I laghi brianzoli Troppe volte, attratti come siamo da ciò che è lontano, Possibilmente esotico e fuori dalla nostra esperienza quotidiana, siamo portati a trascurare ciò che abbiamo a portata di mano e di vista, per poi trovarci, tra la sorpresa e l'incredulità, ad ammirare uno scorcio, un panorama, un angolo di natura dietro casa, che, chissà perché, non avevamo mai notato. La è certamente terra di industrie, di artigianato di prestigio internazionale, di terziario avanzato, ma, e ce lo dimentichiamo troppo spesso, è anche una terra che presenta elementi naturali e umani ricchi di attrattiva e di fascino; certo, si tratta di un fascino tutto particolare, molto discreto, ben intonato, insomma, con il carattere degli stessi brianzoli, dediti al lavoro, anche troppo secondo alcuni, ma poco propensi all'esaltazione di sé e dei propri meriti. Paradossalmente, questa Brianza che lavora, che produce come poche altre zone d'Europa, fa fatica a darsi un'immagine che vada al di là della fabbrica e della pur alta qualità dei suoi prodotti; eppure, molto andrebbe fatto per valorizzare questa terra così ricca di storia, di cultura e, anche se può sembrare strano, di natura, di angoli verdi risparmiati dalla cementificazione e salvaguardati dalla saggezza dei nostri antenati e dei nostri amministratori.

Chi, per varie ragioni, ha in visita un amico un conoscente che non è della FP zona, dopo essere stato a Milano, di solito non pensa alle tante possibilità - che la Brianza offre in questo senso, tanto più nella bella stagione; come se non vi fossero tra le nostre colline, i nostri dolci laghi prealpini, le nostre città, occasioni per passare una bella serata tra spunti culturali

(perché no?) e delizie gastronomiche. brianteiaghi L I

Ed è proprio sulla scorta di queste considerazioni, nel tentativo di – proporre all'attenzione di tutti, vicini e lontani, brianzoli e non, luoghi noti 1 o ancora da scoprire, ma tutti ricchi di varie possibilità di fruizione, ambientale, culturale e gastronomica, e tutti inseriti in un paesaggio Pagina

profondamente modellato dalla presenza plurimillenaria dell'uomo, eppure ancora capace di riservare la sorpresa di ambienti in cui ritrovare un contatto con la natura, con la tradizione, con la storia.

La Brianza Situata a nord-est di Milano, compresa in longitudine tra l'Adda e il Seveso, ed estesa in latitudine da a , la Brianza è da sempre famosa per la laboriosità dei suoi abitanti, per l'industria del mobile e per essere stata, a partire dal Seicento, il "polmone verde" di Milano, sede di soggiorni e di vacanze per numerose famiglie della nobiltà e della borghesia milanese e monzese, che qui costruirono splendide dimore. La Brianza, che fu terra di gelsi, di bachi da seta e di filande, di grano- turco e di polenta, è ora una zona tra le più produttive d'Italia e d'Europa, con una fisionomia economica complessa ed articolata, per la I Laghi della Brianza sovrapposizione di nuove attività a quelle più antiche, in alcuni casi ormai quasi abbandonate. Eppure, nonostante questo proliferare di industrie e laboratori artigianali, con l'inevitabile corollario di capannoni e di infrastrutture, nonostante la grande espansione urbanistica degli ultimi

quarant'anni, la Brianza significa ancora, per fortuna, aree verdi, paesi a FP misura d'uomo, angoli di natura miracolosamente preservati dall'invadenza - del cemento e dell'inquinamento, osterie e ristoranti che ancora conservano il sapore contadino di una volta, o che hanno saputo adeguarsi ai tempi con intelligenza e nel rispetto della tradizione.

Qua e là, se si sa guardare con occhi attenti e se si è disposti a scoprire brianteiaghi L I

anche ciò che ci è vicino, si potranno incontrare o ritrovare luoghi e –

ambienti che sanno ancora aprirei il cuore allo stupore e alla meraviglia, 2 luoghi e ambienti di quella “Brianza letteraria” cantata già dal Parini e Pagina

amata, in tempi a noi più vicini, da scrittori della grandezza di Gadda e Santucci.

I Laghi della Brianza La zona interessata dai laghi briantei, che senza ombra di dubbio possiamo considerare l'area più affascinante di tutta la Brianza, ricca com'è di richiami ambientali, storici, turistici e culturali. I laghi di Annone, Pusiano, Alserio e Montorfano costituiscono le perle della Brianza settentrionale, insieme alle località che vi si affacciano e che spesso hanno saputo conservare una dimensione urbanistica e umana fortunatamente ancora lontana da quella dei centri più importanti della Brianza centrale e meridionale. Ne è pienamente coinvolta tutta la fascia pedemontana che ha la città di Erba come centro nevralgico, ma che si allunga poi verso Como e verso ; più a nord, l'area presa in considerazione, pur escludendo la Valassina, giunge a considerare il lago del Segrino e Canzo, coinvolgendo anche la dorsale montuosa che si affaccia sull'Alta Brianza e che costituisce la corona naturale degli stupendi paesaggi dei laghi briantei. Attorno a questi laghi si verifica un felice e raro incontro tra ambiente, storia e cultura. Le peculiarità ambientali e naturalistiche sono protette e valorizzate dal Parco Regionale della Valle del Lambro e dalle riserve naturali del Lago di Montorfano, della riva orientale del Lago di Alserio e del Sasso Malascarpa. Infiniti sono anche i richiami storico-culturali, che a partire dalle tracce di antichi abitatori che vivevano su palafitte, risalgono fino a noi con le testimonianze dell'arte romanica, delle ville di delizia del Settecento e dell'Ottocento e con gli innumerevoli echi di

poeti e scrittori che amarono e cantarono questi paesaggi sospesi tra FP l'acqua, la montagna e il cielo. -

brianteiaghi L I

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Indice Geografia I Laghi: • Aspetti naturalistici dei laghi • Il Lambro • Il Lago di Montorfano • Il Lago di Alserio • Il Lago di Pusiano • L'Isola dei Cipressi • Il Lago del Segrino • Il La montagna Il buco del piombo Storia Aspetti caratteristici: • Le chiese ed i santuari • I castelli • Le ville Un itinerario tra poeti e pittori La gastronomia Gli sport

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Geografia Il territorio considerato presenta aspetti molto vari dal punto di vista geografico e ambientale. Le montagne, la piana di Erba, i laghi, le colline rappresentano dei valori naturalistici e paesaggistici che rendono così unico e particolare questo angolo di Alta Brianza. I rilievi prealpini che fanno da sfondo alla fascia dei laghi costituiscono le propaggini meridionali del cosiddetto , un'area geograficamente ben delimitata, compresa tra i due rami meridionali del Lago di Como e tagliata in senso verticale dal primo tratto del Lago di Pusiano fiume Lambro. Notevole è l'interesse geologico di questa zona, caratterizzata da formazioni rocciose sedimentarie Mesozoiche di origine marina. In particolare, l'abbondanza di rocce di natura carbonatica - calcari e dolomie - determina la presenza di rilevanti fenomeni carsici superficiali (doline e campi solcati) e profondi (abissi, grotte e cavità sotterranee). Anche i ghiacciai quaternari - che a più riprese durante il Pleistocene invasero la zona fino ai confini con la pianura milanese - hanno modellato il territorio con intensi processi di escavazione ed abrasione; inoltre, durante il loro ritiro, hanno abbandonato i cumuli di detriti rocciosi da loro trasportati, dando così luogo ai depositi morenici. In particolare, nella fascia pedemontana il paesaggio è spiccatamente caratterizzato FP dalle dolci ondulazioni delle cerchie collinari moreniche, tra le quali si - trovano conche e depressioni occupate da modeste raccolte d'acqua: il lago di Montorfano, l'Alserio, il Pusiano, il Segrino - un poco più a nord l'Annone, distinto nei due bacini di Annone Ovest e Annone Est o aghi brianteiaghi . L I

– Al termine dell'ultima glaciazione, i geologi ritengono che il lago di 5 Alserio e quello di Pusiano fossero uniti in un unico specchio d'acqua,

forse l'Eupili citato da Plinio il Vecchio (I sec. d.C.) tra i principali laghi Pagina lombardi.

Infatti, indicando gli emissari, il grande naturalista comasco classificava “... l'Adda dal Lario, il Ticino dal Verbano, il Mincio dal Benaco, l'Oglio dal Sebino, il Lambro dall'Eupili, tutti fiumi convergenti al Po” (Naturalis Historia; libro XXXVII). Questo unico lago sarebbe poi stato diviso in due bacini dai sedimenti alluvionali portati dal fiume Lambro all'uscita della Valassina. L'attuale Pian d'Erba è proprio costituito da questi depositi di origine fluviale, disposti a ventaglio (conoide); è caratterizzato inoltre da un discreto numero di risorgive che rappresentano dei piccoli ambienti umidi di notevole interesse naturalistico. Dal punto di vista idrografico, i laghi della Brianza appartengono a tre bacini fluviali diversi: Montorfano al bacino del torrente Seveso; l'Alserio, il Pusiano e il Segrino a quello del fiume Lambro; l'Annone al bacino dell'Adda.

Aspetti naturalistici dei laghi I laghi e, in senso più generale, le zone umide sono tra gli ambienti più preziosi da un punto di vista naturalistico per la grande varietà di specie animali e vegetali caratteristiche che le popolano. Purtroppo, però, molto spesso, sono gravemente minacciate dal degrado a causa dei diffusi fenomeni dell'inquinamento, dell'eutrofizzazione delle acque, dell'invadenza di specie esotiche, o, addirittura, rischiano la totale scomparsa a causa dei vasti interventi di bonifica attuati dall'uomo a scopi produttivi. Tra le zone umide ancora presenti in provincia di Como, una delle più ricche e importanti è proprio la fascia dei laghi briantei. La Vegetazione Acquatico-Palustre

Se osserviamo uno specchio d'acqua, procedendo dal centro verso le rive, FP

possiamo notare una tipica successione della vegetazione che si dispone - generalmente in fasce concentriche in relazione al livello dell'acqua. In particolare, attorno ai nostri laghi briantei queste fasce si evidenziano soprattutto nei tratti in cui la zona pianeggiante a ridosso delle rive è

sufficientemente estesa e libera da coltivazioni e opere umane. brianteiaghi L I

Avvicinandosi alle sponde, si incontrano dapprima popolamenti di piante –

acquatiche completamente sommerse o emergenti solo con 6 l'infiorescenza. Le più comuni sono il millefoglie d'acqua, che può Pagina

formare vere e proprie praterie sommerse, la brasca (o potamogeto) e la più rara naiade, indicatrice di acque limpide e pulite. In acque più basse si trova molto spesso una caratteristica vegetazione con specie ancorate al fondo, ma con foglie galleggianti, nota come Nufareto. Le tipiche rappresentanti sono le ninfee bianche e i gialli nannufari, affiancati dalla castagna d'acqua, curiosa pianta caratterizzata dalla rosetta di foglie romboidali che galleggiano grazie al rigonfiamento dei piccioli e dai neri frutti spinosi utilizzati in passato a scopo alimentare. Avvicinandosi alla terraferma, la copertura d'acqua diventa sempre meno profonda e molto variabile in rapporto all'andamento stagionale. Lungo i margini del lago si può trovare una tipica fascia di vegetazione - spesso molto estesa - caratterizzata da piante alte e slanciate, radicate al terreno acquitrinoso delle sponde. Si tratta del Canneto, formato quasi esclusivamente dalla canna di palude - forse la specie più emblematica della vegetazione palustre - accompagnata sul fronte verso l'acqua dalla lisca lacustre, dai fusti verdi, cilindrici e nudi, dal falasco e dalle tife (o mazzesorde). Dove le canne non sono troppo fitte, il canneto racchiude anche piante con fiori delicati, come la mestolaccia, la mazza d'oro, la menta di palude. Procedendo ulteriormente ver- so la terraferma, in aree saltuariamente inondate ma con il suolo sempre intriso d'acqua, il canneto cede progressivamen- te il posto al cosiddetto

Cariceto. Questa fascia di FP

vegetazione è caratterizzata - dalle carici, piante appartenenti alla famiglia delle Cyperacee, di Iris Giallo cui le più comuni sono la carice alta e la carice delle rive. aghi brianteiaghi

Queste piante formano grossi e robusti cespi rialzati dal suolo che L I

permettono loro di crescere fuori dall'acqua anche quando il terreno è – allagato. Tra un cespo e l'altro crescono specie igrofile (pianta terrestre 7 che vive e si sviluppa normalmente solo in ambienti con suolo Pagina permanentemente ricco di acqua e atmosfera sempre satura di umidità)

come il ranuncolo di palude, il meraviglioso iris giallo, il nontiscordar di me palustre, la salcerella e la felce palustre. Alle spalle del Cariceto (Il cariceto può essere una fase nello sviluppo di una successione naturale da un lago verso un bosco) si possono trovare formazioni erbacee igrofile - tra le quali molto diffusi sono i Molinieti a nebbia blu, che fanno da transizione verso i prati stabili falciabili - e raggruppamenti boscosi igrofili a ontano nero. Man mano il suolo si fa più asciutto, compare la farnia, quercia che segna il passaggio al bosco mesofilo non più influenzato dalla presenza del corpo lacustre. Tipici di questo ambiente sono anche alcuni arbusti come la frangola e le palle di neve, bella caprifogliacea dalle grandi infiorescenze bianche.

