Valutazione del documento: “Preliminare di Strategia” Area pilota: Madonie, Sicilia

Team (in ordine alfabetico): Alessandra Faggian ([email protected]) M. Giulia Pezzi ([email protected]) Giulia Urso ([email protected])

Gran Sasso Science Institute – Social Sciences Unit Viale Francesco Crispi, 7 67100 L’Aquila

L’Aquila, 31 ottobre 2016

1. Valutazione ex ante o a priori

1.a L’area strategica

• Popolazione residente: l’area pilota registra una popolazione di circa 65.000 abitanti, con un livello occupazionale di circa 11.000 addetti. I comuni di , e Gangi sono i comuni che, all’interno dell’area, presentano la maggiore consistenza sia demografica che occupazionale. Insieme rappresentano il 37% della popolazione totale dell’area e il 39% degli addetti complessivi. I restanti 18 comuni registrano tutti una popolazione inferiore a 5.000 abitanti (9 di questi inferiore a 2.000 abitanti) e un livello occupazionale inferiore a 1.000 addetti (in 13 comuni il numero complessivo di addetti è inferiore a 500).

Tabella 1 - Struttura della popolazione

Densità abitativa Addetti Superficie Popolazione Stranieri Comuni (ab/kmq) totali (kmq) 2011 2014 2011 2014 2011 2014 2011

Castelbuono 151 149 61 9,161 9,012 214 234 1,697 Caccamo 44 44 188 8,295 8,214 32 87 1,181 Gangi 56 54 127 7,063 6,909 57 78 1,312 43 42 97 4,171 4,043 41 60 461 38 37 108 4,095 4,053 71 88 607 27 26 134 3,607 3,474 27 24 543 112 108 32 3,566 3,430 32 43 376 49 48 73 3,549 3,449 41 56 637 61 59 57 3,443 3,377 45 74 931 60 60 50 2,998 2,993 31 36 316 17 16 178 2,975 2,872 35 47 890 36 35 59 2,152 2,083 47 58 310 17 17 113 1,925 1,944 20 119 368 16 15 114 1,847 1,737 13 27 218 32 31 50 1,598 1,550 6 33 210 35 34 42 1,474 1,443 33 48 181 94 91 14 1,291 1,248 13 14 175 53 51 21 1,083 1,042 19 42 135 26 25 38 1,019 974 17 17 122 Scillato 20 20 31 627 608 9 10 87 3 3 135 450 437 2 5 61

Sistema Madonie 39 38 1,722 66,389 64,892 805 1,200 10,818

• Dinamica della popolazione: dal 1951 al 2011, l’intera area delle Madonie registra, in tutti i decenni analizzati, una continua flessione della popolazione residente, con una riduzione di circa 46.000 abitanti, pari al 41% circa. In particolare, è negli Sessanta che si registra la perdita di popolazione più consistente. Da evidenziare che tale dinamica demografica negativa non mostra un’inversione di tendenza nemmeno negli anni più recenti. Dal 1951 al 2011 tutti i comuni hanno registrato una riduzione della popolazione da un minimo di -165 abitanti nel comune di Pollina ad un massimo di -4.400 abitanti nel comune di Polizzi Generosa. In 9 dei 21 comuni dell’area la popolazione si è più che dimezzata nel periodo considerato, in altri 7 la popolazione residente si è ridotta di più di un terzo. Nel 1951, 11 dei 21 comuni avevano una popolazione superiore a 5.000 residenti, all’ultimo censimento solamente 3.

• Struttura demografica: si registra, dal 1971 al 2011, un progressivo invecchiamento della popolazione. L’indice di vecchiaia aumenta in questo periodo di 148 punti percentuali, passando da un valore pari a 64 ad un valore pari a 212. Analizzando la struttura demografica per classi d’età emerge che la quota di popolazione nelle prime due classi d’età si riduce in maniera significativa (la quota di popolazione 0-14 anni si dimezza), mentre la quota di popolazione ultrasessantacinquenne aumenta di circa 12 punti percentuali, raggiungendo nel 2011 un valore pari al 26%.

