II. DA A VITOZZA

II a. DA ALBINIA A

Il percorso ☞ Ad Albinia intersezione con gli itinerari Ia e IIb Da Albinia si prende la SS 323 per Magliano. Poco prima del castello è il bivio per la ➝ canonica di San Bruzio. Quindi si prosegue per ➝ Magliano e ➝ Pereta. Tutte queste località sono facilmente raggiungibili. Magliano 39

CANONICA DI SAN BRUZIO (MAGLIANO) In origine la chiesa era denominata San Tiburcio come risulta dagli statuti di Ma- gliano nel 1356. Essa è menzionata nelle Decime del 1276 e fino al 1321-24 come canonica esente dall’ordinario diocesano forse per la sua dipendenza dal monastero di Sant’Antimo. Nel XVIII secolo era dive- nuta parte della tenuta di . La monumentalità di questo edificio contrasta con la sua posizione esterna al castello medievale di Magliano. Si tratta di uno dei più raffinati monu- menti romanici della Maremma. In ef- fetti la documentazione scritta consen- te di collegarla a un Magliano vecchio ubicabile non lontano dalla romana Heba. La chiesa di San Bruzio appare oggi allo stato di rudere, essendone conservata solo la parte terminale con il transetto, il tiburio e l’abside. In origine l’edificio era a pianta a Canonica di San Bruzio, croce latina (lunghezza 32 metri, larghezza 12 e 20 al transetto). Il pianta (da tiburio ottagonale è inquadrato da quattro arconi a tutto sesto, Moretti-Stopani, mentre l’abside semicircolare sormontata da semicupola è decorata 1980) esternamente da motivi ad arcatelle cieche e lesene e presenta tre strette monofore simmetriche. Il paramento murario è a sacco con Canonica di incamiciatura di lastre di travertino perfettamente squadrate e li- San Bruzio 40 Guida agli edifici sacri della Maremma

sciate in facciavista grazie anche a una rifinitura dopo la posa in ope- ra. Fra i motivi decorativi di particolare rilievo segnaliamo i capitelli di stile francese che presentano analogie con quelli di Santa Maria Alborense (v. scheda 1.3.) La chiesa sarà oggetto di restauro, mentre un’indagine conoscitiva ancora inedita è già stata effettuata dagli or- gani di tutela.

MAGLIANO CHIESA DI SAN MARTINO La pieve viene citata come semplice chiesa nelle Decime della fine del XIII Magliano, chiesa secolo. Essa compare ancora nella documentazione del XIV e XV secolo di San Martino dove viene ricordata una “Contrada di San Martino”. La chiesa di San Martino in origine doveva essere più corta dell’attuale, con pianta a croce greca. La facciata odierna, frut- to di ampliamento e ristruttura- zione recente, presenta elementi di quella originaria, come la bifora posta in alto. Anche sul fianco destro è visibile l’amplia- mento che però riutilizza in gran parte materiali della primi- tiva chiesa. Il portale che sta sul braccio del transetto destro pre- senta due transenne scolpite a bassorilievo con figure antropo- morfa e zoomorfa (rispettiva- mente un cavaliere e un drago). Il cavaliere in particolare pre- senta forti analogie con quello scolpito sul portale della catte- drale di .

PERETA

PIEVE DI SANTA MARIA Secondo una notizia erudita, la chiesa di Santa Maria fu edificata nel XV secolo in occasione della visita del vescovo sovanese, mentre delle pie- vi di Pereta (non sappiamo se Santa Maria o San Giovanni) abbiamo notizia dal 1138 in un documento redatto per la chiesa pistoiese a cui esse appartenevano (si tratta di residui dei possedimenti di età longobar- da in Maremma). Le pievi sono ancora citate nelle Decime della fine del XIII secolo. Pereta 41

L’edificio è a navata unica con tetto a capanna decorato da una cornice dentellata. Il portale è inquadrato da un arco a tutto se- sto. Una cornice con motivi flo- reali corre in facciata separandola in due parti uguali. Il rosone sembra essere coevo alla struttu- ra, così come la parte bassa del campanile che si imposta sul fianco destro della chiesa. Ester- namente, sui fianchi, due semipi- lastri dividono in tre parti uguali l’edificio. L’abside esternamente è quadrata, mentre all’interno è se- micircolare. L’accesso alla postier- la sul lato destro era rialzato ri- spetto al piano di calpestio at- tuale. Le murature sono realizzate a sacco con rivestimento di lastre di arenaria locale a filaretto che valorizza la struttura con la sua policromia.

