E-BOOK
Le nostre avventure
QUELLI DI ROZZANO
Storie di un gruppo di amici
Siamo Quelli di Rozzano, un gruppetto di amici nato per caso dalla passione della corsa.
La corsa è stata il mezzo che ha fatto nascere un'amicizia tra di noi che è andata oltre il semplice trovarsi per una sgambata od una "tapasciata": amiamo la natura, camminare in montagna in ogni stagione, ed abbiamo fatto insieme tante belle cose, ma tante altre ne vorremmo fare ancora.
Quelli di Rozzano ringraziano tutti gli amici che hanno contribuito alla realizzazione di questo E-book
E-BOOK
Le nostre avventure
QUELLI DI ROZZANO
Storie di un gruppo di amici
Quelli di Rozzano – e-Book 2010
I diritti di traduzione, di riproduzione e di adattamento totale o parziale e con qualsiasi mezzo sono liberi a tutti gli amici podisti.
L'elaborazione dei testi, anche se curata con scrupolosa attenzione, non può comportare specifiche responsabilità per eventuali involontari errori o inesattezze.
Sommario
SOMMARIO
PARTE I – MARATONE
Firenze - 26 novembre 2006 Dopo tanti allenamenti, corsette e tapasciate arriva il giorno della prima maratona: un vero battesimo sportivo nella meravigliosa Fi- renze ...... pag. 3
Torino - 15 aprile 2007 L'avventura primaverile in una caldissima Torino "estiva": ogni ma- ratona è una corsa unica e irripetibile. I “bauscia” milanesi alla con- quista della città dei "Bogianen" ...... pag. 17
Milano - 2 dicembre 2007 La maratona dove tutti Quelli di Rozzano hanno partecipato - Il grande ritorno di Gianni 23 anni dopo la sua ultima maratona ...... pag. 27
Milano – 23 novembre 2008 Quattro QDR in gara, due esordi in maratona...... pag. 41
Ferrara – 8 marzo 2009 Uno di Quelli di Rozzano, uno delle Salamelle, due insieme a Ferrara . pag. 55
Treviso – 29 marzo 2009 La grande coalizione podistica: Quelli di Rozzano, Avis Locate Triulzi e Le Salamelle ...... pag. 59
Palermo – 15 novembre 2009 La prima maratona da QDR di Toni e Nando ...... pag.. 71
Firenze – 29 novembre 2009 La grande coalizione podistica: Quelli di Rozzano, Avis Locate Triulzi e Le Salamelle … si replica ...... pag. 77
Roma – 21 marzo 2010 La maratona dei gladiatori con gli amici del Viviam Cent’anni ...... pag. 85
Milano – 11 aprile 2010 Il debutto in maratona del neo-QDR Federico ...... pag. 97
Storie di un gruppo di amici III Sommario
PARTE II – DI TUTTO E DI PIU’
Corsa sociale La nostra “corsa sociale” … QDR & Friends ...... pag. 109
Ricorderemo volentieri I ricordi più belli con tutti gli amici ...... pag. 115
Appendice Palmarès ...... pag. 161
IV Storie di un gruppo di amici
FIRENZE 26 novembre 2006
Dopo tanti allenamenti, corsette e tapasciate arriva il giorno della prima maratona: un vero battesimo sportivo nella meravigliosa Firenze
Firenze 2006
FIRENZE 2006
“Alle 8,15 avrà inizio l’operazione Florence”: Il messaggio di Emilio dava inizio alla spedizione di questa Armata Branca- leone della Maratona. La terza generazione di maratoneti del condominio di via D’Azeglio (una del- le case con più alta densità di maratoneti in Italia) dopo mesi di preparazione psico-fisica, è pronta alla partenza per l’obiettivo prescelto. Un giovane talento emergente, supportato da un staff tecnico di primo piano (anzi di terzo piano), sentiva crescere in sé l’emozione di essere arrivato finalmente alla vigilia di un avvenimento di cui aveva voluto fortemente essere protagonista. La preparazione di Cristian è stata meticolosa, le tabelle di allenamento ri- spettate, e il mix tra l’istinto del neofita, l’esperienza recente di Emilio e quella un po’ più stantia ed ammuffita di Gianni, la pazienza di Ilaria, e Oriana e Lo- rella a completare il “team”, l’organizzazione logistica (storica l’ultima sera, sembrava una riunione clandestina di carbonari con tanto di mappa e tabelle dei passaggi), ci facevano ben sperare, perché, come si dice in queste situazioni, “nulla era stato lasciato al caso”. Parte la Carovana dell’Alleluja: per fortuna il viaggio sino al primo “piss- stop” dopo Bologna è tranquillo; nell’Autogrill troviamo molti maratoneti del nord che stanno andando anche loro a Firenze; è una calata (o una risalita, per chi viene da sud) di un’orda colorata e appassionata, che vuole conquistare un giorno di gloria in una delle città più belle del mondo: tutti vogliono “sciacquare i propri panni in Arno” e già qui entriamo nel clima della manifestazione, le sca- riche emotive cominciano a farsi sentire, le paure che qualche granello di sabbia possa entrare nel meccanismo preparato con cura si sentono impalpabili, ma non se ne parla per evitare di portare sf…..ortuna. Si riparte e sull’Appennino c’è traffico e piove, cielo plumbeo, ma dopo il Mu- gello il tempo migliora, e verso mezzogiorno arriviamo a Firenze: già il solo ve- dere le colline intorno, con i colori dell’autunno, ci conferma che abbiamo fatto bene a venire qui, almeno sarà un bel week-end in compagnia, in buona compa- gnia, anche se lo scopo è il “battesimo” del nostro figlio putativo nel misterioso mondo della Maratona. Andiamo subito al Centro Maratona, presso lo stadio di atletica, e passiamo sotto quello che ci appare come un arco trionfale, lo striscione d’ingresso al Cen- tro. In mezzo a tanta gente come noi, atleti, mogli, figli, genitori, ex-atleti im- portanti (Gianni Poli, Marco Marchei e chissà quanti altri), passando tra i vari stand di altre maratone e manifestazioni, ci rendiamo conto di quale business giri intorno al mondo del podismo e dello sport amatoriale: per gli stakanovisti del podismo, ad avere soldi e tempo, ogni domenica c’è una maratona in Italia, in Europa, nel Mondo….ah girare il mondo vedendo città e luoghi corren- do……incontrare persone di altre città e di altre culture, come ci arricchirebbe:
Storie di un gruppo di amici 3 I classici QDR apprenderemmo qualcosa da tutti ed a tutti potremmo dare qualcosa, penso che questa sia o debba essere la ricchezza dell’uomo….in pace. Vabbè, ora ci è anche venuta fame ed il menu del maratoneta prevede: riso in bianco con olio e parmigiano, verdure cotte, mela. Ritiro del pacco gara e del pettorale: Cristian mi sembra un bimbo al primo giorno di scuola accompagnato dai genitori, si capisce che è emozionato, è un misto di stupore, paura, insicu- rezza, è teso; questi momenti sono come quelli degli ultimi giorni prima del ma- trimonio, quanto temi che qualcosa possa andare storto; ovviamente con le debi- te proporzioni, qui è comunque un divertimento, anche se fatto seriamente, mentre il matrimonio …beh è un’altra cosa…… “Espletate le formalità di rito”, così si dice in questi casi, risaliamo in auto per andare in albergo, Park Hotel Diana, adiacente alla chiesa della Madonna della Tosse (speria- mo di dormire stanotte…), dove lasciamo i bagagli nelle camere (che casualità, camere 52, 55, 57 i numeri degli anni dei vecchi Oriana e Gianni) e dopo un bre- ve riposino, partiamo alla volta del centro. Da lontano vediamo il campanile di Giotto, là in fondo a via Lamarmora, ci fermiamo in piazza San Marco a chiedere informazioni sui mezzi pubblici della mattina seguente e scopriamo che molti mezzi sono stati soppressi a causa della maratona e quindi non siamo sicuri di come arrivare dall’albergo alla partenza. Arriviamo al Duomo, c’è un mare di folla e, tra i turisti normali, si distinguono i maratoneti che cominciano ad “assaggiare” la pavimentazione delle strade che percorreranno l’indomani. Andiamo in piazza della Signoria, entriamo nel primo cortile di Palazzo Vec- chio, costeggiamo gli Uffizi, ci scambiamo una foto con una coppia di ragazzi spagnoli, arriviamo sul lungarno e lì ammiriamo il Ponte Vecchio illuminato da luci di diverso colore: l’effetto è stupendo, tutti si accalcano sul parapetto del lungarno per le classiche foto romantiche: ci gustiamo questa vista e questi momenti; pur in mezzo a tanta gente, si respira qualcosa che ti fa sentire isolato da tutto il resto del mondo e dalla calca che c’è intorno a noi e quello che abbia- mo intorno è soltanto arte e storia e …..qualcosa che non sappiamo cosa sia, ma che sentiamo intorno e dentro di noi…... “nell’Arno d’argento si specchia il fir- mamento”… Transitiamo sul Ponte Vecchio: c’è da lustrarsi gli occhi per le oreficerie e c’è qualcuno, anzi qualcuna, che vorrebbe fare la spesa in questo “outlet” dell’oro. Cristian comincia ad essere un po’ stanco: uno come Lui non può resistere a queste basse velocità e le gambe gli stanno cominciando a dire che sarebbe ora di aumentare il passo. Durante la passeggiata (strano presagio), Cristian ci chiede come mai Abebe Bikila corse la maratona delle Olimpiadi di Roma senza scarpe (meno male che non gli abbiamo risposto, scherzando: “perché se le era dimenticate a casa !!!”).
4 Storie di un gruppo di amici Firenze 2006
Proseguiamo sino a Palazzo Pitti, per ritornare poi sui nostri passi ed arri- viamo sino a San Lorenzo ed ai mercatini delle Cappelle Medicee, ma ora siamo stanchi tutti ed abbiamo anche fame, anche se sono solo le 19,00. Arriviamo alla trattoria I’Toscano (proprio così, alla fiorentina, con l’articolo tronco) e lì, alèèèè, altro che menu del maratoneta: crostini toscani, scamorza cotta, finocchiona, pecorino, pasta e fagioli, ribollita, pasta alla chitarra con ra- gù, lampredotto con le bietole, tagliata con rucola e un fiasco di Chianti (ne con- cediamo un paio di bicchieri a Cristian, è un po’ meglio del Gatorade e fà più sangue); come dolce, maremma maiala, cosa meglio di cantuccini con Vin Santo ? Ora siamo un po’ più allegri, ma dobbiamo tornare in albergo per la notte…… Decidiamo di finire la serata con l’ultima riunione strategica nella hall dell’albergo, per ripassare il programma, il percorso, gli incontri con Cristian e ci lasciamo dandoci appuntamento per le 6,45 per la colazione del maratoneta ….. almeno così pensiamo…. Ah che bello, ora una bella dormita (anche se sappiamo, noi dello staff, che, chi più chi meno, non dormiremo molto: Cristian per la tensione della “notte prima degli esami”, Gianni per il Chianti ed il lampredotto, ed Emilio per……boh). Ore 23,15, sto entrando sotto la doccia quando Oriana sente bussare alla porta della nostra camera; mi metto un asciugamano addosso ed apro: davanti a me non avevo due persone, ma due cenci pallidi e Cristian, quasi piangendo mi dice:”Ho dimenticato le scarpe a casa…” Ma come, tutto preparato, tutto a posto, la borsa preparata da giorni, e la co- sa più importante non c’è !!! Ma come prendersela con Cristian: è già abbastan- za mortificato. Che numero hai di piede? In macchina ho le mie New Balance 43 e mezzo, “forse vanno bene, andiamo a provarle”. “Ad Emilio è meglio non dire niente, lasciamolo riposare”. Mi rivesto e con Cristian ed Ilaria andiamo al parcheggio dove Cristian “te- sta” le scarpe che, tra l’altro, cominciano già ad essere un po’ consumate sui tal- loni esterni, da cui si sta staccando anche un pezzo del rinforzo, che tagliamo subito per evitare che dia problemi: il “test” di prova è una corsetta di 20 metri nel parcheggio e Cristian dice “Vanno bene…”, d’altronde alternative non ce ne sono, tranne quella di chiedere domattina a colazione un paio di scarpe agli altri maratoneti….. Torniamo alle camere e si va a dormire, sperando che soprattutto Cristian si riposi e non pensi troppo alle scarpe. Nella sua stanza, l’ignaro Emilio…
IL “ D “ DAY - IL GIORNO DELLO SBARCO 26 NOVEMBRE 2006 D.C.
