Sul Lessico dei titoli di alcuni quotidiani campani

Indice:

0. Premessa e presentazione…………………………………………3

1.Introduzione………………………………………………………….6 -1.1 il linguaggio giornalistico italiano dal primo ’900 ad oggi: stato dell’arte………………………………………………………………..…………...6 -1.1.1 I primi anni del ‘900: dagli inizi del secolo al 1922………………….…………….6 -1.1.2 Gli anni del regime fascista: dal 1922 al 1945……………………….……………..9 -1.1.3 Gli anni del dopo-guerra: dal 1945 agli anni ’70…………………….…………...10 -1.1.4 Il dominio de “La Repubblica”:dagli anni ’70 agli anni ’90……….…………...11 -1.1.5 Il giornalismo ai tempi d’oggi…………………………………………..……………12 -1.1.5.1 La supremazia della televisione……………………………………………………….12 -1.1.5.2 Un altro nemico dell’informazione cartacea: “il giornale on-line” ……………..13 -1.2 Come parlano i giornali locali…………………………………………..14 -1.2.1 Lo studio di Roberto Saviano…………………………………………..…………….15 -1.3 Breve panoramica sui giornali analizzati:……………………………..17 -1.3.1 I giornali locali…………………………………………………………..…………….17 -1.3.1.1 “Cronache di Napoli”…………………………………………………………………….17 -1.3.1.2 “Corriere di Caserta”…………………………………………………………………….18. -1.3.1.3 “Gazzetta di Caserta”…………………………………………………………………….18 -1.3.2 I giornali nazionali……………………………………………………..…………..…19 -1.3.2.1 “La Repubblica”………………………………………………………………………….19 -1.3.2.1.1 “La Repubblica edizione Napoli”…………………………………………………..20 -1.3.2.2 Il “Corriere della Sera”………………………………………………………………….20 -1.3.2.2.1 Il “Corriere del Mezzogiorno”………………………………………………………22 -1.3.2.3 “Il Mattino”…………………………………………………………………………………23 -1.3.2.3.1 “Il Mattino edizione Napoli città”……………………………………………………24

2. Analisi…………………………………………………….…..…….25 -2.1 Caratteristiche del “corpus”……………………………….…………….25 -2.2 Il paratesto: composizione e funzione……………………..………...... 25 -2.2.1 Il titolo: importanza e classificazione……………………………...………….…....26 -2.3 “I soprannomi dei camorristi”………………………….…………...... 28 -2.3.1 Il soprannome nel giornalismo italiano………………………..…………….…….29 -2.3.2 Il soprannome negli “ambienti di ”………………..……………..……..29 -2.3.3 Distribuzione del fenomeno nei giornali locali……………..…………….……....31 -2.3.3.1 I soprannomi in “Cronache di Napoli”………………………………………………..31 -2.3.3.2 I soprannomi nel “Corriere di Caserta”………………………………………………35 -2.3.3.3 I soprannomi nella “Gazzetta di Caserta”……………………………………………37 -2.3.3.4 Il caso dei “Casalesi”……………………………………………………………………39

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-2.3.4Distribuzione del fenomeno nei giornali di vocazione nazionale…………...…40 -2.4 Lessico di Guerra………………………………………………………..41 -2.4.1 Il lessico di guerra nel giornalismo italiano………………………………….....41 -2.4.2 La distribuzione del fenomeno nei quotidiani campani……………………..…42 -2.4.2.1 Il lessico di guerra in “Cronache di Napoli”…………………………………….....43 -2.4.2.2 Il lessico di guerra nel “Corriere di Caserta” e nella “Gazzetta di Caserta…..46 -2.4.3 Il lessico di guerra nei quotidiani nazionali……………………………………..48 -2.5 Espressioni stranianti……………………………………………….....50 -2.5.1 Variazione del livello linguistico: il gergo della delinquenza……………….50 -2.5.2 Il gergo della delinquenza e del crimine organizzato nei giornali italiani...51 -2.5.3 Distribuzione del fenomeno nei giornali locali…………………………….…..53 -2.5.3.1 Espressioni stranianti in “Cronache di Napoli”…………………………….....…53 -2.5.3.2 Espressioni stranianti nel “Corriere di Caserta”………………………….....…..58 -2.5.3.3 Espressioni stranianti nella “Gazzetta di Caserta”………………………..……..61 -2.5.3.4 Alcuni esempi:………………………………………………………………….………63 -2.5.3.4.1 “Terra di Camorra”…………………………………………………….…………63 -2.5.3.4.2 Lo “spaccio di droga”……………………………………………….……………64 -2.5.3.4.3 Collaboratori di giustizia e forze dell’ordine………………………………….65 -2.5.4 Distribuzione del fenomeno nei giornali nazionali…………..…….…………67

3. Conclusioni……………………………………….………..…. 71

Appendice………………………………………………..……75 Indicazioni bibliografiche……………………………..……..98

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“Per lungo tempo si confuse la mafia e la mentalità mafiosa, la mafia come organizzazione illegale e la mafia come semplice modo di essere. Quale errore! Si può benissimo avere una mentalità mafiosa senza essere un criminale”. (Giovanni Falcone, Cose di Cosa Nostra, 1991);

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SUL LESSICO DEI TITOLI DI ALCUNI QUOTIDIANI CAMPANI

0.Premessa e presentazione

L’obiettivo di questo studio è quello di descrivere alcune scelte linguistiche negli elementi del paratesto di alcuni quotidiani campani. Focalizzando la nostra attenzione sulle caratteristiche lessicali dei titoli di cronaca nera (riguardanti fatti di Camorra) delle testate giornalistiche Cronache di Napoli, Corriere di Caserta, e Gazzetta di Caserta, analizzeremo la distribuzione di gergo criminale, di espressioni stranianti, del lessico di guerra e dei soprannomi camorristici in questi tre quotidiani locali. L’alta distribuzione di questi fenomeni linguistici nei titoli di cronaca nera nelle tre testate giornalistiche prese in esame ha provocato un’attenzione che raramente tocca i quotidiani a tiratura provinciale e regionale. I tre giornali sono stati, addirittura, accusati di collusione con la criminalità organizzata. Le tre testate sono tutte nate, pubblicate e diffuse al Sud: mentre Cronache di Napoli è particolarmente diffusa nella provincia napoletana, occupandosi, prettamente, di fatti di cronaca, che, quotidianamente, accadono nella provincia di Napoli; le altre due sono, invece, maggiormente lette e distribuite nell’hinterland Casertano, poiché incentrate, principalmente, sulla cronaca di Caserta e dei comuni della sua periferia. Dopo un capitolo di introduzione, riguardante la storia giornalismo italiano, l’evoluzione del linguaggio giornalistico, e le caratteristiche delle testate esaminate, passerò all’analisi vera e propria di questo mio lavoro, il cui corpus è costituito dallo spoglio del segmento dei tre giornali locali, che va dal 1 Marzo 2006 al 7 Marzo 2006. Inoltre, per una più lucida e corretta ricerca, proporrò l’analisi della distribuzione delle stesse scelte lessicali nei titoli dei quotidiani di vocazione più nazionale, Mattino, Corriere della Sera, e Repubblica, ed in particolare nelle edizioni locali di questi giornali, ossia Mattino edizione Napoli, Corriere del Mezzogiorno, e Repubblica Napoli, al fine di constatare se sono fenomeni esclusivi delle tre testate campane, prese in esame, o sono comunque riconducibili alla tradizione giornalistica nazionale. Dopodiché proverò a stillare qualche conclusione sul lavoro affrontato. Gli studi sulla scrittura giornalistica sono, oramai, un filone degnamente rappresentato nell’ambito della storia della lingua italiana. Il panorama della stampa

4 periodica nazionale contemporanea è ampiamente descritto dalle opere di Dardano (1973) e Bonomi (1993; 2002; 2003); varie questioni legate all’influenza del linguaggio criminale sulla stampa nazionale ci sono offerte da Loporcaro (2005); mentre aspetti legati alla titolistica sono stati illustrati da Eco (1971), De Benedetti (2004), Lo Russo/Violi (2011), e Faustini (1998). In questa nutrita produzione, lo spazio dedicato alla stampa di carattere locale contemporanea è piuttosto contenuto. Si nota il lavoro sui giornali pugliesi di Debora De Fazio (2010). Nel 2009, invece, il noto scrittore e giornalista, Roberto Saviano, prima in una puntata televisiva di Che tempo che fa, in onda su Rai Tre, poi, in un suo testo (Saviano 2010), ha illustrato le scelte retoriche lessicali dei titoli di alcuni quotidiani campani. Lo stesso studio è stato, poi, ripreso da Greco (2012). E, infine, studi sul linguaggio della Camorra sono stati affrontati da De Blasio e Bianchi con la “Biblioteca digitale sulla Camorra”.

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Indice abbreviazioni

Tit. = titolo;

Sprt. = sopratitolo;

St. = sottotitolo;

Cat. = catenaccio;

Didasc. = didascalia;

St. didasc. = sottotitolo didascalia;

Tit. int. = titolo interno; ediz. = edizione;

Repub. Nap. = Repubblica edizione Napoli;

Corr. Mezz. = Corriere del Mezzogiorno.

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1.Introduzione

1.1 Il linguaggio giornalistico italiano dal primo Novecento ad oggi: stato dell’arte

Prima di passare alla vera e propria analisi del mio lavoro, qui di seguito sarà proposta una breve storia del giornalismo italiano dagli inizi del ’900 ad oggi, incentrata, soprattutto, sull’evoluzione del linguaggio, e sulle differenze linguistiche tra i vari periodi storici;

1.1.1 I primi anni del ’900: dagli inizi del secolo al 1922

Agli inizi del secolo ’900 si assiste ad un significativo cambiamento del giornalismo italiano. Il giornale diviene una vera e propria impresa industriale: alcune testate sono, infatti, finanziate da holding, industriali, banchieri o proprietari terrieri; altre, invece, soprattutto le più grandi ed importanti (Corriere della Sera, La Stampa, e Il Giornale d’Italia), sono dirette da direttori-manager, che accentrano nelle loro mani, sia la gestione economica, che quella operativa del giornale. In questo processo, cambia definitivamente il modo di fare giornalismo. Grafica e impaginazione divengono strumenti per caratterizzarsi e rendersi visibili su un mercato sempre più affollato e concorrenziale. La presentazione della notizia diviene sempre più importante, e così viene ad assumere sempre più rilevanza il paratesto. Il quotidiano viene ampliato (nel primo decennio del XX sec., passa da quattro ad otto pagine), e allargato a nuovi contenuti: maggiore spazio è riservato alla cronaca sportiva, a quella estera e a quella cittadina; nascono, poi, le prime rubriche economico-finanziarie, e quelle di intrattenimento e svago; e, infine, con l’istituzione della terza pagina, da parte dei maggiori quotidiani, il giornale “acquisisce quel carattere di completezza che lo rende strumento di comunicazione in senso pieno” (Bonomi 2002: 15). Anche le innovazioni tecnologiche hanno contribuito all’evoluzione del giornale, ai primi anni del ’900: il telefono, usato regolarmente ad inizio secolo, continua a consolidare la tendenza alla trasmissione diretta delle notizie, avviata dal telegrafo, mentre la fotografia sconvolge completamente i criteri di impaginazione: “nasce l’impaginazione asimmetrica, che ponendo la foto al centro della pagina, la divide in due parti e con uguali numero di colonne, facilitando la stesura di diversi titoli con spazi e caratteri simili nei quattro

7 quadrati in cui si suppone idealmente divisa la pagina”1. A cavallo dei due secoli, ’800 e ’900, riscontriamo un aumento vertiginoso della diffusione dei quotidiani: basti pensare che, nel 1906, il Corriere della Sera triplicava la sua tiratura. A dominare sono le grandi testate liberali, nate, la maggior parte, negli ultimi decenni dell’800: Il Corriere della Sera e il Secolo, a Milano, La Stampa e il Gazzettino a Venezia, il Resto del Carlino a Bologna, La Nazione a Firenze, Il Giornale d’Italia, La Tribuna e il Messaggero a Roma, Il Mattino a Napoli, L’Ora a Palermo. “La loro diffusione resta però regionale” (Bonomi 2002: 17). Al filone liberale si affianca quello cattolico, ben rappresentato dall’Osservatore Cattolico di Milano, L’Eco di Bergamo, e la Discussione di Napoli; e quello politico: con l’Avanti, Il Popolo d’Italia e L’Idea Nazionale. L’esperienza della Prima Guerra Mondiale, da un lato, limita la piena espressione del giornale: le norme sulla censura impediscono, infatti, informazioni riguardanti caduti, feriti e prigionieri di guerra. Ma, dall’altro, consolida e fortifica sempre di più la stampa, aumentando la vendita e la tiratura dei giornali. In questo contesto nasce e si afferma sempre di più, la figura del giornalista professionista, e dell’inviato speciale, a scapito di quella del giornalista-letterato. Ciò porta ad un radicale mutamento anche della scrittura giornalistica, dove riscontriamo una maggiore apertura al parlato, al vocabolo straniero (soprattutto quello inglese), e una forte influenza del termine regionale. In particolare, la figura dell’inviato speciale, alla ricerca di notizie in tutta Italia, contribuisce alla “sregionalizzazione” della scrittura giornalistica. Passiamo, dunque, a considerare l’aspetto che più ci interessa, quello linguistico. Molte le innovazioni che investono la sintassi e il lessico dell’Italiano giornalistico. Ad esempio, nella cronaca, a livello sintattico assistiamo: 1) all’impiego di presente e imperfetto per descrivere fatti di un passato lontano, vicino e vicinissimo; 2) all’utilizzo del passato prossimo (a discapito del passato remoto), per indicare fatti recentissimi; 3) all’uso consistente di condizionale cronistico o di dissociazione, e soprattutto, del gerundio e del participio passato, per la loro pregnanza sintattica e semantica; 4) all’impiego sempre maggiore dello stile nominale, e delle metafore. L’ampliamento delle pagine di cronaca comporta alcune conseguenze: 1) aumenta l’impiego degli stereotipi (in testate come L’Ora, La Stampa, L’Avanti e il Resto del Carlino; 2) appaiono in declino i periodi complessi di tipo letterario, a favore di un periodare medio, chiaro ed equilibrato tra ipotassi e

1 Cit. da www.cronologia.leonardo.it/giornale.htm, sito visualizzato il 9 Giugno 2013.

8 paratassi (Bonomi 2002: 18-22). L’elemento innovativo nel lessico è, invece, riscontrabile, nell’apertura al parlato (soprattutto di matrice dialettale), al colloquiale (per conferire espressività e vivacità al dettato), al neologismo (soprattutto da voci politiche) e al prestito straniero (più dalla lingua inglese che da quella francese); e dall’utilizzo di costruzioni asindetiche (Bonomi 2002: 23-31).

1.1.2 Gli anni del regime fascista: dal 1922 al 1945

Il 1922 rappresenta una data chiave sia per la storia italiana, sia per quella del giornalismo italiano. Dopo la nomina di Mussolini a Presidente del Consiglio, si assiste ad un vero e proprio attacco frontale, condotto dal regime fascista, alla libertà di stampa. Un attacco duro e violento nei confronti dei giornali non allineati alla logica fascista: dal 1926 al 1933, infatti, il numero delle testate passa da 110 a 77. A tutto ciò va aggiunto un tentativo di “fascistizzazione” sotterraneo “attraverso manovre della composizione di consigli di amministrazione, di volta in volta concertate con gruppi di poteri privati” (Gozzini 2000).

Addirittura, un decreto di Luglio 1923 concede ai prefetti la facoltà di “destituire il gerente di un periodico in caso di intralcio all’azione diplomatica del governo in politica internazionale del governo in politica internazionale, turbativa dell’ordine pubblico, ingiustificato allarme alla popolazione, istigazione all’odio di classe e disobbedienza delle leggi, favoreggiamento degli interessi stranieri, vilipendio della patria, della famiglia reale, del Papa, della religione di Stato, delle istituzioni e delle potenze amiche (Bonomi 1993).

Ne consegue che, rapidamente, tutta la stampa italiana viene asservita al potere. Il processo di “fascistizzazione” si accentua sempre di più con l’istituzione di un albo professionale dei giornalisti, a cui potevano accedervi soltanto i giornalisti allineati; con l’istituzione di scuole di formazioni per giornalisti; e, infine, con la sostituzione della Federazione della Stampa, apertamente contraria al Regime, con un sindacato fascista. Così, in poco tempo, tutte le grandi testate liberali obbediscono alla logica fascista: cedono inizialmente Il Secolo, il Resto del Carlino, il Giornale d’Italia, La Nazione, il Messaggero; più tardi, seguite dal Corriere della Sera e da La Stampa. Di conseguenza, cambia anche, notevolmente, l’aspetto e la composizione del quotidiano. La cronaca nera viene quasi completamente eliminata, per poter offrire l’immagine di una “Italia pulita”; quella cittadina, invece, diviene “una sequenza di notizie ufficiali e celebrative”

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(Bonomi 2002: 33); e si accentua sempre di più, nelle pagine dedicate alla politica, la differenza tra articoli informativi e di commento, con quest’ultimi che diventano veri e propri interventi apologetici, sia nei contenuti, che nel tono. Le differenze più rilevanti le riscontriamo, però, nel linguaggio: innanzitutto, diminuisce notevolmente il peso del parlato, al fine di utilizzare una lingua corretta, elevata, e priva di qualsiasi elemento dialettale. Dopodiché, il linguaggio giornalistico torna a caricare maggiormente la sua componente letteraria e retorica. La retorica diviene, infatti, la “caratteristica” essenziale della scrittura fascista. Gli articoli, ricchi di inversioni, metafore, similitudini, strutture binarie, ostentano in continuazione l’ideologia nazionalista, e sempre maggiore importanza, nella pagine dei quotidiani, assumono gli eventi bellici. Per quanto riguarda la sintassi, si afferma un periodare nervoso, molto simile a quello telegrafico del secolo precedente. Sempre più importanza hanno figure retoriche come anafora, metafora, a gradatio. A dover di cronaca, bisogna segnalare, però, che lo stile fascista si affermò nelle varie testate con modi e tempi differenti: alcune aderirono sin da subito (es. Tribuna), altre più tardi (es. Il Mattino); così come alcune si adeguarono, stilisticamente in maniera maggiore (es. Corriere della Sera), altre, invece, in maniera minore (es. il Resto del Carlino). L’epoca fascista non fu completamente negativa per il giornalismo italiano: tra il 1930 e il 1945, la terza pagina conobbe il suo periodo di massimo splendore, soprattutto nei periodici settentrionali, e, con la diminuzione della cronaca, si svilupparono positivamente le rubriche di sport, evasione, cultura ed intrattenimento. Innovazioni tecnologiche, infine, semplificarono e migliorarono l’informazione giornalistica: la fotografia, a partire dagli anni 30, fu regolarmente impiegata; e l’invenzione del teletypesetter (che consente la composizione a distanza degli articoli) facilitò la moltiplicazione dei luoghi di stampa di uno stesso giornale.

1.1.3 Gli anni del dopo-guerra: dal 1945 agli anni ’70

Con la caduta del regime fascista si avvertì, immediatamente, la volontà di ripulire la lingua dagli eccessi del fascismo, e di creare un vero e proprio linguaggio giornalistico. A conferma di ciò, ecco uno spezzone di articolo, apparso sul Messaggero il 13 Luglio 1943:

Ripristinare la elementare, urbana schiettezza delle parole, ritrovare e riaffezionarsi al loro suono famigliare e discreto, restaurare l’offesissima umanità e signorilità del

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nostro linguaggio rientra nei compiti vorremmo dire più urgenti del giornalismo italiano (Bonomi 2002: 42)

Peccato che “si imbeccò subito una cattiva strada, recuperando molto del lessico burocratico e stereotipato” (Bonomi 2002: 42): in particolare, ci fu un decremento del registro aulico e letterario (la tensione retorica e il gusto per il termine desueto rimasero soltanto in alcuni giornali di Destra); si cercò un maggiore distacco dal parlato, per favorire un tono sostenuto ed un registro elevato, in cui è possibile riscontrare la preferenza per il sinonimo ricercato, e per il termine difficile e dotto (di ambito politico, giuridico, economico, e sindacale). Tutto ciò contribuirà all’oscurità linguistica, fenomeno che si cercò di combattere mediante alcuni espedienti, non rivelatosi, però, del tutto soddisfacenti: 1) la tecnica del lead, (dal giornalismo anglosassone) che consiste in un breve riassunto che introduce la notizia, e che indica i punti fondamentali del fatto giornalistico; 2) l’uso costante delle incidentali, e la ripetizione in funzione appositiva del sostantivo; 3) l’impiego raro del discorso diretto e dello stile nominale.

1.1.4 Il dominio de “La Repubblica”: dagli anni ‘70 agli anni ’90.

Nel paragrafo precedente vi ho accennato al fenomeno linguistico dell’oscurità. Negli anni ’50-’60, l’innalzamento del registro stilistico, e la forte influenza del sottocodice burocratico e di quello politico, avevano abbassato il grado di leggibilità dei giornali italiani (grado di leggibilità, a dire il vero, mai stato tanto alto nella storia del giornalismo italiano); a testimonianza di ciò, una lettera scritta da alcuni ragazzi di un piccolo centro del Veneto, apparsa sul quotidiano Il Giornale il 10 Febbraio del 1971:

I giornali dovrebbero cercare di mettersi nei panni di chi leggerà i loro articoli e dovrebbero capire soprattutto le difficoltà dei contadini e degli operai.

In uno scenario del genere, fu facile per un giornale innovativo come La Repubblica riuscire a dominare il mercato dell’informazione. Fin dalla sua nascita, datata 1976, presenta, infatti, un forte calo del sottocodice burocratico e dello stereotipo, l’assenza di un linguaggio sostenuto, letterario, in favore di uno più naturale; una forte vivacità e creatività nel lessico (ottenute anche grazie alla notevole apertura al parlato, tramite la ripresa di regionalismi, colloquialismi, trivialismi, e il crescente impiego del discorso diretto, e dunque, dell’intervista); e soprattutto minore settorializzazione e oscurità nel linguaggio politico. La Repubblica, in breve tempo, diviene così un giornale

11 d’opinione di alto livello, con un orientamento politico ben preciso: ampio spazio viene dedicato agli articoli di politica e di argomento impegnato, descritti in tono e stile molto omogenei; mentre si assiste ad una notevole riduzione dei “pezzi” di cronaca, sport ed intrattenimento (soltanto nei primi anni). Un fenomeno di importanza fondamentale per il giornalismo quotidiano, anch’esso introdotto dalla nuova testata, fu la settimanalizzazione: i contenuti vengono ampliati, e vengono anche istituiti inserti, rubriche, pagine fisse, ed allegati settimanali; la notizia, sempre di più, lascia spazio all’approfondimento, e l’informazione tende, poi, a sfumare nel commento. La settimanalizzazione del quotidiano diviene l’arma in più per combattere il più grande “nemico” dei quotidiani cartacei negli anni ’80-’90 (ma anche tuttora): la televisione.

1.1.5 Il giornalismo ai tempi d’oggi:

1.1.5.1 La supremazia della televisione

Verso la fine degli anni 80 cambiano completamente i connotati della stampa italiana: si estinguono definitivamente i giornali della sera (come La Notte e Stampa Sera), e scompaiono dalla scena alcuni giornali di partito (es. Umanità e Voce Repubblicana), investiti dalla crisi successiva all’inchiesta Mani Pulite e dall’introduzione del sistema bipolare. Irrompono, così, sulla scena nuovi soggetti, come La Repubblica e Il Foglio, la cui innovatività finisce coll’influenzare molte altre testate: il giornale diviene “sempre meno un contenitore di articoli e notizie” e “sempre più un matrimonio indissolubile di grafica e testo, di immagini e di parole, è ritmo e scansione di importanza relativa degli argomenti decisi dalla redazione che l’impaginazione illustra e sottolinea” (De Benedetti 2004: 16). Tuttavia, causa principale del radicale mutamento del giornalismo italiano è la crescente egemonia della televisione, in grado di associare immagine e informazione, e soprattutto di anticipare la notizia e di riprodurre spettacolarità e immediatezza visiva. I giornali decidono così di affrontare la televisione con le sue stesse armi, e, a poco alla volta, le fotografie, le vignette e i grafismi vari divengono parte fondamentale del quotidiano. Sul piano linguistico, il modello televisivo spinge le varie testate ad aprire sempre di più al parlato, per riprodurre iconomicamente il volume di una dichiarazione o un dibattito. Il linguaggio diviene sempre più semplificato, accessibile, d’effetto, e impiega spesso il prestito lessicale (soprattutto dal mondo dello sport, e quello dello spettacolo, ma non

12 mancano, come ben vedremo nei prossimi capitoli, prestiti “pericolosi”, che rimandano al lessico di guerra e al gergo criminale), o il neologismo per dare colore alla notizia politica. Aspetto importante, che ha contribuito al cambiamento del giornalismo cartaceo italiano, è la situazione politica italiana: con l’introduzione del sistema maggioritario si inaspriscono i toni del dibattito politico; e ciò, porterà molti giornali a schierarsi, nettamente, al fianco di uno schieramento politico, o di un altro. Altro fenomeno che investe il giornalismo recente italiano è la personalizzazione della notizia: “le guerre vengono raccontate attraverso storie personali, i conflitti istituzionali attraverso le interviste ai soggetti della politica, lo sport attraverso vicende biografiche dei suoi eroi” (Lo Russo/Viali 2011: XI). Cambia, così, il modo di fare giornalismo, e il concetto di “notizia”:

Ogni volta che un evento infrange (per eccezionalità, stranezza, imprevedibilità, novità, gravita) una regola, cioè l’equilibrio e la continuità di ciò che è prevedibile, si crea notiziabilità. Fa notizia il terremoto per le sue conseguenze disastrose, fa notizia ovviamente una guerra, ma fa notizia anche l’ammissione da parte di un capo di governo di aver fatto un lifting. Quest’ultima notizia non corrisponde a un evento intrinsicamente rilevante o pertinente a un qualche preciso genere giornalistico (il lifting è una notizia di cronaca, di politica, o forse di spettacolo?), ma assume rilievo in funzione della sua stranezza. Viene cioè reso notiziabile dalla costruzione giornalistica come accadimento anomalo (Lo Russo/Viali 2004: XII)

Come sottolineato da Loporcaro (2005), da mezzo di informazione la stampa italiana (così come, soprattutto, la televisione) diviene, dunque, infotainment, connubio di informazione e intrattenimento (dai vocaboli inglesi info e entertainment). La notizia diviene racconto mitico, ed obbedisce alle regole della spettacolarizzazione: cosa pericolosa perché: “lo spettacolo, che cancella i limiti dell’io e del mondo […], cancella parimente i limiti del vero e del falso” (Debord 1997: 182). La mitizzazione e la spettacolarizzazione della notizia comportano, in alcuni/molti giornali, l’adozione di scelte lessicali e stilistiche molto pericolose, se assunte da organi di informazione (come vedremo nel capitolo dedicato all’analisi).

