Atlante Castellano strutture fortificate della provincia di

Commissione scientifica Micaela Viglino Davico, Andrea Bruno jr., Enrico Lusso, Gian Giorgio Massara, Francesco Novelli

Schedatori Caterina Franchini, Andrea Longhi, Enrico Lusso, Antonella Perin ISTITUTO ITALIANO DEI CASTELLI SEZIONE PIEMONTE E VALLE D’AOSTA

STUDIO CONOSCITIVO E CRITICO PER LA REALIZZAZIONE DI UN ATLANTE CASTELLANO

Atlante castellano Strutture fortificate della provincia di Vercelli

La ricerca sulle strutture fortificate nella provincia di Vercelli è la prosecuzione de- gli studi (anch’essi supportati dalla Compagnia di San Paolo, cui va la nostra grati- tudine) per le province di Torino e di Cuneo, studi da tempo conclusi, e quindi pubblicati1 in una collana di volumi che si auspica sia estensibile a tutto il Piemon- te. La ricerca, cui la Sezione Piemonte e Valle d’Aosta ha aderito sin dal nascere (2002), si rifà infatti al progetto dell’Istituto Italiano dei Castelli per la realizzazione in campo nazionale di un Atlante castellano che permetterà una omologazione per tutte le realtà italiane, tramite un comune programma informatizzato, concretiz- zandosi in un insieme di schede, identificabili per regioni, province e comuni di tut- to il territorio nazionale.

La struttura delle schede Le singole schede recano anzitutto i dati anagrafici della struttura fortificata, arti- colati in varie voci (provincia, comune, località, oggetto, proprietà, destinazione d’uso). Il settore Sintesi storica tende poi a enucleare, dalla storia, le fasi salienti dalle quali, nei secoli, sono state determinate le principali trasformazioni del manu- fatto, trasformazioni verificate dal vero come si testimonia nel successivo settore Descrizione. In quest’ultimo campo, oltre all’oggetto architettonico, viene analiz- zato il suo contesto ambientale, leggendone le valenze – in positivo o in negativo – additive a quelle del soggetto principale. Il campo Bibliografia cita quindi i rife- rimenti specifici alla struttura esaminata, in forma abbreviata con rimando alla Bi-

1 Cfr. Atlante castellano. Strutture fortificate della provincia di Torino, a cura di M. VIGLINO DAVICO, A. BRUNO jr., E. LUSSO, G.G. MASSARA, F. NOVELLI, Istituto Italiano dei Castelli - Sezione Piemonte e Valle d’Aosta, Celid, Torino 2007; Atlante castellano. Strutture fortificate della provincia di Cuneo, a cura di M.VIGLINO DAVICO, A. BRUNO jr.,E. LUSSO, G.G. MASSARA, F. NOVELLI, Istituto Italiano dei Castelli - Sezione Piemonte e Valle d’Aosta, Celid, Torino 2009 (in corso di pubblicazione). bliografia generale, mentre il settore Stato di conservazione contiene gli appunti dei singoli schedatori redatti durante l’indagine diretta. Ogni scheda è poi arric- chita dalle immagini, in parte assunte dall’iconografia storica, in massima parte derivate dalla campagna fotografica, che testimonia lo stato di tutte le fortifica- zioni in una precisa sezione storica, l’anno 2008. Le schede sono suddivise, per entrambe le province, in itinerari che possono costi- tuire una base per conoscere varie zone, zone che non hanno la pretesa di rifarsi a precisi confini, ma rispecchiano in qualche modo antiche aggregazioni storiche o comparti geografici caratterizzati. Gli itinerari costituiscono altresì la base logica per la consultazione delle schede, che in occasione di questa ricerca si è deciso si collazionare in una base dati ge- stita mediante un supporto digitale interattivo, anche al fine di rendere la ricerca più rapida e immediata. L’interfaccia digitale, sfruttando criteri ormai condivisi, permette infatti di “navigare” nelle singole province e nei singoli itinerari, di visualiz- zare e, volendo, stampare le schede relative ai singoli manufatti.

