1. Si è soliti ritenere che i nomi di luogo Invece, se si prende in esame l’insieme relativi alle montagne (oronimi) costitui- dei toponimi riscontrabili nel complesso scano, insieme a quelli concernenti i corsi montuoso dei Sette Fratelli, nella Sarde- d’acqua, i laghi e le sorgenti (idronimi), il gna meridionale, così chiamato per i sette fondo più conservativo della toponimia di rilievi che lo contraddistinguono al pari una regione. del monte Septem Fratres della Tingitana Riferendosi alla situazione della Fran- antica in Africa settentrionale (oggi Djebel cia, un autorevole studioso di problemi Moussa o “M. delle Scimmie”), si trove- onomastici, A. Dauzat, ha potuto osserva- ranno soltanto pochissimi nomi ascrivibili re, p. es., che « sono questi nomi ad anno- con sicurezza allo strato paleosardo, come verare il maggior numero di radici pre-cel- Baccu Tulinu (S. Vito), che ricorre anche tiche e ad affondare la loro origine nella altrove in Sardegna: Nuraghe/Riu Tuliflu più lontana preistoria linguistica IL...]. (Aidomaggiore), M. Bau Tulino (). Sono essi – principalmente i nomi dei Ciò significa che la conservazione della monti – che hanno permesso d’intrapren- toponomastica più antica non è dere le ricerche scientifiche sul automaticamente associata alla montagna preindoeuropeo». in sé, come oggetto fisico-geografico, Ciò che il linguista transalpino ha bensì alla montagna come fattore d’isola- affermato in relazione alla Francia può mento e di separatezza per le comunità applicarsi anche alla Sardegna. Ma con umane viventi all’interno dei comprensori qualche necessaria precisazione. territoriali delimitati dalla montagna stessa. Infatti, se si considerano i toponimi Pertanto, il monte dei Sette Fratelli afferenti al territorio comunale di un cen- mantiene scarsissime vestigia della topo- tro montano della Sardegna interna come nomastica paleosarda, perché la popola- Orgosolo, la percentuale dei nomi attribui- zione gravitante attorno a quest’area, bili allo strato paleosardo, e formati con assoggettata prima ai Punici e successiva- elementi che non hanno riscontro nel lessi- mente ai Romani, perse relativamente pre- co e nel sistema onomastico dei dialetti sto la propria lingua indigena. sardi moderni, non si discosta molto dal Invece l’area montana centro-orientale 30% del numero complessivo delle deno- ha conservato in misura così rilevante trac- minazioni locali. ce del sostrato linguistico preromano, per-

237 ché lì si arroccarono le popolazioni proto- Tale insieme racchiude in felice sintesi sarde che, fiere della propria indipendenza tutti i tipi principali della toponomastica e libertà, contrastarono a lungo l’avanzata montana. della colonizzazione punica e romana. Siccome le denominazioni oronimiche L’organizzazione frammentaria di queste dello strato sardo neolatino, formate per lo genti in gruppi umani, il cui livello più ele- più con parole presenti nel lessico dei dia- vato di strutturazione sociale era il villag- letti moderni, quale che sia la loro origine, gio, se non ancora il grande clan familiare, costituiscono la maggioranza schiacciante fece sì che i relitti linguistici paleosardi di dell’insieme complessivo degli oronimi questa regione montana siano concentrati considerati, circoscriveremo ad esse la nella microtoponomastica, piuttosto che nostra attenzione. Per motivi di spazio, nella denominazione dei grandi complessi rinunceremo a trattare gli oronimi che si montagnosi o del monte quale entità unita- appuntano alla flora, alla fauna e, tranne ria. Inoltre, com’è naturale, tali relitti qualche eccezione, alle attività antropiche: riguardano i terreni o gli oggetti geografici esclusione che ci rincresce, ma, in qualche di interesse antropico, piuttosto che le cime modo, è compensata dal fatto che il pre- e quelle parti del rilievo difficilmente rag- sente volume contiene sezioni specifiche giungibili e sfruttabili dall’uomo. dedicate ai realia concernenti questi argo- La conseguenza di questo stato di cose menti. è che l’assoluta maggioranza dei nomi dei Ciascun nome sarà riportato nella monti della Sardegna è costituita da forma grafica in cui occorre nella cartogra- denominazioni relativamente recenti, for- fia e col riferimento al di apparte- mate con elementi lessicali e onomastici nenza (se la superficie di un monte si appartenenti al patrimonio dialettale sardo estende nel territorio di più comuni e il suo neolatino, quale che sia la loro etimologia nome compare nelle carte relative dei sin- prossima o lontana. goli comuni, verrà ripetuta l’indicazione Sia nella scelta degli elementi lessicali del comune). Una concisa indicazione eti- sia nella motivazione psicologico-semanti- mologica consentirà il riscontro con il fon- ca dei toponimi, le denominazioni dei damentale Dizionario Etimologico Sardo monti di 1000 o più metri di altezza non si (abbrev. DES) di M. L. Wagner, nel quale differenziano per niente da quelle dei più sono registrate le più importanti varianti modesti rilievi di poche centinaia di metri fonetiche locali degli elementi lessicali di di altitudine. Anzi, talvolta la conoscenza volta in volta considerati. del nome di una piccola collina di 200-300 m di altezza, cui in Sardegna spesso si 2. Una importante categoria degli oro- attribuisce egualmente la qualifica di nimi appartenenti allo strato sardo neolati- ‘monte’, è utilissima per spiegare cor- no è quella insorta in relazione alla forma rettamente l’analogo oronimo relativo ad del monte. una imponente massa montuosa. Spesso la denominazione si riferisce al Pertanto, avendo necessità di un corpus profilo aguzzo del rilievo. Ciò è espresso omogeneo, ben individuato e statistica- con un semplice aggettivo qualificativo, mente rappresentativo, la nostra analisi dei che segue il termine generale Monte, : M. nomi dei monti della Sardegna dovrà pre- Accutzu

