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FIG. I - STOCCOLMA, MUSEO - IACOPO BASSANO: ADORAZIONE DEI PASTORI

NUOVI DIPINTI DEI BASSANO

ONSIDERANDO questa fotografia di un da dipinti bassaneschi; tanto inesauribile, tanto C dipinto del Museo di Stoccolma (fig. I), elastica sembra ancora in quelle creazioni la grande di spiriti tanto da farlo apparire grande di capacità di trasfigurare da parte dell' artista, in dimensioni, I) mi vien fatto di riprendere in esame una parola, la sua fantasia. Al Presepio del quel manipolo di opere di Jacopo in cui (come 1568 si lasciano invece ricondurre le forme cano­ tutto lascia apparire) questa tela rientra; opere che niche della tarda pittura di J acopo. a suo tempo ho datato intorno al 1570. '!) Una A chiarire succintamente questa idea basti più matura riflessione mi fa ritenere ora quel osservare come il S. Pietro dell'Estense a Modena bellissimo gruppo di dipinti anteriore, e non già che tanto assomiglia al S. Giuseppe del Presepio posteriore, al Presepio del Museo Bassanese, bassanese lo precede, non lo segue. Infatti le eseguito nel 1568. In quel gruppo è un com­ più tarde innumerevoli ripetizioni di questo plesso di elementi coloristici e formali di tale motivo conduttore riportano alla figura del Pre­ ricchezza e varietà che è arduo farli coincidere sepio bassanese, e non già al S. Pietro di Mo­ tra di loro o con qualche elemento offerto altrove dena, che è artificioso ritenere una derivazione ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

da un paradigma ormai fissato con tanta irre­ vocabile puntualità. E non è, quel S. Giuseppe, 1a sola forma, tra quelle del Presepio bassanese (dipinto che è una svol­ ta capitale nello stile di Jacopo), che ritorni poi sovente. E, d'altra parte, la tela modenese si allea anche troppo intimamente con le altre magnifiche opere di quel periodo U fred­ do,,: sulla compattezza del quale .non crediamo sia facile dissentire. Nè ci sembra che all' assunto contrasti quel dipinto firmato di Francesco, col Mira­ colo delle quaglie nella collezione Caspari a Monaco, che abbiamo assegnato ~l I568 -70 , 3) e dove vedemmo la col­ laborazione del padre. La testa di giovinetto, di Jacopo, che qui an­ cora una volta ripro­ duciamo (fig. 2) è ben dello stesso momento della celebre Penteco­ ste, ma nulla osta a creder la tela della col­ lezione Caspari dipinta prima del I568, quando Francesco aveva di­ FIG. 2 - MONACO, RACCOLTA CASPARI - IACOPO DA PONTE: MIRACOLO DELLE QUAGLIE ciannove anni. E una (PARTICOLARE) più naturale sequenza ci sembra leghi dunque finalmente le opere evidenza, il quadro di Stoccolma che ci ha create subito dopo il 1562, quando primeggiano dato occasione a questa importante rettifica e le argentee Adorazioni della Corsini e del Museo che, non fosse per la sua grande bellezza, met­ di Vienna, coi liquidi splendori madreperlacei terebbe conto, appunto per quella rettifica, di del gruppo in questione. presentare; anche se non lo conosciamo diretta­ In questo periodo che corre, pertanto, omoge­ mente. Del resto, se qualche riscontro di forme neo dal 1562 al 1568 rientra dunque, con chiara usuali al bassanese può esser giovevole per ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

FIG. 3 - LONDRA, COLLEZIONE PRIVATA - L'ADORAZIONE DEI PASTORI

convalidare la proposta di un'attribuzione, ecco possibile di poter collocare il dipinto svedese la Madonna che è la stessa già nella collezione prima di quel 1562, che, con la Crocifissione Frizzoni-Salis e dell'affresco di San Francesco, trevigiana di San Teonisto, mette un termine il grosso pastore carponi che è quello stesso di invalicabile a un' altra epoca ben chiara della un'incisione di G. Sade1er 4) e di un mirabile di­ pittura di Jacopo. pinto (fig. 3) veronese s) da me pubblicato quattro 2. A proposito della quale epoca, nettis­ anni or sonoi ma ecco altresì che queste figure sima, e del suo mirabile colorismo di super­ di Stoccolma appaiono, accanto a quei dipinti ficie, mi sia permesso di additare qui una anteriori, altrimenti trasfigurate, sì che non par parentela che, finalmente, ne chiarisce le origini ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

