QUADRO C SISTEMA TERRITORIALE

quadro conoscitivo quadro

Approvato con delibera del C.C. N° ...... del ......

Besenzone

– PSC PSC

CAPO I – IL SISTEMA INSEDIATIVO

1 - Gerarchia dei centri abitati

1.1 - Metodologia d’analisi

L’analisi delle gerarchie dei centri è stata effettuata partendo dai dati proposti dal PTCP 2007, ai quali sono state incrociate le conoscenze del territorio sia dirette che fornite dall’amministrazione comunale. Il PTCP 2007 analizza il sistema insediativo provinciale organizzandone la struttura mediante lo schema: aree/assi/centri.

 Aree: territori di più comuni legati da intesa istituzionale (comunità montane, unioni di comuni, ecc.) e, per i comuni appartenenti alla codifica altimetrica Istat di collina e montagna, per la vallata della stessa comunità montana.

 Assi: direttrici costituite dalle principali vie di comunicazione: linee ferroviarie, autostrade, superstrade con relativi caselli ed uscite, strade statali e provinciali, su cui sono dislocati alcuni importanti nodi logistici, quali l’aeroporto, le stazioni ferroviarie, ecc.

 Centri: aree più o meno vaste del territorio, definite come località abitate, conosciute con un nome proprio, sulla quale sono situate una o più case raggruppate o sparse. Per la definizione della tipologia dei centri, ci si è basati sulla definizione dei tipi di località abitate considerate agli effetti del censimento, il centro abitato, il nucleo abitato e le case sparse. Si è poi proceduto ad una ulteriore sottoclassificazione del centro abitato che a partire da una definizione condivisibile con quella del censimento, necessita però di una definizione urbanistica tale da consentire la successiva attribuzione gerarchica.

CENTRO ABITATO: aggregato di case contigue o vicine con interposte strade, piazze e simili, o comunque brevi soluzioni di continuità, caratterizzato dall’esistenza di servizi od esercizi pubblici costituenti la condizione di una forma autonoma di vita sociale, e generalmente determinanti un luogo di raccolta ove sogliono concorrere anche abitanti dei luoghi vicini per ragioni di culto, istruzione, affari, approvvigionamento e simili, in modo da manifestare l’esistenza di una forma di vita sociale coordinata dal centro stesso. - Centri abitati di primo ordine (città regionali): rappresentano il nucleo centrale del sistema insediativi e sono sistemi urbani di particolare complessità funzionale morfologica relazionale, che concorrono alla qualificazione ed integrazione del territorio regionale nel contesto interregionale ed internazionale. - Centri abitati di secondo ordine (centri ordinatori): quell’insieme relazionato di polarità insediative mono o pluripolari ordinatrici dell’armatura urbana regionale e costituenti la struttura caratterizzante l’assetto territoriale; gli stessi sono selezionati in relazione all’intrinseco potenziale rappresentato e/o al ruolo assunto o assumibile nel contesto territoriale. Ad essi sono assegnati ruoli di polarizzazione dell’offerta di funzioni rare e strutturazione delle relazioni sub-regionali. - Centri abitati di terzo ordine (centri integrativi): polarità insediative minori che assumono o possono assumere funzioni di supporto alle politiche di integrazione, in forma interattiva con i centri sovraordinati, svolgendo funzioni di presidio di territori a debole armatura urbana. - Centri abitati di quarto ordine (centri di base): centri di supporto per le dotazioni di base, intesi come “polarità elementari comunque idonee ad erogare l’intera gamma di servizi di base, civili, commerciali, artigianali”.

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- Centri specialistici dell’offerta turistica: Centri e località a prevalente connotazione paesistico/ambientale da qualificare sotto il profilo dell’offerta turistico - ricreativa. Questi centri sono destinatari delle politiche comunitarie, nazionali, regionali e provinciali o anche di livello comunale predisposte:

 al rafforzamento della dotazione di servizi per l’utenza turistica, sia accentrata che sparsa, sia stanziale che itinerante;  al miglioramento della qualità morfologica urbana e al recupero delle forme insediative storiche;  al rafforzamento della dotazione di attrezzature sportive, ricreative e per lo spettacolo;  al potenziamento della ricettività primaria e/o diffusa sul territorio ivi comprese forme speciali di agriturismo;  alla razionalizzazione dell’assetto commerciale sia di livello primario sia delle forme distribuite e/o integrate di base. - nucleo abitato: località abitata, priva del luogo di raccolta che caratterizza il centro abitato, costituita da un gruppo di case continue o vicine, con almeno cinque famiglie e con interposte strade, sentieri, spiazzi, aie, piccoli orti, piccoli incolti e simili, purché l’intervallo tra casa e casa non superi una trentina di metri e sia in ogni modo inferiore a quello intercorrente tra il nucleo stesso e la più vicina delle case manifestamente sparse. - case sparse: corpi di fabbrica disseminate nel territorio comunale a distanza tale tra loro da non poter costituire nemmeno un nucleo abitato. Besenzone risulta essere un Centro di Base le cui caratteristiche principali sono descritte ai paragrafi successivi.

1.2 - Centri di base

LA DOTAZIONE DI ATTREZZATURE E SERVIZI DEI CENTRI DI BASE Definiamo "Centri di Base" tutti i centri idonei a fornire almeno i Servizi Urbani Puntuali di Base (SuB), cioè un gruppo essenziale di servizi - sia pubblici che privati - la cui presenza garantisce la soglia minima di funzionalità ed indipendenza del centro stesso. La presenza e la distribuzione dei SuB rappresenta il più efficace indicatore del livello di autosufficienza/dipendenza della popolazione insediata rispetto ai propri centri urbani di appartenenza e/o di gravitazione. Nella valutazione dei Centri di Base sono state considerate anche le frazioni pianificate dai Piani regolatori generali dei singoli comuni. I Servizi urbani atti a garantire un livello elementare di servizi al Centro di Base sono:

 Istruzione  Sanità e Servizi Socio - assistenziali  Servizi civili e religiosi  Giustizia e Sicurezza  Strutture commerciali  Cultura e tempo libero  Sport 1.2.a Istruzione

L’unica scuola presente sul territorio è quella del Capoluogo, situata in via Castello. L’edificio attualmente ospita una quarantina di bambini della scuola elementare. La permanenza dell’attività didattica, in considerazione dei processi di ristrutturazione del settore scolastico attualmente in corso, è fortemente a rischio in prospettiva futura. La scuola elementare di Besenzone oggi si presenta a pianta rettangolare disposta su due piani e con sottotetto praticabile. Al piano terra sono dislocate due aule adibite a sala musicale e mensa, un corridoio centrale, una piccola palestra e due blocchi servizi igienici;

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L’edificio fu edificato tra aprile del 1915 e settembre 1916. L’impianto originario era costituito da un corpo principale e da due ali contrapposte. Il corpo principale, disposto su due piani, ospitava al piano terra tre aule, il corridoio e la scala da cui si accedeva, al piano primo, ai due appartamenti delle maestre. Le due ali erano più basse rispetto al corpo principale e terminavano al primo piano con due terrazze scoperte accessibili dagli appartamenti; al piano terra erano dislocati i servizi igienici della scuola. L’edificio nel 1983 fu interessato da massicci interventi di demolizioni, ristrutturazioni ed ampliamento che modificarono completamente l’impianto originario; l’attuale assetto dell’edificio deriva proprio da quegli interventi. Il corpo principale fu mantenuto, mentre le due ali laterali vennero demolite per far posto all’ampliamento dell’edificio disposto su due piani. Presso il Capoluogo è attiva anche una struttura di asilo privata. 1.2.b Sanità e servizi socio-assistenziali

Il territorio comunale, dal punto di vista delle dotazioni sanitarie e socio-assistenziali risulta essere provvisto esclusivamente dei servizi minimi, ovvero presenta uno studio medico presidiato da medico di base con sede presso gli uffici comunali. Il servizio sanitario di base è completato dalla presenza di una farmacia. Presso l’ufficio del Comune relativo ai Servizi Sociali sono attivate le seguenti attività:

 Assistenza domiciliare socio-assistenziale non autosufficienti o a rischio di non autosufficienza;  Predisposizione procedure per erogazione assegno di cura (a sostegno del mantenimento di anziani non autosufficienti nel proprio nucleo familiare);  Predisposizione domanda per ingresso in casa protetta o in strutture residenziali di anziani non autosufficienti o a rischio di non autosufficienza;  Integrazione della retta d'ospitalità in strutture residenziali;  Soggiorni climatici per anziani;  Lavori socialmente utili riservati ad anziani;  Contributi economici ad indigenti;  Riconoscimento assegno di maternità e assegno nucleo numeroso;  Rapporti con il volontariato;  Diritto allo studio (borse di studio, fornitura gratuita e semigratuita libri di testo, esoneri totali e parziali per la fruizione dei servizi scolastici ed extrascolastici);  Servizio di trasporto presso asili nido di ;  Erogazione di contributi integrativi a valere sulle risorse al Fondo nazionale di sostegno per l'accesso alle abitazioni in loco;  Contributi per il superamento barriere architettoniche. Soggiorni climatici per anziani Il Comune annualmente organizza un soggiorno marino sia nel periodo estivo sia nel periodo invernale, e un soggiorno montano estivo. Consegna pasti a domicilio Il Comune organizza un servizio di distribuzione di pasti a domicilio in favore degli anziani non autosufficienti Servizio di trasporto Il Comune organizza, compatibilmente alle possibilità e alle disponibilità del momento, un servizio di trasporto rivolto alle persone, in prevalenza anziane, che non abbiano altre possibilità, per il raggiungimento di presidi ospedalieri della zona. 1.2.c Servizi civili e religiosi

La presenza di uffici postali e sportelli bancari rappresenta un indicatore efficace del livello di autosufficienza dei centri, in quanto questi servizi danno la possibilità di fruire delle funzioni economiche più comuni (pagamento bollette, ritiro pensione ecc.) senza dover affrontare spostamenti dal luogo di residenza, soprattutto da parte di popolazione anziana o di donne con figli.

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A Besenzone risulta presente l’ufficio postale; non sono presenti sul territorio sportelli bancari e sportelli relativi ai servizi energetici di base, quali luce e gas. Le strutture religiose attualmente presenti in comune di Besenzone consistono nelle tre chiese delle località principali con le relative strutture annesse: S. Vitale (a Besenzone), S. Salvatore (a Bersano) e S. Maria Pietro (a Mercore). i quali per la loro caratteristica storica si rimanda per la trattazione all'apposito capitolo. Le tre parrocchie in cui é suddiviso il territorio sono Besenzone Bersano e Mercore. 1.1.d Giustizia e Sicurezza

L’unica rappresentanza della sicurezza insediata sul territorio è costituita dalla Polizia Municipale che fa a capo dell’amministrazione comunale. Le altre forze di sicurezza sono localizzate a Cortemaggiore (Caserma carabinieri e sede della Protezione Civile) 1.1.e Strutture commerciali

La rete commerciale é costituita unicamente da esercizi di vicinato, prevalentemente limitati alla fornitura di beni di prima necessità; l'estrema limitatezza di questa rete comporta che il comune sia da questo punto di vista quasi totalmente dipendente dai territori limitrofi (Cortemaggiore, Busseto, Castelvetro, Monticelli a medio raggio, Piacenza, Cremona, Fidenza ad ampio raggio) e, quindi, che i cittadini siano dipendenti dalle infrastrutture per la mobilità per le esigenze di carattere commerciale. Nell’intero territorio comunale la rete commerciale é costituita esclusivamente da 4 esercizi di vicinato di generi alimentari e 3 di generi non alimentari, prevalentemente limitati alla fornitura di beni di prima necessità. 1.1.f Sport

Presso il Capoluogo é situato il centro sportivo comunale che comprende un campo da calcio con relativi spogliatoi.

1.3 - Analisi delle caratteristiche urbanistiche e funzionali

Scomponendo il "continuum" dell'insediamento urbanistico nelle sue componenti elementari, al fine di rendere agevolmente rappresentabile, compiendo uno sforzo di sintesi, l'assetto urbanistico attraverso un'analisi strutturale, assumendo come elemento atomico aggregato la lottizzazione urbanistica, intesa come aggregato di lotti edificati, siano essi ad uso residenziale, industriale - artigianale, commerciale o per dotazione di servizi urbano-territoriali, relazionati alla rete delle strade e distinguibili tra di loro per tipi edilizi e parametri urbanistici si tende a dare una rappresentazione organico/funzionale dell'insediamento urbanistico medesimo.

A Besenzone, gli elementi che tipicamente concorrono a comporre gli agglomerati urbani, secondo il principio di scomposizione accennato in precedenza sono risultati i seguenti:

 zone di interesse storico,

 zone residenziali di saturazione,

 zone industriali artigianali di saturazione,

 zone destinate a servizi,

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Estratto della tavola QC C2 - ASSETTO FUNZIONALE

ZONE DI INTERESSE STORICO

Rimandando la trattazione semantica, intesa come lo studio delle relazioni fra modelli descrittori e il contesto cui si riferiscono o che dovrebbero descrivere, ai paragrafi successivi, in questa sezione ci limiteremo a prendere in considerazione l'aspetto strutturale in relazione agli altri elementi oggetto di analisi.

Il capoluogo comunale presenta scarsi elementi con caratteristiche insediative storiche a meno della chiesa di S. Vitale la quale per altro evidenzia origini di pieve campestre piuttosto che di chiesa parrocchiale.

Anche nel caso di Mercore non é possibile individuare un vero e proprio nucleo storico urbano, ma piuttosto una piccola centralità di funzioni storicamente raccolte lungo la viabilità che collega Chiaravalle della Colomba a Busseto ed a S. Agata.

Bersano è l'unico centro nel quale è possibile identificare cenni di elementi di interesse storico anch'essi in ogni caso circoscritti ad un’insieme di piccoli insediamenti di origine agricola distribuiti sul crocevia.

Valutando le zone di interesse storico esigue e di scarso valore identitario, le relazioni che intercorrono con il restante tessuto urbanistico possono essere tenute in considerazione solo ed esclusivamente per l'aspetto funzionale in quanto ospitanti di servizi urbano territoriali di base o attività commerciali.

ZONE RESIDENZIALI DI SATURAZIONE

La tessitura urbana di Besenzone, declinata nel capoluogo e nei due centri frazionari di Bersano e Mercore, non presenta ne da punto di vista morfologico ne per stato di conservazione criticità tali da giustificare la previsione di interventi di sostituzione, riorganizzazione o anche solo di rifunzionalizzazione dello stato di fatto.

Il tessuto risulta compatto, a bassa densità abitativa e di qualità sostanzialmente buona.

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ZONE INDUSTRIALI - ARTIGIANALI DI SATURAZIONE

Il comune di Besenzone non è caratterizzato da insediamenti produttivi tali da poterne permettere una valutazione di natura funzionale in relazione al resto del territorio costruito, attualmente le aziende insediate con tali caratteristiche sono due; ciò denota una scarsa predisposizione logistica ad accoglierle.

ZONE DESTINATE A SERVIZI

Lo spazio residenziale urbano non è costituito di sole abitazioni, ma di una buona integrazione tra tre tipi di spazio: lo spazio abitativo (l’abitazione e il suo contesto percepibile); lo spazio dei servizi di base (scuole e giardini pubblici e il loro contesto); lo spazio dell’accessibilità abitazione-servizi di base (considerato come spazio di accessibilità pedonale).

L'esigua estensione del costruito negli insediamenti urbani a Besenzone agevola notevolmente l'accessibilità ai servizi di base, presenti pur in forma assai elementare, potendoli raggiungere da qualsiasi punto all'interno del territorio urbanizzato a piedi in pochi minuti.

1.4 - Punti di forza e punti di debolezza

PUNTI DI FORZA PUNTI DI DEBOLEZZA

- le dotazioni relative all’istruzione raggiungono un - I servizi pubblici, di qualsiasi tipologia, sono livello di autosufficienza fino alle scuole medie strettamente limitati a quelli di base inferiori - la popolazione, per i beni di prima necessità, - le forze dell’ordine e il personale per la gestione dipende fortemente dal territorio circostante delle emergenze sono localizzati a pochi - non è presente sul territorio un presidio stabile chilometri delle forze dell’ordine - I centri urbani presentano una densità urbana - non esiste un centro storico a Besenzone, in molto bassa quanto ha sempre avuto un carattere di transito - Mercore ha un carattere misto residenziale - agricolo - l’offerta ricettiva comunale è assente - le attività legate al turismo non sono sviluppate.

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2 - Servizi e attrezzature pubbliche e private

2.1 - Metodologia d’analisi

L’analisi è stata effettuata attraverso la lettura del PRG vigente.

La L.R. 20/2000 e s.m.i. all’art. A-24 comma 2, definisce come attrezzature e spazi collettivi, il complesso degli impianti, opere e spazi attrezzati pubblici, destinati a servizi di interesse collettivo, necessari per favorire il migliore sviluppo della comunità e per elevare la qualità della vita individuale e collettiva, sono state pertanto individuate:

. le zone omogenee G: spazi per le attrezzature pubbliche di interesse locale, cioè tali da dover essere direttamente accessibili dagli utenti con percorsi pedonali o comunque superabili in archi di tempo brevi: servizi pubblici di quartiere, istruzione dell’obbligo, asili nido e scuole materne, attrezzature d’interesse comune e per servizi religiosi, spazi pubblici attrezzati a parco, gioco e sport, parcheggi pubblici; . le zone omogenee F: spazi per le attrezzature pubbliche di interesse generale quali istruzione superiore all’obbligo, strutture sanitarie ospedaliere, zone pubbliche per parchi ed attrezzature sportive urbane e territoriali. Attraverso l’analisi dell’uso del suolo si è potuto verificare che le zone omogenee G di Besenzone sono pari a 31.872 mq, mentre le zone omogenee F sono pari a 21.641 mq (di cui 9.182 mq di attrezzature sportive).

In merito agli standard urbanistici, si evidenzia che il dato rilevato sia in linea con quanto prescritto dai disposti di legge, sia di zone omogenee G, in rapporto alla popolazione residente, (calcolo effettuato sulla base dei 30 mq/ab residenziale, L.R. 20/2000 e s.m.i. ), che di zone F, il cui dato è stato elaborato sulla base dello standard: (1+1,5+15)mq/ab, DM 1444/68.

Zone omogenee G standard = 31,93 mq/ab (dato anagrafico aggiornato dicembre 2013)

Zone omogenee F standard = 21,68 mq/ab (dato anagrafico aggiornato dicembre 2013)

Scenario quantitativo

Lo scenario quantitativo dei servizi relativo al centro abitato di Besenzone è confortante in quanto il valore totale di mq/ab rientra perfettamente nel limite stabilito dalla L.R. 20/2000 e s.m.i. di 30 mq/ab.

Il quadro previsto dalla pianificazione vigente presenta ancora dei residui, molto consistenti, soprattutto per attrezzature sportive e scolastiche legate al centro abitato di Besenzone, confermandone e parcheggi, lo scenario quantitativo, quindi, presenta delle dinamiche di ulteriore miglioramento.

Scenario qualitativo

Lo scenario qualitativo si presenta privo di particolari elementi critici, in quanto il territorio a ridosso dell’urbanizzato risulta di facile utilizzo, soprattutto dal punto di vista sportivo-ricreativo.

Aumentando il livello del dettaglio possiamo esplicitare le seguenti conclusioni:

SERVIZI ED ATTREZZATURE DI QUARTIERE:

- attrezzature scolastiche: le attrezzature scolastiche sono costituite dalla locale scuola elementare e da un asilo privato.

- attrezzature sociali e di interesse comune: i servizi amministrativi e di interesse comune vengono accorpati nella sede del Municipio, unica attrezzatura di interesse comune presente sul territorio.

- attrezzature religiose: trovano localizzazione presso le chiese parrocchiali dei tre centri principali (Besenzone Bersano e Mercore);

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- verde attrezzato: la dotazione di verde è concentrata nel Capoluogo, dove sono presenti caratterizzata dalla presenza di due aree per attrezzature sportive (campo di pallavolo e campo di calcetto) e da tre aree verdi (due in via Don Antonio Reboli ed una in via San Luigi).

- parcheggi attrezzati: le uniche aree attrezzate a parcheggio sono presenti nel Capoluogo, per un totale di circa 5,200 mq.

SERVIZI URBANI E TECNOLOGICI:

- attrezzature sanitarie e socio-assistenziali: sul territorio non sono presenti attrezzature sanitarie né socio-assistenziali;

- attrezzature cimiteriali: i cimiteri sono localizzati in aree esterne ai centri abitati, con adiacente parcheggio che rende agevole l’accesso;

- attrezzature tecnologiche: uniche attrezzature di rilievo sono i tre impianti di depurazione situati nel Capoluogo, a Bersano ed a Mercore.

2.2 - Punti di forza e punti di debolezza

PUNTI DI FORZA PUNTI DI DEBOLEZZA

- Besenzone presenta una buona presenza sia di zone omogenee G che F

- la dotazione di standard risulta rispettata

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3 - L’evoluzione del sistema insediativo

3.1 - Metodologia d’analisi

Il PTCP 2007 analizza la struttura e l’evoluzione del sistema insediativo e definisce le principali tipologie insediative. Attraverso l’analisi dei segni sul territorio desunti da un’osservazione delle soglie storiche significative, partendo dalla situazione attuale, si è potuto indagare l’evoluzione del sistema insediativo e definire le tipologie insediative.

Di seguito vengono riassunti brevemente i caratteri storici ed i modelli evolutivi degli insediamenti storici principali.

3.1a - Besenzone

Il toponimo deriva probabilmente dal nome di un signore feudale che in questa località costruì un castello, oggi scomparso. Il territorio comunale, centuriato in epoca romana e ritornato ad essere paludoso e coperto di boschi in epoca altomedievale, venne nuovamente colonizzato nel corso del X secolo grazie anche all’opera di bonifica effettuata dai monaci cistercensi dell’abbazia di Chiaravalle.

In seguito la storia di Besenzone si identifica sostanzialmente con quella della vicina Cortemaggiore, con particolare riferimento all’avvicendarsi dello Stato Pallavicino e del Ducato Farnesiano. Besenzone inizia ad avere una storia autonoma solamente dalla fondazione del Comune, avvenuta nel 1814.

Il capoluogo comunale presenta ben poche caratteristiche insediative storiche, in quanto il nucleo abitato attuale acquisisce caratteri urbani solamente a partire dalla fine dell’Ottocento, quando si sviluppa un primo agglomerato vero e proprio attorno al Municipio e lungo la strada che collega Cortemaggiore a Busseto. La chiesa di S. Vitale, l’altra polarità del Capoluogo, sorge in posizione defilata rispetto al nucleo abitato e tale caratteristica denuncia le sue origini di pieve campestre piuttosto che di chiesa parrocchiale. L’edificio attuale infatti venne costruito nel 1899 sui resti di una preesistente chiesa romanica

Estratto della tavola QC C1.1 - SISTEMA INSEDIATIVO STORICO URBANO E RURALE

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3.1b - Bersano

Nei pressi della frazione di Bersano sono stati rinvenuti i più antichi insediamenti del territorio, risalenti all’età del bronzo, come testimoniato dal rinvenimento della Terramara di Colombare, portata alla luce nella seconda metà del XIX secolo, a pochi metri dalla riva sinistra del torrente Ongina; l’insediamento appartiene alla media e alla tarda età del bronzo e sembra perdurare anche nell’età del ferro, come conferma lo spessore della stratificazione culturale.

