NUMERO 266 in edizione telematica 11 marzo 2019 DIRETTORE: GIORS ONETO e.mail: [email protected]

I campionati europei indoor disputati a Glasgow sono preparazione: è qui – ci auguriamo davvero di sbagliare andati in archivio con qualche bagliore e soprattutto con – che iniziano i dolori per i più… Ed è partendo da ombre che non aiutano l’atletica italiana ad uscire dal questo presupposto che siamo pienamente d’accordo con grigiore che l’attanaglia ormai da troppe stagioni. Ma chi reputa quanto meno azzardata la scelta di Filippo come – dirà qualcuno che gradirebbe giudizi proni al Tortu, avallata dalla Fidal, di aver in pratica rinunciato a potere – se abbiamo vinto anche due medaglie, l’oro di ripetuti confronti di un qualche spessore nelle indoor. Tamberi nell’alto e il bronzo della 4x400 femminile, non Sia chiaro, non mettiamo in discussione il valore del è il segnale positivo che la tendenza negativa si sta ragazzo: ha talento ed i risultati fin qui ottenuti lo invertendo? promuovono ad un ruolo da protagonista. Ma fino a quale livello? Intanto Ben lieti allora di occorre che continui a spiegare. Intanto migliorare, ma perché ciò riteniamo sia presto accada occorre che accetti per arrivare ad una di confrontarsi con conclusione continuità. Non è certo con ottimistica (troppe le le gare di staffetta, a delusioni vissute in un quanto pare tanto care agli recente passato per attuali federali, che si esserci fidati…) pur migliora più di tanto. Ad essendo più che lieti insegnarlo sono i “grandi” del ritorno ai vertici di del passato, italiani e non, Tamberi e soprattutto quelli che davvero hanno della crescita mostrata fatto la storia delle dalla Lukudo, che ci specialità veloci. Ed un ricorda quella di esempio molto attuale Marta Milani nel viene anche in casa nostra 2010, con la speranza – seppure in un’altra che poi non si specialità – proprio da registrino lunghi Tamberi, sempre pronto a periodi involutivi misurarsi, a cercare la com’è stato purtroppo vittoria e a far tesoro per la bergamasca di dell’eventuale sconfitta. Treviglio che da pochi giorni ha festeggiato il 32esimo compleanno. Chiudiamo con un’amara constatazione: se agli Andremmo più cauti, invece, nella valutazione Euroindoor la pattuglia dei giornalisti italiani era, con un complessiva della staffetta così come per i buoni eufemismo, quanto meno sparuta a conferma della piazzamenti di , quarto nell’asta, i cui considerazione in cui viene attualmente tenuta l’atletica segnali di crescita vanno verificati nella stagione dai media di casa nostra, anche peggio è stato per i all’aperto così come per Tania Vicenzino, sesta nel campionati italiani di cross in quel di Venaria, una lungo, che l’1 aprile compirà 33 anni. manciata di chilometri da Torino, che hanno raccolto poco più di quelle che in gergo giornalistico vengono Si sa, le gare invernali al coperto possono essere definite “brevi”. Magari mentre ai molti “tapascioni” un’ottima vetrina, favorendo buoni piazzamenti grazie della mezza maratona di Ostia veniva dedicata una ad una partecipazione che è sempre relativa, ma poi pagina intera… risultano bel altra cosa le gare iridate o olimpiche, punto d’arrivo fissato da tutti nel programmare la Giorgio Barberis

SPIRIDON/2

di Mauro Molinari

Subito dopo la vittoria di Raphaela Lukudo davanti ad Ayo Folorunso sui 400 metri dei campionati italiani ad Ancona, il Direttore Tecnico della Fidal Antonio La Torre, al microfono della RAI palesò, in vista di Glasgow, l'intenzione di riservare Lukudo alla sola staffetta. In ciò avrebbe pari pari copiato, come sua prima decisione, quella che fu la disgraziata prima del suo predecessore, il resuscitato Elio Locatelli, per gli europei di due anni fa, quando fece “riposare” Folorunso. Che siano stati gli artigli (sacrosanti) di Raphaela a fare soprassedere il La Torre ? ********************

Di tutte le atlete in gara sui 400 a Glasgow, quella che ha fatto maggiore sfoggio di sagacia tattica – frutto di istinto corroborato da intelligenza – è stata Raphaela. Come ha detto bene lei, quelle finite davanti erano proprio più forti.

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Il nome, Lamont , è quello di un eroe romantico, la velocità al servizio del salto in lungo è roba extra- lusso, le figure rimediate a livello internazionale invece, quelle per ora restano barbine. Tilli dice che il suo problema a Glasgow è stato quello di essere troppo veloce per una pedana molto veloce . . .

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Il commentatore tecnico in forza alla RAI , con impressionante flemma tutta romana, al termine delle batterie dei 60 metri uomini comunicava la sua perentoria decisione: inutili semifinali e finale, tanto avrebbe vinto il turco nero Barnes…

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Riuscirà , fiorentino, nuovo uomo forte del lancio del peso e della nostra atletica a smarcarsi dal ruolo di perdente quando più conta che fu dell'altro fiorentino ? Un fiorentino che sapeva essere un vincente, sempre nel peso, era invece . Si tratta, per Leonardo, di prendere - da Firenze - il bivio giusto.

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Con 9 quattrocentiste più Folorunso inquadrate nel formidabile corpo militare a servizio della Fidal, vincere un bronzo europeo indoor nella staffetta del miglio non è cosa che possa stupire più di tanto. Comunque tutte e quattro davvero brave le nostre militi di servizio. Le ottocentiste a libro paga dello Stato invece sono cinque, due di loro con il minimo per Glasgow e conseguente polemica per non essere state portate, ma qui la Fidal ha visto giusto, valutando le chances delle due, peraltro inferiori alla campionessa italiana ma senza minimo.

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Formidabile, immarcescibile Marcin Lewandowski. Sontuosa sauna con uso di essenze pregiate per lui, altro che doccia scozzese.

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E come non riconoscere la bravura di Jorge Urena nel tramutare in oro l'argento di due anni orsono? Spagna che aveva pure “costruito” una medaglia olimpica ai tempi di Barcelona '92 con Antonio Penalver. Prove multiple dove in Italia si resta al ricordo di un sesto posto olimpico nel 1960 con , poi – come prima – il buio pesto, ad immutata vergogna di una Federazione e dei suoi direttori tecnici.

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Christina (cristona) Schwanitz gran favorita del peso come lo scorso anno a Berlino e che come allora sul fine gara finisce per farsi uccellare. Sulla sua canotta extra-large la scritta “Germany”: ma non sarebbe “Deutschland”? In nome di quale sciocco internazionalismo rinunciare a dirsi e riconoscersi tedeschi in tedesco o italiani in italiano e così via? Sempre nel peso al femminile, sul petto di una brava Anita Marton una orgogliosa “Magiarorszàg” (che per gli internazionalisti farebbe “Hungary”).

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Con il bronzo nell'ultima gara ci siamo liberati dell'ex aequo nel medagliere con Azerbaijan (oro nel triplo della nostra non-invincible armada, dove vantiamo arruolati un master ed uno in cassa malattia da cinque o sei anni) – Bulgaria – Cipro – Slovacchia – Svizzera. Ottavi a pari merito con la Serbia ma, per la gioia del bicchiere sempre mezzo strapieno del sito Fidal, davanti a Germania (latino almeno) e Francia, capaci di più medaglie arrivate anche da mezzo mondo (per i galletti) ma incapaci di vittorie. Grazie famiglia Tamberi

