Preistoria Alpina, 46 II (2012): 189-199 ISSN 0393-0157189 © Museo delle Scienze, Trento 2012

XLII Riunione scientifica dell’I.I.P.P. L’arte preistorica in Italia. Trento, Riva del Garda, , 9-13 ottobre 2007

L’area cerimoniale di Anvòia a Ossimo, Valcamonica: i monoliti simbolici e il loro contesto

Francesco Fedele1* & Angelo Fossati2

1 Già Cattedra di Antropologia, Università di Napoli “Federico II”, Napoli (1980-2011) 2 Insegnamento di Preistoria e Protostoria, Università Cattolica del S. Cuore di Milano, Largo Gemelli, 1, 20121 Milano - Le Orme dell’Uomo, , Valcamonica, Italia * E-mail dell’Autore per la corrispondenza: [email protected]

RIASSUNTO - L’area cerimoniale di Anvòia a Ossimo, Valcamonica: i monoliti simbolici e il loro contesto - Si riassumono i risultati delle ricerche a Ossimo “Anvòia” sull’altopiano di Borno (1988-2004), che per la prima volta hanno permesso di studiare nel loro contesto pri- mario le statue-menhir dell’Età del Rame centroalpina (ca. 2500 a.C.). Oltre a monoliti incisi e anepigrafi gli scavi analitici hanno rivelato abbondanti manufatti mobili ed ecofatti (fra cui pigmenti) e alcune strutture. Resti scheletrici umani sono stati introdotti nel sito allo stato secco dopo essere stati prelevati da “ossuari”. Anvòia permette di suggerire che siti del genere avessero senso in una complessiva ideologia memoriale o degli antenati, nella quale anche taluni monoliti simbolici, intesi come “persone”, seguivano un percorso rituale sull’arco di alcune generazioni. Il sito può avere posseduto una ventina di monoliti istoriati anche di imponenti dimensioni. Se ne presenta una sintesi descrittiva con particolare riguardo per i loro caratteri formali e per talune loro implicazioni ideologiche e cronologiche.

SUMMARY - A ceremonial site at Ossimo “Anvòia”, Val Camonica: symbolic monoliths and their context - Planned survey in early 1988 brought to light statue-menhirs in their primary context at Ossimo “Anvòia” and “Plasagróp”, two sites on the Borno Plateau adjacent to the Val Camonica. Detailed excavations at Anvòia in 1988-2004 have provided substantial information for an understanding of Copper Age ceremonial grounds in the Central Alps, ca. 2500 BC. The statue-menhirs were neither the only class of symbolic monoliths present, nor the only kind of symbol-bearing entities in general. Undecorated monoliths, small artifacts and ecofacts (among which pottery vessels, image-making tools and pigments), and several features were found. In addition, the discovery that human skeletal remains were introdu- ced and ritually treated at Anvòia allows an entirely new approach to the meaning and functions of such sites. That in turn has a bearing on the explanation of the symbolic monoliths that contribute to define such sites. It is argued that an ideology of ancestors, descent and memory may have constituted the supporting axis for the cognitive and social roles of statue-menhirs within the Alpine communities of the Copper Age. One class of statue-menhirs plausibly represented real or remembered persons with their attending “biographies”. The paper summarizes information and interpretation concerning ritual behaviour, the sense of place, and the general ideology behind the engraved monoliths from Anvòia; a synopsis of their formal characteristics and chronology is also given. The site may have possessed up to twenty statue-menhirs of various kinds and stature, some up to 2 metres tall.

Parole chiave: Ossimo (Valcamonica), statue-menhir, età del Rame, simbolismo, antenati, resti umani Key words: Ossimo (Val Camonica), statue-menhirs, Copper Age, symbolism, ancestors, human remains

1. Introduzione: località e ricerche per la prima volta di studiare nel loro contesto primario dei gruppi di monoliti simbolici dell’Età del Rame (o Calcoliti- L’individuazione e lo scavo di due siti con “statue- co), in Valcamonica e nelle Alpi centrali. L’individuazione menhir”1 sull’altopiano di Borno, nel 1988, ha permesso è il risultato di un programma di prospezioni che mirava a fare scaturire siti primari con statue-menhir, quali erano an- cora sconosciuti nelle Alpi centrali alla data dell’iniziativa, nell’autunno-inverno 1987. Il risultato venne precocissimo 1 Si userà “statua-menhir” per indicare globalmente qualsiasi nei mesi di febbraio e marzo 1988. Scavi esplorativi con- monolito simbolico o cultuale dell’Età del Rame alpina e circumalpina, dotti nell’estate del medesimo anno permisero di indagare sulle linee inizialmente proposte da Octobon 1931 (cfr. per esempio Arnal sia il sito ubicato in località Anvòia, siglato nel program- 1976). In questa accezione il termine gode di ampia diffusione nella let- ma OS4, sia il vicino sito scoperto in località Plasagróp, teratura archeologica europea; non si intende dare a esso alcun significato OS5, appartenenti entrambi al di Ossimo (Fedele tipologico. Il termine di “monolito simbolico”, o semplicemente “mono- 1990b). Scavi e ricerche si sono poi concentrati su Anvòia e lito”, laddove sia superfluo specificare, indicherà qualsiasi blocco di pie- sono proseguiti per oltre quindici anni attraverso nove cam- tra manipolato dall’uomo in modo individualmente significativo (Fedele pagne di scavo (Fedele 1995, 2004). Alla chiusura delle ri- 2004, 2008). 190 Fedele & Fossati L’area cerimoniale di Anvòia a Ossimo, Valcamonica

