PROVINCIA DI COSENZA

PIANO GENERALE DEGLI INTERVENTI PER LA DIFESA DEL SUOLO IN

INTERVENTI DI FASE 1

PPPRRROOOGGGEEETTTTTTOOO DDDEEEFFFIIINNNIIITTTIIIVVVOOO

Interventi integrati di ripristino dell’officiosità idraulica del Fiume Trionto ed affluenti

RELAZIONE GEOLOGICA LUGLIO 2010

Il Geologo

dott. Adele Maria Caruso

∼ INDICE ∼

∼ PREMESSA ∼...... 1

∼ LINEAMENTI GEOLOGICI GENERALI ∼ ...... 3

∼ GEOMORFOLOGIA DEL BACINO IDROGRAFICO ∼...... 7

∼ CARATTERISTICHE MORFOLOGICHE DEL TRATTO FLUVIALE IN ESAME ∼ ...... 13

∼ CARATTERISTICHE IDROGEOLOGICHE ∼ ...... 15

∼ INTERVENTI LUNGO L’ASTA FLUVIALE ∼...... 18

∼ SISMICITA’ DELL’AREA ∼...... 21

EXCURSUS NORMATIVA SISMICA ...... 21 Decreti precedenti il 1984 ...... 21 O.P.C.M. n.3274 20/03/2003 ...... 21 O.P.C.M. n.3519 28/04/2006 ...... 22 D.M. 14/01/2008...... 23 ∼ INTERFERENZE P.A.I.∼ ...... 26

∼ CARATTERIZZAZIONE GEOTECNICA DI MASSIMA ∼...... 28

∼ CONCLUSIONI ∼ ...... 29

Allegati

¾ Allegato n° 1: corografia in scala 1: 5.000; ¾ Allegato n° 2: carta geologica in scala 1: 5.000 ¾ Allegato n°3: stralcio P.A.I. in scala 1:5.000 (perimetrazione aree a rischio idraulico) ¾ Allegato n°4: stralcio P.A.I. in scala 1:5.000 (erosione costiera) Relazione Geologica 1

∼ PREMESSA ∼

Lo studio geologico cui si riferisce la presente relazione, eseguito per conto dell’Amministrazione Provinciale di Cosenza, rientra nell’ambito del progetto definitivo per gli “Interventi integrati di ripristino dell’officiosità idraulica del Fiume Trionto ed affluenti”, O.P.C.M. n. 5/3741/2009 recante i “Primi interventi urgenti di protezione civile diretti a fronteggiare i danni conseguenti agli eccezionali eventi avversi che hanno colpito il territorio della regione Calabria nel mese di Gennaio 2009” e D.P.C.M. firmato in data 19/02/2010 con il quale proroga lo stato di emergenza fino al 31/01/2011 - Piano Generale degli Interventi per la Difesa del Suolo in Calabria - Prima fase.

L’indagine ha lo scopo di definire la geologia, la successione stratigrafica, le caratteristiche morfologiche ed idrologiche dell’area direttamente interessata dal progetto e di un’area più ampia sufficientemente estesa e di determinare la situazione geomorfologica del bacino idrografico del Fiume Trionto in modo da fornire indicazioni utili al corretto dimensionamento di tutte le opere inerenti il progetto sopra citato.

Rilievi ed indagini sul terreno, unitamente alle informazioni di carattere bibliografico acquisite, dedotte dalla consultazione della Carta Geologica d'Italia - scala 1:25.000 – (Capo Trionto e Calopezzati) hanno permesso di chiarire la situazione geologica di superficie e di definire i caratteri geomorfologici del sito in oggetto.

La relazione è redatta in conformità con quanto prescritto dalle norme del Decreto del Ministero LL. PP. 11-03-88 e successive integrazioni, emanato a seguito della legge sismica 02-02-1974 n. 64, si fa riferimento inoltre alla normativa sismica (D.M. del 24/01/1986, Ordinanza del P.C.M. n° 3274 del 20/3/2003, dell'Ordinanza PCM 3519 del 28 aprile 2006 dalla G.U. n.108 del 11/05/06, Norme Tecniche per le Costruzioni - NTC - DM 14/01/2008), nonché si fa riferimento al Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico (D.L. 180/98) redatto dall’Autorità di Bacino Regionale.

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Allegati Tutti i dati raccolti ed analizzati sono stati utilizzati per la stesura della presente relazione, corredata dai seguenti elaborati: ¾ Allegato n° 1: corografia in scala 1: 5.000; ¾ Allegato n° 2: carta geologica in scala 1: 5.000 ¾ Allegato n°3: stralcio P.A.I. in scala 1:5.000 (perimetrazione aree a rischio idraulico) ¾ Allegato n°4: stralcio P.A.I. in scala 1:5.000 (erosione costiera)

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∼ LINEAMENTI GEOLOGICI GENERALI ∼

La complessità geologica della Calabria è imputabile alla tormentata storia tettonica della regione; la sua struttura è costituita essenzialmente da una serie di falde cristalline denominate nell’insieme Arco Calabro e derivante dalla deformazione della crosta oceanica e continentale. Per quanto riguarda l’assetto geologico, l'unità, conosciuta in letteratura con il nome di Arco Calabro Peloritano, costituisce l'elemento di congiunzione tra il sistema orogenetico alpino-appenninico a Nord e la catena siciliano maghrebide a Sud. Le conoscenze geologiche e le principali ipotesi genetico-evolutive, sono state espresse, fino alla prima metà del secolo, da autori quali Quitzow (1935) e Staub (1951); da qui fino ai primi anni settanta si sono affermati i lavori di autori francesi con Glangeaud (1952) e successivamente con Caire et al. (1960), Grandjacquet et al. (1961), Glangeaud et al. (1962) e Dubois (1970), i quali consideravano le coltri calabresi come un fronte africano sovrascorso verso Nord su un dominio appenninico. Una variante a tale modello è quella proposta nella sintesi di Ogniben (1973) e di Amodio Morelli et al. (1976) i quali riconoscono nella Calabria centro-settentrionale la sovrapposizione della catena alpina s.s., sui domini appenninici costituiti da piattaforme carbonatiche e da bacini interposti. Infatti, a Nord del 39° parallelo, le unità tettonicamente più alte sono costituite da terreni cristallino-metamorfici di età paleozoica, derivati da crosta continentale e da unità ofiolitifere, ad affinità alpina. Le unità metamorfiche calabre sono accavallate sopra depositi prevalentemente carbonatici non metamorfici o debolmente metamorfici, riconducibili alla piattaforma campano-lucana (Amodio Morelli et al., 1976) e affioranti in alcune finestre tettoniche (Monte Cocuzzo, Monte Gono, Lamezia Terme) fino alla latitudine di Catanzaro. Nel Tortoniano superiore, in seguito all'apertura del bacino tirrenico, l'Arco Calabro diventa un elemento strutturale indipendente, sia rispetto all'Appennino meridionale a Nord che al blocco siculo-maghrebide a Sud. Infatti, è stato soggetto ad una dinamica prevalentemente estensionale che

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ne ha causato il distacco dal Massiccio Sardo-Corso (Amodio Morelli et al., 1976) e la rapida traslazione verso Sud-Est. Ad oriente dell'Arco Calabro si estende l'area oceanica ionica, datata ad oltre 60 milioni di anni (Ferrucci et al., 1991) e in buona parte consumata sotto l'edificio calabro tra il Messiniano e il Pleistocene inferiore (Patacca & Scandone, 1989, Sartori, 1989, Patacca et al., 1993). I confini dell'Arco Calabro sono tradizionalmente identificati con i grandi binari trascorrenti, rispettivamente sinistro e destro, della linea di Sangineto a Nord-Est e della linea di Taormina a Sud-Ovest. In particolare, la zona di taglio di Sangineto, ad andamento NE-SW, con caratteristiche di trascorrente sinistra, costituisce il confine tra l'Arco Calabro e l'Appennino Meridionale, e tra i terreni cristallini calabresi e quelli carbonatici appenninici e rappresenta l’elemento strutturale più importante, che limita a NW il bacino del Fiume Crati trattandosi di un sistema di faglie a prevalente direzione N30° - 40° E, immergente a SE con una inclinazione di 60°- 80° L'ultima fase di costruzione dell'Arco Calabro inizia, però, verso la fine del Pleistocene inferiore in concomitanza con il verificarsi di alcuni eventi geologici importanti: in questo periodo iniziano a formarsi gli edifici vulcanici attuali dell'Etna e delle Isole Eolie, si attivano i vulcani sottomarini di Palinuro e Marsili, la linea di Palinuro si sostituisce alla linea del Pollino quale svincolo settentrionale della microplacca calabra, mentre la direzione di trasporto tettonico passa da NW-SE a W-E. Si sviluppano nuovi sistemi strutturali orientati circa N-S, tra cui il semigraben della Valle del Crati e le grandi faglie dirette che separano il Bacino Crotonese dal Massiccio della Sila. Inizia anche una forte serie di movimenti verticali che conducono rapidamente al sollevamento di tutta la regione fino alla sua attuale configurazione fisiografica. E' opportuno sottolineare che i movimenti di risalita da 2 a 4 mm annui in Sila e in Aspromonte, (Ruggeri, 1941; Erzenzinger et al., 1973; Ghisetti e Vezzani, 1982; Moretti, 1993)" coinvolgono tutte le strutture, comprese quelle che dovrebbero essere in relativa subsidenza come il Bacino del Crati.

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L’Arco Calabro viene suddiviso in due settori separati tra loro da un allineamento strutturale poco a sud di Catanzaro che da Capo Vaticano, attraverso la valle del Mesima, si estende fino a Soverato. I due settori presentano caratteristiche strutturali e stratigrafiche differenti ed inoltre si differenziano anche per la diversa storia evolutiva, infatti il settore settentrionale presenta un’unità ofiolitica ed un metamorfismo alpino nelle unità cristalline e unità appenniniche carbonatiche sottostanti alle unità cristalline; al contrario, il settore meridionale non presenta alcuna di queste caratteristiche, ma presenta una vergenza meridionale delle falde. In particolare, il settore settentrionale è formato da una serie di falde rappresentate da rocce granitiche e da rocce metamorfiche ed ofiolitiche di alto e basso grado, che presentano piani di accavallamento e strutture caratterizzate da polarità europea. Tali falde si adagiano sulle unità carbonatiche appenniniche della Catena Costiera e del Pollino. Le unità cristalline riconosciute in tale settore sono cinque e vengono denominate:

• Unità del Frido che affiora un po’ dovunque e si presenta costituita da metabasiti associate ad ofioliti a loro volta costituite da metabasalti e serpentiniti;

• Unità di Malvito con pillow-lavas sulle quali poggia una copertura di argille silicee, radiolariti, calcari marnosi e quarzoareniti;

• Unità di Bagni a basamento filladico, con intercalazioni di micascisti, metareniti e porfiroidi con una copertura costituita da dolomie, calcari torbiditici e radiolari (l’unità affiora in Sila Piccola e nell’alta Valle del Crati);

• Unità di Castagna rappresentata da micascisti a granato, paragneiss biotitici e gneiss occhialini;

• Infine l’unità tettonicamente più elevata è quella di Polia-Copanello che affiora nel massiccio silano ed è costituta da gneiss kinzigitici con intercalazioni di anfiboliti e mataperidotiti.