Strumenti e metodi della ricerca La Commissione scientifica, approvata dal Consiglio direttivo della Sezione2, ha predisposto, anche sulla scorta delle precedenti esperienze, un nuovo modello di scheda con relative regole di compilazione e ha quindi redatto, in base ad una approfondita indagine bibliografica, un primo elenco di edifici da indagare; ha avviato poi il lavoro di censimento interpellando un gruppetto di schedatori quali- ficati3 che hanno accettato di studiare e visitare tutte le località, fornire il materia- le fotografico aggiornato, approfondire le indagini bibliografiche, ricercare ap- propriati materiali documentari, per poi redigere le schede predisposte. Schede piuttosto complesse che, oltre alla conoscenza delle fonti storiche, scritte e icono- grafiche, hanno richiesto capacità di lettura critica del manufatto, rilevandone le condizioni fisiche e lo stato di conservazione. Il gruppo di ricerca si è quindi riunito più volte al fine di verificare l’avanzamento dei lavori che, nella redazione conclu- siva, risultano condotti con metodologia omogenea, sulla scorta dei parametri e delle informazioni forniti a priori e nelle diverse fasi di lavoro.

2 Costituita dai professori Micaela Viglino Davico e Gian Giorgio Massara e dagli architetti Andrea Bruno jr., Francesco Novelli, Enrico Lusso. 3 Gli schedatori sono tutti Specialisti o Dottori di ricerca con riferimento al Dottorato in “Beni culturali” e alla Scuola di Specializzazione in “Beni architettonici e del paesaggio”, entrambi attivi presso il Dipartimento Ca- sa-città del Politecnico di Torino, ente cui fanno capo anche i responsabili scientifici di questa ricerca. Hanno redatto le schede gli architetti: Silvia Beltramo, Elisabetta Chiodi, Caterina Franchini, Andrea Longhi, Enrico Lusso, Irene Maddalena, Antonella Perin. Il censimento sul patrimonio fortificato delle province di Biella e Vercelli si caratte- rizza pertanto per la propria omogeneità: ogni singola realtà “castellana” è stata presa in considerazione, analizzata, personalmente visionata – in molti casi anche all’interno – e fotografata, adottando parametri critici e vocabolari sufficiente- mente uniformi, in modo da fornire un quadro oggettivo e al proprio interno con- frontabile delle diverse realtà esaminate.

Criteri di individuazione delle strutture fortificate Il carattere di novità dell’indagine consiste nella scelta dei tipi di manufatti da prendere in considerazione, tanto che non compaiono “castelli” ben noti, come Cavaglià, Rosazza, Quittengo, mentre risultano indagate strutture di difesa poco o per nulla conosciute, magari allo stato di rudere. La scelta si fonda infatti sulla realtà materiale di quegli edifici o complessi che con- servano tuttora qualche traccia palese dei loro caratteri difensivi, indipendente- mente dal tipo. Si tratta pertanto di nodi strategici e difese per il territorio, di fortifi- cazioni urbane, di architetture prettamente militari e di architetture castellane in senso stretto, sempre con riferimento alla loro fisicità. Il processo di conoscenza su cui si fonda il censimento si è dunque sviluppato a partire da un’ampia ricerca bibliografica (che come risultato finale consta di ben 78 titoli), anzitutto sugli edifici classificati usualmente sotto la voce “castello”, voce quanto mai equivoca che può indicare un castrum medievale come centro di potere e di difesa, così come la residenza signorile di età moderna sorta sul sito di un antico maniero e che di questo non conserva altro che il nome, sino a riferirsi a strutture ottocentesche, nate in quel clima di amore per il medioevo che ha carat- terizzato gli ultimi decenni del secolo XIX. Si è pertanto proceduto a fare chiarezza e a praticare delle selezioni, tenendo conto del fatto che in alcuni casi si trattava di manufatti costruiti dopo il secolo XVI che del castello avevano unicamente il nome derivato dalla loro forma architet- tonica; in altri casi che gli interventi per trasformare l’edificio castellano da polo di difesa a residenza signorile extraurbana avevano talmente snaturato l’insieme da rendere la struttura “non riconoscibile”. Tutti casi di edifici correntemente detti “castelli” che non sono stati presi in considerazione. I resti delle cinte murarie urbane, con le porte e le torri, hanno costituito un’altra ricca categoria di strutture prese in esame, così come i ricetti, complessi urbanisti- co-architettonici di difesa collettiva per gli uomini del contado (da leggersi quindi nell’ottica del rapporto struttura-territorio), o ancora come le caseforti o le cascine fortificate sparse per le campagne. Di questo patrimonio della civiltà popolare piemontese permangono oggi pochi resti, proprio per questo preziosi e degni di conoscenza e conservazione. Un fattore certamente di rilievo è poi la considerazione di molte antiche strutture che, pur ridotte oggi a ruderi, risultano ancora storicamente significative e intima- mente legate al territorio, meritevoli pertanto di attenzione, specie sotto l’aspetto conservativo. Invece, poiché scopo sotteso alla ricerca è la tutela delle perma- nenze fisiche tuttora leggibili, non si sono prese in considerazione eventuali ipotesi di strutture residue identificabili soltanto con scavi archeologici o con indagini strumentali.

