Focus Di Andrea Estero Il “Verismo” vive una seconda giovinezza. Sancita dal ritorno di “Andrea Chénier” alla Scala. Dopo C’eravamo anni di boicottaggio critico, scoppia l’interesse per gli autori della Giovane Scuola. A sostenerlo gli eredi di Casa tanto Sonzogno, Nandi e Piero Ostali

saputo contestualizzare quel periodo storico. Lo vivevano come ancora contemporaneo. Invece Cavalleria, Pagliacci, ODIATI Chénier, o Adriana e tutti gli altri titoli coprivano un vuoto, dopo Verdi ci fu un buco da riempire. Sono opere di ale la febbre verista, con tutte nuovo melodramma popolare all’inizio passaggio e i loro autori erano figli della loro epoca. E poi c’è le virgolette del caso intorno a perfino nell’ambientazione rusticana, modo e modo di manifestare la propria opinione: quei critici questa definizione (come spie- poi soprattutto nella scrittura di forte giudicavano volgari quelle opere, ma a volte i loro giudizi lo ga Michele Girardi nell’articolo impatto emotivo. In seguito ci hanno erano ancora di più. A farne le spese furono pure opere che Sche segue). La Scala prova in questi creduto pure gli Ostali, che nel 1923 col Verismo non c’entravano nulla. Lavori di segno comple- giorni l’Andrea Chénier che il sette di- rilevarono la casa editrice: Piero, il “ri- tamente opposto come Isabeau di Mascagni od Oceana di cembre inaugura la prossima stagione fondatore”, il figlio Enzo, Nandi, moglie Smareglia, un autore d’impronta wagneriana, che secondo e si prepara ad allestire Francesca da di quest’ultimo. Fino al 1950 quei titoli Fedele d’Amico era uno dei titoli più interessanti da risco- Rimini di Zandonai, altro titolo “cult” continuarono a fare furore: Cavalleria, prire”. Dunque qualche eccezione ci fu? “I critici di antica dell’opera italiana di quel periodo. Pagliacci, Chénier, Fedora, Adriana Le- formazione erano gli unici a non avere preconcetti. Ricordo La riproposizione del “Verismo” pro- couvreur, L’Arlesiana; sempre meno Franco Abbiati, firma storica del ‘Corriere della sera’, e ap- messa a suo tempo (e anticipata due gli altri, i “minori”. Ma a un certo punto punto Lele d’Amico, che ho avuto l’onore di conoscere. Poi anni fa dalla Cena delle beffe di Gior- ci fu una frattura. La critica musica- quelli più giovani e giovanissimi”. dano) prende quota. Ma non solo. Il le prese le distanze, l’intellighenzia li Certo, i critici non fanno le stagioni, per quanto possano 23 13 di questo mese il Conservatorio di bollò come impresentabili e il verismo influenzarne indirettamente la stesura. Decidono sovrin- Milano con Serate Musicali fa sentire diventò un genere negletto. “La colpa tendenti e direttori artistici. “Gioacchino Lanza Tomasi, un Falena, titolo ultrararo del compositore fu soprattutto di quella nuova gene- sovrintendente e direttore artistico musicologo, quando an- fin-de-siècle Antonio Smareglia, prece- razione di critici che nacque intorno davo a trovarlo mi accoglieva scherzandoci su: ‘Quale ope- duto da un convegno di studi. Mentre all’avanguardia musicale tedesca”, raccia vuoi propormi questa volta?’. Per fortuna c’era il pub- i bene informati rivelano che , dice Nandi Ostali, che ha vissuto sulla blico, che ha sempre amato questi lavori, e i grandi cantanti, l’altro melodramma rappresentativo sua pelle quel “boicottaggio”, come lo che volevano si programmassero”. Abbado, che è stato di- del catalogo di Giordano con Chénier definisce senza mezzi termini. Spirito rettore musicale della Scala per venti anni, non ha mai di- e Fedora, verrà allestito nell’autunno- pugnace, donna colta e schietta, gran retto un’opera di Puccini, figuriamoci dei cosiddetti veristi. inverno 2018 dal Regio