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Nella zona orientale della Sila grande affiora invece l’Unità di costituita da un basamento di filladi e da una copertura terrigena carbonatica. Poggiano sull’edificio a falde, in maniera trasgressiva, i sedimenti marini e continentali del Tortoniano inferiore-Pliocene e del Pliocene medio superiore-Pleistocene. Al settore meridionale afferiscono i rilievi delle Serre e dell’Aspomonte e, proseguendo in Sicilia, i Peloritani. Si tratta di una serie di coltri granitiche e metamorfiche che si sono sovrapposte con polarità meridionale. Le unità che si rinvengono in tale settore sono:

• Unità di Longi-Taormina che rappresenta l’unità più profonda ed è costituita da un basamento e da una copertura sedimentaria terrigena ed affiora lunga il margine meridionale dei Peloritani;

• Unità di Mandanici che affiora nella porzione centrale dei Peloritani e nel settore meridionale dell’Aspromonte, l’unità è costituita da filladi, quarziti, calcascisti e metabasalti e da una copertura sedimentaria;

• Unità dell’Aspromonte rappresentata da paragneiss, micascisti con intercalazioni di anfiboliti e marmi, di età tardo-ercinica;

• Unità di Stilo affiora in posizione apicale nelle Serre meridionali e presenta un basamento costituito da paragneiss, micascisti e filladi ed una copertura costituita da una successione calcareo-dolomitica. Sull’edificio a falde si deposita, tra l’Aquitaniano ed il Langhiano, la Formazione di Stilo-Capo d’Orlando costituita da una successione di torbiditi arenaceo-conglomeratiche e arenaceo-pelitiche e argille variegate scagliose. Trasgressive poggiano sull’edificio le successioni del Tortoniano, del Pliocene inferiore e del Pliocene superiore-Pleistocene costituite da rocce sedimentarie evaporitiche e terrigene.

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∼ GEOMORFOLOGIA DEL BACINO IDROGRAFICO ∼

Il riconoscimento delle caratteristiche geologiche permette di definire l’assetto stratigrafico dei terreni presenti nell’area investigata. Vengono infatti individuate le singole unità litologiche, le modalità ed età della loro messa in posto, rapporti geometrici, definizione delle caratteristiche idrologiche. Il Trionto è un fiume della Calabria che nasce dal massiccio montuoso della Sila, nella provincia di Cosenza, e scorre verso oriente sino a sfociare nel mar Jonio dopo un percorso di circa 40 km. Il suo bacino idrografico presenta un dislivello considerevole, infatti il corso d’acqua si sviluppa tra una quota di 1150 m s.l.m. ed il livello del mare. Le sue sorgenti sono localizzate nel territorio comunale di , sull’altopiano della Sila, in località Piano del Barone. Il bacino è allungato in direzione W- E nel tratto di monte, nel tratto medio in direzione SW-NE ed infine nel tratto vallivo, fino alla foce, in direzione S-N, con la tipica forma a ventaglio arcuata ed espansa con l’apice rivolto verso valle. Il tratto montano risulta molto esteso seguito da un notevole restringimento nel tratto vallivo, imputabile all’apporto dei molteplici affluenti presenti nella zona di monte, tra cui i più importanti il torrente Laurenzana (23,5 km), il vallone Rupero (5,5 km), il vallone Basilico (6,5 km), il torrente Ortiano (13,5 km), il torrente La Manna (5 km), il torrente Vimminate (5,7 km) ed il Freddo (4,5 km). Piccolo tributario di monte tra i territori comunali di Acri e Longobucco è il vallone Fornelli, mentre nel territorio comunale di Longobucco confluiscono nell’asta principale: il vallone della Spagnola, il vallone della Difesella, il vallone dei Forgiari, il fosso Belvedere, il vallone Macrocioli, il vallone Prastio, il vallone Le Reste, il vallone Girone Grande, il vallone Pietra Cutale, il fosso Noce, il vallone Vipera, il vallone Tasso. Continuando il Trionto diviene il confine comunale tra gli abitati di e Caloveto, pertanto affluente di sinistra sono il vallone Cucci Pappa ed il vallone Franzati, nel territorio comunale di Cropalati, mentre il vallone Aromolo ed il vallone s. Giovanni sono tributari di destra nel comune di Caloveto.

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Lo spartiacque superficiale è rappresentato nel tratto montano dalle creste di Serra Capua (1185), Croce di Corato (1097), Monte Paleparto (1481), Monte Furentino (1071), mentre nel tratto collinare si ha l’allineamento delle vette di Cresta Santa Caterina (1206), Cozzo Sordillo (1649), Monte Sordillo (1568), Serra Toppale (1454), Cozzo Ferro (1225), Baia dell’Eremita (660), Monte Colonina (542). Le litologie affioranti nella parte montana del bacino idrografico sono ascrivibili al complesso igneo-metamorfico del Paleozoico. Nello specifico affiorano rocce acide intrusive a composizione variabile tra la quarzo diorite, la quarzo monzonite, la granodiorite ed il granito. Tali rocce si alterano facilmente a seguito dell’azione dilavante delle acque di ruscellamento superficiale, dell’azione termoclastica nelle aree particolarmente esposte all’irraggiamento e prive di una copertura arborea, dell’azione meccanica di disgregazione ad opera delle radici, generando, in superficie, un abbondante numero di fratture, le quali, associate localmente a dislocazioni tettoniche, generano una coltre superficiale alterata e degradata. Si rinvengono, infatti, molto spesso dei veri e propri sabbioni granitici con prevalenza di granuli di quarzo, molto permeabili. La morfologia dell’altopiano silano è caratterizzata da un susseguirsi di dossi e vallecole riempite da materiale pleistocenico, generalmente a tessitura molto fine, soffice e ricco in sostanza organica. Superata la località Difesa del Tionto, il corso d’acqua scorre incassato in ripide pareti rocciose, formando piccole anse. In corrispondenza di piccoli affluenti è possibile osservare delle conoidi di deiezione che giungono fino al greto fluviale. In prossimità del centro abitato di Longobucco, l’ammasso intrusivo è tettonicamente in contatto con l’Unità di Longobucco-Longi-Taormina, formata da una successione sedimentaria avente notevole potenza (oltre 1000 m), la quale è caratterizzata da una struttura sinclinalica con asse NW-SE ed immersione SE tra L’abitato di Longobucco e Puntadura alla confluenza con il torrente Ortiano. Dal basso verso l’alto, la serie sedimentaria è composta da:

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• Conglomerati quarzosi e quarzareniti, litoareniti, arenarie a cemento quarzoso rossi con intercalazioni pelitiche decimetriche. Si tratta di conglomerati ed arenarie tipo Verrucano che passano gradualmente a calcari e che presentano con maggiore frequenza verso l’alto, livelli pelitici rossastri; • Calcari grigio scuri passanti versa l’alto a calcari a grana più fine di notevole potenza, ben stratificati con strati decimetrici; • Marne, calcari marnosi grigi con intercalazioni di litoareniti e corpi conglomeratici lentiformi passanti localmente a brecce a matrice rossa ed arenarie stratificate; • Quarzoareniti, litoareniti e calcareniti alternate a peliti con corpi conglomeratici ed arenacei lentiformi; • Calcari marnosi sottilmente stratificati con intercalazioni pelitiche centimetriche e rare sottili intercalazioni di arenarie gradate; • Alternanza di areniti gradate (quarzoareniti, calcareniti e subordinatamente litoareniti) e peliti con livelli conglomeratici, in continuità con i sottostanti calcari, ben stratificate, in strati da 30 e 60 cm. I terreni dell’Unità di Longobucco-Longi-Taormina sono localmente ricoperti da sedimenti alluvionali antichi e recenti. Quelli più antichi sono sollevati a quote più elevate dall’attuale fondovalle e si presentano grossolane con blocchi granitici, anche di notevoli dimensioni associati a ghiaie e ciottoli. Le alluvioni recenti, hanno un minor spessore, sono meno addensate e occupano l’alveo di piena del Trionto. La presenza a quote topograficamente più elevate rispetto al fondo alveo di sedimenti fluviali terrazzati è da imputare all’uplift regionale: un rapido sollevamento che genera una rete di incisioni torrentizie con alvei in erosione giovanile, che sottendono bacini caratterizzati da versanti molto acclivi spesso interessati da movimenti gravitativi. I processi erosivi in atto tendono a smantellare i materiali dalle pendici dei versanti, i quali poi successivamente vengono veicolati verso i corsi d’acqua. Questi ultimi sono caratterizzati da un notevole trasporto solido, ne consegue una marcata

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tendenza al sovralluvionamento, con formazione di alvei stretti ed incassati nella zone montane e larghi e rettilinei nei tratti vallivi. A partire dalla confluenza con il torrente Ortiano fino in prossimità dei centri abitati di Cropalati e Caloveto, affiora il basamento metamorfico scistoso filladico caratterizzato da un notevole contenuto di clorite e sericite, spesso carbonioso ascrivile all’Unità di Bocchigliero, che da luogo ad una morfologia tormentata da fenomeni franosi lungo la vallata del Trionto ed dell’Ortiano. Procedendo verso valle, lungo il corso d’acqua del Trionto, si passa ad una nuova deposizione sedimentaria che rimane tale fino alla foce. Dal Miocene superiore e per tutto il Pliocene inferiore, infatti il bacino è stato colmato dai depositi del Complesso Postorogene. Alla base della formazione, affiorante in corrispondenza del centro abitato di Cropalati vi è la formazione Arenaceo-conglomeratica potente circa 70 m, con elementi di rocce cristalline di diametro variabile, fino ad 1 m. Le sabbie sono di colore giallastro con composizione arcosica e riferibile ai prodotti di alterazione del basamento silano. Nella successione sedimentaria alla formazione Arenaceo-conglomeratica segue quella delle Argille marnose con sottili intercalazioni di sabbie gradate, avente spessore di circa 140 m nella valle del Trionto. Le argille frequentemente danno luogo a movimenti gravitativi. Lungo la sponda destra e sinistra del Trionto fino in località S. Antonio in destra idrografica e il località Bisciglia in sinistra, affiora il complesso delle argille policrome di aspetto caotico, con blocchi, strati e olistoliti di vari tipi litoligici, le quali frequentemente presentano delle inclusioni di gesso, marne fogliettate tripolacee e strati arenacei. Lungo la strada provinciale posta in destra idrografica del Trionto è possibile osservare, in tali litologie, fenomeni di erosione idrica diffusa e movimenti gravitativi in atto i quali si innescano a causa dell’infiltrazione delle acque meteoriche all’interno dei sedimenti argillosi. Lungo i versanti frequenti si osservano infatti corpi rotondeggianti e avvallamenti sparsi, dove la coltre alterata, a causa dell’infiltrazione d’acqua che tende ad aumentare le pressioni interstiziali

