DI

( PROVINCIA DI )

PIANO COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE

EDIZIONE SETTEMBRE 2014

Il Sindaco Il Progettista

Per. Ind. Sandro Grassi Ing. Eugenio Nicoletti

COMUNE DI ANTRODOCO PIANO DI PROTEZIONE CIVILE

Indice

1. PREMESSA ...... 7 2. NORMATIVA E RIFERIMENTI LEGISLATIVI ...... 9 2.1. Legislazione Nazionale ...... 9 2.2. Legislazione regionale ...... 14 2.3. Legislazione sul volontariato ...... 15 3. Il Piano Comunale di emergenza ...... 16 3.1. Concetti e finalità del piano comunale di emergenza ...... 16 3.2. Struttura, contenuti ed obiettivi del Piano Comunale di Emergenza ...... 18 4. INQUADRAMENTO GENERALE DEL TERRITORIO (SEZ. 1) ...... 20 4.1. Aspetti generali del territorio ...... 20 4.2. Cenni storici ...... 22 4.3. Dati generali del Comune di Antrodoco ...... 23 4.4. Riferimenti comunali ...... 25 4.5. Caratteristiche del territorio ...... 26 4.5.1. Popolazione ...... 26 4.5.2. Sistemi di monitoraggio presenti sul territorio ...... 26 4.5.3. Comuni confinanti di prima e seconda corona ...... 27 4.6. Frazioni e abitati del Comune di Antrodoco ...... 28 4.6.1. Frazioni ...... 28 4.6.2. Abitati del Comune di Antrodoco ...... 29 4.7. Dati cartografici di riferimento ...... 30 4.8. Geologia e Geomorfologia ...... 31 4.9. Idrografia ...... 32 4.10. Condizioni climatiche ...... 33 4.11. Idrogeologia - Unità idrogeologica monti Giano - Nuria - ...... 34 4.12. Servizi essenziali ...... 35 4.12.1. Servizi sanitari e assistenziali ...... 35 4.12.2. Servizi scolastici ...... 36 4.12.3. Servizi Sportivi ...... 37 4.13. Servizi a rete e infrastrutture ...... 37 4.13.1. Servizi a rete ...... 37 2

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4.13.2. Principali vie di accesso ...... 38 4.13.2.1. Accesso al Centro Storico, Periferie, frazioni e abitati...... 38 4.13.3. Stazioni ferroviarie, Eliporti ...... 38 4.13.4. Elementi critici ...... 39 4.14. Edifici e attività strategici o rilevanti per le azioni di protezione civile ...... 40 4.14.1. Edifici strategici ...... 40 4.14.2. Edifici rilevanti ...... 42 4.14.3. Stabilimenti e impianti rilevanti ai fini di Protezione Civile ...... 42 5. SCENARI DI RISCHIO LOCALE (Sez.2) ...... 43 5.2. Rischio Sismico ...... 45 5.2.1. Classificazione sismica del territorio Nazionale e Regionale ...... 45 5.2.3. Verifiche sismiche annualità 2004 e 2005 nel territorio comunale ...... 52 5.2.4. Stazione Sismica di Antrodoco ...... 54 5.2.5. Microzonazione sismica del Comune di Antrodoco ...... 54 5.3. Rischio incendi boschivi e di interfaccia ...... 54 5.3.1. Rischio incendi boschivi ...... 54 5.3.2. La zonizzazione del rischio ...... 56 5.3.3. Rischio incendi di interfaccia ...... 57 5.3.4. Rischio incendio urbano ...... 58 5.4. Rischio da eventi meteorici eccezionali ...... 60 5.4.1. Stazione pluviometrica di Antrodoco ...... 61 5.4.2. Stazione idrometrica di Antrodoco ...... 62 5.4.3. Rischio neve e ghiaccio ...... 63 5.4.4. Piano neve ...... 64 5.5. Rischio idrogeologico ...... 64 5.5.1. Inventario fenomeni franosi ...... 72 5.6. Rischio idraulico ...... 73 5.6.1. Aree critiche e punti di controllo ...... 75 5.7. Rischio chimico industriale ...... 76 5.8. Rischio emergenze varie ...... 77 5.8.1. Rischio trasporti ...... 77 5.8.2. Rischio Igienico Sanitario ...... 79 3

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5.8.3. Rischio Interruzioni della linea elettrica e altri sistemi tecnologici ...... 79 5.8.4. Rischio Gas e Metano ...... 80 6. CONDIZIONE LIMITE DELL’EMERGENZA (Sez.3) ...... 82 7. ORGANIZZAZIONE DEL SISTEMA COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE (Sez.4) ...... 83 7.1. Funzionalità del sistema di allertamento ...... 83 7.2. Il ruolo del Sindaco in Protezione Civile ...... 83 7.3. Presidi operativi sovraordinati ...... 89 7.3.1. Prefettura – ufficio territoriale di governo ...... 89 7.3.2. Provincia ...... 89 7.3.3. Comando Provinciale Vigili del Fuoco ...... 89 7.3.4. Comando Provinciale Corpo Forestale dello Stato ...... 89 7.3.5. Forze dell'ordine ...... 90 7.3.6. Servizio Tecnico di bacino affluenti del Tevere ...... 90 7.3.7. Servizio 118 ...... 90 7.3.8. Ausl ...... 90 7.3.9. Arpa ...... 91 7.3.10. CRI – Croce Rossa Italiana ...... 91 7.4. Presidi operativi locali ...... 91 7.4.1. Centro Operativo Misto o Intercomunale (COM - COI) ...... 91 7.4.2. Presidio Operativo Comunale ...... 91 7.4.3. Il Centro Operativo Comunale (C.O.C) ...... 92 7.4.4. Referenti del sistema comunale di protezione civile: le Funzioni di Supporto ...... 93 8. RISORSE PER LA GESTIONE DELL’EMERGENZA (Sez. 5) ...... 104 8.1. Risorse umane ...... 104 8.2. AREE E STRUTTURE DI EMERGENZA ...... 106 8.2.1. Le aree di attesa ...... 106 8.2.2. Vie di fuga ...... 107 8.2.3. Aree di accoglienza o ricovero ...... 107 8.2.4. Aree di ammassamento dei soccorritori ...... 110 8.3. Aree di emergenza del Comune di Antrodoco ...... 110 8.3.1. AREE DI ATTESA ...... 111

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8.3.2. AREE DI ACCOGLIENZA ...... 114 8.3.3. STRUTTURE DI ACCOGLIENZA ...... 115 8.3.4. AREE DI AMMASSAMENTO ...... 117 8.3.5. Materiali e Mezzi e collegamenti infrastrutturali ...... 117 9. PROCEDURE OPERATIVE DI INTERVENTO (Sez.6) ...... 119 9.1. Generalità ...... 119 9.1.1. Attivazione del C.O.C...... 122 9.2. PROCEDURE OPERATIVE DI INTERVENTO ...... 122 9.3. Rischio Sismico ...... 122 9.4. Rischio eventi meteorici intensi ...... 127 9.4.1. Rischio Idrogeologico - Idraulico ...... 129 9.4.2. Rischio grandi nevicate ...... 137 9.5. Rischio Incendi boschivi e di interfaccia ...... 141 9.6. Rischio Igienico Sanitario ...... 148 9.7. Rischio Incidenti Stradali e Ferroviari ...... 150 10. FORMAZIONE E INFORMAZIONE (Sez.7) ...... 152 10.1. Formazione ...... 152 10.2. Informazione per la cittadinanza ...... 152 10.2.1. Informazione in emergenza ...... 153 10.3. Azioni da compiere per l’approvazione del piano ...... 155 10.4. Aggiornamento del piano ...... 155 10.5. Destinatari del piano ...... 155 11. ELABORATI CARTOGRAFICI (Sez.8) ...... 157 11.1 Allegato cartografico 01 - “CARTA DI INQUADRAMENTO TERRITORIALE” ...... 157 11.2 Allegato cartografico 01.1 - “CARTA DI INQUADRAMENTO TERRITORIALE” ...... 157 11.3 Allegato cartografico 02.1 - “CARTA DELLO SCENARIO DI RISCHIO IDROGEOLOGICO” 158 11.4 Allegato cartografico 02.2 - “CARTA DELLO SCENARIO DI RISCHIO SISMICO” ...... 158 11.5 Allegato cartografico 02.3 - “CARTA DELLO SCENARIO DI RISCHIO INCENDIO” ...... 158 11.7 Allegato cartografico 03 - “SUDDIVISIONE DEL TERRITORIO COMUNALE” ...... 159 11.8 Allegato cartografico 04.1 - “RISORSE STRATEGICHE DI PROTEZIONE CIVILE” ...... 159

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1. PREMESSA

Col termine Protezione Civile s'intendono tutte le strutture e le attività messe in campo dallo Stato per tutelare l'integrità della vita, i beni, gli insediamenti e l'ambiente, dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi e da altri eventi calamitosi. Le attività del sistema sono: la previsione e prevenzione delle varie ipotesi di rischio, il soccorso alla popolazione ed ogni attività diretta a superare l’emergenza. Il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, le Forze Armate, le Forze di Polizia, il Corpo Forestale dello Stato, la Comunità scientifica, la Croce Rossa Italiana, le strutture del Servizio Sanitario Nazionale, le organizzazioni di volontariato, il Corpo Nazionale di soccorso alpino e speleologico costituiscono le strutture operative . Il Servizio Nazionale opera a livello centrale, regionale e locale, nel rispetto del principio di sussidiarietà. Il contesto territoriale del nostro Paese, soggetto ad una grande varietà di rischi, rende infatti necessario un sistema di protezione civile che assicuri in ogni area la presenza di risorse umane, mezzi e capacità operative in grado di intervenire rapidamente in caso di emergenza, ma anche di operare per prevenire e, per quanto possibile, prevedere eventuali disastri. La prima risposta all’emergenza , qualunque sia la natura e l’estensione dell’evento, deve essere garantita a livello locale, a partire dalla struttura comunale , l’istituzione più vicina al cittadino. Il primo responsabile della protezione civile in ogni Comune è quindi il Sindaco . Quando però l’evento non può essere fronteggiato con i mezzi a disposizione del comune, si mobilitano i livelli superiori attraverso un’azione integrata e coordinata: la Provincia, la Prefettura, la Regione, fino al coinvolgimento dello Stato in caso di emergenza nazionale. Questo complesso sistema di competenze trova il suo punto di raccordo nelle funzioni di indirizzo e coordinamento affidate al Presidente del Consiglio dei Ministri , che si avvale del Dipartimento della Protezione Civile. Il Piano di Emergenza è uno strumento di pianificazione basato su specifiche conoscenze riguardanti i rischi del territorio, finalizzato a minimizzare i danni possibili e a fronteggiare nel modo più efficace possibile le emergenze. Alla base del Piano deve quindi esserci una approfondita analisi degli scenari di rischio che possono presentarsi per ogni tipologia di evento calamitoso naturale e/o connesso all’attività dell’uomo. Al verificarsi di un evento generatore di rischio, è di fondamentale importanza avere a disposizione un piano di emergenza di semplice consultazione, che stabilisca in modo univoco e senza lasciare dubbio alcuno, quali siano le azioni da compiere, chi le deve compiere e in che modo, quante persone e quali strutture e servizi saranno coinvolti e/o danneggiati, quali sono le risorse a disposizione per far fronte all’evento. Risulta inoltre importante che il Piano Comunale sia in grado di dialogare con i Piani di livello superiore uniformandone i linguaggi e le procedure di stesura. Il Sindaco quale autorità comunale di protezione civile, dall’art. 15 della Legge 24 febbraio 1992, n.225, dall’art.108 del Decreto Legislativo 31 marzo 1998, n.112 disporrà, in tal modo, di un valido riferimento che 7

COMUNE DI ANTRODOCO PIANO DI PROTEZIONE CIVILE rappresenterà un percorso organizzato in grado di affrontare, soprattutto nella fase iniziale, le probabili difficoltà insite in un evento calamitoso, ovvero per gli eventi prevedibili già nella fase di allerta. L’obiettivo è quello di rendere omogenea e coordinata la risposta del sistema complessivo della Protezione Civile, di cui il Comune è elemento, a un possibile evento calamitoso.

Il presente Piano di Protezione Civile è redatto in base alle leggi nazionali, le direttive, il “Manuale Operativo” fornito dal Dipartimento Nazionale della Protezione Civile per la pianificazione comunale di emergenza e le “Linee guida per la pianificazione comunale o intercomunale di emergenza di Protezione Civile” (di seguito “Linee Guida”) Il Piano di Protezione Civile del Comune di Antrodoco tiene conto, nello specifico, del complesso di dati messi a disposizione dalla Regione , dalla Provincia di Rieti, dallo stesso Comune e da tutti gli Enti e organizzazioni operanti sul territorio.

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2. NORMATIVA E RIFERIMENTI LEGISLATIVI 2.1. Legislazione Nazionale

 Legge n. 225 del 24 febbraio 1992 - istituzione del Servizio Nazionale della Protezione Civile : è la normativa nazionale di riferimento che ha portato alla creazione del Servizio Nazionale di Protezione Civile. • Essa individua (art.2) le tipologie di eventi calamitosi che sono oggetto d’intervento operando la seguente distinzione, in base ad estensione, intensità e capacità di risposta della Protezione Civile:

TIPO A) Eventi naturali o connessi con l’attività dell’uomo che possono essere fronteggiati mediante interventi attuabili dai singoli enti e amministrazioni competenti in via ordinaria. In tal caso l’evento è fronteggiabile a livello comunale e la competenza a disporre in prima persona gli interventi necessari al superamento di tale situazione è propria del Sindaco, il quale opera mediante il coinvolgimento diretto dell’Ufficio comunale di protezione civile, qualora sia esistente, del Gruppo comunale dei volontari di protezione civile, nonché della Sala operativa regionale, che deve essere tempestivamente attivata al momento del verificarsi dell’evento al fine di ottenere il fondamentale supporto tecnico e di coordinamento atti al ripristino della situazione di normalità sul territorio interessato dall’evento.

TIPO B) Eventi naturali o connessi con l'attività dell'uomo che per loro natura ed estensione comportano l'intervento coordinato di più enti o amministrazioni competenti in via ordinaria.

TIPO C) Calamità naturali, catastrofi o altri eventi che per intensità ed estensione debbono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari. Tali emergenze sono di gravità tale, da non rendere sufficiente l’intervento delle forze di protezione civile della singola Regione in cui si sono verificate, ma richiedono la mobilitazione delle forze di protezione civile a livello nazionale. L’appartenenza dell’evento calamitoso alla terza categoria è inequivocabilmente segnata da un atto giuridico, che consiste nella deliberazione dello stato di emergenza, da parte del Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente del Consiglio; il Consiglio dei Ministri ne determina anche, ai sensi dell’art. 5, 1° comma della legge n. 225/92, la durata e l’estensione territoriale, in stretto riferimento alla natura e alla qualità degli eventi. Con le medesime modalità si procede alla eventuale revoca dello stato di emergenza al venir meno dei relativi presupposti.

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• Definisce quali sono i componenti del Servizio e le strutture operative (art.6): “le amministrazioni dello Stato, Regioni, Province, Comuni, Comunità Montane (…) e i gruppi associati di volontariato civile” • Stabilisce (art.4) le attività e le competenze all’interno della Protezione Civile, distinguendo quattro tipologie: previsione, prevenzione, soccorso e superamento dell’emergenza.

La stessa Legge 225/92, all’art. 15, afferma che “nell’ambito del quadro ordinamentale di cui alla legge 8 giugno 1990, n. 142, in materia di autonomie locali, ogni Comune può dotarsi di una struttura di Protezione Civile” . Al medesimo articolo il Sindaco è riconosciuto “Autorità comunale di protezione civile” . Al verificarsi dell'emergenza nell'ambito del territorio comunale, egli assume la direzione e il coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alle popolazioni colpite e provvede agli interventi necessari dandone immediata comunicazione al prefetto e al Presidente della giunta regionale. Quando la calamità naturale o l'evento non possono essere fronteggiati con i mezzi a disposizione del Comune, il Sindaco chiede l'intervento di altre forze e strutture al Prefetto, che adotta i provvedimenti di competenza, coordinando i propri interventi con quelli dell'autorità comunale di Protezione Civile.

 Legge 3 agosto 1998, n. 267 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto legge 11 giugno 1998,n. 180, recante misure urgenti per la prevenzione del rischio idrogeologico ed a favore delle zone colpite da disastri franosi nella regione Campania.  Legge 11 dicembre 2000, n. 365 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 ottobre 2000, n. 279, recante interventi urgenti per le aree a rischio idrogeologico molto elevato ed in materia di protezione civile, nonché a favore delle zone della regione Calabria danneggiate dalle calamità idrogeologiche di settembre ed ottobre 2000. Tali leggi hanno sancito la nascita della “rete” dei Centri Funzionali, costituita dall’insieme dei Centri Funzionali Regionali, coordinati dal Centro Funzionale Centrale che svolge un’attività di indirizzo e coordinamento. I centri funzionali costituiscono il cuore del sistema di allerta nazionale poiché, attraverso un’attività di previsione, monitoraggio e sorveglianza in tempo reale degli eventi e dei loro effetti sul suolo, supportano le autorità di Protezione Civile nelle decisioni e nella gestione delle fasi di emergenza.

 Il D.L.gs 13 marzo 1998, n° 112, “Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59” nel definire la ridistribuzione delle competenze tra Stato e gli Enti Locali, all’art. 108, comma c, attribuisce ai comuni le seguenti funzioni:

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• attuazione, in ambito comunale, delle attività di previsione e prevenzione e degli interventi di prevenzione dei rischi, stabilite dai programmi e piani regionali; • adozione di tutti i provvedimenti, compresi quelli relativi alla preparazione all’emergenza, necessari ad assicurare i primi soccorsi in caso di eventi calamitosi in ambito comunale; • predisposizione dei piani comunali e/o intercomunali di emergenza, anche nelle forme associate e di cooperazione previste dalla legge 8 giugno 1990, n° 142 e, sulla base degli indirizzi regionali; • attivazione dei primi soccorsi alla popolazione e degli interventi urgenti necessari a fronteggiare l’emergenza; • vigilanza sull’attuazione, da parte delle strutture locali di protezione civile, dei servizi urgenti; • utilizzo del volontariato di protezione civile a livello comunale e/o intercomunale, sulla base degli indirizzi nazionali e regionali.

 O.P.C.M. n. 3073 del 22 Luglio 2000: Interventi urgenti nei territori gravemente danneggiati dagli incendi verificatisi dal 19 giugno al 10 luglio 2000 e interventi preventivi nelle aree a maggior rischio di incendi.  D.P.R. 8 febbraio 2001 n. 194: Regolamento recante nuova disciplina della partecipazione delle organizzazioni di Volontariato alle attività di Protezione Civile.

 Decreto Legislativo 343 del 7 settembre 2001 "Disposizioni urgenti per assicurare il coordinamento operativo delle strutture preposte alle attività di protezione civile" convertito nella Legge n. 401 del 9 novembre 2001, tutti i poteri di gestione del Servizio Nazionale di Protezione Civile sono stati assegnati al Presidente del Consiglio e, per delega di quest’ultimo, al Ministro dell’Interno e, di conseguenza, al Dipartimento Nazionale di Protezione Civile. Il Dipartimento ha un ruolo primario per la gestione delle emergenze nazionali, ovvero per gli eventi denominati di tipo “C”, ma non solo. Infatti, può essere attivato dal Prefetto, dal Presidente della Provincia e dalla Regione per le emergenze definite di tipo “B”, cioè di livello provinciale, e in casi particolari anche per gli eventi di tipo “A”, cioè di livello locale. In tale contesto il Prefetto, in ambito Provinciale, rappresenta la figura istituzionale di riferimento del sistema operativo della Protezione Civile, unitamente alle Province e alle Regioni, Istituzioni a cui la legislazione attribuisce un ruolo determinante della gestione degli eventi, con grande autonomia d’intervento. In particolare la Regione assume un ruolo importante nella fase della prevenzione e previsione, della gestione delle emergenze e della fase di ritorno alle normali condizioni di vita, agendo soprattutto su cinque fattori:

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a) prevenzione a lungo termine , da svilupparsi intervenendo anche normativamente sui fattori urbanistici e territoriali, attuando politiche rigorose di protezione e conoscenza del territorio e dei suoi rischi ed incrementando una cultura della protezione civile e la formazione a tutti i livelli, dai corsi di base e d’aggiornamento alle esercitazioni e simulazione d’evento; b) prevenzione a breve - medio termine , attraverso l’attività di pianificazione e realizzando, anche tramite altri Enti, le opere di difesa del suolo, ed ingegneria naturalistica e sismica, per mitigare il rischio in modo concreto, il monitoraggio dei rischi nonché cooperando nella pianificazione d’emergenza degli Enti locali; c) previsione a brevissimo termine , effettuata utilizzando i più ampi e affidabili sistemi di previsione e monitoraggio dei rischi, sviluppando azioni di preannuncio e allertamento per eventi calamitosi attesi, da pochi giorni a poche ore prima dell’evento; d) gestione delle emergenze , collaborando con le diverse componenti del Servizio Nazionale della Protezione Civile; e) ritorno alla normalità , predisponendo assieme agli altri Enti territoriali, piani di ripristino relativi al ritorno alle normali condizioni di vita.

Nel contesto normativo in questione la Provincia assume sempre maggiore importanza nel quadro di riferimento istituzionale, in relazione ai livelli di competenza trasferiti dalla vigente legislazione, sia in emergenza, sia nelle fasi di pianificazione preventiva e successiva all’evento. In ambito comunale il Sindaco è la figura istituzionale principale della catena operativa della Protezione Civile, dall’assunzione delle Responsabilità connesse alle incombenze di Protezione Civile, all’organizzazione preventiva delle attività di controllo e di monitoraggio, fino all’adozione dei provvedimenti d’emergenza indirizzati soprattutto alla salvaguardia della vita umana.

 Circolare 30 Settembre 2002, n.5114 della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento della Protezione Civile: Ripartizione delle competenze amministrative in materia di Protezione Civile.  DIRPCM del 27/02/2004 - Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri – Indirizzi Operativi per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale e regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di Protezione Civile.  CPCM del 07/11/2006 - Comunicato del Presidente del Consiglio dei Ministri – Atto di indirizzo recante: Indirizzi operativi per fronteggiare eventuali situazioni di emergenza connessi a fenomeni idrogeologici e idraulici. (GU n. 259 del 7-11-2006).

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 DIRPCM 05/10/2007 - Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri – Indirizzi operativi per prevedere, prevenire e fronteggiare eventuali situazioni di emergenza connesse a fenomeni idrogeologici e idraulici.  OPCM 3606 del 28/08/2007 - Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri - Disposizioni urgenti di Protezione Civile dirette a fronteggiare lo stato di emergenza in atto nei territori delle Regioni Lazio, Campania, Puglia, Calabria e della Regione Siciliana in relazione ad eventi calamitosi dovuti alla diffusione di incendi e fenomeni di combustione.  Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri 3 Dicembre 2008 – Indirizzi operativi per la gestione delle emergenze.  Protocollo d’intesa inerente il rapporto di collaborazione in materia di Protezione Civile tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della Protezione Civile e il Ministero dell’Interno - Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile del 05 Aprile 2007.  Atto della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della Protezione Civile, del 4 Giugno 2007, inerente l’approvazione delle disposizioni e procedure per il concorso della flotta aerea dello Stato nel caso di incendi boschivi.  O.P.C.M. 3606/2007: Disposizioni urgenti di Protezione Civile dirette a fronteggiare lo stato di emergenza in atto nei territori delle regioni Lazio, Campania, Puglia, Calabria e della regione Siciliana in relazione ad eventi calamitosi dovuti alla diffusione di incendi e fenomeni di combustione.  O.P.C.M. 3624/2007 del 22 ottobre 2007, “Disposizioni urgenti di Protezione Civile dirette a fronteggiare lo stato di emergenza in atto nei territori delle regioni Abruzzo, Basilicata, Emilia- Romagna, Marche, Molise, Sardegna ed , in relazione ad eventi calamitosi dovuti alla diffusione di incendi e fenomeni di combustione”.  Manuale operativo per la predisposizione di un Piano Comunale o Intercomunale di Protezione Civile, redatto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento di Protezione Civile, Ottobre 2007.  O.P.C.M. del 5 Giugno 2008: Disposizioni urgenti di Protezione Civile dirette a fronteggiare lo stato di emergenza dovuto alla diffusione di incendi e fenomeni di combustione in atto nei territori delle regioni dell'Italia centromeridionale.(Ordinanza n. 3680).  Legge n. 100/2012 Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 15 maggio 2012, n. 59, recante disposizioni urgenti per il riordino della protezione civile.

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2.2. Legislazione regionale

 Legge Regionale n. 37 del 11.04.1985 - Istituzione del Servizio di Protezione Civile nella Regione Lazio; ha creato un sistema di Protezione Civile regionale teso a garantire l’incolumità di civili,beni e ambiente per le seguenti tipologie di rischio: • eventi sismici, • disastri idrogeologici, • eruzioni vulcaniche e fenomeni endogeni, • incendi boschivi e di grandi dimensioni, • diffusione o dispersione di prodotti chimici radioattivi, tossici o comunque tali • da alterare gravemente l’ambiente, • ogni altra calamità, anche non causata da eventi naturali, che non sia riservata alla competenza esclusiva dello Stato.

 Legge Regionale n. 15 del 10.04.1991 - Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 11 aprile 1985,n. 37, concernente: “Istituzione del servizio di protezione civile nella Regione Lazio”

 Legge Regionale 26 febbraio 2014 n.2 - Sistema integrato regionale di protezione civile. Istituzione dell’Agenzia regionale di Protezione Civile (APC) - Ha istituito l’Agenzia Regionale di Protezione Civile secondo la quale la Protezione Civile Regionale è intesa come un Sistema di soggetti tra loro differenti e connessi in un sistema operativo flessibile, tale da garantire le risposte più efficienti e adeguate a tutela della collettività in materia di protezione civile al fine di realizzare, in particolare, le seguenti finalità: a) promuovere l’integrazione dei diversi livelli istituzionali di governo con le politiche del governo del territorio e in particolare con lo sviluppo sostenibile; b) garantire ogni opportuna forma di coordinamento con le competenti autorità statali e con il sistema delle autonomie locali; c) incrementare il grado di resilienza, intesa come capacità dei soggetti che costituiscono il Sistema integrato regionale ai sensi dell’articolo 4, di sopportare un evento disastroso, limitandone le conseguenze, e di reagire ad esso ripristinando la situazione iniziale.

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2.3. Legislazione sul volontariato

 Legge 11 agosto 1991 n. 266 - Legge quadro sul Volontariato.  D.P.R. 21 settembre 1994, n. 613 - Regolamento recante norme concernenti la partecipazione delle Associazioni di Volontariato nelle attività di protezione civile  D.P.R. 8 febbraio 2001 n. 194 - Regolamento recante nuova disciplina della partecipazione delle Organizzazioni di volontariato alle attività di protezione civile  Circolare del 9 febbraio 2007 - Criteri per l'impiego delle componenti e delle strutture operative del Servizio nazionale della protezione civile, con particolare riferimento all'impiego delle organizzazioni di volontariato delle attività di "controllo del territorio".  Circolare del 10 marzo 2009 - Organizzazioni di volontariato nelle attività di protezione civile. Chiarimenti in ordine all'applicazione dell'art. 6, comma 3 e seguenti, del decreto-legge 23 febbraio 2009, n. 11 "Misure urgenti di sicurezza pubblica e di contrasto alla violenza sessuale, nonché in tema di atti persecutori".

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3. Il Piano Comunale di emergenza 3.1. Concetti e finalità del piano comunale di emergenza

Come si legge nelle “Linee guida per la pianificazione comunale o intercomunale di emergenza di Protezione Civile” approvate con DGR 363 del 17 giugno 2014. “La pianificazione dell’emergenza ha, nel nostro Paese, una storia relativamente recente che inizia nel 1992 con l’emanazione della L. 225, che affidava alle sole Prefetture il compito di redigere un “piano per fronteggiare le emergenze su tutto il territorio provinciale”. Per quanto concerne i Comuni, la stessa Legge si limitava a definire una generica possibilità di dotarsi di una non meglio definita “struttura di protezione civile”. Soltanto con la L. n. 267/98 è stato reso obbligatorio il Piano di Emergenza Comunale, ma con esclusivo riferimento ai Comuni che presentano aree a rischio idrogeologico molto elevato. Anche in questo caso, tuttavia, la norma non forniva specificazioni tecniche e regolamentari specifiche sulla materia della pianificazione d’emergenza. Con il Decreto Legislativo 31 marzo 1998, n. 112 si attribuisce, in via definitiva, ai Comuni, il compito di redigere i Piani di Emergenza in attuazione dei Programmi Provinciale e Regionali di Previsione e Prevenzione, senza stabilire un principio di obbligatorietà, che è arrivato nella legislazione soltanto dal D.L. n. 59 del 15 maggio 2012 convertito nella legge n. 100/2012 . Anche queste norme, tuttavia, non determinano né i contenuti né le forme mediante cui si realizza la pianificazione comunale d’emergenza. Il complesso degli elementi precedenti ha fatto sì che la pianificazione d’emergenza a livello comunale non abbia assunto, sino ad oggi, una connotazione di diffusione e consolidamento tale da rendere non necessario ridefinirne contenuti e forme come ad esempio avviene per la pianificazione urbanistica. Occorre inoltre non trascurare il fatto che la stessa L. 100/2012 introduce, rendendolo obbligatorio, un principio che rende ancora più necessario chiarire obiettivi e contenuti del Piano Comunale di Emergenza. Il comma 6 dell’articolo 3 di questa legge enuncia: “I piani e i programmi di gestione, tutela e risanamento del territorio devono essere coordinati con i piani di emergenza di protezione civile, con particolare riferimento a quelli previsti all'articolo 15, comma 3-bis (strumenti urbanistici)”. La pianificazione di emergenza, è quindi lo sviluppo e mantenimento di procedure condivise finalizzate a prevenire, ridurre, controllare, mitigare le diverse condizioni di emergenza che possono potenzialmente manifestarsi all’interno di un dato territorio. La pianificazione dell’emergenza, quindi, si configura come un processo ciclico di previsione dei rischi e di preparazione alle emergenze, supportato dalla definizione di procedure operative finalizzate a garantire l’organizzazione della operatività dei soggetti coinvolti nella gestione delle emergenze. La pianificazione dell’emergenza, inoltre, si relaziona alla pianificazione urbanistica e territoriale fornendole indicazioni in relazione alle condizioni di pericolosità e rischio agenti sul territorio, in tal modo garantendo da un 16

COMUNE DI ANTRODOCO PIANO DI PROTEZIONE CIVILE lato l’integrazione dei criteri di sicurezza nelle scelte di pianificazione e, dall'altro, la disponibilità di risorse strutturali per la gestione delle emergenze che la stessa pianificazione territoriale deve identificare e programmare. Con questi assunti, il Piano , sia esso Comunale o Intercomunale, deve rispondere ai seguenti obiettivi : • descrivere in maniera puntuale le condizioni di rischio locale, mediante la redazione di scenari costruiti sulla base dei Programmi Provinciali e Regionali di Previsione, che forniscono ai comuni le informazioni sulle pericolosità agenti sul territorio, e sulla base della conoscenza locale concernente i beni potenzialmente esposti a tali pericoli. Gli scenari di rischio locale debbono poter permettere di dare risposta alle seguenti domande:  quale eventi calamitosi possono ragionevolmente interessare il territorio comunale?  quali persone, beni, strutture e servizi ne saranno coinvolti o danneggiati?

La risposta a queste domande consente:  di formulare ipotesi realistiche in merito alle esigenze tecnico-organizzative e alle risorse che in “tempo di pace” sarà necessario programmare per fornire una efficacie ed efficiente risposta alle condizioni di rischio;  fornire puntuali indicazioni alla pianificazione urbanistica e territoriale che con queste indicazioni dovrà coordinarsi. • descrivere in forma tecnica e analitica il modello organizzativo, le procedure operative e le risorse che verranno adottate per fronteggiare i potenziali eventi calamitosi e per garantire un rapido ritorno alla normalità. Questa componente del Piano deve permettere di rispondere in maniera chiara e puntuale alle seguenti domande:  quale organizzazione operativa è necessaria per ridurre al minimo gli effetti dell'evento atteso, con particolare attenzione alla salvaguardia della vita umana?  a chi vengono assegnate le diverse responsabilità nei vari livelli di comando e controllo per la gestione delle diverse fasi i cui l’evento atteso si manifesterà? Questa sezione del Piano è, in generale, piuttosto critica poiché per fare in modo che quanto previsto sia effettivamente utile a governare la gestione dei potenziali eventi calamitosi è necessario che il modello organizzativo e le procedure di intervento siano puntualmente verificate in relazione alle specificità del contesto a cui si applicano (ad esempio alla disponibilità di risorse umane e strumentali realmente utilizzabili), e siano inoltre articolate in funzione delle diverse tipologie di evento atteso. Questa criticità diventa particolarmente rilevante quando ci si riferisce a eventi che la norma10 definisce di tipo (b)11 e di tipo (c), per i quali è richiesto l’intervento di Enti, Amministrazioni e Soggetti Operativi di Protezione Civile diversi dalle risorse proprie del Comune. In questi casi, infatti, una chiara attribuzione di ruoli, funzioni e competenze assicura che la operatività in emergenza possa svolgersi in 17

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maniera ordinata e, soprattutto, senza ritardi che potrebbero contribuire ad ampliare gli effetti negativi dell’evento atteso. • Descrivere le azioni che in “tempo di pace” si metteranno in atto per garantire la necessaria preparazione tanto della popolazione che dei soggetti chiamati ad intervenire nella gestione dell’evento. Queste azioni sono essenzialmente di tipo formativo e informativo e ad esse dovrebbero affiancarsi, compatibilmente con la disponibilità di risorse, periodiche esercitazioni finalizzate a sperimentare quanto previsto nel Piano.

