ACCADEMIA DEI ROZZI

Anno XVII - N. 32 1 IL CATALOGO DELLA MOSTRA ORGANIZZATA A MONTALCINO PER CELEBRARE LA RICORRENZA DELLA PACE DI CATEAU-CAMBRESIS, SIGLATA DA CARLO V DI SPAGNA ED ENRICO II DI FRANCIA NELL’ APRILE DEL 1559, RIPRODUCE AL FRONTESPIZIO LA COEVA TAVOLETTA DI BICCHERNA CON LA QUALE I GOVERNANTI SENESI, ORMAI SOTTOPOSTI ALLA SOVRANITA’ MEDICEA, INTESERO RIMARCARE L’ AVVENIMENTO.

L’IMPORTANTE RASSEGNA,TENUTASI NELLO SPLENDIDO COMPLESSO MUSEALE DI S. AGOSTINO NELL’INVERNO 2009-2010, E’ STATA INTRODOTTA E ILLUSTRATA AL PUBBLI- CO DA ENZO MECACCI CON UN SAGGIO STORICO CHE ACCADEMIA DEI ROZZI RIPROPONE INTEGRALMENTE ALLE PROSSIME PAGINE, SEGUITO DA UNA DESCRI- ZIONE DELLA MOSTRA NELLE SUE ARTICOLAZIONI ESPOSITIVE, NONCHE’ DA UNA ESAUSTIVA CATALOGAZIONE DELLE ULTIME MONETE DELLA REPUBBLICA DI : QUELLE CONIATE DURANTE L’ESILIO MONTALCINESE TRA IL 1554 E IL 1559.

L’IMPORTANTE TRATTATO, IL PRIMO DI DIMENSIONE EUROPEA DELL’EVO MODERNO, SEGNO’ IL TRAMONTO DELL’INDIPENDENZA SENESE, EROICAMENTE DIFESA CON- TRO LA GRANDE POTENZA ASBURGICA PROPRIO TRA LE INVITTE FORTIFICAZIONI DI MONTALCINO ED E’ STATO RICORDATO A SIENA PER INIZIATIVA DELLA NOSTRA ACCADEMIA CON LA PUBBLICAZIONE DEL VOLUME FORTIFICARE CON ARTE, DI- 2 STRIBUITO AI SOCI IN OCCASIONE DELLO SCORSO NATALE. Cateau-Cambrésis: i motivi di una celebrazione di ENZO MECACCI

Il Trattato di Cateau Cambrésis, siglato pale potenza europea, mentre la Francia, se il 3 aprile 1559 da Filippo II di Spagna ed pur sconfitta, aveva, comunque, raggiunto Enrico II di Francia, è un avvenimento di lo scopo di rompere quell’accerchiamento, rilievo straordinario per la storia d’Italia e che era venuto a determinarsi quando Carlo d’Europa, in quanto pone fine ad una lunga V, già sovrano di Spagna, era stato incoro- serie di guerre durata 65 anni ed iniziata nel nato anche Imperatore del Sacro Romano 1494 con la discesa di Carlo VIII in Italia Impero; quest’ultimo, infatti, nella fase nel tentativo, fallito, di conquistare il finale della guerra (1556) aveva abdicato, Regno di Napoli. Tutte queste guerre videro affidando la corona imperiale al fratello contrapporsi Francia e Spagna, che si con- Ferdinando e quella spagnola al figlio tendevano non solo la supremazia in Filippo. Questi, continuando la dissennata Europa, ma anche il controllo sull’Italia, dal politica economica paterna, poneva, però, momento che nella nostra Penisola non si le basi della progressiva ed inarrestabile era avviato un processo di costituzione di decadenza del suo Stato, che, a partire dal uno Stato nazionale, a differenza di quanto secolo successivo, subì anche un sensibile era accaduto già nel corso del Medioevo in indebolimento politico, cui contribuì in Inghilterra, Francia e Spagna. Inoltre, la misura determinante la già citata Guerra dei miope politica di equilibrio, che era stata Trent’Anni. alla base della Pace di Lodi (1454), con la Per l’Italia, Cateau Cambrésis volle quale da una parte si era garantito un cin- significare il passaggio quasi completo sotto quantennio di tranquillità, ma dall’altra la sfera di influenza spagnola: alcuni Stati veniva cristallizzata la frammentazione ter- italiani erano direttamente sotto la sua ritoriale del nostro Paese, aveva portato dominazione (Ducato di Milano, Stato dei come conseguenza la debolezza politica nei Presidi, Regno di Napoli) e gli altri lo erano confronti delle grandi Monarchie continen- indirettamente, con la sola eccezione della tali e l’impossibilità di opporsi alle loro Repubblica di Venezia e del Ducato di mire espansionistiche, oltre che l’incapacità Savoia. Nello specifico, per quello che ci di entrare in concorrenza con i centri mer- riguarda più da vicino, il trattato sancì la cantili europei, circostanza aggravata dalla caduta della Repubblica di Siena, conqui- scoperta dell’America e dal conseguente stata dalla Spagna e ceduta in feudo all’al- spostamento dal Mediterraneo all’Atlantico leato Cosimo de’ Medici (già il 3 luglio delle rotte commerciali. 1557, a due anni dalla caduta della città). Per A Cateau Cambrésis venne delineato tale motivo tutte le storie di Siena antiche e quell’assetto geo-politico dell’Europa, che parte di quelle moderne prendono la data sarebbe rimasto sostanzialmente invariato, del 1559 come conclusione delle loro nar- con i pochi cambiamenti generati dalla razioni. In realtà si tratta di una scelta sba- Guerra dei Trent’Anni (1618/48), fino alle gliata, perché, se è vero che nulla è più tra- tre Guerre di Successione, che insanguina- gico per un popolo della perdita della pro- rono il Continente per quasi tutta la prima pria libertà ed indipendenza, la fine della metà del sec. XVIII (spagnola – 1701/13, Repubblica non segnò contestualmente polacca – 1733/35, austriaca - 1740/48). quella della storia senese, né, tanto meno, la Con gli accordi contenuti nel Trattato del perdita della propria identità da parte dei 1559, la Spagna si affermò come la princi- suoi cittadini, che, anzi, forse per orgoglio e 3 Veduta di Montalcino ai tempi dell’assedio nella primavera del 1553. Da L. Banchi S. Borghesi, Il Campo Imperiale sotto Montalcino, Siena 1888.

per reazione, l’hanno ancor più conservata nello scacchiere internazionale e la successi- e coltivata. Bisogna riconoscere che il senso va creazione sulla costa dell’enclave spa- di identità non era diffuso solo fra i Senesi gnola dello Stato dei Presidi, di grandissima della città, ma anche fra gli abitanti del suo importanza militare per i porti che include- territorio e fu dimostrato proprio in occa- va); infatti veniva a scomparire l’ultima sione di questa guerra, se si considera quan- Repubblica che aveva conservato un siste- ti rischiarono la vita, e quanti la persero: ma politico, mutuato dal Medioevo, che, a molti nei combattimenti e durante gli asse- differenza degli altri due Stati repubblicani di, molti altri per cercare di portare aiuti e italiani, Genova e Venezia, prevedeva una viveri (per la verità non sempre disinteressa- gestione del potere affidata a magistrature tamente) all’interno di quella città sulla col- collegiali, senza la presenza di un Capo lina che probabilmente non avevano nep- dello Stato (eccezion fatta per la “pseudosi- pure mai visto. I più sfortunati non giunge- gnoria” di Pandolfo Petrucci). Inoltre lo vano nemmeno a vederla, perché, catturati Stato senese aveva occupato, pur con alti e dagli Spagnoli, venivano appesi alle forche bassi, un posto di rilievo nello scenario ita- lungo le strade come monito. liano, sia in campo finanziario, ad esempio Con Siena non cadeva soltanto uno con i banchieri del sec. XIII, sia in quello Stato che ricopriva una forte importanza mercantile, si pensi allo sviluppo della strategica, in quanto era la “porta” setten- prima metà del XIV, sia in ambito spiritua- trionale dello Stato della Chiesa, che pote- le, con mistici, come Caterina e va in qualche modo essere tenuto sotto con- Bernardino, ma anche il beato Colombini o trollo, quindi, da chi aveva in potere Siena Bernardo Tolomei e, con riformatori, quali 4 (di qui la centralità del problema senese l’Ochino e Lelio e Fausto Sozzini, sia in Gli esuli senesi sono accolti a Montalcino dopo la caduta della città in mano all’esercito imperiale nell’Aprile del 1554 (dipinto di A. Maffei per il teatro degli Astrusi di Montalcino). quello intellettuale: dallo Studio alla pro- comprese Cosimo I, che provvide a farle duzione letteraria, dalle arti figurative all’ar- chiudere nel 1568. A tale proposito è d’uo- chitettura, dall’ingegneria alle scienze. A po ricordare come si fosse sviluppata un’in- questo proposito è bene ricordare come teressante produzione teatrale, che portò gli l’importanza di Siena nella vita culturale si Intronati ad introdurre delle innovazioni sviluppò durante tutto il corso della sua sto- nelle tematiche e negli intrecci delle loro ria e non solo, come troppo spesso viene commedie e i Rozzi ad interpretare le loro affermato, nel Medioevo, perché la città è trame popolaresche davanti a pontefici e stata un centro importante anche nel sovrani, creando entrambi modelli dram- Rinascimento, quando fu patria di grandi maturgici che la critica pone alla base dello umanisti e vide il formarsi di un linguaggio sviluppo del teatro moderno italiano ed artistico propio, originale e raffinato, con il europeo. quale seppe affiancarsi, se non contrappor- Un grande patrimonio culturale ed arti- si, a quanto avveniva in altre fiorenti realtà stico, dunque, che non poteva essere can- italiane. cellato dalla perdita dell’indipendenza. Tutto questo è stato finalmente posto Infatti, dopo un comprensibile periodo di nel giusto rilievo dall’interessante ed inno- disorientamento, si trova una nutrita schie- vativa mostra Renaissance Siena. Art for a ra di eccellenti artisti senesi attivi dagli anni City, tenutasi presso la National Gallery di 70 del ‘500 in poi, come fu illustrato, solo Londra a cavallo fra 2007 e 2008. Anche per fare un esempio, dalla mostra del lonta- l’attività delle Accademie senesi, così nume- no 1980 L’arte a Siena sotto i Medici, che rose da far soprannominare la città “l’Atene con salace motto, ma assolutamente non d’Italia”, era molto ricca e vivace, e ben lo privo di fondamenti storici, qualcuno volle 5 ribattezzare “L’arte a Siena nonostante i Celebrare questo anniversario a Medici”. In quegli stessi anni riprendono Montalcino vuol dire sottolineare il capar- vita le attività editoriali, cessate a seguito bio e disperato, quanto effimero, tentativo della guerra; mentre soltanto con l’inizio operato dai Senesi e dalle truppe francesi di del secolo XVII riapriranno le celebri opporsi ad un destino ormai segnato, nella Accademie. Si deve anche rammentare che, speranza di un improbabile ribaltamento fino alle riforme leopoldine della seconda delle sorti della guerra. metà del XVIII secolo, lo Stato di Siena, La mostra organizzata a questo scopo si come entità territoriale, se non più politica, pone come un’iniziativa di alto profilo per rimarrà in essere ancora quale “Stato il valore documentario e culturale e la rari- nuovo” all’interno del Granducato di tà dei pezzi esposti nelle sue tre sezioni, che Toscana, continuerà Siena ad inviare suoi sono rispettivamente dedicate alla numi- cittadini ad amministrare la giustizia nelle smatica, alla cartografia ed alla bibliografia: sue Terre e le vecchie magistrature repubbli- nella prima si raccolgono, per la prima volta cane saranno conservate, mantenendo in in tale quantità, le monete coniate dalla vita solo l’apparenza di un’autonomia, che Repubblica di Siena ritirata in Montalcino, nei fatti non esisteva più. insieme ad altre del periodo precedente; la Celebrare i 450 anni del Trattato di Cateau seconda, anch’essa molto ricca e di grande Cambrésis significa ricordare un momento rilievo, espone una serie di piante, alcune cardine per la storia europea ed italiana, ma delle quali inedite, di Montalcino e località anche, per noi, non perdere la memoria di una limitrofe; nella terza, infine, viene sottopo- vicenda dolorosa (che ha segnato una cesura, sta al visitatore una significativa scelta del un punto di non ritorno, nella storia senese) e nutrito corpus di cinquecentine (circa 500 di tutti coloro che si sacrificarono nel tentati- volumi) possedute dalla Biblioteca vo di evitare il tragico epilogo. Comunale di Montalcino.

I versi di G. Marradi che celebrano l’eroica resistenza di Siena contro lo strapotere asburgico effigiati in una lapi- 6 de sulla Rocca di Montalcino, che fin da ultimo difese la libertà dell’antica Repubblica. Una città nella storia, la storia nella città

Nell’ aprile 1559, a Cateau-Cambrésis, esempio di attaccamento alla patria. Un tra Enrico II di Valois, re di Francia e popolo protagonista di un sogno, si badi Filippo II d’Asburgo, re di Spagna (e figlio bene e non si dia importanza ad alcune dell’imperatore Carlo V), fu siglato il tratta- moderne interpretazioni revisioniste, con- to che, nel definire l’assetto politico e terri- diviso da gran parte delle popolazioni spar- toriale d’Europa, sancì la fine della se sul territorio senese e soprattutto dagli Repubblica di Siena. abitanti di Montalcino, che fino all’ultimo Per nove durissimi anni gli eserciti impe- giorno affrontarono con generoso disinte- rial-medicei e franco-senesi si erano con- resse le stesse sofferenze degli esuli senesi e frontati in Toscana in una guerra senza quar- ne sostennero le speranze. tiere. Assedi di straordinaria intensità, come Pertanto, non senza ragione la ricorren- quelli di e Montalcino nel za dei 450 anni dal trattato di Cateau- 1553, o quello di Siena nel 1554-5 ed una Cambrésis meritava una sottolineatura, ed è battaglia campale, come quella di Marciano, particolarmente significativo che questa sot- 2 agosto 1554, che sarebbe passata alla storia tolineatura sia avvenuta proprio a come una delle più sanguinose del XVI Montalcino, dove Siena ammainò il suo secolo, non avevano risolto una vicenda bel- ultimo gonfalone repubblicano. lica destinata a protrarsi lungamente in A tal fine, presentata dalla dotta disser- molte aree del territorio senese. tazione storica di Enzo Mecacci che si legge Nove tremendi anni di guerra, vissuti integralmente alle pagine precedenti, è stata dalle popolazioni toscane tra lutti, carestie e allestita una esposizione di documenti sto- privazioni di ogni genere, affrontati dai rici: piccola nelle dimensioni, ma grande difensori di Siena, nella capitale e nel terri- nelle motivazioni che l’hanno determinata torio, con eroica determinazione fino all’e- e negli interessi che ha suscitato, assoluta- stremo sacrificio, non erano bastati alla mente innovativa per alcuni documenti ine- poderosa armata ispano-medicea per sopraf- diti che ha esibito. fare i Senesi e riportarli sotto l’egida del- E’ noto che una delle principali funzioni l’imperatore. in cui uno stato estrinseca la sua sovranità è il Il breve tempo necessario all’ apposizio- battere moneta e anche durante l’esilio mon- ne di due firme fu invece sufficiente per talcinese la Repubblica di Siena continuò a suggellare un avvenimento di portata epo- produrre giuli, testoni e parpagliole: pezzi in cale, che avrebbe chiuso definitivamente i argento e anche in oro, scomparsi già in tempi del Medio Evo e consolidato una epoca granducale perchè ritirati da un editto nuova fase della storia europea. cosimiano, che ritroviamo in mostra nella Ma il trattato che sancì la caduta della loro quasi totalità. Alla serie delle monete Repubblica senese non fu il semplice atto di coniate a Montalcino è stata aggiunta una morte di una qualsiasi entità comunale esaustiva raccolta della precedente moneta- figlia dell’antichità. zione senese, dal XIII al XVI secolo, favoren- Anche in questo triste epilogo gli studio- do così l’esposizione di un corpus numisma- si hanno visto e sottolineato l’eroica deter- tico tanto importante sotto il profilo storico minazione con cui, tra le invitte mura di documentale, quanto ambito da musei e da Montalcino, fu difesa l’antica libertà di collezionisti privati. Una rassegna espositiva Siena da un popolo forse incapace di com- mai vista prima in questi termini di comple- prendere il senso della storia, ma non inca- tezza e di qualità dei soggetti esibiti. pace di offrire al mondo un sublime e raro L’impegno degli organizzatori ed in par- 7 ticolare di Renato Villoresi e di Angelo Stato di Siena, nonchè altri documenti car- Voltolini è stato premiato dalla generosa tacei provenienti da collezioni private – disponibilità degli enti prestatori: Monte quelle di Marcello Griccioli, di Paolo Tiezzi dei Paschi, Comune di Siena e Museo Maestri e dei montalcinesi Claudio Boc- Nazionale del Bargello di Firenze, che cardi e Mario Pianigiani – e da enti pubbli- hanno permesso loro di realizzare questa ci - come l’Archivio di Stato di Firenze e la eccezionale selezione numismatica. Biblioteca degli Intronati di Siena -. Alle pagine seguenti abbiamo estratto Il tema dell’assedio del 1553 e quello dalla mostra il corpus delle monete coniate dalla Repubblica di Siena negli anni dell’e- delle fortificazioni montalcinesi legano i silio montalcinese, corredato da un breve documenti cartografici esposti, mai prima saggio di storia numismatica. studiati in un contesto organico ed esibiti Chi scrive ha invece curato la sezione nella loro complessità di serie. Mi domando dedicata alla cartografia ed alla vedutistica, quanti altri comuni italiani non capoluogo che presenta, anche in questo caso in prima di provincia possano vantare un così ricco assoluta, piante e raffigurazioni di patrimonio iconografico!!! Montalcino realizzate con varie tecniche La terza sezione, infine, ha inteso illu- grafiche e pittoriche. Una galleria in cui strare e promuovere l’ingente fondo librario spiccano due famose tavolette di Biccherna, cinquecentesco conservato presso la munificamente prestate dall’Archivio di Biblioteca Comunale montalcinese. Va detto subito che esiste un collegamento solo cronologico, e non storico, con la pace di Cateau Cambrésis o con le ultime dramma- tiche vicende della Repubblica di Siena, ma la rilevanza di questa collezione libraria che annette quasi seicento cinquecentine è note- vole, come appare dall’accurato studio introduttivo di Katia Cestelli e Cristina Paccagnini pubblicato sul catalogo della mostra, nonché dall’attenta schedatura della stessa Cestelli, che permette l’immediata verifica del fondo montalcinese. L’importante occasione celebrativa, che sostiene la mostra ed il relativo catalogo, ha favorito l’esposizione delle edizioni genera- te dalla cultura senese del Cinquecento ed in alcuni casi prodotte da stampatori locali. Non posso non citare, a tal proposito, il rarissimo libro con l’Opera omnia di Agostino Dati - Segretario della Repubblica di Siena e grande figura del Quattrocento ingiustamente dimenticata - che fu pubbli- cato nel 1503 da Simone di Niccolò di Nardo: il più antico editore senese che rea- lizzò con questa opera una delle sue prime imprese tipografiche. Frontespizio della prima cronaca a stampa relativa all’assedio 8 di Montalcino del 1553. E.P. La zecca della Repubblica di Siena ritirata a Montalcino (1556-1559) di RENATO VILLORESI E ANGELO VOLTOLINI

L’apertura della zecca a Montalcino fu venne affidato ad Agnolo di Nicolò una delle conseguenze della caduta della Fraschini, che già dal 1548 aveva marcato Repubblica di Siena, che il 21 Aprile 1555, con il suo segno, una A entro un cerchio, malgrado gli aiuti del re francese Enrico II, quasi tutte le ultime emissioni della zecca dovette arrendersi all’imperatore Carlo V e senese, anche lui profugo in Montalcino, al suo alleato Cosimo I dei Medici. circostanza che gli fruttò da parte A causa della sconfitta, 252 degli imperiali una condanna a famiglie nobili e 435 popola- morte in contumacia. ne, per non dover sottosta- L’apertura della zecca re ai vincitori, decisero a Montalcino fu sicura- di abbandonare la città mente voluta per dare e, sotto la guida del un ulteriore segno Capitano del di continuità alle Popolo Mario istituzioni comu- Bandini, si rifugia- nali senesi e per rono a Montal- ribadire il con- cino dove, sem- cetto che il tra- pre sotto la pro- sferimento non tezione di En- era altro che rico II, conti- una prosecu- nuarono a vive- zione del pas- re secondo le sato modo di antiche leggi vivere e l’appal- della repubblica to concesso al senese. Fraschini rien- La roccaforte trava perfetta- di Montalcino ac- mente in questa colse, da quel idea. momento, tutti colo- La produzione ro che intesero difende- della zecca di Mon- re ad oltranza la libertà talcino iniziò nel mag- della patria perduta e gio del 1556 e fu sempre ricrearvi le antiche autonomie contraddistinta da una accu- repubblicane e uno dei primi atti rata incisione dei conii, grazie della nuova Repubblica fu quello di di- anche all’indiscussa abilità del sporre l'apertura della zecca che operò per Fraschini, e, malgrado il breve periodo di quattro anni battendo moneta, quale alta attività, vi furono coniate svariate tipologie espressione di indipendenza. monetali le cui rappresentazioni si rifecero L’incarico di aprire un’officina monetale sempre a quelle delle emissioni senesi con

Al centro: Medaglione del Capitano del Popolo realizzato in oro e smalto durante l’esilio montalcinese, opera dello zecchiere Agnolo Fraschini. La Spezia, Museo Lia. 9 l’Assunta, la lupa che allatta i gemelli, uno quattordici giorni appunto dopo la resa di scudo araldico con la parola “LIBERTAS” Montalcino, da Siena, dalla Balìa, ove già inscritta in una banda trasversale e la lettera servivano (tanto hanno potenza l’oro e gli “S” iniziale del nome della città di Siena. onori!) il novello padrone, chi sa quanti di Furono emessi in oro scudi (fig. 2) e quelli stessi, i quali poco dianzi si gloriava- mezzi scudi (fig. 3), a cui si affiancò un no liberi, di servire città libera, fu pubblica- rarissimo multiplo da 4 scudi (fig. 1), conia- to un editto, col quale, a nome to quasi sicuramente per provocazione o dell’Illustrissimo ed Eccellentissimo Signor forse scherno nei confronti degli imperiali e Duca nostro Signore (essi dicevano) fissan- dei loro alleati fiorentini, quindi in argento do il valore delle diverse monete in corso, vennero battuti testoni (fig. 4), mai prodot- erano colpite di un orribile anatema quelle ti dalla zecca di Siena, giulii (fig. 5) e mezzi battute in Montalcino, le quali per solo giulii, in mistura (lega di argento e rame) tutto il mese di Settembre consecutivo, parpagliole (fig. 6 - 7 ) e mezze parpagliole erano dichiarate conservare il loro valore (fig. 8) ed anche quattrini (fig. 9). nominale; dopo di che, tanto premeva che La Repubblica di Siena in Montalcino andassero disperse, era ridotto a minore del ebbe vita breve e conseguentemente anche reale. Enorme ingiustizia, la quale aggiunta la sua zecca, perchè a seguito della sconfitta alla confisca, all'esilio, ... [ ... ] Quasiché inflitta ai francesi a San Quintino (10 ago- distruggendo l’odiata moneta, rimanesse sto 1557) ad opera delle truppe spagnole distrutta ogni memoria di un fatto più comandate da Emanuele Filiberto di unico che maraviglioso; [ ... ] Ma la mone- Savoia, il 3 aprile 1559, a Cateau-Cambrésis ta fu di certo distrutta; ed i pochi esempla- fu firmata la pace tra Filippo II di Spagna e ri, i quali furono allora con mano timorosa, Enrico II di Francia. Tale pace poneva fine gelosamente nascosti e custoditi siccome anche alla guerra che vedeva Spagna e reliquie del gran naufragio, or di rado s’in- Francia fronteggiarsi in Italia ed imponeva a contrano; [ ... ].” quest’ultima di abbandonare la Repubblica Con la chiusura della zecca di di Siena in Montalcino. Montalcino terminò la secolare e splendida Così il 31 di luglio del 1559, Alessandro attività monetaria della Repubblica di di Vanoccio Biringucci, Capitano del Siena, in quanto da quel momento, le uni- Popolo, dovette sottoscrivere la capitolazio- che monete abilitate a circolare nei suoi ter- ne della piccola repubblica e la cessione del ritori, ad eccezione di alcune emissioni di- suo territorio al comandante delle truppe sposte da Cosimo I proprio per Siena, furo- spagnole. Per le monete coniate in questi no quelle del vincitore con l’immagine di quattro anni, piace ricordare quello che San Giovanni. scrisse il Porri: “Il 14 d’Agosto del 1559,

10 Le monete della zecca di Montalcino

QUATTRO SCUDI d’oro 1556

Fig. 1) D/ Giglio . R . P . SEN . IN . M . ILICINO . HENRICO . II . AVSP . nel campo la lupa a sinistra retrospicente mentre allatta i gemelli, sotto 15 (segno dello zecchiere Agnolo di Nicolò Fraschini) 56, entro doppia cornice lineare. R/ + . TVO . CON FISI . PRAESIDIO . nel campo l’Assunta seduta di fronte sulle nuvo- le affiancata da quattro teste di cherubino per parte, entro doppia cornice lineare. Peso gr 13,23. Diametro mm 29,4. Montalcino 1555-1559. Il Trattato di Cateau Cambrésis, una pace tra due ere. Numismatica, Cartografia, Editoria. Montalcino, 12 dicembre 2009 - 28 febbraio 2010. n. 82.

SCUDO d’oro 1556

Fig. 2) D/ Giglio . R . P . SEN . IN . MONTE . ILICINO . nel campo la lupa a sinistra retrospi- cente mentre allatta i gemelli, sotto 15 (segno dello zecchiere Agnolo di Nicolò Fraschini) 56, entro cornice lineare. R/ . HENRICO . II . AVSPICE . nel campo scudo ovale ornato con banda con scritta LIBERTAS Peso gr 3,18. Diametro mm 24,1. Montalcino 1555-1559. Il Trattato di Cateau Cambrésis, una pace tra due ere. Numismatica, Cartografia, Editoria. Montalcino, 12 dicembre 2009 - 28 febbraio 2010. n. 83.

11 MEZZO SCUDO d’oro

Fig. 3) D/ : R . P . SEN . IN MONTE ILICINO nel campo grande S ornata R/ . . HENRI . . . II . AVSP . nel campo scudo ovale ornato con banda con scritta LIBERTA Peso gr 1,66. Diametro mm 18. Montalcino 1555-1559. Il Trattato di Cateau Cambrésis, una pace tra due ere. Numismatica, Cartografia, Editoria. Montalcino, 12 dicembre 2009 - 28 febbraio 2010. n. 85.

TESTONE 1558

Fig. 4) D/ Giglio R . P. SEN . IN . M . ILICI . HENR . II . AVSP nel campo la lupa a sinistra retrospicente mentre allatta i gemelli, sotto 15 (segno dello zecchiere Agnolo di Nicolò Fraschini) 58, entro cornice lineare. R/ TVO . CONFISI PRAESIDIO nel campo l’Assunta seduta di fronte sulle nuvole affiancata da quattro teste di cherubino per parte, entro doppia cornice lineare interrotta in alto. Argento. Peso gr 9,20. Diametro mm 30,3. Montalcino 1555-1559. Il Trattato di Cateau Cambrésis, una pace tra due ere. Numismatica, Cartografia, Editoria. Montalcino, 12 dicembre 2009 - 28 febbraio 2010. n. 86.

GIULIO 1556

Fig. 5) D/ Giglio R . P. SEN . IN . M . ILICI . HENR . II . AVSP nel campo la lupa a sinistra retrospicente mentre allatta i gemelli, sotto 15 (segno dello zecchiere Agnolo di Nicolò 12 Fraschini) 58, entro cornice lineare. R/ . TVO . CONFISI PRAESIDIO . nel campo l’Assunta seduta di fronte sulle nuvole affiancata da due cherubini che la sorreggono entro cornice lineare interrotta in alto. Argento. Peso gr 3,00. Diametro mm 26,5. Montalcino 1555-1559. Il Trattato di Cateau Cambrésis, una pace tra due ere. Numismatica, Cartografia, Editoria. Montalcino, 12 dicembre 2009 - 28 febbraio 2010. n. 88.

PARPAGLIOLA 1556 da 10 quattrini

Fig. 6) D/ Giglio . R . P. SEN . MONTE . ILICINO nel campo la lupa a sinistra retrospicente con uno dei gemelli sdraiato sul suo dorso, mentre allatta l’altro, sotto 1556, entro cornice lineare. R/ (segno dello zecchiere Agnolo di Nicolò Fraschini) . HENRICO . II . AVSPICE . nel campo croce con le estremità a forma di giglio con rosa nel centro entro cornice lineare. Mistura. Peso gr 1,81. Diametro mm 21,5. Montalcino 1555-1559. Il Trattato di Cateau Cambrésis, una pace tra due ere. Numismatica, Cartografia, Editoria. Montalcino, 12 dicembre 2009 - 28 febbraio 2010. n. 91.

PARPAGLIOLA 1557 da 10 quattrini

Fig. 7) D/ Giglio . R . P. SEN . MONTE . ILICINO nel campo la lupa a sinistra retrospicente mentre allatta i gemelli, sotto 1557, entro cornice lineare. R/ (segno dello zecchiere Agnolo di Nicolò Fraschini) . HENRICO . II . AVSPICE . nel campo croce con le estremità a forma di giglio con rosa nel centro entro cornice lineare. Mistura. Peso gr 1,75. Diametro mm 22,1. Montalcino 1555-1559. Il Trattato di Cateau Cambrésis, una pace tra due ere. Numismatica, Cartografia, Editoria. Montalcino, 12 dicembre 2009 - 28 febbraio 2010. n. 92.

13 MEZZA PARPAGLIOLA 1557 da 5 quattrini

Fig. 8) D/ R P SEN IN MONTE ILICINO nel campo la lupa a sinistra retrospicente mentre allatta i gemelli, sotto 1557. R/ (segno dello zecchiere Agnolo di Nicolò Fraschini) HENRICO II AVSPICE nel campo scudo ornato con banda con scritta S P Q S. Mistura. Peso gr 0,95. Diametro mm. 19. Asta NAC n. 53 del 7/11/2009, lotto n. 101.

QUATTRINO battuto secondo delibera del 23 settembre 1558

Fig. 9) D/ + R . P . SEN . IN . M . ILICINO nel campo grande S fogliata entro cornice lineare. R/ + HENRICO II AVSPCE nel campo LI // BE . RT // AS Mistura. Peso gr 0,61. Diametro mm 17. Montalcino 1555-1559. Il Trattato di Cateau Cambrésis, una pace tra due ere. Numismatica, Cartografia, Editoria. Montalcino, 12 dicembre 2009 - 28 febbraio 2010. n. 93.

14 Le monete sono riprodotte su autorizzazione del Comune di Montalcino. La famiglia Mazzei nella storia di La singolare vicenda di un borgo chiantigiano sul confine tra Siena e Firenze appartenuto ininterrottamente alla stessa fami- glia dal 1437 di UBALDO MORANDI; fotografie di ROBERTO GERMOGLI/FOTOCRONACHE

La facciata della villa di Fonterutoli.

