Impianto idroelettrico “Briglia Cellina” PROCEDURA DI VIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE

REGIONE AUTONOMA Provincia di Comune di BARCIS

IMPIANTO IDROELETTRICO “BRIGLIA CELLINA”

Studio Impatto Ambientale Ai sensi dell’Allegato VII Dlgs. 4/2008

Committente:

Realizzazione:

Dottore Naturalista Michele Piccottini Viale Aldo Moro 25 – 33028 TOLMEZZO (UD)

TEL/FAX 0433.41573 – p.i. 02365430301

Data Timbro e firma

AGOSTO 2017

Dott. Naturalista MICHELE PICCOTTINI – Viale Aldo Moro, 25 – 33028 TOLMEZZO (UD) p.i. 02365430301 tel/fax: 0433.41573 cell: 3398652088 e-mail: [email protected] 1

Impianto idroelettrico “Briglia Cellina” PROCEDURA DI VIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE

Sommario

Premessa ...... 6 1. Introduzione ...... 7 1.1. Schema dell’impianto idroelettrico “Briglia Cellina” ...... 7 1.2. Inquadramento territoriale ...... 8 1.3. Corso d’acqua interessato dalla captazione e derivazioni già esistenti ...... 14 1.4. Tipologia dell’opera ...... 15 1.5. Storia del progetto e criteri generali di intervento ...... 15 1.6. Contenuti e metodologia del SIA ...... 16 SEZIONE 1 - Gli strumenti programmatici e le forme di tutela ...... 17 2. Il contesto della pianificazione ...... 18 2.1. Rete Natura 2000 ...... 19 2.2. La Convenzione delle Alpi ...... 20 2.3. Il Piano di Governo del Territorio (PGT) ...... 21 2.4. Piano Energetico Regionale (PER) ...... 22 2.4.1. Premessa al P.E.R...... 22 2.4.2. Sintesi dei contenuti del nuovo P.E.R...... 22 2.5. Piani Settoriali ...... 26 2.5.1. Piano Regionale di Tutela delle Acque (PRTA) ...... 26 2.5.2. Piano di Assetto Idrogeologico ...... 27 2.5.3. Il Piano Paesaggistico Regionale (PPR) ...... 29 2.6. Pianificazione Comunale (PRGC)...... 32 2.7. Quadro vincolistico generale ...... 36 2.7.1. Vincolo idrogeologico ...... 36 2.7.2. Vincolo paesaggistico ...... 37 2.8. Quadro di compatibilità programmatica ...... 38 SEZIONE 2 - Descrizione del progetto ...... 40 3. Quadro progettuale ...... 41 3.1. Caratteristiche del progetto ...... 41 3.1.1. Premesse ...... 41 3.1.2. La briglia esistente sul Torrente Cellina ...... 41 3.2. Le opere civili ...... 44 3.2.1. Generalità ...... 44 3.2.2. Gli accessi ...... 44 3.2.3. Sghiaiatore esterno ...... 46 3.2.4. Opere di captazione ...... 46

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3.2.5. Locale turbina-generatore e locali tecnici ed accessori ...... 52 3.2.6. Galleria di scarico e manufatto di restituzione ...... 52 3.2.7. Allacciamento alla linea elettrica ...... 53 3.2.8. Demolizione e ricostruzione della viabilità ...... 53 3.2.9. Dispositivo di rilascio del DMV e scala di risalita della fauna ittica ...... 53 3.3. Valutazione disponibilità delle risorse idriche ...... 54 3.3.1. Analisi idrologica ...... 54 3.4. Dimensionamento dell’impianto ...... 57 3.4.1. Il DMV ...... 57 3.4.2. La portata utilizzata dall’impianto ...... 58 3.4.3. La portata rilasciata dall’impianto ...... 58 3.4.4. Grado di utilizzazione del corso d’acqua ...... 59 3.5. Potenza dell’impianto ...... 60 3.6. Produzione dell’impianto ...... 61 3.7. Dati caratteristici dell’impianto ...... 61 3.8. Linee guida di gestione terre e rocce da scavo ...... 62 3.9. Computo metrico dei materiali...... 63 3.10. Piano di cantierizzazione ...... 64 3.10.1. Fasi di cantiere ...... 64 3.10.2. Lotti operativi ...... 68 3.10.3. Criticità operative ...... 68 3.10.4. Tempi connessi alla posizione ambientale delle opere ...... 71 3.10.5. Tempi di rispetto nei confronti dei terzi ...... 71 3.10.6. Incidenza del lotto operativo con l’esterno ...... 72 3.10.7. Criticità cantierizzazione impianto ...... 73 3.10.8. Stima del traffico generato dal cantiere ...... 75 3.10.9. Stima delle tempistiche delle operazioni di scavo ...... 76 SEZIONE 3 - Analisi ambientale e dello stato di fatto ...... 77 4. Analisi ambientale ...... 78 4.1. Inquadramento geografico ...... 78 4.2. Geologia e geomorfologia (a cura del dott.Geol Andrea Mocchiutti) ...... 79 4.2.1. Inquadramento geomorfologico ...... 79 4.2.2. Inquadramento geolitologico ...... 79 4.2.3. Inquadramento tettonico ...... 79 4.2.4. Prescrizioni per la realizzazione delle opere ...... 79 4.3. Inquadramento bioclimatico ...... 81 4.4. Il Torrente Cellina ...... 87 4.4.1. Idrografia ...... 87 4.4.2. Identificazione del corso d’acqua ...... 88

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4.4.3. Aspetti idromorfologici ...... 90 4.4.4. Valutazioni delle condizioni di habitat ...... 93 4.4.5. Valutazione dello stato morfologico – L’indice (IQM) ...... 100 4.4.6. L’Indice di Funzionalità Fluviale (IFF) ...... 108 4.4.7. Portate naturali, derivate e residue sul Torrente Cellina ...... 112 4.4.8. Stato Qualitativo del corpo idrico ...... 114 4.4.9. La fauna ittica- L’Indice ISECI ...... 117 4.5. Qualità dell’aria ...... 133 4.5.1. Emissioni in atmosfera ...... 133 4.5.2. Bilancio emissivo traffico stradale – fase di cantiere ...... 135 4.5.3. Bilancio emissivo delle macchine operatrici...... 138 4.5.4. Emissioni polveri ...... 140 4.6. Clima acustico ...... 142 4.6.1. Il PCCA di Barcis ...... 142 4.6.2. Valutazione del clima acustico – fase di cantiere ...... 144 4.6.3. Valutazioni dell’impatto acustico da traffico veicolare ...... 147 4.6.4. Valutazioni dell’impatto acustico – fase a regime ...... 148 4.7. Biosistema ...... 156 4.7.1. Gli habitat dell’area dell’impianto idroelettrico ...... 156 4.7.2. Descrizione degli habitat ...... 158 4.7.3. La fauna connessa agli habitat ...... 163 4.8. Il Paesaggio ...... 164 4.8.1. L’Ambito Paesaggistico 3 “Alte valli Occidentali”...... 164 4.8.2. Gli ambiti di percezione ...... 165 4.8.3. Valutazioni paesaggistiche ...... 167 4.9. Sistema infrastrutturale e viabilità ...... 173 4.10. Il contesto socio-economico ...... 175 4.11. Il sistema energetico ...... 176 SEZIONE 4 - Analisi e valutazione degli impatti ...... 179 5. Analisi e valutazione degli impatti ...... 180 5.1. Criterio di valutazione degli impatti ...... 180 5.2. Stima numerica della significatività degli impatti...... 180 5.3. Le opere da realizzare e le azioni in fase di cantiere correlate ...... 181 5.4. Valutazione degli impatti in fase di cantiere...... 184 5.5. Riassunto impatti in fase di lavorazione ...... 188 5.6. Approfondimento delle analisi degli impatti in fase di cantiere ...... 190 5.6.1. Scavi, movimento terra ...... 190 5.6.2. Azione mezzi d’opera ...... 190 5.7. Impatti dovuti al funzionamento dell’impianto idroelettrico ...... 195

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5.8. Riassunto impatti relativi al funzionamento dell’impianto idroelettrico ...... 196 5.9. Approfondimento delle analisi degli impatti in seguito alla realizzazione dell’impianto idroelettrico ...... 197 5.9.1. Impatti sull’habitat acquatico e sullo Stato Ecologico ...... 197 5.9.2. Impatto sulla Qualità Idromorfologica ...... 197 5.9.3. Impatto sul paesaggio delle opere ...... 203 5.10. Valutazione complessiva degli impatti ...... 206 SEZIONE 5 - Mitigazioni degli impatti e Monitoraggio...... 209 6. Mitigazioni e compensazioni ...... 210 6.1. Generalità ...... 210 6.2. Suolo e sottosuolo...... 211 6.3. Ambiente idrico ...... 212 6.4. Aria - Interventi di mitigazione per le polveri ...... 214 7. Piano di Monitoraggio Post – Operam ...... 216 8. Conclusioni...... 217

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Premessa

All’art. 4 punto 3 del Dlgs. 4/2008 emanato al fine di fornire ulteriori disposizioni correttive ed integrative del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale si definisce che “la valutazione ambientale di piani, programmi e progetti ha la finalità di assicurare che l'attività antropica sia compatibile con le condizioni per uno sviluppo sostenibile, e quindi nel rispetto della capacita rigenerativa degli ecosistemi e delle risorse, della salvaguardia della biodiversità e di un'equa distribuzione dei vantaggi connessi all'attività economica. Per mezzo della stessa si affronta la determinazione della valutazione preventiva integrata degli impatti ambientali nello svolgimento delle attività normative e amministrative, di informazione ambientale, di pianificazione e programmazione.”

All’art. 4 punto 4 lettera b) si precisa che la valutazione ambientale dei progetti ha la finalità di proteggere la salute umana, contribuire con un migliore ambiente alla qualità della vita, provvedere al mantenimento delle specie e conservare la capacita di riproduzione dell'ecosistema in quanto risorsa essenziale per la vita. A questo scopo, essa individua, descrive e valuta, in modo appropriato, per ciascun caso particolare e secondo le disposizioni del presente decreto, gli impatti diretti e indiretti di un progetto sui seguenti fattori: 1. l'uomo,la fauna e la flora; 2. il suolo, l'acqua, l'aria e il clima; 3. beni materiali ed il patrimonio culturale 4. l'interazione tra i fattori di cui sopra

Ai sensi dell'art. 20 del D.Lgs. 4/2008, il presente progetto:  ricade all’interno della lista di cui al punto 2 comma m) dell'Allegato IV al D.Lgs. 4/2008, “Impianti per la produzione di energia idroelettrica con potenza installata superiore a 100 kW”.  non è localizzato all’interno di alcuna area protetta

Per i succitati motivi il proponente EN Celinia s.r.l. di Belluno ha trasmesso preliminarmente all'autorità competente lo Studio Preliminare Ambientale e copia del progetto preliminare come previsto dall’art 20 del D.Lgs. 4/2008. Con la nota prot. SVA/2562/SCR/1461 dd. 02 febbraio 2016, ai sensi della L.R. 7/2000, è stato comunicato l’avvio al procedimento di verifica di assoggettabilità alla VIA. Con il Decreto n° 943/AMB del 18.04.2016 il Servizio Valutazioni Ambientali della Direzione Centrale Ambiente ed Energia della Regione FVG ha sancito che il progetto riguardante l’impianto idroelettrico “Briglia Cellina” con derivazione delle acque dal Torrente Cellina in Comune di Barcis (PN) sia da assoggettare alla procedura di VIA di cui alla L.R. 43/1990 e Dlgs 152/2006 e s.m.i. Il presente Studio di Impatto Ambientale viene predisposto, secondo le indicazioni di cui all'allegato VII del Dlgs. 4/2008.

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1. Introduzione

1.1. Schema dell’impianto idroelettrico “Briglia Cellina”

L’iniziativa prevede l’utilizzo dell’esistente salto idraulico generato tra i profili di monte e valle della briglia presente lungo il Torrente Cellina immediatamente a monte dell’abitato di Arcola. Dal punto di vista idrografico l’impianto utilizza le acque del torrente Cellina derivandole immediatamente a monte e restituendole immediatamente a valle della esistente briglia posta a quota 423.55 m smm. Le acque verranno captate con soglia posta a quota 422.25 m smm e restituite sempre in destra idrografica con soglia posta a quota 420.05. L’estensione del bacino imbrifero sotteso alla derivazione è pari a 312.33 kmq. L’estensione del bacino imbrifero sotteso alla restituzione è pari a quella del bacino sotteso alla derivazione. Di seguito si riporta la tabella con le coordinate geografiche Gauss-Boaga nel Sistema Geodetico di Riferimento Monte Mario/ Zone 2 del punto di presa e restituzione.

Derivazione Restituzione Coordinata est 2328187 m 2328233 m Coordinata nord 5119694 m 5119658 m Quota alveo 423.55 m smm 420.05 m smm Bacino sotteso 312.33 kmq 312.33 kmq

423.30 m slm PMS

422.25 m slm soglia derivazione

420.05 m slm soglia restituzione

FIGURA 1: Schema dell’impianto

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1.2. Inquadramento territoriale

Barcis è un Comune della Provincia di Pordenone di 252 abitanti situato nella parte più meridionale del bacino montano del Torrente Cellina. Il territorio è posto nella fascia centrale (prealpina) della Regione FVG all’estremità ovest e confinante con la Provincia di Belluno. La superficie del territorio comunale è di 103,41 km2 con una densità abitativa molto bassa (2,44 ab/km2). Oltre al capoluogo comunale, Barcis, il territorio comunale comprende anche diverse frazioni e località che sono Armasio, Cimacosta, Fontane, Losie, Molassa, Pentina, Pezzeda, Portuz, Predaia, Ribe, Roppe, Vallata e Arcola. L’impianto idroelettrico è localizzato proprio in quest’ultima frazione. Il Torrente Cellina è lungo circa 58 km e nasce dal monte Gialina (nelle Prealpi Carniche 1.634 m slm) e sfocia nel fiume Meduna nei pressi di (Pordenone) tra le quote di 89 m e 57 m slm). Il territorio comunale è esclusivamente montano. La conca dove sorgono il paese e le sue frazioni è chiusa a Nord dal Monte Resettùm (2.067 m), a Ovest dai monti Crep Nudo (2.207 m) e Messer (2.230 m) a Sud dai monti Cavallo (2.251 m) e Cjastelât (1.641 m), a Est dai monti Raut (2.026 m) e Fara (1.342 m)

FIGURA 2: Localizzazione del Comune di Barcis (PN) all’interno del territorio della Regione FVG.

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FIGURA 3:Grafo stradale e capoluoghi comunali attorno all’area interessata dal progetto.

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FIGURA: 4 Localizzazione geografica dell’impianto idroelettrico su base CTR 1:5.000.

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FIGURA: 5 Localizzazione maggiormente accurata dell’impianto idroelettrico su base CTR 1:5.000.

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Briglia su Torrente Cellina

FRAZ. ARCOLA

BARCIS

FIGURA 6 Elaborazione al software “Ambiente Italia 3D” della localizzazione dell’impianto idroelettrico in corrispondenza della briglia del Torrente Cellina appena a monte della piccola frazione di Barcis (PN) chiamata Arcola.

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Briglia su Torrente Cellina

FRAZ. ARCOLA

FIGURA 7: Elaborazione al software “Ambiente Italia 3D” della localizzazione dell’impianto idroelettrico in corrispondenza della briglia del Torrente Cellina da cui si può evincere l’Unità fisiografica di riferimento per questo progetto.

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1.3. Corso d’acqua interessato dalla captazione e derivazioni già esistenti

La captazione interesserà il Torrente Cellina (Codice FVG LV03001) per un tratto di circa 60 metri. In merito agli impianti già esistenti sul Torrente Cellina e su alcuni dei suoi affluenti, in base all’Infrastruttura Regionale di Dati Ambientali e Territoriali per il Friuli Venezia Giulia (IRDAT) si segnala che sono presenti 14 prese ad uso idroelettrico e 2 prese ad uso potabile.

FIGURA 8: Prese superficiali sul Torrente Cellina e su alcuni dei suoi affluenti.

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1.4. Tipologia dell’opera

Esistono diversi sistemi di classificazione degli impianti idroelettrici, basati su differenti parametri. La classificazione più importante e più utilizzata e quella per categoria, che prevede tre tipologie di impianti (a serbatoio, a bacino e ad acqua fluente) in relazione alla durata di invaso dei loro serbatoi o bacini di accumulo. Altre classificazioni fanno riferimento alla potenza nominale media, al salto lordo e alla portata derivata massima.

TIPOLOGIE DI IMPIANTI IDROELETTRICI POTENZA NOMINALE MEDIA Class. UNIPEDE (Unione Internazionale dei produttori e distributori di Class. UNIDO (United Nations Industrial Development Organization) energia elettrica) riconosciuta dall’ ESHA (European Small Hydropower Association) Micro-impianti (P < 100 kW) A serbatoio (durata di invaso ≥ 400 ore) Mini-impianti (P = 100 ÷ 1000 kW) A bacino (durata di invaso = 2 ÷ 400 ore) Piccoli-impianti (P= 1000 ÷ 10000 kW) Ad acqua fluente (invaso assente o durata di invaso < 2 ore) Grandi-impianti (P >10000 kW) SALTO LORDO PORTATA DERIVATA MASSIMA Layman’s guidebook (versione tradotta ad aggiornata dal progetto APER (Associazione Produttori di Energia Elettrica da Fonti europeo SHERPA, cofinanziato dall’Intelligente Energy for Europe) Rinnovabili) A bassa caduta (H = 2 ÷ 30 m) Piccola portata (Q < 10 m³/s) A media caduta (H = 30 ÷ 100 m) Media portata (Q = 10 ÷ 100 m³/s) Ad alta caduta (H = 100 ÷ 1000 m) Grande portata (Q = 100 ÷ 1000 m³/s) Ad altissima caduta (H > 1000 m) Altissima portata (Q > 1000 m³/s)

L’opera in progetto prevede la realizzazione di un Mini impianto idroelettrico (Potenza nominale media di kW 231,71) ad acqua fluente, ovvero senza accumulo delle portate in un invaso artificiale che permetterebbe di regolare il flusso dell’acqua e quindi la produzione di elettricità, ad bassa caduta (Salto lordo di 2,42 m) e a media portata (Portata derivata massima di 12,00 m³/s).

1.5. Storia del progetto e criteri generali di intervento

La società EN CELINIA srl con sede in via Caffi 15/C Belluno nasce dalla fusione delle esperienze nel settore energetico e delle capacità economico-finanziarie delle società En&En e Celinia srl che da anni operano nel territorio nazionale per lo sviluppo, realizzazione e gestione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili. La società EN CELINIA srl, in questa ottica, intende avviare una nuova iniziativa tesa all’utilizzo, per fini idroelettrici, delle acque del t. Cellina in Comune di Barcis (PN). L’iniziativa prevede l’utilizzo dell’esistente salto idraulico generato tra i profili di monte e valle della briglia presente lungo il Torrente Cellina immediatamente a monte dell’abitato di Arcola. Le particolari condizioni di sofferenza derivante dal sovralluvionamento dell’alveo e dall’evidente oscillazione del piano delle ghiaie che interessa il t. Cellina a monte dello sbarramento di Barcis hanno consigliato:  Di escludere il sopralzo, con sistemi di ritenuta fissi e mobili, della quota di ritenuta oltre a quella ad oggi disponibile e pari alla quota della gaveta della briglia esistente. Sulla scorta di tale scelta si penalizzerà certamente

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la producibilità dell’impianto che di fatto potrà usufruire di un minore salto, ma non si aggraveranno le già critiche condizioni del corso d’acqua e delle infrastrutture presenti lungo il suo corso.  Di minimizzare gli interventi che, ancorché al di fuori della gaveta, risultano comunque nell’ambito dell’alveo del corso d’acqua.

I temi sopra citati che hanno guidato la progettazione hanno condotto alla definizione di opere di e minima interferenza con il corso d’acqua e di minimo impatto paesaggistico.

Da non dimenticare che il fine principale dell'opera e comunque l'incremento della produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile, nel rispetto degli obiettivi di pianificazione internazionale e nazionale in materia energetica. Il nuovo impianto, con una produzione annua stimata in circa 1,207 MWh, contribuirà a risparmiare, per ogni anno di vita, circa 226 tonnellate equivalente di petrolio (tep) e 489 tonnellate di CO2 equivalente.

1.6. Contenuti e metodologia del SIA

La struttura del SIA viene suddivisa nelle seguenti sezioni: 1. Contesto normativo e programmatico: contiene la verifica e l’analisi degli strumenti di pianificazione e programmazione nazionali, regionali, comunali e delle normative specifiche di settore. In tale contesto si pongono in evidenza sia i rapporti di coerenza/incoerenza del progetto con gli obiettivi perseguiti dagli strumenti suddetti, sia i vincoli di legge presenti nel territorio.

2. Descrizione del progetto: descrive il progetto oggetto di valutazione, le soluzioni tecniche e fisiche adottate. Lo spirito che guida la descrizione e quello di individuare le caratteristiche fondamentali del progetto e di evidenziare gli elementi progettuali potenzialmente interattivi con l'ambiente. In particolare saranno presi in considerazione tutti gli elementi tecnici, le misure di mitigazione /compensazione previsti.

3. Analisi ambientale e dello stato di fatto: definisce l’ambito territoriale e i sistemi ambientali interessati dal progetto entro cui e presumibile possano manifestarsi effetti significativi, descrive i sistemi ambientali interessati ponendo in evidenza le criticità negli equilibri naturali e antropici esistenti, individua le aree, le componenti e i fattori ambientali che manifestano un certo grado di criticità in riferimento all’opera e le relazioni tra questi, documenta gli usi previsti delle risorse, la loro articolazione, la priorità nel loro uso e trattamento, gli ulteriori usi potenziali ed alternativi, documenta i livelli di qualità dell’ambiente preesistenti e i fenomeni di degrado in corso, mitigabili o meno.

4. Valutazione degli impatti: Verrà effettuata un’analisi e di conseguenza fornita una valutazione degli impatti secondo il criterio di significatività degli impatti

5. Misure di mitigazione: Soprattutto per gli impatti in fase di cantiere verranno illustrate alcune linee guida al fine di minimizzare gli impatti

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SEZIONE 1 Gli strumenti programmatici e le forme di tutela

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2. Il contesto della pianificazione

L’analisi programmatica e normativa individuerà le relazioni esistenti tra l’opera in progetto e gli atti di pianificazione e programmazione territoriale e settoriale vigenti. Verranno analizzati:

 gli strumenti pianificatori che hanno in qualche modo attinenza con la realizzazione delle opere e con gli effetti da queste indotti, allo scopo di determinare le principali opzioni di sviluppo, trasformazione e salvaguardia previste dalle autorità competenti per il territorio nell'ambito del quale si andranno ad inserire gli interventi previsti dal progetto  il rapporto intercorrente tra le linee strategiche generali della pianificazione, come espresse dai disposti amministrativi diversamente competenti e ordinati, e gli obiettivi del progetto e le caratteristiche degli interventi da questo previsti.

Per quanto riguarda le linee di assetto del territorio in cui il progetto va a collocarsi si farà riferimento agli strumenti di pianificazione e programmazione nazionali, regionali e comunali, mentre per le politiche di salvaguardia e rivitalizzazione socio-economica si analizzeranno i vari piani settoriali.

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2.1. Rete Natura 2000

L’impianto in progetto non ricade all’interno delle perimetrazioni di appartenenti alla Rete Natura 2000 (SIC e/o ZPS). I più prossimi siti all’area dell’impianto appartenenti a queste aree tutelate sono:

 ZPS IT3310001 “Dolomiti Friulane  ZPS IT3311001 “Magredi di Pordenone

Impianto Idroelettrico 7,5 km

5,1 km

FIGURA 9: Perimetri delle aree Natura 2000. E localizzazione dell’impianto idroelettrico “Briglia Cellina”

L’impianto idroelettrico in progetto risulta molto distante (in linea d’aria) anche dalle aree tutelate più vicine e di conseguenza le opere non interferiscono con gli habitat e le specie tutelate comprese al’interno delle stesse.

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2.2. La Convenzione delle Alpi

La Convenzione per la protezione delle Alpi e una convenzione quadro. Essa intende salvaguardare l'ecosistema naturale delle Alpi e promuovere lo sviluppo sostenibile dell’area, tutelando gli interessi economici e culturali delle popolazioni residenti dei Paesi aderenti. I Paesi dell'Arco Alpino, riuniti per la prima volta a Berchtesgaden dal 9 all' 11 ottobre del 1989, hanno convenuto di stipulare la Convenzione per la protezione delle Alpi firmata il 7 novembre del 1991. Tra i paesi è presente l’Italia, ove rientra anche la provincia di Pordenone. Per quanto riguarda il Protocollo Energia si evidenzia quanto segue::[…] al fine di conservare o di ristabilire la qualità naturale delle acque e dei sistemi idrici, in particolare salvaguardandone la qualità, realizzando opere idrauliche compatibili con la natura e sfruttando l'energia idrica in modo da tener parimenti conto degli interessi della popolazione locale e dell'interesse alla conservazione dell'ambiente.[…]

All’art. 7 “energia idroelettrica” definisce che: “le Parti contraenti assicurano sia per gli impianti idroelettrici di nuova realizzazione che, per quanto praticabile, per quelli già esistenti, la funzionalità ecologica dei corsi d'acqua e l’integrità paesaggistica mediante misure appropriate quali la definizione delle portate minime, l'adozione di regolamenti mirati alla riduzione delle oscillazioni artificiali del livello delle acque, la garanzia della migrazione della fauna. Esse si impegnano inoltre a salvaguardare il regime idrico nelle zone di vincolo idropotabile, nelle aree protette con le loro zone cuscinetto, nelle zone di rispetto e di quiete, nonché in quelle integre dal punto di vista naturalistico e paesaggistico. Le Parti contraenti inoltre raccomandano la riattivazione di impianti idroelettrici dismessi a preferenza di una nuova costruzione. Anche in caso di riattivazione di impianti vale quanto esposto nel comma 1 circa il mantenimento della funzionalità di ecosistemi acquatici e di altri sistemi interessati”.

Il protocollo Energia della Convenzione delle Alpi pertanto non risulta ostativo alla realizzazione di nuovi impianti a fronte dell’adozione di tutte le misure atte a tutelare il regime idraulico, il paesaggio e l’ecosistema.

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2.3. Il Piano di Governo del Territorio (PGT)

La gestione del territorio nella Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e articolata, dal punto di vista della competenza amministrativa, su due livelli: regionale e comunale. Nel 2007 era stato adottato, con DPR 0826 del 16/10/2007, il Piano Territoriale Regionale (PTR), adozione revocata con DPGR 181 del 04/02/2010. Con la medesima DPGR 181/2010 si e approvato in via preliminare il documento denominato “Linee guida per la formazione del Piano di Governo del Territorio e del rapporto ambientale”. La Regione svolgerà la funzione della pianificazione territoriale attraverso il Piano di Governo del Territorio (PGT) che si compone del Documento territoriale strategico regionale e della Carta dei valori. Il Piano del Governo del Territorio (PGT) e stato adottato con decreto del Presidente della Regione n. 267 del 31 ottobre 2012, in attuazione della deliberazione della Giunta regionale n. 1890 del 31 ottobre 2012, e recentemente approvato il 11/04/2013 con Delibera Pres. Del 16/04/2013 n. 084/Ores (BUR n. 20 del 02/05/2013) Ai sensi dell’articolo 1, comma 14 ter della legge regionale 22/2009, il Piano del governo del territorio entra in vigore il diciottesimo mese a decorrere dalla data di pubblicazione del decreto di approvazione sul Bollettino Ufficiale della Regione e, comunque, non prima del 01 gennaio 2015. L’obiettivo generale a cui mira il PGT e di agevolare e favorire quelle iniziative locali in grado di arricchire il territorio con risorse di qualità, valorizzandone il patrimonio culturale e rendendolo eccellente e competitivo. Il PGT e chiamato a garantire contestualmente alle azioni settoriali da mettere in atto e alle finalità di ordine economico, gli obiettivi prestazionali di integrazione territoriale e sociale (coesione), di miglioramento qualitativo (tutela della salute e miglioramento dei livelli dei servizi), di salvaguardia delle risorse (sostenibilità). Tra gli obiettivi del PGT si evidenzia la:  Sostenibilità ambientale;  Tutela e miglioramento della qualità della vita dei cittadini (coesione territoriale, competitività territoriale);  Valorizzazione del sistema policentrico regionale;  Ottimizzazione delle infrastrutture;  Sviluppo economico, competitivo innovativo e sostenibile;  Salvaguardia del patrimonio ambientale e culturale

Il Piano prefigura la necessita una serie di azioni trasversali miranti a rafforzare l’intero sistema economico regionale garantendone uno sviluppo durevole basato sui clusters. Tali azioni sono finalizzate, tra l’altro, a ridurre i consumi e i costi energetici attraverso misure volte ad accrescere l’efficienza e ad aumentare la produzione e l’utilizzo delle energie rinnovabili; Per incrementare la competitività del settore produttivo regionale, inoltre, é essenziale assicurare al sistema imprenditoriale la possibilità di approvvigionamenti energetici economicamente competitivi e, preferibilmente, derivanti da fonti energetiche rinnovabili. L’impianto in progetto si trova interamente all’interno di un ambito di corso d’acqua adiacente ad un’area wilderness di connettivo ecologico prioritario rappresentata dalla Foresta del Prescudin di proprietà Regionale. Dall’analisi dello strumento di pianificazione non si evidenziano controindicazioni alla realizzazione delle opere di progetto.

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2.4. Piano Energetico Regionale (PER)

2.4.1. Premessa al P.E.R.

Il P.E.R. è lo strumento strategico di riferimento con il quale la Regione, nel rispetto degli indirizzi nazionali e comunitari e delle norme vigenti, assicura una correlazione ordinata fra energia prodotta, il suo uso migliore e la capacità di assorbirla da parte del territorio e dell’ambiente, individua gli obiettivi principali e le direttrici di sviluppo e potenziamento del sistema energetico regionale per la produzione, il trasporto e la distribuzione di energia, definendo programmi di attuazione, azioni dirette, linee di indirizzo e di coordinamento, anche per individuare gli interventi oggetto di incentivazioni regionali. Il P.E.R. è il documento regionale la cui formazione pianificatoria aggiorna e supera il vigente Piano energetico regionale, la cui analisi dello scenario energetico regionale era stata eseguita al 2003, con dati energetici a consuntivo validi fino all’anno di approvazione (maggio 2007) e con scenari proiettati al 2010. Si ricorda che, con la legge finanziaria 2008, n. 244 del 24 dicembre 2007, sono state introdotte importanti novità relativamente alla incentivazione dell’energia prodotta da impianti a fonti rinnovabili e con Decreto 18/12/2008 Incentivazione della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, ai sensi dell’articolo 2, comma 150, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 del Ministro dello Sviluppo Economico di concerto col Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare sono state stabilite le modalità attuative dei nuovi meccanismi di incentivazione. Di conseguenza le fonti di energia rinnovabili hanno avuto una forte incentivazione a partire dal 2008, sia come consumo e sia come produzione, modificando in modo significativo gli scenari energetici regionali. Il P.E.R. tiene conto delle sostanziali modifiche normative e regolamentari avvenute dal 2007/2008, anche e soprattutto a livello comunitario, in tema di energia da fonte rinnovabile e delle problematiche legate alle emissioni di gas climalteranti, derivate dal riscaldamento globale antropogenico.

2.4.2. Sintesi dei contenuti del nuovo P.E.R.

1. Obiettivi finali del Piano Energetico Regionale (P.E.R.) Alla luce del difficile momento storico attuale, che richiede un nuovo modello di sviluppo e come da obiettivi della Strategia europea 20.20.20 (ridurre i consumi energetici, aumentare l’efficienza energetica della domanda, favorire e promuovere l’uso delle fonti energetiche rinnovabili o F.E.R.), gli obiettivi finali del P.E.R. sono la riduzione dei costi energetici e la riduzione delle emissioni di gas climalteranti, poiché è nota la correlazione matematica tra il consumo dei diversi vettori energetici e le emissioni in atmosfera, sia climalteranti che di inquinanti locali. La modalità principale per raggiungere tali obiettivi è l’efficientamento energetico in tutti i campi, puntando alla tutela e valorizzazione del territorio e usandone le risorse in modo razionale e sostenibile.

2. Il sistema energetico regionale attuale L’ultimo bilancio energetico completo, predisposto da ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) riguarda i dati al 2008, dove risulta che gli apporti da fonti rinnovabili sono poco incidenti. È stato preparato un quadro al 2012 (Dati ENEA preconsuntivi) e una proiezione (solo consumi) al 2015, dal quale risulta che il consumo da fonti rinnovabili, in 4 anni, ha avuto una crescita significativa (quasi del 40%) e che il trend è ancora in aumento. Dall’analisi dello stato attuale si evince che la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia ha già raggiunto l’obiettivo della Direttiva 2009/28/CE detta “Burden Sharing” relativa alla percentuale di consumo energetico garantita da fonti rinnovabili per il 2020. Seguono analisi degli impianti e infrastrutture energetiche (reti elettriche di trasmissione e

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Impianto idroelettrico “Briglia Cellina” PROCEDURA DI VIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE distribuzione, gasdotti e oleodotti) e specificazioni degli indicatori energetici e ambientali europei, nazionali e regionali, necessari alla valutazione dei consumi energetici e delle emissioni climalteranti nel contesto territoriale, nonché a monitorare i consumi e le interazioni con i dati economici e ambientali. Sono stati eseguiti degli approfondimenti sul tema delle emissioni inquinanti e climalteranti, sui gas climalteranti, sui vettori energetici in ambito domestico ovvero “fuori rete” (legna, gasolio e GPL) e una analisi del parco veicolare circolante della Regione. Si trovano due Focus, uno sugli impianti solari termodinamici e uno sull’energia da fonte idroelettrica.

Il sistema energetico regionale attuale – focus idroelettrico La direttiva 2000/60/CE (Direttiva Acque) prevede che ciascun Stato membro adotti le misure necessarie ad impedire il deterioramento dello stato di tutti i corpi idrici, superficiali e sotterranei, nonché di adottare misure volte a proteggere, migliorare e ripristinare tutti i corpi idrici al fine di conseguire un buono stato delle acque superficiali e sotterranee entro 15 anni dall’entrata in vigore della Direttiva (ovvero entro il 2015), fatta salva la possibilità di prorogare tale termine o prevedere il conseguimento di obiettivi ambientali meno rigorosi, in presenza di determinate condizioni. Le misure devono fondarsi sugli esiti di un’approfondita attività conoscitiva articolata nell’analisi delle caratteristiche del territorio, nell’esame dell’impatto delle attività umane sullo stato delle acque superficiali e sulle acque sotterranee e nell’analisi economica dell’utilizzo idrico. Il decreto legislativo 152/2006 in applicazione della direttiva 2000/60/CE, ha previsto i seguenti strumenti di pianificazione a tutela delle acque:  il Piano di bacino distrettuale (art. 65) che ha valore di piano territoriale di settore e e lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico-operativo mediante il quale sono pianificate e programmate le azioni e le norme d’uso a tutela del suolo e delle acque;  il Piano di gestione (art. 117) che rappresenta un’articolazione interna del Piano di bacino distrettuale e costituisce pertanto Piano stralcio del Piano di bacino riguardo alla parte relativa alla tutela delle acque;  Il Piano di tutela delle acque (art. 121) che costituisce uno specifico Piano di settore di competenza regionale.

Il Piano di gestione del distretto idrografico “Alpi orientali”, di cui la Regione Friuli Venezia Giulia fa parte, e stato adottato, a norma dell’art. 1, comma 3-bis della legge 27 febbraio 2009 n. 13, dai Comitati Istituzionali dell'Autorita di bacino dell'Adige e dell'Autorita di bacino dei fiumi dell'Alto Adriatico con deliberazione n.1 del 24 febbraio 2010. Con il D.P.C.M. di data 23 aprile 2014 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 193 del 21 agosto 2014 il suddetto piano e stato approvato; attualmente e stato adottato il primo aggiornamento di detto Piano (Delibera del 22 dicembre 2014).

Il Piano Regionale di Tutela delle Acque della Regione (P.R.T.A.) e stato approvato il 19 gennaio 2015 con Decreto del Presidente della Regione n. 13 e, in coerenza con quanto riportato nel Piano di Gestione, ha sviluppato un approfondita analisi conoscitiva analizzando le pressioni esercitate e gli impatti causati sui corpi idrici regionali da parte dei diversi determinanti (i.e. attività industriali, agricoltura, trasporti, energia, ecc.). Per quanto riguarda nello specifico il settore idroelettrico e risultato che la portata concessa in Friuli Venezia Giulia a uso idroelettrico e pari al 65% della portata complessiva concessa da acque superficiali; gli impatti esercitati sui corsi d’acqua determinati dal prelievo idroelettrico sono costituiti da alterazione degli habitat a causa di alterazioni idrologiche o morfologiche (presenza di dighe o sbarramenti). In alcuni casi e stato anche riscontrato un impatto sulla ricarica dei corpi idrici sotterranei.

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Sulla base del quadro conoscitivo sono state messe a punto delle apposite misure finalizzate al raggiungimento e mantenimento degli obiettivi di qualità per ciascun corpo idrico. In particolare gli impianti idroelettrici, esistenti e non, dovranno adeguarsi alla nuova disciplina del deflusso Minimo Vitale che prevede anche una aumentata tutela nelle aree di particolare pregio naturalistico. Il PRTA ha inoltre posto il divieto di nuove derivazioni, a esclusione di quelle a uso idropotabile, nei tratti classificati in stato ecologico elevato, salvo quanto previsto all’art. 77, comma 10 bis del D.lgs. 152/2006 (nuove attività sostenibili di sviluppo umano…di prioritario interesse pubblico…). Il divieto di nuove derivazioni, con le opportune eccezioni (derivazioni a uso idro-potabile e derivazioni con un tratto sotteso breve che utilizzano il salto di sbarramenti esistenti), e stato esteso anche ai corpi idrici in stato sufficiente, scarso e cattivo nel rispetto degli obiettivi posti dalla direttiva europea 2000/60/CE. Il Piano individua infine i siti in condizioni di riferimento di cui all’allegato 2 del D.M. 14 aprile 2009, n. 56 per i quali vieta la realizzazione di qualsiasi intervento che possa causare una modificazione a carico degli elementi di qualità biologica, idro- morfologica e chimico fisica.

Il P.A.N. sembra indicare di spingere, per il settore idroelettrico, nello sviluppo di impianti di dimensione medio-piccole (micro idroelettrico sotto 1MW e mini idroelettrico tra 1MW e 10MW), scelta già supportata dal sistema degli incentivi (Decreto ministeriale del 06/07/2012 – incentivi per energia da fonti rinnovabili non fotovoltaiche, nell’Allegato 1 l’incentivazione e più spinta per gli impianti di piccola taglia). In Regione il micro e mini idro hanno avuto uno sviluppo significativo dal 2009 al 2014, e si tenga presente che il Decreto ministeriale e del 6 luglio 2012, anno di carenza idrica per la Regione (produzione idroelettrica regionale in percentuale, dal 2009 al 2011 e pari a circa il 20% all’anno, nel 2012 e stata solo del 16%). I dati a disposizione sulle derivazioni idroelettriche rilasciate riguardano la provincia di Udine (dal 2009 al 2014), la provincia di Pordenone (dal 2009 al 2014) e la provincia di Gorizia (dal 2013 al 2014). Le concessioni maggiori di 1MW nella provincia di Udine sono poche; dal 2009 al 2014 sono 4 e solo una e una nuova concessione (2012, 2,2MW), le altre sono rinnovi di derivazioni già esistenti. Nessuna di queste supera i 3MW. Tutte le altre sono derivazioni di potenza nominale inferiore, quasi la meta sono sotto i 100KW (classe dimensionale micro idroelettrico). Le concessioni maggiori di 1MW nella provincia di Pordenone sono poche; dal 2009 al 2014 sono 3 e sono tutte rinnovi di derivazioni già esistenti. Delle tre concessioni appena citate solo una e >di 10MW (12061). Tutte le altre sono derivazioni di potenza nominale inferiore, oltre la meta sono sotto i 100KW (classe dimensionale micro idroelettrico). Le concessioni nella provincia di Gorizia sono tutte inferiori a 1MW.

5. Le Misure del Piano Energetico Regionale Derivano da visioni politiche strategiche regionali quali la Bioregione e la Green belt, l’aumento di consumo e produzione di fonti energetiche rinnovabili, la riqualificazione energetica, la sostenibilità ambientale, gli interventi infrastrutturali con criteri di ecocompatibilità, l’incremento delle applicazioni tecnologiche e informatiche, l’inseminazione delle conoscenze in campo energetico e ambientale. Si specificano in 50 misure, approfondite in 31 schede dedicate. In sintesi riguardano la trasformazione degli impianti tradizionali di produzione di energia in impianti più sostenibili; l’aumento dell’efficienza energetica nei diversi settori (abitazioni, strutture produttive, agricoltura, turismo e trasporti); l’incentivazione della conoscenza nel campo dell’energia sostenibile, utilizzando la ricerca scientifica come fonte di nuove applicazioni concrete, tecnologiche e informatiche; la predisposizione di Linee guida per incentivi per le fonti energetiche rinnovabili nonché per l’individuazione delle aree non idonee alle stesse; lo sviluppo della mobilità sostenibile, soprattutto di tipo elettrico; l’uso responsabile delle risorse regionali; la riduzione delle emissioni di gas climalteranti in tutti i settori e la ricerca di meccanismi sostenibili per la realizzazione di infrastrutture energetiche transfrontaliere.