3.2. Struttura, contenuti ed obiettivi del Piano Comunale di Emergenza

Il Piano è il documento che contiene le informazioni e le indicazioni mediante le quali tutti i soggetti chiamati a intervenire nella gestione dei potenziali eventi calamitosi agenti su un dato territorio possano operare con modalità efficaci ed efficienti.

La parte grafica del piano è stato redatta su piattaforma GIS al fine di poterlo facilmente gestire, consultare, interfacciare e successivamente aggiornare.

Per praticità di lettura e per rappresentare un utile supporto nelle situazioni di emergenza, il Piano Comunale di Protezione Civile è articolato in OTTO SEZIONI:

1) INQUADRAMENTO GENERALE DEL TERRITORIO

2) SCENARI DI RISCHIO LOCALE

3) CONDIZIONE LIMITE DELL’EMERGENZA

4) ORGANIZZAZIONE DEL SISTEMA COMUNALE O INTERC. DI PROTEZIONE CIVILE;

5) RISORSE PER LA GESTIONE DELL’EMERGENZA

6) PROCEDURE OPERATIVE DI INTERVENTO

7) FORMAZIONE E INFORMAZIONE

8) ELABORATI CARTOGRAFICI

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Per quanto riguarda dati suscettibili di variabilità (numeri telefonici e nominativi ad esempio) come tali sono inseriti in allegato per consentirne un facile e continuo aggiornamento. Il Piano Comunale di Protezione Civile, comprende i programmi di previsione e prevenzione, già elaborati dagli Enti competenti (Regione Lazio) e dovrà, secondo le linee guida regionali, essere aggiornato in funzione dei cambiamenti, a livello territoriale, che tali programmi produrranno nel tempo. In particolare il Piano Comunale, per sua natura generale, non contiene i piani settoriali che ciascun ente, istituzione e azienda deve redigere, ma rappresenta il punto di riferimento da tenere sempre presente. Pertanto, ogni scuola, ufficio pubblico, struttura ospedaliera, museo, ecc., deve dotarsi del proprio piano di emergenza per non trovarsi impreparato di fronte ad un evento calamitoso, portandolo a conoscenza della struttura di Protezione Civile Comunale.

L’obiettivo base che è stato perseguito nella redazione del presente documento è dunque la RIDUZIONE DELL’ESPOSIZIONE AL RISCHIO DELLA CITTADINANZA E DEI BENI PRESENTI SUL TERRITORIO e far si quindi che al verificarsi di emergenze e calamità anche gravi, possano essere prontamente attivate dalla Civica Amministrazione, tutte le azioni finalizzate al superamento dell’emergenza, questo con particolare riguardo ad eventi riferibili alla tipologia di cui all’art. 2, comma 1 – lettera a) della Legge n. 225/1992

Fig. 3.2 - Estratto art.2, comma 1 – lettera a) della Legge n. 225/1992

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4. INQUADRAMENTO GENERALE DEL TERRITORIO (SEZ. 1)

4.1. Aspetti generali del territorio

Antrodoco è un comune di 2.684 abitanti (ISTAT 2013) situato lungo la , a circa 20 km dal capoluogo provinciale, Rieti, a circa 90 km da Roma, sulla linea ferroviaria “ - L'Aquila - Sulmona. A circa 500 m s.l.m., da questa città inizia la Strada Statale 17 dell’Appennino Abruzzese e Appulo Sannitico che, passando per L’Aquila arriva fino a Foggia. Inserito nella Comunità Montana della VI zona del Velino, ed attraversato dall’omonimo fiume, Antrodoco è circondato da tre gruppi montuosi: a Nord-Est del paese si erge il Monte Giano (1820 m), a Sud troviamo il Monte Nuria (1888 m), a Nord la Valle del Velino (o Falacrina) è sovrastata dal Monte Elefante (2089 m), facente parte del massiccio del . Comprende due frazioni e diversi abitati distribuiti sul territorio: gli abitati di Rapelle e Vignola, le frazioni di Castello di Corno/Rocca di Corno (che si affacciano lungo la statale dell’Appennino Abruzzese ai confini con la regione Abruzzo) e la frazione di Rocca di Fondi, localizzata ai piedi del Monte Nuria.

Fig. 4.1 - Veduta aerea del comune di Antrodoco (fonte http://google/maps)

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Fig. 4.2 - Veduta tridimensionale del territorio comunale di Antrodoco e delle sue gole (fonte google earth)

Le principali vie di accesso sono le due strade statali n.4 e 17: - La Strada Statale n°4 (SS 4 - Via Salaria) , che collega Roma a Porto d'Ascoli, passando per Rieti. In corrispondenza del centro storico del Comune di Antrodoco corre parallelamente al Fiume Velino sulla sinistra idrografica. - La Strada Statale dell’Appennino Abruzzese (SS17 - Via Amiternina) che, con partenza del suo chilometraggio da Via del Bagno, si porta immediatamente in quota con due tornanti, costeggiando le pendici del Monte Giano fino a raggiungere, dopo un percorso tortuoso, prima la frazione di Vignola, poi quella di Castello di Corno ed infine la frazione di Rocca di Corno, fino al confine con la Regione Abruzzo al Km 12+250.

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4.2. Cenni storici

Antrodoco, ricordato dagli storici romani è senz'altro da annoverare fra le più antiche città della . Ripetutamente fu colpito da violenti terremoti tra i quali, terrificante per la violenza delle scosse e per la durata, quello del 1703 che devastò tutta la zona circostante. Il tessuto urbano di Antrodoco mostra le tracce di una ristrutturazione compiuta in età angioina, tra XIII e XIV secolo. Un altro grave disastro toccò la città di Antrodoco nella straordinaria alluvione dal 4 al 5 settembre 1862. Il fiume Velino improvvisamente ingrossò in modo spaventoso, elevandosi ben cinque metri sul livello ordinario. La furiosa corrente investì la chiesa di S. Anna che crollò immediatamente e, dopo la chiesa, moltissime abitazioni furono distrutte provocando 39 vittime.

Fig. 4.3 - Antrodoco nel 1800 - disegno di Edward Lear

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4.3. Dati generali del Comune di Antrodoco

DENOMINAZIONE COMUNE ANTRODOCO

CODICE ISTAT 057003

C.A.P. 02013

Codice Catastale A 315

Codice Fiscale 00103110573

REGIONE ; PROVINCIA LAZIO; RIETI (RI)

COORDINATE 42°25'1"N - 13°4'46''E

SUPERFICIE 64 Km 2

AUTORITA’ DI BACINO DEL FIUME AUTORITA’ DI BACINO TEVERE VI COMUNITA’ MONTANA DEL VELINO COMUNITÁ MONTANA DI ; ; Antrodoco; APPARTENENZA ; ; ; Castel (denominazione CM) S. Angelo; Posta VII ZONA COMUNE DI Appartenenza al COI secondo la ex DGR 29 febbraio 2000, n°569 (DENOMINAZIONE Castel Sant’Angelo; Cittaducale; Borgo COI) Velino; Antrodoco.

ZONA ALLERTA METEO (in riferimento alla classificazione del CFR, ex APPENNINO DI RIETI ID ZONA C DGR 272/2012) Data di validazione del Livello 1 di DETERMINAZIONE N.A03939 Microzonazione sismica del.21/05/2013 ZONA SISMICA ZONA SISMICA 1 – 42 UAS (DGR n. 387 e 835 del 2009)

FRAZIONI ROCCA DI CORNO - ROCCA DI FONDI -

ABITATI (AGGLOMERATI URBANI) VIGNOLA - RAPELLE

Altitudine MIN - MAX 460 - 1881 m s.l.m.

Fig. 4.3 - Dati generali del Comune di Antrodoco

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Ai fini della stesura del presente piano, nell’ottica di agevolarne la sua comprensione, i centri abitati dell’intero territorio comunale sono stati suddivisi in macro aree (Tipologia) e, ogni macro area in zone (ID_Tipologia). Ad ogni zona è stato possibile attribuire la popolazione residente così da poter trarre conclusioni circa la probabile afferenza di popolazione in una determinata area al verificarsi di un evento calamitoso. Di seguito si riporta sia la suddivisione tabellare definita che uno stralcio cartografico di esempio.

SUDDIVISIONE DEL TERRITORIO COMUNALE E RELATIVO NUMERO DI ABITANTI Tipologia ID_Tipologia Denominazione n. abitanti Shape_Area (m 2) Centro Storico A01.1 Giardini Piazza Interocrea 115 14790,10 Centro Storico A01.2 Corso Roma - Via Molino 191 27457,85 Centro Storico A01.3 Via Fossi - Via Vespasiano 126 20166,26 Centro Storico A01.4 Via Lungo Velino - Via piedi la terra 162 31277,30 Centro Storico A01.5 Piazza IV Novembre 85 14847,79 Centro Storico A01.6 Rimembranze 192 57463,11 Centro Storico A01.7 Rocchetta 51 29951,71 Periferia A02.1 San Giovanni 1 483 71354,90 Periferia A02.2 San Giovanni 2 294 88743,50 Periferia A02.3 San Terenziano 531 109126,93 Periferia A02.4 Terme 48 26161,96 Periferia A02.5 Bagno 146 50125,58 Periferia A02.6 San Severo 55 152023,19 Periferia A02.7 Canalone 20 4462,96 Frazione A03.1 Frazione Rocca di Fondi (Ediva) 60 59580,45 Frazione A03.2 Frazione Rocca di Fondi 11 32418,88 Abitato A04.1 Abitati di Vignola e Valluta 14 50894,39 Frazione A05.1 Frazione Rocca di Corno (Castello) 19 255056,78 Frazione A06.1 Frazione Rocca di Corno 39 321018,43 Abitato A07.1 Abitato case Sparse Rapelle 42 17163,97 Fig. 4.4 – Suddivisione del territorio comunale di Antrodoco in macro aree e relativo numero di abitanti

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Fig.4.5 - Estratto elaborato cartografico rappresentante la suddivisione di parte del territorio in macro aree (elaborazione GIS)

4.4. Riferimenti comunali

RIFERIMENTI COMUNALI ANTRODOCO Cognome Grassi Sindaco Nome Sandro Cellulare 335/1295688 - 338/1331618 Indirizzo sede Municipale CORSO ROMA n°15 Indirizzo sito internet sede Municipale www.comunediantrodoco.it Telefono sede municipale 0746/578185 Fax sede Municipale 0746-578623 E-mail sede Municipale [email protected]

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4.5. Caratteristiche del territorio 4.5.1. Popolazione

DATI STATISTICI POPOLAZIONE TOTALE POPOLAZIONE RESIDENTI 2.684 abitanti (ISTAT 2013) NUCLEI FAMILIARI 1191 2014 DENSITA’ ABITATIVA 41.94 2014 POPOLAZIONE CON OLTRE 65 anni 626 2014 POPOLAZIONE CON OLTRE 80 anni 224 2014 POPOLAZIONE CON OLTRE 90 anni 29 2014 POPOLAZIONE CON MENO di 6 anni 157 2014 POPOLAZIONE MINORENNE 414 2014 NUMERO MEDIO DI COMPONENTI PER 2.25 2014 FAMIGLIA 195.6 anziani ogni INDICE DI VECCHIAIA 2014 100 giovani POPOLAZIONE CENTRO STORICO 966 2014 POPOLAZIONE PERIFERIE 1538 POPOLAZIONE FRAZIONI e AGGREGATI 180 194 PARI AL 7% CIRCA DELLA POPOLAZIONE STRANIERA POPOLAZIONE RESIDENTE NUMERO ABITAZIONI 1767 (2001)

4.5.2. Sistemi di monitoraggio presenti sul territorio

ID_Tipologia Denominazione Coordinate Geografiche Località SM1_01 Idrometro 42°25'15.5"N 13°04'45.5"E Ponte sul Velino SM2_01 Pluviometro 42°25'15.5"N 13°04'45.5"E Ponte sul Velino Stazione sismica SM6_01 42°24'58.1"N 13°04'51.9"E Via Salaria SARA-SAD20-TCP

Codici Linee Guida: SM1, Idrometro - SM2, Pluviometro - SM3, Termometro – SM4, Avvistamento Incendi – SM5, Stazione sismografica – SM6, Stazione accelero metrica – SM7, Altro (specificare)

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4.5.3. Comuni confinanti di prima e seconda corona

Comuni confinanti di prima corona

Comune Distanza Popolazione

Borgo Velino 1,9 km 996

Micigliano 4,5 km 122 Borbona 11,7 km 643 Cagnano Amiterno (AQ) 13,1 km 1.439 13,5 km 1.192

Scoppito (AQ) 15,2 km 3.440

Fiamignano 17,2 km 1.404

L'AQUILA 26,5 km 68.304

Comuni confinanti di seconda corona

Comune Distanza Popolazione

Castel Sant'Angelo 4,9 km 1.303 Cittaducale 10,5 km 6.908 Posta 12,4 km 714 12,9 km 309

Cantalice 15,3 km 2.726

Barete (AQ) 17,1 km 695

RIETI 18,1 km 47.153

Montereale (AQ) 18,2 km 2.768

Longone Sabino 18,3 km 605 19,2 km 2.467 Pizzoli (AQ) 19,2 km 4.144 20,2 km 198

Capitignano (AQ) 21,5 km 678

Tornimparte (AQ) 22,6 km 3.159

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4.6. Frazioni e abitati del Comune di Antrodoco 4.6.1. Frazioni

Antrodoco conta, come già accennato, due frazioni, Rocca di Corno e Rocca di Fondi. Entrambe presentano due nuclei abitativi distinti, rispettivamente denominati Castello di Corno e Ediva.

Frazione del Comune di Antrodoco: ROCCA DI CORNO Coordinate Lat. 42°22'43"N – Long. 13°9'15''E Altitudine [m s.l.m.] 952 metri s.l.m. Popolazione 39 abitanti (Uff. Anagrafe 2014) Distanza dal Comune [Km] 7.47 Km Frazione del Comune di Antrodoco : ROCCA DI CORNO (CASTELLO) Coordinate Lat. 42°23'24"N – Long. 13°8'39''E Altitudine [m s.l.m.] 912 metri s.l.m. Popolazione 19 abitanti (Uff. Anagrafe 2014) Distanza dal Comune [Km] 6.10 Km

Frazione del Comune di Antrodoco: ROCCA DI FONDI Coordinate Lat. 42.387922 - Long.13.083393 Altitudine [m s.l.m.] 1029 metri s.l.m. Popolazione 11 abitanti (Uff. Anagrafe 2014) Distanza dal Comune [Km] 2,75 Km Frazione del Comune di Antrodoco: ROCCA DI FONDI (EDIVA) Coordinate 42.395082, 13.095381 Altitudine [m s.l.m.] 810 metri s.l.m. Popolazione 60 abitanti (Uff. Anagrafe 2014) Distanza dal Comune [Km] 1,10 Km

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4.6.2. Abitati del Comune di Antrodoco

Il territorio comunale di Antrodoco, oltre le due frazioni, conta anche diversi nuclei abitati e case sparse, snodati lungo la S.S.17 in direzione l’Aquila. Tra di essi i principali agglomerati urbani sono quelli di Case sparse Rapelle, Vignola e Valluta.

Abitato del Comune di Antrodoco : CASE SPARSE RAPELLE Coordinate Lat. 42°24'35"N – Long. 13°5'40''E Altitudine [m s.l.m.] 665 metri s.l.m. Popolazione 42 (Uff. Anagrafe 2014) Distanza dal Comune [Km] 1.47 Km

Abitato del Comune di Antrodoco : VIGNOLA Coordinate Lat. 42°24'22"N – Long. 13°7'26''E Altitudine [m s.l.m.] 808 metri s.l.m. Popolazione 10 abitanti (Uff. Anagrafe 2014) Distanza dal Comune [Km] 3.84 Km

Abitato del Comune di Antrodoco : VALLUTA Coordinate Lat. 42.395654 - Long. 13.141798 Altitudine [m s.l.m.] 865 metri s.l.m. Popolazione 4 abitanti (Uff. Anagrafe 2014) Distanza dal Comune [Km] 5 Km

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4.7. Dati cartografici di riferimento

Il territorio comunale di Antrodoco è rappresentato graficamente nei diversi elaborati cartografici di seguito specificati.

348 ANTRODOCO n. Foglio I.G.M. [1:50.000] 358 139 III - NE MONTE GIANO 139 III - SE ANTRODOCO n. Tavoletta I.G.M. [1:25.000] 139 III - SO CANETRA 139 III - NO MONTE TERMINILLO 348130 - ANTRODOCO 348140 - MONTE GIANO 348150 - MONTE CAOLA Sezione C.T.R. [1:10.000] 358010 - CASTEL SANT’ANGELO

358020 - PIANO DI CORNINO 358030 - COLLE DI MEZZO 348131; 348132 348141; 348142 348143; 348144 348153; 358011 Elementi C.T.R. [1:5.000] 358012; 358021 358022; 358023 358024; 358033 358034;

PTP Ambito territoriale n°5 PTPR TAV. A Sistemi e Ambiti del Paesaggio TAV.B Beni Paesaggistici SIC - ZPS: IT 6020013 GOLE DEL Vincolistica / Pianificazione VELINO SIC - ZPS: IT 6020015 COMPLESSO DEL MONTE NURIA VINCOLO IDROGEOLOGICO DEL MONTE TERMINILLO

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4.8. Geologia e Geomorfologia

Dal punto di vista geologico, Antrodoco si trova nell’Alta Valle del Velino, situata in posizione particolare, proprio nella zona satura tra il dominio pelagico Umbro-Marchigiano ed il dominio di shelf Laziale-Abruzzese. Da un punto di vista geomorfologico, l’area risulta caratterizzata da una forte energia di rilievo, data dall’elevazioni del Monte Giano, il quale nei versanti meridionali e sud orientali presenta un’elevata acclività con pendenza media superiore ai 40°, con un’evidente azione erosiva delle acque meteoriche. Sempre nel versante NE, però più a Sud, il Monte Nuria più acclive, ma raggiungendo quote maggiori, con minori affioramenti rocciosi. Mentre sul versante opposto, quello meridionale, ai piedi del Monte Terminillo, il paesaggio assume conformazione alto collinare, caratterizzata da dorsali dai profili morbidi e a moderata pendenza; elevato su tale versante l’azione della gravità che dà origine a frane e dissesti del versante dalle presenza di termini torbiditici. Rimanendo sull’aspetto morfologico, possiamo definire che il sito in esame si sviluppa tra le elevazioni sopra citate, nella valle più stretta e approfondita all’ingresso delle acque del fiume Velino, nel confine più a Nord del Comune, con direzione meridiana. Successivamente ad andamento NE-SW attraversa il centro abitato in riva sinistra in una vallata sempre più aperta man mano che si procede verso SW. Dal punto di vista geologico il tratto che ricade nell’area di studio, è interessato dal rapporto tra i due domini di natura tettonica e sono evidenti gli allineamenti di rilievi disposti ad arco lungo la Master fault Olevano – Antrodoco – M. Sibillini, di importanza regionale, la quale è stata più volte oggetto di molti studi nei decenni passati. Pertanto l’evoluzione geodinamica dell’Appennino Centrale, risulta controllata da pochi elementi paleografici – strutturali, sviluppatisi a partire dal Triassico superiore, al margine meridionale della Tetide (oceano che si interponeva tra il continente africano ed europeo) in espansione. Su questo segmento crostale si sono evolute le unità fondamentali le cui interazioni hanno prodotto l’assetto strutturale della nostra zona. Definendole abbiamo ad Est la piattaforma Carbonatica Laziale - Abruzzese (M. Giano - M. Nuria); mentre ad Ovest il bacino Umbro - Marchigiano - Sabino (M. Terminillo - M. Elefante). Il basamento su cui evolvono le due serie, è dato dalla formazione dolomitico-evaporitica triassica che affiora nella valle del Velino in prossimità di Antrodoco. Al di sopra della formazione dolomitica, troviamo i calcari dolomitici del Lias inferiore ed il calcare massiccio, al livello del quale si origina la differenziazione dei due bacini, che porta ad un’evoluzione completamente diversa delle due zone appenniniche. La chiusura del ciclo carbonatico sulla piattaforma è data dalla formazione di marne ad orbuline, che affiorano su quasi tutto l’Appennino carbonatico, mentre nella zona dove si è sviluppato il bacino pelagico umbro-marchigiano, risente dei movimenti del ciclo alpino e si ha la deposizione dei termini terrigeni, dati dal flisch marnoso - arenaceo.

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Al centro scorre il sopra citato fiume Velino con un percorso pressoché parallelo alla grande linea tettonica “Olevano - Antrodoco - Posta - M. Vettore”. Nella fascia tra l’accavallamento ed il fiume, larga qualche chilometro, affiorano terreni cenozoici, alcuni ad elevata componente carbonatica, altri con caratteri terrigeni, i quali giocano un ruolo importante nell’idrogeologia della Valle del Velino.

4.9. Idrografia

Il reticolo idrografico del territorio è caratterizzato dal bacino idrografico del Fiume Velino; il suo bacino presenta una forma allungata in senso appenninico e ricopre il territorio appartenente al Lazio e Umbria, con una superficie di circa 2338 Kmq, lunghezza di 90km, ed è caratterizzato da un regime idraulico assai regolare con portate medie alla foce di 60 m 3/s, minime di 40 e massime di 300 m3/s. Nasce sulle falde del monte Pizzuto (m 1903) presso il comune di Cittareale, si immette nel , poco a valle della piana reatina, con il salto delle cascate delle Marmore. Il bacino del fiume Velino, escludendo i suoi affluenti principali quelli del Salto e del Turano ha una superficie di 843 Kmq e una quota media di 993 m.s.m. Il regime del fiume può essere diviso in due tratti principali: dalle sorgenti fino ad Antrodoco, con regime prevalentemente torrentizio, e da Antrodoco fino a Rieti, ove il fiume assume caratteristiche ben diverse. Nel tratto iniziale l’alveo è situato in una valle alluvionale ristretta e riempita da alluvioni. Il percorso è abbastanza rettificato, anche se il fiume compie anse a largo raggio di curvatura. Dopo il comune di Posta il fiume scorre tra le gole (gole del Velino) con un percorso tortuoso, lasciando depositi ciottolosi anche di grandi dimensioni, fino ad attraversare il territorio del comune di Antrodoco. Il suo percorso ben delimitato da argini in calcestruzzo realizzati negli anni 50- 60, è articolato in modo tale da lasciare isolato, sulla destra idrografica del fiume, il centro storico, dal resto del paese. Nei pressi del comune il fiume è alimentato con modeste portate da due torrenti perenni denominati rispettivamente “Rio Rapelle” (affluente sinistro) e “Fosso di capo d’Acqua” (affluente destro). Da Antrodoco il fiume scorre in una vera valle fluviale, con presenza di depositi più fini. L’andamento del reticolo idrografico denuncia complessivamente una spiccata dipendenza dalla geologia, con una serie di incisioni nella sponda destra, in carattere contrastante la sponda sinistra che si presenta poco ramificata, causa la differente natura litologica delle due sponde.

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IDROGRAFIA

Lunghezza Nome e superficie dell’asta Quota media del Nome corso d’acqua del bacino principale bacino [m s.l.m.] [Km]

Fiume Velino 843 Kmq 90 Km 993 m s.l.m.

4.10. Condizioni climatiche

Antrodoco è situato nell’alta valle del Velino la quale è situata nel cuore dell’Italia centrale e di conseguenza, della catena appenninica. Il fondo valle è posto a quote variabili tra gli 850 e i 400 metri s.l.m. La presenza di massicci montuosi che circondano la valle, con cime che superano i 2000 metri invece contribuisce ad abbassare le temperature medie e ad aumentare le precipitazioni. La zona di Antrodoco rientra nel dominio del clima temperato mediterraneo: condizioni termiche rigide con minime al di sotto di 0°C e medie al di sotto dei 5°C nei mesi invernali (regime temperato di tipo montuoso). Nel periodo estivo la situazione cambia notevolmente: i mesi caldi risultano poco piovosi, con temporali estivi concentrati nella seconda metà di Agosto, provocando anche lunghi periodi di magra dei corsi d’acqua. Dall’osservazione dei dati del pluviometro di Antrodoco si è potuto osservare una distribuzione delle precipitazioni medie mensili con dei massimi nei mesi di Novembre e Dicembre e dei minimi in Giugno, Luglio e Agosto. Ciò tuttavia non rappresenta un fenomeno costante negli anni soprattutto negli ultimi anni, come è possibile desumere dall’analisi dei dati pluviometrici. In basso è riportata la zona climatica del territorio di Antrodoco (D.p.r. 412/93)

Zona climatica Periodo di accensione degli impianti termici: dal 15 ottobre al 15 aprile (14 ore E giornaliere), salvo ampliamenti disposti dal Sindaco.

Il grado-giorno (GG) di una località è l'unità di misura che stima il fabbisogno energetico necessario per mantenere un clima confortevole nelle abitazioni. Gradi-giorno Rappresenta la somma, estesa a tutti i giorni di un periodo annuale convenzionale 2320 di riscaldamento, degli incrementi medi giornalieri di temperatura necessari per raggiungere la soglia di 20 °C. Più alto è il valore del GG e maggiore è la necessità di tenere acceso l'impianto termico.

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4.11. Idrogeologia - Unità idrogeologica monti Giano - Nuria - Velino

Il territorio in esame è caratterizzato da una morfologia e da una struttura geologica estremamente varia. Esso, infatti, comprende porzioni di territorio molto diverse tra loro sia sotto il profilo morfologico che geologico, con variazioni sul complesso vegetazionale, fattore quest’ultimo in grado di influenzare profondamente il bilancio idrologico. Tale sistema idrogeologico ha un’estensione di 1016 km 2 ed è costituito principalmente dalla successione della piattaforma carbonatica laziale-abruzzese, ovvero da rocce ad elevata permeabilità che ospitano una falda regionale estesa e potente. Un’infiltrazione efficace pari a 880mm/anno, rispetto ad una precipitazione media di oltre 1200mm/anno (Petitta 2009). La struttura è circondata da limiti di permeabilità ben definiti: a nord il contatto con i depositi terrigeni del flysch della Laga e con i flysch miocenici in parte coperti da depositi fluvio-lacustri pleistocenici; l’accavallamento della serie carbonatica sui depositi terrigeni miocenici ad ovest. La valle del Velino, dove il contatto tra carbonati e depositi fluvio-lacustri si deprime a quote variabili tra i 400 ed i 500 metri circa, costituisce il livello di base principale del sistema idrogeologico considerato. Questa unità idrogeologica assume una rilevante importanza perché da essa vengono alimentate le sorgenti del Peschiera, che hanno una portata media di 18 m 3/s e, come già detto, forniscono alla città di Roma una considerevole percentuale del suo fabbisogno idropotabile. Situazione idrogeologica che definisce due tipologie di eventi franosi: crolli sul versante del Monte Giano di carattere calcareo, e scivolamenti in destra idrografica caratterizzati da depositi fluvio-lacustri. In tale area rivestono grande importanza le sorgenti le sorgenti lineari che alimentano l’acquedotto del Comune di Antrodoco con portata di circa 2 m3/s, che affiorano lungo le gole del Velino e nell’incisione fluviale alimentate dalle acque d’infiltrazione della dorsale del Monte Giano. Ad esse si aggiungono quelle di natura bicarbonato calcica con portate di decine di l/s delle emergenze mineralizzate del gruppo delle terme di Antrodoco, legate alla risalita dei fluidi gassosi lungo le discontinuità legate alla faglia.

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4.12. Servizi essenziali 4.12.1. Servizi sanitari e assistenziali

Come definito nelle “Linee Guida per la pianificazione comunale di emergenza della protezione civile”, per la denominazione dei servizi sanitari e assistenziali presenti sul territorio sono state utilizzate le seguenti codifiche:

Tab. 4.12.1 - Estratto dalle Linee Guida per la pianificazione comunale di emergenza della protezione civile

Al fine di poter individuare univocamente sulle cartografie prodotte (allegate al piano), i servizi sanitari ed assistenziali presenti nel territorio del Comune di Antrodoco (riportati nell’ALLEGATO 1.0 SERVIZI ESSENZIALI) è stato aggiunto un ulteriore numero (es. SS1_ 1) che indica il progressivo nel caso di più edifici con stessa tipologia.

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- Rete di radiocomunicazione

Il territorio della Regione Lazio è coperto da due RETI RADIO isofrequenziali monocanale sincrone, organizzate in due sottoreti regionali, Nord e Sud, gestite direttamente dalla Centrale Operativa Regionale (COR) situata presso la Direzione Protezione Civile della Regione Lazio. Il COR gestisce tutto il traffico radio al fine di coordinare e gestire le risorse sul territorio durante un evento. I territori delle Province di Viterbo, Rieti e Roma sono interessati dalla rete radio semiregionale NORD, mentre i territori delle Province di Frosinone e Latina sono interessati dalla rete radio semiregionale SUD. Le frequenze radio su cui opera la predetta infrastruttura sono quelle concesse dal Ministero dello Sviluppo Economico. La suddetta infrastruttura radio è in grado di poter mettere in comunicazione il COR con i seguenti centri periferici nonché questi ultimi tra di loro: Provincia di RIETI - Prefettura, Provincia, Genio Civile, Comando Provinciale VV .FF., Coordinamento Provinciale C.F.S., N. 14 Centri Operativi Intercomunali (COI), N. 6 Comunità Montane, N. 3 Consorzi di Bonifica. Il territorio Comunale di Antrodoco allo stato attuale non è provvisto di ponti radio attivi, ma è possibile appoggiarsi a quelli limitrofi presenti negli abitati di Calcariola (RI) e del Monte Terminillo.

4.12.2. Servizi scolastici

Per la denominazione dei Servizi scolastici presenti sul territorio sono state utilizzate le seguenti codifiche (fornite dalle Linee Guida):

Tab. 4.12.2 - Estratto dalle Linee Guida per la Pianificazione comunale di emergenza della protezione civile

Come già specificato, al fine di poter individuare univocamente sulle cartografie prodotte (allegate al piano), i servizi scolastici presenti nel territorio del Comune di Antrodoco (riportati nell’ ALLEGATO 1.0 Servizi scolastici) è stato aggiunto un ulteriore numero (es. SC1_ 1) che indica il progressivo nel caso di più servizi con stessa tipologia.

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4.12.3. Servizi Sportivi

Per la denominazione dei Servizi sportivi presenti sul territorio sono state utilizzate le seguenti codifiche (fornite dalle Linee Guida):

Fig. 3.12.3. - Estratto dalle Linee Guida per la Pianificazione comunale di emergenza della protezione civile

I servizi sportivi presenti nel territorio del Comune di Antrodoco sono riportati nell’ ALLEGATO 1.0 Servizi sportivi. Rispetto ai codici riportati in tabella è stato aggiunto un ulteriore numero (es. IS1_ 1) che indica il progressivo nel caso di più impianti con stessa tipologia.

4.13. Servizi a rete e infrastrutture 4.13.1. Servizi a rete

Nell’ambito della protezione civile la continuità nell’erogazione dei servizi essenziali acquisisce importanza fondamentale, soprattutto durante le situazioni di emergenza. L’interruzione prolungata nella fornitura dei servizi può essere causa essa stessa del determinarsi di situazioni di emergenza. Sono riportate nell’ ALLEGATO 1.0 Servizi essenziali le diverse tipologie di servizio a rete presenti sul territorio del Comune di Antrodoco, seguendo le codifiche dettate dalle “Linee Guida per la pianificazione comunale di emergenza della protezione civile”, di seguito riportate.

Fig. 4.13.1 - Estratto dalle Linee Guida per la Pianificazione comunale di emergenza della protezione civile 37

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4.13.2. Principali vie di accesso 4.13.2.1. Accesso al Centro Storico, Periferie, frazioni e abitati.

L’accesso al paese, alle sue periferie e frazioni, è possibile da diversi punti (cancelli di ingresso) che si diramano dalla viabilità principale costituita dalla SS4 e dalla SS17. I cancelli stradali rappresentano i punti obbligati di passaggio, per ogni tipo di veicolo, i quali fungono anche da postazioni ove deviare il traffico, per interruzione della direttrice di marcia principale. Sono riportati nell’ ALLEGATO 1.0 Servizi a rete e infrastrutture la denominazione ed il posizionamento di ogni singolo accesso che si incontra partendo dal capoluogo di Regione Rieti con direzione e L’Aquila, facendo riferimento al chilometraggio stradale.

Fig. 4.13.2 - Estratto dalle Linee Guida per la Pianificazione comunale di emergenza della protezione civile

4.13.3. Stazioni ferroviarie, Eliporti

Per quanto riguarda i collegamenti ferroviari, essi sono assicurati dalla linea “Terni-Rieti-Sulmona”, risalente al 1882, che collega due dorsali della rete Nazionale: la Roma - Ancona e la Roma - Pescara. L’esercizio è a trazione diesel, con tracciato a binario semplice che raggiunge una pendenza massima del 35 per mille, nella tratta Antrodoco - Rocca di Corno. La linea all’interno del territorio comunale conta 4 stazioni di fermata (un attraversamento del Fiume Velino con ponte in ferro, numerose gallerie e ponti nel tratto che va da Antrodoco a Rocca di Corno. La stazione di maggior importanza in termini di dimensioni è quella di Antrodoco - Borgo Velino posta a soli 400 m dalla successiva fermata di Antrodoco-Centro. Essa insiste su una vasta area nella quale, oltre ai due binari utilizzati, è presente un fascio di altri 5 binari non attivi ma utilizzabili, tre dei quali conducono ad un deposito locomotive. Le altre due fermate sono localizzate una nella frazione Rocca di Fondi ed un’altra nella frazione Rocca di Corno. Nell’ ALLEGATO N. 1.0 Servizi a rete e infrastrutture sono riportate tutte le specifiche necessarie.

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Fig. 4.13.3 - Estratto dalle Linee Guida per la Pianificazione comunale di emergenza della protezione civile

Si è voluto implementare tale sezione con la definizione e quindi caratterizzazione di punti di possibile atterraggio elicotteri per il servizio di ELISOCCORSO, punti di approvvigionamento idrico sia da parte di elicotteri che di aerei CANADAIR, sia all’interno del territorio comunale che nelle zone limitrofe. Anche questa implementazione sarà riportata in Allegato N.1.0 Servizi a rete e infrastrutture.