FONTERUTOLI NELLA "CURTlS" la prima volta durante il passaggio dell'im- DI TREGOLE DURANTE L'ALTO peratore Ottone III che, diretto a Roma per MEDIOEVO E QUELLO CENTRALE la via chiantigiana, si fermò appunto a (SECC. IX - XlI) Fonterutoli ove il 20 Giugno 998 emanò un diploma imperiale per decidere l'apparte- Le vicende storiche della zona chianti- nenza di alcune pievi ai Vescovi di Arezzo, giana intorno a Fonterutoli, relative all'alto Siena e Fiesole. Il più antico documento Medioevo e a quello centrale, non sono che ne ricorda invece le vicende storiche, è state finora oggetto di ricerche approfondi- un atto stipulato il 20 Maggio 1101 col te, nonostante esista una scelta di temi che quale vengono donate al Monastero di inducono ad occuparsene. Passignano diverse terre tra le quali la "cur- Il toponimo Fonterutoli è ricordato per tis" di Tregole, con la Chiesa di "San 15 Miniato a Fonterutoli". Era quella curtis cospicue famiglie fiorentine cominciavano una circoscrizione territoriale piuttosto ad interessarsi ad acquisti di proprietà fon- estesa, perché aveva per confini le terre di diarie della zona chiantigiana. Colleperroso e Cispiano, a nord; e quella di Topina a sud. Dal documento ora citato e PAESAGGIO AGRARIO E STRUT- da un altro rogato nell'Ottobre 1003 si trag- TURA SOCIALE A FONTERUTOLI gono notizie che consentono di conoscere (SECC. XII-XV) il signore feudale cui era stata affidata la cur- tis: si tratta di un nobile di origine germani- Fin dal secolo XIII Fonterutoli ha fatto ca, di nome Tederico che fu insediato a parte della circoscrizione della pieve di S. Tregole dall'imperatore Ottone I, quando, Leonino il cui territorio, detto piviere, com- sceso in Italia, trovò la penisola devastata da prendeva undici popoli: S. Leonino in continue guerre interne. Fu allora che Conio, S. Michele a , S. Lorenzo a l'Imperatore, per motivi di sicurezza, pose Bibbiano, S. Giovanni a Rondinella, S.Piero feudatari tedeschi nei castelli edificati a dife- a Cagnano, S. Michele alla Leccia, S. sa dei valichi appenninici e della regione Lorenzo a Tregole, S. Romolo a Corni a, S. chiantigiana. Salvatore alla Castellina, S. Miniato a I documenti del 1003 e del 1101 ricor- Fonterutoli e S. Bartolomeo a Godenano. dano i membri di una famiglia signorile di Tradizionale territorio chiantigiano di origine germanica i cui discendenti sono media ed alta collina con rilievi non molto attestati quali signori della curtis di Tregole, accentuati (m. 260 - 567), a sud di Firenze, e quindi di Fonterutoli, per tre generazioni oggi componente l'attuale Comune di e fino al sec. XII. L'ultimo di essi non aven- Castellina in Chianti. do figli, donò tutti i suoi beni al Monastero Nel terreno della zona predomina la roc- di Passignano con atto rogato il 20 Maggio cia argillosa, detta galestro, dove prospera- 1101. no le viti che forniscono uno dei vini più Successivamente la storia di Fonterutoli pregevoli: il vino Chianti Classico. si svolse nell' ambito delle vicende del Anticamente la superficie a coltura era Monastero ora ricordato, e della disputa fra modesta. Prevalente era il bosco ceduo e Siena e Firenze per la supremazia sul conta- promiscuo, inframmezzato da campi e da do. Alcuni sostengono che in Fonterutoli pascoli, con filari di cipressi lungo i traccia- ebbero signoria i Soarzi di Staggia; ma ti delle strade campestri, o disposti in pic- documenti che comprovino questa signoria coli gruppi sparsi qua e là. Un paesaggio che non sono stati trovati. Non è da escludere, i documenti dei secoli XIII - X ricordano che, nell'intento di affermare il predominio come “terra laboratoria”, ‘terra et silva’, politico nel Chianti, la Repubblica senese “terra et vinea”, "vinea', “terra olivata”, abbia sollecitato i propri amici Soarzi a con- “prato”, “pastura”, ecc. dizionare l'espandersi di Firenze nella zona Le colture principali erano vino, olio, intorno a Fonterutoli. Caratteristica domi- grano, orzo, spelda, fave e biada. La produ- nante dei secoli XII e XIII fu il dissolvi- zione del vino, anche nei poderi più colti- mento dell'antica curtis di Tregole, ed il for- vati, era piuttosto modesta. Durante il sec. marsi della piccola proprietà, consistente in XV, a S. Maria a Siepi, podere classico per terreni di modeste dimensioni, non sempre eccellenza, la produzione annua non supe- uniti, e sparsi in diversi luoghi. In un secon- rò mai i dieci barili; e quella dell' olio era do tempo alcuni proprietari ed anche pro- ancora minore. Le viti e gli olivi erano pro- prietari - lavoratori di piccole porzioni di miscui in piccole porzioni di terra, con terra riuscirono, attraverso permute, acqui- qualche raro pezzo a "vinea", soltanto con i sti e vendite ad accrescere il patrimonio secoli successivi si fece più attento l'interes- fondiario e a strutturarlo in una più ampia se al terreno intorno a Fonterutoli, quando unità di coltura. La trasformazione ora s'incominciarono ad incrementare le pian- 16 ricordata accadeva proprio quando le più tagioni, ma soltanto con il secolo XIX note- Due suggestive immagini della villa dopo una nevicata negli anni ‘50. (Archivio fam. Mazzei) voli estensioni sono state destinate alla col- aveva consolidato la preminenza della fami- tivazione di una sola specie di piante; men- glia fra i proprietari fondiari del piviere di S. tre la nota dominante odierna è data da viti Leonino poiché ai due poderi erano stati ed olivi a coltura specializzata in crescente aggiunti alcuni pezzi di terra acquistati nel continua espansione. popolo di S. Lorenzo a Tregole. La concen- Per quanto riguarda la struttura sociale trazione di una notevole proprietà fondiaria del territorio, i documenti relativi alla rile- fin dalla metà del sec. XIV in una sola fami- vazione eseguita nel 1371 segnalano quattro glia, fa ragionevolmente supporre che i pro- nuclei familiari esistenti a Fonterutoli, per prietari siano comitatini discendenti dal complessive quindici persone, oltre al par- ceto dei signori del contado. roco. Il loro allibramento oscillava da un Bartolomeo di Giovanni era nato nel minimo di trenta a un massimo di quattro- 1359; e quando nel 1412 e 1427 denunciò i cento lire annue, che furono assegnate a propri beni al catasto dichiarò di abitare a Giovanni di Neri. Oltre che possedere due Fonterutoli con la moglie, due figli e la case a Fonterutoli, Giovanni era proprieta- mamma, novantenne, in una casa di sua rio di due poderi, quello di Santa Maria a proprietà confinante con la via, con i beni Siepi e l'altro detto "Barberino": una pro- della parrocchia e con la piazza della chiesa. prietà che faceva di Giovanni il più facolto- Dalla stessa denuncia dei beni sappiamo so proprietario fondiario dell'intero piviere che ciascun mezzadro lavorava il podere di S. Leonino. con l'ausilio di un paio di buoi e qualche Le altre tre famiglie erano proprietari asino, acquistati dal proprietario. coltivatori di piccoli appezzamenti di terre Apprendiamo inoltre che la famiglia abi- dalle quali ritraevano a stento il necessario tava nella casa annessa al podere; e che il per le più elementari necessità della vita. fondo era composto da terreno vineato, oli- Dalle rilevazioni catastali del 1427 sappia- vato, lavorativo, pomato e seminativo. Il mo che i nuclei familiari erano divenuti cin- terreno boschivo e quello a pastura era que e venti le persone, mentre immutata si destinato al pascolo delle pecore, capre e era mantenuta la struttura sociale. suini che tanto rilievo avevano nell'econo- Bartolomeo, figlio di Giovanni di Neri, mia familiare. 17 LA FAMIGLIA MAZZEI A FONTE- giovane di Fonterutoli, Giovanni di RUTOLI. M.a SMERALDA DI GIO- Angiolo, nipote di quel Bartolomeo di VANNI DI SER LAPO ELEMENTO Giovanni, il più facoltoso proprietario di OPERANTE DI DIFFUSIONE E CON- terra dell'intero plebatico di S. Leonino. SOLIDAMENTO DELLA PRO- Nella prima metà del Quattrocento, Firenze PRIETÀ. (SEC. XV) offriva occasioni di lavoro ai campagnoli più intraprendenti ma, soprattutto, erano i più ricchi che lasciavano la campagna per la città. A questo movimento di carattere generale, spesso si aggiungevano i fatti rile- vanti d'interesse civico - artistico - religioso della vita cittadina. Ed allora molte persone del contado erano solite recarsi in città per partecipare agli avvenimenti. Quando nel 1434 il Brunelleschi terminò la cupola di Santa Maria del Fiore; e poi, nel 1436, papa Eugenio IV consacrò la cattedrale, furono molti i cittadini e i comitatini che parteci- parono alle cerimonie, secondo i cronisti del tempo. È probabile che vi partecipasse anche Smeralda per assecondare, fra l'altro, gli inviti dello zio Bruno, il valente artista che aveva eseguito i lavori in oreficeria per Stemma della famiglia Mazzei. il duomo di Prato. Infatti lo zio Bruno, Prima di stabilirsi a Firenze, la famiglia amico e stimatore del Brunelleschi (il quale Mazzei dimorava a Prato. Il più noto perso- aveva esordito proprio come orafo nella sua naggio fu ser Lapo, il quale, oltre che nota- prima attività artistica) non poteva mancare ro fu uomo di cultura assai stimato nella ad una cerimonia tanto rilevante. sua città. Durante la seconda metà del Comunque è certo che in quegli anni Trecento lasciò Prato e si trasferì a Firenze, avvenne il fidanzamento di Giovanni con ove si affermò a tal punto che la Signoria Smeralda, e il matrimonio si compì nel fiorentina gli affidò alcune ambasciate tra il 1437. Dall'abitazione paterna fiorentina, 1383 e il 1389. Divenuti cittadini fiorentini Smeralda si trasferì a Fonterutoli in casa del i Mazzei venderono in parte i beni fondiari marito, che sorgeva dove oggi esiste la villa posseduti nel pratese e cominciarono ad Mazzei. Le relazioni con Firenze non s'in- interessarsi ad acquisti di terre nella regione terruppero perché Giovanni e Smeralda vi si chiantigiana. L'acquisto di proprietà terriere recavano spesso per incontrare i parenti che da parte di famiglie fiorentine è ben docu- abitavano in Via dei Servi, Via dei Ginori e mentato fin dal sec. XIII. Coloro che ave- nel popolo di S. Marco. Andavano a trova- vano accumulato ricchezze desideravano re spesso anche lo zio Bruno, l'artista, il possedere terre nel contado, specialmente quale, sebbene ottantenne, teneva nel 1469 verso il Chianti. Per quanto attiene la fami- ancora "buttiga" di orafo al "canto dei glia Mazzei, tramite di questo interessa- Cavalcanti". Dal matrimonio di Giovanni e mento fu una donna, m.a Smeralda, figlia Smeralda nacque un figlio, a cui fu imposto di Giovanni di Ser Lapo. Nata probabil- il nome di Bartolomeo. Il fanciullo trascor- mente fra il 1415 e il 1418, Smeralda era se l'adolescenza e la giovinezza a Firenze, una ragazza con caratteristiche che le confe- dove, anche i genitori, avevano eletto ai fini rivano motivi di distinzione nella società fiscali la residenza nel quartiere di S. fiorentina, tanto da non sfuggire all' atten- Giovanni, gonfalone Drago. Nel 1469 zione dei cittadini ed anche dei comitatini. Smeralda rimase vedova e, dieci anni dopo, 18 Fra costoro si ricorda particolarmente un il 20 luglio, perse anche l'unico figlio, La villa in una foto d’epoca. (Archivio fam. Mazzei) 19 Bartolomeo: furono anni di sgomento che quali era legata da vincoli di parentela e di però riuscì superare. Lasciò Fonterutoli e si amicizia; in particolare a Lucrezia di trasferì a Firenze in casa di Lapo Mazzei, Leonardo Mazzei, dopodiché nomina suoi suo fratello; e, dalla città, prese ad ammini- eredi il fratello Lapo ed i nipoti Giovanni, strare il patrimonio fondiario lasciatole dal Raffaello e Leonardo, figli del defunto fra- marito con tanta oculatezza e previdenza. tello Mazzeo. A Castellina in Chianti acquistò un Se non è il caso di dilungarsi sulla per- casolare - fortezza "per rifugiare le cose in sonalità della gentildonna è certo comun- tempo di guerra" come ella scrive. Erano que che ella occupa una posizione distinta anni difficili quando Smeralda prese a gesti- tra i personaggi Mazzei per il contributo re il patrimonio dopo la morte del marito. dato dalla sua opera previdente, e di sagace Nella regione chiantigiana infatti, l'esercito amministratrice del patrimonio familiare. di re Ferdinando d'Aragona più volte aveva Un patrimonio piuttosto notevole quello di fatto dannose scorrerie. casa Mazzei, se oltre ai beni lasciati da M.a Ma specialmente nel 1478, dopo la con- Smeralda, si considerano anche quelli esi- giura dei Pazzi contro Lorenzo il stenti a Prato. Per stendere i rogiti necessari Magnifico, centri di grande importanza a raggiungere, fra le persone di casa Mazzei, strategica come Panzano, Castellina, Radda, un equo equilibrio nella divisione delle pro- Tregole e Brolio furono assediati e "molti prietà possedute nel territorio pratese e beni abbruciati", come scrisse il commis- chiantigiano, fu incaricato il notaio sario fiorentino, dalle truppe napoletane Baldassarre Bondoni, della cui gestione del Duca di Calabria alleato di Siena. notarile si trovano registri dal 1509 al 1522 Ma le "cose" di Smeralda, donna previ- interessanti appunto la divisione dei beni. dente, furono preservate. A conclusione di quelle operazioni i fratelli Altri piccoli pezzi di terra sparsi qua e là Bernardo, Leonardo, Mazzeo e Antonio, furono acquistati intorno a Fonterutoli col figli di Giovanni di Mazzeo, nel 1534, proposito, forse, di costituire un'altra unità dichiararono di possedere il podere nel poderale. Ne sono prova la denuncia dei popolo di S. Maria a Siepi " con casa da beni fatta dagli abitanti nel 1504 e 1508 i signore e lavoratore e terra vignata, ulivata, quali dichiarano che i loro terreni confina- boschiva e soda". Cristoforo di Leonardo di vano con appezzamenti di "M.a Smeralda Mazzeo, abitante a Fonterutoli dichiarò di dei Mazzei". possedere il podere "Barberino". Mentre Dopo una vita laboriosa vissuta per la Francesco di Lapo di Giovanni, abitante a famiglia, Smeralda morì il 5 Agosto 1508 Firenze in via de' Ginori, dichiarò d'essere avendo superato i novanta anni. Qualche proprietario del podere di S. Miniato a tempo prima aveva fatto testamento. Nel Fonterutoli "con casa per sé e per il lavora- Febbraio 1504 si presentò innanzi al notaio tore" costituito dalla defunta Smeralda Baldassarre Bondoni per dettare le sue dis- negli ultimi anni del secolo XV. posizioni testamentarie, dalle quali emerge Nella metà del successivo si andò ad una figura di donna non comune, come del affermare la diffusione dell'unità poderale resto aveva dimostrato in tutta la vita. Sono verso il Chianti, quando altre famiglie fio- quelle disposizioni pervase di un forte sen- rentine acquistarono piccoli appezzamenti tire civico - religioso - familiare. Dopo aver di terreno contigui per formare una sola raccomandato la propria anima a Dio ed unirà lavorativa. Come fecero i banchieri alla Vergine, si dichiara citt. fiorentina abi- Strozzi a Gagliole e, più tardi, il duca tante nel popolo di San Michele. Dispone Salviati, a Castagnoli; i nobili Landi, con il che il suo corpo sia sepolto a Firenze nella podere "Leccio", e i Cerchi che formarono Chiesa di San Marco "sub altaria et in sepul- un podere nel popolo di Siepi che, nel tura de Mazzeis". Costituisce poi alcuni lega- Settecento, fu accorpato per un'unica gran- ti a favore di conventi e monasteri della de unità colturale con quello di S. Maria a 20 città. Lascia denari a donne fiorentine alle Siepi, posseduto dalla famiglia Mazzei. LO STATO SOCIALE DELLA POPOLAZIONE DI FONTERUTOLI NEL CINQUECENTO. INCREMEN- TO DEMOGRAFICO E EDILIZIO. PRESENZA E SVILUPPO DELL 'ARTI- GIANATO.

Non abbiamo documenti che attestino gli effetti della peste del 1348 sugli abitanti di Fonterutoli, e il declino demografico pro- vocato da quell' epidemia e dalle conse- guenti carestie. Abbiamo tuttavia motivi per ritenere che anche quella popolazione non sia stata risparmiata. Infatti la rilevazio- ne del 1371 indica il momento più basso della depressione demografica a Fonterutoli. L'inizio della ripresa si nota nella prima metà del Quattrocento con una modesta crescita di nuclei familiari e di abi- tanti; ma è soltanto con la seconda metà di quel secolo, l'inizio di un sicuro, costante aumento della popolazione. In rapporto invece alla struttura sociale rileviamo che, alla presenza di un solo proprietario cittadi- no, m.a Smeralda Mazzei, nei primi anni Il portale cinquecentesco della villa decorato con una corni- del Cinquecento, Fonterutoli vede l'affer- ce in bugnato. marsi del ceto dei piccoli proprietari - lavo- del 1504 quando alcuni dichiararono di abi- ratori e il timido apparire dell' artigianato. tare in una "mezza casa" oppure in una Indice di questa crescita è l'incremento "parte di' casa", cercando di utilizzare al edilizio che si nota fin dal principio di quel massimo il volume disponibile. Così fece secolo, nonostante la condizione di povertà Virgilio di Nello che dichiarò di possedere degli abitanti. Costoro infatti erano in pre- un terzo di casa" per mio abitare... e, sotto valenza piccoli proprietari che lavoravano detta casa, una boteguccia ad uso di fabro". "pezzuoli di terra lavorativa, vignata e La conclusione dell' edificio avveniva suc- boschiva". Dalla rilevazione del 1504 cessivamente o per opera del primo pro- appaiono dodici famiglie di cui, soltanto prietario, oppure degli eredi, come ci ricor- una possedeva e lavorava un "poderuzzo" dano Baldassarre, Antonio e Simone figli di con annessa casa e capanna. Era quella dei lacopo di Virgilio Nelli, i quali, nel 1570, fratelli Tommaso e Domenico di Andrea. dichiararono di possedere "una casa" per Per mancanza di abitazioni, tre nuclei fami- abitazione, con sottostante la bottega ad liari abitavano fuori: uno a Poggibonsi, l'al- uso di fabbro, confinante con i beni di tro a Castellina mentre, il terzo, quello di Francesco Mazzei. Santi di Biagio con la moglie e due figlie, "i Nella seconda metà del Cinquecento si stava per fatore con Piero di Giovanni erano determinate le condizioni per lo svi- Ricasoli". Bartolomeo di Nanni abitava luppo e l'affermazione di attività lavorative invece in una casa di sua proprietà, mentre a livello familiare. Oltre all'aumento pro- i rimanenti nuclei avevano, come propria gressivo di lavoro per preparare e riparare dimora, una porzione di casa. Infatti, non oggetti in ferro e serramenti, esercitato dai potendosi permettere subito un completo fratelli Nelli, l'aumento di superficie desti- edificio abitativo, procedevano nel tempo nata alla vite richiese presto la presenza di per gradi, come si deduce dalla denuncia un artigiano per i vasi vinari. Fu Francesco 21 di Carlo di Nello che, nel 1567, si dichiarò INCREMENTO PATRIMONIALE artigiano per la fabbricazione e riparazione DELLA FAMIGLIA MAZZEI di botti e barili. Altra attività esercitata nell' ambito fami- Prima della metà del sec. XVII il patri- liare era quella dei fratelli Lorenzo, Paolo e monio fondiario si accrebbe di una nuova Taddeo di Taddeo che si dichiararono tessi- unità poderale. Nel 1647, infatti, Francesco tori di pannilani e fornitori di coperte di Raffaello di Zanobi di Raffaello di pesanti per l'inverno. Un artigiano di Mazzeo di Giovanni di Ser Lapo, ottenne Poggibonsi, Giovanni Battista di Francesco, dal rettore della chiesa di San Miniato a proprietario di una casa a Fonterutoli, nel Fonterutoli in enfiteusi per sé ed i figli 1576 dichiara di esercitare l'arte del carbo- discendenti maschi "in perpetuum", un naio preparando il carbone sul posto e ven- podere composto di pezzi di terreno confi- dendolo poi in Val d'Elsa. nanti, posti a Fonterutoli. Nel rogito notari- Quelle che ora sono state brevemente le sono scritti i nomi dei luoghi coi quali si ricordate sono tutte persone operanti a identificavano gli appezzamenti di terra, Fonterutoli verso la fine del Cinquecento che in parte si vogliono qui ricordare, per nell' attività artigianale che, nei secoli segnalare l'importanza della toponomasti- seguenti, andrà notevolmente crescendo. ca. In alcuni casi si tratta di toponimi alto-

22 Antiche costruzioni nel borgo di Fonterutoli. medievali come la "Fonte", una sorgente di Francesco, i beni sarebbero passati ai figli origine remotissima dalla quale si è formato maschi di Zanobi e di Piero suoi fratelli. il nome del paese "Fonterutoli". Nella motivazione della concessione Un toponimo di rilevante interesse è enfiteutica si dice che i fratelli Mazzei “Monsanese” che indica l'altura da cui si "sono stati sempre e sono di presente bene- osserva il panorama di Siena, ricordato fin fattori di detta Chiesa"; e poiché il podere dal secolo XIII. Altri traggono origine dalle non aveva la casa per il mezzadro, l'enfiteu- condizioni del suolo o dalla vegetazione ta Francesco avrebbe provveduto con un quali "Macia", "Pianacci", "Prato", "Colto", alloggio che possedeva in paese. Questo "Ginepraio", ecc. Francesco era persona stimata anche in rap- Altri sono nati probabilmente per eti- porto alle sue capacità giuridiche tanto che, mologia popolare come le "Tavernacce". nel 1648, fu chiamato ad esercitare le fun- "Sopra la strada maestra", "Barberine" zioni di Vicario a Vico Pisano. Durante il "Truologo", "Campo alla fonte", "Bombi" sec. XVII la proprietà fondiaria della fami- ecc. Questi nomi, ed altri che si omettono, glia prese ad espandersi in un altro popolo, consentono di ricostruire la fisionomia del quello di S. Niccolò al Trebbio dove territorio oggetto di questa indagine. Mazzeo di Giovanni compare come pro- In difetto della linea mascolina di prietario del podere la "Fonte" e, nel sec.

Nel cuore del borgo, sulla destra, il tabernacolo dipinto da Luciano Guarnieri. 23 XIX, anche il podere la "Badiola" con Valacchi. In particolare a Siepi si nota una annessa un'antichissima e pregevole cappel- crescita di superficie destinata ai seminativi, la di architettura romanica, entrò nel patri- vigneti e oliveti. Ciascun podere era provvi- monio familiare. Infine, sempre sto di fabbricati rurali come la casa per il nell'Ottocento, i fratelli Zanobi - Mattias e mezzadro, la capanna e l'aia. Soltanto il Carlo Mazzeo di lacopo, acquistarono il podere ricevuto in enfiteusi era sprovvisto podere "Valacchi" provvisto di aia e casa per di casa. Quello invece posto a Siepi, aveva il mezzadro, di stile cinquecentesco, ancora un'abitazione molto grande che occupava ben visibile. Dai registri del catasto particel- 1254 braccia quadrate di superficie (l brac- lare toscano impiantato negli anni 1825 - cio = 0,58 centimetri). Nella prima metà 30, ed aggiornato fino ai primi decenni del dell'Ottocento la proprietà dei beni di cui si XX secolo, si rileva il paesaggio agrario del- è accennato, si concentrò nei fratelli l'intera proprietà. I fondi "Fonte" e Francesco, Jacopo e Antonio Mazzeo di "Badiola" erano provvisti di casa colonica, Mattias Maria di Antonio di Jacopo di capanna e aia, con terreno vitato e lavorati- Mazzeo di Zanobi, fratello, quest'ultimo, vo, pioppato e a pastura; nel fondo "Fonte" dell' enfiteuta Francesco. Questi beni per- predominava il bosco a palina per la produ- vennero, nel 1856, a Francesco e lacopo di zione di pertiche e pali. Diverso il paesaggio Mattias Maria. Alla morte di Carlo Mazzeo, dei fondi intorno a Fonterutoli e a Siepi, figlio di Jacopo, avvenuta a Firenze il 24 che era costituito principalmente da semi- dicembre 1899, divennero comproprietari nativi semplici e arborati, consistenti, i per metà, Zanobi Mattias del fu Jacopo e, primi, in terreno lavorativo nudo e, i secon- per l'altra metà, Maria Teresa, Maria di, in terreno vitato, olivato, pioppato, vita- Antonietta e Jacopo del fu Carlo Mazzeo. to e pomato, vitato e olivato, con alcuni Nel 1919, infine, Jacopo ne divenne unico prati e orti, specialmente a Siepi e a proprietario.

24 Il borgo di Fonterutoli nell’ottocentesco disegno di Ettore Romagnoli. La riscoperta della Via Lauretana nel tratto senese ed aretino Un antico percorso di fede e di arte di FRANCO BOSCHI

Una tavola Rotonda tenutasi a Pispini e si rivolgeva ad est per raggiungere il 26 settembre dal Centro Culturale “Gens Camucia ai piedi di Cortona. Poi l’antico Valia” sul tema “La Via Lauretana dalle percorso lauretano si dirigeva sulla sponda Crete Senesi alla Val di Chiana Senese- orientale del Lago Trasimeno, attraversava Aretina”, un antico itinerario di artisti, pel- Passignano, lambiva Perugia e proseguiva legrini e mercanti dalla Via Francigena a sino a Foligno. Da questa città, si dirigeva Siena alla Via dell’Alpe di Serra presso verso gli Appennini umbro-marchigiani, Camucia di Cortona, ha riacceso l’interesse valicandoli all’altezza del Passo di degli studiosi su questa storica via regia. Colfiorito, per giungere attraverso varie Una strada molto transitata tra il XV e il località a Loreto. Colà, secondo la tradizio- XVII secolo, che, staccandosi dalla Via ne, nel 1294 si adagiò, portata dagli angeli Francigena a Siena, aveva origine a Porta su un colle di lauri, vicino al mare, la pic-

L’uscita da Siena attraverso Porta Pispini in una foto di mezzo secolo fa. Da qui i pellegrini iniziavano il loro percorso di fede alla volta di Loreto, per pregare nella piccola casa nazarena di Maria, che, secondo una leggenda, vi era stata trasportata mira- colosamente in volo dagli angeli. 25 Particolare della carta della Val d’Ombrone superiore, tratta dall’atlante di Attilio Zuccagni Orlandini (Firenze, 1832). La carta indica chiaramente l’itinerario della Lauretana da Siena fino a Poggio Pinci e alle sorgenti termali di Montalceto, attra- 26 verso Taverne, Monselvoli, ed . cola casa di Nazareth dove era avvenuto dei pellegrini verso Loreto. Occorreva quin- l’Annuncio dell’Angelo a Maria e dove di trovare dei segni, delle testimonianze che Gesù aveva vissuto fino al suo magistero confermassero questa sua, oggi dimenticata, pubblico. ma un tempo importante funzione. A differenza della vicina Francigena che I toponimi di spedale, taverna, osteria,le ha continuato ad essere percorsa anche nei fonti e i ruderi di antichi abbeveratoi per i tempi moderni da chi si recava a Roma, la cavalli che si susseguono ancora lungo la Lauretana senese-aretina, itinerario essen- strada e, poi, vistosi tabernacoli, cappelle zialmente devozionale, ha perso nei secoli viarie, grandi croci ai bivi delle strade, offro- viandanti e pellegrini di lungo percorso, che no importanti e suggestivi indizi. hanno scelto nuove strade per raggiungere Ovviamente, la testimonianza più atten- la meta. La strada è stata quindi dimentica- dibile che è stata trovata è quella data dalle ta e sostituita da altri tracciati più comodi: numerose immagini di devozione al culto difficilmente chi vi transita oggi ne ricollega mariano, spesso con specifici riferimenti il nome all’antico pellegrinaggio verso alla Madonna di Loreto, presenti nelle Loreto. chiese lungo la strada o nelle sue vicinanze, Alcuni ricercatori si sia nelle Crete senesi che sono concentrati nello in Val di Chiana. studio delle presenze A Siena, sulla facciata artistiche ed architetto- della stessa porta Pispini, niche disseminate lungo dove ha origine la Via l’antico percorso ed in Lauretana, Sodoma ave- particolare Divo Savelli va affrescato una nativi- ha richiamato l’attenzio- tà, oggi in gran parte per- ne su di un affresco, duta, ma immagine per probabilmente dell’an- eccellenza del culto no 1500, che si trova in mariano e testimonianza una vetusta chiesa d’im- evidente dell’antico a- pianto romanico ad more dei Senesi per la Asciano, lungo la vec- loro celeste protettrice. chia Lauretana appena Successivamente la Lau- fuori del borgo. retana incrociava la Un’opera di pregevo- Scialenga in prossimità le qualità e di non di Monselvoli, dove un modesto rilievo artisti- antico documento riferi- co, che lo studioso rife- Questo ottocentesco disegno di J. Anton Ramboux va della presenza di un risce per aspetti stilistici riproduce nella sua interezza la Natività dipinta dal ospedale per pellegrini e Sodoma sul frontale di Porta Pispini, di cui oggi si e iconografici ad una conservano solo scarsi frammenti. viandanti e, proseguendo delle tante decorazioni verso oriente, lambiva i devozionali che si trova- sacelli di San Florenzio a no lungo la via di pellegrinaggio. Vescona e di San Giovanni alla . In virtù di una scritta graffita sull’affresco, Superato con un ponte il fiume Ombrone oltrechè dell’esame oggettivo della figura, la strada raggiungeva Asciano, dove trovava Savelli ha poi sostenuto che il dipinto fosse ben due chiese con importanti riferimenti al stato eseguito dal sommo Raffaello proprio culto mariano: la cappella stradale di S. in occasione del grande Giubileo di Mezzo Sebastiano in Camparboli, nella cui abside Millennio (Silvia Roncucci in ACCADE- troviamo uno straordinario affresco con la MIA DEI ROZZI, 23-2005, da p. 51). Madonna Assunta di Benvenuto di Per avvalorare questa ipotesi occorreva Giovanni e di Girolamo di Benevenuto e la accertare che veramente il termine di Via chiesa romanica dedicata ai Santi Ippolito e Lauretana si riferisse proprio al cammino Cassiano. 27 L’Assunzione affrescata da Benvenuto di Giovanni e Girolamo di Benvenuto nella cappella stradale di S. Sebastiano in Camparboli ad Asciano.

E’ questa la struttura religiosa, già annessa geva in prossimità di Rigaiolo: il piccolo ad un ospedale dei Gesuati, nella quale borgo, situato non lontano dalla pieve sina- Savelli ha ipotizzato l’intervento pittorico del lunghese di San Pietro ad Mensulas, dove giovane Raffaello. Lasciata Asciano, la alcuni scheletrici apparati della chiesa strada- Lauretana proseguiva verso Sinalunga affron- le detta della Madonna del Gallo - oggi in tando la collina del Lecceto, alle cui falde i restauro - e un vistoso tabernacolo settecen- pellegrini potevano avvalersi della tesco a forma di cappella si offrono ancora importante stazione termale di Montalceto e alla devozione dei passanti. seguendo poi un percorso segnato da In prossimità di Torrita di Siena, la alcuni cippi miliari - tutt’oggi visibili - che Lauretana passa in mezzo ad una indicavano la distanza dalla colonna grandu- sorgente e ad un’altra chiesa consacrata al cale di Arbia. culto mariano, la Madonna delle In val di Chiana, la Via Lauretana non Fonti a Giano: simile nella configurazione poteva rivolgersi direttamente verso Cortona architettonica seicentesca al limitrofo, basso a causa dell’area paludosa che impediva il edificio che era stato eretto a protezione di passaggio a uomini ed una fonte dove si dissetavano in passato animali, dovendo, pertanto, costeggiare la uomini e animali. Sempre a Torrita, troviamo 28 pianura tra Sinalunga e Torrita, che raggiun- un altro edificio mariano, la Madonna delle Un’altra pregevole Assunzione di Girolamo di Benvenuto nella cappella torritese della Madonna delle Nevi.

Nevi, forse non ricollegabile alla Lauretana e Fattore ed i locali per le maestranze; un alla devozione dei pellegrini, ma capace di nucleo di immobili al servizio dell’agricoltu- evocare nella semplice aula ra che risale al 1806 e che annuncia l’ormai rettangolare preceduta da una loggia in lateri- prossimo fondovalle della Val di Chiana: zio il tipico aspetto di una cappella stradale, grande area pianeggiante, antico Granaio arricchita, come a Camparboli di Asciano, da d’Etruria, prima impaludata nel 1055 ad una pregevole Assunzione di Girolamo di opera degli Orvietani, poi bonificata dai Benvenuto. regnanti toscani ad iniziare dal 1551. Proseguendo il viaggio, entriamo in terri- Superato il torrente Salarco si può apprez- torio poliziano. La Lauretana, ad Abbadia di zare una delle opere più belle della bonifica Montepulciano, attraversa longitudinalmen- chianina, ovvero la Serra del Salarco, proget- te il centro abitato, sfiorando la Parrocchiale tata dall’Ing. Alessandro Manetti nel 1849 - di San Pietro del XVI sec., quindi, in uscita come scritto sulla parete verticale ove cadono dal borgo, lascia, a sinistra, la medievale chie- le acque con un gran salto - al fine di inverti- setta di San Pietro Vecchio, da poco restaura- re il corso del torrente dal lago di ta e, a destra, la Fattoria Granducale Montepulciano al Foenna. In questo luogo dell’Abbadia, con la Villa Granducale impre- aveva origine il gran canale Allacciante di ziosita dal parco all’italiana, con la Casa del Sinistra. 29 Madonna con Bambino e Santi nella chiesa dei Santi Ippolito e Cassiano, situata lungo la Lauretana poco fuori Asciano. Sulla figura di destra dell’affresco si legge il graffito con la firma “Rafael“, che ha ali- mentato la recente attribuzione al grande maestro urbinate, sollevando motivate per- plessità in assenza del necessario supporto documentale. Autorevoli critici, infatti, hanno espresso non pochi dubbi al riguardo ed è opinione comune che il problema della paternità del- l’affresco debba essere affrontato con la mas- sima cautela, in attesa di adeguati appro- fondimenti di studio. D’altra parte l’opera mostra non modesti pregi formali, che giustificherebbero ulteriori attenzioni critiche anche a prescindere dalla esigenza di chiarire l’enigmatica presenza di Raffaello. La foto in basso evidenzia il semplice 30 impianto romanico della chiesa ascianese. La chiesa stradale della Madonna del Gallo a Rigaiolo di Sinalunga; la targa devozionale sul portale della chiesa torritese della Madonna delle Fonti a Giano; particolare del basso edificio che protegge l’antica sorgente antistante l’edificio sacro; la cappella della Madonna delle Nevi, sempre a Torrita di Siena (dall’alto in basso).