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Analizzando in particolare gli OBIETTIVI SPECIFICI del PER che fanno riferimento alla legge regionale 19/2012 (articolo 5, comma 3) e che sono stati identificati al fine di declinare opportunamente le misure attive delle strategie del PER, tra gli obiettivi che la presente progettazione sicuramente contribuirebbe a raggiungere sono i seguenti punti:

23. Usare in modo sostenibile le risorse naturali e tutelare l’ambiente naturale salvaguardandone la biodiversità; 31. Favorire la realizzazione di nuovi impianti con le migliori e più innovative tecnologie e con metodologie gestionali caratterizzate da bassi consumi, alti rendimenti e ridotti impatti ambientali;

Norme di attuazione del piano energetico regionale Art. 9 – Idroelettrico 1. Al fine di impedire per il settore idroelettrico che la relativa disciplina promani da più norme programmatico-pianificatorie non necessariamente coordinate, il P.E.R. rinvia alle previsioni del Progetto di Piano Regionale di Tutela delle Acque.

Il progetto in esame:  è una derivazione con un tratto sotteso molto breve che utilizza il salto di sbarramento esistente  è un mini-idroelettrico  contribuisce al raggiungimento dei due succitati obiettivi specifici del PER e quindi risulta coerente con le previsioni dello strumento programmatico al netto delle previsioni del PRTA.

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2.5. Piani Settoriali

2.5.1. Piano Regionale di Tutela delle Acque (PRTA)

Il Piano di tutela delle acque (previsto all’articolo 121 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152) costituisce lo strumento di cui le Regioni devono dotarsi per l’attuazione delle politiche di miglioramento delle acque superficiali e sotterranee. Il Piano regionale di tutela delle acque della Regione Friuli Venezia Giulia e stato adottato con deliberazione della Giunta regionale n. 2000, del 15 novembre 2012 Il Piano ha definito, pertanto, sulla base dell’analisi conoscitiva dello stato delle acque in Regione, le misure per il raggiungimento degli obiettivi di qualità dei corpi idrici e delle acque a specifica destinazione, attraverso un approccio che integri sapientemente gli aspetti quantitativi della risorsa, come ad esempio il minimo deflusso vitale ed il risparmio idrico, con quelli più tipicamente di carattere qualitativo. La Direttiva europea 2000/60CE prevede come obiettivo generale il raggiungimento dello stato buono per ogni corpo idrico entro il 2015.

Deflusso minimo vitale (DMV) In generale si e visto come una derivazione determini una modifica del regime idrologico e, talvolta, anche della struttura morfologica di un corso d’acqua con conseguenti modificazioni delle biocenosi. Al fine di salvaguardare gli ecosistemi fluviali e stato quindi introdotto il concetto di deflusso minimo vitale (DMV). Il riferimento normativo italiano rimane il D.M. 28 luglio 2004 che definisce il deflusso minimo vitale come: “la portata istantanea da determinare in ogni tratto omogeneo del corso d'acqua, che deve garantire la salvaguardia delle caratteristiche fisiche del corpo idrico, chimico-fisiche delle acque nonché il mantenimento delle biocenosi tipiche delle condizioni naturali locali . Per salvaguardia delle caratteristiche del corso d'acqua si intende il mantenimento delle sue tendenze evolutive naturali (morfologiche ed idrologiche), anche in presenza delle variazioni artificialmente indotte nel tirante idrico, nella portata e nel trasporto solido. Per salvaguardia delle caratteristiche chimico-fisiche delle acque deve intendersi il mantenimento, nel tempo, dello stato di qualità delle acque, in linea con il perseguimento degli obiettivi di qualità previsti e della naturale capacità di autodepurazione del corso d'acqua. Per salvaguardia delle biocenosi tipiche delle condizioni naturali è da intendersi il mantenimento, nel tempo, delle comunità caratteristiche dell'area di riferimento, prendendo in considerazione anche i diversi stadi vitali di ciascuna specie.”.

Il PTA dovendo operare a livello di tutela e quindi a scala regionale ha messo a punto una formula il più possibile flessibile, adattabile alle diverse tipologie di corsi d’acqua e adeguabile alle diverse esigenze di tutela. Nella scelta dei criteri il Piano ha orientato verso la costruzione di un algoritmo di facile applicazione e i cui parametri potessero essere immediatamente resi disponibili dall’Amministrazione senza alcun onere aggiunto per i titolari della concessione a derivare. La scelta e necessariamente caduta su di una formula di tipo parametrico che calcola il deflusso minimo vitale come percentuale della portata media del corso d’acqua:

QDMV =K ⋅T ⋅P ⋅M ⋅QMEDIA Dove:  QMEDIA: portata media annua alla sezione interessata dall’opera di captazione

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 K: livello di protezione (0.1 per tratti montani)  T: coefficiente temporale  P: parametro che tiene conto delle esigenze naturalistiche e di fruizione turistico – sociale  M: coefficiente di modulazione stagionale

Per l’impianto in progetto Con riferimento all’art. 2 della LR21/2013 e all’art 38 comma 6 delle NTA del Piano di Tutela delle Acque, visto che l’impianto utilizza una traversa esistente e vista la brevità del tratto sotteso, il DMV viene quantificato in 150 l/s atti alla sola alimentazione della scala per la risalita della fauna ittica.

2.5.2. Piano di Assetto Idrogeologico

Impianto “Briglia Cellina”

FIGURA 10: Estratto dalla Tav. 9 del PAI del Fiume Livenza che evidenzia come l’impianto in progetto sia previsto in un’area P3 a PERICOLOSITA’ IDRAULICA ELEVATA e in un AREA FLUVIALE

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FIGURA 11: Elaborazione al GIS del PAI del Fiume Livenza in cui si evidenzia che l’area di intervento si colloca esternamente (alla distanza minima di circa 70 m) rispetto alle aree dei versanti in sinistra idrografica caratterizzate da pericolosità geologica P4 MOLTO ELEVATA.

Di seguito vengono riportati gli articoli delle NTA del PAI che si riferiscono alle aree di pericolosità P3 e P4 e alle Aree Fluviali che specificano gli interventi previsti in tali aree e quelli non ammessi. Verranno citati solamente le lettere dell’art. che possono essere compatibili con le azioni previste dal progetto dell’impianto idroelettrico.

ART. 9 – Disciplina degli interventi nelle aree classificate a pericolosità MOLTO ELEVATA P4 Nelle aree classificate a pericolosità MOLTO ELEVATA P4 può essere esclusivamente consentita l’esecuzione di: a) opere di difesa, di sistemazione idraulica e dei versanti, di bonifica e di regimazione delle acque superficiali, di manutenzione idraulica e di sistemazione dei movimenti franosi, di monitoraggio o altre opere comunque volte ad eliminare, ridurre o mitigare, le condizioni di pericolosità o a migliorare la sicurezza delle aree interessate […] p) realizzazione delle opere di raccolta, regolazione, trattamento, presa e restituzione dell’acqua; […]

ART. 10 – Disciplina degli interventi nelle aree classificate a pericolosità elevata P3 Nelle aree classificate a pericolosità elevata P3, possono essere consentiti tutti gli interventi di cui alle aree P4.

ART. 13 – Disciplina delle aree fluviali

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1. Nelle aree fluviali, richiamate le disposizioni di cui all’art. 8, sono escluse tutte quelle attività e/o utilizzazioni che diminuiscono la sicurezza idraulica e, in particolare, quelle che possono: a) determinare riduzione della capacità di invaso e di deflusso del corpo idrico fluente; b) interferire con la morfologia in atto e/o prevedibile del corpo idrico fluente; c) generare situazioni di pericolosità in caso di sradicamento e/o trascinamento di strutture e/o vegetazione da parte delle acque. […]

3. Nelle aree fluviali, gli interventi di qualsiasi tipo devono tener conto della necessità di mantenere, compatibilmente con la funzione alla quale detti interventi devono assolvere, l’assetto morfodinamico del corso d’acqua. Ciò al fine di non indurre a valle condizioni di pericolosità.

Nelle aree fluviali è consentita, previa acquisizione dell’autorizzazione idraulica della Regione e nel rispetto dei criteri di cui al comma 1: […] b) la realizzazione, ampliamento o manutenzione delle opere di raccolta, regolazione, trattamento, presa e restituzione dell’acqua;

Per gli art. 9,10 e 13 la captazione delle acque in corrispondenza della briglia sul Torrente Cellina e sulla sponda destra gravata da una pericolosità idraulica elevata è una delle opere ammesse dal PAI.

2.5.3. Il Piano Paesaggistico Regionale (PPR)

Con Legge regionale 11 ottobre 2013, n. 14 la Regione Friuli Venezia Giulia ha disciplinato il procedimento di pianificazione paesaggistica e individuato le forme di pubblicità e partecipazione in conformità a quanto disposto dall’articolo 144 del decreto legislativo 42/2004. Il PPR FVG è organizzato in due parti: la “parte statutaria” e la “parte strategica”. A queste si aggiunge la parte connessa alla gestione del Piano” con l’individuazione degli strumenti di attuazione del Piano, di monitoraggio dell’efficacia dello stesso. La “parte statutaria” del PPR FVG si articola su tre livelli del “quadro conoscitivo”, degli “ambiti di paesaggio” e dei “beni paesaggistici”.

Il livello del quadro conoscitivo è basato sulle banche dati regionali, implementabili dagli apporti di altre amministrazioni pubbliche e degli enti locali attraverso gli accordi con gli enti locali;

Per la definizione degli ambiti di paesaggio, al fine di una maggiore efficacia delle politiche territoriali e del riconoscimento del senso di appartenenza delle comunità locali, è stato tenuto conto non solo degli aspetti morfologici e insediativi ma anche degli aspetti socio-economici, identitari e dei confini amministrativi. Il livello dell’ambito di paesaggio è articolato in una parte descrittiva, una parte di interpretazione strutturale e una parte prescrittiva. Il territorio dell’ambito è descritto attraverso la lettura dei caratteri idro-geomorfologici ed ecosistemici- ambientali e attraverso il riconoscimento dei sistemi insediativi, infrastrutturali e agro-silvopastorali.

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La parte statutaria del piano afferente ai beni paesaggistici attiene la ricognizione e la delimitazione dei beni paesaggistici e la definizione di un quadro normativo appropriato ai valori che quei beni sostengono. Sostanzialmente i beni paesaggistici sono di due tipi: di legge, come i corsi d’acqua, i territori costieri, i laghi e i boschi, e le dichiarazioni di notevole interesse, emanate quasi totalmente, nel caso della regione FVG, con dei provvedimenti ministeriali che vanno dagli Anni ’50 agli ’80.

La “parte strategica” si caratterizza invece per i sui aspetti innovativi e per una visone che va oltre gli obblighi previsti per legge per la costruzione della pianificazione paesaggistica. Tre i pilastri chiave su cui è stata costruita la parte strategica: le “ reti”, i “paesaggi strutturali”, le “linee guida”. Se la parte statutaria deve gioco forza occuparsi dei “vincoli”, la parte strategica permette il loro inserimento in un contesto più ampio e dentro una visione dinamica, non costrittiva, del paesaggio e della sua gestione. Le reti diventano così il contesto, letto anche sulla base degli ambiti, in cui portare a sistema il complesso mosaico del paesaggio regionale ad un livello di scala più ampio, tale che possa permettere azioni non puntuali, ma vere e proprie politiche di indirizzo unitarie e funzionali all’attuazione del Piano stesso. Le “reti” si articolano in quella “ecologica”, in quella dei “beni culturali” e in quella della “mobilità lenta” La parte strategica, partendo proprio dagli elementi strutturali (reti e paesaggi), prevede la definizione di linee guida che derivano dagli obiettivi stessi del Piano. Quattro le tematiche che vengono considerate strategiche e rilevanti in questo contesto:  il consumo di suolo, la dispersione insediativa e il recupero del patrimonio edilizio;  la qualificazione paesaggistica e ambientale delle infrastrutture;  la localizzazione e progettazione degli impianti energetici da fonti rinnovabili;  il turismo sostenibile.

AMBITO PAESAGGISTICO Il territorio del Comune di Barcis è compreso all’interno dell’Ambito Paesaggistico 3 (AP 3) “Alte Valli Occidentali”. […]Il tratto di Val Cellina tra Barcis e , rientrante nella omonima Riserva Naturale Regionale, è la maggior forra della regione ed è senz’altro una delle più spettacolari d’Italia con pareti verticali e imponenti[…]. […]Con 954 ha di superficie occupata da aree antropizzate, pari allo 0,12% del totale regionale, e a d una percentuale dell’1,09% del suo territorio, l’ambito AP3 è il meno insediato della Regione.[…] […]La misura del livello di interferenza ecologica, espressa tramite l’indice di frammentazione da infrastrutture (IFI), è pari a 0,11 Km/Kmq, il più basso della Regione, ben inferiore a quello medio regionale di 0,36 Km/Kmq.[…]. […]I deflussi idrici naturali dei principali corsi d’acqua (Cellina, Meduna, Cosa, Arzino) sono stati alterati da opere di captazione oppure da sbarramenti con una ricaduta sui popolamenti animali e vegetali e la qualità biologica dell’acqua, che tuttavia nell’alto corso resta ad un livello qualitativo buono oppure ottimale. La fauna ittica prevalente è salmonicola. Sono noti gli sbarramenti che maggiormente esercitano un effetto di rottura della continuità idrobiologica delle aste fluviali separando le popolazioni ittiche a monte e a valle sul Cellina (briglia presso Prescudin).[…] Tra le vulnerabilità ambientali è citata quella dei corsi d’acqua […] già soggetti a consistenti prelievi e pertanto sensibili a ulteriori sfruttamenti idrici o modificazioni del loro assetto ecologico (sbarramenti, briglie, arginature). Tra gli obiettivi di qualità per la rete ecologica il PPR prevede:  Conservazione della naturalità complessiva dei corsi d’acqua.  Garantire il continuum ecologico rispetto a sbarramenti e derivazioni

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Impianto idroelettrico “Briglia Cellina” PROCEDURA DI VIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE

Le Direttive del PPR,per gli aspetti idro-geomorfologici ed ecosistemici e ambientali e per la costruzione della rete ecologica, per gli strumenti di pianificazione, programmazione e regolamentazione che riguardano i valori dell’Ambito interessati dal progetto (corsi d’acqua) sono le seguenti: […] Gli strumenti di pianificazione urbanistica generale Individuano  […] le strutture dismesse che riducono la connettività o che costituiscano elementi di degrado ecologico o paesaggistico e ne disciplinano la rimozione o riqualificazione paesaggistica e naturalistica[…] […]La pianificazione di settore e gli strumenti regolamentari disciplinano:  gli interventi di mitigazione degli impatti sui corsi d’acqua e relativi ecosistemi, dovuti alla presenza di impianti idroelettrici e altri manufatti longitudinali e trasversali nonché di captazioni idriche.[…]  Lungo i corsi d’acqua sono presenti sbarramenti idraulici che costituiscono barriere per la fauna acquatica. Nell’ambito si segnalano come particolarmente problematici i seguenti sbarramenti idraulici che necessitano interventi di mitigazione prioritari: o sul Fiume Cellina, la briglia presso il Prescudin;

Il progetto di impianto idroelettrico sulla briglia del Torrente Cellina essendo oltretutto una derivazione senza tratto sotteso prevede la realizzazione di una scala di risalita per la fauna ittica che risulta funzionale agli obiettivi di ricostituzione della continuità ecologica del corso d’acqua.

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Impianto idroelettrico “Briglia Cellina” PROCEDURA DI VIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE 2.6. Pianificazione Comunale (PRGC)

FIGURA 12 : Estratto dalla Tav. 9° DEL PRGC di Barcis

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LEGENDA ZONIZZAZIONE E OPERE CIVILE

MANUFATTI DI PRESA E PRODUZIONE

ELETTRODOTTO INTERRATO SU STRADA

GALLERIA

OPERA CIVILE ZONIZZAZIONE PRGC INTERESSATA MANUFATTI DI PRESA E PRODUZIONE E7A – ALVEI FLUVIALI E TORRENTIZI E7A – ALVEI FLUVIALI E TORRENTIZI GALLERIA E2A – BOSCHIVI – SOTTOZONA A E7A – ALVEI FLUVIALI E TORRENTIZI ELETTRODOTTO INTERRATO SU STRADA E2A – BOSCHIVI – SOTTOZONA A F2 - BOSCHIVI

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Art.46 Sottozona E 2 A -Boschi di protezione 1. La sottozona è destinata a svolgere un ruolo preminente nella difesa del suolo, oltre che naturalistico e paesaggistico; 2. Sono ammessi interventi di tipo forestale subordinati ad uno specifico "piano di assestamento", approvato dalle autorità preposte, che potrà comprendere: rimboschimenti, recupero ambientale di aree e biotopi alterati da attività antropiche, utilizzazioni boschive con criteri della selvicoltura naturalistica sentieristica ed il ripristino di pascoli attualmente invasi da rimboschimento spontaneo o artificiale.

Art.55 Zona E 7 -Degli alvei fluviali, torrentizi e lacustri 1. Tale zona corrisponde alle fasce di territorio che comprendono gli alvei fluviali o torrentizi e lacustri. Sono previsti interventi indirizzati a consentire il deflusso più regolare e ordinato possibile delle portate idriche e solide anche in momenti di eventi alluvionali particolarmente intensi. A questo scopo il progetto deve prevedere: a) il controllo delle sezioni d'alveo in termini di capacità di smaltimento in caso di restringimenti dovuti a frane di sponda o ad apporti alluvionali da affluenti ed inoltre la pulizia dell'alveo da ogni apporto detritico di origine vegetale e da massi che siano in grado di deviare il filone di corrente; b) la risistemazione di opere idrauliche scalzate o distrutte con particolare riguardo alle sistemazioni di sponda,alle previsioni di integrazioni laddove necessarie in rapporto alla presente evoluzione dell'asta considerata

Art.56 Sottozona E 7 A -Degli alvei fluviali e torrentizi 1. In queste fasce non sono consentiti interventi edilizi, ma sono consentiti interventi di manutenzione e di regimazione idraulica, di sfruttamento energetico e di scarico acque solo se approvate dai competenti Organi Regionali per i corsi d'acqua, mentre le modificazioni alla rete di sgrondo (rii e piccoli torrenti) dovrà essere approvata da apposita commissione nominata dal Comune e formata da un ingegnere idraulico, da un geologo e da un architetto 2. Sono ammesse le opere di pubblico interesse Come briglie, briglie guado, attraversamenti e la pulizia degli alvei che saranno concepite secondo i criteri della ingegneria naturalistica e che saranno soggette a Concessione Edilizia come previsto dall'art. 66 della L.R. n. 52/91. Il progetto dovrà mirare al raggiungimento del profilo di equilibrio del corso d'acqua nel tratto compreso tra lo sbocco e la prima, opera trasversale posta a monte dello stesso e non dovrà impedire la risalita delle specie ittiche presenti 3. In particolare gli interventi dovranno uniformarsi alle seguenti prescrizioni: - descrizione della metodologia e dei tempi di intervento; - studio dettagliato delle caratteristiche geomorfologiche, litologiche, idrauliche e paesaggistiche delle aree di intervento al fine di un perfetto inserimento ambientale; - la progettazione delle opere prevedendo esclusivamente i materiali naturali, quali legno e ciottoli calcarei e calcareo - dolomitici od arenacei; - impiego preferenziale di pietra locale e legname per opere miste, scogliere, ecc. ; - ove fosse necessario intervenire con strutture rigide (briglie, muri spondali, ecc.) esse dovranno essere costruite in cemento armato con paramento esterno di sassi arrotondati di pietra locale; - sistemazione a verde delle aree nude (graticciate, cordonate, viminate, inerbimenti potenziali, ecc.)

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4. Nel rispetto di quanto previsto nei commi precedenti in tale zona sono consentiti interventi di asporto di ghiaie, all'interno delle sezioni di alveo sovralluvionate. L'attuazione di tali interventi sarà subordinata al rilascio della Concessione Edilizia e assoggettata a convenzione da approvarsi tra il richiedente e l'Amministrazione Comunale 5. Sono ammessi gli attraversamenti volanti che non abbiano necessità di fondazioni nelle aree di rispetto di corsi d'acqua. In caso contrario dovranno essere interrati per tutta l'area di rispetto ad una profondità uguale o superiore ai 3 metri rispetto l'attuale morfologia. Sono ammessi piccoli attraversamenti pedonali, ciclabili e carrai con larghezze non superiori a 3 metri. Essi dovranno essere costruiti in legno. 6. E' ammessa la realizzazione di piccole aree attrezzate a parcheggio con modeste difese spondali solo nei casi ove sia garantito il deflusso delle acque con tempi di ritorno pari a 100 anni. 7. In queste fasce è vietata la costruzione di nuovi edifici e l'ampliamento degli edifici già esistenti comprese le recinzioni in muratura o pietrame o calcestruzzo. Per gli edifici esistenti sono consentiti: a) gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, nonché il consolidamento statico; b) l'ampliamento di volume nei limiti di cui al precedente art. 4. 8. Per le strutture ruderali e/o per gli edifici fatiscenti è ammessa la ricostruzione solo dopo l'approvazione dei progetti di messa in sicurezza delle aree sia sotto l'aspetto idrogeologico che geostatico

Art. 61 Zona omogenea F 2 -Ambiti boschivi 1. Sono destinate allo studio delle opere biologiche per fini antierosivi e all'attività culturale per la diffusione delle conoscenze naturalistiche. 2. Sono esclusi interventi edili e infrastrutturali, come pure attività di sfruttamento agricolo e minerario, scavi, sondaggi e terrazzamenti. Sono ammesse migliorie nella sentieristica, nella segnaletica, i lavori di restauro degli edifici e di manutenzione delle. attrezzature e delle strade esistenti. Sono ammessi pure interventi di tipo forestale, subordinati ad uno specifico "piano di assestamento", approvati dalle autorità preposte, compreso il ripristino di pascoli attualmente invasi da rinboschimento spontaneo o artificiale.

Al fine di potere realizzare l’impianto idroelettrico dovrà essere approntata una variante ad hoc che dovrebbe comprendere tutte le aree interessate dal progetto al fine di potere rendere compatibile urbanisticamente l’infrastruttura in progetto.

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2.7. Quadro vincolistico generale

2.7.1. Vincolo idrogeologico

Gli interventi di progetto ricadono interamente in ambito soggetto a vincolo idrogeologico, ai sensi del R.D. 3267 del 1923 e successive modifiche e integrazioni.

FIGURA 13: Aree sottoposte al vincolo idrogeologico ai sensi del R.D. 3267 del 1923. All’interno dell’ovale rosso la localizzazione delle opere in progetto

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2.7.2. Vincolo paesaggistico

Le opere in progetto ricadono all’interno di aree sottoposte a vincolo paesaggistico come previsto dall’art. 142 del Dlgs 42/2004 e più precisamente perché ricadono all’interno dell’elenco al punto 1 lettera c) “i fiumi, i torrenti, i corsi d'acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775, e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna” Tale vincolo rende necessaria la richiesta di Autorizzazione Paesaggistica all’Ente Regionale competente per le opere in progetto, così come previsto dall’art. 146 del Dlgs. 42/2004.

Impianto idroelettrico “Briglia Cellina”

FIGURA 14: Estratto dal Sistema Informativo Territoriale Ambientale Paesaggistico che conferma che l’area dove previsto l’impianto idroelettrico “Briglia Cellina” è compresa all’interno del vincolo paesaggistico ex art. 142 Dlgs 42/2004 (fascia azzurra).

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2.8. Quadro di compatibilità programmatica

Di seguito viene analizzata la coerenza tra i vari strumenti di pianificazione per quanto riguarda le linee fondamentali di programmazione dell’assetto del territorio per l’area e gli obiettivi del progetto. La rappresentazione della coerenza o meno e di forma schematica per una maggiore visibilità e immediata comprensione.

Lo strumento di pianificazione e/o programmazione risulta Coerenza specifica  totalmente coerente con gli obiettivi del progetto Lo strumento di pianificazione e/o programmazione risulta Coerenza generale  genericamente coerente con gli obiettivi del progetto Lo strumento di pianificazione e/o programmazione risulta Nessuna coerenza  incoerente con gli obiettivi del progetto

LINEE GENERALI DI PIANIFICAZIONE PIANO OBIETTIVI/STRATEGIE ridurre i consumi e i costi energetici attraverso misure volte ad accrescere l’efficienza e ad aumentare la produzione e l’utilizzo delle energie rinnovabili; Piano di Governo del Territorio (PGT) Per incrementare la competitività del settore produttivo regionale, inoltre, è essenziale assicurare al  sistema imprenditoriale la possibilità di approvvigionamenti energetici economicamente competitivi e, preferibilmente, derivanti da fonti energetiche rinnovabili. Il progetto persegue l’obiettivo della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili Il P.A.N. sembra indicare di spingere, per il settore idroelettrico, nello sviluppo di impianti di dimensione medio-piccole (micro idroelettrico sotto 1MW e mini idroelettrico tra 1MW e 10MW),

Piano Energetico Regionale (PER) Obiettivo specifico 23: Usare in modo sostenibile le risorse naturali e tutelare l’ambiente naturale salvaguardandone la biodiversità;

 Obiettivo specifico 31: Favorire la realizzazione di nuovi impianti con le migliori e più innovative tecnologie e con metodologie gestionali caratterizzate da bassi consumi, alti rendimenti e ridotti impatti ambientali; Il progetto prevede la realizzazione di un impianto microidroelettrico (Potenza nominale di 231,71 kW) la cui progettazione tende a tutelare le risorse naturali in modo sostenibile usando le tecnologie migliori e più innovative

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Piano Regionale di Tutela delle Acque Deflusso minimo vitale (DMV)

(PRTA) QDMV =K ⋅T ⋅P ⋅M ⋅QMEDIA

 Per l’impianto in progetto Con riferimento all’art. 2 della LR21/2013 e all’art 38 comma 6 delle NTA del Piano di Tutela delle Acque, visto che l’impianto utilizza una traversa esistente e vista la brevità del tratto sotteso, il DMV viene quantificato in 150 l/s atti alla sola alimentazione della scala per la risalita della fauna ittica. Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) Interferenza con aree a pericolosità idraulica P3 Interferenza con aree fluviali  Per gli art. 9,10 e 13 la captazione delle acque in corrispondenza della briglia sul Torrente Cellina e sulla sponda destra gravata da una pericolosità idraulica elevata è una delle opere ammesse dal PAI. Nelle aree fluviali è consentita, previa acquisizione dell’autorizzazione idraulica della Regione la realizzazione, ampliamento o manutenzione delle opere di raccolta, regolazione, trattamento, presa e restituzione dell’acqua; Tra gli obiettivi di qualità per la rete ecologica il PPR Piano Paesaggistico Regionale (PPR) prevede:  Conservazione della naturalità complessiva dei  corsi d’acqua.  Garantire il continuum ecologico rispetto a sbarramenti e derivazioni Il progetto di impianto idroelettrico sulla briglia del Torrente Cellina, essendo oltretutto una derivazione senza tratto sotteso che conserva la naturalità del corso d’acqua,, prevede la realizzazione di una scala di risalita per la fauna ittica che risulta funzionale agli obiettivi di ricostituzione della continuità ecologica del corso d’acqua. Art.56 Sottozona E 7 A -Degli alvei fluviali e torrentizi In queste fasce non sono consentiti interventi edilizi, ma sono consentiti interventi di manutenzione e di Piano Regolatore Comunale (PRGC) regimazione idraulica, di sfruttamento energetico e di scarico acque solo se approvate dai competenti Organi Regionali per i corsi d'acqua […]  Art.46 Sottozona E 2 A -Boschi di protezione La sottozona è destinata a svolgere un ruolo preminente nella difesa del suolo, oltre che naturalistico e paesaggistico; Al fine di potere realizzare l’impianto idroelettrico dovrà essere approntata una variante ad hoc che dovrebbe comprendere tutte le aree interessate dal progetto al fine di potere rendere compatibile urbanisticamente l’infrastruttura in progetto.

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SEZIONE 2 Descrizione del progetto

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3. Quadro progettuale

3.1. Caratteristiche del progetto

3.1.1. Premesse

La società EN CELINIA intende avviare una nuova iniziativa tesa all’utilizzo, per fini idroelettrici, delle acque del Torrente Cellina in Comune di Barcis (PN). L’iniziativa prevede l’utilizzo dell’esistente salto idraulico generato tra i profili di monte e valle della briglia presente lungo il Torrente Cellina immediatamente a monte dell’abitato di Arcola. Dal punto di vista idrografico l’impianto utilizza le acque del torrente Cellina derivandole immediatamente a monte e restituendole immediatamente a valle della esistente briglia posta a quota 423.55 m smm. Le acque verranno captate con soglia posta a quota 422.25 m smm e restituite sempre in destra idrografica con soglia posta a quota 420.05. L’estensione del bacino imbrifero sotteso alla derivazione è pari a 312.33 kmq. L’estensione del bacino imbrifero sotteso alla restituzione è pari a quella del bacino sotteso alla derivazione. Di seguito si riporta la tabella con i dati cartografici del punto di presa e restituzione. Derivazione Restituzione Coordinata est 2328187 m 2328233 m Coordinata nord 5119694 m 5119658 m Quota alveo 423.55 m smm 420.05 m smm Bacino sotteso 312.33 kmq 312.33 kmq

3.1.2. La briglia esistente sul Torrente Cellina

Poco a monte dell’abitato di Arcola, immediatamente a valle della confluenza Prescudin-Cellina, a quota di alveo 423.55 m smm, il torrente Cellina vede la presenza di una briglia in calcestruzzo. Tale manufatto, il cui progetto risale a fine anni ’60, veniva concepito come “Opera di trattenuta lungo l’asta del medio Cellina a salvaguardia della viabilità e degli abitati”. Ad oggi tale manufatto si presenta in precarie condizioni statiche e soggetto ad un importante fenomeno di sifonamento. Gli interventi per il ripristino dell’officiosità idraulica del manufatto sono ad oggi stati avanzati dagli Enti competenti. I tempi per il completamento delle procedure per l’avvio dei lavori e la mera esecuzione degli stessi è compatibile con i tempi dell’iter istruttorio ed autorizzativo dell’impianto in oggetto. L’esistente briglia è suddivisa in 2 parti. La prima, di luce circa 43.60 m, costituita dalla vera e propria briglia ovvero dalla gaveta rivestita in massi e sagomata. La seconda invece, di luce 8.20 m circa, è costituita da profili metallici verticali e da una soletta posta a quota 424.20 m smm. Tale luce era probabilmente destinata a dare una continuità al trasporto solido ordinario, ma causa dell’intasamento dei profili metallici verticali si nota la formazione di un deposito prevalentemente di sabbie sino alla quota della soletta.

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FIGURA 15: La briglia vera e propria con luce di 43,60 m

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FIGURA 16: La seconda parte della briglia di luce 8,20 m. realizzata con profili metallici che verrà convertito a sghiaiatore esterno con la nuova progettazione dell’impianto idroelettrico.

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3.2. Le opere civili

3.2.1. Generalità

L’impianto idroelettrico in progetto sarà del tipo ad acqua fluente. Non verranno pertanto regolati volumi idrici a monte della derivazione. L’impianto sarà completamente automatizzato e telegestibile da remoto senza la necessità della presenza continuativa di operatori sul posto. Sarà inoltre munito di adeguati sensori di livello idrometrico e delle ghiaie in grado di monitorare in continuo le condizioni della derivazione (ovvero della portata derivata e rilasciata) e del Torrente Cellina attivando a mezzo di apposito sistema PLC le azioni necessarie al buon esercizio dell’impianto. La tipologia di impianto, posto a cavallo di una briglia, non prevede la presenza di una condotta di adduzione delle acque derivate all’edificio centrale, ma le acque del Cellina verranno direttamente convogliate verso l’organo di produzione e quindi restituite. Tutte le opere dell’impianto saranno collocate al di fuori dell’alveo ovvero in destra idrografica del muro di contenimento esistente.

3.2.2. Gli accessi

Il sito in cui verranno realizzate le opere risulta accessibile mediante una viabilità asfaltata che si stacca direttamente dalla SS 251 Della Val Cellina. Non si prevede pertanto la realizzazione di nuove piste se non quelle provvisionali di cantiere per il mero accesso all’alveo.

FIGURA 17: Un tratto della strada comunale per Prescudin di accesso alla briglia.

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FIGURA 18: A SINISTRA la barra che seleziona gli accessi sul tratto di strada che collega la SR 251 con la Strada per Val Prescudin e A DESTRA il ponte con capacità di transito a mezzi fino a 40 tonnellate che passa sopra il Torrente Cellina per l’accesso a val Prescudin.

FIGURA 19: La briglia sul Cellina vista dal Ponte sul Cellina.

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3.2.3. Sghiaiatore esterno

Al fine di rendere funzionale la seconda parte del manufatto esistente di trattenuta costituito, come descritto in precedenza, da profili metallici posti verticalmente, si è optato per una sua riconversione a sghiaiatore esterno a servizio dell’impianto. In questa ottica si è reso necessario prevedere la demolizione della soletta e la rimozione dei profili metallici. Il tutto verrà sostituito da n.2 paratoie piane a strisciamento di luce 2.62 m asservite a misuratore di livello e delle ghiaie. Le paratoie scorreranno in gargami inghisati in nuove pile di altezza pari a quella esistente della briglia ovvero 429.30 m smm. Il fondo dello sghiaiatore esterno verrà realizzato con soletta di calcestruzzo a quota 421.00 m smm rivestita in acciaio cor- ten e sagomato con pendenza del 10%. Le fondazioni dello sghiaiatore esterno sono previste su micropali. Essendo la quota di massima regolazione (ritenuta per le condizioni di regime) pari a 423.50 m smm, il tirante idrometrico a monte delle paratoie sarà pari a circa 3 m.

3.2.4. Opere di captazione

Nelle previsioni progettuali e nelle condizioni di regime le acque del Torrente Cellina dovranno essere ritenute a quota 423.50 m smm, ovvero al di sotto della quota della gaveta della briglia. Per i motivi di seguito esposti la derivazione avverrà in destra idrografica collocando tutte le opere a tergo del muro di contenimento esistente:  Sono già presenti i manufatti per lo sghiaiamento esterno  Accessibilità  Spazi per collocamento manufatti La bocca di presa avrà luce di 6 m e per consentire un’adeguata direzione di imbocco è stato previsto di utilizzare come linea di derivazione la congiungente tra lo spigolo di monte del muro di contenimento esistente e lo sperone roccioso che funge da spartiacque tra il bacino del Cellina propriamente detto ed il bacino del Torrente Prescudin. Tale direzione di derivazione consentirà anche un efficace effetto dello sghiaiatore esterno. La bocca di presa sarà presidiata da una griglia grossolana. Al fine di confinare le acque di piena all’interno dell’alveo si è optato per sopralzare l’esistente muro di contenimento sino alla quota di sicurezza pari a 428.30 m smm e prolungarlo verso monte sul tracciato fissato per la derivazione. La soglia di derivazione sarà sagomata prevedendo delle quote crescenti da 421.75 m smm, in corrispondenza al limite dell’alveo, sino a 422.25 m smm materializzati circa 3.15 m verso l’interno della derivazione. In corrispondenza della soglia di derivazione è stata prevista l’installazione di una paratoia piana a strisciamento a comando oleodinamico asservita a misuratore di livello con funzione di paratoia di intercettazione. Tale paratoia nelle condizioni ordinarie si manterrà sollevata a +5 cm rispetto alla quota di regime. Verrà invece abbattuta in caso di piena. A valle della derivazione le acque verranno avviate verso l’organo di produzione mediante un canale di invito sempre di larghezza 6 m, ma in grado di approfondire la propria quota di fondo al fine di garantire una importante decelerazione alle acque utilizzate. All’interno del canale di invito è prevista una griglia fine la cui pulizia sarà affidata ad uno sgrigliatore automatico. A valle della griglia fine le acque verranno sostenute alla quota di 423.30 m smm grazie ad un misuratore di livello idrometrico messo in comunicazione con il gruppo di produzione.

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Locali turbina-generatori e vani tecnici Strada di accesso verso la briglia

Opera di presa Sghiaiatore esterno Briglia

Sbocco galleria di scarico e manufatto di restituzione Scala di risalita fauna ittica

FIGURA 20: Localizzazione delle opere civili per la realizzazione dell’impianto idroelettrico.

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FIGURA 21: In rosso l’area dell’alveo dove verrà realizzata la presa delle acque del Torrente Cellina a monte della briglia.

FIGURA 22: La localizzazione dello scarico delle acque turbinate che verrà realizzata dallo sperone roccioso come indicano la direzione delle frecce.

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Manufatto di scarico presidiato da paratoia

Briglia esistente

Scala di risalita fauna ittica

Paratoie sghiaiatrici asservite a Passerella metallica misuratori di livello

Rilascio DMV sulla scala di risalita

Galleria di scarico Misuratore di livello

Bocca di presa Piazzale di parcheggio e manovra

Strada esistente per Prescudin

Sgrigliatore Locale turbina ed accessori Paratoia di intercettazione

FIGURA 23: Planimetria dello Stato di Progetto

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Corpo di briglia esistente Soglia di invito presidiata da griglia grossolana

Paratoia intercettazione

Dispositivo rilascio DMV

Paratoia sgrigliatrice

Scala risalita fauna ittica

Semispirale Turbina Kaplan

Soglia di scarico

Paratoia a presidio Galleria di scarico dello scarico

FIGURA 24: Pianta delle opere

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Piano locale ENEL e misure con Strada esistente da Paratoia intercettazione accesso da strada demolire e ripristinare di tipo piano asservita a misuratore di livello delle ghiaie Sgrigliatore automatico Muro contenimento piene TR 200 anni Paratoia a presidio Piano locale dello scarico Trasfo, Quadri MT, Griglia grossolana

Galleria di scarico Piano Turbina, Generatore e Quadri BT

Soglia di presa rivestita in acciaio COR -TEN Sezione di imbocco galleria

Diffusore di scarico turbina FIGURA 25: Sezione longitudinale dell’impianto idroelettrico

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3.2.5. Locale turbina-generatore e locali tecnici ed accessori

Le acque che giungeranno nella sezione di valle del canale di invito verranno avviate alla semispirale della turbina Kaplan per poi essere rilasciate lungo il condotto diffusore. Al di sopra della semispirale Kaplan sarà posto il locale generatore posto con piano di calpestio pari a 423.56 m smm. Ad esso si accederà dalla soletta di copertura del canale di invito posta a quota 425.30 m smm. All’interno del locale generatore troveranno alloggiamento anche i quadri BT. La calata e la estrazione del generatore e/o dei quadri BT potrà avvenire grazie ad una botola prevista sulla soletta del locale generatore e con l’ausilio di un sistema di sollevamento anche direttamente dalla strada. Sopra il piano generatore sono stati previsti 2 ulteriori piani. A quota 428.30 m smm è stato previsto il piano per l’alloggiamento dei quadri MT e automazione, locale trasformatore elevatore e locale igienico. Questi locali saranno accessibili mediante una scala dalla viabilità. Per quanto concerne la calata e l’estrazione dei quadri o del trasformatore, questa potrà agevolmente avvenire utilizzando l’estradosso della soletta di copertura del locale generatore. A quota 431.60 m smm è stato invece previsto il piano per l’alloggiamento del locale Enel e del locale misure. Questi locali saranno accessibili dalla viabilità mediante un piccolo stacco carrabile. Tutti i locali tecnici ed accessori necessari per corretto esercizio dell’impianto sono stati previsti immediatamente a monte della esistente viabilità e posti in altezza al fine di minimizzarne il loro impatto paesaggistico.

3.2.6. Galleria di scarico e manufatto di restituzione

Le acque in uscita dal diffusore di scarico verranno restituite al t. Cellina mediante un canale di scarico realizzato in galleria. La estesa della galleria sarà di poco inferiore a 35 m. Le caratteristiche geostrutturali degli ammassi rocciosi interessati sono tali da permettere la realizzazione della galleria mediante scavo con tecnica tradizionale. La galleria verrà realizzata procedendo da monte verso valle sfruttando la necessità di realizzare il fondo in contropendenza. Il cantiere principale verrà pertanto realizzato laddove successivamente verranno edificati i 3 piani alloggianti i locali tecnici ed accessori. Il portale di imbocco dovrà essere opportunamente consolidato mediante l’utilizzo di chiodature. Localmente, nei tratti di roccia dalle caratteristiche inferiori, verranno realizzati consolidamenti con bulloni in calotta, aventi lunghezza 2¸3 metri, spaziatura 2¸2,5 metri ed eventualmente collegati da rete metallica. La copertura della galleria appare sempre sufficiente a garantire la stabilità della stessa. La sezione di scavo sarà variabile:  Nella sezione di imbocco sarà sufficiente una sezione grossomodo circolare di diametro 7 m  Nella sezione di sbocco invece sarà sufficiente una sezione a doppio arco di larghezza circa 7 m ed altezza di 4.50 m Le pareti della galleria saranno rivestite con spritz-beton di spessore 50¸100 mm come base per eventuale impermeabilizzazione; il fondo della galleria sarà invece gettato in calcestruzzo in modo da creare un piano di transito orizzontale di larghezza pari a 2.5 m per consentire la manutenzione dell’opera. In calotta della galleria verranno infine alloggiati i cavidotti metallici, staffati, per le linee elettriche B.T. e di trasmissione dei segnali.