di Torino. “Sarà signora della musica milanese, Nan- Eppure perfino nei suoi anni il flusso di allestimenti non si è una coproduzione con il Massimo di di si è trovata a guidare la Sonzogno interrotto: nonostante la sua contiguità con la critica ostile. Palermo, con la regia di Roberto Andò navigando col vento contrario già pri- “Con Abbado ci frequentavamo. Dopo i concerti di Ciani, a e la direzione di Gianandrea Noseda”, ma della scomparsa di Enzo nel 1984. volte si andava a cena insieme, c’era anche Maurizio [Polli- conferma Piero Ostali jr, amministrato- “Il principale antagonista fu Massimo ni], a volte organizzavo cene informali da me. Ciani amava re ed erede di Casa Sonzogno, l’editore Mila, che ha formato la coscienza di quel pianoforte [indica lo strumento suonato da Mascagni], che detiene i diritti di gran parte delle tanti critici militanti fino ai nostri gior- e capitava che venisse a studiare qui. Ma del repertorio del opere composte dagli autori della co- ni. Per lui il primo Verdi era da mandare verismo non parlavamo mai. Lasciava fare ad altri direttori. siddetta Giovane Scuola (Giordano, al macero, e di Puccini diceva che era Paolo Grassi, che veniva dal teatro, fu peraltro un uomo mol- Mascagni, Leoncavallo, Cilea e altri). un autore per modiste. Duilio Courir, to aperto come sovrintendente della Scala. Un maestro”. E “L’opera andrà anche al Mariinskij di firma del ‘Corriere’, deplorava che tra Muti? “Non ha preconcetti. Certo, ha diretto solo Cavalleria San Pietroburgo, non sappiamo ancora le meraviglie del cartellone della Scala e Pagliacci, mai Giordano”. Quali furono allora direttori dav- se diretto da Gergiev”. potesse trovare posto la ‘musicuccia’ vero “amici”? “A parte Gavazzeni, Bartoletti, Chailly, Pidò. Edoardo Sonzogno, primo impren- di Adriana Lecouvreur. Un altro criti- Anche Gatti, che non ha diretto mai opere del verismo, è ditore italiano della cultura davvero co influente, Rubens Tedeschi, scris- un amico”. moderno (oltre a quotidiani come “Il se che Gavazzeni, grande difensore e Gli anni Settanta e Ottanta sono stati belli ma impegnati- Secolo” e all’invenzione della stampa promotore degli autori della Giovane vi. “Viaggiavo per tutta Europa, e non solo”, ricorda ancora periodica popolare e delle collane di Scuola, era ‘un avvocato delle cause Nandi Ostali. “Seguivo le produzioni dei nostri titoli ovun- libri economici, fu anche editore mu- perse’. Tedeschi definì questi titoli con que. Dopo le opere si faceva tardi e la mattina c’erano gli sicale e impresario teatrale) alla pos- disprezzo ‘opere del coltello’. Come appuntamenti con le dirigenze dei teatri. All’estero ho in- sibilità di creare un futuro all’opera se non si morisse accoltellati anche in contrato meno problemi, non c’erano pregiudizi, anche per- italiana dopo Verdi ci aveva creduto tante opere precedenti e nobili della ché col sistema ‘a repertorio’ i cartelloni potevano includere davvero. E fedele allo spirito democra- tradizione italiana!”. I ricordi scor- tutto. In Italia, con stagioni molto selettive, ci siamo dovuti tico che animava le sue attività edi- rono, l’ostracismo non si dimentica. impegnare al massimo per sostenere le ragioni dei nostri toriali aveva favorito lo sviluppo di un “Il loro errore più grande fu non aver compositori: abbiamo organizzato convegni su convegni e Focus pubblicato libri, grazie all’appoggio dei musicologi meno militanti e dagli stu- diosi più acuti; tra gli storici della mu- sica maturava già un nuovo interesse, VERISMO? riscontravamo una nuova partecipa- zione. Un argomento importante a no- stro favore, che rappresentò un punto Con “Cavalleria” o “” di svolta, fu