Scafati. Chiusura dello Scarlato, a giudizio l’ex commissario Asl Maurizio Bortoletti.

Di Adriano Falanga

Rinviato a giudizio l’ex commissario Asl Maurizio Bortoletti per falso ideologico. Udienza fissata per il 7 marzo. La vicenda nasce nel maggio 2014 quando il sindaco Pasquale Aliberti con l’avvocato e consigliere delegato alla Sanità Brigida Marra, denunciarono l’ex dirigente sanitario in merito alla chiusura dell’ospedale Scarlato perché, adempiendo a quanto disposto dal decreto 49/2010, certificò nel Piano Attuativo Aziendale un tempo di percorrenza inferiore a cinque minuti tra e il Pronto Soccorso di Nocera, e inferiore a dieci minuti da . Una dichiarazione che motivò la chiusura del pronto soccorso scafatese e la sua uscita dalla rete delle emergenze. Dati smentiti da una relazione della Polizia Municipale del dicembre 2013, ma del resto, chiunque in questi anni sia stato costretto a ricorrere al pronto soccorso dell’Umberto I° di sa benissimo che possono volerci anche 45 minuti in orario di punta. E come se non bastasse, la chiusura dello Scarlato ha comportato una costante congestione del nosocomio di Nocera, con il sovraffollamento del Pronto Soccorso e malati sistemati in barella nei reparti. Una decisione che la città di Scafati non ha mai non solo accettato, ma neanche compreso. Lo Scarlato, quanto a numero di prestazioni d’emergenza, era secondo solo al Ruggi D’Aragona di , servendo un bacino di oltre 250 mila abitanti. “Questa è una importante vittoria della città di Scafati e di chi non ha mai mollato anche quando altri, i soliti oppositori, sostenevano il contrario, facendo demagogia sulle responsabilità o addirittura tramavano, politicamente, insieme a chi aveva deciso la fine dello Scarlato – commenta oggi l’ex consigliera Marra – la dimostrazione che tutto nasceva da un macroscopico falso relativo ai tempi di percorrenza Scafati Nocera, cronometrati in 5 minuti. Un errore evidente, rispetto al quale nessuno ha mai osato opporsi al colonnello dei Fratelli d’Italia”.

Scafati doveva chiudere, così come già stabilito anche dalla bozza Zuccatelli della Giunta Bassolino, da cui è nato il decreto 49 a firma Caldoro. “E’ la dimostrazione che Scafati non doveva chiudere, come sostenuto dallo stesso PM Dottoressa Cassaniello che, nel provvedimento sostiene appunto che la falsa attestazione sui tempi, avrebbe tratto in inganno l’allora Commissario ad Acta Stefano Caldoro, fino ad indurre lo stesso alla chiusura, visto il grave deficit economico prodotto dalla gestione Bassolino. Il rinvio a giudizio del Commissario Bortoletti – prosegue la forzista – è un provvedimento che ci mette oggi più di ieri nelle condizioni di chiedere l’immediato stanziamento per i lavori funzionali alla riapertura, visto anche il nuovo Piano Ospedaliero, prima a firma Caldoro, oggi confermato dal commissario Polimeni al quale, pure avevo fatto appello”. Non solo, l’ex consigliera comunale intende andare oltre, e pensa anche al risarcimento danni. “Ci costituiremo parte civile e chiederemo, attraverso l’ex sindaco, un risarcimento danni di milioni di euro per i danni arrecati alla nostra comunità, sul piano della salute e dell’immagine”.

Bortoletti fu voluto da Cirielli, suo amico di corso Nominato da Stefano Caldoro nel marzo 2011 come commissario dell’Asl Salerno, è restato in carica fino al luglio 2012, quando la sanità salernitana tornò in regime ordinario con incarico affidato ad Antonio Squillante. La Provincia era guidata dall’onorevole Edmondo Cirielli, allora Pdl oggi Fratelli D’Italia. Fu proprio quest’ultimo a indicarlo all’allora governatore campano. Bortoletti non solo è colonnello dei carabinieri come il parlamentare di Fdi, ma all’ex presidente di Palazzo Sant’Agostino è accomunato dall’essere nato nello stesso anno e dall’aver frequentato l’accademia dei carabinieri dal 1983 al 1985. “Mi piace ricordare l’opera di risanamento economico-finanziario portata a compimento alla guida dell’ASL che, nel marzo del 2011, al momento dell’assunzione della direzione commissariale perdeva oltre 700mila euro al giorno per un totale di circa 300 milioni di euro all’anno e che è stata lasciata dal colonnello Bortoletti con un avanzo di gestione del 2012 pari a 10 milioni di euro”. Così Cirielli, esprimendo soddisfazione per la candidatura dell’ex amico di corso alle elezioni europee del 2014, con Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale nella circoscrizione Nord-Est. Intervistato da Il Giornale nell’agosto 2012, l’ex commissario accusato oggi di falso ideologico dichiarò: “Il risamento è avvenuto senza tagli lineari, senza risorse aggiuntive, senza chiudere nulla e a legislazione invariata. Ho valorizzato innanzitutto il magazzino, che era superiore, come costo in percentuale, a quello della Fiat”.

Sarno/S.valentino/Scafati. Furti di medicinali e visite gratis all’ospedale: la ricostruzione dell’inchiesta

Gli 11 articoli sulla vicenda, pubblicati il 13 gennaio 2017

La vendita dei farmaci nella scena del film cult “Febbre da Cavallo”

Concetta Barba e Alfonso Ferrante Immacolata Caldarelli

—–Furti di farmaci e visite gratis. In 4 nei guai e altri 24 indagati

Ai domiciliari l’infermiere sanvalentinese Alfonso Ferranti, provvedimenti più lievi per la compagna Concetta Barba, la collega Immacolata Caldarelli di San Giuseppe Vesuviano e l’addetto alle pulizie Giovanni Strino di

Le medicine sparivano dagli ospedali di Sarno, Scafati e Nocera Inferiore, dove lavoravano i principali protagonisti

