Scafati. Sviluppo: l’Antimafia indaga sull’ex Copmes, la procura ordinaria cura un altro filone

VALERIA COZZOLINO

SCAFATI. Le mani dell'Antimafia anche su Scafati Sviluppo: nel mirino degli uomini della Dia di finisce anche la partecipata comunale di Palazzo Meyer. Diversamente da quello che si potrebbe pensare però, non è l'appalto per la reindustrializzazione dell'area ex Copmes da 18milioni di euro ad essere finito nel mirino, ma un'altra questione. In particolare gli uomini dell'Antimafia di Salerno hanno effettuato l'acquisizione delle documentazioni alla base della compravendita di un capannone nell'area industriale. L'acquisto risale al 2011 e il pagamento del 30% all'anno successivo. Infatti in quella data fu effettuata la compravendita di uno spazio destinato ai capanni nell'area ex Copmes ad una società che si occupa della vigilanza sul territorio comunale. La stessa ditta che qualche tempo dopo, avrebbe avuto una serie di affidamenti diretti del servizio di vigilanza a Scafati, già oggetto di acquisizioni da parte dell'antimafia di Salerno nel comando di polizia municipale di via Pietro Melchiade a Scafati. L'Antimafia sta verificando infatti anche il costo di quel capannone venduto all'istituto di vigilanza nonché la congruenza rispetto al “listino” di Scafati Sviluppo. Non ultima la verifica finanziaria dell'opera poi messa in vendita dalla Stu diretta all'epoca dei fatti da Giovanni Cannavacciuoli e prima da Filippo Sansone. Fu con quella gestione che fu messa in campo la vendita dello spazio all'istituto di vigilanza che ha sede a Salerno. In quello stesso anno fu anche bandita la gara per la realizzazione di una parte dell'area: il responsabile del procedimento era la dirigente Maria Gabriella Camera. Ma a dire il vero la società di vigilanza salernitana è stata una delle prime ditte a manifestare il suo interesse per un suolo all'interno dell'area ex Copmes già fin dal 2009 quando a capo della Stu c'era Aurelio Voccia De Felice, figlio dell'ex sindaco di Scafati. Lo stesso Voccia che qualche mese fa è finito nel mirino dell'Antimafia – indagato – per aver pagato una tangente ad Alfonso Loreto e Luigi Ridosso per “far lavorare senza problemi” la ditta che gestiva il servizio strisce blu a Scafati tra il 2009 ed il 2015 (L'Aipa di Milano). Non è escluso che l'affaire vigilanza-cosa pubblica su cui si sta spostando l'attenzione dell'antimafia negli ultimi giorni, sia una pista suggerita proprio da Alfonso Loreto che da qualche settimana è stato inserito nel programma di protezione testimoni perché divenuto “collaboratore di giustizia”.

La procura di Nocera indaga da tempo sulle distanze dal cimitero

SCAFATI. L'inchiesta parallela sull'ex Copmes coordinata invece dalla Procura di , riguarda invece la distanza dal cimitero dubbia. La Procura nocerina non aveva riconosciuto nessun sequestro ma aveva iscritto nel registro degliindagati dieci persone con l'accusa di abuso edilizio per la realizzazione dell'ex Copmes. L’indagine della Procura di Nocera Inferiore affidata al sostituto procuratore, Roberto Lenza, riguardava infatti il progetto redatto dallo studio Giugiaro. Nel registro degli indagati sono finite per ora dieci persone tra tecnici comunali, professionisti e consiglieri del Cda di Scafati Sviluppo la società partecipata che si è occupata del progetto di reindustrializzazione. Nel mirino, chi ha istruito la pratica edilizia a partire dalla responsabile del Piu Europa, Maria Gabriella Camera, a seguire i tecnici Andrea Matrone, Aniello Cirillo e Maurizio Albano, l’ex amministratore delegato di Scafati Sviluppo Giovanni Cannavacciuoli, con i componenti del cda Alfredo D ’Ambruoso e Maria De Rosa. E infine i tecnici esterni, l’architetto progettista Valeriano Pesce, e coloro che hanno curato la pratica per l’edificazione dei capannoni, Massimo Di Salvo e Giampiero Imparato. Esclusi dall’inchiesta i politici. (v.c.)

