o n a z n e l a V i d e n u m o C

a n a t i l o i r p a o r B t

i e d m

à t t i C a i l g u P

e n o i g e R

PIANO URBANISTICO GENERALE (P.U.G.) Relazione Geologica Premessa

1. Caratteri geologici e geomorfologici della Puglia 1.1 caratteri geologici del territorio comunale di Valenzano

2. Adeguamento al PPTR 2.1 componenti idrologiche 2.2 componenti geomorfologiche

3. Aggiornamento Carta Idrogeomorfologica

4. Carta della pericolosità 4.1 Inquadramento sismico 4.2 Caratterizzazione Sismica del sito e carta delle microzone omogenee in prospettiva sismica (1° livello)

Premessa Il presente studio geologico del territorio comunale di Valenzano ha tra le altre finalità le analisi morfologiche, idrogeologiche e sismiche per le proposte di adeguamento al Piano Paesaggistico Tematico Regionale e di aggiornamento della Carta Idrogeomorfologica e della carta della Pericolosità. In riferimento all’adeguamento del DPP al PPTR lo studio geologico del territorio comunale verificherà la presenza e la definizione aree dei beni paessaggistici e degli Ulteriori Contesti riconducibili alla geologia. Attraverso il controllo sul campo saranno stabilite con precisione le componenti geologiche e geomorfologiche che concorrono all’aggiornamento della carta idrogeomorfologica. Lo studio riferisce sulle caratteristiche geomorfologiche dell'area di intervento, sulla base di alcuni rilievi in sito coadiuvati dai dati raccolti in occasione di altri studi e delle indagini geognostiche. Inoltre verrà elaborata la proposta di una Carta della Pericolosità.

1. Caratteri geologici e geomorfologici della Puglia

Le principali tappe della storia geologica della Puglia possono esser inquadrate nel contesto dei complessi e differenziati processi geologici che, secondo la teoria della tettonica a zolle, hanno contraddistinto l'evoluzione dell'area mediterranea riguardo alla genesi della Penisola italiana. In tale contesto evolutivo, il settore crostale, sul cui tratto meridionale è geologicamente edificato il territorio pugliese, costituiva in origine una propaggine del margine settentrionale del Paleocontinente africano. Durante il Triassico, a seguito della frammentazione del Pangea e della apertura dell'Oceano ligure-piemontese, subentrato al Mare della Tetide, tale settore crostale subì una progressiva sommersione controllata da una tettonica estensionale. Per tutto il Trias superiore, nelle aree in subsidenza la sedimentazione terrigena fu bruscamente soppiantata da depositi evaporitici, anidritico gessosi e carbonatici di ambiente epicontinentale. La successione evaporitica supratriassica è stata riconosciuta nel sottosuolo della regione pugliese mediante perforazioni (aree garganica e murgiana) nonché prospezioni geofisiche regionali. In affioramento, corrispondono probabilmente a un esiguo lembo localizzato presso la Punta delle Pietre Nere (Marina di Lesina) nell'area garganica settentrionale. Successivamente, durante il Giurassico e il Cretacico, il margine settentrionale della Zolla africana si scompose probabilmente in più frammenti in conseguenza di una tettonica disgiuntiva, attivata da differenti tipi di faglie. Uno di questi frammenti individuò il Promontorio africano, all'epoca corrispondente a un altofondo allungato dapprima nel Mare della Tetide (già interposto tra i margini delle zolle Africana ed Eurasiatica e successivamente nell'Oceano ligure - piemontese di neoformazione. Nel territorio pugliese, le successioni carbonatiche sia di piattaforma (Piattaforma carbonatica apula) sia di bacino marginale (Bacino est - garganico) del Giura superiore e del Cretaceo sono ben esposte nel massiccio del Gargano; invece, le successioni affioranti nell'altopiano murgiano e nelle Serre salentine hanno età cretacea e presentano essenzialmente facies di piattaforma interna. Successivamente, durante il Paleogene, la Zolla africana entrò in collisione con il Paleocontinente europeo. A questo intenso ed arealmente esteso processo deformativo va collegata quindi una fondamentale variazione del panorama paleogeografico dell’area afro - eurasiatica.

Figura 1 Carta geologica schematica della regione Puglia.

Durante questa fase compressiva al seguito del sollevamento di estesi tratti del Promontorio africano, la Piattaforma carbonatica apula, evolse progressivamente in una vasta terra emersa, bordata da estese piattaforme continentali, interessate da ripetute trasgressioni del mare durante il Paleogene. In particolare, le fasi geodinamiche eoceniche furono caratterizzate da importanti manifestazioni vulcaniche. In seguito, durante il Neogene in aree poste più ad occidente della piattaforma apula, si produsse un progressivo sovrascorrimento di corpi sedimentari, sia preesistenti sia di neoformazione, che dette origine ad un sistema orogenico con formazione della Catena appenninica.

Secondo la teoria della tettonica delle zolle i sistemi orogenici (sistemi catena-avanfossa-avampaese) rappresentano il prodotto di processi di subduzione. Nell'Italia meridionale, nel settore che comprende Campania, Basilicata e Puglia, sono presenti i tre domini di un sistema orogenico adriatico-vergente: la catena, rappresentata dall'Appennino campano - lucano, l'avanfossa, rappresentata dalla Fossa bradanica, e l'avampaese, rappresentati dalla regione apulo-garganica. E’ in ogni caso comunemente accettato che il sistema orogenico appenninico si individui nell’Italia meridionale a partire dall'Oligocene superiore - Miocene inferiore (26 milioni di anni fa). Esso deriva, per compressione, dal progressivo accavallamento da W verso E di unità stratigrafico - strutturali mesozoico - paleogeniche (antichi domini di piattaforma carbonatica e di bacino evolutisi prima della deformazione miocenica) nonché di unità sinorogeniche di avanfossa. L'avampaese apulo si individua a partire dall'inizio del Miocene, durante l'orogenesi dei sistemi appenninico - maghrebide e dinarico - ellenico rappresentato in affioramento da un'estesa area autoctona mesozoica carbonatica (unità stratigrafico - strutturale Apulo-Garganica) e dalla sua prosecuzione in mare ("dorsale pugliese" o "dorsale apula sommersa"). La parte emersa dell'avampaese, corrispondente sostanzialmente all'intera area pugliese (Gargano, Murge e Salento). Dal punto di vista strutturale la successione mesozoica, pur essendo stata interessata da blandi piegamenti e successivamente da faglie dirette, presenta un assetto monoclinalico, con immersione a SSW; i depositi terziari e quaternari, su di essa trasgressivi, poggiano in assetto orizzontale. L'unità stratigrafico - strutturale Apulo-Garganica di avampaese, ribassata verso SW da sistemi di faglie dirette, costituisce anche il substrato della Fossa bradanica. Si tratta quindi dell'unità tettonica geometricamente più bassa della struttura dell'Appennino meridionale. La Fossa bradanica, è un bacino di sedimentazione terrigena, di età plio-pleistocenica, compreso fra la catena appenninica meridionale e l'avampaese apulo; si estende da NW a SE dal F. Fortore al Golfo di Taranto. La storia sedimentaria della Fossa bradanica si conclude con un generale ma graduale sollevamento a partire dal Siciliano (500.000 anni fa), dovuto ad aggiustamenti isostatici e agli effetti smorzati dell'orogenesi appenninica; ciò porta alla sedimentazione della parte regressiva del ciclo bradanico e a quella dei depositi marini terrazzati; questi ultimi, dal più antico al più recente, si ritrovano a quote decrescenti verve l'attuale costa ionica lucana. Nel territorio pugliese, le conseguenze tettoniche delle deformazioni crostali subite dal dominio di avampaese possono esser messe in evidenza dal peculiare assetto morfostrutturale assunto dalla spessa copertura carbonatica mesozoica corrispondente, nella sua conformazione generale, a un pilastro tettonico asimmetrico, scomposto trasversalmente in blocchi variamente dislocati ed estesi. I blocchi sollevati costituiscono il massiccio del Gargano, l'altopiano murgiano e le Serre salentine; quelli ribassati corrispondono ai territori del Tavoliere delle Puglie, della Fossa bradanica e del Tavoliere di Lecce. Al passaggio tra il Cenozoico e il Neozoico, in corrispondenza degli opposti fronti delle coltri in avanzamento (appenninica e dinarico-ellenica), si produssero estesi ed ampi bacini di avanfossa, in rapida subsidenza e forte sedimentazione. Le conseguenze paleogeografiche connesse con questi eventi tettonici furono localmente contrassegnate da ripetute variazioni del livello marino: dal Miocene al Pleistocene inferiore, infatti, aree progressivamente più estese del territorio in esame furono a mano a mano sommerse, ad eccezione delle parti più elevate del Gargano e delle Murge. Alla fine del Pleistocene inferiore, a seguito della progressiva attenuazione delle spinte indotte dall'apertura del Mar Tirreno, l'intero territorio cominciò a risentire gli effetti dinamici di un sollevamento polifasico, collegabile verosimilmente a un fenomeno di "rilascio elastico" crostale dei segmenti crostali, in precedenza fortemente deformati e ribassati e tuttora contrassegnati da forti anomalie negative a causa della presenza delle spesse coltri alloctone costituenti l'edificio della Catena appenninica e dei depositi terrigeni accumulati nell'antistante Avanfossa.