SARNO/SCAFATI//NOCERA INFERIORE/ANGRI. Rubavano farmaci dall’ospedale e facevano eseguire analisi di laboratorio o visite mediche ospedaliere grazie a medici compiacenti attraverso il pronto soccorso dell’ospedale di Sarno, simulando l’urgenza per fare prima e non pagare i ticket. Quattro misure cautelare eseguite ieri mattina in base alle indagini del pm Roberto Lenza e dei carabinieri della stazione di San Valentino Torio, comandati dal maresciallo Corvino. Il Gip Paolo Valiante del tribunale di Nocera Inferiore ha valutato sei richieste di misure cautelare nell’inchiesta che conta complessivamente 28 indagati, tra personale infermieristico e medico e addetti delle pulizie. Il giudice delle indagini preliminari ha ordinato gli arresti domiciliari per il 51enne Alfonso Ferrante, infermiere di San Valentino Torio, padre dell’assessore comunale sanvalentinese con delega – tra l’altro – alle politiche sanitarie. Nei guai anche la convivente di Alfonso Ferrante, la 48enne Concetta Barba di Nocera Inferiore, dipendente di una cooperativa di pulizie operante al “Martiri di Villa Malta” destinataria di un provvedimento di dimora a Sarno. Barba si sarebbe appropriata di materiale sanitario e farmaci ed inoltre in casa sua hanno anche trovato dei cardellini di specie protetta che non poteva detenere. Divieto di dimora anche per il 39enne Giovanni Strino di Angri, dipendente della cooperativa “Consorzio Nazionale servizi” in servizio all’Ospedale Civile “Mauro Scarlato” di Scafati, indagato per diversi furti nel suo nosocomio e per la ricettazione di altri provenienti dal “Martiri di Villa Malta” di Sarno e dall’Umberto I di Nocera Inferiore. Interdizione dai pubblici uffici, invece, per la 46enne infermiera Immacolata Caldarelli di San Giuseppe Vesuviano che per tre mesi non potrà svolgere il suo lavoro all’ospedale di Sarno, indagata per la sparizione di numerose confezioni di farmaci ad uso esclusivo ospedaliero ed anche per aver concesso delle prestazioni ambulatoriali alla figlia fingendo che avesse un malore. Rigettare invece la richiesta di misura cautelare nei confronti di Barbara Krystyna Liwosz, di origine polacca, la 46 enne residente a Sarno, che nascondeva in casa questi farmaci per il suo uso privato ed ovviamente illegale. Misura cautelare negata anche per Oksana Shestopalova, 35 enne residente a Sarno, che aveva preso e nascosto i farmaci ospedalieri ricevuti da Giovanni Strino.

I PRECEDENTI Alfonso Ferrante è di fatto residente al centro Nocera Inferiore. L’uomo già in passato era stato coinvolto in numerose inchieste, in particolar modo nel 2007 per droga, nel 2008 nell’inchiesta Taurania per il traffico di stupefacenti. Nel 2010 era stato condannato proprio per droga e quindi sul suo casellario giudiziario risultava una condanna ed aveva avuto – come pena accessoria – l’interdizione perpetua dai pubblici uffici ma nonostante questo, continua a lavorare presso l’ospedale Sarnese. Il suo nome era spuntato fuori anche nell’inchiesta Nocerina Beton del 2015. Lo stesso Ferrante era finito nei guai anche nell’ambito di un’inchiesta su un giro milionario di farmaci rubati nell’ ospedale di Sarno, Nocera Inferiore, e Scafati nel marzo 2016. In quell’inchiesta era coinvolto anche lo stesso Giovanni Strino

—– Coinvolti 9 sanitari, tra cui un sindacalista e 11 “pazienti”

Coinvoltediverse persone e anche per fatti non connessi all’inchiesta principale. E’ il caso di Armando Della Porta, amico di caccia del principale protagonista, l’infermiere Alfonso Ferrante. Per l’indagine principale sonocoinvolti anche i medici dell’ospedale “Villa Malta” di Sarno Giuliana Vespere, Teresa Carfora, Paolo Scarpato (che ha lavorato anche a Scafati), Rosalba Ferrante, Luciano Iovino, Filippo Angora, così come Nancy Tortora (dipendente Asl). E poi l’infermiere di Sarno e sindacalista Domenico Tortora, e i suoi colleghi Patrizia Albano e Sergio Crescenzo, sempre in servizio a Sarno. Finiscono nei guai anche i beneficiari di prestazioni non dovute: Antonio Vergati, Antonio Nappi, Mattia Baselice, Giuseppe Landucci, Mario Crescenzo, G.M.K, Giuseppe Comunale, Domenico Marciano, Alfonso D’ambrosio, Attilio Marrazzo e Marianna De Filippo.

—– Barba, la pasisone per Ferrante e i cardellini

Doveva dimostrare una gravidanza in tribunale per un caso di violenza sessuale che la riguardava. Una donna, lo scorso dicembre, contattatò Alfonso Ferrante per farsi fare una visita e ottenere il certificato. Ferrante, grazie a Mimmo Tortora riuscì ad ottenere visita ed ecografia. Missione compiuta fingendo il suo caso come “urgente”, da quello che emerge dai dati ritrovati in ospedale.

—– Giovanni Strino e la caccia ai medicinali

ANGRI. Divieto di dimora per l’angrese Giovanni Strino. Il dipendente della cooperativa “Consorzio Nazionale servizi” in servizio presso l’ospedale di Scafati si è appropriato di diversi farmaci ed inoltre li ha ceduti anche ad altre persone in più occasioni, anche su commissione. Addirittura nel febbraio del 2016 li aveva portati a casa di Oksana Shestopalova per evitare un sequestro da parte della polizia giudiziaria.

