Francesco Laveder

Alla ricerca Delle origini del nome Val fiorentina Parte seconda

La prima parte di questa ra, Mondeval e Formin, Corvo Alto rale verso i forni fusori ricerca è stata dedicata principal- e gruppo del Cernèra) che sovra- dell’Agordino, dello Zoldano e del mente alla storia dello sviluppo stano i centri abitati principali di (Borca) , ma si dirigevano della siderurgia bellunese fra XII e , Santa Fosca e Pe- anche verso i territori brissinesi e XVI secolo (vedi Notiziario ARCA scul (Figura 2.1). verso i forni del castello di An- n.40). Questa seconda parte ri- La storica appartenenza dràz, della Valparola e di Piccolino prende l’ipotesi che l’origine del della Val Fiorentina al Cadore trova in Val Badia . Si ritiene che la pri- toponimo Val Fiorentina possa le sue radici nella ripartizione am- ma colonizzazione stabile della essere collegata alla comparsa ministrativa romana che attribuiva valle sia avvenuta intorno al Mille, locale di un forno per la fusione questi territori al municipium di ma non si hanno notizie certe del ferro, azionato da mantici i- Julium Carnicum (attuale Zuglio, in dello sfruttamento di queste mi- draulici, analizzando le conoscenze ), come attestano le iscrizioni niere nel corso del XI secolo; la sui forni della vallata. confinarie del Civetta . In Val Fio- prima fonte scritta in cui si parla rentina, zona di confine fra mondo delle miniere di ferro del Fursil o I forni della Val Fiorentina e tirolese, l’attività di estra- monte Pore (1177: fodine ferri fra XII e XV secolo zione e lavorazione del ferro si pro- que apud Fursilium reperte sunt - trasse per almeno sei secoli, dal XII TAMIS, I, p. 220) è anche, in asso- La Val Fiorentina è un tipico secolo fino al 1753, anno della defi- luto, la prima per tutta l’area bel- ambiente montano dolomitico, nitiva chiusura delle miniere del lunese. Negli studi sulla storia caratterizzato da prati e boschi, Fursil. Le cosiddette “vie del Fer- dello sviluppo della siderurgia nel contornati da monti (Fernazza, ro”, ampliate nel Cinquecento, Bellunese, le notizie sui forni della Coldai, Pelmo, Rocheta de Prendè- consentivano il trasporto del mine- Val Fiorentina non sono finora mai state riportate in modo com- pleto. Ci sono dati che indicano l’esistenza di forni localizzati in almeno 4 diverse zone: uno posto lungo il torrente Codalonga, in località Cesure; uno a Selva di Cadore; uno situato probabilmen- te presso il villaggio di Fiorentina; uno o più, in epoche diverse, nei dintorni di Pescul. Per ciascuno di questi impianti cercherò di espor- re sia quanto è noto sia gli inter- rogativi che restano ancora aper- ti. Nell’analisi delle citazioni scrit- te di questi forni riporterò anche l’utile distinzione fra forno- impianto e forno-villaggio (VERGANI, Tra vescovi e forni, pp. Fig. 2.1 - La Val Fiorentina dai pressi della miniera di Troi 10-14).

- 21[41]- ►► IL FORNO ALLE CESURE. ne et vice Goçalchi qui fuit de Mo- parte dalla constatazione diretta glena et modo moratur ad furnum che in questo atto vengono salva- Ricerche di superficie ese- Silve» (Bartolomeo che riceve a guardati i diritti ereditari in linea guite nel 1999 hanno permesso di nome e in vece di Gozalco che fu di femminile, evento raro per individuare, vicino alle miniere del Moena e ora dimora nei pressi del l’epoca. Il fatto risulta comprensi- monte Pore, in località Cesure, forno di Selva). Nel documento del bile alla luce di un’altra osserva- sulla sinistra idrografica del tor- 1244 si stabiliva che Gozalco e i zione, indiretta, cioè che la figlia rente Codalonga, nei pressi del rio suoi eredi, maschi e femmine, di Tassina di Androne, feudatario Ronc de ciaval o rio de Ciaval, «habeant teneant et possideant» locale, sposò il figlio di Gozalco di quelli che sembrano essere i resti oltre al maso e alla zona disbosca- Moena, come si deduce da un di un antico forno. Non esistono ta, anche le vie di accesso e i terre- altro documento del 1268 in cui fonti scritte che ne attestino la ni circostanti («cum introitis et «Valflurida filia q. Tasine de An- presenza, tuttavia, presso questa exitis suis et cum omnibus supra se dronis» dichiara di aver ricevuto località, sono collocati i toponimi et infra se»), con “con le monta- la quota di eredità paterna e ma- “pian della vena” (1713 - Disegno gne, gli spazi piani, i boschi e gli terna dai fratelli Paesio e Giovan- del Cadorino di G.B. Carli ) e “alla spazi aperti, le acque” («cum capu- ni, in presenza del marito, indica- Cesura dal forno” (1661 - perga- lo pasculo cessa vel amplo monti- to come «viri suis Iohanis Rubei mena 404, Biblioteca di Vigo di bus planis silvis et apertis aquis») e, fili q. Gocalchi» (RICHEBUONO, Le Cadore). In questa località sono infine, con «molendinis factis vel antiche pergamene, n. 64). Il no- state ritrovate in superficie scorie facturis» cioè “con i mulini già fatti me Gozalco, di origine tedesca, metalliche di fusione, analizzate o che verranno fatti”. Si specificava non appare in altri documenti presso l’Istituto minerario di Agor- poi che, pur in presenza di eredi locali, oltre a quello del 1244. do, dimostrando la presenza di maschi, anche le eredi di sesso Sembra quindi ragionevole ritene- manganese (ERMENEGILDO ROVA, femminile non venissero escluse re che questo “Giovanni Rosso” comunicazione personale), ren- dalla proprietà di questo feudo, ma fosse il figlio dello stesso Gozalco dendo quindi verosimile l’ipotesi che avessero eguali diritti di suc- che si stabilì 24 anni prima nei che siano state prodotte dalla dal- cessione. Due osservazioni induco- pressi del forno di Selva. la fusione di minerale del Fursil. Si no a pensare che non si fosse trat- Nel documento del 1244 il auspica che il sito possa essere in tato dell’insediamento di un sem- termine furnum è usato un prossimo futuro oggetto di plice colono forestiero, come sug- nell’accezione prevalente di forno scavi archeologici. geriva Richebuono. -impianto: la sua esatta colloca- Domande: Era questo il forno più La prima è che Gozalco di zione non è mai stata individuata. antico della Val Fiorentina? Quan- Moena prestò un solenne giura- Il forno-villaggio di Selva è citato do iniziò a funzionare? Chi lo gesti- mento di fedeltà a Biaquino III da in due diverse copie settecente- va? Quando e perché fu abbando- Camino, nei pressi del forno di Sel- sche di due documenti redatti nel nato? va, come si deduce dallo stesso 1267 (due copie riportano errone- documento, in cui si legge: «Qui amente la data 1257), relativi a IL FORNO DI SELVA. dominus precepit mihi notario ut una causa fra gli uomini di S.Vito idem Goçalchus sibi faciat fidelita- (fra cui compare un figlio di Tassi- Si tratta del forno del Bellu- tem; quam post quatordecim dies, na) e di Selva-Pescul, sull’uso dei nese di più antica attestazione, in Silva Cadubri ad furnum eidem terreni di Mondeval (CDC, nn. che viene citato per la prima volta domino juravit et fecit»; l’atto si 158, 159, 171, 172). La soluzione in un documento del 1244 in cui si conclude scrivendo «fidelitatem della controversia fu ratificata a parla di un tal Gozalco di Moena que facta prope furnum fuit». Bia- Serravalle da Biaquino da Camino che ottenne da Biaquino III da quino III, fratello di Rizzardo, fu nello stesso anno (CDC, n. 173). È Camino («dominus Biaquinus no- Signore del Cadore dal 1233 al opportuno ricordare che la deno- vellus de Camino») un’investitura 1274 e nel 1235 promulgò il primo minazione antica di Mondeval, su un terreno da lui appositamen- statuto cadorino; la presenza dei Montis Vallis, significa pascolo te disboscato, nei pressi del forno da Camino in Cadore si verificò in della valle, con riferimento, atte- di Selva di Cadore, per costruire una sola altra occasione e ciò auto- stato in questi documenti, alla un maso (RICHEBUONO, Le antiche rizza a pensare che l’insediamento valle di S.Vito o valle del Boite. Il pergamene, n. 40). L’investitura di Gozalco fosse una questione termine “val Fiorentina” è invece venne fatta in realtà a un tal importante. piuttosto tardo e non compare «Bartholomeum recipiente nomi- La seconda osservazione mai nei documenti medievali.