quando Karajan decise di dirigere Cavalleria e Pagliacci”. na - restando sui grandi pal- l’estetica verghiana entra Dai ricordi di famiglia di Nandi Osta- coscenici - grazie a José Cura, li affiorano ritratti precisi degli autori. Adriana per Daniela Dessì. Ma all’opera. Ma ha vita breve. Cilea. “Era un signore all’antica, molto certamente gli anni Duemila Non sono veriste riservato e molto riconoscente nei con- sono stati più critici. Poi è fio- fronti di Piero Ostali, che l’aveva sottrat- rita una nuova generazione, “Andrea Chénier” né to all’oblio. Mio suocero era figlio di un penso a Kaufmann, alle coppie organista, aveva scritto operette con lo Gheorghiu-Alagna e Dessì- “Francesca da Rimini”. pseudonimo di Italos, per questo poté Armiliato. Per il tipo di vocalità convincerlo a tagliare Adriana”. Ma- richiesta, una voce nuova ar- Solo i discutibili scagni. “Era al contrario esuberante, riva tardi al repertorio verista. un ragazzo di grande fascino, originale, Adesso, per esempio, la Frittoli modi vocali col suo vistoso ciuffo, perfino vanitoso. canta Adriana a Montecarlo A soli 27 anni si era ritrovato a essere e la Netrebko in questi giorni che le hanno gonfiate il compositore più eseguito al mondo. sta interpretando Adriana a Era pure ostinato. Non voleva che le sue Vienna e a San Pietroburgo, e opere venissero trasmesse in radio e in- alla Scala sarà Maddalena nel- l dibattito intorno al Verismo in let- tentò diverse cause contro la sua stessa lo Chénier. Due cantanti che teratura era iniziato da un decen- casa editrice! Per lui i suoi testi erano in- hanno iniziato con Mozart”. nio in Italia quando Mascagni fece toccabili”. Giordano. “Uno spirito bona- Giordano è morto nel 1948, Ci- deflagrare la questione nel teatro rio, capace di grande humour. Passava lea nel ’50, Mascagni nel’45. La Imusicale, sbaragliando gli avversari alla in casa editrice tutti i giorni, quando era legge riconosce diritti d’autore seconda edizione del concorso bandito a Milano. Per strada lo riconoscevano, a compositori, eredi ed editori dall’editore Sonzogno per opere nuo- lui si fermava a chiacchierare. Amava fino a 70 anni dalla scomparsa. ve in un atto (che Puccini aveva perso 25 la vita, le donne, era incuriosito da tutto La “renaissance” si manifesta al primo turno, con Le Villi, nel 1883) e quello che era nuovo. Fu un frequenta- stre sono opere che richiedono grandi protagonisti, non si proprio quando queste opere mettendo alla luce di tutte le ribalte la tore assiduo del cinematografo”. possono fare con cantanti medi”, continua Piero Ostali. “Gli si avviano a diventare tutte di sua Cavalleria Rusticana nel 1890 al Co- L’anno scorso Andrea Chénier è stato anni Novanta sono stati un periodo d’oro: Domingo, Carre- pubblico dominio ed editori come Casa Sonzogno avranno stanzi di Roma. Gl’ingredienti di questo al centro dell’attenzione internazionale ras, Pavarotti, la Freni, la Scotto, la Kabaivanska, la Ricciarelli, meno interesse a sostenerle. “Stiamo spingendo molto titoli successo clamoroso furono una realtà grazie all’Opera di Monaco, che l’ha affi- tutti interpretavano i ruoli principali - tranne la Kabaivanska com , un’opera deliziosa dell’ultimo Giordano (che grazie regionale siciliana di sapore “esotico” in dato a un cast di lusso: Kaufmann, Har- che non ha affrontato Giordano -, perché non c’è grande te- al più longevo librettista Forzano sarà ancora a lungo tutela- primo piano, dove i ceti bassi venivano teros, Salsi. Cavalleria e Pagliacci sono nore che non voglia cantare la parte di Chénier o ta), Fedra di Pizzetti o la Vedova scaltra di Wolf-Ferrari. Ma innalzati agli onori del palcoscenico e