—– Farmaci da rubare, addirittura ordinati al telefono

Ferrante disponibile per gli amici e non solo

Alfonso Ferrante era stato condannato per droga nel 2010 e quindi, era stato interdetto in maniera perpetua dal lavoro negli uffici pubblici: ma, dal 2010 ad oggi, ha continuato, senza freni a lavorare all’ospedale di Sarno e, addirittura, aveva messo in piedi il suo business. Dalle indagini condotte dai carabinieri di San Valentino Torio e da quelli del reparto territoriale di Nocera Inferiore, coordinate dal pm Roberto Lenza, è stato scoperto che l’infermiere professionale, impiegato nel reparto di Pronto Soccorso dell’Ospedale Martiri del Villa Malta di Sarno aveva messo in piedi una rete in cui gestiva favori per amici e conoscenti garantendo gli esami e visite in ospedale senza fargli pagare il ticket e senza rispettare l’ordine di prenotazione. Tra le altre cose procurava anche medicinali gratis a suoi amici e conoscenti se pure si trattava comunque di farmaci destinati ad esclusivo uso ospedaliero. Un giro di favori che molto probabilmente gli aveva fatto mettere in piedi un grande sistema di consenso della città di San Valentino Torio e non solo. In particolare dalle indagini sono emersi degli elementi in base ai quali gli inquirenti hanno ipotizzato l’appropriazione da parte di infermieri professionali in servizio di medicinali destinati all’uso ospedaliero ma anche l’effettuazione presso l’ospedale di Sarno in favore di amici e conoscenti. Gli indagati hanno utilizzato gli strumenti dell’ospedale e hanno procurato a terzi ingiusto vantaggio di velocizzare i tempi degli esami delle visite, evitando la prenotazione, l’attesa e il pagamento del ticket. Si tratta di un grande danno alle casse dello Stato: infatti facevano passare in precedenza al pronto soccorso i propri “amici” per codici più gravi, ovvero verde, giallo oppure rosso, codici che in realtà erano bianchi e che quindi avrebbero dovuto pagare il ticket. Dalle numerose intercettazioni è emerso che a Ferrante ordinavano i farmaci per telefono, lui dopo averli cercati glieli forniva. I militari poi, in alcune perquisizioni a casa di soggetti intercettati, avevano trovato effettivamente i farmaci ospedalieri provenienti dal nosocomio di Sarno. Ma questo giro di medicinali non riguardava solo gli amici più stretti ma anche conoscenti che chiamavano per conto di amici, titolari di famosi bar oppure personaggi in vista. Non è un caso che nella perquisizione a casa di Ferrante, lo scorso gennaio, i carabinieri hanno trovato 77 scatole di medicinali costosi e destinati solo agli ospedali.

—– L’inchiesta partì da una perquisizone per droga

L’inchiesta che ha scosso il settore sanitario di tre ospedali dell’Agro nocerino e è partita nel 2015 sulla scia di una perquisizione domiciliare effettuata a casa di un uomo nel mirino dei carabinieri per la detenzione di sostanze stupefacenti. Si trattava di Pietro Martorelli. Quest’ultimo nascondeva in casa sua marijuana per oltre un chilo, ma anche una pistola della Beretta, calibro otto a salve, ma modificata, oltre ad alcune munizioni da guerra. Ben presto i militari, scoprirono dei rapporti tra Martorelli e Ferrante, grazie ad un’intercettazione telefonica e quindi iniziarono a seguire la pista delle loro attività riuscendo a scoprire che Ferrante rigava, tutt’altro che diritto e che era al centro di un tarffico illegale di medicinali.

—– L’infermiere sanvalentinese con la passione per la caccia

Il padre dell’assessore, supervotato di San Valentino Torio, aveva avuto altri guai e diversi

Alfonso Ferrante, padre di Enzo, assessore alle politiche sanitarie del di San Valentino Torio (reduce di un grande consenso alle ultime elezioni), aveva le mani in pasta in più cose. I militari dell’Arma dei carabinieri scoprirono che Ferrante nel 1995, aveva avuto il divieto di detenzione di armi, emesso dalla Prefettura di Salerno, dopo una condanna di 6 anni e 3 mesi in quanto praticava abusivamente l’attività venatoria, usando armi da fuoco in maniera illecita, insieme ai suoi compagni della caccia. L’infermiere continuava a svolgere la sua attività di cacciatore fuorilegge infatti non aveva il permesso di detenzione nel porto d’armi e pure col fucile di Armando Della Porta, metteva a segno numerose battute di caccia .di solito nella zona montana di Missanello, in provincia di Potenza. I militari in collaborazione con i carabinieri della stazione di Contursi Terme avevano anche effettuato una perquisizione ad Armando della porta ed avevano scoperto che l’uomo aveva inviato all’assessore Enzo Ferrante alcune fotografie raffiguranti suo padre Alfonso, ora arrestato, vestito in abiti da caccia con un fucile in spalla e una beccaccia in mano. Peccato però che non aveva l’autorizzazione a detenere un fucile né tantomeno ad usarlo.

—– Barba, la pasisone per Ferrante e i cardellini nocera inferiore Coinvolta insieme ad Alfonso Ferrante, c’è anche la sua convivente Concetta Barba. La donna era stata assunta come dipendente in una cooperativa che effettuava pulizie presso l’ospedale di Sarno ed insieme a lui, in diverse occasioni nel 2016 è stata scoperta mentre si appropriava di confezioni di farmaci ad uso esclusivo ospedaliero e di vario materiale sanitario trovato all’interno degli uffici dell’Asl. I carabinieri a casa loro a Nocera hanno trovato di tutto: da guanti, aghi a farfalla, flebo e anche medicinali di ogni genere e tipo. Addirittura i carabinieri hanno segnalato la donna anche perché e accusata insieme al compagno di detenere in maniera illecita 13 gabbiette di legno e ferro in cui erano detenuti 13 esemplari di cardellino, una specie protetta di cui è vietata la caccia e la detenzione.