B

A

C Fig. 1 - A. Distribuzione dei centri cerimoniali con statue-menhir nelle Alpi. B-C. Carta dell’altopiano di Borno, in grigio, situato tra la val di Scalve e la Valcamonica. Sono indicati i siti con statue-menhir appartenenti all’altopiano (a), quelli vicini ma esterni (b), e i punti di rinvenimento di monoliti fuori contesto (c): nel “distretto dell’Inferno” sono ubicati 0 Asinino, 1 Anvòia, 2 Plasagróp, 3 Pat; gli altri siti sono 4 Ossimo Inferiore “Zendra-Feriti”, 5 Valzél de Fì, e 6 Ceresolo (in letteratura “Bagnolo”) nella val di Lòzio (dis. F. Fedele). Fig. 1 - A. Distribution of Alpine statue-menhir ceremonial sites. B-C. The Borno Plateau (in grey), located between the Scalve Valley and Val Camonica, with indication of statue-menhir sites on the plateau (a), or outside the plateau but in its immediate surroundings (b); finds pots of stray monoliths are also plotted (c). Sites in the “Inferno district” include 0 Asinino, 1 Anvòia, 2 Plasagróp, 3 Pat. The remaining sites are 4 Ossimo Inferiore “Zendra-Feriti”, 5 Valzél de Fì, and 6 Ceresolo (formerly “Bagnolo”) in the Lòzio Valley (F. Fedele). Preistoria Alpina, 46 II (2012): 189-199 191 cerche, nel 2004, ha fatto seguito la creazione di un parco illustrate in Fig. 2.A; l’area “centrale” (Ctr) è così defini- archeologico imperniato sul sito (Fedele 2006). ta in base alla mera distribuzione topografica degli inter- venti archeologici sul sito. I risultati sono stati oggetto di L’altopiano di Borno è adiacente al solco della numerose pubblicazioni, destinate all’aggiornamento dei Valcamonica e si configura come una lunga insellatura di dati di scavo ma anche caratterizzate da un progressivo ri- trasfluenza glaciale, collegata a ovest con la val di Scalve pensamento interpretativo (Fedele 1994, 1995, 2004, 2006, (Fig. 1). Anvòia appartiene in particolare al distretto nor- 2008; con rimandi). In questo contributo ci si limita a rias- dorientale dell’altopiano, modellato da terrazzi orografici, sumere le principali notizie che possano servire da sfondo pensile di circa 550 m sul fondovalle della Valcamonica, e e da contesto per l’illustrazione e la comprensione dei mo- tuttora marcatamente boscoso. Dal nome del vallone che noliti simbolici. lo delimita a nord si è proposto di chiamarlo il distretto dell’Inferno. Proviene da questa parte dell’altopiano il più gran numero di statue-menhir delle Alpi centrali. Anvòia 2. Anvòia: sito, reperti si trova a 260 m di distanza dalla località di Asinino che e comportamento umano diede nel 1955 – fuori contesto – il secondo masso inciso calcolitico del territorio di Borno-Ossimo, “Ossimo 1” (Fe- Gli scavi hanno portato in luce non soltanto un pic- dele 1990a, Fig. 168). A sua volta l’individuazione di An- colo gruppo di monoliti sostanzialmente in posto, provvi- vòia ha fatto scaturire scoperte affini nello stesso distretto sti di motivi incisi che nel 1988 erano nuovi per le Alpi 2 a Plasagróp e a Pat, e ha indotto a un ampio riesame della centrali, ma anche altre categorie di vestigia archeologi- documentazione topografica e delle circostanze di scoperta che, in quantità rilevante (alcune migliaia di unità). Si (Fedele 1995: 5-14; F. Fedele e S. Poni, dati inediti). citano monoliti non incisi, frantumi di monoliti istoriati, altri manufatti mobili (ceramici, litici, metallici), ecofat- Anvòia occupa una cresta arrotondata di interfluvio ti (fra cui pigmenti minerali), strutture e configurazioni in rocce marnose tenere a 850-860 m di quota (Fig. 2A). a terra, e resti scheletrici umani; un elenco dettagliato è Nella località il deposito è sottile, non superando di solito fornito in Fedele 2008, tab. 1. Manufatti ed ecofatti rive- i 40-50 cm di spessore, e il letto roccioso è quindi vicino. lano spesso il carattere di deposizione ripetitiva – quindi Si è inoltre scoperto che l’occupazione di Età del Rame “rituale” (Bell 1992; cfr. Womack 2005) – o genericamen- – unico orizzonte preistorico attestato – ebbe luogo in un te simbolica. Circa i resti umani, si accenna fin d’ora che paesaggio con frequenti tratti di roccia nuda affiorante: un essi risultano essere stati introdotti nel sito allo stato sec- paesaggio denudato-boschivo a mosaico del Sub-Boreale co, dopo essere stati prelevati verosimilmente da uno o (metà del III millennio a.C.; dati pedologici e palinologici più ossuari funerari dei dintorni. in Fedele 1995, e in preparazione). In vario modo questo micropaesaggio fu incorporato nella creazione del centro Nell’insieme è evidente che Anvòia ospita un sito cerimoniale, e in ciò svolsero indubbiamente un ruolo sia specializzato in senso cultuale-cerimoniale, ben diverso l’entità roccia, sia certi suoi derivati reperibili sul luogo o dal sito abitativo contemporaneo conosciuto (Breno B5; nei dintorni (forme suggestive, clasti singolari, minerali co- Fedele 2000: 63-71). Tutti gli indicatori cronologici da- loranti ecc.; ved. oltre e cfr. Fig. 2.B). Il centro fu via via tano l’attività principale alla metà del III millennio a.C., tipicamente fornito di monoliti simbolici, le statue-menhir, tra il Rame 2 (Calcolitico 2, orizzonte “ 2”; de ulteriore espressione ideologica mediata da corpi di roccia. Marinis 1997) e il Rame 3 (Calcolitico 3, orizzonte com- prendente il fenomeno Vaso campaniforme) (Casini 1994; Il deposito sedimentario di Anvòia è largamente Fedele 1995, 2000). La durata del sito è provvisoriamente posteriore alla occupazione del III millennio. Dal punto stimata di alcune generazioni, intorno al 2600-2400 a.C. di vista stratigrafico, l’iniziale attività calcolitica si corre- Tracce anteriori e apparentemente ascrivibili al IV millen- la a un sottile paleosuolo medio-olocenico a contatto della nio, accertate durante le ultime campagne di scavo, sono in roccia di base, o si situa addirittura sulla nuda roccia o su corso di esame (Fedele, 2011). isolate tasche di sfatticcio. Seguono due o tre livelli strati- grafici strettamente consecutivi, non dappertutto riconosci- L’area centrale di scavo (Fig. 2.A) coincide larga- bili, fino alla cessazione delle attività umane sul luogo, che mente con quella che si può chiamare l’area “focale” del sembra essere stata assai rapida. Dopo uno stato di non- luogo cerimoniale, ossia la zona in cui le attività degli utenti deposizione de facto durato per almeno 2000 anni, il sito è o celebranti hanno lasciato le vestigia più dense. Si è qui di finito sepolto sotto una esigua coltre di colluvium “recen- fronte a un palinsesto di episodi; la campionatura archeolo- te”, su cui almeno negli ultimi secoli sono stati impostati gica svolta con sondaggi su gran parte della cresta di Anvòia prati falciabili. non lascia dubbi circa l’esistenza di un’area focale così defi- nita. Il limite di frequenza delle vestigia disegna un “fronte Lo studio archeologico di Anvòia ha compreso sia est” in corrispondenza del numero “3” di Fig. 2B; ma a parte scavi estensivi continui, condotti con criteri geoarcheolo- ciò, il sito risulta privo di delimitazioni marcate sul piano gici e di stratigrafia analitica, sia prospezioni del deposito fisico. Nell’area focale si possono notare (Fig. 2.B): mediante sondaggi e trivellazioni. Le aree di scavo sono -- il gruppo o apparente fila di monoliti in posto, eretti con la faccia figurata volta a oriente (Fig. 3.A), e l’appartenenza di questi monoliti a un possibile al- 2 Pat (Fedele 1995: 13, 68-69) è oggetto di interventi e di scavi lineamento nord-sud perpendicolare alla cresta di della Soprintendenza Archeologica della Lombardia dal 1994-95. Anvòia; 192 Fedele & Fossati L’area cerimoniale di Anvòia a Ossimo, Valcamonica