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Lo smarino prodotto dalla realizzazione della galleria, pari a 1250 mc, potrà essere riutilizzato in loco per il riempimento delle sezioni scavo e per la ridefinizione del tratto di versante, strada compresa, che verranno demoliti al fine di poter operare con maggiore sicurezza. Lo scarico delle acque utilizzate avverrà a quota 420.05 m smm e sarà presidiato da una paratoia piana a strisciamento asservita a misuratore di livello idrometrico in alveo. Tale paratoia verrà abbattuta qualora sussistano condizioni di piena. La quota di rilascio è stata individuata coerentemente alle quote di fondo del corso d’acqua attuali ed in rapporto alla necessità di una periodica risagomatura del piano delle ghiaie.

3.2.7. Allacciamento alla linea elettrica

La energia prodotta dall’impianto verrà consegnata alla cabina Enel prevista al 3° piano del fabbricato di centrale. Dalla cabina Enel dipartirà un elettrodotto alla MT in cavo interrato che giungerà sino al vicino elettrodotto alla MT in cavo aereo. Il nuovo elettrodotto verrà posato sul sedime della esistente viabilità. La estesa dell’elettrodotto è pari a circa 300 m.

3.2.8. Demolizione e ricostruzione della viabilità

Per la realizzazione delle opere in oggetto è necessaria l’apertura di un fronte di scavo, a monte della viabilità, il cui fondo è posto a -18 m dalla viabilità stessa. Viste caratteristiche geolitologiche dei suoli pare adeguato e soprattutto cautelativo per le maestranze prevedere di raggiungere la quota di fondo scavo mediante messa nudo della roccia e quindi mediante demolizione della esistente viabilità e di tutto il versante che dalla viabilità giunge sino all’alveo lungo il lato di monte briglia. Una volta messa a nudo la roccia e posto il versante in sicurezza per la caduta massi, potrà essere creato un modesto portale di imbocco ed iniziare ad aggredire il fronte di scavo. Alternativamente, nella ipotesi di voler cercare di mantenere la esistente viabilità, sarebbero necessarie delle opere di sostegno del versante la cui entità e la cui officiosità sono ad oggi difficilmente stimabili. Di fatto sarebbe necessaria, ad esempio, una berlinese di altezza 18 m circa che, una volta tirantata al versante roccioso, dovrà essere tagliata ricavando una breccia di ampiezza pari alla sezione di imbocco della galleria. Sulla base di quanto sopra pare evidente che la soluzione che anche prevede un minore tempo di esecuzione è rappresentata dalla completa rimozione di tutto il materiale sciolto presente in sito e quindi anche della sede stradale.

3.2.9. Dispositivo di rilascio del DMV e scala di risalita della fauna ittica

Con riferimento all’art. 2 della LR21/2013 e all’art 38 comma 6 delle NTA del Piano di Tutela delle Acque adottato, in regime di salvaguardia, dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia con DGR 2000 dd 15/11/2012, visto che l’impianto utilizza una traversa esistente e vista la brevità del tratto sotteso, il DMV viene quantificato in 150 l/s atti alla sola alimentazione della scala per la risalita della fauna ittica. Il DMV verrà rilasciato attraverso lo sfioro di una paratoia a ventola di larghezza 50 cm regolata da un misuratore di livello ed un sistema PLC. Il sollevamento massimo della paratoia, a quota 423.18 m smm, si avrà per le condizioni di regime ovvero per quota idrometrica del Cellina pari a 423.50 m smm. Qualora la quota idrometrica del Cellina dovesse diminuire il sistema PLC trasformerà l’input del livello idrometrico in azione per la paratoia che pertanto verrà gradualmente, ma

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Impianto idroelettrico “Briglia Cellina” PROCEDURA DI VIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE istantaneamente, abbassata per mantenere un carico idraulico costante di 32 cm. L’abbassamento della paratoia avverrà fino alla quota di sfioro pari a 422.98 m smm corrispondente ad una quota idrometrica del Cellina pari a 423.30 m smm. Tale quota rappresenta la quota minima per cui l’impianto è in esercizio. La oscillazione della paratoia pertanto sarà pari a soli 20 cm. La scala per la risalita della fauna ittica sarà del tipo a bacini successivi con salti di fondo pari a 25 cm e bacini di dimensioni 1.00x1.50 m. I bacini verranno creato mediante la apposizione di setti metallici. Il fondo della scala sarà sagomato a “scivolo” in modo da consentire una facile pulizia dell’intero manufatto una volta rimossi i setti metallici. La scala verrà collocata in affiancamento al muro di contenimento delle piene. A garanzia del rilascio del DMV verrà posta altresì una sonda di misura del livello delle ghiaie che, qualora la luce di rilascio dovesse intasarsi, comanderà la apertura delle paratoie dello sghiaiatore esterno. Verrà inoltre collocata una webcam per poter verificare in ogni istante anche visivamente la entità del rilascio.

3.3. Valutazione disponibilità delle risorse idriche

3.3.1. Analisi idrologica

I DATI A DISPOSIZIONE I dati utilizzati per la determinazione della portata naturale alla derivazione sono i seguenti:  Portata decadica t. Cellina vecchia diga t. Cellina per il periodo 1907-1910, 1912-1917, 1919-1966 S=428 kmq  Portata decadica t. Cellina a Mezzocanale per il periodo 1943, 1945-1951 S=288 kmq  Portata media al lago di Barcis per il periodo 1955-1989 S=386 kmq  Portata Cellina a valle del Prescudin per il periodo 1952-1960, S=315 kmq

Tra i dati succitati quelli che paiono maggiormente adatti all’analisi idrologica sono quelli relativi alla portata del Cellina a Diga Cellina (vecchia diga sul Cellina) per il periodo 1926-1952. Trattasi di portate decadiche pubblicate nel 1982 dal prof. Ghetti in occasione del progetto di massima del serbatoio di Mezzocanale. Per gli altri dati infatti si dispone solo dei risultati proposti dal Tonini nella pubblicazione “Elaborazione dei dati idrologici di alcuni bacini veneti minori dal Livenza all’Agno-Guà – Mario Tonini – Urbano Pulselli” – L’Energia Elettrica, 1971.

METODOLOGIA APPLICATA Obiettivo della analisi idrologica è costruire un modello idrologico in grado di determinare con adeguata accuratezza le portate naturali del corso d’acqua alla derivazione dell’impianto idroelettrico nel periodo di futuro esercizio. Le portate naturali in arrivo alla derivazione saranno composte dalle seguenti frazioni:  Portata rilasciata dall’impianto Arcola  Portata naturale del sottobacino del t. Cellina compreso tra la sezione della derivazione in oggetto e la sezione di derivazione dell’impianto di Arcola

Le portate rilasciate dall’impianto Arcola sono state fornite dalla En Celinia ovvero dallo Studio Causero e comunque riverificate una volta noti gli estremi di concessione ed esercizio dell’impianto e partendo dalle portate del t. Cellina alla sezione vecchia Diga Cellina in quanto solo per questa stazione si dispone di una lunga serie di dati a frequenza decadica.

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Le portate invece naturali generate dal sottobacino del Cellina compreso tra le derivazioni dell’impianto in oggetto e dell’impianto Arcola sono state calcolate ancora sulla base delle portate del t. Cellina alla sezione vecchia Diga Cellina in quanto solo per questa stazione si dispone di una lunga serie di dati a frequenza decadica. In entrambi i casi per calcolare la portata alla sezione di chiusura del bacino del Cellina alla derivazione dell’impianto Arcola prima e del sottobacino poi la formulazione utilizzata è la seguente:

I risultati del modello verranno confrontati con quelli del Tonini relativi alla stazione di Mezzocanale e alla stazione “a valle del Prescudin”. I risultati verranno infine attualizzati.

LA PORTATA RILASCIATA DALL’IMPIANTO ARCOLA La portata naturale del t. Cellina alla derivazione dell’impianto Arcola (S=284 kmq) è stata calcolata, come riportato in precedenza, a partire dalle portate del Cellina alla vecchia Diga Cellina (S=428 kmq) e mediante ragguaglio delle superfici dei bacini sottesi. Tali portate sono state successivamente ridotte cautelativamente del 5% per tenere conto sia delle possibili variazioni climatiche in atto sia delle attuali previsioni di deflusso del PTA regionale.

Con riferimento a quanto appena riportato si ottengono i seguenti risultati medi mensili.

PORTATA NATUARLE ATTUALIZZATA ALLA DERIVAZIONE IMPIANTO ARCOLA ANNI 1926-1962 (mc/s) GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC MEDIA 7.897 7.185 9.197 14.391 19.390 17.030 12.510 9.523 10.400 15.766 23.889 12.380 13.296 La portata naturale media annua alla derivazione dell’impianto Arcola è pari a 13.30 mc/s.

L’impianto Arcola eserciterà secondo i seguenti estremi:  Portata massima utilizzata 5.4 mc/s  Portata minima utilizzata 1.0 mc/s  DMV 3.9 mc/s Sulla scorta di tali dati in ingresso e con riferimento alla impostazione illustrata al precedente paragrafo, è stata condotta la simulazione di esercizio dell’impianto ottenendo le seguenti portate medie mensili rilasciate.

PORTATA RILASCIATA DALL’IMPIANTO ARCOLA ANNI 1926-1962 (mc/s) GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC MEDIA 5.224 5.176 6.161 10.170 14.138 11.776 7.483 5.313 7.024 11.809 19.202 8.060 9.295 La portata media annua rilasciata dall’impianto Arcola è pari a 9.30 mc/s.

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Tale portata, incrementata della portata naturale generata dal sottobacino compreso tra le sezioni di derivazione dell’impianto in oggetto e dell’impianto Arcola, sarà disponibile alla derivazione dell’impianto sulla briglia posta a valle del t. Prescudin.

LA PORTATA GENERATA DAL SOTTOBACINO “BRIGLIA CELLINA-ARCOLA” La portata generata dal sottobacino compreso tra le sezioni di derivazione dell’impianto in oggetto e dell’impianto Arcola è stata calcolata, come riportato in precedenza, partendo dalle portate del Cellina alla Diga Cellina mediante ragguaglio delle superfici dei bacini imbriferi sottesi. L’estensione del sottobacino è pari alla differenza tra i bacini imbriferi sottesi dai succitati impianti e pertanto S=428- 312..33=28.33 kmq. Anche in questo caso, per omogeneità di quanto in precedenza e assunto dallo studio Causero, è stata apportata una riduzione del 5% delle portate per tenere conto cautelativamente delle variazioni climatiche in atto e delle previsioni di deflusso del PTA regionale. PORTATA NATURALE SOTTOBACINO CELLINA 1926-1962 (mc/s) GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC MEDIA 0.788 0.717 0.917 1.436 1.934 1.699 1.248 0.950 1.037 1.573 2.383 1.235 1.326 La portata naturale media annua attesa dal sottobacino sotteso è pari a 1.33 mc/s.

LA COMPLESSIVA PORTATA ATTESA ALLA DERIVAZIONE DELL’IMPIANTO La complessiva portata attesa sarà pari alla somma delle portate appena calcolate ovvero 9.3 mc/s e 1.33 mc/s per complessivi 10.63 mc/s come riportato nella tabella sottostante. PORTATA NATURALE SOTTOBACINO CELLINA 1926-1962 (mc/s) GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC MEDIA 6.012 5.892 7.079 11.605 16.072 13.475 8.731 6.262 8.062 13.381 21.585 9.295 10.621

FIGURA 26: Curva di durata alla derivazione sulla briglia Cellina.

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VERIFICA DEI RISULTATI OTTENUTI I risultati ottenuti verranno verificati con quelli ottenuti dal Tonini relativamente alle stazioni del Cellina di Mezzocanale e “valle del Prescudin”. La portata media annua indicata dal Tonini alla sezione di Mezzocanale è pari a 12.9 mc/s. La sezione di Mezzocanale sottende un bacino di 288 kmq. Dal ragguaglio dei bacini pertanto la portata media annua alla sezione di derivazione Arcola dovrebbe attestarsi a 12.72 mc/s. La riduzione del 5% apportata comporta una portata del Cellina alla derivazione Arcola pari a 12.08 mc/s. Tale portata risulta inferiore di circa 1.2 mc/s alla portata calcolata nella presente relazione. Tale scostamento è dovuto al periodo storico a cui si riferisce la serie di Mezzocanale. Infatti il periodo compreso tra gli anni ’40 e ’50 risulta tipicamente essere stato molto magro in termini di afflussi meteorici. Tale effetto nella serie Diga Cellina è attenuato dalla estensione della serie, ma anche per essa si nota che gli anni 40-50 risultano essere al di sotto della media del periodo 26-62. La portata media del periodo 1940-1950 risulta essere di circa 18 mc/s contro i 21 mc/s dell’intero periodo 1926-1962. La portata media annua indicata dal Tonini per la stazione “a valle del Prescudin” si riferisce agli anni 1952-1960 e risulta pari a 15.1 mc/s. Il calcolo della portata alla medesima sezione (quella circa di derivazione dell’impianto in oggetto) partendo dai dati del Cellina alla diga Cellina fornisce un valore di 14.6 mc/s, inferiore, ma comunque in linea con quello del Tonini pur considerando:  Che il valore di 14.6 contempla una riduzione del 5%  Che il periodo 1952-1960 per la serie Diga Cellina vede una portata media inferiore di circa 0.5 mc/s alla media dell’intero periodo 1926-1962 Sulla scorta di quanto sopra si ritiene che i risultati ottenuti siano in linea con quelli di letteratura.

3.4. Dimensionamento dell’impianto

3.4.1. Il DMV

Con riferimento all’art. 2 della LR21/2013 e all’art 38 comma 6 delle NTA del Piano di Tutela delle Acque adottato, in regime di salvaguardia, dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia con DGR 2000 dd 15/11/2012, visto che l’impianto utilizza una traversa esistente e vista la brevità del tratto sotteso, il DMV viene quantificato in 150 l/s atti alla sola alimentazione della scala per la risalita della fauna ittica.

GENERALITÀ Il dimensionamento di un impianto della tipologia in oggetto, quindi senza asta sottesa e senza condotta forzata, verrà eseguito come tipicamente accade cercando solo la massimizzazione della producibilità. Vista la curva di durata pare opportuno, anche in relazione alla tipologia di turbina che verrà installata, utilizzare una portata massima corrispondente ad una Q90 ovvero 12 mc/s. La portata minima utilizzata può essere assunta pari a 3 mc/s. L’uso di una portata massima inferiore a 12 mc/s non comporta vantaggi evidenti in quanto la portata minima utilizzata, viste le portate minime del corso d’acqua, non incrementa il tempo di turbinamento. Si ritiene ragionevole escludere l’esercizio dell’impianto per portate del Cellina superiori a 75 mc/s.

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3.4.2. La portata utilizzata dall’impianto

Definita la portata massima e minima utilizzata e fissato il DMV è possibile definire in ogni istante il valore della portata realmente utilizzata dall’impianto. L’algoritmo di gestione della portata utilizzata sarà implementato in un sistema PLC a cui verrà asservita tutta la parte elettromeccanica dell’impianto. L’algoritmo prevede:  Se la portata naturale detratta della portata di rispetto è maggiore della portata massima utilizzabile dall’impianto, allora la portata utilizzata sarà pari a quella massima utilizzabile  Altrimenti, se la portata naturale detratta della portata di rispetto è minore della portata minima utilizzabile dall’impianto, allora la portata utilizzata sarà nulla Di seguito si riporta la tabella delle portate medie mensili utilizzate dall’impianto.

PORTATA UTILIZZATA DALL’IMPIANTO 1926-1962 (mc/s) GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC MEDIA 5.462 4.871 5.853 8.082 10.121 10.183 8.033 5.919 6.139 6.931 8.566 7.108 7.272

La portata media annua utilizzata è pari a 7.27 mc/s.

3.4.3. La portata rilasciata dall’impianto

La disponibilità idrica del t. Cellina nonostante l’esercizio dell’impianto Arcola e l’esercizio dell’impianto in oggetto consente comunque per lunghi periodi dell’anno lo sfioro delle portate eccedenti a quella massima. Lo sfioro avverrà direttamente allo sbarramento mediante sfioro sulla gaveta oppure mediante sollevamento della paratoia sghiaiatrice regolato da misuratore di livello in modo da coniugare le esigenze di esercizio nei limiti di concessione e favorire una continuità del trasporto solido e pulizia costante della bocca di presa. Le portate medie mensili rilasciate dall’impianto sono riportate nella seguente tabella.

PORTATA RILASCIATA DALL’IMPIANTO 1926-1962 (mc/s) GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC MEDIA 0.550 1.021 1.226 3.523 5.951 3.292 0.698 0.344 1.922 6.450 13.019 2.188 3.349

La portata media annua rilasciata è pari a 3.35 mc/s pari a circa il 50% della portata utilizzata. Il tutto sostanzialmente senza asta sottesa.

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3.4.4. Grado di utilizzazione del corso d’acqua

Il grado di utilizzazione del corso d’acqua da parte dell’impianto è possibile costruirlo sulla base di quanto appena calcolato. In particolare è possibile istruire la seguente tabella delle portate medie mensili naturali, utilizzate e rilasciate.

Portata Portata Portata Mesi naturale utilizzata rilasciata (mc/s) (mc/s) (mc/s)

Gennaio 6.012 5.462 0.550 Febbraio 5.892 4.871 1.021 Marzo 7.079 5.853 1.226 Aprile 11.605 8.082 3.523 Maggio 16.072 10.121 5.951 Giugno 13.475 10.183 3.292 Luglio 8.731 8.033 0.698 Agosto 6.262 5.919 0.344 Settembre 8.062 6.139 1.922 Ottobre 13.381 6.931 6.450 Novembre 21.585 8.566 13.019 Dicembre 9.295 7.108 2.188 MEDIA 10.621 7.272 3.349

Si riportano di seguito l’istogramma delle portate medie mensili e la curva di durata ed utilizzazione dell’impianto.

25,000

20,000

15,000 mc/s 10,000

5,000

0,000

mesi

Portate NATURALI Portata UTILIZZATA Portata RILASCIATA

FIGURA 27: Grafico delle portate medie mensili NATURALI, UTILIZZATE e RILASCIATE dall’impianto idroelettrico in progetto.

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FIGURA 28: Curva di durata delle portate NATURALI, UTILIZZATE e RILASCIATE dall’impianto idroelettrico in progetto.

3.5. Potenza dell’impianto

La potenza erogata dall’impianto può essere espressa con la seguente formulazione:

P = g (HLORDO – ΔH) Qη

Dove: g = accelerazione di gravità = 9,8 m/s2

HLORDO = salto lordo = 2,42 m ΔH = perdita di carico = 0,05 m Q = portata utilizzata η = rendimento medio e globale delle apparecchiature elettromeccaniche = 0,82

La potenza massima generata è pari a 209 kW.

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3.6. Produzione dell’impianto

La produzione elettrica dell’impianto è calcolabile moltiplicando la potenza calcolata per il periodo di riferimento. E’ buona norma adottare una riduzione dell’energia prodotta in virtù tipicamente dei seguenti fattori:  Frequenza del dato di riferimento  Fermo macchina tecnico Di norma, se la produzione viene calcolata sulla base di un modello che utilizza serie storiche di dati di portata giornaliera non è necessaria alcuna riduzione. Man mano che la frequenza del dato utilizzato diminuisce è necessario apportare una riduzione al valore di produzione ottenuto in quanto la produzione calcolata col valore medio può solo essere superiore od al più uguale a quella calcolata con dati che generano il valore medio. L’utilizzo in particolare di dati di base a frequenza giornaliera spesso comporta dei forti scostamenti e la necessità di apportare riduzioni anche dell’ordine del 15%. Nel caso in oggetto viene apportata una riduzione del 5% in quanto si utilizzano dati decadici.

La produzione elettrica dell’impianto è pari a 1,207 MWh e ridotta del 5% risulta pari a 1,150 MWh.

3.7. Dati caratteristici dell’impianto

Comune Barcis Provincia Pordenone Tipo di Impianto Acqua fluente Quota soglia derivazione 422,25 m ssm Quota soglia restituzione 420,05 m ssm Quota idrometrica media in vasca di scarico 423,30 m ssm Portata massima derivabile 12,000 mc/s Portata media derivabile 7,272 mc/s Salto lordo medio utilizzato 2,42 m Potenza massima 209 kW Produzione media annua attesa 1,207 MWh Salto di concessione 3,25 m Portata media di concessione 7,272 mc/s

Potenza di concessione 231,71 kW

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3.8. Linee guida di gestione terre e rocce da scavo

Lo scopo della presente analisi e quello di fornire un inquadramento, anche normativo, sulla gestione delle terre e rocce da scavo relative alla realizzazione dell’impianto idroelettrico “Briglia Cellina”. L’intero progetto comporterà una movimentazione di materiale da scavo, prodotto durante la fase di realizzazione delle opere (rimozione del detrito del versante, realizzazione pista per la discesa in alveo, creazione delle savanelle di deviazione del flusso del Torrente Cellina, scavo della galleria, ritombamento delle sezioni di scavo con il reimpiego dello smarino della galleria). Nel progetto dell’impianto idroelettrico “Briglia Cellina” si prevede che solamente una parte del materiale scavato venga riutilizzato in sito. La parte in esubero, che non verrà riutilizzata, verrà trattata come rifiuto ed avviata in discarica. Quindi, la gestione dei materiali di risulta degli scavi per la realizzazione dell’impianto idroelettrico, si può suddividere in due modalità, ossia:  In esclusione dal regime dei rifiuti (art 185 D.Lgs. 152/2006 e s.m.i.); Il suolo non contaminato e altro materiale allo stato naturale, come per esempio il terreno vegetale, escavato nel corso di attività di costruzione, ove sia certo che esso verrà riutilizzato a fini di costruzione allo stato naturale e nello stesso sito in cui e stato escavato risulta escluso dal campo di applicazione del D.Lgs. 152/2006 e s.m.i., ai sensi dell’art. 185 parte IV del D.Lgs. 152/2006, cosi come sostituito dall’art.13 del D.Lgs. 205/2010. Il suolo escavato non contaminato e altro materiale allo stato naturale, utilizzati in siti diversi da quelli in cui sono stati escavati, dovrà essere valutato o come rifiuto o come sottoprodotto.

 Gestione rifiuti (parte IV D.Lgs. 152/2006 e s.m.i.). A seconda delle caratteristiche qualitative il materiale scavato sarà eventualmente gestito come rifiuto. Su tutti i materiali verranno eseguiti i test di cessione le cui concentrazioni sono state confrontate con i limiti di Tabella 5 e 6 del D.M. 27/09/2010, per definire l’ammissibilità dei rifiuti in discarica.

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3.9. Computo metrico dei materiali

SGHIAIATORE ESTERNO Spostamento ghiaia 300 mc Scavo fondazione 20 mc Opere in c.a. 191 mc Rivestimenti in cor-ten 1.250 Kg Carpenteria metallica 3.500 Kg

OPERE DI CAPTAZIONE E FABBRICATO CENTRALE Scavo in roccia con mezzo meccanico 720 mc Realizzazione galleria di scarico 1.245 mc Opere in c.a. 795 mc Carpenteria metallica 4.000 mc

ELETTRODOTTO INTERRATO Scavo 150 mc Riporto 125 mc

------

TOTALE Scavi 2.435 mc Riporti 125 mc Opere in c.a. 986 mc Carpenteria metallica e cor-ten 8.750 Kg

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3.10. Piano di cantierizzazione

Il presente paragrafo, ha lo scopo di focalizzare le problematiche relative alla fattibilità dell’opera in esame dal punto di vista della realizzazione delle opere e del crono programma operativo delle singole fasi. Il fine primario e quindi quello di definire preliminarmente quali saranno le necessità operative che l’impresa/e avranno per l’esecuzione dell’opera e quali saranno, di conseguenza, gli spazi e gli impatti derivanti dal lavoro nei confronti di:  Superfici ed ambienti circostanti alle opere da eseguirsi  Movimenti di persone terze per gli avvicinamenti al cantiere  Movimenti di persone terze negli ambiti di cantiere. Nella valutazione delle occupazioni e delle tempistiche vengono tenute a riferimento metodologie esecutive delle lavorazioni che possiamo definire “classiche”, con l’impiego degli usuali macchinari utilizzati normalmente per simili lavorazioni e l’utilizzo di tecnologie operative che possono considerarsi standard per analoghe lavorazioni. I temi principali che saranno trattati sono quindi relativi a:  Gestione e tempistica del lavoro in rapporto alla situazione ambientale  Spazi e necessità dei cantieri operativi per l’esecuzione delle opere  Adeguatezza delle viabilità di accesso con evidenziazione degli eventuali prevedibili adeguamenti e modifiche alla circolazione  Impatto del lavoro nei confronti dei terzi per ingerenza in viabilità esistente.

3.10.1. Fasi di cantiere

Le lavorazioni necessarie alla realizzazione dell’impianto idroelettrico “Briglia Cellina” possono essere suddivise in Fasi. Le fasi si svilupperanno temporalmente e spazialmente su lotti operativi. Vista la limitata estensione dell’area di intervento saranno di difficile individuazione le varie aree di lavoro che di fatto risulteranno sostanzialmente concentrate. Di seguito verranno riportate le varie Fasi di lavoro descrivendo le modalità operative, le possibili criticità e misure di risoluzione.

FASE 1: RIMOZIONE PARTI A DETRITO E MATERIALE SCIOLTO  Sottofase A: Taglio vegetazione La prima operazione da eseguire è costituita dal taglio della vegetazione laddove interferente con le opere e le piste di accesso. Il taglio verrà eseguito con mezzo meccanico ed a mano. Il materiale di risulta verrà condotto a discarica. Il taglio con mezzo meccanico dovrà consentire anche la creazione di una pista provvisionale per la discesa di un escavatore in grado di realizzare la pista di accesso e di difesa del cantiere.

 Sottofase B: Creazione pista di accesso La pista di accesso all’area di lavoro avrà la duplice funzione di pista di accesso e di tura/argine di protezione del cantiere dall’ingresso delle acque del Cellina. L’escavatore procederà alla reazione dell’argine mediante spostamento di materiale dell’alveo. L’argine avrà una larghezza in sommità di 3 m in modo da essere transitabile e pendenza delle scarpate adeguata al materiale. Lato fiume l’argine dovrà essere presidiato con scogliera in massi ciclopici provenienti da cava del peso minimo di 2 T cementati approfondita a -2 m da piano campagna.

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La pista di accesso all’alveo partirà in corrispondenza dell’allargamento della viabilità asfaltata posto poco a valle dello sbocco della galleria di progetto. La quota di partenza della pista sarà pertanto 429 m smm. La pendenza della pista sarà pari al 20% sino a quota di 423.50 ms mm ovvero +2 m rispetto al piano ghiaie attuale a valle della briglia e 426.50 m smm a monte della briglia. L’andamento della pista di accesso sarà quello indicato nella seguente immagine.

Fine rampa e inizio argine

Attacco pista da monte quota 429 m smm

Sbocco galleria

Chiusura su roccia

FIGURA 29: Localizzazione della pista di accesso all’alveo

 Sottofase C: Rimozione del detrito di versante Una volta consentito l’accesso all’alveo ai mezzi escavatori e dumper per il trasporto del materiale, si procederà alla rimozione di tutte le parti di versante costituite da detrito e materiale sciolto portando a nudo la sottostante roccia laddove verrà realizzato l’imbocco di monte della galleria. Nella sottostante immagine di evidenzia il bordo di scavo. Il materiale di versante ritenuto idoneo verrà ricollocato in sito e pertanto temporaneamente stoccato evidentemente anche in area esterna al cantiere viste le ridotte dimensioni delle aree. Con la messa a nudo della roccia verrà definitivamente interrotta per il periodo di cantiere la strada di accesso alla valle Prescudin.

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FIGURA 30:Imbocco della galleria a monte

FASE 2: SCAVO DELLA GALLERIA In questa fase si prevede la realizzazione dello scavo in galleria con tecnica tradizionale ed uso di esplosivo. Le volate dovranno essere precedute dalla chiodatura del fronte di scavo, soprattutto in calotta e seguite dalla centinatura della calotta e delle pareti. Lo smarino derivante dallo scavo della galleria potrà essere accantonato ed avviato in discarica o trattato come sottoprodotto.

FASE 3: REALIZZAZIONE IMBOCCO E SBOCCO In questa fase si prevede la realizzazione dei manufatti di imbocco e sbocco. In particolare il manufatto di sbocco verrà realizzato occludendo completamente la sezione della galleria in modo da scongiurare l’ingresso delle acque del Cellina fino alla installazione della paratoia di scarico. I casseri ed il ferro d’armatura giungeranno in cantiere mediante adeguati mezzi di trasporto e da qui scaricati e condotti nelle aree di lavoro medianti mezzi propri dell’impresa attraverso la pista di accesso. Il calcestruzzo giungerà in cantiere mediante autobetoniere che scenderanno attraverso la pista di accesso avvicinandosi alle aree di lavorazione.

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FASE 4: REALIZZAZIONE DELLE OPERE CIVILI DI GETTI DEI CALCESTRUZZI

 Sottofase A: realizzazione diffusore di scarico e fondazioni In questa fase si andrà a realizzare il raccordo tra l’imbocco della galleria e la soglia di derivazione costituito sostanzialmente dalla fondazione del canale di invito e dall’inghisaggio del diffusore di scarico della turbina. Il diffusore verrà fornito dalla ditta specializzata in turbine. Trattasi di una struttura in calcestruzzo armato gettato in opera con le medesime modalità operative di cui in precedenza: l’autobetoniera giungerà fino all’area di getto mediante la pista di accesso realizzata in alveo. Il calcestruzzo sarà in ogni caso ancorato alla roccia sottostante mediante infilaggi.

 Sottofase B: Realizzazione elevazioni In questa fase si prevede la mera realizzazione delle opere civili dell’edificio centrale. Trattasi di in buona sostanza di strutture in calcestruzzo armato.

 Sottofase C: Ritombamento valle centrale e ricostruzione strada asfaltata Una volta realizzati i getti di elevazione dell’edificio centrale sarà possibile procedere al ritmobamento delle sezioni di scavo con il reimpiego, tra l’altro, dello smarino della galleria. Inoltre verrà ricostituita la viabilità asfaltata riaprendo la viabilità verso valle Prescudin.

 Sottofase D: Realizzazione sghiaiatore esterno e scala di risalita Una volta realizzato lo sghiaiatore esterno e la scala pesci ed avendo preventivamente installato le corrispondenti paratoie oltre che la paratoia allo sbocco, potrà essere dismessa la pista di accesso. La scogliera per la quota parte al di sotto del piano ghiaie potrà essere lasciata in alveo in modo da facilitare eventuali future nuove realizzazioni della pista. La quota parte di scogliera invece posta al di sopra del piano ghiaie dovrà essere condotta al di fuori del cantiere. Il materiale costituente invece il corpo dell’argine e della pista di accesso, proveniente dall’alveo, previo verifica, potrà essere ricollocato in alveo.

FASE 5: INSTALLAZIONE APPARECCHIATURE ELETTROMECCANICHE In questa fase si prevede la installazione di tutte le apparecchiature elettromeccaniche effettuata da ditta specializzata.

FASE 6: REALIZZAZIONE ELETTRODOTTO La realizzazione dell’elettrodotto prevede la realizzazione uno scavo di larghezza 50 cm sul sedime stradale. La profondità di scavo sarà pari a 1.0 m dalla generatrice superiore del cavidotto. Successivamente si procederà al ritombamento della sezione di scavo ed alle finiture.

FASE 7: FINITURE In questa fase verranno realizzate tutte le finiture alle opere

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3.10.2. Lotti operativi

I lotti operativi del cantiere sono due:  Lotto n° 1 dove verrà realizzato l’impianto idroelettrico (manufatto di presa e produzione, e locali tecnici ed accessori) di area 2.500 m2.  Lotto n° 2 sul sedime della Strada Comunale della Val di Prescudin dove verrà realizzato l’elettrodotto di allacciamento alla line MT, interrato di area 1.050 m2.

FIGURA 31: Localizzazione delle opere e dei due Lotti Operativi 3.10.3. Criticità operative

1. L’accesso all’area dei cantieri avverrà dalla SR 251 su un tratto pressoché rettilineo, deviando sulla Strada Comunale di Prescudin L’entrata è agevole se i mezzi provengono da Barcis (ovvero da valle) ma molto problematico se i mezzi provengono da (a monte). Per questi ultimi sarà necessario effettuare più manovre che potrebbero però risultare pericolose o nella migliore delle ipotesi causare rallentamenti; 2. Ambedue i lotti operativi occuperanno il sedime della SC della Val Prescudin; in particolare la realizzazione dell’impianto idroelettrico necessiterà della rimozione di una porzione della sede stradale che ne interromperà il transito per un periodo di tempo che và fino alla realizzazione delle opere civili; non c’è un percorso alternativo. 3. Sarà necessario realizzare una pista di discesa in alveo in discreta pendenza con una parte del materiale sciolto di risulta degli scavi di sbancamento del versante, escludendo le parti bituminose del sedime della Strada Comunale per la Val Prescudin; 4. Per preservare l’area del cantiere relativa allo scavo della galleria dalle morbide ordinarie del Torrente Cellina, sarà necessario realizzare delle difese provvisorie

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5. Per realizzare dei getti di calcestruzzo per lo sghiaiatore esterno e la scala di risalita della fauna ittica è necessario deviare il filone del Torrente Cellina in sinistra idrografica mediante la realizzazione di una savanella in materiale sciolto proveniente dall’alveo dello stesso Torrente Cellina; 6. L’uso di esplosivi per la realizzazione della galleria deve venire segnalato e può comportare disagi nel traffico sulla SR 251 7. Nel periodo invernale la zona è caratterizzata da freddo intenso e da possibili nevicate; 8. La zona e di particolare pregio paesaggistico e di importanza dal punto di vista turistico soprattutto nel periodo estivo; Le criticità da rispettare quindi saranno: 1. I lavori dovranno tenere in considerazione le necessità di passaggio di terzi con interessi nell’area della Val di Prescudin 2. La sospensione stagionale, nella generalità delle opere, sarà rilevante per il freddo e/o la ricopertura nevosa in inverno 3. Sarà necessario dotare il tratto di SR 251 di adeguata segnaletica posta ad un’adeguata distanza dall’entrata del cantiere, di pericolo a causa dell’entrata ed uscita di automezzi pesanti; 4. Sarà necessario segnalare le fasi di lavorazione con uso di esplosivi per la realizzazione della galleria

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FIGURA 32: Accesso all’area di cantiere dalla SR 251 vista da valle dove l’accesso è stretto, ma agevole. Da monte sarà necessario fare alcune manovre pericolose per il traffico.

FIGURA 33: Tratto della sede stradale che porta alla val di Prescudin che sarà necessario rimuovere ed in seguito risistemare per realizzare l’impianto idroelettrico.

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3.10.4. Tempi connessi alla posizione ambientale delle opere

La posizione ambientale delle opere da eseguirsi obbliga alla previsione di periodi in cui, ragionevolmente, sarà impossibile procedere con le attività per difficoltà tecniche connesse alla bassa temperatura e/o alla presenza di neve e ghiaccio, o alle criticità stagionali di piena del torrente. L’analisi del sito induce a prevedere una criticità come da tabelle seguente:

OPERE CIVILI PERIODI DI PREVEDIBILE OPERATIVITA' MESI DELL'ANNO PER SITUAZIONI AMBIENTALI GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC

LAVORO IMPOSSIBILE LAVORO DIFFICOLTOSO SITUAZIONE IDEALE

3.10.5. Tempi di rispetto nei confronti dei terzi

Un aspetto di cui si deve tener conto, per la stesura corretta di un programma dei lavori, é relativo alle necessità di transito dei terzi per le attività umane che non sono sospendibili in presenza dei lavori.

STRADA COMUNALE DELLA VAL PRESCUDIN Livello di criticità del traffico prodotto dalle MESI attività Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic ALTO Preferibile evitare la chiusura totale della sede stradale MEDIO Preferibile la possibilità di transito a senso unico alternato BASSO La chiusura totale del traffico non crea alcun disagio

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3.10.6. Incidenza del lotto operativo con l’esterno

Nella seguente tabella si identificano le necessità del lotto operativo nei confronti dei contatti con le realtà esterne al cantiere con valutazioni di interferenza rapportate alle necessità di transito dei terzi.

OPERA – LOTTO LIVELLO DI INCIDENZA MOTIVO NECESSITA’ OPERATIVO  Rendere transitabile la Strada Comunale durante i fine settimana dei mesi di luglio e agosto MEDIO Cantiere posto in zona non soggetta ad attività  Segnalare adeguatamente LOTTO 1 antropiche ma che interferisce con la SR 251, l’entrata e l’uscita di automezzi Impianto idroelettrico discretamente trafficata e con la SC della Val Prescudin pesanti sulla SR 251  Segnalare le fasi di uso di esplosivo in galleria rendendo sicuro il transito delle auto su SR 251

 Rendere transitabile la Strada LOTTO 2 BASSO: Cantiere posto sul sedime della Strada Comunale durante i mesi di Elettrodotto Comunale di Prescudin ma di brevissima durata luglio e agosto

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3.10.7. Criticità cantierizzazione impianto

INTERVENTI CRITICITA’ OPERA PROBLEMATICHE AREA NOTE PREVEDIBILI ESECUTIVE Segnalare Indurre un rallentamento l’entrata,uscita e Accesso all’area del cantiere da SR della velocità dei mezzi manovra di mezzi MEDIA 251 problematico da monte che transitano sulla SR pesanti a distanza 251 Accessi adeguata Pendenze Realizzazione pista di accesso adeguate al BASSA - all’alveo transito dei mezzi pesanti Savanelle per Lavori in periodo di Scavi in alveo deviazione del BASSA magra. flusso. Scavi a sezione Protezione degli BASSA - aperta scavi Costruzione Protezione degli scavi dalle MEDIA - Scavi in galleria morbide ordinarie Segnalare sulla SR 251 le Uso di esplosivi MEDIA fasi di uso di esplosivi Opere civili - BASSA - Cantiere nel complesso, spazi Gli spazi disponibili sono sufficienti - BASSA - disponibili per deposito

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FIGURA 34: Sullo sfondo la zona di alveo del Torrente Cellina dove verrà realizzata la savanella per operare in asciutta.

FIGURA 35: Sperone roccioso in corrispondenza del quale verrà realizzata la galleria di scarico

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3.10.8. Stima del traffico generato dal cantiere

Durante la realizzazione degli interventi, vista la natura e la localizzazione degli stessi, si dovrà porre particolare attenzione alla minimizzazione dell’impatto oltre che sulla popolazione residente sull’ambiente naturale. Gli aspetti di seguito affrontati in linea generale dovranno quindi costituire specifico approfondimento nella stesura del piano definitivo di cantierizzazione degli interventi. I mezzi impiegati nelle aree di cantiere, e quindi nella viabilità provvisoria realizzata a servizio delle infrastrutture, possono essere classificati in quattro diverse tipologie:  macchine per lo scavo tipo escavatori, pale rulli, graders, ecc.: tali mezzi risultano prevalentemente su carro con cingoli, quindi la loro movimentazione all’esterno delle aree di cantiere avviene con pianali appositamente predisposti. Saranno scelti macchinari di dimensione idonea al transito lungo la viabilità;  veicoli o mezzi d’opera per i movimento di materiale: si tratta in genere di veicoli pesanti a cassone ribaltabile, a più assi motrici, impiegabili sia per i trasporti all’interno delle aree di cantiere, che lungo la normale rete stradale; in questa categoria rientrano anche le autobetoniere per il trasporto del calcestruzzo fluido;  veicoli per il trasporto delle persone, quali autovetture e pulmini adibiti al trasporto del personale di cantiere. Dall’analisi di questa breve classificazione si suppone che i mezzi che maggiormente gravano sulla rete stradale, e quindi sull’ambiente esterno alle aree di lavoro, siano quelli che rientrano nella prima e seconda categoria.

In base alle volumetrie riportate nel computo metrico viene stimato le seguenti quantità di materiale:  Materiale inerte in esubero 2.310 mc  Calcestruzzo 900 mc  Carpenteria metallica e cor-ten 8.750 Kg.

Assunti quindi i seguenti parametri per la stima del numero di viaggi:  portata autobetoniera 8 m³  portata autocarro inerti o terre di scavo 15 m³  autocarro gru per trasporto carpenteria 60 q.li  n° viaggi forniture varie 30% del n° di viaggi per scavi e strutture sono stati ottenuti il numero di viaggi A/R necessari per l’allontanamento delle terre proveniente dagli scavi, per l’approvvigionamento delle forniture del cantiere e per l’esecuzione dei getti di calcestruzzo.