La Commissione scientifica Micaela Viglino Davico Andrea Bruno jr. Enrico Lusso Gian Giorgio Massara Francesco Novelli ISTITUTO ITALIANO DEI CASTELLI SEZIONE PIEMONTE E VALLE D’AOSTA

STUDIO CONOSCITIVO E CRITICO PER LA REALIZZAZIONE DI UN ATLANTE CASTELLANO

Provincia di Vercelli Schede delle strutture fortificate divise per itinerari

ITINERARIO I

1 castello visconteo di Vercelli 2 torre dell’Angelo di Vercelli 3 torre del Comune di Vercelli 4 torre dei Tizzoni di Vercelli 5 torre Avogadro di Vercelli 6 torre dei Vialardi di Vercelli 7 castello di Montonero, Vercelli 8 castello di Larizzate, Vercelli 9 castello di 10 castello di 11 castello di 12 castello di 13 castello di

ITINERARIO II

15 cascina fortificata di 16 castello di 17 casaforte di 18 castello di Casanova Elvo 19 torre di 20 castello di Viancino, 21 torre-porta di 22 casaforte di Nebbione, Carisio 23 castello e cascina fortificata di San Damiano, Carisio 24 mura di Santhià 25 torre Teodolinda di Santhià 26 castello di Vettignè, Santhià 27 castello di 28 castello di Miralta, Moncrivello 29 castello di Clivolo, Borgo d’Ale 30 castello e ricetto di Erbario, Borgo d’Ale 31 castello e ricetto di

ITINERARIO III

32 castello e mura di 33 torre-porta di 34 torre (del castello?) di 35 castello di San Genuario, Crescentino 36 castello di 37 castello di Selve, Salasco 38 castello di 39 mura, castelvecchio e palazzo di 40 castello di Darola, Trino 41 castello di San Michele, Trino 42 fossati di Bianzè

ITINERARIO IV

43 castello di 44 castello di 45 castello di 46 castello e cascina fortificata di Saletta, Costanzana 47 castello di Torrione, Costanzana 48 castello di Asigliano 49 castello di Rive 50 castello di 51 cascina fortificata di Crocetta, 52 castello e ricetto di 53 castello di Motta de’ Conti 13 castello di Caresana

ITINERARIO V

54 castello di San Lorenzo, 55 torre e mura del castello di Le Castelle, Gattinara 56 castello di Rado, Gattinara 57 castello di 58 castello di San Maurizio, 59 castello di 60 abazia fortificata di Lenta 61 castello di

ITINERARIO VI

62 torre e fortificazioni di Torrione, 63 castello di Vintebbio, Serravalle Sesia 64 ponte fortificato di 65 casa a torre detta del Tritone, 66 torre e mura del cstello di Montrigone, Borgosesia 67 castello Barbavara di Roccapietra, Varallo 68 castello d’Arian di Roccapietra, Varallo 69 casaforte di Pedelegno,

ITINERARIO VII

70 castello, ricetto e edifici fortificati di 71 castello di 72 casaforte di Bastia, Balocco 73 castello di 74 castello di Monformoso, Villarboit 75 ricetto di 76 castello di 77 ricetto di Arborio 78 mura di

ISTITUTO ITALIANO DEI CASTELLI SEZIONE PIEMONTE E VALLE D’AOSTA

STUDIO CONOSCITIVO E CRITICO PER LA REALIZZAZIONE DI UN ATLANTE CASTELLANO

Enrico Lusso

VC-35 Castello di San Genuario, Crescentino Provincia di Vercelli Comune di Crescentino Località San Genuario Oggetto castello Proprietà privata Destinazione d’uso residenza