1.1.5.2 Un altro nemico dell’informazione cartacea: il giornale on-line

Nel paragrafo precedente, abbiamo appena accennato ad un'altra causa che ha partecipato alla trasformazione del giornalismo cartaceo italiano: l’innovazione

13 tecnologica. L’elemento tecnologico è spesso stato di supporto al giornale (es. fotografia, telefono e teletypesetter), contribuendo ad aumentarne la diffusione e a migliorarne la programmazione. Tuttavia, un’importante innovazione tecnologica ha aggravato un mercato, quello del quotidiano cartaceo, già in declino a causa dello “stradominio” dell’informazione televisiva: la creazione dei cosiddetti giornali on-line, che sfruttano la rete internet per la diffusione dei loro articoli. I giornali on-line sono preferibili a quelli cartacei sia per l’immediatezza, con cui comunicano la loro notizia; sia per le modalità, con cui permettono di ottenere informazioni riguardanti l’evento accaduto (basta, infatti, un semplice “click”, per leggere la notizia. E addirittura, oggi anche un oggetto di uso quotidiano come il cellulare può essere strumento di lettura di articoli); e sia, infine, per questioni economiche, dato che la maggior parte dei siti italiani d’informazione è gratuita. La nascita del giornalismo on-line non sembra, però, aver portato conseguenze sul piano linguistico: come osserva Bonomi (2002), non esiste alcuna prova certa che la lingua di Internet sia indipendente dalle norme dello scritto tradizionale. Tant’è vero che il giornalismo su internet nasce come semplice trasposizione del quotidiano cartaceo su supporto informatico.

1.2 Come parlano i giornali locali

Nel capitolo di premessa ho già accennato alla poca quantità di studi condotti sugli aspetti linguistico-retorici della stampa italiana a carattere locale. Nel 2010, un esempio ci è stato, però, offerto da De Fazio, col suo studio sui giornali pugliesi, La Gazzetta del Mezzogiorno ed il Quotidiano di Lecce. Lavorando su un corpus composto dallo spoglio del segmento che va dal 6 Giugno al 6 Luglio 1979, e del mese di Gennaio 2001; e analizzando gli aspetti fonetico-grafici, lessicali, stilistico-retorici, e testuali dei due giornali, De Fazio ha condotto uno lavoro linguistico strutturato su un doppio binario, in cui lo studio di tipo diacronico si è intrecciato (nei casi ritenuti più significativi) con quello sincronico (De Fazio 2010: 423). Poco meno di un anno prima, nel 2009, invece, il noto scrittore e giornalista, Roberto Saviano, prima in una puntata televisiva di Che tempo che fa, in onda su Rai Tre, poi, in una sua nota opera (Saviano 2010), ha illustrato le scelte retoriche e lessicali dei titoli di alcuni quotidiani campani. Lo stesso lavoro è stato, poi, ripreso da Greco (2012), con lo studio dei titoli di

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Cronache di Napoli.

1.2.1 Lo studio di Roberto Saviano

Nella puntata del 23 Marzo 2009 della trasmissione televisiva di Rai Tre, Che tempo che fa, Roberto Saviano ha mostrato alcune caratteristiche lessicali e retoriche dei titoli di Cronache di Napoli, Corriere di Caserta, e la Gazzetta di Caserta (i tre quotidiani locali su cui si incentra anche questo mio studio):

Lo scrittore si è soffermato in particolar modo su tre aspetti che non possono non colpire chiunque scorra i titoli di questo giornale[…]: il riferimento ai capimafia attraverso l’uso di soprannomi (Saviano 2010: 31-34), l’alta frequenza con cui rincorrono termini che rimandano al lessico della guerra (Saviano 2010: 40-41), e la presenza di alcune espressioni stranianti in cui, attraverso alcuni espedienti stilistici o sintattici (variazione del livello linguistico, uso di un’aggettivazione peculiare), vengono veicolati certi valori per così dire discutibili (Greco 2012: 564).

Per comprendere meglio i tre aspetti, vi riporterò un esempio di ciascuno di essi, fatto dallo scrittore campano:

(1) Bin Laden e ò sceriffo controllavano gli affari (Cronache di Caserta, 23 Giugno 2006, 1. Cit da Saviano 2010: 31).

(2) Imprenditore trucidato nel bar a pistolettate (Corriere di Caserta, 15 Ottobre 1998, 1. Cit da Saviano 2010: 40).

(3) Pirolo, la corte assolve l’infame (Gazzetta di Caserta, 12 Settembre 2008, 8. Cit da Saviano 2010:36).

In (1) è evidente l’uso dei soprannomi. Meno evidente però, ad un pubblico estraneo alle logiche di Camorra, che questo meccanismo di nomina venga utilizzato per indicare due esponenti della criminalità organizzata campana:

Credo sia difficile che qualcuno di voi possa capire immediatamente un titolo come questo: Bin Laden e ò sceriffo controllavano gli affari. Bisogna che sappiate, innanzitutto che Bin Laden è Pasquale Zagaria, boss di Casapesenna, che ha fatto affari enormi a Parma e che, appunto, è soprannominato Bin Laden perché era introvabile, esattamente come lo sceicco. E introvabile è rimasto finché non si è consegnato lui stesso alla magistratura. Questo è un titolo che si rivolge chiaramente a un pubblico che conosce e sa di cosa si parla. «’O Sceriffo», invece, è Michele

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Fontana. Il soprannome gli deriva dall’aspetto da texano: tenete conto che molti camorristi sono bufalari, allevatori di bufale, quindi vestono sempre un po’, diciamo così, in maniera country. E da qui, il soprannome «’O Sceriffo» (Saviano 2010: 31- 32).

In (2) il verbo trucidare, ossia uccidere in maniera feroce, efferata, espressione particolarmente utilizzata per la cronaca di guerra, viene usato per descrivere un agguato di Camorra:

Cronache di guerra, ogni giorno, ogni singolo giorno. E voi, se non ci trovate in mezzo, non ne saprete mai nulla. Questa è la cronaca di una guerra vera, non di una guerra metaforica o morale. È la cronaca di una guerra fatta di sangue, di intimidazioni giornaliere, di battaglie quotidiane (Saviano 2010: 41).

In (3), invece, Pirolo, è definito col vocabolo tipico con cui la Mafia suole indicare i collaboratori di giustizia: “infame”. Termine che nella lingua italiana racchiude un significato estremamente negativo, ossia persona che si macchia di atti turpi o una condotta biasimevole

Pirolo è un collaboratore di giustizia e viene assolto per un reato. E il titolo recita: «Pirolo, assolto l’infame». Come vengono chiamati i collaboratori di giustizia nei territori di mafia? Infami, appunto. Il titolo poteva essere ben diverso. Si poteva scrivere semplicemente «assolto». E invece no: «assolto l’infame». Perché il vocabolario da quelle parti è questo: chi parla con la giustizia è un infame (Saviano 2010: 36-37).

Perché lo scrittore, Roberto Saviano, si sofferma sull’uso di questi tre fenomeni? Perché l’impiego di queste scelte retorico-linguistiche potrebbe spingere il lettore ad assumere un punto di vista ben determinato. Attraverso i titoli di questi quotidiani verrebbero veicolati valori del tutto discutibili (Greco 2012: 564), poiché “ogni giornale si costituisce, progressivamente, come una voce dai tratti ben precisi che, quotidianamente si rivolge a quel suo specifico pubblico con cui ha contratto un patto fiduciario e da cui i contenuti che quotidianamente presenta vengono assunti come veri” (Lo Russo/Violi 2011: 50). Come accade in quest’altro caso:

(4) Stupra donna sposata e finisce in cella (Corriere di Caserta, 25 Marzo 1998, 15. Cit da Saviano 2010: 35).

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In (4) Saviano 2010: 35 fa notare come la presenza dell’aggettivo “sposata” serve a veicolare una certa visione del mondo:

Negli ultimi mesi si è parlato molto di stupri, ma nessun giornale a diffusione nazionale ha mai riportato alcun riferimento allo stato civile delle vittime. Nessun riferimento al fatto che le donne stuprate fossero fidanzate, sposate o single. E invece, ecco un titolo del «Corriere di Caserta»: Stupra donna sposata e finisce in cella. Perché «sposata»? Cosa c’entra? Perché: stupra donna sposata e non stupra donna e basta? Molto probabilmente perché il meccanismo di intimità che si innesca tra un determinato territorio e l’informazione che a esso si rivolge, deve immediatamente suggerire a quei lettori ciò che in quel contesto più conta. Tutto sommato, quindi, la cosa grave non è lo stupro in sé, ma proprio che la donna stuprata sia sposata. Fosse stata nubile, quella violenza si poteva ancora far passare per un gesto di forza – probabilmente eccessivo – ma il cui unico e benevolo scopo era conquistare una donna. Invece no. Invece qui qualcuno sottolinea: «Stupra donna sposata». Tutto ciò che sta dietro a questo titolo è esattamente quel tipo di mondo. «Donna sposata» sta per «donna di qualcun altro». Ecco perché è così importante segnalarlo (Saviano 2010: 35).

A seguito della puntata televisiva e della pubblicazione dell’opera La parola contro la Camorra, i tre giornali Cronache di Napoli, Corriere di Caserta, e Gazzetta di Caserta hanno ricevuto un attenzione che raramente tocca ai quotidiani a tiratura locale.

1.3 Breve panoramica sui giornali analizzati

Nei paragrafi che seguiranno, introdurrò le caratteristiche dei giornali, su cui è incentrato il mio studio: comincerò con le testate locali di Cronache di Napoli, Corriere di Caserta, e Gazzetta di Caserta, per poi passare ai tre quotidiani di vocazione più nazionale, Corriere della Sera, Il Mattino e La Repubblica, e i rispettivi fascicoli locali, Corriere del Mezzogiorno, Mattino edizione Napoli città, e Repubblica Napoli.

1.3.1 I giornali locali:

1.3.1.1 “Cronache di Napoli”

Cronache di Napoli nasce nel 1999, sotto la direzione responsabile di Domenico

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Palmiero, e quella editoriale di Pino De Martino (nel 2003 verrà editato dalla cooperativa di giornalisti “Libra Editrice”). È, essenzialmente, un giornale popolare, che rivolge le proprie attenzioni alle esigenze dei lettori che maggiormente vivono la realtà metropolitana di Napoli, destinando grossa parte del fascicolo ai fatti che compongono la cronaca quotidiana del capoluogo campano. Anche se in netta minoranza numerica rispetto a quelli di cronaca, e di cronaca nera, non mancano, però, articoli di politica, cultura, intrattenimento e sport. Anche grazie all’impiego di un linguaggio di facile accesso, Cronache di Napoli, è uno dei pochissimi quotidiani italiani che vanta nel triennio 2002-2005 un trend in netta ascesa che attesta la diffusione a 10.000 copie al giorno.

1.3.1.2 “Corriere di Caserta”

Il Corriere di Caserta nasce, come testata, nel 1994. È presente, invece, a diffusione regionale, come quotidiano di terra di Lavoro dal 1995; diretto, attualmente, da Domenico Palmiero (poi direttore anche di Cronache di Napoli). È un giornale popolare che si occupa prettamente dei fatti di cronaca (politica, cittadina, nera e giudiziaria) di Caserta, e dei comuni della sua periferia. Il suo linguaggio di facile accesso lo ha reso uno dei quotidiani “leader nelle vendite” nell’hinterland casertano: la sua diffusione si attesta, infatti, ad una media giornaliera di 7000 copie. Dato importante, se si pensa infatti che quella casertana è una delle province d’Europa che conta uno dei più bassi indici di lettori. Altro suo punto di forza è la ramificazione territoriale: grazie a corrispondenze da ogni parte della provincia, il Corriere di Caserta assicura pari dignità di trattamento a tutti i centri del territorio, ottenendo, così, una vicinanza continua alle problematiche connesse alle singole realtà. Dal 2003 è sotto la cura editoriale della cooperativa di giornalisti “Libra Editori”, e nel 2011 viene rinominato Cronache di Caserta.

1.3.1.3 La “Gazzetta di Caserta”

La Gazzetta di Caserta nasce nel 1998, per opera dell’imprenditore Gaetano Peluso. Per molti anni è stata diretta da Pasquale Clemente (ex Corriere di Caserta). Utilizzando un linguaggio non elevato, e di facile accesso, risulta essere uno dei giornali più letti nella città di Caserta, e nei comuni della sua periferia.

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La Gazzetta di Caserta è un quotidiano a forte vocazione locale, che destina gran parte delle sue pagine ad articoli di cronaca (cittadina e nera) e politica della provincia casertana. Attualmente, è nota come La Nuova Gazzetta di Caserta.

1.3.2 I giornali nazionali:

1.3.2.1 “La Repubblica”

Il quotidiano La Repubblica nacque nel 1976, da una costola della rivista L’Espresso. Sin dalla sua nascita stupisce, e attrae un vasto numero di lettori per la sua innovatività: l’adozione del formato tabloid, e del colore per la prima pagina, e la settimanalizzazione del quotidiano sono, infatti, solo alcune delle invenzioni, che hanno spesso anticipato i cambiamenti delle testate rivali. È il secondo quotidiano d'Italia per diffusione, dopo il Corriere della Sera. Il quotidiano di Scalfari (suo creatore), sin dalla nascita, rinunciò a pubblicare tutte le notizie (mancavano infatti lo sport e buona parte della cronaca), per dare ai lettori articoli su cui riflettere. Per questo è stato spesso definito "secondo giornale": venivano, infatti, riportate le sole notizie importanti a livello nazionale, per un pubblico che era già a conoscenza dei fatti del giorno. Anche questa è un’innovazione significativa, ripresa in futuro dalle altre testate, al fine di combattere l’informazione immediata che offre la televisione. Nei suoi mesi iniziali, la Repubblica era un giornale molto scritto; soltanto quando la griglia raggiunse un'impostazione standard, furono aggiunte illustrazioni, fotografie e disegni. Le più importanti innovazioni furono quelle sul piano stilistico-linguistico: ossia un forte calo del sottocodice burocratico e dello stereotipo, l’assenza di un linguaggio sostenuto, letterario, in favore di uno più naturale; una forte vivacità e creatività nel lessico (ottenute anche grazie alla notevole apertura al parlato, tramite la ripresa di regionalismi, colloquialismi, trivialismi, e il crescente impiego del discorso diretto, e dunque, dell’intervista); e soprattutto minore settorializzazione e oscurità nel linguaggio politico. Invenzioni importanti, poiché ideate in un periodo storico, in cui i livelli di oscurità nel linguaggio giornalistico, avevano toccato picchi elevatissimi; e perché permisero a La Repubblica di imporsi sul mercato dell’informazione cartacea, tanto da contrastare, e superare negli anni ’80, il quotidiano italiano più letto: il Corriere della Sera. Da qui la guerra di vendite con quest’ultimo, che si protrarrà fino ai tempi d’oggi.

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1.3.2.1.1 “La Repubblica edizione Napoli”

Pochi mesi dopo la nascita dell’inserto campano del Corriere della Sera, il Corriere del Mezzogiorno (1997), nato per fronteggiare il forte radicamento dei lettori campani al quotidiano La Repubblica, quest’ultimo decise di arricchire le pagine dedicate alla cronaca locale. Nacque così, assieme ad altre edizioni locali, l’edizione napoletana, che ospitava (ed ospita tutt’ora) nelle sue pagine non solo notizie di cronaca locale, ma anche fatti politici, culturali e sportivi di Napoli e provincia, descritti con stile e retorica non diversi dall’edizione nazionale.

1.3.2.2 Il “Corriere della Sera”

Il Corriere della Sera, è uno dei più antichi quotidiani italiani. Nato nel 1876, con una media di 445.000 copie vendute al giorno, tutt’oggi risulta essere ancora il più letto. “Fa capo al colosso editoriale RCS e costituisce una sorta di barometro della società e della politica italiana di cui riesce spesso a interpretare e anticipare idee e gusti” (De Benedetti 2004: 24). Il Corriere della Sera nacque da un’idea, rivelatasi vincente, di Eugenio Torelli Viollier, direttore de La Lombardia, e Riccardo Pavesi, editore della medesima, entrambi decisi a fondare un nuovo giornale. Il primo numero venne annunciato dagli strilloni in piazza della Scala domenica 5 marzo 1876. Per il lancio venne scelta la prima domenica di Quaresima, per puntare sull'assenza di concorrenza, dato che tradizionalmente, in quel giorno, i giorni milanesi non uscivano (per non inimicarsi l'ambiente, però, decise di devolvere in beneficenza tutto l’incasso del primo numero). La foliazione era di quattro pagine, stampate in 15 000 copie: la prima pagina ospitava l'articolo di fondo, la cronaca del fatto più rilevante e i commenti ad esso collegati; la seconda era dedicata alla cronaca politica italiana e straniera; la terza pagina, invece, ospitava la cronaca milanese e le notizie telegrafiche; ed infine, la quarta era completamente occupata dalla pubblicità. Il Corriere andava in macchina alle 14 per essere distribuito circa due ore dopo, e usciva con una doppia datazione, perdurata fino al 1902, poiché la lentezza dei trasporti ne comportava la distribuzione l’indomani, in alcune regioni d’Italia. Dagli anni ottanta, la città di Milano, sede del giornale, iniziò a vivere una rapida trasformazione economico-sociale: una nuova classe di commercianti

20 e industriali si affermò come nuova forza emergente. Il Corriere riuscì ad intercettare questo nuovo pubblico e ad attirare la sua attenzione. Così, nel 1881 la diffusione raggiunse stabilmente le 10.000 copie giornaliere. A partire dalla seconda metà degli anni ottanta, le pagine del Corriere ospitarono stabilmente varie rubriche giornaliere, nate negli anni precedenti: rubriche letterarie, le cronache dalle grandi città (realizzate dagli inviati speciali nelle principali città d’Italia), rubriche di igiene e di economica domestica (es. La Voce del 1885), inserzioni legali (es. nella rubrica La Legge un esperto di leggi dispensava consigli legali al pubblico richiedente), ed addirittura un romanzo d'appendice a puntate. Alla morte del vecchio direttore, Eugenio Torielli Viollier, il testimone passò nelle mani di Luigi Albertini, nuovo direttore. In soli sei anni, Albertini seppe aumentare le vendite notevolmente; riuscendo, così, a surclassare Il Secolo, e ad imporsi primo giornale italiano. Fu proprio il nuovo direttore ad ideare una delle innovazioni più significative per la stampa novecentesca: il sistema della terza pagina, che sarà poi ripreso dalla maggior parte dei giornali italiani. Nei primi anni del ’900, il linguaggio giornalistico del Corriere era abbastanza sostenuto ed elevato, risentendo molto del lessico e della prosa letteraria dei suoi “giornalisti-letterati” (es. Giosuè Carducci, Gabriele D'Annunzio, Benedetto Croce, Luigi Pirandello, Grazia Deledda, Luigi Capuana, Giuseppe Antonio Borgese, e Massimo Bontempelli). Gli anni del fascismo furono particolarmente duri, ma anche importanti per il giornale. Il regime fascista era, infatti, intollerante all’indipendenza della testata, a tal punto da arrivarle a chiedere la neutralità. Tentativo fallito; così, più volte, il giornale finì sotto l’attacco dei fascisti. Dopo il delitto Matteotti, il Corriere della Sera divenne, nonostante diversi tentativi di intimidazione e sabotaggio, la voce più attendibile e importante d’opposizione al Regime. Il numero delle vendite raggiunse picchi elevatissimi (arrivando ad 800 mila copie al giorno nell’edizione domenicale). La linea anti-fascitsa perdurò fino alle (imposte) dimissione di Albertini del 1925. Negli anni seguenti alla dittatura fascista, il Corriere si consolidò come primo quotidiano d’Italia per numero di vendite, raggiugendo la sua acmè a fine anni ’60 (oltre le 800 mila copie giornaliere), ma riscontrando anche un leggero calo nel corso degli anni ’70. Gli anni successivi furono caratterizzati dalla guerra col nuovo rivale sul mercato, il quotidiano La Repubblica, più giovane, e sicuramente più innovativo, capace di attirare a sé, col suo linguaggio medio ed equilibrato una fascia di lettori, forse stanchi del linguaggio

21 sostenuto del giornale milanese. Per combattere il nuovo giornale, Paolo Mieli, nuovo direttore, alleggerì il giornale abbandonando la distinzione tra "parte seria" e "parte leggera". In pratica, cambiò la collocazione nelle pagine: in quelle iniziali furono inseriti anche eventi non politici; fu dato maggiore spazio allo sport, agli spettacoli, alla cultura in generale, ma anche all'economia. Conformandosi agli altri quotidiani, soppresse la Terza pagina, rinviando la cultura nelle pagine interne. Riacquistò così il primato, distanziando, a fine anni ’90, La Repubblica con una scarto di media di 30 mila copie giornaliere. La guerra delle vendite è continuata nel corso degli anni ’90 e con l’inizio del nuovo millennio, protraendosi fino ad oggi. In questo contesto si inserisce la nascita del Corriere del Mezzogiorno

1.3.2.2.1 Il “Corriere del Mezzogiorno”

Il Corriere del Mezzogiorno nacque nel giugno 1997 nell'ambito di un piano di ristrutturazione aziendale della RCS Quotidiani. Poiché il Corriere della Sera era venduto quasi esclusivamente in Lombardia, fuori da questa regione non riusciva a reggere la concorrenza dei quotidiani locali, o di altri quotidiani nazionali ma fortemente radicati nei territori d'origine. A questo si aggiungeva la scalata di Repubblica, che, in particolare era riuscita a conquistare il mercato napoletano, nonostante il fortissimo radicamento dello storico Mattino. Il Corriere, a quel tempo, non aveva edizioni locali ma solo le pagine di cronaca di Milano e Roma. I vertici della RCS Quotidiani decisero di fronteggiare la concorrenza con Repubblica, sperimentando un nuovo modello di edizione locale: Il Corriere del Mezzogiorno. La versione campana trascura la cronaca, che, in particolare, a Napoli, date le sue problematiche, è invece molto presente sugli altri giornali locali, focalizzandosi quasi esclusivamente (ad eccezione di fatti eccezionalmente gravi), sulla politica e su polemiche politico-socio- culturali. Ciò comporta un restringimento del target a quanti siano più interessati alla politica, che non a quanti chiedano, semplicemente, informazione sulla realtà cittadina e regionale. Il target del Corriere del Mezzogiorno è quello tipico del Corriere della Sera, (lettore di cultura medio-alta), così come il suo stile (medio-alto) e la sua impostazione grafica.

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1.3.2.3 Il “Mattino”

Il Mattino è il quotidiano leader dell’informazione nazionale in Campania, per numero di copie e diffusione tra i lettori. Fu fondato nel 1892 da Edoardo Scarfoglio e Matilde Serao, e il suo primo numero uscì (al prezzo di 5 centesimi) il 16 Marzo dello stesso anno. Il Mattino divenne ben presto uno dei più importanti d’Italia, grazie soprattutto alla scelta dei redattori e collaboratori (G.A. Borgese, R. Forster, E. Marroni, noto con lo pseudonimo di «Bergeret», F. Russo). Alla morte di Scarfoglio, giunta nel 1918, la testata fu ceduta al gruppo siderurgico ILVA. Dal 1943 al 1950 il quotidiano sospese le pubblicazioni. Dal 1942 il controllo era passato al Banco di Napoli, che nel 1976 lo cedette all’editore Rizzoli. Questi, a sua volta, nel 1985, vendette il pacchetto di maggioranza a S. Romanazzi. Nel novembre 1996 il controllo del quotidiano fu assunto da F. Caltagirone che, nel marzo 1997, è divenuto anche proprietario della testata. Dalla seconda metà degli anni Ottanta si sono succeduti alla direzione: P. Nonno (1985-93), S. Zavoli (1993-94), P. Graldi (1994-99), P. Gambescia (1999-2002), M. Orfeo (2002- 09); dall’agosto 2009 il quotidiano e diretto da V. Cusenza. Nel corso degli anni ha mantenuto un orientamento politico ben definito, quello centrista, che ne ha favorito la diffusione soprattutto negli ambienti democristiani. Il suo periodo di splendore fu a cavallo degli anni ’80, quando, con le sue 180 mila copie, raggiunse il record di tiratura. Attualmente il suo numero di copie è di poco al di sopra delle 80 mila giornaliere. Questo calo di vendite può essere spiegato con l’irruzione sul mercato giornalistico di altri quotidiani campani, da Cronache di Napoli a Il Denaro, da Napolipiù a Metropolis per restare nella sola provincia di Napoli, oltre ovviamente al Corriere del Mezzogiorno e alla versione partenopea di La Repubblica. Oggi, al Mattino la linea politica è indipendente. Ciò fa del quotidiano fondato da Scarfoglio una voce autorevole, e il primo punto di riferimento nell'informazione del Mezzogiorno, essendo, con i suoi 975.000 lettori, il quotidiano d'informazione più letto dell'Italia meridionale ed il sesto (dopo il Corriere della Sera, la Repubblica, La Stampa, Il Messaggero ed Il Sole 24 ore) più letto dell'intero paese. Nelle sue pagine gli avvenimenti di politica, cronaca (bianca, nera e rosa), cultura e sport nazionali e locali: dal novembre 2000, infatti, il giornale ha rinnovato il formato, uscendo in due dorsi, e affiancando all’edizione nazionale un fascicolo locale per ciascuna delle cinque province campane. In particolare, il fascicolo riguardante la provincia napoletana esce, a sua volta, in 4

23 edizioni differenti. Queste sono: edizione Napoli città, edizione Napoli Nord, edizione Napoli Sud, ed edizione Napoli Sud-est

1.3.2.3.1 Il Mattino edizione Napoli città

A Il Mattino ediz. Napoli città è affidata la narrazione giornalistica dei fatti riguardanti la politica, la cronaca, lo sport e la cultura della città di Napoli. Lo stile e il target del fascicolo locale non si distaccano da quelli dell’edizione nazionale. Stile e lessico si presentano, dunque, non elevati, ma equilibrati, atti a catturare l’attenzione di un pubblico di lettori medio.

