<<

PALEOITALIA 1

Numero 15

Questo fascicolo di PaleoItalia si presenta corposo e molto vario: infatti abbiamo stabilito un nuovo record per il numero di contributi, ben otto, che trattano argomenti completamente differenti tra loro. Si incomincia con il resoconto delle Giornate di Paleontologia 2006, ottimamente organizzate a Trieste; si prosegue con la seconda parte dell’articolo sulle tecniche di preparazione dei fossili; vengono poi le stromatoliti, un’esperienza di divul- gazione paleontologica; originale è l’articolo sui film in cui sono presenti dinosauri. Non mancano le consuete escursioni dei paleontofili e le tesi di dottorato. Speriamo che questa tendenza, già manifestatasi da qualche numero prosegua e che PaleoItalia continui a migliorare, rispondendo sempre più alle esigenze dei soci. Un saluto e un augurio di buon lavoro va al Prof. Ruggero Matteucci, che per la prima volta firma la rubrica del Presidente.

Ricordo di inviare gli articoli e le segnalazioni di mostre, convegni e congressi all’indirizzo della redazione ([email protected]), mentre le segnalazioni relative alle diverse rubriche direttamente a rispettivi cura- tori: Notizie Italiane [email protected] PaleoLex [email protected] PaleoNews [email protected] Paleoweb [email protected] PaleoLibri [email protected] Agenda [email protected] Buona lettura!

Carlo Corradini

IN COPERTINA Pinus massalongii Sismonda, 1859

Riprodotto da: Sismonda, 1859, “Prodrome d’une flore tertiaire du Piémont”, Mem. R. Acc. Sci. Torino, ser. II, 18: 519-547. Tav. 1, fig.7.

Cono rinvenuto presso Chieri (Torino) in “marne” del Miocene superiore, secondo Sismonda, ma riferite al “Piacenziano” da Peola (1894). In effetti è plausibile che l’esemplare provenga da peliti del Pliocene inferiore-medio, dove coni simili furono raccolti nel 1958 da Sturani. Secondo Peola (1894) Pinus massalongii E. Sismonda 1859 è sinonimo di Pinus lignitum (Unger 1847). 2 PALEOITALIA

A tutti i soci della SPI,

Colgo con piacere l’occasione offertami dall’uscita del presente fascicolo di PaleoItalia per inviarvi un saluto nella mia veste di presidente neoeletto, ringraziandovi per la fiducia che mi avete accordato. Nonostante numerose difficoltà, in primo luogo di ordine eco- nomico, la nostra società è solida e ricca di attività, grazie all’ef- ficace azione svolta dai precedenti presidenti, ed in particolare dal mio predecessore, Antonio Russo, oltre che della attiva e sen- tita partecipazione di tutti i soci. Ne sono ampia testimonianza sia lo stesso PaleoItalia - eccel- lentemente curato da Carlo Corradini e da un gruppo di capaci e volenterosi redattori - che affianca in maniera complementare il Bollettino, sia le Giornate di Paleontologia - una feconda intui- zione di Antonietta Cherchi - che costituiscono un appuntamento annuale divenuto quasi tradizionale e sempre più atteso. A questo proposito, rivolgo qui un caloroso ringraziamento agli amici trie- stini, Nevio Pugliese per primo, per la magnifica organizzazione delle giornate di Trieste. Da un nuovo presidente ci si attende l’espressione di buoni propositi. Ebbene, il primo è quello di continuare mantenendo vitali le attività ricordate, che costituiscono l’espressione della consapevolezza di appartenere ad una piccola ma privilegiata comunità, il cui principale legame nasce da un interesse culturale affascinante, come è, appunto, lo studio e la conoscenza dei fossili. Il secondo è quello di operare, pur nelle difficili condizioni in cui versa l’editoria scientifica non legata ai grandi editori internazionali, per mantenere e rafforzare il già alto prestigio e l’importanza scientifica del Bollettino. Vi è un terzo obiettivo, quasi un sogno: giungere ad una maggiore valorizzazione del patrimonio culturale della paleontologia italiana, sia sul territorio che nei musei, oltre al PALEOITALIA 3 giusto apprezzamento di chi, per professione o per interesse di cultura, opera a tal fine. Strettamente collegata è la necessità di impegnarsi per la diffusione della conoscenza paleontologica, del cui potenziale formativo per le giovani generazioni siamo tutti consapevoli. Nel proposito di operare al meglio delle mie possibilità e capacità e confidando nella sicura collaborazione del vicepresidente e del consiglio direttivo, oltre che di tutti voi, vi porgo i più cari saluti.

Il Presidente RUGGERO MATTEUCCI 4 PALEOITALIA

RESOCONTI DI CONVEGNI Trieste, 8-11 giugno 2006

GIORNATE DI PALEONTOLOGIA 2006

ROMANA MELIS

Per quattro giorni, Trieste è di- provenienza, di fossili di animali e ventata sede di ritrovo della Socie- vegetali, di tematiche classiche e di tà Paleontologica Italiana. Qui si è possibili nuovi sviluppi della svolto infatti nei giorni 8-11 giugno paleontologia, fra i quali il suo ruolo 2006, il Convegno Internazionale sempre più importante nel turismo “Giornate di Paleontologia 2006”, culturale. Sempre elevata e molto sotto l’egida del presidente prof. gradita, è stata la partecipazione di Antonio Russo. Questo incontro or- giovani ricercatori che trovano nel- ganizzato dal Dipartimento di Scien- l’ambito di queste riunioni un pub- ze Geologiche, Ambientali e Mari- blico altamente qualificato, ma al ne dell’Università di Trieste e dal contempo anche molto rilassato, Museo Civico di Storia Naturale di cosa che sicuramente aiuta a vin- Trieste si è sviluppato in due gior- cere l’emozione delle prime esposi- nate di sessioni scientifiche, prece- zioni in pubblico. Anche quest’anno dute e seguite da due giornate di si è vista una ampia partecipazione escursioni sul terreno. dei soci “paleontofili”, appassionati Al Palazzo dei Congressi della come sempre. Stazione Marittima, oltre 130 congressisti, non solo italiani, si sono riuniti per discutere diversi aspetti della paleon- tologia. Le sessioni scientifiche che hanno indagato numerosi argomenti, hanno visto la presentazione di 41 comunicazioni orali e 40 poster. Si è discusso di vertebrati, incluso il dinosauro “Antonio” del Villaggio del Pescatore, di micro- fossili di diversa età e PALEOITALIA 5

I partecipanti all’escursione in Carnia. Il Congresso, noto come Giornate l’interesse e la curiosità scientifica di Paleontologia, è diventato di fat- di un vasto pubblico non sempre to internazionale, vista la parteci- consapevole, forse, che la pazione di paleontologi sloveni, paleontologia non è solo dinosauro. croati, russi, giapponesi, tedeschi e Come ogni riunione che si rispet- polacchi. Particolarmente gradita è ti, è stata infine organizzata una cena stata la partecipazione ad invito del sociale, che si è svolta con ampia dott. Michal Kowalewski, del Virgi- partecipazione e buona soddisfazio- nia Polytechnic Insitute, Blacksburg, ne di tutti i palati! USA e del dott. Jaroslaw Stolarski Le giornate delle escursioni sono dell’Instytut Paleobioligii dell’Acca- state create in collaborazione con i demia delle Scienze di Varsavia, geologi e paleontologi di altre sedi Polonia. Entrambi hanno affrontato di ricerca. La prima giornata è sta- tematiche di elevato interesse scien- ta organizzata con la collaborazio- tifico e divulgativo, parlando della ne dell’Accademia Slovena delle storia della bio-diversità nel Scienze di Lubiana, il Servizio Geo- Fanerozoico e del ruolo della logico di Lubiana e il Dipartimento paleontologia nell’ambito della divul- di Geologia di Zagabria. In una bel- gazione nella società moderna. Per la giornata di sole sono state visita- il mondo della divulgazione, infatti, te località fossilifere del Carso Tri- la paleontologia ha i suoi oggetti “ve- estino (Villaggio del Pescatore), dette”. Fossili quali i dinosauri han- della Slovenia (area di Lipica e no, ad esempio, sempre stimolato Divaca con osservazioni su rudiste 6 PALEOITALIA

I partecipanti all’e- scursione sul noto sito carbonifero a piante di Rio del Mu- seo. del Campaniano e alveoline dell’Iler- tolineare nuovamente la natura sen- diano) e della Croazia, con visita alle za frontiere della paleontologia. zone di Ragancini-Lišani e alla val- Alla fine dei lavori del congres- le del fiume Mirna. I partecipanti so si è svolta la consueta assemblea hanno potuto così coniugare il pia- dei soci, dove quest’anno si è pro- cevole lato paesaggistico dell’Istria ceduto alla votazione per la compo- con le tematiche della disciplina. La sizione del Consiglio Direttivo 2006- seconda giornata, coordinata dal 2009. Desideriamo, quindi, augura- Museo Friulano di Storia Naturale re al nuovo presidente della S.P.I., di Udine, ha portato i congressisti prof. Ruggero Matteucci, un buon nella fascia pede-montana del Friuli lavoro per il triennio successivo! ed in Carnia. Particolarmente inte- ressante è stato lo stop presso il Colle di Osoppo, dove è stato pos- sibile visitare un affioramento ad orme fossili conservate prevalente- mente in un conglomerato del Piacenziano. Dopo un percorso piuttosto impervio, l’area del Cason di Lanza ha regalato ai congressisti siti di elevato interesse fossilifero, nonché una piacevole sosta presso l’omonimo rifugio. Di fatto, ancora una volta negli incontri della Società Paleontologica Italiana, si è potuto vivere l’entu- Il nuovo Presidente della Società, siasmo che unisce gli studiosi di di- Prof. Ruggero Matteucci (a sinistra), verse sedi italiane ed estere, a sot- insieme al suo predecessore, Prof. An- tonio Russo. PALEOITALIA 7

APPUNTI SULLA PREPARAZIONE E CONSERVAZIONE DEI FOSSILI II – La preparazione chimica e la conservazione dei fossili

CRISTIANO DAL SASSO

Introduzione vati a tutto tondo in rocce massive, Rispetto ai metodi meccanici piuttosto che gli esemplari deformati (vedi PaleoItalia n. 13), il vantag- su lastra. La procedura di una pre- gio offerto dalle preparazioni chimi- parazione chimica con gli acidi può che è che al posto dell’uomo lavo- essere schematizzata come segue. rano i solventi. Ma, per una buona riuscita del lavoro, il preparatore Prima fase deve seguire attente procedure di Un tempo sui fossili si utilizza- controllo. Per poter effettuare una vano esclusivamente acidi forti inor- preparazione chimica è necessario ganici, come l’acido cloridrico che il fossile abbia una composizio- (HCl). Anche se molto diluiti, que- ne mineralogica diversa dalla ma- sti acidi sono troppo aggressivi e dif- trice rocciosa, cosicché il solvente ficili da fermare nella loro azione (di solito un acido) possa sciogliere corrosiva perché i loro sali residuali il sedimento ma non lo scheletro continuano ad agire per lungo tem- dell’animale. Il caso più comune è po. Molto meglio è avvalersi di aci- quello di fossili di natura fosfatica, di deboli organici, come l’acido come le ossa dei vertebrati, inclusi formico (HCOOH) e l’acido in matrice carbonatica, come i cal- acetico (CH3COOH). Nonostante cari e le dolomie. Un altro fatto im- questi acidi vengano disciolti in ac- portante da considerare prima di qua, durante la preparazione chimi- dare inizio al trattamento è che, in ca dei fossili è consigliabile proteg- seguito alla dissoluzione della ma- gersi mani, occhi e vie respiratorie trice, il fossile verrà privato del suo ed eseguire le operazioni in ambien- supporto naturale. Bisogna quindi te aperto, o meglio sotto una cappa valutare in anticipo se convenga eli- aspirante. minare tutta la roccia o se sia me- In una bacinella di vetro o PVC glio preservarne alcune parti perché di adeguate dimensioni, si predispo- fungano da sostegno. Da ciò si ca- ne un primo bagno acido molto dilu- pisce che si prestano ad essere pre- ito in acqua (al 5%). Questo, che parati con gli acidi i fossili conser- può durare mezz’ora o solo pochi 8 PALEOITALIA

Uno dei blocchi di roccia che contenevano le ossa del dinosauro di Saltrio (Varese), fotografato in successione durante la preparazione chimica, mostra gli effetti dell’aci- do formico, capace di scio- gliere la matrice calcarea e di liberare le ossa fosfa- tiche, opportunamente protette con resine conso- lidanti. minuti se l’esemplare è molto fragi- sta fase è quindi importante essere le o l’effervescenza molto forte, ha presenti. lo scopo di “decappare” il fossile, Tolto il pezzo da questo primo cioè di ripulirne le superfici già espo- bagno occorre fermare la reazione ste, e di testare la velocità della re- con un lavaggio in immersione, sot- azione chimica, ovvero il tempo di to acqua corrente, per almeno dissoluzione della matrice. In que- un’ora. Si può usare benissimo lo PALEOITALIA 9 re fretta ed impiegare meno acido (10%) per 8-10 ore alla volta: sono preferibili molti bagni acidi brevi e in soluzioni ben diluite piuttosto che poche immersioni prolungate in un liquido più aggressivo. Un trucco molto importante è quello di sciogliere ogni volta nei bagni acidi, fino a saturazione (cioè Se la roccia contiene molto calcare, finché non inizia a depositarsi sul l’effervescenza causata dall’acido può fondo del contenitore), calcio essere molto forte. trifosfato in polvere: questo svolge- rà la funzione di “tampone”, proteg- gendo maggiormente le ossa dal- stesso contenitore, spostandolo sul l’azione diretta dell’acido. fondo di un lavabo e aprendo poi il Ricordiamoci anche che dopo rubinetto, lasciando tracimare l’ac- ogni bagno acido occorre sciac- qua. quare sotto acqua corrente per al- Mentre si lascia asciugare com- trettante ore e poi far asciugare bene pletamente l’esemplare bisogna l’esemplare, altrimenti il consolidan- preparare una resina impregnante te non attacca. Le nuove parti fos- (nota commercialmente come sili liberate vanno sempre pulite e Paraloid B72) con cui consolidare il protette con Paraloid. Durante fossile, tramite applicazione a pennello, e proteggere dai futuri bagni le parti anatomiche già liberate dalla matrice. Nelle fasi iniziali conviene usare il composto molto diluito (in acetone), al 5% circa in volume, in modo da impregnare il fossile in profondità. Le infiltrazioni vanno ripetute nei punti di maggiore penetrazione, finché si osserva as- sorbimento. Dopo l’imbibimento con la resina occorre lasciare asciuga- re per qualche ora.