-- la correlazione di questo impianto con il piede della fondamentale per comprendere la ragion d’essere del sito, collina a W, altresì occupato da un singolare accu- monoliti compresi. Questa struttura è il cairn posto nella mulo naturale di ciottoli marnosi grigi, che i creatori zona SE dell’area centrale, siglato F2A (Figg. 2.B.4; 3.C). del sito notarono e circondarono di deposizioni; Si adotta il termine di cairn per disporre di una designazione -- il piccolo rialzo di roccia verso SE, poi incorporato archeologica neutra, indicante un accumulo o una concentra- in una struttura artificiale (ved. oltre). zione di pietre. In questo caso si tratta di una concentrazio- ne piatta, di una piattaforma delimitata, costituita di pietre Quanto elencato, nonché altre strutture non presen- portate e deposte. Numerose pietre hanno forme suggestive tate in figura (ma ved. Fedele 2004, 2006), sono testimo- o rare, o portano fori spontanei. Il cairn F2A completa e ac- nianza che i monoliti simbolici non erano l’unico monu- centua un piccolo rialzo naturale della roccia (bedrock F2A), mento del sito, o di un sito a statue-menhir in generale. quale affiorava dal suolo nel III millennio a.C.

Una parte cospicua di piccoli reperti mobili va ri- Il cairn è stato confezionato pietra dopo pietra di ferita a ciò che si è chiamato image-making complex, il seguito a un atto di presumibile, forte spessore ideologico: “complesso comportamentale del confezionare immagini” la deposizione di resti scheletrici umani. Si tratta di una se- (Fedele 2008). In questo complesso si classificano anzitut- lezione anatomica casuale di minutame scheletrico apparte- to percussori, martelli, incisori a bulino per graffire pietra, nente almeno a un adulto e a un bambino o bambina di 5-6 incisori da percussione (Fig. 3.D) (per questo genere di og- anni (Fig. 3.E). I frustuli ossei portano tracce di atti prece- getti e l’appropriata terminologia cfr. Bednarik 2007, cap. denti all’inserimento nel cairn: fessurazione da esposizio- 4). Si includono nel complesso come parte integrante di ne all’aria e pigmentazioni di ocra o cinabro. In occasione uno stesso comportamento abituale i pigmenti minerali, la della deposizione ad Anvòia i residui scheletrici risultano cui distribuzione spaziale suggerisce che ebbero impiego essere stati passati al fuoco: molti sono bruciacchiati, e il nella coloritura delle figure picchiettate dei monoliti. La bedrock F2A presenta rubefazione e arrostimento da fiam- tavolozza cromatica documentata comprende rossi (ocra), ma in corrispondenza della plaga a ossa, unica evidenza del gialli (limonite), grigi (marne) e un singolare violetto-bru- genere sulla cresta di Anvòia (Fedele 2006). La distribuzio- no dovuto a marne alterate (Fedele 2006: 41). ne del materiale scheletrico è perfettamente complementare a un piccolo lastricato di pietre di una roccia straordinaria, L’altra categoria notevole di reperti, del tutto inatte- una marna “bianca” alloctona, che può benissimo essere sa all’inizio delle ricerche, è quella dei manuport (termine una replica simbolica di ossa (Fedele 2006, 2008). secondo Leakey 1971): elementi ambientali spontanei che, scelti e prelevati nei dintorni, sono stati portati nel sito e Sembra esservi poco dubbio che la documentazione spesso fatti oggetto di deposizioni speciali o “singole”. Gli ora riassunta riveli due fatti, il primo ideologico e l’altro anni di lavoro ad Anvòia hanno permesso di riconoscere e riguardante l’affiliazione culturale: 1) una connessione tra distinguere questo rituale su base sedimentologica e tafo- centri a monoliti e manipolazione dei defunti, mediante nomica, discriminando i manuport rispetto al piccolo nu- l’introduzione di resti scheletrici prelevati allo stato secco mero di pietre introdotte nel sito da agenti naturali. Che il da ossuari posti altrove; e quindi 2) l’appartenenza della prelievo e la deposizione di manuport costituiscano rituale popolazione camuna del Rame 2-3 a una subcultura fune- è indubbio e caratterizzante. Deposizioni singole, ossia col- raria delle Prealpi lombarde