Istituto Comprensivo “Della Genga – Alighieri”

Provincia di Archivio di Stato di Perugia

Bando di concorso:

“ Lo Stato siamo noi”

La giustizia e il reato nell’Italia unita attraverso i fascicoli dei processi penali.

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IL FENOMENO DEL BRIGANTAGGIO NEL CIRCONDARIO DI SPOLETO NEL DECENNIO 1860-1870. ------

Classe III C Sede Centrale Anno Scolastico 2012/2013

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L’ORGANIZZAZIONE GIURIDICO – AMMINISTRATIVA.

1-L’EPOCA PRE-UNITARIA.

Agli inizi dell’Ottocento lo Stato della Chiesa era suddiviso in tredici provinceo delegazioni apostoliche.Roma era al centro di un sistema amministrativo che faceva capo ad altri centri: a

Nord-Est , Spoleto, e Ancona, a Nord-Ovest Perugia, Città di Castello, ,

Ferrara, Bologna, Orvieto e Viterbo.Spoleto era capoluogo della delegazione apostolica e sede di tutti i più importanti uffici di rappresentanza del governo. Nella rocca albornoziana vi era una delle principali case di condanna dello Stato della Chiesa.

Delegazione di Spoleto Carta geografica tratta dalla "Corografia d'Italia", edita a Firenze dal 1842/44. Attilio ZUCCAGNI ORLANDINI. Incisione in rame.

Tale assetto cambiò con il passaggio al Regno d’Italia. Con l’unificazione infatti la delegazione sparì e Spoleto diventò un circondario, una sottoprefettura.

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2-LA PRESA DI SPOLETO

Il 17 settembre 1860 avvenne la conquista della rocca di Spoleto da parte dell’esercito piemontese guidatodal generale Filippo Brignone.Spoleto era presidiata da 800 soldati pontifici, mercenari irlandesi, agli ordini del generale O’Reilly e del delegato apostolico pro-tempore Mons. Luigi

Pericoli.Il giorno dopo Mons. Pericoli con alcuni ufficiali vennero condotti a Perugia, gli altri prigionieri in Toscana, tutti accompagnati da fischi ed urli. I Piemontesi cheli scortavano uccisero diverse persone. A Spoleto infatti era accorsa una folla agitata di curiosi dai paesi vicini, inoltre gli

Irlandesi si erano scioccamente ubriacati con il rum e si comportavano in modo impertinente coni soldati Piemontesi.1

3 - IL NUOVO ASSETTO AMMINISTRATIVO

Con il passaggio al Regno d’Italia i territori dell’ex-Stato Pontificioebbero un nuovo assetto amministrativo. Il 12 settembre 1860 Vittorio Emanuele II aveva nominatoil deputato marchese

Gioacchino Napoleone Pepoli, Commissario generale straordinario delle province dell’. Dal

5 ottobre 1860era inoltre entrata in vigore la leggedel Regno Sardo-Piemontese sull’ordinamento comunale provinciale2. L’Umbria venne divisa in quattro province: Perugia,Spoleto, Orvieto e

Rieti.Il commissario e il vice commissario esercitavano il potere politico e quello amministrativo, rispettivamente sul territorio della provincia e del circondario. Il commissario generale straordinario per le Province dell’Umbria era a capo delle Province di Perugia, Orvieto, Spoleto e

Rieti. Prima della fine del suomandatoil Commissario generale G.N. Pepoli decretò la soppressione e la successiva fusione delle quattro province dell’Umbria, Perugia Orvieto, Spoleto,

Rieti, in un’unica provincia, divisa insei circondari: Perugia, Spoleto, Rieti, ,,Orvieto3.

1L’Esercito a Spoleto dopo l’Unità, L. DI MARCO, A. GASPERINI, G. ANTONELLI, Spoleto,1988, (Accademia Spoletina – SPOLETO MODERNA E CONTEMPORANEA -5), p.25.

La Rocca di Spoleto. Studi per la storia e la rinascita, a cura del Consorzio economico-urbanistico e per i beni culturali del Comprensorio Spoletino, Spoleto, 1983, p.125.

2Atti ufficiali pubblicati del marchese G. N. Pepoli, deputato al Parlamento nazionale, Regio commissario straordinario per le Provincie dell’Umbria , Firenze, Stamperia Reale, 1861, vol. 1.

3Atti ufficiali …, decreto serie n. 197 del 15 dicembre 1860, pp. 935-940.