—– La squadra di Ferrante negli ospedali di Sarno e di Scafati

Grazie alle intercettazioni, i carabinieri sono riusciti a ricostruire una rete di amicizie che l’infermiere utilizzava per fare favori anche a conoscenti

Una parola del sanvalentinese per fare prima e gratis analisi e visite

SCAFATI/SARNO. Alfonso Ferrante insieme alla convivente Concetta Barba ed alla complicità di due medici ell’ospedale di Sarno, Teresa Carfora e Giuliana Vespere, avrebbero effettuato ad un uomo degli esami di laboratorio del valore di oltre 240 euro, simulando l’accesso in emergenz,a quando invece si trattava di un codice bianco. Il beneficiario aveva così risparmiato sul ticket e tolto quindi soldi alle casse dello Stato. Stesso discorso anche per un altro “paziente” che poi paziente tanto non sarebbe stato. Grazie all’intercessione dell’infermiere sanvalentinese il paziente avrebbe ricevuto, grazie anche all’aiuto del medico Paolo Scarpato, la possibilità di effettuare una visita specialistica gastroenterologica presso il reparto di Endoscopia Digestiva dell’ospedale di Scafati, senza aver pagato, come l’ipotesi d’indagine, il ticket. Nel novembre 2015, un altro episodio sempre da parte di Alfonso Ferrante, con la complicità di un infermiere Domenico Tortora, sindacalista: i due avevano fatto effettuare degli esami del sangue in ospedale senza pagare la compartecipazione dell’utente, il famose ticket, mentre era stato simulato un accesso di emergenza al pronto soccorso per effettuare una serie di esami ad una donna grazie alla complicità di Alfonso Ferrante e della dottoressa Rosalba Ferrante. Tortora insieme a Rosalba Ferrante, in più occasioni, sono stati coinvolti con l’infermiere Ferrante per svolgere prestazioni non dovute a pazienti che si fingevano in emergenza per il pronto soccorso, ma di fatto volevano semplicemente effettuare delle visite o esami gratis. Coinvolto in questo sistema anche il medico Luciano Iovino: in un’occasione l’uomo aveva prescritto in maniera illecita un farmaco ad un amico di Ferrante che ne aveva fatto richiesta. Ferrante poi gliel’aveva dato. Stesso discorso per Filippo Angora e Sergio Crescenzo che avevano fatto entrare al pronto soccorso come emergenza un uomo e gli avevano fatto effettuare una serie di prestazioni senza pagare il ticket.

—– Il caso di Imma Caldarelli e la visita di emergenza a sé stessa e a sua figlia

Immacolata Caldarelli, infermiera presso l’ospedale di Sarno è finita nei guai ed ha ottenuto dal giudice la sospensione dall’esercizio della pubblica attività per tre mesi, per diversi episodi. In particolare, anche lei aveva portato via dei farmaci ad uso esclusivo del nosocomio che poi erano stati trovati anche a casa sua ma, soprattutto, è indagata anche per aver approfittato della sua posizione di infermiera presso il pronto soccorso della struttura ospedaliera di Sarno, per accompagnare la figlia minore presso il reparto, simulando un malore e le aveva fatto sottoporre un esame del sangue, un tampone faringeo ed aveva evitato di pagare ticket sanitari previsti per questo genere di prestazioni. Si era fatta fare anche un esame specialistico su se stessa, per evitare di pagare il ticket, con la complicità del medico Giuliana Vespere. L’infermiera aveva anche dato dei farmaci a Barbara Krystyna Liwosz che li deteneva presso la sua abitazione per scopi privati.

—– Il medico candidato Teresa Canfora avrebbe favorito Ferrante in due occasioni

SARNO. Episodi simili hanno coinvolto in diversi casi anche l’infermiera Nancy Tortora e due volte il medico Teresa Carfora. In particolare quest’ultima di Sarno molto famosa perché impegnata in politica tanto che nelle ultime elezioni amministrative a Sarno, nel 2014, era stata candidata nella lista a sostegno del candidato sindaco Antonio Crescenzo. L’ipotesi investigativo a carico degli indagati la tira in ballo, al pronto soccorso di Sarno, per una visita ortopedica transitata la strada dell’ermergenza per evitare tempi lunghi e il pagamento del ticket per 102,98 euro oppure ad un altro con esami di laboratorio oer 243,65 euro . Scafati. Mancano otto infermieri su dieci. Medici e utenti uniti in protesta

SCAFATI. Proteste, ieri mattina, nel poliambulatorio del distretto sanitario dell'ospedale Mauro Scarlato di Scafati: utenti e personale medico sul piede di guerra per l'assenza dell'80% del personale infermieristico. Solo due infermieri a fronte di sei ambulatori molto complessi aperti e funzionanti nella struttura sanitaria. Nonostante l'assenza per malattia di alcuni infermieri, la direzione sanitaria non ha garantito l'arrivo di altro personale e quindi i medici ieri mattina si sono trovati – in pratica- da soli ad assistere i pazienti oltre che a visitarli. Eppure gli utenti erano numerosi: basti pensare che erano aperti gli ambulatori di cardiologia, urologia, pneumologia, neurologia, otorino-laringoiatra e oculistica. Tutto è iniziato però con la nuova gestione del distretto sanitario in termini di coordinamento del personale. A denunciare l'accaduto il sindacalista, segretario generale della Ugl Luigi Marino: «La situazione che si è venuta a creare ieri mattina nel distretto sanitario è molto grave e noi chiediamo venga subito posto rimedio prima che degeneri. Quando gli infermieri non sono stati disponibili per motivi personali o in malattia, dalla direzione, non è arrivato il personale di ricambio e questo in quanto è stato deciso di coordinare il personale del distretto ognuno per la sua unità. Sebbene possiamo comprendere le ragioni del direttore amministrativo del distretto Arturo Ugga che ha proposto questa nuova gestione unica per ogni distretto, di fatto però – casi come quello di ieri mattina – ci troviamo di fronte una situazione di emergenza molto grave in quanto i medici non avevano a disposizione il personale per assistere i pazienti. Basti pensare che in ambulatori come cardiologia o neurologia, la presenza di un infermiere è fondamentale in quanto il paziente è costretto a spogliarsi per affrontare la visita. Oltre ad un problema pratico, sussiste poi un problema di genere che l'assenza di un infermiere complica. E’ per questo che chiediamo un intervento della direttrice del distretto Grazia Gentile per porre rimedio alla situazione che si sta verificando nel distretto sanitario poliambulatoriale di Scafati». Una situazione dunque ingolfata all’ospedale cittadino, quel che negli anni scorsi era un sicuro punto di riferimento per tutti.