Descrizione Quantità Viaggi A/R Materiale inerte in esubero 2.310 mc 154 Calcestruzzo 900 mc 113 Carpenteria metallica e cor-ten 8.750 kg 2 Forniture varie 30% di 157 47 TOTALE 316

Stimando in 5 viaggi/giorno la media dei transiti, considerando le fasi di scavo e carico/scarico, si avranno circa 63 giorni di traffico generato dal cantiere sui circa 200 giorni effettivi di cantiere stimati.

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3.10.9. Stima delle tempistiche delle operazioni di scavo

Per la stima della tempistiche delle operazioni di scavo si fanno le seguenti ipotesi: - Escavatore idraulico braccio rovescio. C = Capacita della benna media 1 m³. - F = fattore di riempimento 0.8 - L = lavoro effettivo orario . Valore medio pari a 45 min/h - Tc = durata del ciclo. Per terreni compatti e escavatore circa 0.5 min per ciclo La produzione oraria (m3/h) si stima con la seguente formula: P (m3/h) = L/Tc * C * F = 45/0,5 * 1 * 0,8 = 72 m³/h

Si stima pertanto complessivamente circa 35 ore per lo scavo di 2.435 m3.

Per le operazioni di rinterro del materiale di scavo, ipotizzando circa 30 m3/ora, si stimano 4 ore per il reinterro di circa 125 m3. Infine si stima che un escavatore e in grado di riempire un camion in circa 45 m3/h quindi si stimano 51 ore per il carico su camion di 2.310 m3 di materiale inerte da avviare in discarica.

Le operazioni di scavo, riporto e carico su camion vengono stimate in un totale di 90 ore.

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SEZIONE 3 Analisi ambientale e dello stato di fatto

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4. Analisi ambientale

4.1. Inquadramento geografico

L’area del progetto ricade all’interno dell’alveo del Torrente Cellina, in Comune di Barcis (PN) ad un’altitudine di 422 m ssm. alla confluenza tra il Torrente Prescudin proveniente da ovest e lo stesso Cellina che scorre in questo tratto con direzione NW-SE. In questo tratto la valle del Torrente Cellina è molto stretta. L’alveo di morbida del Cellina in questo tratto è largo circa 70 m. Al piede del versante subverticale in sinistra idrografica elevata di circa 12 metri dal piede dell’alveo corre la SR251 della Valcellina mentre in destra idrografica, ricavata al piede del versante è presente la strada comunale asfaltata che porta in località Prescudin che, proprio all’altezza della briglia dove verrà realizzato l’impianto idroelettrico, svolta a sinistra per seguire il versante in destra idrografica che delimita la stretta vallecola del Torrente Prescudin. Questa strada asfaltata, a traffico limitato da una sbarra, si imbocca dalla SR251 attraversa il Torrente Cellina 180 m a valle della briglia e verrà usata come strada di servizio all’area del cantiere.

FIGURA 36: Schema dell’’impianto idroelettrico e relazioni con le infrastrutture presenti nell’area.

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4.2. Geologia e geomorfologia (a cura del dott.Geol Andrea Mocchiutti)

4.2.1. Inquadramento geomorfologico

L’area di studio si colloca geograficamente nelle Prealpi Carniche e costituisce la porzione orientale del bacino del Torrente Cellina, il più occidentale dei bacini del Friuli Venezia Giulia. L’opera in progetto è posta lungo sulla briglia esistente sul torrente Cellina, immediatamente a valle della confluenza del torrente Prescudin nel torrente Cellina, ad una quota di circa 423 m s.l.m.m.. A grande scala l’area di indagine presenta numerosi affioramenti rocciosi, alternati a zone meno acclivi coperte da vegetazione boschiva; sono presenti incisioni vallive, con direzione NE-SW, oblique rispetto al corso del t. Cellina.

4.2.2. Inquadramento geolitologico

Nell’area di indagine prevalgono le alluvioni quaternarie nel fondovalle, mentre i versanti sono costituiti da dolomie e calcari dolomitici. Le litologie affioranti sono le seguenti: DOLOMIA PRINCIPALE Dolomie e calcari dolomitici in parte biocostruiti ed in parte bioclastici, con colore dal grigio al bianco nocciola. La stratificazione si presenta regolare, con spessore degli strati in genere da decimetrico a pluridecimetrico. DETRITO DI FALDA Detrito di falda è presente alla base dei versanti ed è costituito da materiale sciolto di natura dolomitica, immerso in matrice terrosa. DEPOSITI ALLUVIONI ATTUALI E RECENTI Presenti sul fondovalle sono caratterizzati da ghiaie grossolane medio-fini, sabbie da grosse a medie, ciottoli anche di grandi dimensioni e da trovanti di piccole dimensioni.

4.2.3. Inquadramento tettonico

A scala generale l’area risulta interessata da una grande piega anticlinale, con direzione WNWESE, interessata da faglie inverse parallele alla struttura, con tendenza a sovrascorrimento verso ENE. La dolomia che affiora nell’area indagata presenta immersione SW presso l’opera di presa ed immersione W presso la centrale in progetto, nel settore mediano gli strati sono spesso verticali per presenza di faglie e pieghe

4.2.4. Prescrizioni per la realizzazione delle opere

Nel settore fluviale in cui è prevista la derivazione, l’alveo unicursale si presenta molto ampio e caratterizzato da una forte dinamicità. Questo tratto fluviale è caratterizzato da elevate portate e da elevato trasporto solido che avviene non solo in caso di piena ma anche di morbida, con continuo rotolamento sul fondo. Nel punto in cui sono previste le opere di captazione è presente un muro spondale e a tergo di questo si rilevano materiali sciolti di versante. La roccia affiora nelle immediate vicinanze, tuttavia sarà necessario asportare il materiale detritico sciolto e costituito da elementi rocciosi di piccole dimensioni, in parte derivanti dallo scavo della sovrastante viabilità.

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In ragione degli esigui spazi di lavorazione e del materiale sciolto si renderà probabilmente necessario interrompere la viabilità nel corso delle fasi di cantiere.

L’imbocco della galleria andrà consolidato mediante la realizzazione di infilaggi in calotta di lunghezza non inferiore a 10 metri sostenuti da centine e proiezione di spritz-beton. Lo scavo, eseguito con il metodo tradizionale, potrà prevedere l’utilizzo di esplosivo. Le volate andranno adeguatamente monitorate al fine della ottimizzazione delle stesse e della mitigazione dell’impatto sull’ambiente dato da rumore, vibrazioni e polveri che potranno essere facilmente contenute con sistemi convenzionali.

La breve galleria prevista dal progetto si sviluppa tutta in roccia dolomitica sana o poco fratturata caratterizzata tuttavia da una intensa stratificazione decimetrica. La classe della roccia secondo BIENIAWSKI [RMR], 1989 CLASSE II con qualità dell’ammasso roccioso BUONA Tuttavia vista la posizione parietale della galleria e la stratificazione per il sostengo della volta saranno opportune chiodature in calotta in fase di avanzamento con chiodi della lunghezza di 3-4 metri tipo swellex e interventi di sostegno con centine.

Il materiale di scavo sarà tutto costituito da dolomia e calcare dolomitico e potrà essere utilizzato per rilevati, sottofondi stradali, inerti con il più ampio spettro di utilizzi. Le scarpate di scavo, per quanto possibile, andranno ripristinate con tecniche di ingegneria naturalistica.

FIGURA 37: Carta geolitologica.

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4.3. Inquadramento bioclimatico

GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC SOMMA 146,2 98,8 172,1 157,2 183,3 193,8 142,9 180,8 254,1 323,2 313,1 254,5 2420,0

350,0 323,2 313,1 300,0 254,1 254,5 250,0 193,8 183,3 200,0 172,1 180,8 157,2 146,2 142,9 150,0 98,8 100,0

50,0

0,0 gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic

FIGURA 38: Tabella e grafico relativi alle precipitazioni medie mensili e annue in mm registrate alla stazione di Barcis (409 m slm) dal 2005 al 2016 (dati forniti da OSMER FVG.)

GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC MEDIA -0,4 1,0 4,7 10,1 14,2 17,4 19,3 18,2 15,0 10,0 4,9 -0,1 9,5

19,3 20,0 17,4 18,2 15,0 14,2 15,0 10,1 10,0 10,0 FIGURA 39: Temperature medie 4,7 5,0 1,0 4,9 mensili e annue in °C registrate -0,4 0,0 -0,1 alla stazione di Barcis (409 m slm) mm gen feb dal 2005 al 2016 (dati forniti da -5,0 mar apr mag giu lug ago set ott nov mesi dic OSMER FVG.)

L’area ha complessivamente un clima abbastanza mite, specie sulla fascia pedemontana esposta al sole e riparata dai venti, ma disturbata da episodi piovosi, a volte particolarmente intensi (specie nelle stagioni di passaggio), con la presenza di correnti umide sciroccali.

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Nei mesi invernali prevalgono giornate soleggiate, quindi gradevoli durante il giorno, e decisamente fredde nelle ore notturne, mentre d’estate la calura diurna è spesso interrotta da temporali, che portano aria più fresca. Nelle vallate più interne il clima ha tratti alpini, comunque mitigati dalla vicinanza della pianura e del mare Adriatico. Durante la stagione fredda in questa zona le scarse precipitazioni piovose vengono trasformate in precipitazioni nevose sempre relativamente abbondanti. La seguente tabella illustra i dati relativi alla nevosità estrapolati da “Il clima del Friuli-Venezia Giulia” - Livio Stefanuto - OSMER Osservatorio Meteorologico Regionale ARPA Friuli-Venezia Giulia - FEBBRAIO 2003

500 m 1000 m. NEVE FRESCA IN UN ANNO (cm) 65 180 NUMERO DI GIORNI NEVOSI 10 19 PERMANENZA DI ALMENO 1 CM DI NEVE AL SUOLO (GIORNI) 50 95 PERMANENZA DI ALMENO 10 CM DI NEVE AL SUOLO (GIORNI) 11 20

Secondo la classificazione dei climi di Köppen l’area di Barcis appartiene al sottoclima Cfb con estate calda; il mese più caldo ha una temperatura media inferiore a 22°C ma si contano almeno 4 mesi con temperatura media al di sopra di 10°C.

FIGURA 40: Classificazione dei Climi del Friuli Venezia Giulia (dati termici Osmer-Arpa 1997-2006 – Dati pluviometrici Servizio Idraulica Regione FVG 1961-1990). Indice di Köppen e localizzazione delle opere

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 INDICE PLUVIOFATTORE DI LANG L’indice pluviofattore di Lang è definito come rapporto tra la precipitazione media annua (mm) e la temperatura media annua (°C). Valori bassi di questo indice sono caratteristici di terreni con accumulo di sostanza organica indecomposta al suolo e formazione di humus. Da studi di tipo statistico è stata proposta la seguente corrispondenza tra pluviofattore di Lang (L) e classificazione fitoclimatica del Pavari (Susmel 1988) L< 40 arid L= 40 - 60 nessun accumula di humus L= 60 - 90 Lauretum L= 90 - 135 Castanetum L= 135- 190 Fagetum L> 190 Picetum Per la zona di Barcis l’indice pluviofattore di Lang è: 2.420/9,5 = 254,7

Quindi secondo la classificazione fitoclimatica del Pavari (Susmel 1988) l’area di Claut è inserita decisamente all’interno della fascia fitoclimatica del PICETUM (L> 190).

FIGURA 41: Classificazione dei Climi del Friuli Venezia Giulia (dati termici Osmer-Arpa 1997-2006 – Dati pluviometrici Servizio Idraulica Regione FVG 1961-1990). Indice Pluviofattore Di Lang, fasce fitoclimatiche e localizzazione delle opere.

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 INDICE IDROMETRICO DI AMANN L’indice igrometrico di Amann è definito dal seguente algoritmo : H = (P T)/ E dove P e la precipitazione media annua (mm), T è la temperatura media annua (°C ) ed E è l’escursione termica annuale definita come differenza tra la temperatura media del mese più caldo e quella del mese più freddo (°C). Per valori di H superiori a 500 il clima è OCEANICO TEMPERATO Per valori inferiori a 300 il cima è CONTINENTALE Per valori tra 300 e 500 il clima è definito INTERMEDIO. Per la zona di Claut l’indice igrometrico di Amann è: H = (2.420 x 9,5)/ 19,7 = 1.167,0

Quindi secondo questo indice l’area di Barcis presenta un clima OCEANICO TEMPERATO.

FIGURA 42: Classificazione dei Climi del Friuli Venezia Giulia (dati termici Osmer-Arpa 1997-2006 – Dati pluviometrici Servizio Idraulica Regione FVG 1961-1990). Indice Idrometrico di Amann e localizzazione delle opere.

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 INDICE DI ARIDITÀ DEMARTONNE L'indice di aridità di De Martonne è calcolato attraverso la seguente espressione: Ia= P/(T+10) dove P = precipitazione media annua in mm T = temperatura media annua in °C Con: Ia < 5 clima desertico (aridità estrema) Ia < 15 irrigazione continua: clima steppico (aridità) Ia < 20 irrigazione necessaria: clima semiarido mediterraneo Ia < 30 irrigazione opportuna: clima subumido Ia < 60 irrigazione occasionale: clima umido Ia > 60 autosufficienza idrica: clima perumido Per la zona di Claut l'indice di aridità di De Martonne è:

2.420/19,5 = 124,1 Quindi il clima è PERUMIDO

FIGURA 43: Classificazione dei Climi del Friuli Venezia Giulia (dati termici Osmer-Arpa 1997-2006 – Dati pluviometrici Servizio Idraulica Regione FVG 1961-1990). Indice di aridità Demartonne e localizzazione delle opere.

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 WORLDWIDE BIOCLIMAT CLASSIFICATION Una delle più recenti classificazione dei climi è dovuta agli studi e alle proposte di Rivas- Martinez (1987, 1996) (Sboarina et al, 2004) (Fig 2). Secondo l’approccio proposto la classificazione bioclimatica delle diverse zona è ottenuta mediante la combinazione di tre indici: Indice di Continentalità semplice (Ic) definito come differenza tra la temperatura media del mese più caldo e quella del mese più freddo(°C). Sulla base di questo indice in Friuli Venezia Giulia si individuano i climi OCEANICO E OCEANICO SEMICONTINENTALE Indice di Termicità (It) definito come dieci volte la somma della temperatura media annuale (T) , della media delle massime (M) e delle minime del mese più freddo(m): It= 10 (T+m+M). Tale valore deve essere corretto in funzione della quota. In Friuli Venezia Giulia sulla base di questo secondo indice il clima oceanico viene ulteriormente suddiviso in MESOTEMPERATO, SOVRATEMPERATO E OROTEMPERATO. Indice Ombrotermico (Io) definito quoziente della somma delle precipitazioni medie in mm dei mesi in cui la temperatura media mensile è superiore a zero espressa in mm (Pp) e la somma delle temperature medie mensili dei mesi con temperatura media superiore allo zero espressa in decimi di grado (Tp): Io=10 Pp/Tp Tale valore deve essere corretto in funzione della quota. In Friuli Venezia Giulia sulla base di quest’ ultimo indice si individuano climi PREUMIDI, UMIDI, IPERUMIDI E ULTRAIPERUMIDI a conferma della grande variabilità della pioggia in regione e dei livelli record che raggiungono le precipitazioni sulle zone alpine e pralpine. L’area di Barcis presenta un clima OCEANICO SEMICONTINENTALE IPERUMIDO.

FIGURA 44: Classificazione dei Climi del Friuli Venezia Giulia (dati termici Osmer-Arpa 1997-2006 – Dati pluviometrici Servizio Idraulica Regione FVG 1961-1990). Worldwide Bioclimat Classification e localizzazione delle opere.

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4.4. Il Torrente Cellina

4.4.1. Idrografia

Il bacino del torrente Cellina si sviluppa nell’area di Nord Ovest della regione Friuli Venezia Giulia ed appartiene al Bacino principale del Fiume Livenza. La sua lunghezza è di circa 58 km e nasce nel monte Gialina (nelle Prealpi Carniche 1.634 m slm) e sfocia nel fiume Meduna nei pressi di Vivaro (Pordenone). Questo segmento di Torrente Cellina è posto a circa 24 km dalla sorgente e a circa 34 km dalla sua confluenza con il Torrente Meduna di cui è l’affluente principale. Il tratto di Torrente Cellina oggetto di studio scorre all’interno di una valle molto stretta e sinuosa ed è ancora compreso nel suo bacino montano che termina, a valle, in corrispondenza della diga di Ravedis presso Montereale Valcellina.

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FIGURA 45: Bacino idrografico naturale del Torrente Cellina

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4.4.2. Identificazione del corso d’acqua

Il Torrente Cellina è un corpo idrico superficial dell’elenco regionale delle acque pubbliche (Codice FVG LV03001). Ricade all’interno dell’Idro - ecoregione HER 2 ed appartiene al bacino idrografico del Fiume Livenza. Considerando il suo bacino montano e la distanza dalla sorgente (25-75 km) che è strettamente correlata con la dimensione del bacino stesso (446 km2 ovvero compresa tra 150-750 km2), in base alla sua “taglia” (rapportata alle 5 classi di taglia per corso d’acqua) il Torrente Cellina può essere codificato con un codice 3 ovvero un Corso d’acqua medio.

Tabella: Corrispondenza tra la taglia di un corso d’acqua e la distanza dall’origine

Per quanto riguarda la sua tipizzazione, questo tratto di torrente Cellina interessato dalla captazione è stato incluso nell’elenco dei corpi idrici riportato nell’ambito del Piano Regionale di Tutela delle Acque Generale dove gli è stata attribuita la categoria 02SS3T3.  Il corpo idrico 02SS3T3 ha una lunghezza 9,732 km.  Il Torrente Cellina ha una lunghezza totale di 58,0 km  Essendo un impianto idroelettrico puntuale che in sostanza non sottende alcun tratto di corso d’acqua la distanza dalla sorgente è di 24 km e la distanza dalla foce è di 34 km

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FIGURA 46: Elaborazione al GIS dei dati estrapolati dal Catalogo dei Dati Ambientali e Territoriali della Regione FVG in cui si illustra il corpo idrico a cui appartiene il tratto di Torrente Cellina indagato.

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FIGURA 47: Estratto dalla Tavola 2 del Piano Regionale di Tutela delle Acque – Impatti idromorfologici delle opere idrauliche

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Da quanto si evince dalla Tavola 2 “Impatti idromorfologici delle opere idrauliche” del Piano Regionale di Tutela delle Acque, il tratto di Torrente Cellina indagato presenta un grado di impatto idromorfologico di grado BASSO. Nel corpo idrico interessato dalla captazione infatti, l’unica briglia presente è quella su cui verrà impostato l’impianto idroelettrico. Il tratto di Torrente Cellina indagato inoltre non è attualmente interessato da altre derivazioni a scopo idroelettrico. 14 sono le prese ad uso idroelettrico su tutto il tratto di Torrente Cellina. Numerose inoltre invece le domande di derivazione ancora soggette a essere valutate dai competenti uffici Regionali relative sostanzialmente a tutto il Torrente Cellina.

4.4.3. Aspetti idromorfologici

In questo paragrafo verranno analizzati:  Le principali caratteristiche idromorfologiche  Il tipo di substrato  Le caratteristiche del flusso idrico del tratto di Torrente Cellina oggetto di studio. La lunghezza del tratto su cui si basa l’analisi idromorfologica corrisponde a un tratto di circa 200 m. di lunghezza (dalla confluenza Prescudin – Cellina, a monte, fino al ponte sul Torrente Cellina a valle) considerando il fatto che il tratto di Torrente Cellina interessato dalle opere è lungo circa 50 m. I rilievi sono stati effettuati in condizioni di portata di magra in data 8 dicembre 2015.Ll’intero tratto presenta omogeneità per gli aspetti idromorfologici alla scala di unità geomorfologica che è quella scala spaziale in grado di percepire i cambiamenti in un arco di tempo dell’ordine di grandezza di 10-20 anni. 1. La larghezza dell’alveo di piena ordinaria varia da 50 m appena a monte della briglia, a 63 m nel punto più largo fino ad tornare a circa 50 m all’altezza del ponte sul Cellina 2. Questo tratto è confinato con un grado di confinamento > al 90%. L’indice di confinamento (IC) molto basso, sicuramente compreso tra 1 e 1,5 (più vicino a 1). 3. La morfologia dell’alveo alla scala di tratto è A CANALE SINGOLO 4. La morfologia torrentizia che si basa sulla configurazione del fondo, alla scala di unità morfologica, definisce il tratto come un ALVEO ALLUVIONALE A FONDO MOBILE; L’unità morfologica sostanzialmente esclusiva è il RIFFLE-POOL che corrisponde a tratti caratterizzati dalla successione di unità a pendenza più sostenuta e tiranti ridotti (riffle, talvolta chiamati raschi) e unità aventi tiranti maggiori (pool) e pendenze molto basse (fino a negative, pozze o pool). Vi sono, all’interno di questo tratto, unità di transizione tra pozze e riffle caratterizzate da una pendenza positiva ridotta e flusso quasi parallelo al fondo. Tale alternanza di unità morfologiche è accompagnata dal susseguirsi ritmico di barre laterali alternate.; 5. La pendenza media del tratto (dall’opera di presa all’edificio centrale) è dell’2,16%. Il substrato in questo tratto presenta le seguenti caratteristiche granulometriche che sono le caratteristiche sono tipiche dei materassi alluvionali dei tratti montani – collinari dei Torrenti Alpini. 6. La profondità del tirante idrico nel canale principale alle portate di magra di dicembre variava tra i 40 e i 80 cm. nei tratti a riffle; in corrispondenza delle pools poste nei tratti di curva del canale le altezze possono arrivare anche a 1,0 m;

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7. La velocità nel canale principale è compresa tra 0,5 e 1,5 m/s, mentre scende a valori compresi tra 0,2 e 0,5 m/s vicino alle sponde; 8. La vegetazione ripariale in questo tratto è sostanzialmente assente in quanto le sponde sono su verticali e caratterizzate dalla vegetazione dei versanti a pino nero e carpino nero prevalente.

50 m

63 m

50 m

FIGURA 48: In azzurro la larghezza dell’alveo di piena ordinaria nel tratto di Torrente Cellina indagato. In rosso l’ingombro dell’impianto idroelettrico.

Microhabitat Descrizione % Copertura Ghiaie Diametro sedimenti 2mm – 20 mm 10 Microlithal Diametro sedimenti 20mm – 60 mm 30 Mesolithal Diametro sedimenti 60mm – 200 mm 55 Macrolithal Diametro sedimenti 200mm – 400 mm 5 Megalithal Diametro sedimenti > 400 mm roccia affiorante inclusa -

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FIGURA 49: La morfologia a CANALE SINGOLO, l’unità morfologica a RIFFLE-POOL esclusiva, e la granulometria prevalente a ghiaia e ciottoli, e l’assenza di vegetazione in alveo e ripariale.

FIGURA 50: A sinistra l’area di alveo dove verrà realizzata la bocca di presa. Si noti la possibilità di divagazioni dell’alveo sul letto alluvionale costituito da ghiaie a causa della forte dinamicità e dell’elevato trasporto solido.

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4.4.4. Valutazioni delle condizioni di habitat

In questo paragrafo verranno descritti ed analizzati le Unità morfologiche, l’idoneità di habitat per la fauna ittica, le variazioni spazio-temporali degli habitat torrentizi del brevissimo tratto (50 metri circa compreso l’ingombro della briglia) di Torrente Cellina che prevedibilmente subirà la diminuzione di portata per captazione. Di seguito vengono illustrate, al fine di inquadrare gli habitat, le macro-unità morfologiche per un tratto di lunghezza circa 500 metri a cavallo tra la briglia sul Torrente Cellina all’altezza della quale è prevista la derivazione in destra idrografica. Verrà poi calcolato per ciascuna macro-unità il dato spaziale quantitativo (area).

FIGURA 51: Divisione del segmento di Torrente Cellina indagato in Macro Unità.

Macro Unità Superficie (m2) Superficie (%) Codice Elementi artificiali 1.559 2,6 A Alveo di magra 30.617 51,0 C Unità emerse 27.803 46,4 E TOTALE 59.979 100,0

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100% 51,0% C 80% E 60% A 40% 46,4%

20% 2,6 % 0%

FIGURA 52: Abbondanza relativa (%) delle Macro Unità.

FIGURA 53: Unità Morfologiche di alveo (unità sommerse e unità emerse) del tratto indagato.

Unità Morfologica Superficie (m2) Superficie (%) Codice Briglia 865 1,46 AC Pool 1.838 3,10 CP Riffle 28.779 48,54 CF Barra Centrale 18.232 30,75 EC Barra Laterale 9.571 16,15 EA TOTALE 59.285 100,00%

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100% 30,75% EC 80% EA 16,15% CF 60% CP 40% 48,54% 3,1% AC 20% 1,46% 0% Unità Morfologiche

FIGURA 54: Abbondanza relativa (%) delle unità morfologiche di alveo.

Nella seguente figura in seguito ad un’analisi sull’idoneità di habitat per la fauna ittica (trota fario e trota marmorata) effettuato con l’ausilio del software PHABSIM si illustrano i valori di tale idoneità per le unità morfologiche osservate durante la campagna di rilevamento dei dati.

FIGURA 55: Idoneità per la fauna ittica all’interno delle singole unità morfologiche di canale nel tratto indagato

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Bocca di presa

Scarico

FIGURA 56: Il tratto di Torrente Cellina che verrà effettivamente interessato dalla captazione ed i relativi gradi di idoneità per la fauna ittica (Zoom del riquadro della precedente figura)

Viene di seguito infine calcolato, sempre attraverso il software PHABSIM l’habitat disponibile, per le due specie trota fario e trota marmorata in fase adulta e giovanile (avanotto) , in relazione alle portate fluenti in alveo, attraverso la curva habitat- portata. In rosso l’area bagnata disponibile.

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FASE ADULTO

FASE AVANOTTO

FIGURA 57: Relazione habitat-portata determinata con la metodologia PHABSIM per le specie trota fario e trota marmorata allo stadio adulto e giovanile.

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Sulla base dei precedenti valori viene calcolato l’Indice di disponibilità spaziale dell’habitat fluviale (ISH) che si ottiene confrontando l’area disponibile media in condizioni idro-morfologiche di riferimento (AHD,R = 10,0 mc/s) con quella in condizioni alterate (AHD) ovverosia corrispondenti alle condizioni (4,0 mc/s) ) che si avranno in seguito alla captazione. In accordo all’impostazione della Direttiva Quadro Acque, l’integrità dell’habitat viene definita nelle cinque classi riportate di seguito. ISH CLASSE ISH ≥ 0,8 ELEVATO 0,60 ≥ ISH > 0,80 BUONO 0,40 ≥ ISH > 0,60 SUFFICIENTE 0,20 ≥ ISH > 0,40 SCADENTE ISH ≤ 0,8 PESSIMO

TROTA FARIO 2 2 2 ISH = AHD,R - AHD / AHD,R = 13.000 m – 3.100 m / 13.000 m = 0,46 ISH 0,76 BUONO

TROTA MARMORATA 2 2 2 ISH = AHD,R - AHD / AHD,R = 13.000 m – 3.600 m / 13.000 m = 0,48 ISH 0,72 BUONO

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FIGURA 58: Il tratto di Torrente Cellina a valle della briglia che verrà interessato dalla captazione e su cui è stata effettuata l’indagine riguardante la disponibilità di habitat fluviale in condizioni di alterazione. Si noti che il tratto è lungo circa 50 metri.

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4.4.5. Valutazione dello stato morfologico – L’indice (IQM)

Per il tratto del Torrente Cellina indagato si è proceduto, come previsto dal Manuale tecnico – operativo dell’ISPRA, settembre 2015 alla valutazione delle condizioni di habitat sulla base di informazioni (scala locale: tratto) relative ai seguenti aspetti: substrato, vegetazione e detrito organico, caratteristiche di erosione/deposito, flussi, continuità longitudinale, struttura e modificazione delle sponde, tipi di vegetazione/struttura delle sponde e dei territori adiacenti. Le valutazioni numeriche determinano un indice numerico denominato Indice di Qualità Morfologica (IQM). I risultati ottenuti per ciascun tratto vengono confrontati con la seguente tabella che definisce le CLASSI DI QUALITA’ MORFOLOGICA:

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IQM - SCHEDA DI VALUTAZIONE PER ALVEI CONFINATI

GENERALITÀ

Data 08/12/2015 Operatori Michele Piccottini Bacino Torrente Cellina Corso d'acqua Torrente Cellina Estremità monte 308203, 5119705 Estremità valle 308329, 5119364 Codice Segmento 02SS3T3 Codice Tratto

Lunghezza tratto (m) - Lt 200

INQUADRAMENTO E SUDDIVISIONE INIZIALE

1. Inquadramento fisiografico Unità fisiografica Unità Montuosa

2. Confinamento INSERIM. INTERV. VALORE INTERVALLO Grado confinamento (%) SI >90 Indice confinamento SI 1 ÷ 1.5

3. Morfologia alveo Immagine utilizzata (nome, anno) NUM. TIPO Canali 1 CS Configurazione fondo RP

Pendenza media fondo 2,16 Larghezza media alveo (m) - La 55 Sedimenti (dominanti) alveo C

4. Altri elementi per delimitazione tratto Monte confluenza con torrente Prescudin Valle Ponte sul Cellina Discontinuità pendenza, affluente, variazioni unità morfologiche, variazioni dimensioni pianura e/o confinamento, variazioni granulometria sedimenti, artificializzazione, diga, altro (specificare).

Altri dati / informazioni eventualmente disponibili 2 Area drenaggio (sottesa alla chiusura del tratto) (km ) - At 315

Diametro sedimenti D50 (mm) 60-200 Unità B(SU) Portate liquide M Stazione idrometrica Vecchia Diga C. 3 3 Portata media annua (m /s) 10,621 Q1.5 (m /s) Portata massima 21,585 Anno Portata massima

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FUNZIONALITÀ GEOMORFOLOGICA

CONTINUITÀ Continuità longitudinale nel flusso di sedimenti pt scelta F1 e materiale legnoso Assenza di alterazioni della continuità di sedimenti e A 0 materiale legnoso

B Lieve alterazione (ostacoli nel flusso ma non intercettazione) 3 x

Forte alterazione (forte discontinuità di forme per C 5 intercettazione)

F3 Connessione tra versanti e corso d'acqua pt scelta Pieno collegamento tra versanti e corridoio fluviale (>90% A 0 tratto)

B Collegamento per porzione significativa del tratto (33÷90%) 3 x

C Collegamento per piccola porzione tratto (≤33%) 5

MORFOLOGIA Configurazione morfologica F6 Morfologia del fondo e pendenza della valle pt scelta Forme di fondo coerenti con la pendenza media della valle A 0 x oppure non coerenti per ≤33% tratto Forme di fondo non coerenti con la pendenza media della B 3 valle per 33-66% del tratto

C Forte alterazione delle forme di fondo per >66% del tratto 5

Configurazione sezione F9 Variabilità della sezione pt scelta Assenza o presenza localizzata (≤5% tratto) di alterazioni A 0 naturale eterogeneità della sezione

Presenza di alterazioni (omogeneità sezione) per porzione B 3 x limitata del tratto (≤33%) Presenza di alterazioni (omogeneità sezione) per porzione C 5 significativa del tratto (>33%)

NOTE: Struttura e substrato alveo F10 Struttura del substrato pt scelta Naturale eterogeneità sedimenti e clogging poco A 0 x significativo

B Clogging accentuato in varie porzioni del sito 2

Clogging accentuato e diffuso (>90%) e/o affioramento C1 5 occasionale substrato per incisione

Affioramento diffuso del substrato per incisione o C2 6 rivestimento fondo (>33% tratto)

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Presenza di materiale legnoso di grandi pt scelta F11 dimensioni

A Presenza significativa di materiale legnoso 0

C Presenza molto limitata o assenza di materiale legnoso 3 x

NOTE: VEGETAZIONE FASCIA PERIFLUVIALE

Ampiezza delle formazioni funzionali presenti pt scelta F12 in fascia perifluviale

A Ampiezza di formazioni funzionali elevata 0

B Ampiezza di formazioni funzionali intermedia 2

C Ampiezza di formazioni funzionali limitata 3 x

Non si valuta al di sopra del limite del bosco o in corsi d’acqua con naturale assenza di vegetazione perifluviale

NOTE: Estensione lineare delle formazioni funzionali pt scelta F13 presenti lungo le sponde Estensione lineare formazioni funzionali >90% lunghezza A 0 massima disponibile

Estensione lineare formazioni funzionali 33÷90% lunghezza B 3 massima disponibile Estensione lineare formazioni funzionali ≤33% lunghezza C 5 x massima disponibile Non si valuta al di sopra del limite del bosco o in corsi d’acqua con naturale assenza di vegetazione perifluviale

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ARTIFICIALITÀ

Opere di alterazione della continuità longitudinale a monte A1 Opere di alterazione delle portate liquide pt scelta Alterazioni nulle o poco significative (≤10%) delle portate A 0 x formative e con TR>10 anni

B Alterazioni significative (>10%) delle portate con TR>10 anni 3

C Alterazioni significative (>10%) delle portate formative 6

NOTE: A2 Opere di alterazione delle portate solide pt scelta Assenza di opere di alterazione del flusso di sedimenti o presenza trascurabile A 0 x (dighe con area sottesa <5% e/o altre opere trasversali con area sottesa <33%) Presenza di dighe (area sottesa 5÷33%) e/o briglie di trattenuta non colmate (area 33-66%) B1 3 e/o briglie di trattenuta colmate o briglie di consolidamento (area >66%) Presenza di dighe (area sottesa 33÷66%) e/o briglie di B2 6 trattenuta non colmate (area sottesa >66%)

C1 Presenza di dighe con area sottesa >66% 9

C2 Presenza di diga all'estremità a monte del tratto 12

NOTE: Opere di alterazione della continuità longitudinale nel tratto A3 Opere di alterazione delle portate liquide pt scelta Alterazioni nulle o poco significative (≤10%) delle portate A 0 x formative e con TR>10 anni

B Alterazioni significative (>10%) delle portate con TR>10 anni 3

C Alterazioni significative (>10%) delle portate formative 6

NOTE: A4 Opere di alterazione delle portate solide pt scelta Assenza di qualsiasi tipo di opera di alterazione del flusso di A 0 sedimento/legname Alvei a pendenza ≤1%: presenza briglie, traverse, casse in linea ≤1 ogni 1000 m B 4 x Alvei a pendenza >1%: briglie di consolidamento ≤1 ogni 200 m e/o briglie aperte Alvei a pendenza ≤1%: presenza briglie, traverse, casse in linea >1 ogni 1000 m Alvei a pendenza >1%: briglie consolidamento >1 ogni 200 m C 6 e/o briglie trattenuta a corpo pieno oppure presenza di diga e/o invaso artificiale all'estremità a valle del tratto (qualunque pendenza)

Nel caso la densità di opere trasversali, incluse soglie e rampe (vedi A9), è >1 ogni d (dove d=100 m in alvei a pendenza >1%, o d=500 m in alvei a pendenza ≤1%), 12 aggiungere la x accanto al 12 NOTE:

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A5 Opere di attraversamento pt scelta

A Assenza di opere di attraversamento 0

B Presenza di alcune opere di attraversamento (≤1 ogni 1000 m in media nel tratto) 2 x

C Presenza diffusa di opere di attraversamento (>1 ogni 1000 m in media nel tratto) 3

NOTE: Opere di alterazione della continuità laterale A6 Difese di sponda pt scelta Assenza o solo difese localizzate (≤5% lunghezza totale delle sponde ovvero somma A 0 x di entrambe)

B Presenza di difese per ≤33% lunghezza totale sponde (ovvero somma di entrambe) 3

C Presenza di difese per >33% lunghezza totale sponde (ovvero somma di entrambe) 6

Nel caso di difese di sponda per quasi tutto il tratto (>80%), aggiungere la x accanto al 12 12

NOTE: Opere di alterazione della morfologia dell'alveo e/o del substrato A9 Altre opere di consolidamento e/o di alterazione del substrato pt scelta

A Assenza soglie o rampe e rivestimenti assenti o localizzati (≤5% tratto) 0 x

Presenza soglie o rampe (≤1 ogni d) e/o rivestimenti ≤25% permeabili e/o ≤15% B 3 impermeabili Presenza soglie o rampe (>1 ogni d) e/o rivestimenti ≤50% permeabili e/o ≤33% C1 6 impermeabili

C2 Presenza di rivestimenti >50% permeabili e/o >33% impermeabili 8

Nel caso di rivestimenti del fondo (permeabili e/o impermeabili) per quasi tutto il tratto 12 (>80%), aggiungere la x accanto al 12 NOTE: Interventi di manutenzione e prelievo A10 Rimozione di sedimenti pt scelta

A Assenza di interventi di rimozione di sedimenti almeno negli ultimi 20 anni 0 x

B Rimozioni localizzate negli ultimi 20 anni 3

C Rimozioni diffuse negli ultimi 20 anni 6

Non si applica nel caso di alveo con fondo in roccia

NOTE: A11 Rimozione di materiale legnoso pt scelta

A Assenza di interventi di rimozione di materiale legnoso almeno negli ultimi 20 anni 0 x

B Rimozione parziale negli ultimi 20 anni 2

C Rimozione totale negli ultimi 20 anni 5

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A12 Taglio della vegetazione in fascia perifluviale pt scelta

A Vegetazione arborea sicuramente non soggetta ad interventi negli ultimi 20 anni 0 x

B Taglio selettivo nel tratto e/o raso su ≤50% del tratto negli ultimi 20 anni 2

C Taglio raso su >50% del tratto negli ultimi 20 anni 5

Non si valuta al di sopra del limite del bosco o in corsi d’acqua con naturale assenza di vegetazione perifluviale

VARIAZIONI MORFOLOGICHE

V1 Variazioni della configurazione morfologica pt scelta

A Assenza di variazioni di configurazione morfologica rispetto ad anni '50 0 x

B Variazioni di configurazione morfologica rispetto ad anni '50 3

Si applica solo ad alvei con larghezza > 30 m NOTE: V2 Variazioni di larghezza pt scelta

A Variazioni di larghezza nulle o limitate (≤15%) rispetto ad anni '50 0 x

B Variazioni di larghezza >15% rispetto ad anni '50 3

Si applica solo ad alvei con larghezza > 30 m NOTE: V3 Variazioni altimetriche pt scelta

A Variazioni della quota del fondo trascurabili (fino 0.5 m) 0

B Variazioni della quota del fondo limitate o moderate (≤ 3 m) 4

C Variazioni della quota del fondo intense (> 3 m) 8

Si applica solo ad alvei con larghezza > 30 m Non si valuta nel caso di assoluta mancanza di dati, informazioni ed evidenze sul terreno

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INDICI E CLASSI DI QUALITÀ del tratto

IAM = Indice di Alterazione Morfologica (0≤IAM≤1)

IAM IAMmin IAMmax

0,25 0,22 0,25

IQM = Indice di Qualità Morfologica (0≤IQM≤1)

IQM IQMmin IQMmax

0,75 0,75 0,78 CLASSI DI QUALITÀ (IQM)

CLASSEmed CLASSEmin CLASSEmax

Buono Buono Buono

SUB-INDICI IAM IQM tot VERTICALI Funzionalità 0,19 0,16 0,35

Artificialità 0,06 0,54 0,59

Variazioni 0,00 0,06 0,06

Continuità 0,10 0,31 0,41

Longitudinale 0,07 0,26

ORIZZONTALI ORIZZONTALI Laterale 0,03 0,05

Morfologia 0,08 0,39 0,47

Configurazione morfologica 0,00 0,10

Configurazione sezione 0,05 0,12

Substrato 0,03 0,17

Vegetazione 0,08 0,05 0,12

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4.4.6. L’Indice di Funzionalità Fluviale (IFF)

L’’IFF (Indice di Funzionalità Fluviale) fornisce uno strumento, rigoroso ma di facile uso, per leggere e comprendere le relazioni che intercorrono tra un corso d’acqua ed il territorio che con esso scambia materia ed energia, con la fauna e la flora acquatica e terrestre che dipende dal corso d’acqua, con il sedimento e e con l’universo che lo popola, è con la falda sotterranea che, a seconda delle stagioni, alimenta o è alimentata dal fiume. Tutti questi elementi sono legati da equilibri e da relazioni funzionali che sono la materia dell’ecologia fluviale. Il metodo IFF permette di monitorare ed indagare un reticolo idrografico in maniera relativamente speditiva, economico, utilizzabile da operatori con conoscenze di base sugli ecosistemi di acque correnti. L’assenza di strumentazione, pertanto, lungi dallo svilire il metodo di indagine, rappresenta un esplicito riconoscimento al primato della cultura e della conoscenza sulla tecnologia. Quindi L’obiettivo principale dell’indice consiste nel rilievo dello stato complessivo dell’ambiente fluviale e nella valutazione della sua funzionalità, intesa come risultato della sinergia e dell’integrazione di un’importante serie di fattori biotici ed abiotici presenti nell’ecosistema acquatico e in quello terrestre ad esso collegato. Attraverso l’analisi di parametri morfologici, strutturali e biotici dell’ecosistema, interpretati alla luce dei principi dell’ecologia fluviale, vengono rilevate le funzioni ad essi associate, nonché l’eventuale allontanamento dalla condizione di massima funzionalità, individuata rispetto ad un modello ideale di riferimento. La lettura critica ed integrata delle caratteristiche ambientali consente così di definire un indice globale di funzionalità. L’Indice di Funzionalità Fluviale è strutturato per essere applicato a qualunque ambiente d’acqua corrente, sia di montagna sia di pianura: può essere usato perciò sia in torrenti e fiumi di diverso ordine e grandezza sia in rogge, fosse e canali, purché abbiano acque fluenti. La scheda IFF si compone di un’intestazione con la richiesta di alcuni metadati e di 14 domande che riguardano le principali caratteristiche ecologiche di un corso d’acqua; per ogni domanda è possibile esprimere una sola delle quattro risposte predefinite. I metadati richiesti riguardano il bacino, il corso d’acqua, la località, la larghezza dell’alveo di morbida, la lunghezza del tratto omogeneo in esame, la quota media del tratto, la data del rilievo, il numero della scheda, il numero della foto e il codice del tratto omogeneo. Alle risposte sono assegnati pesi numerici raggruppati in 4 classi (con peso minimo 1 e massimo 40) che esprimono le differenze funzionali tra le singole risposte. L’attribuzione degli specifici pesi numerici alle singole risposte non ha particolari giustificazioni matematiche, ma deriva da valutazioni di esperti sull’insieme dei processi funzionali influenzati dalle caratteristiche oggetto di ciascuna risposta. Il punteggio di IFF, ottenuto sommando i punteggi parziali relativi ad ogni domanda, può assumere un valore minimo di 14 e uno massimo di 300. Il punteggio finale viene tradotto in 5 livelli di funzionalità (L.F.), espressi con numeri romani (dal I che indica la situazione migliore al V che indica quella peggiore), ai quali corrispondono i relativi giudizi di funzionalità; sono inoltre previsti livelli intermedi, al fine di meglio graduare il passaggio da una classe all’altra.