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GLI ORGANI GIUDIZIARI

Per amministrare la giustizia con il nuovo ordinamento vennero creati i Tribunali di Circondario, i Giudici di Mandamento, le Corti di Appello, le Corti di Assise, le Corti di Cassazione.

1- IL TRIBUNALE CIVILE E PENALE

Il Tribunale civile e penale di Spoleto fu istituito con regio decreto del 6 dicembre 1865, n. 2626.

Era un organo composto da un presidente, due giudici e dei cancellieri e dipendeva dal Ministero di

Grazia e Giustizia. Denominato dapprima Tribunale di circondario, dal 1865 al 1889 prese il nome diTribunale civile e correzionale e successivamente Tribunale civile e penale. Nel 1865 furono emanati due decreti che regolamentavano l'ordinamento giudiziario del Regno d'Italia, il r.d.2626 del 6 dicembre e il r.d. 2637 del 14 dicembre, che fra le altre cose stabilivano le sedi e il territorio di competenza.In base ai suddetti decreti, il Tribunale del circondario di Spoleto comprendeva nove mandamenti o circoscrizioni: 1° Spoleto, 2° , 3° Trevi, 4° , 5° , 6°

Cascia, 7° Terni, 8° , 9° Amelia. All’interno dei singoli mandamenti operavano i giudici di mandamento con competenze minori (si occupavano di cause meno rilevanti). Dopo il 1865 questi giudici vennero chiamati pretori. Ogni mandamento comprendeva più comuni:

1) Mandamento di Spoleto: Spoleto, Campello sul , , ,

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Ferentillo,S. Anatolia di Narco, , .

2) Mandamento di Amelia: Amelia, Attigliano, Giove, Guardea, Lugnano, Penna in Teverina.

3) Mandamento di Bevagna: Bevagna, .

4) Mandamento di : Cascia, .

5) Mandamento di Montefalco: Montefalco, Giano.

6) Mandamento di Narni: Narni, Calvi, Otricoli.

7) Mandamento di Norcia: Norcia, .

8) Mandamento di Terni: Terni,Acquasparta, , Cesi, Collescipoli, Collestatte, Montecastrilli,

Montefranco, Papigno, Piediluco, Polino, San Gemini, Stroncone, Torre Orsina.

9) Mandamento di Trevi: Trevi, .

BIBLIOTECA COMUNALE SPOLETO, Carte geografiche, 79, Pianta del territorio dell’Umbria, sec. XIX.

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2 - LA CORTE D’ASSISE

Questo era un altro importante organo previsto dalla Legge Sardo-Piemontese del 13 novembre

1859. La Corte d’Assise era composta da un presidente, assistito da due giudici togati, e da una giuria popolare formata da dodici giurati estratti a sorte dalle liste elettorali. La Giuria aveva il compito di esprimere la sentenza di colpevolezza o innocenza dell’imputato, la quale era emanata dal Presidente con la pena da scontare. La Corte d’Assise aveva competenza anche per i reati più gravi, come gli omicidi e gli attentati alla sicurezza dello Stato.

UNO STATO CON NUOVE LEGGI

A Spoleto il passaggio al Regno d’Italia suscitò malcontento nella popolazione, per la soppressione delle quattro province e l’accentramento in un’unica provincia con capoluogo Perugia.

Venne introdotta una nuova moneta: la lira ed aboliti i bajocchi, i quatrini e le altre monete in circolazione. La lira italiana corrispondevaa 18 baiocchi e 4 quattrini.Il nuovo governo comportava inoltre la soppressione delle vecchie leggi in vigore nello Stato Pontificio:

…Il Regio Commissario Generale per le province dell’ Umbria in data 5 novembre 1860 decreta che:il seguente decreto venga abolito: se un servo tentasse la fuga viene condannato all’ultimo supplizio. Chi cospira, tumulti, ammutinamenti,acclamazioni o violenza qualunque sarà anche esso condannato all’ultimo supplizio. Chiunque fabbrichi armi o offensivi sarà condannato a 10 bastonate una volta a settimana per un’ anno. Ciunque faccia risse,ingiurie e clamori sarà punito con 100 frustate, chiunque venga colto a bestemmiare sarà punito con 100 bastonate. A chiunque faccia un reato nel luogo di pena verranno inflitte 200 bastonate; prima di un processo devono essere eseguite delle indagini per prendere una decisione giusta ed equa. I condannati devono convincere anche i loro complici a costituirsi. Anche se il popolo ha diritto di premunirsi contro i colpevoli, non deve aggravare o ridurre pene o torture. Quindi il nuovo decreto proclama che le precedenti leggi penali sono abolite. A queste sono sostituite i regolamenti di disciplina carceraria dei quali verrà affissa una copia in ciascun luogo di pena. Il presente decreto verrà inserito nella raccolta degli atti ufficiali del Regio Commissariato dove chiunque potrà osservarlo4.