caratterizzata da esposizione locazioni individuali di manufatti o manuport, ora isolati all’aria e raccolta dei resti in ossuari. Tale comportamento ora associati a strutture, sono più o meno l’unica attività denota la manipolazione dei defunti mediante un rito fu- rituale attestata in Anvòia Est, anche a distanza dall’area nerario in più tappe, ovviamente prolungato e complesso focale del sito (Fig. 2.A). (Fedele cds. a). Nessun rapporto si scorge con la cultura Remedello della pianura. Una subcultura funeraria come Molti manuport sono pietre spontanee dalle forme quella descritta è ben nota nelle Prealpi bresciane grazie evocative, spesso antropoidi, talvolta accentuate da ritocco all’esemplare e annoso lavoro di L.H. Barfield (Barfield et localizzato e minimo: “pietre figurate”, per proporre un’eti- al. 1995; cfr. inoltre Baioni 2001-02). chetta. Una selezione è presentata in Fig. 3.F-G. Fra i manu- port più singolari ed eloquenti si ricorda una piccola lastrina Ad Anvòia la scoperta del cairn, e il laborioso stu- calcarea portante l’impronta di una conchiglia (Fig. 3.I), in dio nel corso delle ultime campagne di scavo (2001-02), cui è evidente il ritaglio intenzionale della porzione con il hanno permesso di precisare identità e senso di altre due fossile, per spezzatura. Sono due i manufatti metallici rinve- minuscole deposizioni di materiale osseo trovate negli anni nuti, indubbiamente di rame o di una lega di rame (Fig. 3.H): precedenti: un singolo frammento di osso lungo posato per quanto poveri rispetto alla magnificenza degli oggetti entro l’ultima buca di impianto del monolito M1 (statua- metallici raffigurati sui monoliti, questi reperti hanno il pre- menhir “Ossimo 4”; cfr. Fig. 3.A); e una piccola concentra- gio di essere stati trovati in contesto. La loro frammentazione zione collocata in una taschetta dell’antico suolo a lato del o incompletezza può avere significato simbolico. cumulo naturale di marne grigie (Fig. 2.B.2).

3. Il cairn con resti fisici umani 4. Verso l’interpretazione dei siti con statue-menhir Come accennato, le statue-menhir non sono i soli componenti del sito, quanto a strutture. Per brevità ci si li- Che cosa può significare la presenza di resti fisici mita a descrivere una struttura che si ritiene di importanza umani in un sito a statue-menhir? In un numero elevatis- Preistoria Alpina, 46 II (2012): 189-199 193

A

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Fig. 2 - Anvòia, sito OS4. A: pianta generale della località e degli scavi. Il sito preistorico corrisponde alle aree di scavo Ctr (centrale), E e Ex, sulla cresta di Anvòia; sono inoltre indicate le aree satellite A e C e la “collina C” a ovest. B: pianta schematica della parte centrale di Anvòia OS4 e di alcuni suoi costituenti ambientali e culturali. 1, piede della collina ca. 2500 a.C.; 2, accumulo naturale di clasti grigi; 3, roccia affiorante con solchi paralleli, ritenuti evocativi di un’aratura; 4, rialzo roccioso F2A; 5, rilievo spontaneo della roccia affiorante dovuto a erosione selettiva, simulante una mano o un piede (non in scala; ved. Fig. 3); 6, ipotetico allineamento di monoliti eretti, in grigio scuro; i puntoni grigio-chiaro indicano la posizione inferita di monoliti asportati (dis. F. Fedele). Fig. 2 - Anvòia site OS4. A: general plan of the locality and excavations; the prehistoric site corresponds to excavation areas Ctr (central), E and Ex; satellite areas A and C, and the so-called “Hill C” to the west, are also indicated. B: simplified plan of the central part of the site on the Anvòia Ridge, emphasizing a number of both environmental and man-made components. 1, base of hillslope c.2500 BC; 2, natural accumulation of gray clasts; 3, natural “plough furrows” at surface of bedrock; 4, bedrock bench F2A; 5, rocky relief from selective ero- sion on formerly exposed bedrock, evocative of a hand or foot (not to scale; cf Fig. 3); 6, supposed statue-menhir alignment, dark gray, with paler gray dots indicating inferred monoliths (F. Fedele). 194 Fedele & Fossati L’area cerimoniale di Anvòia a Ossimo, Valcamonica

