Doc. No. 11-566-H3 Rev. 0 - AGOSTO 2011

Edison Stoccaggio S.p.A. Milano, Italia Progetto di Trasformazione Studio di Impatto a Stoccaggio di Gas Naturale Ambientale del Giacimento Bagnolo Mella (BS) Quadro di Riferimento Ambientale

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Preparato da Firma Data

Carmine Della Corte 31 Agosto 2011

Martino Pedullà 31 Agosto 2011

Controllato da Firma Data

Chiara Valentini 31 Agosto 2011

Claudio Mordini 31 Agosto 2011

Approvato da Firma Data

Paola Rentocchini 31 Agosto 2011

Sottoscritto da Firma Data

Roberto Carpaneto 31 Agosto 2011

Rev. Descrizione Preparato da Controllato da Approvato da Sottoscritto da Data 0 Prima Emissione CDC/MRP CHV/CSM PAR RC Agosto 2011

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INDICE

Pagina ELENCO DELLE TABELLE V ELENCO DELLE FIGURE IN ALLEGATO VIII 1 INTRODUZIONE 1 2 ASPETTI METODOLOGICI PER LA VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI 3 2.1 MATRICE CAUSA-CONDIZIONE-EFFETTO 3 2.2 CRITERI PER LA STIMA DEGLI IMPATTI 4 2.3 CRITERI PER IL CONTENIMENTO DEGLI IMPATTI 5 3 DEFINIZIONE DELL’AMBITO TERRITORIALE DI RIFERIMENTO 6 3.1 INQUADRAMENTO GENERALE DELL’AREA 6 3.2 DEFINIZIONE DELL’AREA VASTA 6 3.2.1 Atmosfera 7 3.2.2 Ambiente Idrico 7 3.2.3 Suolo e Sottosuolo 7 3.2.4 Ecosistemi Naturali 7 3.2.5 Rumore 8 3.2.6 Paesaggio 8 3.2.7 Ecosistemi Antropici, Aspetti Socio-Economici, Salute Pubblica e Componente Agro- Alimentare 8 4 ATMOSFERA 9 4.1 INTERAZIONI TRA IL PROGETTO E LA COMPONENTE 9 4.2 DESCRIZIONE E CARATTERIZZAZIONE 10 4.2.1 Condizioni Climatiche Generali 10 4.2.2 Condizioni Climatiche Locali 11 4.2.3 Normativa di Riferimento sulla Qualità dell’Aria 14 4.2.4 Qualità dell’Aria 15 4.3 ELEMENTI DI SENSIBILITÀ DELLA COMPONENTE 20 4.4 VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI E MISURE DI MITIGAZIONE 20 4.4.1 Impatto sulla Qualità dell’Aria per Emissioni di Inquinanti Gassosi e Polveri in Fase di cantiere e Work-over 20 4.4.2 Impatto sulla Qualità dell’Aria per Emissioni Gassose di Centrale (Fase di Esercizio) 25 4.4.3 Impatto sulla Qualità dell’Aria per Emissioni da Torcia/Candela Fredda di Centrale (Fase di Esercizio) 28 5 AMBIENTE IDRICO 29 5.1 INTERAZIONI TRA IL PROGETTO E LA COMPONENTE 29 5.2 DESCRIZIONE E CARATTERIZZAZIONE 31 5.2.1 Acque Superficiali 31 5.2.2 Acque Sotterranee 36 5.2.3 Stato Qualitativo delle Acque Sotterranee 40 5.3 ELEMENTI DI SENSIBILITÀ DELLA COMPONENTE 42 5.4 VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI E MISURE DI MITIGAZIONE 43

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INDICE (Continuazione)

Pagina 5.4.1 Consumo di Risorse per Prelievi Idrici (Fase di Cantiere) 43 5.4.2 Contaminazione delle Acque e del Suolo per effetto di Spillamenti e Spandimenti Accidentali (Fase di Cantiere) 43 5.4.3 Interazione dei Fluidi di Perforazione con Sottosuolo e Falde Sotterranee (Fase di work-over pozzo) 45 5.4.4 Modifica del Drenaggio Superficiale e Interazioni con i Flussi Idrici Superficiali e Sotterranei (Fase di Cantiere e Fase di Esercizio) 45 5.4.5 Consumo di Risorse per Prelievi Idrici (Fase di Esercizio) 47 5.4.6 Alterazione delle Caratteristiche di Qualità delle Acque Superficiali dovute agli Scarichi Idrici (Fase di Esercizio) 47 5.4.7 Contaminazione delle Acque per effetto di Spillamenti e Spandimenti Accidentali (Fase di Esercizio) 48 6 SUOLO E SOTTOSUOLO 49 6.1 INTERAZIONI TRA IL PROGETTO E LA COMPONENTE 49 6.2 DESCRIZIONE E CARATTERIZZAZIONE 50 6.2.1 Geologia 50 6.2.2 Geomorfologia 52 6.2.3 Uso del Suolo 53 6.2.4 Capacità Protettiva del Suolo 55 6.2.5 Qualità dei Suoli 57 6.2.6 Sismicità 57 6.3 ELEMENTI DI SENSIBILITÀ DELLA COMPONENTE 62 6.4 VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI E MISURE DI MITIGAZIONE 63 6.4.1 Consumo di Risorse Naturali per Utilizzo di Materie Prime (Fase di Cantiere) 63 6.4.2 Gestione di Terre e Rocce da Scavo e Produzione di Rifiuti (Fase di Cantiere) 63 6.4.3 Occupazione/Limitazione d’Uso di Suolo (Fase di Cantiere e Fase di Esercizio) 66 6.4.4 Impatto Connesso ad Alterazioni dell’Assetto Geomorfologico e Induzione di Fenomeni di Instabilità per Posa della Condotta (Fase di Cantiere e Fase di sercizio) 69 6.4.5 Produzione di Rifiuti (Fase di Esercizio) 70 6.4.6 Alterazione Potenziale della Qualità del Suolo connessa a Spillamenti/Spandimenti (Fase di Esercizio) 71 7 RUMORE E VIBRAZIONI 72 7.1 INTERAZIONI TRA IL PROGETTO E LA COMPONENTE 72 7.2 DESCRIZIONE E CARATTERIZZAZIONE DELLA COMPONENTE RUMORE 73 7.2.1 Normativa Nazionale di Riferimento in Materia di Inquinamento Acustico 73 7.2.2 Normativa Regionale di Riferimento in Materia di Inquinamento Acustico 79 7.2.3 Zonizzazione Acustica Comunale e Limiti Acustici di Riferimento 81 7.2.4 Caratterizzazione del Clima Acustico Ante Operam 81 7.2.5 Identificazione dei Ricettori Acustici 83 7.3 CARATTERIZZAZIONE DELLA COMPONENTE VIBRAZIONI 85

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Pagina 7.3.1 Inquadramento Normativo sulle Vibrazioni 85 7.3.2 Individuazione dei Ricettori per la Componente Vibrazioni 89 7.4 ELEMENTI DI SENSIBILITÀ DELLA COMPONENTE 89 7.5 VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI E MISURE DI MITIGAZIONE 90 7.5.1 Emissioni Sonore durante le Attività di Cantiere 90 7.5.2 Emissione di Vibrazioni durante le Attività di Perforazione (Stima dell’Impatto e Misure di Mitigazione) 97 7.5.3 Emissione Sonore da componenti e macchinari presenti in Centrale (Fase di Esercizio) 97 7.5.4 Valutazione dell’Impatto Vibrazionale in Fase di Esercizio 101 8 VEGETAZIONE, FLORA, FAUNA ED ECOSISTEMI 102 8.1 INTERAZIONI TRA IL PROGETTO E LA COMPONENTE 102 8.2 DESCRIZIONE E CARATTERIZZAZIONE 103 8.2.1 Analisi della Vegetazione 104 8.2.2 Fauna e Avifauna 107 8.2.3 Aree Naturali Protette, Rete Natura 2000 ed IBA 108 8.3 ELEMENTI DI SENSIBILITÀ DELLA COMPONENTE 111 8.4 VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI E MISURE DI MITIGAZIONE 112 8.4.1 Danni alla Vegetazione e Disturbi alla Fauna per Emissione di Polveri ed Inquinanti (Fase di Cantiere e Fase di work-over pozzo) 112 8.4.2 Disturbi alla Fauna dovuti ad Emissioni Sonore (Fase di Cantiere e Fase di work-over pozzo) 113 8.4.3 Impatto per Consumi di Habitat per Specie Animali e Vegetali (Fase di Cantiere e Fase di Esercizio) 114 8.4.4 Danni alla Vegetazione per Emissione di Polveri ed Inquinanti e Disturbi alla Fauna per Emissioni Sonore (Fase di Esercizio) 115 9 ASPETTI STORICO-PAESAGGISTICI 116 9.1 INTERAZIONI TRA IL PROGETTO E LA COMPONENTE 116 9.2 DESCRIZIONE E CARATTERIZZAZIONE 117 9.2.1 Elementi Storico-Culturali e Aree Archeologiche 117 9.2.2 Aspetti Peasaggistici e Visibilità delle Aree di Intervento 119 9.2.3 Inquinamento Luminoso 123 9.3 ELEMENTI DI SENSIBILITÀ DELLA COMPONENTE 124 9.4 VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI E MISURE DI MITIGAZIONE 124 9.4.1 Impatto nei Confronti della Presenza di Segni dell’Evoluzione Storica del Territorio 124 9.4.2 Impatto Paesaggistico (Fase di Cantiere) 125 9.4.3 Impatto Percettivo Connesso alla Presenza di Nuove Strutture (Fase di work-over pozzo e Fase di Esercizio) 126 9.4.4 Impatto connesso all’Inquinamento Luminoso 134 10 ASPETTI SOCIO-ECONOMICI, COMPARTO AGRO-ALIMENTARE E INFRASTRUTTURE 136

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Pagina 10.1 INTERAZIONI TRA IL PROGETTO E LA COMPONENTE 136 10.2 DESCRIZIONE E CARATTERIZZAZIONE 137 10.2.1 Aspetti Demografici 137 10.2.2 Distribuzione e Caratteristiche degli Insediamenti 142 10.2.3 Aspetti Occupazionali 143 10.2.4 Agricoltura 144 10.2.5 Turismo 146 10.2.6 Infrastrutture di Trasporto 147 10.2.7 Comparto Agroalimentare 148 10.2.8 Salute Pubblica 152 10.3 ELEMENTI DI SENSIBILITÀ DELLA COMPONENTE 155 10.4 VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI E MISURE DI MITIGAZIONE 156 10.4.1 Limitazione/Perdite d’Uso del Suolo (Fase di Cantiere e Fase di Esercizio) 156 10.4.2 Disturbi alla Viabilità (Fase di Cantiere) 156 10.4.3 Impatto sulla Salute Pubblica Connesso al Rilascio di Inquinanti in Atmosfera (Fase di Cantiere e Fase di Esercizio) 157 10.4.4 Impatto sull’Occupazione (Fase di Cantiere e Fase di Esercizio) 160 10.4.5 Impatto connesso alla Richiesta di Servizi per Soddisfacimento Necessità Personale Coinvolto (Fase di Cantiere) 160 10.4.6 mpatto sulla Salute Pubblica per Emissioni Sonore (Fase di Cantiere e Fase di Esercizio) 160 10.4.7 Impatto dovuto ai Pericoli per la Salute Pubblica (Fase di Cantiere e Fase di Esercizio) 162 10.4.8 Impatto sulla Produzione Agroalimentare del Territorio (Fase di Cantiere e Fase di Esercizio) 163 10.4.9 Impatto dovuto al Contributo del progetto alla Sicurezza del Sistema Gas Naturale 163 RIFERIMENTI APPENDICE A: RELAZIONE DI MONITORAGGIO DEL CLIMA ACUSTICO ANTE-OPERAM (GIUGNO-LUGLIO 2011) APPENDICE B: VALUTAZIONE DI IMPATTO ACUSTICO

Si noti che nel presente documento i valori numerici sono riportati utilizzando la formulazione seguente: separatore delle migliaia = virgola (,) separatore decimale = punto(.)

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ELENCO DELLE TABELLE

Tabella No. Pagina Tabella 4.1: Atmosfera, Potenziale Incidenza delle Azioni di Progetto 10 Tabella 4.2: Precipitazioni Medie nella Stazione di (2007-2010) (ARPA Lombardia, 2009a e 2010 e sito web ARPA Lombardia) 11 Tabella 4.3: Temperature Medie Giornaliere nelle Stazioni di – Bagnano e Manerbio (2007- 2008) (ARPA Lombardia, 2010 e sito web ARPA Lombardia) 12 Tabella 4.4: Direzione e Velocità del Vento, Distribuzione delle Frequenze Annuali (‰), Centralina di Corzano-Bargnano, Anni 2007 – 2010 (Sito Web ARPA Lombardia) 12 Tabella 4.5: Frequenza Annuali (‰) delle Classe di Stabilità, Stazione SMAM di -, Anni 1952-1991 13 Tabella 4.6 : Valori Limite e Livelli Critici per i Principali Inquinanti Atmosferici, Decreto Legislativo 13 Agosto 2010, No.155 14 Tabella 4.7: Centraline di Monitoraggio della Qualità dell’Aria (Sito Web ARPA Lombardia) 16

Tabella 4.8: Concentrazioni di NO2, Valori Rilevati e Confronto con i Limiti Normativi (Sito Web ARPA Lombardia e Sito Web Brace Sinanet) 17 Tabella 4.9: Concentrazioni di Monossido di Carbonio, Valori Rilevati e Confronto con i Limiti Normativi (Sito Web ARPA Lombardia) 18 Tabella 4.10: Concentrazioni di Biossido di Zolfo, Valori Rilevati e Confronto con i Limiti Normativi (Sito Web ARPA Lombardia) 18

Tabella 4.11: Concentrazioni di PM10, Valori Rilevati e Confronto con i Limiti Normativi (Sito Web SINAnet-ISPRA e Sito Web ARPA Lombardia) 19

Tabella 4.12: Concentrazioni di PM2.5, Valori Rilevati e Confronto con i Limiti Normativi (Sito Web SINAnet-ISPRA e Sito Web ARPA Lombardia) 19 Tabella 4.13: Atmosfera, Elementi di Sensibilità e Potenziali Ricettori 20 Tabella 5.1: Ambiente Idrico, Potenziale Incidenza delle Azioni di Progetto 30 Tabella 5.2: Fiume Mella – Valore dell’Indice SECA dal 2001 al 2008 (ARPA Lombardia, 2009b) 35 Tabella 5.3: Classificazione degli Indici di Qualità per i Corsi d’Acqua Superficiali 35 Tabella 5.4: Fiume Mella – Valore dell’Indice IBE dal 2006 al 2008 (ARPA Lombardia, 2009b) 35 Tabella 5.5: Ubicazione Stazioni di Monitoraggio e Valori di Stato Chimico delle Acque Sotterranee - Anno 2009 (ARPA Lombardia, 2010) 41 Tabella 5.6: Ambiente Idrico, Elementi di Sensibilità e Potenziali Ricettori 42 Tabella 6.1: Suolo e Sottosuolo, Potenziale Incidenza delle Azioni di Progetto 50 Tabella 6.2: Regione Lombardia, Copertura e usi del suolo (ARPA Lombardia, 2009b) 53 Tabella 6.3: Copertura e Usi del Suolo nei Comuni di , Bagnolo Mella e Dello (ARPA Lombardia, 2009b) 54 Tabella 6.4: Suolo e Sottosuolo, Individuazione di Ricettori Potenziali ed Elementi di Sensibilità 63 Tabella 6.5: Terre e Rocce da Scavo - Volumi, Deposito e Destinazione 64 Tabella 6.6: Occupazione/Limitazioni Temporanee e Permanenti di Suolo 67 Tabella 7.1: Rumore e Vibrazioni, Potenziale Incidenza delle Azioni di Progetto 73 Tabella 7.2: Comuni con Piano Regolatore 74 Tabella 7.3: Classi per Zonizzazione Acustica del Territorio Comunale 75 Tabella 7.4: Valori di Qualità Previsti dalla Legge Quadro 447/95 78 Tabella 7.5: Rumorosità di Fondo e Limiti Acustici di Riferimento 82

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ELENCO DELLE TABELLE (Continuazione)

Tabella No. Pagina Tabella 7.6: Rumore, Principali Ricettori nel Territorio Circostante le Opere a Progetto 83 Tabella 7.7: Valori e livelli limite delle accelerazioni complessive ponderate in frequenza (UNI 9614) 87 Tabella 7.8: Valori delle Velocità di Vibrazione Ammissibili negli Edifici [mm/s] 89 Tabella 7.9: Principali Sorgenti Sonore in Funzione durante la Perforazione 92 Tabella 7.10: Clima Acustico Ante Operam e Post Operam 93 Tabella 7.11: Clima Acustico Post-Operam e Verifica del Rispetto dei Limiti Acustici 94 Tabella 7.12: Stima delle Emissioni Sonore, Cantiere Centrale e Cantiere Metanodotto 96 Tabella 7.13: Centrale di Trattamento e Compressione, Sorgenti di Rumore in Fase di Esercizio 98 Tabella 7.14: Centrale di Trattamento e Compressione, Fase di Erogazione, Clima Acustico Ante Operam e Post Operam 99 Tabella 7.15: Centrale di Trattamento e Compressione, Clima Acustico Post-Operam e Verifica del Rispetto dei Limiti Acustici 100 Tabella 8.1: Fauna ed Ecosistemi, Potenziale Incidenza delle Azioni di Progetto 103 Tabella 8.2: Vegetazione, Flora, Fauna ed Ecosistemi, Elementi di Sensibilità e Potenziali Ricettori 111 Tabella 9.1: Aspetti Storico-Paesaggistici, Potenziale Incidenza delle Azioni di Progetto 117 Tabella 9.2: Impatto Percettivo, Sensibilità Paesistica dei Siti 130 Tabella 9.3: Impatto Percettivo, Grado di Incidenza Paesistica 131 Tabella 10.1: Aspetti Socio-Economici, Infrastrutture e Patrimonio Agroalimentare, Salute Pubblica, Potenziale Incidenza delle Azioni di Progetto 137 Tabella 10.2: di Capriano del Colle, Bilancio Demografico (Anno 2010) 138 Tabella 10.3: Comune di Bagnolo Mella, Bilancio Demografico (Anno 2010) 139 Tabella 10.4: Comune di Dello, Bilancio Demografico (Anno 2010) 141 Tabella 10.5: Insediamenti nel Territorio Circostante le Opere a Progetto 142 Tabella 10.6: Attività economiche in Provincia di Brescia (I trimestre 2011) 143 Tabella 10.7: Coltivazioni Provincia di Brescia , Superficie e Produzione (ISTAT 2011, Sito Web) 144 Tabella 10.8: Comuni di Capriano del Colle, Bagnolo Mella e Dello - Numero di Aziende Agricole per Forma di Conduzione 145 Tabella 10.9: Comune di Capriano del Colle Bagnolo Mella e Dello - Superficie Agricola Utilizzata (SAU) per Forma di Conduzione 145 Tabella 10.10: Capacità Recettiva nei Comuni di Interesse (Anno 2009) 147 Tabella 10.11: Distretto 3 Brescia Est, Morti osservati e attesi nel periodo, rapporto osservati/attesi (SMR) – Gruppi di Cause (ASL Brescia, 2007) 153 Tabella 10.12: Distretto 8 Bassa Bresciana Occidentale, Morti osservati e attesi nel periodo, rapporto osservati/attesi (SMR) – Gruppi di Cause (ASL Brescia, 2007) 154 Tabella 10.13: Distretto 9 Bassa Bresciana Centrale, Morti osservati e attesi nel periodo, rapporto osservati/attesi (SMR) – Gruppi di Cause (ASL Brescia, 2007) 154 Tabella 10.14: Componente Agroalimentare, Aspetti Socio-Economici, Infrastrutture e Salute Pubblica, Individuazione di Ricettori Potenziali ed Elementi di Sensibilità 155 Tabella 10.15: Composti Azoto 158 Tabella 10.16: Livelli Sonori Tipici 161

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ELENCO DELLE FIGURE NEL TESTO

Figura No. Pagina Figura 4.a: Ubicazione delle Stazioni di Monitoraggio della rete ARPA Lombardia (ARPA Lombardia, 2009a) 17 Figura 5.a: Bacino Idrografico del Fiume Oglio (Adb del Fiume Po, non datato) 31 Figura 5.b: Immissione della Roggia Movica nel Fiume Mella 33 Figura 5.c:Rete di Monitoraggio dei Corpi Idrici Superficiali (Adb Po, 2010) 34 Figura 5.d: Divisione del settore centrale di pianura a Nord del Po in bacini Idrogeologici e Settori (AdB Po, 2006) 37 Figura 5.e: Aree di Riserve e di Ricarica e Captazione ad Uso Potabile (Regione Lombardia, 2006) 38 Figura 5.f: Carta delle Isopieze della Pianura Bresciana (Comune di Bagnolo Mella, 2010) 39 Figura 6.a: Nord Italia, Zonazione Sismogenetica ZS9 (INGV, 2011 - Sito Web) 57 Figura 6.b: Nord Italia, Distribuzione delle Sorgenti Sismogenetiche (INGV, 2011 - Sito Web) 58 Figura 6.c: Dettaglio delle Classi di Accelerazione per l’area di interesse (INGV, 2011 - Sito Web) 60 Figura 6.d: Carta della Pericolosità Sismica Locale, Comune di Capriano del Colle 61 Figura 6.e: Carta Geotecnica della Pericolosità Sismica Locale, Comune di Bagnolo Mella 62 Figura 7.a: Principali Ricettori Circostanti la Centrale 84 Figura 7.b: Principali Ricettori Lungo il Metanodotto 84 Figura 7.c: Principali Ricettori Circostanti la Stazione di Misura 85 Figura 8.a: Tipologie Vegetazionali ed Ambientali nell’Area di Interesse 104 Figura 8.b: Sambuco lungo la Roggia Movica 105 Figura 8.c: Pioppi (a destra nella foto) lungo la Roggia Movica 106 Figura 8.d: Platani lungo la Roggia Movica 106 Figura 8.e: Filare alberato ai margini di un campo 107 Figura 8.f: Localizzazione Parco Regionale del Monte Netto 108 Figura 9.a: Centrale e Strada sterrata di Accesso, Vista da Nord (da SP 75) 120 Figura 9.b: Centrale, Vista da Nord-Ovest 121 Figura 9.c: Centrale, Vista da Sud 121 Figura 9.d: Centrale, Vista dalla Cascina Migliorati (Sud-Est) 122 Figura 9.e: Stazione di Misura, Vista da Sud 122 Figura 9.f: Area Stazione di Misura, Vista da Est 123 Figura 10.a: Popolazione Capriano del Colle 2001 – 2010 139 Figura 10.b: Popolazione Bagnolo Mella 2001 – 2010 140 Figura 10.c: Popolazione Dello 2001 – 2010 141 Figura 10.d: Arrivi di Italiani e stranieri negli esercizi ricettivi, Anni 2000-2007 146 Figura 10.e: Zone di Produzione (Zdp) D.O.C. nell’Area di Interesse 151 Figura 10.f: Vini IGT nel territorio a Sud di Brescia (Provincia di Brescia, 2011 – Sito Web) 151 Figura 10.g: Vigneti e Boschi nell’Area del Monte Netto 152

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ELENCO DELLE FIGURE IN ALLEGATO

Figura Titolo Figura 1.1 Inquadramento Territoriale Figura 1.2 Localizzazione delle Opere a Progetto Figura 2.1 Matrice Causa-Condizione-Effetto, Schema Tipo applicabile a Centrale e Metanodotto Figura 2.2 Matrice Causa-Condizione-Effetto, Schema Tipo per Attività di Perforazione Figura 4.1 Caratterizzazione Meteoclimatica, Rosa dei Venti, Centralina di Corzano Bargnano (Anni 2007-2010) Figura 4.2 Fase di Work-over Pozzo, Analisi di Dispersione di Inquinanti, Mappa delle Concentrazioni di NOx in Atmosfera al Livello del Suolo Figura 4.3 Fase di Work-over Pozzo, Analisi di Dispersione di Inquinanti, Mappa delle Concentrazioni di PM10 in Atmosfera al Livello del Suolo Figura 4.4 Cantieri del Metanodotto e della Centrale, Analisi di Dispersione di Inquinanti, Mappa delle Concentrazioni di NOx in Atmosfera al Livello del Suolo Figura 4.5 Cantieri del Metanodotto e della Centrale, Analisi di Dispersione di Inquinanti, Mappa delle Concentrazioni di PM10 in Atmosfera al Livello del Suolo Figura 4.6 Fase di Esercizio, Analisi di Dispersione di Inquinanti, Mappa delle Concentrazioni di NOx in Atmosfera al Livello del Suolo Figura 4.7 Fase di Esercizio, Analisi di Dispersione di Inquinanti, Mappa delle Concentrazioni di Polveri in Atmosfera al Livello del Suolo Figura 4.8 Fase di Esercizio, Analisi di Dispersione di Inquinanti, Mappa delle Concentrazioni di CO e COV in Atmosfera al Livello del Suolo Figura 5.1 Reticolo Idrografico Figura 5.2 Carta Idrogeologica e del Sistema Idrografico Figura 5.3 Carta di Soggiacenza e Vulnerabilità della Falda, Comune di Bagnolo Mella Figura 5.4 Carta delle Aree Vulnerabili dal Punto di Vista Idraulico e Idrogeologico, Comune di Capriano del Colle Figura 6.1 Carta Geologica Figura 6.2 Carta Geologica e Geomorfologica, Comune di Capriano del Colle Figura 6.3 Carta Litologica, Comune di Bagnolo Mella Figura 6.4 Carta dell’Uso del Suolo Figura 6.5 Carta della Capacità Protettiva dei Suoli nei Confronti delle Acque Superficiali e Sotterranee Figura 7.1 Simulazione di Impatto Acustico, Mappa delle Emissioni Sonore in Fase di Work-over Pozzo Figura 7.2 Simulazione di Impatto Acustico, Mappa delle Emissioni Sonore in Fase di Esercizio della Centrale (Fase di Erogazione) Figura 9.1 Paesaggio, Punti di Ripresa dalla Centrale, Vista Ovest e Nord Figura 9.2 Paesaggio, Punti di Ripresa dalla Centrale, Vista Est e Sud Figura 9.3 Paesaggio, Punti di Ripresa dalla Stazione di Misura Figura 9.4 Modello Planovolumetrico, Impianto di perforazione Figura 9.5 Modello Planovolumetrico, Centrale di Trattamento e Compressione

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ELENCO DELLE FIGURE IN ALLEGATO (Continuazione)

Figura Titolo Figura 9.6 Modello Planovolumetrico, Stazione di Misura Figura 9.7 Fotoinserimento della Fase di work-over pozzo, Vista da Nord-Ovest Figura 9.8 Fotoinserimento della Centrale (Fase di Esercizio), Vista da Nord-Ovest Figura 9.9 Fotoinserimento della Centrale (Fase di Esercizio), Vista da Sud Figura 9.10 Fotoinserimento della Stazione di Misura, Vista da Sud Figura 10.1 Infrastrutture di Trasporto Figura 10.2 Aspetti Insediativi, Cascine circostanti le Opere a Progetto

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Doc. No. 11-566-H3 Rev. 0 – Agosto 2011

RAPPORTO STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE PROGETTO DI TRASFORMAZIONE A STOCCAGGIO DI GAS NATURALE DEL GIACIMENTO BAGNOLO MELLA (BS)

1 INTRODUZIONE Edison Stoccaggio S.p.A. e Retragas S.r.l. (Gruppo ASM Brescia) hanno presentato istanza di concessione di stoccaggio denominata “Bagnolo Mella Stoccaggio” in data 17 Settembre 2007, la quale ha avuto parere favorevole della commissione CIRM (Commissione per gli Idrocarburi e le Risorse Minerarie). Il progetto di riconversione, che prevede di esercire lo stoccaggio con pressione massima di esercizio pari alla pressione originaria del giacimento, comprende la realizzazione delle seguenti opere, tutte ubicate in Provincia di Brescia:  work-over del pozzo Bagnolo Mella 8 (BM-8), unico pozzo a servizio dello stoccaggio, e costruzione della Centrale di Trattamento e Compressione (Centrale). Le opere saranno realizzate ampliando l’area attualmente occupata dall’area pozzo BM-8, ubicato in Comune di Capriano del Colle (in prossimità di Cascina Movico);  posa di un metanodotto (DN 200, 8”) di lunghezza pari a circa 3.2 km per la connessione della Centrale alla Rete Nazionale Gasdotti (RNG) e realizzazione di una stazione di misura nel punto di allaccio alla rete, in Comune di Bagnolo Mella. Oltre a quest’ultimo, il tracciato del metanodotto interessa il territorio dei Comuni di Capriano del Colle e Dello. Il nuovo campo di stoccaggio avrà capacità stimata di working gas pari a 88 MSm3, portata di punta in erogazione e in iniezione pari a 0.6 MSm3/g. Il cushion gas si stima pari a 18 MSm3. L’inquadramento territoriale dell’area è riportato in Figura 1.1 in scala 1:50,000 e in Figura 1.2 su base Carta Tecnica Regionale in scala 1:25,000. Con riferimento al progetto di conversione in stoccaggio come sopra definito, il presente documento costituisce il Quadro di Riferimento Ambientale dello Studio di Impatto Ambientale, predisposto ai sensi dell’Articolo 4 del DPCM 27 Dicembre 1988. L’elaborato fornisce l’individuazione, l’analisi e la quantificazione di tutte le possibili interazioni del progetto con l’ambiente e il territorio circostante. In questa sezione dello studio, a partire dalla caratterizzazione e dall’analisi delle singole componenti ambientali, vengono descritti il sistema ambientale di riferimento e le eventuali interferenze con l’opera a progetto. A livello operativo, nella redazione del Quadro di Riferimento Ambientale si è proceduto a:  effettuare un’analisi conoscitiva preliminare, riportata ai Capitoli 2 e 3, in cui:  sono stati identificati i fattori di impatto collegati all’opera, in base a cui selezionare le componenti ambientali sulle quali sono prodotte le potenziali interferenze (la

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metodologia adottata è basata sulla matrice Causa-Condizione-Effetto),  è stata individuata un’area vasta preliminare nella quale inquadrare tutte le potenziali influenze dell’opera;  realizzare, per le varie componenti ambientali individuate, l’analisi di dettaglio. Individuato con esattezza l’ambito di influenza, sono stati effettuati studi specialistici su ciascuna componente, riportati nei Capitoli da 4 a 10, attraverso un processo generalmente suddiviso in tre fasi:  caratterizzazione dello stato attuale,  identificazione e stima degli impatti,  definizione delle misure di mitigazione e compensazione, ove significativo. Sono state inoltre predisposte l’Appendice A, nella quale sono riportati i risultati della campagna di monitoraggio del clima acustico effettuata nel mese di Giugno 2011 presso i ricettori più prossimi all’area di Centrale, e l’Appendice B, dedicata alla valutazione di impatto acustico (firmata da tecnico competente).

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2 ASPETTI METODOLOGICI PER LA VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI Nel presente capitolo sono indicati gli aspetti metodologici a cui si è fatto riferimento nel presente studio per la valutazione degli impatti dell’opera. In particolare sono descritti:  l’approccio metodologico seguito per l’identificazione degli aspetti potenziali dell’opera, basato sulla costruzione della matrice causa-condizione-effetto (Paragrafo 2.1);  i criteri adottati per la stima degli impatti (Paragrafo 2.2);  i criteri adottati per il contenimento degli impatti (Paragrafo 2.3).

2.1 MATRICE CAUSA-CONDIZIONE-EFFETTO Lo studio di impatto ambientale si pone l’obiettivo, in primo luogo, di identificare i possibili impatti significativi sulle diverse componenti ambientali, sulla base delle caratteristiche essenziali dell’opera e dell’ambiente, e quindi di stabilire gli argomenti di studio su cui avviare la successiva fase di analisi e previsione degli impatti. Più esplicitamente, per il progetto in esame, è stata seguita la metodologia delle “matrici coassiali del tipo Causa-Condizione-Effetto”, per identificare, sulla base di considerazioni di causa-effetto e di semplici scenari evolutivi, gli impatti potenziali che la realizzazione dell’opera potrebbe causare. La metodologia è basata sulla composizione di una griglia che evidenzia le interazioni tra opera ed ambiente e si presta particolarmente per la descrizione organica di sistemi complessi, quale quello qui in esame, in cui sono presenti numerose variabili. L’uscita sintetica sotto forma di griglia può inoltre semplificare il processo graduale di discussione, verifica e completamento. A livello operativo si è proceduto alla costruzione di liste di controllo (checklist), sia del progetto che dei suoi prevedibili effetti ambientali nelle loro componenti essenziali, in modo da permettere una analisi sistematica delle relazioni causa-effetto, sia dirette che indirette. L’utilità di questa rappresentazione sta nel fatto che vengono mantenute in evidenza tutte le relazioni intermedie, anche indirette, che concorrono a determinare l’effetto complessivo sull’ambiente. In particolare sono state individuate quattro checklist così definite:  le Componenti Ambientali influenzate, con riferimento sia alle componenti fisiche che a quelle socio-economiche, in cui è opportuno che il complesso sistema dell’ambiente venga disaggregato per evidenziare ed analizzare a che livello dello stesso agiscano i fattori causali sopra definiti. Le componenti ambientali a cui si è fatto riferimento sono quelle definite al Paragrafo 3.2;  le Attività di Progetto, cioè l’elenco delle caratteristiche del progetto in esame scomposto secondo fasi operative ben distinguibili in funzione del tipo di impatto che possono produrre (costruzione, esercizio e chiusura). L’individuazione delle principali attività connesse alla realizzazione dell’opera, suddivise con riferimento alla fase di costruzione e alla fase di esercizio, è riportata nel Quadro di Riferimento Progettuale;

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 i Fattori Causali di Impatto, cioè le azioni fisiche, chimico-fisiche o socio-economiche che possono essere originate da una o più delle attività proposte e che sono individuabili come potenziali cause di oggettivi e specifici impatti;  gli Impatti Potenziali, cioè le variazioni delle attuali condizioni ambientali che possono prodursi come conseguenza diretta delle attività proposte e dei relativi fattori causali, oppure come conseguenza del verificarsi di azioni combinate o di effetti sinergici. A partire dai fattori causali di impatto definiti come in precedenza descritto si può procedere alla identificazione degli impatti potenziali, con riferimento ai quali effettuare la stima della loro entità. Per l’opera in esame la definizione degli impatti potenziali è stata condotta con riferimento alle singole componenti ambientali individuate ed è esplicitata, per ciascuna componente, nei Capitoli da 4 a 10. Sulla base di tali liste di controllo si è proceduto alla composizione delle matrici Causa- Condizione-Effetto, presentate in Figura 2.1 (Centrale di trattamento e compressione, Metanodotto di collegamento alla SRG e Stazione di Misura) e Figura 2.2 (Attività di Work- over), nelle quali sono individuati gli effetti ambientali potenziali. La matrice Causa- Condizione-Effetto è stata utilizzata quale strumento di verifica, dalla quale sono state progressivamente eliminate le relazioni non riscontrabili nella realtà o ritenute non significative, ed in cui sono state evidenziate, nelle loro subarticolazioni, quelle principali. Lo studio si è concretizzato, quindi, nella verifica dell’incidenza reale degli impatti potenziali in funzione delle effettive condizioni localizzative e progettuali e sulla base delle risultanze delle indagini settoriali, inerenti le diverse componenti ambientali. Questa fase, definibile anche come fase descrittiva del sistema “impatto-ambiente”, assume sin dall’inizio un significato centrale, in quanto è dal suo risultato che deriva la costruzione dello scenario delle situazioni e correlazioni su cui è stata articolata l’analisi di impatto complessiva presentata ai capitoli successivi. Il quadro che ne emerge, delineando i principali elementi di impatto potenziale, orienta infatti gli approfondimenti richiesti dalle fasi successive e consente di discriminare tra componenti ambientali con maggiori o minori probabilità di impatto. Da essa procede, inoltre, la descrizione più approfondita del progetto stesso e delle eventuali alternative tecnico-impiantistiche possibili, così come dello stato attuale dell’ambiente e delle sue tendenze naturali di sviluppo, che sono oggetto di studi successivi.

2.2 CRITERI PER LA STIMA DEGLI IMPATTI L’analisi e la stima degli impatti hanno lo scopo di fornire la valutazione degli impatti medesimi rispetto a criteri prefissati dalle norme, eventualmente definiti per lo specifico caso. Tale fase rappresenta quindi la sintesi e l’obiettivo dello studio d’impatto. Per la valutazione degli impatti è necessario definire criteri espliciti di interpretazione che consentano, ai diversi soggetti sociali ed individuali che partecipano al procedimento di VIA, di formulare i giudizi di valore. Tali criteri, indispensabili per assicurare una adeguata obiettività nella fase di valutazione, permettono di definire la significatività di un impatto e sono relativi alla definizione di:  impatto reversibile o irreversibile;  impatto a breve o a lungo termine;  scala spaziale dell’impatto (locale, regionale, etc.);

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 impatto evitabile o inevitabile;  impatto mitigabile o non mitigabile;  entità dell’impatto;  frequenza dell’impatto;  capacità di ammortizzare l’impatto;  concentrazione dell’impatto su aree critiche. Il riesame delle ricadute derivanti dalla realizzazione dell’opera sulle singole componenti ambientali si pone quindi l’obiettivo di definire un quadro degli impatti più significativi prevedibili sul sistema ambientale complessivo, indicando inoltre le situazioni transitorie attraverso le quali si configura il passaggio dalla situazione attuale all’assetto di lungo termine. Si noti che le analisi condotte sulle singole componenti ambientali, essendo impostate con l’ausilio delle matrici Causa-Condizione-Effetto, già esauriscono le valutazioni di carattere più complessivo e considerano al loro interno le interrelazioni esistenti tra le diverse configurazioni del sistema. Nel caso dell’opera in esame la stima degli impatti è stata condotta con riferimento alle singole componenti ambientali a partire dagli impatti potenziali individuati; il risultato di tale attività è esplicitato, con riferimento a ciascuna componente ambientale, nei Capitoli da 4 a 10.

2.3 CRITERI PER IL CONTENIMENTO DEGLI IMPATTI La mitigazione e compensazione degli impatti rappresentano non solamente un argomento essenziale in materia di VIA, ma anche un fondamentale requisito normativo (Articolo 4 del DPCM 27 Dicembre 1988). Questa fase consiste nel definire quelle azioni da intraprendere a livello di progetto per ridurre eventuali impatti negativi su singole variabili ambientali. È infatti possibile che la scelta effettuata nelle precedenti fasi di progettazione, pur costituendo la migliore alternativa in termini di effetti sull’ambiente, induca impatti significativamente negativi su singole variabili del sistema antropico-ambientale. A livello generale possono essere previste le seguenti misure di mitigazione e di compensazione:  evitare l’impatto completamente, non eseguendo un’attività o una parte di essa;  minimizzare l’impatto, limitando la magnitudo o l’intensità di un’attività;  rettificare l’impatto, intervenendo sull’ambiente danneggiato con misure di riqualificazione e reintegrazione;  ridurre o eliminare l’impatto tramite operazioni di salvaguardia e di manutenzione durante il periodo di realizzazione e di esercizio dell’intervento;  compensare l’impatto, procurando o introducendo risorse sostitutive. Le azioni mitigatrici devono tendere pertanto a ridurre tali impatti avversi, migliorando contestualmente l’impatto globale dell’intervento proposto. Per l’opera in esame l’identificazione delle misure di mitigazione e compensazione degli impatti è stata condotta con riferimento alle singole componenti ambientali e in funzione degli impatti stimati ed è esplicitata, per ciascuna componente, nei Capitoli da 4 a 10.

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3 DEFINIZIONE DELL’AMBITO TERRITORIALE DI RIFERIMENTO Nel presente Capitolo viene definito l’ambito territoriale di interesse per lo studio, inteso come sito di localizzazione dell’opera e area vasta nella quale possono essere risentite le interazioni potenziali indotte dalla realizzazione dell’opera.

3.1 INQUADRAMENTO GENERALE DELL’AREA Le opere a progetto sono ubicate in Provincia di Brescia, a una distanza di circa 15 km in direzione Sud dalla città di Brescia. In particolare:  la Centrale di trattamento e compressione è localizzata nell’area meridionale del Comune di Capriano del Colle (tra Cascina Movico e Cascina Migliorati). La frazione abitativa più prossima è Capriano del Colle (Comune di Dello), ubicata circa 1 km ad Ovest della Centrale;  il metanodotto per la connessione della Centrale alla RNG, di lunghezza pari a circa 3,200 m, interessa i territori dei Comuni di Capriano del Colle, Dello e Bagnolo Mella;  la Stazione di misura verrà realizzata in prossimità dell’esistente Punto di Intercettazione di Linea (P.I.L.) del metanodotto Snam R.G. 34” Zimella (Vr) – Sergnano (Cr), nella parte Sud-Occidentale del Comune di Bagnolo Mella. L’intera area è pianeggiante (circa 80 m s.l.m.), principalmente dedicata alla maiscoltura per l’allevamento, ed è caratterizzata da un esteso sistema di rogge e canali irrigui. Interrompono l’uniformità del paesaggio soltanto alcuni filari di alberi, che costituiscono la naturale partizione tra i campi, e i casolari, quasi tutti trasformatisi in efficienti “centri di produzione” attrezzati di stalle, porcilaie, silos, magazzini, ecc.

3.2 DEFINIZIONE DELL’AREA VASTA L’ambito territoriale di riferimento utilizzato per il presente studio (area vasta) non è stato definito rigidamente; sono state invece determinate diverse aree soggette all’influenza potenziale derivante dalla realizzazione del progetto, con un procedimento di individuazione dell’estensione territoriale all’interno della quale si sviluppa e si esaurisce la sensibilità dei diversi parametri ambientali agli impulsi prodotti dalla realizzazione ed esercizio dell’intervento. Tale analisi è stata condotta principalmente sulla base della conoscenza del territorio e dei suoi caratteri ambientali, consentendo di individuare le principali relazioni tra tipologia dell’opera e caratteristiche ambientali. L’identificazione di un’area vasta preliminare è dettata dalla necessità di definire, preventivamente, l’ambito territoriale di riferimento nel quale possono essere inquadrati tutti i potenziali effetti della realizzazione dell’opera e all’interno del quale realizzare tutte le analisi specialistiche per le diverse componenti ambientali di interesse. Il principale criterio di definizione dell’ambito di influenza potenziale dell’opera è funzione della correlazione tra le caratteristiche generali dell’area di inserimento e i potenziali fattori di impatto ambientale determinati dall’opera in progetto ed individuati dall’analisi

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preliminare. Tale criterio porta ad individuare un’area oltre la quale si ritengono esauriti o non avvertibili gli effetti dell’opera. Su tali basi, si possono definire le caratteristiche generali dell’area vasta preliminare:  ogni potenziale interferenza sull’ambiente direttamente o indirettamente dovuta alla realizzazione dell’opera deve essere sicuramente trascurabile all’esterno dei confini dell’area vasta preliminare;  l’area vasta preliminare deve includere tutti i ricettori sensibili ad impatti anche minimi sulle diverse componenti ambientali di interesse;  l’area vasta preliminare deve avere caratteristiche tali da consentire il corretto inquadramento dell’opera in progetto nel territorio in cui verrà realizzata. La selezione dell’area vasta preliminare è stata oggetto di verifiche successive durante i singoli studi specialistici per le diverse componenti, con lo scopo di assicurarsi che le singole aree di studio definite a livello di analisi fossero effettivamente contenute all’interno dell’area vasta preliminare.

3.2.1 Atmosfera Data la tipologia di opera, e in considerazione degli scopi del presente studio, l’analisi della componente è stata condotta a livello generale, mediante un inquadramento delle condizioni meteoclimatiche regionali. Sono stati inoltre riportati i dati locali di temperatura e piovosità. La caratterizzazione di dettaglio del regime anemologico è stata effettuata mediante l’analisi dei venti della stazione meteorologica di Corzano – Bagnano, ubicata nelle vicinanze delle opere a progetto. Sono stati inoltre riportati i dati di qualità dell’aria delle stazioni di misura ARPAL più prossime all’area di intervento.

3.2.2 Ambiente Idrico Lo studio di caratterizzazione di questa componente ha preso in esame le risorse idriche superficiali e sotterranee. Per quanto concerne le risorse idriche superficiali l’analisi è stata condotta con riferimento particolare al Fiume Mella e al reticolo idrografico sotteso. Per quanto riguarda le risorse idriche sotterranee si è fatto riferimento al più ampio acquifero del Bacino Idrogeologico di Pianura “Oglio-Mincio”.

3.2.3 Suolo e Sottosuolo Lo studio di caratterizzazione di questa componente ha preso in esame gli aspetti geologico strutturali, geomorfologici e la sismicità sia a livello provinciale/regionale sia a scala locale. L’uso del suolo è stato descritto anche in maniera dettagliata con riferimento all’area interessata dalla realizzazione degli interventi in progetto (raggio di circa 1km).

3.2.4 Ecosistemi Naturali La descrizione e la caratterizzazione della componente è stata condotta attraverso un inquadramento generale degli aspetti ecologici e naturalistici (flora e fauna) dell’area di interesse. Le opere a progetto non interessano direttamente Siti Natura 2000 e Aree Naturali Protette. Particolare attenzione è stata posta alla presenza del Parco Agricolo Regionale del Monte Netto, il cui confine meridionale dista circa 1 km dalla Centrale.

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3.2.5 Rumore Le aree interessate degli interventi sono ad uso prevalente agricolo; in base a quanto stabilito dalle zonizzazioni acustiche comunali, esse ricadono tutte in Classe III. Nelle aree più prossime alla Centrale, nel mese di Giugno 2011, è stata condotta una campagna di misura del rumore presso 2 ricettori.

3.2.6 Paesaggio La descrizione e la caratterizzazione della componente è stata eseguita con riferimento sia agli aspetti storico-archeologici, sia agli aspetti legati alla percezione visiva. In una prima fase sono stati individuati gli elementi storico-culturali, archeologici e gli elementi di interesse paesaggistico presenti nell’area vasta e successivamente, a seguito delle informazioni direttamente acquisite durante il sopralluogo condotto in sito nel mese di Maggio 2010, è stata effettuata un analisi di dettaglio relativa alle aree interessate dagli interventi in progetto.

3.2.7 Ecosistemi Antropici, Aspetti Socio-Economici, Salute Pubblica e Componente Agro-Alimentare L’analisi delle componenti è stata condotta mediante descrizioni generali a livello regionale e provinciale ed attraverso l’analisi più approfondita degli aspetti di interesse locale. Nell’ambito della caratterizzazione sono stati considerati gli aspetti demografici-insediativi, occupazionali-produttivi, quelli legati alle attività agricole, al turismo ed alla salute pubblica. Sono state inoltre evidenziate le componenti insediative ed infrastrutturali più prossime all’area di intervento.

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4 ATMOSFERA Obiettivo della caratterizzazione dello stato di qualità dell’aria e delle condizioni meteoclimatiche è quello di stabilire la compatibilità ambientale di:  eventuali emissioni, anche da sorgenti mobili (traffico terrestre);  eventuali cause di perturbazione meteoclimatiche con le condizioni naturali. Si evidenzia che la realizzazione del progetto di conversione in stoccaggio e il successivo esercizio dell’infrastruttura:  comporteranno emissioni in atmosfera in fase di cantiere e in fase di esercizio, così come riassunto al successivo Paragrafo 4.1;  non saranno causa di alcuna perturbazione meteoclimatica. Il presente Capitolo è così strutturato:  il Paragrafo 4.1 riassume le interazioni tra il progetto (fase di costruzione, fase di work- over pozzo e fase di esercizio) e la componente atmosfera;  il Paragrafo 4.2 riporta, per l’area di interesse, la descrizione dello stato attuale della componente atmosfera. Tale descrizione è stata condotta attraverso la definizione delle condizioni meteoclimatiche generali, con particolare riferimento al regime anemologico, e allo stato di qualità dell’aria;  nel Paragrafo 4.3 sono riassunti gli elementi di sensibilità della componente;  il Paragrafo 4.4 quantifica gli impatti ambientali e descrive le misure di mitigazione previste.

4.1 INTERAZIONI TRA IL PROGETTO E LA COMPONENTE Le interazioni tra il progetto e la componente atmosfera possono essere così riassunte:  fase di work-over pozzo:  emissioni di inquinanti in atmosfera attraverso i fumi di combustione prodotti dai generatori diesel che alimentano l’impianto di perforazione,  emissioni in atmosfera connesse al traffico indotto;  fase di cantiere. Le attività di costruzione della Centrale, l’installazione delle attrezzature di superficie in area pozzo e la posa in opera del metanodotto determineranno:  emissioni di inquinanti gassosi in atmosfera dai motori dei mezzi impegnati nelle attività di costruzione,  emissioni di polveri in atmosfera come conseguenza delle attività di costruzione (movimenti terra, transito mezzi, etc.),  emissioni in atmosfera connesse al traffico indotto;  fase di esercizio:  emissioni di inquinanti dalle sorgenti presenti in Centrale,

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 emissioni in atmosfera connesse al traffico indotto. Sulla base dei dati progettuali e delle interazioni con l’ambiente riportate nel Quadro di Riferimento Progettuale, la valutazione qualitativa delle potenziali incidenze delle azioni di progetto sulla componente in esame è riassunta nella seguente tabella.

Tabella 4.1: Atmosfera, Potenziale Incidenza delle Azioni di Progetto

Azione di Progetto Potenziale Incidenza Non Oggetto di Successiva Significativa Valutazione FASE DI CANTIERE E FASE DI WORK-OVER POZZO Work-over pozzo X Realizzazione Metanodotto e Stazione di misura X Traffico indotto X Realizzazione Centrale X FASE DI ESERCIZIO Traffico indotto X Funzionamento apparecchiature di Centrale X Si è ritenuto di escludere da ulteriori valutazioni le azioni di progetto per le quali la potenziale incidenza sulla componente è stata ritenuta, fin dalla fase di valutazione preliminare, non significativa. In particolare il traffico indotto, sia in fase di cantiere e work- over, sia in fase di esercizio, sarà di entità contenuta. Gli aspetti associati alle emissioni in atmosfera sono stati quindi ritenuti non significativi. Nei paragrafi successivi si riporta la caratterizzazione della componente (Paragrafo 4.2), in cui sono evidenziati gli eventuali elementi di sensibilità; i ricettori potenzialmente impattati dalle attività a progetto sono identificati nel Paragrafo 4.3. La valutazione degli impatti ambientali, unitamente alla misure mitigative che si prevede di adottare, è riportata al Paragrafo 4.4.