La notte non è stata totalmente tranquilla: le camere davano sulla strada, e per tutta la notte sono passate auto, speriamo che almeno Cristian non le abbia sentite.
Storie di un gruppo di amici 5 I classici QDR
Sveglia ore 6,30, presenti alla colazione ore 6,45 (Oriana dice che non mi ha mai visto così rapido e puntuale alla sveglia): guardo ai piedi di Cristian, ci guardiamo negli occhi senza dire nulla, Emilio è gasato e sembra che la marato- na debba farla lui, Cristian fa una colazione leggera, ma abbastanza abbondan- te per non appesantirsi comunque ed avere un po’ di riserva; conosciamo un po- dista di Roma, che ha già diverse maratone al suo attivo e vorrebbe fare 3h10’: decidiamo di andare insieme alla partenza, cercando magari un taxi, che però non si trova ed allora usciamo per andare alla fermata dell’autobus più vicino, che si trova in via Leonardo da Vinci e facciamo conoscenza con un podista di Ginevra, ed un ragazzo di Piacenza, anzi (com’è piccolo il mondo) di Gossolengo, e si parla dell’Osteria della Pergola e del gnocco fritto…. Ma nel frattempo, le nostre “marathon girls”, cosa stanno facendo ? Abbiamo dovuto lasciare sulle loro spalle il peso delle masserizie da recuperare e da por- tare alle macchine: per fortuna hanno fatto una bella colazione e dovremo ricon- giungerci al ponte San Niccolò, al 13 km. Facciamo un passo indietro e ritorniamo alla fermata di via Leonardo da Vinci: sempre senza farci accorgere da Emilio, chiedo a Cristian come vanno le scarpe: dice che sono un po’ strette, gli consiglio di non allacciarle troppo per o- ra, in modo che il piede si abitui un po’; mi sento come un donatore di organi, non si potrà dire che un pezzo di maratona non l’abbia fatta anch’io….anche se tramite una “appendice” esterna, ma pur sempre mia…. Arriva l’autobus che ci lascia proprio sul Lungarno della Zecca Vecchia: una marea di maratoneti, sono circa 7500 iscritti, tutti pronti alla grande sfida con sé stessi. Saliamo sul pulmann navetta che porta alla partenza (Emilio ed io siamo ”abusivi”, solo Cristian potrebbe salirci, ma in qualità di maratoneti ad honorem e staff tecnico personale del nostro allievo, non possiamo lasciarlo solo e quindi saliamo anche noi). Piazza Michelangiolo è uno spettacolo: maratoneti di tutti i tipi e di tante nazionalità; riconosciamo americani, francesi, svizzeri, austriaci, inglesi, tede- schi, spagnoli, anche dell’est europeo, un mare di gente che saltella, fa stre- tching, corricchia, coperti dalle pettorine viola che servono da protezione per il vento ed il freddo, anche se la giornata si sta aprendo ed il sole comincia a scal- darci. Dall’alto del piazzale vediamo Firenze e l’Arno: “ Firenze è come un albero fiorito, che in piazza dei Signori ha tronco e fronde, ma le radici forze nuove ap- portano, dalle convalli limpide e feconde…….l’Arno, prima di correre alla foce, canta baciando Piazza Santa Croce… ”; vediamo Ponte Vecchio, il Duomo con il campanile di Giotto, Palazzo della Signoria, Santa Croce davanti a noi, le ville sulle colline, con il sole che illumina i colori autunnali…. Tutto è uno spettacolo…....tra noi tre sentiamo qualcosa di impalpabile che nessuno sa spiegare, qualcosa che unisce chi sta per affrontare un evento così (Cristian), e chi lo ha già provato (Emilio e Gianni); continuo a guardare le scar-
6 Storie di un gruppo di amici Firenze 2006 pe di Cristian ed ogni tanto gli chiedo come vanno, speriamo non gli diano pro- blemi e che finisca bene la maratona. Siamo tutti e tre commossi e anche se solo Cristian deve correre, lui sa che correrà con 6 gambe e con 3 teste: non che sia diventato come Cerbero, ma sa che saremo con lui dall’inizio alla fine. Il nostro allievo tradisce l’emozione del momento, salivazione azzerata, sguardo assorto, ma, soprattutto, gli scappa la pipì: davanti ai gabinetti “volan- ti” dell’organizzazione ci sono code tipo supermercato alla vigilia di Natale, da farsela addosso prima di entrare; quindi opta per gli spazi aperti offertigli dalla città. Ma non è il solo: dall’alto del parapetto vediamo molti maratoneti che salgo- no a piedi, e becchiamo anche qualcuno che fà la pipì vicino ai cespugli e glielo gridiamo. Ora dobbiamo lasciare Cristian al suo destino: entra nell’ultima gabbia pre- vista, anche se, passo dopo passo, riesce ad intrufolarsi tra quelli più avanti ed allo sparo di partenza è praticamente quasi a metà del gruppone. Con Emilio ci dividiamo: Lui va allo striscione di partenza, io affianco Cri- stian mentre il serpentone dei maratoneti comincia a muoversi. Sincronizziamo gli orologi: Emilio (che ha le tabelle dei passaggi in testa) fa partire il cronometro, mentre io calcolerò il tempo “lordo” dalla partenza per ar- rivare in tempo nei punti di incontro previsti.
ORE 09.06 partenza ! Cristian comincia la sua avventura (fermandosi poco dopo la partenza per un’altra pipì…..da emozione), mentre Emilio ed io scendiamo per trovarci con le “marathon girls” che ci aspettano al km. 13 al ponte San Niccolò: le raggiun- giamo e vediamo insieme il passaggio del gruppetto dei primi che ha già un buon vantaggio sugli altri che mano mano vediamo transitare. Ci sembra di riconoscerci in quelli che corrono, nelle loro facce, nella loro fa- tica, nei loro passi, e li invidiamo……aspettiamo il passaggio di Cristian, Emilio spera che abbia seguito i suoi consigli per il ritmo da tenere e non “scoppiare”, mentre Ilaria, Oriana ed io (gli unici a conoscere il “segreto”) speriamo solo che non gli facciano male i piedi, e Lorella vaga. Passaggio di Cristian, che sembra volare nella discesa dal ponte e saetta in perfetta media della tabella di Emilio: ci fa segno che le scarpe vanno bene, ed Ilaria tira un sospirone di sollievo, io urlo per incitare e per scaricare il nervosi- smo dell’attesa. Prossimo appuntamento in piazza L.B.Alberti, al 18km e mezzo: ci incam- miniamo velocemente perché Cristian dovrebbe arrivarci dopo una mezz’oretta. Passiamo dal ristoro del 25mo km. e ci offrono da mangiare e da bere, però non ne approfittiamo, anche se chiediamo alle signore se hanno i cantuccini col vin santo……
Storie di un gruppo di amici 7 I classici QDR
Siamo abbastanza “gasati” perché Cristian ci aveva detto che le scarpe erano ok, siamo ottimisti in mezzo a tanta gente che è lì come noi: oltre a italiani di diverse regioni, sentiamo parlare inglese, francese, spagnolo…Emilio va incon- tro ai maratoneti verso il cartello del 18mo km, mente noi quattro lo aspettiamo in piazza, ma quando arriva ci dice che ha le vesciche……Ilaria quasi piange, Oriana e io sentiamo dentro di noi sconforto, anche perché non possiamo dir- lo a Emilio e Lorella. Però il tempo di passaggio è buono, è come da tabella “emilifera” ed il nostro trainer fa le sue proiezioni del tempo finale con la calcolatrice del cellulare: ci guardiamo in tre, e non possiamo dire come vorremmo “altro che fare tabelle, qui rischiamo di non arrivare alla fine !!”. Ci incamminiamo verso il nuovo punto di incontro stabilito (al 28km e mezzo in piazza della Repubblica, in pieno centro), prendo sottobraccio Ilaria e, tra di noi, speriamo che Cristian si fermi ad un punto di pronto soccorso per farsi me- dicare le vesciche: meglio perdere qualche minuto ma arrivare alla fi- ne….speriamo in bene, sarebbe un peccato, Cristian ha preparato tutto bene (beh, quasi tutto…..) anche Ilaria soffre per lui. Ci fermiamo in un bar per un caffè ed un piss-stop, ed andiamo avanti più in fretta possibile, compatibilmente con il ritmo che può tenere tutto il gruppo. Attraversiamo tutto il centro per ar- rivare in piazza della Repubblica dove c’è una marea di gente, non solo per la maratona. Noi tre siamo tesi perché non sappiamo come arriverà Cristian. Emilio fende la folla e rischiamo di perdere Lorella; ci appostiamo scagliona- ti lungo le transenne e vediamo passare decine di maratoneti, e cresce dentro di noi l’invidia e l’ammirazione per loro. Emilio chiede ad una donna del servizio d’ordine se sono già passati i pace- maker delle 3h45’ e questa gli dice di sì…panico totale ! Cristian è già passato ! Ma il nostro trainer non ci crede e rifà i conti: no, non può essere passato; infatti non si sbaglia: Cristian arriva e ci prende quasi in contropiede, non riesco a far- gli una foto, ma la cosa più importante è che riesce a prendere la borraccia con l’energetico che gli passiamo e dice ad Ilaria che ora va tutto bene. Ilaria scarica la tensione e piange, Oriana l’abbraccia, Emilio è gasato, spe- riamo in bene, ora dovremo vederci tra Ponte Vecchio e piazza della Signoria, più o meno al 39mo km. Cristian deve affrontare ora la parte più dura, anche psicologicamente: gli abbiamo fatto una testa così (che la maratona inizia al 30mo km, che da quel momento il corpo consuma sé stesso ecc.) e, oltre al problema delle scarpe, che Emilio non sa, come se non bastasse deve affrontare i lunghi rettilinei in andata e al ritorno del parco delle Cascine e un bel pezzo di lungarno. Arriviamo in piazza: fa caldo, sembra ci siano quasi 20 gradi, siamo contro sole e diventiamo rossi; battiamo le mani e ci sgoliamo per incitare tutti quelli che passano, ora più sgranati, ma il passaggio è continuo, alcuni hanno la faccia stravolta dalla fatica, una fatica che conosciamo e fa aumentare il nostro inci- tamento, quasi non ho più voce e le mani mi fanno male.
8 Storie di un gruppo di amici Firenze 2006
Ilaria nota che le facce di molti sembrano quasi deformate dalla fatica e le confermiamo che è proprio così: infatti quello che sta passando in quel momento, alla partenza aveva 25 anni, ora ne dimostra almeno 50…., ma è uno spettacolo vedere gente come noi, normale, che sta compiendo questa impresa, siamo con loro, e loro corrono anche per noi. Speriamo nel passaggio di Cristian, soprattutto che stia bene e tenga duro, a quel punto si va avanti a forza d’inerzia, con tutto quello che non si ha più den- tro: arriva, ha la faccia stravolta sempre di più, ma corre; dentro di me, lo am- miro e lo giudico grande, perché sta reagendo con orgoglio e coraggio all’inconveniente delle scarpe. Il nostro trainer considera il tempo ottimo, come previsto, - più o meno, magari sperava in qualche minutino in meno, però va be- ne così, qui è arrivato ed ora quello che manca al traguardo lo si strappa con le unghie e con i denti. Lo rivediamo al passaggio dietro a Palazzo Vecchio, lo incitiamo, lui non ci vede nemmeno, anche se ci farfuglia qualcosa, ma ormai è finita, ed andiamo in piazza Santa Croce all’arrivo, dove vediamo arrivare tanti maratoneti bene, al- tri molto meno bene, qualcuno sta anche male, uno arriva con le scarpe in mano, alla fine eccolo: transita sotto il traguardo ed il cronometro sopra di lui indica 3h45’ e rotti anche se il suo tempo effettivo è di 3h43’! Siamo tutti lì con lui, ha corso anche per noi e noi abbiamo corso con lui: si siede per terra per riprendersi un po’, gli togliamo le scarpe ed a quel punto sve- liamo tutto ad Emilio che si accorge delle scarpe, anche se aveva già avuto dei dubbi perché non gli sembravano quelle nuove di Cristian: lo abbraccia ed una volta di più, anche se siamo in mezzo a tanta gente, sentiamo che c’è qualcosa che non ci sappiamo spiegare, ma che ci unisce. Ha la medaglia al collo, l’ha conquistata e non la molla più, capisco quello che sta provando e la cosa più bella per lui penso che sia quella di avere vicino Ilaria ed intorno gli amici che lo stanno invidiando ed ammirando: non penso di dire sciocchezze, ero commosso allora e lo sono anche ora mentre scrivo, credo che Emilio mi capisca. Mangia qualcosa, beve, ora piano piano deve riprendersi per ritornare sulla terra, dalla dimensione in cui ha vissuto in tutto questo pe- riodo. Devo dire che tutte queste emozioni ci hanno fatto venire un po’ di fame, pe- rò dobbiamo rientrare in albergo dove lo aspetta una doccia per rimettersi un po’ in sesto prima di ripartire. Insieme ad altri maratoneti cerchiamo di portarci verso una fermata di au- tobus per tornare all’albergo, ma non ne vediamo passare: cosa c’è di meglio al- lora che andarci a piedi? Tanto Cristian ne ha già fatti 42 (e centonovantacinque metri), tre o quattro chilometri in più cosa saranno? In effetti non appena ri- prende a camminare fa un po’ di fatica, logicamente ha le gambe un po’ legnose, le scarpe purtroppo non possono non avergli dato fastidio, ma, man mano che proseguiamo, sta sempre meglio, anche se stanco, e le gambe riprendono un po’ di tono….forse sono più stanche le nostre.