FIG. 4 - VERONA, COLLEZIONE PRIVATA - JACOPO BASSANO: ADORAZIONE DEI MAGI

FIG. 5 - ROMA, GALLERIA DORIA (DEPOSITI) - JACOPO E : IL FIGUUOL PRODIGO (Fot. Calderisi, Roma)

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FIG. 6 - ROMA, GALLERIA DORIA (DEPOSITI) - JACOPO E FRANCESCO DA PONTE: IL FIGLIUOL PRODIGO (PARTICOLARE) (Fot. Calderisi, Roma) ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

FIG. 7 - ROMA, GALLERIA DORIA (DEPOSITI) - GEROLAMO DA PONTE: CACCIATA DEI MERCANTI manieristiche: quale quella che si può notare tra cariche di futuro), facendo del plasticismo del il summentovato dipinto veronese e un Presepio Buonarroti il supporto di un colore tutto super­ (fig, 4) di Pellegrino Tibaldi, recentemente reso ficie e niente atmosfera, in virtù del quale, questa di pubblica ragione. 6) pittura compie, issofatto, un passo verso un

In verità altre opere di Pellegrino Tibaldi Il naturalismo " che soltanto a settentrione degli colpiscono per quel connaturarsi di un bel Appennini poteva pervenire a una pregevole colore, ricco d'impasto e di spessore, a una . sintesi. Questo movimento, crediamo, compie forma lapidea, scultorea che, salendo per li rami, una delle sue migliori affermazioni negli anni si ritrova essere poi quella di Michelangelo: intorno alla metà del secolo, quando il Tibaldi si pensi agli affreschi della cappella Poggi, lavora ai suoi affreschi bolognesi e, probabil­ dove si vedono coagulazioni di tinte, bianchi mente, lo scledense Giovanni De' Mio eseguisce calcinosi, rapporti nettissimi, che non disdireb­ i suoi affreschi, innegabilmente tibaldeschi, bero a un Battistello. nella cappella Sauli in S. Maria della Grazie. 7) Il pensiero corre a quel filone, ben definito Ci avvediamo allora che al Tibaldi, a Daniele ma non ancora convenientemente apprezzato, da Volterra risalgono alcune tra le più signifi­ della pittura romana cinquecentesca che risale a cative correnti manieristiche: tanto felici in Daniele da Volterra ed è continuato da Jacopino quelle loro evasioni dal michelangiolismo che esse del Conte, dal Mazzoni, da Marco da Siena, e, arrivano, senza scosse, a innestarsi nel barocco. appunto, dal Tibaldi. Tentano costoro di uscire Non altrimenti si spiegano infatti quelle belle e dalla cittadella del michelangiolismo (e la sor­ succose opere volterrane di Pietro Candido, tita è, nella storia dell'arte italiana, tra le più testè rivelate, che fino a ieri andavano sotto il ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

FIG. 8 - PARIGI, RACCOLTA POLY - GEROLAMO DA PONTE: S. FRANCESCO STlMMATlZZATO ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

nome, il che è significativo, del volterrano Giovanni Pao­ lo Rossetti, già compreso dal Voss nel filone romano fa­ cente capo a Daniele.B) E ancor meno si spieghereb­ bero, senza l'esempio del­ l'impasto tibaldesco, certi significativi atteggiamenti di Bartolomeo Cesi a Bologna, del Tinti e dell'Amidano a Parma che trasmettono allo Schedoni lo spessore e il colore ereditati da Pelle­ gnno. Ma, per tornare a J acopo Bassano, ben si può credere ora che, non lontano da quegli anni intorno al 1550, egli inaugurasse quella sua nuova visione pittorica che abbiamo chiusa anni fa entro un periodo di tempo troppo vasto - dal 1542 al 1562 - e che, confessiamolo, nè Ve­ nezia, nè Lombardia, nè Oltralpe avevano saputo spiegare . compiutamente. Ora è evidente invece che l'aver fissata quella partico­ lare visione pittorica alla metà del secolo sposta i termini della cronologia bassanesca. Forse già il Presepio di Hampton Court deve credersi di circa dieci anni più tardoi e così tutto FIG. 9 - BOSTON, MUSEO DELLE BELLE ARTI - FRANCESCO DA PONTE CRISTO DERISO un gruppo di opere possono venir, più ragionevolmente, comprese entro poco ricono3ciuta la tendenza a precorrere i ,tempi e più di un decennio: dal 1550 circa al 1562. che veramente "avanza l'ora di Spagna", Si è indotti inoltre a credere più giusta que­ intendo la Cena Borghesiana, è ovviai non si sta cronologia anche dalla constatazione del gusto sbaglia reputandole press'a poco coeve. Ma la particolarissimo che informava la visione tinto­ Cena del Bassanese è appunto una delle opere rettesca in quel medesimo tempoi già ho accen­ già comprese nel ventennio 1542-62. nato allo spessore tutto "spagnuolo" della 3. Qualche anno fa, visitando i depositi pasta cromatica nella Cena di S. Marcuola della galleria Doria, vidi questo quadro (fig. 5), datata al 1547. 9) La parentela di quella pittura anche esso non citato nel mio volume sui con un'opera di Jacopo Bassano dove è stata Bassano, e che qui pertanto voglio pubblicare. ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