- 22[41]- ►► Uno di questi due docu- di Moena lavorò nel forno di Selva con Fertazza e il confine con Alle- menti del 1267 (CDC, nn. 159/171) o in un nuovo forno? A cosa servi- ghe e vicina al villaggio di Fioren- venne redatto a Forno di Selva vano i mulini che costruì? Chi era tina (Figura 2.2). presso la casa dove dimorava Gio- quel Bartolomeo che ricevette Nella pergamena del 1354 vanni figlio di Pietrobono («in Fur- l’investitura a suo nome? Come si legge che il capitano del Cadore no Silvae Cadubrinae ante domum mai Biaquino da Camino si preoc- «protestatus fuit quod cum alias ubi moratur Johanis filii Petri boni cupò di venire di persona al giura- furnum Florentine habuisse a de Furno»). Dopo questa data non mento di fedeltà di Gozalco? Che dominio Cadubrino quodam ne- si trovano altre attestazioni sicura- rapporti c’erano fra il forno- mus iacentem in monte Florenti- mente riferite a questo forno e/o impianto e il forno-villaggio di Sel- ne et nunc non sit ibi furnus…», a questo villaggio, tuttavia, in un va? Quando e perché questo im- cioè che egli «fu convocato poi- documento del 1314 (CDC, n. pianto fu abbandonato? Cosa ne fu ché un tempo il forno di Fiorenti- 359), si parla dell’esistenza di di- del villaggio di Forno di Selva? Chi na ebbe dal governo del Cadore vergenze fra alcuni uomini di Selva erano Giovanni e Pietrobono che un certo bosco che sta sul monte e altri uomini, sempre di Selva, per risiedevano a Forno di Selva? di Fiorentina, e ora il forno non è il pagamento agli uomini di S.Vito più in quel luogo». Il documento delle tasse sui boschi, pascoli e IL FORNO DI FIORENTINA. attesta che il «furnum Florentine» terreni disboscati di pertinenza di era in attività molto tempo prima un forno degli uomini di Selva Questo forno è attestato del 1354, che smise di funzionare («nemorum, pasculorum, amplo- solamente in una delle due perga- e che inizialmente ottenne una rum et runchorum pertinentium mene del 1352 e 1354, custodite concessione per utilizzare i boschi furno et hominibus predictis de nel Museo di Selva . L’argomento del Col della Montagna dal gover- Silva Cadubrina»). La causa si svol- centrale di questi due documenti, no del Cadore; dimostra, inoltre, se a , in casa di Guecello da mai pubblicati integralmente e di che il toponimo Fiorentina era Camino. cui ho potuto consultare la trascri- associato, oltre che a questo for- In questo caso sembra che zione grazie alla cortesia di Gildo no, anche a un bosco e a un mon- si parli di un forno-impianto degli Rova, è una causa fra gli uomini di te vicini all’omonimo villaggio e, uomini di Selva e, quindi, non sicu- Fiorentina e quelli di Selva («inter che sicuramente non si riferiva ramente, del forno-villaggio di homines de Florentina et de Silva») all’intera vallata. Da segnalare Selva. per il taglio di legname «in nemore che gli uomini di Fiorentina che de Florentina», cioè per lo sfrutta- rivendicarono i propri diritti (CDC, Domande: Quanto tempo prima mento di un bosco situato «in n. 556 e n. 619) erano due mem- del 1244 iniziò a funzionare il for- montanea de Florentina de Silva», bri della famiglia della Torre no di Selva? Dove si trovava esat- area che corrisponde attualmente («Iohani de la Turre et Bitino tamene e chi lo gestiva? Gozalco al Col della Montagna, contigua quondam Scofi de la Ture» e

Fig. 2.2 - Il villaggio di Fiorentina, con il Col della Montagna (in alto, a destra)

