Il Fibbio: Studio Del Paesaggio Fluviale Di Un Fiume Di Risorgiva
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Corso di Laurea in Lettere Tesi di Laurea Il Fibbio: studio del paesaggio fluviale di un fiume di risorgiva Relatore Ch. Prof. Francesco Vallerani Laureando Mattia De Gaspari Matricola 773525 Anno Accademico 2015 / 2016 Indice generale Introduzione..........................................................................................................................................1 1 Contesto geografico...........................................................................................................................3 1.1 Tra Prealpi e alta pianura...................................................................................................... 3 1.2 Caratteri idraulici.................................................................................................................. 7 1.3 Paesaggi agrari.................................................................................................................... 11 1.4 Gli insediamenti.................................................................................................................. 14 2 Evoluzione geostorica..................................................................................................................... 19 2.1 I primi documenti................................................................................................................19 2.2 Usi antropici........................................................................................................................22 2.3 L'età veneta......................................................................................................................... 30 2.4 Fra agricoltura e industria................................................................................................... 44 2.5 Nuova urbanistica............................................................................................................... 50 2.6 Paesaggi e cartografia storica..............................................................................................54 3 Il fiume come bene culturale........................................................................................................... 62 3.1 Paesaggio fluviale come topofilia....................................................................................... 63 3.2 Corridoi fluviali...................................................................................................................67 3.3 Qualità del paesaggio.......................................................................................................... 71 3.4 Usi tradizionali e pratiche ricreative................................................................................... 80 3.5 Dal distacco al ritorno......................................................................................................... 88 3.6 Ruolo dei quotidiani locali................................................................................................105 Conclusioni.......................................................................................................................................108 Bibliografia.......................................................................................................................................110 Sitografia.......................................................................................................................................... 132 Fonti archivistiche............................................................................................................................ 134 Abbreviazioni fonti d'archivio ASVr Archivio di Stato di Verona ASVe Archivio di Stato di Venezia ACZAG Archivio ex Consorzio Zerpano, Adige, Guà BCVr Biblioteca Civica di Verona Introduzione L'idea di seguire un fiume di risorgiva come il Fibbio dalla nascita alla foce e di considerarne in prospettiva critica emergenze ambientali e paesaggistiche rilevabili lungo il suo percorso nasce dalla considerazione di quanto nell'area veronese i corsi fluviali minori siano stati quasi totalmente dimenticati (nonostante la loro importanza passata1), sradicati dall'immaginario collettivo2 e condannati ad essere estromessi da qualsiasi tipo di politica ambientale per il recupero del territorio. Gemme fluviali come il Fibbio acquistano ancor più rilevanza in un paesaggio spesso oltraggiato come quello della campagna veneta (e veronese nella fattispecie): un contesto rurale plasmato da una evidente ibridazione tra “ la naturalità” e la modernità delle esigenze economiche, martoriato dall'inquinamento ambientale e dalle spinte dell'urbanizzazione diffusa e di una antropizzazione incontrollata. La potenzialità di un corso d'acqua minore come il Fibbio