Dizionario Geografico, Fisico e Storico della Toscana (E. Repetti) http://193.205.4.99/repetti/
Sestino della Massa Trabaria - Valle Superiore della Foglia - Foglia
ID: 3898 N. scheda: 48220 Volume: 5; 6S Pagina: 277 - 281, 651 - 652; 102, 233 ______Riferimenti: Toponimo IGM: Sestino - Fiume Foglia Comune: SESTINO Provincia: AR Quadrante IGM: 108-2 Coordinate (long., lat.) Gauss Boaga: 1765873, 4844914 WGS 1984: 12.30094, 43.71116 ______UTM (32N): 765937, 4845089 Denominazione: Sestino della Massa Trabaria - Valle Superiore della Foglia - Foglia Popolo: S. Pancrazio a Sestino Piviere: S. Pancrazio a Sestino Comunità: Sestino Giurisdizione: Sestino Diocesi: (Montefeltro - Nullius di Sestino) - Sansepolcro Compartimento: Arezzo Stato: Granducato di Toscana ______
SESTINO ( Sentinum) DELLA MASSA TRABARIA nella Valle della Foglia. - Castello di origine antichissima con chiesa arcipretura (S. Pancrazio) capoluogo di Comunità e di Giurisdizione sotto la Diocesi di Sansepolcro, una volta di Monte Feltro, poi dell'arcipretura di Sestino Nullius Dioecesis , nel Compartimento di Armo. Risiede sopra lo sprone di un poggio, fra due ponti, uno de' quali posto a ostro di Sestino cavalca il fiume Foglia, ossia l'antico Isauro, mentre dal lato opposto sotto un più piccolo ponte passa il torrente Seminino, che poco dopo confluisce nel fiume Foglia Trovasi il Castello di Sestino fra il grado 29° 57' 4" longitudine ed il grado 43° 42' 8" latitudine, 6 miglia toscane a levante della Badia Tedalda, 8 a ostro dal Castello e monte di Carpegna nello Stato pontificio; 16 miglia toscane a grecale di Pieve S. Stefano; 18 miglia toscane a settentrione grecale del Borgo San Sepolcro passando per Monte Casale, e 22 miglia toscane per la strada di Urbania che attraversa la Terra pontificia di Mercatello, situata circa 6 miglia toscane a scirocco di Sestino. Grande è la fama, sebbene incerta l'origine, del Castello di Sestino, siti per i monumenti romani che in copia possiede,
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come sono le iscrizioni, statue, urne, vasi ed altre reliquie, rose tutte che non lasciano dubbia di avere questo paese appartenuto al territorio Umbro; sia per l'espressioni di Plinio il vecchio che appellò questo popolo dell'Umbria Oppidani Sentinates. - (HIST. NATUR. Lib. III. Cap. 14.) Infatti che Sestino facesse parte della regione di Sestino spettante alla tribù Lemonia non ne lascia dubbio la famosi battaglia data nel 544 U. C. (avanti G. C. 208) ai Galli nel contado sentinate, per quanto aggiunga T. Livio, che alterato ne già stato da molti il racconto. La qual vittoria meritò al console Q. Fabio Massimo gli onori del trionfo, e grandi premii ai soldati delle legioni che in quella ebbero parte. - (T. LIVII, Decad. Lib. X.) Ma comecché dai monumenti dissepolti in Sestino vi sia luogo a credere che ai tempi romani fossero costà terme, templi, collegii ecc. ecc., comecché nell'altare maggiore della sua eh. arcipretura fosse stata posta per mensa una base marmorea, sulla quale al tempo dell' Imperatore Graziano fu collocata una statua allusiva al genio di quella curia, o municipio, contuttociò la storia di Sestino fino al secolo XIV si nasconde nel le tenebre. Imperocché dubiterei di ammettere per genuino un privilegio dato in Viterbo lì 15 agosto del 962 dall' Imperatore Ottone I a favore del conte Alderico della famiglia generosa dei signori di Carpegna ( Carpincorum ) e in grazia, dice quello scritto, de'servigii prestati dal conte Alderico nel fugare i Greci e Saraceni dall'estreme parti dell'Italia, per cui quell'Imperatore confermò ad esso conte ed ai suoi successori il dominio del nobil castello di Carpegna con tanti altri situati in regione Flaminea Senon ; fra i quali l'oppido di Sestino; et intra flnvios Concam et Marechiam Seravallem, Verucchium, San Marinum et demum (o dimidium) Montis Feretrani, Mons Madius, Macerata, Petracuta, Foranum, Scaulinum Vetus, Suana (forse Suasa), Pinna Billiorum, Majolum cum omnibus districtibus et Vassallis, etc, etc. Fra i testimoni vi è firmato per giunta un Cesar Fliscus Lavanie Comes dapifer. Molti archeologi però dubiteranno della sincerità di tal privilegio, sia per le espressioni inusitate di cotesta scrittura, sia perla data, com'è quella di Viterbo del 15 agosto dell'anno 962, quando