Tabella 2 - Struttura della popolazione per classi d’età, 1971-2011

Sistema Madonie Indice 0-14 15-24 25-34 35-44 45-54 55-64 oltre 64 vecchiaia

1971 23.4 14.6 10.9 12.8 11.2 12.4 14.8 64 2001 14.1 11.5 13.4 13.2 12.1 10.9 24.8 176 2011 12.4 10.5 11.2 13.4 13.8 12.6 26.2 212

• Grado di istruzione: al 2011, la quota di popolazione in possesso della sola licenza media inferiore rappresenta la componente principale, con un valore pari al 30%. Segue la quota di popolazione in possesso della sola licenza elementare, con un valore pari al 24,5%. La popolazione in possesso di un diploma è pari al 23%, mentre solo il 7% della popolazione è in possesso di una laurea. Nell’ultimo decennio il livello medio di istruzione dell’area è migliorato: al 2001, la quota principale di popolazione (circa il 28%) era in possesso della sola licenza elementare, seguiva la quota di popolazione in possesso della licenza media inferiore (27%); la quota di diplomati era, seppur di poco, inferiore alla quota di analfabeti senza titolo di studio.

• Componente straniera residente: risulta molto esigua. Ai censimenti 1991 e 2001, la quota di stranieri sulla popolazione superava di poco lo 0%; nel 2011 tale valore supera l’1% e nell’ultimo anno considerato è di poco inferiore al 2%. All’interno dell’area, 8 comuni registrano una quota di stranieri sulla popolazione residente superiore alla media (nel comune di Geraci Siculo la quota di stranieri sulla popolazione è pari al 6%, seguono i comuni di Blufi e Bompietro con valori pari rispettivamente al 4% e al 3,3%). Negli altri 13 comuni la quota di stranieri sulla popolazione non raggiunge il 2%. Dal 2001 al 2014, l’incremento di stranieri in valore assoluto nell’intera area è pari a +1.024 residenti; senza tale aumento l’area avrebbe registrato una riduzione della popolazione totale ancora più consistente di quello riportato nel periodo considerato. Circa un terzo degli stranieri risiede nei comuni di Castelbuono (quota pari circa al 20%) e di Geraci Siculo (quota pari al 10%).

• Struttura produttiva, base economica e dinamiche di lungo periodo: l’area presenta una caratterizzazione prevalentemente terziaria e la sua struttura produttiva non ha registrato cambiamenti significativi nel decennio considerato. Gli addetti del settore terziario, pari a 8.400 unità, rappresentano circa il 78% dell’occupazione totale: il 41% è occupato nei servizi privati (prevalentemente nel settore del commercio), il 37% nei servizi pubblici

(amministrazione pubblica, difesa e istruzione). Il settore industriale, con 2.400 unità, rappresenta circa il 22% degli addetti totali, in prevalenza occupati nel settore delle costruzioni, mentre la manifattura non ha un peso molto significativo nella struttura economica dell’area.

10 Industrie alimentari 11 Industria delle bevande 12 Industria del tabacco 13 Industrie tessili 14 Confezione articoli abbigliamento, articoli in pelle e pelliccia 15 Fabbricazione di articoli in pelle e simili 16 Industria legno e prodotti in legno e sughero (esclusi i mobili), fabbricazione articoli in paglia e materiali da intreccio 17 Fabbricazione di carta e di prodotti di carta 18 Stampa e riproduzione di supporti registrati 19 Fabbricazione di coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio 20 Fabbricazione di prodotti chimici 21 Fabbricazione di prodotti farmaceutici di base e di preparati farmaceutici 22 Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche 23 Fabbricazione di altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi 24 Metallurgia 25 Fabbricazione di prodotti in metallo (esclusi macchinari e attrezzature) 26 Fabbricazione computer e prodotti elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi misurazione e orologi 27 Fabbricazione di apparecchiature elettriche ed apparecchiature per uso domestico non elettriche 28 Fabbricazione di macchinari ed apparecchiature nca 29 Fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi 30 Fabbricazione di altri mezzi di trasporto 31 Fabbricazione di mobili 32 Altre industrie manifatturiere 33 Riparazione, manutenzione ed installazione di macchine ed apparecchiature

• Specializzazione manifatturiera: circa 940 addetti, pari all’8,6% degli addetti totali, è occupato nel settore manifatturiero. I dati evidenziano una specializzazione manifatturiera legata al settore delle “Industrie alimentari”, con una quota di addetti manifatturieri pari al 42%. Seguono i settori “Fabbricazione di altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi” (19%) e “Fabbricazione di prodotti in metallo (esclusi macchinari e attrezzature)” (17%).