Scafati. Pronto a dimettersi Barchiesi, chiamato in causa dal pentito

Secondo le dichiarazioni del neo pentito Alfonso Loreto, avrebbe goduto del suo sostegno per riuscire ad essere eletto al consiglio comunale nel 2013: Roberto Barchiesi risultò primo nella civica Grande Scafati, arrivando davanti anche all’uscente consigliere comunale Espedito De Marino. Una new entry nel panorama politico scafatese, eletto nella coalizione di Pasquale Aliberti al suo secondo mandato. Una nipote di Barchiesi, figlia della sorella, è la ex moglie del neo pentito e mamma di una sua figlia. La donna in questa fase non ha accettato di entrare nel programma di protezione, mentre sono partiti per una località segreta l’attuale compagna con il resto della famiglia di Alfonso Loreto. Politicamente Barchiesi, seppur a pieno titolo in maggioranza, non è però annoverato tra i fedelissimi alibertiani, anzi, più volte avrebbe mostrato di agire secondo propria convinzione. E’ stato lui, con Stefano Cirillo, Pasquale De Quattro ed Alfonso Carotenuto, tra i fautori della mancata decadenza del primo cittadino, che di fatto ha negato la possibilità di potersi ricandidare per un terzo mandato consecutivo. “Per tutelare il buon nome della città e di questa amministrazione, fatta di persone perbene, sono pronto a rassegnare le mie dimissioni. Con sicura coscienza di essermi comportato sempre correttamente”. Così Barchiesi sulla sua pagina Facebook, in risposta a quanto è emerso sulla stampa. La sua è una “difesa” articolata in tre punti: “Mia nipote è separata da questo signore dalla fine del 2012 inizio 2013. A partire da quella data mia nipote e la figlia vivono a casa della madre, mia sorella. Come è ampiamente dimostrabile”. Una parentela acquisita, e rapporti legati esclusivamente dalla presenza della bambina, secondo il consigliere comunale di maggioranza: “Da allora, e sottolineo da allora, i miei rapporti con questo signore si sono interrotti, nonostante che prima della separazione di mia nipote fossero rapporti puramente formali, mai frequentazione abituale”. Infine l’arringa: “Nella mia vita non sono mai stato indagato per rapporti, o vicinanza, con ambienti camorristici o malavitosi. E anche questo è dimostrabile. Quantunque nella mia qualità di amministrazione pro-tempore non ho mai, e ripeto mai, favorito interessi illeciti e camorristici, come è ampiamente dimostrabile”. Le dichiarazioni pubbliche di Barchiesi trovano la solidarietà di Nello Aliberti, fratello del sindaco e indagato con esso, come è noto, per voto di scambio politico mafioso, corruzione, concussione, associazione mafiosa e abuso d’ufficio. “La vergogna è dello stato che permette a questi individui di delinquere, pentirsi, tornare a delinquere, tornare a pentirsi. E raccontare storie inventate solo per dare fiato alla bocca” scrive Aliberti junior. Solidarietà anche da Alfonso Carotenuto, consigliere di Uniti per Scafati: “Convinto della tua estraneità ai fatti citati dalla stampa odierna, auspico tu non prenda decisioni affrettate che porterebbero a privare la nostra Scafati dell'impegno che da sempre energicamente hai profuso per essa”. Dalla lista Grande Scafati è stato fatto il nome di Angelo Romano quale futuro erede della poltrona di presidente del cda di Scafati Solidale. Una nomina non ancora ufficializzata, seppur largamente condivisa in maggioranza. Romano è stato già componente del Nucleo di Valutazione.

(G.P)

Scafati. Commissione d’accesso: “Se serve a fare luce, ben venga”

Di Adriano Falanga

“Se serve per fare luce e stemperare ogni dubbio o incertezza, ben venga la commissione d'accesso. Questa potrà solo lavorare per la tutela di chi non ha nulla da tenere e a salvaguardia di chi ha sempre svolto con onestà e correttezza il proprio lavoro”. Pasquale Coppola, presidente del Consiglio comunale, commenta così la notizia del probabile insediamento della commissione prefettizia, che dovrebbe scrutare l’attività amministrativa del . A richiederla tutte le forze politiche di opposizione, consiliare ed extra consiliare. “Scafati ha bisogno di un momento di pausa, perché lo scontro politico è sicuramente degenerato, è il proiettile che mi è stato fatto recapitare lo dimostra. Lo dimostrano anche le lettere anonime e quel clima avvelenato che dei veri e propri tifosi politici hanno contribuito a diffondere”. Coppola definisce “tifosi politici” coloro che, dall’esterno, hanno contribuito ad alimentare un clima velenoso, culminato con lo scontro sulla decadenza, che ha fatto registrare forse le pagine più tristi della politica scafatese. “Mi spiace che i miei appelli al buonsenso politico e l'invito a stemperare i toni non venga recepito. Io ho scelto di tenere un profilo basso, ed è ciò che dovrebbe fare chiunque ricopra un ruolo istituzionale. Lo dobbiamo alla città”. Un momento delicato, attorno al quale ruota il futuro politico e amministrativo della città, e chiaramente, tutti sono chiamati a fare la propria parte.

“Personalmente sono sereno, consapevole di aver svolto il mio ruolo fedelmente al mio mandato elettorale ma anche alla mia carica istituzionale. Sono certo che tutto andrà risolvendosi presto e in bene” aggiunge Coppola, che non risparmia una vena polemica: “sono rammaricato soltanto dal non essere riuscito a dare il mio contributo per il raggiungimento degli obiettivi. Non è colpa mia, il sindaco ha voluto mettermi fuori dalla maggioranza, ma sono certo che se fossi rimasto assieme a Pasquale Vitiello avremmo potuto raggiungere obiettivi molto importanti. E’ andata diversamente purtroppo”. Dal canto suo Pasquale Aliberti si dice sereno sull’arrivo della Commissione ma resta profondamente convinto che questa sia diretta conseguenza delle denunce e delle richieste avanzate dai suoi oppositori politici. Ad ogni modo, sarà il tempo a stabilire quale sia l’effettiva realtà. E’ convinto dell’operato pulito e trasparente dell’amministrazione, l’assessore all’Urbanistica Nicola Acanfora. “Sindaco, molti di quelli che oggi ti attaccano dovrebbero solo ringraziarti per ciò che hai fatto per la tua città, la verità è che grazie a te i cittadini hanno scelto una coalizione dove i poteri forti sono rimasti a margine, dove le nobili e blasonate famiglie scafatesi sono state spodestate a favore del popolino, quello umile, quello vero, quello che noi insieme a te rappresentiamo con orgoglio, forse questa è la nostra grande colpa, non avere il favore dei poteri forti e spesso occulti, che arrivano a Roma e che decidono in segrete stanze del nostro futuro, questo è il prezzo da pagare per chi non ha compari illustri?” Cita i poteri forti e occulti anche l’assessore, sulla scia di quanto da tempo sostiene lo stesso Aliberti, ma nomi non ne escono, se non allusioni a Mario Santocchio, per dire il più evidente. “Molti sono saliti sul carro dei vincitori e molti sono scesi, ma ciò che resta e resterà sempre è la storia importante che abbiamo grazie a te scritto in questi anni, nessuna denuncia nessuna calunnia nessuno potrà toglierci tutto questo” la conclusione di Nicola Acanfora.