Pereta, pieve di Santa Maria CHIESA DI SAN GIOVANNI BATTISTA Per le notizie storiche si veda quanto detto per Santa Maria. La chiesa ha una pianta ad aula con abside quadrato voltato a crociera. Interamente ristrutturata all’interno in età barocca, mantiene, però, all’esterno, le caratteristiche romaniche con l’eccezione di un portale con frontone spezzato barocco in pietra serena. II b. DA ALBINIA A ROCCALBEGNA

Il percorso Da Albinia si prende la SS 74 per : al bivio per il castello salire fino a una piazza sotto la rocca. Sulla destra è una strada a sterro che va percorsa fino a uno spiazzo con un capannone. Parcheggiare e proseguire a piedi fino al castello di ➝ Stachilagi. L’accesso è subordinato al permesso dei proprietari che va richiesto con anticipo e per gruppi non superiori a quattro persone. Si torna sulla SS 74; ☞ A INTERSEZIONE CON L’ITINERARIO II c. Seguire le indicazioni per ➝ . Si prosegue per fino a ➝ . Da qui una deviazione verso ➝ di Fazio. Si ritorna sulla strada per Semproniano e si seguono le indicazioni per ➝ Roccalbegna. La -Stachilagi 43

LA CASTELLACCIA-STACHILAGI Situato in località La Castellaccia su un poggio che sovrasta il torrente Elsa, il castello di Stachilagi seguì le vicende dell’abbazia delle Tre Fonta- ne di Roma. Il nome medievale del sito era castrum Elza e come tale com- pare nei primi documenti come nell’atto di Gregorio VII in cui il pontefice prende sotto la sua protezione l’abbazia. Questo importante punto strategi- co viene più volte menzionato nella documentazione, ma la chiesa è citata esplicitamente per la prima volta nel 1183. Castello di Stachilagi con ubicazione della chiesa, (da Celuzza-Fentress, 1989)

All’interno del castello, nel pianoro inferiore a nordest della rocca e prossima al muro di cinta è ben visibile la chiesa a navata unica con absi- de forse semicircolare (si vedono solo gli ammorzamenti). La muratura è piuttosto curata se paragonata ad altri edifici del castello ed è realizzata in conci di pietra legati con malta e disposti a formare dei corsi orizzontali.

Stachilagi, la chiesa 44 Guida agli edifici sacri della Maremma

CHIESA DI SAN GIORGIO (MONTEMERANO) La chiesa di San Giorgio fu costruita probabilmente nel XIV secolo a seguito di un ampliamento del centro abitatato. L’abside e il transetto furono aggiunti en- tro il 1430, data della riconsacrazione della chiesa, testimoniata dalla iscrizione sulla facciata. La chiesa ha un impianto a croce latina a navata unica con tetto a ca- panna. L’abside è quadrata e coperta con volta a crociera inquadrata da ar- chi gotici, mentre i bracci del transet- to da archi a tutto sesto. Le monofore sull’abside e sui lati del transetto sono Montemerano, originali, mentre in facciata la finestra e il portale sono interventi chiesa di San Giorgio successivi. Questo è infatti asimmetrico rispetto alla facciata.

CHIESA DEI SS. VINCENZO E ANASTASIO (SEMPRONIANO) Costruita nel 1259 la chiesa, è ricordata per la prima volta nelle Decime del 1276-77. In gran parte restaurata, la chiesa di San Vincenzo rimane, nelle parti inferiori, di costruzione romanica, mentre il portale e le monofore sem- , chiesa di brano essere recenti. Le forme stilistiche con l’associazione degli archi a Santa Cristina tutto sesto a quelli a sesto acuto, denotano l’appartenenza già al perio- do gotico di questo edificio. All’interno sono posti due capitelli romanici e tre elementi di decorazione scultorea a ro- setta di incerta provenienza.

