Il secondo effettivo anno di guerra per l’Italia, il 1916, trova la città di Parma attiva su più dimensioni: la cura dei tanti militari ammalati è prioritaria; le donne sostituiscono la manodopera degli uomini in guerra; l’edilizia langue, benché alcune frange della società si attardino in svaghi e divertimenti ripresi dall’autorità religiosa, la quale, mediante la creatività Stampa: STAMPERIA scrl (PR) Stampa: STAMPERIA

● del pastore G.M. Conforti, sa dare vita, con Paolo Manna, all’Unione Missionaria del Clero, diffusasi poi a livello nazionale ed internazionale, con presidenza decennale affidata allo stesso Conforti.

Il presente quaderno pubblica quanto gli Amici del Cinquenovembre STUDIO ZANI - PR hanno scovato ed approfondito tra la documentazione parmigiano-confortiana disponibile sull’anno in questione, il 1916. Nella sezione Documentazione, uno spazio conveniente è dato al convegno del 14 ottobre 2016: L’opera della donna in tempo di guerra, di cui si pubblica una prima versione del tema La Cappella dei Caduti nella Cattedrale urbana, così come l’ha concepita e realizzata con risoluzione il Conforti. Le ultime pagine riportano Cenni di Cronaca dal Santuario Conforti.

QUADERNO N. 21/2016

1916: «… e la guerra con tutti i suoi orrori continua furibonda …»

21 PARMA 2017 Amici del Cinquenovembre:

† Achille Azzolini

Maria Ortensia Banzola Pellegri

Giordana Bertacchini

Pietro Bonardi

Luisella Brunazzi Menoni

Giorgio Campanini

Umberto Cocconi

Ubaldo Delsante

Leonardo Farinelli I. Ermanno Ferro II. III. Enore Guerra IV. Luigi Lanzi V. VI. Francesco Ponci VII. Giulio Ranieri

Valentino Sani

Paolo Trionfini

Ugo Trombi

Luigi Valentini Contenuto

Al lettore p. 5

RELAZIONI 1. Secondo anno di guerra: ansie e solidarietà nel “fronte interno” Ubaldo Delsante p. 11 2. Il Vescovo Pastore nella grave quotidianità Umberto Cocconi p. 79 3. Guido M. Conforti e la nascita dell’Unione Missionaria del Clero Angelo Manfredi p. 115

DOCUMENTAZIONE Ultime acquisizioni di scritti confortiani e di storia saveriana Ermanno Ferro: p. 153 I - Clero di Parma e ampliamento della Casa Madre saveriana p. 154 II - Devozione per Guido Maria Conforti p. 155 III - Autografi confortiani p. 156 IV - Torna alle Memorie un omaggio librario a Guido Maria Conforti p. 161 V - Paolo Manna ed i Saveriani p. 162 VI - Guido Maria Conforti nell’arte di Celso Calegari p. 162 VII - Ricordando un “Battesimo di Sangue” p. 163 VIII - Convegno “Parma 1915-1918: l’opera della donna in tempo di guerra”: p. 165 VIII/I Presentazione Maria Ortensia Banzola p. 168 VIII/II La Cappella dei Caduti nella Cattedrale di Parma Mariarita Furlotti p. 173

CRONACA Cenni e fotocronaca dell’anno 2016 a Parma al riflesso della personalità di San Guido Maria Conforti Ermanno Ferro p. 191

INDICE ONOMASTICO - BIBLIOGRAFICO Pietro Bonardi p. 226

3

Al lettore

Sono tre gli aspetti più appariscenti, nella storia della società civile e religiosa parmigiana, manifestatisi lungo l’anno 1916: - una città dibattuta tra l’assistenza ai tanti militari ammalati indirizzati nelle molteplici sue strutture ospedaliere ed il far fronte alle problematiche della vita quotidiana; - una autorità religiosa impegnata a formare coscienze adulte, capaci di impegno nonostante la precarietà del clima belli- co; - un vescovo in grado di coniugare la pastorale ordinaria diocesana con l’urgenza dell’annuncio evangelico ai popoli che ancora non lo conoscono. Questi i temi che gli Amici del Cinquenovembre hanno affidato ad altrettanti ricercatori, per farne oggetto del Pomeriggio culturale confortiano del 16 novembre 2016 e poi tradurli in relazioni per le pagine di Parma negli anni 21.

Lo storico Ubaldo Delsante, nella prima sezione di questo quaderno denomi- nata “Secondo anno di guerra: ansie e solidarietà nel fronte interno”, mette a fuoco gli aspetti civili e religiosi di Parma lungo l’anno 1916. E’ il secondo anno di guerra effettiva per l’Italia, e la compagine umana parmense si presenta capace di tener testa nell’assistenza alle falangi di militari feriti, dirottati nella nostra città, divenuta ormai un unico ospedale. In questo le donne hanno un peso notevole, grazie alle cro- cerossine, alle tante religiose ed alle infermiere di professione che vi operano senza risparmio. Altre donne coprono i vuoti lasciati dagli uomini chiamati al fronte, nei più diversi settori della produzione, persino industriale, nei campi dell’alimentazio- ne, dell’agraria e correlati. Se poi, per conseguenza del clima bellico, l’edilizia langue e poco vi è di nuovo in campo costruttivo, il volto artistico della città di Parma si manifesta in taluni consensi al dibattito dell’impressionismo, movimento di moda all’epoca, e nelle rappresentazioni di svago e di divertimento. Il vescovo della diocesi, san Guido Maria Conforti è conscio della situazione: visita gli ospedali e le comunità parrocchiali, scrive ai tanti suoi sacerdoti chiamati alle armi, celebra per i militari caduti ed indirizza messaggi di incoraggiamento ai soldati al fronte, suoi chierici missionari compresi.

Don Umberto Cocconi, che i lettori già conoscono per i recenti suoi contributi sul Conforti catecheta, ne analizza, nella relazione intitolata “Il Vescovo Pastore nella grave quotidianità”, in modo più specifico e mirato i temi della predicazione rivol- ta all’intera collettività diocesana, durante questo secondo anno bellico. Scorrendo queste pagine ci si imbatte con l’insistenza del santo pastore per tutto ciò che riguar- da la promozione morale e spirituale del suo popolo: alle sue insistenze per una vita

5 sobria e partecipe delle difficoltà del momento, fanno eco i ripetuti suoi ammoni- menti contro il sensualismo e le piaghe sociali della bestemmia e del turpiloquio. Destano interesse, sempre in queste pagine, i lunghi elenchi qui pubblicati di donne parmigiane, che si fanno generose aiutanti del vescovo nell’insegnamento catechi- stico. Sono oltre trecento le donne di Parma che si dedicano alla catechesi cristiana a favore delle frange giovanili della diocesi: in termini odierni le si può definire ‘un esercito interno alla Chiesa’. Un dato sorprendente ed ammirevole, una realtà che il- lumina ancora una volta sulla vivacità e laboriosità della presenza femminile accanto al zelante pastore Conforti.

Con la perizia che lo contraddistingue quale ‘determinante biografo confortia- no’, don Angelo Manfredi, affronta nella terza relazione il tema “G. M. Conforti e la nascita dell’Unione Missionaria del Clero”. Il coinvolgimento confortiano nel dare inizio, avvio e prosecuzione sicura a quest’opera di sensibilizzazione missionaria tra i vescovi ed i sacerdoti d’Italia, concepita da altri ma da lui assunta totalmente, è presentato molto bene in queste pagine. Ci permettiamo avvalorare le affermazioni di don Angelo con la testimonianza di mons. Luigi Drago, per molti anni consiglie- re dell’Unione e collaboratore stretto del Conforti. Scrive egli nel marzo 1927 sul periodico dell’Unione: “Mons. Conforti fu come il padre e confondatore dell’Unione. La raccolse appena nata e con cure più che paterne la condusse attraverso i sentieri irti e scabrosi dei primi tempi, dandole quell’impronta e quello sviluppo che erano nella mente del fondatore, p. Paolo Manna, e che rispondono tanto bene alle direttive della Santa Sede. Quando dettava circolari o compariva nei congressi, la sua parola chiariva le idee

6 e segnava direttive sempre improntate a grande prudenza ed equanimità”. Una affer- mazione che delinea categoricamente l’apporto del Conforti in questa importante associazione ecclesiale, benché il santo vescovo di Parma parlasse ripetutamente di «mia povera collaborazione».

Ma vi è dell’altro in questo quaderno, su cui il lettore può sostare con curiosità e - ce lo auguriamo… - interesse. La sezione Documentazione infatti, curata da Ermanno Ferro e dalle collabora- trici Maria Ortensia Banzola e Mariarita Furlotti, sosta anzitutto nell’informare sulle acquisizioni di scritti confortiani e di storia saveriana connessa, pervenute re- centemente al Centro Studi Confortiani Saveriani; mentre nell’ottava parte ospita una Presentazione del Convegno “Parma 1915-1918: l’opera della donna in tempo di guerra” svoltosi nella Casa Madre Saveriana il 14 ottobre 2016, assieme ad una prima versione di un tema comunicato in quella assise: “La Cappella dei Caduti nella Cattedrale di Parma”. La scelta di anticipare qui questo tema, rispetto alla prossima pubblicazione completa degli Atti del convegno, obbedisce alla nota tipicamente confortiana che detto monumento memoriale ha assunto, dal suo concepimento nel cuore di mons. Conforti il 28 febbraio 1918, sino alla inaugurazione da lui presie- duta il 3 giugno 1923. Dalla lettura delle pagine della Furlotti si noterà come l’in- tero progetto della Cappella abbia costituito una convinzione profonda nella mente del santo vescovo di Parma, perseguita con tenacia, presentata con decisione alla collettività diocesana grazie anche all’apporto del primo Comitato, essenzialmente femminile.

7 Chiudono il quaderno le sezioni dedicate alla Cronaca dal Santuario Conforti, re- lativa all’anno 2016, curata da Ermanno Ferro, e all’immancabile Indice onomastico- bibliografico, frutto dell’impegno di Pietro Bonardi.

Infine, il primo ringraziamento gliAmici del Cinquenovembre lo vogliono espri- mere alla Diocesi di Parma, per l’ospitalità offerta alla realizzazione del Pomeriggio Culturale Confortiano 2016 negli ambienti del Centro Pastorale Diocesano di Viale Solferino 25: la sede si è prestata molto bene alla manifestazione, in fedele linea e armoniosa sintonia con i vent’anni precedenti di attuazione, prima nella accogliente Sala Maria Luigia della Biblioteca Palatina, poi nel maestoso Salone dei Vescovi in Episcopio. Il folto pubblico presente ha confermato la positività di questa scelta. E’ caro poi al sottoscritto ringraziare gli Amici del Cinquenovembre, soprattutto quanti tra loro hanno portato generosamente il peso della elaborazione pratica dei testi qui presentati. Grazie alla Direzione Generale dell’Istituto Saveriano, che continua a credere e sostenere l’iniziativa Parma negli anni. Non si può omettere un ricordo grato e spe- cialissimo al defunto Superiore Generale padre Luigi Menegazzo, morto prematu- ramente il 18 dicembre scorso: i suoi eleganti e preziosi commenti continuano a sostenere ed illuminare la nostra fatica, nell’approfondimento della figura di san Guido Maria Conforti e del suo operato nella realtà di Parma e là dove ha inviato suoi figli missionari.

Per gli Amici del Cinquenovembre Ermanno Ferro sx, curatore del quaderno e responsabile del Centro Studi Confortiani Saveriani Parma, 17 novembre 2017

8 RelazionI

1

Secondo anno di guerra: ansie e solidarietà nel “fronte interno”

- Ubaldo Delsante -

Lo stato d’animo dei parmigiani

La provincia di Parma, nei primi anni di guerra, è una zona di retrovia; diventerà “zona di guerra” dopo la rotta di Caporetto. Ma sono già evidenti le trasformazioni che il perdurare del con- flitto comporta anche a livello locale: i generi di prima necessità cominciano a scarseggiare, mentre diventa altissimo il rincaro dei prezzi. In ogni vengono varate numerose iniziative as- sistenziali che si avvalgono della soli- dale mobilitazione dei civili. I più vari comitati, istituzionali o emanazione di Parma vista da Barbiano. Acquerello di Angelo Costalonga, gruppi di cittadini di diversa estrazione 2016. ideologica, cominciano ad assistere la popolazione per ricevere e inviare documenti, notizie, generi di abbigliamento e di conforto ai soldati al fronte o in prigionia. I chiamati alle armi di leva ed i richiamati di classi precedenti, che avevano già fatto la leva o erano stati esentati per motivi fisici, familiari o di lavoro sono“ com- battenti controvoglia, guerrieri contro natura, malnutriti e malvestiti, guidati da capi in gran parte fanatici e incapaci, statue di fango lasciate a marcire nel fango delle trincee. Hanno il rimpianto delle famiglie, dei campi, delle officine che hanno lasciato e alle quali non sanno se potranno tornare. Sono uomini avviliti, delusi, disperati, detestano gli «interventisti e ancor più gli intervenuti». Al fronte, come abitualmente capita ai volon- tari, a loro volta, gli interventisti vengono fatti oggetto di pesanti angherie. Le autorità militari li sospettano, i soldati, quelli che la guerra non l’hanno voluta, li odiano. Una circolare di Cadorna raccomandava ai capi reparto di tener d’occhio i cosi detti socialisti interventisti e cacciavano codesti apposta in tutte le azioni più disperate. E cercavano ci- menti per metterli alla prova. Lo stato d’animo del richiamato è descritto realisticamente da Benito Mussolini: «Sei tu Mussolini?» - lo interpella sprezzante un soldato intento a spidocchiarsi nelle retrovie - «Sì» - «Ho una buona notizia da darti, hanno ammazzato

11 Corridoni. Gli sta bene, ci ho gusto. Crepino tutti questi interventisti». E Mussolini, che più tardi sosterrà - con una delle sue fanfaronate - di aver fatto degli italiani un popolo di guerrieri, incassa in silenzio. Il cinico fante che ha insultato la memoria di Corridoni ha capito che la guerra non è il veicolo della rivoluzione. Ha creduto ai visionari e si ritrova con una divisa lacera, gli scarponi con le suole di cartone, una mantellina sbrindellata, a combattere contro un nemico che appartiene alla sua stessa classe sociale, che ha tradito i principi dell’internazionale. L’avevano “inciuchito” somministrandogli quotidianamente pesanti dosi di retorica rivoluzionaria, basata sull’utopia che la guerra avrebbe provo- cato un radicale cambiamento della società, la presa del potere da parte del proletariato, l’eliminazione della vecchia classe dirigente. E si è risvegliato sulla strada della guerra, fiancheggiata da alberi che levano al cielo rami senza foglie, una strada che conduce a una terra dove non c’è vento, né luce, né voci”1. Non mancano, durante il 1916, disordini e manifestazioni popolari contro gli interventisti e contro il proseguimento della guerra, che buona parte della popolazio- ne non aveva voluto2. Nel complesso la città mantiene comunque un atteggiamento attivo e collaborativo con le autorità e solidale con i giovani concittadini al fronte3. Un forte impatto sulla provincia è provocato dalla sua conversione a importante centro ospedaliero: sono circa 160.000 i feriti che passano per le strutture sanitarie rese funzionanti nel Parmense. Il nucleo principale è rappresentato dall’Ospedale centrale militare che occupa la Chiesa e il Convento dei Servi, ma vengono utilizzati allo scopo diversi altri edifici scolastici o conventuali anche nei Comuni dei dintorni. Presidente del Comitato di Parma della Croce Rossa è il principe Francesco (Franco) Carrega Bertolini, che sarà poi decorato di Medaglia d’argento dei Benemeriti della Croce Rossa Italiana e d’argento al Valor Militare. Tra i consiglieri del Comitato si mette in evidenza il conte Luchino Zileri Dal Verme, che si era già distinto nei soccorsi dopo il terribile terremoto calabro-siculo del 19084. Centinaia di crocerossine diplomate dei corsi tenuti da eminenti medici dell’Am- bulanza 19PR nelle aule dell’Ospedale Civile di Strada Santa Croce vengono inviate

1 Pier Luigi Spaggiari, A testa alta. Fatti e figure di Parma dal 1908 al 1922, Azzali Editore, Grafiche Step, Parma 1996, pp. 169-171. 2 Novecento. Fatti, protagonisti e conquiste del nostro secolo, Gazzetta di Parma - De Agostini, Novara 1998, p. 71. 3 Cfr. Cecilia Boggio Tomasaz, Fiori nel fango. Lettere di Giuseppe Azzi dalla Grande Guerra, Contrap- punti, Fedelo’s Editore, Parma, novembre 2015, pp. 58-60. 4 Luchino Dal Verme era fratello di Madre Lucrezia superiora delle Orsoline e assidua collaboratrice del vescovo Guido Maria Conforti; era in relazione di parentela con il principe Carrega e conosceva personalmente l’on. Giuseppe Micheli essendo consigliere della Cassa Centrale Cattolica. Sul suo impegno per i soccorsi al terremoto calabro-siculo: Ubaldo. Delsante, Parma di fronte al terremoto calabro-siculo, in Parma negli anni società civile e religiosa. Quaderno n. 14/2009. 1909: la città al tempo della prima visita pastorale di mons. Conforti, Centro Studi Confortiani Saveriani, Pubbliprint Grafica, Traversetolo (Pr) 2010; d’ora innanzi solo Parma negli anni e n. del quaderno.

12 in prima linea. In città, contemporaneamente alla formazione del personale, vengo- no allestiti ospedali territoriali in strutture con specifiche caratteristiche e tra queste, nel Seminario Maggiore, messo a disposizione da mons. Guido Maria Conforti, viene impiantato quello della Croce Rossa considerato fra i più attrezzati e più mo- derni d’Italia con 352 posti letto5. Il 21 febbraio esso è visitato prima dal vescovo e poi dal maggior generale Bizzarri, comandante del Presidio di Parma, come infor- ma la Gazzetta di Parma, che descrive i locali e la loro funzionalità, loda l’Autorità Ecclesiastica che li ha concessi, i cittadini che con le offerte lo sostengono, le suore Chieppine che svolgono il lavoro di cucina, elenca i responsabili della struttura, ma non riporta nessun tipo di commento dell’illustre visitatore, lasciando comunque presumere che sia rimasto favorevolmente colpito6. Tra il personale si segnalano il direttore tenente colonnello dottor Roberto Agostinelli, il colonnello cav. Mandelli comandante del treno ospedale, il tenente dottor Giuseppe Lesignoli (1877-1955) di Ozzano Taro rientrato ferito dal fronte7, il sottotenente principe Negrone Meli Lupi di Soragna (1874-1931) che ha messo a disposizione la sua auto trasformata in ambulanza e da lui stesso condotta8 e il tenente dottor Ugo Saltini (1867-1954)9. Tra tanto dolore qualcuno non manca di spirito. Giuseppe Balestrazzi, che è stato ferito al fronte e che in seguito con Priamo Brunazzi sarà il fondatore dell’As- sociazione Mutilati, racconta un episodio al quale forse ha assistito nell’Ospedale di Parma. Un generale medico, di cui non fa il nome, accompagna il Vescovo a visitare i reparti e arrivato al capezzale di un paziente “additando un rude ufficiale degli alpini che da due anni era degente, dice al prelato: - Questo è stato ferito nel ‘16’. E l’ufficiale, un cremonese, pronto: - No, signor Generale, sono stato ferito al ventre… mentre andavo avanti…”10. Il vescovo, in effetti, visita spesso i degenti negli ospedali militari. Il 3 agosto va in quello aperto il 27 maggio in Oltretorrente nell’edificio delle scuole elementari “Pietro Cocconi”, dove è ricevuto dal direttore prof. Ernesto Pelicelli, dal medico di guardia dott. Luigi Gambara11 e dal cappellano militare don Angelo Gialdini e dalle

5 Di questo argomento si è occupata in varie occasioni l’architetto Maria Ortensia Banzola, di recente con il saggio Il Vescovo tra gli Ospedali, in Parma negli anni 20, pp. 61-105, e inoltre con un’ampia relazione al convegno Le donne e la guerra tenutosi presso l’Istituto Missioni Estere il 14 ottobre 2016 da Lions Club Maria Luigia e Soroptimist nell’ambito della Festa Internazionale della Storia, del quale si attende la pubblicazione degli atti. 6 Cfr. S. E. l’Arciv. Vescovo visita l’Ospedale Territoriale, in Gazzetta di Parma, 20 febbraio 1916; e All’O- spedale Territoriale della Croce Rossa, in Gazzetta di Parma, 21 febbraio 1916. 7 Roberto Lasagni, Dizionario Biografico dei Parmigiani, PPS Editrice, Parma 1999, vol. III, p. 194. 8 Ibid., cit., p. 502. 9 Ibid., vol. IV, p. 270. 10 Giuseppe Balestrazzi, Il contributo di Parma alla vittoria, in Aurea Parma, a. XXII, f. VI. - 1938 - XVII, p. 193. 11 Luigi Gambara (Parma 1858 – Felino 1944), medico personale di mons. Conforti, per due anni

13 Suore della Carità di San Vincenzo che provvedono ai servizi di assistenza. L’ospedale ospita al momento 300 malati e feriti, ma può contenerne fino a 350. Dopo un’ora di visita alle camere, mons. Conforti si porta nell’oratorio dove pronuncia parole di sostegno e fiducia ai militari che possono recarvisi e impartisce loro la benedizione; va poi a visitare i feriti ricoverati nella vicina Clinica Chirurgica12. Come Conforti a Parma e mons. Giuseppe Fabbrucci a Borgo San Donnino, anche il cardinale di Milano, il parmense della montagna Andrea Carlo Ferrari, che a suo tempo era stato il “mentore” di Guido Maria e col quale si mantiene in costante e trepido contatto, si dedica a visitare gli ospedali militari molto numerosi nel capoluogo lombardo. A fine marzo presiede e benedice l’inaugurazione dell’ospe- dale chirurgico mobile installato nel cortile del Collegio militarizzato di San Celso a Milano13. Il 25 ottobre il presule benedice il primo asilo antiturbercolare “L’Asilo Gigino” di Biassono, nei pressi di uno degli ingressi del Parco di Monza, presenti au- torità civili e sanitarie. L’asilo è destinato ai figli di coppie con sintomi della malattia e che quindi necessitano di cure particolari. A riceverlo con un compito baciamano, come dimostra una istantanea di quel momento, è la duchessa Marianna Visconti di Modrone, presidentessa del Comitato promotore14. Pochi giorni dopo, proseguendo le visite negli ospedali militari, si reca in quello di Via Giulio Romano15. Il Croce Rossa 11 Parma era uno dei 24 treni ospedale che la CRI aveva ope- rativi in Italia e che fin dalla sua costituzione era composto da locomotiva a vapore di testa con tender per il carbone, quindici vagoni con sale di medicazione e chi- rurgiche, farmacia, scompartimenti con letti e barelle per l’assistenza di 180 tra feriti e ammalati gravi, alloggi per il personale medico, infermieristico, d’assistenza e tecnico dei vari ruoli; magazzini con scorte per tre mesi; cucina. Per aver prestato servizio almeno per un anno furono decorate parecchie infermiere volontarie, oltre che alcuni militi, l’ufficiale medico prof. Icilio Bocchia e il cappellano dell’ospe- dale mons. Pietro Del Soldato, il quale ha il grado militare di capitano, consigliere del Comitato16. In zona di guerra si trova la crocerossina Italina Chiari17, insegnante elementare

prestò servizio nell’ospedale militare col grado di capitano medico: R. Lasagni, Dizionario Biografico, cit., vol. II, p. 908. 12 S.E. Monsignor Vescovo in visita all’Ospedale Militare di Riserva “Pietro Cocconi”, in Giornale del Popolo, 5 agosto 1916, p. 3. 13 L’ospedale chirurgico mobile, in Pro Familia, Milano, 9 aprile 1916, pp. 239-240. 14 Il primo asilo antitubercolare, in Pro Familia, 5 novembre 1916, pp. 623-624. 15 Le visite del Cardinale Ferrari ai soldati feriti ricoverati in Milano, in Pro Familia, 27 novembre 1916, p. 663. 16 Mons. Pietro Del Soldato (1871-1934), laureato all’Università Gregoriana di Roma, professore di Diritto Canonico nel Seminario di Parma: R. Lasagni, Dizionario Biografico, cit., vol. II, p. 440. 17 Una lezione alla fronte, in Gazzetta di Parma, 21 febbraio 1916, ora in Almanacco parmigiano 2000 dai rampari alla tangenziale, PPS Editrice, Artegrafica Silva, Parma 1999. La Chiari è ricordata da

14 di Collecchio, che descrive in una lettera al quotidiano cittadino l’inaugurazione dell’Università Castrense di S. Giorgio di Nogaro, in provincia di Udine, avvenu- ta il 13 febbraio presenti il Duca d’Aosta, comandante della III Armata ed altre autorità civili e militari. L’istituzione ha lo scopo di preparare proprio al fronte il personale sanitario e nel contempo assistere i soldati ammalati o feriti. Il giornale non riporta la prima parte della lettera, ma il racconto vivo e commovente della maestra, in seguito decorata, che assiste un militare sul quale ci sono poche speranze di guarigione: “Nell’ospedale da campo, dove io presto servizio il prof. Dionisi18 di Palermo ha già tenuta una lezione agli studenti-soldati e fu d’anatomia patologica, essendosi eseguita, nella camera mortuaria, la necroscopia di un povero sergente morto di cancrena, in seguito alle ferite riportate in combattimento. / Domani avrà luogo la seconda lezione; torneranno qui i baldi giovani a portare in questa casa di dolore un soffio della loro spensieratezza di studenti militarizzati. / Il soggetto per la lezione è un soldato ferito alla colonna vertebrale, per cui ha gli arti completamente paralizzati. / La moglie di lui, una graziosa donna ancor molto giovine, madre di tre piccole creature, da me avvertita del dolorosissimo caso, è corsa presso il letto del marito e lo assiste con un dolore così grande e così rassegnato che intenerisce ogni cuore. / Stamane la povera donna mi diceva: È vero signorina che mio marito potrà guarire? È vero che domani il professore che visiterà tenterà l’operazione? - Sì, buona donna, tutto tenteremo. - E volsi altrove lo sguardo per non lasciarmi scorgere commossa. / Dal fondo dell’angusta corsia dell’ospedale, un ferito, giovine d’anni, ma invecchiato dalle sofferenze, mi ripeté la sua invocazione quotidiana: «Signorina mia, signorina cara, signorina buona, fatemi puntura, non ne posso chiù!». Il disgraziato chiede continuamente la morfina tregua ai suoi mali. Prendo la siringa… lo pungo, ma la siringa non contiene morfina. Un doveroso, pietoso inganno. Il poverino mi sorride e si calma”.19

Luisella Brunazzi Menoni in Parma negli anni 20, p. 52, per una lettera inviata ancora da un ospe- dale da campo l’anno precedente al Provveditore agli Studi. Su Italina Chiari v. anche: U. Delsante, Dizionario dei collecchiesi, in Gazzetta di Parma, 25 gennaio 1960, p. 3; Fabrizia Dalcò, a cura di, Dizionario Biografico delle Parmigiane, Provincia di Parma, Tipografie Riunite Donati, Parma 2012, p. 132; Guido Raminzoni, Testimonianza di una Idea ‘a Parma dal 1866’, Croce Rossa Italiana, Comitato di Parma, DPI Service, Parma 2016, p. 29; L’Esercito della Carità 150 anni di Croce Rossa Italiana a Parma, a cura di Alessandra Mastrodonato, MUP Editore, Parma 2017 [Recens. da Remo Curi, L’esercito della carità 150 di Cri a Parma, in Gazzetta di Parma, 19 giugno 2017, p. 41]. 18 Per l’esattezza il prof. Antonio Dionisi, era ordinario di anatomia patologica nella Regia Università di Palermo, tenente colonnello medico. Sull’Università Castrense: Pro Familia, 26 marzo 1916, pp. 199-202; Il cannone tuona continuamente…: studenti e docenti dell’Università di Parma alla Castrense. Vita militare e sanitaria nella Grande Guerra, a cura di Valentina Bocchi e Andrea Di Betta, Fermo- editore, Grafiche Step, Parma 2016. 19 Una lezione alla fronte, cit.

15 La sera del 18 maggio il Teatro Regio ospita il capitano medico professor Agostino Gemelli, il futuro fondatore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, per una conferenza, già tenuta a Milano, sul tema “La guerra vista da un medico”20; la partecipazione del pubblico è rilevante e il ricavato delle offerte è devoluto al mantenimento degli ospedali da cam- po.

La mobilitazione della società civile per i militari al fronte

Il vescovo di Parma ha già concesso molti locali per gli ospedali e le auto- rità continuano a chiedergliene anche Parma. Teatro Regio. China di Santo Zani, 1995. mentre è in visita pastorale. Ad ogni buon conto Conforti mette a disposizione del prefetto l’appartamento nel castello di Felino, finora utilizzato saltuariamente quale sua residenza di villeggiatura; tuttavia non risulta sia mai stato utilizzato a tale scopo21. Prosegue nel corso dell’anno ed anzi si intensifica, per le aumentate esigenze do- vute al maggior numero di soldati al fronte o ricoverati negli ospedali, l’attività del Comitato Parmense di Preparazione Civile, presieduto dal sen. Giovanni Mariotti. Ha sede a Parma in Via Dante n. 6 nel Palazzo della Cassa Cattolica e si interessa alle famiglie per fornire notizie e raccogliere offerte per poter inviare indumenti e

20 Nell’annunciare la conferenza, la Gazzetta di Parma del 4 maggio 1916 riporta alcuni brani di commento alla precedente manifestazione milanese apparsi sul Corriere della Sera, ma che non ripren- diamo qui nel sospetto che siano stati travisati in senso di esaltazione della guerra (“…nei momenti emozionanti ed eroici dell’assalto…”) dal quotidiano di Luigi Albertini che da sempre era stato favo- revole all’intervento. Sulla cronaca e sull’esito economico dell’iniziativa: Padre Gemelli a Parma, in La Giovane Montagna, 22 aprile 1916, p. 3; Conferenza Gemelli, in Il Presente, p. 3; La conferenza Gemelli ed il suo bilancio, in Gazzetta di Parma, 26 maggio 1916 e in Giornale del Popolo, 27 maggio 1916, p. 3. La conferenza verrà ripetuta a Varese e la cronaca sulla Gazzetta di Parma del 27 giugno 1916 è siglata A. B., probabilmente il letterato professor Arnaldo Barilli. 21 Lettere da Parma al prefetto del 7 giugno 1916 e da Agna al vicario generale monsignor Enrico Ai- cardi del 26 luglio1916: vedile in FCT 24, pp. 256-257 e 317-318. Nell’Archivio Storico Comunale di Felino è conservato un fascicolo “Pratiche relative ai profughi”, Cat. VIII, Leva e truppa Guerra 1915-1918 Atti Vari f. 1323, che contiene numerose carte e alcuni elenchi di profughi. L’unico elenco che indica accanto ai 63 nominativi di riceventi asilo nel Comune il nome del proprietario della casa concessa e il suo indirizzo porta la data del 23 novembre 1917, ma non menziona l’appartamento vescovile del castello. Ringrazio l’archivista Franca Manzini per il cortese e sollecito reperimento del fascicolo.

16 vivande ai soldati22. In molti comuni esistono sotto-sezioni di questo Comitato e i giornali pubblicano spesso gli elenchi dei donatori oltre che informazioni dal fronte. Ognuno aiuta come può. Le nobildonne dell’Italia sabauda danno vita a nume- rose associazioni con l’unico fine di aiutare i mariti e i figli sotto le armi. Un giorno dopo l’altro, gli aghi incrociano abilmente in velocità le matasse di lana per realizzare calze, passamontagna, pancere e casacche, sciarpe e cappelli. Circolano manuali con le norme di lavorazione per gli indumenti a maglia. Partono per il fronte migliaia di pacchi che alleviarono il freddo sferzante dell’alta montagna. Occorre inoltre inviare viveri e generi di conforto, tramite la Croce Rossa, ai prigionieri che cominciano a essere decine di migliaia ed a loro devono pensare le famiglie e comunque i privati, poiché il nemico è già molto se li ricovera in squallide baracche nei campi di concen- tramento alimentandoli con una brodaglia, mentre lo Stato italiano, a differenza degli altri Stati, non vi provvede affatto condannando i prigionieri a una vita di stenti e spesso alla morte per denutrizione e conseguente morbilità, nel presupposto dichiara- to dalle autorità militari italiane che i prigionieri erano disertori, traditori e vigliacchi. Volontari dei vari comitati producono lo scaldarancio: un piccolo oggetto che d’acchito pare un giocattolo, capace tuttavia di scaldare una minestra gelata, d’in- tiepidire una pietanza frugale consumata in trincea. La produzione da domestica diviene presto quasi industriale. Centinaia di donne si riuniscono la sera, sbrigate le faccende di casa, in fabbriche o abitazioni, e arrotolano giornali vecchi racimolati qua e là. I rotoli vengono allora tagliati in piccoli cilindretti, poi paraffinati e lasciati seccare. Tre sono sufficienti per scaldare il contenuto di una gavetta. Ne vengono spediti mezzo milione ogni mese per ordine del Comando Militare senza contare i pacchetti privati e le richieste personali. Nel complesso quasi quattro milioni di scaldarancio raggiungono il fronte. Il fare delle mani gentili è immenso e non si limita alle cose; milioni di lettere e di cartoline si rincorrono, si incrociano e giun- gono a destinazione raccontando, con dolce compostezza, la vita di lassù e quella di quaggiù. Riempiendo quell’esistenza che, nonostante la guerra, continua ad essere. Non di rado le lettere che i soldati scambiano con i famigliari contengono non solo notizie della situazione al fronte - queste spesso cassate dalla censura - ma anche informazioni sulla vita a casa (il cosiddetto fronte interno), ad esempio se i figli sono stati promossi a scuola, se la mucca ha partorito un vitellino, se è stato venduto o acquistato un maiale, se la pioggia ha impedito la semina o il raccolto, e così via. “Mogli, madri, sorelle, fidanzate, zie e madrine di guerra mandano notizie, ra- piscono il soldato dalla realtà per qualche istante di conforto. E dal fronte giungono copiosi i ringraziamenti indirizzati a quell’universo garbato che la contingenza del

22 I Comitati di Preparazione Civile erano sorti in Italia tra la fine del 1914 e i primi del 1915 in ambi- to liberale, a scopi filantropici e con esclusione della propaganda interventista; cfr. Andrea Frangioni, La prassi degli interventismi, in Fulvio Cammarano, a cura di, Abbasso la Guerra! Neutralisti in piazza alla vigilia della prima guerra mondiale in Italia, Le Monnier, Firenze 2015, p. 25.

17 conflitto ha spinto verso una libertà nuova. Il dramma della guerra mostra le più belle virtù femminili. Oltre 9 milioni di donne offrono tre anni della loro vita alla Patria, realizzando l’impossibile. Di loro resta un ricordo sbiadito, lontano imbevuto di tutte le gioie e di tutte le malinconie vissute. Una piccola scheggia che brilla nella storia del mondo”23. Un fenomeno così diffuso che permette di parlare di una sorta di maternage pubblico e di massa: con riferimento, cioè, alla tradizionale azione di cura caratteristica dell’atteggiamento materno, applicata nel frangente della guerra alle frustrazioni e ai traumi vissuti dall’intera comunità nazionale, sia al fronte che nelle retrovie24. I Comitati si sostengono anche organizzando concerti, come a Collecchio, il 17 settembre, la domenica della tradizionale Sagra della Croce e come già era stato fatto l’anno precedente. La manifestazione ha lo scopo di raccogliere fondi pro famiglie povere di feriti e morti in guerra ed è organizzata da un gruppo di borghesi tra i quali Clarice Figna col marito agrario e industriale Giuseppe Montagna, Laura Pigorini, il medico dottor Enrico Boni e il falegname Otello Reggi. Il concerto, al quale assi- stono numerosi parmigiani che raggiungono il vicino comune in tram, automobili e carrozze a cavalli, ha come leader il direttore d’orchestra maestro Giuseppe Del Campo, già primo violoncellista con Toscanini, insieme ad altri artisti abituali inter- preti di opere al Regio di Parma, come il soprano Giuseppina Baldassarre Tedeschi, il tenore Italo Cristalli, i baritono Edoardo Faticanti e il violinista Ercole Giaccone25. Il concerto verrà ripetuto quasi integralmente a Fontanellato la domenica successiva, quando anche Sala Baganza dedica una serata questa volta Pro famiglie dei richiama- ti, con musiche e canti con l’aggiunta di una scenetta recitata dal comico collecchiese Peppino Rugalli della compagnia di Italo Clerici. Il tutto per invogliare il pubblico ad acquistare le cartelle della lotteria benefica26. Anche mons. Guido Maria Conforti, si unisce al coro di quanti lodano il com- portamento della popolazione per soccorrere i militari. Lo fa redigendo la Lettera dei vescovi della Regione Emiliana del 17 ottobre 1916: il documento è scritto

23 Mariolina Cattaneo, Le virtù femminili scrissero un pezzo della Grande Guerra. Il mondo alla rovescia, in L’Alpino, febbraio 2016, pp. 20-23. 24 La grande guerra. Microstorie di guerra nelle lettere dal fronte dei soldati emiliano-romagnoli, a cura di Mirco Carrattieri, Carlo De Maria, Luca Gorgolini e Fabio Montella, catalogo della mostra, Regione Emilia-Romagna. Assemblea legislativa, Bologna 2015, pp. 18-20 e 50. 25 Collecchio. Concerto di beneficenza, in Giornale del Popolo, 23 settembre 1916, p. 3. Giuseppe Del Campo (Paradigna di Cortile San Martino 1890 - Milano 1950) studiò violoncello e pianoforte al Conservatorio di Parma e diresse opere liriche in teatri di tutto il mondo. Nel dicembre 1915, a soli 25 anni, salì sul podio del Regio in sostituzione del maestro Podestà per una replica dell’Andrea Chenier: R. Lasagni, Dizionario Biografico, cit., vol. II, pp. 380-381. 26 Fontanellato. Un grande Concerto di Beneficenza, in Giornale del Popolo, 23 settembre 1916, p. 3 e Sala Baganza. Pro famiglia richiamati, in La Giovane Montagna, 30 settembre 1916, p. 2.

18 ancora una volta in modo plurale e collettivo, senza che se ne possa dedurre una sua critica all’impreparazione delle autorità e delle istituzioni preposte: «Ed alla preghiera dobbiamo aggiungere le opere feconde della carità cristiana, che deve crescere col crescere del bisogno. E giunti a questo punto noi sentiamo di dovervi tributare una parola di ben meritata lode per lo slancio concorde con cui avete gareggiato per venire in aiuto alle famiglie dei richiamati, per assistere i nostri cari soldati infermi o feriti, degenti nei nostri ospedali, per provvedere lana ai combattenti e per soccorrere gli or- fani dei caduti in guerra. Tutto questo ci è splendida prova della generosità del vostro buon cuore.»27. Le città del nord-est più prossime al fronte, compresa Milano, cominciano ad essere colpite dai bombardamenti aerei nemici effettuati con normali biplani e con i dirigibili. A Parma non risultano incursioni, anche per la sua lontananza dalle zone calde, nonché a causa della ridotta autonomia e della vulnerabilità dei mezzi aerei di allora. In ogni caso la città si pre- para e ai primi di marzo avvengono esercitazioni di allarme con l’utilizzo delle campane di alcune torri, come il «Bajone» del Duomo, la campana del Palazzo del Governatore e la «Lavzera» della chie- sa di San Giuseppe, e di sirene poste nella torre di San Paolo - questa è stata fatta giungere da Milano - e alla sommità di alcuni stabilimenti industriali, come l’Officina del Gas e l’Officina delle Tranvie Elettriche. Nei comuni foresi provvedono le cam- pane delle chiese. Le prime prove danno esito po- sitivo. Pure il vescovo, scrivendo il 19 febbraio a don Paolo Calzolari, Massaro del Ven. Consorzio dei parroci urbani, allerta il clero alla massima at- tenzione in caso di allarme aereo28. “Ma innanzi tutto auguriamoci - commenta il quotidiano citta- dino - che le segnalazioni siano date sempre in tempo, o meglio ancora, che non si abbia mai da parlare di Parma. Palazzo Governatore e Palazzo Notai. incursioni di aereoplani (!) nemici sul nostro cielo”29. China di S. Zani, 1995.

27 La Lettera collettiva degli arcivescovi e vescovi della Regione Emiliana, datata Modena 17 ottobre. 1916, stesa da mons. Conforti, è riportata in FCT 24, pp. 149-164, il brano cit. a p. 158. 28 FCT 24, p. 306. 29 Per gli aeroplani nemici, in La Giovane Montagna, 26 febbraio 1916, p. 3; Per preservarsi dalle in- cursioni aeree, in Gazzetta di Parma, 8 marzo 1916; Le misure di precauzione e di difesa contro i pericoli aerei, in Giornale del Popolo, 19 agosto 1916, p. 3.

19 Operazioni militari ed onorificenze

È impossibile in questa sede anche soltanto sunteggiare il susseguirsi delle opera- zioni militari avvenute durante l’anno, che comunque di poco mutano le conquiste territoriali, mentre aumenta in modo preoccupante il numero di caduti, malati e feriti, di profughi dalle zone occupate e di popolazioni in condizioni di grave disa- gio. Per rendere quantomeno onore ai soldati della nostra provincia si può soltanto accennare alla prova di valore del 208° Reggimento Fanteria Brigata Taro, del 67° Battaglione di Milizia Territoriale di marcia e del 61° e 62° Reggimento Fanteria della Brigata Sicilia, formati in buona parte da fanti parmigiani, reggiani e cremone- si, a Passo Buole, nei pressi di Rovereto, in maggio durante il duro attacco austriaco noto come Strafexpedition. Telegrammi che plaudono alle gesta dei fanti parmigiani vengono inviati dal sindaco di Parma Erminio Olivieri e da alcuni assessori. A Passo Buole, in seguito denominato “Le Termopili d’Italia”, è stato poi eretto un obelisco, inaugurato il 15 luglio 1922, col sostegno anche dell’Associazione dei reduci par- mensi. Il 30 maggio 1937, sotto i portici del Municipio di Parma, verrà scoperta una lapide, tuttora in loco, dedicata ai fanti parmensi e ai reparti combattenti al Passo30. In quell’occasione il comandante del 67° Battaglione, il parmigiano colonnello Alberto Jung pubblicherà un ampio ricordo di quegli avvenimenti dove, peraltro, sono messi in risalto il valore dei soldati, le perdite subite e l’importanza dell’arresto delle forze nemiche in quel punto di sbocco nel fondovalle dell’Adige con toni patriottici fermi ma non eccessivi. Manca del tutto, invece, qualsiasi considerazione sui sentimenti dei combattenti in quel momento e in quelle condizioni. Ma durante il Ventennio quelle annotazioni erano sconsigliate a chiunque e a maggior ragione a un ufficiale, che forse le racchiuse nella criptica dedica: “Ai miei soldati perché ricordino”31. Anche una strada è stata intitolata a Passo Buole in città il 18 novembre 192432.

30 Giancarlo Gonizzi, La Città e la Gloria. Protagonisti, arte e storia dei monumenti di Parma, vol. 2, MUP Editore, Parma 2014, pp. 350-351. 31 Alberto Jung, Diciannove mesi in zona di guerra di un battaglione territoriale, in Aurea Parma, a. XXII, f. VI.- 1938, pp. 196-204. In quello stesso anno Emilio Lussu pubblicava il suo crudo diario Un anno sull’altipiano, ma non in Italia. Sull’importanza della tenuta di Passo Buole in un più ampio contesto strategico: La Grande Guerra italiana. Le battaglie, Gaspari editore, Udine 2015, pp. 27, 31, 35. Sulle conseguenze sul morale di singoli combattenti, compresi i cappellani militari, che hanno preso parte in particolare a questo episodio bellico: Bruno Bignami, La Chiesa in trincea. I preti nella Grande Guerra, Salerno Editrice., Roma 2014, pp. 115-118. 32 Tiziano Marcheselli, Le Strade di Parma, vol. II, Tipolitografia Benedettina Editrice, Parma 1989, p. 170; Christian Stocchi, Grande guerra, il 30 maggio di cento anni fa il culmine della terribile batta- glia che fermò l’offensiva austriaca. Passo Buole, eroi parmigiani, in Gazzetta di Parma, 30 maggio 2016, p. 33; I soldati parmigiani a Passo Buole, Mostra sulla Grande Guerra a cura di IPSIA “Primo Levi”, insegnante Donatella Costa, testi di Carlo Jasoni, nell’ambito della Festa Internazionale della Storia, salone della Camera di Commercio di Parma, dal 17 al 21 ottobre 2016.

20 La stampa italiana si rende conto della difficile situazione in cui si trova l’esercito dopo la forte, ma fortunatamente al momento effimera spinta austriaca, e anche il quotidiano locale sente il dovere di rassicurare i cittadini riportando un editoriale dell’Avvenire d’Italia dove gli avvenimenti degli Altipiani sono considerati con otti- mismo, confidando sulla controffensiva italiana di cui già si vedono i risultati a fine maggio: “L’importante è che il Paese si mantenga calmo ma sereno. Tale si è mantenuto dal 24 maggio [1915] ad oggi; tale è necessario che si mantenga anche nei prossimi gior- ni. (Così come è necessario) che ciascuno di noi imponga a sé stesso una disciplina, quella disciplina del pensiero, del sentimento e del carattere che è necessaria in momenti gravi come questo che attraversiamo”33. Tanto per scongiurare il disfattismo che serpeggia tra la popolazione. Uno dei simboli di questa guerra fu l’Ippopotamo, il cannone posto sul Passo Veneroclo, a 2589 metri, in Val Paisco di Edolo. Considerando il peso notevole - oltre 60 quintali - il suo trasporto sui ghiacciai costituì un’impresa durissima che costò la vita a una quarantina di soldati, travolti dalle valanghe. Il cannone era stato utilizzato nella guerra di Libia del 1911-12; viene poi smontato nei componenti principali, imbarcato il 9 febbraio 1916 e, sbarcato in Italia con i pezzi caricati su grandi slitte, il 17 aprile giunge al rifugio Garibaldi. I suoi proiettili di grosso ca- libro sono decisivi per la conquista della linea Crozzon di Fargorida-Lares-Passo di Cavento: oltre 250 alpini e artiglieri lo trasporteranno poi nella sua posizione defi- nitiva di Cresta Croce. E, tra gli alpini che eseguono il difficile traino, ci sono anche dei parmigiani di uno dei quali conosciamo il nome e il luogo di provenienza, usciti dal grande pozzo dei ricordi di famiglia34. Molti sono stati gli ufficiali parmigiani che si sono fatti onore oppure hanno perduto la vita al fronte nel corso del 1916. Tra quelli poi decorati è il caso di ricor- dare almeno Michele Vitali Mazza, Umberto Casella, Luigi Zappieri e Umberto Montanari. Michele Vitali Mazza, appena ventenne, men- tre ancora sta compiendo lo studio dell’ingegneria al Politecnico di Genova, è chiamato alle armi; svolge a Modena un breve corso d’addestramento e, nominato Sottotenente, entra a far parte del corpo dei bersaglie- Ing. Michele Vitali (da Giuseppe Sitti, Caduti e decorati parmigiani ri. Il 26 marzo 1916, sul Pal Piccolo nella Carnia in nella guerra di liberazione 1915-1918, provincia di Udine, una bomba cadutagli vicino gli fa Fresching, Parma 1919, p. 258).

33 Disciplina di pensiero, in Gazzetta di Parma, 1° giugno 1916. 34 Manrico Lamur, Ricordi storici. Nel 1916 Gino Frigeri fu uno dei 250 alpini che portarono un gigan- tesco cannone a 3 mila metri di quota. “Mio papà, che trainò l’Ippopotamo”, in Gazzetta di Parma, 6 maggio 2016, p. 34.

21 perdere quasi completamente la vista ma non abban- dona il suo posto e, il giorno seguente è ugualmente attivo a trascinare i suoi in diverse azioni finché cade eroicamente. Verrà poi proclamato ingegnere a titolo d’onore alla memoria35. Umberto Casella, classe 1886, capitano del Genio, aveva già partecipato alla guerra italo turca. Diventato pilota di dirigibili, col conte Francesco Della Torre, sul Fides IV, si era aggiudicato il record italiano di distanza su sferico nel 1914 e classificato onorevolmente alX Grand Prix di Parigi. Inquadrato nel battaglione diri- gibilisti, morì presso Gorizia il 4 maggio 1916 per in- UMBERTO CASELLA (da G. Sitti, cendio del suo dirigibile colpito dalle difese antiaeree Caduti e decorati, cit., p. 65). nemiche, dopo due ascensioni eseguite in avverse con- dizioni atmosferiche; decorato di medaglia d’argento al valor militare alla memoria36. Il collecchiese Luigi Zappieri, classe 1884, era un capitano nell’81° Reggimento Lancieri Montebello, comandante la 166a Batteria di bombarde. Cadde glo- riosamente sul campo il 4 ottobre 1916 a quota 144 del Carso, colpito da granata nemica, decorato della medaglia di bronzo al valor militare, con la seguente motivazione: “Teneva condotta esemplare e calma sotto il fuoco nemico. sprezzante del pericolo e sempre zelante in ogni particolare del servizio, nell’accompagnare un suo inferiore per iniziarlo in una missione allo stesso affidata, cadeva mortalmente ferito”37. LUIGI ZAPPIERI (da G. Sitti, Caduti Umberto Montanari (Parma, 1867 - Forte dei e decorati, cit. p. 262). Marmi, 1932) dopo la scuola di guerra passa dal Corpo di Artiglieria allo Stato Maggiore e poi al Corpo dei Bersaglieri. Presta la sua opera di soccorso durante il terremoto di Messina ricevendo due medaglie di benemeren- za. Promosso maggiore generale, nel 1916 è destinato al fronte al comando della 1ª Brigata Bersaglieri in Carnia, poi sul Carso, dove rimane ferito guadagnandosi due medaglie d’argento al valor militare, di cui una sul campo. Successivamente otterrà altri incarichi militari sul Montello e sul Grappa, ed anche di governo quale sottose-

35 R. Lasagni, Dizionario Biografico, cit., vol. IV, pp. 801-802; C. Stocchi, Vitali Mazza, eroe della Grande Guerra, in Gazzetta di Parma, 4 aprile 2016, p. 27; C. Stocchi, Grande Guerra, foto inedite di un eroe, in Gazzetta di Parma, 20 marzo 2017, p. 23. 36 R. Lasagni, Dizionario Biografico, cit., vol. I, p. 931. 37 Ibid., vol. IV, p. 845.

22 gretario di Stato per la Guerra nei Ministeri Boselli e Orlando, senatore nel 192838. Diversa sorte avrà un volontario di Felegara, Michele Valenti, in seguito avvocato ed esponente del mondo cattolico impegnato nel sociale e nella politi- ca a fianco di Giuseppe Micheli. Il poco più che ventenne sottotenente del 34° Reggimento Fanteria, firmandosi “Michelino” scrive a casa alla sorella Ida una lunga e interessante lettera che il giornale del suo movimento pubblica nonostante che Valenti avesse in precedenza espresso il desiderio di non divulgare i suoi scritti dal fronte sicuramente per il suo contenuto altamente formativo. L’ufficiale, che era uscito dall’Accademia di Modena, da buon soldato, ma anche da buon cattolico e sicuramente attento lettore dei messaggi del papa e del suo vescovo, non indugia sulle sue paure, non esprime sentimenti di odio verso il nemico, ma si sofferma so- prattutto sull’esigenza di sostenere moralmente i suoi soldati, quasi che invece che una lettera alla sorella stesse scrivendo il manuale del bravo tenente. Come menta- lità, dunque, è già oltre Cadorna e anticipa il comportamento che dopo il disastro di Caporetto chiederà Diaz. Scrive tra l’altro: «Tu, Ida cara, non t’immagini quanto l’ufficiale sia necessario al soldato e quanto l’ufficiale stesso debba lavorare per i soldati: tu gli devi fare da padre, da madre, da educatore, da istruttore, da medico… Egli ha bisogno di te nelle minime circostanze della sua vita e fuori servizio: gli devi essere sem- pre accanto per studiarlo, conoscerlo, incitarlo, divagarlo con qualche facezia o piccola barzelletta che gli facciano dimenticare la tristezza che ciascuno di noi ha. La tristezza che in certi momenti ti prende non deve trasparire, non la si deve vedere: devi ingoiare ogni più amaro boccone, ogni maggiore scoramento e presentarti al soldato allegro, con- tento anche quando il cuore serrato, attanagliato dalla volontà piange e freme. Credi, Ida mia, il far l’ufficiale non è un mestiere, è una missione (a almeno dovrebbe essere). Ed io appunto non trovo tempo per scrivere a tanti cari amici, a tante persone carissime, perché… non perché io non sappia sforbiciare alcune parole, come tanti altri fanno, ma perché preferisco scrivere pei miei soldati che non sanno scrivere… ma perché il tempo che mi è libero dal lavoro obbligato, lo impiego a star con questi giovani d’animo, d’anni, d’entusiasmo e spiegare loro la necessità, la santità della nostra guerra e le ragioni morali che ne sostengono e ne avvalorano la necessità. E mi infiammo, sai?!... quando mi fanno cerchio intorno e mi ascoltano… (benedetto impenitente agitatore di una santa bandie- ra!...) m‘infiammo e parlo per qualche mezzora. Son soddisfatto così io, pel mio dovere scrupolosamente ottemperato, e sono soddisfatti pur essi, questi poveri ragazzi che tanto mi vogliono bene e che tanto fidano in me! Ogni giorno chiedo a Dio di avere la forza di poter guidare questi uomini che sono affidati alla mia esperienza…39».

38 Giuseppe Dovara, In memoria del Generale Umberto Montanari, in Aurea Parma, a. XVI, f. 5, settembre-ottobre 1932, pp. 207-208. 39 Felegara. Un valoroso nostro, in La Giovane Montagna, 15 luglio 1916, p. 3. Su Michele Valenti (1894-1949): P. Bonardi, L’impegno ecclesiale e socio-politico dell’on. Michele Valenti, Edizioni Arstudio C, Scuola Grafica Salesiana, Ferrara, 1989.

23 L’estate del 1916 è contrassegnata, sotto l’aspetto strategico, dall’esaurirsi dell’of- fensiva austriaca nell’Altipiano dei Sette Comuni, nota col nome di Strafexpedition, grazie anche alla strenua difesa opposta dall’esercito italiano, a costo di gravissime perdite. Tra queste sono da annoverare anche le esecuzioni capitali, che avevano un sapore più propagandistico che strettamente militare, di Cesare Battisti e di altri patrioti trentini o friulani che combattono inquadrati nell’esercito italiano e dunque sono considerati disertori dal nemico. Cesare Battisti era venuto a Parma una sola volta, il 3 novembre 1914, per tenere, con gli onorevoli Berenini e De Ambris, una pubblica conferenza in Piazzale San Sepolcro (dove nel 1918 verrà scoperta una la- stra con l’epigrafe a lui dedicata) a sostegno della necessità dell’intervento dell’Italia accanto ai Paesi Alleati contro l’Austria e la Germania, nella guerra iniziata pochi mesi prima. Il 21 luglio 1916, pochissimi giorni dopo l’uccisione di Battisti, avve- nuta il giorno 12 mediante impiccagione nella fossa del Castello del Buon Consiglio a Trento, dopo un processo di poche ore, la Giunta comunale di Parma guidata dal sindaco Erminio Olivieri intitola “all’immortale nome del martire Cesare Battisti” la piazza già denominata “Pescheria vecchia”. Ad essa segue una grande cerimonia commemorativa te- nuta al Teatro Farnese, unitamente alle onoranze per i martiri risorgimentali del 22 luglio 1854 e degli eroi garibal- dini di Bezzecca, in piena continuità con lo spirito risorgimentale che aveva animato nel passato i protagonisti del- le lotte e dei loro Caduti40. A quella Cartolina viaggiata, da “Parma 16.VIII.1941”, (a destra l’inizio di Piazza Cesare Battisti). grandiosa cerimonia, presieduta dal sottosegretario di Stato all’Agricoltura on. Giuseppe Canepa, partecipano i deputati e senatori parmigiani e le autorità cit- tadine oltre che numerosi sindaci della provincia. E continueranno del resto anche in Comuni della provincia iniziative celebrative di Damiano Chiesa, fucilato nel Castello del Buon Consiglio il 16 maggio, nonché di Fabio Filzi, ucciso anch’esso assieme a Battisti in quel 12 luglio a Trento e il sommergibilista istriano Nazario Sauro, giustiziato nel carcere militare di Pola il 10 agosto41. Muore, invece, a soli trentasei anni, per un’affezione polmonare, Fortunato Morestori, uno degli architetti che hanno determinato il volto della moderna città di Parma all’inizio del Novecento. Diplomato nell’Istituto di Belle Arti di Parma,

40 Le onoranze ai Martiri ed agli Eroi della causa italiana, in Gazzetta di Parma, 30 luglio 1916, p. 2. 41 Italo Comelli, Cesare Battisti, eroe nel cuore di Parma, in Gazzetta di Parma, 23 maggio 2016, p. 44.

24 progettò, anche in collaborazione con altri tecnici lo Stabilimento Bagni per la cit- tà tra viale Basetti e via Goito, palazzo Serventi in via Mazzini all’incrocio con via Carducci, il cinema Edison in via Cavour e, proprio nel 1916, palazzo Lusignani ora in via della Repubblica. Da poco aveva unito il suo studio con quello degli ingegneri Nullo e Guido Albertelli, con i quali aveva condiviso gli ideali politici del socialismo riformista42. Attivo in questo periodo è anche un altro protagonista del rinnovo archi- tettonico della città, non solo nelle vie del centro ma anche nelle zone di prima periferia ora in espansione dove sorgono ville signorili: il geometra Mario Stocchi Monti (Parma, 1880-1950). Definito uno dei più interessanti progettisti emilia- ni, il tecnico, che in seguito si occuperà esclusivamente degli edifici della Cassa di Risparmio, ideò tra l’altro, tra il 1911 e il 1916 la villa di famiglia tra viale Rustici e viale Magenta, dove gli elementi decorativi dipinti, come le margherite del fronte meridionale, e quelli plastici, le finestre circolari e i motivi fitomorfi e zoomorfi, coesistono ancora stilemi di origine tardo eclettica, tipicamente umbertina, che ne contraddistinguono l’opera43. Conseguenza indiretta della guerra è la terribile esplosione di una polveriera a La Spezia avvenuta verso le ore 16 del 3 luglio che ha provocato diverse decine di morti militari e civili e il cui scoppio è stato udito distintamente anche sulla monta- gna parmense, da Calestano a Berceto44. Lungi dall’arrivare alla conclusione, la guerra si allarga. In agosto si com- batte duramente nel Carso al San Michele, Cadorna conquista Gorizia col punto strategico e simbolico del Monte Santo45, e a fine mese l’Italia dichiara guerra alla Germania46 e la Romania all’Austria-Ungheria. “Oggi è il trionfo della razza latina: - esulta il quotidiano cittadino rispolverando la sinistra idea di “razza” che ritornerà in auge qualche lustro appresso - mentre l’Italia fieramente dichiara la guerra alla tracotante Germania, la Romenia (!) con non meno fierezza lancia il guanto di sfida al colosso d’Asburgo che sta per cadere”47. Fierezza maramaldesca, si direbbe.

42 R. Lasagni, Dizionario Biografico, cit., vol. III, pp. 596-597. 43 R. Lasagni, Dizionario Biografico, cit., vol. IV, pp. 447-478. 44 L’eco dell’esplosione della polveriera di La Spezia, in La Giovane Montana, 8 luglio 1916, p. 2 [ripreso in Valbaganzario 2016, Centro Studi della Val Baganza, Tipolitotecnica, Sala Baganza (PR) 2015, p. VII]. 45 Gorizia è redenta!, in Giornale del Popolo, 12 agosto 1916, p. 1. La teoria tattica delle “spallate” - che costano ogni volta migliaia di morti, feriti e prigionieri da ambo le parti senza apprezzabili conquiste di terreno - trova qui l’effimero trionfo di Cadorna:La Grande Guerra Italiana. Le battaglie, cit., pp. 52-71; Marina Rossi, 1916. La presa di Gorizia, Editrice Storica, Treviso 2016. 46 La dichiarazione ufficiale è del 28 agosto, ma già da molti mesi gli alpini bavaresi (Alpenjäger) erano attivi contro l’Italia specie nell’Ampezzano e in Val Pusteria. 47 La dichiarazione di guerra alla Germania, in Gazzetta di Parma, 28 agosto 1916; Romenia latina, in Gazzetta di Parma, 31 agosto 1916.

25 Nel suo letto a New York il 25 ottobre muore William Merrit Chase (1849- 1916)48, considerato il più importante pittore impressionista americano. Aveva a lungo studiato in Europa, a Parigi e poi a Monaco di Baviera più o meno negli stessi anni in cui frequentavano le accademie di quella città il pittore Riccardo Fainardi e si diplomava in composizione il musicista e musicologo Bruno Barilli. Ma Chase era anche stato in Italia, a Firenze e a Venezia, dove aveva preso contatto con altri artisti del suo tempo come Giuseppe De Nittis e col connazionale, ma italiano di nascita, John Singer Sargent, conteso ritrattista nel solco di Giovanni Boldini. Chase è stato il maestro di numerosi giovani pittori americani tra i quali Edward Hopper. L’ultima volta che viene in Italia è nel 1913. All’Accademia di Monaco c’è anche il quasi coetaneo pittore gardenese Josef Moroder-Lusenberg (1846-1939). Entrambi frequentano l’atelier di Karl Theodor von Piloty Moroder. Lusenberg è considerato il maggiore pittore austriaco del suo tempo. Sue opere - ritratti, paesaggi, sogget- ti religiosi e rievocazioni storiche - sono conservati in numerosi musei e chiese49. Durante il conflitto, però, deve rimanere relegato in un piccolo paese in una valle quasi interamente occupata da truppe, vendendo immaginette e statuette alle vedove dei caduti, accontentandosi di una fugace visita dell’imperatore Carlo. La guerra ostacola o interrompe del tutto i suoi rapporti con i Paesi europei dove aveva perfezionato la sua arte, e che stavano uno al di là e l’altro al di qua della frontiera divenuta incandescente. Questo non è che un esempio, ma è la conferma delle negative conseguenze che esplica il conflitto anche sugli scambi tra gli uomini di cultura di ogni parte del mondo provocando un freno al progresso civile.

Manovre belliche ancor più intense ed eventi incalzanti

Sul più ampio scacchiere bellico, durante il 1916, la situazione è variamente favorevole all’uno o all’altro schieramento, ma la carneficina è immane ovunque. Questo anno doveva essere nei calcoli degli austro-tedeschi l’anno decisivo, nel qua- le si sarebbe frantumata ogni resistenza sui fronti occidentali e italiano. Mentre la Germania s’incarica di spezzare il fronte dalla Lorena al mare, l’Austria-Ungheria deve cercare di colpire a fondo l’Italia. Sul fronte orientale gli austriaci hanno otte- nuto successi contro i russi e possono così distogliere truppe da inviare in Trentino

48 La Galleria di Ca’ Pesaro a Venezia, nei primi mesi del 2017, ha dedicato una mostra a “William Merrit Chase, un pittore tra New York e Venezia”, ricordato anche per un suo autoritratto conservato agli Uffizi. Su di lui: Emmanuel Benezit, Dictionnaire critique et documentaire des peintres, sculpteurs, dessinateurs et graveurs, Nouvelle édition entièrement refondue sous la direction de Jacques Busse, Tome 3, Gründ 1999, a.v. Ringrazio il personale della Biblioteca di Archeologia e Storia dell’Arte di Piazza Venezia a Roma per la disponibilità. 49 1848-1939. Josef Moroder-Lusenberg, Institut. Ladin Micurà de Ru, San Martin de Tor (Bz) 2009.

26 con la già menzionata Strafexpedition. Su quello occidentale, a Verdun i tedeschi premono ma i francesi resistono sotto assedio dal 21 febbraio 1915 fino ai primi mesi del 1916: nella battaglia muoiono 300 mila soldati francesi e 300 mila tedeschi. Gli inglesi, nel tentativo di spezzare l’assedio di Verdun, ingaggiano la battaglia della Somme. Il 1° luglio 1916, nel primo giorno dell’attacco, si ha il massacro di 20 mila soldati inglesi. Lo scontro si trascina per mesi nel fango e provoca la morte di 500 mila soldati tedeschi, 400 mila inglesi e 200 mila francesi, senza peraltro significativi spostamenti del fronte. Nel settore balcanico, a sud, la Serbia è completamente invasa. A fine 1915, in seguito all’attacco congiunto delle truppe austriache e bulgare, le ultime resistenze serbe crollano: l’esercito serbo intraprende una lunga marcia attraverso i monti cer- cando scampo verso l’Albania. A Durazzo gli italiani si rendono protagonisti della sua drammatica evacuazione. Dal 12 dicembre 1915 fino al 29 febbraio 1916, con 170 imbarcazioni riescono a portare in salvo 135 mila soldati serbi, 11.561 tra fe- riti e malati, 13 mila cavalieri, 10 mila cavalli. E poi 100 mila profughi e 23 mila prigionieri austriaci50 e 22 tonnellate di viveri. L’importante episodio bellico rivela le incomprensioni e le lotte sotterranee ai vertici militari e politici. Il comandante supremo Luigi Cadorna aveva compiuto diversi errori dei quali regolarmente attri- buiva la responsabilità ai suoi sottoposti e alla codardia in genere del soldato italiano. Ma, intanto, in questa vicenda del salvataggio dei soldati serbi in Albania, Cadorna è stato tenuto all’oscuro. L’iniziativa era stata presa dal ministro della Guerra generale Vittorio Italico Zuppelli d’accordo con il presidente del Consiglio Antonio Salandra e col re senza avvisarlo e ponendo a capo della spedizione il generale Emilio Bertotti, non particolarmente gradito al comandante supremo. Cadorna allora protestò con Vittorio Emanuele III, il quale però gli rispose che era troppo tardi e che quella mis- sione albanese era già “un fatto compiuto”. Cadorna, che non era nuovo ai dissapori con Zuppelli, allora promosse una campagna di stampa, capeggiata dall’influente letterato Ugo Ojetti51, contro il ministro che 16 marzo 1916 rassegnò le dimissioni, rese pubbliche il 6 aprile, senza che Salandra sia riuscito a sostenere le ragioni del suo ministro. Cadorna si vantò di poter “far saltare in aria chiunque avesse congiurato ai suoi danni”. Pochi mesi dopo, in giugno, dopo l’offensiva austriaca in Trentino, lo stesso Salandra verrà sfiduciato dal Parlamento e dovrà dimettersi. Ancora una volta Cadorna è riuscito a far pagare a qualcun altro i suoi errori, ma passerà poco più di un anno, e dopo la ritirata di Caporetto dovrà anche lui lasciare il comando ad Armando Diaz. Il governo Salandra, è sostituito dal re il 18 giugno da un gabinetto

50 I prigionieri austriaci dei Serbi ebbero una dura odissea: trasportati in parte in Francia e in parte sull’isola dell’Asinara, quasi tutti perirono per le pessime condizioni in cui furono tenuti e soltanto seimila riusciranno a tornare in Patria: Michael Wachtler, Paolo Giacomel, Günther Obwegs, Dolo- miti. Guerra, dolore e morte, IV Ed., Casa Editrice Athesia, Bolzano 2013, p. 32. 51 Marina Rossi, 1916. La presa di Gorizia, cit., pp. 7, 35, 43, 61-77.

27 di concentrazione nazionale presieduto dall’on. Paolo Boselli. Al ministero dell’agri- coltura viene ricollocato il senatore Giovanni Raineri, che aveva già ricoperto la cari- ca cinque anni prima nel governo Luzzatti. Benché ormai più piacentino che parmi- giano, Raineri era nato a Borgo San Donnino e si era formato all’Istituto Tecnico di Parma prima di addottorarsi in scienze agrarie a Milano: è stato uno dei padri dello sviluppo agroalimentare italiano e padano in particolare, esponente di spicco prima dei Comizi agrari e poi dei Consorzi. A lui spetterà la complessa organizzazione del rifornimento annonario in quei frangenti bellici52. Cambiò nella circostanza anche il ministro della Guerra, affidato ora al tenente generale senatore Paolo Morrone. Approfittando della circostanza per cui la Gran Bretagna è impegnata dura- mente nella guerra, scoppia la rivolta nazionalista irlandese. Nonostante l’impegno espresso alla Camera dei Comuni dal loro leader di sostenere nel conflitto la corona inglese, le frange estremiste del movimento Sinn Fein spinsero perché si approfit- tasse della guerra per ottenere l’indipendenza. Il piano insurrezionale ha inizio il mercoledì di Pasqua del 1916: i membri dei Volontari irlandesi, guidati dal poeta, insegnante e avvocato Pádraig Pearse, si uniscono alla più piccola Irish Citizen Army di James Connolly, occupano punti chiave e simbolici di Dublino e proclamarono la Repubblica irlandese indipendente dalla Gran Bretagna. Il moto è stroncato dai reparti inglesi in pochi giorni di durissimi combattimenti per le strade del centro della capitale, la cosiddetta “Pasqua di sangue”, con l’uso precoce dei carrarmati. Nonostante il suo insuccesso militare e il giudizio iniziale negativo della popolazione civile, l’episodio è oggi considerato uno dei punti saldi per la futura creazione dell’at- tuale Repubblica d’Irlanda. L’ultimo giorno di maggio si sviluppa, nelle acque che stanno innanzi allo Jutland, il più considerevole urto navale di tutta la guerra. La flotta tedesca si scon- tra con numerose unità inglesi, e infligge a queste sensibili perdite, ma all’apparire delle grosse corazzate da battaglia del nemico preferì non correre l’estremo rischio e rientrò in fretta nelle sue basi. Né in seguito osò uscire dai porti, sicché la parte dei protagonisti nelle azioni sui mari rimane ai sommergibili sempre più accaniti nell’in- sidiare i rifornimenti avversari e la stessa navigazione dei neutrali. Prima che volgesse al termine la battaglia degli Altipiani, l’esercito russo, rior- ganizzato e rinvigorito, sferra un formidabile attacco in prossimità della frontiera romena e avanza nella Bucovina e nella Galizia orientale. Gli Italiani, dal canto loro, passano all’offensiva: il 9 agosto si impadroniscono di Gorizia con una brillante azio- ne e, oltre l’insanguinato colle di San Michele, guadagnano terreno sull’orlo dell’alti- piano carsico. I successi russi ed italiani incoraggiano la Romania ad entrare in guerra a fianco dell’Intesa: lo stesso giorno in cui l’Italia dichiara guerra alla Germania, il 28

52 Su Giovanni Raineri (Fidenza 1858 - Roma 1944): Dario Soresina, Enciclopedia Diocesana Fiden- tina, I, I personaggi, La Commerciale, Fidenza 1961, pp. 368-369.