Si pente Alfonso Loreto. Gli intrecci tra camorra, politica e imprenditoria

I familiari di Loreto jr entrano nel programma di protezione testimoni: Alfonso Loreto, figlio di Pasquale, ha deciso di collaborare con la giustizia. Tremano i politici e gli imprenditori dell'Agro di cui, il giovane di casa Loreto, potrebbe svelare molti segreti. Arrestato lo scorso settembre è considerato un elemento chiave di un sodalizio criminale dedito agli omicidi, estorsioni e guerra tra bande. Nel mirino degli inquirenti erano finiti quattro pregiudicati, affiliati al clan camorristico “Ridosso-Loreto” che opera a Scafati, in particolare nel settore delle estorsioni, dell’usura e nel riciclaggio di assegni bancari. In carcere oltre al 29enne Alfonso Loreto (figlio del boss Pasquale); il 43enne Alfonso Morello, il 29enne Luigi Ridosso e il 32enne fratello Gennaro. Tra gli indagati, figuravano, oltre allo stesso Pasquale Loreto, anche imprenditori. Tra le accuse però, spuntava un legame interessante con la politica locale: in quell'occasione infatti fu contestata l'estorsione ai danni della società che gestiva il servizio parcheggi a Scafati per cui – secondo gli inquirenti – il già consulente comunale Aurelio Voccia (poi indagato), pagò una tangente di 30mila euro. A quell'appuntamento c'era proprio Alfonso Loreto. Infatti era il periodo a cavallo tra il 2009 ed il 2010 quando su minaccia di Luigi Ridosso e Loreto jr, Aurelio Voccia consegnò, nel laboratorio di analisi di C.M., in una busta chiusa, i soldi. Ora potrebbe svelare i retroscena anche di quell'incontro, il figlio dell’ex boss poi pentito, Pasquale Loreto. Suo padre, attualmente considerato uno dei pentiti più affidabili della camorra, al vertice della nuova famiglia insieme a Pasquale Galasso e Carmine Alfieri, era legato alla primula rossa dell’organizzazione, alias “Franchino ‘a belva”. Uscito dal programma di protezione testimoni, Alfonso rientrò a Scafati nel 2001 e subito iniziò la sua attività al fianco della famiglia Ridosso. Forte del nome di suo padre, Alfonso Loreto aveva l’ex boss della Nuova Famiglia come consigliere e guida. Il padre lo aveva messo sulla strada della famiglia Ridosso e il giovanissimo Alfonso fin da subito ha avuto un ruolo chiave nell’emergente clan Loreto-Ridosso negli anni compresi tra il 2005 ed il 2010. Ancora oggi era un elemento chiave del sodalizio.

LA DECISIONE

Si occupava della gestione degli appalti di pulizie presso varie aziende insieme ai suoi soci, gestiva il mercato delle slot e dei video poker non solo a Scafati ma in tutto l’Agro. Come suo padre, era un leader e aveva fatto dell’usura e dell’estorsione il suo pane quotidiano. Il figlio dell’ex boss era stato arrestato nel 2012 con l’accusa di detenzione di arma clandestina e munizionamento ma poi era tornato libero e finito nuovamente nei guai per estorsione: alla fine era in libertà grazie al decreto svuota carceri. Poi, dopo l'arresto, un cambio e ricambio di avvocati difensori, fino alla decisione di collaborare con la giustizia. Da circa dieci giorni si notava uno strano andirivieni dalle abitazioni di persone legate da vincoli di parentele con Alfonso Loreto. Bocche cucite da parte dei parenti che giustificavano le continue visite delle forze dell'ordine come interrogatori o consuete visite in carcere al loro noto parente detenuto. La realtà è balzata alla ribalta della cronaca solo in queste ore confermata da più parti, ora anche dai più stretti familiari. Loreto jr, dai più conosciuto come "Funzin", abitava nel quartiere Mariconda, in uno dei palazzi del complesso IACP, due le abitazioni occupate dalla sua famiglia, una al piano inferiore dove vi abitava la madre, ex compagna del padre Pasquale, con la sorella di Alfonso e l'altra al piano superiore dove abitava il neo pentito della mala locale. Alfonso Loreto dopo essersi separato con la moglie, risiedeva attualmente in uno degli stabili popolari di via Bernini, con la giovane compagna da cui aveva avuto due figli. Loreto Jr aveva avuto anche una figlia dall'ex moglie che attualmente risiede in centro e che circa una settimana fa sarebbe stata accompagnata ad un colloquio con l'ex marito per chiederle di entrare nel programma di protezione che tutela i familiari dei collaboratori di giustizia, ma la donna lo avrebbe rifiutato. Invece avrebbero accettato il programma di protezione la madre, la sorella e l'attuale compagna. Nei giorni scorsi in due diversi momenti sarebbero state accompagnate in località protette prima la madre con la sorella e dopo circa due giorni la compagna e i due figli di Alfonso Loreto. Il tutto sarebbe accaduto senza che i vicini si accorgessero di nulla. Niente sarebbe stato portato via dalle abitazioni se non l'auto trasportata nella notte dalle forze dell'ordine.