PIEVE DI SANTA CRISTINA (ROCCHETTE DI FAZIO) L’ex-pieve di Santa Cristina è nomina- ta nelle Decime del 1276-1277 e risale al XIII secolo. Nel 1346 risulta dipen- dente dall’abbazia delle Tre Fontane di Roma. Abbandonata nel 1884, dell’e- dificio non si possono ricostruire le di- mensioni originali. L’edificio presenta pianta a navata unica e tetto a capanna, la muratura della facciata è costruita con bozze squadrate approssimativamente, il por- tale, realizzato con una tecnica molto più raffinata, non è in asse con l’occhio sovrastante. Roccalbegna 45

CHIESA DEI SS. PIETRO E PAOLO (ROCCALBEGNA) La chiesa fu edificata alla fine del XIII se- colo. Alcune trasformazioni strutturali risal- gono al 1765 con l’inserimento di elementi tardobarocchi. Le prime citazioni docu- mentarie risalgono al XIV secolo quando il di Siena ne nomina il canonico. Nel XVII secolo è invece menzionata con il titolo di pieve. La chiesa è a unica navata e dell’im- pianto originale rimane la sola facciata, che ha però un rosone centrale inserito successivamente. Il tetto è a capanna; il portale, risaltato dalla facciata, presenta colonnine tortili e lesene decorate. A cau- sa di cedimenti strutturali l’architrave del portale è oggi asimmetrico.

Roccalbegna, chiesa dei SS. Pietro e Paollo

Roccalbegna, chiesa dei SS. Pietro e Paollo II c. DA MANCIANO A VITOZZA

Il percorso Da Manciano si prosegue per la SS 74 fino a Pitigliano. Arrivati al bivio per Sova- na, prima di salire in paese, si prosegue in direzione di quella per alcune centinaia di metri dove si può parcheggiare e visitare il cosiddetto ➝ oratorio rupestre paleo- cristiano (occorre scendere per un viottolo). Si ritorna sulla via per ➝ Sovana dove si possono vedere un oratorio paleocristia- no, la cattedrale dei SS. Pietro e Paolo, la pieve di Santa Maria e la chiesa di San Mamiliano. A Sovana si può arrivare da Pitigliano anche seguendo a piedi un’antica via cava etrusca. Si prosegue per ➝ ; prima del castello si può visitare la chiesa dell’abi- tato rupestre di ➝ San Rocco. A Sorano si possono vedere la chiesa di San Niccolò e un altro edificio per il quale non è stata ancora avanzata alcuna at- tribuzione. Usciti dal castello di Sorano si riprende la strada per Pitigliano per giungere alla chiesa di ➝ Santa Maria dell’Aquila (le indicazioni sono poco visibili, occorre fare attenzione), dove si può vedere la chiesa omonima. Si ritorna verso Sorano e si seguono le indicazioni per San Quirico. Da qui si giunge al villaggio rupestre di ➝ Vitozza dove i può vedere la Chiesaccia (di difficile acces- so, occorre farsi accompagnare). Pitigliano - Sovana 47

Pitigliano, il cosiddetto oratorio paleocristiano

ORATORIO RUPESTRE (PITIGLIANO) L’oratorio si presenta come una piccola grotta di forma ellissoidale scandita all’interno da semicolonnine e archetti a tutto sesto scolpiti sulla parete di fondo. Secondo un’interpretazione controversa, un’epigrafe sulla parte de- stra recherebbe una data del IV secolo d.C. in cifre arabe e non latine. Il fatto risulta piuttosto difficile da spiegare, dal momento che la civiltà ara- ba si diffonde molti secoli più tardi.

SOVANA

PIEVE DI SANTA MARIA Della chiesa di Santa Maria non abbiamo attestazioni prima delle De- cime della fine del XII secolo. Tuttavia è stato proposto di identificarvi la pieve di Sovana citata in un documento del 1061 separatamente dalla canonica di San Pietro che poi diventerà cattedrale. La chiesa ha il tipico impianto romanico a unica navata con tetto a capanna, ma l’abside poligonale e presenta almeno due fasi costrut- tive sul fianco da cui si accede: una nella parte più bassa, dalla mura- tura molto accurata, l’altra ugualmente ascrivibile al periodo roma- nico, ma di esecuzione più sommaria. L’interno conserva ancora parte dell’aspetto romanico, sebbene nei pilastri e nelle arcate si notino interventi posteriori. Il bellissimo ciborio nel catino absidale proverrebbe, secondo una fonte non verificabile, dall’attigua chiesa di San Mamiliano. Certo in Santa Maria non si ri- scontrano elementi architettonici e/o strutturali coevi al ciborio che va datato intorno al IX secolo.