• Dinamica degli addetti totali: dal 1971 al 2011 gli addetti totali del sistema registrano un aumento di circa 4.700 unità, pari ad un incremento relativo del 76%. La crescita dell’occupazione complessiva avviene principalmente nei primi due decenni (da evidenziare che negli anni Settanta l’aumento degli addetti totali è legato in gran parte all’aumento dell’occupazione nel settore pubblico). Si registra una flessione occupazionale negli anni Novanta, mentre l’occupazione riprende a crescere, seppur di poco, nell’ultimo decennio

analizzato. L’occupazione nel settore industriale rimane pressoché stabile in tutto il periodo considerato ad eccezione degli anni Novanta, decennio nel quale si registra una consistente flessione occupazionale. Dal 1951 al 2013 nell’area, che come visto non presenta una marcata caratterizzazione industriale, si registra una variazione assoluta pari a -580 unità (- 20%). Il settore manifatturiero mostra una dinamica negativa in tutto il periodo analizzato, registrando una riduzione degli addetti in tale settore di -1.600 unità, pari a -65%. Al contrario, gli addetti nei servizi privati aumentano, dal 1951 al 2013, di circa 2.000 unità (+76%), mostrando una dinamica prevalentemente positiva in tutti i decenni considerati ad eccezione degli anni Sessanta. Anche il settore dei servizi pubblici mostra una dinamica prevalentemente positiva, riportando una leggera flessione occupazionale solo nell’ultimo decennio considerato. Gli occupati in agricoltura registrano dal 1971 al 2011 una riduzione di 9.700 unità (pari ad una flessione del 73%), passando da un valore pari a 13.300 occupati nel 1971 a circa 3.500 nel 2011. Le perdite occupazionali più consistenti (superiori in valore assoluto alle 4.000 unità) si registrano nei decenni 1971-1981 e 1991-2001. Al contrario, nell’ultimo periodo considerato il numero di occupati nel settore agricolo registra un aumento di circa 800 unità.

• SAT e SAU: Dal 1982 al 2010, la Superficie Agricola Totale nell’area si riduce di circa 9.800 ettari (pari a -8%). Considerando il rapporto tra SAT e superficie territoriale, l’area registra una flessione di 5 punti percentuali, passando da una quota pari al 71% nel 1982 al 66% nel 2010. Nello stesso periodo la Superficie Agricola Utilizzata, che al 2010 rappresenta la quasi totalità della SAT (89%), mostra una perdita di circa 3.500 ettari (pari a -3,4%). Osservando in dettaglio i dati relativi alle componenti della SAU all’ultimo censimento emerge che il 54% della Superficie Agricola Utilizzata è a seminativi, segue la quota di superficie adibita a prati e pascoli permanenti, pari al 35%.

1982-2010

1982 1990 2000 2010 var. ass. var. %

SAT 122,867 114,443 102,070 113,092 -9,775 -8.0

SAU 103,865 99,129 91,547 100,383 -3,482 -3.4

Dettaglio SAT 2010 Dettaglio SAU 2010 Prati Altra Arboricoltura/ Coltivazioni SAU Boschi SANU Seminativi permanenti e Orti familiari superficie pioppete legnose pascoli

Val. ass. 100,383 6,705 3,846 1,866 292 Val. ass. 54,510 35,638 10,055 180

Val. % 88.8 5.9 3.4 1.7 0.3 Val. % 54.3 35.5 10.0 0.2

1.b Preliminare di strategia 1.b.1 Coerenza interna e considerazioni generali sul testo