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2.Analisi

2.1 Caratteristiche del “corpus”

Passiamo adesso alla vera e propria analisi. Lavorando su un corpus, costituito dallo spoglio del segmento che va dal 1 Marzo al 7 Marzo 2006 dei giornali locali Cronache di Napoli, Corriere di Caserta e Gazzetta di Caserta, esaminerò la distribuzione di alcuni fenomeni lessicali all’interno degli elementi del paratesto delle tre testate campane. Inoltre, per una più lucida e completa ricerca, analizzerò la distribuzione degli stessi fenomeni all’interno di tre testate a vocazione più nazionale, Corriere della Sera, Repubblica e Mattino, e dei loro rispettivi fascicoli locali, Corriere del Mezzogiorno, Repubblica Napoli, e Mattino edizione Napoli città, al fine di constatare se sono fenomeni esclusivi dei tre giornali campani, esaminati, o sono comunque riconducibili alla tradizione giornalistica regionale e nazionale. Più in particolare, prenderò in esame la distribuzione dei soprannomi camorristici, del lessico di guerra, e di alcune espressioni stranianti nei titoli di cronaca nera, legati a vicende di Camorra.

2.2 Il paratesto: composizione e funzione

Si definisce paratesto di un giornale la parte esterna dell’articolo che lo introduce e lo completa. Comprende il titolo vero e proprio, l’occhiello2 (sopratitolo), il sommario3 (sottotitolo), il catenaccio4, i titolini interni5, schemi, riquadri e trafiletti, intorno al pezzo6 (Bonomi 2003: 228). Se, come afferma Eco (1971: 354), un quotidiano, spesso, “si scorre” solamente, è evidente che gli elementi del paratesto

2 Si definisce occhiello la frase opzionale (generalmente della lunghezza di un rigo, scritta in un corpo minore rispetto al titolo) posta al di sopra del titolo. 3 Si definisce sommario la frase opzionale, scritta solitamente in corsiva, e posta al di sotto del titolo di un articolo. Ha funzione di breve riassunto 4 Il catenaccio: si tratta di un secondo titolo posto sotto a quello principale, più piccolo di quest’ultimo, ma più grande dell’occhiello e del sommario. 5 I titoli interni hanno il compito di separare le varie sezioni dell’articolo 6 Anche le immagini, a rigore, entrano nella definizione tradizionale di “paratesto”. Senza addentrarci nella questione, per semplicità qui chiamiamo “paratesto” titolo, occhiello e sommari per distinguerli dall’articolo vero e proprio. In realtà tutta la pagina, nel suo insieme, è un unico testo in cui ogni componente gioca un ruolo essenziale (cit. da Pozzato 2005:31)

25 rappresentano, con tutta possibilità, la parte più importante del giornale. In un mercato, quello del giornalismo, divenuto sempre più ampio e concorrenziale, al paratesto spetta il compito più importante: quello “di catturare l’attenzione del lettore con un linguaggio immediato e seduttivo” (De Benedetti 2004: 67). Dagli elementi del paratesto, e soprattutto dal titolo, deriverebbe, dunque, l’appetibilità di un articolo, specialmente nei confronti dei, cosiddetti, non lettori7 (Medici/Proietti 1992: 119)

2.2.1 Il titolo: importanza e classificazione

Possediamo una ricca varietà di studi condotti sulla titolistica dei giornali. Questo perché il titolo rappresenta, forse, la parte più importante del quotidiano. La lettura dei periodici, infatti, spesso comincia dai titoli, e addirittura, come sottolinea De Benedetti (2003), a volte, i titoli costituiscono l’unico contatto tra lettore e giornale, perché è attraverso loro che vengono selezionate le notizie. Da qui, dunque, la definizione di “titolo come marca”. Il titolo diviene come la marca per un prodotto di qualità come un etichetta che precisa, il contenuto (Mottana 1989:203); diviene il mezzo con cui il quotidiano trasmette i suoi messaggi fondamentali (Eco 1971: 354):

A fronte di una larga maggioranza del pubblico di lettori che, come s’è detto, dedica al quotidiano poco più di un rapido sguardo, il titolo diventa non solo un veicolo di informazione ma anche il canale privilegiato attraverso cui diffondere idee politiche, sociali e culturali del periodo (De Benedetti 2003: 37-38)

L’importanza di questo specifico elemento del paratesto è testimoniata anche da un altro fattore: il titolo del quotidiano, infatti, non viene ideato dall’autore dell’articolo, ma da uno o più redattori, convenzionalmente definiti titolisti. La separazione dei ruoli tra chi compone l’articolo, e chi lo “nomina”, se da un lato assicura una sorta di conformità di stile (tutti i titoli sono dati dalla stessa persona), da un lato può provocare delle incongruenze. Cattivo vizio del giornalismo moderno è, infatti, quello della discordanza di contenuto tra articolo e titolo: il titolista tende, in alcuni casi, a ignorare ciò che sta scritto nell’articolo, per poi basarsi su conoscenze personali, notizie d’agenzia, o cliché imposti dalla redazione (De Benedetti 2003: 38). Si veda l’esempio:

7 I “non lettori”, o per meglio dire, i “lettori occasionali” sono quei lettori che hanno poca (o nulla) “familiarità” coi giornali, non essendone abituali lettori.

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(5) spt. Sulle sponde della Stura ha sfiorato le linee dell’altra tensione: è gravissimo; tit. Fulminato dalla canna da pesca; (didascalia) Emanuele Casamassima, figlio del pescatore ucciso dalla corrente (Repubblica edizione Torino, 14/07/2002. Cit da De Benedetti 2003: 39)

Nell’esempio abbiamo visto come il contenuto riportato dall’articolo discorda da ciò che viene raccontato nel titolo. La vittima, infatti, a seguito dell’incidente è rimasta uccisa, e non soltanto ferita, come indicato nel paratesto. Data la nutrita produzione sugli aspetti della titolistica del giornalismo italiano, esistono vari tipi di classificazione dei titoli. Innanzitutto, distinguiamo i titoli in base alle informazioni che offrono, e quindi, tra titoli paradigmatici e titoli enunciativi: i primi si riferiscono ad un pubblico già informato; i secondi invece forniscono un indicazione non necessariamente già posseduta dal lettore. Mentre i primi, secondo Papuzzi (1993: 132), vengono usati, per lo più, in presenza di avvenimenti di enorme rilievo (la cui conoscenza da parte del lettore può essere data per scontata); gli altri sono maggiormente diffusi nella pagine di cronaca locale (avendo funzioni di fornire informazioni complete). Si vedano gli esempi:

(6) Shopper delle mie brame (Tit. La Stampa 18 giugno 2003. Cit da De Benedetti 2004:63)

In (6), un chiaro esempio di titolo paradigmatico. Il sacchetto della spesa viene nominato col termine inglese shopper, che molto probabilmente è sconosciuto al lettore medio. Questi, inoltre, non si ritrova dinanzi ad una notizia, ma ad un richiamo ad una fiaba per bambini.

(7) Un incontro di sei ore a Cadenebbia tra il Cancelliere Adenauer e Fanfani (Il Messagero 1 Settembre 1958. Cit. da De Benedetti 2004: 48)

In (7), invece, abbiamo un chiaro esempio di titolo enunciativo: tutte le informazioni sono precisamente indicate dal titolista. In questo modo, il titolo diviene notizia. Sulla base della stessa distinzione, Eco (1971) distingue i titoli in emotivi ed informativi; mentre Murialdi (1986) in drammatico-brillanti e cronistico-indicativi. Per quanto riguarda il lessico, invece, la distinzione (che mi appare) più completa è quella offerta da Faustini (1998); il quale divide i titoli in: referenziali, mitico-valutativi,

27 ironici, descrittivi, obliqui. I titoli referenziali sono tipici, delle cosiddette gazzette ufficiali, per lo più scomparsi nel giornalismo moderno, data la loro monotonia. Essi, infatti, si limitano alla sola enunciazione dell’avvenimento senza, dunque, alcun intervento redazionale: (8) Elezioni in Baviera (Tit. Il Messagero 27 Novembre 1950. Cit da De Benedetti 2004: 49);

I titoli mitico-valutativi sono quelli caratteristici del giornalismo schierato, colmi di metafore, metonimie, retorica, e di altre figure retoriche;

(9) Berlusconi-Prodi sul ring del fisco (Corriere della Sera 26 Marzo 1996, cit. De Benedetti 2204:89);

I titoli ironici sono anch’essi tipici del giornalismo schierato. Si distinguono chiaramente per l’uso dell’ironia:

(10) Il militonto (Tit. Il Manifesto 9 Giugno 2003. Cit. da De Benedetti 2004: 65)

Passiamo adesso ai titoli descrittivi: sono presenti in tutti i giornali, e offrono una descrizione dettagliata del fatto giornalistico. Attualmente hanno, in molti quotidiani, abbandonato le prime pagine, per collocarsi in quelle interne;

(11) t. Ammazza l’ex fidanzata per strada; st Dramma della gelosia a Reggio Emilia: gravemente ferito il nuovo amico della vittima (Corriere della Sera 15 Marzo 1996, cit De Benedetti 2004: 45)

Infine, i titoli obliqui sono quelli che richiedono la partecipazione interpretativa del lettore:

(12) Il cinese neocentrista tra Prodi e girotondi (Corriere della Sera 13 Maggio 2003, cit De Bendetti 2004: 117)

Su questi ultimi sarà, maggiormente, incentrato il mio lavoro.

2.3 I soprannomi dei camorristi

Nei paragrafi che seguiranno esamineremo la presenza dei soprannomi dei camorristi all’interno degli elementi del paratesto delle testate analizzate (riguardanti episodi legati alla Camorra). Al fine di una migliore comprensione del fenomeno, l’analisi verrà anticipata da una breve introduzione sul ruolo del soprannome nel

28 giornalismo italiano, e negli ambienti di Camorra.

2.3.1 Il soprannome nel giornalismo italiano

Per soprannome si intende un elemento onomastico aggiunto al nome personale; può essere riferito ad un individuo o, addirittura, ad una famiglia intera. Attraverso di esso un individuo può essere noto nella sua comunità, e venire, così, distinto da eventuali omonimi. Il meccanismo di nomina per soprannome è una prassi, ormai, fortemente consolidata nel giornalismo italiano:

(13) Schumi prepara il sorpasso a Raikkonen (tit Corriere della Sera,18 Maggio 2003. Cit. da De Benedetti 2004:117);

In (13) il campione di Formula 1 Micheal Schumacher è, infatti, indicato con il suo storico soprannome “Schumi”. È evidente l’intento da parte del titolista di offrire al lettore un’immagine più casereccia e autentica del protagonista sportivo (De Benedetti 2004: 117). Se la nomina per soprannome è avvertita simpaticamente nelle notizie sportive, qualche perplessità in più desta la presenza di soprannomi per indicare personaggi politici:

(14) Il Cavaliere e il Senatur, incontro segreto. Minisvolta anti Ulivo? (tit. Corriere della Sera 27 Novembre 1996. Cit. da De Benedetti 2004: 117)

In (14) l’ex Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e l’ex senatore Umberto Bossi divengono, così, rispettivamente, il Cavaliere ed il Senatur. Segno che i tempi, e la scrittura giornalistica sono cambiati: “in altri tempi, forse, qualcuno si sarebbe offeso. Oggi non accade più: un nomignolo, anzi, può servire addirittura a guadagnare consensi e notorietà” (De Benedetti 2004: 117). Come ben vedremo con la presenza nei titoli dei soprannomi dei capimafia.

2.3.2 Il soprannome negli ambienti di Camorra

Nel paragrafo precedente abbiamo affermato che attraverso il soprannome un individuo può essere noto nella comunità, e venire distinto da eventuali omonimi. Non solo: addirittura, in determinati ambienti, il soprannome può sostituire il vero nome e cognome. È il caso degli ambienti di malavita. De Blasio (2007) osserva: “A proposito dei ragazzi di Camorra, i ragazzi di cui ci occupiamo appartengono alla povera classe

29 del popolo ,[…]. Molti di essi ignorano perfino il loro nome, perché sono stati distinti con soprannomi”. Sembra paradossale, ma questa prassi, utilizzata dalle testate locali genera due effetti opposti. Da un lato, la nomina col “contronome”8, genera un meccanismo di oscurità. Dall’altro, rende l’identità del camorrista in questione ancora più chiara, all’interno del sistema di Camorra:

Nella comunicazione dei gruppi camorristici il soprannome assume una funzione rilevante, in primo luogo, nasconde l’identità del malvivente alla società civile e soprattutto alle strutture giudiziarie; poi, ribadisce l’appartenenza al gruppo o clan; soprannome significa anche cancellare l’identità dell’individuo, il suo potenziale umano.9

Considerando il primo caso, questo meccanismo di nomina, se utilizzato da un organo di informazione come il giornale, risulterebbe essere un fatto assai grave: un lettore non informato si troverebbe nell’impossibilità di interpretare correttamente il titolo. L’incomprensibilità, creata dal giornalista, risulterebbe essere il frutto di una perizia astuta: in questa circostanza, “lo scrivere oscuro equivale ad una strizzatina d’occhio al compare. Il giornale diviene così in alcune pagine un semplice bollettino di un gruppo di potere che parla, grazie ad un’attenta scelta di un linguaggio allusivo e indecifrabile, solo ad altri gruppi di potere” (Baldini 1992: 32-33). In questo contesto, sembrano calzare a pennello le citazioni di due illustri personalità giornalistiche: “Nell’oscurità annuso sempre l’imbroglio, la pochezza intellettuale e la viltà”10; e “sono convinto che la maggiore ragione dell’oscurità del giornalismo italiano sia veramente un fatto di mafia” (Barbiellini 1982: 43). Per quanto riguarda l’altro caso:

Quasi tutti i boss hanno un contronome: è in assoluto il tratto unico, identificatore. Il soprannome per il boss è come le stimiate per un santo. La dimostrazione dell’appartenenza al sistema. Tutti possono essere Francesco Schiavone, ma solo uno sarà “Sandokan”, tutti possono chiamarsi , ma solo uno si girerà quando verrà chiamato “o’ntufato”, chiunque può chiamarsi Francesco Verde, solo uno risponderà al nome di “o’negus”, tutti possono essere stati iscritti all’anagrafe come Paolo di Lauro, uno solo sarà chiamato “Ciruzz o’milionario” (Saviano 2006: 67).

8 Variante linguistica di soprannome nell’area campana. 9 Da www.bibliocamorra.altervista.org; sito consultato il 9 Giugno 2013. 10 Dichiarazione di Montanelli, in un articolo apparso su Repubblica, ripreso da Baldini (1992: 132)

30

Il soprannome, in questo caso, potrebbe divenire un’ulteriore prova della forza del capomafia in un determinato territorio. Cosa, che, rimarcata in questo modo da un organo di informazione, potrebbe accrescere ancora di più la fama e il consenso sociale11 del camorrista.

2.3.3 Distribuzione del fenomeno nei giornali locali

Diamo, ora, un’occhiata alla distribuzione di questa scelta lessicale all’interno dei tre quotidiani campani, Cronache di Napoli, Corriere di Caserta e la Gazzetta di Caserta nella settimana giornalistica che va dal 1 al 7 Marzo 2006.

2.3.3.1 I soprannomi in “Cronache di Napoli”

Nei 227 articoli di Cronache di Napoli analizzati, riguardanti fatti di Camorra, per ben 26 volte (5 volte in prima pagina)12 ritroviamo l’impiego dei soprannomi (11,4%). Essi sono distribuiti nel paratesto nel seguente modo: 4 volte nei titoli, 5 nei sopratitoli, 3 nei sottotitoli, una volta nei titoli interni, e ben 11 volte negli altri elementi del paratesto (didascalie, schede, trafiletti e riquadri):

distribuzione dei: titoli sopratitoli sottotitoli titoli int. altro % soprannomi 4 5 3 1 11 11.4

Sono ben 18 i soprannomi diversi utilizzati; 12 per indicare un singolo camorrista, 6 per il clan:

11 Il consenso sociale è, da sempre, l’arma in più della Camorra: “La Camorra, a differenza di Cosa Nostra, non contrappone un ordine alternativo a quello dello Stato, ma governa il disordine sociale. In tal senso si presenta con due facce. la prima è rivolta verso la disperazione sociale, che controlla nelle forme più varie; […] Un rapporto del Ministero degli Interni nel 1860: “La Camorra è un sodalizio criminoso, che ha per iscopo un lucro illecito e che si esercita da uomini feroci sui deboli per mezzo delle minacce e delle violenze. Questa relazione di dominio nei confronti degli strati sociali più poveri è tuttora presente, ma si esprime sempre meno con la violenza diretta e sempre di più con la creazione di canali economici illegali, che occupano migliaia di senza salario”[…]”. (cit. dalla “Relazione del 21/12/93 della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sulla Mafia”) 12 Le prime pagine svolgono chiaramente per i quotidiani una funzione strategica; ne sono il volto, il biglietto da visita con cui si presentano al lettore e lo conquistano. La prima pagina ha dunque una doppia funzione: deve presentare il giornale come testata […] e deve presentare i fatti del giorno (cit. Lorusso/Viali 2011: 32).

31

soprannomi Identità del dei capimafia camorrista titoli sopratitoli sottotitoli titoli int. altro totale Fratelli Faiano (clan) di Biasi 1 1 Paolo Di Ciruzzo Lauro 1 1 2 Ettoruccio Ettore Russo 1 1 Ciruzz‘o Paolo Di milionario Lauro 1 1 2 Scissionisti Clan Amato- (clan) Pagano 1 1 2 Clan Amato- spagnoli Pagano 1 1 Salvatore Il boxeur Chiariello 1 1 Cosimo Di Cosimino Lauro 1 1 Vincenzo Zi Vicienzo Pariante 1 1 ‘o Vincenzo pisciavvinolo Pariante 1 1 Papele ‘e Raffaele Marano Abbinante 1 1 Clan Casalesi Schiavone- 1 1 2 (clan) Bidognetti Ugo De 1 Ugariello Lucia 1 2 Lucio De Cap‘e chiuov Lucia 1 1 Michele Marsigliese Omobono 1 1 Gang della Clan buttigliella Formicola 2 2 (clan)

32

Banda del Clan operante brunello nei Quartieri 1 (clan) Spagnoli 1 Francesco Pane ‘e ramo Pezzella 1 1

Generalmente il soprannome del capomafia è accompagnato dalle virgolette, che rappresentano una forma di scarico di responsabilità importante da parte del titolista:

(15) Droga più di un secolo per la gang della “buttigliella” (tit. Cronache di Napoli 7 Marzo 2006, 1)

(16) Banda del “brunello”, in due presi e processati con rito direttissimo (tit. Cronache di Napoli 7 Marzo 2006)

Non mancano, però, casi in cui il contronome non è accompagnato da nessuna virgoletta. Segno che questo meccanismo di nomina è diventato, ormai, una prassi consolidata all’interno del quotidiano:

(17) Boss dei Casalesi muore malato a Poggioreale, disposta l’autopsia (tit. Cronache di Napoli 4 Marzo 2006, 1);

(18) Il mio convivente doveva ad Ettoruccio 15.000 euro, ma diceva che i conti erano sbagliati. Anche Procida scappò con i soldi (st. Cronache di Napoli 2 Marzo 2006);

Il soprannome può seguire o anticipare il vero nome del camorrista, ma può anche trovarsi da solo:

(19) Anna De Robbio è la convivente del ras della zona del Perrone Sergio De Lucia, zio di Ugariello e fratello del boss Lucio, detto cap e chiuov (didascalia Cronache di Napoli 5 Marzo 2006)

In (19) ritroviamo entrambi gli esempi: Il soprannome cap e chiuov è anticipato dal vero nome Lucio De Lucia; cosa che, invece, non accade con Ugariello. Paolo Di Lauro, capomafia del clan Di Lauro, con 4 occorrenze è il capomafia più nominato (per soprannome) all’interno della settimana giornalistica analizzata. Lo ritroviamo col contronome Ciruzzo (20), e con quello di Ciruzz ‘o milionario (21): (20) È il figlio prediletto di “Ciruzzo” (sprt. Cronache di Napoli 2 Marzo 2006);

33

(21) Il cognato è il braccio destro di Ciruzz ‘o milionario (tit. int. Cronache di Napoli 3 Marzo 2006);

Il perché di questo soprannome ce lo spiega Di Fiore (2006):

I libri paga del clan erano tenuti da Di Lauro, detto Ciruzz ‘o milionario, o anche ‘o compagno, perché aveva tale familiarità con il denaro da girare di frequente con grossi blocchetti di banconote da centomila lire in tasca. (cit. Di Fiore 2006: 297).

Soprannome, a primo impatto, ridicolo, ma che in realtà possiede un’importante valenza simbolica, ricca di pericolosità: essere chiamati col nomignolo “Milionario” potrebbe accrescere la fama e l’immagine di un personaggio (soprattutto tra i giovani), in un territorio, quello di Scampia (zona in cui opera il clan Di Lauro), ad alto tasso di disoccupazione e povertà. Il soprannome più utilizzato per indicare, invece, il clan camorristico è quello di scissionisti (22): termine con cui viene denominato il gruppo criminale degli Amato-Pagano, rivale del clan Di Lauro (poiché nato da una scissione con quest’ultimo):

(22) Anche gli scissionisti sono riusciti a imporre il sistema multi-level (didascalia Cronache di Napoli 3 marzo 2006);

Gli scissionisti sono anche chiamati spagnoli. Anche questo soprannome è presente nella settimana giornalistica esaminata:

(23) I territori sono stati suddivisi tra i gregari degli “Spagnoli” e i fedelissimi di “Ciruzzo” (didascalia Cronache di Napoli 3 Marzo 2006);

Il termine spagnoli deriva dal nomignolo di Raffaele Amato, detto appunto ‘o spagnolo, uno dei principali artefici della scissione, e dunque della guerra di Camorra con il clan Di Lauro:

I Di Lauro cominciavano a selezionare chi poteva dar loro maggiori garanzie di fedeltà, dopo la sgradita sorpresa di aver ricevuto guadagni inferiori alla aspettative nella vendita di droga che, in Spagna, acquistava Raffaele Amato, 40 anni, detto ‘o spagnolo ma anche ‘o Lello. Ad Amato era arrivato un avvertimento: per lui, dopo lo scherzetto degli introiti non versati ai Di Lauro, l’aria a Napoli non sarebbe stata più salubre (Di Fiore 2006: 309).

34

2.3.3.2 I soprannomi nel Corriere di Caserta

Nel Corriere di Caserta, in un totale di 60 articoli legati ad episodi di Camorra, sono, invece, 12 le volte (20%) in cui incontriamo il soprannome del capomafia negli elementi del paratesto (4 volte in prima pagina): 4 volte nei titoli, 3 nei sopratitoli, 2 nei sottotitoli, e, infine, 2 negli altri elementi del paratesto.

Distribuzione dei: titoli sopratitoli Sottotitoli altro % Soprannomi 5 3 2 2 20%

Sono 7 i termini che si ripetono nella settimana giornalistica: 5 per indicare il singolo esponente camorrista; 2 per indicare l’intero gruppo criminale

Soprannomi Identità del dei capimafia camorrista titoli sopratitoli sottotitoli altro totale Antimo‘o Antimo Romano Perreca 1 1 ‘o cucchiere Luigi Venosa 1 1 1 Clan Amato- 1 1 1 Scissionisti Pagano Alessandro 2 ‘o Sergente Cirillo 2 Clan 1 1 Casalesi Schiavone- 2 Bidognetti Ugo De 1 1 Ugariello Lucia 2 Cicciotto ‘e Francesco mezzanotte Bidognetti 1 1

Nel Corriere di Caserta è quasi scomparso l’impiego della formula di scarico ad accompagnare il nomignolo assegnato al camorrista. Soltanto una volta, infatti,

35 ritroviamo le virgolette accanto al soprannome:

(24) Anna De Robbio è la convivente del ras della zona del Perrone Sergio De Lucia, zio di Ugariello e fratello del boss Lucio, detto “cap e chiuov” (didascalia Corriere di Caserta, 5 Marzo 2006);

Va detto, però, che l’unico esempio riscontrato con la presenza delle virgolette (24) fa parte di un articolo di Cronache di Napoli, ripreso dal quotidiano casertano. Domenico Palmiero, direttore del Corriere di Caserta, ricopre la stessa carica in Cronache di Napoli: capita spesso, dunque, che ci sia una ripresa di un articolo tra le due testate per i fatti giornalistici più importanti. Si può dire, dunque, quasi completamente scomparsa l’usanza delle virgolette per introdurre il soprannome del camorrista. Così come si va sempre più affermando la prassi di non accompagnare col vero nome il soprannome del singolo capo-mafia nei titoli:

(25) ‘O sergente il nuovo ras dopo Marrone (tit. Corriere di Caserta 5 Marzo 2006);

(26) Una è la convivente del ras Sergio De Lucia, zio di Ugariello (sprt. Corriere di Caserta 5 Marzo 2006);

Tra gli esempi di soprannome riscontrati ritroviamo quello di scissionisti, Ugariello, Casalesi, già presenti in Cronache di Napoli. Tra i “nuovi”, due devono, a mio avviso essere sottolineati:

(27) ‘O Sergente il nuovo ras dopo Marrone (tit. Corriere di Caserta 5 Marzo 2006, 1);

28) L’anziano boss e Luigi Marino i referenti di Cicciott ‘e mezzanotte: il Luigi Diana svela i retroscena dell’amicizia (st. Corriere di Caserta 6 Marzo 2006);

Francesco Bidognetti, capomafia del clan Schiavone-Bidognetti, diviene Cicciotto e mezzanotte (28). Altro soprannome all’apparenza ridicolo, e, a primo impatto, forse, addirittura simpatico. E invece, Cicciott ‘e mezzanotte racchiude un’intimidazione: chiunque proverà ad intralciare i suoi piani, vedrà, infatti, calare su di sé la mezzanotte.13 Nell’esempio (27), ‘O Sergente indica, invece, Alessandro Cirillo, così soprannominato perché facente parte dell’ala stragista del clan Schiavone-Bidognetti, di cui dirigeva gli assalti e i movimenti, come fosse un vero e proprio sergente.