1= Naide 8= Canna di palude 5= Ninfea bianca 2= Millefoglie d’acqua 9=Carice 6= Liscia lacustre 3=Brasca 10= Iris d’acqua 7= Tifa 4= Castagna d’acqua 11= Nebbia blu

Gli animali

FP

Quando si pensa agli animali di un lago, subito vengono alla mente i pesci. - La composizione ittica dei laghi briantei risulta influenzata dalla morfologia e dalle caratteristiche fisico-chimiche di questi bacini. Sono quindi solitamente assenti quelle specie tipiche delle zone profonde dei

grandi laghi della provincia - come i coregoni - e altre appartenenti alla brianteiaghi L I

famiglia dei Salmonidi, che necessitano costantemente di basse –

temperature dell'acqua e di elevate concentrazioni di ossigeno, fattori 8 questi che i nostri laghi non possono fornire in tutte le stagioni dell'anno. Pagina

Nei laghi della Brianza, attualmente la famiglia quantitativamente più rappresentata è quella dei Ciprinidi, soprattutto con la scardola, in grado di sopravvivere anche in condizioni ambientali compromesse. Questo pesce prolifera soprattutto nei laghi colpiti dal fenomeno dell'eutrofizzazione, a discapito di specie più sensibili come il luccio, il persico trota, il pesce persico che si sono invece drasticamente ridotte. Tale fenomeno è risultato particolarmente rilevante nei laghi di Pusiano e di Annone, dove nel passato si sono anche verificate a più riprese estese morie ittiche. Accanto a quelle citate, tra le altre specie presenti nei diversi bacini - anche se non in tutti e con la stessa abbondanza - si possono ricordare altri Ciprinidi, come il cavedano, il triotto, l'alborella, la carpa, la tinca. Non si devono dimenticare anche l'anguilla e il persico sole, che insieme al già citato persico trota è stato introdotto nelle nostre acque dal Nord America. Alle zone umide attorno ai laghi della Brianza sono legate anche molte specie di animali. Tra gli Insetti, caratteristiche sono le libellule, che spiccano per la brillantezza dei colori e la varietà delle forme. Le loro larve vivono tra le piante acquatiche e fanno parte del popolamento bentonico dei laghi e degli stagni. Gli Anfibi che frequentano i nostri laghi e, in generale, le nostre zone umide possono Libellula essere suddivisi in due grosse categorie: quelli a prevalente vita FP

terrestre - che utilizzano questi ambienti per poche settimane all'anno in - concomitanza con il periodo riproduttivo - e quelli più legati all'acqua in tutti gli stadi della loro vita. Tra i primi, si può ricordare il rospo, in grado di compiere anche migrazioni di alcuni chilometri per portarsi sulle rive aghi brianteiaghi

dei corsi d'acqua per la riproduzione (con il rischio di essere travolto L I

dalle automobili) e il gruppo delle cosiddette "rane rosse", con la diffusa – rana agile e la più rara rana di Lataste, endemica della pianura padano- 9 veneta e molto esigente in fatto di qualità ambientale. Anche la piccola Pagina raganella, dal colore verde brillante e dal sonoro richiamo, conduce la

gran parte della vita restando abbarbicata alle piante che circondano stagni e laghi, scendendo all'acqua solo per deporvi le uova. Tra gli Anfibi più strettamente acquatici, invece, la rana verde è una specie comunissima nei canneti a margine dei nostri laghi e nelle più disparate raccolte d'acqua. Anche alcuni Rettili sono tipici di questi ambienti. Frequente è la biscia d'acqua o natrice dal collare, che si nutre prevalentemente di pesci e di anfibi; è innocua per l'uomo, in quanto priva di ghiandole velenifere. Molto rara è invece attualmente la tartaruga di palude, in forte diminuzione in tutta la regione. Questa specie era sicuramente presente nei laghi di Alserio e Pusiano negli anni Sessanta; successivamente è andata via via rarefacendosi, forse anche per cause climatiche e non solo legate al degrado ambientale. Esistono numerosissime specie di Uccelli strettamente legate alle acque dolci, con una serie di adattamenti morfologici ed etologici peculiari a questo ambiente - quali un corpo stretto e allungato, idrodinamico, zampe palmate, abilità nel nuoto. Tra gli Uccelli tipicamente "acquatici", si possono trovare sia specie nuotatrici di superficie che tuffatrici. Le prime, come ad esempio il germano reale e la gallinella d'acqua, ricercano il cibo immergendo solo la parte anteriore del corpo; le seconde, invece, come gli svassi, il Germano reale FP moriglione e la moretta si tuffano completamente e sono capaci anche di - muoversi sott'acqua. Inoltre c'è una particolare avifauna legata all'ambiente di canneto e di riva, specializzata nel costruire i nidi tra le canne in vicinanza dell'acqua. aghi brianteiaghi

In questo ambiente nidificano alcuni Passeriformi di piccole dimensioni e L I

– dalla livrea di colore bruno - rossiccio uniforme, che li rende difficilmente visibili tra la folta vegetazione. Nei canneti più fitti sono frequenti la 10 cannaiola e il cannareccione; si possono ricordare inoltre il migliarino di palude, la salciaiola, il tarabusino e il martin pescatore. Pagina

L'unico Mammifero strettamente legato all'ambiente acquatico, la lontra, un tempo presente in tutte le acque interne della regione, è praticamente scomparso dai nostri laghi, in relazione al peggioramento della qualità ambientale. Fino ad una trentina di anni fa circa si sono avute segnalazioni di questo animale sulle rive del lago di Alserio; oggi purtroppo è stato sostituito in parte nel suo ruolo di predatore da altri mammiferi, meno affascinanti e certamente non minacciati di estinzione, come il surmolotto e l'arvicola terrestre1.

Il Lambro Il Lambro è un fiume che a lungo nei secoli ha fortemente caratterizzato l'economia della regione interessata dal suo corso, assumendo spesso importanza maggiore di quella che la sua portata e la sua lunghezza potrebbero far credere: luogo, fin dal Medioevo, di mulini, torchi e magli e, più tardi, di filatoi e filande, ha determinato la storia di molti paesi, dai monti della Valassina fino al naviglio della Martesana. Nasce alla quota di 944 m ai piedi del Monte Forcella, a nord-ovest di Magreglio, dalla sorgente detta Menaresta. È un tipico fiume prealpino, dal corso breve (134 km), soggetto a notevole variabilità nella portata d'acqua. Nel tratto montano ha carattere prevalentemente torrentizio e riceve le acque di vari corsi d'acqua: il Lambretto, il Roncaglia, il Rezzago, il Foce, il

Piot, il Ravella e infine il Bova. È nel Pian d'Erba, però, che, ancora oggi, FP mostra tutta la sua irruenza e irregolarità tanto da giustificare il nome di - Lambrone. Spesso asciutto d'estate, ma soggetto, in autunno o in primavera, ad improvvise piene, si disperdeva nel piano in numerosi rami, minaccioso

sempre di inondazioni. brianteiaghi L I

Particolarmente grave deve essere stata quella del 1799. Le acque –

giunsero fino alla Cascina della Rovere e in piazza del Mercato di Incino, 11 provocando danni ad abitazioni e terreni e interrompendo anche la comunicazione sulla strada da Como a Lecco. Sul finire del XVIII secolo la Pagina

situazione doveva essere diventata davvero insostenibile, anche perché il fiume, a causa delle frequenti inondazioni e dei detriti accumulati, aveva abbandonato l'alveo originale. Si faceva sempre più impellente la necessita di intervenire. Fu l'ingegnere capo del Dipartimento dell'Olona, Carlo Parca, a presentare nel 1812 un progetto di intervento globale da realizzarsi con il contributo congiunto dei privati e della pubblica amministrazione. Si trattava di incanalare, con alti argini, le acque del Lambrone nei suoi punti più a rischio: dalla confluenza del torrente Bova al ponte della Malpensata e da qui al lago di Pusiano. L'opera ebbe vita tormentata e dovette fare i conti con l'insuf- ficienza dei finanziamenti, con gli interessi contrastanti dei privati, pur riuniti in consorzio, ma anche con le avversità naturali e le piene rovinose del fiume. Ad esempio, nel maggio del 1817, due piene straordinarie distrussero gran parte degli argini appena costruiti. Il Lambro Ma alla fine l'opera fu realizzata ed ottenne il duplice beneficio di liberare il Pian d'Erba dalla minaccia delle inondazioni e di assicurare un incremento di immissione d'acqua nel lago di Pusiano, per bilanciarne l'estrazione effettuata dal Cavo Diotti, l'emissario artificiale che proprio in quegli anni era stato costruito. Così fu dato assetto definitivo all'idrografia della zona, che ha il punto di maggiore convergenza a Pontenuovo: qui, con la confluenza delle varie rogge che percorrono il Pian d'Erba (la Gallarana sottopassa il Lambrone FP con una "tomba" appositamente prevista dal progetto Parea) e degli - emissari naturali dei laghi di Alserio e di Pusiano, si ricostituisce il Lambro, che, arricchito a Stallo anche dalle acque che vi riversa il cavo Diotti, assume carattere di fiume e con il nome di Lambro settentrionale aghi brianteiaghi inizia il suo percorso tra le colline della Brianza. L

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Il lago di Montorfano Altitudine media: 396,6 m s.l.m Superficie: 0,459 Km2 Perimetro: 2,67 Km Profondità media: 4,15 m Profondità massima: 6,75 m Comuni: Montorfano – Capiago Intimiano

È il più piccolo dei laghi della Brianza, la cui origine è dovuta all'escavazione glaciale di una conca successivamente sbarrata dal materiale morenico abbandonato dal ghiacciaio al suo ritiro, nelle fasi finali dell'ultima glaciazione Pleistocenica (circa 15.000 anni fa). Il lago non ha immissari, ma viene alimentato prevalentemente da sorgenti dovute all'affioramento della falda e da qualche modesto ruscello stagionale che scende dalle alture circostanti. L'emissario, il Rivo del Molino, si getta nella Roggia Lubiana, affluente secondario del Seveso. A differenza degli altri bacini della Brianza, la qualità delle acque del Montorfano si è mante- nuta relativamente buo- na, tanto che questo lago è considerato uno dei più puliti della Lombardia Lago di Montorfano, visto dal monte Orfano Lo specchio d'acqua e la zona circostante sono caratterizzati da una serie

di ambienti naturali, popolati da una ricca varietà di animali e vegetali. FP

La fauna ittica comprende specie di notevole interesse, come il luccio, il - pesce persico, la tinca, la carpa, l'anguilla e il raro ghiozzo, recentemente segnalato per la prima volta. La vegetazione acquatica è tipicamente costituita da piante

completamente sommerse - come il millefoglie d'acqua e la naiade marina brianteiaghi L I

- e da piante con foglie galleggianti, tra cui le ninfee, particolarmente –

suggestive con i loro fiori bianchi estivi, e le castagne d'acqua, dal 13 caratteristico frutto spinoso. Pagina

Un fitto canneto, con canne di palude e tife, circonda quasi completamente il lago e costituisce un rifugio per molti uccelli, sia stanziali che migratori come il germano reale, la gallinella d'acqua, il tarabusino, la cannaiola, il martin pescatore. Nelle zone paludose, tra le canne, sono state segnalate inoltre la rara tartaruga di palude e varie specie di anfibi. Una fascia boscosa, formata in prevalenza da ontani, castagni, betulle e robinie, cinge a sud-ovest la conca lacustre, creando una suggestiva cornice allo specchio d'acqua. L’uomo e il lago Sulla riva settentrionale del lago in località Cariggiolo, nel 1918, nel corso di alcuni scavi per l'estrazione della torba, sono stati ritrovati i resti di un insediamento palafitticolo, che può essere fatto risalire all'Età del Bronzo (sec. XIV-XII a.C.). Testimonianze di un passato più recente sono le ghiacciaie, costruzioni in pietra situate nelle immediate vicinanze delle sponde, in zone ombrose. La maggior parte di esse sono ridotte a pochi ruderi; la meglio conservata è la ghiacciaia Barbavara, fatta costruire agli inizi del secolo Lago di Montorfano dal Conte Giovanni Barbavara all'imbocco della strada che porta al Lido, centro di una vera e propria "industria del ghiaccio" che alimentava un fiorente commercio. FP

Secondo una delicata leggenda, il lago di Montorfano si sarebbe - originato dalle lacrime del piccolo Monte Orfano che piangeva perché, dopo la formazione della catena alpina, si era trovato abbandonato, lontano dagli altri monti. Nel bacino d'acqua così formato, l'infelice aghi brianteiaghi altura, specchiandosi, poteva vedere un altro monte simile a sé, L I

– sentendosi finalmente meno solo.

