PTCP 2006 – Rapporto Ambientale

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PTCP 2006 – Rapporto Ambientale PTCP 2006 – Rapporto Ambientale 1 PTCP 2006 – Rapporto Ambientale Sub-ambiti compresi nell’AIL O - Nolano n° Sub-ambito Trame APR Ha 43 Nola - Colline RT 49-22 914 8,2% 44 Nola CPT 49-22 704 6,4% 45 Area di porta - CIS RS 15-22 2008 18,1% 46 da Cimitile a Cicciano CPR 49-22 716 6,5% 47 Comiziano - Casamarciano - Tufino CRT 49-22 976 8,8% 48 Piana di Liveri CR 22-16 556 5,0% 49 S.Gennaro V. - Palma C. CT 22-24-16 878 7,9% 50 Scisciano - Saviano CPR 22-16 985 8,9% 51 Piana tra Saviano e S.Gennaro V. RT 22-16 2470 22,3% 52 Roccarainola CR 49-22 871 7,9% 11078 100,0% Comuni ricadenti, in tutto o in parte, nei seguenti Sub-ambiti n° Sub-ambito N° Comuni* Ha Casamarciano 39,66%, Nola 37,76%, San Paolo Bel Sito 6,47%, Tufino 14,64%, 43 Nola - Colline 5 Visciano 1,47% 914 Nola 89,40%, San Vitaliano 0,31%, 44 Nola 3 Saviano 10,29% 704 Camposano 5,63%, Cicciano 16,64%, Cimitile 6,02%, Marigliano 0,01%, Nola 71,39%, 45 Area di porta - CIS 6 Roccarainola 0,30% 2008 Camposano 27,69%, Cicciano 43,36%, Cimitile 20,25%, 46 da Cimitile a Cicciano 4 Nola 8,69% 716 Camposano 2,25%, Casamarciano 29,96%, Cicciano 4,98%, Cimitile 0,43%, Comiziano 24,94%, Nola 0,30%, 47 Comiziano - Casamarciano - Tufino 7 Tufino 40,14% 976 Liveri 47,00%, Nola 14,19%, Palma Campania 0,02%, 48 Piana di Liveri 4 San Paolo Bel Sito 38,79% 556 Carbonara di Nola 1,99%, Nola 0,81%, Ottaviano 7,94%, Palma Campania 39,61%, 49 S.Gennaro V. - Palma C. 5 San Gennaro Vesuviano 49,65% 878 Nola 0,49%, San Vitaliano 7,08%, Saviano 65,57%, 50 Scisciano - Saviano 4 Scisciano 26,86% 985 Carbonara di Nola 2,82%, Nola 47,83%, Ottaviano 4,12%, Palma Campania 13,38%, San Gennaro Vesuviano 4,30%, San Paolo Bel Sito 0,90%, 51 Piana tra Saviano e S.Gennaro V. 7 Saviano 26,64% 2470 Cicciano 1,45%, 52 Roccarainola 2 Roccarainola 98,45% 871 *% di superficie comunale relativa al singolo sub-ambito 2 PTCP 2006 – Rapporto Ambientale Parte I Descrizione Ambiente Insediativo 1. Caratteristiche del territorio L’area Nolana presenta una conformazione particolarmente articolata dal punto di vista geo- morfologico, con ampie aree pianeggianti che si elevano dolcemente, a sud, verso il Vesuvio e a nord verso le dorsali dell’Appennino (monti del Partenio) e con una caratterizzazione geologica strettamente legata all’attività vulcanica e al dilavamento delle falde dei rilievi circostanti. L’area è costituita da depositi alluvionali e palustri, e da coperture di prodotti piroclastici eterometrici, a luoghi rimaneggiati ed a matrice prevalente compresi in un intervallo altimetrico di 0- 100 m (s.l.m.). i primi depositi sono caratterizzati da una permeabilità per pori, assai variabile ma in genere piuttosto bassa ed i secondi da una permeabilità che varia in funzione della granulometria prevalente. La vulnerabilità di tali aree è connessa, per le zone prossime ai rilievi carbonatici, alla propagazione del materiale franato; da una vulnerabilità della falda e pericolosità vulcana medio – alta. Predominano suoli ad alta biodiversità (57.0%) e suoli ad alta sensibilità ambientale (21.5%). I primi sono suoli vulcanici andici, generalmente profondi con orizzonti di superficie ricchi di sostanza organica e fertili. Questi suoli ed in particolare i suoli andici con orizzonte di superficie spesso su superfici neolitiche della