13 Altri sostengono sia chiamato così perché pare abbia cominciato la sua “scalata criminale” col business della prostituzione

36

2.3.3.3 I soprannomi nella “Gazzetta di Caserta”

Nella Gazzetta di Caserta sono 28 le occorrenze (6 in prima pagina) in cui riscontriamo l’uso del soprannome, in 101 articoli esaminati (27,7%). Le ritroviamo ripartite nel seguente modo all’interno degli elementi del paratesto: 9 volte nei titoli; 6 nei sopratitoli, 7 nei sottotioli, 1 nei titoli interni, e 5 volte negli altri elementi:

distribuzione dei: titoli sopratitoli sottotitoli titoli int. altro % soprannomi 9 6 7 1 5 27,7

In totale sono 18 i vocaboli impiegati: 14 per il singolo personaggio criminale; 2 per il clan intero:

soprannomi Identità del dei capimafia camorrista titoli sopratitoli sottotitoli altro tit. int totale Giggino‘a Luigi parrucca Ponticelli 1 1 Francesco 2 2 4 Sandokan Schiavone Pasquale 1 1 Zorro Tavoletta Antonio 2 2 ‘o Caliseo Carmine Massaro Felice 1 1 Capitone Napolitano Pasquale 1 1 Crapariello Pratillo Luigi 1 1 ‘o cocchiere Venosa Giggino‘o Luigi drink Guida 1 1 Luigi 1 ‘a Ruppella Guida 1

37

‘o Agostino pummarola Esposito 1 1 Scarola Pasquale 2 1 3 Razzino Ciccariello14 Francesco 1 1 Schiavone ‘o Robot Nicola 1 1 Ucciero Cesarino Cesare 1 1 D’Amico Clan La 2 2 Chiuovi Torre Clan 1 1 2 Casalesi Schiavone- Bidognetti Francesco Franchino Massaro 1 1 Antimo 1 1 Antimino Perreca

In solo tre occasioni il soprannome è accompagnato dalle virgolette. Le riportiamo qui in (29), (30) e (33). Cospicua, invece, la presenza del contronome non affiancato dal vero nome del protagonista del fatto di cronaca: si vedano gli esempi (31), (32), e (33).

(29) Pizzo sul caffè, lunedì gli abbreviati per i “Chiuovi” (sprt. Gazzetta di Caserta 3 Marzo 2006);

(30) “Giggino ‘a Parrucca” (st. Gazzetta di Caserta 1 marzo 2006);

(31) Massaro voleva uccidere o’Caliseo (tit. Gazzetta di Caserta 1 Marzo 2006, 1);

(32) Dovevo uccidere Caliseo (tit. Gazzetta di Caserta 1 Marzo 2006);

(33) “Scarola” (didascalia Gazzetta di Caserta 7 Marzo 2006);

14 Col contronome Ciccariello viene nominato Francesco Schiavone, per distinguerlo dall’ omonimo personaggio mafioso, a capo del clan conosciuto col soprannome Casalesi. Ecco, dunque, un esempio di una delle due funzioni del soprannome per indicare il capomafia in terra di Camorra.

38

Il soprannome più impiegato è quello di Sandokan, con cui si suole indicare in terra di Camorra Francesco Schiavone, boss di un noto clan, operante nel Casertano. Il soprannome gli deriva dalla somiglianza con l’attore che impersonava il personaggio di Sandokan in una nota serie televisiva. Chiamarlo con questo nomignolo potrebbe far risaltare la bellezza fisica del personaggio criminale. Dargli un immagine più simpatica. Potrebbe significare “i boss della mafia sono belli come i divi di Hollywood.” Francesco Schiavone è a capo del clan Schiavone-Bidognetti, più comunemente conosciuto col soprannome di Casalesi.

2.3.3.4 Il caso dei “Casalesi”

“Non si sceglie un proprio contronome, spunta d’improvviso per qualche motivo, e qualcuno lo riprende” (Saviano 2006). L’attribuzione dei soprannomi, negli ultimi tempi, ha risentito delle mode mediatiche e consumistiche: così, accanto a soprannomi di tipo tradizionale, ottenuti tramite aggiunta dei suffissi “–ino” e “–uccio” (es. Ettoruccio; Cosimino), o tramite espressione dialettale (es. Capitone; ‘o pummarola; Ciruzz; Ugariello), ritroviamo quelli correlati a divi dello schermo e ad eroi della letteratura (es. Zorro; Sandokan). Altri sembrano addirittura ridicoli o buffi (es. Giggino ‘a parrucca; Scarola, Cicciotto e mezzanotte; Pane ‘e Ramo; cap e chiuov); ma tutti in realtà racchiudono un potere forte, e se utilizzati in modo inappropriato, possono provocare non pochi problemi (come abbiamo visto per i casi Cicciott ‘e mezzanotte; Ciruzz ‘o milionario; etc…). Nel paragrafo precedente abbiamo accennato al clan camorristico Schiavone-Bidognetti, più comunemente noto col soprannome Casalesi. A testimonianza, proprio, di quanto può essere forte il legame tra il gruppo criminale ed il territorio in cui opera:

(34) Chiacchiera con i Casalesi, 39enne finisce in galera (Corriere di Caserta 7 Marzo 2006);

(35) Boss dei Casalesi malato muore a Poggioreale, disposta l’autopsia (Cronache di Napoli 4 Marzo 2006);

(36) I Casalesi le uccisero Antonio Cantiello ed Enrico Esposito (Gazzetta di Caserta 7 Marzo 2006);

In (34), (35), e (36), tutte e tre le testate hanno nominato il clan Schiavone- Bidognetti col soprannome “Casalesi”. Vocabolo con cui vengono anche (e soprattutto)

39 chiamati gli abitanti di Casal di Principe, paese di all’incirca 20.000 abitanti, sito nella provincia di Caserta. Ora per un lettore non esperto, che si ritrova a leggere questi titoli, sarà davvero difficile riuscir a comprendere il vero significato delle frasi. Da qui, dunque, l’oscurità linguistica: “meccanismo” già denunciato nel capitolo di introduzione. E non solo: la diffusione del soprannome i Casalesi, da parte di un organo di informazione, potrebbe contribuire a macchiare l’identità di un intero paese: tutti gli abitanti di Casal di Principe potrebbero essere associati al clan camorristico; così come il comune casertano potrebbe essere considerato “zona esclusiva” del gruppo criminale.

2.3.4 Distribuzione del fenomeno nei giornali a vocazione nazionale.

La scelta di nominare col soprannome i capimafia o i clan non è, invece, una prassi particolarmente utilizzata dalle tre testate a vocazione più nazionale: Mattino, Corriere della Sera, e Repubblica. In una settimana abbiamo riscontrato, infatti, soltanto 3 occorrenze. Tutte presenti nei fascicoli locali dei quotidiani nazionali esaminati (va detto però che nella settimana indagata le pagine nazionali non hanno riportato alcuna notizia legata ad episodi di Camorra). Gli unici soprannomi rinvenuti sono stati: Pigmeo (presente in La Repubblica, e accompagnato da virgolette e dal nome nel titolo) e Scissionista (nel Mattino, senza alcuna forma di scarico).

(37) Conosciuto come “Pigmeo” è stato ritenuto responsabile di 9 episodi (didascalia Repubblica ediz. Napoli 3 marzo 2006);

(38) Mugnano, pregiudicato vicino agli scissionisti ucciso sotto gli occhi di trecento giocatori. In sala molti bambini (st Mattino ediz. Napoli 6 Marzo 2006);

(39) Scissionista ucciso a Mugnano: possibile collegamento con la guerra della Sanità. Ma non si esclude la vendetta interna (st Mattino ediz. Napoli 7 Marzo 2006).

La differente distribuzione del fenomeno all’interno delle testate, però, può dipendere dal maggiore spazio che ogni quotidiano assegna a fatti di cronaca, riguardanti episodi di Camorra. È normale che, con una presenza maggiore di articoli di “nera”, ci sia una distribuzione maggiore del fenomeno. Se poi si visualizzano le percentuali (eccezion fatta per il Corriere del Mezzogiorno, in cui non abbiamo riscontrato alcun esempio di soprannome di capomafia), si nota che il fenomeno non è particolarmente distante nei numeri dai quotidiani locali.

40

Quotidiano: N° Articoli N° occorrenze % Repub. Napoli 12 1 8,3% Mattino Napoli 20 2 10% Corr. del Mezz. 7 0 0%

Quotidiano N°Articoli N°occorrenze % Cron. di Napoli 227 26 11,4% Corr.di Caserta 60 12 20% Gazz.di Caserta 101 28 27,7% .

2.4 Lessico di Guerra

Dopo aver parlato dei soprannomi dei capimafia, passiamo ora a considerare un altro fenomeno riscontrato nella settimana giornalistica analizzata: la presenza di termini ed espressioni che rimandano al lessico di guerra.

2.4.1 Il lessico di guerra nel giornalismo italiano

La presenza di vocaboli che rimandano al lessico di guerra nei titoli delle testate giornalistiche è diventata, ormai, una costante del giornalismo italiano. Basti vedere le metafore che riempiono i titoli di politica e di sport dei maggiori quotidiani italiani:

(40) Fini-Berlusconi, duello per la premiership (tit. La Stampa 27 marzo 1996; cit. De Benedetti 2004: 101);

(41) Stefi e Manu, riparte il duello (tit. La Stampa 10 dicembre 1996; cit. De Benedetti 2004: 102);

De Benedetti (2004: 101) ritiene che l’impiego di metafore di guerra sia, in realtà, una gigantesca opera di semplificazione espressiva e, anche, un inquietante fenomeno di pigrizia creativa. A dimostrazione di ciò, De Benedetti (2004) prende in rassegna i numerosi esempi in cui compaiono le parole mirino e guerra:

41

(41) Manovra, autonomi nel mirino (tit. Corriere della Sera 12 Settembre 1996; cit. De Benedetti 2004: 102);

(42) Pensioni di anzianità nel mirino (tit. Il Messaggero 10 settembre 1996; cit. De Benedetti 2004:102);

(43) La guerra dei collegi fa tremare Polo e Ulivo (tit. Repubblica 13 Marzo 1996; cit. De Benedetti 2004: 103);

(44) Pavia, guerra ai fracassoni (tit. Corriere della Sera 24 Marzo 1996; cit. De Bendetti 2004: 103);

(45) È già guerra tra Villeneuve e Hill (tit. Corriere della Sera 29 Marzo 1996; cit De Benedetti 2004: 103);

(46) Sharon scatena la guerra Francia Hollywood (tit. Corriere della Sera 11 Marzo 1996; cit De Benedetti 2004: 103)

La loro presenza si registra in tute le sezioni del quotidiano: dalla politica (43), alla cronaca (44), dallo sport (45) all’economia (41) e persino al cinema (46). Come sottolinea De Benedetti (2004), “si direbbe che chi scrive titoli giochi molto sul potere educativo della guerra, come se le suggestioni che essa provoca fossero la via più diretta per raggiungere la zona sensibile del lettore”. Si direbbe che le immagini di argomento militare, associate ad eventi per nulla drammatici vogliano conferire all’evento una visibilità maggiore (De Benedetti 2004: 104). In questo senso, l’impiego di termini provenienti dal linguaggio militare si può inserire nel tentativo di rendere più appetibile la notizia al lettore.

2.4.2 La distribuzione del fenomeno nei quotidiani campani

Analizziamo la distribuzione del lessico di guerra all’interno degli elementi del paratesto dei quotidiani campani Cronache di Napoli, Corriere di Caserta e Gazzetta di Caserta.

2.4.2.1 Il lessico di guerra in “Cronache di Napoli”

In Cronache di Napoli, in 227 articoli legati ad episodi di Camorra, sono ben 50 le occorrenze (10 in prima pagina) in cui riscontriamo vocaboli che rimandano al lessico

42 di guerra (22%). Le ritroviamo ripartite nel seguente modo nel paratesto: 22 volte nei titoli; 12 nei sopratitoli; 9 nei sottotitoli, e 7 negli altri elementi del paratesto: distribuzione del: titoli sopratitoli sottotitoli altro % Lessico di guerra 22 12 9 7 22%

Sono 17, invece, i termini militari impiegati all’interno della settimana giornalistica analizzata: lessico di guerra: titoli sopratitoli sottotitoli altro totale Ras 9 5 1 15 luogotente 1 1 2 scissionisti 2 1 3 Reggente 2 1 3 alleanza 1 1 2 guerra dei vicoli 1 1 Bunker 1 1 2 sentinelle 1 1 Eserciti 1 1 Vedette 1 1 Fortini 1 1 commando 1 1 gruppo di fuoco 1 1 falange 1 1 Faide 2 1 2 5 sicari 1 1 gregario 2 3 3 1 9

43

L’utilizzo del termine di guerra è diventata una prassi così affermata all’interno della testata a tal punto che nessuno dei 17 vocaboli presenti è accompagnato dalle virgolette. Manganiello (2011), denunciando il linguaggio utilizzato da alcuni quotidiani d’informazione campani, afferma: “Salvo alcune eccezioni, la maggior parte di questi fogli locali concentra le attenzioni sulle lotte tra clan avversari, spesso con un linguaggio e una logica tutti interni alla comunità criminale[…]. Abbondano, in ogni servizio, gli appellativi di boss e ras[…]” (Manganiello 2011: 154). Dopo aver analizzato la settimana giornalistica di Cronache di Napoli, possiamo convenire con l’affermazione del prete anticamorra, Don Aniello Manganiello. La parola ras è infatti la più presente (tra quelle che rimandano al lessico di guerra) nel paratesto del giornale. Il termine deriva dall’aramaico, e anticamente, indicava un titolo tradizionale etiope, dapprima, conferito ai signori feudali delle province, ed in seguito, ai dignitari di rango, immediatamente inferiori al re (indicato come Negus ). Dopo la conquista dell’Etiopia, da parte dell’Italia, il termine fu, invece, impiegato per indicare i capi delle squadre fasciste. Nella logica della malavita organizzata, infine, la parola ras ha assunto il significato di chi, all’interno del clan di Camorra, possiede un’autorità forte ma non totale. In altre parole: un sottoposto del boss, che può esercitare localmente il suo potere. Il significato attuale del vocabolo rispecchia, dunque, una sorta sintesi tra l’accezione etiope, e quella di epoca fascista. Il termine ras è divenuto un indicatore di posto, occupato nella scala gerarchica della Camorra, e viene usato come se fosse un grado militare. D’altronde non è l’unica espressione, presente nella settimana giornalistica esaminata, riconducibile ai gradi, o ai ruoli militari. Si vedano gli esempi:

(47) Si è aperto il processo per ras e gregari del Clan di via Cupo dell’Arco e della falange scissionista. Cosimo Di Lauro convocato in videoconferenza (sprt, Cronache di Napoli, 1 Marzo 2006);

(48) Afragola, manette bis anche per Marra: è l’ex luogotenente del ras Pasquale Scotti (tit, Cronache di Napoli 1 Marzo 2007);

(49) Per i collaboratori sarebbe il reggente del Clan Giuliano: “Mai conosciuto Lauro. L’ho visto solo in prigione” (st, Cronache di Napoli, 2 Marzo 2006);

(50) È il terzo figlio di Paolo di Lauro, secondo i pentiti avrebbe avuto il ruolo di coordinatore

44

delle sentinelle armate della famiglia. È sotto processo per 416 bis (st, Cronache di Napoli 3 Marzo 2006);

(51) Un unico modello per due ‘eserciti’ di vedette e pusher (tit, Cronache di Napoli 3 Marzo 2006);

In (47), (48), (49), (50), e (51), vocaboli riconducili al lessico militare e a quello di guerra indicano i ruoli della gerarchia di Camorra. Così, in (47), col termine gregario viene indicato chi fa parte di un clan senza grado o funzione direttiva; in (48), Luogotenente sta per chi ha un grado subalterno a quello del boss e ne fa, all’occorrenza, le veci; in (49), la parola reggente individua colui che esercita il potere nel caso di assenza del boss; in (50), le persone armate, addette alla vigilanza e alla protezione degli affiliati al Clan sono chiamate sentinelle; ed infine, in (51), col termine vedette vengono denominati coloro che hanno il compito di sorvegliare al fine di evitare un pericolo15. Anche nei prossimi esempi riscontriamo la presenza di espressioni provenienti dal lessico di guerra:

(52) I poliziotti hanno abbattuto i fortini (sprt, Cronache di Napoli 5 Marzo 2006);

(53) In una cuccia un ‘bunker’ per latitanti (tit, Cronache di Napoli 5 Marzo 2006);

I luoghi di spaccio, i nascondigli dei latitanti vengono chiamati con i nomi con cui solitamente si indicano le difese militari. D’altronde, quella che questi quotidiani raccontano, è una vera e propria guerra. O meglio, una guerra dei vicoli, condotta da eserciti, sicari, gruppi di fuoco, falangi16 e commandi17, e fatta, di alleanze18, scissioni19, e faide20, che ogni giorno provocano numerose vittime:

(54) Un pentito per fermare la guerra dei vicoli (tit Cronache di Napoli 3 Marzo 2006, 1);

15 www.bibliocamorra.org; sito visualizzato il 9 giugno 2013. 16 La falange anticamente indicava lo schieramento in file serrati di fanti. 17 Commando è una parola che nel gergo militare assume l’accezione di un gruppo armato addestrato per operazioni di attacco a sorpresa. Nel gergo di camorra, il ruolo resta lo stesso. A cambiare sono i personaggi: Commando è, infatti, un gruppo di persone armate, affiliate al clan, che agisce di sorpresa a scopo delittuoso. 18 Alleanza sta per la struttura federativa di clan camorristici. 19 Scissionisti sono coloro che operano una scissione, ossia una divisione di un gruppo camorristico in 2 o più nuovi gruppi. Tale divisione può nascere per divergenze insorte sui principi, su metodi, sulle finalità, oppure per la conquista dell’indipendenza e del potere in un determinato territorio 20 Il termine faida indica un antico diritto alla vendetta privata. In ambienti di malavita assume il significato di lotta tra gruppi camorristici,condotta a scopo di vendetta o per la conquista del potere.

45

(55) Un unico modello per due eserciti di vedette e pusher (tit Cronache di Napoli 3 Marzo 2006);

(56) Amici e parenti dei gregari a rischio: tutti possono finire nel mirino dei sicari (st Cronache di Napoli, 3 Marzo 2006, 1);

(57) Era accusato di aver partecipato al gruppo di fuoco che nell’Ottobre 2000 uccise Vincenzo De Martino (sprt Cronache di Napoli 7 Marzo 2006);

(58) Si è aperto il processo per ras e gregari del Clan di Via Cupa dell’Arco e della falange scissionista. Cosimo di Lauro collegato in videoconferenza (sprt Cronache di Napoli 1 Marzo 2006);

(59) Commando di killer entra in azione nei pressi di un locale tra Giugliano e Mugnano (sprt Cronache di Napoli 6 Marzo 2006, 1);

(60) Condannato per Camorra insieme ai padrini dell’Alleanza di Secondigliano (st Cronache di Napoli 3 Marzo 2006);

(61) È ancora caccia aperta al killer: per gli inquirenti sarebbe al soldo degli scissionisti (st Corriere di Caserta 2 Marzo 2006);

(62) Scampia in aula i protagonisti della faida (tit Cronache di Napoli 1 Marzo 2006).

2.4.2.2 Il lessico di guerra nel “Corriere di Caserta” e nella “Gazzetta di Caserta”

Numeri molto inferiori per quanto riguarda la presenza di termini che rimandano al lessico di guerra e che si trovano nelle testate Corriere di Caserta e Gazzetta di Caserta. Va anche detto, però, che gli articoli legati ad episodi di Camorra sono nettamente inferiori nel numero rispetto al quotidiano napoletano Cronache di Napoli.

Nel Corriere di Caserta sono soltanto 7 (1 in prima pagina) le occorrenze in cui riscontriamo “terminologie di guerra”, in un totale di 60 articoli dedicati ad episodi di Camorra: dunque, nell’11,7% dei casi. I “vocaboli militari” sono distribuiti nel seguente modo all’interno del paratesto: 3 volte nei titoli; 1 nei sopratitoli, 2 nei sottotitoli, e 1 nelle didascalie.

46

Distribuzione del: titoli sopratitoli sottotitoli didascalie % Lessico di guerra 3 1 2 1 11,7%

Solo due, invece, le parole riscontrate: lessico di guerra titoli sopratitoli sottotitoli didascalie totale Ras 3 1 1 1 6 scissionisti 1 1 1

Nessuna delle 2 parole è mai accompagnata dalle virgolette, nella settimana giornalistica analizzata. Inoltre, tra i termini che potrebbero rimandare al lessico di guerra spicca un soprannome, quello di ‘o Sergente. Il contronome ‘o Sergente, nelle sue due apparizioni, è sempre accompagnato dal vocabolo ras, a conferma di quanto già detto nei paragrafi precedenti: alcuni ruoli del sistema Camorra sono diventati dei veri e propri gradi militari:

(63) ‘O Sergente nuovo ras dopo Marrone (Corriere di Caserta 5 Marzo 2006,1).

Nella Gazzetta di Caserta, in 101 articoli (legati ad episodi di camorra), riscontriamo soltanto 2 “parole di guerra”; presenti 4 volte nei titoli, 1 nei sopratitoli, 2 nei sottotitoli, e 1 volta nei titoli interni. Per un totale di 8 occorrenze (7,9%): distribuzione del: titoli sopratitoli sottotitoli Tit. int. % Lessico di guerra 4 1 2 1 7,9%

Nessuna delle due parole è affiancata da alcuna formula di scarico. E “tanto per cambiare”, ancora una volta, il vocabolo più presente è quello di ras.

47

Lessico di guerra titoli sopratitoli sottotitoli titoli interni totale Ras 3 2 1 6 trucidare 1 1 2

2.4.3 Il “lessico di guerra” nei quotidiani nazionali

Passiamo, ora, ai quotidiani di vocazione più nazionale: nel Mattino, in 20 articoli di “Camorra”, sono ben 5 le parole che rimandano al lessico di guerra (tutte presenti nell’edizione Napoli città). Queste si ripetono per 8 occorrenze (40%):

Lessico di Titoli sopratitoli sottotitoli totale guerra Faida 3 3 Bunker 2 2 guerra della Sanità 1 1 Alleanza 1 1 Ras 1 1

Nel Corriere del Mezzogiorno, invece, l’unico termine rinvenuto, “faida”, si ripete due volte. Se però si calcola che gli articoli riguardanti fatti di Camorra sono soltanto sette, allora si capisce che la distribuzione del fenomeno è in linea con le altre testate locali e nazionali (33%).

Lessico di guerra Totale Faida 2

In Repubblica, infine, in 12 articoli riguardanti fatti di Camorra, sono soltanto due i vocaboli di guerra riscontrati: entrambi presenti una sola volta nell’arco della settimana (16,7%).

48

Lessico di guerra Totale Faida 1 Bunker 1

Nella tabella che segue, dunque, proponiamo una panoramica delle percentuali di distribuzione del fenomeno nei quotidiani indagati:

Quotidiani Nazionali: Articoli % Mattino Napoli città 20 40% Repub.Nap 12 33% Corr. Mezz. 7 13%

Quotidiani locali: Articoli % Cronache di Napoli 227 22% Corriere di Caserta 60 11,7% Gazzetta di Caserta 101 7,9%

Possiamo affermare che la presenza del gergo militare, rispetto ai quotidiani locali esaminati, è addirittura più cospicua nelle testate Mattino e Repubblica; in linea, invece, nel Corriere del Mezzogiorno. Ed in particolare, nelle tre testate nazionali (così come nelle tre locali), come si può ben vedere, sono sempre gli stessi termini a ripetersi: segno che quello del cronachese è, dunque, un linguaggio ripetitivo; dove persino l’elemento innovativo tende a diventare stereotipo. In particolare si vedano gli esempi:

(64) Faida della Sanità, morto ieri mattina il cognato di Misso, ferito Sabato (tit. Corriere del Mezzogiorno 2 Marzo 2006);

49

(65) Faida della Sanità (tit. Repubblica ediz. Napoli 2 Marzo 2006);

(66) Scissionista ucciso a Mugnano; possibile collegamento con la guerra della Sanità (st Mattino ediz. Napoli città 7 Marzo 2006);

Soffermiamoci un momento su questi ultimi tre esempi. Credo che per un lettore non esperto sia difficile poter comprendere il vero significato di titoli come questi. Difficilmente un lettore non informato penserebbe ad un episodio di Camorra, soprattutto se l’espressione in questione non è accompagnata da alcun segno grafico di scarico (come avviene in questi casi). In molti collegherebbero il termine Sanità e l’espressione guerra/faida della Sanità ad una vicenda/dissidio riguardante questioni sanitarie; e non ad un episodio di Camorra, avvenuto in un quartiere della città di Napoli.

