ACCADEMIA DEGLI INCAMMINATI. MODIGLIANA CAFFÈ MICHELANGIOLO RIVISTA DI DISCUSSIONE fondatore e direttore Mario Graziano Parri

In copertina: Harold Pinter in una curiosa immagine Pagliai Polistampa del 1985 ca.

Nella testata: Adriano Cecioni, Interno di Caffè Miche- Quadrimestrale - Anno XI - n. 1 - Gennaio-Aprile 2006 langiolo, 1865 ca., acquerello, Firenze, collezione privata.

Direttore responsabile TERZA PAGINA VETRINA Mario Graziano Parri 41 Direttore editoriale 03 Col piede in casa Un alfabeto di sfida Natale Graziani di Mario Graziano Parri di Elena Frontaloni 44 In redazione BUONE ARTI Un sabato in casa Perowne Elena Frontaloni, Enrico Gatta, Antonio Imbò di Valerio Viviani Amici del Caffè 04 L’implacabile Pinter 48 Luciano Alberti, Giorgio Bárberi Squarotti, L’amore ai tempi di Tony Blair Anna Maria Bartolini, Marino Biondi, Ennio Cavalli, di Mirella Billi di Sonia Maria Melchiorre Zeffiro Ciuffoletti, Franco Contorbia, Simona Costa, POESIA ARTI ED EVENTI Maurizio Cucchi, Mario Di Napoli, Francesca Dini, 50 Mario Domenichelli, Angelo Fabrizi, Giulio Ferroni, 9 Arnolfo “caputmagister” e l’antico Franco Ferrucci, Alessandro Fo, Michele Framonti, Debutti di Piero Pacini Enrico Ghidetti, Emma Giammattei, Gianni Guastella, Due 54 Giorgio Luti, Gloria Manghetti, Giancallisto Mazzolini, poesie di Giulia Visintin Il ritmo della catastrofe Michele Miniello, Piero Pacini, Emiliano Panconesi, di Enrico Gatta Antonio Pane, Maria Carla Papini, Ilaria Parri, con un invito alla lettura di Ernestina Pellegrini, Anna Maria Piccinini, Eliana Princi, Antonio Pane 58 Giambologna e la bella maniera Eugenia Querci, Amedeo Quondam, Silvia Rizzo, di Piero Pacini Federico Roncoroni, Carlo Sisi, Jole Soldateschi, 11 Il castigo della luce Antonio Tabucchi, Uta Treder, Carlo Vecce, poesie di Daniele Santoro DIMMI COME PARLI Pier Francesco Venier, Daniel Vogelmann, Giorgio Weber presentate da Mario Fresa 62 Scheggiare un ciottolo Redazione di Guido Baldereschi 50142 Firenze - Via Livorno, 8/31 - Fax 055.7326110 NARRATIVA ☞ E-mail: [email protected] 66 BLOC-NOTES 13 Debutti Editore e stampatore di Bartleby Pagliai Polistampa, Firenze - Telefono 055.7326272 Dormi amore 67 LE LETTURE Amministrazione racconto di Daniela Agoletti Edizioni Polistampa di Mauro Pagliai 15 Cambogia: nel labirinto della storia, 50142 Firenze - Via Livorno 8/31 - Tel. 055.7326272 Due racconti di Anna de Simone; Fare poesia, di Marco Subbrizio Accademia degli Incamminati di Antonio Pane; Notizie dalla Ma- 47015 Modigliana (Forlì) - Via dei Frati, 19 presentati da Stefano Carrai remma, di Mario Graziano Parri; Tel. 0546.941227 - Fax 0546.940285 20 Il banchetto Le ombre di Ceccardo, di Milva Ma- Spedizione in Abbonamento Postale 70% - DCB - Firenze racconto di Antonio Imbò ria Cappellini; Grammatica per Alla rivista si collabora su invito. Per inderogabili esigenze edito- FILOSOFIA poesia, di Antonio Pane; Davanti riali, i contributi, redatti in conformità con le “Norme di editing” allo specchio. Maschere e volti tra richiamate nella rivista, devono essere registrati in formato RTF (Rich Text Format) e pervenire tramite e-mail: [email protected], 22 Tre volte grande affetti ed effetti, di Loriano Gon- dischetto o CD. In caso diverso, non potranno venire accolti. di Saverio Ricci fiantini; Tasso e l’aritmetica, di Mo- nica Venturini; Lettera su Manzoni, Registrato al Tribunale di Firenze n. 4612 TEATRO del 9 agosto 1996. di Michele Graziosetto; La felicità? 26 ABBONAMENTI, ORDINI, INFORMAZIONI L’Arlecchino del Grand Siècle Pazienta, passerà, di Stefania Gatti; Mario Miniatelli - Tel. 055.7328043 di Laura Diafani Il fantastico quotidiano di Marcel- e-mail: [email protected] la Malfatti, di Monica Venturini; 3 numeri annuali: Italia e Unione Europea € 22,00 30 Chi era Shakespeare? sul conto corrente postale 25986506 di Susanna Battisti L’amorosa traccia, di Elena Gurrieri; intestato Polistampa S.n.c. - Firenze Fabrizio Puccinelli, un autore ritro- Una copia: € 8,00 Numero arretrato: € 10,00 BIBLIOTECA DEL VIAGGIATORE vato, di Giovanni Armillotta; Diario Il presente fascicolo è stato chiuso in tipografia 33 di un gentiluomo, di Silvia Cigna; Novecento in versi Archivio di nostalgia, di Primo De il 10 Maggio 2006 con una tiratura di 2.500 copie. di Elena Frontaloni Vecchis; Il conte di provincia, di Lau- 36 Pubblicazione associata Un re dall’alto guarda ra Melosi; La pittura in versi di all’Unione Stampa Periodica Italiana di Claudio Mariotti Quinto Martini, di Monica Venturini.

Caffè Michelangiolo 1 I collaboratori

GUIDO BALDERESCHI, fiorentino del 1932, laureato in storia Elena Frontaloni è nata a Jesi nel 1980. Si è laureata in medievale, ha trascorso la vita lavorativa nelle case edi- Lettere classiche nel 2003, con una tesi sui Dialoghi con trici della sua città: la Sansoni di Federico Gentile, la Nuo- Leucò di Cesare Pavese. È attualmente iscritta al terzo va Italia di Tristano Codignola, la De Agostini di Geno anno di dottorato in Italianistica presso l’Università di Ma- Pampaloni; e l’ha conclusa a Milano da libero professio- cerata, con un progetto di ricerca sul modello sceneggiatura nista. Ha scritto alcuni testi di storia per le scuole. Ora nel Pasolini degli anni Sessanta. Si occupa prevalente- può finalmente coltivare da amatore i suoi molteplici e mente di rapporti fra parola e immagine, con particolare ri- disordinati interessi, che svariano dalla didattica della guardo alle intersezioni fra cinema e letteratura, conti- storia alla lessicografia italiana, ai problemi del linguag- nuando però a coltivare l’interesse per le sopravvivenze del gio in generale. mito nel Novecento letterario italiano ed europeo.

Enrico Gatta, nato a Roma dove si è laureato in Giuri- sprudenza, già giornalista all’“Avvenire”, lavora da mol- SUSANNA BATTISTI è nata nel settembre del 1957 a Roma ti anni a Firenze nella redazione cultura del “Quotidiano dove vive e insegna letteratura inglese all’Istituto d’Arte Nazionale” che fornisce il fascicolo nazionale del “Resto per l’arredo e il decoro della Chiesa. Si è laureata a La del Carlino”, “La Nazione” e “Il Giorno”. Segue argo- Sapienza di Roma con Agostino Lombardo con il quale a menti di letteratura e eventi di arte, musica e danza. Col- tutt’oggi collabora. Ha pubblicato quest’anno il saggio labora con riviste e a trasmissioni radiotelevisive. Metamorfosi del teatro. Gli adattamenti shakespeariani di John Dryden per la collana di anglistica della Adriatica Editrice. Ha collaborato per lunghi anni con KatawebLi- bri de “La Repubblica” e scrive recensioni per “L’Indice”. Claudio Mariotti è nato a Firenze nel 1974, dove vive e dove si è laureato in Lettere. Oltre ad essersi occupato in alcuni articoli dell’opera di Giuseppe Conte e Giovanni Giudici, ha pubblicato un’antologia delle poesie di Al- berto Caramella (A. Caramella, Poesie, a cura di C. Ma- riotti, Firenze, 2003), e ha curato, con Mario Martelli MIRELLA BILLI è professore ordinario di Lingua e letteratura (già docente presso l’Università di Firenze), l’edizione cri- inglese all’Università di Viterbo. È autrice di Le strutture tica dei Postuma guerriniani: L. Stecchetti (O. Guerrini), narrative nel romanzo di Henry Fielding (Milano 1974), Postuma, a cura di C. Mariotti e M. Martelli, Roma, 2001. Virginia Woolf (Firenze 1975), Il vortice fisso, la poesia di Attualmente insegna in un liceo fiorentino. Sylvia Plath (Pisa 1983), Il gotico inglese (Bologna 1986), Il testo riflesso (Napoli 1993). Ha pubblicato saggi sulla letteratura inglese del Settecento e dell’Ottocento, sul ro- manzo e il teatro contemporaneo, sulla poesia e narra- Sonia Maria Melchiorre tiva femminile. Per Marsilio ha tradotto e curato La stan- si è laureata in Letteratura in- za di Jacob di Virginia Woolf (19992). glese nel 1997 presso l’Università degli Studi della Tuscia di Viterbo. Ha studiato in Scozia presso la Glasgow Uni- versity e in Inghilterra presso la U.E.A. (University of East Anglia). Si è occupata di gender studies e di letteratura femminile del diciottesimo e del ventesimo secolo. A Vi- terbo ha poi conseguito un dottorato di ricerca sulla re- visione del canone letterario. Nella sua tesi finale ha esa- Stefano Carrai insegna Filologia della letteratura italia- minato i lavori di alcune Bluestockings inglesi del diciot- na all’Università di Siena. Si è occupato prevalentemen- tesimo secolo. Ha pubblicato articoli su Jeanette Winter- te di letteratura italiana del Medioevo e del Rinascimen- son, Jackie Kay, Ali Smith e più recentemente su Charlot- to, con ripetute fughe verso i moderni. Ha curato edizioni te Lennox. È stata allieva di Mirella Billi e di Lorna Sage. di testi, fra gli altri, di Poliziano (Stanze e Fabula di Or- feo, Milano 1988) e di Boiardo (Pastoralia, Padova 1996). Fra i suoi volumi saggistici Ad Somnum. L’invocazione al Piero Pacini è nato a Tuoro sul Trasimeno nel 1936 e Sonno nella lirica italiana (Padova 1990), La lirica tosca- risiede a Firenze. È autore di studi monografici su Gino na del Duecento. Cortesi, guittoniani, stilnovisti (Roma- Severini e sulla cultura figurativa tra ’800 e ’900; ha in- Bari 1997) e I precetti di Parnaso. Metrica e generi poe- dagato aspetti della civiltà figurativa fiorentina tra il Ma- tici nell’Italia del Rinascimento (Roma 1999). nierismo e la tarda età barocca. Collaboratore di riviste a diffusione internazionale, è stato redattore di “Antichità viva”; ha curato mostre di artisti contemporanei in Italia e all’estero. Tra le ultime pubblicazioni: Le sedi dell’Ac- cademia del Disegno (Firenze 2001) e Galileo Chini pitto- re e decoratore (Soncino, CR, 2002). Laura Diafani (1972), allieva di Gino Tellini, svolge atti- vità di ricerca presso il dipartimento di Italianistica del- l’Università di Firenze, dove collabora con il Centro Studi «Aldo Palazzeschi». Si è occupata di letteratura italiana Antonio Pane è nato a Caltanissetta nel 1952. Vive a dell’Ottocento (La «stanza silenziosa». Studio sul- Prato. Ha curato la pubblicazione di scritti inediti e rari l’epistolario di Leopardi, Firenze, 2000; «Ragionar di sé». di Angelo Maria Ripellino e di Antonio Pizzuto, autori cui Scritture dell’io e romanzo in Italia 1816-1840, Firenze, ha dedicato numerosi saggi. Quelli su Pizzuto sono rac- 2003) e ha curato l’edizione di due carteggi palazze- colti nel volume Il leggibile Pizzuto (Firenze 1999). Col- schiani: l’ultimo dei quattro volumi della corrispondenza labora a varie riviste, fra cui “Alias”, “L’indice”, “Poesia”, con Marino Moretti (1963-1974, Roma, 2001) e il carteg- “Stilos”. gio con gli editori Arnoldo e Alberto Mondadori (1938- 1974, Roma, in corso di stampa).

Mario Fresa, nato a Salerno nel 1973, ha pubblicato le Valerio Viviani (qui con la figlia Beatrice) è professore as- raccolte poetiche Liaison (con introduzione di Maurizio sociato di Letteratura inglese all’Università della Tuscia ed Cucchi, 2002) e L’uomo che sogna (2004). Suoi versi è redattore della “Rivista di Letterature Moderne e Com- sono apparsi su riviste italiane e straniere (“Paragone”, parate”. Si occupa in particolare di autori elisabettiani e “Specchio della Stampa”, “Semicerchio”, “Gradiva”, ecc.) contemporanei, con scritti su Christopher Marlowe, Sir e nella silloge mondadoriana Nuovissima poesia italiana, Philp Sidney, Thomas Nashe, Robert Greene, Sir Thomas curata da Cucchi e Riccardi (2004). Collabora come criti- Browne, Graham Swift, Kazuo Ishiguro, Michael Ondaatje, co letterario alle riviste “Capoverso”, “InOltre”, “Palazzo Ian McEwan e in due volumi, Il gioco degli opposti: modelli Sanvitale” e altre. neoplatonico nella drammaturgia di Christopher Marlowe (Pisa 1998) e La storia e le storie: quattro romanzi con- temporanei (Pisa 2002). Ha tradotto in italiano Lenten Stuff di Thomas Nashe (Piatto di Quaresima, Venezia 1994) e ha curato la versione italiana di The Changeling di Tho- mas Middleton e William Rowley (I lunatici, Venezia 2004).

2 Caffè Michelangiolo Terza pagina

COL PIEDE IN CASA di Mario Graziano Parri

ecentemente Sergio Pautasso ha confidato di diventa più dura. La grandezza è sempre solitaria aver firmato lui la lettera di rifiuto a Guido («Eli, Eli, lama sabachtani?», Mt. 27, 46; Mc. RMorselli (“Corriere della Sera”, 4 aprile 15, 34). Attorno ad essa non volano uccelli, dice 2006). Veniva respinto così un libro che in casa edi- Saba. Basta sfogliare i giornali la mattina per con- trice nessuno (nemmeno lui) aveva letto. Proba- statare che così come ci viene servito ci troviamo in bilmente la proscrizione era dovuta a quel titolo un paese privo di grandezza. Un paese minore e re- ostico: Il comunista. Come è risaputo, Morselli si cintato, e chi ne è fuori resta fuori; e questo vale sparò un colpo di rivoltella. Era il 1973. Il roman- anche per il corso letterario. Soffici, Papini, Prez- zo sarebbe uscito tre anni dopo, preceduto e seguito zolini “vigilarono” al loro tempo su idee e scelte; da tutti gli altri che via via erano tornati al mit- poi lo hanno fatto altri dopo di loro, e con ben più tente. I quali con grazia stilistica e suasiva elabo- corto respiro (ci ha un po’ immalinconito la rac- razione di intrecci mettevano appunto in luce l’insensatezza delle vi- colta postuma curata da Cortellessa dei riesumati articoli raboniani, cende umane. Il meno tormentato Tomasi di Lampedusa non si con la graduatoria dei “soliti” vati e la contestuale relegazione di sparò: l’autodistruzione e il disfacimento erano già fissati con iro- Ungaretti e Montale: e tuttavia non abbiamo lesinato spazio in que- nia e dinastico distacco nel suo romanzo. Dopo reiterati (e altolo- sto fascicolo agli scritti generosi che Elena Frontaloni e Antonio cati) veti Il gattopardo sarebbe stato pubblicato a un anno dalla Pane hanno dedicato al volume). E altri appresso a quelli marca- scomparsa del suo autore, e subito avrebbe vinto il premio Strega. no ora da vicino le entrées attraverso soppesate antologie fai-da-te Quei due scrittori (e non solo loro) erano incongrui rispetto alle e programmati riconoscimenti incrociati, raggiungendo in tal modo mode dell’industria editoriale (lo ha poi detto Pontiggia) e anche il risultato voluto: quello cioè, come delinea Giulio Ferroni (“Cor- (o soprattutto?) riguardo a certi indirizzi ideologici. Del resto riere della Sera”, 5 settembre 2005), di confondere i valori, can- l’“artigiana” Casa Vallecchi non pubblicò le poesie di Dino Cam- cellare le gerarchie, annullare le distinzioni fra “la” cultura che pana per il semplice motivo che mai arrivarono sul tavolo del suo aspirerebbe a dire qualcosa di essenziale sul mondo e a mettere in fondatore Attilio, “perdute” improrogabilmente da Soffici e solo discussione certezze e posizioni assestate per dar corso così al di- un cinquantennio dopo ritrovate dalla vedova, come annunciava sinvolto prêt-à-porter che soddisfi veloci collocazioni (possibil- (“Corriere della Sera” del 7 giugno 1971). Il quale si mente ben remunerate) nell’immediato consorzio letterario. Sarà provava a lenire la ferita col dire che si era trattato dopotutto di per questo che sulle prime pagine dei maggiori quotidiani italiani una perdita salutare: elisioni, spostamenti, sostituzioni, tagli e ag- si ricorre per dire qualcosa di planetario alle firme di Ben Jelloun, giunte avevano giovato alla intensità lirica del testo che Campa- Grossman, Rushdie, Yehoshua, Grass, Todorov et cetera, e pres- na era stato costretto a reinventarsi, fino a uscire di testa: «è un soché mai a quelle degli scrittori di casa (a proposito, che ne è del- po’ come se la ricca materia avesse subito un processo di decur- l’autore di Perceber, il Colombati segnalato nella scorsa annata tazione a cui non è estranea la come una promessa immancabi- sua propria forza di memorabi- le? E il Piperno, baciato Con le lità». Nel manoscritto “sparito” Il redattore distratto peggiori intenzioni da un proflu- Papini che lo aveva avuto fra le vio di premi nella passata stagio- mani nella tipografia di “Lacer- A Pier Francesco Venier ne, a che cosa è intento?… a una ba” vi aveva trovato «cose molto sua Versione di Barney?). buone», e tuttavia Prezzolini si- Il poeta Fernando Antonio Noguiera aveva sulla sua L’anelito dei nostri autori è glava giudizi abbastanza perfidi scrivania le bozze di “Orpheu”. La rivista era quasi pron- sempre di più quello di correre ta. Il redattore gli porse un foglio con alcune poesie di un verso “il povero diavolo” di Mar- senza il disturbo di sentirsi sul certo Alvaro de Campos e ne chiese un parere. «Roba futu- radi («temo che il pittoresco del- rista» disse Noguiera, «tu cosa ne pensi?» «Possono senz’al- collo il fiato dei concorrenti. Per la sua vita sia stato confuso col tro essere pubblicate», rispose il redattore soprappensiero, questo a loro preferiamo di gran poetico della sua opera»). Quel dimenticando che Noguiera dal primo numero della rivista, lunga Valentino (Rossi). Che al Prezzolini «imprenditore di cul- quando pubblicava le sue poesie, aveva scelto di firmarsi limite delle proprie (eccezionali) tura» (la definizione è di Serra, proprio con quel nome: Alvaro de Campos. Quella mo- risorse ci prova ogni volta sul filo come si sa) di cui mentanea ma fulminea disattenzione piuttosto che una rea- dei millesimi di secondo, spalla a (del quale quest’anno cade il cen- zione deplorevole produsse un compenso: il redattore ven- spalla con l’avversario. E vince tenario) dirà: «Era un uomo mol- ne promosso capo redattore. perché ci mette inventiva, pas- Quel giorno il poeta portoghese Antonio Noguiera, per la to intelligente, ma era un uomo sione e senso di libertà. Lui con- prima volta, dimenticò di chiamarsi Pessoa e sentì di esse- riduttivo, la qual cosa è il con- re, come aveva sognato, compiutamente il poeta d’avan- quista il pubblico con la forza so- trario della grandezza». guardia Alvaro de Campos. litaria della fantasia. La sua. Ecco, la grandezza. Verso la Antonio Imbò Già, pensate se non ci pro- cima il freddo aumenta, la vita vasse… ■

Caffè Michelangiolo 3 Buone arti

L’indignazione dell’uomo e la denuncia dell’artista nella militanza civile e nell’azione drammaturgica del Premio Nobel inglese L’IMPLACABILE PINTER di Mirella Billi

a prolusione che Harold Pinter ha ordine del governo turco. Nel 1986 fon- tenuto in video per l’accettazione da l’associazione chiamata “20 Giugno”, Ldel premio Nobel per la letteratu- dalla data della prima riunione, un grup- ra conferitogli dall’Accademia di Stoc- po costituito principalmente da intellet- colma nel 2005 conferma la sua scelta tuali che si propone di lottare contro ogni dell’impegno politico, già ribadita in va- forma di potere, di razzismo, di fonda- rie occasioni anche in Italia, nel 2001 a mentalismo, di intolleranza politica, raz- Firenze e nel 2002 a Torino, dove era ziale e religiosa. Con lo scrittore Salman stato invitato a ricevere la laurea honoris Rushdie, in favore del quale si impegnerà causa. Nelle due vibranti lectio magi- dopo la fatwa emessa contro di lui dal- stralis tenute davanti al corpo docente l’Iran, e con lo scrittore e drammaturgo dei due atenei e a un foltissimo pubblico John Mortimer, firma nel 1988 la “Char- – che in ambedue le occasioni gli ha tri- ta 88”, perché venga redatta una Costi- butato alla fine un’entusiastica standing tuzione britannica. Nel 1990 Pinter visi- ovation – Pinter ha espresso tutta la sua ta il Nicaragua, apertamente a sostegno indignazione per le condizioni di tanti della rivoluzione sandinista contro il go- popoli oppressi, per le sofferenze provo- verno di Somoza. In questa occasione, cate dalle guerre, per lo sterminio siste- parlando con Ortega, capo della rivolu- matico di civili, a causa del cinismo del- zione e poi presidente del Nicaragua, vie- le grandi potenze, e soprattutto degli Sta- ne a conoscere l’esistenza delle scatole a ti Uniti, da lui ritenuti i maggior respon- forma di bara in cui, sotto il governo So- sabili di conflitti devastanti, voluti per moza, vivevano i contadini. Nel raccon- imporre il potere, e per salvaguardare in- tarlo in una intervista per il “New York teressi economici mascherati da “inter- Harold Pinter è nato a Hackney (Londra), nel Times” del 6 dicembre 1988, Pinter 1930. Nel 2005 ha ottenuto il premio Nobel. venti umanitari”, nell’indifferenza più commenta ironicamente che anche a esecrabile nei confronti delle vittime in- Londra, «se si passa oltre Waterloo Brid- nocenti, il cui destino, dal Presidente particolare con la presidenza Bush, dei ge, all’altezza del National Theatre e del- americano, è stato definito «una disgra- paesi alleati, come la Gran Bretagna, la Festival Hall, sotto gli occhi di tutti, ci zia secondaria». «patetica e supina», come la definisce, sono una grande quantità di scatole, dove Anche nella prolusione, così come già «un agnellino belante portato al guinza- vivono e dormono delle persone. Non a Firenze e a Torino, e in moltissime glio dall’America», che sostiene anch’es- sono schiavi come sotto Somoza, ma non conferenze stampa, Pinter ribadisce le sa una guerra brutale, contribuendo a hanno alcun diritto. Sono private di tut- sue accuse contro le atrocità perpetrate esonerare e tacitare le Nazioni Unite, sen- to, a cominciare del diritto al voto, e se dai governi totalitari, in testa ai quali za alcuna considerazione, rispetto o non sono completamente ignorate, allora mette la superpotenza americana. «Gli ascolto per il diritto internazionale e per vengono brutalizzate». Stati Uniti hanno sostenuto», Pinter ha il dissenso. L’accenno – e l’implicita accusa nei ripetuto per gli accademici di Stoccolma, confronti di chi determina o tollera certe «ogni dittatura militare di destra nel impegno politico di Pinter si mani- condizioni ingiuste e disumane – è rivol- mondo dalla fine della seconda guerra L’ festa in forma concreta, militante, ta alla presenza di moltissimi homeless mondiale. Mi riferisco all’Indonesia, alla soltanto negli anni Ottanta, quando ini- (termine che non rimanda solo ai senza- Grecia, all’Uruguay, al Brasile, al Para- zia la sua attiva partecipazione alle cam- tetto, come nella traduzione italiana, ma guay, a Haiti, alla Turchia, alle Filippine, pagne per i diritti civili, e con i viaggi nei implica la perdita di radici, la privazione al Guatemala, a El Salvador, e natural- paesi dove questi vengono sistematica- di ogni collocazione spaziale e sociale, la mente, al Cile. L’orrore che gli Stati Uni- mente violati, come quello compiuto, in- cancellazione dell’identità e di una qual- ti hanno inflitto al Cile nel 1973 non po- sieme a un altro celebre drammaturgo, siasi forma di appartenenza) sempre più trà mai essere cancellato, né mai perdo- Arthur Miller, nel Kurdistan turco, per numerosi in Inghilterra e nella sua capi- nato». sostenere la causa di moltissimi opposi- tale per effetto della politica economica di L’indignazione di Pinter si rivolge an- tori, per la maggior parte intellettuali e Margaret Thatcher. Accostando le condi- che alla complicità con gli Stati Uniti e in artisti, imprigionati, torturati e uccisi su zioni dei contadini nicaraguensi a quelle

4 Caffè Michelangiolo Buone arti

dell’umanità emarginata e privata di quale formidabile strumento di potere ci e soprattutto riconoscibili. Le prime qualsiasi diritto nel suo stesso paese e nel diventi attraverso la sua manipolazione, opere, invece, sono, anche per sua am- tessuto metropolitano di Londra, Pinter che consente di stravolgere la verità e di missione, volutamente metaforiche, tanto esplicitamente indica come l’oppressione perpetrare inganni. Nella lectio all’Uni- da far ritenere che in lui mancasse l’im- e la discriminazione di questa umanità versità di Firenze, Pinter ha ironicamen- pegno civile e il coinvolgimento politico non siano molto dissimili da quelle del te affermato: «l’uso che facciamo della che invece si riscontrava, e che era forte- paese latino americano, così come non lingua è sempre stato per me motivo di mente intenzionale, in molti autori di tea- appaiono troppo lontani i due governi apprensione. E in questi tempi sono sta- tro suoi contemporanei, come Osborne e che ne sono la causa. to particolarmente colpito dall’espressio- Wesker. Pinter stesso, negli anni Sessan- L’individuo indife- ta, in una intervista ap- so, emarginato, non in- parsa sulla rivista “En- tegrato, perseguitato counter”, afferma di per la sua debolezza o non avere alcun inte- diversità dal potere op- resse per ciò che accade pressivo di altri, singo- in Europa, e nel 1966, li individui o sistema, su “Paris Review”, ri- non compare soltanto badisce che la politica nei drammi scritti dagli gli ispira solo noia. In anni Ottanta in poi questa stessa intervista, quando l’impegno poli- però, parlando della tico di Pinter diventa guerra allora in atto in militante e la sua ten- Vietnam, aggiunge: sione civile lo porta al «Che cosa penso dei coinvolgimento diretto politici? L’altra sera alla e si traduce in una rap- televisione ho visto presentazione più espli- qualcuno che parlava cita delle condizioni in del Vietnam. Avrei vo- cui si trovano tanti es- lentieri rotto lo scher- seri umani, oppressi da mo con un lanciafiam- un potere che in questi me, gli avrei bruciato il drammi è quello dei re- Harold Pinter riceve il diploma di laurea in lettere dal Rettore della Università degli Studi di culo e poi gli avrei chie- gimi totalitari e delle Firenze, Augusto Marinelli, il 1° settembre 2001. Il titolo gli è stato conferito dalla facoltà di sto come valutava que- grandi potenze. Moun- Lettere e filosofia «per avere rappresentato, attraverso la sua drammaturgia teatrale e cine- sto gesto da un punto matografica, la condizione umana e sociale del nostro tempo con acuta intelligenza, alta con- tain Language (Il lin- sapevolezza morale e geniale invenzione linguistica, segnando così la storia del teatro e di vista politico» (citato guaggio della Monta- dello spettacolo della seconda metà del Novecento». La figura e l’opera dello scrittore nel recente volume di gna), scritto dopo il inglese erano state illustrate dinanzi al corpo accademico da Siro Ferrone, storico dello spet- R. Canziani e G. Capit- viaggio in Turchia, tacolo, e da Douglas Keir Elam, specialista di teatro inglese. ta, Harold Pinter. Sce- mette in scena l’orrore na e Potere, Milano di prigionieri sottoposti a tortura e la sof- ne “interventi umanitari”». In Celebra- 2005. I corsivi sono di chi scrive). Vibra ferenza delle loro famiglie, anch’esse ag- tion (L’anniversario) del 2000, per ora chiaramente, in queste parole, l’indigna- gredite fuori del carcere, e impossibilita- l’ultima opera di Pinter per il teatro, in zione per questa guerra, e appare eviden- te non solo ad aiutarli, ma a comunicare un gruppo di nuovi ricchi chiassosi e vol- te come Pinter si identifichi con le vittime con loro nella propria lingua, appunto gari che stanno festeggiando in un risto- innocenti bruciate dal napalm o morte quella della montagna, diversa da quel- rante lussuoso, due di loro, in realtà trucidate nei loro villaggi distrutti. Non va la “ufficiale” e l’unica consentita dal re- agenti del governo, si definiscono «con- dimenticato che Pinter è sempre stato un gime. Quando ai montanari sarà conces- sulenti strategici pacifisti», e parlano di convinto pacifista, avendo conosciuto la so di parlarla di nuovo, il lungo silenzio «enforcing the peace», cioè di «costrin- guerra nella sua adolescenza in una Lon- avrà finito per tacitarla per sempre, in- gere alla pace», un’espressione analoga dra devastata dai bombardamenti. A di- sieme alla cultura che rappresenta e al di- all’ormai diffusa espressione «portare ciotto anni, nel 1948, richiamato alla ritto di esprimere e raccontare le soffe- (imporre) la democrazia». Ancora, par- leva, si dichiara obiettore di coscienza, e renze subite, come se non fossero mai lando della guerra nei Balcani, Pinter ri- viene processato per ben due volte. Inol- state perpetrate. Rimarrà solo la lingua corda la morte di innocenti nella perife- tre, conosce la povertà, sia pure decorosa, dei persecutori, tesa a nascondere delitti ria di Belgrado sotto le bombe americane, del quartiere di Hackney a Londra dove e nefandezze, e nella quale si narrerà una definite spicciativamente dalle autorità nasce in una famiglia modesta – il padre storia falsificata. statunitensi come normali “errori di ber- sarto, la madre casalinga – e subisce la di- saglio”. scriminazione – anche in forme minac- importanza data al linguaggio è ov- Negli ultimi due decenni Pinter ha ciose a violente – per la sua origine ebrai- L’ viamente centrale nella dramma- dunque reso i riferimenti a fatti reali e la ca. Le sua scelte politiche, insomma, sono turgia pinteriana, dove viene evidenziato sua denuncia politica sempre più specifi- già chiaramente orientate, e l’ostilità

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espressa nei confronti della politica è di- dapprima l’aggressività difensiva di Rose, retta principalmente contro quella “uffi- che egli chiama con un nome diverso e ciale”, contro i politici di professione che invita a “ritornare a casa”, insinuando egli vede come esclusivamente preoccu- l’esistenza di un passato e di una vita pati di ottenere consenso e voti. Ma se ri- che la donna nega e rifiuta. Gradual- fiuta questa idea di politica, è invece mos- mente, però, Rose sembra accettare e ac- so da un interesse profondo per le perso- cogliere l’intruso, ma Bert ritorna, e col- ne comuni, dalla forza del singolo indivi- pisce quest’ultimo con violenza, e il duo come agente fondamentale nella con- dramma si chiude con Riley che giace a vergenza di forme diverse di conflittualità terra come morto, e con il grido stra- culturale. I suoi personaggi, incapaci o ziante di Rose, diventata improvvisa- non disposti ad attribuire i loro problemi mente cieca lei stessa. Pur nella sua li- a forze astratte, sociali, politiche o econo- nearità, The Room produce un forte im- miche, e di trovare soluzioni ai loro pro- patto emotivo, dovuto alla sua carica me- blemi attraverso tali forze, lottano con taforica e alle sue molte implicazioni, dif- tutti i mezzi a loro disposizione, per quan- ficili da scoprire e comprendere. L’oppo- to inadeguati, all’interno di un loro ri- sizione tra lo spazio chiuso e rassicuran- stretto ambito personale. La claustrofo- te e l’esterno minaccioso, l’intrusione dal- bicità degli spazi, che corrisponde alla l’effetto sconvolgente, il ritorno di un chiusa banalità della loro vita solitaria, passato misterioso e inquietante, le cui fornisce il contesto ideale per esplorare conseguenze saranno irrimediabili, l’an- la complessità delle tragedie individuali; nientamento di uno dei personaggi in l’instabilità degli scambi verbali esprime una lotta, qui apertamente brutale, al- la difficoltà e la precarietà dei rapporti. trove subdola, ma ugualmente devastan- L’ambito ristretto e sempre minacciato in te, sono elementi che si ritroveranno, in cui vivono concentra conflitti e dinamiche L’impegno politico, la critica al sistema, le strenue una serie di variazioni, in The Birthday interpersonali che rimandano ad altre si- battaglie per i diritti civili e la libertà e contro la Party (La festa di compleanno), The Ca- mili in più ampi spazi sociali e dimensio- stupidità e la disperazione sono sempre state nelle retaker (Il Guardiano), The Dumb Wai- ni politiche più vaste. corde della intelligencija anglosassone. Un altro ter (Il Calapranzi), A Slight Ache (Un “ribelle irriducibile” è oggi Ken Loach (nella foto, nato a Londra nel 1936), il cui tredicesimo film The lieve malessere) e in The Homecoming critta nel 1957 in tre giorni su richie- Wind That Shakes The Barley ha vinto a Cannes la (Il ritorno a casa), oltre che in una serie Ssta di un amico, come lui attore, The Palma d’oro battendo il favoritissimo Almodóvar di brevi pièce contemporanee, per poi Room è la prima opera drammatica di di Volver. Famose le sue posizioni sulla famiglia tornare a essere riproposti, trasportati in reale («costosissimo giocattolo di cui sarebbe Pinter – maturata negli anni in cui, dopo meglio liberarsi. Dio non salvi la regina») e fin da ambiente borghese, in alcuni drammi de- aver frequentato la famosa Royal Aca- subito su Blair («la gente pensa d’aver votato a gli anni Settanta, come The Collection sinistra ma si è ritrovata un governo conservatore»).

demy of Art, aveva fatto parte di una compagnia teatrale che, oltre all’Irlan- da, aveva toccato molte città della pro- vincia inglese – e contiene già tutti gli elementi del suo teatro. La vicenda si svolge in uno spazio angusto, la cucina di un appartamento di un caseggiato che si indovina popolare. Nella stanza, appun- to, spazio rassicurante e protetto, vedia- mo Rose e Bert, lei ciarliera e eccessiva- mente premurosa nei confronti dell’uo- mo, lui silenzioso e indifferente. A turba- re la serenità di Rose è il timore per i pe- ricoli che possono penetrare dall’ester- no, percepito come uno spazio minaccio- so: persone, voci e persino suoni che ven- gono da fuori causano una forte inquie- tudine alla donna, e frasi cariche di ansia si insinuano nella banalità dei suoi di- scorsi. Mentre Bert è assente, la minaccia si materializza in un’intrusione, quella Samuel Beckett. di un uomo di colore, Riley, che scatena Luigi Pirandello.

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verso anche una significativa serie di ri- chiami biblici e di riferimenti alla para- bola del Figliol Prodigo, sottoposti a im- prevedibili rovesciamenti, come quello che vede questi addirittura respinto, e la rappresentazione di una riunione fami- liare in una convenzionale dimora della piccola borghesia inglese, Pinter fa una spietata indagine sulla famiglia patriar- cale, e, in essa, sulla posizione e sul ruo- lo, o piuttosto i ruoli della donna, come madre, moglie e amante, ma anche come lavoratrice, e dunque sulla politica ses- suale che questa condizione sottende e condiziona.

James Joyce. Thomas Stearns Eliot

(La collezione), Betrayal (Tradimenti), e panion to Harold Pinter, Cambridge No Man’s Land (Terra di nessuno). La 2001, p. 205); a questa interpretazione si struttura triangolare privilegiata da Pin- contrappone quella di un’altra studiosa, ter, in cui due personaggi si coalizzano Elizabeth Sakellaridou, in un volume dal contro un terzo, contribuisce al gioco dei titolo Pinter’s Female Portraits (London conflitti e degli scambi, spesso, come in A 1988), per la quale Ruth, nel soddisfare Slight Ache, imprevedibili. Meccanismi i bisogni sessuali e pratici della famiglia, conflittuali si innescano spesso nel tessu- raggiunge e ottiene una paradossale in- to familiare, non solo contro o in favore dipendenza, e acquista autorità a fiducia di intrusi, ma tra moglie e marito, tra nell’unire le due polarità «della madre e padri e figli, tra fratelli. E una famiglia è della puttana in un solo armonioso insie- al centro di una delle opere più comples- me». Le perplessità che lasciano tali in- se, intriganti e discusse di Pinter, lo terpretazioni, peraltro tutte e due non straordinario The Homecoming. Attra- trascurabili e persino plausibili, rivelano Arthur Miller.

È stato osservato da alcuni critici come, nei drammi di Pinter, la prospetti- va di indagine sia sempre maschile, come già nell’unico suo romanzo, semi-auto- biografico, The Dwarfs (I nani), scritto prima di The Room, ma pubblicato, dopo un’accurata revisione, soltanto nel 1990. Il rapporto uomo-donna è attentamente indagato nell’opera drammatica di Pin- ter, particolarmente in A Night Out, dove, come ha scritto un critico autorevole qua- le Martin Esslin, si assiste a «una serie di variazioni sul tema del confronto del ma- schio con alcuni aspetti del principio femminile» (Pinter the Playwright, Lon- don 1982, p. 98). Di “misoginia maschi- le” Pinter è accusato da una critica lette- raria femminista, Drew Milne, che vede nel personaggio di Ruth, in The Home- coming, la proiezione di una fantasia ero- tica tipicamente maschile (“Pinter’s Henrik Ibsen. Sexual Politics”, in The Cambridge Com- Una recente immagine di Harold Pinter.

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quanto sia grande l’ambiguità del perso- realtà costruisce la sua originalità sul- HAROLD PINTAR naggio di Ruth, nel quale si riflettono il l’attenta osservazione e conoscenza del dibattito, particolarmente acceso e com- mondo che lo circonda, e sulla eccezio- plesso negli anni Sessanta, quando il nale capacità di rielaborare e ricreare dramma è stato scritto, sulla condizione dai modelli di autori quali Beckett, da lui femminile, e le rivendicazioni femministe, definito «il più grande scrittore del no- che rimettono in discussione il ruolo del- stro tempo», Joyce (l’influenza del qua- la donna nella famiglia patriarcale. Pin- le, e particolarmente del dramma Exiles ter sembra avere voluto includere in que- (Gli esuli), è riconoscibile in Betrayal), e sto straordinario personaggio tutte le va- i grandi maestri del teatro otto-nove- rie posizioni nel dibattito sulla politica centesco come Ibsen, Strindberg, Piran- sessuale, e sul rapporto uomo-donna al- dello e Brecht. Le atmosfere pinteriane l’interno e fuori della famiglia. Il tema dei ricordano inoltre la terra desolata del rapporti familiari ritorna frequentemen- celebre poema di T.S. Eliot, e la desola- te nel teatro di Pinter: correlato al tema zione del mondo di Prufrock. della memoria, è al centro di tre mono- Le straordinarie qualità drammati- loghi scritti tra il 1967 e il 1969: Land- che di Pinter si rivelano nell’uso del lin- scape (Paesaggio), Silence (Silenzio) e il guaggio, anche quello più banale e col- brevissimo, ma incisivo Night (Notte); e loquiale, che egli rende carico di allusi- di Betrayal (Tradimenti), dove il tipico vità e di significato, nella capacità di triangolo della commedia borghese (ma- conferire un tempo quasi musicale al di- rito-moglie-amante) viene reiterpretato scorso – Old Times e No Man’s Land da Pinter e sussunto nella sua tipica presentano strutture di complessità che Harold Pinter (Hackney, Londra, 1930) ha esordito con l’atto unico La struttura triangolare sede di conflitti e di si potrebbe definire sinfonica – e di tra- stanza (The room, 1957) e ha scritto giochi di potere. Attraverso una straordi- sformare la scena più spoglia in un mi- poi numerose commedie, tra cui Il com- naria ricostruzione a ritroso emergono le crocosmo vibrante. Come sceneggiatore pleanno (The birthday party, 1958), memorie, per tutti i personaggi diverse e cinematografico, e lo dimostrano le so- Il guardiano (The caretaker, 1960), da loro stessi censurate e rielaborate, e luzioni geniali della sua versione del ro- Il calapranzi (The dumb waiter, 1960), dunque esse stesse tradite, di una storia manzo The French Lieutenant’s Woman Ritorno a casa (The homecoming, d’amore trasformata in un labirinto di (La donna del tenente francese) di John 1965). In seguito ha svolto un’intensa inganni, da cui nessuno dei tre perso- Fowles e la trasformazione in testo attività di autore radiofonico e televisi- naggi esce indenne. I ricordi costituisco- drammatico di The Go-Between (in ita- vo (La collezione, The collection, 1961; no un mezzo per sopraffarsi in Old Times liano tradotto in un irriconoscibile Mes- L’amante, The lover, 1963) e di colla- boratore del regista J. Losey (Il servo, (Vecchi tempi) e No Man’s Land (Terra saggero d’amore) di J.P. Hartley, e del 1962; L’incidente, 1967; Messaggero di nessuno) e per riproporre situazioni e racconto di Robin Maugham che ha ispi- d’amore, 1970). Il teatro di Pinter, for- rapporti ambigui simili a quelli dei primi rato The Servant diretto da Joseph Lo- matosi su Kafka, Beckett e sui drammi drammi. sey (quest’ultimo basato sul tema, a lui dell’assurdo, dà voce alle nevrosi del- particolarmente congeniale, del conflit- l’uomo contemporaneo e utilizza il lin- critici, nella comprensibile esigenza di to sopraffazione-sottomissione), Pinter guaggio corrente caricandolo, con gran- Iavere un quadro il più possibile chia- non solo fa vedere al pubblico ciò che de padronanza degli effetti teatrali, di ro e lineare della drammaturgia pinte- accade, ma gliene fa anche comprende- ambiguità, di pause e di silenzi, nonché riana, hanno ordinato le sue opere pe- re le motivazioni profonde, i meccanismi del senso dell’inadeguatezza espressi- riodizzandole o dando loro delle etichet- nascosti. va. Fra i suoi drammi successivi: Vecchi tempi (Old times, 1971), La terra di te, distinguendole come “drammi di mi- A Milano, nel 2004, Pinter ha asseri- nessuno (No man’s land, 1975), Tradi- naccia”, “drammi della memoria”, “tea- to in una conferenza stampa che non menti (Betrayal, 1978), La serra (The tro politico” o collocandole all’interno avrebbe più scritto per il teatro, per de- hothouse, 1980), che alternano toni di correnti letterarie. In realtà la produ- dicarsi alla poesia. È però possibile, e il cupi e farseschi. Nelle opere più recen- zione drammatica di Pinter sfugge a suo pubblico se lo augura, che personag- ti ritornano i temi dell’oppressione e qualsiasi catalogazione o etichetta. Ogni gi, immagini, scene, che, come egli ha dell’alienazione: Party time (1992), sua nuova opera costringe lettori, spet- affermato, illuminando per un meravi- Chiaro di luna (Moonlight, 1993), tatori e critici a riconsiderare e rivedere glioso istante il faticoso e affascinante Ceneri alle ceneri (Ashes to ashes, tutti suoi lavori precedenti, che egli ci ri- processo creativo, una volta incontrati e 1996). Ha proseguito anche la sua at- propone con sempre maggiore profon- visti casualmente, non possono più esse- tività di sceneggiatore cinematografico (La donna del tenente francese, 1981, dità e spessore. Pinter sembra infatti re dimenticati e abbandonati perché si regia di K. Reisz; L’amico ritrovato, plasmare in nuovi contesti le sue opere impadroniscono della sua mente e lo co- 1989, regia di J. Schatzberg). Nel 2005 passate, in modo che le loro qualità in- stringono a trasformarli in personaggi, gli è stato assegnato il premio Nobel novative consentano di far rilevare ciò tornino a inseguirlo e perseguitarlo, im- per la letteratura. che in esse era latente. Pur apparente- ponendogli così di regalarci altri capola- mente distaccato dal teatro coevo, in vori. ■

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Debutti ––– «Il dialogo prefigurato dal titolo di questa sua prima epifania non avrà un chi né un dove» DUE poesie di Giulia Visintin con un invito alla lettura di Antonio Pane

ppena prima di. Un attimo dopo due felici, due che che. La voce di Giulia Visintin sono due soltanto per la gioia insegue una presenza che si sot- di parlarsi – il piacere A di rivolgersi quando, trae, un luogo che impercettibilmente di fronte a venti, maree, giorni, si sposta, ansimando nel limite in cui notti perfino l’attesa si inarca sul rimpianto. Il dia- sono un pensiero, lo stesso logo prefigurato dal titolo di questa sua luogo lo stesso ferro e fuoco prima epifania non avrà un chi né un dove. Ma non sarà muto. Prenderà forza dalla distanza, si colmerà della per rinunzia. Torneo «di sguardi che non devono | cercarsi», di nomi ignorati o parlami del caminetto non pronunziati, la corte d’amore si del tepore di racconti fatti a bassa voce farà feconda del divieto che la governa. di sguardi che non devono Non sorprende, per questo, che la scrit- cercarsi, ma soltanto posare tura angolosa, rude, prosastica, mossa sulle mani, sulle parole da un raziocinio aspro, implacato, tra- Giulia Visintin (nella foto con il collega Ric- su quel luogo dove sporti una corrente di sommessa tene- cardo Ridi, docente di biblioteconomia alla respiriamo – per fare l’amore rezza, defluisca nel delta di accorati Ca’ Foscari). non noi, non è così appelli. Non sorprende, nel rimario di non avviene non possiamo Giulia Visintin, nata nel 1958, è bi- non noi; perché noi siamo una donna, che la terra abitabile, l’u- bliotecaria a Firenze. Ha scritto di bi- topia del presente, si levi dal lieve spo- noi siamo noi, non esiste tu ed io blioteche su molte fra le riviste specia- non c’è modo di raggiungersi stamento di uno spazio umìle (e si listiche del settore e fino al 2002 ha cu- di tirare un sospiro, riconoscere rato la bibliografia corrente della lette- avverte quasi il delicato impulso che lo che può esistere una strada ratura biblioteconomica italiana. Scri- smuove), prenda la sua musica dal tea- misurarla col tempo tro delle quotidiane minuzie. Sono que- ve volentieri anche di libri – ne “L’in- dice dei libri del mese” – e di musica – necessario a tracciarla – ste (il caminetto, la scatola «coperta di su “Elephant talk: rivista musicale elet- se la parola può essere detta carta lucida», la tavola imbandita, la tronica”. se il necessario può avvenire «piccola frase incattivita») a dare corpo Queste sono le sue prime poesie è soltanto per il raggio dei tuoi occhi tangibile alle magre geometrie della pubblicate. e la mia voce, musica lontana mente, ad animare la sospensione che illumina il vuoto, il batticuore che volge * * * «verso l’estraneo, l’anacoluto | final- voce e udito mente ascoltato», il trepido sguardo che due vite una curva e una retta una sera d’autunno porta «a vedere l’invisibile». due mele A. P. due mezze mele tu fuori fra alberi e passi prenderò un disco – remoto Due remota memoria mai avuta a P. tempo mai provato, suoni due non ancora pensati nessuno più lontano la stanza in penombra lontano dentro, qui, impossibile distinguere non assenza né quiete due nessuno sarà la presenza sola, una musica arco e freccia della tua voce – l’ultima che aspettava e che cielo e terra notte che copra lo spazio io ascolterò mentre one & the other fra due impossibili a dirsi – tu tornerai

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l’arcobaleno più che effimero per nutrire né più né meno – di quella mano. ciò che vuole essere preso, accolto servirebbe una piccola frase incattivita, una scatola, tonda, coperta di carta lucida lasciato fra le labbra – se solo tipo: hai comprato il pane? con fitte immagini di rose rosso cupo; se solo se i ma, i proprio arriverebbero in fretta – dentro, piccole sfere di cioccolato di diversi da quel futuro ti parlo, mio astante, colori e sapori – ma lei disse: mi piace mio attore, coniuge disarmato; di più la scatola di quello che c’è dentro. Il gatto di S. è per quelle infinite minuzie il morso che diede ad uno dei pezzetti feroci, per quel caleidoscopio di cioccolato aprì una crema zuccherina, i nomi più concreti, j. di specchi rotti che compitando leziosa che lei guardò con delusione: che danno vita alle astrazioni, pronuncio il nome che ignoro, che sei qui lo disse, che non se lo aspettava, e la cortesia ai ricordi mai avuti dell’ospite la invitò a non mangiarne ancora, che d’ora in poi affioreranno a dare a lui ciò che le si era mostrato nelle più innocue conversazioni sottile dopo quel primo morso, civile e temerario. o neppure in quelle, ma nel così fu la mano che si avvicinava fiato sospeso col quale si comincia il prezzo dell’apprendere [all’altra mano, la spiegazione amorosa lacerazioni ammende il dolce passato dalle sue dita alle sue, prima quella alla quale fa compagnia improvvisare scendere anche che l’arcobaleno fugace del pensiero l’abbraccio, il viso rivolto dove il flusso riprende potesse compiere la propria traiettoria verso l’estraneo, l’anacoluto e come si può ignorare in direzione del luogo ancora intatto finalmente ascoltato o freno o sete finora indicato dal vuoto intorno a parole e dita. l’oggetto trovato per caso, la carezza respirando sfiorare più impercettibile della marea tutto ciò che è ancora maglia saltata delega se non è lampeggia ridente la logica inaudita, obliqua più elegante il pensiero di ciò che un gatto vero esitante incrinatura se non lo stesso, se il nome farebbe illumina l’attenzione; non lo sappiamo con precisione si desta un profumo – il tatto senza rivolgermi nemmeno tranne che non è quello si rammenta di moti e ruvidezze – alla più salda immaginazione che si pronuncia con tanto agio solo guardando si continua, stasera, conquisto questa sponda, a vedere l’invisibile lento sonoro toccarsi di belve, quanto più è lontano – se lance d’erba, rami che ritornano allora: quello che fu scritto al loro posto dopo che si è passati mentre il vuoto era luce, il colore * attenti all’irregolare terreno, la sola parola afferrata, colori * * all’odore di altro – ancora non visto, ancora atteso – ma e sapori più vicini, e noi rivolti chi sarà la preda? e il predatore? da un’altra parte, non distratti fiammingo senza far male neanche alla più neppure ancora tali da dire: amici piccola foglia nuova, al riflesso una donna sulla soglia, tenace tra le ombre volubili – chi se era senza nome quando cominciava sta salutando chi va o chi se non il rapido, forte segno guardalo, ancora senza nome, colmo arriva? sta guardando davanti di vita alla quale mi abbandono? del respiro e dello sguardo che siamo a sé, riparandosi gli occhi colla mano – o vuole solo far sapere che anche lei un acquaio e l’ordine more than fa parte del quadro – scalino soglia casa? degli oggetti su ripiani scansie per i gesti l’erba amara del tempo ha vesti morbide, non se ne può dire il colore; per le parole che non si dicono e le dita – la tavola davanti a lei un cane, fulvo, fino a quando non sia sciolta sulla quale si dispone impaziente di correre in fondo all’aia la risposta come quella cibo, storia, pianto e tempo e di restarle vicino – non si guardano compressa nel bicchiere senza ricordi, senza pensare ma entrambi volgono, nella stessa direzione, d’acqua o un detersivo neppure – attenzione vaga alla figura lontana, dagli stessi colori. profumato nel tiepido discorsi interrotti: fili per vetri e pavimenti – di nebbia, strisce di fatti, si chiama giorno, risveglio obliqui e silenziosi – aria * non somiglia alla vita che si interrompe e quel * * afferra, cinge con delicatezza momento che nessuno aspettava, posa strofina muta quella parca sosta superflua, in ritorno del tempo: voluta mentre gli occhi si aprivano bianca e volta un’isola alla deriva – passiamo da una stanza il piatto che abbiamo davanti, servirebbe il telefono – no: all’altra, continuiamo grato tepore, non occorre servirebbe una strada percorsa a cercare, soprattutto dargli un nome basta indicare ogni giorno, lo stesso marciapiede, cerchiamo quello che non occorre dargli un nome il portone che si apre alla pressione – abbiamo – sì – a portata di mano ■

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IL CASTIGO DELLA LUCE poesie di Daniele Santoro presentate da Mario Fresa

no dei tratti peculiari del lavoro 1941, le fucilazioni dell’Einsatzgruppen poetico di Daniele Santoro è un’ansiosa, costante ambiva- spesso accadeva che le fucilazioni U subissero un intoppo a causa lenza: da un lato, vi è l’attenzione ver- di quei farabutti so l’aspetto vivo, materico, sensuale del sempre male disposti a farsi rottamare: mondo; dall’altro, è espressa con sot- infatti si gettavano nel fosso terranea costanza una nervosa tensione prima che li sparassimo a dovere nella direzione dell’Altro, dell’oscuro, dell’ombra, che trova sbocco in una ver- però vedete, a capo del plotone tiginosa accensione mistico-erotica – Dio lo faceva apposta – (si veda la densissima sequenza dedi- metteva sempre un tale la cui dedizione cata a Santa Gemma). al compito fosse esemplare insomma uno di quelli cui non sfugge Le improvvise esplosioni onirico-mi- niente: stiche sono però confutate e contrasta- a malincuore, dunque, pigro per la sbornia te dal taglio aspro, vivace, realistico di Daniele Santoro si affacciava sull’orlo della ghiaia altri testi: penso alla febbrile e mag- dava un’occhiata, spalancava il fuoco matica poesia dedicata alle fucilazioni Daniele Santoro è nato nel 1972 a finché non riduceva il formicaio al silenzio dell’Einsatzgruppen, dalle movenze ac- Salerno. Si è laureato in Lettere clas- spaventoso cese, colorate, dal tratto quasi cinema- siche, con una tesi filologica sui Per- siani di Eschilo; passione per le anti- tografico; penso alla cupa e abissale chità letterarie che ha continuato a magistralmente il sole arpeggia l’erba apparizione della natura nella poesia coltivare con traduzioni, essenzial- intitolata Deserto: una natura che ap- mente da poeti bizantini e latino- magistralmente il sole arpeggia l’erba pare dura, potente, minacciosa, affatto medioevali, ed adattamenti in versione orchestra il vento corali di cicale e abbandonata dagli dèi (e, per questo, poetica dalle Storie di Tucidite. Suoi una suite per foglie muta gli oleandri annichilente e desertificata). testi poetici sono apparsi su varie ri- in clavicembali ben temperati. la pineta La continua spaccatura che attra- viste tra cui “Il Banco di Lettura”, maestoso organo a canne. versa lo sguardo del poeta fa avvertire, “Capoverso”, “La clessidra”, “Il Filo- nel lettore, sia l’armonia, sia l’improv- rosso”, “L’Ortica”, “Poièin”, “Soglie”, “Tratti”, “La Vallisa”, “Vico Acitillo visa dissonanza. Deserto 124” e nelle antologie L’amore, la Santoro cura con attenzione il me- guerra (Firenze 2004) e 7 Poeti cam- Montagne che recano i segni tro, il suono di ogni verso, ricercando pani (Cosenza 2006). Ha esordito con della flagellazione un’apparente politezza formale; ma sa la plaquette Diario del disertore alle l’affanno dei crepacci, lo strapiombo anche sorprendere per l’inclusione stra- Termopili (Salerno 2006). spettrale che minaccia la radura niante di alcune originali invenzioni vi- e ciuffi miserabili di canne, agonizzanti sive (come il ridimensionamento della rigagnoli, carcame lungo i greti, parola “uomo”: sarcastica sofisticazio- ad una sorta di epicità del quotidiano la bestemmia ne della sua sconfinata vanitas; come, in cui il “basso” e il “sublime” sono av- del fosso strangolato dalla sabbia ancora la chiusura inaspettata della vertiti con identico, saggio distacco iro- Passione secondo Gemma, con quella nico. Passione secondo Gemma* finale parentesi lasciata sospesa, inter- M. F. chi veramente ama volentieri soffre rotta: quasi una specie di cadenza d’in- Che è, Gesù, questo fuoco che mi investe tutta? ganno). godo Gesù […] Così vorrei starmene in eterno. C’è dunque una schizofrenia co- Il castigo della luce Santa Gemma Galgani, stante, nel lavoro poetico di Daniele miracolo della tua bocca Estasi del Venerdì Santo 16 marzo 1900 Santoro, sospeso tra il sogno e il disin- I canto, fra l’utopia e la concretezza. miracolo della tua bocca Gesù Ma c’è pure, nondimeno, l’apertura fresca, perfetta come un’alba, Mio che solo puoi spegnerlo il fuoco del sorriso e della leggerezza, come di- l’arcata del tuo riso e quella luce a incendiarmi le labbra del cuore e mostra L’esecuzione, un testo immerso larga che minaccia gli occhi chiudermi a chiave la torbida bocca in una prospettiva anti-poetica e vicina (il mio amuleto) spergiura inchiodarmi la lingua alla

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c cui seguì un cigolare spietato di rami spavaldo a capofila il giustiziere, r o un tramestio le donne dietro, e un ragazzino c di scorze e il flettersi delle giunture, che se la divertiva a reggergli la coda. e la lesione Per prima cosa a mezzo di un rudimentale aggrumata di sangue dolcissimo per lungo la colonna vertebrale insomma marchingegno di corde sporgenti finché il tronco non mandò un lamento dal soffitto, e stramazzò nel fango. si capitombolò la bestia su una tavolaccia, II il suo cadavere e viene il bello: allora lui quando non viene fu rinvenuto all’alba il boia, l’esperto della compagnia umiliando il mio canto vibrante (inutile ogni tentativo di soccorrerlo) prese a tirarla a sé con il rampino che lo reclama ma ci commosse quel Suo estremo ficcatogli di prepotenza sotto il grugno sono in preda all’angoscia gesto d’amore, il testamento, oh padreterno, con che selvaggia e già prossima a morte vacillo – che sotto la Sua ascella insanguinata calma gli affondò la coltella di traverso e magari morissi azzannata davvero stringeva ancora intatto il nido che il condannato emise un rantolo da un morso d’amore spettrale, o a dovere frustata a si dibatteva invano a più non posso Chiodate di luce come se non volesse rassegnarsi. Però presto la smise, ci fu silenzio in aula, poi nemmeno tanto che noi si raccoglieva III nelle bacinelle il sangue, e in allegria; finalmente poi viene ed è schianto spettò alle donne il compito di smuoverlo tremendo di gaudio e improvviso collasso coi mestoli perché non coagulasse. che mai non ho il tempo di accoglierlo a il resto lo risparmio festa (che tanto lo merita) di come ognuno si contese il premio e almeno durasse quel suo aggrovigliarmi strettissimi gli occhi poscia fu lauto il pranzo! sbracciati al commosso saluto, durasse monconi di quercia divelti ed il tuono quel suo rovesciarmi castighi di luce che franano il moto del cuore monconi di quercia divelti ed il tuono e per lungo l’abisso Ineffabile l’esplodere lento del fiore che frana di sotto la terra sono lasciti della tua forza che ingrossa le vene del fiume e fa l’inno IV del gallo stordire il mattino il tonfo del la sua opera d’arte mi mostra entusiasta. frutto votato a scuotere il mondo l’amore delle sue carni scomposte dal taglio crudele dell’uomo, gli accecanti vulcani del sangue a Hans Holbein il Giovane, La flagellazione di Cri- La morte del poeta. Omaggio a E. Dickinson indicarmi sentieri di rose bellissime e piene di sto, 1915-1520, tempera su tela, cm 138 x 115, Museo di Basilea. spine (la via dolorosa che inerpica al mare Morii che era autunno, poco prima di sera e alle finestre non davano niente la notte soltanto una pioggia sottile (una musica Si raccontava in giro che suo padre stanca). basse sull’orizzonte le nuvole Feci per alzarmi, cercare un foglio Si raccontava in giro che suo padre che già dirada il re, levato in alto su cui stendere il verso sbilenco fosse un poco di buono e lo cacciasse il palmo trionfale. altro è il nemico di una vita, però caddi di casa puntuale a giugno di ogni anno. infatti: questa notte chiusi leggiadri gli occhi e iniziai un sogno In cerca di fortuna il poveraccio che fa la voce grossa del silenzio di luce che incastonò la sillaba mancante. allora con i buchi nelle scarpe e impiglia al buio ogni cosa. mia gelosa – Fu allora che capii cosa mancava se ne veniva dalle nostre parti notte votata a provvisoria morte, a completare l’opera, il sigillo ad essere zimbello del quartiere che presto mi insanguinerà – lama di luce che l’autentificasse, vi allegai la firma – che tutti lo chiamavano lo scemo: compostamente infatti sorrideva a ogni passante benché tradisse un guizzo in fine simile a sorriso, me ne andai accompagnandosi con un inchino storpio. L’esecuzione La notte poi spariva e noi non sapevamo dentro la calma mai dove il diavolo se lo portasse […] rogo, domine coce, vitam peto, concede roganti e al diavolo il poema! ■ ma ritornava, come sempre, all’alba (Testamentum porcelli, ca. 350 d.C.) felice che era ricco lo straccione di avere tanto sole nelle tasche. NOTA Di buon mattino, il porco venne condotto fuori dal recinto * Gemma Galgani: (Bogonuovo di Camiglia- non senza spaventosi gemiti (il no, Lucca 1878 - Lucca 1903) santa stigmatiz- tremore di fronde (il cattivo presagio) zata le cui numerose esperienze estatiche, verifi- presentimento) catesi tra il settembre del 1899 e il gennaio 1903 tremore di fronde (il cattivo presagio) – non dico che fosse portato in trionfo e in gran parte trascritte, si caratterizzano per e il fogliame fu messo a soqquadro al luogo del patibolo, ma quasi; l’unicità di un linguaggio erotico forte e diretto e impietosa la giostra iniziò degli strappi c’era chi lo teneva a destra, chi a sinistra, non riscontrabile in alcun’altra estatica.