1.2 Caratteri geomorfologici del territorio di Valenzano L’area d’indagine comprende tutto il territorio comunale di Valenzano avente un’estensione di circa 16 kmq. Risulta ricadere nel F°177 II-SE ”” della Carta Topografica IGM in scala 1:25.000. In Fig. 2.1 è riportato uno stralcio della carta topografica dell’ I.G.M. che mostra l’ubicazione dell’area in esame.

Figura 2 Stralcio della carta topografica IGM in scala 1:25.000

Dall’osservazione dello stralcio topografico, si rileva che l’altezza media sul livello del mare dell’area in esame è compresa tra 145 e 65 m. Il territorio di Valenzano è ubicato nel settore adriatico della Murgia che presenta una morfologia prettamente tabulare, caratterizzata da una serie di vasti ripiani che si ribassano verso il mare per mezzo di scarpate, a luoghi piuttosto ripide e a luoghi poco acclivi, alte poche decine di metri. Esiste un chiaro rapporto di dipendenza tra gli elementi morfologici e quelli strutturali: l’attuale morfologia delle scarpate è il prodotto dei fenomeni erosivi che hanno prodotto l’arretramento degli originari piani di faglia subverticali, mentre i rilievi e le depressioni coincidono con anticlinali e sinclinali, secondo cui è modellato il substrato carbonatico. Il settore adriatico delle Murge, al quale appartiene il territorio comunale di Valenzano, viene comunemente suddiviso in due grandi aree che hanno subito un’evoluzione plio-pleistocenica assai diversa: Murge alte e Murge basse. L’altopiano delle Murge, posto oltre i 500 m di quota, non essendo interessato dall’ingressione marina plio- pleistocenica, è caratterizzato da estesi affioramenti di calcari mesozoici che a partire dalla loro emersione avvenuta nel Cretaceo superiore, hanno subito intensi fenomeni carsici non obliterati dalla successiva azione erosiva del mare. La caratteristica più saliente del carsismo murgiano rimane l’estesa e talora spessa copertura di terra rossa, in massima parte diretta espressione della notevole influenza che il clima ha esercitato sull’incarsimento della regione. La presenza di terra rossa ha condizionato i processi genetici ed evolutivi delle forme carsiche attenuando o impedendo l’originarsi di quei tratti morfologici marcati ed aspri, tipici delle aree carsiche delle zone temperate. A quote meno elevate (da 500 m s.l.m. fino al livello del mare attuale), alla morfologia carsica si sono sovrapposti gli effetti dell’ingressione marina plio-pleistocenica e della successiva fase di sollevamento regionale che ha portato alla formazione di 16 ordini di terrazzi marini posti via via a quote decrescenti. I vari ripiani presentano struttura a pieghe blande, ad assi aventi una direzione prevalente EW, di cui quelle più accentuate si trovano nella parte più interna ed elevata (Murge Alte di Cassano e ). Tali pieghe sono attraversate da numerose faglie subverticali con rigetti non superiori alla decina di metri. Su tale assetto tettonico si sono innescati fenomeni carsici ben evidenti grazie alla presenza di depressioni che rendono il paesaggio accidentato in particolar modo nella zona meridionale. Non essendo interessati da effetti tettonici disgiuntivi e plicativi, i depositi quaternari, presentano un assetto tabulare. Il territorio è caratterizzato dalla mancanza di corsi d’acqua a carattere perenne e questo è dovuto, oltre che a fattori climatici, ai caratteri geologici regionali; infatti i calcari delle Murge sono più o meno permeabili per fessurazione.

Figura 3– Schema geomorfologico del versante adriatico della Murgia

Sono caratteristici di tale paesaggio le “lame”, forme carsiche epigee dovute all’azione di corsi d’acqua a carattere effimero, cioè corsi d’acqua che rimangono asciutti per la maggior parte dell’anno, ma che in occasione di eventi di pioggia brevi ed intensi sono in grado di convogliare notevoli quantità d’acqua. Premettendo che nel territorio di Valenzano non risulta la presenza di corsi d’acqua che abbiano rilevanza, vi sono dei “reticoli fluviali” che possono essere considerati come linee di ruscellamento o di impluvio.

Figura 4 F– Distribuzione delle Lame nella conca di

Ciò che caratterizza il territorio di Valenzano dal punto di vista geomorfologico è infatti la Lama Valenzano che, prima dell’opera di sistemazione idraulica realizzata dopo il 1926, rasentava a sud-est l’abitato di Valenzano per scendere lungo via Fanelli, toccare il territorio di Mungivacca e in fine sfociare al mare lungo il canalone ancora esistente nel quartiere Japigia. Seguendo alcuni di questi “reticoli” sono rilevabili delle “ripe fluviali” lungo i cui percorsi è possibile riscontrare alcuni siti di interesse ai fini geomorfologici: si tratta di alcune depressioni i cui cigli hanno una evidente pendenza con folta vegetazione. A sud del territorio del Comune di Valenzano, si individuano, in direzione Est-Ovest, tre cigli di scarpata posti sulla linea di livello a una quota di circa 125 metri. Il territorio di Valenzano, soprattutto nelle parte più a sud ( in corrispondenza della strada provinciale per Casamassima), si presenta con una morfologia carsica epigea poco pronunciata e comunque non caratterizzata da presenza di doline. I sopralluoghi sono stati eseguiti soprattutto laddove, secondo quanto riportato dalla cartografia del PPTR, risultavano localizzati i cigli di scarpata e le ripe delle lame. Durante il rilevamento è stato eseguito un sopralluogo lungo il canale deviatore, costruito subito ad est dell’abitato per proteggere il paese dalle acque di deflusso superficiale che si raccoglievano nella lama Valenzano in occasione di eventi di pioggia eccezionale. Si riporta la relativa documentazione fotografica.

