Firlaennosztre a percorsi fra chiostri e cenacoli S u p p l e m e n t o a l n u m e r o o d i e r n o d e L A N A Z I O N E

foto Francesca Anichini Il chiostro: luogo di arte e silenzio l chiostro è uno spazio a cielo aperto che si trova all’interno Idi abbazie o monasteri: generalmente quadrato o rettangolare, è circondato da corridoi coperti che si aprono sullo spazio centrale con una serie di arcate o colonne architravate. I primi esempi di chiostri si trovano in edifici usati da monaci benedettini, ma anche altri ordini in seguito hanno dotato le loro sedi di chiostri, spesso con forme e collocazioni diverse a seconda delle necessità. Il termine deriva dal latino claustrum , cioè serratura, usato per indicare la separazione dei monaci dalla vita secolare: l’uso del termine per il cortile attorno a cui si dispongono gli altri ambienti costituenti il convento è probabilmente dovuto alla sua centralità all’interno dell’edificio, non solo in senso architettonico, ma anche e soprattutto per la grande importanza che questo spazio rivestiva nella vita monastica. Affreschi nel Chiostro Verde di Chiostri Museo di Santa Maria Novella di Santa Maria Novella L’antico convento domenicano, oggi in parte museo e in Il percorso museale nel convento comprende parte sede della Scuola Marescialli e Brigadieri dei i chiostri, il Cappellone degli Spagnoli decorato da affreschi di Andrea di Bonaiuto, Carabinieri, comprende cinque chiostri: il Chiostro Verde con la Cappella degli Ubriachi e l’antico refettorio affreschi quattrocenteschi; il trecentesco Chiostro dei Morti, con interventi di . dove restano frammenti di decorazioni a fresco e lastre piazza di Santa Maria Novella (Basilica) tombali; il piccolo Chiostro Dati; il Chiostro Grande, e piazza della Stazione 4 (Museo) modificato nella seconda metà del Cinquecento su aperto : Museo da lunedì a giovedì 9-17.30, venerdì 11-17.30, sabato 9-17, domenica e festività religiose 12-17 (da luglio commissione di Eleonora di Toledo e impreziosito da a settembre), 13-17 (da ottobre a giugno); 60 lunette affrescate con Storie di santi domenicani , cui Chiostro Grande solo in occasione di particolari ricorrenze secondo il calendario consultabile sul sito parteciparono tra l’ultimo quarto del Cinquecento e gli www.museicivicifiorentini.it/smn inizi del Seicento numerosi artisti tra i quali , , Lodovico e Alessandro Allori. A fianco alla basilica si apre inoltre il Chiostro degli Avelli, in origine adibito a cimitero. Il Chiostro Verde Il chiostro adiacente al fianco sinistro della chiesa, Il ciclo decorativo realizzato nella prima metà del costruito nel XIV secolo e conosciuto come Chiostro Quattrocento raffigura in oltre 70 scene episodi tratti Verde, deve il nome singolare al pigmento di origine dalla Genesi. La fama del ciclo è legata alla partecipa - minerale largamente utilizzato per la sua decorazio - zione di Paolo Uccello nell’esecuzione di almeno due ne. Tre delle quattro pareti sono infatti dipinte con campate, dove le scene del Diluvio Universale e del - una particolare tecnica a chiaroscuro, caratterizzata l’ Ebbrezza di Noè testimoniano il suo peculiare inte - dalla stesura di una base uniforme di “terra verde”, resse e la sua straordinaria visione della prospettiva. sulla quale contorni e volumi delle figure sono deli - Nel ciclo si riconosce inoltre la mano di almeno altri neati con diverse tonalità di verde, bianco e nero; quattro pittori vicini a Paolo Uccello o attivi in altre risultano inoltre impiegati pochi altri colori, preva - botteghe, rappresentativi della produzione artistica lentemente ocre gialle e rosse. fiorentina della prima metà del XV secolo. Chiostri Chiostri Chiostri Chiostri delle Oblate di Santa Maria di Ognissanti di San Lorenzo Sorto tra la fine del Maddalena Nel Cinquecento il convento Sul Chiostro dei Canonici, Duecento e l’inizio del dei Pazzi di Ognissanti, in origine ricostruito da Antonio occupato dagli Umiliati, fu Manetti Ciaccheri Trecento, il convento delle Al 1257 data la prima chiesa oggetto di importanti (1457-1462) su progetto Oblate era abitato dalle con convento, che fu ristrutturazioni durante le di Michelozzo, si aprivano pie donne che, in regime di intitolata a Santa Maria quali vennero costruiti due le abitazioni dei canonici e semiclausura, assistevano Maddalena delle Convertite chiostri. L’unico ancora del priore; modificato nel i malati nel vicino ospedale. perché ospitava donne di legato al convento è il Cinquecento, dà accesso Nell’edificio, oggi adibito a malaffare pentite e che solo Chiostro Grande, dal quale si alla Biblioteca Medicea biblioteca, si apre un nel Seicento assunse accede al cenacolo di Laurenziana attraverso il chiostro su due livelli l’attuale nome. Dopo il Ghirlandaio: le lunette sotto Vestibolo michelangiolesco. conclusi da un’altana, passaggio ai Cistercensi, le volte furono affrescate Appartiene al complesso il quale ospita una secolare il complesso fu oggetto di all’inizio del Seicento da anche un piccolo chiostro magnolia e sculture dalla grandi rinnovamenti affidati , Giovanni da trecentesco. raccolta comunale di arte negli anni ottanta del contemporanea. Lungo San Giovanni e altri pittori Quattrocento a Giuliano da Complesso di San Lorenzo, con le Storie di san piazza di San Lorenzo 9 via dell’Oriuolo si affaccia Sangallo. Tra i nuovi spazi inoltre un secondo chiostro Francesco . L’altro chiostro aperto : Chiostro dei Canonici da lunedì progettati per ampliare il a sabato 8-19, domenica 8-13; Chiostro piccolo e un’ampia porzione del accessibile agli studiosi della biblioteca sistemato a verde. monastero, l’architetto complesso francescano e ai visitatori delle mostre da lunedì a sabato Biblioteca delle Oblate, realizzò un chiostro interno 9.30-13.30 fanno oggi parte della vicina via dell’Oriuolo 26 – oggi annesso al Liceo aperto : lunedì 14-22, Caserma dei Carabinieri. da martedì a sabato 9-24 Michelangelo insieme alla sala capitolare con la celebre Convento di Ognissanti, borgo Ognissanti 42 Crocifissione di Perugino aperto : lunedì, martedì e sabato 9-12 (1493-1496) – e un grande chiostro che funge da atrio all’ingresso della chiesa.