28 agosto. L’esercito romeno penetra in Transilvania, terra abitata in prevalenza da genti romene, ma non può sostenere il duplice attacco degli Austro-tedeschi e dei Bulgari: la stessa Bucarest e i settori petroliferi vengono occupati. L’avanzare dell’in- verno con i suoi rigori53, tra l’altro, di un’annata eccezionale, che accentua- vano le sofferenze dell’immane lotta, ha un effetto deprimente sugli animi dei combattenti, e in particolare di quei fanti, che già da troppi mesi si logorano nelle trincee. Nella scena centrale del film J’accuse girato subito dopo il conflitto dal regista francese Abel Gance i sol- Tra le truppe italiane, sul fronte alpino Veneto/Trentino, dati morti in guerra escono dalle fosse c’era pure il chierico saveriano Taschieri Antonio (secondo e tornano alle loro case per verificare da destra). se il loro sacrificio ha avuto senso, oppure è stato vano. Una pellicola potente, con- siderata tra le più rappresentative della tempesta di emozioni individuali e collettive che accompagnò la prima guerra mondiale e il suo epilogo. La sua forza stava anche nella capacità di riassumere una delle questioni classiche che da sempre si pone l’u- manità di fronte alla morte: darle una ragione, una spiegazione, e con essa trovare un senso all’esistenza. Nel 1916 Benedetto XV chiede al clero e al laicato americano un aiuto econo- mico per i bambini del Belgio. Nelle zone di guerra le popolazioni sono affamate, in particolare in Polonia, Lituania, Serbia e Montenegro, e c’è poi la situazione dei rifugiati russi, per i quali durante il 1916 e 1917 il Vaticano organizza operazioni per fornire generi alimentari. Il 21 novembre scompare l’anziano l’imperatore Francesco Giuseppe. La notizia giunge ai giornali italiani il giorno dopo con un telegramma da Vienna. I commenti sul suo lungo governo, come è ovvio, sono negativi al limite dell’insolenza54. L’erede,

53 Ad es. a Cortina nell’inverno 1916-17 caddero 835 cm di neve, una quantità eccezionale: M. Wachtler, P. Giacomel, G. Obwegs, Dolomiti. Guerra, dolore e morte, cit., pp. 54-55. 54 La Gazzetta di Parma pubblica l’annuncio della morte il 24 sotto il titolo: La morte dell’Imperatore d’Austria, rinnovato il 25 con un titolo più incisivo: La fine del tiranno. Il settimanale Giornale del Popolo pubblicò la notizia in prima pagina nel numero del 25 novembre, così come La Giovane Mon- tagna. Più equilibrato, ma ancora sospeso, il giudizio sulla transizione dei due imperatori espresso sul settimanale Pro Familia in un lungo articolo apparso il 3 dicembre 1916 (pp. 666-669), anonimo ma attribuibile al sen. Filippo Crispolti, che è un abituale collaboratore del giornale, e che di solito si firma con lo pseudonimo diSabinus , essendo nativo di Rieti. Filippo Crispolti (1857-1942), con molte relazioni pregresse a Parma specialmente con Giuseppe Micheli e con il Cenacolo solariano di don Carlo Maria Baratta, prima della guerra è neutralista, successivamente, come molti cattolici, ri-

29 il nipote Carlo d’Asburgo Lorena Este, è consapevole della pesante situazione in cui si trovano i popoli in guerra e fin dal suo discorso in occasione dell’incoronazione manifesta un solo pensiero: perseguire la pace. Prima del conflitto la stampa italiana aveva lodato le personalità di Carlo e di sua moglie, l’italiana Zita di Borbone-Parma, nonché e il loro amore per l’Italia, ma allo scoppio delle ostilità cambia rapidamen- te atteggiamento. Carlo subisce campagne di diffamazione anche da parte di quei suoi ministri fautori della guerra a oltranza55. Visitando spesso il fronte anche prima dell’incoronazione, Carlo aveva compreso che esso era divenuto teatro di un’im- mensa carneficina. Egli è l’unico a sfidare con coraggio i capi militari, opponendosi all’utilizzo dei gas e all’impiego di sottomarini e aerei per colpire le città nemiche italiane sull’Adriatico tra le quali Venezia56. Oltre a desiderare la pace, Carlo vuole che l’Austria esca dal conflitto e si liberi dall’egemonia tedesca. Purtroppo gioca contro Carlo e Zita l’incauto tentativo di mediare la pace da parte di Sisto e Saverio di Borbone, fratelli di Zita, sconfessati dallo stesso primo ministro francese Clemenceau. Anche il primo ministro italiano, Sidney Sonnino è contrario ad ogni ipotesi di pace che non sia la resa incondizionata del nemico, poiché ritiene - col senno di poi potremmo dire a torto - che quello sia l’unico modo per ottenere cospicui vantaggi territoriali alla conclusione della guerra. L’incidente diplomatico - divenuto celebre come “L’affaire Sisto” - offusca il residuo alone di regalità della casa degli Asburgo, brucia la reputazione di Carlo e con essa la pos- sibilità di salvare la monarchia. Ottenere la pace avrebbe significato salvare, per la sola Francia, circa 400 mila uomini. Robert Lansing, segretario di Stato americano, definì l’azione di Clemenceau come un“ atto di stupidità che ha gettato l’Austria nelle braccia della Germania”. Le umiliazioni di Carlo infatti continuano: scoperta la sua non condivisa iniziativa diplomatica, come prezzo del “perdono” è obbligato a rende- re atto di subordinazione a Guglielmo II. Carlo si scontra con il Kaiser anche sulla piegherà su un comportamento da “clerico-moderato”, anzi da “cattolico nazionale” come lo definisce Matteo Baragli, I “cattolici nazionali” nella Grande Guerra (Gli orientamenti di Filippo Crispolti), in La Chiesa italiana nella Grande Guerra, ed. Daniele Menozzi, Editrice Morcelliana, Brescia 2015, pp. 10-11, 135-157. 55 Cimone (Emilio Faelli), I Borboni di Parma e la nuova imperatrice Zita, in Gazzetta di Parma, 28 novembre 1916; Il proclama di Carlo VIII, Ibid.; Maria Antonietta Carcassi (probabile pseudonimo di ignoto autore), L’incognita d’una imperatrice, in Gazzetta di Parma, 3 dicembre 1916; I nuovi sovrani d’Austria, in Giornale del Popolo, 9 dicembre 1916, p. 1. 56 In realtà Venezia verrà bombardata più volte dal cielo, all’inizio della guerra e anche nel 1916, quando subì un’incursione aerea il 10 agosto con danni alle chiese di San Pietro in Castello e di Santa Maria Formosa, e nella notte del 13 settembre quando verrà colpita la chiesa di San Giovanni e Paolo, chiamata il Pantheon di Venezia; non subì mai un bombardamento dal mare, che sarebbe stato assai più disastroso: Due chiese danneggiate a Venezia, in Pro Familia, Milano, 27 agosto 1916, pp. 507 e 508; Una bomba sul Pantheon di Venezia, in Pro Familia, Milano, 1° ott. 1916, p. 567. Sull’argomento: Matteo Caponi, “Guerra giusta” e guerra ai civili. La Chiesa e i bombardamenti sulle città, in La Chiesa italiana nella Grande Guerra, ed. Daniele Menozzi, cit., pp. 13-42.

30 decisione di aiutare il ritorno di Lenin in Russia e in occasione del suo tentativo di liberare la famiglia dei Romanov, costituendo un commando di forze speciali poi ritirato a causa del mancato appoggio della marina inglese. Nel dicembre 1916, a pochi giorni dalla sua rielezione alla presidenza degli Stati Uniti, Thomas Woodrow Wilson invia una Nota a tutti i paesi belligeranti, invitan- doli a cercare i modi per porre termine alla guerra proponendosi, se necessario, come mediatore. È il preludio della successiva entrata in guerra degli americani, nonostan- te che il presidente, in carica dal 1912, si fosse sempre dichiarato neutralista e ora divenuto interventista a causa del procedere degli eventi57. Dopo la fine della guerra, a Vienna venne proclamata formalmente la repubblica dell’Austria tedesca. Carlo e Zita però non vollero mai abdicare. Subito scelsero di rifugiarsi nel casino di caccia di Eckartsau, situato a sessantacinque chilometri a nord-est di Vienna, vicino ai confini dell’Austria con la Slovacchia e con l’Unghe- ria. Qui ricevettero delegazioni sia da Vienna e sia da Budapest e anche assicurazioni circa il loro futuro, ma la situazione si aggravò anche per moti e manifestazio- ni di piazza e per le elezioni in Austria tedesca che por- tarono al potere un governo a guida socialista. I sociali- sti erano sempre stati contrari alla guerra e detestavano gli Asburgo. Era necessario per loro uscire da quella situazione. Si mosse il solito Sisto, che venne ricevuto a Buckingham Palace in udienza da re Giorgio V e dalla L’imperatore Carlo I d’Asburgo con la regina Mary che promisero l’aiuto richiesto. Gli inglesi moglie Zita di Borbone Parma e i primi incaricarono il tenente colonnello Edward Lisle Strutt, quattro figli. che riuscì nella non facile impresa di portare tutta la famiglia in Svizzera a Wartegg, il castello sul lago di Costanza che la duchessa Luisa di Borbone Parma aveva acquistato nel 1860. Seguiranno poi numerosi altri spo- stamenti ed un ingenuo quanto pericoloso tentativo di Carlo e Zita di riprendersi la corona ungherese con un’azione da commando con pochi seguaci su un aereo privato. A questo punto non possono più restare nemmeno in Svizzera. Così ancora gli inglesi li conducono a Madera, sull’Atlantico, dove Carlo morirà nel 1922. Zita e i suoi figli, diventati otto nel frattempo, trovano poi accoglienza in Spagna, quindi in Belgio, dove li sorprende lo scoppio della seconda guerra mondiale. Corrono così il rischio di venire arrestati dai nazisti e devono fuggire ancora, negli Stati Uniti e in Canada, per ritornare in Europa nei primi anni Cinquanta. Zita rivedrà l’Austria soltanto allora. Benché portasse con orgoglio il nome di Borbone Parma, di lei nella nostra città si sa poco. Il suo velo da sposa è conservato nella chiesa di San Quintino e alcune fotografie e medaglie sono nel museo dell’Ordine Costantiniano, donate

57 Luca e Paolo Tanduo (a cura di), La Grande Guerra. Politica, Chiesa, Nazioni, Lindau, Torino 2014.

31 però da una delle sorelle. Ebbe comunque qualche contatto con la famiglia Dalla Rosa Prati e con l’architetto Marco Pellegri, quando era presidente dell’Accademia di Belle Arti, e dalle lettere di comuni amici si può ritenere che sia stata di passag- gio a Parma e a Colorno in gioventù. Morirà a Zizers, nei Grigioni, nel 1989. Al suo funerale a Vienna parteciperà una commossa folla di comuni cittadini, oltre che tutto il Gotha della nobiltà europea. L’“ultima imperatrice” verrà inumata nella cripta dei Cappuccini dove da un secolo e mezzo giaceva Maria Luigia, che non era una sua antenata, ma era dello stesso casato del marito Carlo. Così si intrecciano e si sciolgono i nodi della storia. A Zita e “al suo animo cristiano ricorrerà mons. Guido Maria Conforti per ottenere vantaggi e notizie di prigionieri italiani” afferma Franco Teodori58. Per il suo intento pacificatore, Carlo d’Asburgo è stato beatificato da papa Giovanni Paolo II nel 2004; per la Serva di Dio Zita di Borbone Parma è ora in corso la causa di beatificazione59.

La vita economica, sociale e culturale a Parma condizionata dalla guerra

La mobilitazione industriale, richiesta dall’intervento dell’Italia nella conflagra- zione europea, pur dilatando l’attività di alcune aziende locali la cui produzione assicura i rifornimenti all’esercito - armi, munizioni, divise militari, alimenti con- servati - non modifica sostanzialmente la struttura artigianale del settore secondario. L’economia di guerra, infatti, rafforza in modo significativo solo i grandi complessi dell’industria pesante, concentrati nel triangolo Milano-Torino-Genova. Nella pro- vincia di Parma, invece, furono requisite, oltre alle industrie produttrici di energia, soltanto alcune piccole fabbriche che fornivano strumenti di precisione e poche of- ficine meccaniche alle quali furono commissionate armi e munizioni. Otto stabi-

58 FCT 24, p. 16. Allo stato attuale delle ricerche, si è rintracciato solo un documento che pare giustificare l’affermazione del Teodori. Si tratta della lettera del Conforti al cardinal Pietro Gasparri, Segretario di Stato di papa Benedetto XV, del 20 marzo 1918. Lo scrivente «… preoccupato della cre- scente attività delle incursioni aeree per parte delle nazioni belligeranti…” prega il cardinale a «… voler fare buoni ufficii presso Sua Maestà l’Imperatore d’Austria onde alla città di Parma sia risparmiata questa lacrimevole sciagura… ». E così conclude la richiesta: «… Sono considerazioni queste che penso diano tal carattere di eccezionalità a questa mia diletta Parma nei rapporti colla Corte Austriaca da giustificare questo mio passo che a prima vista potrebbe parere audace, al quale però sono indotto dal desiderio di assi- curare l’incolumità a persone e cose, la ruina delle quali avrebbe certo una ripercussione dolorosa nell’animo sensibile e delicato della Pia Imperatrice Zita»; vedi l’intero documento in FCT 26, pp. 244-245. Il dato è confermato da Angelo Manfredi, in Guido Maria Conforti 1865-1931, Editrice Missionaria Italiana, Bologna 2010, p. 369. 59 Sulle vicende di Carlo d’Asburgo e Zita di Borbone vedi essenzialmente Gordon Brook-Shepherd, L’ultima imperatrice, traduzione di Carla Cantini, Rizzoli, Milano 1992; U. Delsante, Angelo di Pace nella Grande guerra, in Gazzetta di Parma, 14 novembre 2016, p. 25.

32 limenti furono dichiarati “dipendenti dal Comitato Regionale di Mobilitazione per l’Emilia”, quattro “con maestranze requisite”, quattordici “assimilati”60. La Grande Guerra coglie gli stabilimenti produttivi parmensi in piena fase di espansione e, se dà loro modo di colmare con le commesse delle forze armate le ces- sate esportazioni, ne blocca in modo drastico lo sviluppo tecnologico, cioè impedisce o rallenta il processo di modernizza- zione degli impianti, indispensabile per poter competere, nel momento in cui fossero cessate le ostilità, con l’industria straniera. Unico effetto po- sitivo dello sforzo produttivo e della diminuita disponibilità di manodo- pera è il conseguimento di un regime di piena occupazione; anzi, spesso si deve ricorrere alle donne e ai ragazzi per sostituire i richiamati alle armi, tanto nell’industria quanto nell’agri- coltura e persino nelle banche e negli Cartolina viaggiata, da “Parma 12.8.1924”. uffici pubblici. Nei primi due anni di guerra, il 1915 e il 1916, le campagne estive del pomodo- ro in provincia di Parma producono lavoro e redditi notevoli ai contadini e ai fab- bricanti la conserva. Tuttavia si riduce la superficie coltivata a grano, a granoturco e a patate, e inoltre le fabbriche, esaurite le scorte di carbone, si rivolgono in collina ai produttori di legna da ardere facendone aumentare i prezzi e mettendo in difficoltà le famiglie e i comuni per il riscaldamento delle scuole. Il sindaco di Felino, Giuseppe Coruzzi, ad esempio, fa presente la difficile si- tuazione al prefetto, il torinese dottor Adolfo Cotta, chiedendo che d’autorità si costringessero proprietari e affittuari a ridurre le superfici coltivate a quelle d’ante- guerra. Il prefetto risponde che il problema è già stato ampiamente esaminato dalla Commissione Provinciale per l’Agricoltura “la quale è stata unanime nel ritenere che non sia il caso di adottare provvedimenti restrittivi. La coltivazione stessa - prose- gue il prefetto - è altamente redditizia e si presta egregiamente all’impiego del lavoro delle donne e dei fanciulli. Essa da vita alla più importante industria della provincia, colla fabbricazione delle salse e degli estratti che formando materia di vasta esporta- zione, contribuisce annualmente a far entrare nella Provincia una somma cospicua di denaro, da cui l’agricoltura e la massa operaia traggono una risorsa importantissima, cui non si potrebbe rinunziare senza recare un grave dissesto nella economia generale

60 Cristina Berzieri, Parma nella grande guerra (1914-1919). Interventismo, condizioni di vita, organiz- zazione assistenziale, in Storia e Documenti, Isrec, Parma, 6 (2001), pp. 15-37.

33 della Provincia. Inoltre si tratta di una coltivazione e di una industria che hanno per oggetto un prodotto alimentare importante del quale si è fatto e si fa un largo uso per l’Esercito”61. In città donne, vecchi e bambini devono fare i conti con una quotidianità spesso drammatica. Come già ricordato più sopra, scarseggiano i generi di prima necessità, mentre il rincaro dei prezzi raggiunge livelli altissimi. Al termine della guerra, inter- rotte le commesse belliche, diverse aziende dovranno licenziare parte del personale o addirittura cessare l’attività; è il caso di alcune officine meccaniche e dei laboratori di confezione di divise militari, ma anche le conserviere e le casearie si troveranno ben presto in difficoltà. Per aiutare il settore conserviero, a guerra ancora in corso, nel lu- glio 1918, con decreto prefettizio viene creato il Consorzio Obbligatorio Parmense fra i fabbricanti di pomodoro con le seguenti funzioni: contenere la coltivazione del pomodoro in limiti fissati; stabilire un prezzo della materia prima uguale per tutti; distribuire equamente il prodotto fra le fabbriche della provincia. Il fatto che queste restrizioni si applicassero solo nella zona di Parma ne avrebbe danneggiato la compe- titività rispetto ad altre località di produzione del pomodoro62. La requisizione del bestiame, da lavoro o da macello, da parte dell’esercito im- poverisce le campagne e specialmente la montagna, dove la meccanizzazione è an- cora agli albori, mentre si aggrava la penuria di grani e di foraggi. L’on. G. Micheli, sempre sensibile ai problemi dei suoi montanari, interviene più volte alla Camera criticando la politica economica del governo e auspica, come fa del resto il cremo- nese on. Guido Miglioli, che vengano esentati dal servizio militare gli agricoltori indispensabili al processo produttivo o che, se arruolati, siano almeno loro concessi congrui periodi di licenza per accudire alle semine, ai raccolti e alle altre indispensa- bili operazioni poderali63. Lo stesso Micheli nel frattempo si è avvicinato al gruppo clerico-moderato di Filippo Meda, che aveva aderito alla guerra, ed entra nel comi- tato di redazione della rivista Politica nazionale, il cui primo numero appare a Parma nel maggio 1916. “Il periodo storico in cui la rivista viene pubblicata - scrive Sandro Campanini - rappresenta un passaggio cruciale nella storia italiana e la rivista diven- ta in più di un’occasione uno specchio fedele del travaglio che attraversa il movimento cattolico in quegli anni. Innanzitutto la guerra, che divide i cattolici tra neutralisti e interventisti e che costringerà comunque tutti a misurarsi con conseguenze sempre più impreviste e inquietanti. Dalle pagine di Politica Nazionale emerge con chiarezza il Micheli neutralista e poi leale con la nazione per sincero senso del dovere, ma sempre

61 Pier Luigi Longarini, Il passato... del pomodoro. La storia delle fabbriche di salsa nel Parmense attraverso le cartoline, le scatole, i manifesti, le fotografie, i documenti, Silva Editore, Parma 1998, pp. 54-56. 62 Ibid. 63 Un discorso dell’on. Micheli, in Gazzetta di Parma, 16 marzo 1916, p. 1; L’opera dell’on. Micheli in difesa degli agricoltori alla Camera, in Giornale del Popolo, 23 dicembre 1916, p. 2.

34 attento alle esigenze concrete della popolazione, soprattutto rurale, colpita dalla chiamata al fronte dei contadini”64. Tra le aziende parmensi del settore agroalimentare che forniscono ampiamente l’esercito è appena il caso di menzionare il pastificio Barilla, le industrie conserviere Rizzoli Emanuelli e Primo Tanzi, e il caseificio Corradi Cervi di San Prospero, le cui arrugginite scatolette, si trovano ancora nei musei trentini dedicati alla Grande Guerra. Da sottolineare che la Barilla abitualmente assiste i propri dipendenti sotto le armi con elargizioni benefiche e pacchi in favore dei prigionieri e dei feriti, specie in occasione del Natale65. Benché costruito ex novo da pochi anni, il fabbricato che ospita il panificio e il pastificio subisce alcuni modesti ma significativi ampliamenti. Così nel 1916 viene parzialmente sopraelevato l’edificio principale della fabbrica; nel 1917 vengono costruite una tettoia ad uso magazzino ad ovest dello stabilimen- to, e magazzini e rimesse a nord; nel 1919 tettoia e stallo a sud. Il tutto su progetti dell’arch. Camillo Uccelli. Il periodo bellico incombe e complica ogni problema, anche al sistema ban- cario e finanziario, dove una delle realtà più attive in provincia è la Cassa Centrale Cattolica, che nel 1916 raggruppa 45 Casse Rurali associate, con 3887 soci; patri- monio L. 230.719; depositi fiduciari 5.771.365; prestiti 2.898.556; depositi presso banche 2.590.542; titoli di Stato 463.179. Allo scopo di portare anche il contributo dei soci e delle Casse Rurali alla finanza statale oberata dalle spese belliche, la Cassa Centrale propaganda l’acquisto di titoli del Prestito nazionale consolidato e consiglia le Casse associate di investire in tali titoli tutto il patrimonio sociale (quote sociali e fondo di riserva), oltre che almeno un titolo da 100 lire per ogni depositante. L’on. Livio Tovini, bresciano, presidente della Federazione, ne parla alla Camera dei deputati, allo scopo di creare intorno alle Casse Rurali «un ambiente di simpatia e di interessamento». Del resto, l’acquisto di titoli pubblici è divenuto un obbligo finanziario, data l’esuberanza, presso tutte le banche e in particolare presso le Casse Rurali, di depositi, tanto che alle associate viene consigliato di ridurre i tassi passivi e di incrementare le operazioni di investimento nelle colture, specialmente di ce- reali. Ciononostante quando, nel gennaio 1916, è costituito a Parma un comitato per propagandare il prestito nazionale e favorirne la collocazione al pubblico, dopo una folta riunione durante la quale parlano il prefetto, l’on. Agostino Berenini66 e il cav. Luigi Battei, nessun esponente cattolico viene nominato a membro. Vi en-

64 Sandro Campanini, Giuseppe Micheli e la Politica Nazionale, in Giuseppe Micheli dalle sue carte dai suoi libri, a cura di Leonardo Farinelli, Biblioteca Palatina, Artegrafica Silva, Parma, 1999, pp. 137- 138. 65 Una ditta sempre benemerita ed un’ottima usanza, in Gazzetta di Parma, 22 dicembre 1916; Patrizia Barbuti, La formazione dell’industria nel Parmense dal 1900 al 1920, tesi di laurea, Università degli Studi di Parma, Facoltà di Economia e Commercio, rel. prof. Franco Savi, a.a. 1981/82, p. 185. 66 Il Grande Oriente massonico gradualmente abbracciò la causa dell’intervento: Agostino Berenini, interventista democratico, era un alto dignitario massonico; è invece incerta l’appartenenza alla mas-

35 trano invece il presidente della Camera di Commercio, il presidente della Cassa di Risparmio, il rettore dell’Università, il principe Franco Carrega Bertolini princi- pe di Lucedio, il prof. Antonio Bizzozero, l’ing. Arturo Tedeschi e Dante Poma in rappresentanza delle associazioni economi- che. “Ha destato meraviglia - scrisse poi La Giovane Montagna - l’esclusione di qualsiasi rappresentante delle istituzioni nostre, le qua- li a cominciare dalla Cassa Centrale Cattolica sino all’ultima Cassa Rurale senza bisogno di inviti e di gran cassa avevano già dall’annun- zio del prestito incominciato il loro lavoro”67. Infatti lo Stato, anche attraverso una martellante campagna pubblicitaria ricca di bellissimi manifesti disegnati dai maggiori grafici del momento, invita costantemente ad acquistare titoli del debito pubblico. A causa dell’inflazione, questi grandi, colorati Già nel marzo 1916, la Redazione del mensile Fede e e invitanti fogli di carta filigranata nel do- Civiltà, edito dai missionari del Conforti, è conscia poguerra perderanno buona parte del loro dei problemi economici causati dalla guerra; e chiede valore. Per quanto riguarda le lamentele del aiuti, soprattutto per la Cina. giornale di Micheli, bisogna dire che il set- tore bancario e finanziario, oltre che gli organi dello Stato, allora erano piuttosto laici nonché interventisti e quindi tendenti a non evidenziare l’apporto del mondo cattolico, considerato comunque pacifista e neutralista, per non dire schiettamente filo-austriaco. Languono anche i lavori pubblici, pure quelli già progettati e finanziati, come la strada provinciale n. 39 della Val Sporzana, che conduce da Calestano a Fornovo Taro, per la quale è indispensabile la costruzione del ponte sul Baganza a ovest del paese. Come di consueto, è l’on. Micheli che si interessa per ottenere opere utili alla “sua” montagna. Era già stato costituito il Consorzio stradale apposito che ha predisposto il progetto e firmato il contratto con la ditta Ing. Peregrini di Milano, mentre Micheli, delegato dal Consorzio, ha disimpegnato a Roma le ultime pratiche

soneria dell’altro importante interventista operante a Parma, il sindacalista rivoluzionario Alceste De Ambris: Marco Cuzzi, Dal Risorgimento al Mondo nuovo. La massoneria italiana nella prima guerra mondiale, Le Monnier università-Mondadori Education, Firenze 2017. 67 I 10 comandamenti del buon cittadino italiano, in Gazzetta di Parma, 10 febbraio 1916; Per il prestito, in La Giovane Montagna, 22 gennaio 1916, p. 3.

36 burocratiche, dunque si spera che i lavori possano iniziare al più presto68. In realtà l’opera verrà iniziata, ma sospesa e terminata dopo la guerra e sarà inaugurata il 19 ottobre 1924, cosicché se ne farà vanto il nuovo regime fascista69.

Il mondo degli artisti e letterati

Singolare è il comportamento, salvo rare eccezioni, degli artisti e letterati del movimento futurista70, che era nato ben prima della guerra, intenzionato a svolgere una vivace, per non dire violenta, propaganda interventista. Esso ha avuto turbolenti riflessi anche a Parma quando viene Filippo Tommaso Marinetti il 26 marzo 1911, ma è duramente contestato in pieno centro di fronte al Caffè Marchesi, e poi il 21 giugno in Oltretorrente e nella serata futurista al Politeama Reinach - presenti diversi altri esponenti del movimento - con successive dimostrazioni di massa, di nuovo al Caffè Marchesi e all’Albergo Italia. Il 28, infine, Marinetti tiene un discorso sulla bellezza e la necessità della violenza nella sede della Camera del Lavoro sindacalista rivoluzionaria di Borgo delle Grazie71. I futuristi intendono la guerra come “igiene del mondo”. Qualcuno di questi intellettuali, che esprimevano nei loro componi- menti poetici o nei loro dipinti e sculture il movimento, la smania della velocità, del- la meccanica e dell’avanzamento anzi del superamento di ogni confine e di qualsiasi cosa sia stata fatta finora, si arruolano volontari, come Marinetti, Boccioni, Funi, Sironi, Russolo e l’architetto Sant’Elia. Marinetti ben presto torna alla vita civile. Umberto Boccioni (n. 1882), invece, perisce proprio nel 1916, il 17 agosto, mentre è sotto le armi, ma nelle retrovie e per un banale incidente, quando la sua cavalla si imbizzarrisce di fronte a un’auto: a lui è proprio fatale il progresso. La maggior parte dei futuristi non vanno in trincea: uno ad uno, o prendono la via dell’estero o restano a casa. E dipingono ancora in quell’anno, con i loro accenti: come Giacomo

68 Ponte sul Baganza, in La Giovane Montagna, 1° gennnaio 1916, p. 2; Strada Calestano - Fornovo Taro, in La Giovane Montagna, 10 giugno 1916, p. 2. 69 F. A. (Filippo Abelli), Ponti sul Baganza. A proposito dell’inaugurazione del ponte di Calestano, in Per la Val Baganza 86-87, Numero unico del Centro Studi della Val Baganza, Tipolitotecnica, Sala Baganza 1986, pp. 186-187; Gabriele Alifraco - Beatrice Anelli, Ponti e ponticelli di ieri e di oggi, in Per la Val Baganza 1997, La Nazionale di Baroni Pietro, Parma 1997, p. 138. 70 L’11 febbraio 1910 viene pubblicato a Milano il “Manifesto dei pittori futuristi”, a firma di Carrà, Russolo, Balla e Severini, i più famosi esponenti del movimento. Balla, che è il più anziano, è reduce da un soggiorno a Parigi e impartisce a Severini e a Boccioni le prime nozioni di pittura contemporanea. 71 F. T. Marinetti, Teoria e invenzione futurista, a cura di Luciano De Maria, I Meridiani, Mondadori, Milano 1983, pp. 243-245; Luisella Brunazzi Menoni, Tra politica e pubblicistica, in Parma negli anni 16, pp. 17-19; Fiorenzo Sicuri, La vita politica di Parma dalla belle époque alla prima guerra mondiale, in Nel mondo nuovo. Parma da Verdi a Vittorio Veneto 1900-1918, a cura di Roberto Montali, Cata- logo della mostra, Parma, Palazzo Pigorini, 13 ottobre -25 novembre 2007, MUP Editore, Mattioli 1885, Fidenza (Parma) 2007, pp. 40-41.

37 Balla con un’opera famosa come Lo sbandieramento, ora in collezione Barilla. Ma alcuni, come Gino Severini (1883-1966) toscano di Cortona, pur senza rinnegare la loro giovanile adesione al movimento, se ne dissociano. Quest’ultimo fino alla vigilia della guerra, sollecitato da Marinetti, realizza dipinti chiaramente inneggianti alla battaglia, ma già nel 1916 si esprime col capolavoro Maternità - ora nel museo di Cortona - già avviato verso il cubismo, il figurativo e il metafisico72; in ogni caso non prende parte al conflitto. Se Marinetti poeta è il capofila del movimento, leader dei pittori futuristi è il torinese Giacomo Balla (1871-1958) che considera l’interventismo come una po- sizione morale, ma anche come colorata sintesi dell’entusiasmo giovanile. Per due volte Balla è arrestato a Roma durante le manifestazioni del 1915. Il suo ascenden- te sugli altri artisti più giovani è evidente. Anche nel 1916 Balla dipinse diverse opere inneggianti alla guerra, tra cui il già menzionato Sbandieramento e La guerre, ora in UniCredit ma all’e- poca acquistato dal coreografo Sergej Djagilev per il suo primo ballerino Leonide Massine ed esposto l’anno dopo nel foyer del Teatro Costanzi di Roma. Sulla rivista “L’Italia futurista” del 6 agosto 1916 appare la pubblicità della prima pellicola futurista, Vita futurista: è un vero e proprio film scritto da Marinetti, Balla e altri sodali esperti della nuova arte, che firmeranno l’11 settembre 1916 il manifesto della cinematografia futurista73. Il tren- tino della Val di Non Fortunato Depero (1892-1960) è ancora suddito ausburgico quando viene pubblicato il Manifesto futurista, ma già nel 1910 ottiene di trasferirsi in Italia, dapprima a Torino e poi a Roma dove entra in contatto con Boccioni, Balla, Cangiullo e Marinetti e da questo momento le sue opere mostrano un’originale sperimentazione dei principi futuristi. Nel 1912, per il Parma, Istituto Missioni Estere, Touring Club Italiano, realizza con Mario Rizzoli un al- 1916: l’allievo saveriano Masanti Arrigo meditabondo … dinanzi ai bum fotografico sulla Val di Fiemme nel quale compare “turbolenti riflessi del futurismo a anche Casare Battisti. L’opera rivela simbolicamente il Parma”. suo temperamento irredentista. L’11 marzo 1915 firma

72 Gino Severini motiverà il suo passaggio dal Futurismo al Cubismo nel 1917 nell’articolo La peinture d’avant-garde, sul periodico Mercure de France. Su di lui: Severini. L’emozione e la regola, catalogo della mostra, a cura di Daniela Fonti e Stefano Roffi, Fondazione Magnani Rocca, Mamiano di Traverse- tolo (Pr), 19 marzo - 3 luglio 2016, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo (Mi) 2016. 73 Giacomo Balla astrattista futurista, catalogo della mostra, a cura di Elena Gigli e Stefano Roffi, Fondazione Magnani Rocca, Mamiano di Traversetolo (Pr), 12 settembre - 8 dicembre 2015, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo (Mi) 2015.

38 con Balla il celebre manifesto Ricostruzione futurista dell’universo. Poche settimane dopo si arruola volontario nell’82° Reggimento fanteria, ma nel giro di pochi mesi viene congedato per problemi di salute. Tornato a Roma, lavora alacremente e nel marzo del 1916 espone 200 opere nella sua prima personale futurista. Nel campo della scenografia teatrale, decisivo è l’incontro con Sergej Djagilev, il famoso impre- sario dei Balletti Russi che in autunno gli commissiona la realizzazione dei costumi e delle scenografie perLe Chant du Rossignol di Igor Stravinskij, che per vari motivi non andrà in scena. Ne realizzerà altri in seguito e nei suoi lavori in diversi campi della pittura, della decorazione, della scenografia e della grafica anche pubblicitaria manterrà sempre la sua impostazione futurista. Il suo collaboratore Fedele Azari (Pallanza, 1895-1930), grafico pubblicitario futurista e tipografo, si arruola nell’Ae- ronautica e svolge alcune missioni di avvistamento prima di ammalarsi a sua volta e lasciare il servizio militare74. Carlo Dalmazzo Carrà (1881-1966), di Alessandria, è tra i firmatari del mani- festo dei pittori futuristi. Viaggia tra Parigi e Milano, ma già nel 1913 si stacca dal movimento pur presentandosi ancora come pittore futurista alla sua prima perso- nale alla Galleria Chini di Milano tra la fine del 1917 e l’inizio del 1918. Era stato chiamato alle armi nei primi mesi del 1917, a Ferrara dove aveva incontrato Alberto Savinio, Giorgio de Chirico e Filippo de Pisis. Le cattive condizioni di salute lo obbligano a un ricovero in un nevrocomio, dove può dedicarsi alla pittura e al con- fronto con i nuovi amici, realizzando le opere che esporrà a fine anno alla mostra di Milano. Si avvicinerà poi alla metafisica per decidere infine di non aderire più a nessun movimento e di dedicarsi a diverse forme di pittura, non solo da cavalletto ma anche murale e alla critica. Luigi Russolo (1885-1947), di Portogruaro, aderisce al manifesto di Marinetti e trasporta il futurismo nella musica teorizzando l’impiego del “suono-rumore” attirando la curiosità e l’interesse di Ravel e Stravinskij. Nel 1915 si arruola con i futuristi nel Battaglione ciclisti lombardi, ma il 17 dicembre 1917 al fronte rimane ferito seriamente al capo. Dopo un anno e mezzo di ospedale torna ad applicarsi più saggiamente alla pittura ormai fuori dal movimento futurista non avendo aderito al fascismo. Si occuperà ancora di cinematografia, di musica e di pittura in uno stile che lui stesso definisce “classico moderno” in cui emerge la quiete dell’animo pacificato dell’artista-filosofo. Anche il sardo Mario Sironi (1885- 1961) si arruola come alcuni altri futuristi nel Battaglione volontari ciclisti ma la sua esperienza militare rimane piuttosto modesta. Tra i pochi a prendere sul serio l’inter- ventismo è fantasioso architetto comasco Antonio Sant’Elia (1888-1916), che parte col medesimo battaglione e trascorre alcuni mesi con la Brigata Arezzo sul fronte vicentino, poi è trasferito nel Carso dove viene incaricato di creare un cimitero per

74 Depero il mago, catalogo della mostra, a cura di Nicoletta Boschiero e Stefano Roffi, Fondazione Magnani Rocca, Mamiano di Traversetolo (Pr), 18 marzo - 2 luglio 2017, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo (Mi) 2017.

39 i caduti italiani nei pressi della Quota 85 a Monfalcone e qui trova la morte il 10 ottobre 1916 mentre compie un attacco alla testa dei suoi uomini. Dal canto suo Giuseppe Ungaretti, interventista e ora volontario in trincea nel 19° Reggimento fanteria della Brigata Brescia, fin dal Natale 1915, durante i mo- menti di riposo, a lume di candela, in mezzo alle trincee del monte San Michele o nelle retrovie della pianura friulana, inizia a scrivere una sorta di diario in forma di poesia, annotando data e luogo su pezzi di cartolina pasticciati o sulla carta che ricopriva le munizioni. Sarà il suo amico ufficiale e poeta Ettore Serra a convincerlo a consegnargli i foglietti dove annotava questi suoi pensieri che, nel 1916, verranno stampati a Udine in 80 copie con il titolo Il porto sepolto. È in questa pubblicazione che sono raccolte alcune delle sue più significative poesie di guerra comeFratelli, Soldati e San Martino del Carso. Gabriele D’Annunzio è molto vicino al movimento dei futuristi. La guerra spa- lanca davanti a lui un nuovo avvenire. Invaso dalla retorica bellicista, dalla “gioia del guerriero”, il vate attende il tempo dell’azione per realizzare un sogno a lungo accarezzato. Il mezzo col quale D’Annunzio intende fare la sua guerra è principal- mente l’aereo, non per duellare direttamente con i piloti nemici, ma per compiere azioni di pro- paganda. Progetta infatti subito voli di guerra su Trieste, su Pola e su Vienna col celebre aereo SVA 10, ora appeso al soffitto del Vittoriale di Gardone, e mette a punto i velivoli (sembra che questo vocabolo di “aurea lati- nità” per designare le macchine volanti sia di suo conio) con i quali bombarderà le bocche di Parma, Istituto Missioni Estere, “1916: allievi saveriani in Cattaro. Il 16 gennaio 1916, ricreazione”, impegnati per lo più a scrutare il cielo, dominato dal ammarando bruscamente nelle mito dell’aereo dannunziano… acque di Grado, D’Annunzio resta ferito battendo la tempia destra contro la mitragliatrice di prua. L’incidente sulle prime non sembra comportare gravi conseguenze, ma il poeta perderà un oc- chio e durante la convalescenza scriverà Il Notturno. Il mito dell’aereo, a seguito dell’innegabile fascinazione collettiva esercitata dalle imprese di D’Annunzio, che ne aveva fatto uno strumento di esaltazione dopo quello dell’automobile e quello del treno, troverà declinazione artistica nell’evoluzione del futurismo che, fin dalle origini, individua nell’aereo il simbolo quasi leggendario della modernità vincen- te, della sfida fulminante, della rivincita di Ulisse, emblema degli invalicabili limiti dell’uomo, violati grazie alla possibilità di volare, giungendo, negli anni trenta, a

40 creare una nuova forma di rappresentazione figurativa legata proprio all’estetica del volo75. Il movimento futurista accoglie l’ispirazione del volo e più tardi, sempre sullo stimolo di Marinetti, Balla, Depero e altri, si giungerà alla proclamazione del ma- nifesto dell’aeropittura in coincidenza con un’apposita mostra alla “Camerata degli artisti” in Piazza di Spagna76.

Nuove decorazioni e restauri

In campo artistico le attività cittadine non segnalano nuove intraprese, ma si arrestano e, come dimostrano i tre esempi che seguono, riguardano opere già inizia- te che nonostante tutto vengono portate a compimento. La prima è la decorazione della Sala del Consiglio della Cassa di Risparmio di Parma da parte del pittore par- migiano, ormai trapianto a Roma, Amedeo Bocchi. Tra il 1912 ed il 1916 il pittore imbocca la strada della bidimensionalità liberty, percorsa però in modo del tutto originale rispetto a Gustav Klimt, “mettendo nervi ed ossa allo stile del pittore au- striaco”77. Abbiamo così tutta una serie di capolavori come il Ritratto di signora con cappello nero (1914) ed il trittico delle Tre sorelle (1916), sino ad arrivare all’acme con il ciclo fondamentale di affreschi alla Cassa di Risparmio che Bocchi conclude nel 1916 prima di partire per il fronte all’inizio del 191778. Non prende nemmeno avvio, per fortuna e grazie soprattutto alla ponderatezza del vescovo della città, il tentativo della Cassa di Risparmio di Parma di acquistare la neoclassica chiesa di San Pietro, opera dell’architetto francese Alessandro Ennemondo Petitot e contigua alla propria sede di Piazza Garibaldi, per ampliare i propri uffici. Alla lettera del pre- sidente on. ing. Cornelio Guerci, Guido Maria Conforti risponde il 25 maggio in modo diplomatico, ma chiaro e fermo, asserendo che la “progettata cessione è ritenuta inopportuna nell’attuale momento”79; e non risulta che la richiesta sia mai più stata ripresentata.

75 La bella rivista patinata L’Illustrazione Italiana di Milano pubblica spesso le fotografie del Vate in ve- ste di aviatore mentre si appresta alle sue imprese, che bene svolgono un intendimento propagandisti- co. Per un’interpretazione, ovviamente molto cruda, dall’altra parte delle trincee delle gesta di D’An- nunzio: M. Wachtler, P. Giacomel, G. Obwegs, Dolomiti. Guerra, dolore e morte, cit., pp. 34-37. 76 Futurismo! Da Boccioni all’aeropittura, catalogo della mostra, a cura di Stefano Roffi, Fondazione Magnani Rocca, Mamiano di Traversetolo (Pr), 6 settembre - 8 dicembre 2009, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo (Mi) 2009. 77 Paola Frandini, Parma: la sala Bocchi alla Cassa di Risparmio, in Parma nell’Arte, 1 (1977), p. 81. 78 Amedeo Bocchi e la Sala del Consiglio della Cassa di Risparmio 1916-1976, a cura di Ubaldo Delsante e Giancarlo Gonizzi, Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza, PPS ed., Artegrafica Silva, Parma 1994. 79 Così scrive il Conforti, in lettera del 25 maggio 1916, indirizzata all’Onorevole Ing. Cornelio Guerci, Presidente della Cassa di Risparmio Parma: «… Ho esaminato colla dovuta considerazione il noto compromesso relativo alla proposta cessione della Chiesa Urbana di S. Pietro a codesta Spettabile

41 42 La seconda iniziativa è il restauro della chiesa parrocchiale di Santa Croce di Fontanellato80, di origine quattrocentesca, che l’architetto Lamberto Cusani, come aveva fatto in precedenza con le chiese di Vicofertile e di Santa Croce in città81, riporta - secondo la tendenza storico/architettonica in voga allora - allo stile gotico lombardo primitivo (o presunto tale) ispirandosi all’abbazia di Fontevivo e alla chie- sa di San Francesco di Piacenza. Del resto così facevano contemporaneamente l’ing. Carlo Pelleri82 per la chiesa di Collecchio e l’ing. Alfredo Provinciali progettando, questa volta ex novo, la pieve di Diolo di Soragna e il municipio di San Pancrazio, oltre che nella chiesa di Marzolara. E si potrebbe continuare con esempi di questo tipo nell’epoca in cui, in particolare per l’arte e l’architettura sacra, erano in voga le teorie dell’architetto francese Eugène Emmanuel Viollet-le-Duc. Proseguono, sia pure con le difficoltà del momento, anche le opere di completa ri- costruzione della chiesa di Basilicanova, dove dal 1903 è parroco don Egidio Guerra, sacerdote di grande umanità e cultura, all’epoca anche Cancelliere Vescovile83. Il progetto della chiesa è dell’architetto Camillo Uccelli, forse ancor più degli altri pro- fessionisti all’epoca attivi a Parma vicino al neogotico84. A Basilicanova negli ultimi mesi del 1915 vengono costruiti il coro e il santuario e tra il 1916 e 1917 la navata centrale e la minore a sud, ma i lavori termineranno soltanto nel 1938. In settembre, infine, avviene il collaudo dei lavori di restauro degli affreschi del Correggio nella cupola del Duomo di Parma. I restauri erano stati preceduti da lunghi lavori di riparazione del tetto curati, per conto della Fabbriceria, dapprima dall’ing. Alfredo Provinciali e poi dall’arch. Lamberto Cusani. A cura dell’Azienda Speciale per la Illuminazione Elettrica del Comune di Parma, in Duomo vengono anche collocate quattro lampade di forte potenza in corrispondenza delle “quattro

Cassa - Risparmio ed ho pure interpellato in merito il mio Capitolo che, in subjecta materia, giusta le leggi canoniche, ha voto deliberativo. / Debbo ora significare alla S. V. che, pur non rigettandosi in massima la progettata cessione, si ritiene però inopportuna nell’attuale momento. …» (da minuta in ACSCS, alla data; leggibile pure in FCT 24, p. 317). 80 Pasquale Tanzi Cattabianchi, Una chiesa artistica quattrocentesca che rinasce, in Gazzetta di Parma, 17 maggio 1916. 81 Mario Calidoni, Catalogo delle chiese, in Arturo Carlo Quintavalle, La strada Romea, Cassa di Risparmio di Parma, Amilcare Pizzi, Cinisello Balsamo (Mi) 1975, pp. 187-190. 82 L’ing. Carlo Pelleri è anche il progettista dell’Istituto Missioni Estere: si veda Maria Ortensia Banzo- la Pellegri, 24 aprile 1900: 1ª pietra dell’edificio Missioni Estere. Dall’audace progetto alla realizzazione della sede stabile fuori Porta Nuova, in Parma negli anni 5, pp. 93 sgg. 83 Basilicanova. Restauri, in La Giovane Montagna, 26 agosto 1916, p. 2; I lavori della chiesa, in La Gio- vane Montagna, 4 novembre 1916, p. 2; Italo Dall’Aglio, La Diocesi di Parma, I, Scuola Tipografica Benedettina, Parma 1966, pp. 236-237; Don Egidio Guerra (1870-1964) rimase a Basilicanova fino al 1942 quando divenne canonico della Cattedrale; ricevette numerose onorificenze religiose e civili: R. Lasagni, Dizionario Biografico, cit., III, pp. 92-93. 84 L’architetto Camillo Uccelli (1874-1942) progettò, tra l’altro, la chiesa di San Leonardo e la Villa Grassi di Viale Solferino: R. Lasagni, Dizionario Biografico, cit., vol. IV, pp. 650-652.

43 finestre dell’ottagono della cupola in modo da non scorgersi la sorgente luminosa”. La commissione che sale sulle impalcature per esaminare e approvare l’opera è guidata dal direttore generale delle Antichità e Belle Arti Corrado Ricci, che ben cono- sce Parma dove era stato un quinquennio quale direttore della Galleria Nazionale. Lo accompagnano i membri della Giunta Superiore di Belle Arti, uomini poli- tici, autorità cittadine e provinciali, architetti, artisti ed esponenti della cultura. “Dopo lunga e diligente visita, durata sino alle ore 11, la Commissione ha esteso verbale completamente favorevole all’opera eseguita dal prof. Venturini Paperi [Tito Venturini Pàpari, ndr]85. Compiuti pochi altri ritocchi, fra pochi giorni verran- no rimosse le impalcature e la cittadinanza potrà così finalmente rivedere la meravigliosa opera del sommo pittore Italiano, completamente rassodata e ritornata nel suo primitivo aspetto. Il merito principale dell’i- niziativa e del lodevole risultato dei restauri spetta principalmente all’illustre direttore generale delle Belle Arti comm. Corrado Ricci il quale - amantissi- mo di Parma, ove fu direttore per cinque anni della R. Pinacoteca, e delle sue glorie soprattutto vedendo il su- premo interesse di salvare un capolavoro meraviglioso dell’arte italiana - ha saputo vincere tutte le difficoltà e ha fatto in modo che lo Stato si assumesse la ingente spesa di circa 50000 lire per ridonare a Parma e all’I- talia il suo prezioso gioiello artistico: poiché la cupola del Correggio è - dopo la volta della Cappella Sistina Assunta del Correggio. Acquerello di A. - ciò che di più grande possiede artisticamente l’Italia. Costalonga, 2016. L’acutezza del comm. Ricci si è manifestata pure nello scegliere - per l’opera delicata e difficile del restauro - un artista coscienziosissimo come il prof. Venturini Paperì [!] che ha condotto con diligenza e acume più unico che raro il lavoro, continuamente consigliandosi con due eminenti artisti: il pittore comm. Luigi Caravaglia [sic, ma è Luigi Cavenaghi di Milano] e il prof. [Fabrizio] Lucarini della

85 Manca una biografia sul restauratore Tito Venturini Pàpari, esperto sulla tecnica e sulla conserva- zione delle pitture murali di epoca romana, ma attivo nel restauro di affreschi di età moderna e opere su tela, come i quadri del Caravaggio in San Luigi dei Francesi a Roma, suscitando spesso dissensi e polemiche. Prima della cupola del Duomo di Parma aveva lavorato a Roma in Santa Maria Antiqua e a Parma nella cupola di San Giovanni. Sui restauri parmensi il Ventrini Pàpari redigerà una relazione pubblicata in Bollettino d’arte del Ministero della Pubblica Istruzione, 11.1917 e terrà una conferenza il 2 marzo 1939 nella sede dell’Istituto “Beato Angelico” di studi per l’arte sacra di Roma il 2 marzo 1939, pubblicata dalla Scuola Tip. Missionaria Domenicana di Roma nel 1941. Era in contatto con l’Accademia di San Luca pur non risultando tra gli accademici. Ringrazio il personale della Biblioteca Romana Sarti dell’Accademia Nazionale di San Luca per la collaborazione prestata nella ricerca.

44 R. Galleria di Firenze”86. Segue la colazione all’Hotel Croce Bianca e “al termine brindarono felicemente alla Patria, alla vittoria delle armi italiane e alla gloria dell’arte nostra l’on. Olivieri, i senatori Lagasi e Mariotti, il comm. Ricci, quest’ultimo applau- ditissimo. […] Nel pomeriggio le supreme autorità artistiche visitarono il R. Museo, il Teatro Farnese, la Biblioteca e di nuovo la cupola del Duomo”87. Tra le altre personalità, sono presenti il prefetto dottor Adolfo Cotta, il professor Laudedeo Testi, l’architetto Lamberto Cusani, il professor don Nestore Pelicelli, il professor Paolo Baratta, il pro- fessor Glauco Lombardi e l’avvocato Comingio Valdrè. La Fabbriceria del Duomo approverà i lavori soltanto un anno dopo, nella seduta del 10 ottobre 1917, dopo l’ottenimento anche dell’elogio da parte del professor Baratta, presidente dell’Acca- demia di Belle Arti di Parma. Ci sono poi un paio di altre iniziative di carattere edilizio riguardanti monu- menti cittadini, l’una terminata male e l’altra fortunatamente neppure iniziata. Già nel 1915 era stata intrapresa la demolizione di un grande arco della Pilotta prospiciente il torrente Parma, allo scopo di agevolare l’accesso al Ponte Verdi e la prosecuzione del Lungoparma fino al Ponte di Mezzo88. Il lavoro era stato vi- vamente sconsigliato dagli studiosi di storia e di arte parmensi come il professor Arnaldo Barilli, l’avvocato Arturo Scotti e il professor Teodosio Marchi, i quali temevano che il bastione, corrispondente a quello dall’altra parte del torrente verso il giardino, avrebbe ceduto, come risultava dai documenti storici che giustificava- no appunto la costruzione di quell’arco. Il professor Glauco Lombardi, segretario della Commissione conservatrice dei monumenti, al momento sotto le armi, dal canto suo avverte del pericolo e denuncia che i lavori sono stati ordinati senza la prescritta autorizzazione. Di fatto il cedimento della struttura si verifica e pertanto

86 Luigi Cavenaghi (Caravaggio, 8 agosto 1844 - Milano, 7 dicembre 1918) e Fabrizio Lucarini erano valenti restauratori abitualmente utilizzati dalle istituzioni artistiche delle loro e anche di altre città, ma nel Duomo di Parma sembra abbia lavorato quasi esclusivamente il Venturini Pàpari. 87 Pei restauri della cupola del Duomo, in Il Presente, 24 maggio 1916, p. 2; I restauri artistici nel Duomo, in Gazzetta di Parma, 28 luglio 1916 e in Giornale del Popolo, 28 luglio 1916, p. 1; I restauri del Duomo, in La Giovane Montagna, 5 agosto 1916, p. 3; Per la Cupola del Duomo, in Gazzetta di Parma, 6 sett.1916; Il collaudo dei restauri del Correggio, in Gazzetta di Parma, 22 sett. 1916 e Giornale del Popolo, 23 settembre 1916, p. 3. Sulla stampa dell’epoca uscirono in seguito diversi articoli piuttosto critici sul restauro del Venturini Pàpari, da parte di personaggi del mondo letterario e artistico come Ugo Ojetti e Camillo Boito, giudizi parzialmente riportati ma non del tutto condivisi da Lucia Fornari Schianchi - Eugenio Riccòmini, La vicenda della conservazione, in E. Riccòmini (a cura di), La più bella di tutte. La cupola del Correggio nel Duomo di Parma, Cassa di Risparmio di Parma, Amilcare Pizzi Arti Grafiche, Cinisello Balsamo (Mi) 1983, pp. 192-200; e inoltre da Gabriella Guarisco, Il Duomo di Parma: materiali per un’altra storia, Alinea Editrice, Firenze 1992, pp. 40, 41, 140. 88 Carlo Mambriani, Dalla corte alla città: le trasformazioni della Pilotta dagli ultimi Farnese ad oggi, in Il Palazzo della Pilotta a Parma, a cura di Lucia Fornari Schianchi, Cassa di Risparmio di Parma & Piacenza, Franco Maria Ricci, Parma 1996, p. 85.

45 sono necessari ulteriori lavori di rinforzo con aggravio di costi non previsti89. Il Comune, inoltre, progetta la demolizione parziale delle mura della Cittadella allo scopo di dar lavoro a manodopera disoccupata, ma grazie agli interventi degli stessi personaggi sopra menzionati, stranamente senza una decisa presa di posizione del senatore Giovanni Mariotti, i quali si ergono nuovamente a custodi delle archi- tetture storiche cittadine, l’intento rimarrà fortunatamente tale90. È l’ennesimo segnale dell’impreparazione e dell’imprevidenza del- lo Stato. L’arresto di tutte le attività economi- che non strettamente legate alla sopravviven- za della popolazione e alle forniture di guerra, infatti, provoca la disoccupazione diffusa dei giovanissimi non ancora diciottenni e dei più anziani non chiamati alle armi, ai quali ven- gono a mancare i lavori nel settore edilizio, mentre le casse del Comune sono del tutto Parma, Istituto Missioni Estere: “1916: veduta sulla città lato est”, oggi Viale Duca Alessandro; in fondo vuote, come nota il quotidiano cittadino. a sinistra, le mura della Cittadella. La guerra nega il futuro alla gente. Non si intraprendono più nuove iniziative o si pensa in fretta a soluzioni non sufficientemente meditate e studiate: si finiscono soltanto le opere in corso prima della tragedia. Come l’orchestra del Titanic, si potrebbe dire… In Vaticano, invece, tira un’aria diversa: dovuta facilmente al “ponentino” di Roma… In ogni caso, lì le cose vanno come nei secoli passati e in giugno si riunisce la commissione giudicatrice dei progetti per l’erezione in San Pietro del monumento al precedente papa Pio X, di cui fa parte il già incontrato prof. Luigi Cavenaghi. Viene dichiarato vincitore il progetto presentato dallo scultore piacentino Pier Enrico Astorri che vi lavorerà per sette anni in collaborazione con l’architetto Florestano Di Fausto. L’opera raffigura Pio X è nell’atto di protendere le braccia in atto di affettuo- sa pietà e riscuote subito un grande successo, che gli procura nuove commissioni di ritratti e monumenti celebrativi91.

Gli spettacoli e la musica

Fin dall’inizio dell’anno non si arrestano gli spettacoli teatrali musicali tanto al Teatro Regio quanto al Teatro Reinach, ma anche nei più piccoli teatri disseminati in

89 La demolizione della Pilotta?, in Gazzetta di Parma, 1° febbraio 1916; La demolizione della Pilotta e della Cittadella, in Gazzetta di Parma, 16 febbraio 1916. 90 Le osservazioni dell’avv. Scotti: Ibid. 91 Per il monumento a Pio X, in Pro Familia, Milano, 18 giugno 1916, pp. 385-387.

46 città presso istituti religiosi dediti all’educazione della gioventù, nelle scuole e nelle chiese. Al Regio prevalgono le opere liriche, mentre il varietà e l’operetta si dànno al Reinach e sono realizzati da professionisti; i piccoli teatri sono animati da studenti e da dilettanti di teatro e di musica. Nei primi giorni di gennaio al Regio viene data la première della Favorita di Gaetano Donizetti davanti a un pubblico “nume- roso, elegantissimo” che applaude il tenore cileno Pedro Navia nella celebre romanza “Spirto gentil”. Numerose repliche anche dell’Andrea Chénier, mentre fervono le pro- ve dell’Isabeau di Pietro Mascagni, per la prima volta a Parma, inoltre dell’Aida e del Trovatore di Giuseppe Verdi. Al Reinach ci si diverte con: C’era una volta un lupo, rivista di Giovacchino Forzano, replicata più volte; La figlia del tamburo maggiore di Jacques Offenbach; Napoleone e le donne ancora di Forzano e Gaetano Leporini; Al confine, di Enrico Pancani e Pietro Sassoli, il giovane maestro della compagnia che si esibisce a Parma. In quest’ultima operetta, di sapore patriottico, il maestro “ha tro- vato spunti melodici facili e interessanti, ma non sempre originali”. Segue Lisistrata, di Paul Lincke che, se imita l’originario autore Aristofane, è certo per la pace e lo scio- glimento degli eserciti e non per la guerra. All’Istituto degli Stimmatini, invece, per iniziativa del provveditore agli Studi i Giovani esploratori si prodigano a favore dei feriti. Grande successo ottiene un certo signor Sciajno che recita con brio il comico monologo La macchina per volare di Luigi Arnaldo Vassallo detto Gandolin. Applausi anche per altri attori impegnati nella lettura di versi di D’Annunzio, Trilussa e Sem Benelli92. A fine febbraio viene inaugurato il nuovo Cinema Edison in Via Cavour, opera dell’architetto Fortunato Morestori. “L’ambiente è il più bello dei vari che di tal genere esistono già nella città nostra; ha un’ampiezza ed una altezza assai maggiore ed è bene distribuito in ogni sua parte ed arredato, e ornato, con sobrietà, con serietà, con signorilità”93. Business as usual, sembrerebbe, ma più per gli impresari dei cinema e dei grandi teatri94 che non per gli animatori di quelli rionali, i quali utilizzano prevalentemente il mezzo dello spettacolo per sovvenire i colpiti dalla sciagura della guerra. Intanto la Prefettura dà un preciso segnale vietando per il carnevale qualsiasi pubblica manifestazione mascherata95. A Felegara il 24 gennaio “in ricorrenza della festa di S. Agnese un gruppo di giovani rallegrarono il pubblico con un breve trattenimento drammatico, con canti e suoni” di

92 A titolo esemplificativo:Teatro Reinach. Teatro Regio. Recita pro-feriti all’Istituto degli Stimatini (!), in La Giovane Montagna, 8 gennaio 1916, p. 3; Ibid., 15 gennaio 1916, p. 3; Ibid., 22 gennaio 1916, p. 3. Il programma dettagliato dell’intero anno 1916 è in http://www.lacasadellamusica.it/reinach/ anni/1916.htm. 93 Il Cinema Edison, in Gazzetta di Parma, 21 febbraio 1916, p. 3. 94 Ci sono dei vescovi, come mons. Giovanni Cazzani di Cremona, che invano stigmatizzano il re- golare funzionamento dei cinema e dei teatri mentre molte chiese, conventi e istituti scolastici sono requisiti dalle autorità per esigenze militari: B. Bignami, La Chiesa in trincea. I preti nella Grande Guerra, cit., p. 75. 95 Per le maschere, in La Giovane Montagna, 5 febbraio 1916, p. 3.

47 chitarre e mandolini. La sequenza è quella consueta, cioè il dramma e poi la farsa. “Fuori programma fu cantato un assolo del Mefistofele dal tenore D. Granelli”. In que- sto caso, almeno nelle brevi note del cronista, non si fa alcun cenno a motivi benefi- ci96. Felegara si mobilita ai primi di marzo con due serata in favore della Croce Rossa organizzati dalla maestra Luigina Sivelli. Vengono presentati spettacoli di arte varia dove si esibiscono ragazzi delle scuole e signorine del posto con recite di poesie, brevi scenette comiche e canti lirici con l’accompagnamento al pianoforte del prete cieco don Felice Tanzi e il finale patriottico con ilVa pensiero e l’Inno di Mameli, all’epoca non ancora inno nazionale (lo diventerà soltanto nel 1946), ma comunque adatto a suscitare gli entusiasmi, come noterà il giornale di Micheli97. Langhirano ricorda. con una conferenza e con un fervorino poetico organizzato la domenica 16 aprile dal locale Comitato femminile, l’infermiera britannica Edith Louisa Cavell, che aveva assistito soldati di ambo le fazioni in Belgio, e favorito la fuga di circa duecento soldati alleati dal Paese. Di conseguenza era stata giustiziata dai tedeschi il 12 ottobre 1915, causando notevoli reazioni di protesta a livello internazionale e di- ventando un elemento chiave della propaganda di guerra britannica. Si incarica della commemorazione la poetessa e scrittrice Maria Giannini, maestra a Ghiare di Corniglio, presentata dalla maestra Papani di Langhirano. “Tutta la vita di miss Cavell, vita di amore, di sacrificio, di carità fu cantata in forma perfetta ed Cartolina viaggiata, da “Parma 27.6.1966”. elegantissima ed il pubblico commosso ed ammirato ascoltava con religioso silenzio”. La celebrazione, frammista di brani di prosa e di poesia, termina con un “patriottico e caldo incitamento ai soldati”, quelli presenti fisicamente e quelli vivi nel pensiero delle organizzatrici98. Poco più di un mese dopo la Giannini moriva e dal necrologio che apparirà sul giornale di Micheli risulta che la poetessa aveva dato alle stampe, presso la tipografia Andrea Galaverna di Langhirano un volume intitolato Pallide mammole, di cui viene ripreso il sonetto

96 Felegara, in La Giovane Montagna, 5 febbraio 1916, p. 3. Circa il tenore che esegue una romanza dal Mefistofele di Arrigo Boito dovrebbe trattarsi del giovane sacerdote don Giovanni Gianelli, in seguito parroco di Vicofertile. 97 Felegara, in La Giovane Montagna, 11 marzo 1916, p. 3. Don Felice Tanzi sarà in seguito parroco di San Martino Sinzano. 98 Langhirano. Conferenza e recita, in ibid., 22 aprile 1916, p. 2.

48 “Perché piangi?”. Sembra che avesse pubblicato anche un’altra raccolta poetica ed entrambi i volumetti erano stati giudicati molto favorevolmente da Ada Negri. Alle sue esequie, il 22 maggio, sono presenti il sindaco di Corniglio dott. Aldo Albertelli, l’ispettore scolastico prof. Silvio Schiavi e numerosi insegnanti della zona e della città, dove alla Villetta la sua salma verrà tumulata99. Il 14 dicembre, nella chiesa settecentesca già della badia benedettina di Oppiano, nei pressi di Gaiano, in Comune di Collecchio viene celebrata una messa solen- ne in suffragio dei Caduti del luogo. La corale del Vicariato, diretta dal parroco di Collecchio don Giuseppe Leoncini, esegue la Messa da Requiem del maestro Foschini “assistita da numeroso e devoto popolo”100. Analoga cerimonia si svolge il 20 nella chiesa di Medesano, presenti le autorità civili e religiose, le scolaresche con le insegnanti, nonché una folta rappresentanza dei militari accasermati allo stabilimen- to di Noceto. Viene eseguita anche qui una Messa da Requiem da parte di un coro di fanciulli accompagnato all’armonium dal marchese Pallavicino101. Tra gli ultimi avvenimenti musicali dell’anno si possono collocare l’accompa- gnamento alla Messa di Natale nella chiesa della Steccata e il trattenimento nell’Ospedale del- le Salesiane del giorno di Santo Stefano, che offrono materia di considerazione anche in rapporto al momento. Alla Messa di mezzanotte alla Steccata alcuni musicisti tra i più importanti che ruotano nell’ambiente del Conservatorio si impegnano per rendere più suggestiva e serena la celebrazio- ne presieduta dal Prefetto don Cartolina viaggiata, da “Gand, 23 sept. 1900”.

99 Crisantemi, in ibid., 3 giugno 1916, p. 3. 100 G. G., Oppiano Gaiano. Le onoranze funebri, in Giornale del Popolo, 30 dicembre 1916, p. 4. Don Giuseppe Leoncini (Corniglio 1870 - Noceto 1946), parroco di Collecchio dal 27 maggio 1907 alla morte. In gioventù, mentre era seminarista, studiò teologia per quattro anni in Germania, dove fece parte di un coro e acquisì, probabilmente, padronanza della musica. Diresse Messe e canti sacri nelle chiese, ma non risulta che dirigesse mai in un teatro musica profana. Gaetano Ferdinando Foschini (Polesella 1836 - Torino 1908) direttore d’orchestra e compositore di sinfonie e musica sacra, è stato docente ad Asti e a Torino. 101 Medesano. In suffragio dei caduti, in Giornale del Popolo, 30 dicembre 1916, p. 4. Pietro Pallavicino (Parma 1875 - San Sisto di Poviglio 1967) compositore e a lungo organista del Duomo di Parma: Gaspare Nello Vetro, Dizionario dei musicisti di Parma e provincia, Famija Pramzana - Corale Verdi, Parma 2008, p. 259.

49 Nestore Pelicelli: gli insegnanti Luigi Ferrari Trecate102 (organo), Ulderico Ferrari103 (violoncello), Dudovich (viola) e Del Soldato (arpa) accompagnati da alcuni dei loro allievi. Il programma prevede all’ingresso la Pastorale per organo solo, all’Offertorio il Cantabile per viola ed organo, all’Elevazione la Prière per violino, violoncello, arpa ed organo tutti di César Frank, alla Comunione l’Andante per violoncello ed organo di Giuseppe Tartini e alla fine della Messa ilPastorale per quartetto d’archi e organo di Arcangelo Corelli. Un programma, come sottolinea il quotidiano cittadino, “perfet- tamente rispondente alla solennità della funzione e intonato in modo mirabile alla pura bellezza dell’ambiente (…) Così ricorderemo in avvenire, questa ultima cerimonia cui l’accento nobilissimo d’una musica austera e, in un tempo stesso, pittoresca e suggestiva, ha raggiunto uno speciale fascino di alta poesia”104. Per chi ha scelto il repertorio, c’è più attenzione, sembra di capire, al significato religioso della nascita del Bambino Gesù che non ai rumori di guerra che giungono dall’esterno, probabilmente in quel giorno, ma soltanto in quello, un poco attenuato. L’evento musicale presso le Salesiane di Barriera Aurelio Saffi ha un sapore più laico e patriottico, senza trascurare l’aspetto puramente di intrattenimento. “La sala al pianterreno era stata allestita con un gusto fine aristocratico da quelle Reverende Suore, ammirabili per l’opera diuturna infaticabile che prestano agli ammalati. La parte stru- mentale venne affidata a due giovani allievi del nostro Conservatorio (Varoli, violon- cello; Carletti, violino), che eseguirono in maniera inappuntabile musica di Pergolesi, di Pridle, di Lalo e del nostro Italo Stocchi105; alla signorina Bagatti (arpa) che con tocco elegante fece gustare musica di Tedeschi e di Braga, al soldato di Sanità Ennio Del Campo che li accompagnò al pianoforte in modo egregio. La nostra società corale “Euterpe”, diretta dal Maestro Pizzarelli, fece apprezzare canti soavi del nostro Bolzoni, di Laurenti, De Rillet106 e di altri, destando la più schietta ammirazione per questi nostri operai che sanno trovare il tempo per lo studio di una forma d’arte, che tanto ingentili- sce. Una bambina di precoce intelligenza Orlandini Maria declamò poesie patriottiche con grande sicurezza e con una verità di espressione ammirabile. La signorina Albertina

102 Luigi Ferrari Trecate (Alessandria1884-1964) insegnante di organo e di composizione organistica nel Conservatorio di Parma dal 1914, compositore e concertista: Fabrizio e Tiziano Marcheselli, Dizionario dei Parmigiani, Tipolitografia Benedettina Editrice, Parma 1997, p. 135. 103 Umberto Ferrari (Parma 1878-La Spezia 1926) diplomato in violoncello al Conservatorio di Parma vi ha insegnato dal 1916 al 1919 per passare in seguito a Buenos Ayres e a infine a La Spezia: G.N ello Vetro, Dizionario dei musicisti di Parma e provincia, cit., p. 162. 104 Nella chiesa della Steccata, in Gazzetta di Parma, 24 dic. 1916; La Messa di Natale alla Steccata, in Gazzetta di Parma, 26 dic. 1916. 105 Italo Stocchi (Parma 1855-1917) diplomato in pianoforte e violoncello alla Regia Scuola di Musica di Parma nel 1875, fu distinto insegnante di pianoforte e maestro di canto corale e anche valente pri- mo violoncello nell’Orchestra del Teatro Regio di Parma e nelle migliori orchestre italiane: R. Lasagni, Dizionario Biografico, cit., IV, p. 475. 106 Probabilmente il giornale si riferisce a Laurent De Rillé, compositore francese di fine Ottocento, alcuni brani del quale sono tuttora nel repertorio di cori parmensi.