Questa sezione della Lauretana corre da alla fine del lungo tavolato su pali che attra- prima perpendicolare e poi parallela al versava la palude proveniente dal piede della Canale e, dopo circa due chilometri, raggiun- collina di Valiano. ge il bivio posto presso la Chiesa della Maestà Due chilometri dopo la Lauretana supera del Ponte, a : un edi- il Canale Maestro della Chiana sul ponte di ficio sacro che nasce nel 1616 - come impres- Valiano: dove si dice che transitasse Annibale so nel trave dell’orditura maestra - da una con il suo esercito per sferrare l’attacco al cappella stradale con l’immagine della Console Flaminio sulle rive del Trasimeno. Madonna situata sul bivio dell’antica strada Attraversato il maggior canale della 31 Fotografie d’epoca che riprendono il sinuoso percorso della Lauretana nelle Crete ascianesi, tra Monselvoli, Mucigliani e La Pievina, quando la sede stradale era ancora bianca e polverosa. Non è fuori luogo pensare che la vecchia provinciale seguisse in questa tratta l’originale tracciato della Lauretana. La piccola chiesa della Maestà del Ponte, lungo la Veduta seicentesca di Cortona, dove nel sobborgo di Camucia Lauretana presso Montepulciano Stazione. la Lauretana incrociava l’antica via dell’Alpe di Serra. bonifica di questa valle, dopo tre curve su con l’antica Via dell’Alpe di Serra - oggi la una ripida salita, la Lauretana giunge al S.P. 71 Umbro-Casentinese -. borgo medievale di Valiano, fondato in Da qui il percorso della Lauretana prose- epoca romana dalla Gens Valia. Il castello, gue verso l’Umbria e le Marche, fino a appartenuto dal 1100 ai Marchesi Bourbon Loreto, dove la Santa Casa, oggi posta Del Monte Santa Maria, passò nel 1357 ai all’interno di una grande basilica cinque- Del Pecora di Montepulciano con l’aiuto di centesca, annuncia il termine del viaggio. Perugia; estintasi la Signorìa poliziana, nel E’ stata scoperta, da chi scrive questa 1427, il popolo di Valiano ottenne da nota, un’altra curiosità storico-territoriale Firenze che il borgo fosse riconosciuto libe- del percorso della Via Lauretana e delle ro Comune e lo rimase fino al 1774, quan- cause che avevano determinato l’ attraversa- do Pietro Leopoldo con la riforma comuni- mento della Chiana sullo storico Ponte di tativa ordinò che fosse annesso a quello di Valiano. Comunemente, infatti, le vie regie Montepulciano. All’interno delle strette o le vie di pellegrinaggio puntavano al lon- viuzze del centro storico c’è l’antica Pieve di tano luogo di arrivo seguendo itinerari ret- San Lorenzo, restaurata e ampliata a croce tilinei, compatibilmente con la conforma- latina nel 1804, con al suo interno un mira- zione del terreno; ma la via Lauretana, nella coloso Crocefisso ligneo del XVI secolo e sezione senese-aretina, anziché seguire l’at- tre pregevoli dipinti di cui uno su tavola con tuale tracciato del raccordo autostradale il Santo Patrono ed un altare ricostruito dei Siena-Perugia, allungava e non di poco il Della Robbia. Sulla piazza osserviamo il suo percorso verso Sud, perchè? palazzo comunale, oggi centro civico, e il Questo il motivo. La Val di Chiana era palazzo dei Del Pecora; di lato alla porta di stata allagata dal 1055 dagli Orvietani con accesso la portella del gabelliere. la realizzazione del noto Muro Grosso di Ripreso il cammino sulla Lauretana, Carnaiola, presso Fabro, e come dimostra il dopo circa tre chilometri su di una collina a rilievo di Leonardo da Vinci del 1503, il destra si ammirano il Borgo storico di ponte più vicino all’itinerario lauretano era Palazzi e le cinquecentesche ville signorili quello di Valiano, che, come detto, univa la del Vescovo Vagnucci e del Cardinale Silvio terraferma attraversando la palude con un Passerini, vicario in Toscana del Papa tavolato su palafitte dalla località Maestà Clemente VII; più avanti, oltrepassato il del Ponte al piede della collina di Valiano. confine provinciale Senese-Aretino, ci si Gli unici altri ponti si trovavano molto più immerge nel territorio dell’antica lucumo- distanti, presso Arezzo e alle Torri chiusine nìa della Tabula Cortonensis e si attraversa- di Beccati questo e Beccati quest’altro. no i borghi di Centoia e di San Lorenzo, Da notare che la Via Lauretana era l’uni- per poi raggiungere, a Camucia, l’innesto ca strada che conduceva da Perugia a Siena 33 e fa piacere pensare che anche i pittori nella chiesa di Santa Lucia dei Magnoli, umbri: Perugino, Pinturicchio e lo stesso contigua al suo palazzo di Via de’ Bardi, Raffaello, quando si recavano a Siena, cappella che fin dal ‘600 risulta dedicata alla seguissero il percorso Lauretano. Madonna di Loreto e che addirittura ripro- Riguardo al sommo Raffaello, sappiamo duce le dimensioni della Santa Casa. che debuttò, diciassettenne, a Città di Il percorso lauretano di Raffaello sarebbe Castello, in occasione del Giubileo del 1500 infine terminato a Roma, in Santa Maria del - occasione, come tutti gli Anni Santi, di Popolo, la prima chiesa che i pellegrini pro- grandi fioriture artistiche - con un’ immagi- venienti da Loreto trovavano entrando in ne strettamente lauretana: l’Incoronazione città. A Roma ristrutturò per il banchiere di San Nicola da Tolentino, eseguita per l’al- senese Agostino Chigi la Cappella di Loreto, tare dei Baronci nella locale chiesa di che il cardinal Girolamo Basso della Rovere, Sant’Agostino. San Nicola da Tolentino è il protettore della Santa Casa, aveva fatto Santo che, dal suo convento di Recanati, costruire a fine ‘400, e per la quale dipinse avrebbe visto la Santa Casa scendere, sorret- una Madonna di Loreto, ora a Chantilly, ta dagli angeli, sul colle di Loreto. Raffaello che ne ha adornato a lungo l’altare. si sarebbe poi recato a Siena, in questa mis- sione decorativa al seguito del suo maestro Dunque una strada, la Lauretana, costel- Pinturicchio, lasciando varie, probabili trac- lata di pregevoli opere artistiche e architet- ce del suo passaggio. toniche che attestano la colta devozione L’attività di Raffaello, il celebre pittore delle popolazioni locali. Ma quante ancora delle Madonne, ma inedito pittore laureta- saranno da scoprire? Vi terremo aggiornati e no, sarebbe continuata più tardi a Firenze ... state pronti. Con la buona stagione i ricer- con la Madonna del cardellino, dipinto in catori del “Gens Valia“ e di altre associazio- cui, sulla destra, l’edificio a pianta centrale ni culturali della Val di Chiana programme- che svetta su una collina potrebbe ricordare ranno nuove escursioni alla riscoperta dei il Santuario di Loreto. La tavola fu eseguita tesori di questa antica via della fede e della per le nozze di Lorenzo (Laurentius) Nasi, il meravigliosa parte della Toscana che essa mercante fiorentino che aveva una cappella attraversa.

Uno dei molti cippi miliari della Lauretana, ancora 34 visibili lungo la tratta tra Asciano e Sinalunga. Aretafila Savini de’ Rossi: ritratto di una letterata senese del Settecento di ELEONORA SPINOSA

Aretafila Savini de’ Rossi,1 letterata e dise- denominata Apologia in favore degli studj delle gnatrice senese del primo Settecento, diven- donne. L’opera della poetessa senese ottenne ne celebre grazie all’Apologia in favore degli il privilegio delle stampe nella composita studj delle donne, redatta nel 1723 a seguito di edizione dei Discorsi Accademici del 1729, una disputa tenutasi all’Accademia dei un traguardo a dir poco lusinghiero, consi- Ricovrati di Padova sullo scottante tema derato il caratteristico riserbo femminile a dell’educazione femminile. Nel 1723 pubblicare e l’ardito contenuto, apertamen- Antonio Vallisneri, medico e filosofo natu- te in contrasto con la tradizione misogina ralista, allora “principe” dell’accademia settecentesca.2 L’audacia e la spregiudicatez- patavina, aveva proposto un tema «curioso» za delle tesi esposte dalla letterata nel breve e inusuale di discussione: Se le donne si deb- scritto in favore della causa femminile le bano ammettere allo studio delle Scienze e delle hanno garantito l’epiteto di femminista ante Arti belle. Assegnate d’ufficio le parti della litteram da parte della critica letteraria del- disquisizione, si scontrarono nell’arena ora- l’ultimo quarantennio.3 toria il dotto padovano Guglielmo Sebbene più volte menzionata all’interno di Camposampiero, favorevole all’istruzione una cospicua bibliografia relativa al tema femminile, e il professore d’eloquenza dell’istruzione della donna, la figura di Giovanni Antonio Volpi, che invece tentò Aretafila non è stata tuttavia approfondita- di dimostrare il danno sociale che l’ammis- mente indagata dalla critica. Scarsa o quasi sione femminile agli studi avrebbe compor- nulla è stata l’attenzione rivolta finora alla tato. Il «gran romore» suscitato dalla dispu- biografia della Savini. Questo contributo si ta dei Ricovrati e in particolare dalle tesi del propone quindi di colmare tale lacuna rico- Volpi raggiunse Siena, provocando lo sde- struendo per sommi capi le vicende biogra- gno della Savini che rispose in difesa del fiche della letterata. L’esiguità dei documen- proprio sesso con una lettera, in seguito ti facenti riferimento alla Savini de’ Rossi

1 Il singolare nome ‘Aretafila’ è ispirato ad Areta- buto alla vexata quaestio degli studi femminili. Nuova fila di Cirene, vissuta ai tempi di Mitridate, eroina attenzione le fu dedicata nel 1994 da Antonella dall’inusitata bellezza e dal nobile spirito civico la cui Giordano Letterate toscane del Settecento, fino alla più storia è narrata nel trattato Le virtù delle donne di recente trattazione della studiosa americana Rebecca Plutarco. Aretafila significava infatti: ‘amante della Messbarger. Cfr. G. NATALI, Gli studii delle donne, in id. virtù’. Il Settecento, Milano, Vallardi, 1964, vol. I, pp. 120- 2 Cfr. Discorsi accademici di vari autori viventi intor- 157; L. GUERCI, La discussione sulla donna nell’Italia del no agli studj delle donne; la maggior parte recitati Settecento. Aspetti e problemi, Torino, Tirrenia, 1987; A. nell’Accademia de’Ricovrati di Padova. Dedicati a S. E. la GIORDANO, Letterate toscane del Settecento. Un regesto, sig. Procuratessa Elisabetta Cornaro Foscarini, Padova, con un saggio di L. Morelli, Firenze, all’insegna del Giovanni Manfrè, 1729 (d’ora in avanti semplice- Giglio, 1994; R. MESSBARGER, The century of women, mente Discorsi accademici). Representations of women in eighteenth century italian 3 Il primo critico ad occuparsi di lei fu Giulio public discourse, Toronto, University of Toronto Press, Natali che definì la sua opera «lodevole per rigor di 2002; R. MESSBARGER, P. FINDLEN, The Contest for logica e vivezza di dettato». Negli anni Ottanta poi la Knowledge: Debates over Women’s Learning in Eighteenth- Savini de’ Rossi fu oggetto di studio da parte di Century , Chicago, University of Chicago Press, Luciano Guerci che evidenziò il suo peculiare contri- 2005. 35 sembra il residuo di una sorta di damnatio Fortezza” non richiedeva una costante pre- memoriae che ha colpito molte altre scrittri- senza in loco e, anzi, consentì alla coppia di ci dell’epoca e che per il nostro personaggio soggiornare per qualche tempo a Firenze. pare essere stata devastante. A soccorrerci, Tale ipotesi è avallata dalle parole di Anton tuttavia, intervengono le stesse fonti sette- Francesco Marmi che scriveva dalla capitale centesche, i contemporanei della nobildon- medicea all’amico senese Uberto na che, indirettamente o di sfuggita, ci infor- Benvoglienti: mano sulle sue vicende personali. Grazie allo spoglio di documenti d’archivio e alla Di giorno in giorno riaveranno costà la consultazione delle fonti coeve è stato pos- spiritosissima signora Retafila Rossi col sibile reperire informazioni, seppur fram- signor Cavaliere suo Consorte, al quale mentarie, in merito all’erudita poetessa. è stato fatto dir’, o che lasci la Carica di Aretafila Savini nacque a Siena il 2 dicem- Provveditore di codesta Fortezza o pur venga speditamente a esercitarla. Io che bre del 1687 da genitori aristocratici: il cava- sento, che gli sia riuscito all’una; e all’al- lier Antonio Maria Savini e Margherita tro infinitamente rincrescevole, mentre 4 Corti. Il padre di Aretafila, Anton Maria si erano ben provisti di abitazione, di Savini (1645-1691), figlio di Giovanni gratissima Conversazione, tanto fre- Battista di Annibale Savini, ricoprì diverse quentata dal Signor Dottor Vaselli, che si cariche pubbliche, secondo l’iter previsto rende, per dir così, invisibile.8 per i rampolli delle casate nobiliari senesi integrate nel governo mediceo.5 Sul finire del 1719 i coniugi dovettero quin- Primogenita di quattro figlie femmine, in di a malincuore lasciare la città granducale data 6 maggio 1706 Aretafila fu data in per rientrare a Siena, come si evince da que- sposa, con una dote di 1200 scudi, al fio- sta interessante missiva del Marmi. Agli rentino Isidoro Rossi6, provveditore della inizi del 1720 infatti, la lontananza da Fortezza medicea di Siena dal luglio 1703 Firenze iniziava a sconfortare gli assidui fre- all’agosto del 1721.7 Secondo le consuetudi- quentatori fiorentini di casa Savini, special- ni matrimoniali dell’epoca alle nozze dove- mente Crescenzio Vaselli.9 Apprendiamo va seguire il trasferimento della donna nella dunque che fino al 1719 Aretafila viveva residenza del marito, ma in questo caso, il con il marito a Firenze. Dalla testimonian- prolungato soggiorno senese di Isidoro za del Marmi, che parla appunto di «gratis- Rossi, sembra suggerire la permanenza della sima conversazione», è possibile supporre coppia nella stessa città di Siena. Con tutta l’esistenza di un salotto fiorentino animato probabilità la carica di “Provveditore alla dalla Savini, di cui sfortunatamente non

4 La notizia della nascita di Aretafila si trova in BCS), ms. E IX 15, U. Benvoglienti, Carteggio, lettera ARCHIVIO DI STATO DI SIENA (d’ora in avanti ASS), di A. F. Marmi a U. Benvoglienti, Firenze 17 Ottobre ms. D 140, Raccolta delle famiglie nobili della città di 1719, c. 195r. Siena […] Libro delle femmine, c. 457. 9 Crescenzio Vaselli (1645-1739) fu medico della 5 Antonio Maria Savini compare infatti con il tito- principessa Violante di Baviera, poi archiatra alla lo di eques nel Monte di Riformatori del Terzo di Città corte di Torino. Dei suoi scritti si conserva la Vita di per gli anni: 1669, 1676, 1678 e 1687. Cfr. M. A. Pirro Maria Gabbrielli inserita tra quelle degli Arcadi CEPPARI RIDOLFI, S. MASSAI,P.TURRINI, I ‘riseduti’ illustri raccolte da Giovanni Mario Crescimbeni. della città di Siena in età medicea (1557-1737), in M. Frequente è la menzione del Vaselli nelle missive del ASCHERI (a cura di), I libri dei Leoni. La nobiltà di Siena Marmi al Benvoglienti che trattano della Savini. Cfr. in età medicea (1557-1737), Milano, Amilcare Pizzi, BCS, ms. E IX 14, U. Benvoglienti, Carteggio, lettera 1996, pp. 505-528. di A. F. Marmi a U. Benvoglienti, Firenze 7 Gennaio 6 ASS, ms. A 57, Denunzie di contratti di famiglie esi- 1718 [1719], c. 117v; BCS, ms. E IX 14, U. stenti nel 1714, c. 152v. Benvoglienti, Carteggio, lettera di A. F. Marmi a U. 7 Per l’incarico di Isidoro Rossi a Provveditore Benvoglienti, Firenze 14 Febbraio 1718 [1719], c. della Fortezza di Siena si veda: ASS, ms. A 139, 116v; BCS, ms. E IX 11, U. Benvoglienti, Carteggio, Ufficiali forestieri nelle magistrature senesi, c. 17v. lettera di A. F. Marmi a U. Benvoglienti, Firenze 27 36 8 BIBLIOTECA COMUNALE DI SIENA (d’ora in poi Gennaio 1719 [1720], c. 62r. Stemma della famiglia Savini in un manoscritto settecen- Emblema dell’ Accademia delle Assicurate in un docu- tesco della Biblioteca Comunale degli Intronati di Siena mento della Biblioteca Comunale degli Intronati di Siena rimane alcuna traccia. La pratica della con- 1711 al 1730.11 Grazie a tali testimonianze versazione salottiera, a metà strada tra la abbiamo reperito nuove informazioni bio- dimensione pubblica e quella privata, era grafiche sulla letterata senese: l’amicizia con nel Settecento un’occasione preziosa per le il celebre traduttore fiorentino Anton Maria dame istruite (o che agognavano a essere Salvini, al cui vaglio inviava i propri com- tali) per poter partecipare attivamente alla ponimenti; l’elezione a membro dell’Ac- realtà culturale del tempo. Spesso erano le cademia del Disegno fiorentina; la difficile donne, a vivacizzare i salotti e a ospitarli relazione con il marito; il trasferimento a nella propria dimora, sì da violare modera- Siena e la vedovanza. tamente quel principio di riservatezza Innanzitutto dal carteggio in questione imposto loro dalla società.10 apprendiamo della partecipazione di Aretafila Di grande rilievo per la ricostruzione bio- alle principali istituzioni culturali del tempo grafica di Aretafila è stato l’esame del che garantivano alle donne una possibilità di Carteggio tra il senese Uberto Benvoglienti e dialogo con i letterati: le accademie. il corrispondente fiorentino Anton Ella fu infatti membro dell’Accademia del Francesco Marmi, conservato manoscritto Disegno di Firenze, accademica Assicurata presso la Biblioteca Comunale degli di Siena e pastorella d’Arcadia. Intronati di Siena, dove è stato possibile Nel 1711, a votare per la sua nomina ad rinvenire dodici lettere del Marmi, finora accademica del Disegno12 troviamo Anton sconosciute, con notizie sulla Savini dal Francesco Marmi, anch’egli membro del-

10 Sui salotti femminili cfr. E. BRAMBILLA, M. L. 12 La notizia della sua elezione presso l’Accademia BETRI (a cura di), Salotti e ruolo femminile in Italia tra del Disegno si ricava dai relativi registri, oggi conser- fine Seicento e primo Novecento, Venezia, Marsilio, 2004. vati presso l’Archivio di Stato di Firenze, recanti la 11 Vedi nota n. 9. Già nel 1901 Giovanni Battista data 14 maggio 1711. Vedi L. ZANGHERI (a cura di), Gerini (G. B. GERINI, Gli scrittori pedagogici italiani del Gli accademici del Disegno: elenco alfabetico, Firenze, Leo secolo decimottavo, Torino, Paravia, 1901, p. 81) aveva S. Olschki, 2000, p. 293. La notizia del pagamento di segnalato l’esistenza di una lettera del Marmi al immatricolazione si ricava da: ARCHIVIO DI STATO DI Benvoglienti in cui si trattava di una commedia «scrit- ta con molto garbo» da Aretafila Savini, notizia ricon- FIRENZE (d’ora in avanti ASF), Accademia del fermata da Maria Bandini Buti nel 1941 (M. BANDINI Disegno, 129, Entrata e Uscita per conto di Matricole e BUTI, Poetesse e scrittrici, serie VI, Enciclopedia biografica tasse, 1693-1711, c. 122: «Sig.ra Aretafila Savini ne i e bibliografica italiana, Roma, Istituto Editoriale Carlo Rossi avere 1711 a dì primo lire due – per entratura». Tosi, 1941, vol. II, pp. 219-220). 37 Frontespizio dell’ Apologia di Aretafila Savini de’ Rossi in “Discorsi Accademici”, Padova 1729

l’accademia, che ne dava notizia al Gentildonna Senese, poi inserito nella raccol- Benvoglienti pochi giorni dopo l’elezione: ta di sonetti dell’autore pubblicata a Firenze «la Signora Aretafila Savini Rossi fu vinta nel 1728. Il disegno di Aretafila viene per Accademica del Disegno; e io ebbi l’o- magnificato dal Salvini in quanto dotato di nore di servirla nel voto favorevoli, e gli [e «avvenente misura, e dolce norma […] e ne] promossi molt’altri; onde ella ebbe un un’armonia celeste».15 bellissimo partito».13 È senza dubbio una Altri sonetti, per lo più anonimi, dedicati presenza privilegiata quella della Savini tra alle doti pittoriche e figurative della Savini le Accademiche fiorentine del Disegno, si trovano manoscritti presso la Biblioteca dato che è accompagnata soltanto da altre Comunale di Siena, e tra questi ricordiamo: due esponenti femminili che entrarono a La bella mano, e virtuosa della medesima Sig.ra; farne parte dal gennaio 1710, cioè da Sopra gli studi del disegno della Med.ma Sig.ra; Giovanna Fratellini e Agnese Baci (Bacci).14 Per occasione della medesima che per suo nobile La Savini coltivò una dilettantesca passione divertimento si esercita nellj studi, e in quelli, e per il disegno e la pittura, nelle quali si nel disegno riesce mirabilmente.16 cimentò ricevendone degne lodi dai con- La Savini fu inoltre membro temporanei. In suo onore l’amico Anton dell’Accademia senese delle Assicurate, isti- Maria Salvini compose un sonetto Sopra il tuzione tutta al femminile, costituitasi nel disegnare della Sig. Aretafila Savini ne’ Rossi 1654 come controparte dei “fratelli”

13 BCS, ms. E IX 4, U. Benvoglienti, Carteggio, let- 15 A. M. SALVINI, Sonetti di Anton Maria Salvini tera di A. F. Marmi a U. Benvoglienti, Firenze 16 Accademico della Crusca, Firenze, nella Stamperia di Maggio 1711, c. 45v. Sua Altezza Reale, Tartini e Franchi, 1728, p. 350. 14 ASF, Accademia del Disegno, 118, Quaderno di 16 BCS, ms. C V 6, U. Benvoglienti, Miscellanee, 38 riscossione (1704-1711), c. 22r. cc. 122r -141v. Intronati, finalizzata all’arte della conversa- di educazione al gusto letterario previsto zione galante, dei giochi di spirito e delle dal Crescimbeni, i ranghi accademici si veglie in stile senese.17 Non a caso Aretafila erano aperti nel primo decennio del XVIII viene menzionata come «Assicurata, donna secolo anche alle gentildonne. A Siena di spirito» dall’Aurieri,18 sebbene la sua l’Arcadia romana aveva costituito una colo- nomina non compaia nel catalogo delle nia, fondata nel 1699 su iniziativa di Pirro accademiche stilato nel prezioso manoscrit- Maria Gabbrielli, con il nome di colonia to della Biblioteca Comunale Origine Fisiocritica di Siena, poiché utilizzava la dell’Accademia dell’Assicurate di Siena che si sede e i locali dell’omonima accademia arresta alla data 18 giugno 1704, lasciando scientifica.22 Il dato singolare è tuttavia l’i- presumere un suo più tardo ingresso tra le scrizione della Savini, all’accademia pasto- Assicurate.19 Il termine ante quem dell’iscri- rale di Roma anziché alla recente colonia zione di Aretafila all’Accademia si colloca Fisiocritica di Siena. Anche le altre poetesse invece nel 1710, allorquando l’avventura senesi rinomate all’epoca, quali Emilia delle Assicurate sembra concludersi con Ballati Orlandini e Lisabetta Credi Fortini, l’ammissione all’Accademia degli Intronati erano iscritte alla sede romana d’Arcadia di alcune illustri poetesse – Elisabetta Credi invece che a quella di Siena. Tuttavia, la pre- Fortini, Settimia Tolomei Marescotti e senza delle dame senesi agli incontri pasto- Emilia Ballati Orlandini – , non più in qua- rali della loro città natale è attestata dal lità di ospiti onorarie ma come membri Diario Sanese di Girolamo Gigli.23 effettivi. L’appartenenza al ceto nobiliare Secondo il polemico drammaturgo le pub- era prerogativa imprescindibile di accesso a bliche adunanze dei pastori senesi si tene- questa femminile societas senese, pertanto vano «nel delizioso bosco domestico del non stupisce che tra i nominativi delle gentile, Pastore Iposandro, che tale è la Assicurate spicchino diverse dame recanti il pastoral denominazione dell’erudito Sig. cognome Savini, quale testimonianza di Francesco Piccolomini».24 E in tali occasio- tale circolo èlitario di parentela.20 ni era presente anche Aretafila Savini. Ma l’evento che maggiormente dischiuse L’accesso alla celebre Accademia d’Arcadia alla Savini la possibilità di entrare in con- con lo pseudonimo di Larinda Alagonia le tatto con l’élite culturale del tempo fu la garantì l’opportunità di entrare in contatto nomina a pastorella d’Arcadia, ottenuta nel con un ampio entourage di letterati ed erudi- 1712 sotto la custodia di Giovanni Mario ti, in particolare con il pastore bolognese e Crescimbeni.21 In accordo col programma noto drammaturgo, Pier Jacopo Martello.25

17 Per approfondimenti cfr. C. M. SCAGLIOSO, Un’ Un regesto, cit., pp. 146-148. Accademia femminile. Le Assicurate di Siena, Città di 22 Sulla fase di compresenza tra l’accademia fisio- Castello, Marcon, 1993, ma anche G. CATONI, Le critica e la colonia senese d’Arcadia si veda: M. palestre dei nobili intelletti. Cultura accademica e pratiche PROVASI, La colonia Arcade senese (pagine di storia giocose nella Siena medicea, in M. ASCHERI (a cura di), I dell’Arcadia), in «Bullettino senese di storia patria», libri dei Leoni. La nobiltà di Siena in età medicea (1557- XXX (1923), pp. 55-77 e 133-155; M. LISI, La colonia 1737), cit., pp. 131-170. d’Arcadia, in id. I Fisiocritici di Siena: storia di una acca- 18 ASS, ms. A 27, A. Aurieri, Notizie storiche sulle demia scientifica, «Accademia delle scienze di Siena famiglie nobili senesi, c. 167. detta de’Fisiocritici. Memorie», 10 (2004), pp. 36-41. 19 BCS, ms. Y II 22, Origine dell’ Accademia dell’ As- 23 Sulla controversa figura del Gigli (1660-1722) sicurate di Siena col Ruolo de’ Nomi, et Imprese di quelle Dame che si ascriveranno alla medesima. cfr. L. SPERA, Gigli Girolamo, in Dizionario biografico 20 Nel ms. Y II 22 troviamo diverse Savini iscritte degli Italiani, 54, Catanzaro, Istituto della alle Assicurate: la Contessa Laura Attendoli Enciclopedia Italiana, 2000, pp. 676-679. Bolognini Savini (la Desta, 1664), Caterina Savini 24 G. GIGLI, Diario Sanese, Siena, Tip. Dell’Ancora, Gori Pannilini (l’Insuperabile, 1691) e Olinda 1854, giornata del 13 aprile, pp. 141-142. Tancredi Savini (l’Armonica, 1699). 25 Pier Jacopo Martello (1665-1727) fu poeta e 21 Cfr. A. GIORDANO, Letterate toscane del Settecento. commediografo, noto tra gli Arcadi con il nome di 39 Il Martello si era rivelato infatti singolare so voi avere scherzevolmente e alla certal- estimatore delle donne letterate, da non dese inventata».28 Oltre a questa testimo- confondersi con le «saputelle» che sorgeva- nianza ci soccorre con alcune informazioni no dall’Arcadia per istituire «Tribunal di sulla produzione teatrale della Savini un Cuffie – su i Virili Poemi», come stigmatiz- sonetto di Giuliano di S. Agata: «Per una zato nella commedia Che bei pazzi del giudiziosissima Commedia della Nobile 1715.26 Al contrario, si discostavano dalle Signora Aretafila Savini de Rossi, in cui per pedanti dottoresse alcune poetesse di pecu- varj caratteri esposti colla più viva natura- liare talento che il Martello citava esplicita- lezza si fa un’ingegnosa, e severa censura mente all’interno del testo teatrale, tra cui del vizio».29 La notizia di Aretafila autrice di figurava anche la nostra Larinda Alagonia.27 commedie è riconfermata dal Marmi che La stima nutrita dal poeta bolognese per scrive al Benvoglienti: «Sento, che la Sig.ra Aretafila Savini emerge in tutta evidenza Aretafila Rossi abbia composta non so’qual dalla dedica della tragedia L’Elena Casta Commedia in prosa, e sonetti, l’una, e gl’al- composta nel 1721. Il tragediografo affer- tri mandati alla censura del S.[igno]r mava infatti di essersi ispirato proprio alla Salvini, e che la Commedia sarebb’andata nobildonna senese per descrivere la perso- in palco all’Autunno».30 nalità della protagonista Elena, di cui, insie- A Firenze Aretafila godette del favore di me alla rinomata e proverbiale bellezza, Anton Maria Salvini, anch’egli accademico intendeva celebrare anche la virtuosa casti- del Disegno dal 1706 e membro tà. D’altronde l’abbinamento casta-dotta dell’Arcadia romana con lo pseudonimo di non era raro all’epoca e veniva spesso usato Aristeo Cratio, nonché accademico per stemperare la presunta trasgressività che Intronato dal 1711 con il nome di l’erudizione avrebbe potuto arrecare al Copioso.31 Infatti, grazie alla frequentazio- ruolo sociale subalterno della donna. La ne dei medesimi circoli accademici dedica del Martello ci fornisce informazio- Aretafila e Anton Maria strinsero amicizia. ni, seppur sommarie, sull’attività letteraria Un’amicizia che per il Salvini, quasi sessan- della Savini de’ Rossi. Si apprende che la tenne e dalla consolidata fama di tradutto- nobildonna fu autrice di commedie e re, dovette assumere le vesti di una sorta di novelle amorose, riferendosi egli a «qualche patronato e tutorato artistico verso la giova- pellegrina commedia che so voi avere spiri- ne e dilettante poetessa. Allo scrutinio del tosamente intrecciata e con plautini sali celebre professore di lettere greche Aretafila condita» e a «qualche amorosa novella ch’io inviava appunto le proprie composizioni,

Mirtilio Dianidio e fondatore insieme a Eustachio dal Martello figurano tutte nelle Poesie italiane di rima- Manfredi della Colonia Renia d’Arcadia, divenuto trici viventi raccolte da Teleste Ciparissiano pastore arcade, celebre per l’invenzione del verso “martelliano” che Venezia, Sebastiano Coleti, 1716, eccetto la Savini. intendeva sostituire l’endecasillabo sciolto come 28 P. J. MARTELLO, L’Elena Casta in id. Teatro, a cura verso privilegiato della nuova tragedia italiana. Sul di H. S. Noce, Bari, Laterza, 1982, vol. III, p. 322. Di Martello si vedano: W. BINNI, Pier Jacopo Martello e le tali scritti purtroppo non si conserva alcun esemplare sue commedie per letterati, in id. L’Arcadia e il Metastasio, a stampa, né al momento sono state rinvenute tra le Firenze, La Nuova Italia, 1963, pp. 152-168; A. raccolte manoscritte della Biblioteca Comunale di DOLFI, L’ Arcadia bolognese. Cultura e ideologia nella poe- Siena. tica di Pier Jacopo Martello, in «Studi urbinati», 2 29 BCS, ms. P V 2, Zibaldone in prosa e in verso da (1973), pp. 382-432; G. PIZZAMIGLIO, Martello, Pier consultarsi per le cose diverse Sanesi, c. 29v. Iacopo (1665-1727), in V. BRANCA (a cura di), 30 BCS, ms. E IX 23, U. Benvoglienti, Carteggio, Dizionario critico della letteratura italiana, Torino, lettera di A. F. Marmi a U. Benvoglienti, Firenze 15 UTET, 1973, vol. II, pp. 542-546; I. MAGNANI Maggio 1714, c. 182v. CAMPANACCI, Un bolognese nella repubblica delle lettere. 31 Anton Maria Salvini (1653-1729), dopo i primi Pier Jacopo Martello, Modena, Mucchi, 1994. studi di giurisprudenza presso l’Università di Pisa 26 P. J. MARTELLO, Che bei pazzi, in id. Teatro, a cura sotto l’egida di Francesco Redi, si diede allo studio di H. S. Noce, Laterza, 1980, vol. I, p. 227. del greco e del latino. Seguendo la propria vocazione 40 27 Ivi, p. 296. Le altre pastorelle d’Arcadia citate per le lingue imparò inoltre il francese, l’inglese, lo Fig. 1 A. Montauti, medaglia in bronzo in onore di Aretafila Savini de’ Rossi,1710, Palazzo Chigi, Siena. Per gentile concessione del Monte dei Paschi di Siena. Fotografia di F. Lensini

Fig. 2. A. Montauti, medaglia bronzea in onore di Aretafila Savini de’ Rossi, 1712. Per gentile concessione del Museo Civico di Siena.