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Debutti ––– «Quando aprì gli occhi, l’aurora imperlava l’orizzonte. L’afa si era fatta tagliente. Si sollevò e tutti i muscoli del corpo lo maledissero» DORMI AMORE racconto di Daniela Agoletti

Lo scrivere è come le nubi e i fiori, che si for- fumare una sigaretta. Una sigaretta mano naturalmente, come risultato dell’accumu- gonfia e succulenta. larsi di certe forze, e devono cercare l’espressione di qualcosa che è dentro di loro. Aveva smesso di fumare. Non fuma- va da quasi tre anni. Su Shih, Poesia del Viaggio, Prefazione Sul soffitto blu si rincorrevano spic- chi di luce. Fari delle auto all’esterno. aniela Agoletti, ventenne lom- Una luce si trattenne un po’ più a lun- barda, iscritta alla facoltà di go, disegnò un arco intorno al lampa- D Scienze storiche dell’università dario e si spense – suo figlio era torna- statale di Milano, ha esordito nella scrit- to a casa. Leo si grattò il mento ispido. tura con un racconto dal titolo (involon- Si mosse lentamente e avvertì il pigiama tariamente) carveriano, Come as you are, di raso appiccicarsi alla schiena irrigi- che questa rivista molto volentieri ha dita. Maledisse Nora, che non gli con- pubblicato (n. 2 anno X, maggio-agosto sentiva di dormire nudo. Respirò una 2005) cogliendone la sorprendente fre- boccata d’aria calda come fumo. schezza espressiva e soprattutto la novità Lei si voltò verso l’ingresso aperto in un paesaggio letterario dove lo scrit- della stanza. Contò i passi che risaliva- tore è ridotto a rubare gli spiccioli dalle no le scale. Un’ombra scivolò mesta at- tasche dei suoi simili, incapace ormai di Daniela Agoletti. traverso il corridoio. Il cigolio di un saccheggiare la realtà. In una atmosfera uscio. Il pigolio delle molle di un letto. sospesa che assorbe in sé l’intreccio, at- Forse scenderò comunque. Berrò traverso episodiche (e inattese) ribellioni Dormi amore qualcosa. psicologiche i personaggi riassumono la Bugia, Leo. Bugia. Tuo figlio ha la- inquietante casualità chiamata vita. In era una scheggia di luce verde e sciato le sue sigarette sul tavolo, insieme una piattezza esistenziale che spegne gli C’gialla, sulla finestra. alle chiavi di casa. slanci e sterilizza il crossing-over, lo Per un attimo, Leo pensò che si trattas- Già. scambio cioè di geni fra cromosomi ana- se del riverbero della radiosveglia. Si Nora si mosse e il suo braccio cadde loghi (la stessa che costituisce il liquido sporse oltre il ciglio del letto per vedere. su quello di Leo. Lui si scostò. Fissò amniotico del serial Sex and the City ma La radiosveglia indicava le tre e un ancora il soffitto. Poi il riverbero sulla con esiti in quel caso di patinata e cini- quarto del mattino, a caratteri rossi. finestra attirò di nuovo la sua attenzio- ca futilità, dove la sola forma di altrui- Solo allora aggrottò le sopracciglia in- ne. Era giallo e verde e immobile. Non smo consiste nello spendere e consumare grigite. erano i numeri lampeggianti della ra- con una mentalità da “raunch culture”, Le lenzuola erano calde e umide del diosveglia. Non era nemmeno un raggio come è stata definita), i sentimenti fini- suo sudore. Si scoprì. Nora, al suo fian- polveroso di luna. Era giallo e verde e scono per aggomitolarsi e precipitare nel- co, mugugnò e cambiò posizione. Leo si ammiccava nella sua direzione. la solitudine dell’io. Le fisionomie sono mosse lentamente, per non svegliarla. Lascia perdere il fumo, Leo. Ti fa delineate non dall’esterno bensì si mani- Non aveva voglia di svegliarla. Non ave- troppo male. festano con pochi tratti essenziali dal va voglia che lei fosse lì, nel letto con Si sollevò sui gomiti. Strinse le pal- loro intimo attraverso le piccole scosse lui, sveglia. pebre – non ci vedeva più tanto bene. emotive che la giovanissima autrice insi- Nora si grattò la nuca – un riflesso Il gioco di luce era ancora lì. Si alzò dal nua nei protagonisti delle sue storie, in involontario – e tornò a dormire. Leo si letto caldo, i piedi nudi sul pavimento, i tal modo dando esistenza a grandi visio- rilassò. Sollevò le ginocchia verso il sof- piedi nudi sul tappeto ruvido. Il suo ni di minime realtà. Una riprova di que- fitto blu – era blu della notte che scivo- respiro appannò il vetro della finestra. sta visività narrativa la riscontriamo in lava dentro la stanza dalla finestra soc- Arricciò il naso. Il riflesso era troppo in questa seconda prova, Dormi amore, che chiusa – e si fece aria con le mani cal- alto. Nora grugnì. Lui si voltò a fissarla. proponiamo. lose. Pensò di alzarsi e bere qualcosa. Sperò che fissandola non si sarebbe sve- la Redazione Pensò di scendere al piano di sotto e gliata. La fissò. Lei borbottò qualcosa.

Caffè Michelangiolo 13 Narrativa

Non svegliarti, amore mio. Non osa- Salì, e si fermò. Osservò la finestra. nell’aria nera. Sedette. Sedette, grato. re svegliarti. Eccolo lì. Giallo e verde. Battè le palpe- Le mani gli tremavano vistosamente. L’incantesimo funzionò. Nora ripre- bre e capì. Era nella stanza. Veniva dal- La testa prese a pulsargli, ma senza do- se a dormire. Leo tornò a guardare il ri- la stanza. Sul comodino da notte di lore. Avrebbe gridato e ballato su quel verbero. Se si spostava leggermente a Nora c’era un gioiello con una piccola tetto, se non avesse saputo che Nora si destra, lo spicchio di luce si sdoppiava. pietra. Un opale. Eccolo lì. Proiettava la sarebbe svegliata e avrebbe rovinato A sinistra, vibrava e infine scompariva. sua ombra con indifferenza. tutto. Ce l’aveva fatta. Leo aprì un po’ di più la finestra e il ri- Leo scacciò una mosca dalla fronte. Si lasciò cadere sulla schiena mal- flesso si dilatò. Fece per scendere. La magia era concia e allargò le braccia, sorridendo al Viene da fuori. C’è qualcosa là fuori. scomparsa. Gli tremavano le gambe. cielo buio, alla grossa luna rossa china E all’improvviso quel qualcosa era sull’orizzonte. Afferrò la camicia con tutto. Non avrebbe più dormito, co- entrambe le mani e la strappò con una munque. Faceva troppo caldo. Ma po- smorfia, se ne liberò. Fece lo stesso con teva scoprire di cosa si trattasse. Poteva i calzoni e poi con il pigiama, che in- catturare il riflesso e mostrarlo a Nora dossava ancora sotto gli abiti. Rimase quando fosse stato giorno. Di giorno era nudo, mentre la brezza veniva a lam- più facile amare Nora. Camminava per birgli la pelle imperlata di sudore. la casa. Guardava la televisione. Stava Sorrise tanto a lungo da avvertire un lontana da lui. leggero intorpidimento alle labbra e alle Leo prese i vestiti del giorno prima guance scarne. Poi dormì. – che importa se sono sgualciti? Nora Quando aprì gli occhi, l’aurora im- non lo noterà, sta dormendo. Li indos- perlava l’orizzonte. L’afa si era fatta ta- sò e scese le scale. Attraversò la cucina gliente. Si sollevò e tutti i muscoli del afosa e buia e uscì. Il cielo era caligino- corpo lo maledissero. Serbava ancora so. Girò intorno alla casa e si piazzò un traccia di quel sorriso sul volto. De- sotto la finestra della camera, le mani cise che doveva conservare quel mo- sui fianchi, fissando il vetro nero. Il ri- mento. Decise che voleva farne il suo flesso era ancora lì. Giallo e verde e in- segreto. Indossò i pantaloni e la casac- differente. Leo ridacchiò. ca del pigiama. Scivolò lungo il tetto e si C’era un albero, davanti alla fine- sporse – un po’ incerto – verso i rami stra. Un albero grosso. Pensò che pote- più alti dell’albero. Si aggrappò ad essi. va arrampicarcisi. L’aveva fatto spes- Il contatto con il legno ruvido trasformò so, quando suo figlio era ancora un cuc- la sua emozione in ricordo. Era finita. ciolo. Poteva farlo ancora. Pensò che Scese lentamente, e senza forza. dalla cima avrebbe potuto vedere me- René Magritte, L’Empire des lumières, 1954, olio Si fermò un istante ad osservare la glio lo spicchio di luce. La cima si in- su tavola, cm 146 x 114, Musées Royaux des finestra delle propria camera. Nora curvava verso il tetto. Poteva salire. Beaux-Arts de Belgique, Bruxelles. dormiva al centro del grosso letto, la Si fregò le mani. Avvertì il cuore far- braccia bianche e molli aperte sotto di si più insistente dentro il petto. Dalle Tutta la forza era defluita da lui. Si lasciò sé. Leo la osservò annuendo. Avvertì il gambe gli risalì un moto d’eccitazione. sfuggire un sospiro. Pensò che si sarebbe cigolio sommesso del ramo. Si grattò Non respinse un sorriso. Afferrò il ramo fermato ancora un istante, per riposare. la nuca. più basso. Prese a salire. Guardò in alto, ma non scorgeva il cielo, Sarebbe tornato ancora a dormire Il fiato lo abbandonò presto, ma salì. perché su di esso era stato ricamato un sul tetto. Molte notti. Le braccia solide lo trascinarono in alto. intrico di rami neri. I rami neri si flette- Nora si mosse e sbadigliò. Leo si ac- Spingeva la lingua fra i denti e pensava vano verso le tegole del tetto. Si fletteva- cucciò svelto sul ramo, perché lei non a cosa avrebbe detto Nora se si fosse no, ma sembravano robusti. potesse vederlo dalla grossa finestra. affacciata e lo avesse visto. Pensava a Perché scendere? L’alba l’avrebbe svegliata. Leo prese a come si sarebbe messa a gridare. Ma Riprese a salire. scendere più in fretta. La luce cancellò non poteva più scendere, adesso. C’era Non aveva mai provato tanto caldo ogni traccia della sua notte speciale. qualcosa che Nora non avrebbe capito, in vita sua. Salì, e le gambe lo spinge- Cancellò anche il rammarico. qualcosa che sfuggiva persino a lui. Po- vano con forza verso il ramo successivo. Fu in cucina molto prima che Nora teva avvertirlo, ma non comprenderlo. La finestra divenne obliqua, sotto di lui. fosse pronta per scendere. Le preparò Stava salendo. Saliva, e nessuno lo fer- Il riverbero scomparve. Leo salì, si spor- latte e caffè e imburrò pane per due. ■ mava, e il caldo della notte era lì, più se verso la grondaia che aveva costrui- che mai, ma era dimenticato, e le foglie to con le proprie mani. La afferrò. gli graffiavano il volto, ma su quel vol- Coraggio, vecchio. to c’era un sorriso. Si issò. Si afferrò con le mani scivo- NOTA Non aveva mai avuto tanto sangue lose alle tegole rosse. Annaspò e infine Notizia sull’autrice del racconto: “Caffè Miche- in corpo, pensò. Tanta vita. fu su. Rotolò con affanno, scalciando langiolo”, a. X, n. 2 (maggio-agosto 2005).

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«Gli piacerebbe coccolarsela un po’ nel letto, non necessariamente far l’amore, anche se gli piace molto l’amore al mattino, solo coccolarsela un po’» DUE RACCONTI di Marco Subbrizio presentati da Stefano Carrai

racconti di Marco Subbrizio sono li che faceva da ragazzo. Ilaria è sul pon- quasi sempre brevi, di una brevità te, prende il sole sdraiata. Ha i capelli I folgorante e lirica più che da natu- rossi, rosso Tiziano, a caschetto, con la ralistica tranche de vie, sono racconti di frangetta. Dice qualcosa, dice… Ecco, situazione che spesso lasciano il lettore adesso non riesce a percepire, gli sfugge. con un finale aperto, in una condizione Si sta svegliando. Fa qualche resistenza, che non si risolve perché così è la realtà per la verità, gli piacerebbe sapere cosa della vita o perché è così che l’autore la sta dicendo Ilaria. Sta dicendo che… sente e la vive. Sono testi nei quali l’au- È sveglio. Si gira. Pensa a quello che tobiografia si stempera nell’immagina- avrebbe potuto dire Ilaria. Cerca di ri- zione, ma persiste, latente, nella scrit- costruire il sogno. Si concentra. Pensa tura. Sarà forse anche un più o meno che forse più tardi potrebbe scriverlo, lontano riflesso della sua professione di se riesce a ricordarselo. Un sogno assur- archeologo che spinge Subbrizio a sca- do. Ilaria con i capelli rossi a caschetto, vare periodo dopo periodo tra le pieghe su una barca di balsa. Assurdo. dell’animo, a svelare un arcano che la Girandosi, guarda le frasi di luce sul quotidianità cela o tenta di negare. An- soffitto. Nella casa di Sanremo, la casa di che per questo la narrazione si focalizza, Ilaria, gli piace guardare quelle onde lu- come dicevamo, su una situazione, sia minose dipinte sul soffitto, appena sve- stravagante, come nel racconto Il naso glio. Ormai può dire che ora è, guardan- (nell’antologia di vari autori Racconti?, dole. Quando si sveglia in quella casa, Torino 1993), sia routinaria. Ne risulta Marco Subbrizio per prima cosa non guarda l’orologio, una scelta di stile e di ritmo, general- Marco Subbrizio è nato nel 1958 a ma il soffitto. E quasi sempre sa dire che mente rallentato sì da aderire al passo Torino, città in cui vive e lavora come ora è. Solo dopo guarda l’orologio sul della vita stessa, un po’ come in certo ci- archeologo. Oltre ai contributi che ri- comodino. A volte si sveglia alle otto, lo nema francese o russo. Non è un caso guardano il suo campo professionale ha sa anche senza guardare l’ora, che sono dunque che il primo dei due racconti che pubblicato testi narrativi con il titolo le otto, solo guardando il soffitto. Si gira qui si presentano si intitoli Al mare come Racconti? (Scriptorium, 1993) e in ri- un momento a cercare Ilaria nel letto, al cinema. La narrazione s’incentra sul viste (“In-Edito”, marzo-aprile 1997, e ma di solito lei non c’è. Un’efficientista, “Maltese Narrazioni”, settembre 2001). rapporto d’amore tra un uomo e la com- alle otto già in piedi. Non per niente si pagna che lo ha lasciato. Tale rapporto occupa dell’ottimizzazione di programmi viene come vivisezionato dalla lama di televisivi. Lui vorrebbe che lei fosse lì, al rasoio della riflessione, che si fa, inevita- sioni più vere, che la ragione stenta a do- mattino, vorrebbe che lei rimanesse an- bilmente, introspezione. Questo testo è minare e che una narratività figlia del- cora un po’ nel letto, almeno quando è speculare peraltro a un racconto di Gian l’illuminismo novecentesco cerca di rap- festa, almeno quando è domenica, alme- Luca Favetto (Al cinema come al mare, presentare nella loro cocente dialettica. no quando sono nella casa al mare di in Gente di Torino, Torino-Firenze Sanremo. Gli piacerebbe coccolarsela un 1992), dove gli stessi personaggi si tro- S. C. po’ nel letto, non necessariamente far vano ad agire in una situazione ribalta- l’amore, anche se gli piace molto l’amo- ta perché la storia non è vista con gli re al mattino, solo coccolarsela un po’. occhi di lui, bensì di lei. Nel secondo rac- Al mare come al cinema Invece non si accorge nemmeno che lei si conto qui presentato, Il medico e sua alza. Lei si sveglia e si alza, subito, da moglie, si chiama in scena invece la vio- l mare. Una barca, in mare. E in mare, vera donna in carriera. Mai che una mat- lenza che regola i minimi atti della con- Isulla barca, lui e Ilaria. La barca a tina se ne stia un po’ nel letto, faccia vivenza, esurpando nella fattispecie i di- vela è senza vela, solo l’albero nudo. La magari qualcosa per svegliarlo, mai che ritti del codice stradale e della più nor- costa è di metallo, una lastra obliqua, li- gli faccia una tenerezza, pensa, troppo male civiltà. Ma il minimo comun deno- scia. Di metallo anche il mare, e la bar- occupata ad alzarsi e produrre qualcosa. minatore c’è, e sta appunto nel far emer- ca. La barca, anzi, è di balsa, è uno Lo faceva il primo anno, forse i primi sei gere da uno psicologico sottosuolo le pul- scheletro di balsa, un modellino, di quel- mesi, poi più niente. Comunque lui di so-

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lito alle otto si sveglia, anche di domeni- capelli scuri, lineamenti regolari, occhi due anni fa. Andava al mare da solo, il ca al mare, guarda il soffitto, decide che grandi apparentemente ingenui, dopo fine settimana, perché lei non c’era e lui è troppo presto per un giorno di festa e si cinque anni, senza una parola. Quella lì sta bene, legge, scrive, passeggia, o rigira per riaddormentarsi. era la situazione. sta fermo a guardare il mare. Non gli Anche quella mattina lui ha guarda- Certo anche per lui stare con Ilaria piace il mare in estate, ma qui, nel- to per prima cosa le frasi di luce (così le era diventata un’abitudine. Di lei co- l’estrema riviera, questa casa di Sanremo chiama lei) sul soffitto della camera da minciava a non sopportare più alcune è il suo rifugio, anche d’estate. A lei pia- letto. In estate, a metà agosto, quando le cose. Adesso, per esempio, erano entrati ce il cinema, guardare uno schermo in onde della tenda sono schiacciate in quel nella fase del contraddittorio, come lui la una sala buia. A lui non piacciono i film, modo contro l’angolo tra il soffitto e la chiamava, cioè in una fase nella quale non piacciono i cinema, sono disgustosi, parete, lui sa che sono le undici, forse le Ilaria controbatteva sistematicamente anzi, inutili, pensa. Il cinema e il teatro undici e dieci. Guarda il soffitto e decide ogni sua affermazione, come se improv- sono falsi. Il mare è vero. Non c’è biso- finalmente che è ora di alzarsi. visamente lui fosse diventato un inetto. gno di entrare in una sala per vedere Ilaria non è a letto e non è neanche in Le loro discussioni andavano dall’op- delle persone che fanno finta di vivere casa. Vivono insieme da cinque anni ma portunità o meno di inserire il freno a una vita, per vedere immagini suggesti- per tante cose fanno vite separate. Quan- mano nell’auto parcheggiata sotto casa ve di certi posti. Basta sedersi da qualche do è festa, lei si alza presto e sparisce; (così insegnano alla scuola guida, soste- parte e guardare. In particolare una qualche volta no, per la verità, qualche neva lui, non è vero per niente, diceva spiaggia, o tra gli scogli, e guardare il volta lui la trova di là che lavora, scrive lei), all’ovvietà delle considerazioni che mare. A lui piace guardare il mare, il o legge, o è al telefono. Stamattina però secondo Ilaria lui aveva espresso sulla mio cinema, pensa, mi piace guardarlo lei non è di là sul divano. Lui dà un oc- rappresentazione appena vista a teatro. per ore, da solo, specialmente in autun- chiata al resto della casa, piuttosto pic- Lei non si interessava più a lui, ne aveva no, o in inverno, quando la spiaggia è cola, bella e ben arredata ma piccola, dedotto Paolo, non le importava se c’era solo spiaggia. D’estate no. D’estate, la come quella di Parigi, nel Marais, dà co- o non c’era, quel che pensava. A pensar- spiaggia, quelle file di sedie a sdraio sul- munque un’occhiata per vedere se per ci bene, però, lui ne è innamorato. Anzi: la spiaggia, gli ricordano troppo le pol- caso non si fosse nascosta da qualche la ama. Sa che è così, lo ha capito man trone di un cinema, di un teatro. In au- parte, poi si infila in bagno a farsi la bar- mano, che la ama. Ha capito man mano tunno, invece, la gente passeggia e si ba. La barba, quella deve farla subito che cos’è l’amore, frequentando le altre guarda il mare. E lui poteva stare per ore ogni mattina, altrimenti non riesce nean- donne, cercando quelle che lo attraeva- a guardare quello spettacolo sempre di- che a pensare. Prima la barba e poi il no, e sempre constatando quanto stava verso che offre il mare, a saperlo guar- caffè. Non c’è niente da fare, è così ogni meglio con lei, quanto gli era facile la sua dare. Da solo, naturalmente. Gli sarebbe sacrosanto giorno che Dio manda sulla compagnia, familiare la sua presenza. piaciuto guardarlo con lei, ma lei non terra, ognuno ha le sue abitudini. Prova a chiamarla di nuovo ma ades- c’era mai, lei poteva incantarsi a guar- Esce dal bagno che è quasi mezzo- so la linea è sempre occupata. È indeci- dare il mare in un film, ma davanti al giorno. Lei non è ancora tornata. Lui va so se chiamarla ancora. Si domanda: mare vero, con lui, lei non guardava in cucina e mette sul fuoco il caffè, poi Lei si chiederà perché non mi faccio (e lui non riusciva a farle capire cosa, torna in camera da letto, si veste con cal- vivo? Dovrei tornare anch’io a casa? come guardare); lei ci si tuffava, nuota- ma. Dalla finestra guarda sotto nel par- Che comportamento si aspetta da me? va, prendeva il sole o andava in barca, cheggio. La macchina non c’è. Forse ave- Dovrei piombare lì all’improvviso? ma guardarlo mai. Al cinema, solamen- va un appuntamento, pensa. Più tardi Prenderla a schiaffi? O ignorarla? Qual te al cinema, lo guardava davvero. E al- esce. Lei non è ancora rientrata. è il comportamento necessario per ri- lora lui ci andava da solo, a guardarsi il Compra il giornale e fa due passi. Al conquistarla? Dovrebbe seguire di più suo mare. E si chiedeva: è così strano che ritorno incrocia la portinaia che gli dice l’istinto, come gli dicono tutti, ma lui io voglia fare alcune cose da solo? Io non che lei è partita. O meglio: che è andata non lo sa fare, preferisce pensarci, fare voglio nessun altro accanto a me, eccet- via in macchina. Ma lui capisce: è parti- valutazioni sulle mosse più opportune. to lei. Eppure in alcuni momenti sto ta. Si siede su una panchina nel viale, di Forse la ignorerà. Tempo qualche setti- bene da solo, voglio stare da solo, mi fronte al portone di casa, di fianco al mana, qualche mese, e le mancherò, sento solo, sono solo, come tutti. Io sono parcheggio. Sfoglia il giornale, guarda pensa. Abbiamo condiviso troppo, pro- il tipo di uomo che vive davanti al mare, la strada. Alle due risale. Prova a chia- gettato troppo. Non può buttare via tut- pensava, come dice il vecchio Danell del marla a casa. Il telefono squilla a vuoto, to da un giorno all’altro. Dio, pensa, cre- romanzo che sto leggendo, un romanzo a lungo. Lei è lì, ma non risponde. Lei è devo che non mi sarei mai più dovuto sul mare, un romanzo bellissimo, che lì, lui lo sa. Prima di partire avevano la- trovare in una situazione simile. ovviamente lei si rifiuta di leggere. Era il sciato la segreteria telefonica inserita. Intanto è libero, è solo. Finalmente tipo d’uomo che vive davanti al mare, Neanche sentire la voce di Ilaria che dice: può fare ciò che vuole, lo desiderava da non dentro il mare, né gli era mai capi- «Avete chiamato il numero…». È così, lei tanto, tutto sommato. Sentirsi come era tato di tornarci – per avventura – vivo, se n’è andata lasciandolo lì. Lui, Paolo prima, solo. Guardare tutte le donne che dal mare: un sopravvissuto. Lui si limi- Ferrari, come l’attore, quarant’anni. Me- vuole senza sentirsi in colpa. L’ho tradi- tava a starci davanti, al mare, davanti, si stiere: far soldi. E lui, Paolo Ferrari come ta una sola volta, pensa, in fondo le sono accontentava di questo, si accontentava l’attore, abbandonato da Ilaria, magra, stato fedele. L’ha tradita una sola volta, di essere così, perché per vivere bene bi-

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sogna saper riconoscere il limite della struazioni, cioè molto più di una volta al perché così gli pareva che dovessero sta- propria vita, così almeno credeva. mese. Dopo cena si fa portare in taxi fino re insieme un uomo e una donna, senza E al mare, da solo, l’ha tradita una al paesetto sulla collina di Taggia. Il ri- soffocarsi, ritrovandosi dopo essere stati sola volta, un fine settimana, mentre lei torno l’avrebbe fatto a piedi, decide, po- soli, scegliendo ogni volta di ritrovarsi. era in America. L’ha tradita qua nella chi chilometri in una notte d’estate, un’o- Ma forse questo adesso non bastava più. sua casa di Sanremo, nel letto dove dor- retta col suo passo svelto, persino piace- Forse era arrivato il momento di dirle, mono. Ha anche cercato di trovare un vole. Quella sera Vittorio non c’è. Lui tutte queste cose, di conoscere quelle pic- senso di profanazione in quello che ha prende una birra e si piazza sulla terraz- cole deviazioni che ciascuno aveva, quel- fatto, ma non c’è proprio riuscito. Ha za al fresco. Lontano, con un po’ di fan- le piccole correzioni che ciascuno chie- passato due giorni con Sabrina, quel- deva all’altro. la che vende ceramiche, l’amica del- Un figlio ci avrebbe salvati, pensa la madre di Ilaria. Ilaria deve averlo guardando il buio del mare, ci salve- anche capito, lui ha pensato, ma non rebbe. È presto per chiedere un fi- ha detto niente. Meglio così. Era an- glio a una donna in carriera di venti- data che un giorno, semplicemente, sette anni. Ma io ne ho quaranta, e Sabrina era davanti al negozio e lui le un figlio lo voglio adesso. Di questo le aveva sorriso. Lui aveva un bel sor- parlerò, pensa. Basta con le abitudi- riso, quando gli riusciva, un sorriso ni, le attese, le riflessioni, le opportu- buono, un sorriso timido. Suscitava nità. Non ho mai pensato troppo a tenerezza, quando gli riusciva quel me, ero felice quando era felice lei. sorriso. Non sempre, a volte aveva il Ma non è questo che si chiede al- tempo di prepararsi, al sorriso, e l’amore (almeno non solo). Sto bene, quando aveva il tempo di prepararsi adesso, pensa da solo sulla terrazza il sorriso gli riusciva finto, ebete, così davanti al mare scuro, con un’altra almeno gli pareva che dovesse appa- bottiglia di birra in mano. Chissà se rire a chi lo guardava. Ha passato quando la rivedrò ci sarà ancora il due giorni con Sabrina, e per due tempo per dire tutto questo, per par- giorni non ha fatto che pensare a Ila- lare di quello che abbiamo taciuto in ria, a quanto è diversa, a quanto sta- cinque anni. Chissà se riusciremo a va bene con lei, a quanto gli manca- trovare le parole giuste, e a dirle nel va. Questo è l’amore? Finito l’inna- modo giusto, al momento giusto. In moramento resta l’abitudine, la noia, fin dei conti si tratta per lo più di diminuisce il desiderio, ma non si può questo, nella maggior parte dei casi. stare con nessun altro, non si vuole Ci si piace, la prima volta, perché si nessun altro intorno. tasia, nel buio a sinistra delle luci dei dice proprio quel che l’altro desidera sen- Nell’arco della giornata prova a chia- primi viali di Sanremo, si può indovina- tirsi dire in quel momento, con il tono di mare Ilaria altre quattro o cinque volte. re il mare. Nel buio, torna a pensare alle voce appropriato, con le pause e gli La linea è sempre occupata. Ha staccato sue luci e alle sue ombre. Avrebbe volu- sguardi adeguati. il telefono, pensa, certamente ha stacca- to spesso parlare a Ilaria di certe zone Adesso sta bene. Potesse parlarle to il telefono. Non vuole parlarmi. Dovrei d’ombra, per così dire, che lei aveva a adesso troverebbe certo le parole adatte, partire? Si aspetta che io parta? Che la volte, di certi suoi momenti di assenza. le parole, anzi, gli verrebbero alla bocca raggiunga? Per questo lo fa? Per co- Avrebbe dato non sapeva cosa per sape- da sole, istintive, naturali. Ma lei non c’è stringermi a dimostrarle qualcosa? re dov’era in quei momenti, cosa le at- mai, quando lui ha le parole adatte. Va La sera avrebbe dovuto vedere con traversava il cervello. Anche lui ne ave- alla cassa e paga le birre. Dice al padro- Ilaria certi amici. Fa una telefonata pri- va, di questi momenti di assenza, di lon- ne di salutargli Vittorio, quando lo vede. ma di cena per dire che Ilaria ha dovuto tananza, di distanza da tutto e da tutti, Esce e nella notte appena fresca si in- correre in città per lavoro. Rimane a casa ed erano quelli i momenti nei quali desi- cammina nel buio verso il mare scuro, fino alle otto. Pensa che forse lei gli te- derava star solo. Pensare che lei esiste, laggiù in basso vicino alle luci dei viali. lefonerà per dargli una qualche spiega- tornare a casa e trovarcela; ma star solo, zione. Più tardi scende a mangiare qual- solo, davanti al mare. Era forse lo stesso cosa alla “Bodega”, portandosi dietro il per lei? Questo le avrebbe chiesto. Se Il medico e sua moglie cellulare. Al solito cameriere («l’han la- così fosse, se anche questa sua frenesia di sciato tutto solo stasera?») dice la stessa lavoro e di vita non fosse che un modo uando finì l’ultima visita era tardi. cosa, che Ilaria è via per lavoro. Mentre per star sola, concentrata su se stessa, QScrisse con calma la ricetta, spiegò al mangia gli viene in mente che poteva tutto sarebbe stato molto più chiaro, più paziente quello che avrebbe dovuto pren- andare a cercare Vittorio, il marinaio che semplice. Lui aveva sempre rispettato dere e quando, poi ritirò le sue cose nel- affitta i gozzi al porto, nella trattoria ver- ogni scelta di Ilaria, non aveva mai fatto la borsa e uscì. Sul piazzale dove aveva so Poggio, dove Vittorio a volte si rifugia domande né atteso risposte, non aveva lasciato la macchina c’era un’aria triste, quando la sua donna, dice, ha le me- mai protestato, mai azzardato richieste, aveva piovuto e ora cominciava a im-

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brunire. In macchina si ricordò di chia- dico continuò a lampeggiare con gli ab- Lui riuscì a girarsi istintivamente e rice- mare sua moglie. Con una mano fece il baglianti mentre l’altro si ostinava a mo- vette il colpo sull’orecchio, sentendo come numero sul cellulare. strargli il dito dritto nella luce. Poi co- una puntura dolorosa e profonda. Buttò «Ho finito adesso. Sto arrivando.» minciò a rallentare, a rallentare, dando le mani avanti per colpirlo e per proteg- «È molto tardi.» dei colpi sul freno per provocarlo, finché gersi da altri colpi, e si trovò a stringergli «Hai ragione. Scusa.» il medico fu costretto a superare. Mentre il collo, mentre l’altro gli aveva afferrato «Fai in fretta. È tutto in caldo.» superava, l’altro riprese ad accelerare. le braccia e cercava di scrollarselo di dos- «Sono già per strada.» Marciarono affiancati per un po’ e alla so spingendolo indietro. Non aveva detto Tra le due cittadine, quella dove abi- fine con una brusca accelerata il medico una parola. Così abbarbicati come due tava e quella dove esercitava la sua pro- riuscì a superarlo e a rientrare. Era livi- radici, come un unico animale informe, si fessione, c’erano una ventina di chilo- do e il cuore gli batteva forte per la rab- trascinarono barcollanti fra i due veicoli metri e una strada liscia e lucida, diritta, bia e per la tensione. Ma quello cercava fermi. Il medico continuava a stargli ag- per un lungo tratto incassata fra due ter- altre grane, non lo mollava. Adesso lui grappato al collo cercando di tenere le rapieni. Lui filava via veloce pensando a avrebbe voluto lasciar perdere, avrebbe braccia distese in modo che l’altro non quando avrebbe mangiato e a dopo, voluto non averlo superato, non aver potesse colpirlo sul volto. Quell’altro con- quando avrebbe allungato le gambe sul lampeggiato, nulla, che vada a perdersi tinuava a spingerlo indietro e a stratto- divano di fianco a sua moglie. Ormai era nella sua imbecillità, che si schianti fra- narlo via da sé. Forse l’altro gli fece uno quasi buio. L’asfalto era lucido per la gorosamente alla prima curva. Ma ades- sgambetto o forse lui stesso perse l’equi- pioggia e le montagne sul fondo erano ni- so non era più possibile. L’altro era vici- librio. Fatto sta che il medico si trovò tide contro il cielo ora azzurro cupo e nissimo, teneva gli abbaglianti accesi e lo sdraiato per terra con quello sopra, sem- pulito. tallonava col muso. Dev’essere un pazzo pre avvinghiati uno all’altro; lottando, Era stanco e guidava veloce ma sen- o un delinquente, pensò il medico, uno più che colpendosi, finirono nel buio die- za fretta, meccanicamente. E come sem- che cerca rogna in questo modo dev’es- tro le macchine. Il medico sentiva l’odo- pre nel tragitto pensava a sua moglie. sere un delinquente, uno che non ha re pungente di quell’uomo, della sua ma- Sua moglie non poteva avere figli, e que- niente da perdere, uno che scende con un glia sudata, delle sue braccia, del suo col- sto pensiero da qualche tempo gli occu- coltello in mano. Tastò di fianco a sé il lo, dei suoi capelli. Pensava irragionevol- pava la mente nei momenti liberi. Lo sa- bloccasterzo chiuso da un pesante luc- mente al vestito che aveva addosso, alla peva già prima di sposarla e finora non chetto; pensò confusamente: se sarò co- lacerazione che aveva sentito sulla schie- aveva dato molto peso a questo fatto. stretto a fermarmi scenderò con questo, na appena erano caduti in terra, alla giac- Ma con il passare degli anni il desiderio cercherò di fargli paura, di difendermi. ca e alle scarpe che stavano strofinando- di avere un figlio era diventato più forte Il pazzo continuava a stargli con il muso si contro l’asfalto umido e sporco della ed ora, a quasi quarant’anni, gli sarebbe contro, con tutte le luci accese. Lui die- piazzola e sicuramente sarebbero state piaciuto averne uno e ne sentiva molto la de un colpo di freno per scrollarselo, ma da buttare via. mancanza. Ne aveva parlato con lei. Ave- l’altro era troppo vicino e lo tamponò. Le Mentre lottavano nel buio, soffiando e vano pensato di adottare un bambino due macchine sbandarono leggermente. ansando, uno sotto e l’altro sopra e nes- ma erano indecisi se dovesse essere ita- Il medico diede un’accelerata, poi vide suno che riuscisse a colpire l’altro, gli liano o straniero. Forse non ne erano una piazzola sulla destra e sterzò bru- automezzi scorrevano veloci sulla strada molto convinti e per il momento la cosa scamente, fermandosi nel piccolo spazio senza fermarsi, senza neanche rallentare, era finita lì. Era poi un argomento, quel- a lato della strada sotto un viadotto. Sce- brevi lame di luce che scomparivano tra lo dei figli, che lui non affrontava volen- se di scatto con le ginocchia che trema- le sagome delle due automobili ferme tieri con sua moglie, perché immaginava vano e il cuore a mille. L’altro si era fer- sulla piazzola, tra le ruote ora vicine alle che le desse fastidio, che potesse prova- mato dietro di lui e aveva aperto lo spor- loro teste. Neanche li vedevano, riuscì a re un senso di colpa, di inadeguatezza, di tello. Il medico gli andò incontro e gli pensare il medico. E chi si fermerebbe, incompletezza. In ogni caso lei non la- disse con la voce che gli si strozzava in comunque, a dividere due persone che si sciava trasparire nulla e lui non riusciva gola: «Figlio di puttana bastardo…». picchiano nella notte, sul bordo della a capire se ne soffriva, a parlarne, o se le L’altro era sceso e aveva chiuso la por- strada? Devo levarmelo di dosso, devo era indifferente. tiera ed era rimasto in piedi di fianco alla stenderlo, pensò, non c’è altro modo, non Il medico guidava pensando a tutte macchina. Era sulla trentina, largo e bas- c’è altra via d’uscita, dopo faremo i con- queste cose mentre tornava a casa finché, so, con i capelli lisci lunghi sulla nuca e ti di quel che è successo. Non era parti- prima del lungo rettilineo che porta allo radi davanti, vestito da muratore o da colarmente religioso, ma tutto in un se- svincolo per l’aeroporto, un tipo con una imbianchino. Anche l’auto era un’auto condo pensò anche: Dio fa che finisca, fa macchina bianca lo superò in una curva da lavoro, una famigliare con il sedile che riesca a liberarmi da tutto questo, con la doppia striscia continua tra le cor- posteriore ribaltato, con una scala da de- dammi la forza di farcela, dammi la for- sie, sfiorandolo e chiudendolo a destra coratore che dal baule sporgeva in avan- za… dammi forza… per evitare un camion che gli veniva in- ti appoggiandosi al sedile anteriore destro Allentò leggermente la presa e l’altro contro. Lui gli lampeggiò contro con gli e con un sacco di altra roba dietro. Il me- fece in tempo a far uscire un pugno che abbaglianti e l’altro levò il dito medio e dico fece in tempo a vedere tutto questo e stavolta lo colpì in piena faccia. Il medi- glielo mostrò nella luce dei fari e glielo quando fu vicino alla macchina l’altro co mollò la presa del tutto per proteggersi tenne davanti agitando la mano. Il me- cercò di colpirlo in faccia con un pugno. il viso con le braccia. Mentre l’altro si

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agitava menando alla cieca colpi che non auto certo continuavano a correre sulla avrebbe rivisto sua moglie e cenato con facevano un gran male, lo sentiva ripe- strada ma adesso lui non se ne accorge- lei e steso le gambe sul divano e… tere: «Bastardo…, bastardo…, bastar- va e nemmeno gli importava più. Guar- Ma il cadavere era lì nel bagnato e lui do…» ma quasi sottovoce, come se par- dava quel grosso corpo flaccido e quei era inginocchiato là vicino. Di fianco c’e- lasse tra sé, come se non ce l’avesse pro- capelli lunghi e sporchi immobili nel buio rano due automobili ferme con i fari ac- prio con lui. Le automobili passavano dietro la sua macchina. Ansimava, e cesi e sulla strada continuavano a corre- continuando a mandare lampi di luce. chissà dopo quanto tempo si sedette di re a cento all’ora le macchine e nessuno Il medico si prese un altro pugno in fac- nuovo in terra (continuava inspiegabil- si era accorto di loro e di quello che era cia e sentì in bocca il sapore del sangue mente a pensare al vestito: tanto ormai è successo e in ogni caso nessuno si era che gli colava dal labbro o fermato. Da un momento dal naso. Facendo leva sul- all’altro però qualcuno po- le gambe riuscì a spingerlo teva fermarsi, poteva pas- via da sopra, a farlo cade- sare una macchina della re di lato. Prima che l’altro polizia. Cosa doveva fare? potesse coprirsi gli strinse Senza un motivo preciso di nuovo il collo con un tastò le tasche del morto. braccio e gli afferrò i ca- Aveva dei jeans da lavoro pelli con l’altra mano. macchiati di calce. Da una Adesso si sentiva di nuovo delle tasche laterali tirò protetto dai colpi in faccia. fuori un fazzoletto sporco e Sentiva che l’altro lo colpi- un mazzo di chiavi con un va al fianco con il gomito, piccolo corno d’oro attac- ma lui cercava di stargli cato a un anello del porta- addosso con tutto il corpo chiavi. Nella tasca poste- e l’altro aveva le braccia riore c’era un portafogli quasi contro terra e non vecchio e impolverato, poteva allargarle per pren- consumato ai margini e dere forza e i suoi colpi nelle pieghe. Lo aprì e non facevano male. cercò un documento. Si Forse gridò, forse pensò sporse di nuovo nel fascio di gridare, forse il sangue di luce. L’uomo si chiama- che gli colava in bocca gli scatenò l’istin- andato, pensò). Perdeva sangue dal naso va Vincenzo, aveva trentaquattro anni. to di sopravvivenza, forse odiava quel- o dal labbro tagliato, non capiva. Tutta Coniugato. Non c’era scritto se aveva fi- l’uomo, in quel momento, forse pensò solo la parte sinistra della faccia gli bruciava, gli. Pensò a sua moglie. Pensò a sua mo- che finalmente di scatto avrebbe potuto per il colpo dietro l’orecchio e sul labbro. glie. Ora sentiva crescere il panico. Che alzarsi e se fosse riuscito a divincolarsi e a Si tastò la bocca e la sentì gonfia. Il lab- doveva fare? Che aveva fatto? Davvero lì rimettersi in piedi avrebbe potuto girare bro gli sembrava enorme, pulsante. davanti c’era un morto ammazzato e l’a- intorno alla macchina e sporgersi sulla Guardò ancora quel sacco vuoto, aspet- veva ucciso lui? Non era da un’altra par- strada e finalmente qualcuno, forse, si sa- tando di riprendere fiato. L’altro non si te, un momento fa? Cercò il cellulare. rebbe fermato, o forse solo cercò di evita- era più mosso. Nella tasca interna della giacca, dove lo re l’ultimo pugno, più forte, che l’altro gli Quando il medico si riscosse si avvi- teneva di solito, non c’era. Tastò la giac- avrebbe dato, perché sentiva che quello cinò al corpo bocconi dell’uomo e gli ta- ca lungo la cucitura sulla schiena e sentì aveva più forza di lui e stava per liberar- stò la nuca. Sentì la mano bagnata. Sca- con le dita un lungo strappo verticale. si di nuovo dalla sua stretta per colpirlo valcò il corpo e mise la mano nel fascio di Pensò che il telefono doveva essergli ca- ancora. Il medico era inginocchiato sul- luce del fanale ancora acceso della sua duto nella lotta e lo cercò tastoni nel buio l’asfalto bagnato e stringeva il collo di auto. Era sangue. Girò l’uomo sulla dietro le auto e nel fascio di luce dei fa- quell’uomo. Con tutta l’energia che aveva schiena e lo esaminò. Ora agiva da me- nali. Poi si ricordò che forse l’aveva po- scattò in avanti con le ginocchia, e tenen- dico, come se fosse intervenuto nell’inci- sato sul sedile dopo aver chiamato a dogli la testa in posizione, con tutto il peso dente occorso a qualcun altro. Gli tastò casa. Girò intorno alla macchina (ora del corpo la mandò a picchiare violente- il collo, il cuore, il polso. Era morto. qualcuno mi vede, pensò, così, lurido e mente con un breve arco di cerchio tra gli Si sentiva freddo, lucido, stanchissimo. con la giacca strappata, e con le mani sportelli dell’auto, in basso, proprio contro Intanto quel combattimento insensato sporche di sangue, e si ferma, e io dovrò le lamine della scocca. Dopo il colpo sentì era finito. Era morto, e l’aveva ammaz- spiegare qualcosa), spalancò la portiera subito che l’altro gli si afflosciava tra le zato lui. Chiuse gli occhi, in ginocchio di che era rimasta semiaperta e si protese braccia e provò gioia perché sapeva che fianco al cadavere, e pensò che non era dentro. Trovò il telefono sul sedile, lo era finita, e provò paura, perché pensò di vero, che non stava veramente accaden- prese e tornò dietro le macchine. Si ac- avergli sfondato il cranio. do una cosa del genere, che un momen- covacciò in terra di fianco all’uomo che Appena lo sentì molle sotto di sé si to fa lui era sulla strada di casa dopo aveva appena ucciso e fece il numero di rialzò e si allontanò di qualche passo. Le una giornata di lavoro e di lì a poco casa sua. Rispose sua moglie. ■

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«Due camerieri stavano finendo di apparecchiare in giardino per gli invitati, alcuni dei quali affranti e commossi avevano già preso posto» IL BANCHETTO racconto di Antonio Imbò

l racconto che segue è il nono di «Nessuno se ne salva?» Antonio Imbò pubblicato su questa «Come posso saperlo.» I rivista (cfr. Nota in “Caffè Miche- E alla domanda se ai nuovi col tem- langiolo”, a. X, n. 3). Fa parte della po sarebbe toccata una migliore sorte, “Saga dell’esilio”. Insieme ad altri, ine- non seppe dare un risposta affermativa. diti e sul medesimo filo, usciranno in Monsieur Hiéron deluso si levò con quel volume nel prossimo anno nella collana dubbio e, più interessato ora ad ascol- “I coloniali” dell’editore Mauro Pagliai tare da vicino l’imminente discorso, si (Polistampa). portò all’altro lato del lungo tavolo. la Redazione L’oratore in piedi, con il viso affilato e i capelli a spazzola, guardava fisso uelle voci desolate, che provenivano davanti a sé, di chi è avvezzo a tener Qdal giardino allestito in modo così sotto controllo ogni movenza o qualsi- accurato, distolsero l’attenzione dal te- voglia gesto. Si profuse tra un colpo di nore di quel sospirato foglio in cui era tosse e l’altro in un intenso prologo al immerso. Stava leggendolo appiattito termine del quale tossì ancora per il fa- sulle tegole smosse e pareva fino ad al- stidio della polvere, forse, scesa dap- lora confortato del suo contenuto, finché Antonio Imbò. principio da sopra l’abitazione. si interruppe per via di quel sommesso «Il maggiore Thomas Werner a gior- ma insistente mormorio che proveniva dinato, e prima di desinare intonarono ni sarebbe avanzato di grado», disse. da sotto la casa. una preghiera per rimettere, fiduciosi, «Ma nostro signore l’ha chiamato anzi- Dalla bocca del lucernario giunge- l’anima del signor Werner alla miseri- tempo presso di sé. Il Dio degli eserciti vano anche frammenti di conversazione cordia di Dio. ha pianificato altri incarichi per lui e di chi sostava nell’atrio, amplificati dal Con gli occhi ancora rivolti al cielo i certo oggi l’avrà accolto nelle sue fila se- vuoto desolato delle scale. Ripose al mo- commensali avevano scorso il copritet- condo i suoi meriti.» mento lo scritto sul petto, nella tasca ti con i capelli in disordine e assai di- Sospese per un attimo il respiro: frontale della salopette. messo sbirciare di sotto, in bilico sul «Peccato» commentò, «a breve avreb- Quelle lettere erano l’unico esile filo canale così che il pastore dopo la pre- be indossato la divisa di colonnello. Ci te- che lo teneva legato a Sara. Il solo ghiera era salito a chiedergli di unirsi a neva a quell’avanzamento.» conforto. Di tanto in tanto sempre più loro. Gregorio si schermì che non era Gregorio pareva intento a ciò che ve- di rado qualche telefonata, assai breve vestito degnamente, ma quello gli fece niva conferito. per il costo e perché la moglie doveva preparare una sedia dove l’operaio pre- «È monsieur Bachmann, e quella a raggiungere a piedi il paese vicino dove se posto, disorientato per quel costume. fianco è sua moglie», gli disse piano avevano installato, di recente, un cen- Tossì per la polvere che si portava ad- l’uomo daccanto. tralino dal quale, tuttavia, con molta dosso e, dopo aver accennato in modo «Umm.» difficoltà si poteva comunicare con la fugace al segno della croce, appoggiò «Era un loro dipendente, eletto ai Svizzera. titubante i gomiti sulla tovaglia prima vertici della loro Casa farmaceutica. Po- Attirato anche da un flebile tintinnio di prendere a consumare a poco a poco. vero signor Werner, gli ha ceduto il cuo- di posate l’operaio si portò al limite del Monsieur Hiéron il flic del vicino quar- re all’improvviso, crac… e più nulla.» tetto, e s’affacciò eretto nel solco della tiere che gli sedeva di fronte, in silenzio «In questo giorno di desolazione ci grondaia. Due camerieri stavano finen- per tutto il tempo, arrivato alla croûte consola sapere che un’altra promozione do di apparecchiare in giardino per gli aux fromages, dopo aver sorseggiato un lo attendeva per le sue apprezzabili invitati, alcuni dei quali affranti e com- bianco della vicina Neuchâtel, chiese qualità», continuò il signor Bachmann. mossi avevano già preso posto, mentre ragguagli sullo stato della copertura. «Nel consiglio d’amministrazione altri raccolti, in abito scuro ancora in Gregorio descrisse la condizione di quei avrebbe presto assunto il ruolo di primo piedi, parevano molto stanchi, come tegoli malridotti, ordinari dopotutto vice presidente. È stato un fedele alto avessero trascorso la notte in bianco. malgrado l’aspetto della casa, e scosse il ufficiale e al medesimo tempo una gui- Con passo lento e grave a uno a uno capo: da sicura per la nostra azienda*. In tut- occuparono i posti a tavola in modo or- «Vanno sostituiti», disse. to un devoto e autentico servitore del

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nostro paese. Oggi sarebbe dovuto par- la vita e poi più niente», precisò Gre- l’ultimo istante sul predellino. Erano tire per il suo consueto Servizio.» gorio. seguiti baci e abbracci appassionati poi, Con riguardo e deferenza girò il «Ah, les italiens», esclamò quello. Si intanto che sondava per un posto, ave- capo: alzò e mormorando lasciò in modo de- va udito annunciare a gran voce: «Tre- «Non di meno», disse rivolgendosi finitivo il tavolo, come fece il resto dei no in partenzaaa…», a cui s’era ag- alla signora Cathie Werner confusa e banchettanti a cui venne offerto, per giunto il tonfo pesante della porta di affranta, «vostro marito è crollato sul ultimo, un bicchiere di acquavite. Gli ferro rovente, sbattuta con forza dal campo di battaglia, alla sua scrivania. invitati a crocchio infine, in modo som- capo stazione alle sue spalle. Gli siamo grati per questo: le travail messo, si scambiarono, prima di salu- comme à la guerre.» Prima che la luce del giorno Terminato il discorso il flic, tramontasse del tutto si cacciò compunto nella sua divisa, nel lucerniere e, colmo d’affan- tornò al suo posto e finì di con- no, scese malfermo dal solaio le sumare il pranzo con discipli- rampe di scale della spaziosa nato riserbo, alla fine del qua- villa chiusa nel verde. Nel- le si volse ancora, incuriosito, l’atrio, pensoso, incontrò ma- all’operaio sceso dal tetto: dame Cathie che rientrava sola «Lei è straniero?», do- dal giardino come smarrita, a mandò. piccoli passi con le scarpe nere «Sissignore». di pelle liscia come il vetro. La «Comprende il francese.» donna, davanti alla porta d’in- «Sì.» gresso socchiusa, si slacciò il «Lo parla anche.» cinturino dei guanti e ne sfilò «Ho lavorato alcuni anni uno con cura, come fosse la nelle vetrerie di Charleroi.» prima volta. Aprì la borsa a «Davvero?» forma di bauletto e con la «Sono partito in Belgio fini- mano nuda trasse un fazzolet- ta la leva.» to di seta che si portò agli occhi «Il suo grado?» stanchi e lucidi. Si toccò il col- «Il mio grado…» letto di pizzo e la pettorina «Caporale forse?» bianca che le attenuava l’abito «Soldato», rispose Gregorio scuro, sfiorato da Gregorio di- «Soldato…» stratto, in quell’istante, dal te- «Soldato semplice signore.» lefono da campo e dallo zaino «La sua qualifica?» militare riflessi nello specchio «Qualifica…?» appeso sulla parete dell’antica- «Vuole dire che non ha titolo?» tarsi, le ultime frasi su quella triste e mera. Si scusò per la sua disattenzione: «In Italia svolgevo mansioni varie.» inattesa scomparsa che li aveva portati «Oh», disse, «mi perdoni». «Ora fa il copritetti.» a quell’infelice raduno. E strisciò con le dita ruvide e incer- «Da quindici mesi. Da quando sono Con il pensiero fisso alla moglie, Gre- te sul vestito per ripulirlo della polvere, a La Chaux-de-Fonds.» gorio quasi ebbro aveva abbandonato la che al suo contatto l’aveva sfumato, ma «Quindici mesi?» compagnia e, dopo quell’intermezzo, ne peggiorò lo stato per questo indie- «Senza sosta.» aveva ripreso a lavorare risoluto: tra- treggiò e fece per ritirarsi. Fu allora che «C’est pas vrai.» scorse il resto del pomeriggio a sistema- madame Cathie lo trattenne. Aveva «La ditta ha avuto bisogno di me.» re la copertura. I camerieri frattanto, nel un’increspatura profonda, come di do- «C’est incroyable.» loro completo antipiega, dopo che gli ul- lore, agli angoli della bocca: «Prenderò le mie prime ferie il pros- timi invitati ebbero lasciato la casa, ave- «No, la prego, non vada via». Lo im- simo Natale.» vano rimesso ordine in modo specchiato, plorò: «Non mi lasci, non mi lasci sola «C’est pas possible. Come ha potuto?» e nel giardino era caduto il silenzio. questa notte». ■ «Non capisco signore.» Si fermò allora un breve istante per «Come ha potuto lavorare tutto l’an- riprendere il filo della lettera dove s’era no senza interruzione?» interrotto. Ritornò sul testo da quel pre- NOTE «Il mio contratto è annuale», signore. ciso punto, e ne ebbe un brivido. Il re- «Vuole dire che lei non serve il suo spiro parve mancargli e lo sguardo * In Svizzera il servizio militare si protrae per paese?» smarrirsi. Si fermò, e non ebbe la forza trent’anni per alcune settimane l’anno, e vi è una «Non voglio dire questo…» di andare avanti sulle parole “… parti- naturale correlazione tra il grado e la responsabi- lità in ambito lavorativo nella vita civile. «Non serve il suo paese.» re è un po’ morire”. «L’ho servito», signore. «Il servizio Quell’ordinaria frase l’aveva sussur- Notizia sull’autore del racconto: “Caffè Miche- militare da noi si fa una sola volta nel- rata a Sara nel caldo mese di luglio, al- langiolo”, a. X, n. 3 (settembre-dicembre 2005).