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Per quanto riguarda il Torrente Cellina verrà calcolato per i il tratto omogeneo precedentemente individuato per la valutazione dell’IQM.

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SCHEDA IFF Sponda Sx Dx 1) Stato del territorio circostante a) Assenza di antropizzazione 25 25 b) Compresenza di aree naturali e usi antropici del territorio 20 20 c) Colture stagionali e/o permanenti; urbanizzazione rada 5 5 d) Aree urbanizzate 1 1

2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria a) Compresenza di formazioni riparie complementari funzionali 40 40 b) Presenza di una sola o di una serie semplificata di formazioni riparie 25 25 c) Assenza formazioni riparie ma presenza di formazioni comunque funzionali 10 10 d) Assenza di formazioni a funzionalità significativa 1 1

3) Ampiezza delle formazioni funzionali presenti in fascia perifluviale a) Ampiezza cumulativa delle formazioni funzionali maggiore di 30 m 15 15 b) Ampiezza cumulativa delle formazioni funzionali compresa tra 30 e 10 m 10 10 c) Ampiezza cumulativa delle formazioni funzionali compresa tra 10 e 2 m 5 5 d) Assenza di formazioni funzionali 1 1

4) Continuità delle formazioni funzionali presenti in fascia perifluviale a) Sviluppo delle formazioni funzionali senza interruzioni 15 15 b) Sviluppo delle formazioni funzionali con interruzioni 10 10 c) Sviluppo delle formazioni funzionali con interruzioni frequenti o solo erbacea continua e consolidata o solo arbusteti a dominanza di esotiche 5 5 e infestanti d) Suolo nudo, popolamenti vegetali radi 1 1

5) Condizioni idriche a) Regime perenne con portate indisturbate e larghezza dell’alveo bagnato > 1/3 dell’alveo di morbida 20 b) Fluttuazioni di portata indotte di lungo periodo con ampiezza dell’alveo bagnato < 1/3 dell’alveo di 10 morbida c) Disturbi di portata frequenti o secche naturali stagionali non prolungate o portate costanti indotte o 5 variazione del solo tirante idraulico d) disturbi di portata intensi, molto frequenti o improvvisi o secche prolungate indotte per azione antropica 1

6) Efficienza di esondazione a) tratto non arginato, alveo di piena ordinaria superiore al triplo dell’alveo di 25 25 morbida b) alveo di piena ordinaria largo tra 2 e 3 volte l’alveo di morbida (o, se arginato, 15 15 superiore al triplo) c) alveo di piena ordinaria largo tra 1 e 2 volte l’alveo di morbida (o, se arginato, 5 5 largo 2-3 volte) d) tratti di valli a V con forte acclività dei versanti e tratti arginati con alveo di 1 1 piena ordinaria < di 2 volte l’alveo di morbida

7) Substrato dell’alveo e strutture di ritenzione degli apporti trofici a) Alveo con grossi massi e/o vecchi tronchi stabilmente incassati o presenza di fasce di canneto o idrofite. 25 b) Massi e/o rami presenti con deposito di sedimento, o canneto, o idrofite rade e poco estese 15 c) Strutture di ritenzione libere e mobili con le piene o assenza di canneto o idrofite 5 d) Alveo di sedimenti sabbiosi privo di alghe o sagomature artificiali lisce a corrente uniforme 1

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8) Erosione a) Poco evidente e non rilevante o solamente nelle curve 20 20 b) Presente sui rettilinei e/o di modesta incisione verticale 15 15 c) Frequente con scavo delle rive e delle radici e/o evidente incisione verticale 5 5 d) Molto evidente con rive scavate e franate o presenza di interventi artificiali 1 1

9) Sezione trasversale a) Alveo integro con alta diversità morfologica 20 b) Presenza di lievi interventi artificiali ma con discreta diversità morfologica 10 c) Presenza di interventi artificiali o con scarsa diversità morfologica 5 d) Artificiale o diversità morfologica quasi nulla 1

10) Idoneità ittica a) Elevata 25 b) Buona o discreta 20 c) Poco sufficiente 5 d) Assente o scarsa 1

11) Idromorfologia a) elementi idromorfologici ben distinti con successione regolare 25 b) elementi idromorfologici ben distinti con successione irregolare 20 c) elementi idromorfologici indistinti o preponderanza di un solo tipo 5 d) elementi idromorfologici non distinguibili 1

12) Componente vegetale in alveo bagnato a) perifiton sottile e scarsa copertura di macrofite tolleranti 15 b) film perifitico tridimensionale apprezzabile e scarsa copertura di macrofite tolleranti 10 c) perifiton discreto o (se con significativa copertura di macrofite tolleranti) da assente a discreto 5 d) Periphyton spesso o discreto con elevata copertura di macrofite 1

13) Detrito a) Frammenti vegetali riconoscibili e fibrosi 15 b) Frammenti vegetali fibrosi e polposi 10 c) Frammenti polposi 5 d) Detrito anaerobico 1

14) Comunità macrobentonica a) Ben strutturata e diversificata, adeguata alla tipologia fluviale 20 b) Sufficientemente diversificata ma con struttura alterata rispetto a quanto atteso 10 c) Poco equilibrata e diversificata con prevalenza di taxa tolleranti all’inquinamento 5 d) Assenza di una comunità strutturata, presenza di pochi taxa tutti piuttosto tolleranti all’inquinamento 1

Sponda sx Sponda dx Punteggio totale 169 169 Livello di funzionalità III III Giudizio di funzionalità MEDIOCRE MEDIOCRE Colore di funzionalità

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4.4.7. Portate naturali, derivate e residue sul Torrente Cellina

I dati utilizzati per la determinazione della portata naturale alla derivazione sono i seguenti: · Portata decadica t. Cellina vecchia diga t. Cellina per il periodo 1907-1910, 1912-1917, 1919-1966 S=428 kmq · Portata decadica t. Cellina a Mezzocanale per il periodo 1943, 1945-1951 S=288 kmq · Portata media al lago di Barcis per il periodo 1955-1989 S=386 kmq · Portata Cellina a valle del Prescudin per il periodo 1952-1960, S=315 kmq

Tra i dati succitati quelli che paiono maggiormente sono quelli relativi alla portata del Cellina a Diga Cellina (vecchia diga sul Cellina) per il periodo 1926-1952. Trattasi di portate decadiche pubblicate nel 1982 dal prof. Ghetti in occasione del progetto di massima del serbatoio di Mezzocanale. Per gli altri dati infatti si dispone solo dei risultati proposti dal Tonini nella pubblicazione “Elaborazione dei dati idrologici di alcuni bacini veneti minori dal Livenza all’Agno-Guà – Mario Tonini – Urbano Pulselli” – L’Energia Elettrica, 1971.

Le portate naturali,derivate e residue all’opera di presa sono riassunte nella seguente tabella. PORTATE GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC MEDIA Portate naturali 6,01 5,89 7,08 11,60 16,07 13,47 8,73 6,26 8,06 13,38 21,60 9,30 10,62 Portate derivate 5,46 4,87 5,85 8,08 10,12 10,19 8,03 5,91 6,14 6,93 8,57 7,10 7,27 Portate residue 0,55 1,02 1,23 3,52 5,95 3,28 0,70 0,35 1,92 6,45 13,03 2,20 3,35

FIGURA 59: Portate medie mensili naturali, derivate e residue in alveo sul Torrente Cellina.in seguito alla captazione.

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FIGURA 60: Curve di durata delle portate naturali, derivate e residue in alveo in seguito alla captazione

E’ molto importante sottolineare come le portate residue i alveo post captazione interessano un tratto di Torrente Cellina di circa 60 metri, compresa l’area occupata dalla briglia esistente e che sarà realizzata una scala di risalita per la fauna ittica, attualmente inesistente per mantenere il continuum ecologico. La briglia sul Torrente Cellina in località Prescudin, all’altezza del quale è in progetto il presente impianto idroelettrico, è uno degli sbarramenti idraulici particolarmente problematici per la risalita della fauna ittica che il Piano Paesaggistico Regionale individua come oggetto di intervento di mitigazione prioritario per l’Ambito Paesaggistico AP3 “Alte Valli Occidentali”. La realizzazione della scala di rimonta per la fauna ittica in corrispondenza dell’impianto idroelettrico, risolverebbe in maniera esaustiva tale problematica.

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4.4.8. Stato Qualitativo del corpo idrico

Per il corpo idrico 02SS3T3 c’è a disposizione i dati della Stazione di Monitoraggio ARPA FVG posta in località Mezzocanale (cod. stazione PN28) posta circa a 1,5 km a monte della briglia dove verrà impostato l’impianto idroelettrico “Briglia Cellina”.

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FIGURA 61: Localizzazione della Stazione di Monitoraggio ARPA PN28 e localizzazione dell’impianto idroelettrico in progetto

La Scheda della Stazione viene qui sotto riportata.

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4.4.9. La fauna ittica- L’Indice ISECI

Per il tratto oggetto di studio non è stato possibile, effettuare un campionamento della fauna ittica presente. Tuttavia in occasione di uno studio simile è stata effettuata una ricognizione con campionamento della fauna ittica all’interno del medesimo corpo idrico su un segmento posto circa 2,4 km a monte della briglia dove è previsto il presente progetto di impianto idroelettrico. Nonostante il campionamento sia stato effettuato più a monte, le caratteristiche morfologiche di questo segmento sono perfettamente analoghe a quelle del tratto di Torrente Cellina attualmente indagato. Il campionamento è stato effettuato in data 1 dicembre 2014. Al fine di determinare la composizione, l’abbondanza e la diversità dei popolamenti ittici secondo quanto previsto dal Decreto 8 novembre 2010 n. 260, stata effettuata un’analisi seguendo le linee guida del “Protocollo di campionamento e analisi della fauna ittica dei sistemi lotici APAT”. Per il recupero del materiale ittico è stato fatto utilizzato un elettrostorditore a corrente continua pulsata, con voltaggio ed amperaggio modulabili (150-380V; 0.7-7 A). Per il campionamenti, effettuato da una squadra di ETP proveniente da (PN), è stata impiegata la tecnica delle passate successive (Moran, 1951; Zippin, 1956, 1958): ogni settore di indagine è stato esaminato con l’electrofishing nel corso di due passaggi successivi a distanza di pochi minuti. I rilievi sono stati condotti con il preciso intento di determinare:  l’elenco delle specie presenti,  la distribuzione delle classi di lunghezza e di peso  la densità totale degli individui per singola specie. Il risultato del campionamento ha evidenziato che nel tratto indagato la comunità ittica:  Presenta numericamente pochissimi individui (10)  Presenta una composizione prevalente a Salmo trutta trutta (trota fario) con pochissimi individui si Thymallus thymallus (temolo)

Tutti i soggetti pescati sono stati anestetizzati con l’aggiunta all’acqua di 12 gocce/10litri di essenza di chiodi di garofano e successivamente reimmessi nei medesimi siti di prelievo. Per quanto riguarda la caratterizzazione morfometrica, ogni esemplare è stato fotografato sul posto e su ciascun esemplare sono stati rilevati i principali parametri biologici: lunghezza (LT) e peso totale (W). A corredo, come previsto dal Protocollo di campionamento e analisi della fauna ittica dei sistemi lotici è stata redatta una scheda recante le variabili ambientali rilevate nel sito di campionamento. Il tratto indagato è lungo 200 metri con una larghezza media di 12 metri. Le coordinate Gauss-Boaga e l’altitudine a monte e a valle sono:

GBX GBY Altitudine m slm A monte 2326955.2 5121397.1 443,00 A valle 2327098.1 5121337.3 442,00

La localizzazione è evidenziata nella seguente figura.

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Tratto campionamento fauna ittica

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FIGURA 62: Tratto di Torrente Cellina monitorato. Il tratto è lungo 200 m. e la larghezza media è 12 m.

FIGURA 63: Un’ immagine del segmento interessato dal monitoraggio.

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Parametri misurati il 01/12/2014 VARIABILE UNITÀ DESCRIZIONE Altitudine slm 443,00 m - 442,00 m Da monte a valle sito monitoraggio Profondità media 0,4 m Salti e saltelli 5% Correntini 5% Pozze 30% Raschi 60% Presenza zone umide SI NO connesse Roccia 0% Massi 0% Sassi e ciottoli 70% Ghiaia 30% Sabbia 0% Limo e argilla 0% Velocità del flusso (0-5) 0=acque ferme; 4 1=5-6 cm/s; 2=7- 30 cm/s; 3=35-50 cm/s; 4=55-100 cm/s; 5=>100 cm/s) Copertura vegetale in alveo 0% Ombreggiamento 0% Disturbo antropico (0-4) impatti antropici crescenti 1 (urbanizzazione, scarichi di varia origine, alterazioni idromorfologiche, degrado della vegetazione riparia, Distanza dalla sorgente 22,276 km Distanza dalla foce 35,724 km Temperatura 8,2°C dell’acqua Torbidità Assente pH 7,97 Conducibilità - Ossigeno disciolto % 98,3 Ossigeno disciolto mg/l 10,41

Il numero totale di catture è stato di 28 esemplari. 23 di trota fario (Salmo trutta trutta) e 5 di temolo (Thymallus thymallus) La seguente tabella illustra le misure, i pesi, l’età ed il fattore di condizione del pesce per ciascun esemplare catturato.

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MISURE, PESO, ETÀ E FATTORE DI CONDIZIONE (K) PER TROTA FARIO CAMPIONATA SUL TORRENTE CELLINA IL 01/12/2013 N° Lt= MISURA (cm) W =PESO ETA’ FATTORE DI CONDIZIONE (gr) K=Wx10(2)/Lt(3) 1 15 39 2+ 1,16 2 16 47 2+ 1,15 3 16,5 42 2+ 0,93 4 16,5 54 2+ 1,20 5 17 52 2+ 1,06 6 17 57 2+ 1,16 7 18,5 70 3+ 1,11 8 19 79 3+ 1,15 9 20 82 3+ 1,03 10 20,5 85 3+ 0,99 11 20,5 87 3+ 1,01 12 21 94 3+ 1,02 13 21 90 3+ 0,97 14 22 107 4+ 1,00 15 23 133 4+ 1,09 16 26 189 5+ 1,08 17 27,5 235 5+ 1,13 18 28 208 5+ 0,95 19 29 223 5+ 0,91 20 29,5 258 5+ 1,00 21 30 268 5+ 0,99 22 31 243 5+ 0,82 23 32,5 307 6+ 0,89

Totale catture Peso totale (gr.) Media K 23 3.049 1,03 Di seguito le immagini di alcune delle catture effettuate (evidenziate in giallo sulla tabella)per classi di età. I numeri in basso a ciascuna foto corrispondono alla numerazione della tabella. ETA’ 2+

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1 2

3 4

5 6

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ETA’ 3+

7 8

9 10

11 12

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13

ETA’ 4+

14 15

ETA’ 5+

16 18

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19 20

21

ETA’ 6+

22 23

L’età dei pesci è stata dedotta dall’analisi delle scaglie raccolte su un esemplare per taglia. Dall’analisi delle scaglie si evince come il Torrente Cellina abbia condizioni trofiche nella media dei corsi d’acqua montani, forse leggermente tendente all’oligotrofia piuttosto che alla mesotrofia. Questo fatto determina che gli individui siano, per ciascuna età, di taglia leggermente inferiore alla media delle taglie presenti nei corsi d’acqua montani.

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8 7 6 5 4 3 2 numero di catture 1 0 0-15 15-18 18-22 22-26 26-30 > 30 classi di misura in cm

FIGURA 64: Classi di lunghezza in cm. e numero di individui di trota fario catturate.

10 8 6 4 2 numero di catture 0

classi di peso in gr.

FIGURA 65: Classi di peso in gr. e numero di individui di trota fario catturate.

7 6 5 4 3 2 numero di catture 1 0 2+ 3+ 4+ 5+ 6+ ckassi di età

FIGURA 66: Classi di età in anni e numero di individui di trota fario catturate.

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MISURE, PESO, ETÀ E FATTORE DI CONDIZIONE (K) PER TEMOLO CAMPIONATA SUL TORRENTE CELLINA IL 01/12/2013 N° Lt= MISURA (cm) W =PESO (gr) ETA’ FATTORE DI CONDIZIONE K=Wx10(2)/Lt(3) 1 20 76 3+ 0,95 2 20,5 81 3+ 0,94 3 22 112 3+ 1,05 4 25 151 4+ 0,97 5 26 167 4+ 0,95 Totale catture Peso totale (gr.) Media K 5 587 0,97

Di seguito le immagini di alcune delle catture effettuate (evidenziate in giallo sulla tabella)per classi di età I numeri in basso a ciascuna foto corrispondono alla numerazione della tabella.

1 3

4 5

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L’analisi della fauna ittica è stata condotta su un tratto di braccio secondario del Torrente Cellina in quanto, anche a detta della squadra di ETP che ha effettuato le catture, nel braccio principale gli elevati valori di velocità di corrente rappresentano un fattore limitante alla presenza di trota fario anche in fase adulta. Per quanto riguarda la trota fario (Salmo trutta trutta), quello che emerge è la completa assenza di individui in fase giovanile, ovvero delle classi di età 0+ e 1+. Molto probabilmente l’assenza è dovuta alle condizioni di profondità e velocità di corrente che sono idonee alle fasi adulte. In questo tratto e nei tratti immediatamente a monte del segmento di Torrente Cellina monitorato inoltre non ci sono evidenze di aree adatte alla frega. L’assenza delle fasi giovanili sono quindi causate più da fattori limitanti idraulici propri del sito di monitoraggio più che a disturbi a cui è soggetta la comunità di trota fario che per le altre classi di età invece denota un equilibrio con una sostanziale coincidenza tra lunghezza/peso ed età. Questo porta a pensare che la struttura della comunità di trota fario è corretta. Quello che si nota è che le dimensioni ed il peso degli esemplari sono leggermente molto ridotte segnale che esistono limitate condizione di oligotrofia su questo tratto di Torrente Cellina poco soggetto ad apporti organici da parte della vegetazione ripariale che, nonostante sia presente in qualche tratto anche all’interno dell’alveo di piena con piccoli boschetti risulta essere sostanzialmente assente sulla sponda sinistra e comunque risulta essere distante dai bracci principali del Torrente Cellina occupati durante la maggior parte dell’anno in corrispondenza del range di portate formative.

Le condizioni di oligotrofia e soprattutto le caratteristiche idromorfologiche del Torrente Cellina con valori di velocità di corrente mediamente elevati che costringono il pesce ad un dispendio energetico non indifferente, associate ad una monotonia sostanziale nella morfologia torrentizia che prevede in maniera quasi sostanziale unità morfologiche a a riffle con il corso d’acqua che presenta un andamento a wandering con divisione in canali multipli, sono testimoniate dal valore medio del coefficiente K pari a 1,03 che descrive le condizioni trofiche ed idromorfologiche in cui vive il pesce.

VALORE DI K DESCRIZIONE CONDIZIONE 1.60 ottime condizioni 1.40 buone condizionI 1.20 giusto 1.00 magro 0.80 estremamente magro

Dalla tabella precedente si evince come il valore di K = 1,03 corrisponde a condizioni del pesce MAGRO. In definitiva quindi, considerando il campione di trota fario rinvenuto, si nota come la CONSISTENZA DEMOGRAFICA e la STRUTTURA DELLA POPOLAZIONE siano risultano comunque BUONE.

Per quanto riguarda la popolazione di temolo (Thymallus thymallus) la consistenza demografica è meno importante rispetto alla trota fario. Si possono effetuare anche per questp salmonide medesime considerazioni fatte per la trota fario, nel senso che le catture sono riferibili ad individui delle classi di età tra 3+ e 4+, mancando anche in questo caso le prime fasi giovanili per i medesimi motivi esposti sopra per la trota fario. Quello che differentemente dalla trota è invece emerso è la mancanza di individui delle classi di età di adulto maturo, che potrebbe essere messo in relazione con un prelievo eccessivo o con effettive inidoneità presenti in questo tratto dove i valori di profondità relativamente limitati rendono poco idoneo l’habitat soprattutto per gli individui di grandi dimensioni. Un’altra ragione della non corretta strutturazione della comunità di temolo ed anche della sua consistenza demografica decisamente subordinata a quella della trota fario, può essere la competizione interspecifica con la trota fario appunto.

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Le dimensioni per classe di età sono sotto la media che si può riscontrare in altri corsi d’acqua di fondovalle con caratteristiche di idoneità per il temolo segnale che conferma il carattere oligotrofico delle acque del Torrente Cellina.

Anche per la popolazione di temolo le condizioni di oligotrofia e le caratteristiche idromorfologiche del Torrente Cellina con valori di velocità di corrente mediamente elevati che costringono il pesce ad un dispendio energetico non indifferente, associate ad una monotonia sostanziale nella morfologia torrentizia che prevede in maniera quasi sostanziale unità morfologiche a a riffle con il corso d’acqua che presenta un andamento a wandering con divisione in canali multipli, sono testimoniate dal valore medio del coefficiente K pari a 0,97 che descrive le condizioni trofiche ed idromorfologiche in cui vive il pesce. VALORE DI K DESCRIZIONE CONDIZIONE 1.60 ottime condizioni 1.40 buone condizionI 1.20 giusto 1.00 magro 0.80 estremamente magro

Dalla tabella precedente si evince come il valore di K = 0,97 corrisponde a condizioni del pesce MAGRO. In definitiva quindi, considerando il campione di trota fario rinvenuto, si nota come la CONSISTENZA DEMOGRAFICA potrebbe essere MEDIA come anche la STRUTTURA DELLA POPOLAZIONE. La superficie indagata attraverso il campionamento è pari a circa 2.000 m2. Il totale degli individui catturati in questo tratto di Torrente Cellina è pari a 28. e la densita ittica (N° ind./m2) è risultata pari a 0,014 valore che è di un ordine di grandezza più basso della densità media riscontrata nelle stazioni campionate all’interno della Carta Ittica Regionale che varia da 0,150 a 0,290. Il valore di densità è quindi pari a 1 individuo ogni 71,5 m2. Il totale della massa ittica catturata è pari a 3.636 gr. e lo standin crop (g/m2) è pari a 1,818 che risulta essere di un ordine di grandezza più basso della media Regionale che varia da 8,28 a 27,84.

350 W = 0,0227Lt2,744 300

250

200

150

W - W peso in gr.. 100

50

0 0 5 10 15 20 25 30 35 Lt - lunghezza in cm.

FIGURA 67: Relazione lunghezza – peso per la trota fario relativa ai dati raccolti.

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180 3,0026 160 W = 0,0096Lt 140 120 100 80

W - W peso in gr. 60 40 20 0 0 5 10 15 20 25 30 Lt - lunghezza in cm

FIGURA 68: Relazione lunghezza – peso per il temolo relativa ai dati raccolti.

La relazione lunghezza-peso è regolata dalla funzione potenza:

W = a*Lt^b

Secondo la regressione potenziale determinata dai valori di lunghezza e peso degli esemplari di trota fario catturati, i valori dei parametri a e b della relazione sono: a = 0,0227 b = 2,744

Secondo la regressione potenziale determinata dai valori di lunghezza e peso degli esemplari di temolo catturati, i valori dei parametri a e b della relazione sono:

a = 0,0086 b = 3,003

 “a” è un coefficiente che può variare stagionalmente nonché in relazione all’ambiente  “b” è un esponente generalmente compreso tra 2 e 4; esso è pari a 3 nel caso di una crescita perfettamente isometrica, relativa cioè ad un pesce che non cambia forma del corpo e peso specifico nel corso della vita.

Il calcolo dell’ISECI (Sergio Zerunian,2007) è basato sulla popolazione attesa (sezione B, tabella 1, Allegato 1.6 DM 260/2010) per la tipologia torrentizia a cui appartiene il corpo idrico del Torrente Settimana compreso all’interno della ZONA A SALMONIDI DELLA REGIONE PADANA. Essa prevede una composizione costituita da: 1. Salmo (trutta) trutta 2. Salmo (trutta) marmoratus 3. Thymallus thymallus 4. Phoxinus phoxinus 5. Cottus gobio

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Al fine di adeguare la formalizzazione e la struttura matematica dell’Indice ISECI alle richieste della WFD e di esprimere l’indice in termini di RQE, è stato proposta (Goltara, Schipani del CIRF,2010) una nuova procedura di calcolo che si basa su 5 tipi di indicatori illustrati nel seguente grafico:

ISECI

F5 F1 F2 F4 F3 Presenza specie Condizione Presenza di specie Presenza di specie Presenza di ibridi indigene biologica aliene endemiche

Ogni indicatore presenta un peso all’interno del calcolo del valore dell’ISECI che è illustrato nella seguente tabella:

Indicatori principali (f) Descrizione sintetica e taxa considerati Peso

P1 f 1 Confronto tra specie indigene presenti e comunità ittica attesa 0,3 Presenza specie indigene

P2 f 2 Per ogni specie indigena presente, struttura di popolazione in classi di età e 0,3 Condizione biologica delle consistenza demografica popolazioni

P3 f 3 Eventualità di ibridi nei generi Salmo,Thymallus, Esox, Barbus, Rutilus 0,1 Presenza di ibridi

P4 f 4 Eventuali specie aliene presenti con grado di nocività 0,2 Presenza di specie aliene  Elevato  Medio  Moderato

P5 f 5 Confronto tra specie endemiche presenti e lista specie endemiche attese 0,1 Presenza di specie endemiche

FORMULA PER IL CALCOLO DELL’ISECI p1x [p1,1x v1,1(f1,1) + p1,2x v1,2(f1,2)]+ p2xΣ [p2,i,1 x v2,i,1 (f2,i,1) + p2,i,2 x v2,i,2 (f2,i,2)] + p3x v3(f3) + p4 x v4(f4) + p5x v5(f5)

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f1 F1,1 – Numero di specie indigene attese p1,1 0,6 N/Nr SPECIE INDIGENE appartenenti a Salmonidi (N) P1=0,3 F1,2 – Numero di specie indigene presenti esclusi p1,2 0,4 N/Nr Salmonidi f2 F 2,1,1 – Struttura in classi di età P2,1,1 0,6 1 Condizione biologica delle popolazioni ben specie indigene strutturata P2=0,3 0,5 mediamente strutturata 0 destrutturata F 2,1,2 – Consistenza demografica P2,1,2 0,4 1 Pari a quella attesa 0,5 Intermedia 0 scarsa f3 SI = 0 Presenza di bridi NO = 1 P3=0,1

f4 SI = 0 Presenza specie aliene NO = 1 P4=0,2 f5 N/Nr Presenza specie endemiche P5=0,1

N = specie attese presenti

Nr = specie attese nelle condizioni di riferimento

In questo caso: F1 :Le specie indigene attese appartenenti ai salmonidi sono 2 su 3 ovvero Salmo trutta trutta e Thymallus thymallus mentre Salmo trutta marmoratus non è stata rinvenuta. Le altre 2 specie indigene attese ovvero, Phoxinus phoxinus, Cottus gobio non sono state rinvenute. F2 : per quanto riguarda la condizione biologica delle specie indigene riscontrate si è valutato:  per Salmo trutta trutta che la struttura in classi di età è ben strutturata e che la consistenza demografica è pari a quella attesa;

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 per Thymallus thymallus che la struttura in classi di età è mediamente strutturata e che la consistenza demografica è scarsa; F3: Non si sono rivenuti ibridi F4: Non ci sono specie aliene F5: Non ci sono specie endemiche Per il tratto di Torrente Cellina indagato il valore di ISECI così calcolato è pari a 0,809

La classificazione dello stato di qualità biologica in funzione della fauna ittica secondo l’ISECI così calcolato è data dalla seguente tabella CLASSI VALORE ISECI (F) GIUDIZIO SINTETICO COLORE I 0,8

Quindi il valore di ISECI per questo tratto di Torrente Cellina calcolato pari a 0,809 determina uno Stato Ecologico = ELEVATO attestandosi precisamente a metà della CLASSE I.

Per l’indice ISECI la comunità ittica è rappresentato dalla trota fario (Salmo trutta trutta) e da temolo. La trota fario si presenta con una buona consistenza demografica per la trota fario e con una sostanzialmente corretta struttura di popolazione. Per il temolo, nonostante le catture si siano limitate solamente ad individui subadulti la consistenza demografica è comunque risultata scarsa anche se la popolazione è mediamente strutturata. In definitiva sembra che per questo braccio secondario di Torrente Cellina indagato le condizioni idromorfologiche determinino una sostanziale idoneità per la fauna itica che il campionamento ha confermato essere in una condizione biologica buona.

ISECI = 0,809 ELEVATO

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4.5. Qualità dell’aria

4.5.1. Emissioni in atmosfera

I dati forniti dall’INEMAR (Inventario Emissioni Aria) del FVG nell’area del Comune di Barcis nell’anno 2013 riferiscono delle emissioni in atmosfera dei principali gas inquinanti divisi per macrosettori di origine e sono illustrati nella seguente tabella..

TOTALE industriale macchinari Agricoltura combustibili assorbimentu assorbimentu Uso di solventi Uso di solventi Altre sorgenti e Combustione non Processi produttivi Trasporto su strada Altre o sorgenti mobil Combustione industriale Estrazione Estrazione e distribuzione

CH4 3,77 - - - - 0,12 - 2,0 - 5,82 tonn/anno

CO 45,15 0,00016 - - - 8,26 0,0011 - - 53,41 tonn/anno

CO2 0,21 0,0012 - - - 1,86 0,0003 - - 116,74 -114,67 Ktonn/anno

N2O 0,17 0,00003 - - - 0,04 0,00002 0,12 - 0,33 tonn/anno

NH3 0,18 - - - - 0,21 - 0,49 - 0,88 tonn/anno

NOx 1,32 0,001 - - - 6,05 0,0038 0,025 - 7,39 tonn/anno

PM10 4,58 0,00045 0,00008 - - 0,48 0,00019 0,00076 0,0096 5,07 tonn/anno

PM2,5 4,53 0,00039 0,00005 - - 0,34 0,00019 0,00023 0,0097 4,88 tonn/anno

SO2 0,26 0,0077 - - - 0,011 0,00001 - - 0,28 tonn/anno

Per il Comune di Barcis si confrontano di seguito i dati sull’incidenza percentuale del bilancio emissivo comunale sul bilancio emissivo provinciale.

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INCIDENZA % PORDENONE TOTALE PROVINCIA TOTALECOMMUNE BARCIS

CH4 5,82 9.094 0,063 % tonn/anno

CO 53,41 15.402 0,346 % tonn/anno

CO2 -114,67 1.112 - 10,312 % Ktonn/anno

N2O 0,33 488 0,067 % tonn/anno

NH3 0,88 3.444 0,025 % tonn/anno

NOx 7,39 6.059 0,121 % tonn/anno

PM10 5,07 1438 0,352 % tonn/anno

PM2,5 4,88 1293 0,377 % tonn/anno

SO2 0,28 721 0,038 % tonn/anno

TABELLA Incidenza percentuale del bilancio emissivo del comune di Barcis sul bilancio emissivo provinciale di Pordenone (fonte: INEMAR 2013).

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4.5.2. Bilancio emissivo traffico stradale – fase di cantiere

La metodologia utilizzata per la stima del bilancio emissivo si basa sui dati INEMAR (INventarioEMissioniARia) che e un database realizzato per la costruzione dell'inventario delle emissioni in atmosfera, ovvero per stimare le emissioni dei diversi inquinanti, a livello comunale, per diversi tipi di attività (p.e. riscaldamento, traffico, agricoltura e industria) e per tipo di combustibile, secondo la classificazione internazionale adottata nell'ambito degli inventari EMEP-Corinair.

L'inventario riguarda 12 inquinanti (SO2, NOx, NMVOC, CH4, CO, CO2, NH3,N2O,TSP, PM10, PM2,5, PCDD/f) e si basa sulla metodologia Copert III che e stata adottata per trasporto su strada, con una dettagliata specifica per il PM10 basata su altri dati europei. La tabella seguente rappresenta i dati utilizzati per l’analisi effettuata riguardante gli inquinanti di riferimento.

Il dato di input per la stima delle emissioni emesse e il Veicoli km percorsi dai mezzi per tipologia di alimentazione. Il dato veicoli km é un parametro che permette di quantificare i chilometri complessivamente percorsi dalle unita veicolari e si calcolano come:

Il cantiere genera impatto sulla qualità dell’aria soprattutto mediante emissione di polveri che si generano con la movimentazione di materiali (demolizione, terre, materiali da costruzione), il sollevamento di polveri per il passaggio di mezzi, il caricamento di silos o contenitori di calce e cemento ed, infine, le demolizioni.

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Relativamente alla quantificazione della movimentazione di polveri disperse, tale problematica sarà trattata in uno dei prossimi paragrafi . Si anticipa che la mitigazione dell’emissione di polveri si attua mediante accorgimenti di carattere logistico e tecnici quali:  il contenimento della velocità di transito dei mezzi (max 20 km/h);  la bagnatura periodica delle piste e dei cumuli di inerti;  la protezione dei cumuli di inerti dal vento mediante barriere fisiche (reti antipolvere, new-jersey, pannelli).

Altre sorgenti di sostanze inquinanti per l’atmosfera sono le emissioni dagli scarichi dei mezzi operativi, che saranno trattate in questo paragrafo. La mitigazione della emissione di sostanze inquinanti emesse dai motori endotermici si può ottenere, in via indiretta, mediante un programma di manutenzione del parco macchine che garantisca la perfetta efficienza dei motori. Si sta diffondendo inoltre l’installazione, sui mezzi diesel, di filtri per l’abbattimento degli inquinanti.

L’analisi del presente paragrafo si riferisce alle emissioni macroscopiche emesse dai mezzi di trasporto pesanti per il trasporto del materiale da e per il cantiere. Dalle valutazioni della fase di cantiere precedenti si stima in 316 viaggi A/R il traffico generato dal cantiere. Avendo localizzato a (PN) la localizzazione delle stazioni di betonaggio e gli eventuali siti per lo smaltimento/riutilizzo del materiale di scavo, si stima che il viaggio medio per i mezzi d’opera sia di 25 Km. Complessivamente pertanto il parametro Veickm per tutta la fase di cantiere risulta essere 1 x (25 x 2) x 316 = 15.800 Veic km.

Considerando i dati di emissione dei “veicoli pesanti > 3.5 t”, il bilancio emissivo della fase di cantiere risulta il seguente:

Bilancio emissivo in fase di cantiere (Veic Km 15.800)

SO2 NO2 COV CH4 CO CO2 N2O NH3 PM2,5 PM10 PTS t/anno t/anno t/anno t/anno t/anno t/anno t/anno t/anno t/anno t/anno t/anno 15.800 x 4,4 6.441 397 60 1.451 668 13 3 223 273 332 0,00007 0,1 0,006 0,0009 0,023 10,55 0,0002 0,00005 0,004 0,004 0,005

Raffrontando i valori della presente tabella con il bilancio dell’intero Comune di Barcis vengono evidenziate le seguenti percentuali di incidenza (per ciascuno dei parametri individuati) sul bilancio emissivo comunale.

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Bilancio emissivo in fase di cantiere (Veic Km 15.800)

SO2 NO2 COV CH4 CO CO2 N2O NH3 PM2,5 PM10 PTS t/anno t/anno t/anno t/anno t/anno t/anno t/anno t/anno t/anno t/anno t/anno 0,00007 0,1 0,006 0,0009 0,023 10,55 0,0002 0,00005 0,004 0,004 0,005 Bilancio emissivo Comune di Barcis

SO2 NO2 COV CH4 CO CO2 N2O NH3 PM2,5 PM10 PTS 0,28 7,39 - 5,82 53,41 -114.670 0,33 0,88 4,88 5,07 - Incidenza della fase di cantiere sul bilancio emissivo comunale

SO2 NO2 COV CH4 CO CO2 N2O NH3 PM2,5 PM10 PTS 0,025% 1,35% - 0,015% 0,043% 0,009% 0,06% 0,006 0,082 0,07 - Bilancio emissivo comunale macrosettore “Trasporto su strada”

SO2 NO2 COV CH4 CO CO2 N2O NH3 PM2,5 PM10 PTS 0,011 6,05 - 0,12 8,26 1.860 0,04 0,21 0,34 0,48 - Incidenza della fase di cantiere sul bilancio emissivo comunale macrosettore “Trasporto su strada”

SO2 NO2 COV CH4 CO CO2 N2O NH3 PM2,5 PM10 PTS 0,63% 1,65% - 0,75% 0,28% 0,0005% 0,5% 0,023% 1,17% 0,83% -

Le valutazioni pertanto portano a considerare la movimentazione dei mezzi un fattore di potenziale impatto sul bilancio emissivo decisamente non apprezzabile, considerando oltretutto la temporaneità di durata del cantiere e la percentuale ancora più bassa d’incidenza sul bilancio comunale.

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4.5.3. Bilancio emissivo delle macchine operatrici

Altre sorgenti di sostanze inquinanti per l’atmosfera sono le emissioni dagli scarichi dei mezzi operativi, quali in particole gli escavatori. La formula per il calcolo delle emissioni inquinanti e la seguente:

E = N * HRS * HP * LF * EFi

 E = flusso di massa dell’inquinante considerato (kg/anno)  N = numero di veicoli, 1 escavatore  HRS = ore di utilizzo in un anno (h/anno)  HP = potenza media del mezzo (kW)  LF = load factor, fattore di carico pari 0.15  EFi = fattore di emissione medio dell’inquinante per unita di utilizzo (g/kWh)

I fattori di emissione, sono stati estrapolati quelli relativi a alle seguenti caratteristiche del mezzo: diesel, peso 16-32 tonnellate, Euro III, potenza 110 kW.

A partire delle tempistiche di funzionamento delle macchine escavatrici per lo scavo, il rinterro e il carico del materiale per un totale di 90 ore circa, ed ipotizzando di utilizzare un escavatore di potenza media pari a 110 kW, vengono stimate le seguenti emissioni:  E NOx = 3.5 * 1 * 90 * 110*0,15 = 5,2 kg = 0,0052 ton  E PM = 0.3 * 1 *90*110*0,15 = 0,45 kg = 0,00045 ton  E CO= 5 * 1 * 90 * 110 * 0,15 = 7,43 kg = 0,0074 ton

Per la stima della emissione totale di CO2 e di SO2 si fa riferimento alla bibliografia EEA – Guidebook 2009 – exhaust emission from road trasport. Ipotizzando un consumo medio di combustibile e di circa 30 litri ogni ora di funzionamento e che un litro di gasolio pesa 0,835 kg, per tutta la durata dei cantieri si stima un consumo di circa 2.700 litri di carburante per i mezzi operativi, a cui corrisponde circa 2,25 tonnellate di gasolio.