accanto a quella del figlio; tutte le altre dimostrando, per vari se­ gni, come probabilmente la firma del padre sulle opere giovanili del figlio fosse la testimonianza di un incoraggiamento, o di una speculazione commerciale, più che l'attestato di una reale partecipa­ zione. Qui invece J acopo si rico­ nosce benissimo nel gruppo del figliuol prodigo accolto dal padre (fig. 6) e il lettore può crederci se gli assicuriamo non già che questa parte rivela lo stile di Jacopo verso il 1580 (afferma­ zione per la quale non è facile ottenere un credito immediato), ma almeno che questa parte si distacca da tutto il resto per una superiore finezza' che la riprodu­ zione appena rivela: le campane delle trombe luccicanti nella tre· pida penombra colorata sembrano bolle oscillanti a mezz'aria. La data della morte di J acopo segna pertanto un limite al tempo in cui il quadro fu dipinto: 1592. Per ragioni che ho esposto e rie­ sposto altrove, conviene però re­

stringersi intorno al 1580 circa. IO) La composizione, se così si può chiamare, è fatta degli usuali ele­ menti preordinati messi insieme a imbastire una scena dove l'unità del lume e la bellezza scintillante del colorito non riescono a vin­ cerla sull'incoerenza spaziale: ma sono cose che non sorprendono chi conosce la povertà dell'euri­

FIG. IO - BOLZANO, MUSEO DELL'ALTO ADIGE - LEANDRO DA PONTE stica bassanesca. MADONNA E SANTI Riproduco anche tra gli altri bassaneschi ignoti di quella Gal­ Esso è interessante non soltanto per la sua leria la Cacciata dei mercanti (fig. 7) che è qualità intrinseca, sì bene anche per la firma quadro tipico di Girolamo da Ponte, perchè che vi si legge chiaramente: IAC.S ET FRANC.S vedo questo bassanesco, ancora e sempre, FILlUS F. Vi sono altre opere che mostrano una confuso con J acopo. Pure di Girolamo è que­ firma come questa ma, a mio avviso, nessun'altra sto S. Francesco stimmatizzato che ho visto che riveli così palesemente la mano del padre anni or sono a Parigi presso il signor Poly,

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FIG. II - LONDRA, PROPRIETÀ BELLESI - LEANDRO DA PONTE: SCENA DI GENERE

riconoscibile alle pieghe maculate, alla povertà figura emergente dal margine inferiore (dovuta dell'invenzione, ma notevole per il paesaggio II) quasi certamente al suggerimento di Federico (fig. 8). Zuccari). Le stesse caratteristiche vesti soldate­ 4. Ancora qualche dipinto di Francesco e di sche trinciate si vedono nel Martirio di Santa Leandro. Caterina a Pitti. Un Cristo deriso da poco esposto al Museo Di Leandro è riapparsa da poco la pala di Boston 12) è facilmente riferibile a Fran­ che il Federici menzionava in Santa Chiara · a cesco (fig. 9) e si può credere del tempo del­ Castelfranco : la Vergine, S. Francesco e l'attività in Palazzo Ducale: dunque circa del S. Chiara "col Sagramento nelle mani", 13) I58o-85i fuori dell'orbita paterna e in pieno passata successivamente in un oratorio presso contatto col manierismo, come rivela la mezza Paese nel T revigiano, all'Accademia di Venezia,