4.2 DESCRIZIONE E CARATTERIZZAZIONE

4.2.1 Condizioni Climatiche Generali Le principali caratteristiche fisiche del contesto lombardo sono la spiccata continentalità dell’area e il debole regime del vento. La Lombardia si trova nella parte centrale della Pianura Padana, in un contesto che presenta caratteristiche uniche, dal punto di vista climatologico, determinate in gran parte dalla conformazione orografica dell'area. Si tratta di una vasta pianura circondata a Nord, Ovest e Sud da catene montuose che si estendono fino a quote elevate, determinando così peculiarità climatologiche sia dal punto di vista fisico sia da quello dinamico. Le principali caratteristiche fisiche sono la già citata continentalità dell'area, il debole regime del vento e la persistenza di condizioni di stabilità atmosferica. Dal punto di vista dinamico, la presenza della barriera alpina influenza in modo determinante l'evoluzione delle perturbazioni di origine atlantica, determinando la prevalenza di situazioni di occlusione e un generale disaccoppiamento tra le circolazioni nei bassissimi strati e quelle degli strati superiori. Tutti questi fattori influenzano in modo determinante le capacità dispersive dell'atmosfera, e quindi le condizioni di accumulo degli inquinanti, soprattutto nel periodo invernale, ma anche la presenza di fenomeni fotochimici nel periodo estivo. Il clima della pianura padana

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è, pertanto, di tipo continentale, ovvero caratterizzato da inverni piuttosto rigidi ed estati calde. Le precipitazioni di norma sono poco frequenti e concentrate in primavera ed autunno. La ventilazione è scarsa in tutti i mesi dell’anno. La continentalità del clima è meno accentuata in prossimità delle grandi aree lacustri e in prossimità delle coste dell’alto Adriatico. Durante l’inverno il fenomeno di accumulo degli inquinanti è più accentuato, a causa della scarsa circolazione di masse d’aria al suolo. La temperatura media è piuttosto bassa e l'umidità relativa è generalmente molto elevata. La presenza della nebbia è particolarmente accentuata durante i mesi più freddi. La zona centro-occidentale della pianura Padana, specie in prossimità delle Prealpi, è interessata dalla presenza di un vento particolare, il Foehn, corrente di aria secca che si riscalda scendendo dai rilievi. La frequenza di questo fenomeno è elevata nel periodo compreso tra Dicembre e Maggio, raggiungendo generalmente il massimo in Marzo. Il fenomeno del Foehn, che ha effetti positivi sul ricambio della massa d'aria quando giunge fino al suolo, può invece determinare intensi fenomeni di accumulo degli inquinanti quando permane in quota e comprime gli strati d'aria sottostanti, formando un’ inversione di temperatura in quota. (Arpa Lombardia, 2009a). La temperatura media annua su scala regionale registrata nel periodo 2000 – 2009 è stata di 10.5 °C; per lo stesso periodo la media annua delle precipitazioni è stata di 827.6 mm (Annuario Statistico Regionale Lombardia, Sito Web).

4.2.2 Condizioni Climatiche Locali Per quanto riguarda la caratterizzazione meteorologica dell’area in esame, si è fatto riferimento a dati meteorologici registrati dalle stazioni di rilevamento della Rete Meteorologica dell’Arpa Lombardia più vicine alle opere in progetto, in particolare:  Stazione di Corzano-Bargnano, ubicata a circa 8 Km a Ovest delle opere a progetto (coordinate WGS84: 45.43305 N, 10.0393 E);  Stazione di Manerbio, ubicata a circa 7 Km a Sud delle opere a progetto (coordinate WGS84: 45.35908 N, 10.14584 E). Di seguito, in Tabella 4.2 e in Tabella 4.3, si riportano i dati tratti dalla centralina di Manerbio (per il periodo 2008 – 2010) per quanto riguarda le precipitazioni medie e i dati di entrambe relativamente alle temperature per il periodo 2007-2009 (ARPA Lombardia, 2009a e 2010, e sito web ARPA Lombardia).

Tabella 4.2: Precipitazioni Medie nella Stazione di Manerbio (2007-2010) (ARPA Lombardia, 2009a e 2010 e sito web ARPA Lombardia)

Stazione di Manerbio - Precipitazioni Medie Mensili [mm] Anno Tot Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Anno [mm] 2007 26.2 35.2 64 22 129 122.4 18.8 63.2 117.8 50.2 97.4 11.6 757.8 2008 109.6 30.0 25.4 127.2 77.8 100.4 37.8 13.0 65.6 45.0 207.8 123.0 962.6 2009 96.8 135.0 101.6 148.6 11.6 32.0 61.6 27.0 67.8 64.6 114.6 127.0 988.2 2010 61 112.6 67.8 52.8 103.6 116.2 56 166 115.4 128.4 220.4 138.2 1,388.4

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Tabella 4.3: Temperature Medie Giornaliere nelle Stazioni di Corzano – Bagnano e Manerbio (2007-2008) (ARPA Lombardia, 2010 e sito web ARPA Lombardia) Temperatura Media Giornaliera [°C] Anno Stazione Valore Min Valore Medio Valore Max Corzano - -4.1 12.2 25.7 2007 Bargnano Manerbio -3.0 14.7 29.5 Corzano - -2.9 12.2 25.7 2008 Bargnano Manerbio -1.2 14.5 28.8

4.2.2.1 Direzione e Velocità del Vento Per quanto riguarda la direzione e la velocità del vento nell’area in esame si fa riferimento ai dati medi giornalieri registrati dalla vicina centralina di Corzano – Bagnano. Le osservazioni sono relative agli anni 2007-2010. I dati sulle frequenze annuali dei venti della Centralina di Corzano – Bargnano sono suddivisi per settore di provenienza dei venti e per classi di velocità: per quanto riguarda la provenienza dei venti si considerano 16 settori di ampiezza pari a 22.5 gradi, individuati in senso orario a partire dal Nord geografico. Le classi di velocità sono, invece, così suddivise:  Classe 1: velocità compresa tra 0 e 2 nodi;  Classe 2: velocità compresa tra 2 e 5 nodi;  Classe 3: velocità compresa tra 5 e 8 nodi;  Classe 4: velocità compresa tra 8 e 12 nodi;  Classe 5: velocità compresa tra 12 e 24 nodi;  Classe 6: velocità maggiore di 24 nodi. I relativi dati di distribuzione delle frequenze annuali dei venti secondo la classificazione suddetta sono riportati nella sottostante tabella.

Tabella 4.4: Direzione e Velocità del Vento, Distribuzione delle Frequenze Annuali (‰), Centralina di Corzano-Bargnano, Anni 2007 – 2010 (Sito Web ARPA Lombardia) Distribuzione delle Frequenze Annuali (‰) Classi di velocità (nodi) Settori 0-2 2-5 5-8 8-12 12-24 > 24 Totale 1 0.00 5,15 0.52 0.26 0.00 0.00 42.38 2 0.00 6.87 0.71 0.30 0.04 0.00 55.70 3 0.00 13.39 0.67 0.34 0.04 0.00 81.97 4 0.00 15.15 1.94 0.45 0.11 0.00 63.17 5 0.00 21.38 5.19 1.83 1.34 0.00 58.73 6 0.00 32.01 15.60 12.13 4.96 0.00 84.47 7 0.00 38.21 20.56 10.11 2.24 0.07 86.82 8 0.00 28.21 7.46 1.49 0.15 0.00 50.18 9 0.00 17.31 1.60 0.11 0.07 0.00 28.32 10 0.00 10.86 0.52 0.11 0.07 0.00 19.14 11 0.00 16.90 0.75 0.52 0.07 0.00 30.41 12 0.00 32.16 1.31 0.11 0.00 0.00 55.07

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Distribuzione delle Frequenze Annuali (‰) Classi di velocità (nodi) Settori 0-2 2-5 5-8 8-12 12-24 > 24 Totale 13 0.00 45.07 2.87 0.30 0.00 0.00 85.33 14 0.00 65.00 7.69 2.20 0.60 0.00 134.88 15 0.00 21.71 2.69 0.52 0.15 0.00 75.85 16 0.00 8.13 0.52 0.22 0.00 0.00 47.57 Direzione variabile 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 calme (<1) 510.97 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 510.97 Totale 510.97 377.51 70.59 31.01 9.85 0.07 1000.0 Dall’analisi dei dati della stazione in esame si evidenzia che:  le percentuali delle calme e dei venti al di sotto dei 2 nodi risultano prevalenti (circa 51%), mentre i venti con velocità superiore agli 8 nodi sono assai poco frequenti (circa 4%);  le principali direzioni di provenienza sono Ovest-Nord-Ovest (13% circa) e Sud-Est (8.6% circa).

4.2.2.2 Classi di Stabilità Atmosferica La suddivisione in classi di stabilità atmosferica è effettuata secondo lo schema più comunemente adottato, ossia quello proposto da Pasquill nel 1961 e lievemente modificato da Turner nel 1967, che prevede la presenza di 6 classi di stabilità indicate con le lettere da A ad F:  classe A: situazione estremamente instabile, turbolenza termodinamica molto forte;  classe B: situazione moderatamente instabile, turbolenza termodinamica forte;  classe C: situazione debolmente instabile, turbolenza termodinamica media;  classe D: situazione neutra (adiabatica), turbolenza termodinamica debole;  classe E: situazione debolmente stabile, turbolenza termodinamica molto debole;  classe F: situazione stabile o molto stabile, turbolenza termodinamica assente. Per quanto riguarda la caratterizzazione di tale tipologia di parametri meteorologici, non essendo rilevati dalle centraline della Rete Arpa, si è fatto riferimento ai dati di distribuzione delle classi di stabilità atmosferica relativi al periodo 1959-1991, rilevati dalla stazione del Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare (SMAM) di Brescia - Ghedi, posta ad una distanza di circa 10 km dalle opere a progetto. Tali dati di distribuzione sono riportati nella tabella sottostante.

Tabella 4.5: Frequenza Annuali (‰) delle Classe di Stabilità, Stazione SMAM di Brescia-Ghedi, Anni 1952-1991 Stagione A B C D E F Dic-Gen-Feb 0.08 8.98 4.41 122.82 8.61 58.66 Mar-Apr-Mag 13.19 27.08 13.45 118.92 12.43 68.27 Giu-Lug-Ago 31.26 42.69 12.50 71.09 11.24 77.02 Sett-Ott-Nov 6.86 23.25 6.59 106.23 8.36 83.08 Totale 51.38 101.99 36.95 419.06 40.64 286.93

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L’analisi dei dati raccolti mostra che, in tutte le stagioni dell’anno, ad eccezione di quella estiva, vi è una prevalenza della classe di stabilità D. La classe C risulta invece la meno frequente, per effetto della debole anemologia. A livello stagionale, le categorie instabili mostrano andamenti tipici, con frequenze maggiori nel semestre caldo. In estate le frequenze maggiori appartengono alle categorie D e F.

4.2.3 Normativa di Riferimento sulla Qualità dell’Aria Gli standard di qualità dell’aria sono stabiliti dal Decreto Legislativo 13 Agosto 2010, No.155 “Attuazione della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell'aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa”, pubblicato sulla G.U. No. 216 del 15 Settembre 2010 (Suppl. Ordinario No. 217) e in vigore dal 30 Settembre 2010. Tale decreto abroga (Art. 21, Lettera q) il precedente Decreto Ministeriale 2 Aprile 2002, No. 60 recante i valori limite di qualità dell’aria secondo la Direttiva 2000/69/CE. Nella successiva tabella vengono riassunti i valori limite per i principali inquinanti ed i livelli critici per la protezione della vegetazione per il Biossido di Zolfo e per gli Ossidi di Azoto come indicato dal sopraccitato decreto.

Tabella 4.6 : Valori Limite e Livelli Critici per i Principali Inquinanti Atmosferici, Decreto Legislativo 13 Agosto 2010, No.155

Periodo di Mediazione Valore Limite/Livello Critico

BIOSSIDO DI ZOLFO (SO2) 350 g/m3 1 ora da non superare più di 24 volte per anno civile 125 g/m3 24 ore da non superare più di 3 volte per anno civile anno civile e inverno (1/10-31/03) 20 g/m3 (protezione della vegetazione)

BIOSSIDO DI AZOTO (NO2) 200 g/m3 1 ora da non superare più di 18 volte per anno civile anno civile 40 g/m3 OSSIDI DI AZOTO (NOx) anno civile 30 g/m3 (protezione della vegetazione) POLVERI SOTTILI (PM10) 50 g/m3 24 ore da non superare più di 35 volte per anno civile anno civile 40 g/m3

POLVERI SOTTILI (PM2.5) FASE I anno civile 25 g/m3 (1) FASE II anno civile (2)

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PIOMBO anno civile 0.5 g/ m3 (3) BENZENE anno civile 5 g/ m3 MONOSSIDO DI CARBONIO Media massima giornaliera calcolata su 8 ore 10 mg/m3

Note: (1) Valore limite da raggiungere entro il 1 Gennaio 2015 (2) Valore limite da stabilire con successivo decreto ai sensi dell’articolo 22, comma 6, tenuto conto del valore indicativo di 20 μg/m3 e delle verifiche effettate dalla Commissione europea alla luce di ulteriori informazioni circa le conseguenze sulla salute e sull’ambiente, la fattibilità tecnica e l’esperienza circa il perseguimento del valore obiettivo negli Stati membri. (3) In caso di aree poste nelle immediate vicinanze delle fonti industriali e presso siti contaminati da decenni di attività industriali, il valore limite da rispettare fino al 1 Gennaio 2010 è pari a 1.0 μg/m3. Le aree in cui si applica tale valore limite non devono comunque estendersi per una distanza superiore a 1,000 m rispetto alle fonti industriali.

4.2.4 Qualità dell’Aria

4.2.4.1 Considerazioni Generali I fenomeni di inquinamento dell’ambiente atmosferico sono strettamente correlati alla presenza sul territorio di attività umane e produttive di tipo industriale ed agricolo e di infrastrutture di collegamento, etc.. L’inquinamento immesso nell’atmosfera subisce sia effetti di diluizione e di trasporto in misura pressoché illimitata dovuti alle differenze di temperatura, alla direzione e velocità dei venti ed agli ostacoli orografici esistenti, sia azioni di modifica o di trasformazione in conseguenza alla radiazione solare ed alla presenza di umidità atmosferica, di pulviscolo o di altre sostanze inquinanti preesistenti. A livello del tutto generale, le sorgenti maggiormente responsabili dello stato di degrado atmosferico sono reperibili negli insediamenti industriali, negli insediamenti abitativi o assimilabili (consumo di combustibili per riscaldamento, etc.), nel settore agricolo (consumo di combustibili per la produzione di forza motrice) e nel settore dei trasporti. È opportuno però ricordare che esistono estese commistioni tra le emissioni di origine industriale e quelle di origine civile e da traffico: molto spesso infatti avvengono contemporaneamente e a breve distanza tra loro, mescolandosi in modo che la loro discriminazione sia impossibile. Le sostanze immesse in atmosfera possono ritrovarsi direttamente nell’aria ambiente (inquinanti primari), oppure possono subire processi di trasformazione dando luogo a nuove sostanze inquinanti (inquinanti secondari). Gli agenti inquinanti tipicamente monitorati sono SO2, CO, NOx, O3, polveri totali sospese e polveri sottili (PM10 e PM2.5).

4.2.4.2 Qualità dell’Aria nell’Area di Interesse La Rete di rilevamento della Qualità dell’Aria della Regione Lombardia è attualmente composta da 157 stazioni fisse (ARPA, 2009) tra stazioni pubbliche e stazioni private, queste ultime afferenti a grandi impianti industriali quali centrali termoelettriche, raffinerie, inceneritori che, per mezzo di analizzatori automatici, forniscono dati in continuo ad intervalli temporali regolari.

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Le postazioni sono distribuite su tutto il territorio regionale in funzione della densità abitativa territoriale e della tipologia di territorio. Nello specifico, la Rete di Rilevamento è suddivisa in 11 sottoreti provinciali, ciascuna di esse afferente, in termini di manutenzione e analisi dati, ai singoli Dipartimenti Provinciali di ARPA Lombardia. Nel territorio della Provincia di Brescia è presente una rete pubblica di monitoraggio della qualità dell’aria, che fino al 31 Dicembre 2001 è stata di proprietà dell’Amministrazione Provinciale di Brescia e gestita dalla stessa; da Gennaio 2002 la rete di rilevamento è stata ceduta in proprietà e gestione all’ARPA – Lombardia. La rete è costituita da 14 stazioni fisse ed 1 laboratorio mobile. Come già evidenziato nel Quadro di Riferimento Programmatico, i Comuni di Capriano del Colle, Dello e Bagnolo Mella, nel cui territorio è prevista la localizzazione della opere a progetto, secondo la classificazione del “Piano Regionale di Risanamento e Mantenimento della Qualità dell’Aria” ricadono in Zona B, caratterizzata da alta densità di emissioni di PM10, NOX ed NH3, e da una situazione meteorologica avversa per la dispersione degli inquinanti. Nella tabella seguente sono riassunte le principali caratteristiche della centraline di monitoraggio più vicine all’area di progetto, mentre la loro ubicazione è riportata nella figura successiva.

Tabella 4.7: Centraline di Monitoraggio della Qualità dell’Aria (Sito Web ARPA Lombardia) Inquinanti Monitorati Nome Stazione Tipo Stazione NO2 CO SO2 PM10 PM2.5 Brescia – Villaggio Sereno Fondo X X X X Brescia – Via Turati Traffico X X Industriale X X X Manerbio Fondo X Fondo X X

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Figura 4.a: Ubicazione delle Stazioni di Monitoraggio della rete ARPA Lombardia (ARPA Lombardia, 2009a) Biossido di Azoto

Nella tabella seguente sono riportati i principali indici statistici delle concentrazioni di NO2 rilevati nel periodo 2007 - 2010 dalle centraline rappresentative più vicine all’area di progetto; i valori misurati sono confrontati con i limiti imposti dalla normativa vigente.

Tabella 4.8: Concentrazioni di NO2, Valori Rilevati e Confronto con i Limiti Normativi (Sito Web ARPA Lombardia e Sito Web Brace Sinanet) Valore Rilevato Limite Normativa Postazione Periodo di Mediazione [g/m3] (D.Lgs 155/10) 2007 2008 2009 2010 [g/m3] Valore medio annuo 37 28 30 30 40 Manerbio Valore massimo orario 238 135 150 122 200 (da non superare più No. superi 3 0 0 0 di 18 volte in un anno) Valore medio annuo 29 20 31 25 40 Gambara Valore massimo orario 143 99 174 149 200 (da non superare più No. superi 0 0 0 0 di 18 volte in un anno) Valore medio annuo 43 36 34 31 40 Rezzato Valore massimo orario 169 194 174 116 200 (da non superare più No. superi 0 0 0 0 di 18 volte in un anno) Valore medio annuo 91 68 65 67 40 Brescia Via Valore massimo orario 338 227 220 200 200 (da non superare più Turati No. superi 89 5 2 0 di 18 volte in un anno) Dall’analisi della tabella si rileva che la qualità dell’aria, per quanto riguarda il biossido di azoto, risulta insufficiente nell’ambito urbano del comune di Brescia, mentre risulta migliore, non superando i limiti di legge, nell’area suburbana di Rezzato la cui stazione è di tipo industriale registrando principalmente dati di inquinamento derivanti da attività produttive.

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Le concentrazioni ivi rilevate si mantengono inferiori ai limiti di legge a partire dall’anno 2008. La stazione di Rezzato fa inoltre registrare una progressiva diminuzione delle concentrazioni di NO2 durante il periodo preso in esame. La Stazione di Manerbio può essere ritenuta rappresentativa dell’area oggetto di intervento, in quanto caratterizzata dall’assenza di fonti significative di pressione antropica. Dall’analisi dei monitoraggi effettuati nell’ultimo quadriennio per tale stazione si evidenzia un buon livello della qualità dell’aria in relazione al biossido di azoto, con concentrazioni che si sono mantenute pressoché costanti e sempre inferiori ai limiti di legge. Monossido di Carbonio Nella tabella seguente sono riportati i principali indici statistici delle concentrazioni di CO rilevati nel periodo 2007 - 2010 dalle centraline rappresentative più vicine all’area di progetto; i valori misurati sono confrontati con i limiti imposti dalla normativa vigente.

Tabella 4.9: Concentrazioni di Monossido di Carbonio, Valori Rilevati e Confronto con i Limiti Normativi (Sito Web ARPA Lombardia)

Valore Rilevato Limite Normativa Postazione Periodo di Mediazione [mg/m3] (D.Lgs 155/10) [mg/m3] 2007 2008 2009 2010 Brescia Media massima giornaliera Villaggio 3.5 2.7 4.1 2.5 10 calcolata su 8 ore Sereno Brescia Via Media massima giornaliera 3.5 2.6 3.3 4.1 10 Turati calcolata su 8 ore Media massima giornaliera Rezzato 2.3 2.4 2.4 3.3 10 calcolata su 8 ore Dai dati presentati in tabella si rileva come le stazioni prese in considerazione abbiano registrato valori medi massimi di concentrazione su 8 ore inferiori a quelli consentiti dalla normativa.

Biossidi di Zolfo

Nella tabella seguente sono riportati i principali indici statistici delle concentrazioni di SO2 rilevati nel periodo 2007 - 2010 dalle centraline rappresentative più vicine all’area di progetto; i valori misurati sono confrontati con i limiti imposti dalla normativa vigente.

Tabella 4.10: Concentrazioni di Biossido di Zolfo, Valori Rilevati e Confronto con i Limiti Normativi (Sito Web ARPA Lombardia) Valore Rilevato Limite Normativa Postazione Periodo di Mediazione [g/m3] (D.Lgs 155/10) 2007 2008 2009 2010 [g/m3] Valore medio annuo 7.4 8 8.7 7.3 20 Brescia Valore massimo orario 135 121 88 35 350 (da non superare più di 24 volte in Villaggio un anno) Sereno No. superi 0 0 0 0 Valore massimo 24 ore 25 26 24.3 19.1 125 (da non superare più di 3 volte in un No. superi 0 0 0 0 anno)

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Valore Rilevato Limite Normativa Postazione Periodo di Mediazione [g/m3] (D.Lgs 155/10) 2007 2008 2009 2010 [g/m3] Valore medio annuo 7.1 6 3.1 4.2 20 Valore massimo orario 22 98 39 85 350 (da non superare più di 24 volte in Gambara No. superi 0 0 0 0 un anno) Valore massimo 24 ore 20 13.9 13.3 22.7 125 (da non superare più di 3 volte in un anno) No. superi 0 0 0 0 Nell’ambito del periodo analizzato per tale inquinante si sono riscontrate concentrazione medie annue e massime orarie sempre al di sotto dei limiti imposti dalla normativa.

Polveri Sottili (PM10 e PM2.5)

Nella tabella seguente sono riportati i principali indici statistici delle concentrazioni di PM10 e PM2.5 rilevati nel periodo 2007 - 2010 dalle centraline più vicine all’area di progetto; i valori misurati sono confrontati con i limiti imposti dalla normativa vigente.

Tabella 4.11: Concentrazioni di PM10, Valori Rilevati e Confronto con i Limiti Normativi (Sito Web SINAnet-ISPRA e Sito Web ARPA Lombardia) Valore Rilevato Limite Normativa Postazione Periodo di Mediazione [g/m3] (D.Lgs 155/10) 2007 2008 2009 2010 [g/m3] Valore medio annuo 58 51 48 43 40 Rezzato Valore massimo 24 ore 191 189 186 154 50 (da non superare più di 35 No. superi 157 132 130 104 volte in un anno) Brescia – Valore medio annuo 49 44 48 40 40 Villaggio Valore massimo 24 ore 135 178 175 165 50 (da non superare più di 35 Sereno No. superi 123 97 102 89 volte in un anno)

Tabella 4.12: Concentrazioni di PM2.5, Valori Rilevati e Confronto con i Limiti Normativi (Sito Web SINAnet-ISPRA e Sito Web ARPA Lombardia) Valore Rilevato Limite Normativa Postazione Periodo di Mediazione [g/m3] (D.Lgs 155/10) 2007 2008 2009 2010 [g/m3] Brescia – Villaggio Valore medio annuo 37 31 32 31 25 Sereno Dall’analisi delle tabelle si rileva che la qualità dell’aria, per quanto riguarda le polveri sottili, risulta insufficiente sia nell’ambito urbano di Brescia che nell’area suburbana di Rezzato. In tali zone la concentrazione di PM10 risente principalmente del contributo fornito dalla forte intensità del traffico, dagli impianti di riscaldamento nel periodo invernale e dalle attività produttive. Nell’area in esame non sono presenti dati relativi alla concentrazione di polveri provenienti da centraline “di fondo”, più rappresentative dell’area di progetto rispetto a quelle “urbane”. Si può comunque ragionevolmente assumere che nelle aree agricole non urbanizzate, dove non sono presenti vie intensamente trafficate né aree industriali o densamente abitate, le concentrazioni di polveri siano inferiori rispetto a quelle rilevate nelle centraline urbane e suburbane.

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4.3 ELEMENTI DI SENSIBILITÀ DELLA COMPONENTE Nel presente paragrafo, sulla base di quanto riportato in precedenza, sono riassunti gli elementi di interesse della componente e sono individuati i ricettori potenzialmente impattati delle attività a progetto. La caratterizzazione della componente ha rivelato che la qualità dell’aria risulta al limite della sufficienza in ambito urbano, mentre risulta di buon livello in aree agricole. In linea generale, potenziali ricettori ed elementi di sensibilità sono i seguenti:  aree urbane continue e discontinue, nuclei abitativi, edifici isolati (ricettori antropici);  aree naturali protette, aree Natura 2000, IBA (ricettori naturali). Le aree delle Rete Natura 2000 più prossime alle opere a progetto sono localizzate in direzione Ovest e Sud-Ovest ad oltre 18 km di distanza. Il sito più prossimo risulta essere il SIC IT 20A0006 “Lanche di Azzanello” localizzato a circa 18.5 km di distanza in direzione Sud-Ovest. Si segnala la presenza del Parco Regionale Agricolo del Monte Netto distante circa 1 km in direzione Nord dalla Centrale e del Parco Locale di Interesse Sovracomunale dello Strone distante circa 8.5 km in direzione Sud-Ovest dalla Centrale. Per quanto concerne i ricettori antropici, tenuto conto che le ricadute al suolo degli inquinanti emessi in fase di work-over del pozzo e in fase di esercizio della Centrale possono ricadere fino ad alcuni km di distanza, sono stati individuati i nuclei abitativi significativi e gli insediamenti urbani presenti nel raggio di 10 km (si vedano le Figure 1.1 e 1.2 in allegato). Si evidenzia, infine, che l’abitazione più vicina alle opere in progetto, rappresentata dalla Cascina Migliorati, è ubicata a circa 100 m di distanza dalla Centrale in direzione Sud-Est. Nella seguente tabella è riassunta la localizzazione dei potenziali ricettori individuati.

Tabella 4.13: Atmosfera, Elementi di Sensibilità e Potenziali Ricettori Relazione con gli Interventi a Progetto Descrizione Cantiere/Impianto Distanza Minima Parco Regionale del Monte Netto Centrale circa 1 km (direzione Nord) Frazione Corticelle Pieve Centrale circa 1 km (direzione Ovest) Area urbana di Bagnolo Mella Centrale circa 2.5 km (direzione Est) Area urbana di Capriano del Colle Centrale circa 3 km (direzione Nord) Area urbana di Manerbio Metanodotto circa 4.5 km (direzione Sud) Area urbana di Leno Metanodotto circa 4.5 km (direzione SE) Area urbana di Dello Centrale circa 4.5 km (direzione Ovest) Parco Locale dello Strone Centrale circa 8.5 km (direzione Ovest)

4.4 VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI E MISURE DI MITIGAZIONE

4.4.1 Impatto sulla Qualità dell’Aria per Emissioni di Inquinanti Gassosi e Polveri in Fase di cantiere e Work-over Nel presente paragrafo è riportata la stima dell’impatto sulla qualità dell’aria per:  emissioni di inquinanti dai motori dei mezzi utilizzati durante la fase di costruzione;

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 sollevamento di polveri durante la movimentazione di terreno;  emissioni dovute ai gas di combustione prodotti dai motori che costituiscono l’impianto di perforazione. La valutazione è stata condotta tramite apposite simulazioni numeriche (modello Calpuff). Il presente paragrafo è così strutturato:  stima delle emissioni;  modello numerico e dati meteorologici utilizzati;  simulazioni effettuate;  stima delle ricadute di NOx e di PM10;  misure di mitigazione.

4.4.1.1 Stima delle Emissioni La stima delle emissioni degli inquinanti e delle polveri rilasciati in fase di cantiere e work- over è riportata nel Quadro di Riferimento Progettuale dello SIA (Paragrafi 8.1.1 e 8.2.2), in termini di quantitativi massimi (kg/ora) e in termini di emissioni totali. Per poter confrontare le emissioni di polveri sottili (PM10) dovute alla movimentazione del terreno e dei mezzi di cantiere con le emissioni di polveri dall’impianto di perforazione e dallo scarico dei mezzi (PTS) si assume cautelativamente che tutte le polveri siano sottili. Tra le diverse fasi dei cantieri analizzate si è scelto di simulare quelle più impattanti dal punto di vista delle emissioni di inquinanti e polveri, ovvero:  il work-over del pozzo;  la fase di cantierizzazione, opere civili e scavi per la costruzione della Centrale;  la fase di scavo, posa e reinterro del metanodotto, il cui cantiere mobile procederà progressivamente lungo il tracciato. Nel seguito del paragrafo sono stimate la ricadute associati alle tre fasi così individuate.

4.4.1.2 Modello Matematico Utilizzato Le simulazioni numeriche della dispersione degli inquinanti emessi in fase di cantiere e perforazione sono state condotte con il sistema modellistico CALPUFF, sviluppato dalla Sigma Research Corporation per il California Air Resource Board (CARB). La suite modellistica è composta da:  un modello meteorologico per orografia complessa (CALMET), che può essere utilizzato per la simulazione delle condizioni atmosferiche su scale che vanno dall’ambito locale alla mesoscala;  il modello CALPUFF, che utilizza il metodo dei puff gaussiani per la simulazione della dispersione degli inquinanti atmosferici, in condizioni meteorologiche non stazionarie e non omogenee;

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 un post processore (CALPOST), che elabora gli output del modello e consente di ottenere le concentrazioni medie ai ricettori su diversi intervalli temporali, selezionabili dall’utente. Nelle simulazioni in oggetto sono stati utilizzati:  un dominio del modello meteorologico (CALMET) di estensione pari a 20 km x 20 km e passo 500 metri;  un dominio di simulazione della dispersione di inquinanti (CALPUFF), compreso all’interno del modello meteorologico, con passo 100 metri. Per quanto concerne la schematizzazione delle sorgenti emissive, i camini dei motori che costituiscono l’impianto di perforazione sono stati schematizzati come sorgenti puntuali. Allo stesso modo, le emissioni di NOx e Polveri dai gas di scarico dei mezzi presenti nei cantieri sono state rappresentate come sorgenti puntuali ubicate nel baricentro dei cantieri stessi. La dispersione delle polveri (principalmente dovute alla movimentazione di materiale e dei mezzi) da parte del vento, invece, è stata rappresentata come una sorgente areale, di dimensioni pari a quelle dei cantieri.

4.4.1.3 Dati Meteorologici Utilizzati Per quanto concerne i dati meteorologici al suolo (valori orari di direzione e velocità del vento, altezza dello strato di rimescolamento, temperatura, umidità, pressione), si sono utilizzati i dati dell’anno 2010 del punto di griglia avente coordinate 10.1°E, 45.4°N (distanza di circa 4 km dalle aree a progetto) dell’applicazione all’Italia del modello meteorologico WRF-NOAA sviluppato dalla Fondazione per il Clima e la Sostenibilità (FCS). Il modello utilizzato necessita, inoltre, di grandezze meteorologiche (quali pressione, direzione e intensità del vento, temperatura) lungo un profilo verticale all’interno del dominio: sono dunque stati impiegati i dati in quota del modello meteorologico WRF-NOAA nelle ore sinottiche principali, estratti nello stesso punto della griglia utilizzato per i dati al suolo (10.1°E, 45.4°N).

4.4.1.4 Simulazioni Effettuate Per la previsione dell’impatto sulla qualità dell’aria in seguito alle attività di cantiere e perforazione sono stati simulate le fasi più critiche, ovvero:  la perforazione del pozzo;  la fase di cantierizzazione, opere civili e scavi per la costruzione della Centrale;  la fase di scavo, posa e reinterro del metanodotto (trattandosi di un cantiere mobile, ai fini delle simulazioni è stato considerato un tratto di lunghezza pari a 300 m e larghezza pari a quella della pista, localizzato in corrispondenza dei ricettori più prossimi al tracciato). Non conoscendo il periodo in cui i cantieri, di diversa durata, saranno operativi, si sono considerati 4 scenari stagionali; per ognuno di essi si sono stimati:  i valori medi mensili della concentrazione di NOx al livello del suolo;

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 i valori medi mensili della concentrazione di polveri sottili (PM10) al livello del suolo.

4.4.1.5 Stima delle Ricadute di NOx e di Polveri I risultati delle simulazioni condotte, per ognuno degli scenari considerati, sono presentati nelle Figure in allegato 4.2 e 4.3 (fase di work-over pozzo), 4.4 e 4.5 (cantieri di realizzazione della Centrale e del Metanodotto/Stazione di misura), in cui sono riportate le isoconcentrazione medie mensili di NOx e di PM10 al livello del suolo.

Stima dell’Impatto delle Attività di Perforazione Per quanto concerne la media mensile delle ricadute di NOx, dall’esame della Figura 4.2 allegata si rileva quanto segue:  i valori massimi di ricaduta (nell’ordine di 15 µg/m³) si rilevano nel periodo autunnale (Ottobre) e sono localizzati in prossimità della Centrale;  le distribuzioni delle ricadute presentano in tutti gli scenari un sensibile decremento dei valori all’allontanarsi dal massimo;  in corrispondenza delle frazioni urbane più prossime alle aree di lavoro (Corticelle Pieve) le ricadute massime sono generalmente comprese tra 1 e 5 µg/m³.  in corrispondenza dei principali centri urbani e del Parco Regionale del Monte Netto le ricadute sono ovunque di gran lunga inferiori. Per quanto riguarda le polveri, dalla Figura 4.3 allegata si rileva che:  i valori massimi sono stimati in prossimità della Centrale (scenario autunnale) e risultano inferiori a 0.5 g/m3;  la distribuzione delle ricadute presenta un sensibile decremento dei valori all’allontanarsi del massimo;  in corrispondenza delle frazioni urbane più prossime alle aree di lavoro le ricadute massime sono generalmente inferiori a 0.1 µg/m³;  in corrispondenza dei principali centri urbani e del Parco Regionale del Monte Netto le ricadute sono assolutamente trascurabili. Sulla base delle simulazioni condotte si può dunque ritenere che l’impatto sulla qualità dell’aria dovuto alle attività di perforazione sia contenuto. Altre caratteristiche dell’impatto sono le seguenti: temporaneo, reversibile, a breve termine, a scala locale.

Stima dell’Impatto dei Cantieri della Centrale e del Metanodotto Le ricadute degli NOx emessi dai cantieri della Centrale e del Metanodotto/Stazione di Misura, essendo paragonabile il numero e la tipologia dei mezzi utilizzati nelle fasi analizzate, presentano caratteristiche simili. Dall’esame della Figure 4.4 allegata si rileva quanto segue:  i valori massimi della media mensile di NOx (nell’ordine di 30 µg/m³) si rilevano nel periodo primaverile (Aprile) in prossimità dei due cantieri;

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 le distribuzioni delle ricadute presentano in tutti gli scenari un sensibile decremento dei valori all’allontanarsi dal cantiere;  in corrispondenza delle frazioni urbane più prossime alle aree di lavoro le ricadute massime sono inferiori a 1 µg/m³.  in corrispondenza dei principali centri urbani e del Parco Regionale del Monte Netto le ricadute sono ovunque di gran lunga inferiori. Per quanto concerne le polveri sottili, il cantiere più impattante è quello per lo scavo e il reinterro del metanodotto, quando sono movimentati maggiori quantitativi di terreno. Dall’esame della Figure 4.5 allegata si rileva che:  le ricadute massime, nell’ordine di 5 µg/m³, sono localizzate all’interno delle aree di cantiere e si rilevano nel periodo invernale;  in corrispondenza delle frazioni urbane più prossime alle aree di lavoro le ricadute massime sono inferiori a 0.1 µg/m³;  in corrispondenza dei principali centri urbani e del Parco Regionale del Monte Netto le ricadute sono ovunque di gran lunga inferiori. Sulla base delle simulazioni condotte si stima che l’impatto sulla qualità dell’aria dovuto ai cantieri della Centrale, del Metanodotto e della Stazione di misura sia contenuto. Altre caratteristiche dell’impatto sono le seguenti: temporaneo, reversibile, a breve termine, a scala locale.

Stima dell’Impatto Cumulativo Analizzando il cronoprogramma riportato nella Figura 6.1 allegata al Quadro di Riferimento Progettuale si riscontra che le attività di work-over pozzo e quelle di costruzione della centrale non saranno contemporanee, mentre è possibile che tali fasi siano sovrapposte temporalmente al cantiere per la realizzazione del metanodotto. Dall’analisi complessiva delle Figure 4.2, 4.3, 4.4 e 4.5 in allegato risulta evidente che le ricadute degli inquinanti, sia per quanto concerne gli NOx, sia per quanto concerne il PM10, siano localizzate in prossimità dei diversi cantieri. In base alle simulazioni condotte si può dunque escludere una significativa sovrapposizione delle ricadute di inquinanti. L’impatto cumulativo dei diversi cantieri simulati è dunque da ritenersi trascurabile.

4.4.1.6 Misure di Mitigazione Al fine di contenere quanto più possibile le emissioni di inquinanti gassosi durante le attività di cantiere, si opererà evitando di tenere inutilmente accesi i motori di mezzi e degli altri macchinari, con lo scopo di limitare al minimo necessario la produzione di fumi inquinanti. Si opererà inoltre affinché i mezzi siano mantenuti in buone condizioni di manutenzione. Per contenere quanto più possibile la produzione di polveri e quindi minimizzare i possibili disturbi, saranno adottate, ove necessario, idonee misure a carattere operativo e gestionale, quali:  bagnatura delle gomme degli automezzi;

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 umidificazione del terreno nelle aree di cantiere e dei cumuli di inerti per impedire il sollevamento delle polveri;  utilizzo di scivoli per lo scarico dei materiali;  riduzione della velocità di transito dei mezzi.

4.4.2 Impatto sulla Qualità dell’Aria per Emissioni Gassose di Centrale (Fase di Esercizio) Al fine di stimare l’impatto indotto sulla qualità dell’aria dalle emissioni gassose generate dalla Centrale in fase di esercizio sono state condotte analisi dettagliate sulla dispersione degli inquinanti emessi in atmosfera. Nel presente paragrafo sono descritti:  i dati di emissione;  il modello e i dati meteorologici utilizzati;  le simulazioni effettuate;  la stima delle ricadute degli inquinanti considerati;  le misure di mitigazione.

4.4.2.1 Stima delle Emissioni La stima delle emissioni dalle sorgenti continue e discontinue (termodistruttore e bruciatore rigenerazione TEG) in fase di esercizio è riportata nel Quadro di Riferimento Progettuale dello SIA (Paragrafo 9.1).

4.4.2.2 Modello Matematico e Dati Meteorologici Utilizzati Le simulazioni numeriche della dispersione degli inquinanti emessi in fase di esercizio sono state condotte con il sistema modellistico CALPUFF, descritto al precedente Paragrafo 4.1.1.2. In analogia con quanto effettuato per le simulazioni della dispersione di inquinanti in fase di cantiere e perforazione, nelle simulazioni in oggetto sono stati utilizzati:  un dominio del modello meteorologico (CALMET) di estensione pari a 20 km x 20 km e passo 500 metri;  un dominio di simulazione della dispersione di inquinanti (CALPUFF), compreso all’interno del modello meteorologico, con passo 100 metri. Per quanto concerne i dati meteorologici al suolo e in quota, si sono utilizzati i dati dell’anno 2010 già descritti al precedente Paragrafo 4.1.1.3.

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4.4.2.3 Simulazioni Effettuate Per la previsione dell’impatto sulla qualità dell’aria in seguito all’esercizio della Centrale di trattamento e compressione si è proceduto alla valutazione dei seguenti valori, al fine di consentire un confronto con i limiti normativi:  valori medi annui della concentrazione di NOx al livello del suolo;  99.8° percentile delle concentrazioni orarie di NOx (valore limite da non superare più di 18 volte in un anno);  valori medi annui della concentrazione di polveri (PTS) al livello del suolo;  90.4° percentile delle concentrazioni giornaliere di polveri (valore limite da non superare più di 35 volte in un anno);  massima media giornaliera calcolata su 8 ore delle concentrazioni di CO al livello del suolo;  valori medi annui della concentrazione di COV al livello del suolo.

4.4.2.4 Stima delle Ricadute I risultati delle analisi eseguite sono presentati nelle Figure 4.4, 4.5 e 4.6 in allegato, in termini di mappe di isoconcentrazione al livello del suolo. Dall’esame della Figura 4.4 (ricadute di NOx) si rileva quanto segue:  per quanto concerne la media annua di NOx:  i valori massimi di ricaduta (nell’ordine di 0.25 µg/m³) sono localizzati ad Ovest della Centrale,  i valori massimi di ricaduta stimati dal modello sono inferiori di più di due ordini di grandezza rispetto ai limiti normativi (40 µg/m³),  in corrispondenza delle frazioni urbane più prossime alla Centrale le ricadute massime sono comprese tra 0.1 e 0.2 µg/m³,  in corrispondenza dei principali centri urbani e del Parco Regionale del Monte Netto le ricadute sono ovunque di gran lunga inferiori;  per quanto riguarda il 99.8° percentile delle concentrazioni orarie di NOx:  i valori massimi sono stimati nell’intorno dell’impianto e risultano nell’ordine di 6 g/m3,  i valori massimi stimati sono inferiori di più di un ordine di grandezza rispetto ai limiti normativi (200 g/m3),  in corrispondenza delle frazioni urbane più prossime alla Centrale le ricadute massime sono comprese tra 1 e 3 µg/m³,  in corrispondenza dei principali centri urbani e del Parco Regionale del Monte Netto le ricadute sono ovunque di gran lunga inferiori.

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Per quanto concerne le polveri, dall’esame della Figure 4.5 allegata si rileva che:  sia la media annua sia il 90.4° percentile delle concentrazioni medie giornaliere presentano valori decisamente bassi: anche assumendo che tutte le polveri (PTS) siano sottili (PM10) i massimi stimati dal modello sono comunque inferiori rispetto ai limiti normativi di più di 3 ordini di grandezza;  i valori massimi di ricaduta sono localizzati a Ovest della Centrale (distanza di circa 750 m);  in corrispondenza delle frazioni urbane più prossime alla Centrale le ricadute massime sono comprese tra 0.002 e 0.004 µg/m³ (media annua) e tra 0.005 e 0.01 µg/m³ (percentile di riferimento),  in corrispondenza dei principali centri urbani e del Parco Regionale del Monte Netto le ricadute sono ovunque di gran lunga inferiori. Dall’esame della Figura 4.6 (ricadute di CO e di COV) si rileva quanto segue:  per quanto concerne la massima media giornaliera di CO:  i valori massimi sono stimati nell’intorno dell’impianto (circa 0.002 mg/m3) e risultano inferiori di più di 3 ordini di grandezza rispetto al limite normativo,  in corrispondenza delle frazioni urbane più prossime alla Centrale le ricadute sono assolutamente trascurabili;  per quanto riguarda la media annua di COV:  i valori massimi di ricaduta sono localizzati a Ovest della Centrale (distanza di circa 500 m) e risultano nell’ordine di 0.01 g/m3,  in corrispondenza delle frazioni urbane più prossime alla Centrale le ricadute massime sono comprese tra 0.004 e 0.008 µg/m³,  in corrispondenza dei principali centri urbani e del Parco Regionale del Monte Netto le ricadute sono ovunque di gran lunga inferiori. Sulla base delle simulazioni condotte si stima che l’impatto sulla qualità dell’aria dovuto all’esercizio della Centrale sia trascurabile/di lieve entità. Altre caratteristiche dell’impatto sono le seguenti: reversibile, a scala locale.

4.4.2.5 Misure di Mitigazione Il corretto dimensionamento dei camini e di impianti e apparecchiature di Centrale e l’utilizzo di tecnologie di ultima generazione costituiscono una prima misura di mitigazione degli impatti sulla componente atmosfera. In fase di esercizio, il Termodistruttore, che riceve e tratta gli off-gas dall’impianto di rigenerazione TEG, i gas di polmonazione dei vari serbatoi di raccolta drenaggi MEG, TEG, acque di processo in Centrale e raccolta acque oleose e i trafilamenti dalle tenute dei compressori gas, costituisce un sistema di abbattimento delle emissioni di notevole efficacia.

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4.4.3 Impatto sulla Qualità dell’Aria per Emissioni da Torcia/Candela Fredda di Centrale (Fase di Esercizio) In caso di operazioni di manutenzione programmata che richiedono la depressurizzazione di unità di processo, in caso di malfunzionamento di alcune apparecchiature (emergenza), gli scarichi di Centrale saranno collettati alla candela fredda o alla torcia installate in Centrale1. Nel caso di utilizzo della torcia le emissioni di atmosfera associate alla combustione, trattandosi di gas naturale, sono riconducibili ai soli inquinanti NOx e CO. Considerata l’alta efficienza di combustione, le emissioni di gas naturale in atmosfera si possono ritenere contenute. In caso di utilizzo della candela fredda verranno rilasciate in atmosfera minime quantità di gas naturale. In relazione a quanto sopra l’impatto atteso è stimato essere trascurabile/di lieve entità.

1 Non si esclude la possibilità che anche in caso di fermata del compressore possa essere necessario inviare gas naturale in candela/torcia. Tale eventualità sarà definita con i potenziali fornitori in fase di acquisizione delle macchine.

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5 AMBIENTE IDRICO Obiettivo della caratterizzazione delle condizioni idrografiche, idrologiche ed idrauliche, dello stato di qualità e degli usi dei corpi idrici è:  stabilire la compatibilità ambientale, secondo la normativa vigente, delle variazioni quantitative (prelievi, scarichi) indotte dall’intervento proposto;  stabilire la compatibilità delle modificazioni fisiche, chimiche e biologiche indotte dall’intervento proposto, con gli usi attuali, previsti e potenziali e con il mantenimento degli equilibri interni a ciascun corpo idrico, anche in rapporto alle altre componenti ambientali. Si evidenzia che sia per la fase di cantiere, sia per la fase di esercizio, la realizzazione del progetto potrà determinare potenziali e temporanee perturbazioni locali all’ambiente idrico in conseguenza di:  interazioni con assetto idrologico ed idrografico;  spillamenti e spandimenti accidentali;  prelievi e scarichi idrici. Il presente Capitolo è così strutturato:  il Paragrafo 5.1 riassume le interazioni tra il progetto (fase di costruzione, work-over del pozzo e di esercizio) e la componente ambiente idrico;  il Paragrafo 5.2 riporta approfondimenti in merito all’ambiente idrico delle aree attraversate;  nel Paragrafo 5.3 sono riassunti gli elementi di sensibilità della componente;  il Paragrafo 5.4 riporta la stima degli impatti e individua le misure di mitigazione.

5.1 INTERAZIONI TRA IL PROGETTO E LA COMPONENTE Le interazioni tra il progetto e la componente ambiente idrico possono essere così riassunte:  fase di cantiere e fase di work-over pozzo:  prelievi idrici per le necessità del cantiere, per la produzione di fanghi di perforazione e per l’esecuzione del test idraulico del metanodotto,  potenziale interazione dei fluidi di perforazione con sottosuolo e falde sotterranee,  scarico delle acque utilizzate per il collaudo del metanodotto e altri effluenti liquidi,  potenziali spillamenti/spandimenti dai mezzi utilizzati per la costruzione,  modifica del drenaggio superficiale,  scavo delle trincea e attraversamenti di corsi d’acqua (cantiere metanodotto);  fase di esercizio:  prelievi idrici per le necessità operative,

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 alterazione delle caratteristiche di qualità delle acque imputabile allo scarico di effluenti liquidi,  potenziale contaminazione delle acque per effetto di spillamenti/spandimenti dagli equipment in fase di esercizio,  impermeabilizzazione aree superficiali e modifica del drenaggio superficiale. Sulla base dei dati progettuali e delle interazioni con l’ambiente riportate nel Quadro di Riferimento Progettuale, la valutazione qualitativa delle potenziali incidenze delle azioni di progetto sulla componente in esame è riassunta nella seguente tabella. Si noti che le acque di strato prodotte in fase di esercizio saranno smaltite come rifiuti. Per l’analisi di questo aspetto si rimanda pertanto al Paragrafo 6.4.7.

Tabella 5.1: Ambiente Idrico, Potenziale Incidenza delle Azioni di Progetto

Potenziale Incidenza Azione di Progetto Non Oggetto di Successiva Significativa Valutazione FASE DI CANTIERE E FASE DI WORK-OVER POZZO Prelievi e Scarichi idrici X Modifica drenaggio superficiale X Work-over X Scavo della trincea X Attraversamenti corsi d’acqua (metanodotto) X Spillamenti e Spandimenti X FASE DI ESERCIZIO Prelievi e Scarichi idrici X Spillamenti e Spandimenti X Modifica drenaggio superficiale X

Si è ritenuto di escludere da ulteriori valutazioni le azioni di progetto per le quali la potenziale incidenza sulla componente è stata ritenuta, fin dalla fase di valutazione preliminare, non significativa. In particolare i prelievi e gli scarichi idrici connessi all’esercizio della Centrale (acque di raffreddamento per i motori e gli accessori dei compressori) saranno di entità assai contenuta. Pur valutando trascurabile la potenziale incidenza di fenomeni accidentali quali di spillamenti e spandimenti di sostanze inquinanti nell’ambiente, si riportano alcune considerazioni sulla potenziale alterazione della qualità dei suoli (e conseguentemente sulle acque di falda) e sulle relative misure precauzionali da adottare in cantiere per limitare i rischi di contaminazione. Nei paragrafi successivi si riporta la caratterizzazione della componente (Paragrafo 5.2), in cui sono evidenziati gli eventuali elementi di sensibilità; i ricettori potenzialmente impattati dalle attività a progetto sono identificati nel Paragrafo 5.3. La valutazione degli impatti ambientali, unitamente alla misure mitigative che si prevede di adottare, è riportata al Paragrafo 5.4.

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5.2 DESCRIZIONE E CARATTERIZZAZIONE

5.2.1 Acque Superficiali

5.2.1.1 Idrografia Superficiale Inquadramento Le aree oggetto di intervento ricadono nel Bacino del Fiume Po. In particolare l’area rientra nel sottobacino del Fiume Oglio (si veda la figura seguente).

Centrale

Figura 5.a: Bacino Idrografico del Fiume Oglio (Adb del Fiume Po, non datato) Il bacino dell'Oglio ha una superficie complessiva di circa 6,360 km2 (9% della superficie del bacino del fiume Po), il 54% dei quali in ambito montano. Il bacino del fiume Oglio si estende dal Gavià e Tonale alla confluenza del fiume Po. L’Oglio si origina a alla confluenza dei torrenti Frigidolfo, proveniente dal Gavia, e Norcanello, proveniente dalla Val Sozzine. Esso percorre la Val Camonica alternando tratti ripidi ad altri pianeggianti, immettendosi quindi nel Lago d’Iseo. Esce poi dal Lago in località Sarnico e confluisce nel fiume Po a monte di Borgoforte, dopo aver percorso complessivamente 280 km. I più importanti affluenti dell’Oglio sottolacuale sono i fiumi Mella e Chiese.