La bibliografia riporta un valore emissivo di 3,18 kg CO2/kg di carburante. Risulta pertanto :

ECO2 = 3,18 * 2.25 = 7,16 ton CO2

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Le emissioni di SO2 vengono stimate con la seguente formula:

Dove:

 E = emissione di SO2 (g)  Ks,m = peso relativo di zolfo contenuto nel carburante (g/g), pari a 40 *10-6 g/g per il gasolio  FC = consumo di carburante (g)

Risulta pertanto:

ESO2 = 2 * 40*10-6 * 0.225*106 = 0,018 t SO2

Il bilancio emissivo totale della fase di cantiere risulta il seguente: Gas di scarico Mezzi Mezzi di Totale Totale Totale operativi trasporto Cantiere Comune Barcis Incidenza

NOx ton 0,0052 0,1 0,105 7,39 1,42 % PM10 ton 0,00045 0,004 0,00445 5,07 0,088 % CO ton 0,0074 0,023 0,0304 53,41 0,057 %

CO2 ton 7,12 10,55 17,67 -114.670 0,015 %

SO2 ton 0,018 0,00007 0,018 0,28 6,42 %

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4.5.4. Emissioni polveri

Le fasi di scavo, di carico ed il transito dei mezzi d’opera su strade non asfaltate determinano una certa movimentazione di polveri. La valutazione delle emissioni di polveri deriva dalla movimentazione degli inerti condotta secondo le Linee Guida redatte da ARPAT “Linee guida per la valutazione delle emissioni di polveri provenienti da attività di produzione di materiale pulverulente”.

Scotico, sbancamento e carico del materiale L’attività di scotico (rimozione degli strati superficiali del terreno) e sbancamento del materiale superficiale viene effettuata di norma con ruspa o escavatore e, secondo quanto indicato al paragrafo 13.2.3 “Heavy construction operations” dell’AP-42, produce delle emissioni di PTS con un rateo di 5.7 kg/km. Per utilizzare questo fattore di emissione occorre quindi stimare ed indicare il percorso della ruspa nella durata dell’attività, esprimendolo in km/h. Considerando la produzione oraria per un escavatore di circa 72 m3/ora e la sezione media dello scavo in esame (p.e sezione pari a circa 4,2 m2) risulta che la velocità media dell’escavatore e di circa 17 m/ora (0.017 km/h). Si può ritenere cautelativo considerare una componente PM10 dell’ordine del 60% del PTS. L’emissione oraria di PM10 per le operazioni di scavo risulta :

0.017 km/h * 5.7 *0.6 = 0.0586 kg/h = 58,6 g/h

Questo materiale viene contemporaneamente caricato sul camion e quindi si assegna un fattore di emissione di 0.0075 kg per ogni tonnellata di materiale caricato. Assumendo un peso specifico di 1.5 t/m3, si carica circa 100 t/ora. L’emissione oraria di PM10 per le operazioni di carico risulta :

0.0075 kg/t *100 t/h = 0.75 kg/h = 750 g/h

Esplosioni

Per il calcolo delle PM10 prodotte durante le fasi di esplosione all’interno della galleria che verranno estratte con il metodo dell’insufflazione di aria in pressione si usa la seguente formula:

EFi (kg/ton) = ki *a,

Dove: a è la superficie in mq ki è un coefficiente che varia con il tipo di particolato (kPTS = 0,00022 e kPM10 = 0,52*PTS) è valida per a compreso tra 700- 8000 mq. ki PTS 0.00022 PM10 0.52 × 0.00022 PM2,5 0.03× 0.00022 2 3/ Considerando che la superficie in m = 24 e per PM10 Ki = 0,52 x 0,00022 e che il volume di materiale scavato è pari a 15 m h con una densità di 1,5 t/m3 si ha:

EFi (kg/ton) = 24 x 0,52 x 0,00022 = 0,0027 (kg/ton) x 1,5 t/m3 x 15 m3/h = 0,06 Kg/h = 60 g/h Dott. Naturalista MICHELE PICCOTTINI – Viale Aldo Moro, 25 – 33028 TOLMEZZO (UD) p.i. 02365430301 tel/fax: 0433.41573 cell: 3398652088 e-mail: [email protected] 140

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Nel complesso l’attività di scavo, carico e l’attività esplosiva ipotizzando di non prevedere stoccaggi temporanei dei materiali, produce una emissione media di PM10 pari a :

Scavo totale = 58,1 g/h * 35 h= 2,03 kg Carico totale = 750 g/h * 51 h = 38,25 kg Esplosioni = 60 g/h * 56 = 3,36 kg Scarico del reinterro = 0,93 kg per un totale di circa 44.57 kg di PM10. Considerando in 146 ore il tempo di attività che producono polveri si ha circa 0,305 Kg/h (44,57 kg/146 h) ovverosia 305 g/h

Si considerano due fattori per valutare le interferenze che l’emissione delle polveri posson avere sulla popolazione:  la completa mancanza di recettori attorno all’area (>150 m)  Il numero di giorni di attività all’anno è compreso tra i 150 e i 200 giorni/anno

La Tabella 17 contenuta all’interno del documento di riferimento “LINEE GUIDA PER LA VALUTAZIONE DELLE EMISSIONI DI POLVERI PROVENIENTI DA ATTIVITÀ DI PRODUZIONE, MANIPOLAZIONE, TRASPORTO, CARICO O STOCCAGGIO DI MATERIALI POLVERULENTI”, nel caso non ci siano ricettori sensibili o che essi siano a distanza superiore a 150 m prevede che per valori di soglia di emissione di PM10 < 572 g/h non sia necessaria nessuna azione di monitoraggio. Si valuta quindi che tale emissione può essere considerata a priori compatibile con i limiti di legge per la qualità dell’aria.

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4.6. Clima acustico

4.6.1. Il PCCA di Barcis

Con i piani comunali di classificazione acustica (PCCA) il Comune suddivide il proprio territorio in zone acusticamente omogenee. Per ciascuna zona sono indicati i limiti da rispettare e gli obiettivi di qualità di medio e lungo termine.

FIGURA 69: Estratto dalla Tav 9 del PCCA di Barcis con la localizzazione dell’area dove verrà realizzato l’impianto idroelettrico “Briglia Cellina”.

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L’area interessata dal progetto ricade a cavallo tra area a CLASSE I e aree a CLASSE II. L’intera area di progetto, compreso l’intero cantiere per la sua realizzazione ricade però all’interno della fascia di pertinenza infrastrutturale . Lungo le infrastrutture stradali principali e maggiormente trafficate, classificate come strade di tipo Cb come la SR 251 (extraurbane secondarie) esistenti e stata introdotta a partire dal confine dell’infrastruttura stradale una fascia in CLASSE V pari a 100 m (fascia A) ed una in CLASSE IV pari a 50 m (fascia B) per un totale di 150 m di pertinenza.

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4.6.2. Valutazione del clima acustico – fase di cantiere

I macchinari utilizzati nei cantieri dovranno ottemperare a quanto previsto dalla Direttiva CEE/CEEA/CE n° 14 del 08/05/2000 concernente l’emissione acustica ambientale delle macchine ed attrezzatura da utilizzare all’aperto; per tutte le attrezzature, comprese quelle non considerate nella normativa nazionale vigente, dovranno comunque essere utilizzati tutti gli accorgimenti tecnicamente disponibili per rendere meno rumoroso il loro uso (ad esempio cofanature, opportuni posizionamenti nel cantiere, ecc.). I limiti assoluti fissati in facciata delle abitazioni confinanti con le aree in cui vengono esercitate le attività di cantiere sono i seguenti:

Le attività che saranno svolte durante la fase di cantiere, esclusivamente in periodo diurno, prevedono la realizzazione di:  Piste di cantiere  Scavi di sbancamento  Strutture in cls  Lavorazioni in corpo idrico  Rinterri e opere esterne varie  Opere di completamento In via cautelativa si ipotizza che in cantiere siano contemporaneamente operativi i seguenti mezzi:

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Per le sorgenti puntiformi (propagazione sferica) il livello di pressione alla distanza d dalla sorgente viene stimata dalla seguente formula:

con D = indice di direttività che nel caso di sorgenti poggiate su un piano riflettente e pari a 3, mentre per sorgenti sospese è 0.

Se consideriamo che tutte le macchine funzionino insieme, cioè prendendo in considerazione la situazione più critica a livello acustico si ha che il livello di potenza sonora a 1 metro di distanza dall’emissione è: ESCAVATORE 111 – 11 – 20Log10 = 100 Db PALA MECCANICA 112 - 11 – 20Log10 = 101 Db AUTOCARRO 106 – 11 – 20Log10 = 95 Db AUTOBETONIERA 106 – 11 – 20Log10 = 95 Db

I singoli livelli di pressione sonora a 1 metro di distanza si sommano seguendo la formula:

LP/10 LPSOMMA = 10log (Σ 10 )

LPSOMMA a 1 metri dalla sorgente 10 log (10100/10 + 10101/10 + 1095/10 + 1095/10) = 10log (1010 + 1010,1 + 109,5 + 109,5) = 10 x 10,46 104,6 Db che ovviamente supera i limiti di emissione, immissione e qualità considerando che il cantiere è previsto all’interno della fascia di pertinenza infrastrutturale che la fa ricadere in CLASSE IV con limiti di emissione pari a 70 dB.

I livelli di pressione non sono valori rappresentativi della reale esposizione al rumore delle aree in oggetto. Si deve considerare che il cantiere, all’interno del periodo di riferimento diurno (6:00 – 22:00), risulterà operativo per le sole 8 ore lavorative. L’attivazione delle macchine rumorose e l’esecuzione di lavori in cantieri è consentita solo nei giorni feriali dalle 8,00 – 13:00 e dalle 16.00 alle 19.00 dal 1° maggio al 31 agosto.

Nel restante periodo dell’anno dalle 8.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19,.00.

Il livello equivalente Leq viene stimato pertanto mediante la seguente formula:

Con t che rappresenta il tempo di lavorazione (8 h) e T il tempo di riferimento diurno (24 h).

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Nella seguente tabella si riporta l’attenuazione del rumore in funzione della distanza.

Distanza (m) Livello Equivalente Leq dB(A) 10 68,18 20 62,18 50 54,18 100 48,18 150 45,18

Da questa tabella si evince che già a 150 metri di distanza dal cantiere il livello di immissione sonora è minore sia del limite di immissione che del limite di emissione per le aree in CLASSE I come sono classificate le aree contermini al cantiere maggiormente tutelate.

L’unico edificio di civile abitazione dell’area interessata dal progetto è posto a circa 2,2 km di distanza in linea d’aria dall’area del cantiere e posto in zona a CLASSE II. Usando la formula prendendo 2.200 m come distanza si ha:

104 – 11 – 20Log2.200 = 93 – 66 = 27 Db

Limite Normativo di AREA RICETTORE Immissione dB(A) Cantiere Edificio civile 55

Il valore di immissione di 27 dB risulta quindi pienamente all’interno della normativa di legge per le aree in CLASSE II.

In definitiva, nel periodo diurno si prevede un valore superiore ai 70 dBA previsti in deroga alla zonizzazione acustica per lo svolgimento delle attività di cantiere rumorose, mentre non si ha il superamento dei limiti di immissione in prossimità del ricettore più vicino. Le assunzioni di base fatte comunque rendono tale valutazione sovrastimata in quanto é molto improbabile la simultaneità del funzionamento di tutte le attrezzature elencate in precedenza. Inoltre il “rumore prodotto dai cantieri per la costruzione di opere stradali ovvero edili […] e, di solito, maggiormente accettato dalla popolazione perche ritenuto transitorio e, per alcuni aspetti, necessario per lo sviluppo della città” (ARPA FVG).

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4.6.3. Valutazioni dell’impatto acustico da traffico veicolare

Risulta quasi certo che il traffico dei mezzi pesanti legati alle attività di cantiere dovranno attraversare l’abitato di Barcis. In funzione alla stima del traffico generato dalle attività di cantiere, viene di seguito valutato il clima acustico sui ricettori prossimi alla viabilità comunale di attraversamento dell’abitato di Barcis. Dall’analisi della Tav 9 del PCCA, le abitazioni poste in fronte alla Strada Regionale 251 che attraversa l’abitato di Barcis sono inserite in CLASSE II e CLASSE III in cui limite di immissione diurno è per la classe maggiormente tutelata di 55 dB(A). La SR 251 invece appartiene con una fascia di pertinenza di 30 m alla CLASSE IV con limiti di emissione diurna (6-22) di 60 dB(A) e di immissione di 65 dB(A). Il livello equivalente continuo riferito al periodo diurno viene determinato con la formula riportata dell’allegato C del DM 16/3/98:

 N= numero di transiti riferiti al periodo TR  Lp = livello di esposizione sonora della sorgente in transito  k = 47,6 dB(A) nel periodo diurno (06-22) e k = 44,6 dB(A) nel periodo notturno (22-06).

Bibliografie riportano un livello di esposizione sonora durante il passaggio di automezzi pesanti pari a 78 dB(A). Per le successive valutazioni si assume un valore cautelativo pari a 80 dB(A).

Utilizzando la formula precedente ipotizzando un numero di transiti sulla strada principale pari a 8 (2 x 4 viaggi giornalieri A/R), il valore equivalente riferito al periodo diurno risulta essere pari a:

Leq (6-22) = 80 dB(A) + 10 log 8 – 47,6 = 41,43 dB(A)

Il valore di Leq (6-22) che rappresenta il valore di incremento del livello sonoro presso i ricettori abitati localizzati all’interno dell’abitato di Barcis determinato dal flusso veicolare pesante da e per il cantiere, confrontato con I limiti di immissione della CLASSE IV = 65 dB per una fascia di 30 metri, 15 per parte) rientra abbondantemente all’interno dei limiti di legge Tale valore rientra pienamente nei limiti di legge anche per le abitazioni fuori dalla fascia, appartenenti alla CLASSE II e III che presentano limiti di immissione rispettivamente di 55 dB(A) e 60 dB(A).

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4.6.4. Valutazioni dell’impatto acustico – fase a regime

L’ing. Diego Perissinotti, tecnico competente in acustica ambientale qualificato con decreto della Regione Friuli Venezia Giulia n. 370 STINQ-INAC/517 del 03/03/2014 ha eseguito uno studio previsionale di impatto acustico al fine di analizzare il rispetto dei limiti di immissione, emissione e il criterio differenziale determinati della futura realizzazione di una centrale idroelettrica di tipo puntuale sita nel Comune di Barcis (PN). La strumentazione di misura utilizzata è della ditta Larson Davis di proprietà di PROJ.SYSTEM.

Il Comune di Barcis (PN) ha adottato il piano di zonizzazione acustica definendo l’area di realizzazione della centrale idroelettrica ricadente in zona II, zone a prevalenza residenziali, adiacente all’area I. L’area inoltre rientra nella fascia di pertinenza “A” delle infrastrutture (DPR 142/2004).

Dalla disamina documentale si evince che l’area ove si prevede realizzare la centrale ed i recettori più vicini ricadono in classe II “Aree prevalentemente residenziali”. Si ricorda la presenza dei limiti differenziali di 5 dB nella fascia orario 06.00- 22.00 e di 3 dB nella fascia 22.00-06.00.

Premessa sul paesaggio acustico Le rilevazioni sono state effettuate secondo le modalità e criteri indicati dagli allegati A e B del decreto del ministero dell ambiente 16 marzo 1998 “tecniche di rilevamento e di misurazione dell’inquinamento acustico”. Il paesaggio acustico è caratterizzato principalmente dallo scroscio d’acqua generato dal salto del Torrente Cellina sull esistente Briglia. La presenza della strada forestale risulta essere acusticamente poco interessante in quanto essendo limitato l’accesso il transito veicolare risulta pressoché nullo o comunque trascurabile. Per quanto concerne la SR 251 il rumore, comunque percepibile data la vicinanza all’area studiata, viene “coperto” principalmente da quello emesso dal torrente. I recettori più prossimi al futuro impianto sono costituiti da alcuni fabbricati di civile abitazione costituenti l’abitato di Arcola, posti sulla sponda opposta del torrente (in sinistra quindi), in prossimità della SR251 e distanti oltre 600 m.

Strumentazione di misura I rilievi sono stati eseguiti con strumentazione di precisione di classe 1 secondo la normativa IEC-651/804 e IEC-942. In particolare il microfono è stato montato su treppiede telescopico per tutte le misure.7. Si riporta di seguito una descrizione dettagliata degli strumenti utilizzati:

Tutti i risultati dei calcoli di seguito riportati presentano una tolleranza pari a: +/-1,5 dB(A).

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Analisi della sorgente rumorosa L’impianto idroelettrico “Briglia Cellina” in progetto si compone delle seguenti parti: - Opera di presa - Centrale di produzione e restituzione - Allacciamento alla linea elettrica Essendo l’impianto puntuale tutte tre le funzioni sopra descritte sono contenute nello stesso luogo. Si prevede che l’impatto acustico derivante dalla nuova opera riguardi solamente la turbina ed i trasformatori di trasformazione dell’energia. All’ interno del condotto di derivazione verrà posta una turbina di tipo Kaplan biregolante ad asse verticale accoppiata ad un generatore sincrono che rispetto all’accesso , dalla strada forestale, si collocherà al piano -2. Vi sarà installato anche un trasformatore di tipo trifase per il collegamento in media tensione (20 kV). L’impianto avrà potenza massima prevista pari a 209 kW.

Siccome allo stato attuale di progettazione non è ancora stata definita la fornitura della macchina la valutazione della potenza acustica delle sorgenti è stata impiegata utilizzando dati presenti in letteratura. I dati di potenza acustica per la specifica turbina non è infatti in via preliminare definita in quanto si tratta di macchine personalizzate e non di serie pertanto tali valori vengono forniti solo in avanzata fase di contratto di fornitura. Pertanto essendo tali tipologie di impianto progettati in base a particolari condizioni al contorno (salto,portata, ecc) ogni impianto presenta caratteristiche dimensionali e di esercizio esclusive. Poiché la rumorosità totale deriva dall’accoppiamento e dall’esercizio degli elementi precedentemente elencati, non è possibile acquisire dei valori di potenza sonora prima della realizzazione dell’impianto. Ai fini della previsione di impatto acustico si ricorre ad analogie con impianti “simili” per tipologia di macchinari installati. Si prevede l’utilizzo di tali macchinari per un periodo continuativo di 24 ore/giorno. Durante la fase di regime dell’attività produttiva è previsto un traffico veicolare di tipo saltuario collegato all’attività di manutenzione della centrale senza operazioni di carico e scarico, pertanto non si ritiene significativo ai fini della valutazione del rumore.

- Turbina Kaplan Lw = 87 dB - Generatore di corrente Lw = 67 dB - Complessivo Lw= 87 dB

La collocazione dei componenti più rumorosi è interrata mentre al piano terra si colloca solamente l’accesso ai locali. La geometria dell’edificio di centrale è di tipo rettangolare con pareti perimetrali realizzate in setti di cemento armato dallo spessore pari a 40 cm al piano superiore e 50 cm al piano interrato. Considerando anche l’effetto riduttivo della porta di accesso e delle aperture di ventilazione si può ritenere cautelativo considerare un fattore riduttivo dato dalla struttura pari a: R’w= 38,0 dB. Si può quindi considerare la centrale di produzione come una sorgente puntiforme con potenza Lp= 49,0 dB.

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Dati rilevati Le misure fonometriche sono state effettuate il giorno 04 agosto 2017 tra le ore 9.00 e le 10.00 (periodo diurno), con cielo sereno, temperatura media di 23°c, umidità media 72% e velocità del vento media di 0.5 m/s. Le misure fonometriche sono state realizzate al fine di verificare il livello di rumore ambientale esistente nell’area indagata prima dell’insediamento della nuova attività. Sono stati effettuate tre misurazioni:

FIGURA 70: Localizzazione delle misurazioni

FIGURA 71: Misurazione n° 1 in corrispondenza della Centrale di Produzione (Pos.1).

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FIGURA 72: Misurazione n° 2 a valle della bocca di scarico (e quindi della briglia) (Pos. 2).

FIGURA 73: Misurazione n° 3 lontano dall’alveo del Cellina (Pos. 3).

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Centrale di produzione Il livello di pressione sonora rilevata è da attribuirsi principalmente alla presenza del t. Cellina e del salto sulla briglia. Stazione di misura denominata P01.

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Valle della briglia Come in precedenza il livello di pressione sonora rilevato è da attribuirsi principalmente al Torrente Cellina. Stazione di misura denominata P02 posta a 35 m a valle della stazione P01.

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Monte della briglia, direzione Prescudin Come in precedenza il livello di pressione sonora rilevato è da attribuirsi principalmente al Torrente Cellina. Stazione di misura denominata P03, posta 50 m a monte della stazione P01.

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Clima acustico La campagna misurazioni effettuata in prossimità dell’opera di nuova realizzazione dimostra che il rumore di fondo è influenzato in via prioritaria dal corso d’acqua t. Cellina. Lo scorrere delle acque produce un rumore che in prossimità del torrente si attesta su livelli pari a (P01) 70 dB(A), senza che altre fonti di rumore possano essere percepite, per poi scemare a man a mano che ci si allontana dal corso d’acqua. (P02 – P03). La centrale idroelettrica verrà costruita per ovvi motivi in prossimità del torrente.

Livelli sonori post-operam All’esterno dell’edificio si può stimare un livello della pressione sonora dovuta alle sorgenti pari a: Lp=87-38=49 dB(A) Per le sorgenti non sono previste componenti impulsive, tonali o tonali in bassa frequenza. Nella verifica si prenderà in considerazione il funzionamento continuativo con tutte le sorgenti attive in contemporanea. In prossimità del recettore più sensibile, 600 m di distanza rispetto alle future opere, data la presenza del t. Cellina e sella SR251, risulterà nullo. Viene eseguita comunque una verifica dell’impatto acustico in prossimità del confine della centrale seppur in tale posizione non si ritrovano recettori sensibili. In prossimità del punto 02 posto a 35 m a valle rispetto l’edificio di centrale, considerata l’attenuazione dovuta alla divergenza geometrica delle onde sonore risulta che: Lp(P1) = 10.14 dB(A) Nello stato di progetto si prevede che nel punto P02 in prossimità del confine del lotto il livello di immissione sarà dato dalla somma della pressione sonora derivante dalla sorgente di progetto (10.14 dBA) e il valore rilevato in situ (65.3 dBA) fortemente influenzato dalla presenza del salto del torrente limitrofo: L=65.3 dBA In tale punto, rispetto al livello di rumore registrato durante le operazioni di sopralluogo, il rumore prodotto dalla centrale si stima non aumentare il rumore esistente.

Conclusione Dalle valutazioni acustiche di cui sopra risulta che sia l’area ove si prevede la realizzazione della nuova centrale di produzione elettrica che i recettori prossimi si trovano ad una distanza tale da non essere ragionevolmente influenzati dalla presenza del costruendo impianto idroelettrico. Attualmente il clima acustico è influenzato fortemente dalla presenza del salto sulla briglia di Arcola del t. Cellina. Come descritto in precedenza si prevede che il livello di pressione sonora attualmente presente risulti superiore all’emissione generata dalla centrale di produzione e pertanto si prevedono rispettati tutti i limiti imposti dalla vigente normativa, in particolare: sono rispettati i limiti assoluti di immissione indicati dal DPCM 14/11/97 per la classe II nella quale sono inserite le abitazioni potenzialmente disturbate a condizione che le caratteristiche costruttive della centrale risultino essere quelle indicate ai punti precedenti, le aperture rimangano chiuse e le sorgenti presenti rimangano quelle previste nei calcoli. Si ritiene altresì che la realizzazione dell’impianto possa addirittura ridurre il rumore nell’area in quanto le emissioni acustiche rilevate derivano principalmente dalla rumore generato dallo scroscio dell’acqua sul salto della briglia e pertanto la deviazione del t. Cellina in un canale interrato ridurrebbe tale fonte di rumore.

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4.7.1. Gli habitat dell’area dell’impianto idroelettrico

FIGURA 74: Carta degli habitat

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Gli habitat dell’area interessata dal progetto e delle aree ad essa limitrofe verranno descritti usando la classificazione che si basa sul sistema di nomenclatura del Programma CORINE - Progetto BIOTOPI (CEC, 1991). Ogni habitat verrà inoltre descritto attraverso la stima di:

1. VALORE ECOLOGICO: Il concetto di Valore Ecologico è correlato al mantenimento dell’integrità/ identità di un habitat o di un ecosistema, e quindi gioca un ruolo essenziale nella salvaguardia dei processi ecologici e dei sistemi di supporto alla vita sulla terra. Esso è definito da un set di indicatori ecologici, ciascuno dei quali è correlato con un particolare aspetto del biotopo, ritenuto di “valore ecologico”. La composizione di tutti questi aspetti ritenuti di valore ecologico, ottenuta con particolari metodi quantitativi, fornisce una misura integrata e quantitativa del valore ecologico complessivo del biotopo.

2. SENSIBILITA’ ECOLOGICA: La stima della Sensibilità Ecologica è finalizzata a evidenziare quanto un biotopo è soggetto al rischio di degrado o perché popolato da specie animali e vegetali incluse negli elenchi delle specie a rischio di estinzione, oppure per caratteristiche strutturali. In questo senso la sensibilità esprime la vulnerabilità o meglio la predisposizione intrinseca di un biotopo a subire un danno, indipendentemente dalle pressioni di natura antropica cui esso è sottoposto.

3. PRESSIONE ANTROPICA: La Pressione Antropica è intesa come disturbo, cioè il complesso delle interferenze prodotte dalle opere e dalle presenze/attività umane sull’ambiente che possono alterare gli aspetti strutturali/ funzionali di un ecosistema. Il livello di disturbo é responsabile della più o meno bassa qualità di un dato sistema ambientale. I calcoli relativi alla Pressione Antropica sono limitati ad una stima indiretta e sintetica del grado di impatto dovuto alla presenza dell’uomo e alle infrastrutture sul territorio.

4. FRAGILITA’ AMBIENTALE: L’identificazione delle specie, degli ecosistemi e degli habitat fragili rappresenta un obiettivo fondamentale in un’ottica di conservazione della biodiversità e di sviluppo sostenibile. La fragilità riflette il grado di sensibilità di habitat, comunità ed ecosistemi al cambiamento ambientale, e pertanto rappresenta una combinazione di fattori intrinseci ed estrinseci. La fragilità ecosistemica viene messa in relazione a possibili eventi che hanno la potenzialità (rischio) di determinare modificazioni “sfavorevoli” a carico di habitat, comunità e specie. Questi eventi sfavorevoli sono quasi sempre identificabili con l’impatto negativo esercitato dalle attività umane sugli habitat. La Fragilità Ambientale di un biotopo rappresenta quindi la predisposizione al rischio di subire alterazione o perdita della sua identità qualora sottoposto ad un elevato grado di Pressione Antropica su di esso insistente. Tale valutazione si ottiene, una volta calcolati gli indici complessivi per la Sensibilità Ecologica e la Pressione Antropica propri di ciascun biotopo, dalla loro combinazione secondo una matrice che relaziona le classi di valori per la sensibilità e per la pressione antropica.

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4.7.2. Descrizione degli habitat

GRETI SUBALPINI E MONTANI CON VEGETAZIONE ERBACEA

VALORE ECOLOGICO ALTO SENSIBILITA’ ECOLOGICA BASSA PRESSIONE ANTROPICA MOLTO BASSA FRAGILITA’ AMBIENTALE MOLTO BASSA

E’ un habitat che individua i sia i greti privi di vegetazione che quelli con vegetazione pioniera erbacea. Sono costituiti da clasti di diversa pezzatura che formano il letto dei principali corsi d’acqua. Nelle porzioni di corso d’acqua dove i clasti sono più grossolani, si trova il fitocenon a Petasites paradoxus; Sono formazioni ad alta dinamica in grado di rigenerarsi velocemente dopo fenomeni di piena. Il forte dinamismo morfogenetico fluviale cui sono sottoposte ne blocca l’evoluzione verso le comunità legnose riparie, ma contemporaneamente crea nuove superfici su cui questo tipo di habitat si può dinamicamente rinnovare. Le comunità di questo habitat ospitano spesso plantule di specie legnose che indicano la direzione della naturale evoluzione dei popolamenti la cui permanenza è determinata dalla ricorrenza stagionale degli episodi alluvionali. In queste situazioni l’habitat può regredire fino a determinare la presenza di ghiaie fluviali prive di vegetazione come in gran parte del corso del Cellina in questo tratto. In questo corso d’acqua infatti, le frequenti e a volte intense precipitazioni causano movimenti di materiali che permettono uno sviluppo apprezzabili solo sui substrati più fini. Sintassonomicamente la cenosi è riconducibile all’alleanza Epilobion fleischeri G. Braun-Blanquet ex Br.-Bl. 1949 Le specie più abbondanti e frequenti sono Epilobium fleischeri, Epilobium dodonaei, Petasites paradoxus, Calamagrostis pseudophragmites, Scrophularia canina, Scrophularia juratensis, Hieracium piloselloides, Chondrilla chondrilloides, Salix purpurea, Salix elaeagnos, Galeopsis angustifolia, Myricaria germanica.

FIGURA 75: L’alveo completamente privo di vegetazione erbacea di questa porzione di Torrente Cellina.

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PINETE ALPINE DI PINO NERO

VALORE ECOLOGICO MOLTO ALTO SENSIBILITA’ ECOLOGICA MOLTO ALTA PRESSIONE ANTROPICA MOLTO BASSA FRAGILITA’ AMBIENTALE MEDIA

Sui versanti molto acclivi che sovrastano questo tratto di Torrente Cellina la tipologia forestale dominante è la pineta submontana di pino nero con Ostrya carpinifolia e Fraxinus ornus ancora abbondanti dando origine all’associazione vegetale Fraxino orni-Pinetum nigrae Martin-Bosse 1967 subass. Ostryetosum che, con la nomenclatura CORINE LANDCOVER risponde alla denominazione PINETA ALPINA DI PINO NERO. La diffusione in queste aree del Pinus nigra è dovuta al fatto che questa specie è eliofila e pioniera e si adatta ad ambienti estremi (costoni rocciosi, pareti sub verticali) e a condizioni di aridità edafica purché compensata da un’elevata umidità atmosferica. La xerofilia è determinata essenzialmente dalla conformazione morfologica della stazione caratterizzata da suoli rocciosi e molto superficiali a causa dei crolli e dell’acclività ed è testimoniata da specie come Amelanchier ovalis, Cytisus spinescens. In realtà la forte piovosità determina un ammorbidimento dell’aridità edafica con una tendenza dell’ associazione alla mesoxerofilia come indica la presenza di numerose specie come Epipactis atrorubens, Sesleria varia, Chamaecytisus purpureus, Erica carnea, Lembotropis nigricans. Nei tratti dove il terreno è più profondo l’umidità atmosferica promuove le specie più mesofile cioè di ambiente fresco e con un bilancio idrico equilibrato ovvero le graminacee Calamagrostis varia, Molinia caerulea subsp. arundinacea, La composizione floristica è la seguente:

Strato arboreo Pinus nigra, Fraxinus ornus, Ostrya carpinifolia Strato arbustivo Amelanchier ovalis, Salix glabra, Juniperus hemisphaerica Sesleria varia, Lembotropis nigricans, Erica carnea, Goodyera repens, Calamagrostis varia, Chamaecytisus purpureus, Genista sericea, Cytisus spinescens Epipactis atrorubens, , Euphorbia Strato erbaceo triflora subsp. kerneri, Genista sagittalis, Polygala chamaebuxus, Carex humilis, Molinia caerulea subsp. arundinacea, Daphne cneorum, Knautia ressmannii, Allium ochroleucum, Thesium rostratum.

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FIGURA 76: La pineta submontana a pino nero con ostria del versante che sovrasta l’impianto idroelettrico in progetto.

FIGURA 77: La pineta submontana a pino nero con ostria che arriva fino sulle sponde dell’alveo di piena del Torrente Cellina

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FIGURA 78: Carta del VALORE ECOLOGICO degli habitat

FIGURA 79: Carta della SENSIBILITA’ ECOLOGICA degli habitat

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FIGURA 80: Carta della PRESSIONE ANTROPICA degli habitat

FIGURA 81: Carta della FRAGILITA’ AMBIENTALE degli habitat

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4.7.3. La fauna connessa agli habitat

PINETE ALPINE A PINO NERO NOME SPECIE NOME VOLGARE FASE BIOLOGICA CRITICA Accipiter gentilis ASTORE RIPRODUZIONE MARZO - GIUGNO Accipiter nisus SPARVIERE RIPRODUZIONE MARZO - GIUGNO Asio otus GUFO COMUNE NIDIFICAZIONE MARZO-MAGGIO Aegolius funereus CIVETTA CAPOGROSSO RIPRODUZIONE MARZO-GIUGNO Bonasa bonasia FRANCOLINO DI MONTE RIPRODUZIONE APRILE-GIUGNO Buteo buteo POIANA NIDIFICAZIONE MARZO-MAGGIO Circaetus gallicus BIANCONE NIDIFICAZIONE MARZO - GIUGNO Cuculus canorus CUCULO NIDIFICAZIONE APRILE-GIUGNO Milvus migrans NIBBIO BRUNO NIDIFICAZIONE APRILE - GIUGNO Pernis apivorus FALCO PECCHIAIOLO NIDIFICAZIONE MAGGIO - GIUGNO Dryocopus martius PICCHIO NERO NIDIFICAZIONE APRILE - MAGGIO Dendrocopos major PICCHIO ROSSO MAGGIORE RIPRODUZIONE MARZO - GIUGNO Picus viridis PICCHIO VERDE RIPRODUZIONE MARZO - GIUGNO Erithacus rubecula PETTIROSSO NIDIFICAZIONE APRILE - AGOSTO Fringilla coelebs FRINGUELLO Loxia curvirostra CROCIERE TUTTO L’ANNO Parus ater CINCIARELLA RIPRODUZIONE FEBBRAIO -MARZO Parus cristatus CINCIA DEL CIUFFO TUTTO L’ANNO Picus canus PICCHIO CENERINO NIDIFICAZIONE APRILE - GIUGNO Phylloscopus collybita LUI’ VERDE Pyrrhula pyrrhula CIUFFOLOTTO TUTTO L’ANNO Parus major CINCIALLEGRA NIDIFICAZIONE APRILE - MAGGIO Regulus regulus REGOLO COMUNE TUTTO L’ANNO Stryx aluco ALLOCCO RIPRODUZIONE MARZO - APRILE Tetrao urogallus GALLO CEDRONE NIDIFICAZIONE APRILE - MAGGIO Turdus merula MERLO TUTTO L’ANNO Turdus philomelos TORDO BOTTACCIO TUTTO L’ANNO Turdus pilaris CESENA TUTTO L’ANNO Turdus torquatos MERLO DAL COLLARE TUTTO L’ANNO Turdus viscivorus TORDELA TUTTO L’ANNO

GRETI SUBALPINI E MONTANI CON VEGETAZIONE ERBACEA NOME SPECIE NOME VOLGARE Cottus gobio Scazzone Salmo trutta marmoratus Trota marmorata Bombina variegata Ululone dal ventre giallo Rana lessonae Rana verde minore Rana esculenta Rana comune Austropotamobius pallipes Gambero di fiume

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4.8. Il Paesaggio

4.8.1. L’Ambito Paesaggistico 3 “Alte valli Occidentali”

Come già illustrato all’interno del Paragrafo 2.5.3 – Il Piano Paesaggistico Regionale del presente documento, l’area interessata dalle opere in progetto è compreso all’interno dell’Ambito Paesaggistico 3 (AP 3) “Alte Valli Occidentali”. […]Il tratto di Val Cellina tra Barcis e Montereale Valcellina, rientrante nella omonima Riserva Naturale Regionale, è la maggior forra della regione ed è senz’altro una delle più spettacolari d’Italia con pareti verticali e imponenti[…]. […]Con 954 ha di superficie occupata da aree antropizzate, pari allo 0,12% del totale regionale, e ad una percentuale dell’1,09% del suo territorio, l’ambito AP3 è il meno insediato della Regione.[…] […]La misura del livello di interferenza ecologica, espressa tramite l’indice di frammentazione da infrastrutture (IFI), è pari a 0,11 Km/Kmq, il più basso della Regione, ben inferiore a quello medio regionale di 0,36 Km/Kmq.[…]. […]I deflussi idrici naturali dei principali corsi d’acqua (Cellina, Meduna, Cosa, Arzino) sono stati alterati da opere di captazione oppure da sbarramenti con una ricaduta sui popolamenti animali e vegetali e la qualità biologica dell’acqua, che tuttavia nell’alto corso resta ad un livello qualitativo buono oppure ottimale. La fauna ittica prevalente è salmonicola. Sono noti gli sbarramenti che maggiormente esercitano un effetto di rottura della continuità idrobiologica delle aste fluviali separando le popolazioni ittiche a monte e a valle sul Cellina (briglia presso Prescudin).[…] Tra le vulnerabilità ambientali è citata quella dei corsi d’acqua […] già soggetti a consistenti prelievi e pertanto sensibili a ulteriori sfruttamenti idrici o modificazioni del loro assetto ecologico (sbarramenti, briglie, arginature). Tra gli obiettivi di qualità per la rete ecologica il PPR prevede:  Conservazione della naturalità complessiva dei corsi d’acqua.  Garantire il continuum ecologico rispetto a sbarramenti e derivazioni

Le Direttive del PPR,per gli aspetti idro-geomorfologici ed ecosistemici e ambientali e per la costruzione della rete ecologica, per gli strumenti di pianificazione, programmazione e regolamentazione che riguardano i valori dell’Ambito interessati dal progetto (corsi d’acqua) sono le seguenti: […] Gli strumenti di pianificazione urbanistica generale Individuano  […] le strutture dismesse che riducono la connettività o che costituiscano elementi di degrado ecologico o paesaggistico e ne disciplinano la rimozione o riqualificazione paesaggistica e naturalistica[…] […]La pianificazione di settore e gli strumenti regolamentari disciplinano:  gli interventi di mitigazione degli impatti sui corsi d’acqua e relativi ecosistemi, dovuti alla presenza di impianti idroelettrici e altri manufatti longitudinali e trasversali nonché di captazioni idriche.[…]  Lungo i corsi d’acqua sono presenti sbarramenti idraulici che costituiscono barriere per la fauna acquatica. Nell’ambito si segnalano come particolarmente problematici i seguenti sbarramenti idraulici che necessitano interventi di mitigazione prioritari: o sul Fiume Cellina, la briglia presso il Prescudin;

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4.8.2. Gli ambiti di percezione

La percezione del paesaggio e legata a tutti gli elementi che rientrano nel quadro visivo del fruitore ed in particolare dall’insieme di quegli elementi che costituiscono e ne permettono il riconoscimento identitario, secondo un approccio non solo descrittivo ma sistemico e critico.

FIGURA 82: Vista della futura opera di presa e dello sghiaiatore esterno dal bordo più a monte del muro di contenimento posto sotto la Strada Comunale per Prescudin che limita in destra idrografica lo sghiaiatore.

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FIGURA 83: Vista dell’area della bocca di presa dall’alveo del Torrente Cellina.

FIGURA 84: Vista dell’area del manufatto di scarico dalla Strada Comunale di Prescudin

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FIGURA 85: L’area dove sorgeranno le parti fuori terra (cerchio sopra) e lo sghiaiatore (cerchio sotto) e la il manufatto di scarico (ellisse sotto) dell’impianto idroelettrico vista dal Ponte sul Torrente Cellina.

La differenze di quota tra la strada e l’alveo e la presenza di una fitta vegetazione di versante tra il sedime della strada e l’alveo mascherano la vista dell’impianto idroelettrico dalla Strada Regionale 251. Non ci sono altri punti panoramici da cui cogliere la vista d’insieme del pur piccolo impianto idroelettrico.

4.8.3. Valutazioni paesaggistiche

La metodologia suggerita dalla Regione Lombardia (DGR 8 Novembre 2002 – N. 7/II045) propone una lettura del territorio per valutarne la sensibilità, attraverso chiavi di lettura a scala sia sovra locale che locale, e successivamente, per determinare l’incidenza del progetto. Infine, dal confronto tra sensibilità del paesaggio e magnitudo dell’incidenza, fornisce una stima dell’impatto paesistico del progetto. La sensibilità di un sito rispetto ad un determinato intervento è data dalle caratteristiche del sito stesso nonché dai rapporti che esso intrattiene con il contesto paesistico con il quale interagisce. Il giudizio complessivo circa la sensibilità paesistica è il risultato di tre differenti criteri di valutazione:  morfologico - strutturale (sistemico);  vedutistico;  simbolico.

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CLASSE DI SENSIBILITÀ DEL SITO La sensibilità del sito viene definita in relazione agli aspetti descritti nella tabella seguente.