Figura 5 Foto – Inizio del canale deviatore subito a est dell’abitato

Figura 6 Foto – Canale deviatore con rivestimento in pietra

Figura 7 Foto – Canale deviatore con sponde in roccia naturale senza rivestimento

La Murgia deve il suo attuale assetto morfo-strutturale alla fase tettonica plio-pleistocenica. Costituisce un horst asimmetrico, allungato in senso appenninico, che si eleva bruscamente sull’avanfossa bradanica e sul graben del Tavoliere di Foggia, mentre digrada verso la costa adriatica e la Penisola Salentina. La tettonica antica ha essenzialmente fagliato, suddiviso in blocchi elementari, l’ammasso carbonatico. Dal punto di vista strutturale, la successione carbonatica del Cretaceo presenta un assetto monoclinalico, ad andamento NW-SW, con immersione degli strati da 5° a 20° a SSWW, e pieghe ad ampio raggio, il cui asse ha direzioni prevalenti E-W e NW-SE, dislocate da faglie dirette, di direzione NW-SE e E-W (Martinis, 1961; Ricchetti, 1980). La dislocazione associata alle faglie dirette ha originato un’estesa struttura a gradinata in cui si possono distinguere le Murga Alta dalla Murgia Bassa di cui la prima rappresenta il blocco più sollevato dell’horst e comprende le aree che sono rimaste costantemente emerse dalla fine del Mesozoico ad oggi e che quindi conservano meglio i segni della tettonica antica e recente nonché tutte le forme di carsismo. I depositi terziari e quaternari presentano un assetto stratigrafico orizzontale.

Figura 8– Carta morfo-strutturale del territorio ricadente nel Comune di Valenzano

INQUADRAMENTO IDROGEOLOGICO GENERALE DEL SETTORE ADRIATICO DELLE MURGE L’area oggetto di studio fa parte del settore adriatico delle Murge che, essendo un territorio carsico, ha una idrografia superficiale quasi assente soprattutto a causa della permeabilità delle formazioni mesozoiche; al suo posto si trova una vasta gamma di forme carsiche caratteristiche (depressioni, campi carreggiati, valli cieche, lame ecc.). Fino a non molti anni fa la maggior parte degli Autori attribuiva alla falda carsica della Murgia le stesse caratteristiche idrogeologiche ed idrochimiche accertate per la falda carsica profonda circolante nella confinante Penisola Salentina e nel Gargano, ma in realtà, in seguito a studi e dati raccolti in seguito, si è constatato che l’idrogeologia delle Murgia offre aspetti e situazioni talmente complessi da scostarsi nettamente da quella di tutte le altre regioni carsiche della Puglia. Il settore adriatico della Murgia è caratterizzato dall’esistenza di un falda profonda o principale e di falde secondarie. L’imponente falda idrica, circolante nelle masse carbonatiche, è detta falda “profonda” o “principale” per distinguerla da quelle “superficiali” aventi sede nei terreni post-cretacei. La falda profonda (o principale) della nostra regione carsica non circola a pelo libero, come si riteneva fino ad oggi e come accade nella Penisola Salentina e nel Gargano, bensì in pressione e molto spesso a notevole profondità al di sotto del livello del mare; essa si rinviene a profondità via via maggiori procedendo dalla linea di costa verso le aree più interne e poggia sull’acqua marina di intrusione continentale. La circolazione idrica sotterranea si esplica sia in modo diffuso sia in modo concentrato, quest’ultima situazione è convalidata dalla presenza delle falda secondarie. Le falde secondarie hanno sede in orizzonti rocciosi particolarmente permeabili rispetto alla massa rocciosa poco permeabile o impermeabile che li contiene. Esse quindi si sarebbero originate dalla discontinua alternanza di rocce praticamente impermeabili, per scarsa fessurazione o non carsificabili, (calcari marnosi, argille marnose, brecce calcaree ecc.) e di orizzonti particolarmente permeabili per fessurazione e carsismo. Non di rado, lungo la fascia costiera, la falda si rinviene a pelo libero o confinata poco al di sotto del livello del mare. La geometria dell’acquifero è irregolare e sensibilmente variabile da punto a punto (in ragione dell’andamento irregolare del tetto), inoltre pur essendo costiero presenta caratteristiche idrodinamiche e coefficiente d’immagazzinamento modesti. La situazione cambia nella zona costiera (larga 4-5km), dove sia il grado di fratturazione sia il grado di carsificazione risultano essere decisamente maggiori e ciò lo si evince anche dalle isopieziche In fig.9 è riportata una sezione idrogeologica generale attraverso le Murge che mostra come la falda sia in contatto, sul lato adriatico, con l’acqua marina di intrusione continentale mentre, sul lato opposto, l’acquifero delle Murge è delimitato dal sistema di faglie che lo pone in contatto con le argille plio- pleistoceniche dell’avanfossa bradanica.

Figura 9 – Sezione idrogeologica attraverso le Murge

Lo spartiacque idrogeologico tra il settore adriatico e quello bradanico coincide con lo spartiacque superficiale, situato nella zona più interna e topograficamente più elevata delle Murge; la sua posizione determina una maggiore estensione del settore adriatico e la conseguente maggiore potenzialità idrica rispetto al settore bradanico. La ricarica dell’acquifero è rappresentata dalla parte più interna del territorio delle Murge; essa si articola in una serie di bacini imbriferi di tipo endoreico che raccolgono le acque degli eventi meteorici convogliandole, mediante inghiottitoi, verso il sistema dei reticoli carsici sotterranei. Nel settore adriatico, la falda fluisce verso mare in direzione perpendicolare alla linea di costa, con gradienti piezometrici compresi tra 0,1 % e 0,5%; la falda defluisce direttamente in mare, in forma diffusa, attraverso una serie di scaturigini localizzate lungo il tratto di costa tra Barletta e Brindisi. In figura è riportata la carta delle isopieze o curve idroisoipse che rappresentano l’andamento della superficie piezometrica. Tali curve hanno un tracciato piuttosto sinuoso, con una successione di archi di cerchio di modulo di spaziatura molto variabile. La distribuzione dei caratteri di permeabilità delle rocce carbonatiche mesozoiche è legata principalmente al fenomeno del carsismo, la cui intensità è abbastanza variabile da luogo a luogo, e allo stato di fatturazione degli ammassi rocciosi.

Figura 10 - Carta delle isopieze del territorio di Valenzano

1..2.1 Inquadramento geologico del territorio comunale di Valenzano L’area del territorio comunale di Valenzano è situata sul bordo adriatico delle Murge che rappresentano il settore di alto relativo intermedio dell’Avampaese apulo emerso, limitato a nord dal Graben dell’Ofanto e a sud dalla Soglia Messapica.

Figura 11– Stralcio della Carta Geologica d’Italia in scala 1:100.000 F° “BARI”

A partire dal Pliocene, l’evoluzione geodinamica e stratigrafica delle Murge è strettamente controllata dalla migrazione verso E del sistema orogenico appenninico e dalla conseguente fase di subsidenza che porta al progressivo annegamento di estesi settori di alto strutturale: durante tale fase di subsidenza sedimentano le formazioni della Calcarenite di Gravina e delle Argille subappennine (Pliocene superiore-Pleistocene inferiore) che affiorano con spessori e caratteri stratigrafici molto variabili lungo i bordi e nei settori morfologicamente meno elevati delle Murge . Dalla fine del Pleistocene inferiore fino all’Attuale, l’Avampaese apulo è soggetto ad un intenso sollevamento. In questo intervallo temporale sedimentano i depositi regressivi della Fossa bradanica (Pleistocene inferiore) ed i depositi marini terrazzati (Pleistocene medio-superiore) che segnano la graduale riemersione delle Murge (figg. 2.b e 2.c) lungo il versante ofantino, bradanico, ionico ed adriatico.