CHIESA DI SAN MAMILIANO Dopo la traslazione della cattedra vescovile da Sant’Ippolito presso Grotte di Castro a Sovana, a seguito delle vicende belliche che interessarono l’Italia nel 48 Guida agli edifici sacri della Maremma

VI secolo d.C., San Mamiliano è tradizionalmente identificata, ma senza validi argomenti, come la prima sede del vescovo. Il cibo- rio ora in Santa Maria non è detto provenga da qui. Inoltre una cattedrale altomedievale non poteva essere dedicata a San Ma- miliano: la traslazione delle reli- quie di quel santo dal Giglio alla terraferma è infatti di età caro- lingia. La chiesa è citata nelle Decime della fine del XIII secolo. La chiesa di San Mamilia- no è ridotta allo stato di ru- dere, essendo andata persa tutta la copertura che co- munque doveva essere con tetto a capanna. L’edificio è a unica navata con abside quadrangolare. Tre le fasi costruttive visibili: l’esterno dell’abside, con un’apertura tamponata che forse dava accesso alla cripta – menzio- Sovana, chiesa di nata da Bianchi Bandinelli –, è la parte più antica e ha una tecnica Santa Maria ciborio costruttiva preromanica. Allo stesso periodo, o forse ancora all’Età romana, si potrebbe associare parte della base della navata realizza- ta con blocchi di tufo di spoglio da edifici etrusco-romani. Il resto

Sovana, San Mamiliano, l’interno Sovana 49 della chiesa presenta un tipico filaretto romanico, ma in più punti è evidente un rialzamento. Una seconda abside, più arretrata e quindi più antica, è ancora visibile tra la vegetazione. La chiesa do- veva avere pertanto una pianta diversa. Recenti scavi ancora inediti hanno mostrato una articolata sequen- za di sepolture all’interno. Il monumento è in corso di restauro.

CATTEDRALE DEI SS. PIETRO E PAOLO Le poche notizie sul complesso della cattedrale convergono nel delineare le seguenti fasi: durante la seconda metà del X secolo verrebbe costruita la prima canonica, generalmente identificata con la cripta, la quale, peral- tro, presenta i caratteri tipici di un edificio di quel periodo, ma con tec- nica costruttiva che può essere anche romanica. Nella prima metà dell’XI secolo, durante l’episcopato di Giovanni la canonica viene “firmata” (confermata o restaurata?). Secondo una tradizione, durante la seconda metà dell’XI secolo, al tempo del pontificato di Gregorio VII, cominciò la costruzione della cattedrale, ma di questa presunta opera non rimangono tracce, tanto che la stessa tradizione è costretta ad ammettere che essa do- vette arrestarsi quasi subito per la morte del pontefice. È più probabile che si tratti del tipico fenomeno di attribuzione a un noto personaggio di interventi edilizi di rilievo per una piccola comunità. A metà circa del XII secolo può essere datato l’impianto, a opera del vesco- vo Pietro (1153-75), che si è conservato fino a noi, pur con restauri, mentre Sovana, SS. Pietro a metà del XIII secolo sono attestati i restauri per mano del canonico Bruno e e Paolo, portale il completamento delle volte. e abside L’edificio è a navata unica, abside semi- circolare, con tetto voltato a crociera co- stolonata. Le navate sono divise da pilastri quadrati cui si addossano semicolonnine. Anche le navatelle hanno le campate co- perte con volte a crociera costolonata. Il presbiterio è rialzato. Costruito su terreno soggetto a smottamenti, l’edificio è stato più volte restaurato e puntellato. Ben visi- bili esternamente sono i contrafforti che per la tecnica costruttiva vanno inquadrati in Età moderna, mentre la struttura della chiesa si può collocare ancora in periodo romanico. Il catino absidale ha la tipica decorazione a lesene e arcatelle cieche in travertino su fondo di tufo giallo. Sotto il presbiterio, simmetrica alla chiesa, è una cripta con sei colonne di un precedente edificio, che ha una tecnica costruttiva già decisamente romanica e non può quindi collocarsi nell’VIII secolo come vuole una 50 Guida agli edifici sacri della Maremma