238 “spada”, M. Ispada < SPATHA (Orotelli), (Cabras); “svettato”: M. Scuccurau da M. Spada (Fonni); “stocco”, M. Istoccu < kùkkuru ‘cima di montagna’ (Paulilatino); it. stocco (Ossi); “corno”, M. Corru “curvato, arcuato”: M. Culvatu < CURVA-

239 La particolare conformazione della qua); “armadio” (DES,I,113): M. Armariu sommità del monte richiama l’immagine (Orgosolo); “canestro”: M. Canisteddu < di qualche copricapo o acconciatura dei CANISTELLUM (); “altare”: M. capelli: “cappello”: M. Cappeddu (Capo- Altare (Buddusò, ) M. Artari (Igle- terra, Guspini), M. Cappello (La Maddale- sias); “pulpito” (DEs,II,523): M. Trona na), M. Cappelladu (); “cappuccio”: (Calangianus); “trono”: M. Tronu (Aggius, M. Cuguddu < CUCULLUS (Villagrande meno probabm. ‘tuono’, trattandosi di un Strisaili); M. is Cugutzus < CUCUTIUM rilievo di m 654); “graticcio di canne, in (Teulada) (cfr. Scala sos Cucutos a Dorga- cui si mette ad asciugare il formaggio”: M. li), M. Cugutale (Lodè); “fazzoletto per la Cannitzu < CANNICIUS (Paulilatino, testa” (DEs,II,l31): M. Mucadore (Galtel- Solarussa); M. Cannizzeddu (Ballao); lì); “cercine” (DEs,II,480): M. TedIli “graticola”: M. Cardiga < CRATICULA

240 scola, Thiesi), M. Picinu (Lotzorai), M. Una discreta frequenza ha invece il tipo Picciu (Neoneli, Ortacesus, Senorbì, Vil- “monte dorato” in presenza di rocce con laurbana), M. Pizziu (Tratalias); M. Mino- pinti di ferro e sim.: M. Oro (Alà dei Sardi, re

241 ne); “rilievo tabulare”: M. Pranu < PLA- Puntaccia (S. Francesco d’Aglientu), M. NUS (Irgoli, Tratalias), M. sa Pranedda Punareddu (Santa Teresa di Gallura), M. (Sarule), M. la Piana (Tempio), M. i Piani Puntarone (Arzachena). Quelli con márru (Sassari); M. Paris

242 con il valore semantico di “poggio” nelle s’Olioni (Burcei), M. Arcuentu (Arbus, Alpi occidentali. Pimentel), M. Arcuenteddu (Arbus), M. Il termine tárre, i < TURRIS, che indi- Arcosu (Uta), M. Arquerì (Ussassai) da ca propriamente l’emergenza di una torre, Arcu e RI < Rivi, antico genitivo latino. può avere in alcuni casi anche un significa- I vocaboli che indicano i fianchi della to orografico, riferendosi a rilievi scoscesi montagna, kòsta < COSTA e PALA e di forma tozza: M. Turn (Carbonia, Nar- (DEs,II,208), entrano anch’essi a far parte cao, Sinnai, Tortolì), M. Turriu (Siurgus di vari oronimi: M. Costa Millanu (Samat- Donigala), M. sa Turn (Giba), M. sa Turre- zai), M. sa Costa (Cossome), M. Pala sa (), M. la Turritta (Luras), M. (Orani), M. Pala de Coldas (Nulvi), M. Torrione (Buddusò). Pala de Frassu (Aggius), M. Pala di Boiu I punti dominanti si prestano ad essere (Trinità d’Agultu e Vignola), M. Pala Eni- utilizzati come posti di guardia e vigilanza, stra (Osilo), M. Pala Galchera (Cuglieri), gwárdia, (b)órdia e sim. (DEs,I,600): M. M. Pala Urpinos (Bolotana), M. sa Pala sa Guardia (Domus de Maria), M. sa de sos Ladros (Ploaghe). Guardia Manna (Domus de Maria, Terte- Un pendio piuttosto ripido, e che ha una nia), M. sa Aldia (Berchidda, Olbia), M. di forma quasi di gradinata, si chiama iskála, l’Aldia (Luras, Tempio), M. Bardia (Dor- skála < SCALA: M. Scala Barra/is (Mara- gali), M. Gioiosa Guardia (Villamassar- calagonis), M. Scala de Chessa (Ploaghe), gia). M. Scala de Malta (Chiaramonti), M. Il nome del M. Guardia Moro (La Scala Piccada (Alghero), M. Scala Pedro- Maddalena) indica che queste postazioni sa (Alà dei Sardi), M. Scalas (Burcei, erano spesso destinate alla vigilanza con- anche cognome). Probabilmente appartie- tro i frequenti assalti dei pirati saraceni. ne allo stesso ambito semantico anche l’o- Una parete a picco, ovvero un posto di ronimo di Bosa M. Pittada, se è da con- vedetta da cui si può dominare gran tratto frontare col tipo laziale pettate ‘ripida sali- della campagna sottostante (cfr. il M. Tut- ta, pendio molto erto’