Nel caso di Bersano non è possibile parlare di un agglomerato vero e proprio, ma di un’insieme di piccoli insediamenti di origine agricola distribuiti sul crocevia tra un asse viario est-ovest (Busseto - Cortemaggiore) ed uno nord-sud (S. Agata - Mercore). Anche in questo caso la chiesa di S. Salvatore sorge isolata; venne edificata nel 1960 sul luogo di una preesistente cappella cistercense dell’Abbazia di Chiaravalle, di cui mantiene la base della torre campanaria. Nei pressi di Bersano altra importante testimonianza storica è la settecentesca casa Swich, detta “il Palazzo”.

Estratto della tavola QC C1.1 - SISTEMA INSEDIATIVO STORICO URBANO E RURALE

3.1c - Mercore

Anche nel caso di Mercore non é possibile individuare un vero e proprio nucleo storico urbano, ma piuttosto una piccola centralità di funzioni storicamente raccolte lungo la viabilità che collega Chiaravalle della Colomba a Busseto ed a S. Agata. In epoca romana qui era situato probabilmente il capoluogo del Pago Mercuriale citato nella Tavola Traiana, che dà il nome all’attuale località.

Mercore in epoca medievale faceva parte dei possedimenti cistercensi dei monaci di Chiaravalle, che qui edificarono, nel sec. XIII, un oratorio, attualmente soppiantato dalla neogotica chiesa del 1906.

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Estratto della tavola QC C1.1 - SISTEMA INSEDIATIVO STORICO URBANO E RURALE

3.2 - Fabbisogno di edilizia residenziale sociale

La L. R. 20/2000 all’ Art. A-6-bis “Scelte strategiche per lo sviluppo delle politiche pubbliche per la casa” stabilisce e disciplina quanto segue: 1) Allo scopo di realizzare gli obiettivi di sviluppo delle politiche pubbliche per la casa individuati dall’articolo 7-bis, comma 1, il PSC stabilisce il fabbisogno complessivo di alloggi di edilizia residenziale sociale, tenendo conto delle eventuali carenze pregresse e nell’osservanza della quota individuata dal comma 2 del presente articolo. Il PSC può altresì specificare le diverse esigenze abitative in cui si articola il medesimo fabbisogno. 2) È stabilita la quota del 20 per cento di alloggi di edilizia residenziale sociale, riferita al dimensionamento complessivo dei nuovi insediamenti residenziali previsti dalla pianificazione comunale. La medesima quota è riferita, nei Comuni che si dotino di piani intercomunali o di piani elaborati in forma associata, al dimensionamento complessivo delle nuove previsioni insediative residenziali stabilite per l’insieme dei Comuni stessi. L’introduzione di edilizia residenziale sociale nasce dalla necessità di porre sul mercato alloggi a prezzo calmierato per favorire l’accesso alla casa anche per le fasce più deboli della società. Un intervento per calmierare il prezzo degli immobili però risulta necessario in aree dove il mercato è particolarmente alto, il mercato immobiliare in comune di Besenzone si caratterizza invece per prezzi di mercato che sono mediamente più bassi rispetto ai comuni limitrofi; infatti sul territorio si ha un

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problema differente, generato dalla difficoltà di attirare lottizzanti su un mercato di per sé poco remunerativo. Inserire alloggi di edilizia residenziale pubblica comprimerebbe ulteriormente il mercato perché renderebbe meno remunerativo l’investimento del lottizzante, ed inoltre tali costi si rifletterebbero sulle altre abitazioni rendendone ulteriormente difficile la collocazione sul mercato. A sottolineare una tale situazione di non necessità di edilizia calmierata è testimone il fatto del quasi inesistente ricorso al convenzionamento del Contributo di Costruzione nella realizzazione del patrimonio edilizio. In considerazione quindi che per definizione l’edilizia abitativa sociale, costituisce un servizio di interesse generale finalizzato al raggiungimento degli obiettivi di integrazione e coesione sociale e di qualità funzionale dei tessuti urbani indicati dagli strumenti di pianificazione territoriale ed urbanistica ed alla riduzione degli svantaggi di individui o di gruppi nell’accesso ad un’abitazione funzionale, salubre, sicura, dignitosa e dai ridotti consumi energetici, si ritiene che nel caso specifico di Besenzone, lo sviluppo di tali politiche non sia necessario. Siamo altrettanto convinti che l’applicazione di tali strumenti in quei territori dove oggettivamente non si ravvisa, da un punto di vista quantitativo e qualitativo, la necessità dello sviluppo di azioni volte al sostegno dello sviluppo di politiche per la casa possa prefigurare scenari o di inapplicabilità o ancor peggio di iniquità distributiva delle risorse messe a disposizione e sempre più esigue, a discapito di quei territori dove al contrario la problematica sociale del diritto alla casa è più stringente.

4 – Il sistema insediativo storico

4.1 – Metodologia di indagine

L’analisi del sistema insediativo storico è stata effettuata con la consultazione preliminare della seguente documentazione

- fonti bibliografiche di carattere generale e di storia locale quali , , , , , , , ,

- rilevamenti della popolazione 1871/1951 con riferimento ai censimenti della popolazione per frazioni geografiche e località abitate

- elaborazioni contenute nel Quadro Conoscitivo del PTCP 2007, relativamente alle specifiche indagini sul sistema insediativo storico svolte nella parte di analisi del sistema territoriale

- indirizzi e direttive del PTCP 2007 per la tutela dell’identità culturale del territorio relativamente agli ambiti di particolare interesse storico ed archeologico, agli insediamenti storici e agli ambiti di interesse storico e testimoniale

- documentazioni varie di analisi dei beni culturali allegate al piano regolatore vigente. Per la catalogazione dei singoli complessi edilizi ci si è avvalsi, oltre che della documentazione precedentemente richiamata, dei documenti cartografici disponibili nei diversi periodi storici: il Piano catastale parcellario dell’anno 1821 (cosidetto “catasto napoleonico” in scala 1:2.500 con estratti 1:1.250), la Carta Storica Regionale a cura del Servizio Cartografico e Geologico e dell’Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia Romagna, desunta dalla Carta del Ducato di Parma e Piacenza (anno 1828), i Fogli della Carta d’Italia in scala 1:25.000 dell’Istituto Geografico Militare di primo impianto (1880-1890) e le mappe di impianto del Nuovo Catasto Terreni della prima metà del nocecento (anni ‘40/’50). Alla prima fase di ricognizione della provenienza storica degli insediamenti edilizi è seguita una catalogazione dei singoli insediamenti per sopraluogo diretto in campagna ed il risultato è stato riportato nel fascicolo QC-C5 “Censimento degli insediamenti in zona agricola e dei beni di interesse

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culturale”; si veda inoltre la cartografia QC-C1 “Sistema insediativo storico” che rappresenta e sintetizza i principali elementi riferibili alle diverse fasi di antropizzazione del territorio.

4.2 – Cenni storici preliminari

Il territorio del Comune di Besenzone è sicuramente un sito di popolamenti stabili molto antichi, in quanto in esso sono stati rinvenuti tracce di insediamenti dell’età del bronzo riferibili alla civiltà terramaricola, il più antico processo di antropizzazione delle terre emiliane che ha costituito la prima rete di insediamenti stabili sul territorio con insediamenti abitati che hanno raggiunto nel tempo una certa estensione, perdurando presumibilmente per diversi secoli. Testimonianza di questi insediamenti è il ritrovamento, a fine ‘800, del villaggio di Colombare di Bersano in sponda sinistra dell’Ongina. Il villaggio, di forma trapezoidale con i lati nord e sud paralleli, è dotato di argine circondato da un largo fossato ed è esteso su di una superficie, internamente all’argine, di quasi 16.000 mq.

Veduta aerea del sito del villaggio di Colombare di Bersano (nella porzione più a nord del campo verde), da cui si può rilevare la forma trapezoidale del fossato perimetrale

Dei processi di antropizzazione di epoca antica permangono inoltre tracce, peraltro nel territorio comunale molto sporadiche, della struttura centuriata di epoca romana che costituì una fitta rete di collegamenti e un efficiente sistema drenante dei suoli per consentire un più intenso sfruttamento agrario dei terreni. Questo processo di complessa colonizzazione del territorio ha conseguentemente prodotto una rete capillare di insediamenti colonici distribuiti all’interno delle centurie (di norma due unità per ogni centuria, collocate in due angoli opposti) e di villaggi localizzati, in genere, agli incroci degli assi centuriati più importanti; peraltro i ritrovamenti archeologici di questo periodo storico, relativi a siti di inumazione e ad un impianto produttivo, testimoniano la diffusa presenza di insediamenti in tutto il territorio comunale. Nel territorio di Besenzone non sono invece presenti tracce documentarie della successiva epoca longobarda (VI/VIII secolo); in quest’epoca, ormai disgregatosi l’ordinamento municipale romano, si

13 assiste al crescente degrado e abbandono della complessa rete di bonifica dei territori di epoca romana e la progressiva espansione di terreni incolti, boscati e paludosi. Il declino della struttura amministrativa romana ha comportato una progressiva ruralizzazione delle strutture territoriali sia amministrative che ecclesiastiche; è all’interno di questo processo che nei distretti rurali sorsero le pievi che acquisirono nel tempo una certa autonomia nei confronti del vescovo contrapponendosi spesso agli enti ecclesiastici urbani. Successivo processo incisivo e peculiare è riferibile alle profonde ed estese operazioni di bonifica e riconolizzazione territoriale operate, a partire dalla prima metà del XII° secolo, dalla comunità monastica cistercense di Chiaravalle che ha investito anche un’estesa porzione del Comune di Besenzone gravitante attorno alla grangia (o fattoria) di Castel d’Arda, patrimonio dell’abbazia. Quest’opera di riappoderamento delle campagne recupera all’uso rurale vasti territori che, come già si diceva, in seguito al degrado e all’abbandono del consistente ed esteso sistema drenante di epoca romana, avevano nei secoli perso le condizioni di produttività. Alla comunità cistercense va quindi il merito della bonifica e valorizzazione di gran parte dei territori agricoli e di aver posto le basi da cui sarebbe nata, nei secoli successivi, la moderna azienda rurale.

Pievi rurali e incastellamento Lo stato dell’assetto insediativo in epoca immediatamente precedente al più recente processo di industrializzazione dell’ultimo secolo è efficacemente rappresentato nella descrizione della situazione territoriale (riportata di seguito) contenuta nel Vocabolario Corografico Geologico Storico della Provincia di Piacenza del Cav. Guglielmo Della Cella dell’anno 1890, compilato sulla traccia del precedente atlante degli antichi Ducati di Parma e Piacenza dell’anno 1834. BESENZONE, villaggio in Circondario di Fiorenzuola sulla destra dell’Arda, capoluogo di comune. Mandamento di Cortemaggiore. Dista da Villanova km.10¾ , da Cortemaggiore

14 km.2½ S-E, da Piacenza km.21 pure S-E. La parrocchia è congr. di gius-patronato regio. Sta fra l’Arda e l’Ongina a 44°, 59” di lat. – 27°, 37’, 40” di long. Il territorio del comune ha una superficie di ettari 2372, dé quali 2247 coltivi e 20 prativi. Lo storico Campi dice che questo luogo ove era anticamente un castello, fu fondato da un Besenzone, uno dei pronipoti del crudele Mesenzio re di Toscana, e come il suo proavo fiero e crudele. Il comune si divide nelle seguenti frazioni: Besenzone popol. 719 Bersano popol. 685 Mercore popol.641 Tot popol. 2045 Rendita imponibile del 1888 della prediale L. 120,447,50 dei fabbricati L. 6,287,58 di ricch. mobile L. 20,826,00 Imposta erariale per la prediale L. 26,403,17 pei fabbricati L. 1,021,73 per ricch. Mobile L. 2,097,46 Sovrimposta provinciale della prediale L. 14,145,30 dei fabbricati L. 468,76 Sovrimposta comunale della prediale L. 17,455,04 dei fabbricati L. 579,74 Bilancio comunale del 1888 spese obbl. ordin. L. 16,864,83 spese obbl. straord. L. 1,550,00 contabilità speciali L. 2,494,39 spese facoltative L. 5,140,39 totale L. 26,049,71 In questo comune sono aperte 4 scuole elementari, 1 maschile, 1 femminile e 2 promiscue, frequentate in complesso da 78 maschi e 87 femmine. Elettori politici 112 “ amministrativi 214 “ commerciali -- Eleggibili a giurati 4. Il territorio è bagnato dal canale del molino di Besenzone, che da moto all’unico molino esistente in comune. Il terreno è tenace ed i fondi più fertili trovansi nelle ville di Mercore e di Castel d’Arda, i principali prodotti sono grani ed uve di cui si fa commercio sui mercati di Busseto, di Fiorenzuola e di Piacenza. BERSANO, villa del comune di Besenzone sulla sinistra dell’Ongina, parrocchia congruata di giuspatronato regio nella Diocesi di Borgo San Donnino. Dista km.6 dal capoluogo ad E e 27 pure E da Piacenza, popolazione 685. CASTEL D’ARDA, villa del comune e della parrocchia di Besenzone, distante km. 2 E dal capoluogo e 22½ da Piacenza. Popolazione 120. MERCORE, villa nel comune di Besenzone, sulla sinistra dell’Ongina, parrocchia congruata di nomina regia, diocesi di Borgo San Donnino, dista km.3 S-E dal capoluogo e 40 E da Piacenza. Popolazione 641. Era probabilmente il capoluogo dell’antico Pago mercuriale menzionato nella Tavola Traiana.

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Estratto della Carta Storica Regionale a cura del Servizio Cartografico e Geologico e dell’Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia Romagna, desunta dalla Carta del Ducato di Parma e Piacenza (1828) Le specificità del sistema insediativo storico sono state indagate alla scala comunale distintamente per i seguenti tematismi  rinvenimenti archeologici  gerarchia degli insediamenti storici  classificazione degli insediamenti edilizi  infrastrutture storiche del territorio.

4.3 – I rinvenimenti archeologici

I rinvenimenti archeologici segnalati nel Comune di Besenzone, come già si diceva, testimoniano l’antico processo di frequentazione di questo territorio e si riferiscono  al villaggio di Colombare di Bersano in sponda sinistra dell’Ongina in cui sono stati rinvenuti diversi materiali riferibili all’età del Bronzo Medio e della tarda età del Bronzo  alle tracce di una necropoli del periodo preromano (VI secolo a.C.) lungo la strada provinciale 46 nei pressi di S. Omobono  a numerosi rinvenimenti del periodo romano sparsi nell’intero territorio comunale relativi soprattutto a luoghi di sepoltura  a resti di strutture insediative altomedievali all’estremo confine meridionale del territorio comunale. Si riportano di seguito le schede dei rinvenimenti archeologici contenute nell’Allegato C1.3(R) del Quadro Conoscitivo di PTCP 2007. Le zone di interesse archeologico sono localizzate nell’estratto cartografico della tavola C1.f del Quadro Conoscitivo del PTCP con cerchio giallo pieno.

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SITO 0330030001, Besenzone, Colombare di Bersano

LOCALIZZAZIONE Regione: Emilia Romagna Provincia: Piacenza Comprensorio: Val d’Arda Località: Colombare di Bersano Descrizione localizzazione: Terramare posta a 300 m. dalla sponda sinistra del torrente Ongina e a 500 m. a sud del paese di Bersano

GEOREFERENZIAZIONE Osservazioni: da mappe di scavo PUNTI GEOREFERENZIATI . Punto nr. 1; Coordinate X/Y: 5799050/8911630 (Gauss-Boaga)

DATI INDAGINE . INDAGINE 1, Notizia orale (1864) Direzione: Strobel - Pigorini . INDAGINE 2, Ricognizione di superficie sistematica (1891) Direzione: Pigorini, L. . INDAGINE 3, Scavo stratigrafico programmato (1893) Direzione: Pigorini, L. . INDAGINE 4, Prospezione geofisica (1989) Direzione: Bruzzi, G. - Catarsi, M. Enti responsabili: Soprintendenza Archeologica dell’Emilia-Romagna Collaborazioni: Geoinvest srl.

DEFINIZIONE/CRONOLOGIA 1. Villaggio, Bronzo/Plurifase (1699 - -900 a.C.) (0, 0) Motivo datazione: Scavo stratigrafico; Reperti; Bibliografia

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DESCRIZIONE SITO Villaggio trapezoidale, con i lati nord e sud paralleli. L’argine con base di 10 metri è circondato da un fossato largo 20 e profondo 3m. La superficie complessiva della terramare risulta di 34.850 mq. compresi l’argine e il fossato, mentre lo spazio occupato dal villaggio, interno all’argine, si ridurrebbe a 15.730 mq. Materiali del Bronzo Medio: due spilloni di bronzo con capocchia a tre anelli e alcuni spilloni in corno di cervo del tipo a gambo ingrossato e perforato. Un’ascia in bronzo del cosiddetto tipo terramaricolo, a lati fortemente concavi e taglio largo ed espanso; una ciotola carenata con ansa a corna tronche o con appendice a bassorilievo trasversale; gruppo di cuspidi di freccia in corno di cervo, alcune di tipo a punta piramidale, altre con una o due serie di alette. Alcuni pettini in corno di cervo decorati a motivi incisi (fasce sovrapposte di denti di lupo, occhi di dado, fasce contrapposte di triangoli da formare a risparmio un motivo a zig-zag). Quattro capocchie di aghi crinati a ruota raggiata. Materiali della tarda età del Bronzo: Frammento di ceramica di ansa a corna bovina, un’ansa cornuta con apici a orecchie di lepre o a ferro da stiro, un’ansa cornuta con apici spatuliformi e abbozzo di protome animale. Oggetti in bronzo: Un’ascia ad alette mediane, priva del tallone, con alette convergenti e senza accenno di spalla verso la parte distale. Due falci, del classico tipo terramaricolo con presa rettilinea ben distinta dalla lama, cui curvatura inizia solo dopo la sporgenza triangolare di separazione tra impugnatura e lama. Spilloni di diverse tipologie: con capocchia a doppia spirale, a capocchia discoidale e collo ingrossato e costolato, a capocchia profilata con globetto a disco lenticolare al centro. a capocchia a tronco di cono rovescio e collo ingrossato decorato a fasci di linee orizzontali, a capocchia globulare e colo ingrossato. Due rasoi frammentati, a lama bitagliente con apertura interna traforata. Due pugnaletti a codolo piatto allungato monoforato; una lima con manico di sezione circolare e lama a foglia d’ulivo; due verghette di bronzo a sezione quadrata. Oggetti ornamentali: un frammento di vago d’ambra di forma quadrangolare, una perla cilindrica di steatite e un dentalium.

CATEGORIE Oggetti ornamentali: Altro (spilloni in bronzo e in corno); Oggetti ornamentali: Oggetto in ambra; Reperti ceramici: Generico; Reperti in bronzo: Oggetti funzionali (ascia); Reperti particolari: Altro (pettine in corno di cervo).

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI BRUZZI, BERNABÒ BREA, CATARSI DALL’AGLIO, 1989; RUZZI, CATARSI DALL’AGLIO, 1983, pp. 19; CATARSI DALL’AGLIO, 1997D, in bibliografia Archivio; MUTTI, 1993, pp. 52 - 56.

SITO 0330030002, Besenzone, Podere Bassanetti

LOCALIZZAZIONE Regione: Emilia Romagna Provincia: Piacenza Comprensorio: Val d’Arda Località: Podere Bassanetti

CONTESTO AMBIENTALE Descrizione: ripiano alluvionale terrazzato di media pianura, di età wiirmiano-olocenica

GEOREFERENZIAZIONE Osservazioni: come da bibliografia PUNTI GEOREFERENZIATI . Punto nr. 1; Coordinate X/Y: 5792460/9821200 (Gauss-Boaga)

DATI INDAGINE . INDAGINE 1, Ritrovamento casuale (1985) Descrizione: durante lavori agricoli

DEFINIZIONE/CRONOLOGIA 1. Evidenza non determinabile, 218 a.C. - V secolo d.C.

DESCRIZIONE SITO due aree concotte in superficie dalle dimensioni di m. 2 X 2 ca. ciascuna Osservazioni autore: resti d'impianto produttivo (fornaci)

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI MARINI CALVANI, 1990A, pp. 55scheda n. PC 01.37.001

SITO 0330030003, Besenzone, Fondo Pioppe Nuove

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CONTESTO AMBIENTALE Descrizione: ripiano alluvionale terrazzato di media pianura, di età wiirmiano-olocenica

GEOREFERENZIAZIONE Osservazioni: come da bibliografia PUNTI GEOREFERENZIATI . Punto nr. 1; Coordinate X/Y: 5794970/9815200 (Gauss-Boaga)

DATI INDAGINE . INDAGINE 1, Ritrovamento casuale (1951) Descrizione: durante lavori agricoli . INDAGINE 2, Ritrovamento casuale (1979). Descrizione: durate lavori agricoli

DEFINIZIONE/CRONOLOGIA 1. Tomba, 218 a.C. - V secolo d.C. (0, 0)

DESCRIZIONE SITO nel 1951 trovata una sepoltura probabilmente a inumazione, di tipo non indicato, con corredo (ritrovate monete) ; nel 1979 nella stessa area affioramento d'embrici (uno con impronta di piede di patera) e ossa umane Dimensioni area - mq. 200 ca. Osservazioni autore: sepolcreto in probabile rapporto col vicino impianto produttivo

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI MARINI CALVANI, 1979, in bibliografia Archivio; MARINI CALVANI, 1990A, p. 55 scheda n. PC 01.37.002

SITO 0330030004, Besenzone, Mercore

LOCALIZZAZIONE Regione: Emilia Romagna Provincia: Piacenza Comprensorio: Val d’Arda Località: Mercore

CONTESTO AMBIENTALE Descrizione: piano alluvionale terrazzato di media pianura, di età wiirmiano-olocenica

GEOREFERENZIAZIONE Osservazioni: come da bibliografia, fatta georeferenzazione su nome località PUNTI GEOREFERENZIATI . Punto nr. 1; Coordinate X/Y: 5781120/9797930 (Gauss-Boaga)

DATI INDAGINE . INDAGINE 1, Ritrovamento casuale (1914)

DEFINIZIONE/CRONOLOGIA 1. Tomba, Romano, Generico. (0, 0) Motivo datazione: Bibliografia.