tradizione locale. Alla chiesa si addossa l’edificio della canonica che, per la pre- senza di una finestrella gotica, può esse- re collocato ancora in àmbito me- dievale. L’accesso è pertanto da un portale sul fianco che esternamente è simme- trico ai contrafforti, mentre interna- mente è asimmetrico alla campata. Ciò significa che questa non era la sua ori- ginaria posizione o che fu comunque aperto con materiale di spoglio, fra cui numerosi bassorilievi altomedievali e romanici e l’epigrafe del canonico Bru- no del 1248, dopo la realizzazione dei contrafforti stessi.

ORATORIO RUPESTRE Usciti da Sovana si prende la strada per . Appena Sovana, fuori dal tunnel, sulla destra, sono i ruderi di un oratorio rupestre ad SS. Pietro e Paolo, abside aula scavata nel tufo con grande croce graffita sul soffitto in parte fra- nato. L’attribuzione al tardoantico, pur se suggestiva, non trova al mo- mento conferme stringenti.

SAN ROCCO (PRESSO SORANO) La fortuna del Santo nell’area dei tufi comincia con il XIV secolo, in rela- zione alla sua azione salvifica contro la peste, tuttavia la prima notizia dell’abitato di San Rocco è del 1562. La chiesa, nonostante numerosi rimaneggiamenti, ha ancora l’aspetto di un edificio romanico a unica navata con abside semicir- colare, tetto a capanna e paramento murario, dove è visibile, in fi- laretto, seppure di non pregevole fattura. Si pone il problema, per- tanto, di un eventuale cambio di dedicazione di un edificio roma- nico nel corso del XIV secolo o più tardi.

SORANO

CHIESA DI SAN NICOLA La chiesa di San Nicola viene ricordata per la prima volta nelle Decime del 1276. Intorno al 1290 maestranze senesi operanti per conto della contessa Margherita operarono nella costruzione della chiesa. Nel 1509 divenne “collegiata insigne”. Importanti ampliamenti 0e ristrutturazio- ni avvennero nella seconda metà del XVIII secolo. Sorano - Vitozza 51

Sorano, chiesa di San Nicola

Del primitivo impianto romanico rimane visibile solo la parte po- steriore in filaretto con evidenti restauri e ampliamenti che hanno obliterato la struttura originaria che oggi si presenta a croce latina ir- regolare.

CHIESA NEL BORGO ABBANDONATO DI SORANO Di questa chiesa, di cui ancora non è stata proposta un’identificazio- Sorano ne, rimane ben visibile il paramento murario in filaretto molto cura- chiesa nel borgo to, di tufo giallo e una postierla con archetto a tutto sesto e decora- abbandonato zione a rosette.

SANTA MARIA DELL’AQUILA (PRESSO SORANO) La chiesa sorge nei pressi di una sorgen- te e consiste di un edificio sacro più altri ambienti. Ha un campanile a vela ben visibile anche a distanza. Il portale è sor- montato da arco a sesto acuto e finestro- ne. Il lato della chiesa ha una cornice che separa in due la struttura. La parte supe- riore è frutto di un evidente rialzamento.

LA CHIESACCIA (VITOZZA) Le prime notizie di Vitozza sono piuttosto tarde nel panorama documentario medie- vale toscano; esse risalgono infatti agli ini- zi del XIII secolo, mentre le prime infor- mazioni sulle chiese, di San Bartolomeo e di San Quirico, sono relative alle Decime 52 Guida agli edifici sacri della Maremma

del 1276. Nelle Decime del 1302-1303 viene inol- tre citata la chiesa di San- ta Vittoria, che forse sosti- tuisce quella di San Barto- lomeo. Descritta allo stato di rudere già dal catasto del 1823, la chiesaccia è un edificio a unica navata con abside quadrato e campanile a vela. La mu- ratura è realizzata in fila- rotto di particolare cura. La chiesa ha subìto rifaci- menti visibili dalla diver- sa tecnica costruttiva. La copertura poteva essere in muratura, ma non vi sono elementi di certezza.

no, ria uila Sorano Santa Maria dell’Aquila

Vitozza, la Chiesaccia (da Parenti 1980)