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con conseguente diminuzione delle forze di taglio, dando luogo a smottamenti superficiali. Si tratta di vere e proprie deformazioni plastiche che impegnano interi pendii i quali scorrono con grande lentezza, ma con continuità, come un liquido viscoso, suddividendosi in varie parti caratterizzate da diversa velocità che si sovrappongono fino a che non avviene il deposito a valle, dove i materiali sono completamente caoticizzati, e si arrestano assestandosi con ulteriori piccoli movimenti. L’aspetto tipico di questo paesaggio è una superficie molto ondulata con sparsi piccoli avvallamenti, dove abbonda il pietrame di varia pezzatura proveniente dallo scompaginamento di intercalazioni lapidee, successivamente dilavate dalle acque superficiali. Dalla località S. Antonio fino alla Fornace, in località Sorrento, in destra idrografica del Trionto, affiorano invece delle arenarie tenere brune, ben stratificate, con intercalazioni di marne e marne siltose spesso contenenti cristalli di selenite. Proseguendo fino alla SS106 e alla ferrovia affiorano i termini litologici pliocenici. Si tratta di argille plioceniche grigio-azzurre, deposte in un ambiente marino a bassa energia, contenenti sottili intercalazioni di sabbie e silts. Esse presentano una scarsa resistenza all’erosione e, possono dar luogo, in condizioni umide, a movimenti ad un paesaggio caratterizzato da rilievi collinari dolci, con forme arrotondate frequentemente soggette a fenomeni di erosione idrica diffusa talora incanalata con tipiche forme calanchive. Nel tratto vallivo il Trionto presenta un ampio letto alluvionale ciottoloso i cui elementi sono in prevalenza metamorfici (foto 1) e

Foto 1 – particolare delle alluvioni del fiume subordinatamente calcarei. Trionto

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L’asta principale divaga, tipicizzandosi in fiumara, dall’ampio letto alluvionale e con piccoli rami che serpeggiano tra i sedimenti ciottolosi. A causa dell’elevata permeabilità del materasso alluvionale, nei periodi estivi, il corso d’acqua percorre l’ultimo tratto in subalveo, emergendo in prossimità della linea di costa. Il materiale eroso nelle zone montane, va ad alimentare il corso d’acqua, il quale nel tratto compreso tra il ponte a valle dell’abitato di Cropalati e la foce è caratterizzato da un notevole trasporto solido, con fenomeni di sovralluvionamento causando il riempimento delle briglie e, per alcune, l’interramento. Il corso d’acqua, infatti, per un lungo tratto, fino al mare, presenta una sistemazione idraulica composta da una serie di briglie aventi diversa altezza e, in alcuni punti presenta anche di difese spondali in muri in cls a protezione di fabbricati e/o di strade.

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∼ CARATTERISTICHE MORFOLOGICHE DEL TRATTO FLUVIALE IN ESAME ∼

Il corso d’acqua nel tratto indagato si tipicizza in fiumara, dall’ampio letto alluvionale, costituito da un materasso ghiaioso e ciottoloso, con presenza anche di grossi blocchi cristallini aventi forma arrotondata a causa del trasporto per rotolìo. La forma dell’alveo fluviale nel tratto montano è di tipo sinuoso con strette barre laterali che si formano in alcuni punti, soprattutto in corrispondenza Foto 2 – alveo del Trionto a monte del centro delle zone dove diminuisce il abitato di Cropalati gradiente idraulico e la corrente ha la possibilità di depositare il materiale eroso e trasportato in sospensione; la morfologia dell’asta fluviale nel tratto montano (foto 2) è fortemente controllata dalla geologia e condizionata dalla stretta

Foto 3 – alveo del Trionto nel tratto di valle interconnessione tra processi fluviali e processi di versante. Nel tratto vallivo il corso d’acqua si presenta sotto forma di canali intrecciati, in cui l’alveo è frequentemente suddiviso da barre longitudinali in due o più canali (foto 3). L’evoluzione verso un corso d’acqua di tipo anastomizzato si osserva verso la foce dove oltre alle numerose barre longitudinali sono presenti anche delle isole stabilizzate dalla vegetazione a forma di losanga, con presenza di canali stretti, separati tra di loro da porzioni di pianura inondabile. Nell’area di foce in particolare, l’asta fluviale si suddivide in due o più canali separati da barre longitudinali caratterizzati da una tipica vegetazione dei

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greti fluviali di tipo igrofilo, presente anche in sinistra idrografica, con la formazione di un vero e proprio boschetto ripariale. Il tratto fluviale in esame risulta sovralluvionato in seguito ad eventi franosi e fenomeni erosivi intensi che caratterizzano il suo bacino idrografico. Infatti gli apporti solidi in seguito ai fenomeni gravitativi e/o erosivi che caratterizzano i versanti a substrato dapprima cristallino, e poi scendendo verso valle calcareo, metamorfico e sedimentario, hanno fatto sì che le briglie presenti lungo l’intero tratto indagato, abbiano perso la propria funzionalità. Se si osservano attentamente la serie di briglie posizionate tra la località Foresta e la località Pantano Martucci, in prossimità della foce, si nota come le stesse siano ricolme di materiale proveniente da monte e come i depositi alluvionali abbiano livellato l’alveo. Il regime idrografico del corso d’acqua è di tipo torrentizio, con alveo ingrossato in seguito ad eventi meteorici importanti. Le precipitazioni medie annuali registrate dalla stazione di nel periodo di riferimento 1922- 2001 sono pari a 742 mm. Il Trionto è un corso d’acqua, soprattutto nel tratto fociale, caratterizzato nel passato da frequenti eventi di piena di seguito brevemente sintetizzati: ¾ 17/03/1926 allagamenti lungo la pianura costiera con 266 m di pioggia caduti e registrati nella stazione pluviometrica di Cropalati; ¾ 10/03/1943 violento nubifragio con riattivazione lungo il litorale ionico di molte frane; ¾ 30/12/1951 nubifragio che ha colpito la parte medio-alta del bacino con interruzioni stradali per il riattivarsi di movimenti franosi; ¾ 20/11/1957 nubifragio con danni, crolli e frane. Il Trionto ha esondato allagando migliaia di ettari di terreno.

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∼ CARATTERISTICHE IDROGEOLOGICHE ∼

L’idrogeologia dell’area è determinata dai rapporti stratigrafici esistenti tra i litotipi a contatto, dalle loro natura geologica e dalle caratteristiche idrologiche, ovvero dal grado e tipo di permeabilità e dalla porosità. Infatti, sulla base del rilevamento geologico e dalle conoscenze generali sull’idrodinamica sotterranea dei depositi in esame, sono state individuate le caratteristiche idrologiche. In particolare nell’area in esame è stato riconosciuto un complesso idrogeologico principale che caratterizza l’asta fluviale e la pianura alluvionale/costiera, classificato come complesso alluvionale. Ai margini dell’area indagata e nel bacino idrografico del Trionto affiorano termini litologici differenti ai quali corrispondono quattro complessi idrogeologici: ¾ Complesso igneo-metamorfico; ¾ Complesso calcareo-marnoso; ¾ Complesso arenaceo; ¾ Complesso argilloso. Il complesso igneo-metamorfico che si individua nell’area montana del bacino ed in corrispondenza dell’Unità di Bocchigliero, è caratterizzato da una circolazione idrica sotterranea piuttosto effimera legata essenzialmente alle acque di precipitazione che circolano all’interno delle fratture della roccia. La porosità dei litotipi risulta medio-bassa ed è relativa alla parte superficiale alterata ed allentata in quanto, la roccia è molto degradata, e si presenta sottoforma di una coltre argilloso-sabbiosa di colore grigiastro in corrispondenza dei termini litologici scistoso filladici, mentre in corrispondenza dei termini granitici la coltre si presenta sotto forma di un vero e proprio sabbione granitico. La permeabilità anch’essa bassa è relativa alle fratture beanti presenti nella porzione superficiale dell’ammasso roccioso, mentre in profondità, a causa del carico litostatico, le fratture sono chiuse e l’acqua non può circolare all’interno delle stesse. Il recapito preferenziale delle acque sotterranee avviene in corrispondenza delle incisioni della superficie topografica con quella piezometrica e dunque

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lungo i fossi e i valloni presenti nell’area. La ricarica dell’acquifero è rappresentata dalle acque di precipitazione meteorica. Il complesso calcareo-marnoso è tipico dell’Unità di Longobucco caratterizzato da rocce alterate e fratturate in seguito a movimenti tettonici. In tali litotipi le aliquote d’acqua di infiltrazione efficace sono prevalenti in corrispondenza delle fratture esistenti, mentre in corrispondenza dei termini litologici marnosi le aliquote d’acqua di ruscellamento superficiale, hanno il sopravvento. La porosità efficace di tale complesso assume valori piuttosto bassi, in quanto è legata alla densità e alle caratteristiche di fessurazione, all'ampiezza delle stesse, all'esistenza o meno di fenomeni di ampliamento, intasamento e ricementazione. La permeabilità dell'acquifero risulta media, legata alla presenza di fessure beanti superficiali. Il complesso arenaceo localizzato nei pressi degli abitati di Cropalati e Caloveto, è caratterizzato da una porosità interconnessa sufficientemente elevata garantita dalla presenza dei granuli sabbiosi a causa dell'alterazione della componente arenacea. Può essere considerato un acquifero a permeabilità mista ovvero per porosità e fessurazione. La permeabilità risulta generalmente bassa, in quanto le acque di infiltrazione circolano solo nella coltre superficiale alterata, dove il grado di fatturazione è più spinto. Si tratta, tuttavia, di falde idriche di potenzialità molto limitata. Nel complesso argilloso la morfologia piezometrica si adatta a quella topografica e risulta piuttosto superficiale e di scarsa entità legata essenzialmente alle precipitazioni meteoriche. La porosità risulta medio-alta in quanto, trattandosi di un acquifero a tesssitura fine (argillosa e/o siltosa), i vuoti rimangono liberi e non occupati da altre particelle più fini. La permeabilità per porosità risulta trascurabile, infatti prevalgono le aliquote d’acqua di ruscellamento superficiale a scapito di quelle di infiltrazione efficace le quali riescono a penetrare solo in corrispondenza della coltre alterata e degradata, generando movimenti franosi diffusi. Il complesso alluvionale è tipico della coltre alluvionale, dove le acque sotterranee sono intrappolate tra i sedimenti clastici trasportati e depositati dal corso d’acqua. Si tratta di depositi eterogenei perché la sedimentazione

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fluviale è rapida e discontinua con condizione di sedimentazione variabile. Gli acquiferi alluvionali sono infatti caratterizzati dalla giustapposizione disordinata di termini litoligici di varia granulometria, aggregati in lenti allungate nel senso della corrente che le ha depositate. In corrispondenza della piana alluvionale dove i sedimenti tipicamente fluviali su interdigitano con quelli costieri, la circolazione idrica sotterranea può avvenire per falde sovrapposte, con deflusso preferenziale dell’acqua nei litotipi a più alto grado di permeabilità relativa. Le diverse falde possono essere quasi sempre ricondotte ad un’unica circolazione idrica perché i sedimenti hanno moltissime soluzioni di continuità. L’acquifero viene alimentato prevalentemente in maniera diretta, ovvero dalle precipitazioni, mentre sono da escludere travasi sotterranei per la presenza a monte di complessi idrogeologici con i quali il serbatoio alluvionale è separato da un limite idrogeologico di tamponamento.