41 come è attestato dal Marmi. Probabilmente Accademico della Crusca nelle sue mal la conoscenza divenne presto stima recipro- dritte gambe, in grazia della nostra ca, dato che già nel 1713 il Salvini aveva pastorella Larinda Alagonia sanese, dedicato alcuni suoi discorsi accademici fatta ultimamente la più chiara facella ch’abbia in Firenze accesi d’amor vir- proprio ad Aretafila. tuoso platonico i Socrati più continen- Apprendiamo la notizia da una lettera del ti dell’Arno; e che è stata la prima, che Marmi al Benvoglienti, datata 5 Marzo abbia cotta la farina stantía della tra- 1713, dove si legge: «I discorsi del Salvini moggia al fuoco dell’onestissima beltà sono già stati messi in vendita ben cari, di Siena.34 parendomi che ne voglino 8 paoli: quegli in lode della gentilissima Signora Aretafila Nel passo sopra citato, interpretando l’er- Savini Rossi dubito, che non vi sieno com- metica metafora, l’erudito senese elogiava la presi, perché non letti, ch’io sappia, tra gli concittadina Aretafila per aver utilizzato Apatisti».32 una lingua che cedeva a incursioni nel dia- Tuttavia, i discorsi accademici del Salvini in letto senese, senza velleità di adoperare sol- onore della senese non compaiono né nei tanto la «farina stantia» degli accademici volumi delle Prose Toscane (orazioni recitate fiorentini, ovvero quel fiorentino intessuto all’Accademia della Crusca), né in quelli dei di arcaismi trecenteschi promosso dalla Discorsi Accademici tenuti presso Crusca. Tale affermazione può forse inten- l’Accademia degli Apatisti. Proprio ai rap- dersi come un richiamo alla lingua impiega- porti tra il Salvini e Aretafila, nonché a tale ta dalla Savini nelle composizioni poetiche discorso accademico in suo onore sembra precedenti alla stesura dell’ Apologia. fare riferimento nel 1717 il Vocabolario Il Gigli rivendicava con orgoglio municipa- Cateriniano del Gigli. Trattando di alcuni le la superiorità del dialetto senese su quel- gallicismi come calesse, barulè33 e toeletta,e lo fiorentino, in aperta polemica con il della loro penetrazione nella lingua corren- purismo della Crusca, dalla quale fu espul- te di contro al purismo professato dalla so a causa delle sue posizioni linguistica- Crusca, il Gigli affermava: mente poco ortodosse. Il Vocabolario Cateriniano difendeva infatti la tradizione […] e voglio credere, nel nuovo fioren- dialettale senese documentata dalla prosa di tino Vocabolario elleno usciranno per Santa Caterina e fu messo al rogo pubblico belle e buone; e particolarmente la il 7 settembre 1717, per ordine del granduca barulè, per averne fatto uso un anziano Cosimo III.35 La speranza del Gigli era che

spagnolo e l’ebraico. Nel 1677 dopo la scomparsa di breve profilo biografico della «dottissima letterata» e Carlo Dati, divenne professore di Lettere Greche «poetessa squisita» senese, ribadisce la notizia della presso lo Studio fiorentino. Raggiunse la fama grazie dedica del Salvini, sebbene con diversa datazione: «Il all’infaticabile opera di traduttore, soprattutto dal celebre Anton Maria Salvini amicissimo d’Aretafila greco: tradusse infatti l’Iliade,l’Odissea,la compose nel 1714 un discorso in onore di essa, loda- Batracomiomachia e gli Inni di Omero, nonché to dal cav. Marmi, come ci fa noto una lettera di que- Teognide, Orfeo, Proclo, Esiodo e Euripide. Celebre sto dotto scritta al Benvoglienti». Cfr. BCS, ms. Z II anche la sua trasposizione italiana della tragedia Cato 32, E. Romagnoli, Raccolta biografica d’illustri senesi che di J. Addison. Fu Accademico della Crusca e collabo- fa seguito alle Pompe senesi, c. 237r. ratore per la terza e quarta edizione del noto 33 Per barulè si intendeva una particolare piega che Vocabolario. Sul Salvini si veda: C. CORDARO, Anton univa le calze ai calzoni secondo la moda francese (fr. Maria Salvini. Saggio critico biografico, Piacenza, Arti bas roulés, “calze arrotolate”). Cfr. A. DARDI, Dalla pro- Grafiche G. Favari, 1906; M. P. PAOLI, Anton Maria vincia all’Europa: l’influsso del francese sull’italiano tra il Salvini (1653-1729). Il ritratto di un «letterato» nella 1650 e il 1715, Firenze, Le Lettere, 1992, pp. 126-127. Firenze di fine Seicento, Ècole Française de Rome, 34 G. GIGLI, Vocabolario Cateriniano o Siennese, ove Roma, 2005. si spiegano alcuni voci e frasi di S. Caterina da Siena, usate 32 BCS, ms. E IX 23, U. Benvoglienti, Carteggio, nelle sue opere, secondo il dialetto Sanese, Firenze, Tito lettera di A. F. Marmi a U. Benvoglienti, Firenze 5 Giuliani, 1866, parte seconda, p. 111. 42 Marzo 1712 [1713], c. 148v. Ettore Romagnoli, in un 35 Cfr. P. TRIFONE, Il “Vocabolario cateriniano” di alcuni francesismi venissero accolti nella lin- profilo della nobildonna senese e nel verso gua letteraria, oltre che in quella d’uso. Si compaiono invece Venere e Minerva, corre- preparava in questi anni la quarta edizione date dal motto virgiliano GRATIOR ET del Vocabolario della Crusca, che uscì in sei PULCHRO, per segnalare le qualità esteti- volumi tra il 1729 e il 1738 (dove per altro che e intellettive della letterata.39 Sembra non compare nessuno dei francesismi che il che la medaglia con ritratto, considerata pri- Gigli sperava) e alla quale Anton Maria vilegio di monarchi e sovrane, avesse susci- Salvini collaborò attivamente. Sembra dun- tato all’epoca una lieve polemica, a cui il que di poter identificare il dotto grecista nel- Montauti si sentì in dovere di rispondere l’anziano accademico della Crusca che aveva difendendo la propria scelta artistica in uno adoperato il termine barulè in una scrittura in scritto intitolato: Sopra una medaglia conferi- favore della pastorella senese. In senso meno ta alla Sig.ra Aretafila Savini Rossi. Essendo strettamente linguistico e letterario, può stato detto, che l’onore d’una medaglia di bronzo invece essere interpretato il riferimento del dedicata alla M.ma Sig.ra Aretafila Savini Gigli all’amore «virtuoso platonico» suscitato Rossi era eccessivo, per esser questa una cosa da dalla Savini nei dotti fiorentini. Regina così, parla l’autore di s(uddetta) meda- Gli ammiratori di Aretafila Savini, furono glia.40 In tale scritto veniva poi elogiata la numerosi, non solo entro i confini della sua «singolar velocità d’ingegno». A soli due penisola. Compiendo il suo grand tour attra- anni di distanza, stando alle parole del verso l’Italia, il letterato francese Guyot de Marmi, intervenne nel 1712 un secondo Merville, nel suo Voyage historique d’Italie, conio della medaglia onorifica: «Si rifà con diede ampio resoconto del panorama cultu- nuovo rovescio la Medaglia della Signora rale senese. Tra le «moltissime signore» Aretafila Savini Rossi».41 Il nuovo verso senesi, «assai stimate come intellettuali» nel della medaglia recava l’effigie di un’aquila secolo in cui scriveva, spiccava «Aretafila con lo sguardo rivolto verso il sole, accom- Savini, di cui Monsignor Savini di Firenze pagnata dal motto MENTIS ACUMEN.42 ha fatto incidere l’effigie su una medaglia».36 La Savini raggiunse la notorietà nel 1729 La fama di Aretafila quale erudita è testi- con la pubblicazione dell’Apologia in favore moniata infatti da due medaglie bronzee degli studj delle donne all’interno del volume coniate in suo onore dallo scultore e inciso- dei Discorsi Accademici. Allo scritto della re fiorentino Antonio Montauti, rispettiva- Savini si ispirò in seguito un altro sosteni- mente nel 1710 e nel 1712.37 La prima tore della causa femminile, il concittadino medaglia celebrativa38 raffigura, nel recto, il Giovanni Niccolò Bandiera che nel 1740

Girolamo Gigli, in «Accademia dei Rozzi», 20, XI (2004), zione del Palazzo Chigi Saracini di Siena, inv. MPS pp. 15-20. 902/81, cfr. M. FILETI MAZZA, G. GAETA BERTELÀ (a 36 Il presente passo del Voyage (1729) si trova cita- cura di), Collezione Chigi Saracini nel Palazzo di Siena. to in A. BRILLI, Viaggiatori stranieri in terra di Siena, Inventario generale, I, Siena, Palazzo Chigi Saracini, Roma, De Luca, 1986, p. 549. 2005, p. 622. Un secondo esemplare si trova presso il 37 Antonio Montauti (1685-1746), fiorentino, fu il medagliere del Museo Nazionale del Bargello di più brillante allievo dello scultore Giuseppe Firenze, inv. 9315, cfr. F. VANNEL, G. TODERI, La Piamontini e iniziò il proprio apprendistato come medaglia barocca in Toscana, Firenze, SPES, 1987. medaglista. Dal 1720 poté godere delle prestigiose 39 La citazione virgiliana è tratta da Eneide, 5, v. commissioni medicee. Nel 1732 fu chiamato da 344: «gratior et pulchro veniens in corpore virtus» (la Giovanni V, re di Portogallo, per realizzare una serie virtù ancora più gradita quando si manifesti in un di statue colossali per la cattedrale di Mafra. Nel 1733 corpo bello). tornò in Italia e soggiornò a Roma, dove il pontefice 40 BCS, ms. C V 6, U. Benvoglienti, Miscellanee. Clemente XII gli commissionò una Pietà marmorea Sopra una medaglia conferita alla Sig.ra Aretafila Savini per la cappella Corsini in S. Giovanni in Laterano, Rossi, cc. 116-121. una delle più celebri sculture dell’artista. Nel 1735 41 BCS, ms. E IX 23, U. Benvoglienti, Carteggio, ottenne la prestigiosa nomina di “architetto di San lettera di A. F. Marmi a U. Benvoglienti, Firenze 7 Pietro”. Settembre 1712, c. 109v. 38 Oggi tale medaglia è conservata presso la colle- 42 Un esemplare del secondo conio è conservato 43 pubblicò a Venezia un anonimo Trattato una memoria storica inclemente con la degli studj delle donne, in due parti diviso, opera scrittura femminile, sia per il coraggio che d’un Accademico Intronato.43 Stimolato dalle ebbe di replicare alle accuse tradizional- sollecitazioni dei Discorsi Accademici,il mente rivolte alle donne studiose (accuse Bandiera aprì una nuova frontiera nel dibat- che ebbe la sfortuna di sperimentare sulla tito sull’educazione femminile, ponendosi propria pelle), sia per l’intelligenza e la saga- in ideale continuità con l’opera di cia con cui difese le possibilità di studio 44 Aretafila. Sfortunatamente, eccetto l’Apo- femminili, impiegando mezzi e termini che logia, non una sola riga in prosa o in verso fossero accettabili e convincenti anche per di mano della Savini è nota ai giorni nostri. gli interlocutori maschili. Dopo le brillanti Rimangono infatti ancora aperte le possibi- eccezioni di Elena Lucrezia Cornaro lità di ulteriori ricerche sulla produzione let- Piscopia, di Laura Bassi e di Maria Gaetana teraria della nobildonna che sembra esser Agnesi, ammesse per la prima volta nei ser- stata autrice anche di un’autobiografia, rati ranghi delle università, la cultura acca- secondo la testimonianza del sacerdote demica più elevata rimase, anche dopo il senese Assunto Picchioni che nel 1801 ci riferisce: «Aretafila Savini ne’ Rossi di secolo dei Lumi, appannaggio prevalente- Firenze, che ha scritto la vita di se stessa».45 mente, quando non esclusivamente, La morte della letterata non deve essere maschile. Suona ancora più straordinario, sopraggiunta prima del marzo 1731. A tale pertanto, l’audace invito della Savini: data risale l’ultima testimonianza finora «Studino dunque tutte quelle, a cui il cielo documentata relativa alla Savini, il cui ha dato in sorte volontà, ed ingegno, senza nominativo compare nei registri sprezzare un tanto dono per vano timore: le dell’Accademia del Disegno per il pagamen- Nobili, e Civili, per utile, e decoro proprio; to della tassa d’iscrizione dei quindici anni le vulgari, non solo per sé stesse, ma per arretrati.46 La figura di Aretafila Savini de’ insegnare alla Fanciulle volenterose di Rossi merita dunque di essere riscattata da apprendere le Scienze».

Le fotografie degli stemmi sono pubblicate su autorizzazione della Biblioteca Comunale degli Intronati.

presso il Museo Civico di Siena. La testimonianza «Accademia dei Rozzi», 23, XII (2005), pp. 43-47; M. dell’erudito fiorentino confuta l’ipotesi di Vannel e L. LENZI, Intorno a un’inedita biografia in latino di Pietro Toderi di una medesima datazione per le due meda- Andrea Mattioli (prime note), in «Gli atti glie. Cfr. F. VANNEL, G. TODERI, La medaglia barocca in dell’Accademia delle Scienze di Siena detta de’ Toscana, cit. Fisiocritici», serie XV, tomo XX (suppl.), 2001, pp. 1- 43 G. N. BANDIERA, Trattato degli studj delle donne, in 16; G. CATONI, Bandiera Giovanni Niccola,in due parti diviso, opera d’un’ Accademico Intronato, dedi- Dizionario Biografico degli Italiani, 5, Roma, Istituto cata a Sua Eccellenza La N.D. Procuratessa Lisabetta della Enciclopedia Italiana, 1963, pp. 686-688. Cornaro Foscarini, Venezia, appresso Francesco Pitteri, 45 BCS, ms. A VIII 26, A. Picchioni, Dei Sanesi, e 1740. di altri Personaggi in qualche maniera a Siena spettanti, 44 Sul Bandiera cfr. M. L. LENZI, G. PERRONE, Gio- effigiati nelle Medaglie, cc. 28v-29r. vanni Niccolò Bandiera, 1695-1761: Alla ricerca di un 46 ASF, Accademia del Disegno, Debitori e 44 grande figlio di Siena, tra i Rozzi “accademico scartato”,in Creditori, K (1716 -1739), c. 79 sin. Siena 1944 L’arrivo degli americani e il camarlengo del Montone di GIAMPIERO SANTUCCI

Nella Cronistoria del Palio – in prosecu- proprio nuova in quanto, sempre in quel- zione allo storico studio su “Le contrade di l’estate 1944, Giacomino aveva cercato di Siena e le loro feste” – si ricorda, fra le carat- contrastare l’innata superficialità e l’irrispet- teristiche figure di contradaioli senesi, tosa noncuranza con cui militari statuniten- Giacomino Cenni, l’economo di si trattavano quanto si opponeva alle loro Valdimontone. Definendolo anzitutto “l’in- sbrigative iniziative. Il contrasto – se così si superato mago, progettista e regista delle può chiamare – avvenne nella tarda matti- stupende cene di Valdimontone” e poi nata del 3 luglio 1944 davanti a Porta richiamando un episodio avvenuto nell’e- Romana ed è rimasto ignorato sia per l’ec- state 1944 quando Giacomino “col rischio cezionalità della giornata, sia perché risolto- della vita salvò costumi e suppellettili della si in un batter d’occhio vista la sproporzio- contrada che due soldati di colore stavano ne dei contendenti: da una parte una colon- arraffando per portarli via dopo aver infran- na di carri armati bloccata davanti a un to le vetrine. Nonostante non avesse un muro che ostacolava il loro ingresso vitto- temperamento di guerriero, afferrata una rioso in Siena, dall’altro un modesto bor- lancia, si avventò contro i giovani militari ghese per nulla intimidito dalla strapotenza che, sorpresi e sbigottiti dall’inconsueta dei sopravvenuti quanto deciso a cercare di arma, se la svignarono”1. impedire che – per far presto a entrare in Le illuminazioni per le cene delle vitto- città peraltro già occupata dai francesi fin rie di Valdimontone che Giacomino realiz- dall’alba – si recassero danni, con l’uso di zava fecero epoca: basta ricordare la festa esplosivo, a quell’antica Porta che lui stesso per il palio straordinario di S. Bernardino “un vero virtuoso dell’arte muraria” aveva nel settembre 1950; migliaia di lampade, un anni prima ripristinato su incarico della giardino incantato, una fonte irreale, un Sovrintendenza ai Monumenti che gli affi- cavallo alato che volava verso il cielo dava lavori di estrema delicatezza e respon- impennandosi e trattenendo fra le zampe il sabilità. drappellone conquistato sul Campo2. Ma raccontiamo con ordine. Giacomino In quanto allo scontro con i due ameri- era un tipico senese: schivo, un tantino cani che volevano appropriarsi dei costumi scontroso, buono nel profondo, odiava la della contrada preme dire che non era cosa sopraffazione. Si era trovato così, già nel

1 “Le Contrade di Siena e le loro feste” di Virgilio te-troisième victoire. Les tables du banquet étaient dressées Grassi e “Cronistoria del Palio” di Alberto Tailetti. sur la petite rue en pente qui monte vers Santa Maria dei Edizioni Periccioli, 1973, pagg. 91-92. Servi. Des cyprès, des pots de fleurs lumineuses se succédaient 2 Nel maggio 1950 il Montone vinceva il Palio de part et d’autre. Au fond caracolait dans le ciel un Pégase straordinario dedicato a S. Bernardino con la cavalli- qu’éclairaient des projecteurs. Plus loin encore, contre la na scossa “Gaia”. La festa della vittoria, svoltasi in set- façade, une Sienne en carton, la Sienne synthétique de ses tembre, fu memorabile e l’eco si diffuse ben oltre i confini del Senese. Pierre du Colombier nel volume Primitifs : la cathédrale, la Torre del Mangia, l’enceinte. “Sienne et la peinture siennoise”, Ed. Arthaud, Paris Puis les barrières qui isolaient les dîneurs furent abaissées et 1955, pag. 22, scriveva: “J’au vu de la sorte, au mois de la foule se promena avec une joie naïve, parmi les refrains septembre, la contrade du « Mouton » célébrer sa quaran- des chansons .... ». 45 1919, forse il solo dei cattolici popolari ad centro convergendo in parte su Piazza del opporsi, anche fisicamente, a fianco dei Campo ed in parte, per Pantaneto, si spin- socialisti alla devastazione della Camera del gevano fino a Porta Romana. E qui la lavoro ad opera dei fascisti, al cui partito colonna di carri armati francesi3 si arrestava, mai intese aderire scontandone ovviamen- contenuta all’interno della Porta dal solido te, quale piccolo imprenditore, la messa al sbarramento che ostruiva il passaggio. E, bando da ogni appetibile affidamento di spettacolo inconsueto per i sopravvenuti lavori. che, avendo incontrato finora solo popola- Contrario alla guerra, pacifista convinto, zioni affamate, umiliate, disperse, vinte, era atterrito dal pensiero che i bombarda- videro uscire dai cancelli dell’Ospedale menti alleati e il passaggio del fronte non Psichiatrico infermieri e suore di S. avrebbero potuto non provocare danni a Vincenzo (le cosiddette “cappellone”) che, chiese, palazzi, abbazie, monasteri del portando ceste ricolme di pane, prosciutto Senese, al cui ripristino si era dedicato con e fiaschi di vino, davano il benvenuto ai competenza, intelletto, amore. compatrioti del loro ordine religioso. I mili- Nel marzo 1944, quando sempre più si tari francesi e nord africani, sorpresi da tale evidenziava il pericolo di uno scontro deva- inedita accoglienza, si sporgevano dall’alto stante, Siena si era proclamata Città dei mezzi corazzati per afferrare quanto Ospedaliera. Pur in mancanza di un forma- loro offerto o per declinarne, con garbati le riconoscimento, tuttavia le forze militari sorrisi, l’assaggio perché impediti da divieti germaniche non ostacolarono la chiusura religiosi. con un muro delle Porte di Camollia e di Mentre tutto questo avveniva all’inter- Romana (che praticamente impediva il no, fuori Porta Romana si presentavano in transito di forze armate e mezzi bellici tarda mattinata, provenienti dalla entro la cerchia delle mura cittadine) adat- Coroncina, i carri armati Sherman di un tandosi a compiere un tortuoso percorso battaglione Usa4 che combatteva in appog- extraurbano che certo non agevolava la gio al Corps Expéditionnaire Français. rapidità dei loro movimenti da nord verso Giunti tardi – anche per rispetto alle intese sud e viceversa. che prevedevano la conquista di Siena da Incaricato dell’opera dalla Sovrinten- parte dei francesi – bloccati dalla Porta denza dei Monumenti, Giacomino, con i ostruita, gli americani premevano davanti suoi operai, non intese a sordo, e costruì, all’imprevisto ostacolo. La loro irritazione pur fra le intuibili contingenti ristrettezze di era pari all’incapacità di rendersi conto che materiali, degli sbarramenti che nulla aveva- quel solido muro (con tanto di Croce Rossa no di provvisorio e di fatiscente. Ricorse in campo bianco) era stato edificato per anche a qualche introvabile “longarina” per impedire il transito di qualsiasi mezzo mili- rafforzarne la tenuta ed impedire ai tedeschi tare nell’intento di salvaguardare le attrez- od a quant’altri eventuali forzature. zature sanitarie ma soprattutto il patrimo- All’alba del 3 luglio 1944 le truppe fran- nio artistico-culturale della città. E cesi entravano in Siena attraverso Porta S. Giacomino, che contro il tedesco invasore Marco e Fontebranda. Non si verificarono non aveva avuto occasione alcuna di diver- scontri di sorta perché quei pochi soldati bio, fu il primo senese che ebbe a che fare tedeschi che presiedevano la città si erano con i soldati americani i quali, incuriositi eclissati nella notte. Mentre il suono del dalle proteste del personaggio ed infastiditi Campanone, annunciava ai senesi l’atteso dall’inutilità dei tentativi di far breccia nel evento, i militari francesi occupavano il muro a colpi di blindato, volevano in fretta

3 Trattavasi di cacciacarri “M10” e carri armati 755° battaglione Usa che, scavalcate le colline di “Stuart” del sottogruppo blindati De Linares. Monsindoli, aveva risalito la SS n. 2 Cassia da 46 4 Era una colonna di carri armati Sherman del Malamerenda a Valli. Raggiunta Siena dopo aver percorso la Cassia in Val d’Arbia, la colonna dei blindati americani era stata fermata fuori Porta Romana dallo sbarra- mento in muratura eretto dal Cenni nel varco dell’antemurale. Dopo i vani tentativi di un carro armato e di un robusto picconatore, fu fatta esplodere una mina che, alzando un denso polverone, distrusse lo sbarramento - non senza danneggiare l’affresco sul frontale della Porta - e permise alla colonna di entrare finalmente in città. Anche quattro secoli prima, il 26 luglio del 1552, un corpo di spedizione assoldato dal re di Francia e comandato da Enea Piccolomini, che aveva il com- pito di attaccare Porta Romana per entrare in Siena e scacciare l’infausto presidio imperiale, si era dovuto fermare davanti all’ermetica fotificazione. Mentre le sentinelle spagnole appostate sulla Torre del Mangia gridavano: “mucha gente està arrivada a Puerta Nueva“, fu dato fuoco al portone con mucchi di fascine per aprire un varco, ma, ovviamente, i carboni ardenti impedirono il passaggio dei soldati guidati dal Piccolomini, costringendoli ad entrare in città da Porta Tufi, che intanto era stata conquistata ed aperta da alcuni cittadini insorti contro l’oppressore asburgico. distruggerlo per entrare in Siena e filmare visita alla cattedrale e cioè che la salvezza l’avvenuta conquista5. Nonostante tutti gli della città era imposta dalla sua singolare sforzi, anche mimici, di Giacomino che, bellezza8. neppure con l’aiuto di un italo-americano, Siena, risparmiata dalla guerra, fu quindi riuscì a fare intendere che una carica di invasa da soldati di ogni razza e da copiosi esplosivo avrebbe compromesso non solo mezzi bellici ed il 14 luglio, festa nazionale l’antimurale ma soprattutto un importante francese, accoglieva in Piazza del Campo i affresco che impreziosiva l’arco esterno vertici delle Forze anglo-franco-americane della Porta, ogni insistenza per una demoli- che passarono in rivista tale potenziale. zione manuale rimase vana; allontanato Meno male che le armate tedesche erano con la bonaria violenza tipica dei soldati così malridotte e soprattutto tanto male Usa, la carica fu fatta esplodere e così anda- informate da non cogliere l’occasione per va in frantumi un affresco di grande pregio6, far fuori, in un solo colpo, tutto il summit cui faceva seguito nella stessa giornata ed alleato, con intuibili conseguenze per la ancora per motivi di viabilità (!) lo scempio città che di ospedaliero conservava solo l’e- dei colonnini della Costarella rimasti a norme croce rossa dipinta sul mattonato di lungo mozzati a documentare le sbrigative Piazza del Campo. Passarono i giorni: i maniere dei nuovi arrivati. francesi e con loro i nord africani, appagati Gli alleati, come tutti i vincitori da dalla storica conquista, vennero dirottati Omero in poi, ebbero i loro laudatori che verso i patrii lidi, gli americani continuaro- esaltarono la decisione del generale france- no nei loro caroselli con gran dispiego di se di non aver voluto che “un solo obice mezzi e di risorse, mentre un Town Major cadesse sulla città”. Rinuncia più logica che britannico riprendeva le fila delle vecchie riguardosa dei monumenti “al di sotto del istituzioni. In quanto a Giacomino Cenni, XVIII secolo”7, dal momento che in Siena toccò a lui e ai suoi aiutanti consolidare, non c’era alcun obiettivo militare da colpi- con uno spericolato ponteggio, i resti del- re e tutti i soldati tedeschi se ne erano anda- l’affresco di Porta Romana, stemperandoli ti per evitare scontri all’interno della città. in uno scialbo incolore, e correre poi a La velata anticipazione di tale intendi- Montalcino per cancellare, senza recar mento era forse già riposta in una danno all’abside ed alle colonne romani- considerazione che il generale alla guida del che, le oscenità che i goumier marocchini ripiegamento del fronte tedesco, sommessa- avevano raffigurato nel loro bivacco all’in- mente esprimeva ad una suora, sua conna- terno della millenaria basilica di zionale, accomiatandosi dopo un’ammirata Sant’Antimo.

5 In uno dei filmati dei cineoperatori alleati rac- 7 Il generale De Monsabert, uomo di cultura e colti nel pregevole documentario “War news” prodot- appassionato di storia dell’arte che guidava l’attacco to dall’Istituto Storico della Resistenza Senese, si delle truppe francesi, proibì al comandante della sua osserva prima l’inutile tentativo di un carro america- artiglieria di tirare sulla città: “Tirez où vous voudrez, no di far breccia nel muro di Porta Romana e poi lo mais je vous défends de tirer au delà du XVIII siècle” sgombero delle macerie provocate dalla devastante (René Chambe “L’épopée française d’Italie”, 1944, esplosione. Quindi l’abile reporter mette in mostra chapitre XXV, La prise de Sienne). l’ingresso dei carri Usa circondati dalla popolazione 8 Il generale tedesco Frido von Senger und intenta ad intercettare il rituale lancio di sigarette e Etterlin, cattolico di fine cultura, innamorato della cioccolato. Esattamente l’inverso di quanto avvenuto Toscana, soggiogato dal fascino dei pittori senesi del poche ore prima in quel bel vialone alberato quando ‘300, visitò, accompagnato dal solo aiutante, più i francesi erano rimasti sorpresi dalla dignitosa ed volte Siena (“La guerra in Europa”, Frido von Senger, ospitale accoglienza dei senesi. pagg. 370-371). La visita alla cattedrale si era svolta 6 Porta Romana, di bellissima architettura con nell’ultima decade di giugno e la suora che gli aveva antemurale attribuito ad Agnolo di Ventura (1327) espresso la sua preoccupazione per le sorti della città aveva sopra l’arco esterno un affresco con l’incorona- dato l’imminente passaggio del fronte, era Suor Klara zione di Maria, successivamente elaborato da Taddeo Wolmer, delle Sorelle dei Poveri di Santa Caterina da di Bartolo (1417) dal Sassetta (1447) e da Sano di Siena. 48 Pietro (1459). Siena e i libri: un primato incompreso? di ETTORE PELLEGRINI

Prima di Gutenberg nei conventi, ma, per i dati in mio possesso, In uno studio pubblicato nel 1978, gli studi sulle biblioteche monastiche del Kenneth William Humphreys trascriveva e tempo non sono molti. Lo stesso commentava il catalogo della biblioteca del Humphreys, dopo aver analizzato l’orga- Convento di San Francesco a Siena1:un nizzazione libraria degli Ordini Mendicanti documento di fine Quattrocento meritevole nel tardo Medio Evo, pubblicava i cataloghi di attenta considerazione anche se non del dei fondi del Carmine a Firenze e tutto sconosciuto, in quanto tramandato da dell’Antoniana a Padova, mentre altri autori un manoscritto della Biblioteca degli esploravano la biblioteca dei Francescani di Intronati già parzialmente pubblicato dai Assisi, nonchè quelle dei Domenicani di Pazzini Carli nel 1797 e annotato da Selina Padova, Firenze e Perugia3. Zafarana tra le pag. della LXXXVI annata del Le proficue annotazioni di Humphreys Bullettino Senese di Storia Patria2. evidenziano una nuova, affascinante fonte di L’elenco, che registra oltre 1300 mano- conoscenza per chi indaga sull’origine, sulla scritti, descrive le dimensioni, le condizioni diffusione e sugli effetti della cultura agli di conservazione, le legature, la collocazione albori del Rinascimento. Tra queste ne ho nei banchi di un fondo librario andato pur- ravvisata una che mi sembra meritevole di troppo disperso, in quanto molto probabil- attenzione: Sebbene la biblioteca dei Francescani mente bruciato insieme a importanti opere sia stata la maggiore di cui abbiamo traccia, è d’arte dall’incendio che, nel 1655, distrusse importante constatare che nella Siena del tempo esi- gran parte del monastero francescano. stevano numerosi altri fondi librari, alcuni dei La preziosa documentazione bibliografica quali potevano essere consultati dagli studenti e dai offre allo studioso precise e abbondanti indi- professori dell’Università. Questi erano posseduti cazioni, che gli consentono di effettuare una dalla Cattedrale, dai conventi di Monte Oliveto (ai ricostruzione organica di questa biblioteca ed Tufi), di San Domenico in Camporegio, di Santo una verifica degli elementi dottrinari che ne Spirito e di Sant’Agostino, nonchè da privati come indirizzavano l’ordinamento, della sua fun- ... Nicola Acciaiuoli e Niccolo di Bartolomeo zionalità didattica e perfino della sua artico- Borghesi.4 lazione topografica; illuminando, così, una Dunque nella Siena del Quattrocento esi- realtà di non modesto interesse per la storia stevano ragguardevoli biblioteche di enti reli- del libro e delle più antiche raccolte librarie giosi, ma anche di privati cittadini. italiane. D’altra parte, l’importanza dei volumi E’ noto che i maggiori depositi di volumi posseduti da Niccolò Borghesi era già stata alla fine del Medio Evo si trovassero ancora evidenziata da Ludovico Zdekauer tra le pagi-

1 K.W. Humphreys, The Library of the Franciscans of fondi conventuali del tardo Medio Evo sono fornite Siena in the late fifteenth century, Amsterdam 1978. da Z. Zafarana, cit., note 6-18. 2 Vedi K.W. Humphreys, The Library..., cit., p. 11. 4 K.W. Humphreys, The Library..., cit., p. 31. Maggiori dettagli in: S. Zafarana, Per la storia della bib- Inoltre, alle pp. 32-41, l’Autore effettua un’ampia ri- lioteca di San Francesco in Siena: in margine ad una recente cognizione sulla consistenza delle altre biblioteche pubblicazione, B.S.S.P., LXXXVI - 1979, pp. 284-286. senesi appartenute a enti o a privati cittadini alla fine 3 Sintetiche ma utili notizie bibliografiche sui del Medio Evo. 49 ne del suo celebre lavoro sullo Studio Senese ne dell’annata XLVIII del Bullettino Senese nel Rinascimento5 e successivamente avvalorata di Storia Patria i trenta manoscritti che nel da Curzio Mazzi in una specifica descrizione 1734 si trovavano ancora nella biblioteca di del fondo borghesiano. Nei loro interventi i Lecceto10, segnalando l’imponenza di questo due autori non avevano mancato di esamina- fondo agostiniano prima dell’incendio che fu re altre biblioteche senesi raccolte da docenti appiccato al sacro eremo dalle truppe impe- universitari e il Mazzi aveva pure collaziona- riali del Marignano nel 1554. Anche la biblio- to quelle di semplici cittadini, come teca di un altro importante monastero sene- Giovanni di Pietro Fecini - alcuni classici lati- se, quello dell’Osservanza, aveva subito nel ni, testi spirituali e letterari, tra cui ben due tempo diverse traversie, perdendo gran parte esemplari della Commedia dantesca: “uno del proprio patrimonio librario. senza chiose“ – e come il medico Bartalo di Fortunatamente è stato ritrovato un elen- Tura - in gran parte opere attinenti alla co di oltre 200 volumi, tra quattrocentine e Medicina o commenti ai classici della mate- cinquecentine, ancora a disposizione dei ria6. Minori Osservanti nella seconda metà del I proficui scavi che Mazzi aveva condotto XIX secolo, che offre una precisa idea dell’ nei giacimenti documentari dell’Archivio di antica ricchezza del fondo. Il prezioso elen- Siena tra la fine del XIX secolo e i primi anni co, trascritto da Gino Garosi, fu pubblicato a del successivo, sarebbero stati d’esempio per cura dell’Ateneo senese nel 1991. ulteriori studi sugli antichi fondi bibliotecari Sempre con il patrocinio dell’Università, senesi. Paolo Nardi e Roberta Bargagli hanno effet- Orazio Bacci, in un opuscolo per nozze tuato il tentativo di ricomporre le biblioteche apparso nel 18957, pubblica il curioso elenco giuridiche appartenute a Mariano il Vecchio e di una quarantina di libri posseduti da San Bartolomeo Socini: figure prestigiose nella Bernardino. Il prolifico Zdekauer commenta Storia del Diritto italiano11, che giustificavano una biblioteca privata, quella di Antonio pienamente un’impresa resa ardua dalla man- Griffoli8, esponente di una delle più ragguar- canza di inventari; mentre Angela Dillon devoli famiglie del contado; mentre un com- Bussi, sorretta invece da un esauriente episto- mento ai volumi posseduti da un altro esimio lario, ha potuto illustrare la passione per i personaggio del tempo, il cardinale Giovanni libri di un altro colto umanista senese, quel Piccolomini, è inserito da Paolo Piccolomini Sozino Benzi12 figlio di un celebre medico del nella sua biografia di Sigismondo Tizio9. Quattrocento, lui stesso professore di M. Hyacintius Laurent descrive tra le pagi- Medicina a Ferrara ed apprezzato archiatra di

5 L. Zdekauer, Lo Studio di Siena nel Rinascimento, 10 M. H. Laurent, Un catalogo settecentesco dell’antica Milano, 1894, pp. 85-94. biblioteca di Lecceto, B.S.S.P., XLVIII-1941, pp. 280- 6 C. Mazzi in alcuni suoi saggi trascrisse inventari 290. e fornì utili notizie in merito alle principali bi- 11 Paolo Nardi e Roberta Bargagli hanno accurata- blioteche private senesi del XV secolo: La biblioteca di mente ricostruito la figura dei due grandi giuristi se- Messer Niccolò di Messer Bartolomeo Borghesi ed altre in nesi del XV secolo, investigando sulle rispettive pro- Siena nel Rinascimento, in “Rivista delle Biblioteche e duzioni trattatistiche e sulle fonti di diritto impiegate. degli Archivi“, 6-1895; Libri e masserizie di Giovanni di Purtroppo, le loro biblioteche private sono andate Pietro di Fece (Fecini) nel 1450 in Siena, B.S.S.P., XVIII- disperse ed i due Autori hanno solo potuto tentare di 1911; La casa di maestro Bartolo di Tura, B.S.S.P., III- effettuare una ricostruzione a posteriori della loro con- 1896 / VII-1900. sistenza. Vedi P. Nardi, Mariano Sozzini giureconsulto 7 O. Bacci, Inventario degli oggetti e libri lasciati da S, senese del Quattrocento, Milano, 1974, pp. 108-113 e R. Bernardino da Siena, Castelfiorentino, 1895 (Per nozze Bargagli, Bartolomeo Sozzini giurista e politico Del Lungo - Sani). (1436.1506), Milano, 2000, pp. 218-221. 8 L. Zdekauer, Una bibliotechetta senese del Quattro- 12 A. Dillon Bussi, Un bibliofilo del Quatttrocento: cento, in “Rivista delle Biblioteche e edegli Archivi“, 8- Sozino Benzi, medico di Pio II, in “Lo Studio e i testi“, 1897. catalogo della mostra coordinato da M. Ascheri, 9 P. Piccolomini, La vita e l’opera di Sigismondo Siena, 1996, pp. 147-176. 50 Tizio, Roma, 1903, p. 162. Benedetto Giovannelli Orlandi, Pianta del Convento di Lecceto, da “Sacra Leccetana Selva“, Roma, Cavalli, 1657. L’accurata rilevazione eseguita dall’Orlandi attesta l’importanza attribuita anticamente alla grande sala destinata ad ospitare la bibliote- ca, contrassegnata in pianta con la lettera “D“ e posta, tra i due chiostri, nel cuore del monastero agostiniano.

Pio II, che possedeva una considerevole col- in Italia – se non il primo – a predisporre lezione di codici miniati: dall’opera medica una moderna codificazione della materia e di Avicenna, a volumi di storia, all’epistolario ammirano in Francesco di Giorgio la capa- di papa Piccolomini. cità di proporre geniali intuizioni tecniche, Risalgono a questo periodo anche i trat- applicate, in particolare, all’architettura tati di Architettura e di Ingegneria che militare e diffuse da una vasta produzione hanno reso celebri due poliedrici personag- trattatistica, anche tramite codici apocrifi – gi senesi, il notaio Mariano di Jacopo, detto basti pensare che un codice martiniano fu “Il Taccola“ e Francesco di Giorgio Martini: pure studiato dal sommo Leonardo13. pittore, scultore e architetto allora assai Altri scrittori hanno informato sui cora- apprezzato pure lontano dalla Toscana. La li finemente miniati posseduti dalle tre loro produzione di codici illustrati, oggetto principali collezioni senesi: quelle della da sempre di importanti attenzioni critiche, Cattedrale, della basilica dell’Osservanza e è considerata un elemento fondante della del monastero di Monte Oliveto, mettendo grande Architettura rinascimentale. in risalto non solo le caratteristiche codico- Autorevoli studiosi riconoscono al logiche dei volumi, ma e soprattutto i pregi Taccola il merito di essere stato tra i primi artistici delle miniature. Infine non è man-

13 Sui trattati del Taccola e soprattutto del Martini martiniani e ne evidenzia la modernità concettuale esiste una vastissima letteratura, nel cui ambito emer- alla base della cultura architettonica ed ingegneristica gono importanti scritti di Gustina Scaglia, Pietro del suo tempo. Marani, Alessandro Parronchi, Massimo Mussini, Per una visione dettagliata della critica più recente Francesco Paolo Fiore. Un articolato complesso criti- sulla trattatistica martiniana, vedi il mio contributo in co che illustra anche la grande diffusione dei codici “Accademia dei Rozzi“, 32-2009, pp, 53-66. 51 Due pagine di disegni progettuali tratte dai codici di Mariano di Jacopo.