Seconda fase I successivi bagni acidi possono avvenire in soluzioni acquose più concentrate, contenenti fino al 15% di acido, e possono durare da 2 a 18 ore o più, a seconda della resisten- za del fossile e della velocità della Dopo ogni bagno acido è importante reazione. Tuttavia è meglio non ave- un lungo lavaggio in acqua corren- te… 10 PALEOITALIA l’impregnazione occorre molta cau- tela perché in questa fase il fossile è molto più fragile e si consolida solo dopo l’evaporazione della frazione volatile del diluente. Nel caso in cui si voglia conservare parte della matrice per supportare lamine os- see sottili, per tenere in posizione diverse parti scheletriche o per so- stituire parti mancanti del fossile, bisogna ricordarsi di pennellare bene di impregnante anche le super- fici rocciose interessate, così da impedire che vengano corrose dal- l’acido. Altrimenti si possono ese- guire disegni o scattare fotografie per ricordare la posizione dei fram- menti ossei, liberarli completamen- te e ricomporli a preparazione ulti- mata. Il consolidante, pennellato in conti- nuazione sulle parti ossee già libera- Terza fase te, crea una patina protettiva che può La fase finale consiste nel- sembrare troppo lucida e spessa. Sarà l’asportare dal fossile, finalmente eliminata alla fine della preparazio- libero dalla matrice, le incrostazioni ne, con acetone puro. di impregnante in eccesso e nel- l’eventuale ricostruzione di parti mancanti. Le incrostazioni si posso- tratta di due tipi di interventi che, se no sciogliere ripassando le superfi- dal punto di vista tecnico-pratico ci del fossile con garze imbevute di possono avvalersi delle stesse acetone puro, fino a riportare in luce metodologie, sono molto diversi dal la colorazione originaria. punto di vista concettuale. Se infat- ti la preparazione può essere facil- Preparazione o restauro? mente descritta come l’insieme de- Vale la pena spendere due paro- gli atti che consentono l’isolamento le, a spiegazione del perché in que- totale o parziale del reperto fossile sta sede si sia sempre usato il ter- dalla sua matrice, il termine restau- mine preparazione, e mai quello di ro dovrebbe essere inteso come un restauro. Il concetto di restauro è intervento successivo alla pre- d’uso comune in archeologia, dove parazione, volto a restituire la di norma comprende anche tutti gli leggibilità del reperto nel rispetto interventi di pulitura dai sedimenti, dell’anatomia dell’organismo così ricomposizione e completamento, come è stato conservato dai natu- che fanno seguito al ritrovamento di rali processi di fossilizzazione. In un manufatto. A nostro avviso si parole povere, un restauro può ren- PALEOITALIA 11 dersi necessario nel caso non sia sagomati in polistirolo, gesso o avvenuta una corretta conser- vetroresina; per gli esemplari sen- vazione del reperto, una volta sibili alla luce, all’umidità e agli sbalzi estratto dall’uomo. A ciò accen- di temperatura serviranno anche niamo nel paragrafo finale. armadi e teche climatizzati.

Conservazione Per porre i fossili in condizioni di Bibliografia essenziale buona e duratura conservazione è BORSELLI V., CONFORTINI F., DAL SASSO C., fondamentale che nelle fasi di pre- MALZANNI M., MUSCIO G., PAGANONI A., parazione e restauro si siano usati SIMONETTO L. & TERUZZI G., 1999. La car- materiali di provata durabilità. An- ta del restauro dei fossili: Museologia che gli elementi chimici di cui sono Scientifica, vol. 34. composti i fossili sono soggetti a DAL SASSO C., 1993. Tecniche di prepara- deterioramento, dunque vanno con- zione paleontologica. La preparazione chimica con gli acidi. Paleocronache: servati in condizioni tali da rallenta- Novità e informazioni paleontologiche. re il più possibile questo processo. 1993, vol. I. In/Out, Milano. È indispensabile un monitoraggio DAL SASSO C., 2005. Appunti sulla prepa- dell’ambiente, particolarmente im- razione e conservazione dei fossili. I - La portante per i fossili costituiti da preparazione meccanica e la conserva- minerali alterabili, come ad esem- zione dei fossili. Paleoitalia, 13. pio la pirite. Ma non si deve sotto- DAL SASSO C., MAGNONI L. & FOGLIAZZA F., valutare neppure l’azione della sola 2001. Elementi di tecniche paleon- forza di gravità, che su reperti pe- tologiche: Natura 91 (1), Soc. It. Sci. Nat. santi può causare, a lungo andare, Mus. Civ. St. Nat. Milano. FELDMAN R.M., CHAPMAN R.E. & HANNIBAL fratture e cedimenti, se non addirit- J.T., 1989. Paleotechniques: The tura il completo sgretolamento. Per Paleontological Society, special distribuire al meglio il peso di fossili publication N. 4. di forme irregolari, fragili e partico- LEIGGI P. & M AY P., 1994 - Vertebrate larmente delicati, è bene predispor- paleontological techniques. Volume one: re contenitori su misura, basamenti Cambridge University Press. 12 PALEOITALIA

STROMATOLITI ATTUALI DEI LAGHI COSTIERI DEL WESTERN AUSTRALIA

BARBARA CAVALAZZI & ANNETTE D. GEORGE

Le stromatoliti sono strutture or- limite Precambriano-Cambriano gano-sedimentarie prodotte preva- (~540 Ma) in poi, una più o meno lentemente da resti di comunità continua fase di declino. Le stro- microbiche bentoniche litificate, co- matoliti e, in particolare, quelle stituite da una grande varietà di taxa neoarcheane e proterozoiche (da metabolicamente differenti (Burne ~2.8 Ga a ~600 Ma), prodotte da & Moore, 1987; Riding, 2000). Seb- consorzi microbici per lo più costi- bene non sia nota l‘esatta natura dei tuiti da cianobatteri, sono soprattut- processi biochimici che generano to note per aver giocato un ruolo questo tipo di (bio-)strutture, esse fondamentale nel ciclo bio/ risultano abbondantemente diffuse geochimico globale dell’ossigeno e nel record fossile . Le strutture del carbonio durante il Proterozoico. stromatolitiche rappresentano le più antiche macroscopiche evidenze di vita conosciute sulla Terra (Riding, 2000). Note a partire dal Precambriano (Hofmann et al., 1999), sono oggi indagate per le loro implicazioni circa l’origine della vita. Queste antiche comunità microbiche pur rappresentando forme di vita già evoluta, si sono probabilmente ge- nerate e sviluppate in ambienti pri- mordiali molto simili a quelli che un tempo favorirono la nascita e lo svi- luppo della vita (Nisbet & Sleep, 2001). L’abbondanza delle stro- matoliti nel record roccioso pre- Esempio di stromatolite fossile di ~3490 Ma di anni fa. Lo strato conte- cambriano (Allwood et al., 2006) e nete le laminazioni é spesso circa 10 la loro assenza negli ambienti mari- cm. Dresser Formation, Warrawoona ni normali attuali è ancora oggi un Group, North Pole Dome, East Pilbara, enigma. Di fatto, la loro diffusione Western Australia. Altezza della foto a partire dall’Archeano ha subito, dal 12 cm. PALEOITALIA 13 Le stromatoliti attuali e, in gene- rale, quelle fanerozoiche sono de- scritte solo eccezionalmente in nor- mali contesti marini, probabilmente a causa delle variazioni della com- posizione chimica delle acque oceaniche durante il tempo geolo- gico. Le stromatoliti attuali di am- bienti marini sono presenti in condizioni di elevata salinità e bassa profondità, o in condizioni di salinità normale e maggiori profondità (fino ad oltre 30 m), come in alcune località dell’Australia (Shark Bay), della Florida, delle Bahamas e del Golfo Persico. Le stromatoliti attuali sono soprattutto conosciute in ambienti terrestri (sia continentali che marini, sia superficiali che profondi) caratterizzati da condizioni chimico-fisiche ai limiti della Localizzazione geografica dei Laghi sopravvivenza (condizioni estreme), Thetis e Clifton vicino Perth, Western come ad esempio i laghi salati e Australia. alcalini, gli ambienti idrotermali e i cold seep, e molti cripto-habitat. I laghi salati del Western Austra- le persistenti fasi di salinità di questi lia sono uno degli ambienti estremi laghi, dovute alle variazioni climati- dove é possibile osservare che sia stagionali che occasionali spettacolari esempi di stromatoliti (es., uragani), fanno si che i relativi viventi. Molti laghi salati (costieri) ecosistemi risultino fortemente spe- sono distribuiti a nord e sud della città cializzati. Questi laghi ipersalini ri- Perth in Western Australia, in pros- sultano popolati soprattutto da co- simità della linea di costa, dove la munità di procarioti, prevalentemen- presenza di dune fossili li separa te composti da cianobatteri e dall’Oceano Indiano. Questi laghi, solfobatteri che formano sia strut- generalmente di modeste dimensio- ture stromatolitiche, sia tappeti ni, comprese tra meno di 1 km e 20 microbici anche di notevoli spesso- km di diametro (massimo), e una ri. In particolare, il Lago Thetis ri- profondità variabile fino ad alcune sulta flocculante di una densa decine di metri, sono caratterizzati comunitá di solfobatteri e diatomee, da una elevata salinità. Gli organi- che conferisce al lago un caratteri- smi che popolano questi laghi sono stico color porpora. Generalmente, tipicamente soggetti a rigidi stress pochi altri organismi epifaunali e ambientali, come ad esempio quelli infaunali popolano questi laghi, come causati da shock osmotici. Infatti, ad esempio alcune varietà di 14 PALEOITALIA

Lago Thetis. Stromatoliti carbonatiche lungo i margini del Lago Thetis posto a circa 3 km da Cervantes nel Parco Nazionale del Yanchep, e a circa 230 km a Nord di Perth nella Swan Coastal Plain in Western Australia. Queste stromatoliti sono generate per lo piu da cianobatteri filamentosi del genere Scytonema. protozoi, nematodi, pesci, ostracodi, ste strutture può variare tra alcune diatomee e piccoli artropodi. Le decine di centimetri e 1-2 metri. Le strutture stromatolitiche osservate stromatoliti attuali dei laghi costieri mostrano per lo più una morfologia del Western Australia meridionale a duomo, e possono presentarsi iso- mostrano una composizione delle la- late o in aggregazioni di 2-3 o più mine di natura carbonatica (calcite, individui. Il diametro medio di que- aragonite) con un più o meno alto

Lago Clifton. Stromatoliti carbonatiche lungo i margini del Lago Clifton lun- go la costa sud-occidentale del Western Australia. Questo lago, posto a circa 100 km a Sud di Perth, fa parte di un sistema di laghi costieri del Parco Nazio- nale del Yalgorup. Le stromatoliti del Lago Clifton sono il prodotto dell‘attivita metobaolica di cianobatteri Gloeocapsa sp. e Phormidium sp. PALEOITALIA 15

Lago Thetis. Flocculazione di dense comunita di batteri S- riducenti del genere Beggia- toa e diatomee, che conferi- scono al lago un caratteristi- co color porpora. contenuto in Mg. Queste stromatoliti Bibliografia sono inoltre caratterizzate dalla pre- ALLWOOD A.C., WALTER M. R., KAMBER senza di alcuni livelli costituiti da B.S., MARSHALL C.P., & BURCH I.W., materiale silicoclastico (sabbia) 2006. Stromatolite reef from the Early intrappolato nelle lamine. Archaean era of Australia. Nature, 441: Gli ecosistemi microbici presen- 714-718. BURNE R.V., MOORE L.S., 1987. ti in questi laghi salati sono un im- Microbialites: organosedimentary portante ambiente deposizionale, in deposits of benthic microbial quanto rappresentano un buon ana- communities. Palaios, 2: 241-254. logo sia della Terra primitiva, quan- CAVALAZZI B. & GEORGE A.D., 2006. do, condizioni estreme, inclusa Hypersaline lake system in an l’ipersalinità, caratterizzavano la astrobiological perspective: a case-study biosfera, sia delle stromatoliti of Lake Thetys, Western Australia. VI precambriane generate, appunto, da European Workshop on Astrobiology, tappeti di cianobatteri litificati 16-18 October, Lyon, . Abstract (Cavalazzi & George, 2006). Volume, 32. HOFMANN H.J., GREY K., HICKMAN A.H. & THORPE R.I., 1999. Origin of 2.45 Ga coniform stromatolites in Warrawoona Ringraziamenti Group, Western Australia: Geological La campagna di rilevamento é stata par- Society of America Bulletin, 111: 1256- zialmente finanziato dall‘Explorer Club 1262. Foundations (New Youk, USA) e dalla NISBET E.G. & SLEEP N.H., 2001. The School of Earth & Geographical Sciences, University of Western Australia. Gli autori habitat and nature of early life. Nature, ringraziano Bill, Lorraine e Sophie Wilson 409: 1083-1091. per il loro supporto durante la campagna di RIDING R., 2000. Microbial carbonates: the campionamento, condotta nel mese di Mag- geological record of calcified bacterial- gio e Giugno del 2006. algal mats and biofilms. Sedimentology, 47: 179-214. 16 PALEOITALIA

DINOSAURI DI CELLULOIDE: UNA FILMOGRAFIA RAGIONATA

FABIO MARCO DALLA VECCHIA e ANTONELLA CINZIA MARRA

In una classificazione delle ope- zione, e si scivola in una science- re cinematografiche, i film con fiction con toni horror in cui sono dinosauri appartengono al super- incarnate proiezioni delle paure del- genere fantastico, che include an- l’inconscio o della società, al pari di che pellicole con alieni, mutanti, ro- quanto si verifica con gli bot e mostri di ogni tipo partoriti dalla extraterrestri. fantasia umana. Nonostante i Nuove conoscenze scientifiche dinosauri non siano esseri fantasti- e mutati contesti sociali influenze- ci, fantastico è riportarli in vita in ranno in seguito la science-fiction una commistione tra scienza e fin- e dunque anche la filmografia sui zione. Si tratta di una science- dinosauri: dalle ansie ecologiste e da fiction con caratteri del tutto pecu- drammatici eventi bellici scaturiran- liari, che ha contribuito a formare no catastrofi capaci di riportare in uno stereotipo popolare della vita dinosauri quiescenti, le moder- paleontologia (e dei paleontologi), ne tecniche di ingegneria genetica considerata la grande importanza li ricreeranno in laboratorio. In altri che i film hanno nella cultura di casi, il cinema cercherà di calarsi massa delle società occidentali. nel tempo dei dinosauri, con il rigo- I dinosauri compaiono già nelle re scientifico consentito dalle cono- prime produzioni cinematografiche, scenze del momento o con intenti agli inizi del XX secolo, spesso su comici. I temi qui individuati sono soggetti presi dalla narrativa. Si spesso mischiati e contaminati in uno viene a creare una generica am- stesso film. bientazione preistorica, in cui i Nella filmografia ragionata da dinosauri sono quasi sempre mostri noi proposta, i circa 80 film sui assetati di sangue coevi degli uomi- dinosauri censiti (solo una parte dei ni primitivi. Negli anni ’20 viene per quali analizzati più a fondo) sono la prima volta sviluppato un tema che stati classificati secondo alcuni filo- avrà un tale successo da essere ni principali. Ciascun filone è de- considerato quasi un’ipotesi scien- scritto da un capitolo introduttivo. tifica: la sopravvivenza dei dinosauri Per ciascun film analizzato, sono ri- in aree sperdute, lontane dalla civil- portati: titolo italiano, titolo origina- tà. Quando sono portati nelle città, i le, luogo e anno di produzione, re- dinosauri seminano morte e distru- gia, cast e alcune note. PALEOITALIA 17