Valutazione 1. Idea Guida

Il preliminare individua come idea guida per lo sviluppo dell’Area Interna Madonie l’attivazione di processi di innovazione integrata volti alla creazione, o riattivazione, di nuovi modelli di rigenerazione del territorio con lo scopo ultimo di invertire la tendenza all’emigrazione dei giovani e il conseguente spopolamento. I campi di applicazione individuati sono principalmente: un sistema agroalimentare di alta qualità che sostenga la tipicità dei prodotti e dei metodi di produzione; la sperimentazione di un innovativo modello di produzione e consumo di energia che punti su fonti rinnovabili; lo sviluppo di un mercato turistico culturale e naturalistico che faccia leva sulle opportunità di relazioni con la comunità. Si fa riferimento a processi di resilienza del territorio, anche se non vengono esplicitati chiaramente gli elementi e le criticità che hanno fatto sì che i suddetti processi si attivassero. Seppur questi siano immaginabili, vista l’appartenenza dell’area alla strategia per le aree interne, il testo gioverebbe sicuramente di una più precisa determinazione delle criticità esistenti.

2. Sviluppo Locale

a. Sistema Agroalimentare Questa parte è ben concepita e strutturata.

b. Energia da fonti rinnovabili La rilevanza dell’utilizzo di fonti energetiche sostenibili e rinnovabili risulta evidente grazie alla minuziosa descrizione delle azioni prospettate. Si rilevano, tuttavia, due passaggi che pongono due questioni lasciate aperte. Pag. 10: si sostiene che tutti i comuni delle Madonie (ad eccezione di Scillato) hanno approvato un Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile (PAES); per quale motivo Scillato non fa parte di questo piano? La frase lascia presumere che non tutti i comuni dell’area supportino la scelta di puntare sull’energia sostenibile, se così non fosse ciò andrebbe esplicitato. Poco sotto, nella stessa pagina, si afferma che nell’area esistono già otto impianti eolici e tuttavia “i notevoli investimenti in questi impianti centralizzati, costruiti e gestiti da grandi imprese del settore, non hanno generato occasioni di lavoro per il territorio e non hanno ridotto i costi della bolletta energetica in capo alle istituzioni e alle comunità locali”. La frase così formulata sembra contraddire in toto la bontà della decisione di puntare sulle energie rinnovabili, nonostante l’affermazione che segue sulla volontà di introdurre una netta discontinuità tramite la creazione di piccoli impianti diffusi. La cesura tra ciò che non ha funzionato finora e l’introduzione di nuove pratiche virtuose andrebbe meglio esplicitata per far sì che la nuova progettualità individuata dimostri il suo effettivo valore a fronte delle esperienze passate. c. Turismo culturale Appare buona la consapevolezza dell’area nei confronti della necessità di un ripensamento dell’offerta turistica puntando sul rafforzamento del valore delle risorse della comunità e del territorio, sia per ciò che concerne la valorizzazione e la “narrazione” dei tratti culturali caratteristici dell’area, sia per l’intento di puntare su elementi di innovazione tecnologica quale il Parco Astronomico delle Madonie. Sarà vitale puntare su un’offerta turistica in grado di integrare l’elemento naturalistico, quello culturale e quello divulgativo-scientifico a partire da un’attenta analisi della domanda reale e potenziale. È buona la prospettiva di puntare su una strategia di comunicazione turistica che si avvalga delle tecnologie multimediali. d. Tutela del territorio La volontà di adattare una sperimentazione legata ai sistemi di monitoraggio in rete al contesto madonita, attraverso la creazione di apposite applicazioni che vedono anche la partecipazione attiva della cittadinanza, è sicuramente un approccio innovativo alla gestione e alla tutela del territorio. Ciò è tuttavia subordinato alla realizzazione degli interventi mirati alla riduzione del gap digitale e alla connettività a cui si fa riferimento nelle sezioni seguenti del preliminare.

3. Servizi essenziali e diritto di cittadinanza

a. Istruzione Nell’ottica di una migliore integrazione dei servizi essenziali sembra essere molto positivo il riconoscimento del fatto che il frazionamento e l’inadeguatezza dell’attuale offerta formativa siano strettamente legati alle lacune del servizio di trasporti, in termini non solo di collegamenti tra i vari comuni dell’area, ma anche per quel che riguarda gli orari. Sicuramente un’organizzazione delle tratte maggiormente ponderata potrebbe permettere un migliore e più esteso uso delle risorse scolastiche, intese sia come strutture, che personale scolastico.