- 23[41]- ►► «Iohanis ser Petri et Bitini de la to per ora altri dati certi su questo Pescul compare il fuxinarius Anto- Ture de Florentina»), che nel 1350 forno. Nelle attestazioni di fine nio detto Pilone q. Pilone di Dont avevano fatto donazioni a favore Duecento e del Trecento pare che abitante a Pescul (CDC, n. 885). È della chiesa di S.Lorenzo di Selva . ci riferisca principalmente al forno stato scritto che, agli inizi del La causa, svoltasi in più sedute da -villaggio di Pescul; un documento Quattrocento, il forno di Pescul febbraio ad agosto 1354, fu gestita senza data, ma del Trecento, atte- venne temporaneamente abban- dai rappresentanti legali del patri- sta che «ser Herissegna de Furno donato e che, il 29 marzo 1440 arca di Aquileia (Nicola di Lussem- Pesculi» doveva pagare decima alcuni membri della famiglia della burgo), che ratificò di persona la alla chiesa di S.Fosca (CDC, n. 283); Torre (Antonio detto Soriza e il sentenza finale, definendo in che esistono invece documenti relativi fratello Fazio), assieme a Bartolo- modo potesse essere utilizzato il ai pascoli e, verosimilmente ai meo Moz e ad Andrea da Pescul, legname tagliato in questo bosco. boschi, che gli uomini di Selva e ottennero dal Capitano del Cadore Pescul potevano sfruttare. “l’investitura del forno di Pescul, Domande: Chi costruì il forno di In un documento datato 30 che minacciava rovina e che l’avo Fiorentina? Quando? Dove si tro- maggio 1306, redatto presso il Gabriele aveva avuto in feudo dai vava? Furono i da Camino a conce- forno di Pescul (Furni Pesculli), patriarchi”; essi ottennero di dere i boschi presso il villaggio di relativo al pagamento delle deci- “riedificare il forno e di poter uti- Fiorentina, necessari al suo funzio- me a Rizzardo da Camino per i lizzare il legname dei boschi rac- namento? Perché e quando smise fondi di Festornigo e Mondeval chiusi tra i seguenti confini: Rivulo, di funzionare? Come mai i della (Regola di S.Vito), compare Colle del Sasso, Pelmo e la Rutta”, Torre si dichiaravano uomini di «Hendrico di Valflorida», fratello quindi un’area molto vasta che Fiorentina? Per quale motivo en- di Midonia (CDC, n. 314. RICHEBUO- andava dal Pelmo al Ru de Rualgo, trarono in contrasto con gli uomini NO, Le antiche pergamene, nn. 105 discendendo fino al Boite e lungo di Selva? -106); questo testo è lo stesso in il torrente fino a Giralba, salendo cui compare la prima sicura atte- poi alla Rocchetta per le cime di IL FORNO DI PESCUL. stazione del torrente Fiorentina Roan e Forada fino al Pelmo . Ri- come «aquam Florentine». torneremo in seguito (vedi parte Questo forno viene citato Nel 1312, in un atto scritto terza) sulla figura di Gabriele della per la prima volta nel 1286 come a Forno di Pescul, i consorti di Fe- Torre, qui citato come “avo” e «furno Pusculli», a proposito della stornigo e Mondeval affittarono ai collegato ai patriarchi di Aquileia. dote di matrimonio di Midonia, rappresentanti di Pescul i pascoli Nel 1560 risultava proprie- figlia di Valflurida e di Rosso posti “oltre l’acqua del Fiorentina, tario del forno di Pescul un tal (Rubei), figlio di Gozalco s’intende dal rio Cridullo (Grisol) in Zanettin Fabris di Serravalle, che (RICHEBUONO, Le antiche pergame- su fino ai sommi gioghi confer- vantava diritti annessi allo stesso ne, n. 77). La dote di Midonia fu manti in Frumaça (Fernazza?) e dal forno concessi dal capitano del fornita dalla madre Valflurida e dal detto rio Cridullo in su fino al Crot Cadore fino dal 1440 . Nel 1651- fratello Henrico. Midonia sposò de Stevolança (monte Crot, presso 1652 la Regola di S.Vito acquistò il «Albertus filius Sclavonis de Sylva» forcella Staulanza) e dove nasce il forno di Pescul con il suo bosco- quindi, probabilmente, il figlio di Fiorentina e di lì in su fino al cam- dote, esteso in una zona che anda- uno straniero (Sclavone significa po de Fosoio (forcella Staulanza), va dal villaggio di Fiorentina al “slavo”), stabilitosi a Selva di Ca- eccettuato il luogo della lite che Pelmo al Boite. dore. Si può far notare che esiste hanno tutti con Selva Cadori- La localizzazione esatta del un’analogia fra i matrimoni di ma- na” (RICHEBUONO, Le antiche perga- forno-impianto di Pescul non è dre e figlia: Valflurida con il figlio mene, n. 113). La lite potrebbe nota; Gildo Rova ritiene che siano di Gozalco di Moena e Midonia essere quella di cui si parla nel esistiti almeno 2 diversi impianti, con il figlio di un altro forestiero. documento, già citato, del 1314 situati in località diverse. Fino alla La chiesa di S.Fosca è nominata (CDC, n. 359). Questi territori posti fine del Trecento, il forno si pote- per la prima volta in questo docu- al confine fra vescovado di Belluno va trovare in località Loschiesuoi, mento; il culto di S.Fosca è tipico e Cadore, furono oggetto di altre non lontano dal Rio Giavaz e dalla veneziano, avendo origine a Tor- controversie fra gli uomini di Selva chiesa di S.Fosca; nella prima metà cello, ma fu ripreso dai da Camino. -Pescul e quelli di Zoldo, fra Tre- del XV secolo fu probabilmente In una pergamena inedita cento e Quattrocento, non solo costruito un nuovo forno, nella del Museo di Selva del 1365, si per questioni di pascolo, ma anche località che ancor oggi è chiamata parla di Gabriele della Torre per il taglio di legname per fare “Al For”, a oriente del torrente “gastaldione” di Pescul e del forno carbone . Cordon. -impianto di Pescul ; non ho trova- Nel 1381 fra gli uomini di