4.13.4. Elementi critici

Per la denominazione degli elementi critici presenti sul territorio sono state utilizzate le seguenti codifiche (come definito nelle “Linee Guida per la pianificazione comunale di emergenza della protezione civile”).

Fig. 4.13.4 - Estratto dalle Linee Guida per la Pianificazione comunale di emergenza della protezione civile

Graficamente, relativamente al territorio comunale di Antrodoco, gli elementi critici presenti sono riportati nell’ Allegato N. 1.0 Servizi a rete e infrastrutture.

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Fig. 4.13.5 - Estratto elaborato cartografico implementato su piattaforma GIS con evidenziati i servizi infrastrutturali

4.14. Edifici e attività strategici o rilevanti per le azioni di protezione civile

L’edificio strategico è un edificio che deve garantire la funzionalità delle azioni di comando e controllo dell’emergenza a seguito di una emergenza. L’edificio rilevante è un edificio che deve garantire l’idoneità funzionale durante tutta la crisi dell’emergenza, in quanto il suo collasso potrebbe determinare conseguenze sociali di elevata rilevanza. Edifici entrambi funzionali al Sistema di Protezione Civile in fase di emergenza, nel caso del Comune di Antrodoco e riportati nell’ ALLEGATO N.1.0 Edifici e attività strategici o rilevanti per le azioni di protezione civile.

4.14.1. Edifici strategici

Gli edifici strategici presenti sul territorio Comunale di Antrodoco sono stati elencati utilizzando le tabelle di codifica definite nelle “ Linee Guida per la pianificazione comunale di emergenza della protezione civile” :

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Fig. 4.14.4 - Estratto dalle Linee Guida per la Pianificazione comunale di emergenza della protezione civile

Fig. 4.14.5 - Estratto elaborato cartografico con evidenza gli edifici strategici

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4.14.2. Edifici rilevanti

Fig. 4.14.2 - Estratto dalle Linee Guida per la Pianificazione comunale di emergenza della protezione civile

4.14.3. Stabilimenti e impianti rilevanti ai fini di Protezione Civile

In questa classe sono compresi tanto gli stabilimenti a rischio di incidente rilevante (definiti ai sensi del D. Lgs. 334/99), quanto altri impianti industriali che, per la loro specifica caratterizzazione dimensionale o localizzativa, vengono ritenuti rilevanti ai fini degli interventi in emergenza.

Fig. 4.14.3 - Estratto dalle Linee Guida per la Pianificazione comunale di emergenza della protezione civile

Nel territorio comunale di Antrodoco non sono presenti stabilimenti a rischio di incidente rilevante, così come definito nel D. Lgs. 334/99. Si evince la sola presenza di due stazioni di distribuzione carburante, la cui ubicazione e descrizione è riportata nell’ ALLEGATO N. 1.0 Edifici e attività strategici o rilevanti per le azioni di protezione civile.

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5. SCENARI DI RISCHIO LOCALE (Sez.2)

5.1. Generalità Con il termine “scenario di rischio locale” si intende una descrizione sintetica, accompagnata da cartografia esplicativa e indicazioni localizzative, dei possibili effetti sull’uomo o sui beni presenti nel territorio di eventi potenzialmente calamitosi. Definire lo scenario di rischio è indispensabile sia per poter predisporre gli interventi preventivi a tutela delle popolazioni e dei beni in una determinata localizzazione, sia per consentire la migliore organizzazione dei soccorsi in fase di emergenza. Gli elementi indispensabili per la ricostruzione e “quantificazione” di un RISCHIO calato nel contesto comunale sono definiti dalla combinazione dei fattori Pericolosità sismica, Vulnerabilità sismica e Esposizione. La loro definizione più ampiamente condivisa a livello internazionale fa riferimento al rapporto dell’Unesco riguardante i fenomeni franosi (Varnes, 1984): - RISCHIO (R): Possibilità di una perdita (vite, proprietà, capacità produttive, funzionalità del territorio), la cui valutazione implica la quantificazione della seguente relazione Rischio (R) = Pericolosità (P) x Vulnerabilità (V) E’ possibile distinguere un rischio specifico, riferito cioè ad una singola categoria di elementi esposti da un rischio totale, in relazione a tutti i diversi elementi considerati. - PERICOLOSITA' SISMICA (P): Esprime la probabilità che un dato fenomeno potenzialmente distruttivo si verifichi con una certa intensità in una determinata area in un dato intervallo di tempo Può essere espressa in una scala percentuale da 0% (nessuna probabilità di accadimento) e 100% (certezza dell’accadimento). - VULNERABILITA' SISMICA (V): Esprime la propensione di un certo elemento (popolazione umana, edifici, infrastrutture, attività economiche, servizi, beni naturali e culturali,...) ad essere danneggiato da un dato fenomeno a cui l'elemento stesso è esposto. Può essere espressa in una scala percentuale da 0% (nessuna vulnerabilità) e 100% (vulnerabilità totale). La vulnerabilità è quindi una misura della fragilità, della impossibilità di resistere ad un evento calamitoso da parte di un elemento esposto in funzione delle proprie caratteristiche. - ESPOSIZIONE (E): è una caratteristica che si riferisce a tutto ciò che può essere distrutto o il cui funzionamento può essere alterato o danneggiato (in termini assoluti o relativi): edifici, infrastrutture, sistema economico e produttivo, rete dei servizi e soprattutto la vita umana. - DANNO : Stima delle perdite conseguenti l’evento in termini sia di vite umane che economici (perdita di efficienza del sistema), basata sull’analisi del carico urbanistico inteso negli aspetti demografici, occupazionali, abitativi, storico artistici e dei servizi. 43

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Danno = Pericolosità x Vulnerabilità x Valore Dal punto di vista delle modalità con le quali un evento si può manifestare si fà riferimento alle due tipologie di seguito descritte: • evento con preavviso : evento causato da fenomeni direttamente connessi con la situazione meteorologica, la cui previsione consente l’attivazione delle diverse fasi operative, in funzione della crescente criticità (preallerta, attenzione, preallarme, allarme ). In questo caso l’intervento di Protezione Civile si sviluppa per fasi successive, che servono a scandire temporalmente l’evolversi del livello di allerta e, conseguentemente, l’incremento delle risorse da impegnare. • evento improvviso : evento che, per mancato allarme o al verificarsi di un fenomeno non prevedibile, richiede l’attuazione immediata delle misure di emergenza. L’evento può generarsi senza preavviso e manifestarsi direttamente con forte entità, in questo caso le procedure da adottare sono quelle relative allo stato di allarme .

Nel Comune di Antrodoco, per le sue caratteristiche conformazionali, geografiche, strategiche e secondo la memoria storica, sono prevedibili le seguenti fonti di rischio: • rischio sismico; • rischio incendi boschivi e di interfaccia ; • rischio eventi meteorici eccezionali ; • rischio idrogeologico (idraulico - frane); • rischio chimico industriale; • altri rischi : rischio trasporti (incidente stradale ecc.); rischio interruzioni servizi a rete (acqua, luce e gas); rischio igienico-sanitario.

Lo studio e la conoscenza di questi fenomeni, ha permesso di definire i diversi SCENARI DI RISCHIO e pericolo, calati sul territorio, indispensabili per poter giungere: - Alla predisposizione degli interventi preventivi a tutela delle popolazioni e dei beni in una determinata area. - Ad ipotizzare i possibili effetti che le diverse situazioni di pericolo potrebbero causare sulla popolazione, sulle infrastrutture e più in generale sul territorio. - Ad individuare le aree potenzialmente interessate. - Ad ipotizzare i danni che presumibilmente potrebbe subire la collettività.

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L’analisi delle caratteristiche infrastrutturali e della pericolosità legata ai fenomeni attesi, porta alla definizione degli SCENARI DI EVENTO, distinti per tipologia di rischio e per livello di intensità ipotizzata dei fenomeni. A ciascuno scenario, è stato poi associato un MODELLO OPERATIVO DI INTERVENTO. Sono state individuate le vie di fuga, le aree di attesa , di accoglienza o ricovero della popolazione, le aree di ammassamento dei materiali e del personale di soccorso, la viabilità alternativa per il traffico veicolare e i cancelli di regolazione degli afflussi deflussi delle aree colpite.

5.2. Rischio Sismico

Il Rischio Sismico è la misura dei danni attesi in un dato intervallo di tempo, rappresentato dal verificarsi di un fenomeno naturale non prevedibile (sisma) connesso all'improvviso rilascio di energia per frattura, assestamento di rocce profonde all’interno della crosta terrestre. É determinato dalla combinazione di tre fattori:

5.2.1. Classificazione sismica del territorio Nazionale e Regionale

La classificazione del territorio nazionale in zone a pericolosità sismica è stata basata inizialmente sui soli eventi accaduti in passato e successivamente anche dalla caratterizzazione geotecnica dei terreni che lo costituiscono. In altre parole si è suddiviso il territorio nazionale in conformità a statistiche sulla frequenza dei terremoti secondo il loro tempo di ritorno. La classificazione sismica del territorio nazionale ha introdotto normative tecniche specifiche per le costruzioni di edifici, ponti e altre opere in aree geografiche caratterizzate dal medesimo rischio sismico. Nell'Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n° 3274/2003, aggiornata con la Delibera della Giunta Regionale del Lazio n° 387 del 22 maggio 2009, s’identificano le zone a differente rischio sismico su tutto il territorio nazionale. I criteri per l'aggiornamento della mappa di pericolosità sismica sono stati definiti nell'Ordinanza del PCM n° 3519/2006, che ha suddiviso l'intero territorio nazionale in quattro zone sismiche sulla base del valore dell'accelerazione orizzontale massima su suolo rigido o pianeggiante ag, che ha una probabilità del 10% di essere superata in 50 anni. Allo stato attuale, però, le nuove Norme Tecniche sulle Costruzioni, emanate con il DM Infrastrutture del 14.01.2008, hanno sostanzialmente esautorato la zonazione sismica da uno dei suoi compiti precedenti, che era quello di ancorare la zona sismica ad un valore dell’accelerazione di picco, e quindi allo spettro di risposta elastico da utilizzare per il calcolo delle azioni sismiche per le costruzioni. Con le nuove norme, per ogni costruzione, ci si può riferire ad una accelerazione di riferimento propria in relazione sia alle coordinate geografiche dell’area di progetto, sia alla vita nominale dell’edificio stesso.

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I Criteri di riclassificazione stabiliti dall’OPCM 3519/06 permettono di esprimere la pericolosità sismica in valori di accelerazione di picco su suolo rigido (a g), non più come classe unica, ma suddivisa in sottoclassi per ogni zona sismica con intervalli di 0,025g.

ZONA ACCELERAZIONE CON PROBABILITÁ DI SOTTOZONA SISMICA SISMICA SUPERAMENTO PARI AL 10% IN 50 ANNI (a g)

1 0.25 ≤ a g < 0.278g (val. Max per il Lazio)

A 0.20 ≤ a g < 0.25g 2 B 0.15 ≤ a g < 0.20g

A 0.10 ≤ a g < 0.15g 3 B (Val. min.) 0.062 ≤ a g < 0.10g

Nella REGIONE LAZIO, infatti, i valori di accelerazione ag dell’elaborato all’84°percentile dell’INGV-DPC sono compresi fra 0.278g e 0.065g, ai quali si possono correlare empiricamente soltanto tre zone sismiche e quattro sottozone, escludendo quindi totalmente la zona sismica 4. In basso è riportata la zona sismica assegnata al territorio del Comune di Antrodoco , indicata nell'Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274/2003, aggiornata con la Delibera della Giunta Regionale del Lazio n. 387 del 22 maggio 2009.

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ZONA ZONA CON PERICOLOSITÀ SISMICA ALTA. INDICA LA ZONA PIÙ PERICOLOSA DOVE SISMICA POSSONO VERIFICARSI FORTI TERREMOTI. 1

Fig. 4.2.1.1 - Zonazione sismica della Regione Lazio (fonte Regione Lazio)

Sono di seguito elencati alcuni aspetti di particolare criticità connessi a un evento sismico Un terremoto può provocare: • Danneggiamenti e/o crolli a edifici di pubblico servizio; • Danneggiamenti e/o crolli a edifici residenziali; • Danneggiamenti e/o crolli ad edifici produttivi con possibili incidenti (esplosioni, incendi); • Danneggiamenti a infrastrutture di servizio (comunicazioni, reti di distribuzione, etc); • Crolli e frane; • Danneggiamenti ad infrastrutture viarie. 47

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Nella schematizzazione di seguito riportata sono sintetizzati gli effetti di un terremoto sia sul territorio, che sulle infrastrutture in esso presenti.

Effetti sulla popolazione e relative conseguenze: • Feriti per traumi dovuti a caduta di materiale e conseguenti alla fuga precipitosa dai fabbricati e per motivi sanitari (es. crisi cardiache); • popolazione in ricerca affannosa di notizie dai famigliari; • formazione di accampamenti spontanei all’aperto o in automobile; • diffusione di notizie false e allarmistiche; • difficoltà di gestione dei servizi di emergenza per parziale abbandono da parte del personale e/o per lesioni dei fabbricati in cui sono localizzati (gestione contemporanea dei soccorsi in arrivo dall’esterno, con modalità e tempi variabili). Effetti sull’edilizia residenziale e relative conseguenze: • Lesioni nei fabbricati in muratura, crollo di fabbricati in precarie condizioni; • incendi determinati da rotture nelle condutture esterne ed interne del gas, rovesciamento di stufe, fornelli accesi incustoditi, corto circuiti, etc. Effetti sull’edilizia pubblica e relative conseguenze: • Lesioni alle strutture e/o altri incidenti alle strutture (ad esempio incendi) con particolare attenzione a municipi, caserme, scuole, ospedali e agli edifici sede di Centri Operativi; • necessità di individuare sedi alternative. Effetti su strutture e impianti produttivi e relative conseguenze: • Danneggiamenti alle strutture e/o alle infrastrutture produttive; • possibili incendi, esplosioni, fuoriuscita di sostanze tossiche e nocive; • interruzione dei cicli produttivi (riflessi occupazionali). Effetti sulla viabilità e relative conseguenze: • Interruzioni stradali causate da crolli di parti di edifici prospicienti la sede stradale, caduta di massi, movimenti franosi e deformazioni del terreno; • sporadiche interruzioni stradali per danneggiamenti di manufatti; • necessità di individuare viabilità alternative. Effetti sulle reti di servizio e relative conseguenze: • Possibili interruzioni dell’erogazione dei servizi, causa rotture di tubazioni e condutture; • difficoltà nelle comunicazioni telefoniche (sia reti fisse, che mobili) per guasti e per sovraffollamento di chiamate. 48

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Di seguito vengono riportati gli elementi di riferimento dei fenomeni, degli scenari d’evento e dei danni corrispondenti ai diversi gradi di Magnitudo prevista (fonte Linee Guida per la Pianificazione comunale di emergenza della protezione civile)

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Fig. 4.2.1.1 - Estratto dalle Linee Guida per la Pianificazione comunale di emergenza della protezione civile

Per ciò che concerne la riduzione del rischio, la sismologia non è grado di prevedere con anticipo i terremoti, e la previsione si fonda esclusivamente su calcoli statistici. Però è possibile agire sotto il profilo della prevenzione , adeguando le strutture e diffondendo informazioni sul rischio che grava nell’area. Come per qualsiasi altro rischio, si dovrà intervenire nella formazione delle persone, insegnando i corretti comportamenti da tenere in caso di terremoto e soprattutto le principali norme d’igiene abitativa per salvaguardare l’incolumità di chi abita i fabbricati (ad es. evitare ostruire le vie di esodo).

5.2.2. Sismicità Storica Di seguito si riporta uno stralcio della più recente banca dati relativamente alle osservazioni macrosismiche, estratte dal Database macrosismico italiano (DBMI11, Locati et alii,2011), i quali dati evidenziano sul profilo storico una sismicità relativamente recente che data dal 1703 al 1998 ben 35 eventi sismici; di essi, in base alle fonti storiche a disposizione ed alla loro intensità se ne riportano solo una parte di seguito elencata. Da tali dati si può facilmente 51

COMUNE DI ANTRODOCO PIANO DI PROTEZIONE CIVILE evincere come il territorio del Comune di Antrodoco abbia risentito storicamente di terremoti con effetti classificabili tra il 7° e l’8° grado della Scala Mercalli-Cancani-Sieberg (MCS).

I[MCS] Data AE Io Mw

10 1703/01/14 Appennino umbro-reatino 11 6.74 ±0.11

8 1703/02/02 Aquilano 10 6.72 ±0.17

7-8 1915/01/13 11 7.00 ±0.09

7 1915/09/23 Marsica

7 1950/09/05 GRAN SASSO 8 5.68 ±0.07

8 1961/10/31 Antrodoco 8 5.13 ±0.18

6 1979/09/19 Valnerina 8-9 5.86 ±0.09

6 1998/08/15 MONTI REATINI 5-6 4.45 ±0.09 8 2009/04/06 Aquilano 10 6.3

Is : intensità nel Comune x 10 (scala MCS). - Data : di accadimento dell’evento sismico. - AE : denominazione dell'area dove si sono verificati i massimi effetti. - Io : intensità epicentrale x 10 (scala MCS)

5.2.3. Verifiche sismiche annualità 2004 e 2005 nel territorio comunale

Si riporta di seguito l’elenco programmatico delle strutture strategiche, elaborato in base all’indicatore di rischio per la salvaguardia della vita (IR SLV ). Le Verifiche Sismiche derivano da riferimenti normativi (Ordinanze del Presidente del Consiglio dei Ministri, Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri e Deliberazioni di Giunta Regione Lazio) attraverso i quali si stabilisce che tutte le strutture di interesse strategico, la cui funzionalità assume rilievo fondamentale per le finalità di Protezione Civile durante un evento sismico, e tutte le strutture che assumono rilevanza in relazione alle conseguenze di un eventuale collasso, devono essere verificate sismicamente e strutturalmente . La conoscenza del livello di vulnerabilità sismica (Verifica Sismica), propedeutico alla mitigazione del rischio sismico (Intervento di adeguamento o miglioramento sismico), può essere ottenuta dal confronto tra l’azione che provoca il superamento di un certo stato limite (capacità della struttura) e l’azione prevista dalle norme attuali per la verifica dello stesso stato limite (domanda).

Gli Indicatori di Rischio per la Salvaguardia della Vita (IRSLV ) sono stati individuati sulla base di indagini, seguendo quanto disposto dalle NTC08. Un indicatore di rischio vicino a 0, identifica un edificio che, in base alle NTC08, si trova in uno stato di rischio strutturale alto, mentre un indicatore tendente a 1 significa che l’edificio è in linea, quindi sicuro, rispetto alle norme tecniche attuali.

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Generalmente si identifica il livello di:

- Rischio Alto per valori di IR SLV compresi fra 0 e 0.3; - rischio Medio per valori compresi fra 0.301 e 0.699; - rischio Basso. per valori superiori a 0.7.

Si riportano di seguito, in forma tabellare, i dati estrapolati dalla graduatoria redatta dalla commissione tecnica regionale per le verifiche sismiche ( http://www.regione.lazio.it/binary/rl_ambiente/tbl_contenuti/DGR_220_11.pdf ) riguardanti le strutture ricadenti bel Comune di Antrodoco:

anno Zona IRSLVX n° ordine Denominazione uso ubicazione Proprietà V (m 3) costr. Sismica (NTC08)

334 Sala Culturale Ricr./soc. Corso Roma Provincia 4.512 1 0,168

368 Scuola Materna Scuola Via Lungo Velino 1968 Comune 2.697 1 0,239 Palestra 369 Scuola Media Via Lungo Velino 1962 Comune 1.189 1 0,246 scuola Laterale 551 Scuola Media Via Lungo Velino 1962 Comune 2.304 1 0,354 sx Scuola Edificio Protezione 615 Prot. Civ. Via Salaria Km. 1950 Comune 704 1 0,389 Civile ED.1 683 Scuola Elementare Scuola Via Luigi Mannetti 1945 Comune 5.535 1 0,410 Asilo Nido ED. 2 761 Scuola Via Lungo Velino 1978 Comune 2.682 1 0,520 Scuola Asilo Nido ED. 1 764 Scuola Via Lungo Velino 1978 Comune 4.032 1 0,566 Scuola Edificio Protezione 797 Prot. Civ. Via Salaria Km. 1950 Comune 1.350 1 0,521 Civile ED.2 Museo ex Conv. S. Lucia 859 Via 1600 Comune 2.700 1 0,641 S.Lucia Museo Museo Aule 924 Scuola Media Via Luigi Mannetti 1962 Comune 2.880 1 0,858 Scuola Anteriore 925 Scuola Media Via Luigi Mannetti 1962 Comune 416 1 0,864 Scuola Imp. Largo ragazzi del 1085 Palazzetto Comunale 1970 Comune 7.008 1 > 1 Sportivi mondo

Tab. 5.2.3 - Fonte Regione Lazio: Elenco programmato EDIFICI verificati Annualità 2004 e Annualità 2005nel Comune di Antrodoco

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5.2.4. Stazione Sismica di Antrodoco

Nel comune è presente un pozzetto strumentato in grado di rilevare e registrare onde sismiche nelle tre direzioni (Componenti: SARA - SAD20 – TCP). I dati sono immediatamente visualizzabili telematicamente sul sito http://www.iesn.it/ dove vengo aggiornati ogni 180 secondi.

STAZIONE SISMICA DI ANTRODOCO

Altitudine : 485m Ubicazione Latitudine : 42.4163 - Longitudine: 13.0814 s.l.m.

5.2.5. Microzonazione sismica del Comune di Antrodoco

E’ stato recentemente eseguito uno studio di Microzonazione sismica di Livello 1 sull’intero territorio comunale, pertanto sono state individuate dieci microzone a comportamento sismico omogeneo (MOPS) riportate definite in cartografia nell’ ALLEGATO N. 7.0 Cartografia . I risultati ottenuti sono stati utilizzati per la definizione delle aree di emergenza all’interno del territorio comunale.

5.3. Rischio incendi boschivi e di interfaccia 5.3.1. Rischio incendi boschivi

Per incendio boschivo si intende "un fuoco con suscettività ad espandersi su aree boscate, cespugliate o arborate, comprese eventuali strutture e infrastrutture antropizzate poste all'interno delle predette aree, oppure su terreni coltivati o incolti e pascoli limitrofi a dette aree". Pertanto l'incendio boschivo può presentarsi come incendio che riguarda il bosco le aree ad esso assimilate, oppure come incendio di interfaccia urbano-rurale analizzato nel successivo paragrafo. La Legge 21 novembre 2000, n. 353, "Legge-quadro in materia d'incendi boschivi", costituisce la legge fondamentale in materia, la quale si caratterizza, rispetto alle precedenti normative, per un approccio inteso a privilegiare le attività di previsione e prevenzione, anziché la fase emergenziale legata allo spegnimento degli incendi. La Giunta regionale del Lazio, con Delibera n. 415 del 16 settembre 2011, ha approvato la nuova edizione del "Piano regionale di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi" valido per il triennio 2011- 2014, pubblicato sul supplemento ordinario n. 169 del Bollettino Ufficiale della Regione Lazio n. 37 del 7 ottobre

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2011, che costituisce il documento programmatico fondamentale della Regione Lazio per organizzare e coordinare in modo efficace tutte le attività riguardanti l'antincendio boschivo, dalle fasi di previsione e prevenzione, fino alla predisposizione di risorse e mezzi necessari al contrasto e alla lotta attiva al fenomeno incendi boschivi. Il rischio da incendi boschivi è determinato dalla possibilità che una certa superficie di bosco venga interessata da un fenomeno di combustione; la pericolosità del fenomeno dipende dai fattori di insorgenza, propagazione e difficoltà di contenimento. La modificazione del suolo causata da un incendio boschivo ha un notevole impatto anche sulla pericolosità idrogeologica, sia in termini di maggior propensione al distacco delle frane superficiali, sia sotto il profilo della diminuita capacità di assorbimento del terreno. Divieti e misure di prevenzione ("Piano regionale di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi") ai sensi della L.R 28 ottobre 2002 n. 39 e del Regolamento attuativo n. 7/2005 debbono essere adottate le misure di contrasto alle azioni determinanti anche solo potenzialmente l’insorgenza degli incendi boschivi nella Regione Lazio, durante il periodo considerato di massimo rischio, generalmente compreso tra il 15 giugno ed il 30 settembre, nonché durante i periodi di allerta, così come stabilito dall’art. 65 della suddetta legge n. regionale, e appresso indicato: durante il periodo di massimo rischio nelle aree dell’intera Regione Lazio, ricoperte da boschi e aree assimilate, come definite dall’art. 4 della L.R. 28/10/2002 n. 39, nonché nei cespugliati, nei pascoli, nei prati, nelle colture arboree da frutto e da legno, nei terreni coltivati o in quelli ormai abbandonati all’uso agricolo e sui bordi di strade di ogni ordine e grado, di autostrade e ferrovie, è vietato accendere fuochi, anche per abbruciamento di stoppie e residui di vegetazione, compresi quelli connessi alle utilizzazioni boschive. Una recente direttiva europea stabilisce che “la combustione sul campo dei residui vegetali derivanti da lavorazione agricola e forestale si configura come illecito smaltimento di rifiuti, sanzionabile penalmente con l'arresto”. Accendere un fuocherello con un mucchietto di erba o di foglie secche può costare la galera, questo è quanto definito indirettamente dalla direttiva n. 2008/98/CE recepita dal Decreto Legislativo n. 205 del 3 dicembre 2010 il cui art. 13, modificando l’art. 185 del D. Lgs. 152/2006, stabilisce che “paglia, sfalci e potature, nonché altro materiale agricolo o forestale naturale non pericolosi, se non utilizzati in agricoltura, nella selvicoltura o per la produzione di energia mediante processi o metodi che non danneggiano l ′ambiente o mettono in pericolo la salute umana devono essere considerati rifiuti e come tali devono essere trattati”. Oggi, con una recente direttiva introdotta dal Parlamento permetterà di nuovo procedere alla combustione sul campo dei residui vegetali derivanti da lavorazione agricola e forestale; “ spetterà comunque alle amministrazioni locali decidere se vietare i roghi qualora le condizioni meteorologiche, ambientali e climatiche dovessero aumentare i rischi per la sicurezza, e sarà sempre vietato nel momento in cui la Regione dovesse dichiarare che un periodo o una determinata zona sono a forte rischio di incendi boschivi ”.

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5.3.2. La zonizzazione del rischio

La zonizzazione del rischio prende in considerazione diverse variabili che possono incidere sull’innesco e la propagazione di un incendio, analizzandole all’interno dei confini amministrativi comunali. Ed è proprio la combinazione lineare dei cinque indici, opportunamente tarati e normalizzati, che porta alla definizione di un indice di Rischio complessivo IR e, quindi, ad una zonizzazione del territorio per fasce di rischio.

Tipologie di Indici Valori per il Comune di Antrodoco

Indice di Pericolosità Pe 0.849

Rischio Potenziale Rp 0.359

Indice di rischio reale Rr 0.002

Indice di Valore ecologico Ve 0.849

Indice di Rischio climatico Rc 0.821

Indice di Rischio complessivo IR 4.09

Dai quali si definisce un Indice di Rischio Complessivo IR pari a 4.09, rientrante nella classe di RISCHIO ALTA (Fonte Regione Lazio - Piano Regionale di Previsione Prevenzione e lotta contro gli incendi boschivi- Legge 353/2000).

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Fig. 5.3.2 - Estratto Piano Regionale di Previsione, Prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi - Legge quadro 21 Novembre 2000 n.353 Periodo 2011-2014 - Tav.16 - Indice di Rischio complessivo su base comunale (Ir)

5.3.3. Rischio incendi di interfaccia

Per interfaccia urbano-rurale si definiscono quelle zone, aree o fasce, nelle quali l’interconnessione tra strutture antropiche e aree naturali è molto stretta; cioè sono quei luoghi geografici dove il sistema urbano e quello rurale si incontrano ed interagiscono, così da considerarsi a rischio d’incendio di interfaccia, potendo venire rapidamente in contatto con la possibile propagazione di un incendio originato da vegetazione combustibile. Tale incendio, infatti, può avere origine sia in prossimità dell’insediamento (ad es. dovuto all’abbruciamento di residui vegetali o all’accensione di fuochi durante attività ricreative in parchi urbani e/o periurbani, ecc.), sia come incendio propriamente boschivo per poi interessare le zone di interfaccia. Per quanto riguarda gli incendi di interfaccia, si riconoscono tre livelli di pericolosità: - pericolosità bassa: evento fronteggiato con i soli mezzi ordinari e senza particolari dispiegamenti di forze per contrastarlo;

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- pericolosità media: l’evento deve essere fronteggiato con una rapida ed efficace risposta del sistema di lotta attiva, senza la quale potrebbe essere necessario un dispiegamento di ulteriori forze per contrastarlo rafforzando le squadre a terra ed impiegando piccoli e medi mezzi aerei ad ala rotante; - pericolosità alta: l’evento è atteso raggiungere dimensioni tali da renderlo difficilmente

Come previsto dalle “Linee guida per la pianificazione comunale di Protezione Civile della Regione Lazio” si è proceduto nel produrre una carta del Rischio Incendi d’interfaccia, riportata in ALLEGATO N°7.0 Cartografia. Inizialmente si è proceduto individuando le aree antropizzate rappresentate da insediamenti e infrastrutture aggregate la cui distanza relativa non sia superiore ai 50 m. Intorno a tali aree si è stabilita la FASCIA PERIMETRALE, di larghezza pari a 200m, rispetto a tutte le aree del territorio comunale con vegetazione di tipo arboreo e/o arbustivo; tali aree in cartografia sono evidenziate in rosso.

5.3.4. Rischio incendio urbano

Si parla di incendi urbani quando la combustione si origina negli ambienti e nelle attività civili ed industriali. Chiaramente il rischio di incendi urbani è cresciuto nei secoli con l'evolversi della società e della tecnologia. In molti incendi di edifici civili e industriali lo sviluppo iniziale è determinato dal contatto accidentale (sorgente di rischio) tra i materiali combustibili più vari (arredi, rivestimenti, carta, sostanze infiammabili propriamente dette) ed il comburente, in presenza di relativamente modeste fonti di energia termica. Tale evento è spesso provocato da negligenza, distrazione, imperizia, imprudenza e superficialità degli operatori e/o addetti. I danni di un incendio urbano, si dividono in danni sulle persone e sulle cose. Si è riscontrato che sul 100% dei decessi avvenuti in seguito ad un incendio, in una percentuale variabile dal 60% all'80%, le cause non risultano imputabili a ustioni o ad esposizione al calore, bensì di intossicazione provocata da inalazione di gas nocivi, principalmente ossido di carbonio (in percentuale superiore all' 1,3 %) e poi acido cianidrico. Comunque le persone che perdono la vita in un incendio in genere sono per ogni incendio in numero limitato e si hanno le perdite maggiori nelle abitazioni. Per quanto riguarda gli effetti di un incendio sulle cose, particolare importanza hanno le conseguenze sulle strutture portanti degli edifici civili ed industriali. Un notevole aumento di temperatura indotto dal fuoco provoca il degrado dei materiali da costruzione, la riduzione della resistenza meccanica, in particolare della resistenza allo snervamento, (e ciò è di estrema gravità per l'acciaio) e l'incremento sostanziale delle dilatazioni termiche. Tutto questo insieme di attori può condurre al collasso della struttura. Dunque, la riduzione del rischio di incendio urbano si attua sostanzialmente attraverso la Prevenzione Incendi, la cui definizione secondo la legislazione italiana è la seguente: "Per Prevenzione incendi si intende la materia di rilevanza interdisciplinare, nel cui ambito vengono promossi, studiati, predisposti e sperimentati misure,

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COMUNE DI ANTRODOCO PIANO DI PROTEZIONE CIVILE provvedimenti, accorgimenti e modi di azioni intesi ad evitare, secondo le Norme emanate dagli organi competenti, l'insorgenza di un incendio e a limitarne le conseguenze" (Art.2 del DPR 29 Luglio 1982, N.577). Esistono due criteri generali di prevenzione incendi: - Protezione antincendi passiva; - Protezione antincendi attiva.

La protezione passiva comprende una serie di misure, provvedimenti, accorgimenti atti a limitare le conseguenze di un incendio, dei quali i principali sono: - Valutazione della necessità e successiva applicazione a livello di progetto di un certo grado di resistenza al fuoco delle strutture, portanti e non, e dei materiali impiegati nella costruzione - Compartimentazione e limitazione delle aree di rischio; - Limitazione del carico d'incendio; - Adozione di distanze di sicurezza; - Adozione di sistemi organizzati di vie di esodo; - Introduzione di volumi con caratteristiche di luogo sicuro.

La protezione attiva comprende una serie di misure, provvedimenti e accorgimenti atti a ridurre la probabilità di insorgenza e del successivo propagarsi di un incendio, dei quali i principali sono:

- Sistemi di rivelazione automatici (es. rivelatori di fumo, rivelatori ottici); - Sistemi di sicurezza e di blocco automatici (es. dispositivi di blocco di afflusso di gas); - Sistemi di chiusura automatica di porte e serrande (es. serrande tagliafuoco); - Sistemi di smaltimento fumi; - Impianti fissi di spegnimento e di raffreddamento, automatici e manuali.

Il rischio incendio urbano viene quindi di norma controllato con una normale attività di prevenzione incendi (sia attiva che passiva). Si definiscono di seguito l’ubicazione, il quantitativo ed altre informazione, riguardanti gli idranti presenti nella rete antincendio comunale.