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Lago di Alserio Altitudine media: 200 ms.l.m Superficie: 1,228 Km2 Perimetro: 5,02 Km Profondità media: 5,34 m Profondità massima: 8,1 m Comuni: Alserio, Albavilla, Erba, Monguzzo

Il lago di Alserio originariamente formava un unico corpo d'acqua con il lago di Pusiano, in una vasta depressione scavata da una lingua del ghiacciaio wurmiano proveniente dal solco della ; i due bacini sono poi stati separati dall'accumulo dei sedimenti alluvionali portati dal fiume Lambro all'uscita dalla Valassina. Il lago non ha immissari veri e propri, ma è alimentato prevalentemente da sorgenti, infiltrazioni della falda - che affiora sul fondo e sulle rive - e da qualche modesta roggia stagionale. Ha invece un emissario, tributario del Lambro. Incastonato tra il verde delle colline, in un'area fortunata- mente ancora non interessata dall'urbanizzazione in modo marcato, il lago di Alserio - forse più degli altri bacini - ha mantenuto un caratteristico fascino selvaggio, quasi incon- sueto per un angolo di Brianza. Lago di Alserio

Sebbene però il paesaggio sia nel complesso abbastanza ben conservato, FP

tuttavia anche ad Alserio la presenza delle attività umane ha avuto un - riflesso negativo sulle condizioni di "salute" del lago. L'effetto più sensibile è rappresentato dal fenomeno dell'eutrofizzazione - dovuto. ad un eccesso di fosforo di origine antropica immesso con gli scarichi

fognari, soprattutto negli anni 1970 e 1980. Infatti le acque sono molto brianteiaghi L I ricche di nutrienti (in particolare sali di fosforo), responsabili di un –

abnorme sviluppo del popolamento algale, il quale, a sua volta, provoca un 15 aumento della torbidità, con diminuzione della trasparenza e gravi deficit periodici di ossigeno, soprattutto sul fondo. Comunque, negli ultimi anni Pagina

sembra che le condizioni trofiche del lago, pur continuando ad essere precarie, si siano stabilizzate. Dal punto di vista naturalistico il lago di Alserio riveste comunque un notevole interesse per la presenza di una buona varietà di specie vegetali e animali caratteristiche delle zone umide. La vegetazione che si insedia procedendo dal largo verso le rive coincide con lo schema tipico che si riscontra lungo le sponde dolcemente degradanti degli altri bacini della fascia prealpina. Nel periodo estivo, in alcuni tratti, la superficie del lago ospita le spettacolari fioriture della ninfea bianca e del giallo nannufero, piante radicate sul fondale e con foglie galleggianti. Avanzando verso la riva compare dapprima una sottile fascia a lisca lacustre, a cui fa seguito il classico Canneto a canna di palude, e, ancora più all'esterno, il Cariceto a carice alta. Alle sue spalle, le azioni di drenaggio e i tagli operati dall'uomo nei secoli hanno favorito la formazione di praterie falciate a nebbia blu. Nannufero giallo Proprio in questi ambienti, nonostante le modificazioni antropiche, possono essere rinvenute alcune specie rare ed interessanti dal punto di vista conservazionistico: la parnassia, la genziana di palude e i fiocchetti, tutte con carattere di relitti microtermici (cioè legate a FP microclimi più freddi). - Per quanto riguarda il popolamento animale, le condizioni del lago hanno condizionato pesantemente gli equilibri tra le specie ittiche, a tutto vantaggio dei Ciprinidi, quali la scardola. aghi brianteiaghi

Il tratto di palude consente la vita a molte specie di Anfibi e Rettili L I

– caratteristici di habitat di questo tipo: la rana verde, il rospo , la raganella, le rare rana di Lataste e tartaruga di palude e la più comune 16 natrice dal collare. Pagina

Ma il principale interesse faunistico della zona circostante il lago di Alserio è comunque legato soprattutto alla presenza di una notevole varietà di uccelli: sono infatti state censite 64 specie diverse, di cui 54 nidificanti. Tra le specie acquatiche si possono ricordare lo svasso maggiore - che frequenta le acque aperte, nelle quali si immerge alla ricerca di pesce - e anche la gallinella d'acqua, la folaga, il germano reale, questi ultimi invece più legati alle rive a causa delle loro abitudini alimentari prevalentemente vegetariane. Nel fitto dei canneti si possono trovare il cannarec- cione, la cannaiola, la cannaiola verdognola, il migliarino di palude, la salciaiola, il porci- glione e il tarabusino. È stata rilevata anche la presenza dell'airone cinerino e del falco di palude, probabilmente però Cannaiola Verdognola non nidificanti. Fino alla fine degli anno 70 del secolo scorso attorno al lago di Alserio si sono avute segnalazioni della lontra, un interessante mammifero strettamente legato alle acque dolci, ma oggi purtroppo scomparso in provincia di Como e in gran parte d'Italia. L'uomo ed il Lago Il nome Alserio, secondo alcuni autori deriverebbe dalla radice celtica "ser"= acqua. Alserio, come altri comuni vicini al lago, nei sec. XIII-XV aveva l'obbligo FP di fornire la Pescheria del Mercato di Milano con un determinato - quantitativo di pesce ogni venerdì durante la Quaresima. La quota fissata però era particolarmente onerosa: ben 100 libbre (circa 90 kg) per volta. Questo gravoso impegno indusse i pescatori ad inoltrare ripetute istanze aghi brianteiaghi alle autorità, fino a che, nel 1402, uno speciale decreto del Duca Gian L I

– Galeazzo Visconti trasformava il vincolo di rifornire il Mercato con quello di soddisfare le esigenze della Corte Ducale di Milano e di Pavia. Tale 17 decreto restò in vigore fino al 1518, quando fu abrogato dal maresciallo Pagina francese Lautrech.

Ad Alserio si svolge nell'ultima domenica di luglio - una tradizionale "Sagra del Pesce", forse la più antica di tutto il Pian d'Erba (la prima edizione risale al 1965) è sicuramente una delle più famose. Lo spirito di questa sagra - come tengono a ricordare gli organizzatori della locale Pro Loco - si rifà chiaramente alle generazioni di pescatori legate al lago: quando i periodi di pesca erano particolarmente propizi si svolgevano festeggiamenti e si distribuiva pesce fritto a tutti, come se si volesse ringraziare lo specchio d'acqua per la sua generosità. La tradizione vuole che l'Imperatore Federico Barbarossa, dopo la disfatta di Tassera (9 agosto 1160), mentre fuggiva in ritirata verso il castello di Montorfano, a causa della foschia, smarrì la strada e rischiò di rimanere intrappolato nelle paludi attorno al lago di Alserio, venne salvato solo per il pronto intervento del suo scudiero.

Il lago di Pusiano Altitudine media: 259,4 ms.l.m Superficie: 4,933 Km2 Perimetro: 10,73 Km Profondità media: 14,04 m Profondità massima: 24,3 m Comuni: Pusiano, , , Erba, Eupilio, Merone, .

Il lago di Pusiano offre uno degli spettacoli naturali più belli di tutta la Brianza, sia che lo si osservi dall'alto - salendo lungo il Monte Cornizzolo che lo sovrasta da nord specchiandosi nelle sue acque - sia che lo si guardi dalle sponde, sulle quali si susseguono i sette comuni rivieraschi che gli fanno corona. Come tutti i laghi briantei, il lago di Pusiano mostra le FP caratteristiche tipiche di un bacino di origine glaciale. Alla sua - formazione, esso costituiva con il lago di Alserio un unico corpo d'acqua, che solo in epoche più recenti si è separato, a causa dell'accumulo dei sedimenti portati dal fiume Lambro, nonché dell'attività umana di aghi brianteiaghi bonifica. L I

Il principale immissario, il Lambrone, si getta nel lago presso il lido di

Moiana; da lì, a poche centinaia di metri di distanza, esce l'unico emissario 18 che, arricchitosi a Pontenuovo con le acque provenienti dal lago di Alserio Pagina

e dalle varie rogge del Pian d'Erba, ricostituisce il Lambro: così il fiume riprende il suo corso regolare verso Monza e la bassa pianura. Le sponde del lago di Pusiano conservano ancora abbastanza bene il loro aspetto naturale, con la caratteristica successione delle fasce vegetazionali. Tra queste il canneto, che delinea quasi tutto il perimetro del lago, estendendosi per lunghi tratti soprattutto nelle zone rivierasche dei comuni di Cesana Brianza e di Merone. Solo dal 1922 il lago di Pusiano è di proprietà demaniale. Prima fu sempre di proprietà privata, fin dal 1314, anno in cui- come risulta dall'atto rogato dal notaio Giacomo Pazzia - Lago di Pusiano visto dal Resegone apparteneva per due terzi all'Arcivescovo di Milano e per un terzo alla Collegiata di San Giovanni Battista di Monza. I marchesi Carpani, dal loro palazzo in Pusiano, esercitarono a lungo la signoria sul lago, dopo che nei secoli XV e XVI ne erano stati i "livellari" (Il livellario era il soggetto in cui favore veniva disposta la concessione del contratto agrario di livello. Il livello è un contratto agrario, diffuso dal Medioevo agli inizi dell'Ottocento, per il quale terreni agricoli, boschi e pascoli venivano concessi in godimento per un certo periodo di tempo a determinate condizioni. La parola deriva dal latino libellus = libretto.) con l'obbligo, tra l'altro, in Quaresima di rifornire di pesce la Mensa dell'Arcivescovo di Milano e dei Canonici di Monza. Nei secoli XVIII e XIX la proprietà del lago passò più volte di mano. FP

Fu appannaggio, ad esempio, del figliastro di Napoleone, il principe - Eugenio Beauharnais, Vicerè d'Italia, al quale andò, oltre all'intero lago, il Palazzo Carpani, che da allora divenne Carpani-Beauharnais, e l'Alpe detta appunto del Vicerè. Per dieci anni, dal 1867 al 1877, il lago appartenne aghi brianteiaghi anche al comune di Bosisio, che, dopo essersi arricchito con l'estrazione L I

– della torba, lo cedette ad una società costituitasi in Monza tra i principali utenti del fiume Lambro, la "Società dei proprietari del lago di Pusiano ed 19 annessi", che fu l'ultima ad esercitare il diritto di proprietà sul lago. Pagina

I diritti di pesca, caccia, navigazione e derivazione delle acque furono sempre ritenuti accessori della proprietà e vennero di volta in volta affittati dal proprietario del lago. Ne sono testimonianza, ad esempio, i vari contratti d'affitto della "Casa detta della Darsena", della "Casa dei pescatori", del "Casino della Chiavica" e del "Pescherino". Proverbiale rimase anche la disputa, protrattasi a lungo nel Settecento, tra i Signori Carpani e il comune di Pusiano a proposito del diritto di tenere barche sul lago. L'uomo ed il Lago Fino alla fine degli anno 40 del secolo scorso sul lago si svolgevano regolarmente antichi lavori consacrati dalla tradizione, come il taglio delle canne di palude (utili per impagliare sedie, costruire stuoie, graticci e coperture di capanni) o il lavare e scavare sabbia e ghiaia. Si ritrovano, infatti, abbastanza facilmente, vecchie cartoline che mostrano le donne intente al bucato o uomini che, con appositi barconi, trasportavano sabbia dalla foce del Lambrone, dove veniva estratta, fino a Moiana o a Bosisio. Un'altra attività economica, fonte di buon reddito, che si sviluppò soprattutto nella seconda metà dell'Ottocento fu l'estrazione della torba: il "Pascolo" e la "Comarcia" risultarono le zone maggior- mente interessate e proprio qui furono effettuati i più Lago di Pusiano

importanti ritrovamenti di FP insediamenti palafitticoli sul lago di Pusiano, risalenti all'antica Età del - Bronzo. Le prime ricerche erano state svolte da Federico Landriani fin dal 1856, che anticiparono quelle più sistematiche di Antonio Stoppani (nel 1863 aghi brianteiaghi scoprì l'esistenza di una stazione lacustre su palafitta presso l'Isola dei L I

– Cipressi) e successivamente di Regazzoni, Castelfranco, Cavalleri e dei fratelli Villa. 20 Il lago di Pusiano, a causa della sua collocazione, fu da sempre oggetto Pagina dell' attenzione e dell'interesse degli studiosi. Vari furono, infatti, i

progetti di navigazione e di derivazione delle acque che lo riguardarono: dal più antico e famoso di Leonardo da Vinci, al "Canale Ranieri" del 1818, che in sostanza prevedevano un collegamento fluviale tra il lago di Pusiano e quello di Lecco. Curioso fu anche lo studio di Gentile Pagani, che voleva alimentare con le sorgenti dei laghi di Pusiano ed Alserio un acquedotto per Milano. Importanti furono anche alcuni esperimenti: nel 1816 il meccanico Locatelli mise alla prova il suo "Naviglio inaufra- gabile" e pochi anni dopo, nel 1820, fu sperimentato il primo battello a vapore in Italia. Importanti furono anche alcuni esperimenti: nel 1816 il mecca- nico Locatelli mise alla prova il Pusiano: Chiesa di Santa Maria suo "Naviglio inaufragabile" e pochi anni dopo, nel 1820, fu sperimentato il primo battello a vapore in Italia. Di tutti i progetti elaborati, però, l'unica opera effettivamente realizzata fu la costruzione in epoca napoleonica (1809-1811) del "Cavo Diotti" o "Cavo Reale", il canale artificiale che dal lago di Pusiano arriva al Fiume Lambro, in località Stallo a Merone. L'intento del Diotti, ideatore dell'opera fu quello di trasformare il lago di Pusiano in una sorta di grande serbatoio che trattenesse nei periodi di piena le acque in esubero e le cedesse poi al fiume nei periodi di magra, rendendo così regolare e costante il deflusso delle acque, con grande vantaggio di tutte le attività economiche interessate. FP

L'Isola dei Cipressi - Deliziosa, amenissima, smeraldo del Lago di Pusiano: sono alcuni aggettivi e commenti lasciatici dai numerosi scrittori, poeti, ricercatori, principi ed aristocratici, visitatori dell'Isola dei Cipressi. In effetti l'isola è bella aghi brianteiaghi ed attraente, ma non certo più di tanti altri angoli della nostra Brianza. L I

– Non ha niente di speciale, se non il fatto di essere, appunto, un'isola e di avere quindi il fascino di un luogo circondato dall'acqua. 21 Pagina