Fig. 3 - Anvòia, sito OS4. Selezione di strutture e di reperti notevoli: A, fila di monoliti in posto, ri-eretti nella posizione di impianto nel Parco di Anvòia, e ricostruzione del funzionamento rituale del monolito M1 (= Ossimo 4); B, “mano” o “piede” in roccia nell’area E (ved. Fig. 2.B); C, paramento est del cairn F2A con spezzone di monolito M23 (in corso di scavo); D, due bulini “incisori” e un pecking tool (i punti indicano l’abrasione da lavoro); E, campione di ossa e denti umani dal cairn F2A; F, “pietra figurata” antropoide con tracce di pittura; G, “figurina” di arenaria siltosa verde chiaro; H, frammento intenzionale di lamina di rame (di pugnale?); I, lastrina con fossile (fot. e dis. F. Fedele). Fig. 3 - Anvòia site OS4. A selection of significant features and finds: A, monolith series F1 as re-erected in the Ossimo-Anvòia Archaeo- logical Park, and ritual functioning of monolith M1 (= Ossimo 4); B, natural feature of bedrock resembling a hand or foot, East Anvòia (cf Fig. 2.B); C, eastern “front” and kerb of cairn F2A with monolith fragment M23 (during excavation); D, two “burin-engravers” and a “pecking tool” (dots indicate use wear); E, a sample of human bones and teeth from cairn F2A; F, anthropoid “figured stone” showing traces of red paint; G, green silty-sandstone “figurine”; H, copper blade (from a dagger?) due to intentional fragmentation; I, fossil- bearing plaquette (F. Fedele). Preistoria Alpina, 46 II (2012): 189-199 195 simo di culture umane prelitterate di ogni tempo e luogo Per esempio, il cairn F2A risulta adiacente – e con c’è una correlazione stretta tra manipolazione di reliquie ogni probabilità associato – a una buca quadrangolare sca- di defunti e ideologie degli antenati, centrate sulla genea- vata nella roccia di fondo, nella quale fu collocata una por- logia (descent) o potremmo dire di tipo “memoriale” (ved. zione di vaso di terracotta molto particolare: una brocca per esempio Edmonds 1999; Parker Pearson 2003; Favole ansata di un tipo apparentemente straordinario nel panora- 2003). Si suggerisce che ciò abbia implicazioni per la com- ma locale (Fedele 2006: 33-37). L’elemento fu posto nella prensione del sito di Anvòia e più in generale di questo tipo buca frantumato e intercalato a lastrine di pietra. Il vaso di siti, al di là della presenza materiale di reliquie umane può implicare un’associazione simbolica con un liquido di (Fedele 2008). Va cioè contemplato che il sito o i siti abbia- speciale significato? La buca può costituire un bothros con no fra le loro funzioni fondamentali la celebrazione di un esclusiva o spiccata funzione simbolica? rapporto con gli antenati e con la memoria del gruppo. La seconda e concomitante osservazione, d’altra parte, è che i Inoltre, il cairn fu affiancato a un certo momento da resti di defunti non sono i soli materiali di accentuata valen- strutturine, purtroppo assai deformate da radici, una delle za ideologica introdotti nel sito da altrove (tab. I). quali formata di spezzoni di una grande calotta di mono- lito effigiato, posti a coltello. Questa porzione di monolito mostra un pugnale “remedelliano” del Rame 2 che grafica- Tab. 1 - Materiali di elevato valore simbolico introdotti nel sito (in mente è un unicum (elsa bipartita; ved. oltre). Il frammento alto) e ipotesi dell’equivalenza ideologica tra individui umani e proviene da altrove, intendendo un’altra parte del sito di individui in effigie (in basso). Da Fedele cds.a, modificato. Anvòia o – si può sospettare – addirittura un sito diverso, Tab. 1 - Tab. 1 - Symbolism-laden materials brought to the site sebbene ciò sia al momento indimostrabile. La densa map- (above) and supposed ideological equivalence between corporeal and effigy human individuals (below). After Fedele cds. a, modi- pa di siti di Fig. 1.C lo rende ammissibile, tenendo anche fied. conto della probabile esistenza di centri cerimoniali non ancora accertati. Nelle Alpi, quello dei possibili scambi ri- 1. Materiali ad alta valenza simbolica introdotti nell’area tuali intersito è un argomento mai in precedenza affrontato. cerimoniale: Un altro esempio di derivazione da altrove è fornito dallo spezzone di monolito M23, incorporato nel paramento est . pietre naturali insolite ed evocative del cairn (Fig. 3.C). . micro-scorie di fusione del rame, subcentimetriche In seno alla provincia calcolitica “camuna”, com- prendente Valcamonica, Valtellina e probabilmente val . vasi contenenti sostanze liquide di speciale significato Venosta (Fig. 1.A) (Casini et al. 1995; Fedele 2008), vi sono elementi per suggerire che almeno una classe di . frammenti scheletrici umani (e non-umani?) monoliti fosse intesa come effigie umana, nonostante . frammenti di monoliti istoriati (anche antropomorfi?) l’antropomorfismo modesto, e che almeno alcuni mo- noliti avessero una “biografia” e seguissero un percor- so rituale3. Tale percorso doveva essere contrassegnato da atti di rinnovamento e talvolta di riduzione a “reli- 2. Ipotesi dell’equivalenza ideologica tra individui umani e quie”, sull’arco di alcune generazioni. Se Anvòia induce individui in effigie: a suggerire che questi atti e concetti rientrassero in una complessiva ideologia memoriale o degli antenati, ciò va A B inteso d’altra parte come asse ideologico portante: asse . monoliti: individui non intorno al quale ruotavano altri significati e funzioni. Si . individui umani corporei corporei* è discusso altrove come i centri o aree con statue-menhir si legassero al senso del luogo, e svolgessero plausibil- mente un ruolo nella geografia comunitaria e nell’orga- . selezione e reimpiego . selezione e reimpiego di frammenti nizzazione sociale del territorio (Fedele 2008 e cds.a, di frammenti di individui umani corporei con rimandi). È su questo sfondo concettuale e sociale di monoliti che vanno proiettati i monoliti di cui si dà illustrazione qui di seguito.