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TIPO IDRANTE (specificare se SEGNALATO ULTERIORI sottosuolo, a colonna, a parete, UBICAZIONE SUL POSTO INDICAZIONI a cassetta, ecc…) (SI/NO) N°1 idrante senza cassetta e IDRANTE A PARETE Ingresso scuola Media NO tubazione

N°1 idrante con cassetta e con IDRANTE A PARETE Ingresso scuola Media NO tubo

N°1 idrante senza cassetta e IDRANTE A PARETE Ingresso scuola Elementare NO tubazione

IDRANTE A PARETE Palazzetto dello sport

Zona Industriale Rocca di N°1 idrante a terra senza IDRANTE A TERRA NO Corno tubazione

I punti di approvvigionamento idrico, come si evince dalla tabella sono dislocati in corrispondenza delle strutture strategiche, quali scuole, palestre e uffici, mentre rimane non servito da rete idrica di emergenza la restante parte del territorio comunale, frazioni e abitati compresi.

5.4. Rischio da eventi meteorici eccezionali

In questo campo ci si riferisce agli eventi atmosferici in grado di arrecare gravi danni alla collettività; in genere si caratterizzano per la brevità e la particolare intensità del fenomeno. Il rischio prevedibile legato agli eventi meteorologici è costituito dalla possibilità che, su un determinato territorio, accadano fenomeni naturali quali precipitazioni piovose intense di carattere temporalesco, grandinate, forti nevicate, raffiche di vento, prolungati periodi di siccità, che possono colpire le persone, gli animali, le cose e l’ambiente in generale. Sebbene tali eventi avvengano con una frequenza elevata, le possibilità di previsione sono limitate a causa dell’indeterminatezza locale con cui i fenomeni si manifestano, pertanto la prevenzione deve essere basata soprattutto sulla manutenzione costante del territorio (rete scolante interna, ma soprattutto buona regimentazione delle acque di scolo delle strade montane, fognature, ecc.), unitamente alla disponibilità immediata di attrezzature di pronto intervento (pompe, segnaletica stradale, mezzi spazza neve ecc.). L’intero territorio comunale può essere coinvolto dagli eventi descritti: • precipitazioni intense prolungate e diffuse tali da coinvolgere vasti ambiti territoriali; • temporali, ovvero fenomeni di precipitazione molto intensa ai quali possono essere associati, grandine e fulminazioni; i fenomeni si sviluppano in limitati intervalli di tempo, su ambiti territoriali localizzati. Si generano per lo più verso la fine del periodo estivo. Le principali situazioni di criticità che si possono

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determinare a causa di fenomeni temporaleschi, sono il rigurgito dalla rete sotterranea di smaltimento delle acque piovane e fenomeni di incapacità di smaltimento da parte di fossi e torrenti (soprattutto negli attraversamenti stradali con ponti), per la presenza di fitta e robusta vegetazione nell’alveo e l’innesco di fenomeni di instabilità per saturazione e fluidificazione dei terreni della copertura superficiale; • anomalie termiche, ovvero temperature anomale rispetto alla media stagionale, sia in riferimento a significative condizioni di freddo nei mesi invernali (gelate precoci o tardive rispetto alla stagione in corso) e di caldo nei mesi estivi; • nevicate intense, che coinvolgano il territorio comunale, determinando condizioni critiche per la viabilità di servizi essenziali (energia elettrica, telefonia fissa), con possibile isolamento di frazioni e case sparse e crolli delle coperture di capannoni e di edifici fatiscenti;

5.4.1. Stazione pluviometrica di Antrodoco

In corrispondenza del Ponte sul Velino della SS 4 è installata una stazione meteorologica il cui insieme di strumenti di misura permettono di monitorare le condizioni fisiche dell’atmosfera in maniera continua nel tempo, relativamente ai suoi parametri fondamentali. Di seguito sono elencate le caratteristiche tecniche:

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Dati pluviometrici Comune di Antrodoco – ANNO 2014, MESE MAGGIO (Fonte http://www.idrografico.roma.it )

5.4.2. Stazione idrometrica di Antrodoco

STAZIONE IDROMETRICA DI ANTRODOCO

Ubicazione Est 342040 Nord 4698329 Altitudine : 523 m s.l.m.

Si riportano di seguito come esempio i valori estrapolati nel mese di maggio con valori rilevati ogni 30 minuti.

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Dati idrometrici Comune di Antrodoco – ANNO 2014 MESE MAGGIO (Fonte http://www.idrografico.roma.it)

5.4.3. Rischio neve e ghiaccio

Per rischio neve si intende l’insieme delle situazioni di criticità originate da fenomeni di innevamento che interessano l’uomo, i beni e l’ambiente. Alla luce della predisposizione di un piano di protezione civile diventa di prioritaria importanza la predisposizione di tutte le attività necessarie a garantire una buona fruibilità della rete stradale nell’ambito del territorio comunale. Per rendere efficaci ed efficienti tali attività ed agevolare lo scambio di dati tra i vari soggetti coinvolti nelle operazioni di sgombero neve e messa in sicurezza della rete stradale è opportuna la valutazione relativa al rischio viabilistico derivante da intense precipitazioni nevose o dalla formazione di ghiaccio sul manto stradale. Quando le precipitazioni sono tali da compromettere le condizioni di fluidità del traffico sulla rete stradale e causare gravi disagi alla popolazione, il Sindaco, responsabile di protezione civile con l’ausilio delle adeguate funzioni di supporto, assume, nell’ambito del territorio e delle strade di sua competenza, la direzione e il coordinamento dei servizi di emergenza e provvede ad attivare gli interventi necessari. Un punto fondamentale riveste, nel presente piano di emergenza neve e ghiaccio, il flusso delle informazioni tra i diversi Enti secondo fasi di attivazione predefinite che indichino con esattezza lo stato o il livello di criticità della situazione neve e ghiaccio e che possano essere riconosciute ed utilizzate da tutti i destinatari. 63

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5.4.4. Piano neve

l Piano Neve stabilisce quali sono i compiti del Comune e quali quelli dei cittadini in caso di nevicate, prevede una specifica Ordinanza riferita alla circolazione di tutti gli autoveicoli sulle strade di competenza comunale. Obiettivi del Piano Neve : • individuare i tratti stradali e le zone più sensibili in relazione al fenomeno; • individuare i servizi essenziali comunque da garantire (viabilità e punti strategici, energia elettrica, gas, acquedotto, collegamenti telefonici, strutture sanitarie, edifici pubblici, scuole ecc.); • individuare situazioni particolari (presenza di diversamente abili, anziani, persone residenti in abitazioni o frazioni isolate, ecc.); • organizzare uomini e mezzi per predisporre le misure preventive; • prevedere le modalità di raccordo e concorso dei soggetti concorrenti; • stabilire le modalità di attivazione ed intervento a seguito delle segnalazioni di emergenza; • individuare itinerari alternativi in relazione a situazioni di chiusura al traffico di tratti stradali fortemente innevati. Affinché il piano risulti efficiente e utile per il Comune, deve contenere: • norme generali di comportamento per i cittadini in caso di evento nevoso o di situazione di gelo; • limitazioni della viabilità e itinerari alternativi; • strutture ricettive e di emergenza; • gestione delle scuole in caso di neve; • fasi di allertamento e fasi operative.

Per tale motivo deve essere data ampia informazione alla cittadinanza al fine di raggiungere un comportamento ottimale da parte della stessa.

5.5. Rischio idrogeologico

Per rischio idrogeologico si intende il rischio connesso all'instabilità dei pendii, dovuta alla particolare conformazione geologica e geomorfologica di questi, o di corsi fluviali in conseguenza di particolari condizioni ambientali, meteorologiche e climatiche che coinvolgono le acque piovane e il loro ciclo idrologico una volta cadute al suolo, con possibili conseguenze sull'incolumità della popolazione e sulla sicurezza di servizi e attività su un dato sito. Tale rischio si manifesta attraverso fenomeni franosi o esondazioni fluviale in conseguenza di fenomeni atmosferici di elevata intensità. Coerentemente con le indicazioni della Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri 27 febbraio 2004 sulla gestione del sistema di allertamento per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di Protezione Civile, il Centro

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Funzionale della Regione Lazio (CFR) ha individuato le proprie Zone di Allerta per il rischio idrogeologico ed idraulico, che sono state approvate con Deliberazione di Giunta 742 del 2 ottobre 2009. Tali studi hanno permesso la definizione di ben 19 AREE IDROGEOLOGICHE OMOGENEE in ambito della Regionale Lazio. Il Comune di Antrodoco come si può evincere dalla carta di seguito riportata ricade all’interno dell’area omogenea VELINO_CORNO.

Fig. 5.5 - Aree Idrogeologiche Omogenee

Nella seguente tabella si riporta l’identificativo della Zona di Allerta, associata alla corrispondente Area Idrogeologica Omogenea.

DEFINIZIONE ZONA DI ALLERTA DEL COMUNE DI ANTRODOCO

ID _ZONA NOME AREE IDROGEOLOGICHE OMOGENEE ASSOCIATE

7- Tronto

C Appennino di Rieti 8 - Velino-Corno

9 - Salto-Turano

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ZONA DI ALLERTA C - APPENNINO DI RIETI

Accumoli, Amatrice, Antrodoco, , Ascrea (i.a. 1), Ascrea (i.a. 2), , Borbona, Borgo Velino, , , , Castel Sant'Angelo, Cittaducale, Cittareale, , , , , Concerviano, Concerviano (i.a.), , Fiamignano, , Labro, Leonessa, , Longone Sabino (i.a.), , Micigliano, Monte San Giovanni in Sabina, , , , , , Petrella Salto, , Posta, , Rieti, Rieti (i.a.), Riofreddo, , , Rocca Sinibalda (i.a.), , , Vallinfreda, Varco Sabino, Vivaro Romano.

Zone di Allerta e corrispondenti Aree Idrogeologiche Omogenee Regione Lazio Di seguito vengono riportati gli elementi di riferimento dei fenomeni, degli scenari d’evento e dei danni corrispondenti ai “tipi di criticità”, sui quali si basano i bollettini e gli avvisi.

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Tabella scenari di criticità idrogeologica ed idraulica e possibili effetti al suolo da Dipartimento di Protezione Civile ( http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/scenari_criticit_idrogeol.wp ) 68

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Stati e condizioni di attivazione

La relazione tra i livelli di criticità e i livelli di allerta, le azioni di protezione civile da attivare progressivamente al crescere della criticità, le funzioni di supporto ed i soggetti responsabili di tali funzioni, sono univocamente stabiliti dalla Regione Lazio. I livelli di allerta sono dichiarati dal Presidente della Giunta Regionale, o da soggetto da lui delegato, sulla base: • degli Avvisi e/o Bollettini Meteo e/o di Criticità emessi dal Centro Funzionale Regionale o dal DPC; • di segnalazioni, pervenute da qualsiasi fonte, di fenomeni idrogeologici imminenti o in atto.

La corrispondenza tra Livelli di Criticità e Livelli di Allerta è riportata nello schema seguente.

La Sala Operativa della Protezione Civile Regionale dissemina un Allertamento del sistema di Protezione Civile Regionale contenente i livelli di allerta stabiliti sulle varie Zone di Allerta del Lazio ai vari soggetti coinvolti nel sistema regionale di Protezione Civile ed alle Prefetture, che a loro volta lo diramano agli organi statali, in base agli accordi presi .

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In particolare gli Enti locali allertati dalla Sala Operativa di Protezione Civile sono:

Comuni Lazio Autorità di Bacino Regionali Direzioni Regionali Ambiente, Territorio e Urbanistica - Aree Genio Civile, Agricoltura, Trasporti, Province Lazio Programmazione Sanitaria, Attività Produttive, Difesa del Suolo e Concessioni demaniali Organizzazioni di Volontariato Lazio Comunità Montane Lazio Coordinamento Regionale Sistema Emergenza Lazio Consorzi di Bonifica Lazio Soccorso 118 Agenzia Regionale per la Difesa del Suolo Parchi – Aree protette regionali Azienda Strade Lazio S.p.A. Parchi – Aree protette Nazionali nel Lazio Comando Carabinieri Regione Lazio Direzione Regionale Corpo Nazionale VV.F. Comando Guardia di Finanza Regione Lazio Comandi provinciali del Corpo Nazionale VV.F.F. Coordinamento Regionale del Corpo Forestale dello Polstrada Compartimento Lazio e C.O.A. Stato Direzioni Aeroportuali di Roma Ciampino e Roma Comandi provinciali del Corpo Forestale dello Stato Fiumicino ENEL S.p.A., Terna S.p.A., Telecom Italia S.p.A., Autostrade S.p.A., Strada dei Parchi S.p.A., Ferrovie COTRAL S.p.A. dello Stato S.p.A., Società Italiana per il Gas p.A.,

ANAS S.p.A.

Direzione Marittima di Roma Fiumicino e Capitanerie di Registro Italiano Dighe – Uffici periferici di Perugia e Porto di Civitavecchia e di Gaeta Napoli

In principio, quando i livelli di allerta sono stabiliti su base previsionale, i Sindaci, conoscendo a priori la Zona o le Zone di Allerta entro cui ricade il territorio comunale di competenza, si adeguano alla fase di allerta presente sull'Allertamento regionale, per poi eventualmente passare ad una fase superiore in corso di evento qualora si verificassero situazioni particolari sul territorio di competenza, come per esempio il superamento di soglie idrometriche presso stazioni di monitoraggio lungo i corsi d'acqua che attraversano il Comune. Tali eventi significativi vengono segnalati dal CFR tramite opportune informative che vengono disseminate dalla Sala Operativa di Protezione Civile Comunale.

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Estratto dalle Linee Guida per la Pianificazione comunale di emergenza della protezione civile

5.5.1. Inventario fenomeni franosi

Da quanto riscontrato nella tavola INVENTARIO FENOMENI FRANOSI E SITUAZIONI A RISCHIO FRANA tav. 111 di 304 (Autorità di Bacino del Fiume Tevere): l’area del Comune di Antrodoco, risulta esser interessata principalmente da due tipologie di fenomeni franosi, le quali si riscontrano sul versante in sinistra idrografica in particolare nel massiccio del Monte Giano con tipologie franose di Crollo e Ribaltamento, mentre nel versante in destra idrografica frane complesse caratterizzate da litotipi marnoso – arenacei. Si evidenziano anche area a rischio R4 (località Valle e La Rocca). Nel Piano di Assetto Idrogeologico dell’Autorità di Bacino del Fiume Tevere è comunque riportata la CARTA INVENTARIO DEGLI EVENTI FRANOSI. Fino ad oggi, nel territorio del Comune di Antrodoco, sono stati riscontrati numerosi movimenti franosi di varia natura che, in alcuni casi, hanno anche interessato delle abitazioni. Notevoli sono inoltre i dissesti gravitativi evidenziati da cedimenti e rigonfiamenti di muri e strade, sia lungo i percorsi montani che nel centro abitato, oltre a crolli di roccia fratturata che sono andati a coinvolgere le infrastrutture viarie.

• rischio molto elevato (R4): quando esistono condizioni che determinano la possibilità di: a) perdita di vite umane o lesioni gravi alle persone; b) danni gravi e collasso di edifici o infrastrutture; c) danni gravi ad attività socio-economiche.

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• rischio elevato (R3): quando esiste la possibilità di: a) danni a persone o beni; danni funzionali ad edifici ed infrastrutture che ne comportino l'inagibilità; b) interruzione di attività socioeconomiche. • rischio lieve (R2): quando esistono condizioni che determinano la possibilità di danni agli edifici e alle infrastrutture senza pregiudizio diretto per l’incolumità delle persone e senza comprometterne l’agibilità.

5.6. Rischio idraulico

Antrodoco è il primo centro urbano nato nella sua parte antica, sul corso del fiume Velino. L'attuale centro storico infatti occupa l'ansa semi pianeggiante sulla riva destra sottostante la rocca, all'incrocio tra la Valle del Velino ed il Vallone delle "Gole di Antrodoco" che risalgono fino alle spartiacque di Sella di Corno. Nelle gole scorre il torrente di Rapelle che affluisce da sinistra nel Velino tagliando parte del nuovo abitato. Sin dal ponte della Salaria, a nord del centro storico, il fiume è costretto tra muraglioni di pietra e/o cemento con ampi spazi liberi all'interno e a ridosso degli stessi. Lungo il corso urbano, i due torrenti presentano diversi restringimenti delle sezioni fluviali, determinati dalle costruzioni di abitazioni a ridosso delle sponde, ponti, casali rurali e la presenza di piante e cespugli all’interno dell’alveo, oggetti e rifiuti abbandonati. Questi ultimi possono comunque determinare degli ostacoli al regolare deflusso delle acque, soprattutto nei pressi di tali restringimenti in caso di piena, con eventuali allagamenti. Eventi metereologici intensi, registrati negli ultimi anni, hanno generato esondazioni del Fiume in corrispondenza della sezione critica posta a valle del Comune di Borgo Velino, non interessando in alcun modo il Comune di Antrodoco. L’area di pertinenza del Fiume Velino è distinta come Fascia Fluviale A che, secondo il PAI dell’Autorità di Bacino del Fiume Tevere indica il limite delle aree di esondazione diretta della piena di riferimento con Tr = 50 anni. La Fascia A è considerata di pertinenza fluviale. Il PAI prevede per la fascia A, la possibilità di libere divagazioni del corso d’acqua e del libero deflusso della piena di riferimento. Si riporta di seguito uno stralcio della carta dell’Autorità del bacino del Fiume Tevere in particolare del sottobacino Nera-Velino; in essa oltre a definire le fasce fluviali e i rischi, si evidenziano anche le sezioni idrauliche sul fiume Velino nel tratto che interessa il Comune di Antrodoco. In allegato al piano sono riportate le aree che possono presentare situazioni di criticità censite nel territorio del Comune di Antrodoco.

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5.6.1. Aree critiche e punti di controllo

Le situazioni identificabili come a rischio di esondazione più elevato, che nel tratto del fiume Velino corrispondono alle situazioni di rischio R4 o R3 così come individuate dal PAI ed i punti di controllo del sistema (idrometri ed altri punti notevoli), con le sezioni corrispondenti di PAI, sono elencati nelle tabelle di seguito riportate con tempi di ritorno differenti.

Id- Sezione Area Comune Rischio Asta rischio Q50 m50 V150 V250 V350 Q100 m100 v1100 v2100 v3100

1 Antrodoco R3/R4 Velino VE_3780 150 483,44 0 3,31 0 170 483,61 0,39 3,46 0

2 Antrodoco R3/R4 Velino VE_3760 150 477,74 0 2,79 0 170 477,83 0 2,99 0

3 Antrodoco R3/R4 Velino VE_3750 150 473,9 0 2,16 0 170 474,1 0 2,2 0

4 Antrodoco R3/R4 Velino VE_3740 150 473,1 0 2,99 0 170 473,1 0 3,14 0

5 Antrodoco R4 Velino VE_3730 150 472,83 0 2,85 0 170 473,25 0 3 0

6 Antrodoco R4 Velino VE_3710 150 471,77 0 2,2 0 170 472,98 0 2,32 0

7 Antrodoco R3/R4 Velino VE_3690 150 469,72 0 2,97 0 170 471,96 0 3,2 0

8 Antrodoco R4 Velino VE_3670 150 466,91 0 2,31 0 170 469,81 0,63 2,35 0

9 Antrodoco R3/R4 Velino VE_3650 150 462,81 0,65 2,98 0,77 170 467,23 0,92 3,17 0,9

Id- Sezione Area Comune Rischio Asta rischio Q200 m200 V1200 V2200 V3200 Q500 m500 v1500 v2500 v3500

1 Antrodoco R3/R4 Velino VE_3780 200 483,84 0,82 3,63 0 280 484,36 1 4,01 0

2 Antrodoco R3/R4 Velino VE_3760 200 477,95 0 3,26 0 280 478,09 0 4,22 0

3 Antrodoco R3/R4 Velino VE_3750 200 474,39 0 2,27 0 280 475,77 0 1,98 0

4 Antrodoco R3/R4 Velino VE_3740 200 473,48 0 3,34 0 280 474,04 0 3,79 0

5 Antrodoco R4 Velino VE_3730 200 473,21 0 3,21 0 280 473,76 0 3,64 0

6 Antrodoco R4 Velino VE_3710 200 472,22 0 2,48 0 280 473,34 0 2,5 0,27

7 Antrodoco R3/R4 Velino VE_3690 200 469,98 0 3,46 0 280 470,09 0 4,6 0

8 Antrodoco R4 Velino VE_3670 200 467,42 1,09 2,62 0 280 468,37 1,41 2,9 0,5

9 Antrodoco R3/R4 Velino VE_3650 200 463,04 0,8 3,39 1,07 280 463,38 1,21 3,61 1,37

Sistema Nera-Velino : Fiume Velino Aree a rischio R4/R3 e sezioni corrispondenti (PAI) Punti di controllo

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Dalle mappe di esondazione definite dal PAI si evince che in corrispondenza dell’abitato le portate con tempi di ritorno pari a 50 anni provocano situazioni di rischio R4 o R3; sono quindi valori di portata che l'alveo, in quei tratti, potrebbe non contenere.

La rete di monitoraggio presente per il fiume Velino è rappresentata dall’ idrometro di Antrodoco e da quello di Rieti più a valle. La misurazione degli idrometri in telemetria può costantemente essere visionata dal sito web dell’ufficio idrografico e mareografico della Regione Lazio (www.idrografico.roma.it/Asp.NET/default_ok.aspx ). In caso di stato di allarme la Regione Lazio - dipartimento territorio - direzione regionale ambiente e protezione civile - ufficio idrografico e mareografico - comunica tramite fax il livello di superamento delle soglie idrometriche. Si riporta in ALLEGATO N°7.0 Cartografia. . • PAI Portate del Fiume Velino rilevate dall’idrometro con i relativi tempi di ritorno

3 -1) Tr Q ( m s 10 115

50 150

100 170

200 200

500 280

5.7. Rischio chimico industriale

Con il termine “Rischio Industriale” si definisce la probabilità del verificarsi di un "incidente rilevante", cioè di un evento quale un'emissione di nube tossica, un incendio o un'esplosione di grande entità, dovuto a sviluppi incontrollati che si verificano durante lo svolgimento di qualsiasi attività, e che dia luogo ad un pericolo grave, immediato o differito, per la salute umana o per l'ambiente, e in cui intervengano una o più sostanze pericolose. Dagli anni Settanta, a seguito del verificarsi di diversi incidenti, la Comunità Europea ha emanato una serie di normative dirette a prevenire o mitigare i rischi legati a tali attività particolarmente pericolose. Attualmente, in Italia, la materia è disciplinata dal D.Lgs. 17 agosto 1999, 334 "Attuazione delle direttiva 96/82/CE relativa al controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose" e s.m.i., che prevede una serie di obblighi sia per i gestori degli stabilimenti, che per le Amministrazioni Pubbliche, al fine di prevenire gli incidenti rilevanti o limitarne le conseguenze.

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Nel Comune di Antrodoco non sono presenti stabilimenti soggetti a tale normativa. Si deve considerare che esistono però possibili fonti di rischio connesso a esplosioni, incendi, al rilascio in atmosfera o sversamento sul suolo o in corpi idrici di sostanze pericolose. In effetti, sono presenti sul territorio comunale e nelle immediate vicinanze piccoli stabilimenti produttivi e artigianali nonché distributori di carburante a ridosso della abitazioni ed attività commerciali. Non è da escludere inoltre il possibile smaltimento incontrollato di sostanze pericolose. Si deve prevedere anche che il paese è attraversato dalle statali SS.4 e SS.17, che possono essere utilizzate per il trasporto di sostanze pericolose; Va quindi contemplata la possibilità di incidenti connessi al trasporto di sostanze pericolose lungo le reti di viarie. Si tratta di una tipologia di rischio non prevedibile e gli interventi assumono un diverso contenuto secondo la sostanza trasportata e del pericolo che la caratterizza.

In questo caso si possono riscontrare i seguenti pericoli: • Incendio per innesco • Formazione di miscele esplosive • Ustioni da freddo per contatto della pelle con la sostanza che fuoriesce

In caso di incendio che lambisce i recipienti o le cisterne che lo contengono, si possono riscontrare i seguenti pericoli: • Esplosione del recipiente o del serbatoio • Incendio con possibilità di fenomeni di dardi di fuoco

5.8. Rischio emergenze varie

Le altre tipologie di eventi di rischio che possono verificarsi sul territorio, e trattati in questo paragrafo sono i seguenti: • Rischio Trasporti • Rischio Igienico Sanitario • Rischio Interruzioni della linea elettrica e altri sistemi tecnologici • Rischio gas e metano

5.8.1. Rischio trasporti

Il rischio trasporti deriva dalla possibilità che accadano incidenti che coinvolgono mezzi di trasporto su strade e autostrade, ferrovie, mezzi aerei. 77

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A prescindere dalle cause d’incidente, il rischio è relativo soprattutto alla possibilità che durante il trasporto di materiali e sostanze pericolose avvenga un incidente in grado di provocare danni alle persone, alle cose e all'ambiente. Si tratta di un rischio particolarmente importante, poiché contrariamente a quanto avviene per gli impianti fissi, i materiali trasportati possono venire a trovarsi molto più vicini alla popolazione.

Il rischio connesso alle attività di trasporto si può presentare in forma attiva o passiva: Forma Attiva : il rischio si presenta associato alle attività di trasporto di qualunque natura che si svolgono sul territorio: da tali attività possono insorgere pericoli per l'incolumità delle popolazioni non direttamente coinvolte nelle attività stesse, e danni all'integrità dell'ambiente; Forma Passiva : il rischio trasporti si manifesta quando per qualche grave calamità naturale o occasionale o per eventi catastrofici correlati, si rendono localmente impossibili le attività di trasporto, per cui un'area circoscritta resta isolata e priva di collegamenti col resto del territorio, con pericolo per l'incolumità e la sopravvivenza delle popolazioni insediate. Senza ritrattare la parte di diffusione delle sostanze pericolose ci si soffermerà solo sul rischio da vero e proprio incidente. In quest’ambito rientrano gli incidenti lungo le reti viarie in attraversamento del territorio comunale, che non possono essere affrontati con le normali procedure di soccorso. Tali eventi hanno caratteristiche di non prevedibilità e di casualità di accadimento sul territorio, e sono caratterizzati in genere da una serie di fattori che condizionano ulteriormente le modalità di intervento e che potrebbero, se trascurati, amplificare le criticità: • elevato numero di persone coinvolte; • difficile accessibilità al luogo dell’incidente da parte dei mezzi di soccorso; • necessità di impiego di mezzi ed attrezzature speciali; • presenza sul luogo dell’incidente di un elevato numero di operatori e di non addetti ai lavori; • possibilità di estensione ridotta della zona interessata dall’incidente, cui corrisponde la massima concentrazione delle attività finalizzate alla ricerca ed al soccorso di feriti e vittime, alla quale si contrappone, nella maggior parte dei casi, un’area di ripercussione anche molto ampia, con il coinvolgimento di un numero elevato di persone che necessitano di assistenza; • possibile presenza di sorgenti di rischio secondario e derivato. In certi casi può capitare che l’incidente abbia caratteristiche tali da rendere necessaria l’attivazione di particolari procedure, proprie del sistema di protezione civile che possono andare dalla deviazione del traffico su percorsi alternativi, all’assistenza alle persone bloccate. 78

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Di conseguenza nel caso in cui sul territorio comunale accadano incidenti stradali di particolare gravità (ad esempio tamponamenti a catena, coinvolgimento di autobus con passeggeri, coinvolgimento di autovetture con treni nei pressi di un passaggio livello ecc.) dovranno essere attivate procedure di emergenza per garantire il soccorso e l’assistenza alle persone direttamente o indirettamente coinvolte. Eventi di tale portata hanno maggiore probabilità di verificarsi lungo le arterie più trafficate quali la rete autostradale e la viabilità statale, regionale e provinciale, tutte presenti nel territorio comunale di Antrodoco.

5.8.2. Rischio Igienico Sanitario

Situazioni di emergenza sanitaria possono essere determinate, ad esempio, dall’insorgenza di epidemie e pandemie, dall’inquinamento di acqua, cibi e aria, da effetti determinati da altri eventi come terremoti, inondazioni, etc. Oggi, le emergenze di questa natura vengono affrontate principalmente con attività di previsione e prevenzione (profilassi delle malattie infettive) che rientrano nei compiti ordinari delle Autorità Sanitarie. Ogni situazione d’emergenza prevede comunque l’intervento della componente sanitaria, attraverso attivazioni e modalità strettamente connesse alla tipologia di evento da fronteggiarsi. Sebbene la pianificazione e la gestione dei soccorsi sanitari siano spesso inquadrati nell’ambito della sola medicina d’urgenza, in realtà le problematiche coinvolte possono ricondursi all’ambito più ampio della medicina delle catastrofi e prevedono programmi e coordinamento di molteplici attività connesse a: • primo soccorso e assistenza sanitaria; • interventi di sanità pubblica, anche veterinaria; • assistenza psicologica e sociale alla popolazione.

5.8.3. Rischio Interruzioni della linea elettrica e altri sistemi tecnologici

La gravità della situazione che si determina a seguito d’interruzioni nella fornitura di energia elettrica dipende dalla durata del black-out, ma le condizioni peggiori si hanno in orario notturno, durante il periodo invernale, per il possibile mancato funzionamento degli impianti di riscaldamento, ed in corrispondenza delle ondate di calore estive, per il mancato funzionamento degli impianti di condizionamento. In caso di black-out prolungati (ad esempio, causato da guasti o incidenti sulla rete di trasporto o alle centrali di distribuzione, consumi eccezionali di energia, distacchi programmati dal gestore nazionale, abbondanti nevicate, ecc) è possibile che le reti di telefonia mobili abbiano dei malfunzionamenti, per il sovraccarico di chiamate oppure smettano di funzionare, a causa della mancanza di alimentazione dei ponti ripetitori. Si può ritenere generalmente che un’interruzione superiore alle 8÷10 ore continuative possa dar luogo a situazioni di emergenza.

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Ai fini della protezione civile va ricordato che gli eventi calamitosi comportano spesso ripercussioni sul servizio elettrico, da cui possono scaturire situazioni di potenziale pericolo, così schematizzabili, con rischi oltre che di interruzione della linea elettrice anche rischi di elettrocuzione e incendio. Nel primo caso si rende indispensabile poter disporre di sistemi per la produzione autonoma di energia elettrica (gruppi elettrogeni) in grado di garantire la continuità di servizi essenziali (Comune, servizi di pronto intervento, case di riposo, ecc.). Nel secondo caso è necessario tenere presente che qualsiasi intervento di soccorso in luoghi in cui siano presenti impianti elettrici (linee e cabine) direttamente o indirettamente interessati da eventi calamitosi, deve essere preceduto dall’intervento del personale ENEL, che per capacità di valutazione dei rischi e corretta metodologia di intervento, sono gli unici abilitati ad intervenire su impianti elettrici pubblici. L’accesso agli altri soccorritori dovrà essere consentito unicamente dopo l’avvenuta disalimentazione degli impianti e la rimozione delle situazioni di pericolo.

Le principali criticità cui si deve far fronte in caso di interruzione della linea elettrica sono connesse a: • incidenti stradali, in orario notturno, per la mancata illuminazione delle reti viarie; • interruzione del funzionamento di apparecchiature mediche (es. ossigenoterapia); • problemi nei presidi ospedalieri in caso di malfunzionamento dei generatori di emergenza; • problemi nei sistemi di telecomunicazioni in caso di malfunzionamento dei generatori di emergenza; • interruzione del riscaldamento (periodo invernale) o raffrescamento (periodo estivo) di strutture ospitanti soggetti “deboli” (case di riposo, scuole, ecc.).

Il rischio legato ad altri sistemi tecnologici consiste nel loro collasso che può presentarsi sotto forma di:

• interruzione del rifornimento idrico (ad esempio, causato da alluvioni, siccità prolungata, gelo persistente, eventi accidentali, ecc.); • interruzione del rifornimento del metano; • incidenti a metanodotti (ad esempio, causati da lavori di scavo, guasti o incidenti alle centrali di distribuzione, ecc.).

5.8.4. Rischio Gas e Metano

I gas impiegati per usi domestici sono prevalentemente il METANO (93% del consumo nazionale) e il G.P.L. (Gas di Petrolio Liquefatto). Tutti i gas sono INODORE, per questo motivo vengono “odorizzati” al fine di segnalarne la presenza.

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Il gas rappresenta senza dubbio la maggior fonte di pericolo d’incendio in casa, perché una volta miscelato con l’ossigeno dell’aria può accendersi in presenza anche di una piccola sorgente di calore. In condizioni particolari può addirittura esplodere e causare gravi danni sia per le strutture della casa che delle abitazioni circostanti, se non la loro completa distruzione. Ci sono delle regole comportamentali da seguire affinché l’utilizzo domestico avvenga in modo sicuro. Per esempio • le bombole di gas non vanno tenute all’interno dell’abitazione, per quanto possibile, ma all’esterno, opportunamente protette dal calore dei raggi solari; • Non bisogna tenere depositi di bombole piene o vuote, né cucine o caldaie, in scantinati o seminterrati: in caso di fughe il G.P.L. ristagnerebbe sul pavimento senza poter defluire; • Controllare periodicamente il tubo di gomma che collega la bombola (se si tratta di G.P.L.) o il tubo metallico (se si tratta di METANO) con l’utilizzatore, poiché con il tempo tende a seccare ed a rompersi. In ogni caso sostituirlo almeno ogni 4 anni; per essere sicuri usate solo tubi con il marchio IMQ - UNI CIG , su cui dovrà essere riportato l’anno limite d’impiego (cercate la dicitura “da sostituire entro il.…). • E’ buona regola chiudere il rubinetto del gas ogni volta che si esce da casa; • fare in modo che i vani in cui sono posizionati gli impianti abbiano un aerazione permanente. E’ sufficiente, ad esempio, praticare una fessura nella parte inferiore della porta che comunica con i locali aerati. Metano e G.P.L. non sono tossici di per sé, ma durante la combustione (come i tutti gli incendi che coinvolgono anche altre sostanze) consumano l’ossigeno presente nell’ambiente e formano dei gas, primi fra tutti l’anidride carbonica e l’ossido di carbonio (quest’ultimo molto tossico). Se la stanza in cui si consuma l’ossigeno e si sviluppano tali gas è piccola e non sufficientemente aerata, ben presto l’aria non sarà più respirabile, con il conseguente rischio di morte. • Non lasciare pentole incustodite sul fuoco, specie se ci sono dei liquidi in ebollizione. Questi potrebbero traboccare, spegnere la fiamma e provocare di conseguenza fughe di gas.