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e al Museo di Bolzano (fig. IO). Si può data­ e Veronese; sfugge loro il significato di quell' arte re, per il verticalismo neoarcaico, agli ultimi sublime; danno vita a molte opere sgraziate e anni del Cinquecento o ai primi del seguente periture. secolo. Certo giovò a Leandro il sangue e l'in­ Un altro dipinto singolarissimo di Leandro segnamento e l'esempio paterno e ciò valse Dama con tre ancelle; abbigliata in modo da non a mantenere a un discreto livello la qualità lasciar dubbio che l'inizio del secolo è varcato da della sua pittura. La sua figura stacca però da molti anni: proprietà del signor Be11esi a Londra 14) quella dei manieristi veneziani, non soltanto (fig. II). A11'estremo de11a propria carriera quello per que11a tendenza a un pacato neoarcaismo, dei Bassano che più ebbe genio per coltivare la ma altresì per il gusto della penne11ata secca pittura monumentale, profana e chiesastica, in e filamentosa. senso del tutto contrario alle tradizioni fami­ Ora, il neoarcaismo è fenomeno rintraccia­ gliari, indulge a questa scena di genere che si bile in altre regioni de11a pittura italiana sul apparenta alla metafisica Berenice della raccolta finire del Cinquecento. Quanto a11a penne11ata Brass. Pittura riflessa, ho detto altra volta; e di Leandro, ch' essa non sia di origine veneta perciò, aggiungo, destinata a offrire azioni in sembra provato dal fatto di ritrovarla; quasi cui è sempre qualcosa di irresoluto, di sospeso e identica, in que11'opera capitale di Giulio Lici­ infine, perchè non dirlo?, di decadente. Una nio che è la pala in San Martino a Nembro; specie di inte11ettualismo salva insomma, in firmata, e datata I553. Dove non è tanto il nome extremis, questa pittura dal cadere nella pratica dell'artista che conta (per quanto l'opera sia dei fapresto. E basterebbe, a indicare il grado niente affatto mediocre), quanto invece la sua di questa vigilata preziosità, que11' intenzione di appartenenza a que11a schiera di veneti che, rappresentare, appesa, a11a parete della stanza, intorno al I 540, a11'epoca cioè delle novità la Lavinia di Tiziano. romane di Giuseppe Salviati e del momento più Leandro da Ponte nasce troppo tardi per pro­ " romano" di Tiziano, avevano vent'anni o giù fittare di un insegnamento diretto del clima tizia­ di lì ed erano, tutti, più o meno, dei salviateschi. nesco; e del resto, ne sarebbe stato forse quasi I tondi del soffitto de11a Libreria e, a Padova, immune come il più vecchio frate110 Francesco. l'attività di que11a specie di Vas ari di provincia I suoi coetanei, o quasi tali (Alessandro Maganza, che è Stefano da11' Arzere, anche lui salviatesco, l'Aliense, Domenico , il Dolabe11a), lllsegnano. non sanno già più profittare di que11a lezione che Più tardi l'Orbetto a Verona dovrà molto a aveva più o meno giovato al Giovane Palma, al questa pittura (il suo bassanismo è stato notato Vicentino, al Contar in i, allo Scarse11ino (e ai dal Fiocco), e il Damini a Padova prenderà loro continuatori), e si rivelerà feconda anche insieme alla penne11ata anche il gusto di quel nel futuro. Essi invece accademizzano Tintoretto neoarcaismo. 15) W ART ARSLAN

1) Metri I per 0,75. Devo la fotografia del dipinto 8) KURT STEINBART, Pieter Candid in Italien, Jahr­ al dotto Axel Gauffin, direttore di quel Museo, che buch prussiano 1937, pago 63 sego ringrazio vivamente. 9) La Critica d'Arte, 1937, p. XXVII. ~) Vedi: I Bassano, 1931, pago 148. IO) Vedi: Tableaux des Bassans dans les collections 3) W. ARSLAN, Bassanesque Pictures 01 1560 - 70, In lrançaises, in La Revue de l'art, 1935, pago 175 sego Burlington Magazine, novembre 1934. 11) Ecco l'elenco, criticamente aggiornato, degli 4) I Bassano, fig. 23. altri dipinti bassaneschi, o tali presunti, che si trovano 5) An unknown painting by Jacopo Bassano, in Art in nei magazzini della Doria; i numeri sono quelli del America, ottobre 1934. fidecommisso: 6) H. BODMER, Nuove attribuzioni a P. Tibaldi, in 91: Cacciata dei mercanti, di Girolamo da Ponte! Rivista d'Arte, 1937, pago 21. 93: I figli di Noè costruiscono tuguri, di buon bas­ 7) Ne parla G. A. Dall' Acqua in Rivista d'Arte, otto­ sanesco, molto vicino a Jacopo; bre-dicembre 1936. 101: Cristo deriso, tarda opera di Francesco;