DESCRIZIONE SITO sepoltura a incinerazione di tipo non indicato, con corredo composto da monete

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI MARINI CALVANI, 1990A, pp. 55 scheda n. PC 01.37.003

SITO 0330030005, Besenzone, Bersano - sonda AGIP 32

LOCALIZZAZIONE Regione: Emilia Romagna Provincia: Piacenza Comprensorio: Val d’Arda Località: Bersano - sonda AGIP 32

CONTESTO AMBIENTALE Descrizione: ripiano alluvionale terrazzato di media pianura, di età wiirmiano-olocenica

GEOREFERENZIAZIONE

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Osservazioni: come da bibliografia PUNTI GEOREFERENZIATI . Punto nr. 1; Coordinate X/Y: 5794230/9820710 (Gauss-Boaga)

DATI INDAGINE . INDAGINE 1, Recupero/scasso (1951) Descrizione: Circostanze ritrovamento: perforazione AGIP

DEFINIZIONE/CRONOLOGIA 1. Complesso sepolcrale multiplo, 30 a.C. - Prima metà II secolo d.C. (0, 0) Motivo datazione: Bibliografia; Reperti

DESCRIZIONE SITO due sepolture a cappuccina, con corredo composto da balsamari vitrei; anfore patera aretina con bollo TEREN(TI); lucerne; ceramica acroma; vasetto con sette monete (sei bronzi di Augusto, un G.B. illeggibile) Osservazioni autore: Interpretazione - sepolcreto, forse in rapporto col vicino impianto produttivo

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI MARINI CALVANI, 1990A, pp. 55scheda n. PC 01.37.004

SITO 0330030006, Besenzone, SNAM 95 – Canale Seriola

LOCALIZZAZIONE Regione: Emilia Romagna Provincia: Piacenza Comprensorio: Val d’Arda Località: Canale Seriola

GEOREFERENZIAZIONE Osservazioni: come da progetto Snam PUNTI GEOREFERENZIATI . Punto nr. 1; Coordinate X/Y: 5755340/9793290 (Gauss-Boaga)

DATI INDAGINE . INDAGINE 1, Scavo stratigrafico di emergenza (Progetto: SNAM 95, 1995) Direzione: Saronio, Piera Enti responsabili: Soprintendenza Archeologica dell’Emilia-Romagna Collaborazioni: Archeosistemi scrl Descrizione: lavori di escavazione del metanodotto, sito 39

DEFINIZIONE/CRONOLOGIA 1. Struttura insediativa non determinabile, VII - X secolo d.C.

DESCRIZIONE SITO In un'area di m. 80 di lunghezza e da 4 m. a 6,5 m. di larghezza, a Nord Ovest dallo scolo Seriola, sono emersi al di sotto dello strato arativo materiali archeologici tra cui frammenti di pietra ollare. Ad una profondità di m. 0,90 si trovano alcuni resti di strutture altomedievali, tra cui una fossa di maggiori dimensioni, con perimetro quadrangolare, con asse maggiore orientato Est-Ovest. Questa struttura è leggermente sottoscavata nel terreno sterile circostante, con un profilo leggermente conoide. In prossimità dei margini Sud e Ovest sono emersi quattro buche di palo (diametro tra 20 e 50 cm). Antistante l'ingresso della struttura era visibile un prolungamento pressoché quadrato. Altre buche di palo (diametro tra 40 e 50 cm.) sono state trovate ad una distanza di circa 2 m. dal bordo esterno della struttura. Nella restante area di scavo, presenti buche di scarico di forma sia circolare che ovale, con riempimenti differenti. Osservazioni autore: Interpretazione: resti strutturali altomedievali

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI SARONIO, 1995, p. sito 39, in bibliografia Archivio

SITO 0330030007, Besenzone, SNAM 95 - loc. Zapparola

LOCALIZZAZIONE Regione: Emilia Romagna Provincia: Piacenza Comprensorio: Val d’Arda Località: Zapparola Descrizione localizzazione: A Est della carreggiata

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GEOREFERENZIAZIONE Osservazioni: come da progetto Snam PUNTI GEOREFERENZIATI . Punto nr. 1; Coordinate X/Y: 5750360/9794890 (Gauss-Boaga).

DATI INDAGINE . INDAGINE 1, Sterro (Progetto: SNAM 95, 1995) Direzione: Saronio, Piera Enti responsabili: Soprintendenza Archeologica dell’Emilia-Romagna Collaborazioni: Archeosistemi scrl Descrizione: sito 40

DEFINIZIONE/CRONOLOGIA 1. Non determinabile, Romano - Generico Motivo datazione: Bibliografia

DESCRIZIONE SITO Ad una profondità di m. 1,80 ritrovato uno strato archeologico, spesso 20 cm. caratterizzato dalla presenza di materiale ceramico e laterizio di epoca romana

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI SARONIO, 1995, p. sito 40, in bibliografia Archivio

SITO 0330030008, Besenzone, SNAM 95 - loc. S. Omobono

LOCALIZZAZIONE Regione: Emilia Romagna Provincia: Piacenza Comprensorio: Val d’Arda Località: S. Omobono Descrizione localizzazione: a circa m. 150 dalla strada provinciale di Besenzone

GEOREFERENZIAZIONE Osservazioni: come da progetto Snam PUNTI GEOREFERENZIATI . Punto nr. 1; Coordinate X/Y: 5746570/9804090 (Gauss-Boaga).

DATI INDAGINE . INDAGINE 1, Scavo stratigrafico di emergenza (Progetto: SNAM 95, 1995) Direzione: Saronio, Piera Enti responsabili: Soprintendenza Archeologica dell’Emilia-Romagna Collaborazioni: Archeosistemi scrl Descrizione: sito 41 . INDAGINE 2, Sterro (Progetto: SNAM 95, 1995)

DEFINIZIONE/CRONOLOGIA 1. Necropoli, VI secolo a.C. (0, 0) Motivo datazione: Bibliografia

DESCRIZIONE SITO Individuate nove buche, aventi diametro medio di m. 0,80, riempite di terreno fortemente organico e da frammenti ceramici, con alcuni oggetti costituenti materiale di corredo funebre. Materiale rinvenuto: scodella in bucchero pressoché integra, deposta capovolta. - due pesi da telaio di forma troncoconica in ceramica semidepurata - un'ansa di kylix in ceramica buccheroide - frammenti di ceramica e ossa combuste

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI SARONIO, 1995, pp. sito 41, in bibliografia Archivio

SITO 0330030009, Besenzone, Casa Rossa

LOCALIZZAZIONE Regione: Emilia Romagna Provincia: Piacenza Comprensorio: Val d’Arda Località: Casa Rossa

GEOREFERENZIAZIONE

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Affidabilità: 2 Osservazioni: come da bibliografia PUNTI GEOREFERENZIATI . Punto nr. 1; Coordinate X/Y: 5767800/9797930 (Gauss-Boaga)

DATI INDAGINE . INDAGINE 1, Non determinabile

DEFINIZIONE/CRONOLOGIA 1. Tomba, Dubbio/Dubbio

DESCRIZIONE SITO Due sepolture di rito e tipo non indicato Osservazioni autore: Interpretazione: sepolcreto

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI MARINI CALVANI, 1990A, pp. 56 scheda n. PC 01.37.005

4.4 – Formazione storica degli insediamenti

Dalla consultazione delle fonti bibliografiche e dei documenti cartografici disponibili nei diversi periodi storici (Catasto antico dei primi dell’ottocento, Carta Storica Regionale e cartografie IGM di primo impianto di fine ‘800) richiamati nel precedente paragrafo 5.1, gli insediamenti sono quindi classificabili sulla base del ruolo e della funzione che hanno storicamente svolto nell’ambito comunale secondo le seguenti categorie

 Centri abitati, riferiti alle località di Besenzone, Bersano e Mercore, sedi di centro parrocchiale con la presenza di sito cimiteriale e dei primitivi nuclei dei servizi scolastici di base

 Nuclei abitati, costituiti da agglomerazioni edilizie a destinazione o di origine essenzialmente rurale, di diversa estensione frequentemente accompagnati da siti di culto di origine campestre (mistadelli e piccoli oratori) e da segni edilizi della feudalità minore; è riconducibile a questa categoria il sistema di insediamenti posti linearmente lungo la strada di Zapparola e il nucleo rurale di Casteldardo

 Complessi nodali, costituiti da complessi edilizi di diversa origine ed epoca, di significativa rilevanza territoriale, riferibili ad impianti di origine fortificata (Castel d’Arda), a importanti residenze padronali (Casa Bianca, Villa De Cesaris Nicelli a Bersano, Palazzo Costa a Mercore) e a complessi ecclesiali (Besenzone, Bersano e Mercore, oggi fortemente rimaneggiati se non completamente ricostruiti)

 Insediamenti rurali sparsi riferiti ai rimanenti complessi edilizi presenti nel territorio rurale in cui sono talora riconoscibili corpi di fabbrica di interesse storico-testimoniale o ambientale riferibili prevalentemente a tipologie edilizie degli insediamenti rurali (costruzioni coloniche “a porta morta”, palazzine padronali, stalle e rustici agricoli). La classificazione gerarchica degli insediamenti storici è effettuata con riferimento al ruolo che questi hanno assunto o esercitato nell’organizzazione territoriale storica nell’ambito comunale, senza che ciò abbia attualmente una corrispondenza diretta nelle azioni di tutela da prevedere nella pianificazione comunale. Si vedano le considerazioni al riguardo espresse nel successivo paragrafo 5.6 “I risultati delle indagini”.

4.5 – Classificazione degli insediamenti edilizi

Preliminarmente alla catalogazione del patrimonio edilizio si è proceduto, mediante sopralluogo, alla definizione delle peculiarità dei complessi insediativi, ovvero del sistema di aggregazione planivolumetrica dei diversi corpi edilizi, anche con riferimento alle originarie funzioni insediate; pertanto le diverse tipologie degli insediamenti di vecchia o antica formazione sono riconducibili alle seguenti categorie

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 Complessi religiosi o assistenziali. Si riferiscono a costruzioni destinate al culto di diverso e specifico valore, risalenti ad epoche diverse; questi complessi sono costituiti da impianti relativamente complessi nel caso delle chiese dei principali abitati (alle quali sono annesse di norma una palazzina residenziale, la canonica e talvolta una piccola azienda rurale) o da semplici oratori sia interni agli abitati che isolati nelle campagne. Nei principali edifici destinati al culto sono presenti elementi storico-artistici di diverso pregio, mentre nei restanti si riscontrano più semplici elementi di interesse testimoniale.

Chiesa parrocchiale di Besenzone e oratorio in località Chiesuola

 Complessi votivi e funerari. Questi complessi risalgono, nei casi più antichi, alla prima metà dell'ottocento; in essi è in genere riconoscibile il nucleo primitivo con cappelletta centrale fronteggiante l'ingresso, come pure le addizioni successive spesso realizzate nelle forme storiciste o neoclassiche. Rivestono, tanto per gli esempi più pregevoli che per gli altri di minor valore, una grande importanza nell'ambito dell'insediamento locale costituendo il principale elemento di memoria collettiva e di identificazione dell'intera società locale, pur presentandosi frequentemente in forme architettoniche relativamente modeste e dimesse.

Complessi cimiteriali di Mercore e Besenzone

 Insediamenti civili. Questi insediamenti possono riferirsi ad importanti residenze padronali di antico impianto e all’edilizia abitativa risalente, in linea generale, all'ultimo secolo. Le abitazioni padronali di più antico impianto (palazzi, ville signorili o palazzine padronali) sono costituite da corpi di fabbrica di consistenti dimensioni, disposti su due piani abitabili completati dal piano cantinato e dal sottotetto destinati a funzioni di servizio. Risalgono, negli esempi più antichi, all'epoca post-medievale e nei più recenti all'ultimo ottocento o ai primi del novecento. Frequentemente in subsidenza si riconoscono strutture edilizie medievali inglobate nella nuova costruzione epocale lasciando, per più casi, relativamente integro l'impianto originario.

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Sono di norma presenti tanto elementi costruttivi di particolare impegno (corpi-scale, collegamenti orizzontali, ecc.), che elementi decorativi di interesse artistico (decorazioni murali, elementi di finitura quali serramenti, pavimentazioni, ecc.) e frequentemente loggiati e porticati di notevole impegno architettonico corredano il corpo di fabbrica. Anche il parco o giardino di pertinenza è caratterizzato dalla ricchezza di essenze pregiate e dalla presenza di elementi complementari di interesse quali fontane, luoghi attrezzati per il soggiorno all'aperto, viali prospettici, ghiacciaie interrate, ecc.; il giardino è delimitato da recinzioni di particolare impegno architettonico o di notevole valore costruttivo (cinte murarie e cancellate di recinzione comprensive di portale di ingresso frequentemente concepito in posizione prospettica). É in queste unità edilizie che si esprimono al meglio i dettami della cosidetta architettura "da manuale". Sono normalmente caratterizzati dalla giustapposizione di più corpi edilizi in unica soluzione architettonica. Le parti destinate a rustico interessano porzioni più o meno limitate dell'intero complesso e si presentano perfettamente integrate con le forme edilizie complessive in unico reticolo strutturale.

Villa De Cesaris Nicelli (il Palazzo) a Bersano e Abitazione padronale a Casteldardo I fabbricati abitativi nella tipologia “a cortina” sul fronte strada o a villino risalenti, in linea generale, alla prima metà del ‘900 sono collocati nei principali abitati e possono talvolta presentare al piano terra attività commerciali, artigianali e di servizio. L'aspetto prevalente di questi insediamenti è riferibile agli stili architettonici d'inizio secolo (storicista, liberty, neoclassico), anche se di modi dimessi e modesti e talvolta si presentano particolarmente curati nell'aggetto planivolumetrico e nei prospetti sia per la qualità dei materiali che per le finiture decorative; in essi possono essere presenti ambienti interni con elementi di discreto valore stilistico.

Palazzina e villino residenziale in località Besenzone e Bersano

 Complessi rurali

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Si riferiscono ad impianti rurali di tipologia prevalentemente otto-novecentesca di diverso taglio o dimensione, organizzati su corte con al centro grande aia e dotati di parco o giardino pertinente all'abitazione padronale. I complessi di maggiore dimensione e di più impegnativa qualità edilizia sono caratterizzati dalla presenza di abitazione padronale di pregio, di abitazioni minori per i diretti lavoratori della terra, normalmente corredate di bassi rustici a stallino, pollaio o legnaia, e di consistenti corpi rustici in funzione della conduzione del fondo, costituiti da stalle, fienili, portici e magazzini; talvolta è presente un oratorio gentilizio e più raramente una piccola chiesa aperta al culto. I prospetti dei diversi corpi di fabbrica sono di norma realizzati per fornire una immagine unitaria del complesso. Possono essere presenti in subsidenza insediamenti più antichi (castelli o fortilizi minori, insediamenti a corte chiusa e torri) tanto in traccia che per intere parti di corpi di fabbrica rifunzionalizzati, la cui presenza ha frequentemente influenzato la disposizione dell'insediamento rispetto al modello canonico di riferimento. Questi insediamenti si caratterizzano per due modelli estremi per estensione degli impianti, volumetria, qualità architettonica: la grande cascina con ricca abitazione padronale corredata di parco e la più modesta cascina con palazzotto affacciato su giardino; anche l'insediamento colonico di corredo si presenta notevolmente diversificato a ragione di un diverso carico di popolazione colonica e di rustici pertinenziali. Anche la qualità degli insediamenti per impianto planimetrico, tecnologie e finiture varia dalle forme dell'architettura da manuale alla più modesta edilizia a regola d'arte.

Vedute aeree degli antichi grandi complessi rurali di Casa Bianca e Palazzo Costa

Veduta di ingresso di palazzina padronale in cascina a corte e di rustico particolarmente curato nei paramenti murari La tipologia insediativa più diffusa nel territorio comunale può riferirsi ad insediamenti “in linea” costituiti da un unico corpo di fabbrica plurifunzionale in cui è presente in successione il fabbricato abitativo, accostato al portico grande (o “porta morta”) e la parte rustica destinata a stalla con soprastante fienile; di norma le diverse parti sono distinte con uno o più salti di tetto o

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con un muro tagliafuoco che emerge dal tetto rendendo bene evidenti all’esterno i limiti fra le diverse parti del fabbricato. Il fabbricato abitativo può essere di più cospicue proporzioni nelle aziende di medio-grandi dimensioni (per più famiglie o per una grande famiglia patriarcale) o di più modesta proporzione e per una sola famiglia nelle piccole aziende rurali. Altro elemento stilistico peculiare è riferibile all’ampio portico che corre lungo la fronte della stalla-fienile, di norma sul lato volto a mezzogiorno, aumentando la capacità dimensionale del rustico. Un secondo fabbricato di più modeste dimensioni è posto in genere di fronte all’edificio principale, originariamente destinato ai pro servizi (porcile, pollaio, forno, tinaia, latrina); lo spazio tra i due corpi di fabbrica è destinato a corte rurale. È ricorrente il caso che questi insediamenti siano stati incorporati nel tempo in complessi rurali di più consistenti dimensioni, con la costruzione di ulteriori fabbricati rustici aggregati attorno ad una nuova corte colonica “aperta”.

Insediamenti colonici con fabbricati “a porta morta”

 Insediamenti per servizi pubblici: sono costituiti da corpi di fabbrica a destinazione speciale quali edifici scolastici, della pubblica amministrazione, consorzi agrari, ecc. che non sono riconducibili ad un unico modello insediativo; ogni intervento è comunque generalmente caratterizzato da un'immagine unitaria del complesso e delle forme stilistiche. Costruzioni di pregio, nella generalità dei casi, eseguite a regola d'arte con impiego di buoni materiali, presentano casi di alto valore storico-testimoniale per l'originalità degli impianti, delle tecnologie e delle finiture.

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Municipio e edificio scolastico di Besenzone Alla prima fase di definizione della tipologia degli insediamenti edilizi è seguita una catalogazione dei singoli insediamenti per sopraluogo diretto in campagna ed il risultato è stato puntualmente riportato nel fascicolo QC-C5 “Censimento degli insediamenti in zona agricola e dei beni di interesse culturale”. Nel censimento è anche riportata la classificazione puntuale dei singoli corpi con riferimento alla destinazione d’uso (agricolo, residenziale, produttivo, servizi), allo stato d’uso (utilizzato, inutilizzato, parzialmente utilizzato), allo stato di conservazione (buono, discreto, mediocre, cattivo, pessimo, rudere) ed al grado di interesse (storico-artistico, storico-testimoniale, ambientale, irrilevante); la prima parte della schedatura contiene inoltre l’indicazione, per ogni singolo corpo di fabbrica, delle seguenti tipologie edilizie  Torre o colombaia  Palazzo o villa signorile  Villino o palazzina  Edificio abitativo a schiera  Costruzione colonica “a porta morta”  Stalla con soprastante fienile  Porticato, fienile o basso rustico  Opificio o mulino  Chiesa  Oratorio  Edilizia funeraria  Mistadello  Edificio per servizi pubblici  Fabbricato rurale recente  Edificio residenziale recente  Edilizia produttiva recente. È inoltre segnalata la presenza di aree ed elementi di interesse ambientale  viali e vedute prospettiche di ingresso ad insediamenti  corti, spazi lastricati e altre pertinenze di pregio  giardini e altre aree di particolare valore ambientale

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Grandi parchi annessi agli insediamenti padronali di Bersano e Casa Bianca

Accessi prospettici di ingresso agli insediamenti (Palazzo Costa, chiesa di Besenzone, Colombare e Ponte Pietra) La ricognizione si completa con l’indicazione delle seguenti informazioni di carattere urbanistico  Localizzazione  Oggetto  Ubicazione  Condizione urbanistica  Riferimenti geografici  Assetto urbanistico e geoambientale  Fattori di rischio  Assetto territoriale  Caratteri insediativi

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 Caratteri ambientali  Datazione cartografica.

4.6 – I risultati delle indagini

Dal censimento effettuato si possono desumere le seguenti considerazioni per la definizione delle Zone ed elementi di interesse storico-architettonico e testimoniale - si conferma la previsione del PTCP relativa alla classificazione del solo abitato di Besenzone quale “Nucleo secondario” degli “Insediamenti storici”; si evidenzia comunque che gli insediamenti di più antico impianto presenti nell’abitato di Besenzone non configurano un assetto morfologico urbano definito, essendo collocati senza continuità e con ampi varchi rurali lungo la via di Cortemaggiore/Busseto, in assenza di slarghi e piazze di origine storica. Peraltro le rade presenze di “edilizia “civile” sono riconducibili a palazzine degli inizi del ‘900 spesso inserite in aziende rurali di scarso interesse storico o testimoniale sottoposte a consistenti interventi di rifunzionalizzazione e ristrutturativi negli ultimi decenni. Pertanto la perimetrazione della zona storica viene limitata ai soli episodi residui significativi della sede municipale e del complesso parrocchiale definibili come “Complessi edilizi di valore storico e architettonico” come i restanti complessi emergenti rilevati nel territorio comunale - relativamente al rimanente patrimonio edilizio di origine storica meritevole di tutela, questo può essere catalogato in due categorie, distinguendolo in “Complessi edilizi di interesse storico- architettonico” di più evidente interesse architettonico e in “Complessi edilizi di interesse storico- testimoniale”, relativi ad insediamenti che presentano peculiarità tipologiche di minore interesse da salvaguardare. Si sottolinea inoltre che il patrimonio edilizio di origine storica (ricadente nella cartografia QC-C1 nelle “Aree insediate ai primi dell’ottocento” o nelle “Zone edificate tra inizio ‘800 e la prima metà del novecento”) è stato oggetto, dal dopoguerra, di profondi e consistenti interventi ristrutturativi se non di completa sostituzione edilizia dei corpi di fabbrica originari a causa dell’evidente stato di degrado edilizio in cui versavano i fabbricati; episodi più sintomatici di questo processo di sostituzione edilizia (caso unico nel piacentino) sono stati la demolizione e ricostruzione degli unici tre complessi religiosi parrocchiali presenti nel Comune negli abitati di Besenzone, Bersano e Mercore. Nel capoluogo viene abbattuta e ricostruita la cinquecentesca chiesa nel 1901, mentre a Bersano e a Mercore gli edifici parrocchiali vengono completamente abbattuti e ricostruiti in epoca ben più recente. Mentre per i nuclei di Castel d’Arda e Zapparola va rilevato che gli oratori di questi nuclei sono a tutt’oggi in stato di abbandono e degrado edilizio, come gran parte dei fabbricati esistenti, per cui si dovranno prevede per essi azioni di recupero e rifunzionalizzazione del patrimonio edilizio per attività di carattere agrituristico o per turismo rurale. Questi intensi e significativi processi di recente sostituzione edilizia non consentono quindi di riconoscere ad oggi la persistenza di “Zone urbane storiche” ma la sola presenza di episodi isolati di “Complessi edilizi di rilevante interesse storico” che possono coesistere con la presenza di altri isolati e distaccati episodi di edilizia di interesse testimoniale.