Per ciò che concerne l’offerta formativa, il preliminare evidenzia l’esistenza di una certa insufficienza dei risultati nei test INVALSI nelle materie scientifiche. Per tentare di recuperare il divario si ipotizza la creazione di percorsi ad hoc, orientati verso le scienze e la matematica, grazie anche all’esistenza sul territorio di strutture d’eccellenza (vd. Pag. 3). Il preliminare, tuttavia, non spiega le possibili cause di questo divario, e la decisione di puntare su scuole superiori ad indirizzo scientifico appare quindi non adeguatamente sostanziata da una valutazione delle criticità che hanno portato alla situazione attuale.

b. Salute Le azioni pensate per l’ambito sanitario sono ben concepite e coerenti con l’articolazione territoriale dell’area. Degna di nota è l’istituzione di una Fattoria Sociale e la previsione di istituire una rete territoriale dei servizi di cura alle persone e di recupero delle fragilità giovanili, due esperienze insieme innovative e che manifestano una certa capacità di trovare soluzioni in grado di ben integrare le vocazioni del territorio in un’ottica costruttiva.

c. Mobilità Oltre al già citato miglioramento dei servizi di trasporto scolastico, il preliminare evidenzia la necessità di dover migliorare l’organizzazione del trasporto pubblico, ora percepito come “irrazionale”, quanto meno per quel che riguarda i collegamenti tra i comuni dell’area, e di questi con i suoi poli urbani di immediato riferimento. Sembra buona la decisione di integrare i vettori bus-ferro, dal momento che non tutte le aree interne possono vantare la vicinanza ad una direttrice di collegamento ferroviario, e quindi questa è una potenzialità che vale sicuramente la pena sfruttare.

d. Divario Digitale Ottimo il proposito di utilizzare sistemi di comunicazione digitalizzati che permettano di ridurre la spesa pubblica e di aumentare la messa in rete dei servizi da parte della PA. Dal testo del preliminare non si intuisce quale sia la situazione in relazione alla connettività tramite rete mobile, ormai diventata irrinunciabile.

4. Territorio e associazionismo dei comuni

Questa sezione del preliminare potrebbe sicuramente trarre beneficio da una chiara indicazione dei comuni che costituiscono l’Area Interna, così come di quelli pertinenti all’area strategica.

Considerazioni generali sul testo Si consiglia di limitare l’uso di termini inglese, non sempre trasparenti, soprattutto nel caso in cui esista un corrispettivo in italiano. L’abbondanza di inglesismi rende il testo meno scorrevole e fa sì che ci sia il rischio che questo non sia immediatamente comprensibile per eventuali non addetti ai lavori, che potrebbero non avere dimestichezza con terminologie specifiche. Riteniamo, inoltre, che inserire gli indicatori rilevanti a conclusione di ogni sezione del testo sia una buona idea, che potrebbe essere riutilizzata anche per altri contesti territoriali.

2. Valutazione ex post o a posteriori

Il Preliminare, nella sezione “Territorio e associazionismo dei comuni”, riporta che l’Istruttoria del Comitato Nazionale Aree interne aveva rilevato “una certa conflittualità interna dovuta ad una scarsa condivisione della perimetrazione dell’area da parte del territorio” (p. 29). Tuttavia, da una ricognizione del testo dell’istruttoria e della bozza di strategia, non è emerso alcun riferimento riguardo alla suddetta conflittualità. È sì vero che il territorio risultava preliminarmente frammentato dal punto di vista associativo (in relazione al pre-requisito della Strategia), essendo composto da 21 comuni, 17 dei quali facenti parte di diverse unioni (7), e 14 dei quali essendo inseriti nel Parco delle Madonie, ma nonostante ciò si può affermare che i comuni dell’Area Madonita abbiano già sperimentato forme di collaborazione, almeno dal 2000, anno in cui è stato costituito il GAL I.S.C. Madonie, di cui tutti i 21 comuni sono soci, unitamente all’Agenzia di Sviluppo SO.SVI.MA. Spa e al Consorzio Imera Sviluppo 2010. Da quanto si può ipotizzare dalla lettura del preliminare, questi due ultimi attori risultano attivamente coinvolti nell’attività progettuale che ha portato alla redazione del testo del Preliminare, il quale, oltre a sembrare fortemente coerente rispetto sia ai propositi della SNAI che all’idea guida (si veda di seguito), appare essere in forte continuità con la progettualità già in essere, seppure finora percepita come poco integrata.