- 24[41]- ►► Domande: Alberto figlio di Sclavo- none, feudatari locali; il ruolo dei sinese si scontrò di frequente con ne di Selva era un pratico addetto vescovi di Belluno e , che quella veneziana . Nel Cinquecen- al lavoro nei forni di fusione? Sono controllavano , to il vescovo di Bressanone faceva effettivamente esistiti due diversi l’Agordino fino ad e Zoldo, bollare il ferro del Fursil con il suo forni-impianti nei pressi di Pescul, fu limitato, ma riguarda simbolo, l’agnello. L’influenza bris- in epoche diverse? In caso affer- un’interessante concessione del sinese, oltre che a livello politico e mativo, quali furono i motivi 1394 (vedi parte terza). Tra gli religioso, si fece sentire anche a dell’abbandono del forno più anti- ordini monastici vanno ricordati i livello culturale-linguistico ed eco- co? Il forno-villaggio di Pescul cor- benedettini dell’abbazia di Busco nomico, con la costruzione dei risponde all’attuale paese di (TV), che nel XII secolo possedeva- forni del castello di Andràz, della S.Fosca? A cosa si deve la scelta di no terre a Selva, che furono dona- Valparola e di Piccolino in Val Ba- S.Fosca come dedicazione della te ai Della Fratta di . dia. I territori di Livinallongo, Colle chiesa già nel 1286? Che rapporti S.Lucia e Caprile fecero parte della esistevano fra il forno-impianto di I VESCOVI DI BRESSANONE diocesi di Bressannone fino al XIX - Selva e quello di Pescul? Il forno- E I SIGNORI DI ANDRAZ. XX secolo. impianto degli uomini di Selva di Dopo che nel 1027 il vesco- cui si parla nel 1314 era situato vo di Bressanone ottenne I DA CAMINO. presso il forno-villaggio di Pescul? dall’imperatore Corrado II il Salico I da Camino, famiglia guelfa il potere temporale sul territorio di origine longobarda, erano pro- LA GESTIONE DI MINIERE E (contea della “valle Norica”), su babilmente discendenti da un ra- FORNI IN VAL FIORENTINA. mandato vescovile fu costruito il mo dei Collalto. Nel 1089 ricevet- Nessuno dei documenti castello di Andràz, probabilmente tero in vassallaggio alcune terre esaminati parla esplicitamente di nel corso del XI sec., per il control- presso Oderzo, in un borgo con forni da ferro, ma è ragionevole lo delle miniere del Fursil; nel fornace (caminum), presso cui ritenere che in questi impianti 1091, per donazione costruirono il loro castello, da cui venisse lavorato il minerale estrat- dell’imperatore Enrico IV, la conte- derivarono il proprio nome. Ebbe- to dal Fursil, cioè la siderite man- a di Pusteria fu aggiunta al domi- ro in feudo il Cadore dal 1135 fino ganesifera, da cui si ricavava un nio brissinese; è questa la data che al 1335 . Particolarmente impor- ferro alquanto resistente agli urti e generalmente viene considerata tanti come fonti scritte del perio- alla corrosione e quindi molto a- come prima attestazione do caminese sono 129 pergamene datto alla produzione di armi bian- dell’esistenza del castello, di cui, provenienti da S.Vito di Cadore che. Il commercio dei prodotti di forse, i primi proprietari furono i (RICHEBUONO, Le antiche pergame- ferro verso Belluno, la pianura membri della nobile famiglia von ne). Si deve probabilmente veneta e Venezia è attestato fin Puochenstein . Nel 1221 il vescovo all’influenza caminese la costruzio- dal XIII sec. (CDC, n. 218) e, secon- di Bressanone passò in feudo il ne e controllo del forno alle Cesu- do alcune fonti, il metallo giunge- castello alla potente famiglia pu- re, di Selva di Cadore, di Fiorentina va a Venezia per via fluviale, lungo sterese degli Schöneck (Colbello), e di Pescul. il Piave . Si stima che da queste che lo mantenne fino al 1331, miniere, nel periodo di massima quando fu ceduto a Guadagnino FEUDATARI LOCALI. attività, si estraessero circa 10.000 Avoscano, assieme al territorio di Fra XIII e XIV secolo eserci- misure l’anno di minerale ferroso, Livinallongo e Rocca Pietore . Dal tarono una rilevante influenza nel pari a circa 337 tonnellate di ferro. 1350, dopo la caduta degli Avosca- settore siderurgico locale la fami- Si trattava quindi di no, le miniere del Fursil ritornaro- glia di Tassina di Androne di S.Vito un’attività economicamente rile- no sotto il controllo del vescovo di di Cadore, i della Torre di Selva - vante: si ritiene, in generale, che, Bressanone e il castello di Andraz Pescul e gli Avoscano. nel corso del Basso Medioevo, fu controllato da capitani soggetti solo i vescovi, i signori feudali e gli agli stessi vescovi. La seconda me- Tassina di Androne di S.Vito di ordini monastici avessero le capa- tà del XIV secolo fu caratterizzata Cadore. Nel XII secolo alcune fami- cità per gestire la produzione di da frequenti cambiamenti di pote- glie nobili venete, oltre ai da Cami- ferro. In Val Fiorentina, nel corso re nei territori limitrofi; nel 1420 il no, possedevano piccoli feudi in dei secoli, l’attività siderurgica Cadore, compreso Caprile, passò Cadore (es. Maltraversi di Vicen- vide avvicendarsi diversi protago- sotto il dominio della Serenissima za); verso la fine del XII secolo i nisti: i signori da Camino, i patriar- e per il resto del XV e per tutto il Della Fratta di Oderzo si trasferi- chi d’Aquileia, i vescovi di Bressa- XVI secolo l’amministrazione bris- rono a Conegliano e possedevano

- 25[41]- ►► beni a S.Vito, Ampezzo e Selva, contribuire a determinarne gnino, che già possedeva il forno che vennero dati in feudo ad Al- l’esatta datazione; è stato invece di Andraz, ebbe una contesa con merico, padre di Tassina di Andro- recuperato di recente un cunicolo Rizzardo VI da Camino per il pos- ne di . Nel di epoca medievale, situato a poca sesso delle miniere del Fursil (CDC 1223, dopo alcune vicende proces- distanza da questa torre, nella n. 464); nel 1331 divenne padrone suali, Tassina ottenne la conferma località ancora oggi nota come anche del castello e morì nel 1336, del potere feudale sulla Val Fio- Solator (derivato di “sotto la tor- un anno dopo la fine del dominio rentina, esattamente due anni re”, attestato come “sot lator de caminese; ricorda il suo nome il dopo l’infeudamento ad Andraz Silva” in una pergamena inedita col de Davagnin, presso Alleghe. dei Colbello. Tassina mantenne del 1396 del Museo di Selva) . È Suo figlio Giacomo nel 1337 otten- una forte influenza sulle vicende stato ipotizzato che la funzione di ne l’investitura sulle miniere del locali fino alla morte (1265). Nel questo cunicolo fosse Fursil; nel 1347 fu nominato capi- 1244 Tassina e sua figlia Valflurida l’osservazione a distanza tano di e Zoldo furono probabilmente coinvolti dell’attività di un forno fusorio, dall’imperatore Carlo IV, anche se nei fatti che portarono alla costru- soprattutto nel periodo invernale ; nell’atto non si fa alcun cenno zione del forno di Fiorentina; Mi- si auspica che ulteriori studi (es. esplicito alle miniere; rimase ad donia, figlia di Valflurida venne datazione delle malte e ricerca di Andraz fino al 1350, quando il ca- coinvolta probabilmente nella strutture simili in altre località), stello fu attaccato da truppe coa- nascita del forno di Pescul. possano fornire indicazioni utili a lizzate della città di Belluno e del comprenderne la storia e l’utilizzo. vescovo di Bressanone e morì nel I della Torre. La famiglia Torre o Si tramanda la notizia che Negrone 1359 alla corte di Francesco da della Torre, di cui si ignora della Torre ebbe un ruolo nella Carrara. Sicuramente gli Avoscano l’origine, fu coinvolta nelle vicende costruzione della chiesa di Selva diedero impulso allo sviluppo minerarie di Selva e Pescul, fra XIII (LONGIARÙ, pp. 14-15), nominata dell’attività mineraria e XV secolo. Secondo quanto ri- per la prima volta nel 1234 e dedi- nell’Agordino . Pur in assenza di portato da Taddeo Jacobi o Gia- cata a San Lorenzo, protettore dei dati, si può immaginare che, dalla cobbi (1753 - 1841) in un mano- carbonai e degli incendi . I della fine del dominio caminese fino alla scritto che ne descrive la genealo- Torre furono coinvolti probabil- sconfitta di Giacomo (1335-1350), gia, questo casato “avea la signori- mente nel controllo sia del forno la loro influenza si sia fatta sentire a dei forni da ferro in Zoldo, in di Selva che di Fiorentina e, sicura- sui della Torre che gestivano Caprile, in Selva ed in Piscul- mente, nella gestione di quello di l’attività siderurgica in Val Fioren- lo” (BCB, ms. 878, cc. 35-37, pp. Pescul e nella costruzione di quel- tina. 133-137). Non ho finora trovato lo di . Ripropongo alcun riscontro all’ipotesi, fatta da la genealogia dei due rami princi- IL PATRIARCATO DI AQUILEIA. Jacobi, che essa discenda pali della famiglia, quello di Selva dall’omonima famiglia che “di Mi- (Tabella 2.1) e quello di Pescul Dal punto di vista politico, lano venne a stabilirsi nella patria (Tabella 2.2), con alcune modifiche non ecclesiastico, il Cadore fu sot- del Friuli, quando alcuni de’ suoi rispetto a quanto riportato da Ja- to il controllo del Patriarcato di individui ottennero il seggio Patri- cobi. L’esistenza di collegamenti Aquileia dal 1077 al 1138, e suc- arcale ed il dominio della Chiesa e fra i membri di queste due fami- cessivamente dal 1347 fino al pas- principato d’Aquileia”, cioè Rai- glie e gli uomini dei forni della Val saggio definitivo del Cadore alla mondo della Torre, patriarca dal di Zoldo e di Caprile, solo accenna- Repubblica Veneta (1420), dopo la 1273 al 1299 e i suoi successori ta da Jacobi, meriterebbe di esse- fine dei Caminesi (1335) e del de- Gastone (1317-1318) e Pagano re approfondita con specifiche cennio (1337-1347) di dominio dei (1318-1332). Si ritiene che il co- ricerche. principi tedeschi Giovanni e Carlo gnome derivi dal fatto che fossero di Boemia. L’influenza guelfa dei i padroni della torre di Villa di Sel- Gli Avoscano. La famiglia Avoscan patriarchi si fece sentire non solo va di Cadore, posta in posizione era originaria dell’omonima frazio- in Val Fiorentina, ma anche ai suoi strategica per il controllo delle vie ne agordina, situata fra Cenceni- confini, in particolare a Caprile e d’accesso alla vallata; la sede di ghe e Alleghe. Nel 1316 Guadagni- dintorni, fino in Valle del Biois. Il questa torre, le cui fondamenta no Avoscan acquistò da Paolo patriarca Nicolò, che intervenne erano ancora visibili al tempo di Schöneck, signore di Andraz, un nella contesa fra gli uomini di Sel- Jacobi, è stata individuata, ma non ampio territorio presso Colle va e di Fiorentina (vedi sopra), nel è stato finora possibile eseguire S.Lucia, con l’usufrutto delle mi- 1356-1357 concesse l’investitura a scavi archeologici che potrebbero niere. Nel 1330 lo stesso Guada- Bonaventura figlio di ser Agostino