50 Barbieri allieva del Maestro Auteri, cantò una romanza del suo Maestro, una di Toselli ed i Tre stornelli del M.° d’organo del nostro Conservatorio Ferrari Trecate che sedeva al piano. Fu per l’autore e per la esecutrice un grande trionfo: musica suggestiva di sapore sentimentale ed agreste che si svolge in un tenue ricamo in una successione di melodie […]. Da ultimo il capitano medico dottor Dalla Valle107 con una eloquente improvvisa- zione parlò del presente Natale di guerra e la sua fu una rievocazione di cari ricordi, di promesse e di speranze […]”108.

Le cure e le ansie del Pastore di Parma109

Il vescovo di Parma, mons. Guido Maria Conforti vive con grande ansia questo secondo anno di guerra. Lo preoccupano non soltanto le sorti dei militari della Diocesi, che ora si trovano nelle più varie e difficili situazioni create dal conflitto, ma anche quelle per gli oltre trenta tra seminaristi e sacerdoti diocesani e suoi saveriani chiamati alle armi, alcuni dei quali arruolati in prima linea come soldati semplici. Al di là del suo paterno timore di pensarli in pericolo fisico al pari degli altri militari, lo impensieriscono queste assenze che ostacolano il servizio religioso nella Diocesi e nella sua fondazione missionaria, l’Istituto saveriano con sede in Campo Marte110.

107 Probabilmente Ferrante Dalla Valle (Parma 1856-1947) medico per molti anni della Carità di Parma, al buon nome di sanitario coscienzioso (tra l’altro si meritò la medaglia della sanità per la Campagna anticolerica del 1885) aggiunse quello di appassionato delle lettere e delle arti: R. Lasagni, Dizionario Biografico, cit., vol. II, p. 333. 108 Il Natale alle Salesiane, in Gazzetta di Parma, 29 dicembre 1916. 109 Questa sezione della relazione è frutto di una collaborazione tra Ubaldo Delsante ed Ermanno Ferro. 110 Come già accennato in precedenza, la partecipazione alla guerra da parte del clero diocesano e religioso parmigiano chiamato alle armi, è stata oggetto di ampio studio nella tornata “confortiana del 5 novembre 2015”, dedicata appunto al 1915. Dal già citato contributo comunicato in tale sede da O. M. Banzola, Il Vescovo tra gli Ospedali, in Parma negli anni 20, pp. 61-105, raccogliamo alcuni dati riassuntivi, aggiornandoli all’anno 1916 in questione: - i sacerdoti diocesani parmigiani militari sono 39 (cfr. L’Eco, Luglio 1916, p. 162); - i saveriani sono sette, uno sacerdote e sei chierici. Con gli uni come con gli altri, il Conforti intrattiene un appassionato contatto epistolare, i cui contenuti merite- rebbero approfondita attenzione ed interesse. Alcuni campioni di sue lettere indirizzate ai diocesani possono essere letti in FCT 24, pp. 347-350. E’ invece più ricco l’epistolario intercorso tra il fondatore Conforti ed i suoi missionari al fronte, con scritti a loro indirizzati e da loro ricevuti. In attesa di una futura pubblicazione organica di questo Epistolario confortiano/saveriano al fronte e dal fronte relativo a tutti gli anni della prima Guerra mondiale, qui ci accontentiamo di darne un saggio riferito al 1916, in testi raccolti dalle fonti disponibili ed esistenti, tanto in ACSCS come in ASR: a) Così scrive mons. Conforti ai suoi missionari militari: - «Carissimo nel Signore Luigi Magnani, / Prevalendomi della venuta costì del confratello Gazza, t’invio i miei ringraziamenti per le notizie inviatemi che come sempre mi tornano gratissime. Mi compiaccio della buona salute che continui a godere ed un po’

51 anche dei disagi che devi sostenere, che ti offrono occasione di acquistarti un po’ di meriti presso Dio e di prestarti ancor meglio alla dura vita del Missionario, che sperimenterai sempre leggera e soave al paragone. Per chi ama il Signore anche gli strapazzi e le traversie si convertono in sorgente di bene. […] Parma 4 febbraio 1916». - «Carissimi nel Signore Giovanni Gazza e Luigi Magnani, / Godo che anche nel tram- busto della vita attuale possiate trovar modo di soddisfare alla vostra pietà e attingere ogni giorno forza e coraggio dal santo Tabernacolo. In Compagnia di Colui che è la nostra forza si può vivere sicuri anche tra i turbini e le tempeste. […] Parma 24 febbraio 1916». - «Carissimi G. Gazza e L. Magnani, / Vi sono grato dei nobili sentimenti che avete espressi nella ricorrenza del mio compleanno, la cui importanza trova tutta la sua ragione di essere nella bontà del vostro cuore. (…) All’Istituto nostro si lavora alacremente per farlo vieppiù conoscere, per preparare nuove reclute e trovare nuovi mezzi. Nelle vostre Comunioni pregate Dio che benedica a questi sforzi e li renda fecondi per la dilatazione del suo Regno. […] Parma 30 marzo 1916». - «Carissimo G. Gazza, / Ho scritto al Rev.mo Ordinariato Castrense per pregarlo di far paghi i di Lei voti ammettendola al Sacro Ordine del Suddiaconato. / Dato che la risposta sia affermativa, come spero, Ella dovrà prima subire l’esame del 3° Corso di teologia per essere ammesso al IV in base alle vigenti disposizioni canoniche. Appena avrò una risposta qualsiasi, gliene comunicherò il tenore. Si prepari intanto agli eventi e preghi il Signore che disponga ogni cosa pel suo meglio. / Raccomandi me pure a Dio benedetto onde tragga veramente profitto dal ritiro spirituale che sto compiendo presso questi buoni Padri Cappuccini di Scandiano. Mi saluti il carissimo Magnani e gradisca tante cose dal cuore affezionato e memore. […] Scandiano 13 agosto 1916 ». - «Carissimo nel Signore G. Gazza, / Avrei voluto far paghi i voti ardenti del Suo cuore e nulla ho lasciato per questo, ma l’esito delle mie pratiche è stato contrario all’aspettazione. / Non ci resta quindi che pazientare ed offrire al Signore anche questo piccolo sacrificio. […] Penso che non tarderà a finire la guerra ed allora potrà giungere in breve alla mèta sospirata. […] Parma 3 settembre 1916». - «Carissimi G. Gazza e L. Magnani, / Due sole parole da questi alti monti del Nevianese per rin- graziarvi ex corde degli auguri portimi nella ricorrenza del mio Onomastico e per assicurarvi che anche in mezzo alle fatiche della Sacra Visita Past. penso a voi e di voi mi ricordo ogni giorno al Santo Altare. Se il Signore esaudirà i miei poveri voti, presto ci rivedremo per non più separarci, se non quando partirete per altre conquiste ed altri combattimenti. […] Lodrignano 23 settembre 1916». - «Carissimi nel Signore G. Gazza e L. Magnani, / Due sole righe per ringraziarvi delle notizie che mi date che mi tornano sempre di grande consolazione e per dirvi che non vivo dimentico alla mia volta di voi che tanta parte occupate nel mio povero cuore. Il Signore vi confermi ognora più nei santi propositi, vi conceda di cavare profitto dalla presente prova e vi conduca incolumi al caro Istituto che sempre vi ricorda e vi desidera. […] Parma 13 novembre 1916». b) Così scrivono alcuni saveriani dal fronte al Fondatore Conforti: - Lettera cumulativa di G. Gazza e L. Magnani, del 20 aprile 1916: “[…] Con grande piacere e con sincerità di figli affezionati porgiamo all’Eccellenza V. Ill.ma e Rev.ma, in ricorrenza delle Feste Pasquali i nostri migliori auguri. In questi santi giorni pregheremo Gesù Risorto Trionfante perché conservi a lungo ancora l’Eccellenza V. pel bene del giovane nostro Istituto e dell’Apostolato cattolico. Lo pregheremo anche con uguale ardore che faccia ritor- nare la pace tanto desiderata in questa misera Europa, affinché possiamo fare ritorno al nostro caro nido e prepararci definitivamente alla grande opera che è l’unico scopo della nostra esistenza. […]”. - Lettera cumulativa di G. Gazza e L. Magnani del 25 agosto 1916: “[…] Nel mese scorso abbiamo seguito, a mezzo delle notizie che ci mandava il Signor Rettore, V.E. nella Sacra Visita Pastorale a diverse Parrocchie del nostro Appennino e ci siamo confortati dei buoni esempi di apostolico zelo che veniva impartendoci e abbiamo pregato il Signore di poterli imitare nelle nostre future peregrinazioni missionarie. Con piacere abbiamo pure appreso dai giornali le dimostrazioni di venerazione e di affetto che le popolazioni tributa- vano al loro Pastore. […]”. - Lettera cumulativa di G. Gazza e L. Magnani, da Manzano 4 ottobre 1916: “[…] Abbiamo ricevuto la preg.ma lettera di V.E. speditaci da Lodrignano e Le siamo sentitamente riconoscenti per il ricordo che serba di noi specialmente nelle Sue preghiere. I pericoli in mezzo a cui viviamo non sono né pochi né lievi e siamo certi di non andare esenti dalle miserie umane se ci viene meno l’aiuto

52 Vita quotidiana all’Istituto Missioni Estere durante l’anno bellico 1916:

53 Vita quotidiana all’Istituto Missioni Estere durante l’anno bellico 1916:

1916: il chierico Giovanni Gazza, militare.

54 Nonostante tali angustie, che potrebbero generare nel cuore del vescovo appren- sione e grande timore, egli prosegue lungo l’anno 1916 con fedeltà e dedizione i suoi impegni quotidiani ecclesiali. Primo fra tutti spicca quello della seconda Visita pa- storale, che aveva iniziato l’8 dicembre 1914 e che concluderà il 28 ottobre 1917111: in questo anno il Conforti visita 125 realtà parrocchiali tra le tante costituenti la sua vasta diocesi112. E’ durante queste visite a località dell’alto Appennino che il divino. […] Siamo anche stati fortunati di poter riscuotere sempre la fiducia dei nostri Signori Ufficiali per cui abbiamo goduto di qualche comodità. Così è a nostra disposizione uno stanzino annesso ai nostri Reparti entro cui passiamo i ritagli di tempo liberi dalle occupazioni di dovere e il tempo di libera uscita in compagnia con i nostri libri. […]”. - Lettera cumulativa di G. Gazza e L. Magnani, da Manzano 28 ottobre 1916: “[…] Presentemente siamo incaricati dell’assistenza sanitaria dei Prigionieri di guerra, occupazione che ci torna gradita. Siamo nell’attesa del nuovo Direttore del nostro Ospedale: l’altro è partito ieri per Salonicco. Oggi è qui a Manzano S.E. Mons. Vescovo Castrense in visita agli Ospedali. Fra i diversi sacerdoti decorati al valor militare V.E. avrà notato anche il nome di D. Annibale Carletti da Cremona, Cappellano del 207 Fanteria. Egli fu compagno del nostro Ospedale sino alla primavera scorsa quando fu nominato Cappellano. In una lettera che ci ha mandato riporta le motivazioni per le sue alte onorificenze: veramente lusinghiera è quella di proposta alla medaglia d’oro al valor militare ed anche bella è quella per la medaglia d’argento. Oh! valga almeno questa guerra a ravvicinare il popolo al Clero circondandolo della dovuta stima e venerazione. […]”. 111 Per una conoscenza sull’indizione e sullo svolgimento precedente di questa seconda visita pastorale effettuata dal Conforti, si veda utilmente il contributo di Valentino Sani, «… che io venga a voi con gaudio…». La seconda Visita pastorale alla diocesi, in Parma negli anni 20, pp. 135-154. 112 Queste sono le Parrocchie visitate dal Conforti nel 1916, elencate secondo la scansione cronologica di effettuazione della visita, desunte dal mensile della Curia L’Eco e da un confronto con FCT 24: Marzo: Mezzano Superiore (11); Casale di Colorno (14); Mezzano Rondani (19). Aprile: Copermio (2); Sacca e Sanguigna (3); Vedole (4); Colorno (10). Maggio: Roccabianca (14); Fontanelle (15); Fossa e Rigosa (16); Coltaro (22); Gramignazzo (23); Torricella (28); San Nazzaro (29); Palasone (30). Giugno: Traversetolo (1°); Bannone (2); Gazzola (3); Vignale (4); Guardasone (4 pom.); Torre (5 matt.); Sivizzano (5 pom.); Mamiano (6 matt.). Luglio: (2); Fugazzolo (9 matt.); Casasel- vatica (9 pom.); Pagazzano (11 matt.); Pietramogolana (11 pom.); Casacca (12 matt.); Roccaprebalza (12 pom.); Valbona (13); Bergotto (14 matt.); Corchia (14 pom.); Lozzola (15 matt.); Gorro (15 pom.); Belforte (16); Graiana (19 matt.); Roccaferrata (19 pom.); Marra (20); Bosco (21 matt.); Sesta Inferiore (21 pom.); Mossale e Canetolo (22); Corniglio (23); Grammatica (24); Riana (25 matt.); Casarola (25 pom.); Ballone (26 matt.); Villula (26 pom.); Agna e Vestana (27); Petrignacola e Vestola (28); Sauna e Pugnetolo (29); Signatico (30); Beduzzo (31). Agosto: Monchio (17); Ceda (18 matt.), Cozzanello (18 po.m); Lugagnano (19 matt.); Rimagna (19 pom.); Rigoso (20 matt.); Trefiumi (20 pom); Pianadetto (21 matt.); Valditacca (21 pom.); Palanzano (23); Zibana e Trevignano (24); Caneto e Vairo (25); Valcieca e Nirone (26); Vestano e Pratopiano-Lalatta (27); Ranzano (28 matt.); Ruzzano (28 pom.). Settembre: Tizzano (10); Albazzano (11 matt.); Isola di Tizzano (11 pom.); Reno (12); Casola di Tizzano (13 matt.); Carobbio (13 pom.); Musiara Superiore e Musiara Inferiore (14); Cereto di Tizzano (15 matt.); Anzolla (15 pom.); Casa Galvana (16 matt.); Madurera (16 pom.); Moragna- no (17 matt.); Rusino (17 pom.); Scurano (18); Campora (19 matt.); Vezzano (19 pom.); Sasso (20 matt.); Mediano (20 pom.); Ceretolo (21 matt.); Cedogno (21 pom.); Lodrignano (22); Bazzano (23 matt.); Castione Baratti (23 pom.); Provazzano (24); Neviano Arduini (25); Lupazzano (26 matt.); Urzano 26 (pom.); Mozzano (27 matt.); Antreola (27 pom.); Castelmozzano e Orzale (28). Ottobre: Trecasali (22); San Quirico (23 matt.); Roncocampocanneto (23 po.); Viarolo (24); Gainago (26

55 Conforti viaggia per due volte a cavallo…; ce ne parla lui stesso: - «In questa Canonica di Agna, ove stamane alle ore 11 sono giunto dopo 15 kilometri (sic) di cavalcatura […]. Comincio a sentire un po’ di stanchezza, perché due o perfino tre viaggi al giorno in parte a cavallo e talvolta a piedi tra dirupi, a tacere del rimanente, non sono il più indicato degli Sport. […]», in lettera al vicario generale mons. Enrico Aicardi, da Agna il 26 luglio. - «Ieri ho viaggiato da Reno a Casola per un’ora e mezzo su di un ronzino e sotto la pioggia. (…)» annota scrivendo ancora al Vicario E. Aicardi e ai Colleghi di Curia, da Casola di Tizzano il 12 settembre. Parallelamente egli si fa presente per al- tre visite e celebrazioni in Cattedrale, in talu- ne chiese della città, nelle comunità religiose urbane113; senza trascurare, come più sopra accennato, le visite agli ospedali militari del- la città. Celebre foto attribuita al 5 luglio 1931, ma con più Alla fine di febbraio Conforti si reca alla probabilità databile al 26 luglio 1916. stazione ferroviaria dove è di passaggio il car-

matt.); San Polo (26 pom.); Sant’Andrea a Mane (27 po.); Torrile (28). Novembre: San Secondo (26); Ronchetti (27); Corticelli (27 pom); Castell’Aicardi (28 matt.); Pizzo di San Secondo (28 pom.). 113 Scorrendo il Calendario liturgico relativo al 1916 - ufficialmente intitolatoOrdo Divini Officii Recitandi Sacrique Peragendi Clero Sanctae Ecclesiae Parmensis Anno Bissestili 1916 - nella edizione personale usata dal Conforti, si scoprono, annotati dalla sua grafia accanto ai giorni del calendario, tanti di questi appuntamenti, da lui poi espletati con puntigliosa fedeltà. Eccone qualche esempio: 16 gennaio: «Comunione ai bambini a S. Giovanni»; 24 maggio: «Comunioni d’oro a S. Cecilia - Cresima - Benedizione»; 11 giugno, in Cappella del Vescovado: «Ordinazione di un Diacono e Suddiacono ed assistenza pontificale»; 12 giugno: «Messa a S. Carlo per le Co- munioni d’Oro. Alla sera alle Piccole Figlie Chiusura Scuola di Religione e Benedizione / Nei giorni 12-13- 15-20-21: Cresima in Episcopio / il giorno 13 Messa discorso e Comunione alla SS. Annunziata ed alla sera Benediz.»; 21 giugno: «Messa alle Luigine»; 28 giugno: «Adunanza della P. Società del Sacro Cuore»; 5 ago- sto: «Comunioni e Cresima alla Certosa (Riformatorio; ndc)»; 11 agosto: «Scritto a Tizzano pel giorno 13 a Scurano pel giorno 20 a Provazzano pel giorno 25»; 8

56 dinale Désiré-Joseph Mercier (1851-1926), primate del Belgio e strenuo difensore delle popolazioni civili della sua terra in seguito all’invasione tedesca. Insieme all’ar- civescovo vanno ad ossequiarlo numerosi sacerdoti e fedeli e, con i viaggiatori dello stesso treno, improvvisano “una calorosa dimostrazione d’affetto e di estimazione alla quale il venerato presule risponde commosso con patriottiche parole”114, che sembrano connotare ulteriormente lo spirito anti-tedesco della manifestazione. Non si può poi omettere un accenno all’attenzione che mons. Conforti dedica, sempre in questo anno 1916, al suo Istituto missionario, esplicata tanto con la pre- senza in Casa Madre al Campo di Marte115, quanto con il suo carteggio svolto quasi settembre: «Visita ospedali militari. Accademia onomastico Ist. miss.»; 4 ottobre: «Messa all’Annunziata 7.1/2»; 29 ottobre: «Consacraz. dell’Altare di S. Martino S.(inzano; ndc) officia il Canonico Bertogalli». 114 Il passaggio del Card. Mercier, in La Giovane Montagna, 4 marzo 1916, p. 3. 115 Possono bastare alcuni richiami storici, tolti da lettere intercorse nel 1916 e dalla cronaca del tem- po, per comprendere lo spessore della presenza del Conforti al Campo Marte, tra i saveriani in forma- zione all’apostolato missionario, durante l’anno in analisi. Lo facciamo incernierando i dati attorno ad alcuni snodi del suo comportamento: a) Egli stesso riferisce elementi circa la vita quotidiana in Casa Madre saveriana: - «I nostri cari giovani, che si trovano sotto le armi, continuano a diportarsi assai bene ed in modo particolare Gazza e Magnani che a San Daniele del Friuli in un ospedale di Cholerosi danno prova di uno spirito di abnegazione e di corag- gio che attira l’ammirazione dei Superiori e dei commilitoni. Gli altri che si trovano all’Istituto vengono a scuola in Vescovado, avendo io dato loro ospitalità, e si diportano nella loro grande maggioranza, assai bene. Ve ne sono diversi che lasciano concepire di sé le migliori speranze. Le dirò inoltre che all’Istituto si lavora a far conoscere l’opera nostra e che si sta preparando una vera campagna missionaria, in attesa della pace, non convenendo nel momento attuale fare scorrerie. […]» (Lettera a Luigi Calza, da Parma 4-3-1916). - «Ed ora Le dirò a sua consolazione che al Campo di Marte si lavora con instancabile operosità per far conoscere il nostro Istituto e per aumentare il numero delle nuove reclute. A quest’ora, pel prossimo anno scolastico, abbiamo già 18 domande di aspiranti, pervenute da ogni parte d’Italia, e penso che buon numero ancora ci perverrà prima della fine del corrente mese, per cui mi lusingo che il numero degli Alunni sorpasserà presto la trentina, senza contare quelli che si trovano sotto le armi. Le dirò pure che ad onta dell’ora triste che attraversa la patria nostra la carità dei buoni non viene meno, per cui ho motivo di sperare che nonostante il crescere degli Alunni si riuscirà ugualmente a sbarcare il lunario senza far debiti. La venuta a Parma di P. Bonardi è stata una vera benedizione, ed io ne ringrazio il Signore. Non creda però che io viva estraneo all’Istituto nostro. Benché occupatissimo nel governo di questa vasta Diocesi che molto mi dà da lavorare e da soffrire, dedico, in gaudio, al caro vivaio di codesta Missione, tutte le poche ore che ho disponibili, spiacente d’essere sottratto in gran parte a quanto più mi sta a cuore. […]» (Lettera a L. Calza, da Parma 8-Sett.1916). - «Ho appreso con piacere che al Campo di Marte continua quella benefica pioggerella della quale tanto abbisogniamo. Anche questo è una prova novella di quella Provvidenza che nutre gli augelli dell’aria e veste i gigli del campo. / La saluto ex corde in una al Padre Sartori ed ai nostri cari giovani e me le confermo. […]» (Lettera a Giovanni Bonardi, da Provazzano, 24 Settembre 1916). b) Dal suo studio in Campo di Marte, nella celebre Sala Rossa, in data 21 Febbraio 1916 il Fonda- tore inoltra ai suoi missionari in Cina la Quarta Lettera Circolare, avente per contenuto quanto egli stesso spiega: «Mi torna sommamente gradito trasmettervi le nuove Regole dell’umile nostra Società per le Missioni Estere. Sono frutto di lungo studio e di lunga esperienza e le ho compilate quali dovrebbero essere, allorché il nostro Istituto avrà preso quel pieno sviluppo, che noi tutti ci ripromettiamo a gloria di Dio nella dilatazione del suo regno su questa terra. / Nel comporre il modesto lavoro ho avuto di mira tre cose

57 in costante dialogo con i figli missionari in Cina116; nonché con l’interessamento per fondare la nuova istituzione della Unione Missionaria del Clero, di cui ampiamente si parlerà nella terza relazione di questo quaderno. Lasciata al lettore l’informazione dettagliata, leggibile nelle note or ora elaborate, appunto circa la presenza pastorale del Conforti in città e diocesi117, si desidera qui fare qualche accenno a momenti celebrativi e significativi da lui presieduti, aventi attinenza stretta con il conflitto bellico in corso e con le sue conseguenze sul popolo parmigiano. In marzo egli estende al suo clero buona parte dei concetti espressi, con gravi e dure parole, dal papa nella lettera pastorale Al tremendo conflitto sottolineando con amarezza che tutti gli sforzi compiuti da Benedetto XV per giungere finalmente alla conclusione di una guerra che “ci appare come il suicidio dell’Europa civile” sono risultati vani118. specialmente: far concepire un concetto altissimo della vocazione e vita apostolica; dare unità di spirito e di governo alla nostra Società; prescrivere quanto è necessario alla formazione e conservazione di tale spirito. […]». Per una conoscenza di questo Quinto Tempo Costituzionale redatto dal Conforti per i Saveriani, si veda Ermanno Ferro, a cura di, Pagine Confortiane, Centro Studi Confortiani Saveriani, Parma 1999, pp. 144-145. c) Appena può, il Fondatore Conforti si reca in Campo Marte per ricorrenze particolari: - il 25 marzo per la Professione perpetua del p. G. Bonardi: “Professione perpetua di P. Bonardi, la prima dopo quella del Fondatore: S.E. è visibilmente commosso e così gli apostolini che assistono per la prima volta a tale cerimonia. S.E. si intrattiene tutto il giorno all’Istituto e alla sera partecipa alla Accademia in onore del P. Bonardi. La Banda, sotto la direzione dell’Apostolino Salvini, eseguisce il seguente programma: Marcia ‘Alla bandiera’, un andante religioso, un walzer ed un’altra marcia” (Angelo Lampis, Conversazioni sull’Istituto Saveriano e sulle Missioni, dattiloscritto inedito redatto negli anni 1957-1961, p. 318). - il 3 dicembre per la Festa di S. Francesco Saverio: “S.E. è visibilmente commosso per la Cappella piena di alunni; la prima volta dopo tanti anni di aspettativa. Alla sera piccola accademia: canti, banda e indirizzi a S.E. che risponde manifestandoci il suo cuore paterno” (A. Lampis, Conversazioni, cit., p. 321). d) Più volte mons. Conforti si reca al suo Istituto missionario per dettare il Ritiro mensile: come avvie- ne nei giorni 6 aprile per parlare sulla Meditazione, il 7 giugno sulla Speranza, il 2 agosto sulla Carità. 116 Sono tredici i missionari saveriani sacerdoti che si trovano in Cina nel 1916, attivi nel Vicariato dell’Honan Occidentale: Armelloni Leonardo - Bassi Assuero - Bertogalli Ermenegildo - Binaschi Angelo - Brambilla Giuseppe - Calza Luigi - Chieli Stefano - Dagnino Amatore - Guareschi Disma - Pellerzi Eugenio - Popoli Alfredo - Prina Elio - Uccelli Pietro. Ad essi mons. Conforti indirizza questi messaggi: l’accennata Quarta Lettera Circolare del 21 febbraio; due lettere a mons. Calza. Invece, quasi tutte le lettere che egli riceve da loro, dalla Cina, sono pubblicate sul mensile dell’Istituto, Fede e Civiltà, nella rubrica Dai Nostri, che mons. Conforti avrà più e più volte sfogliato, soddisfatto… 117 Durante l’anno 1916 mons. Conforti effettua cinque assenze dalla sua Diocesi: - il 7 febbraio: «Si recò a Borgo S. Donnino (Fidenza) per restituire la visita a S. E. mons. Giuseppe Fabrucci» (L’Eco, febbraio 1916, p. 39); - il 14 aprile: «Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Arcivescovo il giorno 14 Aprile si recò al Semi- nario di Cognento di Modena per visitare i Seminaristi di Parma, che vi si trovano raccolti (sfollati; ndc)»; - dal 24 al 29 aprile è a Roma per la Visita ad Limina, da Benedetto XV; - dal 7 al 14 agosto si ritira in santi Spirituali Esercizi presso i Cappuccini di Scandiano (Reggio Emilia); - dal 16 al 19 ottobre: «Si recò a Modena per partecipare alle adunanze dei Vescovi regionali» (L’Eco, novembre 1916, p. 243). 118 Per la pace, in La Giovane Montagna, 8 aprile 1916, p. 1; FCT 24, p. 127; B. Bignami, La Chiesa in trincea. I preti nella Grande Guerra, cit., p. 45.

58 Vita quotidiana all’Istituto Missioni Estere durante l’anno bellico 1916:

La Banda Saveriana, iniziata nell’anno precedente (vedi Parma negli anni 20, p. 86), gode in questo secondo anno di vita della bravura del “signor Maestro Abdon Villetti, della orchestra del Teatro Regio di Parma; era stato trovato dal padre Bonardi. E così iniziammo a far prove con lui. A me toccò il clarinetto, però per cominciare mi mise a suonare i piatti e a tutti i volenterosi toccarono i vari strumenti. Così cominciò nell’Istituto una musica che faceva fermare tutti quelli che passavano nella strada davanti alle Missioni. In pochi mesi imparammo a suonare una marcetta militare e i soldati che occupavano parte dell’Istituto ci applaudivano festosamente” (Innocenzo Ambrico sx, Ricordi, Mazatlan (Mexico) 24 febbraio 1995, in FCT 14, p. 674).

Al 31 dicembre 1916 il personale dell’Istituto Sa- veriano è composto di 55 membri. Di essi 12 sono in Cina, due Superiori a Parma, tutti gli altri alun- ni. Nella foto: i 13 nuovi allievi entrati nel 1916.

59 Vita quotidiana all’Istituto Missioni Estere durante l’anno bellico 1916: omaggi spirituali a p. Giovanni Bonardi nel giorno della sua professione perpetua

60 Vita quotidiana all’Istituto Missioni Estere durante l’anno bellico 1916: omaggi degli alunni saveriani “letterati in erba…” a p. Giovanni Bonardi nel giorno della sua professione perpetua

61 Vita quotidiana all’Istituto Missioni Estere durante l’anno bellico 1916: omaggi degli alunni saveriani “letterati in erba…” a p. Giovanni Bonardi nel giorno della sua professione perpetua

62 Vita quotidiana all’Istituto Missioni Estere durante l’anno bellico 1916: omaggio al Fondatore Conforti, per l’8 settembre 1916

“Sua Eccellenza rimase tutta la giornata dell’otto settembre, suo onomastico, all’Istituto e prese parte con gioia alla piccola festa preparata dai suoi Apostolini. La banda, ormai non è più fanfara, sotto la direzione del Maestro Villetti eseguì un piccolo programma: Marcia ‘Cristoforo Colombo’ di Gilardenghi; Serenata del Toselli; un Andante religioso; una Mazurka e l’Inno di Mameli” (Angelo Lampis, Conversazioni sull’Istituto Saveriano e le sue Missioni, dattiloscritto inedito redatto a Parma negli anni 1957-1961, p. 321).

63 Missionari Saveriani in Cina nel 1916

Seduti, da sinistra: Ermenegildo Bertogalli, Leonardo Armelloni, Luigi mons. Calza, Vincenzo Dagnino, Stefano Chieli. In piedi, da sinistra: Alfredo Popoli, Angelo Binaschi, Elio Prina, Eugenio Pellerzi, Assuero Bassi, Giuseppe Brambilla, Disma Guareschi.

64 Celebrazione alla Steccata

Il sabato 8 aprile nella chiesa magistrale della Steccata, per iniziativa del ve- scovo Conforti e con la sua presidenza, si svolgono le solenni onoranze di tutti i caduti in guerra, presenti le autorità civili, anche dei Comuni della provincia, e militari: il Presidio fornisce i trofei “per adornare il tempio e il catafalco grandioso”. La banda del 61° Reggimento fanteria diretto dal maestro Dotti e la corale Euterpe del maestro Annibale Pizzarelli119 decorano la celebrazione liturgica con suggestivi brani di musica sacra: Marcia funebre di Spartaco Copertini120, Messa a 4 voci virili e voci bianche di Arnaldo Furlotti121, La Vergine degli Angeli dalla Forza del destino di Giuseppe Verdi, il Preludio della Risurrezione di Lazzaro di Lorenzo Perosi e al ter- mine la Marcia Funebre di Luigi Mancinelli122. Fuori programma “una composizione dello stesso M.° Dotti, con un pregevole e discreto accenno ai sacri inni della Patria, ha ottenuto un effetto meraviglioso, e che piacque immensamente per la sua genialità”123.

In Duomo

Alla solenne Messa pontificale celebrata in Duomo il 23 aprile, giorno di Pasqua, mons. Conforti, dinanzi ad una folla di popolo d’ogni ceto e condizione, fra cui

119 Annibale Pizzarelli (Parma, 3 agosto 1885-23 agosto 1973) direttore di cori, tra i quali la Corale Euterpe, che poi si fuse con la Corale Verdi, nei teatri Reinach e Regio di Parma: Gaspare Nello Ve- tro, Dizionario dei musicisti di Parma e provincia, Tecnografica, Parma 2008, p. 269. 120 Spartaco Copertini (Parma, 1° luglio 1879-Firenze, 11 luglio 1952), saggista e compositore musi- cale, insegnò al Conservatorio di Parma e in quello di Firenze: G. N. Vetro, Dizionario dei musicisti di Parma e provincia, cit., pp. 119-121. 121 Arnaldo Furlotti (San Secondo Parmense, 12 ottobre 1880-Parma, 22 marzo 1959) nato in una famiglia di musicisti è avviato agli studi musicali durante il seminariato e si diploma in canto corale al Conservatorio di Parma. Negli anni 1901-1902 svolge il servizio militare nella quinta Compagnia di Sanità a Verona. Ordinato sacerdote, nel 1906 viene nominato maestro di cappella della Cattedrale dal vescovo di Parma mons. Francesco Magani. Continua a studiare privatamente armonia, contrappunto e fuga, oltre che musica sacra e composizione diplomandosi nel 1911. E’ richiamato alle armi allo scoppio della Grande Guerra, tenente cappellano all’ospedaletto da campo n. 31 sul Carso, oltre San Giovanni Manzano, poi al n. 37 di Cervignano del Friuli, in prov. di Udine, sede del Comando della III Armata. Nel 1916 lo ritrae in un espressivo pastello lo scultore Ettore Ximenes. Verrà congedato nel febbraio 1919. Don Furlotti rientrò ben presto nel mondo musicale parmense, compose e diresse numerosi brani di musica sacra e sinfonici oltre che un opera teatrale. Collaborò inoltre alle riviste culturali e fu tra i promotori della Camerata parmense: Ibid., pp. 174-175. 122 Luigi Mancinelli (Orvieto, 1848-Roma, 1921) è stato direttore d’orchestra, compositore e violon- cellista attivo a Bologna, Roma e all’estero. 123 Onoranze funebri alla Steccata, in Gazzetta di Parma, 6 aprile 1916; Il funebre rito in suffragio dei parmensi caduti in guerra, in Gazzetta di Parma, 9 aprile 1916; I funebri solenni per i militari caduti per la Patria, in La Giovane Montagna, 15 aprile 1916, p. 3.

65 spiccano numerosi soldati e ufficiali, pronuncia una forte omelia ispirata dal tragico momento che attraversa il mondo. «E non sono stati soltanto i rappresentanti ecclesia- stici dei popoli - sottolinea il vescovo - che hanno rivolto a Dio il pensiero del pentimento nell’ora tremenda che passa, ma ben anche i reggitori di potenti nazioni. Udite a vostra edificazione, in mezzo ai pigmei negatori di Dio che vi circondano, udite il pensiero di fede e di speranza che rivolge a lui Wilson presidente della grande repubblica degli Stati Uniti d’America. Wilson dopo d’aver invitato con pubblico atto solenne il suo po- polo immenso all’umiliazione ed alla preghiera conclude: “Supplichiamo l’Onnipotente Iddio perché sorpassi il consiglio degli uomini ed aggiustando gli affari che essi no sanno né cambiare né governare, movendosi a pietà delle nazioni che subiscono la violenza della guerra mostri nella sua bontà misericordiosa una via ove noi poveri mortali non ne scorgiamo alcuna”. Supplichiamo ancora Iddio onnipotente di perdonarci i nostri peccati, l’ignoranza della sua volontà, la nostra ostinazione ed i nostri numerosi errori inspirandoci pensieri e consigli che purifichino e perfezionino le anime nostre»124. Con ciò condensando in modo criptico - ma ora non può far altro per non urtare le auto- rità - quali erano le vere cause del conflitto e del vicolo cieco in cui si erano cacciati i governanti, non con i “nostri” (cioè del popolo) ma con i loro “peccati” e con i loro “numerosi errori”. Emblematico in questo senso è il suo accenno al presidente degli Stati Uniti, che è sempre stato pacifista e fino a questo momento ha tenuto il suo Stato fuori dalla guerra.

All’Annunziata

Il 31 maggio il quotidiano cittadino, liberale e non particolarmente interventista, ma ormai immerso nella situazione bellica da cui non si può uscire se non con una vittoria, sembra mandare un messaggio al vescovo, quando preannuncia una mis- sione dei Francescani, dal 3 al 13 giugno in preparazione alla Festa di Sant’Antonio da Padova nella chiesa dell’Annunziata. “L’ora è solenne. - scrive il giornale - Mentre la Patria guarda con serena fiducia i suoi figli che combattono per la difesa e per la sua libertà, sarà bello imparare e vedere come solo la fede ispira ai soldati l’eroismo, alle fa- miglie che trepidano e sperano la calma e il coraggio”125. Una frase (la sottolineatura è nostra!) che oggi suona come cinico agnosticismo venduto per solido credo religioso. È peraltro doveroso sottolineare che nella giornata inaugurale è prevista alle ore 11 una “messa solenne in musica”, purtroppo senza più precise indicazioni su autore ed esecutori.

124 Cfr. Guido Maria Conforti, Omelia 23 aprile 1916, nella Solennità della Pasqua: autografo in ACSCS; leggibile pure in FCT 24, pp. 71-84, citazione alle pp. 79-80; Solennità di Pasqua in Duomo, in Gazzetta di Parma, 26 aprile 1916. 125 Solenne missione, in Gazzetta di Parma, 31 maggio 1916.

66 A Marzolara

Molto significativa, per entrare nella mentalità e nella prassi del momento, è la modalità con cui nell’estate viene trasportata nella chiesa parrocchiale di Marzolara l’immagine della Madonna della Pace, cioè della Madonna che allatta il bimbo, pro- veniente dal soppresso oratorio omonimo di Borgo delle Colonne a Parma. La chiesa di Marzolara, la cui prima pietra era stata posta nel 1908 su progetto dell’architetto Alfredo Provinciali126, era quasi terminata e il 2 luglio avviene l’inaugurazione al cul- to127 e contemporaneamente la collocazione dell’antico dipinto che a suo tempo era giunto a Parma da Roma128 e sistemato dapprima in San Benedetto e nel secolo XVII nell’oratorio di Borgo delle Colonne, ridotto ad uso profano nel 1913. La cerimonia di Marzolara ha luogo il 2 luglio 1916 ed è descritta in diverse corrispondenze ap- parse sui giornali cattolici129. Rettore della chiesa, e autore dell’articolo più completo nella parte storica, è don Giovanni Consigli130; la Messa è celebrata dal cappellano militare don Luigi Consigli, nipote del parroco, al quale evidentemente è stata con- cessa una licenza. A presiedere, appositamente inviato da Conforti, è il canonico

126 Su A. Provinciali: R. Lasagni, Dizionario Biografico, cit., IV, app. 16-18. 127 La definitiva consacrazione, rimandata a tempi migliori, avrà luogo il 17 giugno 1928: Pietro Bonardi, Il Beato Conforti per la gente della sua terra, Vita Nuova, Tecnografica, Parma 1997, p. 147. 128 Il dipinto, copia dei primi del Seicento, proviene dall’antica chiesa di S. Andrea de Aquarizia- riis, trasformata nell’attuale S. Maria della Pace, nei pressi di Piazza Navona, accanto al chiostro del Bramante, dove esiste tuttora un precedente dipinto della Madonna della Pace che, colpita da un sasso, avrebbe, secondo la tradizione, versato sangue e conseguentemente indotto i fedeli a rie- dificare e a reintitolare la chiesa intorno al 1482. Successivamente, nel 1656, avviene la definitiva ristrutturazione con la convessa facciata barocca ad opera di Pietro da Cortona per volere del papa Alessandro VI. 129 Giornale del Popolo, 27 maggio 1916, p. 2; D.G.G. (Don Giovanni Consigli), La “Madonna della Pace” e Parma, in La Giovane Montagna, 17 giugno 1916, p. 2; Inaugurazione della chiesa. Funzione della Madonna della Pace, in ibid., 24 giugno 1916, p. 2; Marzolara, in ibid., 8 luglio 1916, p. 2 [ripreso in Valbaganzario 2016, Centro Studi della Val Baganza, Tipolitotecnica, Sala Baganza (PR) 2015, p. VII]; Giornale del Popolo, 15 luglio 1916, p. 2. Sull’Oratorio della Ma- donna della Pace di Borgo delle Colonne e sulle opere d’arte passate da qui a Marzolara nel 1916: Italo Dall’Aglio, La Diocesi di Parma, II, Scuola Tipografica Benedettina, Parma 1966, pp. 632- 633; Giuseppe Cirillo - Giovanni Godi, Guida Artistica del Parmense, II, Artegrafica Silva, Parma 1986, p. 189; Tiziano Marcheselli, Le strade di Parma, I, Tipolitografia Benedettina Editrice, Parma 1988, p. 182; Franco Ollari, Madonna della Pace venerata nel santuario di Marzolara, Tipografie Riunite Donati, Parma 2000, pp. 2-6; GiacomoG alli, L’Oratorio della Madonna della Pace. L’edificio religioso nel contesto storico-ambientale locale, in Parma per l’Arte, n. s., Anno XXII, fascicolo 2016, pp. 315-357; c. p., La chiesa sconsacrata si apre alla città, in Gazzetta di Parma, 29 marzo 2017, p. 13. 130 Don Giovanni Consigli, parroco di Marzolara dal 30 dic. 1902 alla sua morte il 2 agosto 1923: I. Dall’Aglio, La Diocesi di Parma, cit., p. 634.

67 don Leandro Fornari131, che tiene un’apprezzata omelia: “A lui devesi in gran parte la bella riescita della Festa. Si eseguì un corposo programma di canti sotto la direzione di Don Giovanni Malpeli132, sedendo all’armonium il Sig. Prof. Cassani133. - Il concorso dei fedeli fu straordinario quale mai si vedeva a Marzolara. - La imponente interminabile processione tenuta a sera attraverso la campagna, fra il sussurro delle preci, l’inneggiare grave dei sacerdoti ed il canto armonioso ed appassionato dei giovani, fu un trionfo per la Vergine Paciera”. E ancora: “E’ noto il pressante e ripetuto invito del Santo Padre ai fedeli di pregare e pregare, al fine di impetrare da Dio benedetto la fine dell’attuale fla- gello della guerra che desola l’Europa. Il Pontefice desidera che in modo speciale, con vive suppliche interessiamo, al medesimo scopo, il valido patrocinio di Colei, che Egli vuole salutata dal mondo: Regina Pacis”. La Chiesa parmense, anche con questo evento, non sfugge all’occasione di rimarcare la volontà di pace del mondo cattolico, seppure in modo un po’ criptico, per non incorrere nelle sanzioni delle autorità, per le quali ci voleva poco a trasformare un pio desiderio di pace in un’espressione disfattista e come tale passibile di gravi pene134.

A San Michelino

Il 12 dicembre il vescovo viene invitato nella casa delle Orsoline di San Michelino dove, dal 3 novem- bre 1915, sono di stanza per due anni i giovani con- vittori del Collegio gesuitico “Cesare Arici” di Brescia, retto da padre Giovanni Battista Battisti, a sua volta sfrattato per trasformarlo in Ospedale degli Ufficiali. Mons. Conforti nell’occasione, durante la premiazione dei giovanetti qui sfollati a causa della guerra, è omag- giato da uno degli istitutori, il gesuita padre Leonida Grazioli, di una composizione poetica, elegiaca e di ca- rattere encomiastico fin che si vuole (gioca anche sul

131 Don Leandro Fornari (Casatico di Langhirano, 1863 - Parma 1949), canonico della basilica Catte- drale dal 1899, arciprete della stessa dal 1934 e in seguito nominato protonotario apostolico; docente nel Seminario Maggiore: R. Lasagni, Dizionario Biografico, cit., vol. II, pp. 800-801. 132 Don Giovanni Malpeli è parroco di Cella Corte Palmia dal 1914 al 1934; ignoriamo se si tratta del compositore dello stesso nome attivo a Parma nel 1913: R. Lasagni, Dizionario Biografico, cit., III, p. 317. Il coro impegnato è quello dei Cantori di Ravarano. 133 Si tratta del prof. Edgardo Cassani (Parma, 1868-1936), diplomato in clarinetto e docente presso il Conservatorio di Parma, oltre che concertista e orchestrale con Toscanini e altri direttori del suo tempo: R. Lasagni, Dizionario Biografico, cit., I, p. 940. 134 Sull’evidenza in generale di tale rischio: B. Bignami, La Chiesa in trincea. I preti nella Grande Guer- ra, cit., pp. 23, 63-67.

68 significato del cognome del vescovo, inteso come voce verbale), ma che ancora oggi si può leggere con piacere, anche per il tono non retorico, ma umile e garbato con cui si propone: “Vieni Maestro di celeste scuola / Sacro Pastor, che guidi alle sorgenti / del santo vero colla tua parola, / le tenerelle e giovanette menti. // Ave Pastor, il tuo sì mite aspetto / la tua bontà ch’anco nel nome porti, / il tuo per noi sì conosciuto affetto, / forza è ch’a bene oprare conforti. // E noi speriamo, o Venerando Padre, / che mentre in serto offriam di qualche fiore / per onorare la celeste Madre, / sia pure a Te gradito e torni a onore. / Che se al voler non corrisponde poi / l’effetto ambito, sappia tua bontà / benignamente compatire a noi / come dal Ciel la Vergine farà135. I gesuiti provvisoriamente stanziati a San Michelino si erano resi utili, durante tutto l’anno, alle vicine parrocchie con celebrazioni e predica di missioni; e lo faran- no fino alla loro partenza l’anno successivo quando anche la casa delle Orsoline verrà requisita dalle autorità militari e trasformata ad alloggi di servizio per il personale del vicino opificio pirotecnico: da casa di pace a fabbrica di morte… Ai militari l’u- nico ritmo, l’unica musica, l’unica poesia che vale è quella che esce dalla bocca delle mitragliatrici…

Presenza gradita, “paradisiaca”136

In piena sintonia con i contenuti appena espressi dal messaggio accogliente rivolto a mons. Conforti nella sua visita a San Michelino, me- ritano di essere evidenziati altri omaggi tributa- ti al santo vescovo, in occasione di sue visite a collettività diocesane, costituite in prevalenza da fanciulli, collegiali ed educandi. Essi manifesta- no, ancora una volta ed in pieno tempo di guerra, quanto la figura del Pastore della diocesi di Parma tornasse di gradimento rasserenante e di incom- mensurabile armonia in circostanze così difficili. Ne ricordiamo tre. Il 24 maggio, recandosi in città “al Collegio di S. Cecilia, dove celebra la S. Messa in occasione della Comunione d’oro di alcune alunne, vi ammi- nistra anche il Sacramento della Cresima e tiene di-

135 L’autografo presente in ACSCS è leggibile pure in FCT 24, p. 228. 136 Paragrafo a cura di Ermanno Ferro.

69 scorso di circostanza”137, è così salutato dalla voce di una Collegiale: “Un inno, un plauso armonico / Pastore risuonò, sì! / L’udimmo al dolce palpito / Che il nostro cor formò // Ma un inno, un plauso t’ergere / E il nostro voto ancora / L’accetta esso parte / Da un innocente cor! // Vola, mio canto, accolganti / L’aure pietose in seno; / Vola in balia de’ zeffiri, / Povero sei, ma almeno // A quel Pastor benefico / Sii interprete del cor, / Vola soave e placido / Pieno di santo amore. // Preghiam da lungi veggano / Suoi giorni un lieto fin / Di rose un serto fulgido / Le tempia adorne e il crin // E del Pastor amabile / Per Angel di bontade / La gioventù qual d’aquila / Rinnovi il Creator.”138

“Il giorno primo giugno, recandosi in Sacra Visita a Traversetolo”139, mons. Conforti riceve il seguente omaggio, proclamato da una alunna del Collegio di Nostra Signora del Sacro Cuore: “L’Omaggio di Gratitudine // S. L .G. C. // Eccellenza Reverendissima, / ci pesava sul cuore la melanconica tema di non riaverLa fra noi nella circostanza della Sua Visita Pastorale, quando invece come ridente aurora di giorno felice, a noi giunge piacevolmente l’annunzio che Vostra eccellenza Reverendissima, si sarebbe anche quest’anno compiaciu- ta di visitare il nostro Istituto, e darci modo così di gioire un’altra volta nel rapprupparci intorno al Padre Venerato, per ossequiarLo ed esprimerGli tutto l’affetto riverente e forte di cui sono capaci i nostri cuori di figlie. / Udiremo così nuovamente la Sua parola di vita e per noi trascorrerà un istante paradisiaco, ingenuo riflesso della beatitudine del cielo. / Ho bisogno di dirLe subito, Eccellenza Reverendissima, che in questo felice momento l’anima delle nostre amorose educatrici, e quelle delle mie compagne d’educandato, si sentono sotto il fascino della più schietta felicità, e pensano con emozione quanto è grande la fortuna che a tutte procura la benevolenza, la protezione, e la guida apostolica dell’An- gelo della Diocesi. / Circostanze di disagio, che Vostra Eccellenza conosce, ci obbligano, è vero a spogliare da ogni apparato la modesta presentazione dei nostri ossequi, ma questo non impedisce, certo, che giungano meno gradite al Suo cuore di Padre le protestazioni del nostro filiale attaccamento alla sacra Autorità dell’Eccellenza Vostra, insieme alla viva e perenne gratitudine che fa palpitare fortemente il nostro cuore, per l’interesse che ne porta, e la tenerezza che ne dimostra. / Sappiamo, Eccellenza, che tanta bontà del Vescovo per noi bambine, mira allo scopo santo di vederci crescere timorate di Dio, e bene istruite nel catechismo cattolico. Ebbene sia questo appunto il dono che le Sue bambine di Traversetolo Le offrono in questa lieta occasione, la promessa cioè ed il proposito, da parte di noi tutte che la cristiana educazione, a cui ci sforzeremo di crescere col santo aiuto del Signore, ne renderà capaci di procurare all’amato e venerato nostro Vescovo, le gioie più sentite e le consolazioni più profonde. / L’augurio delle figlie Sue, Eccellenza, il voto più

137 Cfr. L’Eco, giugno 1916, p. 123. 138 Cfr. autografo in ACSCS. 139 Cfr. L’Eco, giugno 1916, p. 123.

70 71 ardente che Ella vorrà gradire, si è che la preziosa Sua esistenza scorra serena, infiorata di celesti consolazioni frutto immancabile dell’attività Sua feconda di bene. / Traversetolo 3 giugno 1916 / Di Lei Eccellenza Reverendissima / Aff.me Educande del Collegio di / Nostra Signora del Sacro Cuore”140. Il giorno 11 luglio “essendo in visita nella parrocchia di Pagazzano al mattino, visitò pure Pietramogolana nel pomeriggio”141. Questo è l’omaggio, in pergamena di- segnata da NRicci, che il vescovo riceve: “In occasione / della / Visita Pastorale / dello / Eccellen- tissimo Monsignor / Guido Maria Conforti. / Pietromogola- na, / per la / Cresima e la Prima Comunione / dei fanciulli // Al giorno così fulgido / Di Celestiale Festa / Che il più sublime giubilo / Per noi bimbi ne appresta / Del nostro Pa- stor buono / Il sorriso è tal dono / Che ci delizia il cuor. // Ah! come par che sfolgori / Oggi più bello il sole, / Pare che un nimbo etereo / Di gigli e di viole, / Su questi colli ameni / Piova e ci rassereni / Al raggio della Fè. // Salve o diletto Presule / Che a noi vieni con cuore / Benedicente gli umili / Nel nome del Signore / Salve e la tua parola / Che placa e che consola / Porgi in sì fausto dì! // Parla e a quel dolce balsamo / Ogni alma si conforti / E nuova Speme vivida / Il verbo tuo le apporti / Sicché la Pace scenda / Su noi e in noi risplenda / Fiamma di carità.”142

A Fidenza

A Fidenza, allora denominata Borgo San Donnino, durante la prima guerra mondiale giunge un nuovo vescovo, il fiorentino mons. Giuseppe Fabbrucci (Can- celli di Reggello Valdarno 1861-Montecatini Terme 1930), che fa il suo ingresso in diocesi il 22 gennaio 1916 e vi rimane fino a poco prima della morte. Il suo alto mandato inizia in un momento particolarmente difficile: la guerra era giunta al suo punto cruciale e più che mai se ne sentiva il peso. Le parrocchie, per la maggior par- te, sono prive di parroci, chiamati alle armi, sicché all’assistenza religiosa provvedono i pochi sacerdoti rimasti, trasferendosi a turno da una parrocchia all’altra. Molte chiese sono chiuse e requisite dall’autorità militare; lo stesso Seminario è trasformato in ospedale per i soldati ed infine in scuola elementare. Primo atto del governo di mons. Fabbrucci è di invitare il popolo alla preghiera ed alla penitenza per placare la

140 Cfr. autografo in ACSCS. 141 Cfr. L’Eco, luglio 1916, p. 154. 142 Cfr. autografo in ACSCS.

72 divina giustizia e ottenere la cessazione del tremendo flagello. Si dedica poi ai feriti di guerra e ai prigionieri, visitando frequentemente i primi ed interessandosi della sorte degli altri attraverso la Segreteria di Stato per informare le famiglie in apprensione. Le sue principali preoccupazioni, nel suo quindicennale episcopato, sono quelle ti- picamente pastorali. Tra il 1919 e il 1920 verranno fondate a Borgo l’Associazione della Piccola Proprietà e l’Unione del Lavoro, di impronta cattolica, fortemente av- versate dai socialisti143. Anche la Diocesi di Borgo San Donnino invia al fronte alcuni cappellani militari, come don Antonio Vignola (1885-1947) che, ordinato sacerdote nel 1912 e inviato a Cogolonchio quale coadiutore, dovrà temporaneamente lasciare il paese per l’ospedale da campo n. 217 della Sanità installato nel Convitto nazionale di Cividale del Friuli, prima di ritornare a fare l’arciprete della stessa parrocchia144. Grandi spettacoli patriottici vengono organizzati durante la festa patronale e non mancarono rappresentazioni di opere liriche al Teatro Magnani, sempre a scopo be- nefico per le famiglie dei richiamati alle armi145.

Verso il terzo Natale di guerra

Tra i cappellani militari parmigiani al fronte nella zona del Carso c’è anche il già menzionato sacerdote e musicista Arnaldo Furlotti, che fa parte della III Arma- ta146. Qui conosce il friulano mons. Celso Costantini, parroco e conservatore della Basilica di Aquileia, nonché cultore ed esperto d’arte, che lo invita a collaborare alla rivista Arte Cristiana. In seguito mons. Costantini andrà Delegato Apostolico in Cina (1922-1933) ed avrà ottimi e frequenti rapporti con missionari saveriani e con Conforti; quindi tornerà in Italia, visiterà Parma più volte e verrà nominato segretario di Propaganda Fide ed infine cardinale. Certamente è Costantini a sugge- rire a Emanuele Filiberto Duca d’Aosta, comandante della III Armata, il nome del parmigiano don Furlotti quale compositore di una Messa da Requiem - a tre voci dispari (contralti, tenori, bassi) con organo e orchestra - da eseguire proprio nella Basilica di Aquileia il 2 novembre 1916147. Già nelle settimane precedenti il prin- cipe aveva ordinato una generale sistemazione più degna per tutte le tombe dei ca-

143 Dario Soresina, Enciclopedia Diocesana Fidentina, vol. I, Tip. La Commerciale, Fidenza 1961, pp. 148-154; Id., vol. II, Agraf, Fidenza 1974, passim. 144 Il Clero in guerra, in Pro Familia, Milano, 30 luglio 1916, p. 459; D. Soresina, Enciclopedia Dioce- sana Fidentina, cit., vol. III, 1979, p. 565. 145 Amos Aimi e Aldo Copelli, Storia di Fidenza, Luigi Battei, Parma 1982, p. 331. 146 Don Furlotti è anche appassionato e abile fotografo, pertanto scatta numerose immagini al fronte: Parma nella guerra mondiale, in Nel mondo nuovo. Parma da Verdi a Vittorio Veneto 1900-1918, cit., p. 373. 147 Arnaldo Furlotti. Il sigaro sullo spartito, a cura di Giuliano Colla e Gaspare Nello Vetro, Tecnogra- fica, Parma 2004, pp. 36-41, 73-75.

73 duti nella zona del Carso, opera di misericordia cui si dedicano in particolare i cappellani militari. Così scrive, tra l’altro, Guelfo Civinini sul Corriere della Sera del giorno successivo: “La commemorazione so- lenne di questi morti è stata fatta ieri nella Basilica di Aquileja. Officiava il vescovo castrense monsignor [An- gelo] Bartolomasi [vescovo di Trieste e Capodistria]. Dal Conservatorio di Parma erano venuti solisti e cori che dettero un’esecuzione perfetta alla messa funebre del sacerdote maestro Furlotti, nella quale rivive de- gnamente la più pura e sobria tradizione italiana”. Il giorno successivo si svolge ad Aquileia un convegno di cappellani militari della Terza Armata presieduto dal medesimo mons. Bartolomasi148. Composizione musicale di A. Furlotti.

“Aquileia 3-11-1916. Convegno di Cappellani militari. III Armata”. A. Furlotti è il secondo seduto da destra in seconda fila, e Celso Costantini alla sua sinistra.

148 Una fotografia dei partecipanti, tra i quali figura anche don Furlotti (qui riprodotta), è stata esposta alla mostra Patria e Religione. Religiosi e religiose italiani nella Prima Guerra Mondiale 1915-1918, Complesso del Vittoriano, Roma, 3 nov. 2016 - 5 febbraio 2017, Guida a cura di Giancarlo Rocca, Edizioni Paoline, Roma 2016, n. 71, p. 27.

74 Parma, Seminario, 1941 (?). Gli alunni del Maggiore e del Minore radunati assieme per la successione dei Maestri di canto in Cattedrale. Ad Arnaldo Furlotti (in piedi al centro con le mani conserte) subentra Mario Dellapina (alla sua sinistra).

Dedica di Celso Costantini al saveriano Luigi Magnani, entrambi in Cina 1926. Nel novembre 1916, l’alunno saveriano Luigi Magnani si trova sotto le armi, in Friuli Orientale, nel 228° Reggimento di Fanteria; qui incontra C. Costantini per la prima volta. Partito per la Cina il 4 gennaio 1922, lì ha modo di ritrovare il Costantini quale Delegato Pontificio arcivescovo titolare dell’antica Gerapoli, il quale gli fa avere questo omaggio, arricchito da una opportuna citazione biblica: “Benedicat Dominus Omnipotentis / R. P. Aloysio Magnani / ut glorificetur nomen D. N. J. C. in eo / et ipse in illo (II Thessalonicensis I,11) / + Celsus Constantini / Archiep. pus Hierapolis / Deleg. A. / Pekini die 31 Augustii - 926”.

75 Una nota di speranza riverbera in questa mesta celebrazione che di poco anticipa la lieta novella del Natale. E quasi sembra riflettersi nelle parole che scriverà il vesco- vo di Parma nel commosso, confidenziale ed assai poco formale messaggio Mons.« Arcivescovo-Vescovo ai Soldati Parmensi», da lui redatto il 20 dicembre 1916:

«Torna il Na- Assieme al messaggio natalizio ai soldati al fronte, non manca mons. tale colla sua sug- Conforti di scrivere personalmente ai suoi sacerdoti militari. gestiva poesia ed il mio pensiero vola a voi, giovani Soldati della mia Diocesi, costretti dal dovere a passare un’altra volta la dolce Festa di famiglia lungi dal domestico tetto e dalla Chiesa, ove i vostri cari ascol- teranno il saluto augurale di pace che tornerà dop- piamente gradito al loro cuore in quest’ora grave di ansie e di pene. «Anche per voi suoni come auspi- cio sicuro di non lontani giorni se- reni il dolce saluto, ai piedi dell’umile altare eretto presso le trincee, dinanzi alla severa maestà delle Alpe nevose e ricordando il gran- de Mistero che si commemora, inizio di un’era novella pel mondo, purificate il vostro spirito colla preghiera e coi Sacramenti accostandovi per tal modo a Gesù che porta la pace al cuore. Quella pace che col gaudio che trasfonde, raddoppia la forma ed il coraggio e ci fa guardare intrepidi e fidenti all’avvenire, che tutti ci ripromettiamo lieto e glorioso per la patria nostra.

76 Il Signore confermi dal cielo la Pastorale Benedizione che con paterno affetto vi invia il vostro Vescovo. / Parma dal Palazzo Vesc. - 20 Dicembre 1916 / + Guido M. Arciv. Vesc»149. Ma per quasi tutto il mondo intero e per le popolazioni parmensi care a San Guido Maria Conforti la fine delle sofferenze è ancora lontana.

149 Cfr. autografo in ACSCS; leggibile in L’Eco, dicembre 1916, p. 256 ed in FCT 24, p. 176.

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Il vescovo pastore nella grave quotidianità

- Umberto Cocconi -

Premessa

Quattro sono gli ambiti dell’azione pastorale di mons. Guido Maria Conforti nell’anno 1916: il proseguimento della seconda visita pastorale1; il pronunciamento di una serie di interventi, omelie e lettere pastorali, aventi come oggetto la virtù della temperanza da usarsi da parte del suo popolo nei costumi e nelle parole2; le indicazioni da lui offerte ai suoi fedeli sulla necessità dell’istruzione religiosa3; la partecipazione ai suoi diocesani di ripetuti messaggi per la pace, affinché ci si prepari a un domani di concordia4.

1 La seconda visita pastorale del vescovo Guido Maria Conforti alla sua diocesi di Parma era stata indetta il 14 ottobre 1914; iniziata l’8 dicem- bre dello stesso anno, viene effettuata in una prima parte nel 1915. Si Parma, Cattedrale, Pulpito. (Fo- veda opportunamente quanto già esposto nella precedente relazione, in togramma da “Il Centenario di un questo quaderno. Pioniere”, documentario realizzato 2 Tra le omelie ed i discorsi pronunciati da mons. Conforti lungo l’anno dal regista Giuseppe Rolando, nel 1916, noi faremo qui riferimento a suoi scritti da noi chiamati di volta 1965, per i 100 anni della nascita in volta appunto “Omelia” o “Discorso”, seguiti da termini riassuntivi di mons. Conforti). sul contenuto e dalla data di intervento. Per agevolare poi il lettore nel desiderio di poter accostare l’intero scritto del Conforti ne indichiamo le pagine in cui si trovano nei volumi di Franco Teodori, cioè nelle FCT, ove sono pubblicati tutti gli scritti confortiani. Ma prima, effettuiamo un elenco preciso e per esteso dei testi a cui ci siamo riferiti in questa relazione e che hanno tutti come autore Guido Maria Conforti, con il numero progressivo di inventario ela- borato dal Teodori ed indicazione del contenuto e relative pagine; quanto appare in corsivo è di penna confortiana: - 1. Omelia Epifania 1916, Cattedrale - Parma 6 Gennaio; della Sensualità in FCT 24, pp. 43-54. - 2. Omelia 14 Gennaio 1916, nella festa di S. Ilario, Parma, Cattedrale; la Purezza Cristia- na in FCT 24, pp. 55-69. - 3. Omelia 23 Aprile 1916, nella Solennità di Pasqua, Parma, Cattedrale; la festa di Pasqua nel Clima di Guerra in FCT 24, pp. 71-84. - 5. Omelia 8 Dicembre 1916, nella Festa dell’Immacolata, Parma, Cattedrale; Bestemmia e Turpiloquio in FCT 24, pp. 93-103. 3 In questo secondo ambito ci riferiamo ad altri scritti confortiani: 4. Parole pronunciate da Mons. Arcivescovo Vescovo il 10 Novembre in occasione del conferimento dei Diplomi alle Signorine della Scuola Magistrale per l’abilitazione all’insegnamento elementare della Dottrina Cristiana; Parma - Vescovado 10 Novembre 1916; in FCT 24, pp. 85-90. - 6. Omelia del Natale 1916, Parma - Cattedrale 25 Dicem- bre; Istruzione religiosa in FCT 24, pp. 104-114. 4 Tra le lettere ed i messaggi qualificanti emanati da mons. Conforti lungo l’anno 1916, noi sofferme- remo la nostra attenzione in particolare su questi testi da lui redatti: - 7. Lettera Pastorale di Quaresima

79 A taluni di questi pronunciamenti è già stato fatto qualche veloce accenno nella precedente relazione. Qui si riprendono alcuni contenuti tanto delle omelie come delle lettere pastorali e non, pronunciate e scritte dal Vescovo Conforti in questo terzo anno di Guerra mondiale, nell’intento di comprendere come per lui siano due le “guerre” che il credente deve affrontare. La prima contro se stesso, al fine di com- piere un profondo rinnovamento interiore. La seconda, riguardante ogni comunità cristiana, è costituita dal prepararsi a ricostruire, dopo la guerra, un avvenire di pace e di concordia universale. E’ questo dunque il contenuto della presente comunica- zione, enucleata attorno ad alcuni punti di commento al pensiero del Conforti ed armonizzata con abbondanti brani ripresi dai suoi scritti, scelti tra i documenti citati di volta in volta nelle note a piè di pagina5.

La vera libertà consiste nel sapersi dominare in tutte le cose

Secondo il vescovo Conforti, la guerra ha sempre origine dal peccato. Se molte- plici possono essere i fattori scatenanti, la guerra tra i popoli trae la sua origine dal peccato dell’uomo.

«Fino a tanto che voi vivete nella innocenza, il vostro cuore è in pace; appena il pec- cato è entrato nell’anima vostra, vi entra con esso il rimorso e la guerra delle passioni. Se nella vostra famiglia tutti osservano la Legge di Dio, la Vostra famiglia è in pace, ma se alcuno pecchi contro la carità o la giustizia, nella famiglia non vi è più pace, ma guerra. E dai diritti violati dai popoli, dall’ingiustizia, quindi, deriva pure la guerra fra le nazioni. Se da una parte la guerra è giusta, doverosa perché legittima difesa del diritto, dall’altra per conseguenza rappresenta un’aggressione ingiusta ed un attentato alla legittima libertà di un popolo. Non ci inganniamo adunque quan- do diciamo che la guerra è conseguenza del peccato e ne è anche il castigo»6.

L’Arcivescovo-Vescovo di Parma Al Venerando Clero e dilettissimo popolo della Città e della Diocesi, Parma dal Palazzo Vesc. 15 Febbraio 1916; il Malcostume in FCT 24, pp. 115-126. - 8. Lettera dell’Arcivesco- vo-Vescovo di Parma al Ven. Clero della Città e della Diocesi, Parma dal Palazzo Vesc. 13 Marzo 1916; Appello alla pace in FCT 24, pp. 127-134. - 18. Lettera Collettiva degli Arcivescovi e Vescovi della Re- gione Emiliana, Modena 17 Ottobre 1916; in FCT 24, pp. 149- 164. - 23. Lettera di Mons. Arcivescovo- Vescovo ai Soldati Parmensi, Parma dal Palazzo Vesc. - 20 Dicembre 1916; in FCT 24, p. 176. 5 In piena sintonia con il nostro semplice intento, già vent’anni fa circa, lo storico parmigiano Pietro Bonardi pubblicava uno studio sul Conforti quale maestro di vita quotidiana cristiana a Parma e nel suo territorio. Lo studio si presenta arricchito di ben 149 note scientifiche, svolte a commento do- cumentaristico dell’intera trattazione. Questi gli estremi bibliografici dell’attraente elaborato, a cui si rimanda: Pietro Bonardi, Il Beato Conforti per la gente della sua terra, “Vita Nuova”, Supplemento n. 1 al n. 10 dell’8.3.1997, Tecnografica, Parma 1997, pp. 176. 6 G. M. Conforti, Omelia 23 Aprile 1916, nella Solennità di Pasqua; FCT 24, p. 71.

80 Poco più avanti nella sua omelia, Conforti, facendo sue le parole dei «coraggiosi Vescovi della Germania sulla guerra», afferma:

«La guerra, essi hanno detto, spalanca il libro delle colpe dei popoli al cospetto del mondo intero e segna il risultato del suo conto a caratteri di sangue. Noi non voglia- mo investigare a fondo il libro delle colpe degli altri popoli, ma solamente il libro delle colpe nostre. La guerra ha messo a nudo anche presso di noi gravissime colpe. Così non si può durare. Ah sì, con le mani levate al cielo noi vogliamo gridare con il profeta Daniele: O Signore Dio grande e tremendo, noi confessiamo che abbiamo peccato e tu sii misericordioso; tu che serbi alleanza ed usi sempre misericordia con coloro che ti temono e ti amano»7.

Nella misura in cui i consessi che hanno in mano le sorti dei popoli dimenticano Dio, le nazioni perdono la via giusta da percorrere, vagano senza meta e si inaridi- scono. Infatti, chi si allontana da Dio non può che perire umiliato e confuso, come suole avvenire a tutti coloro che abbandonano il Signore.

«Questi consessi che hanno in mano la sorte dei popoli e delle nazioni quasi tutti fanno astrazione completa di Dio, come se Dio non esistesse, non riconoscono doveri religiosi. Chi parla in questi consessi ha quasi vergogna di nominare Iddio e non oserebbe sostenere una proposta con argomenti ricavati dalla fede in Dio e nella vita futura. Le deliberazioni, le ordinanze, le leggi emanate da questi consessi troppo spesso sono la negazione del Vangelo e delle eterne verità della fede; bene spesso deprezzano la religione di Cristo, ostacolano l’adempimento di sacri doveri e col pretesto di una libertà malintesa favoriscono l’empietà, la scostumatezza, il libertinaggio. Mentre si vogliono sacre ed inviolabili le istituzioni e le persone che rappresentano, si lascia la più larga libertà d’insultare pubblicamente Dio, di mettere in dileggio la religione, i suoi dogmi i suoi ministri e quanto v’ha di più venerando»8.

Proprio quel secolo - afferma Conforti - che si è dichiarato secolo del progresso, della libertà, della civiltà, del diritto rimane spettatore della più spaventosa tragedia che abbia insanguinato l’Europa: e perché è accaduto tutto questo?

«Dicano pure gli increduli e gli spensierati, quello che vogliono, parlino pure di capricci, di ambizione, di cupidigie e di regnanti, di gelosie fra nazioni e nazioni, di prepotenze di razze: tutto questo non spiega a sufficienza le immani sciagure che oggi ci opprimono, specialmente se si considerano nelle loro circostanze. Per spiegarle

7 Ibid., p. 79. 8 Ibid., pp. 76-77.

81 bisogna salire più in alto, assai più in alto, alla mano di Dio, che, rispettando l’u- mana libertà, permette il male a fin di umiliare e correggere e richiamare gli uomini al dovere e così salvarli»9.