SPIRIDON/3 fuori tema di Augusto Frasca

Eppure, a distanza di tempo, continuo a pensare che la curiosità d'inizio anno più aperta alla riflessione sia quella che certifica l'abbandono dell'acquisto quotidiano della Gazzetta dello Sport da parte di Giorgio Lo Giudice, una vita legata al giornale che fu di Gualtiero Zanetti e di Alfredo Berra, delle impennate letterarie di Bruno Raschi e di Luigi Gianoli e, infine, ultima difesa all'assalto dei barbari, della direzione di Candido Cannavò. Una forma di ribellione, rigetto di una necrosi informativa, atletica sempre meno leggera, ma non solo atletica, tutto essendo inattaccabile specchio dei tempi persi nell'irrimediabilità di cambiamenti epocali: non, quindi, sussulto improvviso e solitario, quello del nostro amico, come tale ascrivibile all'individualità, ma puntuale, logorante, desolata e pure meravigliosa metafora di un altrove dello sport nel quale è quasi impossibile riconoscersi. Le realtà di questo assaggio stagionale suggeriscono poi riferire di un Comitato olimpico definitivamente sottomesso, con i suoi vizi e le sue virtù, all'inutile arroganza governativa. Di un Giovanni Malagò impegnato sui fronti internazionali nel sostegno di una candidatura olimpica invernale cui non giovano certamente gli sconquassi nazionali, e dunque fatalmente sempre più esposta al rischio di una Stoccolma in risalita. Di una città, di una capitale inesorabilmente bloccata all'iniziale minuscola, mortificata, infettata dall'inciviltà della maggioranza dei cittadini, dall'inefficienza amministrativa, da una sindaca che inserisce la propria firma, quella decisiva, sul progetto del nuovo stadio della Roma, ignorando le catastrofi annunciate relative all'inaffidabile viabilità di un territorio, aeroporto compreso, aperto alle nevrosi delle partite festive e infrasettimanali. Di una Televisione di Stato avviata, con le nuove nomine, a invadere gli spazi dello sport con le due ruote di un ciclismo e di una informazione – impudente, arrogante, complice, scegliete voi il termine più appropriato – dove i dopati sono eroi cui innalzare altari e non miserabili da cancellare in audio e in video. Si scrive e si dice anche di atletica, dove, archiviati bene o male gli Europei di Glasgow, crescono in progressione esponenziale, stando alla pletora dei giudizi espressi sui programmi agonistici di , i direttori tecnici nazionali, dove la necessità (!) dell'aggiornamento infrastrutturale dello Stadio Olimpico impone il trasferimento del Golden Gala ad altra sede – l'Arena, sempre che l'Amministrazione civica milanese si svegli, oppure, in alternativa, Torino è lì – come accadde in passato per dare spazio a Italia '90 con i trasferimenti, in successione, tra l'88 e il '90, a Verona, Pescara e Bologna. Di atletica, manco a scriverlo, si discute in servizio permanente effettivo in chiave elettorale. Esilarante, in merito, la corte dei miracoli (attenzione: mi affido all'ironia come categoria estetica) pronta ad assalire la diligenza: ne estraiamo l'elenco, senza omissioni, in ordine alfabetico, dalle pagine costruite con generosità da Walter Brambilla e Daniele Perboni su Trekkenfild: Oscar Campari, Alessandro Castelli, , Massimo Di Giorgio, Sabrina Fraccaroli, Giacomo Leone, Gianni Mauri, Stefano Mei, Vincenzo Parrinello, Anna Riccardi. Non sembra esservi, tra questi nomi, con evidenti, o intuibili scarti tra l'uno e l'altro, un unto del Signore capace di dare ossigeno alla mistica di un'atletica regina, a quell'aristocrazia dello spirito che muoveva le azioni di un Luigi Ridolfi o d'un Bruno Zauli, e neppure, palesi velleitarismi a parte, alle divoranti spregiudicatezze di un Nebiolo o, almeno, ai cambiamenti imposti dalle leggi di mercato, ivi compresa la necessità di una svolta radicale nell'ambito di un tessuto federale, centrale e periferico, che poco o nulla ha da invidiare all'asfittica alacrità di un qualsiasi Ministero nazionale di viale Trastevere o di via Arenula. Il rito preelettorale, ipocritamente seduttivo, prenderà progressivamente corpo nell'approssimarsi delle scadenze istituzionali, lanciando messaggi indifferenziati sia alla moltitudine, trascurata, di figli devoti, sia alle truppe di mestatori disinvoltamente pronti a guadagnare un posto al sole. [email protected]

SPIRIDON/4

Come sapete, per aver avuto il privilegio di essere chiamato da lui, di conoscerlo e frequentarlo, sia pure per pochissimo tempo, conservo ad oggi un’autentica venerazione per Bruno Zauli, uomo pilastro del movimento sportivo italiano, delle cui idee e del cui insegnamento avremmo dovuto e potremmo ancora fare tesoro, nonostante sia volato in Borea in quel di Grosseto il 7 dicembre del 1963, in procinto di traguardare appena sessantuno anni. Giusto il 7 dicembre del 1945 era nata mia sorella Paola, donna straordinaria, scomparsa un mese fa, lasciandomi a sorpresa una pingue raccolta di pagine della “rosea”, La Gazzetta dello Sport, per la quale avevo scritto dal 1962 al 1969 e per la quale avevo intervistato Bruno Zauli il 21 novembre del 1963, appena diciotto giorni prima che il suo cuore generoso si arrestasse in occasione della inaugurazione del Campo Scuola in Maremma. Ritrovare quel pezzo di vissuto con Zauli, molto soddisfatto, felice per l’approvazione del suo progetto di Coppa Europa, testimoniato in prima pagina, è stato per me l’ennesimo dono, la prova che la pazienza o se volete la follia di conservare la memoria può contribuire in modo significativo alla composizione di un mosaico unico e irripetibile , come quello della storia. Così, di colpo, mi sono reso conto, ancora una volta e di più, di quel che abbiamo perso per lo sport non soltanto italico e in particolare per l’atletica leggera. Per quanto mi riguarda, devo aggiungere che quella non era la prima occasione che il Segretario Generale del CONI mi faceva chiamare dal fido Giannetta , ma che in precedenza mi aveva anticipato il progetto ed il regolamento della Coppa con una intervista esclusiva - sempre mio tramite - con l’Agenzia Italia, spiazzando il suo amico Gualtiero Zanetti, che corse ai ripari, chiamandomi alla redazione romana de La Gazzetta, giusto nell’agosto del 1962. E poi, cosa volete pensare, quando si realizza una congiuntura astrale “marchigiana”, come quella che mi riguardò in quel periodo, quando all’anconeta no Zauli si aggiunse, nel novembre del 1962, il recanatese Giacomo Brodolini che, su suggerimento del pesarese Probo Zamagni, con le chiavi del suo studio in Via del Corso, mi consegnò le carte e le sorti dell’Associazione Italiana Circoli Sportivi, quella che aveva fondato con Matteo Matteotti, che sei anni dopo avrebbe generato e partecipato in modo significativo al “Rinnovamento” della FIDAL, alla elezione di Primo Nebiolo…

Ruggero Alcanterini

SPIRIDON/5

Dal 1° al 4 marzo si è tenuta presso lo stadio coperto degli Indianapolis Colts - sorta di hangar marrone un poco triste che si accompagna alla ruggine ed ai vapori della vicina centrale termica di oltre un secolo più vecchia - la Scouting Combine della NFL, dove 337 giocatori freschi di college e papabili di essere scelti al prossimo Draft del 25-27 aprile (7 chiamate a giro per ognuna delle 32 squadre in ordine inverso alla classifica dell'ultima stagione) sono stati prima misurati (altezza - peso - mano - braccio - apertura braccia) poi impegnati nei test atletici standard (40 yards - ripetizioni panca 225 libbre - stacco verticale da fermo - lungo da fermo -3 coni - 20 yards shuttle - 60 yards shuttle - esercizi specifici per ruolo) con corollario eventuale di visite mediche e colloqui, il tutto da parte degli staff delle squadre medesime. La misurazione si è rivelata un gran successo per Kyler Murray (Oklahoma) che è risultato più alto, più pesante (un ottavo di pollice sopra i 5'10” per 207 libbre - 1,78 x 94) e con mano più grossa (24,10 centimetri) di quanto temuto. Caso particolare il suo, avendo a sorpresa rinunciato ai supposti più facili milioni del baseball (dove è stato la nona scelta assoluta della MLB nel 2018) per quelli del football ed essendo con la sua statura una sorta di mosca bianca rispetto allo standard dei quarterbacks che parte una decina di centimetri più su. Ma tali sono risultati braccio e dinamismo messi in campo da Murray nella sua unica stagione da titolare al college, accompagnato da statistiche altrettanto spettacolari, che il nostro si avvia ad essere il primo atleta scelto nel primo round, tanto nel baseball che nel football, se non anche la prima scelta assoluta della NFL il mese prossimo. Ad Indianapolis si è solo fatto misurare Murray, lancerà più avanti in sede ad hoc di sua scelta, secondo una prassi a volte condivisa da altre primedonne, mentre si succederanno - da qui a metà aprile - altri raduni locali sparsi per la nazione ed aperti anche ad altri prospetti non invitati alla combine di Indianapolis. Dopo Murray, un terzetto di altri giocatori viene indicato come possibile numero uno del draft, si tratta del defensive tackle Quinnen Williams da Alabama e di un paio di “edge rushers” ovvero di difensori con il compito principale di braccare il quarterback partendo dal perimetro del fronte difensivo: Josh Allen da Kentucky e Nick Bosa da Ohio State. Nick Bosa, 1,925 x 120 chili, prima della saga di Murray, era lui ad essere considerato il numero uno più probabile, se così fosse sarebbe il primo paisà dopo Vincent “Vinnie” Testaverde, quarterback da Miami, nel 1987, i Buccaneers di Tampa Bay la squadrà che lo chiamò. Nato a Brooklyn, il padre muratore venuto dalla Sicilia, Vincenzo ad oggi è ancora il quarterback più anziano ad avere vinto una partita NFL, a 44 anni suonati. Un fratello di Nick Bosa, Joey - medesimo ruolo - è stato a sua volta la terza scelta assoluta nel 2016 ed è attualmente una star difensiva della lega per i Los Angeles Chargers, meglio del padre John che - pure lui prima scelta nel 1987 - giocò poi 3 anni con i Miami Dolphins. Ma è sul fronte materno che l'eredità italiana di Nick assume una tinta molto particolare, lo scenario che passa dai colori di luce dello sport a quelli cupi evocati da un termine che pure è legato a filo doppio con la storia degli italiani d'America: la mafia. Antonio Leonardo “Tony” Accardo, il bisnonno, figlio di emigranti venuti da Castelvetrano, provincia di Trapani, partendo dal Near West Side - uno dei 77 quartieri di Chicago - e dalla gang giovanile, fu poi reclutato da un uomo di Al Capone, di cui divenne un “caporegime”, “Joe batters” lo