. trasferimento intersito . trasferimento intersito di frammenti di di resti scheletrici? monoliti? 3 Questa classe di statue-menhir può essere indicata come quel- * Intesi come “persone”: persone precise e ricordate, cioè la dei “monoliti-persona”, e in essa sembrano da riconoscere due o tre antenati effettivi del gruppo o ritenuti tali; oppure persone/ generi personali (almeno monoliti “maschili” e “femminili”; Casini 1994). L’altra classe è quella dei monoliti “cosmologici” (Fedele 2008 e cds. a). antenati mitizzati. Questi secondi – in un continuum con i macigni inamovibili e con le pareti di roccia – portano composizioni di segni e immagini attinenti al mondo e alla società, prive di antropomorfismo palese. Questa dicotomia ideologica sembra essere complessivamente valida, ma attende migliore esplorazione. Anche le composizioni e i monoliti cosmologici sono andati soggetti a variazione concettuale e formale nel tempo, con il carattere tut- tavia di una trasformazione ideologica anziché di un percorso rituale. 196 Fedele & Fossati L’area cerimoniale di Anvòia a Ossimo, Valcamonica Preistoria Alpina, 46 II (2012): 189-199 197

5. I monoliti di Anvòia: una breve femminile. Ad esempio su C20, una notevole stele antropo- sintesi critica morfa, l’elemento ad U rovescia o “collana”, fornito di una ventina di pendaglietti a V e accompagnato da due pendagli Ai margini della principale area di attività preistori- a doppia spirale, da un pettine e da due “orecchini” a disco, ca, le ricerche hanno permesso di individuare alcune strut- è stratigraficamente ricoperto da ciò che resta di un cintu- ture decadute o sepolte di età storica recente e di carattere rone del tipo a fasci di linee parallele che pare capovolto rurale (ricoveri per animali domestici o mandrì). Due sono rispetto ad una visione normale di questo elemento, figura state sottoposte a scavo, OS4 A e OS4 C (Fig. 2.A). Esse tipicamente presente nella fase III A15 dei monoliti maschi- hanno complessivamente restituito circa 300 spezzoni di li. Ciò suggerisce che anche la stele femminile C20 sia sta- monoliti preistorici reimpiegati come materiale edilizio. ta capovolta e nuovamente incisa con motivi tipicamente Per alcuni indizi pare lecito ammettere che l’ingente mate- maschili, ora in gran parte perduti data la frammentarietà riale provenga dal medesimo centro cerimoniale di Anvòia. del monolito: essa presenta in tal caso il fenomeno già indi- Sulla cresta di Anvòia, grazie alla prolungata non-deposi- viduato sul monolito Ossimo 12 (che appartiene tuttavia ad zione, i più grandi fra i monoliti preistorici sono rimasti in un periodo più antico; ved. oltre). vista alla superficie del suolo fino a età storica, anzi fino al 1950 secondo una testimonianza orale. Se l’attribuzione è Su M11 (Fig. 4.2) un elemento a fasci di linee, forse corretta, l’area cerimoniale di Anvòia ha posseduto almeno interpretabile come ciò che resta di una “collana” ad U, ap- una ventina di monoliti simbolici istoriati (incisi e dipinti), pare sottoposto ad un’ascia databile alla fase III A2 (Casini alcuni dei quali di imponenti dimensioni, fino a circa 2 m di 2001), dato che si accompagna a tre personaggi con corpo statura. Un panorama descrittivo dei monoliti di Anvòia è a triangolo e braccia aperte con dita evidenziate, e l’ascia presentato qui di seguito (Fig. 4; ved. già Casini 1994: 182- costituisce un motivo maschile. C23, parte di un monolito 188; Fedele 1995; Fedele & Fossati 1995, e rilievi inediti in grande e complesso (Fig. 4.3), mostra un lacerto di figura- preparazione per la stampa; Fedele et al. 2001). zione ad U, forse rovescia, sottoposto a ben sette pugnali del tipo Remedello, la cui fattura mediante incisione pro- Già dai primi ritrovamenti delle statue-menhir Os- fonda ricorda da vicino quella dei pugnali della faccia A del simo 4 e 10, integre e cadute in situ, sembra evidente l’im- masso Borno 1. A fianco dell’elemento ad U si trovano due portanza attribuita ad Anvòia ai monoliti di tipo femminile pendagli ad occhiale, parzialmente conservati e sottoposti che sono riconoscibili per la presenza dei seguenti motivi, anche ad altre figurazioni di fase III A2. spesso associati fra loro: fasci di linee ad U (“collane”), pendagli a cerchi concentrici e a doppia spirale, “sole a tre raggi”, pettiniformi, e il cosiddetto “cappello di gendarme” (“T facciale” di altra terminologia). Oltre ai due monoliti 5 Seguendo R.C. de Marinis (in Casini 1994: 69-87; cfr. Casini citati, ormai molto conosciuti, Anvòia ha restituito alme- et al. 1995; de Marinis 1997) distinguiamo le fasi stilistico-cronologiche no altri 6 monoliti “femminili”, rappresentati da un singolo III A1, III A2 e III A3. La prima si data alla seconda fase della cultura Re- frammento più o meno grande (M11, M23, C20) oppure ri- medello (Rame 2, ca. 2900-2400 a.C.) per la presenza nell’iconografia dei componibili da frammenti (“C14” = C14+C15+C87; “C22” pugnali a lama triangolare con base diritta e pomello semilunato, di tipo = C3+C5+C22+C45; “C23” = C23+C73+C75)(Fig. 4). Remedello e ben noti nella necropoli eponima. La fase III A2, denotata da pugnali di solito indicati come tipo Ciempozuelos (con lama triangolare a base trapezoidale e pomello globoso), si correla con gli ultimi seco- Nel caso di C23, C20 e M11 (Fig. 4.2) si è nota- li dell’età del Rame e con il fenomeno del Vaso Campaniforme (Rame 4 ta la trasformazione in senso maschile di stele , dapprima 3, ca. 2500-2200). La fase III A3, che potrebbe corrispondere all’inizio caratterizzate da elementi figurativi esclusivamente di tipo dell’antica età del Bronzo (ca. 2200-2000), è caratterizzata dalla presenza di figure di pugnali a lama triangolare e base arrotondata (presenti per ora solo sul monolito Borno 5), e soprattutto da file di figure antropomorfe, che sembrano danzare a mo’ di “catena inglese” e sono incise in modo da 4 Si intenderà qui con “stele” un monolito lastriforme. coprire tutte le altre fasi eventualmente presenti sul monolito.