i stati proposti di recente da Christian che non voglia essere Adriana. E ai grandissimi interpreti si in effetti, considerando anche il repertorio di Ricordi, que- In alto a sentimenti ridotti a meccanismi biolo- Thielemann al Festival di Salisburgo, in deve anche la programmazione di titoli dimenticati: penso ad sto prossimo passaggio porterà degli sconvolgimenti totali. sinistra: Nandi gici “fotografati” musicalmente, mentre un allestimento discusso, ambientato esempio a Sly di Wolf-Ferrari, voluto e cantato da Domingo Con la liberalizzazione degli ultimi autori popolari, la mu- Ostali con il il canto trapassa nel grido delle donne tra gangster e siciliani d’America. Nella e Carreras. Con il cambio generazionale abbiamo avuto un sica contemporanea crollerà: oggi in una casa editrice è figlio Piero in che lacera l’illusione scenica, siglando stagione 2017-2018 si contano, nei prin- prevedibile calo, anche se Cavalleria completamente sostenuta dai diritti di Turandot e Andrea compagnia l’opera. cipali teatri lirici del mondo, 15 allesti- ha tenuto, Chénier è rimasto in sce- Chénier. Non so come faranno in futuro i compositori con- di Placido Era la prima volta, se si eccettuano la menti di opere di Giordano, 9 di Cilea, temporanei. Non Domingo. A versione rivista di Mefistofele (1875) e 28 di Leoncavallo, ben 109 di Mascagni. voglio essere di- seguire, in La Gioconda (1876), punte di diamante Ma sono quasi tutti mainstream: di Ma- sfattista, ma noi senso orario: del periodo “scapigliato”, che si affer- scagni, per esempio, si rappresentano - che a differenza il fondatore mava in modo tanto clamoroso in Italia 106 Cavallerie e 3 Iris (nel circuito tosca- di altri non ci de- Edoardo un lavoro che non fosse stato scritto da no); di Giordano 13 Chénier e 2 Fedora; dichiamo al pop Sonzogno in Verdi. Ed era anche il primo calcolato di Leoncavallo solo gli intramontabili - non potremo più un ritratto tentativo di andare incontro alla cresci- Pagliacci. Mancano i tantissimi tito- investire sul Nuo- di Ernesto ta numerica delle platee e di contrasta- li sperimentali scritti, per esempio, da vo. Peraltro già da Fontana; Maria re l’ascesa di altre forme di spettacolo Mascagni e gli autori collaterali come tempo su questo Callas prova da politeama, come l’operetta e (in pre- Franchetti o Zandonai. “Con la crisi fi- fronte abbiamo ri- “Fedora” con visione) il cinema, assecondando gusti nanziaria attraversata dai teatri, non si dotto tantissimo”. Gavazzeni; presumibilmente meno esigenti a livel- rischia più, si punta sul sicuro”, spiega Cosa resterà, qual i protagonisti lo di qualità, ma più insaziabili a livello Piero Ostali jr, figlio di Enzo e Nandi, è la vostra Giovane dell’“Andrea di consumo e funzionalità del meccani- oggi insieme a lei al timone della socie- Scuola del futuro? Chénier” diretto smo drammatico. tà editrice. I titoli-iceberg della Giovane “Giovanni Sollima da Chailly Il successo straordinario di Cavalleria scuola sono ancora in grado di totalizza- e i suoi allievi. Loro alla Scala nel generò un filone di lavori basati sugli re il tutto esaurito, chimera delle stagioni funzionano bene 1982; Umberto stessi ingredienti: primato dei senti- liriche iperproduttive, difficili da “popola- in Italia, all’estero Giordano menti più elementari, espressione di re”. Però sono anche costosi. “Le no- e su disco”. p mentre dirige popolani, più spesso che di borghesi, Focus quasi sempre accecati dall’istinto e Al di là della differente fattura, della maggiore o minore raf- ammazzato compare Turiddu!”, scandito senza intonazione ritorno andando con Violetta “a un tem- spinti al delitto passionale dalla