Chiesa di Santa Maria Maddalena dei Pazzi, borgo Pinti 58 Liceo Michelangelo, via della Colonna 9 aperto : Chiostro della chiesa tutti i giorni 7.30-12.30 e 16.30-18.30; Chiostro del convento martedì e giovedì 14.30-17.30

Il chiostro delle Oblate. Foto di Francesca Anichini Chiostro Chiostro Chiostri della Chiostri della Badia dello Scalzo Santissima di Santo Spirito Fiorentina La sede della Compagnia dei Annunziata Il grande convento Nel più antico convento Disciplinati di San Giovanni Il portico del santuario agostiniano comprendeva tre costruito entro la prima Battista, detta dello Scalzo e mariano immette nel chiostri. Il primo, detto cerchia, abitato dai fondata nel 1376, era dotata Chiostrino dei Voti, così detto Chiostro dei Morti, è l’unico Benedettini, si trova il di un oratorio con chiostro per l’uso di esporvi ritratti in visitabile: realizzato da Giulio Chiostro degli Aranci, annesso. L’ingresso della cera e voti offerti alla Parigi tra il 1620 e il 1660, realizzato tra il 1432 e il cappella, da cui oggi si Vergine. La sua architettura conserva affreschi con Storie 1438 da Bernardo accede al chiostro, è si deve a Michelozzo, che di sant’Agostino e di santi Rossellino e altri. Il loggiato decorato da una lunetta lavorò all’Annunziata dal agostiniani (Nicola da a due ordini sovrapposti è soprapporta in terracotta 1444 al 1453; nelle 12 lunette Tolentino, Giovanni da San decorato al livello superiore invetriata con l’immagine del chiostro, che costituisce Facondo e Tommaso da da 12 affreschi del Battista affiancato da l’atrio della basilica, Alesso Villanova), dipinti da Cosimo quattrocenteschi staccati due confratelli Baldovinetti, Cosimo Rosselli, Ulivelli e da altri artisti della raffiguranti Storie di san incappucciati. Sulle pareti Andrea del Sarto, Pontormo, sua cerchia tra il 1639 e il Benedetto , eseguiti da del chiostro si può ammirare Rosso Fiorentino e 1701. Al centro del chiostro autore ignoto denominato un ciclo di affreschi a Franciabigio raffigurarono era posta la fontana Maestro del Chiostro degli monocromo con episodi scene della Vita di Maria e seicentesca trasferita nel Aranci, e da sei delle della Vita del Battista e Storie di san Filippo Benizzi . 1812 in piazza di Santo relative sinopie; la lunetta Virtù , realizzato a più Michelozzo intervenne anche Spirito. Nell’ambito dei lavori con San Benedetto si getta riprese da Andrea del Sarto sul Chiostro dei Morti, di ampliamento del complesso nudo in un cespuglio di rovi (1509-1526), con due scene esistente dal XIII secolo; qui Bartolomeo Ammannati, per vincere le tentazioni e affrescate da Franciabigio si conserva la famosa coadiuvato da Alfonso Parigi poi assorto in estasi è (1518-1519). Un particolare Madonna del sacco di Andrea il Vecchio, realizzò il Chiostro invece opera di Bronzino curioso dell’architettura del Sarto (1525), mentre più Grande (1564-1580) e negli (primi decenni del XVI sono i plinti su cui poggiano tarde sono le lunette con anni seguenti fornì forse il secolo). Sotto le lunette le colonne del loggiato, episodi della Vita dei Sette progetto per il terzo chiostro, corre una decorazione che decorati con teschi e ossa. Santi Fondatori , dipinte da costruito in dimensioni simula un paramento via Cavour 69 Bernardino Poccetti, Matteo ridotte intorno al 1585. aperto : lunedì, giovedì, primo, terzo e quinto lapideo e trafori da cui si Rosselli, e Chiesa e convento di Santo Spirito, sabato del mese, seconda e quarta domenica piazza di Santo Spirito affacciano figure di monaci. del mese 8.15-13.50 dal servita Arsenio Mascagni. aperto : lunedì, martedì e da giovedì a sabato , via del Proconsolo Un terzo chiostro resta nella 10-12.30 e 16-17.30, domenica 16-17.30 e via Dante Alighieri parte del convento passata aperto : lunedì 15-18 all’Istituto Geografico Militare.

