SPICCHI d i s t o r i a 2

Dopo la ferrovia Abitare il paesaggio della modernità

F o n d a z i o n e Banche di e Vignole per la Cultura e lo Sport Settegiorni Istituto di Storia locale EDITORE

SPICCHI d i s t o r i a 2 Presidente: Giorgio Mazzanti Vice presidente: Franco Benesperi Direttrice Istituto di Storia locale: Emanuela Galli Spicchi di storia ~ 2 Studi e documenti sul ’900 Collana diretta da Giuseppina Carla Romby

Dopo la ferrovia Abitare il paesaggio della modernità

Testi di Lidia Calzolai Emanuela Galli Maurizio Panconesi Leonardo Rombai Giuseppina Carla Romby

Documenti e immagini a cura di Paolo Bresci Mario Lucarelli Giovanni Tronci con la collaborazione di Armando Bartolini Silvia Iozzelli

Realizzazione editoriale Pretesto, Pistoia Nilo Benedetti, Giada Topazzi

Stampa Bandecchi & Vivaldi, Pontedera

© 2008 Pretesto/Settegiorni Editore via Porta San Marco, 2 – 51100 Pistoia T&F 0573.34733 – [email protected] settegiorni.splinder.com

© 2008 Fondazione Banche di Pistoia e Vignole per la cultura e lo sport - Istituto di Storia locale Via Giusti, 29/C­ – interno 2 51039­ – Quarrata T&F: 0573 774454 [email protected]

I diritti dei testi, delle foto e del materiale di documentazione sono degli autori e dei collezionisti

ISBN 978-88-89314-34-6

In copertina: Pistoia - Le Svolte, viadotto ferroviario Pistoia- (fotografia, 1931, coll. P. Bresci) SPICCHI d i s t o r i a 2

Dopo la ferrovia Abitare il paesaggio della modernità La direttrice Emanuela Galli a nome di tutti gli autori esprime un profondo ringraziamento ai collezionisti Paolo Bresci, Mario Lucarelli, Giovanni Tronci per la fattiva collaborazione nella realizzazione di questo volume. Le fonti iconografiche e i documenti messi a disposizione, infatti, ne consentono il ricco apparato di immagini. La fortunata combinazione di poter disporre di un cimelio cartografico-progettuale Emanuela Galli come il Plan et profil en long de la ligne de Bologne à Pistoia, siglato dallo stesso autore, e Giuseppina C. Romby di un repertorio di rare immagini d’epoca, ha reso possibile la rilettura di quei processi che, in tempi diversi e con modalità variegate, hanno condotto a sostanziali mutamenti del paesaggio urbano e rurale e a un vero e proprio sconvolgimento dei modi di vivere e di pensare di interi paesi, come di singoli individui. Ciò appare tanto più significativo nei confronti di una realtà, come quella pistoiese, in cui la lunga durata dell’organizzazione produttiva agricola, se da un lato ha costituito una specificità a tutt’oggi riconoscibile, per altro verso ha rappresentato un indubbio fattore per il perdurare di condizioni di vita ancorate a tradizionali rapporti di dipendenza del mondo mezzadrile e contadino nei confronti del mondo e della proprietà cittadina. E ciò si è tradotto in una resistenza duratura al nuovo o almeno a ciò che veniva interpretato come fattore in grado di rimettere in discussione modelli di organizzazione sociale e formule di vita consolidate. Ma sono proprio i tempi lunghi del cambiamento a divenire un ulteriore elemento di interesse e, infine, a disegnare peculiarità e identità del territorio pistoiese. L’orgoglio civile nel mostrare i grandi manufatti ferroviari, intesi come conquiste della tecnica e del progresso, si sposa con nostalgiche visioni di paesi e abitati emersi nella geometria regolare dei campi, che le immagini d’epoca raccolgono e diffondono, mentre il lungo, e non sempre pacifico processo di cambiamento generato dal passaggio della linea ferroviaria, resta nell’immaginario popolare che esperienze letterarie e poetiche traducono in significative testimonianze di irrisolti malesseri. Su queste tracce si dipanano gli scritti che seguono, nel tentativo di accompagnare un possibile viaggiatore per itinerari conosciuti e nuovissimi, dove la lunga memoria dei luoghi si salda con l’urgenza dell’oggi. La ferrovia Porrettana e la Statale 64 si incrociano due volte in un breve spazio. Cartolina viaggiata nel 1931 (coll. P. Bresci) Indice

spicchi ...... 9

La ferrovia Porrettana e il paesaggio...... 11 Lidia Calzolai, Leonardo Rombai

Nuovi paesaggi, antichi paesi...... 33 Giuseppina Carla Romby

Viaggiare con un libro Breve storia delle pubblicazioni da viaggio (in treno) ...... 59 Maurizio Panconesi

«Accidenti alla ferrovia e all’ingegnere che la realizzò» ...... 81 Emanuela Galli

semi ...... 99

Bibliografia...... 108 Indice dei luoghi...... 110 spicchi

Pistoia, interno stazione (fotografia, anni Dieci, coll. P. Bresci)

Lidia Calzolai, Leonardo Rombai La ferrovia Porrettana e il paesaggio

La vicenda costruttiva tico che, per raggiungere il porto di Livorno Nella pagina a fronte è noto che la ferrovia transappenninica da Bologna per Firenze, utilizzando l’unica Porrettana (cartolina, anni Dieci, coll. P. Bresci) Porrettana Pistoia-Bologna fu “congeniale strada rotabile, la Bolognese, si dovevano al piano austriaco di espansione politica e percorrere 120 miglia, cioè quasi 200 km: militare. Il poter raggiungere il porto di Li- i viaggiatori impiegavano dalle 14 alle 16 vorno con una via spedita era l’aspirazione ore di viaggio per arrivare a Firenze, men- maggiore di Vienna” (A. Giuntini 1984). tre occorrevano 5-6 giorni per il trasporto Progettata e realizzata in pieno Risorgimen- delle merci, ammesso che la stagione fosse to (1856-1864), con i sui 99 chilometri di favorevole. tracciato, ha rappresentato per più di set- Non furono però i Cini a realizzare l’opera, tanta anni l’asse portante dei collegamenti pur dovendo a essi la scelta di massima del ferroviari verticali tra il nord, il centro e il tracciato da Pistoia attraverso la valle del- sud d’Italia, ma anche tra le città del cen- l’Ombrone e del , in opposizione alla tro-nord con i porti dei litorali tirrenico e coeva proposta pratese che lo avrebbe vo- adriatico (R. Zagnoni et alii 1985). luto da Prato per le valli del Bisenzio e del La linea ferroviaria Bologna-Pistoia fu inau- Setta attraverso il valico di Montepiano; va gurata il 2 novembre 1864 allorché fu com- ricordato che Pistoia e Prato erano due im- pletata la tratta Pracchia-Pistoia (gli altri portanti tappe della ferrovia Maria Antonia tronchi Bologna-Vergato e Vergato-Pracchia che, tra gli anni ’40 e ’50, arrivò a collegare erano stati terminati rispettivamente il 18 Firenze a Lucca, con un innesto altresì nel- agosto 1862 e il 1° dicembre 1863) ed era l’altra linea ferrata Lucca-Pisa. percorribile in circa cinque ore: in questo La Porrettana – progettata da un gruppo di modo la Toscana fu finalmente unita alla tecnici francesi guidata dall’ingegnere Jean rete ferroviaria del resto d’Italia (M. Panco- Louis Protche, e costruita da una società nesi, M. Colliva e M. Franchini 1982). francese provvista di grandi mezzi finanzia- Gli studi preliminari per individuare il per- ri – costituì un’impresa di ingegneria ferro- corso migliore nel versante toscano erano viaria senza precedenti. stati affidati fino dal 1845 ai fratelli Cini, A Protche si devono infatti importanti in- imprenditori di San Marcello e proprietari tuizioni tecniche soprattutto per affronta- di una moderna cartiera sulla Lima. Costoro re le caratteristiche orografiche accidenta- ricordavano nel loro manifesto programma- te, e spesso instabili, dei terreni costituiti

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Piteccio - Viadotto Ferroviario (cartolina, 1901, coll. P. Bresci)

per lo più da friabili scisti argillosi (ver- diverso si presentò il caso della dorsale ap- sante adriatico) e da più solide arenarie, penninica e del versante tirrenico tra Porret- difficili da perforare (versante tirrenico), ta e Pracchia dove – mancando una grande con le difficoltà poste altresì dai notevoli vallata fluviale da seguire come nel tratto Molino del Pallone - dislivelli presenti soprattutto nell’Appen- adriatico – si dovette delineare un tracciato Galleria dei Boschi nino Toscano. Tali ostacoli “rendevano del tutto artificiale per articolare la strada (cartolina, inizi del ’900, coll. P. Bresci) estremamente ardua l’installazione della ferrata su tornanti regolari in forma di ampi ferrovia, seppure a binario unico. Le gole cerchi di forma ellissoidale che potevano San Mommè - Viadotto d’Ombrone strette incassate tra i monti, i numerosi garantire pendenze abbastanza agevolmen- (cartolina, 1906, coll. P. Bresci) corsi d’acqua da superare e la natura fre- te percorribili da macchinari di nuova ge- quentemente infida dei terreni, costituiva- nerazione. no ostacoli che parevano insormontabili. In tal modo, Protche riuscì, dove nessuno era Per non parlare delle difficoltà che presen- riuscito, a superare un dislivello di 550 m in tava il traforo dell’Appennino con i mezzi un tratto di soli 14 km tra Pracchia e Pistoia, che la tecnica del tempo metteva a dispo- e senza oltrepassare la pendenza del 25 per sizione”. mille, affidandosi anche a grandiosi viadotti Il versante emiliano si presentava con una come quello di Piteccio. Per discendere fino pendenza quasi regolare, per cui il tracciato a Pistoia, l’ingegnere, anziché costruire un poté svolgersi lungo l’alveo del Reno; que- enorme viadotto nella valle dell’Ombrone, sta scelta non comportò la realizzazione di “preferì progettare un’avveniristica galleria opere d’arte eccezionali, anche se impose in curva, indicando un principio che più grande impegno nelle opere di difesa (muri tardi avrà eccellenti applicazioni nei tunnel e scogliere) della massicciata e dei ponti elicoidali del San Gottardo. Nella galleria di dalle frequenti esondazioni del fiume. Ben Pracchia il Protche introdusse una retroces-

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Corbezzi - Galleria del Signorino, Linea Pistoia-Bologna (cartolina, 1901, coll. P. Bresci)

sione nel percorso, al fine di perdere quo- della ferrovia: pietre e ghiaie provenivano ta, mediante un allungamento artificiale del da svariate cave aperte nei fianchi dei rilie- tracciato” per ben 2727 m di lunghezza. Ma vi o nei materassi alluvionali fluviali ubicati neanche il genio di Protche poteva vincere lungo la linea, così come il legname per le agevolmente tutte “le avversità della natu- traversine e per la costruzione dei ponti e ra”, dal momento che la lunga perforazio- di altri manufatti strutturali, ma anche per San Mommè - Testa Sud ne – piuttosto che rivelarsi “facile e sicura” ricavarne combustibile per le caldaie delle della Galleria dell’Appennino come aveva predetto l’ingegnere – incontrò locomotive. (cartolina, 1904, coll. P. Bresci) grandi ostacoli per la presenza di copiose Semmai c’è da rilevare che sul piano am- Piteccio - Cartiera Giacomelli falde acquifere che richiesero l’installazione, bientale – ma non solo – le ferrovie rappre- (cartolina, anni Trenta ca., all’imbocco settentrionale, di una idrovora a sentarono una vera e propria discontinuità coll. G. Tronci) vapore, e i lavori si trascinarono assai più a rispetto a una realtà come quella del siste- lungo del preventivato. ma delle comunicazioni che, fino ad allo- Complessivamente, bisogna rilevare la rea- ra, era imperniata sulle strade, non sempre lizzazione di un gran numero di gallerie, percorribili con veicoli a ruote. ben 48, e di ponti e viadotti, in tutto 64, Un sistema, quello della viabilità, che risul- che, soprattutto nel versante pistoiese, do- tava contraddistinto, almeno dalla metà del vevano necessariamente attraversare ripe- XVIII secolo, da un’evoluzione progressiva, tutamente il Reno e i suoi affluenti da una lenta e non traumatica, riguardo all’inseri- sponda all’altra (A. Giuntini 1984). mento nell’ambiente e nel paesaggio delle Per fortuna, l’ambiente montano era in gra- principali innovazioni viarie: ponti e via- do di soddisfare – almeno in larghissima mi- dotti, trincee a cielo aperto e brevi gallerie, sura – la domanda di materiali da utilizzare terrapieni, fognature, muri a sostegno dei prima nella costruzione e poi nella gestione terreni o a protezione dai venti, fabbricati

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Strada Ferrata Pistoia-Porretta, sbocco sud Galleria dell’Appennino (Alt. 550) (cartolina, primi anni del ’900, coll. P. Bresci)

destinati al servizio e controllo della mobi- dal 1870: così furono allora create le quattro lità, per esempio poste, alberghi e locande, nuove piccole fermate di Pioppe di Salvato dogane) (A. Giuntini 2001). (tra Marzabotto e Vergato), e di Savaiana- Quanto alle stazioni intermedie tra Bologna San Mommè, Corbezzi e Vaioni tra Pracchia e Pistoia, nel tratto Bologna-Porretta, che e Pistoia. presentava una pendenza lieve, ne furono Il Plan et profil en long de la ligne de Bo- costruite sei: Borgo Panigale, Casalecchio, logne a Pistoia rappresenta la mappa pro- Plan et profil en long de la ligne Sasso (attuale Sasso Marconi), Marzabotto, gettuale d’insieme – con i profili in lun- de Bologne à Pistoia Vergato, Riola, tenendo ovviamente conto ghezza della linea – che venne pubblicata (copertina, 1864, coll. M. Lucarelli) delle esigenze prevalentemente commercia- come prodotto di occasione diffuso in via li dei popolosi paesi ubicati lungo il traccia- commerciale (si vendeva a ben 2 franchi), to. Nel tratto toscano, a maggiore pendenza subito al termine dei lavori, a Bologna, nel e assai meno popolato, erano state previste 1864, in prima edizione in lingua francese, solo le tre stazioni di Pracchia, Molino del dalla società costruttrice Chemins de Fer Pallone e Piteccio, poiché la costruzione di de la Lombardie et de l’Italie Centrale – Re- stazioni in luoghi a forte declivio compor- seau de l’Italie Centrale. Vi si avverte che la tava impegni finanziari di non poco conto. figura planimetrica era desunta fedelmente Tuttavia, motivi tecnici che incidevano sui dalla carta topografica austriaca dell’Italia tempi di percorrenza (ricorso alle locomo- centrale del 1851 alla scala di 1:84.600. tive di spinta, sdoppiamento dei treni più Ovviamente, la pianta (orientata con l’est in pesanti) convinsero la Società delle strade alto) e i profili alla scala di 1:2.000 costitui- Copia anastatica in allegato al volume ferrate ad aumentare i punti di incrocio fino scono fonti documentarie di straordinario

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Strada Ferrata Pistoia-Porretta, sbocco Nord Galleria di Cataldera presso San Mommè (Alt. 542) (cartolina, 6-10-1902, coll. P. Bresci)

significato perché restituiscono puntual- Rio Verde tra Casalecchio e il Sasso; ponti mente, con precisione geometrica assoluta, sul Fosso Diavolo, sul Fosso Dogaro, Pon- non solo l’andamento ora rettilineo e ora te Lamma e Ponte della Possessione sul tortuoso della linea, ma anche tutte le sta- Reno, ponte sul Sassatello tra il Sasso e zioni, i ponti e i viadotti in muratura o in Marzabotto; ponte sulla Venola, Ponti del- ferro e le gallerie esistenti (tra queste ulti- la Pioppa, di Camugnone, del Molinello, me spiccano per la loro lunghezza quelle della Chiusa, di Cavacchio e di Vergato sul di Riola di 1384,8 metri, di Casale di 2621 Reno tra Marzabotto e Vergato; ponti sul metri, di San Mommè o dell’Appennino di Vergatello, di Malpasso e Lisano sul Reno 2725 metri e di Piteccio di 1753 metri), in- tra Vergato e Riola; Ponte delle Casette sul sieme con le imponenti opere murarie di Reno tra Riola e Bagni della Porretta; Ponti Linea Firenze-Bologna - Strade sistemazione dei versanti collinari/montani esterno, della Gualchiera, delle Capanne ferrate dell’alta Italia spesso precipiti: come, ad esempio, nel- e di Campeda sul Reno, viadotto di Gra- (orario ferroviario, 1881, coll. G. Tronci) l’area del Sasso, ove la ferrovia “ha le sue naglione tra Bagni della Porretta e Moli- fondamenta nel Reno stesso e viene protet- no del Pallone; Ponti del Piano del Reno, ta da un sistema di difesa composto di muri di Randaragna, degli Olivacci, di Cà dei inclinati muniti anteriormente di massi in Chiombi, di Pracchia sul Reno, ponti sul muratura e mantenuti col mezzo di blocchi Fosso di Piattella e sull’Orsigna, viadotti naturali” del luogo. del Balzo della Vacca e di Boboli tra Mo- Ricordiamo qui almeno i ponti e i viadotti lino del Pallone e Pracchia; viadotti sul- costruiti a servizio dell’infrastruttura: pon- l’Ombrone e sulla strada di Bologna tra te sul Reno tra Bologna e Borgo Panicale Pracchia e Piteccio; viadotti di Castagno, (costituito da ben 20 arcate di venti metri della Fabbricaccia, della Fabbrica e del di luce ciascuna); ponti sul Rio Casio e sul Grazzini tra Piteccio e Pistoia.