... e l’introduzione di nuove leggi, come la n.19 che istituiva la leva obbligatoria.

A tale proposito, il sindaco del Municipio di Spoleto, Giuseppe Sorchi, con una notifica del 9 agosto 1861dell’Assessore delegato Achille Sansi, informava la popolazione che i cittadini nati nell'anno 1841 e dimoranti nel territorio del di Spoleto dovevano essere iscritti nelle liste di leva. Se qualcuno era malato doveva informare le autorità dell’impossibilità ad iscriversi.

4 SAS SPOLETO, Comune di Spoleto, Miscellanea, A.

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Chi non si fosse iscritto sarebbe incorso nella pena del carcere e della multa prevista dall'art.169 della legge sul reclutamento 5.

Manifesto della leva obbligatoria e soldati della Guardia Nazionale .

Tra gli atti esaminati nei registri delle sentenze del Tribunale di Spoleto nel decennio 1860-1870, che riguardano per lo più i reati di furto, grida sediziose ( art. 471 c.p.) ed omicidio, hanno suscitato un vivo interesse le grassazioni, vere e proprie rapine a mano armata, la partecipazione a bande armate e gli attentati contro la sicurezza dello Stato, azioni tipiche di un fenomeno dilagante soprattutto nell’Italia Meridionale come “brigantaggio”, ma che ebbe riscontri anche nel nostro territorio.

5SAS SPOLETO, Comune di Spoleto, miscellanea, Busta 9, anno 1861.

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IL BRIGANTAGGIO

Fin dai primi mesi del 1860 il fenomeno del brigantaggio aveva assunto dimensioni dilaganti e costrinse i Piemontesi ad impiegare un numero dei soldati sempre maggiore. Nel Sud dagli iniziali 22.000 soldati del 1860 si arrivò alle 123.000 unità nel 1863. Il 15 agosto 1863 il Governo emanò la Legge Pica, che sottopose alla giurisdizione militare le zone di maggiore attività dei banditi.

Le parole bandito e brigante sono assimilabili a fuorilegge. Il bandito infatti era il personaggio che, colpito da avviso pubblico (bando), veniva allontanato dalla città. Il brigantaggio in Umbria venne favorito da una serie di presupposti geografici, come il territorio impervio e montuoso. Nell’area Spoleto-Norcia nel XV secolo ricordiamo i capibanda Petrone da Vallo e Picozzo Brancaleoni. Nei secoli successivi la tradizione popolare ci ricorda i nomi del brigante “Vendicatore” o di “Gnicche”. Quest’ultimo,il cui vero nome era Federigo Bobini,operava nel territorio di Arezzo e Città di Castello, ma la sua astuzia nello sfuggire alla legge era nota anche dalle nostre parti, tanto che uno stornello recita le sue parole al sindaco di Arezzo:

…Anch’io son Sindaco e più di voi faccio il mio dovere.

Voi tassate pur la bassa gente, io tasso li ricchi solamente…”.6

6D.NATALI, I cassetti della memoria, , 1999, pp.25,26,141.

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Le gesta di questi personaggi venivano raccontate dagli anziani. Nascosti nelle macchie degli Appennini, armati fino ai denti, i briganti assalivano i viandanti sbucando fuori da luoghi nascosti come al Passo della Somma o alla Torre di Matigge presso Trevi.Quello umbro fu senza dubbio un brigantaggio minore, che non ebbe le connotazioni di lotta sociale come nel Mezzogiorno. Anche qui tuttavia, le condizioni sociali di indigenza e di ignoranza, portarono tanta gente, anche se per cause diverse, alla latitanza. A Spoleto vennero presi dei provvedimenti in proposito, come si legge in due lettere del Sottoprefetto Sardini inviate al sindaco di Spoleto relative alle richieste di alcuni soldati della Guardia Nazionale per la caccia ai briganti.7

Lettere con cui il Sottoprefetto richiede al sindaco alcuni soldati per organizzare la caccia ai briganti.