I DINOSAURI SOPRAVVIVONO IN AREE i futuri film con dinosauri, con l’av- ISOLATE, LONTANE DALLA CIVILTÀ, O ventura creata intorno ad una spe- AL CENTRO DELLA TERRA dizione scientifica e ai suoi prota- L’idea della sopravvivenza dei gonisti. Il finale differisce dal libro dinosauri (spesso intesi in senso e crea un modello in seguito ripreso ampio ed improprio) in aree remote più volte: un brontosauro, portato a è oramai radicata nell’immaginario Londra, semina morte e distruzio- collettivo del mondo occidentale, ne, per poi gettarsi nel Tamigi. La tanto che spesso più che essere con- tecnica della stop-motion, conferi- siderata alla stregua di un mito mo- sce ai dinosauri un’immagine tridi- derno, viene ritenuta una possibilità mensionale e la possibilità di movi- concreta. Il concetto della possibili- mento dentro un’ambientazione na- tà di un mondo perduto popolato da turale. dinosauri e altri animali preistorici è Il tema dell’isolamento sarà ri- stato creato da Sir Arthur Conan preso in King Kong (USA, 1933; Doyle, nel suo romanzo del 1912, Il USA, 1976; USA, 2005), basato su Mondo Perduto (The Lost World): un romanzo breve scritto apposi- una spedizione scientifica parte per tamente per il cinema da Edgar provare la sopravvivenza di animali Wallace. Un regista in declino ten- preistorici in un altopiano isolato nel ta il recupero con la produzione di cuore della foresta amazzonica e un grande film d’azione e trasferi- dopo una serrata avventura, cattu- sce la troupe su un’isola sperduta, ra uno pterosauro che fugge poi nel popolata da dinosauri e da un gigan- cielo di Londra. tesco scimmione, il vero protagoni- La trasposizione cinematogra- sta. L’avventura dei cineasti sull’iso- fica del libro (The Lost World, USA, la assume a tratti connotazioni 1925) rappresenta un landmark per horror. Il grande gorilla, il re Kong, viene trasportato a New York, per essere sfruttato come attrazione. Nell’epilogo, tragico per l’animale, la natura si ribella alla civiltà e la furia di Kong per le strade della Grande Mela viene mitigata solo dalla bellezza di una donna, che però sarà la causa della sua morte (eros e tanatos). Il cinema ha pure immaginato dinosauri sopravvissuti in ambientazioni western (La vendet- ta di Gwangi, USA, 1969) e belliche (La terra dimenticata dal tempo, Gran Bretagna, 1974). Altri suggerimenti arrivano al ci- nema da leggende locali o dalla criptozoologia che vedono i 18 PALEOITALIA dinosauri, o esseri che sono impro- cie di dinosauri su di un’isola del- priamente considerati tali, ancora l’America Centrale. Il suo intento è viventi in parti remote ed inesplorate fare colpo sul pubblico, ma non ha del pianeta. Ne sono esempio la leg- fatto i conti con altri avidi personag- genda che riporta la presenza di un gi, con una tempesta tropicale e con animale simile ad un dinosauro i terribili dinosauri carnivori! Nel sauropode, Mokele Mbebe, nelle 1993 Steven Spielberg, mediante foreste pluviali del Congo. Ricostru- effetti speciali assolutamente inno- ito sulla base del genere giurassico vativi, trasporta il romanzo al cine- americano Camarasaurus, Mokele ma, con dinosauri eccezionalmente Mbebe è il protagonista del film “vivi” e dinamici. Il film avrà due Baby – Il segreto della leggenda sequels, mentre un quarto è in pre- perduta (USA, 1985). Dalle neb- parazione. Il merito di Park bie scozzesi, non poteva sfuggire al al cinema, pur con semplificazioni cinema la leggenda del mostro di della trama, è di avere dato una chia- Loch Ness, Nessie per gli amici, ra percezione degli equilibri ecolo- non identificato con un dinosauro ma gici dei mondi perduti e, soprattutto, con un plesiosauro, rettile marino del di avere fatto conoscere al grande Mesozoico (Loch Ness, Gran pubblico la professione di Bretagna, 1995). paleontologo (dei Vertebrati, natu- Jules Verne (Viaggio al centro ralmente). della Terra, 1864) ed Edgar Rice La possibilità di far rivivere i Burroughs (At the Earth’s core, dinosauri grazie all’ingegneria gene- 1922) hanno descritto avventurosi tica è un tema caro agli anni ’90, viaggi al centro della Terra dove, tra suggestionati dai progressi scienti- magma in ebollizione e pericoli di fici legati alla conoscenza sempre ogni genere, sopravvivono mondi più profonda e dettagliata del DNA. popolati da dinosauri e “mostri” vari. Altri registi, con minore efficacia e E il cinema non ha perso l’occasio- minori mezzi, tenteranno di ne di trarne ispirazione. riesumare i dinosauri con la geneti- ca. I DINOSAURI TORNANO A VIVERE GRAZIE ALLA GENETICA I DINOSAURI SONO IN UNO STATO DI Ancora la narrativa suggerisce VITA SOSPESA E VENGONO RIVITALIZ- al cinema un nuovo pretesto per ri- ZATI DA EVENTI CATASTROFICI LEGATI chiamare in vita i dinosauri. In ALL’UOMO Jurassic Park, best-seller del 1990, Altro tema ricorrente nella visio- Michael Crichton riporta in vita i ne cinematografica dei dinosauri è dinosauri grazie a frammenti di che siano risvegliati da uno stato di DNA recuperati dal sangue vita quiescente dalla dissennata at- succhiato da zanzare conservate tività dell’uomo. In clima di guerra fossili nell’ambra. L’incredibile pro- fredda, i dinosauri sono ridestati da cedimento riesce e un miliardario esperimenti nucleari (Il risveglio americano costruisce un parco di del dinosauro, USA, 1953; divertimenti popolato da diverse spe- Dinosaurus!, USA, 1960), talvolta PALEOITALIA 19 insieme a uomini preistorici do parallelo da loro dominato. E’ tra (Dinosaurus, USA, 1960). i più originali e creativi films non di Il mostro Godzilla rappresenta un animazione con i dinosauri come sub-genere, con una ricca protagonisti. filmografia di oltre 20 film, contan- do solo i principali. Godzilla nasce I DINOSAURI VIVONO NEL LORO TEMPO in Giappone nel 1954, con il nome I tentativi di riprodurre i dinosauri di Gojira, in un clima fortemente in- nel loro contesto originale si debbo- fluenzato da una parte dalla paura no per lo più al cinema di animazio- degli armamenti atomici e dall’altra ne, con trasposizioni spesso fedeli e dai successi commerciali statuniten- accurate da un punto di vista scien- si di film “di mostri”. Gojira, ripor- tifico. Celeberrima la storia della tato in vita da esperimenti nucleari, vita sulla Terra in Fantasia (USA, è liberamente basato sul dinosauro 1940), dove “l’Era dei dinosauri”, ri- nordamericano Allosaurus, è alto 50 costruita con qualche licenza ma metri ed ha un pericoloso alito ra- sulla base delle conoscenze scienti- dioattivo. Gli effetti speciali sono fiche del tempo, viene proposta sul- molto artigianali e ingenui, il mostro la musica della Sagra della Prima- è un mimo con una tuta di gomma, vera di Stravinsky. ma hanno contribuito a creare la mi- Nel 1988, “Alla ricerca della tologia pop-trash di Gojira, reso più Valle Incantata” inaugura una se- eufonico al pubblico occidentale con rie di film d’animazione incentrata il nome di Godzilla. sulle avventure di un gruppetto di Il regista americano Roland giovani dinosauri. La rivoluzione di- Emmerich resuscita il tema nel 1998, gitale nell’animazione ha reso accu- prendendo come spunto gli esperi- rate ricostruzioni in “Dinosauri” menti atomici francesi che riporta- (USA, 2000), anche se coesistono no in vita un gigantesco Godzilla con dinosauri vissuti in luoghi e tempi una vaga sembianza di dinosauro, diversi. dalle cui uova nascono piccoli che Sin dalle prime produzioni cine- somigliano ai “raptor” di Spielberg. matografiche come “Brute Force” Il film attinge a piene mani da King (USA, 1913), i dinosauri popolano Kong e da Jurassic Park. una preistoria generica insieme al- l’uomo primitivo, in un mondo pre- I DINOSAURI VIVONO IN UN MODO cedente alla civilizzazione omoge- PARALLELO E LO GOVERNANO neo, senza una cronologia. “Brute I videogames hanno fagocitato Force”, inoltre, propone per la pri- i dinosauri, fino ad immaginarli a ma volta l’immagine del dinosauro governare un mondo parellelo. Dal inteso come mostro assetato di san- videogame Super Mario Brothers gue che diventerà successivamen- è stato tratto l’omonimo film del te un cliché cinematografico. 1993, in cui due idraulici newyorkesi, Uomini preistorici e dinosauri i fratelli Mario – di chiara origine interagiscono anche in un brutto film italiana - si trovano ad affrontare divenuto però un cult del pop-trash evoluti dinosauri parlanti in un mon- anni ’60, sicuramente per la presen- 20 PALEOITALIA za di una splendida Raquel Welch in bikini di pelliccia (Un milione di anni fa, Gran Bretagna, 1966). In chiave comica ed ironica verso la società consumistica, nascono i cartoni animati dei Flintstones, prodotti per la TV da Hanna & Barbera. Il mondo preistorico di Bedrock, in cui vive Fred Flintstones, è molto simile a quello del boom economico degli anni ’60 negli Stati Uniti, ma con elettrodomestici di pietra azionati da dinosauri e con un dinosauro da compagnia, Dino. I film, con attori reali e buoni effetti speciali, non sono tuttavia riusciti a ricreare il clima giocoso dei cartoni animati.

FILMOGRAFIA

I dinosauri sopravvivono in aree isolate, lontane dalla civiltà, o al centro della Terra Un mondo perduto (The Lost World, USA, 1925). Regia di H. O. Hoyt; cast: W. Beery, L. Hughes, B. Love, G. Bunny. Note: è il primo adattamento cinematografico del romanzo omonimo di Arthur Conan Doyle (1912). I dinosauri sono per la prima volta rappresentati come animali veri e propri e si muovono in branchi. Gli effetti speciali sono particolar- mente efficaci per l’epoca. I dinosauri sono stati scolpiti da Marcel Delgado e animati con la tecnica della stop-motion da Willis O’Brien. Viaggio al centro della Terra (Journey to the Center of the Earth, USA, 1959). Regia di H. Lavin; cast: J. Mason, P. Boone, A. Dahal, D. Baker. Note: tratto dal romanzo omonimo di Jules Verne. I “dinosauri” sono varani di Komodo ai quali è stata applicata una cresta sul dorso. In realtà, si cerca di rappresentare dei dimetrodonti, che non sono dinosauri ma Sinapsidi Pelicosauri, dunque sulla linea evolutiva dei mammiferi. Mondo perduto (The Lost World, USA, 1960). Regia di I. Allen; cast: M. Rennie, C. Rains, F. Lamas, J. St. John. Note: rifacimento del classico Un mondo perduto (The Lost World, USA, 1925); brutti effetti speciali, in cui i dinosauri vengono “ricreati” utilizzando rettili attuali (per esempio, iguane) ingranditi. La vendetta di Gwangi (The Valley of Gwangi, USA, 1969); Regia di J. O’Connolly; cast: J. Franciscus, G. Golan, R. Carlson, L. Naismith. Note: I dinosauri e altri animali preistorici sopravvivono indisturbati in una valle isolata del Messico. Dopo alterne vicende un teropode PALEOITALIA 21

(un Allosauro) viene catturato dai lavoranti di un circo ed è utilizzato come attrazione. Il dinosauro scappa e semina la morte prima di essere abbattuto all’interno di una chiesa in fiamme. L’ambientazione è western, tanto che il dinosauro viene preso al lazo da cow-boys a cavallo. Insieme ai dinosauri (oltre al teropode anche uno Stiracosauro e un Ornitomimo), vi sono anche un cavallino primitivo (“Eohippus”) e uno pterosauro gigante. Gli effetti speciali sono stati ben curati da Ray Harryhausen. La terra dimenticata dal tempo (The Land That Time Forgot, Gran Bretagna, 1974). Regia di K. Connor; cast: D. McClure, J. McEnery, S. Penhaligon, K. Barron. Note: Durante la Prima Guerra Mondiale, come conseguenza dell’affondamento di una nave inglese e del successivo abbordaggio di un sottomarino tedesco da parte dei naufraghi, i militari con alcuni civili sono costretti a fermarsi su un’isola antartica abitata da dinosauri (tra cui tirannosauri e stiracosauri) e altri animali preistorici, inclusi vari ominidi. Il film è tratto dall’omonimo racconto del 1918 di Edgar Rice Burroughs, il creatore di Tarzan. Centro della Terra: continente sconosciuto (At Earth’s Core, Gran Bretagna, 1976). Regia di K. Connor; cast: D. McClure, P. Cushing, C. Munro. Note: dal romanzo di E. R. Burroughs del 1922; scienziati finiscono al centro della Terra, popolato di mostri e dinosauri. Baby – Il segreto della leggenda perduta (Baby – Secret of the Lost Legend, USA, 1985). Regia di B. W. L. Norton; cast: W. Kutt, S. Young. Note: una paleontologa onesta salva mamma sauropode ed il suo piccolo nella foresta del Congo da paleontologi avidi e corrotti in combutta con i militari locali. Si riprende la leggenda di Mokele-Mbebe, animale mitico che vivrebbe nella foresta pluviale del Congo. Loch Ness (Loch Ness, Gran Bretagna, 1995). Regia di J. Anderson; cast: T. Danson, J. Richardson, I. Holm, H.Yulin. Note: Il mostro di Loch Ness, assimilato ad un dinosauro, ma in realtà ricostruito come un plesiosauro (tutt’altra cosa da un punto di vista sistematico) viene ricreato dall’animatore dei famosi pupazzi del Muppet’s show.