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∼ INTERVENTI LUNGO L’ASTA FLUVIALE ∼

Per una corretta sistemazione idraulica del corso d’acqua, al fine di ripristinare l’officiosità idraulica del fiume Trionto nella zona valliva, compresa tra il ponte sulla SS 531 tra il km 11 ed il km 12, nei pressi del campo pozzi esistente e la zona fociale, si renderà necessario procedere ad una risagomatura dell’asta fluviale in alcuni punti già individuati nel progetto preliminare. In particolare i tratti in cui il fiume Trionto dovrà essere risagomato, cercando di rendere rettilineo il corso d’acqua o comunque diminuire l’andamento sinuoso, al fine di evitare danneggiamenti lungo le sponde e pericolose esondazioni in seguito ad eventi alluvionali eccezionali, sono localizzati a valle del ponte della SS 531 tra il km 11 ed il km 12 nei pressi del campo pozzi (foto 4), in località Foresta (foto 5) ed in località Pantano

Foto 4 – zona da risagomare (loc. campo pozzi) Foto 5 – zona da risagomare (loc. Foresta)

Foto 6 – zona da risagomare (area di foce) Foto 7 – zona da arginare con riporto di materiale (area di foce)

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Martucci nei pressi della foce (foto 6). La riprofilatura dell’alveo, con l’eventuale taglio della vegetazione che ostacola il regolare deflusso della corrente idrica, favorirà il ripristino delle condizioni di moto laminare del deflusso delle acque del fiume Trionto. Inoltre la movimentazione del sedimento in alveo verso la destra idraulica (foto 7), in prossimità della foce, al fine di ricondurre il deflusso in condizioni di magra o di piena moderata verso l’alveo principale originario e di proteggere la difesa spondale, andranno a vantaggio della sicurezza, mitigando il rischio di esondazione nell’area fociale. Occorre evidenziare che, in tale tratto, un’opportuna riprofilatura del corso d’acqua potrebbe ricreare un profilo d’equilibrio tale da garantire la corretta funzionalità dell’asta fluviale ed evitare, così a valle, eventuali esondazioni durante gli eventi di piena del Trionto per effetto del sovralluvionamento dell’alveo. La riprofilatura dovrà avvenire tenendo conto che, il bacino montano del corso d’acqua in esame, è caratterizzato da numerosi fenomeni franosi e dunque, da una certa instabilità dei versanti, pertanto sarà necessario effettuare l’intervento mantenendo una certa distanza dalle sponde, effettuando lo svuotamento solo nel tratto centrale del corso d’acqua e riprofilando accuratamente mantenendo un certo gradiente tra il punto di monte ed il punto di valle, dunque cercando di mantenere inalterato l’originario gradiente topografico. Lo svuotamento, inoltre non dovrà essere effettuato a ridosso delle soglie esistenti, al fine di evitarne il danneggiamento e l’instabilità. Altro intervento previsto in località Foresta è la ricostruzione di un paramento arginale in sinistra idrografica, abbattuto dalla corrente durante un evento di piena e il ripristino parziale di una soglia (foto 8). In località Sorrento, nei pressi di Foto 8 – soglia da ricostruire (loc. Foresta) una cava di inerti (foto 9) è

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prevista una savanella non rivestita al fine di allontanare il talweg dalla sponda destra, in corrispondenza della quale, in seguito ad un evento di piena, il fiume potrebbe insinuarsi tra l’argine maestro e l’argine realizzato a protezione di una condotta in disuso e creare un potenziale rischio per l’abitato di Mirto, collocato più a valle. In prossimità del canile comunale, nei pressi del ponte sulla SS106 Jonica (foto 10), sulla sponda sinistra è prevista la realizzazione di pennelli trasversali in gabbioni, al fine di proteggere le sponde e le strutture presenti dal forte potere erosivo della corrente. Nel punto sopra menzionato infatti l’alveo attuale erode la sponda con rottura, in alcuni punti dei paramenti arginali.

Foto 9 – zona in cui verrà realizzata una Foto 10 – zona in cui verranno realizzati dei savanella (loc. Sorrento) pennelli (loc. canile comunale)

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∼ SISMICITA’ DELL’AREA ∼

EXCURSUS NORMATIVA SISMICA

Decreti precedenti il 1984 Da un punto di vista sismico, ai sensi e per gli effetti della L. 2 febbraio 1974, n. 64 e successive integrazioni, i territori vengono definiti in base al grado di sismicità “S” (S=12, S=9, S=6, non classificato). Dopo il terremoto dell’Irpinia del 1980, il CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) ha proposto una riclassificazione sismica dei comuni basata sugli effetti di possibili terremoti futuri. Questo studio suddivide i comuni italiani in tre categorie nell’ambito delle quali si applicano differenti norme costruttive.

O.P.C.M. n.3274 20/03/2003 Ai sensi dell’ordinanza 3274 del P.C.M. del 20 marzo 2003 viene effettuato un ulteriore aggiornamento degli elenchi dei comuni sismici individuando quattro zone sismiche, in base al valore di accelerazione orizzontale di ancoraggio dello spettro di risposta elastico. La proposta di riclassificazione sismica nazionale riformula le classi di categorie sismiche ed inserisce una categoria in più per quanto riguarda l’intensità sismica di progetto. Infatti, nella classificazione del 2003, riportata nell’O.P.C.M. n° 3274/03, la sismicità è definita mediante quattro zone, numerate da 1 a 4. Ciascuna di tali zone viene contrassegnata da un diverso valore del parametro ag con probabilità di superamento del 10% in 50 anni (accelerazione orizzontale massima su suolo di categoria A). Di seguito viene fornita una tabella riepilogativa riferita alle Categorie sismiche secondo le precedenti classificazioni, secondo l’ordinanza 3274 del 20 marzo 2003 e la massima intensità registrata estrapolata dal sito http://emidius.mi.ingv.it a cura di D. Molin, M. Stucchi e G. Valensise, valutata a partire dalla banca dati macrosismici del GNDT e dai dati del Catalogo dei Forti Terremoti in Italia di ING/SGA.

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Categoria secondo Categoria Zona ai la classificazione secondo la sensi del Comuni Imax precedente (Decreti proposta del O.P.C.M. n° fino al 1984) GdL del 1998 3274/2003

II II 2 9 Mirto Crosia

II II 2 ≥10 Rossano

II II 2 9 Caloveto

Tab. 1 – Dati sismici riferiti al territorio comunale di Mirto Crosia, Rossano e Caloveto

O.P.C.M. n.3519 28/04/2006 Il successivo testo dell'Ordinanza PCM 3519 del 28 aprile 2006 dalla G.U. n.108 del 11/05/06 fissa i "Criteri generali per l'individuazione delle zone sismiche e per la formazione e l'aggiornamento degli elenchi delle medesime zone". In relazione alle norme tecniche per le Costruzioni (NTC) approvate con D.M. delle infrastrutture e dei trasporti del 14/09/2005 sono individuate 4 zone, caratterizzate da 4 valori di accelerazione (ag) orizzontale massima convenzionale su suolo di tipo A, ai quali ancorare lo spettro di risposta elastica. Ciascuna zona è individuata mediante valori di accelerazione massima al suolo (ag) con probabilità di superamento del 10% in 50 anni, riferiti a suoli rigidi caratterizzati da Vs30> 800 m/s secondo lo schema seguente:

Accelerazione con probabilità di ZONA VALORE DI a superamento pari al 10% g in 50 anni

1 0,25 < ag ≤ 0,35 g 0,35 g

2 0,15 < ag ≤ 0,25 g 0,25 g

3 0,05 < ag ≤ 0,15 g 0,15 g 4 ≤ 0,05 g 0,05 g Tab. 2 - valori di accelerazione massima al suolo con probabilità di superamento del 10% in 50 anni

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D.M. 14/01/2008 Con il Decreto Ministeriale del 14 gennaio 2008 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 29 del 4 febbraio 2008 ed emanato dal Ministero delle Infrastrutture, di concerto con il Ministero dell’Interno ed il Capo Dipartimento della Protezione Civile sono state approvate le nuove Norme Tecniche per le Costruzioni. Le nuove Norme Tecniche Per le Costruzioni (NTC) DM 14/01/2008 introducono il concetto di pericolosità sismica di base in condizioni ideali di sito di riferimento rigido con superficie topografica orizzontale. La “pericolosità sismica di base”, nel seguito chiamata semplicemente pericolosità sismica, costituisce l’elemento di conoscenza primario per la determinazione delle azioni sismiche da applicare alle costruzioni e alle strutture connesse con il funzionamento di opere come i metanodotti. La recente normativa supera, di fatto, l’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 marzo 2003 “Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica” (GU n. 105 del 8.5.2003) e successiva OPCM n. 3316 del 2 ottobre 2003 (GUn. 236 del 10.10.2003) contenente modifiche ed integrazioni alla precedente Ordinanza per la quale i comuni del territorio nazionale erano suddivisi in quattro zone sismiche, ognuna individuata secondo valori di accelerazione di picco orizzontale del suolo (ag), con probabilità di superamento del 10% in 50 anni. In base alle Norme Tecniche del 2008 l'azione sismica di riferimento è definita per ogni sito sulla base delle sue coordinate. Le zone sismiche hanno significato da un punto di vista amministrativo; le Regioni che volessero aggiornare l'elenco dei comuni in zona sismica, in base all'OPCM 3519/2006 devono fare riferimento alla mappa di pericolosità. La parte relativa alla determinazione delle azioni sismiche (allegati A e B) rappresenta una delle principali novità del nuovo testo normativo: definitivamente abbandonato il concetto di “Zone Sismiche”, il documento introduce un nuovo metodo di calcolo che considera la maglia elementare