Storie di un gruppo di amici 9 I classici QDR
Ci godiamo questa “passeggiata”, parliamo della maratona, ma non solo, ci coccoliamo il nostro allievo, che scarica, camminando, la tensione accumulata correndo….sembra assurdo per chi non corre, quasi incomprensibile, ma è così; dentro ha ancora tanto da dare, ma soprattutto, ha un grande vuoto…..allo sto- maco … è fame, però prima è meglio che faccia una bella doccia. Arriviamo in albergo dove Cristian si rinfresca e si riprende un po’ e noi pre- pariamo le auto per il ritorno a casa: ci facciamo spiegare il percorso per rag- giungere l’autostrada e, naturalmente, guidando io la carovana, sbaglio strada e mi ritrovo a fare un giro turistico per Firenze, prima di ritrovare le indicazioni che ci portano in autostrada, dove, prima di ripartire definitivamente, ci fer- miamo per mangiare qualcosa; sono quasi le 16,00, ma una pizza ed un’insalata ci stanno bene (non è che ci sia molto altro, ma va bene lo stesso). Cristian o- stenta la sua medaglia e penso che, dalla fame che ha, riuscirebbe a mangiare anche quella. Nell’autogrill troviamo una famiglia di maratoneti emiliani: padre e figlio, hanno impiegato 5 ore, e confermano che non è tanto importante l’agonismo, quanto la volontà di mettersi alla prova con qualcosa che ti sembra superiore al- le tue normali forze, per superare quel limite che tutti abbiamo nella testa, ma che, ogni tanto, è gratificante cercare di superare per provare sensazioni inte- riori difficili da far comprendere a chi non ha questa sensibilità. Anche questo per me, fa parte, visto che siamo nella sua città, del concetto dantesco “fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute et canoscenza”. Ci sistemiamo e si parte per tornare a casa… “Addio Firenze, addio cielo divino…..”: magari è solo un arrivederci, lo spe- riamo, maratona o non maratona, perché Firenze è sempre da godere e da gu- stare davvero con tutti i cinque sensi, è una città dove non puoi non sentirti av- volto da una atmosfera magica, arte, storia, cultura, gente diversa, ad ogni pas- so c’è qualcosa che racconta una storia, che racconta la storia; ma sta sempre a noi, quando viaggiamo, guardare con occhi interessati per cercare di cogliere tutto quanto il mondo ci offre. Eh sì, è stato proprio un bel sogno, una bella avventura, un’esperienza per tutti, per chi ha partecipato in prima persona all’avvenimento sportivo, e per chi lo ha vissuto dal di fuori, anche se eravamo tutti coinvolti emotivamente. Grazie amici, sarebbe bello che ci fossero altre esperienze come questa, in- sieme, ed anche se tutti abbiamo voglia di tornare a casa, abbiamo già nella te- sta l’idea di ripartire per un’altra avventura, chissà quando e dove e di che tipo (un’altra maratona, una corsa speciale, un trekking in montagna ? Chi lo sa); di certo sto provando quella sensazione ben spiegata da una frase di Reinhold Messner che ho letto nel suo museo della Montagna di Castel Firmiamo che più o meno diceva questo: soffro della dicotomia dell’uomo romantico, che ama la propria casa, ma vuole andare per il mondo perché sente un richiamo per la co- noscenza di altri luoghi, e quando li raggiunge lo riprende nostalgia di casa, in una continua ricerca di sé stesso nel fatto stesso di viaggiare e di muoversi.
10 Storie di un gruppo di amici Firenze 2006
Ehi… non vi siete ancora addormentati ? Meno male: è vero che sono stato un po’ prolisso (e questo me lo dicono tutti), però mica sono uno scrittore che può esprimere con poche parole sentimenti o stati d’animo, e descrivere un avveni- mento di cotale importanza per noi in quattro righe. Vorrei ringraziavi tutti per la bella atmosfera che avete saputo creare e spe- ro ci possano essere tanti altri momenti come questi, tutti insieme…..cerchiamo di farlo davvero, ragazzi, queste sono cose bellissime, che rimangono e nessuno ce le potrà portare via. Un abbraccio a tutti.1 Gianni QDR Post scriptum: ripensandoci, ora ho capito tante cose, perché noi siamo …QUELLI DI ROZZANO ! “… Ci temono …”
LA MIA PRIMA MARATONA
Come iniziare: con il tuo racconto hai già detto tutto quello che c’era da dire; io vorrei solo scrivere le emozioni che ho provato nella mia, anzi nella nostra maratona. Entriamo nel pullman e già sentiamo che l’aria è diversa, è l’aria che respira chi vuole conoscere il suo limite. In quest’istante cado in una specie di trance (che finirà solo davanti alla piz- za). Eccoci in piazza Michelangelo, dopo il primo “piss-stop” sono pronto a partire ma sulla linea di partenza mi accorgo che mi riscappa; sulla destra c’è una schiera di piscioni, ma l’urlo di Gianni VAI !!! fa iniziare a muovere le gambe, dopo un minuto mi accorgo che così non arrivo alla fine … secondo “piss-stop” … Dal primo al quinto Km c’è un’atmosfera surreale; ai lati della strada non ci sono persone ma tanti alberi, così fitti che quasi non si vede il cielo. Tanta gente con la nostra stessa passione: LA CORSA. Il silenzio è rotto da un applauso spontaneo, indirizzato ad un ragazzo disa- bile che partecipa con le stampelle. Partono dei cori da stadio tra cui un po poropopoo. Eccoci al quinto Km.: si iniziano a vedere le prime persone ai lati della stra- da, tra i marine, quelli vestiti tutti uguali con le loro maglie viola tutti impettiti, iniziano ad esserci i primi affaticati.
1 Ma le altre eroine della giornata, le scarpe, che fine hanno fatto ? Le ho lasciate nel box come me le ha consegnate Cristian il 26 novembre, non le ho lavate, le ho lasciate lì, mi sembra- va indelicato usarle ancora anch’io … poi, per la prima volta, le ho indossate il 1 gennaio 2007 correndo con Oriana … e volavo … avevano ancora dentro l’effetto “Maratona Cristian”.
Storie di un gruppo di amici 11 I classici QDR
Dal decimo al quindicesimo ci sono tre eventi che ricordo bene: il passaggio sul ponte con la musica dei carabinieri, il primo check con voi che mi ha dato un po’ di coraggio e molte borracce nascoste ovunque. Ecco il ristoro del 15°, l’inesperienza sui percorsi così lunghi mi porta ad i- gnorarlo anche perchè la colazione è stata, come l’ha definita Gianni, abbondan- te ma leggera. Sicuramente, uno dei ricordi più belli di questa esperienza è stato quello di una bambina che correva incontro al suo papà con un cartello con su scritto “SEI IL PAPÀ PIÙ FORTE DEL MONDO”. Intorno al 17° c’era un ristoro (de no artri) uno di quelli organizzati da un gruppo podistico della zona, e lì il tapascione che c’è in me si è sentito un po’ a casa, proprio lì ho scambiato due battute con i due di Roma, che poi sono diven- tati i miei compagni di viaggio sino alla fine. Al 18° l’entusiasmo di Emilio per il rispetto dei tempi,è stata energia pura per la mente, mi ha fatto distogliere i pensieri dai polpacci che iniziavano ad in- durirsi. Ma a farmi risvegliare è stato il cavalcavia del 25°, un bello strappo che al- cuni dicono che serve a rompere il ritmo; a me ha solamente rotto … i piedi, cosa avevate capito? Subito dopo c’è stato l’ingresso nel parco delle cascine e l’incontro con quel signore che correva senza scarpe; la mia considerazione è stata: “almeno io un amico che me le ha prestate c’è l’ho! se ce la fa lui, io gli ultimi 12 km me li sbrano” … anche se avevo i piedi cotti e le fitte al costato. Intorno al ristoro del 30° km, un po’ di confusione causata dal poco cibo, dal- la strada stretta e da alcuni che si bloccavano in mezzo alla strada per crisi. Bene, ora inizia la Maratona, ma la cosa non tanto simpatica è che la parte più dura equivale al lungo e monotono rettilineo verso il centro città. Al 38° quando vi ho incontrato, vi ho detto ”non ce la faccio” ma dopo ho cer- cato di reagire peccato che, al 39°, sopra l’imbocco del tunnel c’era S. Pietro con le chiavi che avrebbero aperto la porta del km 42.195; dentro quel tunnel ho av- vertito sensazioni mai provate prima, una distorsione dei sensi, passando vicino a un ristorante il profumo del cibo mi dava fastidio e mi provocava la nausea, le persone che urlavano mi infastidivano, anche il tatto mi aveva abbandonato; ho provato a prendere una pastiglia di Enervit ma mi è scivolata dalle mani senza neanche accorgermene, sentivo le gambe anestetizzate, provavo a massaggiarle per avere una reazione, ma niente. Emilio dice che ci siamo rincontrati al 40° ma io non ricordo niente, verso il 41° c’è stata l’uscita dal tunnel, che è stata causata dall’inizio del pianto di Da- ria (la ragazza di Roma) che è terminato solo all’arrivo. Gli ultimi 195 metri li ho fatti ripensando a tutti gli sforzi che ho dovuto fare per arrivare fino lì; gli allenamenti a qualsiasi ora, anche quando ero stanco o non ne avevo voglia, l’ossessione di correre anche in viaggio di nozze per non perdere troppi allenamenti, le 30 km in solitaria, ecc. …
12 Storie di un gruppo di amici Firenze 2006
Bene, ora è arrivato il momento dei ringraziamenti: Grazie a Ilaria perché hai sopportato tutte le mie paturnie per questa mara- tona, per aver accettato anche le prossime, e per essermi stata vicino nei mo- menti duri. Grazie a Emilio per i consigli e perché hai sempre cercato di tenere il mio rit- mo durante le uscite domenicali anche se per te a volte andavo un po’ troppo forte. Grazie a Gianni per il supporto morale, per i consigli tecnici ma soprattutto per le SCARPE!!!!!! Ed in fine grazie a tutti i componenti dell’operazione Florence, per aver corso da una parte all’altra della città per incontrarmi GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE Ciao a tutti. Cristian QDR
… E PER CONCLUDERE
Siamo arrivati alla fine del racconto di questa meravigliosa esperienza e do- po aver apprezzato tutto il racconto descritto con tanta passione dal nostro poe- ta e le sensazioni del protagonista come non potrei aggiungere due parole. Per me questa è stata una grande esperienza che ricorderò sempre, come se la corsa l’avessi fatta anch’io: dagli allenamenti svolti quasi sempre insieme e alla preparazione della corsa nei minimi dettagli fino al magone di quella mat- tina in piazza Michelangelo per non essere uno dei 7.500. Sì posso dire che dopo le mie due partecipazioni come atleta alla maratona, avere fatto da accompa- gnatore mi ha dato comunque tanta soddisfazione, emozione e gioia. Nelle mie due esperienze di Milano aver avuto un supporto tecnico-logistico e soprattutto di amicizia da parte di Gianni mi ha aiutato e caricato molto e quindi sono contento di aver lanciato l’idea all’inizio di settembre di accompa- gnare tutti insieme Cristian alla sua grande “prima” lontano da casa. La sua corsa è stata anche la nostra corsa: i chilometri percorsi insieme con Gianni e Cristian nelle garette dei “tapascioni”, a volte difficili e in situazioni cli- matiche di ogni genere, i sacrifici della sveglia alle sei e mezzo della domenica mattina, la corsetta nel giorno del matrimonio giusto per non perdere il vizio, la costanza delle corse alla sera dopo una giornata lavorativa sono convinto che alla fine ti ripagano in tante maniere anche sei non sei il corridore della maratona. Alla fine della maratona ho abbracciato Cristian e dopo aver saputo del mi- stero delle scarpe mi ricordo con molto piacere di avergli detto: “Sei andato mol- to bene, allora bravo, bravo due volte !!!”. Ricorderò sempre questi due giorni a Firenze per l’amicizia che ci ha legato e spero che tutti noi potremo rivivere altri momenti emozionanti come questo. Grazie a tutti per la vostra amicizia: Gianni, Oriana, Cristian, Ilaria e Lorella. Ciao. Emilio QDR
Storie di un gruppo di amici 13 Storie di un gruppo di amici
4 I classici QDR
TORINO 15 aprile 2007
L'avventura primaverile in una caldissima Torino "estiva": ogni maratona è una corsa unica e irripetibile. I “bauscia” milanesi alla conquista della città dei "Bogianen"
Torino 2007
TORINO 2007
I Personaggi della nostra storia: Cristian, un maratoneta alla ricerca della conferma; Emilio, un maratone- ta che ritenta la sfida; Gianni, accompagnatore ex maratoneta; Ilaria, suppor- tatrice/sopportatrice di Cristian; Oriana, accompagnatrice dell’accompagnatore; Fabio, maratoneta last minute; Daniela, assistente logistica Rozzano-Torino; Andrea, bogianen assistant; Massimo, l’eporediese volante; Anna, eporedia running team assistant; Irene, junior assistant.