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La presenza di notevoli disturbi di carattere geologico-strutturale (linea del Tonale, linea delle Giudicarie), le sostanziali differenze di litologia (si passa infatti da rocce cristalline lungo la testata del bacino a rocce carbonatiche nella parte mediana) e l’intensa azione esercitata sulla morfologia dai ghiacciai quaternari sono le principali cause della scarsa gerarchizzazione del reticolo idrografico, come si evidenzia da un elevato indice di biforcazione e soprattutto da un elevato scostamento dei valori del rapporto di biforcazione. Altro elemento anomalo è rappresentato dal livello di base dell’Oglio che si trova, nella zona montana, a una quota superiore rispetto a quella dell’Adda e del Sarca. Sul fiume Oglio, tra l’uscita del lago d’Iseo e la confluenza, sono individuabili tre diversi tronchi, distinguibili per caratteristiche geometriche e idrauliche. Il primo, all’uscita del lago d’Iseo, in cui l’alveo è poco inciso, con fondo ciottoloso (determinato dal lago a monte), scarsa presenza di vegetazione nella regione fluviale e flusso concentrato in un unico filone. Il secondo, intermedio tra il lago e la confluenza in Po, il cui il corso d’acqua ha andamento irregolare, con presenza di difese spondali abbastanza numerose tra foce Cherio e foce Mella; le caratteristiche geometriche dell’alveo inciso sono rappresentate da una larghezza media di 150-200 m, continuamente variabile, da un’altezza media di sponda di 2.5 m, da un materiale d’alveo di granulometria compresa tra il campo della ghiaia e quello della sabbia e da una pendenza di fondo elevata. Il terzo, nella parte terminale di confluenza in Po, in cui il corso d’acqua è delimitato da argini continui, ha andamento meandriforme, con larghezza media dell’alveo inciso di 50-70 m, altezza di 2-3 m e fondo sabbioso-limoso (Autorità di Bacino del Fiume Po, 2006). Analisi di Dettaglio L’area in esame ricade lungo nel sottobacino idrografico del Fiume Mella, rispetto al quale la Centrale è ubicata a circa 800 m in direzione Est. Il Fiume Mella nasce dal Dosso Alto, appartenente ai Monti della Val Trompia e dopo un percorso di 96 km confluisce nell’Oglio in sinistra, in prossimità di Ostiano; nella parte medio-alta l’alveo è incassato, mentre da alla confluenza è limitato da arginature continue. Il Mella riceve vari affluenti:  in sinistra Naviglio di Canneto, Chiusello, Cavata, Tartaro, Moldinaro, Lojolo, Garza e relativo scolmatore;  gli affluenti in destra sono: Delmona, Canale Acque Alte, Riglio e Navarolo. L’intera area di progetto è interessata da una fitta rete di rogge e vasi (si veda la Figura 5.1 allegata). Tra di esse si segnalano:  Roggia Movica, ubicata in adiacenza alla Centrale. Tale roggia ha origine a Sud del centro abitato di Capriano, con presa di derivazione delle acque del Mella, e attraversato tutto il territorio del Comune di Dello, restituisce le acque al Mella;  Roggia Ravenola – Molone, attraversata dal metanodotto in prossimità del confine comunale di Bagnolo Mella.

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Figura 5.b: Immissione della Roggia Movica nel Fiume Mella In Figura 5.2 è inoltre riportato uno stralcio della Carta Idrogeologica e del Reticolo Idrografico relativa all’area di Centrale (Comune di Capriano del Colle). In tale carta sono visibili tutti gli elementi del reticolo idrografico, ivi compresi i tratti intubati. Per quanto riguarda le aree a rischio inondazione, come evidenziato nel Quadro di Riferimento Programmatico, le aree di intervento (Centrale e metanodotto) non ricadono all’interno di esse, come identificate dal Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico del Fiume Po. In particolare la Centrale di trattamento e compressione è ubicata ad una distanza di circa 350 m ad Est dalle aree individuate come a rischio elevato di inondazione.

5.2.1.2 Qualità delle Acque Superficiali Per la descrizione dello stato di qualità delle acque si fa riferimento alla rete di monitoraggio delle acque superficiali di Arpa Lombardia, destinata alla valutazione della qualità ambientale dei corpi idrici. Tale rete, in attività nel periodo 2000 – 2008, è stata modificata nel 2009 sulla base delle indicazioni previste dal DM 131/08 e dal DM 56/2009 con l’aggiunta di nuovi punti di monitoraggio (ARPA Lombardia, 2009b). In particolare, le stazioni della rete di monitoraggio per il controllo della qualità delle acque del Fiume Mella considerate nell’ambito del presente studio sono, da monte a valle:  , in corrispondenza della spalla sinistra del ponte a valle di Ponte Zigolo;

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, in località Pregno, idrometro del ponte Pregno;  Castelmella, in Loc. Fenile Mella, in corrispondenza del ponte della S.P.74;  Manerbio, in corrispondenza del Ponte della S.S. 45 bis;  Pralboino, in corrispondenza del ponte della S.P. 64 a monte della confluenza in Oglio. Nella Figura seguente si riporta l’ubicazione delle stazioni di monitoraggio presenti nel territorio in esame.

Figura 5.c:Rete di Monitoraggio dei Corpi Idrici Superficiali (Adb Po, 2010) Con riferimento al Rapporto Stato Ambiente Lombardia 2008-2009, redatto da ARPA Lombardia di seguito si riportano le valutazioni qualitative del Fiume Mella per gli anni dal 2001 al 2008 basate sui criteri definiti dal D.Lgs. 152/99 (abrogato dal D.Lgs 152/06 e s.m.i.), presentando in particolare i valori dello Stato Ecologico dei Corsi d’Acqua (SECA2).

2 L’indice SECA rappresenta lo “stato ecologico dei corsi d’acqua” ed è ottenuto come confronto tra LIM e IBE. LIM: livello di Inquinamento da Macrodescrittori. Rappresenta l'indice sintetico derivato dai sette parametri macrodescrittori chimici e microbiologici (Azoto nitrico, Azoto ammoniacale, Ossigeno disciolto, BOD5, COD, Fosforo totale, E. coli). Livelli da 1 a 5 (il 1° livello è indice di buono stato).

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Tabella 5.2: Fiume Mella – Valore dell’Indice SECA dal 2001 al 2008 (ARPA Lombardia, 2009b) SECA SECA SECA SECA SECA SECA SECA SECA Comune Provincia 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Bovegno BS 2 3 3 3 3 2 2 2 Villa Carcina BS 4 5 4 4 5 5 5 4 Castelmella BS 5 4 5 4 4 5 4 4 Manerbio BS 4 5 4 4 4 4 4 4 Pralboino BS 4 4 3 4 3 3 4 4 Come evidenziato dalla tabella sopra riportata il Fiume Mella presenta in gran parte uno stato ecologico Scadente (4). In particolare le stazioni di monitoraggio di Castelmella e Manerbio, che sono più prossime all’area oggetto di intervento, presentano una situazione di stato Scadente che si mantiene “stazionaria” nell’ambito del periodo considerato. Nella seguente tabella viene riportato inoltre l’indice IBE3 relativo alle campagne di monitoraggio dell’ARPA Lombardia effettuate nel periodo 2006 – 2008. Per l’IBE è assegnata una classe di appartenenza da 1 a 5 in ordine decrescente di qualità come riportato di seguito:

Tabella 5.3: Classificazione degli Indici di Qualità per i Corsi d’Acqua Superficiali CLASSE DI QUALITÀ I II III IV V Parametro Elevato Buono Sufficiente Scadente Pessimo IBE ≥ 10 8-9 6-7 4-5 1-3 I valori presentati nella seguente tabella 5.4 costituiscono la media delle quattro campagne di monitoraggio effettuate per ciascun anno.

Tabella 5.4: Fiume Mella – Valore dell’Indice IBE dal 2006 al 2008 (ARPA Lombardia, 2009b) IBE IBE IBE Comune Provincia 2006 2007 2008 Bovegno BS 8/7 9 8/9 Villa Carcina BS 3/4 3/2 5 Castelmella BS 2/3 3/4 5 Manerbio BS 5/6 4/5 4 Pralboino BS 6/7 5/6 4 Come evidenziato dai valori riportati in tabella, le stazioni di monitoraggio prossime all’area in esame per il periodo considerato ricadono in parte in Classe IV (Scadente) ed in parte in Classe V (Pessimo). I risultati delle analisi riportate nel presente paragrafo evidenziano che la zona oggetto di intervento, che riceve gli scarichi del comparto industriale bresciano e della città di Brescia, mostra un forte stato di compromissione dovuto a inquinamento da lavorazioni industriali e di tipo organico.

3 IBE: Indice Biotico Esteso. Si ottiene attraverso lo studio della comunità macrobentonica del corso d'acqua. L'indice IBE si basa su due principi fondamentali delle comunità animali in presenza di fattori di alterazione: scomparsa dei taxa più sensibili, calo della biodiversità.

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5.2.2 Acque Sotterranee

5.2.2.1 Caratteristiche Generali dell’Acquifero Il bacino del Fiume Po, dal punto di vista morfologico, è suddivisibile in un ambito montuoso (alpino e appenninico) ed in un ambito di pianura, a sua volta suddivisibile in quattro settori che presentano caratteristiche idrogeologiche diverse (AdB Po 2006):  alta pianura pedealpina;  alta pianura pedeappenninica;  media pianura;  bassa pianura. L’individuazione dei corpi idrici sotterranei significativi si concentra principalmente nell’ambito di pianura, dove i corsi d’acqua principali svolgono generalmente il ruolo di spartiacque sotterranei, costituendo i limiti naturali degli acquiferi. Si individuano perciò i settori di pianura:  occidentale (bacini piemontesi e liguri);  centrale a Sud del Po (bacini emiliani);  centrale a Nord del Po (bacini lombardi);  settore afferente al lago di Garda e Mincio. L’area vasta nell’ambito della quale rientrano le opere a progetto fa parte del settore centrale a Nord del Po, la cui zona di pianura comprende una delle maggiori riserve idriche europee. Lo spessore dei terreni acquiferi è infatti notevole, in quanto fino a circa 200 m dal piano- campagna, sia nella media sia nella bassa pianura, risulta possibile rinvenire acquiferi sfruttabili. Entro i primi 100 metri di profondità si trovano gli acquiferi di maggiore potenzialità, sede di falde libere che traggono alimentazione per lo più dall’infiltrazione superficiale delle acque meteoriche e irrigue. Più in profondità si hanno ulteriori acquiferi sabbiosi o più raramente sabbioso-ghiaiosi con falde confinate, intercalati a prevalenti limi e argille, che traggono la loro alimentazione dalle aree poste più a nord e dallo scambio con gli acquiferi soprastanti, laddove i setti argillosi di separazione sono discontinui. Questo settore di pianura è stato suddiviso in 5 bacini idrogeologici, rappresentati nella seguente Figura, ognuno dei quali corrisponde a domini del sistema idrogeologico non intercomunicanti tra loro, almeno a livello degli acquiferi più superficiali, in quanto separati dai grandi fiumi lombardi, in grado di determinare una separazione della circolazione idrica sotterranea. Inoltre i 5 bacini sono stati suddivisi in zone acquifere omogenee, definiti settori, aventi caratteri idrogeologici omogenei. In tale ricostruzione, hanno fondamentale importanza sia il meccanismo della ricarica, che presiede alla formazione della riserva idrica e controlla la sua entità, sia il grado di protezione delle riserve dagli inquinamenti. In Figura viene anche individuata la delimitazione dei settori in cui sono stati suddivisi i bacini idrogeologici ed è stata riportata anche una mappa delle isolinee di profondità della base dell’orizzonte acquifero superficiale. L’area in cui sono presenti le isobate corrisponde alla zona in cui la suddivisione tra l’acquifero più superficiale e l’acquifero tradizionale è continua ed evidente, e vi può quindi essere affrontata una gestione separata dei due.

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Area di Progetto

Figura 5.d: Divisione del Settore Centrale di Pianura a Nord del Po in Bacini Idrogeologici e Settori (AdB Po, 2006) L’area di interesse è localizzata all’interno del Bacino Idrogeologico di Pianura “Oglio- Mincio”, nel Settore 3 “Brescia” (porzione di progetto ricadente in Comune di Capriano del Colle) e nel Settore 4 “Ghedi” (porzione di progetto ricadente nei Comuni di Dello e Bagnolo Mella). Il bacino Oglio - Mincio corrisponde alla pianura bresciana e mantovana, tra le quote 170 m s.l.m. a Nord 10 m s.l.m. a Sud. Il limite occidentale è definito dal Fiume Oglio, quello orientale in parte dal Fiume Mincio in parte dal confine regionale. La superficie coperta è di 4,090 km2. L’acquifero tradizionale e (II acquifero), la cui base si colloca fra 100 m s.l.m. e - 160 m s.l.m , si presenta differenziato; l’aquitard che lo separa dal primo acquifero si trova compreso fra le quote di 100 m s.l.m. circa e -30 m s.l.m. La trasmissività media complessiva è elevata (quasi 0.1 m/s), tale da poter far fronte ad un prelievo areale discreto (in media quasi 2.9 l/s per km2). Le uscite da falda (somma degli afflussi verso i fiumi e verso valle) sono di quasi 20 m3/s superiori all’afflusso di falda da monte. (Regione Lombardia, 2006). Complessivamente lo stato quantitativo della risorsa è buono e sebbene l’incremento dei prelievi faccia registrare un incremento del rapporto prelievi-ricarica (che passa da 0.38 nel 1996 a 0.63 nel 2003), il bacino rimane in Classe A (che è la classe più elevata e testimonia lo stato di equilibrio delle risorse sotterranee). All’interno del bacino i singoli settori presentano locali situazioni di crisi idrica.

5.2.2.2 Analisi di Dettaglio L’opera in progetto ricade nella porzione di pianura lombarda posta a valle della linea delle risorgive, dove si riscontrano falde dotate di ampie portate, che circolano in terreni di buona

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permeabilità. Proprio in virtù della disponibilità della risorsa idrica tale area viene indicata dal Piano Regionale per la Tutela e l’Utilizzo delle Acque come zona di riserva (si veda la figura seguente) e, pertanto, zona in cui l’utilizzo della risorsa stessa deve avvenire garantendo la funzione di riserva idrica per il resto della regione, nel caso in cui si verificassero difficoltà generalizzate nell’approvvigionamento della risorsa (Regione Lombardia, 2006).

Figura 5.e: Aree di Riserve e di Ricarica e Captazione ad Uso Potabile (Regione Lombardia, 2006) Come evidenziato al paragrafo precedente le opere in progetto ricadono all’interno del Bacino Idrogeologico di Pianura “Oglio-Mincio” nel Settore 3 “Brescia” e nel Settore 4 “Ghedi”. Entrambi i settori sono caratterizzati da una notevole trasmissività media e da un notevole prelievo areale. Lo stato di squilibrio della risorsa non è di particolare gravità per cui entrambi i settori sono classificati in classe quantitativa B. Nella figura seguente è riportato un inquadramento generale dell’andamento delle isopieze nell’area di interesse (derivante da studi di carattere provinciale), mentre nella Figura 5.2a allegata è riportata una cartografia di dettaglio derivante dalla Relazione idrogeologica a corredo del Piano di Governo del Territorio del Comune di Capriano del Colle (2010) (Figura 5.2a) e in Figura 5.2 b quella relativa al monitoraggio, eseguito nel mese di Luglio 2003, di 24 pozzi distribuiti sul territorio comunale (Comune di Bagnolo Mella, 2010).

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Dai dati riportati si desume la buona corrispondenza con i dati elaborati a livello provinciale, con riferimento particolare alle direzioni di scorrimento.

Figura 5.f: Carta delle Isopieze della Pianura Bresciana (Comune di Bagnolo Mella, 2010) Nell’area di interesse l’andamento delle linee isopiezometriche si presenta abbastanza uniforme, con direzione di scorrimento preferenziale da Nord a Sud e cadenti variabili in media dallo 0.25% allo 0.35%. Le maggiori variazioni rispetto all’andamento generale sono dovute agli influssi dei corsi d’acqua principali e alla presenza di strutture idrogeologiche rilevanti quali i paleoalvei e la dorsale di Capriano. La direzione di deflusso è orientata NNE – SSW con alcune variazioni locali dovute al richiamo delle acque dei pozzi in emungimento. Molto evidente è anche il cambio di pendenza della superficie freatica procedendo da Nord a Sud riconoscibile dal diradamento delle isolinee con gradienti che passano dallo 0.5% allo 0.2%. La quota della superficie freatica varia da circa 80 m s.l.m., in corrispondenza della Centrale (si veda Figura 5.2 allegata), per decrescere fino a circa 71 m s.l.m in corrispondenza della connessione con la RNG, mentre la soggiacenza è generalmente compresa tra – 3.5 e – 4.0 metri da p.c., come risulta visibile dall’analisi della Figura 5.3 allegata, stralciata dalla “Carta della Vulnerabilità dell’Acquifero” allegata al Piano del Governo del Territorio del Comune

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di Bagnolo Mella. In corrispondenza della valle fluviale del Fiume Mella la falda si trova tra 0.0 e 2.0 m dal piano campagna. Le altezze di falda e le relative soggiacenze mostrate in Figura 5.2 e 5.3, rilevate durante la campagna Luglio 2003 (per quanto riguarda il Comune di Bagnolo Mella) o in periodi ancora ancora antecedenti (Ottobre 1996 – per quanto riguarda il Comune di Capriano del Colle), devono essere considerate come un dato medio, ovvero sono possibili sensibili variazioni in corrispondenza dei periodi di piena e di magra, con oscillazioni anche superiori al metro rispetto a quanto misurato in particolare nel settore più settentrionale del territorio del Comune di Bagnolo Mella. Viste le modalità di ricarica della falda provenienti perlopiù dall’infiltrazione superficiale o di subalveo dei vari canali il regime della stessa è legato all’andamento delle precipitazioni meteoriche e alle attività irrigue. Si noti che il Fiume Mella nel territorio di Capriano del Colle si trova generalmente in condizioni di drenaggio rispetto alla falda acquifera, in quanto è alimentato dalle acque di falda. Questa situazione è piuttosto evidente nel periodo estivo, quando la Roggia Capriana deriva quasi tutta l’acqua presente in alveo e, tra la derivazione della Roggia Capriana e quella della Roggia Movica, la portata del Mella aumenta progressivamente grazie all’alimentazione della falda acquifera (Comune di Capriano del Colle, 2010a). Una peculiarità dell’area di indagine è inoltre rappresentata dalla presenza dei fontanili, la cui origine è legata al passaggio dai depositi grossolani a quelli più fini che, assieme alla diminuzione di pendenza della pianura, portano la falda freatica ad avvicinarsi alla superficie del suolo (Comune di Bagnolo Mella, 2010). Si presentano generalmente come depressioni con forma variabile (a goccia, a T, a L capovolta) sul cui fondo, approfondito sino ad intercettare la superficie della falda, sgorgano le acque sorgive. All’interno di alcuni fontanili sono stati infissi elementi cilindrici in metallo che favoriscono la fuoriuscita delle acque. Vista la tipologia e la situazione idrogeologica e topografica al contorno i fontanili dell’area in studio possono essere classificati come fontanili di affioramento. Oltre che nella zona di transizione tra alta e media pianura i fontanili sono stati rilevati nell’area depressa interessata dal paleoalveo del Mella nel settore centrale del territorio comunale di Bagnolo Mella (si veda Figura 5.1). Il fontanile più prossimo alle aree di interesse è posto in corrispondenza della Roggia Renalotto, circa 1,200 m a monte rispetto all’attraversamento di tale roggia da parte del metanodotto. Per quanto riguarda infine la presenza di pozzi ad uso idropotabile, in Figura 5.1 sono riportate le localizzazione dei pozzi utilizzati ad uso idropotabile presenti nell’area di indagine. Il più vicino di essi, ubicato a circa 1.5 km dalla Centrale (in direzione Nord), è il pozzo di proprietà comunale ubicato in località Bargnanina, profondo 282 m, che capta la falda confinata o semiconfinata (Comune di Capriano del Colle, 2010a).

5.2.3 Stato Qualitativo delle Acque Sotterranee

5.2.3.1 Dati di Qualità Come per le acque superficiali, anche per la valutazione della qualità delle acque sotterranee ci si riferisce ad una suddivisione in classi chimiche secondo le disposizioni dell’ex D.Lgs 152/1999. Più precisamente, si determina uno Stato Chimico delle Acque Sotterranee

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(SCAS) che costituisce un indice sintetico per la classificazione delle qualità delle acque delle sorgenti e dei pozzi. Le acque sotterranee sono classificate mediante il sistema parametrico a classi di qualità con valori di soglia descritti nell’Allegato 1 del Decreto stesso. In particolare, le classi previste per lo stato chimico vanno da 1 a 4, in considerazione dell’impatto antropico e delle caratteristiche idrochimiche che variano da “pregiate” a “scadenti”:  1 = nullo o trascurabile – pregiate;  2 = ridotto e sostenibile sul lungo periodo – buone;  3 = significativo – generalmente buone ma con alcuni segnali di compromissione;  4 = rilevante – scadenti;  0 = nullo o trascurabile – particolari facies idrochimiche naturali in concetrazioni al di sopra del valore della classe 3 (per la valutazione dell’origine endogena delle specie idrochimiche presenti dovranno essere considerate anche le caratteristiche chimico-fisiche delle acque). Nella tabella seguente si riporta il valore dell’indice SCAS relativo al monitoraggio effettuato da ARPA Lombardia nel corso del 2009 presso due stazioni di campionamento ubicate nel comune di Bagnolo Mella.

Tabella 5.5: Ubicazione Stazioni di Monitoraggio e Valori di Stato Chimico delle Acque Sotterranee - Anno 2009 (ARPA Lombardia, 2010) Coordinate Complesso SCAS Comune (Gauss Boaga Ovest) Acquifero Est Nord 2009 Bagnolo Mella B1 1,586,806 5,037,145 2 Bagnolo Mella B1 1,592,295 5,031,974 2 Come riportato in tabella le stazioni di monitoraggio più prossime all’area di progetto hanno fatto registrare valori dell’indice SCAS pari a 2 che evidenziano uno stato chimico “buono” delle acque sotterranee con scarso impatto antropico.

5.2.3.2 Vulnerabilità delle Acque Sotterranee all’Inquinamento Per la valutazione della vulnerabilità delle acque sotterranee all’inquinamento si è fatto riferimento a quanto specificamente predisposto nell’ambito del Piano di Governo del Territorio del Comune di Capriano del Colle (2010) e Bagnolo Mella (2010), in cui si è proceduto alla valutazione della vulnerabilità intrinseca, o naturale, relativa al primo acquifero. Si evidenzia che tale acquifero non è interessato da prelievi idropotabili. Come si può osservare dall’analisi di Figura 5.4 allegata, l’area della Centrale ricade, secondo il sistema di valutazione DRASTIC, utilizzato dall’EPA (Comune di Capriano del Colle, 2010), in un’area classificata ad alto livello di vulnerabilità, così come gran parte della parte meridionale del territorio comunale (ad eccezione della valla fluviale del Fiume Mella, il cui livello di vulnerabilità è molto alto), in relazione alla presenza di una profondità della falda compresa tra 2 e 5 m dal p.c., in presenza di ghiaie e sabbie con elevata conducibilità idraulica.

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Per quanto riguarda la classificazione operata dal Comune di Bagnolo Mella (che ha fatto riferimento alla metodologia proposta dal GNDCI-CNR), gran parte del tracciato del metanodotto, così come la stazione di misura, ricadono anch’essi in un’area classificata ad alta vulnerabilità (si veda Figura 5.3). Una parte del tracciato del metanodotto ricade in area di vulnerabilità elevata. Tali classificazioni sono dovute alla buona permeabilità dei depositi superficiali a cui è inoltre associata una ridotta soggiacenza della falda freatica. Per quanto riguarda la vulnerabilità degli acquiferi interessati da prelievi idropotabili, si evidenzia che l’acquifero emunto dal Comune di Bagnolo Mella risulta protetto da propagazioni in profondità di eventuali inquinanti provenienti dalla superificie in relazione alla presenza di un setto a bassa permeabilità di adeguato spessore. Per quanto riguarda il Comune di Capriano del Colle, la falda captata dal pozzo Bargnanina, più prossimo alla Centrale, risulta essere confinata o semiconfinata.

5.3 ELEMENTI DI SENSIBILITÀ DELLA COMPONENTE Nel presente paragrafo, sulla base di quanto riportato in precedenza, sono individuati i ricettori potenzialmente impattati delle attività a progetto. La caratterizzazione della componente non ha evidenziato aspetti potenzialmente critici. In linea generale, potenziali ricettori ed elementi di sensibilità sono i seguenti:  laghi, bacini e corsi d’acqua, in relazione agli usi attuali e potenziali, nonché alla valenza ambientale degli stessi;  aree a pericolosità idraulica elevata o molto elevata;  acquiferi e pozzi ad uso idropotabile;  soggiacenza e grado di vulnerabilità della falda superficiale;  grado di vulnerabilità della falda. Nella seguente tabella è riportata la loro localizzazione nelle aree di interesse.

Tabella 5.6: Ambiente Idrico, Elementi di Sensibilità e Potenziali Ricettori Relazione con gli Interventi a Progetto Descrizione Cantiere/Opera Distanza minima Circa 800 m. Recettore finale della Fiume Mella Centrale Roggia Movica Centrale e Corpo recettore degli scarichi di Roggia Movica Metanodotto Centrale Alcune Rogge del reticolo metanodotto attraversate idrografico minore Aree a rischio elevato di Centrale circa 350 m a Ovest inondazione

Acquiferi e pozzi ad uso idropotabile Centrale circa 1 km a Nord Bassa soggiacenza della falda superficiale e sua elevata tutti Direttamente interessati vulnerabilità

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5.4 VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI E MISURE DI MITIGAZIONE

5.4.1 Consumo di Risorse per Prelievi Idrici (Fase di Cantiere) I prelievi idrici in fase di cantiere sono ricollegabili essenzialmente alla produzione dei fanghi di perforazione, agli usi civili, all’umidificazione del terreno e al collaudo idraulico del metanodotto.

5.4.1.1 Stima dell’Impatto Potenziale La stima dei fabbisogni idrici in fase di cantiere e in fase di work-over pozzo è riportata nel Quadro di Riferimento Progettuale del SIA (Paragrafo 8.2). L’utilizzo di acqua è principalmente associato alla produzione di fanghi di perforazione. I quantitativi di acqua richiesti in questa fase risultano particolarmente contenuti, in virtù del ricorso al Closed Loop System, il quale consente un recupero spinto della fase acquosa. Si ritiene che l’impatto temporaneo associato a tali consumi non abbia effetti sull’ambiente idrico poiché i quantitativi di acqua prelevati sono sostanzialmente modesti e limitati nel tempo. I quantitativi necessari saranno forniti dalla rete acquedottistica o approvvigionati mediante autobotte. Per quanto riguarda il collaudo idraulico il prelievo potrà anche essere effettuato da corpo idrico superficiale. Si ritiene pertanto che l’impatto associato si possa ritenere trascurabile. Altre caratteristiche dell’impatto sono le seguenti: temporaneo, reversibile, a breve termine, a scala locale.

5.4.1.2 Misure di Mitigazione È prevista l’adozione delle seguenti misure di mitigazione, anche se le quantità di acqua prelevate sono di entità contenuta:  ricorso al recupero spinto della fase acquosa durante le attività di perforazione;  adozione del principio di minimo spreco e ottimizzazione della risorsa.

5.4.2 Contaminazione delle Acque e del Suolo per effetto di Spillamenti e Spandimenti Accidentali (Fase di Cantiere)

5.4.2.1 Stima dell’Impatto Potenziale Fenomeni di contaminazione delle acque superficiali e dei suoli per effetto di spillamenti e/o spandimenti in fase di cantiere potrebbero verificarsi solo in conseguenza di eventi accidentali (sversamenti al suolo di prodotti inquinanti e conseguente migrazione in falda e in corpi idrici superficiali) da macchinari e mezzi usati per la costruzione e per tali motivi risultano poco probabili. Si noti che le imprese esecutrici dei lavori oltre ad essere obbligate ad adottare tutte le precauzioni idonee ad evitare tali situazioni, a lavoro finito, sono obbligate a riconsegnare l’area nelle originarie condizioni di pulizia e sicurezza ambientale. L’impatto sulla qualità dei suoli e delle acque superficiali e sotterranee per quanto riguarda tale aspetto, pur in presenza di aree caratterizzate da un alta vulnerabilità della falda

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superficiale (non utilizzata per scopi idropotabili) a fenomeni di inquinamento, risulta quindi trascurabile in quanto legato al verificarsi di soli eventi accidentali ed in considerazione delle misure precauzionali adottate, descritte nel seguito.

5.4.2.2 Misure di Mitigazione Le misure di prevenzione che verranno intraprese onde limitare le fonti di rischio di spillamenti e spandimenti accidentali verso il suolo e l’ambiente idrico saranno le seguenti:  esecuzione delle operazioni di manutenzione dei mezzi adibiti ai servizi logistici presso la sede logistica dell'appaltatore;  esecuzione degli eventuali interventi di manutenzione straordinaria dei mezzi operativi in aree dedicate adeguatamente predisposte (superficie piana, ricoperta con teli impermeabili di adeguato spessore e delimitata da sponde di contenimento);  esecuzione del rifornimento dei mezzi operativi all’interno delle aree di cantiere, con l'utilizzo di piccoli autocarri dotati di serbatoi e di attrezzature necessarie per evitare sversamenti, quali teli impermeabili di adeguato spessore ed appositi kit in materiale assorbente;  attività di rifornimento e manutenzione dei mezzi operativi in aree idonee, lontane da ambienti ecologicamente sensibili, corsi d’acqua e canali irrigui per evitare il rischio di eventuali contaminazioni accidentali delle acque;  controllo giornaliero dei circuiti oleodinamici delle macchine;  provvedere alla compattazione dei suoli dell’area di lavoro prima dello scavo per limitare fenomeni di filtrazione;  prevedere aree distinte per lo stoccaggio dell’humus risultante dalle operazioni di scotico e per il materiale proveniente dagli scavi (soprattutto per il metanodotto);  adottare debite precauzioni affinché i mezzi di lavoro non transitino sui suoli rimossi o da rimuovere;  utilizzare quanto più possibile aree di cantiere prossime a strade esistenti. Per quanto riguarda la fase di work-over del pozzo, sono previsti sistemi di protezione ambientale che permettono di mantenere il rischio di spandimento, in caso di incidente, di oli o additivi chimici utilizzati, a livelli molto bassi. In particolare:  saranno realizzate solette in cemento armato per l’appoggio dell’impianto di perforazione, dei motori, delle pompe e canalette perimetrali al piazzale di perforazione per la raccolta delle acque di lavaggio impianto;  i serbatoi di gasolio e olio per i motori dell'impianto di perforazione verranno collocati in una vasca di contenimento in cemento armato di capacità pari a quella dei serbatoi stessi ed a perfetta tenuta stagna. Eventuali sversamenti di olio nella zona occupata dai motori verranno raccolti e convogliati a smaltimento.

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5.4.3 Interazione dei Fluidi di Perforazione con Sottosuolo e Falde Sotterranee (Fase di work-over pozzo)

5.4.3.1 Introduzione Durante la perforazione del pozzo potrebbe potenzialmente generarsi una interazione tra i fluidi di perforazione e il sottosuolo, in particolare i complessi idrogeologici che possono ospitare acquiferi.

5.4.3.2 Stima dell’Impatto Potenziale e Misure di Mitigazione Come evidenziato nel Quadro di Riferimento Progettuale del SIA, saranno utilizzati una serie di accorgimenti progettuali atti ad evitare il possibile inquinamento delle falde e garantire la tenuta idraulica del pozzo e l’isolamento delle formazioni geologiche attraversate; in particolare durante la perforazione è previsto:  cementazione delle colonne di rivestimento del pozzo (casing) alle pareti del foro con malta cementizia (acqua, cemento ed eventualmente specifici additivi) per garantire sia la tenuta idraulica del pozzo, sia l’isolamento dalle formazioni rocciose attraversate;  l’utilizzo di fanghi bentonitici ad acqua. In considerazione di quanto sopra evidenziato, le idonee misure preventive impiegate permettono di minimizzare o annullare il rischio di interazione dei fluidi di perforazione con il sottosuolo e le falde, per cui l’impatto potenziale risulta trascurabile/di lieve entità.

5.4.4 Modifica del Drenaggio Superficiale e Interazioni con i Flussi Idrici Superficiali e Sotterranei (Fase di Cantiere e Fase di Esercizio)

5.4.4.1 Stima dell’Impatto Potenziale La fase di realizzazione del progetto potrebbe interferire con il drenaggio superficiale e con i corpi idrici superficiali dell’area. In particolare sono nel seguito analizzate:  eventuali locali modifiche al drenaggio superficiale nell’area di Centrale e nella Stazione di Misura;  possibili interferenze tra la realizzazione del metanodotto, la falda e i corsi d’acqua attraversati;  potenziali impatti associati allo scarico degli effluenti da test idraulico della condotta. Modifica del Drenaggio Superficiale in Area Centrale e Stazione di Misura Le opere civili e gli impianti della Centrale saranno realizzati ampliando di circa 2,900 m2 l’area a pertinenza mineraria esistente, attualmente occupata dal pozzo BM-8 e da altre apparecchiature a servizio delle attività di coltivazione (circa 4,450 m2); la superficie complessiva risulta di 7,350 m2. Le nuove aree impermeabilizzate sono di limitata estensione; non verranno indotte alterazioni alle rogge e ai fossi presenti nelle aree limitrofe.

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Le opere civili e gli impianti nella Stazione di Misura saranno realizzati su di un’area agricola con superficie pari a 1,600 m2 circa, senza indurre alterazioni a rogge e fossi nell’intorno dell’area. Si può dunque ritenere che le locali modifiche alle condizioni di drenaggio superficiale per la realizzazione delle opere civili previste dal progetto non determineranno, a scala più ampia, nessuna rilevante modifica alle attuali condizioni di drenaggio delle aree interessate. Interazioni con i Flussi Idrici Superficiali e Sotterranei per la Posa del Metanodotto Le interazioni della condotta con l’ambiente idrico superficiale sono ricollegabili agli attraversamenti di alcune rogge attraversate dal metanodotto. L’impatto connesso alla realizzazione di tali attraversamenti, in considerazione della natura dei corpi d’acqua , della tecnica realizzativa adottata (per la maggior parte di esse tecnica spingitubo) e delle misure di contenimento/minimizzazione degli impatti specificate nel seguente paragrafo, è ritenuto trascurabile. Per quanto riguarda le interazioni con i flussi idrici sotterranei, si evidenzia che la realizzazione della condotta in progetto necessiterà di scavi a profondità limitata, mediamente pari a 1.8 m, ad eccezione dei tratti di attraversamento realizzati con tecnica spingitubo, per i quali dovranno essere scavati pozzetti di spinta più profondi. In linea generale quindi non si prevedono interferenze dirette con la falda, che è generalmente ubicata a profondità superiori (nell’ordine di -3.5 m dal piano campagna). Per prevenire eventuali fenomeni di dissesto o mutazione dei flussi delle acque superficiali e sotterranee, si prevede di adottare tutti i provvedimenti atti a preservare le caratteristiche idrogeologiche dei terreni attraversati, eseguendo il reinterro della linea rispettando la successione dei terreni e garantendo la continuità della falda in senso orizzontale. Inoltre, non essendo presenti nelle vicinanze pozzi per uso idropotabile, il progetto non interferirà con le zone di rispetto previste dal D.Lgs 152/1999 e D.Lgs 258/2000. Scarichi Idrici per Test Idraulico della Condotta L’acqua utilizzata per il test idraulico generalmente non è soggetta ad alcun trattamento, pertanto una volta conclusa la prova può essere scaricata nel corpo idrico più vicino. È quindi prevedibile un impatto trascurabile sulla qualità delle acque superficiali, tenuto anche conto delle ridotte quantità in gioco (circa 100 m3). Per prevenire eventuali contaminazioni della risorsa idrica sia superficiale sia di falda sarà effettuato un controllo sulle acque utilizzate per il test idraulico della condotta; nel caso di apparente contaminazione saranno svolte opportune analisi e in base ai risultati saranno scelte le modalità di trattamento e smaltimento più adeguate.

5.4.4.2 Misure di Contenimento e Mitigazione Le principali misure di mitigazione degli impatti legate alla fase di cantiere con lo scopo di prevenire situazione di alterazione delle caratteristiche di qualità delle acque superficiali e sotterranee e di evitare eventuali interferenze con l’assetto idraulico del territorio sono le seguenti:  minimizzazione delle superfici impermeabilizzate compatibilmente con le esigenze di impianto;

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 esecuzione delle opere di scavo a regola d’arte, in modo da arrecare il minor disturbo possibile;  previsione di due distinti stoccaggi temporanei per la parte superficiale di terreno (humus) e per quella più profonda;  esecuzione di controlli sulla qualità chimico-fisica delle acque utilizzate per il test idraulico della condotta. Per preservare il più possibile le caratteristiche idrogeologiche dell'acquifero saranno stabilite in fase di ripristino le misure da adottare di volta in volta per mitigare gli impatti scegliendo fra:  rinterro della trincea di scavo con materiale granulare, al fine di preservare la continuità della falda in senso orizzontale;  rinterro della trincea rispettando la successione originaria dei terreni (qualora si alternino litotipi a diversa permeabilità), al fine di ricostituire l'assetto idrogeologico originario. Inoltre, si prevede di rivegetare il prima possibile la pista di lavoro per ripristinare il precedente equilibrio idrogeologico e per garantire un adeguato livello di stabilità nel medio e nel lungo termine.

5.4.5 Consumo di Risorse per Prelievi Idrici (Fase di Esercizio) L’esercizio della Centrale determinerà minimi prelievi idrici in fase di esercizio, che saranno forniti dalla rete acquedottistica (si veda il Paragrafo 9.2 del Quadro di Riferimento Progettuale del SIA). L’impatto associato può quindi ritenersi assolutamente trascurabile. Per il metanodotto e la Stazione di Misura non si prevedono prelievi in fase di esercizio.

5.4.6 Alterazione delle Caratteristiche di Qualità delle Acque Superficiali dovute agli Scarichi Idrici (Fase di Esercizio)

5.4.6.1 Stima dell’Impatto Potenziale In fase di esercizio gli unici scarichi idrici presenti sono quelli relativi allo scarico delle acque meteoriche presso l’area di Centrale (si veda anche il Paragrafo 9.3 del Quadro di Riferimento Progettuale del SIA), dove verrà predisposta una idonea rete di drenaggio e raccolta delle acque meteoriche di prima pioggia, che verranno trattate in un disoleatore. Le acque trattate vengono poi mandate alla vasca di raccolta acque meteoriche e poi convogliate nella Roggia Movica, prossima alla Centrale. Le eventuale tracce di oli recuperate verranno inviate a impianto di trattamento. Per quanto concerne le acque reflue civili sarà predisposta una vasca Imhoff con sistema di dispersione a “perdere” delle acque in essa trattate. Si ritiene che gli scarichi idrici non inducano effetti significativi sulla qualità delle acque superficiali in considerazione dei ridotti quantitativi e delle modalità controllate dello scarico.

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5.4.6.2 Misure di Mitigazione La principale misura di mitigazione adottate in fase progettuale è la realizzazione di una vasca di raccolta delle acque di prima pioggia, dove è previsto un sistema di trattamento tramite disoleatore.

5.4.7 Contaminazione delle Acque per effetto di Spillamenti e Spandimenti Accidentali (Fase di Esercizio)

5.4.7.1 Stima dell’Impatto Potenziale Anche in fase di esercizio la contaminazione delle acque per effetto di spillamenti e spandimenti potrà avvenire solamente a seguito di avvenimenti accidentali. La corretta progettazione della pavimentazione e della rete di drenaggio consentirà di evitare la contaminazione dei corpi idrici anche in caso di evento accidentale. L’impatto sulla qualità delle acque superficiali e sotterranee per quanto riguarda tale aspetto risulta quindi trascurabile in quanto legato al verificarsi di soli eventi accidentali ed in considerazione delle misure precauzionali adottate, descritte nel seguito.

5.4.7.2 Misure di Mitigazione Sono previste le seguenti procedure operative e accorgimenti progettuali quali misure di mitigazione:  non saranno presenti in Centrale sostanze e materiali nocivi per l’ambiente e la salute, quali PCB (trasformatori), gas halon (dispositivi antincendio), materiali radioattivi (dispositivi rilevazione incendi), amianto e materiali contenenti amianto;  la Centrale sarà dotata di piani specifici per il controllo di situazioni di emergenza ambientale come nel caso di spillamento e spandimento accidentale.

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6 SUOLO E SOTTOSUOLO Obiettivi della caratterizzazione del suolo e del sottosuolo sono:  l’individuazione delle modifiche che la realizzazione degli interventi previsti possono causare sulla evoluzione dei processi geodinamici, esogeni ed endogeni;  la determinazione della compatibilità delle azioni progettuali con l’equilibrata utilizzazione delle risorse naturali. Si evidenzia che la realizzazione del progetto:  non causerà alcuna modifica permanente sull’evoluzione dei processi geodinamici esogeni ed endogeni;  sarà caratterizzato da un utilizzo compatibile delle risorse naturali. Il presente Capitolo è così strutturato:  il Paragrafo 6.1 riassume le interazioni tra il progetto (fase di costruzione, fase di work- over pozzo e fase di esercizio) e la componente suolo e sottosuolo. Tali impatti sono quasi esclusivamente riconducibili alla fase di cantiere e sono opportunamente mitigabili attraverso idonee scelte progettuali ed esecutive;  il Paragrafo 6.2 riporta per l’area di interesse, la descrizione dello stato attuale della componente suolo e sottosuolo;  nel Paragrafo 6.3 sono riassunti gli elementi di sensibilità della componente;  il Paragrafo 6.4 descrive gli impatti potenziali, quantifica le interazioni con l’ambiente, riporta la stima degli impatti individuando infine le misure di mitigazione.

6.1 INTERAZIONI TRA IL PROGETTO E LA COMPONENTE Le interazioni tra il progetto e la componente suolo e sottosuolo possono essere così riassunte:  fase di cantiere e fase di work-over pozzo:  utilizzo di materie prime e gestione terre e rocce da scavo,  produzione di rifiuti,  potenziale spillamenti/spandimenti dai mezzi utilizzati per la costruzione,  occupazione/limitazioni d’uso di suolo;  fase di esercizio:  consumi di materie prime e produzione di rifiuti (acque di strato, ecc..),  potenziale contaminazione del suolo per effetto di spillamenti/spandimenti dagli equipment in fase di esercizio,  occupazione/limitazioni d’uso di suolo per la presenza dell’area della Centrale e della Stazione di misura,  limitazioni d’uso del suolo per la presenza del metanodotto.

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Sulla base dei dati progettuali e delle interazioni con l’ambiente riportate ai Capitoli 8 e 9 del Quadro di Riferimento Progettuale, la valutazione qualitativa delle potenziali incidenze delle azioni di progetto sulla componente in esame è riassunta nella seguente tabella.

Tabella 6.1: Suolo e Sottosuolo, Potenziale Incidenza delle Azioni di Progetto

Potenziale Incidenza

Azione di Progetto Oggetto di Non Significativa Successiva Valutazione FASE DI CANTIERE E FASE DI WORK-OVER POZZO Utilizzo di materie prime e gestione terre e rocce da X scavo Produzione di rifiuti X Occupazioni/limitazioni d’uso di suolo X Spillamenti e Spandimenti X FASE DI ESERCIZIO Produzione di Rifiuti X Spillamenti e Spandimenti X Consumi di materie prime X Occupazioni/limitazioni d’uso di suolo X Si è ritenuto di escludere da ulteriori valutazioni le azioni di progetto per le quali la potenziale incidenza sulla componente è stata ritenuta, fin dalla fase di valutazione preliminare, non significativa. In particolare, il consumo di materie prime in fase di esercizio sarà di entità assai contenuta (si veda il Paragrafo 9.5 del Quadro di Riferimento Progettuale del SIA). Pur valutando trascurabile la potenziale incidenza di fenomeni accidentali quali di spillamenti e spandimenti di sostanze inquinanti nell’ambiente, nei precedenti Paragrafi 5.4.2 e 5.4.7 si riportano le considerazioni sulla potenziale alterazione della qualità dei suoli e delle acque e sulle relative misure precauzionali da adottare in cantiere per limitare i rischi di contaminazione. Nei paragrafi successivi si riporta la caratterizzazione della componente (Paragrafo 6.2), in cui sono evidenziati gli eventuali elementi di sensibilità; i ricettori potenzialmente impattati dalle attività a progetto sono identificati nel Paragrafo 6.3. La valutazione degli impatti ambientali, unitamente alla misure mitigative che si prevede di adottare, è riportata al Paragrafo 6.4.

6.2 DESCRIZIONE E CARATTERIZZAZIONE

6.2.1 Geologia

6.2.1.1 Inquadramento La Pianura Padana, dal punto di vista geologico, corrisponde essenzialmente ad un bacino di sedimentazione Quaternario, nel quale si può distinguere una serie continentale più superficiale ed una serie marina più profonda. Essa si è formata circa un milione di anni fa quando, a seguito dei sollevamenti responsabili della formazione dell’Appennino, il mare ha cominciato a ritirarsi. Il riempimento del bacino marino ed il passaggio alla sedimentazione continentale è il risultato di eventi tettonico-sedimentari parossistici, separati nel tempo da

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periodi di forte subsidenza bacinale ed attività ridotta delle strutture che sono il risultato dell’evoluzione del bacino (Regione Lombardia, 2002). Gli effetti dei movimenti verso Nord-Est delle falde appenniniche sono rilevabili alla scala dell’intero bacino sedimentario. Le linee sismiche evidenziano questo legame di causa ed effetto; in particolare, si possono osservare i seguenti fenomeni:  estese superfici di erosione sul margine appenninico del bacino e sui fronti delle falde, ora sepolti (dorsale ferrarese);  importanti segmentazioni del bacino di avanfossa con spostamenti del depocentro;  rapidi e consistenti spostamenti delle zone di Transizione Scarpata Sottomarina-piana Bacinale (TSB). Il territorio in esame è ascrivibile alla regione Pedealpina, che convenzionalmente corrisponde all’area limitata a settentrione dall’arco Alpino, dai colli Berici ed Euganei e da una linea che congiunge questi al delta del Po; a Sud dall’area delle pieghe Pede- Appeniniche e Ferraresi, dall’Appennino Vogherese; a Sud-Ovest dal Monferrato, ad Oriente dal Mare Adriatico. Nella Figura 6.1 allegata si riporta per l’area di interesse lo stralcio della Carta Geologica in scala 1:50,000. Il territorio è dominato dall’affioramento di terreni di origine alluvionale definibili come “Alluvioni Fluvio Glaciali e Fluviali, prevalentemente sabbiosi e limosi, con strato di alterazione brunastro, di spessore limitato” (Comune di Leno, 2006). Questi depositi si sono formati durante l’ultimo grande ritiro dei ghiacciai Gardesano e Sebino, i cui torrenti hanno trasportato e deposto i propri sedimenti su tutta la pianura sottostante, costruendo l’attuale livello fondamentale della Pianura Bresciana. Le granulometrie rispettano la competenza delle acque diminuendo da Nord a Sud, passando da depositi prevalentemente ghiaiosi a depositi sabbiosi. Successivamente a questa fase è intervenuta la fase Cataglaciale del Wurm, durante la quale le precedenti alluvioni sono state incise, in parte smantellate e rideposte altimetricamente sotto il livello fondamentale della Pianura. Come per gli altri corsi d’acqua di tale area, i depositi alluvionali del Fiume Mella (Olocene) corrispondenti a questa fase sono stati cartografati come Alluvioni Antiche. Attualmente i corsi d’acqua, a seguito dell’intervento dell’uomo, alternano fasi locali di erosione e di deposito; tali depositi sono classificati come Alluvioni Medio-Recenti. In generale i depositi fluviali del Fiume Mella sono prevalentemente ghiaioso-sabbiosi e contengono lenti limoso-argillose o limoso-sabbiose.

6.2.1.2 Analisi di Dettaglio Con riferimento all’area di Centrale in Figura 6.2 si riporta uno stralcio della carta di inquadramento geologico e geomorfologico elaborato nell’ambito del Piano del Governo del Territorio del Comune di Capriano del Colle. In Figura 6.3 si riporta invece lo stralcio della Carta Litologica elaborata dal Comune di Bagnolo Mella all’interno del proprio Piano del Governo del Territorio. Dall’analisi della Figura 6.2 si evince che l’area di Centrale ricade nel tratto di Pianura costituita da depositi fluvioglaciali e fluviali ghiaioso-sabbiosi depositati da un paleo-Mella nel Pleistocene Superiore. Per quanto riguarda il territorio nel Comune di Bagnolo Mella (Figura 6.3) anche l’area attraversata dal metanodotto rientra nell’ambito della Pianura Fluvioglaciale e Fluviale con

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terreni prevalentemente sabbioso-limosi. L’ultima parte del tracciato del metanodotto e la stazione di Misura fanno parte invece di una zona caratterizzata da terreni prevalentemente limosi. La perforazione del pozzo ha permesso di acquisire informazioni relative alla stratigrafia sottostante la Centrale. In particolare il giacimento è costituito da un livello appartenente alla formazione “Ghiaie di Sergnano” (Messiniano), denominato M/A5 (Ministero delle Attività Produttive, 2006). Il livello è formato da bancate di ghiaia e sabbia, con intercalazioni argillose ed è suddiviso in due unità (M/A5a M/A5b), separate da un setto argilloso. Il top del livello, nella posizione del pozzo Bagnolo Mella 8, l’unico rimasto nel campo, si trova a quota 1,076 m slm. La struttura del reservoir è costituita da un’anticlinale, chiusa stratigraficamente lungo il fianco Nord - Est. La porosità media risulta pari al 25%, la permeabilità risulta variare fra 32 e 200 mD.

6.2.2 Geomorfologia

6.2.2.1 Inquadramento Il territorio bresciano ha un’estensione di 478,272 ha, che per il 55.5% si sviluppano in montagna, per il 15.7% in collina ed il resto in pianura (ARPA Lombardia, 2003). Per i suoi aspetti fisico – geografici e geopedologici il territorio della Provincia è uno dei più complessi della Lombardia: agli alti rilievi, appartenenti alla fascia mediana del sistema alpino, succedono a Sud la fascia esterna prealpina e quindi le colline, costituite da emergenze di più modesta altitudine che precedono il passaggio alla sottostante pianura. Agli estremi Est ed Ovest della fascia collinare si appoggiano altri più modesti rilievi costituiti dagli anfiteatri morenici. Infine la pianura che, per le sue caratteristiche strutturali e ambientali, si differenzia nettamente da quella delle Province confinanti. L’effetto sinergico dei fenomeni di orogenesi alpina, glaciazione ed erosione ha determinato una complessa serie di tipologie geomorfologiche che, in sintesi, possono essere così definite:  alpino;  prealpino;  montano e submontano;  collinare, ai margini della pianura;  gli anfiteatri morenici;  di fondo valle;  dell’alta pianura;  della media pianura;  della bassa pianura. Il territorio di interesse per il progetto ricade in aree di bassa pianura e deve la sua genesi all’intensa attività deposizionale operata principalmente dal Fiume Mella, durante il Quaternario, in corrispondenza del suo sbocco in pianura, in diretta connessione con i rilevanti fenomeni erosivi che interessavano i retrostanti rilievi montuosi.