La sua storia è antichissima, inizia addirittura circa 10.000 anni fa. Vi era un piccolo villaggio su palafitte; ed ancora oggi si possono trovare asce e manufatti in selce lasciatici da questi antichissimi abitanti. Poi l'isola ebbe una storia legata a quella del lago e a quella dei suoi proprietari succedutisi nel tempo: le grandi famiglie feudatarie del luogo. È una collina naturale, originariamente appuntita, ma nobilitata in epoca medioevale da due grandi muraglioni che circoscrivono la vetta formando un piccolo altopiano, un terrapieno. Ha un'estensione di circa 17.000 mq. Sul versante nord della collina e sulla punta ad est vi sono boschi. Il resto è prato: ma tutta la cornice dell'isola, che ha una forma ovale, è alberata, quindi la conformazione del luogo e la vegetazione nascondono le costruzioni e il prato stesso, dando un senso di intimità, di nascondiglio sicuro e prezioso; mentre, vista da lontano e dalle rive del lago, l'isola ha l'aspetto molto selvaggio, poiché se ne nota solo la folta e rigogliosa vegetazione che la fa sembrare una grande massa flottante come un bastimento sulle placide acque di Pusiano. Nella seconda metà del 1700 i proprietari di allora impiantarono i cipressi che le diedero poi il nome; ma agli inizi del 1800 si raccontava che questi ormai antichi e venerandi alberi ebbero i tronchi abbattuti, "profanati sotto la scure dell'avarizia". Fu poi cara agli svaghi amorosi Lago di Pusiano: Isola dei Cipressi del Principe Eugenio Beauharnais, Viceré d'Italia, che pare vi andasse con FP le sue conquiste aristocratiche, borghesi o villerecce (l'isola, col lago e il - Palazzo di Pusiano erano, appunto, di proprietà della Corona). Tra la fine del 1800 e l'inizio di questo secolo fu costruita una piccola casa in aggiunta ad un fabbricato, tipo capanno di muratura, che doveva aghi brianteiaghi essere già esistente nel 1700. L I

L'attrazione ed il fascino che l'isola ha per l'uomo, deve averli anche per gli animali. Infatti è un concentrato di volatili che possono ovviamente 22 raggiungerla in modo agevole. Pagina

Si trovano e si ammirano uccelli rari che probabilmente sono presenti anche in altri punti del lago, ma che solo lì si riescono a vedere. Il lago è particolarmente pescoso attorno all'isola, grazie alle gigantesche piante che ogni tanto il vento e la vecchiaia fanno cadere in acqua, creando un habitat adatto per la riproduzione dei pesci. Dopo un lungo periodo di incurie, l'amore di chi oggi vi abita (L'isola è proprietà privata, quindi non è visitabile) ha riportato l'isola alla bellezza dei tempi antichi, restaurando i fabbricati, i muri dei terrapieni, un canale che era l'antica pescheria. Sono stati ripiantati numerosi cipressi mancanti (oltre 60) e viene salvaguardata la fauna che costituisce la costante presenza abitativa della gemma del lago di Pusiano.

Il lago del Segrino, Altitudine media: 374 ms.l.m Superficie: 0,378 Km2 Perimetro: 3,84 Km Profondità media: 3,17 m Profondità massima: 8,6 m Comuni: Pusiano, Canzo, Eupilio, Longone al Segrino.

Il lago del Segrino, diversamente dagli altri laghi della Brianza, ha una forma stretta ed allungata ed occupa gran parte di un solco vallivo delimitato ad est dal Monte Cornizzolo e ad ovest dal Monte Scioscia, al limite meridionale del cosiddetto Triangolo Lariano. La sua origine risale all'ultima glaciazione Pleistocenica: la conca, dal caratteristico profilo trasversale ad U, è stata infatti FP scavata da una lingua glaciale, - che scendeva dalla Valassina e si immetteva nella piana di Erba, e, successivamente, sbarrata alla aghi brianteiaghi sua estremità meridionale da L I

– depositi morenici abbandonati al Lago del Segrino suo ritiro. 23 Il lago non ha immissari veri e propri - se si esclude una piccola roggia che proviene da Canzo - ma è alimentato principalmente da sorgenti Pagina

sublacustri e perilacustri. Un modesto emissario esce dalla parte meridionale e si getta nel lago di Pusiano. L'ambiente è caratterizzato dalla tipica vegetazione acquatico-palustre, che forma attorno al lago delle fasce a composizione floristica variabili con la profondità. Soprattutto nella parte meridionale del bacino, i fondali sono interessati da una vera e propria prateria sommersa da millefoglie d'acqua, molto fitta, a cui segue il cosiddetto Nufareto (tipo di vegetazione con piante esclusive delle zone litoranee di acqua dolce) con la ninfea bianca e il nannufaro giallo e, avanzando ancora verso la riva, il classico Canneto a canna di palude. Lungo le sponde del lago la vegetazione arborea è formata da ontani neri, salici e pioppi. La copertura dei versanti montani che racchiudono la conca lacustre è costituita da boschi cedui in cui, a basse quote, sono prevalenti i castagni, il cui impianto è dovuto all'uomo. Per quanto riguarda il popo- lamento animale , interessante e la fauna ittica del Segrino che annovera il pesce persico, il persico trota, il luccio e l'alborella. Le ampie fasce di canneto che cingono il lago offrono rifugio a numerosi Il luccio uccelli stanziali e migratori, quali il germano reale, lo svasso, la gallinella d'acqua, la folaga, e l'airone cinerino. Grazie ad un censimento recentemente effettuato, è stata accertata anche la presenza della rana di Lataste, una interessante specie endemica della pianura padano- veneta. FP

L'uomo e il Lago - Varie sono le ipotesi sull'origine del nome di questo lago. La più accreditata vedrebbe derivare il toponimo Segrino dal latino "Fons sacer", ovvero da una fonte sacra che alimentava il lago. Altre due ipotesi aghi brianteiaghi sono decisamente più "letterarie". L I

– La prima collega il nome al francese "chagrin", dolore, malinconia, e sarebbe convalidata anche dalla celebre definizione di Stendhal "lac du 24 chagrin", appunto "lago della malinconia". Pagina

La seconda invece, suggerita da Carlo Emilio Gadda, fa derivare il toponimo dal tedesco "See grun", ovvero lago verde. Una antica leggenda narra che in riva al solitario lago del Segrino, tra i canneti, dimorava un terrificante drago, ucciso da San Giorgio per liberare le popolazioni locali dalla sua minaccia.

Lago di Annone Altitudine media: 223,9 ms.l.m Superficie: 5.513 Km2 Perimetro: 15,4 Km Profondità media: Annone Ovest 4 m – Annone Est 6,31 m Profondità massima: Annone Ovest 10,1 m – Annone Est 11,3 m Comuni: Annone, , , Oggiono, .

È il più orientale e il più vasto dei laghi briantei, diviso in due bacini dalla stretta penisola di Isella - che penetra nel lago per quasi un chilometro - è, di fronte, dal promontorio su cui sorge il paese di Annone. Il bacino orientale, più vasto - detto anche di Oggiono o in dialetto locale ul laach - e quello occidentale - ul laghet - presentano caratteristiche diverse sia morfologiche che idrologiche e risultano in comunicazione tra loro attraverso un breve canale profondo in media solo 1,5 m e largo poche decine di metri. Nelle acque del lago di Annone si specchiano due importanti alture prealpine: il Cornizzolo a nord e il Monte Barro a nord-est mentre, nella parte meridionale, il FP bacino è circondato dalle - dolci colline della Brianza orientale che degradano nella Lago di Annone o di Oggiono pianura milanese. Come per gli altri laghi della Brianza, la sua origine è aghi brianteiaghi dovuta ad escavazione glaciale e sbarramento morenico, ma L I

– geograficamente l'Annone è più legato al ramo orientale del Lario che non agli altri corpi d'acqua brianzoli. 25 Pagina

È alimentato da sorgenti che scaturiscono dal suo fondale e da alcuni torrenti di scarsa portata (tra cui il Molinatto, il Ceppetto, il Roncaglio, il Ceppelline, la Calchirola, il Pescone). Il suo emissario, il Rio Torto, esce dal lago di Oggiono in comune di Civate e percorre la Valmadrera gettandosi nel Lario a nord di . Dalla fine degli anni '60 del secolo scorso il livello del lago è stato abbassato di circa un metro in seguito alle opere di sistemazione della Provinciale Como-Lecco e per la costruzione della Superstrada Milano- Lecco (che passa accanto al bacino occidentale nel territorio di Suello e Civate). Anche il lago di Annone non è stato risparmiato dal fenomeno dell'eutrofizzazione. L'effetto più eclatante di questa situazione sono state le estese morie di pesci verificatesi a più riprese negli anni passati, vere e proprie stragi di alborelle e scardole. Grazie agli studi e agli interventi effettuati le condizioni del lago sono andate leggermente migliorando. La flora e la vegetazione del lago di Annone sono quelle caratteristiche degli ambienti lacustri e palustri delle zone moreniche pedemontane. Uno studio botanico del 1983 ha segnalato qui per la prima volta 7 specie considerate assenti dal territorio lombardo e circa 70 specie rare. Il particolare microclima umido delle aree immediatamente prossime al lago permette anche la presenza di alcune piante che normalmente sono FP caratteristiche di fasce altitudinali più - elevate. Solo però in alcuni tratti delle sponde è possibile osservare integra la tipica successione della vegetazione aghi brianteiaghi naturale caratteristica di questi ambienti Carice alta L I

– laddove non sono stati alterati dai ripetuti e spesso dissennati interventi antropici. 26 Più esternamente si incontrano prati umidi a nebbia blu, raggruppamenti arbustivi di ontano nero e una fascia di cariceti a carice alta. Pagina

Nella parte occidentale del bacino sono presenti ancora alcune praterie torbose con la cannella delle torbiere (Calamagrostis canescens); in altre parti delle sponde, su fanghi recenti, invece si sono impiantati lembi di vegetazione pioniera a cipero nero e cipero dorato. In questi ambienti umidi è stata segnalata anche la presenza della pianta carnivora Utricularia vulgaris. Ma la fascia vegetazionale più caratteristica delle zone umide è il canneto a canna di palude e tifa, che si esprime con maggiore potenza nella zona del Sentiera di Isella (Annone Est) e del Pescone (Annone Ovest). Tra le piante acquatiche sommerse e a foglie galleggianti che si insediano nelle acque più basse si possono ricordare il millefoglie d'acqua, la ninfea bianca, il nannufaro giallo. Attorno alle acque e tra le canne vivono molte specie di animali. In particolare nei canneti presso il lago di Annone è stata segnalata una grande varietà di Insetti, tra cui anche specie rare. Tra gli Anfibi si può citare la rana di Lataste, endemica della pianura padano- veneta. Usignolo di fiume Particolarmente numerose sono le specie di Uccelli acquatico-palustri, come lo svasso maggiore, il tuffetto, il germano reale, la gallinella d'acqua, il porciglione, la cannaiola, il cannareccione, l'usignolo di fiume, il migliarino di palude, il martin pescatore, il tarabusino, la nitticora, un piccolo ardeide e, occasionalmente, l'airone cinerino.

L'uomo e il Lago FP

Una ricerca (anni '70) dell'arch. Antonio Sartori sul fondale nel tratto - tra le penisole che dividono il lago in due bacini ha evidenziato la presenza di cumuli di pietrame e pali infissi, da lui interpretati come resti di un ponte tra Isella ed Annone, probabilmente sul tracciato della strada aghi brianteiaghi romana Aquileia-Comum (risalente al III sec. a.C.) e successivamente L I

– distrutto dagli Spagnoli nel sec. XVII. A questo proposito, nel quadro della "Madonna del Ponte" del pittore Marco d'Oggiono (1470-1530), 27 allievo di Leonardo, probabilmente è ritratto l'ipotetico ponte in Pagina questione.