I dinosauri tornano a vivere grazie alla genetica Jurassic Park (Jurassic Park, USA, 1993). Regia di S. Spielberg; cast: S. Neill, L. Dern, J. Goldblum, R. Attenborough. Note: tratto dal romanzo di Michael Crichton, presenta effet- ti speciali eccezionali grazie alla computer graphic. Tra i dinosauri vi sono un tirannosauro, un dilofosauro, un triceratopo, brachiosauri, gallimimi e “raptors” (una versione ingrandita di deinonico). Carnosaur (Carnosaur, USA, 1993). Regia di A. Simon; cast: D. Ladd, R. Sbarge, J. Runyon, H. Page. Note: un genetista vuol fare rivivere i dinosauri per estinguere gli umani. Il mondo Perduto – Jurassic Park (The Lost World – Jurassic Park, USA, 1997). Regia di S. Spielberg; cast: J. Goldblum, J. Moore, P. Postlethwaite. Note: i dinosauri sono sopravvis- suti in una seconda isola dell’America centrale. I cattivi cercano di catturarne alcuni per usarli come attrazione per lo zoo di una città degli Stati Uniti. Più volenza rispetto al primo, eccezionali effetti speciali e più dinosauri (stegosauri, parasaurolofi e un pachicefalosauriano). Riprende il tema del terrore seminato dal “mostro” in città, come in Il Mondo Perduto, King Kong e Godzilla (sottilmente citato mediante l’inserimento di un gruppo di orientali tra la folla che fugge davanti al T-rex), con ambientazione in una citta del sud (San Diego, California), come in La Valle di Gwangi. Jurassic Park III (Jurassic Park III, USA, 2001). Regia di J. Johston; cast: S. Neill, W. H. Macy, T. Leoni, A. Nivola, T. Morgan, M. Jeter, L. Dern. Note: ripetitivo rispetto ai precedenti e con meno suspence. Tratta di una spedizione di recupero di un bambino nella solita isola popolata dai dinosauri. Il protagonista è un gigantesco spinosauro (solo dopo che il film era stato realizzato si è scoperto che questo dinosauro poteva realmente rag- giungere tali dimensioni) e ci sono pure enormi pterosauri. 22 PALEOITALIA

I dinosauri sono in uno stato di vita sospesa e vengono rivitalizzati da eventi catastrofici legati all’uomo Il risveglio del dinosauro (The Beast from 20,000 Fathoms, USA, 1953). Regia di E. Lourié; cast: P. Christian, P. Raymond, C. Kellaway, K. Tobey, L. Van Cleef. Note: un dinosauro sepolto nei ghiacci del Polo Nord si risveglia in seguito ad esperimenti nucleari e si dirige verso casa, il Nord America, ma vi trova New York. Il dinosauro scorazzerà per le vie di Manhattan e sarà ucciso tra le giostre di Coney Island. Il film è liberamente ispirato ad un racconto di Ray Bradbury. Gli effetti in stop motion sono realizzati da R. Harryhausen, qui al suo esordio. Il dinosauro appartiene all’immaginario genere Rhedosaurus, inventato sia nel nome che nell’aspetto da Harryhausen. Gorgo (Gorgo, Gran Bretagna, 1960). Regia di E. Lourié; cast: B. Travers, W. Sylvester, V. Winter. Note: è il terzo sequel de Il risveglio del Dinosauro; il secondo (The giant Behemoth, 1959) è inedito in Italia. Un “cucciolo” di rettile preistorico, risvegliato da un terremoto e catturato da un battello, viene esibito come attrazione. Liberatosi, semina il terrore a Londra. Curiosamente, è un “cucciolo” a terrorizzare gli umani. Godzilla (Gojira, Giappone, 1954, B/N). Regia di I. Honda; cast: A. Takara, M. Kochi, T. Shimura, H. Hirata, F. Murakami, R. Yanjamoto. Note: gli esperimenti atomici risvegliano in mare un gigantesco mostro preistorico che causa terrore e morte una volta giunto a terra. Uno scienziato lo sconfiggerà usando un “distruttore d’ossigeno” da lui inventato, ma sacrificherà la sua vita per non dare l’ennesima arma di distruzione di massa all’uma- nità. E’ stato seguito da oltre 20 sequels, in cui spesso il mostro affronterà altri mostri, tra cui King Kong e i robots. Dinosaurus (Dinosaurus!, USA, 1960). Regia di I. S. Yeaworth; cast: W. Ramsey, K. Hanson, P. Lukather, G. Martell. Nota: dinosauri risvegliati da un’esplosione al largo di un’isola caraibica insieme ad un uomo di Neanderthal che aiuterà gli uomini a sconfiggere i mostri; film a basso costo che in USA è un cult. Godzilla (Godzilla, USA, 1998). Regia di R. Emmerich; cast: M. Broderick, J. Reno, M. Pitillo, H. Azaria, K. Dunn, M. Lerner, V. Lewis, D. Savant, A. Field. Note: E’ un libero rifacimento del primo film del 1954, in cui Godzilla assume sembianze più dinosauriane rispetto ai film giapponesi di 30-40 anni prima come conseguenza della qualità delle ricostruzioni di Jurassic Park.

I dinosauri vivono in un modo parallelo e lo governano Super Mario Brothers (Super Mario Brothers, USA, 1993). Regia di R. Morton e A. Jankel; cast: B. Hoskins, J. Leguizamo, D. Hopper, S. Mathis, F. Stevens, R. Edson, L. Henriksen. Note: Tratto come idea da un videogame. Due fratelli, idraulici di mestiere, difendono una principessa in un mondo parallelo abitato da dinosauri più o meno evoluti, con scene di irresistibile comicità.

I dinosauri vivono nel loro tempo Sul sentiero dei Mostri (One Million B. C., USA, 1940). Regia di H. Roach e H. Roach jr; cast: L. Chaney jr., V. Mature, C. Landis. Note: cavernicoli affrontano iguane travestite da dinosauri, un maiale travestito da triceratopo e uno stuntman travestito da tirannosauro. Mostri, non c’è che dire! Fantasia (Fantasia, 1940). Regia di B. Sharpsteen, animazione. Note: la parte dedicata ai dinosauri ha come sottofondo musicale la Sagra della Primavera di Stravinsky. Anche se sono messi insieme dinosauri vissuti in periodi differenti, le ricostruzioni sono corretta- mente basate sulle conoscenze scientifiche degli anni ’40. PALEOITALIA 23

Un milione di anni fa (One Million Years B. C., Gran Bretagna, 1966). Regia di D. Chaffey; cast: J. Richardson, R. Welch, R. Brown, P. Herbert. Note: rifacimento di Sul sentiero dei Mostri (1940), con effetti speciali migliori. Quando i dinosauri si mordevano la coda (When Dinosaurs Ruled the Earth, Gran Bretagna, 1970). Regia di V. Guest; cast: V. Vetri, P. Allen, R. Hawdon, D. Henley, M. Konopka. Note: i dinosauri aiutano una donna preistorica destinata ad un sacrificio umano. Alla ricerca della valle incantata (The Land Before Time, USA, 1988). Regia di D. Bluth. Note: film di animazione per bambini in cui un cucciolo di sauropode, un “collo lungo”, orfano, per salvarsi dalla siccità si dirige verso una valle ubertosa di cui gli aveva parlato la mamma. Per la strada, il piccolo incontra pericoli e amici. E’ il promo di una serie ed è ben curato anche dal punto di vista della stilizzazione delle ricostruzioni. Dinosauri (Dinosaurs, USA, 1991). Regia di B. T. Thompson; cast: O. Katz, S. Hoffman, T. Poston, P. Koch, M. Hughes. Note: adolescenti entrano nei cartoni animati al tempo dei dinosauri. Film modesto per bambini. I Flintstones (The Flintstones, USA, 1994). Regia di B. Levant; cast: J. Goodman, R. Moranis, E. Perkins, R. O’Donnel, K. MacLachlan, H. Berry, E. Taylor. Note: In una Bedrock simile ad una città moderna, Fred Flintstones ottiene una promozione sul lavoro e si monta la testa. Grandi effetti speciali, con dinosauri impiegati nei lavori di tutti i giorni. Grande successo, anche se il film è meno efficace dei cartoni animati visti in TV. T-Rex – il mio amico Dino (Theodore Rex, USA, 1996). Regia di J. Betuel; cast: W. Goldberg, A. Müller-Stahl, J. Landau. Note: indagini condotte da una detective e da un dinosauro clonato su di uno scienziato pazzo che vuole distruggere l’umanità. Film molto puerile, per bambini. Dinosauri (Dinosaurs, USA, 2000). Regia di E. Leighton e R. Zondag, animazione. Note: dopo la caduta di un meteorite, un gruppo di dinosauri con alcuni lemuri cerca un posto ancora adatto alla vita, tra mille incontri pericolosi. Tecnologia digitale di alto livello; dinosauri antropomorfizzati per un pubblico di bambini. La ricostruzione degli animali (Iguanodonti, Carnotauri, Velociraptor, lemuri, ecc.) è accurata sul piano scientifico anche se ci sono numerose licenze, del resto non avvertibili dallo spettatore comune. Memorabile per un paleontologo la frase finale della voce narrante. I Flintstones in Viva Rock Vegas (The Flintstones in Viva Rock Vegas, USA, 2000). Regia di B. Levant; cast: M. Addy, S. Baldwin, K. Johnston, L. Krakowsky, T. Gibson, J. Collins, A. Cumming, H. Korman, A. Meneses. Note: si va nell’adolescenza dei Flintstones, con minor successo rispetto al film precedente. 24 PALEOITALIA

PALEONTOLOGIA “JUNIOR” IN MONFERRATO

DONATA VIOLANTI

Il 19 maggio 2006 si è svolta a ha reso più piacevole l’osservazio- Cellamonte, in Monferrato, la “Gior- ne dei fossili per i paleontologi in nata Paleontologica” con i ragazzi erba. e le insegnanti delle classi quinte La Giornata Paleontologica della Scuola Primaria, appartenenti monferrina nasce dalla collabora- all’Istituto Comprensivo di Ozzano zione tra ricercatori e giovani geologi Monferrato, che raccoglie alunni dei facenti capo al Dipartimento di comuni limitrofi di Cellamonte, Scienze della Terra dell’Università Ozzano M., Rosignano M., San Gior- di Torino, l’Ente Parco Naturale del gio M. e Serralunga M. La mani- Sacro Monte di Crea, l’Ecomuseo festazione, o meglio un laboratorio della Pietra da Cantoni, il Comune didattico sul campo, ha ripetuto di Cellamonte e l’Istituto Compren- l’iniziativa sperimentata nella prima- sivo di Ozzano Monferrato. L’inizia- vera del 2005, sfruttando l’esperien- tiva rientra in un più ampio proget- za già fatta ed è stata favorita da to, coordinato dalla scrivente, volto una splendida giornata di sole, che a favorire gli scambi e la coopera- PALEOITALIA 25 zione tra Università, Enti e struttu- re locali e operatori didattici, coin- volti in vario modo nella conserva- zione e valorizzazione del territorio e del suo patrimonio ambientale. L’area è caratterizzata dagli affioramenti di Pietra da Cantoni, una roccia sedimentaria, frequen- temente fossilifera, deposta duran- te il Miocene, nella quale gli studi più recenti hanno distinto elementi L’analisi dei fossili isolati. con caratteri sedimentari e biostra- tigrafici differenti (calciruditi ad al- ghe corallinacee, calcareniti a ben illustrati e facilmente reperibili foraminiferi del Gruppo della Pietra sui fossili e brevi testi preparati per da Cantoni, di età Burdigaliano- l’occasione. L’attività sul campo si Langhiano, circa 20-16 Ma; marne è svolta nella mattinata ed è stata grigio-biancastre a foraminiferi delle suddivisa in due tempi: una prima Marne di Mincengo, Langhiano- fase di descrizione e osservazione Serravalliano, circa 16-11 Ma). dei fossili come reperti isolati, una Tutti questi diversi elementi sono seconda fase di osservazione diret- più semplicemente conosciuti in ta sulla parete di roccia. Dopo una zona come “tufo”, un pò più giallo o breve introduzione sul significato dei grigio, più fine o grossolano. Molti fossili, sulla loro importanza, sulla paesi sorgono su un evidente zoc- necessità di non distruggerli e alcu- colo di Pietra da Cantoni (Ozzano, ni cenni sulla legislazione vigente di Rosignano, S. Giorgio) o hanno in tutela del patrimonio paleontologico, vicinanza vecchie cave di estra- siamo passati all’esame di zione (Cellamonte), da cui proveni- macrofossili isolati (Bivalvi, va, fino agli anni ’50-’60 del 1900, il Gasteropodi, impronte di foglie) e di materiale di costruzione delle case, microfossili, raccolti in precedenza sotto forma di malta e ancor più di dagli organizzatori, sia dalla Pietra “cantoni”, grossi elementi a base da Cantoni che dalle più fossilifere rettangolare che qui sostituivano arenarie plioceniche, affioranti nel mattoni o pietre. I ragazzi di questi vicino territorio di Moncalvo. I ra- paesi hanno quindi un contatto di- gazzi, circa una cinquantina, suddi- retto e molta curiosità verso i fossili visi in piccoli gruppi di circa 6 allie- e in generale verso la geologia del vi, sono stati seguiti e stimolati nel- proprio ambiente. l’osservazione dai numerosi “esper- La Giornata Paleontologica è sta- ti”: proprio la partecipazione di nu- ta preceduta da lezioni introduttive merosi ricercatori e giovani geologi e attività guidate dagli insegnanti ha permesso di seguire da vicino delle Scuole Primarie, basate anche ogni alunno, creando un clima di su materiale fornito o indicato dalla viva partecipazione che è stato mol- scrivente, quali manuali semplici, to apprezzato anche dai docenti e 26 PALEOITALIA dagli organizzatori. Dopo la lauta merenda offerta alle scolaresche dal Comune di Cellamonte, con il di- retto aiuto del personale del Comune, di volontari e guardia- parco, siamo scesi nella cava dismessa al margine del paese: qui, anche se la Pietra da Cantoni affiorante non è particolarmente ricca in macrofossili, l’ampio spazio della cava di marna a cielo aperto si presta efficacemente per un’analisi paleontologica e non presenta situazioni di pericolo. Nel corso dell’osservazione, alcuni fossili (Ostrea, Pecten, modelli interni di Gasteropodi) sono stati estratti dai blocchi caduti: i martelli erano in dotazione solo agli “esper- In cava, osservazione della Pietra da ti”, non ai ragazzi, per evitare inci- Cantoni e dei suoi fossili. denti o “usi impropri”. Tuttavia, an- che se in realtà è stato divertente, è stato necessario bloccare i più intra- prendenti, che stavano riscoprendo zie di cuore a tutti quanti, collabora- le applicazioni delle pietre, trovate tori, personale degli Enti organizza- sul piazzale, come strumenti di la- tori, dirigente e insegnanti delle voro! Scuole Primarie, hanno permesso il La mattina si è conclusa con la successo della manifestazione, con soddisfazione di vedere molti facci- il loro entusiasmo e la loro attività. ni contenti, qualche sacchetto di ter- Per chi è interessato, segnalo ra con pezzetti di fossili portato a anche il sito internet del Parco Na- casa con molta cura e molti proget- turale del Sacro Monte di Crea: ti per il futuro. L’iniziativa della www.parcocrea.it, dove è possibi- Giornata Paleontologica è stata le consultare l’Atlante informatico molto apprezzata e ne è stato della biodiversità delle colline del caldeggiato anche il raddoppio, con Basso Monferrato, in cui, oltre a due giornate invece di una, per bellissime schede sulla fauna e flo- accogliere anche alunni di altri poli ra, sono inseriti dati riguardanti cir- didattici. Si spera nel futuro di poter ca 200 microfossili e macrofossili. passare dall’attività volontaristica, Le schede sui fossili e relative foto- come quella fin qui svolta, a grafie sono state allestite da ricer- qualcosa di più formalizzato, che catori dell’Università di Torino, nel- possa anche fornire un’attività di l’ambito di una convenzione tra i due lavoro per giovani laureati. Un gra- enti. PALEOITALIA 27

