Il Cinema Di Paolo Sorrentino, Sparuti E Incostanti Sprazzi Di Bellezza Nato a Napoli Nel 1970, Paolo Sorrentino È Sceneggiatore, Regista E Scrittore
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Loro Titolo originale: Id Regia: Paolo Sorrentino Sceneggiatura: Paolo Sorrentino, Umberto Contarello Fotografia: Luca Bigazzi Montaggio: Cristiano Travaglioli Musica: Lele Marchitelli Scenografia: Stefania Cella Interpreti: Tony Servillo (Silvio Berlusconi, Ennio), Elena Sofia Ricci (Veronica), Riccardo Scamarcio (Sergio Morra), Kasia Smutniak (Kira), Euridice Axen (Tamara) Produzione: Indigo Film Distribuzione: Universal Pictures Durata: 145' Origine: Italia/2018 Il cinema di Paolo Sorrentino, sparuti e incostanti sprazzi di bellezza Nato a Napoli nel 1970, Paolo Sorrentino è sceneggiatore, regista e scrittore. Nel 1997 vince il Premio Solinas con lo script di Dragoncelli di fuoco, nel 1998 scrive il copione di Polvere di Napoli e alcuni episodi della serie televisiva La squadra. Dopo aver girato tre cortometraggi, Un paradiso (1995), L’amore non ha confini (1998) e La lunga notte (2001), debutta sul grande schermo con L’uomo in più (2001), presentato alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, con cui vince il Nastro d'argento come miglior regista esordiente e la Grolla d'oro per la sceneggiatura. Toni Servillo e Andrea Renzi danno vita a due personaggi emblematici nel cinema di Sorrentino: un cantante cocainomane e un calciatore fallito che raccontano, con uno sguardo cupo e disincantato, l'Italia degli anni '80. Nel 2002 partecipa alla realizzazione del documentario collettivo La primavera del 2002. L’Italia protesta, l’Italia si ferma. Il suo secondo film, Le conseguenze dell’amore, sempre con Toni Servillo elegante criminale, ex mafioso e metodicamente eroinomane, è presentato in concorso al festival di Cannes del 2004 e vince numerosi premi fra cui cinque David di Donatello. L’importante sodalizio con Toni Servillo prosegue nel 2005 con una versione televisiva della commedia di Eduardo De Filippo Sabato Domenica e Lunedì. Ancora a Cannes presenta L’amico di famiglia (2006), sordida parabola di un vecchio usuraio dell'Agro Pontino, e Il Divo (2008) ritratto sghembo e geniale di Giulio Andreotti, magistralmente interpretato da Toni Servillo. Il film vince il premio della giuria ed è la sua consacrazione internazionale; presidente della giuria è Sean Penn che sostiene il film e si innamora del suo lavoro. Nel 2009 partecipa al progetto L’Aquila 2009-Cinque registi tra le macerie e al film collettivo Per Fiducia. Nel 2010 pubblica il suo primo romanzo Hanno tutti ragione e partecipa al film collettivo Napoli 24. This must be the place, film definito dallo stesso regista “una lussuosa vacanza americana”, interpretato da Sean Penn e presentato in concorso al festival di Cannes 2011, vince numerosi premi fra cui sei David di Donatello. Nel 2012 pubblica il libro di racconti Tony Pagoda e i suoi amici. Nel 2013 La grande bellezza porta, per la quarta volta, il regista al festival di Cannes e vince l'Oscar come miglior film straniero. Grottesco e visionario il cinema di Paolo Sorrentino è irresistibilmente attratto dalla ricerca della bellezza nascosta nello squallore, nelle persone considerate ripugnanti o poco interessanti. Sorrentino non si accontenta mai di un punto di vista univoco: ogni inquadratura si apre sempre su prospettive diverse, su altre storie o su altri particolari della stessa storia, ci mostra i suoi personaggi da diversi punti di vista arrivando a coinvolgerci fino a raccontarci gli aspetti, spesso sgradevoli, che ci riguardano direttamente. Attraverso la grande libertà della sua cinepresa, con i suoi cambi di ritmo improvvisi, zoomate lunghissime e dolly vertiginosi, Sorrentino racconta l'uomo miserabile di oggi su cui posa il suo sguardo ironico ma senza giudizio. Nel 2016 Youth-La giovinezza, suo secondo film in lingua inglese, è in realtà un film sulla vecchiaia di due grandi amici in un lussuoso hotel svizzero. Una struggente riflessione sul tempo, sulla vita, sul cinema. Nel 2016 firma la serie tv The Yong Pope, dieci puntate in cui trova lo spazio ideale per dispiegare tutta la sua visionarietà e raccontare, attraverso il primo papa americano della storia, Pio XIII, i segni evidenti dell'esistenza di Dio e della sua assenza, come si cerca la fede e come la si perde e la grandezza della Santità, così grande da essere insopportabile. Nel 2016 pubblica Gli aspetti irrilevanti. Attualmente sta girando il sequel di The Young Pope, The new Pope. Loro, Lui, Noi Paolo Sorrentino, dopo aver girato The Young Pope, ingolosito dall'abbondanza narrativa permessa dai tempi lunghi della serialità, realizza Loro, un progetto che somiglia a una miniserie, due film