Figura 12 Stralcio della Carta Geologica delle Murge e del Salento in scala

Figura 13 legenda della Carta Geologica delle Murge e del Salento in scala

Facendo riferimento alla Carta Geologica d’Italia in scala 1:100.000 (Serv. Geol. d’It.,1966) e alla Carta Geologica delle Murge e del Salento in scala 1:250.000 (Ciaranfi et al., 1988), nell’area si riconoscono le seguenti unità litostratigrafiche dal basso verso l’alto: -Calcari delle Murge (Cretaceo medio-superiore); -Calcarenite di Gravina (Pliocene medio-Pleistocene inferiore); -Depositi alluvionali (Olocene) I Calcari delle Murge raggruppano le unità carbonatiche con il nome di Calcare di Bari e di Calcare di . Nell’area in esame il substrato carbonatico è rappresentato dal Calcare di Bari che costituisce la parte inferiore e mediana dei Calcari delle Murge. Esso rappresenta l’unità litostratigrafia più antica affiorante nell’area oggetto di studio le cui migliori esposizioni si rinvengono in corrispondenza dei fronti di cava o dei solchi erosivi scavati più in profondità dal Torrente Valenzano. Il Calcare di Bari costituito da calcari detritici a grana fine o micritici in strati e banchi (detti Chiancarelle) con orizzonti bauxitici, microfossiliferi. Sulla base dei dati bibliografici il Calcare di Bari è riferibile ad un’età compresa nell’intervallo Valanginiano- Turoniano. La Calcarenite di Gravina affiora in lembi di modesto spessore tra 1 e 10 m su tutta l’area in esame. Questa formazione è l’unità basale del ciclo sedimentario della Fossa Bradanica sui versanti della Murgia, che si depositò in trasgressione sui calcari cretacei. Trattasi di sedimenti prevalentemente biocalcarenitici e biocalciruditici, in grossi banchi, con intercalazioni calcilutitiche, a grado di cementazione variabile. La Calcarenite di Gravina è riferibile al Pliocene superiore- Pleistocene inferiore.

Figura 14 - Foto - Calcare di Bari affiorante lungo la strada Sannicandro-

Figura 15 Foto– Calcarenite di Gravina affiorante nelle vicinanze

I depositi alluvionali possono essere seguiti per lunghi tratti sul fondo e sui fianchi della lama Valenzano. Trattasi di depositi olocenici costituiti da ciottoli prevalentemente calcarei immersi in un’abbondante matrice terrosa rossastra. Tali materiali, caratterizzati da un’alta percentuale di clasti spigolosi, provengono dalla degradazione e dal dilavamento dei calcari ad opera delle acque meteoriche che li trasportano e li depositano durante gli eventi alluvionali.

Figura 16 Foto – Depositi recenti costituiti da livelli conglomeratici e

A causa della configurazione subpianeggiante del territorio, delle estese coperture di terreno agrario, nonché degli interventi antropici quali: tendoni, riporti, sbancamenti, ecc., gli affioramenti si presentano isolati e mal esposti. Per questo i sopralluoghi sono stati eseguiti previleggiando i luoghi dove è solitamente più agevole osservare gli strati rocciosi, e cioè lungo le incisioni carsiche e gli scavi esistenti. I risultati stratigrafici, emersi dal rilevamento geologico di campagna, hanno consentito l’identificazione e lo studio preliminare delle successioni affioranti. Su quasi tutta la parte meridionale del territorio comunale di Valenzano affiora, l’unità formazionale del Calcare di Bari, datata al Cretaceo inf-medio. Si tratta di calcari di colore biancastro, detritici a grana fina, in banchi e strati, caratterizzati da una tessitura micritica. Dall’osservazione delle pareti di scavi, eseguiti per la realizzazione di fabbricati, e dei fianchi delle incisioni carsiche è stato possibile fare delle considerazioni sull’aspetto delle rocce. Lo spessore degli strati è risultato essere compreso tra i 10 e i 40 cm, mentre la loro inclinazioni va dai 5° ai 10°; nel complesso si presentano da mediamente a molto fratturati e carsificati. Al di sopra dei suddetti calcari si rinvengono lembi di depositi calcarenitici di età quaternaria; tali depositi sono caratterizzati da un colore giallastro e si presentano prevalentemente con struttura massiva; non sono osservabili superfici di stratificazione. Il contenuto fossilifero è rappresentato da resti d’organismi d’ambiente costiero-lagunare dal Pliocene sup all’attuale. In figura è osservabile il contatto calcare- calcarenite all’interno del canale deviatore, costruito subito a est dell’abitato di Valenzano. Nelle principali forme erosive e carsiche di superficie, nonché nel sistema di fratture delle rocce, si trovano i depositi alluvionali (Terre Rosse), prodotto residuale del fenomeno del carsismo operato dalla acque meteoriche sui calcari. Sono osservabili, nelle zone più depresse del territorio, livelli stratigrafici di terre rosse che conservano spessori pressoché costanti.

Figura 17 Foto– in alto: Contatto calcare-calcarenite; in basso: ubicazione su ortofoto

Figura 18 Foto – Affioramento costituito da calcari stratificati e molto fratturati (Calcare di Bari) alla base in contatto stratigrafico trasgressivo con calcareniti grossolane rossastre e con interposto intervallo discontinuo (spessore inferiore al metro) di te

Figura 19 Foto – Pareti di uno scavo eseguito durante i lavori per la costruzione di edifici. Nella foto è visibile un deposito di Terra rossa che costituisce il riempimento i alcune cavità e fratture presenti nei calcari del substrato.

Figura 20 Foto - Lama in prossimità di Via Montone sul cui fondo è visibile la terra rossa.

1.2.2. Idrogeologia del territorio comunale di valenzano Il comune di Valenzano si trova a circa 6 km a Sud di Bari ad un’altitudine che varia tra 60 m a d un massimo di 140 m s.l.m. Dall’analisi delle isopieze all’area di studio, si può notare come nel territorio di Valenzano la quota piezometrica sia di 20 m s.l.m. e quindi, si deduce che la profondità di rinvenimento della falda varierà da 120 m a 40 m dal p.c.. L’andamento delle idroisoipse è tipico di una falda radiale convergente, con archi di cerchio ad orientazione a valle e linee di corrente convergenti; essa caratterizza abitualmente zone di drenaggio generale attraverso corsi d’acqua, che, in questo caso, sarebbe costituito dal T. Valenzano, a carattere effimero. Sulla base dei caratteri di permeabilità, le unità affioranti nell’area d’indagine possono classificarsi in: - Rocce permeabili per fratturazione e carsismo - Rocce permeabili per porosità interstiziale e fessurazione - Rocce permeabili per porosità interstiziale

La permeabilità per fratturazione e carsismo è tipica dei Calcari delle Murge; il loro grado di permeabilità è variabile in funzione delle caratteristiche e della distribuzione delle discontinuità formatesi nella roccia e poi ampliate dalla dissoluzione operata dalle acque percolanti. Attraverso le suddette discontinuità, le acque meteoriche, soddisfatte le esigenze idriche del suolo, si infiltrano in profondità ed alimentano la falda carsica che si rinviene di norma in pressione, al di sotto della quota corrispondente al livello del mare. Le rocce permeabili per porosità interstiziale e fessurazione sono rappresentate, nella zona in esame, dalla Calcarenite di Gravina generalmente massiva, poco fratturata e carsificata. Alla scala del campione, il grado di permeabilità dipende dalla granulometria e dal grado di cementazione della roccia; la presenza di cemento calcitico negli spazi intergranulari riduce maggiormente la loro conducibilità idraulica. Si può asserire che la Calcarenite di Gravina ha caratteristiche idrogeologiche intermedie tra quelle di una formazione acquifera e di un acquitardo. I Depositi Marini Terrazzati, costituiti da biocalcareniti e sabbie, sono da mediamente a poco permeabili; laddove poggiano su di un orizzonte di terra rossa o la successione risulta essere argillosa nella parte basale, sono sede di una falda freatica. I Depositi alluvionali d’alveo sono costituiti essenzialmente da limi sabbioso-argillosi, con intercalati sottili lenti e orizzonti di ciottoli calcarei; nel complesso si tratta di depositi scarsamente permeabili. In figura è riportata la serie idrogeologica relativa al territorio di Valenzano.