pianura pedemontane sono riportati tra i geositi di interesse internazionale. I suoli ad alta sensibilità ambientale si trovano paesaggi pedologici colluviali del comprensorio. Si tratta di suoli molto delicati rispetto all’ambiente in cui essi sono inseriti. Nell’area manca una idrografia superficiale perenne e le acque che scendono dai rilievi non sono in grado di alimentare i corsi d’acqua per tutto l’anno, sia per l’irregolarità delle piogge che per la modesta capacità delle sorgenti. I corsi d’acqua più importanti che si originano da sorgenti sono quelli che provengono dai monti Avella, il torrente di Avella e quello del Gaudo. Il PTCP articola l’AIL nelle seguenti aree di specifico interesse: AIL O - Nolano Ha % Aree e componenti d'interesse naturalistico 115 1,0% Aree e componenti d'interesse storico culturale e paesaggistico 332 3,0% Aree e componenti d'interesse rurale 7538 68,0% Aree e componenti d'interesse urbano 3030 27,4% Aree di criticità e degrado 62 0,6% Aree complessive* 11078 100,0% 2. Aree di interesse naturalistico e rurale E’ la terza zona agricola della provincia per estensione (oltre 7500 ha), in cui predominano sistemi colturali frutticoli a media biodiversità che coprono il 64% della superficie totale. Nell’ultimo decennio è da segnalare l’aumento della superficie agricola in diversi comuni ed in particolare un consistente aumento della superficie investita a frutteti in tutta l’area. Le superfici urbanizzate rappresentano il 25% del totale. AREE DI INTERESSE NATURALISTICO FATTORI STRUTTURANTI Boschi di conifere e di latifolie 46 ha pari all’1% della superficie ALTRE AREE DI INTERESSE Aree a pascolo naturale pari a 24 ha 3 PTCP 2006 – Rapporto Ambientale AREE DI INTERESSE RURALE FATTORI STRUTTURANTI Frutteti e frutti minori (4578 ha pari al 51% della superficie) Sistemi colturali complessi (651 ha pari al 7% della superficie) ALTRE AREE DI INTERESSE Colture erbacee (765 ha pari al 9% della superficie) In quest’AIL i frutteti sono considerati fattori strutturanti del paesaggio in quanto ne caratterizzano non solo l’aspetto, ma anche l’economia da secoli, praticamente sin dalla comparsa dai primi insediamenti umani, come testimoniano ritrovamenti archeologici e numerose testimonianze storiche . L’agricoltura dell’area Nolana è caratterizzata da estesa frutticoltura con prevalenza del nocciolo nella parte settentrionale, con discreta presenza di melo e kaki, e dell’albicocco nella parte meridionale. Si tratta di sistemi colturali ad alta biodiversità, che consentono lo sviluppo di flora spontanea e la presenza di avifauna e di piccoli mammiferi. Il nocciolo è coltivato in Campania sin dall’antichità. Numerose testimonianze si rinvengono nella letteratura latina, già a partire dal III secolo avanti Cristo e da reperti archeologici. D'altra parte lo stesso nome del nocciolo, "Avellana", tratto da Linneo dalle antiche denominazioni, deriva la sua tipologia da un'antichissima città della Campania chiamata appunto Abella. Rientrano nel Programma Speciale di Sviluppo Locale TERRE ANTICHE DEL NOCCIOLO i comuni di Camposano, Carbonara di Nola, Casamarciano, Cicciano, Cimitile, Comiziano, Liveri, Nola, Palma Campania, Roccarainola, San Gennaro Ves., San Paolo Bel Sito, San Vitaliano, Saviano, Scisciano, Somma Ves.,Tufino, Visciano. L’albicocco viene riportato in Campania la prima volta da Gian Battista Della Porta, scienziato