Pertanto solo se le nazioni ritornano a Dio potranno trovare la pace:

«Se noi dunque vogliamo che la misericordia del Signore scenda sul nostro capo nonostante le grandi colpe degli uomini, se vogliamo cooperare alla restaurazione so- ciale e riavere la sospirata pace, facciamo a lui ritorno nell’amarezza del pentimento, detestiamo le nostre colpe in questi giorni di salute e di grazia come ce lo impone la Chiesa, e suggelliamo i nostri propositi alla Mensa Eucaristica. Sforziamoci di essere per l’avvenire, come ce lo prescrive la professione di Cristiani più esemplari, più ferventi, più pii, più religiosi. E la nostra religione sia religione vera e solida e non apparente, sia tale che informi il nostro interno, si trattenga da ogni male e ci muova ad ogni opera buona»10.

Per il vescovo Conforti non ci sono solo peccati di cui sono responsabili le nazio- ni; ma se la società è caduta nel fango, anche i singoli hanno le loro responsabilità. L’uomo infatti «dimentico del cielo, si incurva a terra per pascersi di ghiande come il bruto della foresta; si avvoltola nel lezzo della dissolutezza e si pasce delle emozioni più vili e più vergognose»11. Egli sostiene che la più pericolosa, la più funesta delle passioni è la voluttà, il sensualismo, ossia il predominio dei sensi, la tirannia della carne sullo spirito: «l’u- briachezza del piacere per cui lo spirito degradato e avvilito non cerca più l’aere puro e luminoso della verità ma le sozzure più ignominiose del piacere»12. Per Conforti bisogna opporre una diga

«al dilagar del male ricordandoci bene che il malcostume non è meno temibile che un esercito schierato a battaglia e che dopo la guerra è il sensualismo che ha versato più sangue sopra la terra. E’ la religione il balsamo che preserva dalla corruzione, a cui nulla può essere sosti- tuito, non la morale civile, non il sentimento dell’onore, non il timore delle umane sanzioni; rientri nelle scuole, nelle famiglie dalle quali è stata bandita, nelle aule legislative, ed ogni cosa informi, abbellisca, santifichi perché, ‘sublato numine civitas ruit’.

9 Ibid., p. 80. 10 Ibid., pp 80-81. 11 G. M. Conforti, Omelia Epifania 1916; FCT 24, p. 46. 12 Ibidem.

82 Autografi di Omelie redatte da mons. Conforti.

83 E’ questa la migliore garanzia come della privata e della pubblica onestà, così dell’or- dine e della prosperità sociale»13.

Gli occhi con cui Conforti guarda la società del suo tempo sono quelli di un padre non solo preoccupato, ma angosciato, spiazzato dalla licenziosità che i tempi moderni portano in grembo. L’odierna società gli appare sempre più corrotta nei costumi e indirizzata verso un libertinaggio che porta gli individui a cedere ai lacci della soddisfazione dei sensi:

«Anche la scienza par che voglia legittimare tutti gli istinti e giustificare tutte le passioni in nome dell’igiene: igiene del piacere, igiene dell’amore; ha proclamata necessaria la riabilitazione della carne ed ha proscritto il celibato come rovina della salute. Ed al triste quadro aggiungo la pornografia spicciola volgare che qual torrente limaccioso si diffonde ovunque a rovina della nostra cara gioventù che ad ogni piè sospinto incontra lacci e insidie. Esagero io forse, fratelli dilettissimi?»14.

Le conseguenze di un tale stile di vita basato sull’edonismo e la licenziosità non possono - secondo il Conforti - fare grande una nazione, anzi ledono la gloria della stessa «se l’onestà del costume non sia tenuta nel debito onore, diamoci amica la mano per combattere il triste apostolato che si esercita purtroppo da tanti col romanzo immo- rale, coi periodici pornografici, col giornale empio e libertino per corrompere la presente generazione»15. Per il vescovo di Parma l’assecondare sia gli impulsi della passione che gli istinti, prescindendo dalla legge morale che la natura e Dio hanno scolpito nel più profondo dell’uomo, significa, prima di tutto, dimenticare che l’uomo è stato creato ad imma- gine e somiglianza di Dio. In tal modo oblia

«la propria nobiltà e grandezza, è un confessare di non saper trovare nella grande riserva delle energie fisiche, spirituali e morali di cui dispone l’uomo, quella che occorre per sottrarsi ad una legge di natura, oggi che l’uomo si vanta, e non a torto, di averle domate quasi tutte, è un riconoscere la potenza dell’anima, dello spirito, troppo meschina, perché incapace di dominare il solletico del senso»16.

Proprio per giustificare anche da un punto di vista scientifico e medico le sue affermazioni sulla purezza e sulla moralità sessuale, mons. Conforti si avvale del contributo di noti studiosi e scienziati del suo tempo:

13 Ibid., pp. 53-54. 14 Ibid., p. 53. 15 Ibidem. 16 G. M. Conforti, Omelia 14 Gennaio 1916, nella festa di Sant’Ilario; FCT 24, pp. 62-63.

84 «Potrei citare un lungo elenco di medici e di igienisti stranieri che hanno nel modo più deciso combattute queste opinioni, e vi ricorderei così illustri professori universitari e Direttori di grandi Ospedali, cui per conseguenza non fa difetto né esperienza, né dottrina; vi citerò soltanto i nomi di alcuni insigni medici Italiani […] »17.

Tra i diversi luminari italiani che egli cita vi sono i defunti Paolo Mantegazza18, Cesare Lombroso19, Angelo Mosso20; ed i vivi al suo tempo Pio Foà21, Carlo Fedeli22, Agostino Gemelli23 e Rodolfo Bettazzi24. In particolare, il Conforti, per supportare

17 Ivi, p. 62. 18 Paolo Mantegazza (Monza 31.10.1831 - S. Terenzo 26.8.1910). Medico, antropologo, scrittore. Contribuì a divulgare in Italia le teorie darwiniane. Interessatosi allo studio dell’antropologia durante l’esercizio della professione in Argentina, istituì in Italia la prima cattedra di questa disciplina (Cfr. Enciclopedia Zanichelli 1994, a cura di Epigeo, Bologna 1993, pp. 1108-1109). 19 Cesare Lombroso (Verona 6.11.1835 - Torino 19.10.1909). Psichiatra e antropologo. Docente a Pavia e a Torino, nel 1880 fondò con E. Ferri e R. Garofalo l’Archivio di psichiatria, scienze penali e antropologia criminale. Fondatore dell’antropologia criminale, ritenne di individuare i tratti somatici distintivi dei delinquenti (Cfr. Enciclopedia Zanichelli 1994, cit., p. 1062). 20 Angelo Mosso, (Chieri 1846 - ivi 1910), fisiologo e professore di farmacologia e poi di fisiologia nell’università di Torino, socio nazionale dei Lincei (1882) e senatore del Regno (dal 1904). Tra le tante pubblicazioni spicca il testo L’educazione fisica della gioventù, Treves, Torino 1894 (Cfr. Michele Nani, Angelo Mosso, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 77, 2012). 21 Pio Foà (Sabbioneta 1848 - Torino 1923), professore di anatomia patologica nelle università di Mo- dena e Torino; socio nazionale dei Lincei (1892), senatore del Regno (1908). Portò notevoli contributi all’ematologia, è stato fautore della necessità di impartire ai giovani una corretta educazione sessuale (cf. Chiara Ambrosoli, Pio Foà, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 48, 1997). 22 Carlo Fedeli nasce a Pisa il 4 novembre 1851 compie i primi studi presso i padri Scolopi di Firenze. Studia poi nell’università di Pisa e si laurea in medicina e chirurgia a Pisa nel 1873 e in scienze naturali a Firenze nel 1875. Muore a Pisa il 10 settembre 1927 (Mario Crespi, Carlo Fedeli , in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 45, 1995). 23 Agostino Gemelli (Milano 18.1.1878 - ivi 15.7.1959). Psicologo. Si dedicò a ricerche biologiche; convertitosi al cattolicesimo divenne frate. Fondatore (1919) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, di cui fu rettore, promosse studi di psicologia applicata, contribuendo a diffondere questa disciplina in un ambiente idealista che la avversava. Rappresentante del neotomismo, fondò nel 1909 la Rivista di filosofia neoscolastica (Cfr. Enciclopedia Zanichelli 1994, cit., p. 771). 24 Rodolfo Bettazzi (Firenze, 14 novembre 1861 - Torino, 26 gennaio 1941) è stato un grande ma- tematico. La sua vita si può suddividere in tre periodi: studioso delle strutture algebriche astratte e dei fondamenti della geometria; presidente della “Mathesis”, associazione dei matematici italiani; dopo la prima guerra mondiale viene eletto consigliere comunale a Torino per il Partito Popolare. Nel 1894 fonda la Lega per la Pubblica Moralità, progetto educativo finalizzato a redimere i giovani e le donne, combattendo l’alcoolismo e la prostituzione che per sua iniziativa si estende ad altre città e quando le leghe si raccolsero in un comitato nazionale ne è nominato presidente. Scrisse: R. Bettazzi, Purezza!, Società editrice internazionale, Torino 1920; R. Bettazzi, Il libro del fidanzato, Ferrari, Roma 1936).

85 il suo pensiero cita proprio Paolo Mantegazza25, non sospettato certo di essere un ascetico:

25 A quanto già detto su Paolo Mantegazza si vuole qui aggiungere come egli possa essere definito il “pioniere” dell’attuale educazione sessuale, in quanto cerca di accordare uno statuto mobile al sesso, che da automatico diventa sovrasensibile con ingresso della componente psicologica. Come studioso appartiene alla corrente positivista, evoluzionista e materialista che fiorisce nel contesto culturale fiorentino. Egli vuole far riflettere sull’amore: quel fenomeno dell’esistenza umana, animale o vege- tale che evidenza più di ogni altro, l’esigenza di generare in modo prepotente e irresistibile. In piena epoca vittoriana, Mantegazza pubblica la sua Trilogia dell’Amore, di cui fanno parte la Fisiologia dell’Amore (Bernardoni, Milano 1873), l’Igiene dell’Amore (Brigola, Milano 1878) e Gli Amori degli uomini (Letteraria, Milano 1886), primi e veri trattati d’educazione sessuale che l’Italia abbia mai conosciuto. Le tre opere per decenni sono i manuali di educazione sessuale più letti dalla borghesia italiana. Con la Trilogia dell’amore l’autore vuole fornire ai suoi lettori uno studio completo sull’a- more sotto il punto di vista fisiologico, igienico ed etnologico. Con la Fisiologia dell’Amore realizza un esame psicologico dell’amore, mentre con l’Igiene dell’amore e Gli amori degli uomini, offre rispettiva- mente un saggio sull’arte d’amare e un resoconto degli usi sessuali di vari gruppi umani per quanto riguarda la questione antropologica. Afferma che per migliorare il mondo bisogna conoscere il cuore umano, per questo considera indispensabile lo studio dell’amore sotto il profilo scientifico, proprio perché considera l’amore la più potente e preziosa forza vitale legata al processo generativo. Per Man- tegazza, l’amore è la passione più intima e profonda che accompagna la vita dell’uomo, guidando quest’ultimo verso il bene e la perfezione, ma visto che non tutte le forme umane sono “buone”, l’amore ha anche degli elementi “cattivi”, come la colpa e il vizio. In effetti, l’amore, circondato dagli elementi “cattivi”, per poter soddisfare i propri bisogni sessuali, può ricorrere alla masturbazione e alla prostituzione. Per Mantegazza, il solo fatto di soddisfare dei bisogni fisici mediante una lascivia solitaria, considerata come peccato a metà strada tra l’impotenza e la prostituzione, non può che far perdere vigore all’uomo oltre che intaccarne la salute facendolo sprofondare negli abissi della vergogna, ad essa viene preferita la castità. Per Mantegazza mantenere il bambino, il fanciullo in un ambiente morale, sano, è fare più della metà della strada per ottenere lo scopo che cerchiamo: ma conviene difenderlo anche da se stesso, specialmente quando si avvicina all’adolescenza e quando le prime prurigini d’un senso che si risveglia gli fanno intravedere anche nella più perfetta innocenza un orizzonte pieno di misteri. Per questo ai genitori e agli educatori dà questo consiglio: “Voi dovete stancare i muscoli e il cervello, perché pochissima energia rimanga per gli organi genitali e questi si abbiano a sviluppare il più tardi possibile. Molta ginnastica e di tutte le forme il meno possibile di tempo concesso al sonno; non permetter mai il poltrire nel letto al mattino: ecco in poche parole la medicina preventiva della masturbazione”. Per lui la masturbazione rientra nella categoria dell’amore disordinato di sé, finalizzato al piacere personale ed egoistico. Questa pratica, legata all’idea del rag- giungimento di un piacere come fine e non come un mezzo della relazione amativa, può implicare conseguenze psicologiche: la mancanza di stima verso se stessi, la tristezza, il blocco della crescita ses- suale dell’individuo, la compromissione della formazione della personalità in genere e, di conseguen- za, il blocco della libertà individuale. Lo studioso riflettere anche sul concetto di verginità, ritenuta “il diamante maggiore nella corona della virtù giovanile”. Tanto l’educazione della volontà, quanto quella del sentimento, nell’ottica mantegazziana, si fondano sui due scopi generali dell’educazione: il proprio perfezionamento; l’altrui felicità. Proprio da tali eccelsi scopi si deducono le virtù più impor- tanti per l’educazione giovanile. Tutte e sei le virtù - fortezza, zelo, dominio di sé, veridicità, giustizia e benevolenza - sono quelle di maggiore interesse per un educatore che vuole riuscire ad arrivare ad una completa educazione della volontà (Cfr. M. T. Delfina, L’amore in Paolo Mantegazza, Tesi di laurea. Università degli studi della Calabria, anno accademico 2007-2008).

86 «E fra tutti mi piace citarvi di preferenza le parole di Mantegazza non sospetto di ascetismo, il quale scrive: “Tutti gli uomini e più che gli altri i giovani possono provare i benefici immediati della castità. La memoria è pronta e tenace, il pensiero rapido e fecondo; la volontà robusta, ed il carattere si tempra di una visione del tutto sconosciuta ai libertini. Nessun vetro fa vedere negli oggetti che ne circondano colori celesti, quanto il prisma della castità, che getta le sue iridi policrome sopra tutte le cose di questo mondo, portandoci all’estremo gaudio di una felicità costante, senza ombre e senza reliqui. La castità è tanto più utile alla salute del corpo e del pensiero quanto più siamo giovani; ed il far risparmio di voluttà in gioventù, è serbarsi ric- chi di energie per tutta la vita. Vogliate e riuscirete, vi assicuro che in ogni lascività lasciata troverete un tesoro ed ad ogni passo fatto in avanti la vittoria sarà sempre più facile” »26.

Tali prese di posizione non sono solo appannaggio di uno studioso, asserisce Conforti, ma intere scuole di pensiero affermano che la vera scienza e l’esperienza provano che il vizio rovina la salute e che la castità, invece, la conserva. Così so- stengono sia gli studiosi della Facoltà di Medicina dell’Università di Cristiani sia i professori d’igiene di diciannove Università tedesche, che

«indirizzarono a tutti gli studenti una circolare, la quale oltre a metterli in guardia contro i pericoli di certe infermità volute, li ammoniva sulla innocuità della conti- nenza; e più di 50 Medici fra i più celebri dello Stato di New York dichiaravano, tutti concordi che la castità ed una vita pura, per ambedue i sessi, sono la migliore condizione per la salute fisica, mentale e morale. Mi piace pure citare anche un voto che il Congresso generale sanitario di Bruxelles nel 1902, dove convennero le sommità mediche del mondo, faceva unanimemente, e che era concepito così: “Bisogna anzitutto insegnare alla gioventù maschile che non solo la morigeratezza e la continenza non sono nocive, ma che invece queste virtù sono le più raccomandabili dal punto di vista igienico e medico”»27.

Quindi, alla luce della scienza medica, per il Conforti soltanto coloro che hanno una visione scettica e materialista ritengono che se non si assecondassero le esigenze dei sensi si danneggerebbe la salute. Ma coloro che hanno a cuore il vero bene della persona umana e della sua educazione, sono concordi nell’affermare che tutte le difficoltà esistenti contro la vita casta, pura e morigerata si riducono a non accettare il sacrificio che essa comporta. Per Conforti non si comprende che la lotta contro la sensualità è una lotta a favore della libertà dell’uomo, in quanto lo affranca dalle passioni e dagli istinti. Aggiunge infatti:

26 Citato da G. M. Conforti, in Omelia 14 Gennaio 1916; FCT 24, pp. 63-64. 27 Ibidem.

87 «Ma l’uomo è dotato di ragione che si irradia da Dio, che lo illumina e perciò egli deve regolare tutte le sue azioni, anche le più basse e animalesche, non solo secondo l’istinto, ma anche secondo la ragione che lo solleva di gran lunga al di sopra degli esseri a lui inferiori e lo costituisce come il re della visibile creazione»28.

Il vescovo conclude il suo pensiero citando il professor Rodolfo Bettazzi, defini- to da lui come un autentico apostolo della purezza:

«Mi esprimerò a questo punto con le parole di un moderno apostolo della purezza, l’illustre Prof. Bettazzi: “La vita casta si rivela per chi la professa, di una bellezza che è ignota a chi non sappia viverla. La sicurezza che non ci coglieranno le tristi conseguen- ze del vizio, la forza che viene dal non fare spreco in piaceri immaturi, la giocondità e la pace che accompagnano sempre l’adempimento del dovere, danno un rigoglio fisico ed un benessere morale di tale intensità da non lasciar dubbio sui vantaggi della purez- za. Mentre l’uso del vizio copre tutte le altre azioni di una tinta grigiastra e monotona e di stanchezza di corpo e di anima e ottenebra ogni luce di ideali, la purezza conserva una certa sana ingenuità, scopre in ogni atto un sorriso, e illumina e rafforza gli ideali e fa sentire in ogni più insignificante cosa bella il fascino della poesia. Il giovane puro è d’altro stampo di colui che si è dato al vizio: più aperta la sua in- telligenza, più freschi i suoi sentimenti, più caldo e sincero il suo cuore, è più giovane insomma dell’altro, anzi dirò meglio, solo egli sa essere giovane, giacchè l’altro consu- ma negli sforzi della sregolatezza tutto quell’insieme di doti preziose e di energia che costituisce la gioventù”»29.

Per mons. Conforti i medici più insigni sono, pertanto, concordi nel dichiarare che nessun danno viene alla salute dal condurre anche per lungo tempo una vita continen- te, quando lo spirito sia ben governato e ci si astenga da ciò che artificialmente fomenta le passioni; ciò dovrebbe mettere a tacere tutti i detrattori della morale cattolica, in quanto queste considerazioni sono state fatte proprio a partire dalla ragione naturale. Rivolgendosi specialmente ai giovani, ed usando un linguaggio preso dal mon- do sportivo, li incita ad allenarsi alla pratica di una virtù che deve formare il loro ornamento più bello. Il percorso educativo che consiglia ai giovani per non essere schiavi della sensualità e delle passioni, comporta la fuga dall’ozio, poichè l’ozio è il padre dei vizi, la fuga dalle cattive compagnie e letture, la fuga dalle occasioni pericolose, come i balli, teatri, i cinematografi, gli amoreggiamenti. Prima di tutto, però, viene chiesta la mortificazione dei sensi, specialmente la mortificazione degli occhi, delle orecchie e della gola. I mezzi positivi per divenire forti e audaci sono le armi della preghiera e la frequenza ai sacramenti, in quanto la castità è una virtù

28 Ibid., p. 62. 29 Ibid., pp. 65-66.

88 «E voi giovani, allenatevi alla pratica della virtù… La preghiera, ecco la nostra forza… Ed alla preghiera aggiungiamo la frequenza ai Sacramenti ed al banchetto Eucaristico…» (G. M. Conforti, 1916).

Parma, Istituto Missioni Estere: “1916 - La Grotta di Lourdes nel nostro orto”.

89 celeste e non la si ottiene se non dal cielo con molta orazione e con la frequenza alla confessione e alla comunione; e da ultimo è necessario coltivare il pensiero della presenza di Dio. Agli adulti poi, e in particolare alle donne, il vescovo Conforti chiede di impe- gnarsi in una santa crociata contro la bestemmia e il turpiloquio. Ancora una volta con un linguaggio iperbolico, estremo, evidenzia che:

«Le città e le campagne, le caserme ed i mercati, le fabbriche ed i negozi, le osterie, le piazze, le strade, i campi risuonano di questo deplorevole linguaggio, che non può essere altrimenti qualificato che con l’appellativo d’infernale, di diabolico […] Si bestemmia nel gioco, nelle contese, nel concludere un contratto, nell’ora del tripudio, come in quella e tanto più, della sventura. Pare perfino che la bestemmia sia diven- tata un bisogno incoercibile di natura, od almeno una condizione indispensabile per aspirare al vanto di superuomini. Quale aberrazione!»30.

Alle spose cristiane ricorda il grande compito che hanno all’interno della fami- glia: a loro spetta l’esercitare sul cuore del marito, se questi fosse un bestemmiatore, la convinzione per fargli

«comprendere, a tempo debito, tutto il vostro disgusto per la colpa di cui si rende reo al cospetto di Dio e guardatevi intanto da tutto ciò che può provocarne lo sdegno e dare occasione al triste eccesso. La soavità dei modi, le attenzioni affettuose e soprat- tutto la preghiera pel ravvedimento di chi dovete pur amare, finiranno col trionfare sopra di un cuore pervertito e si avvererà di voi, anche a questo riguardo, quanto scrive l’Apostolo, vale a dire, che un marito incredulo può essere richiamato al dovere da una sposa credente e pia. […] Una parola insinuante, un sospiro, una lacrima, potranno forse ottenere quello che indarno si presumerebbe ottenere con una lunga predica o con un rimprovero frequente»31.

Prepararsi a un domani di pace

Il 13 marzo 1916 mons. Conforti invia una lettera ai suoi diocesani32: è un ap-

30 G. M. Conforti, Presentazione alla Diocesi della lettera collettiva dell’episcopato emiliano, Parma 10 novembre 1916; FCT 24, pp. 167 e 169. 31 Ibid., p. 171. 32 E’ il citato scritto di G. M. Conforti, L’Arcivescovo-Vescovo di Parma Al Ven. Clero della Città e della Diocesi, Parma dal Palazzo Vesc. 13 Marzo 1916, definito da Teodori“Appello alla Pace” in FCT 24, p. 127. Noi chiameremo il testo semplicemente così: Lettera al Clero per la Pace, 13 Marzo 1916, presente per intero in FCT 24, pp. 127-134.

90 pello per la pace. In essa il presule, “facendo eco all’Appello del papa Benedetto XV del 4 marzo precedente, si rivolge al clero perché si ascolti il grido di dolore del Vicario di Cristo e cessi la vita gaudente”33. Il vescovo prescrive pertanto che nell’immi- nenza del venerdì santo, in tutte le chiese par- rocchiali della diocesi, si reciti il Santo Rosario e il salmo 50. Si compia inoltre il pio esercizio della “Via Crucis” e si termini con la preghiera composta dal santo Padre pro pace, che deve es- sere recitata ad alta voce dal sacerdote e ripetuta parola per parola dal popolo, affinché vi sia il concorso di tanti alla preghiera:

«I fedeli dovranno essere, in precedenza, av- vertiti di questo e pressantemente invitati ad intervenire numerosi, come pure a versare l’obolo della carità da erogarsi a favore dei poveri e degli infelici ed in modo speciale a sollievo dei miseri figli di coloro che sono morti sul campo del dovere e dell’onore. Le offerte che si raccoglieranno nelle Chiese Parroc- chiali del forese potranno essere consegnate ai rispettivi Comitati locali di soccorso, quelle invece che si raccoglieranno nelle Chiese Urbane dovranno essere trasmesse al Comitato civile Cattolico»34.

33 Il 4 marzo del 1916 Benedetto XV indirizza la lettera pastorale “Al tremendo conflitto” al cardinale Basilio Pompili, suo vicario per la città di Roma. In essa il Papa scrive tra l’altro: “ […] La guerra con tutti i suoi orrori continua furiosa. Ciò non ostante, Noi, Signor Cardinale, non possiamo, non dobbiamo tacere. Non è lecito al padre, i cui figli sono in fiera contesa, cessare dall’ammonirli, sol perché essi resistono alle sue preghiere, alle lagrime sue. […] Non Ci è, quindi, possibile astenerCi dal levare ancora una volta la Nostra voce contro questa guerra, la quale Ci appare come il suicidio dell’Europa civile: non dobbiamo trascurare di suggerire o di additare, quando le circostanze Ce lo consentano, qualsiasi mezzo, che possa giovare al raggiungimento del fine bramato”. In tale contesto, il Pontefice benedisse l’iniziativa di “alcune pie Signore”. Quest’ultime, avevano deciso di chiedere a Dio, nel periodo quaresimale, e in unione spirituale di preghiera e di mortificazione, “la cessazione dell’immane flagello”. Aggiunse al riguardo il Pontefice: E“ poiché anche con le elemosine si redimono i peccati e si placa la giustizia di Dio, Noi deside- reremmo che ciascuna famiglia offrisse, proporzionatamente ai propri averi, l’obolo della carità, da erogarsi a favore dei poveri e degli infelici, tanto cari a Gesù Redentore, ed in modo speciale a sollievo dei miseri figli di coloro che son morti in questa orribile guerra. […]” (Cfr. AAS, VIII (1916), pp. 58-60). Per la precedente citazione vedi FCT 24, p. 9. 34 G. M. Conforti, Lettera al Clero per la Pace, 13 marzo 1916; FCT 24, p. 128.

91 Ciò che maggiormente preoccupa e angustia il pastore Conforti è il fatto che non si comprenda la gravità dell’ora che l’Italia stava vivendo. Infatti, mentre tanti combattono sul fronte per difendere la Nazione, molti, proprio in questo frangente drammatico, si danno ad una vita spensierata e gaudente. In questo stesso difficile momento che si sta attraversando, constata che, mentre i valorosi soldati sono al fronte, nelle trincee, sotto le nevi e tra i ghiacci trovandosi esposti a mille pericoli e sacrificando anche la loro vita per l’onore della patria e mentre tanti soffrono e gemono negli ospedali, si continua «nelle città la vita gaudente di prima, si preparino anzi teatri e balli ed ogni sorta di sollazzi, quasi che il nostro paese si trovasse ora all’a- pogeo della sua sicurezza e della sua prosperità e si cerchi giustificare la cosa col palliativo della pubblica beneficenza»35. Dal punto di vista umano e cristiano non si può - ai suoi occhi - di certo appro- vare una tale condotta, soprattutto in questo tempo di quaresima. Ciò che lo affligge maggiormente è il nuovo divertimento che si sta imponendo nelle élite: “le rappre- sentazioni cinematografiche”. Mons. Conforti riconosce che il cinematografo è certa- mente una delle più belle e geniali invenzioni di questi ultimi tempi e se adoperato correttamente riesce ad essere uno dei mezzi più efficaci per istruire. Al tal proposito poche altre invenzioni potrebbero reggere al suo confronto per la sua efficacia educa- tiva, in quanto mentre insegna diletta. Ma, non bisogna purtroppo nascondersi che

«come si abusa orrendamente della stampa che dovrebbe servire unicamente per pro- pagare la verità, combattere l’errore ed il vizio, così si abusa del cinematografo con questo in peggio che esso produce i suoi effetti con maggiore facilità, rapidità e forza di suggestione. Chi ha assistito per alcune volte soltanto ai cinematografi d’oggi, avrà dovuto persuadersi che niente può esservi di più pericoloso per la pubblica onestà ed in particolar modo pei minorenni, tra i quali spesso avviene che assistendo a rap- presentazioni passionali, diventano ben presto nervosi, maniaci, insofferenti d’ogni freno, delinquenti per suggestione, come la quotidiana esperienza insegna»36.

Per questo egli scongiura quanti hanno a cuore l’educazione dei giovani e la purezza dei costumi e l’integrità della fede a non prender parte a rappresentazioni cinematografiche. Al clero raccomanda di combattere dal pulpito, dall’altare, dal confessionale e nelle scuole parrocchiali di religione la pericolosa licenziosità del cinematografo, facendo rilevare i pericoli ed i danni a cui si espongono coloro che inconsultamente lo frequentano.

Nello stesso messaggio al suo clero mons. Conforti raccomanda che nelle par- rocchie fiorisca l’Unione Popolare e l’Opera Nazionale della Buona Stampa. Com-

35 G. M. Conforti, Lettera al clero per la Pace, cit.; FCT 24, p. 128. 36 Ibid., p. 129.

92 pito di questa azione sociale è quello di promuovere conferenze pubbliche e solleci- tare la formazione di circoli di cultura, di biblioteche popolari, di associazioni per la stampa periodica e favorire lo sviluppo di ogni forma di organizzazione, special- mente di quelle che coinvolgono maggiormente le classi popolari. Inoltre, Conforti desidera che nella quarta domenica di quaresima, a cominciare dal presente anno, in tutte le chiese parrocchiali, si raccolga tra i fedeli l’obolo per l’opera della Buona Stampa. Il nostro presule poi esorta i preti a intessere rapporti con i giovani che, a causa della guerra, sono lontani a combattere sui tanti fronti. Nota al riguardo che i Cir- coli giovanili, in conseguenza della guerra, si sono alquanto assottigliati: per questo, rivolto ai parroci scrive:

«Procurate di alimentare i Circoli giovanili con nuove reclute, tenendovi in relazio- ne, per quanto vi è possibile, coi cari giovani che v’appartengono e che ora si trovano lungi dai loro compagni di fede e nulla omettete che possa tornar utile moralmente e materialmente ai medesimi e persuaderli col fatto che voi non vivete dimentichi di loro e vi preoccupate di continuo del loro vero bene»37.

Il cuore della lettera, però, è rappresentato da un accorato interrogativo che il Conforti si fa: «Quale sarà il domani, al termine della guerra?». Per questo invita tutti ad impegnarsi per progettare il futuro della Nazione e, in pari tempo, sprona le comunità parrocchiali ad interrogarsi sul compito educativo che dovranno portare avanti, per realizzare una vera società fondata sui principi cristiani. Per Conforti diventa, quindi, urgente e necessario formare le coscienze dei giovani per garantire un futuro di pace e di civiltà. Riascoltiamo direttamente la sua parola, su questo concetto così importante per il futuro postbellico:

«Tutti si domandano quale sarà il domani dell’attuale guerra, quale l’orientamento che i singoli partiti prenderanno e quale la condizione che sarà creata ai cattolici. Senza pretenderla a profeti sentiamo di poter asserire, fidenti nella santità della causa per la quale militiamo, che l’avvenire sarà nostro, se con tutte le forze di cui possiamo disporre coltiveremo la crescente generazione, formando in essa una coscien- za veramente cristiana che resti tetragona a tutti gli assalti, nella persuasione che solo da Cristo può venire la salute. A questo deve tendere l’azione dei nostri Circoli Gio- vanili, perché a ben poco approderebbero lo sport, la musica, il gioco, la ginnastica quando non fossero ordinati, come mezzi, al conseguimento di questo fine altissimo. E per conseguire questo vi raccomando di non ammettere nei nostri Circoli se non dei giovani veramente cattolici di professione e di pratica, onde non avvenga, come

37 Ibid., pp. 131-132.

93 talvolta è succeduto, che il Circolo costituisca per quelli che lo frequentano un grave pericolo di perversione»38.

La visita al Papa

Nei giorni 24-29 aprile (1916) mons. Conforti è a Roma per effettuare la se- conda Visita ad Limina Apostolorum, del suo episcopato parmigiano39. Rientrato a Parma, l’8 maggio successivo egli invia una lettera alla Diocesi in cui racconta in modo minuto l’incontro avuto con il papa Benedetto XV, Giacomo Della Chiesa. La lettera ha un nitido sapore autobiografico, arricchito da costanti ac- cenni al contesto bellico durante il quale la visita viene effettuata. L’umile vescovo pellegrino Conforti dimostra, a Roma ed al cospetto di «Pietro redivivo», di non essere solo: ha in cuore l’intera col- lettività parmense, urbana e diocesana, tormentata dalla sofferenza per la guer- ra. Egli manifesta al papa le sue preoccupazioni pastorali, coincidenti in buona parte con i suoi interventi magistrali, da noi qui analizzati. Ci permettiamo riportarne vari brani, titolazione compresa:

«Al Venerando Clero e dilettissimo popolo della Città e della Diocesi. / Non posso a meno di rivolgervi un parola, dopo la recente mia visita ‘ad limina Apostolorum’, compiuta in ossequio alle vigenti disposizioni canoniche. […] Il mio Angelo tutelare mi fu scorta nel viaggio e mi protesse e giunto felicemente alla meta, mi recai, senza indugio, come attratto da una forza arcana, a venerare la tomba degli Apostoli, da cui per il Cristiano si sprigiona tanta luce alla mente ed emana tanta energia al cuore, da doversene sentire migliorato nella vita e riconfer- mato nella fede. Reputo inutile assicurarvi, fratelli e figliuoli direttissimi, che in quei beati istanti, in cui vivo provavo in me stesso, più del solito, il sentimento di quella paternità spiri- tuale, della quale sono stato investito in forza del ministero apostolico a me commesso

38 Ibid., p. 132. 39 La prima Visita ad limina, dal papa a Roma, era stata fatta da mons. Conforti nell’ottobre 1911, nei giorni 16-21. Su di essa si veda l’intero volume FCT 18, e per alcuni accenni quanto annota Valentino Sani in La visita pastorale in Appennino, in Parma negli anni n. 16, p. 106.

94 pel bene vostro, vi ebbi tutti quanti presenti alla mente, ed oltre che chiedere ai Santi Apostoli lumi e grazie per me, implorai la possente loro intercessione presso Dio anche per voi, per la vostra prosperità, pel vostro profitto spirituale e specialmente a conforto ed aiuto di tanti che piangono, o che vivono in trepidazione per i loro cari nell’ora grave che attraversa la patria nostra. Ho pregato insomma per il clero e per il popolo ed a mezzo dei Santi Apostoli, ho offerto a Dio il rinnovato sacrificio di tutto me stesso per il vostro vero bene e per il trionfo della fede in mezzo di voi, della quale, ad onta della mia meschinità, debbo essere maestro e custode, in uno dei momenti più difficili per la Chiesa. E soddisfatto a questo sentito bisogno del cuore, sentivo non meno vivo il desiderio di vedere e venerare Pietro, redivivo nella persona del suo degnissimo Successore e la mattina del 27 del decorso mese, mi veniva conceduto l’alto onore di essere ammesso all’augusta sua presenza. Il Santo Padre mi ha accolto con tale bontà da doverne io rimanere confuso perché di troppo superiore ai miei meriti, e mi ha intrattenuto lungamente in famigliare colloquio sulle cose della Diocesi Parmense, mostrando vivo interessamento di quanto io gli venivo esponendo. Mi ha chieste minute informazioni del Clero, in ordine spe- cialmente al servizio religioso ed alla cura delle anime nelle attuali contingenze della guerra, dandomi opportuni suggerimenti: ha voluto essere edotto delle condizioni dei Seminari Diocesani e dei provvedimenti da me presi, nell’ora che volge; degli Istituti Religiosi e delle opere a cui attendono; delle condizioni morali del laicato e dello stato d’animo del popolo di fronte alla presente prova, come pure delle solenni funzioni religiose promosse in Diocesi per impetrare da Dio la tanto sospirata pace. Si è consolato quando ha inteso da me che a Parma si prega molto per questo e che le pratiche di pietà all’uopo promosse, trovano ovunque grande corrispondenza. Il suo volto parve come trasfigurasi a queste mie assicurazioni, mentre con accento vivificato da sovrumana speranza, mi soggiungeva: “Dica pure ai suoi Parmigiani che continuino a pregare, che non si stanchino di pregare, e Dio benedetto porrà termine all’attuale flagello della guerra nonostante le umane previsioni, che per ora non possono essere liete” »40.

Nel contempo mons. Conforti ricorda come il papa non avesse mancato di chie- dergli informazioni dell’Istituto Parmense per le Missioni Estere, manifestando le sue profonde preoccupazioni in quanto, visto il proseguire delle azioni belliche in Europa, si pone in crisi l’azione missionaria della Chiesa. Rivolgendosi a lui, il pon- tefice chiedeva pure ai diversi istituti missionari che cosa si potrebbe fare, special- mente in Italia, per sostenere le opere destinate alla propagazione del vangelo e per favorire le vocazioni all’apostolato. Ascoltiamo ancora quanto scrive Conforti:

40 G. M. Conforti, Lettera Al Venerando Clero e dilettissimo popolo della città e della Diocesi, Parma dal Palazzo Vesc. 8 Maggio 1916; FCT 24, pp. 135-136.

95 «Come ben potete immaginare, mi ha pure chiesto dell’Istituto Parmense per le Mis- sioni Estere, aprendosi l’adito a parlare della crisi che in conseguenza dell’attuale guerra europea, attraversa ovunque l’Apostolato Cattolico e di ciò che si potrebbe fare, in Italia specialmente, per caldeggiare le opere destinate alla propagazione del Vangelo tra gli’infedeli e per favorire le vocazioni all’ardua, eroica vita del Missio- nario. E tosto mi avvidi che l’importante, vitale argomento assorbiva la mente e dilatava il cuore di Chi sente sollecitudine per tutte le Chiese del mondo, anzi l’umanità tutta quanta, lasciata da Cristo in eredità al suo Vicario da conquistare alla Fede, ed attraverso le parole che calde e persuasive uscivano dalla bocca del Pontefice, chiara- mente rilevai il gaudio della sua grand’anima nell’intrattenersi a parlare su quanto può contribuire alla dilatazione del regno di Dio. Ed io fin dal profondo del cuore commosso, al suono dei detti santi, emettevo l’augurio, il voto che Benedetto XV già tanto benemerito, in breve giro di tempo, della Chiesa e del civile consorzio, avesse ad aggiungere alla gloria del suo Pontificato quella pure di essere salutato, di preferenza, il Papa delle Missioni Cattoliche tra gl’infedeli, il più grande e vero conquistatore dell’età nostra. […] »41.

Nella sua lettera, infine, mons. Lungo l’anno 1916 sono sette Conforti informa i suoi diocesani i sacerdoti diocesani di Parma 42 defunti: - Donnino don Cano- come il papa, prima di salutarlo , ab- nici, arciprete di Pellegrino Par- bia voluto impartire una benedizione mense, † 14 gennaio, era nato speciale a tutti i sacerdoti e i semina- a Vezzano il 30 ottobre 1878; risti che si trovano sotto le armi e ai - Pietro don Zucchelli, arcipre- tanti eletti giovani della nostra diocesi te di Torricella, † 14 febbraio, n. a Fontanelle il 19 febbraio che stanno combattendo sul campo 1834; - Marcellino don Orsi, dell’onore e del dovere, senza dimenti- arciprete di Fornovo, † 7 mar- carsi dei tanti che soffrono negli ospe- zo, n. a Neviano Arduini il 12 dali ed ai loro cari che sono in ansia agosto 1851; - Alfonso don Pi- per loro. Nelle espressioni finali della gnoli, priore di Rubbiano, † 10 aprile, n. a S. Ilario d’Enza (RE) il 10 gennaio 1847; lettera, il vescovo di Parma rivela alcu- - Giovanni don Bozzi, rettore di Gorro, † 17 aprile, n. ni punti della sua ecclesiologia, uniti a a Belforte il 20 dicembre 1852; - Paolo don Pioli, arci- principi della sua teologia missionaria, prete di Sant’Ilario Baganza, † 7 maggio, n. a Bosco il così come egli li sente nell’attuale con- 12 agosto 1865; - Umberto don Tamburini, rettore di tingenza sociale di un mondo in guer- Marzano, † 18 luglio, n. a Parma l’8 settembre 1878. ra ed in piena fase di cambiamento: (Cfr. L’Eco, annate 1912 e 1916).

41 Ibid., pp.136-137. 42 Quel colloquio in udienza con Benedetto XV avrebbe avuto anche altri particolari nel suo svolgi- mento, che mons. Conforti - certo per modestia, se non per grande umiltà - non si sente immediata-

96 «Ed ora vi partecipo esultante la benedizione del Vicario di Cristo, auspicio di non lontani giorni sereni e vi esorto a stringervi sempre più a Lui che è il centro della cattolica unità, d’onde la forza e la vitalità della Chiesa, cui nulla può resistere. Tutto passa quaggiù, o si trasforma, i partiti politici,le intraprese industriali e com- merciali, le istituzioni economiche e sociali: i popoli e le razze si confondono, i regni e gli imperi scompaiono e nulla resiste all’urto delle rivoluzioni ed all’erosione del tempo. Anche le teorie scientifiche ed i sistemi filosofici non hanno durata e le reli- gioni stesse, opera dell’uomo e delle passioni, si disgregano e sfasciano per mancanza di coesione; solo la Chiesa è perennemente giovane, perché divina e perché forte di quell’unità feconda che le viene dalla sicurezza ed immutabilità dei suoi dogmi, dalla sua morale purissima, dalla grazia santificante, frutto del Sangue Redentore che la vivifica, dalla sua costituzione gerarchica che col suo insegnamento e governo unisce insieme le menti ed i cuori del popolo cristiano, formandone una sola famiglia concorde e compatta. Ed è per questo spirito mirabile d’unione che l’informa, che noi la vediamo estendere ogni giorno più sulla terra la sua benefica influenza e senza spargere una goccia di sangue, senza spremere una lagrima conquistare sempre nuovi popoli alla fede ed alla civiltà cristiana; attuando con la persuasione e coll’amore, il voto ardente del suo Divin Fondatore, della formazione cioè di un solo ovile, che accolga un giorno tutti quanti gli uomini, sotto la guida di un solo pastore».43

La forza della preghiera dei bambini

Il precedente 13 luglio 1916, mentre si trova in visita pastorale sull’Appennino nella località di Valbona di Berceto, mons. Conforti, nell’approssimarsi del secondo anniversario dello scoppio della guerra mondiale, inoltra al clero Curato della diocesi un altro messaggio. Egli si rifà a recenti nuove indicazioni di Benedetto XV44, richie- mente di partecipare ai suoi diocesani in questa lettera. Ma chi gli ha vissuto accanto per tanti decenni e lo ha coadiuvato a lungo nella cura che egli ha dato alle ‘cose missionarie’, ricorda un singolare passaggio, tra le parole scambiatesi tra i due. Scrive Lino Ballarin in L’anima missionaria di Guido Maria Conforti, Istituto Saveriano Missioni Estere, Parma 1962, p. 103: “Meritano menzione alcune battute dell’udienza conservateci dal p. Bonardi sx, che le intese e le registrò dalla narrazione del Conforti stesso qualche giorno dopo i fatti. Finita l’esposizione delle cose riguardanti la diocesi di Parma, mons. Conforti s’accingeva a presentare l’Unione Missionaria (iniziativa di cui si parlerà nelle prossime pagine di questo quaderno). - Padre Santo, avrei un’altra cosa da dire. E’ stata ideata un’opera missionaria… Ma Benedetto XV si mostrò contrariato e interruppe l’interlocutore: - Basta, basta con le opere. Bisogna rendere operanti quelle che ci sono già. Non ne occorrono di nuove. - Padre santo, non si tratta di un’opera nuova, ma di una destinata a potenziare quelle esistenti. - Bene, allora vediamo, vediamo… E il papa prese l’opuscolo presentatogli dal Conforti”. 43 G. M. Conforti, Lettera al Venerando clero… 8 maggio 1916, cit., pp. 137-138. 44 Si tratta del decreto pontificio De“ eucaristica puerorum utriusque sexus Communione ad mentem Summi Pontificis, die 30 mensis iulii solenni ritu promovendo”, emesso in data “Romae, die 26 iunii 1916”, a firma del Segretario di Stato, cardinale Pietro Gasparri (Cfr. AAS, VIII (1916), p. 217).

97 dente a tutti i vescovi d’Europa di organizzare, con i bambini che si preparano alla prima comunione, una grande preghiera per implorare dalla divina bontà di Dio la cessazione dell’immane flagello della guerra. Proprio per questo Conforti invita tutti i parroci a promuovere nelle loro parrocchie, per il 30 luglio,45 una solenne preghiera da parte di tutti i bambini della prima comunione:

«[…] Ed io in ossequio al volere del Santo Padre invito tutti i Signori Parroci a pro- muovere nelle loro Parrocchie per il giorno 30 del corrente, che resterà luttuosamente famoso nei fasti della storia, una Comunione Generale tra i fanciulli, disponendoli prima al grande atto col farne loro rilevare lo scopo altamente pio ed umanitario, trattandosi, oltreché del bene di tanti popoli e nazioni che si dilaniano, accumulando ogni giorno rovine d’ogni genere, delle sorti pure di questa dilettissima patria, per la quale ci incombe fare i migliori voti, mentre tanti nostri fratelli affrontano coraggiosi i più duri cimenti e fanno anche sacrificio della propria vita»46.

«La Madonna vi guarda, Soldati!»

Un altro messaggio costituente “Il Saluto del Vescovo” ai militari sotto le armi, pubblicato sul “Numero unico Fontanellato agosto 1916” esprime le vive preoccupazioni del pastore per i suoi figli, invocante per loro la protezione della Madonna. Scrive il redattore del giornale, introdu- cendo le parole del Conforti: “L’Angelo della nostra Diocesi, Mons. Guido M. Conforti, as- sente da Parma per attendere gli Esercizi spiri- tuali (a Scandiano; ndc), manda ai compilatori di questo Numero Unico il seguente scritto in cui fioriscono le alte doti di intelligenza e di cuore di cui si onora l’amatissimo nostro Pastore. Gli siamo gratissimi e più ancora gli serberanno ri- conoscenza i soldati ai quali perverrà il conforto di queste sue paterne soavissime parole.

«Lungi dalla terra natale, torna sempre gradito

45 Si ricordi come il 28 luglio, con la dichiarazione di guerra da parte dell’Austria alla Serbia, iniziava la prima guerra mondiale. 46 G. M. Conforti, Al Ven.le Clero Curato della Città e della Diocesi, Valbona di Berceto 13 luglio 1916; FCT 24, pp. 141-142.

98 tutto quanto ce la ricorda. Per questo io penso che ai giovani soldati di questa mia Diocesi, ora combattenti al fronte, tornerà gradito come visione soave, come dolce armonia lontana, il ricordo di Fontanellato e del suo Santuario, da cui la regina del Rosario, la Signora delle Vittorie, l’aiuto possente del popolo Cristiano, diffonde di continuo grazie e favori su quanti l’invocano con fede. La stessa bianca Signora che dalle vette nevose dei Pirenei, stringendo tra le mani la corona, impone silenzio con i prodigi al positivismo blasfemo nel suo sconfinato orgoglio; la stessa che dalla Valle di Pompei sulla lava del Vesuvio, tomba di una città e civiltà pagana, fa rifiorire la fede di Cristo nella crescente generazione. E penso che il soave ricordo richiamerà loro quella formula di preghiera, che appre- sero fanciulli sulle ginocchia della madre […] Sì, carissimi Soldati, figli miei in Cristo, tra i pericoli del campo ed il fragore delle armi, sollevate voi pure la mente ed il cuore a Colei, che ‘liberamente al dimandar precorre’; non arrossite del Rosario di Maria, che, a tacere di tanti nostri sommi e parlare sol dei più recenti, fu sì famigliare al Manzoni al Volta ad Augusto Conti47, e da questa preghiera attingerete la forza ed il coraggio che vi sono necessari per com- piere il vostro dovere, tutto il vostro dovere, mostrando una volta di più che non sono inutili, al dire di Victor Hugo, le braccia che si sollevano supplichevoli al Cielo in atto di preghiera che anzi la Fede sarà sorgente di vero eroismo. Così in un giorno che vi auguro vicinissimo, potrete fare ritorno alla vostra terra natale, onesti di meriti, e sotto le volte dell’augusta Basilica di Fontanellato sollevare alla Vergine del Rosario l’inno della lode e del ringraziamento, salutandola una volta di più Regina delle Vittorie e presidio potente del popolo Italiano»48.

Mons. Conforti: voce dell’Episcopato Emiliano

C’è stato a metà ottobre 1916 un altro contesto ecclesiale, nel quale l’animo pa- storale del vescovo di Parma mons. Guido M. Conforti ha modo di manifestarsi e di esprimersi con nitidezza e trasparenza. Si tratta della sua partecipazione, a Modena nei giorni 16-19 ottobre, alle adunanze dell’Episcopato Regionale Emiliano49. In

47 Presumiamo che il riferimento ad Augusto Conti risieda anche nel fatto che egli nel 1887, dopo la sconfitta di Dogali, fondò l’Associazione nazionale per soccorrere i missionari cattolici italiani e con i discorsi e gli articoli sostenne la ripresa in Africa di una politica di espansione che egli affermava giustificata dalla missione di diffondere la lingua italiana e la civiltà cristiana nelle “terre barbariche” (Mario Themelly, Conti Augusto, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 28, 1983). 48 G. M. Conforti, Il saluto del Vescovo, Scandiano Agosto 1916, in “Numero Unico - Fontanellato 1916”; FCT 24, pp, 143-144. 49 Annota il redattore del “Diario Vescovile”, in L’Eco, Novembre 1916, p. 243: “Ottobre 1916 […] Giorno 16: Si recò a Modena per partecipare alle adunanze dei Vescovi regionali, e ritornò a Parma il giorno 19”.

99 quel contesto, egli è estensore di due documenti: un indirizzo di omaggio al Papa50, in cui si esalta l’impareggiabile sua opera svolta per la pace; una lettera collettiva firmata da tutti i vescovi convenuti a quel simposio ecclesiale51. Entrambi gli scritti del Conforti sono a noi pervenuti nella minuta del suo autografo, oltre che nelle classiche fonti già ben note, L’Eco della Curia diocesana di Parma, ed i volumi delle FCT. Le no- stre citazioni sono ricavate dalle minute autografe appena indicate, e che per scioltezza metodologica non citiamo nuovamente, riservandoci, a puro van- taggio del lettore, di segnalare solamente le pagine dell’edizione curata da Franco Teodori in FCT 24.

L’omaggio a Benedetto XV è così redatto:

«Beatissimo Padre, / Convenuti a Modena, nel nome del Signore, per le consuete annuali conferenze onde avvisare, di comune accordo, a quello che meglio con- venga disporre in ordine alla disciplina ecclesiastica ed alla salvezza delle anime a noi commesse, avuto riguardo specialmente all’ora grave che incombe, il nostro pensiero si rivolge riverente a Voi, Principe dei Pastori e Maestro infallibile della nostra fede, da cui la Chiesa ripete la sua vita e la sua forza, quella vita che non le verrà mai meno e quella forza che sempre la condurrà alla vittoria nonostante i continui assalti dei suoi nemici. E vi protestiamo tutta la nostra profonda venerazione ed il nostro inconcusso attaccamento mentre sentiamo il dovere di esprimerVi il vivo nostro dolore per gli ingiustificabili attacchi a cui, anche di recente, siete stato fatto segno da parte di una stampa impudente

50 G. M. Conforti, Beatissimo Padre - Modena 16 ottobre 1916; “Autografo di Lettera omaggio al Papa dell’Episcopato Emiliano (stesa da Conforti)” scrive F. Teodori in FCT 24, riportandola per esteso alle pp. 146-147. 51 G. M. Conforti, Costituiti da Dio padri e pastori delle anime…; “Gli Arcivescovi e i Vescovi della Regione Emiliana al Venerando Clero e Dilettissimo Popolo delle loro Diocesi Salute Pace e Bene- dizione” registra il redattore de L’Eco - Novembre 1916, riportando per esteso il documento alle pp. 225-234. La stessa titolazione è usata da F. Teodori in FCT 24, ove la lettera è riportata per esteso, alle pp. 149-164.

100 venduta alla setta ed ai partiti sovversivi, sentiamo pure il bisogno di manifestarVi la sincera nostra ammirazione per tutto quello che avete fatto e andate facendo per ricondurre nel mondo l’impero della pace nel trionfo dell’equità e della giustizia. Ben sappiamo che i nemici della Chiesa nulla lasciano d’intentato per intralciare e travisare l’opera Vostra, ma la storia imparziale dirà ai posteri tutto quello che avete fatto per lenire le misere condizioni dei prigionieri di guerra e per richiamare i reggi- tori delle Nazioni a pensieri di mitezza, additando altra via che non sia quella della guerra, per riparare a diritti lesi e per soddisfare a legittime aspirazioni, eccitando, in pari tempo, il mondo cattolico alla preghiera come a scampo supremo. E noi, Padre Santo, in ossequio alle pressanti Vostre esortazioni ed a sollievo dei mali innumerevoli che continuano ad affliggere la patria nostra e l’Europa intera, non mancheremo di unire le nostre alle Vostre preghiere invitando pure i fedeli alle nostre cure commessi a fare altrettanto […] »52.

La lettera collettiva che Conforti compila a nome dell’Episcopato Emiliano contiene gli elementi tipici della preoccupazione pastorale che si alberga nel suo cuore, come vesco- vo di Parma. Scorrendone il contenuto, veniamo un’altra volta messi a conoscenza della ecclesiolo- gia, della dottrina sociale, della visione morale di vita di cui egli è convinto; e come lui, pure i ve- scovi regionali. Pertanto, quanto ora ascolteremo e leggeremo di quel documento, può esser attribuito al pensiero del Conforti, quanto a quello dei con- fratelli nell’episcopato. Espresso un saluto iniziale di prassi, la lettera prende l’avvio con una constatazione sulla bieca propaganda che si sta diffondendo in Europa in quegli anni, secondo la quale si asserisce che sia stato proprio il clero a far scoppiare la guerra. Per questo, di fronte a tali calunnie Conforti scrive, a nome pure dei suoi confratelli vescovi:

«Ed innanzi tutto constatiamo con piacere che il Clero lungi dall’avere in qualsiasi modo coopera- La prima pagina della Lettera collettiva: au- to allo scoppio dell’attuale guerra, contrariamente tografo di mons. Conforti. a quanto si va dicendo e scrivendo da taluni per fini inconfessabili, esso, fedele alla sua missione di carità e di pace, seguendo in questo gli esempi magnanimi del supremo Gerarca, l’ha deprecata anzi con tutto l’animo,

52 FCT 24, p. 146.

101 finché ritenne potesse esserci risparmiata, e solo dopo che fu proclamata da coloro a cui sono affidate le sorti della Patria nostra, sempre coerente ai suoi principi d’ordine, ha raccomandato a tutti l’obbedienza, la solidarietà, la fiducia, ed il coraggio cri- stiano per la felice riuscita dell’ardua impresa. Coloro quindi che cercano insinuarvi il contrario, mentiscono sapendo di mentire, perché contro di essi sta l’evidenza dei fatti»53.

Il redattore Conforti poi comprende e fa suo il dolore di tanti padri e tante ma- dri che piangono per la morte eroica dei propri figli in battaglia; li assicura che molti di loro hanno ricevuto il conforto dei sacramenti e la benedizione di un sacerdote:

«E così vediamo ogni giorno molti dei nostri valorosi soldati richiamati ai loro doveri religiosi dalla imminenza e gravità del pericolo, ricevere devoti contriti dal ministro di Dio l’assoluzione delle loro colpe, prima di lanciarsi all’assalto e coraggiosi e fi- denti compiere il loro dovere, di cui rimangono bene spesso vittime; ovvero morire rassegnati tra le corsie di un ospedale, confortati dai celesti carismi della Religione. O padri e madri, che li piangete rapiti innanzi tempo al vostro affetto ed alle vostre speranze, consolatevi, perché per quanto possa ora affliggervi la loro perdita, potrete un giorno riabbracciarli in cielo onusti di merito e di gloria e per il dovere generosa- mente compiuto e per la morte cristianamente incontrata. Lungi dal duro cimento a cui furono posti, non sarebbero forse mai più tornati a Dio, travolti dalla forza dei mali esempi, o vittime del rispetto umano »54.

Per i vescovi dell’Emilia, se da una parte è necessario pregare «per il trionfo delle nostre armi, che ci auguriamo sollecito e completo e tale che ci assicuri una pace duratura all’ombra degli allori mietuti di tanto sangue generoso», nel contempo diviene necessa- rio prepararsi al domani, non dimenticando che

«L’attuale conflagrazione europea va preparando tutto un nuovo ordinamento di cose, che creerà domani nuove necessità a cui sopperire, imporrà nuovi problemi da risolvere, additerà nuove mete da raggiungere, dando un nuovo indirizzo alla vita sociale. I cattolici quindi non possono a meno di preoccuparsi, fin d’ora, della parte che ad essi dovrà spettare nell’ordinamento che sarà per prendere la vita moderna, onde es- sere in grado di far trionfare in essa lo spirito del Vangelo, che ha creato questa splen- dida civiltà cristiana, a cui siamo debitori del vero nostro progresso, e far sì che la società odierna esca veramente rinnovata da questo doloroso battesimo di sangue»55.

53 FCT 24, p. 149. 54 FCT 24, p. 152. 55 FCT 24, pp. 158-159.

102 Ai cattolici si ricorda il grave dovere che hanno di rifondare l’associazionismo cattolico, in specie l’Azione Cattolica. La società potrà effettivamente cambiare in meglio se i cattolici dall’interno la trasformeranno; per raggiungere questo obiettivo, è però necessario essere presenti e operativi nel campo sociale, economico, educativo e politico. Per questo, prosegue la lettera

«Ordiniamo, anche collettivamente, che ogni Parroco faccia del suo meglio per orga- nizzare nella propria parrocchia l’Unione Popolare od almeno per trovare, dato che questo non sia possibile, qualche buon cattolico che si induca a dare alla medesima il proprio nome ed il proprio obolo; ed innanzi tutto si tenga a questo obbligato il nostro Ven. Clero e per sentimento di dovere e per edificazione dei fedeli. Non si ometta poi di ricordare a quanti appartengono alle nostre Associazioni cattoliche di inscriversi anche all’Unione Popolare che forma il grosso del nostro esercito»56.

I vescovi emiliani dunque invitano i cattolici a stringersi insieme nella concor- dia in associazioni disciplinate per svolgere all’interno del nuovo stato un’azione religiosa, civile e sociale. Solo se si costruisce una forte presenza associata e militante di cattolici si potrà far fronte alle organizzazioni laiciste, che con i loro intenti e propositi, minano il patrimonio della fede cristiana. L’insegnamento di Benedetto XV57, che ha dato un nuovo assetto all’Azione Cattolica, più adatto alle esigenze del movimento, rappresenta un invito ai cattolici di ogni condizione sociale a prendervi parte. L’Unione popolare è per questo destinata ad aggregare i cattolici di ogni ceto, specialmente le classi popolari, intorno ad unico centro di dottrina, di propaganda e di organizzazione sociale. Un ruolo importante in questa opera aggregativa e for- mativa, deve venire svolto proprio dalla diffusione della buona stampa, a cui tutti gli ecclesiastici debbono concorrere per promuoverla: è, infatti, necessario prepararsi per il domani, che si avvicina con le sue sfide e occasioni per attuare un cambio di rotta nel governo della Nazione. Per questo diviene urgente organizzarsi «risponden- do concordi e compatti all’invito dei nostri duci ed allora i nostri nemici, che con rad- doppiato ardore ritorneranno certamente all’assalto, ci troveranno pronti ed agguerriti al combattimento»58.

56 FCT 24, p. 160. 57 Benedetto XV costituisce il 25 febbraio 1916 la Giunta Permanente dell’Azione Cattolica, assegnan- do all’Unione popolare dei cattolici d’Italia «l’alto compito di imprimere all’Aci un indirizzo program- matico e di volgere ad unità di pensiero e concordia di propositi i cattolici e le loro organizzazioni». Come presidente è nominato Dalla Torre, mentre come segretario don Luigi Sturzo. Si passa così da un assetto parallelo tra le varie unioni e associazioni ad un assetto concentrico: l’Unione popolare diventa l’organizzazione madre, alla quale gli appartenenti alle altre dovrebbero iscriversi. Analogamente, ad ogni livello territoriale, sono costituite giunte diocesane e parrocchiali con un assistente ecclesiastico. 58 FCT 24, p. 161.

103 Ai sacerdoti viene ricordato come, proprio di fronte ai tempi difficili e gravi in cui ci si trova, e di fronte ai progressi spaventosi del male che dilaga da ogni par- te, tutti sono chiamati a intensificare gli sforzi per evangelizzare e formare, avendo soprattutto la guerra allontanato dalle comunità cristiane tante forze, senza mai di- menticare di fare l’omelia e di mantenere viva l’istruzione catechistica. Nella lettera, i vescovi della Regione Emiliana, oltre alla consueta disamina dei vizi della società, evidenziano come la Chiesa, continuatrice dell’opera di Cristo sulla terra, sia stata lasciata sola nel suo compito educativo e formativo in vista di costruire una nuova società. Dicono infatti che «l’insegnamento religioso è stato bandito dalle pubbliche scuole, col pretesto del rispetto alla libertà di coscienza, mentre il nome santo di Dio viene proscritto da tanti consigli comunali e provinciali, da tanti parlamenti nazio- nali, ove si legifera come se Dio non esistesse e prescindendo dalle massime del Vangelo»59. E più avanti spiegano concretamente:

«Col danaro del pubblico erario si stipendiano professori che nei ginnasi, nei licei e nelle università pongono ogni loro cura migliore per strappare dalla mente e dal cuore della crescente generazione ogni credenza in Dio e mentre si lascia languire la stampa buona, collo stesso danaro si sussidia largamente la stampa corrompitrice che accu- mula di continuo rovine morali sopra rovine, massime tra le file dell’incauta gioven- tù che rimane come disorientata nel cammino della vita e finisce per abbandonarsi ad ogni traviamento della mente e del cuore, a tacere dei tristi germi di malcontento, di odio e di ribellione che siffatta stampa dissemina ovunque a larghe mani»60.

Rivolto ai «Venerandi Sacerdoti coope- ratori nel ministero», così si esprime mons. Conforti, avviandosi a concludere questa lettera pastorale da lui redatta a nome dei vescovi della Regione Emiliana, e ribaden- do convinzioni da lui già espresse e vissute a Parma tre anni prima, quando ebbe a rea- lizzare il felice Primo Congresso Catechisti- co Diocesano61:

«E per quanto s’attiene a quest’ultima parte dell’ufficio pastorale, noi vorremmo che, possi- bilmente, s’impartisse l’insegnamento catechi-

59 FCT 24, pp. 154-155. 60 FCT 24, p. 155. 61 Su questo tema, ci permettiamo di rimandare il lettore ad un nostro studio: Umberto Cocconi, Primo Congresso Catechistico e Prima Settimana Catechistica, in Parma negli anni n. 18, pp. 109-191.

104 stico in forma di vera scuola col metodo intuitivo a sistema ciclico, in appositi locali forniti di tutto l’occorrente ove i giovanetti divisi per classi, come nelle scuole pubbli- che, ricevessero quell’istruzione religiosa che viene loro negata nelle scuole dello Stato. Ben sappiamo che per ottenere questa salutare riforma nel metodo d’insegnamento, sarà indispensabile superare non prima poche difficoltà, ma niente è impossibile a chi fortemente vuole, e la cosa si potrà effettuare se in ogni parrocchia si darà vita alla Congregazione della Dottrina Cristiana, come ha prescritto il Pontefice Pio X di s. m. colla sua Enciclica ‘Acerbo Nimis’, e noi pure abbiamo inculcato, e si farà per questo appello alla cooperazione dei genitori, dopo di averli edotti dell’impor- tanza somma dell’opera, ordinata unicamente al bene dei loro figli. Le eccezioni al riguardo non potranno essere molte. Prendiamo in questo esempio da altre nazioni, in attesa che anche in Italia sia concessa quella libertà d’insegnamento che per noi è ancora un voto, ovvero sia fatta ragione al nostro buon diritto, e l’insegnamento religioso sia nuovamente introdotto nelle pubbliche scuole. Persuadiamoci che per ora non resta a noi altra via aperta per allevare cristianamen- te la crescente generazione e salvarla dal naufragio della Fede. Avanti dunque con coraggio e grandezza d’animo; perché non sarà mai soverchio quanto intraprendere- mo per causa sì santa»62.

Infine, mons. Conforti, e con lui i vescovi firmatari della lettera collettiva63 rivolgono una parola ai sacerdoti chiamati alle armi:

«E mentre rivolgiamo a voi la nostra parola non possiamo a meno di rivolgerla con particolare affetto a tanti vostri Venerandi Confratelli di ministero che sottratti al loro santo apostolato si trovano lungi dal campo di lavoro che ad essi aveva assegnato la Provvidenza, conformemente alla loro sublime vocazione, ed ora militano tra le onorate fila del nostro esercito. Noi li esortiamo a prevalersi di questa occasione perché la gioventù d’Italia apprenda da essi l’esempio delle più elette virtù cristiane e civili, persuasi come siamo che anche per questo la Divina Provvidenza abbia permesso questo contatto del clero con tanta parte della crescente generazione che più non lo avvicinava, o per rispetto umano o per vieti pregiudizi, che fomentavano in essa la disistima e l’avversione; così invece i nostri baldi giovani ritornando domani alle feconde e tranquille opere della pace,

62 FCT 24, pp. 161-162. 63 Si ricordino i vescovi firmatari della lettera, nella versione presente inL’Eco , novembre 1916, p. 234: “Modena, 17 Ottobre 1916. + Natale Arciv. di Modena Abbate di Nonantola. + Guido Maria Arcivescovo Vescovo di Parma. + Andrea Vescovo di Carpi. + Giovanni Maria Vescovo di Piacenza. + Agostino, Vescovo di Guastalla. + Eduardo Vescovo di Reggio. + Giuseppe Vescovo di Borgo S. Donnino”. E che noi com- pletiamo con i rispettivi cognomi: Natale Bruni; Guido Maria Conforti; Andrea Righetti; Giovanni Maria Pellizzari; Agostino Cattaneo; Eduardo Brettoni; Giuseppe Fabbrucci.

105 riporteranno buoni ricordi e buone impressioni del Clero, che avranno osservato da vicino alla stregua degli esempi e riameranno quella religione che nel momento del bisogno e del pericolo avrà procurato loro tanti preziosi aiuti e conforti»64.

Una lettera per presentare il messaggio dei Vescovi Emiliani

E’ datata «Parma dal Palazzo Vescovile, 10 Novembre 1916 + Guido M. Arciv. Vesc.» la lettera di mons. Conforti «Al Venerando Clero e dilettissimo popolo della Città e della Diocesi»65, nella quale egli comunica la re- cente lettera dei Vescovi Emiliani. Nello scritto, ancora una volta, mons. Con- forti ribadisce alcune linee fondamentali del suo magistero episcopale a Parma. Tocca l’insegna- mento della Dottrina Cristiana, da lui desiderato in forma di vera scuola. Apre una santa crociata contro la bestemmia ed il turpiloquio, rifacendosi all’esempio dei santi e dei nostri padri e chieden- do su questo l’impegno del Clero. Ricorda infi- ne il Centenario di fondazione degli Stimmatini, e la loro quarantennale presenza a Parma, grazie al prezioso servizio svolto nell’educazione dei figli del popolo e per la salvezza delle anime, da parte di celebri loro figure, come i padri Vincenzo Vi- gnola, Luigi Morando e Melchiade Vivari66. Ecco qualche capoverso della lettera:

«Vi comunico la recente lettera degli Eccellentissimi La prima pagina del documento del 10 no- Vescovi di questa nostra Regione Emiliana […] vembre 1916. Si notino le tante correzioni. Convinto che l’autorevole documento sarà da voi te-

64 FCT 24, p. 163. 65 Il documento è a noi pervenuto in diverse versioni: nella minuta autografa del Conforti, presente in ACSCS, tra l’altro ripiena di correzioni ed aggiunte, forse uno dei testi più manomessi dall’autore stesso; nella pubblicazione in L’Eco, novembre 1916, pp. 235-240; nel testo di F. Teodori in FCT 24, pp. 166-175. 66 Per una conoscenza ampia e puntuale della presenza e dell’operato degli Stimmatini a Parma, si veda utilmente il contributo di Aldo Leoni, Monsignor Conforti e gli Stimmatini. Appendice I in A Parma e nel mondo. Atti delle Ricorrenze saveriane, a cura di Pietro Bonardi, Ubaldo Delsante, Ermanno Ferro, Fondazione Cassa di Risparmio di Parma e Monte di Credito su Pegno di Busseto - Circolo Culturale “Il Borgo”, Artegrafica Silva, Parma 1996, pp. 423-471.

106 nuto nella dovuta considerazione […] reputo opportuno richiamare in particolar modo l’attenzione vostra sopra due punti importantissimi del medesimo. Il primo è quello che riguarda l’insegnamento della Dottrina Cristiana in forma di vera scuola, ed il secondo quello che eccita il Clero ad una santa crociata contro la bestemmia ed il turpiloquio. Non m’indugerò a lungo sul primo, perché più e più volte, a voce e per iscritto, ve ne ho parlato e nell’ultimo Sinodo ha formato argomento di dettagliate disposizioni. […] Insisto piuttosto su quanto propone la lettera collettiva in parola, in ordine ad una santa crociata contro la bestemmia ed il turpiloquio, che dilagano ovunque. […] Ora prima di por termine a questa mia, sento il bisogno di segnalare alla Diocesi un fatto che non deve passare inosservato per noi, anche fra le dolorose vicende dell’ora grave che corre. Il 4 del corrente è trascorso un secolo che dal giorno in cui un modesto Sacerdote, grande agli occhi di Dio, perché ricco di ogni più eletta virtù, il Venera- bile Bertoni, fondava a Verona la Religiosa Congregazione dei Preti Stimatini. La fondazione di una Famiglia Religiosa costituisce sempre un grande avvenimento per il Regno di Dio su questa terra ed io non vi dirò ora quello che abbia fatto a bene della Chiesa e del civile consorzio la santa Istituzione; lo dirà la Storia. Io come vescovo di Parma mi limito a segnalare alla pubblica riconoscenza, in questa lieta ricorrenza che non può essere festeggiata con la dovuta solennità, quello che i figli del Ven. Bertoni, quanto umili altrettanto bravi ed operosi, hanno fatto tra noi per l’educazione dei figli del popolo e per la salute delle anime, in città e nelle campagne del piano e del monte con l’esercizio del Sacro Ministero. Son cose queste ben note e tutti ricorderanno tanti distinti Religiosi che lasciarono di sé a Parma una memoria imperitura per la loro dottrina e santità. […]»67.