Valeria CozzolinoSC

Per lo “Scarlato” parte ora la petizione intercomunale

SCAFATI. Una petizione intercomunale per riportare Scafati nella rete dell’emergenza. Dopo lo striscione di Scafati Arancione, anche il Partito Democratico di Scafati si rivolge al Governatore della Regione Enzo De Luca affinché si decida ad affrontare la questione dell’ospedale Scarlato. «Siamo i primi in questa battaglia, e non facciamo sconti a nessuno» esordisce Margherita Rinaldi, segretaria locale, durante una conferenza stampa improvvista proprio di fronte al nosocomio. Le sue parole vogliono chiarire che questa battaglia è sempre una priorità, e non si fermeranno di certo perché alla guida della Regione c’è un esponente del loro stesso partito. «Oggi lanciamo anche una raccolta firme da portare in Regione Campania. Scafati, Pompei, Angri, Boscoreale, Poggiomarino ed i paesi limitrofi non possono restare senza un punto di riferimento così importante – continua la Rinaldi – saremo nelle piazze non solo di Scafati, ma di tutto il comprensorio che era servito dallo Scarlato. Non facciamo sconti a nessuno». L’ex sindaco e attuale capogruppo Nicola Pesce, ricorda il come anni fa ci fu una grande azione popolare per dare un ospedale alla città, con i terreni donati dal cavaliere Mauro Scarlato. «Alla regione diciamo che questo comprensorio ha bisogno del pronto soccorso – continua Pesce – la sua chiusura fu accentuata da informazioni false sulle prestazioni effettuate dal pronto soccorso. Numeri non corrispondenti al vero». Pesce, noto cardiologo, ha lavorato per anni nella struttura e mostra di conoscerla bene: «questo ospedale faceva anche 60-70 mila prestazioni all’anno. Ci è stato scippato e qui tutti hanno responsabilità, dalle forze politiche ai cittadini, che mai si sono concretamente opposti». Secondo il medico: «bisogna avere la forza di scendere per strada, e non restare ai balconi. Ci dicono che abbiamo l’eccellenza, ma questa serve a pochi cittadini. A noi serve l’emergenza, dove poter correre in caso di necessità. Impensabile pensare che il presidio di Nocera Inferiore, costantemente al collasso, possa servire tutto l’agro nocerino». Riportare l’emergenza a Scafati è una battaglia di dignità e civiltà, ripetono all’unisono i democratici. Presente l’intero gruppo consiliare, con Pesce anche Michelangelo Ambrunzo, Michele Grimaldi, Marco Cucurachi. «La politica ha chiuso l’ospedale e la politica lo deve riaprire – aggiunge Cucurachi – Noi non guardiamo in faccia a nessuno, e porteremo la battaglia in ogni sede». Il piddino ha parole di elogio per il direttore sanitario dello Scarlato Aristide Tortora, presente anche lui e firmatario della petizione da presentare a De Luca. «Tortora ha messo in campo una serie di attività che seguono lo stesso obiettivo. Abbiamo un direttore sanitario operativo e fattivo». Il manager sanitario dello Scarlato ha infatti chiesto con forza l’attuazione del Punto di Primo Intervento, così come stabilito dal piano aziendale della Asl. Una struttura capace di trattare codici gialli e stabilizzare, predisponendo il trasferimento a struttura idonea, i codici rossi. Questo sarebbe un passo per concretizzare poi il pronto soccorso, che resta l’obiettivo principale. In un’ottica di razionalizzazione e ottimizzazione, Tortora ha anche chiesto il passaggio alla direzione sanitaria scafatese di quei reparti che oggi sono diretti da altre strutture, quali Nocera Inferiore, Pagani e Sarno. Quattro direzioni sanitarie per un solo ospedale. Sulla petizione si legge: «Vogliamo portare all’attenzione del Presidente il bisogno di tanti cittadini, scafatesi e non, che da quasi sei anni vivono nella paura di non arrivare in tempo a Nocera Inferiore o a Sarno per poter ricevere le necessarie cure salvavita. Attraverso questa raccolta firme chiediamo il rientro dell’Ospedale “Mauro Scarlato” di Scafati all’interno della rete dell’emergenza e l’apertura del Pronto Soccorso con tutti i servizi ad esso connessi». Adriano Falanga

I PD DI POMPEI E ANGRI

«Era l’ospedale di tutti»… Insieme nella battaglia

SCAFATI/POMPEI. Alla conferenza stampa del Pd erano presenti anche i consiglieri comunali Angelo Calabrese per Pompei, e Giancarlo D’Ambrosio per Angri. «Con noi qui presente, anche se bloccato da impegni politici, il sindaco di Pompei Nado Uliano, che sostiene questa battaglia comune» premette subito Calabrese. «Lo Scarlato non era l’ospedale di Scafati, ma l’ospedale di tutti. Questo era il nostro ospedale, il suo era il pronto soccorso di Pompei. I miei stesi figli sono nati qui» puntualizza il consigliere pompeiano, a sottolineare come la struttura non serviva affatto il solo comune scafatese. «Era un punto di riferimento per la nostra città, e la sua chiusura oggi ha portato al collasso gli ospedali vicini. Ecco perché sosteniamo questa petizione». Sulla stessa linea anche l’angrese D’Ambrosio: «Vedo una situazione da bollettino di guerra, tra ciò che vivono ogni giorno i pazienti e gli stessi medici ed operatori del settore». Anche Angri si schiera con Scafati, sostenendo la petizione: «siamo pronti a portare avanti qualsiasi battaglia in tutte le sedi. La chiusura del pronto soccorso dello Scarlato ha penalizzato anche noi, che avevamo qui un riferimento». La raccolta firme, promettono dal Pd, non si fermerà alla sola Scafati, Pompei ed Angri, ma gazebo saranno installati anche a , Poggiomarino, Boscoreale, Terzigno, San Valentino Torio e a tutti quei paesi rientranti nel bacino d’utenza servito dal presidio scafatese, stimato in circa 300 mila persone. Una battaglia alla quale ci si dedicam dunque anima e corpo. af

Scafati. Rinviata la commissione regionale Sanità, Aliberti: “sceneggiata del Pd”