napoletano, che, nel 1583, nell'opera “Suae Villae Pomarium” distingue due tipi di albicocche: bericocche e crisomele, più pregiate. Da questo antico termine deriverebbe, quindi il napoletano “crisommole” ancora oggi usato per indicare le albicocche, e da cui sarebbero derivate, inoltre, le crisomele alessandrine, che ancora esistono nell'area vesuviana. La Campania è la regione più importante, nella coltivazione di albicocche, con quasi 50.000 tonnellate di prodotto, proveniente per la maggior parte dall'area vesuviana, che rappresenta circa l'80% della produzione regionale. Nell'area dei comuni vesuviani attualmente vi sono circa 2000 ettari di albicoccheti, con una produzione che in condizioni climatiche normali si dovrebbe attestare sui 400.000 quintali. La maggior parte è destinata al consumo fresco. Una quota variabile di anno in anno viene trasformata in nettari, ossia in succo e polpa, mentre una piccola parte viene trasformata in confetture, essiccati e canditi, e in ultimo una quota molto limitata è trasformata in prodotti surgelati e sciroppati. La mela annurca è presente da secoli nella nostra provincia ed attualmente è diffusa soprattutto nel Giuglianese, nell’area Flegrea e nell’agro Nolano. Deriva il suo nome da annorcola ed è citata sia da Plinio il vecchio (Mala Orcula) che da Gian Battista della Porta (Orcola) proprio in riferimento alla sua origine nella zona di Pozzuoli vicino all’ingresso negli inferi (Orco). Il kaki fu introdotto in Italia negli anni 20 e la regione Campania è stata per decenni il principale bacino di produzione europea. La provincia di Napoli in particolare detiene ancora il primato nazionale. E’ particolarmente diffuso nelle aree flegrea, vesuviana, acerrana e nolana, spesso allevato in sistemi colturali complessi (orti e frutteti consociati) caratterizzati da elevata biodiversità. 3. Fattori storici e caratteri recenti dell’insediamento rurale La rete centuriata romana, che rappresenta il sistema agrimensorio più caratteristico di tutta l’antichità classica ha fornito la trama su cui si sono insediate numerosissime masserie e casali che hanno costituito i capisaldi intorno ai quali è stato organizzato fino al dopoguerra tutto l’assetto territoriale dell’intera Piana campana, caratterizzando il paesaggio con le linee impresse dalla divisione geometrica degli antichi agrimensori militari romani per l’assegnazione di terre ai legionari veterani, rimarcate da filari di alberi frangivento e delimitatori. Le tre pianure ai piedi del Vesuvio (napoletana, sommese e sarnese) rappresentano un ottimo esempio della complessità delle tecniche di suddivisione del territorio in epoca romana. Infatti, sono state rinvenute ben 7 reti centuriate differenti per modulo e per estensione, tra le quali sono riconoscibili ancora delle tracce nella centuriazione Acerra-Atella ed in quella di Nola di Nuceria, che hanno conferito ai paesaggi agrari del territorio del Piano Campano la caratteristica suddivisione ortogonale. Negli ultimi decenni, l’equilibrio delle diverse componenti del territorio e del paesaggio è stato in parte compromesso dalla diffusa edificazione e dall’abbandono di alcune aree rilevanti dal punto di vista paesaggistico, culturale e insediativo (centri storic i degradati, aree archeologiche poco valorizzate, scarsa attenzione e tutela per alcune aree naturali rilevanti,…).
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