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Panorama della Strada-Ferrata delli Appennini Bologna. Pistoia. Firenze, 11 edizione, Bologna, Litografia Giulio Wenk, 1865. Particolare del tratto iniziale Pistoia-Pracchia (coll. M. Lucarelli)

I caratteri pittoreschi della linea e l’as- le innovative realizzazioni tecniche a con- setto economico vincere un piccolo imprenditore tipografico/ litografico bolognese, Giulio Wenk, a com- La Porrettana si rivelò subito come linea missionare a un bravo litografo, acquaforti- estremamente pittoresca e insieme inno- sta e pittore paesaggista, lo svizzero Konrad vativa in gran parte del suo tracciato. Le Gross (1828-1904), un’opera di occasione opere di rilevante impegno tecnico, come i di straordinaria resa artistica e geografica Particolare del Panorama grandiosi e arditi ponti e trafori – non mol- della Strada Ferrata - come il Panorama della Strada-Ferrata delli Località Vajoni to meno impegnativi di quelli alpini, tutti Appennini Bologna. Pistoia. Firenze. (coll. M. Lucarelli) successivi, di Brennero (1867), Moncenisio Tale “lunga litografia ripiegata a soffietto” e San Candido (1871), Pontebba (1872), venne edita all’inizio di dicembre 1864 Tarvisio (1879), ecc. – e come i tre pez- (l’opera è segnalata infatti nel “Monitore di zi di ferrovia che si sviluppano a differenti Bologna” del 13 dicembre 1864 e nel “Cor- altezze che si possono vedere intorno alla riere dell’Emilia” del 15 dicembre 1864); stazione di Piteccio, divennero subito dei l’opuscolo Cenni intorno alla linea che ac- veri e propri iconemi e “simboli dell’Italia compagna il Panorama venne invece pub- in formazione e poi dell’Italia in sviluppo” blicato nel 1865, forse insieme alla seconda (S. Maggi 2003). edizione della figura, sempre a Bologna dal- Furono proprio tali caratteri paesaggistici e la Tipografia Fava e Garagnani, con dedica

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“Agli Onorevoli Paulin Tarabot, Promotore costante, tanto che nel tratto tra Bologna e dell’opera insigne, Luigi Protche Ingegnere il Sasso – come si legge anche nell’opuscolo Capo, Esecutore, Giulio Wenk, Litografo descrittivo – la scala è più piccola rispetto a Editore”. quella del tratto successivo “per non offri- Questa “singolarissima novità editoriale” re quel tratto opere o particolari di molto (misura mm 3210 per 230), che si vende- rilievo”. Complessivamente si può tutta- va ripiegata addirittura a lire 5, e che ebbe via calcolare una scala di poco superiore a Particolare del Panorama un rilevante successo editoriale, si qualifica 1:20.000. della Strada Ferrata - come “splendida veduta a volo d’uccello di In conclusione, l’operazione “impose all’au- Galleria della Str. Regia tutta la ferrovia da Bologna a Pistoia” (G. tore ricognizioni dirette su tutti i tratti del- (coll. M. Lucarelli) Benassati e A. Tromellini, a cura di, 1992; l’opera [...], osservazioni e ricognizioni che A. Brighetti 1979; R. Zagnoni 1994). dovettero essere compiute non dal livello Il Panorama segue, a mo’ di fondamentale altimetrico della strada ferrata, ma da po- inquadramento, il rilievo cartografico pro- sizioni elevate sulla valle, come si arguisce gettuale sopra ricordato, ma tiene evidente- dall’esecuzione del disegno [...]: ogni sin- mente conto anche di accurati sopralluoghi gola galleria, ogni borgata, ogni paese, qua- e “rilievi dal vero” effettuati lungo tutta la si ogni casa isolata furono ritratti in modo linea; come un po’ tutte le opere analoghe, quasi fotografico, ma disegnati in modo da non si attiene a un rapporto di riduzione dare un’idea precisa della loro dislocazione

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Piteccio (Pistoia) - Ventilatore “Saccardo” del Signorino (fotografia, 1910, coll. P. Bresci) Pavana (Sambuca Pistoiese) - Imbocco della Galleria di Suviana (mt. 520 s. m.) (fotografia, 1924, coll. P. Bresci)

lungo la linea; in questa immagine appare Gross “cerca di tradurre i dislivelli altime- in modo evidente la perfetta fusione dello trici e il degradare del terreno, attraverso il sguardo scientifico e di quello artistico del- sapiente impiego del chiaroscuro. I rilievi l’autore” (R. Zagnoni e G.P. Borghi, a cura orografici sono infatti resi mediante sfumati di, 2007/2008). [...] simulanti ombre prodotte da una ipo- Quanto all’opuscolo descrittivo edito dalla tetica illuminazione”; complessivamente, la Tipografia Fava e Garagnani nel 1865 (con rappresentazione mostra “una graduazione l’autore che si firma F, lettera che pare si cromatica il più possibile fedele ai suggeri- debba sciogliere in Limosino), questo con- menti derivati dall’osservazione diretta della tiene una bella e abbastanza analitica carat- natura” (G. Benassati e A. Tromellini, a cura terizzazione “di tutta la ferrovia al momento di, 1992). della sua apertura, cominciando da Bologna Talora, il Panorama e l’opuscolo descrit- fino a Pistoia”, articolata in forma di piccolo tivo (in modo più esplicito rispetto alla resoconto di viaggio virtuale. planimetria) appuntano la loro attenzione Roberta Cristofori mette in evidenza “l’at- su elementi prettamente funzionali, come trazione per panorami allungati, spettaco- dimostrano i riferimenti alla presenza lun- lari, presentati in forma circolare – tali da go il tracciato, di attività di escavazione di essere visionati dall’interno, tesi all’illusione materiali lapidei, come quelle concentrate della veduta globale – spia di un desiderio intorno al Sasso, che tradizionalmente da- di realismo che preannuncia la fotografia”; vano lavoro a numerose famiglie di cavatori

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e scalpellini, che con i loro prodotti rifor- è dato scorgere le più pittoresche fabbriche Pianta geometrica del giardino nivano, e rifornirono sempre di più grazie e gli avanzi simulati di templi antichi”, come Puccini in Monumenti dei Giardini Puccini, Pistoia, Tipografia Cino, 1843 proprio alla Porrettana, il mercato bologne- il castelletto d’altura nei pressi di Riola (“or (coll. M. Lucarelli) se; di manufatti idraulici correlati a opifici ora ricostrutto dal Conte Mattei” con “le sue andanti ad acqua, come le pile da riso mosse acuminate molteplici torricelle”), o come dalle acque del Reno prima di Casalecchio, la residenza di Giuseppe Aria ubicata nella e come la chiusa idraulica sul Reno con gora collina di Misano presso Marzabotto (con la derivata e come l’opificio per la filatura del- sua ricca collezione di archeologia alimenta- la canapa della Canonica poste oltre Casa- ta dagli scavi dell’antica città etrusca). lecchio; di strutture fortificatorie, come gli Per l’interesse delle sintetiche descrizioni scarpati e le bocche dei cannoni dei forti che paesistico-pittoresche dell’opuscolo valgano dalle colline dell’area di Casalecchio domi- gli esempi della veduta che si apre dalla Val nano la valle del Reno e, più oltre, come il di Brana dopo il sotterraneo del Signorino, campo trincerato intorno a Bologna, armato con “la più bella prospettiva che presenti la di cannoni, e posto a guardia del varco degli linea, poiché egli è dall’alto del viadotto po- Appennini; delle stesse strutture insediative sto fra due sotterranei, che il viaggiatore ve- monumentali rappresentate, oltre che dagli drà stendersi a’ suoi piedi la città di Pistoia edifici religiosi, senz’altro dalle residenze e tutta la pianura toscana sino alle monta- signorili, come poco oltre Pistoia “la tanto gne che la limitano verso il Sud”; e dall’area amena e celebrata villa Puccini nella quale ci circostante la stazioncina del Molino del

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Molino del Pallone Vecchio (cartolina, 1926, coll. P. Bresci)

Pallone, da cui “la veduta s’allarga, e conti- Al tempo stesso i prodotti locali, sia agricoli nuando, lascia scorgere la vallata pittoresca e pastorali e sia artigianali o industriali, co- di Randaragna e, ne’ suoi pendii, i caseggiati minciarono a essere esportati altrove. Inol- che compongono il de’ Boschi”. tre la stazione ferroviaria diventò un centro Riguardo all’ambiente umano, c’è da consi- di smistamento postale e di ricezione delle derare che, ancora nella prima metà del XX informazioni, grazie al telegrafo che si este- secolo, la montagna pistoiese e bolognese se quasi ovunque insieme ai binari. Ma non versava in condizioni economiche preca- solo, con il treno arrivavano anche notizie rie e la sopravvivenza delle popolazioni esterne portate a voce dai viaggiatori o dal si basava in larga misura sull’emigrazione personale ferroviario viaggiante. stagionale verso le maremme o la Corsica Sull’onda dei ricordi così scriveva Piero (specialmente per esercitare attività pasto- Jahier nella rivista “Il Ponte”: rali e forestali) o addirittura sulla pratica del “Aveva portato una vera rivoluzione nella contrabbando. valle del Reno, la strada ferrata. Da ragazzo, La ferrovia deve essere considerata come un io salivo a guidare il medico condotto alle Vaioni - Ristorante grande strumento di modernizzazione. case alte, e, quando gli scrivevo le ricette, Burchietti (m. 300 s.m.) (cartolina, 1936, coll. P. Bresci) Tramite il treno poterono infatti diffonder- era sempre la stessa solfa: bisolfato di chini- si nei piccoli centri rurali novità destinate a no, acqua di menta e visi gialli di carbonai modificare gradualmente la vita quotidiana, malarici, trasferiti in Sardegna, che ora si grazie alla progressiva invasione di manu- mangiavano i risparmi in medicine. Intor- fatti provenienti da altre zone, alla diffusio- no a quei focolari di macigno affumicato, ne dei giornali, alla spedizione di generi ali- non si vedeva che pile di focaccette gialle e mentari realizzati a livello industriale, ecc. di necci tumefatti entro foglie di castagno,

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Pracchia - Piazza principale (cartolina, 1903, coll. P. Bresci)

semicotti a secco tra due piastrelle di sasso, Ma la ferrovia ebbe pure un ruolo di parti- che, appena ci lasciavan fare, noi trasfor- colare accelerazione e sviluppo per la locale mavamo in altrettante murielle. E la sera, attività di produzione del ghiaccio naturale, il tramenio del paiolo della polenta alla attività praticata fino da epoca remota nell’al- catena. Solo col [posto] fisso della ferrata ta valle del Reno e che, con la presenza della abbiam visto gote rosse, e qualche pento- ferrovia che consentiva rapidi spostamenti, la di lesso” (Piero Jahier, “Il ponte”, giugno si diffuse fino a Pracchia e nelle valli limitro- 1960, pubblicato da Panconesi, Colliva e fe. Il trasporto ferroviario infatti, abbatten- Franchini 1982). do i tempi di spostamento, vero nemico del In effetti, la strada ferrata, attraversando ghiaccio soprattutto nelle stagioni più calde, zone più o meno popolate, si dimostrò fun- permetteva di allargare il bacino di utenza sia zionale all’economia della montagna, valo- nella pianura toscana che in quella emiliana. rizzando e incrementando in primo luogo Alla fine del XIX secolo le ghiacciaie erano quelle attività già esistenti. Alla stazione diventate oltre 60 e l’economia della parte Prataccio - Partenza dei forestieri di Pracchia si concentrarono i prodotti bassa della vallata era completamente fina- da Prataccio presso Prunetta del ferro e della carta della val di Lima, a lizzata alla produzione del ghiaccio. L’incre- (Montagna Pistoiese, Porretta i prodotti delle valli di Setta e Li- mento di questa attività, favorita anche da- 940 m. sul livello del mare) (cartolina, inizi del ’900, coll. P. Bresci) mentra insieme a un ben più alto numero gli investimenti delle famiglie più abbienti, di turisti che intendevano usufruire delle richiamò a Pracchia manodopera dai paesi acque termali porrettane, a Vergato le po- vicini e dalle zone più alte della montagna. polazioni dei comuni limitrofi e anche del Le spedizioni divennero costanti per tutti i ferrarese per i mercati settimanali e per le mesi dell’anno e furono inviate forniture in fiere del bestiame. luoghi prima impensabili: Bologna, Forlì,

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Pontepetri - Una ghiacciaia della Valle del Reno (Montagna Pistoiese) (fotografia, 1916, coll. G. Tronci)

Ricevuta di spedizione di un quantitativo di ghiaccio da Pracchia Ravenna, Firenze, Orbetello, Pesaro, Anzio, La presenza delle stazioni valse ad attivare (ricevuta, 20-06-1895) Roma, tanto per citare alcune destinazioni inoltre tante piccole imprese commercia- Donne impegnate nello svuotamento (A. Ottanelli 1985). li e turistiche anche in località sperdute, di una ghiacciaia Nella parte montana, servita ancora soltanto come ad esempio Molino del Pallone che, (anni Venti, coll. G. Innocenti) da mulattiere, la ferrovia favorì il trasporto fra la fine dell’Ottocento e i primi del No- per esportazione delle eccedenze dell’eco- vecento, conobbe un discreto incremento nomia locale, vale a dire – oltre al ghiaccio demografico e edilizio. “Non c’era neanche – legname, carbone, farina dolce, castagne una casa qui, c’era, solo la ferrovia. Subito secche, come pure il rifornimento dei ge- dopo vennero dai Boschi, da Casa Santini neri alimentari per le popolazioni e i primi […], poi vennero su da Granaglione, da villeggianti. Casa Calistri, Legacci, Campeda e via e via” La ferrovia rappresentò inoltre un’oppor- (G.P. Borghi 1985). tunità di impiego per centinaia di abitanti Ovviamente, la crescita economica e urbani- dei comuni attraversati, in quanto la ditta stica più rilevante – favorita dalla costruzione appaltatrice dei lavori era obbligata ad as- della Porrettana oltre che della Maria Anto- sumere manodopera locale; si potevano nia – coinvolse Pistoia che, come altre città, impiegare maestranze provenienti da altri nella seconda metà del XIX secolo, esprime territori solo se specializzate. un avvio del processo di straripamento del Terminata l’opera e chiusi i cantieri, diver- tessuto urbano fuori delle vecchie mura; si se famiglie di lavoranti rimasero, per gene- registra quindi la fine della città come qual- razioni, alle dipendenze della ferrovia che cosa di definito, limitato, misurabile, la città attivò un certo sviluppo edilizio per il biso- chiusa in sé, che ha un ‘dentro’ e un ‘fuori’, gno di case intorno alle stazioni. la città ‘cristallizzata’ in una forma.

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L’impatto negativo della nuova infrastruttu- crostate, ciambelle, frutta di bosco. Il cestino Il Ghiaccio Naturale della Valle del ra riguardò semmai – come in altri casi in da viaggio consisteva in un sacchetto conte- Reno dalle Piastre a Pracchia, Pistoia, Tipografia Niccolai, 1894. Toscana – la categoria dei vetturini operan- nente due panini, un quarto di vino bianco Si afferma che per fare ghiaccio ti con muli o carretti che vedevano ridurre e del formaggio, ma anche cotolette e frutta; naturale buono, occorrono due cose: sempre più il loro lavoro, tanto che si verifi- minestra, maccheroni e spaghetti erano ser- freddo e acqua buona carono anche dei sabotaggi alla linea ferrata. viti a parte. Quando poi il vagone ristorante (coll. G. Tronci) I montanari, dal canto loro, dopo aver avver- si guastava, il ristoratore Agati, avvertito da sato la ferrovia e incolpato il fumo del “lam- Vergato, si riforniva velocemente anche di Prezzario Noleggio delle vetture po” (il treno) quale fattore inquinante degli bistecche. La ristorazione era attiva giorno e Filippini Corrado fu Giuseppe, scarsi raccolti di castagne, grano, patate, ben notte (G.P. Borghi 1985). Proprietario Vetture presto impararono però ad approfittare dei Scriveva ancora Piero Jahier, ricordando (inizi del Novecento, coll. P. Bresci) danni veri o presunti provocati dai carboni l’apertura della nuova ferrovia direttissima ardenti fuoriusciti dalla vaporiera sotto pres- Bologna-Firenze per Prato (1934) che segnò sione per incassare ottimi risarcimenti. il tramonto della Porrettana: Lungo la linea nacquero punti di ristoro. Il “Oggi, per l’ultima volta, la Signora Gugliel- più apprezzato, anche dalla clientela inter- ma, la nonna dei ferrovieri paesani, con la nazionale, fu il locale della stazione dei Bagni sua nera pezzola montanara in capo, ha di- della Porretta, gestito da Fortunato Agati, al stribuito dalla immensa teglia di rame por- quale si attribuisce l’invenzione dei cestini da tata a mano sotto la pensilina, le ultime cen- viaggio. Il locale, rifornito di vini e alcolici di to razioni di tagliatelle al ragù, nei vassoietti qualità, produceva anche il gelato che veniva di cartone, ai viaggiatori buongustai [… ]. è offerto ai viaggiatori in transito nel pomerig- pronta la tradizionale braciola, con contor- gio, mentre al mattino si smerciavano panini, no di patatine calde, sottili come ostie, e se

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Pistoia - Porta Lucchese, il nuovo ponte sulla ferrovia (cartolina, coll. P. Bresci)

ci sono fragole sulla montagna, o lamponi, è Il settore suburbano servito dalla ferrovia è la crostata di marmellata casalinga. Ma oggi quello di Porta al Borgo, la cui Comunità mi sbircia appena, e rientra corrucciata die- dalle porte urbiche arrivava al confine ap- tro il bancone sguarnito” (Piero Jahier, “Il penninico con il Bolognese, con il territo- ponte”, giugno 1960, in Panconesi, Colliva rio attraversato dalla strada regia Modenese e Franchini 1982). dell’Abetone, dai fiumi Ombrone e Brana con le derivate varie gore (dal primo, i ca- In viaggio da Pistoia a Porretta per la nali Filiera, Goricina dei Mugnai e di Capo- via ferrata dell’Italia centrale strada, Gora di Gora, dal secondo la Gora Dizionario geografico fisico storico di Scornio che poi si unisce alla Goricina della Toscana, Emauele Repetti Seguendo la guida sulla Montagna Pistoie- (frontespizio, 1833, coll. M. Lucarelli) di Capostrada) che “mettono in moto fer- se scritta da Giuseppe Tigri nel 1868 e poi riere, cartiere, frantoi, mulini, ecc., e nei ripubblicata varie volte fino all’inizio del tempi opportuni forniscono acqua in quella nuovo secolo, contenente anche un breve pianura dolcemente inclinata all’irrigazione resoconto del viaggio sulla Porrettana, sap- dei terreni”. Alcuni canali artificiali “s’intro- piamo che dalla stazione di Pistoia vi erano ducono in città per varie direzioni non solo inizialmente solo quattro partenze al giorno a benefizio delle arti e dell’irrigazione, ma per Bologna, portate a cinque qualche de- anco di vari stabilimenti pubblici, frantoi, cennio più tardi. mulini, ecc., finché prima di escire fuori Il viaggio aveva ovviamente inizio a Pistoia delle mura orientali si riuniscono in Pistoia che, qualche decennio prima, Emanuele Re- in una sola Gora, la quale innanzi di anda- petti descriveva come “vaga ed illustre città” re a vuotarsi nel fiumicello Brana mette in vescovile di quasi 12.000 abitanti. moto un mulino”. Nei terreni alluvionali

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Pistoia - Capostrada (cartolina, 1916, coll. P. Bresci)

della piana pedemontana “prosperano tut- un clima benigno e salubre, abitato da gente ti gli alberi da frutto, dal ciliegio all’ulivo, i forte e ben formata in mezzo a terreni irriga- cereali, le leguminose, gli ortaggi, ecc.”, an- tissimi, fertilissimi e diligentemente coltivati” che per “la diligenza con cui è lavorato e ali- (E. Repetti, IV, 1841). mentato dai concimi che forniscono a quei Sempre nelle vicinanze di Pistoia la ferrovia contadini le loro stalle copiose di bestiame” tocca Capostrada, grossa borgata lungo la (E. Repetti, IV, 1841). strada regia Modenese, il cui nome deriva Scrive Repetti che Pistoia è ubicata “in fertile dal primo tratto dello stradone che esce dal- valle percorsa dal fiume Ombrone pistoiese, la città “finché esso torce alquanto a ponen- che le passa un miglio circa a ponente, men- te, lasciando al suo levante la nuova strada tre il fiumicello Brana rasenta le sue mura dal Leopolda che sale il monte della Collina per Guida della Montagna Pistoiese, lato di grecale e di levante [...], distante ap- guidare a Bologna passando per la Porretta” Giuseppe Tigri pena due miglia dalle falde dell’Appennino (E. Repetti, V, 1843); mentre poco prima at- (copertina, 1892, coll. M. Lucarelli) che le resta a settentrione [...]. Questa città traversa la fattoria della villa di Scornio, di di figura romboidale [è] circondata da mura proprietà del cavaliere Niccolò Puccini, im- che girano quasi tre miglia, [ed] è attraversa- prenditore agrario innovativo e filantropo, ta da strade vaste e regolari, da canali, o gore con il suo parco/giardino che Repetti defini- di acque perenni, con piazze spaziose, ornata sce “più elegante e più variato” di ogni altro, di belle chiese, di case assai decenti, e di non e per tali prerogative fatto oggetto di visita pochi palazzi. Vi si entra per quattro porte, da tanti forestieri, con l’ingresso che “trovasi le quali danno il nome ad altrettanti Cortine, sulla strada regia Modenese un miglio fuori o Comunità suburbane, piene di ridenti e dalla Porta al Borgo”. Il parco è “variato per popolose borgate, sparse di ville signorili, in ombrosi boschetti, per verdi praterie, per