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102: Entrata nell' arca, mediocre derivazione dai i dipinti furono ridotti a formato ottagonale e appaiati). Bassano; Genova, palazzo Rosso, Stanza dell'Estate, n. 5, Pre­ 103: Entrata nell'arca, buon dipinto tra Jacopo e sepio (attribuito bottega dei Bassano, è invece di scuola Leandro; veronesiana). Genova, palazzo Rosso, Stanza della pri­ 155: Entrata nell'arca, di bassanesco della fine del mavera, n. 15, Ritratto di gentiluomo e di ragazzo (non di secolo XVI; Francesco da Ponte; di veneziano, fine del secolo XVI). 189: Adorazione dei pastori, non è un Bassano, ma Locatello (Bergamo), Madonna, Bambino, Giuseppe, Anna opera bellissima di Paolo Veronese; e Gioacchino. Non è affatto del Previtali e appare, dalla 331: Arca di Noè, derivazione mediocre dal Bas- riproduzione, opera di Leandro (illustrato nell'Inven­ sano; tario di Bergamo, 1931, p. 316). Londra, collezione Bird­ 488: Cristo nell'orto, opera tarda di Francesco; gewater, n. 60, Ritratto di Andrea Frizier (è replica ori­ 490: Il ricco Epulone, mediocre derivazione secen­ ginale del ritratto nel Museo di Padova; è attribuito a tesca dai Bassano; Palma Vecchio. Londra, proprietà Cavendish-Bentinck. 498: Adorazione dei pastori, opera dell'ultimo Bozzetto con S. Filippo Benizi e devoti. È citato esatta­ tempo di Francesco; mente come opera di Leandro e come" abbozzo di una 524: Adorazione dei pastori, c. s.; tavola" dal Verci (Notizie ecc., 1775, p. 192) presso il sig. s. n. Cristo in casa di Marta e di Maria, rozza deri­ D. Daniele Bernardi a Bassano. Londra, vendita Sotheby vazione secentesca dai Bassano; (1920), già nella collo Geiger, Testa di asino, disegno. Sicu­ s. n. Cena in Emaus, di buon bassanesco della ramente di Jacopo (da fotografia Witt). Lucca, Galleria, fine del secolo XVI; n. 106, Orazione nell'orto di Francesco. Ibid., n. 172, Ado­ s. n. Scena pastorale, molto vicina a Leandro. razione dei pastori; il cartellino lo dice di Jacopo Bassano e 12) M. 1,88 per 1137. il Berenson lo vuole dello Scarsellino. Certo il gradevole 13) FEDERI CI, Memorie Trevigiane sulle opere di dise­ dipinto è prossimo a Palma Giovane; del Peranda? del gno, ecc., Venezia, 1803, II, pago 65. Corona? Ibid., n. 188, L'Inverno; prossimo a Leandro. 14) Devo la fotografia alla gentilezza del dotto Aldo Mezzocorona, raccolta Donati, Arca di Noè, firmata Briganti. J. A. P. F. (Di Jacopo Apollonio?). Modena, Galleria 15) Do un elenco di opere bassanesche inedite, cor­ Estense, n. 324, Un Inferno; su rame (di incerto secen­ reggendo qualche attribu.zione in gallerie pubbliche e tista, con spunti bassaneschi). Ibid., s. n., Tosatura segnalando qualche notevole dipinto presso privati: delle pecore (prossimo a Leandro). Molvena (Vicenza), Altenburg, Museo, n. 159, Presentazione al tempio Parrocchiale, Cena in Emaus; porticina di tabernacolo (copia tarda). Bamberga, Museo, n. 331, Interno di (seguace di Leandro) . . Monaco, vendita Helbing (1909), cucina (scadente derivazione di oltre montano). Berlino, Madre e bambino; bellissima opera di Jacopo del tempo Museo Imperatore Federico, n. 1937, L'Autunno (pros­ del quadro di Marostica. Montagnana, proprietà Foratti, simo a Girolamo). Berlino, collezione Cassirer (1931), L'Aria; copia di Girolamo da Ponte dal dipinto del Ritratto virile a mezzo busto; bella opera del periodo Museo di Berlino. Montepulciano, Duomo, Deposi­ 1562-68 (attribuita a Tintoretto). Bonn, Museo, n.6, zione, copia di quella di S. Maria in Vanzo a Padova; Risurrezione di Lazzaro (non di Leandro, nè di bassa­ di bassanesco vicino a Leandro. Ibid., Museo, n. 72, nesco; debole opera del secolo XVI). Boston, collezione Il ricco Epulone (di bottega bassanesca). Montpellier, Gardner, Ritratto femminile (forse di Francesco); da Museo, n. 90, Annuncio ai pastori (copia di scuola). Napoli foto Witt. Braunschweig. Museo, n. 459, Deposizione Gerolimini, n. 32, Cattura di Cristo (copia tarda di bas­ (bottega di Leandro). Cesena, Museo, S. n., Deposizione sanesco; schema insolito). Ibid., n. 36, Andata al Calva­ (seguace dei Bassano). Chambéry, Museo, n. 353, Annun­ rio (come sopra). Ibid., Museo Nazionale, n. 614, Cristo cio dei pastori (copia di bottega del dipinto della Galleria nell' orto (tarda derivazione dai Bassano). Narbona, Museo, di S. Luca a Roma). Cleveland, collezione Holden, n. 22, n. 438, Interno con ricamatrici (copia da un Leandro). Cristo morto, di Leandro. Colonia, Museo Wallraf Neustadt a. d. Haardt, collo Abresch, Adorazione dei Richartz, n. 546, Adorazione dei pastori (maniera dei Bas­ magi, di formato molto grande; di Francesco? Oliero. Il sano). Curzola, S. Marco. Replica originale, rimpiccio­ Verci (Notizie, ecc., 1775, p. 108) vede nella parrocchiale lita della Trinità di S. Zanipolo, di Leandro. (L'attri­ una tavola con S. Pietro in cattedra vestito pontifical­ buzione, esatta, risale al Moschini, Guida, 1815, I, mente in mezzo ai Santi Paolo e Bartolomeo, dell'ultima p. 149-50). Darmstadt, Kupferstichkabinett, A. E. 1427, maniera di Jacopo; esiste una paletta che corrisponde Cristo mostrato al popolo, carboncino su carta aZzurra con esattamente a quel contenuto, ma è di un bassanesco tocchi di sanguigna. Probabilmente di Francesco. Dresda, imbrattatele, che s'ispira alle positure del Paradiso; forse Galleria, n. 259, Annuncio ai pastori (molto prossimo a l'opera di Jacopo è stata da lui interamente coperta. Francesco). Genova, palazzo Rosso, Stanza dell' Autunno, Parigi, coli. De Frey, Partenza per la caccia (molto n. 4, Adorazione dei pastori (è di Girolamo molto vicino rifatto e forse già di Leandro). Ibid., Louvre, n. 1424, al padre: buona copia dal Presepio del 1568); Stanza del­ Mosè tocca la rupe; di Leandro (Bibl.: DESAILLIER, l'Autunno, n. 12; Fucina di Vulcano (più tardo del pre­ Abregé de la vie etc., 1745, pago 163). Parma, Galleria, cedente; debole cosa di seguace di Leandro. Ambedue n. 476, Cristo nell'orto; molto prossimo a Francesco.