gelosia finatezza del vocabolario armonico e timbrico, e delle vi- in partitura, sono versi, rispettivamente un quinario doppio e pio”, in cui le campane erano i “sacri e/o dall’odio, che agiscono sovente in cende narrate, lo stile espressivo dei cantanti dell’epoca era un endecasillabo. E che dire di espressioni come “Tu viscere bronzi”, ma anche la “gelida manina” paesaggi meridionali dove l’aria profu- parimenti intriso di raffinatezze della vecchia scuola - alla non hai ... sol legge è ’l senso a te |... Va’, non merti il mio duol, pucciniana dista parecchio dalla “testa ma di agrumi e regna la devozione su- De Lucia, che peraltro si adeguò e da tenore “leggero” fu al o meretrice abbietta”, oppure “come insozzare il nome mio, adorata” da Marcello nella Bohème di perstiziosa; lì s’intonano canzoni (come fianco della Calvé come Fritz e primo interprete anche dei ch’ella porta, e me | in quell’immondo amplesso della tua Leoncavallo (1897). la Siciliana di Turiddu) e brindisi nei sa- Rantzau, 1892, di Silvano, 1895, e Iris, 1898 - ma anche del carne impura”, che ingemmano i libretti di Pagliacci e Zazà Che l’uso così estensivo del termine Ve- grati, in una contemporaneità ch’è tea- nuovo stile. Questa tendenza portò gl’interpreti a spingere, (1900)? Certo, sono lontani i tempi dell’”egre soglie ascese” rismo sia improprio lo ha stabilito prima tro di un’azione rapida, talora fulminea, calcando sui centri, e contribuì a determinare una ricezione da Alfredo Germont, che avrebbe dovuto festeggiare il suo Egon Voss (Verismo in der Oper, 1978), sovente contenuta nei limiti di un atto di stampo verista, una sorta di calderone dove finirono tito- e lo ha poi ribadito Carl Dahlhaus, nel unico. Se cerchiamo, tuttavia, d’indi- li precedenti, che con questo movimento avevano poco da suo Realismo musicale (1987), scriven- viduare un corpus che presenti buona spartire, come Carmen (1875), Otello (1887), e altri coevi dove do: “che la forzatura della rappresen- parte delle caratteristiche che ho elen- il contatto era maggiore, ma non consentiva una dimensione tazione degli affetti sia un connotato cato dobbiamo fermarci solamente a tre estetica univoca, come le opere di Puccini (compreso il tardo della ‘descrizione musicale della real- titoli principali, oltre a Cavalleria rusti- Tabarro, 1917), ma anche molte fra quelle di Cilea, Mascagni, tà’ [...] appare plausibile solo se si ac- cana, tutti del 1892: Mala Vita di Gior- Giordano e altri esponenti della cosiddetta “Giovane scuola”, cetta il preconcetto che la ‘vera realtà’ dano (21 marzo), ambientata nel ventre un’altra etichetta creata ad hoc e che non esaurisce i confini vada ricercata proprio là dove noi - il di Napoli caro a Matilde Serao, dove si del reale. pubblico operistico - non siamo: nella scontrano un’adultera e una prostituta Non credo che il termine Verismo possa definire compiuta- sfera del selvaggio e dell’elementare”. per amor di un tintore, Tilda di Cilea (7 mente un’opera d’arte, specie del teatro musicale, ma solo In questa prospettiva “la Sicilia di Ma- aprile) che si svolge fra i rioni romani indicare la tendenza di un artista ad accostarsi al vero con la scagni è, come il Giappone o la Califor- e nella macchia di Frosinone, terra di mediazione dello stile e delle convenzioni, che pure a cava- nia di Puccini, un paesaggio fantastico briganti, infine Pagliacci di Leoncavallo liere fra Otto e Novecento rimanevano molto forti. Anche le offerto all’immaginazione del pubblico (21 maggio), dove un teatrante di strada espressioni più scabrose di Cavalleria rusticana, come “A te e popolato di ‘buoni selvaggi’, perso- ammazza la moglie adultera e