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Piteccio - Piteccio di Sopra, stazione ferroviaria (cartolina, 1916, coll. P. Bresci)

simmetrici vigneti, per vaghe uccelliere, per sua forra sanguinaria” (toponimo attribuito artificiali grotte, per cadute d’acque, laghi, da alcuni all’evento della battaglia di Cati- isole e ponti bizzarrissimi, ossia per le re- lina, ove intorno agli anni novanta dell’Ot- minescenze d’uomini insigni italiani di cui tocento sarà aperta una nuova stazione). si trovano sparse qua e là sopra decenti basi “Segue la via per i fianchi della Val di Bra- le effigie con maschie epigrafi alle loro gesta na, e per lunghi giri rientrando nella valle allusive; sia che uno voglia dire della ma- dell’Ombrone sale alla stazione di Piteccio. gica prospettiva de’ vaghi tempietti rustici, Son notevoli qui tre lunghi viadotti di pie- del castello baronale costruito a similitudine tra a tre arcate sovrapposte, e alti ciascuno di quelli del medio evo [...], del Panteon e circa metri 50. A mirare dall’alto di essi la del palazzo dedicato all’autore de’ Promessi borgata di Piteccio che è in basso lungo il Sposi; sia finalmente che uno rivolga l’oc- torrente, si prende idea della imponenza e chio al grandioso edifizio denominato Ponte difficoltà dell’arte occorsa per fabbricarveli. Napoleone, e alla torre detta di Catilina in- Sul poggetto (a sinistra di chi sale) in forma nalzata sopra il poggio estremo e più elevato di cono, sono i ruderi dell’antico Castello di del parco” (E. Repetti, IV, 1841). Piteccio” (G. Tigri 1892). Piteccio - Stazione ferroviaria Successivamente, riprendendo la guida del Repetti ricorda il castello con chiesa dedi- (cartolina, anni Venti, coll. P. Bresci) Tigri, vediamo come la linea ferrata lascia cata a Santa Maria, ubicato lungo l’antica l’ampia valle d’Ombrone con le sue belle strada Francesca valicante l’Appennino allo colline, sopra una delle quali si vedono i Spedaletto in Alpi (che pochi anni dopo ruderi del Castel di Vergole. “Il viaggiatore sarebbe stata ricostruita come strada rota- penetra ora nella più stretta valle di Brana, bile Bolognese della Porrettana); Piteccio e lascia a sinistra il colle di Vaioni con la contava – insieme con i casali di Paterno,

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Pracchia - Ingresso al paese, Scuola Comunale e Circolo dei Villeggianti (fotografia, anni Dieci, coll. P. Bresci)

Castagno, Caviana, Fabiana e Seccheto che Con la costruzione della Porrettana, la sta- facevano parte della sua parrocchia – 1605 zione di Pracchia venne collegata a San abitanti nel 1833 (E. Repetti, IV, 1841). Marcello Pistoiese, e quindi alla parte più “Usciti dalla stazione di Piteccio, si entra in montana dell’Appennino Pistoiese, con un una galleria costruita in forma della lettera servizio di vetture a uno o due cavalli che, S, lunga metri 1753. Passato poi il viadotto nella buona stagione, in coincidenza con il delle Svolte, da dove è un colpo d’occhio stu- primo treno, effettuava, in un’ora e mezzo, pendo, perché vi si scorge la ben colta pia- sia il servizio postale che il trasporto pas- nura con le sue tre città di Pistoia, Prato e Fi- seggeri. renze; dopo una lunga galleria di metri 2725 A fine secolo il paese di Pracchia conobbe si giunge sul piccolo Reno alla stazione di un certo sviluppo turistico certamente in- Pracchia, sopra il livello del mare metri 615. dotto dalla ferrovia, ma anche dall’attenzio- Questa via dalla stazione di Piteccio a quella ne che la stampa dell’epoca (in particolare la di Pracchia raccoglie in sé le più grandi dif- “Gazzetta d’Italia” e il “Turiste” di Firenze) ficoltà tecniche, avendo dovuto svolgersi con rivolgeva alla montagna appenninica come una pendenza costante e non maggiore di 25 luogo ameno per la villeggiatura e relativa- Piteccio - Appalto Fronzoni per 1000, sopra il fianco di un monte molto mente vicino alle città toscane ed emiliane. (cartolina, 1912, coll. P. Bresci) scosceso” (G. Tigri 1892). Come per il resto della Montagna Pistoiese, Repetti ricorda Pracchia come castello con i villeggianti, spesso stranieri, provenienti chiesa dedicata a San Lorenzo, a breve distan- da Roma, Firenze, Bologna, ne apprezzava- za dalla strada regia Modenese, ubicato in una no la posizione a bacìo (fresca e ventilata), gola dell’Appennino, con una popolazione di aperta com’era alle correnti ventose adria- 255 abitanti nel 1833 (E. Repetti, IV, 1841). tiche che risalivano la valle del Reno, e la

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Pracchia - Sorgente Orticaia (cartolina, 1902, coll. P. Bresci)

temperatura che in piena estate non supe- collina, e da allora centro più importante tra rava i 25 gradi. Ma anche la varietà delle quelli lungo la Porrettana (G. Tigri 1892). passeggiate e dei paesaggi, il buon cibo, gli Il comune di Porretta Terme, compreso nel antichi castelli, la piacevolezza “dell’idioma circondario di Vergato, aveva, nel 1868, sì sonante e sì puro” dei suoi abitanti erano circa 3200 abitanti di cui oltre mille risie- motivi di attrazione. devano nel capoluogo. Rinomata fino dal Ed è proprio in virtù di questo interesse Medioevo per le sue acque termali efficaci che vennero via via aggiornate e ristampa- per le affezioni cutanee, gastro-intestinali, te, fino all’inizio del nuovo secolo, le gui- reumatiche e le malattie croniche, Porretta de della montagna Pistoiese scritte fin dal era dotata di quattro locande (Palazzina, 1868 dal già citato Giuseppe Tigri. Le strut- Zaccanti, Gennasi, e quella sul Rio vicino ai ture dell’ospitalità comprendevano l’Alber- bagni); inoltre venivano affittati vari quar- go dell’Appennino e del Pacifico; inoltre si tieri per i forestieri che effettuavano la cura potevano affittare quartieri e villini, mentre delle varie acque sorgive (della Porretta vec- Pontepetri - venivano costruite diverse ville. Vi si tro- chia, della Puzzola, del Leone, del Bue, del- Grande Albergo Paradiso, presso Pracchia (800 m. s/m.) vavano anche alcuni servizi fondamentali le Donzelle, Reale, Tromba, Marte, Diana, (pubblicità, 1916, coll. P. Bresci) come il medico condotto, l’ufficio postale, Minerva). il telegrafo (G. Tigri 1892). Oltre al turismo legato alle terme, l’econo- Da questa stazione, “dopo aver percorso un mia del paese si basava sulla produzione ponte sull’Orsigna, otto ponti sul Reno, 3 di canapa, di stoppa e di tele che veniva- viadotti e 16 gallerie, in circa un’ora” si rag- no esportate a Livorno e il cui commercio giungeva la stazione di Porretta, da sempre era stato e veniva sicuramente incrementato ‘porta’ del territorio bolognese tra montagna e dalla ferrovia.

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Pracchia - Grand Hotel Fiornovelli (carta intestata, 1920, coll. P. Bresci)

La stazione, ubicata in fondo al paese appena te. Il territorio, prevalentemente montano, varcato il ponte sul Reno, garantiva anche un era ricco di pascoli, ghianda e legna da fuo- frequente servizio postale (G. Tigri 1868). co, ma vi si coltivava anche il grano e la vite Negli anni novanta dell’Ottocento Porretta (G. Stefani 1856). era illuminata con luce elettrica; aveva una Infine la ferrovia, oltrepassata la confluenza banda musicale e, nella sala dei bagni delle del Setta con il Reno, ormai in zona colli- Donzelle, si facevano conversazioni e balli nare, a ovest di Bologna incontra Casalec- secondo la migliore tradizione dei luoghi chio, borgo che a metà Ottocento contava termali. 1456 abitanti, le cui “verdeggianti colline Sempre seguendo il corso del Reno e la sua sono frequenti di belle ville, dove i bolo- Pracchia - Grand Hotel Appennino (carta intestata, 21-2-1916, valle ampia e popolata, la ferrovia incontra gnesi amano di venire a ricrearsi” (Stefa- coll. P. Bresci) il borgo di Vergato, posto alla confluenza ni 1856). Correndo ormai in pianura, per del fiume Lentola con il Reno. Fu residenza Borgo Panigale, popolosa terra che all’epoca dei capitani della montagna bolognese per contava più di cinquemila abitanti, ubicata la sua posizione centrale rispetto agli altri ad appena due miglia dalla città, fertilissima comuni della montagna; la circoscrizione, a e ricca di cereali, canapa e vino, la ferrovia metà Ottocento, comprendeva 8591 abitan- raggiunge la stazione di Bologna. ti, di cui 1421 nel comune di Vergato. Per Il punto dolente di questo percorso in treno questo motivo e per la sua posizione al con- caratterizzato da lunghe gallerie era rappre- fine con la Toscana e gli Stati Estensi, a metà sentato dal fumo. Ottocento era interessato da un discreto “Tra i ricordi dei miei soggiorni giovanili movimento commerciale specialmente per i presso Pracchia, scrive Giovanni Bortolotti, mercati e le fiere che erano assai frequenta- v’è la visione del treno in arrivo da Pistoia,

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Panorama della Strada-Ferrata delli Appennini Bologna. Pistoia. Firenze, 11 edizione, Bologna, Litografia Giulio Wenk, 1865. Particolare dalla Galleria di Sassatello fino a Bologna (coll. M. Lucarelli)

avvolto in una scia di fumo, ed il contem- re di lumi”, un ferroviere con questo com- poraneo aprirsi di tutti gli sportelli, […] ed pito, camminando sulle carrozze, dall’alto, una folla di uomini scamiciati e sudanti che accendeva le lanterne poste all’interno (M. correvano alla fontanella per rinfrescarsi” Panconesi, M. Colliva e S. Franchini 1982). (G. Bortolotti 1963). Nelle gallerie infatti occorreva tenere il finestrino chiuso, ma tanto era il caldo in estate che alcuni pas- seggeri preferivano la fuliggine all’afa. Gli stessi macchinisti, nelle gallerie più lunghe, rischiavano di soffocare dal fumo e, per non cadere svenuti, usavano bagnare un po’ di cascame nell’acqua e metterlo davanti al naso e alla bocca. Altri disagi erano rappresentati dal freddo in inverno: il riscaldamento era costitutito da contenitori di acqua calda posti sotto i Particolare del Panorama sedili. Nei primi anni i vagoni erano com- della Strada Ferrata - Stazione di Casalecchio pletamente al buio, in seguito fu introdotta (coll. M. Lucarelli) l’illuminazione a olio vegetale. “L’accendito-

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Particolare del Panorama della Strada Ferrata - Borgo Panigale (coll. M. Lucarelli)

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Giuseppina Carla Romby Nuovi paesaggi, antichi paesi

Due persone, un uomo e una donna, vestiti del corpo metallico, il Battistero di Pistoia, Nella pagina a fronte con eleganza, stanno per iniziare un viag- l’edificio in grado di evocare la città da cui Saluti da Pistoia gio in treno; lui porta la bombetta e tiene in vengono inviati “Saluti a grande velocità”. (cartolina, 1912, coll. P. Bresci) mano una piccola valigia a soffietto, lei inal- Un delicato disegno floreale di improbabi- Saluti a grande velocità da Pistoia bera un monumentale cappello a tesa larga li margherite abbraccia singolari vedute di (cartolina, anni Dieci, coll. P. Bresci) e con un elaborato trionfo di nastri e piume, manufatti ferroviari della stazione di Pitec- tiene in mano un mazzetto di rose, mentre Piteccio - Parte nord del piazzale cio, esibiti come significativi elementi di ri- della stazione e ventilatore Saccardo una folata di vento agita l’ampia gonna e lo conoscibilità dei luoghi affidata alle novità (cartolina, fine ’800, coll. P. Bresci) svelto spolverino stretto in vita; entrambi tecnologiche della realizzazione della linea guardano invitanti verso un osservatore. Fa ferroviaria Porrettana. da sfondo la porta di un vagone ferroviario In una delle vedute campeggiano in primo su cui si legge, ben in evidenza, “II”, corri- piano i binari e un monumentale rifornitore spondente alla classe dello stesso; in primo d’acqua; l’altra è occupata dal “ventilatore piano la scritta “Saluti da Pistoia”. Saccardo”, con la sua alta ciminiera all’im- Una locomotiva siglata “FS 180” avanza fra bocco della galleria, emblema di un paesag- nuvole di fumo, affiancandosi al marciapie- gio altro, rispetto a quello dei versanti bo- de della stazione, su cui sostano chiacche- schivi che appaiono sullo sfondo. rando due persone: la signora, di schiena, Le tre immagini disegnano il percorso cul- tiene con la mano destra una valigetta ri- turale, ancor prima che temporale, secondo gonfia, l’uomo, in doppio petto e cappello cui il treno e il sistema ferroviario si sono a visiera ornato di galloni, pare piuttosto trasformati da mezzo di efficienti trasporti in divisa da capostazione, come lascia im- e di immediati risvolti economici, in perce- maginare anche la disinvoltura della posa, zione collettiva dell’innovazione dei rappor- le mani dietro la schiena, che dimostra ti fra luoghi e abitati, fra paesi e città, fra una certa consuetudine alla vicinanza della individui e luoghi. macchina sbuffante. Sullo sfondo, a sinistra, Se i viaggiatori della prima cartolina comu- sinteticamente disegnato il fabbricato della nicano la significativa conquista del fidu- stazione, a destra, più in lontananza,un palo cioso accesso al viaggiare dei ceti borghesi della linea elettrica con isolatori e cavi. emergenti, e la locomotiva sbuffante che Ma la locomotiva, simbolo del progresso per incorona l’emblema di Pistoia traduce con eccellenza, reca, incorniciato dalla rotondità efficacia il confronto del mito moderno del-

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Circondario di Pistoia (mappa, 1901, coll. P. Bresci)

Locandina illustrata degli anni Cinquanta, facente parte di una brochure turistica che invitava a visitare l’Appennino Pistoiese (mappa, anni Cinquanta, coll. G. Tronci)

la velocità con i tempi lunghi della storia, edifici venne assunta come significativa occa- i manufatti tecnologici assunti a presenze sione di conquista di una posizione di primo monumentali suggellano la dignità dell’ar- piano nel panorama regionale dominato dal- chitettura dell’utile, esibita per riconfigu- l’immagine totalizzante di Firenze e dei suoi rare il paesaggio altrimenti ‘senza qualità’ monumenti di storia e d’arte. Alle immagini (L’Italia in posa 1997). “da cartolina” di strade, piazze, monumen- Proprio il paesaggio “senza qualità” è quello ti, dell’Arno e delle colline, che il pubblico su cui si proiettano gli effetti indotti dal pas- internazionale conosceva e divulgava co- saggio della linea ferroviaria, dalla presenza struendo il mito di Firenze “città d’arte” e delle stazioni con le aree di servizio e sosta del “bel paesaggio”, Pistoia, la sua Montagna per merci e passeggeri. e la pianura d’Ombrone rispondevano con Si tratta di un paesaggio incognito, ignoto ai inedite immagini di arditi viadotti ferroviari, più, ma presente nelle immagini e nella me- di edifici e manufatti frutto di tecnologie e moria dei luoghi e che le cartoline postali di sperimentazioni, di impensate geografie restituiscono nel suo farsi, nel suo divenire, delle campagne e degli abitati. in una continua sfida fra rapidità dell’infor- E si disegnavano differenze, si precisavano mazione e immediatezza delle immagini. identità, si promuovevano attività, luoghi, Per il territorio pistoiese, trovatosi suo mal- abitati. grado in posizione nodale per tre fondamen- L’attraversamento ferroviario della pianura tali linee ferroviarie, la Lucchese, la Maria pistoiese venne accompagnato da una ca- Antonia, la Porrettana (N. Marchi 2003), la pillare riconfigurazione della rete stradale, pervasiva evidenza della ferrovia e dei suoi per altro attestata sulle storiche direttrici

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delle vie Fiorentina e Lucchese; gli effetti di (1849) e che la prima attività vivaistica fosse Piteccio - Panorama tale riconfigurazione furono di fatto resi ne- situata in vicinanza della stazione di Pistoia (cartolina, anni Quaranta, coll. P. Bresci) cessari (e urgenti) dalla realizzazione della (N. Marchi 2003). stazione di Montale-Agliana, sistemata in Così il potere di attrazione del tracciato fer- posizione intermedia tra le direttrici strada- roviario si esplicava, almeno nelle piana pi- li, borghi e abitati disseminati nella pianura stoiese, secondo modalità che interessavano e fino alle pendici del Montalbano e, verso in egual misura abitati e aree agricole, pae- nord, delle propaggini appenniniche. saggio urbano e paesaggio agrario. Per altro, il ridisegno di strade e abitati av- È vero comunque che tali effetti si manife- veniva insieme a una diffusa ridefinizione starono lentamente e solo tra l’ultimo de- del tessuto agricolo e a una riorganizzazio- cennio dell’Ottocento e il primo ventennio ne del paesaggio agrario in funzione della del Novecento si arrivò a verificare la porta- nuovissima specializzazione del vivaismo ta del fenomeno; in prima istanza nel pro- che coglieva nel collegamento ferroviario la gressivo estendersi del costruito intorno alle possibilità di ampliamento del mercato e di stazioni, lungo i nuovi o rinnovati tracciati rapida esportazione dei prodotti. stradali che collegavano le stesse ai borghi e Non è casuale che i primi scambi commer- ai paesi di collina, oppure lungo i “viali del- ciali di piante da vivaio tra Pistoia e Lucca, la stazione” aperti a collegare i centri urbani, poi estesi a Firenze, seguano di poco l’aper- oramai storici, agli edifici della modernità e tura della linea ferroviaria del Granducato della civiltà delle macchine.

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Pistoia - Esterno della stazione (cartolina, inizi del ’900, coll. P. Bresci)

Pistoia - Viale XX Settembre (cartolina, fine anni Venti, coll. P. Bresci)

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Pistoia - Sopra passaggio Porta Fiorentina (cartolina, 1938, coll. P. Bresci)

Pistoia - Cavalcavia di Porta Lucchese (cartolina, anni Venti ca., coll. P. Bresci)

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Alla stazione di Montale-Agliana facevano riferimento tutti gli insediamenti in qualche modo interessati ad accrescere le potenzia- lità economiche. Il fabbricato della stazione di Montale- Agliana campeggia nella campagna non an- cora urbanizzata così come nelle cartoline postali che mettono in mostra l’esuberanza volumetrica di un’architettura senza qualità ma da esibire come e al pari di monumenti come la chiesa, adatti a connotare il paese; il punto di vista in basso pone in primo piano le parallele dei binari in modo da suggeri- re una visione di allontanamento simile a quella percepita dal treno in corsa. Il caval- lo con carrozza in sosta e vicino alle bar- riere che delimitano l’area dei binari, viene messo a confronto con il rettifilo della linea ferroviaria e il fabbricato della stazione cui si sono affiancate alcune nuove costruzioni; il traliccio sulla destra richiama l’attenzione sul corredo tecnologico degli impianti fer- roviari. È ancora la stazione, in una versione più vi- cina alla vita di paese, quasi domestica, nel- la cartolina del 1928, che esibisce la scritta “Caffe-trattoria stazione” in cui l’atmosfera festiva evocata dal passeggio delle persone e dei giochi dei bambini (in primo piano) invita a una piacevole sosta e a usufruire di un comfort proprio delle stazioni più im- portanti e aggiornate. La piazza Vittorio Emanuele affollata come un teatro di posa, su cui si affacciano gli edifici più rappresentativi, offre una visione del paese in cui i valori storici si coniugano con la contemporaneità e possono essere letti come altrettanti elementi di attenzione per il forestiero e il viaggiatore che li osserva dal finestrino del treno. È sempre il riferimento alla stazione di Montale-Agliana a muovere una riorga- nizzazione del tessuto viario e insediativo