Nuovi centri parrocchiali di Bersano e Mercore

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Si riportano di seguito gli elenchi dei complessi edilizi di origine storica meritevoli di tutela COMPLESSI EDILIZI DI INTERESSE STORICO-ARCHITETTONICO

Denominazione/località Categoria Cod. id. Bene Cod. Id. Scheda di Vincolato PTCP censimento D.Lgs.42/2004 Provincia del QC n. Chiesa Parrocchiale di Religiosa e assistenziale 6 SI (parte) 2 Besenzone Municipio Civile 2 SI 3 Palazzo di Bersano (Casa Swich) Civile 41 SI 1 Palazzo di Casteldardo Civile 11 no = Palazzo Costa di Mercore Civile 58 no = Casa Bianca Rurale 48 SI 6

Si espone una sintetica descrizione delle caratteristiche peculiari di questi complessi edilizi Chiesa parrocchiale di Besenzone L’odierno edificio di culto è stato ricostruito nei primi decenni del ‘900 sul sito della precedente chiesa che si trovava in precarie condizioni statiche, ribaltandone l’originario orientamento est-ovest. L’edificio ecclesiale presenta, come il precedente, una conformazione a croce latina a tre navate con il fronte principale in stile “classico rinascimentale” caratterizzato dalla terminazione a cuspide sulla parte centrale e da falde laterali inclinate. Completano il complesso l’adiacente canonica e il più recente corpo di fabbrica per attività sociali che delimitano uno spazio a corte comune. Municipio Le caratteristiche stilistiche del palazzo municipale fanno presumere che la costruzione dell’originario corpo di fabbrica a due piani risalga ai primi dell’ottocento; nei primi anni trenta del ‘900 l’edificio è stato interessato da successivi lavori di ristrutturazione e di ampliamento con l’aggiunta del terzo piano. Di particolare interesse sono gli elementi compositivi della facciata principale caratterizzata dalla presenza di alte paraste o pilastrature che ritmano la partitura del fronte e dall’impiego di cornici decorative nelle aperture finestrate. Il Palazzo di Bersano Tipica villa settecentesca della campagna emiliana conservata in condizioni originarie. Il complesso è costituito da un corpo di fabbrica centrale con torretta a colombaia, affacciato sulla strada provinciale, destinato a residenza padronale e di due ali laterali coloniche più basse. L’abitazione padronale presenta ambienti interni a volta decorati ad affresco ed un suggestivo vano- scala riccamente affrescato con effetto di tromp-l’oleil. Il fronte interno del complesso prospetta su un ampio parco. Completano l’insediamento costruzioni rustiche attorno ad una corte di servizio sul lato ovest. Casteldardo In questo nucleo era presente un antico fortilizio di cui oggi non si rinvengono tracce. L’abitato odierno è costituito da un’aggregazione di più cascine a corte sulle quali emerge un palazzo residenziale padronale a tre piani che affaccia su un ampio parco ai cui margini è presente un piccolo oratorio gentilizio con torretta campanaria. È purtroppo ormai di difficile lettura il lungo accesso prospettico nord/sud all’insediamento, ancora riconoscibile dalla provinciale di Busseto per la presenza di una cancellata fra pilastrature sormontate da grandi pigne. Palazzo Costa di Mercore Complesso a corte chiusa con palazzo residenziale di campagna in cotto a vista, in pessime condizioni manutentive. Il compatto corpo di fabbrica del palazzo si eleva su due piani e sottotetto e racchiude la corte lungo l’intero fronte est, oltre a due più corte ali, a nord e a sud, nelle quali sono presenti i soli accessi al complesso: a nord il carraio sulla corte e a sud l’ingresso al palazzo residenziale, entrambi affacciati su lunghi viali di accesso con viste prospettiche.

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Casa Bianca Pregevole complesso residenziale di campagna attrezzato a fattoria, di probabile origine tardo seicentesca, costituito dall’allineamento di una serie di edifici disposti simmetricamente rispetto all’originario fronteggiante viale di accesso prospettico, oggi parzialmente occluso e compromesso da fabbricati rurali recenti. Al centro, arretrata rispetto al fronte degli altri corpi di fabbrica, è posta la villa padronale costituita da edificio a blocco su tre piani con altana centrale, affacciata sull’antistante corte nobile racchiusa fra due ali laterali di fabbricati di servizio; di rilievo è anche il cancello di ingresso alla corte in ferro battuto, con elegante disegno settecentesco. Il fronte interno della villa prospetta su un vasto parco con peschiera e torre colombaia. Nel complesso è presente anche un piccolo oratorio gentilizio di impianto ottagonale riccamente affrescato. Le due unità laterali di servizio affacciano su corti interne; di particolare interesse architettonico è il complesso delle rimesse e scuderia organizzato attorno ad una corte ottagonale porticata sui quattro lati più lunghi. Risalgono all’ottocento gli ampliamenti simmetrici rispetto al corpo centrale di due ulteriori corti rurali.

COMPLESSI EDILIZI DI INTERESSE STORICO-TESTIMONIALE

Denominazione/località Categoria Cod. id. Bene Cod. Id. Scheda di Vincolato PTCP censimento D.Lgs.42/2004 Provincia del QC n. Cimitero di Besenzone Votiva e funeraria 5 SI 4 Casteldardo Rurale 11 no = Cà Nova Rurale 12 no = Ferrarine Rurale 16 no = Abbazia Rurale 19 no = Cascina Fornace Rurale 39 no = Cimitero di Bersano Votiva e funeraria 23 SI = palazzina - strada Stanga Civile 26 no = Crocile Rurale 31 no = Bersano Rurale 32 no = Chiesa di Bersano Religiosa e assistenziale = no = Possessione Rurale 33 no = La Giarola Rurale 43 no = Salara Rurale 51 no = Sanvita Rurale 47 no = Zambonina Rurale 55 no = Cimitero di Mercore Votiva e funeraria 56 no = La Croce Rurale 57 no = Chiesa di Mercore Religiosa e assistenziale 74 no = Lussa Sup. Rurale 72 no = La Levata Grande Rurale 71 no = Colombarone Rurale 79 no = Chiesuola - oratorio Religiosa e assistenziale 83 no = La Polidora Rurale 85 no = Ponte Pietra Rurale 86 no = Boscarella Grossa Rurale 90 no = S. Omobono Rurale 96 no = Caseificio S. Omobono Rurale 94 no =

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Denominazione/località Categoria Cod. id. Bene Cod. Id. Scheda di Vincolato PTCP censimento D.Lgs.42/2004 Provincia del QC n. Fornace Rurale 93 no = Scuola di Besenzone Civile 105 no = Formica Grossa Rurale 113 no =

4.7 – Infrastrutture storiche del territorio

Le grandi reti di infrastrutturazione storica del territorio sono riconducibili alle seguenti opere - struttura centuriata di epoca romana - canalizzazioni di bonifica di origine medievale - rete della viabilità storica. La centuriazione del territorio di epoca romana

Sono rare e sporadiche le tracce di reti infrastrutturali che si possono ricondurre ai collegamenti viari e al sistema drenante della centuriazione del territorio di epoca romana. Più specificatamente il PTCP riconosce come coincidenti con questo antico reticolo regolare alcune tratte stradali ai margini del capoluogo comunale e di Casteldardo oltre ad un paio di stradelli campestri nella porzione meridionale del territorio comunale. L’esigua consistenza dei residui di assi della centuriazione che sono pervenuti ai giorni nostri confermano il degrado e l’abbandono dell’esteso sistema drenante dei suoli agrari che aveva consentito in quel periodo storico il primo intenso sfruttamento agrario delle campagne. Il PTCP individua nei territori del margine a sud-ovest del Comune un limitatissimo “Ambito con presenza di elementi diffusi”, parte di una più estesa “Zona di tutela della struttura centuriata” che interessa i territori dei Comuni di Fiorenzuola d’Arda e Cortemaggiore. Al fine di verificare in questa modesta porzione di territorio la presenza di eventuali elementi localizzati, si è preliminarmente proceduto ad una possibile ricostruzione del reticolo centuriato sulla base degli elementi ancora riconoscibili nei territori comunali contermini oltre ad effettuare sopralluoghi sul campo; il risultato di queste indagini preliminari rileva che in questa piccola porzione d’ambito la carraia di Boscarella Grossa presenta lo stesso orientamento degli assi della struttura centuriata, pur non potendosi riferire ad un asse principale del reticolo centuriato.

Le canalizzazioni di bonifica di origine medievale

L’estesa rete di canali di irrigazione, di bonifica e promiscui oggi presenti nel territorio rurale si può attendibilmente ritenere che derivi dall’estesa opera di riconolizzazione dei terreni agrari operata nella gran parte dei territorio, dalla prima metà del secolo XII, dalla comunità cistercense di Chiaravalle, resasi necessaria in seguito al degrado secolare del sistema drenante dell’epoca romana. La rete è riferibile ai seguenti bacini idrografici - il rio Castellazzo, in cui confluiscono i rii Magnana e Varana, attraversa l’intero territorio occidentale del Comune in cui ricade Besenzone - i rii Zapparola e Cà Bianca che confluiscono le acque nel rio Rodella attraversano la parte centrale e orientale del Comune - la rete dei rii Seriola, Pallavicino e Canaletto che attraversano l’estremo lembo sud-est del territorio comunale

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- il rio Valle di Bersano che attraversa il margine nord-est del Comune.

Cartografia delle canalizzazioni consortili a cura del Consorzio di Bonifica di Piacenza Queste opere di bonifica, che si diramano nell’intero territorio comunale, hanno consentito nel corso dei secoli un efficiente sfruttamento agrario dei suoli e hanno costituito fino ad oggi la base, il fondamento della rete che ha consentito la produttività dei suoli e le condizioni di abitabilità degli abitati. Il PTCP individua nei territori del margine meridionale del Comune una “Zona interessata da bonifiche storiche di pianura”, quale parte di un più esteso sistema di colonizzazione del territorio di origine medievale, da ricondursi ai processi di bonifica e recupero dei suoli all’uso produttivo iniziati nel tardo medioevo dai monaci dell’abbazia cistercense di Chiaravalle della Colomba; in questa limitata porzione della zona di PTCP sono presenti le tratte terminali di diversi rii e canali irrigui e di colo che immettono nel torrente Ongina: Canale Seriola, Scolo Beretta e San Michele, Canale Molino e Canaletto, Canale Pallavicino. Da sopralluoghi sul campo e da verifiche effettuate con i tecnici del competente Consorzio di bonifica, non è stata rilevata la presenza di manufatti significativi meritevoli di particolari tutele per la salvaguardia di elementi di possibile interesse di carattere storico artistico o testimoniale.

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La rete dei collegamenti storici

Il territorio comunale è attraversato da una fitta rete di antiche arterie che hanno costituito la base odierna degli attuali collegamenti viari. Queste arterie viarie sono evidenziate nelle tavole di Tutela ambientale, paesaggistica e storico- culturale del PTCP 2007 e si riferiscono alle tratte viarie definite nelle cartografie IGM di primo impianto (fine ‘800) come “Strade ordinarie a fondo artificiale, con manutenzione regolare”. La rete dei collegamenti storici può riferirsi - ai tracciati costituenti Collegamenti carrabili principali, ovvero riferiti ai percorsi che attraversano il territorio di Besenzone per collegare tra loro i principali centri della bassa pianura: Cortemaggiore e l’antico centro pievano di San Martino in Olza con Busseto e la via per Fiorenzuola d’Arda passando per Baselica Duce - a percorsi riferibili a Collegamenti carrabili di interesse locale, ovvero alla rimanente rete di provenienza storica che assolveva alla funzione di collegamento del rimanente fitto reticolo insediativo. La rete dei collegamenti storici da tutelare è quindi costituita . dalla via che da Cortemaggiore conduce a Busseto passando per la pieve di San Martino e Bersano . dalla strada delle Ferrarine e via Maestà che si innesta sul precedente tracciato . dalla strada che da Cortemaggiore attraversa Besenzone fino a Bersano passando per Castel d’Arda . dalla strada che da Besenzone conduce a Mercore (l’attuale provinciale 46 e la strada della Zapparola) . dalla via che da Chiaravalle conduce a Bersano passando per Mercore (l’attuale provinciale 54) . dalle strade del Castello, di Mercore Superiore e di Boceto Superiore che assolvono alla funzione di servire la fitta rete dei rimanenti insediamenti presenti nel territorio rurale. Va inoltre evidenziato che, in considerazione del carattere essenzialmente rurale e non pianificato della conformazione storica degli abitati, si rileva la completa assenza nelle cartografie del primo catasto dello Stato nazionale di ulteriori tratte viarie urbane di origine storica da tutelare, come pure l’inesistenza di piazze o slarghi.

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4.8 – Punti di forza e punti di debolezza

PUNTI DI FORZA PUNTI DI DEBOLEZZA - presenza diffusa in tutto il territorio - situazioni di degrado edilizio di complessi comunale di complessi ed edifici di rurali non più utilizzati e utilizzabili per la interesse storico-artistico e testimoniale di moderna agricoltura diversa formazione e provenienza storica - possibilità di interventi per il recupero e la rifunzionalizzazione dei complessi agricoli dismessi per forme di residenzialità alternative alle urbane - condizioni più vantaggiose del mercato fondiario e immobiliare rispetto ai contermini centri di Cortemaggiore, Fiorenzuola e Busseto per il recupero di patrimonio edilizio di origine storica per richieste di residenzialità in condizioni abitative meno congestionate

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5 - Il sistema degli impianti e delle reti tecnologiche

METODOLOGIA D’ANALISI

L’analisi del sistema delle reti si basa sulla digitalizzazione delle tavole del PRG vigente con i relativi aggiornamenti. I dati quantitativi sono stati forniti da IREN, nonché estratti dalla relazione del PIANO D'AMBITO del Servizio Idrico Integrato approvato dall'Assemblea dell'ATO e dal PIANO D’AMBITO - Servizio Rifiuti Urbani

5.1 - Sistema acquedottistico

Opere di captazione: L’ acquedotto del comune di Besenzone è alimentato da due impianti di captazione: un pozzo presso la scuola di Besenzone ed un pozzo presso la frazione di Bersano, il primo a servizio del Capoluogo, il secondo in distribuzione alla frazione omonima. Le acque emunte da entrambi i pozzi vengono trattate attraverso uno specifico impianto di potabilizzazione. Qualità delle acque distribuite: Sotto profilo chimico le acque erogate dai pozzi citati presentano, allo stato greggio, una concentrazione significativa dei parametri ferro, manganese e ammoniaca; gli impianti di deferrizzazione utilizzati sono costituiti da filtri multistrato posti in parallelo per la rimozione di solidi sospesi e metalli pesanti. Nell’impianto presso la scuola di Besenzone si rileva un’alta concentrazione di ammoniaca in ingresso (valore medio pari a 1,25 mg/l NH4) e viene eseguita una super clorazione per il raggiungimento del punto di break-point, condizione indispensabile per l’eliminazione dell’ammoniaca. L’acqua trattata viene da ultimo convogliata in un filtro a carboni attivi per l’assorbimento di eventuali composti organici ed eliminazione del cloro residuo. La prevista disinfezione con ipoclorito di sodio alla fine del processo garantisce, anche a livello batteriologico, la potabilità dell’acqua distribuita nei punti di controllo individuati sulle reti di pertinenza. I controlli gestionali in uscita dai potabilizzatori e le analisi eseguite con cadenza quindicinale, confermano costantemente un buon rendimento degli impianti con valori ampiamente entro i limiti normativi. Il pozzo presso la scuola di Besenzone alimenta la rete del Capoluogo ed è composto da 2 elettropompe sommerse che producono rispettivamente 3,5 e 3,1 l/sec. cad. e possono funzionare insieme. Il dato storico di massimo funzionamento del pozzo è del periodo agosto-settembre 2011 nel quale le pompe funzionarono per complessive 10 ore al giorno. A valle della produzione opera una pompa di rilancio da 5,0 l/sec. che nel periodo di massimo consumo mantiene alimentata la rete per 6 ore al giorno. Il volume stoccato disponibile per il rilancio è di 6 mc.

Il pozzo di Bersano alimenta l’omonima rete ed è composto da 2 elettropompe sommerse che producono rispettivamente 4,5 e 4,3 l/sec. cad. che non possono funzionare insieme; Il dato storico di massimo funzionamento del pozzo è del periodo luglio 2011 nel quale la pompa ha funzionato per complessive 4 ore al giorno. Non è presente serbatoio di stoccaggio. Poiché la produzione di acqua è condizionata dalla capacità di trattamento degli impianti, per eventuali nuovi insediamenti bisognerà valutare se potenziare gli impianti di stoccaggio o di trattamento.

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Reti di distribuzione acqua potabile e rete fognaria: La rete acquedottistica, prevalentemente di realizzazione recente, è composta per l’88% da tubazioni di materiale plastico (PE – PVC), il restante in materiale ferroso. Si estende sul territorio per circa 7,75 Km. Non vi sono particolari criticità strutturali ed impiantistiche delle reti di distribuzione dell’acqua potabile. Le perdite di rete per l’anno 2010 si aggirano attorno al 18-19% dell’acqua immessa in rete. In detta percentuale è compresa anche l’acqua consumata in distribuzione per manutenzioni, spurghi, disservizi agli impianti ed alle reti, nonché la percentuale in difetto dei contatori di utenza, resta esclusa l’acqua di controlavaggio dei potabilizzatori. Il livello di conoscenza della rete acquedottistica risulta discreto, tuttavia il Comune di Besenzone ha uno degli indici di servizio (popolazione servita dalla rete acquedottistica sul totale della popolazione residente) più bassi della Provincia: 38,7%; tale dato testimonia di un sistema insediativo fortemente frammentato e privo di veri e propri agglomerati urbani (le cosiddette “case sparse” sono circa il 52% del totale). Al 31/12/2006 il numero complessivo di utenze servite da pubblico acquedotto all’interno del territorio comunale è stato di 234, a cui sono collegate 233 concessioni, di cui 192 di tipo domestico e 41 di tipo non domestico. É da ricordare che il dato si riferisce all’acqua “venduta” a tutti gli effetti, sono cioè escluse le utenze esenti (antincendio, utenze comunali, ecc.) Nella tabella seguente vengono riportati i volumi di acqua venduti alle utenze, suddividendole in soli due gruppi, utenze domestiche ed utenze non domestiche.

Tabella 5 – Dati di consumo di acqua potabile per l’anno 2006 ACQUA TOTALE VENDUTA USO NON DOMESTICO USO DOMESTICO [M3] [M3] [M3]

34.217 32.389 1.828

Fonte: Agenzia d’Ambito per i Servizi Pubblici di Piacenza - ATO 1 Piacenza - Piano d’Ambito del Servizio Idrico Integrato - PARTE A: Ricognizione delle Infrastrutture Per valutare i consumi procapite ad uso domestico si è fatto riferimento ai dati gestionali dei volumi fatturati e si è potuto rilevare che a Besenzone è pari a 231[l/ab*gg]. Confrontando questo valore con gli obiettivi fissati dal Piano di Tutela delle Acque Regionale si può verificare che i consumi a Besenzone sono lontani dal raggiungere gli obiettivi regionali sia per il 2008 che per il 2016 (rispettivamente di 160 e 150 l/ab*gg).

Tabella 6 – Confronto tra consumi pro capite e obiettivi fissati da PTA CONSUMO OBIETTIVO PTA Δ1 OBIETTIVO PTA Δ2 DOMESTICO 2008 [L/AB*GG] [L/AB*GG] 2016 [L/AB*GG] [L/AB*GG] 2006 [L/AB*GG]

231 160 71 150 81

Fonte: Agenzia d’Ambito per i Servizi Pubblici di Piacenza - ATO 1 Piacenza - Piano d’Ambito del Servizio Idrico Integrato - PARTE A: Ricognizione delle Infrastrutture

Di seguito vengono riportate le schede del PIANO D'AMBITO del Servizio Idrico Integrato approvato dall'Assemblea dell'ATO nelle quali sono indicati i parametri di servizio.

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Di seguito riportiamo le schede degli interventi del Piano Investimenti per le GRANDI OPERE (ALLEGATO B.1 del Piano d’Ambito del Servizio Idrico Integrato)

Figura 29 - Interventi di medio e lungo termine – Sistemi acquedottistici

Figura 30 - Individuazione stralci – Sistemi acquedottistici

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DESCRIZIONE DELL’INTERVENTO: Criticità: Quantitativa Val d’Arda; Qualitativa Val d’Ongina Comuni Interessati: Vernasca, Lugagnano, Gropparello, Carpaneto, Castell'Arquato, Fiorenzuola, , Besenzone, San Pietro in Cerro, Villanova, Castelvetro, Monticelli, Caorso. Descrizione dell’intervento: Il sistema acquedottistico in progetto ha l'obiettivo di garantire l'approvvigionamento di acqua potabile per tutti i Comuni situati nella porzione est della Provincia di Piacenza, mediante un numero limitato e centralizzato di centri di produzione, ed un sistema di collegamento dei vari serbatoi per l'alimentazione delle reti idriche comunali. Le fonti di approvvigionamento principali sono le seguenti:

 Sorgenti montane per le propaggini più alte del territorio dei Comuni di Vernasca, , Lugagnano e Gropparello;

 Acque superficiali del lago di Mignano e dell'Arda come fonte strategica primaria per il rifornimento a caduta di tutto il sistema acquedottistico;

 Campo-pozzi di Mortizza per l'alimentazione della parte bassa del territorio;

 Campo-pozzi di San Protaso come fonte di emergenza. Tutto il sistema acquedottistico di progetto, è basato su una rete adduttrice che, partendo dalla diga di Mignano, si snoda nel territorio est della Provincia lungo tutta la Val d'Arda e la Val d'Ongina, fino a collegarsi al campo-pozzi di Mortizza, con interconnessione con l'acquedotto di Piacenza. Le fonti di approvvigionamento strategiche sono quindi localizzate rispettivamente all'inizio ed alla fine della dorsale acquedottistica di progetto, con un innesto d'emergenza, situato in posizione baricentrica, costituito dal campo-pozzi di San Protaso. Sono previsti due punti di stoccaggio sulla rete adduttrice, per coprire le punte di consumo, situati uno a Mignano ed uno al campo- pozzi di San Protaso. Il compito della distribuzione alle utenze, viene poi lasciata alle attuali reti idriche comunali, dotate anche di idonei sistemi di accumulo (esclusi i Comuni di Besenzone e San Pietro in Cerro che potranno contare sul serbatoio esistente di Cà Galvani).

5.2 - Sistema fognario e depurativo

La rete fognaria si estende sul territorio Comunale per circa 5,5 Km. Analogamente a quanto detto in precedenza per la rete acquedottistica anche riguardo alle fognature l’estremo frazionamento del sistema insediativo comporta un abbassamento della quota di abitanti serviti. Besenzone infatti è uno dei cinque comuni della Provincia che non raggiungono almeno il 75% degli abitanti serviti posizionandosi in coda in questa graduatoria. Analoga situazione si ha per quanto riguarda la depurazione. I centri dotati di rete fognaria sono il Capoluogo, Bersano e Mercore; questa rete fa capo ai tre impianti di depurazione di secondo livello di seguito descritti.

Impianto di Besenzone al servizio dell’agglomerato di Besenzone.