Chiesa e convento della Santissima Annunziata, piazza della Santissima Annunziata aperto : tutti i giorni 7-13 e 16-19.30 Chiostri del Carmine Meta di turisti e visitatori soprattutto per la Cappella Brancacci, il convento del Carmine custodiva anche due chiostri affrescati: il più antico, oggi di pertinenza dell’Albergo Popolare, fu ricostruito all’inizio del XVII secolo e decorato da Bernardino Poccetti; l’altro fa parte del percorso di visita e costituisce un’importante testimonianza della pittura fiorentina tra Sei e Settecento. Chiesa e Convento di Santa Maria del Carmine Nella chiesa di fondazione duecentesca si apre la Cappella Brancacci, nota per gli affreschi con le Storie di San Pietro eseguiti tra il 1425 e il 1427 da Masaccio e Masolino. Gli affreschi, rimasti incompiuti, furono terminati da Filippino Lippi nel 1481-1482. Il percorso museale include il chiostro e la Sala del Cenacolo di Alessandro Allori. piazza del Carmine 14 aperto : Chiostro negli orari di apertura della Cappella Brancacci (lunedì e da mercoledì a sabato 10-16.30, domenica e festivi 13-16.30) Il chiostro e il Masaccio perduto Il chiostro, caratterizzato dal doppio ordine di colonne risalente al 1597-1612, conserva lungo le pareti stemmi medievali di famiglie dell’Oltrarno e memorie di personaggi illustri. Un ciclo di lunette illustra episodi della leggenda carmelitana, affrescati fra Sei e Settecento da alcuni pittori fiorentini tra i quali Galeazzo Ghidoni, Domenico Bettini, Cosimo Ulivelli e Antonio Nicola Pillori che data e firma l’ultima lunetta nel 1733. Prima del suo rifacimento – avviato su iniziativa di Fra Marsilio Ronconi con il finanziamento di famiglie della zona che potevano così ottenervi sepoltura –, il chiostro ospitava “sopra la porta che va in convento” un prezioso affresco di Masaccio di cui non restano che le descrizioni antiche e alcuni disegni. In occasione dei lavori al chiostro infatti l’affresco, che rappresentava la cerimonia di consacrazione della chiesa alla quale il pittore aveva assistito nel 1422, fu coperto da intonaco o più probabilmente distrutto. La Sagra , dipinta da Masaccio negli anni in cui lavorava alla Cappella Brancacci, era eseguita con la tecnica del ) monocromo a terra verde. Secondo quanto o t i L

raccontano le fonti, fra gli astanti alla a v o consacrazione erano ritratti alcuni artisti u N a

contemporanei quali Brunelleschi, Donatello e L ( i

Masolino, oltre allo stesso Masaccio. La Sagra , n o i c c

ammirata per il coerente impianto prospettico e i R o

la verosimiglianza ritrattistica dei personaggi, c r a

costituì un modello per i pittori delle successive m m a generazioni e la perdita dell’affresco suscitò nel i G i

Seicento la massima indignazione. Non solo d o t o

Masaccio, ma anche il frate carmelitano Filippo F . e n Lippi lavorò alla decorazione del chiostro, i m r esordendovi pochi anni dopo l’intervento a C l e masaccesco, entro il 1431, con l’esecuzione della d o r t