a. Valorizzazione del patrimonio agro-alimentare

Data la centralità assegnata nel Preliminare allo sviluppo del settore agricolo e agroindustriale e alla valorizzazione delle produzioni tipiche, pare opportuno approfondire tale aspetto. Allo scopo di dimensionare l’oggetto d’analisi, in modo da poter valutare la pertinenza della scelta, si sono rilevati i dati relativi al numero di aziende agricole. Nella prima parte di questo documento, si è sottolineato come, con riferimento al manifatturiero, il territorio è specializzato nel settore delle “Industrie alimentari”. Inoltre, a fronte di un declino degli occupati in agricoltura fino al 2001, nell’ultimo decennio considerato, si registrano invece incoraggianti segnali di ripresa. Tale elemento, se abbinato al dato sulla presenza di conduttori con età sino a 39 anni (ISTAT, 2010) che registra una diminuzione di soli 3,3 punti percentuali – in netta controtendenza rispetto alla media delle aree interne globalmente considerate (-34%) e di quelle delle Regione Sicilia (-27%) che sono di molto superiori – fa sembrare coerente la decisione di puntare sul settore agroalimentare attraverso la valorizzazione delle attività di cooperative giovanili con incentivi come il comodato d’uso dei suoli inutilizzati. La ricognizione del numero di aziende agricole nell’ultimo periodo censuario ci indica che nell’area sono concentrate il 25,4% delle aziende totali presenti nella Provincia di . I comuni che mostrano una più chiara vivacità del settore sono Caccamo, Castelbuono, Petralia Sottana, Collesano, Gangi, Sclafani Bagni e Polizzi Generosa, con almeno 500 aziende agricole fino al numero massimo di 1773 di Caccamo.

Numero aziende agricole per Comune (2010) Comuni Numero aziende agricole (2010)

Alimena 216

Aliminusa 131 Blufi 104 Bompietro 196 Caccamo 1773 Caltavuturo 484 Castelbuono 841 Castellana Sicula 375 Collesano 770 Gangi 682 Geraci Siculo 406 Gratteri 177 Isnello 146 Montemaggiore Belsito 261 Petralia Soprana 468 Petralia Sottana 778 Polizzi Generosa 505 Pollina 430 San Mauro Castelverde 498 Scillato 145 Sclafani Bagni 506

Fonte: Censimento generale dell’agricoltura (ISTAT, 2010)

Più in particolare, l’accento posto sulle produzioni tipiche locali e l’intenzione dichiarata di puntare alla loro certificazione merita un approfondimento. Dall’Istruttoria emerge un incremento dell’indice di importanza del settore agricolo e agro-industriale nel raffronto tra i due periodi censuari (2001-2011), rivelandosi superiore alla media delle aree interne siciliane e nazionali, nonché della media generale regionale e nazionale in tutte le sue sotto-voci (Agricoltura; Industria agro-alimentare; Agro-alimentare totale). A fronte di tale dato, l’incidenza delle aziende con produzioni DOP e/o IGP è, invece, molto bassa: 0,6, quasi 2 punti al di sotto della media delle aree interne siciliane. La necessità di un aumento nella produzione di prodotti agroalimentari tipici, ampiamente descritti nel testo, nonché la loro non meno importante valorizzazione attraverso la riconoscibilità di un marchio di qualità, sembrano dunque una priorità ben fondata. Appare qui utile indagare il dato relativo alla quota di Superficie Agricola Utilizzata destinata a produzioni DOP e IGP disaggregata a livello comunale.