Caffè Michelangiolo 21 Filosofia

La fortuna europea medievale e moderna del pensiero ermetico ––– Attraverso una rigorosa analisi dell’Asclepius un corposo saggio di Ilaria Parri mira a dimostrare l’unità e la coerenza dottrinale di questo testo TRE VOLTE GRANDE di Saverio Ricci

el 1954 due capitoli di Medioevo (e Garin a quel tempo sottoscriveva la e Rinascimento di Eugenio Ga- tesi di Festugière, essere i due filoni di- Nrin, dedicati a Magia ed astrolo- stinti e da tenere distinti, ma entrambi gia nella cultura del Rinascimento e a preziosi per la considerazione dello sto- Considerazioni sulla magia, sottolinea- rico), che fino a quel momento era sta- vano l’importanza della letteratura ma- ta solo degli studiosi della filosofia e gica, astrologica ed ermetica per la delle religioni del Mediterraneo in età comprensione del pensiero del Rinasci- ellenistica, o di quanti studiavano la mento. In una di quelle pagine, l’indi- fortuna di una certa simbologia pagana menticabile maestro degli studi filosofi- nella pittura del Rinascimento. ci italiani rievocava la «bellissima aper- Ha ben ragione Ilaria Parri a evi- tura dell’ Asclepius», l’inno al «grande denziare, nella Introduzione a questo miracolo» che è «l’uomo, degno di ono- suo corposo e solido saggio, dedicato re e di venerazione», il fascino che que- alla “filosofia” dell’Asclepius in sé esa- sto tema aveva esercitato su Lattanzio, minata, come finora di questo testo – at- che del testo conosceva l’originale greco tribuito al leggendario “tre volte gran- poi perdutosi nella sua integrità, e in de” legislatore, sacerdote e filosofo an- Ermete aveva intravisto un profeta pa- tico-egizio, l’unico del Corpus ad essere gano del cristianesimo; la repugnanza tradotto in latino già nel iv sec. d.C. e a suscitata invece in Agostino, che nella circolare fin dal Medio Evo, e poi nuo- Città di Dio aveva additato in un altro vamente esaltato quando intorno al celebre luogo dell’Asclepius, la “profe- La copertina del volume di Ilaria Parri, La via 1463 Ficino fu chiamato da Cosimo de’ zia” della “vecchiaia del mondo”, un’a- filosofica di Ermete. Studio sull’«Asclepius», pub- Medici a latinizzare gli altri diciasette pologia della morente idolatria pagana. blicato nel settembre 2005 da Pagliai Polistampa trattati dell’Ermete “filosofo” final- nella collana “Hermetica Mediaevalia” diretta da E proseguiva la sua rievocazione indi- Paolo Lucentini. mente disponibili in Occidente e nel te- cando in Salutati e Manetti, in Ficino, sto originale – gli storici si siano preva- traduttore del Corpus hermeticum dal lentemente curati di ricostruire i legami greco in latino, e in Pico della Miran- suoi, e in generale dell’ermetismo, ora dola, fra gli autori del nostro Quattro- Saverio Ricci è nato nel 1960. Si è con il cristianesimo, il neoplatonismo e cento che di Ermete e dei suoi testi filo- formato alla Scuola Normale Supe- lo gnosticismo, ora con uno dei tanti sofici e magici non poterono fare a riore e alla Università di Pisa. È pro- medievali che da Alano di Lilla ad Al- meno, considerandoli sicuramente “au- fessore associato di Storia della filo- berto Magno ne subirono l’influenza, torevoli” e “antichissimi” anche grazie sofia nella Università della Tuscia. ora, con maggiore eco nel pubblico, con a una allucinazione cronologica (Erme- Collabora con l’Istituto della Enciclo- autori e fenomeni del pensiero rinasci- pedia Italiana. Si è occupato di storia te l’Egiziano esistito, ed esistito prima o mentale e moderno, da Cusano a Co- del pensiero filosofico, politico-reli- al tempo di Mosè, ma certo prima di pernico a Giordano Bruno, da Newton gioso e scientifico, con particolare ri- Platone, e maestro per entrambi) dis- guardo al Rinascimento e all’età mo- alla rivoluzione scientifica, da Giorgio- solta dalla filologia di un dotto calvini- derna. Fra i suoi studi: La fortuna del ne a Shakespeare e dai Rosacroce alla sta, Isaac Casaubon, solo nel 1614. pensiero di Giordano Bruno in Euro- massoneria, che in modi diversi ne Di qui comincia nella storiografia fi- pa (1600-1750), Firenze 1990; ‘Una avrebbero ricavato temi e atteggiamen- losofica contemporanea un’attenzione filosofica milizia’. Tre studi sull’Ac- ti finanche decisivi. E nel dir questo, verso l’ermetismo, tanto quello filosofi- cademia dei Lincei, Udine 1994; non può non richiamarsi il contributo co e mistico, affidato all’Asclepius e agli Giordano Bruno nell’Europa del Cin- fondamentale di Frances A. Yates, che altri Hermetica, quanto l’esoterico e quecento, Roma 2000; Il sommo in- in studi tanto suggestivi e originali teurgico, affollato dai numerosi tratta- quisitore. Giulio Antonio Santori tra quanto non raramente discutibili e fi- ti magici, alchemici, medici e astrolo- autobiografia e storia, Roma 2002. nanche fuorvianti, da Giordano Bruno gici circolanti sotto il nome di Ermete e la tradizione ermetica, la cui edizione

22 Caffè Michelangiolo Filosofia

inglese è del 1964, a l’Illuminismo dei Jean-Pierre Mahé, e di importanti in- Una dottrina dell’intelletto umano che Rosacroce, per citarne solo alcuni, ri- dicazioni di Paolo Lucentini, verso un sarebbe piaciuta a Cusano, insieme tenne di individuare nell’ermetismo ad- radicale ribaltamento: l’Asclepius è in- «veicolo di conoscenza sovrarazionale, dirittura la pudenda origo “irrazionale” vece un testo unitario, con «una strut- strumento morale, fondamento della li- magico-palingenetica del mondo scien- tura filosoficamente coerente e sorve- bertà» (p. 51), capace di consentire a tifico moderno, della sua letteratura gliata» (p. 27), e in esso la tensione pochi capaci una straordinaria con- come della sua “politica religiosa” e del immanentismo-dualismo potrebbe ri- giunzione dell’uomo-“miracolo” con gli suo connesso latomismo esoterico, tan- solversi e spiegarsi in un procedimento (altri) dèi, cosmici e superiori, dottrina to da meritare una onorevole menzione pedagogico e illustrativo, indirizzato a legata naturalmente a una idea della in Contro il metodo di Paul Feyerabend, preparare con una episteme di tipo duplicità della natura dell’uomo, per e da confermare l’avviso di Paolo Ros- panteistico un’etica ascetica. un aspetto imago Dei, per un altro ani- si, che appunto nel 1975 ma che presiede alle fun- indicava i nessi tra le tesi zioni materiali del corpo, della Yates e una certa in- introduce a una valutazio- clinazione irrazionalistica ne di questa sfera inferiore nella storia della scienza e dell’uomo, che tuttavia nella epistemologia di quei non è pura abiezione, cor- decenni. ruzione o “mancanza di Ora che quelle tesi sono essere”. state finalmente anch’esse Con chiara disconti- storicizzate, e che, per nuità rispetto a orfismo, esempio nel caso di Bruno, pitagorismo, platonismo, e si è accertato che la sua ri- quanto nel pensiero cri- presa del “lamento” di Er- stiano sarebbe culminato mete nello Spaccio de la in Agostino, cioè rispetto bestia trionfante non se- alla linea del corpo “carce- gnala l’adesione del filo- re dell’anima”, Ermete de- sofo a una sorta di neo-pa- scrive la cura del mundus ganesimo magico egizia- come un compito non solo neggiante, come voleva la necessario e sacro a Dio, Yates, quanto piuttosto l’a- ma, a suo modo, quale lu- dattamento (anche testua- Ilaria Parri con la figlia Arianna in una foto scattata a Gythion, nel Golfo di Laco- minoso “ministero” del- le) di una profezia, tanto nia (Peloponneso). Laureata in filosofia a Firenze, ha conseguito il dottorato di ri- l’uomo su se stesso e sulle celebre quanto poco inte- cerca in filosofia e politica all’Università degli Studi “L’Orientale” di Napoli. altre creature. In questa sa, al tempo di Lutero e dimensione l’uomo è “fe- delle guerre di religione, giusta l’inter- Il testo viene pertanto ripercorso in lice” di una felicità quasi divina: egli è pretazione di Michele Ciliberto, è dav- via sistematica, con un’analisi puntua- il terzo dio dopo Dio e dopo la struttu- vero opportuno tornare all’Asclepius in le dei temi filosofici e religiosi nell’or- ra cosmica nel suo complesso. Questo quanto testo filosofico. dine in cui sono presentati da Ermete. non significa che la materia non possa Ilaria Parri muove dall’unico con- Per un lato la studiosa ne ordina la re- indurre al vizio e all’errore, al peccato tributo notevole ma limitato e poco lazione con le filosofie e le ansie spiri- e all’empietà: se rettamente inteso, il scrupoloso in questo campo, il com- tuali del mondo ellenistico, e con la “ministero” umano sul mondo produce mento di Walter Scott del 1924-36, e stessa tradizione e vocazione propria- il controllo teurgico, magico-operativo dalle successive interpretazioni di Fer- mente “etnico-religiosa”, ovvero egi- delle forze naturali, assicura il regno guson, Nock e Festugière, concordi nel- ziana, che ne assicura il significato sulla terra e prepara al premio eterno; la tesi della eterogeneità del testo, ov- complessivo, e per un altro ne illumina se deviato, destina il colpevole a quel- vero della negazione ad esso di unità di la graduata articolazione interna. la metempsicosi che non è fato comune autore, epoca e ispirazione. L’Asclepius Il prologo di intonazione religiosa, a tutta la specie umana, ma castigo non sarebbe che una compilazione re- l’annuncio della immortalità dell’anima previsto solo per gli empi. dazionale disorganica, assemblante e di una filosofia dell’unità del molte- Una ulteriore complessa teologia e spunti e visioni anche contrastanti, e ri- plice nell’Uno-tutto per ora a base tria- cosmogonia fonda una nuova antropo- producente senza varianti la fisiologica dica (mundus, o materia, anima, deus) logia e risolve il problema del male e tensione fra pessimismo dualistico e ot- prepara quella solenne proclamazione della teodicea divina. In un quadro che timismo immanentistico caratteristico della natura “miracolosa” dell’uomo, sembra sotteso da una polemica anti- di tutta la letteratura ermetica. Ma ne divinità intermedia e fortemente “ero- epicurea, la distinzione fra Dio come muove per procedere, anche sulla base tica” e “vincolante” fra i dèmoni e la principio autogenerato e creatore me- della innovativa ricerca di una unità natura, che avrebbe garantito duratura tafisico delle cose, e la coppia mate- di fondo dell’ermetismo proposta da fortuna all’Asclepius fra umanisti e ria-soffio vivificante (laddove quest’ul- altri studiosi, come Garth Fowden e neo-platonici rinascimentali e moderni. timo è trasceso da Dio, e quindi non ha

Caffè Michelangiolo 23 Filosofia

parentela con lo pneuma stoico cui Dio e di realizzare l’arte di “creare” a sua inerisce), princìpi ingenerati che non volta finanche gli dèi, ovvero le imma- creano in senso metafisico ma produ- gini che i popoli venerano e ai quali cono in senso biologico, consentirebbe a sacrificano, ma come idoli vivi, statue Ermete di risolvere il male del mondo animate e parlanti, ottenute con la dif- in male appunto “biologico”, derivato ficile e magistrale evocazione di dèmo- dalla materia, e non “metafisico”, vo- ni e angeli, e capaci di produrre prodi- luto da Dio, il cui intervento diretto e gi. È questo un mito tutto egizio, ri- immediato riguarda solo l’origine del- provato da Agostino; esso consacra il l’anima umana e dell’intelletto. ruolo teurgico dell’uomo e fa dell’Egit- In una sequenza esplicativa dal sem- to il tempio del mondo. Il celebre “la- plice al complesso che ha indotto gli mento” con cui Ermete predice a que- interpreti a mettere in dubbio l’omoge- sto punto al suo allievo Asclepio la ro- neità filosofica del testo, la triade “pla- vina di questo sacro luogo dell’univer- tonica” mundus, anima, deus è ora su- so, la fine della religione egizia sop- perata da un paradigma “stoico”, che piantata da culti empi e soffocata da vede il soffio vitale agire come stru- una nuova legislazione innaturale e im- mento tuttavia separato di Dio nella morale, una delle pagine più enigmati- materia. Il terzo livello della conoscen- che del testo, ma fra le più citate nel za dei sacri misteri prende un’infles- Rinascimento insieme a quella dell’uo- Cosimo Rosselli, Pico della Mirandola con Marsi- sione evidentemente neoplatonica, che lio Ficino e Agnolo Poliziano (part.), 1486 ca., af- mo “grande miracolo” e alla “magia rinvia alla gerarchizzazione degli esse- fresco, Firenze, Chiesa di Sant’Ambrogio. delle statue”, non sarebbe tuttavia (an- ri, insieme divini e cosmici, che si com- che per banali ragioni di cronologia, pie soprattutto tra Giamblico e Proclo: vinità: gli ousiarchi o dèi sovrasensibi- essendo il testo greco dell’Asclepius più Dio infonde e amministra lo pneuma, li, cinque di numero (Giove, Luce, Pan- antico) “apocalisse” del già avvenuto, ovvero imprime gradatamente e uni- tomorfo, Fortuna e un quinto il cui ovvero della legislazione che tra Co- versalmente le forme nei differenti in- nome il testo corrotto non restituisce), stanzo e Teodosio rende il cristianesimo dividui e regna provvidenzialmente su dai quali dipendono molti dèi cosmici o religione unica dell’Impero cancellando di essi attraverso una gerarchia di di- sensibili, ossia il Cielo, il Sole, i 36 De- tutti i riti pagani, bensì costruzione cani dello Zodiaco, i 7 pianeti, l’Aria. Questa gerarchia dispone di un eserci- to di dèmoni subalterni, e tutto funzio- na senza il minimo scostamento dalla necessità stabilita da Dio, cui non per- tiene alcuna definizione nome o parola, ed è tanto indefinibile e innominabile quanto avrebbero assicurato i teologi cristiani del filone apofatico, dallo Pseudo-Dionigi a Meister Eckhart, a Cusano. In questo disegno gerarchico l’uo- mo è “mediano”, centrale: corpo e ani- ma, in bilico tra l’empietà e la con- giunzione con Dio, tra il governo delle altre creature e l’ascesa al divino. Prov- visto da Dio di adeguati strumenti, di- sciplina e intellectus, egli può tutto per- correre, salire e discendere con la sua mente la scala dell’essere, scegliere il male, fare il bene. Ha una libertà che Dio non ha concesso alle altre divinità, che sono comunque suoi “parenti”. Infatti del governo del mondo e di questa natura “umano-divina” dell’uo- mo è parte integrante la capacità di co- struire le statue degli dèi, degli idoli Alberto Magno (Lauingen 1205 ca. - Colonia 1280), esposti nei templi. Banale, se fossero dipinto di Justus van Ghent, già a Roma, Palazzo solo statue di marmo. L’uomo riceve Nicola Cusano, particolare dell’affresco della Cro- Barberini. invece da Dio la possibilità di ricercare cifissione dell’Ospedale di Cues.

24 Caffè Michelangiolo Filosofia

drammatica intesa a dar forza alla au- quella del mondo, e che la sua scienza sesso di cognizioni spirituali, “artisti- tentica ispirazione divina del discorso sarà larghissima, affidabile, e senza li- che” e materiali; riesce inutile o danno- fin qui svolto, e a minacciare castighi miti se non individuali; ma a questa sa agli impuri e ai malintenzionati, pre- terribili agli empi, agli increduli e ai conoscenza secondo ragione e sub spe- mia chi si rappresenti e viva il sapere trasgressori, ai quali Ermete assicura cie temporis si para davanti la sua stes- umano come preparazione all’unione infatti peraltro che avvenuta la crisi del sa costitutiva sproporzione rispetto alla con Dio al di là della folla di dèi terreni, mondo, Dio con l’acqua e con il fuoco ineffabile infinità ed eternità divina. cosmici e sovrasensibili che pure sag- punirà i colpevoli e ripristinerà la sua Non per via di ragione l’uomo può giamente popola e amministra, con l’uo- legge, il vero culto e l’ordine morale ascendere a Dio, ma per una via misti- mo, il mondo, eternità partecipata del- travolto. co-illuminativa, “intellettuale”, che nel l’unica eternità assoluta; e disegna il Il saggio di Ilaria profilo di un uomo- Parri prende qui una ministro del mondo direzione particolar- che, in maniera molto mente significativa. più accentuata se non Esaminata la dottrina in contrasto rispetto dell’eternità del mon- alle coeve dottrine do e di quella di Dio greche e cristiane di (partecipata, creatu- segno neoplatonico, e rale la prima, assolu- finanche rispetto ad ta la seconda), con altre espressioni della ricchezza di riferi- stessa tradizione er- menti al dibattito gre- metica, si muove agi- co e cristiano sul tema le, degno e “felice” del tempo, essa risul- nel corpo e fra i corpi, ta essere la più salda quelli che trova in na- garanzia della tra- tura e quelli che crea, scendenza del creato- socialmente responsa- re. L’imponente e mo- bile del loro uso, sicu- bile gerarchia degli ro della eternità sua, dèì, dei dèmoni e del- di cui quella divina è l’uomo e dell’universo trascendente garanzia mondo, e il ciclo di fe- e modello. condazione della ma- Qui l’ermetismo, teria da parte del sof- realizzando la Parri, fio, insieme «quasi fra gli altri meriti capita vel initia om- suoi, un auspicio, an- nium» (il soffio che cora una volta, di lascia Dio, unico pri- Garin, non si confon- mum, e vivifica la Benozzo Gozzoli, Sant’Agostino da giovane, mentre insegna retorica e filosofia a Roma, 1465, de, anzi si distingue materia per la di lui affresco, San Gimignano, Chiesa di Sant’Agostino. dal neoplatonismo, e volontà), vivono di meglio si comprende, durata infinita di tempo rispetto alla testo Ermete evoca senza approfondire. con proiezione su quella fortuna euro- totale estraneità di Dio al tempo e al Tuttavia, proprio quella scienza di pea, medievale e moderna, dell’Ascle- movimento, al suo essere sempre “pre- fabbricare statue animate prodigiose e pius, la cui storia non ne ha sempre sente” e immobile. Una scienza nel tem- oracolanti che Dio consente agli uomini agevolato la comprensione testuale, po (infinito) prepara al riconoscimento di trovare, esercitandosi nella evocazio- perché questo inno alla miracolosa me- della extra-temporalità assoluta della ne di potenze intermedie e nell’uso di dietà dell’uomo, più vicino al Dio inef- scienza divina. sostanze materiali, passando attraverso fabile, nella sua libertà, di quanto non Ancora una volta in termini che sa- errori, cadute e fallimenti, segnala quel- lo sia la moltitudine degli “dèi” rivela- ranno valorizzati da Cusano, ma da lui la unità di ispirazione che Ilaria Parri ti, invocati, onorati, creati e manipola- piegati piuttosto verso la natura irri- ricerca ulteriormente nella terza parte ti dall’uomo, potesse piacere tanto così mediabilmente “congetturale” della co- della sua monografia, attraverso una ri- ai teologi del silenzio e del Deus ab- noscenza umana, l’uomo prende atto cognizione che ora non segue più il rit- sconditus, come agli apologeti della di- del fatto che la sua conoscenza razio- mo del testo, ma ne isola e ne mette in gnitas hominis e ai profeti, ai moralisti nale del mondo, fondata su esperienza logica successione i temi. e agli ideologi della rivoluzione scienti- e memoria, può certo condurlo ad as- Quell’arte miracolosa costituisce il fica, sebbene degli uni come degli altri, sumere qualitativamente, se non quan- culmine e la maggiore novità anche spe- con buona pace di Frances Yates, fosse titativamente, il controllo e il sapere di culativa dell’Asclepius, poiché sintetizza una delle fonti, non l’unica, né quella tutta la “eternità seconda”, ovvero di percorso di purificazione morale e pos- che tutto può spiegare. ■

Caffè Michelangiolo 25 Teatro

Un recentissimo libro di Siro Ferrone resuscita la straordinaria figura di Tristano Martinelli, il mantovano che nei teatri e le corti di tutta Europa aveva incarnato trionfalmente la più popolare delle maschere della Commedia dell’Arte L’ARLECCHINO DEL GRAND SIÈCLE di Laura Diafani

on tutti i grandi personaggi del no uomini di teatro (attori-scrittori) che teatro condividono il loro destino li inventarono»1. Ndi fama e immortalità con chi li Nel caso di Arlecchino, il creatore è ha creati, perché – bisogna ricordare – stato cancellato dalla propria creatura: non tutti si portano dietro nei secoli il Arlecchino, «come Amleto e don Gio- nome del loro inventore e lo perpetuano vanni, ha cambiato interpreti rimanen- infinite volte sulle scene. Alcuni, al con- do sempre lo stesso, e come altri grandi trario, quel nome paiono esserselo scrol- personaggi della storia del teatro euro- lato di dosso nella notte dei tempi e peo, quanto più è stato “fortunato” nei camminano da sempre con le loro gam- secoli tanto più ha cancellato nella me- be, orfani illustri non passibili di copy- moria dei posteri chi per primo lo aveva right. Dipende dalla loro anagrafe, che portato sulle scene»2. Ora Siro Ferrone non sempre passa per la pagina scritta: resuscita il primo Arlecchino scavando molti personaggi teatrali sono nati sulla in archivio, rispolverando carte notarili carta e da lì sono poi saliti alla ribalta e tracce letterarie (raccolte in Appendi- del palcoscenico; altri, invece, sono nati ce), interrogando dipinti cinquecente- direttamente sulle scene; e questo fa una schi e figurine d’epoca e facendo parla- bella differenza. I primi fanno coppia re i rari documenti autografi o apografi fissa lungo i secoli con i propri creatori e scovati nelle biblioteche di mezza Euro- con i testi che, datati e sottoscritti, san- pa: «il suo maestro, il compianto Ludo- ciscono la loro nascita; i secondi alla vico Zorzi, gli ha trasmesso la “febbre lunga sembrano essersi fatti da soli, sor- quartana” della ricerca», ha scritto re- ta di figli di nessuno senza certificato centemente Guido Davico Bonino sulla La copertina della monografia di Siro Ferrone, anagrafico: tutti sanno dire quando e da Arlecchino. Vita e avventura di Tristano Martinel- “Stampa”; ma va ricordato anche il pri- chi sono stati inventati Edipo, o Amleto, li attore, pubblicato nel 2005 da Laterza nella mo maestro, Lanfranco Caretti, che av- o don Giovanni; per gli altri – i perso- collana “Storia e Società”. viò Ferrone agli studi teatrali (Il teatro naggi che hanno preso vita interamente di Verga, Roma 1972, è la sua tesi di e unicamente sul palcoscenico – la ge- nelli attore, uscita pochi mesi fa. Si trat- laurea, sotto la guida di Caretti). In ef- nesi risulta tanto più oscura quanto più ta di uno studio biografico sentito dal fetti, in assenza di documenti letterari luminoso è il loro cammino in teatro. suo autore – grande studioso della Com- degli albori della Commedia dell’Arte, la La più famosa delle maschere ita- media dell’Arte la cui popolarità in Ita- storia della nascita di Arlecchino si ri- liane appartiene a questa seconda cate- lia è rimasta ingiustamente oscurata solve tutta nella vicenda del suo creato- goria. Quando è nato Arlecchino? La dalla riforma goldoniana – come una re, del primo attore che lo portò sulle risposta non sta in un testo, ma in una vistosa lacuna critica da colmare e, qua- scene e ne fece, lungo tutta la propria vita, una vita intera spesa sui palcosce- si, come un debito di riconoscenza da carriera, il proprio personaggio. Così, nici e nelle piazze d’Europa e condan- saldare: è una vita, quella del creatore accantonata volutamente da Ferrone nata poi, come accade per lo più nella di Arlecchino, che è doveroso studiare l’annosa questione antropologica e fol- storia della Commedia dell’Arte, all’a- né più né meno di quanto non sia do- cloristica dell’origine delle maschere, nonimato; la vita di un uomo di teatro veroso sapere dell’Edipo re sofocleo, tracciare la genesi storica di Arlecchino che a un certo punto il personaggio di della paternità shakespeariana di Am- vuol dire di fatto accettare una sfida non Arlecchino lo ha creato, ispirandosi ad leto o, se si parla di don Giovanni, del- da poco: ricostruire a colpi di documen- altre maschere della tradizione medie- la commedia di Tirso de Molina che nel ti d’archivio, lacerti epistolari e ritrova- vale, e per anni lo ha portato in giro 1630 creò il personaggio del dissoluto menti letterari (e ricorrendo anche a sa- trionfalmente per le principali corti e per eccellenza: «come raccontare le di- gaci restauri e brillanti intuizioni per città dei suoi tempi; una vita vissuta verse trasformazioni del re Edipo, del colmare le impietose lacune) la storia di quattrocento anni fa e ora raccontata da nobile don Giovanni e del principe Am- uno di quei professionisti dello spetta- Siro Ferrone nella monografia Arlecchi- leto lungo secoli di rappresentazioni, colo che tra Cinque e Seicento furono at- no. Vita e avventure di Tristano Marti- dimenticandosi che in principio ci furo- tori e scrittori, calcarono le scene di tea-

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tri effimeri e piazze italiane e d’oltralpe, funzione divenne necessario, per distin- («prima nei paraggi della corte, poi a divertirono re e regine, cavalieri e dame, guersi dagli altri zanni, inventare e as- Londra, confusi tra altri ciarlatani»)7 e inventarono maschere e personaggi che sumere nuovi tratti denotativi accanto ai di Parigi. Qui i Martinelli e i loro com- ancora oggi resistono al tempo, ma la cui vecchi ricevuti dalla tradizione medie- pagni – uomini e donne, tra cui ora la opera, fatta di gesti e parole create sul vale»4. Ferrone ricostruisce innanzitutto moglie di Drusiano, Angelica Alberghi- palcoscenico e mai consegnate a una pa- l’educazione teatrale di Tristano: lo in- ni –, su invito dell’Ammiraglio di Fran- gina scritta, si è persa per strada. La segue dal borgo mantovano di Marcaria, cia, duca di Joyeuse, durante il carnevale posta in gioco – è chiaro – ha un rilievo sul fiume Oglio, dov’è nato il 7 aprile del 1584 si esibiscono nel sobborgo di non solo storico, ma anche critico: rac- 1557, ad Anversa, allora sorta di “Ve- Saint-Germain alla Foire, la fiera che si contare la biografia artistica dell’inven- nezia del nord” che in quegli anni dove- svolgeva ogni anno dal 3 febbraio alla tore di Arlecchino – sottolinea Ferrone – vigilia della domenica delle Palme ed di fatto oggi è l’unica chiave critica di- era diventata «un avvenimento alla sponibile, l’unico modo possibile per ri- moda, sempre più affollata, sempre più salire all’origine di questa celeberrima ricca»: «il popolo minuto e gli aristo- maschera e studiarne la natura. cratici, perfino i principi e i regnanti, Così, nelle oltre trecento pagine del venivano a comprare profumi, bibelots, volume, Arlecchino si rivela come frut- bazzecole, quisquilie di ogni genere, ol- to dell’intuizione geniale di un attore tre che a vedere spettacoli più liberi e mantovano ch’è stato un protagonista più divertenti di quelli che si davano nel di prim’ordine dello spettacolo comico teatro dei Confrères»8. Ed è proprio qui, italiano della fine del Cinquecento. Vero alla Foire di Parigi, che Tristano Marti- è che Arlecchino non ha all’origine il de- nelli, ora ventisettenne, crea il perso- serto intorno, ma può vantare degli an- naggio di Arlecchino; qui ha la trovata tenati, sorta di progenitori alcuni dei geniale di elevare al quadrato la fama quali convissero a lungo con lui sulle pessima e quasi diabolica di cui nel xvi scene della Commedia dell’Arte: la sua secolo sono circondati gli attori, facendo maschera, ci ricorda Ferrone, ha paren- fruttare le aspettative del pubblico: tele strettissime con la tradizione degli «zanni», «personaggi rappresentativi di Tristano riabilitò il povero zanni un’umanità animalesca, nascosti da ma- sollevandolo al rango di diavolo. Anzi, schere bestiali e grifagne, talvolta incor- lo promosse re dei diavoli. Nel fare niciate da ispide barbe», che parlavano questo egli dovette adeguare il suo bergamasco («per denotarli rispetto agli personaggio al gusto dei francesi, per altri personaggi di ceto più elevato») e venire incontro ai loro desideri (anche che «vestivano panni di tela grezza, lar- Siro Ferrone. Professore ordinario di Storia dello di paura) e per riscuotere il loro con- ghi pantaloni e camicioni, sovente luri- spettacolo nella facoltà di lettere dell’Università senso: ma il suo doveva essere anche di e disordinati, legati ai fianchi da cor- di Firenze, è autore di libri sulla Commedia del- un diavolo armato di «bravure» e at- de sfilacciate, a imitazione degli abiti da l’Arte, sullo spettacolo del Seicento, sul teatro di trattive nuove rispetto alle abitudini lavoro dei facchini, degli operai del por- Carlo Goldoni, sulla drammaturgia dell’Ottocen- dei francesi9. to e sul teatro contemporaneo. Dirige la rivista to o dei campi: erano questi uomini ‘in- on line www.drammaturgia.it e l’Archivio Multi- feriori’ che gli attori buffoneschi vole- mediale degli Attori Italiani. Per prima cosa, il nome, ispirato al vano irridere, a beneficio degli spettato- folclore nordico: ri cittadini e veneziani in particolare»; va apparire «una specie di paese di cuc- personaggi istintivi che «colpivano l’im- cagna […] agli attori girovaghi, ai ciar- Arlecchino evoca […] personaggi maginazione e l’emozione di spettatori latani, ai montimpanca, agli acrobati, mascherati che le diableries popolari, popolani e colti, con azioni balorde e agli intrattenitori di ogni specie che vi si i proverbi, le ballate e le leggende con fonemi gutturali e inauditi»3. dirigevano emulando, affascinati, i traf- pongono a capo di masnade […] Arlecchino però non è (e non parla) fici di merci e di denari»5. In fuga dalla composte da torme di fantasmi, spet- bergamasco, ma è mantovano (e parla peste che nel 1576 travagliava Mantova, tri, demoni, anch’essi mascherati, una koiné di dialetti lombardi aperta, la compagnia di Tristano, allora neppu- osceni, rumorosi, vestiti con colori in funzione comica, a prestiti di varia re ventenne, e di suo fratello maggiore squillanti, apparizioni notturne e in- provenienza): nato nei pressi di Manto- Drusiano ottiene ad Anversa il lascia- vernali, provenienti dai boschi e dal- va e a Mantova morto settantatre anni passare per la Francia, contando su due le profondità della terra, da un altro- dopo è il suo creatore Tristano Marti- mercanti italiani, Paolo Gallicani e Dino ve indefinito. nelli (1557-1630), attore che la ma- Rapondi, come garanti. Quindi è la vol- schera di Arlecchino deve averla co- ta di Lione («il cuore vitale delle comu- Quindi tocca alla scelta della lingua: struita a forza di «infrazioni» per ragio- nicazioni del tempo, vero e proprio car- ni essenzialmente di mercato: «molti refour tra l’Italia, la Francia, l’Impero e I principi italiani e stranieri si de- […] essendo i concorrenti alla medesima le province del Nord»)6, dell’Inghilterra liziavano della volgarità animalesca

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mantovano, una lingua che già nel- l’uso quotidiano dispone di uno spet- tro variegato di sfumature venete, emiliane, lombarde. […] La nuova lingua, nell’immaginazione scenica, si poteva arricchire inoltre di parole latine, francesi, spagnole, imparate lungo la strada, dando vita a cacofo- nie, allitterazioni, onomatopee, un ag- glomerato di fonemi più che un tes- suto sintattico, destinato a esprimere paralogismi e sragionamenti più che a comunicare contenuti10.

Il linguaggio scenico, poi, ha un ruo- lo di prim’ordine nel potere fascinatorio del nuovo personaggio:

Tristano è di buona statura, agile Particolare di scena teatrale, 1584 ca. (da Le Re- e flessuoso, […] dotato di una mu- Anna Maria Bartolini, Arlecchino, 2006, inchiostro cuiel Fossard, présenté par Agne Beijer, suivi des su carta, cm 20,5 x 10,5, Firenze, collezione privata. scolatura ‘esplosiva’, capace di salta- Compositions de Rhétorique de M. Don Arlequin, re da fermo con stacchi impressio- présentées par P.-L. Duchartre […], edizione ana- nanti come un giocatore di pallaca- statica, Librairie Théâtrale, Paris, 1981, tavola XVII). con cui si esprimevano a parole e a nestro specialista nei rimbalzi. Le sue gesti gli zanni, usando di norma la capacità acrobatiche gli permettono selvatica, la scarsella, il bastone at- lingua incomprensibile e gutturale dei di volare con i piedi sulle spalle di un taccato alla cintura. montanari bergamaschi con una voce altro attore, di fare salti mortali, an- proveniente dal ventre e governata che rovesciati, di grande effetto, di È fatta: Arlecchino è così costruito; e dal diaframma. Altri usavano com- volteggiare con disinvoltura sui tram- la sua ascesa al trono di re «dei diavoli, binazioni di dialetti diversi, costruite poli. dei pazzi o degli spettri che dir si vo- liberamente seguendo il proprio gusto glia»12 è garantita. A questo punto, individuale. Tristano si distingue Rimane da scegliere l’abito di scena. quando Tristano è ormai diventato per adottando il suo idioma natale, il Un dipinto fiammingo ci testimonia che

ad Anversa Tristano aveva già lascia- to cadere da adolescente l’impacciata e cupa divisa che connotava social- mente il facchino, ma aveva tuttavia conservato, marezzata di timidi colo- ri, l’anonima camiciona a falde dello zanni. Adesso, nella Parigi del 1584, all’età di 27 anni, indossa un costume che deve, unicamente e tautologica- mente, esaltare la sua bravura tecni- ca: una specie di tuta aderente, che disegna il corpo atletico, svela i moti dei muscoli, la tensione dei nervi, la torsione degli arti, il profilo della schiena. Accentua i colori dei suoi stracci e li moltiplica, anche questo in omaggio all’abito dei giullari della tradizione francese11.

Dello «zanni», però,

Particolare di scena teatrale, 1584 ca. (da Le Re- conserva naturalmente le scarpette cuiel Fossard, présenté par Agne Beijer, suivi des Compositions de Rhétorique de M. Don Arlequin, leggere, da danzatore, ma anche la Pablo Picasso, Arlecchino pensoso, 1901, olio su présentées par P.-L. Duchartre […], edizione ana- maschera animalesca, due fori roton- tela, cm 82,7 x 61,2, New York, The Metropolitan statica, Librairie Théâtrale, Paris, 1981, tavola XVIII). di per gli occhi di gatto, la barbetta Museum of Art.

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tutti Arlecchino, ha inizio la fuga da Pa- verso la fine. Ma – magia dell’arte – non Dalla storia del primo Arlecchino rigi: verso Madrid, dicono tracce d’ar- tocca la stessa sorte al personaggio: vien fuori, come si vede, un caleidosco- chivio, nel 1587, e poi verso Firenze. mentre a Mantova, in contrada del Ma- pio di viaggi, avventure, invenzioni, pre- Via via, alle avventure del teatro si me- stino, il 1° marzo 1630 Tristano Marti- giudizi; una vita rocambolesca, irre- scola la cronaca nera (per alcuni indefi- nelli moriva «di febbre e cataro», nella quieta, avventurosa, ora turbinosa ora niti precedenti penali i fratelli Martinel- Comédie des comédiens di Georges de squallida, a volte nella polvere, a volte li sono messi al bando per anni dal du- Scudéry, del 1632, sull’altare, come tante vite di tanti ge- cato di Mantova e per un non niali uomini di teatro tra Cin- si sa quale delitto commesso a que e Seicento. Il tutto trac- Verona insieme a Tristano an- ciato con una scrittura icasti- che la sua prima moglie, Cas- ca ed efficace che riesce ad sandra Guantari, a un certo animare la cronaca di un punto è colpita dal bando) e a mondo scomparso ma vitalis- complicar tutto si aggiunge la simo, il mondo caotico, pit- cronaca rosa (la moglie di toresco e creativo della Com- Drusiano, Angelica, non più media dell’Arte, scalcinato giovane è al centro di un ma prodigiosamente vitale, triangolo amoroso), con una fatto di attori-scrittori di cui costante: «quelle che potrem- non si sa il nome e di cui non mo definire le disgrazie di Ar- si conosce una sola parola, di lecchino hanno sempre le maschere e personaggi che ci stesse origini: le donne, il de- sembrano sempre esistiti e di naro, la legge»13. E alla cro- cui non si conosce l’atto di naca si mescola, di volta in nascita, che non muoiono ma volta, la storia: la narrazione che sono pur nati. È, questa biografica è condotta da Siro biografia artistica di Tristano Ferrone con un’ottica duplice Martinelli, pur stipata di tan- che alterna sapientemente la ti documenti d’archivio, una lente d’ingrandimento, per lettura godibilissima, una seguire le vicende di Tristano narrazione storica dai toni di e dei suoi compagni, e una romanzo picaresco tale da prospettiva a volo d’uccello, fare invidia a non pochi ro- per delineare la storia dei manzieri di oggi che riescono grandi avvenimenti politici a risultare tediosi persino in del tempo in cui quella cro- facili scene d’azione o d’amo- naca si inserisce e senza cui re, quando Siro Ferrone rie- non si comprende. sce ad accendere di luce viva Dopo la fama internazio- documenti cancellereschi, nale, la consacrazione in pa- carte notarili e compassate tria per i Martinelli arriva pri- scritture epistolari del tardo ma con l’ingaggio nella com- Cinquecento. ■ pagnia stabile del duca Vin- cenzo Gonzaga, poi con la no- NOTE mina, il 29 aprile 1599, di Pittore fiammingo, Commedia dell’Arte à la cour de Charles IX (part.), olio su Tristano a sovrintendente dei 1 Siro Ferrone, Arlecchino. Vita e tela, Bayeux (Francia), Musée Baron Gérard. comici e ciarlatani per i terri- avventure di Tristano Martinelli attore, tori del ducato di Mantova, Roma-Bari 2006, p. vii. 2 riappare, vivo e vegeto, Arlecchino. Ivi, p. ix. incluso il Monferrato. Vertice di una car- 3 Ivi, pp. vii-viii. riera folgorante rimane l’invito di Enri- Parla francese, fa il banditore an- 4 Ivi, p. viii. co iv, re di Francia, per le nozze epoca- nunciando l’arrivo di una compagnia 5 ivi, p. 15. li con Maria de’ Medici, celebrate il 17 di comici agli incroci delle strade di 6 Ivi, p. 31. 7 dicembre 1600: «Arlechin, essendo ve- Lione. È stanco ma animoso. A pochi Ivi, p. 34. 8 Ivi, p. 67. nuta la famma vostra sino a me, et del- anni dalla sua morte terrena è risor- 9 Ivi, p. 75. La citazione che segue, ivi, pp. la bona compagnia de comedianti che to. Come un re di antico regime, ha 75-76. voi avete in Italia, io ho desiderato far- due corpi: uno – quello di Tristano – 10 Ivi, pp. 76-77. La citazione che segue, ivi, vi passare i monti e tirarvi in questo mio appartiene alla storia materiale, l’al- p. 77. 11 tro – quello del personaggio teatra- Ivi, p. 78. La citazione che segue, ibidem. regno». 12 Ivi, p. 77. La vicenda di Tristano-Arlecchino, le – è diventato anonimo e perciò 13 Ivi, p. 107. come tutte le vicende umane, si avvia senza fine14. 14 Ivi, p. 231.

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Per capire chi sia stato veramente il poeta di Stratford-on-Avon occorre seguire le tracce verbali che ha lasciato nella vita che ha vissuto e nel mondo al quale era così aperto CHI ERA SHAKESPEARE? di Susanna Battisti

avvero bizzarro è il destino del- cumentate. Gli studiosi moderni hanno l’Inghilterra che ha trovato in valorizzato solo i fatti accertabili (pri- DShakespeare il suo Bardo na- mo fra tutti Samuel Schoenbaum) ed zionale. La poesia è infatti il genere hanno di volta in volta arricchito la letterario più soggettivo e autoreferen- storia di Shakespeare di qualche ine- ziale, ma quel sublime poeta scelse in- dita scoperta d’archivio. Sta di fatto vece di esprimersi attraverso la dram- che la più o meno convinta scientificità maturgia che di tutte le arti è la più di questi scritti accoglie dentro di sé oggettiva e la più legata alla concre- inevitabili interpretazioni soggettive tezza del reale. Il grande artigiano del che si moltiplicano a vista d’occhio teatro, come lo definì Muriel Brad- quando si chiama in causa il corpus brook, non scrisse mai nel chiuso di di opere shakespeariano. La presup- uno studio con l’intenzione di lasciare posta veridicità storica è destinata a le sue opere negli annali della lettera- convivere inevitabilmente con ipotesi tura. Egli corresse e ricorresse i suoi interpretative. E in molti casi il limite versi migliaia di volte durante le pro- tra saggio critico e opera letteraria ap- ve degli spettacoli, guidato da un fiu- pare quanto mai sfumato. to straordinario per ciò che potesse L’opulento saggio, relativamente re- catturare l’attenzione di un pubblico cente, dell’americano Stephen Green- eterogeneo, rissoso e volubile. Dotato blatt, Vita, arte e passioni di William di una notevole facilità di scrittura, Shakespeare (Will in the World. How egli riuscì ad arricchirsi con il teatro La copertina del libro di Stephen Greenblatt, Vita, Shakespeare became Shakespeare, quando le leggi del mercato erano dav- arte e passioni di William Shakespeare, capoco- 2004), rappresenta un esempio parti- mico, traduzione di Cristina Iuli, pubblicato da vero implacabili: le precarie strutture Einaudi nel maggio del 2005. L’illustrazione ripro- colarmente felice di accurata ricostru- ovoidi di legno che ospitavano le rap- duce il dipinto di Sir Frank Dicksee, Romeo and zione storica perfettamente integrata presentazioni potevano contenere fino Juliet, 1884, Southampton City Art Gallery. ad una geniale interpretazione dei testi a duemila spettatori e le compagnie del Bardo. Formatosi a Berkeley a ca- erano costrette a mettere in scena fino parato documentario di una vita ap- vallo tra gli anni Sessanta e Settanta, a cinque o sei spettacoli a settimana parentemente schiva e appartata. Ma Greenblatt è considerato il padre fon- per sopravvivere in un mondo artisti- la apparente scarsità di notizie accer- datore del new historicism, un movi- co fortemente competitivo. I drammi tate non ha davvero scoraggiato i bio- mento critico fortemente interessato che Shakespeare ci ha lasciato in più grafi. Non c’è anno che non veda la alla dialettica tra arte e società nel suo di una versione, di fatto sono copioni pubblicazione di una nuova biografia insieme. Questa corrente di pensiero destinati alla scena, testi imperma- di Shakespeare e si può dire che la sua critico che tanto deve a Barthes e a nenti, a volte scritti in collaborazione vita abbia creato di per sé un sottoge- Foucault, fa coincidere le regole e le con altri drammaturghi. Della sua vita nere letterario a se stante, molto varie- convenzioni della scrittura con quelle privata ha lasciato ben poche tracce, e gato, che include raccolte di documen- che determinano il funzionamento di anche i suoi sonetti e i suoi poemi sono ti, storie specialistiche, storie roman- un’intera cultura. Qualsiasi opera d’ar- caratterizzati da una insolita qualità zate, romanzi storici, ricostruzioni fan- te prodotta in un determinato momen- teatrale. tastiche. Se il Seicento e il Settecento to storico, e un’opera teatrale in special Ma chi era Shakespeare? Una man- non si sono preoccupati mai di perse- modo, può essere vista pertanto come ciata di atti che registrano il passaggio guire la cosiddetta “verità storica” tra- autorappresentazione di un’epoca. Non di proprietà dei testi, qualche certifi- sformando il Bardo nel protagonista di meraviglia quindi che Greenblatt at- cato di battesimo, un attestato di ma- strampalate leggende, la riscoperta ro- tribuisca ai drammi di Shakespeare lo trimonio, varie cartelle esattoriali, mantica del genio skakespeariano ha stesso valore documentario di una elenchi di attori che lo includono tra i prodotto una mitografia vera e propria qualsiasi altra fonte. I vuoti lasciati teatranti, ricevute di pagamento e un che contempla però anche biografie dagli scarni atti d’archivio vengono prezioso testamento costituiscono l’ap- molto dettagliate e diligentemente do- colmati da ipotesi fondate sullo studio

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quanto mai appassionato dei testi che di un’istruzione universitaria, sia riu- pellami e personaggio pubblico in- il professore di Harvard, a cui si deve scito in un arco di tempo straordina- fluente in seguito caduto in disgrazia, l’edizione delle opere complete di riamente breve a diventare il più gran- per il quale William si adoperò per ac- Shakespeare presso Norton del 1997, de drammaturgo di tutti i tempi. Il suo quistare un blasone araldico. Il legame dimostra di conoscere meglio delle sue libro si propone pertanto «di percorre- di causa effetto tra i due fatti è molto tasche. Un’estrema familiarità con l’in- re i sentieri pieni di ombre che condu- opinabile, ma è certo che il trovarsi a tera epoca elisabettiana – testimoniata, cono dalla vita da lui vissuta alle ope- recitare la parte del nobile nella vita di tra le altre sue opere, dal saggio Re- re che creò». Perché la vita pulsa nelle tutti i giorni abbia favorito in Shake- naissance Self-Fashioning (1980), in- pagine di Shakespeare e l’esperienza speare la comprensione della possibile centrato su l’identità di More, Tynda- vissuta non può non essere penetrata transitività tra vita e teatro. Per non nella sua opera, fortemente caratteriz- zata da quello che Greenblatt definisce “il tocco di realtà”. «Per capire come Shakespeare abbia usato l’immagina- zione per trasformare in arte la sua vita – conclude quindi Greenblatt – è fon- damentale che usiamo la nostra imma- ginazione.» Piacevolissima risulta la lettura di questo saggio che a tratti assume i modi e le forme di un romanzo storico, a tratti quelle del romanzo inchiesta. La prosa ricca e distesa di Greenblatt riesce a ricostruire ambienti con straor- dinaria forza evocativa. La Stratford dell’infanzia e della prima giovinezza di Shakespeare pulsa di vita, con le sue attività commerciali, le sue feste sta- gionali, i suoi spettacoli recitati dalle compagnie girovaghe. Le immagini movimentate di una Londra operosa e Presunto ritratto di Christopher Marlowe. La data- zione (fine del XVI secolo) e la provenienza del brulicante, con i suoi teatri di legno, le dipinto che si trova al Corpus Christi College di sue locande, le sue botteghe, i suoi sob- William Shakespeare in un presunto ritratto che Cambridge, rendono plausibile che si tratti del borghi malavitosi non possono che sti- apparteneva a Sir William Davenant, il quale si drammaturgo ritratto da studente universitario. dichiarava figlioccio del Bardo inglese, lasciando molare la fantasia del lettore, trasci- anche intendere di esserne il figlio illegittimo. nandolo in un mondo sfaccettato, con- le, Wyatt, Spenser, Marlowe e Shake- traddittorio e spietato. Il ponte di Lon- speare, e dal più recente Marvellous dra con le sue file di aste ove venivano parlare della doppia coscienza religio- Possessions dedicato alla letteratura impalate le teste dei condannati a mor- sa del padre, che poi era forse anche la della colonizzazione – permette a te, le arene per i combattimenti degli sua. In qualità di maresciallo di Greenblatt di muoversi a suo agio nel orsi gremite di folla, le bettole dove In- Stratford, John Shakespeare agì uffi- mondo di Shakespeare e di perlustrar- gegni Universitari come Peele o Greene cialmente come protestante convinto ne ogni minimo aspetto. A volte si ha si ubriacavano, i bordelli dove le put- ma forse, come molti in quel periodo, addirittura l’impressione che lo stu- tane portavano i clienti adescati a tea- coltivò il suo credo cattolico in privato. dioso abbia tentato di mettersi nei tro sono descritti con dovizia di parti- La dissimulazione in materia di reli- panni del drammaturgo, nell’arduo colari in virtù di una profonda e meti- gione era una questione di vita o di tentativo di ricostruire la sua vita e che colosa conoscenza storica del quotidia- morte in una epoca dominata dal ter- si sia spinto ad immaginare i luoghi, le no. Ogni dettaglio di costume, ogni no- rore che Greenblatt disvela in tutta la cose, le persone che cinque secoli fa tizia sull’ambiente teatrale in cui si sua crudele violenza. possano aver colpito la fantasia di trovò ad operare Shakespeare fungono Ma della dissimulazione Shakespea- quell’osservatore straordinario della da indizio per indagare sulla formazio- re divenne maestro supremo e il teatro vita che era Shakespeare. ne di quel genio teatrale e Greenblatt fa gli permise di sdoppiarsi, di rappre- Uno sforzo di immaginazione è im- sfoggio di una straordinaria agilità nel sentare i suoi desideri, le sue aspira- plicitamente richiesto anche ai lettori creare connessioni tra avvenimenti e ri- zioni, le sue inquietudini, e di distac- nella Premessa al saggio dove Green- ferimenti testuali più o meno espliciti. carsene allo stesso tempo. Tutte le tap- blatt spiega i modi e gli scopi del suo La stessa passione per il mestiere pe fondamentali della sua vita – il tra- studio. Il professore si chiede sostan- d’attore viene fatta in qualche modo collo finanziario della famiglia, l’affan- zialmente come un ragazzotto di pro- risalire alla doppia identità sociale del nosa ricerca di una restituzione, la di- vincia non ricco, privo di conoscenze e padre John, commerciante di lane e partita da Stratford, la morte prema-

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tura del figlio Hamnet, gli anni a Lon- tempesta, Prospero riottiene il suo du- con Il mercante di Venezia allorquan- dra, i rapporti con i drammaturghi del cato quando ormai un suo pensiero su do Shakespeare infarcì i monologhi del tempo, l’abbandono delle scene, il ri- tre sarà dedicato alla morte. Non c’è perfido Shylock di ripetizioni ossessive torno al paese natio – sono presenti nei relazione diretta con la storia persona- per dar voce al suo intimo disagio. suoi drammi, sapientemente occultati, le di Shakespeare, ma la sua vita inte- Proseguì con Giulio Cesare dove le pa- distanziati nel tempo e nello spazio, riore riemerge a tratti qua e là. Sareb- role di Bruto sembrano scaturire di- trasformati in metafora poetica. Green- be riduttivo pensare che Malvolio con i rettamente dal proprio pensiero nel blatt intravede una relazione tra il fal- suoi ridicoli sforzi di divenire un genti- suo farsi. Raggiunge la perfezione con luomo incarni le aspirazioni del suo creatore, ma se Malvolio emerge a tut- to tondo nel nostro ricordo in tutta la sua tragicomica umanità, è anche per- ché Shakespeare sperimentò sulla sua pelle le illusioni e probabilmente le stesse disillusioni del personaggio. Ampie zone di questo libro davve- ro illuminante lasciano da parte la ri- costruzione biografica per lasciar spa- zio a profonde riflessioni sulle tecni- che drammaturgiche del Bardo. Seb- bene la frequentazione del canone sia per lui a dir poco consuetudinaria, Greenblatt sa trasmettere al lettore tutto il suo stupore nel constatare di volta in volta la capacità di Shake- speare di trasformare registri lingui- stici quotidiani o tecnici in metafore poetiche. La conoscenza diretta dei Johann Heinrich Füssli, Amleto visita Ofelia nel pellami lavorati nella bottega del pa- Johann Heinrich Füssli, Oberon bagna con il suc- suo salottino privato, penna, inchiostro e guazzo dre dette a Shakespeare l’opportunità co del fiore gli occhi di Titania addormentata, grigio su un bozzetto appena accennato, 1810- di trovare immagini bizzarre e cal- 1793, olio su tela, cm. 169 x 135 (commissionato 1815, cm. 405 x 320 (da Amleto, II, 1). zanti come nel caso di Romeo che de- da James Woodmason per Il sogno di una notte sidera essere un guanto che fascia la di mezza estate, II, 2). limento del padre e l’immagine del mano di Giulietta per poterle sfiorare naufragio che ritorna in molti dram- la guancia. Ma il cuoio si trasforma quella che Greeblatt definisce “l’opa- mi, da La dodicesima notte a La tem- in metafora ben più complessa nella cità strategica” o l’occultamento delle pesta, e si collega in genere con la per- Dodicesima notte, quando il fool Feste ragioni del comportamento dei perso- dita di identità. La perdita materiale è ribatte che «Per chi è sveglio una fra- naggi. Sono queste le pagine più av- una catastrofe che spesso consiste nel se vale quanto il guanto | di capretto: vincenti del saggio di Greenblatt, quel- ritrovarsi in lidi lontani e ignoti, senza niente di più facile che indossarlo a le in cui il critico riesce a sintetizzare mezzi e affetti ed è simboleggiata dal- rovescio!» (III.i 10-12). al meglio dato biografico, documento e la deliberata alterazione o perdita del L’analisi del linguaggio shakespea- produzione artistica per restituire al nome e con essa dalla perdita della con- riano si approfondisce quando Green- lettore un’interpretazione quanto mai dizione sociale. I personaggi si trovano blatt passa in rassegna gli anni a ca- ricca ed esauriente del fenomeno Shake- a rivendicare uno status non più im- vallo del xvi e xvii secolo, gli anni se- speare. mediatamente evidente. L’emozione gnati dall’ascesa al trono di Giacomo i, Quando, contestualmente al ritiro della restituzione, il senso che ciò che gli anni della chiusura temporanea dei del Bardo dalle scene, il libro volge alla sembra irrevocabilmente perduto sia teatri, gli anni dell’incertezza e del sua conclusione, la prosa digressiva e recuperato al di là di ogni speranza è “dialogo con i morti”. Nel 1596 il pic- parentetica di Greenblatt dirada le sue altresì molto presente in tutto il canone colo Hamnet si ammalò gravemente e maglie, riduce le ipotetiche, ma evita shakespeariano, dove quasi sempre il morì seguito a poca distanza di tempo qualsiasi facile tentativo di tirare le passato restituito si rivela un’illusione. dal nonno John. Negli anni che segui- somme. Il mistero del genio rimane, in Al culmine della tragedia Re Lear è rono Shakespeare scrisse i suoi dram- parte, ovviamente insoluto, ma si ab- reintegrato nel suo potere ma la figlia mi più intensi: Amleto, Otello, Re Lear, bandona la lettura con la sensazione di Cordelia muore tra le sue braccia; nel Macbeth, Antonio e Cleopatra, Corio- aver viaggiato nel tempo, di aver ri- Racconto d’inverno re Leonte ritrova lano. Sono i drammi in cui Shake- percorso le strade di Shakespeare che moglie e figlia dopo sedici anni, ma la speare raffina le tecniche per rappre- Greenblatt ha saputo trasformate in moglie ritrovata è una maschera di ru- sentare i meccanismi nascosti dell’in- un personaggio a tutto tondo, nono- ghe che egli stenta a riconoscere; ne La teriorità. Il processo era già iniziato stante le zone d’ombra. ■