Consegna della Regola carmelitana , di cui resta s o i h solo un frammento staccato visibile su richiesta. c l I Lunetta con Sant’Antonino istituisce i Buonomini nel Chiostro di Sant’Antonino al Museo di San Marco. Foto di Antonio Quattrone Chiostri Il Chiostro di Sant’Antonino di San Marco Il Chiostro di Sant’Antonino è il primo spazio che accoglie il visitatore del Il convento di San Marco conta Museo di San Marco: sotto il loggiato, in cui si aprono gli accessi alle quattro chiostri. I due principali, compresi nel progetto di varie sale del museo e agli spazi conventuali, corre una sequenza di ricostruzione diretto da Michelozzo, lunette affrescate con Storie di sant’Antonino . Bernardino Poccetti, sono il Chiostro di Sant’Antonino, Lorenzo Cerrini, Ludovico Buti, Michele Cinganelli, e decorato da lunette affrescate, e il in seguito Giovan Battista Vanni furono chiamati a partire dal 1602 a Chiostro di San Domenico, occupato da aiuole a prato e piante di bosso su dipingere il ciclo dedicato al frate domenicano, con il sostegno di alcune cui si affacciava la farmacia del famiglie fiorentine ricordate negli affreschi dai loro stemmi; prima di convento. I due piccoli chiostri detti allora, per il chiostro, Beato Angelico aveva realizzato cinque lunette della Spesa e dei Silvestrini sono adiacenti ai locali che costituivano il soprapporta e, sul lato nord, l’affresco con San Domenico in adorazione Refettorio Piccolo e la Corte del del Crocifisso , arricchito dalle figure di Dolenti e putti eseguite da Cecco Granaio: il primo risale all’intervento Bravo nel 1628, dopo che la famiglia Fabroni aveva acquisito il patronato michelozziano, mentre il secondo di una campata del chiostro. Il ciclo presenta episodi e miracoli desunti chiostro, trecentesco, appartiene al nucleo originario del complesso dalla biografia di sant’Antonino, priore di San Marco e arcivescovo edificato dai monaci silvestrini e vi fiorentino di cui si conserva la maschera funebre in una cella al piano sono esposte lastre e armi familiari superiore. Tra le scene più interessanti Sant’Antonino diviene provenienti dall’ex chiesa fiorentina arcivescovo di Firenze , che documenta l’aspetto della facciata del Duomo di San Pancrazio. fiorentino prima della demolizione cinquecentesca; la lunetta con Museo di San Marco Sant’Antonino istituisce i Buonomini che testimonia invece la storia di Il convento domenicano di San Marco, una delle numerose confraternite laiche cittadine, nata per soccorrere i ristrutturato dal 1436 su progetto di “poveri vergognosi”; o ancora Il restauro della chiesa e del convento di Michelozzo e destinato a svolgere un ruolo importante nella vita religiosa e culturale San Marco in cui sono raffigurati il santo, Cosimo il Vecchio e l’architetto della città ­ ne è testimone la vicenda di Michelozzo mentre discutono sul nuovo progetto del complesso Fra Girolamo Savonarola, che qui fu priore ­, ospita un importante museo. La sua fama domenicano. Prima delle trasformazioni attuate da Michelozzo nel quinto è legata soprattutto a Beato Angelico: il decennio del Quattrocento lo spazio occupato dal chiostro doveva frate pittore affrescò infatti molti ambienti del convento, mentre altre sue opere vi costituire comunque un’area verde, appartenente all’assetto dato dai sono confluite nel Novecento. Notevoli sono monaci silvestrini che avevano abitato il convento a partire dalla fine del le raccolte del Cinquecento, con opere di Fra Bartolomeo, la galleria dei reperti Duecento. I chiostri e i numerosi spazi aperti sono ricordati fra le cose provenienti dalle demolizioni ottocentesche notevoli del convento da sant’Antonino nella sua Summa historialis , dove del centro storico, collocati nella Foresteria, e il dormitorio con le celle dei frati. si descrive “un giardino spazioso, pieno di alberi da frutta, circondato di alte mura”. Se di questi spazi verdi resta solo un vago ricordo nel piccolo piazza di San Marco 3 aperto : da martedì a venerdì, primo e terzo lunedì del giardino all’uscita del museo, i chiostri rimangono a evocare l’antica mese 8.15-13.50, sabato, seconda e quarta domenica del mese e festivi 8.15-16.50; Chiostro di San Domenico non atmosfera di pace e spiritualità che accompagnava la vita quotidiana dei compreso nel percorso museale; Chiostro dei Silvestrini visitabile su richiesta frati di San Marco. Chiostri Complesso Monumentale di Santa Croce di Santa Croce Fin dal Duecento , da quando i La basilica francescana, Francescani si insediarono nella zona, nota per la straordinaria il convento di Santa Croce e i suoi spazi ricchezza delle sue opere verdi si estendevano per un ampio d’arte, accoglie quadrilatero. Per alterne vicende, nel i sepolcri di grandi personaggi della storia corso dei secoli gli spazi conventuali nazionale, per i quali è sono andati lentamente riducendosi definita il “Tempio delle ma si sono conservati, nella loro itale glorie”. sistemazione a giardino, i due grandi Del complesso chiostri, da sempre luoghi di monumentale sono meditazione e di raccordo dell’animata inoltre visitabili i chiostri vita conventuale. L’attuale allestimento con la rinascimentale Cappella Pazzi, la – a prato, alberi e piante da fiore – si è Galleria dei monumenti formato progressivamente a partire funebri ottocenteschi e il dalla seconda metà dell’Ottocento, Museo dell’Opera, di cui quando questi spazi verdi persero fa parte anche la Sala l’originaria funzione (di cimitero il del Cenacolo . primo e di terra coltivata il secondo) piazza di Santa Croce per assumere un carattere aperto : da lunedì a sabato 9.30-17.30, domenica, 6 gennaio, essenzialmente ornamentale, 15 agosto, 1 novembre, con prati, siepi e alberi. 8 dicembre 14-17.30 Spazi di vita francescana Il portico meridionale della basilica di Santa Croce è fiancheggiato dal primo chiostro, derivato da due spazi aperti un tempo separati da un fabbricato: su questi chiostri, uno dei quali era adibito a cimitero, si affacciavano la chiesa, la sala capitolare, il refettorio e altri ambienti conventuali oggi scomparsi o completamente trasformati. Sul lato orientale del chiostro è incastonata la Cappella Pazzi, disegnata da Filippo Brunelleschi nella prima metà del Quattrocento; vi trovano posto inoltre un piccolo parco della rimembranza dedicato ad alcuni fiorentini caduti nella prima guerra mondiale e, dal 1843, una statua di Dio Padre benedicente , realizzata da Baccio Bandinelli per il coro del Duomo (1556). Dagli inizi del XIX secolo l’antica funzione sepolcrale del chiostro fu ripresa con la collocazione di nuove lapidi e monumenti funebri e commemorativi, raccolti nel 1962 nella galleria realizzata appositamente sul lato nord. Il secondo chiostro , a pianta quadrata, è delimitato da un porticato a due ordini, sorretto da colonne in pietra serena. Secondo la tradizione fu realizzato su disegno di Brunelleschi e completato da Bernardo Rossellino nel 1453. Fu costruito a spese di Tommaso Spinelli, esponente di una ricca famiglia di mercanti e mecenati fiorentini. Al centro si trova un pozzo, attorno al quale sono disposte aiuole quadrangolari. Nonostante l’indubbio fascino per la sua posizione appartata, per il silenzio in cui è immerso e per la sistemazione a giardino, originariamente era non solo un luogo destinato alla meditazione, ma parte tutt’altro che marginale nella vita quotidiana del convento. Attorno al chiostro gravitavano il dormitorio, la vecchia infermeria con la propria cappella, la biblioteca, la spezieria e il piccolo refettorio utilizzato dai frati nella stagione invernale, edifici destinati nella prima metà del Novecento alla nuova Biblioteca Nazionale.