A partire dalla metà del secolo XIX si susseguirono diversi progetti per la bonifica di ampi territori circostanti il lago, al fine di acquisire nuove terre per l'agricoltura. In particolare, negli anni 20 del secolo scorso le Amministrazioni dei comuni rivieraschi studiarono alcuni piani che prevedevano la possibilità di abbassare il livello del lago e addirittura di prosciugarlo. Importanti attività economiche legate al lago, oltre alla pesca professionale, erano il taglio delle canne, delle carici e dei giunchi, l'estrazione della torba in alcune zone costiere e quella del ghiaccio. A questo proposito si può ricordare la grande ghiacciaia di Isella, un manufatto ancora ben conservato che consisteva in una buca della profondità di oltre 10 metri e dal diametro di 8 che nei mesi invernali veniva riempito con il ghiaccio estratto dal lago. Secondo una leggenda brian- zola, il complesso romanico di San Pietro al Monte, sopra Civate San Pietro al Monte, sopra Civate, da cui si gode una splendida vista sul lago di Annone sarebbe stato fatto costruire nel 772 da Desiderio, ultimo re dei Longobardi. In questo luogo, infatti, il figlio Adelchi avrebbe recuperato la vista bagnandosi con l'acqua di una vicina fonte miracolosa. Il giovane era diventato cieco durante una battuta di caccia al cinghiale nei boschi attorno al lago, dopo aver colpito un animale di enormi FP dimensioni sotto le cui spoglie si celava il diavolo. -

Le montagne I rilievi prealpini che fanno da sfondo alla fascia dei laghi costituiscono le propaggini meridionali del cosiddetto Triangolo Lariano. Partendo da ovest brianteiaghi L I si susseguono sul panorama brianteo una serie di importanti cime, quali il –

Monte Bolletto (1236 m) e il Bollettone (1317 m), dal quale si gode una 28 meravigliosa vista su tutta la Brianza e sui laghi. Le ripide pendici orientali del Bollettone, che danno sul versante della Valle Bova verso Pagina

Erba sono interrotte da una parete a strapiombo in cui si apre il Buco del Piombo, una delle grotte più note della Lombardia. In posizione più arretrata, svetta il Palanzone (1436 m). Ad est del lincisura del fiume Lambro il panorama cambia, facendosi più selvaggio e dirupato. Domina qui il paesaggio il Monte Comizzolo (1240 m) e il roccioso Monte Rai (1259 m); le loro creste sono collegate a quelle del Prasanto (1244 m), su cui svetta l'alta torre delle telecomunicazioni visibile in tutta la Brianza, ed il Sasso Malascarpa, vero e proprio museo geologico e geomorfologico (geomorfologia Studio della forma e degli aspetti fisici della superficie terrestre.), nonché Riserva Naturale Regionale. Sullo sfondo, l'imponente gruppo dei tre Corni di Canzo: quello Occidentale (1373 m), quello Centrale (1368 m) e quello Orientale (1232 m). Tutta la zona è caratterizzata da formazioni rocciose sedimentarie Mesozoiche di origine marina, prevalentemente di natura carbonatica (calcari e dolomie) e ricche di fossili. La presenza di tali rocce determina rilevanti fenomeni carsici superficiali e profondi, dei quali le più significative manifestazioni sono costituite dai campi solcati del Sasso Mulascarpa e del Prasanto, dai profondi abissi della zona del Palanzone e dalle grotte come il Buco del Piombo e la grotta Guglielmo. Anche i ghiacciai quaternari hanno modellato il paesaggio con i loro intensi processi di escavazione e con l'abban- dono del materiale morenico al loro ritiro. Sui rilievi si può notare una certa differen- ziazione della vegetazione in FP funzione dell'altitudine e, - secondariamente, dell'espo- sizione e della natura del terreno. Il maggiociondolo aghi brianteiaghi

Alle quote minori, la prima formazione boschiva che ricopre le prime L I

– propaggini dei rilievi, specie sui versanti assolati a substrato calcareo, arrivando fino verso gli 800-900 m di altitudine è caratterizzata da 29 roverella, nocciolo, carpino nero, e con l'aumentare della quota, dal frassino comune e dall'acero montano. Pagina

Sono accompagnati da specie arbustive quali il rovo, il maggiociondolo e il biancospino. Questi boschi sono frequentemente inframmezzati da piante di castagno, resti di antiche coltivazioni quasi dovunque abbandonate, mentre, al di sotto dei 600-650 m circa, sono infestati in modo più o meno rilevante dalla robinia. Alcune aree sono state interessate nel passato da piantumazioni di abete rosso e di larice (climaticamente fuori zona) o di pino strobo americano, di quercia rossa o di altre specie esotiche. Nella parte elevata dei versanti meridionali più assolati, asciutti e poveri di terreno, oltre i 900 m, si assiste al passaggio gra- duale dal bosco al cespuglieto di noccioli, prugnoli e qualche salice, e ancora ad una I tre corni di Canzo una vegetazione erbacea caratterizzata da specie quali la sesleria, il brugo, alcune genziane, il narciso, il giglio martagone e il botton d'oro. Sui versanti settentrionali, invece, ad altitudini corrispondenti, si insedia il faggio - specie tipicamente amante dei climi umidi e freschi - formando magnifiche faggete. La Flora Rupicola Le rupi, le pietraie e le rocce a strapiombo sono colonizzate da un'interessante vegetazione. Durante le glaciazioni pleisto- ceniche infatti le cime di diversi rilievi del Triangolo Lariano, per la

loro altitudine sporgevano dalla FP

- massa glaciale come isolotti rocciosi, costituendo così un rifugio Campanuala dell’Arciduca per numerose specie vegetali, che qui sono rimaste geograficamente isolate. Questa situazione ha favorito i fenomeni di speciazione, con la aghi brianteiaghi conseguente formazione di nuove entità endemiche (ovvero con L I

– distribuzione limitata ad un particolare ristretto territorio), come la campanula dell'Arciduca, la silene della Viceregina, la sassifraga di 30 Vandelli e l'aglio insubrico, Il narciso dei poeti tipiche della flora Pagina rupicola calcarea.

Il Buco del Piombo La grotta del Buco del Piombo, una delle più note nella zona e anche di tutta la Lombardia, si apre su uno strapiombo a 695 m di quota sopra il vallone del torrente Bova, alle spalle di Erba. L'origine di questa cavità è legata a fenomeni di tipo carsico, determinati dall'azione "corrosiva" delle acque piovane - rese aggressive dalla presenza dell'anidride carbonica disciolta - sulle rocce calcaree facilmente fratturabili ed erodibili che costituiscono l'ossatura geologica del Triangolo Lariano. In particolare il Buco del Piombo è scavato quasi totalmente nel calcare detto Maiolica, forma- zione sedimentaria di origine marina depositatasi tra il Giuras- sico e il Cretaceo (135-130 milioni di anni fa) ed è costituito da un ramo principale lungo più di 400 m, con andamento sub-orizzontale e da numerosi rami secondari. Alla luce delle ultime esplorazioni condotte dallo Speleo Club di Erba, lo sviluppo totale del complesso carsico Alpe del Vicerè-Buco del Piombo supere- rebbe addirittura i 5 Km. La denominazione della grotta è

riconducibile probabilmente al FP

- fatto che la roccia, in origine bianca, si presenta ricoperta da Il buco del Piombo una patina di colore grigio-pumbleo, dovuta al disfacimento del calcare. L'ingresso è imponente e scenografico: misura 45 m di altezza per 38 di aghi brianteiaghi L

larghezza, ed è occupato per buona parte da una coltre di detriti residui I

– di un antico riempimento e dei rimaneggiamenti antropici inizia ti già in epoche storiche. 31 L'interno della grotta è un ambiente molto particolare; le acque che Pagina scolano sulle pareti e sulla volta contengono in soluzione sali minerali

calcarei che si depositano dando origine a stalattiti, stalagmiti e complicate concrezioni levigate. Le acque scorrono anche nella caverna, o ristagnano in piccole raccolte, dal livello estremamente variabile, espressione del complesso sistema drenante carsico. La grotta è colonizzata da una microfauna molto peculiare, costituita da forme tipicamente cavernicole, cioè strettamente adattate a questo ambiente, come le Planarie bianche, il Crostaceo Niphargus, i Miriapodi Lithobius e Polidesmus, e inoltre, tra gli Insetti, alcuni Collemboli e Coleotteri Carabidi. Ma il Buco del Piombo è noto soprattutto per essere uno dei siti paleolitici più famosi della Lombardia; qui è stato rinvenuto il cosiddetto "Banco degli orsi", un notevole accumulo di ossa dell'Ursus spelaeus. Coleottero Carabide Questo Mammifero plantigrado dell'epoca delle glaciazioni, adattato ai climi freddi, comparve circa 240.000 anni fa e si estinse 15.000 anni fa, prima della fine dell'ultima glaciazione Wurm. L'orso, cacciato dall'uomo paleolitico per la carne e la pelliccia, avrebbe abitato la caverna, ma soprattutto vi trascorreva il periodo di letargo invernale, passando a volte dal sonno alla morte. Dal mese di aprile del 1998 il Buco del Piombo è diventato un "museo all'aperto" per volere dei proprietari e del Comune di Erba, giunti a ciò nell'intento di meglio tutelare la grotta e per gestirne in modo più appropriato e puntuale gli aspetti turistici.

Presenze umane nel Buco del Piombo FP

Durante il Paleolitico Medio e Superiore, gruppi di cacciatori nomadi - frequentarono seppur saltuariamente il Buco del Piombo: ne sono testimonianza numerosi manufatti litici (prevalentemente schegge in selce) ritrovati all'interno. Nel vestibolo, a più riprese, sono stati inoltre aghi brianteiaghi L

rinvenuti frammenti ceramici ed altri materiali di epoca romana (sec. IV- I

– VI d.C.) e medioevale, quando la grotta fu fortificata con la costruzione di un ampio fabbricato che ne sbarrava l'ingresso. Infatti il Buco del 32 Piombo fu più volte utilizzato come rifugio per gli erbesi durante le Pagina

ripetute vicende belliche che travagliarono il Pian d'Erba nel Medioevo, oppure come ricovero provvisorio per sfuggire a pestilenze. In altre occasioni divenne "inespugnabile fortezza" di signorotti locali, o, ancora, domicilio più o meno coatto per gentiluomini invisi al potente di turno.

Altre Grotte Come già accennato, tutta l'area del Triangolo Lariano ha sviluppato imponenti fenomeni di carsismo profondo, le cui manifestazioni morfologiche più evidenti sono date dalle grotte. Tra le più importanti oltre al celeberrimo Buco del Piombo nella zona da noi considerata si possono ricordare: Grotta Riccio, in Comune di Albese con Cassano, ha uno sviluppo orizzontale. Caverna Zorro, nel Monte Bollettone (Albavilla), ha un andamento verticale. Grotta Lino, presso l'Alpe del Vicerè (Erba), a sviluppo orizzontale. Grotta Nibbio, in Comune di Erba, si apre nel Monte Panigaa, con sviluppo orizzontale. Caverna Pietro, nel Monte Croce (Erba), a prevalente sviluppo verticale. Abisso del Monte Bul, nel versante orientale del Monte Bul (Caglio), prende il nome dal termine dialettale che indica le doline di assorbimento; ha uno sviluppo verticale ed è ora stato

congiunto con la grotta successiva.

FP

Grotta Guglielmo, in Comune di Abisso del monte Bul - Faggeto, nel versante nord-occidentale del Palanzone, è costituita da una successione di gallerie piuttosto brevi, intervallate da pozzi. All'interno è stata posta una statua del Cristo per ricordare gli speleologi caduti.

Voragine degli Orsi, si apre nel Monte Palanzone (Faggeto Lario); il suo brianteiaghi L I sviluppo è prevalentemente verticale. –

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Storia La storia del territorio, pur partecipando, fin dalle età più remote, a quella comune della Brianza e più in generale dell'intera regione settentrionale, presenta alcuni momenti ed episodi significativi che ne costituiscono l'individualità. Innanzitutto la preistoria. Il giacimento del Buco del Piombo è la testimonianza più antica, risalente al Paleolitico. L'antica età del Bronzo (2200-1500 a.C.) è, invece, il periodo meglio rappresentato sul territorio dei laghi con gli insediamenti palafitticoli: i siti dei ritrovamenti più importanti sono, per il lago di Montorfano, la località detta Cariggiolo; per il lago di Pusiano, l'Isola dei Cipressi, in comune di Pusiano, la Comarcia, in comune di Cesana Brianza, e il Pascolo, ex torbiera di Bosisio Parini. L'età del ferro (1000 a.C.) è, significativamente rappresentata dalle necropoli di Buccinigo, Orsenigo e Montorfano. Numerosi toponimi, molti di origine umbro-celtica, testi- moniano gli stanziamenti ma anche i vasti movimenti mi- gratori che hanno interessato la zona prima che, nel III secolo a.C., prima che i Romani iniziassero la loro penetrazione. Ricostruzione di un sito palafitticolo Numerose sono le testimonianze archeologiche, epigrafiche e toponomastiche, che ben sette secoli di dominazione e di civilizzazione romana hanno lasciato.