SPIRIDON/ 6 soprannominò Capone quando Tony eliminò tre membri venuti in disgrazia all'organizzazione servendosi di una mazza da baseball.

Fece carriera Tony Accardo, tanto che terminata l'era di Al Capone, negli anni '40 fu lui a diventare il boss, ruolo diviso - secondo uno schema originale rispetto alla norma del capo mafioso solitario - con Paul Ricca. Evitando di esporsi troppo rispetto ad altri boss con il difetto dell'esuberanza, Tony passò una ventina di anni più tardi al ruolo di grande vecchio, esterno alla gestione giorno per giorno, così riuscendo ad arrivare alla fine dei suoi giorni nel 1992, ad 86 anni, senza avere toccato la galera, cosa rara assai nel suo ambiente. Prima, nel 1978, mentre era in vacanza in California, tre ladri commisero lo sbaglio fatale di rubare in casa sua. I tre, più altri quattro complici, furono poco dopo ritrovati strangolati e poi sgozzati, fecero di peggio con quelli dei sette che erano di origine italiana: loro dovevano sapere. Scenari cupi, lontani, un filo spezzato ma esistente, dal boss al pronipote in attesa che il suo nome venga chiamato, forse per primo, il prossimo 25 aprile a Nashville, NFL Draft al solito l' evento sportivo clou dello sport a stelle e strisce fuori dai campi di gioco.

Mauro Molinari [email protected]

Una recente vignetta della Settimana Enigmistica mostra un avvocato che dice al giudice «chiedo che sia concessa al mio assistito l’attenuante specifica di aver agito dopo aver smesso di fumare». La chiave comica della battuta è l’assurdo. La crisi emotiva, fisiologica e nervosa derivante dall’astinenza dalla nicotina non può essere un’attenuante nel delinquere. Ma la gelosia sì: una crisi emotiva da gelosia è stata davvero considerata come attenuante dalla Corte d’Assise d’Appello di Bologna per ridurre da 30 a 16 anni la pena al 57enne Michele Castaldo, reo d’aver strangolato la donna con cui aveva una relazione da appena un mese. Lei lo voleva lasciare a causa della sua esagerata gelosia, e lui aveva urlato stringendole il collo «sarai mia o di nessun altro». Un classico. Ma la perizia psichiatrica ha stabilito che il Castaldo al momento del delitto era in preda ad una «soverchiante tempesta emotiva e passionale»: per la Corte, un’attenuante. In realtà lo sconto è stato di soli 6 anni. L’accusa aveva chiesto la conferma dei 30 anni inflitti in primo grado, ma in appello la compensazioni delle aggravanti (motivi abbietti e futili) e delle attenuanti (confessione, tempesta emotiva) li ha fatti scendere a 24. Ad essi è stata applicata la riduzione di un terzo prevista dal rito abbreviato (il problema reale è l’applicazione di questo rito all’omicidio) e si è arrivati a 16. Se la Cassazione non riformerà la sentenza e Castaldo in gattabuia farà il bravo, uscirà in libertà condizionata fra una decina d’anni. E poi? Poi comparirà sulla Settimana Enigmistica nella rubrica “Strano ma vero”. [email protected]

SPIRIDON/7

Animula vagula, blandula... scelti da Frasca

Di sera, al buio, vedo di frequente camminare file di gente innocente, con bambini che piangono, sempre a piedi, comandati da un paio di brutti uomini, comandati e torturati fino a crollare a terra. Nessuno si salva, vecchi, bambini, neonati, donne incinte, malati, tutti, tutti camminano insieme verso la morte. Anna Frank (1929 Francoforte sul Meno-Bergen-Belsen 1945), 19 novembre 1942. E pure lo stimavano e gli volevano bene, poiché era cortese e servizievole. Timidamente rispettoso con tutti e sempre uguale, non avendo, quando la sua pazienza era messa alla più dura prova, altra esclamazione più risentita di quella di: <> ch'egli metteva fuori alzando gli occhi al cielo e allargando le braccia, in atto d'invocazione. Ma v'era un lato della sua natura che nessuno conosceva. Sotto quell'aspetto di prete travestito si celava un temperamento fisico vivacissimo, una forte sensualità contenuta, non per ipocrisia, ma in parte per timidezza, in parte per sentimento di decoro, e dissimulata per di più da un'aria di profonda meditazione. A veder per la strada quell'uomo vestito di nero, un po' curvo, coi capelli scuri spioventi, col viso liscio, con due occhi così piccoli che quando sorrideva non si vedevano più, con un naso lungo e sottile di asceta, con un'andatura come s'egli studiasse di farsi piccolo, e sempre con lo sguardo rivolto a terra, a dieci passi davanti a sé, nessuno avrebbe mai pensato che non sfuggisse alla sua vista né un piedino scoperto sul montatoio d'una carrozza, né una fotografia libera in una vetrina, né una coppia tortoreggiante sotto un portone, né alcuna cosa o immagine che potesse eccitare i sensi. Un osservatore non avrebbe potuto riconoscere il suo temperamento che dalla grande bocca mobile, che pareva formata da due serpentelli vermigli, e da certe ondate di sangue che, al passare di certi pensieri, gli coloravano per un momento il collo e la faccia. Da Amore e ginnastica di Edmondo De Amicis (Oneglia 1846- Bordighera 1908), Giulio Einaudi Editore, Torino 1971. Lo sport è prevalentemente, ma non esclusivamente, un fatto fisico. Lo sforzo che l'atleta affronta e compie con piena consapevolezza è un insieme di elementi che sgorgano dal corpo, dalla mente, dall'attitudine, dalla favorevole disposizione, dal temperamento: è la risultante di un impegno volontario della persona umana, di quel compositum che nella sua globalità non è la sola somma di corpo e spirito. Abbiamo detto <> volutamente. Per sport non intendiamo, infatti, quelle versioni edulcorate, anagonistiche, a sfondo sociale e salutistico che molti oggi ci ammanniscono per trasformare – e giustamente – un'attività di élite in un'attività di massa. Per sport intendiamo quel lavoro psico-fisico che, attraverso una serie preparazione, si conclude con l'atto agonistico, qualunque sia l'aspetto formale con cui la competitività si manifesta. Il resto è solo educazione fisica. Da Dizionario dello Sport di Eugenio Enrile (Aulla 1918-Sarzana 1977), Edizioni Paoline 1977. Le diecimila lire del premio erano finite e in casa di Spen stazionava il grigiore. La madre, un'ex guantaia invecchiata sul lavoro, tirava avanti solo perché era riuscita a domare gli istinti e a spegnerne i desideri. Il podismo, nonostante una calda lettera di Dordo, che gli raccomandava di non trascurare gli allenamenti, nella sua condizione veniva a configurarsi come una grave perdita di tempo, una mania, un vizio. Il podismo richiedeva tempo, esercizio, cibi scelti. La madre non gli rifiutava l'ospitalità ma non poteva garantirgli alcuna assistenza se il figlio stesso, Spen, non le procurava giorno per giorno i mezzi materiali. Nell'attesa di trovare un lavoro, Spen all'alba si alzava e in canottiera e calzoncini eseguiva quattro giri completi della circonvallazione di Nofi… Fu la sua mania a procurargli un lavoro. L'appaltatore delle Poste e Telegrafi di Nofi, un uomo molto avaro, fu costretto dalle proteste cittadine a sveltire il servizio <>. L'appaltatore era spaventato dall'idea di dover acquistare una motoretta, conditio sine qua nessuno avrebbe accettato l'offerta. Uomo insonne, il gerente delle Poste aveva l'abitudine di uscir presto di casa e aveva notato Spen eseguire l'allenamento. <>, disse a sé stesso, e, fattosi giorno, inviò subito un messo a casa di Spen con la proposta di una immediata assunzione. Spen non aspettava altro!... Da Spen, racconto tratto da Questi tredici di Domenico Rea (Napoli 1921-1994), La nuova Italia, Firenze, 1968.