243 Mesu (Olbia), M. Serra del Mare (Osilo), le montagne, nell’area barbaricina e M. Serra Listinchino (Nulvi), M. Serra meridionale, è detta anche hákku (DEs,I, Longa (Villamassargia), M. Serra Sirbonis 164) e da qui viene la denominazione del (Nuxis), M. sa Serra (Olbia), M. Sarra M. Baccu Scardu (Sinnai). Il burrone è Luchio (Olbia), M. Lu Sarra/i (Tempio), altrimenti designato con i terminiforada M. la Sarras (Arzachena, Luogosanto (DEs,I,532) efòssa

244 res (Siniscola), laddove al contrario l’oro- du

245 contenente téula ‘tegola, o’

246 sardo medioevale e ormai scomparsa dai M. Entosu di Nulvi e Teulada. In partico- dialetti moderni. Allo stesso modo l’oroni- lare quella al vento di levante è evidenzia- moM. Buludráu di Nughedu S. Nicolò è il ta nei nomi del M. Levanti di Assemini e fedele continuatore del vocabolo logudo- del M. Levante di Luogosanto. rese antico volitravu ‘pantano, pozzanghe- L’incombere frequente della nebbia ra’ < VOLUTABRUM. Un altro vocabolo (néula < NEBULA) è rimarcato esplicita- per ‘acquitrino’ è /akkána e sim. < LAC- mente dal nome del M. della Neula di CUS, perpetuato negli oronimi M. is Lac- Calangianus, mentre l’addensarsi delle cuneddas (Capoterra), M. Lacuna (Oschi- nubi, paragonate al fumo, è la probabile ri), M. /i Laccuni (Olbia), M. Lacchesos causa dell’oronimo M. Fumai di Orgosolo, (Mores), M. su Lacca (Olbia, Suni). che è difficile separare dal tipo Punta Alla presenza di sorgenti termali (bánd- Fumosa di Berchidda e Nuoro. zu e sim. tt molto fre- nale non manca naturalmente il vocabolo quente nella parlata rustica, piuttosto che ricorrente per ‘polla d’acqua, sorgente’: da láttia ‘lattuga’, semanticamente poco mIttsa (DEs,II,120): M. Mitza Teddi giustificato. (Dolianova), M.sa Mitzixedda (Siliqua), Il frequente formarsi di nubi presso le M. Mitza s’O/ioni (Soleminis). E sono loro sommità ed i repentini mutamenti del attestati pure tsárru‘zampillo, cascata tempo che li caratterizzano meritano ai d’acqua’(DES,I,455): M. su Zurru (Dono- monti la denominazione di “irati”: M. s’ira ri), M. Surru (Siniscola); il comunissimo (Giba, Teulada, S. Anna Arresi), M. Iradu funtána ‘sorgente’< FONTANA: M. Fun- (Ossi, Ploaghe, Un), M. Airadu (Bonorva, tana (Villamassargia), M. Funtana de Monteleone Roccadoria, Montresta), M. Curos (Villanova Monteleone), M. Fun- Crastu airadu (Codrongianus), per quanto taneddas (Orani), M. Funtana Ruja (Pat- sia possibile pensare anche a GYRATUS tada, Villanova Monteleone); e hèna, èna ‘girato’. Anche per ciò, il monte può incu- < VENA: M. E na (Bulzi, Sedini), M. tere paura, come il M. Paurosu di S. Nico- s’Ena (Nulvi), M. s’Ena Manna (Berchid- lò d’Arcidano, o addirittura può far venire da), M. de Enas (Tempio). la pelle d’oca, come il M. Ulpilosu

247 trione di Bosa. Invece il pendio esposto a si può constatare – le denominazioni dei settentrione e poco soleggiato ha dato il monti appartenenti allo strato linguistico nome al M. Essu < VERSUS di Vil- sardo neolatino mostrano una notevole laperuccio, celebre per la sua necropoli unitarietà. I loro tipi e le loro forme rap- preistorica scavata nella roccia. presentano bene il complesso della topo- Da una parte all’altra dell’isola – come nomastica montana della Sardegna.

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