- 26[41]- ►► da Caprile su un forno di Caprile lo alle Cesure; a questo si affiancò Oscasali, vescovo di Trento dal (CDC, nn. 655 e 668). Gabriele in seguito il forno di Selva, sicura- 1224 al 1232, investì Mantelo da della Torre di Pescul fu castellano mente attivo nella prima metà del Milano «de una rota et furnum de di Rocca Pietore per conto di Leo- XIII secolo. Si può supporre che preparandum ferum» confinante poldo d’Asburgo e, contempora- entrambi questi forni fossero del con altre «rote e furni» e con la neamente, “castaldo” di Caprile tipo più antico. «comunitatis flemi» . Non è trop- per conto dei patriarchi di Aquileia L’analisi della concessione po azzardato pensare che Gozalco e di Selva e Pescul per conto del fatta a Gozalco da parte del gover- possa essere stato uno di quei governo del Cadore . Nel 1392 il no del Cadore, assieme al conte- pratici che in Val di Fiemme aveva- patriarca Giovanni gli concesse nuto delle due pergamene del no appreso l’uso delle ruote idrau- l’investitura per la costruzione del 1352-1354, relative alla vertenza liche applicate ai forni da ferro e forno di Borca di Cadore (CDC, n. fra gli uomini di Fiorentina contro che il suo insediamento nei pressi 977). quelli di Selva, inducono a suppor- del forno di Selva possa essere Da questa panoramica ri- re che Gozalco possa aver costrui- avvenuto con il beneplacito dei sulta evidente che attorno a que- to nel 1244 il «furnum Florenti- vescovi di Trento e/o di Bressano- sto territorio coesistevano poteri ne», che potrebbe aver soppian- ne e, forse, anche degli Schöneck fra loro indipendenti, rendendo la tando il vecchio «furnum Silve». (Colbello) di Andraz. situazione politica più complicata Chi portava il nome Bartolomeo Sembra inoltre verosimile e soggetta a cambiamenti. La ge- poteva esser detto anche Negrone ritenere che il luogo in cui si inse- stione delle miniere del Fursil e o Negro (CESCO FRARE, TOMASI, Il diò Gozalco, con il suo nuovo ma- delle attività siderurgiche locali Cadore, p. 38. Tabella 2.2). Si può so, corrisponda all’attuale villaggio coinvolgeva ugualmente più sog- quindi ipotizzare che Negrone di Fiorentina. Il documento del getti, fin dagli inizi del XIII secolo: i della Torre, lo stesso a cui si attri- 1244 autorizza poi a ritenere che boschi che fornivano il carbone buisce la costruzione della chiesa l’accordo in cui fu coinvolto Gozal- per i forni di fusione erano preva- di Selva (1234), potesse essere co riguardasse anche la costruzio- lentemente in territorio veneto, stato quel «Bartholomeum» che ne di uno o più mulini: mi pare sotto il controllo dei Da Camino, nel 1244 ricevette l’investitura dai plausibile che un mulino fosse come testimonia anche il toponi- caminesi a nome e in vece di Go- dedicato all’attività fusoria, anche mo Selva di Cadore (dal latino sil- zalco. se non si può escludere che ne va, bosco); le miniere si trovavano Moena, assieme a Predaz- fosse stato costruito un altro per principalmente nell’area controlla- zo, era un centro minerario di una la macinazione di fave, orzo o altre ta fin dal 1177 dai vescovi di Bres- certa importanza, come testimo- granaglie (Figura 2.3). sanone e, quindi, indirettamente, niato nel Codex Wangianus minor I mulini da ferro garantiva- dal principato vescovile di Trento; del 1215-1218, in cui si riferisce no una resa dieci volte maggiore una situazione che imponeva la che il paese doveva consegnare rispetto ai forni a catasta con man- ricerca di accordi commerciali. ferro per 59 cavalli al vescovo di tici manuali: ciò rappresentava