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La seconda metà del “secolo breve” nella poesia italiana: le effemeridi critiche di raccolte in volume NOVECENTO IN VERSI di Elena Frontaloni

l 3 febbraio 2004, Giovanni Raboni nate teoriche di un impegno sempre à affidava un nuovo contributo alle la page, disposto a misurarsi con gli Icolonne del “Corriere della Sera”. argomenti e i problemi sollevati dal- Limpido e rigoroso, da sempre refrat- l’attualità culturale, eppure incline a tario alle contorsioni della teoria e alle svincolarsi dall’occasione del momento derive sterili della polemica, seguiva in nome di una precisa idea – non di un’ossatura facilmente riconoscibile in una rigida canonizzazione – riguardo molti suoi articoli e saggi: descrizione la sostanza e il ruolo della poesia. In del problema; cauta, ma salda proposta relazione al suo contesto, ai suoi letto- di un’ipotesi risolutiva (alzata di spalle ri, al tempo che la accoglie (si vedano inclusa); apertura al confronto, ferma l’intervento, tra il divertito e l’irato, sui restando una serie di affermazioni, sul- deludenti inediti montaliani del 1986; la cui correttezza ci si assumeva piena le recensioni – e tra queste l’unico ine- responsabilità, senza patemi e senza dito pubblicato nel volume – alla Val- pompe. Solo che qui non si trattava di duga; la circospetta riflessione sulla se- recensire una nuova uscita o d’interve- conda raccolta di Magrelli) o, sempli- nire in una querelle tra addetti ai lavo- cemente, la riaccoglie, ascoltandone gli ri (ambiti nei quali Raboni ha peraltro echi più allarmati e duraturi: «sono prodotto pagine di raro nitore: in equi- convinto», scriveva Raboni in un arti- librio tra dedizione all’attualità, robu- colo del 1990, «che niente, nella poesia stezza critica e interesse per la causa di degli ultimi cinquant’anni, abbia con- poeti volta volta colpevolmente scono- tato – e continui a contare – quanto sciuti, come , malnoti, come […] Viaggio d’inverno di Bertolucci, Rèbora, Tessa e Scialoja, o ingessati in La copertina del volume di Giovanni Raboni La Il passaggio d’Enea e Il muro di terra di strabiche vulgate, la «sperequatissima poesia che si fa. Cronaca e storia del Novecento Caproni, Diario d’Algeria e Gli stru- “triade” Ungaretti-Montale-Quasimo- italiano (1959-2004), curato da Andrea Cortelles- menti umani di Sereni, Onore del vero e do»). La questione, urgente e insieme sa e pubblicato da Garzanti nel 2005. Nel magma di Luzi. Non dico che nel d’antica data per il critico, era trovare frattempo non siano stati scritti e pub- un modo adatto a sostituire l’idea del- una realtà a parte né una realtà mi- blicati libri più belli; dico che nessuno la poesia come privilegio, meta futuri- gliore. È un linguaggio: un linguaggio ci riguarda più da vicino, nessuno com- bile o entità astratta, «con l’evidenza diverso da quello che usiamo per co- memora condanna e assolve con tanta della poesia come bene reale», con «la municare nella vita quotidiana e di giustizia la nostra storia […] e non, ri- poesia in carne ed ossa». gran lunga più ricco, più completo, più peto, a furia di sentenze o parabole, ma «Personalmente – continuava Rabo- umano». In chiusa, un «forse superfluo con l’infinito potere di persuasione e di ni con serenità e serietà “lombarde” – corollario»: «la poesia, in sé, non esiste senso che è nella voce, nel senso della sono sempre per il metodo più sbriga- – esiste soltanto, di volta in volta, e poesia. E invidio, invidio fraternamen- tivo: prendere il libro di un grande poe- ogni volta inaudita, ogni volta impre- te chi, di fronte a questi quattro libri, ta, aprirlo e mettersi a leggerlo. Se non vedibile e irrecusabile, ogni volta iden- ha ancora da scoprirne tutta la verità». si è negati alla poesia (anche questo tica solo a se stessa, nelle parole dei Medesimo l’approccio a L’osso, l’ani- può succedere, e allora pazienza; anche poeti». ma di Bartolo Cattafi («uno dei libri per la poesia, come per la musica, oc- Giustamente chiamato ad introdur- più belli, più «pesanti» di questi anni», corre un orecchio naturale e non tutti re la scelta di scritti giornalistici e sag- che «affonda radici nel terriccio nero, ce l’hanno), a un certo punto funzio- gi raccolti da Andrea Cortellessa ne La vivo dell’esperienza» e dove l’autore nerà». Ma gli premeva soprattutto sug- poesia che si fa (titolo parlante estrat- «parla di noi, è una spia della nostra gerire alcuni punti di partenza, leggibili to da un pezzo del 1963, dove già Ra- storia proprio perché ha delle cose da sia come dichiarazioni di poetica, sia boni auspicava l’abbandono di massimi dirci sul suo proprio conto e ha avuto il come utili memento nella pratica della sistemi e profezie in favore di un acco- coraggio di venircele a dire»); nonché, lettura e della recensione: «l’importan- stamento «empirico» al testo poetico), paradossalmente e andando a ritroso te è essere ben convinti che la poesia l’articolo dice il “tono” fondamentale nei saggi che formano il volume, per non è né uno stato d’animo a priori né del volume. Disegna inoltre le coordi- Rèbora. Poeta «intempestivo» rispetto

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al milieu ermetico perché impuro e pe- nemmeno i paludamenti della destina- sante, immerso nella storia, nella quo- zione conducano ad oscurità o sprov- tidianità, fatto d’oggetti e di pensieri. veduti innalzamenti di tono) occupa Proprio per questa via poeta «moder- quasi per intero la seconda parte e de- no», già riscattabile dai diversi umori cide la periodizzazione «grosso modo degli anni Sessanta e in ogni caso pre- cronologica» della terza, dove si tro- vedibile protagonista di un’«attualità verà in fase incipitaria Fortini e in ul- futura», da cui sono fatalmente esclusi tima posizione la Valduga. Lungo una i «contemporanei», che parlano all’u- linea che attraversa la «generazione del nisono colle mode del proprio tempo ’45», occupandosi per necessità d’au- anziché con le fatiche, le nostalgie e le tori sostanzialmente irredenti, colti scommesse del viverlo da poeti. spesso tramite le metafore (così Rabo- Ma La poesia che si fa non testimo- ni ama definire spesso le proprie ipote- nia solo le preferenze – affatto antino- si critiche) dell’impossibile ricerca d’un vecentistiche, semmai, e solo parzial- centro, oscillanti come sono tra due mente, altronovecentesche –; i godibi- istanze che s’alternano, lottano, convi- lissimi inchiostri di una delle penne più Eugenio Montale e Giorgio Zampa con sua figlia vono o si risolvono paradossalmente felici del nostro Novecento. Nata dalla fotografati a Forte dei Marmi da Giorgio Cipriani. l’una nell’altra. Cattafi bigamo tra Mi- comunione d’intenti tra Cortellessa e lo lano e la Sicilia come, più avanti, Giu- stesso Raboni (non nuovo alla collazio- Luigi Baldacci e dello stesso Mengal- liano Gramigna: nato a Bologna, chia- ne riveduta dei propri scritti, come te- do. Nessuno più di lui, inoltre, seppe in- mato da irresistibile vocazione milane- stimonia il volume Poesia degli anni serire le proprie opinioni in un dettato se (i toni di Sereni, quindi dei suoi coe- Sessanta del 1976, da cui vengono oggi sicuro e mai gridato, distante da men- tanei e Giorgio Orelli) e prelevati diversi saggi), questa raccolta titi entusiasmi o sciabolanti accuse; in parimenti attratto dalla psicanalisi la- postuma si propone e nei fatti riesce a pochi riuscirono, accertata la naturale caniana. Pagliarani capace di «non al- comporre «per campionature (o piutto- avversione di Raboni per le classifica- linearsi a niente e a nessuno, a comin- sto carotaggi a diversa profondità), una zioni e i canoni, a stabilire con più chia- ciare da se stesso»; Giudici parlato dal- vera e propria storia del Novecento poe- rezza i vettori meno appariscenti, e tut- le proprie maschere, «sosia di se stes- tico da un punto di vista autoriale, sì, tavia più solidi, del nostro Novecento so»; il Ceserano di Pastorale, voyeur ma anche e soprattutto […] critico». poetico. Se ne accorgerà senza dubbio il neoclassico e sanguinolento «per debi- Di qui il sottotitolo «Cronaca e storia lettore, alle prese con le tre sezioni del- to di sincerità e di tristezza». Tra i con- del Novecento poetico italiano 1959- la raccolta. tributi, un provocatorio, ma argomen- 2004», dove l’arco cronologico è quel- Il già citato Poeti del secondo Nove- tatissimo dittico: il celeberrimo Pasoli- lo disegnato dalla militanza dell’autore. cento (prova inconfutabile di come ni «poeta senza poesia» e, di contro, Dal premuroso e attento provarsi con l’ingiustamente dimenticata lirica di ricorrenze (i centenari di Saba e di Tes- Volponi, che con «grandiosa naturalez- sa) e novità editoriali (tra tutte, la pub- za […] riesce a fondere, come nessun blicazione dei meridiani di Palazzeschi, altro in questi anni, passione della Luzi, Caproni, Sereni, Giudici), ma an- realtà e della storia e orrore di questa che con importanti prefazioni (quelle a realtà, di questa storia». Seguiranno le Tutte le poesie di Betocchi, a Luzi, al pagine sulle sempre rinnovate e estreme Diario d’Algeria di Sereni, alle Poesie invenzioni linguistiche di Testori; sul scelte di Risi, alle raccolte di Cattafi e verso dialettale di Baldini, una scuola Volponi, solo per fare qualche esempio) di soglia e di pronuncia per il languen- e con la stesura del fondamentale Poe- te teatro italiano; su Scialoja, «il talen- ti del secondo dopoguerra, che aggior- to più originale e compiuto rivelatosi in nava, nel 1986, la Storia della lettera- Italia nel corso degli anni Settanta e tura italiana di Emilio Cecchi e Nata- Ottanta»; infine sui versi di Bassani, lino Sapegno. intrisi della paradossale commistione Lo dice bene Cortellessa nella sua tra vitalismo e sconfitta umiltà, e su Postfazione, seguendo l’interpretazio- quelli di Alda Merini, dove «esiti d’ab- ne di Pier Vincenzo Mengaldo (Profili di bagliante perfezione convivono con in- critici del Novecento, 1998): intento gorghi ripetitivi o ingombri puramente primo e già definitivo di Giovanni Ra- testimoniali». boni fu quello di proporsi come critico- La sezione iniziale del volume com- critico, tanto da evitare accuratamente pleta il quadro, riportando i saggi su al- di autocitarsi, se non en passant, e da cuni autori della prima metà del Nove- intrattenere un serrato, costante dialo- Quinto Martini, Busto di Carlo Betocchi, Firenze, cento, ordinati «per anni di formazione go con studiosi e amici del calibro di collezione privata. e di esordio» e tra i quali spiccano gli

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esponenti di una indomita, autorigene- ca, lo smarrimento, la tenebra della pe- spontaneità melodica e profondità te- rantesi «terza generazione», dove il tite musique céliniana». Notevole an- matica». Si lascia ad altri il commento poeta trovò i suoi maestri. Si va dal che l’appello alle arti sorelle della poe- sull’indignata e ferma reazione conte- breve articolo di saluto al meridiano di sia, soprattutto nel Novecento: la musi- nuta nei testi iniziali della raccolta po- Palazzeschi alle pagine sull’amatissimo ca, per cui si rimanda banalmente, ma stuma, sull’opportunità della loro pub- Sereni, per cui Raboni – secondo quan- di dovere, all’ampio saggio su Caproni; blicazione, sugli esiti della Postfazione to scrive Cortellessa – meditava di or- la pittura (si vedano i differenti giudi- in versi firmata dalla Valduga. Non si ganizzare una raccolta monografica sul zi sui casi De Pisis-Scialoja e Montale- propone di certo un appiattimento di modello dell’Attra- Raboni su un Saba verso Pasolini di da lui stesso letto e Franco Fortini. Fra i interpretato. Eppure due estremi, a prece- queste righe sul poeta dere la linea Berto- del Canzoniere riven- lucci-Caproni-Sereni- dicano un’affinità Luzi, che disegna elettiva con uno dei una parte consisten- testi più belli degli te nello scheletro del- Ultimi versi: un testo la proposta critica di non politico, che toc- Raboni: Saba, Marin, ca nervature temati- il già menzionato Rè- che da sempre poten- bora, poi Sbarbaro, temente vibranti nel- «petit maître», meri- la liriche di Raboni. tevole d’aver cospar- Si tratta de La piaz- so in suolo italico gli za, dove si aggira lo odori del decadenti- spettro onnipresente, smo francese. forse finalmente rag- Un dato ancora giunto e compreso di una volta colto da un padre che fumava Cortellessa nella sua le Turmac col filtro (e Postfazione è la co- che in una breve pro- stante apertura di- sa inserita nella rac- mostrata da Raboni colta viene fotografa- nei confronti delle as- Scrittori e poeti a via Veneto nel 1958. Giuseppe Ungaretti, quarto da sinistra. to mentre legge e ac- sonanze e dei prestiti catasta gratuitamente derivanti dall’orizzonte letterario euro- Pasolini) e il cinema (ancora i movi- libri sul comodino, compiendo un gesto peo e mondiale. Sono parole critica- menti di macchina recuperati dalla poe- di cui il figlio comprende solo ora la mente semidefinitive (e disposte lungo sia intensamente visiva di Tessa). bellezza). Balugina il ricordo di una tutto l’arco della raccolta), quelle pro- Di Raboni sono da poco usciti gli Ul- madre «molto più giovane di quando nunciate dall’autore sugli echi e le timi versi (Garzanti, 2006). E fa piace- m’ha lasciato» e si profila il ritratto fug- frammentazioni della linea Eliot-Pound re ricordare non solo la già citata am- gevole di un fratello per cui senza dub- e sui debiti contratti dalla nostra poesia mirazione – nutrita di distanza – del bio Raboni ha silenziosamente e imper- con Hemingway o con Brecht. Soprat- nostro per le soluzioni di Céline, ma an- cettibilmente attivato le «“macchine” tutto, dopo aver affrontato i saggi sui che lo smagliante giudizio pronunciato espressive grazie alle quali una poesia mostri sacri (Ungaretti e Montale, il ri- su Saba, campione della levigatezza e può comunicare con i suoi lettori futu- dimensionato Quasimodo), il lettore po- del dire, nemico di ogni critico-scalato- ri», la polisemia e la metafora di cui a trà toccare, ponendo attenzione sui ri- re che cerca appigli scogliosi su cui ag- volte (e anche in questo il Raboni criti- ferimenti alla compagine europea, un grappare i propri strumenti d’analisi: co sembra aver colto nel segno) si sen- nucleo rovente della prima sezione del «Saba respinge o vanifica ogni approc- te la mancanza nel dettato pasolinia- volume: il 1932. Anno di nascita del- cio strettamente linguistico-formale, bi- no: «E c’è, appena in ritardo, mio fra- l’autore, data d’uscita di Realtà vince sogna, per capirne la grandezza, in- tello | al volante d’una vecchia mg | (sì, sogno di Betocchi e di L’è el dì di mort, nanzitutto capirlo; bisogna superare per lui si può fare un’eccezione, | apri- alegher! di Tessa, ma anche di Voyage l’ovvietà della sua superficie per pene- re per un attimo al passato | l’isola pe- au bout de la nuit di Céline. Un autore trare nella nascosta, incandescente donale) | così magro, così bello, un ra- amato, tradotto, e pure un Leitmotiv complessità dei suoi impulsi e delle sue gazzo | di cinquant’anni! E vedo | che che ritorna incessante in ogni sezione figure. Solo così (e con l’aiuto, si capi- sorride, che mi fa segno con la mano | della raccolta, fino alle voci della nostra sce, dei suoi testi in prosa […]), si può come a dire «ci vediamo più tardi» | ma contemporaneità: recensendo i Quat- arrivare a sciogliere il mistero della pa- con l’aria di volersene andare | di voler tordici sonetti di Patrizia Valduga, Ra- radossale oscurità di un poeta chiaris- proseguire già stasera | per dove fa più boni vi rintraccia: «la dolcezza asmati- simo, capace di conciliare e fondere […] caldo o c’è più neve». ■

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La rassicurante emozione di cui dispone la favola nel fluido incantesimo poetico di Vivian Lamarque UN RE DALL’ALTO GUARDA di Claudio Mariotti

Fresca e immediata nella limpidezza la Lamarque può definire l’amato il si- del suo linguaggio, la poesia di Vivian gnore d’oro. Se il ricorso al superlativo è Lamarque si impone nel panorama poe- tico contemporaneo come frutto di una tipico del discorso infantile, allora la fia- strenua ricerca espressiva e per la sua ba amerà l’estremo: i personaggi saran- capacità di veicolare sempre, sotto l’ap- no o cattivissimi o buonissimi, bruttissi- parente leggerezza dei versi, una ricca mi o bellissimi, non semplicemente ric- sostanza emotiva. Simona Costa, chi, ma ricchissimi. E così la Lamarque La poesia italiana del Novecento chiamerà ossessivamente il suo amore (Mondadori, 2000) non buono, ma buonissimo. Tuttavia, il mondo della fiaba non è fatto soltanto di principesse o mele d’oro. È spesso domi- l rapporto tra fiaba e poesia nel- nato dalla violenza (ci sono orchi e lupi), l’opera di Vivian Lamarque è stretto dall’invidia e dall’ingratitudine; in ogni Ie complesso: alcune fiabe, come Pol- momento i personaggi rischiano di cade- licino, agiscono sulla costruzione dei te- Vivian Lamarque. re in un abisso dove la loro vita è messa sti; la Lamarque è poi autrice e tradut- in pericolo, le belle fanciulle sono spesso trice1 di fiabe, infine le sue poesie pre- Vivian Lamarque è nata a Tesero insidiate e possedute. Capita frequente- sentano tratti caratteristici di questo ge- (Trento) nel 1946. A nove mesi cambiò mente che i figli siano abbandonati o nere tanto che si potrebbero definire fia- città e famiglia, a quattro anni perse il perché madri e padri sono poveri o per be in poesia2. Questo non vuol dire che secondo padre, a dieci scoprì di avere procurare un beneficio alla famiglia. Così le sue liriche debbano esser lette esclu- due madri e scrisse le prime poesie, il taglialegna e sua moglie nella favola Dall’età di nove mesi vive a Milano, sivamente dai fanciulli perché la loro dove ha insegnato per molti anni. Ha Pollicino si disfano dei bambini per non semplicità è solo apparente: sono facili lavorato come insegnante e tradotto vederli morire di fame, ma appena han- nello stesso modo in cui è facile fare Valéry, Baudelaire, Prévert, La Fontai- no un po’ di soldi comprano della carne una margherita3. ne, Céline, Grimm e Wilde. Fa parte ed anzi ne comprano il triplo di quella Come la fiaba è fatta di ripetizioni, ti- della Giuria Nazionale di diaristica. Su che occorre per la loro cena. Anche il piche delle opere tramandate oralmente Sette, inserto settimanale del “Corriere mondo lamarquiano sotto l’apparenza e indici di una continuità che si preserva della Sera”, ha tenuto la rubrica Gen- fiabesca cela spietatezze e crudeltà prova nel mutare dei fenomeni, così l’iterazio- tilmente, raccolta poi in volume da Riz- ne è che in tenera età Vivian è costretta, ne nell’opera della Lamarque non è sol- zoli. La sua attività artistica è assai po- come Pollicino, a lasciare i genitori na- tanto un tratto stilistico, ma anche te- liedrica: la sua prima raccolta poetica, turali e ad avventurarsi nel vasto mondo. Teresino, ha vinto nel 1980 il premio matico: la solitudine, l’assenza, il lutto, la Viareggio Opera Prima. Ha pubblicato La fiaba non elimina gli orrori e questo sorpresa infantile ritornano prepotente- poi Il Signore d’oro, Il Signore degli perché ad essa interessa soltanto dar li- mente in tutta la sua opera. Se tipico spaventati e Poesie dando del Lei. Del nee sicure in una realtà che è percepita della fiaba è l’elemento prodigioso che è 1996 è Una quieta polvere. È autrice di come oscura e molteplice. La fiaba non ovvio e comune, poiché in essa tutto è quindici libri di fiabe e ha vinto il pre- vuole illudere («le fiabe sono vere»)7, ma meraviglioso e tutto è possibile cosicché mio Rodari (1997) e il premio Ander- rassicurare: con il creare personaggi e si- possono esistere animali fantastici come sen (2000). Ha una figlia e una nipote. tuazioni di fantasia, il bambino può unicorni, gatti con gli stivali e brucaliffi, proiettare al di fuori di sé le proprie pau- ci si può imbattere in giganti mostruosi o re così da poterle combattere e vincere. in nani, si può ricercare Fantasia o la ha scritto Rodari, il tempo del gioco: Allo stesso modo, la Lamarque attraver- Città d’oro, allo stesso modo nella pro- «quell’imperfetto […] è poi un presente so la scrittura cerca di dare un senso lo- duzione poetica lamarquiana non di rado speciale, un tempo inventato, un verbo gico agli eventi che hanno traumatizza- si possono incontrare minuscole bambi- per giocare»5. A volte (ne è un esempio la to la sua esistenza per capirli e rassicu- ne, grandi pochi millimetri avvolte in co- lirica C’era un castello6) la Lamarque rarsi. lorate vestitine o uominimamma, oppu- riprende persino il tipico incipit fiabe- re ci si può addentrare in meravigliosi ca- sco. Se la fiaba ama metallizzare gli og- stelli. Della fiaba, inoltre, la Lamarque getti e gli esseri viventi cosicché boschi, olti sono i temi comuni alle poesie e recupera, come ha notato giustamente cavalli, scarpe possono essere d’oro, d’ar- Malle fiabe lamarquiane; vediamone Dedola4 il tempo imperfetto, ossia, come gento o persino di pietra, analogamente alcuni iniziando dalla lirica A nove mesi:

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A nove mesi la frattura Bambina? statua di ghiaccio non si scioglierà più, la sostituzione il cambio di madre. Sì, lunga come i millimetri e tutta muta testimonianza di quanto dolorosa e Oggi ogni volto ogni affetto avvolta in una colorata vestina. fredda possa essere la mancanza di af- le sembrano copie cerca l’originale E dopo averla raccolta? fetto. In Sogno d’oro (I) i versi, dall’an- in ogni cassetto affannosamente8. Dopo la cullò, come il vento damento prosastico, sono incentrati an- una fogliolina13. cora sul tema dell’abbandono, negato, Il tema della ricerca delle proprie ori- tuttavia, dal sogno: gini ritorna nel racconto La bambina Non solo il componimento, come Non-mi-ricordo: «La bambina Non-mi- molti altri (ad esempio Il signore intoc- Era una neonata ricordo, oltre che fame di cibo, aveva cabile o La signora d’acciaio) è tutto un padre era contento che era nata una grande, spaventosa fame di ricordi: percorso da domande, tipiche della fia- una madre era contenta che era nata voleva ricostruire i giorni della sua vita, ba e del discorso infantile, ma il tema la tenevano come niente fosse con loro rivedere come in un film i volti della sua stesso è fiabesco: l’incontro con una incredibile proprio con loro mamma, del suo babbo, dei suoi fratel- bambina microscopica. Evidentemente, che bel sogno d’oro20. li, dei suoi amici, sentire intorno a sé pa- l’abbandono dei genitori naturali ha reso role comprensibili»9 e anche in Stella dei la Lamarque insicura, fragilissima, pic- Un sogno simile fa anche una colom- Pirenei in cui si narra della cagna Stella colissima e bisognosa di qualcuno che si bella in Fiaba di neve: «Fece [= una co- desiderosa di visitare i luoghi d’origine: prenda cura di lei e che le dia sicurezza. lombella i cui genitori sono morti] un «Stella era bellissima, tutta bianca, con La tematica non solo ritorna in liriche sogno bellissimo: sognò la sua mamma solo un’ombra grigia tra gli occhi un po’ quali La signora statua e Con Lei cam- che la proteggeva con le sue candide ali, obliqui. Quell’ombra era forse il deside- minerei14, ma anche in alcune prose che la sfamava con dei chicchi squisiti, rio di Stella di vedere, almeno una volta, come La minuscola bambina B (stretta- che bel sogno, avrebbe voluto non sve- come era fatta una pecora vera e come mente dipendente dal Pollicino di Per- gliarsi mai più»21 e ancora: «Sognarono erano fatti i Pirenei»10. Si prenda ancora rault), La bambina Non-mi-ricordo [= la colombella e Aulikki] anche le loro Il re del balcone: («Ma la gente, della gente come lei ma mamme: la mamma di Aulikki stava molto più pallida, le andava e veniva preparando una torta di mele, proprio Con questo chiaro di fuori mamma intorno non solo senza chiamarla, ma come fanno le mamme-mamme e la che belle le sere d’estate! senza neppure vederla»)15, La bambi- mamma di Colombella stava preparando Loro giocano e giocano. na quasi maghina («di lei non si ricor- una torta di miglio, proprio come fanno Io sono il re del balcone che resta a davano neppure il nome»)16 e infine La le mamme-colombelle»22. guardare11. timida Timmi, non timida, ma timmi- Il pensiero per gli animali, i nuovi da: «i timidi con una emme sola sono santi, da sempre è al centro della rifles- Il precedente letterario più immedia- meno timidi di quelli con due»17. Le due sione della Lamarque che, nella notizia to è una lirica penniana in cui al centro poesie Sogno d’oro (I) e Abbandono autobiografica in fondo a La timida Tim- è l’amore della vita, anche se di una vita hanno tratti comuni con Fiaba di neve. mi scrive: «Mi piacciono anche tutti gli non vissuta con piena partecipazione, Si veda la seconda delle liriche citate in altri animali (le zanzare così così) e oltre ma osservata esternamente: «Sempre af- cui ricorre il tema dell’orfananza: a nove alla scrittrice vorrei fare l’accarezzatrice facciato alla finestra io sono, | io della mesi, figlia illegittima, la Lamarque vie- di cani del canile, oppure la salvatrice di vita tanto innamorato. | Unir parole ad ne data in adozione a Milano: maialini mentre li portano al salumificio, uomini fu il dono | breve e discreto che il oppure la spalancatrice di gabbie delle cielo mi ha dato». Nella poesia lamar- Mangiavo dormivo gallinelle»23. Sulla liberazione di alcune quiana, tuttavia, a differenza della lirica facevo la brava-bambina lumachine è incentrata la lirica Care lu- penniana, la solitudine è attenuata dalla per conquistarti “mammina”. machine: similitudine fiabesca: sola, sì, ma come Corteggiamento vano un re che guarda dall’alto. Il tema della a nove mesi mi hai presa per mano Care lumachine impacchettate solitudine percorre anche tutto il rac- mi hai lasciata a Milano18. che con Casiraghy per lire conto Unik, storia di un figlio unico in quarantamila cui, fra l’altro, si legge: «Si lamentava Il dolorosissimo tema dell’abbandono, vi abbiamo comperate, ma poi quando i suoi amici, dopo aver giocato della mancanza di affetto, oltre a torna- di corsa con lui, tornavano nelle loro case, dai re frequentemente in altre liriche, per- in un bosco liberate, che vi guardate loro fratelli, e lui si ritrovava da solo solo corre tutta la Fiaba di neve: la piccola attorno stupite, spaventate nella cameretta vuota»12. Si legga anco- Aulikki perde l’amore della mamma che che piano piano lungo ra Il signore e la bambina: ha scambiato un pupazzo di neve per la un sentiero col batticuore sua figlia che crede assiderata («era una vi incamminate…24 Chinatosi, qualcosa da terra mamma come lontana, presente ma as- raccoglieva. sente, distratta, mai attenta ai desideri e Pensieri simili nutriva, a quel che ne Che cosa? alle parole della sua bambina»)19. Solo dice Saba, anche Leonardo che se non Credo una foglia, oh no era successivamente riuscirà ad abbracciare liberava lumachine, liberava uccellini: una microscopica bambina. nuovamente i suoi genitori, mentre la «Aggiungo – come una semplice curio-

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sità – che, scrivendo la favoletta, avevo ma ritorna con altrettanta chiarezza in giatore cerimonioso). Meglio allora gi- un po’ presente Leonardo, che compe- La timida Timmi: «Terzo: aveva perso il rare la testa di là, per vedere, non la fine rava al mercato gli uccelli per rendere suo babbo quando aveva quattro anni e della vita, ma la vita che si sta lascian- loro la libertà»25. Ad ogni modo, l’epi- le mancava tanto. Se lo ricordava bene. do, per ancorarsi alle ultime certezze. sodio della liberazione delle lumachine Era altissimo bellissimo fortissimo e buo- Anche questa lirica si gioca su di una at- ricorre anche in La timida Timmi: «An- nissimo. Non aveva fatto in tempo a co- tenta costruzione metrico-retorica. Si dava [sogg. Smorfy, una ragazzina com- noscerne i difetti, ammesso che li avesse, tratta, apparentemente di cinque versi pagna di scuola di Timmi] sempre in era morto troppo presto. Nel suo ricordo liberi, rimati il primo e il penultimo e giro a cercarle [= le lumache] nell’erba luccicava come una stella, anzi come una con rima al mezzo fra il terzo e l’ultimo. per portarle a un suo zio che lavorava in luna, anzi come un sole»29. Ad un’indagine più attenta, tuttavia, ri- un ristorante e che le metteva nel risot- sulta chiaro che si tratta di due decasil- to! Quando le trovava le metteva in un labi piani (ricomponendo i vv. 1-2 fino a cestino, copriva il cestino con un carto- a Lamarque, è bene ribadirlo, se è contrario e 3-4 da vedi a vieni) alterna- ne per non farle scappare, e metteva il Lpoetessa bambina non è poetessa ti a due decasillabi tronchi e rimati fra cestino in un angolo del giardino. La per soli bambini: la scopriamo, infatti, loro (ricomponendo i vv. 2-3 da con a là sua vicina di giardino però era Timmi, solida scrittrice, che si richiama esplici- e 4-5 da vedi) e la lettura, con le pause che era la più amante degli animali del tamente alla tradizione e che tanto espli- segnalate dalle virgole, lo evidenzia. Da mondo. Quando capì cosa conteneva citamente la infrange. Ne è testimo- notare, infine, l’iteratio e la paronoma- quel cestino cominciò a fare spedizioni nianza una lirica come È ora di dormire sia ai vv. 3 e 4-5 (vedi meno… vedi me- notturne liberatrici (essere timidi non anima mia: glio). In Alla mia figlia gallinella (in vuol dire non avere coraggio, anzi! Tim- epigrafe il frammento 132 della poetes- mi era coraggiosissima!). A volte l’aiu- È ora di dormire anima mia sa greca Saffo madre, come la Lamar- tava un bambino che si chiamava Al- perché non dormi? vengono i pensieri? que, di una bimba): berto [dovrebbe trattarsi di Alberto Ca- Fa’ così con la mano che vanno via siraghy, l’editore-artista, essendo inci- fa’ presto fa’ presto anima mia30. Ho una bella bambina sore, poeta, pittore e liutaio, della casa … Se mi date la Lidia intera io non la do editrice Pulcinoelefante presso cui la li- Il lessico comune e quotidiano si ac- se mi date l’amabile… io non la do. rica è apparsa la prima volta]. Vedeste compagna ad una attenta ricerca stilisti- la faccia di Smorfy quando al mattino ca testimoniata dal poliptoto ai vv. 1-2 Saffo trovava il cestino vuoto! E ancor più (dormire… dormi), dall’allitterazione al vedeste la “faccia” delle lumache quan- v. 3 (vanno via), dalla redditio nell’ulti- Oggi torna dal mare la mia gallinella do dopo ore e ore di prigionia, dopo mo verso di anima mia del primo verso, bianca aver già dettato le ultime volontà, fatto che consente alla Lamarque di chiudere con le sue due ali che non sanno testamento (“lascio tutte le mie foglio- la lirica circolarmente (Ringkomposi- volare line a Cornina Rosa” eccetera eccete- tion), dall’anafora ai vv. 3-4 (Fa’… fa’) e le piume leggere e spettinate ra) si trovavano libere libere libere come e dalla geminatio patetica in finale di li- e i due occhi attenti l’aria, nell’adorata erbetta. Vederle rica. A livello tematico, il modulo è stil- a dove meglio beccare32. scappare era uno spettacolo indescrivi- novistico, ma il modello è il Caproni di bile. Prendevano persino un po’ di ve- Preghiera: «Anima mia, leggera | va’ a il precedente letterario è visibilmente locità!»26. Livorno, ti prego…» e Ultima preghiera. Saba che, nella poesia A mia moglie, ave- La tragedia del padre adottivo Dante, Il finale, di forte intensità emotiva, è sen- va paragonato l’amata a una bianca pol- vigile del fuoco, morto giovanissimo za sbavature sentimentali. A Caproni, lastra. Come per Saba, anche per la La- quando Vivian aveva soltanto quattro amatissimo dalla Lamarque, è dedicata marque gli animali sono il simbolo della anni, non soltanto è esplicitamente di- un’altra amabilissima poesia, A Giorgio semplicità e dell’innocenza. Tuttavia non chiarata nella seconda parte della lirica Caproni: si deve dimenticare che nella scelta del- Babbi (e si noti che i versi via via dimi- l’animale concorrono anche ragioni per- nuiscono in lunghezza così da rendere Se sul treno ti siedi sonali: le gallinelle sono animali che la visivamente la scomparsa paterna)27: al contrario, con la testa Lamarque ama svisceratamente e una girata di là, vedi meno di esse è la protagonista della bella fiaba Caro babbo II (ma primo) la vita che viene, vedi La gallinella disperata33. La lirica Qua- che ti chiamavi Dante meglio la vita che va31. si San Francesco ha al centro la separa- che facevi il Campione d’Italia zione dal marito Paolo: di Sollevamento Pesi e il Vigile In Caproni ricorre spesso il treno, del Fuoco metafora del momento che precede la Non lasciate che si isoli così che salvavi le persone morte. Ne sono segnali anche il fatto che parla con il basilico che è dentro che hai fatto in tempo il viaggio procede sempre attraverso una il vaso a salvare anche me fitta nebbia e si ignorano l’orario d’arri- e con i pesci che muovono la coda prima di morire vo e le tappe intermedie (si veda, solo e con il gatto che dorme sul cuscino a 34 anni28. per fare un esempio, Congedo del viag- e coi pidocchi verde tenero delle rose

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e coi ragnetti appena appena nati rispetto all’armonia antica; la Lamar- Ti tengo nel tuo anellino e con Brigante che sarebbe un cane que, invece, allude, non senza ironia, e nel tuo colorato crochet. vive in povertà e non le dispiace all’assenza di amore che rende lei e la Ti tengo, ma sua poesia, ammalate. Ammalata d’a- ma tu non hai tenuto me38. non lasciate che si isoli così more (e non solo, visto che di lì a poco ieri ha avuto visite e sbagliava i verbi morirà di tisi) è anche la Mimì pucci- Si tratta di una lirica costituita da anche l’uomo le interessa molto34. niana. E così ecco affiorare il ricordo versi di varia misura, liberamente com- della Bohème: «Come Mimì finge di binati, con un’unica rima tra il secondo Ironicamente e dolorosamente la dormire» (e nell’opera di Puccini, e l’ultimo verso. In questo blocco man- Lamarque accosta la sua vita a quella at. IV: «Mimì: “Sono andati? Fingevo di ca una regolare estensione dei versi così di San Francesco: così come il santo, dormire | perché volli con te sola resta- come un costante schema ritmico. Tut- parla con gli animali e vive in povertà, re. | Ho tante cose che ti voglio dire, | o tavia, oltre alla rima tronca, il principio con la differenza che la sua povertà una sola, una grande come il mare, | costruttivo risiede nel parallelismo non è determinata dall’assenza di beni come il mare profonda ed infinita… | grammaticale, nella ripetizione cioè di materiali, ma dall’assenza del marito. (Mette le braccia al collo di Rodolfo) una medesima forma logico-discorsiva. Inoltre, affiorano tracce boccacciane Sei il mio amore e tutta la mia vita!”»), La ripetizione rimpiazza così gli altri che fanno da filtro all’esperienza pri- con la differenza che mentre, alla fine, fattori ritmici costituendo il collante vata. Infatti, il v. 2: «parla con il basi- Mimì riuscirà ad ottenere quell’affetto dell’opera. Tuttavia essa ha anche un lico che è dentro il vaso» ricorda Lisa- sperato e desiderato, alla Lamarque significato profondo e drammatico: ri- betta da Messina la quale dovette subi- resterà soltanto, come sottolinea la sponde al tentativo di ricomporre una re forzatamente la separazione dal pro- rima in chiusura, una solitudine dispe- realtà franta, sfuggente, in una struttu- prio amato, ucciso per mano dei suoi rata. Infine tutta pascoliana, del Pa- ra organica. Nello specifico è il ti tengo fratelli. Lisabetta, allora, prese la sua scoli familiare, è la poesia Le mona- anaforico ai vv. 1, 3 con il poliptoto te- testa e la nascose in un vaso ove piantò chine: nuto al v. 4, a fungere da sostitutivo del basilico «[…] E per usanza aveva del sillabismo regolare e della tessitura preso di sedersi sempre a questo testo a T. metrica. vicina e quello con tutto il suo disidero Nella tua casa Altre volte la Lamarque combina vagheggiare, sì come quello che il suo di carta velina versi a cadenza prosastica: non esistono Lorenzo teneva nascosto: e poi che da sotto il tavolo spiare schemi rimici, ogni verso coincide con molto vagheggiato l’avea, sopr’esso an- le monachine un’unità sintattica autonoma; può ac- datasene cominciava a piagnere, e per che nel camino fanno cadere anche che la fine del verso sia lungo spazio, tanto che tutto il basilico puntini di esclamazione marcata da un punto fermo, così che bagnava, piagnea» (Decameron, IV 5). e di domanda36. fine del verso e del periodo coincidino. La poesia Poesia malata richiama, evi- Ciò è evidentissimo in raccolte quali dentemente, la lirica baudelariana La Le monachine, come intendono i fan- Il signore d’oro e Il signore degli spa- musa malata: ciulli, sono le «piccole scintille che, nel- ventati da cui è tratta la lirica seguente l’incenerirsi della carta, appoco appoco si intitolata Il signore della febbre: Ci deve essere un’epidemia spengono: e facendo un certo moto, pare anche questa mia poesia appena nata che si dileguino, sembrando tante mo- Quando si ammalava, lo curava una si è già bell’e malata nache, le quali col loro lume in mano vecchina che aveva cento anni ma Appena tu l’hai letta distaccatamente scorrano pel dormitorio, andando a let- non li dimostrava. senza fermarti e senza dirle niente to»37. È probabile che l’immagine delle Tre volte al giorno la vecchina gli po- si è sentita girare un po’ la testa si è monachine sia stata suggerita (o magari sava le labbra sulla fronte, per mi- appoggiata risvegliata) da alcuni versi del Pascoli surargli la febbre e portargliela si è svestita si è messa a letto che in La veglia nei Primi poemetti, ave- via. dice che è malata va scritto: «Venne il babbo; e, le mani sui La vecchina voleva segretamente bene ha guardato un po’ le cose intorno ginocchi, | sedea pensando, mentre dal al signore della febbre ma, poiché distrattamente cantone | le monachine rincorrea con gli aveva cento anni, pudicamente poi ha chiuso gli occhi e non ha più occhi» (I 7-9). non lo rivelava39. detto niente come Mimì finge di dormire Si tratta di tre periodi sintattici co- per poter con te sola restare n ultimo, breve, cenno alla forma in stituiti da altrettanti versi-frase di tipo sta lì così melodrammaticamente Ucui le poesie lamarquiane sono whitmaniano. Un testo simile appare sta lì così senza dire niente espresse. Si tratta per lo più, di singole come una sequenza di frasi di prosa iso- già così ridicola e disperata strofe (fanno eccezione pochi testi come late dall’a capo tipografico che resta il appena appena nata35. ad esempio i lunghi poemetti Questa più evidente indice di poeticità. Eppure, quieta polvere e L’albero), generalmente ad un’analisi più attenta, si srotolano Baudelaire intendeva, naturalmente, composte da un numero ridotto di versi altri fragilissimi barlumi di costruzione. far riferimento all’angoscia moderna liberi. Un esempio è Crochet: Inaspettatamente emergono dal testo tre

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o quattro rime: prima proprio nel verso A ben vedere, poche sono le diffe- 4 R. Dedola, Dalla poesia innamorata all’ele- di apertura (ammalava: curava: dimo- renza fra testo poetico e in prosa. Oltre gia dell’albero, introduzione a V. Lamarque, Poe- sie, cit., pp. v-xiv, a p. viii. strava), ma, poco dopo, ecco un’altra all’eliminazione, dalla lirica, dell’ele- 5 G. Rodari, Grammatica della fantasia, Ei- rima “al mezzo” (dimostrava: posava), mento triviale imbecille che avrebbe naudi, Torino, 1973, p. 188. infine una rima regolare, facile (secondo comportato uno scadimento all’interno 6 Lamarque, Poesie, cit., p. 39. la poetica sabiana e caproniana) fra il dell’evocazione poetico-fiabesca e alla 7 I. Calvino, Introduzione, in Id., Fiabe italia- ne, pref. di M. Lavagetto, Milano, Mondadori, primo e l’ultimo verso-frase (dimostra- sostituzione, nella prosa, del «te ne libe- 1993, pp. 5-53, a p. 13. va: rivelava). Si aggiunga inoltre la ri- ri presto» al posto di «se lo porti lonta- 8 Lamarque, Poesie, cit., p. 5. petizione, in tutti e tre i periodi frasali, no» con la conseguente soppressione del- 9 Id., La bambina Non-mi-ricordo, in AA.VV., del sostantivo vecchina che fa da col- la rima ramo: strano: lontano, la prin- Il tempo dei diritti, postfazione di A. Faeti, Fabbri, lante dell’opera. Ed ecco che sotto l’ap- Milano, 2000, pp. 10-21, a p. 15. cipale differenza consiste nell’a capo ti- 10 Id., Stella dei Pirenei, illustrazioni di S. Mu- parenza della prosa, affiora la poesia. pografico e nella parca punteggiatura lazzani, Emme Edizioni, Trieste, 2004, p. 9. Tuttavia, nel caso della Lamarque, è della versione poetica. Tutto ciò com- 11 Id., Poesie, cit., p. 38. arduo demarcare così nettamente i testi porta che in essa acquistino grande ri- 12 Id., Unik storia di un figlio unico, illustra- poetici dai testi prosastici. Se, come si è lievo gli spazi bianchi così che il livello zioni di D. Montanari, Bompiani, Milano, 1999, visto, le sue liriche sono organizzate li- p. 9. visivo-tipografico assume su di sé il ruo- 13 Id., Poesie, cit., p. 86. beramente, con ritmi lunghi e aperti se- lo di scansione e pausa che spetta di 14 Ivi, pp. 111 e 118. condo un libero gioco di assonanze, i consueto ai segni d’interpunzione. D’al- 15 Id., La bambina Non-mi-ricordo, cit., p. 10. suoi frammenti in prosa presentano la tra parte si deve aggiungere che tutti i 16 Id., La bambina quasi maghina, postfazio- concentrazione espressiva tipica della ne di A. Faeti, illustrazioni di D. Montanari, Fab- testi di Gentilmente sconfinano nella bri, Milano, 2001, p. 11. poesia, così che si può parlare di poe- poesia. Si tratta, infatti, di brevissime 17 Id., La timida Timmi, illustrazioni di N. Co- metti in prosa (secondo la definizione concentrazioni liriche in forma prosa- sta, Piemme, Alessandria, 2003, p. 8. baudelariana; e non sarà certo un caso stica, ma con elementi, quali le itera- 18 Id., Poesie, cit., p. 138. 19 che la Lamarque abbia tradotto proprio tiones, le omofonie che le avvicinano Id., Fiaba di neve, illustrazioni di S. Ivicevic, i Petit Poèmes en prose)40. Di questo ab- Castalia, Torino, 2003, p. 4. alla poesia. Si prenda ad esempio il se- 20 Id., Poesie, cit., p. 138. battimento dei confini tra prosa e poesia guente testo: 21 Id., Fiaba di neve, cit., p. 10. è emblematico il testo di A un albero 22 Ivi, p. 15. 23 meraviglioso: Caro prato, eri così bello, sembra- Id., La timida Timmi, cit., p. 115. 24 Id., Poesie, cit., p. 237. vi disegnato. Disegnato e colorato da 25 Saba in nota alla sua lirica L’ornitologo Caro albero meraviglioso un bambino di quelli che sanno dise- pietoso. che dal treno qualcuno gnare e colorare proprio bene. Poi è 26 Lamarque, La timida Timmi, cit., pp. 41-42. 27 ti ha tirato un sacchetto passato un maleducato, guarda che Ai vigili del fuoco è dedicato anche un pen- di plastica viola siero di Gentilmente: «Amati vigili del fuoco, nu- lattine, come ti ha sporcato: non po- mero esiguo di uomini per un numero altissimo di che te lo tieni lì stupito 43 tevi tirargliele quando si è girato? interventi, grazie. Vi auguriamo che vengano at- sulla mano del ramo tuate le riforme che da tanto attendete. Intanto voi come per dire Le rime (prato, disegnato, colorato, – e chi lo sapeva? – alla Messa per la vostra pa- cos’è questo fiore strano maleducato, sporcato, girato), gli artifi- trona santa Barbara, ogni anno all’Elevazione speriamo che il vento scattate sull’attenti e nella Preghiera dei VVF chie- ci retorici (le anafore sintattiche: dise- dete “di poter essere d’aiuto per tutti, in puro spi- se lo porti lontano. gnato. Disegnato; i poliptoti colorato- rito di servizio”. Non ce le dicono mai queste cose» Ci vediamo al prossimo viaggio colorare), la liricità del testo fanno di (Id., Gentilmente (cari giudici, gentili gerani), Riz- ricorderò il numero questa breve illuminazione un’espres- zoli, Milano, 1998, n. 92, pp. 64-65). del filare, il tuo 28 Id., Poesie, cit., p. 139. sione diversa da quella quotidiana ed 29 indirizzo, ho contato Id., La timida Timmi, cit., p. 23. utile soltanto alla comunicazione. E al- 30 Ivi, p. 26. i chilometri dopo lo scalo-merci 31 Ivi, p. 242. 41 lora, ancora una volta, sotto l’apparen- arrivederci . za della prosa, si fa strada la poesia. ■ 32 Ivi, p. 37. 33 Id., La gallinella disperata, postfazione di La lirica, infatti, ha una sua versione A. Faeti, disegni di D. Montanari, Rizzoli, Milano, 2004. prosastica nel volume Gentilmente: NOTE 34 Id., Poesie, cit., p. 33. 35 Ivi, p. 53. Caro albero meraviglioso, che dal 1 Si veda la traduzione del sartino dei fratelli 36 Ivi, p. 152. treno qualche imbecille ti ha tirato Grimm uscita presso l’Istituto Geografico De Ago- 37 L. Lippi, Il Malmantile racquistato di Perlo- un sacchetto di plastica, viola, che te stini nel 1996. ne Zipoli, I, 4, in Id., Scelta di poemi giocosi, Bet- 2 Si ricordi che Fedro e La Fontaine (solo per toni, Milano, 1833. lo tieni lì stupito sulla mano del ramo, citarne alcuni) usarono per le loro fiabe la forma 38 Lamarque, Poesie, cit., p. 144. come per dire cos’è questo fiore stra- poetica. 39 Ivi, p. 107. no, speriamo che il vento te ne liberi 3 Si veda A Daniela Caminada: «È quasi faci- 40 C. Baudelaire, Lo Spleen di Parigi (piccoli presto, ci vediamo al prossimo viag- le fare una poesia | basta prendere un pezzetto | di poemi in prosa), traduzione di V. Lamarque, SE, gio, ricorderò il numero del filare, il carta e una matita, è come | per la terra fare un filo Milano, 1988. d’erba | una margherita» (in V. Lamarque, Poesie 41 Lamarque, Poesie, cit., p. 236. tuo indirizzo, ho contato i chilometri (1972-2002), intr. di R. Dedola, Mondadori, Mi- 42 Id., Gentilmente, cit., n. 151, a p. 95. dopo lo scalo-merci, arrivederci42. lano, 2003, p. 242). 43 Ivi, n. 88, a p. 64.

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Esce Madre cometa, sesta raccolta di Maria De Lorenzo. Un ruvido, garbato e implacabile corpo a corpo con le ragioni della poesia UN ALFABETO DI SFIDA di Elena Frontaloni

e parlo: questo il titolo della se- per chi ci siede accanto zione che apriva Reliquiario d’a- Ma puntualmente S more, la raccolta pubblicata da quelle mai pronunciate Maria De Lorenzo nel 2002 per e sempre covate Scheiwiller. Vi si leggeva una rovente una lunga cometa formeranno domanda intorno alle origini e alle ra- allo scader degli anni gioni dello scrivere poesia, o meglio an- Con la coda di breccole stellari cora del pronunciare parole tout-court. e sassi planetari La De Lorenzo invocava un ordine, una sorvolerà le tenebre del mondo.2 collocazione per il proprio «idioma»: «fiore odoroso e bello | della mia pri- Madre cometa, sesta raccolta del- mavera», rivincita della memoria e del- l’autrice uscita nel 2005 per Polistam- l’individuo sul mondo ridotto a discari- pa, prosegue e approfondisce un di- ca, da cui si leva minaccioso «un fumo scorso di cui Se parlo aveva già fissato d’oblio». Salvo poi sapere – prevedibile le coordinate. Lo prosegue perché iden- banco di prova per una voce tanto luci- tico è ciò che si domanda e si ricava da nel pronunciare sentenze quanto nel- dalla poesia: una scia lucente e sminuz- lo smascherarne l’amara provvisorietà – zata di parole già arse, prossime allo che la parola zoppica, è spesso frastor- spegnimento eppure ancora vibranti. nata, esce di senno. Alla stessa maniera Lo approfondisce perché dà nome e co- giocosa e tragica dei bambini danzanti gnome a questa cometa rigorosa e sus- nel Girotondo di Fabrizio De Andrè: sultante scaturita dalle profondità del La copertina di Madre cometa, sesta silloge poe- «Non ho più le parole | non ho più tica di Maria De Lorenzo, pubblicata nella collana cuore: la chiama madre. Metafora delle l’ABC | È un immenso frastuono anche “La Fenice” delle edizioni Polistampa. fondamenta oscure della vita, che sono il bel DOREMI»; o ancora: «le mie pa- poi le stesse della poesia. Entrambe da

role | sono piene di moltitudine | e im- pazziscono ormai | per trovarmi»1. In- terverrà la ragione a mettere un freno, a imbrigliare i frammenti che s’illumina- no d’improvviso nella mente: un lavoro d’artigianato portato a termine in com- butta col sole e soprattutto con le luci della notte (stelle, lucciole, meteore); alla ricerca di una trasparenza sempre precaria, intermittente e rischiosa. Nel- la quarta lirica della sezione, il referto di un’istanza poetica che ben si conosce – ben conosce i propri appuntamenti e le proprie crisi – e accetta di potersi li- brare solo da un ingorgo d’ineffabilità e confusione:

Distinguere più non sapremo il Bene dal Male Di gioia e di dolore l’aspetto assumeremo Franco Ferrucci, scrittore e italianista, per molti Ridendo e piangendo anni alla Rutgers University, N.J., autore della Maria De Lorenzo in una immagine del 1991. parole più non avremo Prefazione a Madre cometa di Maria De Lorenzo.

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sempre in bilico tra abbandono e istin- irraggiungibile; portandosi dietro «una to di conservazione, tra afasia e grido: scia di parole | luminose e rotonde come perle infilate» che si sporcano al con- È forse tempo di ammutolire tatto con la mano della figlia. È la ge- sotto i colpi infertici a casaccio nitrice ad aver trasmesso in eredità alla e stare a udire i rimbombi assordanti sua prole un emersoniano doppio sguar- e guardare guardare guardare do, «un altro cuore», che danza al ritmo e forse anche seguitare a sognare della tarantella. E sempre lei – così nel- le parole di sdegno rinserrare la sezione che dà il titolo al libro – «mi stupefarsi di fronte al peccato lasciò dileguandosi | incarnata Cibele | senza più riconoscerlo impastando pizzelle | […] ed io la ri- e unirsi al singulto della tortora trovai insieme alle parole | cantilenanti che ogni istante è pronta e sapide | uscite dalle tenebre»6. ad allargar le ali e lasciare il suo nido La poesia richiede razionalità, ra- ma poi vi resta per ricominciare3 gione chiede pure l’affermarsi dell’idio- ma scacciato dal mondo cinico e vio- Un’instancabile riflessione sulla ma- lento, e la De Lorenzo sa benissimo che ternità e sull’origine è configurata nelle «qualcosa muore per sempre | se a scio- cinque sezioni della raccolta, che segue i glierla mi ostino | per ridurla a ragione». fiotti del forzato e ingovernabile pulsare Così, la scommessa proposta nell’intera del «sangue giaguaro» (La voce del san- raccolta, dai singulti che invadono Ter- gue); si concentra sull’aereo ricordo del- ra Madre all’esempio di un’inutile resi- la madre biologica (Madre cometa); ne Maria De Lorenzo fotografata nel 1991 nel Giardi- stenza espresso nell’Orecchino di Vene- riconosce le feroci tenerezze e le asperità no Imperiale di Xi’an, in Cina. re, è quello di una «schiava | con un in una concretissima divinità tellurica cuore di regina | a tal punto ibridata | da (Madre terra); la sovrappone ai monco- ti stesse della vita naufragano nel caos»5. voler inventare un alfabeto di sfida | per ni e alla lucentezza ammaccata dei si- Ma originaria, fondativa è anche una un secolo nuovo»7. mulacri dell’Aeneadum genetrix (L’orec- tara di malferma speranza, un desiderio In queste liriche «di folgorante con- chino di Venere) e finisce per invocarla in d’adesione all’umano (agli uomini cru- cisione, spessezza gnomica, apologale» forma di poesia nell’ultimo dei Congedi: deli, piccoli e cattivi come formiche im- – è la fortunata analisi proposta da An- pazzite, che l’io lirico non smette tutta- gelo Maria Ripellino, nella prefazione a Stammi stretta alle costole via di guardare con desiderio e tremore In bilico (1974) –, ogni verso propone poesia anche da distanze siderali) a cui la rac- una convivenza mai pacifica, ma sem- non distrarti da me colta non può e non vuole darla mai pre, coraggiosamente, “detta” fra pic- A poco a poco mi ritroverò definitivamente vinta. Sì, perché la ma- colo e grande, fra quotidiano e mitico, in ciò che ho abbandonato dre-cometa appare in cielo, nei ricordi, fra autobiografia e cosmo. Un fare qua- lungo le strade dell’adolescenza quel gran mondo sognato e inconsapevolmente perduto che le sue impronte dovunque ha lasciato.4

Dal sangue alla nuova, sempiterna ricerca della parola, dunque, sotto l’egi- da di una madre a tratti vagheggiata e riconosciuta, molto più spesso perduta, inseguita, ricomposta pietosamente o solo sognata. Il tutto in una disciplinata processione di balzi, tanto che – come avverte Franco Ferrucci nella sua pre- fazione – fra la seconda e la terza sezio- ne «avviene un silenzioso cataclisma, una discesa al suolo da distanze vertigi- nosamente cosmiche»; nella quarta si consuma una riattualizzazione del mito come estrema e inutile ancora di salvez- za: «si tratta ancora di un mito che pre- cipita verso il basso e i cui frammenti giungono sulla terra desolata […] le fon- La poetessa Maria De Lorenzo in una fotografia del maggio del 1991, durante il suo viaggio in Cina.

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si bambinesco, sconcertante nella sua grafica vincente, perché esprime visi- perentorietà e che pure affonda le radi- vamente il dettato dell’autrice: un colo- ci nella lezione di Lucrezio e Leopardi, rato, unidimensionale incontro tra li- s’incanta alla maniera di Emily Dickin- nee sbilenche eppure nettissime, dove il son e insieme attinge alle altitudini uto- punto di congiunzione tra l’aereo e il piche di Campanella e Bruno. Lo han- terrestre, tra il rosa e il nero, non è solo no riconosciuto Franco Ferrucci («da sogno o maliziosa carta da parati: Leopardi le proviene il dettato raziona- «uomo-donna che importa | se la lotta è le, dalla Dickinson la metafisica di ogni la stessa»; e anche «Noi | il pronome oggetto terrestre e stellare»8) e Graziel- non può essere | che noi | Uomo-Donna | la Pulce («la sua lingua, dove le voci di Io e tutti gli altri»12. Bruno e Campanella spirano a cercare Inutile cercare una facile morale nel- concordanze inedite, maneggia senza la poesia di Leopardi – che Maria De impacci e senza riverenze l’altissimo e Lorenzo cita in chiusa ad un suo dialo- l’infimo»9). Se ne possono scorgere ac- go con la Terra («All’apparir del vero | centi nei versi di Madre cometa: i nostri passi si fecero | più lenti | e le al- tre mete si dileguarono»13); del tutto Spesso ritorni madre vano inseguire consolazioni o spettri di bianconera chiomata esse in queste pagine. Maria De Lorenzo solitaria cometa Come in ogni poesia pensante, dove si in strette bende vuole la faticosa – ma necessaria – con- Maria De Lorenzo è nata a Roma in una famiglia numerosa d’origine avvolta e castigata. […] vivenza di realtà, cuore, ragione e intel- napoletana. Ha frequentato scuole di- Strane virtù sulla tua scia trascini letto, sarà sempre la nuda percezione del verse, professionali e liceali, fino alla e d’improvviso come per gioco nulla, di un irsuto orrore, ad avere la laurea, nel ’53, in letteratura italiana tramutata in girandola riappari meglio. Ma a starli a sentire bene, questi con Natalino Sapegno e una tesi su e volteggiar ti vedo versi di Madre Cometa che s’appuntano Italo Svevo. Si è sposata nel ’52 e ha gigantesca pupattola sul brillìo di un anello, sul rossore in- continuato a vivere a Roma, dove ha nel nostro mondo in fuga quietante di un melograno (e che fanno lavorato nelle redazioni di varie riviste con le mani sui fianchi pure il verso all’«Homo sapiens sapiens culturali, poi all’Enciclopedia univer- e il piglio al riso sapiens | trasformabile | intercambiabile | sale dell’arte e al Dizionario d’archi- La grande sceneggiata smontabile | trapiantabile»14) riescono a tettura. Per alcuni anni ha tradotto la tarantella cosmica propini lanciare potenti avvertimenti, oblique dal russo opere di narrativa, e per Ei- a noi figli allibiti.10 proposte di grazia e leggerezza da op- naudi, nel ’63, La mia vita nell’arte di porre al disastro del mondo. Stanislavskij. La sua prima raccolta Una poesia dello spaesamento, quel- «Molto dolore ho sofferto | scam- di poesie, In bilico, fu pubblicata dal- la della De Lorenzo, e che dallo spaesa- biandolo per vita», scrive la De Loren- l’editore Carucci nel 1974 per inizia- mento sa trarre l’immagine della resi- zo in uno dei Congedi. Inevitabile, in chi tiva e con l’introduzione di Angelo stenza, del «Residuo Amore» che si con- legge, il riconoscimento. E il desiderio di Maria Ripellino. A distanza sono ap- torce invano dentro un mondo in rovi- una immediata, autentica, autogestita parse le altre raccolte, ancora solleci- na. La sconfitta non sospende l’impie- liberazione. ■ tate da amici e estimatori. Nel 1980 tosa autoanalisi («Io non so dove met- nelle edizioni di Carte segrete il poe- termi | non so dove stare al mio posto») metto Ofelia e altri nomi, con disegni né la generosa domanda su un futuro di NOTE originali di Giacomo Porzano e post- fazione di Dario Puccini, poi Diario fatto non garantito, essendo verosimil- 1 M. De Lorenzo, Reliquiario d’amore, d’Utopia, con un saggio introduttivo mente aperta la terra, con i suoi uomi- Scheiwiller, Milano 2002, pp. 18, 16, 17. di Marzio Pieri (Empiria, 1999; pre- ni e i suoi grattacieli, alla prospettiva 2 Ivi, p. 20. della deflagrazione: «Come vivere allo- 3 M. De Lorenzo, Madre cometa, Polistampa, mio Minturnae 2001); nel 2002, pres- ra? e poi come morire? | Che penserà di Firenze 2005, p. 77. so Scheiwiller, Reliquario d’amore, con 4 Ivi, p. 87. prefazione di Luciana Stegagno Pic- me l’ominide futuro? A me hanno inse- 5 F. Ferrucci, Un altro cuore, in M. De Loren- chio. In tiratura limitata sono usciti gnato le carezze | Ma forse lui non le zo, Madre cometa, cit., pp. 8 e 11. quattordici Madrigali d’Utopia (1996) sopporterà»11. 6 M. De Lorenzo, Madre cometa, cit., p. 30 7 a cura di Miriam Bellucci Tassi con Sono versi che non pretendono d’in- Ivi, p. 48. 8 F. Ferrucci, Un altro cuore, cit., p. 7. una nota di Pietro Carriglio e Gliom- segnare; piuttosto interrogano e sugge- 9 G. Pulce, Maria De Lorenzo, cosmicomica mero, con quindici acquarelli di Nino riscono, invocano e descrivono. E la con Campanella, in «Alias», n. 6, 11 febbraio Tricarico. Madre cometa raccoglie voce della De Lorenzo non è solo fem- 2006, p. 20. componimenti di più recente datazio- minile né solo androgina: già la Pulce 10 M. De Lorenzo, Madre cometa, cit., p. 28. 11 Ivi, p. 55. ne e ribadiscono la durata di un’espe- ha parlato nella sua recensione del ci- 12 Ivi, pp. 51-59. rienza radicata in motivazioni espres- nerino di copertina, La passeggiata 13 Ivi, p. 57. sive profonde, di vita e letteratura. (1917-1918) di Chagall. Una scelta 14 Ivi, p. 58.