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Ibid., Galleria, n. 747, Cena in Emaus; scadente opera di Prospero Cisotto (1580), probabilmente di Leandro. bottega. Piazzola (Padova), colI. Camerini, n. 64, Scena Treviso, Museo, Pastore accosciato; copia da Jacopo. pastorale (brutta copia di bottega). Ibid., ibid., n. 67; Treviso, Museo, Adorazione dei pastori (scuola dei Bas­ Partenza per Canaan (brutta copia di bottega). Reggio E., sano). Ibid., Museo, Tessitrici (scuola di Francesco). Museo, n. 26, Riposo nella Illga; copia del dipinto del­ Vicenza, Santi Felice e Fortunato, Presepio; derivazione

l'Ambrosiana. Ibid., n. 20, Adorazione notturna dei dal Il Presepio di Bassano" forse del sec. XVII. Vienna, pastori; di ignoto bassanesco. Roma, coli. Ardo Briganti, Accademia, n. 452, Mosè percuote la rupe; molto ritoc­ Ratto di Europa; di Leandro. Ibid., Galleria Colonna, cato; tarda derivazione secentesca; lo schema consueto vi n. 25, Cristo in casa di Simone Fariseo; di Leandro. è quasi del tutto trasformato. Vienna, Accademia, n. 486, Schleissheim, n. 545, Noè dopo il diluvio (scuola di Cristo deriso (chiaroscuro; derivazione di bottega bassa­ Leandro). Stoccarda, Galleria, n. I90, Adorazione dei nesca).Ibid., n. 529, Il Tempio di Gerusalemme; niente pastori; neanche bassanesco, prossimo a Schiavone. a che fare con la pittura bassanesca. Wiirzburg, Museo, Torun (Polonia), proprietà Lange, Ritratto del dottore La partenza per la caccia; derivazione senza pregio.

UN DIPINTO DEL TRAVERSI OFFERTO IN DONO ALLA R. PINACOTECA DI BRERA

A figura artistica di Gaspare Traversi, chia­ gIOIa, un'esaltazione panica ed una spaventosa L rita per gli studi perspicui di Roberto Lon­ orridezza: ciò ha interessato l'artista in questo ghi, viene ad arricchirsi di una nuova opera, che gruppo popolaresco, fissato come in un'istanta­ ho potuto segnalare ad un munifico industriale nea spettrale sulla soglia di qualche stambugio milanese, il Gr. Uff. Ettore Moretti, il quale, del basso porto. Codesta tradizione naturali­ accogliendo il mio desiderio, l'ha donata alla stica è qui rapportata allo studio fisionomico dei Pinacoteca di Brera. caratteri e delle espressioni. Si sa che in tal ge­ Il dipinto (tela, 79 X IOO centimetri), prove­ nere il Traversi fu uno dei più forti pittori del niente dall'Inghilterra, raffigura una vecchietta suo tempo. Ancora legato al Riberismo in alcune ed un ragazzino che stan suonando il tambu­ caratterizzazioni di "maschere" fisionomiche, rello e le nacchere. È una scenetta tipicamente indulgendo d'altro canto anche a certi decorati­ napoletana, che potrebbe intitolarsi, all'uso vismi lineari instaurati dal Solimena (come

partenopeo: Il la pazzariella e lo scugnizzo ". si dimostra qui nel gonfiato e serpeggiante Accosciata a terra, stringendo con una mano il panneggio), l'artista si porta tuttavia a ren­ tamburello e facendo schioccar le dita coll'altra, dere pittoricamente aspetti sempre nuovi e la vecchia è presa da un riso convulso, eccitata diversi della vita del suo popolo. Scrutatore dall'incalzante ritmo delle nacchere che lo profondo degli stati d'animo, la sua fisognomica scugnizzo faunesco, dietro a lei, batte furbe­ sta fuori d'ogni teatralità, e il lato cOllvenzionale scamente. Nella grinzosa sua faccia, devastata della sua arte non si riferisce che ai mezzi stili­ dalla vecchiaia, al ritmo di quella musica stici, ben inchiavardati nella tradizione locale e risorge un lontano guizzo di giovinezza. I nel dettame del tempo. Settecentesco adunque, suoi occhi spiritati riprendono un' effimera vita, il Traversi, per il suo colorito succoso e la scala e la bocca si apre ad un ghigno sdentato, variata dei suoi accordi e la dosatura delle gamme mostruoso. luminose: con una squisitezza di rapporti senza La tradizione naturalistica della pittura napo­ pari, il pittore colloca in secondo piano, letana, scendendo in linea diretta dal Caravaggio in una penombra piena di riflessi turchinicci,

e dal Ribera, ha trovato in questo Il soggetto" come provenienti dal riverbero del mare in una pane per i suoi denti. Musica e stracciume, vita­ giornata azzurra, la figuretta dello scugnizzoj lità e decrepitezza, un fil di mattìa e un'ondata di nel mentre, colpita in pieno dalla luce violenta

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