SPIRIDON/8

La prima rete televisiva Rai sta programmando una nuova edizione de Il nome della Rosa, ed il ricordo va all’autore, Umberto Eco, scrittore, filosofo, ma soprattutto ex allievo di Don Bosco. Nato il 5 gennaio 1932, durante la seconda guerra mondiale, con sua madre, Giovanna, si trasferisce a Nizza Monferrato e frequenta l’Oratorio Don Bosco (allora ancora chiamato S. Antonio). Il direttore, don Giuseppe Celi, appassionato cultore della frase di Don Bosco «Un Oratorio senza musica è come un corpo senza anima», crea la banda musicale ed insegna ad Eco a suonare il “Genis”, uno strumento tradizionale molto simile al clarinetto. Guadagnandosi il cuore di quel bambino, che sfiorerà più volte il Nobel per la Letteratura, don Celi diventerà per lui come una luce accesa, un modo per orientarsi. All’Oratorio Umberto Eco, più di trent’anni dopo, ambienterà un capitolo del romanzo Il pendolo di Foucault (1989). Parlando di don Celi, la memoria è sembrata immobilizzata nel tempo. «Il 5 gennaio 1945 sono andato a vederlo, non proprio tranquillo, e gli dissi: “Don Celi, oggi compio 13 anni. Lui mi rispose con tono burbero: “Beh. Molto mal spesi”. Cosa voleva dire? Che arrivato a quella veneranda età avrei dovuto avviare un serio esame di coscienza? Quello che penso è che don Celi sapeva e mi insegnava che un insegnante deve sempre mettere in crisi i suoi discepoli». A 16 anni Eco è dirigente diocesano dell’Azione Cattolica e, come egli stesso ha ricordato, non solo attivista ma «un credente da Comunione quotidiana». Partecipa alla campagna elettorale del 1948 attaccando manifesti e distribuendo volantini anticomunisti. Si laurea in Filosofia a Torino nel 1954 con una tesi sull’estetica di san Tommaso d’Aquino, poi pubblicata nel suo libro Il problema estetico in san Tommaso (1956). Sceglie san Tommaso pensando alla fede da difendere e non ad una laurea da conquistare. Diviene uno specialista nello studio della comunicazione. In un articolo pubblicato il 15 novembre 1981 su L’Espresso, dal titolo: “A lezione da Don Bosco”, attribuisce al santo torinese il merito di una “grande rivoluzione” nel campo della comunicazione, avendo proposto e realizzato nell’Oratorio l’utopia di “un nuovo modo di stare insieme”. «Don Bosco inventa [questa rivoluzione], poi la esporta verso la rete delle parrocchie e l’Azione Cattolica, ma il nucleo è là, quando questo geniale riformatore intravede che la società industriale richiede nuovi modi di aggregazione, prima giovanile poi adulta, e inventa l’Oratorio salesiano. Una macchina perfetta in cui ogni canale di comunicazione, dal gioco alla musica, dal teatro alla stampa, è gestito in proprio su basi minime e riutilizzato e discusso quando la comunicazione viene da fuori. Ricordiamo che negli anni Cinquanta una rete di dodicimila piccole sale parrocchiali era arrivata a influenzare i produttori cinematografici. La genialità dell’Oratorio è che esso prescrive ai suoi frequentatori un codice morale e religioso, ma poi accoglie anche chi non lo segue. In tal senso il progetto di Don Bosco investe tutta la società italiana nell’era industriale». Umberto Eco, sempre al passo con i tempi, è stato un attento indagatore di ogni nuovo strumento di comunicazione. «Leggere per vivere di più» una delle sue convinzioni. «La lettura è immortalità all’indietro. Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola volta; chi legge avrà vissuto 5.000 anni». Nel 1973, messi in soffitta gli anni dell’Azione Cattolica, ove ha fatto intelligente palestra di scrittura, annota a pag. 297 de Il costume di casa la sua proposta di “guerriglia semiologica”. «Bisogna occupare, in ogni luogo del mondo, la prima sedia davanti ad ogni apparecchio televisivo (e, naturalmente la sedia del leader di gruppo davanti ad ogni schermo cinematografico, ad ogni transistor, ad ogni pagina di quotidiano)». Estremamente caustico nei giudizi. «I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Internet ha promosso lo scemo del villaggio a portatore di verità». Scrivendo al nipotino una celebre lettera, Umberto Eco consiglia una propria dieta: «Ogni mattina impara qualche verso, una breve poesia, o come hanno fatto fare a noi, “La Cavallina Storna” o “Il sabato del villaggio”. La memoria se non la si esercita si avvizzisce, facendoci diventare degli idioti».

Pierluigi Lazzarini Exallievo e Storico di Don Bosco

SPIRIDON/9

UN’EDIZIONE STORICA DEI NAZIONALI INDOOR COL TICINO CHE PORTA A CASA 10 MEDAGLIE La due giorni dei ha confermato l’ottimo stato di salute dell’atletica svizzera e pure di quella ticinese. Per la prima volta nella storia durante la massima rassegna giovanili sono caduti addirittura due primati europei U20 con il prodigio giovanile Delia Sclabas che sui 1’000 m ha corso e vinto la finale in 2’41’’79, dopo averlo già migliorato in qualificazione. Simon Ehammer, Annik Kälin, Vanessa Fust, Ditaji Kambundji, Joel Temeng e Anouk Ledermann hanno ottenuto sei primati nazionali. La cinquantina abbondante di ticinesi scesi in pista ha mostrato di competere ad armi pari in questa epoca d’oro dell’atletica nazionale. I talenti targati FTAL hanno raccolto dieci medaglie. Gian Vetterli (USA Ascona) ha abbinato l’oro al primato cantonale U20 nel peso, Christian Reboldi (SAB Bellinzona) ha ottenuto un titolo e un terzo rango, mentre Emma Piffaretti (USA) due podi.Daniel Barta (SAM), Giada Battaini (USC Capriaschese), Giovanni Pirolli (USA), André Da Cruz (Vigor) e Elias Hadu (Virtus) arricchiscono il bottino fino alla decina. Nel peso Gian Vetterli si è preso la ribalta scagliando i 6 kg a 15.90 m e migliorando il 14.15 m del decatleta Luca Bernaschina. La pedana del peso era calda e infatti tra gli U16 Joel Temeng ha firmato la miglior prestazione svizzera di tutti i tempi scagliando i 4 kg a 15.92 m, con secondo il locarnese Elias Hadu che ha chiuso con 14.05 m. Giada Battaini, tra le U18, ha lanciato i 3 kg a 13.57 m per finire seconda. Christian Reboldi nel lungo, accarezzando la linea di 7 m, s’è aggiudicato il titolo U18 con iI suoi miglior balzi di 6.99 e 6.97 m. Sui 60m ostacoli (a 91.7 cm), con 8”13 si è classificato invece terzo. Emma Piffaretti tra le coetanee si è dovuta inchinare a due prestazione spaziali: sui 60 m ostacoli (a 76.2 cm) con 8’’43 è stata superata solo dalla fresca primatista nazionale Ditaj Kambundji che, in 8”33, ha cancellato l’8”38 di una certa Noemi Zbären. Sui 60 m in 7”61 è stata terza con lo stesso tempo della fresca primatista e dietro a Melissa Gutschmidt, che in 7”45 arriva ad un centesimo dalla regina dello Mujinga Kambundji. Nella velocità pura spicca ancora il bronzo di Giovanni Pirolli in 7’’39 tra gli U16, con Giona Pasteris (SAB) e André Da Cruz (Vigor) appaiati al quinto rango. Nel lungo Da Cruz ha colto una bella soddisfazione vincendo l’argento con 6.08 m. Rachele Pasteris (SAB) tra le U20, Desirée Regazzoni (FGM, per la prima volta sotto gli 8”) tra le U16, e Nathan Oberti (GAB) tra gli U18 hanno raggiunto la finale. Daniel Barta sui 400 m porta unbronzo alla SAM in 52’24. Sui 200 m Julian Rüfenacht ha vinto la finale B sui 200 m con il personale di 22”63. Sui 1’000 m tre finali per i ticinesi: Mara Moser (GAB) ha chiuso sesta nello storico mille della Sclabas, dove l’asticella per il podio era fissata a 2’51’’. Tra i ragazzi Nicola Lo Russo (GAB) ha chiuso settimo con il personale 2’40”91 ottenuto in semifinale. Giulia Salvadé (Vigor) ha concluso settima in 3’11”09. Nella pedana dei salti quarto posto con Riccardo Durini (Vigor) che è salito a 1.94 m nella gara vinta da Simon Ehammer, protagonista assoluto dei campionati con quattro medaglie e il primato nazionale sui 60m ostacoli tolto al campione europeo di categoria Jason Joseph. Quarto rango anche nel lungo U18 con Bernadette Gervasoni (SAB), atterrata a 5.46 nella gara vinta con il primato nazionale di categoria daAnouk Lederman con 5.78 m. Leonida Stampanoni

