Il Numero Due Del  “ Anche in tempi difficili fece tutto il bene e il minor male possibile..”

Epigrafe che avrebbe voluto sulla sua tomba Arturo Bocchini (capo della Polizia dal settembre del 1926 fino al novembre del 1940) giorno della sua morte.

 Desiderio non esaudito, si dimenticheranno tutti presto di lui.  Nato “sbirro” aveva fiuto e vocazione da vendere. Si mette in mostra nel 1924. E’ prefetto di .

 In vista delle elezioni fa circolare la voce che il segreto dell’urna non è tale, e si può individuare chi vota per l’opposizione.   Non è certo se tale minaccia abbia influenza, certo è che il “Listone” ha successo in una terra di rossi, e l’eco di tale risultato giunge a Roma.  È questo il metodo che userà in futuro: far credere nella severità e nell’efficacia della possibile repressione, prima ancora di metterla in atto e, in molti casi, rendendone superflua l’applicazione.

 Chiamato a Roma al Viminale da Mussolini si rende conto che l’organismo di polizia che dovrà dirigere, si regge sullo spirito di sacrificio di pochi. Il resto “tira a campare”.  Deve inoltre tenere a bada il Partito Fascista che cerca di esercitare il proprio controllo sulla Polizia.

 Mussolini si aspetta da lui:  La sconfitta del Sovversivismo Bolscevico  Il mantenimento dell’ordine pubblico  La lotta alla Mafia.

. Per fare ciò ha bisogno di fondi e chiede 50 milioni di lire all’anno (concessi), arma formidabile per creare una rete di informatori.  Nel giro di un anno aumenta i dossier già esistenti di 100 mila fascicoli che gli consentono di conoscere il numero complessivo di “sovversivi” presenti in Italia e all’Estero.   Come Capo della Polizia ha subito il suo battesimo di fuoco. Un ragazzo di 16 anni Anteo Zanboni nel corso di una inaugurazione a Bologna dello stadio, spara un colpo di pistola al Duce. Bocchini salva la poltrona perché ha dalla sua, la scusante che si è insediato da poco.  L’episodio consente al guardasigilli “Rocco” di far approvare dal Parlamento misure eccezionali per la difesa dello Stato: Introduzione della pena di morte per chi attenta alla vita del sovrano (Capo del Governo, ecc..) Per chi commette reati di strage o rivela segreti politici. Reclusione da 3 a 10 anni per chi tenta la ricostituzione dei partiti o delle organizzazioni soppresse.

 Ha nelle mani un potere enorme. Capisce che per difendere la vita di un politico ci sono due strade: rendere segreti i suoi spostamenti o creargli attorno un vero e proprio scudo difensivo. Nel caso di Mussolini che ha bisogno della piazza opta per la seconda soluzione.

 Si forma una squadra speciale che ispeziona portoni, tombini, qualsiasi cosa dove transita il Duce.  Crea una rete di spie e informatori che svolgono la loro attività soprattutto in Francia dove si trovano molti fuoriusciti.

 Viene costituita l’OVRA organo destinato alla repressione antifascista.

 Bocchino come tutti i provinciali è animato dalla voglia di arrivare: veste scarpe fatte su misura e cravatte di seta. A San Giorgio del Sannio fa costruire uno chalet per far invidia a parenti e amici.

 Ha un’amante fissa che lo tradisce. Quando nel 1932 riceve una lettera da una ragazza di 19 anni che gli scrive (il suo ragazzo funzionario di Polizia doveva essere trasferito), la riceve, si innamora di lei, la porta a casa, dopo aver liquidato l’infedele amante.

 L’attività di Bocchini è frenetica soprattutto sul piano politico, grazie alla sua rete di spie, molti sospettati finiscono in carcere o al confino.

 Sandro Pertini sarà una sua vittima illustre.  Tiene d’occhio anche i gerarchi fascisti, che si arricchiscono illegalmente a spese dei cittadini. La corruzione è sotto gli occhi di tutti, al punto che Giolitti dirà: “Anche noi mangiavamo, ma almeno sapevamo stare a tavola”.

 Mussolini sa e lascia fare, perché è proprio la corruzione l’elemento che gli fa tenere in pugno i gerarchi più pericolosi.

 L’idea del “confino “ è sua. In realtà era un istituto meno duro del carcere. Il confinato era obbligato a non uscire dal Comune, aveva un sussidio di 7 lire al giorno, un paio di scarpe, le medicine e una specie di assistenza sociale.

 La sua fama travalica le Alpi ed è invitato in Germania nella sede della da Himmler. Sulla campagna contro gli Ebrei dirà che in Italia il problema era irrilevante. Bocchini a Berlino con Himmler Vita quotidiana dei confinati  Le cose cambiarono quando si scontrò con Starace. “Le sue uscite..” dirà “sono un insulto alla mia intelligenza”.

 Nel 1939 alla richiesta del Duce su cosa pensassero gli italiani sulla guerra, dirà apertamente che il popolo era contrario.

 Starace, con enfasi retorica affermò: “Quaranta milioni di italiani sono pronti a gettarsi nella mischia, per la grandezza dell’Italia”.  Bocchini era contrario alla guerra e per la prima volta si mette in contatto con l’opposizione e i fascisti moderati per rovesciare il regime.

 Ma in un paese di spie non è facile che un segreto rimanga tale. Un suo confidente gli riferirà che in un salotto romano qualcuno parlava di complotto.

 Bocchini rimase di stucco: la sua perfetta macchina di spionaggio si era rivoltata contro di lui. Bocchini con Mussolini e Hitler  La congiura andò a monte e Bocchini cadde in depressione. “Quel pazzo (Mussolini) sta per dichiarare guerra a fianco di Hitler. È la fine”.

 il 17 settembre 1940 ricevette una telefonata e andò su tutte le furie. Raccontò alla nipote: “ Era il Duce…sai che voleva? Una donna in una panetteria ha parlato male di lui. Mi ha chiesto di indagare…siamo nei guai fino al collo e quello si interessa delle chiacchiere delle donnette…”  L’ira lo fece diventare paonazzo e si sentì male.

 Ci fu poco da fare, tre giorni dopo il suo cuore si fermò per sempre.