Trento, da cui dipendeva . Federi- sicuramente un fattore di rilevan- Ipotesi sullo sviluppo tecnolo- co Wanga o Vanga (Friedrich von te importanza economica. Questa gico dell’industria siderurgica Wangen), vescovo di Trento dal ipotesi spiegherebbe perché i Ca- in Val Fiorentina. 1207 al 1218, favorì l’ insediamen- minesi, che possedevano i boschi to di tecnici minerari tedeschi di Selva e dintorni, avessero ricer- È sempre rischioso tentare nell’altopiano del Calisio e nella cato un accordo per assicurarsi la di interpretare quello che i docu- zona di Pergine, e approvò nel possibilità di sfruttare questa nuo- menti e le fonti non dicono; consa- 1208 uno statuto minerario, il pri- va tecnologia, venendo di persona pevole di questo rischio, proverò mo a livello europeo. In un atto a ratificarlo. Tassina, feudatario comunque a disporre in modo del 1214 del Codex Wangianus si locale, non poteva rimanere estra- razionale le tessere di mosaico già parla di «furnos ad laborandum neo all’accordo: il matrimonio di presentate, aggiungendone qual- arzentum ad rotas», cioè di forni sua figlia Valflurida con il figlio di cuna di nuova, per comporre un per lavorare l’argento con ruota e Gozalco fu probabilmente frutto di quadro generale che possa risulta- in un altro punto si parla di un patto politico e non d’una scel- re verosimile. “imprenditori minerari” o werchi ta d’amore; si spiegherebbero così Il forno più antico della Val (dal tedesco gewerke) «qui habent le indicazioni per la salvaguardia Fiorentina fu probabilmente quel- rotas, et qui ad rotas arzenterie dei diritti legali per la linea eredi- lo situato più vicino ai luoghi di laborant» . In un atto del 1225, taria femminile presenti nel docu- estrazione del minerale, cioè quel- rogato in Val di Fiemme, Gerardo mento del 1244.

- 27[41]- ►► I dalla Torre, che risiedeva- un nuovo forno a Pescul; una deci- Pescul potrebbe essere spiegato no nel forno-villaggio di Selva, sione dettata forse dall’esigenza da questo cambio di posizione del probabilmente nei pressi di Villa- dei Caminesi di sganciarsi e ren- forno da ferro con ruote idrauli- Solator, riuscirono verosimilmente dersi autonomi rispetto ai prece- che, che potrebbe comunque aver a far valere il loro peso, facendo in denti accordi con i vescovi di Tren- mantenuto la denominazione tec- modo che fosse Negrone- to e/o Bressanone; la dedicazione nica di florentina o fiorentina. Non Bartolomeo a ricevere l’investitura della chiesa situata presso il forno si può escludere che fra il forno di a nome di Gozalco; un ulteriore di Pescul a S.Fosca, tipico culto Fiorentina e quello di Pescul sia elemento a controllo di questo veneziano, è unica nel Bellunese e stata introdotta qualche modifica patto. Il nuovo forno potrebbe potrebbe essere interpretata co- o innovazione strutturale, per ren- essere stato costruito vicino al me una scelta filo-veneziana dei derlo più adatto alla lavorazione vecchio forno-impianto di Selva, Caminesi (Tolberto III da Camino, del minerale del Fursil, che richie- nei pressi del torrente Fiorentina e nato nel 1263 e morto 1317, nel deva fuochi possenti; nel XIV seco- dell’attuale villaggio di Fiorentina. 1286 divenne podestà di Belluno e lo il forno di Pescul venne sicura- Esiste qualche indizio a favore perseguì una politica filo- mente frequentato dagli uomini dell’ipotesi che alcuni membri veneziana), in accordo con i della delle fusine di Zoldo, che si impa- della famiglia della Torre (Tabella Torre (nel 1286 Bonello di Selva di rentarono con i della Torre; sem- 2.1) abitassero nel villaggio-forno Cadore acquista un casa a Belluno pre nel corso del XIV secolo i prati- di Selva e possedessero terreni e questo documento è conservato ci che operavano nel forno di Pe- presso il villaggio e torrente Fio- al Seminario vescovile di Vittorio scul si spostarono per costruire il rentina (CDC, n. 619), fra 1267 e Veneto; dal 1285 si ha notizia di forno di Borca di Cadore e, forse, 1354. Tutto lascerebbe pensare ferro del Cadore presente a Vene- anche una fiorentina in Alta Valle che il vecchio forno-impianto di zia - CDC, n. 218). La rottura dei del Mis (vedi parte quarta). Selva, probabilmente controllato precedenti accordi, potrebbe spie- Si tratta naturalmente di dai della Torre, non disponesse di gare anche l’esigenza da parte dei una ricostruzione ipotetica, basata meccanismi idraulici e che sia sta- vescovi brissinesi e dei signori di su indizi più che su prove certe, to soppiantato dal nuovo forno Andraz di costruire un forno posto quindi suscettibile di errori e natu- costruito da Gozalco, che invece direttamente sotto il loro control- ralmente soggetta a possibili revi- doveva essere un mulino da ferro. lo, all’interno del castello. Pescul sioni, che mi è già capitato di fare Dopo la morte di Gozalco, sarebbe diventato l’unico forno in passato, dopo la scoperta di avvenuta prima del 1268 e quella attivo in Val Fiorentina, nel perio- nuove tessere del mosaico. di suo figlio Giovanni, avvenuta do di passaggio fra XIII e XIV seco- Una ricerca che continua… prima del 1286, è possibile che il lo, venendo gestito anche dagli forno di Fiorentina sia stato ab- uomini di Selva; lo spostamento di Francesco Laveder bandonato, decidendo di costruire un ramo dei dalla Torre da Selva a

Fig. 2.3 Il mulino di fine Ottocento a due ruote del villaggio di Toffol, in Val Fiorentina, da poco restaurato

- 28[41]- ►►

Tabella 2.1. Famiglia della Torre di Forno di Selva - Fiorentina

Anno Persona Nome Dati - Fonte

1265 Bonello Bonello da Caprile Causa forno di Alleghe - TAMIS, vol. I, p. 239 1267 Giovanni Johanis filii Petri boni de Furno Silve CDC, nn. 159 e 171 Morì prima del 1314 Secondo Jacobi è figlio di Manfredo BCB, ms. 878 Ebbe almeno 2 figli: Bonello e Manfreddino 1286 Bonello Bonello da Selva di Cadore Seminario Vescovile di , Acquistò e poi affittò una casa a Belluno in con- Atti generali, Pergamene trada del Foro 1296 Bonello Domini Bonelli Proprietario di campo di fave “in Morì prima del 1339 Ebbe 3 figli: Giovanni, Pietro, Bonaventura detto Flurintina” - RICHEBUONO, Le anti- Scoffio che pergamene, n. 94 1314 Petrum q. Johanis Puteum de Silva Vertenza per tassazione forno uomini di Selva - CDC, n. 359 1319 Ser Bonello q. Johanis Butani delature Sposa Domina Romagna figlia di Bernardo (Benassudo) di Fusine di S.Nicolò di Zoldo CDC, n. 523, BCB, ms. 878 1339 Podere del q. ser Bonello q. Johanis CDC, n. 523 Butani delature 1350 Altaflor uxor quondam domini Petri de Pergamene inedite Museo Selva la Turre de Silva - CDC, n. 619 1350 Giovanni Iohanem quondam ser Petri de la Turre Pergamene inedite Museo Selva figlio di Bonello 1350 Dominus Iohanes filius quondam domi- Pergamene inedite Museo Selva ni Boneli de la Turre 1354 Iohanis ser Petri de la Ture Pergamene inedite Museo Selva