Spoleto,19 Luglio 1867

… Essendo nuovamente comparsi in questo circondario i briganti, prego la S.V. a compiacersi di disporre che alcuni militi della Guardia Nazionale si uniscano alle truppe e partano per dar loro la caccia …

7SAS SPOLETO, Comune di Spoleto, Carteggio amministrativo, B. 588, Titolo XI, art. 11, fasc. 1.

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In effetti nel territorio di Spoleto si registrarono diversi episodi di brigantaggio:

Ottavio Grifoni del fu Paolo, nato a , calzolaio, domiciliato a Cesi, di anni 27 e Angelo Fratoni del fu Giovanni, nato a Trevi, domiciliato a Spoleto ,muratore,di anni 55, detenuti dal 10 settembre 1861, sono accusati di: - grassazione pubblica via, per avere aggredito a mano armata un quarto d’ora dopo l’Ave Maria dell’8 settembre 1861, presso il ponte di Pompagnano, i coniugi Domenico e Annunziato Ceri della villa di Valdarena, togliendo loro la somma di scudi 8 in moneta d'argento; - tentata appropriazione sulla pubblica via, per aver nella notte del 9 settembre 1861 aggredito a mano armata sulla strada che da Spoleto conduce a Bazzano e precisamente poco lontano dalla Madonna di Pie’ di Costa, Pietro Vitali e Giosafat Pacifici, ingiungendo loro con minacce di consegnare il denaro che possedevano. L'avvicinarsi di altre persone aveva fatto desistere i malviventi dalle loro intenzioni su suggerimento dello stesso Grifoni; - porto d'arma impropria , per aver rinvenuto un punteruolo acuminato sullo stesso luogo, dove il Grifoni rimase ferito dalla Guardia Nazionale . La Corte d’Assise di Spoleto, visti gli articoli 596 e 597, condanna Ottavio Grifoni a 12 anni e Angelo Fratoni a 21 anni di lavori forzati, all’interdizione dai pubblici uffici e all’interdizione legale, alle spese del procedimento e alla confisca del fucile e del punteruolo. Dopo l’espiazione della pena, vengono condannati alla sorveglianza per 5 anni. 8

Le sentenze dei processi contengono tutti la stessa formula di apertura: In nome di sua maestà Vittorio Emanuele II per grazia di Dio e per volontà della Nazione Re d’Italia la Corte d’Assise del circolo di Spoleto ha pronunciato la seguente sentenza nella causa del Pubblico Ministero contro… Particolare di sentenza a stampa

In un’altra sentenza penale della Corte d’Assise, relativa a fatti accaduti nel febbraio 1861, si legge che D’Alessandro Francesco, anni 40, bracciante di Carsoli; Ventura Antonio, anni 25, bracciante di

8SAS SPOLETO, Corte d’Assise di Spoleto, sentenze penali, n.43, anno 1861.

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Poggio Ginolfo; Alessandrini Domenico, anni 50 , bracciante di Poggio Ginolfo; Iannucci Antonio, anni 25, bracciante di Poggio Ginolfo; Ferrari Alessandro, anni 34, bracciante di Poggio Ginolfo, furono accusati di aver partecipato a bande armate e di attentato contro la sicurezza interna dello Stato, allo scopo di cambiare la forma di governo e di aver portato la devastazione il saccheggio e la strage, nonché di omicidi volontari, di ferimento, di arresti arbitrari, estorsioni, e furti qualificati, crimini commessi dal 13 al 17 febbraio 1861 nei comuni di Collalto, Nespolo e Petescia. La Corte condannò D’Alessandro Francesco a12 anni di lavori forzati, Ventura Antonio, Iannucci Antonio e Alessandrini Domenico rispettivamente a 8, 7 e 4anni di reclusione. Tutti vennero inoltre condannati alla interdizione dai pubblici uffici, all’interdizione legale e alle spese del procedimento. Scontata la pena,sarebbero stati assoggettati alla sorveglianza speciale della pubblica sicurezza per tre anni. La Corte di cassazione di Torino con sentenza del 25 maggio 1861 conferì l’amnistia agli imputati Ventura e Iannucci, non occupandosi dell’Alessandrini perché morto.9 Un’altra sentenza riguarda il procedimento a carico di Bufacchi Giovanni del fu Giuseppe di anni 45, vetturale, di Borghetto di Rocca Sinibalda e D’Angeli Bernardino di anni 36, bracciante. Entrambi erano accusati di reati contro la sicurezza interna dello Stato, per avere sulla fine del mese di maggio 1861 formato parte di una banda armata che aveva per oggetto di cangiare la forma del governo, avendo tentato nel mattino del 29 maggio di entrare in Colle Giove facendo resistenza alla Guardia Nazionale. Gli stessi erano imputati di rapina per avere rubato una pecora dal gregge di Angelo Gregori in territorio di Montorio, nella notte del 25 maggio 1861. I due malfattori furono condannati a 20 anni di lavori forzati, all’interdizione dai pubblici uffici e al risarcimento del danno10. Ed ancora il 5 febbraio 1863 Giuseppe Antonio De Angeli, sacerdote di anni 48, nato a Petescia fu arrestato perché … accusato di discorsi pubblici, per avere in epoche indeterminate, a partire dal 1860, detto che Vittorio Emanuele era un scomunicato e senza religione, che il governo non può durare perché stabilito a furia di rapina e di spoliazione e che tra non molto sarebbe stato in queste province restaurato il governo Pontificio. Il sacerdote venne condannato a 6 mesi di carcere e 500 lire di multa, commutabili in un giorno di carcere ogni 3 lire.11