Due esempi della trattatistica di Francesco di Giorgio, che correda il testo con chiari disegni esplicativi.

52 Raffinate illustrazioni miniate eseguite da artisti senesi per un innario liturgico ( a sinistra) e per un volume della Divina Commedia (a destra). cato uno studio approfondito della valenza, docente di diritto a Siena nel Quattrocento15, spie- in questo caso, liturgica e teologica del gando i motivi che avevano indotto il giurista codice che, per ben quattro secoli, sarà con- a selezionare i volumi della sua libreria e siderato il testo ufficiale delle celebrazioni commentando le cono-scenze teorico prati- ecclesiali di rito romano: il Pontificalis Liber, che allora ritenute necessarie per la formazio- la cui stesura era dovuta ad un altro umani- ne dei giureconsulti. sta senese, Agostino Patrizi Piccolomini, In un successivo contributo Mecacci vescovo di Pienza e Montalcino, poi descrive i fondi librari di altri docenti dello Presidente delle cerimonie pontificie e pure Studio senese nel XV secolo: il medico attento bibliofilo14. Alessandro Sermoneta, nonchè i giuristi Si deve, tuttavia, alle vaste e accurate Giorgio Tolomei e Domenico Maccabruni e ricerche di Enzo Mecacci se il rapporto tra fornisce pure opportune notizie biografiche Siena e i libri alla fine del Medio Evo ha relative a questi personaggi, fino ad allora avuto un inquadramento critico rigoroso ed privi delle attenzioni critiche che avrebbero esauriente, destinato ad attestare significati- invece meritato. vamente la cura che in questa città veniva Questo articolo fu pubblicato su “Studi rivolta alla produzione, alla ricerca ed alla Senesi“ – ultracentenaria rivista del Circolo conservazione dei fondi librari. Giuridico senese – tra le cui pagine sono Un suo studio del 1981 analizza con orga- apparsi successivamente altri due importan- nicità ed ampiezza d’indagine la composizio- ti approfondimenti condotti dallo stesso ne della biblioteca di Ludovico Petrucciani, autore su antichi inventari di manoscritti:

14 Vedi a questo proposito l’edizione anastatica e lustre prelato vedi: R. Avesani, Per la biblioteca di le accurate annotazioni di Manlio Sodi in Il Agostino Patrizi vescovo di Pienza, in “Mèlanges Eugène “Pontificalis Liber“ di Agostino Patrizi e Giovanni Tisserant”, 1964, pp. 1-187. Burcardo (1485), Città del Vaticano, 2006. 15 E. Mecacci, La biblioteca di Ludovico Petrucciani, Per ulteriori notizie sulla biblioteca privata dell’il- docente di diritto a Siena nel Quattrocento, Milano, 1981. 53 in merito, il primo, alle anomalie del per- vati cittadini, da istituzioni, nonchè da enti corso compiuto da un gruppo di codici oli- religiosi. vetani, passati dalla biblioteca del monaste- Dunque, in tempo di Repubblica, Siena ro fondato da Bernardo Tolomei alle colle- metteva a disposizione di chi sapeva leggere zioni della Biblioteca degli Intronati; relati- un patrimonio librario di non comune con- vo, il secondo, al censimento di un altro sistenza per seguire gli insegnamenti dello fondo giuridico privato, quello del canoni- Studio, per raggiungere una valida forma- co Francesco di Neri16. zione religiosa o, più semplicemente, per il Un altro importante saggio di Mecacci, piacere della conoscenza. apparso nel 1996, riguarda i codici dello E’ difficile confrontare il patrimonio Studio senese e oltre a descrivere con dotte librario senese alla fine del XV secolo con annotazioni numerosi manoscritti funziona- quello delle altre città italiane del tempo e li a vari insegnamenti - oggi conservati pres- ricercarne le differenze quali-quantitative; so la Biblioteca degli Intronati -, presenta un certamente non risponde ad un mero eser- attento excursus sulla produzione libraria nel cizio di vanagloria campanilistica. Solo in basso Medio Evo. Allora la sete di cono- pochi casi, purtroppo, è possibile fondare scenza promossa dalle più antiche università questo confronto su giaciture di antichi atti ricondusse nei centri urbani l’interesse per i privati abbondanti come quelle dell’Archi- libri17, che prima del Mille era stato coltivato vio di Stato senese ed è possibile verificare quasi esclusivamente all’interno di ristretti l’esistenza di un patrimonio librario ingen- circoli monastici di studio e di trascrizione te come quello che si conservava a Siena. dei testi: tanto provvidenziali per il salvatag- D’altra parte, se un interesse così forte gio della cultura greco-romana e paleocristia- per i libri era pienamente giustificato dalle na, quanto difficilmente accessibili. attività d’insegnamento promosse dallo In un recentissimo contributo Mecacci Studio – come anche a Bologna, Ferrara, continua a indagare sui codici dello Studio Perugia o Padova – e quindi dalla presenza senese e, in particolare, su quelli provenien- in città di non pochi e non oscuri docenti ti da Bologna. La sua accurata analisi codi- universitari, è ancora da approfondire in cologica, assai utile per conoscere l’evolu- quale misura tale interesse dipendesse zione del libro universitario nel Medio Evo, dall’effervescenza degli strati culturalmente è corredata da interessanti considerazioni di più evoluti della popolazione, non necessa- carattere storico circa l’esistenza e l’operati- riamente attivi nel contesto dell’Università, vità di uno Studium a Siena fin dal XIII o non necessariamente appartenenti alla secolo18. locale classe dirigente. Inoltre Siena, quale Dunque, sulla base di pazienti ricerche e capitale di uno stato, concentrava adempi- di accurati studi, si è formato un vasto cor- menti burocratici necessari per l’ammini- pus bibliografico che evidenzia il dinami- strazione pubblica, la legislazione e le atti- smo della cultura senese, capace di stimola- vità economiche correlate alla vita quotidia- re sia non comuni produzioni librarie, sia na, che richiedevano una registrazione car- un intenso interesse per i libri e che attesta tacea. La clamorosa propaganda che è stata come le non modeste dimensioni di questo fatta attorno al Costituto del 1309-1310 ha fenomeno avessero favorito la formazione ingiustamente relegato in secondo piano le di numerose biblioteche possedute da pri- dimensioni storiche e istituzionali della fun-

16 Tre saggi di E. Mecacci pubblicati su “Studi 17 E. Mecacci, Lo Studio e i suoi codici, in “Lo Senesi”: Contributo allo studio delle biblioteche universi- Studio e i testi” cit., pp.17-38 tarie senesi, 1985, pp.125-178; La biblioteca giuridica di 18 E. Mecacci, Codici universitari bolognesi nello un canonico senese del primo Quattrocento: Francesco di Studio di Siena, in “Annali di storia delle università Neri, 1993, pp.427-473; “Liaisons dangereuses” strane italiane”, 11-2007, pp. 301-310. 54 unioni di manoscritti, 1996, pp. 365-411. zione legislativa, a Siena quanto mai raffina- potenziale culturale non comune nell’Italia ta ed evoluta, che aveva generato questa del tempo, sia per le implicazioni di carat- importantissima opera giuridica e che, pro- tere economico. muovendo, nell’arco di almeno quattro E’ noto che la famosa Bibbia di secoli, la redazione di numerosi testi statuta- Gutenberg, prima opera a stampa della sto- ri destinati a regolamentare i rapporti di ria, fu terminata nel 1456 e che il primo diritto pubblico e di diritto privato nella libro prodotto in Italia fu realizzato dieci città capitale, come nelle comunità sottopo- anni dopo nel monastero benedettino di ste del Dominio, aveva creato un grandioso Subiaco ad opera di altri due tipografi tede- apparato di norme, difficilmente riscontra- schi, Arnold Pannarz e Conrad Sweyn- bile in altri contesti italiani per impianto heym. Solo nel 1470 fu aperta una tipogra- giuridico e capillarità della diffusione19. fia a Parigi e solo nel 1476 in Inghilterra. Per tutti questi motivi, forti dinamiche La diffusione di questo straordinario e imprenditoriali ruotavano attorno alla pro- rivoluzionario mezzo di comunicazione duzione ed alla compravendita dei libri, sti- può sembrare oggi lentissima, ma va rap- molando un indotto assai articolato, di non portata ai ritmi della vita sullo scadere del scarsa rilevanza economica e perfino con Medio Evo ed alla particolare esigenza di importanti epiloghi artistici: dal fiorente ottenere contestualmente molte copie di un commercio della carta – ben supportato libro, che era avvertita soprattutto nelle dagli opifici cartari della vicina Colle val poche università allora esistenti. D’altra d’Elsa20 –, alle attività di rilegatura dei volu- parte i numeri descrivono bene l’enorme mi, culminanti nella realizzazione delle successo della nuova arte tipografica: se celebri copertine dipinte dei registri di stime empiriche enumerano in circa Biccherna e, soprattutto, al lavoro degli 250.000 volumi il patrimonio di manoscrit- amanuensi, la cui potente corporazione ti esistente in Europa nel 1450, altre stime, tentò addirittura di impedire l’apertura basate su dati verificabili, annotano che alla delle prime imprese tipografiche21. fine del Quattrocento, appena 50 anni dopo, nel continente erano già stati stam- Dopo Gutenberg pati diversi milioni di libri – oggi denomi- Fino ad ora, infatti, ho parlato soltanto nati incunaboli22 – considerando una tiratu- di opere manoscritte: dai grandi antifonari ra media di circa 250 copie per ogni volume liturgici riccamente miniati su pergamena, pubblicato. ai comuni testi divulgativi in carta bamba- In questa frazione del XV secolo, oltre gina, senza considerare l’effetto che l’inven- 10.000 opere giungono agli onori della zione della stampa avrebbe prodotto sul stampa in Italia; 800 in Francia, poco più di movimento librario, a Siena assai rilevante - 300 in Gran Bretagna. Inizialmente il feno- come abbiamo visto - sia in funzione di un meno coinvolge quasi in via esclusiva centri

19 In merito all’antica legislazione senese esiste Republica di Siena, Siena, 1993 e L’ultimo statuto della una vastissima letteratura, dalle opere di Luciano Repubblica di Siena, Siena,1993. Dello stesso autore, Banchi, Ludovico Zdekauer e Alessandro Lisini pub- utile anche lo studio comparato con la legislazione di blicate tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del altri centri italiani nel Medio Evo in: Dagli Statuti dei secolo successivo, ma tutt’oggi indispensabili per lo Ghibellini al Constituto in volgare dei Nove con una rifles- studio della materia, ai moderni contributi di Paolo sione sull’età contemporanea, Siena, 2009. Nardi, Enzo Mecacci, Donatella Ciampoli e, soprat- 20 Vedi la raccolta di studi eseguiti da vari autori: tutto, Mario Ascheri. Carte e cartiere a Colle, Firenze, 1982. Alla Ciampoli si deve il meticoloso recupero di 21 Tornerò in seguito su questo punto, commenta- oltre 100 statuti territoriali usciti a stampa, molti dei to anche da C. Bastianoni e G. Catoni, Impressum quali in edizioni personalmente dalla studiosa. Di M. Senis. Storie di tipografi, incunaboli e librai, Siena,1988. Ascheri, oltre ad una miriade di saggi apparsi su ri- 22 Con il termine “incunabolo” si definisce con- viste e volumi miscellanei anche stranieri, si devono venzionalmente un volume – ma anche un semplice due saggi fondamentali: Antica legislazione della documento - stampato con la tecnica dei caratteri 55 Nel 1895 la Fratellanza Tipografica Senese pubblicò la formale richiesta di produrre libri a stampa avanzata al Consiglio della Campana nel 1484 da tre professori dell’Università: Lorenzo Cannucciari, Jacomo Germonia e Luca di Niccolò d’Antonio di Neri.

dove ha sede un’università; ma nei primi universitaria a Pisa, affidando a Gregorio anni del XVI secolo ben 80 città italiane De Gente la pubblicazione di opere giuridi- godranno di installazioni tipografiche fisse che23. A Firenze, come a Siena, le corpora- e nella sola Venezia saranno attivi centinaia zioni amanuensi contrastano per ovvi moti- di editori, capaci di alimentare fino ad un vi di sopravvivenza la diffusione dell’edito- quarto della produzione libraria europea. ria ed è proprio in Toscana ed Emilia che si Dopo la fugace apertura di una prototi- acuisce lo scontro tra i circoli universitari, pografia a Foligno, già negli anni Sessanta assai interessati alla promozione della stam- del Quattrocento, attività editoriali vengo- pa per la molteplicità delle copie riproduci- no avviate a Napoli, Bologna e Ferrara nel bili e le corporazioni dei copisti con l’ovvio 1470, a Pavia nel 1473, a Genova e Perugia risultato di frenare la crescita delle appena nel 1474. In Toscana il primo incunabolo nate attività editoriali. appare probabilmente nel 1471 a Firenze, Certamente, a Siena, dove solide attività ad opera di un calcografo locale: Bernardo amanuensi sopravviveranno fino all’epoca Cellini e si sviluppa, poi, nel 1482, quando dell’ Illuminismo, si conosce l’invenzione Lorenzo de’ Medici trasferisce l’editoria di Gutenberg già negli anni settanta del

mobili inventata da Gutenberg e realizzato tra la metà Cinquecento e assimilabili per tecnica tipografica alle del XV secolo e l’anno 1500. Meno comune è la precedenti. definizione “quattrocentina”, mutuata da quella im- 23 Sugli Studi di Firenze e di Pisa nei primi anni piegata per i libri stampati tra il 1500 e il 1599, chia- della tipografia toscana, vedi: A. F. VERDE, Lo Studio mati appunto “cinquecentine”. Secondo alcuni stu- fiorentino, 1473-1503, I e II, Firenze, 1973; R. DEL diosi, la definizione di incunabolo, che deriva dal lati- GRATTA, Gli studi di Pisa e di Firenze nel XV secolo, ora no e significa “in culla”, può essere estesa anche ad in “Scritti minori”, Pisa 1999, pp. 101-119; R. 56 edizioni realizzate nei primi vent’anni del BARGAGLI, Bartolomeo Sozzini, Lorenzo de’ Medici e lo secolo per l’importazione degli incunaboli inerenti a materie giuridiche, 9 di impianto che, pur carissimi, invadono il mercato e in filologico, 4 di carattere scientifico e 3 reli- relazione al significativo incremento della gioso, oltre ad una guida di Roma e che vor- produzione cartaria di Colle val d’Elsa, rei ampliare solo con l’Opera della diva e sera- fortemente incentivata proprio dal protago- phica Catharina da Siena, di Giovanni Pollio nismo delle nuove imprese tipografiche24. Lappoli30. Volume decorato da un bel fron- Per altro un incunabolo con il De Materia tespizio in xilografia, che la vedova di medica di Dioscoride fu impresso nella città Enrico da Colonia, Antonina, pubblica a valdelsana da Giovanni da Medemblick già Siena in associazione con Andrea Piacenti- nel 147825; mentre antiche tradizioni fareb- no nel 1505, quando, già da alcuni anni, bero risalire addirittura al 1471 un’edizione Simone di Niccolò di Nardo conduce atti- colligiana della Aurea Legenda di Jacopo da vità tipografiche: è lui il primo cittadino Varazze curata da Maestro Bono di senese capace di affermarsi nell’arte della Bethun26. Non è ben documentato, ma è stampa per l’aggiornata tecnica delle sue quindi probabile che in val d’Elsa si stam- edizioni e la sua entrata in scena conclude passero libri appena cinque anni dopo l’u- il breve ma intenso periodo della prototi- scita dell’archetipo sublacense, ben cinque pografia senese31. anni prima dell’inizio di attività editoriali in Inoltre i due studiosi si soffermano sulla Inghilterra e comunque contestualmente situazione socio politica della città nell’ulti- all’apertura delle prime tipografie in alcune mo quarto del XV secolo, alla ricerca dei città universitarie italiane. motivi che avevano determinato l’indubbio Altri studi del Mazzi, interessanti anno- ritardo, rispetto ad altre realtà italiane, con tazioni di Luciano Banchi sugli annali della cui erano state avviate attività editoriali. Nel prototipografia senese redatti da Scipione corso della loro analisi documentano le Bichi Borghesi27 e, più recentemente, un pre- richiamate resistenze della potente corpora- gevole saggio di Giuliano Catoni e Curzio zione amanuense e ricostruiscono con Bastianoni28 hanno compiutamente illumi- ricchezza di particolari il contesto cittadino, nato le più antiche vicende della stampa a allora fortemente impoverito dai costosi Siena ed a questi rimando per i necessari conflitti esterni contro Firenze e Perugia e approfondimenti sull’attività colligiana di scosso da interminabili tensioni interne, Maestro Bono e su quella senese di Enrico giunte più volte sull’orlo della guerra civile. da Colonia, Enrico di Haarlem, Sigismondo Condizioni che a Siena avrebbero reso acci- Rodt e Giovanni Walbeck, i tipografi tede- dentato il cammino dei primi tipografi e schi che per primi poterono contrassegnare convalidato in termini di disattenzione, se il colophon dei loro incunaboli con la fatidi- non di arretratezza, il ruolo della città nei ca annotazione Impressum Senis. confronti della forte evoluzione culturale Bastianoni e Catoni registrano 74 incu- che allora si stava verificando in Italia32. naboli stampati a Siena, ad iniziare dalla Sul contrastato rapporto che a Siena si Lectura super sexto libro Codicis di Paolo di era sviluppato tra le istituzioni universitarie Castro, che uscì dai torchi di Enrico da e quelle politiche di “reggimento“ della Colonia “e compagni“ il 21 luglio del Repubblica nella seconda metà del XV seco- 148429: un elenco che comprende 57 volumi lo si è accesa recentemente un’articolata e

Studio di Pisa (1473-1494), in “La Toscana al tempo di 29 Vedi C. Bastianoni, A. Catoni, “Impressum Lorenzo il Magnifico. Politica, economia, cultura, Senis”... cit., pp. 61-73. arte”, III, Pisa 1996, pp. 1165-1171. 30 Vedi, Siena Bibliofila, Siena, 2009, scheda p. 27. 24 Vedi, C. Bastianoni e G. Catoni, “Impressum 31 Per un approfondimento sull’attività tipografica Senis”..., cit., p. 12 e pp. 22-23. e sulle opere stampate da Simone di Niccolò di Nardo, 25 Vedi C. Mazzi, Cartiere, tipografie e maestri di vedi N. Pallecchi, Una tipografia a Siena nel XVI secolo. grammatica in Valdelsa, in “M.S.D.V.”, IV-1986, p. 4. Bibliografia delle edizioni stampate da Simone di Niccolò 26 Ivi p. 3. Nardi, in “B.S.S.P.”, CIX - 2002, pp. 184-233. 27 In “Il Bibliofilo“, Firenze, a. I, 6, 1880 e segg. 32 Vedi C. Bastianoni, A. Catoni, “Impressum 28 Cit. a nota 21. Senis”... cit., pp. 9-16. 57 vasta discussione, anche al fine di chiarire se no un’insostituibile fonte di reddito. La e in quale misura gli intellettuali senesi del caduta di Pandolfo Petrucci fu la conse- tempo avessero influito sulla grande affer- guenza evidente della paura di perdere i mazione del pensiero umanistico. benefici derivanti dall’assegnazione dei tra- La critica è ormai concorde nel riferire le dizionali uffici comunali e dei commissa- cause della instabilità interna proprio ai riati del Domi-nio. Una paura avvertita da contrasti sempre latenti nelle classi di gover- molti senesi preoccupati di mantenere un no e alla loro continua preoccupazione di prestigio politico rilevante soprattutto per mantenere gli antichi privilegi politici, che l’ambìto ritorno economico: un’entrata generava una gravosa pressione, incessante- ormai divenuta necessaria per assicurare la mente rivolta al controllo dei competitors e loro soprav-vivenza, mentre l’assetto finan- che spesso sfociava nella violenta conflit- ziario della Repubblica era sempre più tualità tra gli ordini citta- pesantemente debilitato dini. Una instabilità da fenomeni recessivi e interna che allontanava lo spettro della povertà più o meno velocemente sempre più inquietante. i pur prestigiosi docenti Dunque un quadro di ingaggiati per lo Studio e sofferenze istituzionali e costringeva non pochi di crisi economica tale da intellettuali senesi a tras- impedire il sereno diffon- ferirsi in altre città, o per dersi della cultura e da inseguire migliori condi- condizionare lo sviluppo zioni di studio e di inse- delle tendenze umanisti- gnamento, o perchè inse- che, costringendole a ris- guiti da una condanna tretti circoli di amatori all’esilio33. con scarse prospettive di Il timore di guerre crescita35. Lo stesso Filel- intestine e il sospetto di fo in una sua lettera con- mireespansionistiche col- danna aspramente lo tivate da bellicosi confi- “status popularis“ di Ritratto di Paolo di Castro in un’ incisione cinque- nanti erano sentimenti centesca. Siena incapace di garanti- ben presenti anche in altre re la stabilità e la serenità realtà dell’Italia centro set- necessarie per un profi- tentrionale, ma a Siena, come ha fatto no- cuo svolgimento degli studi36; più tardi, tare in modo assai convincente Catherine Aonio Paleario, segnalerà senza mezzi ter- Isaacs34, assumevano fondamentale impor- mini l’arretratezza culturale della città e la tanza perchè, in un sottile gioco di pesi e ricollegherà all’infausto predominio politi- contrappesi istituzionali, incidevano sulla co degli ordini popolari: causa di insicurez- possibilità di esercitare un negotium politico za e di disgregazione37. Altri docenti si strettamente intrecciato con la funzione lamenteranno per lo spirito di fazione che amministrativa dello Stato, dalla quale gran sconvolge la città e sacrifica la funzione parte delle famiglie di “reggimento“ traeva- docente dello Studio38.

33 Molti saggi analizzano la tormentata situazione (28-53). interna senese del secondo Quattrocento, special- 34 Vedi A. K. Isaacs, Popolo e monti nella Siena del mente in riferimento ai complessi intrecci tra politi- primo Cinquecento, in “Rivista Storica Italiana”, ca, cultura e università. Su tutti, anche per opportuni LXXXII-1980, pp. 148-149. riferimenti bibliografici, cfr. G. Fioravanti, Alcuni 35 Vedi G. Fioravanti, Alcuni aspetti..., cit., p. 148. aspetti della cultura umanistica senese nel ‘400,in 36 Vedi G. Fioravanti, Alcuni aspetti..., cit., p. 149. “Università e città. Cultura scolastica e cultura uman- 37 Vedi nota prec. 58 istica a Siena nel ’400”, Firenze, 1980, pp. 142-167 38 Vedi nota 36. Colophon di due opere di Paolo di Castro. Quello di sinistra apre la Lectura super sexto libro Codicis, il primo libro stampato a Siena nel 1484; l’altro un’opera giuridica dello stesso autore uscita 2 anni dopo.

Pagine iniziali di due incunaboli senesi: quella di sinistra appartiene al De jure jurando di Giovan Battista Caccialupi e l’altra ad un’opera umanistica del segretario della Repubblica di Siena, Agostino Dati.

Sembrerebbe pertanto corretto coniuga- città. Venezia da sola supera nettamente i re l’inziale diffidenza di Siena per l’introdu- centri toscani per il numero degli editori e zione della stampa, alla pigrizia intellettua- la quantità delle opere stampate. E’ signifi- le dei ceti dirigenti e alla scarsa sensibilità cativo, semmai, che a Firenze e a Pisa ope- per il potenziamento dell’insegnamento rino da subito calcografi locali, mentre a universitario mostrata dalle istituzioni citta- Siena un editore cittadino, il citato Simone dine, che lesinano gli investimenti nel di Niccolò di Nardo, pubblicherà il suo campo della cultura, relegandone il compi- primo volume soltanto nel 1502. to a pochi umanisti “mancati”39. Insomma, considerando l’intero con- Un giudizio, però, non del tutto condi- testo nazionale, è facile verificare che Siena, visibile e meritevole di riconsiderazione. pur preceduta nell’apertura di esercizi tipo- In primo luogo, l’oggettivo ritardo con grafici da alcune città sedi universitarie - le cui a Siena si avviano attività tipografiche citate Napoli, Bologna, Ferrara, Pavia, stabili, non è così pesante e negativo, se Genova e Perugia - anticipi in questo consideriamo che tutta la Toscana non bril- campo molte primarie località toscane e di la per entusiasmo verso la nuova arte. Pisa altre regioni, come attestano i principali stu- precede Siena appena di due anni e Firenze diosi della prototipografia italiana, che stessa, dove si inizia a stampare gia nei conoscono bene e non mancano di segna- primi anni Settanta del XV secolo, non lare l’importanza della produzione libraria mostra una capacità produttiva di incuna- sviluppata a Siena da Enrico da Colonia e boli pari al dinamismo intellettuale della dagli altri suoi connazionali.

39 Vedi G. Fioravanti, Alcuni aspetti..., cit., p. 154. 59 Ma esistono pure importanti aspetti di incontro proficuo tra tradizione giuridica e carattere sostanziale. attenzione per le humanae litterae; di un’in- E’ noto che le discipline maggiormente terazione capace di creare quelle che auto- coinvolte nella produzione di incunaboli revoli commentatori hanno definito le basi sono quelle giuridiche, nel cui ambito gli dell’Umanesimo giuridico43. studiosi locali o i docenti presso lo Studio Oltre a Bastianoni e Catoni, anche stu- senese collezionano numerose edizioni dei diosi attenti come Carlo Dionisotti44, loro trattati, pubblicate in varie parti Gianfranco Fioravanti45, Petra Pertici46, d’Italia. Subito dopo il sommo Bartolo da hanno scritto approfondimenti importanti Sassoferrato, che gode in assoluto della sul rapporto tra Umanesimo e cultura sene- maggiori fortune editoriali, troviamo giuri- se, dai quali viene confermata la supremazia sti senesi di adozione, come Niccolò della Scolastica aristotelica, ma viene anche Tedeschi, Paolo di Castro e Francesco rivalutata la capacità di penetrazione del Accolti, che passeranno alla storia, rispetti- messaggio umanistico in alcuni circoli intel- vamemente, con 63, 48 e 25 successive edi- lettuali della città. Un reale interesse verso zioni delle loro opere e giuristi senesi di la nuova dottrina, non semplici ammicca- nascita, come Bartolomeo e Mariano menti, attestato proprio dai titoli che sono Sozzini, i testi dei quali godranno rispetti- pubblicati a Siena da giuristi di cultura vamente di 19 e 15 differenti ristampe40; umanistica e destinato a portare un non senza contare quelle del secolo successivo. modesto contributo alla cultura letteraria Le pubblicazioni di autori comunque italiana del Quattrocento. collegati con lo Studio senese sono pertan- to ben presenti nella Storia del Diritto Ita- Tra Riforma e Controriforma liano, dove occupano una posizione di Minori interessi critici ha invece destato primo piano. Non mi sembra azzardato il ruolo degli autori senesi nella produzione ipotizzare che questo non comune protago- di opere di carattere religioso. Ho già ricor- nismo sia frutto del forte interesse per la dato la ricchezza delle biblioteche di alcuni Giurisprudenza che si era coagulato a Siena monasteri locali, che prima ancora dell’av- nel XV secolo, alimentando un fiorente vento della stampa mettevano a disposizio- commercio di testi giuridici e stimolando la ne degli studiosi un ingente patrimonio di preferenza degli editori locali per la pubbli- manoscritti: testi biblici, dottrinari e filoso- cazione di opere di diritto41. fici, agiografie, ma anche opere secolari di Per altro, una più attenta analisi delle argomento medico e scientifico, di diritto e opere stampate a Siena mostra una selezio- di letteratura. Se è stato evidenziato il pro- ne dei titoli e degli autori correlata alle filo bibliografico di questi fondi, resta però nuove tendenze nate in ambito umanistico. da approfondire come essi interagissero Se è vero che a Siena le avanguardie sulla formazione degli intellettuali locali, dell’Umanesimo non avevano ricevuto religiosi e laici, e come la cultura cittadina un’accoglienza entusiastica, più imitazione ne subisse l’influsso. che accoglimento concettuale – come è Un recente, meticoloso studio di stato detto42 –, è pure vero che proprio alcu- Isabella Gagliardi47 ha mostrato la centralità ni incunaboli senesi sono il frutto di un di Siena nella formazione del pensiero reli-

40 Devo la segnalazione del computo a A. tori, in “Italia medievale e umanistica“, VI-1963. Mattone e T. Olivari, Dal manoscritto alla stampa: il 45 G. Fioravanti, Alcuni aspetti..., cit.; Pietro De Rossi. libro universitario italiano nel XV secolo, in “Quaderni di Bibbia e Aristotele nella Siena del ‚400 , Firenze, 1980; Diritto e Storia“, 4-2005. Classe dirigente e cultura a Siena nel ’400, in “I ceti diri- 41 Vedi C. Bastianoni, G. Catoni, “Impressum genti nella Toscana del Quattrocento”, Firenze, 1987. Senis”... cit. p. 34-35. 46 P. Pertici, Tra politica e cultura nel primo 42 Vedi P. Piccolomini, La vita..., cit., p. 134. Quattrocento senese. Le epistole di Andreoccio Petrucci 43 Vedi C. Bastianoni, G. Catoni, “Impressum (1426-1443), Siena, 1990. Senis”... cit. p. 33. 47 I. Gagliardi, I Pauperes Yesuati tra esperienze reli- 60 44 C. Dionisotti, Jacopo Tolomei fra umanisti e rima- giose e conflitti istituzionali, Roma, 2004.Vedi rec. in Il bel frontespizio figurato delle opere di Santa Caterina pubblicate dalla vedova di Enrico da Colonia in associa- zione con Andrea Piacentino nel 1505. gioso tra Trecento e Quattrocento, che, a so tempo, di alimentare le basi ideologiche mio avviso, trova non poche motivazioni di accese querelle tra istituzioni religiose che proprio nella rilevanza dei fondi librari con- si verificano in quegli anni. E’ sempre la ventuali, capaci di coinvolgere studiosi di Gagliardi che descrive la controversia tra i teologia e filosofia, e di favorire, quindi, la seguaci di San Bernardino e quelli di gestazione di un apparato dottrinario desti- Giovanni Colombini, raccolti nell’ordine nato a manifestarsi autorevolmente nei più dei Gesuati48, prodromo locale dell’acceso alti contesti della Chiesa; nonchè, allo stes- dibattito dottrinario tra Agostiniani e “Accademia dei Rozzi“, 24-2006. 48 I. Gagliardi, I Pauperes..., cit., p. 214 e segg. 61 Domenicani, che avrebbe avuto ampio sore di Giulio III, ben 3 sarebbero stati di seguito in Italia fino al XVI secolo. origine senese: Fabio Mignanelli, Marcello Se molti apprezzati studiosi hanno rivol- Cervini, che ne uscì poi papa con il nome to le loro attenzioni al movimento della di Marcello II e, appunto, il Politi. Il Riforma, che in Italia ebbe tra i principali Cervini, poliziano come altri due cardinali promotori pensatori senesi come Bernar- presenti in quel conclave: Roberto de’ dino Ochino, Lelio e Fausto Sozzini, solo Nobili e Giovanni Ricci, era stato discepolo recentemente, per merito soprattutto di del Catarino ed era ascritto alla nobiltà di Giorgio Caravale e Stefano Dall’Aglio49,si Siena, dove aveva studiato sotto la prote- sono accesi rilevanti interessi critici anche zione degli Spannocchi. su un altro personaggio, senese di nascita e Oltre a Marcello II, nei due secoli inter- di formazione, che fu il principale opposi- correnti tra la metà del Quattrocento e la tore delle tesi riformiste e protestanti, metà del Seicento, Siena avrebbe dato altri Ambrogio Catarino Politi: avvocato in gio- papi alla Chiesa: Pio II e Pio III vanissima età, poi monaco domenicano e Piccolomini, Paolo V Borghese, Alessandro vivace protagonista della polemica antiereti- VII Chigi e lo stesso Giulio III, figlio della cale, fino ai suoi apprezzati interventi al senese Cristofora Saracini e studente di Concilio di Trento, nel 1546, e alla presti- Diritto presso la locale Università. Tra que- giosa investitura cardinalizia, sei anni dopo, sti, Enea Silvio Piccolomini e Fabio Chigi che solo una morte improvvisa gli impedì avrebbero lasciato un’impronta indelebile di ricevere. Il Politi, che vivente godette nella storia per il valore dalla loro missione eccellente fama di pensatore eclettico e apostolica e, in misura non inferiore, per la molto colto, dette alle stampe opere di dirit- statura culturale esibita durante il pontifica- to e di teologia; fu pure oggetto di conte- to. Specialmente il Piccolomini, singolare stazioni per sue affermazioni ai limiti dell’e- figura di pontefice amante delle humanae lit- resia e cadde ingiustamente nell’oblio della terae e dell’arte, fu autore prolifico, onorato storia. Ma la sua ardente polemica contro le post mortem da una ragguardevole serie di tesi di Bernardino Ochino ebbe vasta riso- edizioni delle sue opere ed esaltato da uno nanza, non solo in Italia, a conferma del sconfinato corpus di studi, che hanno meti- ruolo primario avuto dai due pensatori colosamente analizzato la sua attività let- senesi nell’aspro confronto tra Riforma e teraria, le sue raffinate iniziative in campo Controriforma e quindi nella storia del pen- architettonico ed urbanistico, la sua passio- siero teologico-filosofico cinquecentesco. ne politica ed oratoria.50 Senza considerare i Se Ambrogio Politi avesse potuto indos- commenti strettamente connessi al ruolo sare il galero cardinalizio, su una cinquanti- apostolico dei successori di Pietro, nessun na di cardinali convocati al conclave che si altro pontefice gode di un apparato biblio- tenne nell’aprile 1555 per eleggere il succes- grafico così vasto ed articolato51, o è stato