DOP e IGP per ettaro (2010) Vite per la produzione di uva Tutte le voci DOP e IGP Comune da vino DOC e/o DOCG (ettari) (ettari) Alimena - -

Aliminusa - - Blufi 3,42 3,42 Bompietro 0,06 0,06 Caccamo 18,5 1,5 Caltavuturo 39,76 0,2 Castelbuono 46,3 1,33 Castellana Sicula 82,21 75,21 Collesano 0,02 0,02 Gangi 0,45 0,45 Geraci Siculo 0,52 0,52 Gratteri - - Isnello - - Montemaggiore Belsito 0,2 0,2 Petralia Soprana 0,2 0,2 Petralia Sottana 15,4 3,9 Polizzi Generosa 11,2 0,2 Pollina 0,45 0,45 San Mauro Castelverde 0,6 0,6 Scillato 50,41 - Sclafani Bagni 207,23 207,23

Fonte: Censimento generale dell’agricoltura (ISTAT, 2010)

La tabella mostra come Castellana Sicula e Sclafani Bagni siano i comuni che presentano maggiormente tale caratterizzazione, connessa per lo più alla produzione di uva da vino DOC e/o DOCG. Gli altri comuni mostrano, invece, livelli che in alcuni casi sono trascurabili, in altri andrebbero indagati con più attenzione al fine di rilevare micro realtà non catturate dai dati ma comunque degne di nota. Alla luce della tabella, in un’ottica di valorizzazione di eventuali risorse già esistenti, sorprende l’assenza del vino e di attività volte alla promozione delle etichette locali tra i prodotti tipici menzionati. Un’analisi qualitativa ci avrebbe permesso qui, come in molti altri punti, di approfondire tale questione. Una menzione sugli indicatori, che andrebbero meglio specificati. Per il risultato atteso “Riconoscibilità del valore delle produzioni agroalimentari territoriali”, sarebbe probabilmente utile aggiungere un indicatore più specifico che renda conto della superficie agricola destinata a prodotti DOP e/o IGP o comunque di produzioni locali. Quanto al risultato atteso “Messa a valore dei terreni pubblici e privati non utilizzati” si ritiene che l’ultima azione indicata (“ricerca-azione per la valorizzazione dei giacimenti di biodiversità) sia più coerente sotto il precedente risultato atteso. Tra gli indicatori sarebbe utile inserire il numero di ettari assegnati a cooperative giovanili e il numero di primi insediamenti. b. Autosufficienza energetica

L’indice di specializzazione (2009) dell’area pilota, come indicato in Istruttoria, con riferimento al settore dell’“energia, gas e acqua” si attesta su un valore pari a 1,12, in linea con le aree interne siciliane (1,25) e al di sopra del valore del territorio nazionale (1,00) e di quello delle sue