Prima di ogni altra cosa l’istruzione religiosa

Volendo tentare una sintesi sul pensiero costituente la maggior preoccupazione pastorale di mons. Conforti, si può affermare come al suo centro vi sia la catechesi, mirante all’istruzione religiosa del popolo e nello stesso tempo alla formazione degli operatori nella catechesi. Ciò è dimostrato dalla rilettura delle parole da lui pronun- ciate, alla fine del mese di ottobre del 1914, e che possiamo considerare la sintesi del suo ministero episcopale e sarà il programma che si impegnerà a realizzare negli anni a venire:

«Appena chiamato al governo di questa illustre Diocesi, mi sono prima che di ogni altra cosa, occupato del problema dell’istruzione religiosa, e questa ha formato argo-

67 FCT 24, pp. 166-175.

107 mento di non poche lettere pastorali; non ho mancato d’inculcarla, come ben ricor- derete, in ogni parrocchia della Diocesi in occasione della Sacra Visita Pastorale ed ho promosso adunanze e congressi catechistici, nell’ultimo dei quali si è formulato un programma ordinato a disciplinare tutta la nostra azione catechistica»68.

«Rivoluzione radicale, salutare ed indispensabile» sono i termini usati dal Conforti per parlare della riforma catechistica che si sta attuando in Diocesi. Nella sua lettera pastorale, indirizzata alle singole comunità parrocchiali per l’inizio del nuovo anno catechistico, il 7 ottobre del 191569, trattando delle scuole catechistiche parrocchiali, ci tiene a fare il punto sul rinnovamento in atto e richiama le deliberazioni del Con- gresso Catechistico del 1913, che sono state codificate nel Sinodo diocesano. Per il presule quanto si sta progettando è di capitale importanza, ne è prova il fatto che la riforma catechistica va estendendosi di giorno in giorno ad altre Diocesi. Punta molto il Conforti alle dinamiche organizzative e istituzionali, proprio per- chè vuole dare uno scheletro, una struttura al progetto di rinnovamento della cate- chesi; solo così si potranno porre le basi per una continuità e solidità dell’esperienza. Mediante una buona organizzazione si possono superare e prevenire non solo le tante resistenze che una simile proposta può far nascere, ma anche debellare un pres- sapochismo che sta alla base di tanti insuccessi. Nel contempo bisogna superare la «discrezione individuale»70 e lavorare perché tutti in modo concertato e sinergico la- vorino e collaborino per la buona riuscita del progetto. Il Conforti ha come modello davanti a sé l’organizzazione scolastica presente in modo organico e capillare su tutto il territorio nazionale: grazie alle direttive del governo centrale si promuove in modo efficiente l’organizzazione scolastica, perché non adattare un tale sistema anche in Diocesi per organizzare e consolidare la riforma catechistica? Per il nostro vescovo è necessario, soprattutto in questa fase di rodaggio, «sacrificare le proprie individuali vedute»71, ora che è il tempo del convergere uniti e della disciplina. Il Conforti ha la visione chiara su come procedere, quali passi siano prima di tutto necessari. Per questo come primo atto nomina il Commissariato Diocesano, pensato come il centro ordinatore e propulsore del movimento Catechistico, che per mezzo dell’Ispettorato e del Segretariato esercitava sulla Diocesi la propria azione, allo scopo di dirigere e migliorare l’istruzione religiosa. Pertanto compito dei preti sarebbe stato quello di attenersi «alle disposizioni che da esso, massime al principio

68 G. M. Conforti, Lettera ai Padri ed alle Madri della sua Diocesi, Parma, dal Palazzo Vescovile, 25 Ottobre 1914; può essere letta in L’Eco, novembre 1914, pp. 244-246 ed in FCT 22, pp. 383-386, fonte che qui si cita, p. 384. 69 G. M. Conforti, L’Arcivescovo-Vescovo di Parma al Venerabile Clero Curato della sua Diocesi, Parma, dal Palazzo Vesc. 7 Ottobre 1915; vedila in FCT 23, pp. 282-289, le parole citate a p. 283. 70 Ibid., p. 283. 71 Ibid., p. 283

108 d’ogni anno catechistico, verranno impartite in ordine al programma da svolgere, ai testi da adottare, al metodo da seguire»72. Lamenta il vescovo che nel precedente anno in molte parrocchie non si erano adottati i testi scolastici prescritti, si usano testi che non sono quelli che sono stati indicati e, quello che è più riprovevole, non si segue il metodo e sistema prescritto. Per questo desidera che con il nuovo anno tutti si attengano alle disposizioni sancite dai sacri canoni e che venga effettivamente or- ganizzata nelle singole parrocchie, dalle più piccole alle più grandi, una vera scuola di catechismo e che i testi che verranno utilizzati siano essenzialmente tre: oltre al testo ufficiale, che dovrà esser quello fatto compilare dal Pontefice Pio X, vi sia pure il libro di classe prescritto dalla Commissione Diocesana, il quale è da considerarsi come la spiegazione ed il commento del testo ufficiale. Nessuno quindi può arbitra- riamente permettersi di non seguire queste disposizioni. Passato quasi un anno, il 15 maggio 1916 mons. Conforti invia una lettera cir- colare indirizzata ai Vicari Foranei della sua diocesi in cui li informa che a breve si sarebbe tenuta in vescovado un’adunanza catechistica per tutti i vicari foranei, in cui si sarebbe fatto il punto sull’andamento della catechesi diocesana, alla luce dei reso- conti dettagliati, su come durante l’anno nelle singole parrocchie si fosse realmente svolto, a conclusione dell’anno formativo, il catechismo parrocchiale73. Le singole relazioni debbono rispondere alle seguenti domande:

«1) In quali Parrocchie del Vicariato è stata istituita la Scuola di Religione per i fan- ciulli? 2) L’insegnamento catechistico s’imparte in locali adatti e forniti del necessario arredo scolastico? 3) Si svolge in ogni scuola il programma prescritto? Gli insegnanti sono muniti del materiale didattico, e gli alunni del testo di classe “Fede mia, Vita mia”? 4) Quali difficoltà s’incontrano nell’attuazione del nuovo ordinamento sco- lastico, e quali suggerimenti si danno per rendere più efficace l’azione catechistica Parrocchiale? 5) Nelle Parrocchie del Vicariato è stata istituita la Congregazione della Dottrina Cristiana?»74.

Per il Conforti la cultura religiosa si distingue in tre classi: «il Catechismo, l’Istru- zione più elevata e l’alta Teologia»75. Il Catechismo è l’istruzione base, indispensabile a tutti, in quanto è condizione indispensabile per conoscere le principali verità della fede ed i principali doveri del Cristiano. Abbiamo poi l’alta teologia che è necessaria e indispensabile per il Clero in quanto esso è chiamato ad essere per tutti maestro

72 Ibid., p. 284. 73 G. M. Conforti, Lettera Ai MM. RR. Sigg. Vicari Foranei della Diocesi di Parma, Parma, dal Palazzo Vesc., 15 Maggio 1916; vedila in FCT 24, pp. 139-140. 74 FCT 24, p. 139. 75 G. M. Conforti, Alle Alunne delle Dame Orsoline, Parma, 14 novembre 1915; testo pubblicato in FCT 23, pp 313-316, la citazione a p. 313.

109 Busta per omaggio a mons. Conforti, da parte del “Patronato Femminile per le Scuole di Re- ligione - Parma 16 Dicembre 1916”, contenente lo “Elenco delle Socie”, ovverosssia: i “Mem- bri Componenti la Presidenza Durante il Triennio 1913-1916; le “Socie Benefattrici”; le “Socie Patronesse”; le “Socie Cooperatrici” (4 pagine, a stampa della “Soc. Tip. S. Agostino - Parma”).

110 111 di religione. Infine vi è l’Istruzione media che è per quelli che appartengono al ceto colto o semi-colto della società. E per coloro che verranno a contatto con il ceto me- dio ed alto della società è necessaria una istruzione religiosa “media”, più sostanziosa. Rivolgendosi alle alunne frequentanti la scuola catechistica delle Dame Orsoline, il vescovo Conforti ricorda loro che

«sentirete spesso parlare di religione ed a parlarne a sproposito, leggerete forse e senti- rete leggere talvolta libri e giornali che combattono la religione, udirete spesso ripe- tervi il vieto pregiudizio che la religione ha fatto il suo tempo, perché è inconciliabile con la scienza e col progresso. Dovete dunque porvi in condizione di non sentire il maligno influsso di questo ambiente scettico e miscredente, dovete, dirò più, porvi in grado di rispondere alle più comuni obbiezioni che si muovono contro la fede. Non basta quindi che voi abbiate a credere, ma sarà anche necessario che possiate dare testimonianza convincente»76.

Nell’omelia tenuta in Cattedrale a Parma, in occasione del Natale 1916, mons. Conforti torna a parlare in modo deciso sulla istruzione religiosa, senza di essa la fede rimane come morta e per questo non può dare frutti. Analogamente la ragione: se questa non viene coltivata con lo studio e l’applicazione rimane come l’occhio tra le tenebre. Compito della religione è regolare le passioni, essa pone un freno alle passioni ribelli e una diga al dilagare del vizio. «La religione ripeterà sempre ‘non licet tibi’ … Non viene mai a patti, non transige mai con l’errore e con il vizio»77. Compito imprescindibile dei sacerdo- ti, pertanto, è quello di insegnare, istruire e quello dei fedeli di ascoltare e mettere in atto. La religione rende felice l’uomo, non sono di certo le ricchezze e gli agi della vita che lo potranno rendere pago, in quanto le cose di questo mondo non possono saziare la fame di verità di cui l’uomo ha veramen- te bisogno, poiché

76 FCT 23, p. 314. 77 G. M. Conforti, Omelia per la solennità del Santo Natale, Parma 25 dicembre 1916; leggibile in FCT 24, pp. 104-114, la citazione a p. 107.

112 «Il cuore ha bisogno di amore, come il fiore ha bisogno della luce e della rugiada; vuole amare cosa degna di sé, che non lo deprima, ma lo nobiliti, ma lo soddisfi né suoi desideri anelanti all’infinito; l’uomo vuole gettarsi fra le braccia di Dio che è suo principio ed è anche suo fine. […] Il nostro cuore è fatto dunque per Iddio, come l’occhio per la luce; e Dio solo può quietarne per sempre gli aneliti»78.

Pertanto, per il santo vescovo di Parma mons. Guido Maria Conforti, i due co- mandamenti della legge, l’amore a Dio e l’amore al prossimo, sono le due forze che tengono in sesto l’universo. Le due basi su cui si fonda l’equilibrio e la prosperità sociale sono la giustizia e l’amore:

«Ecco le due grandi parole che compendiano gli insegnamenti del Vangelo che ha rinnovato la faccia della terra. Ma purtroppo non ‘omnes oboediunt Evangelio’, non tutti obbediscono al Vangelo, vi dirò con l’Apostolo, ed ecco che scosse, calpestate le leggi della statica morale stabilita da Dio, noi vediamo il mondo traballare sulle sue basi, popoli e nazioni l’un contro l’altro armati, torrenti di sangue e di lacrime inondano la terra, mentre si affaccia un avvenire gravido di eventi che nessuno può facilmente predire, ma che però riem- piono l’animo di giusta trepidazione. Come al principio dei secoli risuonò la voce dell’Onnipotente sull’orrido seno del caso e trasse dal nulla questo universo capolavoro incomparabile di sapienza divina, così tra il cozzo orrendo dell’odierna conflagrazione risuoni il saluto angelico che 19 secoli or sono risuonava per la prima volta nella spelonca di Betlem»79.

78 FCT 24, p. 111. 79 FCT 24, pp. 113-114.

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Guido Maria Conforti e la nascita dell’Unione Missionaria del Clero

- Angelo Manfredi -

Un nuovo processo tra le diocesi d’Italia

Come è noto, l’idea di “un’associazione di zelanti sacerdoti, i quali si proponessero di zelare tutte le opere che tendono a favorire la diffusione del Vangelo tra gl’infedeli”1

1 Paolo Manna, ...Operarii autem pauci, I edizione, Milano 1909, p. 236, citato in Ferdinando Germa- ni, P. Paolo Manna. II: L’Unione Missionaria del Clero e il Seminario Meridionale per le Missioni Estere (1907-1924), Pime, Trentola Ducenta (CE) 1990, p. 73. Mi permetto qui di citare, fin da subito, AngeloM anfredi, Guido Maria Conforti 1865-1931, Editrice Missionaria Italiana, Bologna 2010, in particolare le pp. 404-425, che, nelle pagine seguenti, spero di avere da una parte sintetizzato e dall’altra ampliato.

115 Va poi premesso come per ogni ricerca o studio sul- la nascita e sviluppo della “Unione Missionaria del Clero (UMC)”, oggi “Pontificia Unione Missionaria (PUM)”, e soprattutto per l’apporto in essa espleta- to da mons. Conforti, va tenuto presente il cospicuo volume curato dal saveriano Franco Teodori, Guido Maria Conforti. Unione Missionaria del Clero. Lettere e Discorsi dalla Fondazione (1916) al Termine del suo Mandato di Presidente (1927), Procura Generale Save- riana, Roma 1978, di 704+XXXII pagine, e che noi, in armonia con quanto indicato a pagina due di co- pertina di questo quaderno, citeremo semplicemente con la sigla FCT 4 e relativa pagina di riferimento. Infine, ecco un’indicazione di titoli per una bibliogra- fia pratica sull’UMC o PUM, a cui ci si riferirà in questa relazione: - Bollettino dell’Unione Missionaria del Clero / Rivista di Studi Missionari / Rivista dell’U- FCT 4: copie disponibili, sino ad esaurimento scor- nione Missionaria del Clero in Italia, Anno 1, numero te, si possono avere con il responsabile del CSCS. 1: 15 maggio 1917, Premiata Tipografia Pontificia ed Arcivescovile San Giuseppe, Milano 1917; - L’appello del Papa per la salvezza del Mondo infedele, Officina Grafica Fresching, Parma 1922, pp. 24; Bergamo- e le Missioni Cattoliche, S. Alessandro, Bergamo 1923, pp. 128; - L’Unione Missionaria del Clero in Italia 1916-1924, a cura dell’Ufficio Centrale Anno Santo 1925, pp. 318; -Atti della Settimana Religioso Missionaria tenutasi in Roma dal 28 settembre al 2 ottobre dell’Anno Santo MCMXXV. Ufficio Centrale UMC, Roma 1926, pp.168; - Guida delle Missioni Cattoliche, Redatta sotto gli auspici della Sacra Con- gregazione di Propaganda Fide e Unione Missionaria del Clero in Italia, Roma 1935, pp. XXXII+241; - Omnis Terra adoret Te!, L’anima della cooperazione missionaria, UMC, Roma 1936, pp. 64; - Agostino Saba, Storia della Chiesa. Vol. III: Dai pontefici di Avignone a Pio XII, Utet, Torino 1943; - Vittorino Callisto Vanzin, Il fermento del Regno. Unione Missionaria del Clero, Sc. Tip. Don Guanella, Roma 1946, pp. 280; - Giovanni Tragella, Un’anima di fuoco P. Paolo Manna (1872-1952), Pime, Napoli 1954, pp. VIII+384; - Il Papa e le Missioni. La cooperazione missionaria nell’insegnamento dei pontefici, Pumc, Roma 1959, pp. 21; - Franco Teodori, Dati anagrafici del Servo di Dio Guido Maria Conforti, in Isme, Anagrafe Saveriana 30 giugno 1961, Ghidini, Parma 1961, pp. 53; - Lino Ballarin, L’anima missionaria di Guido Maria Conforti Arcivescovo Vescovo di Parma Fondatore dei Missionari Saveriani. Isme, Parma 1962, pp. 152; - Sulla via dei popoli, Pumc, Roma 1963, pp. 168; - Paul Catrice, Le père Paul Manna fondateur de l’Union Missionnaire de Clergé (1872-1952), Secrétariat International Umc, Rome 1966, pp. 160; - Padre Paolo Manna ieri e oggi. Nel cinquantesimo di fondazione dell’Unione Mis- sionaria del Clero, Pime, Napoli 1966, pp. 148; - Giulio Barsotti, Più vivo dei vivi. Aspetti e momenti della vita di mons. Conforti, Ediz. Pro Sanctitate, Roma 1970, pp. 355; - I Fondatori delle Pontificie Opere Missionarie, Direzione Nazionale PP.OO.MM, Roma 1973, pp. 120; - Giulio Barsotti, L’anima di Guido Maria Conforti. Una lezione al giorno, Ediz. Pro Sanctitate, Roma 1975, pp. 600; - Sacrae Congregationis de Propaganda Fide, Memoria Rerum 350 anni a servizio delle Missioni 1622-1972. Vol. III/2 1815-1972, Herder-Roma-Freiburg-Wien 1976, pp. 885; - Jakob Baumgartner, L’espansione del- le Missioni Cattoliche da Leone XIII fino alla seconda guerra mondiale, pp. 631-687 in Hubert Jedin, a cura di, Storia della Chiesa IX: La storia negli Sati moderni e i movimenti sociali (1878-1914), Jaka Book, Milano 1979; - Augusto Luca, Guido Maria Conforti. Testimonianze sulla vita e le opere del Fondatore dei Saveriani in alcuni discorsi commemorativi, Emi, Bologna 1981, pp. 132; - Luciano Scaccaglia, L’Opera della Propagazione della Fede a Parma nel secolo XIX, Pont. Univ. Lateranensis, Roma 1981, pp. 176;

116 era stata dell’avellinese padre Paolo Manna (1872-1952), membro del Seminario delle Missioni Estere di Milano, che ne aveva avuto una prima intuizione nel 1908. Nel frattempo, e in modo totalmente indipendente, il vescovo di Parma Guido Maria Conforti (1865-1931) si era fatto promotore di un’iniziativa, proposta a lui dal beato Giuseppe Allamano, fondatore dei Missionari della Consolata a Torino2, di una lettera di tutti i superiori degli istituti missionari italiani al papa Pio X, perché il Pontefice emanasse, in occasione del sedicesimo centenario del cosiddetto editto di Costantino (313-1913), un «atto pubblico» ai vescovi italiani, che «inculcasse... di favorire le vocazioni all’apostolato tra gli infedeli» in una nazione che, rispetto alla

- Raffaele Trota, Padre Paolo Manna fondatore dell’Unione Missionaria del Clero, Emi, Bologna 1981, pp. 192; - Stefano Trinchese, Roncalli e le Missioni. L’Opera della propagazione della fede tra Francia e Vaticano negli anni ’20, Morcelliana, Brescia, 1989, pp. 224; - Ferdinando Germani, Padre Paolo Man- na. Vol. II: L’Unione Missionaria del Clero e il Seminario Meridionale per le Missioni Estere (1907-1924), Pime, Trentola Ducenta (Caserta) 1990, pp. 360; - Maurilio Guasco, Seminari e clero nel ‘900, Paoline, Cinisello Balsamo 1990, pp. 272; - Ferdinando Germani, P. Paolo Manna. Vol. IV: Segretario generale dell’Unione Missionaria del Clero, e promotore dell’Unione dei Cristiani (1937-1942), Pime, Trentola Ducenta (CE) 1993, pp. VIII+254; - Ferdinando Germani, P. Paolo Manna. Maestro di spiritualità missionaria, Pime, Trentola Ducenta (CE), 1993, pp. VIII+316; - Ferdinando Germani, P. Paolo Manna e i suoi amici santi, Pime, Trentola Ducenta (CE) 1995, pp. VIII+360; - Alfiero Ceresoli, Spiritualità missionaria di un sacerdote diocesano. Guido Maria Conforti primo presidente della PUM, Vescovo e Fonda- tore dei Missionari Saveriani, Emi, Bologna 1996, pp. 128; - Augusto Luca, Sono tutti miei figli. Il Beato Guido Maria Conforti vescovo di Parma fondatore dei missionari saveriani, Emi, Bologna 1996, pp. 224; - Eutimio Sastre Santos, La vita religiosa nella storia della Chiesa e della società, Ancora, Milano 1997, pp. 1064; - Giuseppe Butturini, Le missioni cattoliche in Cina tra le due guerre mondiali. Osservazioni sul metodo di evangelizzazione di P. Paolo Manna, Emi, Bologna 1998, pp. 336; - Simona Katia Baldini, Paolo Manna e “Le missioni cattoliche” tra Ottocento e Novecento, Univ. degli Studi di Milano, a.s. 1998- 199, pp. 105; - Agostino Giovagnoli, a cura di, Roma e Pechino. La svolta extraeuropea di Benedetto XV, Studium, Roma 1999, pp. X+296; - Piero Gheddo, PIME 150 anni di Missione (1850-2000), Emi, Bologna 2000, pp. 1230; - Piero Gheddo, Paolo Manna (1872-1952): Fondatore della Pontificia Unione missionaria, Emi, Bologna 2001, pp. 400; - Ferdinando Germani, Il beato Paolo Manna grande apostolo dell’evangelizzazione ad gentes, Pime, Trentola Ducenta (CE), 2002, pp. 228; - Guglielmo Camera, Da Unione Missionaria del Clero a Pontificia Unione Missionaria. I Beati Paolo Manna e Guido Conforti ani- matori missionari delle Chiese che sono in Italia, Postulazione saveriana, Parma 2004, pp. 64; - Augusto Luca, Guido Maria Conforti vescovo e missionario, Paoline, Milano 2011, pp. 312; - Guglielmo Camera, Tutti responsabili del Vangelo. La Pontificia Unione Missionaria a cent’anni dalla fondazione (1916), Emi, Bologna 2014, pp. 144; - Angelo Manfredi, Conforti e l’Unione missionaria del clero, in Missione Oggi, n. 06 ottobre/novembre 2016, pp. 57-60; - Fabrizio Meroni, a cura di, Mission Makes the Church. 1916 - October 31 - 2016 Pontifical Missionary Union, Aracne editrice, Canterano (RM) 2017, pp. 232. (Nota a cura di Ermanno Ferro). 2 Nato a Castelnuovo don Bosco (AT) nel 1851, nipote di san Giuseppe Cafasso e allievo di san Giovanni Bosco, si dedicò al restauro del santuario torinese della Consolata e alla diffusione del culto mariano, e, non potendo essere a sua volta missionario, formò l’Istituto dei Missionari della Conso- lata. Morì a Torino nel 1926. Cfr. Vittorio Merlo Pichl, in Dizionario degli Istituti di Perfezione, I, Paoline, Roma 1973, coll. 488-491; José Cottino, in Bibliotheca Sanctorum. Prima Appendice, Città Nuova, Roma 1987, coll. 39-41.

117 vicina Francia e ad altri paesi cattolici, metteva in gioco minori risorse sia umane che economiche per le missioni. Pio X rispose con una lettera, datata 31 gennaio 1913, che Conforti, anche a nome degli altri superiori di congregazioni e istituti missiona- ri, inviò a tutti i vescovi italiani3. Bisogna ricordare che in quegli anni le realtà italiane che formavano e inviavano vocazioni esclusivamente missionarie, e che erano sorte da non più di qualche decen- nio4, soffrivano del calo di vocazioni, feno- meno attraversante tutti i seminari d’Italia, anche per il diffondersi e la recrudescenza dell’anticlericalismo che amplificava alcu- ni scandali, per lo più rivelatisi poi privi di fondamento, di abusi di sacerdoti su bam- bini e bambine5. Peraltro, l’esperienza di- retta di Conforti diceva di una resistenza dei vescovi a cedere agli istituti missionari i sacerdoti e i chierici che avvertivano una L’autografo di mons. Conforti, indirizzato al padre 6 Giovanni Bonardi, da “Sant’Andrea Bagni 10.8.1921”. chiamata alla missione estera .

3 Tutta la documentazione in FCT 4, pp. 43-49. 4 I firmatari della lettera al papa erano i superiori dei Saveriani (1895), dei Figli del Sacro Cuore o Comboniani (1867), della Consolata (1901), del Collegio Brignole Sale di Genova (1855), dell’Isti- tuto delle Missioni Estere di Milano (1850) e del Seminario di San Pietro apostolo di Roma (1874). Cfr. FCT 4, 45-46. 5 «La campagna anticlericale, che lungo il corrente anno si è scatenata contro il Clero d’Italia, da parte della Massoneria e del Socialismo assieme collegati, ha contribuito non poco a scemare le vocazioni. Nel Semi- nario Vescovile non giunge a 7 il numero dei nuovi entrati; tra l’Urbano e quel di Berceto non si arriva al centinaio di alunni. Le cose, come ben vede, van piuttosto male se si considera che quanto succede a Parma avviene, su per giù, anche nelle altre diocesi. Nessuna meraviglia quindi che difettino le reclute apostoliche» (G. M. Conforti, Lettera a Giovanni Bonardi, da Parma 19 novembre 1907; autografo in ACSCS, alla data; può essere letta in FCT 2, pp. 101-102). Nel luglio 1907 era esploso il cosiddetto “caso Riva”: un sacerdote torinese ma cappellano di un orfanotrofio femminile a Milano era stato arrestato per le accuse, poi rivelatesi false, di una ragazzina orfana. La scarsezza di nuove vocazioni proseguiva per al- cuni anni, e la lenta ripresa fu poi completamente mortificata dalla prima guerra mondiale che svuotò letteralmente i seminari. Cfr. Achille Erba, Preti del sacramento e preti del movimento. Il clero torinese tra azione cattolica e tensioni sociali nell’età giolittiana, Franco Angeli, Milano 1984. 6 Qualche anno successivo al periodo di cui ci stiamo occupando, di fronte al caso di un sacerdote veneto che desiderava entrare tra i saveriani ma ne era impedito dal suo vescovo, Conforti se ne usciva con questa sorprendente espressione: «Io penso che l’opporsi ad una vocazione religiosa, calpestando una libertà santa sancita dal Vangelo, sia semplicemente peccato mortale, che dovrebbe essere ‘speciali modo’ ri- servato al Romano Pontefice, se commesso da chi, ‘ut in casu’, dovrebbe essere della libertà santa del Vangelo difensore e vindice» (G. M. Conforti, Lettera a G. Bonardi, da Sant’Andrea Bagni, 10 agosto 1921; autografo in ACSCS, alla data: leggibile pure in FCT 2, p. 127).

118 L’iniziativa del 1913 si può ritenere una inconscia ma importante preparazione al nascere dell’Unione Missionaria del Clero, per due motivi. Anzitutto, Allamano e Conforti riuscirono nell’impresa non facile di alleare tutti gli istituti missionari italiani, e questo fu poi uno dei caratteri di spicco della futura Unione Missionaria7. Quando Manna, tre anni dopo, sottoporrà il progetto dell’Unione a Conforti, sarà quest’ultimo a osservare: «E poiché la nuova Opera interessa tutti gli Istituti di Missio- ne, quelli almeno che si propongono quest’unico scopo, penso che converrebbe interrogarli, nel modo che V. R. reputerà migliore, perché tutti prestino il loro valido contributo e così l’Unione abbia ad essere opera di tutti e tutti possano concorrere a costruirne la parte direttiva»8. Conforti poi aggiungeva che per dissipare il sospetto che l’Unione po- tesse diventare monopolio di un unico istituto, in particolare quello milanese visto l’attivismo di Manna, anche il notiziario dell’Unione fosse svincolato dalle testate dei singoli enti missionari. Sia il primo consiglio generale, in cui tra l’altro entrarono anche rappresentanti di congregazioni non esclusivamente missionarie come i Mi- nori, i Cappuccini, i Carmelitani, i Gesuiti, i Lazzaristi e i Salesiani9, sia il bollettino dell’Unione, rifletteranno questa visione di un’iniziativa missionaria al di sopra dei singoli istituti e dei loro interessi. Il secondo motivo per cui l’iniziativa avviata da Allamano e Conforti nel 1912-13 si annuncia come preparazione della diffusione dell’Unione Missionaria del Clero è legato in certo senso al primo: la lettera del vescovo Conforti ai confratelli presuli italiani sarà seguita da altre lettere che, negli anni successivi al 1916, proporranno ai capi delle diocesi di diffondere l’Unione. E proprio perché questa associazione non nasceva da un singolo istituto ma dall’allean- za di tutte le realtà missionarie italiane, i vescovi avranno chiaramente la percezione che non prenderanno partito per l’uno o l’altro istituto, ma per l’insieme del movi- mento missionario.

1916: nasce l’Unione Missionaria del Clero

Vent’anni dopo la nascita del sodalizio missionario dei sacerdoti, Paolo Manna rievocava gli ostacoli immaginati nel far partire l’impresa:

Quando statuto e programma furono stesi, cominciarono le difficoltà. Si era con- vinti, come fu più sopra accennato, che un’opera della importanza e ampiezza di

7 Ad essere esatti, tra i firmatari della lettera al papa manca il superiore dei Missionari del Sacro Cuore, i quali poi aderiranno al primo consiglio generale, rappresentati dal padre Giovanni Genocchi, noto biblista, coinvolto in parte nella vicenda del modernismo. 8 G. M. Conforti, Lettera a P. Manna, da Parma 13 marzo 1916; autografo in ACSCS; leggibile pure in FCT 4, p. 55. 9 Cfr. FCT 4, p. 118.

119 quella proposta, non poteva essere lanciata d’iniziativa di una particolare persona o d’un dato istituto. Chi vi avrebbe dato retta? Chi avrebbe creduto che si voleva fare veramente cosa generale? Di presentare direttamente noi la proposta allo studio e all’approvazione della S. Sede non si aveva l’ardire. Occorreva un’autorità, un prestigio che noi sentivamo di non avere10.

Fu a questo punto che Manna pensò al vescovo Conforti: fondatore di un Isti- tuto missionario inizialmente analogo a quello di Milano, poi trasformato in con- gregazione religiosa (ma Conforti ebbe sempre il progetto di un istituto con voti). Vescovo di una rilevante e ampia diocesi italiana, conosciuto dai confratelli per l’im- pegno pastorale, la profondità spirituale e l’autorevolezza personale, dispiegata ad esempio negli incontri dell’episcopato emiliano. In costanti e ottimi rapporti sia con papa Benedetto XV, che prima dell’elezione era stato arcivescovo di Bologna, sia con la struttura di Propaganda Fide, che ne conosceva l’affidabilità e la prontezza, e che aveva conferito fiduciosamente ilDecretum Laudis all’Istituto saveriano già nel marzo 1906, nonostante l’esiguità del numero dei membri e il parere contrario del canonista gesuita Benedetto Ojetti11. Conforti stesso aveva esperienza dell’andamento discontinuo dell’Opera della Propagazione della Fede, che a Parma era apparsa alla fine degli anni ‘30 del XIX secolo, aveva avuto un apogeo attorno al 1845, ma poi aveva vissuto una lunga fase discendente, legata all’immobilismo del gruppo dirigente laicale (il conte Antonio Boselli, dirigente dell’Opera fin dagli inizi, ne era ancora segretario nel 1882) e alla freddezza (o per lo meno all’attenzione altalenante) del clero. Nel 1893 il Conforti è il direttore dell’Opera della Propagazione della Fede, ma, ingolfato nelle occupazioni di vicario generale e nell’impegno della fondazione del suo Istituto, non può certo mettere in atto un rilancio in grande stile12. Non essendo personalmente conosciuto da Conforti, Manna chiese a padre Giovanni Bonardi - il saveriano parmigiano, all’epoca braccio destro del Conforti all’Istituto Missioni Estere - di introdurlo presso il vescovo fondatore13. L’incontro

10 Paolo Manna, Il cammino di un’idea. Come sorse l’Unione Missionaria del Clero, documento d’archi- vio citato in F. Germani, P. Paolo Manna. II: L’Unione Missionaria del Clero e il Seminario meridionale per le Missioni Estere (1907-1924), cit., p. 75. 11 Si veda tutta la documentazione in proposito, pubblicata in FCT 14, pp. 229-237, ed il recente studio di Augusto Luca, Missionari Saveriani 1906: approvazione pontificia, in Parma negli anni 11, pp. 141-167. 12 Queste notizie si trovano in L. Scaccaglia, L’opera della Propagazione della Fede a Parma nel secolo XIX: Il contributo del primo Conforti, Pontificia Università Lateranense, Roma 1981. 13 Per i contatti tra Paolo Manna e Giovanni Bonardi è illuminante quanto quest’ultimo scrive nel 1971, su richiesta della Postulazione del Pime, in un testo riportato in FCT 4. p. 52 nota 9: “Le mie relazioni col servo di Dio, Padre P. Manna, non sono state di convivenza, ma di incontri per affari riguar- danti le nostre rispettive attività. La prima relazione l’ho avuta, non ricordo bene se verso la fine del 1911 o 1912. Ero andato a Milano per affari dell’Istituto Missioni Estere di Parma, del quale io ero rettore da

120 avvenne a Parma in Vescovado il 25 febbraio 1916: Manna portava a Conforti il progetto dell’Unione Missionaria del Clero. Nel marzo successivo Conforti stendeva per iscritto a Manna alcune osservazioni già fatte a voce, replicando peraltro il suo parere per cui «l’ideata Istituzione è quanto bella e santa, altrettanto opportuna, perché risponde ad un vero bisogno sentito e lamentato da quanti hanno a cuore la dilatazione del Regno di Cristo ed il rifiorimento delle care nostre missioni»14. Il dialogo epistolare continua serrato tra Manna e Conforti fino al 21 aprile 1916, quando Manna invia al vescovo il materiale stampato da consegnare alla Congregazione di Propaganda Fide. Nei giorni 24 - 29 aprile mons. Conforti si reca a Roma per la programmata sua seconda visita ad limina: egli incontra il segretario di Propaganda, Camillo Lauren- ti15, il prefetto cardinale Domenico Serafini16, i porporati facenti parte del dicaste- poco tempo. Mi parve buona cosa stabilire una relazione con i confratelli di Milano ed andai in Via Mon- terosa, n. 81. Il primo incontro fu con il P. Paolo Manna. Notai subito le sue doti facilmente individuabili: temperamento attivo, tutto preso dal pensiero delle Missioni, e impegno a lavorare per esse con entusiasmo. Il suo modo di prospettare il problema Missionario mi rivelò subito l’uomo di fede, che in detto problema missionario vedeva il carattere religioso della salvezza delle anime. Ne ebbi una impressione favorevolissima, l’impressione di un uomo che andava subito al nocciolo delle questioni. In quello stesso primo incontro mi chiese di collaborare alla Strenna Missionaria con un edificante racconto missionario cinese, ciò che promisi e feci. Questo per dire come subito colse l’occasione per fare del bene. Qualche anno dopo me lo vidi arrivare a Parma. Mi presentò un suo progetto per la fondazione dell’UMC. Mi mostrò lo Statuto ed il Regolamento della medesima e mi fu largo di spiegazioni. Parlava con grande convinzione e mi dimostrava con chiarezza quanto sarebbe stata proficua l’opera del clero per la propaganda del pensiero e dell’azione missionaria tra il popolo cristiano. Per favorire le vocazioni missionarie vi erano gli Ordini e le Congregazioni religiose e gli Istituti specializzati, ma per interessare il popolo fedele al problema missionario era proprio necessario il contributo del Clero. Vista la mia viva partecipazione al suo pensiero, mi disse: Quello che necessita ora è di fare approvare l’Opera da Roma. Con i miei mezzi non vi riuscirei; ho bisogno dell’autorità di un Vescovo ripieno di spirito missionario per presentare l’Opera, illustrarla convenientemente e raccomandarla caldamente. Ho pensato al vostro Fondatore, Mons. Conforti. Ritiene lei che si presterà a fare la presen- tazione e ad illustrare l’opera e raccomandarla direttamente al Santo Padre? Mi parve di poter rispondere affermativamente e consigliai di andare direttamente da mons. Conforti. Mentre P. Manna superava la distanza di poco più di un chilometro che separa l’Istituto dall’Episcopato, io telefonai allo stesso mons. Conforti annunciandogli la visita di P. Manna e dissi che egli voleva presentare un buon progetto a favore delle missioni e per realizzarlo voleva chiedere il suo aiuto”. Si ricordi come, assieme al padre Manna, a Milano padre Bonardi aveva incontrato pure Giuseppe Armanasco, superiore generale dei missionari di Via Monterosa. 14 G. M. Conforti, Lettera a Padre Paolo Manna, da Parma 13 marzo 1916; autografo in ACSCS; leggibile in FCT 4, pp. 51-57. 15 Nato nel 1861, segretario di Propaganda Fide dal 1911, cardinale nel 1921 e prefetto prima dei Re- ligiosi (1922-1929) e poi dei Riti (1929-1938, anno della morte): Giuseppe De Libero, Il Cardinale Camillo Laurenti, Scuola Tip. Don Luigi Guanella, Roma 1942. 16 Domenico Serafini (Roma 1852-1918), delegato apostolico in Messico (1904), assessore del Sant’Uffizio (1911-14), cardinale (1914), prefetto dei Religiosi e pro-prefetto e poi prefetto diPro - paganda (1916) fino alla morte: Hierarchia Catholica Medii et Recentioris Aevi, IX, Ed. Messaggero

121 Verso la redazione dello Statuto dell’UMC. Nel primo fascicolo sono ben visibili le correzioni apportate da mons. Conforti

122 ro. Infine ha udienza privata con il papa Benedetto XV, descrivendogli piuttosto« a lungo»17 il progetto e ricevendone promessa di un intervento papale sul prefetto di Propaganda. A questo punto, tutto si ferma. Nessuna notizia da Roma per alcuni mesi. Tanto che Conforti, il 13 agosto, deve scrivere a Laurenti ricordando la pratica. Senza rice- vere risposta, come dovrà comunicare a Manna che, in settembre, mentre Conforti di Sant’Antonio, Padova 2002, p.12; Paolo Valvo, Pio XI e la Cristiada. Fede, guerra e diplomazia in Messico (1926-1929), Morcelliana, Brescia 2016, p. 47 nota 34. 17 E’ il Conforti stesso ad informarci sul suo ‘operato romano’ a favore dell’UMC, in Lettera a P. Paolo Manna, da Roma 28 aprile 1916, ove scrive: «Reverendissimo Padre, / Come avevo promesso a V. R. così ho fatto e benché non possa per ora predire con precisione e sicurezza l’esito delle mie pratiche, ho però moti- vo di ritenere che sarà almeno discretamente soddisfacente. / Sono stato innanzi tutto a Propaganda e coll’E. mo Cardinale Prefetto e con Mons. Laurenti ho caldeggiata la progettata Unione Missionaria meglio che ho saputo e sono escito dal Collegio Urbaniano coll’impressione che la cosa abbia prodotto buona impressione e colla promessa che sarà presa in esame dagli Eminentissimi componenti la Sacra Congregazione di Propa- ganda, ai quali pure,’‘singillatim’, ho parlato dell’importante Opera. A quelli che non ho potuto avvicinare, ho lasciato co- pia del noto memoriale-progetto. / Ieri poi venni ricevuto in privata udienza dal Santo Padre e piuttosto a lungo mi sono intrattenuto con lui sull’argomento in parola. Ha sfogliato il Memoriale, ha letto quasi per intiero lo Statuto della nostra Unione, ne ha lodato lo spirito informatore ed il fine nobilis- simo che si propone e mi ha assicurato che ne avrebbe parlato, ‘quam primum’, coll’E.mo Prefetto di Propaganda, lascian- domi sperare la chiesta approvazione./ Come V. R. ben vede, abbiamo motivo di attendere fidenti ed intanto continuiamo a pregare per il buon esito della cosa. […]». A quanto detto dal Conforti sul suo soggiorno romano fa eco ciò che scrive molto più tardi Giovanni Bonardi, in un Memoriale sulla Storia dell’UMC, datato Roma 31 gennaio 1954, custodito nella sua veste di dattiloscritto originale in ACSCS: “[…] Riveduti e corretti lo Statuto e il Regolamento e redatti nella forma che si ritenne più atta a ricevere la superiore approva- zione, nel suo primo viaggio a Roma, nella udienza ottenuta dal S. Padre Benedetto XV, mons. Conforti espose ed illustrò il progetto. Ma il S. Padre non lo lasciò continuare, scattò e disse. - No, no, non si debbono fare nuove opere, bisogna potenziare le già esistenti. - E’ precisamente quello che si intende fare a mezzo dell’Unione Missionaria del Clero. Essa non si propone di raccogliere danaro. Per questo vi è la propagazione della Fede e le altre opere missionarie. Si tratta invece di condurre il clero, che è quasi assente nella grande opera missionaria, a dare la sua attività a favore delle opere missionarie. / Il S. Padre si rabbonì subito. Prese in mano i due fascicoli, ne fece passare lentamente le pagine. si soffermò in attenta lettura sui punti più importanti e poi disse: - Va bene; vedremo e qualcosa si farà. / E si fece. / La prima accoglienza del S. Padre non fu buona: egli anzi reagì fortemente pensando che si volesse fondare altra opera per chiedere danaro. Ma il pronto intervento di Mons. Conforti, le spiegazioni date con chiarezza e delicatezza, l’illustrazione del vantaggio che l’apporto del Clero avrebbe dato, finirono per convincere il S. Padre che la nuova opera era buona ed avrebbe fatto del bene”.

123 è in visita pastorale nella zona di Neviano degli Arduini, chiede notizie. Sarà poi il procuratore a Roma dell’Istituto Missioni Estere di Milano a dire a Manna quanto riferito da Laurenti: “non era sufficiente la presentazione di quell’opuscolo, ma occorreva una domanda in iscritto di quanto si domandava”, e Manna commenta: “avrebbe potu- to dirlo prima” e osserva che, con le vacanze romane in corso, non c’era da aspettarsi “nulla di risolutivo così presto”18. Infatti il cammino dell’opuscolo riprende a fine ottobre 1916, ed il 31 di quel mese parte la missiva col protocollo 1766/1916 da Propaganda in cui il cardinale D. Serafini comunica l’alto“ compiacimento” di papa Benedetto XV per la proposta dell’Unione. Padre Manna immediatamente si dà da fare per stampare la proposta dell’opera, il suo statuto e l’alto compiacimento pon- tificio, e inviare il tutto a ciascun vescovo italiano. Nasce così l’Unione Missionaria del Clero.

Lettera del card. Prefetto di Propaganda Fide a mons. Conforti, con la quale si annunzia l’approvazio- ne pontificia dell’UMC.

18 Cfr. Paolo Manna, Lettera al Rev.mo e Carissimo Padre Bonardi, da Milano 4 ottobre 1916; vedila in FCT 4, p. 69 nota 20.

124 Il fatto singolare, già rilevato da padre Guglielmo Camera, è che l’Unione è ap- provata a Roma prima di nascere. Solitamente la Santa Sede approva le istituzioni, di qualsiasi tipo esse siano, solo dopo che hanno vissuto il loro avvio e si sono sta- bilizzate: così per gli ordini religiosi, eccetera… Qui all’Unione si fa un’apertura di credito senza garanzie. Senza dubbio avrà influito l’affidabilità di Conforti presso la curia romana. Annota infatti il p. Guglielmo:

Ciò però depone ancora una volta in favore della scelta indovinata del Conforti, come patrocinatore dell’opera, da parte di Manna. Un’altra osservazione di grande rilievo: la Santa sede concede l’approvazione a un’opera ancora prima che venga attuata. Ciò fa pensare alla grande intuizione del Manna, tanto opportuna e provvidenziale, che non ha potuto che essere apprezzata e accolta subito come una intuizione da doversi appoggiare ancora prima di essere esperimentata. Ma ha certamente influito anche la personalità del Conforti, tanto stimato da Benedetto XV. Cosa ancora più straordinaria: tre anni più tardi l’Unione Missionaria del Clero viene raccomandata al clero di tutto il mondo nell’enciclica Maximum illud, del 30 novembre 191919.

Partenza in sordina (1917-1918)

Fondare e avviare una associazione a dimensione nazionale in piena guerra, an- corché sia un sodalizio rivolto al clero, è avventura ben difficoltosa, tanto più che, come è noto, molti sacerdoti sono al fronte e tutti gli altri devono assumersi non poco lavoro20. Tuttavia i vescovi che rispondono positivamente all’invito di Con- forti e al materiale spedito da Manna non sono pochi, spesso con un tono positivo, talvolta autenticamente entusiasta, nei confronti dell’iniziativa. Nel marzo 1917 gli aderenti erano 178, tra cui 14 tra vescovi e cardinali21; nel giugno erano quasi 60022;

19 Guglielmo Camera, Tutti responsabili del Vangelo. La Pontificia Unione Missionaria a cent’anni dalla fondazione (1916), cit. p. 27. 20 Ciò è confermato da quanto scrive padre P. Manna a padre G. Bonardi, da Milano in data 16 luglio 1916: “Sette dei nostri alunni soldati sono stati mandati in Albania. Mi è venuta meno ogni mano d’opera ed il lavoro si rende sempre più difficile; ma tireremo avanti senza scoraggiarci finché il Signore ci darà un po’ di forze, sino alla fine. Stamane alle 9.30 abbiamo avuto un allarme di Aeroplani (sic!) nemici, non so ancora se siano venuti davvero e se ci siano state vittime” (Cfr. FCT 4, p. 66 nota 18). 21 La lista particolareggiata delle adesioni è offerta dal Manna, in lettera a Conforti del 28 marzo 1917: “Gli aderenti ad oggi sono 178, fra i quali 14 Ecc.mi Vescovi e Cardinali. Noto fra questi: S. E. il Card Lualdi, Mons. Pujia Arciv. di S. Severina, E. Ecc. Mons. Gavotti Arciv di Genova, S. E. Mons. Carrara V. Ap. dell’Eritrea, Mons. Trussoni Arciv di Cosenza, S. E. Mons. Spandre di Asti, S. E. il Card. Maffi ed altri che già comunicai a V. Ecc. in altra mia. I Vescovi di Asti e Cosenza hanno eletti i delegati diocesani dell’opera” (Cfr. FCT 4, p. 85 nota 38). 22 FCT 4, p. 95 nota 41.

125 nel luglio del 1918 si arriva a mille aderenti, tra cui sessanta tra cardinali e vescovi; ventisei diocesi hanno il loro delegato nominato dal vescovo23. È ancora una piccola minoranza tra il clero italiano, ma il numero di presuli che hanno approvato il pro- getto incoraggia prospettive positive. Non mancano comunque le difficoltà dovute proprio alla guerra. Nel frattempo, in attesa di radunare un futuro consiglio generale dell’Unione, che dovrà vedere le rappresentanze sia dei delegati diocesani sia degli istituti mis- sionari, Conforti e Manna, su suggerimento di padre Federico Vianello, superiore generale dei Figli del Sacro Cuore24, pensano di convocare un convegno di superiori degli istituti italiani “aventi missioni” o loro rappresentanti, che fin dall’inizio erano stati coinvolti nell’iniziativa, ma che avevano probabilmente bisogno di dibattere e di chiarire meglio la loro partecipazione25. Manna ancora una volta chiede a Con- forti di farsene promotore: “V. E. dovrebbe prendere l’iniziativa per questa azione collettiva, la quale solo se promossa da V. E. offre probabilità di buoni risultati”26. Al suggerimento di Manna, fattogli il 30 gennaio 1918, Conforti si dispone volentieri a realizzare l’iniziativa; e risponde con lettera da Parma del 20 febbraio:

«Reverendissimo Padre, / Ho voluto riflettere alquanto prima di rispondere in merito alla pregiata Sua, stante l’importanza della medesima. / Trovo giusto quanto V. R. osserva, ed io pure sono d’avviso che convenga predisporre almeno il terreno per un vicino domani, in cui potremo fare quello che oggi non possiamo che considerare. Se

23 Ne parla in modo dettagliato il Manna in lettera al Papa Benedetto XV, da Milano 22 luglio 1918: documento che costituisce una presentazione vera e propria dell’Opera (Cfr. FCT 4, pp. 117-119 nota 56). 24 Cfr. FCT 4, p. 85 nota 38. Padre Federico Vianello, secondo superiore generale dei Figli del Sacro Cuore di Gesù, i Comboniani (cfr. Dizionario degli Istituti di Perfezione, III, Paoline, Roma 1973, col. 1517). 25 “Il P. Bonardi mi domanda quale accoglienza sia stata fatta all’Unione dai vari Istituti. Non ho dati sufficienti per dirlo. Un’accoglienza calorosa no certo. Alcuni non vi avranno prestato attenzione, altri si saranno riservato di vedere la cosa in pratica. Un invito autorevole però ad interessarsene non l’hanno avuto. Si potrebbe forse farlo adesso che l’opera ha incontrato tanto favore nell’Episcopato ed ha avuto un inizio di attuazione” scrive il Manna a mons. Conforti, da Milano il 30 gennaio 1918 (cfr. FCT 4, p. 100 nota 43). In effetti, che le varie congregazioni religiose e istituti missionari avessero motivi di difficoltà verso l’Unione, emerge già nei primi passi dell’associazione. Il gesuita padre Giuseppe Petazzi, noto predicatore e fondatore della ‘Lega Apostolica’, scrive già nel gennaio 1917, appena diffuso il materiale dell’UMC, e nella sua lettera a Conforti, tra le righe, è evidente l’idea che Unione Missionaria e Lega Missionaria siano la stessa cosa..., ma la Lega era nata prima! Lo stesso Petazzi poi scriverà a Manna in termini molto più duri (cfr. FCT 4, pp. 77-79). Poi, qualche mese più tardi la situazione si chiarisce, come afferma lo stesso Manna in lettera a Conforti da Milano 1° marzo 1917: “Sono poi lieto di poter comunicare a V. E. come il Rev.mo P. Petazzi ha promesso di cooperare alla diffusione dell’opera ed a tal uopo ha chiesto qualche centinaio di opuscoli. Ecco, Eccellenza, la piccola cronaca di questi giorni. Spero di poterLe dare più liete notizie fra un altro mese”; (cfr. FCT 4, p. 83 nota 36). 26 Cfr. FCT 4, p. 100 nota 43.

126 tutti gli Istituti e le Congregazioni che hanno Missioni, oltre aderire alla nostra Unio- ne, si adopereranno per farla conoscere e propagandarla nelle rispettive regioni, molto si potrà ottenere in breve. Praticamente la difficoltà maggiore si incontrerà nel trovare persone che abbiano attività, spirito organizzatore e tempo disponibile. Io intanto non esito a far plauso alla proposta di rivolgere un invito formale a tutti i Superiori d’Istituti, di Ordini e di Congregazioni Religiose aventi Missioni, a voler, non solo ad aderire all’Unione, ma ben anche ad eleggere un loro rappresentante che abbia a far parte del Consiglio dell’Opera, oltre i 10 Direttori delle principali Unioni Diocesane. E giacché V. R. si compiace di riporre, per questo, in me la Sua fiducia, io ben volentieri appronterò tra breve una Circolare per rivolgere l’invito in parola a chi potrà aiutarci. Se ci verrà fatto di ottenere l’intento, allora converrà tenere una prima adunanza per un’intesa comune e questo sarà un altro passo verso la mèta ultima da raggiungere. Conti pure, al riguardo, sulla povera opera mia, ed all’uopo, accetterò tutti i sugge- rimenti che Le piacesse darmi. […] Preghiamo Dio benedetto che presto termini l’attuale conflagrazione europea, ed allora potremo meglio, col divino aiuto, spiegare tutta la nostra attività per Opera sì santa e salutare».

L’incontro, dopo un invito inoltrato da mons. Conforti ai vari superiori religiosi d’Italia, si tiene a Parma, il 12 giugno 191827. A livello di struttura dell’Unione, si

27 Per questo 1° Convegno dei Rappresentanti degli Istituti aventi Missioni, svoltosi a Parma nell’Episcopio il 12 giugno 1918, si veda il capitolo se- condo di FCT 4, alle pp. 99-116. Si aggiungono qui alcune testimonianze coeve in merito a questa singolare assemblea che vede convenute a Parma, sotto l’egida del Conforti, personalità notevoli del mondo ecclesiale italia- no, impegnate nella attività missionaria di allora: - Scrive P. Manna al Papa, in lettera da Milano 22 luglio 1918: “Ma fra tutte le adunanze notevolissima è stata quella del 12 Giugno u.s. tenuta nell’E- piscopato di Parma, per invito e sotto la presidenza di S. E. Mons. Conforti. […] All’adunanza erano ufficialmente rappresentati gli Istituti di Missioni di Milano e Parma, le Missioni Africane di Verona, quello dei SS. AA. Pietro e Paolo di Roma, quello dei Missionari del S. Cuore; degli Ordini o Congrega- zioni aventi missioni v’erano: i PP: Minori, i Cappuccini, i Carmelitani, i Gesuiti, i Lazzaristi, i Salesiani. Avevano pure aderito i RR. PP. Domenicani, i Barnabiti e l’Istituto della Consolata di Torino. / L’adunanza, proceduta con tutta cordialità ed armonia, decise, per quanto spetta al governo dell’Unione, di far presente al S. Padre l’opportunità che oramai l’Unione passi dalla direzione che ha avuto finora, ad un vero governo, a capo di cui la persona più degna e più abile sarebbe S. E. Mons. Conforti, attivo promo- tore dell’Unione stessa fin dal suo inizio. […] La grazia che umilmente imploro da Voi, Beatissimo Padre, è questa: la conferma della nomina di S. E. Mons. Guido M. Conforti a Primo Presidente dell’Unione Miss. del Clero, ed una autorevole parola di V. Santità che inviti ed incoraggi Vescovi e sacerdoti e Istituti religiosi a favorire sempre più questo santo movimento per la propagazione della nostra fede nel mondo. […]”.

127 decise di far partire un consiglio direttivo, composto dai delegati degli istituti mis- sionari, in attesa di poter eleggere dei rappresentanti del clero secolare28; e si trattò di

- Annota mons. Conforti nel suo Diario, ai giorni 12 e 13 giugno 1918: «12. Oggi, ebbe luogo in Episcopio l’indetta adunanza dei rappresentanti degli Ordini Religiosi, delle Congregazioni e degli Istituti di Missioni per discutere intorno al Regolamento ed all’organizzazione dell’Unione Missionaria del Clero. Erano rappresentati: i Francescani Minori, i Cappuccini, i Gesuiti, i Missionari del S. Cuore, i Preti della Missione, i Carmelitani, i Missionari di Verona, l’Istituto di Milano, i Salesiani e l’Istituto Parmense di S. Francesco Saverio; l’Istituto dei Santi Pietro e Paolo di Roma incaricava a rappresentarlo il Vescovo di Parma. I Domenicani che avevano incaricato un Padre di Torino non furono di fatto rappresentati perché l’incaricato non venne. La discussione fu calma e serena e non vi ebbero divergenze intorno ai punti fon- damentali dell’Unione Missionaria. Terminata l’adunanza alle ore 12.30 i convenuti rimasero a pranzo in Episcopio. Erano Ospiti in Episcopio il P. Genocchi rappresentante i Missionari del S. Cuore e il Rettore dell’Istituto di Verona. / 13. Questa mattina sono partiti da Parma il Padre Genocchi ed il P. Bini superiore dell’Istituto di Verona. Alle 10 e 45 ebbe luogo nel Salone Maggiore dell’episcopio la Conferenza Missio- naria del Padre Manna. Parlò per un’ora e mezza dello stato delle Missioni Cattoliche e della necessità di organizzare il Clero a favore delle medesime. Intervenne un discreto numero di Sacerdoti che rimasero soddisfatti dell’Oratore». - Il cronista di Vita Nostra, bollettino interno all’Istituto Missioni Estere in Campo Marte, registra nella rubrica ‘Giorno per giorno’ al mese di giugno 1918: “11. Abbiamo avuto ospite il P. Tragella dell’Istituto di Milano, venuto per l’adunanza di tutti i superiori delle Missioni tenuta il giorno dopo. / 12. Ci fece visita il Rettore delle Missioni Africane di Verona, P. Bini: suonammo qualche pezzo ed egli congratulandosi, ci comunicò che anche i suoi alunni hanno un concerto. / 13. Abbiamo partecipato alla splendida conferenza sull’Unione Missionaria del Clero tenuta dal Rev.mo P. Manna in un’aula dell’Episcopio”. - La laica Gazzetta di Parma, in data 14 giugno 1918, registra da parte sua l’avvenimento in questi termini, a noi trasmessi da Angelo Lampis in Conversazioni sull’Istituto Saveriano e le sue Missioni, dattiloscritto inedito redatto negli anni 1957-1961, p. 360a: “Missioni Italiane all’Estero. / Sotto la presidenza di S. E. Mons. Conforti Arcivescovo di Parma ha avuto luogo in Episcopio una interessante adunanza dei rappresentanti degli Istituti Italiani per le Missioni all’Estero. / Erano una quindicina di pro- vetti missionari che hanno lavorato per tempo più o meno lungo nelle nostre missioni dell’Oceania, Africa, Cina, Birmania, Persia, Mesopotamia, Palestina, Brasile, Perù ecc. / Fu fatta una ampia discussione sui modi di fare conoscere l’attività che i missionari italiani svolgono nei paesi infedeli e di popolarizzare l’idea missionaria in Italia, dove non è nota e apprezzata come dovrebbe e come lo è in altre nazioni di Europa. / L’Europa rimane sempre il grande centro da cui irradia nel mondo la civiltà ed è ben giusto che anche da noi sia conosciuta l’opera non solo religiosa, ma anche altamente civilizzatrice ed umanitaria che i missionari italiani vanno compiendo per mezzo di collegi, scuole professionali, ospedali, orfanotrofi, e il contributo che essi portano alla scienza, specialmente alla etnografia, coi loro studi scientifici, esplorazioni, studi di geografia, storia, letterature e lingue indigene, usanze e costumi, flora, fauna ecc. / Facciamo voti che le con- clusioni fatte sui risultati delle discussioni di personaggi così competenti, quali quelli che Parma ha ospitato, abbiano a tradursi in atto e che l’Italia conosca maggiormente l’espansione missionaria nazionale e sappia quale posto le spetta tra le nazioni che meglio e più direttamente si occupano della diffusione della civiltà”. 28 Vedi la lista dei primi componenti in FCT 4, p. 120. Alcuni istituti indicarono persone che risiede- vano a Parma, come don Paolo Lingueglia per i Salesiani, o padre Salvatore Spada per i Minori; per la Compagnia di Gesù fu indicato il già citato padre Petazzi, così pienamente integrato nell’iniziativa che inizialmente aveva avversato. I Missionari del Sacro Cuore di Gesù di Issoudun indicarono il padre Giovanni Genocchi, noto studioso implicato nelle vicende del modernismo.

128 indicare alla Santa Sede un candidato alla presidenza, che naturalmente fu Conforti, nonostante le sue resistenze29. Come presidente30, Conforti scriveva la circolare ai Vescovi d’Italia dell’11 set- tembre 1918: essa contribuì ulteriormente alla diffusione dell’UMC, mentre i ri- chiamati alle armi, poche settimane dopo, tornavano lentamente dal fronte di una guerra “vittoriosa”. Intanto era nata la “Rivista di studi missionari”, primo organo di stampa dell’unione e, per certi aspetti, pioniera della moderna missionologia in Italia.

Sviluppo sorprendente

Non possiamo qui seguire minutamente tutte le vicende dell’UMC, la cui do- cumentazione è tutta raccolta nel prezioso ricordato volume di Franco Teodori del 1978; ed è stata altrove ampiamente narrata. Basti fare riferimento alla accennata Lettera Apostolica Maximum Illud del 30 novembre 1919, documento breve ma molto significativo, che traccia le linee della Santa Sede in questa fase di sviluppo dell’iniziativa missionaria della Chiesa cattolica, e che in qualche modo “ufficializza” a livello globale l’UMC:

Ma perché i Nostri voti più sicuramente e felicemente si adempiano, è necessario che voi, Venerabili Fratelli, organizziate, in un modo affatto speciale, il vostro clero a proposito delle Missioni. I fedeli sono generalmente ben disposti e propensi a soccor- rere l’opera dell’apostolato; non bisogna che lasciate disperdere queste buone dispo- sizioni, anzi cerchiate di trarne il maggior profitto per le Missioni. A questo scopo sappiate che è Nostro desiderio che sia istituita in tutte le diocesi dell’orbe cattolico la pia associazione chiamata «Unione Missionaria del Clero». Vogliamo che essa sia alla dipendenza della Sacra Congregazione di Propaganda Fide, alla quale abbiamo già dato a questo scopo tutte le opportune facoltà. Fondata or non è molto in Italia, questa associazione si è in breve diffusa in varie regioni; e siccome gode di tutto il Nostro favore, è stata da Noi già arricchita di molte indulgenze. E ben a ragione: poiché, mediante essa, l’azione del clero viene ad essere sapientemente ordinata, sia

29 Si veda quanto già espresso dal padre Manna, in data 22 luglio 1918, in FCT 4, p. 119 nota 56. 30 La nomina di mons. Conforti a Presidente dell’UMC è a lui comunicata dal card. Pietro Gasparri, Segretario di Stato di Benedetto XV, in lettera del 31 agosto 1918, ove è detto: “La Santità Sua confida ed augura che la S. V. sobbarcandosi per amore delle anime a questo novello importante ufficio, al quale d’altronde già da tempo Ella per lo zelo che la anima in campo sì eccelso, dedica amorevoli cure ed autorevo- le appoggio, possa accendere nel cuore di tutti i buoni sacerdoti la fiamma che in nessuno dovrebbe mancare, del sacro apostolato, e ottenere che veruna energia si disperda, ma tutte si uniscano in una concorde ed efficace azione per il pieno avvento del regno di Dio nelle anime da Lui col Suo Sacrificio redente” (Vedi l’intero documento in FCT 4, pp. 122-123, pure qui pubblicato).

129 Lettera del card. Pietro Gasparri, Segretario di Stato del papa Benedetto XV, per nomina del Conforti a primo Presidente dell’UMC.

130 Circolare di mons. Conforti ai vescovi d’Italia, per comunicare la sua nomina a Presidente effettivo e per raccomandare l’UMC.

131 ad interessare i fedeli nella conversione di tanti milioni di pagani, sia a dare sviluppo e incremento a tutte le opere, già approvate da questa Sede Apostolica a beneficio delle Missioni31.

La presa di posizione del papa fu chiaramente un volano per la diffusione dell’as- sociazione, un motivo offerto a delegati e propagandisti per sostenere con convin- zione ancora maggiore, presso il clero delle diocesi, l’importanza dell’adesione all’U- nione.

Saggi su ciò che avviene sul territorio italiano: Lodi, Cosenza, Montalto

Ritengo utile, a questo punto, proporre brevemente qualche saggio del diffon- dersi dell’Unione nelle diocesi italiane, a partire dalle abbondanti informazioni del notiziario dell’Unione32. Se le vicende generali sono state ampiamente trattate, quel- le locali possono portare nuova luce sull’indubbiamente rapida e non aleatoria cre- scita dell’associazione. Potrebbe essere utile motivo di ulteriori studi approfondire le vicende delle singole diocesi, con il materiale documentario locale. Speriamo di cogliere in qualche modo l’influenza di Conforti sui vescovi che propongono l’U- nione al loro clero. Inizierei con il caso della mia diocesi, ossia Lodi. Il vescovo, il padovano Pietro Zanolini33, è uno dei primi a rispondere, nel febbraio 1917, all’invio da parte di padre Manna dell’opuscolo sull’Unione e dell’approvazione pontificia. Dopo aver cordialmente lodato l’iniziativa, conclude: “unisco la mia piccola offerta di L. 50, qual mia adesione effettiva ed insieme metto a disposizione della P. V. il Bollettino Diocesano per quelle comunicazioni e quella propaganda, che Ella credesse opportuno avviare fra il Clero diocesano»34. Zanolini è una tipica figura di vescovo del movimento cattoli-

31 http://w2.vatican.va/content/benedict-xv/it/apost_letters/documents/hf_ben-xv_apl_19191130_ maximum-illud.html consultata il 15 novembre 2016 alle ore 19. Cfr. Enchiridion della Chiesa Missio- naria, Edizioni Dehoniane, Bologna 1997, pp. 148-177, la citaz. a p. 175. 32 Questa rivista nel 1917 e 1918 si chiama “Bollettino dell’Unione Missionaria del Clero”; dal 1919 al 1923 si intitola “Rivista di studi missionari”; infine, dal 1923 in avanti, sarà la Rivista“ dell’Unione Mis- sionaria del Clero in Italia”, passerà da trimestrale a bimestrale e avrà la redazione trasferita da Milano a Bergamo. Nei riferimenti terremo il titolo corrente nei vari anni. 33 Su di lui: Luigi Samarati, Dalla riforma tridentina ai nostri giorni, in Storia religiosa della Lombardia. 7: diocesi di Lodi, a cura di Adriano Caprioli, Antonio Rimoldi e Luciano Vaccaro, La Scuola, Brescia 1989, pp. 84-86. 34 Bollettino dell’Unione Missionaria del Clero 1 (1917), pp. 16-17. L’intero messaggio è carico di gene- roso spirito per una totale cooperazione missionaria; rivolgendosi al padre Manna il vescovo di Lodi scrive: “Or ora ho finito di leggere la sua pregiatissima lettera e il bell’opuscolo ‘L’Unione Missionaria del Clero’ che V. P. ebbe la cortesia di spedirmi, e tosto rispondo ringraziandola della gentilezza e più ringra-

132 co, entusiasta di tutte le iniziative che nascevano nel clima fervido nella Chiesa del primo Novecento, nonostante le difficoltà dell’anticlericalismo e poi della guerra. L’Unione, forse inconsapevolmente, si innestava bene in questo clima di innovazio- ne e vivacità. Tra i primi iscritti all’Unione figurano cinque sacerdoti lodigiani, tra cui don Luigi Salamina, insegnante, poeta e musicista, in quel periodo al fronte e poi prigioniero degli austro-ungarici35. Il vescovo eleggerà come delegato dell’Unione Missionaria diocesana don Paolo Guasconi, uno dei primi iscritti, residente nel bor- go di Casalpusterlengo36, e nei successivi elenchi di iscritti si aggiungeranno un altro sacerdote, don Vincenzo Ponzoni37, poi altri sedici, tra cui l’arciprete di Maleo, don Pietro Trabattoni, di cui è in corso la causa di beatificazione38; nel 1918 altri otto, tra cui don Domenico Mezzadri, che diventerà vescovo di Chioggia39, poi altri quattro40. Nel frattempo, il Bollettino dell’UMC sottolinea che il delegato di Lodi lavora con frutto41. In qual- che successivo elenco di iscritti Lodi non figura, forse segno di una fles- sione dell’impegno degli organizza- tori. Due nuove iscrizioni sono nel secondo trimestre del 191942, una nel terzo43, due nel quarto44, tre nel 45 primo trimestre del 1920 , uno nel Cartolina viaggiata, da Lodi “02.06.05” ziando Iddio che l’ha ispirata a promuovere un’opera di tanto merito e di indiscutibile necessità in questi tempi. / Veramente per me basterebbe l’Atto augusto del Vicario di Cristo che degnassi approvare e benedire i suoi intenti per aderirvi toto corde. Però la parola di V. P. apportò tanta luce alla mia mente e tanto calore al mio cuore di Sacerdote e di Vescovo, che non esito punto né tardo a mandarle la mia calda adesione e la implorata benedizione”. 35 Bollettino dell’Unione Missionaria del Clero 1 (1917), p. 28. 36 Bollettino dell’Unione Missionaria del Clero 1 (1917), p. 37. 37 Bollettino dell’Unione Missionaria del Clero 1 (1917), p. 62. 38 Bollettino dell’Unione Missionaria del Clero 1 (1917). p. 80. Nel frattempo un iscritto lodigiano, il chierico Pietro Defendenti, muore al fronte: p. 83. Su Trabattoni cfr. Gian Carlo Bascapé, Ettore Grignani e Carlo Salvaderi, Il Ven. Servo di Dio Pietro Trabattoni. Parroco di Maleo. Sessant’anni di sacerdozio, s. e., Maleo 21979. 39 Bollettino dell’Unione Missionaria del Clero 2 (1918), p. 113. Su Mezzadri cfr. Carlo Salvaderi, Un vescovo per il popolo. Vita di Mons. Domenico Mezzadri Vescovo di Chioggia, Lodi, s. e. 1987. 40 Bollettino dell’Unione Missionaria del Clero 2 (1918), p. 145. 41 Bollettino dell’Unione Missionaria del Clero 1 (1917), p. 75; 2 (1918), p. 97. 42 Rivista di studi missionari 1 (1919), p. 137. 43 Rivista di studi missionari 1 (1919), p. 222. 44 Rivista di studi missionari 1 (1919), p. 293. 45 Rivista di studi missionari 2 (1920), p. 73.

133 secondo46, quattro nel terzo47. Si tratta complessivamente di quarantasette adesioni (meno un defunto) in tre anni: metà si sono iscritti tra la fine del 1917 e l’inizio del 1918, per il resto è un’adesione lenta ma costante, e che vede alcuni dei nomi di spicco del seminario e del movimento cattolico di quel tempo, cioé quei sacerdoti più in sintonia con lo stile del vescovo Zanolini. Dal 1921 non si dànno più elenchi nominativi ma solo i numeri, e ai 47 già iscritti se ne aggiungono di colpo 3548. La rapida crescita si deve con ogni probabilità alla costituzione della Commissione dio- cesana49: si passa quindi dall’unico animatore, finora don Guasconi, a una struttura articolata. Il presidente è il vicario generale, don Giovanni Comizzoli50, che è anche presidente delle Opere della Propagazione della Fede e della Santa Infanzia: qui si vede come l’intuizione di padre Manna, di fare dell’Unione il nucleo di unificazione e animazione delle più antiche opere missionarie, prende corpo in una diocesi pe- riferica. Il segretario, che quindi avrà una funzione esecutiva, sarà il canonico don Vincenzo Ponzoni più sopra citato. I consiglieri sono il vicerettore del seminario e gli assistenti della gioventù maschile e femminile. È evidente la strategia del vescovo Za- nolini: non solo animare e coordinare le opere missionarie, dando un’autorevolezza importante con la presidenza del vicario generale, ma collegare l’impegno del clero alla vivacità dell’azione cattolica giovanile, che il vescovo curava in modo particolare. I molti piccoli vicariati locali della diocesi vedono dei delegati di “plaga”, struttura tipica dell’azione cattolica lodigiana: ogni plaga unisce diversi vicariati. Il don Gua- sconi, già delegato diocesano, è responsabile di una delle sette plaghe, precisamente dell’area sud ovest della diocesi. Nella “adunanza” dei delegati, si danno indicazioni per le iscrizioni, si richiedono nomi di «sacerdoti, che intendono prestarsi quali Mem- bri Conferenzieri, perché vengano approvati» dal vescovo stesso in vista delle “feste missionarie”, che avranno come frutto le commissioni parrocchiali. L’Unione ha sta- bile riferimento presso la curia diocesana per il materiale di propaganda e gli abbona- menti. Si articola insomma e si istituzionalizza una struttura di animazione missio- naria che vuol far compiere un salto di qualità alle proposte nelle parrocchie51. Nello

46 Rivista di studi missionari 2 (1920), p. 161. 47 Rivista di studi missionari 2 (1920), p. 245. 48 Rivista di studi missionari 3 (1921), p. 167. 49 Rivista di studi missionari 3 (1921) 67-68; 153-154. La commissione nasce da un’assemblea promos- sa dal vescovo Zanolini con la presenza di padre Paolo Manna: “Il R.mo P. Manna, l’apostolo ideatore dell’U. M. appositamente chiamato, man mano che parlava suscitava nelle anime di noi Sacerdoti quella persuasione che si chiama coscienza Missionaria. La narrazione delle tristissime condizioni delle Missioni, dei sacrifici, ai quali sono costretti i nostri Confratelli Missionari, delle opere sante che si devono pur sospen- dere per dura necessità ci commosse fino alle lagrime” (p. 68). 50 Su di lui mi permetto citare: Angelo Manfredi, Un vescovo in sospeso e qualche bega clericale. Do- cumenti sull’exequatur di Mons. Giovanni Battista Rota (1888-1889), in In fide et novitate vitae. Studi in onore di S. E. Mons. Giacomo Capuzzi, a cura di Iginio Passerini, s. e., Lodi 1999, 223 nota 110. 51 Rivista di studi missionari 3 (1921), pp. 237-238.