49 La bibliografia di riferimento è assai estesa per il Berardenga, Pio II Piccolomini con notizie su Pio III e fiorire degli studi sia sull’Ochino (R. Bainton), sia sui altri membri della famiglia, Firenze, 1974, nonchè sugli Sozzini (V. Marchetti). Sintetiche, ma comunque utili atti del convegno Enea Silvio Piccolomini papa Pio II,a le annotazioni di P. Misciattelli, Misticismo Senese,a cura di D. Maffei, Siena, 1968. Altre biografie del cura di A. Lusini, Firenze, 1966, pp. 137-151 e 173-179. pontefice senese redatte da R.J. Mitchell, G. Paparelli, Molto meno estesa, invece, quella su Ambrogio C.E. Naville recano un cospicuo contributo di Politi, la cui figura solo recentemente è stata oggetto conoscenze alla descrizione di una figura realmente di adeguate analisi critiche: cfr. G. Caravale, Sulle trac- di rilievo nella storia dell’Italia quattrocentesca e per ce dell’eresia Ambrogio Catarino Politi, Firenze, 2007, S. l’affermazione delle humanae litterae nella cultura del Dall’Aglio, Catarino contro Savonarola: reazioni e tempo. polemiche, in ”Archivio Storico Italiano”, 164 – 2006, 51 La sconfinata produzione letteraria del pp. 55-127. Piccolomini e la sua proficua fortuna critica sono 50 I numerosi riferimenti bibliografici ruotano state attentamente indagate da G. Bernetti, Saggi e 62 attorno al fondamentale studio di C. Ugurgieri della studi sugli scritti di Enea Silvio Piccolomini papa Pio II, 63

Frontespizi di alcune opere di Enea Silvio Piccolomini stampate nel corso del XVI secolo. I ritratti di Marcello II Cervini e Sisto da Siena in incisioni settecentesche.

oggetto di una tale proliferazione di atten- pubblicati da Matteo Florimi, otterranno una zioni da animare, solo in questi ultimi anni, lunga serie di ristampe in Italia e all’estero. una decina di eventi tra mostre e convegni Devo pure una citazione alla Biblioteca svoltisi in diverse città italiane. Insomma Sancta di Sisto da Siena, forse il testo teolo- una fortuna critica che ne ha consolidato la gico più diffuso in Italia nel XVI secolo. collocazione tra i padri dell’Umanesimo e L’autore, oggi assolutamente dimenticato, ne ha elevato la fama quale figura di riferi- ma che ancora nel XVIII secolo era consi- mento della cultura europea del XV secolo52. derato tra i toscani più illustri di tutti i Un’ampia serie di pubblicazioni quattro- tempi e più apprezzato del suo stesso mae- centine e cinquecentine sarà conseguita pure stro Ambrogio Politi, merita di essere ricor- dalle opere sulla vita e dai volumi delle lette- dato anche per un curioso episodio capita- re di Santa Caterina: l’edizione aldina delle to a Cremona, dove era stato inviato dal Epistole devotissime uscita il 15 settembre del Cardinale Inquisitore per verificare un 1500, è seconda, tra i capolavori del ingente fondo di libri sospettati di eresia e Manuzio, solo alla celebre Hypnerotomachia destinati pertanto al rogo, che però il predi- Poliphili e i raffinati disegni di Francesco catore senese, sfoggiando una straordinaria Vanni con la vita, mors, gesta et miracula... della erudizione bibliografica, riuscì in buona Santa, nei rami incisi da Pieter De Jode e parte a salvare dalla distruzione, certifican-

Firenze, 1971 (Bernetti è pure curatore della più Calzona, Firenze, 2003; Enea Silvio Piccolomini. Arte accredita edizione dei Commentari, Milano, 1981). Storia e Cultura nell’Europa di Pio II, Atti dei convegni Cfr. anche Nimphilexis. Enea Silvio Piccolomini, di Rimini, Viterbo, Ancona, Allumiere, Roma, a cura l’Umanesimo e la geografia. Manoscritti Stampati Monete di R. Di Paola, A. Antoniutti, M. Grillo, Roma, 2005; Medaglie Ceramiche, catalogo di una mostra organizza- Conferenze su Pio II di L. D’Ascia, A. Esch, A. Scafi, F. ta dalla Biblioteca Casanatese, Roma, 2005. Ricci, a cura di E. Mecacci, Siena, 2006; Pius Secundus 52 Cfr. Il sogno di Pio II e il viaggio da Roma a Poeta Laureatus Pontifex Maximus, Atti del convegno 64 Mantova, Atti del convegno di Mantova a cura di A. di Roma a cura di M. Sodi e A. Antoniutti, Roma, do l’ortodossia di almeno duemila titoli. Bargagli, per ricordare autori le cui opere Non sono solo dati numerici, o valuta- hanno goduto per secoli di innumerevoli edi- zioni quantitative, perchè danno un senso zioni, anche in lingue straniere, ottenendo preciso, invece, della rilevanza assunta da nei rispettivi campi disciplinari un successo Siena tra Quattrocento e Cinquecento che gli intellettuali senesi dei secoli successivi quale centro di studio e di approfondimen- non sarebbero più stati capaci nemmeno di to della cultura religiosa in molte sue rami- sfiorare. Come basta ricordare la fortuna cri- ficazioni e, pure, contraddizioni. Non può tica, non solo locale, ottenuta da molte com- essere frutto di una banale coincidenza che medie patrocinate dalle Accademie dei Rozzi in questa città si siano formati personaggi e degli Intronati nel corso del Cinquecento, che avrebbero occupato posizioni cardine che induce l’autorevole studioso inglese nella storia della Chiesa e, con loro, una Richard Andrews ad osservare come allora la nutrita classe di intellettuali che proprio drammaturgia comica senese costituisse un negli anni delle più clamorose dispute tra fenomeno di portata europea, tale da recare Riforma e Controriforma avrebbero un fondamentale contributo alla storia del sostenuto davanti all’Europa cristiana il teatro54. pericoloso onere, da una parte, del pensiero Certamente l’interattività, a Siena, tra le protestante e, dall’altra, quello meno peri- ingenti risorse librarie e le più alte espressioni coloso ma non meno gravoso della difesa letterarie o scientifiche degli intellettuali loca- dell’ortodossia romana. li tra il XV e il XVI secolo non può essere Altri approfondimenti sarebbero neces- liquidata con le mie poche righe, meritando, sari per collegare con sicurezza al ruolo for- invece, più attente indagini ed approfondi- mativo assunto dalla cultura religiosa sene- menti specifici. Sarebbe, comunque, un grave se nelle controversie dottrinarie quattrocen- errore disconoscere gli effetti o minimizzare tesche e negli interminabili dibattiti del la portata di questo stretto e fertile rapporto; Concilio tridentino l’indubbia ricchezza di negare la rilevanza del contributo offerto, all- manoscritti e di opere a stampa che caratte- ora, ad un’operosità degli studiosi senesi che rizzava le biblioteche - non solo conventu- spaziava ben oltre le mura della città e che ali - allora presenti in città. Alla luce, tutta- rappresenta tuttoggi un formidabile potenzia- via, di queste considerazioni, mi sembra le culturale lasciato in eredità ai loro privile- che sia difficile escludere un rapporto di giati discendenti. causa effetto per affermarne uno di mera occasionalità. Analogamente sarebbe diffi- Uno sguardo al presente cile negare il contributo dato dagli ingenti E oggi cosa resta a Siena di questo ingen- fondi librari senesi e dalla stessa produzio- te patrimonio librario? e, soprattutto, cosa ne prototipografica di Enrico da Colonia e resta di quella particolare, premurosa atten- di Enrico di Haarlem al “forte influsso della zione per i libri che attestava la civica con- cultura senese nella letteratura italiana del sapevolezza del loro valore e che, come Rinascimento“ notato da Carlo Dionisotti e abbiamo visto, aveva dato una spiccata ribadito da Bastianoni e Catoni53. identità culturale alla città? In questa sede, basta la semplice citazione Non intendo effettuare adesso un esame di altri scrittori senesi del Cinquecento, figu- delle moderne biblioteche cittadine – conto re del calibro di Pier Andrea Mattioli, di svolgerlo in un prossimo intervento, rin- Vannoccio Biringucci, Alessandro Piccolo- viando però fin da ora agli esaurienti appro- mini, Claudio Tolomei, Girolamo e Scipione fondimenti di Mario De Gregorio sulla loro

2007; Pio II umanista europeo, Atti del convegno di cit., p. 11. Pienza a cura di L. Secchi Tarugi, Milano, 2008. 54 Vedi R. Andrews, Il contributo senese al teatro 53 C. Bastianoni, G. Catoni, “Impressum Senis”..., europeo, in corso di pubblicazione su “B.S.S.P”. 65 formazione sette-ottocentesca – ma, mentre il rilievo documentale e scientifico, special- dubito molto che si sia conservata l’antica mente per lo studio della Storia, e non solo bibliofilia, è facile constatare come Siena la rarità o la preziosità antiquaria. continui a possedere una serie di fondi Non so se questi obiettivi siano stati rag- librari assai consistenti, specialmente in rife- giunti. Certo fa riflettere quanto affermato rimento a volumi antichi, rari e pregiati, da Roberto Barzanti in un suo breve com- posseduti da diversi enti cittadini o custodi- mento alla mostra “Siena Bibliofila“: Tutti ti in collezioni private. quei libri sotto teca, o chiusi o aperti ad una pagi- Personalmente mi sento orgoglioso nel na a caso, senza poterli sfogliare e soppesare, vien pensare che la Biblioteca degli Intronati è fatto di considerarli imprigionati e lontani56. considerata tra le più ricche biblioteche itali- A differenza di un dipinto o di una sta- ane per dotazione di manoscritti, incunaboli tua, che esibiscono un’identità squisitamen- e cinquecentine: una fonte inesauribile ed te esteriore, direttamente esposta all’osser- indispensabile di conoscenze a disposizione vatore, un libro esiste in funzione del testo degli studiosi ed una collezione antiquaria di o delle immagini che propone al suo inter- inestimabile valore, anche economico, tali no. Quindi un libro vive soltanto se un da promuovere l’imperitura riconoscenza qualsiasi lettore può aprirlo per esplorarne dei senesi verso quegli intellettuali che per il contenuto, anche scorrendone fugace- primi iniziarono a ordinarne le basi nel mente le pagine, o limitandosi ad osservar- XVIII secolo. Il loro solerte e accorto impeg- ne le figure. Altrimenti il libro è un oggetto no, insieme a quello manifestato nel tempo inanimato e quindi sterile, inutile; come dalle Accademie cittadine, dalla stessa dice Barzanti: “imprigionato“ e quindi inca- Università, da colti cittadini, va ricordato nei pace di esprimersi e di farsi conoscere. termini di un grande apprezzamento. Il concetto è immediatamente estensibi- Ovviamente, è giusto ritenere che solo le alle biblioteche, quali aggregazioni di una parte delle antiche giaciture librarie sia libri. Queste istituzioni, pur vaste che siano, sopravvissuta all’usura del tempo e all’incu- conducono un’ esistenza senza vita se non ria degli uomini, nonchè ad inevitabili ces- fanno conoscere i volumi posseduti, se non sioni, ma non mi sembra azzardato afferma- esaltano i loro pregi e non favoriscono la re che Siena potrebbe essere considerata una loro consultazione. Come un libro dimen- “città biblioteca”. ticato in una vetrina chiusa, una biblioteca Mi domando quanti, in questa città, senza lettori non serve la cultura e diventa siano a conoscenza di un così ingente patri- il freddo contenitore di testi in letargo, col- monio di saperi e di rarità antiquarie, e se le pevolmente abbandonati nell’oblio dell’i- sue potenzialità al servizio della cultura nedia. A Siena, purtroppo, esistono situa- siano adeguatamente impiegate, oppure, zioni del genere, che ho avuto la sorte di sottovalutate, siano relegate in un disarmo conoscere personalmente. ingiusto e colpevole. Così la straordinaria collezione di Storia Lo scorso anno sono state organizzate della Botanica, una delle più complete al due esposizioni di libri antichi: la prima mondo per testi antichi, che l’Accademia “Hic liber est“55 presso la Biblioteca degli dei Fisiocritici è costretta a tenere inscatola- Intronati e la seconda, “Siena Bibliofila“, ta in un magazzino, non disponendo di nelle sale della Pinacoteca Nazionale: even- spazi sufficienti alla sua esposizione, men- ti che avrebbero dovuto evidenziare, con tre nell’accogliente volumetria della chiesa l’importanza, l’attualità degli antichi volu- della Rosa, limitrofa all’Accademia, potreb- mi, richiamandone alla pubblica attenzione be avere una sistemazione tanto comoda,

55 Vedi la nota di S. Centi in “Accademia dei 56 R. Barzanti, Collezionisti in mostra, in “Il 66 Rozzi“, 31-2009, p. 76 Gazzettino senese“, nov. 2009. quanto proficua. Ma sembra che l’Univer- emerge la colpevole, duratura incapacità delle sità, che ne è proprietaria, non lo permetta. istituzioni di mettere a frutto una parte signi- Così la mancata aggregazione delle ficativa del patrimonio culturale della città. importanti biblioteche di Storia dell’Arte rac- Una battuta d’arresto che stride con il colte e ordinate dai compianti professori clamore suscitato attorno al tentativo di Enzo Carli, Cesare Brandi e Giulano proporre Siena come capitale europea della Briganti, che oggi sono appoggiate presso cultura per il 2018, perchè la possibilità di differenti enti cittadini e solo in minima offrire ad intellettuali di tutto il mondo un parte aggiornate con le pubblicazioni perio- complesso di fondi librari davvero eccellen- diche e monografiche pertinenti alla materia, te per organicità e specializzazione in molte che sono uscite dopo la morte degli studiosi. e importanti discipline rappresenterebbe Avevo lanciato l’idea della creazione di una sicura rampa di lancio verso il successo un fondo specialistico proprio dalle pagine finale. A chi obietta che l’era di Internet di questa rivista, ormai alcuni anni fa57, ridimensiona la scrittura su supporto carta- nell’intento di richiamare a Siena tanti stu- ceo, è facile rispondere che senza i libri non diosi delle discipline artistiche che oggi sono sarebbero esistiti nemmeno gli straordinari costretti ad emigrare a Firenze, in particolare strumenti informatici di oggi e che proprio nella fornitissima biblioteca dell’Istituto i libri, come abbiamo visto, furono alla base Germa-nico, e, soprattutto, di far uscire dal di quella variegata cultura senese che svolse triste letargo le tre straordinarie collezioni, un ruolo non marginale nel progresso di che aggregate potrebbero dar corpo ad una civiltà instaurato dall’Umanesimo e guidato rinnovata, grande e pregevole biblioteca di dal Rinascimento. livello internazionale. Grazie a questa fusio- Dunque l’atteggiamento che le istituzio- ne potrebbe nascere un efficiente centro di ni senesi sapranno assumere nei confronti perfezionamento in Storia dell’Arte, una delle preziose collezioni conservate nelle nuova struttura bibliotecaria capace di resti- sue biblioteche - universitarie e non - costi- tuire a Siena quella funzione di promozione tuirà un significativo banco di prova per culturale che, come abbiamo visto, aveva testare la capacità di autoproporsi nella ker- egregiamente svolto nel suo glorioso passato. messe della cultura europea; per verificare la Non modesti pure i ritorni economici deri- forza reale del progetto e la congruità delle vanti dalla realizzazione di questo progetto, conseguenti scelte operative; per evitare che che restituirebbe a Siena molti studiosi stan- altisonanti proclami si trasformino in chias- ziali e, poi, per il vantaggio di poter gestire le sose e vane ostentazioni muscolari. Ma non tre strutture bibliotecarie con un unico gruppo solo: infatti qualsiasi miglioramento gestio- di lavoro e per l’opportunità di risparmiare sui nale dei fondi presenti nelle molte bibliote- costi d’acquisto dei volumi, dovendo sostene- che senesi renderebbe comunque un servi- re un solo aggiornamento editoriale. zio alla diffusione del sapere e gioverebbe Sembrava inizialmente che la proposta non poco ad un quanto mai opportuno fosse stata accolta con lungimirante apprez- rilancio d’immagine dell’Università. zamento, ma, ad oggi, nulla è stato fatto. Ovviamente, a tal fine, dovrebbe essere Le tre biblioteche d’Arte continuano a promossa un’adeguata campagna promozio- sonnecchiare in una inconcludente emar- nale per informare tutti coloro che, giovani ginazione e pure il fondo botanico è ancora studenti e attempati studiosi, hanno bisogno rigorosamente bloccato nei magazzini. di consultare libri antichi o comunque diffi- Intanto si perdono occasioni di crescita ed cilmente reperibili anche negli specialistici

57 E. Pellegrini, Un’occasione che Siena non deve perdere, in “Accademia dei Rozzi“, 23-2005. 67 contesti delle biblioteche di facoltà. Per fare territorio, tra la val di Chiana, l’Amiata e il sapere che in Siena si concentra un polo mare, che fu l’antica culla della cultura bibliotecario di livello internazionale. senese e che conserva monumenti e opere Altrimenti, se non si capirà che qualsiasi d’arte di altissimo pregio, si adorna di una programma finalizzato a sviluppare la straordinaria collana museale, stimola dimensione culturale della città e a valoriz- ancora proficui fermenti di quella cultura. zarne i pregi non potrà non aver cura delle Prendendo ad esempio la citata mostra funzioni inerenti alla gestione dei libri, sarà “Siena Bibliofila“ o le celebrazioni montal- difficile raggiungere gli obbiettivi proposti; cinesi per la ricorrenza della pace di Cateau come sarà difficile difendersi dall’accusa di Cambrésis – di cui si parla in altra parte di non saper impiegare e valorizzare le grandi questa rivista – mi fa piacere ricordare e risorse culturali esistenti. Inoltre, qualun- propagare il senso dell’eccellente sinergia que sia l’ambito progettuale del program- intercorsa tra soggetti pubblici e privati cit- ma, penso che non potranno essere emargi- tadini, che è stata imprescindibile elemento nate quelle straordinarie palestre intellettua- propositivo e concreto riferimento organiz- li che sono le antiche Accademie cittadine, zativo per la realizzazione delle due prege- nonchè molti enti civili e religiosi sparsi nel voli iniziative culturali.

La foto d’epoca mostra la grandiosa sala di lettura della Biblioteca senese degli Intronati, 68 che conserva negli antichi scaffali collezioni librarie di altissimo pregio. EVENTI La battaglia di Montaperti vista al di là delle Alpi

Presentazione degli atti del convegno organizzato dall’Accademia dei Rozzi “Alla “Alla ricerca di Montaperti. Mito, fonti documentarie, storiografia” di THOMAS SZABÓ

Quando ho avuto il gentile invito a par- Papato e Impero, come scrive Mario tecipare alla presentazione del volume “Alla Ascheri nella sua introduzione.1 ricerca di Montaperti”, per un momento mi La vittoria dei Senesi sui Fiorentini ha sono chiesto: perché questo onore? Dopo destato una grande eco in tutta l’Europa, un attimo di riflessione, il motivo della ma ha inciso nelle fonti transalpine in richiesta avanzatami dagli organizzatori mi modo disuguale: i giornali quotidiani di fu subito chiaro: poiché noi, tedeschi, par- allora: i cantautori - mi sia permesso questo tecipammo alla grande vittoria già ottocen- parallelo - ci mostrano la reazione imme- to anni fa, un professore tedesco non pote- diata del pubblico. I cronisti invece, che va mancare alla presentazione del nuovo furono meno veloci, buttarono giù le loro libro sulla battaglia. Poi mi sono accorto impressioni più tardi, quando forse, nel che, forse, c’erano anche altri motivi: la sto- momento di scrivere, altri avvenimenti col- riografia tedesca si è interessata da sempre, pirono di più la loro attenzione – un’osser- come sappiamo tutti, alla storia della vazione che vale almeno per le regioni più Toscana; inoltre, magari, ci sono fonti d’ol- lontane dagli avvenimenti. tralpe finora non prese in considerazione, L’eco immediata della battaglia si rispec- che rispecchiano gli eventi del 1260 e che io chia nei sirventes provenzali. I loro autori, avrei potuto presentare. Questi saranno, “serventi” di corte, cioè poeti-cantautori, dunque, i due punti, che tratterò breve- intrattenevano il loro pubblico con canzoni mente: le fonti d’oltralpe e poi, un po’ più fatte ad hoc, nelle quali commentavano gli dettagliatamente, la genesi della grande avvenimenti politici del tempo. Patrizia attenzione che la storiografia tedesca ha Turrini nel suo contributo ha richiamato dedicato all’Italia e alla Toscana. l’attenzione su queste fonti importantissi- L’attenzione della quale la grande vitto- 2 ria godeva, si spiega non solo perché a me che, attraverso 9 sirventes, composte da Montaperti è stata impartita una severa diversi autori, commentano gli sviluppi tra lezione all’arroganza di Firenze (che offen- il 1259 e 1268: il primo (di Raimon de Tors deva i contemporanei) e non solo perché di Marsilia) scritto all’alba dell’intervento di nella battaglia si sono scontrati due grandi Manfredi, si augura che il re di Sicilia, rivali, ma anche perché dietro a loro c’era il appoggiato dai Lombardi, impartisca una maggiore conflitto del tempo, quello tra dura lezione ai suoi avversari e al clero;3 il

1 Mario Ascheri, “Un’introduzione: Il contesto 2 Patrizia Turrini, “Le fonti a stampa”, in Alla ricer- storico di Montaperti”, in Alla ricerca di Montaperti. ca, cit., pp. 15-69, ivi p. 17. Mito, fonti documentarie e storiografia. Atti del 3 Friedrich Schirrmacher, Die letzten Hohenstaufen, Convegno (Siena 30 novembre 2007), a cura di Ettore Göttingen 1871, p. 656 no. I. Pellegrini, Siena 2009, pp. 7-14, ivi pp. 10 sq. 69 secondo (di Peire Vidal) esalta la vittoria di Ci piacerebbe sapere che cosa si disse sui Manfredi riportata sugli orgogliosi fatti d’Italia in Inghilterra, ma il grande e Fiorentini, che dopo la loro disfatta sono ben informato cronista del tempo, diventati cortesi e gentili;4 il terzo (di Peire Mattheus Paris, che scrisse le sue cronache Vidal) applaude ai successi ulteriori di vicino a Londra, a St. Albans, si era spento Manfredi in Toscana; nel quarto (una pasto- nel 1259. relle di Paulet di Marsilia) il cantautore non Il domenicano Martino da Troppau, capisce perché Carlo d’Angiò maltratti i nato in Slesia, che da penitenziario aposto- provenzali e perchè, appoggiato dal clero, lico passò gli anni 1261-1278 a Roma, nel voglia togliere a Manfredi il suo regno;5 il suo Chronicon pontificum et imperatorum sud- quinto (“a torto ascritto” a Aimeric de divise i fatti in tre fasi: Fiorentini e Peguillan, come scrive Schirrmacher) Lucchesi, fiduciosi nelle proprie forze e nel lamenta la morte di Manfredi, etc.6 loro grande esercito, invasero il contado In Germania, di questa categoria di voci senese; i Senesi, appoggiati dal re di Sicilia e reazioni immediate, si è conservato solo Manfredi, andarono loro incontro; un lamento del 1268 sulla morte di Fiorentini e Lucchesi furono traditi, perché Corradino7 e un altro, che descrive la lotta all’inizio della battaglia i primi et precipui dei tra gli Hohenstaufen e gli Angiò nel regno Fiorentini passarono dalla parte dei Senesi; del Sud come una partita di roulette persa da a seguito della loro sconfitta, ci sarebbero Manfredi e da Corradino.8 stati più di 6000 tra morti e prigionieri.11 Per quanto riguarda la cronachistica La ricca cronachistica germanica di que- dell’Europa del nord, in particolare riferi- sti anni, invece, passa sopra gli eventi di mento alla Francia, sarebbe da citare Montaperti, preoccupata in misura maggio- Guglielmo de Nangis, attivo tra il 1250 e re per il fatto che il paese doveva digerire 1299, cioè un contemporaneo della batta- una grossa novità intorno ai tre re, cioè glia, sul quale anni fa Odile Redon ha Corradino e gli altri due sovrani eletti con- opportunamente richiamato l’attenzione.9 tro di lui su istigazione papale: Riccardo di L’autore, che scrive a Parigi, a Saint Denis, Cornovaglia (fratello di Enrico III di narra che da Firenze sia partito un grande Inghilterra) e Alfonso di Castiglia (re di esercito per distruggere Siena; ma che poi i Castiglia e Leon). Riguardo all’Italia si nota Fiorentini siano stati vinti dai milites di solo il movimento dei flagellanti – che già Manfredi, guidati dal Conte Giordano, e nelle cronache italiane del tempo suscitava che la loro città sia stata conquistata e, infi- grande scalpore. ne, sottomessa al potere di Siena.10 Tra i cronisti tedeschi posteriori solo due

4 Turrini, “Le fonti a stampa”, cit., p. 17; Gallicos et Venetos capta fuerat, per Paleologum Schirrmacher, Hohenstaufen, p. 657 no. II. Grecorum imperatorem vi prelii recuperata fuit. 5 Ivi, p. 659-660 no. IV. Eodem anno in Thuscia Ytalie Florentini et Lucani 6 Ivi, pp. 660-66 no. V; cfr. anche ivi pp. 658 e miserabilem eventum habuerunt. Nam confisi de 660-662 no. III, V. suorum multitudine et fortitudine cum comitatum 7 Ivi, pp. 673-74 no. XI. Senensium intrassent, et Senenses freti auxilio domni 8 Ivi, p. 672 no. X. Manfredi tunc regis Sycilie ipsis ad bellum obviam 9 Odile Redon, Lo spazio di una città. Siena e la exivissent, Florentini et Lucani fraude suorum sunt Toscana meridionale (secoli XIII-XIV), Roma 1999, p. circumventi. Nam in inchoacione conflictus, qui 219. primi et precipui inter Florentinos erant ad hostes 10 Ex Guillelmi de Nangis Chronico (Monumenta accedentes, in suos cum Senensibus sunt quam plu- Germaniae Historica. Scriptores vol. 26, p. 638, cit. rimum debachati. Dicuntur autem de Florentinis et MGH SS 26 etc.) Lucanis tunc inter mortuos et plus quam 6 milia cor- 11 Martini Chronicon (MGH SS 22, p. 473): Anno ruisse. 70 Domini 1259. Constantinopolis, que olim per sono da citare: Giovanni da Viktring, l’aba- raccontano la storia di Siena utilizza come te dell’omonimo monastero cistercense in fonti le opere di Orlando Malavolti e Carinzia (†1345/47)12 che scrive 80 anni Giugurta Tommasi. Per quanto riguarda gli dopo la battaglia, e Theodoricus da Nyhem avvenimenti del 1260, Crusius descrive il (Dietrich von Nieheim, 1340-1418), nato in conflitto tra Guelfi e Ghibellini a Firenze, la Vestfalia,13 che scrive un secolo e mezzo partecipazione dei tedeschi e dei fuorusciti dopo Montaperti. Ambedue, sia Giovanni14 fiorentini alla battaglia che ebbe luogo – che Theodoricus, riportano quanto hanno così l’autore – al fiume Arbia il 4 settembre, letto nell’opera di Martino da Troppau.15 con 3000 morti e 4000 prigionieri, e finisce con la sottomissione della Toscana a **** Manfredi. Fra parentesi, gli Annales suevici godettero di una tale stima presso i con- Con l’invenzione della stampa, che fece temporanei e pure in seguito, che nel 1733 circolare tutte le opere più importanti, fin vennero tradotti dal latino in tedesco e allora soltanto manoscritte e difficilmente aggiornati fino al 1733. disponibili, la scena cambia di colpo: assi- Nel 1744 esce a Lipsia la Vita di Riccardo, stiamo agli albori della storiografia – dicia- eletto imperatore romano, conte di Cornova- mo – moderna e possiamo osservare anche glia.16 La genesi della biografia è curiosa. un cambiamento dei motivi che stimolano L’autore, Georg Christian Gebauer, professor la ricerca e alimentano lo scrivere. iuris dell’Università di Gottinga, che inse- Negli ultimi decenni del ‘500, Martino gnava storia del diritto europeo e storia Crusius, professore di greco e latino europea, un bel giorno si imbattè in un all’Università di Tubinga – editore tra l’altro diploma di dubbia autenticità. Per risolvere di Diodoro (1 sec. a.C.), di Heliodoro (3./4. la questione Gebauer, con l’aiuto della sua sec. d.C.), del romanzo bizantino Kallima- stimatissima università, si procurò dagli chos, dei viaggi verso l’oriente di un con- archivi della Germania un’intera serie di temporaneo – scrive i suoi Annales Suevici, diplomi di Riccardo di Cornovaglia e finì ispirato dal fatto che la Svevia, sua terra con lo scrivere una biografia di fondamen- natale, quasi cent’anni prima, nel 1495, fu tale importanza su questo anti-re.17 Per la elevata in ducato. L’opera – una storia della sua redazione Gebauer consulta e cita non Svevia dalla creazione del mondo fino ai solo i documenti da lui raccolti e non solo tempi dell’autore – si basa su una pletora di la bibliografia senese, come la Historia di materiale, citato di passo in passo per auto- Siena di Orlando Malavolti del 1599, ma re, titolo, libro e capitolo. Per le parti che anche le recenti edizioni dalla cronachistica

12 Heinz Dopsch, s.v. “Johann v. Viktring”, in sauciata. Lexikon des Mittelalters vol. 5, München 1991, coll. 15 Historie de gestis romanorum principum (MGH 519-520. Staatsschriften des späteren Mittelalters vol. 5, 2, 13 Katharina Colberg, s.v. Dietrich von Nieheim“, Stuttgart 1980, p. 109): Anno domini MCCLIX. … in Lexikon des Mittelalters, vol. 3, München 1986, coll. Eodem anno Florentini et Lucani hostiliter intrave- 1037-1038. rant comitatum Senensem et maximum receperunt 14 Iohannes Victoriensis, Libri certarum historiarum conflictum auxiliantibus Senenses magnifice ipso I (MGH Scriptores rerum Germanicarum in usum schola- Manfredo principe Tarentino, filio dicti Frederici II. rum, vol. [36, 1], Hannover 1909, p. 200): Hoc eciam augusti, et quodam eius magno capitanio Teutonico anno Meinfredus rex Sycilie in adiutorium in bellis experto. Senensibus venit contra Florentiner et Lucanos; et 16 George Christian Gebauer, Leben und denckwür- Florentinis fidem non servantibus sue parti et decli- dige Thaten Herrn Richards erwählten Römischen Kaysers, nantibus pluribus ad Senenses, sex milia hominum Grafens von Cornwall und Poitou, in dreyen Büchern, Lucanorum atque Florentinorum in prelio sunt pro- Leipzig 1744. strata; ubi Meinfredi virtus est maxime commendata, 17 Allgemeine deutsche Biographie, vol. 8, 1878, pp. et pape et cardinalium mens ad stridorem dencium 449-452. 71 italiana, come i racconti di Ricordano la cosiddetta controversia Sybel-Ficker. I Malaspini e Giovanni Villani, edite dal sostenitori della Prussia, affermavano che i Muratori nel 1726, ris. 1728.18 Al di là delle sovrani del medioevo con la loro Kaiser- Alpi, Gebauer è il primo a fornirci un det- politik sprecarono le energie del popolo tagliato racconto degli antefatti e del corso tedesco: invece di fare le loro spedizioni della battaglia di Montaperti; nonchè il verso sud e di dedicare le loro attenzioni primo a pubblicare diversi documenti ine- politiche all’Italia, avrebbero dovuto svilup- diti, come ha mostrato Maria Assunta pare una Ostpolitik; gli altri, il cui esponente Ceppari nel volume qui presentato.19 più in vista era Julius von Ficker, riteneva- Tra il 1823 e il 1825, Friedrich von no, invece, che il tanto vituperato indirizzo Raumer (1781-1873), ufficiale ministeriale politico degli Hohenstaufen rientrasse nella prussiano, viaggiatore con interessi politico- logica del tempo: per loro era assurdo criti- economici, professore universitario, pubbli- care il corso della storia. cista e scrittore, dette alle stampe la sua In quegli anni sessanta, in un clima poli- Storia degli Hohenstaufen e del loro tempo. tico liberale e anticlericale, con tensioni tra L’autore, addolorato per il tramonto del- stato e chiesa che sboccavano nel cosiddet- l’impero germanico – sconfitto da to Kulturkampf, lo storico Friedrich Napoleone nel 1806 – rivolge lo sguardo Schirrmacher, professore all’Università di verso un passato lontano e glorioso, che Rostock e allievo del Ranke, pubblicò prima riconosce nel periodo degli Hohenstaufen. in 4 volumi la Storia di Federico II 20 e poi, L’opera – uno dei più importanti testi del- nel 1871, Gli ultimi Hohenstaufen. l’idealismo tedesco, ristampata 5 volte fino Quest’ultimo libro porta come motto sul al 1878 – ottenne un grande successo di titolo il programma di Innocenzo IV del pubblico e influì sui contemporanei per 1245 “Perdatis huius Babylonii nomen et due ordini di motivi nettamente distinti, reliquias, progeniem atque germen”21 – ma ugualmente ispirati dal grande passato: “distruggete la stirpe degli Hohenstaufen”. l’uno sul piano politico-ideale e l’altro, che Schirrmacher (a titolo di curiosità: suo- qui ci interesserà forse di più e che trattere- cero del mio bisnonno, come ho saputo mo dopo, sul piano della ricerca storica. poco tempo fa) che dedica un terzo delle Per quanto riguarda il piano politico, le sue 700 pagine alla politica di Manfredi e speranze dei tedeschi già dagli anni trenta due interi capitoli alla battaglia di dell’ 800 si divisero: alcuni sognavano il Montaperti e agli eventi conseguenti e che risorgimento del vecchio Reich per opera pure pubblica documenti inediti – come ha della Prussia luterana; altri grazie all’inter- mostrato Maria Assunta Ceppari – addebita vento dell’Austria e della chiesa cattolica. E le guerre di quegli anni e la caduta della così l’eco della Storia degli Hohenstaufen, grande famiglia imperiale all’intransigenza nonchè degli scritti di altri successivi autori, del Papato, cioè all’intervento del potere suscitò un’aspra discussione tra gli storici – spirituale negli affari dello stato.