aree interne (0,92). La scelta di questa opzione strategica sembra pertanto partire da una base già esistente sul territorio (come emerge anche dal Preliminare), nonché in coerenza con quanto si rileva a livello regionale. Ad eccezione di uno, tutti i comuni dell’area pilota (assieme al 90% di tutti quelli siciliani) hanno aderito al “Patto dei Sindaci” nell’impegno a superare gli obiettivi fissati per il 2020 a livello europeo e nei prossimi anni saranno chiamati a realizzare i Piani d’Azione per l’Energia Sostenibile (PAES) per l’efficienza energetica, l’utilizzo delle fonti rinnovabili e la costruzione di edifici a energia quasi zero. Nel periodo 2014-2020, la Regione disporrà di una leva finanziaria (PO FESR) di più di 500 milioni di euro di aiuti comunitari a tal scopo. In realtà, però, la Sicilia mostra una crescita di energia da fonti rinnovabili relativamente bassa rispetto alle altre regioni, molto al di sotto della media nazionale (Rapporto Energia Sicilia, 2015)1. Tale rallentamento risulta particolarmente evidente nel periodo 2012-2014 sia per le modifiche nei sistemi di incentivazione nazionali sia per i numerosi interventi regionali in materia. In termini di fattibilità, la scelta di puntare sull’energia rinnovabile richiede pertanto un’attenta analisi del quadro normativo. Visto inoltre l’accento sul settore dell’agroalimentare e la percentuale relativamente alta di superfici di aree protette sul territorio (24%, in Istruttoria), è da valutare attentamente anche il tipo di produzioni da rinnovabili sulle quali si intende investire maggiormente, poiché alcune più di altre (parchi fotovoltaici ed eolici, ad esempio) hanno un impatto non irrilevante in termini di consumo di suolo. A tal proposito, molto interessante è quanto si legge nel Preliminare a proposito del primo Parco Fotovoltaico diffuso ubicato in aree pubbliche fortemente degradate (ex discariche, impianti di sollevamento, coperture con amianto) senza consumo di nuovo suolo e la proposta di una tipologia di intervento che si sostanzi in piccoli impianti di produzione diffusa sul territorio. È fortemente auspicabile che questo punto sia tenuto ben fermo in sede di elaborazione della strategia affinché non sia resa incoerente la scelta di investire nel settore agricolo. Infine, alla luce della decisione di specializzazione “agro- alimentare” che il territorio addotta nell’ambito della SNAI, sarebbe utile una maggiore riflessione sull’energia da biomasse agricole, anche in vista dello slancio del ruolo multifunzionale che è riconosciuto al settore primario e della sostenibilità delle filiere agro- energetiche nei fondi comunitari. c. Turismo

La visione strategica dell’Area Madonita individua nel turismo culturale il fattore di valorizzazione dei caratteri distintivi dell’area: la DMC consentirà di sperimentare un’offerta turistica integrata sulla base della valorizzazione dell’ecosistema naturale, della tipicità dei prodotti (v. sez. a) e dei suoi paesaggi, della rigenerazione urbana dei borghi e dei centri storici (cfr. p. 13). In questa ottica si individuano il Parco Astronomico della Madonie, il Geopark e l’Ecomuseo come possibili attrattori turistici sia a livello nazionale che europeo, ipotizzando un tipo di turismo scientifico e culturale, ma anche naturalistico. Il testo del preliminare fa inoltre riferimento alla conclusa esperienza del villaggio Valtur di Pollina che “ha dimostrato l’esaurimento del modello turistico del villaggio vacanze, centralizzato e autoreferenziale rispetto al contesto territoriale” (p. 12). Tuttavia, secondo una notizia apparsa sul quotidiano Giornale di Sicilia il 25/06/20162, il villaggio verrà riaperto nell’aprile del 2017, essendo stato

1 http://pti.regione.sicilia.it/portal/page/portal/PIR_PORTALE/PIR_LaStrutturaRegionale/PIR_AssEnergia/PIR_DipEner gia/PIR_7159054.857606406/PIR_Datiestrumentidianalisi/PIR_Rapporto_energia_sicilia 2 http://palermo.gds.it/2016/06/25/riapre-dopo-4-anni-lex-villaggio-valtur-di-pollina-al-via-le-selezioni-per-100- assunzioni_530711/

preso in gestione da un nuovo operatore, descritto come leader del settore in Sicilia. Nell’articolo sopra citato si legge che “l’apertura sarà stagionale, da aprile a ottobre. Per quanto in contrasto con l’idea di sviluppo turistico che l’area si propone di raggiungere (come chiaramente indicato), la riapertura del villaggio si potrebbe leggere come un’opportunità per l’integrazione tra diversi modelli turistici, spesso considerati come antitetici, ma che non necessariamente lo sono. L’offerta turistica scientifico-culturale potrebbe costituire un valore aggiunto non indifferente anche per quel segmento turistico “all-inclusive” (pensiamo soltanto alle possibilità offerte dai pacchetti per le escursioni, ma non solo), al punto tale che si potrebbe pensare di non dover operare inevitabilmente una cesura netta tra i due. Si suggerisce, pertanto, di considerare e valutare le eventuali possibilità di cooperazione con grandi tour operator presenti sul territorio per concertare strategie turistiche di mutua utilità, ponendo particolare attenzione alla tutela e alla valorizzazione delle peculiarità del paesaggio madonita.