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6.2.2.2 Analisi di Dettaglio Le opere in progetto ricadono nell’ambito delle aree più recentemente influenzate dal Fiume Mella, in cui sono state cartografate alcune forme fluviali, quali le scarpate di erosione fluviale che costituiscono elementi di rilievo nella struttura del paesaggio lungo il fiume; spesso esse segnano vecchi percorsi del fiume e talora contraddistinguono il limite tra le alluvioni antiche e quelle più recenti. (Comune di Capriano del Colle, 2010). Sempre nelle aree occupate dalle alluvioni del Mella sono tutt’ora visibili alcune depressioni morfologiche lasciate dalle divagazioni dell’alveo del fiume. Altrettanto significative sono le antiche anse del fiume nel settore prossimo all’area di intervento, dove il corso d’acqua aveva un andamento meandriforme. In linea generale si può comunque affermare che la zona di pianura del territorio non mostra una chiara definizione delle aree di pertinenza fluviale rispetto al livello fondamentale della pianura. Questo è dovuto a cause sia naturali che antropiche. La principale causa naturale è legata al fatto che il Fiume Mella incomincia ad approfondire in modo significativo la valle fluviale all’interno dei depositi della pianura progressivamente a partire proprio da Sud del Monte Netto. Per quanto concerne le azioni antropiche, nell’area oggetto di intervento la causa principale è da ricercare nella rielaborazione della superficie topografica conseguente alle attività agricole, che hanno determinato la scomparsa delle rotture di pendenza più marcate. Come evidenziato nella Figura 6.2 allegata in prossimità dell’area di Centrale in direzione Ovest è presente un paleoalveo lasciato dal Fiume Mella. Tale paleoalveo che si sviluppa a Sud del Monte Netto, individua un antico percorso del Fiume spostato più ad Est rispetto all’attuale (Comune di Capriano del Colle, 2010). Il tratto di metanodotto ricadente nel territorio Comunale di Bagnolo Mella e la Stazione di Misura fanno parte di un’area caratterizzata da una generale monotonia e dall’assenza di elementi morfologici di pregio (Comune di Bagnolo Mella, 2010). Anche in questa zona le forme più significative sono rappresentate dai paleoalvei; l’altimetria risulta sub- pianeggiante con una quota che varia tra i 75 e gli 80 m s.l.m. con cadente in direzione NNE-SSW.

6.2.3 Uso del Suolo Nella seguente tabella sono schematizzate le informazioni relative alla copertura ed usi del suolo estratte dal “Rapporto sullo Stato dell’Ambiente in Lombardia” del 2008-2009 (ARPA Lombardia, 2009b).

Tabella 6.2: Regione Lombardia, Copertura e usi del suolo (ARPA Lombardia, 2009b) Aree Aree Aree Aree Aree Superficie Boschive e Provincia Urbanizzate Agricole Umide Idriche [km2] Seminaturali [%] [%] [%] [%] [%] Bergamo 2.749,6 13,3 28,7 56,4 0,0 1,5 Brescia 4.781,1 11,0 36,3 47,3 0,1 5,3 Como 1.279,8 15,8 15,3 60,1 0,2 8,6 Cremona 1.770,9 10,0 86,1 2,5 0,1 1,2 Lecco 811,9 14,7 16,4 59,9 0,2 8,9 Lodi 783,1 12,5 80,2 5,0 0,2 2,1 Mantova 2.342,6 11,4 83,1 2,5 0,4 2,6 Milano 1.617,4 39,6 52,0 7,1 0,0 1,2

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Aree Aree Aree Aree Aree Superficie Boschive e Provincia Urbanizzate Agricole Umide Idriche [km2] Seminaturali [%] [%] [%] [%] [%] Monza Brianza 362,7 55,5 34,6 9,7 0,0 0,1 Pavia 2.971,2 9,0 74,0 15,7 0,1 1,2 Sondrio 3.197,1 2,4 7,8 88,6 0,0 1,2 Varese 1.201,7 28,7 15,3 46,3 0,5 9,2 Regione 23.869,2 13,8 44,2 38,6 0,1 3,3 Lombardia Dall’analisi della tabella si evince che il territorio della Provincia di Brescia, ove ricade l’opera a progetto, risulta caratterizzato per circa il 47% da aree Boschive e Seminaturali e per circa il 36% da aree agricole. Per quanto riguarda i tre Comuni, interessati dalla realizzazione dell’opera in progetto, i dati relativi alla copertura e all’uso del suolo sono riportati nella seguente tabella.

Tabella 6.3: Copertura e Usi del Suolo nei Comuni di Capriano del Colle, Bagnolo Mella e Dello (ARPA Lombardia, 2009b) Aree Aree Aree Aree Aree Superficie Boschive e Comune Urbanizzate Agricole Umide Idriche [km2] Seminatural [%] [%] [%] [%] i [%] Capriano del 14.02 17.2 76.6 5.0 0.0 1.0 Colle Bagnolo Mella 31.29 17.5 80.3 1.0 0.0 1.2 Dello 23.45 11.7 85.7 1.7 0.0 0.8

Come è evidenziato in tabella nei comuni di interesse sono nettamente predominanti le aree agricole a discapito delle aree boschive e seminaturali che non superano il 5%. In Figura 6.4 allegata è riportata la carta dell’uso del suolo relativa ad una fascia di 1 km intorno alle opere a progetto. L’area interessata dalle opere in progetto ha una vocazione nettamente agricola ed è caratterizzata prevalentemente da aree dedite alla maiscultura per l’allevamento; nell’area sono presenti alcuni allevamenti sia di suini sia di bovini. Le superfici dei campi sono state liberate da qualsiasi presenza arborea, ad eccezione di alcuni filari che ne segnano i confini, spesso in corrispondenza delle rogge e dei canali irrigui. La Centrale andrà ad occupare per buona parte un’area mineraria esistente, occupata da strutture ed impianti legati alla coltivazione mineraria. Intorno a quest’area antropizzata in tutte le direzioni sono presenti terreni dediti alla coltura in seminativo (attualmente mais). Il lato Est dell’area mineraria confina con una strada sterrata che costeggia la Roggia Movica. Per quanto riguarda le aree attraversate dal metanodotto e l’area su cui sorgerà la Stazione di Misura, poste più a Sud, si incontrano sempre terreni coltivati a seminativo, intramezzati solo dalla presenza di filari arborei di confine fra gli appezzamenti. Nell’area sono presenti anche alcune colture orticole in un’area in cui sono state realizzate anche alcune serre (si veda la Figura 6.4 allegata).

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6.2.4 Capacità Protettiva del Suolo Il suolo ha la capacità di proteggere il sistema delle acque profonde e superficiali e le catene alimentari dall'inquinamento, agendo da filtro e da tampone e favorendo le trasformazioni biochimiche. La funzione del suolo ai fini della protezione delle risorse idriche dall’inquinamento è duplice: da un lato, un suolo sufficientemente impermeabile favorisce il ruscellamento, limitando il trasporto di inquinanti solubili con le acque di percolazione; dall’altro, un suolo permeabile favorisce l’infiltrazione, preservando i corpi d’acqua superficiali. In Lombardia circa il 30% della superficie dei suoli ha elevate capacità protettive nei confronti delle acque sotterranee e superficiali (Regione Lombardia, 2010a).

6.2.4.1 Capacità Protettiva del Suolo nei confronti delle Acque Superficiali La capacità protettiva dei suoli nei confronti delle acque superficiali descrive la capacità del suolo di controllare il trasporto di inquinanti idrosolubili nelle acque di scorrimento superficiale verso le risorse idriche di superficie. Gli inquinanti distribuiti sul suolo possono essere trasportati in soluzione oppure adsorbiti sulle particelle solide contenute nelle acque che scorrono sulla superficie del suolo stesso. Molto spesso il comportamento idrologico dei suoli è tale che a capacità protettive elevate nei confronti delle acque superficiali corrispondono capacità protettive nei confronti delle acque profonde minori e viceversa. Infatti, solo suoli profondi, a granulometria equilibrata, con orizzonti relativamente poco permeabili intorno al metro di profondità e a giacitura pianeggiante hanno contemporaneamente una buona capacità di accettazione delle acque meteoriche ed irrigue ed una bassa infiltrabilità profonda. L’ERSAF (Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste) ha elaborato uno studio sulla capacità protettiva dei suoli nei confronti delle acque superficiali limitatamente sulla pianura bresciana centrale. Gli esiti di tale studio sono stati recepiti dal comune di Capriano del Colle nelle relative tavole e relazioni del proprio Piano del Governo del Territorio. In Figura 6.5 si riporta per l’area interessata dalle opere a progetto lo stralcio della zonizzazione elaborata dallo studio ERSAF e disponibile presso il Geoportale della Regione Lombardia. Le proprietà pedologiche prese in considerazione nel modello interpretativo sono correlate con la suscettività dei suoli a determinare scorrimenti superficiali e fenomeni erosivi. Tali proprietà sono gruppo idrologico, indice di runoff superficiale, rischio di inondabilità. Nelle aree di pianura non alluvionabili, dove la pendenza è molto modesta o addirittura inesistente, la capacità protettiva nei confronti delle acque superficiali è comunque prevalentemente correlata al tipo idrologico dei suoli, che è una espressione sintetica delle modalità e dei tempi di deflusso delle acque di origine meteorica o irrigua. Il modello prevede la ripartizione dei suoli in tre classi di classi di capacità protettiva nei confronti delle acque superficiali:  Capacità Protettiva Elevata;  Capacità Protettiva Moderata;  Capacità Protettiva Bassa.

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Si evidenzia che l’area di prevista localizzazione delle centrale ricade in classe M (“capacità protettiva moderata”) come la maggior parte dell’area circostante ed è adiacente a terreni in classe E (“capacità Elevata”) (si veda la Figura 6.5). Il metanodotto ricade prevalentemente in terreni di classe M (“capacità Moderata”), ad esclusione di alcuni tratti in classe M/E (“capacità Moderata/Elevata”) e in classe E (“capacità Elevata”); la Stazione di misura, infine, ricade in area classificata “Moderata”.

6.2.4.2 Capacità Protettiva del Suolo nei confronti delle Acque Profonde La capacità protettiva dei suoli nei confronti delle acque sotterranee descrive la capacità del suolo di controllare il trasporto di inquinanti idrosolubili nelle acque di percolazione in profondità verso le risorse idriche sottosuperficiali e rappresenta uno degli elementi principali per la valutazione della vulnerabilità degli acquiferi. Le precipitazioni e soprattutto l'irrigazione sono considerate le principali fonti di acqua disponibile per la lisciviazione dei prodotti fitosanitari o dei loro metaboliti attraverso il suolo. La valutazione della capacità protettiva dei suoli assume pertanto una rilevanza particolare nelle aree ove vengono utilizzate tecniche irrigue a forte consumo di acqua. Si tratta quindi della potenziale capacità del suolo di trattenere i fitofarmaci entro i limiti dello spessore interessato dagli apparati radicali delle piante e per un tempo sufficiente a permetterne la degradazione e viene definita prendendo in considerazione le proprietà podologiche, correlate con la capacità di attenuazione e con il comportamento idrologico del suolo. L’ERSAF (Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste) ha elaborato uno studio sulla capacità protettiva dei suoli nei confronti delle acque sotteranne limitatamente sulla pianura bresciana centrale. Gli esiti di tale studio sono stati recepiti dai comuni di Bagnolo Mella e Capriano del Colle nelle relative tavole e relazione del Piano del Governo del Territorio. In Figura 6.5 si riporta per l’area interessata dalle opere a progetto lo stralcio della zonizzazione elaborata dallo studio ERSAF e disponibile presso il Geoportale della Regione Lombardia. Le proprietà pedologiche prese in considerazione nel modello interpretativo sono correlate con la capacità di attenuazione e il comportamento idrologico del suolo. Tali proprietà sono permeabilità, profondità della falda, granulometria, proprietà chimiche (pH, CSC). Il modello prevede la ripartizione dei suoli in tre classi di classi di capacità protettiva nei confronti delle acque profonde:  Capacità Protettiva Elevata;  Capacità Protettiva Moderata;  Capacità Protettiva Bassa. La capacità protettiva del suolo nei confronti delle acque sotterranee nell’area di prevista localizzazione della Centrale è classificata in classe M (“capacità protettiva moderata”) come la maggior parte dell’area circostante ed è adiacente a terreni in classe B/M (“capacità Bassa/Moderata”) (si veda la Figura 6.5). Il metanodotto ricade prevalentemente in aree con capacità protettiva “Moderata” ed in parte in aree con capacità protettiva B/M (bassa moderata) ed in parte in parte in aree con capacità

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protettiva Elevata. Infine la stazione di misura ricade in area classificata come Moderata (si veda la Figura 6.5).

6.2.5 Qualità dei Suoli La Centrale sarà localizzata per buona parte in un’area di pertinenza mineraria in cui si sono svolte in passato attività di estrazione idrocarburi (gas naturale) e per il resto in un’area agricola a seminativo. Le aree interessate dal tracciato del metanodotto e dalla stazione di misura sono costituite da terreni agricoli a seminativo. In nessuna delle aree di cui sopra è stata fornita notizia di eventuali fenomeni di inquinamento che possono aver interessato le matrici ambientali.

6.2.6 Sismicità

6.2.6.1 Caratterizzazione Sismogenetica e Sismotettonica L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) ha provveduto alla Zonazione Sismogenetica del territorio nazionale (Meletti C. e Valensise G. 2004), denominata ZS9. La parte più bassa della Provincia di Brescia ricade nella zona sismogenetica 907.

Figura 6.a: Nord Italia, Zonazione Sismogenetica ZS9 (INGV, 2011 - Sito Web) Tale zonazione, che si è prevalentemente basata sulla distribuzione delle sorgenti sismogenetiche (si veda figura seguente), è stata poi utilizzata nella redazione della Mappa di Pericolosità Sismica del territorio nazionale.

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Figura 6.b: Nord Italia, Distribuzione delle Sorgenti Sismogenetiche4 (INGV, 2011 - Sito Web) La zona 907 è caratterizzata da una sismicità di energia normalmente medio-bassa con la sola eccezione del terremoto di Soncino, evento del 1802, a cui viene assegnata una magnitudo Mw intorno a 5.9 .

6.2.6.2 Classificazione e Pericolosità Sismica Inquadramento Normativo Il Testo Unico Norme Tecniche (DM 14 Gennaio 2008), in seguito nominate come NTC08, stabilisce che le azioni sismiche di progetto si definiscono a partire dalla “pericolosità sismica di base” del sito di costruzione, identificato in termini di coordinate geografiche latitudine, longitudine e condizioni ideali di sito di riferimento rigido con superficie topografica orizzontale (categoria A “formazioni litoidi o suoli omogenei molto rigidi” nelle NTC08). Nelle normative sismiche precedenti (OPCM “Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri” No. 3274 del 2003 e s.m.i. e NTC05 “Norme Tecniche per le Costruzioni” approvate con DM delle Infrastrutture e dei Trasporti del 14 Settembre 2005) la pericolosità sismica era definita secondo un numero discreto e finito di zone sismiche (4 zone), ciascuna caratterizzata da un prefissato valore di accelerazione di riferimento (accelerazione di picco orizzontale del suolo (ag), con probabilità di superamento del 10% in 50 anni, pari ad un periodo di ritorno di 475 anni).

4 Le sorgenti sismogenetiche riportate, dedotte dal database DISS 2.0. sono rappresentate utilizzando la scala cromatica che esprime la magnitudo Mw del terremoto atteso per la sorgente stessa. Le classi di magnitudo con le quali sono rappresentati i terremoti e le sorgenti sono le stesse utilizzate per il calcolo dei tassi di sismicità.

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L’NTC08 invece stabilisce che la pericolosità sismica in un generico sito debba essere descritta con un sufficiente livello di dettaglio, sia in termini geografici che in termini temporali. Tali condizioni possono ritenersi soddisfatte se i risultati dello studio di pericolosità sono forniti:

 in termini di valori di accelerazione orizzontale massima ag e dei parametri che permettono di definire gli spettri di risposta ai sensi delle NTC (ag, Fo e Tc), nelle condizioni di sito di riferimento rigido orizzontale sopra definite;  in corrispondenza dei punti di un reticolo (reticolo di riferimento) i cui nodi sono sufficientemente vicini fra loro (non distano più di 10 km);  per diverse probabilità di superamento in 50 anni e/o diversi periodi di ritorno TR ricadenti in un intervallo di riferimento compreso almeno tra 30 e 2,475 anni, estremi inclusi. In conclusione, da un punto di vista normativo quindi la pericolosità sismica di un sito non è sintetizzata più da un unico parametro (ag), ma dipende dalla posizione dell’opera rispetto ai nodi della maglia elementare del reticolo di riferimento contenente il punto in esame. Inoltre, da un punto di vista temporale, la pericolosità non è più definita con riferimento ad un singolo valore del periodo di ritorno (TR = 475 anni), ma in corrispondenza di 9 valori (TR = 30, 50, 72, 101, 140, 201, 475, 975 e 2475 anni) (elaborazione da Ministero delle Infrastrutture e Ministero dell’Interno, 2008). L’azione sismica così individuata viene successivamente variata, nei modi chiaramente precisati dalle NTC, per tener conto delle modifiche prodotte dalle condizioni locali stratigrafiche del sottosuolo effettivamente presente nel sito di costruzione e dalla morfologia della superficie. Tali modifiche caratterizzano la risposta sismica locale. Allo stato attuale, la pericolosità sismica su reticolo di riferimento nell’intervallo di riferimento è fornita dai dati pubblicati sul sito dell’INGV (INGV, 2010a - sito web).

Le azioni di progetto si ricavano, ai sensi delle NTC08, dalle accelerazioni ag e dalle relative forme spettrali. Le forme spettrali previste dalle NTC08 sono definite, su sito di riferimento rigido orizzontale, in funzione dei tre parametri:

 ag accelerazione orizzontale massima del terreno;  Fo valore massimo del fattore di amplificazione dello spettro in accelerazione orizzontale;  TC* periodo di inizio del tratto a velocità costante dello spettro in accelerazione orizzontale. Per ciascun nodo del reticolo di riferimento e per ciascuno dei periodi di ritorno (TR) considerati dalla pericolosità sismica, i tre parametri si ricavano riferendosi ai valori corrispondenti al 50esimo percentile. Le forme spettrali previste dalle NTC08 sono caratterizzate da prescelte probabilità di superamento e vite di riferimento. A tal fine occorre fissare:  la vita di riferimento (VR) della costruzione,

 le probabilità di superamento nella vita di riferimento (P VR ) associate a ciascuno degli stati limite considerati,

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per individuare infine, a partire dai dati di pericolosità sismica disponibili, le corrispondenti azioni sismiche.

I valori dei parametri ag, Fo e Tc, relativi alla pericolosità sismica su reticolo di riferimento nell’intervallo di riferimento, sono forniti nelle tabelle riportate nell’Allegato B alle NTC08. Per un qualunque punto del territorio non ricadente nei nodi del reticolo di riferimento, i valori dei parametri sopra riportati, di interesse per la definizione dell’azione sismica di progetto, possono essere calcolati come media pesata dei valori assunti da tali parametri nei quattro vertici della maglia elementare del reticolo di riferimento contenente il punto in esame, utilizzando come pesi gli inversi delle distanze tra il punto in questione ed i quattro vertici. Elementi per la Definizione della Pericolosità Sismica di Base Ai fini del presente studio, per avere un’indicazione per le aree oggetto di intervento dei valori della pericolosità sismica su reticolo di riferimento nell’intervallo di riferimento sono stati prese in esame le mappe interattive della pericolosità sismica (INGV, 2011 – sito Web). Il nodo più prossimo all’area di progetto è quello ubicato tra i Comuni di Capriano del Colle e di Bagnolo Mella e risulta caratterizzato da valori di accelerazione del suolo compresi tra 0.125g< ag ≤ 0.150g (per probabilità di superamento 10% in 50 anni, pari ad un periodo di ritorno 475 anni) e considerando una distribuzione del 50mo percentile (si veda la Figura seguente).

Figura 6.c: Dettaglio delle Classi di Accelerazione per l’area di interesse (INGV, 2011 - Sito Web)

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Classificazione Sismica L’analisi della sismicità del territorio in esame e la definizione della pericolosità sismica locale è stata effettuata secondo la metodologia definita dalla L.R. No. 12/2005 “Legge per il Governo del Territorio” e l’adeguamento dettato dalla DGRL N 8/7374 del 28 Maggio 2008 “Aggiornamento dei «Criteri ed indirizzi per la definizione della componente geologica, idrogeologica e sismica del Piano di Governo del Territorio, in attuazione dell’Art. 57, Comma 1, della L.R. 11 Marzo 2005, No. 12», approvati con D.G.R. 22 Dicembre 2005, No. 8/1566”, Allegato 5 (Regione Lombardia, 2009). I territori dei Comuni di Capriano del Colle, Dello e Bagnolo Mella ricadono in zona sismica 3, per la quale la normativa vigente (L.R. No. 12/2005 e s.m.i.) prevede un approfondimento obbligatorio di primo livello sull’intero territorio, atto al riconoscimento delle aree passibili di amplificazione sismica locale sulla base della cartografia di inquadramento e dei dati esistenti. Tale primo livello di approfondimento prevede la redazione della Carta di pericolosità sismica locale. Pericolosità Sismica Locale Dall’analisi della Cartografia Sismica del Comune di Capriano del Colle risulta che l’area di Centrale ricade in una zona in cui potrebbero verificarsi fenomeni di amplificazione sismica di tipo litologico (uno stralcio della Cartografia del PGT del Comune di Capriano del Colle è riportato nella Figura seguente). In particolare in base alla metodologia contenuta nell’Allegato 5 della DGRL No. 8/2008 tale zona è classificata come Z4a – “Zona di Pianura con presenza di Depositi Alluvionali e fluvioglaciali granulari e coesivi”.

Figura 6.d: Carta della Pericolosità Sismica Locale, Comune di Capriano del Colle

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Per quanto riguarda il Comune di Bagnolo Mella, nel quale ricadono parte del metanodotto e la Stazione di Misura, si evidenzia che dalla Carta Geotecnica e della Pericolosità Sismica allegata alla Relazione Geologica del PGT Comunale (uno stralcio è riportato nella Figura seguente) perimetra tutta l’area interessata dalle opere come come Z4a -“Zona di Pianura con presenza di Depositi Alluvionali e fluvioglaciali granulari e coesivi”e quindi rientra nella classe di pericolosità sismica H2 (Comune di Bagnolo Mella, 2010).

Figura 6.e: Carta Geotecnica della Pericolosità Sismica Locale, Comune di Bagnolo Mella

6.3 ELEMENTI DI SENSIBILITÀ DELLA COMPONENTE Nel presente paragrafo, sulla base di quanto riportato in precedenza, sono riassunti gli elementi di interesse della componente e sono individuati i ricettori potenzialmente impattati delle attività a progetto. La caratterizzazione della componente non ha evidenziato la presenza elementi di particolare sensibilità. In linea generale, potenziali ricettori ed elementi di sensibilità sono i seguenti:  aree potenzialmente soggette a rischi naturali (frane, terremoti, esondazioni, ecc..);  terreni inquinati;  aree adibite ad uso agricolo o ad altro utilizzo delle risorse naturali;  risorse naturali.

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Dei suddetti ricettori ed elementi di sensibilità, nelle aree di interesse si rileva la presenza di aree adibite ad uso agricolo (principalmente mais), come specificato nella seguente tabella.

Tabella 6.4: Suolo e Sottosuolo, Individuazione di Ricettori Potenziali ed Elementi di Sensibilità Relazione con gli Interventi a Progetto Descrizione Cantiere/Opera Distanza minima Centrale Interferenza diretta Aree adibite ad uso agricolo Metanodotto Interferenza diretta Stazione di misura Interferenza diretta

6.4 VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI E MISURE DI MITIGAZIONE

6.4.1 Consumo di Risorse Naturali per Utilizzo di Materie Prime (Fase di Cantiere)

6.4.1.1 Stima dell’Impatto Potenziale La stima delle materie prime utilizzate in fase di cantiere è riportata nel Quadro di Riferimento Progettuale del SIA (Paragrafo 8.5). Dall’analisi di tali tabelle si evidenzia che i principali consumi di risorse sono relativi a:  materiali tipici di costruzione (calcestruzzo, inerti,ecc..);  chemicals per il confezionamento dei fanghi di perforazione. I quantitativi maggiori sono connessi alla realizzazione della Centrale, ma considerando le tipologie di materiali utilizzati e le misure di mitigazione che saranno adottate (si veda il paragrafo successivo), l’impatto associato si può ritenere di lieve entità. Altre caratteristiche dell’impatto sono le seguenti: temporaneo, a scala locale, a medio termine.

6.4.1.2 Misure di Mitigazione È prevista l’adozione delle seguenti misure di mitigazione, anche se i fabbisogni di materie prime sono di entità contenuta, al fine di ridurre la necessità di materie prime:  ricorso al recupero spinto della fase acquosa durante le attività di perforazione;  adozione del principio di minimo spreco e ottimizzazione delle risorse;  il materiale proveniente dagli scavi sarà, per quanto possibile, riutilizzato per i rinterri e le opere di livellamento del terreno;  saranno preferiti il recupero e il trattamento dei rifiuti piuttosto che lo smaltimento in discarica.

6.4.2 Gestione di Terre e Rocce da Scavo e Produzione di Rifiuti (Fase di Cantiere) La produzione di terre e rocce da scavo è principalmente riconducibile a:  la posa del metanodotto;  la realizzazione della Centrale e, in minor parte, della Stazione di misura.

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Per quanto riguarda la produzione di rifiuti, essi sono generati da tutte le attività di cantiere.

6.4.2.1 Stima dell’Impatto Potenziale (Gestione Terre e Rocce da Scavo) La stima della produzione di terre e rocce da scavo in fase di cantiere è riportata nel Quadro di Riferimento Progettuale del SIA (Paragrafo 8.4). I volumi di terre e rocce da scavo previsti, le aree di deposito temporaneo e la destinazione finale sono riassunti nella seguente tabella. Tabella 6.5: Terre e Rocce da Scavo - Volumi, Deposito e Destinazione

Provenienza Area Destinazione Finale Cantiere (Fase di Volume [m3] Provvisoria di (Riutilizzo/Smaltime Lavoro) Deposito nto) 1,000 m3 riutilizzo per ripristini

scavi per opere interna alla Centrale 8,700 2,000 m3 a recupero civili Centrale

5,700 m3 a smaltimento 15,000 m3 per a lato della metanodotto trincea e Metanodotto e Scavo, posa e riutilizzo per il interna all’area Stazione di Misura reinterro 800 m3 per reinterro e ripristini della stazione stazione di di misura misura

Dall’esame della tabella si rileva che la maggior parte del materiale di scavo (per Centrale, Metanodotto e Stazione di Misura) verrà riutilizzato in sito; sono invece destinati a smaltimento circa 5,700 m3 di materiale scavato nell’area di Centrale, oltre ai cuttings e alla rocce di scarto della perforazione, che saranno gestiti come rifiuti. Prima della realizzazione della Centrale, nell’area attualmente occupata dal pozzo BM-8 e da altre apparecchiature a servizio delle attività di coltivazione, saranno condotte attività di caratterizzazione ambientale di suolo e falda ai sensi della normativa vigente. In funzione dello stato di qualità ambientale derivante dalla caratterizzazione si potrà procedere agli interventi previsti o, in caso di presenza di contaminazione, alla predisposizione di analisi di rischio sito-specifiche e, eventualmente, ad interventi di bonifica. Ad oggi, in relazione agli usi pregressi del sito e sulla base delle informazioni disponibili, si ritiene che l’area non sia contaminata. Per quanto riguarda il Metanodotto, il materiale di risulta dello scavo sarà depositato a lato della trincea, lungo la fascia di lavoro, per essere riutilizzato in fase di rinterro della condotta. Tale operazione sarà eseguita in modo da evitare la miscelazione del materiale di risulta con lo strato humico accantonato nella fase di apertura dell’area di passaggio. Analogamente, parte del materiale di scavo prodotto dai cantieri della Centrale e della Stazione di misura, sarà riutilizzato per i reinterri e le operazioni di livellamento del terreno. In generale, le terre di scavo saranno trattate nel rispetto delle procedure ambientali vigenti ed in conformità a quanto indicato nel D.Lgs 152/06 e s.m.i. In conclusione, tenuto conto del fatto che gli esuberi di materiale previsti sono sostanzialmente limitati e delle misure di mitigazione che saranno adottate (si veda il

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paragrafo successivo), si ritiene che l’impatto associato si possa ritenere di lieve entità. Altre caratteristiche dell’impatto sono le seguenti: temporaneo, a scala locale, a medio termine.

6.4.2.2 Stima dell’Impatto Potenziale (Produzione di Rifiuti) La stima della produzione di rifiuti in fase di cantiere è riportata nel Quadro di Riferimento Progettuale del SIA (Paragrafo 8.4). In particolare, si prevede la produzione di:  rifiuti di tipo generico quali: - legno proveniente dagli imballaggi delle apparecchiature, - residui plastici, - ferro e cavi di risulta, - oli provenienti dalle apparecchiature nel corso di montaggi e/o avviamenti e vernici;  il materiale trattenuto dalle fosse biologiche. Oltre alle tipologie di rifiuti sopra definite, saranno prodotti:  rifiuti provenienti dalla demolizione delle opere civili a fine pozzo (platee, muretti, prefabbricati, ecc.), in fase di adeguamento del pozzo per l’esercizio;  acque reflue (fluidi esausti, acque provenienti dalla disidratazione del fango in eccesso, acque di lavaggio impianto, acque meteoriche incidenti su aree cementate e cordonate), in fase di work-over pozzo;  eventuali rifiuti generati dalla pulizia del metanodotto mediante pig a spazzola per l’eliminazione di residui di acqua o di materiali estranei, in fase di collaudo. Come evidenziato al paragrafo precedente si prevede la produzione di 5,700 m3 di terre e rocce da scavo in esubero dalle attività di realizzazione della Centrale. In considerazione della tipologia e della quantità dei rifiuti che si verranno a produrre, delle modalità controllate di gestione dei rifiuti e delle misure di mitigazione/contenimento messe in opera e nel seguito identificate non si prevedono effetti negativi sul suolo e sul sottosuolo. La gestione dei rifiuti sarà regolata in tutte le fasi del processo di produzione, stoccaggio, trasporto e smaltimento in conformità alle norme vigenti e secondo apposite procedure operative. Si prevede in ogni caso che per i rifiuti generati, ove possibile, si procederà alla raccolta differenziata volta al recupero delle frazioni riutilizzabili.

6.4.2.3 Misure di Mitigazione È prevista l’adozione delle seguenti misure di mitigazione di carattere generale:  sarà minimizzata la produzione di rifiuti;  il materiale proveniente dagli scavi sarà riutilizzato, per quanto possibile, per i rinterri e le opere di livellamento del terreno;  ove possibile si procederà mediante recupero e trattamento dei rifiuti piuttosto che smaltimento in discarica;

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 le attività di raccolta e di deposito temporaneo, saranno differenziate per tipologie di rifiuti, mantenendo la distinzione tra rifiuti urbani, rifiuti speciali non pericolosi e rifiuti speciali pericolosi;  all’interno dei cantieri, le aree destinate al deposito temporaneo saranno delimitate e attrezzate in modo tale da garantire la separazione tra rifiuti di tipologia differente; i rifiuti saranno confezionati e sistemati in modo tale sia da evitare problemi di natura igienica e di sicurezza per il personale presente, sia di possibile inquinamento ambientale;  un’apposita cartellonistica evidenzierà, se necessario, i rischi associati alle diverse tipologie di rifiuto e dovrà permettere di localizzare aree adibite al deposito di rifiuti di diversa natura e con differente codice C.E.R.;  tutti i rifiuti pericolosi, eventualmente identificati, saranno stoccati in contenitori impermeabili ed ermetici fatti di materiale compatibile con il rifiuto pericoloso da stoccare. I contenitori avranno etichette di avvertimento sulle quali sia accuratamente descritto il loro contenuto, la denominazione chimica e commerciale, tipo e grado di pericolo, stato fisico, quantità e misure di emergenza da prendere nel caso sorgano problemi;  il trasporto e smaltimento di tutti i rifiuti sarà effettuato tramite società iscritte all’albo trasportatori e smaltitori. È inoltre prevista l’adozione delle seguenti misure specifiche di mitigazione in fase di work- over pozzo:  continuo recupero e reimpiego dei fanghi e della fase liquida del detrito perforato, attraverso l’utilizzo del “closed loop system” che permette il delle acque di risulta per il confezionamento di nuovo fango o il lavaggio dell’impianto;  tutti i reflui prodotti verranno temporaneamente depositati in appositi bacini impermeabilizzati evitando che si mescolino tra loro per favorire un eventuale riutilizzo in cantiere con un trattamento selettivo ed il successivo smaltimento;  saranno approntati bacini e/o cassonetti per:  detriti perforati, fanghi di perforazione esausti, acque di lavaggio impianto,  fluidi di intervento esausti,  acque da fossa biologica,  rifiuti solidi urbani e/o assimilabili;  le acque reflue non più riutilizzabili saranno allontanate come rifiuto liquido e conferite, mediante autobotte, a idoneo impianto di trattamento.

6.4.3 Occupazione/Limitazione d’Uso di Suolo (Fase di Cantiere e Fase di Esercizio) Nel presente paragrafo viene valutato l’impatto sulla componente in termini di limitazioni/perdite d’uso del suolo e disturbi/interferenze con gli usi del territorio sociali e culturali (uso residenziale, agricolo, produttivo, etc.) temporaneamente o permanentemente indotti dalla presenza del cantiere, di strutture e impianti.

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6.4.3.1 Stima dell’Impatto Potenziale La stima dei consumi di suolo in fase di cantiere è riportata nel Quadro di Riferimento Progettuale del SIA (Paragrafo 8.5). Nella seguente tabella sono riportate le superfici interessate da occupazioni temporanee e permanenti.

Tabella 6.6: Occupazione/Limitazioni Temporanee e Permanenti di Suolo

Dimensioni Durata Area Uso Attuale Note [m2] [gg lavor.] 4,450 m2 area a pertinenza mineraria Occupaz. ~ 7,350 esistente - permanente

2,900 m2 area Centrale agricola Area di cantiere contigua alla Centrale. Tale area una volta ultimati i lavori ~ 3,750 ~ 420 area agricola sarà ripristinata e riconsegnata agli usi pregressi. Lunghezza circa 3,200 m ~ 220 larghezza 11 (metanodotto) Metanodotto m e Stazione di (pista normale) Occupaz. area agricola - Misura permanente Stazione di per la stazione misura 1,600 di misura m2

Per quanto concerne la Centrale di trattamento e compressione, le opere civili e gli impianti saranno realizzati principalmente in un area a pertinenza mineraria esistente (circa 4,450 m2) e interesseranno un’area agricola per i restanti 2,900 m2. L’occupazione di suolo per la posa del metanodotto sarà limitata alla pista di lavoro, che rappresenta l’area entro la quale si svolgeranno tutte le operazioni di cantiere. In corrispondenza degli attraversamenti di infrastrutture stradali e di corsi d’acqua, l’ampiezza della pista di lavoro potrà essere superiore per evidenti esigenze di carattere operativo ed esecutivo e andrà ad occupare aree di cantiere provvisorie supplementari. Al termine dei lavori le aree saranno completamente ripristinate. Per quanto riguarda la Stazione di Misura, l’impianto occuperà un’area agricola di superficie pari a circa 1,600 m2. Tenuto conto delle misure di mitigazione che saranno adottate (si veda il paragrafo successivo), si ritiene che l’impatto associato (fase di cantiere) si possa ritenere di lieve entità. Altre caratteristiche dell’impatto sono le seguenti: temporaneo, reversibile, a scala locale, a medio termine. Le uniche aree occupate a terra durante l’esercizio sono quelle relative alla Centrale (principalmente un’area a pertinenza mineraria esistente) e alla Stazione di misura. Ulteriore

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elemento di vincolo è costituito dalla fascia di servitù del metanodotto, pari ad una fascia di 12.5 m per lato alla condotta. Per quanto riguarda la presenza fisica della Centrale, che costituisce l’impianto di più evidente impatto sul territorio, si può rilevare, dall’assetto planimetrico, come la razionale distribuzione dei fabbricati e dei macchinari abbia consentito di ridurre al minimo gli ingombri e di conseguenza sfruttare al massimo le superfici disponibili, compatibilmente con i dimensionamenti e le distanze di sicurezza. Si noti che viene previsto, al termine del periodo di vita utile dell’opera, un piano di dismissione e recupero delle aree al fine di annullare gli impatti causati dalla presenza dei vari impianti. L’impatto delle occupazioni di suolo durante l’esercizio dell’opera, tenuto conto di quanto evidenziato nei paragrafi precedenti, può quindi essere considerato di lieve entità.

6.4.3.2 Misure di Mitigazione La minimizzazione e il contenimento degli impatti sui sistemi attraversati è stata in primo luogo perseguita attraverso la localizzazione della maggior parte degli impianti della Centrale nell’area già di pertinenza mineraria, attualmente occupata dal pozzo BM-8 e da altre apparecchiature a servizio delle attività di coltivazione. Inoltre è stato studiato il tracciato del metanodotto al fine di soddisfare le seguenti condizioni:  rispetto della distanza di sicurezza da centri abitati ed edifici / manufatti, e da zone particolari (aree sensibili, ecc.);  rispetto delle indicazioni dei Piani Regolatori dei Comuni attraversati. Inoltre, le misure di mitigazione che saranno adottate in fase di cantiere sono le seguenti:  ogni modificazione connessa con gli spazi di cantiere, strade e percorsi d’accesso, aree di stoccaggio, etc., sarà ridotta all’indispensabile;  sarà eseguito il ripristino delle aree all’originario assetto una volta completati i lavori;  si opererà al fine di limitare al minimo indispensabile la ripulitura delle aree dalla vegetazione e da eventuali colture presenti. In generale si provvederà affinché le superfici manomesse/alterate nel corso dei lavori possano essere ridotte al minimo;  le opere di scavo verranno eseguite a regola d’arte, in modo da arrecare il minor disturbo possibile. Al fine di limitare al massimo l’alterazione dell’orizzonte pedologico superficiale, il terreno scoticato durante i lavori verrà conservato in cantiere per il suo successivo riutilizzo in sede di ripristino. Ad opere ultimate si procederà alla riqualificazione ambientale delle aree di cantiere non occupate dagli impianti (Centrale e Stazione di Misura). La riqualificazione comprenderà essenzialmente interventi di pulizia, di ripristino vegetazionale, etc.

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6.4.4 Impatto Connesso ad Alterazioni dell’Assetto Geomorfologico e Induzione di Fenomeni di Instabilità per Posa della Condotta (Fase di Cantiere e Fase di Esercizio)

6.4.4.1 Stima dell’impatto Le attività di posa delle condotte possono comportare:  variazioni/alterazioni dell’assetto geomorfologico conseguenti ad una diversa riprofilatura del terreno rispetto a quella originaria dopo la posa della tubazione;  induzione di rischi idrogeologici legati all’alterazione dell’assetto dei suoli. Si noti che il metanodotto attraverserà solamente aree agricole pianeggianti. Una volta completata la messa in opera delle tubazioni si procederà al riempimento della trincea e alla realizzazione dei ripristini morfologici e vegetazionali, che riporteranno le area nelle condizioni antecedenti la realizzazione dei lavori. In considerazione delle caratteristiche geomorfologiche dei terreni, delle scelte progettuali, delle tecniche realizzative che verranno adottate e delle misure di contenimento/minimizzazione degli impatti riportate nel seguito, si ritiene che l’impatto sulla componente Suolo e Sottosuolo sia comunque trascurabile.

6.4.4.2 Misure di Contenimento e Mitigazione Il contenimento e la mitigazione degli impatti dovuti all’insorgere di possibili fenomeni erosivi è attuabile attraverso i seguenti accorgimenti realizzativi:  verifica del percorso ottimale delle condotte, a partire dalle possibili alternative di tracciato, tale da ridurre al minimo l’attraversamento di aree vulnerabili;  minimizzare i tempi di esposizione agli agenti atmosferici della trincea aperta;  realizzazione di opportune canalette per facilitare e regolamentare il deflusso delle acque meteoriche; tale provvedimento contribuisce anche alla prevenzione dei fenomeni di erosione;  nelle aree suscettibili all’erosione del suolo da parte delle acque occorre procedere velocemente alla realizzazione dell’opera e possibilmente durante la stagione asciutta;  realizzazione di una serie di operazioni finalizzate al recupero delle condizioni originarie del terreno prima della rivegetazione, in particolare:  il terreno agrario, precedentemente accantonato ai margini della fascia di lavoro, sarà ridistribuito al termine dei lavori,  il livello del suolo sarà lasciato di qualche centimetro al di sopra del livello dei terreni circostanti, in considerazione del naturale assestamento causato dalle piogge,  eventuali opere accessorie fondiarie, come impianti fissi di irrigazione, fossi di drenaggio, ecc, provvisoriamente danneggiate durante le fasi di lavoro, verranno completamente ripristinati;  provvedere alla immediata rivegetazione, possibilmente con specie autoctone, dell’area di intervento una volta completati i lavori di messa in sicurezza e ripristino dei suoli disturbati.

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Per quanto riguarda la fase di esercizio al fine di prevenire o mitigare eventuali fenomeni di erosione risulta opportuno:  effettuare ispezioni periodiche delle canalette ed eventualmente provvedere alle opere di manutenzione richieste;  compiere periodici sopralluoghi lungo il tracciato della condotta per individuare eventuali aree soggette a fenomeni di erosione particolare riguardo alle zone di attraversamento delle rogge.

6.4.5 Produzione di Rifiuti (Fase di Esercizio)

6.4.5.1 Stima dell’Impatto Potenziale Come illustrato nel Quadro di Riferimento Progettuale (si veda il Paragrafo 9.4), i rifiuti prodotti dalla Centrale sono i seguenti:  acque di processo;  drenaggi oleosi dai compressori;  drenaggi MEG e TEG;  acque industriali;  oli esausti;  residui provenienti dalla pulizia periodica del sistema di filtrazione degli oli;  rifiuti provenienti dalla normale attività di pulizia e manutenzione, come stracci, coibentazioni, etc … Per quanto riguarda il metanodotto in fase di esercizio potranno essere prodotte ridotte quantità di rifiuti dalle attività di manutenzione e pulizia periodica della linea, mentre per la stazione di misura dalle attività di manutenzione che verranno svolte al suo interno. È chiaramente difficile poter fornire a priori una stima quantitativa esatta di questi rifiuti, trattandosi di una tipologia influenzata da molteplici fattori (esigenze tecnologiche, grado di pulizia delle apparecchiature, fattori ambientali etc.). Sulla base dell’esperienza relativa a simili impianti si può comunque prevedere che i quantitativi siano limitati. Il rifiuto quantitativamente più importante è costituito dalle acque di processo, per le quali si stima una produzione massima pari a 5 m3/giorno. Tali acque saranno raccolte per essere poi smaltite come rifiuti tramite autobotte. Nel complesso anche i drenaggi di centrale (MEG, TEG, drenaggi oleosi compressori e drenaggi di recupero acque di processo) costituiscono quantitativi ridotti. I rifiuti prodotti dalla Centrale, sia per le quantità sia per le tipologie, non modificheranno il bilancio a livello provinciale o comunale, né richiederanno la predisposizione di impianti di smaltimento ad hoc. L’impatto associato alla produzione di rifiuti si ritiene pertanto poco significativo.

6.4.5.2 Misure di Mitigazione I rifiuti generati verranno sempre gestiti e smaltiti nel rispetto della normativa vigente. Ove possibile si procederà alla raccolta differenziata, volta al recupero delle frazioni riutilizzabili.

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6.4.6 Alterazione Potenziale della Qualità del Suolo connessa a Spillamenti/Spandimenti (Fase di Esercizio)

6.4.6.1 Stima dell’Impatto Potenziale Anche in fase di esercizio, la contaminazione dei suolo per effetto di spillamenti e spandimenti potrà avvenire solamente a seguito di avvenimenti accidentali. La corretta progettazione della pavimentazione e della rete di drenaggio consentirà di evitare la contaminazione di suolo e sottosuolo anche in caso di evento accidentale. L’impatto associato risulta quindi trascurabile in quanto legato al verificarsi di soli eventi accidentali ed in considerazione delle misure precauzionali adottate, descritte nel seguito.

6.4.6.2 Misure di Mitigazione Sono previste le seguenti procedure operative e accorgimenti progettuali quali misure di mitigazione:  eventuali sostanze o i rifiuti pericolosi saranno conservati in aree idonee, provviste di copertura e mezzi di contenimento;  la Centrale sarà dotata di piani specifici per il controllo di situazioni di emergenza ambientale come nel caso di spillamento e spandimento accidentale.

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7 RUMORE E VIBRAZIONI Oggetto del presente Capitolo è la valutazione della compatibilità ambientale delle emissioni sonore dai mezzi e macchinari presenti in fase di cantiere e di perforazione e dalle apparecchiature funzionanti in fase di esercizio. A tal fine, è stata effettuata una caratterizzazione del clima acustico ante operam, condotta tramite la misura dell’attuale livello delle immissioni sonore e la determinazione dei limiti acustici di zona e differenziali in corrispondenza di alcuni ricettori acustici ritenuti rappresentativi. Per quanto concerne le vibrazioni sono stati individuati i ricettori potenzialmente interessati dagli interventi e le eventuali sorgenti di vibrazioni presenti in sito. Il presente Capitolo è così strutturato:  il Paragrafo 7.1 riassume le interazioni tra il progetto e la componente;  i Paragrafi 7.2 e 7.3 riportano la caratterizzazione della qualità dell’ambiente in relazione al rumore (Paragrafo 7.2) e alle vibrazioni (Paragrafo 7.3) al fine di definire le modifiche introdotte dalla realizzazione del progetto, verificarne la compatibilità con gli standards esistenti, con gli equilibri naturali e la salute pubblica da salvaguardare, e con lo svolgimento delle attività antropiche nelle aree interessate;  nel Paragrafo 7.4 sono riassunti gli elementi di sensibilità della componente;  il Paragrafo 7.5 descrive gli impatti potenziali, quantifica le interazioni con l’ambiente, riporta la stima degli impatti e individua infine le misure di mitigazione.

7.1 INTERAZIONI TRA IL PROGETTO E LA COMPONENTE Le interazioni tra il progetto e la componente possono essere così riassunte:  fase di cantiere e fase di work-over pozzo:  emissioni sonore da mezzi e macchinari,  emissione di vibrazioni da mezzi e macchinari,  emissioni sonore da traffico;  fase di esercizio:  emissioni sonore da macchinari ed apparecchiature presenti in Centrale,  emissioni sonore da traffico. Sulla base dei dati progettuali e delle interazioni con l’ambiente riportate nel Quadro di Riferimento Progettuale, la valutazione qualitativa delle potenziali incidenze delle azioni di progetto sulla componente in esame è riassunta nella seguente tabella.

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Tabella 7.1: Rumore e Vibrazioni, Potenziale Incidenza delle Azioni di Progetto

Azione di Progetto Potenziale Incidenza Non Significativa Oggetto di Successiva Valutazione FASE DI CANTIERE E FASE DI WORK-OVER POZZO Utilizzo di mezzi e macchinari di cantiere X Utilizzo Impianto di perforazione X Traffico X FASE DI ESERCIZIO Funzionamento apparecchiature di Centrale X Traffico X Si è ritenuto di escludere da ulteriori valutazioni le azioni di progetto per le quali la potenziale incidenza sulla componente è stata ritenuta, fin dalla fase di valutazione preliminare, non significativa. In particolare il traffico indotto in fase di cantiere e perforazione sarà di entità moderata e normalmente distribuito sia spazialmente (lungo le principali vie di accesso ai siti) sia temporalmente, durante le diverse fasi di progetto. In esercizio il traffico sarà minimo e limitato a qualche autoveicolo per il trasporto addetti. In considerazione di ciò si può ritenere che il traffico indotto sia in cantiere che in esercizio non sia tale da modificare l’attuale clima acustico. Nei paragrafi successivi si riporta la caratterizzazione della componente rumore (Paragrafo 7.2) e vibrazioni (Paragrafo 7.3), evidenziandone gli eventuali elementi di sensibilità e identificando i ricettori potenzialmente impattati dalle attività a progetto (Paragrafo 7.4). La valutazione degli impatti ambientali, unitamente alla misure mitigative che si prevede di adottare, è riportata al Paragrafo 7.5. 7.2 DESCRIZIONE E CARATTERIZZAZIONE DELLA COMPONENTE RUMORE

7.2.1 Normativa Nazionale di Riferimento in Materia di Inquinamento Acustico In Italia sono da alcuni anni operanti specifici provvedimenti legislativi destinati ad affrontare il problema dell'inquinamento acustico nell'ambiente esterno ed interno, i più significativi dei quali sono riassunti nel seguito:  DPCM 1 Marzo 1991;  Legge Quadro sul Rumore No. 447/95;  DPCM 14 Novembre 1997;  D.Lgs 19 Agosto 2005, No. 194.

7.2.1.1 DPCM 1 Marzo 1991 Il DPCM 1 Marzo 1991 “Limiti Massimi di Esposizione al Rumore negli Ambienti abitativi e nell'Ambiente Esterno” si propone di stabilire “[...] limiti di accettabilità di livelli di rumore validi su tutto il territorio nazionale, quali misure immediate ed urgenti di salvaguardia della qualità ambientale e della esposizione urbana al rumore, in attesa dell'approvazione di una Legge Quadro in materia di tutela dell'ambiente dall'inquinamento acustico, che fissi i limiti

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adeguati al progresso tecnologico ed alle esigenze emerse in sede di prima applicazione del presente decreto”. I limiti ammissibili in ambiente esterno vengono stabiliti sulla base del piano di zonizzazione acustica redatto dai Comuni che, sulla base di indicatori di natura urbanistica (densità di popolazione, presenza di attività produttive, presenza di infrastrutture di trasporto...) suddividono il proprio territorio in zone diversamente “sensibili”. A queste zone, caratterizzate in termini descrittivi nella Tabella 1 del DPCM, sono associati dei livelli limite di rumore diurno e notturno, espressi in termini di livello equivalente continuo misurato con curva di ponderazione A, corretto per tenere conto della eventuale presenza di componenti impulsive o componenti tonali. Tale valore è definito livello di rumore ambientale corretto, mentre il livello di fondo in assenza della specifica sorgente è detto livello di rumore residuo. L'accettabilità del rumore si basa sul rispetto di due criteri: il criterio differenziale e quello assoluto. Criterio Differenziale E' riferito agli ambienti confinati, per il quale la differenza tra livello di rumore ambientale corretto e livello di rumore residuo non deve superare 5 dB(A) nel periodo diurno (ore 6:00- 22:00) e 3 dB(A) nel periodo notturno (ore 22:00-6:00). Le misure si intendono effettuate all'interno del locale disturbato a finestre aperte. Criterio Assoluto E' riferito agli ambienti esterni, per il quale è necessario verificare che il livello di rumore ambientale corretto non superi i limiti assoluti stabiliti in funzione della destinazione d'uso del territorio e della fascia oraria, con modalità diverse a seconda che i comuni siano dotati di Piano Regolatore Comunale, non siano dotati di PRG o, infine, che abbiano già adottato la zonizzazione acustica comunale. Tabella 7.2: Comuni con Piano Regolatore DESTINAZIONE TERRITORIALE DIURNO NOTTURNO Territorio nazionale 70 60 Zona urbanistica A 65 55 Zona urbanistica B 60 50 Zona esclusivamente industriale 70 70 Comuni senza Piano Regolatore FASCIA TERRITORIALE DIURNO NOTTURNO Zona esclusivamente industriale 70 70 Tutto il resto del territorio 70 60 Comuni con zonizzazione acustica del territorio FASCIA TERRITORIALE DIURNO NOTTURNO I Aree protette 50 40 II Aree residenziali 55 45 III Aree miste 60 50 IV Aree di intensa attività umana 65 55 V Aree prevalentemente industriali 70 60 VI Aree esclusivamente industriali 70 70 La descrizione dettagliata delle classi è riportata nella tabella seguente.