18 Gebauer, Leben und denckwürdige Thaten, cit., p. Göttingen 1871; cfr. J.F. Böhmer, Regesta imperii V.2. 579. Die Regesten des Kaiserreichs unter Philipp, Otto IV, 19 Maria Assunta Ceppari, “Repertorio delle fonti Friedrich II, Heinrich (VII), Conrad IV, Heinrich Raspe, più antiche e meno note. I documenti del Duecento”, Wilhelm und Richard. 1198-1272. Nach der in Alla ricerca, cit., pp. 71-117; a pp. 96-98 Lettera di Neubearbeitung und dem Nachlasse Johann Friedrich Buonaccorso Latini; pp. 102-105 Lettera scritta dai Böhmer’s neu herausgegeben und ergänzt von Julius guelfi fiorentini; pp. 106-112 Lettera dei senesi a Ficker und Eduard Winkelmann. Dritte Abteilung, Riccardo di Cornovaglia. Innsbruck 1892, p. 1280, no. **7550; Ernst 20 Friedrich Wilhelm Schirrmacher, Kaiser Friedrich Kantorowicz, Kaiser Friedrich der Zweite, Berlin 1927, II., 4 voll., Göttingen 1859-1865. pp. 545-546. 72 21 Friedrich Schirrmacher, Die letzten Hohenstaufen, Per noi, in questa sede, sarà più interes- documentale riordinato; poi, continuando sante verificare l’influsso della Storia degli il suo viaggio verso Roma e l’Italia del Sud, Hohenstaufen di Von Raumer sulla ricerca Ficker passerà per Siena, dove rimarrà forte- storica. mente impressionato dalla città26. L’idea del grande passato stimolò gene- Nel ritorno, passando di nuovo per razioni di storici a scavare negli archivi e a Siena, gli batte il cuore dall’emozione per- mettere allo scoperto il filo dei grandi avve- ché gli sembra di fiutare l’aria del medioe- nimenti di quei tempi. E strada facendo, la vo.27 ricerca d’archivio ha sviluppato un nuovo e Non è questo il luogo per soffermarsi diverso affascinante obbiettivo, quello della sulle esperienze e sulle scoperte di Ficker in ricerca stessa e dello scoprire nuovi materia- Italia e, in particolare, in Toscana, né sui li, mai visti e mai consultati da altri, con cui suoi Studi intorno ai tribunali e al diritto costruire una trama storica che si auspica nell’Impero, il cui quarto volume è dedicato sempre più vera ed oggettiva. al direttore dell’Archivio di Stato di Siena, Già Friedrich von Raumer ha usato gli Luciano Banchi, che gli mostrò tutti i docu- archivi e ha passato nel periodo 1816/181722 menti senesi rilevanti per la politica dei quasi un anno a Roma. Ma il primo grande sovrani germanici e l’amministrazione della frequentatore degli archivi fu il biblioteca- giustizia nell’Impero.28 rio di Francoforte e collaboratore dei L’ingente materiale raccolto da Ficker nel Monumenta Germaniae Historica, Johann corso dei suoi viaggi attraverso l’Italia dagli Friedrich Böhmer (1795-1863).23 anni cinquanta fino agli anni settanta Questo studioso, per un contributo ai dell’Ottocento confluiva nella grande Monumenta, nel 1850 è venuto a Siena ed impresa iniziata da Böhmer. Già negli anni ha copiato l’importante Kalendarium venti Böhmer aveva cominciato a raccoglie- Ecclesiae Senensis, che pubblicherà poi sotto re i diplomi di re e imperatori tedeschi, pub- il titolo Annales senenses nel diciannovesimo blicando nel 1831, come primo frutto della volume in folio degli Scriptores.24 sua impresa, i Regesta chronologico-diplomati- In base alle indicazioni del Böhmer, che ca regum atque imperatorum Romanorum inde in quella occasione aveva conosciuto la a Conrado I usque ad Heinricum VII.29 La rac- straordinaria ricchezza dei documenti con- colta comprendeva, per il periodo dal 911 servati nell’ Archivio di Siena e con le sue al 1313, indicati in tabelle e disposti su 284 lettere di raccomandazione, un giovane pagine tutti i diplomi allora conosciuti, professore dell’Università di Innsbruck, segnalando il contenuto in una riga e il Julius Ficker, comincia i suoi viaggi per visi- luogo di pubblicazione del documento. Nel tare archivi e passa, tra il 1853 e il 1854, corso degli anni trenta e quaranta, Böhmer, quasi 6 mesi in Italia.25 A Firenze, accompa- al fine di rendere i regesti più espliciti allar- gnato dal direttore del locale Archivio, gando l’arco cronologico e inglobando Francesco Bonaini, potrà vedere il corpus nella raccolta anche notizie cronachistiche,

22 Stefan Jordan, s.v. „Raumer, Friedrich von“, in 26 Ivi, pp. 176-177. Neue deutsche Biographie, vol. 21, Berlin 2003, pp. 201- 27 Ivi, p. 182. 202. 28 Julius Ficker, Forschungen zur Reichs- und Rechts- 23 Gottfried Opitz, s.v. “Johann Friedrich Böh- geschichte Italiens, vol. 4, Innsbruck 1874. mer”, in Neue deutsche Biographie, vol. 2, Berlin 1955, 29 Johann Friedrich Böhmer, Regesta chronologico- pp. 393-394. 24 Cfr. MGH SS 19, pp. 225 sq. diplomatica ecc., Frankfurt am Main, 1831, XXII, 284 25 Julius Jung, Julius Ficker (1826-1902). Beitrag zur pp. deutschen Gelehrtengeschichte, Innsbruck 1907, pp. 176 sq. 73 leggi e documenti, ha pubblicato diversi sia anche per quella del Reich – che cosa si supplementi.30 Quattro anni dopo la morte poteva trovare e dire di nuovo sulla batta- di Böhmer, nel 1867, Ficker venne incarica- glia di Montaperti? Che cosa, dopo che to di dirigere la riedizione dei Regesta anche uno studioso come Davidsohn aveva Imperii, fino ad allora usciti dalla penna di lavorato assiduamente su questo materiale e Böhmer. Nella nuova impresa Ficker assunse l’aveva arricchito con nuove scoperte? Che la redazione del quinto libro dei Regesta, che, cosa si poteva, infine, trovare e dire di uscito tra il 1882 e 1901 in tre volumi - ormai nuovo dopo che, dai tempi di Davidsohn, con regesti così completi che si poteva quasi ulteriori e preparate generazioni di storici si fare a meno dei documenti originali - pre- sono occupate della Battaglia di sentava la storia politica del Reich, compresi Montaperti? riferimenti all’Italia e alla Borgogna nel Sfogliando e leggendo il libro qui pre- periodo 1198-1272, disposti su 2196 pagine, sentato diventa subito chiaro che valeva la oltre a 228 pagine di indici.31 pena riaffrontare l’argomento, perché gra- Scorrendo questo ricco materiale per il zie Alla ricerca di Montaperti si sono fatti periodo di Manfredi ci si imbatte in una ulteriori passi in avanti. Nuovi, utili risulta- quarantina di regesti che documentano i ti sono stati possibili a seguito dell’esame suoi contatti con Siena. E vi troviamo, scrupoloso dei problemi centrali della que- naturalmente – a parte i rinvii sui docu- stione: perché gli autori del volume si sono menti pubblicati da Gebauer e appoggiati non solo all’ingente corpus della Schirrmacher e trovati da Böhmer e dallo letteratura relativa alla battaglia, ma anche e stesso Ficker – una ricca bibliografia fino anzitutto al riesame della tradizione archivi- agli anni di uscita delle singole parti dell’o- stica e delle fonti in materia. pera. Sotto la data del 4 settembre 1260 si La scrupolosa disamina del materiale legge un breve racconto della battaglia, con stampato da parte di Patrizia Turrini ha l’ovvio rinvio al Libro di Montaperti di mostrato che il ricordo di Montaperti, dai Cesare Paoli e si trovano indicate tutte le giorni della battaglia fino ai nostri, non si sia fonti che raccontano l’avvenimento: i mai spento. Perché c’è – nonostante la perdi- cosiddetti Annales Senenses, la lettera di ta completa del materiale archivistico del Buonaccorso Latini, il Thomas Tuscus, gli tempo della battaglia, cioè del secondo Annales Januenses,-Piacentini,-Parmenses semestre del 1260 – un filo ininterrotto di ecc.32 ricordi, che inizia con le cronache italiane del medioevo, sia tramite i manoscritti della **** Biblioteca comunale e dell’Archivio di Stato, sia tramite le opere a stampa dal ‘500 all ‘800, Dopo tante scrupolose ricerche di eccel- e si inserisce nella storiografia dei nostri gior- lenti storici – e in questo caso anche ricche ni, che discute tuttora la genesi, il corso, il di motivi interessanti, perché legate ad una luogo, e il significato della battaglia.33 battaglia rilevante sia per la storia di Siena, Maria Assunta Ceppari ha raccolto i

30 Cfr. Santifaller, „Geleitwort“ nel reprint Friedrich II, Heinrich (VII), Conrad IV, Heinrich Raspe, (Hildesheim 1966) pp. 5* sq. di J. F. Böhmer, Regesta Wilhelm und Richard. 1198-1272. Nach der Imperii I. Die Regesten des Kaiserreichs unter den Neubearbeitung und dem Nachlasse Johann Friedrich Karolingern 751-918; a cura di Engelbert Mühlbacher Böhmer’s neu herausgegeben und ergänzt von Julius e Johann Lechner, Innsbruck 1908. (Il reprint contie- Ficker, Innsbruck 1882-1901 (reprint Hildesheim ne oltre il „Geleitwort“ un „Vorwort, Konkordanztabellen und Ergänzungen“ di 1966). 32 Carlrichard Brühl e Hans H. Kaminsky.). Regesta imperii V.2, cit., p. 2039 no. 14135d. 31 Johann Friedrich Böhmer, Regesta imperii V. 1-3. 33 Patrizia Turrini, “Le fonti a stampa (Excursus 74 Die Regesten des Kaiserreichs unter Philipp, Otto IV, bibliografico mirato)”, in Alla ricerca, cit. pp. 15-69. documenti che sono la base della nostra sulla tradizione orale dei nonni e sulle loro conoscenza della battaglia e dei suoi ante- credenze intorno alla localizzazione dello fatti e li ha arricchiti con diverse testimo- scontro, rammaricando che gli archeologi nianze archivistiche assai importanti, per- non si siano finora adeguatamente occupa- chè finora escluse dal novero delle nostre ti del presupposto campo di battaglia. In informazioni.34 altre parole: potrebbe valere la pena, tenen- do conto della tradizione orale, indagare direttamente sul terreno per trovare forse **** qualche reperto dell’aspro combattimento sparpagliato nella campagna.37 C’erano per di più problemi intorno alla Ettore Pellegrini ha fatto una proposta battaglia ancora non presi in considerazio- attraente e nuova riguardo all’itinerario del- ne e quindi non risolti. In questo contesto Aude Cirier ha arric- l’ultima tappa percorsa dall’esercito fioren- chito la problematica della battaglia esami- tino: itinerario che in assenza di documenti nando l’ intelligence service di Siena, cioè l’ef- è stato spesso oggetto di illazioni infondate. ficienza dei “servizi segreti”del Comune in I Fiorentini avrebbero campeggiato poco a rapporto all’esigenza di avere costantemen- est di Pieve Asciata, nella valle dell’Arbia, e te informazioni, sia in tempo di pace che di continuato poi la loro marcia rimanendo guerra.35 sul territorio fiorentino, cioè sulla sinistra Per quanto riguarda i due eserciti che si del fiume e tenendo questo tra sè e la nemi- 38 scontrarono a Montaperti si conosceva ca Siena. finora – tramite il cosiddetto Libro di Nella sua conclusione Duccio Balestrac- Montaperti e l’analisi di Cesare Paoli – solo ci ha passato in rassegna, in un esame chia- la disposizione dell’esercito Fiorentino. ro e puntuale, tutti i risultati dei contributi Grazie alle precise e approfondite ricerche presentati, delimitando, in merito alla gran- di Giovanni Mazzini – che si è avvalso di de battaglia del 1260, ciò che è documenta- una ricca documentazione manoscritta e a bile, rispetto a ciò che è il mero frutto della stampa – e nonostante la ricordata grave fantasia di chi ha scritto39 e mostrando, lacuna archivistica del secondo semestre del quindi, che il Convegno aveva raggiunto il 1260, abbiamo finalmente un’idea abba- suo obbiettivo di selezionare il vero dal stanza chiara anche della controparte, vale a falso. dire dell’esercito Senese: della sua mobilita- Sono bei risultati, utili e concreti, in un zione e composizione, nonché delle diretti- tempo nel quale, sotto l’influsso di nuove ve circa l’adunata e la partenza per il campo mode e di innumerevoli turns la storiografia di battaglia.36 internazionale tende ad allontanasi sempre Rimane il problema del teatro della bat- più dalla storia; forse perché manca il lega- taglia, sul quale, nel Novecento, sono sorti me tra la vita e la storia. Un legame che si alcuni legittimi dubbi. In questo contesto sente solo nei grandi momenti della storia; Rolando Forzoni ha richiamato l’attenzione o, se uno è Senese, quando la storia della

34 Maria Assunta Ceppari, “Repertorio delle fonti nel sabato sanguinoso di Montaperti” in Ivi pp. 141- più antiche e meno note. I documenti del Duecento”, 230. in Ivi pp. 71-118. 37 Rolando Forzoni, “Tradizione orale e topono- 35 Aude Cirier, “un altro aspetto della battaglia di mastica” in Ivi pp. 119-123. Montaperti: lo spionaggio al servizio del Comune di 38 Ettore Pellegrini, “Uno sguardo al territorio” in Siena”, in Ivi, pp. 125-140. Ivi pp. 231-241. 36 Giovanni Mazzini, “ ‘Ad hoc, ut exercitus sit 39 Duccio Balestracci, “Conclusioni” in Ivi pp. mangus et honorabilis pro Comuni.’ L’esercito senese 243-247. 75 sua città si ricollega in modo vitale alla quando nel 1874 soggiornò a Siena e copiò, grande storia, nel nostro caso, alla grande nel palazzo Piccolomini, alcuni documenti storia del Medioevo. archivistici, ricevette la visita di un collega e letterato tedesco. Questi ci riferisce il **** seguente episodio: il celebre professore, cioè Ficker, volle accompagnarlo all’ultimo A proposito del campo di battaglia piano dell’Archivio per mostrargli che di là sarebbe da aggiungere un ultimo dettaglio si poteva vedere il famoso Campo di che illustra bene la fama ottocentesca di Battaglia di Montaperti.40 quel lontano 4 settembre: Julius Ficker,

A.Viligiardi, Ritorno dell’esercito senese dalla battaglia di Montaperti. Affresco che decora il soffit- to del salone dei concerti in Palazzo Chigi Saracini, a Siena. Anche in pittura il mito di Montaperti indu- ce gli autori a commettere errori macroscopici: in questo caso il Viligiardi dipinge come quinta della gran- de scenografia una realistica veduta del frontespizio di Porta Pispini, dimenticando che la struttura sareb- be stata eretta mezzo secolo dopo la battaglia.

76 40 Jung, “Ficker”, cit. p. 425. Un recente studio, pubblicato da SISMEL-Edizioni del Galluzzo, illustra l’eccezionale valore della ricer- ca condotta da Roberta Cella tra le carte dell’Archivio di Gand: una “Pompei documentaria medievale”, un unicum archivistico di grande importanza per la storia di Siena e, più in generale, dei traffici com- merciali in Europa tra ‘200 e ‘300 Roberta Cella, La documentazio- ne Gallerani-Fini nell’Archivio di Stato di Gent (1304-1309). di GIOVANNI MAZZINI

La vicenda della conservazione, presso zioni ordinarie e straordinarie, dotato di un l’Archivio di Stato di Gand (Gent in fiam- assetto burocratico incredibilmente effi- mingo), del fondo documentario relativo ciente per l’epoca. Nello svolgimento della alla compagnia senese dei Gallerani – attiva sua attività ebbe rapporti anche con a Parigi, Londra, Cambrai e presso la corte Giovanni Villani, fattore della banca pontificia, e con interessi nelle Fiandre – è Peruzzi incaricata da Filippo il Bello di una vicenda avventurosa. Una serie di cir- Francia di riscuotere la taille de roi (l’impres- costanze fortuite ne ha determinato la sionante balzello di 400.000 lire imposte al sopravvivenza attraverso i secoli, ed ora il conte di Fiandra e da pagarsi entro il 24 giu- libro di Roberta Cella pone finalmente gno 1309). all’attenzione del pubblico e degli studiosi L’attività di Tommaso Fini come ricevi- italiani la rilevanza di un complesso docu- tore generale delle Fiandre prosegue fino al mentario che ha pochi eguali. 1 ottobre 1309, quando viene accusato di Le carte della compagnia dei Gallerani malversazione. Arrestato insieme al fratello sono giunte fino a noi in virtù della caduta Bartolomeo che lo coadiuvava nell’incarico, in disgrazia di Tommaso Fini, socio della gli vengono sequestrate tutte le carte e i libri compagnia e divenuto ricevitore generale in loro possesso. Bartolomeo fu forse giu- del conte di Fiandra tra il 1306 e il 1309. stiziato. Tommaso riuscì invece a fuggire in Nella primavera del 1306 il conte di Francia, ma le carte rimasero in mano del Fiandra Roberto III di Béthune nominò conte Roberto. Tra la documentazione infatti il mercante senese Tommaso Fini sequestrata si trovavano sia le carte relative “recheveur souverain et especiael” incarica- all’incarico di esattore del conte di Fiandra, to di tutte le riscossioni nella contea. Gli sia i documenti della compagnia Gallerani, aveva lasciato il posto Buonsignore di cui il Fini fu socio fino all’agosto del Buonsignori, marito di una figlia di 1308: documenti che – come commenta Ciampolo Gallerani, uno tra i più eminenti l’autrice – per motivi ignoti e tali da susci- membri dell’omonima compagnia commer- tare non pochi interrogativi, nel settembre ciale, di cui lo stesso Tommaso Fini era 1309 erano ancora nelle mani dell’ex socio. socio. Il Fini prese casa a Bruges nel giugno Le carte e i libri sequestrati furono depo- del 1306 e in qualità di ricevitore generale si sitati nel castello di Rupelmonde, poco a trovò a gestire un complesso sistema di esa- sud di Anversa, insieme all’archivio comita- 77 le, di cui da quel momento in avanti segui- l’edizione rigorosa di dodici pezzi senesi. rono le sorti. Nella seconda metà del XVI La maggior parte della documentazione secolo da Rupelmonde l’archivio del conte conservata proviene dalla filiale di Parigi, dopo vari spostamenti finì a Gent, dove che pare essere la più antica della compa- solo nel 1773-1778 fu stabilito il trasferi- gnia, documentata già nel 1251. Da essa mento definitivo nell’ex convento dei dipendevano anche coloro che operavano Gesuiti. Una parte della documentazione stagionalmente alle fiere della Champagne venne inventariata da Jules de Saint Genois per conto della compagnia, pur risiedendo nel 1843-46 e in seguito tali carte furono a Parigi. Alla sede di Parigi facevano capo la trasferite al Rijksarchief della città. La parte filiale di Cambrai (della quale non è con- restante rimase invece abbandonata nel gra- servata nessuna documentazione) e la filiale naio dell’ex convento, dove si trovava dal di Londra, di cui era agente Biagio 1778. L’archivista Victor Gaillard nel 1852 Aldobrandini. Il socio rappresentante della trovò le carte nel granaio e ne riordinò una società a Parigi era Giacomino o Mino di ulteriore parte. Subito dopo il 1920 un altro Stricca. A lui successe Giacomino o Mino archivista – Henri Nowé – rinvenne tra il di Giacomo Ubertini. Nelle Fiandre invece materiale documentario sfuggito a Saint non esisteva una filiale prima dell’arrivo in Genois e Gaillard i due libri delle filiali dei zona dei fratelli Fini. Gallerani di Londra e Parigi e li consegnò Il materiale in volgare conservato, datato allo studioso Georges Bigwood. Dopo la dal 1 gennaio 1304 all’agosto 1309, costi- sua morte tali libri passarono nelle mani di tuisce il più nutrito e organico fondo mer- Armand Grunzweig, che non senza difficol- cantile italiano cronologicamente anteriore tà e tribolazioni riuscì finalmente a darli all’archivio di Francesco Datini, compren- alle stampe nel 1961. Un incremento nella dendo 30 libri di conto tra frammentari e sistemazione delle carte Gallerani avvenne integri, 36 annotazioni contabili, 8 lettere, 4 anche grazie all’archivista Carlos Wijffers, scritture non contabili, oltre a circa 46 che nel 1958 completò l’inventario di biglietti di servizio interfoliati ai pezzi prin- Gaillard e trovò altre carte. Fin qui la storia cipali. La varietà delle scritture documenta- più o meno nota del fondo documentario te è incomparabilmente superiore a quelle proveniente dall’attività commerciale dei possedute per ogni altra compagnia com- Gallerani. merciale italiana dell’epoca. La tenuta con- È però nel 2003 che l’autrice, durante un tabile Gallerani-Fini, sostanzialmente uni- sopralluogo all’Archivio di Stato di Gent, forme nelle diverse filiali, si rivela comples- scopre che nonostante il lavoro dei prede- sa e articolata in più tipologie testuali: ne cessori, altri libri e carte provenienti dal sono pilastri il grande libro, il libro dei conti,il sequestro Fini – quasi tutti in volgare italia- libro dell’entrata e dell’uscita, il libro di prima no – non erano mai stati né classificati né nota e, in forme non librarie, le registrazioni studiati e giacevano affastellati disordinata- ausiliarie eiconsuntivi. mente in tre faldoni, più un quarto di carte Si tratta inoltre di una quantità eccezio- non inventariate. nale di materiale se rapportata all’età crono- Infatti del fondo – smembrato sotto logica: centinaia di pezzi soprattutto latini diverse segnature archivistiche – erano ad che possono essere studiati tramite i regesti oggi noti soltanto le carte in latino regesta- Saint Genois, Gaillard e Wijffers, più deci- te negli inventari a stampa del Rijksarchief e ne di fascicoli e fogli sciolti, in massima i due libri volgari, con i loro interfoliati, tra- parte in volgare senese, in quattro faldoni scritti e studiati dal Bigwood e pubblicati d’archivio. Si consideri che per Siena abbia- dal Grunzweig nel 1961-1962. Dunque il mo entro il 1300 solo una ventina di testi volume di Roberta Cella ricostruisce e pratici, più altri 16 testi editi entro il 1360. descrive analiticamente l’intera fisionomia Il fondo Gallerani-Fini di Gent permette della documentazione in volgare (in mini- così di analizzare almeno in parte il com- 78 ma parte anche francese), nonché fornisce plicato sistema di rapporti contabili tra filia- li sviluppato dalle compagnie toscane, per so Milano, prosegue per il passo del un’età reputata aurorale nella storia della Sempione fino a raggiungere Briga (l’attua- finanza moderna. A quanto risulta non esi- le Brig), Sione (Sionne), San Morici (Saint ste un altro fondo mercantile italiano pari- Maurice), e Losana (Losanna); il secondo menti vasto e coerentemente coeso attorno attraverso Vercelli, Ivrea e Aosta giunge fino all’attività di una sola compagnia commer- al passo del Gran San Bernardo, da dove ciale, articolata in varie filiali, fino allo ster- proseguiva fino a ricongiungersi con la minato archivio del pratese Francesco variante del Sempione. Datini tra gli ultimi decenni del XIV secolo La ricchezza tipologica e la disponibilità e il primo del successivo. di materiale contabile complementare, Notevole è anche l’importanza rivestita quali sono ad esempio le registrazioni ausi- dalla documentazione in questione sul liarie rispetto ai libri dei conti e ai libri del- piano linguistico, ambito questo nel quale l’entrata e dell’uscita, permettono poi di l’autrice si muove con dimestichezza, essen- condurre sul fondo documentario in ogget- dole proprio. Dal punto di vista storico-lin- to ricerche relative sia alla formularità di- guistico, dunque, i reperti documentali spiegata nei vari tipi testuali, sia alla storia coprono il periodo cruciale del passaggio della tecnica di registrazione delle operazio- del volgare senese dalla sua forma più arcai- ni. Fino ad oggi, in effetti, non disponendo ca a quella trecentesca, costituendo la più di un complesso organico di scritture inter- ampia documentazione di natura pratica relate, ma solo di frammenti poco rappre- almeno per tutto il secolo XIV; la peculiari- sentativi delle tipologie testuali originarie, tà di registrare attività commerciali svolte trarre conclusioni circa il modo di tenere la oltralpe comporta inoltre un ampio cam- contabilità nel periodo precedente la docu- pionario di prestiti dal francese, dall’inglese mentazione Datini poteva essere poco indi- e dal fiammingo. cativo. Il fondo Gallerani-Fini viceversa, Alla rilevanza quantitativa si unisce per- caso unico nella fase più antica della storia tanto la qualità del fondo Gallerani-Fini, la delle compagnie toscane, conserva due qua- quale si rivela soprattutto nella varietà tipo- derni dell’entrata e dell’uscita in sequenza: logica dei documenti conservati: dalle oltre entrambi direttamente funzionali alla tenu- 200 carte notarili in latino di cui abbiamo ta del grande libro della filiale, pur’esso detto (e di cui l’autrice non si è occupata), eccezionalmente conservato quasi per inte- ai libri e alle decine di annotazioni contabi- ro insieme a qualche frammento del libro li in volgare, dalle quietanze di pagamento dei conti. Sono invece conservati ben due in francese e in toscano, alle lettere private, libri dei conti della filiale di Parigi. fino agli appunti più minuti che si poteva- Al di fuori della documentazione di no trovare sulla scrivania di un mercante interesse contabile è poi del tutto inedita, medievale senza per questo essere destinati nel panorama antico, la tipologia delle tre alla conservazione: ad esempio alcune lettere di natura strettamente privata, invia- annotazioni di calcolo di interessi a scaden- te l’una dopo l’altra da padre a figlio. Scritte za, nonché la descrizione particolarmente da Nimes in Provenza, dove i Gallerani-Fini singolare di un itinerario di viaggio da pare non abbiano avuto filiali, essendo mis- Lucca verso i passi alpini del Sempione e sive del tutto private ed essendone nulla del San Bernardo. Si tratta di una singola l’attinenza con l’attività della compagnia, la carta con evidenti segni di piegatura, verga- loro conservazione è tanto più fortuita. Lo ta in grafica corsiveggiante. L’itinerario, stesso si può affermare di un’altra lettera, appartenente sul piano linguistico all’ambi- anch’essa privata, inviata da Siena o dal suo to toscano occidentale (verosimilmente luc- contado: presumibilmente da S. Galgano, chese), riporta in miglia la distanza tra le poiché lo scrivente al nipote Tommaso Fini tappe. Dopo un percorso da Lucca a Pavia, è un frate dell’abbazia, forse Nicola o offre due cammini alternativi per raggiun- Niccolò di Guido Mazzi o Maizi, sotto- gere le regioni d’Oltralpe: il primo, attraver- priore di S. Galgano nel 1308. 79 Ad una concatenazione di casi molto za spiega perciò la presenza all’interno del particolari, prima una confisca poi una tra- fondo documentario di materiale tanto ete- vagliata vicenda di carte abbandonate e rogeneo e altrettanto raro sul piano dei con- pazientemente recuperate, si deve dunque tenuti. Va indubbiamente ascritto a merito la conservazione del fondo Gallerani-Fini dell’autrice di questo volume, non solo e nel Rijksarchief di Gent, che si rivela straor- non tanto aver provveduto a classificare ed dinariamente interessante per più aspetti. ordinare le carte riconducibili alla compa- Siamo in presenza di una vera e propria gnia Gallerani e all’attività di Tommaso Fini “Pompei documentaria medievale”, secon- conservate al Rijksarchief di Gent, in depre- do la definizione della stessa autrice: infat- cabile stato di conservazione a causa del set- ti, quando le carte furono sequestrate a tantennale abbandono nel granaio dell’ex Tommaso Fini, gli incaricati del conte di convento dei Gesuiti, e materialmente ripo- Fiandra non selezionarono la documenta- ste in ordine promiscuo entro grandi racco- zione rilevante sotto il profilo giuridico glitori senza elenchi analitici; quanto averle scartando il superfluo o l’eccedente, ma preparate col presente libro alla fruizione confiscarono tutto, persino i più insignifi- del pubblico e degli esperti ed aver reso canti fogli di appunti che certo non sareb- questi antichi e perduti documenti pronti bero stati conservati dal Fini, né da nessun per parlare, a quanti vorranno ascoltare, di altro mercante del tempo. Questa circostan- storia e di lingua.

80 Le annotazioni di Roberto Barzanti a margine della fortunata mostra: ARCHITETTI A SIENA - Testimonianze della Biblioteca Comunale tra XV e XVIII secolo.

I fantasiosi progetti di Peruzzi & seguaci: quelle torri gemelle non s’hanno da fare di ROBERTO BARZANTI

E se ce l’avesse fatta Pandolfo Petrucci a nei poemi cavallereschi, la fiction di allora. far costruire torno torno il Campo un bel Ed ecco che Peruzzi – il suo schizzo si con- porticato? L’idea – secondo quanto attesta serva all’École des beaux-arts di Parigi – una deliberazione di Balia del 1508 – non immagina un portico che s’apre ai due lati fu di quelle che vengono lanciate e cadono di un Palazzo Pubblico troneggiante isolato poi nel vuoto, se tutta una serie di docu- al centro. La Torre del Mangia è trasforma- menti, appunti, abbozzi dimostra a dovizia ta in una colonna, alla sommità della quale che sull’audace ipotesi in molti si affaccen- collocare un’enorme statua, e sia questo darono e a lungo. E non solo a proposito svettante cilindro che la cappella ai suoi del porticato, ma per rimettere a nuovo in piedi vengono duplicati sul fianco verso chiave anticheggiante una piazza che nei Malborghetto: in modo da avere, si direb- primi decenni del Cinquecento appariva be, perfettamente bilanciate, due imponen- troppo irregolare e inadeguata ai canoni di ti torri gemelle in forma di colonne. Il una solenne e equilibrata simmetria. Senza piano centrale del Palazzo sarebbe culmina- dubbio tra le carte che registrano questo to in una fronte di tempio. Un’operazione cantiere, per fortuna potenziale, lo schizzo del genere avrebbe fatto assumere alla piaz- più sconvolgente è quello di Baldassarre za una geometria non solo classicheggiante, Peruzzi, forse del 1532: data celebre, ad ma sacra e romana. Infatti Peruzzi mirava a esempio nella storia della letteratura italia- trapiantare nella sua città natale esperienze na. Tanto per rinfrescare la memoria è la raccolte nel cantiere di San Pietro a Roma e data dell’edizione definitiva dell’ “Orlando a Bologna, a San Petronio. Neppure il furioso” di Ludovico Ariosto. Non erano Duomo sarebbe stato immune da questo tempi da star tranquilli: la situazione politi- ardimentoso revisionismo, quando revisio- ca si faceva di giorno in giorno più dram- nismo era. A volte si trattava di pura e sem- matica. I Noveschi nel 1531 erano stati plice distruzione e sostituzione. Una serie riammessi al governo dopo il fallito tentati- di disegni fanno intravedere una robusta vo di rovesciare le istituzioni repubblicane. trasformazione dell’edificio. “Vien pensata A Firenze si metteva a punto una riforma una mole – fa notare Matthias Quast – che istituzionale per trasformare la signoria in avrebbe marcato la ‘silhouette’ di Siena con principato, ma con scarsa fortuna. I nodi un imponente segno all’antica”. Addio venivano al pettine. I fragili Stati italiani sogno gotico! Il saggio di Quast su non reggevano all’urto delle grandi poten- “Baldassarre Peruzzi e la visione di una ze. Meglio rifugiarsi in sogni di grandezza Siena all’antica” è compreso, insieme a con- non meno bizzarri dei Castelli tratteggiati tributi di Elisa Bruttini, Mauro Mussolin, 81 Emanuela Ferretti, Bernardina Sani, Ilaria fallito, sia quando per incoraggiare la devo- Bichi Ruspoli, Alina Payne, Giovanni Maria zione alla Madonna miracolosa di Fara, Daniela Arrigucci, Bruno Mussari, Provenzano, i Medici, coadiuvati dal loro Milena Pagni e Annalisa Pezzo nel volume fedele collaboratore, il Balia Ippolito “Architetti a Siena. Testimonianze della Agostini, si fanno garanti della costruzione Biblioteca comunale tra XV e XVIII secolo” della imponente collegiata di Santa Maria (Silvana editoriale, Milano 2009), edito in di Provenzano”. E tanti altri momenti si occasione della mostra che s’è tenuta a cele- potrebbero citare. brazione dei duecentocinquant’anni della La mostra, e ora il libro che ne resta a Biblioteca di via della Sapienza. memoria, hanno fatto ben intendere la L’attenzione per l’architettura è uno dei filo- fecondità di itinerari che immettano le ni più riconoscibili tra i molti coltivati da forme architettoniche nel flusso delle pro- coloro che – da Giuseppe Ciaccheri a poste fallite, cadute per artificiosità interna Sallustio Bandini – hanno raccolto con diu- o per smisurate ambizioni. Ripercorrere la turna passione l’insieme dei testi che rende storia urbanistica di una città – è una lezio- la Biblioteca un deposito tanto ricco e pre- ne di metodo – significa anche riflettere su zioso: così i fondatori non sono stati ricor- quello che non è stato fatto e sulle ragioni dati a chiacchiere – sottolinea il direttore che probabilmente ne hanno minato o Daniele Danesi – ma “attraverso l’esibizio- sconsigliato la realizzabilità. Insomma, ogni ne dei risultati tangibili della loro azione, le discorso su come Siena poteva essere e non acquisizioni e il talvolta lento, talvolta è stata, chiama in causa un inquadramento tumultuoso, accrescimento delle collezio- culturale e storico senza il quale il rischio è ni”. La presidente Bernardina Sani aggiun- di fare elenchi che inducano a curiosità eru- ge, a giustificazione del tema prescelto, ch’è dita o a divertita nostalgia. Anche in tempi sembrato molto istruttivo favorire una recenti la questione portici è stata riformu- migliore conoscenza, anche ad un pubblico lata, in termini meno fragorosi. Agli inizi non specialistico, di un libero dinamismo degli Anni Settanta era stato ideato un por- progettuale, magari non sempre andato a ticato che da Fontebranda conducesse a San buon fine, ma in grado di stimolare inter- Domenico, forse con l’occhio a quello del pretazioni e riflessioni: “Apparentemente santuario bolognese della Madonna di San ferma nel tempo, Siena ha tentato incessan- Luca. L’arcivescovo ne era un sostenitore temente di trasformarsi, sia quando ha pen- entusiasta. Il Comune come poteva dir no sato di dotare di portici la piazza del con ferma cortesia e buone argomentazio- Campo – seguendo i dettami dell’antichità ni? Si trovò uno stratagemma semplice. Si – progetto più volte affrontato e più volte invitò Cesare Brandi ad esprimere un suo

Il progetto di Baldassarre Peruzzi per il Palazzo Pubblico di Siena (1530 circa). 82 Parigi, École des beaux-arts. Progetto di anonimo per un porticato intorno a Piazza del Campo (XVII° secolo). Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana.

parere subito dopo l’esposizione del proget- la deduzione sfumava del tutto. E poi si sa: tista. E Brandi con la stizzita e oracolare un progettaccio tira l’altro. laconicità che lo distingueva rispose con un Sia come sia, il Peruzzi e i suoi seguaci quesito che gelò gli astanti: “Perchè si non riuscirono a tramutare gli effimeri por- dovrebbe fare proprio a Siena un porticato? ticati che di tanto in tanto si improvvisava- I portici non sono nel nostro stile, non sono nel nostro linguaggio: l’assurdo porti- no attorno alla conchiglia in qualcosa di co dei Comuni a elle basta e avanza!”. stabile. Lo spazio del Campo riuscì a Pensai al porticato che si piccava di realiz- imporre la sua legge e ad evitare un simile zare il volitivo Pandolfo. Se fosse stato fatto ingombrante e bislacco stravolgimento.