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di Tizzana-Quarrata e dell’intera area fino te impianto, saturano gli spazi liberi prossi- Quarrata - Panorama alle propaggini collinari del Montalbano. mi alla Piazza del Mercato, determinano la (cartolina, anni Venti ca., coll. P. Bresci) Il processo di aggiornamento degli abitati, facies aggiornata dell’insediamento. già in atto fin dalla realizzazione della Piaz- Mentre i segni del cambiamento si moltipli- za del Mercato di Quarrata, si connette alla cano e occupano i panorami delle cartoline, realizzazione del “tratto diritto di strada da continuano a rimanere indiscussi presidi Quarrata agli Olmi” che saldandosi alla via delle identità di paese, gli edifici della chie- Olmi-Ponte dei Baldi permetteva di “ac- sa e del palazzo comunale. La chiesa di S. cedere alla stazione ferroviaria di Montale Maria Assunta, nella riedizione del 1876, è Agliana” (N. Giuntoli 2006). essa stessa espressione del nuovo ruolo ter- Con la costruzione della “Via Nuova”, la ritoriale assunto da Quarrata con l’elezione Nella pagina a fronte nuova dimensione dei collegamenti faceva (1880) a capoluogo comunale; l’esuberan- Agliana - Stazione (cartolina, 1934, coll. P. Bresci) irruzione nella scena urbana e nel paesaggio te volumetria dell’edificio unitamente alle dei coltivi in primo piano nelle immagini, si qualità linguistiche dell’architettura, viene Montale-Agliana - Stazione intravedono le formule dell’abitare vicino ai messa in risalto dalla ripresa con punto di ferroviaria modelli messi a punto dalle borghesie citta- vista frontale e portato all’altezza del cor- (cartolina, anni Venti, coll. P. Bresci) dine: abitazioni unifamiliari a due piani si nicione che conclude la facciata all’altezza Agliana - Piazza Vittorio Emanuele affiancano alla direttrice viaria di più recen- delle navate laterali. (cartolina, 1905, coll. P. Bresci)

39 spicchi

Quarrata - Panorama preso dalla Magia (cartolina, anni Trenta, coll. P. Bresci)

Quarrata - Panorama (cartolina, 1920, coll. P. Bresci)

40 Giuseppina Carla Romby

Quarrata - La chiesa (cartolina, 1926, coll. P. Bresci)

Quarrata - Palazzo comunale (cartolina, 1918, coll. P. Bresci)

41 spicchi

L’unità (e l’emergenza) della facciata di gusto classico, si confronta con l’altrettanto ampio spazio della piazza ritagliata fra i campi, in cui si perdono figure umane e giovani albe- relli di recente impianto. L’orgoglio per la recente acquisizione del- la dignità comunale traspare nell’immagine del palazzo civico, sorto vicino al torren- te Fermulla, al margine della via Vecchia Fiorentina, ripreso con il primo piano del ponte sul torrente, e di forme architettoni- che senza pretese ma in grado di evocare i caratteri locali. Se il lungo rettifilo per Olmi segnava l’ine- quivocabile direttrice di un prossimo cre- scere del traffico di uomini e merci da e per la stazione di Montale-Agliana, dive- niva utile e necessario renderne intelleg- gibile il tracciato attraverso l’evocazione dei luoghi attraversati, facilitando l’itine- rario di viandanti e viaggiatori che vole- vano raggiungere rapidamente la ferrovia. Sembrano rispondere a tale esigenza “se- gnaletica” le due cartoline che registrano, con mutamenti impercettibili, il passare del tempo, segnato dalla sostituzione del personaggio (forse contadino) fotografato sotto il cartello con la scritta Olmi con un solitario ciclista in transito. È ancora la carreggiata stradale a divenire protagonista della veduta di Vignole, un al- tro abitato attratto nell’area di riverberazio- ne della linea ferroviaria; il viale 4 Novem- bre pure esaltato dalla ripresa fotografica, risulta sterrato e corredato di un manufatto simile a un lavatoio o abbeveratorio (in pri- mo piano a destra), testimone della persi- stenza di usi e manufatti propri della cul- tura e della vita delle campagne. La stessa strada si prepara a divenire un viale alberato e un più significativo ingresso al paese nella cartolina del 1939.

42 Giuseppina Carla Romby

Olmi - Barba (cartolina, 1934, coll. P. Bresci)

Vignole - Paese e chiesa (cartolina, 1939, coll. P. Bresci)

Nella pagina a fronte Olmi (cartolina, anni Trenta, coll. P. Bresci)

Olmi (cartolina, inizi anni Trenta, coll. P. Bresci)

Olmi - Via IV Novembre (cartolina, 1929, coll. P. Bresci)

43 spicchi

Pistoia - Bottegone (cartolina, 1920, coll. P. Bresci)

Pistoia - Tizzana, il Barba (cartolina, anni Venti ca., coll. G. Tronci)

44 Giuseppina Carla Romby

Quarrata - Il paese (cartolina, 1920, coll. P. Bresci)

Quarrata - Via del Littorio con veduta della chiesa (cartolina, 1933, coll. P. Bresci)

45 spicchi

Casalguidi - Via Egidio Pollacci (cartolina,1949, coll. P. Bresci)

Pistoia - Cantagrillo, Strada Nuova e Villa Costa Righini (cartolina, 1914, coll. P. Bresci)

46 Giuseppina Carla Romby

Sono ancora le strade “Nuove” a essere pro- Ma se per i centri e gli abitati della pianu- Pistoia - Casalguidi, entrata tagoniste indiscusse nelle vedute di paesi ra, comunicazioni e trasporti sono stati al nel paese (cartolina, anni Dieci, coll. P. Bresci) come Casalguidi e Cantagrillo; la strada oc- centro di una trasformazione economico- cupa il primo piano e la dilatazione della produttiva, che nel lungo periodo avreb- carreggiata viene utilizzata per accentuare be dato origine, da un lato alla crescita l’allontanarsi del tracciato verso il punto di intensiva del vivaismo e dall’altro all’orga- fuga al centro dell’immagine. nizzazione di distretti industriali specia- Sorgono sulle “via nuove” vari corpi di fab- lizzati (come la produzione di mobili del brica che tendono a trovare una facies ade- comprensorio Quarrata-Agliana-Montale), guata alle esigenze di ammodernamento in Montagna, centri, paesi e borghi toccati degli abitati più o meno piccoli; come nel dal tracciato ferroviario hanno visto la na- caso della cartolina con l’entrata nel paese scita e la crescita di una presenza turistica di Casalguidi, in cui il lato sinistro viene anticipatrice della compiuta affermazione totalmente occupato da moderne palazzine della Montagna pistoiese come distretto dotate di piccoli giardini. turistico per eccellenza (stazioni sciistiche Ma è l’apparire dell’autobus in paese la no- dell’Abetone). vità più condivisa dal fotografo e dagli abi- Un turismo che da elitario andava allar- tanti che con fierezza animano le strada di gandosi ai ceti borghesi e medio borghesi Casalguidi – via Egidio Pollacci – e segnala- cittadini, attenti all’efficienza, facilità ed no l’aggiornamento del sistema di comuni- economia degli spostamenti; la possibilità cazioni del paese. di raggiungere in treno luoghi altrimenti di

47 spicchi

Pistoia - Vaioni, stazione ferroviaria (cartolina, 1921, coll. P. Bresci)

Pistoia - Vaioni, la stazione veduta da Ponente (cartolina, 7-8-1911, coll. P. Bresci)

48 Giuseppina Carla Romby

difficile (e costoso) accesso ha favorito paesi me all’impegnativo sistema di muri di con- Corbezzi - Linea Pistoia-Bologna, e insediamenti, subito trasformati in centri tenimento del rilevato del piano del ferro. Bocche Sud delle Gallerie (cartolina, 14-9-1902, coll. P. Bresci) di villeggiatura o più semplicemente in luo- E la vista del piano dei binari rende il pa- ghi per una piacevole gita fuori porta. norama collinare lontano e sfuggente come D’altra parte la ferrovia Porrettana con gli dal treno in corsa, effetto ottenuto con un imponenti viadotti e le lunghissime gallerie accentuatissimo abbassamento del punto di diveniva essa stessa elemento di attrazione vista, in modo da impegnare tutto il bordo per un ceto cittadino che si sentiva protago- inferiore della cartolina con il primo piano nista del rinnovamento del Paese. e la repentina curvatura dei binari. Arditezza e grandiosità dei manufatti fer- La galleria Corbezzi-Piteccio, l’opera più roviari sono protagonisti di un nutrito nu- impegnativa (e più innovativa) del tronco mero di vedute e immagini dei paesi della Montagna e sono presentati come altrettanti pistoiese della linea ferroviaria, viene evo- elementi di attrazione, meglio e più di chie- cata dalle “bocche” aperte sul fianco della se, campanili, palazzi e torri, tutto il tradi- collina; il tracciato dei binari e il convoglio zionale repertorio di monumenti patrii. fumante che abitano il paesaggio di case ru- La stazione di Vaioni (Val di Brana) vista rali e le lontane colline lavorate a terrazzi dai campi e coltivi in primo piano, emerge invitano al viaggio e alla scoperta di altri con l’imponenza di un monumento, insie- paesaggi.

49 spicchi

Piteccio - Ventilatore Saccardo (cartolina, 1903, coll. P. Bresci)

Le grandi invenzioni antiche e moderne, opera compilata da B. Besso, quarta edizione con numerose aggiunte, Milano, E. Treves, 1869, Le strade ferrate. Grue idraulica e serbatoio d’acqua (coll. M. Lucarelli)

50 Giuseppina Carla Romby

Un viaggio che interessa una moltitudine sotto in su; sulla ciminiera del ventilatore si Piteccio - Viadotto ferroviario di persone in attesa di un convoglio che sta incardina la veduta della stazione di Pitec- (cartolina, 1907, coll. P. Bresci) emergendo dal buio della Montagna. cio cui fa da fondale un ripido e folto bosco. Gallerie, manufatti e dispositivi tecnologi- E un treno in corsa sull’ imponente viadotto ci sono ripresi con puntualità catalogatoria assume le dimensioni di un giocattolo dota- ed esibiti come importanti elementi adatti to di velocità e autonomia. a fornire valore aggiunto alle bellezze natu- Le conquiste tecnologiche non smettono di rali e ai panorami di cui entrano a far parte stupire e di essere esibite. divenendo, come a Piteccio, protagonisti a Il richiamo alle gioie e agli ozi della villeg- pieno titolo. giatura, all’offerta di servizi e comfort per La spettacolarizzazione dell’ingegneria e gli ospiti temporanei e per viaggiatori di della tecnica ferroviaria è l’obiettivo di im- passaggio, diviene il motivo conduttore per magini come quelle del Ventilatore Saccar- l’aggiornamento di paesi come Pracchia, do e più ancora del Viadotto ferroviario di divenuto punto di sosta obbligata dei con- Piteccio; l’esuberanza dimensionale dei ma- vogli ferroviari dopo l’attraversamento della nufatti viene messa in risalto dalla vista da galleria dell’Appennino.

51 spicchi

Pracchia - Piantina (cartolina, inizi del ’900, coll. P. Bresci)

Pracchia - Viale della Stazione (cartolina, anni Venti, coll. P. Bresci)

52 Giuseppina Carla Romby

E se bar e osterie predisponevano un ser- zione utilizzandole come forma di autopro- Pracchia - Albergo e Trattoria vizio alimentare di “cestini da viaggio” per mozione. Gli alberghi destinati a ospitare del Reno sulla Piazza Principale (cartolina, 1904, coll. P. Bresci) passeggeri in temporanea attesa di riprende- gruppi familiari di estrazione borghese e re il viaggio, nascevano alberghi e pensioni cittadina divengono una consueta presenza adatte all’accoglienza di famiglie e persone nelle zone intorno alla stazione ferroviaria attratte dalle bellezze naturali, dal clima e come negli abitati di cui assumono caratte- dalla vicinanza alle città maggiori, in primis ri e facies architettonica; come l’ “Albergo e Bologna e Firenze. Ristorante del Reno” (Pracchia) che punta Il “Circolo del villeggiante” si affaccia non sulla familiarità dell’impaginato architetto- senza qualche pretesa sul “Viale della Sta- nico per accendere l’interesse di potenziali zione”; alcuni clienti passeggiano nel giardi- clienti, simili a quelli schierati intorno al ta- no mentre un signore con la paglietta, tipi- volino sistemato all’aperto. co copricapo estivo, e bastone da passeggio, Il “Caffe Buffet” della stazione di Pracchia sosta sul bordo della strada, forse in attesa fa propria una formula architettonica con dell’automobile che avanza in mezzo alla evidente allusione alle baite di Montagna, strada. sicuri e accoglienti rifugi per scalatori e alpi- La vocazione turistica del centro vede il fio- nisti, che troverà immediata diffusione nel rire di cartoline di alberghi e ristoranti che paesaggio “tipico” delle stazioni climatiche ne promuovevano la stampa e la circola- della montagna.

53 spicchi

Pracchia - Buffet della Stazione (cartolina, 4-9-1901, coll. P. Bresci)

La Collina - Hotel Collina, arrivo della Corriera (cartolina, 1926, coll. P. Bresci)

Alberghi, pensioni, bar, buffet, caffè, di vita, in cui hanno un ruolo significa- presentano un’immagine nuova e diver- tivo le nuovissime corriere, in sosta sulle sa della Montagna, che tende a celare gli piazze dei paesi, nel traffico delle auto- abbandoni e il depauperamento di bor- mobili: familiari presenze nei paesaggi ghi e case, le difficoltà delle condizioni della storia.

54 Giuseppina Carla Romby

Abetone - Il centro (cartolina, anni Trenta ca., coll. G. Tronci)

Gavinana - Monumento a Francesco Ferrucci dello scultore Gallori (cartolina, anni Trenta ca., coll. G. Tronci)

55 spicchi

Montagnana - Panorama (cartolina, coll. G. Tronci)

Spignano - Stazione climatica m. 780, piazza P. Bucelli (cartolina, coll. G. Tronci)

56 Giuseppina Carla Romby

Abetone - Serrabassa, m. 1400 s.m. (cartolina, anni Venti, coll. P. Bresci)

57

Maurizio Panconesi ...Viaggiare con un libro Breve storia delle pubblicazioni da viaggio (in treno)

«Mi libro con un libro», questo era il mot- ricorrenti pensieri di quell’epoca su possibi- Nella pagina a fronte to con cui un grande editore pubblicizzò li disastri ferroviari, dovuti all’inesperienza Guida del Touring Club Italiano dei anni fa una delle sue collane di narrativa, di uomini e all’inaffidabilità di quei primi primi del Novecento: quanto si 1 prefiggeva era già insito nella stessa un’affermazione valida da sempre e che ha rudimentali mezzi , con il trascorrere degli immagine della sua copertina continuato a esserlo anche con la prima anni, abbandonati queste truci eventualità, comparsa del treno; la storia della lettura in si iniziò ad apprezzare il libro per quello ferrovia ha infatti anch’essa origini lontane, che veramente rappresentava, una possibi- pressoché coincidenti con l’avvento stesso lità di evadere con la mente, estraniandosi della strada ferrata. dalla realtà contingente per immergersi in un mondo di fantasia qual era quello pro- La possibilità di leggere in viaggio, special- posto nei romanzi, e questo con il peculiare mente in quello terrestre (in nave, sarebbe scopo di annullare le distanze di spazio e stato certamente più agevole), fu scoperta di tempo richieste dal trasferimento, al fine Locandina della stessa epoca: l’eleganza in ferrovia si abbinava con l’avvento del treno: fino ad allora, la di poter poi far ritrovare come d’incanto il spesso anche con il possesso di un cosa sarebbe stata pressoché impossibile a lettore già a destinazione, senza aver dovuto libro o di una guida di viaggio bordo delle anguste e traballanti diligenze “soffrire” le lunghe, monotone ore a scruta- di posta che sobbalzavano ad ogni buca e re il paesaggio che scorreva dietro ai vetri di che non avrebbero consentito neppure la un finestrino. lettura di una sola frase senza contraccolpi. Con l’estendersi delle linee ferroviarie in- Le carrozze postali inoltre, coinvolgendo di- fatti, il viaggiatore fu obbligato a pensare rettamente gli stessi passeggeri che condivi- come poter ingannare il tempo, presentan- devano con il postiglione problemi e traver- do la natura circostante la strada ferrata uno sie del viaggio, inconvenienti quali la rottura spettacolo che, in definitiva, si rivelava mo- di una ruota, la periodica discesa dal mezzo notono e sempre uguale, del tutto estraneo per alleviare la fatica dei cavalli nelle salite, all’interesse del passeggero causa l’elevata il costante incubo per un possibile assalto di velocità del mezzo; oltre alla noia da vince- briganti... non avrebbero certamente potuto re, occorreva anche poter creare una “bar- fornire la necessaria tranquillità che la lettu- riera” che separasse il viaggiatore dagli altri ra di una pubblicazione richiede. passeggeri, perfetti sconosciuti con i quali Se all’inizio dei viaggi in ferrovia, la pagina si trovava a dover condividere i pochi metri stampata costituì il miglior antidoto contro i dello scompartimento e con i quali, causa

59 spicchi

Le differenti condizioni di viaggio (...diremmo “agli antipodi”) dei passeggeri di I e III classe: questi ultimi, certamente, avevano meno motivi – oltre che minor denaro da dedicarvi – per desiderare la lettura di un libro durante il viaggio!

la brevità del viaggio – al massimo di poche La stessa collocazione frontale dei sedili ore – non si riteneva valesse la pena di inta- del treno, “faccia a faccia”, derivata dal- volare un discorso o un minimo approccio l’antica postura nelle diligenze, obbligava di reciproca conoscenza. nello scompartimento ferroviario a un im- Incisione che raffigura una delle La spiegazione psicologica di tale com- barazzante confronto, ai più non gradito: prime, minuscole edicole delle portamento, fu data da diversi studiosi in ore e ore, guardandosi in faccia, senza stazioni. Negli scali maggiori, materia, che motivarono le ragioni dell’ap- sapere cosa dire... era questo l’angoscio- esisteva un servizio di “libri a piattimento, la dispersione e il dissolvimen- so pensiero che attanagliava i più sensibili noleggio” che consentiva al viaggiatore, una volta letta l’opera to della comunicazione interpersonale con (e apprensivi) al momento di salire su un preferita, di riconsegnarla nella l’obbligata ridistribuzione della stessa su convoglio! stazione di arrivo al locale punto una maggior numero di soggetti: in sostan- E a tale minaccia, l’unico modo con cui ri- di distribuzione, corrispondendo la modesta tariffa del prestito za, la quantità danneggiava la qualità e l’in- spondere era ricorrere a quella mossa difen- tensità del rapporto. siva che faceva alzare una sottile ma tranquil- Trovandosi quindi a viaggiare in compagnia lizzante barriera... di carta tra il viaggiatore di diversi estranei, alcuni dei quali nel frat- e lo sguardo di chi sedeva di fronte. tempo scendevano dal treno, sostituiti da al- tri che vi salivano, il soggetto perdeva ogni Ma la lettura a bordo di un treno non fu una stimolo a comunicare, ritenendo tale “fatica” possibilità data a tutti. inutile per il risultato che ne poteva conse- Ancora agli inizi del secolo scorso infatti, era guire: ne derivava quindi che i vari passeg- possibile leggere un libro soltanto per colo- geri... non avevano nulla da dirsi, ricorrendo ro che viaggiavano a bordo delle carrozze di alla lettura quasi come a un’ancora di salvez- I e II classe, abbastanza confortevoli ed il- za che dava loro il pretesto per isolarsi, ta- luminate (...seppur di notte rischiarate solo gliando a priori ogni possibile dialogo. da un fioco lumicino ad olio o petrolio),

60 Maurizio Panconesi

Un elegante viaggiatore assorto nella lettura all’interno di uno scompartimento di I classe nei primi anni del Novecento

una possibilità invece del tutto preclusa per alla lettura. Invece, le classi meno abbienti, coloro che occupavano la III e IV classe, più predisposte al rapporto interpersonale, spesso ad ambiente unico, dove alla scarsa erano più propense a socializzare, trala- illuminazione diurna, dovuta all’esiguità dei sciando la carta stampata, per mancanza di finestrini, si accompagnava il buio più as- istruzione e di denaro. soluto di notte unito al rigido ripercuotersi delle vibrazioni del sottostante binario sugli Proprio queste diverse caratteristiche del scomodissimi sedili in legno, privi di ogni viaggio a seconda dell’appartenenza alle imbottitura. differenti classi sociali, potevano suggerire Anche la perdurante assenza del riscalda- opposti comportamenti: fu quanto dedusse mento durante la stagione più fredda e l’ine- dalla propria esperienza lo scrittore tedesco vitabile affollamento, costituivano ulteriori P.D. Fischer il quale invidiava, lui quasi fattori che sconsigliavano (...o rendevano sempre solitario e malinconico viaggiatore praticamente impossibile) la lettura a chi in I classe, la chiassosa allegria che sentiva avesse voluto coltivarla, naturalmente fi- regnare invece nei sovraffollati vagoni di III nanze permettendo! e IV classe! Consideriamo infine che gran parte di que- Un caustico e inaspettato sonetto di Ed- sti ultimi passeggeri era ancora illetterata. mondo De Amicis, il sensibile e poetico au- Potremmo quindi affermare che tanto più tore di Cuore, ci descrive invece, al contra- elevato fosse stato il grado di comodità nel rio, con estrema efficacia dalla parte di chi viaggiare, tanto più tenue scaturiva la spinta doveva viaggiarci, i tormenti, durante un a socializzare, ricorrendo – chi lo poteva – viaggio estivo, di un passeggero di III clas-