Quasi 700 atleti hanno preso parte ieri, su un bellissimo tracciato in quel di Montreux, ai Campionati svizzeri di corsa campestre curato dal CA Riviera. Fabian Kuert e Flavia Stutz hanno vinto il cross lungo mentre a Chiarra Scherrer e Marco Kern sono andati i titoli della gara più corta. La giornata ha regalato al Ticino il quarto titolo nazionale tra gli U23 nelle ultime 7 edizioni. Il capriaschese Roberto Delorenzi ha infatti raccolto l’eredità di Adriano Engelhardt ed Evelyne Dietschi . L’USC Capriaschese coglie poi la seconda medaglia nella competizione a squadre tra le ragazze U18. In mattinata Manuela Falconi (SFG Biasca) ha conquistato alla grande la prima medaglia rossoblu tra le Masters. Seguono fra i meriti dei rosso-blu il secondo posto tra le U12 per Tosca Del Siro (GA Dongio), terzo rango per Jonathan Stampanoni (USC) tra gli M45 e per Simona Lazzeri tra le W45. La gara più avvincente per i colori rossoblu è stata quella di 6 km degli U20, dove Enea Ratti (GAD Dongio) si è mosso con grande intelligenza tattica nel gruppo di testa. Nell’ultimo giro, sullo strappo finale, Ratti sembrava aver prodotto lo sforzo buono per il bronzo, ma nel finale Leon Dietrich è riuscito ancora a minacciare la coppia di testa composta da Maurice Christen e Derek Bucassi. Tra le ragazze, impressionante dimostrazione di Delia Sclabas che in 4 km ha rifilato quasi un minuto alle rivali. Alla prima gara di giornata, i 4 km delle donne master, arriva subito la medaglia per il Ticino grazie a Manuela Falconi (SFG Biasca), terza assoluta e seconda di categoria. Nelle prime posizioni anche Simona Lazzeri (GAD) e Jeannette Bragagnolo (GA Bellinzona). Jonathan Stampanoni (USC) chiude 10º nella gara maschile, vinta da Pierre Andre Ramuz.

SPIRIDON/10

Atletica, quindicinale della Federazione Italiana di Atletica Leggera, Anno XXVIII, n. 8 – 15 aprile 1962. Roma, 7 aprile, nel corso di una riunione a carattere regionale, svoltasi al Campo Sportivo dell'Acqua Acetosa sabato 7 aprile, gli atleti Walter Zamparelli del C.U.S. Genova e Roberto Galli della S.A. CUS Pisa, entrambi residenti attualmente presso la Scuola Nazionale di Atletica Leggera di Formia, hanno migliorato il primato nazionale di salto in alto – che era detenuto da quasi cinque anni da Gian Mario Roveraro – saltando m. 2,03… L'importante era liberarsi dal <>. I due ragazzi di Formia lo hanno fatto. E la loro <> gioverà indubbiamente agli altri saltatori italiani, appartenenti alla vecchia guardia, i quali non hanno certo rinunciato a contendere ai più giovani il ruolo di avanguardia. Ci sia consentito sottolineare il merito che in questa impresa di tanto rilievo ha avuto l'allenatore federale prof. Giuseppe Russo, che dei due giovani è stato il consigliere, il preparatore paziente, la guida fraterna. Firmato: Alfa.

Abbonatevi a: ATLETICA LEGGERA, l'unica rivista mensile italiana che tratta il nostro sport: cronaca, tecnica, profili di atleti, panorama internazionale, storia, letteratura, aneddotica, mostra fotografica. Direttore responsabile: Fernando Migliori – Condirettore: Dante Merlo – Redattore Capo: Giorgio Bonacina – Redazione in Milano, via Montenero 78. Abbonamento annuo lire 1.500, ridotto a 1.200 alle Società che procurino cinque o più abbonati. Ampio articolo redazionale alle Società che ne procurino venti. L'abbonamento a <> è il miglior premio agli atleti più meritevoli.

5 maggio – Nel corso di una riunione regionale per la disputa della Coppa <> organizzata dall'A.S. Roma come avanspettacolo dell'incontro calcistico Roma-Bulgaria allo Stadio Olimpico, l'atleta genovese Walter Zamparelli ha nuovamente migliorato il primato italiano di salto in alto superando, alla prima prova, 2,04. A partire da questo numero <> riprende la sua periodicità settimanale. Carpi, 25 aprile. Trofeo Industria dell'Abbigliamento organizzato da La Patria di Carpi. Gli sportivi carpigiani sono rimasti un po' male per l'assenza di , che ha rinviato il suo debutto alla Pasqua dell'Atleta… altra piccola amarezza, l'assenza dalla gara di Walter Zamparelli, che era presente a Carpi, ma non ha potuto gareggiare perché non regolarmente iscritto. Lievore si presenta lanciando a 81,09. Sui 200 ostacoli, Morale, in 24"3, precede Mazza 24"3, Frinolli 24"4, Sar 24"6, Carrozza 25"2, Cassina 25"6. La Presidenza del CONI ha conferito una medaglia d'oro al Cav. Salvatore Gallo che per oltre cinquanta anni ha prodigato la sua passione e la sua competenza in tutti i campi dello sport nazionale e che è stato anche, in tempi non lontani, Commissario straordinario del Comitato Regionale Laziale.

12 maggio – Sesto San Giovanni, 1 maggio. La terza edizione della Coppa <> è stata vinta da , che già denuncia uno stato di forma sbalorditivo, vincendo con quasi due minuti e mezzo di vantaggio sull'olimpionico Thompson, un successo che lascia prevedere battaglie di estrema violenza nei campionati europei di Belgrado. Hannover, 5 maggio. Livio Berruti si è infortunato seriamente dopo appena 30 metri dalla partenza nella gara dei 200: sarà costretto a rimanere inattivo circa un mese. Melun, 6 maggio. ha ottenuto una significativa vittoria davanti al francese William, con la misura di 15,22. Un ottimo risultato ha pure ottenuto Rizzo, il quale ha opposto tutta la sua resistenza all'asso Jazy (2'22"8) terminando secondo in 2'25"6.

19 maggio – L'aria di Formia fa bene agli atleti, è il titolo di un articolo formato da Fiammetta Scimonelli dopo i primi exploit dell'anno. Dopo quelle di Zamparelli e Galli, altre due sorprese da Luigi Rausa e da , i due ragazzi del CUS Roma. <>. Nell'assemblea della S.G. Pro Patria di Milano, tenutasi il 28 aprile, è stato confermato alla presidenza l'avv. Franco Malnati, vice presidente Giulio Nicoletti, segretario generale Luciano Patelli. Segretario di sezione per l'atletica leggera il rag. Giuseppe Mastropasqua.