l’aman- la mala Pasqua, spergiuro!”, da dirsi “quasi parlato”, e “Hanno naggi di un’utopia sognata dall’Europa te al termine di una commedia recitata su ispirazione di Rousseau”. A conclu- per i paesani di un borgo calabrese. sione del suo ragionamento, lo studio- Da questi incunaboli prende vita un’in- so afferma che, se “lo storico delle idee finita serie di cloni, molti dei quali pro- vorrà prendere alla lettera la nomencla- dotti per le platee tedesche da autori tura storico-stilistica [...] si giunge ben italiani, come A basso porto di Spinelli presto alla conclusione che nel teatro (1894). A creare una norma canora e d’opera non è esistito un verismo de- scenica furono poi i primi interpreti di gno di questo nome”. Cavalleria, il tenore palermitano Rober- La tesi è estrema, e come sempre si tro- to Stagno e la sua compagna Gemma va un filino di verità in più mediando. Bellincioni, fra le più famose cantanti- Non si può negare l’esistenza di una attrici di allora, che furono protagonisti tendenza estetica che trova, come ab- anche di Mala vita e A Santa Lucia di biamo visto, molti fattori in comune e Tasca, date nello stesso anno. altrettanti che la negano, ma neppure Sotto l’etichetta generica di Verismo battersi per identificare a ogni costo vennero tuttavia classificati molti altri una maniera “verista”, altrimenti Ma- lavori di argomento eterogeneo e di non Lescaut, nata nella piena temperie forme differenti. A ragione o a torto, la del nuovo stile, potrebbe rientrare in critica di allora arruolò titoli come An- quell’etichetta perché usa con larghez- drea Chénier (1896), un dramma stori- za i raddoppi orchestrali della voce su co ambientato a Parigi nei tempi della varie ottave, rinforzando il volume d’in- Révolution e del terrore centrato su un sieme, e si vale di una fragorosa perora- vero poeta del tempo, oppure Tosca zione tematica nel finale III, aggeggio (1900), tratta da una pièce di Sardou che alcuni ritengono enfatico, come come Fedora, altro cavallo di battaglia accade peraltro nella conclusione di della Bellincioni (1898) e opera da prima Cavalleria rusticana ma anche in quel- donna anch’essa, due ruoli scritti appo- la di Tosca. sitamente per la sublime attrice Sarah Questa soluzione è figlia, peraltro, del Bernhardt. Parallelamente in Francia finale III di Gioconda, che di verista Emma Calvé, anch’essa da contarsi non ha neppure l’apparenza, e sorge fra le maggiori cantanti-attrici di allora, dall’immagine decadente che Boito of- favorì la creazione di capolavori del na- fre a Ponchielli (“Già ti vedo immota e turalismo musicale francese, cugino del smorta”). Grande poesia, come quella verismo italiano, come La navarraise di Francesca da Rimini (1914) che Ga- di Jules Massenet (1894), ma fu pure la Locandine briele d’Annunzio, per il tramite di Tito prima interprete di opere tutt’altro che originali Ricordi, porge a Riccardo Zandonai il veriste, come L’amico Fritz del “verista” Sonzogno di quale, nell’intonarla, spinge più volte Mascagni (1891), alla ricerca di nuovi “Siberia”, “Cena le voci fino al parossismo, incalzando- equilibri ma condizionato dal successo delle beffe” le con un’orchestra turgida. Basta per rusticano iniziale; una fiammata creati- e “Adriana dire che l’opera è verista? va che ardeva troppo. Lecouvreur” Mi c h e l e Gi r a r d i Focus Di Mattia Palma Penso a come vengono articolati i vari quadri dell’opera: ti qualche anno dopo. Ma Bersi non non solo perché tutte le situazioni sono ancorate a fatti 7 dicembre dice niente del suo passato, come se storicamente precisi, ma anche per l’accuratezza dei det- avesse perso un pezzo di se stessa. tagli, per la