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Confusi allarmi di terrore nell’ultimo romanzo di Ian McEwan UN SABATO IN CASA PEROWNE di Valerio Viviani

iscreto giocatore di squash e neu- il quindici di febbraio del 2003, giorno in rochirurgo di professione, Henry cui si svolse la grande manifestazione di DPerowne, il protagonista dell’ulti- massa contro l’incombente minaccia del- mo romanzo di Ian McEwan, Sabato la guerra all’Iraq che fa da sfondo alle vi- (pubblicato in Italia da Einaudi), è con- cende del romanzo. Henry, che la matti- vinto che la vita, come lo sport, sia rego- na ha fatto l’amore con la moglie e che è lata da leggi chiare e limiti precisi – o in attesa di festeggiare con una cena che dentro o fuori, punto vinto o punto per- preparerà lui stesso il ritorno della figlia so… – e che la mente umana a tali regole da Parigi, esce di casa per dirigersi al cir- si conformi: «Un uomo che cerchi di alle- colo per disputare la solita partita di viare la sofferenza di menti difettose ri- squash. La manifestazione già in pieno parando cervelli è condannato a portare svolgimento lo costringe a fare una de- rispetto al mondo della materia, ai suoi li- viazione dalla strada maestra chiusa al miti» (p. 73)1. Nella sua visione del mon- traffico e ad addentrarsi in un vicolo do non sembra esserci spazio per l’imper- stretto e solitario dove la sua bella mac- scrutabile: tutto può o potrà essere spie- china urta una vettura che proviene in gabile in base a leggi precise e ogni de- Lo scrittore Ian McEwan. Nato a Adelrshot (Inghil- senso opposto. Sfortuna vuole che al vo- terra) nel 1948, ha esordito nel 1975 con una rac- viazione dalla ricerca del vero «rappre- colta di racconti: Primo amore, ultimi riti (First lante dell’altro veicolo si trovi una sorta di senta il ripiego di un’immaginazione ina- love, Past rites). bullo dai tratti scimmieschi, il quale, aiz- deguata, un’omissione del proprio dovere, zato e coadiuvato da due amici altrettan- una fuga puerile dalle difficoltà […], dal- po, i lindi muri bianchi e le righe rosse, le to poco raccomandabili, nella lite che ne l’onerosa ricostruzione del plausibile» regole indiscutibili del combattimento tra consegue minaccia fisicamente uno (p. 74). Non c’è niente da fare, «Henry è gladiatori, e il punteggio» (p. 65). Henry che avrebbe sicuramente la peggio un realista, senza scampo» (p. 176). Il mondo di Henry è questo, un mon- se non fosse un esperto in materia di cer- È tale concezione della realtà che lo ha do abitudinario chiuso da pareti o da vello. Baxter, questo è il nome del teppi- reso un uomo sicuro, capace di trasmet- confini rassicuranti: quelli della sala ope- sta, soffre infatti di un raro morbo dege- tere sicurezza sia ai propri pazienti («è ri- ratoria in cui si sente «un dio, un angelo» nerativo incurabile prontamente indivi- nomato per la sua rapidità, per l’alta per- (p. 28), quelli del campo di squash, quel- duato dal bravo medico che, diagnosti- centuale di successi e per la sua agenda: li dell’ampia casa in cui abita, che si af- candolo all’involontario paziente, riesce a più di trecento casi all’anno», in p. 29) sia faccia su una piazza londinese «perfetta» ingannarlo per un momento col miraggio ai componenti del proprio nucleo fami- per proporzioni e simmetria progettata di una cura e sfuggire così al sicuro pe- liare, i quali, dal canto loro, lo contrac- da Robert Adam («un sogno settecentesco staggio. cambiano rendendolo fermo nelle pro- avvolto nel caldo abbraccio della moder- Sulle prime l’episodio parrebbe non prie convinzioni e felice della propria rou- nità», in p. 9), quelli della sua cerchia avere ripercussioni sulla giornata: Baxter tine esistenziale. Osserviamolo in un gior- familiare composta da una moglie anco- sembra solo una parentesi spiacevole di no di relax: «Sono questi i piccoli piaceri ra desiderabile, Rosalind, affermato av- un sabato normale. La partita di squash della partenza di un sabato: la promessa vocato, e da due figli grandi promettenti e la visita settimanale alla madre ricove- di un caffè, e il logoro completo di squa- nei rispettivi campi, Theo, brillante mu- rata in una casa di riposo avranno luogo; sh. […] I calzoncini azzurri sono stinti da sicista blues, e Daisy, poetessa di talento. la cena per celebrare il ritorno della figlia chiazze di sudore che anche lavandole Insomma Henry Perowne è un uomo di sarà preparata; ci sarà perfino spazio per non se ne vanno. Su una T-shirt grigia, quarantotto anni, ricco, affermato, ama- una puntatina al locale dove Theo e la Henry infila un vecchio maglione di ca- to, ancora sportivo, con una famiglia in- sua band stanno provando. Quando però shmere pieno di buchi di tarme sul petto. vidiabile2: non c’è da meravigliarsi se tut- l’intera famiglia, compreso il suocero Sopra i pantaloncini, i calzoni di una to quel che più desidera non è altro che giunto dal sud della Francia dove risiede, tuta, legati a vita con uno spago. Le cal- «reciproco possesso e ripetizione» (p. 46). si sarà infine riunita, Baxter ricomparirà ze bianche di spugna ruvida hanno qual- Come in altre opere dello stesso all’improvviso con un complice. I Perow- cosa di infantile nelle due strisce gialle e McEwan3, anche questo idillio esisten- ne vengono tenuti in ostaggio e Daisy ri- rosa sul bordo. Srotolarle produce un fa- ziale verrà però sconvolto, proprio in uno schia di essere stuprata, non fosse per il miliare aroma di bucato. Le scarpe da di quei sabati in cui Henry ama crogio- fatto che l’attenzione del delinquente, squash hanno un odore acre, un misto di larsi nelle rassicuranti abitudini. Si trat- dopo averla costretta a denudarsi, viene animale e sintetico che gli ricorda il cam- ta di un sabato con una data ben precisa, colpita dalle bozze del libro delle sue liri-

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che che giace sul divano. Manifestando trettanto ingenti e fomenterà altri atti ter- un cambiamento di umore tipico della roristici. sua malattia, Baxter costringe la ragazza Tuttavia, lo abbiamo già visto, le si- a declamare una poesia. curezze di Henry saranno costrette di lì a È a questo punto che accade una sor- poco a vacillare: la componente inquie- ta di miracolo: nonostante l’umiliazione e tante e irrazionale dell’esistenza si insi- la paura, Daisy eseguirà l’ordine – anche nuerà attraverso quella finestra posta, se non reciterà una delle proprie poesie, com’è spesso in letteratura, a metaforico bensì, su suggerimento del nonno, la ce- e labile confine fra interiorità del perso- lebre Dover Beach di Matthew Arnold naggio e mondo esterno. Baxter non en- che conosce a memoria – e la bellezza trerà da lì – lo farà dalla porta principa- dei versi riuscirà a intenerire il teppista, le tenendo Rosalind sotto minaccia. Con tanto che si lascerà di lì a poco facilmen- lui però penetreranno nella casa di te sopraffare. Henry il dolore (è incurabilmente mala- La vicenda drammatica di questo sa- to), l’irrazionalità (agisce sotto improv- bato particolare in casa Perowne si risol- visi scatti di umore), la brutalità (anche verà dunque per il meglio, ma lascerà in nell’aspetto ha tratti animaleschi). Il tep- Henry una profonda inquietudine dovu- pista è per di più infuriato per esser sta- ta alla consapevolezza del fatto che il to umiliato dal medico che non ha esita- mondo esterno e irrazionale rappresenta- to a mostrare tutta la propria competen- to da Baxter ha fatto irruzione fra le pa- za e superiorità culturale per ingannarlo reti fin lì protette della sua vita4. e fuggire. Per la verità, a ben guardare, c’erano La cosa curiosa è che questa irrazio- già stati quella stessa mattina presto dei nalità violenta e minacciosa viene placa- segni premonitori in questo senso5: segni ta non dalla ragione cui Henry ha sempre che uno meno razionale di lui avrebbe La copertina di Cani neri (Black dogs, 1992), fatto ricorso per risolvere le situazioni nono titolo di Ian McEwans nel catalogo Einaudi. anche potuto decifrare meglio. difficili, ma da una componente dell’esi- Prima del sorgere dello stesso giorno stenza che egli ha sempre reputato al- Henry si era infatti inspiegabilmente sve- era rivelato innocuo (un drammatico at- trettanto irrazionale: l’arte, la poesia. gliato e, dalla finestra, aveva assistito alla terraggio di fortuna di un cargo russo e La figlia ha sempre cercato di edu- discesa di un aereo in fiamme nel cielo di niente più), ma sulle prime la meteorica carlo alla letteratura, ma lui, a dispetto Londra che avrebbe anche potuto preci- presenza aveva risvegliato paure terrori- della buona volontà, non è mai riuscito pitare sulla città. Per fortuna l’episodio si stiche tali da lasciarlo in quello stato di a trovare interesse nei romanzi o in ciò strisciante inquietudine post undici set- tembre dato dalla percezione che l’esi- stenza ben regolata e sicura di molti oc- cidentali come lui è stata violata e sarà sempre violabile. Le notizie rassicuranti sull’atterrag- gio avevano poi spinto Henry a procede- re nelle mansioni del suo sabato canoni- co: lo squash e tutto il resto. Neanche l’imponente manifestazione che aveva in- contrato sulla via del circolo lo aveva spinto a modificare i suoi piani. Forse se non avesse conosciuto e operato un pro- fessore iracheno torturato in patria avreb- be anche potuto solidarizzare con i ma- nifestanti, ma, avendo visto coi propri occhi le atroci ferite inferte all’uomo da- gli aguzzini del regime, era rimasto fermo nella convinzione che era prioritario ro- vesciare Saddam per importare successi- vamente in quel paese le regole della de- mocrazia occidentale e salvare così una gran quantità di vite umane; non impor- ta se questa forzata importazione, come La copertina della edizione italiana (Einaudi, gli ricorderà la figlia al momento del suo La copertina della edizione in lingua inglese di 2005) del nuovo romanzo di Ian McEwan, Sabato. ritorno a casa, sarà causa di perdite al- Saturday (Random House, 2005).

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che chiama con una punta di disprezzo Eppure saranno i versi di Arnold, salto del terrorismo alle certezze dell’Oc- «fiabe sofisticate» per gente adulta; fi- come abbiamo visto, a salvare la famiglia cidente. Allo stesso modo in cui l’emargi- gurarsi poi per i vaneggiamenti dei poe- Perowne. Razionalmente Henry non sa nato, il sofferente, il derelitto Baxter mi- ti o dei cosiddetti realisti magici – e qui spiegarsi il motivo per il quale un uomo naccia la felicità e le certezze di Henry, McEwan gioca ironicamente con se stes- brutale come Baxter sia colpito dalla bel- tanti altri emarginati, sofferenti e derelit- so facendo esplicito riferimento a Bam- lezza della lirica. Sta di fatto però che ti minacciano ormai da tempo il benesse- bini nel tempo: «Che cosa si erano mes- «la potenza delle emozioni» è riuscita a re e i valori del mondo occidentale, allor- cancellare nel teppista «il ricordo» della propria violenza (p. 233). Esiste un mondo emozionale che neanche un grande esperto in materia di cervello come il nostro neurochirurgo – uno che ne ha visti e sezionati tanti – può comprendere appieno. Lui che pen- sava (p. 74), non per «un articolo di fede» ma avendolo «constatato giorno dopo giorno», che «la mente è ciò che il cervello, mera materia, può eseguire» e che pertanto si dovrebbe cercare di spie- garne i meccanismi o alleviarne le soffe- renze attraverso metodi «reali», non «ma- gici» come quelli delle letture suggerite dalla figlia («ripiego di un’immaginazio- ne inadeguata» o «fuga puerile» dal vero), è ora costretto a constatare che esiste un’altra dimensione che supera il li- mite del dominio del razionale. «Quella della neurochirurgia è stata» Margaret Thatcher, primo ministro britannico dal per Henry una «scelta professionale sem- 1979 al 1992. Quando uscì Bambini nel tempo plice e rassicurante» (p. 148), ma nel (The child in time, 1987), il romanzo di Ian breve spazio di un sabato – questo saba- McEwans più complesso e intenso, imperniato to determinante in cui è compresso l’in- sui temi della “perdita” e del “desiderio”, Marga- ret Thatcher era al potere da nove anni (l’anno tero romanzo – il celebre medico si ac- seguente un’altra lady avrebbe raggiunto una corge che il mondo della mente è più posizione politica di eccezionale rilievo: Elisa- complesso e inquietante di quel che abbia beth Flach, quarant’anni, sarebbe diventata, mai potuto pensare, e che tentare di av- regnando Elisabetta II, The Worshipful Lord Mayor). Il soggetto del desiderio, nel romanzo di vicinarsi a esso coi soli strumenti della 6 McEwans è un Primo Ministro donna. ragione è riduttivo . Come in Cani neri prima e in Amore fatale poi, McEwan ci propone ancora si in testa di fare certi autori illustri – uo- una volta lo scontro fra due opposte di- mini e donne maturi del ventesimo se- mensioni, quella razionale e quella irra- colo – attribuendo poteri magici ai pro- zionale, quella della ragione e quella del- pri personaggi? Nemmeno una di queste l’emozione. È uno scontro ovviamente di irritanti composizioni Henry è mai riu- ampia portata dal punto di vista non solo scito a leggere fino alla fine. Perdipiù speculativo ma anche storico-sociale. scritte per degli adulti, non per bambi- E infatti l’autore inserisce la vicenda pri- Lady Elisabeth Flach, sindaco di Londra nel 1988. ni. In più di un caso, eroi ed eroine na- vata del proprio protagonista in un con- scevano con le ali o le sviluppavano stra- testo pubblico più vasto dato da un pre- ché l’Occidente moderno è venuto meno da facendo: un simbolo, a sentire Daisy, sente-storico post undici settembre fatto alla realizzazione di quegli ideali propri della loro condizione liminare […]. Ad di paure per possibili guerre e nuovi at- dell’Illuminismo di migliorare l’esisten- altri veniva attribuito un olfatto prodi- tentati (purtroppo poi rivelatisi veri) em- za umana sulla terra, perché, mentre si gioso, altri ancora precipitavano illesi blema del quale è la grande manifesta- godeva quei «deliziosi Valori Vecchio da velivoli ad alta quota. Un visionario zione anti-guerra che non fornisce solo un Stampo», come li chiama il Moses Herzog [ecco McEwan!] vedeva dalla finestra mero sfondo agli eventi. di Saul Bellow significativamente citato di un pub i suoi genitori che, alcune set- Secondo quanto ha acutamente nota- da McEwan nell’epigrafe del romanzo, timane dopo il suo stesso concepimento, to Richard Rorty7, nell’assalto di Baxter non si accorgeva del fatto che il proprio discutevano l’eventualità di abortirlo» alle convinzioni di Henry si può leggere, benessere implicava lo sfruttamento e la (p. 73). a mo’ di sineddoche, la minaccia dell’as- sofferenza di un intero mondo di poveri.

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Gli occidentali di buon cuore come della propria demenza, ai figli cresciuti e magia, ne è stato trafitto […], ha colto Henry Perowne, per i quali questa mi- sul punto di uscire definitivamente dalla quello che Henry, a dispetto di tutti gli naccia può apparire irrazionale e inspie- sua ala protettiva (Theo negli Stati Uni- sforzi di Daisy per educarlo, non è anco- gabile in base ai canoni del proprio modo ti, Daisy in attesa di un bambino), al ra riuscito a sentire e forse non sentirà di intendere l’esistenza, possono tentare di tempo che passa inesorabile, ai disastri mai. Un certo poeta del diciannovesimo esorcizzarla ignorandola o mantenendosi che potrebbero avvenire nel nuovo seco- secolo – Henry deve tuttora scoprire se all’interno del proprio ambito di valori lo (guerre, attentati terroristici…), ac- Arnold sia un autore illustre o uno sco- chiuso e protetto. «Come doveva essere nosciuto – ha rianimato in lui uno strug- riposante una volta, in tempi remoti, es- gimento che non saprebbe neanche pro- sere facoltosi e credere che una onnisciente vare a definire» (p. 288)8. forza sovrannaturale avesse assegnato a Chissà in base a quali reconditi mec- ciascuno la rispettiva stazione di vita. Sen- canismi l’arte agisce sulla mente; o se po- za neppure comprendere come tale cre- trà fermare i disastri a venire così come denza fosse strumentale al proprio benes- ha fermato l’azione criminale di Baxter. sere» (p. 81): questo pensa il neurochi- Di sicuro però ha già dimostrato, come ci rurgo la mattina di quello che sulle prime ricorda lo stesso McEwan in un’intervista, gli appare come il solito sabato, mentre di saper resistere alle più abominevoli esce di casa per recarsi con la sua mac- forme di terrore (tipo quelle cui avrebbe china di lusso a giocare la solita partita di dovuto suo malgrado assistere l’ignaro squash. Il suo sguardo però si è già posa- medico di un secolo prima)9, forse anche to, al di là di quella finestra liminare fra il perché, per richiamare alla memoria un suo mondo idilliaco e il mondo esterno, su filosofo che amava speculare sugli effetti abissi minacciosi derivati da ingiustizia e del dramma tragico (e questo romanzo sofferenza. E poi Baxter irromperà di lì a assomiglia a un dramma in cinque atti poco con tutta la sua rabbia. che sarebbe piaciuto nella forma a quel fi- Quando le vicende drammatiche del- losofo), la sua magia ha il potere di libe- la giornata saranno passate, il dottor Pe- rare l’animo umano proprio dal senti- rowne tornerà di nuovo la notte dopo a mento del terrore. ■ quella finestra che si affaccia sulla bella piazza neoclassicamente simmetrica e or- NOTE dinata. Ventiquattr’ore prima però aveva ancora la sua abituale percezione del 1 Ogni citazione dal romanzo si riferisce alla mondo e vedeva emblematicamente le versione italiana a cura di Susanna Basso, Einaudi, cose in uno «scenario limpido e sgom- Torino, 2005. 2 Cfr. S. Harrison, Happy Families, “New Sta- bro» (p. 8). Ora invece, vuoi per l’aria tesman”, 24 gennaio 2005. meno gelida, vuoi perché molti dubbi si 3 La vacanza in Cortesie per gli ospiti, il nucleo sono insinuati nella sua mente, i contor- familiare di Bambini nel tempo, l’amore fra i due ni delle cose gli appaiono «meno nitidi, protagonisti di Lettera a Berlino, la luna di miele in un po’ più indistinti» (p. 281). Si sfor- Aristotele, part. da La scuola di Atene di Raffaello, Cani neri, il picnic in Amore fatale, le relazioni fa- affresco, 1511, Vaticano, Stanza della Segnatura. miliari in Espiazione, (cfr. M. Lawson, Against the zerà, è vero, di trovare ancora una «fon- Flow, “The Guardian”, 22 gennaio 2005, e P. Kemp, te di rassicurazione» nel ricordo dell’or- Master of the Mind Game, “Sunday Times”, 30 gen- dine «della piazza al meglio di sé», quan- corgendosi infine che, davanti a questo naio 2005). do, all’ora di pranzo di un giorno feriale, «orizzonte indistinto affollato di ipotesi», 4 In un’intervista rilasciata a Peter Fray (The Enduring Talent of Ian McEwan, “The Age”, 29 durante la bella stagione, è affollata di le sue «certezze si sono dissolte in istanze gennaio 2005), McEwan ha affermato che il suo in- «impiegati della zona, provenienti da so- opinabili» (pp. 286-287). Proverà persi- tento primario nella costruzione di Sabato è stato cietà di produzione, […] con i loro pani- no a immaginarsi nei panni di un medi- quello di concepire un uomo soddisfatto della pro- ni e le insalate già pronte», che «ciondo- co affacciato alla stessa ora alla stessa fi- pria esistenza sia familiare sia professionale e vede- lano sui prati in gruppetti pacifici, […] nestra esattamente un secolo prima al- re l’impatto che il mondo esterno nella sua dram- maticità ha su di lui. gente sicura, allegra, libera, in forma, l’alba di un’era trascorsa in guerre e inim- 5 Cfr. S. Harrison, Happy Families, cit., R. Scurr, grazie al buon esercizio fisico, perfetta- maginabili (allora) atrocità. Happiness on a Knife-edge, “Times”, 29 gennaio mente a proprio agio nella metropoli» (p. C’è solo una cosa che forse lo consola, 2005, P. Kemp, Master of the Mind Game, cit., 281). Non potrà però fare a meno di ri- una cosa che ha a che fare con quella T. Adair, Anyone for Menace?, “Scotsman”, 5 feb- braio 2005. cordare anche Baxter, «quell’irredimibile specie di potere magico che ha avuto 6 Cfr. T. Adams, When Saturday Comes, “The nodo di sofferenza», e questo pensiero lo modo di sperimentare poco prima: «Re- Observer”, 30 gennaio 2005. renderà irrimediabilmente e significati- citando una poesia, Daisy ha incantato 7 Pensare in piccolo, che miseria, “Reset”, vol. vamente «malfermo» (p. 282), ovvero un uomo. Forse avrebbe funzionato una 93, gennaio-febbraio 2006, pp. 59-62. insicuro riguardo alle proprie certezze e a cosa qualunque, per azionare l’interrut- 8 Cfr. C. Deveney, First Loves, Last Writes, “Scotsman on Sunday”, 30 gennaio 2005). quelle della stessa umanità, tanto che tore di un cambiamento di stato d’animo. 9 Cfr. J. Brown, Conversation: McEwan, “News penserà alla madre prigioniera da tempo Sta di fatto che Baxter ha ceduto alla Hour”, 13 aprile 2005.

Caffè Michelangiolo 47 Vetrina

Esce il terzo romanzo della scozzese Ali Smith, una “storia in movimento” ispirata a Teorema di Pasolini L’AMORE AI TEMPI DI TONY BLAIR di Sonia Maria Melchiorre

li Smith, scrittrice scozzese poco Il romanzo è narrato, soprattutto nel- più che quarantenne, affianca ad la primissima parte, con una tecnica ine- Aun innato talento di narratrice una quivocabilmente cinematografica-tecni- solida formazione letteraria acquisita ca riprodotta nel testo attraverso una si- presso alcune delle più importanti uni- stematica elisione delle punteggiatura e versità britanniche: Cambridge, Edin- un continuo cambio di registro che tra- burgo e Norwich – un percorso formativo scina le immagini dinanzi ai nostri occhi effettuato anche da altre scrittrici della fissandole sulla pagina che stiamo leg- sua generazione quali Tracy Chevalier, gendo. «Mia madre mi cominciò una sera Zadie Smith e Sarah Waters per citare del 1968 su un tavolo del bar dell’unico alcune delle più note al pubblico italiano. cinema della cittadina», ci dice la voce L’opera di Ali Smith si inserisce nella narrante che introduce il romanzo. tradizione letteraria del suo paese di ori- Il 1968 è l’anno in cui Pier Paolo Pa- gine, la Scozia appunto, che riconosce in solini presentò al pubblico il suo Teore- Janice Galloway (The Trick Is To Keep ma, un film che qualche anno più tardi fu Breathing, 1989) “the mother of us all”, pubblicato anche in forma di romanzo. la capostipite di una nuova tradizione Voci fuori campo si ispira all’opera dello tutta al femminile alla quale apparten- scrittore italiano e ad essa continuamen- gono, tra le altre, Liz Lochhead, A.L. te rimanda. Kennedy e Jackie Kay. «Bisogna cercare di inventare nuove La versatilità artistica di Ali Smith ri- tecniche, che siano irriconoscibili, che sulta particolarmente evidente nel suo ul- non assomiglino a nessuna operazione La copertina dell’edizione italiana dell’ultimo timo romanzo: Voci fuori campo (The Ac- romanzo di Ali Smith, Voci fuori campo, pubbli- precedente», afferma il giovane protago- cidental, 2005), nel quale confluiscono cato da Feltrinelli nel 2005. nista di Teorema. Ali Smith segue il suo secondo quella che è l’ormai consolidata consiglio e pone in essere un’operazione prassi polifonica tipica della fiction post- ogni tempo che ripercorre le tappe prin- inconsueta: la trasmodalizzazione di modernista, tutte le anime dell’autrice cipali della storia delle immagini in mo- un’opera parte in genere dal testo scritto che ha scritto anche drammi, poesia, e vimento, dalle origini fino al ventunesimo per diventare solo successivamente un critica letteraria – degna di particolare secolo. «Sono nata quasi un secolo dopo film, in questo caso il procedimento vie- nota è l’introduzione alle opere di J.M. la nascita di quel signore francese il cui ne realizzato in modo inverso. La scrit- Synge. cognome significa Luce, e che quando ha trice trasporta tutto il non detto della pel- Voci fuori campo viene pubblicato die- più o meno trent’anni, verso la fine del licola, nella quale sono proferite un mi- ci anni dopo Free Love (1995), esordio 1894, sta passando una nottataccia, non gliaio di parole in tutto, nel suo ultimo ro- editoriale dell’autrice: si tratta di una rac- riesce a dormire, si sente poco bene, si manzo dimostrando di saper gestire la colta di racconti purtroppo non ancora mette a sedere nel letto, poi si alza, va in ridondanza linguistica del testo scritto tradotta in italiano, con la quale Ali giro per casa e – eureka! Ma certo! Il con funambolica destrezza. Smith si impose all’attenzione del pub- meccanismo della pressione intermitten- Continuo, nell’opera di Ali Smith, è il blico e della critica internazionali. Alla te. Come quello delle macchine da cucire, dialogo che si instaura tra una cultura casa editrice italiana Minimum Fax va per far muovere la stoffa.» che potremmo definire “alta” e quella comunque attribuito il merito di aver fat- Ali Smith ha pensato e diretto il suo “popolare”. Tale relazione è particolar- to conoscere questa originalissima scrit- ultimo romanzo con la maestria di una mente evidente in Voci fuori campo un ro- trice in Italia attraverso la pubblicazione regista dietro la sua cinepresa. «[I]l cine- manzo nel quale alla cultura cinemato- di due suoi libri: Hotel World (2001; ma è una forma d’arte fortemente sotto- grafica hollywoodiana viene affiancata 2004) e Altre Storie e Altre Storie (Other valutata e […] Quarto Potere è proba- quella della televisione e dei video musi- Stories and Other Stories, 1999; 2005). bilmente il film più bello della storia del cali – questi ultimi rappresentarono negli Terzo romanzo in ordine di tempo, cinema per le sue riprese geniali, le in- anni Ottanta una vera rivoluzione che si dopo Like (1997) e Hotel World (2001), quadrature da diversi punti di vista (an- esplicitava nella mescolanza di registri Voci fuori campo (pubblicato in Italia da che se il suo film preferito in assoluto in apparentemente inconciliabili. Ali Smith Feltrinelli) è un omaggio al cinema di realtà è Bladerunner, the director’s cut).» allude a questa rivoluzione culturale

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– sono gli anni di Band Aid e Live Aid – «Anno di morte 2003. […] che intrattiene con le sue studentesse un raccontandoci un video di successo, Take È così dappertutto, è un problema modo per esorcizzare la paura della mor- on Me del gruppo pop norvegese A-Ha. serio, i telegiornali fanno vedere gli ani- te: «Non era il caso, ha ha, disse incar- «Su un altro canale stanno mandando mali tutti pelle e ossa e i bambini rico- tando il preservativo usato in un foglio un video degli anni ottanta. Si può guar- verati in ospedale e la gente nei vari A4 preso da una pila di vecchie fotocopie dare tranquillamente perché non ci sono posti del mondo che urla perché c’è sta- di una lezione su Yeats. Oh l’amore è in giro quei due cretini che fanno i soliti to un kamikaze che si è fatto esplodere una cosa contorta, c’era scritto a metà discorsi patetici sui bei vecchi tempi o i soldati americani che vengono ucci- del foglio.» quando la musica leggera aveva anche si ecc. ma è difficile pensare a queste Astrid e Magnus, i figli di Eve, sono un messaggio politico o che si mettono a due adolescenti confusi e infelici: la pri- ballare come dei cretini. Comincia questo ma osserva il mondo attraverso l’obiet- video in cui c’è una ragazza seduta in un tivo di una telecamera che porta sempre bar che beve un caffè e legge un fumetto con sé; il secondo, in preda ad una crisi e poi il fumetto diventa reale e lei entra a depressiva, interpreta la realtà con l’au- far parte della storia.» silio di teoremi e formule matematiche. La cultura popolare, in tutte le sue La ricerca di un partner, di un qual- manifestazioni, è sempre al centro del- che ordine apparente, in una realtà ri- l’opera di Ali Smith e i personaggi che ad dotta a un cumulo di macerie fumanti essa appartengono diventano sovente del- comincia per la famiglia Smart soltanto le presenze domestiche che interagiscono dopo la comparsa in scena di una scono- con i protagonisti del romanzo. Può acca- sciuta durante una vacanza estiva nel dere quindi che le vicende di Una famiglia Norfolk. Ambra, questo il nome dell’in- americana si leghino indissolubilmente a trusa, irrompe nelle vite dei membri del- quelle de La casa nella prateria e a quel- la famiglia trascinandole fuori dalla pa- le della famiglia Smart protagonista di ralisi che le attanaglia. Voci fuori campo. «Cioè come si vedeva «A volte non serviva proprio un estra- nei telefilm americani, come i protagoni- neo per far capire ai membri di una fa- sti in Una Famiglia Americana che ave- miglia che erano appunto una famiglia?» vano una segheria in cortile e tutte le figlie si chiede la voce narrante. si sposavano e tutti i maschi lavoravano in «Ma allora, se non era una studentes- segheria o andavano in guerra e poi tor- sa di Michael, a questo punto chi era navano sani e salvi, e il figlio maggiore da quella ragazza?». La copertina dell’edizione inglese dell’ultimo roman- grande diventava la voce fuori campo del zo di Ali Smith, The Accidental (Voci fuori campo), Ambra è una yuppie di successo degli telefilm e raccontava le loro vicende in finalista del Man Booker Prize 2005. anni ottanta che in seguito ad un inci- quel di Walton’s Mountain […].» dente automobilistico, da lei causato e Le storie di Ali Smith non sono mai nel quale una bambina resta uccisa, alie- chiuse, finite, ma assomigliano piuttosto cose come problemi che ci toccano da na tutto ciò che possiede acquista un’au- a delle spirali poste una di seguito all’al- vicino […].» tomobile e ne fa la sua casa. È lei il per- tra. Le tre sezioni di cui Voci fuori campo Ciascuno dei protagonisti di Voci fuo- sonaggio più interessante del romanzo e si compone – “L’inizio”, “Nel Mezzo” e ri campo si rifugia allora in un mondo assomiglia molto ad Amy, una delle pro- “La Fine” – conferiscono alla narrazione proprio, avulso dalla realtà che lo cir- tagoniste della vicenda narrata in Like una solo apparente linearità che invece conda della quale tenta invano di deci- primo brillante romanzo di Ali Smith. viene puntualmente disattesa. Nel ro- frare i segni. «L’ambra era un fissativo esotico. manzo le voci dei quattro protagonisti, Eve, la madre – il cui nome, polisemi- L’ambra preservava le cose che tendeva- che appartengono alla medesima fami- co in inglese, significa anche “vigilia” e ri- no a corrompersi nel tempo. L’ambra fa- glia, si intersecano e sovrappongono con- manda quindi all’attesa di un qualche ceva sì che le cose morte potessero vive- tinuamente. Ciascuno di essi si esprimerà particolare evento che sta per realizzarsi re per sempre. L’ambra dava a qualsiasi attraverso un registro che gli è proprio – è divorziata da Adam l’uomo dal qua- cosa la possibilità di avere un passato. rendendolo riconoscibile in ogni sezione le ha avuto due figli ed è una scrittrice di L’ambra si poteva portare addosso come del libro. Fa da sfondo all’intera vicenda biografie di «persone che sono morte nel amulteto. Gli zingari usavano l’ambra la guerra in Iraq – l’intervento britanni- secolo scorso». «Eve era una casa e un come sfera di cristallo. I pescatori sfida- co è aspramente criticato dalla scrittrice – giardino, una famiglia solida e aveva di- vano gli oceani armati solo di una rete con tutto il suo carico di dolore e di uma- mostrato di essere anche una bravissima per pescare l’ambra.» na miseria. La violenza del conflitto entra scrittrice che stava ottenendo un certo Voci fuori campo, finalista del Man di prepotenza nella vita degli esseri uma- successo, nel suo piccolo, e guadagnava i Booker Prize 2005, è il romanzo più com- ni, attraverso le immagini trasmesse dai suoi soldini nonostante tutto.» plesso e ambizioso di Ali Smith, un libro media, sconvolgendo l’esistenza anche di Michael, il suo compagno, è un pro- che non è “un segno riuscito per caso” ma coloro che non sembrano direttamente fessore universitario che ama i grandi il prodotto del lavoro di un’artista anco- interessati. poeti e che vede nelle relazioni sessuali ra alla ricerca della sua visione. ■

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Un artista “internazionale” che coniuga l’antico con il moderno. Il “magnifico et visibile principio” di Santa Maria del Fiore. Un percorso consequenziale: Nicola Pisano, Arnolfo e Giotto ARNOLFO “CAPUTMAGISTER” E L’ANTICO di Piero Pacini

chiusura delle celebrazioni di degli artigiani e dei commercianti si Arnolfo di Cambio – che è stato contrappone quella dei proprietari ter- Aoggetto di vari convegni e mo- rieri; al Papato, che mira ad estendere stre documentarie a Roma, a Perugia- la sua influenza sull’intera Europa, si Orvieto e a San Giovanni Valdarno tra oppone l’Impero Germanico deciso ad il 2000 e il 2006 –, Firenze si è prodi- affrancarsi dall’ingerenza della Chie- gata per restituire a questa singolare sa. Per le vicissitudine della vita, ma figura di architetto, scultore ed urba- anche per le precise mire di chi detiene nista quel primato sulle arti di cui egli il potere e regola le sorti della gente, godette in un cinquantennio di intensa Arnolfo si trova ad operare a Siena, a attività svolta tra Roma, l’Umbria e la fianco di Nicola Pisano, poi a Roma Toscana. Una folta équipe di sponsor negli anni in cui Carlo d’Angiò, re di – tra cui, determinante, il Gruppo Ban- Sicilia, è “senatore” di questa città; si ca CR di Firenze – ha fornito i mezzi sposta quindi a Perugia, ad Orvieto ed per la realizzazione di questa mostra ancora a Roma dove progetta gli arre- coraggiosa e dispendiosa. Il ponderoso di scultorei delle grandi basiliche; infi- catalogo della mostra, realizzato in ne approda a Firenze (1296) dove met- tempi brevi e con la consueta cura da te al servizio delle comunità religiose e Polistampa, ripropone, con saggi pun- della cittadinanza la sua riprovata tuali e anche con stimolanti ipotesi cri- esperienza. La copertina del catalogo pubblicato da Pagliai tiche riversate nelle schede, la figura di Polistampa Arnolfo. Alle origini del Rinascimento Il catalogo della mostra fiorentina questo sommo artista famoso ai suoi Fiorentino, a cura di Enrica Neri Lusanna con – che costituisce un importante stru- tempi – al punto da godere dell’esen- saggi introduttivi di G. Capecchi, G. Kreytenberg, mento di studio, non un vademecum zione dalle tasse – e successivamente J. Gardner, E. Neri Lusanna, A. Paolucci, A. Pero- per i visitatori dell’esposizione – è strut- perseguitato da una inspiegabile dam- ni, F. Sznura e T. Verdon. La mostra, a Firenze, al turato in 5 sezioni e in un’appendice Museo dell’Opera di Santa Maria del Fiore, dal 21 natio memoriae che ha ritardato la dicembre 2005 al 21 aprile 2006. La raffigurazio- documentaria che ripercorrono la com- chiarificazione di alcuni importanti ne in coperta è un particolare de L’Annunciazio- plessa attività dell’artista ponendo sul nodi culturali. Nel corso del xx secolo ne, Londra, Victoria and Albert Museum. tappeto le discussioni emerse nelle ma- Arnolfo ha gradatamente riconquista- nifestazioni collaterali, ma prende in to il ruolo che gli compete tanto da in- La concretezza plastica ed il vigore esame soprattutto gli interventi sculto- carnare, agli occhi degli addetti ai la- morale degli artisti ricordati hanno ra- rei ed architettonici degli ultimi anni, vori, la figura dell’artista internazio- dici lontane, si dipartono in effetti da favoriti dalla generale ripresa econo- nale che riesce a far convivere e a co- un substrato culturale nutrito di fede e mica e da un diffuso fervore creativo. niugare in termini personali le molte di concetti trascesi, ma sono anche vi- L’ultimo periodo di attività di Ar- istanze della cultura del tempo. vificati da una critica esplorazione de- nolfo coincide, in effetti, con l’istituzio- Il catalogo – curato da Enrica Neri gli aspetti figurativi più alti del passa- ne e la crescita delle Corporazioni – ge- Lusanna e corredato da saggi di altri to, come dalla precisa volontà di co- rarchicamente suddivise in Arti Mag- specialisti della materia – presenta an- gliere la forma più idonea ad esprime- giori, Medie e Minori – e con la fioritu- che un sottotitolo alquanto intrigante re con immediatezza, senza finzioni e ra degli Studia degli Ordini Mendican- (Alle origini del Rinascimento fiorenti- compiacimenti figurativi di sorta, la ti più accreditati (francescani, domeni- no) che, lungi dall’apparire antistorico, maestà e la dignità della figura umana. cani ed agostiniani) che, promovendo prospetta già di per sé la sostanza del- Arnolfo (Colle di Val d’Elsa, 1240 c. - un’intensa vita spirituale e culturale, l’opera di Arnolfo, le conquiste più alte Firenze, 1302/10) si affaccia alla ri- alimentano le menti più alte del tempo e quelle intuizioni che, riprese con rin- balta dell’arte in un’epoca in cui il feu- (un solo esempio: Dante frequenta sia novata audacia ed in temperie più fa- dalesimo volge al tramonto e le profon- lo studium francescano che quello do- vorevoli, hanno appoggiato la rivolu- de trasformazioni economiche e socia- menicano). zione pittorica di Giotto e, ad un seco- li impongono una nuova organizzazio- In questo periodo – nonostante i fre- lo di distanza, quella di Masaccio. ne civica; in questi anni alle categorie quenti tumulti delle fazioni, i conflitti

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con le città vicine e i ricorrenti spettri adeguata alle esigenze della città, e che le o come elementi decorativi di giardi- della carestia e delle epidemie – Firenze deve sorpassare in bellezza quella co- ni e, quel che è peggio, dispersi ai quat- vive un periodo di intensa ripresa cultu- struita con ingente spesa e grande or- tro venti e venduti, nei secoli successi- rale e commerciale, al punto che lo stes- goglio civico dagli odiati senesi. Ad as- vi, a collezionisti e a musei stranieri. Ci so Bonifacio VIII arriva a definire questa solvere queste imprese è chiamato Ar- si chiede, oggi, come la città di Firenze città “quinto elemento dell’Universo”. nolfo, che è assurto a gran fama per abbia potuto permettere l’esportazio- A questi traguardi di ritrovato benesse- aver realizzato opere mirabili a Roma e ne di capisaldi di fede e di arte come re e di orgoglio civico cooperano – in nella vicina Umbria, opere che sono or- l’Annunciazione del Victoria and Al- aperta sfida alle discordie interne e alle mai sulla bocca di tutti. bert Museum di Londra o la Vergine oscure forze del male – i cittadini più in- A questo architetto si presentano giacente della Dormitio Virginis dello problemi di non facile ambientazione, ma, vista la posta in gioco, il Consiglio dei Cento taglia corto sulle questioni di proprietà votando il graduale espro- prio di vaste aree all’interno ed all’e- sterno della cinta muraria. Appare sempre più probante che fin dal 1296 Arnolfo soprintenda alla costruzione della vasta basilica dei Francescani, e che intorno al 1298 fornisca il piano costruttivo di Palazzo Vecchio; è stato invece accertato che questo architetto fornisce il piano regolatore di San Gio- vanni e Castelfranco nel Valdarno Su- periore, e che progetta edifici di esem- plare misura volumetrica, che costitui- scono anche delle direttrici viarie inte- se a recuperare, con molto anticipo sui tempi, il concetto di urbanistica. Ma in questi anni Arnolfo concentra le sue energie soprattutto nella ricostruzione Arnolfo, Busto di Bonifacio VIII. Roma, Sacre Grot- Arnolfo, Monumento onorario a Carlo d’Angiò. te Vaticane. dell’antica chiesa di Santa Reparata, Roma, Musei Capitolini. da dedicare alla Madre di Dio. Due puntuali e, sotto alcuni aspetti, traprendenti e lungimiranti, legati a pre- innovatori saggi di Enrica Neri Lusan- Staatliche Museum di Berlino o del- cise organizzazioni professionali o poli- na e di Gert Kreytenberg trasportano i l’Angelo stante del Fogg Museum di tico-giuridiche, ma anche uomini della lettori e i visitatori della mostra negli Cambridge; e ci si chiede anche quale statura di Nicola Pisano, Arnolfo, Giot- anni fervidi in cui si avvia “il magnifi- sensibilità storica e quali diritti morali to e Dante: una vera fioritura di geni, co et visibile principio” della cattedra- continuino a permettere che altre im- destinati a segnare uno dei momenti più le; in questa fabbrica, di cui non vedrà portanti reliquie della facciata arnol- alti della civiltà occidentale. il compimento, Arnolfo condensa tutta fiana siano ancora esposte – come di- Nel bel mezzo degli annosi scontri la sua esperienza, riponendo ogni pen- siecta membra – tra il museo dell’Ope- tra Guelfi e Ghibellini e dopo le batta- siero nel rivestimento marmoreo della ra del Duomo, il Museo del Bargello e la glie di Montaperti (1260) e di Colle Val facciata che – anche se interrotto dalla collezione Torrigiani (vedi pp. 208- d’Elsa (1269), i maggiorenti fiorentini sua morte e dai mezzi finanziari e an- 212, 215-221 e nn. 2-1 / 2-21, 3-15 / concentrano tutte le energie per risolle- che se smembrato con assoluta man- 3-17 cat.). Il facile e ricorrente ricorso vare il morale dei cittadini e per im- canza di sensibilità nel 1586 – si pone ai concetti di “storicizzazione” e di porsi alle città vicine: nel 1255 è stata come una delle creazioni più alte degli “usucapione” continua ad autorizzare, avviata la costruzione del palazzo del anni a cavallo tra il Duecento e il Tre- come nei momenti più oscuri del pote- Bargello (ad opera, sembra, del padre cento. re e del pensiero, danni irreparabili nei dello stesso Arnolfo); la città prende ad Gli studi di Neri Lusanna e i grafici confronti delle più alte creazioni dei se- estendersi oltre la vecchia cinta mura- di Silvia Moretti hanno aiutato l’archi- coli d’oro della civiltà. ria e la ripresa edilizia richiede un nuo- tetto Natalini ed il gruppo Guicciardi- La temporanea ricomposizione dei vo assetto urbanistico; gli ordine men- ni & Magni nella ricomposizione di al- resti frammentari della facciata non re- dicanti ribadiscono che le loro chiese cuni elementi scultorei e decorativi del- stituisce, per forza di cose, il geniale sono ormai insufficienti ad accogliere le la facciata, barbaramente smembrati piano decorativo di Arnolfo, ma ne sug- folle dei fedeli. I fiorentini sentono so- nelle temperie ricordate, riutilizzati gerisce gli aspetti salienti dei portali e prattutto il bisogno di porre mano alla come lacerti di nessun valore nel pavi- dei registri più bassi del paramento costruzione di una nuova cattedrale mento marmoreo della nuova cattedra- marmoreo. Questa ricostituzione si è

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basata soprattutto sull’analisi compa- potenziato l’idea del falso –, ci si chie- stiane e riutilizzati per conservare i re- rata di quei disegni e di quegli affreschi de, a questo proposito, se l’utilizzo di sti o le reliquie dei martiri e dei santi che raffigurano l’antica facciata, e co- materie cromaticamente meno invasi- più accetti alla devozione locale. Re- stituisce una riprova non solo della pro- ve – quali il plexiglas, l’alluminio o co- centi indagini storico-archeologiche fessionalità, ma anche dello spirito cri- munque un metallo più vicino all’idea hanno infatti accertato che le sculture tico delle persone coinvolte in questo del marmo – avrebbe favorito la com- classiche non sono state oggetto di col- allestimento. prensione del cromatismo e dell’effet- lezionismo solo nei decenni cruciali del- Il risultato finale è alquanto sugge- to decorativo del paramento lapideo l’Umanesimo, ma che erano presenti stivo e convincente; tuttavia, di fronte di Arnolfo. Ipotesi a parte, è doveroso nelle raccolte di illuminati patrizi e di a queste virtuali presentazioni, ci si riconoscere che le ricomposizioni in facoltosi ecclesiastici già nei secoli pre- questione – anche quelle più condizio- nate dagli spazi espositivi – si diparto- no da una serrata ricognizione critica ed assolvono una importante funzione evocativa. Su queste ricomposizioni, audaci ma di pari passo consapevoli, dovrebbero riflettere quei direttori di musei che, animati da presupposti va- gamente didattici, sono soliti presen- tare frammenti di affreschi e di com- plessi scultorei senza ordine alcuno, come membra sparpagliate di un cor- po già vivo e pulsante. La mostra in questione è stata anche l’occasione per approfondire il tema al- quanto complesso della particolare sin- tassi figurativa di Arnolfo, maturata su esperienze locali e d’oltralpe, ma anche sull’opera dei maestri del passato. Neri Lusanna scrive che nelle creazioni pla- stiche di questo scultore “ fa da filtro l’arte antica, che si riscopre attraverso una rinnovata umanità ed espedienti formali, maturati sulla conoscenza del- l’arte francese duecentesca, anche quel- Arnolfo, Madonna in trono col Bambino. Firenze, Museo dell’Opera del Duomo. la più eletta e di punta”. A sua volta Giotto, Madonna col Bambino e due Angeli. Fi- Gabriella Capecchi concentra la sua at- renze, Museo Diocesano di S. Stefano al Ponte. tenzione sulla statua di Santa Repara- cedenti (non sempre le figure di una ta; ma questa analisi, pur densa di ri- dea o di un erote erano viste come segni chiede se il legno fosse il materiale più ferimenti iconografici più o meno pro- dell’idolatria, ma in certi casi erano ap- adatto per supportare la ricomposizio- banti, mette a fuoco soprattutto gli in- prezzate per l’intrinseca bellezza ed in ne dei frammenti scultorei o decorati- terventi di restauro conservativo ed altri avevano subito l’intervento di abi- vi più o meno accentranti. In effetti, estetico operati in occasione della pro- li scultori per essere riproposte come nei casi in cui le ricostruzioni si avval- lungata esposizione di questa scultura simboli di cristianità). gono di elementi scultorei ben leggi- nel giardino di Boboli. A Pisa e a Siena Giovanni e Nicola bili e di una certa dimensione, la loro L’interesse di Arnolfo per l’arte an- Pisano si ispirazione a sculture classi- presentazione è convincente e lo spet- tica è comunque un dato incontroverti- che per infondere una rinnovata consi- tatore avverte solo fino ad un certo bile, che si diparte dal documentato ti- stenza corporea e il vigore morale nel- punto la presenza dei supporti lignei; rocinio presso Nicola Pisano e dalle le loro creazioni. A Siena Arnolfo ha ma nei casi in cui l’allestimento si av- successive occasioni culturali. Longhi e modo di riflettere a suo agio sui modi vale di elementi architettonici e deco- Panofsky hanno chiaramente sottoli- spaziati e sulla risorgente umanità di rativi di provenienza incerta – data la neato come Giovanni e Nicola Pisano si Nicola: già la Vergine annunciata del loro esecuzione secondo criteri di se- siano avvicinati all’antico con esiti di- pergamo del Duomo coniuga la prezio- rialità – e di lacerti lapidei di piccole stintivi nei folgoranti incontri con i sar- sità dei drappeggi gotici con la sere- dimensioni, l’effetto virtuale della ri- cofagi del Camposanto monumentale nità e la compostezza della scultura composizione risulta alquanto atte- della loro città; ma a questi maestri classica. A Roma e, più tardi, ad Or- nuato dalla presenza invasiva del le- erano sicuramente noti altri analoghi vieto lo scultore ha sotto gli occhi più di gno. Scartando a priori l’idea della ri- marmi istoriati risparmiati dalla furia un esempio della statuaria antica ed costruzione “mimetica” – che avrebbe iconoclastica delle prime comunità cri- ecco che l’imponente Madonna, che

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domina il Monumento funerario del coglie quella linea ininterrotta del- maestri pisani che coniugano le novità cardinale De Braye, aggiorna in dire- l’espressione artistica che, da Nicola del gotico d’oltralpe con i modi classi- zione spirituale il ritratto di una dea Pisano, passa attraverso l’opera di Ar- ci, riaccentrano l’attenzione sulla co- romana con pochi ma funzionali inter- nolfo e di Giotto, e da questi approda municante plasticità e sulla calda uma- venti, quali la cancellazione degli attri- alla rivoluzione figurativa di Masaccio: nità di certa scultura romana. buti pagani, la rimodellazione del vol- linea che viene a giustificare, pertanto, Arnolfo e Giotto pongono ancora le to secondo una più congeniale idea di il sottotitolo della mostra “Alle origini immagini della Madonna sui troni di espressività e l’aggiunta del Bambino del Rinascimento fiorentino” cui ab- derivazione cosmatesca e decretano la benedicente. biamo accennato in apertura. fine della Teothòkos e della Hodegetria Questo recupero dell’evidenza cor- bizantine riproponendo donne non pri- porea e del vigore morale della figura ve di maestà, ma più accessibili in umana valorizza l’effetto monumenta- quanto trasfigurate dal benessere fisico le del Carlo d’Angiò dei Musei Capito- della maternità e da sentimenti tutti lini, anche se la fattura di questa scul- terreni. Ad Orvieto Arnolfo stabilisce tura rimanda ai ritmi spezzati e alle un’equivalenza tra l’opulenza di una semplificazioni plastiche del gotico dea pagana e quella di Maria, mentre a d’oltralpe. Su una più sostenuta linea Firenze ha in mente soprattutto una espressiva si colloca il San Pietro bron- salda donna che presenta con orgoglio zeo dell’omonima basilica vaticana, il figlio e che accoglie negli occhi vitrei un’opera da poco tempo attribuita con tutto il mistero di un evento sopranna- sicurezza ad Arnolfo, ed un capolavoro turale; ma già nella figura della Vergi- scultoreo che s’impone d’acchito per la ne giacente della Natività è un pathos perfetta fusione dei modelli dell’anti- nuovo difficilmente definibile, il seme di chità con gli stilemi più prettamente tutte le future creazioni giottesche, so- gotici; ma tutta la produzione romana stanziate ora di gravità e di solennità ed di Arnolfo – da quella rivolta a più im- ora di contenuta malinconia, ma so- mediati effetti narrativi, come il Prese- prattutto di affettuosa umanità. Così pe di Santa Maria Maggiore, a quella pure nel gruppo superstite della Dor- destinata ad una funzione celebrativa, mitio Virginis di Arnolfo è un tale em- come il Monumento funebre di Bonifa- pito di commossa umanità e la poetica cio VIII – risente di questo procedimen- riscoperta dei gesti semplici che non to espressivo. Si accorciano, pertanto, le possono aver lasciato indifferente Giot- distanze tra due epoche culturali lon- to, che a più riprese medita sul mes- tane nel tempo, ma diverse solo nelle saggio francescano. apparenze. Era pertanto inevitabile che la calda In quest’ottica di convergenze e di Arnolfo, Santa Reparata. Firenze, Museo dell’O- umanità di Arnolfo come la sua “nar- affinità elettive anche il dialogo del- pera del Duomo. razione” chiara ed immediata, senza ar- l’architettura e della scultura con la tifici sintattici, si travasassero nella pit- pittura contemporanea non è necessa- In effetti è alquanto verosimile che tura di Giotto, tutta permeata dalla riamente “ostico, intrigante, per non Arnolfo e Giotto si siano incontrati nel- semplicità e dall’afflato francescani; ed dire scivolato in quanto implica inter- la Firenze protetta dalla terza cerchia era anche inevitabile che la tendenza relazioni non immediate” come scrive di mura, nel decennio 1296-1305; in classica degli scultori pisani e il “preu- Serena Romano: già il Longhi ha inda- questo periodo tutta l’attenzione dei manesimo” di Arnolfo lo salvaguardas- gato il problema della “spazialità”; in fiorentini si appunta sui rilievi e sulle sero dalle squisitezze e dalle frenesie anni più vicini a noi lo Gnudi e la Ro- sculture collocate sulla facciata della stilistiche della pittura gotica e lo sti- manini hanno impostato il problema nuova e già grandiosa cattedrale; e nul- molassero ad esprimere quanto di più delle relazioni tra l’architettura e la pit- la vieta di pensare che tra i due artisti sincero e di più duraturo è nella mente tura, negli anni compresi tra il 1260 e sia intercorso più di uno scambio di dell’uomo (viceversa, l’esempio figura- il 1310, prendendo in esame gli affre- idee per le affinità che hanno maturato tivo di Cimabue – ribadito da Vasari – schi assisiati del Maestro d’Isacco e nei rispettivi percorsi figurativi. L’in- trova sempre meno credito). Ed ecco quelli dello stesso Giotto. certa datazione di alcune opere rende che, nella sempre più lucida conquista Per il Panofsky e Gerhard Schmidt difficile la quantificazione di questi in- del “naturale”, Giotto supera non solo questa nuova ottica figurativa si avvia flussi o scambi figurativi; ma è un dato la “goffa maniera greca”, ma trae più di dal modo in cui il giovane Arnolfo as- di fatto che sia Arnolfo che Giotto sia- un insegnamento dalle soluzioni forma- simila le novità di Nicola Pisano e nel- no sensibili alla chiarezza percettiva li meno paludate di quelle di Arnolfo la sua disponibilità a rinvigorire le pro- della figurazione classica, e che le ico- alimentando forme ancor più immedia- poste scultoree d’oltralpe con le com- ne della pittura precedente come la for- te e comunicanti, “classiche” nella so- posizioni ariose e con la lezione plasti- ma di Cimabue appaiano loro come stanza e, pertanto, ulteriormente vivifi- ca della classicità. In questo senso si capitoli chiusi; viceversa, le opere dei cate da presentimenti umanistici. ■

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Richard Wagner e la fragilità degli eroi nella visione coloristica di Giuliano Pini IL RITMO DELLA CATASTROFE di Enrico Gatta

Il gravare della morte sull’uomo Nei Buddenbrook (1901)1 il giovane Nell’ultimo rampollo della potente è un fenomeno dalle leggi misteriose, Hanno prova alla rappresentazione del famiglia Buddenbrook, la Bellezza fini- che rifiutano ogni sistematizzazione. Lohengrin una grandissima gioia, ma fa sce per coincidere con la Morte. La me- Furio Jesi, Simbolo e silenzio, 1966 anche l’esperienza dolorosa del contrasto desima coincidenza segna il destino di tra la bellezza e il mondo. A teatro Gabriele Eckhof nella novella Tristano (1903)2: la musica le è stata a reso onore a quanti, proibita dai medici del sana- negli ultimi decenni, torio, ma la giovane signora Vportando avanti la tra- si fa convincere da Spinell, dizione della pittura pura, uno scrittorucolo, a sedersi al hanno contestato un’epoca og- pianoforte. Suona alcuni Not- gettivamente buia dell’arte, che turni di Chopin, poi il prelu- per lungo tempo ha ritenuto dio, il secondo atto e l’epilogo fosse bene gettare i pennelli del Tristano e Isotta, e subito alle ortiche. Tra i testimoni più entra in sintonia con il canto coraggiosi è Giuliano Pini, che dei due amanti, uniti «nella è nato a Firenze nel 1935, ha speranza indicibile della mor- fatto la prima personale nel te nell’amore, dell’abbraccio 1960 e raggiunto la piena ma- indissolubile in eterno nel re- turità artistica negli anni Set- gno prodigioso della notte». tanta aprendo un nuovo capi- Dopo quella notte «come po- tolo della “figurazione colta” trebbe mai risvegliarsi al nudo italiana. Per un importante pe- giorno senza provare sgomen- riodo la sua opera pittorica si è to?»: Gabriele rinuncia a vi- ispirata, con risultati di altissi- vere. E muore. ma qualità, alla musica e alla Il filtro magico che deter- poesia di Richard Wagner. Una mina il destino di Tristano e di presenza indubbiamente sca- Giuliano Pini nel suo atelier mentre lavora a Il punto da raggiungere (1979). Isotta perpetua e diffonde i brosa, questa, da molti rinne- suoi effetti attraverso la musi- gata, a cominciare da Nietzsche, che pure … la felicità s’era avverata. Era sce- ca. Già Plotino, nelle Enneadi, aveva inizialmente era stato entusiastico soste- sa su di lui, consacrazione e delizia, confrontato la magia alla musica, sot- nitore del compositore tedesco, tuttora con i suoi brividi segreti, i suoi palpi- tolineando come entrambe agiscano sul- respinto da quanti non riescono a di- ti, i suoi singhiozzi che scuotono im- la parte irrazionale dell’anima umana. menticarne l’annessione all’ideologia na- provvisi l’anima, tutta la sua ebbrez- I mistici medievali si sono spinti oltre, zionalsocialista. Ma la musica di Wagner, za estatica e insaziabile… segnalando agli ignari gaudenti che con la sua forza innovativa e la com- […] Poi era venuta la fine. La «musica est meditatio mortis continua». plessa ricchezza dei suoi significati, non gioia canora e sfolgorante era am- Con Wagner, lettore fedele del verbo di può considerarsi conclusa nelle fanfare mutolita e spenta; con la testa in Schopenhauer, questo sentimento me- delle parate hitleriane. Se è vero che ha fiamme, ritrovandosi in camera sua, tafisico approda al dissolvimento della avuto la ventura di essere associata agli si era reso conto che appena un paio volontà di vivere e contagia anche gli avvenimenti più feroci del xx secolo, è d’ore di sonno lo separavano dalla dèi. Come dice Wotan nel secondo atto anche vero che di quel secolo – fin dalla grigia realtà quotidiana. Allora lo della Walkiria, «ora una sola cosa io nascita, e anzi dal concepimento – essa aveva vinto una di quelle crisi di voglio, la fine». È in questi istanti di ha propiziato alcuni fatti artistici tra i sconforto che conosceva tanto bene. suprema fragilità degli eroi e degli dèi più felici. Wagner suona a piena orche- Aveva sentito quanto male ci possa che la fantasia di Giuliano Pini prende stra, ad esempio, in molte pagine di fare la bellezza, come possa gettarci vigore. Come lui stesso ha detto dialo- d’Annunzio – nei romanzi Il trionfo del- nella vergogna e nella struggente di- gando con un critico, la morte (1894) e Il fuoco (1900) – e di sperazione, e annientare tuttavia in Thomas Mann. E non certo per accom- noi anche il coraggio e la capacità di sembra paradossale che in un mondo pagnare la marcia di eroi vittoriosi. vivere la vita comune. di giganti, qual è senz’altro quello di

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Wagner, ci sia spazio per i deboli, i derelitti, i sofferenti. Ma è stato pro- prio il mondo popolato da queste fi- gure ad attrarmi particolarmente, fino a sedurmi con l’umana tenerez- za di Wotan nell’addio alla figlia Bru- nilde, con il dolore di Amfortas, vit- tima di una ferita che non vuole ri- marginarsi, con la disperazione del- l’Olandese Volante costretto a viag- giare all’infinito, con l’affettuosa pre- mura di Gurnemanz, cui non a caso ho prestato i connotati di mio padre, sempre disposto a proteggere i più giovani e i più deboli… Quello che mi preme sottolineare sono gli aspetti squisitamente umani dei personaggi, che diventano degni di attenzione non nel momento di massimo fulgo- re o di spaventosa potenza, ma giusto quando sono costretti a mordere la polvere della sconfitta. Giuliano Pini, L’addio di Wotan (part.), 1981, olio su tavola, cm 165 x 135. Firenze, collezione privata.