Tipo impianto: Biodischi Data di attivazione: 2011 Potenzialità impianto da autorizzazione: Abitanti Equivalenti 500 Abitanti Equivalenti Residenti serviti: 286 Abitanti Equivalenti Fluttuanti: 0 Abitanti Equivalenti Produttivi: 0 Totale Abitanti Equivalenti Serviti: 286 Capacità residua: Abitanti Equivalenti 214 Schema di flusso impianto: ● Grigliatura grossolana ● Sollevamento liquami ● Fossa imhoff ● Comparto biologico a biodischi ● Fitrazione effluente ● Pozzetto di scarico corpo idrico superficiale canale consortile Castellazzo. Criticità da segnalare: Nessuna

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Impianto di Bersano al servizio dell’agglomerato di Bersano. Tipo impianto: Fanghi attivi Data di attivazione: 1992 Potenzialità impianto da autorizzazione: Abitanti Equivalenti 150. Abitanti Equivalenti Residenti serviti: 108 Abitanti Equivalenti Fluttuanti: 0 Abitanti Equivalenti Produttivi: 0 Totale Abitanti Equivalenti Serviti: 108 Capacità residua: Abitanti Equivalenti 42 Schema di flusso impianto: ● Grigliatura grossolana mediante Cestello ● Sollevamento liquami ● vasca ossidazione liquami e decantatore secondario combinati ● Pozzetto di scarico corpo idrico superficiale Canale Rodella Criticità da segnalare:nessuna Impianto di Mercore al servizio dell’agglomerato di Mercore. Tipo impianto: Fanghi attivi Data di attivazione: 1992 Potenzialità impianto da autorizzazione: Abitanti Equivalenti 80. Abitanti Equivalenti Residenti serviti: 34 Abitanti Equivalenti Fluttuanti: 0 Abitanti Equivalenti Produttivi: 0 Totale Abitanti Equivalenti Serviti: 34 Capacità residua: Abitanti Equivalenti 46 Schema di flusso impianto: ● Grigliatura grossolana mediante Cestello ● Sollevamento liquami ● vasca ossidazione liquami e decantatore secondario combinati ● Pozzetto di scarico corpo idrico superficiale “cunetta stradale” recapitante nel canale Ca’ Bianca Criticità da segnalare: nessuna Il livello di conoscenza della rete fognaria risulta sufficiente. La valutazione sulla copertura del servizio di fognatura è stata condotta utilizzando come unità base di valutazione l’agglomerato, definito, dal D.Lgs. n.152/2006 e s.m.i., come “l'area in cui la popolazione, ovvero le attività produttive, sono concentrate in misura tale da rendere ammissibile, sia tecnicamente che economicamente in rapporto anche ai benefici ambientali conseguibili, la raccolta e il convogliamento in una fognatura dinamica delle acque reflue urbane verso un sistema di trattamento o verso un punto di recapito finale”. L’agglomerato risulta un insediamento che può non coincidere con le località abitate individuate dal censimento generale della popolazione effettuato dall’ISTAT. Tabella 7 – Località servite dal sistema fognario e agglomerati.

CASE CENTRI E NUCLEI CON PIÙ DI 50 AE E CENTRI E NUCLEI CON MENO DI 50 AE SPARSE ZONE IND. [N.] [N.] [N.]

Località Località Località totali agglomerati Località totali agglomerati agglomerati servite servite

2 2 2 3 1 1 - Fonte: Agenzia d’Ambito per i Servizi Pubblici di Piacenza - ATO 1 Piacenza - Piano d’Ambito del Servizio Idrico Integrato - PARTE A: Ricognizione delle Infrastrutture

Le analisi sulla popolazione servita da sistema fognario sono effettuate valutando sia il numero di residenti serviti all’interno di ogni singolo comune che il numero di AE potenziali serviti negli agglomerati, mentre una valutazione a parte è stata condotta per le zone classificate come “case sparse” dai censimenti ISTAT, che presentano problematiche particolari e specifiche.

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La quantificazione della domanda potenziale del servizio di fognatura è stata condotta attraverso i seguenti passaggi: a. determinazione della popolazione residente in base ai dati ISTAT – Censimento 2001: ovviamente ogni residente genera 1 abitante equivalente (AE); b. valutazione della presenza turistica, condotta sulla base di: - valutazione delle strutture turistiche presenti, considerando il rapporto, valido per la Provincia di Piacenza, di 10 utilizzatori per ogni addetto del settore turistico - alberghiero, ovvero di 10 AE per ogni addetto del settore; - presenza sul territorio di case non occupate (seconde case): per ogni abitazione sono state considerate 2,3 persone (famiglia tipo in Provincia di Piacenza), ovvero 2,3 AE, assumendo un livello di utilizzazione del 25% per gli edifici presenti al censimento del 1971 e del 75% per gli edifici non presenti a tale soglia censuaria e quindi realizzati successivamente (in relazione al fatto che tra le case più vecchie aumenta la frazione di case abbandonate); c. valutazione delle attività produttive che scaricano in pubblica fognatura in termini di addetti, ove possibile, di scarichi produttivi: dove si dispone di informazioni sugli scarichi è stato direttamente inserito il carico in AE, altrimenti si è operato considerando che tre addetti generano 1 AE (in realtà è ancora in corso una ricognizione completa delle informazioni sugli scarichi in fognatura delle attività produttive). In linea generale i livelli di servizio calcolati possono essere debolmente sovrastimati. Tabella 8 – Copertura del servizio di fognatura in centri e nuclei abitati maggiori di 50 AE e minori di 50 AE.

CENTRI E NUCLEI CON PIÙ DI 50 AE E CENTRI E NUCLEI CON MENO DI 50 AE ZONE IND.

Abitanti AE Ab. Res. Abitanti AE Ab. res. AE AE serviti residenti potenziali serviti residenti potenziali serviti serviti [%] [n.] [n.] [%] [n.] [n.] [%] [%]

456 650 70% 60% 65 80 81% 43%

Fonte: Agenzia d’Ambito per i Servizi Pubblici di Piacenza - ATO 1 Piacenza - Piano d’Ambito del Servizio Idrico Integrato - PARTE A: Ricognizione delle Infrastrutture con aggiornamento dati censimento 2011

Tabella 9 – Copertura e adeguatezza del servizio di depurazione in centri e nuclei abitati (> 50 AE e < 50 AE) e nelle case sparse (dati ISTAT Censimento 2001 e Catasto scarichi provinciale) (*: l’agglomerato comprende più località, anche di comuni differenti).

CENTRI E NUCLEI CON PIÙ DI 50 AE E CENTRI E NUCLEI CON MENO DI 50 AE CASE SPARSE

ZONE IND. [N.] [N.] [N.]

Località Località agglomerati Località Località agglomerati agglomerati totali servite totali adeguati totali servite totali adeguati totali adeguati

2 2 2 2 3 1 1 1 - - Fonte: Agenzia d’Ambito per i Servizi Pubblici di Piacenza - ATO 1 Piacenza - Piano d’Ambito del Servizio Idrico Integrato - PARTE A: Ricognizione delle Infrastrutture

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Di seguito vengono riportate le schede del PIANO D'AMBITO del Servizio Idrico Integrato approvato dall'Assemblea dell'ATO nelle quali sono indicati i parametri di servizio.

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5.3 - Impianti per la trasmissione e la distribuzione dell'energia elettrica

La rete presente sul territorio comunale é costituita da tratti a media tensione (15 kV, terna o cavo singolo), generalmente aerei e, presso i principali nuclei urbani, interrati. I dati così acquisiti all'interno degli strumenti di pianificazione relativi al posizionamento degli impianti per la distribuzione e la trasmissione dell'energia elettrica sono stati forniti dall'Ente gestore. L’art. 13 della LR 30/2000 recante "Norme per la tutela della salute e la salvaguardia dell'ambiente dall'inquinamento elettromagnetico", disponeva per i Comuni di definire negli strumenti urbanistici, ed in coerenza con quanto previsto nel PTCP 2007, specifici corridoi per la localizzazione delle linee ed impianti elettrici con tensione uguale o superiore a 15 kV anche con riferimento ai programmi di sviluppo delle reti di trasmissione e distribuzione dell'energia elettrica; con la DGR del 20 febbraio 2001 n. 197, Direttiva inerente l'applicazione della LR 30/2000, erano stati definiti i criteri e le modalità per l'individuazione dell'ampiezza dei corridoi tenuto conto delle particolari situazioni territoriali e in relazione alla tensione delle linee ed impianti elettrici. Con l’entrata in vigore del DPCM 8 luglio 2003 e del DM 29 maggio 2008 è stata abrogata la parte IV della LR 30/2000 recante "Norme per la tutela della salute e la salvaguardia dell'ambiente dall'inquinamento elettromagnetico" così come la DGR del 20 febbraio 2001 n. 197 introducendo nuovi criteri e nuove modalità per l’individuazione dell’ampiezza dei corridoi per la localizzazione di linee ed impianti elettrici. La legge DPCM del 8 luglio 2003 recante “Fissazione dei limiti di esposizione, dei limiti di attenzione e degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni ai campi elettrici e magnetici della frequenza di rete (50 Hz) generati dagli elettrodotti” modifica sostanzialmente la precedente regolamentazione sulla tutela delle esposizioni a campi magnetici generati da elettrodotti; in particolare all’art. 6 riguardante “Parametri per la determinazione delle fasce di rispetto per gli elettrodotti” è prescritto che, per la determinazione delle fasce di rispetto, si dovrà fare riferimento all’obiettivo di qualità e alla portata in corrente in servizio normale dell’elettrodotto, come definita dalla norma CEI 11-60, che deve essere dichiarata dal proprietario/gestore al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio, e alle regioni, per gli elettrodotti con tensione non superiore ai 150 kV. Quindi, i proprietari/gestori devono provvedere a comunicare i dati per il calcolo e l’ampiezza delle fasce di rispetto ai fini delle verifiche delle autorità competenti. Con il DM del 29 maggio 2008, direttiva inerente il DPCM del 8 luglio 2003, sono state definite le nuove metodologie di calcolo, e si applicano agli elettrodotti esistenti o in progetto, con linee aeree o interrate. Sono escluse dall’applicazione della metodologia:

 le linee esercite a frequenze diverse da quelle di rete (50 Hz)  le linee definite di classe zero secondo il decreto interministeriale 21/03/88 n. 449  le linee definite di classe prima secondo il decreto interministeriale 21/03/88 n. 449  le linee di MT in cavo cordato ad elica (interrate o aeree) In seguito all'approvazione della DGR n. 978/2010 viene introdotta una modifica alla precedente DGR 21 luglio 2008, n. 1138 “Modifiche ed integrazioni alla DGR 20 maggio 2001, n. 197 “Direttiva per l’applicazione della L.R. 31 ottobre 2000 n. 30 recante “Norme per la tutela e la salvaguardia dell’ambiente dall’inquinamento elettromagnetico”; Per quanto riguarda gli impianti per la trasmissione e distribuzione dell’energia elettrica tenuto conto della mancata emanazione da parte Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del decreto recante l’istituzione del catasto nazionale delle sorgenti fisse e mobili dei campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici, previsto dalla L. 36/2001, e poiché la DGR n. 1138/2008, in previsione del citato decreto, aveva soppresso il Capo IV “Impianti per la trasmissione e distribuzione dell’energia elettrica” della DGR n. 197/2001, è stato necessario apportare alcune integrazioni.

Dato la semplificazione dei procedimenti autorizzativi, operati dalla regione in collaborazione con l’Arpa, la delibera ha stabilito che la fascia di rispetto di 300 metri intorno agli impianti non si applica

46 nei siti di interesse nazionale ed in quelli in cui attraverso uno studio dei livelli complessivi di campo elettromagnetico sia assicurata la tutela sanitaria della popolazione e la salvaguardia dell’ambiente. La delibera definisce anche il corridoio di fattibilità, cioè la porzione di territorio destinata ad ospitare la localizzazione degli impianti elettrici previsti nei programmi di sviluppo. La Pianificazione territoriale provinciale (PTCP 2007) individua i corridoi di fattibilità delle infrastrutture elettriche relative ad impianti di AT ed MT il cui tracciato interessa il territorio di più Comuni ovvero di infrastrutture di interesse sovracomunale (es.: cabine primarie). Il PTCP 2007 può usufruire delle semplificazioni procedurali e la riduzione dei termini temporali conseguenti alla stipula di eventuali accordi di pianificazione. Gli Esercenti presentano alla Provincia e ai Comuni interessati i rispettivi programmi di sviluppo, anche tramite la presentazione di elaborati semplificati. Per le medesime infrastrutture di valenza locale il cui tracciato riguarda un unico territorio comunale, il Comune interessato individua nel proprio PSC, al momento della sua formazione, i corridoi di fattibilità.

Nell'ambito dei corridoi di fattibilità non sono consentite nuove destinazioni d'uso che prevedano la permanenza di persone superiore a quattro ore giornaliere. Fino alla definizione delle fasce di rispetto, nuove destinazioni urbanistiche in contrasto con tali disposizioni possono essere previste solamente nel rispetto dell’obiettivo di qualità di 3 micro Tesla.

Le tipologie costruttive degli impianti sono stabilite in coerenza con le caratteristiche del territorio, di pregio ambientale, di densità abitativa e vocazione urbanistica. La superficie di questo volume delimita la fascia di rispetto. La forma e la dimensione delle fasce di rispetto saranno variabili in funzione delle caratteristiche geometriche ed elettriche delle cabine o stazioni. Il calcolo della distanza di prima approssimazione (Dpa) per cabine di trasformazione utilizza un sistema trifase, percorso da una corrente pari alla corrente nominale di bassa in uscita dal trasformatore, e con distanza tra le fasi pari al diametro dei cavi reali in uscita dal trasformatore stesso. Il calcolo della Dpa per stazioni elettriche riguarda i confini dell’area di pertinenza dello stesso impianto. Qualora l’autorità competente lo ritenga necessario, dovranno essere calcolate le fasce di rispetto relative agli elementi perimetrali. I piani di sviluppo di TERNA S.p.a. non prevedono nuove infrastrutturazioni. Tutte le linee elettriche, esistenti e previste, sono rappresentate nella tavola di quadro conoscitivo QC C3.2 Energia e comunicazioni e nella tavola dei vincoli del redigendo Piano Strutturale Comunale dove vengono rappresentate le sole fasce di rispetto definite come da nota della Regione Emilia - Romagna "Adempimenti dei gestori in materia di Distanze di Prima Approssimazione (Dpa).

Si definiscono: corrente: valore efficace dell’intensità di corrente elettrica; portata in corrente in servizio normale: è la corrente che può essere sopportata da un conduttore per il 100% del tempo con i limiti accettabili del rischio di scarica sugli oggetti mobili e sulle opere attraversate e dell’invecchiamento; portata in regime permanente: massimo valore della corrente che, in regime permanente e in condizione specificate, il conduttore può trasmettere senza che la sua temperatura superi un valore specificato; fascia di rispetto: è lo spazio circostante un elettrodo, che comprende tutti i punti, al di sopra e al di sotto del livello del suolo, caratterizzati da un induzione magnetica di intensità maggiore o uguale all’obiettivo di qualità di 3 micro Tesla;

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distanza di prima approssimazione (Dpa): per le linee è la distanza, in pianta sul livello del suolo, dalla proiezione del centro linea che garantisce che ogni punto, la cui proiezione al suolo disti dalla proiezione del centro linea più di Dpa, si trovi all’esterno delle fasce di rispetto. Per le cabine è la distanza, in pianta sul livello del suolo, da tutte le pareti della cabina stessa che garantisce i requisiti di cui sopra. autorità competenti ai fini delle autorizzazioni: sono le autorità competenti al rilascio delle autorizzazioni per la costruzione e/o l’esecuzione di elettrodotti e/o insediamenti e/o aree di cui all’art. 4 del DPCM 8 luglio 2003.

5.4 - Sistema energetico - Gas

L’impianto di distribuzione del gas metano di proprietà del Comune di Besenzone si estende per circa 31 km di rete di acciaio in media e bassa pressione. Fanno parte dell’impianto anche una cabina di riduzione e misura del gas ReMi (punto di consegna del gas da parte di Snam Rete Gas) ubicata in Via S. Omobono, due GRF (gruppo di riduzione finale della pressione) ubicati in Via S. Omobono, Via San Luigi/Via Castello, e tre GRI (gruppo di riduzione della pressione per utenze industriali/artigianali). Detto impianto inizialmente gestito direttamente dal Comune, nel 2003 è stato affidato ad AGAC S.p.A/ TESA S.p.A. successivamente Enìa S.p.A., ora Iren Emilia S.p.A. Ad oggi nell’impianto in oggetto sono presenti circa 402 PDR (Punti di riconsegna/contatori) che coincidono con le derivazioni d’utenza/allacciamenti collegati alla rete di media o bassa pressione. Rete che garantisce il servizio alle frazioni più popolate del territorio comunale, raggiungendo nel contempo, mediante una rete in media pressione, anche diversi nuclei abitati minori, garantendo quindi un elevato livello di capillarità del servizio nel territorio comunale. Lo stato di conservazione dell’impianto può definirsi nella norma visto il tempestivo sistema di interventi di normalizzazione e di manutenzione straordinaria a cui è stato sottoposto; le dispersioni gas su segnalazione di terzi, rilevate su rete, derivazioni d’utenza parte interrata o aerea e contatori, sommano a circa 20 ogni anno. Sempre nell’ambito dello stato di conservazione della rete, di particolare importanza risulta essere l’impianto di protezione catodica costruito e attivato nel 2007. Nel corso della gestione sono stati effettuati investimenti per estendimento della rete MP e BP, ammodernamento/sostituzione degli impianti, sostituzione dei contatori e riduttori d’utenza per un ammontare di circa € 251.000 al 31/12/2010. Lo stato di conservazione dell’impianto, grazie alle manutenzioni che periodicamente sono state effettuate ed alla sostituzione dei componenti obsoleti, è in linea con il normale degrado legato all’età. Il livello di protezione catodica della rete in acciaio rientra nei parametri previsti dalle norme in materia e dall’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas. Pertanto la situazione attuale non evidenzia particolari criticità sia sotto l’aspetto sicurezza sia per quanto riguarda pressione e portata disponibile per le utenze attualmente allacciate/servite. Da evidenziare che eventuali nuovi insediamenti abitativi/industriali/artigianali dovranno necessariamente prevedere idonei momenti di valutazione utili a determinare possibili modifiche/potenziamenti di reti e impianti. Le rete di trasporto del gas, suddivisa tra rete nazionale e regionale, è stata rappresentata all’interno della tavola QC C3.2 - ENERGIA E COMUNICAZIONI

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5.5 - Siti di stoccaggio Stogit

Il territorio del comune di Besenzone è caratterizzato dalla presenza numerosi impianti adibiti, un tempo, alla coltivazione di giacimenti di gas naturale riconvertiti poi in siti di stoccaggio. gli impianti constano di 4 pozzi (manufatti di collegamento tra il giacimento e la superficie) tramite i quali viene effettuata l'attività di iniezione ed erogazione del gas naturale, ed un cluster i quali sono costituiti da un insieme di più pozzi di produzione raggruppati all'interno di un'area recintata. Dalla presenza, sul territorio di Besenzone e Cortemaggiore, di un importante sito di stoccaggio del gas naturale, deriva una consistente ramificazione locale dei gasdotti di livello nazionale e regionale, oltre che ad una consistente ramificazione di condotte fuori esercizio di competenza di ENI S.p.a., divisione E&P distretto centro settentrionale. Tali infrastrutture, dichiarate dismesse dal gestore, l'undici aprile del duemiladodici vengono fatte oggetto di una convenzione tra la Provincia di Piacenza, il Comune di Besenzone e l'ente gestore ENI S.p.a. attraverso la quale si definiscono gli interventi di bonifica e relativa riconversione dei siti facenti parte dell'infrastruttura medesima e la successiva cessione al comune. Lo stato di fatto dell'attuazione della convenzione è rappresentato sulla tavola QC C3.2 - ENERGIA E COMUNICAZIONI. Tale infrastrutturazione è presente sul territorio fin dalla seconda metà del secolo scorso a seguito dello sfruttamento dei giacimenti di gas naturale e petrolio presenti negli ambiti del comune di Cortemaggiore e Besenzone, ragione per cui la trattazione dell'argomento non può esimersi dal considerare suddette strutture parte di un organismo unitario estendendo la trattazione dell'argomento ai territori limitrofi. cenni storici:

Le prime attività di indagine sismica, condotte da Agip nelle zone di Cortemaggiore risalgono al 1942, costretta ad interromperle in seguito al bombardamento che distrusse il campo di Podenzano. Nel 1947 Agip riprese le ricerche, completando i rilievi geofisici nella zona di Piacenza e Pontenure , ma fu proprio a Cortemaggiore che si accesero le speranze per un'Italia che voleva rinascere dalle macerie della guerra e per crescere aveva bisogno di tanta energia. Tutti i rilievi avevano fornito indicazioni che facevano pensare a un grande giacimento vicino a Cortemaggiore e il 6 marzo 1948 iniziarono ufficialmente le perforazioni. Fu dopo cinque mesi di lavoro, nell'ottobre del 1948, che a 1500 metri di profondità si ebbero i primi indizi di mineralizzazione a olio e gas. Era la prima perforazione (nel territorio del comune di Besenzone, poco a nord est della cascina La Chizzola). Con fiducia si decise di perforare un secondo pozzo a 450 metri dal primo. Il 15 gennaio 1949 anche le nuove prove diedero esito positivo e il pozzo numero 2 rilevò, a una profondità tra 1464 e 1471 metri, una portata di 100 mila metri cubi di gas al giorno. Il giacimento di Cortemaggiore era lungo 12 chilometri e largo 3, con una profondità media degli strati mineralizzati intorno ai 1500 metri. Subito furono realizzati sei impianti di perforazione limitazione del giacimento che fu stimato ricco di 14 miliardi di metri cubi di gas e 8 milioni di barili di petrolio. La produzione di gas a Cortemaggiore si poteva calcolare in 2.500.000 metri cubi al giorno e quella di petrolio in 200 tonnellate circa, sempre giornaliere. Il 12 febbraio 1952, sempre vicino a Cortemaggiore, fu inoltre scoperto un secondo giacimento a circa 1.945 metri di profondità. Complessivamente dal 1949 al 1970 compreso, dal sottosuolo di Cortemaggiore uscirono quasi 13 miliardi di metri cubi di gas e 885 mila tonnellate di petrolio.

