X Factor Italia Tra Omologazione E Adattamento
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View metadata, citation and similar papers at core.ac.uk brought to you by CORE La musica come geografia: suoni, luoghi, territori provided by Archivio della ricerca- Università di Roma La Sapienza E. dell’Agnese, M. Tabusi (a cura di), 2016, SGI, pp. 235-247 RAFFAELLA COLETTI - SIMONA DE ROSA TALENTI LOCALI, PUBBLICO NAZIONALE, FORMAT GLOBALE: X FACTOR ITALIA TRA OMOLOGAZIONE E ADATTAMENTO Introduzione I talent show sono forme di intrattenimento televisivo diffuse a partire da- gli anni Duemila. Una delle più popolari tipologie di talent show è costituita dai cosiddetti talent show musicali: si tratta di spettacoli costruiti attorno alle performances canore dei concorrenti, il cui scopo è individuare una nuova pop star da lanciare nel mercato discografico. Diversi format (1) di talent show musicali sono stati ideati in diversi paesi negli ultimi quindici anni, e successivamente si sono diffusi in tutto il mondo. L’origine di questo tipo di prodotti è da ricercarsi in Gran Bretagna, dove nel 2001 è stato ideato il primo talent show musicale (Pop Idol) seguito nel 2004 dal format X Factor. Entrambi sono format di grande successo e diffusione, tuttora prodotti in diverse edizioni. L’obiettivo di questo articolo è porre l’accento sulla rilevanza dei talent show nel quadro di una riflessione in chiave geografica e territoriale sulla musica, attraverso un focus sulla circolazione dei format e sulle loro muta- zioni e adattamenti. L’analisi muove da un assunto di fondo: considerare i talent show non so- lo come prodotti di intrattenimento televisivo, ma anche rilevanti sotto il profilo dell’industria musicale, alla luce dell’obiettivo dichiarato di questi programmi (individuare una nuova pop star) e dell’indubbia influenza che nell’ultimo decennio i cantanti emersi da questo tipo di spettacoli esercitano (1) Parola ormai entrata nel lessico italiano. Licenza Creative Commons: Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International (CC BY-NC-ND 4.0) 236 Raffaella Coletti e Simona De Rosa sulle classifiche musicali (2). Inoltre, l’emergere dei talent show musicali ri- sulta perfettamente coerente con l’evoluzione e le trasformazioni che hanno caratterizzato l’industria discografica negli ultimi decenni, come si discuterà nel prossimo paragrafo. Il trasferimento del format dal contesto culturale in cui è stato definito a un altro porta con sé, da un lato, una forma di omologazione e contamina- zione: vengono infatti trasferiti nel paese di «destinazione» modelli e pratiche definiti in un altro contesto. Dall’altro, il trasferimento non è mai neutro: il paese che riceve il format si appropria del modello e in una certa misura lo adatta alle proprie caratteristiche. Da questo punto di vista un’analisi geogra- fica dei talent show – incentrata cioè sul legame tra questi format e i luoghi in cui vengono creati o in cui si trasferiscono – presenta potenzialità di grande interesse. Innanzitutto perché consente di riflettere sugli effetti e sui processi messi in moto dalla circolazione e dal trasferimento di idee e formati creati in specifici contesti; in secondo luogo, puntare lo sguardo su un talent show di ampia diffusione consente di sviluppare considerazioni più generali sulle at- tuali caratteristiche e prospettive della musica in un certo contesto. Il contributo si propone di riflettere su questi temi attraverso un focus sul talent show musicale X Factor, e sul suo trasferimento (e conseguente adat- tamento) dalla Gran Bretagna all’Italia. L’evoluzione dell’industria musicale e i talent show L’industria discografica è da sempre caratterizzata da una significativa concentrazione. Sin dalla seconda guerra mondiale, il mercato è dominato da un numero ristretto di produttori discografici (le cosiddette major), af- fiancati in quota minoritaria da etichette indipendenti (indie), spesso più orientate all’innovazione e alla sperimentazione (molte delle quali, una volta raggiunto il successo, sono state a loro volta inglobate dalle major). (2) Dai talent show sono emersi negli ultimi anni alcune tra le più popolari pop star del momento; si pensi, tra i casi più eclatanti, ai britannici One Direction (terzi classificati nell’edizione 2010 di X Factor) e Leona Lewis (vincitrice della terza edizione, 2006), o all’italiano Marco Mengoni (vincitore della terza edi- zione di X Factor Italia, 2009). Inoltre, indipendentemente dalla durata del loro successo, i vincitori dei talent conquistano le classifiche nei primi mesi successivi al termine della trasmissione. Scrive la BBC a proposito di X Factor UK (http://www.bbc.co.uk/newsbeat/article/35162983/christmas-number-one-why- the-x-factor-is-an-outsider/): «In recent memory, the battle for Christmas number one has been reserved for