a sinistra: Fig. 4 - Anvòia, sito OS4. Selezione di monoliti istoriati. 1, frammento M4 con canidi sovrapposti a macula (figura “topografica”); 2, frammento M 11 con figure antropomorfe, di cui una con testa a “cappello di gendarme” ed un’altra incompleta collegata a grande cerchio solare, e con un’ascia sovrapposta a figura di collare a U (di fase precedente); 3, frammento C23 (ricomposto dall’unione con C73 e C75) in cui si osservano tre fasi incisorie di cui la più antica è costituita da una figura di collare ad U e da due pendagli ad occhiale; 4, frammento C22 (ricomposto dall’unione con C45, C3 e C5) con elaborata figura cosiddetta di “sole a tre raggi”, in realtà interpretabile come elemento decorativo di tipo femminile; 5, frammenti C30 e C7, con due fasi incisorie la più antica delle quali è costituita da alcuni pugnali di tipo Remedello; 6, frammento C178 (foto e rilievo) con manici forse attribuibili ad alabarde del tipo Villafranca; 7-8, frammenti C17 e C129 con figure di pugnali di tipo Ciempozuelos, associati al Vaso campaniforme. (foto e rilievi di A. Fossati). Fig. 4 - Anvòia site OS4. A selection of engraved monoliths. 1, fragment M4 showing canids superposed onto a macula, a “topographic” motif; 2, fragment M11 showing anthropomorphs (one with a unique chapeau-de-gendarme head, and another, incomplete, associated with a large sun-disc) as well as an axe superposed onto an earlier U-shaped necklace; 3, fragment C23 (from conjoint with C73, C75) showing three stratigraphic phases, the earliest one represented by a U-shaped necklace with two eyeglass pendants; 4, fragment C22 (from conjoint with C45, C3, C5) showing a particularly elaborate “three-ray sun”, in fact a women’s head ornament; 5, fragments C30 and C7 showing a Remedello dagger engraving phase followed by a subsequent one; 6, fragment C178 (photograph and tracing) showing Villafranca halberds (?) handles; 7-8, fragments C17 and C129 showing Ciempozuelos daggers of Bell Beaker age (A. Fossati). 198 Fedele & Fossati L’area cerimoniale di Anvòia a Ossimo, Valcamonica