Loro1 e Loro 2, poi rimontati nella versione unica presentata questa sera. “Loro è un racconto di finzione, in costume, che narra fatti verosimili o inventati, in Italia, tra il 2006 e il 2010. Attraverso una composita costellazione di personaggi, Loro ambisce a tratteggiare, per squarci o intuizioni, un momento storico definitivamente chiuso che, in una visione molto sintetica delle cose, potrebbe definirsi amorale, decadente, ma straordinariamente vitale. Loro racconta italiani, nuovi e antichi al contempo. Anime di un purgatorio immaginario e moderno che stabiliscono, sulla base di spinte eterogenee quali ambizione, ammirazione, innamoramento, interesse e tornaconto personale, di provare a ruotare intorno a una sorta di paradiso in carne e ossa: un uomo di nome Silvio Berlusconi. Questi italiani ai miei occhi, contengono una contraddizione: sono prevedibili ma indecifrabili. Una contraddizione che è un mistero. Un mistero nostrano di cui il film prova a occuparsi”. Loro sono opportunisti, affaristi, politici corrotti e belle ragazze disposte a prostituirsi che sperano di arrivare a Lui, al loro Creatore. L'avvicinamento fisico a Lui, confinato a villa Certosa in Sardegna, scacciato dal governo dalla vittoria della sinistra alle elezioni del 2006, ancora sposato con Veronica Lario, è una scalata al paradiso dal ritmo vorticoso. Sorrentino e Luca Bigazzi, sanno come costruire immagini potenti, come raccontarci questa mucillagine umana con acceleratore a palla su musiche e montaggi stranianti, con simboli ed epifanie che mescolano Fellini e Scorsese a ritmo forsennato. La spinta vitalistica della prima parte però si esaurisce e l'atmosfera decadente, da ultimi giorni dell'impero, prende il sopravvento, c'è poco glamour e niente erotismo, solo l'odore della casa dei vecchi, come direbbe Jep Gambardella. C'è Silvio Berlusconi. “Così come l'ho immaginato. Il racconto dell'uomo, innanzitutto, e in modo solo marginale del politico. Si potrebbe obiettare che si sa molto non solo del politico, ma anche dell'uomo. Io ne dubito. Un uomo è, per quanto mi riguarda, il risultato dei suoi sentimenti più che la somma biografica dei fatti. Quindi, all'interno di questa storia, la scelta dei fatti da raccontare non segue un principio di rilevanza dettata dalla cronaca di quei giorni, ma insegue unicamente il fine di provare a scavare, a tentoni, nella coscienza dell'uomo. … Gli uomini di potere di generazioni precedenti a quella di Berlusconi erano altri misteri, perché erano inavvicinabili. Silvio Berlusconi, invece, è probabilmente il primo uomo di potere a essere un mistero avvicinabile”. Sorrentino, da sempre attratto da personaggi potenti, soli, inesorabilmente avviati al viale del tramonto, dubita che si possa conoscere realmente un uomo ed è per questo che il suo cinema, indagando il potere, prova a smascherarne il lato umano, le debolezze e le miserie. Quello di Silvio Berlusconi è un potere opposto a quello indagato e messo in scena dal regista ne Il Divo e in The Young Pope, in cui i rituali e le liturgie allontanavano, cercando di preservare il mistero. “Quella di Loro, che era partita come la storia di un periodo storico in cui in Italia il connubio tra sesso e politica è arrivato a vertici inusitati, è in realtà la storia di un uomo incredibilmente vitale che per questo ha conquistato tanto e che è al tramonto di una vita larghissima”. Silvio cerca di lottare contro l'invecchiamento e la perdita di quella vitalità con cui identifica se stesso, e questa è la parte principale del film che non riguarda l'attualità o il commento alla politica, ma la paura di scomparire, il terrore di una vita di memorie, la fine della parte vitale dell'esistenza. “Come Rocky, nell'ora della sconfitta, Berlusconi torna alle origini, cerca gli occhi della tigre nella vendita che Sorrentino usa, come Scorsese la usava in The Wolf Of Wall Street, per mostrare la grinta inesauribile del persuasore, la vendita come la cocaina”. Qualcosa che, sembra pensare Berlusconi, deve essere per forza l'opposto della morte. Sorrentino, con uno sguardo ricolmo di tenerezza, è partecipe del desiderio di Berlusconi di non morire dentro, di non essere vecchio, di continuare a piacere, di esagerare con le donne e le feste per scacciare il declino. Nel Berlusconi di Sorrentino c'è una pulsione così forte verso la vitalità che è impossibile non condividere la lotta umanissima per non tramontare. E noi siamo con lui e con il suo desiderio di dimostrare a se stesso di essere ancora quello di una volta e lo siamo anche se per idee o simpatie non lo saremmo in qualsiasi altra contingenza. A cura di Maddalena Caccia Cineforum Marco Pensotti Bruni Legnano, 12 – 13 / 12/ 2018 63esima Stagione Cinematografica www.cineforumpensottilegnano.it .