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di riferimento come più preciso parametro per la classificazione sismica del territorio. Inoltre, anche la conoscenza di eventi sismici remoti consente di meglio stimare le accelerazioni di picco al suolo (ag) i fattori amplificativi degli spettri (Fo) ed i periodi Tc* relativi a ciascun possibile sito, ovvero i tre parametri da cui discende lo spettro di risposta usato nella determinazione delle azioni sismiche. Il territorio nazionale ora viene catalogato con ben 10751 punti disseminati in modo omogeneo sul territorio nazionale. La maglia tipica è grosso modo quadrata con lato di 5,5Km circa, quindi si è in grado di determinare dato un certo punto geografico, quale terremoto ha una certa probabilità di verificarsi, e per farlo usiamo il reticolo di punti anzidetto. La rappresentazione grafica dello studio di pericolosità sismica di base dell’INGV, da cui è stata tratta la tabella A1 delle NTC, è rappresentate da mappe di pericolosità Sismica del Territorio Nazionale, espressa in termini di accelerazione massima del suolo in funzione della probabilità di eccedenza nel periodo di riferimento considerato. Le Norme Tecniche utilizzano gli stessi nodi su cui sono state condotte le stime di pericolosità sismica da parte di INGV. Nello specifico, al fine di individuare gli spettri di risposta rappresentativi delle componenti orizzontali e verticali delle azioni sismiche di progetto del territorio indagato, è stato utilizzato un programma di calcolo (Spettri NTC) supportato da Exel, i cui risultati, riferiti ad uno stato limite, sono riportati in tabella e fanno riferimento ad una vita nominale della costruzione pari a Vn=50 e ad una classe d’uso Cu=1. Questi risultati, calcolati con un programma che fa riferimento alle coordinate del punto in esame, potranno essere confrontati con quelli relativi alle indagini sismiche che verranno eseguite direttamente in sito. La categoria di sottosuolo utilizzata è la “E”, ovvero terreni dei sottosuoli di tipo C o D per spessore inferiori a 20 m, posti sul substrato di riferimento con valori di Vs30 superiori a 800 m/s, mentre per il fattore topografico viene indicata la categoria T1 ovvero superficie pianeggiante.

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Stato limite TR ag F0 Tc*

SLO 30 0,053 2,338 0,281 SLD 50 0,070 2,335 0,312 SLV 475 0,202 2,388 0,369 SLC 975 0,267 2,430 0,387 Tab. 3 – Tabella dei parametri spettrali prossimi relativi al punto di coordinate 39,573309 – 16,759684, riferita alla località Sorrento nel territorio comunale di Mirto Crosia, dove TR = tempo di ritorno; ag = accelerazione orizzontale massima del terreno del bedrock con superficie orizzontale; F0 = valore massimo del fattore di amplificazione dello spettro in accelerazione orizzontale; Tc = periodo di inizio del tratto a velocità costante dello spettro in accelerazione orizzontale

Stato limite TR ag F0 Tc*

SLO 30 0,051 2,334 0,284 SLD 50 0,067 2,345 0,314 SLV 475 0,194 2,393 0,370 SLC 975 0,258 2,423 0,386 Tab. 4 – Tabella dei parametri spettrali prossimi relativi al punto di coordinate 39,605549 – 16,758139, nel territorio comunale di Rossano nei pressi del canile municipale, dove TR = tempo di ritorno; ag = accelerazione orizzontale massima del terreno del bedrock con superficie orizzontale; F0 = valore massimo del fattore di amplificazione dello spettro in accelerazione orizzontale; Tc = periodo di inizio del tratto a velocità costante dello spettro in accelerazione orizzontale

Stato limite TR ag F0 Tc*

SLO 30 0,051 2,334 0,284 SLD 50 0,066 2,348 0,314 SLV 475 0,192 2,396 0,370 SLC 975 0,256 2,421 0,386 Tab. 5 – Tabella dei parametri spettrali prossimi relativi al punto di coordinate 39,623332 – 16,7556529, nel territorio comunale di Rossano nell’area di foce del Trionto, dove TR = tempo di ritorno; ag = accelerazione orizzontale massima del terreno del bedrock con superficie orizzontale; F0 = valore massimo del fattore di amplificazione dello spettro in accelerazione orizzontale; Tc = periodo di inizio del tratto a velocità costante dello spettro in accelerazione orizzontale

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∼ INTERFERENZE P.A.I.∼

Il Piano Stralcio di Bacino per l’assetto idrogeologico (PAI) previsto dal D.L. 180/98 (Decreto Sarno) è finalizzato alla valutazione del rischio di frana ed alluvione ai quali la Regione Calabria, per la sua specificità territoriale (730 Km di costa), ha aggiunto quello dell’erosione costiera. E’ stato approvato con Delibera della Giunta regionale n.900 del 31/10/2001. Dall’analisi delle interferenze delle aree a rischio idraulico censite dall’Autorità di Bacino della Calabria e le opere in progetto, emerge che l’alvo fluviale interferisce con un’area a rischio idraulico R4 associata alla fiume Trionto (Fig. 1-2-3-4). Inoltre in corrispondenza della zona di foce ed in località Foresta viene segnalato, al di fuori degli argini, nella piana alluvionale/costiera, un’area a rischio idraulico R2. In corrispondenza del canile comunale, a valle della SS106 ed in destra idrografica il rischio idraulico è pari ad R2, mentre in sinistra idrografica oltre il canile, a monte della SS106, il rischio idraulico è pari ad R1.

Fig. 1 - Stralcio carta rischio idraulico Fig. 2 - Stralcio carta rischio idraulico località Campo Pozzi località Sorrento

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Fig. 3 - Stralcio carta rischio idraulico in prossimità del canile comunale

Fig. 4 - Stralcio carta rischio idraulico della zona di foce

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∼ CARATTERIZZAZIONE GEOTECNICA DI MASSIMA ∼

I depositi fluviali presenti lungo l’asta del Trionto presentano un diametro variabile da centimetrico a decimetrico, con massi sparsi anche dell’ordine del metro con forma rotondeggiante. Per la caratterizzazione geotecnica dei litotipi fluviali si è fatto riferimento a lavori esistenti sull’area di studio e ai parametri di letteratura geologica, in quanto si è reso opportuno non eseguire delle indagini dirette in situ sia perché i parametri ottenuti sui depositi alluvionali grossolani potrebbero essere falsati a causa dell’elevata resistenza alla penetrazione del sistema aste-punta o del numero elevato di colpi derivanti da una S.P.T., sia perché le opere strutturali in progetto sono di tipo flessibile o prefabbricate e in nesun caso riguardano opere in c.a. A tal proposito vengono elencati in maniera sintetica gli interventi da eseguire: pennelli in gabbioni, paramento in cls a protezione delle sponde, parziale ricostruzione di una soglia, risagomatura dell’alveo. Tuttavia in fase esecutiva, qualora dovesse mutare la progettazione delle opere strutturali, si renderà necessario calibrare la caratterizzazione geotecnica, con l’eventuale esecuzione di indagini geognostiche. I parametri geotecnici dei sedimenti fluviali possono essere così sintetizzati:

γ Cu LITOTIPI Φ (°) (g/cm3) (Kg/cm2)

Depositi alluvionali ciottolosi-ghiaiosi 1,8 30 0

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∼ CONCLUSIONI ∼

Dall'analisi di superficie effettuata tramite fotointerpretazione, dalla consultazione della cartografia di base, dai sopralluoghi diretti in campo, sono stati delineati gli elementi geologici, stratigrafici, morfologici, idrogeologici dell’area in esame. In particolare risulta che il corso d’acqua in esame è caratterizzato da un esteso bacino idrografico il quale è delimitato da versanti molto acclivi lungo il tratto montano, mentre nel tratto vallivo a partire dal centro abitato di Cropalati, il fiume Trionto si tipicizza in fiumara dall’ampio letto alluvionale caratterizzato da un materasso alluvionale ghiaioso-ciottoloso, con grossi massi di natura cristallina, più raramente calcarea. Lungo l’asta fluviale è possibile osservare numerosi fenomeni franosi che coinvolgono, alle volte, anche interi pendii spesso dovuti a fenomeni di scalzamento al piede da parte del corso d’acqua; si osservano inoltre spettacolari conoidi di deiezione allo sbocco dei torrenti nella valle principale, con la tipica forma a ventaglio e numerosi fenomeni di erosione idrica superficiale che caratterizzano i versanti privi di un’adeguata copertura arborea e arbustiva. Caratteristica peculiare del fiume Trionto è il sovralluvionamento dell’alveo, il quale risulta alimentato periodicamente dalle numerose frane che caratterizzano il suo bacino idrografico, il che si traduce con un notevole trasporto solido ed il conseguente interramento delle opere di difesa trasversale. Infatti le numerose briglie dislocate lungo l’intero corso d’acqua risultano o parzialmente danneggiate o ricolme di materiale alluvionale, perdendo così la propria funzionalità. Per garantire il regolare ed efficiente deflusso del corso d’acqua e ripristinare la funzionalità delle opere esistenti, occorrerà risagomare, l’asta fluviale, mantenendo inalterato il gradiente clivometrico generale esistente e conservando una distanza di sicurezza dalle sponde, al fine di evitare condizioni di precaria instabilità dei versanti in seguito alla rimozione del materiale alluvionale, soprattutto in località campo pozzi, dove i versanti a substrato miocenico sono a ridosso del corso d’acqua e la strada si

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sviluppa a mezza costa. La risagomatura dell’alveo, con lo scortico superficiale e con l’eventuale taglio della vegetazione che ostacola il regolare deflusso della corrente idrica, servirà a ripristinare le condizioni di moto laminare del deflusso delle acque del fiume Trionto e a mitigare pertanto il rischio di esondazioni, soprattutto nell’area fociale, a vantaggio della sicurezza. Gli altri interventi previsti nel progetto per ristirare l’officiosità idraulica del fiume Trionto riguardano la parziale ricostruzione di una soglia e il ripristino di un paramento arginale in località Foresta. In corrispondenza della località Sorrento, nel territorio comunale di Crosia nei pressi di una cava di inerti, verrà realizzata una savanella opportunamente dimensionata in seguito allo studio idraulico, al fine di centralizzare il corso d’acqua ed allontanarlo il più possibile dalla destra idrografica dove, in seguito ad eventi di piena, potrebbero crearsi le condizioni di rischio per le zone vallive sottostanti. Infine in prossimità del canile comunale di Rossano, in sinistra idrografica, verranno realizzati dei pennelli in gabbioni a protezione della sponda. Considerate le opere strutturali flessibili e prefabbricate in progetto si è ritenuto opportuno non eseguire una campagna d’indagine, pertanto i parametri geotecnici vengono desunti dalla bibliografia così come indicato nel paragrafo della caratterizzazione geotecnica di massima. Gli accorgimenti sopra indicati e le opere previste in progetto, se realizzati in tempo breve durante il periodo di magra del fiume e se opportunamente eseguiti, riusciranno a mitigare il rischio di esondazione del fiume Trionto nel tratto indagato, censito dall’Autorità di Bacino Regionale con area rischio idraulico R4.