Prendere in considerazione le seguenti avvertenze in caso di odore di gas in casa: • Non accendere nessun tipo di fiamma (fiammiferi, accendini), e non azionare nessun oggetto che possa produrre scintille, come interruttori elettrici, campanelli o il telefono; • Aprire subito porte e finestre in modo da far entrare l’aria e uscire il gas; • Chiudere il rubinetto del gas del contatore o quello della bombola; • Rientrare in casa quando si è sicuri di non avvertire più odore di gas; • Se l’odore intenso di gas proviene dalla casa del tuo vicino, contattare i Vigili del Fuoco.

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6. CONDIZIONE LIMITE DELL’EMERGENZA (Sez.3)

Si definisce come Condizione Limite per l’Emergenza (CLE) dell’insediamento urbano quella condizione al cui superamento, a seguito del manifestarsi dell’evento sismico, pur in concomitanza con il verificarsi di danni fisici e funzionali tali da condurre all’interruzione delle quasi totalità delle funzioni urbane presenti, compresa la residenza, l’insediamento urbano conserva comunque, nel suo complesso, l’operatività della maggior parte delle funzioni strategiche per l’emergenza, la loro accessibilità e connessione con il contesto territoriale. La verifica dei sistemi di gestione dell’emergenza ha lo scopo di verificare se le risorse strutturali (edifici, aree e infrastrutture di collegamento) identificate in fase di pianificazione dell'emergenza per sostenere l'operatività dei soccorsi in caso di evento, sono in grado di mantenere le proprie funzionalità nonostante l’insediamento urbano nel suo complesso subisca danni fisici e funzionali tali da condurre all’interruzione di quasi tutte le funzioni urbane presenti. La CLE rappresenta quindi il quadro di riferimento rispetto a cui la verifica deve essere condotta. L’analisi della CLE dell’insediamento urbano viene effettuata utilizzando la modulistica predisposta dalla Commissione Tecnica (art. 5 commi 7 e 8 OPCM n. 3907/2010). Per quanto attiene la verifica delle condizioni limite di emergenza si definisce la mancanza di uno studio di tale livello effettuato sul territorio comunale o ancor meglio a livello intercomunale; pertanto si richiede ordinanza da parte dell’amministrazione comunale di uno studio dettagliato di CLE in modo tale da verificare se le risorse strutturali identificate in questa fase di pianificazione, sono in grado di mantenere le proprie funzionalità.

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7. ORGANIZZAZIONE DEL SISTEMA COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE (Sez.4)

A livello locale è previsto che ciascun Comune si doti di una organizzazione, determinabile in maniera flessibile in funzione delle specifiche caratteristiche dimensionali, strutturali e delle risorse umane e strumentali disponibili, ma che complessivamente assicuri l’operatività delle strutture comunali all'interno della catena di Comando e Controllo che di volta in volta è attivata per la gestione delle diverse tipologie di evento.

7.1. Funzionalità del sistema di allertamento

Nell’organizzazione del piano si prevedono le modalità con le quali il Comune garantisce i collegamenti sia con la Regione e sia con la Prefettura, per la ricezione e la tempestiva presa in visione dei bollettini e avvisi di allertamento, sia con le componenti e strutture operative di protezione civile presenti sul territorio (Vigili del Fuoco, Corpo Forestale, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia di Stato, Polizia provinciale, Capitanerie di Porto, Asl, Comuni limitrofi ecc.) , per la reciproca comunicazione in situazioni di criticità. Il sistema di allertamento prevede che le comunicazioni, anche al di fuori degli orari di lavoro della struttura comunale, giungano in tempo reale al Sindaco. Nelle procedure di intervento, nel Piano dovrà essere identificato un Responsabile per il monitoraggio, in grado di poter seguire la situazione, fornire notizie, ricevere comunicazioni, attivare gli interventi ed inoltrare eventuali richieste.

7.2. Il ruolo del Sindaco in Protezione Civile

Il Sindaco è identificato dalla normativa come massima autorità e fulcro del modello organizzativo comunale in materia di Protezione Civile . Ciò è altrettanto valido per i piccoli, come per i grandi Comuni, ed è quindi il primo responsabile della risposta comunale all’emergenza.

Responsabile di tutti gli interventi realizzati nel proprio territorio ed il fine delle proprie azioni sarà quello di: • garantire la tutela dei cittadini; • assicurare le funzionalità e il veloce ripristino del sistema della viabilità e dei trasporti; • assicurare le funzionalità e il veloce ripristino delle telecomunicazioni e dei servizi essenziali; • salvaguardare il sistema produttivo locale; • salvaguardare i beni culturali; • garantire un rapido ed omogeneo censimento dei danni a persone, beni, infrastrutture;

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• assicurare il coordinamento operativo locale, la continuità amministrativa e la documentazione quotidiana delle attività in fase di emergenza. Ove sia valutata l’opportunità, soprattutto per la gestione politica delle fasi di previsione e prevenzione, il Sindaco può trasferire la delega ad un Assessore. Rimane comunque nella figura del Sindaco la responsabilità della gestione dell’emergenza, che non è delegabile.

Per coadiuvare il Sindaco nel raggiungimento di tali finalità, il Piano persegue gli obiettivi di: • raccogliere ed organizzare le conoscenze relative al territorio per definire le caratteristiche dei rischi presenti; • predisporre il censimento delle risorse disponibili (strutture operative, edifici strategici, mezzi ecc.) utili per fronteggiare gli eventi calamitosi ed individuare eventuali carenze; • proporre un modello organizzativo per la struttura comunale in casi di emergenza, stabilire le procedure operative da applicare nelle varie fasi ed individuare gli enti ed i soggetti con cui interfacciarsi; • valorizzare il patrimonio umano, morale e culturale rappresentato dagli Enti e degli Organizzazioni di Volontariato, riconoscendone ruolo ed importanza oltre a favorirne la partecipazione ai vari livelli; • proporre le modalità per la formazione e l’addestramento del personale, attraverso percorsi didattici ed esercitazioni da attuarsi in collaborazione con le altre istituzioni a ciò preposte e con il volontariato; • individuare gli strumenti più idonei per l’informazione della popolazione e la promozione nella Cittadinanza di una moderna cultura della protezione civile.

Per affrontare la gestione di situazioni di emergenza è indispensabile fare riferimento a un modello di organizzazione adeguato alle risorse umane, strumentali e finanziarie di cui l’Amministrazione dispone e che tenga conto dei compiti e dei ruoli delle parti del sistema comunale di protezione civile e delle esigenze che emergono dalla definizione degli scenari. È indubbio che, nell’espletamento delle proprie funzioni sia in fase di programmazione e pianificazione delle attività, sia durante la gestione dell’emergenza, il Sindaco possa avere la necessità di essere supportato tanto sotto il profilo decisionale, quanto dal punto di vista operativo. In virtù di questo ruolo, i primi soccorsi alle popolazioni colpite da eventi calamitosi sono diretti e coordinati dal Sindaco del Comune interessato dall'evento; il Sindaco attua il Piano Comunale e garantisce le prime risposte operative all’emergenza, avvalendosi di tutte le risorse disponibili, dandone immediata comunicazione al Prefetto e al Presidente della Regione.

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Qualora l'evento calamitoso non possa essere fronteggiato con mezzi e risorse a disposizione del Comune, il Sindaco chiede l'intervento di altre forze e strutture al Prefetto, che adotta i provvedimenti di competenza, coordinando gli interventi con quelli del Sindaco. Per garantire il coordinamento delle attività di protezione civile, in particolare in situazioni di emergenza prevista o in atto, il Sindaco deve poter disporre dell’intera struttura comunale e avvalersi delle competenze specifiche delle diverse strutture operative di protezione civile presenti in ambito locale, nonché di aziende erogatrici di servizi. A tal fine nel Piano è individuata chiaramente la struttura di coordinamento che supporta il Sindaco nella gestione dell’emergenza. Tale struttura potrà avere una configurazione iniziale anche minima – un presidio operativo organizzato nell’ambito del Centro Operativo Comunale - COC composto dalla sola funzione tecnica di valutazione e pianificazione - per poi assumere una composizione più articolata, che coinvolga, in funzione dell’evoluzione dell’evento, anche enti e amministrazioni esterni al Comune, e sia in grado di far fronte alle diverse problematiche connesse all’emergenza attraverso la convocazione delle diverse funzioni di supporto individuate nel piano.

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RESPONSABILE DELLA PROTEZIONE CIVILE e COORDINATORE DEL C.O.C. (SINDACO)

- Predispone il Piano Comunale di Protezione Civile, collabora con gli uffici tecnici preposti alla raccolta dei dati necessari per la stesura del medesimo, organizza corsi di formazione in collaborazione con i funzionari delegati per migliorare l’efficienza specifica di ogni singolo operatore. - Aggiorna il Piano secondo i cambiamenti territoriali, demografici e fisici del territorio, emergenza” avvalendosi della collaborazione del Responsabile dell’Ufficio Urbanistica. -

Nelle situazioniNelle di “non E’ detentore del materiale riguardante il Piano di Protezione Civile.

- E’ il punto di riferimento della struttura comunale, mantiene i contatti con i C.O.C. dei Comuni afferenti, con l’Ufficio di Protezione Civile della Provincia, con la Regione, con il Centro Operativo Misto (C.O.M.) costituito, ecc. - Assicura che le altre funzioni operative che costituiscono l’organizzazione del C.O.C., e che operano sotto il suo coordinamento, mantengano aggiornati i dati e le procedure da utilizzare e da attivare. - Il Coordinatore del C.O.C. è in continuo contatto con il Responsabile della funzione tecnica e pianificazione per valutare di concerto l’evolversi dell’emergenza e le procedure da attuare.

In emergenza In emergenza - Garantirà il funzionamento degli uffici fondamentali come anagrafe, ufficio tecnico, ecc. e, dopo ordine di apertura dei medesimi da parte del Sindaco, li affiderà in gestione e controllo in prima istanza alle funzioni di supporto preposte (es. URP mass media informazione, Ufficio Tecnico), collegandoli con la Regione, Provincia, Prefettura, ecc... - Mantiene i rapporti con gli uffici interni amministrativi/contabili per garantire la regolare e continua attività burocratica collegata all'evolversi dell'evento.

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FUNZIONE DI SEGRETERIA DI COORDINAMENTO SUPPORTO

Il coordinamento del C.O.C. è l’Ufficio centrale che garantisce l’ottimizzazione e la direzione coordinata del lavoro di tutte le funzioni. Dipende direttamente dal Sindaco, e lo supporta in tutta la sua attività. A tal fine, per provvedere a mantenere un costante controllo sulle attività in essere, tutte le comunicazioni in uscita dal C.O.C verranno vistate dal coordinamento, che verificherà la correttezza e l’eventuale aderenza alle disposizioni delle

Obiettivi strutture sovraordinate (Struttura regionale, C.O.M., ecc..). Tale passaggio risulta necessario per consentire al Sindaco di mantenere il controllo sugli impegni di spesa e sugli atti amministrativi prodotti. 1. Possedere costantemente il quadro della situazione sul territorio del Comune, in particolare: - Numero di persone coinvolte nell’evento; - Persone da alloggiare o assistere in altro modo; - Quantità e tipologia di danni subiti dal territorio; - Attività poste in essere dal sistema comunale di protezione civile; - Ogni altro dato utile da utilizzare per prendere decisioni strategiche nelle sedi competenti (Regione, Centri di coordinamento dell’emergenza …). 2. Coordinare l’attività di tutte le funzioni del Centro Operativo Comunale, provvedendo a vistare gli atti e in particolare quelli che prevedono impegni di spesa; 3. Gestire il protocollo generale del C.O.C.; 4. Garantire assieme alle funzioni assistenza alla popolazione e mass media, informazione e comunicazione, la funzionalità del frontoffice per la popolazione (U.R.P.), in modo tale da fornire un quadro organico della situazione e degli adempimenti necessari;

Attività fondamentali da Attività espletare 5. Redigere tutte le ordinanze del Sindaco necessarie alla gestione degli eventi e al superamento dell’emergenza; 6. Mantenere i contatti con tutte le strutture sovra comunali; 7. Avere costantemente il quadro della situazione logistica dei campi (utilizzando l’apposito allegato); 8. Mantenere i rapporti con i media (tramite la funzione mass media, se attivata).

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Deve poter contare su di un ufficio in grado di far lavorare almeno 3 persone e di una stanza adiacente da adibire a area riunioni. Questa funzione di norma non accetta il pubblico se non per problematiche specifiche: deve quindi poter ricevere garantendo la massima privacy per il cittadino e l’assoluta riservatezza dei documenti e dei dati elaborati. Impostazione Logistica Impostazione

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7.3. Presidi operativi sovraordinati 7.3.1. Prefettura – ufficio territoriale di governo

Il Prefetto rappresenta in ambito provinciale il Governo nella sua unità. Egli è titolare dell'Ufficio Territoriale del Governo (U.T.G.) ed è Autorità provinciale di Pubblica Sicurezza, preposto all'attuazione delle direttive ministeriali ed al coordinamento delle forze di polizia. È il responsabile provinciale dell'ordine e della sicurezza pubblica. Nell'ambito della Protezione Civile, il Prefetto sovrintende al coordinamento degli interventi d’immediato soccorso per fronteggiare le situazioni di emergenza, anche attraverso l’attivazione della S.O.P. e la costituzione del C.C.S. e dei C.O.M. sul territorio. Riceve messaggi di allerta dall’Agenzia di Protezione Civile della Regione Lazio e li dirama ai Sindaci e alle Strutture Operative provinciali.

7.3.2. Provincia

La Provincia, nell'ambito del proprio territorio, costituisce presidio territoriale locale per la prevenzione, previsione e gestione dei rischi. Provvede in particolare alla rilevazione, raccolta, elaborazione e aggiornamento dei dati interessanti la protezione civile, all'elaborazione e all'aggiornamento del programma di previsione e prevenzione di protezione civile, alla predisposizione dei piani provinciali di emergenza, al coordinamento e al supporto delle attività di pianificazione comunale e alla gestione delle emergenze nell'ambito delle proprie attribuzioni e competenze.

7.3.3. Comando Provinciale Vigili del Fuoco

Al Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, “elemento fondamentale della protezione civile” (art. 11, Legge 225/92),è affidato il compito dei servizi di soccorso, dei servizi tecnici urgenti, degli interventi in calamità, delle prevenzioni di incendi, dei servizi tecnici non urgenti compatibilmente con le primarie esigenze di soccorso, dei servizi di vigilanza e gestione della rete nazionale di rilevamento e della radioattività per utilizzi ai fini civili.

7.3.4. Comando Provinciale Corpo Forestale dello Stato

Il Corpo Forestale dello Stato è una Forza di Polizia dello Stato a ordinamento civile, specializzata nella tutela dell'ambiente e dell'ecosistema e inquadrata nel comparto statale della sicurezza. Oltre a compiti di polizia ambientale e forestale, svolge funzioni di polizia giudiziaria, di ordine pubblico, di pubblica sicurezza e di pubblico soccorso. Al CFS è affidata l’attività prioritaria di dirigere le operazioni di spegnimento degli incendi boschivi.

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7.3.5. Forze dell'ordine

La direzione, la responsabilità e il coordinamento, a livello tecnico operativo, dei servizi di ordine e di sicurezza pubblica e dell'impiego a tal fine della forza pubblica è affidato al Questore. Il quale, nell’ambito della protezione civile, si avvale delle Forze di Polizia (Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia Locale, Polizia Penitenziaria), ivi compresa la Polizia Municipale e Provinciale, ai fini dell’ordinato svolgimento delle operazioni di soccorso e ripristino e per il servizio anti-sciacallaggio.

7.3.6. Servizio Tecnico di bacino affluenti del Tevere

Al Servizio Tecnico di Bacino, organismo tecnico-operativo della Regione Lazio, spettano compiti di progettazione e attuazione degli interventi di difesa del suolo, polizia idraulica, gestione del servizio di piena, gestione del pronto intervento e degli interventi di somma urgenza, verifiche tecniche in caso di dissesti, eventi alluvionali e sismici, funzioni operative di protezione civile connesse a eventi idraulici, idrogeologici e sismici, monitoraggio dei fenomeni di dissesto, collaborazione alla gestione della rete di monitoraggio idrometeopluviometrico.

7.3.7. Servizio 118

Il sistema di soccorso 118, coordinato dalla Centrale Operativa ora ubicata presso l'Ospedale di Rieti, garantisce una risposta all’emergenza sanitaria nei tempi più brevi possibili. La Centrale Operativa è in rete con il Pronto Soccorso degli Ospedali provinciali e regionali e dispone l’invio sul luogo dell’emergenza dei mezzi di soccorso adeguati alle necessità: autoambulanza, automedica, elisoccorso.

7.3.8. Ausl

L’Azienda Unità Sanitaria Locale è la struttura operativa territoriale del Servizio sanitario regionale, ed è articolata in 3 macrostrutture territoriali: Dipartimento di sanità pubblica, Distretto e Presidio Ospedaliero. Il Dipartimento di sanità pubblica, è preposto alla erogazione di prestazioni e servizi per la tutela della salute e della sicurezza negli ambienti di vita e di lavoro, di sanità pubblica e veterinaria, nonché allo svolgimento di attività epidemiologiche e di supporto ai Piani per la salute, elaborati di concerto con gli Enti locali. Il Distretto assicura alla popolazione di riferimento l´accesso ai servizi e alle prestazioni sanitarie e sociali di primo livello. Il Presidio ospedaliero garantisce l’erogazione di prestazioni e servizi specialistici non erogabili con altrettanta efficacia ed efficienza nell’ambito della rete dei servizi territoriali.

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7.3.9. Arpa

L’Agenzia Regionale per la Prevenzione e l’Ambiente (ARPA) ha il compito di presidiare i controlli ambientali per la sostenibilità, la tutela della salute, la sicurezza del territorio, la valorizzazione delle risorse. A tal proposito svolge attività di monitoraggio delle diverse componenti ambientali, controllo e vigilanza del territorio e delle attività antropiche, attività di supporto nella valutazione dell'impatto ambientale di piani e progetti, realizzazione e gestione del Sistema informativo regionale sull'ambiente.

7.3.10. CRI – Croce Rossa Italiana

La Croce Rossa Italiana è un Ente di diritto pubblico, composta in gran parte da personale volontario, organizzata sul territorio in Comitati Regionali, Comitati Provinciali e Comitati Locali. I principali compiti attribuiti alla CRI nell’ambito della protezione civile sono: primo soccorso e trasporto infermi, interventi socio-assistenziali, soccorso sanitario di massa, ricerca e ricongiungimento dispersi, allestimento e gestione dei centri di accoglienza della popolazione.

7.4. Presidi operativi locali 7.4.1. Centro Operativo Misto o Intercomunale (COM - COI)

Il COI è una struttura operativa che coordina i servizi di emergenza a livello intercomunale. Secondo il Piano Provinciale della Protezione Civile di Rieti, il Comune di Antrodoco insieme ai comuni di Castel Sant’Angelo, Cittaducale, Borgo Velino, ricade nella VII zona, con sede nel Comune di Cittaducale.

7.4.2. Presidio Operativo Comunale

A seguito dell’allertamento, nella fase di attenzione, il Sindaco o il suo delegato attiva, presso il Centro Operativo un presidio operativo, convocando la funzione tecnica di valutazione e pianificazione per garantire un rapporto costante con la Regione e la Prefettura - UTG, un adeguato raccordo con la polizia municipale e le altre strutture deputate al controllo e all’intervento sul territorio e l’eventuale attivazione del volontariato locale. Il PRESIDIO OPERATIVO dovrà essere costituito da almeno una unità di personale in servizio h24, responsabile della funzione tecnica di valutazione pianificazione o suo delegato, con una dotazione minima di un telefono fisso, un cellulare, un fax e un computer. Quando necessario, per aggiornare il quadro della situazione e definire eventuali strategie di intervento, il Sindaco provvede a riunire presso il Centro Operativo i referenti delle strutture che operano sul territorio.

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7.4.3. Il Centro Operativo Comunale (C.O.C)

Il Centro Operativo è la struttura di cui si avvale il Sindaco per coordinare interventi di emergenza che richiedono anche il concorso di enti e aziende esterne all’Amministrazione Comunale. Il Centro Operativo, individuato con provvedimento formale del Comune, deve essere ubicato in strutture antisismiche realizzate secondo le normative vigenti, già verificate sismicamente ai sensi dell’OPCM n. 3274/2003, e se costruite prima del 1984 con un Indice di Rischio (rapporto fra capacità/domanda dell’azione sismica) maggiore di 0.6 ; inoltre dovranno essere ubicate in aree di facile accesso e non vulnerabili a qualsiasi tipo di rischio; è opportuno prevedere una sede alternativa qualora, nel corso dell'emergenza, l'edificio individuato risultasse non idoneo per altre ragioni contingenti. Ad oggi , sul territorio comunale di Antrodoco, si dispone di dati ricavati da verifiche sismiche eseguite nell’anno 2004, ai sensi dell’OPCM 3274/03 su edifici strategici (scuole ecc). Tali risultati sono stati rivalutati secondo le Norme Tecniche del 2008 ed inseriti in un graduatoria regionale i cui risultati in termini di INDICI DI RISCHIO sono riportati al cap. 5.2.3 per il solo Comune di Antrodoco.

Di seguito si riporta la stessa tabella epurata di tutte le strutture aventi IR SLV <0,7 (quindi non sicure dal punto di vista sismico).

anno Zona IR n° ordine Denominazione uso ubicazione Proprietà V (m 3) SLV costr. Sismica (NTC08) Aule 924 Scuola Media Via Luigi Mannetti 1962 Comune 2.880 1 0,858 Scuola Anteriore 925 Scuola Media Via Luigi Mannetti 1962 Comune 416 1 0,864 Scuola Imp. Largo ragazzi del 1085 Palazzetto Comunale 1970 Comune 7.008 1 > 1 Sportivi mondo Fonte Regione Lazio: Elenco programmato EDIFICI verificati Annualità 2004 e Annualità 2005 nel Comune di Antrodoco aventi IR SLV >0,7

Come si vede dalla ta.5.2.3, non si hanno a disposizione i risultati di una verifica sismica eseguita presso la sede Comunale di ANTRODOCO sita in via Roma n.15. Si prescrive perciò l’utilizzo della citata struttura comunale come C.O.C. per la gestione di tutte le tipologie di evento descritte al cap.5 ,ad eccezione di quello sismico poiché la struttura potrebbe risultare compromessa dopo l’evento, (vedi allegato 2.0).

Il C.O.C. da utilizzare per la gestione di un evento sismico nel Comune di Antrodoco è ubicato in Via Marmorale n°89, lungo la S.S.4 al km. 97+ 900, già sede dell’ Associazione dei Volontari di Protezione Civile “Valle del

Velino” , per il quale risulta un IR SLV prossimo a 0,6 (vedi tab.5.2.3). La struttura si compone di due corpi di fabbrica, dei quali si autorizza, per il fine citato, l’utilizzo del solo locale ad oggi adibito ad ufficio e sala radio, previa verifica di idoneità statica dopo l’evento calamitoso. 92

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Le due strutture citate sono state identificate in tale ruolo per via della loro già avviata funzionalità; qualora si verificasse un evento calamitoso, tale da renderle inutilizzabili, il C.O.C. potrà essere allestito nella struttura del Palazzetto dello Sport (ID_tipologia: IS2_01 TIPOLOGIA: IMPIANTO SPRTIVO AL CHIUSO ) tra l’altro idonea sismicamente con indice Irslv > 1.

7.4.4. Referenti del sistema comunale di protezione civile: le Funzioni di Supporto

Il metodo di pianificazione “Augustus”, elaborato dal Dipartimento della Protezione Civile, prevede che le varie attività di protezione civile, a livello comunale, siano ripartite tra 9 diverse aree funzionali , chiamate funzioni di supporto , che hanno il compito di supportare il Sindaco nelle decisioni da prendere e nell'assunzione di iniziative a carattere operativo per settori funzionali specifici. Attraverso l'attivazione delle Funzioni di Supporto il Sindaco: • individua i Responsabili delle funzioni essenziali necessarie per la gestione della emergenza; • garantisce il continuo aggiornamento del piano tramite le attività dei responsabili in "tempo di pace".

I responsabili delle funzioni di supporto, in periodo ordinario (tempo di pace), mantengono “vivo” il piano con l’aggiornamento dei dati di relativa competenza, in emergenza coordinano le attività riguardanti la propria funzione. Le singole Funzioni di Supporto nel C.O.C. sono le seguenti:

Funzione 1 Tecnica e di Pianificazione

Funzione 2 Sanità, Assistenza Sociale e Veterinaria

Funzione 3 Volontariato

Funzione 4 Materiali e mezzi

Funzione 5 Servizi essenziali e attività scolastica

Funzione 6 Censimento danni a persone e cose

Funzione 7 Strutture operative locali e viabilità

Funzione 8 Telecomunicazioni

Funzione 9 Assistenza alla popolazione

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Di seguito in breve è tracciato il profilo delle diverse funzioni di supporto, individuando anche i principali soggetti (Enti, Associazioni, Strutture operative ecc.) con cui dovranno rapportarsi sia durante i periodi ordinari sia, soprattutto, in emergenza.

• FUNZIONE 1. TECNICA E PIANIFICAZIONE è il Dirigente o Funzionario, appositamente nominato dall’Amministrazione Comunale, che mantiene e coordina i rapporti tra le varie parti scientifiche e tecniche il cui intervento è previsto e attivato in caso di emergenza.

• Raccoglie i dati delle varie funzioni, aggiorna il Piano secondo i cambiamenti territoriali demografici e fisici del territorio assieme al Coordinatore. • E’ detentore del materiale riguardante il Piano di Protezione Civile. • Tiene i contatti con gli Enti territoriali o di servizio, Regione, Provincia,ecc. per la predisposizione e aggiornamento del Piano. • Raccoglie materiale di studio al fine della redazione dei piani d’intervento. • Mantiene altresì i rapporti con i servizi tecnici nazionali (difesa del suolo, servizio sismico nazionale, Autorità di bacino, ecc.). • Determina le priorità d’intervento secondo l’evento, studia le situazioni di ripristino e pianifica le fasi degli interventi. • Suddivide il territorio in settori di controllo accordandosi con tecnici locali esterni e attribuendo loro una specifica zona di sopralluoghi. • Organizza squadre di tecnici per la tutela dei beni culturali e predispone zone per il loro

Nelle situazioniemergenza” Nelle di “non ricovero. Studia preventivamente le opere di ripristino delle zone critiche per tipologia di emergenza (es. argini, ponti, edifici vulnerabili, ecc.) per evitare che quest’ultima abbia un notevole impatto nel suo manifestarsi.

• Consiglia il Sindaco e il Coordinatore a proposito delle priorità. • Fa eseguire sopralluoghi da tecnici locali ed esterni, per ripristinare la situazione di normalità (quali l’agibilità od inagibilità degli edifici), definire le zone rosse aggiornandole a seguito del procedere dei controlli e delle attività di messa in sicurezza. •

Gestirà anche la ripresa, nel più breve tempo possibile, delle attività produttive locali. • Gestirà il censimento danni dei beni culturali provvedendo, ove possibile, al loro ricovero in zone sicure preventivamente individuate. In emergenza In emergenza • Creare un report giornaliero delle verifiche effettuate e dei relativi esiti da trasmettere al coordinamento del C.O.C. Mantiene i contatti operativi con il Servizio Tecnico del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco.

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Note esplicative Nelle attività indicate si dovrà porre la massima attenzione al fine di evitare le seguenti criticità:

1. Doppie verifiche a causa di errori nella ricezione delle richieste; 2. Difficoltà, per la squadra di rilevatori, nell’individuazione degli edifici da verificare; 3. Mancata trasmissione dei dati al coordinamento del C.O.C.;

La funzione dovrà mantenere contatti costanti oltre che con il Coordinamento del C.O.C. anche con l’U.R.P. (sportello unico per il cittadino) al quale fornirà la modulistica, le informazioni e le procedure per consentire ai cittadini di redigere le domande necessarie alle verifiche. In merito all’attività di verifica dei danni all’edificato, è utile ricordare che dai dati provenienti da questa dipendono le seguenti azioni:

1. L’emissione delle ordinanze (inagibilità, perimetrazione delle zone rosse …); 2. Erogazione dei contributi di autonoma sistemazione; 3. Individuazione del numero di alloggi provvisori da costruire (M.A.P. moduli abitativi provvisori) e delle aree per la loro realizzazione; 4. Individuazione degli interventi necessari alla ripresa delle attività economiche e produttive, ivi compresa l’attività di identificazione dei terreni da adibire ad aree per i servizi e gli esercizi commerciali provvisori; 5. Individuazione delle necessità per la ripresa delle attività scolastiche e l’installazione degli eventuali M.U.S.P. (moduli uso scolastico provvisori); 6. Individuazione delle necessità per la riattivazione delle strutture religiose adibite al culto, anche mediante l’installazione di moduli provvisori; 7. Organizzazione di ogni attività tesa al ripristino dell’edificato o alla sua ricostruzione (puntellamenti, demolizioni …).

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FUNZIONE 2. SANITÀ, ASSISTENZA SOCIALE E VETERINARIA è il Dirigente o Funzionario, appositamente nominato dall’Amministrazione Comunale, che coordina le attività di soccorso a carattere sanitario e coordina gli eventi e le attività riguardanti i servizi alla persona, organizza le assistenti sociali ed il personale operante nel settore.

• Aggiorna l’elenco nominativo di persone anziane, sole, in situazioni di disagio e portatori di handicap, predisponendo anche un programma di intervento in base alla vulnerabilità dei soggetti sopra citati. •

Per fronteggiare le esigenze della popolazione sottoposta a stati di emergenza, la funzione assistenza ha anche il compito di fornire sostegno psicologico alle persone in carico. • Avrà a disposizione anche un elenco delle abitazioni di proprietà dell’Amministrazione Comunale e di altri Enti locali da destinare in caso di emergenza alle fasce più sensibili Nelle situazioni Nelle di “non emergenza” “non emergenza” della popolazione con ordine di priorità.

• Garantire il flusso di informazioni verso la centrale del 118 per le esigenze di soccorso alla popolazione • Porterà assistenza alle persone più bisognose. Gestirà l’accesso alle abitazioni sopra citate, con criteri di priorità. • Coadiuverà il volontariato nella gestione delle aree di attesa e di ricovero della popolazione, monitorando le condizioni igienico-sanitarie del territorio, (gestione dei servizi mensa, situazione scarichi fognari, ecc) In emergenza In emergenza • Sarà garante del funzionamento degli uffici comunali di sua pertinenza nel più breve tempo possibile.

• Collabora, fornendo informazioni che si riferiscono alle risorse disponibili come uomini, mezzi, e strutture ricettive locali da utilizzarsi in caso di emergenza. • Programma l’eventuale allestimento di un posto medico avanzato o ospedale da campo. • Organizza opportune squadre sanitarie con le quali poter far fronte alle situazioni di emergenza. • Compila schede specifiche in materia e mantiene contatti con altre strutture sovracomunali Sociale sanitarie. • Oltre alle competenze sopra riportate mantiene l’elenco degli allevamenti presenti sul territorio, individuandoli cartograficamente. • Individua altresì stalle di ricovero o di sosta da utilizzare in caso di emergenza. Sanità, Assistenza e Veterinaria Veterinaria Sanità, e Assistenza

• Questa funzione manifesterà attività, in sintonia con le altre, per il soccorso alla popolazione e agli animali, cercando di riportare al più presto le condizioni di normalità, secondo i loro Piani Sanitari di emergenza. In emergenza In emergenza

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FUNZIONE 3. VOLONTARIATO è il Dirigente o Funzionario, appositamente nominato dall’Amministrazione Comunale, che provvede a coadiuvare tutte le altre funzioni a seconda del personale disponibile, ed eventualmente allestire e gestire centri di accoglienza.

• Opera costantemente sul territorio, approfondendo la conoscenza dell’ambiente e di conseguenza le zone di rischio o criticità, con corsi di formazione interna alla struttura di protezione civile formando gli Operatori nei vari settori d’intervento. • Organizza esercitazioni mirate ad affrontare le emergenze previste nel piano. • Studia le funzionalità delle aree di attesa, di ricovero della popolazione e di ammassamento emergenza” dei soccorsi al fine di garantirne l’efficienza nei momenti di bisogno. Nelle situazioniNelle di “non • Coordina la movimentazione di persone, mezzi e materiali, secondo necessità. • Coadiuva tutte le funzioni sopradescritte secondo il personale disponibile e della tipologia d’intervento. • Fornisce ausilio alle Istituzioni nella gestione delle aree di attesa e di ricovero della popolazione, nonché per quelle di ammassamento soccorsi. • Promuovere e gestire le attività del persona le volontario e vigilare sulla loro sicurezza In emergenza In emergenza (turnazione del personale, utilizzo di idonei d.p.i. scarpe, guanti,caschi, ecc).

Note esplicative Per la gestione del censimento del personale operante nel territorio del Comune si farà riferimento alle disposizioni della Regione, utilizzando i prospetti forniti allo scopo. In ogni modo si potrà utilizzare la scheda allegata per un primo censimento giornaliero e comunque, in attesa delle disposizioni sopra accennate, si dovranno censire le seguenti informazioni: 1. Numero dei volontari presenti e dati personali; 2. Associazioni di appartenenza; 3. Data di arrivo e di partenza del personale; 4. Campo nel quale è dislocato il personale; 5. Nominativi dei responsabili delle associazioni presenti; 6. Mezzi a disposizione delle associazioni presenti. Allegati previsti: Modello di base per il censimento del personale volontario operante nel territorio del Comune

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FUNZIONE 4. MATERIALI E MEZZI è il Dirigente o Funzionario, appositamente nominato dall’Amministrazione Comunale, che attiva e coordina, in caso di emergenza, il personale e i mezzi al fine di affrontare in prima battuta le varie richieste d’intervento e di sorveglianza disposte per fronteggiare l’evento. Mantiene costantemente un quadro aggiornato dei materiali e delle attrezzature tecniche a disposizione.