Eccoli dunque gli eroi delle epopee il peso della storia e della vita ordina- no state scritte, ma anche la teatralità, wagneriane: Pini li ritrae con spade, ria: non vi si sottrae, ma sogna anche con un gusto ben preciso del gesto e lance, elmi, eppure disarmati nella so- lui una meta senza ritorno, dove l’ani- della scena. Una volta ricevuto l’im- litudine del loro destino, talvolta im- ma possa esprimersi in tutta la sua pie- printing, Pini non si risparmia: in un mersi nel sonno, ma sempre sospesi sul nezza. In questa direzione l’opera di magma di colori che nulla hanno di filo di un indefinito – forse l’infinito – Wagner gli fornisce una spinta di naturalistico – giacché non in natura che sta per inghiottirli. Dove si ferma la straordinaria potenza, offrendogli non essi hanno vita, ma in uno spazio es- “caduta degli dèi”, questo loro precipi- solo la dimensione del mito, e una mu- senzialmente psichico e mentale – l’ar- tare nei sentimenti e nei limiti del- sica che è tra le più belle che mai sia- tista scatena un flusso “sinfonico” di l’umanità? Pini non azzarda risposte. Ma è significativo che l’avvio di tutto il suo cammino wagneriano, articolatosi negli anni in varie mostre ma legato soprattutto all’indimenticabile ciclo “L’edificio del sogno”, si trovi in un di- pinto del 1979 che si intitola “Il punto da raggiungere”. In una laguna, o co- munque in un ambiente dominato dal- l’elemento simbolico dell’acqua, sullo sfondo di lontane architetture rinasci- mentali, disteso e quasi morente su una barca-sudario, un uomo è trascinato da un demone verso l’orizzonte. Verso l’abisso, verrebbe da dire. O forse ver- so un luogo ignoto dove i sogni e i ri- cordi, i gioielli e i simboli della sua in- tera esistenza possano assumere nuovo e definitivo significato. Annota Giulia- no Pini in epigrafe:

Da un certo punto in là non c’è ritorno: quello è il punto da raggiungere.

È evidente che il pittore si identifi- ca nei suoi eroi solitari. Sente su di sé Giuliano Pini, Il vascello fantasma, 1981, olio su tavola, cm 200 x 150. Firenze, collezione privata.

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molti artisti, sofferenti di quello che Nietzsche con preveggenza chiamò il «grande disgusto», ora consacrano il loro disagio. Un tempo si sarebbe det- to: la loro melanconia. Del resto è storicamente vero che il xx secolo, nelle sue tante contraddi- zioni, ha tragicamente oscillato tra l’e- saltazione del corpo e la sua negazione. In Germania le statue di Arno Breker, uomini e donne di nitide linee e puris- sima razza ariana, hanno affermato – così come la schiera degli atleti del- lo Stadio dei Marmi a Roma e i monu- mentali lavoratori di Stalin in Unione Sovietica – una nuova estetica “eroi- ca”. Perché eroi, e quasi simili a dèi, avrebbero dovuto essere gli uomini nuovi progettati dalle moderne ideolo- gie di massa. Nello stesso secolo le trin- cee e gli assalti della Grande Guerra, i campi di prigionia e di sterminio della Seconda Guerra, e di tanti altri con- Giuliano Pini, Il punto da raggiungere, 1979, olio su tavola. Firenze, collezione privata. flitti, hanno torturato il corpo fino al- linee che si trasformano in panneggi sfarzosi, chiome selvagge, musi di ca- valli, colli e ali di cigno, fiamme sacri- ficali, in tutti gli oggetti tipici della ricca simbologia wagneriana. Ma è il corpo umano il centro pulsante della scena. Oggi che sembra finalmente tra- montata, o almeno ridimensionata, quella forma di terrorismo culturale che per lungo tempo ha imposto il to- tale ribaltamento delle pratiche arti- stiche, con la messa al bando delle opere dipinte, si può liberamente ri- conosce a Pini, senza timore di ostra- cismi, il coraggio non solo di aver con- tinuato a dipingere come in Occidente si fa da secoli, ma anche di avere “osa- to” la raffigurazione del corpo. È op- portuno ricordare che negli anni Ses- santa e Settanta, quando Pini rag- giungeva la sua piena maturità, Piero Manzoni aveva già da tempo inscato- lato la sua Merda d’artista (che tutto- ra vanta quotazioni altissime sul mer- cato). Da allora, scrive Jean Clair3, «è diventato comune, per gli artisti di fine Novecento, impiegare nelle loro opere materiali come capelli, peli, pezzetti di unghie, e addirittura secrezioni e umo- ri, sangue, saliva, muco, urina, sper- ma, sanie, pus, escrementi». Alle tem- pere e ai colori ad olio degli antichi ri- tratti si sono sostituiti i rifiuti del cor- po: è attraverso queste “reliquie” che Giuliano Pini, Tristano e Isotta (part.), 1981, olio su tela, cm 70 x 100. Firenze, collezione privata.

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pinto «gli ultimi nudi tentando ancora di farli “parlare” nel secolo xix» – tro- GIULIANO PINI va nell’opera di Pini una felice smenti- ta. Proprio riferendosi a un ritratto Giuliano Pini, nato nel 1935 a Fi- renze, si avvicina al disegno e alla pit- – del violoncellista Paul Tortelier – il 5 tura in giovane età, incoraggiato, tra compositore Sylvano Bussotti , anche gli altri, da Ottone Rosai e dal critico lui disegnatore finissimo oltre che mu- Mario De Micheli che nel 1960 presen- sicista, ha sottolineato di Pini «la de- ta la sua prima personale alla Galleria dizione alla musica mediante un ripe- Nuova Corrente di Firenze, sede del- tuto incanto dello scheletro». Scrive l’omonimo gruppo, di cui Pini è uno Bussotti: dei fondatori, nato in contrapposizione con il dilagare dell’astrattismo infor- Della regola rinascimentale e to- male e della pittura intimista. Il suo scana, secondo cui le figure anda- lavoro si è articolato per grandi cicli: vano disegnate del tutto spoglie, an- dopo “Il tempo ha le mani” del 1970 che sotto grandiosi drappeggi, non espone nel 1979 “Il punto da raggiun- Giuliano Pini, Di un giovane l’amplesso con il gere” presentato in catalogo da Renzo tempo, 1979, matita. Proprietà dell’Autore. basta, bisognava conoscerne addi- rittura la minuziosa e forte ossatura, Vespignani. Nel 1982 presenta a Fer- rara, al Palazzo dei Diamanti, “L’edi- per dare movimento e verità a corpi ficio del sogno. L’opera incantatrice di del tutto, e spesso magnificamente, l’annientamento. E fino alla totale dis- Richard Wagner”. Nel 1987 dedica un soluzione dell’individualità: le “vitti- pesantemente rivestiti, abbiamo qui ciclo di opere al ballerino Antonio Ga- me” dei genocidi, come quelle delle la più fedele, ostinata illustrazione. des e al flamenco. Poi si ispira alla tra- grandi catastrofi naturali, insieme con Mani e ginocchia e tutte quelle par- gedia greca (Le baccanti) e al mito di la vita perdono anche il nome; ritrova- ti del corpo vicine a schiantare una Teseo e il Minotauro. Nel settembre no l’identità, quando è possibile, solo pelle dai secoli riarsa, pronte a de- 1991 a Ferrara presenta allo Studio grazie all’esame del Dna. nudare la costruzione sinuosa, ele- Melotti un ciclo su “Ferrara: i perso- L’arte del Novecento, quando non si gantissima delle ossa, sfogano del naggi, i miti, i fantasmi”), mentre nel è suicidata imboccando il filone escre- pittore la secca brama d’ossa umane 1997 dedica alla sua città natale la mentizio, ha rispecchiato queste alter- (ciò che il Tempo di noi più lunga- grande mostra “Firenze, il tempo del- ne vicende del corpo. Che è genial- mente nei secoli accarezza prima la memoria. Cronache fiorentine”. Nel mente ridotto quasi allo stato larvale, della dissoluzione in preziosa polve- 1992, intanto, ha ripreso il tema wa- ad esempio, in quelle anticamere del re d’amore). gneriano al Teatro Pacini di Pescia con vuoto che sono i quadri di Francis Ba- “Richard Wagner: il mito, il sogno, il fantastico”. L’amore per la musica lo con. Lucian Freud ha invece seguito Questo mirabile brano di Bussotti, porta ad esporre i suoi quadri, in oc- la via di una rappresentazione cruda, se da una parte connette Pini alla tra- casione di importanti spettacoli, nei violenta, spietata: la pittura butta ad- dizione artistica delle antiche botteghe luoghi che alla musica sono dedicati, dosso ai corpi nudi tutta l’oscenità del rinascimentali, dall’altra lo collega alle come il Teatro dell’Opera di Roma, il male di vivere. In Giuliano Pini la rap- tematiche più profonde del Novecento. Teatro Comunale di Firenze (nel 1997, presentazione del corpo ha continuato È l’abbraccio del Tempo, con l’impli- in occasione dell’apertura del Maggio a parlare un linguaggio sintatticamen- cita prossimità della Morte, che dà agli Musicale Fiorentino con «Parsifal») e te coerente, pur nella sua originalità, eroi e agli dèi wagneriani il carattere la Scuola di Musica di Fiesole in occa- con l’“antica” pratica della pittura. tragico dell’umanità. Nei dipinti di sione della Festa della Musica nel 1998 Nel ’79, commentando Il punto da Pini i loro corpi, avvolti nelle tenebre e e poi nel 1999. In questo stesso anno, raggiungere, Carlo Ludovico Rag- come bruniti dalle fiamme del sacrifi- nella sede dell’Associazione culturale ghianti rilevava «il fenomeno quasi in- cio, ancora fremono di passione amo- italo-tedesca di Venezia, nell’ambito credibile di un grafico erede di Botti- rosa, e temperano la sofferenza nel so- del convegno internazionale di studi celli ed osservante di Michelangelo, che gno, o in un’estatica attesa. Ma ap- su “Il wagnerismo degli operisti italia- galvanizza per così dire Beardsley e punto di tutte queste cose si è nutrita, ni. Giornate wagneriane 1999”, pre- senta una selezione di opere dedicate al Schiele…». Il riferimento ai maestri in ogni campo, la migliore arte del No- musicista tedesco sotto il titolo “Il wa- del passato, del passato antico e di vecento: del senso del tempo e della gnerismo di un pittore italiano”. quello più recente, individua la parti- morte, di buio e di luce. Di sogni e, colare e rara qualità di un disegno che soprattutto, di passioni6. ■ ha piena capacità plastica del corpo. 3 J. Clair, De Immundo, Abscondita, Milano Una osservazione di Elémire Zolla4, 2005, p. 20. secondo la quale le avanguardie hanno NOTE 4 E. Zolla, Storia del fantasticare, Bompia- determinato nel Novecento la morte ni, Milano 1964, p. 25. 1 T. Mann, I Buddenbrook. Decadenza di una 5 S. Bussotti, Due frammenti per Pini in dell’arte del ritratto e del «linguaggio famiglia, Einaudi, Torino 1971, p. 640. G. Pini, L’edificio del sogno - “L’opera incanta- muto dei muscoli» – i pittori, dice Zol- 2 T. Mann, Tristano, Marsilio, Venezia 1992, trice di Wagner”, Stamperia della Bezuga, Fi- la in Storia del fantasticare, hanno di- p. 121. renze 1982, p. 7.

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L’estensione della lezione di Michelangelo e il richiamo dell’antico. La riproposta del nudo come fonte di energia e di suprema eleganza. L’omaggio dei pittori fiorentini del Seicento GIAMBOLOGNA E LA BELLA MANIERA di Piero Pacini

ella premessa al catalogo Giam- riore degli Uffizi, che costituirà ben quegli artisti che hanno avviato la gran- bologna / gli dei, gli eroi, Anto- presto il modello di tutti i futuri musei de stagione dell’Umanesimo. Nnio Paolucci scrive che questa d’Europa; in questi eventi Paolucci in- In apertura del catalogo Paolozzi mostra rende «vivida testimonianza al dividua i fondamenti del fare artistico Strozzi colloca questo “figlio adottivo” momento apicale nella storia della ci- moderno. di Firenze in un crogiolo culturale par- viltà fiorentina»; in effetti, nella secon- Protagonista assoluto di questa irri- ticolarmente stimolante e ne sottolinea da metà del Cinquecento, Firenze vive petibile congiuntura artistica è quel le più vitali coordinate culturali. A sua uno dei momenti più pieni e stupefa- Jean de Boulogne (in realtà nato a volta Zigos ripercorre con riprovato gu- centi: stanno a dimostrarlo la fonda- Douai) che – spintosi in Italia per ren- sto la storia della fortuna critica dello zione dell’Accademia delle Arti e del dersi conto di persona del magistero fi- scultore e riversa nel catalogo esau- Disegno, la pubblicazione della secon- gurativo di cui tutta l’Europa parla – si rienti schede che non si limitano a pre- da edizione delle Vite di Giorgio Vasa- entusiasma talmente alla vista delle cisare la linea estetica perseguita dal- ri – che inaugura la moderna scienza opere d’arte antiche e moderne, ed in- l’artista, ma che enucleano i moventi storico-artistica – e la costituzione del- sieme del fervore creativo dei centri de- più riposti che sono alla base di ogni la Galleria delle Statue al piano supe- putati che finisce con l’eleggere l’Italia creazione. a sua seconda patria; intorno al 1564 si stabilisce a Firenze e nel 1584 dirige il prestigioso atelier di Borgo Pinti che, nel giro di pochi anni, diviene il prin- cipale punto di riferimento del colle- zionismo d’élite e dell’antiquariato più raffinato e dispendioso. Questa rapida e stupefacente car- riera è ricostruita nel catalogo della mostra fiorentina – curato da Beatrice Paolozzi Strozzi e da Dimitrios Zigos – con saggi, corollari e schede puntuali, ma anche sostenuti da informazioni di prima mano, redatti da specialisti del- la materia; intervengono nella discus- sione e nella sistemazione critica, oltre ai curatori ricordati, Detlef Heikamp, Charles Avery, Davide Gasparotto, Wolker Krahn, Manfred Leithe-Jasper, Tommaso Mozzati ed altri assidui stu- diosi del Giambologna. Il ponderoso catalogo – prodotto dal Gruppo Giunti in bella veste grafica, ma con caratteri che decisamente non invitano alla lettura dei numerosi e den- si saggi – ripropone la folgorante asce- sa del geniale artista che si trova ad operare al centro di un crogiolo cultu- rale in cui domina, incontrastata, la ti- tanica figura di Michelangelo, ma in cui si levano anche le voci di artisti della ta- Jean de Boulogne, detto Giambologna, Sansone e glia di Cellini, Bandinelli e Ammanna- Giambologna, Nesso e Deianira. Vienna, Kunsthi- il Filisteo. Londra,. Victoria and Albert Museum. ti, e in cui è sempre vivo il ricordo di storisches Museum.

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La produzione del Giambologna michelangiolesca, soprattutto i ritmi co- ni chiaroscurali che, data l’altezza del – da quella monumentale, destinata ad struttivi delle sue esperienze pittoriche, gruppo marmoreo, lo spettatore non rie- animare la scena principesca o i punti ritmi che trovano nell’area fiorentina sce mai a vedere: espressioni assoluta- nevralgici del sistema viario, a quella originali quanto fanatici continuatori; mente funzionali all’idea del ratto, che destinata a soddisfare un collezionismo ma, mentre tra gli interpreti di questo esprimono la bramosia dei romani esigente e raffinato – si pone come il ri- gusto sono scoperti i segni di quello quanto lo spavento delle Sabine, ed sultato di una esplorazione critica ed sforzo sintattico e di quell’enfasi che espressioni che in definitiva sono più incessante dei luoghi deputati della cul- conducono inevitabilmente alla “ma- rapportabili a modelli ellenistici che al tura, che vanno dagli esiti della Rina- niera”, le invenzioni di Giambologna pathos delle creazioni pittoriche di Mi- scenza fiorentina agli esempi atempo- – anche quelle più calcolate ed orche- chelangelo. Giambologna doveva pos- rali della romanità. sedere anche un’idea della “pon- Il suo rapporto con l’antico è deratio” policletea – probabilmen- quanto mai critico e consequenzia- te dalla lettura di Plinio o dalla le, non tanto nella feconda serie dei considerazione di altre sculture ro- “cavallini” – che sfruttano in fun- mane – a quanto si evince dal Mo- zione decorativa esiti della stagione dello per una statua colossale del precedente, compresi gli studi di Museo degli Argenti, dal Giulio Leonardo, intesi a cogliere le pro- Cesare in collezione privata a Mo- porzioni auree dei corpi e lo spazio naco di Baviera e da altri bronzet- geometrico in cui si enuclea il mo- ti analoghi pervenuti in una colle- vimento –, quanto nei monumenti zione privata olandese, conosciuti equestri di maggior impatto visivo da alcuni studiosi ma, per volontà che aspirano a rinnovare la quieta dei proprietari, mai pubblicati; in maestosità del Marco Aurelio e la ogni caso, anche se l’incidenza del- energica plasticità dei gruppi come la luce sulle peculiari definizioni i Dioscuri del Quirinale – erronea- anatomiche garantiva a Giambo- mente attribuiti a Fidia e a Prassi- logna l’effusione di un certo vigo- tele – e di quelli sistemati sul Cam- re interno, le simpatie dell’artista pidoglio. Negli esiti equestri più alti vanno soprattutto al pittoricismo – nel perduto monumento equestre dei modelli ellenistici conosciuti di Enrico iv di Borbone, in quello attraverso le copie romane; sicura- di Filippo iii d’Asburgo od anche in mente rimane folgorato, come quello di Cosimo i de’ Medici – il molti contemporanei, dal Torso del moderno vigore plastico tende a Belvedere e dal Lacoonte, rinvenu- sposarsi con la recuperata serenità to nel 1506 e presto oggetto di un dell’antico (Donatello e Verrocchio, vero e proprio pellegrinaggio arti- rinati, sembrano voler gareggiare Giambologna, Ercole e il centauro Nesso, Firenze, Loggia dei stico (già nel 1523 il Bandinelli ne con la suprema misura dell’anti- Lanzi. esegue una copia che papa Leone co). Il volto del Principe è, di soli- X dona a Francesco I). L’ipotesi di to, concentrato e impassibile come im- strate secondo un siglato continuum vi- una meditazione sul Lacoonte appare pone l’etichetta del potere, ma nelle for- sivo – non si arrestano ad una pura de- alquanto verosimile se si considera l’in- me dei cavalli che si impennano – in gustazione della bella immagine, ma si tensità chiaroscurale e il pathos delle te- quanto insofferenti alle briglie e ai co- dipartono dalla scoperta della forma ste del gruppo Ercole e il centauro Nes- mandi – lo scultore elabora quei nuovi più congeniale ad esprimere l’evento so, esposto sotto la Loggia dei Lanzi o ritmi plastici che aprono la via non solo plastico, il suo modo di essere nello spa- del Sansone e il Filisteo del Victoria and alle impennate del Tacca e del Foggini, zio. Ed ecco, pertanto, che l’elica ascen- Albert Museum; lo stesso equilibrio, mi- ma anche a quelle di Mochi e di Bernini; sionale del Ratto delle Sabine – a lungo racolosamente ristabilito dalla posizione certe soluzioni di movimento – insite intesa come uno sfoggio di bravura pla- delle teste, dalla torsione dei corpi e de- nella sostanza protobarocca del Manie- stica – rivela nel ritmo complessivo, nel- gli arti piegati secondo chiasmi impre- rismo fiorentino – arrivano ad alimen- le soluzioni di movimento e nelle calco- vedibili e con una possesso ritmico di tare anche la fantasia di Rubens e di late contrapposizioni delle forme una grande audacia immaginativa, è una so- Velasquez (due artisti che hanno tutto vitale aspirazione a conquistare l’atmo- luzione figurativa che non trova con- l’interesse ad assecondare le scelte figu- sfera circostante e a superare le stesse fronti neanche nel Genio della Vittoria di rative e le ambizioni dei loro potenti pastoie della gravità. Diversamente dai Michelangelo, la cui fattura si pone al committenti). manuali di storia dell’arte – che sottoli- momento delle ricerche plastiche più La riflessione sull’antico è comun- neano i limiti di questa invenzione pla- esasperate. que determinante anche laddove Giam- stica – i curatori del catalogo e l’occhio Questi esiti espressivi, dislocati in un bologna si mostra più propenso a svi- del fotografo hanno colto anche le arco di tempo abbastanza esteso, sem- luppare i contrapposti della produzione espressioni dei volti in quelle condizio- brano ribadire che la sperimentazione e

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la “maniera” di Giambologna sono tal- essere confinati, come semplici elemen- nata decorazione o in vitale cifra stili- volta stimolate dai modi energetici del ti decorativi, nella Grotta del Buonta- stica grazie all’instancabile ricerca dei Pollaiolo e dalla raffinatezza sintattica lenti a Boboli. Le scarse e confuse noti- ritmi insiti nei gesti e negli atteggia- di Cellini, ma trovano soprattutto il più zie che attribuiscono al Buonarroti l’e- menti delle figure, nei sapienti contrap- vitale sostegno nei modelli classici sui secuzione di uno o più modelli per la punti e contrasti delle forme librate nel- quali ha avuto modo di meditare tra fattura di un Ercole-Sansone da collo- lo spazio, elementi tutti valorizzati dal- Roma e Firenze e anche negli appunti care accanto al David, non possono, poi, la luce che modella le superfici, sottoli- grafici di altri artisti del tempo, nonché autorizzare una priorità d’invenzione nea un movimento in atto e anticipa ul- nelle stampe che, nella seconda metà rispetto alle analoghe creazioni di teriori modi di essere della forma pla- del Cinquecento, trovano un sempre Giambologna. stica. Il colosso marmoreo di Oceano, di- versamente dal pittoresco Appennino di Pratolino, non ha goduto di un’equili- brata valutazione non solo per il fatto che per lungo tempo le statue da giar- dino sono state considerate come un ge- nere inferiore, ma anche perché, dopo la sua rimozione e la collocazione nel cor- tile del Bargello, a ridosso di una pare- te, la statua si è imposta più per la pe- santezza che per l’energia espressa nel- la torsione del corpo possente, a causa della sua parziale visibilità e dell’infeli- ce illuminazione. In occasione della mo- stra “Magnificenza alla Corte dei Medi- ci”, Detlef Heikamp ha ribadito che una scultura non può essere intesa alla stre- gua di un oggetto bidimensionale, e che, per essere apprezzata negli effettivi va- lori plastici, deve essere osservata da ogni punto di vista; ed ecco pertanto che, una volta scostato dalla parete, l’O- ceano di Giambologna è apparso come una statua nuova, tutt’altro che deco- rativa e pesante, un’opera sapiente- mente calcolata dai vari punti di vista e animata da un’energia degna della mi- gliore tradizione classica (il dorso evoca quello dell’Ercole tipo Farnese, rinve- nuto nell’aula centrale delle Terme di Caracalla nel 1545 e presto oggetto di Giambologna, Venere della Grotticella. Firenze, Giar- studio da parte degli artisti che appro- dino di Boboli. dano a Roma). La sequenza delle figure mitologiche Leonardo, Leda. Roma, Galleria Borghese. riunite al Bargello – provenienti in gran Il concetto alquanto riduttivo di parte dalle antiche collezioni principe- “maniera” male si applica al nostro ar- sche e confluite nei più prestigiosi mu- tista che non si compiace delle sue in- maggior numero di estimatori. La ri- sei europei – attesta già di per sé che, venzioni, ma che le riprova e le rigene- presa o, meglio, l’estensione dei modi nonostante la frequente reiterazione e ra nel cangiare della luce e della mate- michelangioleschi non sembra pertanto ripresa degli originali in terracotta e in ria; in ogni caso è necessario stabilire ostacolare una più complessa riscoper- bronzo, Giambologna era immune dal- dei distinguo con l’opera dei Maestri ta della forma: l’energia concentrata l’approdare alla pura maniera: nono- che l’hanno preceduto. Il “divino” Mi- nello sfoggio muscolare della statua di stante che permanga il problema delle chelangelo, tutto proteso a visualizzare Oceano deve infatti ben poco alla sug- repliche all’interno o all’esterno della la possanza dei corpi, si è concesso più gestione esercitata dal David di Miche- bottega (con il sostegno del Susini e di di una libertà anatomica per infondere langelo od anche dagli stessi Prigioni altri collaboratori), si deve convenire anche nelle figure femminili quel vigo- che, al tempo del soggiorno fiorentino di che la reiterazione del motivo non com- re e quella tensione interna che si sono Giambologna, erano considerati dai più porta alcuna stasi dell’immaginazione, poste alla sua mente come le ragioni come abbozzi di scultura al punto da ma si risolve di volta in volta in raffi- stesse della vita e dell’esistenza; da un

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diverso punto d’osservazione si diparte, precedenti: Detlef Heikamp ricorda i Il tema non è nuovo, ma in questo invece, Giambologna che, al momento contributi offerti da Herbert Keutner caso è affrontato con maggior consape- di affrontare il tema del nudo femmini- alla scultura del Cinquecento, e rico- volezza analogica: nella morbida pit- le, richiama alla memoria immagini di- struisce con connaturata acribia filolo- tura del Furini e in quella più visiona- versamente armoniose e suadenti ed gica la vicenda espositiva del nano Mor- ria di Cecco Bravo rivivono i freschi aspira a forme di pura astrazione men- gante sopra la Loggia dei Lanzi; Fran- dorsi delle varie versioni della Venere ed tale. I corpi delle Sabine, fermati a mala cesca Carrara restituisce a Bernardo anche il loro modo di atteggiarsi in si- pena dalle mani rapaci dei rapitori, Vecchietti il ruolo del perfetto cortigia- tuazioni di abbandono o di riposo; un sembrano sgusciare da un momento al- no e committente; Emanuela Ferretti pittore anticonformista come Cecco l’altro dalle prese avide e forsennate; introduce il lettore nella casa-studio di Bravo guarda indifferentemente alle altri nudi femminili – quello della Ve- Giambologna in Borgo Pinti e si soffer- sculture raffiguranti Venere, Apollo o nere della Grotticella di Boboli o quello ma sulla fortuna critica delle esperien- Mercurio per definire i contrapposti e lo della Fiorenza di Castello- costituiscono ze architettoniche. A sua volta Tomma- scatto energetico delle figure allegoriche eventi figurativi eccezionali ed irripeti- so Mozzati propone una pertinente si- che dipinge sulle pareti del Museo degli bili: i profili falcati e le superfici dolcis- militudine tra la pagina di Plinio, dedi- Argenti. Ma è soprattutto al gesto aper- sime dei corpi – sottoposti alla mobilità cata al tempio di Cnido, e l’essenza to e scattante delle Sabine e della Deia- rigeneratrice della luce – avvalorano dell’“idolo” della Grotticella; e sottoli- nira che si rifanno la Maddalena e la l’ dea di un’esistenza metamorfica che si nea altri interessante assonanze tra le Cleopatra di Cesare Dandini; mentre imprime in maniera indelebile nella positure delle Veneri di Giambologna, la un Mercurio, un David e un Orlando, mente dell’osservatore per la magica so- Leda leonardesca e certe soluzioni pla- conservati tra i depositi delle Gallerie e spensione e la sottile sensualità implici- stiche di Marcantonio Raimondi, de- Pitti, rimandano, al pari del Mercurio ti nell’evento visivo. dotte dall’antico. Un ulteriore apporto del Tacca, alla aperta e ritmata gesti- Cellini, Ammannati ed il Primaticcio alla fortuna critica di Giambologna è colazione del Marte di Montréal e del- affrontano, intorno allo stesso periodo, offerto da Rodolfo Maffeis con una pun- l’Ercole con mazza del Bargello. La la restituzione nudo con esiti distintivi, tuale “retrospettiva giambolognesca campionatura delle suggestioni giam- ma nessuna delle loro creazioni può nella pittura fiorentina del Seicento”: bolognesche è ovviamente molto più competere con quelle del Giambologna; in un attento esame delle espressioni fi- vasta ed in certi casi è riassorbita od anche gli artisti dei secoli successivi ra- gurative di due distinti periodi cultu- abilmente mascherata dalla diversa ramente si avvicineranno a tanta perfe- rali, questo studioso rileva, con con- esperienza figurativa degli artisti; ma, zione formale e ad espressioni figurati- fronti tavolta stringenti e altre volte pro- già dalle convergenze rilevate dal Maf- ve così sorgive e “compiute”. banti, il progressivo e consistente omag- feis, si evince che la fortuna di Giam- I densi saggi riversati nel catalogo gio che i pittori fiorentini hanno reso, bologna è stata più consistente e rapi- affrontano per la prima volta una serie nei decenni successivi, alle invenzioni da di quanto sia stato normalmente di problemi appena sfiorati dagli studi di Giambologna. ammesso. ■

BOLDINI, HELLEU E SEM A CASTIGLIONCELLO

Dall’8 luglio (e fino al 12 novembre) 2006 nuovo appuntamento espositivo al Castello Pasquini di Casti- glioncello, che punta a esplorare aspetti meno indagati dell’arte italiana e francese tra Ottocento e Novecento. Curata dalla storica dell’arte Francesca Dini, la mostra propone un quadro vivace e documentato dei com- plessi rapporti tra arte, letteratura e costume che contraddistinsero l’atmosfera culturale della Belle Epoque, partendo da un punto di vista privilegiato e del tutto inedito, ossia l’amicizia tra Giovanni Boldini, Paul Hel- leu e Sem, protagonisti della vita culturale e mondana della Parigi fine secolo. Divisa in sei sezioni, la mostra prende avvio dagli spunti che Boldini colse dalla frenesia e dalla mondanità civettuola della “ville lumiere” per arrivare a delineare l’originale alchimia della sua pittura, documentando come essa attinse sia al sentimento di eleganza di Helleu che all’istinto caricaturale di Sem, giungendo con genialità e originalità a imporre una nuova tipologia del ritratto “mondano”. Il nome di Helleu evoca tutta l’eleganza della Belle Epoque: a lui si ispirò Proust per il personaggio di Elstir, nella Recherche. Le opere eccezionalmente raccolte in mostra e provenienti da musei e collezioni pri- vate francesi, documentano per la prima volta la sua intera vicenda artistica, dagli esordi impressionisti e dalla amicizia con Claude Monet, fino agli esiti più intimi e familiari della tarda attività. La sala dedicata a Sem ruota attorno allo splendido ritratto che Boldini eseguì al caricaturista nel 1901 ed è ricca di una scelta campionatura delle celebri litografie che dileggiavano personaggi e situazioni dell’alta società parigina. Ma il fulcro della mostra è la terza sala intitolata a Robert de Montesquiou e ruotante intorno al celebre ritratto del letterato e fine esteta, realizzato da Boldini nel 1897 e proveniente appositamente dal Musée d’Orsay: le opere di Helleu (Le ortensie blu, Giardino di Versailles) e di Boldini (Le viol de Leda, Ritratto di Madame X) trestimoniano il forte legame intellettuale dei due pittori con il “Principe della Decadenza”. Didascalia. Il catalogo Skira, curato da Francesca Dini, è ricco dei contributi di Alberto Beretta Anguissola, Cosimo Ceccuti, Piero Dini, Paulette Howard-Johnston, delle schede critiche di Silvestra Bietoletti e Rossella Campana.

la Redazione

Caffè Michelangiolo 61 Dimmi come parli

Appunti per una naturalis historia humanitatis dalla natura alla ragione 3 SCHEGGIARE UN CIOTTOLO di Guido Baldereschi

L’uomo discende dai segni so, lo pulisce delle foglie e prova a in- (titolo di un dipinto di Sebastian Matta) trodurlo nel termitaio per cavarne gli insetti; ma si accorge che è troppo grosso e per questo non penetra nel- 22. Discernimento dell’oggetto l’apertura. Allora si dà ad assottigliar- lo con i denti fino a ridurlo al calibro La rana è nel brago. Piccola macchia giusto, e così risolve il problema. Si fa scura, un insetto attraversa il suo cam- una scorpacciata di termiti, poi getta po visivo. Fulminea la lunga lingua via lo strumento e se ne va. scatta a ghermirlo. Un altro scimpanzé ha visto una Il comportamento del mio gatto non noce di cocco ai piedi di una palma, e è così automatico. Lui va a caccia. Mo- ora sta cercando un ciottolo per rom- bilita tutti i sensi e tutte le capacità per perne il guscio. Se lo trova nel raggio l’agguato alla preda ma, una volta a tiro, di pochi passi, bene: lo raccoglie e tor- questa diventa oggetto dell’assalto solo na alla noce di cocco; con qualche col- quando si muove. Anche per il mio gat- po bene assestato la apre e ne mangia to la preda diventa oggetto della pulsio- la polpa. Ma se la ricerca del ciottolo ne aggressiva quando, con il movimen- lo porta più lontano, appena più lon- to, si distacca dal contesto ambientale. tano di una ventina di metri, il pro- Nelle menti episodiche, e tanto più blema svanisce dalla sua mente come quanto meno sono evolute, l’ambiente è gli elementi del problema dalla sua percepito in modo globale e l’oggetto Alexandre Théophile Steinlen, Lait pur Stérilisé vista. particolare emerge distinto dal conte- de la Vingeanne, 1894, cm 133 x 95, Charles Ver- Però, se invece di lasciare la noce di neau, Paris. sto soltanto nel momento in cui i sensi cocco sotto la palma la raccoglie e la lo segnalano come possibile fonte di ap- porta con sé mentre va alla ricerca del pagamento da conseguire oppure di mi- percepito come insieme di oggetti ben ciottolo, non c’è pericolo che si scordi naccia da fuggire. distinti e definiti dai loro nomi (v. parr. del problema finché non l’ha risolto: il Sotto questo profilo nettamente ego- 16-17), anche a prescindere da con- problema, appunto, lo porta con sé, centrico, sia per i predatori che per le tingenti disposizioni pulsionali del sog- non lo perde d’occhio. prede nessun segnale è più perentorio getto: la relazione dell’uomo con l’am- Perché la mente episodica funziona del movimento. Sono soprattutto i mo- biente ha ormai perduto gran parte così: lontano dagli occhi, lontano dal vimenti, infatti, che costituiscono gli dell’ancestrale egocentrismo ed è di- cuore. Ricordate lo scimpanzé che non eventi che la mente coglie e registra sul- ventata prevalentemente analitica. riusciva a prendere la banana al di là lo sfondo dell’ambiente. È un paradosso soltanto apparente delle sbarre quando il bastone era nel- Ai movimenti che percepiscono nel- quello per cui il rapporto degli organi- la parte opposta della gabbia (v. par. l’ambiente, gli organismi reagiscono smi con l’ambiente si fa sempre meno 17)? d’impulso nella misura e nei modi det- egocentrico e globale man mano che Lo stesso scimpanzé o un altro tati dai rispettivi livelli evolutivi. La lin- nella scala filetica si costituisce e cresce come lui, tuttavia, di fronte al proble- gua della rana scatta automaticamente la consapevolezza di sé, l’io quale sog- ma di una banana appesa in alto al a ghermire l’insetto in volo. Il mio gat- getto distinto e distaccato dall’am- centro della gabbia, fuori dalla porta- to, invece, non finirebbe mai di giocare biente, e pertanto capace di analisi co- ta delle sue braccia, non si perde d’a- con la preda finché sia viva e si muova. gnitiva dell’ambiente stesso, appunto nimo e ben presto immagina che una Quanto a me, un qualsiasi movimento da soggetto a oggetto. delle cassette di legno che vede nella improvviso attiva istintivamente la mia gabbia possa fare al caso suo. La pren- attenzione. de, la porta proprio sotto la banana e 23. Simia faber ci sale sopra. Ahimè,non basta; per *** poco, ma ancora non ci arriva. Allora Uno scimpanzé s’imbatte in un nido scende, va a prendere un’altra casset- Nella mente semantica dell’uomo di termiti, di cui è ghiotto. Va a svelle- ta, la mette sopra la prima, e il gioco è moderno l’ambiente è normalmente re un ramoscello da una pianta lì pres- fatto.

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* 24. Evoluzione del cervello Questa ipotesi, che mette in relazio- ** ne la storia delle dimensioni e dell’or- I cetacei hanno grossi cervelli. Quel- ganizzazione funzionale del sistema ner- Nella mente dello scimpanzé le per- lo del delfino Tursiops truncatus, in voso dei vertebrati anche con gli adat- cezioni e le rappresentazioni conser- particolare, può pesare fino a un terzo tamenti alle variabili ecologiche, ha il vano ancora un bel po’ dell’egocentri- più che il cervello dell’uomo moder- pregio di dare ragione di quelle che al- smo e della globalità che hanno nella no, relativamente ai rispettivi pesi cor- trimenti rimarrebbero delle anomalie mente del mio gatto (v. par. 13). porei. inesplicabili, come appunto il cervello Per questo il ramoscello, il ciottolo, dei cetacei, mammiferi colonizzatori il bastone, le cassette emergono dal dell’ambiente oceanico; quello dei pi- contesto ambientale dello scimpanzé e pistrelli, mammiferi colonizzatori del- sono percepiti e usati come strumenti, l’ambiente aereo; quello degli struzzi, soltanto in stretta e immediata rela- uccelli che non volano (che è molto più zione rispettivamente con il termitaio, piccolo, relativamente, di quello degli con la noce di cocco, con la banana altri uccelli) ecc. oltre le sbarre e con la banana appesa Secondo questa ipotesi sono tanti e in alto, a loro volta visti nell’occasio- non riconducibili a uno schema sem- nale, contingente aspetto di oggetti del plice e lineare i fattori causali delle tan- desiderio di cibo. Appena fuori da tale te diversità osservabili nelle specie at- relazione, di natura primariamente tuali e in quelle fossili. Il tipo di dieta, le pulsionale, tutte queste cose rientrano abitudini stanziali o migratorie, il grado nel contesto ambientale dello scim- di complessità dell’organizzazione so- panzé come elementi, se non indiffe- ciale… tutto incide e trova riscontri nel renziati, indifferenti. sistema nervoso.

* * ** **

Nei cinque o sei milioni di anni da Detto questo, rimane comunque as- che esistono scimpanzé deve essere ca- sodato che la scala filetica dei vertebra- pitato più e più volte che uno di questi Alexandre Théophile Steinlen, Motocycles Comiot, ti è caratterizzata 1) dal progressivo au- primati si sia trovato fra le mani un 1899, cm 197 x 149, Charles Verneau, Paris. mento relativo della massa cerebrale, ciottolo casualmente scheggiato e che che nei mammiferi più evoluti si confi- abbia sperimentato nei fatti, altrettan- Questo fatto non basta certo a posi- gura soprattutto come sviluppo della to casualmente, le virtù del suo bordo zionare il delfino Tursiops ai vertici neocorteccia; 2) dalla progressiva en- tagliente. della scala filetica quanto a capacità cefalizzazione, cioè dal crescente domi- Non si riesce tuttavia a immaginare intellettive. Al contrario, viene consi- nio delle strutture superiori e più re- che qualcuno di tali primati “fortuna- derato un’anomalia nel quadro della centi su quelle più profonde e arcaiche; ti” abbia conservato il ciottolo scheg- corrente teoria dei tre cervelli, quella 3) dal progressivo incremento della giato per continuare a usarlo, e tanto della sistematica evoluzione lineare a complessità dei circuiti nervosi per la meno che si sia provato a riprodurre il stadi/strati sovrapposti; ovvero una maggiore espansione della chioma den- campione scheggiando un altro ciotto- prova che la massa cerebrale, di per dritica e delle fibre assoniche e quindi lo per giovarsi del suo bordo tagliente, sé, non è un indicatore rigido di tali del numero delle sinapsi, specialmente e meno ancora che abbia cercato di in- posizionamenti. fra i neuroni della corteccia, dove essi segnare a qualche conspecifico a fare la Ma costituisce anche – il grande sono meno addensati e pertanto lascia- stessa cosa. Tutto ciò che si sa del pas- cervello dei cetacei - un punto pesante no più spazio per tale espansione. sato e si osserva nel presente di questi a favore dell’ipotesi alternativa che im- La massa cerebrale dei primati più animali porta a escludere tali ipotesi. portanti variazioni del volume e del- primitivi, le proscimmie, è corrispon- l’organizzazione funzionale dell’ence- dente, a parità di peso corporeo, alla * falo accompagnino sempre la coloniz- media di quella dei mammiferi; quella ** zazione di nuove nicchie ecologiche da delle grandi antropomorfe (scimpanzé parte di nuove specie. Ogni diverso compreso) è maggiore di 2,5 volte; Eccoci al punto. In che cosa differi- ecosistema presenta infatti problemi quella degli ominidi più antichi lo è di va da quella degli scimpanzé la mente diversi da risolvere evolutivamente, ri- 3,4 volte; quella di Homo erectus di 5 del primo ominide che invece scheggiò spetto a quelli per i quali era attrezza- volte; quella dell’uomo moderno di qua- deliberatamente un ciottolo per farse- ta la specie originaria: problemi di ali- si 7 volte. ne uno strumento tagliente e per rica- mentazione, metabolismo, movimen- Quanto alla corteccia in particolare, varne schegge anch’esse taglienti? Che to, sensorialità, organizzazione sociale quella dello scimpanzé è 60 volte più cosa era successo? ecc. sviluppata, relativamente alla massa

Caffè Michelangiolo 63 Dimmi come parli

corporea, di quella degli insettivori da avrebbero portato dalle antropomorfe * cui sono evoluti i primati (per esempio all’uomo moderno: la stazione eretta, ** della talpa); quella dell’uomo moderno un considerevole aumento della massa lo è 150 volte. encefalica, l’inizio della lateralizzazione Grosso modo si sa qual è il peculia- delle funzioni cerebrali con il conse- re stile di lavoro della corteccia: una guente controllo fine delle mani e, per inestricabile ragnatela di collegamenti 25. Sviluppo della corteccia quanto riguarda la struttura sociale, il fra memorie, rappresentazioni, associa- legame di coppia, la cooperazione nel- zioni, che penetra ogni livello del siste- Come abbiamo visto (v. par. 4), ma nervoso, nella quale vengono pro- mentre i neuroni vanno a costruire l’ar- cessati gli stimoli ed elaborate le rispo- chitettura più stabile e geneticamente ste comportamentali “alla luce” delle preconfigurata del sistema nervoso cen- esperienze pregresse. trale, questo è e rimane plastico soprat- La complessità e la finezza di tali tutto al livello delle sinapsi, dove si for- processamenti ed elaborazioni sono an- mano, si consolidano, decadono e si rin- ch’esse in proporzione diretta allo svi- novano i collegamenti fra i neuroni, per luppo della corteccia. effetto degli stimoli interni ed esterni, Nello scimpanzé, come abbiamo vi- cioè delle esperienze. È il livello in cui si sto (v. parr. 17, 23), queste elaborazio- struttura e ristruttura la rete delle asso- ni sono ancora affette dell’egocentrismo ciazioni e in cui hanno origine gli ap- pulsionale della mente episodica, in as- prendimenti. senza di un sistema di riferimento sim- Quanto più sviluppata, dunque, è la bolico. corteccia, dove sono più folte le con- Nell’uomo moderno, invece, esse si nessioni sinaptiche, tanto più comples- configurano compiutamente, sotto il so e plastico è il sistema nervoso del- profilo cognitivo, come inferenze, com- l’organismo, tanto più questo è capace parazioni, congetture, progetti, imma- di adeguare i suoi comportamenti alle ginazioni, racconti, giudizi – insomma variabili ambientali, tante meno essen- ragionamenti - in virtù del linguaggio do le sue risposte agli stimoli rigida- verbale (v. parr. 18-21 et passim). mente predeterminate, stereotipate, E nei primi ominidi? istintive. Alexandre Théophile Steinlen, Clinique Chéron, 1894, cm 194 x 138 , Ch. Wall & Cie, Paris. * 27. Guardare il dito / guardare la luna ** l’allevamento della prole, nell’approv- vigionamento e nella spartizione del Prima di compiere un anno i nostri Nessuna meraviglia, inoltre, che an- cibo ecc. bambini imparano a dirigere lo sguardo che la durata dell’infanzia e dei cosid- verso il punto a cui guarda la mamma. detti periodi critici sia direttamente pro- * Poco dopo cominciano a richiamare l’at- porzionale, nelle diverse specie, al di- ** tenzione sulle cose indicandole con il dito. verso sviluppo della corteccia. Le grandi scimmie non fanno né l’u- L’infanzia può essere considerata in- Nel nuovo habitat, a fronte di nuove na né l’altra cosa. Neppure gli scim- fatti il tempo necessario al sistema ner- modalità di movimento, di alimenta- panzé. voso per maturare sintonizzandosi sul zione, di rapporti inter- e intra- specifi- Non è una differenza da poco. Che il mondo esterno: tanto più complesso il ci, buona parte della vecchia attrezza- bambino impari a rivolgere lo sguardo sistema nervoso, tanto più laboriosa la tura istintuale diventava non solo inu- verso il punto a cui guarda la mamma sintonizzazione. tile ma addirittura controproducente ai implica molte cose. Nel topo dura circa un mese, nel gat- fini della sopravvivenza. Prima di tutto implica che l’atten- to cinque o sei mesi, nella scimmia ber- Per mettere sotto controllo quei mec- zione del bambino non rimanga ferma tuccia quasi un anno, nell’uomo più di canismi ormai pericolosi e per dare agli sull’evento “movimento degli occhi del- dieci anni. stimoli ambientali nuove risposte ido- la mamma” quale oggetto d’interesse nee, il processo di adattamento, nel caso in sé concluso, come accade al piccolo dei primi ominidi, non seguì la via del- scimpanzé, ma invece si sposti sul pun- 26. Dalla foresta alla savana l’assemblaggio di nuove strutture ana- to che lui ora intende quale oggetto del- tomiche alle preesistenti, come nel caso l’intenzione dello sguardo della mam- Quando i nostri più antichi antenati dei cetacei. ma. Questo vuol dire che il bambino è uscirono dalla foresta e su due piedi si Gli adattamenti evolutivi dei prima- diventato capace di attribuire un’inten- avventurarono nella savana, era inizia- ti da gran tempo passavano soprattutto zione e di interpretare la direzione del- to il primo e più radicale dei processi di attraverso lo sviluppo della corteccia. lo sguardo della mamma come indica- adattamento evolutivo tra quelli che E così fu anche in questo caso. zione di tale intenzione.

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Attribuire un’intenzione a sua volta il linguaggio mimico, precursore del lin- * comporta il riconoscimento di un altro guaggio verbale nella nostra congettura ** soggetto, dell’altro come soggetto. Si- (v. parr. 2, 19). gnifica che il bambino sta emergendo Anche gli adulti fanno così. Alle pre- dall’egocentrismo nativo e comincia ad se con qualsiasi problema pratico (e non assumere una disposizione analitica ver- 28. Segni nella mente solo), progettano, controllano e com- so il mondo. mentano le azioni con le parole, per lo È appunto in questa disposizione che A una bambina di quattro anni e più soltanto pensate. la direzione dello sguardo della mamma mezzo si chiede di prendere un dolcetto Grazie alle parole, bambini e adulti viene interpretata come indicazione di che sta su un ripiano di una credenza, dell’uomo moderno estendonol’ambito qualcosa, di qualcosa d’ altro da ciò che usando uno sgabello e un bastone. delle loro progettazioni e azioni oltre il è di per sé. Vale a dire che viene intesa La bambina sale sullo sgabello con il limite del campo visivo e delle percezio- come segno. bastone in una mano; guarda, e comin- ni dirette in cui sono ristretti gli altri È difficile sopravvalutare questo svi- cia a parlare fra sé. animali (v. parr. 13, 17, 19, 23). luppo. «Sullo sgabello» dice, toccando a più Appena acquisiti anche soltanto i pri- riprese il ripiano con il bastone. Poi mi rudimenti di un linguaggio segnico * prende il bastone con l’altra mano e pro- – un embrionale apparato di gesti indi- ** segue: cativi e rappresentativi dal significato «È quello il dolce?» Esita. condiviso –, è ben ipotizzabile che gli Di lì a poco sarà il bambino stesso a «Lo posso prendere con quell’altro ominidi cominciassero anch’essi a for- produrre un segno inequivocabile indi- sgabello. Ci salgo sopra e lo prendo.» zare quel limite: a richiamare e richia- cando con il dito. Un segno di tipo par- Sale sull’altro sgabello. marsi alla mente il bastone rimasto die- ticolare: un gesto. Di segni di questo tipo «No, questo non lo prende. Con il tro le spalle e la noce di cocco lasciata è fatto il linguaggio della mimica. bastone…» Riprende il bastone e con venti passi più là. E poi, a scheggiare un È naturale pensare che nell’attiva- quello tocca il dolce. ciottolo. ■ zione di questi processi un ruolo deter- «Si muove» Lo tocca ancora e lo minante sia giocato dalla mamma, dal sposta. suo intenso e prolungato rapporto edu- «Ecco, si è mosso. Con lo sgabello cativo con il bambino. non lo prendevo, ma il bastone ha fun- NOTA zionato»1. 1 Esperimento di R.E. Levina, in Lev S. * La bambina parla a se stessa come se Vygotskij, Il processo cognitivo, Bollati Borin- ** dialogasse con un’altra persona. Così ha ghieri, Torino, 1987, p. 44. imparato a parlare: scambiando parole I titoli seguenti integrano la bibliografia pub- Se ritorniamo a quanto si è appena con altri, per dire e sentir dire qualcosa blicata in appendice alla seconda parte degli Appunti (“Caffè Michelangiolo”, anno IX, n. 3), detto circa la funzione peculiare della di qualcosa (v. par. 11). alla quale pertanto si rimanda. corteccia nel grande processo di adatta- Le cose di cui si parla sono gli ogget- mento dei nostri più antichi antenati, è ti dell’intenzione dei parlanti e le paro- anche pensabile che sul percorso che ci le sono i segni condivisi con cui i parlanti BIBLIOGRAFIA è rivelato dalla corrispondenza dello si riferiscono a tali oggetti, indicandoli se sguardo del bambino con quello della sono presenti e, se no, richiamandoli E. Alleva e D. Santucci, Dal pesce al filo- mamma stessero avviandosi già le co- dalla memoria alla rappresentazione sofo, in “MicroMega”, n. 4, 2005, Grup- munità dei primi ominidi, progressiva- mentale (v. par. 19). po Editoriale L’Espresso spa, Roma. mente, cumulativamente. Con le parole vengono indicati alla R. Barthes, Eléments de semiologie, Editions È la via che porta alla scoperta o, se bambina gli elementi di una situazione du Seuil, Paris, 1964 (trad. it. Elementi vi pare meglio, all’invenzione dello stru- problematica che lei può direttamente di semiologia, Torino, 1966). mento per mettere in comune fra più percepire, e un modo di risolvere il pro- U. Eco, Segno, ISEDI, Milano, 1973. P. Guillaume, La psycologie animale, Max soggetti i rispettivi rapporti con il mon- blema ristrutturando, per mezzo di Leclerc et C.ie Editeurs, Librairie Ar- do. Questo strumento è appunto il se- strumenti, la situazione percepita. Aiu- mand Colin, Paris, 1947. gno: un evento che un soggetto produce tandosi con le parole, cioè prefigurandosi W. Koehler, Intelligenzprufungen an Men- perché, in quanto convenzionale, signi- le azioni da compiere, lei sperimenta schenaffen, Springer, Berlin, 1921 (trad. fichi agli altri soggetti della comunità il una prima ristrutturazione, che non por- it. L’intelligenza nelle scimmie antropoi- proprio riferimento intenzionale a un ta alla soluzione, e poi ne immagina di, Giunti Barbera, Firenze, 1961). oggetto determinato, anche non presen- un’altra, che sperimenta con successo. L. Mecacci (a cura di), Manuale di psicolo- te alla percezione. Presto la bambina imparerà a dialo- gia generale, Giunti, Firenze, 2001 Su questo percorso i piccoli dell’uo- gare con se stessa – a ragionare – senza C.S. Peirce, Semiotica, Einaudi, Torino, mo moderno incontreranno, insieme alle pronunciare le parole ma soltanto rap- 1980. G. Zucco, Anomalies in Cognition: Olfac- cose, il linguaggio verbale (v. parr. 5, 8- presentandosele, insieme ai loro refe- tory Memory, in “European Psychologi- 9). Su questo percorso i piccoli ominidi renti, nella mente ormai compiutamen- st”, Vol. 8, N° 2, June 2003, Hogrefe avrebbero incontrato, insieme alle cose, te semantica. and Huber Publishers.