Cuore economico e viario della regione pare essere stato Licinii Forum. FP

- L'incrocio della strada per Milano con la Pedemontana ha, infatti, favorito lo sviluppo dei commerci, lo spostamento degli eserciti ed, in seguito, anche la diffusione del cristianesimo, che ad Incino giunse fin dal V secolo. aghi brianteiaghi L

L'epoca violenta delle invasioni barbariche non risparmiò certo la I

– regione. I Longobardi se ne impadronirono, lasciando nei secoli numerose tracce della loro presenza: secondo la tradizione la fondazione del 34 monastero benedettino di Civate è, da attribuire al re Desiderio. Pagina

Fu durante i lunghi secoli del Medioevo, comunque, che si andò delineando la fisionomia della Brianza. All'interno del contado rurale della Martesana, regione ampia ed eterogenea, che in sostanza restò politicamente sempre dipendente da Milano, prese via via individualità il "Monte di Brianza" comprendente le pievi di Incino, Asso, Oggiono, e . Su gran parte della zona, in particolare su tutta la pieve di Incino, ebbe giurisdizione la basilica di San Giovanni Battista di Monza, da quando Berengario gliela concesse per la prima volta nel 920. Con il passaggio dai Contadi ai Comuni la storia del territorio va ad inserirsi in maniera sempre più specifica nel contrasto che per lungo tempo contrappose Milano e Como. Il primo episodio significativo si ebbe quando Federico I di Svevia, il Barbarossa, eletto imperatore nel 1152, volle riaf- fermare l'autorità dell'Impero sui Comuni italiani. Lo scontro fu drammatico, soprattutto con Milano, divenuto subito il principale punto di riferimento nell'opposizione alle pretese La battaglia della Tassera imperiali, mentre Como si schierò dalla parte dello Svevo. I punti estremi della contesa si toccarono da una parte, quando nel 1162 Milano fu costretta alla resa, e dall'altra, quando a sua volta nel 1176 l'esercito imperiale venne sconfitto a Legnano. Anche la Brianza partecipò intensamente alla lotta, sui due fronti, ed è in questo contesto che si colloca la “Battaglia di Tassera” I milanesi si erano impadroniti di FP

Cesana, Corneno, Parravicino, Erba ed Orsenigo ed assediavano il castello - di Carcano, nel quale si erano rinchiusi i sostenitori dell'imperatore. Il Barbarossa cercò di raggiungere la fortezza per liberare gli assediati, ma fu affrontato, prima a Tassera, poi alle Acque Morte, dagli abitanti di aghi brianteiaghi

Erba e di Orsenigo, che, assieme ai milanesi, lo fermarono. Come premio L I

– della loro fedeltà i cittadini di Erba e di Orsenigo ottennero la cittadinanza milanese e l'esenzione dalle tasse; invece, da parte sua, 35 Federico Barbarossa riconfermò tutti i possedimenti del monastero di Civate, che non l'aveva abbandonato nel momento del bisogno. Pagina

Il secondo episodio, che riaccese l'antica rivalità tra Milano e Como, si colloca nel contesto della lotta tra Visconti e Torriani, impegnati entrambi ad affermare la propria signoria su Milano: la guerra, nata come contrapposizione tra le diverse classi sociali cittadine, coinvolse con i suoi saccheggi e le sue distruzioni inesorabilmente anche la Brianza. Quando nel 1259 il popolo di Milano acclamò signore Martino della Torre, costui scacciò i nobili dalla città, che, dopo due anni di resistenza, furono costretti alla resa nel castello di Tabiago. Le sorti del conflitto, però, si capovol- sero non appena il papa Urbano IV nominò arcivesco- Rocca di Angera: vo di Milano Ottone Visconti. Affresco della battaglia di Desio Nel 1277 egli sconfisse a Desio i Della Torre e con estrema decisione, nel giro di un decennio, ne occupò tutte le fortezze sparse sul territorio. Anche la pieve d'Incino rimase coinvolta nella vicenda. Infatti i comaschi, alleati dei Torriani, nel 1285 distrussero i castelli di Incino, di Corneno e di Merone. La chiesa plebana di Sant'Eufemia di Incino fu risparmiata, ma da quel momento incominciò malinconicamente la sua decadenza. La signoria dei Visconti si impose su tutta la Lombardia e dopo di loro acquistarono potere e prestigio gli Sforza. Ancora una volta la Brianza ricoprì un ruolo importante nelle varie guerre che contrapposero i Visconti e gli Sforza agli altri signori d'Italia, in particolare a Venezia. FP

Proprio a questo periodo risale la politica delle investiture feudali, che, - avendo ormai il feudo perso l'originaria connotazione, rivestiva unicamente rilevanza economica. Così ai Missaglia toccò, ad esempio, la Corte di Casale; ai Dal Verme la Valassina e la Pieve d'Incino, con le aghi brianteiaghi

Squadre dei Mauri [La Squadra dei Mauri (squadra maurorum) era una L I

– speciale pieve amministrativa del Ducato di Milano costituitasi negli inizi del Quattrocento con capoluogo Bosisio secessionando dalla Pieve di 36 Incino.] e di . Pagina

E in questo periodo che risale l'avvio della gelsobachicoltura, che, sopravvissuta all'inerzia del governo spagnolo nel Seicento, ebbe grande impulso nel Settecento, in particolare durante il governo di Maria Teresa d'Austria, ma diede i massimi profitti nell'Ottocento, quando le filande divennero il simbolo della Brianza industriosa. Ormai la storia che si può seguire è solo quella economica e sociale: da tempo le vicende politiche, che hanno visto susseguirsi come protagonisti gli Spagnoli, gli Austriaci e Napoleone, coincidono con quelle più generali del paese. La Brianza agricola, terra di villeggiatura per eccellenza, ha subito nella seconda metà del Novecento una profonda trasformazione industriale, raggiungendo dimensioni europee. Il Civico Museo di Erba Nato nel 1961 come Museo Archeologico ospitato nelle sale della villa Comunale di via Foscolo, è andato trasformandosi fino a diventare Museo del Territorio dell'Alta Brianza e del Triangolo Lariano. Raccoglie reperti locali dal Paleolitico Inferiore all'Epo- ca Romana e al Medio Evo, ha due sale dedicate alla paleontologia e andrà dotan- dosi di nuovi spazi per illustrare la storia più recente Tipico masso avello della zona e i tratti più significativi dell'etnologia. Nel cortile d'ingresso spiccano due grandi reperti che sono il vanto del Museo: due massi avelli, misteriose tombe d'epoca imprecisata, scavate in monumentali massi erratici trasportati a valle dai ghiacciai quaternari e

FP poi abbandonati al loro ritiro. I massi avelli sono una speciale prerogativa - delle provincie di Como e di Lecco.

Chiese e Santuari Chiese e santuari, tabernacoli ed edicole votive, semplici croci, sono anche aghi brianteiaghi nella Brianza dei laghi, una presenza abituale, una memoria costante del L I

– sacro con cui il territorio è stato segnato e conservato.

Tra i luoghi più significativi della devozione popolare ci sono 37 indubbiamente i santuari. Alla loro origine c'è un'apparizione, un miracolo, Pagina

la vita di un santo fondatore, la riconoscenza degli uomini per una grazia ricevuta, il ritrovamento di un'immagine sacra particolarmente venerata. Strettamente connessa al santuario è la pratica del pellegrinaggio, simbolicamente riflessa anche nelle strutture che introducono all'edificio sacro: le "scale sante", le stazioni della Via Crucis o le cappelle dei misteri del Rosario. Iniziando da nord, si incontra per primo il piccolo santuario di San Miro al Monte a Canzo. Edificato a partire dal 1643 e consacrato nel 1660, sorge nel luogo in cui, secondo la tradizione, si trovava l'eremo di San Miro Paredi, che, nato a Canzo intorno al 1306, lì visse in solitudine e penitenza, prima di ritirarsi a Sorico, dove morì nel 1381. Numerosi sono i miracoli a lui attribuiti: tra i più cari alla fantasia popolare quelli legati al dono della pioggia in soccorso dei poveri durante periodi di gravi carestie e siccità. A Caslino d'Erba la seconda tappa è al santuario della Madonna di San Calocero. La chiesa è antichissima, la sua costruzione risalirebbe al XII o addirittura al X secolo. L'edificio, però, fu ricostruito, nel 1608. L'elemento, che l'ha sempre contraddistinto nel Caslino d'Erba: Santuario della Madonna di San tempo, è l'antico campanile Calocero medioevale. Secondo la tradizione popolare la Madonna apparve, durante una carestia, ad un bambino che piangeva per la fame e gli donò della frutta. FP

L'immagine miracolosa della Vergine, oggetto di costante venerazione nei - secoli, è racchiusa nell'altare; in anni recenti subì, purtroppo, anche tristi vicissitudini. Per ben due volte fu rubata: l'ultima nella notte tra il 5 e il 6 gennaio del 1991. aghi brianteiaghi

Scesi in riva al lago, risaliamo le pendici del Cornizzolo per raggiungere il L I

– santuario della Madonna della Neve a Pusiano.

L'esistenza di una cappella dedicata a Santa Maria è documentata, con 38 sicurezza, a partire dal 1570. Del 1608 è, invece, il primo documento in cui la chiesa è denominata "Oratorio di Santa Maria della Neve". All'origine Pagina

del santuario non c'è un evento miracoloso specifico. Infatti, come tutti gli altri dedicati alla Madonna della Neve in Italia e all'estero, si richiama alla tradizione della costruzione della Basilica di Santa Maria Maggiore sull'Esquilino a Roma. Secondo la tradizione, durante il pontificato di Papa Liberio, la Madonna stessa, con una "prodigiosa" nevicata in piena estate - il 5 agosto - avrebbe indicato il luogo per la costruzione della basilica a lei dedicata. Da qui il titolo di Santa Maria della Neve. A Pusiano la venerazione per la Madonna è sempre stata accompagnata, fin da antichissimo tempo, dalla festa popolare, in cui sacro e profano hanno convissuto, rispettando tempi e tradizioni: novena, messa, processione ... e luminarie, barche, "lumaghett" (lumini galleggiant) a pelo d'acqua; ma anche la simulazione della nevicata d'agosto e soprattutto i fuochi d'artificio sul lago. A Garbagnate Rota si trova una delle chiese più antiche della zona, la cui esistenza è documentata già nel 1206: è la chiesa di Sant'Ambrogio. In origine l'edificio era caratterizzato dalla presenza di due absidi, come testimoniano gli archi che ancora rimangono sulla parete di fondo; ma nel Cinquecento furono trasformate in sacrestia. La chiesa è descritta, nella visita pastorale del 1574, come ricca di affreschi. Quando la peste colpì il paese, servì da lazzaretto e lì furono sepolte le vittime del contagio. Concluso il giro del lago, saliamo la lieve asperità di Monguzzo: qui incontriamo il santuario della Madonna di Lourdes, unico nel suo genere in tutta la zona. Fino al 1889 fu la parrocchiale del paese, FP dedicata a San Biagio, poi - venne trasformata in santu- ario e nell'abside fu costruita la caratteristica grotta di Lo- Monguzzo: qui incontriamo il santuario della aghi brianteiaghi urdes - una delle più belle Madonna di Lourdes L I

– realizzate in Brianza - i fedeli la possono attraversare, giungendo fino ai piedi della statua della Madonna. 39 Infine, l'ultima tappa presso il santuario più famoso della Brianza dei laghi: la Madonna di Rogoredo ad Alzate. Pagina

L'immagine della Vergine, qui venerata, è datata 1533 e alla stessa epoca risale anche il nucleo originario del Santuario, la cappella -"il Giesiolo" - costruita intorno ad un'antica edicola sacra. L'attuale edificio, invece, fu edificato dal 1686 al 1700; più volte restaurato ed abbellito, venne consacrato nel 1944 dal cardinal Schuster. Secondo la tradizione popolare all'origine del santuario c'è un evento miracoloso: la Madonna ridonò la parola ad una pastorella muta, che pascolava il suo gregge in un bosco di roveri (Rogoredo) a fianco della strada che da Alzate conduceva a Brenna e a Cantù, apparendole su una quercia, proprio al bivio, dietro l'edicola sacra che recava la sua immagine. Altrettanto famosa e di antica tradizione in Brianza è la Fiera di Alzate, che accompagna la festa della Madonna l'otto settembre. Ben più numerose ed artistica- mente di maggior valore dei santuari sono le altre chiese che caratterizzano il territorio. A Civate c'è, indubbiamente, il complesso di maggior prestigio, che a ragione si può considerare una delle più affascinanti testimonianze medioevali di tutta Civate: il monastero benedettino e la chiesa Europa. di San Calocero. È l'insieme delle strutture che costituirono il monastero benedettino: la chiesa di San Calocero, formata da un'aula a tre navate e da un presbiterio, con una cripta sottostante, nella quale furono trasportate le ossa del santo dalle catacombe di Albenga; sulle pendici del monte l'oratorio di San Benedetto, di pregevole struttura, con un esempio FP molto raro di altare medievale decorato su tre lati da affreschi; e più su - la basilica di San Pietro al Monte, strutturalmente semplice, ma caratterizzata dalla presenza di due absidi a pianta esternamente semicircolare, con una cripta e una vasta galleria traforata da bifore, un aghi brianteiaghi raro ciborio simile a quello della basilica di Sant' Ambrogio a Milano, e L I

– preziose elaborazioni in stucco ed affreschi ispirati, per lo più, al ciclo dell'Apocalisse. 40 Ad Oggiono notevole esempio di stile romanico è il battistero di San Giovanni, situato a fianco dell'antica chiesa plebana di Sant'Eufemia. Pagina

L'edificio, esternamente a pianta ottagonale, con un'abside rivolta verso est, presenta all'interno una forma approssimativamente circolare. Durante i lavori di restauro è stato possibile notare la presenza di tracce di un precedente battistero, da datare presumibilmente verso il VI secolo. Si conservano nell'edificio affreschi d'epoca tardo-gotica e avanzi dell'antico ampio fonte battesimale ad immersione. Nell'attigua chiesa di Sant'Eufemia, invece, esiste l'unico importante polittico, che Marco d'Oggiono, discepolo di Leonardo da Vinci e pittore presso la corte di Ludovico il Moro, ha lasciato nel suo paese natale. A Erba l'edificio sacro di maggior rilievo storico è senza dubbio la chiesa di Sant'Eufemia, una delle plebane più antiche dell'intera diocesi, la cui origine va collocata verso la metà del V secolo. L'edificio presenta una navata a pianta rettangolare, con soffitto a capriate, una cappella sulla destra - voluta dai Parravicini Polittico di Marco d'Oggiono la più importante famiglia del luogo - e un'abside semi circolare, che è uno degli elementi più antichi della chiesa. L'imponente torre è del secolo XI, edificata come campanile e come fortificazione in difesa della canonica di Incino. Gli scavi archeologici, effettuati nel 1994, hanno portato al recupero, nella zona antistante la chiesa, del cimitero e del battistero alto- medievale dedicato a San Giovanni Battista. Tra le opere d'arte FP conservate nella chiesa, quella di maggior valore è il Crocefisso ligneo del - XVI secolo con dipinto, in stile giottesco, la figura di Cristo. Quando nel 1584 San Carlo visitò la pieve di Incino, trovò il complesso di Sant'Eufemia in uno stato di grave abbandono e ordinò che la prepositura aghi brianteiaghi e il capitolo fossero trasferiti alla chiesa di Santa Maria di Villincino, L I

Anche altri sono, però, i monumenti degni di memoria che Erba conserva. 1 La chiesa di Santa Maria degli Angioli, l'unica parte rimasta dell'antico 4 convento francescano, sulla cui area l'architetto Leopoldo Pollak costruì per la famiglia Marliani, a cavallo dei secoli XVIII e XIX, Villa Amalia. Pagina

Sull'arco trionfale della chiesa è il grande affresco della Crocifissione, opera di fra Gerolamo Cutica e Roscio da Villalbese, che riprende fedelmente la Crocifissione con scene della Passione dipinta da Bernardino Luini nel 1529 per la chiesa francescana di S. Maria degli Angeli a Lugano. All'eremo di San Salvatore, cinquecentesco ex-convento, è stato recuperato un prezi- oso affresco, Crocifissione e Santi, opera di Michelino da Besozzo. La chiesa di San Bernardino e quella di San Pietro, inglobata nelle antiche case di Buccinigo, conservano Buccinigo d’Erba: Chiesa di San Pietro interessanti affreschi. A Crevenna la chiesa di Santa Maria Maddalena, con il suo svettante campanile, a Caslino la parrocchiale di Sant'Ambrogio e a Canzo quella di Santo Stefano rappresentano tre singolari esempi, forse i migliori, di architettura barocca in Brianza. Infine merita di essere ricordata la chiesa di San Pietro, in località Cassano ad Albese. L'edificio è stato datato attorno al sec. XI, ma fu a più riprese restaurato nei secoli XV e XVII. Il campanile, oltre che la parte più antica, è anche, per la sua notevole pendenza verso nord, quella più caratteristica: conserva, alta poco più di un metro e mezzo, l'antica porticina di collegamento con la chiesa, usata ancora ai tempi di San Carlo.