1 giugno – Monologhi di Pamich il 20 maggio a Bernate Brianza e il 27 a Rho. Sulla pedana di Monaco di Baviera, nella Hans Braun Sportfes, Silvano Meconi tira fuori la zampata del leone battendo con metri 18,13, prima misura oltre i 18 della stagione, il campione di casa Urbach. Fortissime accoglienze sono state riservate dal pubblico agli azzurri, in particolare nei confronti di Mario Lanzi, accompagnatore della squadra italiana, che ha effettuato la premiazione degli 800 metri. La Presidenza federale ha approvato il Corso per Direttori sportivi di Pescara, insegnanti Carboni, Mastrangelo, Quaranta, Arnaudo, Parere, Mezzazappa, Eugeni. Enrico Vecchiotti, atleta dell'A.S. Ascoli, è autorizzato a svolgere attività agonistica, per tutta la durata dell'anno accademico, in Emilia, dove risiede temporaneamente per motivi di studio

SPIRIDON/11

La Storia dell’Atletica Siciliana, 2 chili e 100 grammi di carta stampata, una miriade di tempi e misure, di note che illustrano i protagonisti ma non trascurano i comprimari e i piazzati, dagli Olimpionakai dei Giochi fondati da Eracle, nel segno di Zeus, agli atleti campioni regionali, continentali, mondiali, olimpiaci. Agli autori, nelle vicende socio-politico e agonistiche, che non vanno oltre il 2005, sono stati imputati peccati di omissione, alcuni causati dall’impaginazione peraltro magistralmente curata da Peppino Giunta, mirabile proto della Luxograf. Con Michelangelo Granata abbiamo riveduto e corretto, ad uso e consumo dei posteri che consulteranno un'opera che, secondo la generosa prefazione di Paolo Gozzo, presidente regionale isolano, viene considerata più unica che rara. (*). A pagina cinquantuno troviamo Giuseppe Gioia, 24”2/5 nei 200 metri, anno di grazia 1933. Giorni fa, mentre ci apprestavamo a ultimare e sigillare colmando le pagine bianche finali, trecentoquattordici nel format gigante, è giunta la richiesta di amicizia di Marcello Gioia, suo figlio, che ci ha riportato ai tempi del Gonzaga, della Bacigalupo, raccontandoci di suo padre Beppuccio, della famiglia Gioia, Giovanni che fu più volte Ministro a metà degli anni Settanta, Luigi Gioia, Presidente del Palermo e della Polisportiva U.S. Palermo. Beppuccio Gioia aveva iniziato a correre nel Convitto Nazionale di Palermo. Queste le sue prestazioni, 100 in 11”2 e 200 in 23”2, stagione 1933, quando l’atletica era uno dei fiori all’occhiello del Fascismo. Marcello divenne orfano a tre anni, il padre Giuseppe morto a 46 anni stroncato da un male ai polmoni. Nel dialogo non chiarisce il mistero del padre ventenne, che avrebbe meritato una gara preolimpica in vista dei Giochi di Berlino. La famiglia Gioia era antifascista, come il giornale L’Ora. Due le ipotesi: un grave infortunio, o l’ostracismo del Federale. Giuseppe Gioia era nato nel gennaio del 1913 morendo quindi ai primi del mese di Aprile del 1946 per complicazioni polmonari a Sondalo, in provincia di Sondrio, in un sanatorio specializzato. Era il primogenito di undici figli nati dal matrimonio di Agostino Gioia, industriale originario di Vigianello in Provincia di Potenza. Dopo la Laurea in Legge conseguita all’Università di Napoli, era sceso in Sicilia, a Messina, impiantando una Ferriera. Dopo il terremoto del 1908, che distrusse la sua industria e che lo lasciò sotto le macerie per due giorni, si trasferì a Palermo dove incontrò Provvidenza Pecoraino, figlia del ricco industriale del grano Filippo Pecoraino. Dopo un breve fidanzamento si sposarono e il suocero lo fece collaborare in molte iniziative industriali, oltre alla gestione del giornale L’Ora. Giuseppe aveva avuto un’infanzia felice e molto agiata anche perché era il pupillo di sua nonna, donna Dorotea Pecoraino. Completò i suoi studi al Convitto Nazionale, Collegio di nobili e di sportive tradizioni. Era un uomo elegante ed affascinante. Nonostante fosse corteggiato da gran parte delle ragazze della ricca borghesia, s’innamorò della figlia di un ferroviere. La sposò quando lei aveva 17 anni. Nel 1941 nacque Daniela e nel 1943 Marcello. Marcello era nella mente di Dio quando Beppuccio correva veloce al campo Gil di Messina, sulla pista di 250 metri, in 34 secondi. Da padre a figlio, una biografia brillante del medico Marcello, giovane portiere nella squadra del Garibaldi e tanto sport, al sollievo del dolore, all’agopuntura che curò anche il trauma alla caviglia di Salvatore Antibo e a Balata di Baida, frazione di Castellammare del Golfo, dove il nostro amico ritrovato vive nella salubrità e s’illumina nell’immensità delle piccole cose. Pino Clemente (*). Storia dell'Atletica siciliana, Dai miti Eraclei al 2006, di Sergio Giuntini e Giuseppe Clemente, 2012, Ready- made, Foro Bonaparte, Milano, presentazioni di e Paolo Gozzo, prefazione di Augusto Frasca. L'Ora, quotidiano di orientamento progressista, fu fondato il 22 aprile del 1900 per iniziativa della famiglia Florio. Chiuse le pubblicazioni nel 1992. (g.o.)

Nichi Moretti è un trentenne che, di mestiere, pare fare il punch-ball: è stato lasciato dalla ragazza ed è alle prese con l’esame di stato per diventare avvocato. Franco Legni, avvocato pratese, grande gogliardo, tombeur de femmes di rango, è arrivato al suo secondo romanzo (che qualcuno dice autobiografico) e fa passare al suo protagonista dei quarti d’ora terribili, fra noir e umorismo: assisterà all’esplosione di un palazzo, verrà picchiato praticamente da tutti finchè, alla fine, l’esame di stato e la ragazza che lo abbandona saranno l’ultimo dei suoi problemi. Titolo dell’opera è: “Io Nichi Moretti”, e non dovrebbe mancare nelle nostre biblioteche e nelle valigie dei globetrotter ! Franco Legni – “Io Nichi Moretti” – Giunti Editore , Firenze

SPIRIDON/12

L’articolo di Gianni Pezzano, di poco tempo fa’, sull’emigrazione italiana e’ molto interessante...l’avevo detto e ora lo ripeto...Naturalmente mi tocca da vicino, emigrante e “displaced person” tutto in uno.

Mia nipote Evelina Tainer, anni fa’, aveva illustrato nella sua tesi di dottorato, l’emigrazione in Usa nel suo totale. Riducendo la sua dissertazione a poche frasi,si può concludere che: l’emigrante senza la conoscenza della lingua inglese,qui’ in America, può guadagnare ma non progredire, al contrario di quelli che sapendo la lingua possono aspirare a lavori piu’ remunerativi e con enormi possibilità di avanzamento nella fascia sociale. Sempre naturalmente se si hanno i documenti in regola.Questa conclusione è oggi certamente ancora pienamente valida.