Figura 21– Carta piezometrica dell’area in esame

Figura 22– Serie idrogeologica relativa al territorio di Valenzano

2. Adeguamento al PPTR In seguito all’incarico ricevuto sono stati eseguiti accurati rilievi in campo per definire il sistema della struttura idrogeomorfologica del territorio comunale di Taranto. Tale sistema è suddiviso nelle Componenti idrologiche e nelle Componenti geomorfologiche. Al fine ottemperare alla richiesta di adeguamento al PPTR (art.97 delle NTA), si è proceduto ad esaminare le singole criticità del territorio che vengono in parte mantenute e in parte integrate grazie alle indagini conoscitive effettuate. Il processo di adeguamento ha avuto una lunga fase iniziale conoscitiva e di approfondimento dei Beni Paesaggistici e degli Ulteriori Contesti Paesaggistici presenti nel PPTR con l’ausilio delle immagini da satellite e la CTR regionale. A valle di questa procedura si è provveduto ad analizzare i singoli beni paesaggistici e a valutarne le effettive perimetrazioni. Si riporta, a seguire, una tabella di sintesi delle modifiche introdotte sulle invarianti strutturali a prevalente valore paesistico-ambientale e la variazione della descrizione delle stesse in allineamento a quanto riportato all’interno del PPTR.

Componenti idrologiche BP Territori Costieri e Territori contermini ai laghi (art 45) BP acque pubbliche (art 46) UCP RER (art47) UCP sorgenti (art 48) UCP vincolo idrogeologico (art 43 e 44)

Si fa presente che per il territorio di Valenzano le componenti idrologiche riconosciute nel PPTR e dal rilevamento sui luoghi sono le seguenti:  BP ( acque pubbliche )  UCP - RER

Componenti geomorfologiche UCP doline (art 51 e 52) UCP versanti (art. 53 NTA PPTR) UCP lame e gravine (art. 54 NTA PPTR) UCP grotte (art. 55 NTA PPTR) UCP Geositi, inghiottitoi e cordoni dunari, (art. 56)

Circa le componenti geomorfologiche è risultato che dal PPTR e dal rilievo di campagna sono state riconosciute esclusivamente le:  UCP lame e gravine

 COMPONENTI IDROLOGICHE BP Corsi d'acqua pubblica Nell’ambito dell’Adeguamento al PPTR gli approfondimenti effettuati sulle perimetrazioni presenti all’interno del PPTR si è potuto verificare che nel comune di Valenzano vi sono due Corsi d’Acqua Pubblica localizzati come segue: . Lama Valenzano . Lama Montrone

Si provvede quindi a proporre, senza variazioni rispetto al PPTR, l’inserimento dei beni tra le Invarianti che potranno essere considerate a Prevalente Valore Paesistico-Ambientale.

UCP – Reticolo di Connessione della Rete Ecologica Regionale Il Progetto della Rete Ecologica Regionale (RER) viene introdotto dal PPTR tra gli Ulteriori Contesti Paesaggistici al fine di costruire la rete ecologica regionale per la salvaguardia peculiarità ambientali. Dalla sovrapposizione delle perimetrazioni delle aree classificate come ripe pluviali e le relative aree annesse spesso coincidono con le aree perimetrate come RER. Prendendo spunto da questa convergenza, tenendo presente che nel PPTR la RER non è un vincolo tout court ma rappresenta uno dei cinque progetti strategici del piano tesi ad attuare una strategia complessiva di sviluppo auto sostenibile, si propone di progettare, attraverso questi elementi riscontrati sul territorio di Valenzano, una vera e propria rete di connessione ambientale con disposizione secondo un andamento N-S che attraversa il territorio comunale lambendo l’attuale centro abitato e coinvolgendo anche luoghi dove non vi sono elementi specificatamente di valore morfologico e/o paesaggistico . Il PPTR inoltre individua una parte dei corpi idrici superficiali quali beni necessari alla tutela e alla salvaguardia della biodiversità in Puglia al fine di costruire la Rete Ecologica Regionale individuando una fascia di salvaguardia. Nell’adeguare il PPTR, si è proceduto a cartografare con maggiore precisione le aree che possono essere individuate come comprensive dei corsi d’acqua e delle evidenti peculiari morfologie escludendo quelle ove non vi sono ulteriori valori paesaggistici e ambientali da tutelare. Si è delimitata un’area corrispondente alla RER che contenesse gli elementi di quelle aree che sono caratterizzate dall’individuazione di ripe fluviali. Infine, si evidenzia come in questo modo, il mero riconoscimento del reticolo idrografico come elemento di connessione effettuato nel PPTR, amplifica la sua portata progettuale perché introduce norme specifiche per realizzare tale progetto strategico e per collegarlo agli altri elementi strutturali del paesaggio di Valenzano, anche attraverso il verde lungo le strade. Si provvede quindi all’inserimento della RER tra quelli tutelati dal PUG tra le Invarianti a Prevalente Valore Paesistico- Ambientale, nelle modalità sopra evidenziate. Nella definizione ci si è limitati al territorio comunale di Valenzano senza proseguire oltre i confini ma lasciando traccia per una prosecuzione condivisa. Scheda RER 1 – Proposta di modifica che riguarda soprattutto il tratto che si sovrappone all’andamento del torrente Montrone. Seguendo il percorso della Lama la RER non ha un andamento continuo e di interrompe in corrispondenza dell’area del quartiere “Lame”. Le aree coinvolte sono di gran lunga più estese in quanto coinvolgono aree con vegetazione spontanea e con coltivazioni arboree.

 COMPONENTI GEOMORFOLOGICHE

UCP Lame Gravine Dall’analisi della cartografia ciò che si è potuto notare una buona corrispondenza con gli elementi sul territorio: il controllo sul territorio ha ritenuto di non apportare variazioni.

Figura 23 Foto – Ciglio naturale della lama riportato anche sulla cartografia

3. Aggiornamento della Carta Idrogeomorfolgica In questa parte della relazione vengono illustrate tutte le variazioni che sono state apportate sugli elementi geologici che contraddistinguono il territorio confrontandoli con quanto indicato nella Carta Idrogeomorfologica dell’Autorità di Bacino. Si trattano i seguenti elementi idrogeomorfologici: - reticolo idrografico - forme di modellamento fluviale (ripe e cigli) - forme di versante (orli)

Reticolo idrografico Dall’analisi cartografica, l’idrografia superficiale del territorio di Valenzano appare poco sviluppata; come forme di modellamento fluviale si riconoscono singoli solchi erosivi e linee di deflusso appena incise e variamente estese che si localizzano lungo le principali discontinuità tettoniche. Queste costituiscono impluvi con scarso scorrimento d’acque se non in concomitanza con periodi di pioggia intensa e prolungata nel tempo; tali forme d’incisione sono denominate Lame. In particolare, il Comune di Valenzano viene attraversato principalmente dal “Lama Valenzano” che nasce a NE del Comune di Casamassima, scorre verso l’Abazia di Ognissanti di Cuti, prosegue verso Mungivacca, attraversa il quartiere di Japigia e sfocia presso l’ex lido Marzulli, dove attualmente, risulta essere canalizzata nell’ultimo tratto. Dalla cartografia dell’IGM e da quella relative al PAI è individuabile un altro torrente che interessa il territorio di Valenzano; si tratta del Lama Montrone che è stato definito da studi idraulici effettuati nel recente passato per conto dell’amministrazione comunale e ratificato dall’Autorità di Bacino che ha confermato le relative aree a pericolosità idraulica. Tale lama attraversa il territorio comunale da sud a nord ponendosi quasi parallelo all’attiguo Lama Valenzano, lasciando fra loro interposta la strada e la linea ferroviaria delle FSE che collega i due paesi. La lama, a partire dalla contrada Lamie del Medico, prosegue verso nord parallelamente alla linea FSE, passando a sinistra della stazione. Qui interseca la linea FSE nei pressi di Via Vecchia per Ceglie, interseca la strada provinciale per Ceglie e si dispone parallelamente a via Fanelli e poi interseca l’impluvio proveniente da Canneto, in prossimità della strada Ceglie Triggiano Capurso. Infine c’è la presenza di un ulteriore impluvio che proviene da Canneto e attraversa la parte più occidentale del territorio comunale di Valenzano, con una andamento parallelo alla Lama Montrone: tale lama non è stata ancora completamente definita per quanto riguarda la pericolosità idraulica. A valle delle Lame Montrone-Canneto, che si intersecano in prossimità di Ceglie, esiste un opera in cemento, denominata “canalone”, che raccoglie e dirige le acque superficiali provenienti dai due impluvi nella Lama Valenzano. Non viene apportata nessuna modifica

Forme di modellamento fluviale (ripe e cigli) Il rilevamento di campagna ha permesso di verificare la corrispondenza della presenza e la continuità delle ripe di erosione fluviale e dei cigli di sponda così come già riportato nella carta idrogeomorfologica. Si confermano tutti gli elementi osservati.