the X Factor winner and the charity or novelty single of the moment». Talenti locali, pubblico nazionale, format globale 237 I profondi cambiamenti degli ultimi anni, legati soprattutto alla possibi- lità di produrre e pubblicare musica senza intermediari grazie a internet (Peitz e Waelbroeck, 2006; Wikström, 2009), hanno ulteriormente accelerato questo processo di concentrazione (Bishop, 2005) tanto che oggi, rispetto alle cinque multinazionali identificabili all’inizio degli anni Duemila (Brown, O’Connor e Cohen, 2000), l’industria musicale è dominata sostanzialmente da soli tre gruppi: Warner, Sony (che ha acquisito la BGM nel 2004) e Uni- versal (che ha acquisito la EMI nel 2011). Un processo nuovo che si è avviato a partire dagli anni Settanta riguarda invece l’ampliamento degli oggetti di interesse delle major dalla sola musica al più ampio settore dell’intrattenimento. Scrivevano Connell e Gibson: The increasing dominance of all-encompassing corporations in the fields of entertainment, media, and now IT and telecommunications, calls into question the existence of a distinct music industry, separate from oth- er sectors of the cultural economy. […] As music marketing became in- creasingly linked to other forms of entertainment, synergies were sought between music, film, television and promotions […] Artists and their out- put became brands, while new albums became multimedia events […] These strategies also served to boost marketing, with music lined to partic- ular concepts, cultural signifiers and visual meanings [and with the] recog- nition that image was more important than performance. Image, fashion and teen appeal, always a presence in music capitalism, had come full cir- cle [Connell e Gibson, 2003, p. 253]. L’ampliamento degli interessi delle major discografiche dal solo ambito musicale al più ampio ambito dell’intrattenimento, e la conseguente ricerca di sinergie tra musica da un lato e cinema, televisione, pubblicità dall’altro offrono il terreno nel cui ambito emergono i talent show musicali. Fattori de- terminanti nella nascita di questi prodotti sono anche la trasformazione degli artisti in brand, e il riconoscimento della prevalenza dell’immagine sul con- tenuto nel caso di molte pop star. Come già richiamato, il primo talent show musicale, Pop Idol, è stato creato nel 2001 dal produttore (discografico e te- levisivo) Simon Fuller per la televisione britannica e replicato l’anno succes- sivo negli Stati Uniti (con il nome di American Idol). Da allora, diversi altri format sono stati creati e hanno conosciuto un importante successo in tutto il mondo, in virtù della ormai pervasiva globalizzazione dei media (Crane, Kawashima e Kawasaki, 2001). Al di là delle differenze di ciascun format, questi programmi seguono una struttura sostanzialmente comune: lo show si snoda attraverso una serie di esibizioni canore e conseguenti eliminazioni, con l’obiettivo di individuare 238 Raffaella Coletti e Simona De Rosa la nuova pop star. Pur trattandosi naturalmente, in primo luogo, di prodotti di intrattenimento televisivo, i talent musicali sono fortemente legati all’indu- stria discografica, rispetto alla quale rappresentano negli ultimi anni forse la principale porta di ingresso. Questi format, inoltre, grazie anche a legami molto stretti con il mondo della pubblicità, offrono molteplici occasioni di profitto, sia nella loro dimensione televisiva sia in quella musicale. In termini di contenuto, il fatto che il primo talent show musicale sia stato creato in Gran Bretagna e per il pubblico inglese – e immediatamente adatta- to anche per il pubblico americano – risulta coerente con il riconoscimento dell’Inghilterra come culla della musica pop (sin dai tempi dei Beatles) e, più in generale, con il livello globale di diffusione della musica anglosassone. Sebbene questi programmi vengano in una certa misura costruiti esplicita- mente come format internazionali (3), risentono inevitabilmente delle caratte- ristiche del contesto in cui vengono formulati, sia sotto il profilo della tipolo- gia di intrattenimento proposto, sia sotto il profilo più strettamente musicale. Da questo punto di vista, la diffusione a livello globale dei format dei ta- lent show generano inevitabilmente una forma di omologazione e appiatti- mento su un modello originariamente concepito in uno specifico contesto. Tuttavia, il meccanismo di diffusione dei format prevede anche la possibilità di mettere in atto un adattamento alle specificità di ciascuna edizione (Tur- ner, 2006). Come sottolineato da Baltruschat in uno studio relativo alla ver- sione canadese di American Idol: From the basic concept to characters, the role of hosts, logos, spon- sors, media events, website layout, and interactive components, licensors […] stipulate the degree to which a format can be adapted to a new market,