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Tabella 7.3: Classi per Zonizzazione Acustica del Territorio Comunale CLASSE I aree particolarmente protette: rientrano in questa classe le aree nelle quali la quiete rappresenta un elemento di base per la loro utilizzazione: aree ospedaliere, scolastiche, aree destinate al riposo ed allo svago, aree residenziali rurali, aree di particolare interesse urbanistico, parchi pubblici, etc. CLASSE II aree destinate ad uso prevalentemente residenziale: rientrano in questa classe le aree urbane interessate prevalentemente da traffico veicolare locale, con bassa densità di popolazione, con limitata presenza di attività commerciali ed assenza di attività industriali e artigianali CLASSE III aree di tipo misto: rientrano in questa classe le aree urbane interessate da traffico veicolare locale o di attraversamento, con media densità di popolazione, con presenza di attività commerciali, uffici con limitata presenza di attività artigianali e con assenza di attività industriali; aree rurali interessate da attività che impiegano macchine operatrici CLASSE IV aree di intensa attività umana: rientrano in questa classe le aree urbane interessate da intenso traffico veicolare, con alta densità di popolazione, con elevata presenza di attività commerciali e uffici, con presenza di attività artigianali; le aree in prossimità di strade di grande comunicazione e di linee ferroviarie; le aree portuali, le aree con limitata presenza di piccole industrie. CLASSE V aree prevalentemente industriali: rientrano in questa classe le aree interessate da insediamenti industriali e con scarsità di abitazioni CLASSE VI aree esclusivamente industriali: rientrano in questa classe le aree esclusivamente interessate da attività industriali e prive di insediamenti abitativi

7.2.1.2 Legge Quadro 447/95 La Legge No. 447 del 26 Ottobre 1995 “Legge Quadro sul Rumore”, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale No. 254 del 30 Ottobre 1995, è una legge di principi e demanda perciò a successivi strumenti attuativi la puntuale definizione sia dei parametri sia delle norme tecniche. Un aspetto innovativo della legge Quadro è l'introduzione all'Art. 2, accanto ai valori limite, dei valori di attenzione e dei valori di qualità. Nell'Art. 4 si indica che i comuni “procedono alla classificazione del proprio territorio nelle zone previste dalle vigenti disposizioni per l'applicazione dei valori di qualità di cui all'Art. 2, comma 1, lettera h”; vale a dire: si procede alla zonizzazione acustica per individuare i livelli di rumore “da conseguire nel breve, nel medio e nel lungo periodo con le tecnologie e le metodiche di risanamento disponibili, per realizzare gli obiettivi di tutela previsti dalla presente legge”, valori determinati in funzione della tipologia della sorgente, del periodo del giorno e della destinazione d'uso della zona da proteggere (Art. 2, comma 2). La Legge stabilisce inoltre che le Regioni, entro un anno dalla entrata in vigore, devono definire i criteri di zonizzazione acustica del territorio comunale fissando il divieto di contatto diretto di aree, anche appartenenti a comuni confinanti, quando i valori di qualità si discostano di più di 5 dB(A). L'adozione della zonizzazione acustica è il primo passo concreto con il quale il Comune esprime le proprie scelte in relazione alla qualità acustica da preservare o da raggiungere nelle differenti porzioni del territorio comunale ed è il momento che presuppone la tempestiva attivazione delle funzioni pianificatorie, di programmazione, di regolamentazione, autorizzatorie, ordinatorie, sanzionatorie e di controllo nel campo del rumore come da Legge Quadro. Funzioni pianificatorie I Comuni che presentano rilevante interesse paesaggistico o turistico hanno la facoltà di assumere valori limite di emissione ed immissione, nonché valori di attenzione e di qualità, inferiori a quelli stabiliti dalle disposizioni ministeriali, nel rispetto delle modalità e dei criteri stabiliti dalla legge regionale. Come già precedentemente citato deve essere svolta la

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revisione ai fini del coordinamento con la classificazione acustica operata degli strumenti urbanistici e degli strumenti di pianificazione del traffico.

Funzioni di Programmazione Obbligo di adozione del piano di risanamento acustico nel rispetto delle procedure e degli eventuali criteri stabiliti dalle leggi regionali nei casi di superamento dei valori di attenzione o di contatto tra aree caratterizzate da livelli di rumorosità eccedenti i 5 dB(A) di livello equivalente continuo.

Funzioni di Regolamentazione I Comuni sono tenuti ad adeguare i regolamenti locali di igiene e di polizia municipale con l'introduzione di norme contro l'inquinamento acustico, con specifico riferimento all'abbattimento delle emissioni di rumore derivanti dalla circolazione dei veicoli e dalle sorgenti fisse e all'adozione di regolamenti per l'attuazione della disciplina statale/regionale per la tutela dall'impatto sonoro.

Funzioni Autorizzatorie, Ordinatorie e Sanzionatorie In sede di istruttoria delle istanze di concessione edilizia relative a impianti e infrastrutture adibite ad attività produttive, sportive o ricreative, per servizi commerciali polifunzionali, nonché all'atto del rilascio dei conseguenti provvedimenti abilitativi all'uso degli immobili e delle licenze o autorizzazioni all'esercizio delle attività, il Comune è tenuto alla verifica del rispetto della normativa per la tutela dell'inquinamento acustico considerando la zonizzazione acustica comunale. I Comuni sono inoltre tenuti a richiedere e valutare la documentazione di impatto acustico relativamente all'elenco di opere indicate dalla Legge Quadro (aeroporti, strade, etc.) e predisporre o valutare la documentazione previsionale del clima acustico delle aree interessate dalla realizzazione di interventi ad elevata sensibilità (scuole, ospedali, etc.). Compete infine ancora ai Comuni il rilascio delle autorizzazioni per lo svolgimento di attività temporanee, manifestazioni, spettacoli, l'emissione di ordinanze in relazione a esigenze eccezionali di tutela della salute pubblica e dell'ambiente, l'erogazione di sanzioni amministrative per violazione delle disposizioni dettate localmente in materia di tutela dall'inquinamento acustico.

Funzioni di Controllo Ai Comuni compete il controllo del rumore generato dal traffico e dalle sorgenti fisse, dall'uso di macchine rumorose e da attività all'aperto, oltre il controllo di conformità alle vigenti disposizioni delle documentazioni di valutazione dell'impatto acustico e di previsione del clima acustico relativamente agli interventi per i quali ne è prescritta la presentazione.

7.2.1.3 DPCM 14 Novembre 1997 Il DPCM 14 Novembre 1997 “Determinazione dei Valori Limite delle Sorgenti Sonore” integra le indicazioni normative in tema di disturbo da rumore espresse dal DPCM 1 Marzo 1991 e dalla successiva Legge Quadro No. 447 del 26 Ottobre 1995 e introduce il concetto dei valori limite di emissioni, nello spirito di armonizzare i provvedimenti in materia di limitazione delle emissioni sonore alle indicazioni fornite dall’Unione Europea.

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Il decreto determina i valori limite di emissione, i valori limite di immissione, i valori di attenzione e di qualità, riferendoli alle classi di destinazione d’uso del territorio, riportate nella Tabella A dello stesso decreto e che corrispondono sostanzialmente alle classi previste dal DPCM 1 Marzo 1991.

Valori Limite di Emissione I valori limite di emissione, intesi come valore massimo di rumore che può essere emesso da una sorgente sonora, misurato in prossimità della sorgente stessa, come da Art. 2, comma 1, lettera e) della Legge 26 ottobre 1995 No. 447, sono riferiti alle sorgenti fisse e alle sorgenti mobili. I valori limite di emissione del rumore delle sorgenti sonore mobili e dei singoli macchinari costituenti le sorgenti sonore fisse, laddove previsto, sono regolamentati dalle norme di omologazione e certificazione delle stesse. I valori limite di emissione delle singole sorgenti fisse, riportate nel seguito, si applicano a tutte le aree del territorio ad esse circostanti e sono quelli indicati nella Tabella B dello stesso decreto, fino all’emanazione della specifica norma UNI.

Valori Limite di Immissione I valori limite di immissione, riferiti al rumore immesso nell’ambiente esterno dall’insieme di tutte le sorgenti, sono quelli indicati nella Tabella C dello stesso decreto e corrispondono a quelli individuati nel DPCM 1 Marzo 1991. Per le infrastrutture stradali, ferroviarie, marittime, aeroportuali e le altre sorgenti sonore di cui all’Art. 11, comma 1, legge 26 Ottobre 1995 No 447, i limiti suddetti non si applicano all’interno delle rispettive fasce di pertinenza, individuate dai relativi decreti attuativi. All’esterno di dette fasce, tali sorgenti concorrono al raggiungimento dei limiti assoluti di immissione.

Valori Limite Differenziali di Immissione I valori limite differenziali di immissione sono 5 dB(A) per il periodo diurno e 3 dB(A) per il periodo notturno, all’interno degli ambienti abitativi. Tali valori non si applicano nelle aree in Classe VI. Tali disposizioni non si applicano:  se il rumore misurato a finestre aperte è inferiore a 50 dB(A) durante il periodo diurno e 40 dB(A) durante il periodo notturno;  se il rumore ambientale misurato a finestre chiuse è inferiore a 35 dB(A) durante il periodo diurno e 25 dB(A) durante il periodo notturno. Le disposizioni relative ai valori limite differenziali di immissione non si applicano alla rumorosità prodotta dalle infrastrutture stradali, ferroviarie, aeroportuali, marittime, da attività e comportamenti non connessi con esigenze produttive, commerciali, professionali, da servizi ed impianti fissi dell’edificio adibiti ad uso comune, limitatamente al disturbo provocato all’interno dello stesso.

Valori di Attenzione Sono espressi come livelli continui equivalenti di pressione sonora ponderata in curva A; la tabella seguente riporta i valori di attenzione riferiti ad un’ora ed ai tempi di riferimento.

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Per l’adozione dei piani di risanamento di cui all’Art. 7 della legge 26 Ottobre 1995, No. 447, è sufficiente il superamento di uno dei due valori suddetti, ad eccezione delle aree esclusivamente industriali. I valori di attenzione non si applicano alle fasce territoriali di pertinenza delle infrastrutture stradali, ferroviarie, marittime ed aeroportuali.

Valori di Qualità I valori di qualità, intesi come i valori di rumore da conseguire nel breve, nel medio e nel lungo periodo con le tecnologie e le metodiche di risanamento disponibili per realizzare gli obiettivi di tutela previsti dalla Legge Quadro 447/95, sono indicati nella Tabella D del decreto.

Tabella 7.4: Valori di Qualità Previsti dalla Legge Quadro 447/95 Valori Tempi di Classi di Destinazione d’Uso del Territorio (dBA) Riferim.(1) I II III IV V VI Valori limite di emissione Diurno 45 50 55 60 65 65 (art. 2) Notturno 35 40 45 50 55 65 Valori limite assoluti di Diurno 50 55 60 65 70 70 immissione (art. 3) Notturno 40 45 50 55 60 70 (3) Valori limite differenziali Diurno 5 5 5 5 5 - (2) di immissione (art. 4) Notturno 3 3 3 3 3 -(3) Valori di attenzione Diurno 60 65 70 75 80 80 riferiti a 1 h (art. 6) Notturno 45 50 55 60 65 75 Valori di attenzione Diurno 50 55 60 65 70 70 relativi a tempi di riferimento (art. 6) Notturno 40 45 50 55 60 70 Diurno 47 52 57 62 67 70 Valori di qualità (art. 7) Notturno 37 42 47 52 57 70 Note: (1) Periodo diurno: ore 6:00-22:00 Periodo notturno: ore 22:00-06:00 (2) I valori limite differenziali di immissione, misurati all’interno degli ambienti abitativi, non si applicano se il rumore misurato a finestre aperte è inferiore a 50 dB(A) durante il periodo diurno e 40 dB(A) durante quello notturno, oppure se il livello del rumore ambientale misurato a finestre chiuse è inferiore a 35 dB(A) durante il periodo diurno e 25 dB(A) durante quello notturno. (3) Non si applica.

7.2.1.4 D.Lgs 19 Agosto 2005, No. 194 Il D.Lgs 19 Agosto 2005, No. 194, “Attuazione della Direttiva 2002/49/CE relativa alla Determinazione e alla Gestione del Rumore Ambientale”, integra le indicazioni fornite dalla Legge 26 Ottobre 1995, No. 447, nonché la normativa vigente in materia di tutela dell’ambiente esterno e dell’ambiente abitativo dall’inquinamento acustico adottata in attuazione della citata Legge No. 447. Il presente Decreto, al fine di evitare, prevenire o ridurre gli effetti nocivi dell’esposizione al rumore ambientale, definisce le competenze e le procedure per:  l’elaborazione di mappe idonee a caratterizzare il rumore prodotto da una o più sorgenti in un’area urbana (“agglomerato”), in particolare:  una mappatura acustica che rappresenti i dati relativi ad una situazione di rumore esistente o prevista, relativa ad una determinata sorgente, in funzione di un descrittore

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acustico che indichi il superamento di pertinenti valori limite vigenti, nonché il numero di persone o di abitazioni esposte,  mappe acustiche strategiche, finalizzate alla determinazione dell’esposizione globale al rumore in una certa zona a causa di varie sorgenti di rumore ovvero alla definizione di previsioni generali per tale zona;  l’elaborazione e l’adozione di piani di azione volti ad evitare e a ridurre il rumore ambientale laddove necessario, in particolare quando i livelli di esposizione possono avere effetti nocivi per la salute umana, nonché ad evitare aumenti nelle zone silenziose. I piani d’azione recepiscono e aggiornano i piani di contenimento e di abbattimento del rumore prodotto per lo svolgimento dei servizi pubblici di trasporto, i piani comunali di risanamento acustico ed i piani regionali triennali di intervento per la bonifica dall’inquinamento acustico adottati ai sensi della Legge 26 Ottobre 1995, No. 447. Le mappe acustiche strategiche relative agli agglomerati riguardano in particolar modo il rumore emesso da:  traffico veicolare;  traffico ferroviario;  traffico aeroportuale;  siti di attività industriali, compresi i porti. In particolare il Decreto stabilisce la tempistica e le modalità con cui le autorità competenti (identificate dalla Regione o dalle Province autonome) devono trasmettere le mappe acustiche e i piani d’azione.

7.2.2 Normativa Regionale di Riferimento in Materia di Inquinamento Acustico A livello regionale sono stati emanati i seguenti atti normativi:  Legge Regionale 10 Agosto 2001, No. 13, “Norme in Materia di Inquinamento Acustico”;  Delibera Giunta Regionale No. VII/8313 del 8 Marzo 2002, “Modalità e Criteri di Redazione della Documentazione di Previsione di Impatto Acustico e di Valutazione Previsionale del Clima Acustico”. Nei successivi paragrafi vengono sinteticamente presentati i contenuti e le indicazioni degli atti sopra richiamati.

7.2.2.1 Legge Regionale No. 13 del 10 Agosto 2001 La LR 13/01 contro l’inquinamento acustico affida ai Comuni la suddivisione e la classificazione del territorio per zone omogenee e l’eventuale risanamento nel caso in cui vengano superati i valori limite. Elaborata sulla base della legge quadro nazionale (L. 447/95), la norma fissa delle regole anche per le imprese, che avranno 30 mesi di tempo dalla presentazione del piano per realizzare gli interventi di adeguamento previsti. I Comuni, dopo l’adozione della classificazione acustica del territorio, hanno 12 mesi di tempo per procedere all’approvazione del documento. Lo scarto fra aree omogenee non potrà superare i 5 dBA, per cui non potranno essere affiancate ad aree di basso inquinamento acustico, zone particolarmente rumorose. Nella legge viene anche prevista la

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regolamentazione delle attività temporanee. Per quanto riguarda il risanamento, il Titolo II (Artt. da 9 a 14) prescrive la redazione dei seguenti documenti:  piani di contenimento ed abbattimento delle infrastrutture di trasporto (a cura di società ed enti gestori di servizi pubblici di trasporto o delle relative infrastrutture);  piani di risanamento acustico delle imprese (a cura dell’impresa);  piani di risanamento comunali (a cura del comune);  piano regionale di bonifica acustica (a cura della Regione). È infine prevista, da parte della Giunta Regionale, la definizione di alcuni documenti, tra cui:  criteri tecnici di dettaglio per la redazione della classificazione acustica del territorio comunale;  modalità e criteri tecnici da seguire per la redazione della documentazione di:  previsione di impatto acustico,  valutazione previsionale di clima acustico.

7.2.2.2 Deliberazione No. VII/8313 del 8 Marzo 2002 In base alla Delibera della Giunta Regionale No. VII/8313 del 8 Marzo 2002, “Modalità e Criteri di Redazione della Documentazione di Previsione di Impatto Acustico e di Valutazione Previsionale del Clima Acustico” la documentazione di previsione di impatto acustico e la documentazione di valutazione previsionale del clima acustico deve consentire:  per la previsione di impatto acustico, la valutazione comparativa tra lo scenario con presenza e quello con assenza delle opere ed attività;  per la valutazione previsionale del clima acustico, la valutazione dell’esposizione dei recettori nelle aree interessate alla realizzazione di scuole e asili nido, ospedali, case di cura e di riposo, parchi pubblici urbani ed extraurbani, nuovi insediamenti residenziali. La norma prevede che gli aspetti di carattere tecnico, riguardanti in particolare:  la programmazione, l’esecuzione, le valutazioni connesse alle rilevazioni fonometriche;  la caratterizzazione o la descrizione acustica delle sorgenti sonore, i calcoli relativi alla propagazione del suono, la caratterizzazione acustica di ambienti esterni o abitativi, le caratteristiche acustiche degli edifici e dei materiali impiegati;  le valutazioni di conformità alla normativa dei livelli di pressione sonora dedotti da misure o calcoli previsionali, devono essere oggetto di una specifica relazione redatta da un tecnico competente in acustica ambientale. Sono fatti salvi modalità e criteri di redazione degli Studi di Impatto Ambientale stabiliti dalla normativa statale e regionale vigente. La delibera specifica quindi contenuti di dettaglio e le modalità di predisposizione della documentazione, relativamente a:  aeroporti e aviosuperfici (Articolo 1);  infrastrutture stradali (Articolo 2);

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 infrastrutture ferroviarie (Articolo 3);  nuovi impianti ed infrastrutture adibite ad attività produttive (Articolo 4);  centri commerciali e polifunzionali, discoteche, circoli privati e pubblici esercizi, impianti sportivi (Articolo 5). La norma si conclude (Articolo 6) con la specifica dei contenuti minimi della relazione tecnica relativa alla valutazione previsionale del clima acustico.

7.2.3 Zonizzazione Acustica Comunale e Limiti Acustici di Riferimento Gli interventi a progetto ricadono nell’ambito territoriale di tre Comuni: Capriano del Colle, Bagnolo Mella e Dello, ciascuno dotato di zonizzazione acustica. Il Comune di Capriano del Colle ha approvato la zonizzazione acustica del territorio con Deliberazione del Consiglio Comunale No. 83 del 17 Marzo 1997. In base a tale classificazione, l’area della Centrale ricade in Classe III “Aree di tipo misto” (si veda la Figura 11.e del Quadro di Riferimento Programmatico del SIA). La Zonizzazione Acustica del Comune di Dello è stata adottata con Deliberazione di Consiglio Comunale No. 55 del 30 Novembre 1998. In base a tale classificazione, le opere a progetto previste nel territorio di Dello ricadono in Classe III, “Aree di tipo misto” (si veda la Figura 11.f del Quadro di Riferimento Programmatico del SIA). La Zonizzazione Acustica del Territorio Comunale di Bagnolo Mella è stata adottata con Deliberazione del Consiglio Comunale No. 17 del 12 Febbraio 2001 e successivamente approvata con Deliberazione del Consiglio Comunale No. 38 del 20 Giugno 2001. Recentemente il Consiglio Comunale ha adottato un nuovo documento di Zonizzazione Acustica con Deliberazione del Consiglio Comunale No. 3 del 7 Marzo 2011 attualmente non ancora oggetto di approvazione definitiva. Sulla base di tale classificazione le opere a progetto previste nel territorio di Bagnolo Mella ricadono in Classe III, “Aree di tipo misto”. Si evidenzia inoltre che la stazione di misura è localizzata in adiacenza del Limite Fascia “B” ex D.P.R. 18 Novembre 1998 sul rumore Ferroviario.

7.2.4 Caratterizzazione del Clima Acustico Ante Operam Nel giorni 30 Giugno e 1 Luglio 2011 è stata eseguita una campagna di misure di rumore nelle aree circostanti la Centrale (msiure per integrazione continua della durata di circa 26 h); la relazione di monitoraggio è riportata in Appendice A, a cui si rimanda per gli aspetti relativi alla metodologia impiegata e per maggiori dettagli sulle misure effettuate. Al fine di disporre di una caratterizzazione dell’ambiente sonoro sono stati individuati i seguenti ricettori rappresentativi della zona di studio, ubicati in corrispondenza degli insediamenti abitativi più vicini all’impianto:  ricettore e punto di misura A1: Cascina Migliorati, ubicata a circa 100 m dalla Centrale in direzione Sud;

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 ricettore e punto di misura A2: Cascina Movico, ubicata a circa 300 m dalla Centrale in direzione Nord-Ovest. Durante le misure acustiche sono stati rilevati:  il livello di rumorosità complessiva durante il tempo di misura, espresso in LAeq, e l’andamento della rumorosità nel tempo;  la presenza eventuale di componenti tonali;  la presenza eventuale di componenti impulsive;  i livelli statistici cumulativi (L99, L95, L90, L50, L10, L1), che forniscono informazioni sulla frequenza con cui si verificano gli eventi sonori nel periodo di osservazione. L’analisi delle misure effettuate rivela la presenza di una rumorosità caratterizzata principalmente dalle attività agricole, dagli allevamenti bovini e suini, dai rumori antropici e dall’avifauna. Presso il ricettore A2, Cascina Movico, il livello sonoro misurato è determinato dai ventilatori utilizzate per rinfrescare le stalle, in funzione esclusivamente nel periodo estivo. I valori rilevati non possono, quindi, essere considerati rappresentativi del clima acustico presente anche negli altri periodi dell’anno al ricettore. In via conservativa è stato considerato quale rumore residuo, anche per la cascina Movico, il clima acustico misurato alla cascina Migliorati, dove non si sono evidenziati eventi sonori stagionali. Si evidenzia che la determinazione dei limiti differenziali che gli impianti di progetto sono tenuti a rispettare è calcolata in base al valore orario più basso, diurno e notturno, misurato durante i rilievi in continuo. Le scelte conservative adottate permettono una maggiore tutela dei ricettori adiacenti all’area di centrale. Di seguito si riportano i valori orari più bassi, diurno e notturno, rilevati al ricettore A1. Nella relazione di monitoraggio (Appendice A) sono riportati per intero i livelli equivalenti orari rilevati in ciascuna delle misure effettuate per integrazione continua.

Tabella 7.5: Rumorosità di Fondo e Limiti Acustici di Riferimento Clima acustico Limiti Clima Limiti Limiti (ora di maggior immissione Ricettori Classe acustico immissione emissione disturbo) (criterio LAeq [dB] [dB] [dB] LAeq [dB] differenziale) PERIODO DIURNO (06.00 – 22.00) A1 III 50 44.5 60 55 50 A2 III 61.5 44.5 60 55 50 PERIODO NOTTURNO (22.00 – 06.00) A1 III 49.5 40.6 50 45 43.6 A2 III 58.5 40.6 50 45 43.6 I risultati del monitoraggio acustico consentono le seguenti valutazioni sul clima acustico ante operam:  al ricettore A1 (Cascina Migliorati) i livelli sonori attuali sono inferiori ai limiti di zona vigenti;  al ricettore A2 (Cascina Movico) i livelli sonori attuali sono superiori ai limiti di zona vigenti. Ciò è determinato dai ventilatori utilizzati per rinfrescare le stalle;  i limiti differenziali sono i più restrittivi per la futura opera.

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7.2.5 Identificazione dei Ricettori Acustici I principali ricettori acustici potenzialmente interferiti dalle opere a progetto sono elencati nella seguente Tabella. La loro ubicazione è rappresentata nelle figure riportate nel seguito. Per la caratterizzazione del clima acustico ante operam si è attribuito ai ricettori elencati il rumore di fondo LAeq (ora di maggior disturbo) misurato in corrispondenza della Cascina Migliorati, individuato durante la campagna in sito.

Tabella 7.6: Rumore, Principali Ricettori nel Territorio Circostante le Opere a Progetto Clima acustico Intervento a Descrizione Ricettore Identificativo Distanza LAeq [dB] Progetto Diurno Notturno Abitazione Cascina Migliorati A1 100 m (direzione SE) 44.5 40.6 Abitazione in Località Cascina 450 m (direzione A2 44.5 40.6 Centrale Movico NO) 400 m (direzione Fenile Baldo A3 44.5 40.6 Sud) Chiesa S. Maria della Neve B1 350m (Direzione N) 44.5 40.6 250 m (direzione Cascina Grumo B2 44.5 40.6 Nord) 200 m (direzione Cascina Lamberti B3 44.5 40.6 Nord) 150 m (direzione Cascina Sacchetto B4 44.5 40.6 Metanodotto Nord) 650 m (direzione Cascina Colombaie Averoldi B5 44.5 40.6 Sud) 130 m (direzione Cascina Cobè B6 44.5 40.6 Sud) 500 m (direzione Cascina del Rosa B7 44.5 40.6 Sud) 250 m (direzione Cascina C1 44.5 40.6 Stazione di Misura Sud) Gas 500 m (direzione Cascina Corfù C2 44.5 40.6 Nord)

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Figura 7.a: Principali Ricettori Circostanti la Centrale

Figura 7.b: Principali Ricettori Lungo il Metanodotto

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Figura 7.c: Principali Ricettori Circostanti la Stazione di Misura

7.3 CARATTERIZZAZIONE DELLA COMPONENTE VIBRAZIONI

7.3.1 Inquadramento Normativo sulle Vibrazioni

7.3.1.1 Effetto delle Vibrazioni sull’Organismo Umano, Norma UNI 9614 L’esperienza mostra che le proteste per eccessive vibrazioni all’interno degli edifici residenziali si verificano quando i livelli di vibrazione sono appena superiori alla soglia di percezione umana. Di fatto tali livelli non sono di rischio per le strutture sottoposte a fatica acustica o di danno alle persone bensì creano un senso di disturbo fisico accompagnato da uno stato di allarme se le vibrazioni si manifestano anche con il tintinnio di suppellettili, visibili oscillazioni delle porte, delle piante di appartamento etc. Se si superano i livelli di percezione delle vibrazioni con il manifestarsi dei fenomeni suddetti, non si sono ancora raggiunti i limiti di attenzione per cui le vibrazioni possono ancora essere tollerate, se esse si manifestano per periodi limitati nel tempo quali attività di scavo ecc...(Pisani, 2004). I valori limite fissati dalle norme sono quelli più bassi e si riferiscono alle condizioni di massima sensibilità dei ricettori (sale operatorie, ambienti altamente protetti ecc.). La norma fornisce la tabella dei valori dell’accelerazione in funzione della frequenza per bande di terzi di ottava, sia per gli assi z, x ed y, sia per una direzione combinata dei tre assi (norma ISO 2631). Negli ambienti abitativi, infatti, la posizione dell’uomo può essere eretta, seduta o coricata (camere da letto), perciò può essere comodo effettuare una valutazione con la curva unica ottenuta dalla combinazione delle due se non è possibile precisare la postura

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dell’individuo. Nei paragrafi successivi si sintetizzano schematicamente i contenuti della norma tecnica relativa al disturbo alle persone. Scopo della Norma Lo scopo della norma è definire il metodo di misura delle vibrazioni di livello costante immesse negli edifici ad opera di sorgenti esterne od interne ad essi. Definizione dei Tipi di Vibrazioni La norma definisce i tipi di vibrazioni come:  “di livello costante” quando il livello di accelerazione complessivo varia in ampiezza di meno di 5 dB;  “di livello non costante” quando il livello di accelerazione complessivo varia in ampiezza di oltre 5 dB;  “impulsive” quando sono originate da eventi di breve durata, costituiti da un rapido innalzamento del livello di accelerazione sino ad un massimo seguito da un decadimento che può comportare o meno, a seconda dello smorzamento della struttura, una serie di oscillazioni che tendono ad estinguersi nel tempo. Classificazione dei Locali Disturbati I locali o gli edifici in cui vengono immesse le vibrazioni vengono classificati secondo la loro destinazione d’uso in:  aree critiche;  abitazioni;  uffici;  fabbriche. Classificazione dei Periodi della Giornata La giornata viene suddivisa in due periodi di tempo:  diurno: dalle ore 7.00 alle ore 22.00;  notturno: dalle ore 22.00 alle ore 7.00. Misura delle Vibrazioni di Livello Costante Il Capitolo 4 della norma indica che la grandezza fisica da misurare è il valore efficace (r.m.s.) dell’accelerazione espresso in m/s2. Essa può anche essere espressa in termini di livello di accelerazione (in dB) mediante la formula:

L = 20 Log10 (a/a0) dove: a è il valore efficace dell’accelerazione; -6 2 a0 = 10 m/s è il valore efficace dell’accelerazione di riferimento. Viene poi indicato che la gamma di frequenze di interesse per le vibrazioni è compresa tra 1Hz ed 80Hz; poiché gli effetti sono differenti al variare della frequenza, per una valutazione

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complessiva è necessaria una curva di pesatura. Tale curva è diversa per le componenti verticali ed orizzontali.

Analisi dell’Accelerazione per Terzi d’Ottava Al Paragrafo 4.3 della norma si indica una metodologia alternativa a quella descritta nei precedenti paragrafi del capitolo 4 per l’analisi delle vibrazioni. E’ possibile effettuare un’analisi per bande di terzi d’ottava nell’intervallo 1-80Hz sottraendo ai livelli per ogni banda una quantità pari a quella definita dall’attenuazione dei filtri di ponderazione. Il livello dell’accelerazione complessiva, ponderato in frequenza, è dato dalla relazione:

Li,w L  10Log 10 10 w 10 i

dove Li,w sono i livelli rilevati per terzi d’ottava ponderati in frequenza come sopra indicato. Percezione delle Vibrazioni La soglia della percezione delle vibrazioni si pone a  5.0x10-3 m/s2 (74dB) per l’asse verticale;  3.6x10-3 m/s2 (71dB) per gli assi orizzontali. Tali valori di accelerazione sono ponderati in frequenza. Valori Limite I valori limite oltre i quali le vibrazioni sono da ritenersi oggettivamente disturbanti sono indicati in appendice (che non costituisce parte integrante delle norma) e riportati in tabella seguente. Nel caso di postura sconosciuta i limiti da considerare sono quelli per gli assi x e y.

Tabella 7.7: Valori e livelli limite delle accelerazioni complessive ponderate in frequenza (UNI 9614) Asse z Assi x e y Locali Disturbati a [m/s2] L [dB] a [m/s2] L [dB]

Aree critiche 5.0 x 10-3 74 3.6 x 10-3 71

Abitazioni (notte) 7.0 x 10-3 77 5.0 x 10-3 74 Abitazioni (giorno) 10.0 x 10-3 80 7.2 x 10-3 77 Uffici 20.0 x 10-3 86 14.4 x 10-3 83

Fabbriche 40.0 x 10-3 92 28.8 x 10-3 89

7.3.1.2 Effetto delle Vibrazioni sulle Strutture Edili, Norma UNI 9916 La norma UNI 9916, dedicata ai criteri di misura e valutazione degli effetti delle vibrazioni sugli edifici, fa riferimento alla norma internazionale ISO 4866. Essa fornisce una guida per

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la scelta di appropriati metodi di misura, elaborazione dati e valutazione dei fenomeni vibratori sugli edifici rispetto alla loro integrità strutturale ed architettonica. Definizioni delle Categorie di Danni La norma definisce al capitolo 3:  “Danno di soglia”: formazione di fessure sulle superfici dei muri a secco o accrescimento di fessure già esistenti. Formazione di fessure filiformi nei giunti a malta delle costruzioni in mattoni e calcestruzzo;  “Danno minore”: formazione di fessure più aperte, distacco o caduta di gesso o di pezzi di intonaco di muri a secco. Formazione di fessure in blocchi di mattoni o calcestruzzo.;  “Danno maggiore”: danneggiamento di elementi strutturali; fessure nelle colonne di supporto; apertura di giunti e serie di fessure nella muratura. Classificazione delle Eccitazioni Le eccitazioni vengono suddivise secondo le caratteristiche del moto vibratorio. Si hanno allora le seguenti categorie:  periodica;  armonica;  complessa;  quasi periodica;  non periodica;  transitoria;  impulsiva;  di tipo non deterministico. Le eccitazioni possono essere inoltre suddivise secondo le caratteristiche della sorgente. L’eccitazione può essere quindi:  ambientale (vento, traffico veicolare, etc.);  forzata (generata da eccitatori meccanici utili per lo studio delle caratteristiche degli edifici). La durata delle eccitazioni è suddivisa nelle due categorie:  continua;  transitoria. Il criterio per separare le due categorie dipende dalla costante di tempo di attenuazione delle oscillazioni sull’edificio oggetto di studio. Se si definisce T la costante di tempo associata alla frequenza di risonanza più bassa dell’edificio, si definisce allora:  “eccitazione continua”: quella che agisce sull’edificio continuativamente per una durata superiore a 5T;  “eccitazione transitoria”: quella che agisce sull’edificio per una durata inferiore a 5T.

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Sulla base di questi elementi la norma suggerisce poi le modalità tecniche per l’esecuzione dei rilievi e fornisce, in particolare:  criteri generali per il fissaggio dei trasduttori;  modalità di individuazione delle frequenze di risonanza;  modalità di valutazione dei dati. Tali indicazioni sono di carattere generale; viene demandata implicitamente ai tecnici operatori sul campo la determinazione della migliore modalità operativa a seconda del caso specifico oggetto dello studio. Classificazione degli Edifici, dei Terreni e Valori di Riferimento Nell’appendice “A” alla norma (appendice non facente parte della norma stessa) viene riportata una classificazione degli edifici e dei tipi di terreno al fine di poter collocare i casi specifici in categorie per similitudine strutturale e/o geologica. L'appendice “B”, che ha solo carattere informativo, in quanto anch’essa non costituisce parte integrante della norma, contiene i criteri di accettabilità dei livelli delle vibrazioni in termini di “velocità ammissibili” [mm/s].

Tabella 7.8: Valori delle Velocità di Vibrazione Ammissibili negli Edifici [mm/s] Campi di frequenza [Hz] Tipi di Strutture < 10 10-50 50-100

Edifici utilizzati per scopi commerciali, edifici industriali e simili 20 20-40 10-50

Edifici residenziali e simili 5 5-15 15-20 Strutture particolarmente sensibili, non rientranti nelle categorie 3 3-8 8-10 precedenti e di grande valore intrinseco

Il campo di valori indicato, avente una variabilità del 100 % (20-40 mm/s) proprio nel campo di frequenze in cui si collocano solitamente le risonanze degli edifici, conferma il carattere di riferimento indicativo di tali valori, carattere che determina la necessità di un’attenta valutazione in ogni caso particolare studiato.

7.3.2 Individuazione dei Ricettori per la Componente Vibrazioni I ricettori potenzialmente interferiti dall’emissione di vibrazioni sono quelli più prossimi (entro alcune decine di metri) dalla aree di lavoro. Si rimanda dunque al Paragrafo 7.2.4 per la loro individuazione.

7.4 ELEMENTI DI SENSIBILITÀ DELLA COMPONENTE Per la componente rumore e vibrazioni costituiscono elementi di sensibilità i seguenti ricettori:  case isolate, nuclei abitativi e aree urbane continue e discontinue (ricettori antropici);  aree naturali protette, aree Natura 2000, IBA (ricettori naturali).

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Le aree delle Rete Natura 2000 più prossime alle opere a progetto sono localizzate in direzione Ovest e Sud-Ovest ad oltre 18 km di distanza. Il sito più prossimo risulta essere il SIC IT 20A0006 “Lanche di Azzanello” localizzato a circa 18.5 km di distanza in direzione Sud-Ovest. Nelle vicinanze delle aree a progetto si segnala la presenza del Parco Regionale del Monte Netto distante circa 1 km in direzione Nord dalla Centrale. Per quanto concerne i ricettori antropici, le cascine presenti nelle vicinanze delle opere a progetto sono elencati al Paragrafo 7.2.4.

7.5 VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI E MISURE DI MITIGAZIONE

7.5.1 Emissioni Sonore durante le Attività di Cantiere In fase di cantiere la generazione di emissioni acustiche è imputabile al funzionamento di macchinari di varia natura quali scavatori a pale meccaniche, compressori, trattori, ecc. e all’attività dell’impianto di perforazione. La stima delle emissioni dai mezzi, per le lavorazioni relative a tutti i cantieri che saranno presenti, è stata effettuata nel Quadro di Riferimento Progettuale del SIA (Paragrafo 8.6), cui si rimanda. Nel seguito del paragrafo si procede a valutare in modo distinto gli impatti sulla rumorosità ambientale associati a:  la fase di work-over pozzo, le cui attività di trivellazione avverranno in continuo (24 h) per circa 20 giorni;  la realizzazione della Centrale, del Metanodotto e della Stazione di Misura, caratterizzati dalla presenza di sorgenti fisse e mobili, con funzionamento esclusivamente diurno e discontinuo nell’arco della giornata. Completa il paragrafo l’individuazione di opportune misure di mitigazione.

7.5.1.1 Stima dell’Impatto Potenziale in Fase di work-over pozzo e Misure di Mitigazione In fase di work-over pozzo, la generazione di emissione acustiche è imputabile al funzionamento di diversi macchinari, quali la batteria di perforazione, gli elettrogeneratori, le pompe centrifughe, i vibrovagli, il circuito fango con vasche, gli elettroagitatori ed i miscelatori. In considerazione dell’importanza di tali sorgenti e del fatto che le attività di perforazione avverranno in continuo (24 h), si è ritenuto opportuno procedere ad una valutazione approfondita dell’impatto, mediante l’ausilio di opportuni codici di calcolo, come descritto nel seguito. Aspetti Metodologici: il Modello Soundplan Al fine di valutare la rumorosità indotta in fase di work-over pozzo nelle aree circostanti la Centrale sono state effettuate, con l’ausilio del programma di simulazione acustica ambientale SoundPLAN 6.5, conforme alla norma ISO 9613, simulazioni di propagazione delle onde sonore.

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Tale programma prevede l’uso del metodo di ray tracing, con cui metodo si contraddistingue una sorgente puntiforme attraverso l’utilizzo di un numero finito di raggi sonori emessi dalla stessa, orientati secondo una determinata traccia lungo il cammino di propagazione. Il campo acustico, risultante dalla scansione della superficie considerata, dipende dalle riflessioni con gli ostacoli incontrati lungo il cammino, in modo analogo alla propagazione dell’ottica geometrica.

Caratterizzazione dello Scenario di Propagazione Lo scenario di propagazione è stato inserito nel modello di calcolo. Sono state considerate le proprietà acustiche delle superfici presenti nella porzione di territorio considerata. Le altezze, le dimensioni, le caratteristiche sonore, e le caratteristiche degli edifici presenti nell’area di studio sono state rilevate dai disegni di progetto e durante i sopralluoghi eseguiti. Nel calcolo di previsione sono stati introdotti i valori meteo-climatici di riferimento: temperatura di 10°C e umidità del 70%.

Caratterizzazione delle Sorgenti In base ai dati disponibili è stata ricavata la potenza acustica delle principali sorgenti sonore che saranno presenti durante la fase di work-over pozzo, ubicate secondo il layout riportato in Figura 6.3 allegata al Quadro Progettuale; in assenza di dati delle emissioni in frequenza, le potenze delle sorgenti sono state caratterizzate in dB (A). La potenza sonora rappresenta l’energia totale emessa da una sorgente. Essa è l’elemento che caratterizza una fonte sonora indipendentemente dall’ambiente in cui avviene la propagazione. Tale valore è quindi sperimentalmente riproducibile. La pressione sonora, che viene misurata in un determinato punto e ad una distanza precisa, è invece condizionata dal numero di variabili che influenzano la propagazione del suono in un dato ambiente, essa è dunque un valore difficilmente riproducibile. La potenza acustica è stata ricavata dal livello di pressione sonora, grazie alla seguente formula per le sorgenti puntuali:

2  r   i  Lw  Lp 10log   K  r0  dove:  Lp è il livello di pressione sonora in dB(A) in corrispondenza del ricettore;  Lw è il livello di potenza sonora in dB(A) della sorgente, ponderato rispetto al tempo di riferimento;  ri=distanza della sorgente puntuale dal punto di misura della pressione sonora;  r0=1 m;  K è un fattore che dipende dalla geometria della sorgente e dalla morfologia del territorio.

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La potenza acustica per le sorgenti estese è stata ricavata dal livello di pressione sonora, grazie alla seguente formula:  S  L  L 10log  w p  S   0  dove:  Lw è il livello di potenza sonora in dB(A);  Lp è il livello di pressione sonora medio in dB(A), ad un metro dalla sorgente;  S è la superficie totale, calcolata ad un metro dalla sorgente;  S0=1 m2. Le modalità di calcolo per la configurazione del progetto e per la propagazione del suono nell’ambiente circostante sono state basate sull’individuazione delle potenze sonore di tutte le parti dell’impianto individuabili come separate. Stima dell'Impatto La caratterizzazione acustica delle sorgenti è stata effettuata sulla base dei dati della campagna di misura “Valutazione Rischio Rumore” dell’impianto Massarenti 4000, condotta da Hydro Drilling International S.p.A., integrando con i dati di macchine analoghe e mantenendo un approccio conservativo. I livelli di pressione sonora a 1 m e le potenze acustiche delle principali sorgenti sonore così ricavate sono elencate nella tabella seguente.

Tabella 7.9: Principali Sorgenti Sonore in Funzione durante la Perforazione

SORGENTI SONORE IMPIANTO MR 4000 Sorgente Lp@1m LwA Top Drive 90 107 Argano 85 104 Pompe Fango 85 105.5 Pompe Traferimento 78 94.9 Pompe Miscelazione 78 97.2 E. Generatori 80 102.3 Compressori 76 97.4 Vibrovagli 75 92 Agitatori 80 91 Le sorgenti di dimensioni ridotte sono state considerate puntiformi. Le sorgenti di maggiori dimensioni sono state considerate come sorgenti areali. Questo per la necessità di attribuire condizioni di emissione più vicine possibili alla realtà, nonostante la letteratura consenta l’uso di sorgenti puntiformi quando sia elevata la distanza dei ricettori. Il cantiere è stato considerato attivo a pieno regime sia di giorno che di notte.

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Nello studio d’impatto acustico sono state considerate le ipotesi più conservative. In tutti casi ove si sia presentata la scelta tra 2 o più possibilità si è preferito l’opzione più prudente maggiormente cautelativa. La somma di ipotesi favorevoli alla propagazione delle emissioni del pozzo consente un ragionevole margine di sicurezza riguardo l’accuratezza associabile alla previsione dei livelli sonori. Per valutare l’impatto acustico, le caratteristiche delle sorgenti (posizione, livello di potenza acustica, dimensione del fronte di emissione, sua eventuale direttività) e quelle dello scena- rio di propagazione (orografia del territorio, attenuazione dovuta al terreno) sono state implementate nel programma di simulazione acustica ambientale SoundPLAN 6.5, conforme alla norma ISO 9613-2. Il programma ha permesso il calcolo dell’andamento del fronte sonoro a 4 m di altezza sull’intera area presa in considerazione. La scelta di prevedere la rumorosità a tale altezza consente di verificare i livelli di rumorosità alla quota del ricettore più esposto: il primo piano degli edifici presenti nell’area. Il primo obiettivo è stato stabilire l’impatto acustico nella fase rumorosa, quella di perforazione, indipendentemente dai livelli di rumorosità attualmente presenti nell’area. Successivamente, in base alla rumorosità determinata dalle attività di perforazione ai ricettori, si è valutato il rispetto dell’immissione assoluta e differenziale. I risultati delle simulazioni sono riportati nella seguente tabella, che consente di valutare le emissioni della nuova opera, il clima acustico futuro (post operam) e la variazione del clima acustico determinata dalle attività di perforazione ai ricettori. L’impatto è stato valutato sia nel periodo diurno sia nel periodo notturno, a fronte di un funzionamento degli impianti a ciclo continuo diurno e notturno.

Tabella 7.10: Clima Acustico Ante Operam e Post Operam PERIODO DIURNO Clima acustico Ricettori (ora di maggior Emissioni Clima Post operam Variazione Clima disturbo) Impianto Perforazione Immissioni Acustico LAeq [dB] A1 44.5 58.9 59.1 +14.6 A2 44.5 46.1 48.4 +3.9 A3 44.5 45.1 47.8 +3.3 PERIODO NOTTURNO Clima acustico Ricettori (ora di maggior Emissioni Clima Post operam Variazione Clima disturbo) Impianto Perforazione Immissioni Acustico LAeq [dB] A1 40.6 58.9 59.0 +18.4 A2 40.6 46.1 47.2 +6.6 A3 40.6 45.1 46.4 +5.8

In Figura 7.1 in allegato sono riportate le isofone delle emissioni sonore durante le attività di perforazione.

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Nella tabella successiva si confrontano i valori dell’impatto acustico con i limiti di zona vigenti. Come già evidenziato, i limiti differenziali sono calcolati in base al valore orario più basso, diurno e notturno, misurato durante i rilievi in continuo. Tali limiti riguardano gli ambienti abitativi interni, ma per ragioni cautelative la verifica è stata eseguita all’esterno delle abitazioni. Si accetta l’assunto che il livello del rumore ambientale e del rumore residuo diminuiscano in pari misura quando le rispettive onde sonore entrano negli ambienti confinati.

Tabella 7.11: Clima Acustico Post-Operam e Verifica del Rispetto dei Limiti Acustici

PERIODO DIURNO (06:00-22:00) Clima Superamenti Limiti Superamenti Superamenti acustico Limiti di limiti Limiti di criterio limiti criterio limiti di

Ricettori post immissione di emissione Acustica Zonizzaz. Zonizzaz. differenziale differenziale emissione operam immissione A1 III 59.1 60 -0.9 50 9.1 55 3.9 A2 III 48.4 60 -11.6 50 -1.6 55 -8.9 A3 III 47.8 60 -12.2 50 -2.2 55 -9.9 PERIODO NOTTURNO (22:00 – 06:00) Clima Superamenti Limiti Superamenti Superamenti acustico Limiti di limiti Limiti di criterio limiti criterio limiti di post immissione di emissione Ricettori Acustica

Zonizzaz. Zonizzaz. differenziale differenziale emissione operam immissione A1 III 59.0 50 9.0 43.6 15.4 45 13.9 A2 III 47.2 50 -2.8 43.6 3.6 45 1.1 A3 III 46.4 50 -3.6 43.6 2.8 45 0.1 Come si evince dalla tabella, presso tutti i ricettori si ha un superamento dei limiti acustici di emissione e del criterio differenziale in periodo notturno. Presso il ricettore A1 si rileva anche il superamento di altri limiti normativi. È quindi necessario prevedere l’adozione di specifiche misure di mitigazione. Prima di procedere con le attività, si procederà alla richiesta al Comune di Capriano del Colle di una specifica deroga (come previsto dall’art. 6.1.h della Legge Quadro 447/95), corredata da idonea documentazione firmata da tecnico competente in acustica ambientale. In tale sede saranno aggiornate le valutazioni in merito alla potenza acustica delle sorgenti e saranno individuati gli interventi di mitigazione necessari; l’organizzazione dell’attività di cantiere sarà in ogni caso definita in modo da limitare la durata delle attività più rumorose. Condizioni di Validità della Simulazione d’Impatto Acustico Le previsioni riportate nei precedenti paragrafi mantengono la loro validità, qualora i dati relativi alla rumorosità emessa dagli impianti, le caratteristiche degli insediamenti circostanti e le componenti del rumore residuo, mantengano la configurazione e le caratteristiche ipotizzate. Il margine d’errore è quello previsto dalla norma ISO 9613-2 e dipende dall’approssimazione dei dati di pressione acustica relativi alle macchine. Misure di Mitigazione A tutela dei ricettori, si ritiene opportuno prevedere, nella fase d’avviamento dell’impianto, una campagna di monitoraggio volta ad un controllo del futuro clima ambientale. Le misure in campo consentiranno la definizione degli interventi di mitigazione delle sorgenti più

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rumorose; l’organizzazione dell’attività di cantiere sarà quindi definita in modo da limitare la durata delle attività più rumorose e consentire la richiesta della deroga al Sindaco del comune interessato come previsto dall’art. 6.1.h della Legge 447/95. Nel caso in cui si riscontrasse un superamento dei limiti, individuate le cause, si potrà procedere ad interventi di tipo organizzativo e/o all’allestimento di barriere antirumore.

7.5.1.2 Stima dell’Impatto Potenziale durante la Realizzazione della Centrale, del Metanodotto e della Stazione di Misura e Misure di Mitigazione Durante le attività di costruzione della Centrale, del Metanodotto e della Stazione di Misura la generazione di emissioni acustiche è imputabile al funzionamento di macchinari di varia natura, impiegati per le varie lavorazioni di cantiere e per il trasporto dei materiali Il rumore emesso nel corso dei lavori di costruzione ha carattere di indeterminatezza e incertezza, principalmente dovute a:  natura intermittente e temporanea dei lavori;  uso di mezzi mobili dal percorso difficilmente definibile;  mobilità del cantiere. Ciò premesso, per quanto concerne la costruzione della Centrale, con riferimento alle sorgenti individuate nel Quadro di Riferimento Progettuale del SIA (Paragrafo 8.6), è stata conservativamente ipotizzata la contemporanea presenza di tutti mezzi di cantiere operanti nella fase più rumorosa (cantierizzazione, opere civili e scavi). Per quando riguarda il cantiere del Metanodotto e della Stazione di Misura, invece, si ipotizza il contemporaneo funzionamento, nella medesima area, di un escavatore, di un autocarro e di una motosaldatrice. Aspetti Metodologici Le analisi di propagazione del rumore dai mezzi di cantiere sono state condotte schematizzando le sorgenti di emissione sonora (mezzi da costruzione) come puntiformi. Per il cantiere della Centrale le sorgenti sono state tutte ubicate nel baricentro dell’area di cantiere, mentre, per quanto riguarda il metanodotto, le sorgenti sono state localizzate in asse al tracciato, ad una equidistanza di 10 m l’una dall’altra. È stata assunta una legge di propagazione del rumore che tiene conto della sola attenuazione per effetto della divergenza (Harris, 1979): r L  L rif 20log rrif dove:

L = livello sonoro in decibel A a distanza r dalla sorgente puntiforme; Lrif = livello sonoro che caratterizza l’emissione della sorgente ad una distanza di riferimento rrif dalla sorgente puntiforme. La somma algebrica di più contributi sonori in uno stesso punto è data dalla: L  10Log 10Lr1 /10

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Stima dell'Impatto I risultati delle analisi condotte sono sintetizzati nella seguente tabella.