83 Fig. 1 - Vicolo degli Orefici. 84 La Banca dati delle facciate del centro storico di Siena: note sui palazzi nel Terzo di S. Martino di MATTHIAS QUAST

Il presente contributo fa parte di una quindi auspicabile una seconda fase di lavo- serie di articoli, pubblicati in questa rivista ri che permetterebbe di colmare le lacune, a partire dal 20081 e dedicati all’architettura non solo correggendo errori, inserendo i civile senese, avvalendosi delle osservazioni nuovi risultati della ricerca, aggiornando le e analisi connesse alla realizzazione della informazioni bibliografiche e arricchendo Banca dati delle facciate del centro storico di la documentazione iconografica, ma anche Siena2. Va detto che questi articoli che pro- ampliando il corpus delle facciate schedate4, cedono per Terzi non vogliono ripetere in migliorando e aggiungendo letture descritti- sintesi aspetti che si trovano comunque ve che permettano ai non addetti ai lavori nella Banca dati. Propongono una scelta di una più facile comprensione delle informa- facciate particolari, siano esse schedate o zioni tecniche e delle analisi sintetiche, non; puntano quindi il dito anche su argo- nonchè inserendo ulteriori voci specie in menti non trattati. Vogliono evidenziare riferimento ai lavoro di restauro, allo stato che la Banca dati, realizzata tra il 2004 e il attuale e ai colori delle facciate. 2006 per il Comune di Siena con il finan- Finora, nei numeri precedenti di questa ziamento della Fondazione Monte dei rivista, sono stati trattati i Terzi di Città e di Paschi e del Comune stesso, e messa on line Camollia, e un ultimo contributo sarà dedi- sul sito del Comune all’inizio del 2007, cato alla piazza del Campo. Come tutti i necessita urgentemente di un aggiornamen- Terzi, anche il Terzo di S. Martino presenta to, dal momento che la ricerca nel campo un campionario ricco di esempi squisiti di dell’architettura civile continua a produrre tutte le epoche, a cominciare con la prima innumerevoli nuovi risultati, spesso pubbli- generazione dell’architettura residenziale cati in vesti prestigiose3, più spesso ancora, urbana, la torre gentilizia. Nel vicolo degli però, in sedi non facilmente reperibili. È Orefici, situato tra via di S. Martino e via di

1 Il primo articolo della serie: Matthias Quast, “La spetti della piazza del Campo”, in Accademia dei Banca dati delle facciate del centro storico di Siena: Rozzi, XVII, 2010, 33. note introduttive”, in: Accademia dei Rozzi, XV, 2008, 2 www.comune.siena.it, procedere poi via “Servizi 28, pp. 66-75; seguito da “La Banca dati delle faccia- Online”. Accesso diretto: http://db.biblhertz.it- te del centro storico di Siena: note sui palazzi del /siena/siena.xq Terzo di Città”, in: Accademia dei Rozzi, XV, 2008, 29, 3 Va menzionato l’esempio eccellente del libro di pp. 69-85; “La Banca dati delle facciate del centro sto- Fabio Gabbrielli, Siena medievale: L’architettura civile, rico di Siena: note sui palazzi nel Terzo di Camollia, Siena 2010. Parte I: Esempi di architettura medievale”, in 4 Si proporrebbe in primis la schedatura delle vie Accademia dei Rozzi, XVI, 2009, 30; “Parte II: L’età di Vallerozzi, Refe Nero, del Giglio, Sallustio moderna”, in Accademia dei Rozzi, XVI, 2009, 31; “La Bandini, del Moro, di Calzoleria, delle Terme, Banca dati delle facciate del centro storico di Siena: Termini, piazza Indipendenza, di Diacceto, note sui palazzi nel Terzo di S. Martino”, in Franciosa, piazzetta della Selva, Due Porte, pian dei Accademia dei Rozzi, XVII, 2010, 32; “La Banca dati Mantellini, via delle Cerchia, Duprè. delle facciate del centro storico di Siena: note sui pro- 85 Fig. 2 - Casatorre in via del Porrione, 61-63 (cat. 474).

Pantaneto, si è conservata la torre dei Cauli, un arco, e lungo il suo percorso si susse- dal corpo di fabbrica chiuso, ancora di guono ulteriori archi o ponti, come vengono notevole altezza, interamente in pietra, con chiamate le ali degli edifici che, molto l’adiacente casatorre in laterizi (non scheda- numerosi, scavalcavano le strade. L’alta den- te nella Banca dati)5. È caratteristica la com- sità del costruito si percepisce soprattutto binazione tra le due strutture edilizie. nella parte posteriore del vicolo, oggi una Un’altra casatorre – o palazzetto – consi- stradina senza uscita, fiancheggiata da edifi- derevole, che Fabio Gabbrielli colloca “tra i ci molto alti. L’andamento del vicolo è più interessanti edifici della Siena medieva- sinuoso e le fughe delle fronti degli edifici le”6, si trova in via del Porrione, 61-63 non sono ben allineate ma aggettano e rien- (Banca dati, cat. 474) [fig. 2]. Gli evoluti trano. Anche se la maggior parte di questi particolari scultorei permettono confronti aggetti non sono medievali ma risultano con il palazzo Tolomei e quindi una data- dagli interventi antisismici aggiunti dopo i zione ipotetica alla seconda metà del terremoti, specie dopo l’orribil scossa del Duecento7. 17988 - allora furono costruiti innumerevoli Un’idea approssimativa dell’aspetto di speroni che incidono tuttora nel volto della una strada a Siena in quel periodo, ci offre città - il movimentato andamento del vico- il sovramenzionato vicolo degli Orefici lo rispecchia fedelmente una delle più signi- (nessuna segnalazione nella Banca dati) ficative caratteristiche di vicoli e strade nonostante le solite trasformazioni realizza- medievali, in cui l’attuazione dei regola- te nell’età moderna [fig. 1]. Nel vicolo si menti, sanciti fin dal XIII secolo, non fu sono conservate alcune caratteristiche delle osservata o neanche richiesta. Ulteriori ele- strade senesi medievali: l’andamento irrego- menti delle strade medievali erano le scale lare, l’altissima densità del costruito, le case esterne e i ballatoi, spariti nel vicolo degli costruite sopra il vicolo. Vi si accede sotto Orefici: in questo caso, il lungo e instanca-

5 Cfr. recentemente Gabbrielli, Siena medievale 7 Gabbrielli, Siena medievale cit., p. 67. cit., p. 30. 8 Marina Gennari, L’orribil scossa della vigilia di 86 6 Gabbrielli, Siena medievale cit., p. 66. Pentecoste: Siena e il terremoto del 1798, Siena 2005. bile lavoro delle autorità comunali che vole- palazzo del Capitano di Giustizia (Banca vano demoliti i ponti e gli archi, le scale dati, cat. 580) e il palazzo Binducci (Banca esterne e i banchi, i ballatoi aperti e chiusi dati, cat. 437) [fig. 5] spiccano tra i palazzi ha portato frutti evidenti – un processo in di un ricco secolo gotico; il palazzo atto fino a tutto il XV secolo9. Todeschini Piccolomini (Banca dati, cat. 047 Al numero civico 13 del vicolo (non e 495) [fig. 6] e il palazzo di S. Galgano schedato nella Banca dati)[fig. 3] sono (Banca dati, cat. 519) [fig. 7] appartengono ancora ben leggibili le tracce di due piani di al piccolo gruppo dei palazzi senesi di deri- un palazzetto duecentesco. Al piano terra: vazione fiorentina; il palazzo di Andrea archi dalla fronte piatta in mattoni color Todeschini Piccolomini (Banca dati, cat. rosso scuro e graffiati che poggiano su sem- 153) [fig. 8], che si avvale della allora plici blocchi di mensole di pietra calcarea; modernissima soluzione a edicola semplifi- tra il piano terra e il piano superiore: un cata per incorniciare le nuove aperture ret- insolito triplo fregio a dente di sega; al tangolari, è tra i primi esempi di un rinno- primo piano superiore: resti di ampi archi vamento dell’edilizia civile in chiave anti- ravvicinati l’uno all’altro in modo da for- cheggiante. mare un “loggiato”. Il palazzo del Capitano di Giustizia13 eil Per confermare l’altissima qualità non- palazzo Binducci14, ambedue databili agli ché l’altissima standardizzazione dell’archi- anni Sessanta del XV secolo, tramandano tettura senese del Trecento, vanno segnalati l’esempio del palazzo Pubblico nel pieno due esempi che evidenziano anche le straor- Quattrocento, anche se rinunciano al rive- dinarie dimensioni di edifici privati nella stimento del piano-zoccolo in pietra calca- città del XIV secolo. Possibilmente com- rea. Arricchiscono invece l’apparato delle missionato da Riccardo Petroni, giurista e forme decorative della facciata inserendo vicecancelliere di papa Bonifacio VIII, il fregi ad archetti sotto le cornici-davanzale e palazzo Petroni in via di Pantaneto, 11-15 archi polilobati nelle trifore dei piani supe- (Banca dati, cat. 398)10 è databile al primo riori [fig. 5]. Trecento. Sorprendono le vaste dimensioni, I palazzi Todeschini Piccolomini e di S. l’altezza notevole delle originarie aperture Galgano, nella combinazione di un rivesti- trecentesche. Va menzionato inoltre il mento a bugnato piatto con finestre a bifo- palazzo in via del Porrione, 69-75 (Banca ra ad arco a tutto sesto e con un cornicione dati, cat. 477) [fig. 4]11, sempre assegnabile classicheggiante, seguono il modello tipolo- al primo Trecento. La facciata sviluppa gico dei palazzi del Quattrocento fiorenti- ancora quattro piani i cui superiori si apri- no scelto dai Piccolomini al fine di contra- vano con bifore, una volta protette da una stare visibilmente – per motivi politici – il tettoia fissata nell’ultimo piano. Gotico trecentesco, ovvero l’espressione Il Quattrocento senese, la cui seconda architettonica per eccellenza della vecchia metà è caratterizzata dalla contemporaneità Repubblica, la cui struttura governativa di varie scelte stilistiche12, nel Terzo di S. volevano modificata a favore del Monte dei Martino è rappresentato da eccellenti esem- Gentiluomini15. pi che illustrano i tre filoni tipologici: il Il palazzo di Andrea Todeschini

9 Cfr. Petra Pertici, La città magnificata: Interventi Paolo Fiore, Firenze 2004, pp. 401-431. edilizi a Siena nel Rinascimento. L’Ufficio dell’Ornato 13 Patrizia Turrini, ‘Per honore et utile de la città di (1428-1480), Siena 1995. Siena’: Il comune e l’edilizia nel Quattrocento, Siena 1997, 10 Gabbrielli, Siena medievale cit., pp. 241-243. pp. 115-121; Gabbrielli, Siena medievale cit., pp. 286- 11 Gabbrielli, Siena medievale cit., pp. 248-249. 288. 12 Matthias Quast, “Il linguaggio di Francesco di 14 Gabbrielli, Siena medievale cit., pp. 288-290. Giorgio nell’ambito dell’architettura dei palazzi sene- 15 Cfr. Matthias Quast, “I Piccolomini commit- si”, in Francesco di Giorgio alla Corte di Federico da tenti di palazzi nella seconda metà del Quattrocento”, Montefeltro. Atti del convegno internazionale di studi, in Archivi Carriere Committenze: Contributi per la storia Urbino, 11-13 ottobre 2001, a cura di Francesco del Patriziato senese in Età moderna. Atti del Convegno, 87 Fig. 3 - Palazzetto in vicolo degli Orefici, 13.

Fig. 7 - Palazzo di S. Galgano (cat. 519).

Fig. 4 - Palazzo in via del Porrione, 69-75 (cat. 477).

Fig. 5 - Palazzo Binducci (cat. 437). Fig. 8 - Palazzo di Andrea Todeschini Piccolo- mini (cat. 153). 88 Piccolomini, infine, è uno dei primi a Siena colonnine. Nonostante la nuova tendenza che formuli pienamente lo standard della si nota una discreta permanenza del Gotico facciata architettonica all’antica, realizzan- anche nel Cinquecento, almeno nei primi do una sobria articolazione con le aperture decenni17. Nel Terzo di S. Martino ne è un rettangolari incorniciate a edicola semplifi- bellissimo esempio il palazzetto in via dei cata, linguaggio scelto, a partire dagli anni Servi, 17-19 (Banca dati, cat. 676) [fig. 9], Ottanta del XV secolo, dalla nuova élite addirittura immortalato nell’Architecture politica sotto la guida del Monte dei Nove toscane di Grandjean de Montigny e e della famiglia dei Petrucci. La motivazio- Famin18. ne di questa scelta è sempre politica, simile L’edificio a tre piani dal paramento a quella dei Piccolomini: la rottura con la murario di mattoni presentava aperture ad tradizione doveva essere completa; il nuovo arco a tutto sesto con la fronte ricassata, linguaggio all’antica era il linguaggio dei determinate dalle doppie cornici, cioè le principi come Federico da Montefeltro, la cornici-davanzale e quelle all’altezza delle cui signoria fungeva da modello per i sene- imposte. Fino a questo punto le caratteristi- si. Francesco di Giorgio, apprezzato archi- che sono trecentesche. Il fatto però che le tetto senese che offriva contributi fonda- cornici siano di pietra serena e che la loro mentali alla costruzione della dimora duca- modanatura mostri una gola diritta slancia- le a Urbino, non poteva non influenzare ta, ci conduce alla seconda metà del pure le scelte architettoniche della nuova Quattrocento; i ferri murati nei piani supe- élite politica senese. Durante il XVI secolo la riori inoltre, i cosiddetti erri a collo di facciata all’antica con le aperture a edicola cigno, i quali presentano non solo barre diventava lo standard sia nelle ristruttura- attorcigliate ma soprattutto anche una pic- zioni, sia nelle costruzioni ex novo dell’edi- cola voluta terminale, ci permettono una lizia privata, e non solo a Siena; la spinta datazione ai decenni intorno al 1500. per questo importante cambiamento dove- Datazione confermata dall’edicola centrale va essere considerevole dal momento che il al pianterreno che fa parte della costruzione prospetto del palazzo di Andrea Todeschini originale, come prova l’osservazione in situ: Piccolomini verso la piazza del Campo è la sua cornice davanzale, parte integrante stato il primo a rompere l’antica regola della cornice d’imposta che collega gli archi espressa negli Statuti che imponeva finestre di quel piano, nel punto in cui diventa il a “colonnelli” nelle facciate intorno alla davanzale dell’edicola viene sorretta da principale piazza senese16, sottintendendo mensoline a voluta, tipologia che a Siena aperture ad arco suddivise da una o due appare solo verso la fine del Quattrocento19.

Siena, 8-9 giugno 2006, a cura di M. Raffaella de zo del Taia, la cui facciata viene portata a termine Gramatica, Enzo Mecacci, Carla Zarrilli, Siena 2007, intorno al 1491 (Fabrizio Nevola, “‘Per Ornato Della pp. 324-337. Città’: Siena’s Strada Romana and Fifteenth-Century 16 Wolfgang Braunfels, Mittelalterliche Stadtbau- Urban Renewal”, in The Art Bulletin, LXXXII, 2000, kunst in der Toskana, Berlin 1988, pp. 121, 250. pp. 26-50: 33). In effetti le finestre del piano terra 17 Cfr. Matthias Quast, “I palazzi del Cinquecento incorniciate a edicola semplificata ionica con menso- a Siena: il linguaggio delle facciate nel contesto stori- le a voluta che portano sia il davanzale sporgente che co-politico”, in L’ultimo secolo della Repubblica di Siena: la cornice terminale si accostano piuttosto a quest’ul- arti, cultura e società. Atti del Convegno internaziona- tima data. Tra le prime finestre “ioniche” di questo le, Siena, 28-30 settembre 2003 e 16-18 settembre tipo spiccano quelle della villa di Lorenzo il 2004, a cura di Mario Ascheri, Gianni Mazzoni, Magnifico di Poggio a Caiano, anni Ottanta del XV Fabrizio Nevola, Siena 2008, pp. 153-170. secolo. Sono poi riprese nella villa Chigi a Le Volte, 18 Auguste Henri Victor Grandjean de Montigny e costruita tra il 1496 e il 1505 (cfr. Francesco Paolo Auguste Pierre Sainte-Marie Famin, Architecture tosca- Fiore, Villa Chigi a Le Volte,inFrancesco di Giorgio ne, ou Palais, maisons, et autres Édifices de la Toscane ... architetto, catalogo della mostra, Siena, 25 aprile-31 Nouvelle Édition, Paris 1846, p. 41 e tav. 99. luglio 1993, a cura di Francesco Paolo Fiore- 19 Cfr. le finestre a edicola semplificata nel palaz- Manfredo Tafuri, Milano 1993, pp. 318-325: 322). 89 Fig. 6 - Palazzo Todeschini Piccolomini (cat. 047).

Uno sguardo infine alla cornice termina- Griffoli Bandinelli (Banca dati, cat. 416) le del palazzetto può precisare ulteriormen- [fig. 11], recentemente datato “tra il 1574 e te la datazione: la sua modanatura è quasi il 1587”21 perché su uno dei portali appare identica a quella dei cornicioni di una serie un busto identificato con il Granduca di palazzi senesi databili intorno al secondo Francesco I de’ Medici, i cui anni di gover- e terzo decennio del Cinquecento20. no coprono tale periodo. Il busto, invece, Un sobrio esempio per il primo Cinque- rappresenta con ogni probabilità Ferdi- cento senese è il palazzo Bulgarini in via di nando I, perché la mensola che lo regge Pantaneto, 70-72 (Banca dati, cat. 415) [fig. porta il motto di questo granduca, MAIE- 10]. Tipologicamente esso fa parte di un STATE TANTVM22. È evidentemente gruppo che combina l’incorniciatura all’an- un’aggiunta posteriore. La sua mensola tica – a edicola semplificata – con una deco- copre completamente la chiave dell’arco razione pittorica oppure, come in questo originariamente mitrato, e la testa di caso, con un ricco apparato di ferri di fac- Ferdinando si interseca con la cornice ciata, questi ultimi caratterizzati da forme a davanzale del primo piano superiore. Il lin- voluta [fig. 17]. Questo gruppo di palazzi, guaggio architettonico, comunque, non del quale fanno parte il palazzo del permette una datazione nel periodo dei Magnifico Petrucci (Banca dati, cat. 456) e la granduchi medicei, ma piuttosto nel secon- seconda fase del palazzo Borghesi (Banca do decennio del Cinquecento. Il bugnato dati, cat. 286), è databile intorno al primo e dei portali, continuo e regolare, si accosta inizio del secondo decennio del XVI secolo. perfettamente a quello che si trova nel grup- Adiacente al palazzo Bulgarini il palazzo po dei palazzi databili tra il palazzo

Ma un’anticipazione in chiave ridotta di questa tipo- 20 Tra gli esempi più importanti il palazzo logia si trova già nel palazzo Piccolomini di Pienza, Borghesi (Banca dati, cat. 286), la facciata laterale del 1459-62, nella loggia del pianterreno volta verso il palazzo Bichi in via dei Rossi (Banca dati, cat. 535) e giardino: qui il davanzale delle finestre viene sorretto il palazzo Francesconi (Banca dati, cat. 225). da mensole semplici, la cornice terminale invece da 21 Fabio Bisogni, “La nobiltà allo specchio”, in I mensole a voluta (Elisabeth Heil, Fenster als Libri dei Leoni: La nobiltà di Siena in età medicea (1557- Gestaltungsmittel an Palastfassaden der italienischen Früh- 1737), a cura di Mario Ascheri, Siena 1996, pp. 200- und Hochrenaissance, Hildesheim-Zürich-New York 283: 222. 90 1995, p. 240). 22 Ringrazio Alberto Cornice per l’osservazione. Dall’alto in basso: Fig. 9 - Palazzetto in via dei Servi (cat.676). Fig. 10 - Palazzo Bulgarini (cat.415). Fig. 11 - Palazzo Griffoli Bandinelli (cat.416). Fig. 18 - Palazzo in via dei Pispini, 88-92.

Bargagli, 1509, e il palazzo Chigi al Casato, cosiddette campanelle. La forma standar- 1510, da un lato, e il palazzo Bichi in via dizzata del Trecento, il semplice braccio, dei Rossi, intorno al 1520, dall’altro; i spesso inciso con motivi geometrici, che bugnati a partire dagli anni Trenta invece tiene l’anello (la campanella vera e propria) (nei palazzi Palmieri, Guglielmi, Chigi alla e che termina con una piccola piramide, si Postierla) mostrano sempre le bugne alter- trasforma durante il Quattrocento in un nanti in larghezza. Le finestre ad arco incor- simbolo allegorico o araldico. La piramide niciate a edicola semplificata sono uguali a si spacca per diventare un fiore o un frutto quelle del palazzo Giglioli Bulla, databile [fig. 12], se non cambia completamente intorno al 1520 soprattutto in base all’ana- forma tutto il braccio per mutarsi in un ani- lisi dei ferri di facciata. male più o meno fantasioso e stilizzato Per quel che riguarda i ferri dell’età rina- [figg. 13, 14]. Le pecore nel palazzo scimentale23, proprio il Terzo di S. Martino Todeschini Piccolomini (Banca dati, cat. 047 offre uno straordinario campionario di e 495) che tengono mezzelune invece degli

23 Cfr. Matthias Quast, “Un patrimonio dimenti- Cinquecento”, in Accademia dei Rozzi, XII, 2005, 23, cato: i ferri di facciata senesi. Parte I: Tipologia fun- pp. 21-30; XIII, 2006, 24, pp. 17-26. zionale. Parte II: Sviluppo stilistico tra Duecento e 91 12 13

14 15

16 17

19 20

Fig. 12 - Porta Pispini, campanella quattrocentesca. Fig. 13 - Porta Pispini, campanella quattrocentesca. Fig. 14 - Porta Pispini, campanella quattrocentesca. Fig. 15 - Palazzo Todeschini Piccolomini, campanella. Fig. 16 - Palazzo di S. Galgano, campanel- la. Fig. 17 - Palazzo Bulgarini, campanella. Fig. 19 - Palazzo in via dei Pispini, 88-92, campanella. Fig. 20. 92 anelli, rappresentano l’araldica della casata piani, con una superposizione degli ordini [fig. 15], come nel palazzo di S. Galgano dorico, ionico e composito a paraste. (Banca dati, cat. 519), le campanelle sono Il Settecento è rappresentato in modo appese alle spade del Santo, una diversa dal- monumentale dal palazzo De Vecchi in via l’altra [fig. 16]. La più grande diversità di Pantaneto (Banca dati, cat. 412 e 480)28. mostra l’antimurale di porta Pispini (non La costruzione inizia nel 1771; l’architetto è schedata)24, databile, anche grazie all’analisi il senese Paolo Posi (1708-1776). Il prospet- morfologica dei ferri, alla seconda metà del to verso la via di Pantaneto presenta due Quattrocento. Vi si trovano forme zoomor- ordini giganti sovrapposti, semplificati, di fe – bracci con teste di draghi e serpenti cui il primo, dai pilastri angolari bugnati, [figg. 13, 14] – ma anche fitomorfe e più comprende il piano-zoccolo con pianterre- difficilmente associabili, dalle bizzarre no e mezzanino, mentre il secondo ordine forme geometriche. definisce i piani superiori. Nel piano-zocco- Verso la fine del Quattrocento e soprat- lo le tre campate mediane risultano eviden- tutto nel primo Cinquecento le forme dei ziate; si articolano con una sequenza ritmi- ferri di facciata diventano architettoniche: i ca, marcata da un ordine tuscanico a para- bracci delle campanelle ormai terminano ste e culminante nel monumentale portale con volute, come quelle del palazzo centrale, alludendo a un arco trionfale; i Bulgarini (Banca dati, cat. 415; si veda due piani superiori invece sono caratteriz- sopra) [fig. 17]; così appaiono numerose zati da fantasiose variazioni del tema edico- anche in un palazzo in via dei Pispini, 88-92 la per incorniciare le aperture delle finestre. (non schedato) [figg. 18, 19], dove risultano L’Ottocento favorisce le facciate classi- quasi identiche a quelle del Palazzo cheggianti: durante il XIX secolo e soprat- Aringhieri in via dei Termini (Banca dati, tutto dopo l’Unità d’Italia, nei centri storici cat. 717), firmate e datate 152225. e nelle zone periferiche trova diffusione L’età barocca, nel Terzo di S. Martino, si enorme uno schema di facciata a prima manifesta con un notevole teatro, vale a dire vista anonimo e tale da sfuggire al passante, piazza scenografica26, nella seicentesca via ma solo perché si tratta dell’impiego ricor- del Refugio (Banca dati, cat. 492, 493 e rente di un repertorio stilistico apparente- 494)27. I lati della strada poco profonda ma mente standardizzato e assai limitato29.A in considerevole discesa sono definiti da Siena, un esempio semplice ma rappresen- un’architettura minimalista di stampo cin- tativo di questo modello è la facciata della quecentesco in laterizi; il prospetto della casa Mari in via dei Pagliaresi, 10-16 (Banca chiesa S. Raimondo al Refugio, invece, dati, cat. 388), stradina che collega la via di sfruttando la posizione bassa in fondo alla S. Martino con la via di Pantaneto (e che dà discesa, sviluppa un sontuoso prospetto accesso al vicolo degli Orefici, menzionato tutto di marmo, articolato in addirittura tre sopra). È conservato il disegno del prospet-

24 Cfr. Gabbrielli, Siena medievale cit., pp. 297-298. Butzek, Bernardina Sani, Siena 2000, pp. 440-447. 25 PAVLVS : SALVETVS : F : A : D : M : D : X : 28 Cfr. Bruno Mussari, “Tradizione, innovazione e X:II. La datazione del palazzo in via dei Pispini – rappresentatività nell’architettura civile del ‘700 a pur restaurato – al secondo-terzo decennio del Siena. Le fabbriche alla romana e la memoria medie- Cinquecento trova ulteriore conferma nella modana- vale nelle proposte di Giacomo Franchini, tura del cornicione. Si veda sopra, palazzetto in via Ferdinando Ruggieri, Paolo Posi, Ferdinando Fuga, dei Servi, 17-19 (Banca dati, cat. 676), e i confronti Antonio Valeri e Luigi Vanvitelli”, in Quaderni del citati al riguardo. Dipartimento Patrimonio Architettonico e Urbanistico, 26 Per il termine teatro nell’età barocca, si veda XIV, 2004, 27-28, pp. 75-114: 94-95. Richard Krautheimer, The Rome of Alexander VII: 29 Cfr. Matthias Quast, “Rinascimento e neorinas- 1655-1667, Princeton 1985. cimento. Per una lettura del linguaggio neorinasci- 27 Cfr. Gioia Romagnoli, “La facciata della chiesa mentale a Siena nella seconda metà dell’Ottocento”, del Refugio”, in Alessandro VII Chigi (1599-1667): Il in Architettura e disegno urbano a Siena nell’Ottocento tra Papa Senese di Roma Moderna, catalogo della mostra a passato e modernità, a cura di Margherita Anselmi Siena 2000, a cura di Alessandro Angelini, Monika Zondadari, Siena-Torino 2006, pp. 104-129. 93 Dall’alto in basso: Fig. 21 - Palazzo in via Salicotto, 45-51. Fig. 22 - Palazzo in via Salicotto, 99-111. Fig. 23 - Facciata in Piazzetta Artemio Franchi, con finestre ibride tre-quattrocentesche. Fig. 24 - Facciata in Piazzetta Artemio Franchi, arpioni da tenda trecenteschi e quattrocenteschi.

to dell’architetto Agenore Socini30. Tutte le componenti dell’alzato appartengo- Il progettista l’aveva presentato al “con- no ai motivi irrinunciabili di un prospetto corso a premi [bandito dalla Banca Monte neorinascimentale canonico: il piano terra è dei Paschi] a favore dei piccoli proprietari di caratterizzato come piano-zoccolo da un case in Siena, che … [avessero] effettuato bugnato regolare; le sue aperture rettangola- entro l’anno 1901 lavori di restauro alle fac- ri conducono a botteghe o laboratori. I ciate vecchie e cadenti che non avessero piani superiori, invece, hanno il paramento valore artistico o pregio di antichità”31. liscio e intonacato. Le sue aperture, sempre Il progetto fu eseguito secondo il dise- rettangolari, sono incorniciate; in questo gno e l’esito è tuttora verificabile in situ. modo si evita il brusco contrasto luministi-

30 Archivio del Monte dei Paschi di Siena, XV A 4, 2007, Siena 2007, cat. 23. 36/30; Giovanni Brino, Laura Vigni e.a., Le facciate 31 Siena, ACS, Postunitario, cart. X A, cat. XIV, b. delle case di Siena 1900-1902: I bozzetti del concorso del 34, ins. 1901, “Restauri delle facciate delle case”, 21 94 Monte dei Paschi di Siena, catalogo della mostra a Siena gennaio 1901. co tra la parete chiusa e il buco nero dell’a- In un caso si allude al sistema strutturale pertura, e si evidenza e nobilita l’apertura pisano a pilastri e archi, duecentesco, come delle finestre. Può sembrare esagerato parla- si vede nel palazzo in via di Salicotto, 45- re di nobilitazione, ma non va dimenticato 51, all’angolo con la piazzetta della che lo stilema ricorrente dell’incorniciatura Paglietta (facciata non schedata) [fig. 21]. – cornice intorno all’apertura e cornice ter- La stessa facciata ha le finestre tipologica- minale orizzontale, spesso con fregio inter- mente trecentesche. Dove nei prospetti medio – deriva dall’edicola antica. sono inserite mensole e buche, nel L’incorniciatura delle finestre, inoltre, Medioevo previste per le travi delle sovra- insieme all’altezza dei piani, contribuisce strutture, nel nuovo Salicotto questi dispo- ad articolare la distribuzione gerarchica tra i sitivi risultano privi di senso costruttivo e piani superiori dell’edificio. Di solito, il quindi solo di valore decorativo (si veda il primo piano superiore, con le edicole sem- palazzo in via di Salicotto, 99-111; facciata plificate delle incorniciature, viene definito non schedata). Nella retrofacciata dello stes- piano nobile grazie alla loro presenza. so edificio, dall’aspetto purista, viene pro- Talvolta, quando il palazzo possiede più posta l’interpretazione di una scala-balla- piani superiori, anche un ulteriore livello toio (del palazzo in via di Salicotto, 99-111; riceve la stessa nobilitazione. L’ultimo o gli non schedata) [fig. 22]. In tutto il nuovo ultimi piani invece non solo sono meno alti, quartiere sembra notevole la mancanza ma presentano anche un’incorniciatura delle doppie cornici, caratteristica irrinun- ridotta delle finestre, rinunciando, ad esem- ciabile dell’architettura civile del Trecento pio, alla cornice terminale. Ulteriore ele- senese. Se non viene completamente mento essenziale sono le cornici-davanzale, abbandonato il ricorso alle cornici, le fac- sulle quali si elevano le incorniciature delle ciate di Salicotto presentano o solo la cor- finestre. nice-davanzale [fig. 23] o solo la cornice Per il Novecento, infine, il Terzo di S. d’imposta [fig. 21]. Martino offre un interessante esempio di Le combinazioni stilistiche sono rintrac- regionalismo creato durante il Ventennio ciabili anche nelle forme delle finestre e dei fascista nel rione di Salicotto: interessante ferri. Una finestra ad arco ogivale può perché si nota la ricerca di riproporre solu- sovrastare una bifora ad archetti a tutto zioni trovate nella tradizione dell’architet- sesto (esempio in piazzetta Artemio tura gotica senese, senza però seguire un Franchi) [fig. 23]. I ferri di facciata, non rigore archeologico. Nell’insieme, il nuovo molto frequenti, appaiono nelle differenti quartiere, sacrificando la struttura medieva- tipologie trecentesche e quattrocentesche, le e sconvolgendo il tessuto sociale, altera anche in uno stesso prospetto, specie quan- completamente le proporzioni delle strade do si tratta di arpioni da tenda (la versione e degli edifici, i cui prospetti, a prima vista, quattrocentesca è riconoscibile nella fronte suggeriscono stilisticamente un Trecento larga e piatta) [fig. 24], e quando si tratta di purificato: vengono usati i materiali tradi- erri (la versione quattrocentesca ha la barra zionali pietra calcarea e laterizio a vista, ma inferiore doppiamente incurvata). Per quel senza protezione con scialbature o intona- che riguarda le campanelle, le forme diven- ci; la tipologia edilizia si avvale del muro tano caricaturali (si veda un esempio in via continuo in laterizio, perforato dalle aper- di Salicotto, 126; facciata non schedata) ture; le forme delle finestre si avvicinano [fig. 20]. allo standard gotico: in generale gli archi Una sintesi complessiva suggerisce che, in hanno la fronte ricassata. Ma non viene un breve arco di tempo, è stato creato un ricreato l’aspetto di un’epoca precisa. quartiere nuovo e differenziato, i cui prospet- Vengono creati ibridi tipologici combinan- ti caratterizzati da un linguaggio eclettico- do elementi duecenteschi, trecenteschi e decorativo mostrano di essere il frutto di uno quattrocenteschi. sviluppo progressivo scandito in varie fasi. 95 Indice

ENZO MECACCI, Cateau-Cambrésis: i motivi di una celebrazione ...... pag. 3 Una città nella storia, la storia nella città ...... »7

RENATO VILLORESI E ANGELO VOLTOLINI, La zecca della Repubblica di Siena ritirata a Montalcino (1556-1559) . . »9

UBALDO MORANDI, La famiglia Mazzei nella storia di Fonterutoli ...... »15

FRANCO BOSCHI, La riscoperta della Via Lauretana nel tratto senese ed aretino ...... »25

ELEONORA SPINOSA, Aretafila Savini de’ Rossi: ritratto di una letterata senese del Settecento ...... »35

GIAMPIERO SANTUCCI, Siena 1944 L’arrivo degli americani e il camarlengo del Montone . . . . . »45

ETTORE PELLEGRINI, Siena e i libri: un primato incompreso? ...... »49

THOMAS SZABÓ, La battaglia di Montaperti vista al di là delle Alpi ...... »69

GIOVANNI MAZZINI, Roberta Cella, La documentazione Gallerani-Fini nell’Archivio di Stato di Gent (1304-1309) »77

ROBERTO BARZANTI, I fantasiosi progetti di Peruzzi & seguaci: quelle torri gemelle non s’hanno da fare ...... »81

MATTHIAS QUAST, La Banca dati delle facciate del centro storico di Siena: note sui palazzi nel Terzo di S. Martino ...... »85

96