I Comuni Di Falerna E Gizzeria (Catanzaro)
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Deformazioni gravitative profonde di versante e grandi frane I comuni di Falerna e Gizzeria (Catanzaro) Massimo Chiarelli, Ingegnere progettista e consulente esterno Con il termine “dissesto idrogeologico” definiamo quei processi che vanno dalle erosioni contenute e lente alle forme più consistenti della degradazione superficiale e le Deformazioni Gravitative Profonde di Versante (DGPV), fino alle forme imponenti delle grandi frane comprendendo anche fenomeni come alluvioni e valanghe. Le cause del dissesto idrogeologico sono da ricercarsi nella fragilità del territorio, nella modificazione radicale degli equilibri idrogeologici lungo i corsi d’acqua e nella mancanza d’interventi manutentori da parte dell’uomo soprattutto, nelle aree montane in abbandono dove non si esercitano più le tradizionali attività agricole e forestali. A queste cause vanno a sommarsi tutte le azioni stesse dell’uomo che ne è anche vittima: abusivismo edilizio, cementificazione selvaggia, agricoltura intensiva, disboscamento indis criminato e molte altre attività nocive all’ambiente. Gli effetti non possono non essere devastanti sul suolo, sulle opere e sull’uomo stesso. Basti pensare che il 68,9% dei comuni italiani sono classificati come aree con il più alto rischio di dissesto idrogeologico. Figura 1 - La vista della grande DGPV del centro abitato di Falerna Scalo Lo studio di seguito proposto interessa due comuni della Calabria in provincia di Catanzaro e nello specifico Falerna e Gizzeria che si affacciano sul golfo di Lamezia Terme nel Mar Tirreno. I dissesti pregressi ed in atto, hanno sottoposto questi territori a modificazioni ed a conseguenziali interventi di consolidamento che, sebbene abbiano solo in parte rallentato alcune DGPV, nulla hanno potuto nei confronti delle grandi frane che coinvolgono aree densamente popolate soggette anche queste ad un inesorabile moto evolutivo. Condizioni di stabilità dei due comuni Il paesaggio geolitologico dei due capoluoghi (Falerna e Gizzeria) sono costituiti da un complesso di rocce metamorfiche, classificabili nell’ambito degli scisti filladici. 1 Figura 2 - Strada SS. 18 dir. di accesso a Gizzeria interessata da una frana Il loro corpo roccioso appare solcato, oltre che da una fitta serie di piani di scistosità, anche da linee di fratturazione, variamente orientate, che tuttavia non producono dislocazioni al momento significative nelle masse rocciose. Ne risulta tuttavia un elevato indice di discontinuità strutturale, che c onferisce al litotipo, nei punti di maggiore incidenza, caratteristiche di resistenza residua e, conseguentemente, uno stato di equilibrio insoddisfacente, suscettibile di evolversi, in condizioni idro-morfologiche negative, verso stati di dissesto attivo. Tali situazioni si realizzano generalmente lungo i pendii acclivi, ove il corpo roccioso appare notevolmente allentato e disgiunto e con scistosità a franapoggio. Figura 3 - Frana della strada SS. 18 dir. di accesso a Gizze ria 2 Dove la struttura rocciosa è considerevolmente fessurata, si attua un grado di permeabilità sostenuto, il che agevola una circolazione idrica sotterranea, che può dar luogo a manifestazioni sorgentizie temporanee o perenni. Come già detto, lo stato di equilibrio della formazione filladica, ivi compreso l’eluvium di copertura, non risulta nel complesso soddisfacente; già in passato è stata sede di rilevanti fenomeni di disequilibrio, che hanno provocato dissesti nelle infrastrutture e strutture realizzate dall’uomo. Negli affioramenti rocciosi, posti subito a valle degli abitati di Gizzeria e Falerna lungo le pareti del pendio, che declina quasi verticalmente sugl’alvei dei rispettivi torrenti sottostanti, si notano chiari fenomeni disgiuntivi strutturali, accompagnati da parziali fenomeni di traslazione di blocchi rocciosi. Figura 4 – Edificio coinvolto da una frana nel gennaio 2003 Gli scisti filladici affiorano generalmente alla base dei versanti, ove si ergono a mò di balconi, a monte dell’abitato e lungo i crinali morfologici. Nei tratti di versante ad acclività moderata, essi sono generalmente ricoperti da una coltre detritica costituita da pezzame lapideo immerso in una pasta sabbiosa-limosa, annoverabile nell’ambito dei terreni incoerenti, facilmente degradabile dagli atmosferili. Stante il quadro geolitologico e morfologico illustrato, l’abitato di Falerna e Gizzeria non hanno possibilità di espansione, dovendosi ovviamente escludere, quelle aree a rischio. IDROGRAFIA E IDROLOGIA DEL TERRITORIO L’idrografia del territorio consta di una serie di corsi d’acqua a carattere torrentizio che, dalle alture collinari e montane, si precipitano verso la fascia costiera disegnando valli incassate in versanti acclivi a test imonianza della rilevante attività morfogenetica esercitata nel tempo sul paesaggio circostante. Trattasi, infatti, di corsi d’acqua relativamente brevi, ma corredati di profili longitudinali alquanto acclivi per le particolari peculiarità clivo-morfologiche del territorio comunale che vanno ad attraversare. 