LE ESCURSIONI DEI PALEONTOFILI

JORDI ORSO

Mossano e il mare tropicale dei Colli Berici guida scientifica: Dr. Davide Bassi, Università di Ferrara data: 23.10.2005 età geologica: Eocene/Oligocene località: Mossano (VI) partecipanti: 20 (Milano, Bergamo, Verona, Padova, Parma, Vicenza, Ferrara, Firenze) Il popolo paleontofilo è cer- che va dall’Eocene Medio tamente un popolo di ottimisti. Non all’Oligocene Inferiore. Si distinguo- si fa scoraggiare dalle piogge no tre maggiori successioni autunnali ma scommette sulla dome- sedimentarie: l’Eocene Medio è ca- nica soleggiata di fine ottobre. L’ap- ratterizzato dalla Formazione dei puntamento per l’ultima escursione Calcari Nummulitici, l’Eocene Su- dei soci paleontofili nel 2005 era con periore dalle Marne di Priabona, il Dr. Davide Bassi a Mossano, nel mentre l’Oligocene Inferiore è rap- Vicentino, sui Colli Berici. È proba- presentato dalle Calcareniti di bile che nessuno dei partecipanti Castelgomberto.” Davide continua: abbia mai sentito nominare Mossano “Nelle successioni stratigrafiche di prima della nostra escursione. Inve- Mossano è registrata la deposizio- ce si tratta di una località molto im- ne continua ed ininterrotta di sedi- portante per la definizione del limite Eocene Medio-Superiore. Arrivati al nostro primo stop Davide ci illustra brevemente il qua- dro geologico, e siamo tutt’orecchi: “40 milioni di anni fa il territorio che oggi costituisce i Colli Berici face- va parte di un’enorme piattaforma carbonatica al margine settentriona- le della Tetide. La piattaforma com- prendeva lagune, scogliere, isole e anche vulcani. Ne sono testimoni i sedimenti che andremo a vedere Pausa di riflessione durante l’intro- oggi, che coprono un arco di tempo duzione. 28 PALEOITALIA

carbonato di calcio. Le condizioni climatiche prevalentemente tropica- li, con forte evaporazione, facilita- no non solo la precipitazione dei carbonati ma favoriscono anche la biomineralizzazione dei gusci di or- ganismi invertebrati.” Ci sembra estremamente ragionevole che la competitività evolutiva di un orga- nismo, anche molto semplice e ma- gari unicellulare, possa migliorare Dimostrazione di strati inclinati. in relazione all’efficienza dell’utiliz- zo delle risorse disponibili. La piat- taforma carbonatica si costruisce menti marini avvenuta in acque bas- lentamente e può assumere dimen- se durante condizioni climatiche tro- sioni notevolissime, tanto che si è picali. È per la continuità ininterrot- tentati a parlare di una vera attività ta di deposizione che i sedimenti di edilizia a scala industriale! Mossano sono così significativi.” Dopo questa introduzione ci av- Poi ci guarda e chiede a brucia- viciniamo al nostro primo affio- pelo: “Come descrivereste una piat- ramento. Davide ci invita ad osser- taforma carbonatica?” Ci coglie in varlo bene e a descrivere quello che flagrante, non preparati ad essere vediamo. Non ci accorgiamo del suo “interrogati” così presto. La defini- tranello e ci caschiamo in pieno. “Si zione che allora Davide ci presenta tratta di Nummuliti”, dichiariamo, ci sorprende, ma la sua logica è con- forti delle nostre convinzioni. Davi- vincente: “Si tratta di un’ambiente de ci chiede: “Come lo sapete?” e marino sedimentario ricco in noi: “Ma si vede benissimo!” Allora

I nummuliti sono i componenti domi- nanti nella suc- cessione carbona- tica sedimentaria dell’Eocene Me- dio di Mossano. PALEOITALIA 29 ne, e veniamo a conoscenza di una curiosità: lo spessore del guscio delle Nummuliti di acque più profonde è ridottissimo, quasi trasparente, per favorire l’attività fotosintetica dei loro simbionti, mentre i Nummuliti di laguna hanno un guscio più spes- so che protegge i simbionti dalla luce troppo intensa. Davide continua: “Durante l’Eocene si è verificata un’impor- Il passaggio della Formazione dei tante crisi biologica degli organismi Calcari Nummulitici a quella delle bentonici che caratterizza il passag- Marne di Priabona definisce qui il li- mite Eocene Inferiore / Medio. gio Eocene Medio-Eocene Superio- re. Il picco dell’evento coincide con un cambiamento climatico culmina- ci fa notare che questo non è quello to nella formazione della calotta che si chiamerebbe un’approccio antartica. Nella Tetide il raffredda- scientifico. “Limitatevi a descrive- mento del clima era accompagnato re quello che vedete, senza fornire da fenomeni di ‘upwelling’, cioè subito un’interpretazione”, e sugge- dalla risalita di ricchi apporti risce dei termini come ‘corpi nutrizionali provenienti da correnti lenticolari, circolari, discoidali, d’acqua fredda e densa.” Ci sem- bombati, avvolgimento planispirale’. brava assurdo che un incremento di Poi indica gli strati, il loro spessore, nutrienti fosse addirittura causa di l’aspetto, l’inclinazione. Con le brac- crisi biologiche. Invece si, un gran- cia tese sottolinea la loro pendenza de apporto di nutrienti fuori pro- ed organizzazione. “Dallo spessore gramma favorisce a dismisura la degli strati ricaviamo informazioni produzione algale, e l’attività sul tasso di sedimentazione e sulla bioturbazione che ha omogeneizza- to i sedimenti”. L’affioramento è incredibilmente ricco di fossili “a corpo lenticolare e circolare”, do- minati da macroforaminiferi e in particolare, ci conferma Davide, da Nummuliti. Infatti, l’affioramento fa parte della Formazione dei Calcari Nummulitici dell’Eocene Medio. In fondo avevamo visto bene... Apprendiamo che molti foraminiferi vivono in simbiosi con Le alghe corallinacee fanno parte de- organismi algali sfruttando i deriva- gli organismi costruttori di piattafor- ti della loro attività di fotosintesi e ma carbonatica (Eocene Medio, For- fornendogli, a loro volta, protezio- mazione Marne di Priabona). 30 PALEOITALIA batterica, al momento della decom- posizione di tutta quella biomassa, consuma tutto l’ossigeno a disposi- zione nella colonna d’acqua. Le cal- de acque tropicali già sono relativa- mente povere sia di ossigeno che di nutrimenti costringendo gli organi- smi ad altissimi livelli di specializzazione per sopravvivere. Di consequenza le acque tropicali sono caratterizzate da faune molto diversificate, ma a causa dell’alta L’Oligocene Inferiore dei Colli Berici specializzazione, anche molto vulne- è caratterizzato da bellissime colonie rabili. di coralli che popolavano un’estesa Raggiungiamo il prossimo stop e laguna. l’affioramento che custodisce il li- mite per cui le successioni di Mossano sono diventate famose. Davide ci spiega che la testimo- nianza fossile è inequivocabile: qui ci troviamo in un’ambiente di lagu- la Formazione dei Calcari Num- na con dei patch reefs dove gli or- mulitici passa a quella delle Marne ganismi costruttori sono costituiti di Priabona che la sostituisce. Pos- prevalentemente da coralli. Ce ne siamo toccare con mano lo strato sono abbondanti lungo tutto il mar- che testimonia quell’evento così gine della strada, a volte molto evi- drammatico da eliminare parte del- denti per il loro colore chiaro che la vita sul fondo marino. spicca dal terreno rosso. Come i Grazie alla successione inin- macroforaminiferi anche i coralli terrotta degli strati è stato fissato in costruttori ospitano simbionti e il loro questo punto il parastratotipo del colore originale deriva proprio dai Priaboniano, mentre lo stratotipo è diversi colori delle alghe loro ospiti. stato stabilito a Priabona, nei Monti Si pensa che “l’invenzione” della Lessini orientali. Le Marne di convivenza tra alghe e coralli sia il Priabona sono molto diffuse nel- segreto del loro successo evolutivo. l’area di Mossano e sono famose Qui le Calcareniti di Castelgomberto per la loro ricchezza fossilifera. coprono le Marne di Priabona. Ol- Possiamo ammirare delle alghe tre ai scenografici coralli possiamo corallinacee che, con i rodoliti, co- osservare delle alghe corallinacee, stituiscono la maggioranza dei fos- foraminiferi bentonici, molluschi ed sili litogenetici presenti. Solo echinodermi. nell’Oligocene entrano in scena i Abbiamo fatto un viaggio inin- coralli come costruttori della piatta- terrotto attraverso circa 10 milioni forma. di anni. Ci è venuto fame e ritornia- Dall’Eocene Superiore ci spo- mo al Bar di Mossano per un so- stiamo all’Oligocene Inferiore. Qui stanzioso spuntino. PALEOITALIA 31

Le “mummie” del Torrente Stura di Lanzo

Guida scientifica: Dr. Edoardo Martinetto, Università di Torino data: 19.3.2006 località: Nole Canavese (Torino), Torrente Stura di Lanzo età geologica: Pliocene medio partecipanti: 15

In marzo ha avuto inizio la serie quantità dei ciottoli nell’alveo, di escursioni del 2006 per i paleon- prevalentemente ofiolitici e tofili SPI. Il primo appuntamento era metamorfici, fanno capire che stato fissato con Dr. Edoardo Mar- specialmente durante il disgelo il tinetto dell’Università di Torino per torrente è capace di sviluppare andare ad esplorare una foresta un’energia notevole. Infatti si deve molto particolare. Il punto di alla sua forza erosiva la scoperta partenza si trovava a Ciriè, una eccezionale, una ventina d’anni fa, cittadina confinante con il comune di quella foresta sommersa che di Nole Canavese, una ventina di tanto ci ha incuriositi: la “Foresta km a Nord di Torino. Proseguendo Fossile del Torrente Stura di in direzione Ovest, si arriva sulla Lanzo”. riva del Torrente Stura di Lanzo. Le Dalla riva del torrente possiamo sue acque sono piuttosto basse in vedere l’estensione della Foresta questo periodo, ma l’impressionante Fossile che si sviluppa per circa 500

Il letto del Torrente Stura di Lanzo. 32 PALEOITALIA

la Mandria, che una volta forma- vano un unico insieme (i cui resti si trovano oggi a nordest e a ovest del torrente), si calcola che lo spessore dei depositi quarternari fosse di 60 m circa. Lo straordinario ritrovamento della Foresta Fossile vent’anni fa ha causato il rilevamento di una serie di analisi stratigrafiche e paleon- tologiche. I risultati sono molto Un ceppo di Glyptostrobus europaeus interessanti. Gli studi paleomagnetici dalla circonferenza impressionante. condotti su un recente carotaggio hanno definito a 3 milioni di anni l’età dei depositi “villafranchiani” m lungo il torrente. E’ facile contenenti i fossili. Il clima allora distinguere i grossi ceppi scuri nei era “temperato-caldo”. Dagli analisi chiari depositi fluvio-palustri delle effettuati emerge anche la dina- sponde, distanziati notevolmente mica di vegetazione che si sviluppa l’uno dall’altro. Ne contiamo una in tre fasi distinte in cui le paludi decina. Oltre ai ceppi notiamo degli deltizie costiere fanno da cornice. strati orizzontali molto scuri. “Si La nostra foresta fossile, che tratta di tronchi spezzati e ovviamente allora non era fossile, trasformati in lignite”, ci spiega ma viva e vegeta, nasce durante la Edoardo e, con un sospiro aggiunge, terza fase. Si trattava di una che durante la guerra la gente comunità di vegetazione, con un alto sfruttava questi strati al posto del contenuto di Alnus (Ontano) carbone per scaldarsi d’inverno. caratterizzata, come quelle prece- Edoardo srotola un poster per denti, da specie ad alta esigenza farci capire meglio il contesto idrica, ma dominata da Glypto- geologico del luogo. Il territorio è strobus (“strobilo cesellato”), una caratterizzato da depositi continentali del Pliocene. Si tratta di successioni “villafranchiane” costituite prevalentemente da sabbie, ghiaie e argille, testi- monianze di antichi delta e corsi d’acqua. Queste successioni pog- giano su sedimenti marini del Pliocene medio e sono coperte, altrove, da depositi del Pleistocene. I depositi quarternari sono stati in gran parte erosi nei pressi del torrente. Correlando le superfici di Proviamo a contare gli anelli di due alti terrazzi fluviali, la Vauda e G.europaeus. PALEOITALIA 33