1368 Johane ser Petri dela Ture de Silva CDC, n. 768; RICHEBUONO, Le anti- che pergamene, pp. 151-152; TAMIS, vol. I, pp. 303-304 Piero Morì nel 1408 BCB, ms. 878 figlio di Bonello Bonaventura Viene detto Scoffio Pergamene inedite Museo Selva figlio di Bonello Ebbe almeno 2 figli: Domenico, Bitino

Nelle due tabelle vengono riportati in corsivo i nomi delle persone la cui appartenenza alla famiglia della Torre è solo ipotetica. Bono, la seconda parte del nome Pietro Bono, può avere come diminutivo Bonello; quindi, probabilmen- te, Bonello, Pietrobono e Pietro sono termini diversi per indicare un identico nome. Puteum potrebbe corrispondere al termine dialettale putèo “bambino” e Butani potrebbe avere lo stes- so significato.

- 29[41]- ►► Tabella 2.2. Famiglia della Torre di Forno di Selva - Pescul Anno Nome Dati - Fonte 1234 Negrone della Torre Costruzione chiesa Selva - LONGIARÙ, pp. 14-15

1244 Bartolomeo Investitura Forno Selva a Gozalco - RICHEBUONO, Le antiche pergamene, n. 40. Manfredo BCB, ms. 878 Per Jacobi ebbe 2 figli: Bonello (Tab.2.1) e Manfreddino (Fusine di Mareson nel 1319) 1339 Negrone A Pescul - CDC, n. 523 Jacobi suppone che sia figlio di Manfreddino

Ebbe 2 figli: Francesco e Gabriele. 1344 Castaldione Silve et Pisculi - CDC, n. 556 Morì prima del 1350 1350 Francesco q. Negrone Notaio - Pergamene inedite Museo di Selva 1368 Francischo q. Negroni de Pusculo CDC, n. 768 1350 Gabriel q. ser Negrone Pergamene inedite Museo Selva

1365 Gabriele filio q. ser Negroni Pergamene inedite Museo Selva gastaldione di Pescul

1380 Gabrielem de Pisculo Castellano di Rocca - TAMIS, vol. I, pp. 314-315 Sit districtualis et servitor domini patriarche acqui- legensis et eius officialis ac castaldio in caprilo

1381 Ser Gabriele q. Negrone CDC, n. 885

Gabriele de Turri 1392 Forno di Borca - CDC, n. 977 Ebbe una figlia e 3 figli (Negrone, Manfredino, Franceschino). Morì prima del 1422. 1389-1390 Ser Negrone figlio di ser Gabriele CDC, nn. 953, 969, 970; TAMIS, vol. I, pp. 338-339 (vedi 1409) 1389 Manfredino figlio di Gabriele CDC, n. 954 Ebbe 3 figli: Antonio, Faccio (Fazio) BCB, ms. 878 e Giacomo (gastaldo di Caprile) 1395 Heredum q. Bartholomei ser Gabrielis de BCB, ms. 443 Pisculo 1401 Figlia di Gabriele Sposa un guelfo a Belluno - CDC, n. 1032 1409 Negrone Possilio figlio di Gabriele Chiede la revoca del bando da Belluno - CDC, n. Ebbe un figlio, Donato. Morì nel 1413 1075 1412 Franceschino figlio di Gabriele Abita a Salagona di Laggio - CDC, n. 1085

1416 Donato q. ser Negroni E’ in Cadore - CDC, n. 1107

1430 Ebbe 2 figli: Franceschino e Cristoforo Miniere in Cadore - CIANI, vol.II, pp. 16-18 Morì nel 1439 1440 Antonio e Faccio figli di Manfredino Forno a Pescul - LONGIARU, pp. 14-18

Negrone e Bartolomeo sono termini diversi per indicare lo stesso nome,

come dimostra l’attestazione del 1395

- 30[41]- ►► Bibliografia

CDC: Codice Diplomatico Cadorino di Giovanni Fabbiani (suppl. ASBFC n.353, 2013, Quaderno 11) BCB: Biblioteca Civica di Belluno (http://biblioteca.comune.belluno.it/biblioteca-digitale/ ) —————————