Relativamente al rinvio dell’audizione sull’Ospedale “Mauro Scarlato”, il sindaco di Scafati Pasquale Aliberti: “L’ennesimo rinvio dell’audizione sull’Ospedale di Scafati alla quale insieme al presidente De Luca erano stati invitati tutti i capigruppo del Consiglio Comunale di Scafati (maggioranza e opposizione), è solo una nuova sceneggiata che serve a mascherare l’atteggiamento irresponsabile del Pd campano che sulla questione Sanità dimostra di non avere alcuna idea in termini di programmazione. Abbiamo assistito ad annunci e proclami. Unico vero risultato rimane lo sblocco del turn over e delle assunzioni ottenuto solo grazie all’opera del Governo Caldoro. A Scafati continuiamo ad avere un ospedale fantasma con vari reparti che fanno capo a direzioni sanitarie diverse: su questa vicenda pesa come un macigno il silenzio assordante del Presidente De Luca. Eppure, solo un anno fa anche l’ultimo dei tesserati Pd era anima critica del disastro sanitario. Oggi, la sensazione, invece, è che il primo dei tesserati Pd sia diventato coniglio che scappa dalla nave che affonda: in otto mesi di Governo nulla è stato fatto, la gente continua a morire, siamo senza sicurezza e senza alcuna certezza per la prospettiva. Se la mia opposizione avesse destinato le stesse energie prodotte per evitare la mia eventuale decadenza o per le violenze contro la mia persona alla questione Sanità, oggi il “Mauro Scarlato sarebbe l’ospedale d’eccellenza del Meridione d’Italia!”.

Scafati. Ospedale Scarlato, il Pd replica alla Paolino

Di Adriano Falanga

L’intervento della Paolino sul nosocomio scafatese segue l’incontro che il collega Alberigo Gambino ha avuto la settimana scorsa, in forma privata, con il ds Aristide Tortora. “Peccato che giunga tardivo perché il potenziamento del Punto di Primo Intervento era già previsto dalla normativa e non richiedeva alcuna attività straordinaria ma solo l’impegno del precedente governo Caldoro che, evidentemente, è mancato se in cinque anni nulla è stato fatto al riguardo”. Così Il Partito Democratico locale, in una stampa. “Non sappiamo invece se sorridere per l’ironia della battuta o piangere per la gravità della bufala secondo cui Caldoro sarebbe riuscito ad ottenere il rientro del Mauro Scarlato nella rete dell’emergenza ed ora col governatore De Luca si sarebbe fatto un passo indietro. Quello era solo uno spot che serviva per la elettorale regionale e null’altro. Siamo tutti seri su un tema serio come il nostro Ospedale – si legge ancora nella nota – Noi continuiamo a dire che vogliamo solo ed esclusivamente il Pronto Soccorso. Non accettiamo palliativi, ne’ subordinate, ne’ contentini di sorta. Il potenziamento del PPI è utilissimo ma è materia tecnica che va lasciata ai tecnici. Quella per il rientro dell’Ospedale Scarlato nella rete vera dell’emergenza con l’apertura del pronto soccorso e’ invece una battaglia politica che noi intendiamo portare avanti con forza e decisione anche adesso che a governare la Regione è De Luca”. Anche e soprattutto adesso, sarebbe opportuno dire. Dal circolo democrat di via Giovanni 23° sono decisi a non fare sconti a nessuno: “Vogliamo infatti incontrare il governatore quanto prima perché sul nostro Ospedale non intendiamo fare sconti a nessuno. Comprendiamo la Paolino che deve pur giustificare la sua presenza in Consiglio Regionale e far sentire ogni tanto la sua voce dopo cinque anni di silenzio e vuoto in cui non ha prodotto alcun risultato utile, sebbene a far silenzio farebbe una miglior figura. Ma incontri con soggetti che alcun potere decisionale hanno in merito all’emergenza, se finalizzati ad un caffe o a uno spazio sui giornali, a noi non interessano – poi l’impegno del Pd – A noi non preme vincere una battaglia. Ci fermeremo solo quando avremo vinto la guerra”. Scafati. Dietrofront Scarlato: Aliberti stia zitto. L’affare liceo e non solo

SCAFATI. “Non voglio scendere più in politica, non voglio neppure più costruire il liceo né multisala né tanto meno un supermercato. Volevo fare qualcosa per la città, ma queste polemiche mi hanno stufato e ho avvisato ieri stesso il vicepreside del Caccioppoli di trovare un’altra collocazione. Io mi tiro fuori, sono stanco che ogni progetto viene visto come un affronto politico” così l’imprenditore Corrado Scarlato (nel riquadro) , ex ad della Papiro Sud, ora proprietario di un’altra attività dello stesso settore con sede a Tivoli e del terreno di via Madonnelle, risponde alle polemiche politico-economiche dell’ultima ora. “Nel terreno della Papiro Sud, ora, sto realizzando il capanno che serve per la mai attività senza alcuna speculazione. Ero stato contattato dal preside del Liceo Caccioppoli per prevedere in quell’area la nuova sede del liceo ma a quanto pare la situazione è diventata più grande di quella che doveva essere” spiega Scarlato. “Il sindaco sa bene che non ho presentato alcun progetto dettagliato in merito ma, la reazione, non fa altro che chiudere ulteriormente il discorso. Il ragionamento che avevamo fatto per dare il via alla realizzazione di una struttura per il liceo all’interno di via Madonnelle, era nato con lo scopo di dare un nuovo input alla città e di favorire la nascita della scuola in quella zona. Nulla di più”. Sull’idea di costruire un multisala oppure un supermercato, Corrado Scarlato specifica: “Al di là di tante chiacchiere di fatto non c’è ancora un progetto bocciato, quindi è inutile che il sindaco dice certe cose”. Il vero problema sarebbe di natura politica? “Io non mi voglio candidare a sindaco. Mi sono tirato indietro anche dopo aver vinto le primarie del centrosinistra nel 2013” spiega Scarlato. “Continuo a portare avanti la mia azienda ed a costruire il capanno in via Madonnelle per il permesso a costruire che ho”. Tutto era iniziato quando, interrogato sulla vicenda, nel corso di una conferenza stampa, Aliberti aveva detto, sulla Papiro Sud: “Ad oggi, i proprietari, la famiglia Scarlato, hanno solo l’autorizzazione per abbattere e ricostruire la struttura esistente. La possibilità di realizzare una nuova struttura per il liceo ci obbliga comunque a fare una variante urbanistica che non è detto che faremo”. Pochi giorni dopo la dichiarazione erano successe due cose: la prima è che c’era qualche potentato che aveva dirottato la sua posizione pubblica nei confronti di Aliberti. La seconda è che un gruppo di imprenditori aveva iniziato un ragionamento politico per il dopo Aliberti per accaparrarsi la poltrona da primo cittadino. Insomma, dopo essere stati uno accanto all’altro fino ad oggi nei placet per la realizzazione di strutture sanitarie ed editoriali, era arrivata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Intanto le riunioni e gli equilibri continuano a muoversi ed a ripristinarsi un po’ per volta. Non esistono i poteri forti solitari, né è corretto parlare di poteri in senso negativo solo quando cambiano il vento di direzione: variare l’uso di una struttura industriale resta un’opera complicata, così come è complicato discutere della realizzazione di un centro commerciale. Lo sa bene anche l’amministrazione comunale che aveva provato a costruire un grande centro commerciale nell’ex manifattura, col sostegno dei privati: l’Urban Center. Un’altra opera di cui ora non parla più nessuno, nemmeno il sindaco.