Caffè Michelangiolo 65 BLOC-NOTES con l’enigmatica parola sulle estreme sotto gli occhi è “la donna”. Vale a dire, di Bartleby labbra: Rosebud). Piccolezze, mi obiet- la singolarità femminile della vita. terai, caro Direttore. Se paragonate al- Come nessun movimento femminista l’universo, certo! A meno che non si era riuscito a fare. Da tale percezione ritenga con Cˇ echov (Quaderni) che l’u- ha preso l’avvio la revolución di Zapa- niverso (il nostro universo) possa stare tero (questa sì progressista). Quanto tutto nel dente di un qualche gigante. siamo rimasti indietro, dalle nostre par- Caro Direttore, siamo messi male. Una sorta di carie… ti. Alla Sinistra andata ora al potere si Ma le Cassandre come è noto non han- era presentata un’occasione strepitosa no mai goduto di buona stampa. La per voltar pagina: una donna al Quiri- finanza miracolistica non ha corrispo- nale. Ne aveva una ad hoc (e con un sto alle attese creative. Rassegniamoci elegante aplomb di classe). Eh, sì… un per ora a più di un foro all’indietro bel grattacapo! Così la si è dislocata in nella cintura, siamo un po’ tutti so- una posizione meno centrale: capo- vrappeso. Tuttavia gli eletti non sono in gruppo dei senatori dell’Ulivo. Al con- prima fila: deputati e allo stesso tempo Anonimo, Processione in piazza Santissima fronto, una camera con vista. Da noi si consiglieri regionali (una quarantina Annunziata e via dei Servi, Firenze, 1608 ca. indietreggia, fingendo però di guardare all’ultima conta). Con l’inesorabile cu- avanti. mulo di prebende. La furbizia è rock, Non ci sono euri per gli studi scien- stando al metro di Celentano. Che è tifici (Rita Levi Montalcini mette in poi la misura oggi maggiormente pra- vendita i dipinti della sorella gemella ticata. Si sa, la vita è breve e la morte Paola per finanziare l’European Brain dura così a lungo: perché allora non Research Institute che presiede) e le godere il più possibile di quel poco che strade di Firenze sono piene di buche. dà e magari anche di quel di più che si Ci si sforza di toccare le stelle, ma in- Un ultimo appunto, per questo potrebbe arraffare? Per carità, non vo- tanto in quelle (e altre) buche ci si in- bloc-notes. Caro Direttore. È per Dana glio insinuare che ci sia sempre del cal- ciampa. Caro Direttore, la «stronomia Morosini. Cancro ai polmoni, aveva an- colo: a volte ci si mette un eccesso… nunciato lei stessa la malattia dai mi- come dire?, di autostima. crofoni della Cnn l’agosto scorso. Si è Leggo sui giornali che il «tenace e spenta il 6 marzo di quest’anno al geniale» direttore emerito (da qualche Sloan Kettering Memorial Hospital di tempo questo attributo va riconosciuto New York. Quarantaquattro anni. Ca- anche agli “uscenti” che non siano pro- pelli biondotiziano, origini veneziane, fessori universitari messi a riposo o ve- perfetto italiano, laurea a Middlebury. terani romani congedati con onore) Una donna discendente di dogi. Dota- dello storico Osservatorio di Arcetri è ta di una forza implacabile, come ha tornato alla carica. Rilancia una sua dimostrato. Nel ’92 aveva sposato accarezzata proposta: il Museo del- Christopher Reeve. Poi la caduta di lui l’Universo (sclerotizzare il cosmo, que- Piazza SS. Annunziata da via de’ Servi, 2006. da cavallo, era il 1995. Allorché il ma- sta sì un’idea geniale! Vedi in proposi- rito entrava in rianimazione, lei fece to il bloc-notes del settembre-dicem- è scienza amena», declama una poesia fermare per un momento i portantini bre 2004). Il big bang dell’universal di Ferdinando Incarriga. E amena, ap- che ve lo trasportavano. Lo guardò. punto, ci sembra la tenace proposta disegno è provocato dall’imminenza Sei ancora tu, gli disse. Tutti hanno vi- del direttore (in zona pensione) di Ar- dell’anno 2009, allorché «il mondo in- sto le immagini di lui sulla carrozzella, cetri. Per la geniale vecchiaia, pensi a tero festeggerà il genio di Galileo» paralizzato dal collo in giù. Con quel (“genio” si nasce o si diventa per qual- una sinecura meno gravosa per il con- tribunte cui si chiede di tirare la cin- sorriso forzato per aggiungere un filo di che riga di giornale, potrebbe a questo caparbia speranza alla troppo breve punto chiedersi nell’altro mondo l’o- ghia. Il cielo può attendere… trama della vita. E lei lì, immancabile norando autore del Dialogo sopra i due accanto a lui. Nel 2004, quando era massimi sistemi). Museo dell’Univer- so: non dirai che non suoni bene all’o- vedova solo da pochi giorni, non aveva recchio, caro Direttore. Il costo? Cin- esitato a gettarsi completamente nella que milioni di euri (quando i numeri battaglia per le staminali. Era la sfida salgono, l’euro prende il plurale). Al- Woody Allen, Pedro Almodóvar: che lei e suo marito avevano ingaggia- l’anno. Per quattro anni, «nella prima sono le vere novità del postmoderno. to attraverso la Christopher Reeve fase» ovviamente. Oltre a una prelimi- Ci hanno indotto a voltar pagina, come Foundation, la loro istituzione che ave- nare cinquantina di milioni per la sede solo i grandi sanno fare. Quello che c’e- va devoluto oltre cinquantacinque mi- (un cadente neomedievale edificio con ra prima a un tratto è diventato stantio, lioni di dollari nella ricerca osteggiata tanto di torre, costruito ai primi del ammuffito. Improvvisamente vecchio. dall’amministrazione Bush. Novecento da un granoso antiquario E questo è ciò che più ha irritato gli Chris aveva resistito per nove anni, proprio a un tiro di schioppo dall’Os- altri. Il sole fu la novità, un tempo. Fu oltre ogni limite immaginabile. Certo, servatorio e che fa pensare al fasullo una novità la terra. Una novità fu l’uo- lui era Superman. Ma lei, Dana, è riu- castello in cui muore Charles F. Kane mo. La novità che loro ci hanno messo scita a essere perfino qualcosa di più. ■

66 Caffè Michelangiolo LETTURE di Giovanni Armillotta, Milva Maria Cappellini, Silvia Cigna, Anna de Simone, Primo De Vecchis, Stefania Gatti, Loriano Gonfiantini, Michele Graziosetto, Elena Gurrieri,

Casorati, Ragazza che legge. Laura Melosi, Antonio Pane, Mario Graziano Parri, Monica Venturini Fragonars, Ragazza che legge.

Cambogia: 1975), gli stranieri furono espulsi dal nel labirinto della storia Paese e si diede il via a una spietata cac- cia all’uomo da parte dell’Angkar, l’Or- er cominciare: i pali della luce. ganizzazione, che, come spiegava lo stes- «PNon la ragnatela di cavi in alto, so Del Corona nella Nota introduttiva a non gli spezzoni arrotolati al traliccio quel libro autobiografico angoscioso e d’acciaio. Ma le cassette di munizioni in- straordinario che è Il cancello di François chiodate a mezz’altezza, il verde oliva li- Bizot2, «gestisce un sistema capillare di quefatto dai monsoni. Lettere cirilliche terrore che ha il suo cuore nel centro S- sbiadite, persino… Dopo i pali della luce: 21, l’ex liceo di Tuol Sleng, a Phnom Phnom Penh. Quieta, non in pace. Penh», dove furono barbaramente sevi- Phnom Penh cominciava di sguincio: ziati e uccisi quattordicimila uomini. alludendo alla guerra, ai dolori suoi e In cinque anni di “pulizia etnica” si ar- della Cambogia tutt’intorno. Alludendo, rivò all’eliminazione di quasi due milio- non parlandone. Casse di granate sovie- ni di persone. Fino al crollo del regime e tiche, passate ai vietnamiti, usate in Cam- al ritorno a una parvenza di normalità in bogia, riciclate in una città epicentro d’in- una Cambogia sconvolta da guerre e vio- cubi. Il bandolo. Lì dentro ci stava tutto». lenze. Oggi a Choeung Ek, nella periferia Ti si offre così, con una scrittura cri- di Phnom Penh, cresce il riso. In quegli stallina e sapiente, questo nuovo libro di anni «Choeung Ek era una piantagione Marco Del Corona in Cambogia (il pre- di lychee e le piante di lychee erano l’ul- cedente, Strade di bambù1, raccontava tima cosa che i dannati vedevano. I ca- un percorso attraverso la Cina, il Laos e mion portavano qui i prigionieri, carica- la Birmania), visitata in tre fasi successi- (In copertina: Monaci a Preah Vihear. Foto di Mar- ti di notte a Tuol Sleng. Le guardie li ve. Non un libro sulla Cambogia, precisa co Del Corona). ammassavano e dicevano loro di non l’autore, ma «il diario di tre soggiorni preoccuparsi. Uomini donne bambini. – nel 1994, nel 1998 e nel 2005 – in un Cambogia negli ultimi anni, dopo la ti- Le guardie del santebal [la polizia se- Paese che mi segue e mi ricatta, detta le rannide, ma con la mente costantemente greta] accendevano le fotoelettriche per mie letture, indirizza i miei viaggi. Non ci rivolta verso il passato prossimo di quel consentire di scavare le ultime fosse. vivo, in fondo non lo conosco, ma mi am- paese, lungo il filo di una memoria che Quando pioveva, occorreva coprire le bu- mala. Mi sono chiesto che cosa mi resta sosta, per pudore e forse anche per un che con i teloni perché non si riempisse- vischiosamente addosso della Cambogia. oscuro terrore, davanti al filo spinato del- ro d’acqua. Gli aguzzini spingevano i Il perché di quest’ossessione feroce. Non l’indicibile: Tuol Sleng. Non dobbiamo predestinati sull’orlo, e allora comincia- lo so spiegare nemmeno a me stesso, ma ricordare? Qualcuno lo ha sostenuto di vano i colpi di vanga alla nuca… Sono fi- ho provato a scriverlo». Di quella terra recente e in modo provocatorio sui quo- nite così circa novemila persone, qui… che lo «ammala», Del Corona ci restitui- tidiani, a proposito della giornata dedi- Saperli ancora nelle risaie rammenta, sce volti, voci, atmosfere, brandelli di cata al ricordo dell’Olocausto degli Ebrei. con evidenza fisica, che dentro di te, così paesaggi e di edifici impastati con il san- Ma non ricordare vorrebbe dire cancella- come dentro la terra, giace qualcosa che gue che ancora imbratta i muri della sua re il male, annegarlo in una marmellata richiama il male». storia recente. Una storia i cui fantasmi – della memoria che impoverirà le nuove Ogni tappa dei suoi tre viaggi, con- tanti, troppi – ogni volta, a ogni viaggio, generazioni senza rendere giustizia a chi, fluiti in questo libro dove il ricordo di lo hanno preso per mano, trascinandolo come scrive Magris, ha «messo in gioco la eventi tragici presuppone la voglia di ca- quasi a forza verso i luoghi dell’orrore: a sua vita per cancellare tutte le Dachau pire anche e soprattutto quello che non si Phnom Penh, nell’ex liceo di Tuol Sleng, dalla faccia del mondo» e vorrebbe «grat- può né capire né spiegare, ci appare come che nel 1975 «con i suoi tre piani di aule, tare il nero sotto le unghie della Sto- un sasso o un fiore deposto su una tomba i ballatoi, ora persino con le palme a om- ria»(Alla cieca, 2005). che non esiste. Il sasso o il fiore di una so- breggiare la corte – divenne l’S-21. Luo- Nel caso della Cambogia, il «nero» si lidarietà antica. Ma questo gesto richiede, go di interrogatori, tortura ed esecuzioni». annida nell’«avventura dei Khmer rossi prima, un difficile atto della volontà, la Con lo sguardo attento e lucido del gior- di Pol Pot», il tiranno che ne diresse i forza di addentrarsi nella storia labirinti- nalista e con la pietas del poeta che vive movimenti, tra il 1975 e il 1979, e poi ca di quel Paese, di risalire alle radici dentro di lui, Del Corona ha fotografato e fino alla morte, nel 1998. Dopo la cadu- dell’orrore, di stanare il Male dal suo na- commentato i cambiamenti avvenuti in ta della capitale, Phnom Penh (17 aprile scondiglio. Ecco allora, nel 2005, la te-

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lefonata del giornalista italiano a mister lo mi sono trovato davanti». La banalità In questo sofferto diario di viaggio, Khieu Samphan, che era stato il braccio del male: Mister Khieu non poteva non che i ragazzi potrebbero leggere con pro- destro di Pol Pot durante il terrore. Un fare quello che ha fatto. fitto a scuola nell’ora di geografia, quan- uomo «che sapeva tutto», che «non pote- Poco distante dalla casa in cui vive il do studiano i Paesi dell’Estremo Oriente, va non sapere, e ora dice e scrive che non “diavolo”, a cinque metri dal confine con si aprono di tanto in tanto scenari verdi di sapeva, e che anche se avesse saputo non la Thailandia, non lontano da buganvíl- palme, scenari gialli di risaie. E «un pa- avrebbe potuto fare nulla. Un milione, lee che «esplodono di fucsia», in uno norama magnifico tra le fronde e le can- un milione e mezzo di morti, un milione spiazzo adibito a giardino, sorge su pala- ne». La natura ignora la storia, ma la e settecentomila». fitte la casa di un altro artefice e compli- storia violenta ogni cosa. Troia brucia an- L’incontro del giornalista con il «dia- ce del terrore, Nuon Chea. Perché tutto cora e sempre in una piana desolata, co- volo» è fissato, all’inizio del viaggio, nel- perta di cenere, e non solo nei versi di Vir- la piccola città di Pailin, quasi al confine gilio («Chi lo scempio di quella notte, chi con la Thailandia, per il 10 febbraio del potrà con parole dire la carneficina, lo 2005. Il resoconto di quella conversazio- strazio uguagliar con le lagrime?»3). Enea ne chiuderà, quasi a descrivere un cerchio ricomincia ogni volta tutto daccapo, (o un girone dantesco?), il libro. «Cor- muovendo con il suo pesante fardello pro- teggiare il diavolo mi asciuga la bocca, prio da quella piana, verso un futuro che ma non smetto di parlare». C’è una luci- ignora. da angoscia, trattenuta a fatica, in chi Angkor Wat appare all’improvviso da- racconta, una partecipazione controllata vanti a questo viaggiatore assorto nei suoi ma profonda, a quello che è successo, pensieri: «… una cattedrale di cenere. un’ansia dolorosa di rendere minima- Nessun edificio mi era mai parso così si- mente giustizia alle vittime, assieme alla mile, visto da fuori, a uno scrigno… Ar- consapevolezza che quando si troverà da- cheologia e scienza dei colori piegate alla vanti a mister Khieu, l’inerme giornalista politica, e il tempio, questa strana basili- italiano non ne sarà capace. All’improv- ca nella giungla, sembrava pesare come viso, infatti, durante l’intervista al “dia- un coperchio tombale su una nazione in- volo”, la lampadina della sua mente si ac- cenerita». cende per illuminare un’immagine tre- La sintassi, compatta come una roc- menda: un flash sulle «domande degli cia, anche quando i periodi si inseguono interrogatori a Tuol Sleng, che aprivano con affanno nell’ansia di dare una strut- un circolo di disperate autoaccuse, dove tura coerente all’incoerenza della storia, la speranza di uscire vivi induceva a rife- apre un sipario che in un lungo flash- rire circostanze inventate sempre più as- back ci fa intravedere le celle dei con- surde ed enormi». Del Corona vorrebbe dannati dell’ex liceo di Tuol Sleng, con i insistere, indagare, ricordare quelle tor- corpi legati ai letti: «I letti di ferro del- ture, quelle menzogne, quelle esecuzioni. Marco Del Corona nel suo studio. Nato a Milano l’S-21, dunque. Nel 1994 sembrava an- «Per tutta risposta, invece, mi risuonano nel 1968 è vicecaporedattore presso la redazione cora di vedere macchie scure sul pavi- Esteri del “Corriere della Sera” e direttore respon- nella testa le flaccide domande che ho ri- sabile del trimestrale “Mondo Cinese”. Ha viag- mento, come tracce residue di sangue volto a Khieu, da guardone di fronte al- giato in Europa, Birmania, Cambogia, Cina, Indo- rappreso. Adesso hanno ripulito per bene l’orrore. Per fare paura, a volte bastiamo nesia, India, Laos, Mongolia, Nepal, Nord America, le piastrelle, hanno reso di nuovo perfet- a noi stessi », osserva l’autore, con la Pakistan, Singapore, Thailandia, Tibet, Vietnam. tamente leggibile il tabellone con il deca- manzoniana amarezza dell’uomo giusto, È autore di una raccolta di poesie intitolata Noreg logo che i prigionieri dovevano seguire (1989), del libro Strade di bambù. Viaggio in Cina, lacerato da profondi e immotivati sensi di Laos e Birmania (1999) e di Cattedrali di cenere. durante gl’interrogatori». colpa, di fronte al «malvagio». E c’era sangue, tanto sangue dapper- La banalità del male: «Eichmann che tutto. Vengono in mente i versi del poeta ascoltava musica, i bambini in calzon- questo? Perché Choeung Ek, perché Tuol coreano Ko Un, scritti dopo la sua visita cini di pelle che giocano con Hitler… Sleng? Forse una risposta si può trovare a un luogo che nell’immaginario colletti- La Cambogia: ho di fronte i crani di nella struggente immagine del libro che vo è diventato il simbolo universale del- Choeung Ek, le miriadi di ritratti pietri- ricorda un lungometraggio bellissimo gi- l’orrore: «ad Auschwitz | pile di occhiali | ficati a Tuol Sleng… Volevo vedere il rato dal regista Rithy Panh e intitolato S- montagne di scarpe | sulla via del ritorno diavolo e l’ho visto. Adesso che mi ac- 21, la machine de mort Khmère rouge», | ognuno fissava fuori dal finestrino in di- compagna alla porta, mi saluta…, ades- ed è «l’ultima inquadratura: una grande rezione diversa»4. so che mi dispiaccio per le domande che aula di Tuol Seng, svuotata, vento che L’autore di questo diario “vero” e non gli ho potuto fare e per quelle che solleva la polvere, e lì c’è l’oblio e il suo amaro ci guida lungo i sentieri imprati- vorrebbe fargli un cambogiano soprav- contrario, il dilemma aperto e perpetuo». cabili del male esterno a noi, e lungo al- vissuto a Pol Pot, ecco, adesso sento ad- In quel vento e nei granelli invisibili di tri sentieri, quelli interiori, dove grovigli dosso una vampata di rabbia, da occa- quella polvere se ne stanno imprigionate, di contraddizioni, piccole vigliaccherie, sione sprecata… Un vecchietto tranquil- forse per sempre, troppe verità. pensieri inconfessabili, voglia di tenere

68 Caffè Michelangiolo Letture

gli occhi chiusi, se ne sono rimasti im- poesia italiana) della precedente raccol- irraggiungibile suona sincero quanto, in mobili per decenni nel pozzo melmoso ta saggistica Poesia degli anni sessanta, altre, l’esultanza per le sfide esaudite. E il delle nostre coscienze anestetizzate da pubblicata da Editori Riuniti nel 1976»; diniego o la perplessità, pure franca- troppe immagini violente, insostenibili. «raccogliere un saggio di storica rilevan- mente enunciati, trovano sempre il con- Viene da pensare a un passo famoso di za come il profilo dei Poeti del secondo trappeso di un riconoscimento (penso ai Seneca, se le citazioni dei classici non Novecento apparso nel 1986 nell’ultimo “pezzi” su Quasimodo e Pasolini), quan- stridessero in questo contesto, che a Del volume d’aggiornamento della Storia do non diano adito, come nel caso di For- Corona detta, in chiusura, un’ultima ri- delle Letteratura Italiana diretta da Na- tini, a una fervida palinodia. Persino flessione, dopo che si è lasciato alle spal- talino Sapegno per Garzanti»; «rappre- l’affondo, la sentenza acuminata, sono le la nuova Cambogia, Tuol Sleng, lampi sentare in misura congrua la sua produ- portati in punta di fioretto, appena un di ricordi e l’intervista impossibile col tocco: spuntano così la «provocazione Male a Pailin, ed è arrivato finalmente al centrista» dei “Novissimi”, la «poesia fa- confine. Di che cosa? Di un luogo? Di un cile per tempi difficili» di Magrelli e così non-luogo? È un pensiero straniante, il via. L’onestà che rende altamente atten- suo, cifra dello spaesamento procuratogli dibili i singoli referti non può che inve- dalla Storia e dalle tante storie di vittime rare il quadro configurato dal loro insie- e di carnefici incontrati lungo le strade di me. Un quadro che si tiene: così coeren- una terra amata: «La Cambogia è finita. te da far dimenticare che è stato compo- Io non ci sono più». sto marciando sui giorni, in quasi mezzo secolo di assidua militanza. Anche a pre- Anna De Simone scindere dall’operazione propriamente storiografica effettuata con Poeti del se- condo Novecento (per questo adibito a NOTE Il critico Giovanni Raboni. pilastro centrale del libro), la compat- tezza dell’esito è assicurata dalla salda 1 M. Del Corona, Strade di Bambù, EDT, Tori- no, 1999. zione critica successiva, saggistica e gior- tenuta di due linee che nel loro vario in- 2 F.Bizot, Il cancello, trad. di O. Mori, Ponte alle nalistica»; «riprendere il palinsesto di un trecciarsi garantiscono la verità della dia- Grazie, Milano, 2001. precedente progetto di raccolta saggisti- gnosi. La prima, forza dirompente che 3 Virgilio, Eneide, II, 361-362, trad. di R. Cal- ca in aggiornamento a Poesia degli anni presiede al battesimo della poesia del do- zecchi Onesti. 4 Fiori di un istante, Munhak Tongnae, Seul sessanta». poguerra, è la linea della realtà; la se- 2001, trad. di V. D’Urso, da Poesia coreana, in Il risultato appare cospicuo, per non conda, che possiamo chiamare la linea “Semicerchio”, rivista di poesia comparata XXXII- dire memorabile. Il suo segreto è il pro- dell’arte, è invece un elemento di conti- XXXIII, 2005, p. 100. posito che campeggia nella breve Pre- nuità, di raccordo con la tradizione. Le messa dell’autore e che il curatore pone a misure costanti dei giudizi di Raboni sa- presidio della Postfazione: «rimpiazzare il ranno da un lato «l’inclusività», vale a Marco Del Corona fantasma della poesia con la poesia in dire la quota di realia che un poeta è in Cattedrali di cenere carne e ossa». In questo precetto c’è, si grado di contenere, e dall’altro il decoro EDT, Torino 2005 può dire, tutto Raboni: l’illuminista lom- formale e l’altezza della pronunzia che ne pp. 130. € 8, 50 bardo, che ai fantasmi delle idee che di- segnano il rango. C’è da dire che l’effica- scutono idee preferisce il rapporto con cia ermeneutica di queste coordinate (di l’evidenza delle cose, il ‘protestante’ pro- per sé deperibili, dipendenti come sono teso al libero esame del testo, l’appassio- da una precisa situazione storica e da Fare poesia nato che non sa sottrarsi al corpo a cor- una scelta di campo che eleggerà a mo- po con il suo oggetto, al gaudioso rischio dello la parabola di , con al oeta non degli ultimi e finissimo tra- di farsi permeare dalle sue emanazioni. vertice Gli strumenti umani, «uno dei li- Pduttore (di poeti come Baudelaire e Nel corpo poi del libro, l’attitudine a fare bri capitali della poesia italiana di questo di poeti della narrativa come Flaubert e di ogni lettura un’esperienza (anche secolo») sarebbe di gran lunga inferiore Proust), Giovanni Raboni è stato anche in senso tecnicamente fenomenologico: senza il valore aggiunto, il prestigio di un impareggiabile interprete di poesia. Raboni esordisce, da critico, su “Aut una scrittura che di nuovo rimanda alle Un corposo volume dei “Saggi” Garzan- Aut”, la rivista di Enzo Paci) si riverbe- supreme ragioni dell’arte. Con il suo re- ti, affidato alla competenza di Andrea ra nel sistema di cautele, di attenuazioni, spiro lungo ma non lento, in grado di co- Cortellessa, ne riunisce le prove maggio- di avvicinamenti graduali, che ricorda le niugare senza stridori l’esattezza e la sfu- ri, ospitando un’ampia scelta di scritti manovre del cacciatore, intento, nel pre- matura, l’istanza del discorso e la malia sulla poesia italiana del Novecento. Il li- disporsi allo scontro, a saggiare accorta- della musica – il fraseggio di Raboni rie- bro, che realizza un disegno concepito mente il terreno, a divinare le mosse del- sce ad essere insieme fattivo strumento di dall’autore un anno prima della sua l’avversario. Un cacciatore leale. Nelle indagine e festa di accordi, giubilo di mo- scomparsa, si propone alcuni obiettivi, il- pagine dedicate a Emilio Villa, a Angelo tivi, riporta alla complessità di quella lustrati nella Nota al testo: «recuperare Maria Ripellino, a Edoardo Cacciatore il emozione estetica così spesso evocata nel parte (e specificamente la parte sulla rammarico verso il bersaglio mancato o libro, all’arcano sapere che conduce.

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Ai tanti meriti di Raboni bisognerà 1977 (secondo la partizione che Vladimír conseguire «poesie e non fantasmi o pa- aggiungere il ragguardevole contributo Justl prospetta nell’introduzione al no- rafrasi di poesie, testi italiani nel senso alla diffusione della poesia di Vladimír stro volume), è un gocciolio che si ragge- pieno della parola e non semplici traspo- Holan. Rilevando il testimone di Angelo la cadendo, un diario contratto. Nelle 805 sizioni, neutrali ed espressivamente mute, Maria Ripellino che, dopo vari interven- poesie, brevi o brevissime, che lo com- dei testi originali». L’auspicio era e rima- ti pionieristici (il primo del 1948), aveva pongono l’ansia di esprimersi è come ca- ne ben riposto. Ne dà conferma la pro- offerto al lettore italiano, in prima mon- lamitata in un imbuto di silenzio; l’effu- duzione poetica di Ceriani, testimoniata diale, una scelta significativa della pro- sione lotta ferocemente con il pudore. Ne da Sèver (Marsilio 1995), Lo scricciolo duzione del poeta ceco (Una notte con risulta un epigrafismo inesausto, sporto su penitente (Scheiwiller 2002) e dalle pro- Amleto, Einaudi 1966; oggi riunito con una serie potenzialmente infinita: come ve recentemente apparse in rivista (i cin- l’altro florilegio Una notte con Ofelia, ap- nei bambini, la delusoria risposta provo- que testi di “Colophon”, 19, giugno parso nel 1983), Raboni ha promosso la ca la ripetizione ossessiva della domanda; 2005, e i ventisette di “Atelier”, 40, di- traduzione di Serena Vitale (18 poesie di e come nei bambini, il minimo dettaglio cembre 2005). Prefigurando un terzo li- In progresso [Na postupu; 1943-48] ac- istiga il confronto con le cose estreme, bro, queste ultime avanzano ancora – sui colta in Poesia due, Guanda 1981), quel- configura insorpassabili frontiere. Sempre trampoli di una ipotassi fatta implacabi- la di Marco Ceriani con Vera Fesslová bloccato nella sua dimensione carcera- le ghigliottina del senso – nel laconismo (Il poeta murato. Vladimír Holan, Edi- ria, di condanna preventiva, il mondo di che di etimo in etimo scava il linguaggio zioni del Fondo Pier Paolo Pasolini Gar- Holan tende qui a dilatarsi in profondità, per pesarne le ossa sulla bilancia della zanti, 1991), che attingeva alle sillogi trivella progrediente di ciglio in ciglio, di morte. Nella presentazione dei testi di A lume spento (Na sotnách; 1961-65), scheletro in scheletro, quasi a cercarvi il “Atelier” Federico Francucci scrive che Un gallo a Esculapio (Asklépiovi kohou- residuo che redime, l’eco numinosa. Ecco. l’autore, abolendosi come «soggetto in- ta; 1966-67), Penultima (Prˇedposlední; L’elemento distintivo dell’ultimo Holan tenzionante», vuole ridurre la parola «alla 1968-71), Addio? (Sbohem?; 1972-77), sembra essere proprio la piccola musica condizione di cosa», collocarla «nel corso e ora firma (insieme a Marco Ceriani e notturna che «vena, fino a sorridervi, la sempre uguale della storia naturale». Nel- Vera Fesslová) quella di un “Oscar” che sua oscurità tragica», il «pianismo chopi- l’identità col cadavere, nello stato fossile presenta, sotto il titolo A tutto silenzio niano En la noche serena», che raggiun- il poeta è pietra che si lavora e la forma (Na celé ticho), un’ampia antologia (con ge note di «scarnificata maestria, di dia- diamante che si significa per l’insonne ri- testo originale a fronte) da A lume spen- fanizzata mestizia, in studi di una sono- petizione dei suoi prismi. Questo ascetico to e Un gallo a Esculapio. Dire ampia è rità di ormai quasi impalpabile volume» approdo rivela una contiguità, si vorreb- persino riduttivo, dal momento che essa (cito da uno scritto di Marco Ceriani, ri- be dire biologica, con la parola holaniana; comprende rispettivamente poco più e masto purtroppo inedito, che corredava il contiguità peraltro rivendicata, senza so- poco meno della metà delle due raccolte. suo lavoro di traduttore). Nell’interpreta- spetto di epigonismo, dalla costellazione Se vi si sommano i testi già apparsi in zione di questa musica – governata dalla di lupi, assassini, muri, statue, prigioni, Il poeta murato (25 da A lume d’agonia «armonia atonale» o «armonica disar- obitori, sepolcri che spingono il verso al e 27 da Un gallo a Esculapio) e gli altri di monia», che rappresenta per Holan la calvario dove «la morte vien con l’ambio Ripellino (5 da A lume d’agonia), Fran- «precisa, estrema forma del verso libe- | di un fonema di spine e golgota», dai cesco Antonuccio (1 da A lume d’agonia ro» (cito da un testo del 1963, pubblica- punti sospensivi, diagrammi del nullifi- e 3 da Un gallo a Esculapio, in “Poesia”, to in “Poesia”, 12, 1988) – l’apporto di cante cosmo che ci assedia, fino alla evo- 12, 1988), Giovanni Giudici (6 da Un Raboni riconduce all’elemento armoni- cazione dei mestrui funerari di Ofelia o gallo a Esculapio, in Omaggio a Praga, co, al “vellutato” antimelodico, sottoposto della «Sisinà sans merci che prega ac- Scheiwiller 1968), si può dire che se ne alla cesura e alla pausa, che recupera, canto a una culla». giunge a sfiorare la totalità. E se si consi- evitando di biecamente imitarla, quella Antonio Pane dera che il nostro tascabile dovrebbe che Ripellino (nella prefazione a Una not- essere seguito, ad onorare il piano di te con Amleto) definisce la «strumenta- Raboni, da un gemello, orchestrato su zione scheggiata, stridula, gutturale» del Giovanni Raboni Penultima e Addio?, al termine di questo linguaggio holaniano e in uno la tenebro- La poesia che si fa. Cronaca e storia del particolare impegno avremo una pano- sa, terebrante dolcezza delle sue testa- Novecento poetico italiano. 1959-2004 ramica pressoché completa dell’ultimo mentarie postille; la parte di Ceriani sem- a cura di Andrea Cortellessa Holan, con un sensibile incremento del bra riguardare soprattutto la disarmonia, Milano, Garzanti, 2005 già lussuoso patrimonio italiano (ai ma- l’impianto ossimorico del pensiero che pp. 432, € 19,50. teriali citati si affiancano infatti le tra- dice e disdice, che più dubita e nega più duzioni di Serena Vitale, in “Almanacco si fa perentorio, irrogando sibilline sen- Vladimír Holan dello Specchio”, 3, 1974 [dalle raccolte tenze, producendosi in “difettivi sillogi- A tutto silenzio. Poesie (1961-1967) Strach e Bolest] e Sergio Corduas, in “In smi”, modellando a vigorosi colpi di pol- introduzione di Vladimír Justl forma di parole”, I, 1980 [l’intera Mo- lice un densissimo nulla. Ma a prescinde- traduzione dal ceco di Vlasta Fesslová zartiana II]; entrambi, è bene dirlo, usci- re dalla suddivisione, altamente opina- versi italiani di Giovanni Raboni e Marco ti dalla scuola di Ripellino). bile, delle responsabilità, il prodotto è su- Ceriani Il quinto e conclusivo «atto» dell’opera perbo. Si adempie il voto espresso nella Milano, Mondadori, 2005 holaniana, quello che va dal 1961 al prefazione di Raboni a Il poeta murato: pp. XXIV + 158, € 8,40.

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Notizie dalla Maremma tasca e sembra perplesso, l’apuano gli parla alzando l’indice della destra in atto lettori si sono imbattuti più di una vol- che si direbbe declamatorio. Oltre quel- Ita in Fiorenzo Corsali lungo le pagine la balaustra, i due poeti condividono di “Caffé Michelangiolo”, dove ha pub- molto, e prima di tutto un intreccio ine- blicato racconti e sono apparse recen- stricabile tra biografia e scrittura, sep- sioni ai suoi libri di storia e memoriali- pure tessuto con modalità ed esiti quan- stica dedicati a Tirli: ermo colle leopar- to mai differenti: al vivere inimitabile diano, Yoknapatawpha faulkerniana, del pescarese si contrappone, con oppo- spazio mitico insomma fondato sullo sta specularità, l’esistenza travagliata di spazio storico della Maremma cui lui si Ceccardo, che scrivendo, sul finire dei sente legato non soltanto da una prede- propri giorni, a Giuseppe Prezzolini, si stinazione di nascita ma ancor più dal definì «un povero uomo triste malato di- fatto di avvertirlo quale archetipo di una sperato». natura le cui fonti di vita (la macchia in- D’Annunzio è soltanto uno dei poeti corrotta, il sereno memorabile del cielo e che Francesca Corvi, curatrice di Cec- del mare laggiù, i fontanili incontami- cardo Roccatagliata Ceccardi, Colloqui nati, e le volpi e gli scoiattoli e i merli d’ombre. Tutte le poesie (1891-1919), neri come pretini e la intera fauna ance- edito alla fine del 2005 da De Ferrari strale) paiono tuttora aperte sulla trasfi- (editore che ha sede a Genova, per l’ap- gurazione della terra. Della quale egli è punto, in via Gabriele d’Annunzio), pone innamorato, e le parla con le parole che a confronto con il poeta fondatore della scrive, un po’ come Benigno fa con la «Repubblica Apuana». Il volume racco- ballerina Alicia di Habla con ella intan- esse squadernato con la sua antica uma- glie le due raccolte uscite quando l’au- to che Caetano Veloso canta Cuccuruc- nità sempre inquieta, spesso tribolata, tore era in vita (Il Libro dei Frammenti, cucú Paloma (Almodóvar). con radici di miseria e umiliazioni ma del 1895, e Sonetti e Poemi, del 1910), Adesso Corsali ha dato alla luce un allo stesso tempo fatta di gente sdegno- il postumo Sillabe ed Ombre, pubblica- nuovo libro («il terzo che avevo proget- sa e consapevole delle ingiustizie che la to nel 1925, e – grazie a minuziose ri- tato di scrivere sul mio paese», annuncia hanno oppressa. Una umanità pervasa di cerche – cinquantadue componimenti nella Introduzione), una storia fatta di odi atavici ma anche di amori tenaci, comparsi a partire dal 1891 su periodi- tante storie che prende l’avvio sotto for- orgogliosa e vigile, e alla fine sempre ben ci vari. Nell’ampia introduzione, Cec- ma di viaggio: un viaggio in una vita di salda nelle sue tradizioni e nei suoi valori cardo è posto al centro di un reticolo di sventure, superstizioni, soperchierie che entro il più vasto mondo (la wilderness, prestiti, echi e sedimenti, in posizione di dalle rive dell’Adda, da una parte, e dal- la giungla metropolitana) per lo più oc- collettore e di snodo nel percorso poeti- l’altra dagli impervi fianchi dell’Ortobe- cupato da emigranti della vita. co novecentesco. La scrupolosa dimo- ne che strapiombono giù dal Cúccuru strazione testuale – soprattutto di tipo Nigheddu, nel nuorese, approda a Tirli. Mario Graziano Parri lessicale e stilistico – sfocia in una con- Una Tirli secentesca di cacciatori, brac- clusione che evidenzia proprio la collo- conieri, carbonai, taglialegna e imbo- cazione intertestuale del poeta, nel sen- scati vessata dall’inesorabile conte Ario- Fiorenzo Corsali so tanto degli antecedenti quanto dei sti. Oltre che sul territorio (Castro, Or- Racconti per un’estate in Maremma successori: «la cifra più originale di Cec- betello, l’Amiata, l’isola Clodia, Scarlino, Riemma editore, Grosseto 2005 cardo» consiste, infatti, nella ricomposi- Gavorrano, eccetera) un viaggio che si pp 168. € 10,00 zione «della matrice tradizionale in un dilunga poi nel tempo, dove anche Bal- dettato non solo colloquiale e a tratti ad- bo (o piuttosto la sua assenza) ha il suo dirittura realistico, ma a tratti presago di momento, con il Savoia Marchetti che quell’inquietudine esistenziale destina- ammara in prossimità di un afoso Gual- Le ombre di Ceccardo ta ad essere al centro della poesia nei do ribattezzato Punta Ala dal trasvola- decenni successivi». Un poeta sospeso tore atlantico e da cui non scende l’atte- n una fotografia del 1915, Gabriele tra due età, dunque, tra fedeltà e antici- sissimo governatore della Libia e recen- Id’Annunzio e Ceccardo Roccatagliata pazione: «se per certi aspetti Ceccardo te feudatario di Maremma, bensì una Ceccardi sono ritratti in posa, appoggia- non riuscì a liberarsi dal peso dei modelli esile e imbarazzata signorina tutta ve- ti a una balaustra genovese: elegantissi- della tradizione – continua Francesca stita di stoffe fiorite e con due grandi mo e disinvolto Gabriele, Ceccardo leg- Corvi – per altri fu davvero un innova- borse che viene a conoscere la famiglia germente sgualcito nonostante tutti gli tore; in tal senso la sua cifra più moder- tirlese del fidanzato Vasco, attendente sforzi di distinzione, e rigido, imbaraz- na consiste senz’altro nel ricorso ad un di Sua Eccellenza. zato. In un’altra foto, invece, colta certo linguaggio capace di coniugare colori- Ma lasciamo al lettore il gusto di nella stessa occasione, i due poeti stanno smo e pensiero, aderenza al reale e ade- esplorare queste pagine di Corsali, il fit- l’uno di fronte all’altro, offrendo all’o- renza alla propria Weltanschauung to microcosmo tirlese e maremmano in biettivo il profilo: il Vate ha le mani in […]». Nella prassi poetica, egli seppe

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innestare «le istanze maggiormente in- guìa | da la finestra su la valle, aperta, | quindi più magri a mezzo il colle, in vet- novative» della poesia oltralpina «sui re- a l’alta notte, né posavi mai, | pallida ta |esili, con le dita tremolanti»; Il vian- sti della nostra tradizione, che mostrò luna! Poi scendevi ai monti»; Da la fi- dante), si rintracciano nell’intera pro- di conoscere e saper padroneggiare a nestra a la luna, 1910) che virano tal- duzione del poeta ligure altre influenze, fondo»: proprio con questo, «Ceccardo volta in tonalità macabre, quasi di at- meno esplicite ma certe, alcune delle diede vita ad una lirica tutta nuova». tardato gusto scapigliato: «E i pescatori quali qui sparsamente si citano: struttu- L’incidenza ceccardiana nella lirica in su le barche al riso | fantastico s’ad- re metriche, come la corona di sonetti del Novecento italiano è accertata al di là dormono, e nel sonno | parlano con i fi- Apua Mater, del 1905; tratti parate- di ogni dubbio, in Eugenio Montale (un gli che le mogli | recano ne’ fecondi alvi stuali, come l’epigrafe dall’Endymion di solo esempio dei molti calchi sintagma- non nati; o coi morti che in lor case di John Keats comune ai Sonetti e Poemi e tici: «Chiara felicità de la riviera | quan- luna | riposano ne l’isole de l’aria» (Ver- al dannunziano Canto novo (o, anche, do il melo si fa magro d’argento»; Cor- si scritti in una notte di luna, 1901). O, l’indicazione «in un castello di Val di rispondenze, 1904), in Camillo Sbarba- più semplicemente, per portare ulteriori Magra: molt’anni» in calce a Frammen- ro, in Salvatore Quasimodo. Si può ag- conferme, come nel caso del paradigma ti di una canzone, che ricorda irresisti- giungere, come dato culturale, la predi- pascoliano, che risulta a volte fruito, an- bilmente la celebre didascalia della Fi- lezione di Delio Cantimori per Ceccardo, che sul piano fonetico, a oltranza: «O glia di Iorio: «Nella terra d’Abruzzi, or è e si possono rammentare gli echi cec- siepi di frutici rossi | lunghesso la strada molt’anni»); scelte lessicali (l’aggettivo cardiani ancora ben avvertibili in Giu- che avvalla | specchiata ne l’acqua dei «estuoso» riferito a luglio, in Il viandan- seppe Conte. fossi; | o siepi che albergo di zirli e di te, o l’intero titolo Lungo l’Entella, del All’altro capo dell’arco poetico, Roc- frulli | imprunan il grappo, su l’olmo che 1907); procedimenti di «marmorizza- catagliata Ceccardi accoglie dalla tradi- ingialla, | desio di fanciulli!» (Sotto l’Al- zione» di personaggi storici (Per Ilaria zione, insieme alla componente neoclas- pe di Versilia, 1912). O, infine, per regi- Guinigi, signora di Ortonovo, 1912) rie- sica (capace, secondo Montale, di pre- strare qualche ulteriore affinità, sfug- cheggianti le Città del silenzio di Elettra; servarlo da ogni affettazione maudits e gente al meccanismo delle fonti e degli accenti paradisiaci («La febbre calmerai da «tutte le poetiche infernali»), l’esem- antigrafi ma di sicuro interesse, come qualche momento: | non t’appaga così? pio italiano di Dante, Foscolo, Leopardi per esempio l’immagine del viandante, Sarà un spirtale | balsamo, | come un e della triade Carducci, d’Annunzio, Pa- tematizzazione dell’inquietudine e del- dolce lenimento | d’una blanda carezza scoli; al Romanticismo – soprattutto l’instabilità (anche biografica: la lapide sororale»; A una bambina) o, all’oppo- quello inglese, di Byron e Shelley – at- di Ceccardo reca «Hic constitit viator»), sto, eroici (Il “Cìntraco” e Barbarossa – tinge come a un inesauribile deposito di che certo ha i propri esempi in Edgar Al- Rapsodia in esametri italici, in Sillabe ed temi e accenti; alla poesia francese tardo- lan Poe e nei francesi, ma che consuona Ombre). Si segnala infine Per una nave ottocentesca dedica omaggi (a Tristan inoltre con il Wanderer di Georg Trakl, di battaglia, del 1906, quasi in chiusu- Corbière nel Dialogo drammatico del assai più che con quello nicciano di Men- ra di Sillabe ed Ombre: «Oh sia la nave 1913; a Marceline Desbordes-Valmore schliches, Allzumenschliches. Come nei di acciareo cinto sicura, di grandi | mo- in Rinuncia; a Charles Baudelaire in versi di Trakl, il viandante ceccardiano bili torri tonante, con triplice erpice ala- Lola di Valenza; e poi ancora a Paul Va- giunge a sera, e in una sosta, in una ta | misuratrice di onde!». Al riguardo, e lery e ad Arthur Rimbaud) facendosi de- momentanea requie, volge lo sguardo senza ipotizzare in alcun modo alcuna bitore di immagini, sintagmi, intonazio- intorno: «E il vïator cui l’ombra | sor- relazione di dipendenza, si ricordi che ni. Tanto fitta è la tessitura di risonanze prese ne’ pensii de la riviera | […] | quel- le dannunziane Odi navali erano state quanto inconfondibile il timbro: si con- le vele riguarda, e il vario giro | de la ter- pubblicate già nel 1893, e che il Prologo corda appieno con la curatrice quando ra e de’ golfi; i ponti, i tetti | silenziosi a della Nave era stato anticipato da d’An- nota che «leggendo il miglior Ceccardo la tremola luna | e gli scotono il petto in- nunzio il 1° febbraio 1905 su «Poesia», […], anche il Ceccardo più palesemente consuete | maraviglie e spaventi» (Versi rivista più volte ospitale anche per Cec- ispirato ad altri, è impossibile non av- scritti in una notte di luna, 1901). cardo; ma non si dimentichi, d’altro can- vertire nella maggior parte dei casi l’ori- Si è citato, in esordio, d’Annunzio: to, che il sirventese All’Adriatico pre- ginalità che lo libera dal modello e sve- un modello fecondo per Ceccardo al messo alla tragedia sarà composto da la una poetica esclusiva e personalissi- punto che – nota ancora Francesca Cor- d’Annunzio solo alla fine del 1907. ma», e quando ribadisce «l’unicità di vi – i versi ceccardiani «furono talora Eugenio Montale scriverà di Ceccardo, uno stile che, anche quando era sovrap- apprezzati per il loro dannunzianesimo, nel 1974: «Si piacque d’ombre di pioppi, posizione di richiami, riusciva a ricom- che però, ancorché presente, non ne co- di fiori di cardo». Molti anni prima, lo porsi nel superamento e nella sublima- stituisce il fulcro, semmai riscontrabile in stesso Montale aveva stigmatizzato i bos- zione delle fonti». una forma personalissima e moderna di si, i ligustri e gli acanti prediletti dai poe- Non è quindi davvero necessario in- rielaborazione dell’illustre modello». Ac- ti laureati, e da d’Annunzio più di tutti. crementare l’accurata campionatura of- canto ai prestiti evidenti («come sospiro Chiedersi se il Vate, il quale non mancò di ferta nell’introduzione, se non per nota- d’acqua che si lagna | nel cavo de la man parole generose verso Ceccardo, abbia re qualche scarto rispetto al modello: per che la raccoglie»; Luna estiva, 1902) o mai davvero capito il poeta apuano, sa- esempio, i frequenti notturni illunati comunque riconoscibili («O benedetti rebbe un esercizio retorico di dubbio gu- esplicitamente leopardiani «… O giovi- olivi, | a valle ne la pace umida inchini, | sto e di nessuna utilità. Si rimanga dun- netta luna | ove andavi? Io quieto ti se- abbraccianti le gronde ed i pagliai, | que ai dati certi, e ci si limiti a constata-

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re come la biografia di Lorenzo Viani, Il valore aggiunto della ‘guida’ risie- Ceccardo, pubblicata per Alpes di Mila- de, si diceva, nel suo tono, nella pro- no nel 1922, con dedica dell’autore a nuncia, costruita ‘al ribasso’, su una rit- d’Annunzio, si conserva nella Biblioteca mica da innocua tiritera che trasporta del Vittoriale, registrato con il numero una colloquialità quotidiana, senza pre- d’inventario 23659 (Pianterreno, XXI, tese: un ‘rasoterra’ ben riposto, che fa da 14), perfettamente intonso. pernio alla giostra delle occasioni e da trampolino ai numeri di alta acrobazia Milva Maria Cappellini disseminati nel percorso. Fra questi ul- timi, basterà qui ricordare la coppia dei divertiti e divertenti sonetti sull’onoma- Ceccardo Roccatagliata Ceccardi stica ticinese, l’uno composto intera- Colloqui d’ombre. Tutte le poesie mente di cognomi, argutamente tessuto (1891-1919) sull’omen dei toponimi l’altro (che at- a cura di Francesca Corvi tacca: «Bel nome Gentilino se vi nasco, | De Ferrari, Genova 2005 più ancora Paradiso se ci vivo»; e con- clude: «Non a Sobrio, a Taverne la fer- mata»), i testi costruiti di termini ini- zianti con la i e con la g o quello la cui Grammatica per poesia ‘parola rima’ associa le cinque vocali al gruppo consonantico st. ue anni addietro Giovanni Orelli ci Ma le letteratissime performances Daveva rapinosamente sorpreso con tine di una filastrocca da vecchio lunario che dichiarano la raffinata maestria del- l’euforia ‘irresponsabile’, con la grazia che sentenzia sulle virtù curative ed este- l’artefice (vi si aggiungeranno almeno, sventata delle Quartine per Francesco tiche della disciplina: «Un poco di gram- sul versante popolaresco, la poesia-ca- (Novara, Interlinea), serie quanto mai matica fa bene […] di grammatica un lendario innescata dal congiuntivo im- felice di istantanee che fulminavano i poco fa pi˘ belli» e cosÏ via fino alla con- perfetto e le «variazioni su filastrocca primi anni di vita del «figlio di mia fi- trofirma di «San Giovanni Orelli». Su infantile») non fanno dimenticare la glia», richiamando alla memoria un ana- questa linea di confine l’autore procede parte del poeta, affidata alle pause di in- logo ‘peccato’ di Angelo Maria Ripellino, veramente beato, con l’agio di un turista tensa meditazione, ai luoghi che chia- reo di bucanieri ‘scatti in quartine’ sulle di lungo corso e l’agilità di un ragazzo cu- mano il privilegio del canto. Già nel pez- imprese della piccola nipote (Stenolux rioso, pronto a congiungere ottativo e eu- zo inaugurale, l’equivoco ultimatum per la bambina Daria, posta a suggello tanasia, ipocorismo e amor paterno, ana- femminile al giovanotto intraprendente di Autunnale barocco). Torna adesso a coluto e destino, sdrucciole e sensualità, («le do | un quarto d’ora di tempo | per sorprenderci con la nuova raccolta, con- piuccheperfetto e meteorologia. toglier quella mano») convoglia una cepita come un funambolico tragitto sul Della singolare escursione persuade capziosa quanto impegnativa replica filo della grammatica. anzitutto il passo leggero, lo sguardo sulla natura del tempo («una forma del L’esercizio di equilibrismo è suggeri- educato che attinge senza ostinarsi, il mondo», «spazio tra la Speranza e la to sin dal titolo, Un eterno imperfetto, te- garbo della voce che non vuol pesare: Malaora»). E se il trittico dei «diminu- nuto in bilico fra la sigillata perennità del un modo di porgere, un tratto di urba- tivi» si adempie nella trepida preghiera tempo verbale e la fatidica incompiu- nità che supera le attrattive, spesso non per la figlioletta perduta («mani sciolte tezza di quello che ci è dato esperire. trascurabili, dei singoli fotogrammi riavessi e, o meraviglia, | occhi piedini «Eterno è l’imperfetto | solo nelle gram- (quello, ad esempio, del ciclista la cui ritornassero a vita»), il «dativo» sarà matiche, in Flaubert, | ma nella vita no»: meta, andando a ritroso nel tempo, sarà un fiore offerto, «col suo profumo, sua la vita è sempre difettiva. Tutto trasco- quella di ricondurre alla figlia le forbici- carezza, piuma», a chi è passato, a chi lora, sembra dirci Orelli: l’instabile mon- ne «perdute a tre anni, | tra Alva e il deve venire. Il pensiero della fine darà do può apparire arcanamente saldo, l’in- monte del Giuseppe che ora è morto») e ancora fervida vita, sul diapason delle gessata legge delle parole mostrare le sue autorizza per così dire la capricciosa va- «preposizioni», al lied dialettale (che crepe. Così il tempo fluido del nascituro rietà di spunti che danno esca al pretesto cade «’mé la Giulièta in Prokofieff | in potrà dirsi «quasi eterno», mentre Bou- grammaticale (il ricordo, l’aneddoto, la do magiur») e all’elegia della madre vard e Pécuchet si sporgeranno dall’epi- frase ‘rubata’, la tenerezza per le perso- «che va per stanze e corridoi | a cercare grafe per affermare solenni che «Le sujet ne care, l’aforisma, la postilla più o meno ove meglio rispondono le voci | dei figli s’accorde toujours avec le verbe, sauf les pungente al presente) e il dispendio di morti». occasions où le sujet ne s’accorde pas». procedimenti, il controllato epigonismo Antonio Pane Danzando sulla falsariga del manua- che spilucca a piacere negli orti della le, il libro si articola in cinque sezioni tradizione, rimodulando sonetti e quar- Giovanni Orelli (Tempi, Nomi e…, Preposizioni, Proposi- tine, novenari e «martelliani faceti», ca- Un eterno imperfetto zioni, Varia) e in una coda (Grammatica, balette e contrasti, dadaistici fonemi- Garzanti, Milano 2006 si può vivere senza?) tripartita nelle quar- fantoccio ed enumerazioni barocche. pp. 136. € 16,00

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Davanti allo specchio. Arrivava sempre all’alba, qualche Maschere e volti minuto prima di me e, particolare tra affetti ed effetti davvero incredibile, spazzava e puli- va il camerino da sola e non voleva a segnalare nella “Collana Dialo- l’aiuto di nessuno. Nelle giornate di riposo la vedevo Dghi. “Saggi di Cinema e spettacoli spesso aggirarsi per le colline intorno per la scuola e l’università” dell’Edito- ad Atienza, appoggiata al suo fedele re Gremese, da molti anni impegnato a bastone, alla ricerca di piccolo fossi- gettare un ponte fra lo spettacolo e i li. Sempre fedele al ricordo di Spen- lettori, le memorie di un lungo tempo di cer Tracy, a cui era stata legata tutta lavoro, cinquanta anni più o meno, di la vita da un profondo vincolo affet- Francesco Freda, uno dei truccatori tivo, indossava spesso un suo pullover massimi soprattutto del cinema ma an- rosso e un paio di pantaloni di fla- che del teatro italiani. nella. Ls seguiva in ogni momento Già dal titolo, 50 anni allo specchio un uomo del posto che, quando il sole senza guardarsi, il diario di Freda, che picchiava violento sulle nostre teste a una temperatura che sfiorava i 40 preferiamo chiamare memorie, connota gradi all’ombra, la riparava sotto un le sue intenzioni, essendo per lui lo ombrello per proteggerla da eventua- specchio una superficie magica, in cui li scottature, al cui rischio era esposta l’immagine dell’altro apre la via ad per l’estremo chiarore della sua car- un’esperienza umana profonda e inso- nagione. stituibile: il volto è il soggetto vitale, se- Un giorno questa sorta di ombra gnato già in sé, dal quale nasce la rive- tezze o verità eterne; c’è, allora, note- silenziosa la invitò a pranzo a casa lazione di un personaggio, ma non è volissima, la capacità di fissare con trat- sua e lei accettò con grande cortesia. soltanto questo, poiché, vicino e riflesso, ti sicuri ricordi, volti e soprattutto ca- Al ritorno il suo commento fu davve- il volto è anche una pagina da leggere, ratteri che sono il frutto di un’invidia- ro imprevedibile: – Pensa, Franco, non ha nemmeno un libro! e quindi un mezzo per costruire, oltre bile esattezza di sguardo e di rappre- Certe volte, quando si lavorava di che effetti, affetti e repulsioni. Nel no- sentazione. Un esempio, raramente in notte ed erano cominciati i primi stro caso più affetti che altro. negativo, legato a un mito, Frank Sina- freddi, pur essendo libera da impegni Il lettore curioso di cinema troverà in tra. Davanti all’uomo che nel mito ha si presentava in silenzio sul set e con queste pagine gli incanti e i segreti di un ridotto tutto sé stesso, svuotandosi di grande affettuosità ti faceva cenno di mestiere, spesso avventuroso e sempre ogni umanità, gelandosi in un’astrazio- avvicinarti per offrirti una tazza di stregonesco, che l’Autore ha intrapreso, ne funerea, il truccatore prova l’im- brodo caldo. come molte volte succede, quasi per pressione del gelido brillio del marmo, o caso e senza avvedersene, per farne poi qualcosa di più sgomentante: Non di rado il ricordo e la grazia del la ragione della sua vita professionale. racconto, senza volerlo, riescono persi- Ma nel libro c’è molto di più: il ritratto Potrei paragonarla anche all’im- no a sovrapporsi positivamente, e con degli attori con cui Freda è venuto in pressione suscitata dall’immagine di un’ironia a fior di pelle, all’episodio del contatto, e il calore dei rapporti umani una divinità che ho avuto modo di vedere in Messico. Si trattava di un film in lavorazione cui si riferiscono, più autentici che ne sono nati fanno come in questo frammento divertito, re- della lettura un’esperienza gratificante. giaguaro immerso in una luce abba- gliante al termine di una scalinata lativo alla collaborazione di Freda con Scrive Francesco Freda quasi ad aper- buia e faticosa, all’interno di una pi- Antonioni per uno dei suoi film più tura di libro: ramide maya di Palenque. Quell’a- marcati, Deserto rosso, del 1964, la pri- nimale inaccessibile che mi scrutava ma prova del Regista con ilcolore: Non sono nemmeno sicuro che con i suopi gelidi occhi color smeral- questo racconto sia davvero il frutto do era come Sinatra, perché l’uomo I due amanti, Richard Harris e della mia voce e che non sia il mio che avevo di fronte sembrava che si Monica Vitti, dovevano uscire dal specchio il vero narratore, ma in ogni fosse dimenticato qualsiasi gesto, sor- portone di una stradina di Ravenna caso queste due voci silenziose si fon- riso o parola. Era come se non ci fos- in un silenzio glaciale. Era un mo- dono l’una con l’altra a commentare se, e il mio specchio fosse vuoto. mento drammatico del loro rapporto una storia in cui non ci sono né cer- sentimentale. Bene, in armonia con il tezze né verità eterne, solo ricordi, vol- pallore cereo dei loro volti, Miche- ti e momenti che che si sono avvicen- Di segno opposto,ecco l’elegante fi- langelo fece dipingere di grigio (na- dati e a volte accavallati nel tempo. gurina, appena segnata da un’ esile iro- nia, di una Katharine Hepburn, còlta da turalmente lavabile) tutti i muri del- le case, all’angolo della strada volle Freda nella sua educata umanità, o un venditore di caldarroste, vestito e Un esordio di programmata, elegan- mentre passeggia nell’assolata meseta truccato di grigio, e grigio plumbeo te modestia, che ben si addice al carat- spagnola, in attesa di posare come gran- era il colore del cielo. Era una scena tere schivo, si direbbe d’altri empi, di de Ecuba nelle Troiane di Cacoyannis, di desolata bellezza i cui toni croma- Freda: nel suo libro non ci saranno cer- del 1971: tici non potevano non riportare alla