3 Figura 5 – Falerna Scalo. Orto foto dei movimenti in atto Da tali circostanze idro-morfologiche balza evidente che le acque correnti sono in genere dotate di rilevante energia cinetica che si espleta, spesso in forma traumatica, in forme erosive a danno delle formazioni rocciose costituenti gli alvei e le sponde. Ovviamente, tali forme, sono tanto più sensibili quanto più le masse rocciose sono geotecnicamente carenti e, quindi, non in grado di sopportare dette sollecitazioni idrauliche. Ne scaturisce uno stato di disordine morfologico, che spesso sfocia in episodi di dissesto anche realmente estesi, o quantomeno in un diffuso stato territoriale di stabilità precaria, suscettibile di tramutarsi in dissesto attivo in coincidenza di episodi idrodinamici parossistici. L’elevata energia di cui sono dotati detti corsi di acqua, hanno reso altresì possibile un elevato grado di trasporto solido. Raggiunta la fascia territoriale costiera, con la conseguente perdita dell’energia di trasporto, dovuta alle mutate condizioni clivometriche degli alvei, detti corsi d’acqua hanno depositato gli apporti clastici all’imbocco della piana alluvionale, determinando conoidi deiettivi ben disegnati e riconoscibili per i loro andamenti morfologici blandamente convessi. Figura 6 - Orto foto dei movimenti interessanti la Località Schipano di Falerna Scalo 4 In detta fascia territoriale costiera, per le favorevoli condizioni dettate dalla presenza di depositi clastici estremamente permeabili e dalla presenza dei citati corsi d’acqua, che smaltiscono parte delle acque collinari e montane, si è instaurata in profondità una falda idrica. Questa è resa evidente attraverso la miriade di pozzi dislocati lungo tutta la fascia costiera. Trattasi di falde d’acqua dolce generalmente statiche, il cui pelo libero, man mano che ci si approssima alla costa, è suscettibile d’innalzarsi e disporsi in prossimità del piano campagna. Da sottolineare, infine, la presenza di quella serie di stagni d’acqua salmastra che vanno sotto la denominazione locale di “maricelli” e che costituiscono una caratteristica peculiare per un buon tratto del paesaggio costiero meridionale di Gizzeria. LA FASCIA TERRITORIALE COLLINARE Si estende, senza soluzione di continuità, dall’alveo del torrente Cartolano a quello del torrente Zinnavo. Essa, pertanto, è molto estesa e presenta caratteri idro-geo-morfologici alquanto eterogenei e complessi. Tale paesaggio si compone di una serie di dorsali morfologiche che si succedono da Nord-Ovest a Sud-Est, delimitate dai corsi d’acqua del Castiglione, Grima, Vallone del Lauri, Tridattoli, Casale, Zinnavo, con i loro rami ed affluenti. Figura 7 – La grande frana di Borgo San Pietro Ne scaturisce, pertanto, un paesaggio morfologicamente variegato, a volte tormentato, che ovviamente impone un distinguo nell’utilizzazione ingegneristica. Il tratto di territorio compreso tra il torrente Cartolano ed il torrente Grima non sono suscettibili di utilizzo quelle aree di versante interessate da formazioni argillose e che presentano delle condizioni morfologiche poco inclini ad un’utilizzazione ingegneristica. In queste aree ricadono le località Borgo S. Pietro e Schipano, nonché la parte immediatamente a monte di “Torre Lupo” la quale presenta evidenti fenomeni di dissesto attivo. Nel tratto di territorio posto tra il torrente Grima ed il Vallone dei Lauri, riteniamo che non siano da utilizzare quelle aree collinari di versante interessate da formazioni argillose, e, ovviamente, quelle ove si realizzano condizioni morfologiche non idonee, con fenomenologie di dissesto allo stato attivo e potenziale. 5 Figura 8 - La grande frana che ha distrutto la strada di accesso a Borgo San Pietro Lo stesso dicasi per i versanti declinanti verso il “Vallone del Lauri”, ove le condizioni morfologiche e la vocazione prettamente idrologica, non consente alcuna forma di utilizzo ingegneristico e di pianificazione territoriale, a meno di realizzazioni di costruzioni rurali sparse, a servizio delle zone agricole esistenti. Al contrario sono perfettamente utilizzabili i pianori ed i crinali delle dorsali morfologiche, dove le vigenti condizioni morfologiche consentono una pianificazione territoriale, ad esempio del tipo espansione edilizia a carattere intensivo. È il caso di “Piano di Campilongo”, di “Piano di Martino”, di “Serra di Pirro”, “Piano di Limito”. Il torrente Tridattoli solca una vasta fascia di territorio, incidendo fortemente sul paesaggio e determinando, con la sua azione morfogenetica, una serie di disequilibri nelle