• Mantiene aggiornato il censimento riguardante i mezzi, le attrezzature e le risorse umane utili all’emergenza, in disponibilità dell’Amministrazione Comunale, del Volontariato e delle Aziende che detengono mezzi particolarmente idonei alla gestione della crisi (movimento terra, escavatori, espurgo, gru, autobus, ecc.). • Stipula convenzioni con ditte ed imprese al fine di poter garantire la disponibilità del emergenza” materiale richiesto.

Nelle situazioniNelle di “non - Coordina la movimentazione di persone, mezzi e materiali, secondo necessità. • Mantenere aggiornato il dato dei materiali assistenziali distribuiti sul territorio e di quelli acquistati (luogo d’impiego, referente a cui è affidato il materiale, congruità delle forniture …); • Garantire i rifornimenti e i servizi tecnici necessari alle esigenze dell’emergenza (pasti, attrezzature, mezzi, interventi tecnici, dotazione di materiali di prima assistenza); • Gestire le procedure per gli acquisti, le richieste di forniture dai magazzini attivati per l’emergenza, le forniture di carburante; • Gestire il magazzino di stoccaggio degli aiuti per tutto il territorio del C.O.C.; •

In emergenza In emergenza Supportare il recupero dei materiali di prima assistenza regionali o statali forniti per l’emergenza, anche mediante l’attivazione e la gestione di un magazzino in loco (seguendo le indicazioni fornite dalle strutture di coordinamento sovraordinate); • Mantenere un flusso di comunicazione costante con il Coordinamento del C.O.C., il quale dovrà vistare tutti gli atti in uscita e in particolare quelli relativi agli acquisti.

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FUNZIONE 5. SERVIZI ESSENZIALI E ATTIVITÁ SCOLASTICA è il Dirigente o Funzionario, appositamente nominato dall’Amministrazione Comunale, che provvede a coordinare i rappresentanti dei servizi essenziali (luce, gas, acqua), al fine di provvedere agli interventi urgenti per il ripristino delle reti e coordina le attività relative ai servizi scolastici con tutto il personale operante nel settore.

- Tiene contatti con gli Enti preposti (SOGEA, ENEL, TELECOM, agli allacci alla rete fognaria etc) al fine di monitorare costantemente il territorio ed aggiornare gli eventuali scenari di rischio. di “non emergenza” Nelle situazioniNelle

- Mantiene i rapporti con i rappresentanti dei servizi essenziali, quali forniture di gas, acqua, luce, telefoni, ecc., al fine di programmare gli interventi urgenti per il ripristino delle reti, allo scopo di assicurare la riattivazione delle forniture. - Garantire i servizi per le esigenze dei campi (mense, riscaldamento, acqua, fognatura); si potranno prevedere contratti di noleggio con aziende In Emergenza

- Con il Coordinatore predispone calendari per la formazione del personale scolastico sulle varie fonti di rischio e norme comportamentali conseguenti. - Fa eseguire prove simulate di evacuazione.

nelle situazioni di “non emergenza” Attività Scolastica Scolastica Attività

- Sarà garante che il personale scolastico provveda al controllo dell’avvenuta evacuazione degli edifici. - Qualora questi edifici servissero come aree di attesa per il ricovero della popolazione, il personale a sua disposizione coadiuverà il volontariato nell’allestimento all’uso previsto. - Il referente comunicherà alle famiglie degli studenti l’evolversi della situazione e le

In emergenza decisioni adottate dall’Amministrazione in merito all’emergenza.

Allegati previsti: Modello per le richieste di acquisto; Modello per le richieste di fornitura dal magazzino del C.O.C.; Report dei materiali assistenziali consegnati e presi in carico dal Comune.

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FUNZIONE 6. CENSIMENTO DANNI A PERSONE E COSE è il Dirigente o Funzionario, appositamente nominato dall’Amministrazione Comunale, che, al manifestarsi dell’evento calamitoso, avvalendosi dei Funzionari del comune e delle risorse a disposizione, deve organizzare e coordinare le attività di censimento danni a persone, edifici pubblici e privati, servizi essenziali, infrastrutture pubbliche, impianti industriali, ecc., mediante la raccolta dei moduli di denuncia preventivamente preparati.

- Predispone la formazione del personale sulle modalità della comunicazione, in modo da poter dialogare in emergenza, nonché sulla compilazione dei moduli di indennizzo. - Definisce l’organizzazione preventiva per la gestione delle richieste d’indennizzo e predispone una metodologia operativa da tenere in caso di emergenza. “non emergenza” “non emergenza” Nelle situazioniNelle di

- Gestisce le pratiche burocratiche relative alla denuncia di persone, cose, animali, ecc. danneggiate a seguito all’evento. - Raccoglie le perizie di danni agli edifici e ai beni storici e culturali. - Per emergenze di carattere non rilevante potrà affiancare con apposite squadre i tecnici delle perizie, della funzione tecnica e pianificazione, per poter monitorare con più solerzia il

In emergenza In emergenza territorio.

FUNZIONE 7. STRUTTURE OPERATIVE LOCALI: è il Dirigente o Funzionario, appositamente nominato dall’Amministrazione Comunale che coordina le attività delle strutture locali preposte al controllo della viabilità e alla scelta degli itinerari d’evacuazione.

- Programma l’eventuale dislocazione di uomini e mezzi secondo le varie tipologie di emergenza, formando ed esercitando il personale in previsione dell’evento, assegnando compiti chiari e semplici.

- Analizza il territorio e la rete viaria, predisponendo eventuali vie di accesso e fuga emergenza” alternative dal territorio interessato dalla crisi. Nelle situazioniNelle di “non - Il responsabile della funzione dovrà coordinare le varie componenti locali istituzionalmente preposte alla viabilità. - In particolare dovrà regolare localmente i trasporti e la circolazione, vietando il traffico nelle aree a rischio, indirizzando e regolando gli afflussi dei soccorsi. - Per fronteggiare l’emergenza sarà in continuo contatto con il Coordinatore e la funzione Tecnica e Pianificazione.

In emergenza In emergenza - Sarà anche il gestore delle attività di sgombero delle abitazioni o edifici a rischio nelle varie emergenze.

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FUNZIONE 8. TELECOMUNICAZIONI: è il Dirigente o Funzionario, appositamente nominato dall’Amministrazione Comunale, che provvede alla predisposizione di una rete di telecomunicazione non vulnerabile in ufficio indipendente.

• Studia possibili canali di telecomunicazione alternativi a quelli ordinari attraverso esercitazioni mirate. • Predispone piani di ripristino delle reti di telecomunicazione, ipotizzando anche l’utilizzazione delle organizzazioni di volontariato e radioamatori. • Predispone, ove possibile, anche una rete di telecomunicazioni alternativa, al fine di garantire

emergenza” l’affluenza e il transito delle comunicazioni di emergenza dal/al Centro Operativo Comunale, alle aree di ammassamento e a quelle di accoglienza Nelle situazioniNelle di “non

- Il responsabile di questa funzione, di concerto con il responsabile territoriale dei servizi telefonici e con il rappresentante dei Radioamatori e del Volontariato, organizza e rende operativa, nel più breve tempo possibile, una eventuale rete di telecomunicazioni non vulnerabile. - Richiedere l'allaccio delle nuove linee telefoniche per le attività del C.O.C. secondo i seguenti criteri: tutte le utenze dovranno essere intestate al Comune; sarà necessario fornire ad ogni funzione di supporto di almeno un telefono di rete fissa; - La funzione di coordinamento dovrà essere dotata di 2 telefoni e di una linea dedicata fax; all'interno del C.O.C. dovrà essere installata una linea dedicata fax, in aggiunta a quella presente nel coordinamento. - Richiedere l'allaccio di 2 linee per ogni area di accoglienza (una telefonica e una fax) da intestare al Comune. - Garantire, nei limiti delle possibilità tecniche del gestore, la connessione adsl Wi ‐Fi per il C.O.C., e la connessione adsl non Wi ‐Fi per le segreterie dei campi. - In caso di utilizzo di linee già presenti nelle aree di accoglienza o nella sede del C.O.C. e non In emergenza In emergenza intestate al Comune, provvedere all'immediata voltura delle predette utenze. - Prendere in carico le eventuali radio palmari o base fornite dal Dipartimento Nazionale della protezione civile o dalla Struttura regionale. - Garantire la dotazione di computer, stampanti e fotocopiatrici per le esigenze del C.O.C. e/o per le aree di accoglienza. Per questa necessità si potranno prevedere le seguenti possibilità operative: - Ridislocazione delle dotazioni già in possesso del Comune; - Acquisto di materiali informatici (pc portatili, stampanti …), se possibile presso uno dei fornitori abituali del Comune;

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• FUNZIONE 9. ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE: è il Dirigente o Funzionario, appositamente nominato dall’Amministrazione Comunale, con conoscenza e competenza in merito al patrimonio abitativo, alla ricettività delle strutture turistiche (alberghi, agriturismi, ecc.) ed alla ricerca di aree pubbliche e private da utilizzare come aree di attesa e di ricovero. Provvede ad informare e sensibilizzare la popolazione, far conoscere le attività, realizzare spot, creare annunci, fare comunicati, organizzare conferenze stampa, tenendo costantemente aggiornati i cittadini sull'evolversi dell'emergenza.

• Raccoglie i dati riguardanti il patrimonio abitativo, la ricettività delle strutture turistiche e private, la ricerca e l’utilizzo di aree pubbliche e private da utilizzare come “zone di attesa e/o ricovero”. “non emergenza” “non emergenza” Nelle situazioniNelle di

- Il Responsabile della funzione preposto coinvolge tutto il personale disponibile per portare assistenza alla popolazione. - Agirà di concerto con la funzione sanitaria e di volontariato, gestendo il patrimonio abitativo comunale, le aree di attesa e di ricovero della popolazione. - Opererà di concerto con le funzioni preposte all’emanazione degli atti amministrativi necessari per la messa a disposizione dei beni in questione, privilegiando innanzi tutto le fasce più deboli della popolazione assistita. - Censire puntualmente la popolazione ospitata nelle aree di accoglienza utilizzando i modelli allegati e modelli allegati per il censimento della popolazione sistemata nei campi autonomi - Verificare i dati raccolti dai censimenti con i dati dell'anagrafe comunale; - Interfacciarsi con il servizio di assistenza sociale del Comune, con la funzione sanità o con l'ASL e con gli eventuali gruppi di psicologi presenti sul territorio per acquisire i dati sulle In emergenza In emergenza situazioni di criticità sociale e sanitaria presenti nella popolazione; - Interfacciarsi con le direzioni scolastiche per valutare le necessità logistiche per il ripristino delle attività; - Garantire, appena possibile, l'apertura di uno sportello di informazione alla popolazione in grado di diventare il canale di comunicazione preferenziale con i cittadini. Questo ufficio sarà inoltre deputato alla raccolta delle domande di concessione di alloggio o di contributo per la sistemazione autonoma.

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Sulla base delle “Linee Guida per la Pianificazione Comunale o Intercomunale di emergenza di Protezione Civile” emanate dal dipartimento della Protezione Civile della regione Lazio si sottolinea che, a seconda della dimensione del Comune, e dalle risorse possedute, un unico responsabile può assumere la responsabilità di una o più funzioni di supporto. Di seguito è rappresentato lo schema di ripartizione delle funzioni per ambito di pianificazione del piano:

Articolazione del modello organizzativo in funzione della dimensione dell'ambito di pianificazione (Linee Guida per la pianificazione comunale o intercomunale di emergenza di Protezione Civile)

Essendo Antrodoco un Comune con meno di 5.000 abitanti la ripartizione delle funzioni in base ai referenti sarà quella riportata in ALLEGATO 2.0 COC E FUNZIONI DI SUPPORTO 103

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8. RISORSE PER LA GESTIONE DELL’EMERGENZA (Sez. 5) Le risorse per la gestione delle emergenze possono essere così schematizzate

Risorse per la gestione delle emergenze (Linee Guida per la pianificazione comunale o intercomunale di emergenza di Protezione Civile)

8.1. Risorse umane

Si intendono per risorse umane tutte le risorse che a diverso titolo intervengono nell'intero processo di Protezione Civile, con ciò intendendo sia le fasi di analisi delle condizioni di rischio agenti sul territorio, sia le fasi di gestione di un evento calamitoso. Tali risorse sono schematicamente raggruppabili in tre famiglie: • Strutture comunali • Istituzioni (Prefettura, Dipartimento della Protezione Civile, Regione, Provincia, Centro Funzionale Regionale)

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• Soggetti Operativi di Protezione Civile (Corpo nazionale dei vigili del fuoco, Forze armate, Forze di polizia, Corpo forestale dello Stato, Servizi tecnici nazionali, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ed altre istituzioni o gruppi di ricerca, Croce Rossa italiana, Strutture del Servizio sanitario nazionale, Organizzazioni di Volontariato, Corpo nazionale soccorso alpino). Il presidio del territorio comunale è garantito dalle STRUTTURE ESSENZIALI E STRUTTURE OPERATIVE LOCALI di seguito elencate e riportate in dettaglio in ALLEGATO N. 1.0. Nella loro illustrazione verranno messi in luce i referenti, le capacità, i materiali e i mezzi a disposizione.

DENOMINAZIONE RIFERIMENTO ALLEGATO

Ufficio Tecnico Comunale Allegato N. 1.0

Corpo Polizia Municipale intercomunale: opera sia sul territorio del Comune di Antrodoco che sul territorio dei Comuni di Allegato N. 1.0 Borgo Velino e di Castel Sant’Angelo, coordinato dagli uffici ubicati nel Comune di Antrodoco.

Corpo dei Carabinieri Allegato N. 1.0

Polizia Stradale: Il territorio del Comune di Antrodoco è coperto dalla sezione di Polizia Stradale di Rieti, ma in alcuni casi anche dal distaccamento di Polizia Stradale di Amatrice; in Allegato N. 1.0 caso di emergenza può intervenire anche nel restante arco orario, a seguito di attivazione diretta o tramite il 113.

Corpo Forestale dello Stato Allegato N. 1.0

Vigili del fuoco Allegato N. 1.0

Sesta Comunità Montana del Velino Allegato N. 1.0

Assistenza sanitaria Allegato N. 1.0

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Assistenza Pubblica sanitaria: L’Ospedale più vicino ad Antrodoco è il presidio ospedaliero “San Camillo De Lellis” di Rieti, a circa 22 km dal centro urbano del Comune. L'Ospedale è dotato di specialità di base e di funzioni Allegato N. 1.0 specialistiche quali neurologia, urologia, ortopedia, cardiologia, ostetricia e ginecologie, terapia iperbarica, rianimazione, pronto soccorso, astanteria e medicina d’urgenza, oltre ai servizi di laboratorio e radiologia.

Farmacie Allegato N. 1.0

Scuole Allegato N. 1.0

Organizzazioni di volontariato locali Allegato N. 1.0

Ditte private Allegato N. 1.0

Strutture ricettive: La capacità ricettiva del Comune ad oggi è limitata ai soli Bed and Breakfast presenti nella zona con limitati posti letto.

8.2. AREE E STRUTTURE DI EMERGENZA

Le aree di emergenza sono i luoghi in cui vengono svolte le attività di soccorso alla popolazione durante un’emergenza. Vengono distinte tre tipologie di aree, sulla base delle attività che in ognuna di esse si dovranno svolgere: • AREE DI ATTESA • AREE DI ACCOGLIENZA E RICOVERO • AREE DI AMMASSAMENTO SOCCORRITORI (solo per Comuni con popolazione superiore a 20.000 abitanti o per gli ambiti di pianificazione intercomunale).

8.2.1. Le aree di attesa

Sono luoghi in cui deve confluire la popolazione a seguito di un evento calamitoso, oppure, in fase di allarme, a seguito di ordine di evacuazione, è dove viene istituito un punto informativo e di prima assistenza (bevande calde, coperte, ecc.). L’utilizzo di tali aree è limitato a poche ore, in attesa dell’invio della popolazione alle aree di accoglienza o del rientro nelle abitazioni in caso di cessato allarme.

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In caso di terremoto si utilizzeranno esclusivamente aree scoperte, nell’attesa delle verifiche di agibilità degli edifici.

L’individuazione delle aree di attesa deve prevedere: • l’analisi degli scenari di rischio, in modo che la popolazione non sia mai evacuata attraverso le aree colpite. I percorsi indicati dovranno essere scelti in modo da aggirare le aree coinvolte dagli eventi calamitosi; • l’analisi del tragitto, solitamente pedonale, che deve essere percorso per giungervi; • la predisposizione di uno schema di evacuazione che preveda la suddivisione dell’ambito comunale in differenti zone, ognuna con la propria area di attesa.

Per quanto riguarda la tipologia di area, si potranno prendere in considerazione tutte le aree aperte che rispondano a requisiti di sicurezza rispetto all’evento per il quale le aree stesse vengono utilizzate. L'individuazione di queste aree saranno indicate con precisione e chiarezza alla popolazione, anche mediante delle esercitazioni, divulgazione di materiale informativo e la predisposizione di cartelli indicativi.

8.2.2. Vie di fuga

La viabilità strategica rappresenta i percorsi preferenziali, da usare per l’afflusso dei soccorritori e per il deflusso della popolazione dalle zone dell’emergenza. Tali percorsi sono stati concepiti in modo da evitare per quanto possibile l’attraversamento del centro storico non potendo a priori sapere lo stato dei luoghi dopo un qualsiasi evento e non dovendo in alcun modo intralciare le operazioni già in corso. Si sono definite per ogni macro area diverse vie di fuga che indirizzano la popolazione nella rispettiva area di attesa. Non si è potuto quindi definire delle vie di fuga principali data la suddivisione a scacchiera fitta del centro storico, quale non in sicurezza sismica a meno di qualche edificio. Esse sono evidenziate in rosso con la direzione preferenziale, nelle monografie delle aree di attesa, vedi ALLEGATO 4.0 MONOGRAFIE AREE DI ATTESA .

8.2.3. Aree di accoglienza o ricovero

Sono le aree o strutture in cui verrà sistemata la popolazione costretta ad abbandonare la propria casa, per periodi più o meno lunghi a seconda del tipo di emergenza. L'individuazione di queste aree è a cura del Comune o insieme di Comuni, in modo da ottenere una loro distribuzione capillare sul territorio.

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Secondo la tipologia d’evento e del numero di persone da alloggiare, si dovrà scegliere la soluzione più opportuna tra l’utilizzo di: • strutture di accoglienza, • tendopoli, • insediamenti abitativi di emergenza.

8.2.3.1. Strutture di accoglienza Si tratta di edifici rilevanti definiti in precedenza destinati in via ordinaria ad altri scopi ma che in caso di necessità possono accogliere la popolazione (palestre, scuole, capannoni, alberghi, centri sportivi, etc.). È’ anche possibile che edifici privati, dotati delle necessarie caratteristiche funzionali e di sicurezza, possano essere utilizzati come strutture di accoglienza previa la stipula di una convenzione con il soggetto detentore dell’edificio stesso. Dovrà essere pianificato l’approvvigionamento dei materiali necessari all’allestimento delle strutture, indicando i soggetti o gli Enti operativi, comunali o extra-comunali, responsabili della fornitura, dell’allestimento e della gestione delle strutture. In caso di permanenza prolungata al di fuori delle proprie abitazioni sarà necessario prevedere delle soluzioni alternative, quali l’affitto o l’assegnazione di altre abitazioni, oppure la costruzione di insediamenti di emergenza. In ogni caso per questi edifici, siano essi pubblici o privati, la loro integrità deve essere comprovata da una verifica tecnica rispetto al rischio sismico, idrogeologico e da industria rilevante; tale verifica sarà parte integrante del Piano. Senza tale verifica l’edificio non può assurgere a struttura di accoglienza.

8.2.3.2. Tendopoli Nell’ipotesi di ricorrere alla realizzazione di tendopoli è necessario: • Identificare delle aree sicure (non soggette ad alcun tipo di pericolosità) e il cui raggiungimento sia agevole anche per mezzi di grandi dimensioni; le vie di accesso, in particolare, dovranno essere protette da materiali che impediscano lo sprofondamento dei mezzi stessi. • Realizzare gli impianti di base necessari al funzionamento delle aree stesse (fognatura, rete elettrica, rete idrica)

Nel caso si adotti di utilizzare aree esistenti adibite normalmente ad altri scopi, i campi sportivi sono solitamente da preferirsi, poiché normalmente caratterizzati da: • Dimensioni sufficienti e standardizzate, • presenza di opere di drenaggio, • esistenza di collegamenti con le reti idrica, elettrica e fognaria, • vie di accesso solitamente comode, 108

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• presenza di aree adiacenti (parcheggi) per un’eventuale espansione del campo.

Il criterio fondamentale che deve essere adottato nell’identificazione di aree per la realizzazione di tendopoli è quello della sicurezza delle aree stesse; gli elementi principali rispetto ai quali valutare il grado di sicurezza delle aree sono: • esistenza di pericolo di crollo di infrastrutture (tralicci, ciminiere, antenne, gru, cornicioni, comignoli) • vicinanza di elettrodotti, gasdotti, oleodotti, acquedotti, condotte forzate, bacini idroelettrici e dighe, industrie a rischio, magazzini con merci pericolose, depositi di carburante di ogni tipo; • caratteristiche geologiche dell’area circostante (presenza di frane, zone di esondazione, aree soggette a liquefazione, rilievi potenzialmente pericolosi, versanti instabili) e del terreno scelto (recente aratura, bonifica di discariche di ogni tipo); • esposizione agli agenti meteorici (zone infossate, aree soggette a impaludamento, creste ventose).

Tali elementi dovranno essere valutati anche nel caso che il sito per la realizzazione della tendopoli non venga identificato in fase di pianificazione ma sia, invece, selezionato in un tempo successivo al manifestarsi di evento calamitoso. Nell’identificazione delle aree si dovrà inoltre tener conto, dal punto di vista dimensionale, che una parte della superficie dovrà essere destinata a parcheggio dei mezzi operativi, una parte avrà la funzione di magazzino di stoccaggio dei materiali e di residenza dei soccorritori.

8.2.3.3. Insediamenti abitativi di emergenza Nel pianificare la possibilità di una permanenza di persone fuori dalle abitazioni per periodi molto lunghi, anche nell’ordine dei mesi, dovrà essere prevista la realizzazione di campi container. I criteri di scelta dei siti su cui erigere campi-container sono equivalenti a quelli indicati per le tendopoli, ma dato il costo notevolmente superiore di questa tipologia di sistemazione, è necessario che in sede di pianificazione sia effettuata un’attenta ricognizione del numero di persone residenti in abitazioni vulnerabili, in modo da prevedere il giusto dimensionamento delle aree e dei materiali necessari e la localizzazione in aree baricentriche rispetto alla popolazione coinvolta ed alla distribuzione edilizia del luogo. È necessario sottolineare che il posizionamento di container, moduli abitativi e casette prefabbricate, richiede la predisposizione del terreno per ridurne le irregolarità e le pendenze; inoltre il terreno dovrà avere caratteristiche idonee alla permanenza per lungo tempo di carichi localizzati. Sarà quindi necessario tenere un elenco aggiornato delle imprese in grado di contribuire alla costruzione di insediamenti abitativi di emergenza.

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8.2.4. Aree di ammassamento dei soccorritori

Le aree di ammassamento devono servire ambiti territoriali vasti in quanto il loro utilizzo è previsto in caso di eventi severi per la gestione dei quali è necessario mobilitare ingenti risorse umane e strumentali. Le aree di ammassamento devono quindi essere identificate per comuni di grandi dimensione (popolazione superiore a 20.000 abitanti) e per ambiti di pianificazione sovracomunale. I siti da adibire ad area di ammassamento soccorritori devono rispettare i seguenti requisiti di massima: • dimensioni adeguate per accogliere tendopoli da almeno 500 persone e dotate di tutti i servizi campali (circa 6.000 m²); • vicinanza ad almeno una arteria di collegamento primario (casello autostradale, zona industriale) per consentirne l’accesso anche da parte di mezzi di grandi dimensioni; • disponibilità di “allacciamento” alle principali reti di servizio (acqua, gas, energia elettrica, ecc.); • ubicazione in zone di sicurezza rispetto ai vari rischi e possibilmente non nelle vicinanze di elettrodotti, tralicci, ecc.; • posizione funzionalmente baricentrica rispetto al territorio di pianificazione.

Anche in questo caso è possibile identificare delle aree normalmente utilizzate ad altri fini, purché esse posseggano i requisiti richiesti e a patto che l’utilizzazione corrente di tali aree non ne impedisca la pronta disponibilità in caso di emergenza (tipo aree di parcheggio dei grandi centri commerciali).

8.3. Aree di emergenza del Comune di Antrodoco

In base a quanto detto sono state individuate le seguenti aree di emergenza:

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8.3.1. AREE DI ATTESA

ID_tipologia ID_Tipologia Denominazione Tipo_C_S Servizi di suolo AR1_01 Piazzale Loc. Rocchetta S NO SL7 AR6_01 Struttura loc. Terme C/S SI SL7 AR2_01 Loc. Polivalente/Scuola Media C/S SI SL4 AR2_02 Campo sportivo F. Vailati S/C SI SL1 AR1_02 Piazza Martiri della Libertà S NO SL4 AR1_03 Piazza Guglielmo Marconi S NO SL4 AR1_04 Atrio Comune - Largo Santa Chiara C/S SI SL7 AR1_05 Largo Pisacane S NO SL4 AR4_01 Parco giochi Piazza Interocrea S NO SL2 AR1_06 Incrocio Via G. Pepe – G. Mazzini S NO SL4 AR1_07 Rocchetta S NO SL4 AR3_01 Zona Monte Giano S NO SL4 AR1_08 Piazzale Loc. San Terenziano S NO SL4 AR2_03 Palazzetto dello sport S/C NO SL2 AR6_02 Via Garibaldi, 35 S NO SL4 AR6_03 Via Garibaldi, 40 S NO SL4 AR6_04 Via Garibaldi, 05 S NO SL4 AR6_05 San Terenziano incrocio SS17 S NO SL4 AR6_06 Fraz. Rocca di Fondi Ediva S NO SL4 AR6_07 Fraz. Rocca di Fondi S NO SL4 - SL5 AR6_08 SS17 Km. Fraz. Rocca di Corno S NO SL4 AR6_09 SS17 Km. Fraz. Castello di Corno S NO SL4 AR6_10 SS17 Fraz. Vignola S NO SL4 AR6_11 SS17 Fraz. Rapelle S NO SL1 AR6_12 Strada panoramica Rocca di Fondi S NO SL5 AR6_13 SS4 Km.93+300 S NO SL4 AR6_14 SS4 Km. 95+700 Loc. San Severo S NO SL1 AR1_09 Piazza del Popolo S NO SL7

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Nell’ ALLEGATO 4.0 sono riportate le monografie relative ad agni singola Area di attesa con descrizione tipologica e logistica del sito. C (Coperte) / S (Scoperte) ; con l’individuazione delle possibili Vie di Fuga da seguire. di seguito si riportano le tabelle di codifica utilizzate, definite dalle Linee Guida Regionale per la tipologia di area differenti per ogni caso e per la tipologia di suolo sempre uguale.

Estratto dalle Linee Guida per la Pianificazione comunale di emergenza della protezione civile

Estratto dalle Linee Guida per la Pianificazione comunale di emergenza della protezione civile

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Estratto cartografico rappresentante la aree di attesa e le vie di fuga, sullo sfondo la suddivisione del centro abitato in macro aree

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8.3.2. AREE DI ACCOGLIENZA

ID_tipologia ID_Tipologia Denominazione Tipo_C_S Servizi di suolo AA3_02 Pro loco Rocca di Corno C/S SI SL2 – SL4 AA2_01 Campo sportivo “F. Vailati” C/S SI SL1 Area di mobilitazione uomini, materiali e AA4_01 S/C SI SL5 mezzi Stazione Antrodoco-Borgo Velino AA4_02 Atrio e Sede Comunale C/S SI SL7 AA1_01 Area antistante Campetto Sportivo S/C SI SL4 AA1_02 Piazzale Palazzetto dello Sport S NO SL1 AA3_01 Località Terme C/S SI SL2 AA1_03 Località Terme (Lago Smeraldo) S NO SL4 AA1_04 Frazione Rocca di Fondi S NO SL4 AA1_05 Frazione Rocca di Corno (Nucleo SL4 Industriale) S NO AA1_06 Piazzale in Via Nino Bixio S NO SL4

Nell’ ALLEGATO 4.1 sono riportate le monografie relative ad agni singola Area di accoglienza con descrizione tipologica e logistica del sito. C (Coperte) / S (Scoperte).

Estratto dalle Linee Guida per la Pianificazione comunale di emergenza della protezione civile

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8.3.3. STRUTTURE DI ACCOGLIENZA

ID_tipologia_ ID_Tipologia Denominazione Tipo_C_S Servizi costruttiva SA1_01 Palazzetto dello Sport C/S SI TC2 SA8_01 Ex Scuola Rocca di Fondi C/S SI TC2 SA1_02 Palestra Scuola Media C/S SI TC2 SA8_02 Struttura Località Terme C/S SI TC2 SA1_03 Scuola Elementare C/S SI TC2

Nell’ ALLEGATO 4.2 sono riportate le monografie relative ad agni singola Area di accoglienza effettuando duplice scheda per le aree coperte e scoperte con descrizione tipologica e logistica del sito. C (Coperte) / S (Scoperte)

Estratto dalle Linee Guida per la Pianificazione comunale di emergenza della protezione civile

Estratto dalle Linee Guida per la Pianificazione comunale di emergenza della protezione civile

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Estratto cartografico rappresentante la aree e le strutture di accoglienza, su CTR numerica 1:5000

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8.3.4. AREE DI AMMASSAMENTO

Per quanto riguarda le istruzioni dettate dalle Linee Guida, il Comune di Antrodoco, non essendo un Comune con più di 20.000 abitanti, non è necessaria la definizione di aree di ammassamento. Qualora però ce ne fosse bisogno vista l’emergenza, dai dati riportati nelle monografie delle aree di accoglienza è possibile identificare delle aree aventi quei requisiti di massima definiti per le aree di ammassamento; vedi ad esempio le seguenti monografie riportate negli ALLEGATI 4.1 MONOGRAFIE AREE DI ACCOGLIENZA e 4.2 MONOGRAFIE STRUTTURE DI ACCOGLIENZA.

ID_Tipologia Denominazione

AA4_01 AREA DI MOBILITAZIONE UOMINI, MATERIALI E MEZZI STAZIONE FS ANTRODOCO-BORGO VELINO AA4_02 AREA DI ACCOGLIENZA ATRIO COMUNALE LARGO SANTA CHIARA AA1_01 AREA DI ACCOGLIENZA ANTISTANTE CAMPETTO SPORTIVO

AA1_02 AREA DI ACCOGLIENZA PIAZZALE PALAZZETTO DELLO SPORT

AA1_03 AREA DI ACCOGLIENZA LOCALITA’ TERME (LAGO SMERALDO)

AA1_04 AREA DI ACCOGLIENZA FRAZIONE ROCCA DI FONDI ALTO

AA1_05 AREA DI ACCOGLIENZA FRAZIONE ROCCA DI CORNO

AA1_06 AREA DI ACCOGLIENZA VIA NINO BIXIO

8.3.5. Materiali e Mezzi e collegamenti infrastrutturali

Con il termine “ materiali ” si intende il complesso dei beni fisici utilizzabili per gestire un evento e fanno parte di questo gruppo, a titolo di esempio: • le bocchette antincendio dislocate in ambito urbano da utilizzarsi come presa per lo spegnimento, i pannelli a messaggio variabile mediante cui inviare comunicazioni alla popolazione, i punti di approvvigionamento di carburante, le provviste di acqua o di cibo, le brande e le coperte per il ricovero, i medicinali.

Per “ mezzi ” si intende il complesso dei veicoli o dei beni strumentali utilizzabili per: • rimuovere i danni fisici generati da un evento (camion, escavatori, idrovore, ecc.),

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COMUNE DI ANTRODOCO PIANO DI PROTEZIONE CIVILE

• assicurare la mobilità a cose o persone coinvolte in un evento (mezzi di trasporto in genere).

Garantendo la facoltà di ciascun Comune di dotarsi di materiali e mezzi idonei a fronteggiare le emergenze più frequenti nel territorio di competenza, tali risorse possono essere acquisite mediante la stipula di convenzioni con ditte che garantiscano l’utilizzo in “somma urgenza" delle risorse stesse, in caso di emergenza. Nel territorio comunale di Antrodoco queste ditte sono state censite, e riportate in allegato N..1.0 che sarà soggetto ad aggiornamenti periodi a cura del Responsabile della Funzione Materiali e Mezzi. Dovrà esser cura dell’ Amministrazione Comunale verificare costantemente la disponibilità e l’idoneità effettiva dei mezzi e dei materiali impiegabili in emergenza. Al fine della ricezione e movimentazione uomini materiali e mezzi in fase di emergenza, un ruolo assolutamente strategico è assicurato dalle infrastrutture di collegamento con gli ambiti colpiti da evento. Sono incluse, tra queste infrastrutture, sia quelle che garantiscono un accesso dall'esterno al contesto colpito, tanto quelle di connessione tra le risorse strutturali che, in fase di gestione delle emergenze, vengono istituite all'interno del contesto colpito.

Estratto elaborato cartografico in evidenza la linea ferroviari e le stazioni

Risulta strategiacamente funzionale l’area contraddistinta con il codice AA4_01, corrispondente alla Stazione FS Antrodoco Borgo Velino (Previa autorizzazione della proprietà). Da qui risultano facilmente ed efficacemente

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COMUNE DI ANTRODOCO PIANO DI PROTEZIONE CIVILE raggiungibili le aree perimetrali (frazioni e abitati), nel caso in cui risulti compromessa la viabilità stradale o per limitare il traffico veicolare in caso di emergenza.

