18 Il carnevale in e nel Moesano

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di Danilo Mazzarello ai primi decenni del Novecento. A Be- dretto una “capra matta” appariva l’ul- timo giorno di carnevale, al momento di ◗ Il carnevale è una delle feste tradizionali accendere il falò, e sfidava gli uomini più più importanti della Svizzera italiana. Un forti della comunità. Chi riusciva a strap- detto popolare recita I fèst da l’ann inn parle le corna aveva l’onore d’imperso- tré: Pasqua, Denedaa e l santu Carnevaa narla l’anno seguente. In passato i trave- (le feste dell’anno sono tre: Pasqua, Nata- stimenti più usati erano vecchi cappotti le e il santo Carnevale). Fino all’inizio del rovesciati, divise militari sdrucite, abiti Novecento i festeggiamenti cominciava- rattoppati, nastri e scialli. Si diceva che sü no il 26 dicembre e terminavano all’inizio int al scrign da spazzacá c’era tutto il ne- della Quaresima. Oggi, invece, si concen- cessario per andare in maschera il sabato trano nella cosiddetta settimana grassa, grasso. Per nascondere il volto bastavano che nelle regioni di rito romano comincia barba e baffi posticci oppure un paio di il giovedì e finisce il giorno antecedente occhialoni. Spesso erano confezionate il mercoledì delle Ceneri. Nelle terre di maschere di cartone o cartapesta, sostitu- rito (Brissago, Gnosca, Mole- ite poi da quelle di plastica e gomma. Gli no e Preonzo, Capriasca, Riviera, Valle di anticlericali, numerosi a Biasca tra la fine Blenio e Leventina) il carnevale prosegue dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, per altri tre giorni fino al sabato succes- erano soliti travestirsi da frate o suora per sivo. Nel corso dei secoli questo fatto ha 2 mettere in ridicolo le autorità religiose. spesso indotto i fedeli di rito romano a Nel febbraio del 1879 il Commissario di prolungare i festeggiamenti partecipan- Governo della Riviera chiese ai munici- do anche al carnevale ambrosiano. Già na in una comunità votata alle baldorie pali di Biasca di vietare una parodia dei nel 1571 il parroco di Comano tuonava più sfrenate. Semel in anno licet insanire, frati cappuccini messa in programma per contro questa consuetudine, esortando una volta l’anno è lecito fare pazzie, reci- il carnevale di quell’anno. In passato le i fedeli ad ubbidire alle prescrizioni del tava l’antico adagio. A carnevale, perciò, autorità civili ed ecclesiastiche dovettero vescovo di . Nel 1764 don Giambat- era consentito dileggiare i potenti, abban- intervenire spesso per vietare o almeno tista Rusca, parroco di Arogno, pubblicò donarsi ai bagordi e mascherare la pro- limitare i travestimenti: l’anonimato ga- un opuscolo nel quale definiva “pecca- pria identità. rantito dalla maschera induceva alcuni ad minosa” questa usanza e sosteneva la abbandonarsi a licenze e libertà che dege- necessità d’estirparla. Tuttavia la pratica Le maschere neravano in risse. Nell’Ottocento a Locar- era talmente diffusa che a nulla valsero le In passato alcune maschere erano no potevano girare per strada ed entrare esortazioni e le minacce dei parroci. Sin fatte con lenzuola tinte di fuliggine, altre nelle case solo le maschere accompagnate dall’inizio il carnevale fu contraddistinto invece erano zoomorfe: quelle a forma da una persona a viso scoperto. Nelle città da una sorta di frenesia collettiva capace di capra sono attestate in Val Bedretto, guardie e gendarmi facevano la ronda per di trasformare un’austera società contadi- Valle Maggia, Val Colla e Moesano fino mantenere l’ordine pubblico. 19