Sintesi storica Il luogo di San Genuario, attuale frazione di Crescentino, legò gran parte della propria storia alla presenza di un’abbazia, dedicata appunto al santo eponimo, fondata, secondo tradizione, al principio dell’VIII secolo da un miles del re longo- bardo Ariperto II (PANERO, 1979). Passato nel corso del X secolo sotto il controllo del vescovo di Vercelli (AVONTO, 1980), nel basso medioevo la fondazione conobbe una progressiva decadenza, cui non furono estranee le continue e aspre liti con gli uomini di Crescentino prima e con i Tizzoni poi per il controllo della vasta area pianeggiante delle Apertole (SOMMO, 1992). In tale contesto, nel 1419, l’abate di San Genuario, all’epoca – guarda caso – Antonio Tizzoni, otteneva da papa Mar- tino V il permesso di cedere metà delle terre e della giurisdizione dell’abbazia al cugino Giacomo, a patto che egli costruisse a proprie spese un castello a prote- zione del monastero (AVONTO, 1980). Acquisito il titolo comitale e il controllo commendatizio dell’abbazia, i Tizzoni eles- sero, nel corso del XV secolo, il castello a propria sede privilegiata, utilizzandolo con continuità sino al 1592, quando Carlo Emanuele I ridusse il feudo a mano re- gia e, alcuni anni dopo, lo affidò in amministrazione all’ambasciatore veneziano Costantino Molino (CESARE, Castello di Crescentino, 2002). Dopo ripetuti passaggi di proprietà, la struttura giunse infine, nel corso del XIX secolo, alla famiglia Garella, che ne potenziò la funzione produttiva e fece costruire le maniche neogotiche che ne definiscono a ovest l’area di stretta pertinenza (CESARE, Castello di Cre- scentino, 2002).

Descrizione Ritenuto da alcuni sorto sulle rovine di una precedente fortificazione distrutta nel 1319 dagli uomini di Crescentino guidati da Riccardo Tizzoni (AVONTO, 1980), il ca- stello di San Genuario fu in realtà costruito, con tempi dilatati, a partire dal 1422 – anno dell’investitura formale dei terreni acquisiti tre anni prima da Giacomo Tizzoni – e concluso nella seconda metà del XV secolo (CESARE, Castello di Crescentino, 2002). La fabbrica, comunque, si mostra unitaria e omogenea, e nulla lascia in- tendere che in essa siano state eventualmente recuperati brani della presunta struttura preesistente. Piuttosto l’edificio, presto divenuto sede principale del locale ramo della famiglia Tizzoni, mostra, al di là dei consueti e irrinunciabili apparati mili- tari – caditoie e merlature chiuse continue – un evidente e preminente carattere residenziale. Esso, infatti, risulta costituito da una tozza e compatta costruzione di pianta quadrilatera con muri scarpati, che dobbiamo immaginare contesse am- bienti decisamente confortevoli per l’epoca, cui si affianca una più snella torre ci- lindrica, con funzione pressoché esclusiva di corpo-scale. A tale struttura, accentrata e semplificata, facevano verosimilmente da corona alcune dipendenza rustiche – una delle quali in buona parte conservata –, orga- nizzate come grandi cascine a corte chiusa, prive di evidenti connotazioni militari, ma funzionalmente inscindibili dal castello stesso. Per certi versi, ci troviamo di fron- te a un modello residenziale innovativo e fortemente alternativo – in ragione so- prattutto della destinazione nobiliare – rispetto ai tipi all’epoca più diffusi in quell’area: il castello agricolo e la cascina a corte fortificata, entrambi caratteriz- zati da cortine continue di mura, torri (perlopiù cilindriche) angolari e torre-porta, che fondevano in un unico complesso le funzioni produttive e gli spazi abitativi.

Osservazioni sullo stato di conservazione Lo stato di conservazione appare ottimo. Non solo il complesso si è ben conserva- to nelle strutture e nelle murature esterne, ma una manutenzione continua e at- tenta ha limitato al minimo le manomissioni.

Bibliografia AVONTO, 1980; CESARE, Castello di Crescentino, 2002; CONTI, 1975; ORDANO, 1985; PA- NERO, 1979; SOMMO, 1992.

Fotografie e Iconografie

Foto 1 - Il castello visto da sud-ovest

Foto 2 - Il castello visto da nord

Foto 3 - Particolare dell’apparato a sporgere

Foto 4 - La torre cilindrica

Foto 5 - Scale interne alla torre cilindrica (da SPINA, 2002)

Foto 6 - Murature tardoquattrocentesche della cascina a nord-ovest del castello

Icon 1 - Crescentino e San Genuario in un particolare di una carta del primo XVII secolo (ASTO, Corte, Monferrato confini, vol. L, n.2)