Tabella 7.12: Stima delle Emissioni Sonore, Cantiere Centrale e Cantiere Metanodotto

CANTIERE CENTRALE Emissioni Sonore in Fase Distanza dal Baricentro Note di Cantiere [dB(A)] di Cantiere [m] 70 60 Non sono presenti ricettori 65 110 Non sono presenti ricettori A circa 130 m dal baricentro del cantiere 60 195 (direzione SE) è presente la Cascina Migliorati A circa 340 m dal baricentro del cantiere 55 345 (direzione NO) è presente l’abitazione in Località Cascina Movico CANTIERE METANODOTTO e STAZIONE DI MISURA Emissioni Sonore in Fase Distanza dall’Asse del Note di Cantiere [dB(A)] Tracciato [m] 70 25 Non sono presenti ricettori 65 45 Non sono presenti ricettori 60 80 Non sono presenti ricettori A distanza di circa130 m è presente la 55 145 Cascina Cobè In merito al potenziale disturbo in corrispondenza dei ricettori individuati si evidenzia che:  le aree interessate da rumorosità ritenuta significativa (> 60 dBA(A) sono limitate e comprese entro una distanza massima di circa 200 m dal baricentro del cantiere della Centrale ed entro 80 m dal tracciato del metanodotto;  la stima dei valori di emissione sonora è conservativa;  il periodo di potenziale disturbo è comunque temporaneo;  sono previste opportune misure di riduzione dell’impatto acustico, descritte al successivo paragrafo. Si precisa, infine, che i valori stimati devono ritenersi cautelativi, atteso che:  non tengono conto dell’attenuazione dovuta all’assorbimento dell’aria e del terreno;  non tengono conto della presenza di barriere artificiali e della riflessioni su suolo o terreno;  si riferiscono ad una simulazione effettuata ipotizzando il funzionamento in contemporanea dei macchinari più rumorosi presenti in cantiere al massimo regime di marcia;  costituisono l’inviluppo dei valori massimi attesi.

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Misure di Mitigazione Gli accorgimenti che si prevede di adottare per minimizzare l’impatto legato al rumore durante la realizzazione della Centrale e del Metanodotto consistono in:  posizionamento delle sorgenti di rumore in una zona defilata rispetto ai ricettori, compatibilmente con le necessità di cantiere;  mantenimento in buono stato dei macchinari potenzialmente rumorosi.  sviluppo nelle ore diurne delle attività di costruzione;  controllo delle velocità di transito dei mezzi;  evitare di tenere i mezzi inutilmente accesi.

7.5.2 Emissione di Vibrazioni durante le Attività di Perforazione (Stima dell’Impatto e Misure di Mitigazione) Le fasi di perforazione possono comportare la generazione di vibrazioni in conseguenza dell’utilizzo delle seguenti macchine:  motori per la generazione dell’energia elettrica;  vibrovagli;  pompe per la circolazione dei fanghi;  Top Drive/Tavola rotary. Nell’area circostante la Centrale sono presenti alcuni edifici che potrebbero risultare sensibili alle vibrazioni indotte durante le attività (in particolare la Cascina Migliorati, posta a una distanza di circa 100 m). A tale proposito si evidenzia che, in linea generale il calcolo previsionale delle vibrazioni, da un punto di vista teorico, è complesso in quanto occorre tener conto di numerose variabili. Per tali motivi, si evidenzia che, al fine di mitigare o annullare tale potenziale impatto e procedere alla realizzazione delle attività di cantiere in condizioni di sicurezza, sono previste le seguenti specifiche misure mitigative:  in fase esecutiva, si provvederà a definire in dettaglio le modalità di esecuzione delle fasi di lavoro che potrebbero determinare la generazione di vibrazioni significative;  in ogni caso, a tutela dei ricettori potenziali, prima dell’inizio delle attività si provvederà alla ricognizione dello stato degli edifici più prossimi al sito, al fine di poter valutare se, al termine delle stesse, si siano verificate modifiche al quadro fessurativo degli immobili.

7.5.3 Emissione Sonore da componenti e macchinari presenti in Centrale (Fase di Esercizio) L’esercizio della Centrale di Trattamento e Compressione è caratterizzato dalla presenza di alcune sorgenti sonore. Nel presente paragrafo è valutato l’impatto acustico della Centrale in fase di esercizio. L’approccio metodologico è analogo a quello utilizzato per la valutazione dell’impatto acustico in fase di work-over pozzo.

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7.5.3.1 Aspetti Metodologici Al fine di valutare la rumorosità indotta in fase di esercizio nelle aree circostanti la Centrale sono state effettuate, con l’ausilio del programma di simulazione acustica ambientale SoundPLAN 6.5, conforme alla norma ISO 9613, simulazioni di propagazione delle onde sonore. Gli aspetti metodologici sono analoghi a quelli di cui al Paragrafo 7.5.1.1. In base ai dati disponibili è stata ricavata la potenza acustica delle principali sorgenti sonore che saranno presenti durante in fase di esercizio ubicate secondo il layout riportato in Figura 4.2 allegata al Quadro Progettuale; in assenza di dati delle emissioni in frequenza, le potenze delle sorgenti sono state caratterizzate in dB (A).

7.5.3.2 Stima dell’Impatto Potenziale La valutazione delle sorgenti sonore presenti in Centrale nelle due diverse fasi di Erogazione spontanea e di Iniezione con compressione è riportata nel Paragrafo 9.6 del Quadro di Riferimento Progettuale del SIA ed è riassunta nella seguente tabella.

Tabella 7.13: Centrale di Trattamento e Compressione, Sorgenti di Rumore in Fase di Esercizio

Funzionamento Sorgente Erogazione Iniezione Spontanea Valvola regolazione Continuo Continuo portata Pompa iniezione MEG Continuo Continuo Termodistruttore Continuo Continuo Compressori aria Discontinuo Discontinuo compressa ed essicatori Sistema produzione fuel Continuo Continuo gas Compressore gas - Continuo Refrigerante ad aria - Continuo Impianto di Rigenerazione Continuo - TEG Trasformatore MT/MT Continuo Continuo Trasformatore MT/BT Continuo Continuo Valvola di regolazione gas Continuo -

La potenza acustica complessivamente immessa nell’ambiente da tali sorgenti è pari a 96.0 dBA per la fase di Erogazione spontanea e di 95.9 dBA per la fase di Iniezione. Essendo i due valori paragonabili, la valutazione d’impatto acustico è stata condotta parallelamente per entrambe le condizioni operative ed è riportata integralmente in Appendice B. Nel seguito si

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riassumono le valutazioni condotte e i risultati ottenuti per la sola fase di erogazione (più rumorosa). Le sorgenti di maggiori dimensioni sono state considerate come sorgenti areali. Questo per la necessità di attribuire condizioni di emissione più vicine possibili alla realtà, nonostante la letteratura consenta l’uso di sorgenti puntiformi quando sia elevata la distanza dei ricettori. La centrale è stato considerata in esercizio a pieno regime sia di giorno sia di notte. Nello studio d’impatto acustico sono state considerate le ipotesi più conservative. In tutti casi ove si sia presentata la scelta tra 2 o più possibilità si è preferito l’opzione più prudente maggiormente cautelativa. La somma di ipotesi favorevoli alla propagazione delle emissioni della Centrale consente un ragionevole margine di sicurezza riguardo l’accuratezza associabile alla previsione dei livelli sonori. Per valutare l’impatto acustico, le caratteristiche delle sorgenti (posizione, livello di potenza acustica, dimensione del fronte di emissione, sua eventuale direttività) e quelle dello scena- rio di propagazione (orografia del territorio, attenuazione dovuta al terreno) sono state implementate nel programma di simulazione acustica ambientale SoundPLAN 6.5, conforme alla norma ISO 9613-2. Il programma ha permesso il calcolo dell’andamento del fronte sonoro a 4 m di altezza sull’intera area presa in considerazione. La scelta di prevedere la rumorosità a tale altezza consente di verificare i livelli di rumorosità alla quota del ricettore più esposto: il primo piano degli edifici presenti nell’area. Il primo obiettivo è stato stabilire l’impatto acustico della Centrale, indipendentemente dai livelli di rumorosità attualmente presenti nell’area. Successivamente, in base alla rumorosità determinata dall’esercizio della Centrale ai ricettori, si è valutato il rispetto dell’immissione assoluta e differenziale. I risultati delle simulazioni sono riportati nella seguente tabella che consente valutare le emissioni della nuova opera, il clima acustico futuro (post operam) e la variazione del clima acustico determinata dall’esercizio della Centrale ai ricettori. L’impatto è stato valutato sia nel periodo diurno sia nel periodo notturno a fronte di un funzionamento degli impianti a ciclo continuo diurno e notturno.

Tabella 7.14: Centrale di Trattamento e Compressione, Fase di Erogazione, Clima Acustico Ante Operam e Post Operam

PERIODO DIURNO Clima acustico Ricettori (ora di maggior Emissioni Centrale Clima Post operam Variazione Clima disturbo) (Erogazione) Immissioni Acustico LAeq [dB] A1 44.5 38.3 45.4 +0.9 A2 44.5 32.4 44.8 +0.3 A3 44.5 24.6 44.5 +0.0 PERIODO NOTTURNO Clima acustico Ricettori (ora di maggior Emissioni Clima Post operam Variazione Clima disturbo) Impianto Perforazione Immissioni Acustico LAeq [dB] A1 40.6 38.3 42.6 +2.0 A2 40.6 32.4 41.2 +0.6 A3 40.6 24.6 40.7 +0.1

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In Figura 7.2 in allegato sono riportate le isofone delle emissioni sonore durante l’esercizio della Centrale (fase di erogazione). Nella tabella successiva si confrontano i valori dell’impatto acustico con i limiti di zona vigenti. Come già evidenziato, i limiti differenziali sono calcolati in base al valore orario più basso, diurno e notturno, misurato durante i rilievi in continuo. Tali limiti riguardano gli ambienti abitativi interni, ma per ragioni cautelative la verifica è stata eseguita all’esterno delle abitazioni. Si accetta l’assunto che il livello del rumore ambientale e del rumore residuo diminuiscano in pari misura quando le rispettive onde sonore entrano negli ambienti confinati. Tabella 7.15: Centrale di Trattamento e Compressione, Clima Acustico Post- Operam e Verifica del Rispetto dei Limiti Acustici

PERIODO DIURNO (06:00-22:00) Clima Superamenti Limiti Superamenti Superamenti acustico Limiti di limiti Limiti di criterio limiti criterio limiti di

Ricettori post immissione di emissione Acustica Zonizzaz. Zonizzaz. differenziale differenziale emissione operam immissione A1 III 45.4 60 -14.6 50 -4.6 55 -16.7 A2 III 44.8 60 -15.2 50 -5.2 55 -22.6 A3 III 44.5 60 -15.5 50 -5.5 55 -30.4 PERIODO NOTTURNO (22:00 – 06:00) Clima Superamenti Limiti Superamenti Superamenti acustico Limiti di limiti Limiti di criterio limiti criterio limiti di post immissione di emissione Ricettori Acustica

Zonizzaz. Zonizzaz. differenziale differenziale emissione operam immissione A1 III 42.6 50 -7.4 43.6 -1.0 45 -6.7 A2 III 41.2 50 -8.8 43.6 -2.4 45 -12.6 A3 III 40.7 50 -9.2 43.6 -2.8 45 -18.5

L’esame della tabella consente le seguenti valutazioni:  la futura rumorosità ambientale (clima acustico post operam) rispetta ampiamente il limite d’immissione diurno e notturno;  l’incremento di rumorosità sia nel periodo diurno sia nel periodo notturno è inferiore ai limiti di immissione previsti dal criterio differenziale;  le emissioni della Centrale rispettano ampiamente il limite di emissione sia in periodo diurno che notturno. È possibile concludere che la rumorosità della Centrale di trattamento e compressione è compatibile con i limiti acustici vigenti.

7.5.3.3 Misure di Mitigazione Le sorgenti sonore considerate nella presente analisi sono caratterizzate da una potenza sonora complessiva massima Lw pari a 96.0 dBA per la fase di Erogazione spontanea e di 95.9 dBA per la fase di Iniezione. È stato possibile considerare tale valore in quanto è previsto che alcune sorgenti siano opportunamente mitigate (macchinari a bassa emissione sonora, previsione di specifici requisiti acustici per i cabinati, ecc..).

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A tutela dei ricettori, si ritiene opportuno prevedere nella fase d’avviamento dell’impianto una campagna di monitoraggio volta ad un controllo del futuro clima ambientale. Le misure in campo consentiranno di verificare l’adeguatezza delle misure mitigative previste.

7.5.4 Valutazione dell’Impatto Vibrazionale in Fase di Esercizio In relazione alla natura delle apparecchiature presenti in Centrale, a cui non è associata l’emissione di significative vibrazioni, in fase di esercizio non sono prevedibili impatti ai ricettori. L’esercizio del Metanodotto e della Stazione di misura non produrrà alcuna vibrazione.

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8 VEGETAZIONE, FLORA, FAUNA ED ECOSISTEMI Obiettivo della caratterizzazione del funzionamento e della qualità di un sistema ambientale è quello di stabilire gli effetti significativi determinati dall’opera sull’ecosistema e sulle formazioni ecosistemiche presenti al suo interno. Il presente Capitolo è così strutturato:  il Paragrafo 8.1 presenta l’identificazione delle interazioni potenziali ascrivibili alla fase di cantiere e di esercizio dell’opera sugli ecosistemi presenti;  il Paragrafo 8.2 riporta un inquadramento di dettaglio dell’ambiente naturale con la descrizione degli aspetti ecologici e naturalistici nel quale si inseriranno le opere a progetto;  nel Paragrafo 8.3 sono riassunti gli elementi di sensibilità della componente;  il Paragrafo 8.4 descrive gli impatti potenziali, quantifica le interazioni con l’ambiente, riporta la stima degli impatti e ne individua infine le misure di mitigazione.

8.1 INTERAZIONI TRA IL PROGETTO E LA COMPONENTE Le interazioni tra il progetto e la componente possono essere così riassunte:  fase di cantiere e fase di work-over pozzo:  emissioni sonore da mezzi e macchinari,  emissioni di polveri e inquinanti,  occupazioni di suolo,  emissioni sonore e in atmosfera da traffico indotto;  fase di esercizio:  presenza fisica dell’area della Centrale di trattamento e compressione e della Stazione di misura,  emissioni sonore da equipment della Centrale di trattamento e compressione,  emissioni in atmosfera dovute all’esercizio della Centrale,  emissioni sonore e in atmosfera da traffico indotto. Sulla base dei dati progettuali e delle interazioni con l’ambiente riportate nel Quadro di Riferimento Progettuale, la valutazione qualitativa delle potenziali incidenze delle azioni di progetto sulla componente in esame è riassunta nella seguente tabella.

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Tabella 8.1: Fauna ed Ecosistemi, Potenziale Incidenza delle Azioni di Progetto

Azione di Progetto Potenziale Incidenza Non Oggetto di Significativa Successiva Valutazione FASE DI CANTIERE E FASE DI WORK-OVER POZZO Emissioni sonore da mezzi e macchinari X Emissioni di polveri e inquinanti X Occupazioni di suolo X Emissioni da Traffico indotto X FASE DI ESERCIZIO Presenza della Centrale e della Stazione di misura X Emissioni sonore da equipment di Centrale X Emissioni di inquinanti X Emissioni da Traffico indotto X Si è ritenuto di escludere da ulteriori valutazioni le azioni di progetto per le quali la potenziale incidenza sulla componente è stata ritenuta, fin dalla fase di valutazione preliminare, non significativa. In particolare il traffico indotto dall’esercizio dello stoccaggio che sarà limitato a qualche autoveicolo per il trasporto addetti. Per tale aspetto non si è quindi proceduto ad effettuare ulteriori valutazioni. Nei paragrafi successivi si riporta la caratterizzazione della componente (Paragrafo 8.2), evidenziandone gli eventuali elementi di sensibilità e identificando i ricettori potenzialmente impattati dalle attività a progetto (Paragrafo 8.3). La valutazione degli impatti ambientali, unitamente alla misure mitigative che si prevede di adottare, è riportata al Paragrafo 8.4.

8.2 DESCRIZIONE E CARATTERIZZAZIONE Le aree interessate dalle opere a progetto ricadono nella bassa pianura lombarda; la zona è principalmente destinata alla maiscoltura per l’allevamento ed è caratterizzata da un esteso sistema di rogge e canali irrigui. Il territorio è contraddistinto da una secolare conduzione agricola, pertanto le cenosi vegetali sono state profondamente modificate dall’uomo nel corso degli anni. Nell’area vasta, escludendo i centri urbani, sono principalmente presenti le seguenti categorie ambientali:  aree agricole;  rogge e canali irrigui;  formazioni ripariali con vegetazione arborea ed arbustiva;  filari alberati. Nella seguente figura, estratta dalla Tavola Paesistica No. 2.27 del PTCP della Provincia di Brescia, sono riportate le tipologie vegetazionali ed ambientali che mantengono un minimo grado di naturalità.

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Figura 8.a: Tipologie Vegetazionali ed Ambientali nell’Area di Interesse

Per l’analisi delle categorie più strettamente di uso suolo si rimanda alla Figura 6.4 allegata. Di seguito si riporta nel dettaglio la descrizione delle caratteristiche vegetazionali e ambientali del territorio in esame insieme alla fauna locale.

8.2.1 Analisi della Vegetazione Le aree circostanti le opere a progetto sono soggette ad un’alternanza di colture a seminativo (principalmente mais), di scarso interesse dal punto di vista vegetazionale. Le superfici dei campi sono state liberate da qualsiasi presenza arborea, ad eccezione di alcuni filari che ne segnano i confini. Gli unici elementi di naturalità sono rappresentati dalle sottili fasce ripariali e dalle formazioni arboree ed arbustive lungo i corsi d’acqua. A livello floristico, l’estensione dello sfruttamento agricolo intensivo ha portato ad un progressivo depauperamento caratterizzato da una banalizzazione delle specie presenti. La opere civili e gli impianti della Centrale saranno realizzati principalmente su un’area a pertinenza mineraria esistente (e quindi già antropizzata), e in parte minore (circa 2,900 m2)

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su un’area agricola coltivata a seminativo. La Stazione di Misura interesserà un’area (circa 1,600 m2) coltivata a seminativo. Nelle Figure 9.1, 9.2 e 9.3 allegate sono riportate alcune immagini delle aree intorno alle opere a progetto. Le rogge e i canali che caratterizzano la zona in esame sono contraddistinti dalla presenza di vegetazione arborea ed arbustiva. Nelle seguenti figure si riportano alcune riprese fotografiche di formazioni arbustive di Sambuco (Sambucus nigra) ed arboree di Pioppi (Populus sp) e Platani (Platanus sp), presenti lungo la Roggia Movica in prossimità della Centrale.

Figura 8.b: Sambuco lungo la Roggia Movica

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Figura 8.c: Pioppi (a destra nella foto) lungo la Roggia Movica

Figura 8.d: Platani lungo la Roggia Movica

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Il metanodotto interessa quasi esclusivamente aree agricole, ad esclusione degli attraversamenti delle rogge (Roggia Mella, Roggia Renola, Roggia Ravenola, Roggia Movica) e di 4 filari alberati, che rappresentano la naturale partizione tra i campi.

Figura 8.e: Filare alberato ai margini di un campo Nell’area vasta sono da segnalare, infine, alcuni fontanili, ossia depressioni nel terreno (storicamente modellate anche dall’azione dell’uomo) che raggiungono la falda superficiale per alimentare i canali destinati all’irrigazione, in corrispondenza dei quali si riscontra una particolare vegetazione acquatica: nella zona di testa, ad acqua più calma, le specie più interessanti sono il ranuncolo d’acqua (Ranunculus sp.), il miriofillo (Myriophyllum sp.) e il potamogeto (Potamogeton sp.); dove l’acqua è quasi ferma si stendono i tappeti verdi delle piccole lenticchie d’acqua (Lemna sp.). Lungo l’asta crescono, invece, il ranuncolo acquatico, con le foglie più o meno filamentose a seconda della velocità della corrente, il crescione (Nasturtium sp.) e la gramigna d’acqua (Glyceria sp.) (Comune di Bagnolo Mella, 2008b).

8.2.2 Fauna e Avifauna Come già evidenziato per gli aspetti vegetazionali, l’area in esame presenta un basso livello di naturalità, povertà di ecosistemi e basso tasso di diversità. Negli unici elementi di naturalità, rappresentati dalle sottili fasce ripariali lungo i corsi d’acqua, è presente la gallinella d’acqua, uccello acquatico comune negli ambienti umidi. La sua presenza in questi piccolissimi specchi d’acqua conferma la sua adattabilità ad habitat anche piccoli e insufficienti per gli altri uccelli delle sue dimensioni. Nell’area vasta sono da segnalare, infine, alcuni mammiferi (moscardini, lepri e conigli selvatici, ricci) e molte specie di uccelli che trovano rifugio nei piccoli boschi cresciuti intorno ai fontanili e che sarebbero già scomparsi se non fosse per queste "micro-oasi". Nelle acque dei fontanili, inoltre, si riscontra la presenza di una caratteristica fauna invertebrata, costituita da idre, planarie e sanguisughe; una volta erano presenti anche alcuni crostacei, come il gambero di fiume. Ci sono anche libellule, cimici d’acqua e coleotteri; rari i pesci (scardole e qualche tinca), ma molto frequenti gli anfibi che trovano rifugio tra le piante e le erbe (rane, rospi, tritoni).

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8.2.3 Aree Naturali Protette, Rete Natura 2000 ed IBA

8.2.3.1 Inquadramento Generale Come evidenziato nel Quadro Programmatico, le aree delle Rete Natura 2000 più prossime alle opere a progetto sono localizzate in direzione Ovest e Sud-Ovest ad oltre 18 km di distanza. Il sito più prossimo risulta essere il SIC IT 20A0006 “Lanche di Azzanello” localizzato a circa 18.5 km di distanza in direzione Sud-Ovest. Il progetto non interessa direttamente alcuna Important Bird Areas. L’IBA più prossima è ubicata a circa 24 km di distanza. Si segnala la presenza del Parco Regionale del Monte Netto distante circa 1 km in direzione Nord dalla Centrale (si veda la localizzazione nella successiva figura) e del Parco Locale di Interesse Sovracomunale dello Strone distante circa 8.5 km in direzione Sud-Ovest dalla Centrale.

Figura 8.f: Localizzazione Parco Regionale del Monte Netto

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8.2.3.2 Parco Regionale del Monte Netto Il Parco Regionale del Monte Netto, l’ultimo in ordine di nascita tra i parchi lombardi, è costituito dal Monte Netto che lo occupa per circa 2/3, da un'area collinare la cui altezza massima è di circa 130 metri s.l.m. ed è circondato da una fascia variamente articolata di territorio che ne valorizza le potenzialità, proteggendolo da fenomeni di compromissione e legandolo alla campagna circostante, alla valle fluviale del Fiume Mella e ai centri storici (Parco Naturale del Monte Netto, Sito Web). Il Monte Netto, che rappresenta la parte più estesa del parco, è una piccola altura così chiamata per la scarsità, fin dall’antico, della vegetazione, il cui rilievo altimetrico interessa i comuni di Capriano, e . La sua altitudine dal mare di 133 metri, sovralza di poco la pianura con quota di 32÷12 metri (Comune di Capriano del Colle, Comune di Flero, Comune di Poncarale, Regione Lombardia-Assessorato alla Qualità dell’Ambiente, Istituzione del Parco Regionale Agricolo del Monte Netto). Il colle, entrato nel toponimo del paese di Capriano del Colle e luogo di reperti archeologici, nel 1955 Paolo Guerrini lo descriveva come “tutto coltivato, a vigneti specialmente, che danno un vino chiaretto, frizzante, gustoso, era fino a poco tempo fa una brughiera incolta, che serviva ai convegni aristocratici della «caccia alla volpe», alla caccia privata praticata con tese, roccoli e fucile. Solo alle quattro estremità, specialmente a mattina e a sera, si erano formati due gruppi di abitazioni intorno a due castelli, quello di Poncarale a mattina e quello di Capriano a sera, ai quali si aggiunsero molto più tardi le località di S. Bernardo e S. Bernardino a nord e delle Colombaie a sud”. Dei molti boschi, che un tempo ricoprirono buona parte del colle, oggi ne esistono solo 14 ettari. L’altura che sorge isolata nella pianura, è dovuta ad un sollevamento geologico che scorre sotto il suolo per riemergere a est nel modesto rilievo di . Anticamente, quando il piano era reso paludoso dai numerosi fontanili e dallo stesso corso del Mella, i primi insediamenti si formarono sul Monte Netto dove sono stati ritrovati numerosi reperti e manufatti paleolitici, mentre nell’epoca romana si comincia la bonifica e l’occupazione umana del piano. Anche lungo il pedemonte nella zona a Nord, verso Flero, in origine doveva predominare il bosco, con paludi e stagni, fitto di canneti e piante rampicanti. Per quano riguarda a struttura agricola, già dalla lettura della mappa napoleonica nel 1809, in particolare in quella del comunale di Capriano, si nota la presenza di le colture cerealicole con filari di viti, i prati, gli orti, i boschi e i pascoli sul colle. In questo tratto di colle poi si riconosce come gli appezzamenti fossero di dimensioni nettamente inferiori rispetto all’attuale assetto. Il resto del colle era tutto boscato. Questo forte frazionamento rilevato viene confermato, e addirittura enfatizzato, dalla carta del 1844, secondo la quale la superficie col medesimo assetto agricolo andava ampliandosi. In tempi più recenti tale impianto rimane visibile solo nei pressi del bosco delle cascina Colombaie. Un tempo sulla collina si coltivava un vitigno che produceva il vino denominato “Clinton”, molto popolare in passato, prodotto da un’uva prettamente selvatica, dotata di scarse qualità nutritive, che si è andato diradando a causa della bassa gradazione.

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Oggi la produzione vitivinicola è il “Capriano del Colle” un prodotto D.O.C. (Denominazione di Origine Controllata) riconosciuto nel 1980. La produzione è garantita da circa 130 viticoltori per lo più di piccole aziende, facenti parte del consorzio costituito per la tutela dei vini a D.O.C. prodotti sul monte, i cui vigneti, in parte, sono minacciati dalle cave aperte sulle pendici del colle. In quasi tutto il tratto di colle del Comune di Capriano sono stati modificati gli assetti delle coltivazione della vite, verso l’ottimizzazione della produzione vitivinicola. Sono stati adottati infatti, nella maggior parte dei casi, impianti di coltura della vite di nuova generazione a guyot. Per quanto riguarda il tratto di colle di Poncarale è interessante evidenziare che l’impianto con abitazioni diffuse e coltivazione della vite a conduzione familiare, che determina un forte frazionamento di terreni, abbia una matrice storica. Già la carta del 1809, infatti, mostra una vasta area con tale assetto proprio sul primo tratto di colle di rimpetto all’allora esiguo centro storico di Poncarale, formato dall’impianto dell’antico castello. Dalla seconda metà dell’Ottocento questa sistemazione andrà consolidandosi lungo la biforcazione delle due vie che da qui si dirigono sul colle, in direzione S. Bernardo e Torrazza. Gli appezzamenti piccoli e frammentati sono orientati secondo la pendenze del crinale del colle stesso. In questo tratto di Monte Netto si rileva la conservazione dell’alta complessità del territorio agricolo e della qualità di un paesaggio tradizionale. Dall’analisi di dettaglio del paesaggio e dei segni di importanza culturale sono state delineate fondamentalmente tre soglie storiche di sviluppo della collina del Monte Netto:  la fase naturalistica in cui sul colle prevalevano i boschi e il suo utilizzo era strettamente legato alle attività di caccia o per la raccolta della legna;  la fase agricola nella quale la coltura della vite, cominciata in piccoli appezzamenti frammentati, si è poi specializzata e diffusa;  la fase dei fenomeni di compromissione rispetto all’assetto agricolo. Dal punto di vista naturalistico ed ecologico, oggi, l’elemento locale di maggior interesse è determinato dal bosco di Capriano del Colle. Inoltre nella zona delle cave, vi è la presenza di laghetti che consentono la crescita di vegetazione di un certo interesse naturalistico. Il parco è anche caratterizzato dall’ambiente agricolo costituito da filari posti lungo le divisioni degli appezzamenti e delle strade, con piante di gelso, un tempo molto comuni da queste parti, ma oramai rarissime. Per quanto riguarda la componente floristica del Monte Netto è possibile evidenziare la presenza, tra le altre, delle seguenti specie spontanee:  Achillea millefoglie (Achillea millefolium L.);  Cencio molle (Abutilon theophrasti Medicus);  Agrimonia (Agrimonia eupatoria L.);  Bugola (Ajuga reptans);  Allaria (Alliaria petiolata);  Aglio bianco (Allium neapolitanum);  Pratolina (Bellis perennis);  Borsa del pastore (Capsella bursa-pastoris);

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 Aglio bianco (Allium neapolitanum);  Radicchio selvatico (Cichorium intybus);  Vilucchio comune (Convolvulus arvensis);  Carota selvatica (Daucus carota);  Fragolina di bosco (Fragaria vesca);  Geranio comune (Geranium molle);  Erba di San Giovanni (Hypericum perforatum);  Erba medica (Medicago sativa);  Acetosella dei boschi (Oxalis acetosella);  Uva turca (Phytolacca americana);  Lingua di cane (Plantago lanceolata)  Porcellana (Portulaca oleracea);  Rosa Selvatica (Rosa canina);  Erba morella (Solanum nigrum);  Stregona dei boschi (Stachys sylvatica);  Trifoglio campestre (Trifolium campestre);  Trifoglio bianco (Trifolium repens);  Verbena (Verbena officinalis). 8.3 ELEMENTI DI SENSIBILITÀ DELLA COMPONENTE Nel presente paragrafo, sulla base di quanto riportato in precedenza, sono individuati i ricettori potenzialmente impattati delle attività a progetto. In linea generale, potenziali ricettori ed elementi di sensibilità sono i seguenti:  aree naturali protette;  habitat di interesse naturalistico;  presenza di specie di interesse ittico o faunistico; Nella seguente tabella è riportata la loro localizzazione nelle aree di interesse.

Tabella 8.2: Vegetazione, Flora, Fauna ed Ecosistemi, Elementi di Sensibilità e Potenziali Ricettori Relazione con gli Interventi a Progetto Descrizione Cantiere/Opera Distanza minima

Parco Regionale del Monte Netto Centrale 1 km Parco Locale di Interesse Sovracomunale dello Strone Centrale 8.5 km SIC IT 20A0006 “Lanche di Azzanello” Tutte 18.5 km

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In considerazione della distanza fra le opere e le aree sottoposte a tutela si può concludere che l’unica area di potenziale sensibilità presente nell’area vasta è costituita dal Parco Regionale del Monte Netto.

8.4 VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI E MISURE DI MITIGAZIONE

8.4.1 Danni alla Vegetazione e Disturbi alla Fauna per Emissione di Polveri ed Inquinanti (Fase di Cantiere e Fase di work-over pozzo)

8.4.1.1 Stima dell’Impatto Potenziale In fase di cantiere i danni e i disturbi maggiori alla vegetazione e alla fauna sono ricollegabili principalmente allo sviluppo di polveri e all’emissione di inquinanti durante le attività che interessano l’area di Centrale, il tracciato del Metanodotto e la Stazione di misura. La deposizione di polveri sulle superfici fogliari, sugli apici vegetativi e sulle superfici fiorali potrebbe essere infatti causa di squilibri fotosintetici che sono alla base della biochimica vegetale. La modifica della qualità dell’aria può indurre disturbo ai funzionali processi fotosintetici. La presenza di polveri e la modifica dello stato di qualità dell’aria può comportare disturbi alla fauna in particolare ai danni del sistema respiratorio. Le emissioni di inquinanti e di polveri in fase di cantiere saranno limitate temporalmente e le ricadute associate sono concentrate su aree contenute. Le simulazioni condotte (per i dettagli si rimanda al Capitolo 4), in particolare, mostrano che:

 i valori massimi della media mensile delle ricadute di NOx e PM10 ricadono in prossimità delle aree di lavoro;  la ricadute di inquinanti in prossimità di aree vincolate a livello naturalistico (Parco regionale del Monte Netto) sono assolutamente trascurabili (media mensile inferiore a 1 3 3 g/m per l’NOx e inferiore a 0.1 g/m per il PM10). Oltre alle valutazioni di cui sopra, è opportuno aggiungere che è poco probabile che le polveri sollevate dalle attività di costruzione, le quali tipicamente si ridepositano in prossimità del punto di sollevamento, interessino aree esterne alla zona dei lavori, anche in considerazione delle precauzioni operative che verranno adottate durante le operazioni. In ogni caso non sono prevedibili, data la distanza, interferenze con le aree a maggior pregio vegetazionale e con ecosistemi sensibili, il più prossimo dei quali è costituito dal Parco del Monte Netto, posto a 1 km di distanza dalla Centrale (e a distanze maggiori dal metanodotto e dalla stazione di misura). Tenuto conto del carattere temporaneo delle attività di costruzione e della loro tipologia, si ritiene che l’impatto sulla vegetazione si possa ritenere trascurabile. Altre caratteristiche dell’impatto sono le seguenti: temporaneo, reversibile, a breve termine, a scala locale. Nel seguito sono elencate le misure di mitigazione che si prevede di adottare.

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8.4.1.2 Misure di Mitigazione Quali misure di mitigazione saranno adottate le seguenti precauzioni a carattere operativo e gestionale:  bagnatura delle gomme degli automezzi;  umidificazione del terreno nelle aree di cantiere e dei cumuli di inerti per impedire l’emissione di polvere;  utilizzo di scivoli per lo scarico dei materiali;  controllo e limitazione della velocità di transito dei mezzi;  evitare di tenere i mezzi inutilmente accessi;  tenere i mezzi in buone condizioni di manutenzione.

8.4.2 Disturbi alla Fauna dovuti ad Emissioni Sonore (Fase di Cantiere e Fase di work- over pozzo)

8.4.2.1 Stima dell’Impatto Potenziale Durante le attività di realizzazione di opere e impianti, disturbi alla fauna potrebbero essere ricollegabili essenzialmente alle emissioni sonore dovute a:  attività di perforazione del pozzo;  attività di posa del metanodotto;  attività di costruzione della Centrale e della Stazione di misura;  presenza di uomini e mezzi meccanici;  traffico di mezzi. Tali emissioni sonore saranno limitate temporalmente. La stima dell’impatto è condotta al Capitolo 7, al quale si rimanda. In particolare, le emissioni sonore in fase di perforazione indurranno un aumento temporaneo e reversibile della rumorosità ambientale nell’area prossima alla Centrale, con possibile allontanamento nel periodo dei lavori della fauna locale. L’impatto verrà mitigato dall’adozione di adeguate misure di contenimento; a fine lavori la situazione dell’ambiente acustico ritornerà alle condizioni originarie La caratterizzazione della componente ha peraltro evidenziato che l’area in esame presenta un basso livello di naturalità, povertà di ecosistemi e basso tasso di diversità. L’area protetta più prossima, il Parco del Monte Netto, dista circa 1 km dai cantieri in esame. In conclusione, tenuto conto del carattere temporaneo delle attività di costruzione e della loro tipologia, assimilabile a quella di un cantiere edile, si ritiene che l’impatto sulla fauna si possa ritenere di lieve entità. Altre caratteristiche dell’impatto sono le seguenti: temporaneo, reversibile, a breve termine, a scala locale.

8.4.2.2 Misure di Mitigazione Le misure di mitigazione inerenti la rumorosità dei cantieri sono riportate al Capitolo 7.

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In fase progettuale si sono comunque evitate aree di particolare interesse naturalistico e faunistico (i cantieri non interessano aree di Parco o ZPS o IBA).

8.4.3 Impatto per Consumi di Habitat per Specie Animali e Vegetali (Fase di Cantiere e Fase di Esercizio) Consumi di habitat per specie animali e vegetali potrebbero essere ricollegabili a:  occupazione di suolo per l’installazione dei cantieri (Centrale, Metanodotto e Stazione di Misura);  occupazione di suolo per l’insediamento delle strutture della Centrale e della Stazione di Misura.

8.4.3.1 Stima dell’Impatto Potenziale Sulla base di quanto riportato nel paragrafo di caratterizzazione, il territorio oggetto di interventi risulta dominato da un uso suolo per scopi agricoli, con ambienti fortemente modificati dall’intervento dell’uomo nel corso degli anni. La realizzazione del progetto determinerà l’occupazione di suolo per buona parte già ad uso minerario per quanto concerne la Centrale e di suolo ad uso agricolo per la quanto riguarda la Stazione di Misura e, limitatamente alla fase di costruzione, il Metanodotto. Il metanodotto una volta realizzato sarà totalmente interrato e le relative aree di cantiere saranno ripristinate e riconsegnate agli usi pregressi. Pertanto si può ritenere che l’occupazione di suolo, sia in fase di realizzazione sia in fase di esercizio, abbia un effetto sostanzialmente trascurabile sulla componente.

8.4.3.2 Misure di Mitigazione Per la mitigazione dell’impatto da consumo di habitat, si evidenzia che il contenimento degli impatti sulla componente è stata attuata fin dall’individuazione delle aree per la localizzazione degli impianti e dalla scelta di tracciato del metanodotto. Si è infatti provveduto ad evitare l’interferenza con aree di interesse naturalistico, quali:  aree di pregio naturalistico;  colture legnose agrarie;  aree a bosco;  alberi o formazioni vegetali di pregio. In ogni caso, si prevede anche l’adozione delle seguenti misure di mitigazione:  riduzione all’indispensabile di ogni modifica connessa con gli spazi di cantiere, strade e percorsi d’accesso, spazi di stoccaggio, ecc., relazionandoli strettamente alle opere da realizzare, con il totale ripristino delle aree all’originario assetto una volta completati i lavori;  riqualificazione ambientale delle aree di cantiere esterne all’area finale di impianto;

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 ripristino della preesistente configurazione del terreno, mediante riporto di terra vegetale depositata in loco durante le opere di sbancamento, in particolare lungo il tracciato del Metanodotto.

8.4.4 Danni alla Vegetazione per Emissione di Polveri ed Inquinanti e Disturbi alla Fauna per Emissioni Sonore (Fase di Esercizio)

8.4.4.1 Stima dell’Impatto Potenziale Durante la fase di esercizio, danni e disturbi alla flora e alla fauna potrebbero essere ricollegabili essenzialmente a:  emissioni di inquinanti dovute all’esercizio della Centrale;  emissioni sonore dovute all’esercizio delle apparecchiature della Centrale. Per quanto riguarda la presenza antropica e le emissioni sonore riconducibili all’esercizio della Centrale, l’impatto è nullo in virtù della localizzazione degli impianti, distanti da aree di interesse naturalistico. Per quanto riguarda le ricadute al suolo di inquinanti, le simulazioni condotte (per i dettagli si rimanda al Capitolo 4) mostrano che:  i valori massimi della media annua di NOx (nell’ordine di 0.25 µg/m³) sono inferiori di più di due ordini di grandezza rispetto ai limiti normativi (30 µg/m³ per la protezione della vegetazione);  le ricadute di polveri presentano valori decisamente bassi: anche assumendo che tutte le polveri (PTS) siano sottili (PM10) i massimi stimati dal modello sono comunque inferiori rispetto ai limiti normativi di circa 3 ordini di grandezza;  le ricadute di CO e di COV presentano valori molto bassi;  per tutti gli inquinanti considerati, le ricadute sul Parco Regionale del Monte Netto, posto a circa 1 km di distanza dalla Centrale, sono trascurabili (inferiori a 0.1 µg/m³ per l’NOx e inferiori a 0.001 µg/m³ per il PM10). Tenuto conto di quanto sopra, si ritiene che l’impatto sulla vegetazione si possa ritenere trascurabile.

8.4.4.2 Misure di Mitigazione Per la descrizione delle misure di mitigazione si rimanda ai Capitoli 4 (atmosfera) e 7 (rumore).

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9 ASPETTI STORICO-PAESAGGISTICI Obiettivo della caratterizzazione della qualità del paesaggio, con riferimento sia agli aspetti storico-testimoniali e culturali, sia agli aspetti legati alla percezione visiva, è quello di definire le azioni di disturbo esercitate dal progetto e le modifiche introdotte in rapporto alla qualità dell'ambiente. Il presente Capitolo è così strutturato:  il Paragrafo 9.1 riassume le interazioni tra il progetto e la componente;  il Paragrafo 9.2 riporta la caratterizzazione della componente in esame sia attraverso un inquadramento dell’area vasta, comprensivo dell’analisi degli eventuali vincoli presenti sul territorio in esame, sia attraverso una descrizione sito specifica delle aree oggetto di intervento;  nel Paragrafo 9.3 sono riassunti gli elementi di sensibilità della componente;  il Paragrafo 9.4 quantifica le interazioni con l’ambiente, riporta la stima degli impatti e individua, infine, le misure di mitigazione.

9.1 INTERAZIONI TRA IL PROGETTO E LA COMPONENTE Le interazioni tra il progetto e gli aspetti storico-paesaggisistici possono essere così riassunte:  fase di cantiere e fase di work-over pozzo:  realizzazione di scavi e movimenti terra,  presenza fisica dei cantieri (in particolare dell’impianto di perforazione) con taglio della vegetazione presente,  emissioni luminose;  fase di esercizio:  presenza della Centrale di trattamento e compressione,  presenza del Metanodotto e della Stazione di misura. Sulla base dei dati progettuali e delle interazioni con l’ambiente riportate nel Quadro di Riferimento Progettuale, la valutazione qualitativa delle potenziali incidenze delle azioni di progetto sulla componente in esame è riassunta nella seguente tabella.

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Tabella 9.1: Aspetti Storico-Paesaggistici, Potenziale Incidenza delle Azioni di Progetto

Potenziale Incidenza Azione di Progetto Non Oggetto di Successiva Rilevante/Significativa Valutazione FASE DI CANTIERE E FASE DI WORK-OVER POZZO Scavi e Movimenti terra X Presenza fisica dei cantieri X Emissioni Luminose X FASE DI ESERCIZIO Presenza della Centrale di X trattamento e compressione Presenza della Stazione di Misura X Presenza del Metanodotto X Emissioni Luminose X Si è ritenuto di escludere da ulteriori valutazioni le azioni di progetto per le quali la potenziale incidenza sulla componente è stata ritenuta, fin dalla fase di valutazione preliminare, non significativa. In particolare, la presenza del metanodotto in fase di esercizio viene valutata a priori non significativa in quanto, una volta posato, sarà completamente interrato e, a valle dei ripristini morfologici ed eventualmente vegetazionali, la sua presenza non sarà rilevabile a meno degli appositi elementi di segnalazione. Nei paragrafi successivi si riporta la caratterizzazione della componente (Paragrafo 9.2), in cui sono evidenziati gli eventuali elementi di sensibilità; i ricettori potenzialmente impattati dalle attività a progetto sono identificati nel Paragrafo 9.3. La valutazione degli impatti ambientali, unitamente alla misure mitigative che si prevede di adottare, è riportata al Paragrafo 9.4.

9.2 DESCRIZIONE E CARATTERIZZAZIONE I comuni interessati dalle opere a progetto (Capriano del Colle, Dello, Bagnolo Mella) ricadono nella bassa pianura lombarda; in particolare, il Piano Territoriale Regionale individua l’ambito geografico del Bresciano, fascia di pianura provinciale che si estende tra il corso dell’Oglio, il corso del Chiese e le colline moreniche del Garda.

9.2.1 Elementi Storico-Culturali e Aree Archeologiche

9.2.1.1 Inquadramento Generale Il Bresciano corrisponde alla parte pianeggiante della Provincia di Brescia, ben definita a occidente e a mezzogiorno dalla valle dell’Oglio (Regione Lombardia, 2010b). Il limite verso il Mantovano si stempera lungo il corso del Chiese, quello orientale è invece definito dall’arco morenico gardesano. L’unitarietà degli aspetti percettivi del paesaggio nella secolare conduzione agricola, originata dalla matrice centuriata romana, è il carattere predominante di questo territorio.

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Canali, rogge, seriole, navigli derivati dall’Oglio, dal Mella e dal Chiese hanno valorizzato la vocazione agricola, la cui attività è organizzata da secoli attorno a complessi aziendali “a corte chiusa” di grande rilievo paesaggistico e, spesso, monumentale. La distribuzione degli insediamenti, affine a quella del vicino Cremonese, identifica numerosi piccoli agglomerati di dimore “a corte”, spesso originate da presidi difensivi o residenze nobiliari, ma anche grossi centri di matrice medievale, la cui ubicazione è sempre in qualche modo connessa o a una via di comunicazione (, Leno, Manerbio) o, anche e più singolarmente, a una via d’acqua (, Quinzano, , ). A caratterizzare l’ambito geografico della pianura bresciana, il Piano Paesaggistico Regionale (sezione specifica del PTR) definisce una serie di componenti “esemplificativi dei caratteri costitutivi del paesaggio locale”, che vengono qui richiamate per quanto attiene agli aspetti storico-culturali dell’area vasta in esame.  Componenti del paesaggio storico-culturale:  siti archeologici (fra Pralboino e Regona),  mulini (Dello, Monticelli d’Oglio) e altri edifici vetero-produttivi quali filande e filatoi (, Montichiari, Valle dell’Oglio),  caratteri distintivi dei feudi Martinengo nella pianura bresciana occidentale,  sistema delle fortificazioni dell’Oglio (Urago, , Dello) e dei borghi contrapposti (Soncino/, Urago/Calcio, Quinzano/Bordolano),  ville e residenze nobiliari (, Pudiano, , castello di Barco, Gerolanuova, , Castelvecchio di Bagnolo);  Componenti del paesaggio urbano:  centri a radialità diffusiva (Chiari, Manerbio, Montichiari, Orzinuovi),  centri di terrazzo dell’Oglio (, Urago, Rudiano, Roccafranca, Quinzano, Seniga) e nuclei derivanti da aggregazioni di “corti” (Buonpensiero, Villabuona, Terra Verde, Monticelli, Roccafranca, , , Ovanengo, Regona),  nuclei di “corti” fortificate (Padernello, , Acqualunga, , Meano, Trignano),  borghi e città di fondazione (Canneto sull’Oglio, Casaloldo, Castenedolo, , Orzinuovi, Roccafranca),  centri e nuclei “di strada” (, Cossirano, Bagnolo Mella, , , Barbariga, Carpenedolo),  materiali edilizi tipici (marmo bianco di , pietra arenaria di Sarnico, ciottolo di fiume, mattone a vista).

9.2.1.2 Analisi di Dettaglio Nel territorio del Comune di Capriano del Colle, tra i beni culturali e paesaggistici individuati dal PGT si evidenziano:  alcuni beni culturali siti nel centro abitato di Capriano del Colle (Chiesa SS Trinità,

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Castello, Villa Gorlani …);  aree di interesse archeologico ubicate nei pressi di Cascina Movico. Per quanto riguarda il comune di Dello, si rileva la presenza di alcuni mulini. Nel territorio del Comune di Bagnolo Mella, infine, si segnala la presenza di:  alcuni beni vincolati e bellezze individue nel centro abitato di Bagnolo Mella (giardini di Villa Ravasio e di Villa Mazzola, Chiesa Parrocchiale Visitazione Maria Vergine, Torre Civica e Palazzo Camera, …);  chiesa S. Maria della Neve;  chiesa S. Antonio alle Colombaie e Case Colombaie Averoldi;  vaso Garza-Molone, che attraversa il settore ovest del territorio comunale e contribuisce alla sua caratterizzazione con i fontanili e le sue numerose diramazioni. In Figura 8.1 allegata al Quadro di Riferimento Programmatico si riportano le principali emergenze storico culturali ed archeologiche segnalate dai Piani Territoriali Provinciali e Comunali nell’area di interesse.

9.2.2 Aspetti Peasaggistici e Visibilità delle Aree di Intervento

9.2.2.1 Aspetti Paesaggistici A carattere generale, il paesaggio dell’area in esame può essere descritto tramite le componenti individuate dal Piano Paesaggistico Regionale:  Componenti del paesaggio fisico: pianura alluvionale fluvio-glaciale, debolmente inclinata, con presenza di letti fluviali attivi e paleoalvei, relativi terrazzi poco pronunciati; fascia delle risorgive; dossi e rilievi argillosi e di deposito eolico (Monte Netto, Castenedolo);  Componenti del paesaggio naturale: lanche, cespuglieti e lembi di macchie boschive superstiti, filari e alberature stradali;  Componenti del paesaggio agrario:  lettura della trama centuriata romana (, Meano, Bargnano),  trama della bonifica colonica fra Castenedolo, Ghedi e Montichiari,  ambiti agricoli particolarmente connotati (vigneti del Monte Netto),  sistema irriguo dei canali (Naviglio Grande Bresciano, Naviglio di , Roggia Fusia, Vetra e altre seriole), rogge e seriole,  dimore rurali sparse sui fondi (Chiari), “fenili” bresciani e sistema della “cassina” bresciana a corte chiusa;  Componenti e caratteri percettivi del paesaggio:  materiali edilizi locali (arenaria di Sarnico, “botticino”, ciottolo di fiume, laterizio),  dominanza delle parrocchiali (Montichiari) come fulcro visivo degli abitati; andamento e trama del sistema irriguo.

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In particolare, l’area circostante le opere a progetto è pianeggiante (circa 80 m s.l.m.), principalmente destinate alla maiscoltura per l’allevamento, ed è caratterizzata da un esteso sistema di rogge e canali irrigui. Interrompono l’uniformità del paesaggio soltanto alcuni filari di alberi, che costituiscono la naturale partizione tra i campi e i casolari, quasi tutti trasformatisi in efficienti “centri di produzione” attrezzati di stalle, porcilaie, silos, magazzini, ecc. Nelle figure 9.1, 9.2 e 9.3 allegate sono riportate delle riprese fotografiche delle aree circostanti la Centrale e la Stazione di misura. Si rimanda al Paragrafo 11.1.3 del Quadro di Riferimento Programmatico per quanto concerne le relazioni tra il progetto e il Piano Paesaggistico Regionale.

9.2.2.2 Visibilità delle Aree di Intervento Come evidenziato nel Quadro di Riferimento Programmatico, le aree di progetto risultano esterne ad aree e percorsi di rilevanza paesaggistica. Nel contesto pianeggiante in cui si colloca il progetto, i filari di alberi ad alto fusto e i casolari costituiscono le uniche barriere alla visibilità degli impianti. In particolare, la Centrale di trattamento e compressione è ubicata lungo una strada sterrata che collega la Cascina Migliorati con la S.P. 75 (si veda la Figura 1.2 in allegato), in un’area attualmente occupata dal pozzo BM-8 e da altre apparecchiature a servizio delle attività di coltivazione. Da Nord gli impianti sono visibili dalla strada provinciale, che collega Corticelle Pieve con Bagnolo Mella.

Figura 9.a: Centrale e Strada sterrata di Accesso, Vista da Nord (da SP 75)

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Figura 9.b: Centrale, Vista da Nord-Ovest A Est e a Ovest sono presenti campi adibiti alla maiscoltura, da cui la Centrale non è visibile a causa della presenza di un filare di alberi lungo la Roggia Movica da un lato e della Cascina Movico dall’altro. Da Sud e a Sud-Ovest la Centrale è visibile da una strada secondaria che collega Corticelle Pieve con la cascina Fenile Baldo.

Figura 9.c: Centrale, Vista da Sud

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A Sud-Est, infine, gli impianti sono schermati dalla Cascina Migliorati e dagli alberi ad alto fusto che costeggiano la Roggia Movica.

Figura 9.d: Centrale, Vista dalla Cascina Migliorati (Sud-Est) La Stazione di misura è ubicata ai margini di un campo di mais nelle vicinanze di Cascina Mompiana (si veda la Figura 1.2 in allegato). A Nord e ad Est l’impianto è schermato dagli alberi che costeggiano una piccola roggia. In particolare il filare ne impedisce la visibilità dalla linea F.S. Cremona-Brescia e dalla S.S. 45 bis, che si sviluppa tra Manerbio e Bagnolo Mella.

Figura 9.e: Stazione di Misura, Vista da Sud

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Figura 9.f: Area Stazione di Misura, Vista da Est A Sud e a Ovest la Stazione di misura è circondata da campi adibiti alla maiscoltura, dove non sono presenti infrastrutture viarie se non le strade sterrate che collegano i casolari. Infine, il Metanodotto, essendo completamente interrato, non sarà visibile in fase di esercizio, a meno degli elementi di segnalazione.