2.5 Espressioni stranianti

Siamo giunti, dunque, all’analisi dell’ultimo fenomeno retorico-lessicale preso in esame: la presenza di espressioni stranianti negli elementi che costituiscono il paratesto di un articolo. Per espressioni stranianti si intendono gli espedienti stilistici o lessicali che potrebbero veicolare valori per così dire “discutibili” (Greco 2012: 564): si pensi, per esempio, all’impiego di un’aggettivazione peculiare e la variazione del livello linguistico.

2.5.1 Variazione del livello linguistico: Il gergo della delinquenza

Una caratteristica che appare sempre più diffusa nei quotidiani è il ricorso alla componente gergale di una lingua. Per “gergo” si intende, comunemente, una particolare forma di linguaggio, utilizzata da certi gruppi sociali al fine di evitare la comprensione di persone estranee al gruppo. Consiste nella sostituzione di numerosi vocaboli, provenienti dalla lingua comune, con altri di origine, invece, straniera, oppure indigeni, ma con significato mutato. Al posto del vocabolo comune può anche essere introdotta una locuzione metaforica o allusiva. Il gergo non è una lingua del tutto autonoma, con un codice linguistico autosufficiente: prende in prestito il sistema fonetico e grammaticale da una lingua, o da

50 un dialetto ospite. Dunque, se sotto l’aspetto sociale possiamo considerare quella gergale una lingua di gruppo, sotto l’aspetto più propriamente linguistico dobbiamo, invece, considerarla una lingua “parassitaria”. Rispetto alla lingua ospite, il gergo mette in atto una serie di meccanismi linguistici con fini di mascheramento: nascono così gergalismi tramite modificazione di forma e significato delle parole, oppure tramite combinazioni particolari di parole d’uso comune. Sostanzialmente, i mutamenti gergali investono il campo del lessico: attraverso derivazioni, inversioni di sillabe, metatesi, troncamenti vengono formate nuove parole. Significativi mutamenti, però, agiscono anche sul piano della semantica: così una parola che nella lingua ospite ha un determinato significato, nel linguaggio gergale assume una diversa accezione.21 Le prime notizie sui gerghi risalgono al XII sec., collegate a gruppi di nomadi: per lo più contadini in fuga dalle loro terre, o gruppi girovaghi di mercanti ed artigiani. Nel ‘600, invece, il gergo fu chiamato col termine furbesco, molto probabilmente perché ad utilizzarlo erano gruppi di individui astuti e malintenzionati. Ancora oggi, infatti, il termine furbesco si adopera per distinguere il gergo dei malviventi da quello utilizzato da altre categorie di gerganti.22 I delinquenti, e soprattutto i mafiosi, poiché agiscono nell’illegalità, necessitano di un proprio codice linguistico segreto: sempre più spesso, però, questo linguaggio viene ripreso dagli organi di informazione nazionale e locale. E così nelle notizie dei Tg e dei giornali cartacei troviamo regolarmente espressioni attinte dall’ambito della delinquenza.

2.5.2 Il gergo della delinquenza e del “crimine organizzato” nei giornali italiani

L’uso di vocaboli “delinquenziali” è anch’esso una prassi particolarmente in voga nei quotidiani nazionali, adoperata ai fini di uno svecchiamento linguistico-stilistico. Il gergo della delinquenza, come dimostrato da Loporcaro (2005) investe, ormai, tutti gli ambiti del giornale: dalla finanza alla moda, dalla politica allo sport. Non stupisce,

21 da www.bibliocamorra.org; sito visualizzato il Giugno 2013 22 da www.bibliocamorra.org; sito visualizzato il Giugno 2013

51 dunque, che anche la notizie di cronaca nera contengano parole prese dal gergo delinquenziale. Come sostiene Loporcaro (2005: 135) “usare le parole della delinquenza per riportare notizie sulla delinquenza costituisce[…] uno spostamento del punto di vista interno” Si vedano gli esempi seguenti:

(67) Tg1 h.20, 21.9.2002 Uccisi due barboni a Prato: “Forse un giustiziere” (cit. da Loporcaro 2005:136);

(68) Un colpo di pistola alla nuca, come spietata esecuzione (Repubblica 29.12.2001, p.21; cit da Loporcaro 2005: 136);

Loporcaro (2005) si sofferma principalmente sul verbo giustiziare e sul sostantivo esecuzione, usati, ormai, regolarmente dai quotidiani italiani per descrivere un omicidio (67). L’adozione di questi due vocaboli fa sì che “la notizia sul delinquente (e sui suoi delitti) viene detta (almeno in parte) con le parole del delinquente, ovvero, assumendo (almeno in parte) il suo punto di vista” (Loporcaro 2005: 137). Giustiziare significa, infatti, fare giustizia: in questo caso (67), il delinquente che ucciso i 2 barboni non avrebbe compiuto un atto scellerato, ma un’ “opera di giustizia”. Anche l’informazione televisiva non sembra, però, astenersi da questa cattiva e pericolosa abitudine (68). Si tratta, dunque, di una caratteristica di tutto il giornalismo italiano. Si veda il brano proposto:

…un fatto grave, non per ragioni di bon ton stilistico ma per ragioni di etica dell’informazione, ragione a cui i giornalisti italiani appaiono sempre meno sensibili. La difesa del professionista del settore che usa il verbo giustiziare, il sostantivo esecuzione e tante altre espressioni simili è: “ma io li uso tra virgolette”[…]. Si osservi però che ormai, nel testo della notizia a stampa, le virgolette attorno a giustiziare, esecuzione, ecc., se mai vi sono state, sono da sempre scomparse[…]. Senza contare il fatto che, nelle notizie del tg, le virgolette- se pure vi fossero nel testo- non potrebbero comunque essere trasmesse, così che l’ascoltatore le percepisca (Loporcaro 2005:137).

Così nei notiziari televisivi e nelle pagine di giornale capita di trovare, ad esempio, il sostantivo scippo al posto di furto (69), oppure, l’aggettivo pulito anziché non rubato (70):

(69) Cresce l’allarme: aggressioni e scippi in Piazza de Martiri (st. Corriere del Mezzogiorno 4

52

Marzo 2006);

(70) Chiaia, scippata e trascinata a terra: ho battuto la testa, potevo morire (tit. Repubblica edizione Napoli 5 Marzo 2006);

(71) Tg1 h. 20, 9.7.2002. Arrestati, a Civitavecchia, i fratelli Branco, campioni di pugilato coinvolti in un giro di usura: ”ma per la famiglia sono ‘puliti’” (cit. da Loporcaro 2005: 138);

Non solo i vocaboli propri del “crimine comune”; anche il gergo della malavita organizzata fornisce parole ai titoli dei giornali/telegiornali italiani. Si veda l’esempio (72):

(72) Tg1 h. 20, 1.10.2002 Un giovane di Modugno (Bari) “freddato con un colpo al petto” (cit da Loporcaro 2005:141);

In (72) il termine freddare, tipico delle organizzazioni mafiose, sostituisce quello d’uso comune uccidere. Questo perché anche il crimine organizzato costituisce, ormai, un fenomeno centrale della nostra società, ed è dotato di una forza iconimica23 tale da poter offrire alla lingua italiana, e, soprattutto, a quella dei mass-media nuovi termini e nuove espressioni. Come sottolinea Monnier (1975) “la Camorra somiglia a tutte le sette del Mondo, in quanto ha usi particolari e un linguaggio speciale”, la cui presenza è diventata una prassi all’interno dei giornali campani; come vedremo nei prossimi paragrafi.

2.5.3 Distribuzione del fenomeno nei giornali locali

Passiamo ora all’analisi della distribuzione di espressioni stranianti (ottenute mediante l’aggiunta di un aggettivo peculiare, o di parole/espressioni attinte dal gergo della malavita organizzata, ed in particolare della camorra) nel paratesto dei quotidiani campani Cronache di Napoli, Corriere di Caserta e Gazzetta di Caserta, nella settimana giornalistica che va dal 1 Marzo al 7 Marzo 2006.

2.5.3.1 Espressioni stranianti in “Cronache di Napoli”

In 227 articoli legati ad episodi di Camorra, sono in totale 152 (67%) le occorrenze in cui riscontriamo la presenza di espressioni stranianti nel paratesto di

23 Per iconimia si intende la motivazione di un nuovo segno linguistico (Loporcaro2005: 133)

53

Cronache di Napoli (22 in prima pagina): 77 volte nei titoli, 35 nei sopratitoli, 25 nei sottotitoli, 1 nei titoli interni, e 15 volte negli altri elementi (didascalie, trafiletti, etc…).

Distribuzioni di: titoli sopratitoli sottotitoli tit. int. altro % Espressioni stranianti 77 35 25 1 15 67% Sono 44, invece, le parole/espressioni trovate:

Espressioni stranianti titoli sopratitoli sottotitoli titoli int. altro totale Pizzicato 6 2 8 Guaglione 1 1 Boss 6 6 3 15 Capo 1 2 2 5 Cosca 4 2 6 Esattore 1 1 Pentito 10 3 3 1 17 Pusher 15 2 2 19 Sfrattare 1 1 Fedelissimo 1 1 1 3 Magliari 1 1 Holding 3 2 1 6 Pizzo 4 4 Narcos 2 1 2 5 Roba 1 1 2 Mozzarella 1 1 colletto bianco 1 1 Erba 3 2 5 signore del 1 1 gola profonda 1 1 2 polvere bianca 1 2 3

54 piazza di spaccio 1 1 1 3 Reggente 2 1 3 Padrino 1 3 2 6 pullman dei tossici 1 1 regno di 1 1 2 covo di 1 1 2 Capoclan 1 1 Capozona 2 2 Mastini 1 1 Affiliati 1 1 2 Staffettisti 1 1 Torchiare 1 1 2 gambizzare 2 2 Cupola 1 1 Fumo 1 1 Amici 1 2 3 corriere in gonnella 2 2 Tagliare 1 1 Neve 1 1 Bionde 2 1 3 cavallo di ritorno 2 2 Santuari 1 1 Palo 1 1

Nella sola settimana giornalistica che va dal 1 al 7 Marzo 2006 è presente l’intera gerarchia della Camorra: partendo dai gradini più bassi ritroviamo così i termini palo, guaglione, ed affiliati:

(73) In fuga il terzo uomo faceva da palo (st Cronache di Napoli 6 marzo 2006);

(74) Alla sbarra i presunti affiliati alla cosca malavitosa del defunto boss Pasquale Castado (sprt

55

Cronache di Napoli 5 Marzo 2006);

(75) In galera “guaglione degli Aprea” (tit. Cronache di Napoli 1 Marzo 2006);

Col termine guaglione (75) si suole indicare il ragazzino, reclutato dal clan, per svolgere varie mansioni, tra cui vi è quella di palo (73), l’addetto alla sorveglianza a proprietà ed attività del clan; colui che controlla i territori dello spaccio di droga, avvertendo di eventuali arrivi da parte della polizia. Nonostante sia pagato dal clan, e agisca per conto della malavita organizzata, il palo non può dirsi ancora un vero e proprio affiliato (74): non è ancora considerato, quindi, un “iscritto” all’organizzazione Camorra. Salendo la “scala gerarchica” della Camorra, troviamo i magliari, i pusher, i corrieri (in gonnella), gli staffettisti, e gli esattori:

(77) Poggioreale, pusher catturato (tit. Cronache di Napoli 6 Marzo 2006); (78) Droga, presi due corrieri in gonnella (tit. Cronache di Napoli 1 Marzo 2006, 1); (79) Processo ai magliari, un imprenditore racconta dgli affari con la holding (tit. Cronache di Napoli 1 Marzo 2006); (80) Ponticelli, racket ai commercianti: esattore vicino ai Sarno rimedia 10 anni (tit. Cronache di Napoli 1 Marzo 2006); (81) In Appello gli staffettisti della droga (tit. Cronache di Napoli 3 Marzo 2006);

Negli esempi soprariportati ci sono, dunque, le persone fisiche che si occupano dei “commerci di Camorra”: i pusher (77), ossia gli spacciatori di droga, riforniti da staffettisti (81) e corrieri (78) (in questo caso corrieri in gonnella, a dimostrazione che le quote rosa sono presenti all’interno dell’organizzazione Camorra), gli incaricati al trasporto di sostanze stupefacenti da una città all’altra. Col termine magliari (79), invece, vengono indicati i contraffattori, ossia i camorristi inseriti nel mercato del vestiario contraffatto. A testimonianza della natura imprenditoriale della Camorra, e della sua predisposizione ad inserirsi in ogni tipo di mercato illegale. Mercato illegale, la cui attività di punta (dopo il commercio di droga) è quella dell’estorsione (o racket): atto col quale i clan camorristici, mediante violenza o intimidazione, ottengono somme di danaro. In (80) osserviamo come un termine italiano quale esattore diviene un ruolo camorristico. Notiamo, dunque, come attraverso il gergo la Camorra vuole dare un’immagine di sé più pulita: l’estorsore viene chiamato esattore, proprio come l’esattore delle tasse. Proprio come se il suo fosse un lavoro… un lavoro come un altro: In (79) il già citato vocabolo magliari è preceduto da holding, parola proveniente dal

56 sottocodice finanziario ed indicante una società finanziaria che detiene il controllo di un gruppo d’aziende. Il confine tra italiano e gergo di malavita, come possiamo vedere, è sempre meno marcato, “diventa ora pericolosamente più invisibile, creando anche un senso di disorientamento concettuale e cognitivo, ad esempio, a chi ascolta o legge i componenti dei clan camorristici parlare di sé come imprenditori o agenti di un’azienda”.24 Passiamo adesso ai “piani alti”, e a coloro, dunque, che svolgono un ruolo di primaria importanza all’interno dell’organizzazione: i fedelissimi, i capoclan e i capizona.

(82) Conosciuto col soprannome Papele ‘e Marano era il capozona per conto di Di Lauro al rione Monterosa (didasc. Cronache di Napoli 3 Marzo 2006); (83) Il capoclan che ha gestito per vent’anni un potere smisurato nella parte destra di Corso Secondigliano è stato ammanettato il 16 Settembre 2005 nel suo bunker (didasc. Cronache di Napoli 3 Marzo 2006); (84) Sanità, “sfrattato” fedelissimo dei Misso (tit. Cronache di Napoli 1 Marzo 2006);

Capizona (82), capoclan (83) e fedelissimi (84) detengono un potere enorme, ma limitato: sono infatti i referenti del boss (da cui prendono ordini); rappresentano, dunque, un punto di riferimento importante del clan di Camorra nell’ambito di un determinato territorio. A capo dell’organizzazione troviamo, infine, capi, boss e padrini;

(85) Il capo dei “Faiano” è accusato di frequentare pregiudicati e violare la sorveglianza speciale (sprt Cronache di Napoli 1 Marzo 2006); (86) Per gli inquirenti avrebbe tenuto le redini del clan quando il padrino si diede alla latitanza (st. Cronache di Napoli 2 Marzo 2006); (87) Boss muore a Poggioreale (tit. Cronache di Napoli 4 Marzo 2006);

Capi, boss, e padrini dirigono l’intero sistema criminale: tutti e tre i termini indicano coloro che esercitano totale potere di controllo su tutte le attività della Camorra, e anche una certa autorità sulle persone appartenenti ad essa. Mentre il termine boss (87) risulta essere un prestito lessicale dall’inglese, le parole capo (85) e padrino (86) rappresentano, invece, un prestito dall’italiano, con mutato significato. In

24 Da www.bibliocamorra.org; sito visualizzato il 9 Giugno 2006.

57 particolare, il vocabolo padrino è tipico di un’altra organizzazione criminale, ed indica chi è a capo di un clan mafioso, il massimo esponente di Cosa Nostra. Anche le parole cosca (88) e cupola (89) sono caratteristiche del gergo mafioso, e anch’esse sono presenti nella settimana giornalistica esaminata: mentre in ambienti di Mafia indicano, rispettivamente, il clan criminale e l’organo direttivo di Cosa Nostra, che si riunisce solitamente per deliberare su importanti decisioni, riguardanti gli interessi mafiosi di più province; nel gergo di Camorra rappresentano, invece, entrambi l’insieme degli esponenti più importanti all’interno dell’organizzazione.

(88) Processo alla Cupola di Forcella, parola alla difesa (tit. Cronache di Napoli 4 Marzo 2006); (89) E al Rione Sanità finiscono sottochiave i beni di un esponente di spicco della cosca dei Misso (st. Cronache di Napoli 1 Marzo 2006);

Da notare come in tutti gli esempi riportati nessuna parola/espressione proveniente dal gergo camorristico non sia accompagnata da alcun segno grafico di scarico di responsabilità.

2.5.3.2 Espressioni stranianti nel “Corriere di Caserta”

In 60 articoli che raccontano episodi di camorra, sono 37 le occorrenze (8 in prima pagina) in cui ritroviamo espressioni stranianti all’interno del paratesto del Corriere di Caserta (61,6%): 12 volte nei titoli, 14 nei sopratitoli, 10 nei sottotitoli, solo una volta nelle didascalie.

Distribuzione di: titoli sopratitoli sottotitoli didascalie % Espressioni stranianti 12 14 10 1 61,6%

In totale sono 14 le parole/espressioni prese in esame:

Espressioni stranianti: titoli sopratitoli sottotitoli didascalie totale Boss 5 3 5 1 14 Padrino 1 1 2

58

Vendicare 1 1 2 Pentito 2 2 4 Inguaiare 1 1 Capocosca 1 1 Pusher 1 3 4 Regno di 1 1 Pizzicare 1 1 Compare/compariello 2 1 3 Referente 1 1 Amicizia 1 1 Pizzo 2 2 Bionde 1 1

Soffermiamoci un secondo sull’uso del verbo vendicare in (90):

(90) Perreca ci ordinò di vendicare Giordano (tit. Cronache di Caserta 1 Marzo 2006);

l’impiego di questa voce verbale non è tanto lontano da quello del verbo giustiziare di (67). Anche in questo caso, dunque, abbiamo uno spostamento del punto di vista: la notizia viene raccontata secondo l’ottica del criminale. In questo caso il lettore non leggerà di un omicidio ordinato da Perreca, ma di una risposta legittima ad un’offesa (questo il significato di vendetta nel gergo di malavita). Quasi a voler giustificare l’uccisione ordinata e poi eseguita. La lettura, poi, del sottotitolo dell’articolo accresce ancora di più la percezione di un’espressione straniante:

(91) tit. Perreca ci ordinò di vendicare Giordano. st. Parla il pentito Francesco Massaro. Pratillo mi sorrise prima di morire. La figlia e la moglie mi videro sparare (Corriere di Caserta 1 Marzo 2006);

Sembra strano ritrovare in un titolo di cronaca nera l’accostamento di due termini così opposti, come sorridere e morire. Se poi si considera quanto detto per (90), ed in particolare, sul termine vendicare, può sembrare che il sorriso della vittima sia dovuto al fatto che la sua morte fosse “dovuta”, “aspettata” o addirittura “desiderata”. Insomma, come se la vittima non avesse avuto altro destino che morire. Una morte che ha quasi il

59 sapore di una liberazione, perché non si può sfuggire ad una vendetta di camorra. Non si può non adempiere ad un ordine del boss. Espressioni stranianti come questa appena descritta sono i rischi a cui incorre il titolista o il lettore quando viene inserito il discorso diretto nei titoli di cronaca nera. Si veda un altro esempio:

(92) Il killer: “ A sparare ero un maestro” (tit. Corriere di Caserta 1 Marzo 2006);

“A sparare ero un maestro”, la presenza di questa frase può sembrare un elogio della crudeltà del camorrista. Come a dire che per essere un killer non bisogna essere crudeli, ma “bravi nello sparare”25. Titoli come questi fanno pensare all’esistenza di una virtù camorristica. Ancora altri esempi:

(93) L’anziano boss e Luigi Marino i referenti di Cicciotto ‘e mezzanotte: il pentito Luigi Diana svela i retroscena dell’amicizia (st. Corriere di Caserta 6 Marzo 2006); (94) L’uomo ucciso in un agguato avvenuto alla periferia di Giugliano: si trova insieme ad un compare all’interno di un locale (sprt. Corriere di Caserta 6 Marzo 2006);

Amicizia: altro termine preso in prestito dall’italiano, ma con mutato significato: ‘amicizia’ sta per alleanza tra boss/clan camorristici. Il termine ‘amicizia’, condito da altri vocaboli come compare o compariello, può nascere dalla volontà dei malavitosi di nascondere agli organi di polizia l’esistenza di un “patto di malavita”. O per orientare il pensiero della società civile che l’organizzazione Camorra si fonda su valori importanti come amicizia e fedeltà (a proposito di fedeltà, si noti la presenza della parola fedelissimi (84) in Cronache di Napoli, per indicare i sottoposti del boss). La presenza di questi vocaboli/espressioni può portare, ed ha già portato a gravi conseguenze:

le organizzazioni hanno realmente saccheggiato le nostre parole. La parola “onore” è diventata quasi impronunciabile saccheggiata dalle organizzazioni: “uomo d’onore”, “onorata società”. La parola “famiglia” è stata saccheggiata: la famiglia intesa come organizzazione. La parola amici persino: “amici degli amici”. Parole magnifiche,

25 Se poi si considera che la maggior parte dei delitti di Camorra vengono effettuati alle spalle della vittima, sparando numerosi colpi “alla cieca” e da distanza ravvicinata, dopo aver, magari, “sniffato” una dose di cocaina (per trovare il coraggio di ammazzare) possiamo convenire che per essere un “killer di camorra” non c’è bisogno di alcuna bravura nello sparare, ma solo di una massiccia “dose di crudeltà”.

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mascherate come segmenti militari, organizzazioni, strutture […]. A parole mascherate, corrispondono società mascherate.26

2.5.3.3 Espressioni stranianti nella “Gazzetta di Caserta”

Nei 101 articoli legati a vicende di Camorra nella Gazzetta di Caserta sono 47 le volte (13 in prima pagina) in cui troviamo espressioni stranianti negli elementi del paratesto (46,5%) : 28 occorrenze nei titoli; 12 nei sopratitoli; 3 nei sottotitoli, ed infine, altre 4 nelle didascalie.

Distribuzione di titoli sopratitoli sottotitoli didascalie % Espressioni stranianti 28 12 3 4 46,5%

Sono 14 in totale le espressioni/parole trovate:

Espressioni stranianti: titoli sopratitoli sottotitoli didascalie totale pentito/pentire 5 2 2 9 Boss 8 4 1 13 ‘silenzio’ 1 1 Pusher 3 2 5 Pizzo 4 1 5 Capozona 1 2 2 5 Camorra(sistema) 1 1 Lucciole 1 1 Capoclan 1 1 1 Regolamento di conti 1 1 Venditori di fumo 1 1 Cavallo di ritorno 1 1

26 Da un monologo di Roberto Saviano alla trasmissione di La7 “Quello che non ho”, andata in onda il 16 maggio 2012. Da notare come la scomparsa delle virgolette negli esempi riportati possa contribuire alla conseguenza descritta da Roberto Saviano

61 cane sciolto 1 1 Numero 1 1 1

Nella lista di espressioni stranianti rinvenute troviamo un’altra parola di origine mafiosa, pizzo:

(95) Bianco versava il pizzo al clan “La Torre” per il servizio di raccolta (tit. Gazzetta di Caserta 2 marzo 2006, 1)

Il termine pizzo indica una delle attività più redditizie per i clan mafiosi, e in particolare camorristici: l’estorsione. Questa consiste nell’estorcere denaro mediante intimidazione o violenza. Non è l’unica fonte di guadagno per i camorristi indicata in gergo nella settimana giornalistica analizzata; troviamo, così, anche attività meno redditizie, ma, lo stesso, importanti: si tratta di espressioni come la camorra delle lucciole e il cavallo di ritorno:

(96) La Camorra delle lucciole: donna pestata (tit. Gazzetta di Caserta 3 Marzo 2006);

(97) Rubano cane e tentano cavallo di ritorno (tit. Gazzetta di Caserta 6 Marzo 2006);

“Piccole attività”, che, però, sottolineano ancora una volta la natura imprenditoriale della Camorra, e la sua predisposizione ad inserirsi in ogni affare illegale: come il “business della prostituzione” (96), e il ricatto alla società civile (97). Per cavallo di ritorno, infatti, si intende il meccanismo con cui il delinquente estorce denaro alla vittima, rubando un oggetto di sua proprietà, e restituendolo solo dopo aver ottenuto la somma richiesta. Anche il furto di un cane (97), dunque, può essere fonte di guadagno per un clan camorristico. A proposito di cani: si osservi in (98) come il giornale Gazzetta di Caserta chiama in gergo di mafia il delinquente non inscritto al sistema Camorra:

(98) ‘Cane sciolto’ (didascalia Gazzetta di Caserta 7 Marzo 2006).

Uno dei pochi esempi, in tutto il giornale, in cui la parola gergale è accompagnata da un segno grafico di “scarico”. Le virgolette, importante strumento di tutela del titolista, non sono presenti neppure nel prossimo titolo:

(99) Rispedito in carcere il nipote del numero 1 (tit. Gazzetta di Caserta 1 Marzo 2006, 1);

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“Il numero 1”: così viene definito il capomafia. Con un’espressione che nella lingua italiana indica “essere il migliore”, “essere il più forte”. Intitolare così una notizia di Camorra equivale a dire “rispedito in carcere il nipote del migliore”; “rispedito in carcere il nipote del più forte”… titoli del genere possono aumentare il consenso sociale di un capomafia in un territorio in cui alcuni quartieri sono delle vere e proprie “città- stato”27 della Camorra, in cui il simbolismo provocato da un soprannome o da un’espressione straniante può diventare una vera e propria arma, forse la più potente, perché nascosta, in mano alla criminalità organizzata.

2.5.3.4 Altri esempi:

Passiamo ora a considerare alcuni esempi comuni (di espressioni stranianti), riscontrati in tutte e tre le testate locali, prese in esame.

2.5.3.4.1 “Terra di Camorra”

Nella sezione dedicata ai “soprannomi”, ed in particolare nel paragrafo dedicato al “contronome” Casalesi, abbiamo visto quanto forte possa essere il legame tra un clan camorristico ed il territorio in cui opera.