Osservazioni di gruppo. pianta affine alle sequoie, dalle pigne è millimetrico ed Edoardo ci spiega (strobili) piccole ed elegantemente che in quell’anno l’albero ha sofferto ornate. Si presume, dall’abbondanza condizioni di vita poco favorevoli. Ci dei fossili, che i ceppi siano i resti accorgiamo che il ceppo è un po’ dei Glyptostrobus europaeus. deformato e allora Edoardo ci Scendiamo nel greto del torrente ricorda la successione “fantasma” per ammirare da vicino il più grosso dei sedimenti pliocenici e quaternari dei ceppi. Con la piena catastrofica dei terrazzi della Mandria e della del 2002 la furia del torrente aveva Vauda. Prima della sua completa eroso notevolmente gli argini erosione i suoi 60 m di spessore facendo riaffiorare i ceppi che avevano coperto anche i ceppi precedentemente erano stati sottoponendoli a forti pressioni sia ricoperti dalla ghiaia dopo la loro scoperta nel 1985. I ceppi si trovano in posizione di vita con le radici ancorati nel sedimento e sono alti 1,50 – 2,00 m. Più che fossilizzati, con la conseguente sostituzione della materia con dei minerali e quindi pietrificati, essi sono stati mummificati: “La mummificazione umida”, precisa Edoardo, “ha permesso la conservazione di tutte le strutture anatomiche”. Proviamo a contare gli anelli di crescita, ma ci arrendiamo. A volte il loro spessore Filliti di Alnus (Ontano). 34 PALEOITALIA verticali che laterali schiacciando le degli interventi di ripristino “mummie” notevolmente. ambientale. Esiste una proposta che Esplorando ulteriormente il bordo ci sembra semplicemente fantastica: del greto troviamo delle filliti, la creazione di un “Parco paleon- bellissime impronte di foglie, tologico” facendo crescere delle prevalentemente di ontani, ma anche piante affini a quelle fossili nelle di graminee simili a canne di palude. cave in disuso cercando di creare Si presentano con colori che vanno un ambiente simile a quello di tre dal giallo al rosso, perchè sono stati milioni di anni fa. Così la foresta completamente ossidati. Ma fossile potrebbe “risuscitare”. troviamo anche delle filliti scure, che, E’ disponibile al costo di Euro strofinandole un po’, emanano un 3,00 (più le spese di spedizione) leggero odore di zolfo indicando la l’opuscolo “La Foresta Fossile del precipitazione di pirite all’interno dei Torrente Stura di Lanzo” curato da resti organici. Edoardo ci ricorda che Edoardo Martinetto e Toni Farina. tutta la zona da molto tempo è (vedi PaleoItalia 12, pag.49 - N.d.R.) Gli famosa per i suoi fossili vegetali interessati possono rivolgersi al cenozoici, e resti del Glyptostrobus Parco La Mandria inviando una mail europaeus furono identificati già nel all’indirizzo [email protected] o lontano 1859 senza però rivelare la telefonando allo 011-4993.381. Per presenza della foresta fossile. informazioni su visite guidate alla L’ubicazione del sito nell’alveo foresta fossile: http://www.parks. it/ di un torrente soggetto a violenti parco.mandria/visiteguidate.html eventi di piena presenta non pochi problemi di salvaguardia. Anche se bisogna riconoscere che è proprio grazie alla violenza erosiva che la foresta fossile sia stata scoperta, è anche vero che la stessa forza dirompente potrebbe seppellire gli stessi reperti con una spessa coltre di ghiaia in relativamente poco tempo. Che fare? Intanto, due ceppi a evidente rischio sono stati tratti in salvo e provvisoriamente collocati in uno stagno artificiale. Si è creato in seguito un gruppo di lavoro, composto da scienziati e tecnici, per valorizzare e gestire il sito che non solo rappresenta un’enorme opportunità di ricerca scientifica, ma anche di coinvolgimento del grande pubblico. Lungo il torrente esistono varie cave di ghiaia in fase di Un ceppo di 3 milioni di anni di abbandono che dovranno subire Glyptostrobus europaeus. PALEOITALIA 35

TESI DI DOTTORATO Dottorato di Ricerca in Scienze della Terra – XVIII ciclo Università degli Studi di Cagliari

ANALISI DELLA DINAMICA CLIMATICA DELL’OLOCENE BASATA SU DIFFERENTI METODI (BIOTICI E ABIOTICI) DI RICOSTRUZIONE RICAVATA DAGLI ARCHIVI SEDIMENTARI DEL GOLFO DI CAGLIARI

ANNA MARIA PORCU

Tutore: Prof.ssa Paola Pittau Co-Tutore:Dr.ssa Romana Melis

Questo lavoro di tesi ha studio dei foraminiferi e in base alle permesso la ricostruzione delle conoscenze sulla loro ecologia, si variazioni ambientali-climatiche- risale alla definizione dell’ambiente. vegetazionali oloceniche attraverso Le analisi sulle variazioni del lo studio delle microfacies marine e rapporto degli isotopi dell’ossigeno continentali dei sedimenti del Golfo e del carbonio compiute sui gusci dei di Cagliari. Per tale studio sono stati analizzati con un approccio multidisciplinare i campioni provenienti da due sondaggi eseguiti sulla bocca della Laguna di Santa Gilla. I sedimenti costieri rappresen- tano il serbatoio di informazioni biologiche e litologiche relati- vamente ai reciproci rapporti continente-mare. Ogni variazione eustatica sia di origine tettonica che climatica, che ha comportato in un dato punto una prevalenza del mare sul continente o viceversa una riduzione della piattaforma, ha Carta topografica della Laguna di lasciato le sue tracce nella Santa Gilla. Gli asterischi indicano composizione faunistica e micro- l’ubicazione dei sondaggi: S1 più a faunistica fossile. Attraverso lo Nord, S2 a Sud. 36 PALEOITALIA foraminiferi rivelano le oscillazioni di salinità e di temperatura intercorse nell’intervallo di tempo oggetto d’analisi. Le datazioni assolute consentono di ricostruire una scala cronologica, inquadrando le variazioni nel tempo. Ogni variazione climatica, se su- pera una certa soglia, imprime una variazione alla vegetazione che vie- ne registrata nei sedimenti coevi attraverso il record palinologico. La sequenza degli spettri sporo-pollinici fornisce il quadro evolutivo vegetazionale dell’area sorgente del bacino in studio. Poiché le variazioni eustatiche non sempre dipendono dal clima, ma le variazioni climatiche producono variazioni eustatiche, lo studio integrato delle microfaune e delle flore continentali costituisce un Schema geocronologico, cronostra- tigrafico e ambientale delle associa- mezzo molto valido d’indagine nella zioni microfaunistiche studiate nei ricostruzione dell’evoluzione delle sondaggi. aree costiere e dell’evoluzione climatica di una regione. tando significative per l’indica-zione Lo studio delle associazioni paleoambientale. All’interno dei micropaleontologiche è stato gruppi sono state riconosciute delle eseguito su 48 campioni variamente associazioni che hanno determinato distribuiti nei due sondaggi. In totale gli ambienti in maniera più precisa. sono state riconosciute 124 specie, Tali associazioni sono state indicate di cui 18 a nomenclatura aperta, con le sigle F1 (lagunare), F2 (lagu- appartenenti a 51 generi. L’inqua- na influenzata dal mare), F3 (transi- dramento dei taxa nell’ambiente zione tra lagunare e marino attuale ha permesso di definire infralitorale), F4 (marino infralitorale gruppi rappresentativi di ambienti con laguna molto prossima) e F5 marini che variano dal dominio (marino infralitorale). paralico al piano batiale, rappre- La determinazione di tali asso- sentato quest’ultimo da specie ciazioni ha permesso di individuare scarsamente frequenti. 5 paleoambienti nel sondaggio 1 e 4 Si è quindi ottenuta una suddivi- nel sondaggio 2. sione in 4 gruppi, nei quali si contraddistinguono specie che pos- Lo studio degli spettri pollinici è sono essere considerate diagno- stato eseguito su 36 campioni stiche di ambienti ben precisi, risul- variamente distribuiti nei due PALEOITALIA 37 sondaggi. Le forme polliniche sono diaceae e Sphagnaceae, buone state classificate a livello generico indicatrici delle condizioni climatico- e raggruppate in famiglie; sono ambientali. quindi state suddivise in pollini I dati portano all’individuazione arborei (AP) e non arborei (NAP). di differenti fasi vegetazionali e di In totale si sono riconosciute 43 possibili subfasi. Nel quadro finale, famiglie polliniche tramite le quali desunto dalla comparazione e sono state individuate delle fasi dall’interpretazione dei dati ricavati polliniche marcate da un’evoluzione dagli archivi sedimentari dei due sensibile delle curve di frequenza sondaggi, sono state riconosciute 5 che rappresentano le tappe della fasi principali : dinamica vegetazionale degli ultimi I fase ad Ericaceae, tra 9.800- 10.000 anni sotto l’influenza del 7.600 anni B.P., contenente una clima. subfase a Fagaceae, che indicano Lo studio del paleoclima è stato un clima mite e umido in ricavato quindi dall’analisi degli riscaldamento. spettri di 4 famiglie leader, II fase a Chenopodiaceae, tra Ericaceae, Fagaceae, Chenopo- 7.600-7.200 anni B.P., indice di un

Quadro geocronologico, cronostratigrafico, paleovegetazionale e paleoclimatico delle suc- cessioni sedimentarie studiate. 38 PALEOITALIA

A: Ammonia tepida; B: Elphidium granosum. clima più freddo e arido dell’attua- ne dei foraminiferi in esso contenu- le, con bassa piovosità stagionale. ti. Le analisi sono state compiute su III fase a Fagaceae, tra 7.200- due specie, Ammonia tepida ed 5.300 anni B.P., che indica un clima Elphidium granosum, buone mite, con temperature un po’ più indicatrici in ambienti di laguna ed elevate dell’attuale, inverni non rigidi estuario. Sono stati ottenuti due tipi ed abbondante piovosità stagionale. di scale per ciascuna specie: una IV fase a Chenopodiaceae, tra scala multidecadale, per la quale 5.300-4.300 anni B.P., che indica il sono stati analizzati 130 campioni, e ritorno a condizioni di aridità ed una scala multicentennale, ottenuta irrigidimento delle temperature. col metodo del 5-point running V fase: da 4.300 a 3.300 anni average. B.P. si ritorna ad un miglioramento I valori del δ18O più positivi indi- climatico con la ripresa delle cano salinità più elevata, mentre Fagaceae. Da 3.300 anni B.P. a valori che tendono ad essere negativi 1.600 anni d.C. non si hanno record indicano influenza di acqua nei sondaggi studiati. Si nota però meteorica e quindi diminuita salinità. la corrispondenza tra la piccola Data la continuità del record glaciazione del 1700-1800 d.C. e la fossilifero si è calcolato che le rilevante quantità di Chenopo- oscillazioni registrate sono a scala diaceae, con un clima freddo-arido. multicentennale (300-400 anni), mentre le variazioni di salinità nei Lo studio delle variazioni del rap- dati risultano a scala multidecadale porto degli isotopi dell’Ossigeno e (20-30 anni). del Carbonio è stato compiuto esclu- Il δ13C dei foraminiferi bentonici sivamente nel sondaggio 2 data la può essere usato come indicatore migliore conservazione e distribuzio- indiretto della salinità. I dati di au- PALEOITALIA 39 mentata salinità si interpretano ambiente lagunare (associazione come legati a fasi di ingressioni con F1), le temperature, tipiche di clima probabile aumentata temperatura mite umido con abbondanti precipi- atmosferica; i valori di diminuita tazioni (bassa salinità), tendono ad salinità indicano una prevalenza aumentare favorendo lo sviluppo delle acque dolci di apporto fluviale delle Ericaceae. sull’acqua marina dovuta ad una Tra 9.000-7.700 anni B.P. la ri- aumentata piovosità legata a salita del mare rende le acque stagionalità climatica. lagunari più salate (associazioni F4 e F3 e valori isotopici positivi); il L’interpretazione integrata progressivo riscaldamento climatico consente di ricostruire un quadro e l’umidità atmosferica mantengono dell’evoluzione paleoambientale la boscaglia ad Ericaceae della zona lagunare-costiera e (Optimum Climatico tra 8.900- paleoclimatica a scala regionale. 7.700 anni B.P.). All’inizio dell’Olocene (10.000- Tra 7.700-7.200 anni B.P. l’am- 9.000 anni B.P.) si instaura un biente marino è in comunicazione

Valori degli isotipi del δ18O e del δ13C a scala multidecadale (20-30 anni) di Ammonia tepi- da. 40 PALEOITALIA

Schema geocrologico, cronostratigrafico, delle paleotemperature, paleovegetazionale, paleoambientale e paleoclimatico delle successioni sedimentarie studiate.

con la laguna (associazioni F4 e F3 dall’aumento della salinità, confina- e valori isotopici oscillanti); l’aumen- no le Fagaceae nelle zone tata umidità favorisce l’espansione submontane sino alla fine della fase delle Fagaceae contrastate da una fredda (4.300-3.300 anni B.P.) con piccola fase a Chenopodiaceae (cli- il ripristino del clima mite umido. ma caldo umido con brevi periodi Tra 3.300-480 anni B.P. l’ambien- aridi). te lagunare è in comunicazione col Tra 7.200-5.300 anni B.P. le mare (associazione F2); la diminui- oscillazioni delle curve degli isotopi ta salinità indica precipitazioni ab- indicano un abbassamento della bondanti e maggiori apporti di ac- salinità (abbondanti piogge stagio- que dolci fluviali. Il clima è caratte- nali). I dati regionali indicano tem- rizzato da fasi alterne (Cheno- perature miti, con inverni non rigidi podiaceae). Negl’ultimi 480 anni la ma più freddi dell’attuale (Fagaceae laguna si riapre al mare (associa- fino alle piane costiere). zione F5) con aumento della salinità. Tra 5.300-4.300 anni B.P. le Il clima si presume simile a quello Chenopodiaceae, che indicano un dei periodi precedenti con tempera- clima arido freddo accompagnato ture simili alle odierne. PALEOITALIA 41

TESI DI DOTTORATO Dottorato di Ricerca in Paleontologia - Ciclo XVIII Università di Modena e Reggio Emilia

GRAPTOLITI E BIOSTRATIGRAFIA DEL LUDLOW (SILURIANO) DELLA PARTE OCCIDENTALE DEL BACINO DI PRAGA (AREA DEL BARRANDIANO, BOEMIA)

SERGIO PIRAS

Tutori: Prof. Enrico Serpagli Dr. Petr Storch

Introduzione legate ad ambienti d’acque più Le successioni paleozoiche del profonde della parte sud-occidentale Bacino di Praga rappresentano del Bacino, quindi si rendeva alcune delle successioni paleozoiche necessario uno studio sistematico più conosciute e studiate al mondo. incentrato sulle associazioni a I graptoliti siluriani, provenienti da graptoliti del Ludlow di facies quest’area sono noti e studiati fin marine profonde per revisionare ed da metà del diciannovesimo secolo aggiornare la biostratigrafia a da J. Barrande e J. Perner; tuttavia, graptoliti del Bacino di Praga. mentre i graptoliti del Siluriano inferiore e del Pridoli sono stati Le sezioni intensivamente analizzati e studiati, Lo svolgimento del Dottorato ha quelli del Ludlow sono stati comportato un’attività sul campo di relativamente trascurati. La ricerca circa sette mesi, distribuiti durante sistematica sui graptoliti del Ludlow tre anni di lavoro (2003-2006). si concentrò principalmente negli Durante questo periodo, sono state anni a cavallo della seconda guerra studiate due sezioni in scisti, ricche mondiale, tra il 1942 ed il 1952 (B. in contenuto fossilifero, situate Boucek ed A. Pribyl), in località con vicino ai villaggi di Všeradice e litologie prevalentemente calcaree Bykos, a circa 35 km sud-ovest di di acque marine poco profonde Praga. La sezione di Bykos ha situate nelle parti centrali ed orientali richiesto 4 mesi di lavoro sul campo. del Bacino di Praga. Le faune a Sono stati investigati 7 metri di graptoliti negli ambienti marini sezione più 3 test-pit mirati per la d’acque basse sono meno comuni e parte alta della sezione, con intervalli meno diversificate rispetto a quelle di campionamento di 10 cm ove 42 PALEOITALIA

Mappa topografica con l’ubicazione delle località studiate, 1) Bykos 2) Vseradice. possibile. La sezione di Vseradice raccolti nelle sezioni stratigrafiche ha richiesto 3 mesi di lavoro sul di Bykos e Vseradice, hanno campo. Sono stati investigati 12 permesso di suddividere il Ludlow metri di sezione, con intervalli di campionamento di 20 cm. In tutto sono stati misurati e numerati 420 graptoliti, sono state riconosciute 22 specie appartenenti a 14 generi diversi.