134 stesso 1921 i sacerdoti iscritti raggiungono le 98 unità52 e 160 nel 192253: un exploit che raccoglie il 60% del clero diocesano. Peraltro nel gennaio 1922 furono celebrate una giornata missionaria per il popolo della città di Lodi e una per il clero di tutta la diocesi: veri e propri congressi con celebrazioni, conferenze, delibere, coinvolgendo l’azione cattolica degli uomini, delle donne, dei giovani e delle giovani: la strategia di Zanolini è sempre più trasparente ed efficace54 e il lavoro prosegue anche con il successore, il francescano Ludovico Antomelli, già vicario apostolico in Libia55. Nel febbraio 1925 si celebra il primo congresso missionario diocesano, sempre rivolto ai sacerdoti e al laicato organizzato, alla presenza dei responsabili nazionali dell’Unione e di Mons. Angelo Roncalli56, responsabile delle Opere Missionarie in Italia, di cui più avanti parleremo.

52 Rivista di studi missionari 3 (1921), p. 309. 53 Rivista di studi missionari 4 (1922), p. 242. 54 Rivista di studi missionari 4 (1922), pp. 223-226. Queste pagine presentano un ampio e corcostan- ziato resoconto delle giornate, cui parteciparono un missionario dell’Istituto milanese, mons. Giovan- ni Menicatti, ex vicario apostolico dell’Honan (Henan) settentrionale, un missionario comboniano e due esponenti dell’Unione Missionaria del Clero di Milano. 55 Rivista dell’Unione Missionaria del Clero in Italia 1 (1923), p. 142. I sacerdoti iscritti nel marzo 1923 arrivano ad essere 175. 56 Rivista dell’Unione Missionaria del Clero in Italia 3 (1925), pp. 100-101. L’intera relazione, pub- blicata in queste pagine nella rubrica Congressi e Convegni, è molto eloquente: “Lodi / Il 1° Congresso Missionario diocesano. / La nostra Diocesi ha segnato una nuova pagina gloriosa nella sua attività missio- naria. Nella prima quindicina di febbraio ha celebrato il suo primo Congresso Missionario, coll’intervento di Mons. Roncalli, Mons. Drago, D. F. Carminati, Padre Repetto S.I. e P. Boldrini dell’Istituto Missioni Estere di Milano. / Anima di tutto fu il R.mo Can. Vincenzo Ponzoni, già tanto benemerito per ogni buona iniziativa e zelantissimo Delegato Diocesano dell’Unione Missionaria del Clero. / S. E. Mons. Lodovico Antomelli, nostro amatissimo Vescovo, volle avere parte attiva e nelle sedute di studio e nelle solenni funzioni celebratesi in cattedrale, col concorso di tutta la cittadinanza. / Nei giorni 5-6-7 febbraio, D. F. Carminati tenne la predicazione su temi missionari. / La sera del giorno 7, Mons. Drago tenne conferenza agli uomini ed ai giovani organizzati, e nel contempo D. Carminati parlava alle donne cattoliche ed alla gioventù fem- minile. / La domenica fu giornata di grande attività e di felici ed insperati successi. / S. E. Mons. Vescovo celebrò la S. Messa e distribuì la SS. Comunione a gran parte del suo buon popolo. Ad ogni messa vi fu Omelia sul tema missionario; alle 9.30 sedute di studio per uomini e per donne; nel pomeriggio funzione eucaristica pontificale con discorso di Mons. Roncalli e la sera conferenze con proiezioni e trattenimenti di circostanza nella Casa del Popolo ed in diversi collegi; così che si può conchiudere che nulla venne omesso di ciò che poteva lasciare soddisfatti conferenzieri e popolo. / Il lunedì, 9 febbraio, fu riservato al Clero. L’intervento fu confortante assai. In mezzo ai bravi e venerandi sacerdoti siedeva, presidente e padre, S. E. Mons. Vescovo, il quale diede comunicazione dei preziosi documenti di SS. Papa Pio XI, di S. Em. il sig. Cardinale Prefetto di Propaganda e di S. Ecc. Mons. Conforti. / Parlarono Mons. Roncalli, Mons. Drago, D. Carminati ed il Can. Ponzoni. Il Convegno serio ed ordinato si chiuse colla parola auorevole di S. E. Mons. Vescovo, il quale intende che tutto il movimento Missionario diocesano si imperni nel Segretariato, assistito dal suo Consiglio; e che prima di invitare oratori estradiocesani o propagandisti, si chieda il suo preventivo beneplacito. / In ogni sezione venne votato un interessante e pratico ‘ordine del giorno’, che servirà di norma nello svolgersi del futuro lavoro”.

135 Passiamo ora a uno sguardo verso una diocesi del meridione. L’arcivescovo di Co- senza, Tommaso Trussoni57, a metà marzo risponde all’invio del materiale e della sua approvazione papale: “Questa mia cara Dio- cesi risente la scarsità del Clero, ma non credo che sarebbe danneggiata da un’abbondante fioritura di vocazioni missionarie”58 e nomi- na come delegato diocesano il suo segre- tario, il canonico Angelo Sironi59. Si parte con due iscrizioni60 e con un intervento dell’arcivescovo sul bollettino diocesano61. Nel secondo elenco i membri sono già quattordici62, nel terzo trimestre dicianno- ve63, nel quarto ventidue64. Il delegato non solo si impegna a raccogliere iscrizioni dai sacerdoti, ma diffonde l’Opera della Propa- gazione della Fede e quella della Santa In- fanzia, la devozione a san Francesco Saverio65, ed è affiancato da un altro sacerdote, forse parroco comunque a san Pietro in Guarano, che diffonde nel suo paese la Pro- pagazione della Fede, la Santa Infanzia e l’Opera per i catechisti indigeni66. La rivista pubblica poi una parte dello scritto che il Sironi rivolge agli aderenti all’unione, e che coglie in pieno lo spirito con cui questi pionieri stavano vivendo l’iniziativa:

57 Nato a Campodolcino in Val Chiavenna (SO, diocesi di Como) nel 1856, ordinato sacerdote nel 1879, professore di filosofia nel Seminario ginnasio-liceale “S. Abbondio” (dal 1884), poi (1905) professore di teologia morale e sacra eloquenza nel Seminario maggiore di Como; vicario generale dal 1910, fu nominato vescovo di Cosenza nel 1912 e vi rimase fino al 1938, poi si ritirò a Como dove morì nel 1940 (cfr. http://www.centrorusca.it/sacerdoti/100622 visionato il 6 dicembre 2016 ore 19). 58 Bollettino dell’Unione Missionaria del Clero 1 (1917), pp. 14-15. 59 Bollettino dell’Unione Missionaria del Clero 1 (1917), p. 8. Angelo Sironi (1881-1962), sacerdote di Como, si era trasferito a Cosenza al seguito del suo vescovo (cfr. http://www.centrorusca.it/sacerdo- ti/100383, visionato il 6 dicembre 2016 ore 19). 60 Bollettino dell’Unione Missionaria del Clero 1 (1917), p. 27. 61 Bollettino dell’Unione Missionaria del Clero 1 (1917), p. 52. 62 Bollettino dell’Unione Missionaria del Clero 1 (1917), p. 61. 63 Bollettino dell’Unione Missionaria del Clero 1 (1917), p. 80. Il delegato è uno di quelli distinti (p. 75). 64 Bollettino dell’Unione Missionaria del Clero 1 (1918), p. 112. 65 Per questa devozione il canonico Sironi scrive alla direzione dell’Unione una proposta, pubblicata in Bollettino dell’Unione Missionaria del Clero 1 (1918), pp. 107-108. Mi domando se la notevole diffu- sione del nome Saverio in Calabria non sia frutto anche di questa devozione missionaria di un secolo fa, o per lo meno non si inserisca, rilanciandola, in una tradizione popolare diffusa. 66 Bollettino dell’Unione Missionaria del Clero 1 (1917), p. 95.

136 Nel chiedervi il vostro contributo per l’anno 1918 quali membri dell’Unione Missio- naria del Clero, mi permetto di rivolgervi una parola da vero amico. Pigliate veramente a cuore la causa degli infedeli, se volete godere tangibilmente delle benedizioni di Dio. Se vi preme far passare sui vostri fedeli un soffio di rinnovazione spirituale, parlate loro del miliardo di anime prive della fede, del dovere che tutti quanti abbiamo d’interessarci di esse, della pena che deve provare il nostro cuore al pensiero che Dio è sconosciuto dalla gran maggioranza degli uomini. Fate fiorire in mezzo alla vostra popolazione le due pie Opere della Propagazione della Fede, e della S. Infanzia. Queste opere, senza imporre grandi sacrifici, né oneri pesanti, abituano il cristiano all’esercizio della carità, della mortificazione, dello zelo, e lo mettono a parte di frutti preziosi per le indulgenze e i meriti a cui partecipa. Per il modo con cui funzionano, quelle due oper (sic) servono mirabilmente allo sviluppo dell’azione cattolica. Colla Propagazione della Fede, stabilendo zelatori e zelatrici, formate un nucleo di apostoli, che possono essere impiegati in qualsiasi istituzione parrocchiale. Colla S. Infanzia avete il modo di organizzare simpatica- mente una associazione di fanciulli e di fanciulle, che possono così costituire le classi del Catechismo, i circoletti ecc. Non vi rincresca questo lavoro così conforme al nostro ministero. Vi ripeto che nella vostra parrocchia toccherete con mano il rifiorimento della pietà e della virtù67.

La motivazione della diffusione delle Opere sembra essere strumentale alla pa- storale parrocchiale o per lo meno a una pastorale innovativa, che non era così co- mune in meridione68: in effetti sia Trussoni che il suo segretario provenivano da Como, e anche attraverso l’UMC cercano di dare alla diocesi e al clero un’impronta che risente delle esperienze del nord Italia. Tuttavia questo obiettivo non esclude una autentica passione per l’orizzonte missionario ad gentes e comunque conferma che l’Unione entrava in sintonia con gli elementi più avanzati e creativi del clero locale. Il Sironi più tardi otteneva che nel bollettino diocesano si inserisse una rubrica delle “Pie Opere” 69. Le raccolte cominciano a crescere, e nel 1918 i membri dell’Unione sono 2670. Nasce l’Associazione S. Francesco Saverio delle Signore delle Missioni e

67 Bollettino dell’Unione Missionaria del Clero 2 (1918), pp. 139-140. 68 A titolo di esempio, per un periodo successivo, si leggano le considerazioni dell’arcivescovo Enrico Nicodemo di Bari, in Andrea Riccardi, La Chiesa cattolica in Italia nel secondo dopoguerra, in Storia dell’Italia religiosa. III: l’età contemporanea, a cura di Gabriele De Rosa, Laterza, Roma-Bari 1995, p. 353. 69 Bollettino dell’Unione Missionaria del Clero 2 (1918), p. 177. 70 Rivista di studi missionari 1 (1919), p. 60.

137 si celebra nel gennaio 1919 la prima festa della S. Infanzia in Cosenza71. Sironi par- tecipa al congresso nazionale dei delegati a Roma (ottobre 1920)72 e viene inserito nel consiglio nazionale provvisorio73. In occasione della visita del “propagandista” don Giuseppe De Gennaro, si costituisce il consiglio direttivo (ottobre 1921) con Sironi segretario; gli iscritti sono ormai 5274, 69 all’inizio del 192275. Nel frattempo Sironi è diventato vicario generale, pur mantenendo l’impegno di delegato. Gli iscritti crescono sempre di qualche unità, ma l’attivismo dei primi tempi s’è indubbiamente smorzato76.

Un ultimo esempio è quello della piccola diocesi di Montalto nelle Marche: trentaseimila abitanti e cinquanta sacerdoti negli anni ’2077. Il vescovo Luigi Ferri78 aderisce all’Unione verso la metà del 1917 e subito nomina il delegato, l’arcidiaco- no del capitolo Giuseppe Adriani79. Nel giro di quattro anni, trentun sacerdoti su

71 Rivista di studi missionari 1 (1919) 129-130 e 2 (1920), p. 59. E’ suggestiva la Cronaca relativa a Cosenza, riportata nelle prime pagine citate: “Cosenza / Continua ininterrotta l’attività del nostro Dele- gato di Cosenza, il Rev.mo Can. A. Sironi, che pensa, parla, scrive… vive di Missioni. Pel suo zelo è sorta in Cosenza una ‘Associazione S. Francesco Saverio delle Signore delle Missioni’ con una quarantina di ascritte, tutte iscritte per statuto alla Opera della Propagazione della Fede. Il 19 Gennaio è stata celebrata per la prima volta in Cosenza una festa della S. Infanzia. E’ pure molto progredita la devozione a S. Franc. Saverio, che il sullodato nostro Delegato ha suscitato, e che va prendendo nuovo fervo- re non solo in Cosenza, ma in molti altri luoghi. Per sua cura è stata data alla stampa una breve vita del Santo coll’aggiunta di preghiere ecc. E’ stata pure grandemente favorita nella Diocesi la diffusione della stampa missionaria, e non dobbiamo tacere il gran bene che egli ha fatto in questo mese col bellissimo libro del ‘Mese di Maggio’, dedicato a ‘Maria SS. Regina delle Missioni’, la cui prima edizione di 1500 copie è stata esaurita in pochi giorni. E’ questo il primo libro che si scrive in onore a Maria SS. onorata sotto il titolo di ‘Regina delle Missioni’, protettrice dell’UMdC. Al pio e zelante autore i nostri più vivi ringraziamenti”. 72 Rivista di studi missionari 2 (1920), p. 262. 73 Rivista di studi missionari 3 (1921), p. 56. In quel periodo, tra le nuove Unioni diocesane, non poche sono di diocesi calabresi: Nicotera o Tropea, Mileto, Oppi- do Mamertina, Reggio Calabria. 74 Rivista di studi missionari 3 (1921), p. 85. 75 Rivista di studi missionari 4 (1922), p. 72. 76 Rivista dell’Unione Missionaria del Clero in Italia 2 (1924), p. 48; 3 (1925), p. 134. 77 Oggi Montalto è diocesi unita a S. Benedetto del Tronto e Ripatransone. 78 Nato a Fano nel 1868, fu nominato vescovo di Montalto nel 1911. Diffuse la devozione all’eucaristia, con cinque congressi eucaristici diocesani. Nel 1924 la diocesi di Montalto fu unita a quella di Ripatransone in persona episcopi. Si ritirò dalla pastorale attiva nel 1946 e morì a Fano nel 1952. Cfr. Hierarchia Catholica medii et recentioris aevi, IX, per Zeno Pieta, Ediz. Il Messaggero, Patavii (Padova) 2002, 258. 79 Bollettino dell’Unione Missionaria del Clero 1 (1917), p. 77 e 79.

138 cinquanta diocesani sono iscritti80. Una descrizione della prima organizzazione si ha nel terzo trimestre 1918, come è detto nella Cronaca delle Diocesi nel Bollettino dell’UMC:

A Montalto, data la piccolezza della Diocesi, che conta poco più di 50 sacerdoti, si è avuto un consolante lavoro di propaganda, grazie allo zelo del Rev.mo Delegato Arcid. Giuseppe Adriani. Fu mandata circolare e copia del Programma della ‘Unio- ne’ a tutti i Sacerdoti; - è stata costituita una biblioteca Missionaria; - in una delle riunioni mensili del Clero si svolsero discussioni riguardo all’U. M.; - furono distri- buite copie della ‘Lettera aperta’ ai Sacerdoti non ancora iscritti; - Grazie infine alla generosità di pia persona è stato costituito un piccolo fondo per far fronte alle spese di propaganda della ‘Unione’81.

L’attività continua, e lo si nota dal progressivo numero delle iscrizioni. La pic- cola diocesi ha l’onore di un’ampia cronaca per il 1921. In alcune parrocchie si sono costituiti i locali consigli missionari; l’idea della biblioteca missionaria continua e anzi si decentra nei “centri più importanti”. Perfino il piccolo seminario si impegna, e, alla partenza di un alunno per “l’istituto di Monza”82, il seminario versa quattro- cento lire annue di quota83. Non c’è ancora un consiglio ma probabilmente il titolare della dignità capitolare fa da... ufficio in curia.

Questi saggi che cercano di descrivere i percorsi di varie diocesi del nord, del centro e del sud, mostrano alcune costanti, certamente ritrovabili altrove. Il vescovo diocesano non solo approva, ma fattivamente appoggia l’Unione, convocando in- contri, prendendo posizione sulla rivista diocesana, e soprattutto individuando una persona autorevole che si dedichi all’opera di diffusione. Progressivamente le iscri- zioni si estendono, l’Unione si istituzionalizza e promuove le altre opere missionarie, talvolta coinvolgendo il laicato organizzato84. Dunque si può affermare che una larga parte dello sviluppo dell’Unione Mis- sionaria si debba alle scelte dei vescovi locali, e quindi la figura e la mediazione di

80 Rivista di studi missionari 3 (1921), p. 168. 81 Bollettino dell’Unione Missionaria del Clero 2 (1918), p. 201. 82 Si tratta del seminario dell’Istituto Missioni Estere di Milano, che apriva i battenti proprio in quegli anni. 83 Rivista di studi missionari 4 (1922), p. 59. 84 Ricordiamo che già dal 1921 il vescovo Conforti a Parma coinvolge la Gioventù cattolica nell’ani- mazione missionaria, e nel 1925 dedica una lettera ai giovani di Azione Cattolica per proporre loro la vocazione missionaria: G. M. Conforti, Ai dilettissimi Giovani Cattolici della Diocesi, Parma, dal Palazzo Vescovile 8 marzo 1925; cfr. G. M. Conforti, Lettere pastorali, Postulazione generale saveriana, Roma 1983, pp. 498-499; e L’Eco (17) 1925, pp. 259-261.

139 Conforti, in quanto confratello vescovo ed esponente autorevo- le, sia della gerarchia italiana sia del mondo missionario, sia stata decisiva per la diffusione dell’as- sociazione. A riprova possiamo citare le diocesi settentrionali più attive, e che daranno presto il gruppo dirigente dell’Unione: a Milano Andrea Carlo Ferrari85, parmi- giano e legatissimo a Conforti, scrive nel marzo 1917 sulla rivi- Cartolina viaggiata, da “Milano 14.10.1912”. sta diocesana a favore della neo- nata Unione:

L’Em. Card Andrea Ferrari, Arcivescovo di Milano, che ha cordialmente benedetto ed incoraggiato l’Unione, nel numero di marzo della Rivista Diocesana Milanese, portando a conoscenza del suo Clero lo Statuto dell’Unione, così lo raccomanda. Purtroppo, i giorni che attraversiamo, non sono i più propizi per lo sviluppo di un’o- pera come questa; ma verranno altri giorni, potranno ripigliare il loro corso tante opere nostre, ed anche questa potrà diffondersi, come auguriamo, nel Ven. Clero di questa Diocesi. Intanto converrà conoscere quest’opera ed apprezzarne l’importanza, essendo essa così legata all’opera insigne della Propagazione della Fede. Dobbiamo far di tutto, perché la Fede si conservi in queste nostre care contrade, dove è gravemente minacciata dalla dominante miscredenza; ma ciò si otterrà tanto più facilmente quanto più generosamente porteremo il nostro contributo all’opera san- tissima della Propagazione della Fede nelle regioni degli infedeli. Ripetiamo perciò anche qui quello che tante volte dicevamo, che cioè concorrere alla propagazione della fede è uno dei mezzi più efficaci per ottenere che essa si conservi in mezzo di noi. Eppoi, intanto ci muoveremo a favorire la Propagazione della Fede, in quanto alla fede stessa portiamo amore ed al Divin suo Autore; e questo amore, col quale si concorrerà a propagare la fede nelle terre degli infedeli, ci renderà più pronti a conservare la fede in questa diletta patria nostra, dove siede il centro di unità della stessa cattolica fede.

85 Andrea Ferrari (Lalatta di Pratopiano PR 1850 - Milano 1922), rettore del seminario di Parma, ebbe Conforti come allievo. Fu vescovo di Guastalla (1890-1891), di Como (1891-1894), cardinale e arcivescovo di Milano (1894-1922). Si veda la voce di Carlo Marcora in Bibliotheca Sanctorum, V, Istituto Giovanni XXIII, Roma 1964, coll. 647-649, e i volumi di Carlo Snider, L’episcopato del cardinale Andrea C. Ferrari, 2 volumi, Neri Pozza, Vicenza 1981-‘82.

140 Accolga il Buon Dio il fervido nostro voto per la più larga diffusione dell’opera della Unione Missionaria del Clero a maggiore gloria Sua ed a salvezza delle anime. / +Andrea C. Card. Arciv86.

A Bergamo è il già vicario generale di Conforti nell’e- sperienza ravennate, Luigi Marelli87, a proporre l’Unione, sempre sul bollettino diocesano, nominando come delegato Luigi Drago, superiore dei Preti del Sacro Cuore88, che sarà poi il successore di padre Manna alla dirigenza esecutiva dell’Unione stessa. Scrive mons. L. Maria Marelli per il Bol- lettino dell’UMC:

Presentiamo con vivo piacimento l’appello del M. R. P. Missionario Apost. Paolo Manna per la costituzione anche in Diocesi nostra della Unione Missionaria del Clero. Di- nanzi alla grave crisi che per la guerra subisce la evange- lizzazione dei poveri infedeli, dinanzi agli sforzi che fanno le sette protestanti, per contrastare il terreno all’opera della Chiesa Cattolica, noi, che siamo Sacerdoti, dobbiamo esse- re i primi a zelare l’allargamento del Regno di Gesù Cristo; questo è lo scopo di nostra vocazione e solo per questo il Cartolina viaggiata, Signore ci ha chiamati. da “Bergamo 22 luglio 1914”. Perché possa la Unione Missionaria stabilirsi ed organiz- zarsi in Diocesi nominiamo Presidente per la nostra sezione il M. R. D. Luigi Drago, Superiore dei Preti del S. Cuore e stabiliamo come sede dell’opera la residenza stessa di detti Sacerdoti. In seguito, quando si avrà un certo numero di ascritti, nominerò in base agli Statuti, il Consiglio per il funzionamento della Unione. Frattanto benediciamo di cuore a quanti vi prenderanno parte, augurando, che pos- sa così la propagazione della Fede avere il maggiore sviluppo, perché tutte le anime possano venire alla conoscenza di N. S. Gesù Cristo in cui solo si può trovare salute. / + L. M. Marelli, Vescovo89.

86 Bollettino dell’Unione Missionaria del Clero 1 (1917), pp. 11-12. 87 Nato a Milano nel 1858, oblato di San Carlo, parroco di Vaprio d’Adda, fu inviato da Andrea Ferrari a Conforti come vicario generale per Ravenna nel 1904; lasciò Ravenna contemporaneamente a Conforti per rientrare nell’arcidiocesi ambrosiana, dove fu vicario; divenne vescovo di Bobbio nel 1907 e di Bergamo nel 1915, fino al 1933, quando si ritirò nella casa degli Oblati a Rho. Morì nel 1936. Cfr. Parma negli anni 9, p. 145 nota 8. 88 Associazione di sacerdoti diocesani, considerata come congregazione di oblati diocesani, fondata a Bergamo come “collegio apostolico” nel 1779 e ristrutturata nel 1909. Cfr. Paolo Calliari, in Dizio- nario degli Istituti di Perfezione, VII, Paoline, Roma 1973, coll. 794-796. 89 Bollettino dell’Unione Missionaria del Clero 1 (1917), p. 47.

141 Sicuramente l’efficienza e la vivacità delle due grandi diocesi lombarde faranno da humus per la rapida espansione dell’associazione, e certamente in Milano la pre- senza dell’Istituto delle Missioni Estere ha favorito l’attenzione del clero alla nuova proposta, come a Parma l’Istituto Saveriano. Ma senza dubbio i rapporti di amicizia di Conforti con Ferrari e Marelli hanno creato una condizione del tutto favorevole.

Una associazione per il clero

Credo sia importante sottolineare la struttura che Manna e Conforti hanno dato all’Unione, cioé quella di una associazione per il clero. Da una parte, era naturale che le realtà associative laicali nate nel XIX secolo nel mondo cattolico per sostenere le missioni facessero da esempio a coloro che, tramite l’UMC, erano chiamati a diffon- dere, sostenere e dare continuità a tali associazioni, in un’ottica di Chiesa sicuramen- te più clericale di oggi, senza dare all’aggettivo un tono necessariamente negativo. Così era vissuta e pensata in quel momento la Chiesa, e la storia ci insegna ad evitare anacronismi. Già il risveglio missionario ottocentesco aveva impresso questa novità associativa di base, per molti aspetti rivoluzionaria: non dimentichiamo che nell’età delle confessioni, o età moderna (XVI-XVIII secolo) l’uscita missionaria cattolica, in particolare verso l’America e qualche minore penetrazione in Africa, subcontinente indiano ed Estremo Oriente, era sostanzialmente sostenuta dalle monarchie cattoli- che, ossia, in primo luogo, da Spagna e Portogallo. Ora i “finanziatori” dello sforzo missionario cattolico non erano più i governi ma i popoli! È dunque naturale che l’UMC avesse la medesima struttura. D’altra parte non erano molte le realtà associative “moderne” del clero, ossia strutture libere, democraticamente elette e con finalità operative ben delineate. Non che il clero aves- se sempre avuto un rifiuto di modalità democratiche di associazione e vivesse unica- mente una forma rigidamente gerarchica. Antiche confraternite con varie funzioni erano sempre esistite: molto spesso i collegi dei parroci urbani, talvolta compagnie di sacerdoti legati al culto della Cattedrale, come il “Consorzio” a Parma. Ma le finalità erano ben diverse, e normalmente, nell’età moderna, tali confraternite clericali si erano trasformate in strutture chiuse, che gestivano beni a volte cospicui, e a cui si accedeva anche tramite cooptazione. Una libera associazione per una finalità missionaria era qualcosa di ben diverso. Portava tra il clero lo spirito del movimento cattolico, e prima ancora del “club” di studio, dibattito e pressione politica che tanta importanza aveva avuto, ad esem- pio, nelle vicende della rivoluzione francese. Possiamo immaginare che qualcosa del genere fosse visto con non poco sospetto. Tanto più che solo pochi anni prima, il modernismo con le sue prese di posizione aveva creato tensioni e un atteggiamento di difesa da parte delle gerarchie. Si pensi ad esempio che a Parma un sedicente por- tavoce di una “Associazione Basso Clero” (A. B. C.) aveva scritto articoli al vetriolo

142 sul foglio repubblicano anticlericale della città: probabilmente non c’era nessuna associazione alle spalle, ma il sospetto di massonerie modernistiche circolava90. Cinque anni dopo, certo in una temperie molto diversa, grazie alla scelta di Benedetto XV di chiudere la repressione antimodernista, nasce un’associazione mis- sionaria esclusivamente rivolta al clero. Da qualche anno, a motivo della precaria situazione economica di buona parte del clero italiano, erano nate delle società di mutuo soccorso per i sacerdoti, anche queste quasi un “ingresso” di strumenti popolari nel mondo clericale. Poi, nella seconda metà degli anni ‘10, l’aggressiva campagna anticlericale di cui abbiamo parlato più sopra, e che aveva promosso vari processi contro sacerdoti, aveva messo le diocesi nella condizione di dover cre- are iniziative di protezione giuridica del clero. Da queste realtà sparse in varie diocesi, soprattutto del nord e centro Italia, nascerà la Federazione tra le Associazioni del Clero in Italia: la FACI, tuttora esistente, la quale sorgeva nell’ottobre 1917, grazie a un convegno promosso dall’arcivescovo di Pisa, Pietro Maffi91, collaboratore e amico di Conforti, e tra i primi ad aderire all’UMC (mi chiedo: è un caso?)92. Credo che prima dell’UMC esistesse soltanto un’associazione di tipo spirituale- devozionale, l’associazione dei sacerdoti adoratori, che infatti spesso sostiene la nascita sul territorio dei gruppi dell’Unione. Dunque l’UMC andrebbe vista come una delle esperienze che Pietro card. Maffi, arcivescovo aprirono il clero alla dimensione associativa dei secoli XIX e di Pisa, già coadiutore di mons. XX, con un apporto sicuramente importante e innovativo. Conforti a Ravenna.

L’apporto di Conforti all’UMC e l’apporto dell’UMC a Conforti

Da quanto abbiamo finora descritto a partire dai documenti, è evidente che la fi- gura di Conforti sia stata determinante per l’avvio dell’Unione. Lo stesso Manna, in

90 Cfr. FCT 18, pp. 571-572; pp. 620-621; pp. 625-628. Per una sintesi efficace si veda Pietro Bonar- di, Turbamenti modernistici nella Chiesa di Parma, in Parma negli anni 16, pp. 42-44. 91 Achille Erba, “Proletariato di Chiesa” per la cristianità. La FACI tra curia romana e fascismo dalle origini alla Costituzione, 2 volumi, Herder, Roma 1990. 92 In modo sobrio ma incisivo, così formulava il card. Pietro Maffi la sua adesione all’Unione e l’invito al suo clero a fare altrettanto, in lettera al P. Manna: “Abbia la bontà di iscrivermi alla Unione Missio- naria, alla quale auguro ogni più ampio sviluppo. Ed aggiungo il voto che i Sacerdoti non soltanto aiutino o si facciano Missionari tra gli infedeli, ma anche tra i fedeli. / Suscitiamone di Missionari, suscitiamone molti e fervidi! Dovunque ne abbiamo bisogno. Il Signore ci esaudisca e ‘mittat operarios’ e faccia sempre più fervidi quelli che già vi stanno e sudano alla divina mietitura. / Pisa, 8 marzo 1917 / + P. Card. Maffi”.

143 occasione della convocazione dell’incontro dei superiori degli istituti missionari, ma in tante altre occasioni, chiede a Conforti di prendere direttamente l’iniziativa. Sono persuaso che anche i saggi sulla nascita dell’Unione in varie diocesi mostrino che la fiducia dei vescovi nel loro confratello di Parma sia stata una delle componenti della decisione dei presuli a favore di una apertura di credito alla neonata associazione. In un’altra fase assolutamente determinante il Conforti giocò un ruolo necessa- rio, addirittura per la sopravvivenza e l’identità dell’UMC: si tratta della celebre “cri- si” del 1921. Ne riassumo i termini93. Nell’intenzione di Manna, pienamente con- divisa da Conforti, l’Unione Missionaria del Clero doveva dare sostegno e impulso alle opere missionarie di base, in particolare alle due ormai secolari della “Propagazione della Fede” e della “Santa Infan- zia”, attraverso l’azione dei sacerdoti. Dunque, in qualche modo, l’Unione aveva un ruolo coordinatore. Contempo- raneamente, il dicastero vaticano di Propaganda Fide stava progettando il trasferimento a Roma di queste associazioni di base, fino ad allora rimaste nella città d’origine, che era Lione in Francia. L’idea del prefetto del dicastero, l’olandese Willem Van Rossum94, era che il coordinamento delle ope- re fosse assunto direttamente dalla congregazione vaticana, tramite un incaricato, che tra l’altro era stato già identificato nella persona di don Angelo Giuseppe Roncalli, giovane sa- cerdote bergamasco, segretario del vescovo Giacomo Radini Tedeschi95. Parma, Istituto Saveriano Mis- È evidente, alla base di questo progetto, la tendenza sioni Estere, 17 febbraio 1957: il centralizzatrice della curia romana, e che si accentuerà con card. Angelo Roncalli patriarca di Pio XI e Pio XII, in linea, peraltro, con un processo ampio, Venezia, affiancato dal Superio- che accompagna i secoli XIX e XX nella Chiesa cattolica. re generale p. Giovanni Castelli, Dunque, sostanzialmente, i due progetti, quello dell’UMC “sale le scale” che conducono alla “Sala Rossa”, l’appartamento usa- e quello di Van Rossum, erano in rotta di collisione. Ne to da mons. Conforti, nel giorno nacquero alcune incomprensioni, in particolare tra padre in cui ne tratteggerà la vita nel di- Manna e don Roncalli, che, per storia, temperamento, ori- scorso tenuto al Teatro Regio della gine geografica non erano esattamente fatti per intendersi al città. primo sguardo. È in questo quadro di tensioni che si colloca

93 Si vedano tutti i documenti in FCT 4, pp. 272-337. 94 Zwolle 1854 - Maastricht 1932. Redentorista, fu chiamato a Roma nel 1895, creato cardinale nel 1911, fu penitenziere maggiore (1915-1918) e successivamente prefetto di Propaganda. Cfr. Mario De Camillis, Enciclopedia Cattolica, XII, Città del Vaticano, Ente per l’Enciclopedia Cattolica 1954, coll. 1028-1029. 95 Giacomo Maria Radini Tedeschi (Piacenza 1857 - Bergamo 1914), vescovo di Bergamo dal 1905, molto sensibile ai temi sociali. Cfr. Paolo Calliari, in Dizionario degli Istituti di Perfezione, VII, Pao- line, Roma 1973, coll. 1187-1188.

144 il celebre incontro tra Roncalli e Conforti, il 26 aprile 1921, ricordato dall’ormai patriarca di Venezia in una celebre conferenza al teatro Regio di Parma nel 195796. Conforti si adoperò in pratica a mediare tra la congregazione romana e padre Manna, con la massima disponibilità di Roncalli. L’accordo portò a riconoscere la priorità del progetto di Propaganda, la quale, corrispettivamente, esortava le diocesi a nominare, come responsabili locali delle opere missionarie popolari, i sacerdoti dell’Unione. Grazie a questo passaggio, la nuova associazione di sacerdoti, l’UMC si inseriva nel quadro dell’intervento centralizzatore della curia romana, mantenendo lo spazio per cui era nata, ossia l’animazione missionaria nelle parrocchie e nelle diocesi attraverso il coinvolgimento e la sensibilizzazione del clero. Dunque senza dubbio Conforti ebbe un ruolo determinante nella nascita e nell’avvio positivo dell’Unione. La sua presenza ci svela un tratto tipico della sua personalità, ossia la sua capacità di collaborare con totale dedizione e generosità per lo sviluppo di idee e progetti non nati da lui. Nei vari discorsi ai congressi e nelle oc- casioni ufficiali, Conforti non mancava mai di ricordare che il progetto dell’Unione era di Manna97. Ma questo non significava una presa di distanza. Le carte riguardanti

96 Angelo Roncalli, Il Servo di Dio Guido Maria Conforti, Istituto Saveriano Missioni Estere, Nova- stampa, Prato 1959. Così esordisce A. Roncalli nel suo discorso: “Con questa visione negli occhi (quella dell’evangelico Buon Pastore; ndc) io salivo le scale del Palazzo Vescovile di Parma, per incontrarvi il Servo di Dio Monsignor Guido Maria Conforti, Arcivescovo e Vescovo, e Fondatore dell’Istituto Missionario Saveriano. […] L’avevo già incontrato dodici anni innanzi a Milano, in un congresso per gli Oratori della Gioventù, in occasione della celebrazione del terzo centenario della canonizzazione di S. Carlo Borromeo. Lo scorsi appena a distanza allora e mi colpirono la sua dignità e la sua dolcezza. Ora invece lo cercavo come espressione episcopale la più distinta in Italia di quel felice movimento missionario suscitato dalla Enciclica ‘Maximum illud’ di Papa Benedetto XV, di tanto pia e illustre memoria. Così io lo cercavo, come rappre- sentante lui di quella completezza del ministero sacro delle anime che associava il Vescovo al Missionario: Vescovo di Parma, ma Missionario per tutto il mondo”. 97 Si veda, ad esempio, il discorso di Conforti al congresso inter- nazionale dell’Unione, a Roma all’inizio di giugno 1922, ripor- tato in FCT 4, pp. 394-405. Afferma Conforti, aprendo i lavori di quell’illustre assise, il 1° giugno: «Ed ecco un’anima geniale, un apostolo ardente, che negli anni più belli della vita aveva dedicati all’evangelizzazione della Birmania, concepire e concretare in un piano sapiente e pratico la grande iniziativa, alla vista desolante delle ruine immani accumulate dalla più grande delle guerre, che ha fatto sentire anche sulle Missioni la triste sua ripercussione. Voi tutti conoscete questo apostolo generoso, il cui nome passerà in bene- dizione nella storia dell’apostolato cattolico. Egli è qui fra di noi, che facciamo plauso all’opera da lui concepita. “Fino a tanto”, andavami egli ripetendo, “che non si sarà educato il Clero alla causa della Pro- pagazione della Fede, invano si potrà sperare di dare all’apostolato una solida base di reclutamento e di rifornimento nei paesi cattolici, condizione essenziale per un più grande sviluppo delle Missioni”. Ed io, persuaso, convinto di quanto egli asseriva, non esitai ad incorag-

145 l’Unione mostrano bene l’impegno continuo del Conforti, a molti livelli, alcuni dei quali abbiamo cercato di descrivere qui. Questo impegno era portato avanti da Conforti tra tutte le altre intense occupazioni del suo ministero e della direzione dell’Istituto missionario saveriano. È umanamente abbastanza singolare, e apprezza- bile, soprattutto in chi svolge un ruolo di leadership, come Conforti per la gran parte della sua vita adulta, l’aderire e sostenere con totale dedizione un’idea che non nasce dal soggetto stesso. Un altro esempio di questa capacità di Conforti di essere fautore appassionato di proposte elaborate da altri è, proprio negli stessi anni della fondazione dell’UMC, il progetto catechistico della diocesi di Parma, ben noto - e studiato…, potrem- mo dire - come “Catechismo in forma di vera scuola”98. Non solo l’elaborazione di questo modello innovativo di istruzione religiosa proveniva da due sacerdoti non parmensi e neppure emiliani. Ma anche l’adattamento per la diocesi di Parma e l’ar- ticolazione del progetto fu portata avanti da alcuni collaboratori del vescovo, da lui sapientemente valorizzati, e costantemente appoggiati. Nelle visite pastorali il Con- forti si preoccupava direttamente di constatare l’applicazione dell’iniziativa diocesa- na, e negli incontri col clero insisteva nell’adesione al progetto. A livello nazionale il vescovo di Parma acquisì la fama di un esperto del settore, e in realtà la sua compe- tenza nasceva ed era continuamente confrontata con i suoi sacerdoti “specialisti”99. Tuttavia forse, per quanto riguarda l’Unione Missionaria, le motivazioni di ade- sione cordiale di Conforti erano, per certi aspetti, più profonde. Senza sminuire l’importanza che il presule aveva sempre attribuito all’istruzione religiosa come ne- cessaria per una autentica vita cristiana ed argine alla penetrazione della propagan- da irreligiosa, l’intuizione di Manna toccava una corda profonda della vocazione confortiana. Egli era un “diocesano” - sacerdote, e poi vescovo - che aveva dovuto rivedere e adattare la propria chiamata missionaria, trasformandola nella vocazione alla formazione di missionari. C’era, comunque, una “rinuncia”, la negazione di un desiderio profondo, quello di spendersi direttamente sul fronte missionario. E anche a livello pragmatico, la vita di Conforti procedeva sempre su due binari paralleli, giarlo ad attuare quanto andava maturando nella riflessione e nella preghiera, proferendogli la povera mia cooperazione». E padre Franco Teodori aggiunge in nota 283 di FCT 4 p. 395, riassumendo la Cronaca del congresso effettuata da Riccardo Beretta in Rivista di Studi Missionari 1 (1922), p. 87: “Fu molto apprezzato e lungamente applaudito questo giusto e convinto ‘panegirico’ del Conforti per il Fondatore dell’Unione Missionaria P. Paolo Manna, che aveva parlato il giorno prima presentando una relazione circa lo sviluppo nelle diverse Diocesi dell’UMC”. 98 Su cui basti citare U. Cocconi, Primo Congresso Catechistico e Prima Settimana Catechistica, in Par- ma negli anni 18, pp. 109-191. 99 Mi si permetta di citare A. Manfredi, Guido Maria Conforti, cit., pp. 400-404: nel 1923, al mo- mento del ripristino da parte del governo fascista dell’istruzione religiosa nelle scuole, la segreteria di Stato chiede a Conforti e ai vescovi di Siena e Vicenza un parere sui nuovi programmi. Conforti, nell’inviare la sua relazione, cita espressamente la Commissione Catechistica diocesana.

146 Mons. PIETRO ERCOLE Mons. LUIGI DRAGO VICE PRESIDENTE CONSIGLIERE DELEGATO

S. E. Mons. CONFORTI PRESIDENTE

Mons. GIUSEPPE NOGARA P. PAOLO MANNA MEMBRO MEMBRO

I Membri del Consiglio di Presidenza dell’UMC al 1° giugno 1922 (da FCT 4 p. 480,a)

147 ma talvolta divergenti, come due fardelli che pesavano forse troppo...: il ministero diocesano - a Parma con la parentesi ravennate - e il servizio formativo a pro delle missioni. Certo l’esperienza di spendere tempo e forze per preparare e inviare missio- nari in Cina era consolante; certo, alle dimissioni da Ravenna, Conforti s’era deciso anche col pensare che la formazione di missionari sarebbe stato un compito “punto disdicevole” per un vescovo, che era ormai, com’egli credeva, alla fine dei suoi gior- ni100; certo la visita pastorale era vissuta da Conforti come la sua “missione”101. Ma restava comunque lo scarto tra l’ideale missionario e la realtà quotidiana. Ora l’UMC era una strada spirituale, culturale e pratica offerta a “diocesani” come Conforti, per sentirsi pienamente missionari nel loro impegno quotidiano in Italia. Quella di Conforti non era più un’eccezione per certi aspetti incomprensibile, un compromesso tutto giocato tra l’agenda e i suoi sentimenti interiori, ma un com- pito condiviso da migliaia di vescovi e sacerdoti d’Italia. Dunque un passo prezioso nella piena integrazione dei due “greggi” verso cui era da sempre rivolta l’attenzione del “pastore” Conforti102. Possiamo immaginare che nel profondo di se stesso, mons. Conforti fosse profondamente grato al padre Manna e alla sua idea.

100 Lo apprendiamo dalla Lettera del Conforti a Pio X, da Parma 10 agosto 1904: «Per questo motivo e non per scansare le pene e le croci inseparabili dal ministero Episcopale prego sommessamente Vostra Santità ad accettare la mia rinunzia, permettendomi di ritirarmi nella solitudine del mio Istituto per le Missioni tra gl’Infedeli, ove condurrò i pochi giorni che ancor mi restano nell’educare tanti cari giovani anelanti alle pacifiche conquiste della fede ed al martirio. Così continuerei a rendere buoni servigi alla Chiesa di Dio, servigi punto disdicevoli al carattere Episcopale» (cfr. FCT 13, p. 501). 101 Sono molteplici le “confessioni autografe…” lasciateci dal Conforti circa il suo cuore missionario, mentre svolge il ministero episcopale nella diocesi di Parma. Eccone alcune: - «Non le nascondo che più e più volte mi nasce il desiderio vivissimo di essere costì io pure, come semplice gregario, per lavorare alla dilatazione del Regno di Dio e solo il pensiero di compiere la divina volontà nello stato in cui mi trovo, mi rende meno gravoso il peso della croce immane che mi è stata addossata» (Lettera al padre Corrado Dinatale in Cina, da Vetriolo di Levico 27 luglio 1909); - «Non creda però che io viva estraneo all’Isti- tuto nostro. Benché occupatissimo nel governo di questa vasta diocesi che molto mi dà da lavorare e soffrire, dedico, in gaudio, al caro vivaio di codesta Missione, tutte le poche ore che ho disponibili, spiacente d’essere sottratto in gran parte a quanto più mi sta a cuore. Sia fatta, del resto, la volontà di Dio» (Lettera a mons. Luigi Calza, da Parma 8 sett. 1916); - «Scriverò a lungo di ritorno dalla mia escursione apostolica. Io pure conduco un po’ di vita missionaria ed in tali momenti penso ai miei Missionari della lontana Cina e questo pensiero mi fa bene, perché mi rende più agevole e caro il peso della fatica» (Lettera mons. Luigi Calza, da Parma 16 agosto 1922); - «Io penso sempre ai miei carissimi Missionari, e benché lontano col corpo parecchie migliaia di chilometri, sono sempre collo spirito in mezzo di loro. Vorrei spesso intrattenermi con essi a mezzo dello scritto, ma me ne manca il tempo» (Lettera a padre Innocenzo Ambrico, da Parma 12 agosto 1930); - «Don Lino (diceva non di rado ad un sacerdote che lo accompagnava spessissimo nelle sue visite pastorali) vede, quando sono in visita mi pare di essere in missione» (Romano Turci, in Le Missioni Illustrate, dic. 1931, p. 382). 102 Mi si consenta di citare Angelo Manfredi, Guido Maria Conforti. Una sintesi fra passione missiona- ria e diocesi, in Rivista del Clero Italiano 91 (2010) 698-707.

148 Il processo successivo: istituzionalizzazione. L’intuizione iniziale dell’associazione nel tempo

Intanto il processo innescato nelle diocesi dall’UMC, e a livello di Chiesa uni- versale dalla centralizzazione voluta da Van Rossum, continuò con la creazione delle Pontificie Opere Missionarie, cioé con la trasformazione delle originarie strutture associative di base in una organizzazione guidata dalla Santa Sede tramite il dicastero missionario. L’intuizione di Manna, condivisa da Conforti, di un ruolo attivo del clero dio- cesano del “paesi di cristianità” a favore delle missioni, contribuiva a livello ideale nel preparare il terreno a un percorso realmente innovativo. Maturava la consape- volezza che la responsabilità nella diffusione del cristianesimo fosse di tutta la Chie- sa, e non solo di alcuni “specialisti” dotati di una chiamata particolare e per certi aspetti eroica. Le diocesi dei paesi cattolici, concretamente, potevano donare alcuni di quei sacerdoti di cui erano ampiamente provviste, a favore dei paesi di missione o comunque di quelle terre, pur evangelizzate - almeno così si riteneva - come l’A- merica Latina, che però non avevano clero sufficiente. L’enciclicaFidei Donum di Pio XII (1957) esortava a questa forma di aiuto che iniziava a infrangere i compar- timenti stagni fino allora sussistenti tra “terre di cristianità” e “terre di missione”103. Il passo successivo sarà l’emergere della visione di “cooperazione tra le chiese”: non saranno più le comunità “stabilite” e “ricche” - per lo più dell’occidente - ad aiutare le “missioni”, bensì chiese sorelle che si scambiano le proprie esperienze in pari di- gnità. Non c’é dubbio che all’origine di questo processo di profondo cambiamento della visione della missione c’é anche l’Unione Missionaria del Clero di Manna e Conforti. Sempre sotto il pontificato di Pio XII, precisamente nel 1949, avveniva l’esten- sione dell’Unione Missionaria anche ai religiosi e la sua trasformazione in “Pontifi- cia Unione Missionaria” (1956). Come giustamente afferma il saveriano Guglielmo Camera, studioso della PUM, l’aggettivo non è solo onorifico104. Come era avvenu- to per volontà del cardinal Van Rossum con le “Opere” lionesi, anche l’Unione si centralizza e si istituzionalizza. Formalmente è ancora una libera associazione tra il clero. Di fatto è un’organizzazione dipendente dalla curia vaticana per l’animazione della missionarietà nelle diocesi e tra i religiosi. Lo stesso avviene nelle diocesi: già i segretari dell’Unione erano nominati dai vescovi e presto ebbero un ruolo pres- soché ufficiale nelle curie, comunque erano ancora dei sacerdoti volontari pieni di entusiasmo.

103 Dario Nicoli, Il movimento Fidei Donum. Tra memoria e futuro, Emi, Bologna 2007. 104 G. Camera, Tutti responsabili del Vangelo, cit.., p. 73.

149 Nel 1926 nacque la “Giornata Mis- sionaria Mondiale” del mese di ottobre, e l’organizzazione doveva sistematica- mente raggiungere tutti. Progressiva- mente nelle diocesi sorsero gli “uffici missionari” o “centri missionari”, affida- ti ai volonterosi appassionati delle mis- sioni, o ai sacerdoti Fidei Donum che rientravano in diocesi, o a qualche reli- gioso di istituti missionari del territorio. L’aspetto associativo volontario passava in secondo piano. Era probabilmente necessario questo percorso per arrivare a dare a ogni parrocchia un’esperienza di animazione missionaria. Ma l’istituzionalizzazione, se accre- sce la capillarità e l’efficacia, finisce per penalizzare la creatività e la spontaneità, a meno che il “direttore” non sia lui stes- so un entusiasta: e così all’istituzionaliz- zazione si unisce la personalizzazione. Forse la fatica di una animazione alla missionarietà nelle diocesi, la contrazio- ne di disponibilità di sacerdoti all’espe- rienza fidei donum, insomma l’esaurirsi della idealità missionaria del XX secolo, che aveva i suoi limiti “romantici” ot- tocenteschi ma faceva vibrare il popolo semplice di Dio e il clero di una parte- cipazione universale, dipende anche da questa istituzionalizzazione e personaliz- zazione curiale. Che il riattivare, certo in forme nuo- ve e in collaborazione con una sana e non burocratica istituzione, la dimensione creativa e spontanea del laicato e del clero non sia la strada per una nuova stagione missionaria?105

105 Si veda pure A. Manfredi, Conforti e l’Unione missionaria del clero, in Missione Oggi, n. 06 ottobre/ novembre 2016, pp. 57-60.

150 DOCUMENTAZIONE

Ultime acquisizioni di scritti confortiani e di storia saveriana

- Ermanno Ferro -

La titolazione di questa sezione di Parma negli anni nasconde un coacervo di testi e di eventi tra loro un po’ strani, in parte riferiti direttamente a mons. Guido Maria Conforti ed in parte agli sviluppi storici della sua figura, unitamente a quella dei suoi figli missionari, come alle Missionarie di Maria Saveriane. Si è pensato infatti di fare cosa gradita al lettore, che sappiamo essere alle volte più curioso sul periodo confortiano successivo alla morte del santo vescovo fondatore di missionari, che non su elementi sempre riferiti alla sua vita e forse già ben noti al pubblico. D’altronde, i testi che qui presentiamo non sono frutto di una scelta nata a ta- volino: sono stati essi stessi, quali donazioni al Centro Studi Confortiani Saveriani fatte inaspettatamente in tempi non prescelti, ad orientare il montaggio delle singole parti di questa sezione. Essa tocca carte scritte dal Conforti, stampati successivi alla sua morte, omaggi di scritti o libri a lui appartenuti, ricordi dei suoi figli missionari e delle Saveriane. Può destare sorpresa trovare in queste pagine un primo tentativo di pubblicazione per il Convegno svoltosi nella Casa Madre Saveriana il 14 ottobre 2016, “Parma 1915-1918: l’opera della donna in tempo di guerra”; ma, lette le moti- vazioni che hanno portato a realizzare tale evento, si può trovare soddisfazione nella lettura delle pagine ad esso dedicate. Pertanto, la sezione che qui si presenta risulta articolata in questi otto temi, ed il loro ordine è dovuto alla data di effettuazione dei singoli omaggi o eventi: I - Clero di Parma e ampliamento Casa Madre Saveriana. II - Devozione per Guido Maria Conforti. III - Autografi confortiani. IV - Torna alle Memorie un omaggio librario a Guido Maria Conforti. V - Paolo Manna ed i Saveriani. VI - Guido M. Conforti nell’arte di Celso Calegari. VII - Ricordando un “Battesimo di Sangue”. VIII - Convegno in Casa Madre Saveriana “Parma 1915-1918: l’opera della donna in tempo di guerra”: VIII/I - Presentazione, a cura di Maria Ortensia Banzola. VIII/II - La Cappella Bajardi nella Cattedrale di Parma, monumento ai Caduti della Grande Guerra, a cura di Mariarita Furlotti.

153 I

Clero di Parma e ampliamento Casa Madre Saveriana

E’ pervenuta al Centro Studi Confortiani Saveriani, in data 9 gennaio 2016, una copia autentica di lettera risalente agli anni Cinquanta del secolo scorso, indirizzata al “M. R. Viola Don Pietro / Priore di Pianadetto (Parma) Valditacca”. La inoltrava al giovane sacerdote, allora parroco in quella località appenninica, il Superiore Gene- rale dei Saveriani, padre Giovanni Castelli. Questi, a nome dell’Istituto Saveriano Missioni Estere, indirizzava a tutti i sacerdoti delle diocesi di Parma una Circolare datata “Parma 25 marzo 1957”, controfirmata dal vescovo della città mons. Evasio Colli, che così approvava totalmente l’iniziativa. Di che si tratta? La circolare - come ben si deduce dalla let- tura del documento riportato qui di lato ed ora donato da don Pietro al CSCS - invita il clero di Parma ad una ulteriore collaborazione all’opera missionaria di mons. Conforti, dopo quella avutasi nel 1900 con la costruzione del- la Casa Madre Saveriana, ora che si vuole am- pliare ed innalzare l’intero edificio costruito dal santo vescovo fondatore. Ciò che desta qualche interesse è il dépliant inserito nella lettera: in esso si riporta su un lato il ritratto del Conforti dipinto dal celebre pittore cremonese Massimo Gallelli (1863- 1956), nell’altro il bozzetto dei lavori di in- nalzamento dell’edificio. Da una osservazione attenta su quest’ultimo disegno, si può dedur- re quanto l’orientamento globale dei lavori di intervento fosse inizialmente in sintonia per “salvare il salvabile” dell’armonioso edificio realizzato nel 1900 da Conforti assieme all’ingegner Carlo Pelleri… Ma poi, nella realizzazione pratica “tutto è stato snatura- to e completamente alterato nelle sue proporzioni”, rifiniture del sottotetto comprese, come ben rileva l’architetto signora Maria Ortensia Banzola nello studio “Parma 24 aprile 1900: prima pietra dell’edificio Missioni Estere. Dall’audace progetto alla realiz- zazione della sede stabile fuori Porta Nuova”, in Parma negli anni 5, a pagina 153, ove afferma: “Come testimoniano vecchie foto, l’aspetto dell’insieme, dopo l’aggiunta del lato Ovest, risulta di gradevole eleganza compositiva ed equilibrio dei volumi, purtroppo del tutto snaturato dai successivi massicci interventi della fine degli anni ’50, che ne hanno

154 completamente alterato le proporzioni con il sovralzo dei due piani e scomposto e scem- piato lo schema distributivo, con il poderoso ampliamento sul lato Est, pur nell’indiscusso tentativo di mantenere una certa uniformità di materiali e qualche analogia formale con la parte preesistente”. Sul retro del dépliant si può leggere, sulla sinistra un breve profilo biografico del Conforti e sulla presenza dei suoi missionari nel mondo; a destra la motivazione dei lavori intrapresi, con suggerimenti per alcune modalità di partecipazione all’opera.

II

Devozione per Guido Maria Conforti

Il 17 gennaio 2016, i coniugi parmigiani Angela e Carlo Dall’Aglio, amici da lunga data del saveriano padre Francesco Marini, facevano dono a questi - alcu- ni mesi prima della sua prematura morte, avvenuta il 24 maggio successivo - di una immaginetta funebre confortiana. Il padre Marini poi la faceva pervenire al CSCS, ove il soggetto pittorico (Cristo portato al sepolcro) risultava essere una novità. L’immaginetta apparteneva ad una zia della signora Angela, Emilia Melli, “de- votissima del Conforti e da lei sempre custodita con grande cura e devozione, in un suo libro di preghiera; anche per aver abitato di fronte alla sua casa di residenza da bambino, quando era a pensione dalle signore Maini, nell’allora Borgo Torto, in Par- ma antica”. Subito dopo la morte del Conforti, avvenuta il 5 novembre 1931, si provvi- de ben presto alla stampa di ‘immaginette in memoriam’. Questa che ora qui pre- sentiamo riproduce sul fronte, come già si diceva, la Deposizione di Cristo Signore

155 al sepolcro: non vi è qui scolpita l’impareggiabi- le tavola dell’Antelami presente nella Cattedrale di Parma, ove era stato inizialmente sepolto il Conforti. Ma l’atteggia- mento dei personaggi evangelici che procedo- no al trasporto del cor- po di Cristo morto al sepolcro ricalca in tutto la stessa compunzione e serenità interiore, quali le si percepiscono osser- vando la suddetta lastra antelamica. Il soggetto, si diceva, non è tra gli esemplari di santini confortiani a noi pervenuti nel passato. Quindi è assai gradito, anche perché il suo omaggio al CSCS è stato mediato dal padre Francesco Marini, la cui figura rimane molto legata alla beatificazione del Conforti - 17 marzo 1996 - essendo egli, alla data, Superiore Generale della Con- gregazione missionaria del Conforti. Vi è poi sul rovescio dell’immaginetta, la scritta “In Memoria di mons. Guido M. Conforti”: questo testo, sobrio ma ricco nella sua sinteticità, ci dà una definizione sublime ed eloquente del santo vescovo fondatore di missionari. Esso ricalca quanto da lì ad alcuni mesi - per l’esattezza l’8 settembre 1932 - il saveriano padre Alfredo Popoli detterà come testo latino per la lapide posta sulla tomba confortiana, nella Cappella di Sant’Agata in Duomo a Parma.

III

Autografi confortiani

Domenica 24 gennaio 2016, tramite consegna fatta al saveriano padre Gianni Viola recatosi colà per una celebrazione eucaristica, don Giovanni Lommi, parroco a Sala Baganza, a San Vitale Baganza e rettore di Maiatico, faceva pervenire al Centro Studi Confortiani Saveriani in Parma due plichi di carte storiche, rinvenute nel rior- dino del materiale archivistico giacente in Parrocchia, ed aventi relazione con mons. Guido Maria Conforti. In effetti si tratta di 14 scritti autografi, redatti dal santo vescovo di Parma e

156 fondatore di missionari, nell’arco di tempo che va dal dicembre 1895 al settembre 1931. Essi sono pervenuti inseriti all’interno di plichi cartacei contenenti altri docu- menti, riferiti a persone religiose del luogo od aventi in qualche modo un contatto con la Parrocchia. I quattordici scritti di Guido M. Conforti, tutti appunto autografi, sono in parte già noti all’Archivio del CSCS, ed alcuni persino già pubblicati dal padre Franco Teodori nei suoi volumi noti come Fonti Confortiane Teodoriane (FCT) dedicati agli scritti ed all’attività del santo vescovo di Parma. Facilmente, in fase di Processo Diocesano Informativo per la Causa di Beatifica- zione del Conforti, cioè dal 18 marzo 1941 e come ingiungeva il decreto del vescovo di Parma Evasio Colli con cui si apriva la Causa, anche questi scritti sono stati notifi- cati al Postulatore. Ora essi pervengono al CSCS nella loro veste autografa originale: l’interesse quindi è notevole. Ne produciamo qui l’elenco, con l’indicazione della bibliografia consultabile se disponibile, riservandoci di pubblicare solamente due documenti, la cui lettura sarebbe difficile nei corposi volumi delle FCT. D’altronde, essi possono costituire un valido caleidoscopio evidenziatore sugli atteggiamenti e convinzioni quotidiane molto suggestive, presenti in G. M. Conforti, sia da giovane sacerdote, come negli anni della prima guerra mondiale, argomento ben trattato in quest’altro numero di Parma negli anni. Questo dunque è l’elenco degli autografi confortiani donatici da don Giovanni: I Lettera al Carissimo e M. Rev.do Sig. Rettore (del Seminario di Berceto Prof. Luigi Parenti) / … / da Parma 14-12-1895 / Dev.mo Aff.mo in G. C. / D. Guido M. Conforti. Consultabile in FCT 7, pp. 423-424. Vedi il testo più sotto. II Biglietto di Guido M. Conforti / Arcivescovo Vescovo di Parma / sentitamente ringrazia la S. V. e La benedice ex corde. / Parma 6 Settembre 1916. Indirizzato a …? III Lettera a Egregio Giovane Sig. Oppici Francesco / Soldato presso il Deposito 49° Regg. Fanteria / (Ufficio Matricola) Torino / … / da Parma 10 Sett. 1919 / Aff.mo in G.C. / +Guido M. Arciv.Vesc. Vedi il testo più sotto. IV Lettera a Carissimo Don Francesco (Oppici), / … / da Parma - 8 Luglio 1924 / Aff.mo in G.C. / + Guido M. Arciv.Vesc. Consultabile in FCT 27, pp. 546-547. V Biglietto di Guido M. Conforti / Arcivescovo Vescovo di Parma / invita il caris- simo Don Oppici a recarsi da lui in Episcopio / per comunicazioni che lo riguardano. Lo saluta / intanto e lo benedice. / Parma 25 - Sett. 1924. VI Lettera a Molto Rev. Signore (don Francesco Oppici) / … / da Parma 7 Ot- tobre 1924 / Aff.mo in G.C. 7 + Guido M. Arciv. Vesc. Consultabile in FCT 27, pp. 568-569. VII Lettera a Carissimo Vicerettore (don Francesco Oppici) / … / da Parma 13-Novembre 1946 / Aff.mo in G.C. / + Guido M. Arciv. Vesc. Consultabile in FCT 28, p. 489. VIII Biglietto/lettera a Carissimo Vicerettore (don Francesco Oppici) / da Parma 13

157 - Marzo 1928 / Aff.mo Suo / + Guido M. Arciv. Vesc. Consultabile in FCT 28, p. 549. IX Lettera a Carissimo Sig. Professore, (…?...) / … / da Parma - 10 - Ottobre 1929 / Dev.mo Suo / + Guido M. Arciv.Vesc. X Lettera a Molto Rev. Signore, (don Francesco Oppici) / da Parma -14 - Otto- bre 1929 / Aff.mo in G.C. / + Guido M. Arciv.Vesc. Consultabile in FCT 28, p. 615. XI Lettera a Molto Rev. Signore, (don Francesco Oppici) / … / da Parma - 4 - Novembre 1929 / Dev.mo in G.C. / + Guido M. Arciv.Vesc. Consultabile in FCT 28, p. 616. XII Biglietto di Guido M. Conforti / Arcivescovo Vescovo di Parma ringrazia / e benedice augurando un perfetto ristabilimento / in forze per maggiori fatiche ad maio- rem Dei / gloriam! (!) / da Felino 28-7-1931. Indirizzato facilmente a don Francesco Oppici. XIII Biglietto/lettera a Molto Rev.do Signore, / La prego di produrre nel prossimo numero di «Vita Nuova» la Circolare che Le accludo. Le sarò grato se vorrà farmi tenere le bozze di stampa per la correzione. La saluto e La benedico / Parma 10 - Settembre 1931 / Aff.mo in G.C. / + Guido M. Arciv. Vesc. XIV Lettera a Molto Rev.do Signore, Don F. Oppici / Mansionario della B. Catte- drale / di Parma /…/ Parma 24 - Settembre 1931 / Dev.mo in G.C. / + Guido M. Arciv. Vesc. Consultabile in FCT 28, pp. 722-723.

Tra tutti questi scritti del Conforti, confidando di far cosa gradita al lettore, ne riportiamo due: il primo ed il terzo, cioè la Lettera a don Luigi Parenti e la Lettera al seminarista militare Francesco Oppici.

I. Lettera di Guido M. Conforti a Luigi Parenti, 14 dicembre 1895: Si tenga presente la data di redazione di questo documento, in cui il redattore usa espressioni autoreferenziali piuttosto singolari. Il trentenne Conforti è sacerdote da sette anni, egli è già Pro-Vicario Generale del nuovo vescovo di Parma, Francesco Magani; da quindici giorni neppure ha fondato in città il Seminario Emiliano di San Francesco Saverio per le Missioni Estere, in Borgo del Leon d’Oro 12. Don Luigi Parenti, nato a Beneceto di Parma il 4 aprile 1867, è suo compagno di studi semina- ristici; sacerdote dal 20 settembre 1890, dalla stessa data è Rettore del Seminario di Berceto, ove insegnerà pure filosofia e fisica.“Il suo rettorato costituisce il periodo aureo di quella istituzione formativa del clero diocesano” (cfr. Italo Dall’Aglio, I Seminari di Parma e i loro illustri Alunni e Moderatori, Tipografica Benedettina, Parma 1958, p. 198). Leggendo con attenzione le espressioni della lettera non si sa chi dei due abbia maggiore motivo di lamentarsi per le «crude tribolazioni da sopportare su spalle debolissime…»:

« Carissimo e M. Rev.do Sig. Rettore, / Sono un peccatore incorreggibile e ricado sem- pre negli stessi peccati! Ella che è tanto buona mi perdonerà anche questa volta se non ho

158 risposto, come avrei dovuto, all’ultima carissima Sua. Non creda però che sia rimasto affatto indif- ferente a Suo riguardo. Non ho mancato di fare a Mons. Vescovo quelle osservazioni che riputai le più opportune, acchè fossero presi in conside- razione i giusti Suoi reclami circa l’orario festivo per le sacre Funzioni da compiersi nella Cappella di codesto Seminario. Quale sia stato l’esito del- la mia mediazione Ella avrà potuto di leggieri argomentarlo dalla lettera che ho scritto al Sig. Prevosto. Sento ora dal Prof. Pietralunga che Ella ha concertato di comune accordo l’orario suddet- to, e godo che questo sia avvenuto senza contese e malumori. Il più delle volte si è costretti fare quel che può farsi e non quel che si vorrebbe fare, e si vince perdendo. Quanto al Ch. Sambuchi Ella faccia quello che crede meglio, come pure di Anelli disponga come le piace. Il Superiore non Le impone di ri- ceverli in codesto Seminario essendo, purtroppo, assai lieve la speranza che abbiano a rimettersi in salute. Vorrei, per l’affetto che Le porto, sollevare il suo spi- rito accasciato, ma ben sapendo quanto ciò sia diffici- le, pregherò di gran cuore il Dio d’ogni consolazione a darLe quei sovrumani conforti che ci fanno esultare anche in mezzo alle più crude tribolazioni. Del resto il testimonio della propria coscienza che L’assicura di aver sempre compiuto il Suo dovere e di aver sempre agito con rettitudine d’intenzione Le sia il mi- gliore dei conforti. Ella intanto preghi per me che di pene, di noie e di sconforti non vado esente, anzi ne ho veramente in abbondanza più di quanto ne possano sopportare queste debolissime spalle. Preghi anche per il nascente Seminario delle Missioni Estere, perché abbia a fiorire alla maggior gloria di Dio ed alla salute di tanti miseri popoli, che ancor giacciono nelle tenebre dell’errore e nelle ombre di morte. Caselli ha trovato rifugio nel novello Istituto a cui rende ottimi servigi, in qualità di Vicedecano. Sono lieto di annoverare a quest’ora più di 20 alunni. Gradisca tante cose del cuore, mi saluti i colleghi e mi creda / della S. V. M. Rev.da / Parma 14-12-1895 / Dev.mo Aff.mo in G. C. / D. Guido M. Conforti. »

II. Lettera di Guido M. Conforti al giovane Oppici Francesco, 10 Sett. 1919: Mons. Conforti, vescovo di Parma da undici anni, ha curato con particolare at-

159 tenzione il contatto epistolare con i suoi sacerdoti e chierici chiamati alle armi. Già dal primo anno dell’intervento dell’Italia nella guerra mondiale, essi sono venticin- que (vedine i nomi in Parma negli anni 20, p. 64), cui vanno aggiunti i chierici e gli alunni non ancora ‘in sacris’. Ed è appunto al giovane studente seminarista Francesco Oppici che il Conforti si rivolge in questa lettera. In essa, il santo vescovo di Parma ricalca le preoccupazioni che culla in cuore per la perla del futuro suo clero, i semi- naristi di oggi. Preoccupazioni così bene espresse in questo scritto, pari a quanto egli ha formulato, più e più volte nei mol- ti messaggi indirizzati ai sei suoi alunni missionari, all’epoca sotto le armi. Questa dunque la lettera all’Oppici:

« In omnibus Christus / Arcivescovo - Ve- scovo / di Parma / Carissimo nel Signore, / Mi compiaccio delle buone notizie che mi dai e prego Dio che ti conservi nei buoni propositi e ti accompagni sempre colla sua possente pro- tezione. Poche settimane ancora e poi farai ritorno al Seminario assieme ai compagni di vocazione, che superarono felicemente la dura prova della milizia. Io affretto coi più ardenti voti l’istante di rivedere e riabbracciare nella carità di G. C. i miei cari Seminaristi. Mi consta che non pochi, più non torneranno. Pazienza! Mi conforto però nella lusinga che i pochi rimasti fedeli alla loro vocazione, sa- ranno i primi eletti di cui parla il Vangelo. Spero che tu pure ti troverai nel numero di questi. Con questa fiducia ti benedico ex corde e ti auguro ogni migliore bene. / Parma 10 - Sett. 1919 / Aff.mo in G.C. / + Guido M. Arciv.Vesc.