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La produzione, anche se in tono minore, è comunque continuata fino a tutto il 1996; in 48 anni il giacimento ha prodotto complessivamente 7.726.000 barili d'olio e 13,9 miliardi di metri cubi di gas, praticamente tutto ciò che si poteva estrarre. I giacimenti di Cortemaggiore, così come era stato quello di Podenzano, sono anche stata la scuola di tutti i principali tecnici e dirigenti che hanno guidato l'Agip nella seconda metà del XX secolo. Il doppio giacimento di Cortemaggiore aveva posto Piacenza al centro dell'Italia, facendone la capitale dell'energia; la potente benzina Italiana (come diceva la pubblicità) aveva come simbolo un cane a sei zampe e si chiamava supercortemaggiore. Grazie alla scoperta dei giacimenti di Cortemaggiore, il metano assunse sempre maggiore importanza, con la provincia di Piacenza nel ruolo di protagonista, tanto che negli anni 1950-1951 Fiorenzuola e Piacenza furono le prime città Italiane a convertire gli impianti di gas di città a metano, mentre nel 1953nasceva a San Giorgio la prima rete privata di distribuzione del gas metano per uso domestico. Sempre all'inizio degli anni cinquanta a Cortemaggiore esisteva anche il primo grande impianto di degasolinaggio d'Europa, per umidificare il gas e privarlo della gasolina. Ma all'orizzonte c'era un'inversione di tendenza il metano dei giacimenti sarebbe presto finito. la riconversione:

La fase della riconversione dell'industria Piacentina degli idrocarburi, iniziata da ENI negli anni 60 (Il primo stoccaggio di gas naturale in Italia è stato realizzato nell'aprile del 1964 a Cortemaggiore), si conclude con l'inizio degli anni settanta, quando la produzione praticamente finisce anche a Cortemaggiore, che si trasforma in un polo polifunzionale dell'ENI. I giacimenti esauriti sono destinati a depositi naturali per lo stoccaggio del gas, a tal fine viene costruita la centrale di spinta e stoccaggio , con funzioni di compressione del gas nei giacimenti esauriti, nonché di trasporto-spinta da un metanodotto all'altro. Con l'evolversi della rete nazionale del gas e della sua importazione, oggi Cortemaggiore è diventato un importante nodo di smistamento, un vero e proprio hub. La raffineria venne trasformata in uno stabilimento per la produzione e la commercializzazione di oli lubrificanti e si localizzò nel Comune uno stabilimento della Saipem per il deposito e la manutenzione di attrezzature per la perforazione, mentre a Fiorenzuola d'Arda sorse un deposito per la distribuzione dei prodotti petroliferi. Infine oltre al preesistente centro addestramento Agip per la formazione tecnica del personale della società e delle aziende affiliate o consociate, sono stati costituiti a Cortemaggiore due centri di formazione ed un laboratorio di analisi ed assistenza clienti dell'Agip Petroli per il controllo di qualità dei prodotti e delle materie prime e per la determinazione delle caratteristiche dei prodotti. Attualmente le sedi di stoccaggio del gas naturale sono gestite da Stogit (Stoccaggi Gas Italia spa), la società che per conto di Snam Rete Gas spa opera nel settore dello stoccaggio del gas naturale, la quale ha ricevuto in conferimento rispettivamente da Eni S.p.A. il complesso aziendale riguardante l’attività di stoccaggio, comprendente le concessioni di stoccaggio, il gas presente nei relativi giacimenti, gli impianti di superficie e di sottosuolo e il relativo personale, e da Snam S.p.A. gli impianti di compressione connessi all’attività di stoccaggio.

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L’attività di stoccaggio del gas naturale ha la funzione di compensare le diverse esigenze tra fornitura e consumo del gas; infatti, l’approvvigionamento ha un profilo sostanzialmente costante durante tutto l’anno, mentre la domanda di gas è caratterizzata da una rilevante variabilità stagionale, con una domanda invernale significativamente superiore a quella estiva. Così come precedentemente descritto, sul territorio di Besenzone sono presenti 4 pozzi (7,8,47,79) e 1 cluster (F) localizzato a sud del Cluster D nel territorio del comune di Cortemaggiore, lungo la strada per Besenzone (attualmente sospeso dall'esercizio), per il quale è in fase di studio la realizzazione di un futuro impianto di iniezione CO2. Questi elementi fanno parte, unitamente a quelli che insistono sul territorio del comune di Cortemaggiore, dello stabilimento - centrale di stoccaggio gas di Cortemaggiore - e quindi soggetto in tutte le sue componenti all'art. 8 del D.L. vo 334/99. Scenari incidentali previsti con conseguenze esterne allo stabilimento e relative distanze di danno: Per la pianificazione dell'emergenza esterna ci si riferisce all'art. 20 comma 4 del D.L.vo 334/99 e s.m.i e al DPCM 25.02.2005 "Linee Guida per la predisposizione del piano d'emergenza esterna" oltre che alla L.R. 26/2003, alla L.R. 20/2000 ed all'Art. 90 del PTCP 2007; tale impianto normativo prevede la realizzazione del documento di Rischio di Incidente Rilevante predisposto in applicazione del Decreto Ministeriale dei Lavori Pubblici 9 maggio 2001 “Requisiti minimi di sicurezza in materia di pianificazione urbanistica e territoriale per le zone interessate da stabilimenti a rischio di incidente rilevante”, allo scopo di individuare e disciplinare per il Comune di Besenzone le aree da sottoporre a specifica regolamentazione, in funzione degli stabilimenti a rischio di incidente rilevante presenti sul territorio comunale. Il documento verrà allegato alla documentazione di progetto del Piano Strutturale redigendo. Le zone di pianificazione I, II e III si riferiscono ai valori riportati nelle predette Linee Guida: Zona I: Zona di sicuro impatto (soglia di elevata letalità) Immediatamente adiacente allo stabilimento.

E' caratterizzata da effetti comportanti una elevata letalità per le persone. In questa zona l'intervento di protezione da pianificare consiste, in generale, nel rifugio al chiuso. Solo in casi particolari (incidente non in atto ma potenziale e a sviluppo prevedibile oppure rilascio tossico di durata tale da rendere inefficace il rifugio al chiuso), ove ritenuto opportuno e tecnicamente realizzabile, dovrà essere prevista l'evacuazione spontanea o assistita della popolazione. Tale eventuale estremo provvedimento, che sarebbe del resto facilitato dalla presumibile e relativa limitatezza dell'area interessata, andrà comunque preso in considerazione con estrema cautela e solo in circostanze favorevoli.

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In effetti una evacuazione con un rilascio in atto porterebbe, salvo casi eccezionali e per un numero esiguo di individui, a conseguenze che potrebbero rivelarsi ben peggiori di quelle che si verrebbero a determinare a seguito di rifugio al chiuso. Data la fondamentale importanza ai fini della protezione che in questa zona riveste il comportamento della popolazione, dovrà essere previsto un sistema di allarme che avverta la popolazione dell'insorgenza del pericolo ed un'azione di informazione preventiva particolarmente attiva e capillare. Zona II: Zona di danno (soglia di lesioni irreversibili) esterna alla prima. E' caratterizzata da possibili danni, anche gravi ed irreversibili, per le persone che non assumono le corrette misure di autoprotezione e da possibili danni anche letali per persone più vulnerabili come i minori e gli anziani. In tale zona, l'intervento di protezione principale dovrebbe consistere, almeno nel caso di rilascio di sostanze tossiche, nel rifugio al chiuso, un provvedimento quale l'evacuazione infatti, risulterebbe difficilmente realizzabile, anche in circostanze mediamente favorevoli, a causa della maggiore estensione territoriale; del resto in tale zona, caratterizzata dal raggiungimento di valori d’impatto (concentrazione, irraggiamento termico) minori, il rifugio al chiuso risulterebbe senz'altro di efficacia ancora maggiore che nella prima zona. Zona III: Zona di attenzione (caratterizzata dal possibile verificarsi di danni generalmente non gravi anche per soggetti particolarmente vulnerabili oppure da reazioni fisiologiche che possono determinare situazioni di turbamento tali da richiedere provvedimenti anche di ordine pubblico), la sua estensione deve essere individuata sulla base delle valutazioni delle autorità locali. L’estensione di tale zona non dovrebbe comunque risultare inferiore a quella determinata dall’area di inizio di possibile letalità nelle condizioni ambientali e meteorologiche particolarmente avverse (classe di stabilità meteorologica F). Nel caso del rilascio di sostanze tossiche facilmente rilevabili ai sensi, ed in particolare di quelle aventi caratteristiche fortemente irritanti, occorre porre specifica attenzione alle conseguenze che reazioni di panico potrebbero provocare in luoghi particolarmente affollati (stadi, locali di spettacolo, ecc.). Tipicamente in questa zona rimane consigliabile il rifugio al chiuso (eventualmente dovranno essere previsti solamente interventi mirati ai punti di concentrazione di soggetti particolarmente vulnerabili ) e azioni di controllo del traffico. L'inviluppo delle curve relative agli scenari incidentali validati, riferito alle suddette zone di pianificazione, è rappresentato graficamente nella tavola QC D3 - VINCOLI. Gli enti gestori (Stogit, I&P, ENI) hanno fornito i tracciati delle condotte di loro competenza e sono così rappresentate sulla tavola QC C3.2 - ENERGIA E COMUNICAZIONI.

5.6 - Le dotazioni ecologiche ambientali

Una considerazione preliminare alla descrizione dello stato di dotazioni ecologico-ambientali negli ambienti urbani del territorio comunale attiene al particolare contesto territoriale degli abitati per i quali va rilevata la modesta estensione dell’urbanizzato, la presenza di traffico prevalentemente locale e la percezione di un ambiente abitato immerso nel paesaggio e nell’ambiente agrario circostante, paesaggio che costituisce di per se stesso una dotazione ecologico-ambientale dell’ambiente urbano. Più specificatamente si riportano le seguenti considerazioni relative alla qualità delle singole dotazioni ecologiche ed ambientali in rapporto al perseguimento degli obiettivi indicati dal PTCP

 lo stato della disponibilità della risorsa idrica, come più dettagliatamente evidenziato nel paragrafo 5.1, presenta una copertura del servizio buona negli abitati di Besenzone e Bersano, mentre è assente nella rimanente porzione del territorio comunale ad esclusione di un numero limitato di case sparse limitrofo ai due abitati

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 i centri di Besenzone, Bersano e Mercore sono dotati di impianti di depurazione delle acque reflue che presentano capacità residue atte a soddisfare eventuali previsioni di ampliamento di questi abitati (cfr. paragrafo 5.2)  relativamente allo stato di equilibrio idrogeologico ed alla funzionalità della rete idrica superficiale si evidenzia che il consistente incremento delle acque di colo conseguente all’intensa attività di urbanizzazione ed edificazione dei terreni nei centri della pianura piacentina avviata negli ultimi decenni, ha causato situazioni di criticità nella rete dei canali di colo della bassa pianura, situazioni che comportano la necessità di preservare la rete da futuri incrementi di acque perseguendo, negli interventi di più consistente nuova urbanizzazione, l’obiettivo dell’invarianza idraulica  la presenza di numerosi viali alberati ed un tessuto residenziale prevalentemente a bassa densità edilizia con spazi verdi pertinenziali piantumati concorrono alla preservazione ed al miglioramento delle caratteristiche meteoclimatiche locali ai fini della riduzione della concentrazione di inquinanti in atmosfera e di una migliore termo-regolazione degli insediamenti, oltre alla presenza negli abitati di ampi varchi di territorio rurale  al fine di favorire ed incentivare il riciclaggio dei rifiuti, oltre alla raccolta porta a porta, è presente nel capoluogo una stazione ecologica; al riguardo si evidenzia che Besenzone è tra i Comuni della Provincia che hanno una produzione pro-capite di rifiuti urbani e assimilati più bassa e una quota di raccolta differenziata tra le più alte  il miglioramento del clima acustico del territorio urbano è stato perseguito negli ultimi decenni attraverso una razionale distribuzione delle diverse funzioni, privilegiando la collocazione delle nuove (peraltro molto limitate) attività di carattere produttivo lontano dal nucleo residenziale mentre, contrariamente, l’espansione residenziale è stata collocata in continuità con gli originari nuclei di più antica formazione  ed infine si evidenzia che già il vigente piano regolatore persegue la tutela dell’assetto vegetazionale presente negli ambiti rurali, pur rilevando la necessità di prevedere misure volte alla ricostituzione di reti ecologiche che sono state notevolmente impoverite negli ultimi decenni dai processi di sfruttamento agrario intensivo dei terreni rurali.

5.7 - Conclusioni

Il sistema delle infrastrutture a servizio dell'urbanizzazione, nell'ambito del comune di Besenzone, si può considerare complessivamente adeguato al fine della sostenibilità degli insediamenti esistenti. Sistema acquedottistico:

Per quanto attiene al sistema acquedottistico possiamo rilevare che i prelievi da falda nella conoide dell' Arda risultano ad elevata sostenibilità vista la condizione di sostanziale equilibrio registrata tra deficit e surplus idrico ancorché non rispettati gli obbiettivi regionali previsti dal PTA sotto il profilo dei consumi idrici. Gli scenari di fabbisogno previsti per l'anno 2010 - 2016 - 2023 collocano il comune di Besenzone in quella fascia di comuni con un lieve saldo positivo relativo all'incremento demografico i quali mantengono lo standard di servizio al valore attuale.

fonte: Piano d'Ambito del Servizio Idrico Integrato - Parte A ricognizione delle infrastrutture

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Se in relazione all'approvvigionamento idrico non si evidenziano particolari criticità non si può dire lo stesso per la rete di distribuzione in quanto nonostante Il livello di conoscenza risulti discreto, il Comune di Besenzone ha uno degli indici di servizio (popolazione servita dalla rete acquedottistica sul totale della popolazione residente) più bassi della Provincia: 38,7%; a testimonianza di un sistema insediativo fortemente frammentato e privo di veri e propri agglomerati urbani. Le perdite lungo la rete per l’anno 2010 si aggirano attorno al 18-19% dell’acqua immessa in rete. Sistema fognario e depurativo:

Così come per la rete acquedottistica anche riguardo alle fognature l’estremo frazionamento del sistema insediativo comporta un abbassamento della quota di abitanti serviti. Escludendo temporaneamente dall'analisi le "case sparse", il livello di estensione del servizio risulta elevato per i centri ed i nuclei abitati con più di 50AE, dove si raggiunge una percentuale di popolazione residente servita del 81%, evidente indice di buona copertura della rete fognaria dei centri abitati consolidati (Capoluogo, Bersano)

Considerando invece i nuclei e i centri abitati con meno di 50AE la situazione è opposta, infatti la popolazione servita è pari al 30% della popolazione complessiva. Limitando le valutazioni relative al dimensionamento dell'infrastruttura ai centri dotati di rete fognaria (Capoluogo, Bersano e Mercore) si può trarre un bilancio complessivamente in equilibrio relativamente ai tre impianti di depurazione di secondo livello a cui fa capo così come sinteticamente riportato di seguito:

BESENZONE BERSANO MERCORE

Capacità Ab Capacità Capacità Ab Capacità Capacità Ab Capacità

potenziale serviti residua potenziale serviti residua potenziale serviti residua

Sistema 500 286 214 150 108 42 80 34 46 depurativo dati espressi in abitanti equivalenti aggiornamento dicembre 201

Sistema energetico-luce:

Il territorio è interamente servito attraverso linee di media tensione. Sistema energetico-gas:

Il territorio è interamente servito.

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5.8 - Punti di forza e punti di debolezza

PUNTI DI FORZA PUNTI DI DEBOLEZZA

- I tre centri abitati principali risultano tutti serviti da un - L’estrema frammentazione del sistema insediativo rende problematico servire l’intera popolazione sia Impianto fognario e di depurazione efficiente sotto il profilo acquedottistico che sotto quello - Prelievi idrici ad elevata sostenibilità fognario e di depurazione. Sotto questo profilo Besenzone ha uno degli indici di servizio peggiori - Tutto il territorio risulta servito dalla rete elettrica della Provincia. - Tutto il territorio risulta servito dalla rete gas - La rete acquedottistica ha una perdita, anche se solo stimata, di circa il 18-19% del volume di acqua servito alla cittadinanza.

- Non sono rispettati gli obiettivi regionali previsti dal PTA sotto il profilo dei consumi idrici

- Presenza del sito di stoccaggio del gas naturale Stogit

- Rilevante presenza di reti dichiarate dismesse dall'ente gestore ma non ancora bonificate

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CAPO II – SISTEMA DELLE INFRASTRUTTURE E DELLA MOBILITÀ

6 - Infrastrutture e reti di trasporto

6.1 - Viabilità stradale

La rete stradale costituisce il principale sistema di mobilità utilizzato dalla popolazione per gli spostamenti. Si tratta di una componente di primaria importanza nella strutturazione del territorio, per le relazioni con il sistema insediativo (residenziale, commerciale e produttivo) e con il sistema naturale/paesaggistico, ma anche fonte di frammentazione territoriale. Per la rilevanza e per le implicazioni che comporta, si tratta di un sistema su cui porre particolare attenzione, soprattutto se verrà mantenuto, anche nei prossimi anni, l’attuale trend di spostamenti di persone e merci, a servizio dell’uso funzionale del territorio e in assenza di iniziative sistematiche ed incisive, tale da causare un’evoluzione dell’inquinamento e dell’intasamento spaziale, necessitando un’indispensabile soluzione.

Fonte: estratto dalla tavola “Collegamenti e mobilità territoriale: realizzazioni e previsioni urbanistiche” – PTCP2007 Figura 1 – Mobilità territoriale

6.1.1 - Viabilità sovralocale (strade regionali e provinciali)

Il sistema viabilistico del territorio di Besenzone é imperniato su tre assi viabilistici di interesse provinciale: la S.P. n. 26 (di Busseto) che collega Cortemaggiore a Busseto, classificata di tipo C - Strada extraurbana secondaria: strada ad unica carreggiata con almeno una corsia per senso di marcia e banchine, in base al D. Lgs. 285/1992 "Nuovo codice della strada" la n. 46 (di Besenzone) che collega Fiorenzuola a Besenzone,

la n. 54 (di Chiaravalle) che collega Alseno a Bersano, sempre in base al medesimo decreto classificate di tipo F - Strada locale: strada urbana od extraurbana opportunamente sistemata ai fini di cui al comma 1 non facente parte degli altri tipi di strade.

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I restanti tratti viabilistici sono costituiti da strade locali, non sono presenti sul territorio assi viabilistici di importanza sovraordinata (strade statali ed autostrade). La strada provinciale n. 26 è l’arteria più importante del Comune, perché mette in relazione i principali nuclei del territorio con i due centri abitati che sono da sempre i principali riferimenti urbani di Besenzone, ovvero Cortemaggiore da un lato e Busseto dall’altro. Questa strada costituisce anche la principale arteria storica nella relazione tra Besenzone ed i territori limitrofi, nonché il principale asse direttore di sviluppo insediativo del territorio. E' pertanto possibile affermare che la S.P. 26 costituisce la vera e propria spina dorsale del comune di Besenzone. Decisamente, meno rilevanti, sia sotto il profilo storico che da quello dei flussi di traffico, gli assi viabilistici nord-sud, che collegano Besenzone con i Comuni di Alseno e Fiorenzuola; tale particolare emerge chiaramente dalle analisi condotte nel successivo paragrafo 6.1.5. Tabella 1 - Prospetto della viabilità sovralocale SVILUPPO N. STRADA DA A (KM)

1 S.P. 26 di Busseto Cortemaggiore Busseto 9 + 185 2 S.P. 46 di Besenzone Fiorenzuola Besenzone 10 + 765 3 S.P. 54 di Chiaravalle Alseno Bersano 12 + 010

Su queste tre strade sovralocali, secondo quanto riportato dal PTCP 2007 relativamente alle autorizzazioni ai trasporti eccezionali 2005-2007, non sono state rilasciate autorizzazioni al transito di automezzi per trasporti eccezionali, non incidendo quindi in modo negativo sul traffico veicolare per spostamenti commerciali, di lavoro e studio, non gravando quindi sulla congestione e sull’inquinamento atmosferico.

Fonte: Quadro Conoscitivo PTCP2007 Figura 2 – Autorizzazioni rilasciate per Trasporti eccezionali In ogni caso la figura precedente mostra che l’ambito della bassa Val d’Arda, in cui si colloca il comune di Besenzone, è la porzione territoriale in cui si concentrano il maggior numero di corse, a causa della vicinanza agli esistenti caselli di ingresso autostradali (A1 e A21) e della presenza delle principali direttrici regionali (S.S. 9 e S.S. 10).

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Tra i principali assi viabilistici interessati da un elevato transito di mezzi speciali (registrando tra i livelli più alti delle classi di utilizzo), vi sono la S.P. 41 e la S.P. 588R, in quanto costituiscono l’asse di collegamento tra Fiorenzuola-Castelvetro-Busseto e quindi, a maggior raggio, tra Parma e Cremona. In tale contesto occorrerà inserire il tema della messa in esercizio del futuro impianto di iniezione della

C02 tenendo in considerazione l'inevitabile incremento del carico veicolare sulla S.P. 26 di Busseto.