(34) Chiacchiera con i Casalesi, 39enne finisce in galera (Corriere di Caserta 7 Marzo 2006);

(35) Boss dei Casalesi malato muore a Poggioreale, disposta l’autopsia (Cronache di Napoli 4 Marzo 2006);

(36) I Casalesi le uccisero Antonio Cantiello ed Enrico Esposito (Gazzetta di Caserta 7 Marzo 2006);

Non solo il soprannome, a volte, anche un’espressione della lingua italiana può sottolineare la radicata influenza di un clan in una determinata area:

(100) tit. Muore il boss Morrone. st. Era il capozona di Bidognetti a Castelvolturno (Gazzetta di Caserta 4 Marzo 2006, 1);

(101) Al via l’udienza preliminare contro i ‘Signori’ del Rione Cicerone (sprt Cronache di Napoli 1 Marzo 2006);

27 Nel Decreto del Tribunale per le misure di prevenzione nel procedimento n. 138/86 M.P., depositato il 22 Gennaio 1988, nei confronti di Nunzio Giuliano, il giudice Corrado Guglielmucci definisce la zona di Forcella “quartiere-stato”, dominato dal contropotere camorristico.

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(102) Alleanza di Secondigliano, ordinanza bis per De Fero (tit. Cronache di Napoli 3 Marzo 2006, 1);

(103) Spunta un nuovo pentito, tremano i ras di Forcella (tit. Cronache di Napoli 4 Marzo 2006);

(104) sprt. I poliziotti hanno abbattuto i fortini. tit. Repulisti nel regno di Di Lauro, in manette coppia di spacciatori. (Corriere di Caserta 5 Marzo 2006);

Da questi titoli, da queste espressioni filtra l’idea di un territorio “diviso” tra i vari clan (Greco 2012: 568); l’immagine di zone cittadine governate non dallo Stato, ma dai vari signori (101), ras (103), capozona (100), dalle varie alleanze (102), o nel caso specifico di Secondigliano, dai Di Lauro (104). Se poi si accostano queste espressioni stranianti ai termini di stampo militare, come fortini (104) o bunker, queste aree sembrano diventare “roccaforti inespugnabili”, in cui la presenza dello stato appare sempre (ed ancora) di più una chimera.

2.5.3.4.2 Lo spaccio di droga

Anche le pratiche dello spaccio di droga vengono descritte dai 3 giornali locali col gergo del camorrista. Così come chi vende o trasporta droga viene chiamato (come già abbiamo visto) corriere (se femmina, in gonnella), pusher, narcos e staffettista, anche la merce illegale spacciata viene chiamata mozzarella, roba, neve, polvere bianca (indicanti la cocaina), fumo (hashish), ed erba (marjuana). Si vedano gli esempi:

(105) Periferia nel disagio Iannotta ammonisce i ‘venditori di fumo’ (tit. Gazzetta di Caserta 5 Marzo 2006);

(106) Undici finiscono in cella, tre ai domiciliari. Nel gergo dei narcos la roba era indicata come mozzarella (sprt Cronache di Napoli 1 marzo 2006);

(107) Preso con un chio di ‘erba’, assolto (tit. Cronache di Napoli 1 Marzo 2006);

(108) Il giudice le ha inflitto 4 anni ed un mese di reclusione per 2 episodi di detenzione ai fini di spaccio di polvere bianca (sprt Cronache di Napoli 1 Marzo 2006);

(109) La ‘neve’ era destinata a ricchi clienti siciliani[…] (didascalia Cronache di Napoli 5 Marzo 2006, 1)

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Data quest’ultima prassi non stupisce che anche i luoghi fisici, in cui si consuma lo “scambio di droga”, o in cui la droga viene conservata, sono definiti piazze di spaccio, pullman dei tossici, o addirittura santuari:

(110) Violati i ‘santuari’ dello spaccio, 3 arresti (tit. Cronache di Napoli 6 Marzo 2006, 1);

(111) Le piazze dello spaccio (tit. scheda Cronache di Napoli 3 Marzo 2006);

(112) È stato intercettato sul famigerato “pullman dei tossici” (st Cronache di Napoli 3 Marzo 2006, 1);

Se la parola santuario (110) spaventa per la connessione simbolica tra religione e malavita, (parole che neppure, forse, il più crudele dei blasfemi accosterebbe), l’espressione pullman dei tossici (112) indica un mezzo pubblico (che ferma proprio fuori la fermata della metropolitana di Piscinola, quartiere della periferia a Nord di Napoli) in cui gli spacciatori sono soliti accogliere i futuri acquirenti, per accompagnarli, poi alle piazze di spaccio (111), spesso nascoste, ed indicate sui muri con la scritta “DIO C’È” (sempre a proposito di connessione tra religione e Camorra). La droga non è l’unica merce illegale nominata col gergo del delinquente dai tre giornali:

(113) Contrabbando di ‘bionde’, 30enne in manette (tit. Corriere di Caserta 6 Marzo 2006);

Il termine bionde farebbe pensare a tutto un altro tipo di commercio illegale, non so, magari ad un giro di prostituzione, piuttosto che al contrabbando di sigarette. Il termine bionde fu coniato dai malavitosi negli anni ’60, per “nascondere” il commercio illegale delle sigarette alle forze dell’ordine, quando, allora, il contrabbando di bionde rappresentava “l’attività” più redditizia per i clan. Se l’impiego del gergo è, dunque, “giustificato” per il malavitoso, non lo è, invece, per il giornalista/titolista, il cui compito principale dovrebbe essere quello di scrivere il più “chiaro” possibile.

2.5.3.4.3 I “nemici” della Camorra: collaboratori di giustizia e forze dell’ordine

Il gergo viene, dunque, utilizzato dal camorrista anche per nascondere informazioni alle forze dell’ordine. A proposito di forze dell’ordine: anche polizia, carabinieri e finanzieri sono indicati dai giornali locali con il linguaggio del malavitoso:

(114) Era ricercato da 4 mesi: ammanettato dai ‘mastini’ della Narcotici a bordo dell’R5 a

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Secondigliano (st. didascalia Cronache di Napoli 3 Marzo 2006)28;

Col termine mastini vengono, dunque, identificate le forze dell’ordine. La parola, all’apparenza, potrebbe risultare anche come un complimento per esaltare il “fiuto” dei tutori dell’ordine. Ma dietro questa terminologia vi è, invece, ancora una volta, uno spostamento del punto di vista. Il cane mastino, infatti, è conosciuto anche come “Can ‘e presa”, espressione del dialetto napoletano che in Italiano significa: “cane da caccia”. Il titolo in (114), dunque, sembra voler filtrare il messaggio del camorrista ‘assediato’ dalle forze dell’ordine. Lo stesso messaggio sembra trapelare da questi altri esempi:

(115) Il pentito Luigi Pesce ‘sotto torchio’ (tit. Cronache di Napoli 3 Marzo 2006);

(116) Due dei Birra pizzicati sul motorino senza casco (tit. Cronache di Napoli 3 Marzo 2006);

Accade così quello descritto da Greco (2012): “In una sorta di rovesciamento completo dei valori di civiltà di cui i massmedia dovrebbero essere custodi e promotori, la cittadinanza non viene presentata come assediata dalle bande di criminali che si fronteggiano in un vortice di omicidi, ma dalla polizia che intensifica i controlli nei quartieri vittime della guerra di camorra nel tentativo di porre un argine alla mattanza” (Greco 2012: 567). L’esempio (115) contiene anche un altro vocabolo che rimanda alla mentalità criminale: la parola pentito, con cui si è soliti nominare i collaboratori di giustizia: veri e propri ‘nemici’ dei camorristi, forse anche più delle forze dell’ordine.

(116) Il pentito Di Dona mente (tit. Gazzetta di Caserta 1 Marzo 2006, 1); (117) La gola profonda: “dovevo fare il doppiogioco col mio capo (sprt. Cronache di Napoli 3 Marzo 2006); (118) Cancellata in appello la condanna all’ergastolo emessa in primo grado. Pentiti inattendibili (st. Cronache di Napoli 7 marzo 2006);

In (117), poi, addirittura, il collaboratore di giustizia viene chiamato gola profonda, altro termine vicino alla mentalità camorristica. “Gola profonda” è, infatti, il titolo di un famoso film porno-erotico del 1974. “Gola profonda” è la storia di una prostituta insoddisfatta dai suoi rapporti sessuali, e che, al seguito di una visita medica,

28 L’R5 è il mezzo pubblico denominato dal clan come “pullman dei tossici” (di cui vi ho parlato nel paragrafo precedente)

66 scopre di avere il clitoride in gola. Denominando così i collaboratori di giustizia si contribuisce ad accrescere il pensiero della loro “inattendibilità”. Chi legge l’espressione gola profonda potrebbe accostare simbolicamente il pentito ad una prostituta che agisce dietro compenso (sconto di pena, o protezione dallo stato per sé e i familiari, ad esempio), o per soddisfare una propria voglia (ad esempio, far arrestare un nemico, o un rivale all’interno della stessa organizzazione malavitosa). Lo stesso effetto viene prodotto in (116) e (118), rispettivamente con l’aggiunta del verbo “mentire”, e dell’aggettivo “inattendibili”. Rimanendo sul tema dei ‘nemici’ dei camorristi, si vedano gli ultimi due esempi:

(119) Sanità, ‘sfrattato’ fedelissimo dei Misso (tit. Cronache di Napoli 1 marzo 2006); (120) Garagista gambizzato in scooter (tit. Cronache di Napoli 3 Marzo 2006);

Due delle molteplici tecniche di punizione proprie dei clan di Camorra vengono anch’esse chiamate in gergo: la gambizzazione è una minaccia violenta, un ‘avvertimento’ che prevede lo sparo alle gambe della vittima, senza però l’eliminazione fisica della persona; lo sfratto è, invece, una pratica legata al business degli alloggi abusivi, gestito, molto spesso, nel napoletano, dai clan camorristici. Gli edifici abbandonati divengono, infatti, fonte di guadagno per i capimafia che ne occupano le abitazioni con nascondigli per latitanti, o magazzini per depositare la droga, e li ‘riempiono’ di gente, da cui, regolarmente, prendono (illegalmente) il “fitto”. Chi non è più il “benvenuto” per i capimafia, è costretto a “sfrattare”.

2.5.4 Distribuzione del fenomeno nei giornali nazionali

Così come per i “soprannomi di Camorra”, e per il “lessico di guerra”, anche la distribuzione di “espressioni stranianti” è un fenomeno presente all’interno degli elementi del paratesto delle tre testate giornalistiche nazionali (nell’arco della settimana giornalistica che va dal 1 al 7 marzo 2006): Repubblica, Mattino e Corriere del Mezzogiorno. In 20 articoli legati a “fatti” di Camorra (tutti nell’edizione Mattino Napoli città), nel Mattino, sono 11 le occorrenze di espressioni/parole vicine al gergo malavitoso (55%). 9 in totale sono, invece, le parole/espressioni riscontrate:

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Espressioni stranianti: titoli sopratitoli sottotitoli didasc. totale capo 1 2 3 Piazzare 1 1 Pentito 1 1 Leader 1 1 Boss 1 1 1 covo del 1 1 corriere 1 1 spedizione punitiva 1 1 Cosca 1 1

Ritroviamo, dunque, termini come pentito, boss, corriere, cosca, capo, e piazzare, già presenti nelle testata locale. Tra queste, solo piazzare è accompagnata dal segno di scarico. In 12 articoli (legati a fatti di camorra) di Repubblica (ediz. Napoli), invece, abbiamo soltanto 4 occorrenze (33,3%), per un totale di tre parole/espressioni (boss, pizzo, “covo di”), nessuna delle quali è accompagnata da virgolette. Nel Corriere del Mezzogiorno, in 7 articoli, sono 4 le parole/espressioni stranianti riscontrate, che si ripetono per 7 occorrenze: pentito, affiliato, boss, e spessore criminale (solo quest’ultima seguita e preceduta dal segno di scarico). ‘Dando un’ultima occhiata’ ai numeri:

Redazione N° articoli % Mattino ediz. Napoli 20 55% Repubblica ediz. Napoli 12 33,3% Corriere del Mezzogiorno 7 100%

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Quotidiani N°articoli % Cronache di Napoli 227 67% Corriere di Caserta 60 61,6% Gazzetta di Caserta 101 46,5%

Possiamo affermare che anche l’uso di espressioni stranianti è una prassi utilizzata dai tre giornali a vocazione nazionale. Dando, invece, un occhio alle parole/espressioni nello specifico, possiamo dire che sono, più o meno, le stesse per tutte e tre le testate (anzi tutte e sei, considerando anche i giornali locali). Inoltre, si veda come la parola leader per indicare un capomafia, e le espressioni spedizione punitiva, spessore criminale, “covo dei Misso”, “baby boss dei Decumani” possano provocare lo stesso senso di straniamento o lo stesso rovesciamento di valori, provocati dai titoli dei quotidiani locali:

(121) Dopo la spedizione punitiva nessuno soccorre la vittima. Resta in osservazione 23enne colpito al torace (sprt. Mattino ediz. Napoli 6 Marzo 2006);

(122) L’ex covo dei Misso diventa centro sociale (tit. breve Mattino ediz.Napoli città 3 Marzo 2006);

(123) Obbediscono al loro leader, a Carnevale battaglia tra le bande (didascalia Mattino ediz Napoli città 3 Marzo 2006);

(124) Figlio di un pregiudicato e cugino di un affiliato ai Misso, gli inquirenti gli riconoscono “spessore criminale”. (sprt. Corriere del Mezzogiorno 1 Marzo 2006);

(125) In manette il baby boss dei Decumani (tit Corriere del Mezzogiorno 1 Marzo 2006)

L’espressione spedizione punitiva può benissimo esser paragonata all’uso del verbo vendicare; così come l’impiego di “covo dei Misso” può esser comparato a quello di “regno di Di Lauro”; chiamare, poi, leader un capomafia non è tanto lontano

69 dal chiamarlo boss o numero uno; così come attribuire ad un delinquente spessore criminale non lo è dallo scrivere “a sparare ero un maestro”.

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3.Conclusioni

Finita l’analisi, in questo paragrafo, proverò a tirare le somme del mio lavoro. Innanzitutto, diamo un’occhiata al numero di articoli collegati ad episodi di Camorra, presenti nelle sei testate giornalistiche esaminate (durante l’arco della settimana che va dal 1 al 7 Marzo 2006):

Quotidiani N°articoli Cronache di Napoli 227 Corriere di Caserta 60 Gazzetta di Caserta 101 Mattino * 20 Repubblica * 12 Corriere della Sera * 7

Si noti, dunque, la differenza della presenza, nei vari quotidiani, di articoli legati a fatti di Camorra: si ‘parte’ dai 227 articoli di Cronache di Napoli per arrivare ai soli 7 del Corriere della Sera. Se, poi, si osserva che nelle testate a vocazione più nazionale gli articoli di Camorra (nella settimana analizzata), sono presenti solo negli inserti regionali (Mattino ediz. Napoli città, Repubblica Napoli, Corriere della Sera), si può dire che quasi esclusivamente alle redazioni locali spetta il compito di scrivere di un argomento così delicato. Se, invece, ci soffermiamo sulla distribuzione dei tre fenomeni lessicali presi in esame (soprannomi di camorra, lessico di guerra, espressioni stranianti si ottiene il seguente quadro: Quotidiani: Soprannomi Lessico di guerra Espressioni stranianti Totale

Cronache di Napoli 26 50 152 230

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Corriere di Caserta 12 7 37 56 Gazzetta di Caserta 28 8 47 83 Mattino ediz. Napoli città 2 8 11 21 Repubblica ediz. Napoli 1 2 4 7 Corriere del mezzogiorno 0 2 7 9

Possiamo affermare che l’impiego delle tre scelte linguistiche è presente in tutte le testate prese in considerazione. L’impiego di soprannomi, lessico di guerra ed espressioni stranianti da parte dei quotidiani locali Cronache di Napoli, Corriere di Caserta, e Gazzetta di Caserta rappresenta, dunque, un’estremizzazione, nel numero di occorrenze distribuite nel paratesto, di fenomeni e tendenze che ritroviamo anche nel (tele)giornalismo nazionale. Estremizzazione nel numero di occorrenze, dovuta, anche e soprattutto, però, allo spazio che ogni quotidiano dedica agli episodi di cronaca nera, legata ad episodi di Camorra.

Quotidiani: % % % Soprannomi Lessico di guerra Espressioni stranianti Cronache di Napoli 12% 22% 67% Corriere di Caserta 18,3% 11,7% 61,6% Gazzetta di Caserta 27,7% 7,9% 46,5% Mattino ediz. Napoli città 10% 40% 55% Repubblica ediz. Napoli 8,3% 33% 33,3% Corriere del Mezzogiorno 0% 13% 100%

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Se calcoliamo la media con cui ogni fenomeno retorico-lessicale preso in esame compare durante l’arco della settimana giornalistica analizzata, scopriamo che le percentuali sono più o meno le stesse per tutti e sei i giornali, e che addirittura, in qualche caso, il fenomeno è maggiormente presente nei quotidiani di vocazione più nazionale, che in quelli locali. La presenza dei tre fenomeni in Cronache di Napoli, Corriere di Caserta, e Gazzetta di Caserta è, dunque, ricollegabile ad un’anomalia propria di tutto il (tele)giornalismo italiano: abbiamo visto, infatti, come l’impiego dei soprannomi è radicato in tutti gli ambiti del giornalismo nostrano (es. Senatur, Cavaliere, Schumi), e come quello dei soprannomi per indicare i capimafia è presente anche in Repubblica e Mattino (es. Pigmeo e scissionisti). Abbiamo anche visto come l’impiego di vocaboli “militari” sia presente in tutti i settori dell’informazione nazionale (es. guerra dei collegi, duello); e sia, addirittura, più presente in media nei quotidiani di ‘respiro’ nazionale che in quelli locali. E, infine, abbiamo anche osservato come alcune espressioni stranianti (aggettivazione peculiare, gergo del malavitoso) che veicolano valori discutibili, sono radicate nei quotidiani/telegiornali nazionali (es. giustiziare, esecuzione), ed in particolare in quelli esaminati in questo lavoro (es. spessore scriminale, boss dei Decumani). La cosa non è da sottovalutare per vari motivi. Innanzitutto, abbiamo visto che sono quasi sempre gli stessi i soprannomi, i gergalismi militari e quelli malavitosi a ripetersi in tutti e sei i quotidiani. Viene meno, così, il fine primo del loro impiego, e, dunque, “l’esigenza di catturare l’attenzione del lettore con immagini nuove e scelte linguistiche accattivanti” (Sorberero 1993: 265). La novità, inserita in una linguaggio stereotipato come quello della cronaca, diviene anch’essa routine; segno che “l’inconsueto, il nuovo, il sensazionale è spesso soltanto un miraggio” (Dardano 1973: 115) Poi, abbiamo dimostrato come l’impiego di soprannomi, di gergo militare, e di espressioni stranianti possa portare a casi di oscurità linguistica (es. il caso dei “Casalesi”, o “guerra della Sanità”, bionde, etc…), e allo spostamento del punto di vista interno della notizia (la notizia sul delinquente viene raccontata sotto l’ottica del malavitoso; es. “a sparare ero un maestro”, giustiziato, etc…). Vengono così meno

73 anche due delle caratteristiche fondamentali del giornalismo: la chiarezza espositiva e l’imparzialità. Inoltre, con lo spostamento del punto di vista interno della notizia ri rischia di veicolare dei valori del tutto discutibili (es. “numero uno”, “gola profonda”,etc…), e, in particolare, il titolista rischia, in parte, aderire alla mentalità e alla simbologia dei clan camorristici. Si tratta di una questione assai grave se si pensa che la simbologia criminale è, forse, una delle armi più pericolose in mano alla malavita organizzata, e, che l’informazione dovrebbe essere volano di moralità ed eticità.

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APPENDICE Segue un appendice indicante gli elementi del paratesto, in cui sono stati riscontrati i tre fenomeni retorico-lessicali presi in esame, durante la settimana giornalistica che va dal 1 al 7 marzo 2006. I titoli sono suddivisi in base alla testata giornalistica e alla giornata.

Cronache di Napoli 1 Marzo 2006

• Sprt. Il 40enne ha aggredito con un bastone una 19enne. I carabinieri attirati dalle urla della donna. Tit. In galera ‘guaglione’ degli Aprea. St. Condannato a 4 anni di reclusione. Un altro colpo al clan dopo l’arresto del boss. (1) • Sprt. La Camorra dei vicoli. Il capo dei ‘Faiano’ è accusato di frequentare pregiudicati e violare la videosorveglianza speciale. Tit. Quartieri fermato Mario di Biasi. St. E al rione Sanità finiscono sotto chiave i beni di un esponente di spicco della cosca dei Misso. (1) • Tit. Ponticelli, racket ai commercianti: “esattore” vicino ai Sarno rimedia 10 anni. St. Avrebbe preso tangenti a Somma e S. Anastasia. (1) • Tit. Recale, il pentito Massaro: “Sparai a Giovanni Perreca”. (3) • Sprt. Il 38enne bloccato ad Arezzo: era latitante da un anno e mezzo. Nell’auto trasportava anche 200 grammi di cocaina. Tit. Un altro colpo dopo l’arresto del cognato del ras. (9) • Sprt. Il 30enne del rione Don Guanella processato per direttissima. Tit. Pusher rimedia un anno e mezzo. (10) • Scheda: “Saprò difendermi dai pentiti bugiardi”. (11) • Sprt. Sigilli a due appartamenti e a un basso tra i Vergini, la Stella e i Cristallini di proprietà del 39enne: l’uomo risiede in uno degli alloggi assieme alla famiglia. Tit. Sanità, ‘sfrattato’ fedelissimo dei Misso. (11) • Sprt. Si è aperto il processo per ras e gregari di Via Cupa dell’Arco e della falange scissionista. Cosimo Di Lauro convocato in videoconferenza. Tit. Scampia in aula i protagonisti della Faida. St. Il procedimento sarà diviso in 2 tronconi: i killer saranno davanti ai giudici della Corte d’Assise. (12)

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• Sprt. Secondigliano. Al vaglio anche la deposizione di un agente. Tit. Processo ai magliari, un imprenditore racconta degli affari con la “holding”. (12) • Sprt. Già depositata l’istanza a cui seguirà la perizia che attesta le cattive condizioni di salute del presunto ras. Tit. Sorrentino è incompatibile col carcere. (12) • Sprt. Presente in Tribunale anche Tano Grasso. Tit. Pizzo a San Giovanni, la Fucito siederà al banco dei testimoni. (12) • Sprt. Acerra e Caivano. Le 2 organizzazioni agivano in Campania e in Emilia Romagna: la droga acquistata nel napoletano e rivenduta a Bologna e Ravegna. Tit. Traffico di stupefacenti, 14 arresti. St. Undici finiscono in cella, tre ai domiciliari. Nel gergo dei narcos la “roba” era indicata come mozzarella. (17) • Tit. Afragola, manette bis anche per Marra: è l’ex luogotenente del ras Pasquale Scotti. (17) • Sprt. Giugliano. Annullata la misura dei domiciliari per l’impiegato comunale De Vivo. Il Riesame: mancano i gravi indizi di colpevolezza. Tit. Discoteca del clan, libero un colletto bianco. (17) • Sprt. Acerra. Per i giudici la marjuana era per uso personale di gruppo. Tit. Preso con un chilo di ‘erba’, assolto. (17) • Castellammare. Cancellati a Salvatore Imparato 7 mesi di reclusione per invasioni di suolo pubblico. Tit. Terrazza abusiva, assolto il ‘capo’ del Saporito. (20) • Tit. “Revocate il carcere duro al ras di S. Antonio Abate” (20) • Sprt. Castellammare. Confermata in Appello la pena di tre anni e due mesi di cella. Il 36enne sotto processo per associazione mafiosa. Tit. Pizzo, condannato gregario dei D’Alessandro. (20) • Sprt. Castellammare. Al via l’udienza preliminare contro i ‘signori’ del rione Cicerone. Tit. I Mirano incastrati dalle telecamere. • Sprt. Torre Annunziata. La gola profonda Del Lavele testimonierà al processo contro tre estorsori della cosca. Tit. Il neopentito dei Gallo in aula per accusare il clan. (23) • Sprt. Sant’Antonio Abate. Il giudice le ha inflitto quattro anni ed un mese di reclusione per 2 episodi di detenzione ai fini di spaccio di polvere bianca. Tit. Custodiva droga in casa, stangata 41enne. (23) • Sprt. Boscotrecase. I militari sono andati a prelevarlo nella sua abitazione: il padre è al carcere duro per omicidio. Tit. Il figlio del boss Falanga in cella per rapina. St. Ha

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derubato della pensione due anziani che lo hanno subito denunciato ai carabinieri. (23)

2 Marzo 2006

• Sprt. La Faida della Sanità. Salgono a undici le vittime della guerra dei vicoli con gli scissionisti di Salvatore Torino. Tit. Morto il cognato di Misso. Cat. Graziano Borrelli fu colpito alla testa da un proiettile in un circolo ricreativo al Mercato. St. I familiari hanno assediato il Loreto Mare, scene di disperazione: volevano la salma. (1) • Sprt. Secondigliano. È il figlio prediletto di “Ciruzzo”. Tit. Camorra, nuova accusa per Vincenzo Di Lauro. St. Incastrato dalle rivelazioni dei collaboratori di giustizia. La difesa replica: nessuna novità, gli indizi sono scarsi. (1) • Tit. Pomigliano, “pizzicati” con la cocaina in 2 finiscono coi ferri ai polsi. St. Avevano 30 dosi. Lei spedita ai domiciliari. (1) • Sprt. Resta alta l’attenzione sulle piazze di spaccio. Tit. Inseguiti e catturati dall’Arma pusher di Secondigliano e Melito. (1) • Sprt. Marianella. Il 17enne assieme a una trentina di persone ha cercato di ostacolare gli uomini dell’Arma impegnati in un controllo del territorio. Tit. Assale i militari per difendere i pusher, preso. St. Necessario l’intervento di alcune pattuglie. I complici sono riusciti a far perdere le proprie tracce • Sprt. Il 25enne coinvolto nell’inchiesta sulle aste truccate al Banco dei pegni ha risposto alle domande degli inquirenti: “Non ho mai preso soldi”. Tit. Zapata misso: “Sono innocente”. St. Per i collaboratori sarebbe il reggente del clan: “Giuliano? Mai conosciuto. Lauro? L’ho visto solo in prigione”. (10) • Sprt. Il presidente ha disertato l’aula. Il ras della Sanità, alla sbarra per associazione, avrebbe dovuto incontrare Gennaro Lauro. Tit. Misso, slitta il confronto con il pentito. (10) • Sprt. Mercato. Il 33enne è spirato in ospedale dopo una settimana di agonia: era stato centrato alla testa in un agguato a Via Gabella della Farina. Tit. E’ morto il cognato di Giuseppe Misso jnr. St. È ancora caccia aperta al killer: per gli inquirenti sarebbe al soldo degli “scissionisti”. (11) • Sprt. Nuovo capo d’imputazione per uno dei figli del boss di via Cupo dell’Arco: per gli inquirenti era organico al sodalizio. Tit. Vincenzo Di Lauro accusato anche di Camorra. St. Per gli inquirenti avrebbe tenuto le redini del clan quando il padrino si diede alla

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latitanza. (12) • Sprt. Scampia. Erano stati catturati dalle forze dell’ordine fuori città a seguito dell’ultima maxi inchiesta contro la cosca. Tit. Droga, arresto-bis per quattro dei Di Lauro (12) • Sprt. Bruno Danese e Ciro Castaldo inchiodano la mala del Vomero. Tit. Processo Alfano, parlano i pentiti. (12) • Tit. Scampia, inflitti tre anni e 8 mesi a un pusher. Assolto il complice. (12) • Sprt. Uno è di Melito, l’altro di Secondigliano: i militari dell’Arma li hanno intercettati mentre si trovavano all’opera in Via Praga. Tit. Pusher raggiunti dopo la fuga e ammanettati. St. Dopo la perquisizione sono saltate fuori venticinque dosi di cocaina e tre stecchette di crack. (13) • Sprt. Melito. Le forze dell’ordine nell’ultima settimana hanno effettuato numerosi controlli e continuano a monitorare la zona. Tit. Non cala l’attenzione per le piazze di spaccio. (13) • Sprt. Saranno ascoltate dal giudice 14 persone coinvolte nell’inchiesta sul traffico di stupefacenti tra Acerra, Caivano e l’Emilia Romagna. Tit. Holding della droga, al via gli interrogatori. (17) • Sprt. Pomigliano d’Arco. Il quarantenne finisce nel carcere di Poggioreale, la 34enne “rimedia” invece gli arresti domiciliari. Tit. pizzicati con la cocaina, due in trappola. St. Il blitz dei militari in un appartamento di Via S. Pietro: sotto chiave 30 dosi di “polvere bianca”. (18) • Tit. Pusher incastrato dai suoi stessi clienti beccato dai carabinieri di Torre del Greco. (21) • Sprt. Pompei. La supertestimone del delitto Guerriero incastra Ettore Russo: è arrivato in auto, poi ho sentito gli spari. Tit. “Peppe ucciso dai suoi amici”. St. “Il mio convivente doveva ad Ettoruccio 15 mila euro ma diceva che i conti erano sbagliati. Anche Procida scappò coi soldi (24) • Tit. Il ras diserta l’udienza: È ancora ricoverato. (24) • Tit. Pizzo al mercato dei fiori. A rischio processo anche una coppia di napoletani. (24) • Tit. Al Via l’Appello per i dissidenti di Ponte Persica (24).