9.2.3 Inquinamento Luminoso

9.2.3.1 Inquadramento Normativo La Legge Regionale 21 Dicembre 2004 No. 38 costituisce il riferimento normativo della Lombardia in materia di inquinamento luminoso. Tale legge modifica ed integra la precedente Legge Regionale 27 Marzo 2000, No. 17 “Misure urgenti in materia di risparmio energetico ad uso illuminazione esterna e di lotta all’inquinamento luminoso”. La legge si propone:  la riduzione dell’inquinamento luminoso ed ottico sul territorio regionale attraverso il miglioramento delle caratteristiche costruttive e dell’efficienza degli apparecchi, l’impiego di lampade a ridotto consumo ed elevate prestazioni illuminotecniche e l’introduzione di accorgimenti antiabbagliamento;  la tutela delle attività di ricerca scientifica e divulgativa degli osservatori astronomici ed astrofisici, professionali e non, di rilevanza nazionale, regionale o provinciale e di altri osservatori individuati dalla Regione. I principali aspetti innovativi/migliorativi della LR 38/2004 rispetto alla precedente LR 17/2000 sono di seguito riassunti:  i territori delle aree naturali sono soggetti alle stesse prescrizioni delle aree protette attorno agli osservatori astronomici, quindi in tali aree devono essere adeguati, entro i termini di legge, anche gli impianti esistenti;  sono stati prorogati i termini per l'adeguamento degli impianti e per la realizzazione dei piani dell'illuminazione;

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 è stata posta particolare attenzione all'ottimizzazione degli impianti con alcune prescrizioni specifiche;  è stata migliorata la catena di controllo/verifica e sanzionatoria che coinvolge i vari soggetti: Comuni, Province, Regione, ARPA, associazioni che si occupano di contenimento dell'inquinamento luminoso;  si pone particolare attenzione alla formazione anche professionale;  vengono favorite nuove tecnologie quali: LED, sistemi di segnalazione passivi ed attivi, sistemi fotovoltaici;  si aggiunge il concetto di controllo dei fenomeni di abbagliamento non solo in ambito stradale.

9.2.3.2 Potenziali Ricettori La LR 38/2004 individua e tutela gli osservatori astronomici non professionali di grande rilevanza culturale, scientifica e popolare d'interesse regionale (con fascia di rispetto di 15 km) e di rilevanza provinciale (con fascia di rispetto di 10 km). Il più vicino all’area di progetto è l’Osservatorio Privato di (BS), di rilevanza provinciale, ubicato comunque a più di 10 km dalla Centrale.

9.3 ELEMENTI DI SENSIBILITÀ DELLA COMPONENTE Nel presente paragrafo, sulla base di quanto riportato in precedenza, sono riassunti gli elementi di interesse della componente e sono individuati i ricettori potenzialmente impattati delle attività a progetto. In linea generale, potenziali ricettori ed elementi di sensibilità sono i seguenti:  elementi di interesse storico-archeologico;  beni paesaggistici tutelati;  percorsi panoramici. La caratterizzazione della componente non ha rivelato la presenza di elementi di sensibilità nell’area vasta analizzata. Si evidenzia che la Centrale risulta visibile da Nord dalla Strada Provinciale 75 che collega Corticelle Pieve con Bagnolo Mella.

9.4 VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI E MISURE DI MITIGAZIONE

9.4.1 Impatto nei Confronti della Presenza di Segni dell’Evoluzione Storica del Territorio

9.4.1.1 Stima dell’Impatto Potenziale Per quanto riguarda questo aspetto si è fatto riferimento ai repertori dei beni storico-culturali contenuti nei documenti di pianificazione a livello regionale, provinciale e comunale. Come evidenziato nel Quadro di Riferimento Programmatico del SIA e nella caratterizzazione della componente riportata in precedenza, l’area in esame non è direttamente interessata dalla presenza di aree archeologiche o di beni culturali (D.Lgs

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42/2004 “Testo Unico delle Disposizioni Legislative in materia di Beni Culturali e Ambientali, a norma dell’Articolo 1 della legge 8 Ottobre 1999, No. 352”). L’emergenza storico culturale più prossima ai futuri impianti è la Chiesa S. Maria della Neve, distante circa 300 m dal tracciato del metanodotto. L’elemento archeologico più vicino alle opere a progetto è costituito da aree di interesse archeologico ubicate nei pressi di Cascina Movico, a circa 500 m dalla Centrale in direzione Nord-Ovest. Per quanto riguarda le possibili interferenze riconducibili alle attività di scavo e al potenziale ritrovamento di beni archeologici, tale possibilità è sostanzialmente nulla nell’area della Centrale in quanto in buona parte già oggetto di attività mineraria e poco probabile per le altre aree comunque soggette ad intenso sfruttamento agricolo con continue arature per le semine. Sono comunque previste alcune misure di mitigazione, elencate nel paragrafo successivo.

9.4.1.2 Misure di Mitigazione Sulla base degli accertamenti da eseguirsi in fase esecutiva, ove si evidenzino situazioni di interesse archeologico (in particolare lungo il tracciato del metanodotto), si potranno adottare le seguenti eventuali misure di mitigazione:  minimizzare le dimensioni delle aree di cantiere e delle piste di lavoro;  provvedere al controllo degli scavi impiegando personale qualificato, in accordo con la Soprintendenza competente;  nel caso di rinvenimento di reperti, adottare le misure più idonee di concerto la Soprintendenza competente come:  asportazione e conservazione in luoghi idonei dei reperti,  piccole varianti di tracciato del metanodotto per la salvaguardia delle strutture archeologiche rinvenute.

9.4.2 Impatto Paesaggistico (Fase di Cantiere)

9.4.2.1 Stima dell’Impatto Potenziale Durante la fase di costruzione si possono verificare impatti sul paesaggio imputabili essenzialmente a:  Centrale e Stazione di Misura: presenza delle strutture del cantiere, alla presenza delle macchine e dei mezzi di lavoro e agli stoccaggi di materiali (l’impatto associato alla torre di perforazione è oggetto del successivo paragrafo);  Metanodotto:  insediamento delle strutture del cantiere con impatti, a carattere temporaneo, legati all’apertura di aree di cantiere, alla realizzazione di piste di accesso, alla presenza delle macchine operatrici,

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 apertura della pista del metanodotto, ai conseguenti “tagli” o “sezionamenti” sul paesaggio collegabili all’asportazione della vegetazione e all’attraversamento di aree naturali. Tali impatti sono di natura temporanea ed esclusivamente associati alla fase di realizzazione dell’opera, annullandosi al termine delle attività di cantiere e dei previsti interventi di ripristino morfologico e vegetazionale, in particolare per quanto riguarda il metanodotto. Il tempo necessario perché i disturbi sul paesaggio si annullino è limitato in quanto il tracciato del metanodotto interessa aree ad impronta prettamente agricola. L’impatto si annulla rapidamente, azzerandosi con la ripresa delle attività agricole.

9.4.2.2 Misure di Mitigazione Sono previste adeguate misure di controllo e mitigazione, anche a carattere gestionale, che verranno applicate durante la costruzione al fine di minimizzare tutti i possibili disturbi; in particolare:  le aree di cantiere verranno mantenute in condizioni di ordine e pulizia e saranno opportunamente segnalate e delimitate;  localizzazione delle strutture di cantiere in area Centrale (quando possibile);  a fine lavori si provvederà al ripristino dei luoghi e della aree alterate. Le strutture di cantiere verranno rimosse così come gli stoccaggi di materiali;  monitoraggio dell’evoluzione del ripristino dell’area interessata dalla pista del metanodotto in modo da sviluppare appropriati e tempestivi piani di manutenzione;  verrà fornita adeguata informazione alla popolazione, mediante l’installazione di adeguata cartellonistica, relativamente alle opere in costruzione.

9.4.3 Impatto Percettivo Connesso alla Presenza di Nuove Strutture (Fase di work- over pozzo e Fase di Esercizio) L’impatto percettivo del progetto è principalmente connesso alla presenza di:  fase di work-over pozzo: alla presenza della torre di perforazione;  fase di esercizio: alla presenza delle facilities in Centrale. Nel seguito del paragrafo sono valutati gli impatti associati.

9.4.3.1 Aspetti Metodologici per la Stima dell’Impatto Per la stima del livello di impatto paesaggistico si è fatto riferimento alle “Linee Guida per l’Esame Paesistico dei Progetti”, previste dall’articolo 30 del Piano Territoriale Paesistico Regionale della Regione Lombardia approvato con DCR 6 Marzo 2001 No. 43749 ed approvate dalla Giunta Regionale della Lombardia con DGR No. 7/11045 dell’8 Novembre 2002. Tali linee guida stimano il livello di impatto paesaggistico come il prodotto di un parametro legato alla “sensibilità paesistica del sito” e di un paramero legato “all’incidenza del progetto”.

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Criteri per la Determinazione della Classe di Sensibilità del SIto Tali linee guida propongono tre differenti modi di valutazione della sensibilità di un sito, con riferimento ad una chiave di lettura locale e ad una sovralocale:  morfologico-strutturale;  vedutistico;  simbolico. Le stesse linee guida evidenziano come sia da escludere che si possa trovare una formula o procedura capace di estrarre da questa molteplicità di fattori un giudizio univoco e “oggettivo” circa la sensibilità paesistica, anche perché la società non è un corpo omogeneo e concorde, ma una molteplicità di soggetti individuali e collettivi che interagiscono tra loro in forme complesse, spesso conflittuali. In considerazione della tipologia di opera si prenderanno in considerazione solamente le “chiavi di lettura” a livello locale. Modo di Valutazione Morfologico-Strutturale Questo modo di valutazione considera la sensibilità del sito in quanto appartenente a uno o più “sistemi” che strutturano l’organizzazione di quel territorio e di quel luogo, assumendo che tale condizione implichi determinate regole o cautele per gli interventi di trasformazione. Normalmente qualunque sito partecipa a sistemi territoriali di interesse geo-morfologico, naturalistico e storico-insediativo. La valutazione dovrà però considerare se quel sito appartenga ad un ambito la cui qualità paesistica è prioritariamente definita dalla leggibilità e riconoscibilità di uno o più di questi “sistemi” e se, all’interno di quell’ambito, il sito stesso si collochi in posizione strategica per la conservazione di queste caratteristiche di leggibilità e riconoscibilità. Il sistema di appartenenza può essere di carattere strutturale, vale a dire connesso alla organizzazione fisica di quel territorio, e/o di carattere linguistico-culturale e quindi riferibile ai caratteri formali (stilistici, tecnologici e materici) dei diversi manufatti. La valutazione a livello locale considera l’appartenenza o contiguità del sito di intervento con elementi propri dei sistemi qualificanti quel luogo specifico:  segni della morfologia del territorio: dislivello di quota, scarpata morfologica, elementi minori dell’idrografia superficiale...;  elementi naturalistico-ambientali significativi per quel luogo: alberature, monumenti naturali, fontanili o zone umide che non si legano a sistemi più ampi, aree verdi che svolgono un ruolo nodale nel sistema del verde locale...;  componenti del paesaggio agrario storico: filari, elementi della rete irrigua e relativi manufatti (chiuse, ponticelli...), percorsi poderali, nuclei e manufatti rurali...;  elementi di interesse storico-artistico: centri e nuclei storici, monumenti, chiese e cappelle, mura storiche...;  elementi di relazione fondamentali a livello locale: percorsi – anche minori – che collegano edifici storici di rilevanza pubblica, parchi urbani, elementi lineari – verdi o d’acqua – che costituiscono la connessione tra situazioni naturalistico-ambientali significative, «porte» del centro o nucleo urbano, stazione ferroviaria...;

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 vicinanza o appartenenza ad un luogo contraddistinto da un elevato livello di coerenza sotto il profilo linguistico, tipologico e d’immagine, situazione in genere più frequente nei piccoli nuclei, negli insediamenti montani e rurali e nelle residenze isolate ma che potrebbe riguardare anche piazze o altri particolari luoghi pubblici. Modo di Valutazione Vedutistico Le chiavi di lettura a scala locale si riferiscono soprattutto a relazioni percettive che caratterizzano il luogo in esame:  il sito interferisce con un belvedere o con uno specifico punto panoramico;  il sito si colloca lungo un percorso locale di fruizione paesistico-ambientale (il percorso- vita nel bosco, la pista ciclabile lungo il fiume, il sentiero naturalistico...);  il sito interferisce con le relazioni visuali storicamente consolidate e rispettate tra punti significativi di quel territorio (il cono ottico tra santuario e piazza della chiesa, tra rocca e municipio, tra viale alberato e villa...);  adiacenza a tracciati (stradali, ferroviari) ad elevata percorrenza. Modo di Valutazione Simbolico Le chiavi di lettura a livello locale considerano quei luoghi che, pur non essendo oggetto di (particolari) celebri citazioni rivestono un ruolo rilevante nella definizione e nella consapevolezza dell’identità locale, possono essere connessi sia a riti religiosi (percorsi processionali, cappelle votive...) sia ad eventi o ad usi civili (luoghi della memoria di avvenimenti locali, luoghi rievocativi di leggende e racconti popolari, luoghi di aggregazione e di riferimento per la popolazione insediata). Criteri per la Determinazione del Grado di Incidenza dei Progetti Le Linee Guida per l’Esame Paesistico dei Progetti evidenziano che l’analisi dell’incidenza del progetto tende ad accertare in primo luogo se questo induca un cambiamento paesisticamente significativo. Determinare l’incidenza equivale a rispondere a domande del tipo:  la trasformazione proposta si pone in coerenza o in contrasto con le “regole” morfologiche e tipologiche di quel luogo?  conserva o compromette gli elementi fondamentali e riconoscibili dei sistemi morfologici territoriali che caratterizzano quell’ambito territoriale?  quanto “pesa” il nuovo manufatto, in termini di ingombro visivo e contrasto cromatico, nel quadro paesistico considerato alle scale appropriate e dai punti di vista appropriati?  come si confronta, in termini di linguaggio architettonico e di riferimenti culturali, con il contesto ampio e con quello immediato?  quali fattori di turbamento di ordine ambientale (paesisticamente rilevanti) introduce la trasformazione proposta?  quale tipo di comunicazione o di messaggio simbolico trasmette?  si pone in contrasto o risulta coerente con i valori che la collettività ha assegnato a quel luogo?

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Sempre secondo le Linee Guida per l’Esame Paesistico dei Progetti, oltre agli aspetti strettamente dimensionali e compositivi, la determinazione del grado di incidenza paesistica del progetto va condotta con riferimento ai seguenti parametri e criteri:  criteri e parametri di incidenza morfologica e tipologica. In base a tali criteri non va considerato solo quanto si aggiunge – in termini di coerenza morfologica e tipologica dei nuovi interventi – ma anche, e in molti casi soprattutto, quanto si toglie. Infatti i rischi di compromissione morfologica sono fortemente connessi alla perdita di riconoscibilità o alla perdita tout court di elementi caratterizzanti i diversi sistemi territoriali;  criteri e parametri di incidenza linguistica. Sono da valutare con grande attenzione in tutti casi di realizzazione o di trasformazione di manufatti, basandosi principalmente sui concetti di assonanza e dissonanza. In tal senso possono giocare un ruolo rilevante anche le piccole trasformazioni non congruenti e, soprattutto, la sommatoria di queste;  parametri e criteri di incidenza visiva. Per la valutazione di tali parametri è necessario assumere uno o più punti di osservazione significativi, la scelta dei quali è ovviamente influente ai fini del giudizio. Sono da privilegiare i punti di osservazione che insistono su spazi pubblici e che consentono di apprezzare l’inserimento del nuovo manufatto o complesso nel contesto, è poi opportuno verificare il permanere della continuità di relazioni visive significative. Particolare considerazione verrà assegnata agli interventi che prospettano su spazi pubblici o che interferiscono con punti di vista o percorsi panoramici;  parametri e i criteri di incidenza ambientale. Tali criteri permettono di valutare quelle caratteristiche del progetto che possono compromettere la piena fruizione paesistica del luogo. Gli impatti acustici sono sicuramente quelli più frequenti e che hanno spesso portato all’abbandono e al degrado di luoghi paesisticamente qualificati, in alcuni casi anche con incidenza rilevante su un ampio intorno. Possono però esservi anche interferenze di altra natura, per esempio olfattiva come particolare forma sensibile di inquinamento aereo;  parametri e i criteri di incidenza simbolica. Tali parametri mirano a valutare il rapporto tra progetto e valori simbolici e di immagine che la collettività locale o più ampia ha assegnato a quel luogo. In molti casi il contrasto può esser legato non tanto alle caratteristiche morfologiche quanto a quelle di uso del manufatto o dell’insieme dei manufatti.

9.4.3.2 Stima dell’Impatto Potenziale Sulla base della caratterizzazione paesaggistica effettuata nei paragrafi precedenti di seguito viene fornita la valutazione della classe di sensibilità paesistica dei due siti di localizzazione degli impianti di superficie (Centrale e Stazione di Misura) stimata sulla base della metodologia descritta in precedenza. La scala del punteggio è da 1 a 5 al crescere della sensibilità.

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Tabella 9.2: Impatto Percettivo, Sensibilità Paesistica dei Siti VALUTAZIONE MODO DI CHIAVI DI LETTURA A LIVELLO (NOTE) VALUTAZIONE LOCALE Centrale Stazione di Misura 3 3 appartenenza a sistemi paesaggistici di (morfologia (morfologia livello locale di interesse geo-morfologico pianeggiante) pianeggiante) 2 2 appartenenza a sistemi paesaggistici di (aree agricole con (aree agricole con livello locale di interesse naturalistico scarsa naturalità) scarsa naturalità) 4 4 (aree agricole, (aree agricole, appartenenza a sistemi paesaggistici di prevalentemente prevalentemente livello locale di interesse agrario destinate alla destinate alla SISTEMICO maiscoltura per maiscoltura per l’allevamento) l’allevamento) 2 2 appartenenza a sistemi paesaggistici di (sito distante dai sistemi (sito distante dai sistemi livello locale di interesse storico-artistico paesaggistici di paesaggistici di interesse) interesse) appartenenza/contiguità ad un luogo 1 1 contraddistinto da un elevato livello di (lontano da luoghi ad (lontano da luoghi ad coerenza sotto il profilo tipologico, elevato livello tipologico elevato livello tipologico linguistico e dei valori di immagine. e di valori di immagine) e di valori di immagine) 1 1 (le aree sono (le aree sono interferenza con punti di vista panoramici pianeggianti. Il sito non pianeggianti. Il sito non interferisce con punti di interferisce con punti di vista panoramici) vista panoramici) 1 1 VEDUTISTICO interferenza/contiguità con percorsi di (il sito non interferisce (il sito non interferisce fruizione paesistico-ambientale con percorsi con percorsi panoramici) panoramici) 1 interferenza con relazioni percettive 4 (limitrofo alle sole strade significative tra elementi locali (limitrofo alla SP 75) sterrate di collegamento tra i casolari) interferenza/contiguità con luoghi contraddistinti da uno status di 2 2 SIMBOLICO rappresentatività nella cultura locale (sito distante da luoghi (sito distante da luoghi (luoghi celebrativi o simbolici della di interesse) di interesse) cultura/tradizione locale). In considerazione delle valutazioni espresse in tabella, si può assegnare un giudizio complessivo medio di sensibilità paesistica dei siti in esame pari a:  circa 2.2 per la Centrale;  circa 1.9 per la Stazione di Misura. Sulla base delle valutazioni effettuate nei paragrafi precedenti, i punti di vista presi in considerazione per la valutazione dell’impatto paesaggistico sono ubicati:  Centrale:  dalla strada provinciale SP 75, in prossimità della Cascina Movico,  dalla strada a Sud-Ovest della Centrale, che collega Case S. Rocco a Fenile Baldo;

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 Stazione di Misura: dalla strada sterrata a Sud dell’impianto, nei pressi della Cascina Mompiana. Dai punti sensibili che sono stati individuati è stata realizzata la simulazione della percezione visiva così come presumibilmente si presenterà quando saranno realizzate le nuove strutture, utilizzando la tecnica del montaggio fotografico computerizzato, che consente maggiore realismo e maggiore oggettività. La simulazione ha interessato:  le attività di perforazione presso la Centrale, in quanto caratterizzate dalla presenza, seppur temporanea, di imponenti strutture (torre di perforazione);  la fase di esercizio della Centrale;  la fase di esercizio della Stazione di Misura. Nelle Figure 9.4, 9.5 e 9.6 sono riportate alcune viste del modello planovolumetrico del fase di work-over pozzo, della Centrale nella sua configurazione di esercizio e della Stazione di Misura. Mediante l’utilizzo di tali modelli è stato possibile visualizzare il risultato finale del progetto di inserimento paesaggistico e il tipo d’impatto che l’opera implica, valutando come le dimensioni delle nuove costruzioni si relazionano con il contesto ambientale e verificando se lo studio e la scelta di forme, materiali e colori adottati per l’intervento contribuiscano alla minimizzazione dell’impatto. I fotoinserimenti effettuati sono riportati rispettivamente nelle:  Figura 9.7 (fase di work-over pozzo presso la Centrale);  Figure 9.8 e 9.9 (fase di esercizio presso la Centrale);  Figura 9.10 (fase di esercizio presso la Stazione di Misura). Nella seguente tabella sono schematicamente riportati i parametri per la valutazione associati ai criteri di valutazione descritti in precedenza, con riferimento alla scala di valutazione locale (da 1 a 5) e ai risultati delle fotosimulazioni predisposte.

Tabella 9.3: Impatto Percettivo, Grado di Incidenza Paesistica

PARAMETRI DI VALUTAZIONE (NOTE) MODO DI VALUTAZIONE A Centrale VALUTAZIONE Centrale (Esercizio) Stazione di Misura LIVELLO LOCALE (Perforazione) 1 2

5 In considerazione delle coerenza, contrasto o (la Centrale insiste per caratteristiche INCIDENZA indifferenza del gran parte su un’area (la torre di perforazione geometriche MORFOLOGICA progetto rispetto alle mineraria esistente. contrasta fortemente dell’impianto, la E TIPOLOGICA forme naturali del Nuovi edifici e strutture con le forme naturali stazione di misura ha suolo saranno similari a quelli del suolo) un contrasto minimo attualmente presenti rispetto alle forme nell’area) naturali del suolo

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PARAMETRI DI VALUTAZIONE (NOTE) MODO DI VALUTAZIONE A Centrale VALUTAZIONE Centrale (Esercizio) Stazione di Misura LIVELLO LOCALE (Perforazione) 2 2 2 coerenza, contrasto o

indifferenza del (Area a vocazione (Area a vocazione (Area a vocazione progetto rispetto alla agricola. Non sono agricola. Non sono agricola. Non sono presenza di presenti nelle vicinanze presenti nelle vicinanze presenti nelle vicinanze sistemi/aree di sistemi o aree di sistemi o aree di sistemi o aree di interesse naturalistico interesse naturalistico) interesse naturalistico) interesse naturalistico) 2

coerenza, contrasto o (l’impianto sarà indifferenza del 5 2 realizzato per la progetto rispetto alle maggior parte in aree regole morfologiche e (la torre di perforazione (l’impianto occupa una già attualmente di compositive contrasta fortemente superficie contenuta. pertinenza mineraria. I riscontrate con le regole Gli edifici e gli nuovi edifici e impianti nell’organizzazione morfologiche e equipment presentano non determineranno degli insediamenti e compositive dell’area) altezza limitata) modifiche significative del paesaggio rurale alle forme dell’attuale insediamento) coerenza, contrasto o indifferenza del 3 3 progetto rispetto ai 4

INCIDENZA modi linguistici tipici (basso contrasto con (basso contrasto con LINGUISTICA del contesto inteso (contrasto con ambito ambito storico - ambito storico - come ambito di storico - culturale) culturale ) culturale ) riferimento storico- culturale 3 2 4 (le maggiori volumetrie (le dimensioni ingombro visivo (la torre di perforazione di impianto, comunque planimetriche e le ha un importante contenute, sono altezze dei fabbricati ingombro visivo) costituite dall’edificio sono piuttosto compressori) contenute)

3

(mezzi e 2 2 apparecchiature di cantiere potrebbero (i colori dei nuovi (gli impianti della contrasto cromatico INCIDENZA contrastare con i impianti sono analoghi stazione di misura VISIVA cromatismi propri a quelli dell’attuale presentano un basso dell’area, peraltro pertinenza mineraria) contrasto cromatico) variabili in funzione della stagione)

5 2 2 (la Centrale è ubicata in (la Centrale è ubicata in alterazione dei profili un’area pianeggiante. un’area pianeggiante. I (le dimensioni dei e dello skyline Il profilo della torre di nuovi impianti avranno manufatti della stazione perforazione altera ingombro analogo a di misura sono piuttosto profondamente lo quello delle strutture contenuti) skyline) attualmente presenti)

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PARAMETRI DI VALUTAZIONE (NOTE) MODO DI VALUTAZIONE A Centrale VALUTAZIONE Centrale (Esercizio) Stazione di Misura LIVELLO LOCALE (Perforazione) 2

(le emissioni acustiche 1 alterazione delle 5 e le emissioni in possibilità di fruizione atmosfera associate (in condizioni di INCIDENZA sensoriale (le attività di all’esercizio normale funzionamento AMBIENTALE complessiva (uditiva, perforazione sono dell’impianto non sono non sono previste olfattiva) del contesto caratterizzate da una tali da alterare le emissioni acustiche e in paesistico-ambientale rilevante rumorosità) possibilità di fruizione atmosfera) sensoriale complessiva) 1 2 2 adeguatezza del

progetto rispetto ai (la presenza della INCIDENZA (in prossimità dell’area (in prossimità dell’area valori simbolici e di Stazione non è tale da SIMBOLICA non sono presenti non sono presenti immagine celebrativi interferire con i valori elementi simbolici e di elementi simbolici e di del luogo simbolici e di immagine immagine) immagine) celebrativi del luogo)

In considerazione delle valutazioni espresse in tabella, si può assegnare un giudizio complessivo medio di impatto percettivo dei siti in esame pari circa a :  fase di work-over pozzo: 3.9 (nell’area di Centrale);  fase di esercizio:  2.2 per la Centrale,  1.8 per la Stazione di Misura. Il livello di impatto paesistico deriva dal prodotto dei due valori assegnati come “giudizi complessivi” relativi alla classe di sensibilità paesistica del sito e al grado di incidenza paesistica del progetto derivanti dai processi valutativi descritti ai paragrafi precedenti. Le “Linee Guida per l’Esame Paesistico dei Progetti” forniscono la seguente scala di valori per la determinazione dell’impatto paesaggistico:  livello di impatto (determinato come spiegato in precedenza) inferiore a 5: il progetto è considerato ad impatto paesistico inferiore alla soglia di rilevanza ed è, quindi, automaticamente giudicato accettabile sotto il profilo paesistico;  livello di impatto è compreso tra 5 e 15: il progetto è considerato ad impatto rilevante ma tollerabile e deve essere esaminato al fine di determinarne il “giudizio di impatto paesistico”;  livello di impatto è superiore a 15: l’impatto paesistico risulta oltre la soglia di tolleranza, pertanto il progetto è soggetto a valutazione di merito come tutti quelli oltre la soglia di rilevanza. Nel caso però che il “giudizio di impatto paesistico” sia negativo può esser respinto per motivi paesistici, fornendo indicazioni per la completa riprogettazione dell’intervento.

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Sulla base delle valutazioni presentate nei precedenti paragrafi, il livello di impatto paesistico risulta essere pari a:  fase di work-over pozzo: 8.6 (in area di Centrale), ossia ad impatto rilevante;  fase di esercizio:  4.8 per la Centrale, ossia sotto la soglia di rilevanza,  3.4 per la Stazione di Misura, ossia sotto la soglia di rilevanza. Si può quindi concludere, anche alla luce dei fotoinserimenti effettuati, che l’impatto paesaggistico in fase di cantiere risulta essere rilevante, in considerazione soprattutto delle dimensioni della strutture che dovranno essere utilizzate in fase di work-over pozzo. La durata di tale impatto è comunque molto breve. Per quanto riguarda la fase di esercizio, in virtù delle scelte localizzative per l’ubicazione dei nuovi impianti (per la maggior parte presso un area mineraria esistente per la Centrale e aree agricole per la Stazione di Misura), l’impatto paesaggistico può essere valutato basso e quindi accettabile.

9.4.3.3 Misure di Mitigazione Le principali misure di mitigazione degli impatti legate alla fase di cantiere sono le seguenti:  mantenimento delle aree di cantiere in condizioni di ordine e pulizia;  ripristino a fine lavori dei luoghi e delle aree alterate, rimozione delle strutture di cantiere e degli stoccaggi di materiale.

9.4.4 Impatto connesso all’Inquinamento Luminoso

9.4.4.1 Stima dell’Impatto Potenziale Sia in fase di cantiere sia in fase di esercizio la Centrale e la Stazione di Misura saranno illuminati al fine di consentire lo svolgimento delle attività previste nel rispetto di elevati standard di sicurezza. Per quanto riguarda la fase di cantiere, in particolare, si evidenzia che l’illuminazione dei cantieri per i quali è prevista una lavorazione notturna (attività di perforazione all’interno dell’area di Centrale), crea un impatto ritenuto trascurabile sulla componente in esame, in quanto, garantendo comunque il pieno rispetto dei requisiti di sicurezza per il personale operativo:  verrà realizzata in modo da contenere al minimo le zone illuminate,  i proiettori saranno rivolti solamente verso l’area di interesse evitando di orientarli verso l’esterno e/o verso l’alto per non creare disturbi; Per quanto riguarda i potenziali ricettori, quali unità abitative, veicoli stradali, ecc.., in considerazione delle caratteristiche localizzative (contesto prevalentemente agricolo in pianura e presenza di nuclei abitati sparsi) le aree, e in particolare la Centrale durante la fase di work-over pozzo, risulteranno visibili in periodo notturno soprattutto dalle aree più limitrofe;tuttavia, considerando gli accorgimenti previsti l’impatto legato alla generazione di inquinamento luminoso può essere ritenuto trascurabile/di lieve entità.

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9.4.4.2 Misure di Mitigazione La progettazione del sistema di illuminazione per la fase di cantiere e di perforazione sarà tale da concentrare i fasci di luce solamente sull’area di cantiere. Sia in fase di cantiere sia in fase di esercizio si provvederà a:  contenere al minimo le zone illuminate;  evitare l’abbagliamento ed in generale evitare disturbo al pubblico, ai vicini ed alla circolazione stradale;  garantire il pieno rispetto dei requisiti di sicurezza per il personale operativo. Ove possibile, saranno utilizzati corpi illuminanti a basso consumo energetico, nel rispetto dei requisiti e delle indicazioni di legge.

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10 ASPETTI SOCIO-ECONOMICI, COMPARTO AGRO- ALIMENTARE E INFRASTRUTTURE Obiettivo della caratterizzazione degli aspetti socio-economici è quello di definire e valutare le modifiche introdotte e le azioni di disturbo esercitate dal progetto in rapporto ai seguenti ambiti:  aspetti demografici ed insediativi;  attività produttive e aspetti occupazionali;  dotazione infrastrutturale;  turismo;  componente agro-alimentare;  salute pubblica. Il presente Capitolo è così strutturato:  il Paragrafo 10.1 riassume le interazioni tra il progetto e la componente;  il Paragrafo 10.2 riporta, per l’area di interesse, la descrizione dello stato attuale della componente;  nel Paragrafo 10.3 sono riassunti gli elementi di sensibilità della componente;  il Paragrafo 10.4 quantifica gli impatti ambientali e descrive le misure di mitigazione previste.

10.1 INTERAZIONI TRA IL PROGETTO E LA COMPONENTE Le interazioni tra il progetto e la componente possono essere così riassunte:  fase di cantiere: – limitazioni/perdite d’uso del suolo, – disturbi alla viabilità, – pericoli connessi alle attività di cantiere, – incremento dell’occupazione conseguente alle opportunità di lavoro connesse alle attività di costruzione, – incremento di richiesta di servizi per il soddisfacimento delle necessità del personale coinvolto, – emissioni sonore/vibrazioni e sviluppo di polveri e inquinanti;  fase di esercizio: – limitazioni/perdite d’uso del suolo, – emissioni in atmosfera ed emissioni sonore, – potenziamento della capacità di stoccaggio,

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– incremento occupazionale diretto e indotto. Sulla base dei dati progettuali e delle interazioni con l’ambiente riportate ai Capitoli 8 e 9 del Quadro di Riferimento Progettuale, la valutazione qualitativa delle potenziali incidenze delle azioni di progetto sulla componente in esame è riassunta nella seguente tabella.

Tabella 10.1: Aspetti Socio-Economici, Infrastrutture e Patrimonio Agroalimentare, Salute Pubblica, Potenziale Incidenza delle Azioni di Progetto

Non Oggetto di Successiva Azione di Progetto Significativa Valutazione Potenziale Incidenza FASE DI CANTIERE E FASE DI WORK-OVER POZZO Limitazioni/perdite d’uso del suolo X Disturbi alla viabilità X Pericoli connessi alle attività di cantiere e X perforazione Utilizzo di Mezzi e Macchinari (emissioni sonore e X sviluppo di polveri) Incremento dell’occupazione e di richiesta di servizi X FASE DI ESERCIZIO Limitazioni/perdite d’uso del suolo X Potenziamento delle Capacità di stoccaggio X Funzionamento apparecchiature di Centrale X Incremento dell’occupazione (diretta e indiretta) X Pur valutando trascurabile, anche se di segno positivo, la potenziale incidenza associata all’incremento occupazionale in fase di esercizio (diretto e indiretto), si riportano egualmente le considerazioni relative. Nei paragrafi successivi si riporta la caratterizzazione della componente (Paragrafo 10.2), evidenziandone gli eventuali elementi di sensibilità e identificando i ricettori potenzialmente impattati dalle attività a progetto (Paragrafo 10.3). La valutazione degli impatti ambientali, unitamente alla misure mitigative che si prevede di adottare, è riportata al Paragrafo 10.4.

10.2 DESCRIZIONE E CARATTERIZZAZIONE

10.2.1 Aspetti Demografici

10.2.1.1 Provincia di Brescia La popolazione della Provincia di Brescia ammonta a circa 1,230,100 unità, rappresentando così una delle dieci realtà provinciali a poter vantare entro i propri territori oltre un milione di residenti. Il rapporto con la dimensione territoriale si traduce in una discreta densità demografica, 257.1 ab/km2, superiore a quella media italiana, ma comunque inferiore a quella regionale e del centro-nord. Il grado di concentrazione territoriale in comuni di grandi dimensioni demografiche risulta invece piuttosto basso: solo 4 dei 206 comuni totali superano i 20,000 abitanti ed in essi si concentra circa il 2.5% della popolazione, circostanza che fa di Brescia la 94-esima Provincia italiana per livello d'urbanizzazione. La struttura per età della popolazione ricalca a grandi linee quella della vicina Bergamo. Si nota infatti una netta preponderanza di popolazione in età cosiddetta attiva (15-64 anni), il cui peso sul totale della popolazione è pari al 66.8%. Questo risultato consente alla Provincia bresciana di

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occupare il 25-esimo posto in ambito nazionale. Per quanto riguarda le altre fasce di età si osserva una percentuale di under 14 che risulta essere il quarto maggior valore nel Nord- Ovest ed un'incidenza di ultra sessantacinquenni che di converso risulta essere il dato più basso dell'area Nord-Occidentale qualora si escluda Bergamo (Unione Camere, Atlante della Competitività delle Province e delle Regioni 2011, sito web).

10.2.1.2 Comune di Capriano del Colle Il Comune di Capriano del Colle si estende su una superficie di circa 13.98 km2 e conta, al 1 Gennaio 2011, una popolazione di 4,426 abitanti, di cui 2,236 maschi e 2,190 femmine, per una densità abitativa di 316 ab/km2. L’età media della popolazione comunale è di 41 anni, con un tasso di natalità pari a 9.4 (al 2010) (Demo Istat Sito Web e Comuni-italiani Sito Web). Di seguito vengono riportati i dati relativi al movimento demografico per l’anno 2009 (Demoistat, sito web).

Tabella 10.2: Comune di Capriano del Colle, Bilancio Demografico (Anno 2010)

Comune di Capriano del Colle Maschi Femmine Totale

Popolazione al 1 Gennaio 2,236 2,190 4,426 Nati 25 17 42 Morti 19 20 39 Saldo Naturale 6 -3 3 Iscritti da altri comuni 94 90 184 Iscritti dall'estero 24 27 51 Altri iscritti 4 3 7 Cancellati per altri comuni 80 72 152 Cancellati per l'estero 3 5 8 Altri cancellati 10 2 12 Saldo Migratorio e per altri motivi 29 41 70 Popolazione residente in famiglia 2,271 2,207 4,478 Popolazione residente in convivenza 0 21 21 Unità in più/meno dovute a variazioni territoriali 0 0 0 Popolazione al 31 Dicembre 2,271 2,228 4,499 Numero di Famiglie 1,816 Numero di Convivenze 1 Numero medio di componenti per 2.47 famiglia

La variabilità temporale della popolazione residente nel Comune di Capriano del Colle negli ultimi 10 anni è mostrata nel grafico sottostante.

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Figura 10.a: Popolazione Capriano del Colle 2001 – 2010

10.2.1.3 Comune di Bagnolo Mella Il Comune di Bagnolo Mella si estende su una superficie di circa 31.29 km2 e conta, al 1 Gennaio 2011, una popolazione di 12,864 abitanti, di cui 6,396 maschi e 6,488 femmine, per una densità abitativa di 411 ab/km2. L’età media della popolazione comunale è di 41.6 anni, con un tasso di natalità pari a 13 (al 2010) (Demo Istat Sito Web e Comuni-italiani Sito Web). Di seguito vengono riportati i dati relativi al movimento demografico per l’anno 2010 (Demoistat, sito web).

Tabella 10.3: Comune di Bagnolo Mella, Bilancio Demografico (Anno 2010)

Comune di Bagnolo Mella Maschi Femmine Totale Popolazione al 1 Gennaio 6,396 6,468 12,864 Nati 84 84 168 Morti 52 45 97 Saldo Naturale 32 39 71 Iscritti da altri comuni 126 143 269 Iscritti dall'estero 76 66 142 Altri iscritti 11 1 12 Cancellati per altri comuni 182 167 349 Cancellati per l'estero 3 4 7 Altri cancellati 25 8 33 Saldo Migratorio e per altri motivi 3 31 34

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Comune di Bagnolo Mella Maschi Femmine Totale Popolazione residente in famiglia 6,424 6,487 12,911 Popolazione residente in 7 51 58 convivenza Unità in più/meno dovute a 0 0 0 variazioni territoriali Popolazione al 31 Dicembre 6,431 6,538 12,969 Numero di Famiglie 5,268 Numero di Convivenze 3 Numero medio di componenti per 2.45 famiglia La variabilità temporale della popolazione residente nel Comune di Bagnolo Mella negli ultimi 10 anni è mostrata nel grafico sottostante.

Figura 10.b: Popolazione Bagnolo Mella 2001 – 2010

10.2.1.4 Comune di Dello Il Comune di Dello si estende su una superficie di circa 23.48 km2 ed ha una densità abitativa di 234 ab/km2, contando una popolazione di 5,511 abitanti, di cui 2,773 maschi e 2,738 femmine al 1 Gennaio 2011. L’età media della popolazione comunale è di 39.0 anni con un tasso di natalità pari a 12.3 (al 2010) (Demo Istat Sito Web e Comuni-italiani Sito Web). Di seguito vengono riportati i dati relativi al movimento demografico per l’anno 2009 (Demoistat, sito web).

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Tabella 10.4: Comune di Dello, Bilancio Demografico (Anno 2010)

Comune di Dello Maschi Femmine Totale

Popolazione al 1 Gennaio 2,773 2,738 5,511 Nati 34 34 68 Morti 21 19 40 Saldo Naturale 13 15 28 Iscritti da altri comuni 84 78 162 Iscritti dall'estero 12 23 35 Altri iscritti 4 1 5 Cancellati per altri comuni 79 74 153 Cancellati per l'estero 3 5 8 Altri cancellati 4 1 5 Saldo Migratorio e per altri motivi 14 22 36 Popolazione residente in famiglia 2,800 2,761 5,561 Popolazione residente in convivenza 0 14 14 Unità in più/meno dovute a variazioni territoriali 0 0 0 Popolazione al 31 Dicembre 2,800 2,775 5,575 Numero di Famiglie 2,196 Numero di Convivenze 1 Numero medio di componenti per 2.53 famiglia La variabilità temporale della popolazione residente nel Comune di Dello negli ultimi 10 anni è mostrata nel grafico sottostante

Figura 10.c: Popolazione Dello 2001 – 2010

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10.2.2 Distribuzione e Caratteristiche degli Insediamenti Come già evidenziato i Comuni interessati dalle opere a progetto sono:  Capriano del Colle;  Bagnolo Mella;  Dello. Oltre a queste tre municipalità i principali centri abitati ricadenti nel raggio di 10 km dalle opere a progetto sono rappresentati dai seguenti comuni:  Leno (circa 14,500 abitanti) a circa 4.5 km dalle opere a progetto(direzione SE);  Manerbio (circa 13,000 abitanti ) a circa 4.5 km dalle opere a progetto (direzione S);  Ghedi (circa 18,000 abitanti) a circa 7.5 km dell’area di progetto (direzione Est);  (circa 8,000 abitanti) a circa 3.5 km dalle opere a progetto (direzione Nord- Ovest). Effettuando un’analisi di dettaglio si può rilevare come, in linea generale, il territorio circostante le opere a progetto sia contraddistinto dalla presenza di edifici sparsi costituiti da cascine, rappresentate nella maggior parte dei casi da aziende agricole con annesse abitazioni. Nelle Figure 9.1, 9.2 e 9.3 allegate sono riportate alcune riprese fotografiche delle aree circostanti la Centrale e la Stazione di misura. Nelle vicinanze della Centrale sono presenti:  la Cascina Migliorati e la Cascina Movico poste rispettivamente ad una distanza di 100 m in direzione Sud-Est e di 300 m in direzione Nord-Ovest dalla Centrale;  le Cascine: Fenile Ronchi e Fenile Baldo a circa 400 m in direzione Sud. La Centrale, inoltre, è posizionata a circa 1 km ad Est del nucleo abitato di Corticelle Pieve, frazione del Comune di Dello. Lungo il tracciato del metanodotto si segnalano le cascine: Grumo, Lamberti, Sacchetto, Colombaie Averoldi, Cobè, Rosa e la Chiesa S. Maria della Neve. Infine in prossimità della Stazione di Misura si evidenzia la presenza della Cascina Mompiana e della Cascina Lograto. In Figura 10.2 allegata sono riportate alcune riprese fotografiche delle cascine suddette. Nella seguente tabella sono riassunti i principali insediamenti sopra descritti e sono riportate le relative distanze dalle aree di progetto.

Tabella 10.5: Insediamenti nel Territorio Circostante le Opere a Progetto

Intervento a Progetto Descrizione Ricettore Distanza Centri Urbani Bagnolo Mella circa 2.5 km (direzione Est) Dello circa 4.5 km (direzione Ovest) Centrale Capriano del Colle circa 3 km (direzione Nord) Azzano Mella circa 3.5 km (direzione NO) Leno circa 4.5 km (direzione SE) Stazione di misura Manerbio circa 4.5 km (direzione Sud) Ghedi circa 7.5 km (direzione Est)

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Intervento a Progetto Descrizione Ricettore Distanza Frazioni ed Edifici Isolati Frazione Corticelle Pieve 1 km (direzione Ovest) Cascina Movico 300 m (direzione NO) Centrale Cascina Migliorati 100 m (direzione SE) Fenile Baldo 400 m (direzione Sud) Chiesa S. Maria della Neve 350m (Direzione N) Cascina Grumo 250 m (direzione Nord) Cascina Lamberti 200 m (direzione Nord) Metanodotto Cascina Sacchetto 150 m (direzione Nord) Cascina Colombaie Averoldi 650 m (direzione Sud Cascina Cobè 130 m (direzione Sud) Cascina del Rosa 500 m (direzione Sud) Cascina Lograto 250 m (direzione Sud) Stazione di Misura Cascina Mompiana 130 m (direzione Sud)

10.2.3 Aspetti Occupazionali I dati medi per l’anno 2010 della Rilevazione Istat sulle Forze di Lavoro (pur se da considerare con cautela) evidenziano una flessione del tasso di occupazione nella Provincia di Brescia (che scende al 63.7% rispetto al 64.8% del 2009) superiore alla media lombarda e una crescita del tasso di disoccupazione (5.8%), che registra un incremento su base annua di mezzo punto percentuale, superiore rispetto al +0.2% della Lombardia. Anche la partecipazione al mercato del lavoro (67.6%) registra una flessione su base annua di 0.9 punti percentuali, superiore a quella media regionale (-0.6). Nel I trimestre 2011 torna positivo, dopo due anni, il saldo occupazionale nell’industria, mentre si conferma negativo, seppure in miglioramento, il saldo nell’artigianato (Provincia di Brescia – Sito Web). I numeri della Camera di Commercio relativi al primo trimestre 2011 evidenziano una diminuzione nel numero di imprese artigiane attive che passa da 38,230 del IV semestre 2010 a 38,157 del I semestre 2011. Tale calo risulta ancora più evidente se si considera il dato delle imprese attive nel 2009 (38,332), rispetto a cui si registra un saldo negativo di 155 imprese. Nella tabella seguente vengono elencate le attività economiche presenti sul territorio nel primo trimestre 2011 secondo i dati forniti da Infocamere (classificazione ATECO 2007).

Tabella 10.6: Attività economiche in Provincia di Brescia (I trimestre 2011) Attività Economica Registrate Attive Iscritte Cessate Agricoltura, silvicoltura e produzione di prodotti animali 289 289 3 8 Estrazione di minerali 47 47 0 2 Attività manifatturiere 10,828 10,722 250 303 Fornitura di acqua; reti fognarie, attività di gestione dei rifiuti 85 85 1 0 Costruzioni 15,585 15,498 519 521 Commercio all’ingrosso e al dettaglio 2,065 2,064 29 64 Trasporto e Magazzinaggio 2,239 2,230 30 56 Alloggio e ristorazione 995 992 53 28 Servizi di informazione e comunicazione 275 275 19 9 Attività finanziarie e assicurative 3 3 0 0 Attività Immobiliari 10 8 0 21 Attività professionali, scientifiche e tecniche 562 562 32 28 Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese 821 820 42 20 Istruzione 46 46 0 0 Sanità e assistenza sociale 7 7 0 0

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Attività Economica Registrate Attive Iscritte Cessate Attività artistiche, sportive, di intrattenimento 158 156 4 8 Altre attività di servizi 4,336 4,331 90 98 Imprese non classificate 30 22 15 5 Totale 38,381 38,157 1,087 1,171

10.2.4 Agricoltura

10.2.4.1 Inquadramento Generale

La Lombardia rappresenta la prima regione italiana in termini di produzione agricola ed una delle più importanti nel panorama europeo. Il comparto agricolo maggiormente sviluppato a livello Regionale è costituito dai seminativi ed in maniera più limitata dalle produzioni agrarie, con differenze all’interno delle singole categorie colturali ed in termini di peso relativo delle produzioni. Nell’ambito dei seminativi la Lombardia contribuisce in misura significativa alla produzione nazionale per i cereali e per le foraggere temporanee, mentre più modesto appare il suo contributo per legumi, piante da tubero e ortaggi. I cereali occupano una significativa porzione della SAU regionale (457,000 ha, pari circa al 46%) e rappresentano il 13.3% dell’intera superficie cerealicola italiana; la maggior parte delle superfici cerealicole è investita a granoturco (238,000 ha), riso (102,000) e frumento (85,000) con quote rilevanti sul totale italiano; inoltre, per quasi tutti i cereali le rese sono consistentemente superiori a quelle medie nazionali (Regione Lombardia, 2010a). Nella seguente tabella si riportano le principali coltivazioni praticate nel territorio della Provincia di Brescia relative al 2010 (ISTAT Sito Web).

Tabella 10.7: Coltivazioni Provincia di Brescia , Superficie e Produzione (ISTAT 2011, Sito Web) Superficie Superficie Produzione Tipo Coltivazione totale ettari in produzione ettari Totale Quintali Cereali 59,667 59,667 5,868,805 Legumi secchi 221 221 9,834 Piante da Tubero 97 97 30,500 Ortaggi in Piena Aria 741 741 482,975 Coltivazioni Industriali 2,354 2,354 74,690 Frutta Fresca 378 268 39,309 Erbai 54,750 54,750 26,702 Prati Avvicendati 15,967 15,967 9,233 Prati 32,475 32,475 8,755 Pascoli 25,000 25,000 1,000 Ortaggi in Serra 301.86 301.86 118,515

10.2.4.2 Analisi di Dettaglio Per quanto riguarda l’area interessata dalle opere a progetto essa presenta le caratteristiche agricole tipiche della parte meridionale della Provincia di Brescia, con colture prevalentemente cerealicole foraggiere e seminativi.

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Di seguito si riportano i dati relativi al Quinto Censimento Generale dell'agricoltura svolto dall’ISTAT, che ha avuto luogo a partire dall’Ottobre 2000 per i Comuni interessati dalle opere in progetto. Dal 24 Ottobre 2010 e fino al 31 Gennaio 2011 si è svolto il 6° Censimento Generale dell’Agricoltura, in ottemperanza agli obblighi di rilevazione stabiliti dai Regolamenti sulle statistiche agricole strutturali e sulle superfici viticole del Parlamento e del Consiglio europei. Tabella 10.8: Comuni di Capriano del Colle, Bagnolo Mella e Dello - Numero di Aziende Agricole per Forma di Conduzione Numero di Aziende Conduzione Diretta del Coltivatore Conduzione Con Con Altra forma Con solo Conduzione a colonia Totale manodopera manodopera di manodopera Totale con salariati parziaria generale familiare extrafamiliare conduzione familiare appoderata prevalente prevalente Capriano 94 2 1 97 12 - - 109 del Colle Bagnolo 69 27 4 100 9 - - 109 Mella Dello 77 7 1 85 24 - - 109 Provincia di 14,298 668 249 15,215 1,943 6 3 17,167 Brescia

Tabella 10.9: Comune di Capriano del Colle Bagnolo Mella e Dello - Superficie Agricola Utilizzata (SAU) per Forma di Conduzione Superficie Agricola Utilizzata (ha) Conduzione Diretta del Coltivatore Conduzione Con Con Altra forma Con solo Conduzione a colonia Totale manodopera manodopera di manodopera Totale con salariati parziaria generale familiare extrafamiliare conduzione familiare appoderata prevalente prevalente Capriano 545.95 9.53 162.36 717.84 541.33 - - 1,259.17 del Colle Bagnolo 2,223.3 1,112.08 957.83 153.42 189.76 - - 2,413.09 Mella 3 1,378.9 Dello 1,103.86 273.68 1.45 105.19 - - 1,484.18 9 Provincia 139,69 di 113,500.54 17,430.22 8,762.00 39,835.23 27.09 5.97 179,561.05 2.76 Brescia Dall’analisi delle tabelle si evince che le aziende agricole presenti nei tre Comuni interessati dalle opere in progetto sono prevalentemente a conduzione familiare (Istat 2011, Sito Web). Le aziende agricole presenti nell’ambito dei tre Comuni costituiscono l’1.8% delle aziende presenti nel territorio provinciale, con una superficie agricola utilizzata (SAU) pari a circa 4,320 ettari (circa il 3% della SAU provinciale). Per quanto riguarda la caratterizzazione delle colture presenti nell’area circostante le opere a progetto si rimanda all’analisi effettuata nel Paragrafo 8.2.1.