Questa constatazione circa l’avvicendamento da delle sovrapposizioni indica come questa tipologia compaia femminile a maschile è a nostro avviso di spiccato inte- prima di altre figure topografiche, cioè si tratta di una figura resse. Questi casi emblematici dimostrano come la storia molto antica (IV millennio a.C.; cfr. Fedele 2011 cds. b, con delle fasi di istoriazione delle stele in Valcamonica vada bibliografia), e la rivelazione di questa fase nel sito di Anvòia forse ancora compresa meglio di quanto fatto fino a oggi. È ci sembra di grande rilievo. M4 rappresenta il primo mono- possibile che i monoliti più antichi del sito fossero del tipo lito con figure “topografiche” ad essere stato scoperto in un femminile e che quelli maschili siano stati aggiunti a questi contesto di sito cerimoniale (1990; contesto di rinvenimento in un secondo momento in parte rielaborandoli e in parte studiato nel 1993-94). Successivamente sono stati rinvenuti rispettandoli? anche i massi Pat 8 e 9 nel “tumulo” A della località Pat di Ossimo. Una buca posta sotto il livello di fondazione del “tu- Fra le restanti stele femminili il monolito C3 (Fig. mulo” A ha fornito una datazione radiocarbonica calibrata di 4.4) offre una versione del tutto originale del motivo det- 3700-3500 a.C., cioè di Neolitico Finale6. to “sole a tre raggi”, noto in Valcamonica anche sui massi Borno 1 e Ossimo 2, e nella composizione su parete di Plas Questo riutilizzo intenzionale di massi già incisi si 2 (detta appunto “la Roccia del Sole”). Com’è noto, il moti- può leggere anche in altri massi-menhir dell’area camuna: vo del “sole a tre raggi” è diffusamente attestato in Valtelli- Borno 1, Ceresolo (“Bagnolo”) 1 e Ossimo 8 presentano, in- na. Va infine rilevato ad Anvòia come la stele antropomorfa fatti, delle composizioni cosiddette topografiche nella loro C14 mostri – pur nell’estrema frammentarietà – innegabili prima fase istoriativa. Lo studio delle sovrapposizioni ne somiglianze con il monolito M1 (= Ossimo 4). chiarisce inequivocabilmente la cronologia: si tratta di figure che precedono la fase Remedello 2 e quindi ogni altra del I monoliti maschili, caratterizzati dalla presenza III millennio. Ai fini interpretativi dobbiamo sottolineare delle armi, perlopiù pugnali e asce, si ripartiscono nelle fasi l’importanza delle “mappe” nell’arte “megalitica” dell’Eu- III A1 e III A2. Alla prima fase appartengono con certezza i ropa nordoccidentale e alpina: se i siti cerimoniali dell’Età frammenti di almeno 8 monoliti: M3 (= Ossimo 14, che fa- del Rame, al pari dei monumenti megalitici, attestano una ceva parte del gruppo in situ), M10, la prima fase di M12 (= nuova organizzazione del territorio7, anche le figure topo- Ossimo 12, da M5+M12), M14, M19 (ricomposto da fram- grafiche incise su determinati massi assumono il medesimo menti presso il cairn, ved. più sopra), C1, C7 (= C7+C30) significato, con funzioni rituali e pratiche insieme, come una e C8. Già si è citata la seconda fase di C23. Da segnalare plausibile attestazione di confini e di proprietà. la differente morfologia dell’impugnatura del pugnale tipo Remedello effigiato su M19, monolito che potrebbe pro- venire da un altro sito, come suggerito più sopra. Alla fase bibliografia III A2 sono invece assegnabili il già citato M11 nella sua seconda fase, e M13, l’unico monolito della Valcamonica L’altopiano = Fedele F. (a cura di), 1990 - L’altopiano di Ossimo- in roccia cristallina alpina, che presenta un antropomorfo Borno nella preistoria. Ricerche 1988-90. Edizioni del Cen- coronato dal sole raggiato, simile a quello di M11. I fram- tro, (1a ed. Bollettino del Centro Camuno di menti C17, C129, C173 e C178 sono caratterizzati dalla Studi Preistorici, 25-26, 1990: 173-359). presenza del pugnale cfr. Ciempozuelos, riferibile al Rame Arnal J., 1976 - Les statues-menhirs, hommes et dieux. Éditions 3, e da manici di probabili alabarde (Fig. 4). des Hespérides, Toulouse, 238 pp. Bell C., 1992 - Ritual theory, ritual practice. Oxford University Ad Anvòia è anche attestata la fase III A3, caratte- Press, Oxford, 270 pp. rizzata da file di figure antropomorfe allacciate (ved. nota Baioni M., 2001-02 - Relazione preliminare sulle ricerche arche- 5), che ricoprono la superficie in una sorta di horror vacui ologiche alla Corna Nibbia di (BS). Annali del Museo e denunciano un cambiamento concettuale di forte valenza, di , 19: 59-78. come si può arguire dalla storia di uno di questi monoliti, Barfield L., Buteux S. & Bocchio G., 1995 - Monte Covolo: una Ossimo 12 (ricomposto da due grandi spezzoni, M5 e M12). montagna e il suo passato. Ricerche archeologiche 1972- Inciso una prima volta con motivi della fase III A1 (pugnali 1994. Birmingham University Field Archaeology Unit, Bir- Remedello, cinturone e pendaglio ad occhiali), esso venne mingham, 64 pp. espiantato dal terreno, rovesciato e inciso di nuovo con file Bednarik R.G., 2007 - Rock art science. The scientific study of di antropomorfi che si sovrappongono alle figure della fase palaeoart. Aryan Books International, New Delhi, 220 pp. precedente (Fedele 1994, Fig. 15; 2006: 61-63). La fase III Casini S. (a cura di), 1994 - Le pietre degli dei. Menhir e ste- A3 è rilevabile ad Anvòia anche sul monolito M14, con- le dell’età del Rame in Valcamonica e Valtellina. Catalogo traddistinto da una serie di file di antropomorfi sovrapposti della mostra, Civico Museo Archeologico e Centro culturale tra loro (Fedele 2006: 62). In Valcamonica questo stilema Nicolò Rezzara, Bergamo, 224 pp. ricorre altresì sulle stele Cemmo 3, Campolungo 2 (Marret- Casini S., 2001 - Comparisons between figures of axes on Valca- ta 2004) e La Bolp 2 (Casini & Fossati 2005). monica and Valtellina stele (style III A) and archaeological finds. In: La Guardia R. (a cura di), Archeologia e arte rupe- Resta da citare il frammento M4, rinvenuto nell’area satellite OS4 A (Fedele 1994, Fig. 14, rilievo A. Fossati), che presenta sette zoomorfi di non semplice identificazio- ne, forse canidi (Fig. 4.1). Incisi in due differenti fasi, essi 6 R. Poggiani, notizia data nella Riunione scientifica IIPP “L’ar- te preistorica in Italia”, Trento-Riva del Garda, ottobre 2007. (Ma ved. si sovrappongono a ciò che resta di una cosiddetta macula, discussione in Fedele 2011: 88-90). cioè un’area sub-rettangolare completamente picchiettata 7 Per questa idea cfr. Renfrew 1976; Howell 1988; Fedele interpretata come rappresentazione topografica. Lo studio 1990b: 257-261; 1994; e in preparazione. Preistoria Alpina, 46 II (2012): 189-199 199

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