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3 Marzo 2006

• Sprt. Secondigliano. Era imprendibile da Novembre: è il cognato del braccio destro di Ciruzz ‘o milionario. Tit. Preso latitante dei Di Lauro. St. Utilizzava il bus per spostarsi. Catturato dalla polizia sull’ ‘R5’ nei pressi di via Cupa dell’Arco. Cat. Gli agenti avevano scoperto il sistema: confondersi tra la folla per evitare di essere riconosciuto. È stato intercettato sul famigerato “pullman dei tossici”. (1) • Sprt. Secondigliano. Gli è stata notificata in carcere. Tit. Alleanza di Secondigliano, ordinanza bis per de Feo. (1) • Sprt. Faida della Sanità. Per bloccare la catena di agguati. Tit. Un pentito per fermare la “guerra dei vicoli”. St. Amici e parenti dei gregari a rischio: tutti possono finire nel mirino dei sicari. (1) • Tit. Cavone, spaccio di stupefacenti: in 11 si ritrovano a giudizio. Ci sono anche i due fratelli del ras Lepre. Per i pm erano a capo di un gruppo di pusher (1) • Sprt Il 19enne intercettato a Miano: è di Scampia. Tit. Pizzicati in sella a uno scooter con 38 grammi di ‘erba’: nei guai. (8) • Sprt. La faida della Sanità. Dopo l’omicidio di Graziano Borrelli, cognato di Peppe Misso jnr, si teme la rappresaglia contro gli “scissionisti”. Tit. Un pentito per fermare la mattanza. St. Gli investigatori sono convinti che solo un collaboratore di giustizia possa bloccare la catena di agguati. Cat. Amici e parenti di capi e gregari sono a rischio: tutti possono finire nel mirino dei killer. (10) • Tit. Un centro di assistenza sociale nell’ex appartamento del padrino. (10) • Scheda: La struttura di recupero nel regno del boss. (10) • Scheda: Utilizza i mezzi pubblici per spostarsi da Scampia al suo “covo” in provincia. (11) • Scheda: I territori sono stati divisi tra i gregari degli “spagnoli” e i fedelissimi di Ciruzzo. (11) • Scheda: Anche gli scissionisti sono riusciti a imporre il sistema del multi-level. (11) • Didasc. Il padrino. (11) • Didasc. Il reggente. St. Aveva il compito di far da intermediario tra i capizona e il fratello “Cosimino”. (11)

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• Didasc. Il narcos (11) • Didasc. Il boxeur. St. Dopo l’omicidio di Bizzarro, decise di passare nelle fila del gruppo scissionista. (11) • Didasc. Paolo Di Lauro. St. Il capoclan che ha gestito per vent’anni un potere smisurato nella parte destra di corso Secondigliano: è stato ammanettato il 16 Settembre 2005 nel suo “bunker”. (11) • Didasc. Ciro Di Lauro. St. È il terzo figlio di Paolo Di Lauro, secondo i pentiti avrebbe avuto il ruolo di coordinatore delle sentinelle armate della famiglia. È stato processato per 416 bis. (11) • Tit. Latitante dei Di Lauro preso sul bus. St. Era ricercato da 4 mesi: ammanettato dai “mastini” della Narcotici a bordo dell’R5 di Secondigliano. Tit.int. Il cognato è il braccio destro di Ciruzz ‘o milionario. Nel Novembre sono stati catturati undici affiliati all’organizzazione. (11) • Scheda. Vincenzo Pariante. St. È il fratello del padrino dell’area flegrea Rosario. È conosciuto anche come “Zì Vicienzo” e “’o pisciavinnolo”. (11) • Scheda. Raffaele Abbinante. St. Conosciuto col soprannome Papele ‘e Marano; era il capozona per conto dei Di Lauro al rione Monterosa. (11) • Scheda: Le piazze dello spaccio. (11) • Tit. Un unico modello per due “eserciti” di vedette e pusher. (11) • Tit. In trappola Alfredo De Feo. St. Condannato per Camorra insieme ai padrini dell’Alleanza di Secondigliano. (12) • Sprt. Le partite dalla Spagna trasportate a turno dai trafficanti. Tit. In appello gli staffettisti della droga. (12) • Sprt. Il collaboratore che ha svelato il mistero del duplice agguato a Gigi e Paolo tentenna alle domande degli avvocati. Tit. il pentito Luigi Pesce ‘sotto torchio’. (12) • Sprt. Il 46enne era sfuggito al blitz di martedì scorso che portò all’arresto di 14 componenti di un’organizzazione di stupefacenti. Tit. Holding della droga, preso l’ultimo della banda. St. Stanato a Firenze: era nascosto in un appartamento preso in affitto. (13) • Sprt. L’ex collaboratore di giustizia Marra ‘torchiato’ per circa un’ora: ha respinto gli addebiti. Tit. Al via gli interrogatori di garanzia. (13) • Sprt. Il 23enne ha tentato la fuga verso la sua abitazione; però è stato bloccato in tempo

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dai poliziotti: spedito a Poggioreale. Tit. In manette parente del boss Falanga. St. Era agli arresti domiciliari per spaccio di stupefacenti; ma è stato pizzicato in casa di un’amica. (20) • Tit. Piano Napoli in rivolta per difendere un pusher: feriti due poliziotti. (21) • Tit. Ercolano. 2 dei Birra pizzicati sul motorino senza casco. (21) • Tit. Pena ridotta di sedici mesi per un pusher. (23) • Sprt. È stato affiancato da due individui motorizzati che hanno esploso un colpo di pistola. Tit. Garagista gambizzato in scooter. St. È stato ferito al polpaccio. Trasportato di corsa al nosocomio dal suo datore di lavoro. (24) • Tit. Falso in atto pubblico, gregario dei D’Alessandro assolto con formula piena. (24)

4 Marzo 2006

• Sprt. Preso 34enne: è accusato di una serie di rapine. In passato era ritenuto vicino ai Prestieri. Tit. Era l’incubo dei negozianti. St. Gruppo Di Lauro, invocato un secolo e mezzo per i pusher di via Cupa dell’Arco. (1) • Tit. Trema la mala dei vicoli, spunta un nuovo pentito. Da 4 giorni sta rivelando tutti i segreti della casbah. (1) • Sprt. San Giovanni a Teduccio. Inflitti 65 anni al sodalizio di via Taverna del Ferro: pene più severe di quelle chieste dal pm. Tit. Camorra, stangato il clan Formicola. St. Dodici anni a Ciro, 6 al pentito Antonio, 9 a Sannino, 8 a Cavagliere, Di Maggio e Russo, 7 a Volpe e Iovine. (1) • Tit. Caivano, interrogato D’Angelo: mi chiesero la testa di Castaldo. St. La gola profonda: dovevo fare il doppio gioco col mio capo. (1) • Boss dei Casalesi muore a Poggioreale, disposta l’autopsia. (1) • Sprt. Pasquale Morrone da tempo accusava forti dolori al petto. Tit. boss muore a Poggioreale. (8) • Sprt. Blitz della polizia a Secondigliano. Gli agenti del commissariato hanno messo in fuga venti pusher. Tit. Preso il terrore dei negozianti. St. Accusato di una serie di rapine. In passato era ritenuto vicino ai Prestieri. (9) • Sprt. La Camorra di Secondigliano. In Appello il processo all’esercito di via Cupa dell’Arco. Invocati 10 anni per il boss Gargiulo. Tit. “Un secolo e mezzo al gruppo Di Lauro”. (9)

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• Sprt. La mala vita nei vicoli. Tit. spunta un nuovo pentito, tremano i ras di Forcella. (10) • Sprt. Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Le intercettazioni in codice che hanno incastrato la holding. Tit. Doping in palestra, in cinque fanno scena muta. (10) • Sprt. San Giovanni a Teduccio. Condannati in otto tra ras e gregari del sodalizio di Via Taverna del Ferro: hanno rimediato 65 anni di reclusione. Tit. Camorra, stangato il clan Formicola. St. La pena più pesante (12 anni) a Ciro, presunto reggente della cosca. Sei anni al pentito Antonio. (12) • Sprt. Il verdetto è atteso per fine mese. Celeste, Guglielmo, Luigi e Giuseppe Gliuliano sono accusati di associazione. Tit. Processo alla cupola di Forcella, parola alla difesa. (12) • Sprt. Sigilli a 12 grammi di stupefacenti. Tit. Pizzicato con tre stecche di hashish, ventunenne finisce coi ferri ai polsi. (13) • Sprt. Il terzetto fermato dalla stradale ad un posto di blocco: nella vettura gli agenti hanno rinvenuto 300g di hashish. Tit. Beccati con il “fumo”, in 3 coi ferri ai polsi. St. In manette una coppia di Lanciano e un 31 enne di Acerra: ‘la roba’ era occultata sotto un sedile. (14) • Sprt. Il pm: il boss Angelo di Poggio Vallesana tra i mandanti del delitto dei ‘Casalesi’ Martinelli e Fabrizio. Tit. Nuvoletta e Lubrano accusati di duplice omicidio. (15) • Sprt. Il pentito: “I nemici del boss mi dissero di fare il doppiogioco con il mio ‘capo’. Non volevano fallire il raid”. Tit. Mi chiesero la testa di Pasquale Castaldo. St. Interrogato il collaboratore di giustizia Antonio D’Angelo ex affiliato al clan di o’ Farano. (17) • Sprt. Pozzuoli. La coppia resta dentro per estorsione. Tit. ‘Amici’ del clan Longobardi, il Riesame cancella l’accusa. (17) • Sprt. Marigliano. Un 25enne e un 26enne raggiunti da un ordine di custodia cautelare. Per gli investigatori sono vicini ai Mazzarella. Tit. Imponevano il pizzo a un cantiere edile: incastrati. (19) • Sprt. - incognita sulla mancata presenza del pentito Vergata. Tit. Mala vesuviana, processo alle battute finali. (19) • Sprt. Castellammare. Le due donne incassano in totale due anni e quattro mesi: tentarono di salvare un pusher dalla cattura. Tit. Aggredirono i carabinieri, condannate. (20)

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• Tit. Preso con 3 grammi di ‘erba’. Stabiese rimedia in appello 9 mesi e lascia la cella. (20) • Sprt. Torre Annunziata. Gli inquirenti indagano anche nel mondo della malavita organizzata: tra le ipotesi la scadenza non rispettata di un pagamento. Tit. Garagista gambizzato, le verità nascoste. St. I riscontri investigativi non combaciano con il racconto della vittima dell’agguato. (20) • Sprt. Poggiomarino. Le nuove confessioni del pentito : “L’imprenditore Cillari? Mai stato un fedelissimo di Cutolo. Era la nostra talpa. Tit. Delitto Casillo, un infiltrato di Alfieri nella NCO. St. L’ex padrino interrogato nel processo contro i vecchi amici accusati di estorsione. (23) • Sprt. A Pompei emesse 4 condanne. Al via il procedimento contro il boss Ferdinando Cesarano. Tit. I processi sulla ‘strage’ di Roma. (23)

5 Marzo 2006

• Sprt. Secondigliano. Bloccato all’imbarco del traghetto per Palermo, sono di Melito. Effettuavano viaggi bisettimanali. Tit. Droga , presi due corrieri in gonnella. St. Avevano 100 grammi di coca, una è la convivente dello zio di Ugo De Lucia. Gli agenti la seguivano da due mesi. (1) • Didasc. Nell’abitazione di una narcos scoperti arnesi e sostanze per ‘tagliare’ lo stupefacente. (1) • Didasc. La “neve” era destinata ai ricchi clienti siciliani. Partenza ritardata dalla motonave. (1) • Tit. Marigliano, le “bionde” dei Mazzarella: rinvenute 58 stecche di sigarette di contrabbando. St. Gi agenti denunciano un 37enne di Pontecitra. • Sprt. Melito e Secondigliano. Bloccate dagli uomini della narcotici all’imbarco del traghetto per Palermo. Tit. trasportavano cocaina, prese. St. Una è la convivente del ras Sergio De Lucia, zio di “Ugariello” • Scheda: Parentele. St. Anna De Robbio è la convivente del ras della zona del Perrone Sergio De Lucia, zio di Ugariello e fratello del boss Lucio detto cap’e chiuov. (9) • Sprt. I poliziotti hanno abbattuto i fortini. tit. Repulisti nel regno Di Lauro, in manette coppia di spacciatori. (9)

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• Sprt. Blitz dei militari dell’Arma in Via Padre Ludovico da Casoria: l’ingresso del nascondiglio era ‘camuffato’ da casetta per cane. Tit. In una cuccia un ‘bunker’ per latitanti. St. Il vano era blindato e videosorvegliato. L’operazione nella zona controllata dai Mazzarella. (10) • Sprt. Secondigliano. La gang aveva legami con i clan. Tit. “Cavalli di ritorno”, il processo agli estorsori approda in Appello. (10) • Sprt. Il 40enne ‘pizzicato’ in Via Mergellina: nell’auto rinvenute due dosi di cocaina e quattrocento euro. Tit. Chiaia, pusher colto in flagrante e catturato. (11) • Sprt. Melito. Il 36enne sorpreso dai poliziotti mentre era a bordo della sua Nissan, cedeva alcune dosi di stupefacente. In fuga i ‘clienti’. Tit. Pizzicato a spacciare, pusher in trappola. St. Rinvenute e sequestrate sei bustine di cocaina. Sigilli anche a 450 euro in contanti. (14) • Sprt. Al via l’udienza preliminare per Roberto Ferro e Salvatore Russo accusati di estorsione ai danni di alcuni imprenditori. Tit. Processati gli esattori del clan La Montagna. St. La coppia finì in manette a luglio: agiva per conto degli ‘amici’ di Caivano. (16) • Sprt. Alla sbarra i presunti affiliati della cosca malavitosa del defunto boss Pasquale Castaldo. Tit. Manca il detenuto, slitta il processo. (16) • Hanno cercato di rubare un’auto per chiedere il riscatto. L’intervento degli agenti ha sventato il colpo. Tit. Tentano il cavallo di ritorno, messi in fuga. (17) • Sprt. Marigliano. Ancora un blitz degli agenti del commissariato di Nola: sotto chiave 58 stecche di sigarette, denunciato un 37enne del rione Pontecitra. Tit. Le ‘bionde’ dei Mazzarella conquistano il Nolano. St. I gregari del boss Vincenzo gestiscono il contrabbando sul territorio. Il patto con i Sarno. (18) • Sprt. Castellammare. Nuove ipotesi sul fermo di Amendola. Gli investigatori: forse era lì per incontrare Pasquale D’Alessandro. Tit. A Santa Maria il covo del latitante. St. Era stato trovato in possesso di una pistola: scarcerato ieri pomeriggio. (23) • Scheda: Il fratello del “Marsigliese” è sparito quattro mesi fa. (23) • Sprt. Castellammare. Confermata in Appello la condanna per il raid ai danni di una farmacia di Pompei nel Novembre 2004. Tit. Rapina, 2 anni di cella al pentito D’Antonio. (23)

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6 Marzo 2006

• Sprt. Commando di killer entra in azione nei pressi di un locale tra Giugliano e Mugnano. Tit. Agguato, un morto e un ferito. St. Sono di Mugnano, un 44enne ucciso dai sicari. In gravi condizioni l’amico. (1) • Sprt. Scampia. Operazione antidroga dei militari dell’Arma. Tit. Violati i ‘santuari’ dello spaccio, 3 arresti. (1) • Sprt. In fuga il terzo uomo faceva da palo. Tit. Fuorigrotta, tentano di trafugare la vettura: in due coi ferri ai polsi. (7) • Sprt. Il 21enne ‘pizzicato’ dai carabinieri. Segnalato anche un acquirente. Tit Poggioreale, pusher catturato. (7) • Sprt. Villaricca. Sotto chiave un tir con cinquanta tonnellate di ‘bionde’. Cinque persone risultano elementi di spicco del clan Pianese. Tit. Contrabbando, nove persone in manette. St. Il traffico di tabacchi dalla Romania e la periferia Nord: il nuovo business con l’avvallo della Camorra. (9) • Sprt. Da Terni ad Afragola per fare il ‘pieno’ di stupefacenti. Fermati due ragazzi di 26 e 32 anni: l’‘erba’ era occultata nella Smart. Tit. in auto con mezzo chilo di marjuana, presi. (10) • Sprt. Quattro persone in manette. Tit. In un appartamento sorvegliato da telecamere occultavano 80 grammi di polvere bianca. (11)

7 Marzo 2006

• Sprt. Mugnano. Gli inquirenti si interrogano sulla presenza della vittima all’interno della sala bingo. Migliora il ferito nel raid. Tit. Agguato, l’incubo della faida. St. il suo nome nelle intercettazioni tra scissionisti dei Di Lauro. Fu coinvolto in un’inchiesta per traffico di hashish. (1) • Sprt. San Giovanni a Teduccio. Condannati in undici. Diciotto anni la pena più alta, stangati anche i fratelli Marigliano. Droga più di un secolo e mezzo per la gang della “buttigliella”. (1) • Tit. Secondigliano. Marjuana e hashish: due pusher intercettati al rione Berlinguer dai militari dell’Arma. (1)

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• Sprt. Il 38enne catturato dai carabinieri nella sua abitazione. Sparò contro la vettura del parroco don Nicola Taddeo. Tit. Estorsioni e armi, preso il boss Cioffi. (3) • Secondigliano. Beccati con 19 dosi di ‘erba’ e 8 stecche di hashish. Tit. Droga, 2 pusher in trappola. (8) • Sprt. San Giovanni a Teduccio. Condannati in undici tra ras e gregari per traffico di stupefacenti. La pena più alta (18 anni) a Salvatore Campagna. Tit. Gang della ‘buttigliella’, 113 anni ai narcos. St. Stangati anche i fratelli Marigliano: per gli inquirenti sarebbero vicini al clan Formicola. (12) • Sprt. Scampia. È imparentato con alcuni dei Di Lauro. Tit. Spaccio di stupefacenti, pusher rimedia due anni e due mesi. (12) • Sprt. Quartieri Spagnoli. Sconteranno un anno a testa. Tit. ‘ Banda del brunello’, in due presi e processati con rito direttissimo. (12) • Sprt. Le due donne fermate al porto con 200 gr di cocaina: erano dirette a Palermo. Tit. Corrieri in gonnella oggi davanti al gip. (12) • Sprt. Frattamaggiore. I componenti della holding sono accusati anche di porto abusivo di armi ed estorsione. Tit. Droga nelle bare, narcos alla sbarra. (13) • Sprt. Rinviata a giugno l’udienza preliminare. “Pane ‘e ramo” in passato era stato prosciolto dalla stessa imputazione. Tit. Il ras Pezzella di nuovo accusato di spaccio. (16) • Sprt. Era accusato di aver partecipato al gruppo di fuoco che nell’Ottobre 2000 uccise Vincenzo De Martino. Tit. Assoluzione per un uomo del clan Veneruso. St. Cancellata in Appello la condanna all’ergastolo emessa in primo grado. Pentiti inattendibili. (20) • Sprt. Terzigno. Chiuse le indagini preliminari contro una holding di cinesi che faceva entrare in Italia illegalmente i connazionali. Nel mirino anche gli agenti dell’ufficio immigrazione. Tit. Clandestini, in 82 rischiano il processo. St. Sono accusati anche di associazione per delinquere, truffa e falso in atto pubblico. (23) • Sprt. Castellammare. Due poliziotti e un carabiniere interrogati sul ruolo del pentito. Tit. Il giallo delle confidenze di Orsini. (23)

Gazzetta di Caserta 1 Marzo 2006

• Tit. Rispedito in carcere il nipote del numero uno. (1)

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• Tit. Massaro voleva uccidere o’Caliseo. (1) • Sprt. Dopo due anni di serrate indagini, ecco arrivati i frutti del lavoro. Tit. In ginocchio la malavita caivanese, 14 arresti. St. Durissimo colpo al clan legato a ‘Gigino a Parrucca’, ucciso nel 2004. (2) • Tit. “ Il pentito Di Dona mente” St. L’avvocato di Raffaele Pedana sul delitto di Zorro. (5) • Sprt. Il pentito Francesco Massaro: “Diceva che doveva spezzare le gambe a mia moglie”. Tit. “Dovevo uccidere Caliseo” St. L’ex boss su Perreca: “Felice capitone voleva eliminare ‘o crapariello ma Antimino lo graziò. (7) • San Felice. Franchino per non farsi scoprire si fece crescere la barba ed usò un cappellino. Tit. Delitto Pratillo: ‘o Caliseo bruciò la moto in via Forestale. (9) • Sprt. Era stato scarcerato lo scorso 23 Febbraio, ieri è tornato in carcere. Tit. in cella il boss Emilio Esposito. St. Il ras dei Muzzoni è accusato di estorsione nei confronti di un imprenditore. (12)

2 Marzo 2006

• Tit. Di Vincenzo inizia il valzer degli interrogatori con il ‘silenzio’. (3) • Sprt. Omicidio di Saverio Ianniello. La Cassazione invia gli atti ad un’altra corte. Tit. Annullato l’ergastolo a Venosa. St. Disposta anche la scarcerazione, ma ‘o cocchiere resta in carcere per omicidio ed estorsione. (5) • Alla sbarra Gigino ‘o drink. Tit. Il clan D’Alessandro prendeva la droga di Simonelli. (5) • Sprt. Recale. Il pentito lo ha affermato durante l’ultimo interrogatorio. Tit. Massaro incontrò Giovanni Perreca. (7) • Tit. ‘O crapariello fu trucidato con una pistola 7x65. (7) • Sprt. Santa Maria a Vico. Un giudice risulta essere parente del Gip che firmò l’ordinanza. Tit. Processo da rifare per ‘a Ruppella. St. Fu beccato nel maggio dello stesso anno in un’operazione della questura di Benevento. (8) • Sprt. ‘Grande Fratello’. Il Riesame ha concesso i domiciliari al pusher. Tit. Droga, scarcerato Importico. St. Restano in cella il capo Pasquale Aveta e Andrea Critelli. (17)