Forme di versante (orli) Dal confronto della carta idrogeomorfologica dell’Autorità di Bacino della Puglia con le osservazioni sul campo hanno permesso di confermare la continuità degli orli di terrazzo. In realtà si condivide la identificazione del cilio che va da Mass. del Medico a ovest sino a Mass. Marrone ad est lungo la quota dei 100m sul livello del mare. Pertanto non si propongono modifiche o variazioni.

4. Carta della Pericolosità Sulla base della carta litologica vengono riportati tutti gli elementi che possono determinare condizioni di pericolosità geologica e idrologica. Vengono quindi riportati i versanti, il reticolo idrografico, che rappresentano elementi di pericolosità geologica e idrogeologica nella iterazione con l’antropizzato esistente e futuro. La carta della pericolosità idraulica tiene conto di quanto presente della cartografia del PAI dell’Autorità di Distretto dell’Italia meridionale in merito alle perimetrazioni gia effettuate . Ove non fossero espressamente calcolate le perimetrazioni si fa riferimento a quanto previsto nelle NT del PAI relativamente agli articoli 6 e 7. Quindi vengono identificate le aree di rispetto di 150m dall’asta fluviale o dall’impluvio indicato nei reticoli idrografici individuati.

4.1 Inquadramento Sismico Tutti i dati sulle indagini geognostiche sia puntuali che lineari sono stati forniti dall’Ufficio Tecnico del Comune di Va. L’Amministrazione comunale di Valenzano - UFFICIO TECNICO-, con determinazione R.S. n. 442 del 23/12/2008, ha affidato alla Impresa GEO CONSUL S.r.l., con sede in Foggia alla Via Montegrappa, n.79, l’esecuzione dei sondaggi geognostici e delle indagini geofisiche a supporto del P.U.G. ( già nel 2010) Sono stati eseguiti tre sondaggi geognostici, sino alla profondità di 30 m, con il metodo del carotaggio continuo a circolazione di acqua, utilizzando il carotiere di diametro Φ 101 mm con estrattore; la loro ubicazione è riportata nelle foto. Dall’analisi dei sondaggi eseguiti, e quindi dall’osservazione delle schede di sondaggio, è stato ricostruire con sufficiente dettaglio una stratigrafia dei luoghi.

Figura 24 Foto – Ortofoto mostrante l’ubicazione del sondaggio S1

Figura 25 Foto – Ortofoto mostrante l’ubicazione del sondaggio S2

Figura 26 Foto – Ortofoto mostrante l’ubicazione del sondaggio S3

 Modello geologico del sito Sono state rinvenute le seguente unità litostrtigrafiche: Terreno vegetale Si tratta di terreno agrario di colore marrone scuro con trovanti calcarei dello spessore variabile tra 0 e 30 cm; Terre Rosse (argilla residuale) La presenza di un livello stratigrafico di terre rosse, dello spessore di 30 cm, è stato rilevato in corrispondenza del sondaggio S2. Calcareniti di Gravina Si tratta di calcareniti di aspetto tufaceo con clinostratificazione primaria. Affiorano esclusivamente nella parte settentrionale del territorio. Risultano costituite in bancate e sono variamente cementate con abbondanti macrofossili. Gli spessori tendono sensibilmente ad aumentare verso nord sino a potenze di max 5-7m. Calcare di Bari Calcare micritico, talora sparitico con tessiture prevalentemente fango-sostenute (Mudstone-Wackestone) e subordinatamente granulo-sostenute, intensamente fratturato. Le superfici delle fratture risultano essere ossidate, con concrezioni di calcite geopetale. Tali fratture risultano spesso riempite di terre rosse. Nel sondaggio S2, al di sopra di tale unità litostratigrafia, è stata riscontrata la presenza di un livello di 0.30 m di argilla residuale (terre rosse). Si rinvengono, infine, due cavità di origine carsica: una in corrispondenza del sondaggio S2 dalla profondità di 6.50 m a 7.00 m e l’altra in corrispondenza del sondaggio S3 dalla profondità di 18.00 m a 18.80 m.

Figura 27– Carta geologica del territorio di Valenzano

 Modello geologico dell’area di studio sulla base dei risultati delle indagini geofisiche Sono state eseguite indagini geofisiche consistenti in:  prospezioni sismiche a rifrazione con energizzazione in onde P ed S  n. 3 prospezioni sismiche in foro, eseguite con la tecnica del down-hole; Sulla base delle osservazioni geologiche-geomorfologiche e della campagna geognostica condotte in sito, può essere ricostruito un modello geologico che si avvicini il più possibile alla situazione reale. Nella tabella vengono riportati i valori ottenuti dalle indagini geofisiche, eseguite dalla GEO CONSUL s.r.l., e relativa correlazione con la geologica dell’area. Tra i più importanti parametri geomeccanici dei terreni presenti nella tabella, figurano anche la coesione e l’angolo di attrito interno ricavati sulla scorta di dati di letteratura esistenti e da bibliografia geologica; i range di valori considerati sono ragionevolmente cautelativi. I risultati dei sondaggi geofisici, indicano un incremento delle velocità con la profondità che possono essere spiegate con un miglioramento delle caratteristiche meccaniche dei terreni indagati.

Considerazioni sui caratteri Geotecnici del Sito Calcare di Bari Nel territori comunale di Valenzano tali rocce, come si può osservare dalla Carta Geologica, hanno una grande diffusione. In prospettiva puramente geomeccanica tale calcare, essendo normalmente fratturato, si configura come una massa rocciosa costituita da corpi multipli per la presenza di fratture, diaclasi e giunti di strato. Queste condizioni comportano una mobilità latente dei volumi rocciosi e quindi una certa deformabilità d’insieme dell’ammasso roccioso. L’equilibrio è strettamente legato alle caratteristiche di resistenza e di deformazione globale del sistema roccioso le quali dipendono esclusivamente dalle caratteristiche di attrito proprie delle superfici di separazione. I parametri che sono stati ricavati dalle indagini geofisiche, prima citate, non possono essere rappresentativi di tutta l’area, ma vanno individuati caso per caso in base all’opera che si vorrà realizzare, quindi bisognerà procedere con indagini puntuali. Calcare di Bari Unità litotecnica A Peso dell'unita di volume (tot.)  2,7 g/cm3 Modulo di Poisson ν = 0,31 Modulo di deformazione Es = 450 kg/cm2 Resistenza a compressione σc = 350 kg/cm2

VS > 800m/s

Calcarenite Per quanto concerne la Calcarenite di Gravina, presente estesamente nella parte centrale dell’abitato di Valenzano, sono indicate le seguenti caratteristiche geomeccaniche , tratte da studi precedentemente eseguiti ed dalla letteratura (C.Cherubini, A. Reina e D.Bruno-“Le rocce tenere del Salento: proposta di classificazione con l’uso delle caratteristiche tecniche emeccaniche”, in particolare dal Manuale di Geomeccanica Aztec Rock 10.0.

Calcareniti di Gravina Unità litotecnica B Peso dell'unita di volume γ = 1,90 g/cm3 Coesione ( c’): = 2,50 Kg/cm2 Angolo d’attrito (’ Modulo di Poisson ν = 0,33

2 Resistenza a compressione: c = 16 – 37 Kg/ cm Vs >7oo m/s

In genere tali rocce risultano affidabili come appoggio fondale sia di tipo diretto (fondazione superficiali) sia di tipo profondo (pali).