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10.2.5 Turismo

10.2.5.1 Inquadramento Generale Per quanto concerne la movimentazione turistica nella Regione Lombardia si fa riferimento al “Rapporto sullo Stato dell’Ambiente 2008 – 2009” redatto da Arpa Lombardia contenente dati di arrivi e presenze di turisti fino al 2008. La distribuzione territoriale dei flussi turistici evidenzia la prevalenza delle province di Milano e di Brescia, nelle quali si concentra il 65% sia delle presenze sia degli arrivi; la Provincia di Sondrio risulta terza per numero complessivo di presenze. L’afflusso degli stranieri è molto rilevante nelle province di Milano, Brescia e Como, e prevale su quello degli italiani nei comuni a marcata connotazione lacuale. Nel 2008 il flusso totale di clienti nell’insieme degli esercizi ricettivi lombardi ha fatto registrare 28,303,361 presenze per un complesso di 10,778,726 arrivi; il confronto con il 2007 rileva una sostanziale stabilità del numero di arrivi (+ 0.5%) e un lieve calo delle presenze complessive (- 1.2%) da attribuire completamente alla componente italiana (- 2.8%) mentre quella straniera risulta in leggero aumento (+ 0.3%). Gli arrivi dei turisti in Lombardia tra il 2000 e il 2007 presentano una tendenza alla crescita più accentuata rispetto a quella nazionale; il flusso degli stranieri in particolare non ha subito flessioni, contrariamente a quanto è accaduto nel resto del Paese negli anni 2002-2003 (figura sottostante).

Figura 10.d: Arrivi di Italiani e stranieri negli esercizi ricettivi, Anni 2000-2007 In Lombardia sono presenti oltre 5,700 strutture ricettive alberghiere ed extra alberghiere (dato aggiornato al 2008), che garantiscono oltre 330,000 posti letto. La maggior parte delle strutture è ubicata nella zona centro-settentrionale della regione. In termini assoluti le province di Milano e Brescia risultano quelle con il maggior numero di posti letto ma la composizione dell’offerta ricettiva nelle due province è molto diversa: nella prima l’87% dei

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posti letto fa capo ad alberghi mentre nella seconda solo il 40% dei posti letto è di tipo alberghiero; in Provincia di Brescia si contano infatti oltre 44,000 posti letto nei campeggi e più di 16,000 posti letto suddivisi tra le altre strutture complementari (quali agriturismi o rifugi alpini). Questa situazione rispecchia il fatto che la Provincia di Milano si caratterizza per il turismo d’affari mentre quella di Brescia per il turismo lacuale e di montagna.

10.2.5.2 Analisi di Dettaglio Per quanto riguarda la zona delle opere a progetto, i Comuni interessati non sono meta di un turismo consistente, essendo esso rivolto principalmente alle località montane e ai laghi presenti nell’ambito del territorio provinciale. La tipologia di turismo che caratterizza tali Comuni è legata al patrimonio culturale ed ambientale che fa parte del contesto rurale tipico della Bassa Bresciana, al paesaggio ed all’ambiente delle rive del Fiume Mella. Per quanto riguarda la capacità recettiva dei Comuni di Bagnolo Mella, Capriano del Colle e Dello di seguito si riporta una tabella che evidenzia il numero di strutture e di posti letto disponibili per categoria ricettiva (Istat, 2011).

Tabella 10.10: Capacità Recettiva nei Comuni di Interesse (Anno 2009) Categorie esercizi alberghieri Comune 5 stelle 4 stelle 3 stelle 2 stelle 1 stella Agriturismi B&B TOTALE n. p.l. n. p.l. n. p.l. n. p.l. n. p.l. n. p.l. n. p.l. esercizi p.l. Capriano del 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 Colle Bagnolo Mella 0 0 0 0 1 23 0 0 0 0 0 0 0 0 1 23 Dello 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 6 1 6

10.2.6 Infrastrutture di Trasporto

10.2.6.1 Inquadramento Generale Per quanto concerne la viabilità, le strade di maggior importanza nell’ambito del territorio Bresciano sono:  Autostrada A21 Torino - Piacenza - Brescia;  Autostrada A4 Torino - Milano - Trieste;  Autostrada Brescia-Bergamo-Milano;  ex - Strada Statale No. 11 Padana Superiore;  SS 39 del Passo di Aprica;  SS 42 del Tonale e della Mendola;  SS 45 bis Gardesana Occidentale.

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Relativamente alle linee ferroviaria nell’area vasta in esame si evidenziano:  la linea ferroviaria Parma – Brescia, che attraversa Lombardia ed Emilia Romagna. Il tracciato si snoda longitudinalmente e corre completamente in pianura attraverso le province lombarde di Cremona, Mantova e Brescia;  la direttrice trasversale AV/AC Milano-Verona-Venezia che è, insieme alla linea AV/AC Torino - Milano, parte dell'Asse Ferroviario internazionale No. 6 Lione - Trieste - Divaka/Koper - Divaka - Lubiana - Budapest - frontiera ucraina;  la linea ferroviaria Milano – Venezia, che costituisce parte della direttrice est - ovest Torino - Trieste e fa parte della rete fondamentale gestita da RFI. Si evidenzia, infine, che a circa 12 km si trova l'aeroporto di Brescia Montichiari, che è ubicato a Sud Est rispetto al capoluogo bresciano, dal quale dista 18 km, tra le località di Montichiari e di Ghedi. Il sedime aeroportuale insiste interamente sul territorio di Montichiari (Union Camere, 2011b, Sito Web).

10.2.6.2 Analisi di Dettaglio Per quanto concerne la viabilità nell’area di interesse di seguito si riportano le principali strade prossime alle opere in progetto e la loro distanza da esse (si veda la Figura 10.1 allegata):  Autostrada A21 Piacenza – Brescia, a circa 2 km ad Est;  la SS 45 Bis, che collega Manerbio con Bagnolo Mella, localizzata circa 400 m ad Est della Stazione di Misura;  la SP 688, che collega Manerbio con Orzinuovi, posta circa 3.5 km a Sud;  la S.P. 75, che collega Corticelle Pieve con Bagnolo Mella. Quest’ultima, localizzata circa 100 m a Nord della Centrale, costituisce l’accesso alle opere a progetto. Si segnala, inoltre, la presenza di un complesso reticolo di strade minori (molte delle quali sterrate) che collegano le varie cascine e che segnano il confine tra i campi, da cui è possibile accedere al sito della stazione di misura.

10.2.7 Comparto Agroalimentare

10.2.7.1 Inquadramento Generale Il sistema agroalimentare lombardo è il più importante a livello italiano ed uno dei più rilevanti nel contesto europeo. Il valore della produzione agroindustriale regionale si aggira attorno a 12 miliardi di euro, con una quota superiore al 15% del totale italiano. Tale valore rappresenta circa il 3.7% del PIL regionale, ma la quota sale al 10.6% se si tiene conto dei margini di commercio e di trasporto. La produzione agricola e le attività di trasformazione alimentare si svolgono in oltre 70,000 strutture produttive, coinvolgendo circa 226,000 lavoratori, di cui oltre 150,000 stabilmente occupati (4.2% delle unità lavorative lombarde) (Regione Lombardia, 2010a). Con riferimento alla Provincia di Brescia, essa si estende su una superficie pari a 4,782 km2 suddivisa in 206 comuni, dei quali il 55.5% situati in zona montana, il 15.7% in collina e il

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28.8% in pianura (Comune di Capriano del Colle, 2010b). L’utilizzo della superficie agricola è differenziato in funzione delle specifiche caratteristiche altimetriche, pedoclimatiche ed idrogeologiche del territorio provinciale. Dal punto di vista geomorfologico l’intero territorio può essere suddiviso in tre aree aventi caratteristiche diverse: le valli alpine, la fascia collinare pedemontana e la pianura. Le valli e le zone montane sono, per lo più, contraddistinte da un’agricoltura marginale, dove le esigue dimensioni aziendali e le condizioni climatiche sono fattori che restringono fortemente la produttività. L’area pedemontana è caratterizzata, principalmente, dalla presenza d’insediamenti industriali localizzati lungo le arterie viarie principali e da poche, ma significative, aree ad elevata concentrazione d’imprese agricole prevalentemente indirizzate alla produzione vitivinicola. Le aree di pianura, infine, sono caratterizzate da produzioni erbacee intensive, soprattutto cereali in monosuccessione, coltivate per il sostentamento delle produzioni zootecniche. Queste ultime rappresentano uno dei punti di forza della produzione agricola provinciale, posizionandosi ai primi posti in Italia per numero di capi allevati di vacche da latte e suini da ingrasso. Da uno studio svolto nell’ambito della stesura del Piano di Sviluppo Rurale (PSR) della Regione Lombardia 2007-2013 emerge che la Superficie Agraria Utilizzata della provincia di Brescia, pari a 173,860 ettari (in seguito ha), è così ripartita:  64.1% di seminativi;  33.6% di prati permanenti;  2.3% di colture legnose agrarie (vite, ulivo o frutteti). Sempre secondo quanto riportato nel Piano di Sviluppo Rurale (PSR) 2007-2013 il comparto agricolo bresciano è composto da 14,810 aziende impieganti complessivamente una forza lavoro di circa 18,850 persone, pari a circa 2.8% della forza lavoro totale. Per quanto concerne la dimensione aziendale il comparto agricolo è notevolmente frammentato:  il 60.3% delle aziende svolge la propria attività su una superficie inferiore a 5 ettari;  il 36.5% su una superficie tra 5 e 50 ettari;  il 3.2 % possiede una superficie agraria superiore a 50 ettari. In definitiva, il panorama delle aziende agricole provinciali, risulta eterogeneo per area di produzione, orientamento produttivo, dimensione aziendale e capacità di sviluppare nuovi settori. Il settore agro-alimentare provinciale rappresenta in primo luogo una fonte di materie prime e, secondariamente, un’opportunità d’impiego di forza lavoro oltre che un efficiente sistema di gestione del territorio. Ad oggi, le aziende agricole devono confrontarsi con un mercato internazionale sempre più competitivo, il che comporta la necessità di sviluppare maggiori economie di scala, specializzarsi in segmenti produttivi e di servizi ad elevata redditività o diversificare l’offerta. Tale sviluppo comporterà un forte riassetto del sistema agricolo provinciale che, se non adeguatamente accompagnato, potrebbe determinare la perdita dei tratti significativi dell’agricoltura bresciana.

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In particolare il territorio della Provincia di Brescia mostra una spiccata vocazione per la zootecnia, testimoniata dalle numerose produzioni con riconoscimento di tipicità tanto nell’ambito lattiero-caseario quanto in quello della produzione dei salumi oltre che nelle produzioni viti-vinicole. Per quanto concerne i vini, nell’area Bresciana sono prodotti (Camera di Commercio Industria e Artigianato di Brescia, Sito Web) vini D.O.C.G. (Denominazione di Origine controllata e Garantita) e D.O.C (Denominazione di Origine Controllata) :  VINI D.O.C.G.: Franciacorta (disciplinare di produzione approvato con Decreto Ministeriale 1 settembre 1995 pubblicato sulla G.U. n. 249 del 24 ottobre 1995 - modificato con Decreto Ministeriale 25 giugno 2008 pubblicato sulla G.U. n.157 del 7 luglio 2008 - aggiornato con decreto ministeriale 13 ottobre 2010 e pubblicato sulla G.U. n. 249 del 23 ottobre 2010);  VINI D.O.C.:  Botticino (disciplinare di produzione approvato con Decreto Ministeriale 2 Giugno 1998 pubblicato sulla G.U. No. 150 del 30 Giugno 1998),  Capriano Del Colle (disciplinare di produzione approvato con Decreto Ministeriale 3 Giugno 1998 pubblicato sulla G.U. No. 147 del 26 Giugno 1998),  (disciplinare di produzione approvato con Decreto Ministeriale 14 Settembre 1995 pubblicato sulla G.U. No. 233 del 5 Ottobre 1995),  Garda (disciplinare di produzione approvato con Decreto Ministeriale 8 Ottobre 1996 pubblicato sulla G.U. No. 262 dell'8 Novembre 1996 - modificato con Decreto Ministeriale 26 Giugno 2009 pubblicato sulla G.U. 158 del 10 Luglio 2009),  Lugana (disciplinare di produzione approvato con Decreto Ministeriale 28 Settembre 1998 pubblicato sulla G.U. No. 231 del 3 Ottobre 1998),  Riviera del Garda Bresciano o Garda Bresciano (disciplinare di produzione approvato con Decreto del Presidente della Repubblica del 17 Aprile 1990 pubblicato sulla G.U. No. 247 del 22 Ottobre 1990),  S. Martino della Battaglia (disciplinare di produzione approvato con Decreto Ministeriale 22 Giugno 1998 pubblicato sulla G.U. No. 160 dell'11 Luglio 1998),  Curtefranca (già Terre di Franciacorta - disciplinare di produzione approvato con Decreto Ministeriale 31 Agosto 1995 pubblicato sulla G.U. No. 273 del 22 Novembre 1995, modificato con Decreto Ministeriale del 3 Luglio 2008 e pubblicato sulla G.U. No. 164 del 15 Luglio 2008). Oltre alle produzioni sopra riportate sono presenti aree di produzione di vini certificate con marchio I.G.T. (Identificazione Geografica Tipica).

10.2.7.2 Analisi di Dettaglio Fra le produzioni locali di particolare interesse presenti nelle aree in esame si evidenziano i vini prodotti nel Comune di Capriano del Colle, in particolare:  Capriano del Colle “D.O.C.” con cinque tipologie differenti (disciplinare di produzione approvato con Decreto Ministeriale 3 Giugno 1998 pubblicato sulla G.U. No. 147 del 26 Giugno 1998);

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 Montenetto di Brescia “I.G.T.” (Identificaizone Geografica Tipica) (che costituisce una sottocategoria del Capriano del Colle) riconosciuto con DD 18 Novembre 1995. Nelle seguenti figure sono riportate, per l’area di interesse, le aree di produzione (AdP) dei vini con certificazioni D.O.C. e I.G.T..

Figura 10.e: Zone di Produzione (Zdp) D.O.C. nell’Area di Interesse

Figura 10.f: Vini IGT nel territorio a Sud di Brescia (Provincia di Brescia, 2011 – Sito Web)

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La coltivazione della vite nell’ambito del territorio comunale è localizzata sull’altopiano (40 metri circa rispetto alla pianura circostante) formato da terreni calcareo argillosi denominato Monte Netto (Agenzia Territoriale per il Turismo – Pianura Bresciana, Sito Web). Nella seguente figura, estratta dal documento “Elementi di Analisi Storico-Culturale” relativo alle Studio di Fattibilità per l’Istituzione del Parco Regionale Agricolo del Monte Netto, sono riportate le aree coltivate a vigneto nell’area del Monte Netto.

Figura 10.g: Vigneti e Boschi nell’Area del Monte Netto Le opere a progetto non interessano nessuna delle aree coltivate a vite sopraelencate.

10.2.8 Salute Pubblica Per quanto concerne la caratterizzazione dello stato di salute della popolazione si è fatto riferimento ai contenuti dell’Atlante di mortalità nei Distretti dell’ASL della Provincia di Brescia per gli anni 1999 – 2003 (ASL Brescia, 2007). Nell’ambito di tale studio quale denominatore per il calcolo dei tassi è stata utilizzata la popolazione dell’ASL di Brescia, disaggregata per Distretto, utilizzando i dati del censimento 2001; la popolazione totale di ognuno dei 12 Distretti socio-sanitari dell’ASL è stata ottenuta mediante la somma della popolazione di tutti i comuni afferenti al Distretto stesso. Il periodo preso in considerazione è stato il quinquennio 1999-2003, in quanto è soltanto a partire dal 1999 che, per tutti i comuni afferenti all’ASL di Brescia, sono disponibili, in modo completo, i dati di mortalità per i gruppi di cause e per le cause specifiche a livello locale. La scelta delle singole cause esaminate è legata alla disponibilità dei tassi di mortalità specifici per età e sesso forniti dalla Regione Lombardia ed utilizzati per i confronti con l’ASL di Brescia. A scopo di confronto con i dati regionali, infatti, sono

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stati presi in esame i gruppi di cause e le cause specifiche utilizzate dalla Regione Lombardia per le elaborazioni periodiche dei dati di mortalità per ASL. Per il confronto con la Lombardia, sono stati utilizzati i tassi di mortalità regionali “età-specifici” nel biennio 1996- 1997, dal momento che non sono disponibili dati più recenti. I morti osservati nell’ASL di Brescia sono stati rapportati ai morti attesi, calcolati utilizzando i tassi età-specifici della Regione Lombardia, per le diverse cause, nei maschi e nelle femmine separatamente, utilizzando il metodo indiretto di standardizzazione dei tassi per età. Si è quindi proceduto al calcolo del rapporto tra numero di morti osservate e attese per ogni causa (rapporto standardizzato di mortalità, SMR) (ASL Brescia, 2007). Nelle tabelle che seguono si riportano i dati di mortalità per causa ottenuti applicando la metodologia sopra esposta. I dati presentati sono relativi ai distrtti dell’ASL di Brescia nell’ambito dei quali ricadono i Comuni interessati dalle opere in progetto, in particolare:  Distretto 3 Brescia Est per il Comune di Capriano del Colle;  Distretto 8 Bassa Bresciana Occidentale per il Comune di Dello;  Distretto 9 Bassa Bresciana Centrale per il Comune di Bagnolo Mella.

Tabella 10.11: Distretto 3 Brescia Est, Morti osservati e attesi nel periodo, rapporto osservati/attesi (SMR) – Gruppi di Cause (ASL Brescia, 2007) Uomini Donne Causa di Morte Osservati Attesi SMR Osservati Attesi SMR Malattie Infettive 8 10.5 0.76 10 10.1 0.99 Tumori 629 643.9 0.98 432 462.7 0.93 Malattie delle Ghiandole 35 73.9 0.47 39 68.7 0.57 Endocrine Disturbi Psichici 9 22.5 0.40 41 29.8 1.37 Malattie del Sistema Nervoso e organi di 27 31.2 0.86 37 40.5 0.91 senso Malattie del Sistema 472 590.7 0.80 622 733.7 0.85 Circolatorio Malattie dell’Apparato 96 96.8 0.99 128 78.4 1.63 Respiratorio Malattie dell’Apparato 60 78 0.77 70 70.3 1.00 Digerente Malattie dell’Apparto 9 18.4 0.49 25 22.0 1.14 Genito-Urinario Malformazioni Congenite 6 5.4 1.11 5 4.5 1.12 Stati Morbosi Mal Definiti 7 13.2 0.53 11 18.4 0.60 Traumatismi e 105 105.9 0.99 42 64.7 0.65 Avvelenamenti Altre Cause 11 14.3 0.77 17 23.5 0.72 Totale 1,474 1,704.7 0.86 1,479 1,627.4 0.91 Dalla tabella si nota per quanto riguarda gli uomini un difetto di morti sul totale (-14%), per le malattie del sistema circolatorio (- 20%), dell’apparato digerente (-23%) e genito-urinario (-51%). Non si notano eccessi di morti significativi per le diverse cause. Per le donne risulta un difetto di morti sul totale (-9%), per le malattie del sistema circolatorio (-15%) e per traumatismi ed avvelenamenti (-35%). Si nota un eccesso per le malattie dell’apparato respiratorio (+63%).

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Tabella 10.12: Distretto 8 Bassa Bresciana Occidentale, Morti osservati e attesi nel periodo, rapporto osservati/attesi (SMR) – Gruppi di Cause (ASL Brescia, 2007) Uomini Donne Causa di Morte Osservati Attesi SMR Osservati Attesi SMR Malattie Infettive 8 6.4 1.24 4 6.3 0.63 Tumori 416 399.8 1.04 260 286.9 0.91 Malattie delle Ghiandole 18 44.8 0.40 34 42.3 0.80 Endocrine Disturbi Psichici 10 14.1 0.71 18 18.4 0.98 Malattie del Sistema Nervoso e organi di 19 19.9 0.95 19 25.3 0.75 senso Malattie del Sistema 320 379.6 0.84 415 455.8 0.91 Circolatorio Malattie dell’Apparato 94 63.4 1.48 90 48.5 1.86 Respiratorio Malattie dell’Apparato 58 48.5 1.20 38 43.7 0.87 Digerente Malattie dell’Apparto 12 12.0 1.00 32 13.6 2.35 Genito-Urinario Malformazioni Congenite 6 3.1 1.95 3 2.6 1.15 Stati Morbosi Mal Definiti 31 8.4 3.71 50 11.1 4.50 Traumatismi e 67 65.0 1.03 18 39.4 0.46 Avvelenamenti Altre Cause 5 8.7 0.57 5 14.3 0.35 Totale 1,064 1,073.6 0.99 986 1,008.2 0.98 Dalla tabella risulta per gli uomini un difetto di morti per le malattie del sistema circolatorio (-16%) e un eccesso di morti per le malattie dell’apparato respiratorio (+48%) e digerente (+20%). Per quanto concerne le donne si osserva un difetto di morti per le malattie dell’apparato digerente (-13%) e per traumatismi e avvelenamenti (-54%). Un eccesso di morti si vede inoltre per le malattie dell’apparato respiratorio (+86%) e genito-urinario (+135%).

Tabella 10.13: Distretto 9 Bassa Bresciana Centrale, Morti osservati e attesi nel periodo, rapporto osservati/attesi (SMR) – Gruppi di Cause (ASL Brescia, 2007) Uomini Donne Causa di Morte Osservati Attesi SMR Osservati Attesi SMR Malattie Infettive 10 14.3 0.70 11 14.8 0.74 Tumori 883 890 0.99 609 667.1 0.91 Malattie delle Ghiandole 40 99.7 0.4 48 101.1 0.47 Endocrine Disturbi Psichici 25 31.9 0.78 67 46.9 1.43 Malattie del Sistema Nervoso e organi di 22 45 0.49 35 61.3 0.57 senso Malattie del Sistema 774 860 0.90 1,013 1,146.9 0.88 Circolatorio Malattie dell’Apparato 177 145 1.22 188 122.7 1.53 Respiratorio Malattie dell’Apparato 132 107.9 1.22 104 105.2 0.99 Digerente Malattie dell’Apparto 21 27.5 0.76 40 34.1 1.17

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Uomini Donne Causa di Morte Osservati Attesi SMR Osservati Attesi SMR Genito-Urinario Malformazioni Congenite 6 6.7 0.89 11 5.8 1.91 Stati Morbosi Mal Definiti 36 18.8 1.91 72 28.9 2.49 Traumatismi e 163 142.4 1.14 46 95.3 0.48 Avvelenamenti Altre Cause 11 19.6 0.56 16 34.8 0.46 Totale 2,300 2,409.4 0.95 2,260 2,465.0 0.92 Dalla tabella si osserva per quanto riguarda gli uomini un difetto di morti sul totale (-5%), per le malattie del sistema circolatorio (-10%) e genito-urinario (-24%). Un eccesso di morti si osserva per le malattie dell’apparato respiratorio (+22%), digerente (+22%) e per traumatismi ed avvelenamenti (+14%). Per quanto riguarda le donne Si osserva (tabella 37) un difetto di morti sul totale (-8%), per le malattie del sistema circolatorio (-12%) e traumatismi e avvelenamenti (-52%). Si osserva un eccesso di morti per l’apparato respiratorio (+53%).

10.3 ELEMENTI DI SENSIBILITÀ DELLA COMPONENTE Nel presente paragrafo, sulla base di quanto riportato in precedenza, sono riassunti gli elementi di interesse della componente e sono individuati i ricettori potenzialmente impattati delle attività a progetto. In linea generale, potenziali ricettori ed elementi di sensibilità sono i seguenti:  aree con intensa presenza umana (agglomerati urbani, insediamenti industriali);  popolazione esposta a potenziali rischi per la salute;  importanti infrastrutture di trasporto;  attività produttive di rilievo economico;  aree turistiche;  aree con presenza di culture di pregio del patrimonio agroalimentare. Come descritto nei paragrafi precedenti, nell’area di indagine non è stata individuata nessuna criticità in relazione agli elementi di sensibilità sopraelencati. I ricettori dei potenziali impatti sono riassunti nel seguito.

Tabella 10.14: Componente Agroalimentare, Aspetti Socio-Economici, Infrastrutture e Salute Pubblica, Individuazione di Ricettori Potenziali ed Elementi di Sensibilità Relazione con gli Interventi a Progetto Descrizione Cantiere/Opera Distanza Minima AGGLOMERATI URBANI Bagnolo Mella circa 2.5 km (direzione Est) circa 4.5 km (direzione Dello Ovest) Capriano del Colle tutti circa 3 km (direzione Nord) Leno circa 4.5 km (direzione SE) Manerbio circa 4.3 km (direzione Sud) Ghedi circa 7.5 km (direzione Est)

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Relazione con gli Interventi a Progetto Descrizione Cantiere/Opera Distanza Minima Azzano Mella circa 3.5 km (direzione NO) FRAZIONI ED EDIFICI ISOLATI Frazione Corticelle Pieve 1 km (direzione Est) Cascina Movico 300 m (direzione NO) Cascina Migliorati Centrale 100 m (direzione SE) Fenile Baldo 400 m (direzione Sud) Fenile Ronchi 500 m (direzione Sud) Chiesa S.Maria della Neve 350 m (direzione Nord) Cascina Grumo 250 m (direzione Nord) Cascina Colombaie Averoldi 650 m (direzione Sud) Cascina Lamberti 200 m (direzione Nord) Metanodotto Cascina Cobè 130 m (direzione Sud) Cascina Lamberti 100 m (direzione Nord) Cascina Sacchetto 150 m (direzione Nord) Cascina De Rosa 500 m (direzione Sud) Cascina Lograto 250 m (direzione Sud) Stazione di misura Cascina Mompiana 130 m (direzione Sud) INFRASTRUTTURE DI TRASPORTO SS 45 Bis Stazione di Misura 380 m (direzioneEst) COMPARTO AGROALIMENTARE Vigneti IGT e DOC Centrale 2.5 km (direzione Nord)

10.4 VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI E MISURE DI MITIGAZIONE

10.4.1 Limitazione/Perdite d’Uso del Suolo (Fase di Cantiere e Fase di Esercizio) L’impatto sulla componente in termini di limitazioni/perdite d’uso del suolo e disturbi/interferenze con gli usi del territorio sociali e culturali (uso residenziale, agricolo, produttivo, etc.) temporaneamente o permanentemente indotti dalla realizzazione del progetto è stato valutato al Paragrafo 6.4.4, cui si rimanda.

10.4.2 Disturbi alla Viabilità (Fase di Cantiere) Durante la fase di cantiere sono possibili disturbi alla viabilità terrestre in conseguenza di:  incremento di traffico dovuto alla presenza dei cantieri (trasporto personale, trasporto materiali, ecc..);  eventuali modifiche alla viabilità ordinaria. In fase di esercizio non si avrà alcuna interferenza.

10.4.2.1 Stima dell’Impatto Potenziale L’incremento di traffico in fase di costruzione dovuto alla movimentazione dei mezzi per il trasporto dei materiali, alle lavorazioni di cantiere e allo spostamento della manodopera coinvolta nelle attività di cantiere può essere considerato modesto e può essere facilmente assorbito dalla viabilità esistente. La stima dei traffici è riportata al Paragrafo 8.7 del Quadro di Riferimento Progettuale del SIA. In relazione alle caratteristiche localizzative degli impianti e delle caratteristiche della

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rete stradale nell’area, si ritiene che l’incremento di mezzi su strada dovuto alle attività di cantiere non andrà ad interferire in maniera significativa con la viabilità locale. In fase esecutiva saranno comunque impiegate le modalità operative più efficaci per ridurre al minimo le interferenze con la viabilità esistente (individuazione dei percorsi per i mezzi di cantiere, individuazione dei punti di accesso alla viabilità esistente, eventuale realizzazione di svincoli, ecc..). Per quanto riguarda le interferenze dirette con l’esistente viabilità si evidenzia che il metanodotto attraversa solamente due strade (Strada Comunale e Strada sterrata adiacente alla Centrale), entrambe attraversate con tecnica trenchless (spingitubo), ossia senza la necessità di interrompere l’infrastruttura. Non è quindi prevista alcuna interferenza; Gli impatti considerati possono quindi essere considerati trascurabili e temporanei, anche in relazione alle misure mitigative previste e nel seguito evidenziate.

10.4.2.2 Misure di Mitigazione Si prevede l’adozione delle seguenti misure di mitigazioni:  accurato studio degli accessi alla viabilità esistente;  predisposizione di un piano del traffico in accordo alle autorità locali, in modo da mettere in opera, se necessario, percorsi alternativi temporanei per la viabilità locale.

10.4.3 Impatto sulla Salute Pubblica Connesso al Rilascio di Inquinanti in Atmosfera (Fase di Cantiere e Fase di Esercizio)

10.4.3.1 Effetti degli Inquinanti Atmosferici Monossido di Carbonio Il carbonio, che costituisce lo 0.08% della crosta terrestre, si trova in natura sia allo stato elementare che combinato negli idrocarburi, nel calcare, nella dolomite, nei carboni fossili, etc. Il monossido di carbonio (CO) è l’inquinante gassoso più abbondante in atmosfera, l’unico la cui concentrazione venga espressa in milligrammi al metro cubo (mg/m3). Il CO è un gas inodore ed incolore e viene generato durante la combustione di materiali organici quando la quantità di ossigeno a disposizione è insufficiente. La sua presenza nell’atmosfera è dovuta principalmente a fonti naturali, quali l’ossidazione atmosferica di metano e di altri idrocarburi normalmente emessi nell’atmosfera, le emissioni da oceani, paludi, incendi forestali, acqua piovana e tempeste elettriche. L’attività umana è responsabile delle emissioni di CO principalmente tramite la combustione incompleta di carburanti per autotrazione. La principale sorgente di CO è infatti rappresentata dal traffico veicolare (circa il 90% delle emissioni totali), in particolare dai gas di scarico dei veicoli a benzina. Per quanto riguarda gli effetti sulla salute, il monossido di carbonio viene assorbito rapidamente negli alveoli polmonari. Nel sangue compete con l’ossigeno nel legarsi all’atomo bivalente del ferro dell’emoglobina, formando carbossiemoglobina (HbCO). Non sono stati riscontrati effetti particolari nell’uomo per concentrazione di carbossiemoglobina inferiori al 2%; al di sopra del valore di 2.5% (corrispondente ad

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un’esposizione per 90’ a 59 mg/m3) si possono avere alterazioni delle funzioni psicologiche e psicomotorie. In base alle raccomandazioni della CCTN, non dovrebbe essere superata una concentrazione di HbCO del 4%, corrispondente ad una concentrazione di CO di 35 mg/m3 per un’esposizione di 8 ore. Tuttavia anche esposizioni a CO di 23 mg/m3 per 8 ore non possono essere considerate ininfluenti per particolari popolazioni a rischio, quali soggetti con malattie cardiovascolari e donne in gravidanza. La CCTN quindi raccomanda un valore limite non superiore a 10 ppm di CO su 8 ore a protezione della salute in una popolazione generale, e di 7-8 ppm su 24 ore. Ossidi di Azoto Esistono numerose specie chimiche di ossidi di azoto che vengono classificate in funzione dello stato di ossidazione dell’azoto.

Tabella 10.15: Composti Azoto Nome Formula Chimica Ossido di diazoto N2O Ossido di azoto NO Triossido di diazoto (Anidride nitrosa) N2O3 Biossido di azoto NO2 Tetrossido di diazoto N2O4 Pentossido di diazoto (Anidride nitrica) N2O5 Le emissioni naturali di NO comprendono i fulmini, gli incendi e le emissioni vulcaniche e dal suolo; le emissioni antropogeniche sono principalmente dovute ai trasporti, all’uso di combustibili per la produzione di elettricità e di calore ed, in misura minore, alle attività industriali. Il monossido di azoto si forma per reazione dell’ossigeno con l’azoto nel corso di qualsiasi processo di combustione che avvenga in aria e ad elevata temperatura; l’ulteriore ossidazione dell’NO produce anche tracce di biossido di azoto, che in genere non supera il 5% degli NOx totali emessi. La formazione di biossido di azoto avviene per ossidazione in atmosfera del monossido di azoto. Il biossido di azoto in particolare è da ritenersi fra gli inquinanti atmosferici maggiormente pericolosi, sia perché è per sua natura irritante, sia perché dà inizio, in presenza di forte irraggiamento solare, ad una serie di reazioni fotochimiche secondarie che portano alla costituzione di sostanze inquinanti complessivamente indicate con il termine di "smog fotochimico".

Per quanto riguarda gli effetti sulla salute, fra gli ossidi di azoto sopra elencati, l’NO2 è l’unico composto di rilevanza tossicologica. Il suo effetto è sostanzialmente quello di provocare un’irritazione del compartimento profondo dell’apparato respiratorio. Il livello più basso al quale è stato osservato un effetto sulla funzione polmonare nell’uomo, dopo una esposizione di 30 minuti, è pari a 560 µg/m3; questa esposizione causa un modesto e reversibile decremento nella funzione polmonare in persone asmatiche sottoposte a sforzo. Sulla base di questa evidenza, e considerando un fattore di incertezza pari a 2, l’Organizzazione Mondiale per la Sanità ha raccomandato per l’NO2 un limite guida di 1 ora pari a 200 µg/m3, ed un limite per la media annua pari a 40 µg/m3.

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Polveri Sospese La presenza di particolato aerodisperso può avere origine sia naturale che antropica. Tra le polveri di origine naturale, vanno ricordati i pollini e altri tipi di allergogeni prodotti da alcuni organismi animali (acari, etc.). Le polveri di origine antropica, oltre che rilasciate direttamente da alcuni cicli produttivi sono riconducibili principalmente a due tipologie: il particolato da erosione per attrito meccanico (ad esempio i freni dei veicoli) o per effetto delle intemperie su manufatti prodotti dall’uomo; il particolato prodotto per ricombinazione o strippaggio nelle reazioni di combustione, costituito da residui carboniosi, a volte contenenti componenti tossici (IPA).

Con la sigla PM10 si definisce il particolato caratterizzato da una dimensione inferiore ai 10 µm, che ha la caratteristica di essere inalato direttamente a livello degli alveoli polmonari. Questa frazione di polveri è conosciuta anche come “polveri respirabili”, ovvero quelle che, per le ridotte dimensioni, riescono a raggiungere i bronchioli dell’apparato respiratorio. Sulla base di studi effettuati su popolazioni umane esposte ad elevate concentrazioni di particolato (spesso in presenza di anidride solforosa) e sulla base di studi di laboratorio, la maggiore preoccupazione per la salute umana riguarda gli effetti sulla respirazione, incluso l’aggravamento di patologie respiratorie e cardiovascolari, le alterazioni del sistema immunitario, il danno al tessuto polmonare, l’aumento dell’incidenza di patologie tumorali e la morte prematura. Il rischio sanitario a carico dell’apparato respiratorio legato alle particelle disperse nell’aria dipende, oltre che dalla loro concentrazione, anche dalla dimensione e dalla composizione delle particelle stesse. A parità di concentrazione, infatti, le particelle di dimensioni inferiori costituiscono un pericolo maggiore per la salute umana, in quanto possono penetrare più in profondità nell’apparato respiratorio. Il particolato di granulometria più fine ha inoltre una composizione chimica complessa, che mostra la presenza, fra l’altro, di sostanze organiche ad elevata tossicità quali gli idrocarburi policiclici aromatici. La pericolosità delle polveri, oltre all’effetto di ostruzione delle vie respiratorie, è legata alla possibile presenza di sostanze tossiche nel particolato, quali, ad esempio, alcuni metalli (piombo, cadmio, mercurio), IPA, amianto, silice.

10.4.3.2 Stima dell’Impatto Potenziale La produzione di inquinanti connessa alla realizzazione del progetto in esame e gli eventuali effetti sulla salute pubblica potrebbero essere in sintesi collegati a:  emissioni di polveri e inquinanti da attività di cantiere e di perforazione;  emissioni di inquinanti da traffico veicolare in fase di cantiere;  emissioni di inquinanti ad opera delle sorgenti della Centrale in fase di esercizio. Per quanto riguarda le emissioni di inquinanti e di polveri in fase di cantiere e la stima delle relative ricadute al suolo, si noti che l’impatto sulla componente Atmosfera dovuto alle attività sopra indicate è stato analizzato al Capitolo 4. In base alle simulazioni condotte l’impatto è risultato di entità contenuta, temporaneo e reversibile. Per quanto concerne le emissioni di inquinanti in fase di esercizio, come indicato al Capitolo 4, le ricadute al suolo risultano sensibilmente inferiori ai limiti normativi. In corrispondenza

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degli agglomerati urbani individuati in precedenza, in particolare, le ricadute al suolo sono di diversi ordini di grandezza inferiori ai limiti di legge (si vedano le allegate Figure 4.6, 4.7 e 4.8). Gli indicatori utilizzati per la stima di tali impatti possono essere considerati indicatori dell’eventuale impatto sulla salute pubblica.

10.4.3.3 Misure di Mitigazione Le misure di mitigazione che si prevede di adottare sono descritte al Capitolo 4 (componente Atmosfera).

10.4.4 Impatto sull’Occupazione (Fase di Cantiere e Fase di Esercizio) La realizzazione del progetto comporta una richiesta di manodopera essenzialmente ricollegabile a:  attività di costruzione: fino a un massimo di circa 70 persone;  attività di esercizio. In Centrale saranno presenti No. 6 persone secondo i normali turni. Si noti che un lieve incremento occupazionale, se confrontato con la popolazione residente nelle aree interessate dal progetto, evidenzia chiaramente che non sono prevedibili variazioni demografiche di alcun genere per effetto della realizzazione del progetto o comunque modifiche nella struttura della popolazione. Dato il tipo di qualifica e l'entità del personale richiesto, è prevedibile che la domanda di manodopera potrà essere sostanzialmente soddisfatta in ambito locale. L’impatto sull’occupazione connesso alla creazione di opportunità di lavoro, sia in fase di realizzazione dell’opera sia in fase di esercizio del progetto, pur se di lieve entità in ragione della durata limitata nel tempo della fase di cantiere e della quantità esigua della richiesta in fase di esercizio, risulta comunque di segno positivo.

10.4.5 Impatto connesso alla Richiesta di Servizi per Soddisfacimento Necessità Personale Coinvolto (Fase di Cantiere) La richiesta di manodopera dovuta alla realizzazione del progetto potrebbe interagire con la componente relativamente alla richiesta di servizi e di infrastrutture che potrebbe nascere per il soddisfacimento dei bisogni del personale coinvolto nelle attività di costruzione. Si ritiene che tale richiesta possa essere assorbita senza difficoltà dalle strutture già esistenti in considerazione del numero sostanzialmente contenuto di personale coinvolto e del fatto che l'impianto viene inserito in comunità che si ritengono in grado di soddisfare sufficientemente le esigenze dei suoi componenti. Si presume che la maggior parte della manodopera impiegata sarà locale, e quindi già inserita nella struttura sociale esistente, o darà vita ad un fenomeno di pendolarismo locale. L'impatto sulla variabile per l'aspetto esaminato viene, pertanto, ritenuto trascurabile.

10.4.6 mpatto sulla Salute Pubblica per Emissioni Sonore (Fase di Cantiere e Fase di Esercizio) La produzione di rumore connessa alla realizzazione dell’opera e gli eventuali effetti sulla salute pubblica potrebbero in sintesi essere collegati a:  attività di costruzione;

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 rumore della Centrale in fase di esercizio.

10.4.6.1 Effetti del Rumore Il rumore, nell’accezione di suono indesiderato, costituisce una forma di inquinamento dell’ambiente che può costituire fonte di disagi e, a certi livelli, anche di danni fisici per le persone esposte. Gli effetti dannosi del rumore sulla salute umana possono riguardare sia l’apparato uditivo che l’organismo in generale. Sull’apparato uditivo il rumore agisce con modalità diverse a seconda che esso sia forte e improvviso o che abbia carattere di continuità. Nel primo caso sono da aspettarsi, a seconda dell’intensità, lesioni riguardanti la membrana timpanica; nel secondo caso il rumore arriva alle strutture nervose dell’orecchio interno provocandone, per elevate intensità, un danneggiamento con conseguente riduzione nella trasmissione degli stimoli nervosi al cervello, dove vengono tradotti in sensazioni sonore. La conseguente diminuzione della capacità uditiva che in tal modo si verifica viene denominata spostamento temporaneo di soglia (Temporary Threshold Shift, TTS). Il TTS per definizione ha carattere di reversibilità; perdite irreversibili dell’udito caratterizzate da spostamenti permanenti di soglia (Noise Induced Permanent Threshold Shift, NIPTS) sono peraltro possibili. La valutazione effettiva del rischio uditivo si rivela problematica in quanto si tratta di rendere omogeneo un fenomeno fisico, come il rumore, con un fenomeno fisiologico, come la sensazione uditiva. Inoltre la sensibilità dell’orecchio non è uniforme in tutta la sua gamma di risposte in frequenza: la massima sensibilità si ha intorno a 3,500-4,000 Hertz, mentre una spiccata riduzione si verifica alle frequenze alte, al di sopra di 13,000 Hertz. Per la valutazione del rischio uditivo si fa riferimento al criterio proposto dall’Associazione degli Igienisti Americani (ACGIH) (Andreottola et al., 1987) che fissa, per vari livelli di intensità sonora, i massimi tempi di esposizione al di sotto dei quali non dovrebbero sussistere rischi per l’apparato uditivo; a livello esemplificativo viene indicato un massimo tempo di esposizione pari a otto ore per un livello di 85 dBA, tempo che si riduce ad un’ora per un livello di 100 dBA ed a sette minuti per un livello pari a 113 dBA. Tali valori si riferiscono alla durata complessiva di esposizione indipendentemente dal fatto che l’esposizione sia stata continua o suddivisa in brevi periodi; deve inoltre essere assolutamente evitata l’esposizione anche per brevi periodi a livelli superiori a 115 dBA. A livello indicativo e per riferimento nel seguito sono riportati alcuni tipici livelli sonori con i quali la comunità normalmente si deve confrontare.

Tabella 10.16: Livelli Sonori Tipici Livello Sonoro Livello di Disturbo Sorgente dBA Soglia Uditiva 0 Calma 10 20 Camera molto silenziosa Interferenza sonno e 30 conversazione 40 50 Interno abitazione su strada animata (finestre chiuse) Disturbo sonno e 60 Interno abitazione su strada animata (finestre aperte) conversazione 70 Rischio per udito 80 Crocevia con intensa circolazione 90 Camion, autobus, motociclo in accelerazione 100 Tessitura

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Livello Sonoro Livello di Disturbo Sorgente dBA Insopportabile 110 Martello pneumatico 120 Discoteca, reattori al banco Soglia del dolore 130 Aereo a reazione al decollo

10.4.6.2 Stima dell’Impatto Potenziale L’impatto sulla componente Rumore è stato esaminato al Capitolo 7 dove viene riportata la stima dei livelli sonori nell’ambiente conseguenti alla realizzazione ed all’esercizio del progetto. Per quanto riguarda l’attività di cantiere, per quanto riguarda la realizzazione del metanodotto, della stazione di misura e della Centrale, in considerazione della limitatezza temporale delle attività e del fatto che le stesse verranno condotte solamente in periodo diurno, si può concludere che l’impatto sulla salute pubblica dovuto alle emissioni sonore sia da ritenersi trascurabile/di lieve entità. Altre caratteristiche dell’impatto sono le seguenti: temporaneo, reversibile, a breve termine, a scala locale. Per quanto riguarda la fase di work-over pozzo, tenuto conto del suo carattere continuo dei livelli sonori attesi, si può ritenere l’impatto di moderata entità. Per quanto riguarda la fase di esercizio, i valori di emissione della Centrale rispettano tutti i limiti di legge.

10.4.6.3 Misure di Mitigazione Le misure di mitigazione che si prevede di adottare sono descritte al Capitolo 7 (componente Rumore).

10.4.7 Impatto dovuto ai Pericoli per la Salute Pubblica (Fase di Cantiere e Fase di Esercizio)

10.4.7.1 Stima dell’Impatto Potenziale Connesse con tutte le attività di cantiere esiste tutta una serie di rischi per la sicurezza e la salute pubblica degli addetti, legate alla presenza di materiali e alle attività da svolgere. Tali rischi sono considerati dalle procedure operative messe a punto da Edison Stoccaggio. Si evidenzia inoltre che la Centrale Bagnolo Mella rientra nelle attività a rischio di incidenti rilevanti per le quali è richiesto il Rapporto di Sicurezza secondo il D.Lgs 334/99 (Art. 8) e successive modifiche ed integrazioni. Edison Stoccaggio S.p.A. ha quindi previsto la predisposizione del Rapporto Preliminare di Sicurezza a supporto del procedimento per il rilascio del Nulla Osta di Fattibilità (NOF).

10.4.7.2 Misure di Mitigazione Per quanto riguarda la sicurezza durante le attività di costruzione si evidenzia che:  prima dell’inizio dell’attività di cantiere viene predisposto un Piano di Emergenza Interno, contenuto del D.S.S. (Documento di Sicurezza e Salute) e consegnato all’UNMIG (Ufficio Nazionale Minerario Idrocarburi Geotermia);

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 eventuali materiali pericolosi, il gasolio e tutte le sostanze infiammabili presenti sui cantieri saranno stoccate in un’apposita area recintata e situata lontano da fonti di calore o da scintille;  le aree di cantiere saranno protette nei riguardi di possibili intrusioni di persone non addette ai lavori;  non saranno presenti sostanze o materiali particolarmente nocivi per l’ambiente e la salute quali amianto (coperture e coibentazioni), PCB (trasformatori), gas halon (dispositivi antincendio) e materiali radioattivi (dispositivi rilevazione incendi). Per quanto riguarda la fase di esercizio si evidenzia che Edison Stoccaggio S.p.A. è dotata di un sistema multisito certificato secondo le norme UNI EN ISO 14001 e OHSAS 18001 nonché, a seguito dell’applicazione del D.Lgs. 334/99, integrato con il DM 9 Agosto 2000. Coerentemente con la politica di attenzione e impegno allo sviluppo di attività compatibili con la salvaguardia dell’ambiente anche il sito in questione sarà dotato di tale sistema di gestione.

10.4.8 Impatto sulla Produzione Agroalimentare del Territorio (Fase di Cantiere e Fase di Esercizio) La Centrale interesserà per la maggior parte aree già di pertinenza mineraria (superficie di circa 4,450 m2) ed in parte aree agricole (superficie di circa 2,900 m2), mentre il tracciato del metanodotto e la stazione di misura interesseranno zone esclusivamente agricole. Tutti le aree oggetto di intervento non interessano aree di pregio agroalimentare, che nell’area sono rappresentati da vigneti per la produzione di vini DOC e IGT. In fase di esercizio la Centrale avrà emissioni contenute sia in termini di emissioni acustiche sia in termini di emissioni di inquinanti in atmosfera. Una volta ultimati i lavori, il metanodotto rimarrà interamente interrato e le aree di cantiere saranno ripristinate e riconsegnate agli usi pregressi (attualmente coltivazione di mais). In considerazione della localizzazione della Centrale (per la maggior parte in area di pertinenza mineraria, prossima a infrastrutture stradali) e della assenza di aree di pregio agroalimentare interessate dal progetto o dalla sua realizzazione, non sono previste interferenze fra la costruzione degli impianti e l’esercizio dello stoccaggio e il patrimonio agroalimentare del territorio di interesse.

10.4.9 Impatto dovuto al Contributo del progetto alla Sicurezza del Sistema Gas Naturale I volumi di gas necessari a fronteggiare l’incremento di domanda, sia a livello nazionale sia comunitario, dovranno essere approvvigionati attraverso un potenziamento delle infrastrutture di importazione e un incremento della capacità di stoccaggio. La crescita del mercato prevista per i prossimi anni e la necessità di ricorrere ad importazioni addizionali richiederanno perciò nuovi investimenti infrastrutturali per il sistema gas Italia e, più in generale, per il sistema UE: nuovi metanodotti, nuovi terminali di rigassificazione, nuovi stoccaggi, ecc.. sono infatti necessari non solo per sostenere i previsti tassi di crescita del mercato, ma anche in funzione della necessità di diversificazione dei mercati di origine del gas al fine di garantire la sicurezza e la stabilità delle forniture.

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In tale contesto il progetto “Bagnolo Mella” contribuisce al potenziamento e alla flessibilità delle infrastrutture energetiche del sistema Italia. Il potenziamento degli stoccaggi, peraltro, può avere un ruolo importante nella liberalizzazione del mercato, con conseguenti favorevoli ripercussioni sugli utenti finali (potenziale riduzione delle tariffe conseguente a meccanismi di concorrenza). L’utilizzo di gas naturale, costituito prevalentemente da metano (CH4), da piccole quantità di idrocarburi superiori, azoto molecolare e anidride carbonica, può dare un significativo contributo al miglioramento della qualità dell’aria ambiente in considerazione delle sue caratteristiche chimico-fisiche, per la possibilità di trasporto in reti sotterranee, per le possibilità di impiego in tecnologie ad alta efficienza e basse emissioni, non solo in impianti fissi ma anche come carburante per autotrazione. Il gas naturale presenta evidenti vantaggi anche per la riduzione delle emissioni di gas serra. Il Protocollo di Kyoto richiede una politica di cambiamento climatico per i paesi dell’Unione Europea, con modifiche sostanziali nella struttura del mercato dell’energia.

MRP/CDC/CHV/CSM/PAR/RC:mcs

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RIFERIMENTI ARPA Lombardia, 2003, Rapporto sullo Stato dell'Ambiente 2003.

ARPA Lombardia, 2009a, Rapporto sulla Qualità dell’aria della Provincia di Brescia Anno 2009.

ARPA Lombardia, 2009b, Rapporto sullo Stato dell'Ambiente in Lombardia 2008-2009.

ASL Brescia, 2007, Atlante di Mortalità nei Distretti dell’ASL della Provincia di Brescia anni 1999- 2003.

Ministero delle Attività Produttive, 2006, Bollettino Ufficiale degli Idrocarburi e della Geotermia, No. 10, 31 Ottobre 2006

Autorità di Bacino del Fiume Po, 2006, Caratteristiche del Bacino del Fiume Po e primo esame dell’impatto delle attività umane sulle risorse idriche.

Autorità di Bacino del Fiume Po, non datato, “Linee Generali di Assetto Idrogeologico e Quadro degli Interventi, Bacino dell’Oglio”.

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Comune di Bagnolo Mella 2008 a, “Valutazione Ambientale Strategica del Piano di Governo del Territorio, Rapporto Ambientale”

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Comune di Bagnolo Mella, 2010, “Piano di Governo del Territorio – Relazione Geologica”, Marzo 2010.

Comune di Capriano del Colle, 2010 a, “Relazione Geologica, Idrogeologica e Sismica del Piano di Governo del Territorio”, Dicembre 2010.

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Regione Lombardia, 2006, Programma di Tutela e Uso delle Acque (PTUA), approvato con Deliberazione della Giunta Regionale No. 2244 del 29 Marzo 2006.

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Regione Lombardia, 2011, Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013.

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Istat 2011a, http://demo.istat.it/

Istat, 2011b, http://www.census.istat.it/

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Provincia di Brescia, 2011, Sistema Informativo Territoriale, http://sit.provincia.brescia.it/

Union Camere, 2011b, Trail – Portale Nazionale delle Infrastrutture di Trasporto e Logistica del Sistema Camerale, www.trail.unioncamere.it

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