Il 31 luglio 1871la Corte d’Assise di Spoleto emanò una sentenza contro: Ricci Antonio fu Giuseppe detto “Lepre” di anni 31, scapolo, contadino, vetturale, di Rocca Sinibalda; D’Angeli Bernardino del vivo Antonio, anni 36, scapolo, bracciante,di Capradosso

9 SAS SPOLETO, Corte d’Assise di Spoleto, sentenze penali, n. 39, 1867-1869. 10SAS SPOLETO, Corte d’Assise di Spoleto, sentenze penali, n.76, 1861, c.185. 11SAS SPOLETO, Corte d’Assise di Spoleto, sentenze penali, n.12, c. 227. 11 d’Aquila; Bufacchi Giovanni del fu Giuseppe di anni 32, ammogliato con prole, nato al Borghetto d’Aquila; Salviati Saturno che si giudica dell’Aquila; Nicolini Antonio latitante. I cinque erano imputati di brigantaggio e rapina per una serie fatti avvenuti in periodi diversi: -il 1 maggio 1859 grassazione a danno dell’organico pontificio, abigeato di bestiame cavallino nell’aprile 1857 a Monte Rotondo; -il 18 maggio 1858 bestemmie ereticali con atto di estorsione di scudi sessanta, grassazione e ricatto a danno di Agostino Napoleoni. Il giudice li condannò alla pena dei lavori forzati per anni 20 e alle altre pene accessorie per attentato contro la sicurezza interna dello Stato commesso nel mattino del 29 maggio 1861, facendo parte di una banda armata d’individui provenienti dal dominio pontificio, diretti verso l’interno del Regno Italiano, aventi ad oggetto di mutare in qualche parte di esso Regno la forma del Governo, eccitarvi la guerra civile, recarvi la devastazione, la strage, il saccheggio, in uno e più comuni del Regno e contro una classe di persone. Gli imputati, condannati a 20 anni di lavori forzati ed al risarcimento del danno, vennero condotti presso le carceri giudiziarie della Rocca di Spoleto il 23 gennaio 186412.

Bande di briganti.

La rocca era un bagno penale: al suo interno esistevano opifici e laboratori di tessitura, dove i forzati lavoravano articoli inizialmente destinati ad altri bagni penali. Con il tempo l’attività si era

12SAS SPOLETO, Corte d’Assise, sentenze penali, n.77, c. 185. 12 specializzata e si era volta anche al mercato locale, tanto che nel 1860 il penitenziario veniva considerato una risorsa economica per la città.13 Nel frattempo il progresso faceva cambiare anche lo scenario e la tecnica di rapina ai briganti, che, nei panni di insospettabili viaggiatori, ora agivano in treno.