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mente i geometrici e spogli paesaggi fronte pallide, gli occhi morbidi e dol- di Giorgio Morandi. ci, le sopracciglia arcuate e ingrossa- Lo interpretava un pensionato di te, le labbra tumide e naturali. […] un ospizio situato nelle vicinanze, La famosa star internazionale, che scelto dopo che da quattro o cinque incedeva con un’andatura regale, giorni la produzione vi andava a pre- maestosa, era stata cancellata da levare un vecchietto, lo faceva vesti- questa Sophia inedita nel suo rasse- re e truccare e poi lo presentava ad gnato grigiore. Antonioni. Prima di essere riportato all’ospizio, il vecchietto veniva ri- compensato con cinquecento o mille Da Una giornata Particolare in poi, lire per il disturbo. Forse all’ospizio per ogni suo film Sophia Loren ha vo- avranno pensato che ci fossero in giro luto Franco Freda davanti allo spec- dei matti che prelevavano le persone, chio, con i colori, i pennelli, e in più la le truccavano, le vestivano e gli da- fedele intelligenza di un amico. Nel vano dei soldi per poi riportarle a 2000, al tempo del film Francesca e casa loro. Nunziata, di Lina Wertmuller, al truc- catore, che ha caricato di anni il suo Testimonianza, queste righe, di un volto, l’attrice ha dedicato una bellissi- cinema che fu grande e creativo anche ma foto con queste affettuose parole: per il carattere avventuroso di tutti i «Franco, spero che la vita mi faccia an- collaboratori, per la loro capacità di in- dare avanti negli anni con la stessa te- ventare, per la ricerca generosa e osti- nerezza che hai usato tu». nata del lavoro ben fatto. Lavoro che Nel libro di Francesco Freda, così Franco Freda controlla la sfumatura dell’immagine ricco di esperienze e di avvenimenti, è per un truccatore non fu solo quello di durante la truccatura di Katharine Hepburn. trasformare un attore in un personag- assente il pettegolezzo consueto: e que- gio. Nei beati tempi del glorioso cinema Ho sempre avuto la sensazione sto non è l’ultimo dei suoi meriti. italiano anche i cosiddetti “effetti spe- che in tutte le sue interpretazioni, an- ciali” erano opera delle mani del truc- che drammatiche, ci fosse al fondo il Loriano Gonfiantini desiderio di giocare, senza prendersi catore e non di un computer. troppo sul serio. Il fatto inconsueto è Francesco Freda può vantare una che tutto questo contribuiva a rende- Francesco Freda collaborazione di qualità invidiabile con re i suoi personaggi ancora più con- registi come Blasetti, Germi, Antonioni, 50 anni allo specchio senza guardarsi vincenti e veri, dava loro spessore e Presentazione di Sophia Loren Pietrangeli, Bolognini, Rosi, Scola, Ca- profonda umanità. Gremese Editore, Roma 2006 coyannis, Wilder, tanto per citarne al- Il gioco, sosteneva Marcello, cor- pp.160. € 18,00 cuni dei più importanti. E per gli atto- risponde alla natura di tutti noi, è la ri, la serie dei nomi è altrettanto impo- vita stessa. Sicuramente, per lui que- nente: dalla Hepburn, già ricordata, a sta dimensione gioiosa e giocosa era il Vanessa Redgrave, da Monica Vitti a motore primo di ogni giornata. Torquato Tasso Jeanne Moreau, da Sordi a Jack Ni- e l’“aritmetica della memoria” cholson, da Volonté a John Turturro, Il primo incontro con Sophia Loren da Stefania Sandrelli a Irene Papas. non è privo di qualche timore: Freda deve sottoporre l’attrice a una severa rancesca Romana de’ Angelis, stu- Non si finirebbe mai di citare. diosa della letteratura italiana del Nelle memorie di Freda due nomi si prova di trucco nella sua villa, cercando F di appannare la sua bellezza senza mor- Cinquecento, compie nel suo primo ro- staccano nettamente:quelli di Marcello manzo dal titolo già di per sé evocati- tificarla, per dare credibilità a Anto- Mastroianni e di Sophia Loren, alla vo, Solo per vedere il mare. Memorie di nietta, la casalinga frustrata, protago- quale si deve anche la presentazione del Torquato Tasso, un’operazione tanto nista con Marcello Mastroianni del film libro. Con entrambi, dal lavoro e dalla complessa quanto affascinante. di Ettore Scola, Una giornata partico- stima reciproca è nata un’amicizia L’autrice, attraverso una ricostru- profonda, fraterna e duratura. Su Mar- lare, del 1977, uno dei risultati da ma- zione accurata basata su fonti storico- cello Mastroianni si legge questo giudi- nuale del truccatore e di Sophia. Rac- letterarie, ripercorre la vita artistica e zio che coglie nel segno: conta Freda: umana di Torquato Tasso, fino ai più intimi pensieri, a partire dai suoi ulti- Parlare di lui mi dà l’illusione di Finalmente, in un glaciale silenzio mi giorni trascorsi nel convento di d’attesa, nello specchio del trucco mi averlo ancora tra noi. Il suo ricordo, Sant’Onofrio a Roma, nell’aprile del a distanza di anni, è più vivo che mai: apparve come d’incanto il volto di impossibile dimenticare il suo sorriso, Sophia che fino a quel momento ave- 1595. il sorriso di un uomo innamorato del- vo solo immaginato. In tutta la sua Il “poeta della malinconia”, ormai la vita, legato alle tradizioni, alla fa- esplosiva bellezza, era nata la sua ottantenne, con l’intera vita alle spal- miglia, alle amicizie. nuova immagine, con le guance e la le, ripercorre nel silenzio del convento

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ma «il trascorrere, su uno sfondo di paesaggi e di ambienti, che la risonan- za interiore rende partecipi al dramma, di personaggi reali colti in scorci che ne rivelano l’intimità nascosta […] una storia, strutturata e raccontata con si- cura e amorosa conoscenza di testi e di studi, pervasa dal dominato afflato di una commozione poetica»1. La vita scorre davanti agli occhi del poeta: la madre «dalla pelle ambrata» troppo presto perduta, il padre Ber- nardo fiero, a volte lontano, ma pron- to ad accettare le scelte del figlio, i continui spostamenti da Sorrento a Roma, a Urbino a Venezia, a Padova, a Bologna, a Ferrara, il rapporto con la corte degli Estensi, prima al servizio del cardinale Luigi d’Este e poi del duca Alfonso II, le gravi accuse rivolte da letterati e teologi alla Gerusalemme liberata, l’autodenuncia al tribunale dell’Inquisizione, l’esperienza deva- stante della reclusione in seguito a quelle stesse dolorose accuse. NOTE Il tempo con il suo inesorabile scor- 1 romano la sua storia, dagli anni del- rere, travolgere e ad un tratto arre- M. Scotti, Premessa in F.R. de’ Angelis, Solo per vedere il mare. MEMORIE di Torquato Tasso, l’infanzia felice a Sorrento, alla vita starsi è il grande tema sotteso alla nar- Edizioni Studium, Roma, 2004, pp. 12-13. girovaga in compagnia del padre, al- razione, così come la fiducia nel pote- 2 F.R. de’ Angelis, Solo per vedere il mare. l’esperienza ferrarese presso gli Esten- re delle parole e della poesia. Memorie di Torquato Tasso, cit., p. 15. 3 Ivi, p. 16. si, fino all’arresto, alla prigionia nel- Nello sforzo di «risalire la vita, ri- 4 l’ospedale di Sant’Anna e alla ricerca cordare i giorni che non tornano, riem- Ivi, p. 155. ogni volta delusa di un luogo in cui pire le notti che ancora lo attendono»2, trovare rifugio. Tasso appare non come oggetto di stu- Il punto di vista del grande poeta dio erudito, né come romantico eroe del Francesca Romana de’ Angelis italiano è fatto proprio dalla de’ Ange- passato, ma come un uomo giunto al Solo per vedere il mare. Memorie lis che, attraverso un procedimento che termine della vita, vissuto intensamen- di Torquato Tasso potremmo definire “a piani temporali te e dolorosamente fino all’ultimo istan- Edizioni Studium, Roma 2004 alternati”, secondo il quale il tempo te: «Oggi che la mia vita è trascorsa, pp. 164. € 10,50 oscilla tra presente della malattia e oggi non provo più dolore a ricordare. passato del ricordo, tra la durata e l’at- Il congedo inizia forse così, accettando timo presente, getta luce sulla vita av- tutto quello che resta»3. venturosa e inquieta del Tasso, così E il congedo non può che avvenire Lettera su Manzoni come sui suoi fuggevoli pensieri sul fi- attraverso ciò che ha dato alla sua vita nire della vita. senso e grandezza: la scrittura. Lille 18/6/05 Per questo Solo per vedere il mare Così l’opera si chiude là dove era co- Carissimo Angelo, non può essere definito né una biogra- minciata, di fronte al mare dell’infanzia grazie per la lettera e per il dono del li- fia romanzata, né una ricostruzione e della poesia, divenendo prima di ogni bro che non solo ho gradito, ma ho tut- storico-documentaria, né un diario o altra cosa, un appassionato omaggio to gustato. Come antico lettore di Man- un ritratto esclusivamente psicologico, alla poesia e alla sua forza eternatrice: zoni (e suo difensore anche “contro” [ne ma al contrario un’opera che, serven- Ci saranno mio padre e mia madre riparleremo] il compianto Giuseppe Pe- dosi di questi generi ma non apparte- in quel cielo leggero dove spero di an- tronio) è stato per me come rituffarmi nendo in realtà a nessuno di essi, con- dare e un grande tavolo ingombro di nei tanti meandri della sua formazione e serva intatto il fascino di una voce al carte dove scrivere per l’eternità. Gli tu sei stato una guida. Mi è piaciuto quel confine tra storia e letteratura. occhi vedranno di nuovo e i colori sa- «corteggio di spiriti magni che sollecita- Come Mario Scotti scrive nella Pre- ranno più dolci, più lievi. Alzerò lo rono il nostro a immergersi appassiona- messa, tentando una definizione quan- sguardo ogni tanto, solo per vedere il tamente negli studi di storia e a ritrova- to più possibile aderente all’opera, Solo mare4. re una sua personalissima maniera di per vedere il mare non è un romanzo, Monica Venturini leggere gli avvenimenti del passato…» e

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che «…hanno dato al Manzoni possibi- “generosamente” citi in nota bibliogra- lità inedite e innovative». Mi è stata di fica. Ma sono soprattutto le tue umanis- grande aiuto, per ristabilire un mio… sime e (mi permetto) signorili pagine sul contatto più ravvicinato con Manzoni, lavoro di Angelo Marchese che mi hanno quella tua ragionata sollecitazione ad in- “commosso” ed entusiasmato e che, con dagare le motivazioni che mossero lo le altre, condivido in pieno. Oltre al va- scrittore verso «la partie perdue» della lore del «romanzo metafisico» (la defini- storia, cioè la storia degli anonimi che zione è di Marchese) mi ha colpito quel non hanno strumenti linguistici per rie- tuo insistere sulla responsabilità indivi- mergere dal magma degli avvenimenti duale di fronte alla storia (insondabile né il ruolo decisivo e determinante per nella direzione del Deus absconditus) e far scattare su di loro il flash dell’atten- di fronte alle Leggi (che non sono “in sé zione del cronista o dello storico di pro- e per sé” né buone né cattive, ma tali di- fessione. È da tempo che vado studian- ventano sulla base dell’interpretazione do (si fa per dire) il problema resisten- dell’io giudicante). E che dire della tua ziale e postresistenziale per rendermi “chiosa”: «a dire la verità, a volte un so- conto quale funzione abbiano avuto nel- spetto consimile sorge anche in noi»? la stagione della nostra ricostruzione Piacevole anche quel «Que diable est il post-bellica i milioni di contadini e anal- allé…» (p. 69) per i giudizi del nostro su fabeti che hanno subìto come massa Alfieri traduttore […]. Con il mio affet- amorfa tutte le angherie e le sopraffa- tuoso saluto. zioni. È il famoso “quarto” partito, che ancora deve riemergere dalla crosta del- Michele Graziosetto la storia, affogata e asfissiata dalla reto- rica dei signori dei partiti e del… vapo- no, comprendendo il passato ed il pre- re. Ma torniamo al tuo illuminante vo- Angelo Fabrizi sente e diventano racconti nel racconto, lume. Anche la pagina sulla «occupa- Manzoni storico e altri saggi che si nutrono della storia principale del zione militare» e sulle inevitabili conse- sette-ottocenteschi romanzo per poi prendere vita propria. È guenze di violenza mi sembra molto in- Società Editrice Fiorentina, soprattutto nel confronto con un pa- teressante. Ahimè! Se i giovani di oggi Firenze 2004 ziente di tanti anni prima, Philip Slate, potessero rendersi conto dei tanti mec- pp. 264. € 14,00 divenuto a sua volta terapeuta e guarito canismi nel farsi della storia! Da legge- dalle sue ossessioni con la cura Scho- re anche quello che analizzi a p. 31 penhauer che si configura il dilemma tra («Il giudizio da portare sulla storia…»). due approcci diversi alla psicoterapia, Credo che tu abbia fatto molto per i gio- La felicità? ma soprattutto alla vita stessa, tra l’es- vani con questo volume, perché hai ri- Pazienta, passerà sere nelle relazioni e il rimanerne fuori, portato la discussione sui problemi sto- tra desiderio e rassegnazione, partecipa- riografici che furono di Manzoni e che lui n romanzo sulla vita, sulla scoperta zione emotiva e alienazione. risolse da par suo sia come storico sia Udel suo significato profondo, sui Il romanzo si presenta come una sca- come romanziere. Eppoi quelle tue inci- modi diversi di affrontare il percorso tola in cui una vita è il contenimento sive annotazioni («Quale lezione per gli verso la morte. dell’altra, Julius contiene ogni singolo uomini politici di tutti i tempi»)! Anche Irvin Yalom, psichiatra e psicotera- membro del suo gruppo di terapia con il quel tuo procedere per supporti, per pa- peuta sessantacinquenne specializzato in calore, la potenza della fiducia nelle re- rallelismi tra scrittori (Manzoni-Leopar- terapia di gruppo crea un personaggio lazioni e a sua volta la vita di Philip con- di, Manzoni-Alfieri) apre spazi per di- che sembra in parte aver percorso la sua tiene ed è contenuta in quella di Scho- battiti e approfondimenti. Sulla Storia stessa strada, Julius Hertzfeld, professore penhauer che si delinea in un percorso di della Colonna infame l’assemblaggio dei di psichiatria in una università califor- solitudine, rassegnazione, rifiuto della riferimenti e la tua certosina indagine niana scopre all’età di sessantacinque condivisione con gli altri. sono coinvolgenti (ad es. «le ho detto anni di avere un tumore che gli consentirà La personalità di ogni personaggio si che non voglio latino», «per darvi dilet- di vivere solo un altro anno in buona sa- trova intrappolata, messa a nudo e libe- to di tormentarla», «all’arbitrio dei rei»), lute. Decide di continuare a vivere facen- rata dal confronto con l’altro in un ro- e il riferimento alla lettura da parte di do quello che ha sempre fatto, occupan- manzo che è narrativa, biografia e psi- Manzoni dei secentisti, «de paperasses dosi dei suoi pazienti nella terapia di coterapia insieme. È un racconto che même, dont plusieurs rares»… con tut- gruppo, in una affermazione luminosa, ruota attorno alla vita solitaria del filo- te le osservazioni successive e l’analisi costruttiva e faticosa della vita che si tin- sofo misantropo e pessimista che scrive: delle posizioni storiografiche (da Nen- ge di splendore e malinconia nella nitida «nessuno è felice, ma per tutta la vita cioni a Cordero a Ulivi), mi hanno fatto consapevolezza della fine di tutto. aspira a una presunta felicità che di rado “superare” la pur bella lettura del lavo- L’inno alla vita diventa più potente raggiunge, e se la raggiunge, è solo per ro “giuridico” di Malinconico, che tu nella lotta col tempo, gli attimi si dilata- esserne deluso: ma la regola è che alla

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fine ciascuno giunga al porto avendo fat- ritrovamento di un diario e la finale e to naufragio, e senza più alberi. Ma al- misteriosa comparsa di un vecchio, figu- lora è indifferente che egli sia stato feli- ra epifanica dell’irruzione del magico nel ce o infelice, in una vita fatta solo di un racconto. presente privo di durata e che ora ha I piani della narrazione si sovrap- fine». Attorno all’idea di una solitudine pongono, il diario di una ragazzina che esistenziale e all’inutilità di ogni tentati- era lì trenta anni prima e i fatti vissuti vo, di ogni aspirazione e desiderio di dalla sua famiglia si intrecciano all’av- cambiamento si staglia la vita, del pro- ventura presente e Simone, uno dei cin- tagonista, dei personaggi, fatta dei pic- que bambini, vede così come era narra- coli risultati, di passi verso la pienezza. to nel diario, lo stesso uomo venire dal Affascinante nelle sue contraddizioni. mare, forse un vagabondo, un «Babbo Le relazioni sono il nucleo del ro- Natale cencioso e miserabile»1, non un manzo, le energie attorno alle quali si Dio o un Marziano, ma solo colui che costruiscono pensieri, e il nucleo della tutti aspettano, dal nome “Magia”. psicoterapia stessa secondo un Julius che Più breve e dai toni più esplicita- afferma che nessun paziente ricorderà mente kafkiani A cena con te è un rac- le intuizioni, le idee o le teorie del pro- conto che unisce all’elemento fantastico prio psicoterapeuta. Quello che gli ri- quello psicologico, il senso di qualcosa di marrà impressa per tutta la vita sarà la inquietante che sta per accadere, qual- forza della relazione. cosa che prima di tutto riguarda l’in- conscio del protagonista. Stefania Gatti La stessa atmosfera kafkiana è pre- sente in Rosso lampone, nell’ansia che si impadronisce del protagonista nel mo- Irvin Yalom mento in cui non può fare a meno di ve- La cura Schopenhauer dere ogni cosa colorata di “rosso lampo- Neri Pozza, Milano 2005 € ne”, ogni cosa inquinata ribellarsi allo pp. 142. 18,00 sguardo e al grigiore di sempre. I cinque racconti, Villa Ada, A cena Come scrive nella Prefazione Ghilar- con te, L’Uomo, L’aula di disegno, Rosso ducci, nel mondo della Malfatti «saltano lampone, diversi per ampiezza e temati- le coordinate del mondo ordinario cui Il fantastico quotidiano che, hanno in comune la struttura: un siamo abituati»2, realtà e fantasia non si di Marcella Malfatti incipit pacato che presenta una situazio- distinguono l’una dall’altra, il mondo ne di vita quotidiana, una narrazione che appare illuminato di nuova luce, attra- arcella Malfatti, già vincitrice nel si fa via via più complessa e viene disse- versato da un nuovo sguardo, che non ha M1994 del premio “Il Piccolo Via- minata di elementi che segnalano l’allon- l’obiettivo di una semplice evasione dal reggio” per i racconti di Muccigna e pre- tanamento dalla logica della “normalità”, reale, ma quello di cogliere del reale i sente nell’antologia Dalla Torre Matilde fino all’effetto straniante, alla violenza lampi più inaspettati. alle Vette Apuane. Poeti e Narratori di del dato stridente, a ciò che fa vacillare la Che questa si chiami magia, fantasia, Viareggio e della Versilia, ci offre ora sicurezza di ogni giudizio. immaginazione o semplicemente forza con la raccolta di racconti Misteri quoti- Alcuni temi sono ricorrenti: il tempo sovvertitrice del pensiero, ha poca im- diani la sua prima pubblicazione perso- trascorso e la nostalgia per ciò che è an- portanza purché renda la vita una storia nale, la sua opera d’esordio. dato perduto, per una possibilità man- da raccontare. Laureata in lettere moderne e fun- cata o passata di felicità, la solitudine di Così come Simone, guidato dalla cu- zionaria dell’Assessorato alla Cultura del ogni essere umano, il senso di scoperta riosità, si aggira nella villa misteriosa Comune di Viareggio, dove è nata e tut- che la vita ha in sé, l’inquinamento mo- abitata un tempo, il lettore cerca in que- tora vive, Manuela Malfatti affronta in rale e fisico di un mondo, che sempre sti racconti la chiave di lettura, la rispo- quest’opera un genere con una lunga più spesso non offre altre strade che sta al senso di smarrimento che li per- tradizione alle spalle, apportando però quella della fuga. elementi originali ed evitando il ripeter- Nonostante questi elementi in comu- vade, ma la risposta è nella ricerca ine- si di schemi o il pericolo di effetti già a ne, i racconti sono perfettamente auto- sausta e nella continua scoperta: lungo sperimentati; più che di fantastico nomi l’uno dall’altro e ognuno ha carat- in quel mondo meraviglioso rappre- potremmo parlare a proposito di questi teristiche proprie. sentato da tutto ciò che ancora non si racconti di illogico, inatteso, imprevisto, Villa Ada, il racconto più esteso, met- conosce, un mondo da violare e pene- di qualcosa che nega l’ordinario andare te in scena l’avventura di cinque bambi- trare con l’ardire e la brama di sape- delle cose e afferma il senso magico di ni in una pensione abbandonata al Lido re, indagare, capire…si tratti di un ciò che non ha spiegazione, né defini- di Camaiore, tra mobili impolverati, cassetto o di una stanza, di una grot- zione. cancelli arrugginiti, armadi e cassetti, il ta o della tana misteriosa di un inset-

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to, di un nuovo amico o di un libro de Casa dove si rivolge all’invisibile e on- appena comprato o ritrovato3. niscente «signor Presidente» – crediamo Dio – attraverso le pagine conclusive del Monica Venturini vero e proprio iceberg espressivo e nar- rativo quale sembra offrirsi quest’ultimo racconto del grande scrittore triestino, NOTE risponde così: «Mi pareva già di sentirlo chiedermi della Casa, e di Lei, signor 1 M. Malfatti, Misteri quotidiani, Mauro Ba- roni Editore, Viareggio, 2005, p. 48. Presidente, della Fondazione e di noi e di 2 P. Ghilarducci, Prefazione in M. Malfatti, cosa c’è veramente qui dentro e di come Misteri quotidiani, cit., p. 9. sono veramente le cose, i cuori, il mondo. 3 Ivi., p. 27. […] Cantare il segreto della vita e della morte, diceva, chi siamo donde veniamo dove andiamo, ma duro è il confine, la Marcella Malfatti penna si spezza contro le porte di bronzo Misteri quotidiani che nascondono il destino […]. Là fuori, Mauro Baroni editore, Viareggio-Lucca signor Presidente, si smania di sapere 2005 […]. Lui poi smania più di tutti, perché pp. 91. € 10,00 è un poeta e la poesia, dice, deve scopri- re e dire il segreto della vita, strappare il velo, sfondare le porte, toccare il fondo del mare dov’è nascosta la perla. […] e L’amorosa traccia come avrei potuto dirgli che … Lei ha già capito, signor Presidente. Come dirgli ltimo o più recente parto letterario na amata (e perduta) la soluzione di un che, qui dentro, a parte la luce tanto più Udel grande scrittore triestino, Lei problema che tocca tutti noi di fronte alla fioca, è come là fuori? … Siamo in tanti, dunque capirà, è ai nostri occhi un ten- scomparsa di una persona cara, allorché come là fuori; ancora di più, il che rende tativo, anzitutto dell’uomo Magris, di fare affidiamo al ricordo il nostro più autenti- ancora più difficile conoscersi […]. Di i conti col senso della vita toccata in sor- co tributo di affetto. Ecco perché vor- quello che lui cerca, il segreto dell’origi- te agli esseri umani e forse, soprattutto, remmo esprimere con chiarezza il senso ne, della fine, nessuno sa niente (p. 49). della morte. Lontano, lontanissimo da che, nel suo originalissimo testo, Claudio … Dirgli che io, anche qui dentro, non ne dove siamo, qui sulla Terra, in una gran- Magris, cioè il narratore, è trasformato so più di lui? […] Ma soprattutto […], de Casa di riposo che è l’oltremondo, luo- in Marisa Madieri2, la donna amata in venir fin qua dentro, fin quaggiù, per go di pace destinato di diritto a chi abbia vita dall’autore e che ispira il personaggio scoprire che non ne valeva la pena, che varcato il limite della vita terrena, la don- femminile protagonista del racconto Lei dietro la porta non c’è niente di nuovo na protagonista di questo appassionato e dunque capirà, così come, viceversa, Ma- (p. 51)». struggente monologo appartiene, lo ca- risa Madieri, che dà voce e corpo al per- Elena Gurrieri piamo fin da subito, alla parte di coloro sonaggio narrante, è entrata nella parte che sono «già arrivati»1 nella sfera della dell’autore e narratore Claudio Magris3. “vita oltre la vita”. La figura femminile, A dieci anni dalla morte, si tratta di un NOTE che non è mai nominata anche perché la omaggio dello sposo che eleva un vero e 1 Ai “già arrivati” l’Autore ha dedicato anche luce dei riflettori si accentra su di lei, uni- proprio canto d’invocazione alla donna la sua opera precedente: L’infinito viaggiare (Mi- ca voce narrante, in un primo piano con- amata, laddove le parole assumono una lano, Mondadori, 2005). tinuo che dura dall’inizio fino alla fine sonorità profonda capace di raggiungere 2 Marisa Madieri (Fiume, 1938 – Trieste, del racconto, è la regista assoluta del di- senza il minimo sforzo – piace pensare – 1996), docente di lingua inglese e scrittrice è la moglie di , da cui ha avuto due fi- scorso narrativo. A lei, ormai divenuta l’oltrevita e proprio dall’oltrevita, quelle gli, Francesco e Paolo, dedicatari di Lei dunque ca- puro spirito, spetta l’arduo compito di stesse parole, ritrovano agevolmente la pirà. Tra le sue opere: Verde acqua, in cui narra l’e- tessere la tela del contatto con l’uomo via per ritornare con una risonanza da cui silio e la povertà della propria famiglia in seguito amatissimo che ha lasciato sulla Terra, è in fondo abbastanza facile percepire all’occupazione, alla fine della seconda guerra ancora comprensibilmente in cerca di un l’unisono di un contatto realizzato tra mondiale, dell’Istria e di Fiume da parte della Iu- goslavia di Tito. senso forte e chiaro dello stare al mondo spiriti affini, l’amorosa traccia da cui al 3 Claudio Magris (Trieste, 1939). Lo scrittore ed ancor più forse, del significato ultimo lettore è dato evincere una straordinaria ha indicato in più di un’occasione il carattere au- cui può attingere chi ha oltrepassato l’ul- vicinanza percepibile, come fosse ancora tobiografico della sua più recente prova narrativa. tima soglia. presente e insomma viva, tra chi è rima- Chiave della magia di creare una sor- sto e chi invece non è più. ta di resurrezione di un’anima che non è Ma occorre davvero sapere dove e Claudio Magris più, diventa, a questo punto, la memoria: come sarà l’esistenza dopo la vita? Lei, la Lei dunque capirà il poeta, lo scrittore Claudio Magris, affi- protagonista di questo bellissimo mono- Garzanti, Milano 2006 da perciò all’immedesimazione nella don- logo scritto “tutto d’un fiato”, dalla gran- pp. 56. € 9,50

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Fabrizio Puccinelli, menti” di ed Enzo Sici- un autore ritrovato liano, “Paragone”, fondato da Roberto Longhi. Nel 1972 uscì Il supplente razie alla sensibilità delo scrittore e (FMR, Milano). Nella primavera 1968, Gsaggista Giovanni Mariotti, è stato fu assunto dalla RAI, previo concorso, recentemente pubblicato per i tipi della come sceneggiatore e organizzatore di Marsilio, Gabbie, di Fabrizio Puccinelli produzione, ruolo mantenuto sino alla (scomparso nel 1992) e del suddetto au- sua scomparsa avvenuto il giorno del suo tore. Un romanzo scambievole, in cui si cinquantaseiesimo compleanno (17 mar- fondono svetoniamente due vite paralle- zo 1992). Come in Gabbie, nei numero- le e due mondi diversi: la Milano di Ma- si scritti inediti è ricorrente il tema del- riotti degli anni Cinquanta-Sessanta, ed il l’esclusione. Lazio e la Campania, quella del terre- Giovanni Armillotta moto dell’Ottanta, di Puccinelli. Due af- freschi a tinte forti in cui, non solamente Giovanni Mariotti, Fabrizio Puccinelli la geniale vena dei due lucchesi scorre a Gabbie tutto beneficio del lettore, ma dà anche il Marsilio, Venezia 2006 pretesto per riflettere sui drammi perso- pp. 190. € 13,00 nali e le tragedie del Paese pure in ango- lature non note o quanto meno rimosse dalla coscienza collettiva. Indubbiamente l’edizione di questo Diario di un gentiluomo libro rappresenta il caso letterario di que- sto inizio del 2006, e i più importanti mese, come William Shakespeare. Fabri- ono immagini nitide, che permangono critici si sono soffermati alquanto sul vo- zio Puccinelli nacque a Lucca il 17 mar- Sa lungo nella memoria di chi legge, lume. Lo stesso Giuliano Amato, da neo zo 1936. Frequentò il cittadino liceo clas- quelle che si susseguono in questo libro di componente la giuria del Premio Viareg- sico Nicolò Machiavelli dal 1950-51 al Carlo Vivaldi–Forti, dedicato alla storia gio, in una commovente intervista del 1954-55. Nel 1958, per un esaurimento della nobile famiglia Mochi di Pescia, da febbraio scorso ha dichiarato: «mi è pia- nervoso dovuto a impegni universitari cui l’autore discende in linea materna, e ciuto anche “Gabbie” di Giovanni Ma- non consoni alla sua passione letteraria, al legame inscindibile col palazzo di Piaz- riotti e Fabrizio Puccinelli, il romanzo di fu ricoverato per un mese presso la clini- za Mazzini, abitato dal 1880 dopo l’ac- due compagni di banco. Una memoria ca psichiatrica dell’ateneo pisano. Ripre- quisto dai Buonvicini. Quasi scatti foto- che mi tocca emotivamente. Puccinelli, di si gli studi si laureò brillantemente all’u- grafici, che fermano intensi momenti pri- cui Mariotti descrive i disagi e le soffe- niversità di Pisa (Giurisprudenza) il 30 vati, ma anche tutta un’epoca, caratte- renze fisiche e psichiche, frequentava la giugno 1962. Iniziò la carriera di inse- rizzata da eventi storici e mutamenti so- mia stessa scuola. Ma non so se potremo gnante di lettere alle medie, e di storia e ciali che forse non saranno mai più così votare questo libro dal momento che filosofia alle superiori nelle lucchesi Gar- incisivi. L’autore rievoca, con sottile no- Puccinelli è scomparso qualche anno fa». fagnana, Media Valle e Piana dal 1962- stalgia, la terrazza all’ombra del glicine, Però è bene rilevare che tutto ciò che si è 63 al 1967-68, pure studiando per la se- muta testimone di incontri festosi e me- scritto sino ad oggi sulla vita di Fabrizio conda laurea alla facoltà di lettere e filo- ditazioni solitarie, la cittadina illuminata Puccinelli, riflette essenzialmente una sofia di Pisa. Fra gli estimatori dei suoi, a festa, fin sopra alle colline di Uzzano, prospettiva limitata al marginale ed epi- per allora, inediti vantava autori del ca- durante il giubileo del 1950, i tram elet- sodico caso del ricovero in ospedale psi- libro di Pietro Bianchi, di Felice del Bec- trici della Lucca-Pescia-Monsummano, chiatrico, e cela pregi e successi nel cam- caro, critico letterario di fama e docente istituiti dal bisnonno, le vacanze belle po delle lettere già da lui conseguiti da alla Sorbona, e di Mario Tobino. Le otti- époque in Versilia. Dentro queste cornici vivo, non dimenticando inoltre i propri me valutazioni conseguite lo condussero si animano personaggi importanti e sem- contributi a quella televisione che si di- a pubblicare i suoi racconti su testate di plici comparse, con cui Carlo-Forti evi- ceva, una volta, educativa. D’altronde chiara fama. Su “Il Vittorioso” di Fran- denzia il passaggio dal mondo lento, agri- anche il Premio Nobel 1994 per l’econo- cesco Santoro, una delle testate cattoliche colo e aristocratico dell’800 a quello in- mia, il matematico John Nash (tuttora più importanti, ed il settimanale di più dustrializzato e perennemente in corsa vivente), se non avesse avuto nella regia larga diffusione presso il pubblico adole- dei nostri giorni, con in mezzo la catena di Ron Howard un testimone della Storia scenziale, apparvero dal settembre al- delle due guerre. (A beautiful mind, 2001, quattro Oscar), l’ottobre 1968 Le sette storie di Timo- Attraverso ricerche in archivi pubbli- sarebbe stato considerato un semplice e teo, dai tratti delicati e armoniosi. Ulte- ci e in quello privato di famiglia, folto di sconosciuto eccentrico, con qualche pub- riori periodici di prestigio accolsero mol- lettere, diari, biglietti di teatro e ferrovia- blicazione su riviste di nicchia. Ma an- ti dei suoi scritti, in ordine di tempo: “Il ri, viene ricostruita in maniera rigorosa, diamo con ordine, delineando a sommi Confronto” di Guido Valabrega, “Il Mon- non priva di partecipazione affettiva, l’a- capi la breve vita di questo autore venu- do” di Mario Pannunzio, “Fiera lettera- scesa imprenditoriale e politica dei Mochi, to alla luce e morto gli stessi giorno e ria” di Manlio Cancogni, e “Nuovi argo- che si lega a filo doppio con la vita eco-

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nomica e civile di Pescia. Emerge soprat- di gioia vitale e aerea serenità. Ma la vita tutto la figura di Luigi, che sposa, all’ini- è anche costellata di grigi personaggi, che zio degli anni ’70, Irene Desideri, prove- la penna dell’autore delinea con bonaria niente, per parte di madre, dall’illustre vena satirica, mai atrabiliare. Si dipa- famiglia dei Forti, a loro volta imparen- nano così lungo il libro “loschi” figuri: la tati con i ginevrini Sismondi del celebre Streisand, segretaria che sparla sempre storico delle Repubbliche italiane del Me- alle spalle degli altri, pasticciando il lin- dioevo. Convinto assertore delle tesi libe- guaggio in modo risibile; Bernino, capo ral-conservatrici, Luigi Mochi entra in dei centri internet, legato agli aspetti consiglio comunale favorendo diverse puramente materiali dell’esistenza; Geo opere pubbliche, fino all’elezione a sin- M..., uno scaltro becchino che riesce daco nel 1895, che corona qualche anno a fare persino “carriera”, e molti altri. dopo con l’inaugurazione dell’illumina- I personaggi affiorano sulla pagina come zione elettrica e l’inizio dei lavori della i ricordi dalla memoria, senza che vi sia tranvia. Oltre all’attività imprenditoriale alla base una rigida architettura, che nelle cartiere e nelle vetrerie, fonda la imbalsamerebbe la vitalità della scrittura, Banca Valdinievole, fulcro del successivo ingabbiandolo in un sistema ben oliato di sviluppo economico locale. Tra gli innu- regole preconfezionate. Così d’altronde merevoli esponenti della casata e i fre- accade nella vita di tutti i giorni, domi- quentatori della stessa, spiccano, inoltre, nata spesso da una meravigliosa casua- alcune donne di particolare tempera- lità. Si tratta dunque d’un’opera elenca- mento: la trisavola dell’autore Cunegon- tiva, una raccolta di frammenti (schegge da Baldini e la nonna Elisabetta Tacchi. guendola sul libretto originale della prima di memoria), che traccia quasi un origi- La prima, rimasta vedova, continuò sen- mondiale, annotato dal nonno Pasquale nale e moderno ritratto dell’artista da za esitazioni l’attività imprenditoriale del Mochi nel 1900. Quasi una celebrazione giovane. Tuttavia le serpentine peregri- marito, con notevoli successi. Inoltre, pre- finale, con cui Vivaldi-Forti si congeda se- nazioni di Giovanni, a un certo punto correndo i tempi, partecipò fin dal 1852 renamente dal passato, consegnandone della storia, tendono a un fine: rivedere alla vita politica come consigliere comu- memoria al futuro. Alice, la ragazza della quale s’era inna- nale per l’ordine dei possidenti. La se- Silvia Cigna morato nell’infanzia. E in Spagna lo conda, che fu in giovinezza assistente uni- attende una sorpresa. L’autore pare che versitaria e normalista a Pisa, rinunciò Carlo Vivaldi-Forti con questo libro abbia voluto tirare le alla carriera dopo il matrimonio e il tra- All’ombra del glicine somme d’un tempo ormai perduto, recu- sferimento a Pescia, ma creò un vero sa- Associazione Amici di Pescia, perandone alcuni nitidi quadri, degni lotto di conversazione a Palazzo Mochi, Pescia 2005 d’essere preservati nell’armadio del cuore, ricevendo ogni giovedì personaggi illustri pp. 112. fuori commercio. al riparo dall’inesorabile entropia dei triti come Giacomo Puccini, Giovanni Genti- fatti, che rapidi s’accavallano l’uno sul- le, Ferdinando Martini, Carlo Marchi. Nel l’altro. Ma lo stile del libro è forse l’ele- libro sono ricordate le serate in cui Puc- mento più originale: agile, prensile, mac- cini si sedeva al piano per far ascoltare al Archivio di nostalgia ristretto pubblico le ultime arie composte e riceverne un primo giudizio a caldo. In illepiedi è un romanzo di forma- una di quelle occasioni rivelò anche di Mzione ricco di divagazioni umoristi- avere in animo di scrivere una sorta di che. Servendosi d’una sorta di “mnemo- sintesi del suo lavoro. All’ombra del gli- tecnica degli affetti” lo scrittore ha trac- cine ne raccontò la trama e il titolo che ciato un dettagliato archivio di nostalgie. avrebbe portato, Sogno veneziano. La storia copre circa un ventennio (1979- Tra lo scorrere degli episodi e la ca- 2001) e inizia a Firenze, spostandosi poi ratterizzazione delle figure, quasi mitiz- nelle Marche, in Spagna e in Brasile: si zate, si coglie, in tutto il libro, il senso ine- concentra intorno alle vicissitudini di Gio- luttabile di un tramonto, quello di una so- vanni Alis, che, perseguendo i propri cietà fondata, come scrive l’autore ricor- ideali, riesce a non cadere nelle trappole dando le parole del nonno, su «cultura, d’una società spesso intrisa di filisteismo. educazione, raffinatezza, onestà». Il filo Ma non compie il suo percorso da solo: è rosso del passato lega idealmente ogni aiutato dal nonno, che gli trasmette la pagina all’altra e in un momento signifi- passione per la letteratura, la quale va a cativo, di grande effetto emotivo, passa- saldarsi con quella per il teatro. Inoltre gli to e presente sembrano toccarsi. Pensia- amici Michele Ferrini e Marchino Dalìa mo a quando l’autore vede nel 2000, per condividono con lui l’amore per il calcio, il centenario, la Tosca di Puccini, se- sport che diviene vero e proprio emblema

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chiato di forestierismi (che definiscono ma per un numero considerevole di con- meglio oggetti e sensazioni inseguiti dalla tributi dobbiamo rassegnarci ad atten- sensibilità dello scrittore), inventivo e ben dere che altri studi ancora in corso sulla limato. Luti è uno scrittore di razza da rivista diano i loro frutti. tenere d’occhio, perché potrebbe presto Ciononostante, l’indicizzazione del pe- prospettarci nuove sorprese. riodico allestita da Nada Fantoni costi- tuisce ugualmente un ottimo strumento di Primo De Vecchis lavoro e un contributo di prim’ordine nel quadro degli interventi sulla pubblicisti- Francesco Luti ca di impostazione cattolico-reazionaria Millepiedi degli anni Trenta. Leggere Monaldo al- Polistampa, Firenze 2006 l’opera, nel pieno della battaglia per l’at- pp. 232. € 12,00 testazione del legittimismo in un mo- mento storico di continue rivolte e insur- rezioni, consente di fissarne la fisionomia intellettuale in maniera certa, sulla base Il conte di provincia di pronunciamenti chiari. Non manca, nella dettagliata introduzione al volume, uarantaquattro mesi di pubblicazio- una nota di umana simpatia per il bi- Qne; novanta fascicoli di sessanta pa- strattato autore di quel best seller rea- gine l’uno raccolti in quindici tomi, per zionario che furono i Dialoghetti sulle un totale di ottocento scritti, fra inter- materie correnti nell’anno 1831, noto- venti militanti e d’invenzione (poesie, no- riamente sconfessati dal figlio, che si velle, dialoghi, originalissime sciarade); 1997 dal Centro Nazionale di Studi Leo- preoccupò di far stampare in diversi gior- centinaia di sottoscrizioni fino alla più pardiani di Recanati e dalla famiglia Leo- nali dell’epoca la smentita dell’attribu- che ragguardevole punta massima dei pardi (complessivamente tre convegni: il zione a se stesso. Qua e là, nella valuta- duemila abbonamenti: questa, in cifre, primo a Recanati, a tutto tondo sull’im- zione critica dell’autrice, riecheggiano “La Voce della Ragione”, il quindicinale magine e l’attività di Monaldo; il secondo toni di comprensione che tendono ad as- edito a Pesaro dal maggio 1832 al di- a Pesaro, su Monaldo giornalista; il terzo solvere Monaldo da molte delle accuse cembre 1835 di cui fu direttore e fac to- a Lugano, sulle edizioni Veladini e la col- che gli sono state rivolte soprattutto dagli tum il conte Monaldo Leopardi, padre di laborazione al “Cattolico”). estimatori di Giacomo. Certo è che ri- Giacomo. Nada Fantoni ne ha ripercorso Per questioni di ordine vario, la stu- durre Monaldo ad una «gioconda e inef- genesi e vicende, dalla fase progettuale a diosa non ha invece potuto avvalersi per fabile macchietta dell’ancien régime», se- cui Monaldo venne associato dall’editore la sua indagine di alcuni materiali che condo la graffiante definizione uscita Annesio Nobili in maniera non proprio sarebbero risultati oltremodo importanti tempo fa dalla penna di Cesare Garboli, corretta, fino alla soppressione decretata ai fini di questo lavoro, vale a dire i regi- è oggi, allo stato attuale degli studi sul dalle autorità pontificie, alle quali il pe- stri inediti dell’attività de “La Voce della personaggio, limitativo e persino impro- riodico si era progressivamente reso sem- Ragione” che tuttora si conservano pres- prio; così come altrettanto impropri sono pre più intollerabile per il suo ideologismo so Casa Leopardi. Si sa che in meno di i tentativi di rivalutazione attualizzante fuori controllo. quattro anni Monaldo ricevette 1188 ar- del pensiero di Monaldo che tendono a La parte più preziosa della ricerca è ticoli da circa 300 autori, tutti debita- delineare una specie di “profeta” dei no- senz’altro costituita dal paziente regesto mente rubricati in un Magazzino, ossia stri giorni assolutamente anacronistico. degli articoli, che l’autrice non si è limi- registro quotidiano di tutti gli articoli che Mi pare, al contrario, che in questo li- tata a riassumere nelle linee generali del giungono, e dell’esito rispettivo, come leg- bro si punti opportunamente e con solidi contenuto, ma ha arricchito con note il- ge la titolazione autografa. Dei corri- riferimenti critico-interpretativi alla spie- lustrative ed esplicative volte ad indivi- spondenti Monaldo teneva poi un Indice gazione delle posizioni politiche e intel- duare, là dove possibile, la sede di pub- (pochissimo spigolato) e si capisce quale lettuali di Monaldo, alla luce del contesto blicazione originaria degli articoli appar- utilità avrebbe avuto poterlo consultare, culturale in cui il conte si trovò ad ope- si in traduzione sulla rivista e le edizioni dal momento che gran parte degli artico- rare, mettendone in evidenza le analogie di cui si rende conto nelle recensioni e li de “La Voce della Ragione” furono e soprattutto le divergenze rispetto alla nelle discussioni librarie, ed inoltre a de- pubblicati anonimi o siglati in maniera corrente cui appartenne. “La Voce della finire il profilo degli autori, dei collabo- alquanto sibillina. È pur vero che larga Ragione” fu la tribuna nazionale da cui ratori e dei fiancheggiatori del giornale. parte della compilazione e l’intero lavoro questo appartato uomo di pensiero poté Ricerche – va detto a merito di chi le ha di redazione furono svolti da Monaldo in svolgere un’attività di propaganda so- compiute – di prima mano, sostenute da prima persona, coadiuvato solamente stanzialmente rivolta alla polemica contro una non folta bibliografia di studi che si dalla figlia Paolina e in qualche caso dal la filosofia dei lumi, alla disputa con i li- è andata infittendo solo in occasione del- figlio Pier Francesco. Di alcuni collabo- berali, alla difesa della religione cristiana le celebrazioni monaldiane nel 150° an- ratori si conoscono le sigle o gli pseudo- e della morale cattolica, al sostegno della niversario della morte, promosse nel nimi, il che rende sicura l’attribuzione, legittimità a qualsiasi costo. Nel far que-

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sto non si astenne da prese di posizione Ritroveremo nei testi poetici lo stesso ferme e talora contro tendenza, come ad universo di valori espressi nelle opere nar- esempio nel caso del riconoscimento del rative: i valori della civiltà contadina, alla potere legittimo di Luigi Filippo che, seb- quale lui stesso sentiva di appartenere, bene non investito del ruolo di sovrano la fiera semplicità di un mondo travolto per diritto divino, rappresentava comun- dall’accelerazione del progresso e dalle que l’ordine ristabilito e in ciò non pote- devastazioni della guerra, il senso di una va che riscuotere l’appoggio della classe coralità popolare. aristocratica chiamata a difendere «i di- Come scrive Sauro Albisani «l’osmosi ritti della società». E allora, riprendendo costante tra visibile e invisibile può rea- il famoso giudizio di Niccolò Tommaseo lizzarsi nella dimensione dello spazio, (nella lettera a Giampietro Vieusseux del rendendo contigui il mondo fisico e il 9 settembre 1826), si potrebbe conclu- mondo metafisico, e in quella del tempo, dere che più che Giacomo sia Monaldo muovendosi in una direzione che prefi- Leopardi ad esser «Conte: e conte di Pro- gura il futuro, o viceversa nella direzione vincia». La consapevolezza di classe fu la della memoria». sua nota distintiva nel bene e nel male, Così il visibile e l’invisibile sono espres- quello che lo portò, per dire, a condan- si l’uno attraverso l’altro, senza compia- nare i prestiti ad usura non tanto in base cimenti retorici, con uno stile paratattico all’etica, quanto al disonore che una si- e incalzante e un lessico concreto, che at- mile attività, profondamente borghese, tinge a piene mani al linguaggio quoti- avrebbe comportato ad un nobile. In- diano, ma sempre allo scopo di trovare la somma un reazionario di rigorosi princi- tura, narrativa e poesia, la costante parola (a volte coincidente con il verso pi, talmente coerente nel seguire le pro- espressiva fondamentale. stesso secondo un procedimento che ri- prie logiche da finire per ritrovarsi, al- Dal nesso tra arti visive e poesia nasce corda il primo Ungaretti) capace di “sca- l’atto pratico, dall’altra parte. Nada Fan- questa raccolta completa dei testi poetici vare” la pagina e lasciare il segno, come in toni illustra bene questa paradosso della dell’artista, di cui fanno parte le integra- questi versi dedicati alla guerra: «Città figura Monaldo, restituendogli al con- zioni visive apportate dallo stesso Martini distrutte | binari divelti | ponti crollati | uo- tempo quella dignità intellettuale di cui è o, in alcuni casi, aggiunte dai curatori e che mini e donne | agli alberi impiccati». stato, non del tutto a ragione, per lungo viene pubblicata non a caso con il contri- Si potrebbe definire la poetica alla tempo privato. buto del Centro di Studi e Ricerche “Car- base di questi testi poetico-figurativi, Laura Melosi lo Betocchi”, diretto da Sauro Albisani, a prendendo in prestito un termine di Saba, testimoniare il rapporto di stima e amici- “onesta”; non solo dal punto di vista sti- Nada Fantoni zia che ha legato Martini sia a Betocchi, sia listico, ma per la fedeltà di Martini ad “La Voce della Ragione” a Sauro Albisani, anch’egli poeta. un’idea di poesia civile e di coralità po- di Monaldo Leopardi (1832-1835) Nato a Seano nel 1908, Quinto Mar- polare, che dà a queste poesie un respiro Società Editrice Fiorentina, Firenze 2005 tini si dedica alla pittura e alla scultura ampio e le dipinge dei colori propri della pp. 446. € 20,00 (ricordiamo i dipinti sui Mendicanti degli realtà più concreta. Così dalle poesie de- anni 1925-43, La ragazza senese in ter- dicate a Betocchi che aprono il volume a racotta esposta nel 1934 alla Biennale di quelle finali, la realtà viene attraversata e Venezia, le prime importanti mostre di riattraversata, di volta in volta con un La pittura in versi di Quinto Martini scultura alla fine degli anni Trenta a Fi- accurato ritratto o con un rapido schizzo, renze) portando avanti una ricerca origi- ma sempre con una tensione che coniuga uinto Martini, noto per i risultati rag- nale che, alla tradizione quattrocentesca in sé analisi e passione, distanza necessa- Qgiunti in pittura e scultura a partire toscana e ad un interesse per esperienze ria e partecipazione collettiva, sguardo dalla fine degli anni Venti, dà prova in artistiche novecentesche, come quella di disincantato e una poetica della solida- quest’opera anche di grande talento poe- Picasso del periodo blu e rosa, unisce un rietà, vicina in parte a quella betocchiana. tico e di una particolare abilità nel tra- forte impegno etico-politico, a causa del Paesaggi e ritratti si alternano ad im- durre in versi la ricerca artistica di una quale durante la seconda guerra mon- magini che rinviano al vissuto dell’auto- vita. La sua esperienza artistica, segnata diale verrà incarcerato e che segnerà in re, rendendo così questa raccolta non solo dal rapporto con Ardengo Soffici e dal- modo profondo e indelebile la sua pro- un acuto sguardo sulla realtà, ma anche l’esperienza strapaesana de «Il Selvag- duzione, quella pittorica e scultorea, così il ritratto prezioso di un grande artista: gio», dalla frequentazione dell’ambiente come quella narrativa e poetica. intellettuale fiorentino degli anni Trenta e Nel 1944 scrive il racconto autobio- Monica Venturini più tardi dall’impegno antifascista e dal- grafico I giorni sono lunghi, negli anni la fondazione del movimento «Nuovo Cinquanta comincia a pubblicare i primi Quinto Martini Umanesimo», volto a promuovere la fun- racconti e poesie e nel 1974 viene pubbli- Poesie a colori zione sociale dell’arte, fa dell’incontro fra cato il romanzo, scritto alla fine degli anni Le Lettere, Firenze 2002 linguaggi artistici diversi, pittura e scul- Cinquanta, Chi ha paura va alla guerra. pp. 143. € 25,00 ■

Caffè Michelangiolo 83 NORME DI EDITING per i collaboratori di “Caffè Michelangiolo”

Citazione di testo = G.W.F. Hegel, Scienza Discorso diretto introdotto = Lui si im- L’inizio del capoverso è rientrato. della logica, tr. di A. Moni, Laterza, Ro- pose: «Tutto deve svolgersi così!». (segno Congiunzioni causali, modali, temporali, ma-Bari, 1972, vol. II, p. 115. di interpunzione all’esterno) etc., hanno sempre l’accento acuto = Citazione di saggio = R. Bloch, La religio- Discorso diretto non introdotto = «Tutto poiché, allorché, perché, … ne etrusca, in H-C. Puech (a c. di), Sto- questo doveva pure accadere.» (segno di I termini stranieri nel testo ed in cita- ria delle religioni, Laterza, Roma-Bari, interpunzione all’interno) zioni vanno scritti in corsivo. 1976, vol. I, tomo II, pp. 499-531. Discorso diretto nella citazione = Così I titoli di capitoli e paragrafi hanno il Citazione di articolo apparso in una ri- prosegue l’evangelista (versetto 39): rientro di cm 0,5. Lo stesso vale per vista = P. Ruminelli, Alberto Caracciolo: «Alcuni farisei tra la folla gli dissero: capitoli e paragrafi indicati con il so- un pensatore moderno del religioso, in “Maestro, rimprovera i tuoi discepoli”. lo numero e senza titolo. “il cannocchiale”, vol. 3/1991, pp. 15-37. Ma egli rispose: “Vi dico che, se questi ta- Le note vanno numerate e inserite alla Citazione di capitolo o paragrafo di una ceranno, grideranno le pietre”». fine del testo. monografia = cfr. il cap. VI La nevrosi Citazione nella citazione = Klossowski L’apostrofo è segnato con un inglese dei bambini, in M. Klein, La psicoanalisi ricorda che prima di Nietzsche «Kierke- semplice = ’ dei bambini, tr. it. di G. Todeschini e gaard, per il quale la musica non esprime C. Carminati, a c. di L. Zaccaria Gairin- che l’immediato nella sua immediatezza, Il carattere utilizzato per i testi: ger, Martinelli, Firenze, 1970. osserva che il linguaggio ha inglobato in Bauer Bodoni nel corpo 10 Rimando a testo citato = G.W.F. Hegel, se stesso la riflessione: “perché esso non Scienza …, cit., pp. 118-120. può esprimere l’immediato”». Rimando a testo o luogo appena citato = Evidenziazione di termini e frasi me- a cura di = a c. di Ivi, p. 12. diante inglesi doppie = … gli uomini aforisma/i = af./aff. Citazione di versi nel testo = … come ad “speciali” vivono sempre altre dimen- Autori vari = AA.VV. es. nei versi «Sovente in queste rive / (spa- sioni … capitolo/i = cap./capp. zio) che, desolate, a bruno / veste il flutto Titoli di opere nel testo = Fra le composi- confronta = cfr. indurato, e par che ondeggi, / seggo la zioni della maturità, La ginestra è quella eccetera = etc. notte;…» in cui il poeta ritrae… che … E maiuscola con accento = È. Citazione col rientro = … come nell’es. Le parentesi indicanti soppressione di frammento/i = fr./frr. Sovente in queste rive testo nel corso di una citazione o in- introduzione di = intr. di che, desolate, a bruno tervento del traduttore, sono quadre = nota/e = n./nn. veste il flutto indurato, e par… … come sembra […] così avviene per … pagina/e = p./pp. Citazione nel testo con virgolette a capo- Indicazioni degli anni nel testo = pagina 10 e seguenti = p. 10 e sgg. rale = … dunque, come ricorda Bianco, 1956-’57; ’56-’57; anni ’50; il ’900. postfazione di = postf. di «lo stesso Habermas aveva fatto valere con- Altezza dell’esponente delle nota = ad prefazione di = pref. di tro Gadamer la scoperta psicoanalitica di apice come nell’es. … fino alla luna13. traduzione italiana di = tr. it. di un livello paleo-simbolico» e se ne forni- Esponente della nota = precede il segno di verso/i = v./vv. scono prove incontrovertibili nel saggio… interpunzione. volume/i = vol./voll.

AVVISO AI COLLABORATORI

Per necessità connesse alla realizzazione elettronica della stampa, è indispensabile attenersi alle “regole editoriali” sopra esposte. I contributi devono essere registrati in formato RTF (Rich Text Format) e trasmessi via e-mail all’indirizzo [email protected] (specificando come oggetto: per Caffè Michelangiolo, più il proprio cognome) oppure tramite supporto informatico (floppy-disk, Compact Disk, etc.) con copia cartacea all’indirizzo: redazione Caffè Michelangiolo, c/o Polistampa s.n.c., via Livorno 8/31, 50129 Firenze (tel. 055 7326272 - fax 055 7326110). ACCADEMIA DEGLI INCAMMINATI DI ARTI LETTERE SCIENZE

FONDATA NEL 1660

MODIGLIANA ACCADEMIA DEGLI INCAMMINATI DI MODIGLIANA

NOTIZIE STORICHE

L’Accademia degli Incamminati venne fondata nel 1660 dal letterato Bartolomeo Campi col nome di Accademia dei Pastori del Marzeno e con sede in Modigliana, città della Roma- gna appenninica allora compresa nel Granducato di Toscana. Entrata in crisi dopo il 1720, fu ricostituita il 27 ottobre 1755 ad iniziativa dello storico Gabriele Sacchini, che le impose la denominazione attuale e le diede nuove norme statutarie. Con rescritto 24 aprile 1795 del Granduca di Toscana Ferdinando I, confermato poi da Leo- poldo II il 17 agosto 1825, l’istituzione ottenne la «sovrana protezione» assumendo il titolo di Imperiale e Reale Accademia degli Incamminati. Successivamente, per la ribellione patriotti- co-risorgimentale degli Incamminati, con risoluzione granducale 19 agosto 1857, resa esecu- tiva in data 24 agosto, venne imposta la sospensione dell’attività accademica. Ritiratosi da Firenze Leopoldo II, il subentrato Governo Provvisorio della Toscana, per «debito di giustizia», il 13 dicembre 1859 riabilitò l’antica Accademia «al libero esercizio dei suoi diritti e delle sue funzioni» e, dopo l’avvento del Regno d’Italia, come da nota 18 luglio 1861 della Delegazione del Governo di Modigliana, essa assunse la denominazione di Regia Accademia degli Incamminati. Nel 1925, precluso il libero esercizio alle associazioni culturali non appartenenti al parti- to fascista, l’Accademia dovette cessare l’attività. Questa riprese nel 1946 ad avvenuta pro- clamazione della Repubblica Italiana. Nel 1961 fu eletto Presidente il dott. Gilberto Bernabei, alto dirigente ministeriale, poi Con- sigliere di Stato e Sindaco di Modigliana. Questi assunse importanti iniziative fra cui quella di chiamare nell’Accademia eminenti personalità della letteratura, delle scienze, delle arti, del- le istituzioni, dell’imprenditoria e del lavoro. L’attività degli Incamminati ricevette così un no- tevole impulso, accentuatosi ulteriormente con l’On. Pier Ferdinando Casini, Presidente ef- fettivo dal 1990 al 1997, e oggi Presidente d’Onore, e con l’Avv. Natale Graziani, Presiden- te in carica dal 1997. Organo ufficiale dell’Accademia è “Caffè Michelangiolo”, rivista di discussione edita in Firenze con periodicità quadrimestrale, fondata e diretta da Mario Graziano Parri.

FINI E COMPITI ISTITUZIONALI

L’Accademia degli Incamminati, di Arti Lettere Scienze, sorta nel 1660 e munita di per- sonalità giuridica (D.P.R. 27 luglio 1970 n. 753), ha lo scopo di promuovere e diffondere le conoscenze umanistiche e scientifiche nel quadro dell’universalità e unità della cultura; di studiare e dibattere i temi nazionali, dell’Europa, dei doveri e dei diritti dei cittadini; di svol- gere nei territori della Romagna e della Toscana fiorentina – fascia appenninica in partico- lare – attività di studio, ricerca e valorizzazione della storia e della civiltà dei luoghi. NOVITÀ Pagliai Polistampa

Finalista PREMIO VIAREGGIO 2005 Opera Prima

Mario Domenichelli, anglista e comparatista, docente all’Università di Firenze, esordisce come romanziere inaugurando la nuovissima collana di narrativa italiana e straniera “I coloniali” per i tipi di Pagliai Polistampa. Ambientata nella Somalia del 1989, poco prima che la caduta di Siad Barre trascinasse il paese nel caos del tribalismo e alla mercé dei signori della guerra, è la storia densa e avvincente di Tomas, un bizzarro e elusivo professore che nell’ambito della Cooperazione italiana insegna nell’Università di Magadiscio. E con lui, di una generazione e di un mondo crudelmente ingannati.

11,5 x 21 cm., 272 pagine, € 14,00

Edizioni Polistampa Via Livorno 8/31 - 50142 Firenze - Tel. 055.7326272 - Fax 055.7377428 e-mail: [email protected] - http://www.polistampa.com

Caffè Michelangiolo 87 Biblioteca del Caffè

Mario Benedetti Ángel González Luis García Montero Carlos Bousoño Difesa dell’Allegria Nel nido del cuore M.G. Parri - Stella di guardia Primo giorno di vacanza Antologia poetica

Franciso Brines Ioan Vieru Luis Antonio de Villena Antonio Cisners Ruy Belo Antologia poetica La luce nella stanza dell’ospite Via dall’inverno Le immense domande celesti Poesie scelte

Felipe Benítez Reyes Claudio Rodrígues Eloy Sánchez Rosillo Jaime Gil de Biedma Pere Gimferrer Poesie scelte Poesie scelte Il fulgore del lampo Antologia poetica Marea solare, marea lunare

La poesia contemporanea nella voce degli autori più significativi del panorama italiano e internazionale. Preziosi e raffinati volumi che formano una piccola indispensabile biblioteca per ritrovare la strada della più autentica voce lirica del nostro tempo.

Volumi rilegati con coperta a colori

Giorgio Luti Marino Biondi Marino Biondi Letteratura e rivoluzioni Scrittori e identità italiana La cultura di Prezzolini