160 IV

Torna alle Memorie un omaggio librario a Guido Maria Conforti

Nella sua attività di inventario elettronico dei volumi presenti nella Biblioteca Saveriana di Parma, il nuovo bibliotecario padre Emilio Iurman si imbatteva, il 26 gennaio 2016, in una elegante edizione del volume di Padre Cirillo Mussini, Me- morie Storiche sui Cappuccini Emiliani (1525-1629), vol. I., Tipografia Vesc. Ditta Fiaccadori, Parma 1908. La copertina del libro presenta, in elegante carattere stampato in si- mil oro, la seguente dedica: A. S. E. Rev.ma / Mons. GUIDO CONFORTI / ARCIVESCO- VO-VESCOVO DI PARMA / Omaggio. Valutatane la collocazione dell’opera tra i titoli presenti in Biblioteca, nella Collana “Bi- blioteca personale di mons. Conforti”, il padre Emilio, aggiuntane una perizia sulla raffinata dedica, ha optato per passare il volume, in modo più corretto, alle Memorie Confortiane Saveriane. Cosa che il responsabile delle Me- morie, padre Ermanno Ferro, riceveva con soddisfazione e gratitudine. L’opera ora figura tra gli oggetti personali del Conforti, esposti in Sala n. 3: in queste righe se ne fa una breve presentazione. Il padre Cirillo Mussini, nato a Bagno di Reggio Emilia nel 1879, era all’epoca della stampa del volume archivista provinciale cap- puccino; cappellano negli ospedali e parroco di S. Antonio in Salsomaggiore, morì nel 1935 (cfr. Felice da Mareto, a cura di, Bibliografia Generale delle Antiche Province Par- mensi, I Autori, Deputazione di Storia Patria, Parma 1973, p. 381). Il primo suo volume sulla storia dei Cappuccini emiliani era pronto in coincidenza con l’entrata solenne di Guido Maria Conforti nella sede episcopale di Parma, il 25 marzo 1908: questo giustifica la signorile dedica con la quale il padre Cirillo ha voluto omaggiare il nuovo Pastore di Parma. Lo studio del p. Cirillo abbraccia i primi cento anni della presenza dei Cappuc- cini nel Ducato di Parma-Piacenza-Guastalla; in nove capitoli si descrive in modo particolareggiato ed assai documentato la fondazione delle varie presenze cappuccine sul territorio.

161 V

Paolo Manna ed i Saveriani

L’amico del Centro Studi Confortiani Saveriani Francesco Mercaldi, ricercatore storico parmigiano su Antonietta Capelli e la sua Opera di Cultura Religiosa San Giovanni Battista, martedì 10 febbraio 2015 consegnava al CSCS una insolita carto- lina. L’aveva scritta da Bombay il padre Paolo Manna, indirizzandola al Rev.mo Padre / P. A. Dagnino / Missioni Estere / Parma / . Si è desiderato conservarla per la data centenaria della venuta a Parma del padre Paolo Manna - 25 febbraio 1916 - ed oggi qui pubblicarla, tra la documentazione at- tinente all’anno 2016. Altrove, in questo stesso quaderno si sono dette tante cose su quell’incontro parmigiano, tra l’ideatore dell’Unione Missionaria del Clero, il padre Paolo Manna del Pime, ed il realizzatore della stessa Unione, mons. Conforti vesco- vo di Parma e fondatore dei Saveriani. Aggiungiamo un semplice dato: la collaborazione tra il Manna ed i Saveria- ni continuò notevolmente, anche dopo la fine del mandato decennale di Presidenza del Conforti all’UMC - 23 gennaio 1927 - e dopo la sua morte. Con il saveriano pa- dre Amatore Dagnino ed il padre Manna vi furono contatti di collaborazione molto stretta, anche perché entrambi erano all’e- poca Superiori Generali dei rispettivi loro Istituti di appartenenza.

VI

Guido M. Conforti nell’arte di Celso Calegari

A Coenzo di Sorbolo (Parma), il 13 luglio 2016 si è spento l’artista scultore Celso Calegari, autore nel febbraio 1995 di un bassorilievo rappresentante il Conforti. Nato a Coenzo il 20 ottobre 1922, Celso Calegari, per gli amici “Caceco” (come ci informa la Gazzetta di Parma il 15 luglio 2016, p. 18, in un servizio su di lui),

162 era uno dei ragazzi cresimati da mons. Guido M. Conforti e cresciuto poi al riflesso degli insegnamenti dati dal santo vescovo e tradotti in vita cristiana pratica da due grandi sacerdoti parmensi dell’epoca: don Michele Silvani, suo parroco per cinquan- tuno anni, e don Giovanni Bernini, il celebre rettore di Mezzano Inferiore morto in fama di santità. Il 13 giugno 1995, mentre a Parma, tra i figli missionari di mons. Conforti, si vanno riordinando gli ambienti nei quali era vissuto il santo fondatore, onde render- li ciò che sono oggi chiamati Memorie Confortiane Saveriane, appare in Casa Madre saveriana il signor Calegari Celso di Coenzo, assieme ad al- cuni suoi famigliari. Egli è latore di un omaggio artistico, da lui recentemente scolpito, dedicato alla personalità del vescovo che l’ha cresimato, mons. Guido Maria Conforti. Il bassorilievo, prodotto su tavola di legno noce chiaro, misu- ra settanta per cinquantadue centimetri di grandezza, è oggi esposto in Sala Consultazione delle Memorie Confortiane, e qui lo si riproduce. Il quadro ritrae un volto del Conforti che a noi pare dol- ce e sereno, tale… da richiamarci il paesaggio quieto e bu- colico di Casalora, tanto più se si tiene presente il luogo di origine dello scultore, Coenzo, località appunto non lonta- na da Ravadese. Per completare la divagazione… e per offri- re al lettore un riferimento al Conforti ragazzo che si diverte sui terreni natali, ci siamo permessi di riportare quanto il vescovo di Parma scriveva in proposito cento anni fa, indirizzando, il 18 marzo 1916, un biglietto all’amico parroco di Colorno, il canonico don Gaetano Zilioli, con scritte queste parole: «Guido M. Conforti Arcivescovo Vescovo di Parma ringrazia dell’eccellente pesce inviatogli in dono, che gli ricorda le palustri rive su cui ha trascorsi gli anni più belli della vita, tendendo insidie ai lucci, alle tinche ed ai carpioni. Augura in ricambio ogni miglior bene da Dio al geniale Donatore». Un ulteriore aspetto umano nella personalità di san Guido M. Conforti!

VII

Ricordando un “Battesimo di Sangue”

Nel cinquantesimo anniversario della collisione tra le navi “Stockolm” e l’italiana “Andrea Doria”, avvenuta il 25 luglio 1956 al largo della costa statunitense e nel cui urto morivano le due Missionarie di Maria-Saveriane in viaggio per gli Usa, Maria Grechi e Teresa Del Gaudio, assieme ad altre 53 vittime, giunge al CSCS un duplice omaggio riferito a quel tragico evento.

163 Il dono proviene dalla signora Lucia Bocchi di Capriglio, originaria di quella piccola ma amena località sull’Appen- nino parmense. Si tratta l’una di copia di un ricordo distribuito subito dopo la morte delle due missionarie, l’altra di una immaginetta relativa alla prima professione di Maria Grechi, una di esse. Entrambi i ricordi parlano oggi di quel “Battesimo di Sangue”, come ebbe a definire la tragedia il mensileMissio- narie di Maria nel numero di settembre 1956, e della loro formazione religioso missionaria. Ma qual è la relazione tra la tragica morte delle due Saveriane e Capriglio, da dove provengono i due ricordi dei quali si sta qui parlando? C’è uno stretto legame che unisce gli inizi della Congregazione delle Missio- narie di Maria - Saveriane al paesetto di Capriglio nell’Appennino Tizzanese di Parma. Sin dal luglio 1935 gli studen- ti saveriani della Casa Madre di Parma sogliono trascorrere un periodo di sog- giorno estivo a Capriglio, ove “il luogo è veramente bello: si è circondati da boschi e da prati ricchi di acqua freschissima; panorami splendidi che ci si parano innanzi. Il luogo si presta anche a belle passeggiate per le vicinanze dei monti: aria saluberrima” (cfr. Vita Nostra, bollettino interno all’Istituto Saveriano, luglio 1935, p. 6). Dopo una sistemazione provvisoria negli ambienti della canonica e nel vecchio oratorio del paese, i giovani saveriani possono usufruire per tutti gli anni seguenti de “La Provvidenza”, una casa che la popolazione del paese ha voluto erigere, quale sede estiva dei figli missionari del Conforti. Tra l’altro, Capriglio è il luogo di nascita del saveriano padre Pietro Spinabelli (1902-1991), ultimo a partire per la Cina e dopo l’espulsione da colà, missionario per molti anni in Indonesia, ove muore in fama di santità. Fu proprio a Capriglio, “allora un piccolo grappolo di case, ove nel maggio 1944 erano stati trasferiti gli studenti saveriani di teologia a causa dei pesanti bombardamenti sulla città di Parma, che il saveriano padre Giacomo Spagnolo ottenne dalla signorina Celestina Bottego, partecipe anch’essa di un corso di Esercizi spirituali che il padre detta- va ai suoi alunni, un sì ad una precedente proposta di farsi disponibile per la fondazione

164 di una congregazione che fosse il ramo femminile dell’Isti- tuto del Conforti. Quella sera, il padre Giacomo ebbe ad annotare in un suo diario: in sostanza oggi la Società ha trovato la sua fondatrice che al Signore dice il suo fiat…” (cfr. Maria De Giorgi, Va’ e di’ ai miei fratelli. Celestina Bottego fondatrice delle Missionarie di Maria Saveriane, EMI, Bologna 1994, pp. 84-88). Nel settembre 1945, a Parma prendeva vita la nuova Società delle Missionarie di Maria-Saveriane, con l’en- trata delle future prime suore. Teresa del Gaudio (1924- 1956), originaria di Montano Antilia (Salerno), fu la settima professa, ed emise i primi voti il 2 luglio 1951; nella stessa data professava Maria Grechi (1927-1956) di Romanengo (Cremona): ella era la nona ad entrare nella nuova società missionaria. I ricordi dati al CSCS da Lucia Bocchi rendono an- cora attuale il dono della vita alla missione, di coloro che ebbero “Il mare come tomba” (cfr. Missionari Save- riani, 15 agosto 1956, p. 4).

VIII

Convegno in Casa Madre Saveriana su “Parma 1915-1918: l’opera della donna in tempo di guerra”

Sono attivi a Parma, da oltre vent’anni, gli Amici del Cinquenovembre, gruppo di volontarie e volontari affascinati dalla figura di mons. Guido Maria Conforti, il fondatore dei Missionari Saveriani nel 1895 e poi vescovo della città negli anni 1907- 1931, desiderosi di approfondire l’ambiente storico a lui coevo. Nei loro incontri presso la Casa Madre Saveriana, si sono interessati inizialmente ad un approfondimento della storia centenaria della Congregazione messa in piedi dal Conforti. Il frutto di queste prime loro ricerche è confluito poi in A“ Parma e nel mondo. Atti delle Ricorrenze Saveriane”, volume di 592 pagine curato da alcuni di loro in collaborazione con il Circolo Culturale cittadino «Il Borgo», edito dall’Ar- tegrafica Silva a Parma nel 1996 e stampato grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Parma e Monte di Credito su Pegno di Busseto. Galvanizzati dal gradimento di pubblico ottenuto con la stampa di tali ricer- che, gli accennati Amici hanno maturato una continuità nei loro studi storici su Parma al tempo del Conforti, e sorretti dal Centro Studi Confortiani Saveriani -

165 istituzione interna ai Saveriani, sorta parallelamente alla Beatificazione del Fonda- tore, avvenuta il 17 marzo 1996 - hanno dato vita ad una duplice manifestazione culturale. Anzitutto, organizzando annualmente a ridosso del 5 novembre, data di morte del Conforti, un pomeriggio storico culturale su Parma negli anni: società civile e reli- giosa: l’incontro, giunto il prossimo novembre alla sua 22° edizione, analizza il volto della città, anno per anno, nei suoi risvolti marcanti i tempi del Conforti. La seconda iniziativa è costituita dalla pubblicazione annuale del quaderno Par- ma negli anni, traduzione stampata del frutto delle ricerche presentate nell’accen- nato pomeriggio confortiano. Ogni quaderno - la serie è giunta quest’anno al n. 21 - viene elaborato ad opera degli Amici presso il Centro Studi dei Saveriani ed è arricchito di immagini storiche risalenti ai tempi del Conforti, giacenti per lo più presso l’Archivio del medesimo Centro, nonché di elementi di Cronaca e ricerche culturali connesse con la storia del santo vescovo di Parma e fondatore di missionari, canonizzato il 23 ottobre 2011.

Sorrette da questi molteplici vincoli di collaborazione per una conoscenza mi- gliore di mons. Conforti e del suo tempo, alcune Amiche del Cinquenovembre han- no avvertito, in modo quasi naturale e spontaneo, il poter realizzare un convegno sulla presenza della donna a Parma durante i difficili anni del primo conflitto mondiale, presso la Casa Madre dei figli missionari del santo vescovo di Parma. Tra l’altro, nei recenti studi su Parma e Conforti, poi tradotti nei quaderni Parma negli anni, era già stata toccata più volte la presenza femminile accanto al suo operato pastorale e sociale in Diocesi. Si vedano ad esempio questi contributi: Umberto Cocconi ed Ermanno Ferro, Una collaboratrice impareggiabile del Conforti cate- cheta: la professoressa parmigiana Chiara Chiari, in Parma negli anni 19, pp. 115- 138; Maria Ortensia Banzola, Il Vescovo tra gli Ospedali, in Parma negli anni 20, pp. 61-105. Del Convegno (si veda la locandina), qui se ne fa una Presentazione generale ela- borata da Maria Ortensia Banzola, seguita dalla pubblicazione di una parte di un tema strettamente legato al vescovo Conforti, curata da Mariarita Furlotti: si tratta dell’idea, da lui concepita il 28 febbraio 1918, di dedicare in Cattedrale a Parma, una Cappella votiva in memoria di tutti i caduti parmigiani nel primo conflitto mondiale. Chiamiamo perciò le due trattazioni VIII/1 e VIII/2.

166 167 VIII/1

Presentazione del Convegno “Parma 1915-1918 L’opera della donna in tempo di guerra”

- Maria Ortensia Banzola -

Si è svolto venerdì 14 ottobre 2016, nella sala conferenze dell’Istituto Missioni Estere1 di viale San Martino 8, il convegno ‘Parma 1915-1918: l’opera della donna in tempo di guerra’2. La manifestazione, promossa nell’ambito delle iniziative per il centenario della Prima Guerra Mondiale, è stata organizzata da due associazioni femminili da tem- po attive nella realtà parmense, Soroptimist International Club Parma3 e Lions Club Parma Maria Luigia4, che hanno tra i loro scopi la realizzazione di progetti per la promozione dei diritti civili e il progresso della condizione della donna. Protagoniste del convegno le donne di un secolo fa, costrette ad affrontare il trauma, le ansie, le sofferenze, i lutti di una guerra, che pur avendo rappresentato

1 Luogo particolarmente significativo perché esso stesso teatro di esperienze particolari durante il pri- mo conflitto mondiale quando fu utilizzato come ospedale militare. 2 La manifestazione ha avuto il patrocinio di: Comune di Parma; Prefettura di Parma; Università degli Studi/Progetto ‘Parma e la Grande Guerra’; Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano; Deputa- zione di Storia Patria per le Province Parmensi; Festa Internazionale della Storia; Croce Rossa Italiana/ Comitato di Parma; Centro Studi Confortiani Saveriani. 3 Il SOROPTIMIST INTERNATIONAL, il cui nome deriva dalle parole latine soror e optima, è un’as- sociazione femminile impegnata in iniziative di valore etico-sociale a favore dei più deboli; nata negli USA nel 1921 ed in Italia nel 1928, è oggi diffusa in 125 Paesi, con oltre 3000 club, raggruppati in Unioni Nazionali. Composto da donne attive in differenti categorie professionali, il sodalizio opera, attraverso l’attuazione di progetti concreti, per la promozione dei diritti umani, l’avanzamento della con- dizione femminile e l’accettazione delle diversità, sostenendo l’amicizia, il volontariato, la trasparenza ed il sistema democratico delle decisioni, per un mondo dove le donne possano realizzare le loro aspirazioni, il loro potenziale individuale e collettivo, e avere pari opportunità di creare forti comunità pacifiche. Il Soroptimist Club di Parma viene fondato nel 1975 e da allora continua a svolgere numerosissime e svariate attività, con costante impegno in service nazionali ed internazionali, ed anche iniziative locali. 4 Il LIONS CLUB PARMA MARIA LUIGIA, sodalizio femminile associato al Lions Club Interna- tional, nasce ufficialmente nel 1989, con le seguenti attività: essere solidale con il prossimo, mediante l’aiuto ai deboli, il sostegno ai bisognosi, la simpatia ai sofferenti, partecipando attivamente al bene civico, sociale e morale della comunità; cercare di creare e stimolare uno spirito di comprensione fra i popoli del mondo, promuovendo i principi di buon governo e di buona cittadinanza e incoraggiando le persone a favorire un costante elevamento del livello di efficienza e di serietà morale nel commercio, nell’industria, nelle professioni, negli incarichi pubblici e nel comportamento privato.

168 una delle fasi più drammatiche della storia, fu però anche foriera di grandi trasformazio- ni sociali e culturali, soprattutto in considera- zione della sostanziale svolta che segnò nella condizione femminile, con notevoli muta- menti nello stile di vita e nel modo di pensa- re, incrinando i modelli di comportamento e le relazioni tra i generi. E’ stato, quindi, uti- lizzato un punto di vista insolito per osservare questo drammatico periodo, con l’intento di approfondire il fondamentale ruolo che le donne hanno avuto nel corso della Prima Guerra Mondiale, per riuscire a tenere in piedi una società messa a dura prova dal conflitto, durante un combattimento che non si svolse solo nei campi di battaglia ma coinvolse tutta la collettività, in un radicale sconvolgimento dell’ordine esisten- te, scompaginando mansioni, abitudini e ruoli tradizionali. Attraverso numerosi interventi, intesi a mettere a fuoco i molteplici volti (politico, culturale, sanitario) che l’universo femminile, con particolare riferimento a Parma, assunse in questo difficile momento storico, è stato possibile restituire un ampio quadro sull’opera delle donne a Parma nella Grande Guerra, ponendo in relazione il contesto locale e quello nazionale ed internazionale.

Alla presenza di un pubblico folto e interessato, in mezzo al quale spiccava una nutrita delegazione di dame crocerossine, con la partecipazione di insegnanti e stu- denti, i lavori sono stati aperti dal prefetto di Parma, dott. Giuseppe Forlani, pre- sidente del Comitato Provinciale per il Centenario della Prima Guerra Mondiale, che ha manifestato particolare apprezzamento per l’iniziativa, caratterizzata da un approccio diverso all’argomento, con lo studio di un tema, quello del rapporto tra donne e guerra, ancora poco esplorato. Ai saluti delle presidenti5 dei due club promotori che hanno sottolineato il si- gnificato di questo convegno voluto da ‘donne sulle donne’, è seguito un omaggio, a nome dell’Istituto ospite, del saveriano padre Ermanno Ferro6, che ha ricordato l’importanza delle figure femminili nella formazione e nella vita di san Guido Maria e i legami positivi intercorsi tra il Conforti e le donne, lungo il suo episcopato, so- prattutto in tempo di guerra. Dopo l’esteso e circostanziato intervento introduttivo del prof. Piergiovanni Ge- novesi, relativo al vasto argomento riguardante la condizione femminile e l’impegno per i diritti civili, dal periodo precedente a quello successivo al conflitto, in un lento

5 Dott.ssa Patrizia Ferrari, presidente Soroptimist International Club Parma e dott.ssa Ilaria De Gora- cuchi, presidente Lions Club Parma Maria Luigia. 6 Responsabile del Centro Studi Confortiani Saveriani.

169 processo di emancipazione culturale e di parte- cipazione sociale, economica, giuridica e politi- ca, Luisella Brunazzi Menoni, attraverso un’ap- profondita analisi di scritti d’epoca su riviste, libri, giornali, di stampa locale e nazionale, è riuscita a restituire un ampio panorama dell’o- pinione pubblica sulla figura e sul ruolo della donna in tempo di guerra, nel dibattito coevo. I significati dell’immagine femminile nella fo- tografia, nella pubblicità, nella cinematografia, nei manifesti di propaganda, nelle cartoline del soldato, spesso satiriche ed erotiche, sono stati puntualmente illustrati da Roberto Spocci, anche attraverso la proiezione di un ricco repertorio iconografico, che ha messo in evidenza come questi mezzi non fossero solo validi veicoli di moda e di costume, ma anche divulgatori di messaggi con forti valenze simboliche; prevalgono, infatti, rappresentazioni ‘di fantasia’ e ‘artistiche’, nelle quali la donna appare raramente nella sua vera realtà, e viene spesso presentata nella sua idealizzazione, come infermiera, moglie, figlia, sorella, madre, e persino ‘Madre patria’, avvolta nella bandiera e armata di gladio. Durante la guerra, le donne devono sostituirsi agli uomini non solo come mano- dopera, ma anche nell’assunzione di responsabilità del lavoro maschile, tanto nelle fabbriche, come negli uffici e nelle attività commerciali, quanto, soprattutto dalle nostre parti, nelle aziende agricole. Fabrizia Dalcò, esponendo con grande chiarezza l’argomento, ha sottolineato come il periodo bellico non solo abbia comportato un notevole aggravio di fatica dell’impegno femminile, comunque già da prima presen- te, nei lavori delle campagne, ma anche l’attribuzione alle donne del nuovo ruolo di guida nella conduzione dei fondi. Mentre padri, figli, mariti, fratelli sono al fronte, rimangono solo loro, con vecchi e bambini, ad arare, mietere, trebbiare, a curare il bestiame, a produrre vino e formaggio; questo sovraccarico anche fisico, che si va a sommare al lavoro abitualmente svolto all’interno della casa, rende la straordina- ria impresa femminile veramente eroica, tanto che il Ministero dell’Agricoltura, nel 1917, premia le donne dell’‘agro parmense’, che hanno sostituito gli uomini nelle aziende rurali, per aver svolto un ruolo fondamentale ad impedire il tracollo della produzione agricola durante il conflitto. Anche il mondo della moda interpreta i cambiamenti che avvengono a livello so- ciale: tramonta il vecchio modello femminile, con il suo abbigliamento complicato; per semplificare i ritmi giornalieri della nuova donna, più dinamica e sportiva, si im- pongono vestiti comodi ed acconciature semplici. La moda registra, durante il con- flitto, un forte mutamento, come ha brillantemente spiegatoMaria Candida Benassi, partendo dalla situazione prebellica, dove già si riconosceva l’importanza di uno stile italiano, in rapporto con lo stile francese, attraverso personaggi che rivaluteranno

170 l’importanza delle sartorie italiane, mediante corsi per l’istruzione professionale e culturale. Nonostante l’infuriare dei combattimenti, si scrive di moda sulle pagine delle riviste, soprattutto in termini di praticità e convenienza. Cambia lo stile di vita, cambiano le tendenze. La donna coinvolta nel mondo del lavoro, vede un rinnova- mento del suo vissuto quotidiano che la trova proiettata in una realtà ben diversa da quella domestica; le gonne si accorciano per agevolare il passo; gli abiti devono essere comodi, non intralciare la vita pratica, favorire il movimento, gli spostamenti anche in bicicletta, o per le più fortunate, in auto. A causa dell’economia di guerra, l’insufficienza di materie prime e la limitazione delle importazioni, iniziano ricerche sui materiali tessili per ovviare alla carenza di fibre naturali come il cotone, che viene ad esempio, sostituito dall’ortica e dalla ginestra. A dimostrazione che la cucina può essere ‘buona anche in tempi cattivi’, Alessan- dra Mordacci ci ha insegnato, anche attraverso aneddoti particolarmente toccanti, come per il tempo di guerra e del dopo, nonostante la scarsità delle materie prime fondamentali - di carburante per cuocere i cibi e di molti ingredienti per cucinare, come la farina di frumento - la necessità abbia aguzzato l’ingegno femminile ad esco- gitare modi diversi, per riuscire a preparare, in estrema economia, ricette nutrienti, appetitose e stuzzicanti.

La pausa tra la sezione del mattino e quella del pomeriggio7, è stata allietata dall’apprezzato buffet ai sapori di guerra, realizzato grazie all’impegno delle socie dei due club patrocinatori. Con entusiasmo, esse si sono immedesimate nelle donne di un secolo fa, che riuscivano, con fantasia a far fronte alle ristrettezze economiche, inventandosi piatti gustosi, con il poco a disposizione. Ricette tratte da particolari ‘ricettari di guerra’ o scovate tra gli appunti di famiglia, sono state sperimentate, rispolverando preparazioni fatte con sostanze povere e di riuso, mediante l’utilizzo dei soli ingredienti disponibili anche nel periodo bellico, per riuscire a combinare menù e proposte di cibi anche allora rintracciabili: minestre e zuppe di cereali, con riutilizzo di pane raffermo (elemento prezio- so per scarsità di frumento), polenta in tutti i modi (diffusa per maggior disponibilità di gra- noturco), patate e fagioli conditi in varie ma- niere, tortini, frittate, baccalà, pestate di lardo, gola, e, tra i dessert, torte di frutta (soprattutto mele), sugo di uva, pattona, frutti dell’orto (‘di guerra’); non è mancato neppure il ‘caffè’ di ci- coria. Profumi e sapori di una volta che hanno conquistato i partecipanti.

7 Presiedute rispettivamente al mattino dalla dott.ssa Anna Maria Ferrari, socia del Soroptimist club Parma, e al pomeriggio dall’arch. Isabella Tagliavini, appartenente al Lions club Parma Maria Luigia.

171 La seconda parte dell’incontro si è aperta con il ricordo di una straordinaria per- sonalità femminile, curato da Ubaldo Delsante, che ha saputo indagare, con partico- lare sensibilità, la vita di Zita di Borbone Parma, coinvolta, suo malgrado, in prima persona nelle vicende relative alla prima guerra mondiale e anche legata alla nostra città: figlia dell’ex duca di Parma, Roberto di Borbone, sposò l’Arciduca Carlo d’A- sburgo, erede al trono imperiale dopo l’attentato di Sarajevo. Ultima imperatrice, costretta a migrare con la numerosa famiglia da un paese all’altro, dapprima con il marito e anche dopo essere rimasta vedova, si adopera, in ogni modo, a favore della pace e della giustizia sociale. La violenza del conflitto provoca un continuo numero di morti e feriti, molti dei quali dal fronte vengono trasportati negli ospedali territoriali impiantati nelle città del regno situate lungo le grandi linee ferroviarie. Anche Parma si trasforma in ‘città ospedale’: Maria Ortensia Banzola ha parlato dell’impegno delle donne di Parma, nei vari reparti dei numerosi ‘ospedali militari’, allestiti anche in conventi, ville, collegi della città e dintorni, con l’ausilio di coeve immagini fotografiche che mostrano per- sonale e strutture sanitarie operanti in questi luoghi: infermiere, suore, crocerossine, o semplici dame di città e provincia, senza il contributo delle quali la guerra avrebbe pagato un tributo di sangue ancora più alto. Ingente il contributo della sezione di Parma della C.R.I.: crocerossine al fronte, nelle retrovie e sui treni ospedale; infermiere volontarie, che dopo aver frequenta- to qualificati corsi di formazione, esercitano ‘incomiabile’ opera di assistenza negli ospedali, premiate con medaglia al merito per aver prestato lodevole servizio di guer- ra, sono state dettagliatamente ricordate, con dovizia di particolari e immagini, da Guido Raminzoni. L’intervento di Manuela Catarsi ha completato l’argomento, riuscendo a fare en- trare l’auditorio nel vivo di un’esperienza vissuta, attraverso il commento di scritti, immagini e ricordi personali della nonna crocerossina, Carmen Oppici. Dell’impegno assistenziale di tutti gli Ordini Religiosi Femminili presenti a Par- ma durante la Grande Guerra si è occupato Pietro Bonardi, prendendo in esame, ad una ad una, le attività delle comunità di suore della nostra città, che hanno promosso iniziative di sostegno morale alla popolazione e ai combattenti e, soprattutto, hanno fornito assistenza ai soldati feriti; prime fra tutte le ‘Piccole Figlie’, definiteOperaie del Bene, che si sono prodigate in modo particolare nell’accoglienza e nella cura di malati e feriti negli ospedali militari, con turni estenuanti e con il rischio di contagio. Mariarita Furlotti ha chiuso i lavori, presentando la Cappella Baiardi della Cat- tedrale di Parma, dedicata ai Caduti parmensi della Grande Guerra, attraverso una lettura storico-critica del ‘monumento espiatorio’, analizzando, mediante una in- terpretazione nuova e originale dell’apparato decorativo, significati e allegorie delle figure femminili ivi ampiamente rappresentate.

172 VIII/2

La Cappella Bajardi nella Cattedrale di Parma Il ‘fronte degli angeli’ nel monumento ai martiri della Grande Guerra

- Mariarita Furlotti -

Nota introduttiva di Ermanno Ferro

La presente versione del tema in oggetto ha tutte le peculiarità di una semplice conversazione con il lettore, più che di una relazione dotata della consueta tecnica metodologica. Mancano qui infatti le usuali indicazioni bibliografiche e le note di citazione a fondo pagina. Ciò rende immediata la lettu- ra e avvalora la comprensione del contenuto: formalità che ci sono parse prioritarie rispetto ad altri criteri perseguibili, nel focalizzare gli aspetti di questo tema strettamente attinente allo straordinario coinvolgimento avuto in esso da mons. Guido Maria Conforti arcivescovo di Parma. Sappia tuttavia il lettore che i testi virgolettati qui citati sono frutto di una consultazione diretta dei relativi autografi e delle fonti bibliografiche compulsate, qui comunque ricordate con estrema essenzialità. Quando maturerà la pubblicazione degli Atti del Convegno tenutosi il 14 ottobre 2016 su “Parma 1915-1918: l’opera della donna in tempo di guerra”, durante il quale Mariarita Furlotti ha presentato questa sua ricerca, sarà pronta una relazione organica su questo argomento. L’autrice dello studio desidera infine esprimere alcuni ringraziamenti: all’Archivio Storico Diocesa- no Vescovile di Parma; all’Archivio della Fabbriceria della Cattedrale di Parma, in particolare al suo Presidente Sauro Rossi ed al Presidente onorario Gualtiero Savazzini; al Centro Studi Confortiani Saveriani, specie al padre Ermanno Ferro per il prezioso accesso espletato nella ricerca sugli auto- grafi del Conforti; all’Architetto Maria Ortensia Banzola, come curatrice dell’accennato Convegno organizzato da Soroptimist e Lions Club.

Premessa

Non tutti i parmigiani sanno che uno dei più significativi monumenti ai caduti della Prima Guerra Mondiale è situato all’interno della Cattedrale della città. Il mo- numento, realizzato tra il 1921 ed il 1922, occupa ora la terza cappella della navata laterale destra a Sud, che fu cappella di famiglia dei conti Bajardi. Pochi sono stati nel tempo i commenti a questo importante ed articolato mo- numento. Uno studio “Gli affreschi del Biagetti nella cattedrale di Parma” a firma di Emanuele Caronti è comparso all’epoca della inaugurazione, in “Aurea Parma 1923”, seguito da alcuni brevi accenni ad opera di Laudadeo Testi in “La Cattedrale di Parma (1934)” [1923-24], documentata recentemente, nel 2005, da Marco Pel-

173 legri. La Sovrintendenza ai Monumenti di Parma, in una recente pubblicazione sui monumenti a ricordo della “Grande Guerra”, vi ha inserito una scheda curata da Marta Santacatterina, nel 2015. Questa importante opera votiva forse non fu all’epoca completamente condivisa e può testimoniare il momento storico particolarmente difficile in cui fu realizzata. Anche in occasione dei funerali solenni ai Caduti, nel dicembre 1918, le più impor- tanti personalità ed autorità cittadine sembrarono disertare la celebrazione officiata dal Vescovo. Tra le cose straordinarie e poco note della cappella bisogna segnalare che vi sono state inserite le lapidi con i nomi di “quattromila” caduti della diocesi, quasi si trat- tasse di un sacrario, un memoriale civile. Il monumento espiatorio tuttavia è stato nel tempo quasi dimenticato da istituzioni ed associazioni che avrebbero potuto in più occasioni almeno ricordarlo.

Monumento «concepito» mesi prima della vittoria

L’idea del monumento era nata dal pensiero sensibile e nobile di mons. Guido Maria Conforti, allora arcivescovo e conte di Parma, che poi sarà proclamato Beato ed ora è Santo. Di certo gli fu di sostegno la partecipazione della antica famiglia Bajardi che era colpita nella disgrazia e avrebbe celebrato “in questa cappella degli avi tra i grandi della patria e gli Eroi del Carso” il tenente colonnello conte Artaserse, ultimo figlio di Berengario Bajardi, caduto a seguito delle ferite di guerra chiudendo“ con la vita la discendenza della famiglia”, come testimonia la scritta all’ingresso della cappella in rilievo pavimentale su cui è scolpita anche l’arma di famiglia. Guido M. Conforti concepisce il memoriale del monumento ai Caduti già nel febbraio 1918, diversi mesi prima delle celebrazioni per la Vittoria del 4 novembre, molti mesi prima dei funerali solenni svoltisi il 15 dicembre, e dei riconoscimenti civili; ma in un clima di enorme gravità dal punto di vista socio-politico locale, italiano ed europeo. Va da subito annotato che il concepimento con- fortiano sopravanza di gran lunga per sollecitudine, importanza, qualità e anche per emotività l’omag- gio dell’autorità civile parmense che riuscirà a con- cepire solo anni dopo, tra il 1921 ed il 1931, un monumento bello, ardito ma impersonale, privo di sentimenti verso Caduti, famiglie e comunità sof- ferenti, genericamente e trionfalisticamente rivolto “alla vittoria”. Nel suo Diario Conforti scrive il 28 febbraio 1918: «Ho concepito il pensiero di proporre alla Dio-

174 cesi il concorso [partecipazione; nda] per l’abbellimento della Cappella del Sacro Cuore in Cattedrale, che resti come ricordo di consacrazione della Diocesi, delle Famiglie e del Clero allo stesso Divin Cuore, ed insieme come ricordo dei poveri Caduti in guerra pei quali si dovrebbe in perpetuo celebrare una Messa nella Cappella in parola in tutti i primi Venerdì del mese». Il 4 marzo successivo il ve- scovo di Parma, che ha già completato l’idea di celebrare con un monumento in Cat- tedrale i Caduti della diocesi, aggiunge nel Diario: «Ho aperto a Mons. Vicario e a Mons. Del Soldato il progetto di promuovere i restauri della Cappella del Sacro Cuore, che dovrebbe d’ora innanzi considerarsi come Cappella di suffragio pei poveri Caduti in guerra». Il 12 marzo dello stesso anno mons. Conforti scrive queste parole all’arcidiacono della Cattedrale mons. Pietro Delsoldato: «A ricordo dei soldati Parmigiani caduti va- lorosamente nell’attuale immane guerra, ho divisato di proporre alla Diocesi la dedica di una Cappella al Cuore adorabile di Gesù in questa nostra Basilica Cattedrale. La Cap- pella all’uopo scelta è quella di patronato della nobile famiglia Bajardi che, confidenzial- mente interpellata, ha già dato il suo pieno assenso. Dovrà essere splendidamente decorata di marmi e dipinti ed in essa avrà luogo in perpetuo il soddisfacimento del pio Legato di una Messa in tutti i primi Venerdì del mese a suffragio dei poveri nostri Caduti». Il Vescovo, sensibile al sacrificio umano non solo militare ma anche a quello delle famiglie, in realtà avrebbe voluto costruire un edificio votivo nuovo ed interamente dedicato ai Caduti, come confessa pubblicamente il 5 marzo 1918, rivolgendosi al Clero e al Popolo della Diocesi, quando spiega i suoi progetti anticipando tutte le tematiche che saranno rappresentate nel monumento: «Ogni giorno che passa nello svolgersi dell’immane tragedia a cui assistiamo, è una pagina di storia incancellabile che scrive l’umanità. E quasi tutti i popoli civili della terra ne scrivono la loro parte in uno sforzo supremo di energie fisiche e morali, sospinti come da una forza arcana verso un domani misterioso che nei sapienti disegni della Divina Provvidenza dovrà avvantaggiarsi delle lacrime e del sangue dell’ora presente ed essere più felice e sereno.

175 Ed anche la Chiesa Cattolica che veglia di continuo sulle sorti dei popoli e delle na- zioni per renderle migliori col soave influsso del Vangelo di Cristo, ha già lasciato e lascerà in queste pagine immortali orme indelebili, che con eloquenza invincibile diranno come essa abbia continuato anche tra il cozzo di tanti eserciti e di tanti popoli in lotta tra di loro la sua missione santa a conforto e sollievo di tanti che piangono e per affrettare il trionfo della giustizia offesa e del diritto conculcato. E furono queste considerazioni che mi suggerirono un pensiero, un progetto, che io, fratelli e figlioli dilettissimi, vengo ora a proporre alla vostra attenzione. Vorrei che anche a Parma rimanesse un ricordo degno dell’ora che volge, un monumento che attestasse ai posteri più lontani i sentimenti dei Cattolici Parmensi in questo momento solenne, in cui nessuno può rimanere freddo ed indifferente, senza meritarsi la taccia di sconoscente e d’ingrato. Per questo ho vagheggiato da alcun tempo l’idea d’innalzare col concorso di tutti una Chiesa grandiosa, una Chiesa votiva a ricordo e a suffragio dei Caduti della nostra vasta Diocesi, ma per ragioni che reputo inutile esporvi e che del resto voi potete ben intuire ho giudicato opportuno modificare il progetto. Vengo quindi a proporvi, non già l’edificazione di un nuovo tempio, ma la decorazione artistica in marmi e dipinti di una Cappella della nostra Basilica Cattedrale ad onore del Cuore adorabile di Gesù, la quale dovrà essere in pari tempo monumento imperituro della nostra pietà e gratitudine verso i nostri gloriosi Caduti […]. Si affiderà poi l’opera dei progettati restauri ad un illustre pittore e decoratore già celebre per opere insigni compiute altrove e capace di continuare le gloriose tradizioni d’arte, rese immortali dal pennello del Correggio, dell’Araldi, dell’Anselmi e di Girolamo Mazzola, per tacere degli altri grandi artisti che hanno lasciato tracce imperiture del loro genio nel nostro Maggior Tempio. La Cappella all’uopo scelta è la terza della navata la- terale a destra di chi entra dalla porta maggiore, di patronato della nobilissima famiglia dei Conti Bajardi, ben lieti che ai ricordi aviti si leghi per sempre il ricordo di uno degli episodi più salienti della nostra storia nazionale. […]. Dovrà insomma riuscire una eloquente pagina di storia, riproducente al vero il mo- mento attuale, e nel tempo stesso una splendida pagina di arte cristiana. […]. La nuova Cappella dovrà essere come una voce che s’innalza di continuo al Cielo per implorare il premio eterno per chi ha fatto sacrificio della vita per la libertà della patria, ed insieme una voce che implora su tutti la protezione di quel Cuore divino sempre pron- to a consolare quanti in lui confidano. […]».

Verso la realizzazione

L’interesse per questa opera inusuale per una Cattedrale è portato avanti con salda celerità da mons. Conforti, quasi con una certa ansia, e non è forse solo frutto del commosso cordoglio, ma può essere inteso come un sensibile tentativo per lenire il

176 dolore di una comunità di cui erano stati arruolati tanti soldati, sottratti alla terra ed alle famiglie, e calmare nel contempo le possibili scintille di agitazione sociale per i costi economici ed umani pagati. Infatti se “i contadini scaraventati nelle trincee avevano fatto il loro dovere” (Pro- cacci, 1968) e i Caduti nazionali erano stati oltre 680.000 con 450.000 invalidi per- manenti, si può ricordare che “per il parmense il costo in vite umane fu di circa 5.700 morti e dispersi, 3.000 mutilati, 10.000 feriti” (Genovesi, 2013). Si era poi già avviato un periodo di crisi economico sociale postbellica anche con disordini e ribellioni di segno contrario, sullo sfondo della rivoluzione Bolscevica e della imminente fonda- zione del partito fascista nel 1919, e Parma stava tra Milano e Bologna, roccaforte socialista, sulla strada per Roma. Nella compilazione del suo Diario il vescovo Conforti scrive, il 29 agosto 1918: «Ho presieduto l’adunanza del Comitato Esecutivo dell’erigenda cappella del S. Cuore. E’ stato preso in minuto esame lo schizzo del prof. Biagetti. Furono fatte diverse osserva- zioni che saranno fatte presenti all’artista». E poco tempo dopo, il 12 ottobre annota: «Alle 10.15 ha avuto luogo nella sala verde l’adunanza del Comitato Esecutivo per la Cappella espiatoria in Cattedrale a ricordo dei nostri caduti. In risposta al preventivo dei lavori presentato dal pittore Biagetti si è stabilito di notificare all’artista che il massimo limite di spesa a cui si possa arrivare è di lire 100.000». Ma nel contempo egli aveva già avviato anche una raccolta di fondi volontari e varie iniziative di propaganda e collaborazione.

I solenni funerali per i Caduti in guerra

Il Comunicato Diaz del 1 novembre 1918, “La battaglia continua e si estende”, è interrotto dalla richiesta austriaca d’armistizio. La rivoluzione di Vienna e la pro- clamazione dello stato panserbo sembravano avviare verso la cessazione del conflitto ed il nostro vescovo, supplendo alle carenze civiche, volle celebrare solennemente il sacrificio dei Caduti, anche sulla scia di Benedetto XV, il Papa che già nel 1917 “ave- va rivolto un pressante appello ai governanti perché mettessero fine alla inutile strage”. Mons. Conforti infatti, a fronte dei successi del 4 novembre, non vede trionfalistica- mente la Vittoria ma «sempre più prossima una pace gloriosa e duratura»; e per questo dispone che «tutte le campane suonino a festa in segno di esultanza». Ma, si può anche notare che la società civile parmense non è stata altrettanto munifica nel celebrare il sacrificio dei suoi martiri in occasione delle solenni esequie; queste furono celebrate nella Cattedrale dall’arcivescovo ma disertate da molte autorità. I Funerali solenni del 15 dicembre 1918 sono brevemente annotati nel Diario del nostro Vescovo: «Mi sono recato in Cattedrale alle ore 10 per i solenni funerali ai caduti in guerra. Ho tenuto Pontificale e venne eseguita una Messa in canto del maestro Furlotti che fu di grande ef- fetto. Prima della assoluzione del feretro pronunciai parole di circostanza. Erano presenti

177 le Autorità Civili e Militari; mancava il Sindaco e la rappresentanza della Provincia, concorso immenso di popolo». Invece la Gazzetta di Parma scrive, il 16 dicembre 1918: “Ieri mattina si sono ce- lebrati i solenni funerali per i nostri soldati gloriosamente caduti sui campi di battaglia, celebrati per iniziativa del nostro Arcivescovo Mons. Conforti, col consenso di tutte le autorità cittadine. Le poltrone per le autorità non tutte erano occupate. Mancavano i deputati e i senatori, trattenuti lontano dalla città, ma quasi tutti avevano scusata l’as- senza. Mancavano il Sindaco e il Presidente della Deputazione Provinciale. Perché questi due rappresentanti del popolo s’appartano e si nascondono ogni qual volta si celebrano quei riti solenni ai quali tutto il popolo accorre e partecipa con entusiasmo”.

Realizzazione materiale e valenze teologico-artistiche

L’operazione della nuova cappella anche tra le righe documentarie sembra nata e gestita in gran parte ex Urbe, anche perché l’incarico è affidato dal vescovo, fin dal 1918, al pittore marchigiano Biagio Biagetti che all’epoca aveva già diretto i restauri delle cappelle vaticane Sistina e Paolina e stava per diventare direttore della Pinaco- teca Vaticana. Riesce inoltre singolare il mancato ascolto del suggerimento di Paolo Baratta per indire un “concorso di pittura” con l’appoggio della Reale Accademia Parmense di Belle Arti. Ma, nel discorso per i funerali solenni dei Caduti, il 15 dicembre 1918, mons. Conforti sembra aver già maturato i messaggi che saranno contenuti nei dipinti della cappella, e pochi giorni dopo ne lascia traccia nel suo Diario e nell’Omelia del giorno di Natale, con parole che già preludono alle immagini finali. Nel discorso funebre il vescovo sembra già anticipare le immagini di una Trasfi- gurazione; egli proclama: «In questo momento mestamente solenne visioni luminose di gloria passano in folla dinnanzi alla nostra mente, ma sopra uno sfondo oscuro di inesprimibile angoscia. Se da un lato la patria ha trionfato per il valore invitto dei suoi figli, geme da un altro la natura in fondo al cuore di tanti padri e di tante madri e spose per la perdita irreparabile dei loro cari. Ma, ai mesti, ai ploranti soccorre pietosa la Fede e fa risuonare al loro orecchio una parola d’ineffabil conforto. Nei mesti rintocchi dei sacri bronzi che abbiamo testé udito sprigionarsi dalla robusta torre di questa augusta Basilica non tutto era voce di pianto; vi era una nota preludio di gloria imperitura di una vita interminabile. Una nota che è l’e- co di una promessa divina che solleva lo spirito con la certezza della risurrezione. I vostri morti non sono morti ma vivono in seno a Dio al quale fu accetto l’olocausto della loro giovinezza. […] Di chi è questo grido consolatore, questa affermazione così recisa e so- lenne? Non della storia che tramanda alla posterità il nome di coloro soltanto che seppero emergere e non può tener conto degli oscuri eroi del dovere. Sulla ragione naturale, sulla

178 179 scienza, sulla storia, si aderge trionfale la Religione di Colui che morendo sulla Croce ha trionfato sulla morte e da quel tronco convertito in trono fulgente di gloria ripete a tutte le generazioni: Io sono la resurrezione e la vita. […]. Che il sangue dei nostri valorosi soldati non sia stato versato indarno, e la loro memo- ria, monito e stimolo, duri imperitura, finché le acque del Piave e dell’Isonzo scorreranno verso il mare, finché il Carso adergerà al cielo le sue vette granitiche, finché avrà culto nei cuori umani tutto ciò che è grande, nobile ed eroico. […] Eterna pace ai caduti nella regione della pace che non conosce tramonto». Queste parole sembrano già anticipare la rappresentazione del S. Cuore di Cri- sto della parete Sud che potrebbe essere vista anche come Trasfigurazione. Il nostro Vescovo, profondo conoscitore della storia, era anche un profondo conoscitore della storia dell’arte ed aveva, ancora seminarista nel 1891-’92, pubblicato un articolo sul mecenatismo di Leone X Medici e sul suo entourage artistico fiorentino e romano e, sopra tutti, Raffaello. Il 25 dicembre 1918, mentre Conforti è ancora emotivamente coinvolto dalle recenti esequie e dagli eventi, nell’omelia natalizia pensa agli Angeli. Così scrive nel suo Diario: «Ho Pontificato in Cattedrale anticipando di mezz’ora la funzione. Ho tenuto Omelia parlando degli Angeli. Molto concorso di popolo ed assai poco di persone colte». Mentre in Duomo aveva appena detto: «Il saluto Angelico ha quest’anno una ripercussione di giubilo in tutti i cuori che affranti da lunghi anni di martirio, trepidanti per un’attesa penosa e snervante, sentono oggi il fremito dell’ora nuova, in cui i destini dei popoli stanno per realizzarsi in base al diritto ed alla giustizia. Tornano i nostri figli e fratelli; tornano i nostri valorosi soldati che negli altri anni celebravano il Natale nelle trincee disseminate lungo la frontiera […] ».

Il bozzetto, saggi tecnici e presenze artistiche

Il 17 marzo 1919 mons. Conforti scrive al senatore parmense Giovanni Mariotti: «Il Prof. Biagio Biagetti di Roma, al quale ho da tempo affidato i restauri della Cappella Bajardi nella nostra Cattedrale per dedicarla al S. Cuore di Gesù come monumento ai nostri prodi soldati caduti in guerra, mi ha mandato il bozzetto dei lavori che egli intenderebbe eseguire. Occorrendo però, prima di porre mano ai medesimi, l’approva- zione della Commissione Parmense per la Conservazione dei Monumenti, sì degnamente presieduta dalla S. V. Ill.ma, Le sarei gratissimo se volesse indicarmi quando e dove debbo far consegnare il bozzetto accennato, perché codesta On. Commissione possa esaminarlo e pronunciare il suo autorevole giudizio in proposito». Nella seduta del 19 maggio 1919 il bozzetto riceveva l’approvazione della Com- missione Provinciale per la Conservazione dei Monumenti. Il mese successivo, con lettera del 4 giugno 1919, l’architetto Lamberto Cusani informava sulla direzione dei lavori l’Opera parrocchiale della Cattedrale: “A seguito del desiderio della Commis-

180 181 sione Conservatrice dei Monumenti ho fatto praticare dal cav. Filippini nelle pareti della Cappella dei Conti Bajardi nella cattedrale di Parma i saggi necessari per constatare se in dette pareti preesistevano dipinti od affreschi di valore artistico. Dai detti saggi si è rilevato che nessun dipinto pre-esisteva. Si potrà quindi con tutta tranquillità procedere alla rimozione degli intonaci ed ai lavori di preparazione delle pareti per le decorazioni ad affresco”. Tale succinta relazione tecnica lascia perplessi sul realistico completo rifacimen- to degli intonaci perché la cappella Lalatta Bajardi, posta tra la cappella Cantelli e quella di S. Sebastiano - cui era stato praticato mazzettando solo un intonachino so- vrapposto ora rimosso - doveva anch’essa essere dipinta e la preparazione delle pareti potrebbe essere consistita nella stessa operazione di sovrapposizione. Il distacco di se- zione pigmentata nella volta parrebbe suffragare cromaticamente e qualitativamente questa ipotesi, determinata anche dall’urgenza e dall’emergenza del grave momento storico. La relazione Cusani direttore dei lavori edilizi è comunque piuttosto super- ficiale anche perché non spiega come ha tecnicamente operato lo smontaggio e lo spostamento del rilievo antelamico murato nella cappella Bajardi, già allora ritenuto una delle più importanti opere esistenti nella storia della scultura (Testi). Non sono disponibili documenti grafici o fotografici della cappella prima della realizzazione del monumento con la ridipintura, né delle varie fasi lavorative. L’altare della cappella “originale antico in marmo, ma ormai fuori uso”, secondo Testi “fatto scolpire da Giocondo Albertolli con la tela molto oscurata rappresentante in alto Santa Maria Maddalena che ascende al cielo tra un coro d’angeli e in basso S. Francesco”, Bertoluzzi assicura che da antiche memorie si ascrive a Domenico Moni, e non vale granché, essendo cosa appena passabile”. Fu rimosso nel 1921 per i lavori in corso in corpo unico con la pala “Ancona formante con l’altare un disegno completo di un certo pregio artistico” (secondo documento di Fabbriceria). Entrambi furono poi venduti dalla Fabbriceria alla parrocchia di Serravalle per la non trascurabile somma di lire 3.000. Resta al posto dell’altare il gruppo scultoreo di Giuseppe Carra (Par- ma, 1766 c.a) rappresentante “Cristo morto tra le braccia della desolata Madre” (Da Mareto, 1981). Nel luglio 1919 si aggiunge a Parma un altro religioso esperto d’Arte. Già mo- naco a Genova e poi a Praglia, dopo essere stato tenente cappellano militare nel 48° battaglione Bersaglieri, assume a Parma il titolo di Abate del monastero di S. Gio- vanni Evangelista. Si tratta di Giuseppe Caronti che nel 1923 col nome di Emanuele firmerà l’articolo perAurea Parma sulla cappella dipinta da Biagetti, in occasione della sua inaugurazione. La nomina del nuovo Abate dell’Osservanza della Congre- gazione di S. Giustina di Padova, forse anche “visitatore Apostolico”, viene accolta e benedetta ufficialmente da mons. Conforti nella chiesa abbaziale di S. Giovanni Evangelista il 6 luglio 1919, con un colto e lungo discorso, dove i molti accenni storici alla Chiesa Parmense non impediscono al futuro Santo di ricordare che: «La parola d’ordine del Benedettino era questa: Ora et Labora; e che, munito egli a vicenda

182 183 della scure, della vanga, della falce e del martello era taglialegna, agricoltore, muratore, architetto». Inizialmente è un comitato solo femminile, quasi di genere, quello nominato dal vescovo Conforti “pro Monumento espiatorio nella Cattedrale pei caduti in guerra”. E’ costituito nell’agosto 1919, per occuparsi soprattutto dei Caduti da ricordare nel monumento, poiché si tratta di donne che hanno perso i loro cari nella guerra. Una presenza femminile che ebbe certamente un peso anche nel reperimento dei fondi e nella realizzazione del monumento, in cui si possono notare molti omaggi alla figura femminile, la cui opera e sostegno furono in tutta Europa indispensabili durante il conflitto e forse non è un caso se nel 1920 si dispose la canonizzazione di Giovanna d’Arco, quasi simbolo per tutte, perché in modi diversi tutte combattenti.

Il monumento

L’opera realizzata tra il 1921 ed il 1922 è opera singolare, anche perché, come fa- ceva notare Testi, ma già rilevato dallo stesso vescovo Conforti, non era facile inserire arte nuova in una Cattedrale storica e per di più con tante più antiche opere d’arte dipinte e scolpite. Le tematiche rappresentate sono solo apparentemente racchiuse nei titoli dei dipinti e nelle scritte. In realtà la rappresentazione della cappella presenta grandi complessità, soprattutto narrative oltre che stilistiche. Si cercherà qui di concentrare l’attenzione in particolare sul racconto «dell’ora che volge», secondo il programma dei dipinti già contenuto nelle parole di mons. Conforti, nei discorsi da lui tenuti dal 5 marzo al 25 dicembre 1918. L’impianto architettonico neo-medievale realizzato dal pittore Biagetti asseconda l’impronta europea gotica, incornicia i dipinti ed unifica anche la parete Sud con le aperture originarie, adattandovi le nuove vetrate. Neo-medievale è così anche l’im- pronta delle cornici dei dipinti laterali che diventano due trittici, realizzati, proprio come anticipava Conforti, quali finestre sulla realtà, sormontate da grandi lunette con allegorie personificate. Una volta azzurra di cielo stellato contornata di piume bianche come quelle delle ali degli angeli, copre lo spazio, di circa m. 8,5 x 5,77, raccorda i dipinti suddivisi in tre facciate, con l’alto zoccolo trasformato in una unica grande lapide sepolcrale collettiva con i nomi di 4.000 Caduti della diocesi, disposti in ordine alfabetico: sono “Gli eroi del Carso”. Nella Parete Sud di fronte all’ingresso “Il re dei re signore dei dominanti”: l’im- magine della nuova dedicazione al Sacro Cuore nel vuoto creato tra le due finestre gotiche preesistenti. L’altare originario è sostituito dalla Trasfigurazione di Cristo nella neo-medievale mandorla sormontata dallo Spirito Santo. Il dipinto nella parete di fronte all’ingresso è il S. Cuore di Cristo risorto in una luce di Trasfigurazione

184 185 Trinitaria. Il Cristo del Sacro Cuore pare librarsi su un altare di santi ed è incoronato da un coro di angeli, ma sembra soprattutto ri-sorgere con un abbraccio in mezzo ai soldati. Il Cristo accoglie così il visitatore tra soldati e caduti, mentre un gruppo di angeli regge un cartiglio con la scritta “Ignem veri mittere in terra et quid volo nisi ut accendatur?”. Secondo Caronti (1923) il dipinto “sembra ispirato al mistero dell’Incarnazione, la Passione, l’Eucarestia. Felicissima la concezione, l’attuazione non incontrerà forse l’ap- provazione universale. Piace quel mare di chiarore’; ma oggi soprattutto pare evocare l’immagine confortiana di «una voce che s’innalza di continuo al cielo per implorare il premio eterno per chi ha fatto sacrificio della vita per la libertà della patria ed insieme una voce che implora su tutti la protezione di quel cuore divino». Alcune scritte semi- nascoste all’interno della tecnica impressionista-divisionista che Caronti giudicava discutibili in ‘quegli accenni di divisionismo abbastanza marcati’ completano i concet- ti espressi nelle immagini. Fu questo forse il primo dipinto terminato dal pittore e accanto alla sigla sigillo, vi si legge la scritta ‘a.D. 1921’. Lo stile pittorico per cui è stato recentemente notato nella cappella l’accento Pre- raffaellita (Santacatterina, 2013), è in realtà applicabile alla lettura di questo dipinto che può forse dirsi soprattutto un omaggio alla grande ‘Trasfigurazione’ vaticana di Raffaello stesso (1515-1520, Roma Città del Vaticano, Pinacoteca), vista la carica dell’autore Biagetti. L’originale di Raffaello, il modello, era stato già citato anche in ambito parmense nella Trasfigurazione della tela dipinta attorno al 1556 da Ge- rolamo Mazzola, ancora esistente sull’altare maggiore della chiesa di San Giovanni Evangelista, dove dal 1919 era abate Emanuele [Giuseppe] Caronti.

Le pareti laterali al Sacro Cuore

Sull’impostazione architettonica neogotica i dipinti laterali delle altre due pareti sono realizzati come finestre sulla realtà e diventano trittici; così, rinunciando al monumentalismo, creano interessanti collegamenti ricchi di rimandi pittorici colti tra Art Nouveau e Costruttivismo, talvolta ancora riecheggianti nella tecnica l’Impres- sionismo e soprattutto in alcuni contenuti, anche quello di impegno sociale di Millet e Caillebotte, aggiungendo figurazioni di realismo modernista insieme ad accenti di Jugendstjl e secessione viennese di Wagner e Klimt. Ma nella tecnica impressionista- divisionista delle immagini che Caronti giudicava ‘discutibili in quegli accenni di divisionismo abbastanza marcati’, Biagetti sfuma, confonde e nasconde immagini e parole ancora velate.

La parete Est che era stata dedicata alla ‘vittoria delle armi e la pace feconda’ si pre- senta subito con un carattere dinamico, quasi impetuoso, raffigurando la bandiera italiana gloriosa strappata al nemico con l’asta sormontata da una figuretta di vittoria

186 alata che potrebbe accennare al bozzetto di quella che Ximenes innalzerà più tardi in viale Toschi . Ma la bandiera è retta da un soldato troppo giovane che procedendo su un cavallo bianco, verso un tempio classico o altare della Patria, è preceduto da una piccola folla di angeli ad ali spiegate confuse con i bianchi veli, che offrono ghirlan- de, suonano trombe ed evocano il sacrificio dei molti minori reclutati, caduti per la patria. Sopra la scritta ‘Dextera tua Domine magnificata est in fortitudine - dextera tua Domine percussit inimicum’ introdotta dall’allegoria rappresentata da tre angeliche fanciulle in bianco e con ghirlande tra i capelli. Sono le nuove città italiane Trento, Gorizia e Trieste, mentre Fiume è stata coperta (forse in corso d’opera) da una vela- tura nera. Per un’opera di «eloquente pagina di storia riproducente al vero il momento attuale», come desiderava realizzare Conforti, quasi volesse imprimere “La Storia nell’Arte”, sullo sfondo può essere anche importante riconoscere ritratti di personali- tà contemporanee, ma resi con discrezione, quasi nascosti, perché «la storia tramanda alla posterità il nome di coloro soltanto che seppero emergere e non può tener conto degli oscuri eroi del dovere». Nella lunetta soprastante, la Giustizia e la Pace sono separate da una enorme spada e, personificate da donne dispensatrici di messi affiancate dal lavoro contadino ed operaio, siedono sopra la scritta ‘Conflabunt gladios suos in vo- meres et lanceas suas in falces’.

La raffigurazione della parete a destra entrando, oParete Ovest, era stata intitolata ‘Sacrificio per l’altare e il focolare’. Nella lunetta soprastante tra due donne angelo la Fede, velata, è separata con una grande croce da una Patria savoiarda, allegorica- mente personificata dalla regina Elena del Montenegro, caratterizzata con lo scettro e la corona di Cibele: sembra citare la mano carezzante e protettiva della ‘Madonna della Vittoria’ di Mantegna. Ma nel giuramento dell’esercito intorno già molte figure mostrano un braccio esteso altrove, “molti vecchi capi militari sono già entrati nelle file fasciste” (Oliva,1998). Per Caronti il dipinto sulla parete sottostante è “simbolo della Chiesa militante coi suoi sacrifici di lotta e di morte sui quali sorride la religione” . Ma la scena, caratteriz- zata da una crescente staticità è solenne, e l’omaggio ai defunti è sottolineato dagli alti e scuri cipressi che svettano sulla luce del tramonto ed evocano l’‘isola dei morti’ di Arnold Boecklin. Una sequenza di feretri coperti di rossi drappi crociati è scortata dalle angeli- che crocerossine che tanto avevano operato nel conflitto. Qui assumono il ruolo di Vestali, come sembra suggerire anche il titolo, perchè recanti la fiamma Lucina del focolare e soprattutto quella inestinguibile dello Stato, connotato nel titolo come al- tare [della Patria], riconoscimento simbolico forse tra i primi di un ruolo femminile che era diventato determinante anche per lo Stato. L’immagine allegorica femminile dagli Angeli alle Vestali era passata nella vita reale anche attraverso gli scioperi, le ribellioni agrarie femminili contro il trasferimento del bestiame e i sindacati delle disoccupate di cui si occuperà anche Conforti: episodi importanti anche perché du-

187 rante la guerra “le donne avevano sostituito gli uomini” (Villari, 2002), nelle fabbri- che come nelle campagne. Nel seguito composto sul paesaggio di nuvole bianche e piante in fiore, contrastante coi cipressi e col tramonto («Eterna pace ai caduti nella regione della pace che non conosce tramonto» aveva anticipato Conforti), potremmo anche immaginare un omaggio di ritratti ai Bajardi: il vecchio Berengario, il giovane Artaserse e la sorella Celestina. Sotto compare la scritta seminascosta ‘Deo gratias - die 28 julii 1922’. L’opera pittorica viene terminata quindi solo pochi giorni prima degli scontri e delle giornate parmensi che tentarono di fermare la marcia su Roma, note come ‘Barricate dell’agosto 1922’.

I nuovi eventi posticiparono forse di quasi un anno l’inaugurazione pubblica dopo l’ultimo tocco di pennello. Quando il 3 giugno 1923 mons. Conforti tiene il discorso di inaugurazione, la sua coerenza ricorda le tematiche espresse nel «Messag- gio alla Diocesi» di quattro anni prima. Rinunciando a qualunque retorico trionfali- smo per essere riuscito quasi da solo a mettere in atto e soprattutto a concludere un’o- pera di quella portata sociale, artistica e culturale, il nostro santo vescovo proclama: « […] Doveva sorgere questo monumento alla memoria dei nostri Caduti. Lo esigeva l’ammirazione dovuta a chi ha saputo morire vittima del dovere per la causa comune; lo esigeva la gratitudine per chi ha affrettato col proprio sangue il giorno radioso della vittoria. Lo esigeva l’affetto verso coloro che furono tanta parte di noi coi quali abbiamo condiviso trepidazioni e speranze, gioie e dolori in attesa di rivederli e riabbracciarli di ritorno dal campo, onusti di meriti e di gloria. E questo monumento deve a noi tutti parlare un linguaggio forte ed eloquente. […] ».

Busta contenente soggetti fotografici d’epoca del fotografo Cav. Marcello Pisse- ri, gli stessi riprodotti nelle pagine precedenti.

188 CRONACA

Cenni e fotocronaca dell’anno 2016 a Parma al riflesso della personalità di San Guido Maria Conforti

- Ermanno Ferro -

Premessa

A distanza di cinque anni dalla canonizzazione di Guido Maria Conforti, av- venuta il 23 ottobre 2011, non accenna a diminuire la frequenza al Santuario a lui dedicato, da parte di fedeli e visitatori che vi convengono in modo singolo o in comitive appositamente organizzate. Tanti di essi lasciano scritto, sul Libro dei Visitatori, le sensazioni vissute in questa sosta. La lettura delle loro annotazioni, oggi, offre occasione per provare, a distanza, sentimenti di spiritualità che riportano direttamente alla figura di San Guido Maria Conforti, ed alla vita cristiana da lui acquisita e riproposta ai suoi Saveriani ed alla diocesi di Parma. Queste righe infat- ti conducono chi vi si accosta, a cogliere quasi un dialogo con il santo vescovo di Parma e fondatore di missionari: alle volte egli è invocato quale intercessore presso Dio, per ottenere la conversione di qualche cuore indurito; altre volte è supplicato perché ottenga da Dio la pace nel mondo, in particolare nei paesi più tribolati e dove vivono i suoi missionari; c’è infine chi lo supplica per ottenere una luce nella mente, necessaria alle decisioni della vita… Tutte suppliche che rendono attuale la presenza di San Guido Maria Conforti, alla stessa maniera con cui - lo si è visto chiaramente in tante pagine precedenti di questo quaderno - egli cento anni fa, con la predicazio- ne e l’azione pastorale, formava il popolo parmigiano a lui affidato, lungo i percorsi della vita cristiana: ora nelle parrocchie, ora lungo le corsie degli ospedali militari di Parma, ora dando udienza alle più svariate persone. Molte di queste preghiere, forse la maggioranza…, sono rivolte alla Trinità o ad essa tramite Maria Santissima, quasi in riferimento al ricco mosaico visibile nell’abside di questo Santuario: mons. Conforti, anch’egli ivi riprodotto, ne gioirà immensamente… in quella che è la co- munione dei santi in cielo. Come fatto nei precedenti quaderni, pure qui si riportano alcuni esemplari della prassi orante avutasi nel Santuario Conforti, arricchita da cenni di cronaca su persone o gruppi - oltre ventisettemila unità - che hanno sostato in questo luogo di spirituali- tà cristiana missionaria. Alcuni dati di cronaca toccano altri eventi avvenuti durante l’anno 2016, o presso le Memorie Confortiane Saveriane - ove i visitatori sono stati un migliaio circa - o negli ambienti di vita ove operano oggi i figli missionari del Conforti. Nella trascrizione di questi formulari di preghiera ci atteniamo ai criteri

191 già usati nei precedenti quaderni: fedeltà assoluta all’autografo per i brani scelti e pubblicati; ogni testo riporta in sigla anonima il nome dello scrivente e la data di composizione, quando sono indicate. Ci piace concludere questa introduzione ri- portando le parole scritte da un certo A.T. nel Libro dei Visitatori alle Memorie in data 01.02.2016: “Come sarebbe edificante vivere l’atmosfera di fraternità di cui ho avuto esperienza qui, anche in tanti monasteri e altre case religiose. ‘Congregavit nos in unum Christi amor’, e per chi viene dal mondo che è fuori, è quasi un bagno spirituale salubre. Rin- grazio tutta la Comunità e pregherò perché il Padrone della messe ‘mittat operarios in messem suam’ ”.

Gennaio 2016

“Grazie, Signore, perché ancora una volta ho sentito il tuo perdono. Ti prego di dare a tutti un’esperienza così bella, che tutti la possano provare” (01.01.16). “Caro Guido Maria sono felice di essere qui il giorno del mio compleanno, chiedo la tua protezione per me e i miei cari parenti e amici. Stammi sempre vicino e guidami sulla via del Signore. Grazie”. “Signore sostienici nell’annunciare la tua VERITA’ C.” “Grazie Signore per la tua misericordia. Grazie.” (08.01.16). “Carissimo S. G. M. Conforti, Buon Anno. Per favore intercedi per noi, per p. V. e per la L. Siano alleviate le nostre sofferenze (chiedilo a Gesù). Grazie. Tuoi G. e C.” (12.01.16). “Grazie mille di tutto, Santissima Madre e santissima Trinità: pace, pace, pace. R.”. “Lode e gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo. Rinnovo il mio eccomi e chiedo grazie di conversione. Grazie Gesù”. “San Guido Maria proteggi la mia vocazione di vergine consacrata, la mia mis- sione nella parrocchia, i nipoti M. e A. nelle loro scelte di vita e mia sorella e mio cognato, il mio parroco e tutti i miei parenti. Con affetto, R.” (23.01.16). “Grazie Gesù per il tuo amore infinito e paziente, per intercessione del Santo Guido Maria Conforti, fa guarire la mia mamma, ti prego”. “Onore a S. Guido Maria Conforti per grazia ricevuta. M. e B.” (29.01.16).

Martedì 26 gennaio. Hanno luogo in Santuario Conforti, oggi pomeriggio, i Funerali del maestro Leandro Pedrini, morto all’età di 89 anni. Ha guidato la preghiera don Giuseppe Mattioli parroco allo Spirito Santo, il quale ben volentieri ha acconsentito alla richiesta dei parenti affinché il saluto funebre per lui avvenisse, in via eccezionale, in questo luogo di preghiera legato a san Guido M. Conforti.

192 Sono stati molteplici infatti i legami che hanno sorretto ed unito la vita del celebre maestro con la realtà saveriana del Conforti. Nato a Scanzorosciate di Bergamo il 14 ottobre 1926 egli era en- trato ventenne tra i saveriani, e come loro aveva scelto la vita mis- sionaria nella modalità intuita da mons. Conforti, emettendo la professione nel settembre 1950. Dotato di una particolare sensi- bilità artistica, espressa ben presto anche con grafici tratteggianti figure singolari di saveriani (vedi qui a fianco, la china per mons. Assuero Bassi, ultimo saveriano espulso dalla Cina), durante i corsi teologici maturò l’orientamento per una specializzazione musicale. Egli dimostrò già di possederla con tecnica adeguata quando, durante le celebrazioni per il Centenario della nascita di mons. Conforti, diresse, nella Chiesa della Steccata sabato 16 ottobre 1965, l’orchestra del Sindacato orchestrale di Parma e il coro dello Studentato Teologico Saveriano. Furo- no qui eseguiti vari brani religiosi, culminanti nel celebre “Sul mondo e su tutte le Genti” del maestro Arnaldo Furlotti (chi scrive era un com- ponente di quel coro saveriano). Diplomatosi in arte musicale, insegnò prima a Piacenza quindi nel Conservatorio Boito della nostra città. Ot- tenuta la dispensa dai voti religiosi e conosciuta la signora Pina formò con lei una amabile famiglia di geni musicali, con i tre figli ricevuti in dono da Dio. Più volte fu invitato a suonare l’organo nel Santuario Conforti: impegno che egli assunse sempre con disponibilità, appena libero dalle parallele prestazioni in diverse chiese di Parma.