Veduta del complesso di Santa Croce nel 1718

Chiostri e Cenacoli a Firenze

Chiostri 1. Chiostri di Ognissanti 2. Chiostri di Santa Maria Novella 3. Chiostri di San Marco 4. Chiostri di Santa Croce 5. Chiostri di Santo Spirito 6. Chiostri di Santa Maria del Carmine 7. Chiostro dello Scalzo 8. Chiostri di San Lorenzo 9. Chiostri della Santissima Annunziata 7 10 . Chiostri di Santa Maria Maddalena dei Pazzi 11 . Chiostri delle Oblate 12 . Chiostro della Badia Fiorentina 2 1 3

1 2

Cenacoli 1 2 1. Cenacolo di Ognissanti 4 2. Cenacolo di Santa Maria Novella 3. Cenacolo di San Marco 4. Cenacolo di Santa Croce 5. Cenacolo di Santo Spirito 6. Cenacolo di Santa Maria del Carmine 12 7. Cenacolo di Fuligno 8. Cenacolo di Sant’Apollonia 20 9. Cenacolo di San Salvi 6

6

5 Altri chiostri e cenacoli 5 1. San Jacopo di Ripoli (chiostro) 2. San Paolino e San Paolo dei Convalescenti (chiostro) 19 3. San Martino alla Scala (chiostro) 4. San Giovanni di Dio (chiostro) 5. Sant’Apollonia (chiostro) 6. San Domenico del Maglio (chiostro) 7. Sant’Agata (chiostro) 8. Sant’Elisabetta (chiostro) 21 9. San Matteo (chiostro) 10 . Santa Maria degli Innocenti (chiostro) 11 . (chiostro) 12 . (cenacolo e chiostro) 13 . Santa Maria degli Angeli (cenacolo e chiostro) 14 . Santa Maria Nuova (chiostro) 15 . Santa Verdiana (chiostro) 16 . Santissima Annunziata alle Murate (chiostro) 17 . Santa Maria degli Angiolini (chiostro) 18 . Santi Girolamo e Francesco sulla Costa (chiostro) 19 . San Felice in Piazza (cenacolo e chiostro) 20 . (chiostro) 21 . San Giovanni Battista della Calza (cenacolo)