(VC) Scafati. Nomine, deleghe, Anac. Aliberti prende tempo. Commissione d’accesso: “sono sereno”

Di Adriano Falanga

Niente consiglio comunale, poche e mirate le Giunte, ancora in alto mare le nomine e nulla di definitivo per quanto riguarda la programmazione delle nuove opere da realizzare con i fondi europei. A Palazzo Mayer si respira un’aria di attesa, la sensazione è che gli uffici procedano con il freno a mano tirato. Probabilmente una semplice opinione di chi scrive, fatto sta che tutto sembra essersi limitato alla ordinaria amministrazione. C’è silenzio sulle grandi opere, presenti e future, e argomenti quali il Pip, il Puc e la riqualificazione urbana sembrano essere finiti in un angolo. Il primo cittadino appare preoccupato, almeno stando a quello che raccontano i suoi consiglieri comunali. Doveva tenersi un consiglio comunale subito dopo l’Epifania, dove Aliberti avrebbe presentato la nuova Giunta e messo ai voti una fiducia nei suoi riguardi a mezzo approvazione di un nuovo documento programmatico. Una “resa dei conti” annunciata e mai attuata. Da Gennaio ad oggi si sono tenute riunioni settimanali con al centro più che altro le manovre politiche in seno alla maggioranza. Archiviata la fase rimodulazione Giunta, è stata avviata e conclusa anche la fase deleghe ai consiglieri ma nonostante la firma dei decreti sia avvenuta a metà febbraio, ad oggi ancora non sono stati pubblicati sull’albo on line del Comune. Questo alimenta un clima di incertezza tra le fila degli alibertiani, che faticano a capire cosa abbia eventualmente in mente il loro leader. Inoltre, le presenze del sindaco alle riunioni di maggioranza sono sempre più risicate e sporadiche.

Sul tavolo ancora le nomine del nuovo direttore e del cda di Scafati Solidale, del responsabile Avvocatura e dei componenti del Nucleo di Valutazione e del Controllo di Gestione. Per ognuna di queste posizioni è stata aperta una manifestazione d’interesse, tramite presentazione di curriculum indirizzati al primo cittadino, tutte concluse il 22 febbraio. Ufficiosamente le nomine sono frutto di una discussione di maggioranza, ufficialmente conseguenza delle valutazioni del sindaco dei curricula presentati. L’incertezza regna anche sulla delibera dell’Anac del dicembre scorso, quando il presidente Raffaele Cantone dichiarò incompatibile le nomine di Andrea Granata e Mario Ametrano, rispettivamente presidente della Scafati Solidale e amministratore delegato della Scafati Sviluppo. Non è noto se il responsabile dell’anticorruzione di Palazzo Mayer, il dirigente Giacomo Cacchione, abbia dato seguito a quanto impostogli dall’autorità nazionale anti corruzione, e quindi non si capisce se queste nomine state effettivamente revocate o meno. Unica certezza, è la relazione che Cacchione avrebbe trasmesso, già nel gennaio scorso, all’Anac. Nel documento si chiariva il ruolo di Ametrano nella società di trasformazione urbana con socio unico il Comune di Scafati, che porta avanti il progetto di riqualificazione dell’area Ex Copmes. Cacchione avrebbe spiegato a Cantone perché l’a.d. dovrebbe restare al suo posto, e ciò in virtù dei poteri gestionali che concede lo statuto della società, di fatto in capo al presidente e non all’amministratore delegato. A chiedere a Giacomo Cacchione di eseguire quanto imposto dall’Anac è il consigliere di Fratelli D’Italia Mario Santocchio, autore della segnalazione. “Aliberti compra il consenso politico suo e della moglie con queste nomine illegittime – poi, quasi a profetizzare – e molto altro deve ancora venire”.

E SFIDA L'OPPOSIZIONE: "BEN VENGA LA COMMISSIONE D'ACCESSO"