l'Imperatore Ottone I da molti mesi era tornato da Roma in Pavia e di là al Lago d'Orta, dove si trovava sulla fine di luglio e nell'agosto stesso dell' anno 962. Lo che accadde un anno innanzi che lo stesso imperante si portasse all' assedio della rocca di San Leo presso Carpegna e Sestino, nella qual rocca erasi fortificato il suo rivale Berengario II con la di lui moglie. Cosa dunque si dovrà dire di un diploma sì fatto- Per me lo metterei in compagnia d' un'altra carta fabbricata forse dallo stesso autore con la data di Viterbo, alla presenza dell'Imperatore Ottone, lì 9 dicembre del 962, Indiz. V. ed anno XXVI del suo regno ed impero, col quale ultimo diploma Ottone I concedeva all' ideale Guido Cybo genovese tre castella nel Val d'Arno superiore. - Vedere MONTEVARCHI. Mancato il fondamento per attribuire il castello di Sestino ai nobili della generosa famiglia da Carpegna, dirò solo che cotesto paese innanzi il 1516 faceva parte, tanto nello spirituale come nel temporale, della giurisdizione di Monte Feltro; e aggiungerò, qualmente molti popoli del piviere di Sestino, eccettuato però il capoluogo, furono signoreggiati anche dai nobili Faggiuolani, siccome può vedersi dalle condizioni della pace di Sarzana del 1353. Dirò finalmente che Sestino con tutto il suo piviere nel 1516 venne distaccato per opera del Pontefice Leone X dal ducato di Urbino, allorché quel gerarca della chiesa mosse guerra a Francesco Maria della Rovere duca di Monte Feltro e di Urbino. Fu allora che un esercito comandato da Lorenzo de' Medici duca di Nemours penetrò e s'impadronì dell' Urbinate, e della regione Feltrina. Dopo di ciò Papa Leone dichiarò il duca Francesco Maria della Rovere decaduto da quello stato, del quale mediante bolla concistoriale fu investito il duca Lorenzo suo nipote. - Che sebbene riescisse a Francesco Maria
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della Rovere di ricuperare con le proprie forze nell'anno stesso il suo ducato, non ostante egli trovossi costretto di aderire alla concordia fatta da gli Spagnuoli con Papa Leone X, per la quale Lorenzo de' Medici rimase padrone di quel vasto ducato. Ma poco egli lo godè, perché nel di 5 maggio del 1519 passò ad altra vita, cui tenne dietro pochi giorni dopo donna Maria Maddalena di Boulogne sua consorte, lasciando la neonaia figlia Caterina sotto la tutela di donna Alfonsina Orsini vedova di Piero de' Medici e di lei ava, finché la fanciulla Caterina fatta adulta s'inanellò ad Enrico II re di Francia. Il Pontefice Leone X accortosi di non poter ritenere il ducato di Urbino in nome della nipote pupilla, dopo aver fatto smantellare le fortificazioni, fu consegnato lo stato medesimo alla Reverenda Camera Apostolica. E perché nella guerra fatta per conquistarlo aveva speso 800,000 ducati d'oro, la maggior parte de' quali furono a lui somministrati dalla Repubblica Fiorentina come appariva dai libri della Reverenda Camera, nei quali la Repubblica stessa era stata impostata creditrice, pretese dare in compenso al Comune di Firenze la fortezza di S. Leo con Monte Feltro ed il territorio spettante al piviere di Sestino. Per quanto riuscisse grave alla Repubblica il partito, pure l'accordo fu sanzionato con atto del 28 novembre 1520, e nel giorno medesimo vennero stipulate con gli abitanti di Monte Feltro e di Sestino le opportune capitolazioni. Un anno dopo accadde la morte del Pontefice Leone, in seguito alla quale il duca Francesco Maria riacquistò tutto il suo Stato, meno le fortezze di San Leo, di Majolo ed il villaggio di Sestino con tutto il suo piviere. Ma poco appresso anche le fortezze di San Leo e di Majolo dovettero riconsegnarsi al duca di Urbino, sicché al Comune di Firenze non restò che il solo e sterile territorio di Sestino nella Massa Trabaria, contrada che il governo granducale della Toscana conserva tuttora al caro prezzo di quasi 800,000 fiorini d'oro. A prendere il possesso di cotesti luoghi la Signoria di Firenze allora inviò Francesco Vettori, cui tenne dietro poco dopo Antonio da Filicaja nominato in primo commissario, o vicario di Sestino, con l'appannaggio annuo di 600 fiorini d'oro. - Vedere l'Articolo FIRENZE Volume II pag. 204. Allora fu che anche il pievanato di Sestino fu staccato dalla diocesi di Monte-Feltro e dichiarato Nullius Dioecesis con i 17 