Valeria Cozzolino

Canfora «in attesa» E convoca i sindaci

SCAFATI. A dire la sua sulla questione liceo scientifico è anche il presidente della Provincia Giuseppe Canfora: “Abbiamo iniziato un ragionamento di ampliamento che però è in alto mare” spiega Canfora “Deve essere l’amministrazione comunale a chiederci la priorità in questo senso e non certo noi dalla Provincia che possiamo scavalcarla. Come ente provinciale non abbiamo il potere economico di agire su tutti i plessi di tutte le città ma cercheremo di intervenire e di dare una mano dove vorranno le amministrazioni locali. Il ragionamento aperto finora deve essere sposato dal Comune e proposto in Provincia”. Con questo scopo quindi Canfora ha anche annunciato: “Nei prossimi giorni ho convocato con questo scopo tutti i sindaci dell’Agro Nocerino Sarnese e non solo: mi devono rappresentare le problematiche prioritarie del territorio e insieme dobbiamo stilare una mappa delle emergenze. Poi, lo stesso discorso lo faremo per l’assetto viario” spiega Canfora. Tra le proposte per rilanciare ed ampliare la struttura c’era anche quella di stabilire nuove classi del liceo nell’ex sede del distretto sanitario dell’ospedale Mauro Scarlato di Scafati. Anche questa ipotesi sembra però naufragata. (v.c.)

«Un liceo al posto dell’ex fabbrica? Mai»: il sindaco dice no al progetto di riutilizzo

Aliberti frena qualsiasi ambizione edilizia di alcuni imprenditori. Il sindaco di Scafati spiega il motivo della sua azione politica: «Trasformare un’area industriale in una struttura del genere non penalizza l’imprenditore, sicuramente la città. Sono un tradizionalista conservatore con qualche sfumatura di vero sano comunismo: le scuole meglio se realizzate dallo Stato” il riferimento alle ipotesi che girano di un probabile liceo laddove insiste un ex opificio industriale, oggi in ricostruzione. In quella zona, spiegava l’ex assessore all’Urbanistica Giancarlo Fele, il Puc (da approvare) prevede la ricollocazione industriale, per realizzare qualcosa d’altro occorre una variante, che questa amministrazione conferma di non voler concedere. Come del resto non l’ha concessa per la costruzione di un centro commerciale in via Cavallaro. Il sindaco si dice, inoltre, contro l’inciucio politico tra destra e sinistra, come accaduto altre volte in città, dimenticando forse di quando fece votare alle provinciali il candidato del centrosinistra, Giuseppe Canfora, pur di non votare Giovanni Romano, espressione di Fdi. (a.f.)

Scafati. Dopo la visita all’ospedale “Scarlato” Gambino bacchetta il sindaco

«Evidentemente non ha avuto ancora fine lo stato di confusione che ha caratterizzato l’operato del Sindaco di Scafati negli ultimi mesi se, come è avvenuto, lo stesso ha ritenuto di criticare la mia autonoma e legittima iniziativa di visitare il l’ospedale “Scarlato” dolendosi di non saperne nulla e, anche, di non essere stato invitato». Questo l’attacco del consigliere regionale Fdi, Alberico Gambino. «Dalle conclusioni della sua risibile esternazione sull’argomento rilevo, però, che ancora non ha compreso – nonostante gli oggettivi insuccessi conseguiti ad esempio su Agroinvest Spa di cui pure si è apertamente lamentato – che la strategia della “stanza chiusa e degli incontri a quattr’occhi” non solo non hanno mai fatto conseguire risultati utili ai territori ed alle comunità, ma addirittura possono risultare deleteri per la stessa credibilità di chi questi incontri preferisce tenere -scrive Gambino-… non posso che ringraziare gli operatori del P.O. Mauro Scarlato che, nell’incontro di venerdì 5 febbraio, non solo hanno esposto le criticità del P.O. ma mi sono sembrati interessati e convinti di partecipare ad un incontro istituzionale ed utile, visto il contributo fornito da tanti dei presenti alla discussione, e non certamente ad un “incontro amichevole che poteva tenersi anche in un bar” in cui evidentemente è aduso svolgere i propri il sindaco di Scafati. Ma la teatralità e la comicità del personaggio è ben nota e si sa che quello che dice oggi non vale domani mattina. Spiace solo, in questa forzata polemica familiare, aver dovuto leggere “delle lamentele risibili” dell’on.le Paolino che, evidentemente, non ha ancora ben compreso che io opero, quotidianamente, in totale e piena autonomia di ruolo e che preferisco essere quotidianamente presente ed attivo vivendo e conoscendo direttamente i problemi del territorio piuttosto che essere presente solo in campagna elettorale oppure partecipare a pompose conferenze stampa di natura puramente elettorale, come quella ad esempio che si tenne “per annunciare la prossima riattivazione del Pronto Soccorso del P.O. Mauro Scarlato”, ovvero prendere parte ad assemblee consortili magari per sostenere e sponsorizzare la nomina del Presidente del CDA del Mercato Ortofrutticolo di Pagani – Nocera. Io metto quotidianamente la mia faccia a sostegno dei problemi che vivono i cittadini e tanto continuerò a fare non preoccupandomi, minimamente, delle arabe fenice che impegnano il proprio tempo per lamentarsi e per innescare polemiche inutili e infondate fidandosi esclusivamente dei “resoconti” forniti da propri informatori che evidentemente, come è accaduto nel caso in questione, non hanno ben raccontato i fatti. Scafati. Paolino: «Caldoro aveva visto bene»