“Nutro una incrollabile fiducia nei magistrati che stanno indagando su di me e sulla mia amministrazione; attenderò con la stessa serenità anche una eventuale commissione d'accesso chiesta palesemente dai miei oppositori”. Pasquale Aliberti non smentisce l’imminente arrivo di una commissione d’accesso a Palazzo Mayer, ma si dichiara sereno nel caso questa possa insediarsi. Punta però l’indice contro i suoi nemici: “Contro gli speculatori a cui non ho fatto edificare centri commerciali solo per salvaguardare il commercio della mia città, contro quelli che volevano continuare a fare del comune il loro centro di arricchimento, con incarichi legali milionari non dovuti, contro quelli che hanno denunciato persino me e i miei genitori per abusi edilizi, applicando una doppia morale ed una diversa valutazione per le loro case ed i loro abusi – l’autodifesa del primo cittadino – contro tutti questi diffamatori che, pur bocciati costantemente dai cittadini al voto cercano di convincere quegli stessi cittadini che io sia un camorrista e che abbiano sbagliato a votarmi tante volte, io continuo e continuerò a fare barriera, supportato solo dalla passione per la mia città che nutro da ragazzo, dal sogno di poter fare politica anche a livelli alti senza avere nessun padrino o nessuna tradizione familiare di antica nobiltà, e con la consapevolezza di essere una persona onesta”. Secondo Pasquale Aliberti, lo scontro politico nasce nel 2012, quando negò la stabilizzazione della moglie dell’ex capogruppo del Pd, Vittorio d’Alessandro. “il GUP, all'esito dell'udienza di ieri mattina da persona arguta e preparata, rinviando a giudizio l'architetto Anna Matrone, per rivelazione di segreti di ufficio, ha individuato una evidente responsabilità penale – fa presente il primo cittadino – nella qualità di dipendente comunale, incaricata di un pubblico servizio, la Matrone utilizzò dati informatici contenuti all'interno di un computer del Comune, consegnandoli al marito Vittorio D'Alessandro. L’ex capogruppo del Pd, nonostante le sue conoscenze di avvocato, presumo non avesse ritenuto le informazioni non divulgabili, consegnò pertanto i dati alla Guardia di Finanza facendo scaturire un procedimento a carico di alcuni dirigenti comunali per i quali è stata esclusa ogni e qualsiasi responsabilità penale mentre per altri il procedimento è ancora in corso, difatti anche a proposito della mia posizione rimango dispiaciuto perché il giudice ha ritenuto che nelle mie dichiarazioni ci potesse essere una volontà diffamatoria”. Aliberti crede che tutto ciò che lo ha investito sia frutto di un disegno politico avverso nei suoi confronti. “Nonostante le pesantissime accuse che hanno investito me e la mia famiglia lo scorso anno, con il coinvolgimento dell'Antimafia nelle inchieste, vado avanti, anche se con la morte nel cuore perché la rappresentazione che viene fatta di me e del mio operato mi distrugge. Eppure continuo, soprattutto dopo ieri, ad essere fiducioso che la verità verrà a galla, a poco a poco e grazie alla stessa magistratura che costoro tentano di usare”.

Spaccio di droga: 33 misure cautelari tra Piana del Sele e napoletano. I nomi e le foto

G A i n u t s o e n p i p o e S C o u r r r cio entino

F A r n a t n o c n e i s e c t o t R a a D inone i Marco Carmine Landi Alda Di Benedetto

B G i u a g g l i i o e P l a m r o i D s i i Martino

Comunicato Stampa

Il 2 marzo 2016, a Salerno, (SA), (SA), Pontecagnano (SA), (SA), (SA), (SA), Napoli e (NA), i militari del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Salerno, supportati da due unità del Nucleo Cinofili di (SA) e da un equipaggio del 7° Elinucleo di Pontecagnano (SA), avvalendosi dell’ausilio dei reparti territorialmente competenti, hanno eseguito un provvedimento cautelare emesso dal GIP presso il Tribunale di Salerno, su conforme richiesta della locale Procura della Repubblica-DDA, nei confronti di 34 indagati (13 in carcere, 15 agli arresti domiciliari e 5 obbligo di dimora), ritenuti responsabili del reato di associazione per delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti (6 persone), nonché del reato di spaccio di stupefacenti del tipo “cocaina”, “hashish” e “marijuana” (27 persone).

Le indagini compendiate nell’operazione “THUNDERBOLT 1”, hanno avuto inizio a seguito dall’omicidio di PERSICO Vincenzo (perpetrato a -SA il 19 gennaio 2014), con lo scopo di definire il contesto delinquenziale in cui era maturato il delitto. All’esito dei primi sviluppi investigativi, il 25 gennaio 2014 furono individuati e sottoposti a fermo di indiziato di delitto quattro pregiudicati locali (VOLPICELLI Alberto, DI LUCIA Angelo, BRUNETTO Nicola e LAMBERTI Domenico), ritenuti coinvolti a vario titolo (esecutori materiali i primi due, favoreggiatore e mandante) nell’omicidio.

L’analisi delle risultanze info-investigative emerse sul conto del pregiudicato LAMBERTI Domenico (alias “Mimmo ‘a mafia”) ha, in par Mario Capriglione Samuel Giuliani

ticolare, consentito di accertare che lo stesso era elemento di riferimento per una fitta rete di pusher locali dediti allo spaccio di stupefacenti nei Comuni di (SA), Montecorvino Pugliano (SA), Giffoni Valle Piana (SA) e località limitrofe, e che i contrasti con il PERSICO erano sorti a causa dell’intromissione di quest’ultimo negli affari illeciti e nella gestione dello spaccio nei medesimi Comuni. Le investigazioni dalle quali scaturisce il provvedimento in argomento, in particolare, hanno consentito di:

– individuare i componenti di un nuovo gruppo criminale operante a Battipaglia (SA) e località limitrofe, delineando i ruoli ricoperti dai sodali (promotore, organizzatori delle attività di spaccio, fornitori abituali, corrieri addetti all’acquisto ed al trasporto dello stupefacente e pusher), le modalità di smercio dello stupefacente e il volume di affari giornaliero (il guadagno, al netto delle spese per approvvigionare la droga, è stimato in circa 1.000 euro al giorno);

– accertare la contestuale operatività, nella Piana del Sele, di quattro significative reti di spaccio, autonome rispetto al gruppo criminale pur con saltuari rapporti di collaborazione con lo stesso, composte da diversi pusher che si rifornivano alternativamente presso la piazza di spaccio di Napoli-Scampia (Lotto H) e l’hinterland partenopeo (Boscoreale), approvvigionando il mercato illecito di Battipaglia, Pontecagnano, Bellizzi, Eboli e dei Comuni Picentini;

– trarre già in arresto una persona e deferirne due in stato di libertà, nonché effettuare numerosi recuperi e sequestri di sostanza stupefacente sugli acquirenti.