1 GIOVANNI ANGELINI, Pelmo d’altri tempi, Belluno, Nuovi Sentieri, 1987, pp. 11-17. 2 GIUSEPPE RICHEBUONO, Le antiche pergamene di S.Vito di Cadore, Istituto Bellunese di Ricerche So- ciali e Culturali, Belluno, Tipografia Piave, 1980, n. 192, p. 171. Un documento del 1389 attesta che gli abitanti della Val Fiorentina avevano l’obbligo di tenere aperto tutto l’anno il passo Staulanza, allora denominato «campo Frexorio». Notizie sulla circolazione nel Bellunese del ferro, in vari stadi di lavorazione, e sui dazi del ferro che si pagavano alla muda di Agre (Agordino) e del Maè (Zoldano) sono contenute in: Statuti di Belluno del 1392 nella trascrizione di età veneziana, a cura di ENRICO BACCHETTI, Roma, Viella, 2002, pp. 369-371, 376-377. FERDINANDO TAMIS, Storia dell’Agordino. vol. IV, Belluno, Nuovi Sentieri, 1985, pp. 8-17. PAOLO ALBERI AUBER, Una miniera (Colle S. Lucia-Fursil), un forno per il ferro (Borca di Cadore) e due uomini di scienza tra le montagne: Niccolò Cusano e Gian- francesco Sagredo, Istituto per l’Alto Adige, 2006. 3 In Valparola esiste tuttora il Rio della Ferriera o Ferrierabach e il nome tedesco della malga Valpa- rola, Eisenöfen, significa “forno da ferro”. Il forno di Valparola fu costruito nel 1607, quello di Picco- lino nel 1684. 4 ANTONIO GENOVA, Gio.Battista Carli occasionale cartografo cadorino, «ASBFC», LXVII (1996), 296, pp. 171-179. 5 ANTONIO RONZON, Biaquino III da Camino, Signor di Cadore (1233 -1274), «Archivio Storico Cadori- no», II (1899), 5, pp. 35-36; II (1899) 6, pp. 41-45; III (1900), 4, pp. 41-46. Rizzardo e Biaquino III era- no figli di Guecello III. 6 Storia, archeologia e geologia della Val Fiorentina, a cura di ASSOCIAZIONE CULTURALE "AMICI DEL MU- SEO" DI SELVA DI CADORE, Cortina d’Ampezzo (BL), 2000, p. 104. 7 Pergamena inedita Museo di Selva (1350): «item dixit predictus magister Coraza quod Francischus de Stragado de Zoldo iudicavit pro eius anima S. Laurencio et S. Fusce perpetualiter una peciam ter- re iacentem in Florentinam in loco vocato Pontexelo; …Item Anthonius quondam Betini iudicavit ecclesie S. Laurencii unam zoiam terre iacentem in Florentina secus flumen et secus Iohanem quon- dam ser Petri de la Turre». 8 Pergamena inedita Museo di Selva (1365), esposta in una bacheca al terzo piano - vedi tabella 2.2. 9 GIOVANNI ANGELINI, Controversie medievali di confine tra Cadore e Zoldo (Belluno), «ASBFC», LIV (1983), 244, pp. 75-91. IDEM, Il confine settentrionale di Zoldo verso il Cadore in epoca medievale, «ASBFC», LV (1984), 246-247, pp. 4-20. In Zoldo. Confini verso il Cadore, Belluno, Fondazione Gio- vanni Angelini, 1999, pp. 69-85, 87-105. 10 GIOVANNI MARIA LONGIARÙ, LUIGI NICOLAI, Selva di Cadore. Notizie storiche, Treviso, Tip. Ed. Trevigia- na, 1943, pp. 12-18. Non viene citata la fonte originale da cui è tratta questa notizia. 11 GABRIELE DE SANDRE, Le proprietà collettive di S.Vito di Cadore, «ASBFC», XXIII (1952), 121, pp. 105- 111. 12 GIANDOMENICO ZANDERIGO ROSOLO, I laudi delle Regole di Candide, Lorenzago e San Vito di Cadore, Belluno, Istituto Bellunese di Ricerche Storiche e culturali, 2013, p. 166. DE SANDRE, Le proprietà col- lettive di S.Vito di Cadore, pp. 110-111. 13 I capitolari delle arti veneziane sottoposte alla giustizia e poi alla giustizia vecchia dalle origini al Milletrecentotrenta, a cura di GIOVANNI MONTICOLO, Roma, Forzani, II, 1904, pp. 340-341. 14 PIERGIORGIO CESCO FRARE, GIOVANNI TOMASI, Il Cadore e i benedettini di Follina e Busco, Belluno, Ti- pografia Piave, 2014, pp. 17-25, 57-60.

- 31[41]- ►► 15 Il castello di Andraz e le miniere del Fursil. Un itinerario storico culturale nelle Dolomiti, a cura di MARINO BALDIN, Venezia, Marsilio, 1997. GIUSEPPE LOSS, VITO PALLABAZZER, FLORIANO CHIZZALI, Il Castello di Andraz e le Miniere del Fursil, Belluno, Nuovi Sentieri, 1986. Il Castello di Andraz e il territorio del Fursil, in ALBERTO AGOSTINELLI, La Rocca di Pietore, Union di Ladins de Ròcia, Tipografia Ghedina, Cor- tina, 1999, pp. 33-37. CARLO RAGNES, Il castello di Andraz, «ASBFC», XV, (1943), pp. 1370-1372 e 1385 -1387. 16 GIUSEPPE LOSS, Livinallongo e il Castello di Andraz, Belluno, Nuovi Sentieri, 1991, pp. 23-25. 17 FERDINANDO TAMIS, Storia dell’Agordino. vol. IV, pp. 24-29, 175-176. GIORGIO PILONI, Historia della città di Belluno, Venezia, Rampazetto, 1607 (ristampa Sala Bolognese, Forni, 2002), cc. 247v- 248r. Lo storico bellunese, riferendosi alle cause della guerra del 1487 fra l’arciduca del Tirolo e Venezia, affermava che questa nacque «per le miniere di ferro» nell’area di «Col di Santa Lucia». 18 GIAMBATTISTA VERCI, Storia della Marca Trivigiana e Veronese, Venezia, Storti, 20 Volumi, 1786- 1791. LEILA GAVA, La signoria dei Da Camino in Belluno, «ASBFC», XXVII (1956), 135, pp. 55-76. 19 ANGELO MAJONI, Contributo alla genealogia del Cadore e paesi limitrofi, «ASBFC», IV (1932), 24, pp. 277, 298-299, 362-364, 451. RICHEBUONO, Le antiche pergamene di S.Vito di Cadore, pp. 8, 13-16, 38, 206. 20 Pergamena inedita Museo di Selva (1396), esposta in una bacheca al terzo piano. Viene citato «Domenicus filius Bonaventure da Moscheta de Florentina qui nunc habitat in loco vocato sot lator de Silva». Bonaventura era uno dei 3 figli di Bonello della Torre del 1296 - vedi tabella 2.1. 21 IRENE PAMPANIN, Il cunicolo di Solator e la torre sepolta, «Il Cadore», LX (2012), p. 6. ERMENEGILDO ROVA, comunicazione personale. 22 ANNA MARIA SPIAZZI, Le chiese di Selva di Cadore, Associazione culturale “Amici del Museo” di Selva di Cadore, Dosson (TV), Zoppelli, 1998. RICHEBUONO, Le antiche pergamene di S.Vito di Cadore, n. 29, p. 70. 23 GIUSEPPE CIANI, Storia del popolo cadorino, Padova, Sicca, 1856 (rist. anast. Forni, Bologna, 1969), vol. I, p. 381 e 385; vol. II, pp. 15-18. 24 FERDINANDO TAMIS, La signoria degli Avoscano, «ASBFC», XXIV (1953), 124, pp. 65-74; 125, pp. 104- 114; XXV (1954), 126, pp. 10-15; 126-127, pp. 53-69. TAMIS, Storia dell’Agordino. vol. IV, pp. 109- 136, 256. 25 FERDINANDO TAMIS, Il Capitaniato di Agordo dalle origini al dominio Veneto. Le dominazioni stranie- re, «ASBFC», XXXIII (1962), 158, pp. 34-42; 160-161, pp. 97-118. 26 FRUMENZIO GHETTA, La Valle di Fassa nelle Dolomiti. Preistoria, romanità e medioevo. Contributi e documenti, Trento, Biblioteca padri Francescani, 1974, documento n. 4. 27 MAX REICHSRITTER VON WOLFSKRON, Die Tiroler Erzbergbaue 1301 – 1665, Innsbruch, Verlag, 1903, pp. 418-420, 453. 28 GIAN MARIA VARANINI, ALESSANDRA FAES, Note e documenti sulla produzione e sul commercio del ferro nelle Valli di Sole e di Non (Trentino) nel Trecento e Quattrocento, in La sidérurgie alpine en Italie (XII - XVI siècle), a cura di PHILIPPE BRAUNSTEIN, Roma, École française, 2001, pp. 258-259.

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