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I cortei per la prima volta in Ticino nel 1954 duran- te il carnevale bellinzonese. La creazione Nell’Ottocento il carnevale assunse della prima banda ticinese, i Ciòd Stonaa 4 forme sempre meno legate alla realtà con- di Bellinzona, risale al 1959; ad essa fece- tadina: il corteo mascherato vide la luce ro seguito altri gruppi, fra cui la Fracasoi in quel periodo. A Olivone buoi bardati Cerott Band di Biasca, la Sonada Balossa a festa trainavano un carro che faceva il di Bellinzona, la leventinese Sbodaurécc Nelle foto: giro del paese recando striscioni e cartelli e altre come la Carnàsc Band di Cadenaz- 1,3,4 Rabadan 2013. con scritte umoristiche. Alla fine dell’Ot- zo, la Stracaganass di Bellinzona, i Vasel 2 Don Giambattista Rusca, La libertà tocento nei centri maggiori si organizzava Sbudei di Malvaglia, la Sciavatt e Gatt di che si prendono alcuni, , una battaglia con arance e mandarini. Le Cugnasco, la Spacatimpan di Chiasso, la 1764. Per gentile concessione della piazze e i viali diventavano luoghi di scon- Riva de Janeiro Band di Riva San Vitale Biblioteca cantonale di Lugano. tro nei quali i ragazzi, appollaiati sui carri, e la Rigatoni Dance Band di Novazzano. 5 A Ludiano Re Chiescia Bòsc e consorte si affrontavano senza esclusione di colpi. I reami ricevono la visita di Re Rabadan (foto A Locarno le autorità comunali dovettero Erwin Amsler). Per gentile concessione proibirla, poiché pericolosa per le persone In diverse località della Svizzera ita- di Angelo Grossi. e dannosa per le facciate degli edifici. Nel liana il primo giorno di carnevale è inco- 1900 a Bellinzona si invocò un’ordinanza ronato un Re, che riceve dal sindaco le municipale “per regolare e moderare il chiavi della città. A Muralto governa Re del carnevale di Faido, deve il suo nome a getto delle arance”. In seguito esso fu abo- Sbotapiss, a Lugano Re Sbroja; la Val Col- un omonimo personaggio della comme- lito e sostituito dal più innocuo lancio di la obbedisce a Re Coleta, Cadenazzo a Re dia milanese. Il nome del bellinzonese confetti e coriandoli. Il frastuono è sem- Carnàsc, a Bodio regna Re Zòcra, a Mag- Re Rabadan viene da una voce dialettale pre stato un altro elemento importante del gia Re Bachetón, a Comano Re Sgarbelée, lombardo-piemontese che significa “con- carnevale. Rumori assordanti erano pro- a Tesserete Re Penagín. Biasca intronizza fusione” e “baccano”. Ad Ascona Re Pa- dotti con recipienti di metallo, campanacci Re Narégna, il sovrano del buonumore e trizio Condidóo è chiamato così perché e raganelle. Al baccano generale contribu- dell’allegria (narégna significa ridarella); impersonato da un patrizio locale; il ter- ivano le bande stonate, sorte sul modello a Cavigliano c’è Re Bagulón. Re Manfutt mine condìdóo (da condì, condire, insapo- delle Guggen svizzero-tedesche arrivate governa ad Olivone. Re Tecoppa, monarca rire) sembra alludere all’osso di manzo o di maiale un tempo usato per insaporire i cibi. A Locarno i Re Capilèr e Relipác (stesse lettere, ma invertito senso di let- tura) erano i monarchi rivali che in pas- sato governavano la città. Probabilmente dovevano il loro nome a una piccola fel- ce, la adiantum capillus veneris, usata per preparare una bibita molto nota. Nel 2007 è stata costituita l’Associazione Regnanti della Svizzera italiana composta da circa 130 re e regine dei vari carnevali. Due i suoi scopi principali: la conservazione dei carnevali locali in Ticino e nel Moesano e la tutela di un divertimento sano, senza eccessi né violenza (www.arsiticino.ch).

Bibliografia Lurà, Franco (direzione).Vocabolario dei dialetti della Svizzera Italiana, Volume IV, Car – Cavòzza, a cura della Repubblica e Cantone Ticino, Istituto grafico Casagrande, 1999-2003, p. 126-171. Carnevale, Quaderno di documentazione n° 5, 5 Centro didattico cantonale, Massagno, 1988.