capacità di Giordano di orchestrarli e tenerli Dopo l’anteprima L’unico momento in cui il passato ri- insieme”. per i giovani affiora è quando incrocia lo sguardo di Proprio Giordano, in un’intervista alla “Stampa” del 4 dicembre, Chénier. Ecco, in un’opera di Verdi ci del 1905, parla di questi stessi dettagli per definire Andrea Chénier sarebbe materiale per un’aria intera o Chénier da FILM il verismo. E subito dopo fa gli esempi di Carmen va in scena al per un duetto, qui invece è un istante errore e miseria dei giacobini, in musica: questo è come prismi il contesto storico che li circonda”. Quindi e Violetta, sorprendendo forse uno spettatore di Teatro alla Scala che subito viene spazzato via”. Andrea Chénier, che il prossimo 7 dicembre sarà due impostazioni diverse per due “verismi” in fondo com- oggi. dal 7 dicembre Come affronterebbe questo pas- diretto da Riccardo Chailly alla Scala con la mes- pletamente diversi: da una parte La cena delle beffe, del “Invece non mi sembra affatto sbagliato: sono personaggi 2017 al 5 saggio in un film? sa in scena di Mario Martone alla sua prima inau- 1924, opera sempre sul filo dell’esasperazione sia teatrale di una tale vividezza! È probabile che non stesse pensan- gennaio 2018. “Esattamente nello stesso modo: da gurazioneT di stagione a Milano. Il regista napoletano non sia musicale, dall’altra Andrea Chénier, del 1896, che no- do al verismo come corrente musicale, ma più al legame Nel cast: Yusif una scena all’altra truccherei l’attrice è andato in ordine cronologico con Giordano. Prima del nostante le esplosioni orchestrali mantiene un’atmosfera con la narrativa. Quello che conta è il rapporto con la re- Eyvazov, Anna per invecchiarla e niente di più. Men- giovanile Chénier c’è stata La cena delle beffe, penultima quasi romantica. altà: sono opere in cui non si tenta più di mettere in scena Netrebko, Luca tre in un’altra opera o in un dramma di opera del compositore pugliese, uno degli spettacoli più “Ho avuto subito la sensazione che la differenza tra le due una favola, come era avvenuto fino a quel momento. An- Salsi, Annalisa prosa ci sarebbe tutto il resoconto”. sbalorditivi degli ultimi anni: tutto in stile Padrino, con un opere fosse enorme, e non soltanto per la distanza tem- che se tutti sappiamo che il realismo più profondo e spie- Stroppa. Dirige Fa sorridere che un secolo fa per building newyorkese di quasi venti metri di altezza idea- porale. Del resto potrei dire lo stesso anche facendo un tato lo dobbiamo a Mozart e Da Ponte: nessuno è mai più il direttore un’opera sarebbe stato denigra- to dalla scenografa Margherita Palli, ancora al lavoro con confronto tra Chénier e Cavalleria rusticana o Pagliacci”. arrivato a quel livello di dettaglio, di scavo, pur trattandosi musicale della torio il paragone con il cinema. Martone per questa prima. A quale altro autore avvicinerebbe il Giordano di di un’altra epoca”. Scala Riccardo “In effetti per stroncare La cena delle Stavolta non ci saranno spostamenti spaziotemporali. “È Andrea Chénier? Anche per Giordano e Illica conta soprattutto il Chailly, regia di beffe l’avevano descritta come musi- l’opera che non lo permette - spiega il regista -, si for- “Forse a Puccini, mi pare abbia un’ampiezza di respiro che rapporto con la realtà? Mario Martone. ca adatta per un film. Ma oggi guar- zerebbe troppo il libretto. Nell’Andrea Chénier la rivolu- va al di là di quell’idea di verismo che abbiamo di solito. “È la tensione al vero che li ha animati per Andrea Ché- Diretta tv su diamo ogni cosa in modo diverso, an- zione francese non è un semplice sfondo da cui si possa Certo in Chénier il verismo c’è, però