L’elenco qui riportato è una selezione dei chiostri e dei cenacoli presenti a Firenze; in verde sono indicati alcuni di quei chiostri e cenacoli oggi appartenenti a edifici privati, istituti ed enti e perciò chiusi al pubblico o non visitabili secondo un orario prestabilito 6 5 7

3 8 7 3 8 9 9 8 10 9 17

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illustrazione di Silvia Cheli Cenacoli Ultima Cena compare nella decorazione dei refettori L’ conventuali per il tema ideale offerto alla comunità monastica riunita per consumare i pasti. Inizialmente la scena era affiancata da altri episodi della Vita e della Passione di Cristo e solo nella seconda metà del Quattrocento acquisì il valore di rappresentazione autonoma, spesso estesa a un’intera parete. In seguito alle soppressioni ottocentesche degli ordini monastici, i cenacoli hanno perso la loro fisionomia di ambienti di clausura e nel tempo molti sono stati aperti al pubblico per il notevole valore artistico.

Cenacolo Cenacolo Cenacolo di Cenacolo di Santa Croce di Santa Maria Sant’Apollonia di Fuligno Il complesso di Santa Croce Novella Alcuni locali dell’antico L’ex convento di conserva tra i suoi ambienti Il refettorio, costruito monastero delle Benedettine Sant’Onofrio, intitolato al il refettorio con un grande secondo le fonti da Fra di Sant’Apollonia ospitano santo eremita venerato a affresco di Taddeo Gaddi Iacopo Talenti tra il 1353 e il oggi un piccolo museo. Firenze come protettore (metà del XIV secolo): sulla 1354, venne ammodernato Il refettorio conserva la dell’Arte dei Tintori, fu parete di fondo l’ Ultima nella seconda metà del decorazione murale eseguita abitato nel Quattrocento Cena è sovrastata dalla Cinquecento; in questa intorno al 1447 da Andrea dalle terziarie francescane, Crocifissione rappresentata occasione gli affreschi del Castagno: la parete di dette Monache di Fuligno come arbor vitae e trecenteschi vennero fondo presenta infatti nel dal nome della città in cui il affiancata dalle Stigmate di coperti da una grande registro inferiore la loro ordine aveva avuto san Francesco e da tre storie Ultima Cena su tela dipinta consueta Ultima Cena e in origine. Dall’Umbria infatti sacre legate al cibo che da Alessandro Allori nel quello superiore la erano giunte a fondare una rinviano all’uso 1584, il quale nel decennio Crocifissione , affiancata nuova sede fiorentina dell’ambiente come luogo seguente completò la dalle scene della dell’ordine le due consorelle della mensa quotidiana. Le decorazione della parete Deposizione dalla croce e Onofria dei conti d’Abruzzo e altre pareti accolgono affrescandovi scene dei della Resurrezione di Cristo . Giovanna di Onofrio degli frammenti di affreschi con il miracoli compiuti da Dio per Nella scena principale, Onofri. Dopo l’acquisto del Trionfo della Morte e salvare gli Ebrei in fuga Cristo e gli apostoli sono complesso conventuale l’ Inferno dipinti da Andrea dall’Egitto. Una porzione riuniti intorno alla tavola fiorentino nel 1419, le Orcagna per la chiesa di degli affreschi più antichi, che, con la sua tovaglia monache intrapresero Santa Croce. L’allestimento raffigurante la Madonna in bianca, spicca, interrotta ingenti lavori di restauro e della sala comprende opere trono con il Bambino tra solo dalla figura di Giuda, di ampliamento, protrattisi rimosse dal complesso, come angeli e santi , fu riscoperta sulla cromia degli abiti, del per lunghi anni; nell’ambito il Crocifisso di Cimabue (fine solo nel 1808 ed è oggi finto rivestimento lapideo e di questi interventi fu del XIII secolo), due esempi visibile poiché la tela è stata del tessuto con motivi costruito il vasto refettorio. trecenteschi di Madonna trasferita sulla parete floreali che ricopre il sedile L’ambiente, già decorato da con il Bambino e dipinti contigua. Oltre al camino della mensa. Nel museo sono affreschi di Neri di Bicci, cinquecenteschi di monumentale (1675), inoltre esposti affreschi conserva oggi un’ Ultima Francesco Salviati, Agnolo caratterizza l’ambiente una staccati e sinopie di Andrea Cena attribuita a Pietro Bronzino, Alessandro Allori raccolta di opere, arredi del Castagno e varie opere di Perugino e bottega (1490); e Lodovico Cigoli. Una sacri e paramenti liturgici Paolo Schiavo e Neri di Bicci nel paesaggio che si apre menzione a parte merita la appartenenti al complesso di provenienti dal monastero. sopra la scena principale è spettacolare statua di San Santa Maria Novella: tra Del convento, fondato nel rappresentata l’ Orazione Ludovico di Tolosa , fusa in questi un polittico di 1399, è ancora visibile nell’orto , secondo una scelta bronzo da Donatello per il Bernardo Daddi dal anche il chiostro, ora iconografica che ricalca le tabernacolo della Parte Cappellone degli Spagnoli annesso ai locali della scene dipinte in precedenza Guelfa a ; la (1344) e un paliotto di seta mensa universitaria. da Neri di Bicci. Rinnovato scultura, già collocata sulla con ricami istoriati su Museo del Cenacolo di Sant’Apollonia, nell’allestimento nel 2006, il facciata di Santa Croce, dal disegno di Paolo Schiavo via XXVII Aprile 1 museo espone inoltre altre Chiostro dell’ex convento, 1908 è esposta nel museo (1466). via Santa Reparata (ingresso opere tra cui alcuni all’interno di un tabernacolo della Mensa Universitaria Sant’Apollonia) affreschi di Bicci di Lorenzo, Museo di Santa Maria Novella, aperto : da martedì a sabato, seconda e quarta che riproduce quello piazza della Stazione 4 domenica del mese, primo, terzo e quinto staccati dalla sala capitolare originale. aperto : da lunedì a giovedì 9-17.30, venerdì 11- lunedì del mese 8.15-13.50 e da altri ambienti dell’ex 17.30, sabato 9-17, domenica e festività Complesso Monumentale di Santa Croce, religiose 12-17 (da luglio a settembre), 13-17 monastero di clausura. piazza di Santa Croce (da ottobre a giugno) Museo del Cenacolo di Fuligno, aperto : da lunedì a sabato 9.30-17.30, via Faenza 42 domenica, 6 gennaio, 15 agosto, 1 novembre, aperto : martedì, giovedì e sabato 9-13 8 dicembre 14-17.30 Cenacolo di San Salvi Il museo, ospitato in una parte dell’antico convento vallombrosano attiguo alla chiesa di San Michele a San Salvi, prende il nome dall’imponente affresco dipinto da Andrea del Sarto nel refettorio. I primi pagamenti dell’abate di San Salvi all’artista risalgono al 1511; tuttavia Andrea del Sarto mise mano all’affresco solo nel 1526, concludendolo l’anno successivo. Per l’ Ultima Cena , che gli fruttò 42 fiorini larghi, il pittore si impegnò in maniera assidua nello studio di pose e panneggi, come dimostrano i numerosi disegni preparatori rimasti, e l’esecuzione dell’affresco richiese 46 giornate. Precedono il refettorio un locale con il lavabo scolpito da Benedetto da Rovezzano e alcune nicchie usate per riporre le stoviglie e la stanza adibita a cucina con un grande camino.