Nel contesto delle operazioni è stato eseguito un decreto di perquisizione domiciliare e personale nei confronti di ulteriori 10 indagati, ritenuti responsabili di spaccio di stupefacenti

I NOMI

OPERAZIONE “THUNDERBOLT”

MISURA CAUTELARE IN CARCERE

1. COPPOLA Romina, nata a Genk (B) il 24.09.1989, residente a Battipaglia (SA); 2. DI BENEDETTO Alda, nata a Battipaglia (SA) l’1.04.1987, ivi residente, pregiudicata; 3. DI BENEDETTO Gianluca, nato a Battipaglia (SA) il 14.01.1979, ivi residente, pregiudicato, attualmente detenuto presso la Casa Circondariale di Bellizzi Irpino (AV); 4. DI BENEDETTO Jessica Paola, nata a Battipaglia (SA) il 12.10.1993, ivi residente, pregiudicata; 5. DI MARCO Antonietta, nata a Montecorvino Pugliano (SA) il 5.05.1954, residente a Battipaglia (SA), pregiudicata, attualmente detenuta agli arresti domiciliari; 6. PARISI Biagio, nato a Salerno il 4.11.1976, residente a Battipaglia (SA), pregiudicato; 7. CAPRIGLIONE Mario, nato a Salerno il 29.10.1993, residente a Battipaglia (SA), pluripregiudicato, attualmente detenuto presso la Casa Circondariale di Salerno; 8. FRANCIONE Adriano, nato a Donaveschingen (D) il 25.06.1980, residente a Battipaglia (SA), pluripregiudicato; 9. LANDI Carmine, nato a Battipaglia (SA) il 6.01.1678, ivi residente, pregiudicato; 10. RAINONE Francesco, nato a Montecorvino Rovella (SA) il 9.10.1975, residente a Bellizzi (SA), pregiudicato; 11. SALERNO Giuseppe, nato a Battipaglia (SA) il 24.03.1980, ivi residente, pluripregiudicato, attualmente detenuto presso la Casa Circondariale di Salerno; 12. SORRENTINO Antonio, nato a Torre Annunziata (NA) il 13.09.1949, residente a Boscoreale (NA), pregiudicato, attualmente detenuto presso la Casa Circondariale di Napoli-Poggioreale; 13. STROLLO Vincenzo, nato a Battipaglia (SA) il 19.09.1984, ivi residente, pregiudicato;

ARRESTI DOMICILIARI

1. ABBATE Rosanna, nata a Napoli il 18.05.1994 ivi residente nel quartiere Scampia-Lotto H; 2. CASTAGNA Mario, nato a Salerno l’8.12.1992, residente a Battipaglia (SA), pregiudicato; 3. CURCIO Giuseppe, nato a Battipaglia (SA) il 22.09.1992, ivi residente, pregiudicato; 4. D’ALESSIO Gerardo, nato a Battipaglia (SA) il 2.08.1989, residente a Giffoni Valle Piana (SA), pregiudicato; 5. DEL MASTRO Pietro Junior, nato a Battipaglia (SA) il 31.05.1992, residente a Bellizzi (SA), pregiudicato; 6. DI MARTINO Guglielmo, nato a Torino il 19.09.1981, residente a Bellizzi (SA), pregiudicato; 7. DI MATTEO Anna Rita, nata a Eboli (SA) il 22.05.1976, residente a Bellizzi (SA), pregiudicata; 8. GENOVESI Nello, nato a Battipaglia (SA) il 31.05.1990, ivi residente; 9. LAMBERTI André Jean Victor, nato a Nimes (F) l’1.04.1984, residente a Pontecagnano (SA); 10. MANDIA Felice, nato a Battipaglia (SA) il 21.09.1966, ivi residente; 11. MOFFA Andrea, nato a Battipaglia (SA) il 23.04.1991, residente a Montecorvino Pugliano (SA), pluripregiudicato, attualmente detenuto agli arresti domiciliari; 12. OLIVIERI Carmine, nato a Eboli (SA) il 15.02.1987, ivi residente, pregiudicato; 13. PONE Vittorio, nato a Napoli il 27.06.1992, ivi residente nel quartiere Scampia-Lotto H; 14. RIZZO Loreto, nato a Battipaglia (SA) il 25.09.1983, residente a Bellizzi (SA), pregiudicato; 15. ROMANIA Francesco, nato a Flawil (CH) l’8.10.1980, residente a Boscoreale (NA), pluripregiudicato;

OBBLIGHI DI DIMORA

1. GIULIANI Samuel, nato a Roma l’8.04.1994, residente a Pontecagnano (SA), pregiudicato; 2. IANNELLO Carlo, nato a Napoli il 6.05.1995, residente a Battipaglia (SA); 3. LAMBIASE Gaetano, nato a Salerno l’1.06.1992, residente a Pontecagnano (SA); 4. LAMBIASE Vincenzo, nato a Salerno il 15.09.1995, residente a Pontecagnano (SA); 5. MERCADANTE Raffaele, nato a Salerno il 13.10.1992, residente a Pontecagnano (SA).