La biozonazione del Ludlow inferiore Prima della realizzazione di questo Dottorato, la biostratigrafia della parte inferiore del Ludlow del Bacino di Praga non soddisfaceva i moderni criteri di stratigrafia ad alta definizione e correlazione. In particolare, mancava uno studio accurato della sistematica e l’analisi di sezioni stratigrafiche di dettaglio. Lo sviluppo di questo lavoro ha portato ad eseguire lo studio delle prime sezioni dettagliate su facies a scisti nel Ludlow inferiore della Formazione di Kopanina nella parte occidentale del Barrandiano. I nuovi Lo scavo della sezione di Bykos dati, basati sullo studio graptoliti durante il mese di ottobre 2004. PALEOITALIA 43 e la nuova specie Valentinagraptus simplex; sono comuni anche Pristiograptus dubius, Plecto- graptus macilentus e Spino- graptus spinosus. Il limite inferiore della successiva Biozona a progenitor è definita dalla comparsa del “graptolite index” Lobograptus progenitor, mentre il limite superiore è dato dalla comparsa di Saeto- graptus fritschi. La biozona è potente circa 7 metri. Oltre a L. progenitor, la biozona è carat- terizzata dalla presenza di Monoclimacis micropoma, P. dubius, C. colonus, C. roemeri, B. bohemicus, Sp. spinosus, Pl. macilentus, Holoretiolites sp. Saetograptus semispinosus, Neo- gothograptus balticus e Neo. cf. Schema delle biozonazioni proposte. purus. Un cambio nella biodiversità, indica l’inizio della Biozona a fritschi, il cui limite inferiore è inferiore in tre “biozone di caratterizzato dalla comparsa del intervallo”, la Biozona a nilssoni, la graptolite Saetograptus fritschi, Biozona a progenitor e la Biozona mentre il limite superiore non è stato a fritschi.

Le biozone ed i graptoliti La successione del Ludlow comincia con la Biozona a nilssoni, il cui limite inferiore è caratterizzato dalla comparsa del graptolite Neo- diversograptus nilssoni, mentre il limite superiore è dato dalla comparsa di Lobograptus proge- nitor. La biozona ha uno spessore di circa 3 metri. Alla base della biozona, oltre a N. nilssoni, compaiono Monograptus uncina- tus, Colonograptus colonus, C. Forma giovanile di Neodiversograptus roemeri, Bohemograptus bohe- nilssoni (esemplare SP 423) da micus, Neogothograptus cf. purus Vseradice (barra = 2 mm). 44 PALEOITALIA definito in quanto il marker che si dei retiolitidi. I graptoliti rinvenuti nel prevede di utilizzare per la Barrandiano sono diffusi pressoché successiva biozona (L. scanicus) globalmente, e sono stati rinvenuti non è stato individuato nelle sezioni in tutti i margini continentali che in studiate. Lo spessore studiato è quel periodo si affacciavano sulla circa 4 metri. È stata rinvenuta Paleo-Tetide. Le affinità maggiori si un’associazione ricca, compren- riscontrano con Gran Bretagna, dente Saetograptus fritschi, S. Germania, Spagna, Portogallo, Italia chimaera, S. linearis, S. salwey, P. (Sardegna e Alpi Carniche). Un dubius, C. colonus, Mcl. micro- caso differente riguarda alcuni poma, Pseudomonoclimacis sp., B. Saetograptidi, diffusi esclusiva- bohemicus, L. progenitor, L. mente in Boemia e alcune regioni simplex, Crinitograptus crinitus, attigue, come S. fritschi, (comune Crinitograptus operculatus, Pl. in Boemia e Thuringia), e S. macilentus e Holoretiolites sp. semispinosus, (diffuso in Boemia e Gran Bretagna). La Paleobiogeografia Le faune a graptoliti del Ludlow Il Paleoambiente inferiore della Boemia, mostrano un Dal punto di vista ambientale, i basso numero di endemismi, le dati raccolti nelle nostre sezioni, specie nuove sono poco numerose indicano un ambiente di sedi- e riguardano sopratutto la famiglia mentazione al di sotto del livello delle

Rabdosomi di Colonograptus colonus isorientati. PALEOITALIA 45 onde di tempesta e del livello anossico, probabilmente in una zona di scarpata non troppo profonda, percorsa da correnti e non oltre i 200 metri di profondità. Nelle sezioni sono presenti nautiloidi, ostracodi, chitinozoi, bivalvi, brachiopodi, crinoidi, spesso isorientati, probabilmente trasportati da correnti oceaniche; la presenza di correnti oceaniche è evidenziata inoltre dalla presenza di strati con graptoliti orientati, alternati a strati con graptoliti disposti casualmente probabilmente in momenti di deposizione indisturbata. La bassa energia dell’ambiente è testimoniata dalla rarissima presenza di graptoliti spezzati o con fasi di ricrescita del rabdosoma. Valentinagraptus simplex (esemplare Conclusioni SP 183) da Vseradice (barra = 2 mm). La Biozona a Neodiverso- graptus nilssoni è stata introdotta per la prima volta nell’area del Barrandiano della Boemia al posto specie Valentinagraptus simplex delle precedenti biozone formali (ed altre in fase di studio). È stata colonus o nilssoni, con il ritro- introdotta una nuova biozona a vamento per la prima volta del valenza regionale, la Biozona a “graptolite index” Neodiverso- fritschi, caratterizzata da un cambio graptus nilssoni; inoltre, è stata in diversità con la comparsa dei documentata per la prima volta nel generi Crinitograptus e Saeto- Barrandiano una sezione stra- graptus. Il Saetograptus fritschi tigrafica completa attraverso le due è il primo significativo Saetograp- biozone a N. nilssoni e L. pro- tidae spinoso nel record stratigrafico genitor. Sono state segnalate nuove del Barrandiano, e precede S. specie di retiolitidi, tra cui la nuova chimaera, S. linearis e S. salweyi. 46 PALEOITALIA Notizie italiane a cura di Carlo Corradini [email protected] Sono riportati i principali risultati delle ricerche riguardanti il territorio italiano, ma pubblicate in riviste straniere, quindi difficil- mente accessibili a un pubblico esterno al mondo accademico.

Per facilitare la stesura della rubrica “Notizie Italiane”, la Redazione invita tutti coloro che pubblicano in riviste straniere articoli riguardanti il territorio italiano a far pervenire via e-mail i riferimenti bibliografici completi e alcune righe di riassunto in italiano, con taglio divulgativo, appena i lavori sono stati stampati. Grazie per la collaborazione

UN ANTENATO DEL CAPODOGLIO NELLA PIETRA LECCESE

Il ritrovamento nei livelli del Miocene superiore della Pietra leccese di uno scheletro quasi completo di un antenato del capodoglio ha fornito nuovi e inaspettati dati su questa linea di cetacei (Physeteroidea) che, originatasi nell’Oligocene superiore era fino ad oggi conosciuta sulla base di reperti fossili per lo più frammentari e dei suoi unici due rappresentanti attuali: il capodoglio (Physeter macrocephalus) e il cogia (Kogia spp.). Descritto con il nome di Zygophyseter varolai, il nuovo cetaceo era fornito di grossi denti non solo sulla mandibola, come il capodoglio attuale, bensì anche sulla mascella. Questi grandi denti atti ad afferrare e tranciare prede di grosse dimensioni gli hanno guadagnato il soprannome inglese di “killer sperm whale” (capodoglio assassino). Questo nuovo fise- teroide, infatti, rivela che la strategia alimentare che oggi, fra i delfinidi, è propria solo dell’orca è stata adottata in passato anche da altri cetacei. BIANUCCI G. & L ANDINI W., 2006. Killer sperm whale: a new basal physeteroid (Mammalia, Cetacea) from the Late Miocene of Italy. Zoological Journal of the Linnean Society, 148: 103-131 [in inglese]. PALEOITALIA 47

Notizie RETTILI GIURASSICI DELLA LOMBARDIA italiane I resti fossili di due piccoli rettili recentemente rin- venuti nella formazione di Sogno (Toarciano inferiore) presso Cesana Brianza (Provincia di Lecco) rappresentano i primi pro- venienti dalla Lombardia e incrementano lo scarso registro dei rettili giurassici in Italia. A causa dell’assenza di elementi scheletrici diagnostici (quali gli elementi cranici), non è possibile identificare con certezza i nuovi esemplari a livello di genere. Sebbene la presenza di osteodermi ben svi- luppati caratterizzi sia del genere () sia del genere Pelagosaurus (Metrio-rhynchidae), la peculiare morfologia degli osteodermi stessi rende più probabile l’appartenenza dei resti al secondo taxon (cf. Pelagosaurus sp.). Le piccole dimensioni, unite alla presenza di suture neurocentrali aper- te e di pleurapofisi caudali non suturate, suggeriscono che si tratti di indivi- dui morfologicamente immaturi. Il rinvenimento di “coccodrilli marini” nel- la Formazione dei Calcari di Sogno conferma le sue affinità faunistiche con le formazioni coeve dell’Europa centrale, che condividono anche la presenza di alcuni pesci e crostacei. DELFINO M. & DAL SASSO C., 2006. Marine () from the of Lombardy (northern Italy). Geobios, 39: 346-354 [in inglese].

BIOSTRATIGRAFIA INTEGRATA A PALINOMORFI E AMMONOIDI NELL’ANISICO DELLE DOLOMITI

Nel lavoro viene proposta una biostratigrafia integrata a palinomorfi ed ammonoidi anisici. I dati provengono essenzialmente da due successioni (Kühwiesenkopf / Monte Prà della Vacca e Dont), entrambi nelle Dolo- miti ed atribuiti alla Formazione di Dont. Nelle sezioni studiate sono stati individuati 3 associazioni palinologiche. L’associazione A, caratterizzata dalla presenza di Aratrisporites reticulatus e Dyupetalum vicentinense é presente nella parte inferiore della Fm. di Dont e nella parte più alta della Formazione a Gracilis, Mediante correlazioni con altre sezioni con- tenenti ammonoidi è stato possibile datare la successione al Pelsonico medio (subzona a Balatonicus p.p.). L’associazione B, della parte media- na della Formazione a Dont, é caratterizzata dalla prima comparsa di Cristianisporites triangulatus e contiene ammoniti della subzona a Balatonicus e Binodosus, riferibili al Pelsonico medio-superiore. L’as- sociazione C, della parte superiore della Formazione a Dont, é caratteriz- 48 PALEOITALIA

Notizie zata dalla comparsa di “Kraeuselisporites” sp. 1 sensu Roghi, ed è stata datata mediante ammonoidi alle italiane subzone ad Abichi e Trinodosus, tipiche dell’Illyrico. KUSTATSCHER E., MANFRIN S., MIETTO P., POSENATO R. & ROGHI G., 2006. New biostratigraphic data on Anisian (Middle ) palynomorphs from the Dolomites (Italy). Review of Palaeobotany and Palynology, 140 (2006): 79–90 [in inglese].