Museo del Cenacolo di Andrea del Sarto, via di San Salvi 16 aperto : da martedì a domenica 8.15-13.50

Particolare dell’ Ultima Cena di Andrea del Sarto a San Salvi Cenacolo di San Marco Cenacolo di Ognissanti A San Marco si incontrano due refettori: uno era riservato Attraversando il Chiostro grande del convento, fondato nel ai Domenicani, l’altro agli ospiti e ai monaci ammalati 1251 dagli Umiliati, si raggiunge il refettorio dove Domenico accolti nell’infermeria. Il Refettorio grande, preceduto dalla Ghirlandaio nel 1480 dipinse l’ Ultima Cena . Del monumentale Sala del Lavabo, deriva da quello trecentesco, fino al 1529 affresco è possibile ammirare anche la sinopia, esposta nel decorato da una Crocifissione di Beato Angelico. L’attuale refettorio. Il pittore, a capo di una fiorente bottega, aveva poco affresco risale al 1536, quando i frati affidarono a Giovanni prima realizzato un’ Ultima Cena per i Domenicani di San Antonio Sogliani la raffigurazione della Cena miracolosa di Marco, di cui ripropone qui composizione e scelte san Domenico, nella quale degli angeli servono il cibo alla iconografiche, come il dettaglio del pavone e le aperture mensa del santo, seduto con i confratelli. Nella sala sono affacciate su un rigoglioso giardino. La figura di Giuda, unico esposti dipinti di Sogliani, Fra Paolino e altri pittori vicini a apostolo isolato dagli altri e di spalle rispetto all’osservatore, Fra Bartolomeo e alla Scuola di San Marco. Il secondo sottolinea il tradimento nei confronti di Gesù e trova illustri refettorio, di dimensioni ridotte, ospita un’ Ultima Cena di precedenti nei cenacoli di Santa Croce e di Sant’Apollonia.