Terre rosse Nonostante costituiscano depositi discontinui e con spessore generalmente limitato (1 ÷ 10 m), questo termine viene distinto in relazione al suo comportamento geologico-tecnico fortemente differenziato rispetto alle unità del substrato ed alle coperture plio-pleistoceniche. Si tratta di limi argillosi ed argille inglobanti localmente ghiaia e ciottoli calcarei, generalmente dispersi in una matrice fine. Derivano prevalentemente dall’accumulo dei residui insolubili provenienti dallo sviluppo dei fenomeni carsici nelle litologie carbonatiche. Sono localizzate principalmente nelle aree più depresse del territorio, ossia negli alvei delle incisioni e nelle depressioni carsiche costituendo una sottile copertura discontinua direttamente affiorante; e inoltre possono sia essere presenti sottoforma di livelli intercalati tra i Calcari di Bari ed i sovrastanti depositi bioclastici, sia possono colmare, completamente o in parte, fratture, cavità e condotti carsici. Dal punto di vista geotecnico costituiscono argille inorganiche a plasticità generalmente elevata. Lo stato di consistenza varia da tenero a medio. Solitamente è preferibile asportare tali depositi e quando ciò non può essere effettuato è utile eseguire una dettagliata caratterizzazione geomeccanica.

4.2 Caratterizzazione Sismica del sito e carta delle microzone omogenee in prospettiva sismica (1° livello) Le condizioni del sito di riferimento rigido non corrispondono, in generale, alle condizioni reali. È necessario, pertanto, tenere conto delle condizioni stratigrafiche del volume di terreno interessato dall’opera ed anche delle condizioni topografiche, poiché entrambi questi fattori concorrono a modificare l’azione sismica in superficie rispetto a quella attesa su un sito rigido con superficie orizzontale. Tali modifiche, in ampiezza, durata e contenuto in frequenza, sono il risultato della risposta sismica locale. Si denomina “ risposta sismica locale” l’azione sismica che emerge in “ superficie” a seguito delle modifiche in ampiezza, durata e contenuto in frequenza subite trasmettendosi dal substrato rigido. Per individuare in modo univoco la risposta sismica si assume come “superficie” il ” piano di riferimento” così come definito, per le diverse tipologie strutturali, al par. 3.2.2 delle NTC. Le modifiche sopra citate corrispondono a: effetti stratigrafici, legati alla successione stratigrafica, alle proprietà meccaniche dei terreni, alla geometria del contatto tra il substrato rigido e i terreni sovrastanti ed alla geometria dei contatti tra gli strati di terreno; effetti topografici, legati alla configurazione topografica del piano campagna. La modifica delle caratteristiche del moto sismico per effetto della geometria superficiale del terreno è dovuta alla focalizzazione delle onde sismiche in prossimità della cresta dei rilievi a seguito dei fenomeni di riflessione delle onde sismiche e all’interazione tra il campo d’onda incidente e quello diffratto. I fenomeni di amplificazione cresta/base aumentano in proporzione al rapporto tra l’altezza del rilievo e la sua larghezza. Gli effetti della risposta sismica locale possono essere valutati con metodi semplificati oppure eseguendo specifiche analisi. I metodi semplificati possono essere adoperati solo se l’azione sismica in superficie è descritta dall’accelerazione massima o dallo spettro elastico di risposta; non possono cioè essere adoperati se l’azione sismica in superficie è descritta mediante storie temporali del moto del terreno. Nei metodi semplificati è possibile valutare gli effetti stratigrafici e topografici. In tali metodi si attribuisce il sito ad una delle categorie di sottosuolo definite nella Tabella 3.2.II delle NTC (A, B, C, D, E) e ad una delle categorie topografiche definite nella Tabella 3.2.IV delle NTC (T1, T2, T3, T4). In questo caso, la valutazione della risposta sismica locale consiste nella modifica dello spettro di risposta in accelerazione del moto sismico di riferimento, relativo all’affioramento della formazione rocciosa (categoria di sottosuolo A) su superficie orizzontale (categoria topografica T1). L’identificazione della categoria del sottosuolo è basata sulla descrizione stratigrafica e sui valori della velocità di propagazione delle onde di taglio Vs. Ai fini della valutazione semplificata della risposta sismica locale, nell’attuale versione delle NTC, non è più consentita la classificazione del sottosuolo sulla base del parametro NSPT30 per i terreni a grana grossa e Cu30 per i terreni a grana fine. Le attuali norme tecniche richiedono, quindi, che la categoria di sottosuolo sia stabilita sulla base del profilo Vs. La misura diretta di Vs attraverso specifiche indagini geofisiche è in ogni caso preferibile, essendo consentita, in alternativa, la definizione del profilo Vs attraverso il ricorso a correlazioni empiriche “di comprovata affidabilità” solo per il metodo semplificato ed in ipotesi residuali, stante la maggiore incertezza che caratterizza la determinazione di Vs con le citate correlazioni empiriche. In caso di utilizzo di correlazioni empiriche è comunque raccomandabile non limitarsi all’uso di un singolo modello empirico, al fine di consentire una stima dell’incertezza legata al carattere regionale di tali correlazioni e alla conseguente elevata dispersione dei relativi dati sperimentali. Fatta salva la necessità di estendere le indagini geotecniche nel volume significativo di terreno interagente con l’opera, la classificazione si effettua in base ai valori della velocità equivalente Vs,eq definita mediante la media armonica [3.2.1] delle NTC. La velocità equivalente è ottenuta imponendo l’equivalenza tra i tempi di arrivo delle onde di taglio in un terreno omogeneo equivalente, di spessore pari ad H dove H è la profondità del substrato, definito come quella formazione costituita da roccia o terreno molto rigido caratterizzato da valori di Vs non inferiori ad 800 m/s. Per depositi con profondità H del substrato superiore a 30 m, la velocità equivalente delle onde di taglio Vs,eq è definita dal parametro Vs,30 ottenuto ponendo H = 30 m nell’equazione [3. .1] e considerando le proprietà degli strati di terreno fino a tale profondità. Derivando da una media armonica, la velocità equivalente assume valori differenti da quelli ottenuti dalla media aritmetica delle velocità dei singoli strati pesata sui relativi spessori, soprattutto in presenza di strati molto deformabili di limitato spessore. Lo scopo della definizione adottata è quello di privilegiare il contributo degli strati più deformabili. Per terreni nei quali la profondità del substrato è maggiore di 30 m (H ≥ 30 m), la Vs,eq così come definita dall’equazione [3. .1] coincide di fatto con la Vs,30 della precedente versione delle NTC. L’introduzione della Vs,eq unita alla modifica nella definizione delle categorie di sottosuolo si è resa necessaria al fine di includere nell’attuale testo normativo le configurazioni stratigrafiche che rimanevano escluse nelle NTC08 (ad esempio profili di tipo B con profondità del substrato inferiore a 30 m). Infine nelle attuali NTC sono state eliminate le categorie speciali di sottosuolo (Classi S1 ed S2 presenti nelle NTC08). Per tutte quelle configurazioni litostratigrafiche non riconducibili alla classificazione riportata in Tab. 3.2.II (ad esempio terreni instabili o suscettibili di liquefazione, per determinati sistemi geotecnici o se si intende aumentare il grado di accuratezza nella previsione dei fenomeni di amplificazione), le azioni sismiche da considerare nella progettazione possono essere determinate mediante specifiche analisi di risposta sismica locale, meglio descritte nel C.7.11.3.1 della Circolare esplicativa del CSLLPP. Queste analisi presuppongono un’adeguata conoscenza delle proprietà meccaniche dei terreni in condizioni cicliche e dinamiche, determinate mediante specifiche indagini e prove geotecniche. La risposta sismica locale e, comunque, la modellazione sismica in generale comprendono, ove necessario in relazione alla natura ed alla dimensione dell’opera, un propedeutico studio geomorfologico, stratigrafico e tettonico, nonché una individuazione delle categorie di sottosuolo a cui afferiscono le opere in progetto. Il comune di Valenzano con D.G.R. n. 1626 del 15.09.2009 ricade in zona sismica 4 (livello di pericolosità basso) per la quale viene previsto un valore di accelerazione orizzontale massima su suolo: ag= 0,05 g (g = accelerazione di gravità) riferita a suoli rigidi. Le Norme Tecniche per le Costruzioni superano il concetto della classificazione del territorio in zone, imponendo nuovi e precisi criteri di verifica dell’azione sismica nella progettazione delle nuove opere ed in quelle esistenti, valutata mediante una analisi della risposta sismica locale. In assenza di queste analisi, la stima preliminare dell’azione sismica può essere effettuata sulla scorta delle “categorie di sottosuolo” e della definizione di una “pericolosità di base” fondata su un reticolo di punti di riferimento, costruito per l’intero territorio nazionale. Ai punti del reticolo sono attribuiti, per nove differenti periodi di ritorno del terremoto atteso, i valori di ag e dei principali “parametri spettrali” riferiti all’accelerazione orizzontale, da utilizzare per il calcolo dell’azione sismica (fattore di amplificazione massima F0 e periodo di inizio del tratto a velocità costante T*C). I nuovi criteri di caratterizzazione sismica locale (NTC 2018) implicano la necessità di caratterizzare il sito in funzione degli spettri di risposta sismica delle componenti orizzontali e verticali del suolo. Gli spettri di risposta sismica vanno stimati in relazione ai differenti Stati Limite a cui un manufatto è potenzialmente sottoposto (“SLO” (Stato Limite Operativo); “SLD” (Stato Limite di Danno); SLV” (Stato Limite di Salvaguardia della Vita); “SLC” (Stato Limite di Collasso) ). Alla luce di questa nuova normativa è stata calcolata dalla GEO CONSUL s.r.l. la Vs30 e in base al risultato ottenuto le aree interessate dalle indagini geofisiche sono classificate nella categoria A (Vs30 > 800 m/sec). Risulta chiaro ed evidente che data la notevole variabilità delle condizioni strutturali e carsiche del territorio è sempre consigliato effettuare indagini specifiche per la valutazione della categoria di suolo così come anche prescritto dalle Norme Tecniche sulle Costruzioni. Tale stima va effettuata per ogni progetto di intervento ed è possibile ottenerlo mediante il software “Spettri” fornito dal sito del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici (www.cslp.it) inserendo le coordinate geografiche del sito. Si considera, inoltre, nei calcoli: la categoria topografica, ai sensi delle Tabb. 3.2.III e 3.2.V del DM/18 (parametro ricavato dalla morfologia del sito ed un coefficiente di amplificazione stratigrafica SS funzione della categoria di sottosuolo, e dei parametri F0 ed ag .