TABELLA 1.A Modi di valutazione e chiavi di lettura per la valutazione della sensibilità paesistica dei luoghi

Modo di valutazione Chiavi di lettura in ambito SOVRALOCALE SI NO

Partecipazione a sistemi paesistici sovralocali di:  interesse geo -morfologico (leggibilità delle forme naturali del suolo) X  interesse naturalistico (presenza di reti e/o aree di rilevanza X ambientale)  interesse storico - insediativo (leggibilità dell'organizzazione spaziale 1) Sistemico e delle stratificazione storica degli insediamenti e del paesaggio X agrario) Partecipazione ad un sistema di testimonianze della cultura formale e materiale (stili, materiali, tecniche costruttive, tradizioni culturali di un X particolare ambito geografico) Percepibilità da un ampio ambito territoriale X 2) Vedutistico Interferenza con percorsi panoramici di interesse sovralocale X Inclusione in una veduta panoramica X Appartenenza ad ambiti oggetto di celebrazioni letterarie, e artistiche o X 3) Simbolico storiche Appartenenza ad ambiti di elevata notorietà (richiamo turistico) X

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Modo di valutazione Chiave di lettura in ambito LOCALE: SI NO

Appartenenza/continuità a sistemi paesistici di livello locale:

 di interesse geo-morfologico X

 interesse naturalistico (elementi naturalistico - ambientali significativi per quel luogo, ad esempio: alberature, monumenti naturali, fontanili, aree verdi X che svolgono un ruolo nodale nel sistema del verde)  interesse storico – agrario - artistico (centri e nuclei storici, monumenti, chiese e cappelle, mura storiche..; filari, chiuse, ponticelli, percorsi poderali, X nuclei e manufatti rurali, ...)  di relazione, tra elementi storico - culturali, tra elementi verdi e/o siti di rilevanza naturalistica (percorsi - anche minori - che collegano edifici storici

1) Sistemico di rilevanza pubblica, parchi urbani, elementi lineari - verdi o d’acqua – che X costituiscono la connessione tra situazioni naturalistico – ambientali significative, “porte” del centro o nucleo urbano, stazione ferroviaria) Appartenenza/continuità ad un luogo contraddistinto da un elevato livello di coerenza sotto il profilo tipologico, linguistico e dei valori di immagine (quartieri o complessi di edifici con caratteristiche unitarie; edifici prospicienti una piazza compresi i risvolti; edifici su strada aventi altezza in gronda non superiore alla larghezza della via; zone con maglia urbana definita; area o edificio oggetto di X intervento prossimi ad edifici storici o contemporanei di rilievo civile o religioso, pubblici e privati; fabbricato oggetto di intervento caratterizzato da una composizione architettonica significativa quali edifici storici/moderni, “d’autore”, ecc. ...) Interferenza con punti di vista panoramici (il sito/l’edificio appartiene o si colloca X su uno specifico punto prospettico o lungo visuali storicamente consolidate) Interferenza/contiguità con percorsi di fruizione paesistico - ambientale (il sito/l’edificio si colloca lungo un percorso locale di fruizione paesistico - X 2) Vedutistico ambientale, es: pista ciclabile, parco, percorso in area agricola) Interferenza con relazioni percettive significative tra elementi locali (adiacenza a tracciati stradali anche di interesse storico, percorsi di grande viabilità, tracciati X ferroviari) Interferenza/contiguità con luoghi contraddistinti da uno status di rappresentatività nella cultura locale (luoghi, che pur non essendo oggetto di celebri citazioni, rivestono un ruolo rilevante nella definizione e nella X consapevolezza dell’identità locale; luoghi oggetto di celebri “citazioni” letterarie, 3) Simbolico pittoriche, ecc. ...; luoghi connessi sia a riti religiosi sia ad eventi o ad usi civili; funzioni pubbliche e private per la cultura contemporanea)

Appartenenza ad ambiti di elevata notorietà (richiamo turistico) X

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Su una scala di giudizio della SENSIBILITÀ DEL SITO da 1 (molto bassa) a 5 (molto alta) l’ambito territoriale si colloca ad un valore 3 , pari a giudizio MEDIO.

INCIDENZA DEL PROGETTO Il grado di incidenza paesistica del progetto è riferito alle modifiche che saranno prodotte nell’ambiente dalle opere in progetto. La sua determinazione non può, tuttavia, prescindere dalle caratteristiche e dal grado di sensibilità del sito. Vi dovrà essere rispondenza tra gli aspetti che hanno maggiormente concorso alla valutazione della sensibilità del sito (elementi caratterizzanti e di maggiore vulnerabilità) e le considerazioni da sviluppare nel progetto relativamente al controllo dei diversi parametri e criteri di incidenza. Determinare l’incidenza del progetto significa considerare se l’intervento proposto modifica i caratteri morfologici di quel luogo e se si sviluppa in una scala proporzionale al contesto e rispetto a importanti punti di vista (coni ottici). Anche questa analisi prevede che venga effettuato un confronto con il linguaggio architettonico e culturale esistente, con il contesto ampio e con quello più immediato.

Criteri e parametri per la determinazione del grado di incidenza del TABELLA 2.A progetto

Criteri di valutazione Rapporto contesto/progetto a scala SOVRALOCALE SI NO

Contrasto del progetto rispetto: 1)  alle forme naturali del suolo (modifiche della morfologia) X Incidenza morfologica  alla presenza di sistemi/aree di interesse naturalistico X e tipologica  alle regole morfologiche e compositive riscontrate nella organizzazione X degli insediamenti e del paesaggio rurale Incidenza del progetto rispetto ai modi linguistici del contesto, inteso come ambito di riferimento storico-culturale: 2)  Stile X Incidenza linguistica  Materiali X  Colori X Ingombro visivo X 3) Contrasto cromatico X Incidenza visiva Alterazione dei profili e dello skyline X 4) Interferenza con i valori simbolici attribuiti dalla comunità al luogo (importanza X Incidenza simbolica dei segni)

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Criteri di valutazione Rapporto contesto/progetto a scala locale SI NO

Alterazione dei caratteri morfologici del luogo X

1) Adozione di tipologie costruttive diverse da quelle presenti nell'intorno per le X Incidenza morfologica medesime destinazioni funzionali e tipologica Alterazione della continuità delle relazioni tra elementi storico culturali o tra X elementi naturalistici Incidenza del progetto rispetto ai modi linguistici prevalenti nel contesto (intorno immediato): 2)  Stile X Incidenza linguistica  Materiali X  Colori X Ingombro visivo X 3) Occultamento di visuali rilevanti X Incidenza visiva Prospetto su spazi pubblici X 4) Interferenza con i valori simbolici attribuiti dalla comunità locale al luogo X Incidenza simbolica (importanza dei segni e del loro significato)

La valutazione qualitativa sintetica del GRADO DI INCIDENZA PAESISTICA DEL PROGETTO rispetto ai quattro criteri e ai parametri di valutazione considerati risulta su una scala da 1 a 5 pari al valore 2 (BASSA).

VALUTAZIONI SUGLI IMPATTI PAESISTICI L’impatto paesistico del progetto viene infine calcolato come prodotto tra i valori di classe di sensibilità del sito (scala da 1 a 5) e del grado di incidenza del progetto (scala da 1 a 5). In questo caso si incrociano una CLASSE DI SENSIBILITA’ DEL SITO MEDIO = 3 con un GRADO DI INCIDENZA DEL PROGETTO BASSA = 2

Impatto Paesistico dei Progetti = Sensibilità del Sito x Incidenza del Progetto Grado di incidenza del progetto Classe di sensibilità del sito 1 2 3 4 5 5 5 10 15 20 25 4 4 8 12 16 20 3 3 6 9 12 15 2 2 4 6 8 10 1 1 2 3 4 5 TABELLA: Matrice di valutazione dell’impatto paesistico

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Una rappresentazione grafica della magnitudo di impatto paesaggistico come sopra definita è la seguente. I range possibili con la scala così costruita sono i seguenti:

 Da 1 a 4: impatto paesistico sotto la soglia di rilevanza.

 Da 5 a 10: impatto paesistico sopra la soglia di rilevanza ma sotto la soglia di tolleranza, è opportuna una attenta

valutazione sulla necessità di misure di mitigazione.

 Da 11 a 15: impatto paesistico sopra la soglia di rilevanza ma sotto la soglia di tolleranza, è opportuno introdurre

adeguate misure di mitigazione.

 Da 16 a 25: impatto paesistico sopra la soglia di tolleranza, oltre alle misure di mitigazione è opportuno considerare

l’introduzione di misure di compensazione o modifiche al progetto.

Le valutazioni sopra riportate determinano un impatto paesaggistico del progetto pari al valore 6; l’impatto risulta pertanto SOPRA la soglia di rilevanza ma SOTTO la soglia di tolleranza ed è opportuno svolgere comunque una valutazione sulla necessità di misure di mitigazione. In linea generale si ritiene che l’opera non produca effetti negativi sul valore paesistico del territorio.

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4.9. Sistema infrastrutturale e viabilità

FIGURA 86: Grafo stradale relativo all’area di progetto.

La viabilità principale di accesso all’area di progetto è rappresentata dalla SR 251 della Valcellina. Circa 250 metri a monte dell’abitato di Arcola (frazione di Barcis) per accedere all’area del cantiere è necessario prendere sulla sinistra una strada asfaltata in discesa che porta al ponte sul Torrente Cellina che permette di imboccare la Strada Comunale della Val Prescudin. Per raggiungere l’area dell’impianto idroelettrico in progetto si percorre in salita la Strada Comunale per esattamente 180 m.

La SR 251 della Val di Zoldo e Val Cellina è una Strada Extraurbana secondaria con classificazione funzionale C1 che collega il Veneto con il Friuli Venezia Giulia. Ed in particolare attraversa le province di Venezia, Belluno e Pordenone. La tratta friulana inizia in località Villotta nel comune di (PN), prosegue verso e da qui arriva a Pordenone dove interseca la SS13 Pontebbana. Andando in direzione nord, la strada attraversa i comuni di San Martino di Campagna, dove incontra la SP19, Maniago, Montereale Valcellina. Proseguendo, la strada entra in Valcellina dopo un tratto in galleria. Da questo punto il tracciato segue un percorso montano e tortuoso e attraversa i comuni di Barcis, Arcola e . Superato il paese di Casso la strada entra in Veneto dove assume la denominazione di SP251.

Non si ritiene che l’incremento di flusso temporaneo implichi un peggioramento sui livelli di servizio della SR 251. Potranno verificarsi eventuali criticità temporanee localizzate, per la sovrapposizione di determinate attività di cantiere, che saranno risolte mediante una dettagliata progettazione delle stesse e accorgimenti organizzativi/logistici.

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FIGURA 87: Linea elettrica che so stacca dalla SR 251 per penetrare nella Val di Prescudin

Dalla Strada Regionale 251 si stacca un elettrodotto aereo che si insinua all’interno della Val di Prescudin e a cui sarà allacciata la linea elettrica dell’impianto in progetto circa 300 metri a monte della realizzazione dello stesso impianto.

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4.10. Il contesto socio-economico

Piccola comunità di montagna, di origine medievale, la cui economia si basa su una modestissima presenza industriale, oltre che sulle tradizionali attività rurali. I barciani, con un indice di vecchiaia da primato, sono distribuiti tra il capoluogo comunale, in cui si registra la maggiore concentrazione demografica, numerosissime case sparse e le località Molassa, Predaia, Ribe e Roppe. L’abitato, immerso in una suggestiva cornice paesaggistica, presenta segni di espansione edilizia; il suo andamento plano-altimetrico è vario. L’agricoltura è basata essenzialmente sulla produzione di ortaggi, a causa delle caratteristiche del territorio, che non risulta adatto a diversi tipi di coltivazioni; poco praticato è anche l’allevamento di bovini e caprini. Le attività industriali, limitate a qualche piccola azienda che opera nei comparti edile e della silvicoltura, non sono molto rilevanti. Alquanto modesta è pure la presenza del terziario: la rete distributiva è appena sufficiente al soddisfacimento delle esigenze primarie della popolazione. È possibile frequentare soltanto le scuole elementari; si può però usufruire di una biblioteca per l’approfondimento culturale. Le strutture ricettive offrono possibilità sia di ristorazione che di soggiorno. L’assenza di una farmacia rende necessario rivolgersi altrove anche per i servizi sanitari di base.

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4.11. Il sistema energetico

Il Piano Energetico Regionale fotografa la situazione relativa agli impianti di produzione di energia elettrica a fonte rinnovabile alla data del 31 dicembre 2013. Per valutare il peso della produzione da fonte rinnovabile rispetto a quella convenzionale, valore che conta effettivamente non e la potenza installata ma la quantità di energia prodotta nell’anno in GWh.

In Regione e assolutamente centrale il ruolo dell’idroelettrico come produzione rispetto alle altre fonti rinnovabili: circa il 63% dell’energia elettrica da fonte rinnovabile prodotta in Regione, nel 2013, deriva dalla risorsa idrica. La seconda fonte rinnovabile per quantità di energia prodotta e la biomassa con una quota del 20%, segue il fotovoltaico con il 17%. Sono nulli i contributi derivanti dalla fonte eolica e geotermica.

TABELLA: Impianti di produzione elettrica a fonte rinnovabile al 31/12/2013 Fonte: Rapporto statistico GSE 2013.

Il P.A.N. sembra indicare di spingere, per il settore idroelettrico, nello sviluppo di impianti di dimensione medio-piccole (micro idroelettrico sotto 1MW e mini idroelettrico tra 1MW e 10MW), scelta già supportata dal sistema degli incentivi (Decreto ministeriale del 06/07/2012 – incentivi per energia da fonti rinnovabili non fotovoltaiche, nell’Allegato 1 l’incentivazione e più spinta per gli impianti di piccola taglia). In Regione il micro e mini idro hanno avuto uno sviluppo significativo dal 2009 al 2014, e si tenga presente che il Decreto ministeriale e del 6 luglio 2012, anno di carenza idrica per la Regione (produzione idroelettrica regionale in percentuale, dal 2009 al 2011 e pari a circa il 20% all’anno, nel 2012 e stata solo del 16%). I dati a disposizione sulle derivazioni idroelettriche rilasciate riguardano la provincia di Udine (dal 2009 al 2014), la provincia di Pordenone (dal 2009 al 2014) e la provincia di Gorizia (dal 2013 al 2014). Le concessioni maggiori di 1MW nella provincia di Udine sono poche; dal 2009 al 2014 sono 4 e solo una e una nuova concessione (2012, 2,2MW), le altre sono rinnovi di derivazioni già esistenti. Nessuna di queste supera i 3MW. Tutte le altre sono derivazioni di potenza nominale inferiore, quasi la meta sono sotto i 100KW (classe dimensionale micro idroelettrico).

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Per quanto riguarda le concessioni in fase di istruttoria, dal 2009 al 2014, in provincia di Udine, Pordenone e Gorizia, si conferma la tendenza delle concessioni rilasciate: quasi tutte le richieste superiori a 1MW sono rinnovi di concessioni già rilasciate, le rimanenti sono classificabili come micro idroelettrico (sotto 1MW). Vista la rilevanza dell’uso della fonte idroelettrica in regione Friuli Venezia Giulia, fonte rinnovabile ma la cui diffusione ha creato e potrebbe creare ancora problemi agli ecosistemi dovuti allo sfruttamento della risorsa idrica, la Regione ha intenzione di emanare una Norma specifica di settore sull’uso idroelettrico e propone un articolo ad hoc sullo sviluppo dell’idroelettrico nelle Norme Tecniche di Attuazione del presente Piano Energetico Regionale.

FIGURA 88: Andamento del consumo (e produzione) di energia elettrica in Friuli Venezia Giulia. Dal punto di vista dei consumi, la tendenza è quella di una continua crescita nell’utilizzo domestico a fronte di una sostanziale stabilità nell’utilizzo industriale. Per quanto riguarda l’ambito domestico, le tendenze mostrano come l’utilizzo elettrico rappresenti solo una parte minoritaria del consumo energetico complessivo e che il riscaldamento domestico (comprensivo della produzione di acqua sanitaria e della cucina) sia tra le 4 e le 5 volte superiore a quello elettrico.

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FIGURA 89: In Friuli Venezia Giulia, la strategia energetica nazionale prevede una diminuzione nella produzione di energia da idroelettrico a fonte di una significativa crescita nell’utilizzo dell’energia totale proveniente dalle biomasse legnose (sia termico domestico e sia per la produzione di corrente elettrica) e da fotovoltaico che, al 2030, è dato come seconda fonte energetica rinnovabile in Regione, non distante dalla produzione di energia idroelettrica. Eolico e biogas, per quanto in leggera crescita a partire dal 2005, sono comunque destinati a rimanere marginali in termini di apporto energetico complessivo

L’impianto in progetto stima una produzione annua pari a 1.207 MWh, pari al 0,09% del consumo regionale domestico. Il consumo pro-capite nel settore residenziale per abitante (dati popolazione Friuli Venezia Giulia al 2003) e di circa 1126 kWh; i consumi teorici stimanti per il comune di Barcis sono 305 MWh. L’impianto pertanto copre mediante l’utilizzo di energia rinnovabile 4 volte i consumi energetici domestici del comune di Barcis

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SEZIONE 4 Analisi e valutazione degli impatti

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5. Analisi e valutazione degli impatti

5.1. Criterio di valutazione degli impatti

Verranno di seguito elencati i potenziali impatti sulle componenti AMBIENTALI, PAESAGGISTICHE, CULTURALI, SOCIALI ed ECONOMICHE determinati dalle azioni da mettere in atto per la realizzazione dell’impianto idroelettrico sul Torrente Cellina. La valutazione di compatibilità ambientale del presente progetto, in fase di cantiere ed in fase a regime, verrà effettuata attenendosi al criterio di significatività degli impatti e alle analisi già effettuate degli strumenti programmatici e pianificatori e dello stato di fatto dell’ambiente. Ai fini dell’accettabilità è conveniente associare a ogni impatto considerato una valutazione in termini di significatività. Infatti anche qualora dall’analisi dei livelli dell’inquinamento di fondo risultino ancora consistenti margini di ricettività ambientale, non possono di regola essere considerati accettabili nuovi impatti che si traducono in peggioramenti significativi della situazione esistente. A tal fine un impatto verrà di regola considerato: • non significativo se il suo effetto sull’ambiente non è distinguibile dagli effetti preesistenti • scarsamente significativo se le stime effettuate portano alla conclusione che esso sarà chiaramente apprezzabile sulla base di metodi di misura disponibili, e che però – anche tenuto conto dell’incertezza della stima – il suo contributo non porterà a un peggioramento significativo della situazione esistente. • significativo se la stima del suo contributo alla situazione esistente porta – tenuto conto dell’incertezza della stima – a livelli che implicano un peggioramento significativo ; parimenti un impatto può dirsi significativo se, in una situazione già critica, caratterizzata cioè da superamenti dei limiti di legge, contribuisce a innalzare in misura sensibile la frequenza e l’entità di detti superamenti. • molto significativo se il suo contributo alla situazione esistente porta a livelli superiori a limiti stabiliti per legge o tramite altri criteri ambientali – qualora in assenza dell’opera tali limiti non vengono raggiunti; parimenti un impatto può dirsi molto significativo se, in una situazione già critica, caratterizzata cioè da superamenti dei limiti, contribuisce a innalzare in misura rilevante la frequenza e l’entità di detti superamenti. • significativo positivo

5.2. Stima numerica della significatività degli impatti

GRADI DI SIGNIFICATIVITA’ STIMA NUMERICA NESSUN APPREZZABILE 0 NON SIGNIFICATIVO -1 MODERATAMENTE SIGNIFICATIVO -2 MOLTO SIGNIFICATIVO -3 MODERATAMENTE SIGNIFICATIVO POSITIVO +1 SIGNIFICATIVO POSITIVO +2 MOLTO SIGNIFICATIVO POSITIVO +3

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5.3. Le opere da realizzare e le azioni in fase di cantiere correlate

Azioni

E SCAVI MOVIMENTI TERRA PRESENZA,TRANSITO MATERIALI CANTIEREDI AZIONEMEZZI D’OPERA PRESENZA STRUTTURE E

Opere in progetto RIMOZIONE VEGETAZIONE

Rimozione parti a detrito e materiale sciolto X X X X

Realizzazione pista di accesso in alveo X X X

Realizzazione opera di difesa spondale temporanea X X X

Scavo della galleria con tecnica tradizionale ed in parte con uso X X X X di esplosivi

Realizzazione savanella sul Cellina per effettuare i getti X X X

Sghiaiatore esterno X X

Scala di rimonta fauna ittica X X

Soglia di derivazione X X

Canale di invito X X X

Locale turbina-generatore e locali tecnici ed accessori X X

Ricostituzione viabilità asfaltata X X

Ritombamento sezioni di scavo X X X Elettrodotto su strada lunghezza 300 m X X X

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La seguente matrice sopra specifica le azioni specifiche collegate alla realizzazione delle opere.

AZIONE GENERALE AZIONE SPECIFICA Scavi e sbancamenti per rimozione parti a detrito e materiale sciolto Stoccaggio materiale inerte scavato Realizzazione pista di accesso in alveo Realizzazione opera di difesa spondale temporanea Scavo della galleria con tecnica tradizionale ed uso di Movimenti terra e scavi esplosivo Realizzazione savanella sul Cellina per effettuare i getti Ritombamento sezioni di scavo Scavo per realizzazione fondamenta scala di rimonta fauna ittica Scavo e ritombamento per realizzazione elettrodotto su strada lunghezza 300 m Azione di escavatori, camion, martelli pneumatici, compressori betoniere, gru, per scavi e realizzazione di tutte le lavorazioni e di tutte le opere civili Presenza, transito ed azione mezzi Transito di camion e betoniere per trasporto materiale edile e d’opera inerte verso il cantiere e dal cantiere verso l’esterno Transito di camion per trasporto turbine e apparecchiature elettromeccaniche Presenza di container, bagni chimici, recinzioni, cartellonistica Presenza strutture, materiali e mezzi di Presenza mezzi d’opera, strutture di cantiere cantiere Stoccaggio di materiale inerte e di costruzione e di rifiuti Taglio di superfici arborate per realizzazione manufatti, Rimozione vegetazione strutture e dell’area di cantiere

La matrice seguente individua le componenti ambientali coinvolte da ogni singola azione specifica durante le fasi di realizzazione.

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ARIA ARIA FAUNA FAUNA SUOLO SUOLO ACQUA ACQUA TRAFFICO TRAFFICO PAESAGGIO PAESAGGIO VEGETAZIONE VEGETAZIONE POPOLAZIONE

AMBIENTALI AMBIENTALI Qualita’aria Qualita’aria COMPONENTI ED INDICATORI INDICATORI ED COMPONENTI Geomorfologia Geomorfologia Stato ecologico ecologico Stato Disturbo habitat habitat Disturbo Riduzione habitat habitat Riduzione Qualita del traffico delQualita traffico Disturbo popolazione popolazione Disturbo Qualita’ del paesaggiodel Qualita’

AZIONE SPECIFICA vegetaz. sup. Riduzione Scavi e sbancamenti per rimozione parti a detrito e materiale sciolto X X X Stoccaggio materiale inerte scavato X X Realizzazione pista di accesso in alveo X X Realizzazione opera di difesa spondale temporanea X X X X Scavo della galleria X X X Realizzazione savanella sul Cellina per effettuare i getti X X X Ritombamento sezioni di scavo X Scavo per realizzazione fondamenta scala di rimonta fauna ittica X X X X Scavo e ritombamento per realizzazione elettrodotto su strada lunghezza 300 m X X Azione di escavatori, camion, martelli pneumatici, esplosivo,compressori ,betoniere, gru, per scavi X X X e realizzazione di tutte le lavorazioni e le opere Transito di camion e betoniere per trasporto materiale edile e inerte verso il cantiere X X X X e dal cantiere verso l’esterno

Transito di camion per trasporto turbine e apparecchiature elettromeccaniche X X X X

Presenza di container, bagni chimici, recinzioni, cartellonistica X Presenza mezzi d’opera, strutture di cantiere X Stoccaggio di materiale inerte e di costruzione e di rifiuti X Taglio di superfici arborate per realizzazione manufatti, strutture e area di cantiere X X X

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5.4. Valutazione degli impatti in fase di cantiere

Nelle seguenti matrici verranno valutate secondo il CRITERIO DELLA SIGNIFICATIVITÀ gli impatti che ciascuna azione specifica determina nei confronti degli indicatori ambientali collegati alle componenti ambientali. Le matrici sono divise per azione.

Indicatori ambientali

Qualita’aria Geomorfologia Stato ecologico Disturbo habitat Riduzione habitat Qualita del traffico Disturbo popolazione Qualita’ paesaggiodel Riduzione sup. vegetaz.

AZIONE SPECIFICA Pressioni/Impatti Alterazioni caratteristiche - 1 Scavi e sbancamenti per morfologiche del versante rimozione parti a detrito e Temporaneo scadimento - 1 materiale sciolto qualità paesaggio Produzione di polveri -1 Stoccaggio materiale Temporaneo scadimento - 1 inerte scavato qualità paesaggio Alterazioni caratteristiche - 1 Realizzazione pista di idromorfologiche dell’alveo accesso in alveo Temporaneo scadimento - 1 qualità paesaggio Sverso accidentale lubrificanti o combustibili e fenomeni di 0 contaminazione acque Realizzazione opera di Alterazioni caratteristiche - 1 difesa spondale idromorfologiche dell’alveo temporanea Temporaneo scadimento MOVIMENTI TERRA E SCAVI E SCAVI TERRA MOVIMENTI - 1 qualità paesaggio Alterazione temporanea - 1 dell’habitat acquatico Alterazioni caratteristiche - 1 morfologiche del versante

Scavo della galleria Temporaneo scadimento - 1 qualità paesaggio Produzione di polveri -1 Realizzazione savanella sul Sverso accidentale lubrificanti 0

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Cellina per effettuare i o combustibili e fenomeni di getti contaminazione acque Alterazioni caratteristiche - 1 idromorfologiche dell’alveo Alterazione temporanea - 1 dell’habitat acquatico Ritombamento sezioni di Temporaneo scadimento - 1 scavo qualità paesaggio Sverso accidentale lubrificanti o combustibili e fenomeni di 0 contaminazione acque Scavo per realizzazione Alterazioni caratteristiche - 1 fondamenta scala di idromorfologiche dell’alveo rimonta fauna ittica Temporaneo scadimento - 1 qualità paesaggio Alterazione temporanea - 1 dell’habitat acquatico Temporaneo scadimento - 1 Scavo e ritombamento per qualità paesaggio realizzazione elettrodotto Disagio temporaneo al su strada lunghezza 300 m transito sulla strada - 1 comunale per Prescudin TOTALE 0 -2 -7 -8 0 -1 -2 0 -1

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Indicatori

ambientali

Qualita’aria Geomorfologia Stato ecologico Disturbo habitat Riduzione habitat Qualita del traffico Disturbo popolazione Qualita’ paesaggiodel Riduzione sup. vegetaz.

AZIONE SPECIFICA Impatti Alterazioni Azione di escavatori, camion, temporanee della martelli pneumatici, qualità dell’aria per -1 esplosivo,compressori betoniere, emissioni e gru, per scavi produzione di polveri e realizzazione di tutte le Rumore e vibrazioni lavorazioni e di tutte le opere civili dei motori e delle -1 -1 0 esplosioni Alterazioni temporanee della qualità dell’aria per 0 emissioni e Transito di camion per trasporto produzione di polveri turbine e apparecchiature Aumento del volume elettromeccaniche di traffico pesante -1 sulla viabilità esistente Rumore dei motori -1 0 dei mezzi d’opera Alterazioni temporanee della qualità dell’aria per 0

PRESENZA, TRANSITO ED AZIONE MEZZI D’OPERA D’OPERA MEZZI AZIONE TRANSITO ED PRESENZA, emissioni e Transito di camion e betoniere produzione di polveri per trasporto materiale edile e Aumento del volume inerte verso il cantiere di traffico pesante -1 e dal cantiere verso l’esterno sulla viabilità esistente

Rumore dei motori -1 0 dei mezzi d’opera

TOTALE 0 -1 0 0 0 0 -3 0 -2

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Indicatori

ambientali

Qualita’aria Geomorfologia Stato ecologico Disturbo habitat Riduzione habitat Qualita del traffico Disturbo popolazione Qualita’ paesaggiodel Riduzione sup. vegetaz.

AZIONE SPECIFICA Impatti

Presenza di container, bagni chimici, recinzioni, -1 cartellonistica

Presenza mezzi d’opera, -1 strutture di cantiere Temporanea variazione del

CANTIERE CANTIERE paesaggio

Stoccaggio di materiale inerte e di costruzione e di -1 rifiuti PRESENZA STRUTTURE, MATERIALI E MEZZI DI DI MEZZI MATERIALI E STRUTTURE, PRESENZA

TOTALE 0 0 0 -3 0 0 0 0 0

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Indicatori ambientali

Qualita’aria Geomorfologia Statoecologico Disturbo Disturbo habitat Riduzione Riduzione habitat Sup. vegetazionale Sup. traffico del Qualita Disturbo Disturbo popolazione Qualita’ del del Qualita’paesaggio

AZIONE SPECIFICA Impatti

Diminuzione del livello di biodiversità 0

Taglio di superfici arborate per Variazione del realizzazione manufatti, strutture paesaggio -1 e area di cantiere RIMOZIONE RIMOZIONE VEGETAZIONE VEGETAZIONE Alterazione della componente faunistica 0

TOTALE 0 0 0 -1 0 0 0 0 0

5.5. Riassunto impatti in fase di lavorazione

Componenti ambientali ARIA ARIA FAUNA SUOLO ACQUA TRAFFICO PAESAGGIO VEGETAZIONE POPOLAZIONE

TOTALE Ambientale

Qualita’aria vegetazionale Geomorfologia Stato ecologico Qualita del traffico Disturbo dell’habitat Qualita’ paesaggio del Riduzione di superficie Indicatore Disturbo alla popolazione Riduzione superficie habitat Azioni

Movimenti terra e scavi 0 -3 -7 -8 0 -1 -2 0 -1 -22

Presenza, transito ed azione mezzi d’opera 0 0 0 0 0 0 -3 0 -2 -5

Presenza strutture, materiali e mezzi di cantiere 0 0 0 -3 0 0 0 0 0 -3

Rimozione vegetazione 0 0 0 -1 0 0 0 0 0 -1

TOTALE 0 -3 -7 -12 0 -1 -5 0 -3 -31

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38,7% 12

10

8 22,6%

6 16,1%

4 9,7% 9,7 %

2 3,2% 0,% 0% 0 % 0

FIGURA 90: Quantificazione percentuale degli impatti in fase di lavorazione per ciascun INDICATORE AMBIENTALE coinvolto.

3% 10%

16%

71%

Movimenti terra e scavi Presenza, transito ed azione mezzi d’opera Presenza strutture, materiali e mezzi di cantiere Rimozione vegetazione

FIGURA 91: Quantificazione percentuale degli impatti cagionati in fase di lavorazione da ciascuna azione di progetto.

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5.6. Approfondimento delle analisi degli impatti in fase di cantiere

5.6.1. Scavi, movimento terra

Dalla grafica emerge come gli indicatori ambientali maggiormente coinvolti dagli impatti in fase di realizzazione siano:  PAESAGGIO  GEOMORFOLOGIA  HABITAT L’azione maggiormente impattante risulta essere gli SCAVI ED IL MOVIMENTO TERRA.

Le azioni di movimento terra durante le fasi di lavorazioni altereranno inevitabilmente la qualità del paesaggio soprattutto attraverso l’alterazione dell’attuale morfologia del versante su cui verrà realizzato l’impianto, ma anche a causa della presenza delle strutture di cantiere e dei mezzi d’opera contribuiscono all’alterazione dell’attuale visuale Tali impatti però graveranno sull’ambiente solamente per un periodo transitorio che nel caso dell’impianto idroelettrico “Briglia Cellina” sarà discretamente breve relativamente alla tipologia di opera, ovvero di circa 12 mesi.

Gli scavi ed il movimento terra determinano anche DISTURBO DELL’ HABITAT ACQUATICO in quanto i movimenti terra in alveo per la realizzazione della savanella e delle difese provvisorie dello scavo della galleria e la realizzazione dell’invito delle acque del Cellina verso la bocca di presa causeranno un intorbidimento delle acque con relativa rideposizione dei sedimenti più fini negli spazi interstiziali dei sedimenti più grossolani che rappresentano l’habitat elettivo del macrobenthos acquatico che verrebbero così ad essere alterato. Una parziale mitigazione naturale a tale impatto è data dalle caratteristiche del flusso del Torrente Cellina,sufficientemente turbolento da consentire di trasportare e ridepositare a valle, spalmandolo su un lungo tratto, il materiale in sospensione senza creare alterazioni dei processi di deposizione ed evitando il “soffocamento” degli spazi interstiziali. In tale maniera si ripropone ciò che effettivamente avviene naturalmente con le fasi di morbida, dove gli organismi acquatici sono sottoposti a variazioni del carico di sedimenti in sospensione nell’acqua e sono pertanto adattati a livelli crescenti di torbidità, seguiti da periodi di passaggio di acqua limpida.

5.6.2. Azione mezzi d’opera

La PRESENZA, TRANSITO ED AZIONE MEZZI D’OPERA incide soprattutto sugli gli HABITAT TERRESTRI in quanto il rumore provocato dai mezzi d’opera e dalle esplosioni creano una perturbazione sonora che si riflette soprattutto sulla componente avifaunistica. Per potere valutare la significatività della perturbazione acustica sulle componenti avifaunistiche è necessario valutare i seguenti parametri:  Il livello di potenza sonora di ciascuno dei mezzi d’opera;  La somma del livello di potenza sonora delle macchine qualora funzionino nello stesso punto contemporaneamente;  La localizzazione dei punti di emissione sonora;  La distanza degli habitat dai punti di emissione sonora;

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Gli uccelli comunicano tra loro attraverso i loro vocalizzi e il canto e una delle manifestazioni etologiche più importanti per la specie, utile per riconoscere i propri simili all’interno delle famiglie. Il canto e pure il tramite con cui, con l’uso di suoni speciali, le specie predate si avvisano dell’arrivo di un predatore. Il disturbo da rumore ha un’incidenza particolarmente rilevante su uccelli che marcano il proprio territorio o basano alcune delle loro attività vitali su canti o richiami: se infatti il rumore sovrasta le emissioni sonore di queste specie, non resta loro che allontanarsi dalla fonte di disturbo, abbandonando completamente habitat potenzialmente più che accettabili (Groppali & Camerini 2006). Gli uccelli cantano secondo ritmi prestabiliti: di più all’alba dove il canto e di gruppo (coro), decrescendo verso le ore centrali della giornata, con un secondo picco in prossimità del tramonto, al quale segue il silenzio nelle ore notturne. Gli uccelli non sentono bene alle alte o basse frequenze, sentono meglio nel campo di frequenze tra 1-5 kHz. La regione di massima sensibilità e compresa tra 2-3 kHz. Da un recente studio del 2011 consultabile all’indirizzo webhttp://pub.corila.it/DocumentiPubblici/Monitoraggio/13_MAVeCVN/RapportiValutazione/RapportoFinaleB6/Rumore- RapportoFinale_B6.pdf si evince che per determinare un valore soglia in Db(A) che provochi un effettivo disturbo sull’avifauna si dovrebbe tenere conto di vari fattori tra cui: o Rumore di fondo; o Le specie di uccelli; o La distanza tra gli stessi; o L’attenuazione sonora del canto dovuta al frapporsi di vegetazione, terreno, ostacoli; o La posizione del canto (da terra, dagli alberi, in volo) o La diversa potenza sonora tra le specie Quindi la scelta di un valore soglia sarà forzatamente approssimato. Questi studi hanno fatto emergere che si può assumere come soglia per il livello complessivo in dB(A), in presenza di una o più sorgenti sonore relative ad attività di cantiere sia di 55 dB(A).

Questo significa che un disturbo significativo si verificherà all’interno di quelle porzioni di habitat in cui il livello di pressione complessivo sia almeno di 55 Db(A). Le fonti che prevedibilmente determineranno rumore durante le lavorazioni sono:

Queste sorgenti sonore definite puntiformi, producono da sole o insieme onde sonore sferiche.

Il livello di intensità sonora alla distanza r dalla sorgente sarà:

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Se consideriamo che tutte le macchine funzionino insieme, cioè prendendo in considerazione la situazione più critica a livello acustico si ha che il livello di potenza sonora a 1 metro di distanza dall’emissione è: ESCAVATORE 111 – 11 – 20Log10 = 100 Db PALA MECCANICA 112 - 11 – 20Log10 = 101 Db AUTOCARRO 106 – 11 – 20Log10 = 95 Db AUTOBETONIERA 106 – 11 – 20Log10 = 95 Db I singoli livelli di pressione sonora a 1 metro di distanza si sommano seguendo la formula:

LP/10 LPSOMMA = 10log (Σ 10 )

LPSOMMA a 1 metro dalla sorgente 10 log (10100/10 + 10101/10 + 1095/10 + 1095/10) = 10log (1010 + 1010,1 + 109,5 + 109,5) = 10 x 10,46 104,6 dB

Sapendo che il limite oltre il quale il livello di intensità sonora maschera il canto degli uccelli e di 60 Db e necessario calcolare a che distanza dalla sorgente puntiforme il livello di intensità sonora e di 60 Db. Per sicurezza calcoliamo che gli effetti del rumore possono ritenersi non significativi quando il livello di intensità sonora non supera i 55 db(A). Applicando la formula si ha:

104 dB – 11 dB – 20Logx dB = 55 dB

93 dB -20logx = 55 db

-20logx = -38 db

Logx = 1,90

x = 80,0 m

La distanza di 80,0 m e la distanza alla quale l’intensità sonora si smorza fino a 55 dB in maniera tale da non mascherare i suoni prodotti dall’avifauna che cosi può comunicare liberamente senza dovere lasciare le proprie nicchie. Le lavorazioni che determineranno la perturbazione rumorosa sono localizzate all’interno di una circonferenza di 80 metri di raggio (considerato che il cantiere è assimilabile sostanzialmente ad un punto grazie alla tipologia di impianto puntiforme previsto).

In totale, nel corso delle lavorazioni sara interessata da una perturbazione sonora > 55 dBA una superficie di habitat pari a 14.705 m2 che risulta comunque essere una superficie apprezzabile. La significatività dell’impatto sull’avifauna precedentemente stimata, e comunque decisamente mitigata dal fatto che l’avifauna ha capacita di allontanarsi dalle nicchie ecologiche disturbate in un tempo velocissimo ma soprattutto dal fatto di potere trovare immediatamente un’alternativa ad esse vista l’abbondante disponibilità di habitat degli intorno dell’area del cantiere. La caratteristica di transitorietà dell’impatto attenua ulteriormente il valore assoluto dell’impatto.

Nella seguente figura verrà illustrata la circonferenza che potrebbe potenzialmente essere interessata dal rumore.

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FIGURA 92: In blu è evidenziata la fascia di territorio con intensità sonora > 55 dB (A). Gli habitat su cui può potenzialmente verificarsi una perturbazione con intensità sonora > 55 dB (A) sono indicati in legenda.

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Le esplosioni e l’uso del martellone idraulico per la realizzazione della galleria saranno fonte ulteriore di rumore e vibrazione. La galleria sarà infatti scavata in parte mediante demolizione della roccia con martellone idraulico ed in parte con esplosivo. Entrambe le tecniche verranno monitorate mediante postazioni fisse di geofoni 3 D in grado di misurare le vibrazioni indotte che dovranno rimanere sotto la soglia di danno per le opere in cemento armato, come definito dalla normativa vigente ed dalla normativa DIN tedesca specifica per questo tipo di operazioni. La demolizione con martello provoca vibrazioni che si esauriscono nel giro di qualche metro, l'uso dell'esplosivo verrà calibrato invece con l'esecuzione di volate corte ( sfondo di 1 metro) o volate parzializzate ( calotta - piedritti ). Il progetto della volata, dalla rinora al quantitativo unitario di esplosivo, verrà eseguito in accordo con la tipologia di roccia da abbattere ed i risultati del monitoraggio vibrometrico adeguato nel corso delle attività di cantiere proprio allo scopo di rimanere con la risultante vibrazionale e della frequenza sotto la soglia di danno prevista dalla normativa.

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5.7. Impatti dovuti al funzionamento dell’impianto idroelettrico

Indicatori ambientali Indicatori

superficie habitat

Azioni Pressioni /Impatti Stato ecologico idromorfologicaQualità Qualita’aria Geomorfologia delpaesaggio Qualita’ superficie Riduzione vegetazionale Riduzione Disturbo dell’habitat popolazione Disturbo alla trafficodel Qualita economiciBenefici Realizzazione opere crea occupazione Presenza nella zona di nella zona con introiti per strutture +1 attività lavorative ricettive e di ristoro Produzione rifiuti 0 Riduzione volume di acqua nel tratto captato determina diminuzione biomassa 0 -1 ittica Riduzione volume di acqua nel tratto captato determina diminuzione biomassa 0 -1 macrobentonica Alterazione qualità del paesaggio 0 Captazione idrica torrentizio e del loisir. Riduzione capacità autodepurativa del corso d’acqua a causa della diminuzione 0 della diluizione Modificazioni in alveo e alterazione idraulica determinano variazioni 0 geomorfologia del torrente Variazione dell’IQM -1 Variazione dell’IQM 0 0 Alterazione qualità del paesaggio e del -1 Presenza manufatti loisir per realizzazione nuovi manufatti Realizzazione scala di rimonta dei pesci elimina un importante ostacolo +2 +1 ripristinando il continuum fluviale Rumore e vibrazioni Rumore e le vibrazioni delle turbine impianto creano disturbo a fauna e popolazione 0 0

Riduzione delle emissioni di CO2 Produzione energia +1 da fonti rinnovabili Pagamento canoni +1 TOTALE +2 -1 +1 0 -1 0 -1 0 0 0 +2

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5.8. Riassunto impatti relativi al funzionamento dell’impianto idroelettrico

Componenti ambientali

ACQUA ARIA SUOLO PAESAGGIO VEGETAZIONE FAUNA POPOLAZIONE TRAFFICO ECONOMIA

AmbientaleAmbientale

IndicatoreIndicatore

Azioni Stato ecologico Qualità idromorfologica Qualita’aria Geomorfologia Qualita’ paesaggiodel Riduzione di superficie vegetazionale Riduzione superficie habitat Disturbo dell’habitat Disturbo alla popolazione Qualita del traffico Benefici economici TOTALE

Presenza nella zona di attività lavorative 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 +1 +1

Captazione idrica 0 -1 0 0 0 0 -2 0 0 0 0 -3

Presenza manufatti +2 0 0 0 -1 0 +1 0 0 0 0 +1

Rumore e vibrazioni impianto 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

Produzione energia da fonti rinnovabili 0 0 +1 0 0 0 0 0 0 0 +1 +2

TOTALE +2 -1 +1 0 -1 0 -1 0 0 0 +2 +1

3

2

1 1 1 1

0 0 0 0 0 0

-1 -1

-2 -2 -2

-3

FIGURA 93: Quantificazione degli impatti in fase a regime per ciascun indicatore ambientale coinvolto. Le colonne in verde rappresentano gli impatti positivi.