Montalto Uffugo, luglio 2010 Il geologo

Dott. Adele Maria CARUSO

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ALLEGATI LOCALITA’ CAMPO POZZI 1 3 1 123.6 . 6

12 9. 8 129.9 S A 1 N COROGRAFIA 50 129.7 T ' I 124.7 1 3 6 1 . 3. 7 S 13 1 3 3 . 275 I 3 D O 127.0 213.4 17 R 5 124.7 O

2

5

9

. 126.1

7

5

1 0 211.6 157. 8

7 . 5 5 1

23 7.6 213.0

.

6

3 2 153.8

4

.

6

3 2 174.1 127.7 127.9

207.8 8 . 0 3 1

1 5 7 .

2 1

1

6

. 301.4 7 126.4

2 15 . 6 214.5

8 . 7 1 230.6 2 172.7 AREA RISAGOMATURA 129.3 13 1. 7 320.3 175 164.2 129.1 129.5

7

.

2

323.3 3

1

2

.

3

3

1

2 2 6 3 6 7 6 . 2 . 3 7 263.7 245.4 220.7 00 2

5 2

211.7 7 . 253.3 7 2 3 5 1 173.8 176.2

1 36 1 . 8 40 222.4 . 4 261.7 247.8 175. 9 141.8 1 5 1 . 132.5 4 5 3. 23 I 1 234.8 LAT 229.3 2 . A 65 OP 131.4 1 242.0 CR 5 . 9 4 1 167.5 0 5. 203.0 N. 531 13

1

3

6

. S 6 K.11 285.9 TA 212.6 TA 269.1 LE 142.5

7 . . 7 0 7 38 2 194.5 0. 1 2 14 1 7. 13 295.3 5 K.13 2 I 152.0 2 D 133.2

200. 3

1 38 3 . 4 . 1 3 2 9 3. 19

1 7 3

. 9 . 1 1 0 228.8 215.0 2 8 . 0 3 2 19 1. 5 186.4 216.2 K.12

0

.

5

3 1

1 3 7 . 7

8 . 8 3 187.9 1

6

.

8

3 1 139.4

6 . 135.8 1 3 . 9 9 2 3 1

14 270.8 7. 9

9 . 3 4 136.0 1 219.2 157.1

. 9 40 1 M.no della Quercia 134.4 144.2

1 38 . 9 251.8 137.6

135.4 149.8 A 177.1 STRAD 300 187.3 139.2 C

2 57. 1 2 . 1 9 5 0 4 3 . 2

0 . 3 297.4 4 1 136.8 313.7 31 5. 9 31 6. 152.1 5 3 15. 6 8 . A 2 3 4 4 1 3 1 20. . 0 0 140.0

. 7 81 2 215.7 2 284.3 25 L 326. 0

. 7 . 6 328 319 322. 6 233.6

138.0 i A sc 136.7 m a 314.0 r 268.4 260.9 G 5 . 9 . 3 V 263.0 2 R 1 216.4 7 S 5 234.7

239.6 C O 20 2 0 U 25 204.7 1 207. 9 8. 20 222.0 P 137.9 T 141.4 170.9 I

N

9

.

T 4

6 209.7 2 . 4 214

O

316.5

. 6 2 A 9 6 2 5 1 . 2 . 8 0 4 K.14 1 142.9 263.7 265.4

3 . 5 4 1 8 . 4 4 1

9 3. 18 1 83 . 4 260.1

3 179.2 141.0 . 6 7 2

1 7 9 . 7 Legenda 140.6 27 7 . 5 5 2 5

0 2. 25

2 0. 25 147.4 270.1 1 75 1, Area risagomatura 239.2

1 9. 21 205.4 148.4 O T Sor.te Vampa

. 1 282 1 6 8 . 3 145.6 N 1 9 3 . 7

3

.

2

8

1 O I

180.1 R 1 9 3 . 0 151.0 187.6 T

2 8 9 . 187.9 5 285.6 143.8

2 151.6 92. 8 148.4 2 2 5 273.3 153.4 291.4 215.4

176.9 152.7 144.3 218.2 276.9 155.1 S 208.5 A 147.5 V B .n e E L

1 6 1 0 . 0 9 L Meters 2 15 16 8. 152.0 7 I 0 N

. 8 65 16 1 4 4. . 8 3 6 1 0 50 100 150 O 250.1 1 6 3 . 4

1 63 . 6

9 . 5 6 ² 171.5 1 1 3 1 . 6

12 9. 8 129.9 S CARTA GEOLOGICA A 1 N 50 129.7 T ' I 124.7 1 3 1 6 . . 3 S 13 7 1 3 3 . I 3 Legenda D O 127.0 213.4 17 R 5 124.7 O

9

. 126.1 Q001, Alluvioni mobili ciottolose e sabbiose di letti fluviali 7 5

1 211.6 157. 8 Q002

7 . 5 5 1

23 7.6 213.0

.

6

3 2 153.8 4

.

6

3

2 174.1 127.7 127.9 Q002, Alluvioni fissate dalla vegetazione o artificialmente

8 207.8 . T057 0 3 1

1 5 7 .

2 1

1

6

.

7 Q004, detriti di frana 126.4 T061

21 5. 6 214.5

8 . 7 1 230.6 2 172.7 AREA RISAGOMATURA 129.3 Q008, Residui di antichi terrazzi fluviali con depositi conglomeratici e sabbiosi 131 . 7 175 164.2 129.1 129.5

7

.

2

3

1

2

.

3

3 T071, Conglomerato 1 245.4 220.7 200 2 T057

211.7 7 . 7 2 3 253.3 1 5 173.8 T057, Argilla 176.2 P002 Q002 1 1 36 40 . 8 222.4 . 4 247.8 175. 9 141.8

1 5 1 . 132.5 4

5 3. 23 I 1 229.3 234.8 LAT . 2 A 65 OP 131.4 1 242.0 CR 5 T061, Arenarie con intercalazioni di ciottoli e siltiti . 9 4 167.5 1 0 5. 203.0 N. 531 13

1

3

6

Q004 . S 6 K.11 TA 212.6 TA LE P020, Scisti filladici 142.5 7 7 . . 38 0 7 1 2 194.5 0. 2 14 1 7. 13 T071 5 K.13 2 I 2 152.0 D 133.2

200. 3

1 38 . 4 3 . 1 3 2 9 3. 19

1 7 3

. 9 . P002, Granito 1 1 0 228.8 215.0 2 8 . 0 3 19 2 1. 5 186.4 216.2 K.12

0

.

5 1

3 3

1 7 . 7

8 . 8 3 187.9 1

6

.

8

3 P020 1 139.4

135.8 1 . 9 3 1

14 7. 9

9 . 3 4 136.0 1 219.2 157.1 . 9 40 1 M.no della Quercia 134.4 144.2

1 38 137.6 . 9

135.4 149.8 A 177.1 STRAD 187.3 139.2 C

2 57. 1 1 5 4 . T061 2

0 . 3 4 1 136.8 152.1

6 . 3 4 A 2 1 4

1

.

0 140.0

215.7 2 25 L

233.6

138.0 136.7 A

260.9 5 . 9 3 2 263.0 R 1 216.4 7 S 5 234.7

239.6 C 2 O 0 2 0 U 2 204.7207. 1 5

9 8. 20 222.0 P 137.9 T 141.4 170.9 I

N

9

.

T 4

6 209.7 2 . 4 214 O

. 6 2 A 9 6 2 5 1 . 2 . 8 0 4 1 P020 Q001 142.9 265.4

3 . 5 4 1 8 . 4 4 1

9 3. 18 1 83 . 4 260.1

3 179.2 . 141.0 6 7 P020 2

1 7 9 . 7 2 140.6 75

147.4 1 T071 75

205.4 148.4 O T Sor.te Vampa

2. 1 1 28 6 8 . 3 145.6 N 1 9 3 . 7

3

.

2

8

1 O I

180.1 R 1 9 3 . 0 151.0 187.6 T

2 8 9 . 187.9 5 285.6 143.8

2 151.6 92. 8 148.4

273.3 153.4 291.4

176.9 152.7 144.3 Q008 276.9 155.1 S A 147.5 V B .n Q002 e E L

1 6 1 . 9 L Meters 15 1 Meters 6 8. 152.0 7 I 0 N

. 8 65 16 1 4 4. . 8 3 6 1 0 50 100 150 ² O 250.1 1 0 50 100 150 6 3 . 4

1 63 . 6 1 3 1 123.6 . 6

12 9. 8 129.9 S A 1 N 50 129.7 T STRALCIO RISCHIO IDRAULICO ' I 124.7 1 3 6 1 . 3. 7 S 13 1 3 3 . 275 I 3 (PAI) D O 127.0 213.4 17 R 5 124.7 O

2

5

9

. 126.1

7

5

1 0 211.6 157. 8

7 . 5 5 1

23 7.6 213.0

.

6

3 2 153.8

4 Legenda . 6

3 2 174.1 127.7 127.9

207.8 8 . 0 3 AREA DI ATTENZIONE 1

1 5 7 .

2 1

1

6

. 301.4 7 126.4

2 15 1, Area risagomatura . 6 214.5

8 . 7 1 230.6 2 172.7 AREA RISAGOMATURA 129.3 13 1. 7 320.3 175 164.2 129.1 129.5

7

.

2

323.3 3

1

2

.

3

3

1

2 2 6 3 6 7 6 . 2 . 3 7 263.7 245.4 220.7 00 2

5 2

211.7 7 . 253.3 7 2 3 5 1 173.8 176.2

1 36 1 . 8 40 222.4 . 4 261.7 247.8 175. 9 141.8 1 5 1 . 132.5 4 5 3. 23 I 1 234.8 LAT 229.3 2 . A 65 OP 131.4 1 242.0 CR 5 . 9 4 1 167.5 0 5. 203.0 N. 531 13

1

3

6

. S 6 K.11 285.9 TA 212.6 TA 269.1 LE 142.5

7 . . 7 0 7 38 2 194.5 0. 1 2 14 1 7. 13 295.3 5 K.13 2 I 152.0 2 D 133.2

200. 3

1 38 3 . 4 . 1 3 2 9 3. 19

1 7 3

. 9 . 1 1 0 228.8 215.0 2 8 . 0 3 2 19 1. 5 186.4 216.2 K.12

0

.