6.1.2 - Viabilità locale (strade comunali)

I tratti di viabilità comunale extraurbana sono riassunti nella tabella sottostante e riportati nell'allegata cartografia. La rete si estende complessivamente per circa 24 chilometri. Tabella 3 - Prospetto della viabilità comunale extraurbana

SVILUPPO N. STRADA DA A (KM) 1 Via Ferrarine S.P.n° 26 Confine Comunale nord 1,78 2 Via Pavesa Via Ferrarine Via Stanga/Via Crocile 1,70 3 Via Stanga (Parte) Via Pavesa/Via Crocile S.P.n° 26 1,02 4 Via Crocile Via Pavesa/Via Stanga S.P.n° 26 0,79 5 Via Maestà S.P.n° 26 Via Ferrarine 1,26 6 Strada Mercore Superiore Via S. Luigi Via Stradone 2,67 7 Via Pelosa S.P.n° 54 Strada Mercore Superiore 1,40 8 Via Boceto Superiore S.P.n° 26 Via Pelosa 1,36 9 Via Boceto Inferiore S.P.n° 26 S.P.n° 54 1,49 10 Via Balestrieri Via Stradone/Strada Mercore Inf Confine Provinciale 0,77 11 Via Pallavicina Confine comunale Sud Confine Provinciale 1,90 12 Via Stradone S.P.n° 54 Strada Mercore Inferiore 1,11 13 Via Zapparola Via Boscarella S.P.n° 46 0,13 14 Via Zapparola S.P.n° 46 Via Mercore Superiore 1,31 15 Via Boscarella S.P.n° 46 Confine Comunale Sud 0,94 16 Via Castello Strada Mercore Superiore S.P.n° 46 1,91 17 Via Codetta Via Grossa S.P.n° 46 0,39 18 Via Grossa S.P.n° 26 Via Codetta 1,38 19 Via Magnana S.P.n° 26 Confine Comunale nord 0,36

6.1.3 - Viabilità locale (strade vicinali)

Tabella 4 - Prospetto della viabilità vicinale di uso pubblico

N. STRADA DA A SVILUPPO (KM)

1 Via Stanga (Parte) Via Stanga Confine comunale nord 0,22 2 Via Arsura Via Bopscarella Via Grossa/Via Codetta 1,93 3 Via Lago Via S.Luigi Case Carobbio 1,73 4 Via Siriola S.P.n° 54 Loc. Colombarone 1,31 Via S. Luigi/Strada di 5 Via Boceto privato Loc. Berta Rossa 0,69 Mercore superiore

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6.1.4 - Fasce di rispetto

Al fine di individuare le fasce di rispetto delle infrastrutture per la mobilità è di rilevante importanza la classificazione delle arterie stradali in quanto la dimensione della fascia (caratterizzata da vincolo di inedificabilità) è funzione della classe di appartenenza; in particolare, nell’art. 16 del Codice della Strada, sono riportate le seguenti disposizioni: “ La distanza dal confine stradale, fuori dai centri abitati, da rispettare nell'aprire canali, fossi o nell'eseguire qualsiasi escavazione lateralmente alle strade, non può essere inferiore alla profondità dei canali, fossi od escavazioni, ed in ogni caso non può essere inferiore a 3 m. Fuori dai centri abitati, come delimitati ai sensi dell'articolo 4 del codice, le distanze dal confine stradale, da rispettare nelle nuove costruzioni, nelle ricostruzioni conseguenti a demolizioni integrali o negli ampliamenti fronteggianti le strade, non possono essere inferiori a: a) 60 m per le strade di tipo A; b) 40 m per le strade di tipo B; c) 30 m per le strade di tipo C; d) 20 m per le strade di tipo F, ad eccezione delle «strade vicinali» come definite dall'articolo 3, comma 1, n. 52 del codice; e) 10 m per le «strade vicinali» di tipo F. Fuori dai centri abitati, come delimitati ai sensi dell'articolo 4 del codice, ma all'interno delle zone previste come edificabili o trasformabili dallo strumento urbanistico generale, nel caso che detto strumento sia suscettibile di attuazione diretta, ovvero se per tali zone siano già esecutivi gli strumenti urbanistici attuativi, le distanze dal confine stradale, da rispettare nelle nuove costruzioni, nelle ricostruzioni conseguenti a demolizioni integrali o negli ampliamenti fronteggianti le strade, non possono essere inferiori a: a) 30 m per le strade di tipo A; b) 20 m per le strade di tipo B; c) 10 m per le strade di tipo C. Le distanze dal confine stradale, fuori dai centri abitati, da rispettare nella costruzione o ricostruzione di muri di cinta, di qualsiasi natura e consistenza, lateralmente alle strade, non possono essere inferiori a: a) 5 m per le strade di tipo A, B; b) 3 m per le strade di tipo C, F. Le distanze dal confine stradale all'interno dei centri abitati, da rispettare nelle nuove costruzioni, nelle demolizioni integrali e conseguenti ricostruzioni o negli ampliamenti fronteggianti le strade, non possono essere inferiori a: a) 30 m per le strade di tipo A; b) 20 m per le strade di tipo D. Per le strade di tipo E ed F non sono stabilite distanze minime dal confine stradale ai fini della sicurezza della circolazione. In assenza di strumento urbanistico vigente, le distanze dal confine stradale da rispettare nei centri abitati non possono essere inferiori a: a) 30 m per le strade di tipo A; b) 20 m per le strade di tipo D ed E; c) 10 m per le strade di tipo F. Le distanze dal confine stradale, all'interno dei centri abitati, da rispettare nella costruzione o ricostruzione dei muri di cinta, di qualsiasi natura o consistenza, lateralmente alle strade, non possono essere inferiori a: a) m 3 per le strade di tipo A; 59

b) m 2 per le strade di tipo D. Per le altre strade non sono stabilite distanze minime dal confine stradale ai fini della sicurezza della circolazione.” Come riportato nel Capitolo C2 del Quadro Conoscitivo del PTCP 2007, la classificazione funzionale delle arterie stradali è stata definita dal Nuovo Codice della Strada (D.Lgs. 285/1992) e dal relativo Regolamento di esecuzione e di attuazione, aggiornato con le modifiche introdotte dal D.L. 151/2003, dal D.L. 269/2003, dal D.P.R. 235/2004, dal D.P.R. 153/2006 e dal D.P.R. 37/2007. Secondo quanto riportato nell’art. 2 del Codice della Strada, le strade sono classificate, riguardo alle loro caratteristiche costruttive, tecniche e funzionali, nei seguenti tipi: A - Autostrade; B - Strade extraurbane principali; C - Strade extraurbane secondarie; D - Strade urbane di scorrimento; E - Strade urbane di quartiere; F - Strade locali; F bis - Itinerari ciclopedonali.

Il Decreto stabilisce anche le caratteristiche che deve avere una strada per poter essere classificata in una determinata tipologia: A - Autostrada: strada extraurbana o urbana a carreggiate indipendenti o separate da spartitraffico invalicabile, ciascuna con almeno due corsie di marcia, eventuale banchina pavimentata a sinistra e corsia di emergenza o banchina pavimentata a destra, priva di intersezioni a raso e di accessi privati, dotata di recinzione e di sistemi di assistenza all'utente lungo l'intero tracciato, riservata alla circolazione di talune categorie di veicoli a motore e contraddistinta da appositi segnali di inizio e fine. Deve essere attrezzata con apposite aree di servizio ed aree di parcheggio, entrambe con accessi dotati di corsie di decelerazione e di accelerazione. B - Strada extraurbana principale: strada a carreggiate indipendenti o separate da spartitraffico invalicabile, ciascuna con almeno due corsie di marcia e banchina pavimentata a destra, priva di intersezioni a raso, con accessi alle proprietà laterali coordinati, contraddistinta dagli appositi segnali di inizio e fine, riservata alla circolazione di talune categorie di veicoli a motore; per eventuali altre categorie di utenti devono essere previsti opportuni spazi. Deve essere attrezzata con apposite aree di servizio, che comprendano spazi per la sosta, con accessi dotati di corsie di decelerazione e di accelerazione. C - Strada extraurbana secondaria: strada ad unica carreggiata con almeno una corsia per senso di marcia e banchine. D - Strada urbana di scorrimento: strada a carreggiate indipendenti o separate da spartitraffico, ciascuna con almeno due corsie di marcia, ed una eventuale corsia riservata ai mezzi pubblici, banchina pavimentata a destra e marciapiedi, con le eventuali intersezioni a raso semaforizzate; per la sosta sono previste apposite aree o fasce laterali esterne alla carreggiata, entrambe con immissioni ed uscite concentrate. E - Strada urbana di quartiere: strada ad unica carreggiata con almeno due corsie, banchine pavimentate e marciapiedi; per la sosta sono previste aree attrezzate con apposita corsia di manovra, esterna alla carreggiata. F - Strada locale: strada urbana od extraurbana opportunamente sistemata ai fini di cui al comma 1 non facente parte degli altri tipi di strade. F bis - Itinerario ciclopedonale: strada locale, urbana, extraurbana o vicinale, destinata prevalentemente alla percorrenza pedonale e ciclabile e caratterizzata da una sicurezza intrinseca a tutela dell'utenza debole della strada. Riprendendo il sistema viario precedentemente descritto, per quanto riguarda la classificazione delle strade di ordine sovracomunale, è necessario attenersi alle disposizioni impartite dalla pianificazione sovraordinata.

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6.1.5 - Flussi di traffico

Al fine di approfondire la conoscenza del quadro della mobilità locale, è stata riportata l’analisi provinciale dei volumi di traffico, condotta nel 2004, con una campagna di rilevazioni che è servita come base per la costruzione di un modello di simulazione di scenari alternativi legati alle principali ipotesi di intervento. Il modello di rilievo è stato utilizzato per valutare l’offerta e la domanda di mobilità al 2010 simulando diversi scenari infrastrutturali, formulati a partire dagli interventi previsti dal PTCP 2007.

Successivamente vengono riportate le immagini relative al confronto tra la situazione all’anno base (2003) e lo scenario di riferimento, al 2010, per il territorio di Besenzone. 2003 2010

Fonte: PTCP2007 – “All. C2.1 - Tavole sui flussi di traffico” Figura 3 – Flusso veicoli equivalenti 2003 2010

Fonte: PTCP2007 – “All. C2.1 - Tavole sui flussi di traffico” Figura 4 – Rapporto flusso/capacità

003 2010

Fonte: PTCP2007 – “All. C2.1 - Tavole sui flussi di traffico” Figura 5 – Flusso autoveicoli 61

2003 2010

Fonte: PTCP2007 – “All. C2.1 - Tavole sui flussi di traffico” Figura 6 – Flusso veicoli merci Dal confronto tra i due modelli (2003-2010) è possibile rilevare che lo scenario futuro di riferimento rimarrebbe invariato relativamente alla S.P. 46 di Besenzone e alla S.P. 54 di Chiaravalle, mentre per la S.P. 26 di Busseto si registrerebbe un incremento di flusso di veicoli equivalenti da meno di 800 a valori compresi tra 800 e 2000 in ragione di un presunto incremento demografico; di conseguenza il passaggio dei valori relativi agli indicatori di Flusso/Capacità da inferiore al 35% a compresi tra il 35% e 55%. L'altro valore incrementato è relativo al flusso dei veicoli merci per il solo tratto, sempre della S.P. 26, che va dal confine comunale con Cortemaggiore e l'abitato di Besenzone che passerebbe da un valore compreso tra 100 e 250 ad un valore compreso tra 250 e 500. Direttamente connessa all’analisi dei carichi di traffico, si rende necessario evidenziare anche il livello di emissioni in atmosfera, derivanti, in buona parte, dai gas emessi dagli autoveicoli.

Fonte: PTCP2007 – “Ricognizione e analisi degli ambiti specializzati per attività produttive di rilievo territoriale e ambiti funzionali integrati” 62

Figura 7 – Emissioni in atmosfera - 2007

Attualmente, quindi, la situazione veicolare dei tre tratti di viabilità provinciale a Besenzone non si presenta alquanto problematica, segnalando uno dei rapporti più bassi tra flusso e capacità.

Fonte: PTCP2007 – “Ricognizione e analisi degli ambiti specializzati per attività produttive di rilievo territoriale e ambiti funzionali integrati” Figura 8 – Livelli di congestione e localizzazione: scenario attuale – 2007 Per la valutazione al 2010, sono stati simulati diversi scenari infrastrutturali, considerando i principali interventi previsti dal PTCP 2007. Gli scenari di riferimento sono 5: 1. Realizzazione del ponte sul fiume a est di Piacenza in affiancamento al tracciato autostradale esistente

2. Realizzazione di tutte le infrastrutture pianificate per il 2010, ma di cui non è ancora certa la realizzazione

3. Effetti di una possibile politica di revisione delle tariffe relative al trasporto pubblico extraurbano, volta ad operare un incremento del costo del biglietto ordinario accompagnato da una riduzione di quello degli abbonamenti;

4. Realizzazione della tangenziale di Piacenza a ovest del capoluogo fino all’interconnessione con la A21, proponendosi di valutarne l’utilizzo in caso di imposizione di un pedaggio per gli utenti;

5. Effetti di una riqualificazione mirata delle arterie di attraversamento lungo l’asse est-ovest “pedemontano”, in modo da poterne quantificare la relativa fluidificazione del traffico

In sintesi si sono confrontati i tre scenari ipotizzati di qualche interesse al territorio dell'ente, considerando i singoli aspetti valutati: il flusso dei veicoli equivalenti, il rapporto flusso/capacità, il flusso di autoveicoli e di veicoli merci.

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Scenario 1 Scenario 2 Scenario 5

Fonte: PTCP2007 – “All. C2.1 - Tavole sui flussi di traffico” Figura 12 – Variazione del flusso di veicoli equivalenti – 2003 / 2010

Scenario 1 Scenario 2 Scenario 5

Fonte: PTCP2007 – “All. C2.1 - Tavole sui flussi di traffico” Figura 13 – Variazione del rapporto flusso/capacità – 2003 / 2010

Scenario 1 Scenario 2 Scenario 5

Fonte: PTCP2007 – “All. C2.1 - Tavole sui flussi di traffico” Figura 14 – Variazione del flusso di autoveicoli – 2003 / 2010

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Scenario 1 Scenario 2 Scenario 5

Fonte: PTCP2007 – “All. C2.1 - Tavole sui flussi di traffico” Figura 15 – Variazione del flusso di veicoli merci – 2003 / 2010

Le conseguenze sui tratti che ricadono nel territorio comunale sono le seguenti: per quanto riguarda il flusso di veicoli (si tratta in maggior parte di autoveicoli, così come confermato dalle figure precedenti) si può notare una invarianza in relazione agli scenari 2 e 5 mentre per lo scenario 2, la realizzazione cioè della circonvallazione di Cortemaggiore, una riduzione di veicoli da -300 a 0 sulla SP 54 di Chiaravalle, mentre invece un incremento da 0 a 300 veicoli sulla SP 46 di Besenzone Nello specifico sì può notare come sia i veicoli merci che gli autoveicoli si riducano, sempre esclusivamente nell'ipotesi dello scenario 2, sulla SP 54 di Chiaravalle restando invariati per entrambe le categorie sulle altre due tratte. Considerando il rapporto tra flussi e capacità della rete il secondo scenario mostra una riduzione nel tratto della S.P. 54 di Chiaravalle (da 0 a -0,2) e un incremento sulla S.P. 46 di Besenzone (da 0 a 0,2). In sintesi è possibile dichiarare che per il territorio di Besenzone nessuno degli scenari presi in considerazione apporterebbe conseguenze sostanziali, in ragione del carico viabilistico, alla viabilità Provinciale e di conseguenza a quella locale se non in minima parte, relativamente alla previsione della realizzazione della circonvallazione dell'abitato di Cortemaggiore alleggerendo il carico viabilistico dalla SP 54 di Chiaravalle e limitatamente incrementando quello della SP 46 di Besenzone.

Successivamente il modello ha consentito di analizzare le ripercussioni sul sistema viabilistico di scenari infrastrutturali diversi, considerati su un orizzonte temporale più ampio (2015)

Fonte: Provincia di Piacenza - Area programmazione territoriale–infrastrutture ambiente - TRT Trasporti e Territorio Srl Figura 16 – Flussogramma e rapporto flusso/capacità al 2015

Come si può notare gli assi viabilistici che interessano il comune di Besenzone saranno interessati da livelli di flusso/capacità molto contenuti (classe A < 35%).

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6.2 - Itinerari ciclopedonali

La promozione di forme di mobilità urbana eco-compatibili e non inquinanti rappresenta uno dei più significativi impegni sottoscritti dai firmatari della Carta di Aalborg o Carta delle città europee per uno sviluppo durevole e sostenibile che impegna le Amministrazioni Pubbliche ad adottare provvedimenti volti ad eliminare le cause della congestione dei centri urbani. In questi anni è cresciuta anche in Italia la consapevolezza che l’utilizzo della bicicletta possa rappresentare una valida alternativa ai veicoli a motore: implementare la mobilità ciclabile significa infatti concorrere alla riduzione di emissione di gas inquinanti nell'atmosfera e al decongestionamento del traffico urbano; purtroppo, l’utilizzo di questo pratico mezzo di trasporto è quasi sempre reso difficile dalla mancanza di idonei spazi di mobilità e di sosta, che consentano spostamenti agevoli e sicuri: in particolare la rete stradale urbana non fornisce quasi mai valide condizioni per un’utilizzazione diffusa della bicicletta. Nella Tavola della Mobilità sono stati evidenziati i percorsi ciclabili presenti sul territorio di Besenzone. Sulla base della Legge 366/98 che dispone la realizzazione di piste ciclabili lungo lo sviluppo delle strade di nuova costruzione (di tipo C, D, E F secondo la classificazione del Codice della strada) e anche lungo quelle esistenti, qualora si proceda a lavori di manutenzione straordinaria delle sedi stradali, salvo comprovati problemi di sicurezza e in conformità ai programmi pluriennali degli enti locali, il PRIT specifica che, per tutti i tronchi stradali di nuova realizzazione della “grande rete” e della “rete di base”, così come per il potenziamento di quelli esistenti all'esterno dei centri abitati, le Province e i Comuni interessati debbano adeguare i propri strumenti di pianificazione e di programmazione territoriale e urbanistica, al fine di prevedere tracciati paralleli o alternativi, ove possibile, in relazione a vincoli fisici, per il potenziamento della ciclabilità, attraverso fasce di rispetto più ampie (20 e 10 metri) e fasce a verde protettivo con funzione di mitigazione, di quelle previste dal D.Lgs n. 285/1992 e dal relativo regolamento attuativo.

6.3 - Sistema ferroviario

Il territorio del comune di Besenzone é attraversato per un brevissimo tratto di circa un chilometro (nella esigua porzione nord-est) dalla linea ferroviaria Cremona - Fidenza, tratta di rilevanza regionale. Il tracciato (elettrificato, a binario unico e con alcune limitazioni di carico per asse e per metro corrente) attraversa l’area di pianura a sud del fiume Po con un traffico quasi esclusivamente di tipo locale. Non vi sono stazioni sul territorio comunale e la linea, nel suo breve sviluppo, non interferisce con alcun ramo viabilistico. Per quanto sopra descritto si ritiene che il comune di Besenzone sia da assimilare ad un territorio privo di sistema ferroviario.

Fonte: PTCP2007 Figura 18 – Schema ferroviario provinciale - 2007

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Fonte: PTCP2007 Figura 19 – Le stazioni ferroviarie della provincia, dimensionate secondo la frequentazione media - 2006

6.4 - Trasporto pubblico

La rete di trasporto pubblico su gomma é gestita da Tempi S.p.a. di Piacenza, che offre un servizio suddiviso nelle cinque principali vallate del territorio provinciale. Besenzone ricade nella rete della Val d’Ongina, uno degli ambiti meno utilizzati del territorio provinciale (esterno all’area centrale), come traspare dalla tabella sottostante.

Tabella 8 – Utenza del servizio di trasporto pubblico extraurbano - 2008 ORIGINE SPOSTAMENTI/GIORNO %

Val d’Arda 2.261 30% Val Tidone 1.996 27% Val Nure 1.387 19% Val d’Ongina 995 13% Val Trebbia 794 11% TOTALE 7.433 100%

Fonte: PTCP2007 - Trenitalia S.p.A

All’interno dello stesso ambito Besenzone è un centro urbano che registra un quantitativo di spostamenti esiguo e, per questo motivo, è anche uno di quelli meno serviti.

Fonte: Provincia di Piacenza - Area programmazione territoriale–infrastrutture ambiente - TRT Trasporti e Territorio Srl Figura 21 – Carichi delle linee di trasporto pubblico extraurbano - 2003

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Carico OSS = carico osservato Carico MOD = carico moedellizato Fonte: Provincia di Piacenza - Area programmazione territoriale–infrastrutture ambiente - TRT Trasporti e Territorio Srl Figura 22 – Carichi delle linee di trasporto pubblico a servizio di Besenzone - 2003

I collegamenti tra Besenzone e il capoluogo provinciale sono limitati a due corse giornaliere (autobus n. 56) sospese durante la stagione estiva.

Fonte: Tempi S.p.A Figura 23 – Rete del trasporto pubblico locale in Val d’Ongina

6.5 - Punti di forza e punti di debolezza

PUNTI DI FORZA PUNTI DI DEBOLEZZA - La situazione veicolare dei tre tratti di viabilità - Il servizio di trasporto pubblico è qualitativamente provinciale non si presenta alquanto problematica, carente e anche il quantitativo di spostamenti è segnalando uno dei rapporti più bassi tra flusso e scarso capacità - Ottima rete di collegamento con le principali realtà territoriali limitrofe - Itinerari e percorsi ciclabili in fase di sviluppo

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CAPO III – SISTEMA DEL TERRITORIO RURALE

7 - Gli ambiti non urbanizzati ed il paesaggio

Il territorio di Besenzone presenta tratti di naturalità assai limitati; é possibile affermare che ovunque il paesaggio sia stato costruito dall'attività antropica, primariamente attraverso l'appoderamento, le opere di regimentazione delle acque e la viabilità. In un contesto assolutamente pianeggiante come questo, il paesaggio é invariabilmente connotato dall'orizzonte aperto e dagli elementi verticali che limitano o chiudono completamente questa prospettiva. Le due principali caratteristiche del territorio di Besenzone sono l’assoluta frammentazione degli insediamenti e l’omogeneità del paesaggio agricolo, nel quale sono ancora fortemente visibili i tratti dell’organizzazione poderale romana. Il sistema insediativo é caratterizzato dall'assenza di formazioni accentrate significative, sostituite da insediamenti rurali di piccole dimensioni, organizzati in formazioni lineari lungo le strade ed i corsi d'acqua, e costituiti da corpi edilizi semplici, contrapposti o isolati. Questa fascia di campagna é pertanto contraddistinta dal vasto frazionamento poderale basato sul modello della piccola e media cascina in linea con la semplice giustapposizione di casa colonica e di rustico (stalla, fienile e portico). Tale struttura insediativa e produttiva non é stata sostanzialmente intaccata dalla ristrutturazione agraria dei primi decenni del Novecento: scarsamente diffuso é il modello di grande corte padronale predominante in altre zone della pianura piacentina. Piuttosto sono ampiamente evidenti i segni di una trasformazione recente dell'organizzazione territoriale e insediativa avvenuta negli ultimi decenni: la profonda riconversione del settore agricolo locale verso un modello produttivo basato sull'allevamento suino e bovino ha determinato la modificazione dei nuclei tradizionali, con l'insediamento di nuove strutture di grande dimensione accanto agli edifici preesistenti. La vecchia struttura di organizzazione del territorio, totalmente inadeguata alle nuove logiche produttive contemporanee, ne é uscita radicalmente stravolta: il modello del piccolo podere é stato soppiantato dalla coltura estensiva (con larga predominanza del mais), mentre le unità insediative tradizionali o sono state inglobate in grandi insediamenti agricoli zootecnici moderni, o sono diventati nuclei residenziali civili, o sono andate incontro ad un definitivo abbandono. La trasformazione zootecnica ha portato quindi in molti casi alla marginalizzazione delle strutture tradizionali che, penalizzate da tipologia e dimensioni, risultano spesso dismesse o sottoutilizzate, specie per quanto riguarda la parte abitativa; la trasformazione in senso abitativo ha invece in numerosi casi pesantemente manomesso le caratteristiche architettoniche originarie degli edifici con l'adozione di elementi tipologici urbani, anche se generalmente non si riscontra la presenza di edifici particolarmente pregevoli dal punto di vista storico ed architettonico. Caratteristica di quest'ambito é la presenza di una struttura abitativa diffusa che si manifesta sia attraverso casi di recupero di cascine tradizionali, sia con lo sviluppo di nuovi insediamenti, spesso limitati al singolo edificio. La crescita di questo insediamento abitativo "polverizzato" é avvenuta lungo i principali assi viabilistici: le tre strade provinciali e le strade comunali del Castello, di Mercore e della Zapparola. Sintetizzando quanto espresso in precedenza, pertanto, é possibile affermare che questa porzione di campagna é punteggiata da numerosi piccoli insediamenti disseminati sulla base di un modello insediativo diffuso e caotico ed é caratterizzata da un bassissimo indice di naturalità: la vegetazione naturale o seminaturale è in pratica assente o ridotta a lembi residuali ubicati lungo i principali corsi d’acqua e canali (vegetazione ripariale). La trasformazione della struttura agricola ha anche cancellato in larga parte i filari di gelsi e di altre essenze che delimitavano le unità poderali di taglio medio-piccolo.

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7.1 - Inquadramento generale e riferimenti normativi

Secondo quanto dispone il comma 1 dell’art. A-16 della L.R.20/2000 e s.m.i. “il territorio rurale è costituito dall’insieme del territorio non urbanizzato e si caratterizza per la necessità di integrare e rendere coerenti politiche volte a salvaguardare il valore naturale, ambientale e paesaggistico del territorio con politiche volte a garantire lo sviluppo di attività agricole sostenibili”. Sempre tale comma definisce anche gli obiettivi della pianificazione nel territorio rurale: a) promuovere lo sviluppo di una agricoltura sostenibile, multifunzionale e la permanenza delle attività agricole quale presidio del territorio; b) preservare i suoli ad alta vocazione agricola, consentendone il diverso utilizzo soltanto in assenza di alternative localizzative tecnicamente ed economicamente valide; c) mantenere e sviluppare le funzioni economiche, ecologiche e sociali della silvicoltura; d) promuovere la salvaguardia e la valorizzazione del paesaggio rurale nella sua connotazione naturale-ambientale, economica e strutturale tradizionale; e) valorizzare la funzione dello spazio rurale di riequilibrio ambientale e di mitigazione degli impatti negativi dei centri urbani. Al fine di raggiungere i predetti obiettivi la L.R. 20/2000 e s.m.i. prevede l’articolazione del territorio non urbanizzato e non urbanizzabile da parte degli strumenti di pianificazione nei seguenti ambiti:  gli ambiti di valore naturale ed ambientale ( art. A-17);

 gli ambiti agricoli di rilievo paesaggistico (art. A-18);

 gli ambiti ad alta vocazione agricola (art. A-19);

 gli ambiti agricoli periurbani (art. A-20).