FELCI ANISICHE DELLE DOLOMITI

In questo lavoro viene descritto per la prima volta un gruppo delle felci provenienti dalla flora anisica di Kühwiesenkopf (Monte Prà della Vacca), con la revisione di alcuni generi e specie. Il numero delle specie di Neuropteridium segnalate per il Triassico Medio viene ridotto, sulla base delle forme transizionali individuati a Monte Prà della Vacca, da 5 a 3 (N. voltzii (Brongniart) Schimper, N. elegans (Brongniart) Schimper and N. grandifolium (Schimper et Mougeot) Compter. Il materiale fertile, attribuito in letteratura al nome illigittimo Crematopteris Schimper et Mougeot, é stato trasferito al suo nome lecito Scolopendrites Goeppert, contenente adesso due specie, S. scolopendrioides (Brongniart) comb. nov. e S. grauvogelii sp. nov. Viene descritto inoltre per la prima volta la felce tripinnata Gordonopteris lorigae gen. et sp. nov. Inoltre vengono descritti frammenti di fronde attribuibili alle specie Anomopteris mougeotii Brongniart, ?Marattiopsis sp., Marantoidea sp., Sphenopteris schoenleiniana (Brongniart) Presl, Cladophlebis remota (Presl) comb. nov. e Cladophlebis sp. Due esemplari vengono descritti ancora come gen. et sp. indet., visto che per adesso non si é certo se il materiale, simile a Neuropteridium curvinerve Wang et Wang della Cina, é da attribuirsi alle felci oppure alle felci con seme. VAN KONIJNENBURG-VAN CITTERT J.H.A., KUSTATSCHER, E. & WACHTLER M., 2006. Pteridophytes from the Anisian locality Kühwiesenkopf (Dolomites, Northern Italy). Palaeontology, 49(5): 943-968 [in inglese]. PALEOITALIA 49 Paleo news a cura di Paolo Serventi [email protected]

CRESTE PER FAR … trionale, una nuova specie di questi “COLPO” sauropodi … “nana”! I ricercatori inglesi D. Naish e Un gruppo di ricercatori, D. Martill, dell’Università di coordinati da M. Sander Portsmouth hanno annunciato di dell’Università di Bonn, hanno avere risolto “l’enigma”delle creste recuperato i resti di 11 esemplari, presenti sulle teste dei rettili volanti, sia adulti che giovani, di questi quali Pteranodon. sauropodi “nani”. Il nuovo I due studiosi hanno rinvenuto, dinosauro, del Giurassico superiore nel Nord-Est del Brasile, il cranio (circa 150 m.a.), che apparterrebbe con la cresta, di un giovane ai Brachiosauridae, è stato esemplare di Tupuxuara; l’aspetto chiamato Europasaurus holgeri ed più interessante della scoperta è che è lungo “soltanto” 6 metri! Secondo la cresta non è in un unico pezzo gli studiosi questi animali vivevano ma bensì divisa in due parti. La su di un’isola, ambiente che formazione della cresta era, quindi, “favorirebbe” la riduzione della il risultato della fusione dei due pezzi: taglia. il primo si formava a partire P. Brown, un paleoantropologo dall’anteriore del cranio e l’altro della New England University nel dalla parte posteriore. New South Wales (Australia), Secondo il paleobiologo Naish, la sottolinea che non deve sorprende fusione avveniva al raggiungimento come i grandi dinosauri sauropodi, della pubertà ed era un segnale che si fossero trovati a vivere in isole dell’avvenuta maturazione sessuale con poche risorse alimentari a che fungeva da richiamo per l’altro disposizione, si siano ridotti di taglia sesso. per non morire. L’articolo è comparso sulla rivista La notizia è apparsa su Nature, nel numero Palaeontology (vol. 40, fasc.4). dell’8 di giugno.

DINOSAURI INSULARI UNA RAGNATELA Non solo grandi e massicci VERAMENTE “SPECIALE” sauropodi come Brachiosaurus, un All’interno di un frammento di “mostro” di oltre 35 tonnellate di ambra, rinvenuto in Spagna, è stata peso e una lunghezza superiore ai trovata la più antica ragnatela fatta 25 metri! Infatti è stata rinvenuta a da un ragno, vecchia di 110 m.a. Goslar, nella Germania setten- (Cretaceo inferiore). Imprigionati nella “gemma”, pressappoco 50 PALEOITALIA Paleo news cilindrica e delle dimensioni di questa scoperta è che i ragni, già al 18x7.5 mm, ci sono vari resti di tempo dei dinosauri, erano capaci di insetti, tra i quali una mosca e la produrre elaborate ragnatele, in zampa di una vespa. grado di catturare gli insetti volanti. Secondo D. Grimaldi, il biologo Ricordiamo che, ad oggi, sono di invertebrati del Museo oltre 500 le specie di ragni rinvenute Americano di Storia Naturale di in ambra provenienti dalle regioni New York, che ha studiato il reperto baltiche. assieme ai colleghi E. Peñalver e X. La notizia è apparsa su Science del 22 Delclòs dell’Università di giugno. Barcellona (Spagna), l’importanza di PALEOITALIA 51 PALEOWEB a cura di Maurizio Gnoli [email protected]

Ecco giunti al nostro 15° appuntamento Paleoweb. Sperando che tutti i nostromi si siano riposati ai mari e ai monti intraprendiamo un’altra navigata nei sempre più vasti mari della rete: come già sapete è quasi obbligatorio per uno del mestiere essere membro del “Paleonet”, un utilissimo portale per ricevere e fornire le ultimissime delle Scienze della Terra e della Paleontologia in particolare. È proprio attraverso questo canale che il sottoscritto può rimanere aggiornato sul mondo paleo. Spulciando le varie e-mail del Paleonet mi è caduta sotto gli occhi la segnalazione della seconda edizione del testo di Geologia Storica di Steven M. Stanley “Earth System History 2nd edition” raggiungibile alla pagina http://bcs.whfreeman.com/ esh2e/. La geologia Storica , come tutti dovreste sapere, è una delle parti esenziali delle Scienze della Terra o meglio del bagaglio fisico-chimico e biologico inerente il nostro pianeta. Non voglio fare il solito “pistolotto” sull’importanza della lingua anglosassone, ma questa volta semplicemente e brutalmente vi dico solo di arrangiarvi come meglio potete … e proseguo. Nella videata iniziale, oltre al titolo dei vari capitoli il cui contenuto può essere visualizzato in dettaglio, vi sono nella parte relativa agli “Student Tools” (gli arnesi degli studenti) dei bottoni clickabili su: Charter objectives (Obiettivi del capitolo), Online Quizzing (Quiz in Linea), Interactive Exercises (Esercizi Interattivi), Animations (Animazioni) che vi consiglio caldamente, Key Terms (Parole Chiave), Focus on Earth Systems (Occhiata ai Sistemi della Terra), Web Guide e Ondine Lecture Notebook. Conoscendo lo stato scoccante dei nostromi quando si parla o semplicemente si deve leggere qualcosa in Inglese un buon approccio è quello di partire come ho sopra suggerito con 52 PALEOITALIA le animazioni la cui spiega è si in Inglese, ma tanto banale da essere comprensiva a tutti … o quasi. Vuole essere uno sprone “piacevole”! Se vi occorre il “Real Player” per alcune di queste animazioni, vi consiglio di scaricarlo dalla rete cercando quello in versione di prova gratuito. Per chi vuole rimanere nei patri lidi vorrei suggerire un sitarello non poi tanto “ello” alla pagina http://users.unimi.it/vertpal/index.htm. È quello del nostro Vicepresidente Andrea Tintori e collaboratori all’Università di Milano relativo alla Paleontologia dei Vertebrati e concernente principalmente pesci e rettili del primo e medio Triassico di ben note località dell’Italia settentrionale più micromammiferi ed ursidi delle grotte lombarde .Clickando sulla pagina iniziale si apre la finestra dei contenuti: in ordine Novità, Introduzione, Località fossilifere, Galleria dei Fossili, Ricerca, Staff, Bibliografia ed un invito al contatto. Spero solo di non attirarmi le ire del Vicepresidente dal quale ho ricevuto l’indirizzo www del sito. Cosa da non sottovalutare clickando su Informazioni per gli studenti la Collezione Didattica di Paleontologia divisa per gruppi tassonomici: Trilobiti, Ammonoidi, Belemniti, Nautiloidi, Coralli, Briozoi, Brachiopodi, Gasteropodi, Lamellibranchi. Blastoidi, Crinoidi, Echinidi, Stelleroidi e Graptoliti. Anche questo può essere un sito per destare la curiosità dei più valenti nostromi che imperterriti naviganti avranno modo di cimentare le loro conoscenze sull’affascinante mondo della Paleontologia. Una cosa è certa: questa volta vi farete gli occhi. Alla prossima, sperando nel frattempo di ricevere i vostri suggerimenti!

GLI INDIRIZZI ELETTRONICI DELLA S.P.I. Bollettino della Società Paleontologica Italiana [email protected] PaleoItalia [email protected] Biblioteca [email protected] Tesoreria [email protected] PALEOITALIA 53 AgendaAgenda

Convegni e Congressi

Università di Napoli “Federico II” Federazione Italiana di Scienze della Terra International Bryozoology Association Geoitalia 2007 Larwood Meeting 2007 VI Forum Italiano di Scienze della Terra 2-3 febbraio 2007 Napoli 12-14 settembre 2007 Rimini

Incontro annuale dell’IBA (Associatzione Internazionale di Briozoologia). Per informazioni: www.geoitalia.org Per informazioni: Francesco Toscano, Dipartimento di Scienze della Terra, Largo San Marcellino 10, 80138Napoli; Mostre e-mail to: [email protected] Trilobiti i primi dominatori dei mari

fino al 6 gennaio 2007 Corsi Ampezzo (Udine)

Museo Geologico della Carnia. Scuola Internazionale di Statistica Applicata alle Scienze Naturali ed Orario: sabato e domenica 9.00-12.00 Ambientali www.carniamusei.it Vedere la finestra a pag. 54. Statistica avanzata per Scienze Geologiche, Naturale, Biologiche e Ambientali Un piccolo grande dinosauro 21-26 maggio 2007 Urbino fino al 5 maggio 2007 Milano Per informazioni: Dr. Andrea Marsili, Istituto di Geologia e Centro di Geobiologia dell’Uiversità, Campus Scientifico, Loc. Museo di Storia Naturale, Corso Venezia Crocicchia, 61029 Urbino. 55, Milano. e-mail: [email protected] Orario: martedì-domenica 9.00-17.30 54 PALEOITALIA

TRILOBITI i primi dominatori dei mari 30 giugno 2006 - 7 gennaio 2007 Ampezzo (Udine) Museo Geologico della Carnia Piazza Zona Libera 1944

La mostra si basa su ricostruzioni, pannelli e reperti delle collezioni del Museo Geologico della Carnia e del Museo Friulano di Storia Naturale di Udine, provenienti da tutto il mondo. Particolare risalto è dato alle faune delle Alpi Carniche.

La mostra è aperta sabato e domenica dalle 9.00 alle 12.00. sito web: www.carniamusei.org

“Cara, ti ho mai detto che hai dei bellissimi…occhi?” PALEOITALIA 55

LA SOCIETÀ PALEONTOLOGICA ITALIANA La Società Paleontologica Italiana è stata fondata nel 1948 con lo scopo di promuo- vere la ricerca scientifica paleontologica. L’associazione è aperta sia alle istituzioni, sia ai singoli interessati alla paleontologia, sia a livello professionale che amatoriale. Per l’anno 2006, le quote associative sono le seguenti: Socio Ordinario (paesi europei) 35 € Socio Ordinario (extra U.E.) 45 € Socio junior (under 30) 21 € Istituzioni 100 € Fin dal 1960 la S.P.I. pubblica il Bollettino della Società Paleontologica Italiana, che è una rivista scientifica a valore internazionale, rivolta prevalentemente al mondo accade- mico e, conseguentemente, scritta quasi interamente in lingua inglese. Dal 2000 il Bollettino viene affiancato da un supplemento semestrale in italiano, PaleoItalia, diretto a tutti gli appassionati e cultori della paleontologia.

PALEOITALIA

Supplemento al Bollettino della Società Paleontologica Italiana, v.45, n.3, 2006

Direttore Responsabile: Enrico Serpagli Segretario di Redazione: Carlo Corradini Indirizzo della Redazione: Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico, Università di Modena e Reggio Emilia, via Università 4, 41100 Modena. Tel. 059-2056523. Stampa: Tipografia Moderna, via dei Lapidari 1/2, Bologna. Autorizzazione Tribunale di Modena n. 616 del 16-09-1978

HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO Barbara Cavalazzi, Dipartimento di Scienze della Terra e Geo-Ambientali, Università di Bologna, via Zamboni 67, 40127 Bologna; [email protected] Cristiano Dal Sasso, Museo Civico di Storia Naturale, Corso Venezia 55, 20121 Milano; [email protected] Fabio Marco Dalla Vecchia,Via Marche 33, 33100 Colloredo Di Prato (Udine); [email protected] Annette George, School of Earth & Geographical Sciences (North), The University of Western Australia, 35 Stirling Highway, M004, Crawley WA 6009; [email protected] Antonella Cinzia Marra, Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Messina, Salita Sperone 31, 98166 Messina-Sant’agata; [email protected] Romana Melis, Dipartimento di Scienze Geologiche, Ambientali e Marine, UNiversità di Trieste, Via Edoardo Weiss 1, 34127 Trieste; [email protected] Jordi Orso, via Bertinoro 9/E, 20145 Milano; [email protected] Sergio Piras, via Francia 17, 09045 Quartu S.E. (Cagliari); [email protected] Anna Maria Porcu, Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Cagliari, via Trentino 51, 09127 Cagliari; [email protected] Donata Violanti, Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Torino, via Valperga Caluso 35, 10125 Torino; [email protected] 56 PALEOITALIA

INDICE Numero 15, Carlo Corradini p. 1 A tutti i soci della SPI, Ruggero Matteucci p. 2 Giornate di Paleontologia 2006, Romana Melis p. 4 Appunti sulla preparazione e conservazione dei fossili. II-La preparazione chimica e la conservazione dei fossili Cristiano Dal Sasso p. 7 Stromatoliti attuali dei laghi costieri del Western Australia Barbara Cavalazzi e Annette D. George p. 12 Dinosauri di celluloide: una filmografia ragionata Fabio Marco Dalla Vecchia e Antonella Cinzia Marra p. 16 Paleontologia “Junior” in Monferrato, Donata Violanti p. 24 Le escursioni dei paleontofili, Jordi Orso p. 27 Analisi della dinamica climatica dell’Olocene basata su differenti metodi (Biotici e abiotici) di ricostruzione ricavata dagli archivi sedimentari del Golfo di Cagliari, Annamaria Porcu p. 35 Graptoliti e biostratigrafia del Ludlow (Siluriano) della parte occidentale del Bacino di Praga (area del Barrandiano, Boemia) Sergio Piras p. 41

RUBRICHE Notizie Italiane, Carlo Corradini p. 46 Paleo news, Paolo Serventi p. 49 Paleoweb, Maurizio Gnoli p. 51 Agenda p. 53

NOTE PER GLI AUTORI Gli articoli non devono superare le tre pagine dattiloscritte. Gli autori possono fornire, se lo ritengono utile, alcune note bibliografiche, uniformandosi allo stile del Bollettino della Società Paleontologica Italiana. È gradito un corredo iconografico (fotografie, disegni, grafici, …); tutte le immagini devono essere ben contrastate, in modo da avere una buona resa se pubblicate in bianco e nero. Le immagini digitalizzate vanno salvate come file bmp, tif o jpg, ad almeno 300 dpi. Esse vanno salvate con il nome dell’autore e un numero progressivo (es. TopolinoFig1.jpg) Gli articoli e il materiale illustrativo devono essere inviati esclusivamente per posta elettronica all’indirizzo: [email protected] In caso di file particolarmente pesanti, si prega di contattare la redazione per concordare la forma di invio. Di norma gli autori non avranno la possibilità di visionare le bozze. Agli autori non saranno forniti estratti degli articoli; dopo la pubblicazione possono richiedere un file PDF del loro lavori.