5

3 1

1 3 7 . 7

8 . 8 3 187.9 1

6

.

8

3 1 139.4

6 . 135.8 1 3 . 9 9 2 3 1

14 270.8 7. 9

9 . 3 4 136.0 1 219.2 157.1

. 9 40 1 M.no della Quercia 134.4 144.2

1 38 . 9 251.8 137.6

135.4 149.8 A 177.1 STRAD 300 187.3 139.2 C

2 57. 1 2 . 1 9 5 0 4 3 . 2

0 . 3 297.4 4 1 136.8 313.7 31 5. 9 31 6. 152.1 5 3 15. 6 8 . A 2 3 4 4 1 3 1 20. . 0 0 140.0

. 7 81 2 215.7 2 284.3 25 L 326. 0

. 7 . 6 328 319 322. 6 233.6

138.0 i A sc 136.7 m a 314.0 r 268.4 260.9 G 5 . 9 . 3 V 263.0 2 R 1 216.4 7 S 5 234.7

239.6 C O 20 2 0 U 25 204.7 1 207. 9 8. 20 222.0 P 137.9 T 141.4 170.9 I

N

9

.

T 4

6 209.7 2 . 4 214

O

316.5

. 6 2 A 9 6 2 5 1 . 2 . 8 0 4 K.14 1 142.9 263.7 265.4

3 . 5 4 1 8 . 4 4 1

9 3. 18 1 83 . 4 260.1

3 179.2 141.0 . 6 7 2

1 7 9 . 7 140.6 27 7 . 5 5 2 5

0 2. 25

2 0. 25 147.4 270.1 1 75 239.2

1 9. 21 205.4 148.4 O T Sor.te Vampa

. 1 282 1 6 8 . 3 145.6 N 1 9 3 . 7

3

.

2

8

1 O I

180.1 R 1 9 3 . 0 151.0 187.6 T

2 8 9 . 187.9 5 285.6 143.8

2 151.6 92. 8 148.4 2 2 5 273.3 153.4 291.4 215.4

176.9 152.7 144.3 218.2 276.9 155.1 S 208.5 A 147.5 V B .n e E L

1 6 1 0 250 500 0 . 0 9 L 2 15 16 8. 152.0 7 I Meters 0 N Meters . 8 65 16 1 4 4. . 8 3 6 1 O 250.1 1 6 3 . 4

1 63 . 6

09 50 100 150 . 5 6 ² 171.5 1

ALLEGATI LOCALITA’ SORRENTO o

n

i

57.0 65.0 a 70 COROGRAFIA .6 n 56.4 e 55.6 P 89.7

56.9

77.4

56.8 57.2 57.5 80.0

57.6 67.7 81.8 101.4

6 1 .1

8 9 9 3 . 7 58.8 . 9 6 1

. 5 58.9 59.5 58.4 97.5 85.3 60.0 Cantoniera Bivio di Crosia 59.1 112.7 P

r a 60.3 c

c 60.0 59.3 h 61.1 61.0 108.7 i

63.2 137.6

1

2

7 5 1 5

62.7

7 5 62.6 65 .7 63.1 .0 61.7 94 .0

9 5 . 62.2 131.7 16 62.5

8 .

4

6

8

.

5 6 79.9

65 .6

79.8

5

7 104.5 62.7

9

3

.

5

9 . 6 133.8 64.0 6

71 65.0 .1 64.9 63.1

0

.

3

7

0 . 75 .0

9 6 Frantoio Palopoli Legenda 66.2 65.3 66.0 103.7

3 64.8 127.9 16 3 . 1, Area risagomatura 81.0

164.3

66.3 64.7 67.1 65.5 66.1

7

1

. 67.0 4

Meters 67.6 110.6 146.2 0 50 100 150 65.7 ² 65.9 G 54.5 54.3 70.0 a 75 64.0 54.7 Q002 l 55.0 o 84.3 Fornace i CARTA GEOLOGICA n 91.7 e i n

57.0 65.0 a 70 .6 o n 56.4 Legenda e 55.6 55.7 P 89.7 Q001, Alluvioni mobili ciottolose e sabbiose di letti fluviali 56.9 119.6 77.4 Q002, Alluvioni fissate dalla vegetazione o artificialmente 55.6

56.8 57.2 T057, Argilla 57.5 80.0 139.4 57.6 67.7 81.8 T062, Argille ed arenarie 101.4 133.5

61 Q002 .1

3 .

5

5 1 1, Area risagomatura

8 9 9 3 . . 7 9 58.8 6 1 . 5 58.9 145.7 59.5 58.4 97.5

85.3 154.4 60.0 Cantoniera 59.1 Bivio di Crosia 59.1 112.7 P

14 5.4 1 4 r 6.9 8 . 6 4 1 a 60.3 c

c 60.0 59.3 h 146.0 61.1 61.0 108.7 i

6 5

. 6

63.2 137.6 0 1 5 2 1

7 5 1 5 S 64.6 a 62.7 n t 7 i 5 62.6 65.7 .0 63.1 61.7 94 .0 162.0 9 5. 62.2 131.7 16 183.1 64.1 62.5

8 .

4 6

8

.

5 6 T062 79.9

65.6

79.8

Q001 5 7 104.5 62.7

9 3 1

. 5 7 5

9 .

6 133.8 64.0 6 156.3 65.0 71.1 64.9 63.1

0

.

3

7

0 75.0

.

9 6 Frantoio Palopoli

66.2 65.3 66.0 103.7 64.8 127.9 163.3 81.0 186.0

164.3

66.3 64.7

1 8 7 . 67.1 65.5 1 66.1

o

7

1

. 4 67.0

.2 9 18 e

0

67.6 110.6 0

68.3 2 g 146.2 65.7 195.6 n

65.9 238.0 67.6 239.1

e 1 0 3 . Q002 8 1 0 4 . 9 o

68.3

2 . 4 9 162.7 F 5 r 90.1 7 93.9 90.0 68.9 84.9 1

8 7 . 9 0 66.6 0 a 68.8 105.4 115.4 111.0

1 0 1

. 3 2 0 63.6 0 1 10 4.0 103 B .3 5 1 . 8 9 0 96 .4 1 86.8 7 162.25 68.0 69.3 113.6 T057 67.7

70.7 S . 68.6 A

89.2

10 9 71.0 68.9 .5 n Meters 10 7 .7

t 0 100 200 300 70.5 154.5 M oeters

² 127.3 0 50 100 150 n 72.0 70.7 i

o 650 500 84.8 G 54.5 54.3 70.0 a 75 86.7 64.0 STRALCIO RISCHIO IDRAULICO 54.7 l 55.0 o 84.3 Fornace i n 91.7 e i (PAI) n

57.0 65.0 a 70 .6 o n 10 56.4 0 e o 55.6 a n z z 55.7 P G r a Legenda 89.7 56.9 119.6 119.8 77.4 1, Area risagomatura 55.6

56.8 57.2 57.5 80.0

.0 7 139.4 14 137.7

146.2

1 148.4 4

7

. 8 57.6 146.3

147.6

67.7 148.2 81.8 148.8 101.4

152.6

151.4

1

5 133.5 155.6 4 155.2 . 155.6 9 61 155.0 .1 154.8

156.3 156.4 156.9 155.4

3 .

5

5 1

156.6

8 9 9 3 . . 7 58.8 6 9 1

. 5 58.9 145.7 59.5 58.4 97.5 85.3 60.0 Cantoniera 154.4 59.1 Bivio di Crosia 59.1 112.7 P

14 5.4 1 4 r 6.9 8 . 6 4 1 4 0. a 21 60.3 c

c 156.4 60.0 59.3 h 146.0 61.1 61.0 108.7 i

6 5

. 6

63.2 137.6 S 0 tra 170.1 1 5 da 18 2 1.3

3

1 .

7

7

1 7 5 1 5 S 64.6 a 62.7 n t 7 i 5 62.6 65.7 .0 63.1 61.7 94 .0 162.0 9 5. 62.2 131.7 16 183.1

18 4 64.1 62.5 .8

8 .

4 6

8

.

5 6 79.9

65.6 186.8 79.8 234.2 5

7 104.5 62.7

.5 42 9 2 3 1

. 5 7 5

9 .

6 133.8 64.0 6 156.3

71.1

.5 65.0 242 64.9 63.1 239.4

0 . .6 3 37 7 2

0 75.0

.

9 6 Frantoio Palopoli 236.6

66.2

1

.

4

5 65.3 66.0 103.7 2 64.8 127.9 163.3 186.0

81.0 9 . 4 3 2

234.2 164.3

27 5.2 2 66.3 64.7 79.0

1 8 7 . 67.1 65.5 1 66.1

o

7

1

. 4 67.0

.2 9 18 e

0

67.6 110.6 0

68.3 2 235.7 g 269.2 146.2

2 3 195.6 7 . 65.7 n 9

2 3 23 6 6 . 9 .2 23 8 . 2

65.9 238.0 5 6. 23 67.6 239.1

e 1 0 3 . 8 1 0 4 . 9 o

68.3

2 . 4 9 0 250 162.7 F 5 r 243.5 90.1 7 93.9 90.0 Meters 68.9 84.9 1

8 7 . 9 0 66.6 0 a 105. 115.4 68.8 4 111.0

1 0 1

. 3 2 0 63.6 0 216.3 1 10 4.0 103 B .3 5 1 . 8 9 0 96 .4 1 86.8 7 162.25

.5 9 68.0 69.3 113.6 22

.8 227

67.7 226.9

70.7 S 68.6 .

A 193.3 89.2

2 .