noto una comples- nier. E infatti ne è uscita un’architettura implacabile, ri- Rai1 il 7 alle 18 e che il cinema, che ormai ha un sapore prescindere: l’azione scenica e i personaggi riflettono sità che non si trova in altri titoli di quella fase musicale. spetto alla quale è difficile effettuare dei ribaltamenti”. al cinema. di passato quasi quanto un’opera. Fi- Mentre per La cena delle beffe è diverso. guriamoci che, oltre a pensare a come “È diverso anche il punto di partenza: è un’opera tratta veniva recepito Giordano, ora dobbia- da un dramma, dal testo teatrale di Sem Benelli. Andrea mo pensare a come veniva recepito Chénier invece viene da un romanzo di François-Joseph un film!”. L’opera di Giordano ha personaggi vividi, ambienti dettagliati e una narrazione Méry, oltre a essere un personaggio realmente esistito, Esiste un cinema verista, oggi? anche se poi non c’entra molto con il poeta che si vede “Direi che oggi il cinema ha a che rapida, fatta di cenni e sguardi. “Realista” come tutto il cinema. Così la mette in in scena”. fare con la realtà più direttamente, e In che modo queste fonti influenzano i risultati fi- mescola spesso documentario e fin- scena alla Scala Mario Martone nali? zione. Io avevo fatto qualcosa del ge- 29 “Non si può trascurare il gioco teatrale che c’è nella Cena nere vent’anni fa con Teatro di guerra, delle beffe, così come il carattere più romanzesco dello ma ci sono tanti altri esempi: i film di Chénier. E se un dramma concede maggiori libertà sce- Gianfranco Rosi, di Leonardo di Co- niche, un romanzo ha una fisionomia che va rispettata. stanzo, di Alice Rohrwacher. Più che Per esempio anche lo sfondo storico vincola l’opera, che è al verismo mi sembra giusto pensare pensata, oserei dire, cinematograficamente”. a Pasolini, quando diceva che il cine- Non a caso Giordano vive la nascita del cinema e ma è un’arte della realtà. In fondo era se ne interessa molto, come altri compositori suoi la ragione per cui non voleva più scri- coevi. vere: perché solo il cinema si fa con la “Non voglio dire che Giordano stesse pensando al cinema realtà, filmando un bicchiere, un vol- mentre scriveva l’opera, ma la costruzione è in qualche to, un corpo e tutti gli elementi della modo affine a un film. In fondo il cinema riesce a tenere realtà direttamente, senza bisogno di tutto insieme con un’ampiezza sconosciuta a un dramma, descriverli”. in cui invece si è obbligati a scelte più nette. Un romanzo o un film sono più ampi come concezione, e lo è anche un’opera come Andrea Chénier. Il fatto che Giordano faccia coesistere più cose contemporaneamente, anche all’interno di uno stesso quadro, prova secondo me un’ar- ticolazione cinematografica”. Anche Alan Mallach, nel suo The Autumn of Ita- lian Opera, si riferisce a una costruzione cinemato- grafica dell’opera, con tanti stop and go. “Sì, credo che gli stop and go siano i quattro quadri Martone in dell’opera, ognuno ambientato in un momento diverso prova con della rivoluzione. Questa discontinuità temporale, come il Annalisa fatto che tra un quadro e l’altro possano passare anche Stroppa. degli anni, è senz’altro una soluzione che ricorda un film, A sinistra: con ed è forse la caratteristica più originale dell’opera”. Margherita Vale anche per l’evoluzione dei personaggi? Palli posa la “Proprio stamattina, durante le prove, stavo lavorando sul foglia d’oro sulle personaggio di Bersi. Dopo averla lasciata nel primo qua- decorazioni dro, la si ritrova nel secondo come Meravigliosa, cioè in della parole povere come prostituta - una libertà che si è preso scenografia di Illica: storicamente Meravigliose e Incredibili sono arriva- “Chénier”