Era una notte buia e tempestosa … beh questa storia non inizia proprio così, però metaforicamente la tempesta era iniziata dopo la Maratona di Firenze del 26 novembre 2006 (vedi precedente romanzo … e se ve lo siete persi correte su- bito in libreria ad ordinarlo, altro che il libro di Baldini …). Cristian, non contento dell’exploit delle scarpe del Gianni, voleva vedere cosa avrebbe combinato con le sue. La maratona prescelta è stata quella di Torino, sia per la vicinanza, che per la data: 15 aprile, anche se Emilio e Gianni erano un po’ perplessi, per diversi motivi; calcolando i tempi di recupero da Firenze e quelli di preparazione, la da- ta cadeva troppo presto, poi la primavera con i primi caldi, ecc. però … Però c’era anche la presentazione della maratona stessa da parte degli orga- nizzatori presso il negozio Running Store di Milano, dove, davanti ad un nume- roso pubblico (stimato in 7 persone, compresi 4 rappresentanti dei Quelli di Rozzano), veniva presentato il percorso (che non esisteva ancora) virtuale e tut- te le manifestazioni collaterali. Ok, deciso: Cristian parteciperà, Emilio riprenderà la preparazione per la sua terza maratona, e Quelli di Rozzano ripasseranno in massa il confine della loro regione, e planeranno come aironi sulle sponde del Po per un’altra avventu- ra tutti insieme. Già tra noi speriamo di rivivere un’altra esperienza come Firenze, sia in sen- so sportivo che nel segno dell’amicizia e, perché no, anche turistico-culturale. Ma c’è anche Fabio, la saetta abbiatense, che decide di parteciparvi, insieme con altri del gruppo VTV di Abbiategrasso. Allora perché non contattare anche il nostro amico Massimo, la massima personalità sportiva e culturale (dopo il Ramella) della città “dalle rosse torri”, “la città del turismo d’eccellenza”, che magari, vista la vicinanza con Torino, si sta preparando a parteciparvi? Ed infatti anche Massimo è in fase di allena- mento, e vorrebbe battere il suo record di 3h25’ ... mica male. Ok, Ilaria prenota l’albergo, abbiamo anche Daniela che ci aiuta nell’organizzazione logistica, ed ora tocca agli atleti concentrarsi sulla prepara- zione. Vanno avanti domenica dopo domenica, allenamento dopo allenamento, chi- lometri dopo chilometri, i sacrifici cominciano a dare risultati e sale la solita
Storie di un gruppo di amici 17 I classici QDR tensione pre-maratona, quando si ha paura che possa saltare tutto per un non- nulla. La domenica prima della maratona è Pasqua: la diaspora del gruppo … Emi- lio corre al mare, Cristian il lunedì dell’Angelo fa l’ultimo test a Zinasco e poi …. sarà quel che sarà. L’ultima messa a punto dei motori prevede anche una seduta di massaggi (mica thailandesi, neh ...): anche questa volta nulla è stato lasciato al caso. Intanto siamo d’accordo con Massimo di vederci al ritiro dei pettorali sabato 14 e poi la domenica alla partenza, con tutta la famiglia che lo seguirà. Partenza sabato mattina e subito la prima sorpresa per il gruppo, prima di salire in auto (la storica Zafira dell’ex-maratoneta del gruppo, Gianni, e sottoli- neo ex-maratoneta): si materializzano le magliette rosse e bianche con la scritta Quelli di Rozzano, sono 6 pezzi unici, rosse con scritta bianca per i maschietti e bianche con scritte rosse per le femminucce. Queste magliette faranno il giro del mondo (podistico) e tutti le additeranno con rispetto e timore … come la prima volta che siamo stati chiamati così. Emilio ha preparato anche un cartello da esporre in auto: Quelli di Rozzano Supporto Tecnico Logistico Sportivo, con il logo della Maratona di Torino.a colo- ri. Non solo: ha preparato anche i tempi di passaggio previsti (e sperati) da in- dossare a mo’ di braccialetti per avere sempre un riscontro durante la corsa. Il viaggio è tranquillo sino ad Asti, dove Ilaria rallegra la compagnia creden- do che la pianta della città fosse a forma di bottiglia di spumante … poi, come da tradizione, Gianni sbaglia uscita dell’autostrada e percorriamo una serie di ameni vialoni in zone industriali della periferia torinese, prima di riprendere la giusta strada ed arrivare a Torino, dove transitiamo per i viali che costeggiano il Po, e che i maratoneti dovranno percorrere l’indomani. Lasciamo l’auto dietro piazza Castello e ci rechiamo al punto maratona per il ritiro dei pettorali e per l’appuntamento con Massimo: sfoggiamo le nostre ma- gliette rosse e bianche e tutti ci guardano (penso che nessuno sappia dove sia Rozzano, però facciamo scena comunque). Ma, a causa dell’orario, l’appuntamento con Massimo salta, e ritiriamo i pet- torali da soli; naturalmente, e non poteva essere altrimenti, c’è qualcosa che non va: Cristian ha dimenticato i documenti in macchina e dobbiamo ritornare a prenderli. Siamo in Piazza Castello, davanti a Palazzo Madama, a Palazzo Reale, al Teatro Regio, si stanno ultimando i preparativi per la maratona, ci sono molti turisti, comunque Torino è una bella città, si vede che è stata capitale di uno Stato per diversi secoli (se consideriamo la storia sino agli anni ‘50 per molti a- spetti è diversa da Milano, pur avendo ora anche molte analogie, più che altro dovute all’appiattimento culturale ed alla standardizzazione causata dal boom economico degli anni ’60 e dalla falsa cultura materiale del mondo contempora- neo, che appiattisce e rende uguale tutte le grandi città, passando sopra alla lo- ro storia, che è invece la loro ricchezza).
18 Storie di un gruppo di amici Torino 2007
Scopriamo un bel self-service che con 7 euro ci dà da mangiare (convenzione per i podisti…correre, a volte, dà anche questi vantaggi) in via Bogino … dove c’è lo storico Juventus Club Torino (storico per Gianni, ai milanisti aggregati non gliene frega niente). Però il caffè lo prendiamo un uno dei locali storici di Torino, Fiorio, in via Po, dove costa meno che nei centri commerciali di Milano, ed andiamo dentro a curiosare: pareti con broccati, tavoli in legno decò, specchi … personaggi che hanno fatto la storia non solo di Torino sono passati di qua. Ora però dobbiamo andare all’albergo per depositare i bagagli; arriviamo ed Emilio ci tiene a precisare che nella sua camera i letti devono essere separati – “ah –dice il portiere, Antonio- lei è la persona che ha telefonato per il letti sepa- rati “ … in effetti il suo “partner” è Fabio e non vuole che si pensi male (tanto noi lo prendiamo comunque in giro …). Come si dice nei viaggi organizzati “ore xxx: arrivo ed assegnazione delle camere”. Poi tutti a prendere il tram perché alle ore 16,00 il nostro Tour Operator a- veva organizzato una visita guidata al Museo Egizio, il secondo al mondo dopo quello del Cairo ed in effetti l’esperienza è molto interessante, soprattutto Ilaria e Cristian possono raffrontarlo (con le debite proporzioni) a quello del Cairo che hanno visitato in viaggio di nozze (“la coppia più bella del mondo”… ragazzi l’avete scritto sulla cartolina con la maschera di Tutankamon che ci avete man- dato … cercate di confermarlo). Bella la visita anche se il museo, e non poteva essere altrimenti, è molto affollato, e bisognerebbe vederlo con molta più calma: le mummie ed i papiri, gli oggetti rinvenuti quasi integri nelle tombe, la sala con gli specchi piena di statue sono affascinanti … i fondi per le Olimpiadi in- vernali del 2006 hanno consentito di risistemare il museo ed anche Torino gode ancora, almeno alla vista del turista, dei benefici architettonici e degli arredi “o- limpici”. All’uscita del museo, si perpetra una congiura ai danni di Gianni: Fabio dice che uno del suo gruppo che si è iscritto, non è venuto e quindi sta cercando qual- cuno che ne usi il pettorale; ma Gianni ha solo le scarpe (le ha portate per Cri- stian … Firenze docet), e una maglietta, e non aveva preventivato di correre. Però gli amici … chiamiamoli così, mettono insieme un puzzle di abbiglia- mento: Cristian dice che ha un cappellino ed un cronografo in più, Emilio un paio di pantaloncini e quindi Gianni deve cedere alla violenza, anche Ilaria ed Oriana sono d’accordo: d’altronde è ormai tradizione che qualcuno di noi debba indossare (o calzare … vero Cristian ?) qualcosa degli altri … ok, vedrò di fare la seconda parte della maratona, cercando di dare una mano (soprattutto moral- mente e nel limite del possibile), a chi del nostro gruppo fosse in difficoltà (an- che se vanno tutti molto più forte di me; sono tutti di un’altra categoria). Però con Oriana avevamo in programma una visita la domenica mattina, in- sieme con Anna ed Irene, alla mostra dei Macchiaioli a Palazzo Bricherasio, e quindi dovrò cercare di organizzarmi per vedere come fare. Ritorniamo in albergo per prepararci per la cena, prenotata dal nostro colla- boratore in loco, Andrea, presso il ristorante “AMICI MIEI”: bè, il nome ci sta
Storie di un gruppo di amici 19 I classici QDR proprio bene, siamo qui anche perché siamo amici grazie alla corsa, che possia- mo considerare come il cemento del nostro gruppo, ma sopra queste fondamenta la casa che abbiamo costruito è cresciuta in modo semplice e spontaneo e penso di poter dire abbastanza bene (mai farsi trascinare dall’entusiasmo, però un cer- to orgoglio per questa amicizia, alla mia età, lasciatemelo dire, lo sento …) Ora tutti a nanna, domani è il grande giorno. Buona notte.