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Scafati. La maggioranza: “La Giustizia nostra unica interlocutrice” di Adriano Falanga

“La politica che state continuando a mettere in campo non ci appartiene, ci mortifica, ci offende ma il bene della città ci spinge a guardare oltre”. Decisa difesa della “maggioranza” di Pasquale Aliberti, alle accuse della minoranza relative al proseguimento delle indagini condotte dal Pubblico Ministero dalla Direzione Distrettuale Antimafia, Vincenzo Montemurro. Il comunicato è a nome della maggioranza, ma privo di nominativi. “Con la consapevolezza, fino a prova contraria, di aver amministrato sino ad oggi questa Città nel rispetto della legalità ed in adempimento del mandato ricevuto dagli elettori, respingiamo ogni violenta accusa che ancora una volta ci viene rivolta e ci vede vittime di un processo mediatico senza precedenti e che addirittura ipotizza lo scioglimento del Consiglio. Noi siamo qui, come lo siamo sempre stati fino ad oggi con quel senso di responsabilità che sempre abbiamo dimostrato – si legge nella nota – La nostra forza è riposta nel rispetto della giustizia, nostra unica ed indiscutibile interlocutrice. I nostri obiettivi, restano le tante cose buone che abbiamo e stiamo realizzando per Scafati”. L’opposizione è ritornata a chiedere con forza le dimissioni del primo cittadino, onde evitare il paventato rischio dell’arrivo di una commissione d’accesso che potrebbe, caso estremo, portare allo scioglimento del consiglio comunale. Un’ipotesi non certo sicura, ma che assume carattere di fattibilità nel momento in cui la Dda ha chiesto formalmente alla Prefettura l’invio di una commissione d’accesso. Gli atti prodotti finiranno a stretto giro sul tavolo del Ministro dell’Interno Angelino . Si dice sereno Aliberti, e si dice serena la sua squadra di governo.

Scafati. “Aliberti si dimetta ed eviti ulteriori danni all’Ente e all’immagine della città”

Di Adriano Falanga

E’ durata quattro giorni la “tregua” politica tra maggioranza e opposizione. E mentre Aliberti sarebbe in procinto di rimettere assieme i “cocci” della sua amministrazione, attraverso una rimodulazione della Giunta e pare, sostituendo anche il vicesindaco Giancarlo Fele, si alimenta di nuovo la fiammella dell’arrivo di una commissione d’accesso prefettizia, che potrebbe portare la città allo scioglimento per infiltrazione mafiosa e al suo commissariamento. Fratelli d’Italia annuncia una protesta istituzionale. “Oltre a chiedere le immediate dimissioni del Sindaco per scongiurare ulteriori danni all’immagine istituzionale dell’ente da lui rappresentato – scrivono in una nota Cristoforo Salvati e Mario Santocchio – abbandoneremo le Commissioni Consiliari in segno di protesta, visto anche il clima pesante che gli uomini dell’opposizione stanno vivendo negli ultimi mesi dopo l’episodio all’ex consigliere D’Alessandro e il proiettile al Presidente del Consiglio Comunale Pasquale Coppola e dopo la monotematicità ossessiva della decadenza per consentire il terzo mandato ad Aliberti”. Lanciano un appello i due esponenti dell’opposizione: “alla parte autonoma ed onesta intellettualmente della maggioranza, che non può restare inerte e comodamente garantista di fronte a tali gravi accadimenti”. Dal Partito Democratico invece: “Se da mesi stiamo chiedendo le dimissioni di Aliberti è anche per scongiurare un rischio di questo tipo che, dopo i gravissimi reati ipotizzati dalla Dda di Salerno, era e rimane altissimo. Aliberti invece attribuisce all’opposizione, in particolare al Pd, la colpa di tutte le vicende giudiziarie che lo coinvolgono parlando di attacchi violenti di cui aveva addirittura paura”. Dalla segreteria e dal gruppo consiliare composto da Marco Cucurachi, Michele Grimaldi, Nicola Pesce, Michelangelo Ambrunzo l’ennesima richiesta di dimissioni. “Dal totale fallimento amministrativo della sua gestione, al livello di indebitamento dell’Ente che peserà per almeno un trentennio sulle prossime generazioni. Ora anche il pericolo di uno scioglimento per infiltrazioni camorristiche. Si dimetta subito ed eviti alla città, la vergogna finale del suo sindacato”. “Non fu un caso che pochi giorni dopo il terremoto giudiziario che colpì la città ci recammo in Prefettura per chiedere una commissione d’accesso per far luce sulle ombre che calavano nella nostra città”, così Francesco Carotenuto, Scafati Arancione. Chiede il voto anche Giuseppe Sarconio, per Scafati in Movimento: “Si continua a non parlare dei veri problemi che questa città e i suoi cittadini subiscono quotidianamente. Tutti a casa non è più un semplice slogan ma è diventato una necessità soprattutto dopo gli ultimi fatti accaduti”.