popoli di quel distretto; cioè: Sestino, Casale, Castellacciola, Colcellalto, S. Donato a Castelnuovo, Lucimburgo, Martigliano, Miraldella Monte La Breve, Monte Fortino, Monte Romano, Montirone, i Palazzi, Presciano, S. Giovanni in Pecchia, Stiamola, Bocchetta, e Valenzano, Benedetto Varchi nel libro XI, e Bernardo Segni nel libro VIII delle loro Storie fiorentine, all' anno 1536, ragionando dei tentativi fatti dai fuorusciti fiorentini per impadronirsi del Borgo San Sepolcro, entrambi raccontano lo scaccomatto da Piero Strozzi e da' suoi compagni riportato a Sestino «castello piccolo, dice il Segni, e posto sui confini dell' Umbria, nel qual luogo, forte per sito, mentre che Piero si sforzava ire innanzi con i suoi 400 fanti scelti, sopraggiunto dai paesani in quei passi stretti, fu quasi sbaragliato del tutto, e vi morirono più di 60 de' suoi, fra i quali il capitano Niccolò Strozzi». Fra quei fuorusciti appunto trovavasi a militare il sacerdote Benedetto Varchi, siccome egli stesso ne fece testimonianza nelle sue storie, dove disse la ragione per la quale i fuorusciti volendo andare al Borgo S. Sepolcro passarono da Sestino, ad oggetto cioè di scorciar la strada. «È Sestino, diceva il Varchi, un piccolo castelletto lungo un fìumicello chiamato la Foglia, ha dinanzi una piazza, dove si fa il mercato, con un borgo pieno di case e di botteghe. Nella terra s'entra per un ponte, il quale è dinanzi alla porta, alla quale giunto messer Piero senz'altr'arme che la spada sola, e col colletto sfibbiato sulla camicia, chiese di esser messo dentro; ma uno di quei due (di Sestino che gli erano venuti incontro per onorarlo in parole) rispose: il castello esser piccolo e tutto pieno, ma che darebbono vettovaglio e alloggiamenti nel borgo. Messer
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Piero montato in collera disse con malpiglio: Conoscetemi voi- Signor si, rispose quell'altro, voi siete il signor Piero figliuolo del signor Filippo Strozzi, e vi siamo servitori, ma l' entrar dentro a vostra Signoria non fa nulla, e noi non vogliamo per amor delle donne nostre. Allora si fece chiamare il podestà, il quale era messer Orlando Gherardi, e tutto alterato il dimandò: per qual cagione noi volesse accettare nella terra ; cui rispose: vedete signore, egli non istà a me; quatti uomini, i quali fanno il tutto, non vogliono. Ma messer Piero non ebbe tanta pazienza, perché egli gridò, dentro, dentro. Allora fu tratto un archibuso, il quale colse nel petto il capitan Niccolo Strozzi e lo fece cader morto accanto, e poco meno che addosso a colui che scrive ora queste cose, ecc. » All'Articolo SASSO DI SIMONE fu avvisato qualmente nel 1586 Cosimo I eresse sulla sommità di cotesto monte, quasi a picco, e che resta circa 4 miglia toscane a settentrione di Sestino, una rocca con pretorio per farvi la residenza del potestà di Sestino. Al suddetto potestà essendo stata accresciuta giurisdizione anche nel criminale, fu dato il titolo di capitano, sottoponendo al medesimo i potestà della Badia Tedalda e della Pieve S. Stefano, finché sotto i Granduchi suoi successori il capitano del Sasso di Simone tornò a risedere in Sestino con titolo di vicario regio. Se fu nativo di questo luogo quel nobile nomo Ermanno de' Guidoni da Sestino che venne potestà a Firenze nel 1347, siccome dissero l'Ammirato ed il Lami, converebbe credere che Sestino allora godesse riputazione di una Temi nobile, giacché fu patria di personaggio cotanto distinto.
MOVIMENTO della Popolazione di SESTINO a quattro epoche diverse, divisa per famiglie.
ANNO 1551: Impuberi maschi -; femmine -; adulti maschi -, femmine -; coniugati dei due sessi -; ecclesiastici dei due sessi -; numero delle famiglie 98; totale della popolazione 527. ANNO 1745: Impuberi maschi 50; femmine 45; adulti maschi 53, femmine 65; coniugati dei due sessi 44; ecclesiastici dei due sessi 26; numero delle famiglie 72; totale della popolazione 283. ANNO 1833: Impuberi maschi 93; femmine 92; adulti maschi 67, femmine 65; coniugati dei due sessi 170; ecclesiastici dei due sessi 9; numero delle famiglie 117; totale della popolazione 496. ANNO 1840: Impuberi maschi 108; femmine 106; adulti maschi 79, femmine 78; coniugati dei due sessi 180; ecclesiastici dei due sessi 7; numero delle famiglie 121; totale della popolazione 558.