Naturalmente ci sono le statistiche che danno un quadro completo su questo argomento ma,queste sotto, sono mie osservazioni. Il tutto vissuto personalmente tra gente come me, emigranti e displaced persons. maggioranza dei messicani, per esempio, rimangono allo “status quo”. Il loro scopo è quello di spedire i loro guadagni a casa, alla famiglia in Messico. Per questo l’illegalita’ tra loro è piu’ diffusa. Arrivano qua’ senza il visto di soggiorno e pagano salato i loro documenti forgiati. Qui’ per lavorare c’è bisogno di avere un numero, quello della Social Security ,equivalente in Italia al codice fiscale. Molte volte ne hanno piu’ di uno,anche perche’ si fanno assumere in piu’ posti contemporaneamente ed accettano compensi da fame. Parlando di documenti forgiati, questo l’ho potuto constatare di prima mano: tenevo la contabilità per il ristorante di mio genero. In cucina, incluso il cuoco, erano per la maggioranza tutti messicani. La mia corrispondenza con gli uffici del governo, IRS Internal Revenue Services, a quel tempo era piuttosto prolifica. I loro dati personali non combaciavano mai. Ci sono anche gli illegali Italiani. Qualche anno fa’, mio figlio ne aveva assunto qualcuno nel suo studio di architettura, erano ragazzi istruiti che si adattavano a prepare le insalate nei ristoranti, ne aveva potuto aiutare solo una, andando attraverso il percorso legale si era potuto ottenere per lei, la famosa cartolina verde. Ora questa legge è forse in pericolo a causa degli abusi. Se si parla di emigranti italiani, per certi aspetti la situazione assomiglia a quelli provenienti dal Messico. Parlo degli emigranti che lasciano a casa,in Italia, le famiglie. Oppure di quelli che arrivano qui con le famiglie ma ,dopo aver risparmiato abbastanza per comprarsi casa al paesello, vi ritornano. Di solito sono quelli che la lingua non l’hanno imparata o non imparata bene abbastanza e le cui mogli sono rimaste in casa ad accudire. Di solito, questi sono i nostri connazionali che provengono dalle regioni del sud, sebbene ai miei tempi, le catene di produzione nelle fabbriche tipo Motorola,ne ospitavano,oltre a me ,tantissime di madri di famiglia. Questo pero’ è un argomento a parte.

Sono molti i figli di emigranti rimpatriati a suo tempo e che ora ritornano qui’ e diventano permanenti. Dice Francesca da Valenzano,qui da cinque anni circa, mio papà mi aveva detto,quando arrivi in America baciane il suolo. Per la nostra gente del sud, il campo delle attività, rimane ancora oggi, nelle costruzioni. Molto dipende anche dal livello di istruzione e dall’eta’.Quelli che comprendono il sistema americano e si danno da fare per imparare la lingua, e rimanendo in questo campo, eventualmente creano la loro propria azienda dando lavoro ad altri connazionali. Lo stesso vale se entrano nel campo delle importazioni di prodotti alimentari o aprono ristoranti. I prodotti italiani qui vanno per la maggiore. Di ristoranti italiani ce ne sono moltissimi, peccato che, per noi trapiantati italiani o dovrei dire nostalgici, questi ristoranti non sono sempre all’altezza dei nostri gusti,letteralmente. Sono per gli americani che amano italiano e non conoscono bene la nostra cucina e le nostre specialità!Per mangiare prettamente italiano, bisogna andare molto più in su’, di costo naturalmente e con il nome dello chef ,non necessariamente italiano, nell’albo d’oro. Devo escludere le pizzerie, le pizze sono buone quasi dappertutto : una famosa,anche a New York ed altrove: la Chicago Pizza.

Gli emigranti che arrivano dal nord, nord passata Roma, hanno ambizioni un po’ diverse. Molti di questi hanno gia’, se non sono giovanissimi, una specializzazione specialmente nella meccanica, stampista,attrezzista ecc... Queste professioni sono tra le piu’ ricercate o almeno lo erano tanti anni fa’. Gli uomini della nostra famiglia,a suo tempo, non avevano avuto alcun problema a trovare impiego in questo campo anche senza la completa padronanza della lingua inglese. Ecco questi sono gli emigranti displaced persons, per la maggioranza ma anche nostri amici del Veneto e della Toscana. A Fiume,industrializzata al massimo durante i tempi che furono e prima dell ‘esodo, di specializzati nella meccanica c’è n’erano, eccome. Se questi emigranti sono giovani ma in eta’ da lavoro, si impiegano e studiano allo stesso tempo, diventano avvocati,architetti, ingegneri, chefs, medici ecc...Da notare che gli studi qui si pagano. I figli e figlie, prima generazione americana o arrivati qua’ da piccoli, conseguono diplomi,lauree,dottorati ecc... Certamente questo è stato lo scopo principale del nostro insediamento negli Usa, ottenuto grazie alla perseveranza dei miei genitori, dopo anni ed anni di pratiche, interviste ecc... e sofferenze enormi causate da quel morbo che si chiama nostalgia, nostalgia per una Fiume che non c’è più e per l’Italia, patria mia. Mirella Tainer Zucovich

SPIRIDON/13

di Pino Clemente

In un mondo sempre più crudele con gli ultimi e con gli sfortunati, ci sono uomini e donne che manifestano con pensieri, parole e opere la 'gran bontà dei cavalieri antiqui' celebrata da Ludovico Ariosto nell'Orlando Furioso, e la postilla chiarirà la differenza tra l'epica e la casualità della vita. Il Presidente Sergio Mattarella ha trascelto 33 Cavalieri Eroi che hanno dato prova di generoso altruismo, premiati a febbraio al Quirinale. Vito Massimo Catania, 39 anni, podista amatoriale orgoglio di Regalbuto, ha un primato di 2 ore 23' nella maratona, ed ha collezionato premi, eccellendo anche nelle ultra maratone. Giusy La Loggia, di Barrafranca, 43 anni, trascorsi giovanili nei Giochi della Gioventù, sposa di Giuseppe Colombo, a 33 anni vede cambiata la sua vita. Il suo corpo è stato invaso da un'anomalia genetica, atassia, non è stata scoperta la cura, è necessaria la fisioterapia, mirata e costante. - Giusy, presentati. <>. - Le tue gare d’esordio. <>. - I tuoi hobby. <>. - I prodromi della malattia. <>. - Come hai vissuto la perdita dell’autonomia. <>. - Contatti con i centri specializzati. <>. - La prima corsa in carrozzina. <

SPIRIDON/14 dell’ultimo decennio. Da quell'incontro fortuito, la nostra amicizia è diventato un legame molto forte e sempre in crescendo. Fu cosi che al termine di una gara disputata ad Adrano, insieme a Vito Massimo e a un gruppo di altre persone, si decise di andare al Rifugio Sapienza sull’Etna. Sul posto, Vito Massimo chiese a mio marito se poteva spingere lui la carrozzina. Avutone il consenso, iniziò a spingere in quel falsopiano aumentando progressivamente la velocità. Più aumentava la corsa, più mi emozionavo, e quel giorno assaporai l’ebbrezza del vento in faccia>> - Il racconto di Giusy La Loggia è straripante, siamo costretti a sintetizzarlo per non allentare la concentrazione dei lettori. Ci immedesimiamo nel suo stato, immaginiamo le tante ore in carrozzina, l’incitamento di Vito, la benefica azione delle endorfine analgesiche prodotte dall’organismo, la piacevole distrazione, l’ambiente e il paesaggio. Colui che sarebbe diventato Cavaliere si trasferì da Regalbuto (7257 abitanti, toponimo di origine araba), al centro di Palermo. <>. - Il riflesso nel sociale, famiglia e amici. <>. - Per concludere questa maratona tra l’antico professore, tra letto e carrozzina, e Giusy la sfrenata, le letture, la musica e i film preferiti. <>. - La postilla, da Le donne, i cavalier, l’armi e gli amori... dell'Ariosto. L’ironia sulla ‘gran bontà’, Orlando e Ferraù, di fede diversa e rivali in amore, depongono le armi per inseguire la bella Angelica. Vito Massimo Modica, la bontà autentica, l’animo nobile, Cavaliere come San Giorgio.

IL BEL TEMPO CHE FU

Una volta la banca di quartiere o di paese, per chi la frequentava ogni giorno per lavoro, era una bottega. Un amico che lavorò per anni alla filiale interna di una grande banca ai mercati generali di via G. Bruno ricordava i clienti che gli tiravano oltre il vetro della cassa pacchetti di banconote per milioni urlando «passo poi a prendere la ricevuta». Si fidavano. Il rapporto di fiducia era totale e reciproco. Le amicizie si cementavano. Adesso a Intesa Sanpaolo hanno abolito i banconi. Ci son solo “salotti” dove vieni ricevuto su appuntamento dal tuo manager di riferimento, che ti fa tutto. Se hai esigenze improvvise, o se lui è malato, sei fregato. Obbligatorio prenotarsi, come all’Asl. E lasciamo perdere i discorsi sulle commissioni sempre più ingorde, gli interessi, l’anatocismo, ecc. Parliamo d’investimenti. Quanti clienti che avevano quel rapporto di totale fiducia con la banca sono stati cinicamente fregati? Un mare. Malgrado la scottatura dei recenti salvataggi bancari, le polemiche sulla scarsa consapevolezza dei risparmiatori sulla rischiosità degli investimenti, il dibattito sull’inefficacia dei controlli, sulla clamorosa ammissione di impotenza da parte di Bankitalia e Consob e sulla spregiudicatezza dei promotori finanziari, le banche hanno continuato tranquillamente ad offrire alle famiglie titoli tossici. Ci sono volute le Iene (!) per portare alla luce la truffa (la GdF di Milano ha operato un sequestro preventivo di 700 milioni presso 5 banche e 2 società) dei diamanti da investimento, venduti in banca a prezzi gonfiati da società raccomandate dalle banche. Siamo passati da Cuccia a Vanna Marchi. Ma per protestare dobbiamo prendere appuntamento. ( M.C.)