DOMENICA MATTINA - 15 APRILE 2007
SVEGLIA !!! Tutti a colazione !!! E come all’alba del giorno stabilito per il duello dietro il convento dei carme- litani scalzi (citando Alexandre Dumas) i nostri 3 moschettieri di Rozzano (A- thos-Cristian, Porthos-Emilio, Aramis-Gianni), uniti al guascone D’Artagnan- Fabio, completano un quartetto che ha pochi eguali nel mondo del podismo “fai da te”: insieme con le nostre cheer leaders Ilaria e Oriana piombano sulla cola- zione distruggendo tutto quello che capita sotto i denti, come i moschettieri fece- ro con le guardie del cardinale Richelieu. Alla fine si esce e si va a prendere il tram per portarci il più possibile vicino a piazza Castello: già il percorso dei tram è deviato per la maratona e dobbiamo percorrere un po’ di strada per arrivarci: mi dispiace per Cristian, Emilio e Fa- bio, che dopo dovranno farne altri 42, però la camminata serve per svegliarci; camminiamo in compagnia di un concorrente sardo (uno che si vede che va forte) insieme col suo allenatore che scatta più fotografie di un giapponese, a noi e a tutto quello che vede. Arriviamo in piazza Castello che si sta riempiendo di maratoneti e loro ac- compagnatori: non c’è molta gente, certo non c’è la folla di partecipanti di Firen- ze ma vediamo qualche faccia conosciuta, tra cui quello che corre coi mutandoni e la maglia di lana a mezze maniche e col baschetto (dimostra più di 65 anni, l’abbiamo visto due volte a Milano); troviamo il gruppo del VTV di Abbiategras- so con gli amici di Fabio ed arriva anche Massimo, l’eporediese volante, con An- na ed Irene: rispetto all’ultima volta che l’abbiamo visto è ulteriormente dima- grito, ora ha un fisico da maratoneta agonista, non per niente ha fatto qualcosa come 3ore20’o giù di lì a Vercelli. Gli eporediesi sono una famiglia atipica (per i parametri di questa nostra strana società standardizzata) : a casa non hanno la televisione, ma hanno una collezione di cd di tutti i tipi di musica da far invidia alla Bottega Discantica, non hanno il cellulare, ma vivono ugualmente bene; Irene è una bella signorina sempre interessata a tante cose: tra le tante gioca a pallavolo, studia con profit- to, ed è venuta per visitare la mostra sui Macchiaioli visto che a scuola li hanno studiati: vedendo ragazzi come lei mi si apre il cuore, è la prova che ci sono tanti giovani che apprezzano certi valori ed hanno interessi impegnativi al di fuori della scuola, oltre all’obbligo di dover studiare; sin da quando l’abbiamo cono-
20 Storie di un gruppo di amici Torino 2007 sciuta, diversi anni fa in Sardegna, ci è sempre piaciuta, per la sua dolcezza, la sua tranquillità, i suoi interessi per tutto quello che ha intorno … brava. Ma torniamo alla partenza della maratona: classico riscaldamento, stre- tching, scambio di battute … certo Firenze era un’altra cosa, non solo per il pa- norama che avevamo sotto di noi, ma anche per il numero dei partecipanti, il co- lore, l’internazionalità dei concorrenti; qui sembra qualcosa di ridotto: certo, chi è lì per farla e si è preparato da mesi non la pensa certo così, però il calore di Fi- renze, quel qualcosa nell’aria che c’era allora…mah, sono solo mie sensazioni “e- sterne” anche se il riscaldamento (si fa per dire) devo farlo anch’io visto che sono ingaggiato come “lepre”, ma al contrario (cioè anziché tirare qualcuno all’inizio, lo dovrei fare alla fine della gara). Pronti! via! giù per via Po: vediamo passare i nostri eroi e riusciamo anche a fotografarli, Massimo, Emilio, Cristian, Fabio…ora non potremo più vederli sino al 30km.,perché il percorso non è a “stella” tipo quello di Firenze dove avevamo potuto avere più punti di incontro, ma è allungato verso la periferia e quindi si era optato per un solo appuntamento al 30 km.prima dell’arrivo. Tranne che per me, che devo trovarmi al ristoro del 25km. per rincuorare la truppa. Ora il team di assistenti si divide: Ilaria ha appuntamento con Daniela, An- drea ed il piccolo Matteo, mentre Oriana con Anna ed Irene andranno alla mo- stra dei Macchiaioli a Palazzo Bricherasio (per fortuna vicino alla partenza) in- seme con me in elegante tenuta da podista, dato che ho il tempo di vedere anch’io seppure di corsa (tanto per riscaldarmi) questa mostra che mi sarebbe dispiaciuto perdere, visto che eravamo lì. Tralascio la descrizione di tutti i qua- dri e gli autori visti (anche se sarebbe opportuno anche se tedioso … ehm ehm) ma una piccola parentesi devo farla: mi sembra di aver capito che i macchiaioli sono praticamente gli impressionisti italiani ed il periodo storico in cui sono vis- suti ed hanno creato a volte dei veri capolavori è molto importante per la nostra storia recente, visto che i soggetti erano anche aspetti della vita sociale dell’epoca (contadini, borghesia) dando una descrizione diretta di un mondo che si stava evolvendo e non solo in campo artistico. All’uscita della mostra, lascio un po’ stupito il personale (vista la mia tenuta podistica), tranne una custode che dice di essere una podista, purtroppo ferma per problemi alle ginocchia e, tanto per cambiare, attacco “bottone” parlando della maratona. Ora però devo affrettarmi perché devo andare da Palazzo Bri- cherasio sino al ristoro del 25km (sono circa 5-6 km), dove devo cercare di non arrivare già scoppiato, se devo aiutare qualcuno, altrimenti non servirei alla causa. Risalgo i concorrenti e vedo anche i primi, poi tutti gli altri lungo la ciclopi- sta del Po, sino a fermarmi al ristoro del 25km. in via Ventimiglia: fa caldo, per essere il 15 aprile e capisco che tutti stanno soffrendo una calura troppo antici- pata rispetto alla stagione. Ma ecco arrivare il primo dei nostri atleti: Massimo, transita ai 25 km,più o meno in 2 ore circa (scusa Massimo se non sono preciso, magari ti ho rubato qualche minuto), sembra fresco, il peso che si deve portare
Storie di un gruppo di amici 21 I classici QDR appresso non lo affatica di certo, il passo è sciolto e costante, lo vedo bene, ed avviso col cellulare Oriana … certo, la nostra organizzazione ha previsto anche che il mezzo-maratoneta di appoggio abbia il collegamento telefonico con la base operativa del 30mo km…cosa credete, siamo QUELLI DI ROZZANO, mica quel- li della mutua, praticamente la maratona minuto per minuto, da un inviato in- terno. Ora devo aspettare il nostro secondo atleta: chi sarà? 2ore16minuti più o meno, arriva Cristian, abbastanza accaldato, ma con un buon passo e mi dice che Emilio e Fabio sono poco dietro, ma il caldo li ha un po’ fiaccati, non pensa- vano di soffrirlo così. Avviso Oriana e mi preparo a partire di rincorsa come l’ultimo cavallo al Palio di Siena: dopo 5 minuti arriva Emilio con Fabio subito dietro; ma Emilio sembra in crisi per il caldo e poco dopo si ferma addirittura; Fabio prosegue e devo quindi accompagnare Emilio, ma non pensavo che fosse così giù, anche se è noto che soffre il caldo, ed oggi è davvero un caldo estivo, per giunta improvviso. Si ferma ancora, non vuole ripartire correndo … allora devo sostenerlo in un modo che non avrei mai pensato di dover fare: non accompa- gnarlo “di scorta”, ma proprio cercare di farlo correre perché lui continua a dire che vuole fermarsi e non correre più, non sembra neanche lui; il dramma va a- vanti per 4/5 chilometri, sul lungo Po, ogni tanto riprende a correre, poi si ri- ferma, poi dice che al 30mo si fermerà, ed io che continuo a martellarlo gridan- dogli che non è venuto sin lì per fermarsi, ma per finire la maratona, e che non sono venuto lì anch’io per vederlo così, ma per arrivare al traguardo; che se con- tinua a fermarsi e ripartire è peggio, meglio che vada più piano ma non si fer- mi…insomma due maroni grossi come una casa, anzi come una maratona. Per fortuna, quando stiamo per arrivare al 30mo km., all’appuntamento con le Gianduia-Girls, decide di continuare, pur di non sentirmi più gridargli dietro. Informo Oriana al telefono di quanto sta accadendo e quando transitiamo sul lungo Po Diaz, una autentica ovazione si leva dal gruppo delle nostre fans Ila- ria, Daniela, Oriana, (con Andrea ed il piccolo Matteo). Ma Emilio prosegue, sempre fermandosi, e ripartendo, mettendo a dura pro- va sia il suo fisico che il mio, abituato ad andare piano ma costantemente, men- tre lui, o si ferma e cammina oppure riprende a correre più forte di quanto io possa stargli al passo … una sofferenza … per me, spero che si decida a correre più adagio, ma non si fermi più; anch’io con questo continuo cambiamento di ritmo ho le gambe dure, come se l’avessi fatta tutta. E comunque lo capisco, pur- troppo il caldo lo ha messo ko e ha intaccato anche la cosa più importante che serve per sforzi prolungati: la testa, cioè la capacità di trovare nel nostro cervel- lo la forza di superare le crisi da fatica. Continuo ad incitarlo, a dirgli di non fermarsi così, insomma un autentico scassamento di zebedei, (traduzione “cabbasisi” come si dice nei romanzi del commissario Montalbano), però … però, pur con il dovuto senso della misura per l’avvenimento, in quei momenti ero importante per un amico, a cui potevo dimo- strare affetto cercando di aiutarlo nel raggiungere un obiettivo a cui si era pre-
22 Storie di un gruppo di amici Torino 2007 parato da mesi e che sembrava sfuggirgli per un imprevisto. Tornando però al lato prettamente sportivo, le cose non stavano andando molto bene: era un con- tinuo saliscendi di umori e sensazioni e, oltre al normale salto nel buio della maratona dopo il 32/33mo km., si aggiungeva il fatto che stavamo arrivando al punto del percorso più brutto dal punto di vista ambientale: un bel tratto di una specie di tangenziale, con tanto di svincoli e gard-rail (il lungo Stura Lazio) che non aiutava di certo i maratoneti. In effetti in quel tratto ho contato più podisti in difficoltà (anche fermi per vesciche, sangue ai capezzoli, crampi) che gente che correva davvero, d’altronde il tempo a quel punto era relativo e l’importante era arrivare alla fine sulle proprie gambe. Sul ponte Amedeo VII (per la precisione) al km.37, avviso Oriana della si- tuazione e mi dice che anche Cristian non è ancora arrivato, segno delle difficol- tà che tutti hanno avuto per il caldo. Emilio va, in qualche modo; percorriamo viali che sembrano non finire mai; il ristoro al 40 km.è preso d’assalto: tutto quello che c’era da bere o mangiare è stato arraffato, per fortuna c’è ancora tan- ta roba e ci fermiamo per rifornirci. Ora stiamo per arrivare al momento in cui un maratoneta vuole gustarsi, pur con tutta la fatica, il “trionfo” dell’ultimo chilometro: si transita in via XX settembre, alle Porte Palatine, dove c’è il punto di ristoro finale, mancano un paio di curve all’arrivo, ma Emilio ha i crampi e si deve fermare; poi riprende, ma si ferma ancora: il traguardo è lì, dopo una curva, in fondo, ma sembra sem- pre lontano. Lui sta davanti, io un po’ defilato dietro, ci applaudono, ma io dico alla gente che è lui da applaudire, non io, che sono un abusivo … Finalmente ecco il traguardo di Piazza Castello, passiamo sotto lo striscione d’arrivo e, scusate, in quel momento ho pianto, perché ho ripensato a tutte le maratone che avevo fatto più di vent’anni prima e solo allora ho riprovato quelle sensazioni, anche se avevo “rubato” una medaglia, ma avevo faticato più di quanto pensassi per aiutare (e spero di esserci riuscito) un amico che aveva bi- sogno. Eh già … più di vent’anni prima … e quindi, visto che ho citato Dumas ed i Tre Moschettieri, ora bisognerà in qualche modo scrivere anche … “Vent’anni dopo” (ma questa idea, in quel momento, non mi era nemmeno passata per la testa). La fredda cronaca (come direbbe Frengo) : speedy Massimo tempo strepitoso, anche se non batte il suo record (il caldo c’era anche per lui), Cristian 3h59’55”, Fabio 4h24’00”, Emilio 4h32’25” (ma correggetemi se sbaglio). Ora ci ricongiungiamo dopo l’arrivo, chi più, chi meno stanco, tutti un po’ in affanno per il caldo, ma ora che è finita e siamo tutti insieme è bello stare in compagnia a scambiare battute e sensazioni provate da chi ha corso e da chi ha seguito ed atteso … anche questo è il bello di queste cose, soprattutto belle per- ché si fanno insieme agli amici che condividono una passione che ci lega, un le- game che sentiamo e proviamo anche solo guardandoci negli occhi … mica sa- remo innamorati !!!