61 spicchi

In viaggio e Sbadiglio, due opere se... situazione in cui sicuramente sarebbe complete dell’epoca, a cui facevano compa- del pittore Adolph Von Menzel che stato improponibile pensare solo a sfogliare gnia, come consuetudine, i quotidiani pre- illustrano assai realisticamente in quali situazioni ci si poteva trovare un libro... feriti del mattino! In definitiva quindi, almeno fino agli anni viaggiando su strada ferrata: si noti ...Si riparte, e siam qui come ranocchi, nel quadro di sinistra, il passeggero Venti, il libro restò prerogativa di persone otto, in una caldaia maledetta, con la guida in mano desideroso di di un certo livello che, oltre a potersi per- segnalare ad altri la sua scoperta... un’ordinanza, un prete, una servetta, mettere il costo della pubblicazione – in un inglese, una balia e due marmocchi. anni in cui i magri stipendi bastavano appe- Ho il prete enorme e rosso innanzi agli occhi, na a sfamarsi – consentiva loro anche di po- ho tra le gambe un cesto e una cassetta, ter viaggiare in un ambiente adeguato dove sento un’elsa di qua, di là una tetta, poterlo consultare. un ulteriore contributo ed un piede dell’inglese sui ginocchi. alla lettura, specie durante le ore serali, fu La grassa balia in faccia mi starnuta, poi dato dall’introduzione, a partire dagli strillano i bimbi, l’ordinanza fuma, anni Dieci, delle prime carrozze fornite di la serva tosse ed il reverendo sputa; illuminazione elettrica che, eliminando il e non so chi d’arcane aure leggere fastidioso tremolio della fiammella delle tacitamente il carcere profuma... precedenti lampade ad olio o a gas, consen- E tutto questo... è un treno di piacere! tivano finalmente una visione più regolare ...L’atmosfera, naturalmente, era assai molto e costante. meno “propizia” per un viaggiatore di quan- Proprio in quegli anni, a imitazione delle fa- to si potesse presentare invece a bordo di mose e rinomate Guide Baedeker, comparve- una coeva carrozza dell’Orient Express, il “re ro anche in Italia, alle soglie del primo con- dei treni”, rimasto in servizio fino al 1914, flitto mondiale, le Guide d’Italia del Touring all’interno del quale i facoltosi passeggeri Club Italiano, dette più brevemente, Guide potevano consultare in ovattata tranquillità Bertarelli, dal nome del loro autore. le proprie Guide Baedeker, le più esaurienti e Realizzate in tirature elevatissime per l’epoca

62 Maurizio Panconesi

(nel 1914, della sola prima edizione relati- Uno dei motivi che induceva alla va a Piemonte, Lombardia e Canton Ticino, lettura era la forzata coabitazione per ore con estranei all’interno di vennero stampate 150.000 copie!) dispone- un angusto scompartimento del vano di splendide cartine a colori di città convoglio e territori, oltre a piantine particolareggiate riportanti perfino gli edifici più importanti; per i turisti poi, fornivano un’utile descri- zione, assai dettagliata, degli itinerari sia stradali che ferroviari, essendo questi ulti- mi riprodotti con i rispettivi tracciati anche nell’allegata cartografia. Queste guide rappresentano oggi un pre- zioso materiale storico per gli appassionati di ferrovie, consentendo di poter risalire a tracciati di linee ormai scomparse da de- cenni, potendone nel contempo rievocare i viaggi dalla rilettura delle descrizioni fatte in quegli anni lontani; questi caratteristici manualetti rossi, rappresentarono per de- cenni i più fedeli compagni di viaggio per coloro che utilizzarono treni, navi, corriere o auto private. restituire, terminata la lettura, a una locale succursale corrispondendo una modesta ta- Il libro, in definitiva, che fino a quel momen- riffa; sicuramente un sistema apprezzabile to era stato oggetto di tranquilla meditazione per divulgare a basso prezzo la cultura. in una comoda poltrona sotto una lampada Nel frattempo, nascono anche specifici pro- serale o su una vecchia scrivania da studio, dotti librari da destinare esclusivamente ai diviene rapidamente in quegli anni “ogget- viaggiatori e destinati ad alleviare la noia Un’antica guida di viaggio relativa to viaggiante” insieme al suo proprietario, del viaggio, posti in vendita esclusivamente alla linea da Bologna a Firenze (Porrettana): questi manualetti - al destinato a condividerne fatiche e traversie nelle edicole o librerie delle stazioni. pari di un biglietto ferroviario - erano del trasferimento, con l’esclusiva finalità di Anche il nostro Paese segue l’esempio este- poi destinati a una vita effimera calarlo in quel mondo, contenuto nelle sue ro con alcuni editori a livello nazionale, dopo il loro primo utilizzo pagine, che è stato designato a trasmettere; quali l’Edoardo Perino di Roma, che creano mentre quindi, al di là del finestrino, la na- apposite collane di romanzi di noti autori tura si succede rapida con i suoi paesaggi a nazionali e stranieri in formato tascabile cui il viaggiatore sembra ormai estraneo, il “da viaggio”, il cui prezzo di vendita conte- libro assume il ruolo del più fedele compa- nuto e la modesta consistenza sono appo- gno di viaggio, destinato a sostituire la mo- sitamente studiati per soddisfare il deside- glie, i figli o l’amico, assenti. rio di una lettura non troppo impegnativa Per questo, sorgono dapprima in Inghilter- e di limitata durata da effettuarsi durante ra2, diffondendosi in seguito in tutta l’Euro- i percorsi in treno; la stessa intestazione pa, catene di “librerie di stazione” che ven- della mini serie di romanzi – Per leggere in dono o noleggiano libri ai viaggiatori, pub- ferrovia – lo chiarisce. blicazioni che poi all’arrivo questi possono Tuttavia, non tutti sapevano affrontare nello

63 spicchi

Il grande romanziere francese Emile Zola, all’arrivo alla stazione di Roma con la moglie, la governante e i figli. Appassionato del mondo ferroviario, scrisse al riguardo uno dei suoi più famosi romanzi: La bestia umana, poi reso cinematograficamente in modo eccelso, nel 1938, nell’Angelo del male dall’interpretazione di Jean Gabin

stesso modo un viaggio in treno: «...In treno Se poi il testo fosse un agile volumetto di mi annoio a tal punto – confessava Flaubert narrativa o una pesante trattazione scienti- a un amico – che dopo cinque minuti comincio fica, questo poco importava: fondamentale ... restava dedicarvisi, senza limiti di tempo o Orario di tutta l’Europa, pubblicato ad urlare per il fastidio! Gli altri, nel vagone in Francia nel marzo 1869: la credono che sia un cane dimenticato da qualcu- impegni a scadenza... se non l’orario di ar- consultazione di un orario simile no; nient’affatto, è Monsieur Flaubert che si sta rivo in stazione! poteva essere anche fonte di viaggi lamentando!»3 solo con la fantasia, sognando mete lontane, come avvenne per Marcel Infatti, il grande scrittore francese, pro- La stessa forzata inattività, la costrizione in Proust, ormai gravemente ammalato prio in vista di un viaggio in treno il giorno un ambiente così ristretto come quello dello e definitivamente immobilizzato successivo, era solito trascorrere volonta- scompartimento ferroviario, finiscono infat- nella sua stanza. riamente insonne l’intera notte precedente ti per essere incentivi all’utilizzazione delle Curioso oggi notare con un po’ di nostalgia, su questo antico orario, la partenza, in modo da salire in treno già facoltà mentali, essendo quelle fisiche ob- il nome di grandi stazioni come stanco e potervi riposare... evitando così di bligate alla temporanea inattività. Parigi o Londra... accostato a doversi annoiare! Il fatto, all’inizio dello scorso secolo era tan- quello di piccole fermate sul nostro Appennino – allora importanti e Niente quindi, pur in questo grande autore, to più generalizzato, da far sì che in Francia, oggi del tutto dimenticate – come che testimoni il ricorso alla lettura quale an- l’annuale congresso di medicina ne discu- Vajoni o Piteccio tidoto contro la noia. tesse ritenendolo l’argomento di maggior Ma per fortuna (degli editori) non per tut- importanza e attualità, indagando quali ti era così: il viaggio in treno, per molti, si fossero le motivazioni che spingevano una rivelava infatti come il polmone di tempo buona parte dei viaggiatori, prima di salire libero da dedicare alla lettura, un’attività su un treno, a munirsi di una lettura con cui questa tra le preferite ma a cui, durante la trascorrere il tempo del viaggio. consueta attività di ogni giorno, ci si pote- Lo stesso sonno, preferito da Flaubert alla va dedicare con difficoltà solo nei ritagli di lettura, si rivela tuttavia un’alternativa “pe- tempo: in questi casi, l’accogliente poltrona ricolosa” alla possibile consultazione di un nello scompartimento costituiva un invito libro, specie per quei passeggeri delle prime a rilassarsi, dedicandosi all’argomento che classi che potevano sì viaggiare in solitudine più interessava o piaceva, tramite appunto e silenzio, ma all’interno di compartimenti la lettura. “stagni” dove sarebbe stato impossibile ri-

64 Maurizio Panconesi cevere un’eventuale aiuto dall’esterno; il ti- Ma a volte, i piccoli e isolati more era sempre lo stesso: venir assaliti nel scompartimenti delle carrozze europee, che avrebbero permesso sonno da un malintenzionato salito a una viaggi rilassanti e senza disturbi, fermata successiva! potevano trasformarsi in propizi La lettura, onde mantener vigile l’attenzio- teatri di crimini, destinati il più delle ne, si rivelava così per i più, la soluzione volte a restare impuniti (qui un omicidio a bordo di un treno ottimale. nel 1901)

Inoltre, proprio quello stesso microcosmo costituito dal treno, e più in particolare, dallo scompartimento ferroviario, ha rap- presentato, fin dal suo nascere, una fonte di ispirazione per poeti, scrittori, pittori: il più celebre romanzo giallo – Assassinio sul- l’Orient Express, di Agata Christie – lo sta a testimoniare, ambientato com’è su un con- voglio, finendo per divenire oggetto a sua volta dell’attenzione di altri viaggiatori, di tutte le epoche e latitudini... All’inizio, la letteratura da viaggio fu so- prattutto narrativa, più distensiva e idonea a essere assimilata; seguì, a breve distan- za, la saggistica, in particolar modo quella specialistica (guide), destinata a coloro che intraprendevano trasferimenti in località e non era, ad esempio, per chi percorreva la Bologna-Pistoia, in particolare nel suo mete più o meno lontane, e desideravano Guida della suggestiva e per questo documentarsi al riguardo: si as- tratto appenninico di valico, dove la mi- scomparsa ferrovia a cremagliera sistette così al proliferare di pubblicazioni rabile e panoramica discesa su Pistoia dal per Vallombrosa che in soli 8 in formato tascabile, che potessero essere crinale spartiacque di San Mommè, ha da chilometri – da Sant’Ellero a Saltino sempre catturato l’attenzione e l’ammira- – consentiva di raggiungere gli accolte nella tasca di una giacca maschile alpestri boschi della storica abbazia: o all’interno di una borsetta da signora, in zione anche del più distratto viaggiatore: la ferrovia rimase in attività dal 1892 modo da poter essere sempre a portata di proprio a tale riguardo, furono numerose al 1924 mano, per soddisfare ogni minima esigenza le guide che ne illustravano il tracciato nei o curiosità. suoi aspetti storici e paesaggistici, metten- Rappresentarono, in definitiva, lo svilup- do tutte indistintamente in risalto il valore po e l’evoluzione di quelle corpose guide tecnico della grande opera di ingegneria di viaggio, stampate nel ’700 e ’800, e che che il convoglio stava in quel momento avevano accompagnato i primi, eleganti e percorrendo. facoltosi turisti ante litteram – specialmente Il frenetico passare dell’osservatore da un stranieri – nei loro Gran Tour alla scoperta fianco all’altro della carrozza, dovuto al dei Paesi mediterranei. continuo alternarsi degli ampi panorami Non sempre infatti, quanto si presentava sugli opposti finestrini, riportato anche su al di là del finestrino era di scarso interesse alcuni manualetti di viaggio, deve aver fat- per il passeggero a bordo del treno: così to da sfondo anche a quello effettuato da

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Locandina illustrata degli anni In merito alle guide di viaggio, Carlo Col- Cinquanta, facente parte di una lodi, già molti anni prima, era stato un vero brochure turistica che invitava a visitare l’Appennino Pistoiese precursore. servendosi della pittoresca Ferrovia Pur derogando qui dall’arco temporale og- Alto Pistoiese da Pracchia a San getto della presente trattazione, desideriamo Marcello Pistoiese, rimpianta piccola infatti accennare a quest’opera – purtroppo ferrovia di montagna rimasta purtroppo in servizio soltanto dal oggi dimenticata – proprio per le sue carat- 1926 al 1965 teristiche innovative per l’epoca nella quale apparve, oltre che per il fatto di aver rap- presentato una delle prime pubblicazioni toscane “da viaggio”. Viaggiando infatti sull’allora nuovissima li- nea da Firenze (Stazione Leopolda) a Livorno, era nata nel Collodi l’idea di descriverne il percorso in un modo assai diverso da come solitamente veniva fatto dalle pubblicazioni del settore, ricche di pedanti elencazioni di dati e nomi: il noto autore volle intramez- zarla a fatterelli curiosi e simpatici di vita comune, vissuti – o forse soltanto immagi- nati? – viaggiando nel 1856 in strada ferrata una giovanissima turista inglese in viaggio da Capoluogo Granducale a Livorno, dando Il primo romanzo – guida ferroviaria, d’istruzione in Italia nel cui diario, pervenu- per questo alla sua opera Da Firenze a Li- apparso in Toscana nel 1856 – fu Un to fino a noi, essa cita con ammirata meravi- vorno il sottotitolo di Un romanzo in vapore, romanzo in vapore del grande Collodi (a quell’epoca ancora sconosciuto) glia e dovizia di particolari – evidentemente facendo con questo intendere all’eventuale che illustrava il viaggio in treno da tratti dalla propria guida – le bellezze che lettore che il saggio si mescolava alla narra- Firenze a Livorno. Aspetto singolare poté ammirare dal finestrino del proprio zione, i cui mirabili sviluppi avremmo poi dell’opera: lo scrittore la redasse in scompartimento in quell’indimenticabile modo che la sua lettura comportasse visti circa un quarto di secolo dopo, con il al viaggiatore esattamente le 3 ore viaggio: il resoconto di quell’esperienza lon- suo Pinocchio. richieste dal viaggio, tanto da poter tana è divenuto poi esso stesso... letteratura Un romanzo in vapore descrive infatti, con scendere all’arrivo dal convoglio... di viaggio. accenti spesso umoristici e a volte con i con- con il libro appena terminato! Per coloro tuttavia che non fossero stati at- sueti intenti di ammaestramento, il territorio tratti dal magnifico paesaggio attraversato percorso dalla linea in questione, citandone nell’ardua risalita dell’Appennino verso Bo- stazioni, ponti e particolarità del traccia- logna (o che fossero stati diretti verso altre to, elencando numerosi dati sulla sua co- mete), la stazione di Pistoia metteva a dispo- struzione nonché impressioni ricevute dal sizione, già nei primi anni del Novecento, viaggiatore percorrendola: «Appena uscito di una fornita edicola traboccante di pubblica- sotto la grande navata della Stazione di fuori zioni, riportata in alcune cartoline di quegli la Porta a Prato, il convoglio del Vapore cor- anni che mostrano l’interno della stazione: re per brevissimo tratto al fianco del delizioso qui era possibile acquistare un romanzo, un passeggio delle Cascine, del quale si vedono le periodico o una guida, e salire poi a bordo ridenti e spaziose praterie, i lunghissimi prati del treno, immancabilmente trainato da una orlati di platani, le decenti e ben architettate sbuffante vaporiera. case coloniche...».

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A volte, un provvidenziale romanzo portato con sé, sarebbe potuto servire... ma forse si preferiva, in tali evenienze, farne volentieri a meno!

L’opera venne commissionata a Carlo Lo- rio di estraniarsi dal contesto circostante. renzini – il vero nome di Collodi – dal Riva, Se un tempo questo lo si faceva leggendo a quell’epoca tipografo – editore dell’Orario un romanzo, poi una guida di viaggio o un delle Strade Ferrate, il quale desiderava un orario e, successivamente, consultando una “libretto” che, illustrando il territorio attra- rivista illustrata, oggi questo atteggiamento versato, «potesse essere venduto nelle stazioni si manifesta, specialmente nei giovani, facen- per essere letto in viaggio»: e proprio in que- do un esasperato ricorso ai cellulari, con una sta finalità sta l’importanza di quell’opera continua sequenza di telefonate frammista a giovanile del nostro autore. video-giochini che assorbono completamen- Fatto curioso e poco noto: lo scrittore re- te l’attenzione dei loro possessori: tuttavia, a Altra Guida: itinerario del Tram dasse la pubblicazione in modo che la sua differenza del vecchio libro che “veniva scel- elettrico di Fiesole. L’opuscoletto consentiva, leggendolo durante la lettura assorbisse il viaggiatore esattamen- to”, oggi è il mezzo tecnologico che “impo- salita, di documentarsi sulla storia e te per le tre ore richieste dal viaggio, tanto ne”, divenendo il soggetto (il suo possessore) le bellezze artistiche della rinomata da poter scendere all’arrivo dal convoglio... quasi un oggetto passivo, legato all’oggetto località nonché sulle caratteristiche della nuova linea tramviaria con il libro appena terminato! tecnologico quasi da una sorta di autismo di- gitale in cui l’antica scelta si è trasformata in Viaggiando in ferrovia, ancora oggi si assi- un autentico, vincolante condizionamento. ste a una sistematica distribuzione dei pas- Tale dipendenza assoluta dal telefonino, fi- seggeri nei vari scompartimenti, occupando nisce quindi per assorbire – per chi se ne essi ogni scompartimento vuoto e relegando serva in modo esasperato – tutte le poten- i viaggiatori che saliranno nelle successive zialità, portando all’isolamento dal mondo fermate ad “accontentarsi” di condividere circostante con una completa mancanza di quanto già precedentemente e già parzial- ogni comunicativa o relazione: si raggiunge mente occupato da altri: è il concetto del- quindi l’assurdo che il mezzo di comunica- l’isolamento e della privacy che si perpetua zione per eccellenza... finisca poi per pro- nel tempo, mantenendo valido quel deside- durre l’isolamento fisico.

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L’interno di una carrozza americana: qui, il ricorso a un libro era quasi d’obbligo, visti i lunghi tempi di permanenza motivati dalle grandi distanze da percorrere. Una nota dolente per una simile attività, era l’assenza di privacy e tranquillità determinata dall’ambiente unico, un pregio invece a quell’epoca ancora posseduto dagli scompartimenti indipendenti delle vetture europee. Ma non sempre si aveva bisogno di un libro come compagno di viaggio: a volta bastava osservare soltanto il volto di un bimbo addormentato per non aver bisogno d’altro...