Un tale Spina Luigi venne accusato del furto di diversi oggetti preziosi del valore di 1405 lire e di una somma pari a 100 lire effettuato in un vagone del treno fra la notte del 30 e 31 luglio 1867. Lo stesso Spina era segnalato per aver rubato di notte, in un vagone del treno, 100 Napoleoni d’oro, avendoli poi scambiati con un certo Lazzaro in biglietti della Banca Nazionale. Spina si era poi recato in banca a Foligno per effettuare un vaglia di 2000 lire, con destinazione Livorno, ma sotto diverso nome. La sentenza della Corte d’Assise lo condannò a otto anni di reclusione. Lo stesso non era nuovo a tali episodi, infatti il 27 settembre del 1867 nell’ufficio della Pretura di Fermo, Giovanni Battista Carducci aveva denunciato il furto di alcuni suoi anelli durante un viaggio sulla linea ferroviaria fra Bologna e Forlì; furto che fu poi addebitato allo Spina. 14

Passaporto di Luigi Spina …e foto del medesimo contenuti nel fascicolo.

13 SAS SPOLETO, Delegazione apostolica, titolo 11,vol.576, rub. 4, anno 1832. 14 SAS SPOLETO, Corte d’Assise, fascicoli penali, n.476, c.159. 13

Inventario dei preziosi rubati da Luigi Spina, particolare con disegno e descrizione degli oggetti.

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Nelle zone più impervie della Valnerina i furti proseguivano intanto lungo le strade. La Corte di Assise di Spoleto nell’ anno 1869 pronunciò una sentenza contro Cuccagna Lorenzo, Forti David e Mattioli Germano accusati di 3 grassazioni commesse nella notte del 31 gennaio al 1 febbraio 1868 in prossimità di Piedipaterno. Le vittime dei soprusi furono Domenico Ricci, Angelo Magrelli e Antonio Ergasti, derubati di una somma di denaro e altro. Visti gli articoli 596 n.3, 597 n.3, 598,605,53,21,22,23,45,46,75, 22,568,569 del codice di procedura penale, i colpevolifurono puniti con il massimo della pena ai lavori forzati per anni 20, con l’interdizione dai pubblici uffici, il pagamento dell’indennità e delle spese del procedimento. Espiata la pena furono sottoposti alla sorveglianza speciale della pubblica sicurezza per 6 anni 15.

Manifesto a stampa della sentenza contro Cuccagna, Forti e Mattioli.

15SAS SPOLETO, Corte d’ Assise di Spoleto, Procedimenti penali, fasc. 579, anno 1869.

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Un altro fascicolo penale del 1869 riguarda un curioso caso di grassazione con ferimento:

L’imputatoDe Santis Antonio fu accusato di… grassazione con omicidio mancato, commesso verso le 3 antimeridiane del 9 luglio 1868 nel territorio di Terni lungo la strada di S. Paolo, a pregiudizio del merciajo Francesco Romanelli, per averlo depredato della somma di l. 200 e spogliato di alcune merci depositate a Polino, allo stesso appartenenti, del valore complessivo di oltre lire 100. De Santis sorprese nel sonno Romanelli e gli recise con un ferro tagliente, sia i muscoli superficiali che quelli profondi del collo, traforandolo anche , per cui fu posto in grave pericolo di vita.

La Corte d’Assise […] atteso che la grassazione accompagnata da omicidio mancato è punita con i lavori forzati a vita, atteso che la pena dell’accusatosi deve diminuire di un grado per concorso in arresto, atteso che in passaggio di una pena superiore ad una inferiore costituisce per sé solo la diminuzione di un grado,… per questi motivi … condanna di De Santis Antonio alla pena dei lavori forzati per 20 anni , ed all’interdizione del pubblici uffici dichiarandolo in stato di interdetto legale durante la pena stessa e che sia sottoposto alle sorveglianze speciali della pubblica sicurezza per dieci anni in ordine a restituire al legittimo proprietario il denaro e le merci sequestrate.16

Particolare della refurtiva: campionario delle stoffe rubato dal De Santis al Romanelli.