Domenico Ghirlandaio (1479-1480) e opere della bottega dei Convento di Ognissanti, borgo Ognissanti 42 Della Robbia. aperto : Chiesa feriali 7.15-12.30 e 16-20, festivi 9-13 e 16-20; Chiostro e Cenacolo lunedì, martedì e sabato 9-12 Museo di San Marco, piazza di San Marco 3 aperto : da martedì a venerdì, primo e terzo lunedì del mese 8.15-13.50, sabato, seconda e quarta domenica del mese e festivi 8.15-16.50 Cenacolo di Santo Spirito Cenacolo del Carmine La ristrutturazione del convento agostiniano di Santo Spirito, Durante la visita al Carmine merita una sosta anche l’antico operata da Brunelleschi, ha mantenuto soltanto pochi spazi refettorio del convento, dove si può ammirare la pregevole del complesso medievale; tra questi l’antico refettorio dove Ultima Cena dipinta da Alessandro Allori nel 1582. Ai lati restano una Crocifissione (1 360 -1365) e frammenti della scena, sono dipinti i ritratti di un frate carmelitano e del l’ Ultima Cena di Andrea Orcagna (1370 circa), quasi del committente dell’affresco, padre Luca da Venezia; completamente distrutta quando, alla fine dell’Ottocento, si l’incarico fu affidato al pittore nell’ambito dei lavori iniziati decise di aprire la parete sulla piazza di Santo Spirito. Nella nel 1577 e protrattisi fino al 1584 . In seguito, i Carmelitani grande sala è oggi esposta una collezione di circa 70 opere di vollero dotare il convento di un nuovo refettorio, oggi di scultura datate tra l’XI e il XV secolo, donata alla città da pertinenza dell’Albergo Popolare, che conserva la Cena in Salvatore Romano nel 1946: tra i pezzi riuniti dall’antiquario casa di Simone Fariseo di Giovan Battista Vanni (1645). si conservano sculture attribuite a Tino di Camaino, Jacopo Convento di Santa Maria del Carmine, piazza del Carmine 14 della Quercia e Donatello. aperto : lunedì e da mercoledì a sabato 10-13 (visitabile insieme alla Cappella Brancacci Museo della Fondazione Salvatore Romano, piazza di Santo Spirito 29 con prenotazione obbligatoria 055 2768224 2768558) aperto : da sabato a lunedì 10-16

L’ Ultima Cena di Domenico Ghirlandaio nel convento di Ognissanti. Foto di Antonio Quattrone Si aprono le porte della città ‘segreta’ UniCredit in Toscana conta 182 sportelli, di cui 170 dedi - L’aria si fa più fresca, frizzante, il silenzio induce alla compo - cati a Famiglie e Piccole e Medie imprese, 4 Agenzie Corporate stezza. Le volte, le pareti sono gioielli d’arte distillati nei seco - (per imprese sopra 50 milioni di fatturato) e 6 Agenzie Priva - li. Oggi, un altro scrigno di Firenze si apre davanti ai nostri te Banking (privati alto reddito) con un totale di 1.260 dipen - occhi, guidati dalla mano sapiente degli amici di VisitArt. Dopo denti, di cui 458 nella provincia di Firenze. I 210.000 clienti di la pietra e i giardini, dopo le colonne, gli obelischi e le fontane, Unicredit in Toscana rappresentano 4,4 miliardi di euro di rac - dopo le grandi aree verdi con i loro intrecci di piante, di profu - colta diretta (conti, depositi, certificati, obbligazioni) e una mi, di atmosfere, è la volta dei chiostri e dei cenacoli. Luoghi massa di impieghi pari a 8,6 miliardi di euro. In Toscana Uni - stupendi che stanno dietro le facciate, dentro i conventi, le Credit rappresenta la terza forza creditizia ed esprime un forte chiese. Un’altra città meravigliosa, e forse meno conosciuta, radicamento nei confronti delle componenti sociali, economi - tutta da scoprire. Una città che sfioriamo camminando per che, culturali del territorio. In questo impegno UniCredit man - strada, di cui abbiamo intravisto squarci, intuito bellezze. In tiene costantemente la sua attenzione verso le proposte cultu - queste pagine ci teniamo per mano in un’esplorazione inedita, rali che rappresentano una ricchezza sociale di grande valore affascinante, scritta e illustrata, terza tappa di un viaggio nella per le comunità locali e certamente l’iniziativa de ‘La Nazione’ Firenze che amiamo, e che la bella stagione ci consente di sco - costituisce un grandissimo contributo di conoscenza e visibili - prire, e riscoprire, sotto un cielo finalmente ridiventato blu. tà all’identità artistica della città di Firenze. Gabriele Canè Stefano Giorgini Direttore de ‘La Nazione’ Responsabile Area Commerciale Toscana Est

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