I castelli FP

L’Alta Brianza conserva numerose torri, ruderi e avanzi suggestivi, tutte - sopravvivenze di antiche fortificazioni erette a difesa di villaggi e borgate e inserite in una fascia di confine. Le origini di questi "castelli" sono varie: alcuni di loro altro non sono se non la ricostruzione di forti romani, altri furono costruiti all'epoca delle invasioni barbariche e gli brianteiaghi L I ultimi durante le lotte tra Como e Milano. Dal lago di Montorfano a quello –

di Oggiono tutta una serie di fortilizi, in stretta comunicazione tra di 42 loro, difendevano il territorio dalle incursioni nemiche. Pagina

Sulla cima dell'isolata altura di Montorfano restano i ruderi del castello nel quale sembra si fosse rifugiato l'Imperatore Federico Barbarossa nel 1160, dopo la sconfitta di Tassera. Nella vicina Alzate Brianza sorge la bella torre sulla cui facciata venne dipinta una grande meridiana che indica l'ora di tutte le più importanti città del mondo. A pochi chilometri, nelle linee classiche della villa Durini, sono inglobati i resti del castello di Fabbrica, del quale è ben visibile l'alta torre che dominava, solitaria, sulla zona. Sul colle opposto, in posizione altamente strategica, si trova il pittoresco complesso del castello di Monguzzo - sorto probabilmente al tempo del re Berengario - più volte rimaneggiato nei secoli e teatro delle vicende sanguinose Alzate Brianza: La torre del terribile Giangiacomo Medici detto il Medeghino2. Sull'immaginario spartiacque che divide l'Alta Brianza dalla Valle del Lambro, si rintracciano varie torri: la possente torre di Tabiago, racchiusa nel parco della villa Viganò-Torre a Nibionno; la torre di Brenno, inserita in una cascina sulla sommità di un colle e la torre di Tregolo, in vista della Valle della Bevera e racchiusa nel parco della villa Beretta; e la torre di Merone, parte della villa Rasini, (ambedue in territorio di ). Erba e il suo Piano erano vigilati da parecchie costruzioni medioevali, delle quali si possono visitare interessanti sopravvivenze. Non lontano dal FP centro città, sorgono i resti del borgo fortificato di Villincino, la torre - d'ingresso con portale e bifora e la pusteria. A Buccinigo si rintraccia ancora un avanzo di torre; a Parravicino, incastrati nel complesso delle residenze dei Parravicini, sorgono i resti della torre pendente. Poco aghi brianteiaghi lontano si trova il castello di Casiglio, costruito per volere del Cardinale L I

Beltramino Parravicini come sua dimora di rappresentanza (nella vicina chiesa dell' Assunta si può ammirare il bel sarcofago del prelato, opera di 43 Giovanni da Campione, sec. XIII) con pianta ad U e torre angolare; restaurato nel 1985, il castello è oggi trasformato in hotel. Pagina

A Pomerio, sempre in comune di Erba e sempre legato alle vicende della famiglia Parravicini, sorge un altro importante edificio medioevale: l'omonimo castello che si presenta come dimora fortificata con belle bifore e torre lombarda, corte chiusa e sale in parte affrescate. Torri interessanti hanno pure Longone al Segrino e Galliano di Eupilio. Sulla cima del Monte Broncino, a quasi 1076 m di altitudine, sorgono le rovine di una torre di avvistamento e segnalazione, ben collegata con i castelli erbesi, col "Campanone della Brianza", e, tramite il Castello di Montorfano, con la "Torre del Baradello".

Le Ville Tutta l'Alta Brianze è ricca di dimore aristocratiche, le cosiddette ville di delizia, circondate da superbi parchi, sempre più o meno in vista dei laghi, piene di storia, di richiami letterari, di aneddoti e curiosità. Il fiorire così rigoglioso di questo tipo di architetture si deve a diverse ragioni, la più importante delle quali è, ovviamente, la bellezza di questa zona che invitava nobili e borghesi a costruirvi dimore di campagna; la zona, inoltre, era facilmente raggiungibile da Milano in epoche nelle quali anche i piccoli spostamenti erano delle vere e proprie avventure. Ma altre ragioni, storiche e di costume, spiegano, più esaurientemente, come mai questa particolare zona della Brianza ebbe un fiorire così rigoglioso di architetture nobili. A Pusiano, proprio in riva al lago, sorge il palazzo Carpani, il cui corpo maggiore, barocco, fu costruito su una preesistente dimora tardo

medioevale della quale restano due FP

bei soffitti lignei con tavolette - dipinte databili verso la fine del XV secolo. A partire dagli ultimi decenni del XVIII secolo Palazzo Carpani divenne una residenza estiva dei brianteiaghi L I Viceré: l'arciduca Ferdinando –

d'Asburgo, per primo, come governa- 44 Pusiano: Palazzo Carpani Beauharnais tore del ducato milanese, aveva scelto Pagina

il soggiorno di Pusiano, sembra per seguire anch'egli la moda che portava qui i nobili milanesi attratti dalla caccia alla pernice bianca, che si svolgeva con battute e riti simili a quelli della caccia alla volpe degli inglesi. L'arciduca fu poi imitato dal Viceré Eugenio, figliastro di Napoleone, che legò più profondamente la sua presenza alla villa di Pusiano ed acquistò l'Alpe sopra Erba che ancora oggi porta il suo nome, dove mandava in villeggiatura i suoi amati cavalli. Tornati gli austriaci, la villa di Pusiano continuò ad essere, sebbene più sporadicamente, una delle residenze di campagna del Viceré Ranieri d'Asburgo. Era naturale che, nel tempo, la presenza in loco di ben tre corti con tutto quel che ne concerne, quanto a vita mondana, facesse diventare questa zona particolarmente ambita come sede di fastose residenze estive. Con l'avvento del regno d'Italia, l'Alta Brianza restò sempre esclusiva villeggiatura di nobili e borghesi. Ad Erba sorse addirit- tura un famoso ippodromo, sempre in competizione con quello milane- se: alle corse, estive e autunnali, Montorfano: Villa Barbavara di Gravellona partecipava al completo la famiglia reale di Savoia, che vi giungeva dalla Reggia di Monza, e le ville locali che, nel frattempo, sulla spinta della sempre rinnovata moda erano diventate ancor più numerose, si contendevano i soggiorni del re Umberto e della regina Margherita. Tutto ciò ebbe termine con i tre colpi di pistola che il 29 luglio 1900 l'anarchico Bresci sparò uccidendo il sovrano: la corte abbandonò Monza FP definitivamente, la grande stagione mondana di questa zona ebbe fine per - sempre e le ville tornarono ad essere soltanto dimore di campagna di abbienti famiglie, iniziando il loro lungo, lentissimo declino. Tra le infinite dimore aristocratiche - delle quali ben poche sono aghi brianteiaghi visitabili - citeremo solo le più significative. L I

A Montorfano, sulle rive del lago, sorge la villa Barbavara di Gravellona, costruita nella seconda metà del XV secolo dai conti Mandelli e poi più 45 volte rimaneggiata, con belle scuderie disegnate nel secolo scorso da Emilio Alemagna. Pagina

Nella vicina Alzate sorgono diverse residenze monumentali, tra le quali primeggiano le ville Odescalchi e Durini. La villa Odescalchi, costruita agli inizi del XVII secolo fu, sembra, residenza personale di papa Innocenzo XI. La villa Durini, in località Fabbrica Durini, è un'elegante dimora patrizia che si pone come interessante testimonianza del passaggio dal castello feudale alla villa, fenomeno che interessa parecchie dimore aristocratiche locali: elementi barocchi e neoclassici si fondono alle preesistenze medioevali, armonizzate dall'intervento dell'architetto Carlo Amati, che disegnò anche la cappella e il parco all'inglese. Una scenografica scalinata barocca scende dal colle al piano, inquadrando, con prospettiva a cannocchiale, la vista sulle Alpi. Nella vicina Orsenigo, sulla sommità di un colle circondato da un prezioso e lussureg- giante parco, sorge la villa del Soldo, una delle più famose ville della zona, costruita dai nobili Appiani d'Aragona, rimaneggiata e portata allo Orsenigo: Villa del Soldo attuale aspetto dai conti Turati che trasformarono il giardino in un vero orto botanico ricco di essenze rare e preziose. Anzano del Parco, prende la sua denominazione dal grandioso parco della villa Carcano, neoclassica residenza disegnata da Leopoldo Pollack su un preesistente palazzo dei marchesi Carcano, antichi feudatari del luogo. Ad Albese si segnala la bella villa Odescalchi, soggetto di una preziosa incisione di Marc'Antonio Dal Re, una delle poche dimore ad aver FP conservato traccia del giardino all'italiana comune a tutte le ville della - zona, prima che dilagasse la moda del giardino all’inglese. A Tassera d'Alserio, in cima ad un colle che guarda il lago, circondata da un grande parco che si dice abbia la sua perla in un cedro del Libano aghi brianteiaghi considerato il più grande di Lombardia, sorge la villa Cramer, già antica L I

– residenza dei conti Imbonati, ricostruita nel secolo scorso dall'architetto

Celeste Chierichetti, ad imitazione delle dimore inglesi dell'epoca Tudor. 46 Pagina

A Parravicino d'Erba, all'ombra della torre pendente, unico resto dell'antico castello, sorge la villa Parravicino, una delle più antiche residenze erbesi, dimora da sempre dei conti Parravicini. Il corpo centrale della villa è cinquecentesco, con bel salone affrescato, mentre il lato nord comprende una tipica corte con pozzo e annessa casa medioevale. Sulle numero- sissime ville di Erba (circa un centinaio, tra ville vere e proprie, case storiche e dimore nobiliari e borghesi) Parravicino d’Erba: Villa Amalia domina incontrastata la neoclassica villa Amalia, costruita da Leopoldo Pollack per il senatore Marliani, la dove sorgeva l'antico convento francescano di Santa Maria degli Angeli. La villa che, contrariamente alla tradizione, ha nel fronte verso il parco la facciata più rappresentativa, abbellita da pronao e timpano, fu cenobio letterario e ospitò illustri personaggi. Nella vicina Crevenna, frazione di Erba, sorge quella che oggi è la villa Comunale, ricostruita nel secolo scorso su disegno dell'architetto Gianluca Cavazzi della Somaglia per la famiglia dei setaioli Ceriani. Oggi ospita la Biblioteca e il Museo Civico. Merita una citazione la villa Nava, sempre ad Erba, in località Carpesino. Con villa Amalia è il più bell' edificio aristocratico erbese, anche se, purtroppo, in deplorevoli condizioni: costruita nel XVIII secolo per i FP nobili Pinottini, feudatari di Cassino Scanasio, con pianta ad U intersecata - da aggiunte laterali, la villa si presenta con la corte d'onore chiusa da un cancello barocco che può definirsi uno dei più belli della Brianza. A Pontelambro, degna di nota sebbene inglobata in vicine strutture aghi brianteiaghi moderne è la villa Carpani-Scaravaglio, oggi proprietà dell'Istituto L I

Nostra Famiglia, disegnata dall'architetto Moraglia con giardino tracciato dal Sanquirico; nella via Roma, si trova l'ex casa Carpani, che si 47 segnala per la sua facciata a tre ordini di arcate - porticato e logge - esempio tipico di costruzioni aristocratiche dei laghi lombardi. Pagina

A Canzo, tra le numerosissime ville, ricorderemo la villa Meda, composito complesso residenziale rimaneggiato più volte e riordinato nel XIX secolo dall’architetto Simone Cantoni e la scenografica villa Rizzoli, costruita negli ultimi anni dell'800 per l'industriale Magno Magni su disegno dell'architetto Fenoglio: un curioso insieme di richiami neo- rinascimentali, neo-bizantini e islamici con reminiscenze medioevali anglo- lombarde: il tutto circondato da un vasto parco dove le essenze preziose e il bosco spontaneo si fondono armonicamente. A Corneno, frazione di Eupilio, si segnala il grazioso Casino delle Streghe, edificio barocchetto posto a cavaliere di un colle che domina il lago di Pusiano, forse antico casino di caccia dei Giovio, da sempre avvolto nella leggenda che vuole sia un luogo di fantasmi e di truculenti ricordi degli agli anni bui della dominazione spagnola. Eupilio: Il Casino delle Streghe, A Bosisio, in frazione Garbagnate, la villa Melzi d'Eril, già dei conti Giulini, e a Costa Masnaga, in località Tregolo, l'eclettica villa Beretta, dal bel parco che ingloba anche una torre medioevale a pianta romboidale. Sui colli che circondano il lago d'Annone e Oggiono sorgono numerose ville tra le quali ricorderemo la villa Montecuccoli-Cicogna di , appartenuta al valoroso generale napoleonico Domenico Pino e la villa Amman con splendido parco. A Valmadrera la villa Gavazzi, già antica dimora degli Orombelli, FP rimaneggiata nel XIX secolo dall'architetto Giuseppe Bovara, con - cappella neoclassica a pianta circolare che racchiude un bel bassorilievo marmoreo di Benedetto Cacciatori.