Il relativo calo delle tariffe unito al concomitante incremento del reddito, portò con l’avvento delle Ferrovie dello Stato nel 1905, a Un analogo fine veniva ricercato da quanti, centinaio, preferivano calarsi nella lettura un’estensione del viaggio in ferrovia da parte di categorie che ne erano in anni ormai lontani, nel salire sul treno per isolarsi dai vicini, mentre al di là del- rimaste fino ad allora escluse: per osservavano dall’esterno se vi fossero car- l’oceano lo si faceva fondamentalmente per questo, videro la luce anche peculiari rozze dotate dei curiosi semiscompartimenti, distrarsi nelle lunghe percorrenze richieste pubblicazioni tascabili che fornivano vani dimezzati, posti in corrispondenza di dalle grandi distanze di quel Paese. consigli su come affrontare il viaggio in ferrovia. Quella riportata, in una delle testate della carrozza, che avreb- Ricordiamo poi che nel Regolamento F.S., un particolare, giungeva al punto di bero loro consentito una tranquilla e appar- articolo stabiliva esplicitamente – oggi ose- precisare i vari ponti e gallerie di tata lettura, senza dover avere addosso gli remmo affermare, anche con lungimiranza volta in volta incontrati percorrendo una determinata linea, nonché occhi degli occupanti del sedile di fronte o – che su ogni linea, ogni convoglio doves- perfino da quale lato si sarebbe essere disturbati dal continuo passaggio di se disporre di appositi scompartimenti, in incontrata la successiva stazione! persone nei vagoni ad ambiente unico. tutte e tre le classi, riservati esclusivamente Eppure questo era un sentimento eviden- “a donne sole”, nei quali poter accogliere le temente a lungo condiviso dai viaggiato- signore sole o in eventuale compagnia dei ri europei che, anche nello scorso secolo, propri figli non ancora dodicenni: per co- continuarono a preferire carrozze munite di loro che affrontavano quindi un viaggio in scompartimenti con soli accessi dall’ester- queste condizioni, specie se appartenenti no, o tutt’al più dotate di compartimenti a un ceto medio, era pressoché d’obbligo con porte sul lungo corridoio, ben altro spi- munirsi, una volta in stazione, di un buon rito rispetto ai più comunicativi americani, libro con cui affrontare un trasferimento al- atti a socializzare. trimenti assai noioso. Fu proprio per questo motivo che i pri- Le stesse stazioni, quali luoghi consacrati mi, essendo soliti percorrere in media po- alla partenza o all’arrivo, da cui “distaccarsi” che decine di chilometri o al massimo un dalle proprie certezze o in cui “riprendere

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terra” per ritrovarle, assursero lentamente correre con velocità identica in senso inverso, La stazione londinese di Charing negli anni a una funzione quasi di sacrali- e destano in tutto ciò che esiste lungo la strada Cross in tarda epoca vittoriana, letteralmente tappezzata di insegne tà, novelle “cattedrali del vapore”, suggellate lo spirito di contraddizione [...] la velocità del pubblicitarie: immancabile, e in questo dagli scritti di numerosi autori di treno costringe il paesaggio attraversato a di- circondata da numerosi clienti, ogni nazionalità. vidersi in due paesaggi giranti in senso inverso appare la minuscola edicola tra i binari... unica distributrice di cultura Lo scrittore boemo Karel Capek, così le de- alla sua direzione». scrisse in un suo pezzo giornalistico del 1932: Ancora Marinetti aveva vividamente de- «Ci sono piccole stazioncine, allineate sui bina- scritto il mondo della ferrovia qualche anno ri come grani di un rosario; sorgono nella soli- prima – era il 1908 – con queste partecipate tudine, come luoghi di pellegrinaggio, lontane parole: dai rumori profani del mondo, sono delle vere «...Soli coi neri fantasmi (i fuochisti, n.d.r.) cappelle dedicate alla cerimonia silenziosa del- che frugano nelle pance arroventate delle loco- l’Attesa. Ci si arriva di solito lungo una strada motive lanciate a pazza corsa [...] e le stazio- di campagna, tra due file di alberi; tanto più ni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le lunga è la strada, tanto più profondo e duratu- officine appese alle nuvole pei contorti fili dei ro è il silenzio che avvolge il pellegrino quando loro fumi; [...] le locomotive dall’ampio petto, giunge là per attendere...». che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli Nel 1916 invece, il futurista Marinetti così d’acciaio imbrigliati di tubi...». si era espresso con un’ardita visione del Ma di tanti altri viaggi in treno è anche costella- viaggio vissuta dall’interno dello scompar- ta l’opera di scrittori quali Verga, Capuana, Pi- timento: randello, Alvaro, Brancati, Vittorini, Sciascia. «...Imitiamo il treno e l’automobile che impon- E non furono soltanto treni e stazioni a ispi- gono a tutto ciò che esiste lungo la strada di rare poeti e scrittori; perfino l’orario ferro-

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Serie di Libretti – itinerario sulle ferrovie italiane, editi nel 1914; come in altri manualetti del tempo, oltre a un’infinità di notizie, veniva perfino precisata oltre all’altitudine della stazione, anche la distanza del più vicino centro abitato (spesso le stazioni si trovavano sperdute nella campagna, a diversi chilometri dalle città). Guida ferroviaria d’Italia di fine Anni Cinquanta, con allegata cartina turistica delle linee; si noti il nuovo simbolo della Ricostruzione: il Settebello!

viario, fedele ma utilitaristico manuale “usa solo scorrere le pagine di un orario con l’im- e getta” del viaggiatore destinato ad accom- maginazione e il desiderio! pagnarlo per la durata solitamente di un solo anno, poteva trasformarsi in fonte di poesia, Proprio l’orario ferroviario, nei primi decen- come per quella del 1910 di Marino Moretti, ni del Novecento, andò trasformandosi pro- Per leggere in ferrovia: romanzo dal titolo appunto: Orario ferroviario. gressivamente: da minuto libretto tascabile, tascabile da viaggio, in vendita a Sempre l’umile orario ferroviario (o delle tanto da apparire quasi un manualetto di 15 centesimi nelle edicole delle stazioni. Le opere dovevano “Strade Ferrate”, come si diceva un tem- preghiere, divenne via via più ingombran- obbligatoriamente essere brevi, al po) poteva bastare per distrarsi durante un te e corposo, raddoppiando o triplicando fine di poterle esaurire nel corso trasferimento in treno, ipotizzando viaggi il numero delle pagine ed estendendosi nel del viaggio in località sconosciute in cui ci si sarebbe contempo anche in larghezza, tanto da non voluti recare anche se si sapevano troppo poter più essere accolto in una tasca... ma remote: chi in viaggio non l’ha mai fatto, unicamente in una borsa! scagli la prima pietra! Esso diviene un vero e proprio prontuario Per coloro per i quali questo non sarebbe di ogni possibile mezzo di comunicazione stato possibile, si poteva ricorrere all’imma- dell’epoca, raggiungendo coi leggendari ginazione: è quanto fece Marcel Proust negli Fratelli Pozzo una consistenza – eravamo ultimi mesi di vita, costretto all’immobilità nel 1935 – di ben 536 pagine, dove sono dalla propria malattia e sognando viaggi in presenti linee ferroviarie statali e private, ferrovia verso mete lontane... aiutandosi con ferrovie coloniali, linee aeree, di navigazio- un orario ferroviario richiesto a degli amici. ne marittima, lacuale e fluviale, tramvie a Viaggiare era anche questo, e per farlo non vapore ed elettriche, funivie, filovie, funico- occorreva compierlo fisicamente: bastava lari, servizi automobilistici.

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Con il trascorrere degli anni, l’evoluzione dei mezzi e l’accresciuta rapidità dei viaggi, il libro inizia a perdere terreno lasciando sempre più posto al periodico illustrato, di minor impegno e di più veloce consultazione

Consultando questi importanti testimoni delle fermate, in modo da trasmettere un ri- del tempo, se ne apprezzano la dovizia di chiamo pubblicitario agli eventuali viaggia- particolari... come le forchette incrociate tori diretti verso quei luoghi. che segnalavano la presenza di buffet o ri- L’importanza e la consistenza di orari come storanti nelle relative stazioni (spesso rino- questi, resta oggi a testimoniare la massima mate soste dei buongustai anche non-viag- estensione raggiunta dalle ferrovie italiane Il retro della pubblicazione della pagina precedente, con le altre opere giatori!), o numerosi altri che identificavano proprio in quel periodo tra le due guerre. della stessa collana Per leggere in la collocazione della stazione rispetto alla E proprio sfogliando le pagine ingiallite di ferrovia dell’Editore Edoardo Perino linea, la presenza di servizi tranviari, di par- un vecchio orario, oltre a scoprire molte di Roma. Tra di esse, ben tre su diciotto, hanno per ambientazione ticolari treni di lusso, ecc... informazioni, si può anche aprire una fi- la ferrovia Essendo destinato a una categoria – quella nestra... ma forse sarebbe meglio dire un dei viaggiatori – che aveva nel movimento la “finestrino” sul passato: chi scrive, infatti, sua prerogativa principale, non poteva man- deve confessare di non aver resistito, nel carvi poi la pubblicità di alberghi, pensioni, compiere solitari viaggi in treno lungo la terme, località di villeggiatura, oltre che di nostra magnifica strada ferrata dell’Appenni- prodotti dell’industria e della gastronomia. no, dal portare con sé vecchi orari della fine Proprio infatti per accrescere tale “visibilità” dell’800 e degli anni Cinquanta: ma ve n’era anche su queste pubblicazioni, che poi di un motivo. fatto erano delle vere e proprie guide, molte Giunto a Pracchia, estratto il manualetto del località pur non toccate dalla ferrovia, sep- 1957 con gli orari di partenza della Ferrovia pur nelle sue vicinanze, vollero far aggiun- Alto Pistoiese, ne scorrevo le pagine che ave- gere il proprio nome sugli orari ferroviari in vano visto i miei primi viaggi dell’infanzia su abbinamento a quello delle stazioni titolari quella piccola linea di fiaba: proprio in quella

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Guida svizzera relativa al San a bordo di quello sbuffante convoglio che Gottardo, corredata da belle stampe arrancava nella salita verso il valico condot- in cromolitografia anche a colori: uno dei primi esempi in cui turismo to dal mio bisnonno Niccolò, esperto mac- ed escursionismo si integravano chinista proveniente dai Treni Reali ma che reciprocamente restava allora spesso esanime per il fumo sul pavimento della sua locomotiva nell’ultima galleria di valico, quella dell’Appennino... Ritornando alle più classiche pubblicazioni da viaggio, con i primi anni Trenta, roman- zi e guide iniziarono rapidamente a perdere terreno nei confronti delle nuove riviste il- lustrate – alcune già a colori! – che richie- devano ovviamente minor concentrazione nella lettura e consentivano di adeguarsi ai più ristretti tempi di viaggio; da allora, l’evoluzione, sia grafica che qualitativa, è stata in costante miglioramento, anche se oggi scorgere in treno un viaggiatore assorto nella lettura di un libro, rappresenta indub- biamente un evento assai raro! Desideriamo concludere con le parole del lontana estate, ebbi infatti il privilegio di com- nostro grande Collodi, che nel già ricordato piere un viaggio su quei binari tra i boschi in Un romanzo in vapore così terminava: cui ora, con quel vecchio orario alla mano, potevo ricostruire l’esatta ora della partenza. ...La vita è breve... ma la noia è lunga! Così come, risalendo la linea nella direzione Perciò, se desiderate ammazzare in qualche opposta proveniente da Pistoia, estratto dalla modo le lunghissime ore del vagone, tasca un antico orario di oltre cent’anni pri- procacciatevi un libro... o fate mentalmente il . ma, potevo “viaggiare” con esso, stazioncina riepilogo delle vostre passività Per leggere in ferrovia: la prima pagina interna dopo stazioncina (ma in alcune di esse il tre- E mai invito alla lettura in ferrovia fu più no non ferma più) ritornando con la mente esplicito e autorevole!

1. Lo stesso Charles Dickens rifletterà nei suoi successivi romanzi la drammatica esperienza vissuta personalmente in occasione di un disastro ferroviario che l’aveva visto vittima e protagonista al tempo stesso: nel giugno 1865, di ritorno da Parigi, a bordo di una carrozza di prima classe di un treno inglese, venne coinvolto nel deragliamento del convoglio avvenuto proprio nell’attraversamento di un ponte. Precipitato il treno nel fiume, lo scrittore si prodigò per mettere in salvo gli altri passeggeri feriti, ricomponendo le vittime in una drammatica scena che sarebbe rimasta impressa nella sua mente per il resto della vita. Da quel triste ricordo, sfociarono poi diversi racconti ferroviari a sfondo piuttosto sinistro, come The signal man. 2. Fin dal 1849, nella stazione londinese di Paddington, ebbe inizio l’attività di prestito librario con oltre mille volumi, per lo più romanzi: con un penny, il viaggiatore in attesa del treno poteva accedere alla libreria, e con un altro modesto sup- plemento poteva prendere in prestito un libro per il viaggio. Il modello inglese venne poi trasferito in Francia nel 1852 dal famoso editore Louis Hachette che fondò addirittura una Bibliotèque des Chemins de fer. L’iniziativa ebbe tale successo che, pochi anni dopo, la Hachette contava già sessanta filiali in tutta la Francia! 3. G. Flaubert: Correspondance, Parigi, 1929. Vol. V, p. 153 e seg.

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Leonid Pasternak: “Nello scompartimento”. Qui la mancanza di un libro si fa sentire...

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L’interno della stazione di Pistoia ai primi del Novecento, con la relativa edicola traboccante di pubblicazioni. Ricordiamo che a quell’epoca, Pistoia – più di oggi – rappresentava un importante nodo ferroviario con la sua diramazione verso il Nord Italia via Bagni della Porretta e Bologna (la mitica Porrettana, aperta fin dal 1864); per tale motivo, essa era spesso luogo di sosta e cambio di convoglio, con un numero di passeggeri sulle proprie banchine certamente superiore a quello odierno. Da parte degli amanti della carta stampata, quasi obbligatorio era quindi il ricorso alla locale rivendita di libri e giornali per “rifornirsi” prima del viaggio

Stazione di Pistoia, anni Dieci: una sbuffante vaporiera è in arrivo sul primo binario mentre una piccola folla accorre sul marciapiede. non manca chi, premunitosi di un giornale, ne consulta le pagine in attesa dell’arrivo del treno, pregustando già la necessaria tranquillità di cui avrebbe goduto nel proprio scompartimento tra qualche minuto. Non erano solo libri, ma anche riviste, periodici e dispense a fascicoli (specie di carattere scientifico), i generi più richiesti dai viaggiatori

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George Earl: stazione di King’s Cross a Londra. Sulla destra, nella fumosa atmosfera d’altri tempi, l’ormai onnipresente rivendita di libri e giornali, già assai ben fornita

Un’allegra e spensierata comitiva in partenza su un vagone di I classe ai primi del secolo scorso

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Anche nelle splendide locandine che pubblicizzavano il mitico Orient-Express negli ultimi anni della Belle Epoque, la possibilità di lettura in treno era presentata come uno dei fattori rilassanti del viaggio, certamente consentita dal molleggio e dal superlativo comfort delle vetture

Wisky, pipa e Times per i raffinati passeggeri di una vettura – salone del Royal Scot nel 1928. Giornali economici o generici erano all’epoca appannaggio del pubblico maschile, mentre quello femminile preferiva romanzi o riviste illustrate

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La Grande Guerra cambiò molte cose: essa segnò una netta linea di demarcazione tra l’epoca precedente e gli anni che sarebbero seguiti. Qui, sotto la grande tettoia metallica della stazione di Vienna ritratta in un acquerello di F. Witt, si respira ancora l’aria spensierata dei primi anni del secolo. In primo piano, un’elegante signora, forse diretta verso la rivendita di libri e giornali per dotarsi di una lettura con cui distrarsi durante il viaggio...

Viaggio in III classe nel 1914... con caratteristiche immutate rispetto a quelli di cinquant’anni prima (da un quadro di Alizard)

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Pubblicità della macchina da scrivere e di quella... su rotaie, accomunate da una stessa caratteristica e finalità: la velocità! Elegante manifesto, disegnato da Pirovano nel 1923 per l’Olivetti Rapidissima

Nella pagina a fronte Edward Hopper: Compartiment C. Car 293, anno 1938. Concentrazione, silenzio, ma anche tanta anonima solitudine in questo “gelido” scompartimento americano in cui il libro ha ormai ceduto il posto alla rivista illustrata

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Emanuela Galli «Accidenti alla ferrovia e all’ingegnere che la realizzò»

«Cigna... cantava una lunga nenia che lamentava l’invasione dei poderi tagliati dalla linea ferro- Nella pagina a fronte viaria senza rispetto per le unità poderali espropriate senza concordare il prezzo dei terreni. Ma Le grandi invenzioni antiche e il rifiuto del passaggio della ferrovia era alimentato soprattutto dalla credenza che il fumo della moderne, opera compilata da B. Besso. Quarta edizione con numerose macchina a vapore avrebbe fatto seccare per un largo tratto le viti e che dall’uva raggiunta dalle aggiunte, Milano, E. Treves, 1869, esalazioni si sarebbe ottenuto un mosto inquinato che avrebbe avariato tutta la produzione del Le strade ferrate. vino: una vera battaglia ecologica di quel tempo. Erano teorie che suscitavano negli uomini colti Grande stazione ferroviaria, veduta a di allora il sorriso ed il compatimento come ogni fatto ritenuto superstizioso. Erano gli anni in cui volo d’uccello (coll. M. Lucarelli) il popolo dava molto spazio alla magia, alle suggestioni della fantasia, alla credulità ingenua e miracolistica. Sull’altro fronte – quello della cultura ufficiale – si proclamava la fede cieca nella scienza che annunciava ormai superata l’era dei miracoli, dichiarava dogmaticamente di essere in possesso del metodo per raggiungere la verità e che l’umanità, ormai sulla via del progresso, era in grado di dare all’uomo la felicità. La favola del “paradiso terrestre” perduto a causa del peccato, veniva riscattata dalla scienza con la creazione del vero “paradiso terrestre” ma tutto umano. La cultura popolare con il suo fondo di superstizione e le sue ingenuità, cantava per ogni via e con voce spiegata, la sfiducia di un popolo per i “miracoli” laicisti con il ritornello: “E accidenti alla ferrovia e all’ingegnere che la realizzò”».

Nei primi capitoli del suo libro Resistenza l’atteggiamento verso il mondo della scienza Una locomotiva a vapore non armata – la cui ristampa arricchita da e della tecnologia che ha sempre oscillato (quaderno, cartoleria e libreria Domenico Pagnini, Pistoia, scritti inediti costituirà il primo numero del- fra l’attesa fideistica e il profondo sospetto. coll. G. Tronci) la nuova collana Monografie, sempre curata Del resto fra la fine dell’Ottocento e gli inizi dalla Fondazione Banche di Pistoia e Vigno- del Novecento, la cultura scientifica di deri- le e dall’Istituto di Storia locale – Vittorio vazione positivistica si era proposta di dis- Amadori ci riporta con brio descrittivo e sipare ogni retaggio di cultura popolare in nostalgica memoria a quella che era l’atmo- quanto portatrice di superstizioni ritenute sfera nelle campagne attorno a Quarrata nei freno del progresso. primi decenni del Novecento. In particolare «Era il secolo del positivismo e dell’indu- nel capitolo “La cultura popolare” rievocan- strializzazione, del “trionfo della borghesia”, do la figura di Cigna, “chiccaio ambulante”, di una civiltà che prediligeva l’economia e facendo riecheggiare lo stornello di condan- la scienza votata al mondo della tecnologia» na verso la ferrovia, dà concretezza a quel- (S. Maggi, A. Giovani 2005).