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3 marzo 2006

• Sprt. Bianco versava il pizzo al clan La Torre per gestire il servizio di raccolta. Tit. Tre milioni al mese per l’appalto rifiuti. (1) • Tit. Esposito: “Sono fedele a Villanova” (1) • Sprt. Sant’Antimo. Il presidente ha già giudicato l’ex capozona di Parete Raffaele Ferrara. Tit. Delitto Vitale, la Corte non può decidere. St. Gli atti ad un’altra sezione. Sotto processo anche Bidognetti, Ferrara, e Di Sarno. (4) • Sprt. San Felice a Cancello. Agostino Esposito dalla gabbia contraddice il maresciallo. Tit. ‘O Pummarola: “Sono fedele a Villanova”. St. Baruffa ieri in aula nel corso del processo a carico di quattordici esponenti del clan Massaro. (8) • Sprt. Sesso e clan. Tit. La Camorra delle lucciole: donna pestata. (9) • Sprt. Pretese una somma di 30 milioni di lire da un rivenditore d’auto. Tit. Esattore dei Chiuovi alla sbarra con Landino. St. In udienza il pm ha citato la vittima che si rifiutò di pagare chiamando i carabinieri. (12) • Sprt. Indagato l’imprenditore. Chiuse le indagini per il titolare della ditta ‘Eredi Fratelli Bianco’ e per Giovanni Pagnani. Tit. Appalto rifiuti in cambio del pizzo. St. Bianco avrebbe pagato tre milioni al mese per poter gestire il servizio di rimozione. (13) • Sprt. Mondragone. Il boss potrà essere processato. Tit. Omicidio Nugnes, c’è l’estradizione. St. Fissata per la prossima settimana l’udienza preliminare davanti al gup. (13) • Tit. Pizzo sul caffè, lunedì gli abbreviati per i Chiuovi. (13)

4 Marzo 2006

• Tit. Muore il boss Morrone. St. Inutile il ricovero in ospedale, sarà aperta un’inchiesta. Cat. Era il capozona di Bidognetti a Castelvolturno. Detenuto a Poggioreale su una sedia a rotelle. Gli avvocati avevano chiesto la scarcerazione per le sue condizioni di salute. Oggi l’autopsia. (1) • Tit. Arrestato il nipote di Scarola. (1) • Sprt. Parla Sandokan. Il boss contro i collaboratori di giustizia: “I pentiti tramavano contro Berlusconi”. St. Pagano nervoso in aula, Schiavone: “Sta mentendo”. (1) • Tit. Quattro pusher finiscono nei guai. (2)

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• Tit. “Pagano incontrava i pentiti per accusare Berlusconi”. St. Francesco Schiavone Sandokan attacca i collaboratori di giustizia. Didasc. Ciccariello. St. didasc. È accusato insieme alla moglie Concetta Bianco e a Guglielmo Mirra di aver costretto i fratelli Bovenzi a cedergli alcuni terreni. Didasc. Sandokan. St. didasc. Il capoclan è stato oggetto delle accuse, spesso confusionarie, del collaboratore di giustizia Pagano, ed ha risposto dal carcere di Viterbo. Didasc. Pagano. St. didasc. Il pentito è sembrato particolarmente nervoso e ostile agli avvocati che lo hanno controesaminato, al punto da esser richiamato dal presidente. (3) • Sprt. Deceduto dopo il ricovero d’urgenza all’ospedale Loreto Mare. Tit. Muore il boss Morrone. Era stata chiesta la perizia. St. Il capozona di Castelvolturno era gravissimo in carcere. (4) • Tit. Pizzo a Villa Matilde, il capozona Gallo patteggia la pena. (4) • Sprt. Arrestato a Mondragone. La sua latitanza è durata poco: ammanettato dai carabinieri. Tit. In cella il nipote di “Scarola”. St. Il 22enne, insieme a Giocondo, picchiava e poi rapinava le vittime. L’ultimo episodio a Cellole. (15) • Sprt. Criminalità in città. La rapina sventata all’arcobaleno. Tit. Colpo alla libreria, due anni al ras. St. Adriano Crisci fece irruzione nel negozio ma fu messo in fuga dai clienti. Minacciò il titolare sfasciandogli l’auto. (22) • Tit. Presi due pusher al casello di Caserta Sud. (25) • Sprt. Il boss Michele accusato dell’omicidio del 18enne Spina. Tit. Ancora guai per i Froncillo e il loro complice. St. Tramutati in ordinanze i fermi che avevano portato all’arresto dei tre. (25)

5 Marzo 2006

• Tit. Omicidio Coronella parla il pentito. (6) • Sprt. Villa Literno. Il pentito ha collocato l’omicidio in estate, ma ‘o Robot fu ucciso a Gennaio. Tit. Delitto Ucciero, Luigi Diana sbaglia stagione. St. La difesa di Rodolfo e Tammaro Ucciero ha evidenziato le contraddizioni dell’accusa. (6) • Tit. Periferia nel disagio. Iannotta ammonisce i ‘venditori di fumo’. (15) • Sprt. Castelvolturno. Il capozona di Bidognetti è deceduto a causa di un ictus. Tit. Caso Morrone, aperte tre inchieste. St. I referti medici dell’ospedale e del carcere di Poggioreale sono stati depositati in Tribunale. (16).

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• Tit. Droga, pusher ammanettato. (16)

6 Marzo 2006

• Tit. Rubano cane e tentano cavallo di ritorno (2).

7 Marzo 2006

• Tit. Il boss D’Amico si incatena al municipio. (1) • Sprt. Otto omicidi. Trenta boss del clan dei Casalesi alla sbarra. Tit. Testi protetti l’amante del capoclan Cantiello e la donna di Esposito. (1) • Tit. Si pente l’estorsore Amodio. St. Camorra, è accusato di tangenti nei confronti di Russo di Santa Maria CV. (1) • Sprt. Mondragone. Estorsioni a tre farmacisti, ditta di torrefazioni e bar. Tit. Tangenti, condanne per 13 ras. (1) • Sprt. Omicidio del ras Amoruso al Bingo. Tit. Ucciso a Mugnano, dopo essersi rifugiato a Caserta per non farsi scovare. (2) • Sprt. Deve scontare cinque anni. Tit. Trasferito a Lecce, il ras dei Casalesi Nicola Alfiero. (4) • Sprt. Omicidio Pellegrino. La requisitoria del pm della Dda per Fragnoli, Cornacchia e Razzino. Tit. Trent’anni per tre boss. Didasc. Fragnoli. St. didasc. Per l’accusa avrebbe ordinato l’omicidio perché la vittima era incontrollabile, un ‘cane sciolto’. Didasc. Razzino. St.didasc. ‘Scarola’ sarebbe stato il killer designato da Fragnoli, ma la pistola si sarebbe inceppata. Era in sella alla moto. (4) • Sprt. Il clan ritirava il pizzo dai titolari di bar, imprenditori e farmacie. Tit. E per le estorsioni chieste 13 condanne. Cat. Invocato il proscioglimento per le vittime accusate di favoreggiamento. St. Rinviati a giudizio Fragnoli jnr, Bova e Martella. (4) • Sprt. Deposizione in videoconferenza. I Casalesi le uccisero Antonio Cantiello e Enrico Esposito. Tit. Amanti dei boss testimoni protette. St. Hanno parlato delle persone che incontrarono le vittime prima di essere uccise. (6) • Sprt. Ieri sera D’Amico ha inscenato una protesta in Corso Umberto. Tit. L’ex boss ha ‘fame’ e si incatena. St. Il pregiudicato di via Mazzini è stato convinto a desistere dal primo cittadino. Cat. ‘Cesarino’ il 18 effettuò un blitz in Assise e minacciò tutti i politici

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presenti. (11)

Corriere di Caserta 1 Marzo 2006 • Sprt. L’esponente dei Muzzoni ammanettato in casa. Tit. Estorsioni a Colucci, in cella il boss Esposito. (1) • Sprt. Il leader dell’Antiracket, che denunciò il padrino, è stato trovato privo di vita sulla spiaggia di Castelvolturno. Tit. Fece arrestare Cantone, muore in auto. Didasc. Raffaele Cantone, il boss. (1) • Tit. Massaro: “Perreca ordinò di vendicare Giordano” (1) • Sprt. Casal di Principe. Processo Parmalat, ieri la testimonianza di un maresciallo che perquisì l’abitazione del boss dopo l’arresto. Tit. Zara con la foto in borsa del ras da uccidere. St. Cragnotti al bar con l’avvocato per prendere un caffè prima di andare dal giudice. (14) • Sprt. Trentola Ducenta. Il 65enne rinvenuto senza vita su una spiaggia a Castelvolturno. L’altro ieri era diventato nonno. Tit. Trovato morto nella Jaguar. St. Era leader dell’Antiracket, denunciò e fece arrestare il boss Cantone. (15) • Sprt. Pignataro Maggiore. Ieri la sentenza in Appello per il padrino che ‘becca’ la prima condanna al carcere a vita. Fornì l’auto agli assassini. Tit. Ergastolo a Ligato per il delitto Imposimato. St. Fu un omicidio di mafia ordinato nell’83 dal boss siciliano Pippo Calò. (19) • Sprt. Recale. Parla il pentito Francesco Massaro: Pratillo mi sorrise prima di morire. La figlia o la moglie mi videro sparare. Tit. “Perreca ci ordinò di vendicare Giordano”. St. “Il boss mi confessò che il delitto Marrocco lo aveva commesso lui e non il fratello. (21). • Sprt. San Felice a Cancello. Francesco Massaro a ruota libera davanti ai giudici elogia se stesso: “Ero più svelto di mio cugino”. Tit. Il killer: “A sparare ero un maestro”. St. Poi si rammarica perché inguaiarono sua moglie e parla anche di Carmine Liparulo. (23) • Sprt. Recale. Il pm Cantone acquisisce le lettere di Antimino ‘o romano e i registri di Piccirillo. Tit. “Ho accusato mia moglie del delitto Villanova”. (21) • Sprt. Sessa Aurunca. Il trentenne, figlio di Luigi e nipote del ras Mario, è ritenuto responsabile di estorsione ai danni dell’imprenditore Colucci. Pizzo, rispedito in cella il

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boss Esposito. St. Il giovane, dopo l’arresto del capocosca, aveva preso le redini del clan dei Muzzoni. Ammanettato in casa sua. (26)

2 Marzo 2006 • Tit. La Cassazioe ha annullato un ergastolo, forse Venosa esce dal carcere. Didasc. Luigi Venosa, detto ‘o cucchiere. (1) • Sprt. Mercato. Il 33 è spirato in ospedale dopo una settimana di agonia: era stato centrato alla testa in un agguato in via Gabella della Farina. Tit. È morto il cognato di Giuseppe Misso jr. St. È ancora caccia aperta al killer: per gli inquirenti sarebbe al soldo degli “scissionisti.” (3). • Sprt. S. Cipriano. Ieri sera la decisione, si torna in Appello. Tit. La Cassazione annulla la sentenza di ergastolo per Luigi ‘o cucchiere. (13) • Sprt. San Cipriano. Zara, Zagaria e gi altri. Tit. Pizzo, si riparte da capo per quattro boss: è richiesta di rinvio a giudizio. (14)

5 Marzo 2006 • Tit. Spaccia cocaina in piazza: arrestato Criscuolo, pusher del clan Di Grazia. (1) • Sprt. Castelvolturno. Domani i funerali del boss deceduto per un ictus durante il trasporto dal carcere di Poggioreale al Loreto Mare. Tit. ‘O sergente il nuovo ras dopo Morrone. (1) • Sprt. Melito e Secondigliano. Bloccate dagli uomini della Narcotici all’imbarco del traghetto per Palermo. Tit. Trasportavano cocaina, prese. St. Una è la convivente del ras Sergio De Lucia, zio di “Ugariello”. Didasc. Parentele. St.didasc. Anna De Robbio è la convivente del ras della zona del Perrone Sergio De Lucia, zio di Ugariello e fratello del boss Lucio detto cap e chiuov. (3) • Sprt. Scampia. I poliziotti hanno abbattuto i “fortini”. Tit. Repulisti nel regno di Di Lauro, in manette coppia di spacciatori. (3) • Sprt. Lusciano. È ritenuto un pusher al soldo del clan Di Grazia, i poliziotti lo arrestano mentre consegna la cocaina a due tossici. Tit. Spaccia droga in piazza: in cella Criscuolo. Il 34enne era già finito dentro tre anni fa: fu acciuffato con due suoi fratelli per furto. (13) • Sprt. Capodrise. Il giovane era stato pizzicato a vendere la droga in via Ienco. Tit.

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beccato a spacciare, libero Liguori. (20) • Sprt. Castelvolturno. Domani i funerali, è morto forse per ictus. Tit. ‘O Sergente il nuovo ras dopo Morrone. (24) • Sprt. Vairano Patenora. Furono arrestati nell’ambito dell’operazione “Terra Bruciata”, che portò alla cattura di una ventina di pusher. Tit. Spaccio di droga, in tre alla sbarra. (27)

6 Marzo 2006 • Sprt. L’uomo ucciso in un agguato avvenuto alla periferia di Giugliano: si trovava insieme a un compare all’interno di un locale. Tit. Ammazzato 44enne di Via Petrarca. St. Aveva precedenti per estorsione, rapina e ricettazione. Sono due i killer entrati in azione. (3) • Sprt. Cesa. L’anziano boss e luigi Marino i referenti di Cicciotto ‘e mezzanotte: il pentito Luigi Diana svela i retroscena dell’amicizia. Tit. Caterino conobbe Bidognetti all’Asinara. St. Dopo la Sardegna si ritrovarono in cella a S. Maria. L’episodio dell’agguato ai 2 fratelli. (12) • Sprt. Sgominata una gang che faceva capo al clan Pianese. L’uomo era ritenuto a capo di questa banda: preso nella sua abitazione. Tit. Contrabbando di ‘bionde’, 30enne in manette. St. Nove persone arrestate e 50 tonnellate di sigarette targate Romania sequestrate. (19)

7 marzo 2006 • Sprt. Mondragone. Ieri la requisitoria del pm per i 14 emissari del gruppo malavitoso che chiedeva le tangenti alle farmacie. Tit. Pizzo, 62 anni ai La Torre. St. Il boss pentito Augusto dava ordini ai suoi ‘cumparielli’ sui fazzolettini “Tempo”. (1) • Tit. Scarcerato il boss Rino Tavoletta. (1) • Sprt. Abitava in via Petrarca. Tit. Ucciso a Giugliano. era vicino al clan degli scissionisti. (1) • Tit. Chiacchiera con i Casalesi, 39enne finisce in galera. (1) • Sprt. San Cipriano d’Aversa. Il 39enne era stato arrestato a novembre e poi scarcerato: sorpreso dai carabinieri coi Casalesi. Tit. chiacchiera coi pregiudicati: in cella. (14)

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• Sprt. Villa Literno. È un collaboratore di giustizia. Ieri la sua rivelazione davanti ai giudici per l’omicidio Cavaliere. Tit. Scarcerato il boss Rino Tavoletta. (15) • Sprt. Castelvolturno. Era previsto per ieri l’arrivo del cadavere al cimitero vecchio di via San Rocco, ma all’ultimo momento non è arrivato il nulla osta. Tit. Bloccata la salma, rinviati i funerali del boss. St. Emesso un decreto dal Questore che vieta la celebrazione solenne in chiesa: è rischioso. (24) • Sprt. Mondragone. Ieri la requisitoria del pm Cantone con la richiesta di condanna per 14 “cumparielli” e tre rinvii a giudizio. Tit. Pizzo alle farmacie, 62 anni ai La Torre. St. Gli ordini delle estorsioni sui fazzoletti “Tempo” giungevano dal boss pentito Augusto. (25) • Sprt. Mondragone- Venne ucciso perché aveva relazioni pericolose. Tit. Delitto Pellegrino, 30 anni ai padrini: Cornacchia, Fragnoli e Razzino. (25)

Mattino edizione Napoli città 1 Marzo 2006 • Tit. Capo della babygang tradito da una cicatrice (29) • Sprt. L’ippica nella bufera. I retroscena su farmaci e cocktail a base di viagra per “piazzare” i cavalli in decine di competizioni. Tit. Ecco le gare di Agnano finite sotto inchiesta. St. Le frasi intercettate: “Questo vola come una macchina da corsa. Grazie ad Esteban mi posso sposare”. (38) • Sprt. La polizia lo ritiene un “piccolo capo”. Più volte denunciato al commissariato Borsa. Tit. Via Duomo, preso babygang rapinatore. St. Sedici anni aveva scippato due coetanei. Riconosciuto dalla cicatrice. (39) • Sprt. L’uomo, un ex cutoliano, aveva vissuto sotto tutela al Nord fino a due anni fa. L’alleanza con i nuovi clan. Tit. Arrestato il pentito che scagionò Tortora. St. Traffico di cocaina da Caivano all’Emilia: 14 arresti. (41)

2 Marzo 2006 • Tit. Faida. Muore cognato dei Misso (31) • Sprt. Spartizioni delle discariche tra Campania e Calabria. Tit. Rifiuti, asse camorra- ‘ndrangheta: 19 arresti. Il capobanda era un ergastolano settantenne. (33)

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4 Marzo 2006 • Il capo già denunciato più volte. Usate anche mazze da baseball. Dieci raid in una settimana: esplode la rivolta nel quartiere. Tit. Babygang con picconi per rapinare studenti. St. da Ponticelli a Pollena: hanno 14 anni, uno guidava. Rubavano spiccioli. Due presi dai carabinieri, sono già liberi. Didasc. Obbediscono al loro leader a carnevale battaglia tra le bande. (35)

5 Marzo 2006 • Sprt. Il covo dei Mazzarella dietro una cuccia per cani. tit. Bunker del boss al Mercato. (37) • Tit. Il pm: processi rapidi per fermare i piccoli ras. Tit. Di Addea: adolescenti sempre più aggressivi. L’emergenza si supera con la prevenzione. (40) • Sprt. Irruzione dei carabinieri nell’appartamento blindato del quartiere Mercato. Mura abusiva e telecamere. Tit. Violato il bunker del clan Mazzarella. St. Blitz nel covo del boss: si entrava dalla cuccia del cane. (47) • Tit. Corriere della droga prese dalla polizia sul traghetto in partenza per Palermo. (47)

6 Marzo 2006 • Sprt. Dopo la spedizione punitiva nessuno soccorre le vittime. Resta in osservazione il 23enne colpito al torace. Tit. Rissa per le ragazze, 4 accoltellati. St. Frattamaggiore, il branco giunto in moto. Centinaia di testimoni, nessuno parla. (23) • Tit. Comuni e clan, diciotto ispettori da oggi al lavoro. St. S’indaga su favori alle cosche e appalti per la rimozione rifiuti. (25) • Sprt. Terrore nel locale, la gente cerca riparo poi fugge via. Un avventore colpito a una gamba e un braccio. Tit. Killer nella sala bingo, un morto e un ferito. St. Mugnano, pregiudicato vicino agli “scissionisti”, ucciso sotto gli occhi di trecento giocatori. In sala molti bambini. (25)

7Marzo 2006 • Tit. Incubo faida dopo il delitto al bingo. (29)

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• Sprt. In azione un commando inviato da capoclan di Napoli. Roberti: omicidio eccellente. Nuove ipotesi di indagine. Tit. Killer al bingo, la pista delle faide incrociate. St. Scissionista ucciso a Mugnano: possibile collegamento con la guerra della Sanità. Ma non si esclude la vendetta interna. (37) • Sprt. Si sono insediati gli ispettori. I boss hanno tratto vantaggio anche dalle confische. Ma i sindaci si ribellano. Tit. Camorra, ecco le accuse ai Comuni. St. Giugliano, Sant’Antonio Abate, Quarto, Casandrino e San Gennaro: indagine sugli uffici tecnici. (38).

Repubblica edizione Napoli 1 Marzo 2006 • Tit. Sedicenne e già boss fermato ai Decumani. (I) • Sprt. È stato riconosciuto dalle vittime dell’aggressioni per uno sfregio al volto. Tit. preso il baby boss dei Decumani a 16 anni guida la gang delle rapine. (IV)

2 Marzo 2006 • Tit. La Faida della Sanità. St. Deceduto l’uomo ferito una settimana fa. (II)

3 Marzo 2006 • Tit. L’ex covo dei Misso diventa centro sociale. (VI) • Sprt. Onofrio aveva taglieggiato la metropolitana, l’Asia e i lavori per l’arredo urbano di Chiaia. Tit. Racket sulle opere pubbliche, estorsore condannato a 14 anni. Didasc. Conosciuto come “Pigmeo” è stato ritenuto responsabile di 9 episodi. Didasc. Tradito dagli appunti in cui aveva annotato tutte le vittime che pagavano il pizzo. (XI)

5 Marzo2006 • Sprt. Piazza Mercato, in un blitz anticamorra scoperta una palazzina con diverse vie di fuga. Tit. Il covo segreto dei Mazzarella un tunnel nella cuccia del cane. St. Smantellato dall’Arma un bunker sotterraneo. (XI).

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Corriere del Mezzogiorno:

1 Marzo 2006 • Sprt. Figlio di un pregiudicato e figlio di un affiliato ai Misso, gli inquirenti gli riconosco “spessore criminale”. Tit. Sedici anni, il piccolo boss che regnava sui Decumani. (1) • Sprt. Per i magistrati socialmente pericoloso in considerazione del “profilo criminale assunto”. Altri due uomini presi al Vomero. Tit. In manette baby-boss dei Decumani. St. Sedici anni, a capo di una gang terrorizzava turisti e studenti. Tradito da una cicatrice. (5) • Tit. Voleva diventare come il cugino: un affiliato al clan Misso. (5)

2 Marzo 2006 • Sprt. Faida di Scampia. Tit. Giallo sul killer pentito di Gelsomina: assente in aula, indagini sulle minacce. (7) • Tit. Faida della Sanità, morto ieri mattina il cognato di Misso, ferito Sabato. (7)

5 Marzo 2006 • Tit. “Nuove leggi per fermare i boss” (7).

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Ringraziamenti

Mio padre. Dedico questo traguardo a te, Papà! A te che sei la persona più importante della mia vita. Mio padre: il migliore al Mondo! Il mio eroe, la mia guida, il mio migliore amico. Senza di te questa Laurea non sarebbe mai stata possibile. I miei studi sono figli del tuo sudore, del tuo lavoro e del tuo amore. I tuoi insegnamenti, il tuo sguardo, i nostri momenti assieme, saranno sempre ben saldi nella mia mente. Il ricordo della tua dolcezza, dei tuoi abbracci, della tua severità saranno la mia forza. Ogni traguardò che raggiungerò, ogni passo che muoverò in questa esistenza saranno frutto del tuo essere Padre… il migliore al Mondo. Un giorno, sono sicuro, ci ricontreremo e potrò finalmente ricevere gli abbracci e gli applausi che più contano in questa vita. Ovunque tu sia, spero tu sia orgoglioso di me… Mi manchi infinitamente!

A mia nonna Assunta. Ricorderò di te la semplicità e la lucidità dei tuoi anni, quel bacio sulla mano dato poco prima del tuo sogno più lungo, le carezze e i baci colmi d’amore e dolcezza. Hai lasciato questa vita con la forza dell’umiltà che ti ha sempre contraddistinto. Nel quasi secolo che hai vissuto, ho visto l’intelligenza e la saggezza… quella vera! Mi manchi da morire!

A mia nonna Nella, dolce e lieto ricordo di un’infanzia trascorsa tra i tuoi baci e i tuoi insegnamenti. Una madre, una nonna, un punto di riferimento. Non ti dimenticherò mai.

A mia madre. La mia guerriera… il mio idolo! La vita mi ha donato il regalo più bello: una madre come te! La mamma più bella, la migliore al mondo! I sacrifici fatti, il sudore versato, l’amore donato un giorno saranno ripagati come si deve. Sei l’eterna forza della mia vita.

A mia sorella Ilaria. Da piccolo ti ammiravo, sognavo un giorno di poter essere come te. Oggi, mi rammarica non esserlo diventato: forte, ribelle e indomita. Sono orgoglioso di esserti fratello. Complice di scherzi e burle. Compagna di disavventure e di una vita ingiusta e a volte crudele. Insieme ce la faremo. Ti voglio bene.

A Serena; l’amore della mia vita! La mia musa, il mio coraggio, la mia migliore amica. L’eterna passione di un amore folle e mai banale. Più forte e letale di una droga, ogni giorno di più sono assefuatto da te. Ti amo da morire.

Alla famiglia! Zii, zie, cugini e cugine. Grazie per il vostro sostegno e per il vostro affetto. Nei momenti di difficoltà vi ho avuto leali e vicini: non lo dimenticherò mai.

Ai miei fratelli: Andrea, “Dot” e Mario. Esempi di amicizia, fedeltà e lealtà.

Ai Maiali. Un giorno nel fango di questa vita sapremo sguazzarci insieme. Ne sono sicuro, amici miei!

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Agli amici universitari. Compagni di caffè, esami, pause studio e di lezioni mai seguite. Il ricordo più bello di questa carriera universitaria.

Ai direttori e ai colleghi de L’Ora: truppa corsara con cui condivido il sogno di un’informazione libera: senza padroni né padrini!

Ai nuovi amici: sorprese tanto improvvise quanto liete. Ai vecchi amici: a chi è sempre stato dalla mia parte; a chi non lo è stato ma mi ha sostenuto; a chi mi è stato avverso ma con lealtà.

Al professor Paolo Greco, per la pazienza e la gentilezza dimostratami. E soprattutto per il bellissimo ed entusiasmante corso di “Luguistica Generale”.

A me stesso.

“Pensate solo a tutta la gente che conoscevate e che se ne è andata: loro sono in Paradiso e hanno finalmente trovato pace. Immaginate un posto dove loro esistono insieme: deve esserci un posto migliore di questo, in Paradiso! Quindi proprio prima di dormire, caro Dio, sai cosa ti chiedo?! Ricorda questo volto e conservami un posto!” (cit. 2Pac in Thug maison)

“L’aria è poca e devo risalire. ma tu continua: scendi sempre più giù! Liberati dell’ingombrante attrezzatura, e di ogni preoccupazione: mancanza d’aria, decompressioni e compensazioni, per te non esistono più. Angelo del mare, dimentica la tua vita terrena: un’apnea di fatiche lunga sessant’anni. Perlustra i tuoi fondali, pinneggia più forte… più forte che puoi; perditi lì negli abissi profondi, dove il silenzio del mare, è rotto dalle tue mille bolle blu. Quando vorrai riposarti dai giochi marini, stanco dalle lotte con gli squali, e dalle corse coi delfini… torna da me: Vienimi in sogno… Dammi l’aria di cui ho bisogno!”

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