SCAFATI. «Il piano ospedaliero della Giunta Caldoro è all’esame di Mef e Ministero della Salute, noi abbiamo fatto i compiti”». Era marzo 2015, prima delle elezioni regionali, quando Stefano Caldoro pronunciò queste parole, insieme con Monica Paolino, Pasquale Aliberti, Michele Schiano, Antonio Squillante. E siccome il decreto 49 dopo 5 anni era scaduto e c’erano soldi disponibili, fu possibile stilare il nuovo piano ospedaliero. Fu detto ancora che bisognava sollecitare i ministeri, perché stava a loro concretizzare. Non è andata così e si scopre che quel famoso piano ospedaliero, che restituiva il pronto soccorso all’ospedale di Scafati, è stato rispedito al mittente. Lo svela la consigliera regionale Monica Paolino. «Sulla questione Sanità non è più ammessa demagogia. Utilizzare la lunga attesa dell’ambulanza da parte di un ciclista ferito, a seguito di un incidente, è puro sciacallaggio politico». La Paolino si riferisce allo scontro con Angelo Matrone, consigliere comunale di Fdi, che ha accusato di inerzia politica e spreco di fondi pubblici l’amministrazione comunale. «A chi ha dimenticato le azioni intraprese da Caldoro in questi anni, ricordo il lavoro messo in campo nella scorsa legislatura e quanto, il rientro dal deficit sanitario, sia stato il centro nevralgico dell’opera di Caldoro. Il decreto 49 è figlio del disastro di Bassolino e della sinistra e solo grazie ad una politica concreta e non demagogica, siamo riusciti a rientrare da un debito stratosferico pari a 853 milioni di euro. Caldoro è riuscito a produrre un nuovo Piano ospedaliero di riorganizzazione che intendeva superare il decreto 49. Un Piano, inviato da più di sei mesi all’Agenas e al Mef che pare sia ritornato al mittente, alla Regione Campania, per osservazioni. Non sappiamo in cosa consistano Le osservazioni. Esiste, infatti, un atto ufficiale in Regione Campania, un Piano dell’Emergenza, che individua il presidio ospedaliero di Scafati come Punto di Primo Intervento, una struttura più organizzata capace di mettere in sicurezza il territorio. Anche il Ppi, nonostante le nostre sollecitazioni, non è stato mai attivato a Scafati. La verità è che l’attuale governo, sulla questione Sanità è fuori tempo massimo». (af)

Scafati. La visita a sorpresa di Gambino scatena polemiche in ospedale

SCAFATI. Uno sgarbo istituzionale, oppure visita privata, quella che ha tenuto il consigliere regionale Alberigo Gambino presso l’ospedale Scarlato di Scafati venerdi mattina? Ufficialmente in visita presso le diverse strutture ospedaliere della zona, Gambino, da segretario della commissione regionale Sanità sta approfondendo la realtà locale di queste strutture in prospettiva di un consiglio regionale monotematico. L’incontro con il direttore sanitario dello Scarlato, Aristide Tortora, si è però trasformato in una improvvisata conferenza stampa, a cui era presente anche Marco Cucurachi, consigliere comunale del Pd e notoriamente amico di Tortora. «Neppure sapevo della cosa – ammette il sindaco, Pasquale Aliberti -. Credo fosse un incontro tra amici post campagna elettorale tra il direttore sanitario e il consigliere regionale. Un incontro benedetto, ho saputo, dalla presenza del Pd locale in cui spero, oltre a strumentalizzare e inventarsi le responsabilità degli altri, abbiano indicato soluzioni possibili». Non si risparmia l’ironia il primo cittadino: «Per una prossima volta mi rendo disponibile io per il caffè, in qualche bar, per evitare almeno al personale medico di assistere a coffee amicali». Andando oltre le questioni politiche, lo Scarlato sembra essere finito, se mai ne fosse uscito, nella solita impasse istituzionale, che puntualmente finisce nello scaricabarile istituzionale. Tant’è che la moglie del sindaco, e consgliere regionale Monica Paolino, ha spiegato che il piano ospedaliero Caldoro è ritornato al mittente per una richiesta di chiarimenti. «Non è dato sapere quali», ha chiosato la forzista. Domanda che giriamo all’onorevole Gambino, con l’invito di approfondire la questione, magari nella commissione Sanità in cui è segretario. Da capire anche quali le intenzioni del governo regionale a guida De Luca sulla struttura di Scafati, attualmente diretta da Tortora, costretto a condividere le responsabilità con altri tre direttori. Interviene anche Tortora: «A maggio 2011, per la chiusura di blocco operatorio e farmacia, l’ospedale fu ridimensionato e chiuso il pronto soccorso. Fu attivato un punto di primo intervento, con presenza di un medico e 2 infermieri. Politici e cittadini chiedono la riapertura del pronto soccorso; nelle more, per garantire l’assistenza, la direzione sanitaria ha proposto il passaggio del PPI alla gestioneospedaliera. Riassetto previsto se i PPI superano le 6000 prestazioni annue, fondamentale per il potenziamento dei PPI che svolgono funzioni complesse quali triage infermieristico, osservazione medica breve e piccola chirurgia. Sarebbe un bel passo avanti per il progressivo reinserimento del Mauro Scarlato nella rete dell’emergenza che si realizzerebbe attraverso l’agognata riapertura del Pronto Soccorso». (af)