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16Corte d’Assise, procedimenti penali, fasc. 537, c.21, anno 1869

17Corte d’Assise, procedimenti penali, fasc. 537, c.12, anno 1869

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Un altro caso interessante di grassazione, avvenuto nel territorio Trevano, riguarda Giardini Paolo detto “Pilotto”, del vivo Feliciano, di anni 20, celibe, contadino, nato e domiciliato a Bovara di Trevi, detenuto dal 28 luglio 1869. L’imputato, in compagnia di Giuseppe Battistelli, aveva assalito Pasquale Di Giacomo e Sabatino Cianchettini sulla strada provinciale Flaminia, in vocabolo Ponte di San Pietro, presso la Chiesa Tonda di Bovara di Trevi, la sera del 27 luglio 1869. Il Giardini, ordinando ai malcapitati di consegnar loro il denaro che portavano, brandiva un pugnale con minacce di morte, il Battistelli spianava un fucile. Essi però non riuscirono ad impossessarsi dei soldi per l’energica difesa opposta dal Di Giacomo, che con un colpo di bastone uccise il Battistelli nell’atto di estrarre il denaro dal cassetto del carro. Paolo Giardini dovette rispondere di grassazione con minacce nella vita a mano armata, e con ferite, reato punito col maximum dei lavori forzati. …Atteso che la pena da irrogarsi al Giardini deve essere diminuita di un solo grado perché all’epoca della grassazione era maggiore dei 18, e minore degli anni ventuno, per questi motivi, veduti gli Art. 596 n. 5 , 597 , n.5, 91, 21, 22, 25, 45, 46, 55, 74, del Codice di Procedura Penale, la Corte condanna Paolo Giardini alla pena dei lavori forzati per anni quindici ed alla interdizione dal Pubblici uffici , e lo dichiara in stato d’interdetto legale durante la pena , scontata la quale ordina sia sottoposto alla vigilanza speciale della Pubblica Sicurezza per anni cinque . La Corte d’Assise lo condannò altresì all’indennità ed alle spese del procedimento, ordinò la confisca del coltello pervenuto in potere della giustizia, la restituzione degli oggetti, non costituenti corpo di reato, a chi di ragione , e la stampa ed affissione della sentenza. 18

Nel 1870 in un caso di omicidio la Corte d’Assise si espresse nel seguente modo nei confronti di: Grifoni Vincenzo, accusato di rapina a mano armata e omicidio per aver ucciso Domenico Benedetti,con lo scopo di derubarlo, colpendolo sul collo con un ronchetto che gli procurò ferite che gli causarono la morte sei giorni dopo per cancrena. Il fatto avvenne la sera del 4 agosto 1869 presso Poggio Otricoli. La Corte , udito il verdetto dei giurati, udito il pubblico ministero, il difensore, l’accusato che per ultimo ha curato la parola, in ordine a quanto disposto dagli articoli 595 n.1 e 599 del codice penale, ove il colpevole è punito con la pena di morte , nel caso suddetto passa alla pena dei lavori forzati a vita per l’ottenuta omissione delle circostanze attenuanti, veduti gli articoli del codice penale art.3 del decreto 30 novembre 1865 e 568,569, condannò Vincenzo Grifoni alla pena dei lavori forzati a vita e alla perdita dei diritti civili, alla indennità degli eredi dell’ucciso. La sentenza fu pronunciata a Spoleto nell’ udienza del 17 marzo 1870, presenti l’ avvocato legale Bordoni presidente , Edoardo Tagliacarne e Cesare Paci giudici. Il Grifoni presentò ricorso, ma la corte di Cassazione di Torino con sentenza del 21 giugno 1871 rigettò il ricorso dello stesso e lo condannò alle ulteriori spese.19

18 SASS Spoleto, Corte d’Assise di Spoleto, fascicoli penali,fascicolo n. 638, anno 1870.

19 SASS Spoleto, Corte d’Assise di Spoleto, fascicoli penali, anno 1870 c. 21. 17

CONCLUSIONI

La III C al lavoro

Lo studio dei documenti è stata un'ottima occasione per conoscere alcuni aspetti della nostra città. Nel corso delle visite abbiamo capito che l'Archivio è un luogo straordinario, pieno di ricordi, esperienze vissute ed emozioni, autentiche opere d’arte che passano da generazione in generazione. Nell'Archivio siamo riusciti a capire come si ricostruiscono gli eventi storici e come si viveva nel 1860 nei paesi dell'Umbria. Grazie a questa esperienza abbiamo arricchito la nostra cultura e abbiamo potuto confrontare i processi che venivano svolti un tempo con quelli di oggi. Oltre ad aver ricevuto preziose informazioni e interessanti nozioni, lavorando in gruppo siamo riusciti a rafforzare il nostro legame di amicizia e ci siamo anche "responsabilizzati" svolgendo ognuno la propria parte. …sotto la paziente guida degli archivisti Paolo e Simonetta, spinti dalla voglia di conoscere …e dalla tenacia delle insegnanti Benita e Roberta.

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