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Disegno di Telemaco Signorini, in Cigna, perciò, con il suo complesso di urbani di media e piccola dimensione. Mezzocolle, di Vanzi-Mussini, 1892 dottrine, credenze, pratiche popolari, era Elemento di separazione sia in ambito urba- (coll. M. Lucarelli) il simbolo di quella cultura che faceva da no sia in ambito extraurbano. In particolare contraltare al sapere dei dotti; rappresenta- nel territorio agricolo la ferrovia determina va l’intima diffidenza, se non il rigetto, per delle fratture sostanziali negli assetti agrari quei prodotti della rivoluzione industria- dei terreni, nella maglia di percorsi ferrovia- le che avevano provocato la sostituzione, ri e vicinali e negli assetti idraulici. Un po’ in moltissimi campi, delle tecnologie, dei dappertutto, ma specialmente nelle pianure modi di vivere, tradizionali, con altri del depresse intersecate da una ricca ma com- tutto nuovi. plessa rete idrografica e anche nelle com- La ferrovia, fra tutti, rappresentava sicura- posite regioni montane, si rese necessario mente l’elemento più vistoso e importante l’approntamento di accorgimenti particolari ponendosi come «elemento di unione e nel- per la costruzione di linee ed impianti» (E. lo stesso tempo di separazione e differen- Goduli, M. Cozzi 2004). ziazione. Elemento di unione per funzioni L’avvento della ferrovia in una regione come legate al servizio dello sviluppo industriale la Toscana a vocazione decisamente agrico- con scali merci dedicati a specifiche attività la, stravolse di fatto l’agglomerato urbano, ed anche funzioni di connessione tra centri le campagne circostanti, mutando modi di

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vivere, viabilità, presentandosi come forza scalpitano sulle rotaie come enormi caval- Le grandi invenzioni antiche e che annullava spazio e tempo (W. Schivel- li di acciaio imbrigliati di tubi» arrivando moderne, opera compilata da B. Besso. Quarta edizione con numerose busch 1988). a una zoomorfizzazione dell’invenzione tec- aggiunte, Milano, E. Treves, Editore Una metafora di fine secolo assimilava il nologica (la locomotiva diviene un cavallo della Biblioteca Utile, 1869 treno a un proiettile perché oltre alla velo- d’acciaio); D’Annunzio, nel romanzo Forse (coll. M. Lucarelli) cità aveva forza e violenza: «Settantacinque che sì, forse che no, già dalle prime righe par- miglia all’ora corrispondono a centodieci la di «vento eroico della rapidità», Mussoli- piedi al secondo e l’energia di quattrocento ni coniuga il mito della velocità con la «feb- tonnellate che si muovono a tale velocità, è bre autostradale» e si affretta a inaugurare quasi doppia di quella di un tiro da duemi- novelle autostrade, dirette discendenti, nei la libbre sparato da un pezzo di artiglieria messaggi propagandistici, delle consolari Armstrong da cento tonnellate» (W. Schi- romane. Ma a esaltare il treno per la sua po- velbusch 1988). tenza e velocità aveva già pensato nel 1863 Del resto lo sviluppo tecnologico agli inizi un giovane Carducci. Nell’Inno a Satana, del XX secolo ha nell’esaltazione della ve- infatti, aveva scandalizzato i benpensanti locità una propria poetica di riferimento. identificando il treno con la forza «vindice» Marinetti, nel Manifesto futurista del 1909, della ragione che sconfigge ogni forma di celebra le «locomotive dall’ampio petto che oscurantismo e dogmatismo.

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Pubblicità da Illustrazione toscana, Un bello e orribile Autostrada Firenze-Viareggio mostro si sferra, (1935, coll. G. Tronci) corre gli oceani, corre la terra:

corrusco e fumido come i vulcani, i monti supera, divora i piani;

sorvola i baratri, poi si nasconde per antri incogniti per vie profonde;

ed esce; e indomito di lido in lido come di turbine manda il suo grido,

come di turbine l’alito spande: ei passa, o popoli Satana il grande.

(G. Carducci, Tutte le poesie: Juvenilia, Levia Gravia, A Satana, Milano, Rizzoli, 1964) E gli sportelli sbattuti al chiudere Viaggio in strada ferrata da Bologna a Firenze per Pistoia, Gioacchino Losi Immagine del progresso diviene, dunque, paion oltraggi: scherno par l’ultimo (frontespizio, 1880, coll. M. Lucarelli) per Carducci la macchina a vapore, la loco- appello che rapido suona: motiva, «un bello e orribile mostro» in que- grossa scroscia su’ vetri la pioggia. sto caso più “monstrum”, ossia prodigio, simbolo di potenza. Già il mostro, conscio di sua metallica Sono versi, questi, che depongono a favo- anima, sbuffa, crolla, ansa, i fiammei re del progresso che avanzava. Poco più di occhi sbarra; immane pe’ il buio un decennio dopo, però, nella poesia Alla gitta il fischio che sfida lo spazio. stazione una mattina d’autunno a questa vi- sione profondamente anticlericale e critica Va l’empio mostro; con traino orribile verso coloro che si opponevano al moder- sbattendo l’ale gli amor miei pietosi. nismo, contrapporrà quella di una “vapo- Ahi, la bianca faccia e ‘l bel velo riera” che “sbuffa”, “ansa”, vero e proprio salutando scompar ne la tenebra. “mostro” perché immagine del tempo che passa ed elemento di separazione dalla (G. Carducci, Odi barbare, donna amata. Mursia Editore, Milano 1986)

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Tra gli argini su cui mucche Soc. An. Ferrovia Alto Pistoiese tranquillamente pascono, bruna si difila (cartina, 1935, coll. G. Tronci) la via ferrata che lontano brilla;

e nel cielo di perla dritti, uguali con loro trama delle aree fila digradano in fuggente ordine i pali.

Qual di gemiti e d’ululi rombando cresce e dilegua femminil lamento? I fili di metallo a quando a quando squillano, immensa arpa sonora, al vento.

(G. Pascoli, Myricae, L’ultima passeggiata, Roma, Salerno Editrice, 1978)

L’aspetto paesaggistico assume una valenza significativa nelle numerose guide ferroviarie scritte da Giovacchino Losi, che guarda al- l’avvento della ferrovia come a un elemento provvidenziale – «Benedette le strade ferrate che hanno reso i viaggi economici, solleciti e sicuri» – e al fischio della locomotiva come a un moderno metronomo. Sul fischio della locomotiva, «violentissimo e inarmonico», si sofferma anche Carlo Lo- Una rappresentazione romantico-decadente renzini nella sua guida storico-umoristica Un simile a quella di Giovanni Pascoli che nella romanzo in vapore. Con l’arguzia e la sagacia poesia La via ferrata del 1891, esprime tut- che lo contraddistinguono coglie immediata- Un romanzo in vapore da Firenze a to il proprio scetticismo negando i benefici mente la correlazione fra rete ferroviaria, svi- Livorno, Guida storico-umoristica, della scienza e contrapponendo alla società luppo industriale e speculazione economica. Carlo Lorenzini (frontespizio, 1856, coll. M. Lucarelli) industriale la natura nei suoi aspetti sempli- «Il tempo è moneta. Ecco [...] la divisa di ci e dimessi, tanto da dichiarare nella pre- un secolo banchiere! Ecco il grido d’allarme, fazione: «gli uomini amarono più le tene- ecco l’hurrà di tanti milioni di uomini che bre che la luce... e del male danno, a torto, corrono baionetta in canna all’aumento del biasimo alla natura, madre dolcissima». Per capitale... Questa formula, quasi per incanto, Pascoli, dunque, la natura ha una funzione generò le macchine, il vapore e il telegrafo. salvifica; il treno irrompe nel paesaggio con I rimasti senza lavoro cacciarono un grido di un fischio che non è più un grido divit- dolore ma la società è un campo di battaglia, toria ma un gemito trasmesso al vento dai dove chi cade, cade e i battaglioni serrati de- fili del telegrafo «immensa arpa sonora» che gli speculatori e degli uomini di affari passa- «contrapposta alle lire degli angeli, e a quel- no sul corpo dei feriti, irresistibilmente con- le neoclassiche, simboleggiava l’importanza dotti dal loro supremo generale, l’Interesse, della natura» (S. Maggi, A. Giovani 2005). alla moltiplicazione indefinita del Capitale».

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catasti e le gabelle». C’è da notare, inoltre, che per il poeta parlare della ferrovia «signi- ficò celebrare con spirito secessionista, l’ul- tima grande opera del Ducato di Lucca. Nel suo libretto, pubblicato a proprie spese, Per l’apertura della strada ferrata da Lucca a Pisa (1846) volle, in chiave antitedesca, omag- giare il “regnante” lucchese Carlo Ludovico di Borbone, poco prima dell’annessione del Ducato di Lucca al granducato di Toscana» (S. Maggi, A. Giovani 2005). All’irrisione e allo sberleffo di Giuseppe Gioacchino Belli, non sfuggì, invece, l’assen- za di strade ferrate nello stato pontificio sot- to Gregorio XVI. L’avversione del pontefice per il treno era così radicata da spingerlo a proibire ai sacerdoti di dare l’assoluzione a coloro che fossero saliti sulle «macchine in- fernali che violano le leggi della natura sulla velocità» (M. Panconesi 2005). La satira pungente di Belli nel sonetto Le carrozze a vapore del 1843, non poté non prendere a pretesto questo schizzo di vita per burlarsi dell’ignoranza dei buoni sudditi papalini. Che naturale! Naturale un cavolo. Ma ppò èsse un affetto naturale volà un frullone com’avesse l’ale? Qui c’entra er patto tacito cor diavolo. Dunque mò ha da fa ppiù qualche bbucale d’acqua che sei cavalli, eh sor don Pavolo? Pè mmè, come l’intenno ve la scavolo: st’invenzione è tutt’opera infernale. Nella pagina a fronte e sopra: La stessa corrosione burlesca verso una so- Da sì cche poco ce se crede (dimo Poesie di Giuseppe Giusti, illustrate cietà in fermento e in trasformazione, è di- da Adolfo Matarelli, Milano, la santa verità), ‘gni giorno o dua La Poligrafica Società Editrice, 1897 mostrata da Giuseppe Giusti nella poesia sa- ne sentimo una nuova, ne sentimo. (coll. G. Tronci) tirica La ghigliottina a vapore. In questo caso la comicità caricaturale mette alla berlina in Sì, cosa bona, sì; bona la bua: modo aspro, grottesco, sovrani inetti e sud- si fussi bona, er Papa saria er primo diti impotenti e trasforma la locomotiva in de mette ste carrozze a casa sua. uno strumento perfetto per liberarsi «in tre (G.G. Belli, Sonetti, a cura di Giorgio Vigolo, ore» di coloro che «pagano a malincuore i Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1978)

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A ben vedere l’atteggiamento di Gregorio XVI e dei suoi funzionari, dipendeva dall’aver confuso «il processo di laicizzazione del sa- pere con i pericoli di un’orchestrata manovra rivoluzionaria degli scienziati» (G.C. Marino 1974) e dalla consapevolezza dell’estrema debolezza dell’industria locale che rischiava, con l’avvento della ferrovia di essere schiac- ciata dalla concorrenza (M. Panconesi 2005). È certo che le ferrovie nella prima metà del- l’Ottocento e, in parte anche nei decenni successivi, costituirono un nucleo tematico in grado di catalizzare l’attenzione dell’opi- nione pubblica. «La “questione ferroviaria” divenne uno dei principali argomenti agitati dai fautori di maggiori libertà nell’economia e nell’impre- sa» (E. Petrucci 2002). Se Francesco Domenico D’Aragon aveva sconsigliato il re delle Due Sicilie, Ferdi- nando II di Borbone di costruire ferrovie perché il fumo danneggiava i polmoni, il traballio provocava danni all’appara- to digerente e la velocità causava pro- blemi agli occhi (M.G. Imbrò, G. Maz- zoleni 1979), Cavour, uomo realistico e pratico, nel 1846 scrisse su una rivista francese un ampio articolo dal titolo De chemins de fer in cui auspicava la realiz- zazione di un’ampia rete ferroviaria in grado di collegare le varie zone d’Italia. La ferrovia divenne nella visione cavou- riana, una «meravigliosa conquista» in grado di conciliare ragioni politiche con interessi economici, una spinta all’unifi- «Il regno delle Due Sicilie fu pertanto il pri- cazione geografica e politica. mo stato italiano a vedere il treno nonostante In realtà rispetto alla «febbre moderna la scarsa fiducia riscossa presso la classe di- di strade ferrate», i governi preunitari ri- rigente locale: economisti e tecnici avevano, sposero in maniera differenziata. Il primo infatti, espresso costanti riserve sulla realiz- tronco ferroviario entrò in funzione – gra- zazione di strade ferrate» (S. Maggi 2003). zie all’ingegnere francese Armand Bayard L’espropriazione delle terre in conseguen- de la Vingtrie – il 3 ottobre 1939: colle- za della dichiarazione di opera di pubblica gava Napoli a Portici, per complessivi 7,6 utilità ricevuta dallo stato borbonico, non chilometri. fu certo indolore anche per le classi popo-

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Premiato stabilimento industriale Enrico Trinci e figlio. Fabbricazione delle carrozze, Pistoia. Calessi e carrozze, nei primi decenni del XX secolo, rappresentavano un mezzo di trasporto ancora molto diffuso. Possiamo osservare alcuni modelli in questa sorta di catalogo (coll. G. Tronci)

lari che mostrarono un certo scetticismo invenzione. Semmai si rivelò difettosa la verso “il vapore”. Ne è testimonianza la spinta imprenditoriale verso il rinnovamen- Cantata ntra lo sì Ciommo e Mineco lo scar- to: la Toscana aveva un profilo marcata- tellato (la lettura integrale è possibile nelle mente antiindustrialista. pagine successive) un divertente dialogo fra «L’opzione agricola e mezzadrile garantiva un disincantato popolano e un altro, mag- una tranquillità sociale che l’introduzione di giormente acculturato, che celebra il nuovo un sistema manifatturiero avrebbe senz’altro “prodigio” attribuendogli i caratteri moder- sconvolto» (A. Bellinazzi, A. Giuntini 1998). ni di mezzo pubblico veloce, comodo e uti- Non mancò tuttavia chi vide nella novità le per i commerci. tecnologica un’occasione imperdibile per L’anno successivo fu la volta del Regno una spinta al commercio interno, per au- Lombardo Veneto, che era sotto l’egemonia mentare il profitto, per rafforzare il presti- austriaca, con l’inaugurazione della linea gio granducale. Narratori toscani come il Milano-Monza. pistoiese Giovanni Procacci e il livornese «I primi tronchi ferroviari ebbero in Italia Eugenio Checchi, apprezzarono la novità almeno una caratteristica in comune, ven- tecnologica perché in grado di offrire per nero cioè destinati a raccordare le città capi- il primo lo strumento in grado di liberare tali con luoghi di villeggiatura, di riposo, di dall’isolamento «gli uomini abituati a vive- svago, dei rispettivi sovrani. Così il Castello re in limitati orizzonti di esperienza», per di Moncalieri, così la reale villa di Monza, il secondo «senso di libertà e scoperta» (N. così la tenuta della Favorita presso Portici» Marchi 2003) utile per la promozione turi- (L. Jannattoni 1975). stica di molte zone. La novità ferroviaria suscitò vivo interesse Si ebbe, perciò, un notevole sviluppo – an- anche nel Granducato di Toscana dove po- che se in modo disorganico – delle comuni- tevano essere annoverati scienziati e tecnici cazioni terrestri grazie alla realizzazione del- in grado di cogliere la portata della nuova la ferrovia Firenze-Livorno (il primo tratto

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Livorno- Pisa fu inaugurato nel 1844) detta campagne e soprattutto per il malumore che Vittime a seguito di incidenti Leopolda in omaggio al granduca Leopoldo l’attività concorrenziale della ferrovia aveva ferroviari negli anni 1866-1867. La tabella è il risultato di una e della linea Pisa-Lucca-Pistoia-Prato-Firen- suscitato nei tradizionali vettori operanti Relazione sulle strade ferrate italiane, ze (nell’ultimo tratto detta Maria Antonia in lungo le vie di comunicazione del Valdar- pubblicata dal Commissariato onore della granduchessa) aperta fra il 1844 no» (P.L. Landi 1974). generale delle strade ferrate del Regno, per i bienni 1866-1867. e il 1857, salvo la galleria di Serravalle ulti- Non c’è dubbio, infatti, nell’affermare che Si intende dimostare che «L’esercizio mata nel 1859. la nascita della ferrovia recò gravi danni al delle nostre ferrovie procede Queste due linee, che dovevano promuovere sistema di trasporto lungo le vie terrestri e abbastanza sicuro» (coll. M. Lucarelli) lo sviluppo economico, in particolare quello fluviali e che vetturini, barrocciai, navicel- turistico-termale e montano, furono oggetto lai, in crisi per l’abbassamento delle tariffe, di numerosi attentati e atti vandalici. provarono una profonda avversione per la Particolarmente colpita fu la Leopolda «per strada ferrata al punto di arrivare a provo- l’ignoranza e la superstizione diffuse tra le care gravi danni al materiale rotabile rimuo- popolazioni toscane, in specie quelle delle vendo rotaie e zeppe.

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La strada de fierro de Caserta, Pietro Durelli, 1850 ca. (coll. M. Lucarelli)

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La strada de fierro de Caserta Cantata ntra lo Si1 Ciommo e Mineco lo Scartellato2

Ciommo: E neanche una faina per tentare di raggiungerla. Si Mineco... Si Mineco stai zitto, Potrebbe5 tenerla dietro Vicino c’è Solopaca, non stare più a brontolare Poi come bastimenti ed anche Caserta Vecchia, Perché adesso te la dico, Carichi di mercanzie E se hai premura La pura verità, A seconda della via è vantaggioso fare i bagagli11. Questa strada, è una gran cosa, Si può far negozio6 Non ti dico dei Casali La macchina è superba (locomotiva) Se poi vai a Marsiglia e di tanti altri paesi Questa lode la si riserva vedi lo stesso o ancor più, Né ti dico di Marcianise Per chi la è stata a fare (costruire). Né io, credimi, ti sto che è poco discosta da lì. Mineco: raccontando una falsità. Parlando di profitti Perdona Ciommo mio, Insomma per tutta la Francia Ognuno può trarne vantaggio 1. Abbreviativo di “Sio” e di “Sia”, titoli Se sono una bestia E tutta l’Italia ancora Ed a seconda del vantaggio (previsto) preposti già a nomi degli uomini e delle Io non ne parlo male Sono cose che7, diamine, si può fare (adeguato) commercio. donne di mezzane condizioni. Sto solo a domandarne. Fanno meravigliare. C’è tutto grasso (abbondanza) e cose 2. Gobbo Ciommo: Che poi, ascoltami lo stesso buone, Giacché tu dici questo, Se credi a questa faccenda, 3. “Vaso a pezzechillo” è una maniera di Un bacio a “pezzechillo”3, adesso stanno costruendone A ognuno ci si può trovar bene, baciare i neonati o i bimbi in tenera età Come ad un bambino piccolo, ancora di più di queste strade di E qui ci sono le prove, dando loro un pizzicotto sulla guancia. Io adesso ti voglio dare. ferro. Nessuno lo può negare. 4. “Schitto”: solamente, soltanto. Ma questo che ti ho raccontato E poi stammi ad ascoltare, Per ora fino a Caserta, 5. “Appedecare”: tener dietro, tentare di Adesso voglio provartelo (dimostrar- Trasecola e stupisci Ma ancor più si sta facendo, raggiungere. Ed a ciò che non ti n’gre’ce E questo è un prodigio telo) Ed infatti ora ti voglio portare 6. “Niozio-Niozia”: negozio, cosa di Adesso siediti qua Ed è anche bello a vedersi! cui non soccorra il nome; far bottega, con me fino a Caserta. Queste macchine a vapore Pensa soltanto questa strada guadagno su una cosa; negoziare; far 8 Per la gloria dell’Inghilterra per quanti paesi abbrevia la via, Mineco: botteghino di una cosa. Per me, o sia per terra, Quanto profitto porta( vantaggio) Si Ciommo, mannaggia “craje”12! 7. “Bonora”: esclamazione di sorpresa, Sono una rarità. Adesso voglio continuare a dirtelo. Io sono gobbo, equivalente a “Diamine, Che diavolo”. All’esterno e dentro Londra Partendo in vapore Lì dentro sono sbeffeggiato, Non vedi che vapore Si passa per Casalenuovo (l’attuale Credimi sarò offeso13 8. “Accortare”: abbreviare, scorciare, E principi e signori Casalnuovo) Ciommo: accorciare la via. Ci stanno a viaggiare. E lì, ascoltami, ti puoi Che dici? va là sei pazzo? 9. “Farsi nuovo nuovo”: conciarsi per le Mineco: “fare nuovo, nuovo”9 con l’asprinia10. Hai perso il cervello feste, ridursi in cattivo stato. Qui, alterarsi Aspetta, Si Ciò che dici? Subito dopo si incontra è un marisso poverino con l’alcool. Insomma questi vapori il paese di Pulcinella, (ovvero) Chi non sta sore là 10. “Aspirinia” o “Sprinia”: sorta di vino; 4 soltanto per i signori Acerra che è tanto bella Mineco: Asprino, antico vitigno campano. sono a disposizione per viaggiare? E quanti meloni produce! Va bene quel che tu dici, 11. “Mbacchià”: forse da “Mbaglià”, fare Ciommo: Poi viene un paese ma arriveranno sempre i bagagli. Ma via? quanto sei furbo (detto in che viene chiamato Conciello (l’at- 14 Ed io “quest’anno” 12. “Craje”: dal latino cras (domani). modo ironico) tuale Cancello Arnone) posso inquietarmi. Anche in Toscana fu detto “Crai” e ne Sono fatti per tutti è un paese piuttosto povero Ciommo: resta a Pistoia la frase “Pigliare a crai”, I posti che vengono pattuiti (convenu- Ma dove nasce brava gente. Aspetta, adesso sai che faccio, per prendere a credenza, quasi a pagare ti anticipatamente del prezzo) (Poi il treno) passa per Mataluno ti metto addosso un camice domani. E poi essi sono diversi tra loro. (l’attuale Maddaloni) ed ognuno per un Mametto (forse da Chi può sborsare una cifra più alta, che è un paese molto sfarzoso 13. “Affè”: forse abbreviativo di “affesa”, Maometto, inteso come musulmano, arabo) cioè offesa. E non vuole viaggiare scomodo, E chia ha il giudizio sicuramente ti piglierà 14. “D’aguanno”: quest’anno; anche Spendendo andrà più comodo qui può fare del vantaggioso com- 15 Come si fa adesso qui. mercio (vedi nota 6) Questo ricopre tutto “Uguanno” e lo dicono tuttora i contadini Ci sono certe macchine Da qui, andando oltre, si passa per Che dici? toscani. Che sembrano saette Caserta L’ho indovinata (la trovata?) 15. “Commoglia”: da “commoglio”, E trenta e più vagoni Sito Reale, e bello, Mineco: coperchio. Riescono a Trascinare. E proprio in questo luogo, caro Tu hai un cervello arguto 16. “Scialata”: scialo, goduta, Ma questo è ancora niente, Fratello, E chi potrebbe mai superarti (in fur- scialamento; “Fare una scialata”: godere Sapessi a Parigi cosa si può vedere. vorrei starci per sempre. bizia). tutto in una volta. Sono cose da lasciare stupiti Poi qui vicino c’è Capua, E via, andiamo, diamine, Per la loro velocità. e ancora c’è Santa Maria, (l’attuale Andiamo subito a Caserta, Tu vedi una città Santa Maria Capuavetere) che una “scialata”16 è sicura che per magia sembra camminare E non ci si mette più un’ora Lì ci sono gli amici. Traduzione di Nicola Albanese