Un itinerario fra poeti e pittori brianteiaghi L I Pochi angoli di Lombardia hanno ricevuto tante attenzioni da parte di –

poeti, letterati e pittori come la conca dei laghi briantei. 48 La bellezza del paesaggio ebbe senz'altro il suo peso, ma gran parte della fama letteraria l'Alta Brianza la deve al fatto di aver dato i natali, nel Pagina

1729, a Giuseppe Parini, che nei suoi classici versi cantò più volte la sua terra. A Bosisio, è visitabile la sua casa natia, ricca di cimeli e memorie. Guida ed esempio per tutti i letterati italiani dell'800, il Parini richiamò qui un vero stuolo di poeti e uomini di cultura che giungevano in cerca di suggestioni pariniane, e che a loro volta, con nuovi versi, continuavano a celebrare le bellezze di questa zona. Così, ritroviamo il lago di Pusiano - detto poeticamente Eupili come faceva il Parini richiama-ndosi alle memorie classiche del suo lago - nel V canto della Mascheroniana di Vincenzo Monti, e in quello finale de Le Grazie di Ugo Foscolo, ambedue i poeti ospiti della Villa Amalia di Erba. Qui Foscolo consumò lo sfortunato amore per Maddalena Marliani Bignami, la terza, la più bella e la più infelice delle sue Grazie. Pusiano e il suo lago, sono anche il tema di una Giuseppe Parini lunga e divertente poesia-epistola che potrebbe intitolarsi Gita a Pusiano raccontata alla suocera, uscita di getto dalla penna di Carlo Porta. Porta passava le vacanze a Torricella d'Arcellasco, sopra Erba, nella villa di proprietà di sua moglie. Questa villa, dopo di lui, apparterrà alla famiglia di un'altra illustre moglie, Teresa Borri Stampa Manzoni, ed Alessandro Manzoni vi sarà ospite, per un mese, nel 1861. I laghi briantei trovano però il loro maggior estimatore nel francese Stendhal, che, nel Voyage dans la Brianza, descrive minuziosamente un paesaggio briantino che gli apparve come uno dei più belli del mondo. FP

Davide Bertolotti col romanzo L'isoletta dei Cipressi, Alessandro - Arnaboldi con infinite poesie e Samuele Biava col poemetto L'orfana di Pusiano, immortalarono il lago nelle loro pagine. Ma se il Pusiano fece la parte del leone, anche gli altri laghetti ebbero i aghi brianteiaghi loro cantori. Il Segrino fa da teatro ad una fosca novella di Ippolito L I

Nievo, La pazza del Segrino, e ad un malinconico poema di Giovanni Torti, l'Epistola in morte della moglie. Antonio Fogazzaro fece del selvaggio 49 Segrino il lago di Malombra (ma c'è chi giura che il lago fosse quello di Montorfano) e con un originale pastiche letterario trasportò sulle sue rive Pagina

l'ombrosa villa Pliniana di Torno, l'Orrido di Carlazzo e i paesetti della Valsolda. Colpito dalle fole (Le fole sono storie o favole che venivano raccontate durante le lunghissime serate d'inverno) udite su infelici fanciulle del posto, concentrò le loro malinconie nella protagonista, la sventurata Marina e ne nacque un capolavoro della letteratura italiana. Sempre in riva al Segrino, in una casetta di campagna, Antonio Ghislanzoni scrisse il libretto dell'Aida di Verdi. Su un colle poco distante, a Longone, Carlo Emilio Gadda ambientò il romanzo La cognizione del dolore. Ma il Pian d'Erba torna, splendidamente descritto, nelle pagine che Gadda intitolò Dalle specchiere dei laghi, un canto accorato ai riti e ai miti della perduta "civiltà lacustre". Anche il piccolo lago di Montorfano Segantini: Ave Maria a trasbordo ebbe il suo cantore nel poeta e scrittore Giulio Carcano che vi ambientò un poemetto intitolato Dolinda di Montorfano. Laghi e Pennelli La fama letteraria del decantato paesaggio dell'Alta Brianza, attirò qui una vera e propria schiera di pittori. Qualche nome, nel fitto elenco di noti e meno noti artisti: Andrea Appiani, la cui famiglia era originaria di Bosisio, i coniugi Lose, autori di celebrate stampe, la famiglia dei pittori Bisi, Giovanni Migliara, Francesco Capiaghi che dipinse una grande tela intitolata I laghi della Brianza, oggi a Como. Inoltre si ricordano Achille Formis e Luigi Villeneuve; Francesco Hayez;

che aveva ad Erba una casa di villeggiatura; Emilio Magistretti e Carlo FP

Cressini che villeggiava ad Alserio; Emilio Longoni e Giovanni Segantini, - che a Pusiano vissero in sodalizio artistico. Ad una tela di Segantini, la famosissima e magica Ave Maria a trasbordo ambientata sulle acque del lago di Pusiano, va il merito di essere diventata la più emblematica aghi brianteiaghi rappresentazione pittorica della bellezza paesaggistica dei laghi briantei. L I

La Gastronomia 50 I Piatti tipici dell'Alta Brianza sono, spesso, "cibi della memoria": molti compaiono solo sulla tavola delle famiglie rispettose della tradizione ed è Pagina

difficile trovarli nei ristoranti. La presenza dei laghi, e quindi del pesce, caratterizza la cucina alto-brianzola: lucci, trote e lavarelli sono gustose alternative ai soliti piatti brianzoli, che pure sono ampiamente presenti. Un posto a sé occupa l'anguilla, che viene sempre cucinata in umido con piselli, per poi essere servita con l'onnipresente polenta. Tra i piatti a base di pesce, il posto d'onore è, comunque, riservato al risotto con i filetti di pesce persico, un riso bianco mantecato accompagnato da fettine di persico impanato e fritto nel burro. In un passato non lontano, questo piatto, quando veniva gustato a Pusiano, era accompagnato da un buon vinello bianco, il Risotto con i filetti di pesce persico cosiddetto Sant'Anna, oggi introvabile, prodotto con l'uva delle vigne locali. Tra i primi piatti, ottime alcune zuppe, tra le quali la minestra d'orzo e, ormai rarissima a trovarsi, la minestra di ceci con la tempia di maiale, piatto tradizionale della sera del 2 novembre, o dei Morti: questo cibo è una sopravvivenza di antichi riti romani. Una curiosità è costituita dalle lumache trifolate, che in alcuni paesi venivano mangiate la sera della vigilia di Natale, al posto della busecca in umido, o del poccen d'intraj de Natal, un piatto a base di interiora di pollo, cotte in un intingolo saporitissimo. Tra i piatti dimenticati o persi, i FP ghiri arrosto, i gamberi lessati, scomparsi a causa dell'inquinamento delle - acque dei torrenti, e la cassoeula con l'oca, immancabile quando si doveva offrire la cena di rito ai muratori, allorché i lavori di costruzione di una nuova dimora erano giunti al tetto. A Caslino d'Erba, resta solo una vaga aghi brianteiaghi sopravvivenza dell'antica e rinomata produzione di formaggini di capra, L I

– ritrovabili ancora, talvolta, presso qualche contadino.

Tra i dolci, tutti poveri ma gustosissimi, primeggia la cotiscia, con le sue 51 varianti che, a seconda delle zone e degli ingredienti, può chiamarsi anche paradell o lacciada, mantenendo sempre intatte le analogie: una grande Pagina

frittella, impastata con l'acqua o col latte, talvolta con l'aggiunta di mele affettate o di acini d'uva americana, fritta nell'olio bollente e cosparsa di zucchero. Altri dolci tipici sono: la meascia, una torta rustica a base di farina gialla, spesso accompagnata da mele, o mandorle, o altri ingredienti come uvette e rosmarino; il pan de mein, piccolo pan dolce di farine varie, cosparso di fiori secchi di sambuco; i carognitt d'Alzaa, dolcetti di Alzate Brianza a base di pasta di mandorle; il masigott, ottimo dolce tipico di Erba, sempre a base di farine varie, uvette, nocciole, discendente diretto di un'antica focaccia votiva preparata per la pagana festa del raccolto. A Canzo sono pure ottimi i famosi nocciolini, piccoli dolci di nocciole tritate e albume d'uovo, che fino a qualche anno fa erano, spesso, l'immancabile accompagnamento del Vespetrò, altrettanto noto liquore locale, una specie di Chartreuse (Certosino) la cui ricetta si vuole sia stata insegnata a un farmacista del luogo da Stendhal. Altri sostengono che la comparsa del Vespetrò per la prima volta nelle zone del triangolo lariano fu grazie ai soldati napoleonici di provenienza savoiarda che lo preparavano per allietare le operazioni militari. Fu da allora, prima metà del 1800, che la ricetta venne perfezionata e si iniziò a produrre questo pregiatissimo liquore Il Vespetrò Il Vespetrò oggi non si produce più, e le poche bottiglie superstiti sono gelosamente custodite dai fortunati possessori. (Il Vespetrò è il nome dato a un liquore di color giallognolo prodotto a Canzo secondo una ricetta FP segreta di infusioni di erbe aromatiche tra cui il coriandolo, l'anice, la - scorza d'arancia e il finocchio, di probabile origine francese (savoiarda), dove questo genere di liquore digestivo è ancora molto apprezzato,)

aghi brianteiaghi L

1) La vita nelle acque I

– Un lago è un sistema ecologico dinamico, popolato da specie animali e vegetali che sono in relazione di interdipendenza tra loro e con l'ambiente 52 in cui vivono. Nella massa d'acqua di un lago vive in sospensione una Pagina caratteristica comunità di esseri microscopici, il plancton.

La componente vegetale è costituita dal Fitoplancton (plancton vegetale), costituito da alghe microscopiche, unicellulari, a volte coloniali, che vivono sospese nell'acqua fino alla profondità dove penetra la luce. Invece la componente animale della . comunità planctonica viene chiamata Zoo plancton, ed è costituita principalmente da Protozoi, Rotiferi e piccoli Crostacei. Lo zooplancton - nutrendosi per lo più delle alghe microscopiche del fitoplancton - costituisce il secondo anello della catena alimentare di un lago. Nella massa d'acqua vive anche il Necton ovvero gli animali di maggiori dimensioni in grado di nuotare attivamente e opporsi ai movimenti dell'acqua (a differenza dello zooplancton): sono i Pesci. Anche il fondo dei laghi ospita interessanti popolamenti animali e vegetali. Il Benthon è il complesso degli animali che vivono a contatto con il fondo come Oligocheti, Bivalvi, Gasteropodi, piccoli Crostacei, larve di Insetti. Sul fondale sono inoltre radicate molte Idrofite, ovvero vere e proprie piante acquatiche macroscopiche totalmente sommerse o a foglie galleggianti, come il millefoglie d'acqua, la ninfea e il nannufaro.

2) Medeghino,crudelissimo guerriero Francesco II Sforza, figlio di Ludovico il Moro, recuperato il ducato volle riappropriarsi anche dei territori che un tempo erano suoi, come la Valtellina e la Brianza. Per farlo ingaggiò Gian Giacomo Medici (1495-1555), marchese di

Marignano, detto il Medeghino FP

- perché il padre esercitava la medicina. Il feretro del Medeghino riposa nella cappella dell'Assunta e San Giacomo del Era un celebre e temutissimo duomo di Milano in un grandioso avventuriero, protagonista di im- monumento marmoreo di Leone Leoni, brianteiaghi L

prese brigantesche, che guerreg- I

costruito su disegno di Michelangelo – giando e spadroneggiando riportò Buonarroti, voluto dal fratello Giovanni molti territori al signore milanese. Angelo, divenuto papa Pio IV. 53 Nel 1523 si appropriò del castello di Musso sul lago di Como, che Pagina fortificò in maniera poderosa, aggiungendovi una terza rocca.

Scalpellò il durissimo marmo che fa da zoccolo al castello per scavare un fossato detto il Taglio e seminò il suo fondo di trabocchetti, così da renderlo inespugnabile. Nel 1527 fu il castello di Monguzzo a cadere nelle mani rapaci del Medeghino, che estese in seguito il suo dominio su parte della Brianza, l'alto comasco e la Valtellina.

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