SPIRIDON/15 record mondiale di 24h su tapis roulant !!

Ennesima, grande impresa di Vito Intini, che ha stabilito il nuovo record mondiale di 24 ore su tapis roulant percorrendo 265,200 chilometri e superando l’atleta norvegese Bjørn Tore Kronen Taranger, che deteneva il precedente primato sulla distanza con 264,520 chilometri. Senza parole …

Un pensiero profetico di Jacques Ellul, giurista, storico, teologo, sociologo, protestante e libertario morto nel 1994. Rriconosciuto come uno dei più importanti pensatori contemporanei è ignorato, disprezzato per il singolo pensiero.Sull’ Islam. Ecco un estratto (adattato, fonte in fondo alla pagina) di un articolo pubblicato in il settimanale "Réforme" nel 1989, che molti dei nostri compatrioti francesi certamente non hanno mai letto, sebbene sia intellettualmente un punto di riferimento notevole tanto da farlo considerare come notizia incredibile! Sentite ciò ch’ebbe a scrivere Jacques Ellul: «Direi sì, facilmente, al buddismo, al brahmanesimo, all'animismo ... ma l'Islam ... è qualcos'altro. È l'unica religione al mondo che vorrebbe far creder di voler imporre con la violenza la sua fede al mondo intero. " "Allora so che mi verrà risposto immediatamente:" Anche il cristianesimo ! E per il verso possiamo citare le crociate, i conquistadores, i sassoni di Carlo Magno, ecc. ""Bene, c'è una differenza radicale. " "Quando i cristiani agirono violentemente e si convertirono con la forza, andarono contro l'intera Bibbia, e specialmente Vangeli. Hanno fatto l'opposto di comandamenti di Gesù " D'altra parte, quando i musulmani conquistano con la guerra I popoli costringono all'Islam a pena di morte, obbediscono all'ordine di Maometto, del Corano! " "La Jihad è il primo obbligo del credente. E il mondo intero deve entrare, con tutti i mezzi, nella comunità islamica. " "So che obietteremo:" Ma questi sono solo i fondamentalisti chi vuole questa guerra Sfortunatamente, nel corso della storia complesso dell'Islam, sono sempre i fondamentalisti, cioè i fedeli alla lettera del Corano, che ha prevalso sulle cosiddette correnti moderato, mistico, ecc. " "Dichiarare seriamente che in Francia l'adesione di" alcuni musulmani "Il fondamentalismo è il risultato di una crisi di identità è un interpretazione disastrosa! " "No, il fondamentalismo è solo il risveglio della coscienza religiosa. Uomini musulmani che sono musulmani ma sono diventati più o meno "Tiepido". Ora, il feroce e ortodosso risveglio dell'Islam è un fenomeno globale. " Vi ricordo che questo è scritto nel 1994. Che dire di 20 anni dopo?) "Dobbiamo vivere nella luna per credere che possiamo" integrare " musulmani pacifici e non conquistatori." "Dobbiamo dimenticare qual è la rimanenza del sentimento religioso (cosa Non posso svilupparmi qui). Dobbiamo dimenticare il riferimento richiesto a Corano. Deve essere dimenticato che mai per un musulmano lo stato può essere società secolare e secolarizzata: è im pen ble ble! " "Dobbiamo infine dimenticare come l'espansione dell'Islam è avvenuta al VI al IX secolo. Uno studio degli storici arabi del 7 ° e 9 ° secolo, che noi inizia a conoscere, è molto istruttivo: apprende quell'Islam si sviluppa in tre fasi nei paesi cristiani del Nord Africa e l'impero bizantino. " "In un primo passo: pacifica infiltrazione di gruppi Musulmani arabi isolati, sistemati in pace. " «Secondo passo: una sorta di acclimatazione religiosa, abbiamo fatto un errore ammettere pacificamente la validità della religione coranica. " "Ultimo passo: finalmente quando l'opinione pubblica era buona abituato, poi arrivò l'esercito che installò il potere islamico, che ha immediatamente eliminato le chiese cristiane usando la violenza per convertire. " "E ciò che è particolarmente istruttivo qui è che è sono stati gli stessi cristiani ad aprire le loro braccia alla religione "sorella", sulla fondazione del monoteismo e la religione del Libro. " (Da qui l'attuale avvicinamento di utili idioti cristiani e a il cosiddetto Islam moderato ...) "Stiamo iniziando a testimoniare questo processo in Francia (1994). Ma è un sogno ad occhi aperti presentare un programma di federazione Islamica in Francia, per integrare meglio i musulmani. " Ora trascrivi le sue tre fasi usate dall'Islam sotto l'impero bizantino, nei nostri giorni moderni. - In un primo passo: inizio dell'immigrazione musulmana in arrivo da Algeria, Marocco, Tunisia in piccoli gruppi di lavoratori isolati, negli anni successivi alla seconda guerra mondiale. - Secondo passo: 1973, l'iniqua legge di Giscard, sul raggruppamento famiglia, il vero inizio dell'invasione islamica della sfera pubblica. - Infine, la fase attualmente in corso: dove possiamo vedere la proliferazione moschee, rivendicazioni di comunità, distruzione Chiese, l'ondata di milioni di musulmani nelle città periferia delle grandi città, e l'espansione ora senza controllo, nei villaggi delle nostre province! "Al contrario, sarà l'inizio dell'integrazione dei francesi nell'Islam. " Jean Gaydon

SPIRIDON/16

FOTO D’EPOCA

La leggendaria Marjorie Jackson-Nelson conosciuta in tutta l'Australia come la "Lithgow Flash", è diventata la prima donna australiana a vincere una medaglia d'oro olimpica quando s’è imposta nelle finali dei 100 e 200 metri alle Olimpiadi di Helsinki nel 1952. Nei 200 metri, ha stabilito il record mondiale di 23,4 secondi nella sua semifinale, diventando il primo australiano a stabilire un record mondiale di atletica leggera. Impegnatissima nel “sociale”,dal novembre 2001 al luglio 2007, fra l’altro è stata Governatore del South Australia.

Successo che vale triplo per Marco De Gasperi & Elisa Desco che, dominando la finale di Tarvisio, vincono pure circuito e Campionato Nazionale Csen di Winter Trail by Nortec. Questo pomeriggio, nella splendida location dei laghi di Fusine, i due campioni bormini hanno dato spettacolo primeggiando su un parterre di assoluto livello.Un itinerario vario e spettacolare immerso nel bianco in uno dei luoghi più affascinanti della regione Friuli Venezia Giulia ha permesso loro di ribaltare i verdetti della prima prova andata in scena a Santa Caterina Valfurva. Qui a imporsi furono Elisa Sortini e Luca Cagnati. Da affrontare, nella competizione griffata US Mario Tosi, vi erano 13.5km con un dislivello positivo di 688m. Un anello muscolare e altamente spettacolare che ha esaltato il sei volte iridato della corsa in montagna che è andato a vincere in 1h09’49”. Alle spalle di De Gasperi si è piazzato il lecchese Luca Del Pero (1h09’52”) e l’intramontabile campione valdostano Dennis Brunod (1h09’59”). Completano la top ten di giornata Emanuele Manzi, Tiziano Moia, Luca Cagnati, Giuseppe Della Mea, Paolo Bonanomi, Robert Stark, e Stefan Schölzer. Sul podio di campionato nazionale sono invece saliti Marco De Gasperi, Luca Del Pero e Luca Cagnati.

Dalla notizie odierne:"Due femminicidi a Messina e a Napoli ; arrestati marito e fidanzato" Quando anche nel mondo occidentale si potrà dire, come fu detto per l'impero di Gengis Khan. che "una vergine con un piatto d'oro sulla testa poteva girare indisturbata da un angolo all'altro dell'impero", allora sarà veramente la festa della donna, e lo sarà tutti i giorni e per tutte le donne. Auguri!!!