Storie di un gruppo di amici 23 I classici QDR
C’è anche la mascotte del gruppo: Edoardo, figlio di Fabio, per la foto finale tutti insieme, di Quelli di Rozzano. Irene, Anna e Massimo devono lasciarci per riprendere il treno per “Ivrea la bella, dalle rosse torri”, però contiamo e spe- riamo di rivederci in qualche modo per qualche altra manifestazione, sportiva o non, chissà, di certo è bello tenere sempre i contatti con amici con cui condivide- re diversi interessi. Ora la truppa ritorna in albergo per la doccia dei maratoneti e troviamo il concorrente sardo con cui avevamo fatto la strada al mattino: è stato male e si è ritirato (anche se aveva l’allenatore personale): si vede che non è di Quelli di Rozzano ... Accompagno Fabio alla stazione per riprendere il treno per casa, e ritorno in albergo per recuperare QDR: salutiamo la città dei Savoia, dei gianduiotti, del Valentino, del Po, della Mole Antonelliana, degli agnolotti del plin (spero di non aver detto un’eresia), dei grissini, della mia Juve (so che a Voi non ve ne frega niente, ma siccome sto scrivendo io, beccatevi anche questa): si ritorna all’avito paesello, dopo un’altra avventura insieme, un po’ diversa da quella di Firenze, ma sempre comunque entusiasmante, almeno per me. E chissà la prossima quando sarà … Ciao a tutti. Gianni QDR
24 Storie di un gruppo di amici
MILANO 2 dicembre 2007
La maratona dove tutti Quelli di Rozzano hanno partecipato Il grande ritorno di Gianni 23 anni dopo la sua ultima maratona
Milano 2007
MILANO 2007
Tutto è cominciato dopo la maratona di Torino del 15 aprile 2007: gli amici avevano deciso che “dovevo” rifare una maratona (complici anche Oriana ed Ila- ria) e quindi quale occasione migliore di quella di Milano del 2 dicembre? Infatti ci sarebbe stato tutto il tempo per una preparazione adeguata, il periodo era an- che il migliore (a sentire gli esperti la fine dell’autunno consente una prepara- zione nei 3 mesi precedenti non caldi per arrivare a fine novembre/primi di di- cembre), e c’era anche tutto il tempo per prepararsi anche psicologicamente (qualche mese per “riprogrammare” il cervello ad avere questo obiettivo con tut- to il preambolo della preparazione). Quindi riassumendo: se volete fare una maratona, perchè non avete altro da fare, questo potrebbe essere il vostro vademecum: 1) dai 2 ai 4 mesi per pensarci bene se volete farla; 2) 3 mesi antecedenti alla data prescelta per prepararvi fisicamente e psico- logicamente; 3) 15 giorni precedenti a riposare fisicamente e ripassare tutto quanto è sta- to “studiato” come prima di un esame. Quindi, passate le vacanze di agosto, in cui comunque ho proseguito a corre- re in Sardegna, su e giù per la Barbagia (con la classica corsa Calagono- ne/Dorgali, 9 km.dal livello del mare a 700 m., che mi ha visto per la seconda volta arrivare saldamente all’ultimo posto) per mantenere un livello discreto di allenamento, la preparazione per la maratona parte da domenica 2 settembre, a Locate per poi proseguire ogni domenica con percorsi di 22/25 km, più un solo allenamento a metà settimana, con punte di 27/29 km. (il giro del lago di Vare- se, fatto 3 volte e 28 km. a Trovo), con massimo 33 km. a Borghetto Lodigiano l’11 novembre. Ma il 25 novembre, ultimo test prima della maratona, nei soli 18 km a Gratosoglio (la corsa dei Viviam Centanni dal centro Vismara, dove lavora Cristian) il “dramma”: un dolore al retrocoscia sinistro (che già sentivo da qual- che settimana) mi faceva fermare più volte e mi faceva male davvero, tanto che a Cristian e Fabio dissi che non avrei certo potuto fare la maratona la domenica dopo, in quelle condizioni; naturalmente gli amici mi dissero di non dire “gian- nate” e di stare tranquillo … ma non ero tanto convinto. Martedì 27 avevo fissato un massaggio con Gregory, osteopata e massaggia- tore sportivo del centro Targetti: diciamo che a vederlo e pensare che con le ma- ni che aveva mi avrebbe dovuto strapazzare c’era da spaventarsi; ed infatti dopo il suo trattamento non riuscivo più a camminare,ma devo riconoscere che con la sua manipolazione ed il riposo degli ultimi giorni, sembrava che il dolore fosse sopito. Ormai però non potevo tirarmi indietro ed il sabato mattina con Oriana an- diamo a ritirare il pettorale al centro maratona di Piazza Duomo: già ero emo- zionato e cominciava a salire la concentrazione e tutto era in funzione della cor- sa del giorno dopo, qualsiasi gesto o pensiero era già proiettato al mattino di
Storie di un gruppo di amici 27 I classici QDR domenica. Però avevo ancora il dolore e mi chiedevo come avrei potuto fare 42 km. così, se la domenica prima ne avevo finiti a malapena 18. Ma non avevo te- nuto conto (perché erano 23 anni che non correvo più una maratona) di una cer- ta cosa … Mi accorgo però che sto parlando solo di me e non degli altri artefici e registi della mia maratona: Emilio, che si preparava con la solita determinazione e costanza e che era il “colpevole” principale nell’aver architettato la trappola in cui ero caduto per co- stringermi a rifarne una (addirittura aveva pensato di farla insieme a me, col mio passo, con tutti gli amici, ma per fortuna alla fine aveva rinunciato a questo progetto); Cristian, che dopo Firenze (con le mie scarpe) e Torino (col caldo), ne voleva fare una come si deve e si era preparato in maniera perfetta, con prestazioni ve- ramente notevoli; Fabio, che mi era stato di sprone e complice primo di Emilio e che, seppur in un periodo di molte difficoltà, era deciso di tentarla “alla guascona” (a Torino lo avevo soprannominato il D’Artagnan del gruppo); Ilaria, cheta cheta, che assisteva Cristian, e che, sotto sotto, lavorava anche lei con gli altri per costringermi a farla e che non potevo deludere; Cristina, che nonostante gli impegni di studio, voleva vedermi fare la mara- tona, e che altrettanto non potevo deludere; Ma Oriana è stata la mia musa ispiratrice ed il mio sprone: non so come e- sprimerle la mia gratitudine, per l’aiuto che mi ha dato in quel periodo, che co- munque è solo una piccola parte di quello che sempre mi dà, da quando ci cono- sciamo.
SABATO 1° DICEMBRE 2007
Il sabato, dopo il ritiro del pettorale, si entra in trance, e come in un ritiro spirituale: si capitalizza tutto quanto accumulato nei mesi precedenti ed anche l’alimentazione ha il suo culmine ne “l’ultima cena”, dopo la dieta dissociata dell’ultima settimana; una mega-spaghettata alla carbonara (ma con spaghetti alla chitarra, quindi con ulteriore aggiunta anche di proteine). Poi a letto presto (anche se, in questi casi, non si dorme per niente, anzi, quando ci si corica, si vorrebbe già che fosse ora di svegliarsi per evitare di pen- sare troppo al giorno dopo e per essere certi che la carica che sai essere dentro di te, non svanisca nel corso della notte) non prima di aver preparato la colazione per il mattino, banana, barrette di musli e quinoa, frutta secca.
DOMENICA 2 DICEMBRE 2007
Sveglia ore 6,00, prima di quando ci alziamo per andare al lavoro, però in 5 minuti siamo in piedi per prepararci; non sembra, ma anche per chi non deve fare la maratona ma è vicino a chi si prepara, sopportare la preparazione è un
28 Storie di un gruppo di amici Milano 2007 impegno e non si vede l’ora che finisca come una liberazione. Il ritrovo è con Fa- bio alla stazione del metro di piazza Abbiategrasso: c’è ancora buio, siamo in 5 sulla Corsa di Oriana (Oriana, Ilaria, Cristian, Emilio ed io): si parla, ma one- stamente non saprei di cosa, perchè comunque tutto quello che diciamo serve so- lo per stemperare la tensione e non far svanire la concentrazione e la carica che sentiamo in noi. Ostentiamo la sacca della maratona che ci fa passare senza pa- gare il biglietto e nel metro siamo insieme con altri maratoneti; li squadriamo dall’alto al basso, come fossero avversari da battere….invece sono come noi, con la loro tensione e paura per la gara, paura che vada storto qualcosa, dopo mesi di preparazione, la solita storia, sempre uguale e sempre diversa. Scendiamo alla stazione di Lanza e ci dirigiamo all’Arena dove c’è il punto di ritrovo e deposito borse: chi si cambia all’aperto, chi sotto l’ingresso dell’Arena, chi dentro al tendone che, pur grande, è strapieno di gente e, soprattutto, di o- dori; l’olio canforato ti entra nelle narici e funge da anestetico: mi basta entrare perché mi passi il dolore che ho ancora alla gamba, ed entro, come penso tutti in un’altra dimensione; pensi di essere un super-uomo, imbattibile (perché comun- que il tuo avversario sei tu) pur con i propri limiti di cui ognuno è conscio, ci si massaggia le gambe con la canfora, si parla col proprio corpo, lo si studia, lo si sprona, si cerca di fare un rapido “check-up” per capire se è tutto a posto. Esco dal tendone e trovo tutti gli altri amici già pronti e tesi: Emilio, Cristian, Fabio, Ivano, gli altri del VTV, Ilaria ed Oriana già pronte per l’assistenza logistica. Ci avviamo verso il Castello Sforzesco che dobbiamo attraversare per rag- giungere la partenza in Piazza Castello, non prima di alcuni “piss” stop e di tan- te foto che ci scattiamo a vicenda e che saranno un bel ricordo da guardare nei giorni successivi per rivivere questi momenti insieme.
Nelle gabbie alla partenza Ora ci avviamo nelle gabbie, la mia naturalmente è l’ultima e mi sto ancora chiedendo perché sono qui in mezzo a tanti altri “matti”, chi me l’ha fatto fare: mi guardo intorno e vedo i “colpevoli”, sono ancora una volta insieme a me, mi sostengono, mi salutano ed allora devo correrla anche per loro che mi hanno spronato ed aiutato. Stiamo aspettando il colpo di pistola della partenza e faccio l’ultimo controllo e l’appello: Scarpe: allacciate e riallacciate - Piedi: presenti e ben spalmati di crema idratante - Gambe: cosparse di alcool canforato – Pancia: sempre presente e saldamente agganciata- Marsupio: contenente barrette e fia- lette energetiche pronte all’uso – Cellulare: preparato con messaggi per Oriana per i passaggi ai vari km. – Capezzoli: debitamente cerottati – Sono coperto come si deve? Cappellino invernale ben calzato? Non fa freddo, la temperatura sembra discreta e quasi ideale per una corsa lunga, ma l’adrenalina fa salire il calore del corpo e non si sente freddo … vorrei poter co- me uscire da me stesso e vedermi correre la maratona da fuori invece … prodigi della scienza moderna … mi rimpicciolisco … sempre più … sempre più … anco- ra … non mi fermo mai … ma ora dove mi trovo, che posto è questo ?