Ai fini della definizione dell’azione sismica di progetto, l’effetto della risposta sismica locale (RSL) si valuta mediante specifiche analisi da eseguirsi con le modalità indicate nel Capitolo 7.11.3 delle NTC del DM 17 Gennaio 2018. In alternativa, qualora le condizioni stratigrafiche e le proprietà dei terreni siano chiaramente riconducibili alle categorie definite nel citato D.M. del 2018 (Tab.3.2.II), si può fare riferimento a un approccio semplificato che si basa sulla classificazione del sottosuolo in funzione dei valori della velocità di propagazione delle onde di taglio. Pertanto, la recente normativa in materia di costruzione NTC 2018 ha introdotto il calcolo di un nuovo parametro, il Vs,eq in sostituzione del Vs30, ottenuto attraverso la seguente formula:

In tale formula appare evidente come il calcolo delle velocità sismiche di taglio non si riferisce più necessariamente alla profondità di 30m, ma alla reale profondità del bedrock, ovvero, alla profondità di quella formazione rocciosa o terreno molto rigido, caratterizzato da Vs non inferiore a 800m/s, pertanto la profondità del bedrock varia di volta in volta. Si osservi come nelle aree in cui affiora il bedrock roccioso caratterizzato da Calcare di Altamura (zona settentrionale del territorio comunale) con le nuove NTC 2018 la valutazione delle Vs,eq ha determinato un passaggio da categoria “A” (avendo un precedente valore di velocità delle onde di taglio Vs30 superiori a 800m/s_NTC 2008) a zone a categoria “B”: tale variazione viene a determinarsi perché gli strati superficiali del calcare sono, evidentemente, fratturati per uno spessore superiore a 3 m. Questi strati con caratteristiche meccaniche più scadenti sono proprio quelli che in caso di terremoto vanno a incidere sull’amplificazione sismica locale. Lo stesso criterio è stato applicato a tutte le indagini Masw e REMI considerate e le risultanze vengono riportate nella Tavola Microzonazione DPP. Avendo a disposizione dati derivanti dalle indagini Masw e indagini REMI effettuate in varie aree nel territorio di Taranto (vedi Appendice) è stato determinato il Vs,eq, andando ad adeguare le indagini geofisiche pregresse, che invece riportano il VS30 ai sensi della precedente normativa. Per depositi con profondità H del substrato superiore a 30 m, la velocità equivalente delle onde di taglio VS,eq è definita dal parametro VS,30, ottenuto ponendo H=30 m nella precedente espressione e considerando le proprietà degli strati di terreno fino a tale profondità. I dati ottenuti con le indagini in sito effettuate permette di identificare per il territorio di Valenzano la Categoria di Suolo A (Vs,eq > 800m/s) - La Carta delle microzone omogenee in prospettiva sismica del livello 1 costituisce il documento descrittivo per questo livello di approfondimento utile a ottenere un adeguato dettaglio per il raggiungimento dei seguenti obiettivi: - caratteristiche del substrato geologico; - caratterizzazione dei terreni di copertura; - ricostruzione delle aree potenzialmente interessate da deformazioni permanenti in caso di evento sismico; - definizione di forme geomorfologiche di superficie e sepolte in prospettiva sismica. Questi obiettivi sono stati raggiunti con la distinzione nel campo carta di due tipologie di zone e con simboli indicanti forme di superficie. Sono state individuate due tipologie di Zona: stabile e stabile suscettibile di amplificazioni locali.

Zone stabili Sono quelle zone nelle quali non si ipotizzano effetti di alcuna natura, se non lo scuotimento funzione dell’energia e della distanza dell’evento. Si contraddistinguono per la presenza del substrato geologico affiorante con morfologia pianeggiante o poco inclinata (pendii con inclinazione inferiore a circa 15°). Il substrato geologico si caratterizza per la presenza di rocce stratificate di calcari e calcari dolomitici. A luoghi il substrato risulta sottostante ad uno spessore variabile di terreni di copertura costituiti da depositi residuali, alluvioni e calcareniti con spessori inferiori a 5m. Sono zone caratterizzate da Vs≥800m/s, il substrato è lapideo, stratificato con grado di fratturazione Jv > 10-15 e profondità del substrato non affiorante inferiore a 3m.

Zone stabili suscettibili di amplificazioni locali In queste zone sono attese amplificazioni del moto sismico come effetto della situazione litostratigrafica e della morfologia locale. Sono zone dove risultano presenti terreni di copertura e coltri di alterazione del substrato e substrato particolarmente fratturato o carnificato che possono determinare condizioni di velocità delle Vs al limite o di poco inferiori al valore di 800m/s. I depositi di copertura sono costituiti con calcareniti tufacee, alluvioni e riporti con spessori che spesso insieme al particolare alterazione del substrato acquistano spessori superiori ai 3m. Per queste zone generalmente locate nella parte nord del territorio e non perfettamente individuate perché non si hanno sufficienti elementi derivanti da indagini si consiglia di effettuare sempre controlli di sito.

Il tecnico geologo Alessandro Reina