9. PROCEDURE OPERATIVE DI INTERVENTO (Sez.6) 9.1. Generalità

Le procedure operative di intervento costituiscono i comportamenti e le azioni da compiere con immediatezza, e le operazioni da avviare in ordine logico e temporale consentendo di affrontare il primo impatto di un evento calamitoso con il minor grado di impreparazione e con la massima organizzazione possibile. A tal fine risulta fondamentale la preventiva conoscenza del proprio compito da parte di ogni soggetto chiamato a intervenire al manifestarsi di una situazione di emergenza. L’unico modo per gestire al meglio i soccorsi e per accelerare al massimo il ritorno alle normali condizioni di vita dei cittadini consiste in una buona organizzazione operativa, strutturata in ragione di criteri di pronta disponibilità di uomini e mezzi da porre in campo in caso di emergenza. Affinché le procedure operative di intervento siano davvero efficaci ed efficienti, per ognuna di esse, nel Piano, rimarranno definiti i seguenti elementi: • condizioni di attivazione relative a ogni stato di attivazione (secondo quanto previsto nel “Manuale Operativo per la Predisposizione di un Piano Comunale o Intercomunale di Protezione Civile” ), ovvero preallerta, attenzione, preallarme, allarme; • identificazione e breve descrizione della procedura; • soggetto responsabile/attuatore dell’attivazione e gestione della procedura; • risorse impiegate.

A questo scopo le linee guida propongono uno schema di rappresentazione delle procedure (Tabella A), che costituisce uno strumento di verifica in fase di pianificazione e fungere anche da lista di controllo in fase operativa.

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Con una seconda tabella si può rimandare a una descrizione più dettagliata delle procedure, le risorse impiegate per ognuna di esse e scandire temporalmente l’evolversi del livello di allerta e, conseguentemente, l’incremento delle risorse da impegnare.

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COMUNE DI ANTRODOCO PIANO DI PROTEZIONE CIVILE

9.1.1. Attivazione del C.O.C.

Il Sindaco, o suo delegato responsabile della Protezione Civile, posto a conoscenza di un evento calamitoso o d’emergenza, previsto o in atto, attiverà e presidierà con apposita ordinanza il C.O.C. Inoltre, attribuirà a ciascuna funzione i relativi compiti, secondo le procedure operative ipotizzate dal presente piano. Il modello d’intervento, in base agli scenari di rischio e alla caratteristica dell’evento, prevedrà almeno le seguenti procedure operative: • l’immediata reperibilità dei Responsabili delle varie Funzioni previste per l’attivazione del C.O.C. nella specifica situazione; • l’attivazione dei monitoraggi di evento con l’eventuale istituzione di uno stato di presidio H24; • il controllo del territorio, la delimitazione delle aree a rischio, gli eventuali sgomberi cautelativi, la predisposizione delle transenne stradali e quanto altro necessiti per assicurare la pubblica e privata incolumità e l’organizzazione dei soccorsi; • l’impiego organizzato della Polizia Municipale, assistita dal Volontariato; • l’allertamento e l’informazione alla popolazione; • l’eventuale organizzazione e presidio delle aree - strutture d’attesa; • l’allestimento delle aree - strutture di ricovero per la popolazione.

Sarà quindi compito del Coordinatore del C.O.C., o suo sostituto, coordinare i vari Responsabili delle Funzioni interessate dal tipo di evento, in merito a tutte le necessità operative che di volta in volta si presentano. Inoltre, sempre con riferimento alle necessità del caso, predisporrà gli uomini e le squadre operative necessarie a intervenire in ogni singola emergenza.

9.2. PROCEDURE OPERATIVE DI INTERVENTO

Per ciascuna tipologia di rischio si descrivono ora i diversi scenari e le diverse procedure operative da adottare, effettuando quindi un’analisi di maggiore dettaglio rispetto al modello operativo generale. Nei casi di rischi prevedibili (per i quali vi sono fenomeni precursori o segnalazioni da parte delle reti di monitoraggio), sono indicate anche le azioni da attivare in via preventiva (fasi di preallarme) per una mitigazione degli effetti, e quelle da attivare in fase di allarme.

9.3. Rischio Sismico

Il Comune di Antrodoco è stato interessato diverse volte da fenomeni sismici. Nel territorio comunale un evento sismico colpirebbe un patrimonio edilizio che nel centro storico ed in alcune zone periferiche vede la presenza di

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COMUNE DI ANTRODOCO PIANO DI PROTEZIONE CIVILE edifici di antica costruzione (muratura in pietrame irregolare per lo più) e quindi antecedenti all’entrata in vigore della Legge 64/74 ( legge sismica). Proprio per tale motivo si dovrà porre molta attenzione e prevenzione sulle strutture non adeguate sismicamente, in modo da migliorarle se non adeguarle alle normative vigenti.

Periodo ordinario Caratterizzato da attività di monitoraggio, di routine e di predisposizione organizzativa per l’attuazione degli interventi in fase di emergenza da parte di ogni responsabile di funzione. In particolare verranno controllate periodicamente le attrezzature in possesso dell’Amministrazione Comunale, delle associazioni e delle ditte (tende/gruppi elettrogeni, mezzi, ecc.), verranno aggiornati i censimenti delle attrezzature delle associazioni/gruppi comunali, verranno effettuati sopralluoghi nelle aree di attesa, ricovero e ammassamento soccorsi (con aggiornamento degli allegati relativi al censimento dati), verranno controllate le apparecchiature radio, verranno organizzate esercitazioni e verranno realizzate campagne informative per la popolazione.

Gestione dell’emergenza Al manifestarsi di un evento sismico che determinasse danni anche se di lieve entità, tutti i Responsabili delle funzioni di supporto che compongono il C.O.C., vista la possibile interruzione dei collegamenti telefonici, si recheranno, automaticamente, presso la Centrale Operativa o sede del Centro Operativo Comunale. Ognuno di essi dovrà seguire le indicazioni di seguito schematicamente riassunte:

RESPONSABILE DELLA PROTEZIONE CIVILE / COORDINATORE DEL C.O.C. / SINDACO

• Attiva il Centro Operativo Comunale • Comunica alla Prefettura, Provincia e Regione l’operatività del C.O.C. • Dirige tutte le operazioni, in modo da assicurare l’assistenza e l’informazione alla popolazione, la ripresa dei servizi essenziali, delle attività produttive, della viabilità, dei trasporti e telecomunicazioni. • Sulla base delle direttive del Sindaco, garantisce la riapertura degli uffici comunali e dei servizi fondamentali. • Gestisce il Centro Operativo, coordina le funzioni di supporto e predispone tutte le azioni a tutela della popolazione. • Valuta di concerto con la Funzione Tecnica e Pianificazione l’evolversi dell’evento e le priorità d’intervento. • Mantiene i contatti con i C.O.C. limitrofi delle altre città e con il COI costituito per monitorare l’evento e l’eventuale richiesta o cessione d’aiuti. • Gestisce, altresì, i contatti con i dirigenti comunali per garantire i servizi e le funzionalità degli uffici comunali (Anagrafe, URP, Uffici tecnici, ecc.). 123

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Funzione 1: TECNICA E PIANIFICAZIONE

• Sulla base delle prime notizie e dai contatti mantenuti con le varie realtà scientifiche, analizza lo scenario dell’evento, determina i criteri di priorità d’intervento nelle zone e sugli edifici più vulnerabili. • Convoca il personale tecnico e fa eseguire sopralluoghi sugli edifici per settori predeterminati, in modo da dichiarare l’agibilità o meno dei medesimi. • Lo stesso criterio sarà utilizzato per gli edifici pubblici, iniziando dai più vulnerabili e dai più pericolosi. • Invia personale tecnico, di concerto con la funzione volontariato, nelle aree d’attesa e di accoglienza non danneggiate per il primo allestimento delle medesime. • Determina la richiesta d’aiuti tecnici e soccorso (es. roulotte, tende, container), annota tutte le movimentazioni legate all’evento. • Con continuo confronto con gli altri enti specialistici, quali il Servizio Sismico Nazionale, la Difesa del Suolo, la Provincia, la Regione, determina una situazione d’ipotetica previsione sul possibile nuovo manifestarsi dell’evento sismico. • Mantiene contatti operativi con il Personale Tecnico del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco.

Funzione 2: SANITÀ, ASSISTENZA SOCIALE E VETERINARIA

• Allerta immediatamente le strutture sanitarie locali per portare soccorso alla popolazione. • Crea eventuali cordoni sanitari composti di Medici Avanzati (PMA). • Mantiene contatti con le altre strutture sanitarie in zona o esterne per eventuali ricoveri o spostamenti di degenti attraverso le associazioni di volontariato sanitario (Croce Rossa Italiana, Misericordie, ecc.). • Si assicura della situazione sanitaria ambientale, quali epidemie, inquinamenti, ecc. coordinandosi con i tecnici dell’ARPA o d’altri Enti preposti. • Il servizio veterinario farà un censimento degli allevamenti colpiti, disporrà il trasferimento d’animali in stalle d’asilo, determinerà aree di raccolta per animali abbattuti ed eseguirà tutte le altre operazioni residuali collegate all’evento.

Funzione 3: VOLONTARIATO

• Il Responsabile della funzione preposto coadiuva tutte le funzioni per i servizi richiesti. • Cura l’allestimento delle aree di attesa e in seguito, secondo la gravità dell’evento, le aree di ricovero della popolazione e quelle di ammassamento soccorsi, che gestisce per tutta la durata dell’emergenza. • Mette a disposizione squadre specializzate di volontari (es. geologi, ingegneri, periti, geometri, architetti, idraulici, elettricisti, meccanici, muratori, cuochi, ecc.) per interventi mirati.

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Funzione 4: MATERIALI E MEZZI

• Il Responsabile della funzione preposto gestirà tutto il materiale, gli uomini e i mezzi precedentemente censiti con schede, secondo le richieste di soccorso, secondo la scala prioritaria determinata dalla funzione Tecnica e Pianificazione.

Funzione 5: SERVIZI ESSENZIALI E ATTIVITÀ SCOLASTICA

• Il Responsabile della funzione preposto contatta gli enti preposti per garantire al più presto il ripristino delle reti di pertinenza e nel più breve tempo possibile la ripresa dei servizi essenziali alla popolazione. • In caso di necessità può richiedere, squadre d’operatori per opere di supporto dalle funzioni volontariato e materiali e mezzi.

Funzione 6: CENSIMENTO DANNI A PERSONE E COSE

• Il Responsabile della funzione preposto gestisce l’ufficio per la distribuzione e raccolta dei moduli regionali di richiesta danni. • In tale situazione raccoglie le perizie redatte su moduli appositamente predisposti per l’agibilità o meno degli edifici pubblici, dei privati, delle infrastrutture, delle attività produttive, dei locali di culto e dei beni culturali, da allegare al modulo di richiesta risarcimento dei danni. • Raccoglie verbali di pronto soccorso e veterinari per danni subiti da persone e animali sul suolo pubblico da allegare ai moduli per i risarcimenti assicurativi. • Raccoglie, infine, le denunce di danni subite da cose (automobili, materiali vari, ecc.) sul suolo pubblico per aprire le eventuali pratiche di rimborso assicurative.

Funzione 7: STRUTTURE OPERATIVE LOCALI

• Il Responsabile della funzione preposto mantiene contatti con le strutture operative locali (Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Volontariato, ecc.), assicurando il coordinamento delle medesime per la vigilanza ed il controllo del territorio quali, ad esempio, le operazioni antisciacallaggio e sgombero coatto delle abitazioni. • Predispone il servizio per la chiusura della viabilità nelle zone colpite dall’evento. • Predispone azioni atte a non congestionare il traffico in prossimità delle aree di emergenza e comunque su tutto il territorio comunale. • Assicura la scorta ai mezzi di soccorso e a strutture preposte esterne per l’aiuto alle popolazioni delle zone colpite. • Fornisce personale di vigilanza presso le aree di attesa e di ricovero della popolazione, per tutelare le normali operazioni di affluenza verso le medesime.

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Funzione 8: TELECOMUNICAZIONI

• Il Responsabile della funzione preposto garantisce, con la collaborazione dei radio amatori, del volontariato ed eventualmente del rappresentante delle Poste e Telecom il funzionamento delle comunicazioni fra i C.O.C. e le altre strutture preposte (Prefettura, Provincia, Regione, Comuni limitrofi, ecc.). • Gli operatori adibiti alle radio comunicazioni opereranno in area appartata del C.O.C., per evitare che le apparecchiature arrechino disturbo alle funzioni preposte.

Funzione 9: ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE

• Il Responsabile della funzione preposto coinvolge tutto il personale disponibile per portare assistenza alla popolazione. • Agirà di concerto con la funzione sanitaria e di volontariato, gestendo il patrimonio abitativo comunale, gli alberghi, gli agrituristi, le aree di attesa e di ricovero della popolazione. • Opererà di concerto con le funzioni preposte all’emanazione degli atti amministrativi necessari per la messa a disposizione dei beni in questione, privilegiando innanzi tutto le fasce più deboli della popolazione assistita.

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9.4. Rischio eventi meteorici intensi

Per cause naturali, negli ultimi anni si è assistito, sempre più frequentemente, a fenomeni temporaleschi molto violenti, che hanno arrecato danni ad abitazioni, attività produttive, cose, animali e persone. In genere questi eventi sono sempre preannunciati con sufficiente anticipo dagli organi competenti, anche se spesso è difficile prevederne l'esatta intensità e il luogo in cui si possono manifestare. Gli stati di attivazione del sistema Comunale per questo tipo di evento sono determinati dalle diverse condizioni di allerta, che a loro volta derivano dai bollettini e dagli avvisi per condizioni meteorologiche avverse , emessi sulla base delle previsioni e possono differenziarsi in base agli effetti che il fenomeno, nella sua evoluzione, determina sul territorio. Si riportano di seguito esempi di bollettini di vigilanza metereologica per il Lazio, con la rispettiva guida alla consultazione. (http://www.regione.lazio.it/rl_protezione_civile/?vw=bollettini )

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Una volta a conoscenza della possibilità di manifestazioni temporalesche, a titolo preventivo, sono allertate le squadre preposte al soccorso e i mezzi interessati all'intervento. Al manifestarsi di un evento di notevole intensità il Responsabile della Protezione Civile/ Sindaco, avvisa il Prefetto, il Presidente della Provincia e della Regione e attiva il centro operativo e quindi si attivano i responsabili delle Funzioni di supporto.

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9.4.1. Rischio Idrogeologico - Idraulico

Nel territorio comunale sono diffusi i movimenti gravitativi sia sui versanti montani che nei pressi del centro storico, specialmente lungo i tratti di pendio a maggiore acclività. Su tutto il territorio comunale sono presenti alcune frane, censite dall’Autorità di Bacino, presenti nella Carta della Pericolosità redatta nel PAI, di esse alcune già messe in sicurezza, altre ancora in stato di instabilità. Si riportano di seguito esempi di bollettini di criticità idrogeologica per il Lazio, con la rispettiva guida alla consultazione. ( http://www.regione.lazio.it/rl_protezione_civile/?vw=bollettini )

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Fonte: http://www.regione.lazio.it/rl_protezione_civile/?vw=bollettini

Con riferimento alla prevedibilità dell’evento e alle conseguenze che possono verificarsi in danno della collettività, le situazioni di pericolo sono ripartite in tre fasi: ATTENZIONE, PREALLARME e ALLARME, con diverso e rispettivo livello di allerta. Tale ripartizione è conseguente alla variabilità del rischio reale, collegato sia alla situazione climatica, sia allo stato dei corsi d’acqua, evidenziati da specifici indicatori d’evento. Di conseguenza il passaggio dalla fase d’attenzione ai successivi è determinato dai seguenti indicatori: • Avviso di condizioni meteorologiche avverse, diramato dal Servizio di Protezione Civile della Regione Lazio; • comunicazioni derivanti dalla rete di rilevazione pluviometrica ed idrometrica gestita dall’Ufficio Idrografico e Mareografico della Regione Lazio; • dal monitoraggio diretto del Fiume Velino, del torrente Rapelle, e dei torrenti di minor importanza presenti su entrambi i versanti che fanno confluire le loro acque nel fiume Velino, da parte dei Vigili Urbani, Tecnici o Volontari o comunque personale dell’Amministrazione Comunale. 131

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In particolare, secondo i suddetti indicatori d’evento, per quanto attiene al fiume Velino, l’attivazione delle varie fasi d’allerta avviene come segue. Il livello d’attenzione è attivato con la comunicazione dal Centro Funzionale della Protezione Civile della Regione Lazio, che ha la funzione di monitoraggio completo dei corsi d’acqua, e informa del possibile verificarsi sul territorio comunale di eventi piovosi in misura superiore in modo da permettere il superamento della soglia idrometrica di 2 metri presso ogni punto di rilevazione della rete critica. Il livello di preallarme è attivato dal Centro Funzionale della Protezione Civile della Regione Lazio con la comunicazione di aggravamento o comunque al peggiorare della situazione presso uno o più dei punti critici rilevati o monitorati a vista. Il livello di allarme è attivato al superamento della soglia idrometrica rispetto ai valori critici 3 presso il/i punto /i di rilevazione della rete critica e comunque all’ulteriore aggravamento in uno dei punti monitorati a vista.

Livello d’attenzione Arrivo del primo fax di allerta dalla Prefettura al Comando dei Vigili Urbani, al Sindaco e alle strutture di volontariato. Il Responsabile della Protezione Civile, nel caso in cui le condizioni metereologiche locali lo rendessero necessario, dovrà informarsi presso la Sala Operativa Regionale sullo sviluppo della situazione meteorologica e attivare il servizio di monitoraggio visivo nei punti di rilevamento, con pattuglie dei Vigili Urbani e/o dei Volontari. L’arrivo di un eventuale secondo fax di allerta per l’aggravamento delle condizioni meteorologiche o il peggioramento della situazione presso uno o più punti monitorati a vista attiveranno il livello di preallarme.

Livello di preallarme Il Responsabile della Protezione Civile attiva la sala operativa e comunica al Prefetto, al Presidente della Provincia e della Regione lo stato di preallarme e di attivazione del C.O.C.. Si attiveranno di conseguenza i referenti delle Funzioni di supporto. Ognuno di essi dovrà seguire le indicazioni di seguito schematicamente riassunte:

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RESPONSABILE DELLA PROTEZIONE CIVILE E COORDINATORE DEL C.O.C. / SINDACO

• Dirige il C.O.C. e tiene i contatti con le Autorità. • Coordina le funzioni di supporto e tiene contatti con eventuali C.O.C. limitrofi o con il COM costituito.

Funzione 1: TECNICA E PIANIFICAZIONE

• Inizia il monitoraggio di fiumi e corsi d’acqua secondari da parte di personale preparato alle rilevazioni idrometriche. • Si stimano le zone, le aree produttive, la popolazione e le infrastrutture pubbliche e private interessate all’evento. • Si predispongono gli sgomberi di persone e cose avvisando il volontariato per l’eventuale preparazione delle aree di attesa.

Funzione 2: SANITÀ, ASSISTENZA SOCIALE E VETERINARIA

• Il Responsabile della funzione preposto prepara squadre per eventuali emergenze di carattere sanitario- veterinario sul territorio.

Funzione 3: VOLONTARIATO

• Il Responsabile della funzione preposto fa da supporto alle richieste istituzionali con varie squadre operative e specializzate ed eventualmente predispone le prime aree di attesa per la popolazione evacuata.

Funzione 4: MATERIALI E MEZZI

• Il Responsabile allerta uomini e mezzi preposti alle eventuali operazioni di soccorso (ad esempio camion, pale, escavatori, sacchetti di sabbia, ecc.).

Funzione 5: SERVIZI ESSENZIALI E ATTIVITÀ SCOLASTICA

• Il Responsabile della funzione preposto convoca i responsabili delle reti(Telecom, ecc.), e predispone una linea d’intervento per garantire la sicurezza delle reti di distribuzione pertinenti. • Prima di allertare le funzioni assistenza sociale e servizi scolastici o altre funzioni previste, il responsabile della protezione civile valuterà l’entità dell’evento. Ciò al fine di predisporre l’eventuale sgombero delle

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COMUNE DI ANTRODOCO PIANO DI PROTEZIONE CIVILE scuole, delle persone assistite o comunque più disagiate dalle strutture residenziali, anche solo a scopo cautelare e in modo preventivo.

Funzione 6: CENSIMENTO DANNI A PERSONE E COSE

• Il Responsabile predispone squadre per censimento danni e prepara i moduli regionali di denuncia.

Funzione 7: STRUTTURE OPERATIVE LOCALI

• Il Responsabile della funzione preposto predispone un piano viario alternativo al normale transito stradale, evitando in tal modo situazioni di blocco del traffico in zone potenzialmente allagabili. • Mantiene i contatti operativi con le forze istituzionali sul territorio (Vigili del Fuoco, Carabinieri, Polizia, ecc.).

Funzione 8: TELECOMUNICAZIONI

• Il Responsabile della funzione preposto predispone la rete non vulnerabile con i rappresentanti della TELECOM, Radio Amatori e Volontariato per garantire le informazioni alle squadre operative.

Funzione 9: ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE

• Il Responsabile della funzione preposto informa i cittadini interessati, residenti nelle zone a rischio, e le attività produttive, sulla natura e l’entità dell’evento nonché sui danni che potrebbero subire. • Avvisa le emittenti locali per eventuali comunicati alla cittadinanza.

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LIVELLO DI ALLARME

RESPONSABILE DELLA PROTEZIONE CIVILE E COORDINATORE DEL C.O.C. / SINDACO

• Predispone tutte le funzioni per operare in modo da ripristinare nel minor tempo possibile le situazioni di normalità. • Dà priorità al rientro delle persone nelle loro abitazioni, alla ripresa delle attività produttive. • Opera per ottenere il normale funzionamento dei servizi essenziali. • Mantiene costantemente informata la popolazione. • Gestisce il C.O.C. e coordina il lavoro di tutte le funzioni interessate.

Funzione 1: TECNICA E PIANIFICAZIONE

• Il Responsabile della funzione preposto impiega le squadre di tecnici per la valutazione dei danni agli edifici pubblici e privati, nonché alle chiese e ai beni culturali e artistici, predisponendo la loro messa in sicurezza in apposite aree. • Valutata l’entità dell’evento determina la priorità degli interventi di ripristino.

Funzione 2: SANITÀ, ASSISTENZA SOCIALE E VETERINARIA

• Il Responsabile della funzione preposto una volta cessato lo stato di emergenza determina per il settore di pertinenza la fine delle operazioni di supporto sanitario, lasciando qualche squadra operativa durante l’attesa per affrontare eventuali piccole emergenze.

Funzione 3: VOLONTARIATO

• Il Responsabile della funzione coordina le squadre del volontariato sino al termine dell’emergenza.

Funzione 4: MATERIALI E MEZZI

• Il Responsabile della funzione preposto, superata l’emergenza, rimuove il materiale usato per la costruzione e la disposizione delle strutture di rinforzo facendo altresì rientrare uomini e mezzi impiegati seguendo le direttive della funzione tecnica e pianificazione.

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Funzione 5: SERVIZI ESSENZIALI E ATTIVITÀ SCOLASTICA

• Il Responsabile della funzione preposto cura il ripristino delle reti di erogazione ed esegue controlli sulla sicurezza delle medesime.

Funzione 6: CENSIMENTO DANNI A PERSONE E COSE

• Il Responsabile della funzione preposto raccoglie perizie giurate, denunce e verbali di danni subiti da persone, cose e animali, nonché quelle rilevate dai tecnici della funzione tecnica e pianificazione (compresi quelli appositi dei beni culturali) e compila i moduli di indennizzo preventivamente richiesti in Regione.

Funzione 7: STRUTTURE OPERATIVE LOCALI

• Il Responsabile della funzione preposto qualora le acque fossero rientrate nel loro naturale corso o fossero confluite e smaltite dal sistema fognario, consentirà alle squadre dei vigili urbani di riaprire la circolazione nei tratti colpiti, dopo essersi ulteriormente assicurati del buono stato della sede stradale.

Funzione 8: TELECOMUNICAZIONI

• Il Responsabile della funzione preposto mantiene il contatto radio con le squadre operative fino alla fine dell’emergenza. • Mantiene, altresì, contatti con gli altri enti preposti all’intervento.

Funzione 9: ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE

• Il Responsabile della funzione preposto comunica alle persone coinvolte la fine dello stato di emergenza. Emette comunicati stampa e televisivi relativi al superamento della crisi.

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FINE EMERGENZA

RESPONSABILE DELLA PROTEZIONE CIVILE E COORDINATORE DEL C.O.C.

• Sulla base dell’evolversi dell’emergenza, avvisa il Sindaco, il Prefetto, il Presidente della Provincia e della Regione, dichiarando cessato lo stato di allerta e chiude il C.O.C.. • Attraverso i mass media informa la popolazione sull’evolversi degli eventi. • Cura, in seguito, che la gestione burocratico-amministrativa del post emergenza (es. richiesta danni, manutenzione strade, ecc.) sia correttamente demandata agli uffici competenti in ambito comunale ordinario.

9.4.2. Rischio grandi nevicate

Le effettive condizioni che si possono creare a seguito di una precipitazione a carattere nevoso sono difficilmente prevedibili in quanto dipendenti da molteplici variabili di conseguenza risulta difficile l’elaborazione di scenari di rischio certi e delle relative modalità di intervento.

FASE DI PREALLERTA

La fase di preallerta scatta quando pervengono dagli enti preposti previsioni meteorologiche riferite alle successive 24-48 ore indicanti elevate probabilità di nevicate o gelate.

FASE DI ATTENZIONE

La fase di attenzione scatta quando pervengono dagli enti preposti previsioni di nevicate e/o gelate nelle 6-12 ore successive. Viene attivata dalla Agenzia Regionale di Protezione Civile, previa valutazione ed integrazione degli avvisi sul livello di criticità trasmessi, con modalità predefinite, dall’ARPA quando le previsioni meteo superano valori di soglia prestabiliti. In caso di fenomeni meteorologici localizzati, il Sindaco può disporre l’attivazione della fase di attenzione informando Regione, Prefettura e Provincia. Una volta ricevuta dall’Amministrazione provinciale l’informazione dell’avvenuta attivazione della fase di attenzione (tramite allerta meteo diffusa via fax): - in orario di lavoro, avvisa i Responsabili degli Uffici Tecnici e della Polizia Municipale, per mezzo della trasmissione diretta del messaggio fax proveniente dalla Provincia, allo scopo di segnalare l’eventuale possibilità di un loro coinvolgimento; 137

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- fuori orario di lavoro, il messaggio viene ricevuto dal Servizio di reperibilità che provvederà a farlo pervenire al Responsabile del Servizio Protezione Civile il quale, informato in merito al preannuncio di condizioni meteorologiche avverse, è in grado di assumere le iniziative che il caso richiede.

FASE DI PREALLARME La fase di preallarme scatta in presenza di nevicate o gelate deboli o moderate. Può venire attivata sulla base della stima dei livelli di criticità e della valutazione dei dati relativi alle precipitazioni. Il Sindaco (o il Responsabile di Protezione Civile), ricevuta dall’Amministrazione provinciale l’informazione dell’avvenuta attivazione della fase di preallarme - oppure - attivata direttamente la fase di preallarme: - se necessario attiva il COC e avvisa i responsabili delle funzioni di supporto; - attivala procedura relati va al controllo della situazione dei corsi d’acqua, allertando anche le strutture operative e il volontariato coinvolto nell’attività di soccorso; - dispone, se necessario, i primi interventi tecnici sul territorio; - partecipa alla riunione dell’Unità di Crisi, qualora convocata.

FASE DI ALLARME La fase di allarme scatta in presenza di nevicate forti e abbondanti e/o gelate eccezionali che possono fortemente compromettere la circolazione stradale. Può venire attivata dalla APC (Agenzia regionale di Protezione Civile) sulla base della stima dei livelli di criticità e della valutazione dei dati relativi alle precipitazioni, alle previsioni meteorologiche fornite dall’ARPA nonché da eventuali informazioni sul territorio provenienti dalle strutture preposte alla vigilanza, cioè alle attività di presidio territoriale, relative ad elementi di pericolo in atto. In caso di fenomeni meteorologici localizzati, il Sindaco può disporre l’attivazione della fase di allarme anche sulla base dei risultati del controllo avviato in fase di preallarme, dando immediata comunicazione a Regione, Prefettura e Provincia. Il Sindaco (o il Responsabile di Protezione Civile), ricevuta dall’Amministrazione provinciale l’informazione dell’avvenuta attivazione della fase di allarme - oppure - attivata direttamente la fase di allarme: - dispone, attraverso il COC, l’invio delle squadre a presidio delle vie di deflusso, di volontari nelle aree di attesa, di uomini e mezzi presso le aree di ricovero individuate o i centri di accoglienza per la popolazione, di uomini e mezzi per l’informazione alla popolazione; - dispone l’allontanamento della popolazione dalle aree a rischio; - coordina tutte le operazioni di soccorso tramite le funzioni con l’ausilio del volontariato di protezione civile;, atte alla salvaguardia della pubblica incolumità; 138

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- fin dalle prime manifestazioni dell’evento, assicura il flusso continuo delle informazioni verso APC/CCS/Unità di Crisi, tramite comunicazione ai previsti collettori di informazione; - partecipa all’attività del COM se convocato e, sulla base di quanto emerso in sede di Unità di Crisi: b) Se l’evento è di tipo A o B procede alla gestione dell’emergenza secondo quanto contenuto nel presente piano e concorre alle decisioni ed azioni congiuntamente alle Strutture Tecniche e agli Enti preposti. c) Se l’evento risulta di tipo C confluisce, se convocato, nel CCS e concorre alle decisioni ed azioni assicurando la propria reperibilità. - predispone uomini e mezzi per la successiva comunicazione alla popolazione del cessato allarme.

Nella veste di Ufficiale di Governo, il Sindaco adotta le ordinanze contingibili ed urgenti, competenze che la Legge gli attribuisce per: - l’evacuazione di fabbricati o aree soggette a pericolo per l’incolumità delle persone, beni e per l’esodo della popolazione lungo direttrici prestabilite verso aree sicure di raccolta; - lo sgombero degli automezzi in sosta in aree ritenute utili alle strutture di protezione civile; - la deviazione del traffico che non ha finalità di soccorso.

Si tratta di un’emergenza di natura prevedibile. All’arrivo della comunicazione del Bollettino Meteorologico da parte della Protezione Civile della Regione che segnala l’aggravamento della situazione metereologica, il Responsabile della Protezione Civile locale, dopo aver informato il Sindaco, il Prefetto ed il Presidente della Provincia, predispone il C.O.C. e quindi si attiveranno i referenti delle Funzioni di supporto. Ognuno di essi dovrà seguire le indicazioni di seguito schematicamente riassunte:

RESPONSABILE DELLA PROTEZIONE CIVILE E COORDINATORE DEL C.O.C. / SINDACO

• Dirige il C.O.C. e tiene contatti con le varie autorità. • Coordina le funzioni di supporto tiene contatti con il responsabile comunale del piano neve per dislocare i mezzi in anticipo nei punti critici e strategici.

Funzione 3: VOLONTARIATO

• Il Responsabile della funzione predispone eventuali aree d’attesa per la popolazione e coadiuva le funzioni in tutti i servizi richiesti.

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• Organizza e gestisce gli eventuali soccorsi per portare conforto (bevande calde, coperte, ecc.) agli automobilisti e cittadini in difficoltà. • Di concerto con la funzione viabilità attraverso i mezzi di cui dispone, cerca di risolvere le situazioni critiche per la circolazione e i cittadini (rimozione veicoli bloccati o in panne, sgombro di marciapiedi dalla neve, ecc.).

Funzione 4: MATERIALI E MEZZI

• Il Responsabile della funzione preposto invia uomini, mezzi e materiali (transenne, segnaletica stradale, sale, ecc.) dove richiesto ed in ausilio ai mezzi spargi sale qualora il responsabile comunale del piano neve ne richiedesse l’utilizzo.

Funzione 5: SERVIZI ESSENZIALI E ATTIVITÀ SCOLASTICA

• Il Responsabile della funzione preposto, coordina gli enti specifici per il ripristino nel più breve tempo possibile della rete danneggiata dall’evento. • Il Responsabile della funzione preposto dispone, in accordo con le autorità scolastiche, l’eventuale interruzione e la successiva ripresa dell’attività didattica. • Provvede altresì a divulgare tutte le informazioni necessarie agli studenti e alle loro famiglie durante il periodo di crisi.

Funzione 7: STRUTTURE OPERATIVE LOCALI

• Il Dirigente o Funzionario preposto gestisce i servizi di viabilità, con l’ausilio degli Operatori della Polizia Municipale e mantiene rapporti con le Forze Istituzionali. • In particolare, disloca pattuglie di Vigili Urbani ed eventualmente di volontari nei punti strategici della città per evitare congestioni di traffico. • Inoltre, predispone rete viaria alternativa per il decongestionamento delle zone critiche. Mantiene i contatti con la Polizia stradale.

Funzione 8: TELECOMUNICAZIONI

• Il Responsabile della funzione predispone una rete non vulnerabile per mantenere contatti con squadre operative nel caso le comunicazioni fossero interrotte dalla violenza dell’evento.

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• Di concerto con il Responsabile Telecom predispone la riattivazione delle normali reti di comunicazione in tempo reale.

Funzione 9: ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE

• Il Responsabile della funzione preposto, attraverso la collaborazione con i mass media locali, fornisce informazioni ai cittadini e agli automobilisti sulla natura, entità ed evoluzione dell’evento, cercando soprattutto di portare tranquillità e sicurezza negli animi. • Organizza passaggi di volontari con megafoni nel caso d’interruzione ad oltranza delle reti di comunicazione.