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TESTA: “come che posto è questo? Non mi riconosci ? Sei dentro la tua testa ed io sono il tuo cervello: certo lo stai vedendo da una angolazione che non hai mai visto, ci sei dentro! vedi, ci sono degli spazi vuoti, altri un po’ disordinati, insomma è evidente che sono proprio il tuo cervello; ed ora vieni con me, anzi con noi e partecipa alla tua maratona da dentro il tuo corpo, mica tutti lo posso- no fare … facciamo l’appello: Cuore ?” CUORE: “presente! –altrimenti col cavolo che puoi correre - sto battendo un po’ fortino, spero di tenere, ma perché non hai portato il cardiofrequenzimetro, così mi controllavi meglio, mica ti garantisco di poter tenere i battiti sotto con- trollo, poi sono cavoli tuoi …” Gambe … GAMBE: “per ora siamo in attesa e va tutto bene, non sentiamo freddo, puz- ziamo un po’ di canfora…però le nostre colleghe degli altri podisti puzzano an- che di più, quindi siamo in buona compagnia, certo un po’ tremiamo, quando si dice “ti tremano le gambe” è vero, quando voi sopra siete emozionati, chissà per- ché, tocca a noi tremare … boh ...” Ehi, là sotto, piediiiiii: PIEDI: “noi siamo belli profumati, siamo stati spalmati della solita crema, speriamo di non soffrire troppo, sai che non amiamo molto l’asfalto poi la nostra pianta si scalda e voi sopra dite che facciamo male…per forza, non ascoltate quando cerchiamo di farci sentire !!!” T: “ ora che tutto è sotto controllo aspettiamo solo di metterci tutti in moto, ma mi raccomando dobbiamo andare tutti all’unisono, perché se solo uno di noi crolla, sto’ INCOSCIENTE si deve fermare e quindi …“ PRONTI ??? VIA!!! T: “la grande avventura ha avuto inizio, dai, senti che roba qui dentro; era tanto che non mi facevi provare questa sensazione, bravo Gianni, hai fatto bene, in qualche modo, tutti insieme, ce la faremo, ce la dobbiamo fare” C: “ragazzi, sto cercando di prendere il ritmo giusto e tranquillo per durare il più possibile, e voi sotto ?” G-P:.“be’ si va, cerchiamo anche noi di prendere le misure giuste, però ricor- datevi lì su di ascoltare quando vi mandiamo i messaggi!” T: “dai, qui c’è già una banda, e siamo solo al primo km., lo avevo letto che ci sarebbero state orchestrine e simili lungo tutto il percorso, un po’ come accade a New York, così ti passa meglio il tempo e non pensi solo a correre; poi per ora siamo in compagnia: guarda c’è Emilio che è rimasto con noi all’inizio, e poi tutti gli altri podisti … qui non ci dovrebbe capitare di soffrire per la solitudine, un problema che colpisce me e poi ne risentite tutti voi”
Bastioni di Porta Venezia T: “guardate là quanti stanno facendo la pipì lungo la cancellata dei giardini pubblici, c’è anche Emilio (o non dovevo svelarvelo ?); la sotto come va ?”
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C: “bene, bene, sto ancora cercando il ritmo giusto, però mi sembra che stia- mo rispettando il tempo previsto, anche se sento che andiamo un po’ fortino, non vi pare ?” G: “noi sentiamo già dei dolorini alle cosce, è un po’ presto per avere male, però andiamo avanti, forse è l’effetto del massaggio dell’altro giorno, siamo usci- te distrutte!”
Corso Venezia T: “guardate, qui vediamo quelli che sono davanti, poi ripasseremo anche noi dall’altro lato, c’è anche il ristoro, ora passeremo in corso Vittorio Emanuele, in piazza Duomo, guardate quanta gente ci guarda !” C: “dai, è proprio bello aver partecipato, comunque stiamo facendo un’esperienza divertente anche se sarà faticosa;” G-P: ”non dirlo a noi !”
9° km. - Viale Gran Sasso T: “oh, ragazzi, stiamo andando più forte della tabella prevista, però io mi sento bene e voi ?” C: “direi di sì, mi sembra di aver trovato il ritmo giusto; “ G-P: “noi “tiremm innanz” come disse Amatore Sciesa, per ora va bene, an- che se qualche indolenzimento c’è.” T: “ma quello è Fabio: speriamo di stargli un po’ insieme (cioè che lui stia con noi), anche se qui la compagnia non manca di certo.” P: “si però qui è entrato un sassolino nella scarpa destra, nel tallone: ci si ferma per toglierlo? siamo in viale Romagna, la strada è ancora lunga, se questo mi dà fastidio più avanti?” T: “no, non fermiamoci, altrimenti perdiamo il ritmo, siamo all’inizio e per- derlo non sarebbe un bene; tanto il sassolino fra un po’ si girerà da qualche par- te e si troverà un posticino nel piede per non dare fastidio ...” C: “sono d’accordo.” P: “se lo dite voi, tanto poi il sasso l’abbiamo noi da sistemare, eh!?”
14° km. - dopo Piazzale Corvetto T: “meno male che con la compagnia di Fabio tutti i vialoni della circonval- lazione sono passati quasi senza che ce ne accorgessimo, ora c’e anche un com- plessino jazz qui in corso Lodi; poi fra poco c’è il ristoro organizzato dal VTV di Abbiategrasso, quindi con Fabio siamo raccomandati ...” Tutto bene là sotto ?” C-G-P:”sì, tutto sommato abbiamo preso tutti il ritmo giusto, qui corriamo quasi in casa e fra poco arriviamo da Oriana e dagli amici che ci stanno aspet- tando e poi quelli non sono i pacemakers delle 4h30’ ?”
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T: “caspita, certo che sono loro, allora stiamo andando bene, cerchiamo di stare insieme più possibile, ma senza strafare, che ne dite?” C-G-P: “sei tu che comandi, noi eseguiamo: per ora ci sentiamo bene”
18,5° km. - Piazza Abbiategrasso
T: “guardate, c’è Oriana, la mamma di Cristian, Chiara, il papà di Ilaria, quanta gente ad applaudirci ... quasi quasi lancio un urlo AAAAAHHHHHHH (sentito che roba !)” C: “oh! mi hai fatto spaventare: avvisa prima, sai che se mi emoziono ti posso fare brutti scherzi” G-P: “capo, visto che siamo qui insieme con i pacemarkers delle 4h30’ e li te- niamo bene, andiamo avanti così?” T: “se va bene a voi, direi di provarci”
Mezza Maratona
T: “ragazzi, va bene così? Stiamo staccando i pacemakers delle 4h30’, incre- dibile, però non esagerate, siamo alla mezza in un tempo ottimo, mica potete te- nerlo sino alla fine, altrimenti mi costringerete a lavorare troppo per non farvi crollare alla fine (perché ormai, dite la verità), alla fine ci arriviamo neh?” C: “io ci sto” - G: “anche noi !” - P: “e quindi dobbiamo andare anche noi …!!!”
25° km. - Piazza Tirana
T: “ehilà, ho un po’ di stanchezza, mi sa che mi sta venendo una piccola cri- setta, anche perché questa zona non è che sia molto attraente, e poi, guardate, qui agli incroci rischi che ti tirino sotto e voi, là da basso, dovete lavorare di più per evitare le auto…incredibile, siamo proprio a Milano ...” C: “va là che andiamo bene, riprenditi presto, che a Bisceglie c’è Oriana e magari anche Cristina che ci aspettano!!” G: “noi resistiamo, anche se cominciamo ad essere un po’ durette”. P: “oh, qui al destro c’è una piccola vescichetta, ci mancava anche questa”. T: “ok, ricomponiamoci tutti e facciamo bella figura, stiamo arrivando al 28° km. e lì vedo Oriana, ma è sola: mica potevamo costringere Cristina a fare la maratona anche lei, ed Ilaria è giusto che sia al seguito di Cristian, chissà come vanno forte lui ed Emilio, e chissà Fabio che distacco ci hanno dato ...” C: “ma pensiamo a noi, mi sa che fra un po’ ci sarà anche bisogno di un piss stop, non sentite niente?” G: “noi sentiamo solo che stiamo diventando sempre più dure …” P: “e noi che la vescichetta vicino all’alluce ci dà fastidio!”
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31° km. - Via Harar
T: “guarda là, lo stadio Meazza, e dietro di noi i pacemakers delle 4h30’, però è l’ora della pipì, così tiriamo un po’ il fiato tutti: anche se i pacemakers ci supe- rano, fin qui siamo arrivati meglio del previsto, e quello che succede d’ora in poi è l’imponderabile della maratona; guardate, qui c’è il muro del parco di Trenno, fermiamoci qui …” G-P: “grazie, intanto un po’ ci riposiamo, fate con calma …” T: “ok ragazzi, ripartiamo, mancano solo 10 km., i più duri sono i prossimi 5/6, poi se passiamo indenni da queste forche caudine, andremo avanti per forza d’inerzia” G-P: “bè, per forza d’inerzia magari ci andrai avanti tu, noi senza forza vera ci blocchiamo ed entriamo in sciopero!!!!” C: “e no eh! Mettiamoci d’accordo: qui ci siamo venuti per arrivare alla fine! guardate là sul marciapiede: quella mamma e quel papà con quel ragazzino in carrozzina; altro che maratona, lui non potrà mai correre, noi tutti dobbiamo andare avanti anche per quelli come lui.” T: “dai, siamo a Lampugnano, guarda c’è l’amico di Emilio che avevamo tro- vato alla partenza, ma sembra un po’ stanco” C: “stiamo passando dal campo 25 Aprile: quanti ricordi, quanti anni abbia- mo corso qui, vi ricordate? E quanti atleti “veri” abbiamo visto: Cova, Panetta, Marchei, Magnani, l’allenatore Rondelli, i marciatori che hanno poi conquistato medaglie su medaglie, e tanti altri ...” T: “vedete che abbiamo passato il periodo di crisi?” G-P: “bè, magari voi, ma noi qui sotto non ne possiamo più: non si potrebbe fermarci un attimo e prendere qualcosina? Non hai mica portato una fialetta miracolosa?” T: “ok, stop per recupero energie: beviamoci ‘sta fialetta di malto-destrine e chissà cos’altro, tanto anch’io non ci capisco più niente a questo punto, altro che usare la testa per superare la crisi!” C: “ci sono anch’io per ricompattare la squadra: mettetevi tranquilli, che il più è fatto, guardate là in fondo c’è il 40° km. con il ristoro, ormai si vola!!!!!” G-P: “diciamo che il concetto di volo che abbiamo è un po’ diverso da quello che adesso stiamo provando noi qui sotto; ci mancava anche il pavè con le rotaie di viale Montello … ma qui siamo a Milano o in Cina? Non c’è un negozio italia- no, tutti cinesi! Non sarà mica un miraggio che ci sembra di essere alla marato- na delle Olimpiadi di Pechino?” T: “oh, ma là sotto se avete forza per tutti ‘sti discorsi, dateci dentro allora, che fra poco è finita davvero!” G-P: “sì, è finita la benzina … altro che …” T: “guardate, in fondo, l’Arco della Pace … dai Gianni, adesso tocca a te, ri- prenditi!!”
Storie di un gruppo di amici 33 I classici QDR
C-G-P: “dai Gianni, adesso noi ci ritiriamo, o meglio, ritorna cosciente e guarda chi c’è in fondo ad aspettarti ...”