Scafati. Appalti per l’asfalto: “sorvegliati speciali”

SCAFATI. A destare maggiore attenzione in queste ore sono gli appalti sulla riasfaltatura delle strade e i rapporti tra gli imprenditori e la politica scafatese. Il sostituto procuratore Vincenzo Montemurro della Dda di Salerno sta approfondendo proprio gli appalti banditi e assegnati dal Comune di Scafati per il riasfalto dele strade cittadino. Più appalti che sono finiti al centro dell’indagini per stabili se dovessero essere posta a gara per lotti più grandi e quindi lo spezzettamento abbia potuto favorire qualcuno o qualche impresa. A questo punto non si esclude che nelle prossime ore possano essere messi in campo nuovi strumenti di acquisizioni di fonti di prova come perquisizioni ed altre attività similari per metetre insieme elementi utili alle indagini ed arrivare a un punto fermo. Da mesi, la città vive sotto la spada della commissione di accesso agli atti, ipotesi resa ancor più possibile dopo che lo stesso pm Montemuro ne chiesto l’invio per il tramite della prefettura di Salerno. La Dda, infatti, ha chiesta che la prefettiura invii una commisisoen che analizzi tutta l’attività amministrativa del Comune (e non certo lo scioglimento né del consiglio comunale né, tantomeno, dell’Ente). I motivi di dubbio della procura sono proprio legati agli appalti. Se molti pensano a quello del polo scolastico, la cui documentazione è stata già acquisita, la procura pare stia pensando più ad altri lavori tra i quali quelli di riasfaltatura ed altri. Al vaglio degli inquirenti anche la presenza a Scafati del cosiddetto archietto del boss Zagaria, carmine Domenico Nocera, affidatario di un incarico da parte dell’Ente per i marciapiedi di via Santa Maria la Carità. Le indagini promettono nuovi sviluppi e una riaccensione dell’attenzione dei riflettori sul Comuen di Scafati, in queste ultime settimane spentisi per le note vicende della decadenza finito in un clamoroso flop politico per la maggioranza del sindaco Pasquale Aliberti.

Scafati. L’antimafia chiede il commissariamento del Comune. Aliberti: “sono sereno, i giornali amplificano”

Di Adriano Falanga

Non è un buon periodo per Pasquale Aliberti, su Palazzo di Città cresce lo spettro dell’arrivo di una commissione d’accesso, a seguito della richiesta del Pubblico Ministero Vicenzo Montemurro, per il tramite della Prefettura di Salerno. Gli atti saranno ora valutati dal Ministero dell’Interno, che potrebbe chiedere alla Direzione Distrettuale Antimafia ulteriori elementi utili oppure procedere cosi come richiesto, all’invio della commissione. Anche il Partito Democratico, per il tramite dei deputati Tino Iannuzzi, Simone Valiante, Valentina Paris e Assunta Tartaglione, attraverso un’interrogazione al Ministro dell’Interno Angelino Alfano nel novembre scorso, ha chiesto la stessa cosa. “Al fine di accertare se, nell’apparato politico-amministrativo del comune di Scafati, emergano e si riscontrino infiltrazioni della criminalità organizzata, ovvero forme di condizionamento amministrativo, tali da compromettere e insidiare il libero e sereno svolgimento dell’attività amministrativa e dell’azione di governo della città”, così l’atto dei quattro parlamentari.

Tutto nasce il 18 settembre scorso, quando alle prime luci dell’alba gli uomini dell’antimafia bussano contemporaneamente alle abitazioni del sindaco Pasquale Aliberti e della moglie Monica Paolino, consigliere regionale. Perquisizioni anche a casa del fratello Nello Aliberti, dello staffista Giovanni Cozzolino e della segretaria comunale Immacolata Di Saia. Su di loro, a vario titolo, le accuse di voto di scambio politico mafioso, associazione per delinquere, abuso di ufficio, corruzione e concussione. Da allora più volte i militari hanno fatto ritorno negli uffici comunali, facendo tappa anche all’Acse, la partecipata che si occupa di rifiuti, cimitero, parcheggi. In ultimo, l’apertura di un fascicolo da parte della Procura di Nocera Inferiore a seguito del tortuoso procedimento per la decadenza di Aliberti, che ha trascinato la città e le forze politiche in un duro scontro istituzionale. Secondo l’accusa l’intero procedimento per la decadenza, formalmente ancora aperto, era in realtà un escamotage organizzato ad arte, con il sostegno di alcuni dirigenti e uffici comunali, per permettere ad Aliberti di potersi ricandidare per un terzo mandato consecutivo. Di fatto vietato dalla legge. Dopo che anche le dimissioni collettive sono fallite domenica sera presso un noto studio notarile di Piazza Bagni, Aliberti si è chiuso in un silenzio ritemprante, in attesa di ritrovare la giusta motivazione (ma anche di recuperare i suoi consiglieri comunali dissidenti) per continuare la seconda metà del suo mandato.

Si dice sereno il primo cittadino: “Abbiamo fiducia nella gestione delle indagini in corso da parte della DDA alla quale ho preferito da subito rendere dichiarazioni spontanee pur non conoscendo i fatti per i quali ero e sono indagato – il suo commento – Mi dispiace, invece, che ogni notizia relativa a questi argomenti venga amplificata dai giornali, rischiando in questo modo di creare continui sospetti su un’azione amministrativa che continua ad essere esclusivamente nell’interesse della Città”. Si sfoga anche Teresa Formisano, con Aliberti destinataria dell’esposto alla Procura che sia l’opposizione che il presidente del consiglio comunale Pasquale Coppola hanno sporto per la convocazione del consiglio comunale del 27 novembre, su cui pende anche il giudizio del Tar. “Mi vergogno a sedere tra i banchi del consiglio comunale con personaggi, che pur sapendo il contrario, sfruttano il loro potere di partito, mi riferisco al Pd e a Ncd, per portare la commissione d’accesso al Comune. Il loro scopo è far commissariare la Città e farci passare per camorristi, perché l’unico modo per uscire loro vincitori è distruggere Pasquale Aliberti e il gruppo di persone perbene che lavora con lui”.