è quasi del tutto inespressa da ogni punto di vista: non considerato come bene culturale, lasciato a sé stesso nella migliore delle ipotesi, violato da una eccessiva proliferazione della città e da una smodata e incontrollata azione dell'uomo sul paesaggio rurale. Anche solo il nome “Fibbio” ci dice molto di questo fiume. Non è altro che una derivazione dal sostantivo latino fluvius3: “il” fiume, senza bisogno di ulteriori precisazioni. Tale era l’incanto di quest’acqua sorgiva che solcava libera la pianura, da non riuscire a trovare un nome : il fiume e basta, come un’apparizione della natura. Con questo lavoro si vuole riportare l'attenzione sul Fibbio, ripercorrendone l'importante ruolo per la storia e l'economia del settore di territorio poco a est di Verona, per evidenziarne il valore 1 “[...] Montorio, paese ricco di acque che vi nascon copiose e formano il Fiumicello che viene a Verona e il Fibio che, irrigati i bei prati di San Martino, sbocca nell'Adige verso Zevio. E l'acqua non serve solo all'agricoltura, ma vi dà vita a importanti opifici, e già nel medio evo vi avean sede gualchiere e fulloni.” L. Simeoni, Verona. Guida storico-artistica della città e provincia, Baroni, Verona, 1909, p. 434 (corsivi dell'autore). 2 Io stesso abitando a pochi chilometri di distanza dal Fibbio e frequentandolo abitualmente nei momenti del tempo libero, quasi ignoravo il nome di questo corso d'acqua. 3 G. Sandrini, Escursioni Montorio e Valsquaranto Tra sorgenti e colline, Cierre, Verona, 1999, p. 13. 1 paesaggistico e le possibilità di recupero di tale valore. Partendo dalla necessaria analisi del mero dato geografico fisico, la ricerca si concentrerà sull'evoluzione geostorica del fiume: in particolare sugli usi antropici delle sue acque e sull'importanza di queste durante l'età veneta. Parte della ricerca sarà condotta con uno studio diacronico delle mappe storiche di quel periodo: gli Archivi di Stato di Venezia e di Verona custodiscono infatti dei veri e propri tesori cartografici relativi al passato, consultando i quali ci si può rendere conto in maniera molto concreta di quella che è stata l'evoluzione del fiume. Mi dedicherò infine alla considerazione del Fibbio come vero e proprio bene culturale, cercando di individuare nelle peculiarità di alcuni suoi corridoi fluviali le basi su cui fondare un ritorno al centro della scena di questo corso d'acqua, analizzando anche possibili modalità di rivalutazione del paesaggio rivierasco e rurale e di recupero degli usi tradizionali per un concreto utilizzo del territorio. Perché se il Fibbio è ancora il primo posto a cui pensano gli abitanti della zona est di Verona quando vogliono soddisfare le loro esigenze di verde e di un ambiente slegato dalle dinamiche urbane, significa che la forza evocativa di un ambiente legato alle acque, come quello che andremo ad analizzare, può aggregare significati e valori per gli individui e per la comunità anche in assenza o comunque prima di ogni approfondimento teorico. 2 1 Contesto geografico 1.1 Tra Prealpi e alta pianura Scrivere del Fibbio è scrivere innanzitutto della zona di Montorio1, la frazione del Comune di Verona, dove il Fibbio nasce. Scrivere di questa porzione di pianura dove, sotto le torri del castello scaligero, il sottosuolo restituisce le acque sparite negli anfratti carsici dell' altopiano prealpino veronese della Lessinia2: le limpide sorgenti, canalizzate già dai Romani, sono la cerniera naturale tra il secco mondo collinare e la verde campagna irrigata dai fossi3. Attraverso le sue risorgive, Montorio annoda lo spazio lessinico (dove un'idrografia superficiale attiva è pressoché assente4), con tutti i suoi segreti percorsi carsici5, alla città e all'alta pianura veneta: questa è la singolarità di questo centro pedecollinare situato allo sbocco del vajo di 1 Anticamente il nome Montorio veniva fatto derivare da Mons aureus, ovvero Monte d'Oro, e si dava per buona la spiegazione che tale nome derivasse dalla fertilità del terreno, dalla bellezza dei luoghi e dalla ricchezza delle ville. Ma l'abitato non è su un monte e in realtà il nome risale all'età preistorica ed è decisamente più antico del paese: Montorio (probabilmente la forma latina era Mons Taurus) è il nome dato dai Romani alla zona che dalla collina dove ora sorge il celebre castello scaligero di Montorio si estendeva fino alle sorgenti del Fiumicello e del Fibbio dove costruirono le loro ville che diedero origine al primo centro abitato. Tale nome deriva da “tauro: una parola delle precedenti popolazioni che abitavano il territorio che significava monte, associata al mons latino. Quindi “monte-monte”, più o meno come il caso dell'Etna chiamato Mongibello (dal mons latino e dal gebel arabo che pure significa monte). Vedi G.B. Pighi, Montorio, in Vita Veronese, ottobre 1956, pp. 434-436. 2 A proposito del carsismo