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«Ecco perché succedono degli scontri sì orribili e sì tristi. Pesan troppo le teste di alcuni macchinisti», da: La penna pistoiese, giornale artistico-umoristico illustrato, Pistoia, 29 novembre 1891, n. 7 (foglio di giornale, coll. M. Lucarelli)

Solo in parte e gradualmente i malumori Alcuni poeti dettero voce a questo iato fra furono sopiti dalla società costruttrice assu- treno e contesto ambientale attribuendo alla mendo personale fra queste file di addetti. “vaporiera” un significato lugubre, di rottura Ma gli episodi vandalici, gli attentati furono di un equilibrio preesistente. Scrive il livor- tanti e tali tra il 1844 e il 1853, da non poter nese Giovanni Marradi nella poesia In treno. essere tutti ricondotti a questa matrice. In realtà l’avvento della ferrovia comportò [...]e a me dinanzi con fuga incessante lo sconvolgimento di equilibri preesistenti passano i fiumi, passano le ville con la deviazione e/o chiusura di numerose passa una verde infinità di piante, strade; inoltre, spesso, i lavori furono svol- mentre un nembo di fumo e di faville ti «con assoluta scapataggine» (R. Daghini che la macchina esala opaco e denso 2007) e sotto la spinta di «un amore ecces- mi assale, frizzando, l’umide papille sivo di lucro e avidità di guadagno da parte ed ora... Addio. Secomi trae, fischiando di concessionari e imprenditori poco scru- terribile, il vapore e sbigottito polosi» (S. Maggi 2003). Se a tutto ciò, poi, un armento di buoi salta mugghiando aggiungiamo le naturali disfunzioni (nel 1851 sulla Maria Antonia un nutrito nu- (Poesie di Giovanni Marradi nuovamente raccolte e ordinate, 1875-1900, Firenze, mero di passeggeri rimase per diverse ore Barbera Editore, 1902) al sole all’interno dei vagoni) gli incidenti, i frequenti incendi provocati dalle scintil- Nella poesia Varcando gli Appennini, riferen- le con conseguenti danni per le colture e dosi al tracciato tortuoso della Porrettana, gli animali, possiamo comprendere come il poeta evidenzia ancora di più la bellezza l’ostilità nei confronti della ferrovia fosse naturale contrapposta alla presenza sinistra tutt’altro che superficiale e immotivata. e quasi diabolica del treno.

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Sparì nella notte la striscia del Reno Le cose peggiorarono nel 1853 e 1854 Pracchia - Panorama tremante d’albori argentini, quando i contadini attribuirono al fumo (cartolina, 1912, coll. P. Bresci) e in buio profondo s’inerpica il treno della locomotiva la causa di una malattia su su pei toscani Appennini. dell’uva (in realtà decimata da un fungo, lo oidio) e al rumore del treno la scarsa Riscosse dal treno, che all’ombre dormenti produzione di latte vaccino e ovino. In saetta i suoi fischi infernali, quegli anni fu intensificata la sorveglianza sussultano a un tratto le selvi imminenti lungo la linea da parte di guardie armate de frassini antichi e spettrali. per sventare attentati e danni materiali, ma inutilmente. Ed agita e allunga contr’esso ogni selva Anche la Maria Atonia fu duramente conte- le foschie infinite sue braccia; stata tant’è che la cerimonia di inaugurazio- ei zufola e fugge, novissima belva ne, il 12 luglio 1851, si svolse in un clima che passa vampando e minaccia. di grande paura «... Le misure adottate non servirono... e la Prefettura di Pistoia ordi- E imbucasi in antri reconditi e cupi, nava la sospensione delle corse, dopo che lanciando uno sbuffo di scherno una locomotiva era uscita dai binari facendo ai lecci che il sasso degli ardui dirupi manovra probabilmente a causa della ghiaia credean regnar soli in eterno. sparsa sulle rotaie» (A. Giuntini 1991).

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una galleria al di sotto del torrente Agna, aveva provocato l’aspra reazione della po- polazione perché «il torrente scorreva un- dici braccia sopra il piano della campagna e i lavori rischiavano di abbassarlo all’altezza dei campi con conseguente pericolo di alla- gamenti» (A. Giuntini 1984). Ma non solo. L’ingegnere Giuseppe Potenti, chiamato come “perito istruttore” a esprimere un giu- dizio oggettivo, denunciò la pericolosità di quanto stava accadendo «perché sia data opera ragionata e non empirica al riordina- mento dei fiumi e dei torrenti, utile e non vandalica alla strada ferrata Maria Antonia» (Atti della Regia Accademia Economico- Agraria dei Georgofili 1848). Non erano perciò tutte reticenze e credulità popolari. L’impatto della ferrovia sull’ambiente fu, da un certo punto di vista, realmente traumati- co malgrado la «prudente e moderata regia degli organi di governo che guidarono, pur al di fuori di qualsiasi intento programma- tico, l’inserimento delle strade ferrate nel contesto spaziale» (A. Giuntini 1984). L’ingegnere Pietro Rossini, in più occasio- ni nel 1847 e 1848, a nome dell’Accademia dei Georgofili denunciò come «l’esistenza di una proprietà non vasta nel senso della larghezza ma continua ed estesa nel senso Nel pistoiese i problemi maggiori si ebbero della lunghezza, costituita da una zona di terra occupata con strade ferrate che bipar- a Pescia, a Serravalle, lungo il tratto Prato- tisce su una vasta superficie pianeggiante, è Pistoia. tale impedimento che può essere di grave A Pescia gli abitanti si opposero duramente ostacolo all’esecuzione di una colmata gene- alla realizzazione di un ponte sul torrente rale o grandiosa, o a un sistema di irrigazio- Pescia perché ne avrebbe ristretto l’alveo; a ne che volesse introdursi» (Atti della Regia Serravalle si ebbe per diversi anni il bloc- Accademia... 1847). co dei lavori della galleria per gravi infiltra- Inoltre, a difesa dei possidenti e dei conta- zioni di acqua e relativi smottamenti; nelle dini, aggiungeva: «È da considerare anche campagne pratesi e pistoiesi l’atteggiamento i danni che le pianure sono andate incon- dell’ingegnere inglese Benjamin Herschel trando con la costruzione delle strade ferra- Babbage, incaricato dell’esucuzione dei la- te, la non bene organizzata direzione delle vori e che aveva previsto la costruzione di acque circolanti per la pianura, alle quali

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Nella pagina a fronte e a lato: Fotografie che illustrano fasi di lavoro sulla Linea Porrettana (coll. G. Tronci)

non è stato provveduto con alcun proget- concessione delle strade ferrate e l’assenza to che tolga in ogni parte e radicalmente i di provvedimenti indispensabili in Toscana moltissimi inconvenienti che vedono taglia- dove «le proprietà son tanto divise, ove la ti e comunicanti fra loro fossati, scoli e rivi» cultura è sensibilmente diversa da quella (Atti della Regia Accademia... 1847). che si esercita nelle stesse proprietà inglesi e L’accento era posto poi sulle depressioni del francesi, ove è sparsa una popolazione agri- terreno e sulle conseguenti «sommersioni», cola e dove infine la direzione delle acque sulla suddivisione «irregolarissima» dei po- non è cosa indifferente, sia che si riguardi deri, sulle difficoltà di accesso alla proprie- sotto i rapporti agronomici, sia che si con- tà, sulla difficile viabilità nelle campagne sideri sotto i rapporti sanitari» (Atti della con sottopassaggi angusti e troppo stretti e Regia Accademia... 1848). strade spesso inondate dalle acque fluviali. Si faceva notare, infine, come la poca cura L’Accademia dei Georgofili, pur riconoscen- delle strade fosse assolutamente svantaggio- do come le strade ferrate «possano essere fe- sa per il commercio e per gli addetti all’agri- conde di grandissimi vantaggi», sottolineava coltura. come in un paese «quasi del tutto agricolo Una decina di anni dopo, nella rivista “Il come il nostro» le pianure debbano essere commercio” come ricorda Pier Luigi Landi, oggetto di una «rigorosa tutela» e protette a proposito dei danni provocati dalle ferro- da «danni permanenti di varia indole» (Atti vie, si pose l’accento sul «taglio devastatore della Regia Accademia... 1847). delle più annose e vaste quercete». Negli Atti del 1848 veniva anche denuncia- Un problema – l’impatto ambientale – del ta la mancanza di controllo sui progetti di tutto nuovo e inusuale per l’epoca che non

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Pracchia - Passaggio d un treno visto dai Ponti Orsigna (cartolina, 1910, coll. P. Bresci)

sfuggì, ad esempio, a Ferdinando Martini “antico cipresso”, “platano molle”, “pino uni- che nell’«opera manoscritta e mai pubbli- forme”, “ grande acacia”, per esemplari vari cata Viaggio in Germania, iniziata nel 1867... di piante e ricorra alle più rigide forme di si lascia andare ad intere pagine di rabbia e conservatorismo per denunciare lo scempio sgomento» (N. Marchi 2003). provocato dal progresso tecnologico.

«Intanto per nutrire la macchina motrice «E ne convengo intieramente nell’opinione si spogliano i monti del loro vecchio mantello del Cardinale Mathieu vescovo di Besançon di abeti e di larici. Poveri alberi! il quale definisce le strade ferrate Il loro regno è finito» “una punizione mandata da Dio agli osti che davan da mangiare di grasso (F. Martini, Viaggio in Germania, Manoscritto, Biblioteca Forteguerriana, Archivio Martini, anche nel venerdì”» cass. 39, fasc. 203) I vantaggi dell’“età dell’acciaio” sfuggono a È curioso notare, leggendo le numerose cor- Martini che anzi denuncia come il progres- rezioni che corredano il testo, come lo scrit- sivo e ineluttabile moltiplicarsi della rete tore si soffermi malinconicamente sul distac- ferroviaria porterà gli uomini a perdere la co uomo-ambiente provocato dall’avvento nozione del tempo e dello spazio per “arri- della ferrovia trovando ricche aggettivazioni vare” senza “viaggiare”.

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«Il tempo dei viaggi venturosi, bizzarri è finito. La strada di ferro che ha sciupato tante cose ha posto fine anche a questo! Non nego io l’aiuto che dalle scoperte di Watt e Stephenson venne all’incivilimento del seco- lo nostro, ma all’artista tutto ciò poco fa, poco preme; lo so pel Diplomatico che ha tanto in ta- sca da mettere in pene l’Europa, pel commesso viaggiatore che trema dalla paura di non esse- re il primo a far vedere la mostra delle sete di Lione o dei coltelli di Scheffield; pel marito che in ogni ora di assenza vede un’iliade di guai; la strda di ferro è fatta apposta e guai pregare Dio che corra con velocità americana; questa è la gente che ha furia cui il viaggiare non importa, le basta arrivare”»

A mutare non fu solo la dimensione del viaggio ma il modo di vivere di intere po- polazioni. Le dure contestazioni che ac- compagnarono per diversi anni l’avvento della ferrovia, non possono essere relegate a semplice e irrazionale malcontento; furono la diretta conseguenza delle enormi novità e delle relative implicazioni che il nuovo la realtà economico-sociale toscana. Que- Pistoia - Stazione, passaggio della sta non accettazione, questo scetticismo per salma del milite ignoto mezzo di comunicazione comportò. (fotografia, 1921, coll. M. Lucarelli) Anche quella che si diceva essere un’assurda quanto affievolito con il passare degli anni, diceria sulle febbri estive legate al ristagno sopravvisse – come Amadori testimonia delle acque lungo le strade ferrate, ebbe, – fino ai primi decenni del Novecento, come poi, una legittimità scientifica. sub-strato nella mentalità e nella cultura Negli anni 1879-1880, grazie a un’inchiesta contadina. parlamentare «si scoprì che i fossi scavati per Occorre anche aggiungere che il treno as- realizzare le scarpate delle linee ferroviarie, es- sunse in quegli anni, per larghi strati della sendosi riempiti di acque stagnanti, avevano popolazione, un’altra connotazione, questa aumentato l’incidenza della malaria proprio volta emotiva, rimanendo ben impresso nelle zone attorno ai binari» (S. Maggi 2005). nella memoria collettiva: era il mezzo di tra- Per quanto detto, è condivisibile il giudizio sporto dei soldati che partivano per la guer- di Andrea Giuntini che parla di sostanziale ra dopo aver salutato alla stazione madri e fallimento delle ferrovie per e nel Grandu- fidanzate in lacrime. cato e dell’assenza di un dibattito sul rap- Può dunque essere compreso il secondo porto che la ferrovia ebbe sull’ambiente. verso della nenia cantata da Cigna: La fretta, la poca esperienza, la speculazione «Accidenti alla ferrovia e all’ingegnere che la economica, l’impreparazione, non consenti- realizzò. Il mio morino me l’ha portato via e rono un indolore inserimento del treno nel- chissà quando lo rivedrò».

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Strada Ferrata dell’Italia Centrale, tronco da Pistoia al Confine Pontificio (pianta manoscritta del territorio, 1854 ca., coll. M. Lucarelli) semi

L’Epoca. Le delizie ferroviarie e provvedimenti per l’avvenire, anno XIV, n. 335, domenica-lunedì 1/2 dicembre 1889 (coll. M. Lucarelli) “Il pubblico viaggiante visto che prendere un biglietto ferroviario vale farsi il passaporto per l’altro mondo / pensa che si stava meglio quando si stava peggio e si viaggiava in carrozza almen offrendo le proprie sostanze si sperava di aver salva la vita / d’ora in poi converrà farsi gli atti cristiani prima della partenza...” semi

“...ammeno che non venga sostituito al presente, un nuovo mezzo di trasporto / Così, in caso di urti o deragliamenti, si assisterà ad un dilettevole e sicuro salvataggio / e non più ad una immane ecatombe.” semi semi

Itinerarie d’Italie contenant la description des routes les plus frequentees et des principales villes d’Italie, Nicholas Pagni, 1804. Tabella con le distanze e i tempi di percorrenza nel tratto Livorno-Firenze (coll. M. Lucarelli)

Viaggio da Firenze a Livorno e a Genova (mappa, coll. M. Lucarelli) semi

Debito pubblico del Regno d’Italia, Strada Ferrata da Lucca a Pistoia, emissione il 19 febbraio 1865 (coll. M. Lucarelli) semi

Tabella di ammortamento in 99 anni delle 14.400 Obbligazioni della Strada Ferrata da Lucca a Pistoia, emissione il 19 febbraio 1865 (coll. M. Lucarelli) semi

La frana di Pracchia Tutti conoscono il disastro del 27 gennajo, per Ie relazioni che ne hanno dato i giornali quotidiani. Ricordiamo alcuni particolari per la migliore intelligenza della nostra incisione. Il treno 120, da Firenze a Bologna, alle 3 di mattino fu investito da una frana tra Molino Palone e Pracchia. La locomotiva fu travolta, alcuni carrozzoni rovesciati. Causa del disastro fu uno scoscendimento della montagna che è a destra oltre la gola di Pracchia. Disgraziatamente rimasero vittima dell’accidente un povero frenatore, che fu ucciso, e un altro ch’ebbe due costole rotte. L’urto poi lasciò contusi parecchi viaggiatori. Nell’ultimo carrozzone di quel treno eravi la salma del senatore Cesare Rasponi, diretta a Ravenna. La salma e il carrozzone rimasero sepolti sotto la frana.

Emporio Pittoresco. Illustrazione universale, anno XXIII, n. 1120, dal 14 al febbraio 1886 (coll. M. Lucarelli) semi

Giornale di avvisi ed atti giudiciali, n. 4, anno 1851, Firenze, sabato 18 gennaio (coll. M. Lucarelli) Bibliografia

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Abetone viale XX Settembre p. 36 centro p. 55 Porta Fiorentina p. 37 Serrabassa p. 57 cavalcavia di Porta Lucchese p. 37 stazione p. 74 Agliana stazione p. 38 Piteccio piazza Vittorio Emanuele p. 39 panorama p. 35 Barba ventilatore Saccardo pp. 18, 32, 50 la strada p. 43 stazione pp. 26, 32 la strada p. 44 Appalto Fronzoni p. 27 cartiera Giacomelli p. 13 Bottegone viadotto ferroviario pp. 12, 51 la strada p. 44 Pontepetri Cantagrillo Grande Albergo Paradiso p. 28 strada Nuova e Villa Costa Righini p. 46 Pracchia Casalguidi piantina p. 52 via Egidio Pollacci p. 46 panorama pp. 93, 96 entrata nel paese p. 47 piazza principale p. 21 Corbezzi ingresso al paese p. 27 galleria p. 13 sorgente Orticaia p. 28 stazione p. 49 viale della stazione p. 52 albergo e trattoria p. 53 Gavinana Buffet della stazione p. 54 Monumento a Francesco Ferrucci p. 55 Prataccio La Collina partenza dei forestieri p. 21 Hotel Collina p. 54 Quarrata Molino del Pallone panorama pp. 39, 40, 45 galleria p. 12 via del Littorio p. 45 stazione p. 20 la chiesa p. 41 Montagnana palazzo comunale p. 41 panorama p. 56 San Mommè Montale-Agliana viadotto p. 12 stazione ferroviaria p. 38 testa Sud della Galleria dell’Appennino p. 13 galleria di Cataldera p. 15 Olmi la strada p. 42 Valle del Reno una ghiacciaia p. 22 Pavana (Sambuca Pistoiese) imbocco alla galleria di Suviana p. 18 Vaioni ristorante p. 20 Pistoia stazione p. 48 Porta Lucchese p. 24 Le località segnalate sono riferite Capostrada p. 25 Vignole alle sole illustrazioni. esterno stazione p. 36 via IV Novembre pp. 42, 43

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Finito di stampare nel mese di maggio 2008 presso Bandecchi & Vivaldi, Pontedera per conto di Settegiorni Editore, Pistoia

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