9.5. Rischio Incendi boschivi e di interfaccia

Fermo restando il ruolo operativo che nella lotta attiva agli incendi è demandato esclusivamente agli organi tecnici rappresentati dal Corpo Forestale e dal Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, unitamente, se del caso, alle organizzazioni di Volontariato, che operano sotto il coordinamento del Direttore delle Operazioni di Spegnimento (D.O.S.), acquista fondamentale importanza la rapidità della valutazione e la tempistica nell’informazione qualora l’incendio determini situazioni di rischio elevato per le persone, le abitazioni e le diverse infrastrutture. Tale situazione, alla stregua di qualunque altra emergenza di protezione civile, necessita di un coordinamento che dovrà essere attuato in prima battuta, dal Sindaco e dalla struttura comunale, per poi prevedere, ove del caso, l’impiego di risorse in aggiunta a quelle comunali. Nel caso in cui il Direttore delle operazioni di spegnimento (D.O.S.) del Corpo Forestale ravvisi la possibilità di una reale minaccia per le infrastrutture fornisce immediata comunicazione alla Sala Operativa Unificata Permanente (S.O.U.P.) che provvede ad informare immediatamente il Sindaco del comune interessato, il Prefetto e la sala operativa regionale di protezione civile. Allo stesso modo laddove un distaccamento del Comando provinciale dei Vigili del fuoco riceva dalle proprie squadre informazioni in merito alla necessità di evacuare una struttura esposta ad incendio ne dà immediata comunicazione al Sindaco. Quest’ultimo provvede ad attivare il proprio Centro Operativo Comunale preoccupandosi, prioritariamente, di stabilire un contatto con le squadre che già operano sul territorio e di inviare una squadra comunale che garantisca un continuo scambio di informazioni con il centro comunale e fornisca le necessarie informazioni alla popolazione presente in zona. Il Sindaco, raccolte le prime informazioni e ravvisata la gravità della situazione, provvede immediatamente ad informare la Provincia, la Prefettura - UTG e la Regione, mantenendole costantemente aggiornate sull’evolversi della situazione. Le amministrazioni suddette, d’intesa, valutano, sulla base delle informazioni in possesso, le eventuali forme di concorso alla risposta comunale.

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In caso di avvistamento di un incendio: - Chiamare subito il numero del Corpo Forestale dello Stato (1515) o dei vigili del fuoco (115); - Se si tratta di un principio di incendio, tentare di spegnerlo solo se si è certi di avere una via di fuga sicura: tenere sempre le spalle al vento e battere le fiamme con un ramo verde fino a soffocarle; - Non sostare nei luoghi sovrastanti l’incendio o in zone verso le quali soffi il vento; - Non attraversare una strada invasa dal fumo o dalle fiamme; - Non parcheggiare lungo le strade o fermarsi a guardare le fiamme: l’incendio non è uno spettacolo pirotecnico; - Permettere un agevole intervento dei mezzi di soccorso, liberare le strade dalle proprie autovetture; - Se si conoscono strade o sentieri nel luogo dell’incendio, indicarli alle squadre di soccorso; - Mettere a disposizione riserve d’acqua ed eventuali attrezzature.

Se si è circondati dal fuoco:

- Cercare una via di fuga sicura: una strada o un corso d’acqua; - Attraversare il fronte del fuoco dov’è meno intenso, per passare dalla parte già bruciata; - Stendersi a terra dove non c’è vegetazione incendiabile e posizionare un panno bagnato sulla bocca; - Non tentare di recuperare auto o oggetti personali: pensare solo a mettere in salvo la vita; - Non abbandonare una casa se non siete certi che la via di fuga sia aperta; cercare di segnalare in qualche modo la propria presenza; - Sigillare porte e finestre con carta adesiva e panni bagnati per evitare che penetrino all’interno fumo e fiamme; - Non abbandonare l’automobile; chiudere i finestrini e il sistema di ventilazione; segnalare la propria presenza con il clacson e con i fari.

Le attività assicurate dal Corpo Forestale dello Stato (C.F.S.), dal Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco (VV.F.) e dai volontari di Protezione Civile appositamente formati ed equipaggiati, anche in base a specifiche convenzioni, stipulate tra la Regione Lazio – Agenzia Regionale di Protezione Civile (APC), il Corpo Forestale dello Stato, il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco ed i coordinamenti provinciali di volontariato di Protezione Civile, sono articolate in fasi successive, che servono a scandire temporalmente il crescere del livello di attenzione e di impiego degli strumenti e delle risorse umane e finanziarie che vengono messi in campo. • Attività di vigilanza e avvistamento con lo scopo di una tempestiva segnalazione dell'insorgere dell'incendio; • Spegnimento per azione diretta a terra; • Controllo della propagazione del fuoco; 142

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• Intervento con mezzi aerei; • Bonifica

Temporalmente si distinguono: • Un periodo ordinario (durante il quale la pericolosità di incendi è limitata); • Un periodo di intervento (durante il quale la pericolosità di incendi boschivi è alta). Nel periodo ordinario ( ottobre – dicembre) vengono effettuate, nell'ambito dei compiti istituzionali dei vari Enti e strutture tecniche, le normali attività di studio e sorveglianza del territorio nonché l'osservazione e la previsione delle condizioni metereologiche. Nel periodo d’intervento (gennaio – settembre) si attivano le seguenti fasi di operatività crescente, proporzionata agli aspetti previsionali: • FASE DI ATTENZIONE; la struttura comunale attiva un sistema di monitoraggio a cura delle organizzazioni di volontariato • FASE DI PREALLARME il Sindaco attiva il Centro Operativo Comunale e dispone sul territorio tutte le risorse disponibili propedeutiche alle eventuali attività di soccorso, evacuazione ed assistenza alla popolazione; • FASE DI ALLARME vengono eseguite le attività di soccorso, evacuazione ed assistenza alla popolazione. (segnalazione di avvistamento incendio); • FASE DI SPEGNIMENTO E BONIFICA (estinzione dell'incendio). Si sottolinea che le strutture operative, considerata la natura del rischio incendi boschivi e le tipologie di innesco più frequenti, devono essere pronte ad attivare la fase di allarme per interventi di spegnimento in qualsiasi periodo dell’anno. La procedura operativa consiste nella individuazione delle attività che il Sindaco, in qualità di autorità di protezione civile, deve porre in essere per il raggiungimento degli obiettivi previsti nel Piano. Tali attività possono essere ricondotte, secondo la loro tipologia, nello specifico ambito delle funzioni di supporto (cfr. strategia operativa) o in altre forme di coordinamento che il Sindaco ritiene più efficaci sulla base delle risorse disponibili. Le tabelle di seguito riportate descrivono in maniera sintetica il complesso delle attività che il Sindaco deve perseguire per il raggiungimento degli obiettivi predefiniti nel Piano. Tali obiettivi possono essere sintetizzati con riferimento alle tre fasi operative in cui è suddiviso l’intervento di protezione civile nel seguente modo:

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Fonte: (http://www.regione.lazio.it/rl_protezione_civile/?vw=bollettini)

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FASI DI ATTENZIONE E PREALLARME

RESPONSABILE DELLA PROTEZIONE CIVILE E COORDINATORE DEL C.O.C. / SINDACO

-fornisce il numero di reperibilità al C.F.S. ed ai VV.F., affinché possa essere allertato nel caso in cui si verifichi un incendio nel proprio territorio; -concorre eventualmente all'attività di vigilanza e di avvistamento antincendio, in raccordo con il CFS e la Provincia, mediante l'impiego del volontariato comunale; -provvede ad informare la popolazione invitandola ad evitare comportamenti che possono provocare incendi; -se lo ritiene necessario, può emanare ordinanze di divieto di accensione di fuochi, divieto di campeggio in aree non attrezzate, divieto di svolgimento di manifestazioni pirotecniche. -attraverso la Polizia Municipale, vigila sul rispetto delle prescrizioni e dei divieti relativi all’accensione di fuochi e ad altri comportamenti scorretti che possano dare luogo all’innesco di incendi; -mette a disposizione del CFS il volontariato comunale specializzato e, se richiesto dal CFS, dai VV.F. o dalla Provincia, mezzi e personale tecnico del comune; -ricevuta la comunicazione dell’attivazione della fase di attenzione e di preallarme, dispone opportune misure di prevenzione e salvaguardia di competenza informandone la provincia.

FASE DI ALLARME, SPEGNIMENTO E BONIFICA

In caso di pericolo per l’incolumità dei soccorritori, si dovrà prendere contatto preventivamente con il Servizio 118, per concordare gli adempimenti operativi di ordine sanitario. Nel caso in cui l’incendio non presenti requisiti di pericolosità per le persone, il Corpo Forestale dello stato assume la direzione delle operazioni di spegnimento concordando le procedure e il tipo d’intervento più appropriato con il responsabile dei Vigili del Fuoco, coinvolgendo nelle operazioni A.I.B. il proprio personale, il personale dei Vigili del Fuoco e coordinando l’intervento del personale volontario e/o altro personale che si rendesse necessario per il mantenimento dell'ordine pubblico o per l’incolumità delle persone. Nel caso in cui l’incendio presenti requisiti di pericolosità per l’incolumità delle persone e per la sicurezza degli edifici, i Vigili del Fuoco assumono la direzione delle operazioni di spegnimento concordando le modalità e le procedure di intervento con il responsabile del Corpo Forestale dello Stato, coinvolgendo nelle operazioni A.I.B. il proprio personale, il personale del Corpo Forestale dello Stato e coordinando l’intervento del personale volontario e/o altro personale che si rendesse necessario per il mantenimento dell’ordine pubblico o per l’incolumità delle persone. 145

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RESPONSABILE DELLA PROTEZIONE CIVILE E COORDINATORE DEL C.O.C./ SINDACO

-mette a disposizione delle Strutture Operative eventualmente intervenute personale in grado di guidare le squadre sul luogo dell’incendio. -organizza, con le strutture comunali o altro volontariato locale, ogni attività che si rendesse necessaria per coadiuvare le operazioni A.I.B. e assistere quanti coinvolti dall'evento; -se la gravità dell’incendio lo richiede (minaccia per centri abitati), dispone l’attivazione del C.O.C. con le funzioni che ritiene necessarie; -sulla base delle indicazioni del coordinatore delle operazioni di spegnimento, se necessario dispone la chiusura delle strade interessate o minacciate dall’incendio; -sulla base delle indicazioni del coordinatore delle operazioni di spegnimento, se necessario ordina l’evacuazione della popolazione dalle aree a rischio; -comunica costantemente l’evoluzione dei fenomeni e le iniziative intraprese alla Prefettura, al Centro Operativo Regionale (COR – o alla SOUP se attivata).

Funzione 1: TECNICA E PIANIFICAZIONE

-fornisce alle strutture operative intervenute informazioni riguardo le fonti di approvvigionamento idrico presenti sul territorio, la viabilità di accesso ed ogni altra notizia che possa risultare utile; -informa costantemente il Sindaco circa l’evoluzione dei fenomeni e le iniziative intraprese.

Funzione 2: SANITÀ, ASSISTENZA SOCIALE E VETERINARIA

-nel caso un elevato numero di persone (popolazione o soccorritori) abbia riportato Ferite lesioni, concerta con le organizzazioni sanitarie l’allestimento di punti di primo soccorso sul territorio; -coordina le operazioni di evacuazione dei disabili dalle aree a rischio.

Funzione 3: VOLONTARIATO

-su richiesta dei responsabili delle operazioni di spegnimento (CFS o VV.F.) contatta i referenti delle Organizzazioni locali di Volontariato e li indirizza verso la zona di intervento, ove si metteranno a disposizione delle Strutture Operative per le attività di supporto logistico;

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-accoglie i volontari eventualmente pervenuti dall’esterno del territorio comunale e li indirizza verso la zona di intervento, ove si metteranno a disposizione delle Strutture Operative.

Funzione 4: MATERIALI E MEZZI

-si mette a disposizione dei responsabili delle operazioni di spegnimento (C.F.S. o VV.F.) per soddisfare eventuali richieste inerenti materiali, mezzi, attrezzature speciali ecc.

Funzione 5: SERVIZI ESSENZIALI E ATTIVITÀ SCOLASTICA

-sentiti i responsabili delle Strutture Operative intervenute per lo spegnimento (C.F.S. o VV.F.), contatta i gestori delle reti di distribuzione del gas e dell’elettricità perché vengano disattivate le linee interessate dall’incendio; -provvede affinché i possibili punti di attingimento dalla rete dell’acquedotto (idranti, vasche di accumulo ecc.) siano accessibili per il rifornimento dei mezzi antincendio.

Funzione 7: STRUTTURE OPERATIVE LOCALI

-su richiesta dei responsabili delle operazioni di spegnimento (C.F.S. o VV.F.) e coordinandosi i Carabinieri, la Polizia Stradale e la Polizia Provinciale attiva, in corrispondenza dei nodi strategici della viabilità, dei cancelli stradali per favorire il flusso dei mezzi impegnati nello spegnimento, e per impedire l’accesso dei non autorizzati a tali aree. -si coordina con la competente stazione dei Carabinieri per coadiuvare le eventuali operazioni di evacuazione; -individua percorsi alternativi nel caso alcune strade risultino impercorribili; -collabora con il referente della F. 9 (Assistenza alla popolazione) per avvisare le famiglie da evacuare.

Funzione 9: ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE

-individua, a seconda dell’ubicazione dell’incendio e del numero di persone da evacuare, le strutture dove ospitarle temporaneamente; -attiva l’assistenza alla popolazione presso le aree di accoglienza; -nel caso alcune frazioni risultino isolate a causa della chiusura delle strade, si mette in contatto con la popolazione ivi residente e si occupa di soddisfarne i bisogni essenziali; in particolare

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verifica con il responsabile della F. 2 (Sanità, assistenza sociale e veterinaria) se in tali frazioni risiedano persone disabili o comunque soggette a terapie particolari; -nel caso sia stata ordinata l’evacuazione di parte della popolazione, contatta il responsabile della F. 2 per verificare se nelle aree da evacuare vi siano persone disabili o comunque soggette a terapie particolari.

9.6. Rischio Igienico Sanitario

Per quanto riguarda questa tipologia di rischi si potrebbero registrare emergenze per inquinamento dei corsi d’acqua e terreni. Si ritiene di dover fornire solo quei supporti fondamentali nel caso sia necessario evacuare edifici isolati, stalle e allevamenti colpiti da questo tipo di calamità, giacché si tratta di emergenze specifiche per il settore sanitario/veterinario, con completa autonomia di gestione da parte degli organi competenti. Al manifestarsi d’eventi di questo genere il Responsabile della Protezione Civile avvisa il Sindaco, il Prefetto, il Presidente della Provincia e della Regione e riunisce il C.O.C.

RESPONSABILE DELLA PROTEZIONE CIVILE E COORDINATORE DEL C.O.C./ SINDACO

• Dirige il C.O.C. e tiene contatti con le varie autorità. • Coordina le funzioni di supporto tiene contatti con i rappresentanti sanitari e determina le priorità d’intervento per richieste specifiche.

Funzione 2: SANITÀ, ASSISTENZA SOCIALE E VETERINARIA

• Il Responsabile della funzione preposto rimane in continuo contatto con le strutture sanitarie locali ed esterne, gestisce l’evento dal punto di vista sanitario, secondo i piani dell’ASUR Z.T. 9. Suggerisce al Coordinatore, di volta in volta, le priorità d’intervento.

Funzione 3: VOLONTARIATO

•Il Responsabile della funzione preposto coadiuva le funzioni di supporto in tutte le richieste, quali l’ausilio alla viabilità, all’evacuazione d’edifici limitrofi alle zone di crisi, ma non a rischio di contagio, all’allestimento d’aree

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Funzione 4: MATERIALI E MEZZI

•Il Responsabile della funzione preposto concentra, ove richiesto, mezzi e materiali inerenti allo scopo (es. automezzi per trasporto animali).

Funzione 5: SERVIZI ESSENZIALI E ATTIVITÀ SCOLASTICA

•Il Responsabile della funzione preposto, qualora l’emergenza coinvolgesse fasce sociali della popolazione e scuole, adotterà tutte le misure per assistere le persone e gli studenti colpiti.

Funzione 7: STRUTTURE OPERATIVE LOCALI

•Il Responsabile della funzione preposto tiene i contatti con le forze istituzionali presenti sul territorio (Vigili del Fuoco, Polizia, Carabinieri, ecc...). •Organizza, ove necessiti, l’interdizione della circolazione nelle zone a rischio e individua la viabilità alternativa per la circolazione ordinaria. •Predispone, attraverso l’ASSM, gli eventuali trasporti collettivi ed assicura il tempestivo arrivo dei mezzi di soccorso.

Funzione 8: TELECOMUNICAZIONI

•Il Responsabile della funzione preposto mantiene le comunicazioni tra la centrale operativa e le squadre impegnate.

Funzione 9: ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE

•Il Responsabile della funzione preposto attraverso volantini, comunicati stampa e radio televisivi aggiorna costantemente la popolazione sull’evolversi della situazione, allestendo, se necessario, un punto telefonico informativo.

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9.7. Rischio Incidenti Stradali e Ferroviari

Al verificarsi dell’evento il Responsabile della Protezione Civile attiva la Sala Operativa e, dopo aver informato il Sindaco, riferisce al Prefetto, al Presidente della Provincia e della Regione lo stato di allerta e di attivazione del C.O.C.. In genere questo tipo di emergenza coinvolge aree sotto il diretto controllo e gestione dell’Azienda TRENITALIA o di altre Aziende, che già sono titolari di piani e procedure di soccorso da attivare immediatamente dopo il verificarsi del sinistro. In caso di incidente rilevante viene comunque convocato il C.O.C.

RESPONSABILE DELLA PROTEZIONE CIVILE E COORDINATORE DEL C.O.C./ SINDACO

•Coordina le i Responsabili delle funzioni convocate, tiene contatti con altri enti locali interessati (Comuni, ecc.) e determina le priorità d’intervento.

Funzione 2: SANITÀ, ASSISTENZA SOCIALE E VETERINARIA

•Il Responsabile della funzione preposto, sulla base del piano sanitario, porta aiuto alle persone - animali coinvolti nell’incidente organizzando per questi ultimi trasporti alternativi.

Funzione 3: VOLONTARIATO

• Il Responsabile della funzione preposto invia personale in ausilio alle forze preposte all’intervento; • Organizza e fa distribuire generi di conforto alle persone coinvolte; • In caso d’incidente rilevante allestisce aree d’attesa per i viaggiatori che devono forzatamente fermarsi.

Funzione 4: MATERIALI E MEZZI

•Il Responsabile della funzione preposto fornisce, al bisogno, materiali di supporto e macchinari specifici (es. gru, pale, escavatori, ecc.), qualora insufficienti quelli in dotazione dell’Azienda TRENITALIA; •Contatta enti pubblici e privati per pulman disponibili al trasporto dei passeggeri appiedati verso le mete o la stazione utile più vicina.

Funzione 7: STRUTTURE OPERATIVE LOCALI 150

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• Il Responsabile della funzione preposto organizza la viabilità, anche di tipo alternativo, per evitare il blocco della circolazione, garantendo altresì l’arrivo e la partenza sul luogo di crisi dei mezzi di soccorso; • Individua, inoltre, vie d’accesso al luogo dell’evento, alternative alla viabilità ordinaria.

Funzione 8: TELECOMUNICAZIONI

•Il Responsabile della funzione preposto fa sì che siano mantenuti i contatti radio tra la Sala Operativa e le squadre esterne impegnate durante l’emergenza.

Funzione 9: ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE

•Il Responsabile della funzione preposto informa la cittadinanza sull’evento in corso, invitando in modo ripetitivo a non recarsi sul luogo del sinistro per evitare la congestione dell’area.

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10. FORMAZIONE E INFORMAZIONE (Sez.7) 10.1. Formazione

La formazione del personale impegnato nel sistema locale di protezione civile è fondamentale per migliorarne la capacità operativa e per assicurare la migliore gestione delle situazioni d’emergenza. A tal fine il Comune si dovrà impegnare a partecipare all’organizzazione ed allo svolgimento di esercitazioni, sia “per posti di comando” (prove di attivazione e comunicazioni senza movimento di persone e mezzi) che “sul campo”, con il coinvolgimento di tutte le strutture operative del territorio. Le esercitazioni rappresentano l’occasione per la verifica delle procedure del Piano e possono offrire spunti per proposte di modifica ed aggiornamento dello stesso; comportano inoltre la partecipazione di diversi Enti ed Organizzazioni e ciò offre a ciascun operatore una visione complessiva del sistema di protezione civile, permettendogli di conoscere e di operare fianco a fianco con le persone con cui dovrà collaborare in casi di reale emergenza.

10.2. Informazione per la cittadinanza

L’informazione alla popolazione circa i pericoli ai quali è soggetta rientra tra le competenze spettanti al Sindaco ai sensi della Legge 265/1999, e rappresenta uno degli aspetti fondamentali di un moderno sistema di protezione civile. Tra gli obiettivi che si propone il presente Piano di Protezione Civile c’è anche quello di individuare gli strumenti per l’informazione della popolazione e promuoverne l’autoprotezione. Si ritiene infatti che, curando attentamente gli aspetti formativi e comportamentali, è possibile offrire a ciascun cittadino gli elementi di conoscenza necessari a renderlo parte integrante del sistema locale di protezione civile, sia in termini di autoprotezione che di soccorso altrui.

In fase preventiva è essenziale, ai fini dell’efficacia del Piano, della migliore gestione delle attività di soccorso e per la salvaguardia della propria ed altrui incolumità, la qualità del messaggio che arriva al cittadino. E’ fondamentale che il cittadino delle zone direttamente o indirettamente interessate dall’evento conosca: • le caratteristiche di base dei rischi che insistono sul proprio territorio; • come comportarsi, prima, durante e dopo l’evento; • con quale mezzo ed in quale modo verranno diffuse informazioni ed allarmi; • dove recarsi in caso si verifichino eventi calamitosi. A tale scopo si predisporrà apposito materiale informativo quale opuscoli e pubblicazioni sulla pagina web del comune. I materiali prodotti serviranno ad illustrare in forma divulgativa i contenuti del Piano Comunale di 152

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Protezione Civile e le indicazioni utili per la Cittadinanza (corretti comportamenti da seguire in presenza di situazioni di emergenza, ubicazione aree di accoglienza, numeri telefonici, modalità di preavviso ecc.). Il Comune dovrà impegnarsi alla diffusione di tale materiale presso i punti di aggregazione presenti sul territorio (Municipio, Parrocchie, Associazioni ecc.).

In fase di emergenza , il comportamento della popolazione rappresenta un aspetto fondamentale ai fini del miglior risultato di tutte le operazioni previste nella gestione dell’emergenza stessa, sia durante le fasi di soccorso, sia delle eventuali fasi di evacuazione e permanenza in strutture di ricovero ed assistenza temporanee. Spesso, dopo eventi di una certa gravità, l’assenza di notizie ufficiali favorisce la formazione e la diffusione di notizie infondate, spesso allarmistiche, che possono provocare fenomeni di panico e azioni scomposte, con effetti talora più negativi delle conseguenze dirette dell’evento calamitoso. Occorre quindi provvedere alla corretta e puntuale informazione della popolazione da parte degli Organismi preposti, in modo da evitare l’insorgenza di voci incontrollate. L’informazione dovrà avvenire con modalità efficaci (comunicati stampa attraverso radio, tv e stampa locali, ma anche affissioni di avvisi pubblici e soprattutto incontri con la cittadinanza) ed essere comprensibile da tutte le fasce della popolazione. Messaggi informativi che devono essere chiari, sintetici, precisi, essenziali e, soprattutto, tempestivi e regolari. É di fondamentale importanza che l’informazione abbia una cadenza ben stabilita e sia espletata da una sola voce, esperta in comunicazione e delegata dal Sindaco come portavoce ufficiale. In caso di avvisi urgenti alla popolazione per l’evacuazione di aree a rischio verranno utilizzati gli altoparlanti in dotazione ai mezzi della Polizia Municipale e altoparlanti, ove presenti. I contenuti dell’informazione dovranno consentire la comprensione dell’evento accaduto, della sua prevedibile evoluzione, delle misure adottate, delle ragioni delle scelte, senza nascondere né difficoltà, né incertezze, né eventuali imprevisti accaduti. Si dovranno inoltre fornire precise norme comportamentali, unitamente ai riferimenti utili per la presentazione di eventuali necessità da parte dei cittadini.

10.2.1. Informazione in emergenza

La circolare del Capo Dipartimento del 28 maggio 201020 fornisce indicazioni sulle attività addestrative per uniformare queste iniziative sull’intero territorio nazionale. Il documento le suddivide in: • Esercitazioni di protezione civile, • prove di soccorso.

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Le prime verificano i piani di emergenza o testano i modelli organizzativi per la successiva pianificazione basandosi sulla simulazione di un’emergenza reale. Partecipano alle esercitazioni gli Enti, le Amministrazioni e le Strutture operative del Servizio nazionale di protezione civile attivate secondo una procedura standardizzata. Le esercitazioni sono nazionali, quando vengono programmate e organizzate dal Dipartimento della Protezione Civile in accordo con le Regioni o le Province Autonome in cui si svolgono, mentre se sono le Regioni, le Prefetture o le Province Autonome a promuoverle sono classificate come regionali o locali. In fase di progettazione deve essere redatto, dall’ente proponente, un documento di impianto da condividere con tutte le amministrazioni che partecipano alla simulazione. Questo documento contiene gli elementi fondamentali dell’esercitazione tra cui l’individuazione dell’evento storico di riferimento. Gli elementi fondamentali da definire nella fase di progettazione di un’esercitazione sono i seguenti: • Ambito di riferimento e località interessate; • data di svolgimento; • tipologia di esercitazione; • componenti e strutture operative partecipanti; • obiettivi dell’esercitazione; • individuazione e descrizione di un evento strico di riferimento; • definizione di uno scenario di rischio; • descrizione del sistema di allertamento; • sistema di coordinamento (procedure di attivazione, flusso di comunicazione, sedi e strutture operative); • attivazione e utilizzo delle aree di emergenza; • modalità di risposta del sistema di protezione civile; • modalità di coinvolgimento della popolazione; • sistema di informazione alla popolazione; • cronoprogramma delle attività; • stima dei costi; • valutazione dei risultati.

Le prove di soccorso verificano la capacità di intervento nella ricerca e soccorso del sistema e possono essere promosse da una delle Strutture operative del Servizio nazionale di protezione civile. Anche in questo caso viene elaborato un documento di impianto che deve essere trasmesso alle Autorità territoriali competenti e che deve prevedere, tra le varie informazioni, anche gli obiettivi e il cronoprogramma delle attività.

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10.3. Azioni da compiere per l’approvazione del piano

In riferimento alla Legge n. 100/2012 il Piano, redatto secondo i criteri e le modalità riportate nelle indicazioni operative del DPC e delle presenti Linee Guida, viene approvato dal Comune con deliberazione consiliare. Tramite questo atto il Consiglio Comunale delibera: • di approvare il nuovo Piano di Emergenza del Comune; • di prendere atto che per il coinvolgimento del personale direttamente interessato bisognerà sviluppare un’adeguata azione formativa e informativa, anche mediante esercitazioni e simulazioni degli scenari di rischio presenti sul territorio comunale; • di disporre la divulgazione del piano alla cittadinanza attraverso specifiche azioni di informazione, nonché la pubblicazione sul sito internet dell’Ente, con la predisposizione di specifico banner “Protezione Civile” e link sulla home page del sito; • di prevedere l’aggiornamento del piano medesimo almeno ogni anno; • di trasmettere copia elettronica del piano ai destinatari del piano.

10.4. Aggiornamento del piano Una volta approvato il Piano, il Comune dovrà prevederne l’aggiornamento almeno una volta all’anno e la revisione completa ogni cinque anni. Si dovrà tener conto dell’evoluzione dell’assetto territoriale e delle variazioni negli scenari attesi. Di estrema utilità risulteranno • i resoconti di quanto sperimentato durante le emergenze; • l’analisi critica delle procedure e delle risorse utilizzate:

Anche le esercitazioni contribuiscono all’aggiornamento del piano perché ne convalidano i contenuti e valutano le capacità operative e gestionali del personale. Il mancato aggiornamento o revisione nei tempi indicati nelle Linee Guida determinerà la non possibilità di accedere a finanziamenti strutturali o ai Poteri Sostitutivi della Regione.

10.5. Destinatari del piano

L’Amministrazione Comunale provvederà a distribuire il piano agli Enti e alle strutture operative coinvolti nel sistema di protezione civile, in particolare ai soggetti elencati di seguito: • Regione • Prefetto

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• Provincia • Comandante provinciale dei Vigili del Fuoco • Stazione dei Carabinieri • Corpo forestale dello Stato • Comando di Polizia Municipale • Questura • A.S.L. • Associazioni di volontariato e soccorso presenti sul territorio comunale • Responsabili dei settori comunali

E pubblicato integralmente sul sito del Comune di Antrodoco ( www.comunediantrodoco.it ).

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11. ELABORATI CARTOGRAFICI (Sez.8)

Nella redazione di un qualsiasi Piano di Emergenza di Protezione Civile confluiscono una molteplicità di informazioni di tipo alfanumerico e geografico la cui gestione, soprattutto in funzione dei successivi aggiornamenti, è abbastanza complessa se non si ricorre all'ausilio di sistemi GIS. Un software basato su tali sistemi costituisce in tal senso uno strumento ottimale a sostegno delle emergenze di protezione civile, in quanto è in grado di integrare all'interno della sua struttura informatica tutti i dati e le procedure gestionali necessarie per la completa attuazione del piano stesso. Pertanto, a cominciare dalla creazione di un unico database informatico, ottenuto analizzando e integrando le varie banche dati degli enti territoriali, si è costruito il riferimento per stabilire, in funzione degli scenari di rischio, le azioni corrette da intraprendere sia in emergenza che in condizioni regolari. Restando comunque necessaria una redazione in forma cartacea del Piano che verrà messa a disposizione dei vari enti interessati, il risultato finale è stata l'elaborazione informatizzata delle carte di rischio, di cui quelle di pericolosità saranno strumento propedeutico. Gli elaborati cartografici di seguito definiti e riportati nell’ALLEGATO N° 7 saranno a seconda delle necessità e leggibilità , in scala 1:3000, 1:5000 ed in scala 1:10000, georeferenziati secondo il sistema UTM-WGS84 su base cartografica la Carta Tecnica Regionale Numerica 1:5000 della Regione Lazio.

11.1 Allegato cartografico 01 - “CARTA DI INQUADRAMENTO TERRITORIALE”

Nella Carta di inquadramento territoriale si riportano in scala 1:10000:

• dati di base e riferimenti comunali; (Confini Comune; Identificazione Frazioni e Abitati

• servizi essenziali;

• edifici strategici e rilevanti ai fini della Protezione Civile;

• infrastrutture e servizi a rete.;

• viabilità principale di connessione tra l'ambito di pianificazione e i principali nodi di accesso esterni.

11.2 Allegato cartografico 01.1 - “CARTA DI INQUADRAMENTO TERRITORIALE”

Nella Carta di inquadramento territoriale si riportano in scala 1:5000 suddivise in 01.1 EST e 01.1 OVEST per una più dettagliata e completa rappresentazione del territorio comunale i seguenti dati:

• dati di base e riferimenti comunali;

• servizi essenziali; 157

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• edifici strategici e rilevanti ai fini della Protezione Civile;

• infrastrutture e servizi a rete.

• viabilità principale di connessione tra l'ambito di pianificazione e i principali nodi di accesso esterni

11.3 Allegato cartografico 02.1 - “CARTA DELLO SCENARIO DI RISCHIO IDROGEOLOGICO”

In questa carta si riportano in scala 1:5000 suddivise in 02.1 EST e 02.1 OVEST per una più dettagliata e completa rappresentazione del territorio comunale i seguenti dati:

• tutte le zone indicate con R3, R4, dai Piani di Bacino delle Autorità Competenti sul territorio. • le Aree di Attenzione sia per l’instabilità dei versanti sia per l’esondazione (PAI); • la presenza sul territorio Comunale di stazioni pluviometriche della reti locali.

11.4 Allegato cartografico 02.2 - “CARTA DELLO SCENARIO DI RISCHIO SISMICO”

In questa carta si riportano in scala 1:5000 suddivise in 02.2 EST e 02.2 OVEST per una più dettagliata e completa rappresentazione del territorio comunale i seguenti dati:

• le zone Suscettibili di Amplificazione Sismica e di Instabilità Sismica indicate nella Mappa delle Microzone Omogenee in prospettiva Sismica del Livello 1 di Microzonazione Sismica (MOPS); • la presenza sul territorio Comunale di stazioni accelerometriche o sismografiche della Rete Nazionale e/o di reti locali, se esistenti; • gli edifici strategici e/o rilevanti presenti sul territorio.

11.5 Allegato cartografico 02.3 - “CARTA DELLO SCENARIO DI RISCHIO INCENDIO”

In questa carta si riportano in scala 1:5000 suddivise in 02.3 EST e 02.3 OVEST per una più dettagliata e completa rappresentazione del territorio comunale i seguenti dati:

• Le aree percorse da fuoco (A.P.F. ANNI 2008 E 2009) • Le aree con Vegetazione arbustiva e/o arborea (Corine Land Cover 2006 Legenda: 3.2.4 Aree a vegetazione boschiva e arbustiva in evoluzione); • Parchi cittadini; • Fascia di contiguità per l’incendio di interfaccia.

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11.7 Allegato cartografico 03 - “SUDDIVISIONE DEL TERRITORIO COMUNALE”

Nella Carta della “Suddivisione del territorio comunale” è riportata in scala 1:3000:

• La suddivisione del territorio comunale in MACRO AREE di riferimento e la popolazione ivi residente.

11.8 Allegato cartografico 04.1 - “RISORSE STRATEGICHE DI PROTEZIONE CIVILE”

Nella Carta delle “risorse strategiche di protezione civile” è riportata in scala 1:3000:

• la rappresentazione delle risorse strategiche per la gestione delle emergenze ed in particolare: centri operativi, aree di attesa, aree e strutture di accoglienza. In essa sono stati indicati i percorsi preferenziali (vie di fuga) da utilizzare in caso di emergenza.

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