42,195° km - L’arrivo
Non ne ho più, le gambe sono due pezzi di legno, però vicino allo striscione dell’arrivo vedo tutti: Oriana, Cristina, Ilaria, Fabio, Emilio, Cristian, Ivano, 42 km, 195 metri alla fine: non so come, ma lancio un urlo, raccolgo le ultime gocce di energia che solo l’adrenalina che cresce dentro di noi in momenti come questo può farti tirare fuori e sprinto (naturalmente lo sprint è proporzionato alle mie residue energie) perché loro mi stanno incitando ed applaudendo e finisco in 4h33’ e rotti lordi (poi effettivi 4h29’ e spiccioli); è finita, non so come ho fatto, ma l’ho finita e meglio di quello che sperassi, se mi avessero detto che l’avrei fatta così, non ci avrei creduto. Ancora oggi, a distanza di mesi, mentre sto scrivendo, non so come possa a- vere fatto, ma d’altronde è la stessa cosa che penso ora a quando, 24/25 anni fa, finivo le maratone in 3h16’ o 3h34’ e tenevo ritmi che, per me, avevano dell’incredibile. Forse alla fine ero un po’ stravolto, tanto che Oriana e Cristina non mi hanno nemmeno riconosciuto (anche perché avvolto nella stagnola come una tavoletta di cioccolato: ed in effetti mi sentivo proprio rigido come una stec- ca di fondente - nel senso di “fuso”-; per togliermi le scarpe non vi dico le soffe- renze per chinarmi … anche se ero in buona compagnia). Ora il gruppo si ricompatta: tutti abbiamo fatto la nostra impresa, l’essenziale era arrivare e siamo tutti arrivati bene; siamo tutti contenti e que- sto è l’importante. Ci cambiamo sotto l’ingresso dell’Arena: siamo in mutande, facciamo fatica a piegarci (chi più, chi meno - io faccio parte dei più), ma scher- ziamo tra di noi ed il morale è alto: questo è l’effetto benefico di aver corso una maratona, stiamo provando la consapevolezza di aver trovato dentro noi stessi quel qualcosa che va oltre i nostri normali limiti per superarci. Non so se chi non abbia mai corso una maratona lo possa capire, ma auguro di provarlo a tutti coloro che praticano le mie stesse attività. Andiamo al ristoro finale con risotto alla milanese (anche i muscoli delle mie gambe devono essere quasi come un risotto … alla milanese) e poi il gruppo si divide per tornare alla normalità quotidiana (ma consapevoli di aver passato una giornata fantastica). Ma la fatica più improba deve ancora arrivare: scende- re e salire i marciapiedi ed i gradini della metropolitana ... Ho finito: spero di non aver annoiato il lettore che avrà avuto la pazienza di arrivare sino alla fine di questo strampalato racconto; d’altronde una maratona è una corsa lunga e tortuosa, ed anche il racconto lo era, magari, come nella ma- ratona, c’è stato più di un momento di crisi, ma, come diceva il poeta, mi rimetto “alli benigni lettori” per avere la loro indulgenza. Un abbraccio a tutti i miei amici che spero di non aver deluso, dopo la lunga attesa per questo libercolo.
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Primo p.s. – Ho tralasciato volutamente commenti sul percorso e sull’accoglienza della città. Secondo p.s. - (e ti pareva): la sera abbiamo festeggiato dai fratelli La Bufala alla Multisala di Rozzano (Cristian, Ilaria, Emilio, Lorella, Oriana ed io), poi dopo qualche giorno alla Multisala è saltato l’impianto elettrico per un corto cir- cuito ed è rimasta chiusa per mesi ……. che potenza Quelli di Rozzano dopo la maratona, quanta energia ancora … Gianni QDR
... E PER CONCLUDERE
Milano 2007 è stata la maratona dove tutti Quelli di Rozzano sono stati pro- tagonisti, prima qualcuno correva, qualcuno accompagnava, ma quel giorno era- vamo tutti li per partecipare: adesso mancano solo le nostre donne che fino ad oggi sono state, in questo genere di manifestazione, grandi supportatrici e sop- portatrici. Dopo la bellissima e originale storia raccontata da Gianni, perché questa è stata “la sua maratona” in tutti i sensi in quanto negli ultimi anni ha portato prima me e poi Cristian a partecipare a questa sfida con sé stessi, voglio breve- mente commentare la bella esperienza perché giornate come quella che abbiamo vissuto tutti insieme non si potranno dimenticare mai. Questa per me è stata la più bella maratona perché ci siamo avvicinati alle- nandoci, sacrificandoci e a volte soffrendo insieme, arrivando tutti all’obiettivo finale del traguardo e quando dico “soffrendo insieme” non mi riferisco alla fati- ca della corsa e degli allenamenti ma per quello che uno di noi ha passato in quel delicato momento della sua vita e noi amici abbiamo cercato di stargli vici- no: la sua risposta è stata grande e nonostante tutto ha voluto fortemente que- sta maratona … e l’ha fatta sua! Dopo tutto quello che ha fatto per me sono contento di essere stato il colpevo- le ideatore della trappola per inguaiare Gianni dopo 23 anni: un’immensa soddi- sfazione vederlo gioire nel suo sprint degli ultimi duecento metri della marato- na, perché sono sempre stato certo che un giorno o l’altro avrebbe dato qualsiasi cosa pur di rivivere quei momenti (andate a leggere della nostra malinconia e tristezza di quella mattina a Firenze quando solo Cristian era nella gabbia per partire). E’ stato molto bello anche nel vedere Cristian ripetersi in un’altra maratona anche se lui a oggi non è ancora soddisfatto in quanto è convinto di potersi mi- gliorare (e di questo ne siamo convinti tutti): avevo già avuto una bella occasio- ne, a Torino, partecipando con lui ma poi il caldo mi stremato e non ho potuto accompagnarlo al traguardo. Lui va forte e prima o poi sarà soddisfatto anche del tempo finale. Ma la mia piccola soddisfazione che per me ha avuto più valore del mio re- cord in maratona del 2003 di 3h41’ è stata quella di aver accompagnato l’amico
Storie di un gruppo di amici 35 I classici QDR
Ivano del VTV fino al traguardo della sua prima maratona, insieme al “mitiko” Enrico dell’Avis Locate Triulzi (pensate che quel giorno Enrico doveva fare solo un allenamento per la maratona di Reggio Emilia della domenica successiva!!!). Dopo aver fatto con lui anche la sua prima 33 km alla Milano-Pavia dello scorso ottobre Ivano era contentissimo e questo mi ha gratificato molto e mi ha fatto pensare che tutto sommato gli porto fortuna: l’abbraccio con lui ed Enrico al tra- guardo è stato un segno di grande simpatia (… e pensare che due giorni dopo la maratona Ivano si è fatto male al piede sul lavoro ed è stato fermo per due mesi … mi rallegra il fatto che sia riuscito a togliersi prima una bella soddisfazione). Ora la nostra preparazione e la nostra mente sono già proiettate alla Milano- Pavia in preparazione della maratona di Firenze di fine novembre dove dopo tutto il duro lavoro speriamo di poter avere ancora tante emozioni e storie di un gruppo di amici da poter raccontare. Ciao a tutti. Emilio QDR
… E ANCORA
Il nostro gruppo non è solo un gruppo di amici che decidono la domenica di correre insieme ... E' qualcosa di più!!!! E' sempre un gruppo di amici che ha deciso di fare della corsa una proprio credo, qualcosa che vada al di là del semplice gesto atletico ... Qualcosa che ci fa sentire uniti e ci permetta di condividere insieme momen- ti piacevoli, ma allo stesso tempo di condividere i problemi e momenti negativi della nostra vita ... forse tutto ciò non si chiama per caso amicizia? Insieme abbiamo condiviso diverse esperienze, ma quando si parla di mara- tona, si parla di una sfida che tutti noi affrontiamo con noi stessi, e quale mi- glior modo per viverla insieme. Dopo Firenze (Fabio assente ingiustificato ...) e Torino, ecco Milano, la no- stra tanto amata città, e allora a Milano si corre tutti!!!! Il mitico grande Gianni dopo oltre vent'anni! Sono esperienze che ti rimangono dentro, un segno indelebile che nessuno ti potrà mai cancellare; perchè, a detta di tutti, la corsa o la ami o la odi ... Noi, inutile dirlo, ne siamo innamorati (non ce ne vogliano le nostre donne, dopo loro chiaramente) ... La maratona di Milano è sopraggiunta in un momento molto particolare del- la mia vita. Un momento di grande difficoltà ... ma forse, come se fosse una leg- ge fisica, in alcuni momenti negativi, ti accade qualcosa di intensità uguale e contraria ... A dire il vero avevo già rinunciato a parteciparvi ... ma sapevo che gli amici sarebbero venuti a prendermi a casa e di peso mi avrebbero portato alla parten- za. Con Emilio il discorso non si poteva nemmeno intavolare, non ci fu spazio di discussione... SI CORRE...STOP! Quindi, cosa aggiungere a tutto ciò ... aveva ragione!!!!!
36 Storie di un gruppo di amici Milano 2007
Così, come tante volte nella vita, rialzi la testa e guardi avanti, nel lungo tunnel c'è sempre uno spiraglio di luce, in quei momenti non lo vedi, ma ci devi credere ... e luce adesso sia!!!!! Una sera dopo mesi mi sono deciso di rivivere quelle emozioni che mi hanno segnato nel bene e nel male; la maratona è stata per me il primo passo di un lungo cammino, come se segnasse uno spartiacque tra il difficile passato e lo speranzoso futuro. Ho voluto scrivere qualcosa a colei che per me rappresenta un modo di vivere e pensare, di cui condivido il suo carattere duro ma solidale, difficile ma pieno di soddisfazioni: LA MARATONA! Un grazie particolare a tutti gli AMICI! Emilio, Gianni, Cristian, Ivano, E- zio, Maurizio, Piero e tutti coloro che quella mattina hanno scelto di correre in- sieme per la nostra città. Infine un abbraccio particolare Oriana, Ilaria e Cristi- na, che sfidando il freddo, ci hanno sostenuto sino all'arrivo.
UN AMORE CHE NON TRADISCE Giacevo sul fondo quella mattina e tu ... tu mi hai teso la tua mano. Mi hai raccolto e mi hai accompagnato sulle tue strade. I tuoi paladini ... i miei amici ... mi sorridevano sui vagoni della metropolitana, sentivo parlare i loro cuori ... la mia impresa era la loro impresa. Non ero sulle strade della mia Milano ... non ero ovunque ... Quella mattina mi hai donato un corpo per farmi capire che ogni passo fosse un passo verso il mio domani. Quel domani in cui non vedevo più un raggio di sole, quel domani in cui non vedevo il sorriso di mio figlio. Mi hai donato una testa ... una testa con la quale dovevo far pace ... la pace che incontri quando ti sfido per tutti i tuoi quarantadue chilometri, e mi insegni che la sofferenza ci rafforza e ci ricordi che gioie e dolori sono la nostra vita e fanno parte di noi ... perchè gioia e dolore, in questi momenti sono le stesse sensazioni. E, all'ultimo chilometro mi hai donato il cuore ... lo stesso cuore che ha una madre che corre con gioia tenendo per mano i propri figli ... il cuore della gente che con un sorriso e con un applauso
Storie di un gruppo di amici 37 I classici QDR
ti spinge al traguardo ... un traguardo che per tutti e una grande partenza per un nuovo sogno ... il cuore degli amici che ti stringono in un abbraccio che toglie il fiato e ti ridà quella speranza che credevi perduta ... quella speranza che tieni stretta dentro e non permetti che scivoli via con tutte le lacrime che ti attraversano il viso ... il cuore che mi dà la forza di credere che tu ... sei un vero amore ... un amore che non tradisce ... Fabio VTV e QDR "ad honorem"
38 Storie di un gruppo di amici
MILANO 23 NOVEMBRE 2008
Quattro QDR in gara, due esordi in maratona
Milano 2008
MILANO
Come in ogni vigilia che si rispetti anche per la Milano City Marathon sul si- to QDR domina il silenzio stampa. La tensione è palpabile, l’assenza di dichia- razioni ci fa capire quanto gli atleti siano concentrati a raccogliere in loro tutte le energie. Gli ultimi giorni bisogna ridurre i chilometri ma l’astinenza da en- dorfine di solito impedisce di gustare l’improvviso riposo che magari per mesi si è agognato. Il nervosismo rischia di farla da padrone. Il sabato è dedicato agli ultimi preparativi: scelta dell’abbigliamento, carico di carboidrati, ritiro del pet- torale, studio della tattica migliore. Pomeriggio in poltrona con le gambe solle- vate trangugiando ogni tanto un bicchiere di sali che i crampi sono sempre in agguato. “Chi me l’ha fatto fare?” ripetuto come un mantra non è il viatico mi- gliore; meglio “ Domani è un altro giorno si vedrà!“ E sarà un giorno da ricorda- re e da vivere intensamente come pochi altri capitano nella vita. Che normal- mente i giorni sono tutti uguali fatti delle stesse identiche cose. Ma domenica per voi sarà un giorno speciale. Chi solitamente è uno dei tanti, avrà la possibi- lità di assaporare il gusto di essere uno dei pochi. Costerà freddo, fatica, un tremendo mal di gambe, il non riuscire a dormire per la stanchezza domenica sera. Ma ne sarà valsa la pena. Certo non sarà eroismo, ma sullo striscione di arrivo, anche se solo per un attimo, un po’ eroi lo sarete. Buona Maratona. Ciao Massimo QDR @