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5.9. Approfondimento delle analisi degli impatti in seguito alla realizzazione dell’impianto idroelettrico

5.9.1. Impatti sull’habitat acquatico e sullo Stato Ecologico

Il tratto captato di Torrente Cellina è lungo circa 50 metri. In media su questo tratto in seguito alla captazione transiterà una portata media di 3,35 m3/s mentre attualmente in condizioni naturali in media la portata è di 10,62 m3/s. Riguardo alle conseguenze della captazione sull’habitat acquatico e quindi sulle componenti biologiche legate a questo tipo di habitat è necessario precisare che: 1. La portata che effettivamente scorrerà lungo la briglia è quella necessaria al mantenimento del continuum fluviale e quindi trofico e biologico e non determinerà impatti sullo stato ecologico del corpo idrico in quanto il tratto che rimarrà con la portata ridotta è lungo solamente 50 metri mentre il corpo idrico 02SS3T3 ha una lunghezza 9,732 km ovvero lo 0,5% dell’intero corpo idrico. 2. La riduzione di portata determinerà inevitabilmente, in questi 50 metri, una riduzione dell’alveo bagnato e quindi ci sarà inevitabilmente una diminuzione dell’idoneità di habitat per la fauna ittica e una riduzione di superficie di habitat per la fauna macrobentonica. Questo breve tratto rappresenta però solamente lo 0,5 % del corpo idrico e obiettivamente la riduzione di idoneità e di superficie di habitat non saranno in grado di intaccare il livello di Stato Ecologico complessivo. 3. La realizzazione della scala di rimonta per la fauna ittica contribuirà in modo notevole a risolvere proprio una delle criticità emerse anche all’interno del PPR per questo Ambito Paesaggistico ovverosia la presenza di sbarramenti (tra cui la briglia su cui verrà impostato l’impianto idroelettrico) che esercita un effetto di rottura della continuità idrobiologica, separando le popolazioni ittiche a monte e a valle di questa briglia. L’effetto di miglioramento dello Stato Ecologico dell’intero corso d’acqua (non solo del corpo idrico) che la realizzazione della scala di rimonta può cagionare è di valore assoluto decisamente più alto rispetto al non apprezzabile effetto negativo determinato dalla riduzione di portata su un tratto di Torrente Cellina lungo 50 metri che rappresenta solamente lo 0,5% del corpo idrico e lo 0,09% dell’intero corso del Torrente Cellina.

5.9.2. Impatto sulla Qualità Idromorfologica

Il calcolo dell’indice IQMm determina il grado di alterazione dello Stato Morfologico del corpo idrico in seguito alla realizzazione dell’impianto idroelettrico. Il risultato dell’indice IQMm sarà confrontato con l’indice IQM valutato nella parte di analisi ambientale e che aveva dato un valore di 0,715 appartenente alla classe di qualità BUONO.

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FUNZIONALITÀ GEOMORFOLOGICA CONTINUITÀ

Continuità longitudinale nel flusso di sedimenti e materiale CLASS F1m pt PT legnoso E A Assenza di alterazioni della continuità di sedimenti e materiale legnoso 0 B 4,00 B Lieve alterazione (ostacoli nel flusso ma non intercettazione) 4 C Forte alterazione (forte discontinuità di forme per intercettazione) 6

F3m Connessione tra versanti e corso d'acqua X3 PT Lunghezza di tratto per cui esiste pieno collegamento tra 150 INSERIMENTO % 0,00 6,00 versanti e corridoio fluviale Lunghezza del tratto (Lt) 200 SI (Lungh tratto pieno collegamento versanti-corridoio)/Lt

MORFOLOGIA Configurazione morfologica F6m Morfologia del fondo e pendenza della valle X6 PT Lunghezza di tratto per cui esistono forme di fondo non 10 INSERIMENTO % 0,00 0,00 coerenti con la pendenza media della valle VALUTATO Lunghezza del tratto (Lt) 200 SI (SI/NO) (Lungh tratto con forme di fondo non coerenti)/Lt SI

Configurazione sezione F9m Variabilità della sezione X9 PT Lunghezza per la quale esistono alterazioni della naturale 50 INSERIMENTO % 25,00 3,29 eterogeneità della sezione Lunghezza del tratto (Lt) 200 SI (Lungh alterazione eterogeneità sezione)/Lt 0,25

Struttura e substrato alveo CLASS F10m Struttura del substrato pt PT E A Naturale eterogeneità sedimenti e clogging poco significativo 0 A 0,00 VALUTATO B Corazzamento o clogging accentuato in varie porzioni del sito 3,5 (SI/NO) Clogging accentuato e diffuso (>90%) e/o affioramento occasionale C1 6,5 SI substrato per incisione Affioramento diffuso del substrato per incisione o rivestimento fondo C2 7,5 (>33% tratto)

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CLASS F11m Presenza di materiale legnoso di grandi dimensioni pt PT E A Presenza significativa di materiale legnoso 0 C 4,00 VALUTATO C Presenza molto limitata o assenza di materiale legnoso 4 (SI/NO) Non si valuta al di sopra del limite del bosco o in corsi d'acqua con naturale assenza di vegetazione SI perifluviale.

Ampiezza delle formazioni funzionali presenti in fascia F12m X12 PT perifluviale Larghezza della fascia delle formazioni 3 CASO INSERIMENTO % 6,00 3,43 funzionali Larghezza dell'eventuale pianura e VALUTATO 50 CASO 2 SI versanti adiacenti (50 m) (SI/NO) (Largh fascia con formaz funz)/(Larghezza 0,06 SI pianura e versanti)

Estensione lineare delle formazioni funzionali presenti lungo le F13m X13 PT sponde Lunghezza di sponde interessata da 30 CASO INSERIMENTO % 7,50 5,83 formazioni funzionali VALUTATO Lunghezza potenziale di sponda 400 CASO 2 SI (SI/NO) (Lungh sponde con formaz funz)/(Lungh 0,075 SI sponde)

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Opere di alterazione della continuità longitudinale a monte A1m Opere di alterazione delle portate liquide a monte pt CLASSE PT Alterazioni nulle o poco significative (≤10%) delle portate formative e con A 0 A 0,00 TR>10 anni B Alterazioni significative (>10%) delle portate con TR>10 anni 4,5 C Alterazioni significative (>10%) delle portate formative 7,5

INSERIMENTO A2m Opere di alterazione delle portate solide a monte PT % At (Area sottesa dal tratto) 315 SI 0,00 Ao (Area sottesa Tipo opere Rilascio sedimenti Ao/At X2 X2rid pt dall'opera) T1 Rilascio totale 0 0 0,00 0,00 0,00 T2 Rilascio nullo 0 0 0,00 0,00 0,00 T3m Rilascio totale 0 0 0,00 0,00 0,00 T3cp Rilascio totale 0 0 0,00 0,00 0,00

Opere di alterazione della continuità longitudinale nel tratto A3m Opere di alterazione delle portate liquide nel tratto pt CLASSE PT Alterazioni nulle o poco significative (≤10%) delle portate formative e con A 0 A 0,00 TR>10 anni B Alterazioni significative (>10%) delle portate con TR>10 anni 4,5 C Alterazioni significative (>10%) delle portate formative 7,5

A4m Opere di alterazione delle portate solide nel tratto PT Lunghezza del tratto (Lt) 200 Pendenza alveo > 1% 4,00 Briglie di trattenuta Briglie di consolidamento Soglie + Rampe Numero 0 Numero 1 Numero 1 N° TOT (briglie di consol + soglie + rampe) TIPO APERTE 1 valutate

A5m Opere di attraversamento PT Numero opere di Lunghezza del tratto (Lt) 200 1 2,50 attravers.

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Opere di alterazione della continuità laterale INSERIMENTO A6m Difese di sponda PT % Lunghezza difese di sponda 100 X6 25,00 SI 3,64 Lunghezza delle sponde 400 Lungh. difese di sponda/Lungh. sponde 0,25

INSERIMENTO A9m Altre opere di consolidamento e/o di alterazione del substrato PT perm % Lunghezza del tratto (Lt) 200 Pendenza alveo > 1% SI 5,40 Rivestimenti INSERIMENTO Soglie e rampe in massi Rivestimenti permeabili impermeabili imp % Num soglie 1 Lunghezza 0 Lunghezza 15 SI Num 0 Lrivest/Lt 0 Lrivest/Lt 0,08 rampe X9sr 1 X9rp 0,00 X9ri 8,00

Interventi di manutenzione e prelievo A10m Rimozione di sedimenti pt CLASSE PT A Assenza di interventi di rimozione di sedimenti almeno negli ultimi 10 anni 0 A 0,00 VALUTATO B Rimozioni localizzate negli ultimi 10 anni 4,5 (SI/NO) C Rimozioni diffuse negli ultimi 10 anni 7,5 SI

A11m Rimozione di materiale legnoso pt CLASSE PT 0,0 A Assenza di interventi di rimozione di materiale legnoso negli ultimi 10 anni 0 A 0 VALUTATO B Rimozione parziale negli ultimi 10 anni 3,5 (SI/NO) C Rimozioni totale negli ultimi 10 anni 6,5 SI

INSERIMENTO A12m Taglio della vegetazione in fascia perifluviale (negli ultimi 10 anni) PT % 0,0 Lunghezza del tratto (Lt) 200 SI 0 Tipo di Ltaglio/L VALUTATO Collocazione Taglio Lunghezza taglio X12 pt Taglio t (SI/NO) 0,00 0,00 NO 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00

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Sub-indice di Funzionalità SFm F1m+…+F13m 26,55 SNa(Fm)  [Max(Fi)non applicati] 6,00 SMax(Fm) Max(F1m)+…+ Max(F13m) 51,00 (SFm)max SMax(Fm)-SNa(Fm) 45,00

IAMFm SFm / (Sm)max 0,16 (IAMFm)max (SFm)max / (Sm)max 0,26 IQMFm [(SFm)max / (Sm)max] - IAMFm 0,11

Sub-indice di Artificialità SAm A1m+…+A12m 15,55 SNa(Am)  [Max(Ai)non applicati] 0,00 SMax(Am) Max(A1m)+…+ Max(A12m) 125,00 (SAm)max SMax(Am)-SNa(Am) 125,00

IAMAm SAm / (Sm)max 0,09 (IAMAm)max (SAm)max / (Sm)max 0,74 IQMAm [(SAm)max / (Sm)max] - IAMAm 0,64

TOTALE Stotm SFm + SAm 42,10 SNam SNa(Fm) + SNa(Am) 6,00 Max(Stotm) SMax(Fm) + SMax(Am) 176,00 (Sm)max (SFm)max+(SAm)max 170,00

IAMm Stotm / (Sm)max 0,25 IQMm 1 - IAMm 0,75 CLASSI DI QUALITÀ (IQMm) BUONO

La valutazione dell’Indice IQMm ha confermato non solo la classe di qualità che permane buono ma anche il valore dell’indice che è esattamente di 0,75 confermando la non significatività dell’impatto della captazione idroelettrica e della realizzazione dei manufatti sulla qualità idromorfologica del Torrente Cellina.

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5.9.3. Impatto sul paesaggio delle opere

Nelle due figure delle pagine successive si illustra lo stato di fatto e un fotoinserimento dello stato di progetto in seguito alla realizzazione dell’impianto. Il punto di vista è quello dal Ponte sul Torrente Cellina che conduce alla Strada Comunale per Prescudin. Una parte delle opere è interrata (locali turbine generatori e quadri, galleria in roccia), una parte è fuori terra e di questa verrà risistemata la parte dello sghiaiatore esterno.

Il foto inserimento delle pagine successive testimonia come l’opera, percepita da uno dei pochi punti di vista accessibili, si inserisca molto coerentemente con il contesto anche in virtù della preesistenza della briglia e della luce laterale della briglia che diventerà lo sghiaiatore.

Da qui la valutazione non significativa dell’impatto delle opere sul paesaggio.

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FIGURA 94: Stato di fatto.

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FIGURA 95: Fotoinserimento delle opere in progetto. Come si vede la gran parte dell’impianto è interrato.

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5.10. Valutazione complessiva degli impatti

Componenti ambientali ARIA SUOLO SUOLO FAUNA FAUNA ACQUA ACQUA TRAFFICO TRAFFICO ECONOMIA ECONOMIA PAESAGGIO PAESAGGIO VEGETAZIONE POPOLAZIONE

Ambientale

Qualita’aria Qualita’aria vegetazionale vegetazionale Geomorfologia Statoecologico Indicatore Qualita del traffico del Qualita Benefici economici economici Benefici Disturbo Disturbo dell’habitat Qualita’ del paesaggio del Qualita’paesaggio Riduzione di superficie Riduzione di superficie Qualità idromorfologica idromorfologica Qualità Disturbo alla popolazione popolazione Disturbo alla

Azioni habitat Riduzione superficie

Movimenti terra e scavi 0 - -2 -7 -8 0 -1 -2 0 -1 -

Presenza, transito ed azione mezzi d’opera 0 - -1 0 0 0 0 -3 0 -2 -

Presenza strutture, materiali e mezzi di cantiere 0 - 0 0 -3 0 0 0 0 0 -

Rimozione vegetazione 0 - 0 0 -1 0 0 0 0 0 -

FASE LAVORAZIONEDI FASE 0 0 -3 -7 -12 0 -1 -5 0 -3 0 SUBTOTALE -31

Presenza nella zona di attività lavorative 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 +1 Captazione idrica 0 -1 0 0 0 0 -1 0 0 0 0 Presenza manufatti +2 0 0 0 -1 0 0 0 0 0 0 Rumore e vibrazioni impianto 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

FASE A REGIMEA FASE Produzione energia da fonti rinnovabili 0 0 +1 0 0 0 0 0 0 0 +1 +2 -1 +1 0 -1 0 -1 0 0 0 +2 SUBTOTALE +1 +2 -1 -2 -7 -13 0 -2 -5 0 -3 +2 TOTALE -30

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14 13 12 10 7 8 6 5 3 4 2 2 1 2 0 0 0 -2 -2 -2 -4

FIGURA 96: Quantificazione complessiva degli impatti per ciascun indicatore ambientale coinvolto. Le colonne in verde rappresentano gli impatti positivi.

4 2 0 -2 -4 -6 -8 -10 -12 -14 -16 -18 -20

Fase di CANTIERE Fase A REGIME

FIGURA 97: Confronto tra gli impatti in fase di cantiere e a regime per i vari indicatori ambientali. Gli impatti positivi sino le sono rappresentati dalle colonne sopra lo 0. Gli impatti negativi rappresentati dalle colonne sotto lo 0.

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L’impatto maggiormente evidente è quello sul PAESAGGIO ed è sostanzialmente legato alle fasi di cantiere. E’ però decisivo far notare come su un valore complessivo numerico stimato di tutti gli impatti pari a -30, la totalità degli impatti negativi, è di tipo transitorio e sostanzialmente, tale impatto scompare con la fine delle lavorazioni, peraltro piuttosto brevi per la realizzazione di un impianto idroelettrico. Alcuni impatti infatti sono presenti solamente durante le fasi di realizzazione delle opere come il disturbi sugli habitat e alla popolazione e le interferenze con il traffico sulla viabilità comunale che cessa quando i mezzi d’opera avranno finito di operare. Da segnalare che né la POPOLAZIONE né la VEGETAZIONE saranno interessati dalle opere sia in fase di cantiere che, tanto meno, in fase a regime Da segnalare che la presenza di attività lavorative nella zona cagioneranno ricadute positive sulle attività ricettivo- alberghiere della zona di Barcis assieme al riconoscimento dei canoni relativi al BIM al demanio e all’Amministrazione Comunale determineranno ricadute sull’ECONOMIA significative.

La possibilità di generare energia da fonti rinnovabili non inquinanti inoltre consente di ridurre le emissioni di CO2 in atmosfera con conseguente ricadute positive sulla componente ARIA. La realizzazione della scala di risalita per la fauna ittica consentirà di risolvere un annoso problema legato alla interruzione di continuità fluviale che ha finora diviso le comunità ittiche poste a valle e a monte della briglia sul Cellina. Questi due ultimi fattori di valutazione positivi, hanno determinato il valore positivo della realizzazione dell’impianto idroelettrico, che a fronte di impatti di valore assoluto non significativo, grazie alle dimensioni e alla tipologia di impianto proposto, consentono, nella valutazione complessiva di sostenibilità ambientale, di considerare il progetto non solo correttamente inseribile nel contesto ambientale ma addirittura auspicabile.

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SEZIONE 5 Mitigazioni degli impatti e Monitoraggio

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6. Mitigazioni e compensazioni

6.1. Generalità

Le mitigazioni saranno soprattutto rivolte a minimizzare le interferenze di tipo transitorio che si verificano durante le fasi di lavorazione, che, come approfondito nell’analisi degli impatti, sono quelle con un valore assoluto maggiore ma, proprio per la loro natura temporanea, cessano una volta terminato il cantiere. Le componenti ambientali maggiormente coinvolte sono il PAESAGGIO e in misura molto minore, quelle interferenze a carico dell’HABITAT ACQUATICO e alla FAUNA TERRESTRE soprattutto l’AVIFAUNA legate alle lavorazioni in alveo e alla realizzazione della galleria. Quest’ultima opera infatti determinerà, ad intervalli molto diluiti nel tempo, delle fasi rumorose legate alle esplosioni ed allo scavo con martellone.

Per quanto riguarda il PAESAGGIO gli impatti maggiori si verificano durante le fasi di scavo e di movimento terra in generale. In tal senso una mitigazione possibile sarà quella di recintare l’area del cantiere in maniera tale da nascondere per quanto possibile la presenza di mezzi d’opera, delle strutture e del materiale di cantiere e dei cumuli di materiale inerte stoccato. Questo al fine di eliminare dal punto di vista principale ovvero la SR251, l’area del cantiere. Si cercherà quindi di concentrare per quanto possibile, i mezzi d’opera, le strutture ed il materiale di cantiere e i cumuli di inerti stoccati, all’interno dell’area del cantiere, che comunque sarà sufficientemente nascosta dal punto di vista della SR251, essendo posta sul tornante della Strada Comunale per Prescudin, evitando la sosta dei mezzi d’opera in alveo, soprattutto durante i fine settimana.

Per quanto riguarda le localizzate e molto esigue rimozioni di porzioni di VEGETAZIONE arborea del versante, non sarà necessario prevedere particolari piantumazioni, ma sarà necessario riportare le quantità di materiale sciolto che verrà asportato al fine di favorire nel più breve tempo possibile, l’affermazione della vegetazione pioniera di pino nero con ostria, che proprio per queste caratteristiche di frugalità dovrebbe in pochi anni riaffermarsi riportando la tessera paesaggistica alle qualità attuali.

Per quanto riguarda il preservamento dell’HABITAT ACQUATICO in seguito alla realizzazione delle opere in alveo che determineranno la deviazione del flusso idrico verso la sponda sinistra, si dovrà provvedere ad eseguire tali manovre in varie fasi e con intervalli di almeno 24 ore l’una dall’altra in maniera da permetter alla fauna ittica di ritrovare il filone principale della corrente e percorrerlo evitando di finire in zone di pozza che andranno progressivamente in asciutta. In tal senso è auspicabile che durante questa fase sia presente un tecnico ed una squadra di Ente Tutela Pesca per eventualmente recuperare esemplari che per qualsiasi motivo possano rimanere isolati in specchi d’acqua ferma. Sarà preferibile che la realizzazione della difesa spondale a difesa dell’area del cantiere, della savanella per deviare il flusso per la realizzazione della galleria e della scala di rimonta della fauna ittica siano effettuate in periodi diversi dal periodo di frega della trota fario che va da primi giorni di dicembre alle prime due settimane di febbraio.

Per quanto riguarda l’AVIFAUNA che potrebbe risentire delle pochissime (in ragione di 2 o 3) esplosioni necessarie per avanzare con il fronte della galleria nei tratti con roccia maggiormente compatta, verranno prese le necessarie precauzioni che seguono la normativa in materia. Si consiglia comunque di evitare le fasi esplosive durante le prime ore del mattino prevedendole, per quanto possibile, nelle fasi centrali della giornata.

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Per quanto riguarda la realizzazione della SCALA DI RIMONTA PER LA FAUNA ITTICA, questa struttura di per sé rappresenta una compensazione ed una miglioria, rispetto all’attuale situazione ecologica di questo tratto di Torrente Cellina,, che vede la presenza di una briglia, non molto alta, ma che rappresenta comunque un ostacolo al continuum fluviale.

6.2. Suolo e sottosuolo

Relativamente alla componente in esame gli impatti sul territorio, determinati dall’attività e dalle opere connesse ai cantieri, si riferiscono essenzialmente alla produzione di materiali di scavo e al possibile inquinamento per sversamenti accidentali di sostanze inquinate.

GESTIONE DEL CANTIERE Le caratteristiche di elevata permeabilità del suolo nelle aree oggetto delle lavorazioni fa si che le aree di cantiere siano particolarmente vulnerabili alle fonti di inquinamento. Per scongiurare tali fattori di impatto, legati principalmente ad eventi accidentali, particolare attenzione sarà rivolta alle singole fasi di lavorazione. Le misure mitigative consisteranno essenzialmente in orientamenti progettuali, ovvero accorgimenti progettuali o tecnici-realizzativi volti a prevenire il possibile insorgere di impatti sul suolo. Al fine di prevenire fenomeni di inquinamento e necessario che la produzione, il trasporto e l’impiego dei materiali cementizi siano adeguatamente pianificate e controllate; inoltre sarà necessario effettuare controlli periodici agli impianti e bisognerà eseguire procedure di gestione a norma per gli impianti e per le attività di rifornimento di oli ed idrocarburi. La possibilità di inquinamento da parte delle sostanze chimiche impiegate sul sito di cantiere sarà prevenuta tramite l’applicazione di apposite procedure che comprendono in generale:  La scelta, tra i prodotti che possono essere impiegati per uno stesso scopo, di quelli più sicuri (ad esempio l’impiego di prodotti in matrice liquida in luogo di solventi organici volatili);  la scelta della forma sotto cui impiegare determinate sostanze (prediligendo ad esempio i prodotti in pasta a quelli liquidi o in polvere);  la definizione di metodi di lavoro tali da prevenire la diffusione nell’ambiente di sostanze inquinanti (ad esempio tramite scelta di metodi di applicazione a spruzzo di determinate sostanze anziché metodi basati sul versamento delle stesse);  la delimitazione con barriere di protezione (formate da semplici teli o pannelli di varia natura) delle aree dove si svolgono determinate lavorazioni;  l’utilizzo dei prodotti potenzialmente nocivi per l’ambiente ad adeguata distanza da aree sensibili del territorio come i corsi d’acqua  la limitazione dei quantitativi di sostanze mantenuti nei siti di lavoro al fine di ridurre l’impatto in caso di perdite (ciò si può ottenere ad esempio acquistando i prodotti in recipienti di piccole dimensioni);  la verifica che ogni sostanza sia tenuta in contenitori adeguati e non danneggiati, contenenti all’esterno una chiara etichetta per l’identificazione del prodotto;  lo stoccaggio delle sostanze pericolose in apposite aree controllate;  lo smaltimento dei contenitori vuoti e delle attrezzature contaminate da sostanze chimiche secondo le prescrizioni della vigente normativa;  la definizione di procedure di bonifica per tutte le sostanze impiegate nel cantiere;  la formazione e l’informazione dei lavoratori sulle modalità di corretto utilizzo delle varie sostanze chimiche;

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 la pavimentazione delle aree dove si svolgono lavorazioni che possono comportare la dispersione di sostanze liquide nell’ambiente esterno.

Per lo stoccaggio di sostanze pericolose si provvederà ad individuare area adeguate. Tali aree saranno recintate e poste lontano dai baraccamenti e dalla viabilità di transito dei mezzi di cantiere; essa sarà inoltre segnalata con cartelli di pericolo indicanti il tipo di sostanze presenti. Lo stoccaggio e la gestione di tali sostanze verranno effettuati con l’intento di proteggere il sito da potenziali agenti inquinanti. Le sostanze pericolose dovranno essere contenute in contenitori non danneggiati; questi dovranno essere collocati su un basamento in calcestruzzo o comunque su un’area pavimentata e protetti da una tettoia. Dovranno essere fornite accurate istruzioni ai lavoratori al fine di prevenire il versamento di sostanze pericolose; gli stessi dovranno immediatamente riferire al Responsabile di cantiere qualora riscontrino perdite dell’impianto di distribuzione del carburante o di altri materiali stoccati. Inoltre la manutenzione dei macchinari impiegati nelle aree di cantiere e di fondamentale importanza anche al fine di prevenire fenomeni di inquinamento.

6.3. Ambiente idrico

Due sono le problematiche legate all’ambiente idrico:  l’impatto e quindi le conseguenze dell’impianto del cantiere sull’ambiente idrico (fattori d’impatto) legate alla vulnerabilità dell’ambiente;  i rischi cui l’installazione potrebbe essere sottoposta per cause naturali (fattori naturali di rischio) sottovalutate o non valutate con esattezza.

Al primo gruppo vanno ascritti tutti i rischi di inquinamento delle acque sia superficiali che profonde, a causa di:  sversamenti accidentali di sostanze inquinanti (olii, benzine, scarichi, etc.) sui piazzali di lavoro e lungo i percorsi dei mezzi meccanici  rilascio di solidi sospesi, olii, bentonite, acqua contaminata da prodotti cementizi derivanti dalle operazioni di lavaggio betoniere e dalle attività di getto, nelle acque sotterranee e superficiali;  scarichi di acque di scavo nell’ambiente idrico con aumento della torbidità e rischi di inquinamenti, per presenza di polveri, sedimenti e/o contaminanti.

Al secondo gruppo vanno ascritti tutti i rischi derivanti da criticità naturali:  danneggiamento delle opere provvisionali in alveo durante le piene;  danneggiamento di attrezzature o mezzi in alveo durante le piene;  ammaloramento della strada di accesso a causa di scrosci, caduta di massi, caduta di alberi;

IMPIANTI DI TRATTAMENTO DELLE ACQUE DI CANTIERE Vista l’alta vulnerabilità dell’idrologia superficiale in tale territorio, si indica l’opportunità di dotare i cantieri di idonei impianti di gestione delle acque prima della loro immissione nella rete idrica superficiale o di prevedere l’allacciamento, se tecnicamente fattibile, alla rete fognaria.

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GESTIONE DEL CANTIERE In linea generale nelle aree di cantiere gli interventi di mitigazione principali saranno dunque riconducibili ad una corretta e sostenibile gestione delle acque di lavaggio al fine di scongiurare possibili dispersioni di fluidi inquinanti, e all’eventuale predisposizione di protezioni per proteggere le aree di cantiere localizzate in aree allagabili, e alla realizzazione di idonee tombinature che consentano di mantenere inalterate le condizioni di deflusso dei locali impluvi intercettati. L’annaffiatura delle aree di cantiere tesa a prevenire il sollevamento di polveri deve essere eseguita in maniera tale da evitare che le acque fluiscano direttamente verso una canalizzazione superficiale, trasportandovi dei sedimenti (a questo fine occorrerà in generale realizzare un fosso di guardia a delimitazione dell’area di lavoro). Nel caso in cui il calcestruzzo da impiegare per i lavori fosse approvvigionato mediante autobetoniere, i rischi di inquinamento indotti dall’impiego delle autobetoniere possono essere limitati applicando le seguenti procedure:  il lavaggio delle autobetoniere dovra essere effettuato presso l’impianto di produzione del calcestruzzo;  nel caso in cui l’appaltatore scelga di svolgere in sito il lavaggio delle autobetoniere, esso dovrà provvedere a realizzare un apposito impianto collegato ad un sistema di depurazione;  gli autisti delle autobetoniere, qualora non dipendenti direttamente dall’appaltatore, dovranno essere informati delle procedure da seguire per il lavaggio delle stesse;  tutti i carichi di calcestruzzo dovranno essere trasportati con la dovuta cautela al fine di evitare perdite lungo il percorso; per lo stesso motivo, le autobetoniere dovranno sempre circolare con un carico inferiore di almeno il 5% al massimo della loro capienza;  occorrerà usare in generale particolare prudenza durante il trasporto, tenendo una velocità particolarmente moderata; si dovrà curare la manutenzione delle piste di cantiere e degli incroci con la viabilità esterna.

RIDUZIONE DEI RISCHI NATURALI Durante la realizzazione dell’impianto idroelettrico sara necessario consultare giornalmente gli avvisi emessi dal Centro Funzione Decentrato (CFD) della Protezione Civile Regionale riportanti gli avvisi di criticità idraulica, idrogeologica, valanghiva e meteorologica. Le attività da intraprendere per minimizzare i rischi sono differenti a seconda del grado di rischio, in prima analisi si dovranno rispettare le seguenti indicazioni:  Rischio Idraulico: In caso di criticità ordinaria si dovranno verificare le opere provvisionali e spostare tutte le attrezzature, i mezzi ed i materiali in zone non prone ad essere allagate; per criticità moderata o elevata si renderà necessario valutare di rimuovere le opere provvisionali e di mettere in sicurezza le attrezzature; l’accesso al cantiere dell’opera di presa sarà inibito a causa della necessita di attraversare il guado.  Rischio Idrogeologico: In caso di criticità ordinaria si dovranno verificare le opere provvisionali di sostegno degli scavi, in particolare nelle aree limitrofe al corso d’acqua; per criticità moderata o elevata si renderà necessario mettere in sicurezza i fronti di scavo, spostare mezzi, attrezzature e materiali nelle aree di stoccaggio; l’accesso al cantiere dell’opera di presa sarà inibito a causa della necessita di attraversare il guado.  Rischio meteorologico: tale voce comprende numerosi elementi, quali neve, gelo, gelicidio, vento, fulmini, afa, aridita… o La quota a cui si svolgono le lavorazioni e tale solo in alcune annate vi sia neve, cio può rendere difficoltoso l’accesso all’area di cantiere, in caso della previsione di nevicate cospicue il cantiere dovrà essere messo in sicurezza e sospeso. o Il gelo può essere dannoso sia per la salute umana, sia per i fluidi tecnici (olio) che per l’acqua. In caso di ondate di gelo si dovrà scongiurare la formazione di ghiaccio nelle tubazioni sia del cantiere (es. pompa di aggottamento), sia dei mezzi (es. circuito di olio minerale).

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o Il gelicidio, ossia la formazione di uno strato di ghiaccio conseguente a precipitazioni liquide sul terreno ghiacciato, crea uno strato molto scivoloso, pericoloso sia per le persone che per i mezzi. In tale caso si dovranno utilizzare dispositivi idonei (catene, ramponi, …) ad impedire le scivolate. o Il vento può schiantare alberi o spezzare rami, quindi può impedire la viabilità o colpire mezzi e materiali. Si consiglia che nel cantiere sia a disposizione una motosega per gli interventi di emergenza, in caso di criticità si dovrà valutare se sospendere le lavorazioni o Il rischio di fulmini in presenza di masse metalliche può essere un catalizzatore. In caso di criticità si dovrà o valutare di sospendere le lavorazioni.

6.4. Aria - Interventi di mitigazione per le polveri

Al fine di mitigare il più possibile la dispersione di particelle sospese e possibili contaminanti oltre alla loro conseguente deposizione al suolo, si dovrà intervenire sui seguenti fronti:  limitazione della produzione e del sollevamento delle polveri;  protezione della viabilità interessata dai mezzi di cantiere;  riduzione delle emissioni dai mezzi di cantiere.

Per quanto riguarda la limitazione della produzione e del sollevamento delle polveri, sarà opportuno:  inumidire le aree ed i materiali prima degli interventi di demolizione, di scavo;  bagnare i cumuli, le aree di stoccaggio dei materiali inerti o le aree di deposito;  utilizzare impianti di nebulizzazione in prossimità delle lavorazioni, impianti o attrezzature;  proteggere i materiali polverosi depositati in cantiere (es. cementi, sabbia ecc.) con teli, tettoie, contenitori o imballaggi;  porre il divieto di accendere fuochi in cantiere per bruciare materiali o rifiuti;

Per proteggere la viabilità interessata dai mezzi di cantiere dovranno essere prese le seguenti misure:  pulire le ruote dei mezzi ogni volta che, dal cantiere, i mezzi devono accedere alla pubblica via;  pulire le sedi stradali utilizzate dal traffico di cantiere.

Per ridurre le emissioni dei cantieri sarà necessario:  limitare l’utilizzo di mezzi e macchinari con motori a scoppio per lo stretto necessario alle operazioni di cantiere;  effettuare la manutenzione dei dispositivi di scarico;  rispettare la pianificazione delle attività di manutenzione sui macchinari al fine di mantenerne le prestazioni, in particolare sulle emissioni in atmosfera, come da libretto d’uso e manutenzione.

Di seguito sono brevemente descritte alcune delle principali misure che dovranno essere adottate al fine di limitare le emissioni in atmosfera.

Inumidimento delle aree e dei materiali prima degli interventi di scavo e per le piste da cantiere Tali interventi dovranno essere preceduti dall’inumidimento delle aree che saranno coinvolte nelle operazioni. L’inumidimento potrà avvenire tramite l’utilizzo di sistemi mobili di nebulizzazione, quali cannoni nebulizzatori, che, a

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Impianto idroelettrico “Briglia Cellina” PROCEDURA DI VIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE seconda della necessita, verranno spostati sui luoghi da inumidire. Tali sistemi di nebulizzazione producono una nebbia con goccioline d’acqua di dimensioni 10 μm che riescono ad attrarre e sopprimere le particelle di polvere PM10 e più piccole. Questi sistemi dovranno essere utilizzati non solo sui cumuli ma su tutta l’area di stoccaggio, di deposito e durante le operazioni di scavo e transito dei mezzi in cui si verifichi la possibilità di rilascio di polveri. Con questa soluzione ad ampio spettro, e possibile ridurre sensibilmente molte metodiche e mezzi (autobotti per la bagnatura piste e vasche per il lavaggio dei pneumatici), “snellendo” di molto le interferenze tra i mezzi di cantiere. Tra le specifiche tecniche di serie del suddetto macchinario vi e un sistema interno di silenziatori. Le particelle di polvere restano a lungo in sospensione nell’aria; introducendo l’acqua atomizzata dal cannone avviene la cattura di queste, impedendo che si disperdano a distanze elevate; questo può avvenire grazie alla dimensione ottimale delle gocce d’acqua, che non devono superare o essere più piccole delle particelle di polvere: 60 ÷ 120 μm.

Bagnatura dei cumuli, aree di stoccaggio dei materiali inerti o aree di deposito. Nel caso in cui si verificasse la presenza di cumuli non coperti in aree di stoccaggio o di deposito, dovranno essere predisposti sistemi di bagnatura che, in caso di condizioni di vento sfavorevoli, possano impedire la liberazione di polveri. I sistemi di bagnatura che potrebbero essere predisposti sono di due tipi:  sistemi fissi a regolazione automatica – sistemi di bagnatura attivati automaticamente tramite segnali derivanti da sensori della velocità del vento;  sistemi mobili o semi-fissi – sistemi di nebulizzazione ad alta pressione montati su camion o posizionati in postazioni fisse che vengono attivati a seconda della necessita.

Pulizia sedi stradali utilizzate dal traffico di cantiere. Le ruote dei mezzi che escono dai cantieri dovranno essere adeguatamente pulite con apposito lavaggio prima di accedere alla pubblica via per evitare la deposizione di materiali inerti polverulenti sulle strade. Per assicurare la totale pulizia delle sedi stradali, queste dovranno periodicamente essere ripulite con l’ausilio di spazzatrici che garantiranno una corretta pulizia delle strade. Gli interventi delle spazzatrici saranno definiti in frequenza e attivazione a seconda delle fasi e lavorazioni effettuate in cantiere. L'impianto lavaggio ruote consiste in una postazione con ugelli fissi che al passaggio del mezzo si attiva tramite fotocellule. L'impianto e composto da:  telaio in profilati d'acciaio, a sezione rettangolare, elettrosaldati e verniciati con vernice epossidica  serie di grigliati carrabili per il passaggio dell'automezzo sul telaio stesso; due paratie laterali per il contenimento dell'acqua di lavaggio  vasca di decantazione e ricircolo acqua di lavaggio; pompa sommergibile  galleggiante per il ripristino automatico dell'acqua; galleggiante di sicurezza per la protezione della pompa; serie di ugelli opportunamente posizionati per consentire il lavaggio del cerchione e del battistrada delle ruote  fotocellule per il corretto avviamento e spegnimento del ciclo di lavaggio; quadro elettrico per la gestione del ciclo

L'acqua di lavaggio viene raccolta sul fondo del telaio e convogliata nella vasca di decantazione (capacita pari ad almeno 12 m3) che ne permette il ricircolo nella zona della pompa. La specifica funzione e quella di lavare le ruote degli automezzi in uscita dalle principali aree di cantiere e quindi di prevenire la diffusione di polveri, come pure l’imbrattamento della sede stradale all’esterno delle aree di lavorazione. Come anticipato, le vasche sono state previste in corrispondenza del punto di accesso all’area di cantiere e di deposito .

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7. Piano di Monitoraggio Post – Operam

Essendo un impianto puntuale e non essendoci un vero e proprio tratto sotteso sottoposto a riduzione della portata (se si escludono i 50 metri di ingombro dell’impianto) vengono seguite le “Linee guida per la predisposizione dei piani di monitoraggio”. L’impianto in progetto ricade tra i “Casi particolari” di cui al paragrafo 3.4 delle citate Linee Guida . La derivazione in esame infatti sottende un tratto breve, vale a dire che è limitata alla lunghezza tecnicamente sufficiente per l’installazione dei manufatti di presa, di restituzione e delle opere volte alla tutela della fauna ittica. In questo caso, siccome la derivazione utilizza il salto di uno sbarramento esistente, non è richiesto un monitoraggio in fase AO, mentre in fase PO deve essere previsto solamente il monitoraggio del passaggio per i pesci e la valutazione della sua efficacia. In ogni caso rimane l’obbligo di installazione di un misuratore che attesti in continuo (frequenza oraria) il rilascio della portata necessaria al funzionamento del passaggio per pesci. Nel piano di monitoraggio presentato in fase PO devono essere riportate le caratteristiche tecniche dello strumento che si intende installare e la sua ubicazione. Il monitoraggio della portata rilasciata dall’opera di presa deve essere mantenuto per tutta la durata della concessione.

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Impianto idroelettrico “Briglia Cellina” PROCEDURA DI VIA – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE

8. Conclusioni

Considerato che:  Esiste una sostanziale coerenza tra il progetto e gli obiettivi e le direttive contenute negli strumenti programmatici e pianificatori  Le dimensioni dell’impianto sono contenute sia in termini di dimensioni dei manufatti, sia per quanto il tratto captato che risulta molto esiguo;  Il monitoraggio biologico di ARPA FVG del 2013 ha valutato con giudizio ELEVATO lo Stato Ecologico del corpo idrico interessato dalla captazione;  Gli impatti della derivazione sulle componenti ambientali sono stati oggettivamente valutati come non significativi;  La quasi totalità degli impatti sono di carattere transitorio e sono legati alle fasi di lavorazione cessando quindi il loro effetto contestualmente alla fine delle lavorazioni;  Il progetto e le opere oltre a venire realizzate con le migliori tecniche disponibili hanno prima di tutto ottemperato alla massima preservazione della risorsa idrica e delle condizioni di elevata qualità ecologica del sito;  Il progetto seguirà sostanzialmente le prescrizioni e gli obblighi urbanistici ed i vincoli territoriali, ambientali e paesaggistici a cui è sottoposta l’area interessata dal progetto;  La captazione delle acque rispetta i limiti imposti dalla Legislazione attualmente in vigore;  La realizzazione dell’impianto permetterà la messa in atto di mitigazioni/compensazioni come la realizzazione della scala di rimonta per la fauna ittica che determineranno senza dubbio un miglioramento in termini ecologici a fronte di impatti sostanzialmente nulli; si valuta il progetto di captazione delle acque sul Torrente Cellina al scopo idroelettrico pienamente plausibile dal punto di vista ambientale e auspicabile non solo in termini economico-sociali ma anche ecologici.

AGOSTO 2017

Dottor Naturalista Michele Piccottini

Dott. Naturalista MICHELE PICCOTTINI – Viale Aldo Moro, 25 – 33028 TOLMEZZO (UD) p.i. 02365430301 tel/fax: 0433.41573 cell: 3398652088 e-mail: [email protected] 217