“Costituiscono aree di valore naturale ed ambientale gli ambiti di territorio rurale sottoposti dagli strumenti di pianificazione ad una speciale disciplina di tutela e a progetti locali di valorizzazione. … a) le aree boscate e quelle destinate al rimboschimento …;b) gli ambiti di vegetazione dei litorali marini; c) gli invasi ed alvei di laghi, bacini e corsi d’acqua; d) le golene antiche e recenti; e) le aree umide”. (art. A-17, comma 1 e 3). Gli ambiti agricoli di rilievo paesaggistico sono gli ambiti “caratterizzati dall’integrazione del sistema ambientale e del relativo patrimonio naturale con l’azione dell’uomo volta alla coltivazione e alla trasformazione del suolo” (art.A-18, comma 1). Gli ambiti ad alta vocazione produttiva agricola sono “quelle parti del territorio rurale con ordinari vincoli di tutela ambientale, idonee, per tradizione, vocazione e specializzazione, ad una attività di produzione di beni agroalimentari ad alta intensità e concentrazione” (art.A-19, comma 1). Gli ambiti agricoli periurbani sono definiti come “parti del territorio limitrofe ai centri urbani ovvero in quelle intercluse tra più aree urbanizzate, aventi una elevata contiguità insediativa.”(art.A-20, comma 2). Al fine di costruire il Quadro Conoscitivo relativamente al territorio rurale vengono quindi definite secondo quanto disposto dalla D.C.R. 4 aprile 2001, n. 173, “Approvazione dell’atto di indirizzo e coordinamento tecnico sui contenuti conoscitivi e valutativi dei piani e sulla conferenza di pianificazione”, le parti di territorio omogenee per:  per l’uso e le caratteristiche morfologiche, pedologiche e climatiche dei suoli in rapporto alla vocazione agricola, zootecnica, silvo-pastorale o forestale;

 la presenza di valori paesaggistici, quale peculiare rappresentazione della identità fisica, biologica, vegetazionale e culturale delle diverse realtà locali (componente paesaggistica);

 le caratteristiche delle aziende agricole e la loro particolare vocazione e specializzazione nell'attività di produzione di beni agro-alimentari (componente produttiva);

 le condizioni di marginalità produttiva agricola dei territori dissestati o improduttivi, anche a causa della pressione insediativa (componente periurbana).

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7.2 - Componenti naturale, paesaggistica e produttiva del territorio rurale

Utilizzando diversi strati informativi è stato possibile articolare il territorio rurale nelle sue componenti. Gli strati informativi principalmente utilizzati sono stati la “Carta della capacità d’uso dei suoli ai fini agro- forestali” (All. C3.2 (T) al PTCP 2007) e l’uso del suolo ottenuto da rilievi appositamente eseguiti. Un altro strato consultato è stato l’allegato C3.4 (T) del PTCP 2007 relativo ai “Vincoli all’uso agricolo e opportunità”. Il territorio comunale si situa in un contesto completamente pianeggiante, favorevole per un utilizzo agricolo intensivo; infatti, il paesaggio è caratterizzato da un orizzonte aperto, con sporadici elementi verticali, fortemente marcato dalla maglia di canali d’irrigazione a servizio della coltivazione dei campi, che conservano l’impiego di particolari tecniche tradizionali di sfruttamento (campi a dorso di mulo). Si tratta, comunque, di un territorio intaccato dall’attività antropica, in cui vengono a mancare ambiti di naturalità, chiaramente costellato, puntualmente, da edifici rurali residenziali e di uso prettamente agricolo (es. stalle, fienili, porcilaie, ecc.). La caratteristiche declinate in precedenza sono da considerarsi relative a la totalità degli ambiti agricoli comunali ivi compresa la porzione di territorio tra le due differenti polarità urbanizzate del capoluogo. Secondo quanto dispone il comma 1 dell’art. A-16 della L.R. 20/2000 “il territorio rurale è costituito dall’insieme del territorio non urbanizzato e si caratterizza per la necessità di integrare e rendere coerenti politiche volte a salvaguardare il valore naturale, ambientale e paesaggistico del territorio con politiche volte a garantire lo sviluppo di attività agricole sostenibili”. Per questo, in una prospettiva futura, si renderà necessario prevedere una maggiore tutela del paesaggio dalla proliferazione caotica di nuovi insediamenti.

CAPO IV – UNITÀ DI PAESAGGIO INFRAREGIONALI

8 - Inquadramento generale

Metodologia di analisi

In applicazione degli indirizzi regionali di cui alla Delibera n. 21410 del 02.05.199016, contenenti precisi riferimenti finalizzati all’individuazione delle unità di paesaggio di rango infraregionale, nel PTCP 2007 è stata individuata una metodologia che ha consentito di definire 16 Unità di paesaggio di rilevanza provinciale, suddivise in 44 Sub - unità di paesaggio di rilevanza locale.

Figura 1 – Estratto della tavola QC_D4_Vincoli ambientali e per la sicurezza e difesa del suolo 71

L’entrata in vigore del Piano Territoriale Paesistico Regionale ha comportato una evoluzione degli obiettivi e degli strumenti di programmazione della tutela paesaggistico - ambientale introducendo l’obbligo, sia per la scala infraregionale che per quella comunale, di individuare attraverso i relativi strumenti di pianificazione, gli ambiti territoriali morfologicamente omogenei dal punto di vista paesaggistico, definiti “Unità di paesaggio”. Le Unità di paesaggio che caratterizzano il territorio di Besenzone rappresentate in figura, sono:  n. 3 - Unità di paesaggio della Bassa Pianura Piacentina;

 n. 4 - Unità di paesaggio della Pianura Parmense.

E le relative sub unità di paesaggio sono:

 3b. - Subunità della Bassa Pianura Centuriata

Le caratteristiche vengono di seguito descritte.

9 - Unità di Paesaggio

Nell’ambito della redazione del PTCP 2007, in conseguenza delle innovazioni che hanno profondamente mutato il contesto della pianificazione paesaggistica, è apparso fondamentale stabilire quali debbano essere le modalità con cui identificare i paesaggi e le loro dinamiche di cambiamento, definire specifici obiettivi di qualità paesaggistica, prefigurare possibilità articolate di intervento rivolte alla loro salvaguardia, gestione e pianificazione. La provincia è stata suddivisa in unità di paesaggio, per effettuare una principale sintesi di riferimento a livello infraregionale tra i diversi adempimenti in materia di tutela e valorizzazione ambientale previsti dal PTPR. Il territorio di Besenzone é diviso in due Unità di Paesaggio:

1. Unità di paesaggio della Bassa Pianura Centuriata 2. Unità di paesaggio della Pianura Parmense

Figura 16 – Estratto della Tavola T1 “Ambiti di riferimento delle unità di paesaggio infraregionali” - PTCP 2007

Di seguito sono sinteticamente riportati gli elementi distintivi e caratterizzanti di tali ambiti così come individuati dal PTCP 2007. I Comuni, in sede di formazione e adozione del PSC o della variante di adeguamento al presente Piano, individuano le sub Unità di paesaggio e dettano le relative disposizioni normative, sviluppando gli indirizzi di tutela, allo scopo di perseguire non solo il mantenimento e il ripristino delle diverse componenti costitutive, ma anche una loro piena valorizzazione e fruizione attraverso politiche propositive di intervento sul contesto paesaggistico e ambientale.

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A tal proposito si rileva che, nell'ambito della differente classificazione delle due Unità di Paesaggio, a seguito di un sopraluogo non si riscontrano differenze di rilievo tra i due ambiti tali da giustificarne la suddivisione, si assumeranno pertanto le relative valutazioni Provinciali. La Provincia e i Comuni, tramite i propri strumenti di pianificazione e di programmazione, possono altresì definire, per determinati paesaggi specificamente individuati, obiettivi di qualità paesaggistica volti a promuovere politiche di riqualificazione paesaggistica, di salvaguardia, di corretta gestione e di pianificazione di tali paesaggi, così come richiesto dal D.Lgs. 42/2004 e dall’Accordo tra il Ministero per i Beni e le Attività culturali, la Regione Emilia-Romagna e le Associazioni delle Autonomie locali Emilia- Romagna siglato il 9 ottobre 2003, ai sensi dell’art. 46 della L.R. 31/2002.

9.1 - Unità di Paesaggio della Bassa Pianura Centuriata

Corrisponde alla porzione occidentale del territorio comunale.

LE INVARIANTI DEL PAESAGGIO DI TIPO ANTROPICO Nella Sub Unità 3b "della bassa pianura centuriata" l'elemento insediativo prevalente é costituito dalle cascine con corte a "U" o chiuse, disseminate sul territorio in modo rarefatto lungo assi stradali di antica formazione ancora leggibili nella loro modularità, oppure al centro di poderi costituiti da vasti territori, frutto delle bonifiche agrarie portate a termine negli anni Trenta. Lo schema di appoderamento prevalente é quello dei campi aperti, indotto dalla massima diffusione delle colture di tipo seminativo. Gli elementi di valore culturale vanno ricercati nelle cascine, nelle ville rurali e nei parchi, nelle antiche partiture agricole, negli elementi della centuriazione ancora riconoscibili, nelle strutture idrauliche connesse alla rete di bonifica, nei ponti di accesso ai poderi. L'insediamento di Besenzone é considerato come un nucleo minore secondario.

LE INVARIANTI DEL PAESAGGIO DI TIPO NATURALE 1. La topografia è caratterizzata da pendenze molto ridotte, con quote medie comprese tra 40 e 78 m. s.l.m. La bassa pianura, da un punto di vista geomorfologico, si caratterizza per il divagare meandriforme dei torrenti appenninici (Chiavenna, Riglio, Arda) che rivelano la scarsa energia idraulica da essi posseduta, per la sopraelevazione dei loro alvei rispetto al piano di campagna e per la presenza di una fascia di fontanili in corrispondenza del limite meridionale dell'area, il quale segna il passaggio dai sedimenti alluvionali sabbioso-ghiaiosi dell'alta pianura a quelli limoso - argillosi della bassa pianura. Si segnala inoltre l'esistenza di depressioni topografiche coincidenti con antiche vallecole abbandonate, talvolta sopraelevate (pensili) rispetto al circostante territorio. Il reticolo idrografico minore é costituito per lo più da rogge e canali di bonifica. 2. La vegetazione prevalente é quella di tipo ripariale, lungo i principali rivi e torrenti appenninici, costituita da essenze arboree ed arbustive a contenuto sviluppo verticale, dai filari alberati di gelsi e pioppi, robinie, salici e dalle siepi stradali e poderali, in parte di origine naturale, su aree morfologicamente poco favorevoli all'agricoltura, ed in parte di impianto antropico lungo confini di proprietà o di coltivazioni.

ELEMENTI DI CRITICITÀ DI TIPO ANTROPICO 1. Occultamento della leggibilità delle relazioni tra insediamenti e contesto, a causa di presenze edilizie o infrastrutturali intrusive; 2. Cancellazione dei caratteri originari degli edifici a causa di interventi edilizi distruttivi, in seguito a processi di variazione della destinazione d'uso; 3. Degrado delle strutture edilizie causato dall'abbandono di molte architetture rurali; 4. Ampliamento delle corti rurali mediante aggregazione di elementi in modo disorganico rispetto allo schema morfologico originario, e mediante utilizzo di materiali dissonanti con quelli dell'insediamento esistente o fuori "scala"; 5. Carente manutenzione e perdita di singoli elementi vegetali e della immagine complessiva delle aree verdi e dei giardini storici;

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6. Sostituzione dei manufatti idraulici, demolizione dei ponti e loro sostituzione con elementi prefabbricati; 7. Alta antropizzazione del territorio, con conseguente necessità di controllo e depurazione degli scarichi delle acque reflue; 8. Difficoltà di allontanamento delle acque superficiali della rete secondaria, specie nelle zone depresse intervallive, e localmente anche di quelle della rete idrografica principale durante le piene del Po; 9. Eliminazione, per inglobamento nel terreno coltivato, delle strade poderali che costituiscono assi centuriati e modifica dei corsi d'acqua.

ELEMENTI DI CRITICITÀ DI TIPO NATURALE 1. Gli elementi di criticità del sistema vegetazionale esistente sono essenzialmente legati alla trasformazione delle pratiche colturali tradizionali, di tipo estensivo con quelle di tipo intensivo contemporanee, con conseguente abbandono o distruzione della vegetazione naturale o seminaturale del paesaggio agrario; 2. Assenza di habitat vegetazionali naturali, se non in ristretti ambiti ripariali, perifluviali e marginali (quali risorgive e zone umide); 3. La vegetazione naturale o seminaturale del paesaggio agricolo risulta ridotta a pochi lembi residuali, a causa della progressiva trasformazione delle pratiche agronomiche da colture di tipo estensivo a colture di tipo intensivo; 4. Rischio idrogeologico proveniente sia dall'estrazione di inerti che dall'uso indiscriminato della fertirrigazione e degli additivi chimici per la concimazione dei campi; 5. Inquinamento delle falde superficiali facilitato dalla alta permeabilità dei suoli; 6. Ulteriore distruzione del sistema dei "Filari" ed eliminazione progressiva dei residui dell'appoderamento a campi chiusi.

9.2 - Unità di Paesaggio della Pianura Parmense

Corrisponde alla porzione orientale del territorio comunale.

LE INVARIANTI DEL PAESAGGIO DI TIPO ANTROPICO Il sub ambito comprende tutta la parte sudorientale del territorio di Villanova, la campagna al confine con il territorio parmense delimitata verso nord dal torrente Arda ed aperta a sud verso i comuni di Cortemaggiore e Besenzone. L'ambito è diviso in due parti (nord e sud) dalla statale 588 che collega Villanova a Busseto e che costituisce la principale infrastruttura viabilistica presente. Il sistema insediativo é caratterizzato dall'assenza di formazioni accentrate significative, sostituite da insediamenti rurali di piccole dimensioni, organizzati in formazioni lineari lungo le strade ed i corsi d'acqua, e costituiti da corpi edilizi semplici, contrapposti o isolati. Questa fascia di campagna é contraddistinta dal vasto frazionamento poderale basato sul modello della piccola e media cascina in linea con la semplice giustapposizione di casa colonica e di rustico (stalla, fienile e portico). Questa struttura insediativa e produttiva non é stata sostanzialmente intaccata dalla ristrutturazione agraria dei primi decenni del Novecento: assente é il modello di grande corte padronale predominante nella porzione ovest del territorio comunale. Sono ampiamente evidenti i segni di una trasformazione recente dell'organizzazione territoriale e insediativa avvenuta negli ultimi decenni: la profonda riconversione del settore agricolo locale verso un modello produttivo basato sull'allevamento suino e bovino ha determinato la modificazione dei nuclei tradizionali, con l'insediamento di nuove strutture di grande dimensione a carattere industriale accanto agli edifici preesistenti. Il modello del piccolo podere é stato soppiantato dalla coltura estensiva e le unità insediative tradizionali o sono state inglobate in grandi insediamenti agricoli zootecnici moderni, o sono diventati nuclei residenziali civili, o sono andate incontro ad un definitivo abbandono. La trasformazione zootecnica ha portato quindi in molti casi alla marginalizzazione delle strutture tradizionali che, penalizzate da tipologia e dimensioni, risultano spesso dismesse o sottoutilizzate, specie per quanto riguarda la parte abitativa; la trasformazione in senso abitativo ha invece in numerosi casi 74

pesantemente manomesso le caratteristiche architettoniche originarie degli edifici con l'adozione di elementi tipologici urbani, anche se generalmente non si riscontra la presenza di edifici particolarmente pregevoli dal punto di vista storico ed architettonico. La campagna é quindi punteggiata da numerosi piccoli insediamenti disseminati sulla base di un modello insediativo diffuso e caotico ed é caratterizzata da un bassissimo indice di naturalità: la vegetazione naturale o seminaturale è in pratica assente o ridotta a lembi residuali ubicati lungo i principali corsi d’acqua e canali (vegetazione ripariale). La trasformazione della struttura agricola ha anche cancellato in larga parte i filari di gelsi e di altre essenze che delimitavano le unità poderali di taglio medio-piccolo. Da un punto di vista paesaggistico non si ha la percezione dei grandi spazi aperti che si avverte nel territorio ad ovest del capoluogo: gli assi viabilistici fortemente infrastrutturati ed insediati, il corso dell'Arda e dell'Ongina con le alberature ripariali, l'argine maestro, la ferrovia Fidenza-Cremona con i suoi numerosi passaggi a livello, contrassegnano ogni prospettiva di questi luoghi, comunicando la "presenza" di un territorio notevolmente antropizzato.

LE INVARIANTI DEL PAESAGGIO DI TIPO NATURALE La topografia é caratterizzata da pendenze molto ridotte, con quote medie comprese tra 35 e 60 m. s.l.m. L'Unità di Paesaggio é caratterizzata da formazioni geologiche costituite da depositi alluvionali recenti e medio - recenti, a litologia di superficie e del substrato prevalentemente fine (argillosa e limosa), che ostacola l’infiltrazione delle acque superficiali e genera suoli a bassa differenziazione del profilo pedologico. La morfologia é dolcemente degradante verso nord-nordest ed in essa spiccano i rilevati arginali dei torrenti Ongina ed Arda (ad alvei prevalentemente pensili); si riconoscono le tracce di alvei abbandonati e paleoalvei, di aree depresse intervallive; non esiste un reticolo idrografico minore significativo. La vulnerabilità degli acquiferi è in genere bassa, più alta in prossimità dei corsi d’acqua. La vegetazione naturale o seminaturale è in pratica assente o ridotta a lembi residuali ubicati lungo i principali corsi d’acqua e canali (vegetazione ripariale). I percorsi panoramici si sviluppano sugli argini principali dei torrenti Arda e Ongina.

ELEMENTI DI CRITICITÀ DI TIPO ANTROPICO 1. Occultamento della leggibilità delle relazioni tra insediamenti e contesto, a causa di presenze edilizie o infrastrutturali intrusive; 2. Cancellazione dei caratteri originari degli edifici a causa di interventi edilizi distruttivi, avvenuti in seguito a processi di variazione della destinazione d'uso; 3. Degrado delle strutture edilizie causato dall'abbandono di molte architetture rurali; 4. Sostituzione dei manufatti idraulici e demolizione dei ponti originari e loro sostituzione con elementi prefabbricati. 5. Presenza di complessi legati all’allevamento a carattere industriale abbandonati e non riconvertibili ad altro uso.

ELEMENTI DI CRITICITÀ DI TIPO NATURALE 1. Assenza di habitat vegetazionali naturali, se non in ristretti ambiti ripariali, perifluviali e marginali; 2. Ulteriore distruzione del sistema dei "Filari" ed eliminazione progressiva dei residui dell'appoderamento a campi chiusi; 3. Progressiva perdita o abbandono degli elementi idro-morfologici invarianti (alvei abbandonati, paleoalvei); 4. Difficoltà di allontanamento delle acque superficiali della rete idrografica secondaria, specie nelle zone depresse intervallive, e localmente anche di quelle della rete idrografica principale durante le piene del Po; 5. Eccessiva canalizzazione della rete idrografica principale che si ripercuote negativamente sull’assetto idraulico (pensilità degli alvei, problemi di rigurgito, erosioni spondali) e sugli scenari ambientali e vegetazionali legati all’habitat fluviale.

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Capo I – Il sistema insediativo ...... 1 1 - Gerarchia dei centri abitati ...... 1 1.1 - Metodologia d’analisi ...... 1 1.2 - Centri di base ...... 2 1.3 - Analisi delle caratteristiche urbanistiche e funzionali ...... 4 1.4 - Punti di forza e punti di debolezza ...... 6 2 - Servizi e attrezzature pubbliche e private ...... 7 2.1 - Metodologia d’analisi ...... 7 2.2 - Punti di forza e punti di debolezza ...... 8 3 - L’evoluzione del sistema insediativo ...... 9 3.1 - Metodologia d’analisi ...... 9 3.2 - Fabbisogno di edilizia residenziale sociale ...... 11 4 – Il sistema insediativo storico ...... 12 4.1 – Metodologia di indagine ...... 12 4.2 – Cenni storici preliminari ...... 13 4.3 – I rinvenimenti archeologici ...... 16 4.4 – Formazione storica degli insediamenti ...... 22 4.5 – Classificazione degli insediamenti edilizi ...... 22 4.6 – I risultati delle indagini ...... 29 4.7 – Infrastrutture storiche del territorio ...... 32 4.8 – Punti di forza e punti di debolezza ...... 35 5 - Il sistema degli impianti e delle reti tecnologiche ...... 36 5.1 - Sistema acquedottistico ...... 36 5.2 - Sistema fognario e depurativo ...... 41 5.3 - Impianti per la trasmissione e la distribuzione dell'energia elettrica ...... 46 5.4 - Sistema energetico - Gas ...... 48 5.5 - Siti di stoccaggio Stogit ...... 49 5.6 - Le dotazioni ecologiche ambientali ...... 52 5.7 - Conclusioni ...... 53 5.8 - Punti di forza e punti di debolezza ...... 55 Capo II – Sistema delle infrastrutture e della mobilità ...... 56 6 - Infrastrutture e reti di trasporto ...... 56 6.1 - Viabilità stradale ...... 56 6.1.1 - Viabilità sovralocale (strade regionali e provinciali) ...... 56 6.1.2 - Viabilità locale (strade comunali) ...... 58 6.1.3 - Viabilità locale (strade vicinali) ...... 58 6.1.4 - Fasce di rispetto ...... 59 6.1.5 - Flussi di traffico ...... 61 6.2 - Itinerari ciclopedonali ...... 66 6.3 - Sistema ferroviario ...... 66 6.4 - Trasporto pubblico ...... 67 6.5 - Punti di forza e punti di debolezza ...... 68 Capo III – Sistema del territorio rurale ...... 69 7 - Gli ambiti non urbanizzati ed il paesaggio ...... 69 7.1 - Inquadramento generale e riferimenti normativi ...... 70 7.2 - Componenti naturale, paesaggistica e produttiva del territorio rurale ...... 71 Capo IV – Unità di paesaggio infraregionali ...... 71 8 - Inquadramento generale ...... 71 9 - Unità di Paesaggio ...... 72 9.1 - Unità di Paesaggio della Bassa Pianura Centuriata ...... 73 9.2 - Unità di Paesaggio della Pianura Parmense ...... 74

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