3

3 10 2 9 71.0 68.9 .5 n

10 7 .7

t 70.5 154.5 o Meters

n 72.0 127.3 70.7 0 50 100 150 i ² 204.8 o

ALLEGATI "CANILE COMUNALE" 11.3 11.6 10.3 10.7 COROGRAFIA 10.7 10.2 11.3 12.9 10.9

11.5 12.4 13.6 11.7 P A N T A N O M A R T U C C I M A R I N E T T A Podere San Cosimo

11.9 11.9 11.9 11.8

12.8 12.4 13.2 DEPURATORE 13.7 12.8

13.4 13.2

13.9 12.9 C H I U S A M A R T U C C I 14.0 13.9 11.4

Masseria Loria 13.0 14.1 14.9 13.8 13.7

15.4

13.7 15.0 13.2

15.9 15.1 15.5 Casa Torre 15.4 16.8 di Pantano

15.1 16.0 19.0 17.1 18.3 20.1 15.7 20.9 C A P O M A R T U C C I 18.1 17.0 Casa Martucci

18.1

17.9 16.7 18.0 Casa Trionto 18.8 22.8 21.2 19.8

19.4 PONTE TRIONTO VIA NAZIO 19.9 CANILE COMUNALE NALE 19.5 19.1 19.1

19.3 18.0 COSTRUZIONE M A R I N E T T O PENNELLI 20.4

20.6 20.7 19.9 19.9 20.9

20.3 1484 19.1 S O R R E N T O 18.9 20.6 20.7 21.3

20.8 21.5 22.0 20.5

20.7 22.2 20.9 Legenda 22.1

20.6 Cotruzione pennelli 23.3 22.4 21.6 23.6

F 22.2 i 23.2 u

m

e 21.6 23.2 24.3 T 22.5 22.0

r

i

o 24.0 23.4 n

t Meters o

24.9 Podere San Raffaele 0 50 100 150 ² 22.4 24.4 24.1 11.3 11.6 10.3 CARTA GEOLOGICA 10.7 10.7 11.3 12.9 Legenda 10.9 11.5 12.4 13.6 11.7 Q001, Alluvioni mobili ciottolose e sabbiose di letti fluviali P A N T A N O M A R T U C C I M A R I N E T T A Podere San Cosimo

Q002, Alluvioni fissate dalla vegetazione o artificialmente 11.9 11.9 11.9

12.8 Cotruzione pennelli 12.4 13.2 DEPURATORE 13.7 12.8

13.4 13.2

13.9 12.9 C H I U S A M A R T U C C I 14.0 13.9 11.4 Masseria Loria

14.1 14.9 13.8

15.4

15.0 13.2

15.9 15.1 15.5 Casa Torre 15.4 16.8 di Pantano

Q002 15.1

19.0 17.1 18.3 20.1 15.7 20.9 C A P O M A R T U C C I 18.1 17.0 Casa Martucci Q002 18.1

17.9 16.7 18.0 Casa Trionto 18.8 22.8 21.2 19.8

19.4 PONTE TRIONTO VIA NAZION 19.9 CANILE COMUNALE ALE 19.5 19.1 19.1

19.3 18.0 COSTRUZIONE M A R I N E T T O PENNELLI 20.4

19.9 20.6 19.9 20.9

20.3 19.1 S O R R E N T O 20.6 20.7 21.3

20.8 21.5 22.0 20.5

20.7 22.2

Q001 22.1

20.6 23.3 21.6 23.6 F

i 22.2

u 23.2

m

e 21.6 23.2 24.3 T 22.5 22.0

r

i

o 24.0 23.4 Meters n t 0 100 200 300 o Meters ² 24.9 Podere San Raffaele 22.4 24.4 0 50 100 150 11.3 11.6 10.3 STRALCIO RISCHIO IDRAULICO 10.7 10.7

10.2 (PAI) 11.3 12.9 10.9

11.5 12.4 13.6 11.7 Legenda P A N T A N O M A R T U C C I M A R I N E T T A Podere San Cosimo

R1 11.9 11.9 11.9 11.8

12.8 R2 12.4 13.2 DEPURATORE 13.7 12.8

13.4 R4 13.2

13.9 Cotruzione pennelli 12.9 C H I U S A M A R T U C C I 14.0 13.9 11.4

Masseria Loria 13.0 14.1 14.9 13.8 13.7

15.4

13.7 15.0 13.2

15.9 15.1 15.5 Casa Torre 15.4 16.8 di Pantano

15.1 16.0 19.0 17.1 18.3 20.1 15.7 20.9 C A P O M A R T U C C I 18.1 17.0 Casa Martucci

18.1

17.9 16.7 18.0 Casa Trionto 18.8 22.8 21.2 19.8

19.4 PONTE TRIONTO VIA NAZIO 19.9 CANILE COMUNALE NALE 19.5 19.1 19.1

19.3 18.0 COSTRUZIONE M A R I N E T T O PENNELLI 20.4

20.6 20.7 19.9 19.9 20.9

20.3 1484 19.1 S O R R E N T O 18.9 20.6 20.7 21.3

20.8 21.5 22.0 20.5

0 250 20.7 22.2 Meters 20.9 22.1

20.6 23.3 22.4 21.6 23.6

F 22.2 i 23.2 u

m

e 21.6 23.2 24.3 T 22.5 22.0

r

i

o 24.0 23.4 n

t o Meters 24.9 Podere San Raffaele ² 22.4 24.4 0 50 100 150 24.1

ALLEGATI FOCE TRIONTO

COROGRAFIA C A P O T R I O N T O 1.500 1.000 650.500

1.6 2.3 0.9

F C079 i u

m

e

T 1.1 0.3 2.0 1 r 2.3 2.7 i o 2.6 1.6 n

t o

FARO TRIONTO 2.8

2.9 0.6 3.3 1.9 1.7 1.8 AREA RISAGOMATURA 3.2 4.5 3.7 4.5

4.7 3.1 1.6 P A N T A N O M A R T U C C I 2.5

3.7

3.4

4.4 6.4 6.1 6.3 5.4 3.6

4.6 4.9 5.6 4.3 C078

4.6 7.8 5.6 5.1 6.9 5.9 0 6.5 5.9

4.9 7.2 8.5 6.5 FORESTA

5.8 7.2 6.1 5.6

6.8 AREA RISAGOMATURA 9.1

6.4 9.2

7.6 6.7 6.6 8.3

PARAMENTO ARGINE DA RIC 1 8.4 8.3 9.8 9.1 7.1 9.4 11.5 9.3

9.2

9.1 9.6 7.2 C A P O B U F A L OR I A 10.9 7.9 Podere San Francesco A OGLI 9.0 NE S Legenda 11.2 AZIO 11.7 10.0 RIPAR 10.4 11.3 11.6 1, Area risagomatura 10.3 10.7

10.2 Paramento argine 11.3 12.9 10.9 Meters 11.5 10.2 Rifacimento soglia 12.4 0 50 100 150 11.7 ² 13.6 C A P O T R I O N T O

CARTA GEOLOGICA 1.500 1.000 650.500

Legenda Q013 Q016 1.6 2.3 Q001, Alluvioni mobili ciottolose e sabbiose di letti fluviali 0.9

F C079 i Q002, Alluvioni fissate dalla vegetazione o artificialmente u m

e

Q013, dune costiere mobili T 1.1 0.3 2.0 1 r 2.3 i 2.7 o 2.6 1.6 Q016, dune sabbiose eoliche stabilizzate n t o

FARO TRIONTO 1, Area risagomatura 2.8

2.9

Paramento argine 3.3 1.9 1.7 1.8 AREA RISAGOMATURA 3.2 4.5 Rifacimento soglia 3.7 4.5

4.7 3.1

P A N T A N O M A R T U C C I 2.5

3.7

4.4 6.4 6.1 6.3 5.4 3.6

4.6 4.9 5.6 4.3 C078

Q001 4.6 7.8 5.6 5.1 Q002 6.9 0 6.5

5.9

7.2 8.5 6.5 Q002 FORESTA

5.8 7.2 5.6

6.8 AREA RISAGOMATURA 9.1 9.2 6.4

7.6 6.7 6.6 8.3

PARAMENTO ARGINE DA RIC 1 8.4 8.3 9.8 9.1 7.1 9.4 11.5 9.3

9.2

9.1 C A P O B U F A L OR I A 9.6 10.9 7.9 Podere San Francesco A OGLI 9.0 NE S 11.2 AZIO 11.7 10.0 RIPAR 10.4

11.6 10.3 10.7

10.2 11.3 12.9 10.9 Meters 12.4 Meters 0 100 200 300 ² 13.6 11.7 0 50 1P0 0A N1 5T 0A N O M A R T U C C I STRALCIO RISCHIO IDRAULICO C A P O T R I O N T O 1.500 1.000 (PAI) 650.500 Legenda

1.6 R1 2.3 0.9

F C079 i R2 u m

e R4 T 1.1 0.3 2.0 1 r 2.3 2.7 i o 2.6 1.6 1, Area risagomatura n t o

2, Rifacimento Soglia FARO TRIONTO 2.8

2.9 0.6 Paramento argine 3.3 1.9 1.7 1.8 AREA RISAGOMATURA 3.2 4.5 Rifacimento soglia 3.7 4.5

4.7 3.1 1.6 P A N T A N O M A R T U C C I 2.5

3.7

3.4

4.4 6.4 6.1 6.3 5.4 3.6

4.6 4.9 5.6 4.3 C078

4.6 7.8 5.6 5.1 6.9 5.9 0 6.5 5.9

4.9 7.2 8.5 6.5 FORESTA

5.8 7.2 6.1 5.6

6.8 AREA RISAGOMATURA 9.1

6.4 9.2

7.6 6.7 6.6 8.3

PARAMENTO ARGINE DA RIC 1 8.4 8.3 9.8 9.1 7.1 9.4 11.5 0 250 9.3 Meters 9.2

9.1 9.6 7.2 C A P O B U F A L OR I A 10.9 7.9 Podere San Francesco A OGLI 9.0 NE S 11.2 AZIO 11.7 10.0 RIPAR 10.4 11.3 11.6 10.3 10.7

10.2 11.3 12.9 10.9 Meters 11.5 10.2 12.4 0 50 100 150 ² 13.6 11.7

STRALCIO EROSIONE COSTIERA Legenda

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# # # # # # # # # # # # # # # #

(PAI) #

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# Aree ersose

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# Arretramento della spiaggia # #

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# 1, Area risagomatura #

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C A P O T R I O N T O #

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1.500 # #

1.000 #

650.500 # #

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1.6 # 2.3 #

0.9

F #

C079 #

i #

u

m #

e #

#

T # 1.1 0.3 2.0 #

1 r

2.3 2.7

i

o 2.6 #

1.6

n #

t #

o #

FARO TRIONTO 2.8 # #

#

2.9 #

3.3 1.9 1.7 #

1.8 AREA RISAGOMATURA # 3.2 #

4.5 2.5 #

3.7

4.5 #

0 4.7 #

3.1 #

#

P A N T A N O M A R T U C C I 2.5 #

#

3.7 #

3.4 # #

4.4 6.4

6.1 #

6.3 5.4 #

3.6

4.0 # 4.6 4.9 #

5.6

C078 #

#

4.6 # 7.8 # 5.6

5.1 6.9 5.9 # 6.5 Meters 0 50 100 150 ² 5.9