Domenica 31 gennaio. Effettuano quest’oggi una visita alla Casa Madre saveriana in Par- ma i Saveriani partecipanti al convegno “Social media sx”, tenutosi a Tavernerio (Como) nei giorni 17- 30 gennaio 2016. Dopo aver partecipato alla celebrazione Eucaristica in Santuario, ne seguono una presentazione fatta da Ermanno Ferro; con la stessa guida visitano poi le Memorie ed il Centro Studi; quindi fraternizzano a pranzo con gli altri confratelli.

Febbraio 2016

“Oggi Guido Maria ti affido la mia vita affinché anch’io abbia lo stesso tuo zelo ardente per l’annuncio del Vangelo. Aiutami a combattere con la grazia e misericor- dia, Signore!” (02.02.16). “Ti chiedo perdono per i miei numerosi peccati, o Signore. Amen.”.

193 “Ti mando grazie Signore perché nel tuo nome ci riunisci per pregarti con tutto il cuore sempre A.”. “Una preghiera per M. che è malata di un tumore alle ossa e soffre nel corpo e nello spirito”. “Le ceneri: Amatissimo DG. Conforti in questa quaresima intercedi affinché noi e p. V. abbiamo poche, poche sofferenze. Grazie. G. e C.”(10.02.16). “Sempre con gioia. A.” (10.02.16). “S.G.M.C. presentami tu per Maria a Gesù. M.” (11.02.16). “Grazie Signore Cristo Gesù! Grazie e benedicimi sempre. L.” (12.02.16). “Grazie Signore perché non ti stanchi dei miei peccati e mi perdoni sempre. G. M. Conforti donami il tuo zelo missionario per vivere bene oggi la fede con le per- sone che mi metti accanto. Grazie per i confessori di questo Santuario che ci aiutano a superare le difficoltà le prove e i peccati. Grazie Signore per mia moglie e le mie due figlie. Affido alle preghiere di chi mi legge in modo particolare L. (34 anni) un discernimento su che cosa vuole il Signore da lei. G. M. Conforti te l’affido insieme ai tuoi carissimi figli missionari. G.” (13.02.16). “San Guido Maria Conforti ti prego di Tua volontà di darmi la forza di fare carità verso i fratelli e di non peccare più. Guariscimi nel corpo e nella mente che io possa lodare te e il Signore Crocifisso. Gesù sei stato crocifisso per i nostri peccati e poi sei risorto. P.G.” (13.02.16). “Caro S. Conforti, metto sotto la tua protezione la mia famiglia e quella dei miei cari.” (21.02.16). “Grazie S.G.M. Conforti per tutto il bene ricevuto.”

Lunedì 8 febbraio. Nello stesso santuario dove per anni si è prestato quale confessore, quest’oggi il saveriano padre Francesco Gugliotta, già missionario a lungo in Brasile Para- ense, riceve la Preghiera di Funerale e Sepoltura, dai suoi confratelli e dai molti amici della città qui convenuti. E’ questa una opportunità che si offre al cronista per presentare ai lettori di Parma negli anni i quattordici Saveriani defunti lungo l’anno 2016; per metà di essi i Funerali si sono svolti in questo Santuario:

194 Saveriani defunti nel 2016

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Il Padre Francesco Marini è stato Superiore generale della congregazione saveriana fondata da mons. Conforti per dodici anni. Nominato nel XII Capitolo generale, nel luglio 1989, fu rinnovato nel XIII Capitolo del 1995, svoltosi in due momenti: inizialmente a Parma, quale Tre Giorni di Convegno per tutti i Saveriani, nella ricor- renza del Centenario dell’Istituto; quindi a Nemi (Roma). Il secondo suo mandato di Superiore generale coincise con la Beatificazione di mons. Conforti, del 17 marzo 1996, e che egli accompagnò con soddisfazione a Roma ed a Parma. Parma negli anni lo ricorda con gratitudine, essendo stato lui, il 12 settembre 1996, ad emettere a nome della Direzione generale Saveriana il Decreto di Erezione del Centro Studi Confortiani Saveriani in Parma, entità presso il quale gli Amici del Cinquenovembre si ritrovano per architettare i Pomeriggi culturali confortiani annuali e realizzare la pubblicazione di questi quaderni, approvati sempre con incoraggiamento dal padre Francesco. Egli è stato uno dei lettori più fedeli ed entusiasti, e non risparmiava di fare le sue intelligenti critiche migliorative.

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Il padre Luigi Menegazzo, mentre era superiore regionale dei Saveriani attivi in Giappo- ne, venne nominato Vicario generale di tutti i Saveriani, nel XIV Capitolo generale in Guadalajara (Messico) nel 2001. Rinnovato a tale impegno nel XV Capitolo del 2007, è stato poi eletto Superiore Generale dell’Istituto del Conforti nel XVI Capitolo, tenutosi a Tavernerio nei giorni 15 giugno - 13 luglio 2013. La morte lo ha sorpreso a Roma il 18 dicembre 2016. Sin dalla prima elezione in Direzione Generale quale Vicario, il Padre Luigi prese molto a cuore le iniziative promosse a Parma dagli Amici del Cinquenovembre presso il Centro Studi Confortiani Saveriani, presenziando, appena gli era possibile, i Pomeriggi Culturali Confortiani (vedi qui in alto foto relativa al 7 novembre 2001, mentre porge un messaggio in Salone Efemeroteca della Biblioteca Palatina di Parma), e ricevendo con grande soddi- sfazione i quaderni Parma negli anni, presentati al pubblico in tale contesto annuale. Nominato Superiore Generale dei Saveriani, il padre Luigi intensificò ancor di più la sua riconoscenza e soddisfazione nei confronti degli Amici del Cinquenovembre, per il loro lavoro di ricerca e ricomposizione storica dei tempi di mons. Conforti, resi così molto utili per percepire e cogliere oggi il genuino carisma del santo vescovo fondatore di missionari: e ha accennato a ciò anche nei suoi ultimi interventi tenuti a Parma, e dei quali si possono leggere alcune espressioni in Parma negli anni 19, pp. 187-189, e Parma negli anni 20, pp. 232-233. E’ stata sua la proposta per disporre a Roma, presso l’Archivio della Direzione Genera- le saveriana, di copia informatica degli autografi di tutti gli scritti di mons. Guido M. Conforti, giacenti da decenni a Parma in Archivio del Centro Studi Confortiani Saveriani: l’iniziativa ha preso l’avvio nel gennaio 2016 ed è in fase di avanzata realizzazione.

202 Domenica 28 e lunedì 29 febbraio. In due intense celebrazioni svoltesi in Santuario Conforti, la prima all’orario domenicale per i fedeli di Parma, la seconda per la Comunità saveriana della Casa Madre, viene dato il saluto al p. Renzo Larcher. Dopo sei anni di rettorato in Santuario e nella Casa madre saveriana, il settantenne p. Renzo (!) può ora tornare in Africa, nel Came- run/Tchad saveriano, ove aveva già trascorso in precedenza tanti anni di attività apostolica. Sono molteplici le parrocchie e le comunità religiose di Parma, nonché Enti cristiani e culturali della città ad unirsi al grazie dei Saveriani, per i tanti corsi di predicazione biblica da lui offerti nei diversi ambienti, sul territorio parmense ed a realtà nazionali d’Italia.

Marzo 2016

“Carissimo S. Guido Giuseppe e Maria, intercedi per noi e per p. V. Grazie G. e C.” (09.03.16). “Grazie San Guido Maria Conforti, sei sempre nel mio cuore. R.” (11.03.16). “Dio donami la grazia di incontrare la persona giusta: la moglie che possa com- pletarmi con la quale avere la gioia piena.” (11.03.16). “Dona amore e pace alla mia famiglia e al mondo intero. S. F.” (11.03.16). “Vieni e resta con noi Signore per aprire i nostri cuori a te e al prossimo. A. C.” (13.03.16). “Dio mio Dio mio perché mi hai abbandonato? L.” (15.03.16). “Aiutami a vivere sempre ispirandomi al Vangelo! L.” (18.03.16). “Grazie Signore della tua misericordia. F.” “Grazie Signore per il perdono dei miei peccati. G.” “Che i tuoi sacerdoti saveriani diventino Santi. U. V.” (24.03.16).

Venerdì 4 marzo. Quest’oggi, in Vescovado a Parma, viene presentato il volume “Silvio Cesare Bonicelli il vescovo della Misericordia”, nell’anniversario di morte avvenuta il 6 marzo 2009, lavoro curato da Luca Molinari, giornalista della Gazzetta di Parma. Alle tante testimonianze pubblicate nel libero, non possiamo non aggiungere alcuni particolari che hanno unito la figura del defunto vescovo di Parma Cesare Bonicelli a quella del Conforti e della sua storia, aspetti purtroppo mancanti nel bel volume di Molinari. Silvio Cesare Bonicelli, per le sue origini bergamasche, aveva

203 conosciuto sin da piccolo molti ragazzi che poi hanno scelto la strada delle vita missionaria, entrando tra i membri della famiglia fondata a Parma da mons. Conforti. Con essi ha curato per tutta la vita costanti contatti, finendo, mentre era vescovo a Parma, pure per andarli a visitare in alcuni paesi di missione. Ma, gli anelli del legame tra Conforti e mons. Bonicelli si infittiscono durante il suo episco- pato nella nostra città. Appena giunto in diocesi, il 25 gennaio 1997 egli eredita da mons. Benito Cocchi un Conforti già Beato ed il luogo che custodisce i suoi resti mortali, la chiesa della Casa Madre dei Saveriani, già attrezzata ad essere spazio diocesano/saveriano per pre- gare Dio al riflesso della vita cristiana vissuta dal grande vescovo fondatore di missionari. Il 31 ottobre dello stesso anno 1997, mons. Bonicelli emette il Decreto vescovile costitutivo del Santuario Conforti. E così la chiesa particolare dell’Istituto Saveriano Missioni Estere diviene canonicamente uno spazio diocesano, ove ogni fedele può incontrare Dio, sorretto dall’esempio di vita di Guido Maria Conforti. Per una conoscenza completa dei passi che hanno condotto alla emissione del Decreto, per la sua lettura ed i passi connessi alla sua pubblicazione si veda Parma negli anni 2 , pp. 50-57. Da quell’atto solenne in poi, il vescovo Cesare volle tener fede annualmente alla celebrazio- ne dell’Eucaristia in Santuario Conforti per la festa del patrono dell’Istituto san Francesco Saverio, il 3 dicembre, assieme al clero di Parma; l’ultima sua celebrazione con questa con- notazione risale al 3 dicembre2007. Per il Grande Giubileo 2000, mons. Bonicelli riconobbe il Santuario Conforti quale chiesa giubilare diocesana, assieme alla Cattedrale ed al Santuario di Fontanellato: in quell’anno furono molte le presenze del vescovo Cesare, per presiedere parrocchie e gruppi sociali della sua diocesi qui convenuti in preghiera giubilare (si veda un consuntivo in Parma negli anni 5, pp. 261-264).

Lunedì 7 marzo. Più volte, in questi lunedì della Quare- sima 2016, classi di studenti della “Scuola Sacra Famiglia” di Parma, hanno invaso la Casa dei Saveriani, per sosta- re in riflessione formativa e divertimento costruttivo sui luoghi di Guido Maria Conforti, guidati dagli Studenti saveriani assieme a suor Brigitte.

Martedì 8 marzo. Sono cinque le lingue nelle quali ci si può confessare in Santuario Con- forti, a Parma. Da oggi, sulla porta del confessionale po- sto all’entrata principale di questa chiesa, figura un elenco di confessori saveriani disponibili. I missionari di mons. Conforti, reduci da varie parti del mondo ove la loro pre- senza non è più possibile a causa di disturbi fisici e di conseguenza in Casa Madre per cure, si fanno disponibili a restituire, pastoralmente e nelle molte lingue da essi già usate, quanto hanno ricevuto nei molteplici decenni di attività apostolica ed ecclesiale a servizio al Regno di Cri- sto “ad Gentes”.

204 Mercoledì Santo 23 marzo. Tornano in cielo quest’oggi due esemplari figure di devoti par- migiani di mons. Conforti: don Romeo Mori ed il Signor Mario Scaccaglia. Romeo Mori, nato a Traversetolo l’11 settembre 1924, partecipò da chierico seminarista, l’8 novembre 1942, alla solenne traslazione della salma di mons. Conforti dalla Cattedrale di Parma alla Casa Madre dell’Istituto Saveriano in Cam- po Marte (cfr. Parma negli anni 10, pp. 54 e 112). Ordinato sacerdote quattro anni dopo, fu cappellano ad Ozzano Taro, quindi parroco prima in S. Maria Maddalena e poi a Santa Cristina, ove rimase sino al 1971, quando maturò di entrare tra i monaci camaldolesi. “Tra di essi don Ro- meo è stato una armoniosa sintesi fra la spiritualità di presbitero diocesano e la spiritualità monacale. Questa sintesi, che ha saputo incarnare nella sua nuova vita, gli ha permesso di far sprigionare dalla sua persona, oltretutto così accogliente e gradevole, una grande ricchezza spirituale non solo fra i mona- ci, ma anche al di fuori della cella monacale, nei contatti con le comunità parrocchiali della diocesi dove era molto richiesto.. Al suo arrivo da Parma aveva compiuto al Sacro Eremo di Camaldoli il suo iter formativo e dopo una decina di anni in quel luogo benedetto, carico di suggestione mistica, nel 1981 è stato mandato come priore nel millenario monastero di Fonte Avellana già cantato da Dante nella Divina Commedia (Don Domenico Magri). A Fonte Avellana, il monaco dom Romeo viveva con affetto la memo- ria del vescovo Conforti che l’aveva cresimato. Quando uscivano alle stampe i vari volumi di padre Franco Teodori, le Fonti Confortiane Teodoriane, dedicati all’opera ed agli scritti del Conforti, egli fece questione di aver- li tutti a disposizione nella biblioteca del millenario monastero. Quando poi con gli Amici del Cinquenovembre si iniziò l’avventura della composizione dei qua- derni Parma negli anni, don Mori li rice- veva fedelmente, e più volte ne espresse la sua soddisfatta gratitudine, trasmessaci tramite il suo amico Valentino Sani. Mario Scaccaglia (1938-2016), rinoma- to fornaio in Parma, ha sfamato con il pane del celebre omonimo forno di Viale Solferino, generazioni di Saveriani, i figli missionari di mons. Conforti in via san Martino 8. La sua devozione schietta ma sincera nei confronti del santo vescovo della città, era da lui vissuta, oltre che con la frequenza al Santuario quando gli impegnativi orari di lavoro glielo permet- tevano, partecipando assieme alla fedele sposa Maria Carla, a tutte le iniziative dei Martedì della Missione e connessi, allestite presso la Casa Madre dei Saveriani. Era un lettore attento e fedele di Parma negli anni, alla cui pre- sentazione in città non mancava di partecipare.

205 Giovedì Santo 24 marzo. Anche quest’anno in San- tuario Conforti, conclusa la celebrazione della Eu- caristia in Coena Domini con la Lavanda dei piedi, viene poi recato il Signore all’altare della Reposizione nella Cappella del Santissimo. Questa è addobbata significativamente per la circostanza, e fino a mezza- notte i fedeli della città si alternano assieme ai save- riani per un tempo di Adorazione personale.

Aprile 2016

“Ti prego Santo Guido Maria tocca i cuori di M. e S. Convertili, intercedi per loro presso lo Spirito Santo, perché faccia loro comprendere l’importanza della par- tecipazione alla S. Messa e alla Santa eucaristia. Tu sai, tu vedi, tu provvedi. Grazie. C.” (02.04.16). “Per la mia famiglia, per gli ammalati, per l’ambiente del lavoro. Grazie, Gesù.” “Proteggi mamma, G. con la sua famiglia, me, B., N. e il Gruppo Efraim. Grazie Gesù.” (05.04.16). “Per la famiglia di L. che è salito al Padre, ieri sera”. “Prego tanto per la mia amica E. che dovrà subire un intervento chirurgico. Aiutala e proteggila e ti prego di donarle la guarigione. Ti prego anche per la pace e la salute della mia famiglia e di A. Grazie.” (08.04.16). “Grazie San Guido perché avete dato un lavoro ad A. B.” (09.04.16). “Ciao San Guido Giuseppe e Maria, ti ringraziamo perché hai interceduto per noi. Ti affidiamo noi p. V., Don P., ecc… Tu sai che ci stai a cuore. Bye bye. G. e C.” (13.04.16). “Prego tanto perché la mia nonna stia bene perché in questo periodo sta male!!! E per questo domani faccio un digiuno volentieri. D. P.” (16.04.16). “Signore proteggi tutti i padri Saveriani: fa che siano portatori della tua parola a noi pecorelle smarrite. Grazie mio Signore, di tutto il tuo amore e per averci donato la tua cara mamma Celeste. L. P.” (28.04.16).

Venerdì 1° aprile. Viene celebrata quest’oggi, a Parma presso la chiesa di Santa Cristina, la Liturgia funebre di don Luciano Scaccaglia, morto il 30 marzo; presiede l’Eucaristia il vescovo Enrico Solmi. Parma negli anni avverte la necessità di parlarne di lui, non solo per l’intensa amicizia che egli curava verso i figli missionari di mons. Conforti, visitati da lui costantemente durante

206 il periodo estivo nelle diverse missioni, bensì per un antica motivazione che lo ebbe a legare culturalmente allo stesso santo vescovo di Parma. Infatti, nel 1981 don Luciano aveva pub- blicato a Roma la tesi di Laurea in Teologia, frequentata presso la Pontificia Università Lateranense, avente per tema Il“ contributo del primo Conforti nella storia dell’Opera della Propagazione della Fede a Parma nel secolo XIX”, di 186+VIII pagine. Nella sua ricerca, don Luciano aveva potuto constatare come lo “Isti- tuto Missionario Saveriano fondato a Parma dal vescovo Monsignor Conforti sia come un iceberg la cui base invisibile è rappresentata dalla lunga tradizione missionaria parmense che inizia nel Medio Evo, ma si diffonde soprattutto nel secolo ventesimo attraverso l’Opera della Propa- gazione della Fede” (p. III). Fatta una presentazione sommaria della storia del Ducato di Parma, L. Scaccaglia descrive il risveglio mis- sionario avutosi in Italia nel secolo XIX, unitamente alla dimensio- ne missionaria nell’attività pastorale dei vescovi preconfortiani della città. Esamina poi la diffusione dell’Opera in Parma, Piacenza ed a Guastalla, approfondendo l’ambito diocesano della nostra città. Nel capitolo quinto don Luciano studia l’operato del giovane Conforti a Parma, a partire dalla partecipazione nell’Opera della Propagazione della Fede, di cui era ‘decurione’ in seminario. Ne coglie la sensibilità missionaria sviluppan- do questi punti: breve cronologia missionaria; genesi della sua vocazione missionaria; suo contributo al risveglio missionario a Parma. Chi scrive orientò ed aiutò don Luciano nella sua ricerca, agevolandogli l’uso della Biblioteca Saveriana a Parma: sa quindi come l’elaborato sia stato condotto con correttezza, sia per quanto riguarda il contatto e l’uso della docu- mentazione, sia per quanto concerne la metodologia. Per questo, oggi diviene spontaneo un accenno a lui ed un ringraziamento fraterno.

Sabato 2 aprile. Si inaugura questa sera la riapertura al pubblico dell’Oratorio della Pace in Borgo delle Colonne 28 a Parma, quale spazio espositivo per iniziative artistico-culturali. I coniugi Lucia Bonanni e Mauro Del Rio, che recentemente hanno acquistato l’antico edi- ficio religioso, lo offrono ora alla città quale luogo per giovani artisti ove esporre le loro opere in arte grafica, illustrazione e street art. Parma negli anni non poteva mancare all’appuntamento inaugurale, poiché - i lettori lo sanno molto bene! - si trovava in questo antico Oratorio il Crocifisso che il piccolo Guido Maria Conforti visitava ogni giorno andando e tornando dalla scuola presso i vicini Fratelli De La Salle. Qui egli ebbe i dialoghi con l’effigie di Cristo Signo- re: «Io guadavo lui e lui guardava me e pareva che mi dicesse molte cose”»…; da questo Crocifisso egli ricevette la chiamata al sacerdozio missionario: «Vedi, è questo che mi ha dato la vocazione»… Perciò, padre Ermanno Ferro, a nome degli Amici del Cinquenovembre e qua- le redattore di Parma negli anni, riesce questa sera a fare un salto nell’ambiente rimesso a nuovo…: e si rende conto della struttura ar- Foto Pisseri, 1948 Pisseri, Foto chitettonica che caratterizzava l’antico Oratorio. Avrà una cognizione

207 ancora maggiore della posizione del Crocifisso e di altri particolari tecnici…, un anno dopo, quando, sabato 1° aprile 2017, potrà partecipare ad una visita sui restauri dell’ambiente, guidata dall’architetto Giacomo Galli, che qui infinitamente si ringrazia.

Domenica 17 aprile. Oltre un centinaio di ragazzi della Parrocchia urbana del Cristo Risorto, assieme ad alcuni loro genitori, vivono quest’oggi nella Casa missionaria di mons. Conforti, una giornata di ritiro in preparazione alla Prima comunione. Dopo l’Eucaristia in Santuario con il padre Gianluigi Signori, sostano meravigliati nel Museo cinese, da lui stesso avviato.

Sabato 23 aprile. In serata, sostano alle Memorie Confortiane Saveriane ed in par- ticolare in Cappella Martiri una trentina di persone provenienti dalla Parrocchia di Ranica (Bergamo) conoscenti del saveriano vicerettore nella Casa Madre dei missionari del Conforti, padre Gianluigi Signori.

Mercoledì 27 aprile. Quest’oggi, lun- go le colonne che delineano le due navate laterali del Santuario Conforti, viene montata una mostra catecheti- ca, per meglio vivere l’Anno Giubilare della Misericordia. E’ stata preparata dall’Editrice Missionaria di Bologna; consiste in dodici pannelli facilmente montabili e riavvolgibili. Essa si presta molto bene, in questo tempo specia- le, per una riflessione ben arricchente l’animo del pellegrino orante anche in questo luogo missionario di preghiera.

208 Maggio 2016

“S. P. G. M. Conforti prega per la D. e familiari, per p. V., per i Papi, per noi e per i lastricati. Grazie, papino. C. G.” (11.05.16). “Gesù e Maria, ti affido il mio sacerdote Don L. che è tanto malato. Pensaci tu. E ti affido tutti i sacerdoti che ho nel mio cuore. Grazie. B.” (12.05.16). “Mamma cara ti affido la G., tu sai quanto soffre aiutala a vivere santamente, ti chiedo di guarirla, intercedi presso il tuo figlio che tutto può. Grazie. C.” (13.05.16). “Sono una mamma di sette figli e nove nipoti, chiedo preghiere! Grazie” (14.05.16). “Santo Guido Maria Conforti ispira nei miei nipoti M. e N. il desiderio di di- ventare Sacerdoti Missionari Saveriani. Gloria e lode al Signore e grazie a te. C. C.” (14.05.16). “Mandami un segno per la mia vocazione, perché tutto vada per il piano di Dio. C. M.” “Dammi una spinta, perché la mia fede diventi umile e gonfia di carità perdo- nante. G. M.” “Grazie, caro San Guido M. Conforti! La mia sosta è stata ravvivata dalla gioia e da un supplemento di fede. B. M.” (16.05.16). “Per la riscoperta dei valori cristiani in Italia e in Europa: preghiere, preghiere, preghiere …”. “SS. mio Signore e mio Dio, confido in te. Sono un povero peccatore, buono a nulla e nulla merito. Confido solo in Te e nella Avvocata nostra che è Tua Madre SS. Maria. Gesù pietà di me e di tutte le persone che mi stanno vicino e che ogni giorno incontro anche involontariamente, tutti abbiamo bisogno di Te. Grazie. M.” (18.05.16). “Santo Fondatore Conforti benedici i membri del Capitolo Regionale perché facciano la volontà di Dio e ricordino la tua passione per il mondo. S. V.”. “Credevo che l’azzurro dei tuoi occhi per me fosse sempre cielo: non è…!”. “O Santo Guido, ti affido il nostro figlio A. nel giorno della sua S. Cresima. Rendilo forte, coraggioso e gioiosamente santo e misericordioso. Gloria e lode a te, Gesù. M.” “Ti affido caro S. Guido Maria Conforti la famiglia I. perché venga risanata; la N. venga guarita, i ragazzi non abbiano effetti sulla loro psiche e abbiano un futuro abbondante, perché possano lodare il Signore Nostro Gesù Cristo e ringraziarti per la tua intercessione, e questo sia anche un motivo per non perdere la fede, ma per testimoniare l’amore che hanno ricevuto. Gesù misericordia. Grazie di tutto quello che puoi. La famiglia I. è nelle tue mani. L.” (23.05.16). “Sì sono di nuovo qui per ringraziarti, come ogni anno … anche oggi il con- trollo di mia mamma è andato bene e anche se sapevo che tu l’avresti protetta sono ancora in debito con te, benché in realtà lo sono dal 23 giugno del 2009 quando

209 hai assistito mia mamma, me ne rendo conto solo adesso di quello che hai fatto e di quello che continui a fare. Proteggi ogni giorno e con lei tutta la mia famiglia. Tieni compagnia al mio nonno quando è solo per favore. Grazie di tutto, ti voglio bene Guido By. S. S.” (24.05.16). “Un pensiero per la mamma L. che ti prega sempre e ti ha conosciuto tramite me. A.”. “Caro San Guido, ti prego di chiedere al Signore di aver misericordia di F. e di P. e liberali dalle tribolazioni in cui si trovano. Dai la tua intercessione per la pace a tutta la mia famiglia, a me a G., ai figli, le nuore e i nipoti. Grazie San Guido. V.” “Dio, fa che tutti gli sfruttati della terra, i perseguitati, gli esclusi dal lavoro, gli emarginati dalla società, possano essere aiutati da chi è cieco a queste realtà. Illumina i dormienti, dai forza ai paurosi perché ci si possa aiutare tra fratelli, perché il Santo Conforti ci ricorda che il mondo è una sola famiglia. D.”. “Carissimo Gesù tu sai aiutare in questo percorso difficilissimo …”. “Mio caro San Guido, ti prego intervieni per N. e P.”. Ti prego S. Guido Maria Conforti fammi innamorare di Gesù, di Maria SS. e S. Giuseppe. Intercedi per me. Grazie. L.”

Giovedì 5 maggio. Muore quest’oggi a Bologna nella Casa del Clero mons. Benito Cocchi, il vescovo di Parma, terzo successore di mons. Conforti, negli anni 1982-1996. Il Santuario Conforti, come tutti i figli missionari saveriani del santo fondatore mons. Guido Maria, gli sono stati particolarmente vicini e gli debbono gratitudine perenne per più motivi: - Il 6 gennaio 1985, in occasione della Solennità dell’Epifa- nia in Cattedrale a Parma, egli consegnava il Crocifisso di missionario partente per l’Amazzonia Paraense Brasiliana a colui che scrive queste note. - Quando i Saveriani celebrarono le Ricorrenze per il Centenario di Fondazione dell’Istituto ed il Cinquantenario delle Missionarie di Maria - Saveriane nel 1995, mons. Benito presiedette, con disponibi- lità ed ammirazione, ogni momento commemorativo: si veda quante volte il suo volto e soprattutto i suoi interventi appaiono negli Atti delle ricorrenze, nel volume A Parma e nel Mondo. - Ma ancor di più il legame Cocchi-Con- forti-Saveriani si intensificò nell’ultimo suo anno di episcopato a Parma, in coincidenza con la Beatifi- cazione di mons. Conforti: - è stato mons. Benito a patrocinare ed incoraggiare la trasformazione della Cappella della Casa Madre dei Saveriani a Parma in quella realtà che poi sarà elevata a Santuario Confor- ti; - è stata sua l’insistenza, presso la Commissione sa- veriano-diocesana, per il trasporto dell’urna di mons. Conforti là dove si trova ora, sotto il meraviglioso ed eloquente mosaico; - come è stata sua la richiesta di

210 rendere visibili i resti mortali del suo predecessore vescovo di Parma, all’interno del classico sarcofago scolpito da Lamberto Cusani; - infine è stato mons. Benito Cocchi a chiedere al Papa Giovanni Paolo II, nella Basilica di San Pietro domenica 17 marzo 1996, di procedere alla beatificazione di Guido Maria Conforti; - il giorno dopo, sempre a Roma nella Basilica di san Paolo Fuori le Mura, è stato lui a presiedere l’Eucaristia di Ringraziamento con le Professioni Perpetue di 14 giovani saveriani; - da ultimo, è stato mons. Cocchi ad animare e guidare i quattro giorni di celebrazioni solenni parmigiane in Cattedrale, da giovedì 21 sino a domenica 24 marzo, e poi riaccompagnare, assieme al card. Achille Silvestrini, l’urna del vescovo Conforti nel Santuario ove tuttora riposa.

Venerdì 27 maggio. Le Cronache della Casa Madre sa- veriana, riferentisi agli anni di vita di mons. Conforti, accennano spesso alle parole che il santo vescovo fonda- tore di missionari rivolgeva in Cappella Martire ai fami- gliari dei saveriani partenti per la Cina. Egli li parago- nava ai genitori dei martiri nella storia della Chiesa dei primi secoli. Ed aggiungeva espressioni di gratitudine per i tanti aiuti che, assieme ai benefattori dell’Opera pro Partenti, essi offrivano ai loro figli: considerava i convenuti parte della grande famiglia saveriana. Tutto- ra, i missionari di mons. Conforti residenti in via san Martino 8, esperimentano la vicinanza e l’affetto di molteplici famiglie di Parma. Questo pomeriggio, in Cappella Martiri, ha luogo una celebrazione eucaristica singolare, con unzione degli infermi, per una famiglia di Parma amica e sostenitrice dei Saveriani da sempre. I coniugi Pia e Marco Marcato, assieme ai loro figli Carlina ed Antonio ed alcuni parenti, festeggiano il loro Sessantesimo di matrimonio; li attorniano il padre Raimondo Sommacal, che presiede la celebrazione assieme al padre Gabriele Cimarelli rettore della Casa madre; mentre tutto è reso ancora più gioioso dalla partecipazione di alcuni giovani studenti saveriani.

Giugno 2016

“Grazie Signore ancora oggi per la misericordia con la quale mi hai perdonato. Ti prego mantienici sempre sulla retta strada. E.”(04.06.16). “Grazie dell’ospitalità e onore alla Santa morte di p. T. M. qui.” (04.06.16). “Per la purezza di tutti i miei famigliari e per me. P.”. “Grazie di tutto p. G. G. Maria Conforti. Benedici noi, p. V. e i nostri cari. Sa- luta i nostri defunti che sono con te in Paradiso e soprattutto fai compagnia a Gesù Bambino a Dio Padre e allo Spirito Santo. A Maria diamo un grosso bacio. Ciao, Ciao!. G. E. C.” (08.06.16).

211 “San Guido Maria Conforti, intercedi per me presso il Nostro Signore Gesù Cri- sto, perché abbatta quel muro invisibile che è dentro di me e mi porta a chiudermi verso gli altri. Signore mio Dio, risana la mia vita. Grazie in anticipo. L.”. “S. Guido sono qui a Parma tu sai, per il lavoro, che si fa fatica a trovare, inter- cedi per me affinché possa essere di nuovo d’aiuto alla mia famiglia. Grazie per ciò che sarà. A.” (09.06.16). “S. Guido intercedi presso il padre nostro che è nei cieli per la G. Tu sai quanto è ammalata e soffre, guariscila, aiutala, grazie per quello che farai. G.” (10.06.16). “Guido Maria che mi sei stato accanto in alcuni momenti bui, continua a fianco. Proteggi i miei cari e intercedi per loro. L.” (15.06.16). “Grazie vescovo Guido, di aver permesso che avessi occasione di venire da te. M”. (23.06.16). “Adesso che è lì con te proteggi la mia mamma e tienla stretta. S.” (26.06.16). “Spirito Santo discendi sul mio confessore. L.”.

Domenica 5 giugno. Una dozzina di giovani del gruppo vicentino “Insieme per la missione” trascorrono quest’oggi una giornata a Parma, per una conoscenza più approfondita del- la realtà missionaria saveriana fondata da san Guido Maria Conforti. Oltre a partecipare alla celebrazione dell’Eucaristia delle 10.00 in Santuario, visitano le Memorie Confortiane Sa- veriane ed il Museo Cinese. La conversazione pomeridiana con i giovani studenti saveriani anticipa loro quella che sarà l’esperienza estiva che esperimenteranno in taluni paesi ove si recheranno la prossima estate: Brasile, Messico, Colombia, India, Kenia.

Venerdì 10 giugno. Oltre duecento persone seguono questa sera, in Santuario Conforti, la programmata Veglia di Preghiera nel ricordo di Madre Celestina Bottego recentemente ricono- sciuta Venerabile. L’incontro si svolge ad oltre un anno e mezzo dall’uccisione in Burundi delle tre saveriane Olga Raschietti, Bernardetta Boggian e Lucia Pulici.

212 Luglio 2016

“Carissimo P. Conforti e S. M. Goretti pregate per noi, per p. V., per chi si affida alle nostre preghiere. Grazie G. e C.” (06.07.16). “San G. M. Conforti, ti prego per i tuoi missionari che sono in questa città e in questo luogo ad aiutare i peccatori a convertirsi. G” (15.07.16). “S. Guido, ho bisogno della tua protezione !” (17.07.16). “S. G. M. Conforti prega per noi, per M. e per chi si affida alle nostre preghiere. Grazie. G. e C.”(20.07.16). “Gesù assisti i miei cari familiari in città e in vacanza, proteggili dai pericoli, fai che abbiano ristoro dal lavoro e siano sempre sicuri e in buona salute. Proteggi i miei rapporti di famiglia, fai che mio marito sia più bravo e meno nervoso e aiuti mia figlia a capire quello che deve fare nel giusto modo. Assisti anche me e stacci sempre vicino. Grazie”. “Signore ti ringrazio per la tua continua misericordia.” (20.07.16). “San Guido fa che questo periodo che devo affrontare sia tutto nella pace e nell’amore e serenità. Fa che non mi succeda niente. Proteggimi Tu, tutta la mia famiglia in particolare i nipotini D. e E. Grazie S. Guido, grazie Gesù. M.” “San Guido ti affido una persona molto cara, falla guarire presto, aiutala Tu. M. M. A.”.

Sabato 2 luglio 2016. Durante la celebrazione eucari- stia del ‘2 luglio’ presso la tomba di mons. Conforti, le Saveriane festeggiano anche quest’anno le sorelle che ricordano l’anniversario di Professione religiosa.

Agosto 2016

“Grazie Signore per la confessione ricevuta e per avere perdonato le mie colpe … Aiutaci a vivere secondo il Tuo volere! E anche i miei ragazzi a vedere Te in modo giusto! Proteggili!” (01.08.16). “Signore voglio mettere la mia vita nelle tue mani attraverso l’intercessione di San G. M. Conforti, grazie, Signore. Anche oggi mi hai assolto dai peccati attraverso la tua Misericordia. O.” (03.08.16). “Sacro Cuore di Gesù, confido tanto in Te. Ti prego aiutaci. Pensaci Tu. Grazie. R.” (04.08.16). “Sono venuto a ringraziare il Fondatore per la protezione avuta in trent’anni di vita missionaria in Brasile. P. M. T.”.

213 “San Guido Maria Conforti prega per noi. C. B.” (08.08.16). “Caro Guido Maria Conforti ti affido la famiglia I. pensaci Tu. Grazie. L.” (08.08.16). “San Guido Maria portaci tutti sulla via della pace e prendi per mano i miei fratelli che sono qui e fa che io continui il cammino di fede.”. “Grazie Santo Guido Maria Conforti assisti sempre con la tua santa intercessione i tuoi figli missionari e tutti quei fedeli che a Te si rivolgono. Caro Padre M. dal Pa- radiso ispira la vocazione missionaria ai miei nipoti. Grazie. C.” (13.08.16). “S. Guido Giuseppe Maria, siamo qui ancora per chiederti di intercedere per noi due e per i nostri cari come p. V. e la M.; anche per i padri G. e B. (francescani) e per don E. e don D. Grazie, tesoro. C. e G.” (17.08.16). “S. Guido M. Conforti ti offro tutto il mio cuore e la mia femminilità per essere quella creatura che Dio vuole che sia ogni giorno della mia vita con M. M. con tutte le nostre paure. Aiutaci Tu.” (17.08.16). “Grazie per tutto quello che hai fatto nella mia famiglia, ti raccomando G., la sua famiglia, G. e N. e mamma C., proteggili alleluia !”. “Sia santificato questo Santuario per la misericordia di Dio - Amen. C.R.”. “Caro S. Guido Maria, prega per me che porto il tuo nome ed aiutami ad essere sempre un buon padre di famiglia. Ti affido anche mia moglie e i miei figli B., V.,ed E. Guido Maria che porta anche lui il tuo nome. Da lassù prega per noi. G. C.” (26.08.16). “Un’esperienza di silenzio, proteso verso un unico centro... Speriamo di riuscire a portare nei nostri percorsi una scintilla di questo amore cosmico. E. M .F.” “Gesù mi affido a te. Credo in te, Ti amo con tutto il cuore, con tutta la mente. C. F:”

Martedì 30 agosto. In Indonesia, vengono quest’oggi ordinati presbiteri i diaconi saveriani Hotman Parluhu- tan Sitanggan, Hibur Yustinus e Ferdinandus Supandri. Hotman e Ferdinandus hanno compiuto i corsi teologici a Parma, ed in questo ultimo anno, in tante parrocchie di essa hanno esercitato il diaconato, unitamente a vari servizi liturgici nel Santuario Conforti.

214 Settembre 2016

“Caro San Guido Maria Conforti, voglio ringraziarti per tutti i Missionari Sa- veriani, penso che siano persone illuminate dallo Spirito Santo, lo posso dire con certezza perché ho incontrato i tuoi sacerdoti Confessori veramente delle persone che infondono speranza e fiducia nell’andare avanti. Grazie. Io ogni giorno dirò una preghiera perché il Signore non lasci mai, la sua chiesa senza saveriani e saveriane, Santi. L.” (09.09.16). “Grazie Signore Gesù per avermi fatto riavvicinare a Te, aiutami in questo mo- mento particolarmente duro e pieno di prove. L.” (10.10.16). “Grazie Signore per questo momento di deserto vissuto con Te! La preghiera è essenzialmente quel grido di invocazione del tuo nome, affinché sia tu sempre presente nella nostra vita con la tua grazia. Con tutto il cuore ti affido la mia con- sacrazione, la mia famiglia e le giovani suore che a breve rinnoveranno i voti! M. Sr. A.” (11.09.16). “Preghiamo per la Chiesa perché l’aiuto di Gesù possa guidare e continuare la sua attività a compimento. Preghiamo”. “Preghiamo per l’anno scolastico perché sia un momento di serietà e porti frutti a coloro che ne fanno parte. Preghiamo”. “S. Guido G. M. per noi e per la M., prega di proteggerci. A Gesù Crocifisso e a Mamma Addolorata dai un bacio da parte nostra. Saluta i nostri più cari defunti an- che A. che domani festeggia il compleanno in paradiso. Grazie. G. e C.” (14.09.16). “Non ho parole per ringraziare la famiglia Trinitaria attraverso della “Stella dell’Evangelizzazione”e di San Guido …per i 34 anni di servizio apostolico in Bra- sile. P. G. M.” (14.09.16). “Santo Guido Conforti intercedi per mia figlia e concedi pace e serenità alla famiglia. Grazie”. “Benedici e guarisci noi tuoi figli, D. e O. benedici o Signore tutti e porta la tua pace”. “Seigneur aide-moi avoir du travail. Seigneur aide J. a finir universitaire”. “Sto rivivendo i miei giorni di permanenza gioiosa tra i missionari Saveria- ni con i quali avrei potuto vivere una vita piena di bene e di conforto per i più deboli. Gesù mi ha chiamato per un’ altra strada altrettanto gioiosa e benedetta da Dio. Ma il mio cuore rimane saveriano e lo sarà per il resto dei miei giorni ed anche dopo. Santo Maria Conforti benedici mia moglie G., mia figlia B. unita- mente al marito e suoi 4 figli e C. unitamente ai 2 figli R. e M. Ti ringrazio. G. P.” (24.09.16). “Ho tanto bisogno di preghiere per mia sorella P. che non sta bene. Grazie”.

215 Sabato 3 settembre. Ad Ancona, nella Cattedrale di San Ci- riaco, viene ordinato sacerdote questa sera il diacono saveriano Diego Pirani, che ha fatto gli studi teologici nello Studentato internazionale saveriano di Yaoundé, in Cameroun. Egli pas- serà da Parma, per una Prima Messa tra i confratelli in San- tuario Conforti, martedì 20 settembre, quando sosterrà alcuni giorni in Casa Madre con i suoi genitori.

Martedì 6 - venerdì 9 settembre. Sono in visita, in questi gior- ni, alla realtà missionaria saveriana di mons. Conforti a Parma, gli Studenti teologi del Pontificio Istituto Missioni Estere di Milano, aventi la sede a Monza. Effettuano gli incontri di Preghiera in Santuario, assieme agli studenti saveriani e confratelli della Casa Madre; per la notte sono ospiti del vicino ex Seminario minore diocesano. Oltre a visite guidate al Santuario, alle Memorie ed al Museo d’Arte Cinese ed Etnografico, hanno modo di conoscere la città di Parma ed i suoi monumenti. Si ritrovano pure, in conversa- zioni diversificate, con gli stessi studenti ed altri saveriani, grazie ai quali possono capire le differenti spiritualità che reggono l’operato dei classici due istituti missionari italiani.

Ottobre 2016

“Confido nella gloria di Dio e nel Paradiso. M. F.” (02.10.16). “Carissimo S. G. G .M. Conforti, ti preghiamo per la pace, per Don P. e P. V., per papa Francesco e per noi e i nostri cari. Ciao. G. e moglie”. (08.10.16). “San Guido Maria, prega per la mia conversione. Pensaci tu”. “Signore dammi la forza di resistere alle prove quotidiane in famiglia, di educare mia figlia e mio marito, di ottenere l’aiuto di mio figlio, di avere buoni consigli. Grazie di tutto”.

216 “Auguro lunga vita a p. V. e a tutti i missionari saveriani.” (25.10.16). “Mamma A. cara, con Guido Maria Conforti prega per me, per la mia famiglia e per tutti quelli che ne hanno bisogno. Grazie G.”. “Grazie Gesù, guarisci R.”. “Lode a p. V. e a tutti i missionari saveriani che Dio li abbia in gloria.” (29.10.16). “S. Guido prega per noi e le nostre famiglia e per A. F. M. C.” (29.10.16). “Prega per me per la mia famiglia. B.” (30.10.16). “Signore, segui la mia vita e guidami per il bene e il giusto. Proteggi la mia fami- glia e quella di mio figlio. Fai che pace e amore regnino tra noi. Assistici e proteggici. Grazie”.

Sabato 8 ottobre. Nella Sala Conferenze dell’Istitu- to saveriano, in quella che era la Cappella ospitante dal 1942 al 1959 i resti di mons. Conforti, ha luogo quest’oggi l’incontro musicale-letterario “Una sinfonia di misericordia”. L’hanno organizzato le Suore Piccole Figlie di Parma, quale omaggio, durante l’anno della misericordia, a Madre Eugenia Picco, la Beata supe- riora generale della congregazione ai tempi di mons. Conforti.

Domenica 9 ottobre. Alla celebrazione Eucaristica delle 10.00 in Santuario Conforti, nella Giornata dei Benefattori della Casa Madre saveriana, sono presen- ti sette dei tredici saveriani che quest’anno ricordano il loro Cinquantesimo di Sacerdozio. Essi concludo- no i festeggiamenti per la ricorrenza portandosi, lu- nedì 10 mattina, al Santuario di Fontanellato, luogo molto caro al fondatore Conforti per la sua devozio- ne mariana.

Sabato 15 ottobre. Non manca un accenno molto si- gnificativo e ricco, a san Guido Maria Conforti, nella presentazione odierna del volume “Va’, dona la vita!”: infatti viene letta, ad edificazione e meditazione dei presenti, la celebre sua pagina sul Crocifisso (cfr. La pa- rola del padre, gennaio 1925), riferimento che costitu- isce il comune caposaldo della vita spirituale a sussidio della missione, per le Saveriane e per i Saveriani.

217 Continua in Santuario Conforti l’“Ottobre Missionario”:

Novembre 2016

“Fac ut ardeat cor meum in amando Christum Deum. G. B.” (04.11.16). “Amato G. Conforti, intercedi per p. V., per noi, e per la PACE. Ringrazia a nome nostro Gesù e compagnia bella del Paradiso e chiedi a Dio di alleviarci le gran- di sofferenze. G. e C.” (09.11.16). “Per favore, Mons. Guido non abbandonare mai noi e nostri famigliari, prega per noi. Grazie E.” “Proteggi la famiglia di mio figlio F. e il suo bambino. Grazie, Signore”. “Signore eccomi, se vuoi esaudisci la mia preghiera”. “Caro Gesù, tienici sempre nel Tuo cuore, proteggi la mia famiglia e facci vivere nella serenità e pace. C.” “Sempre una gioia tornare da te grazie per le grazie che mi doni. Amen”. “S. Guido Maria Conforti prega per le persone sole”. “San Guido Maria, proteggi l’adolescenza e l’avvenire di mio figlio D. papà C.”. “Grazie Signore che mi perdoni sempre.” (26.11.16). “San Guido proteggi tutta la mia famiglia G. e A. grazie” (26.11.16). “San Guido Conforti, ti prego aiutami a uscire da questi problemi, provami per vedere se sono cambiato. Aiutami a essere come Dio vuole che sia. Ti prego nel nome dei miei figli e di mia moglie ti prego aiutami.” (30.11.16).

218 Novembre 2016

219 Novembre 2016

220 Novembre 2016 Foto Vito Vito Scagliuso Foto

221 Dicembre 2016

“Immacolata, benedici tutti. P.”. “O Vergine Maria, aiutaci ora e sempre. F.”. “Signore Gesù ti prego attiraci tutti a Te col tuo Amore. Grazie. R. e S.” (11.12.16). “Signore ti affido la vita di S. vieni in suo aiuto!” “Signore guidaci, proteggici secondo la tua volontà, in questa nostra nuova vita. M. L.”. “Pregate per la Fede dei miei nipoti”. “Grazie, p. Guido Maria, per la tantissima gioventù di Parma (Sc. Materna D. M. Villa e Laura S. Vitale) che oggi hanno goduto del tuo Natale, cantando - pre- gando - recitando” (22.12.16). “Caro Gesù, grazie per quello che fai per la mia famiglia e anche per me, un grosso ma grosso bacione. A.” (23.12.16). “O Gesù, non abbandonarci, ma stai sempre vicino a me. C.” (24.12.16).

222 “Caro Gesù appena arrivato, salvaci dalla malvagità e tanta salute porta a tutti noi.” (25.12.16). “Gesù ora sei con noi accogli la mia preghiera e cominciamo insieme sempre ti affido le mie gioie e le mie sofferen- ze e i miei cari. Tienici vicino. Amen.” (26.12.16). “Dio ti prego dammi voglia di vivere e anche pace dentro di me.” (28.12.16). “Grazie mille per l’avventura del 19.12.16. ci siamo divertiti molto! M., K, LA 5B”. “Gesù proteggi i miei/nostri bambini A. e M., mantienili in salute. Proteggi e guida anche noi genitori in questo “me- stiere” che diventa più difficile ogni gior- no; mamma e papà” (31.12.16).

223 Dicembre 2016 Foto Vito Vito Scagliuso Foto

224 Dicembre 2016 Foto Vito Vito Scagliuso Foto

225 Indice onomastico-bibliografico (a cura di Pietro Bonardi)

Avvertenze: - le singole “voci” sono disposte in rigoroso ordine alfabetico, come se si trattasse di un’unica parola fino allavirgola o ai due punti; - il numero in carattere tondo senza parentesi rinvia alla pagina in cui la “voce” ricorre una o più volte; quando questo numero è seguito da uno o più numeri posti tra parentesi tonde (e tra parentesi sono esclusivamente i rimandi alla note a piè di pagina), significa che la “voce” compare una o più volte, solo in nota; quando, invece, è seguito dalla congiunzione “e”, significa che la “voce” compare sia nella pagina del testo sia nella nota o nelle note; - il numero o la serie di numeri in carattere corsivo rimanda alla pagina in cui la “voce” compare o in una didasca- lia o in una o più illustrazioni offerte da quella pagina o in uno scritto riportato a mo’ di illustrazione, oppure è il soggetto o uno dei soggetti della o delle illustrazioni stesse; - una lineetta breve sottintende la voce di inizio del lemma; - le parentesi quadre contengono in prevalenza integrazioni introdotte dal curatore; - in carattere maiuscoletto sono esclusivamente i cognomi; - le “voci bibliografiche” sono riportate in forma succinta: la loro completezza è rintracciabile in corrispondenza del primo rinvio; per i riferimenti bibliografici racchiusi sotto la sigla FCT, si veda il retro della copertina, e per quelli sotto il titolo Parma negli anni si veda la penultima di copertina

AAS [Acta Apostolicae Sedis]: 91(33), 97(44) Albazzano: 55(112) Abbazia di Fontevivo: 43 Albergo Italia di Parma: 37 A.B.C.: v. Associazione Basso Clero Albertelli Aldo: 49 Abelli Filippo, Ponti sul Baganza, 1987: 37(69) Albertelli Anna e Maria: 111 Accademia delle Belle Arti di Parma: 32, 45 Albertelli Guido: 25 Accademia di Modena: 23 Albertelli Nullo: 25 Accademia di Monaco: 26 Alberti Guareschi Maria Nelda: 111 Accademia di San Luca: 44(85) Albertini Luigi: 16(20) Accarini Balestra Adele: 111 Albertolli Giocondo: 182 Accarini Gianora Gina: 111 Alessandria: 39, 50(102) Acerneti Joseph B. benedettino: 94 Alessandri Baduini Alice: 111 ACSCS [Archivio Centro Studi Confortiani Saveriani]: Alessandri Battistini Rosa: 111 43(79), 51(110), 66(124), 69(135), 70(138), 72(140) Alessandro VI [Rodrigo Borgia]: 67(128) (142), 77(149), 106(65), 118(5)(6), 119(8), 121(14), Alifraco Gabriele-Anelli Beatrice, Ponti e ponticelli di 123(17), 157; 202 ieri e di oggi, 1997: 37(69) Adige: 20 Alighieri Dante, Divina Commedia: 205 Adriani Giuseppe, arcidiacono: 138, 139 Aliprandi Antonio, saveriano: 193 Adriatico: 30 Allamano Giuseppe, beato: 117 Adunanza dei Rappresentanti degli Ordini, Congregazioni e Almanacco parmigiano 2000, 1999: 14(17) Istituti di Missioni, tenutasi nell’Episcopio di Parma il 12 Alpi: 221 Giugno 1918: 127 Al Rettore: 62 Africa: 99(47), 128(27), 142, 203; 218 Altare della Reposizione: 206 Afri Gordianus, saveriano: 219, 220, 222 Altipiani: v. Battaglia degli Altipiani Agna: 16(21), 55(112), 56 Altipiano dei Sette Comuni: 24 Agnoli Romilda: 111 Amadei Emilia: 111 Agostinelli Roberto: 13 Amati Cella Eleda (!): 111 Aguzzoli Dafne: 111 Amazzonia Paraense Brasiliana: 210 Aicardi Enrico, mons.: 16(21), 56 Ambrico Innocenzo, saveriano: 148(101) Aimi Amos-Copelli Aldo, Storia di Fidenza, 1982: Ambrico Innocenzo, Ricordi: 59 73(145) Ambrosoli Chiara, Pio Foà, 1997: 85(21) A.L., Il Beato Teofano Vénard, 1916: 64 Ambulanza 19PR: 12 Albania: 27, 125(20) Amedeo Bocchi e la Sala del Consiglio della Cassa di

226 Risparmio 1916-1976, 1994: 41(78) Associazione nazionale per soccorrere i missionari cattolici America: 66, 142 italiani: 99(47) America Latina: 149 Associazione S. Francesco Saverio delle Signore delle Amiche del Cinquenovembre: 166 Missioni: 137, 138(71) Amici5novembre: v. Amici del Cinquenovembre Asti: 49(100). 117(2), 125(21) Amici del Cinquenovembre: 2, 5, 8, 165, 166, 205, 207; Astorri Pier Enrico: 46 196, 202, 219, 221 Atlantico: 31 Amoretti Maria: 111 Atti della Settimana Religioso Missionaria, 1926: 116(1) Ampezzano: 25(46) Aurea Parma: 13(10), 20(31), 23(38), 173, 182 Ancona: 216; 198, 216 Austria: 24; 29(54), 31, 32(58), 98(45) Ancona-Osimo, arcidiocesi: 216 Austria-Ungheria: 25, 26 Andrea Chénier: 18(25), 47 Auteri, maestro di musica: 51 Andrea Doria, nave: 163; 164 Avellino: 115 Anelli, seminarista: 159 Avignone: 116(1) Anelli Beatrice: 37(69) Avvenire d’Italia: 21 Angeli: 180 Avvento: 115 Anno Giubilare della Misericordia: 208 Azari Fedele: 39 Anselmi Michelangelo: 176 Azienda Speciale per la Illuminazione elettrica: 43 Antelami Benedetto: 156 Azione Cattolica: 103 e (57); - di Parma: 139(84); - Antichità e Belle Arti: 44 lodigiana: 134 Antonella e Ulisse cantano la pace: 224 Azzi Giuseppe: 12(3) Antreola: 55(112) Azzolini Achille, mons.: 2 Anzolla: 55(112) Aosta: 73; v. anche Duca d’Aosta Bacchi Carolina: 111 A Parma e nel mondo, 1996: 106(66), 165, 210 Baganza, ponte: 36 e (68)(69) Appennino: 52(110), 55, 97; Parmense: 164; Tizzanese: Bagatti, arpista: 50 164 Bagno di Reggio Emilia: 161 Aquileia: 73, 74; 74 Bajardi, conti: 173, 174, 175, 176; 174 Archivio del Centro Studi Confortiani Saveriani: v. ACSCS Bajardi Artaserse: 174, 188; 174 Archivio della Fabbriceria della Cattedrale: 173 Bajardi Berengario: 174, 188 Archivio di psichiatria: 85(19) Bajardi Celestina: 188; 111. 174 Archivio Storico Comunale di Felino: 16(21) Bajone: 19 Archivio Storico Diocesano Vescovile: 173 Baldassarre Tedeschi Giuseppina: 18 Arezzo: v. Brigata Arezzo Baldini Simona Katia, Paolo Manna e “Le missioni Argentina: 85(18) cattoliche”, 1999: 117(1) Arici Cesare: v. Collegio gesuitico “Cesare Arici” Balestra Bertoluzzi Cleide: 111 Aristofane: 47 Balestrazzi Giuseppe: 13 Armanasco Giuseppe, missionario: 121; 123 Balestrazzi Giuseppe, Il contributo di Parma alla vittoria, Armelloni Leonardo, saveriano: 58(116); 64 1938: 13(10) Arte Cristiana: 73 Balla Giacomo: 37 e (70), 38, 41 Artegrafica Silva: 165 Balla Giacomo, La guerre: 38 Art Nouveau: 186 Balla Giacomo, Lo sbandieramento: 38 Asburgo, dinastia: 25, 30, 31, 172 Ballarin Lino, L’anima missionaria di Guido Maria Asburgo Lorena Este Carlo d’: 26, 30, 31, 32 e (59), Conforti, 1962: 97(42), 116(1) 172; beato: 32; 31 Balletti Russi: 39 Ascoli Piceno: 196 Ballone: 55(112) Asilo Gigino: 14 Bambino Gesù: 50 Asinara: 27(50) Banda Saveriana: 59, 63 ASR: 51(110) Bandini Conforti Edmea: 111 Associazione Basso Clero: 142 Bannone: 55(112) Associazione dei sacerdoti adoratori: 143 Banzola Maria Ortensia: v. Banzola Pellegri Maria Associazione della Piccola Proprietà: 73 Ortensia Associazione “Di Mano in Mano”: 219 Banzola Maria Ortensia, Donne di Parma nella “città Associazione Mutilati: 13 ospedale”: 167

227 Banzola Maria Ortensia, Il Vescovo tra gli Ospedali, 2016: da Leone XIII, 1979: 116(1) 13(5), 51(110), 166 Bazzano: 55(112) Banzola Maria Ortensia, Le donne e la guerra: 13(5) Beata Maria Vergine Aiuto dei Cristiani: 56 Banzola Pellegri Maria Ortensia: 2, 3, 7, 153, 154, Beata Vergine del Rosario di Fontanellato: 115 166, 172, 173; 221 Beato Angelico: v. Istituto “Beato Angelico” Banzola Pellegri Maria Ortensia, 24 aprile 1900: 1ª Beduzzo: 55(112) pietra dell’edificio Missioni Estere, 2001: 43(82), 154 Belém: 199 Baragli Matteo, I “cattolici nazionali” nella grande Belforte: 55(112); 96 Guerra, 2015: 30(54) Belgio: 29, 31, 48, 57 Baratta Carlo Maria, salesiano: 29(54) Belizzone o Bellizzone Napoleone, allievo missionario: Baratta Paolo: 45, 178 60, 61 Barazzoni Bice: 111 Belletti Leopolda: 111 Barbacini Maria: 111 Benassi Maria Candida: 170 Barbarano Vicentino: 198 Benassi Maria Candida: Moda e ‘modi’ femminili in Barbiano: 11 Grande Guerra: 167 Barbieri Albertina: 50, 51 Beneceto: 158 Barbuti Patrizia, La formazione dell’industria nel Parmense Benedetto XV [Giacomo Paolo Giovanni Dalla Chiesa]: dal 1900 al 1920, 1981/82: 35(65) 29, 32(58), 58 e (117), 91 e (33), 94, 97 e (42), Bardini Attilio, allievo missionario: 60, 61 100, 103 e (57), 120, 123 e (17), 124, 125, 126(23), Barelli Innocente, allievo missionario: 60, 61, 63 129(30), 143, 177; 115, 123 Barezzi Mussini Giuseppina: 111 Benedetto XV, Al tremendo conflitto, 1916: 91(33) Bari: 137(68) Benedetto XV, Maximum illud, 1919: 125, 129, 145(96) Barilla: collezione: 38; pastificio: 35 Benedetto XVI [Josef Aloisius Ratzinger]: 123; 115 Barilla Dina: 111 Benelli Sem: 47 Barilli Arnaldo: 16(20), 45 Benezit Emmanuel, Dictionnaire critique et documentaire, Barilli Bruno: 26 1999: 26(48) Barnabiti: 127(27) Berceto: 25, 55(112), 97, 98(46), 118(5), 157, 158; v. Baroni Emma: 111 anche Seminario di Berceto Barricate dell’agosto 1922: 188 Berenini Agostino: 24, 35 e (66) Barriera Aurelio Saffi: 50 Beretta Riccardo: 146(97) Barsotti Giulio, L’anima di Guido Maria Conforti, 1975: Bergamo e le Missioni Cattoliche, 1923: 116(1) 116(1) Bergamo: 132(32), 141 e (87), 144(95), 193, 208; 141 Barsotti Giulio, Più vivo dei vivi, 1970: 116(1) Bergotto: 55(112); 56 Bartolomasi Angelo, vescovo castrense: 74 Bernardo della Natività, carmelitano: 127 Bascapé Gian Carlo-Grignani Ettore-Salvaderi Carlo, Il Bernini Giovanni, don: 163; 77 Ven. Servo di Dio Pietro Trabattoni, 1979: 133(38) Bertacchini Giordana, saveriana: 2 Basetti Gian Lorenzo: v. Viale Basetti Bertani Arduina: 111 Basilica di Aquileia: 73, 74 Bertani Gasparotti Enrichetta: 111 Basilica di Santa Maria Maggiore di Bergamo: 141 Bertini Baroni Emma: 111 Basilica Patriarcale di San Paolo: 94 Bertogalli Alberto, mons.: 57(113) Basilicanova: 43 e (83) Bertogalli Ermenegildo, saveriano: 58(116); 64 Basilicanova Restauri, 1916: 43(83) Bertogalli Giulia: 111 Bassi Assuero Teofano, vescovo saveriano: 58(116), 193; Bertolini Angelina: 111 64, 193 Bertoluzzi: 182 Battaglia degli Altipiani: 21, 28 Bertoni Gaspare, don: 107 Battaglia della Somme: 27 Bertoraglia Luisa: 111 Battaglione ciclisti lombardi: 39 Bertotti Emilio: 27 Battaglione volontari ciclisti: 39 Bertozzi Guglielma: 111 Battei Luigi: 35 Bertucci Uccelli Giovanna: 111 Battesimo di Sangue: 3, 153, 163, 164 Berzieri Cristina, Parma nella grande guerra (1914- Battisti Cesare: 24 e (41), 38; 24; v. anche Piazza Cesare 1919), 2001: 33(60) Battisti Besia Oldrini Celestina: 111 Battisti Giovani Battista, gesuita: 68 Betlem: v. Baumgartner Jacob, L’espansione delle Missioni Cattoliche Betlemme: 113; 83, 224

228 Bettati Piergiorgio, saveriano: 204 Boldini Giovanni: 26 Bettazzi Rodolfo: 85(24), 88 Bolla Antonietta: 111 Bettazzi Rodolfo, Il libro del fidanzato, 1936: 85(24) Bollettino d’arte del Ministero della Pubblica Istruzione: Bettazzi Rodolfo, Purezza!, 1920: 85(24) 44(85) Bezzecca: 24 Bollettino dell’Unione Missionaria del Clero: 116(1), Biagetti Biagio: 177, 178, 180, 184, 186 132(32)(33), 133 e (35)(36)(37)(38)(39)(40)(41), Bianchi Borri Margherita: 111 136(59)(60)(61)(62)(63)(64)(65)(66), 137(67)(69), Bianchi Micheli Annetta: 111 138(79, 139 e (81), 141 e (86)(89) Biassono: 14 Bollettino dell’Unione Missionaria del Clero in Italia: Biblioteca di Archeologia e Storia dell’Arte di Piazza 135(55)(56) Venezia a Roma: 26(48) Bologna: 65(122), 120, 165, 177, 208, 210; 208 Biblioteca Palatina: 8, 45; 202, 221 Bologna Pia: 111 Biblioteca personale di mons. Conforti: 161 Bolzoni, musicista: 50 Biblioteca Romana Sarti dell’Accademia Nazionale di San Bombay: 162; 162 Luca: 44(85) Bonanni Lucia: 207 Biblioteca Saveriana di Parma: 161, 207 Bonardi Giovanni, saveriano: 57(115), 58(115), 97(42), Bibliotheca Sanctorum, 1987: 117(2), 140(85) 118(5), 120 e (13), 125(20), 126(25); 59, 60, 61, 62, Bignami Bruno, La Chiesa in trincea, 2014: 20(31), 118, 127 47(94), 58(118), 68(134) Bonardi Giovanni, Memoriale sulla storia dell’UMC, Binaschi Angelo, saveriano: 58(116); 64 1954: 123(17); 123 Bini Francesco Saverio, comboniano: 128(27); 127 Bonardi Joachim, vescovo: 150 Biondi Bocchi Anna: 111 Bonardi Pietro: 2, 3, 8, 80(5),106(66), 172 Biondi Maria: 111 Bonardi Pietro, Il Beato Conforti per la gente della sua Biondi Pareto Angelina: 111 terra, 1997: 67(127), 80(5) Birmania: 128(27), 145(97); 115, 145 Bonardi Pietro, L’impegno ecclesiale e socio-politico dell’on. Bitta Ines: 111 Michele Valenti, 1989: 23(39) Bizzarri, generale: 13 Bonardi Pietro, “Operaie del Bene”: 167 Bizzoni Adalgisa: 111 Bonardi Pietro, Turbamenti modernistici nella Chiesa di Bizzozero Antonio: 36 Parma, 2012: 143(90) Bobbio: 141(87) Boni Carolina: 111 Bocche di Cattaro: 40 Bonicelli Cesare Silvio, vescovo: 203, 204; 203 Bocchia Icilio: 14 Boni Enrico: 18 Bocchialini Panini Celestina:111 Boni Marcello Leonilda: 111 Bocchia Marina: 111 Boni Teresa: 111 Bocchi Amedeo, Ritratto di signora con cappello nero, Borbone Parma Luisa: 31 1914: 41 Borbone Parma Saverio: 30 Bocchi Amedeo, Tre sorelle, 1917: 41 Borbone Parma Sisto: 30, 31 Bocchi Amedeo: 41 e (77)(78) Borbone Parma Zita: 30, 31, 32(58), 172; serva di Dio: Bocchia Prassede: 111 32 e (59); 31 Bocchi Binda Luisa: 111 Borbone Roberto: v. Roberto di Borbone Bocchi Lucia: 164, 165 Borgo delle Colonne: 67 e (129), 207 Bocchi Maghenzani Clementina: 111 Borgo delle Grazie: 37 Bocchi Maria: 111 Borgo del Leon d’Oro: 158 Bocchi Maria Pia: 111 Borgo San Donnino: 14, 72, 58(117), 105(63) Bocchi Teresina: 111 Borgo Torto: 155 Bocchi Valentina: 15(18) Bormioli Clementina: 111 Boccioni Umberto: 37 e (70), 41(76) Borri Andina Clelia: 111 Boecklin Arnold, L’isola dei morti: 187 Borri Andina Ines: 111 Boesso Carmelo, saveriano: 204 Borri Fattorini Maria: 111 Boggian Bernardetta, saveriana: 212; 212, 217 Borromeo Carlo: v. San Carlo Borromeo Boggio Tomasaz Cecilia, Fiori nel fango, 2015: 12(3) Borsi Spaggiari Marietta: 111 Boito Arrigo: v. Conservatorio Boito Boschiero Nicoletta: 39(74) Boito Arrigo, Mefistofele, 1916: 48 e (96) Bosco: 55(112); 96 Boito Camillo: 45(87) Bosco Giovanni: v. San Giovanni Bosco

229 Boselli Antonio: 120 Caffi Teresina, saveriana: 217 Boselli Boschetti Giuseppina: 111 Caffi Teresina, Va’, dona la vita!: 217 Boselli Ferrari Maria: 111 Caillebotte Gustave: 186 Boselli Paolo: 23, 28 Calabria: 3: 86(25), 136(65) Bottego Celestina, venerabile: 164, 212; 212 Calegari Carlo: 3, 153, 162, 163 Botteri Anguissola Camilla: 111 Calendario liturgico 1916: 56(113) Bouttiaux Fantini Livia: 111 Calestano: 25, 36, 37(68)(69) Bovi Faustina: 111 Calidoni Mario, Catalogo delle chiese, 1975: 43(81) Bozano Serafina:111 Callari Paolo: 144(95) Bozzi Giovanni, don: 96 Calvario: 83 Braga Gaetano: 50 Calvi Luisa e Sorelle: 111 Bramante Donato: 67(128) Calza Luigi, vescovo saveriano. 57(115), 58(116), Brambilla Giuseppe, saveriano: 58(116); 64 148(101); 64 Brambilla Maria: 111 Calzolari Paolo, don: 19 Brasile: 128(27), 212, 213, 215; 115, 195, 199, 201; - Camaldoli: 205 Paraense: 194; - Sud: 201 Camera dei Comuni: 28 Bresadola Pedretti Ernestina: 111 Camera dei Deputati: 34, 35 Brescia: 68; 199; v. anche Brigata Brescia Camera del Lavoro sindacalista: 37 Brettoni Eduardo, vescovo: 105(63) Camera di Commercio: 20(32), 36 Brigata Arezzo: 39 Camera Guglielmo, saveriano: 125, 149 Brigata Brescia: 40 Camera Guglielmo, Da Unione Missionaria del Clero a Brigata Sicilia: 20 Pontificia Unione Missionaria, 2004: 117(1) Brigata Taro: 20 Camera Guglielmo, Il beato Paolo Manna e s. Guido Brigitte, suor: 204 Maria, 2016: 115 Broli Elisa: 111 Camera Guglielmo, Tutta la Chiesa missionaria, 2016: Brook-Shepherd, L’ultima imperatrice, 1992: 32(59) 115 Brunazzi Menoni Luisella: 2, 170 Camera Guglielmo, Un “tandem” insuperabile, 2016: 115 Brunazzi Menoni Luisella, L’opinione pubblica: 167 Camera Guglielmo. Tutti responsabili del Vangelo, 2014: Brunazzi Menoni Luisella, Parma negli anni 20: 15(17) 117(1), 125(19), 149(104) Brunazzi Menoni Luisella, Tra politica e pubblicistica, Camerata degli artisti: 41 2012: 37(71) Camerata parmense: 65(121) Brunazzi Priamo: 13 Camerun: 216; 198, 200 Bruni Natale, arcivescovo: 105(63) Caminada Augusta: 111 Bucarest: 29 Camisa Calda Annunciata: 111 Buckingam Palace: 31 Cammarano Fulvio, Abbasso la Guerra!, 2015: 17(22) Bucovina: 28 Campagna anticolerica: 51(107) Budapest: 31 Campanini Annetta: 111 Buenos Ayres: 50(103) Campanini Giorgio: 2 Buffet ai sapori di guerra: 171 Campanini Sandro: 34 Buglia Nasalli Teresa: 111 Campanini Sandro, Giuseppe Micheli e la Politica Bukavu: 218 Nazionale, 1999: 35(64) Bulloni Serra Carolina: 111 Campanini Vittorio, don: 104 Buona Novella: 115; v. anche Vangelo Campari Vittorina: 111 Buona Stampa: 93 Campodolcino: 136(57) Burundi: 212; 217 Campo Marte: 51, 57 e (115), 128(27), 205 Busse Jacques: 26(48) Campora: 55(112) Busseto: 165 Campora Nazzani Estella: 111 Butturini Giuseppe, Le missioni cattoliche in Cina, 1998: Canada: 31 117(1) Cancelli di Reggello Valdarno: 72 Canepa Giuseppe: 24 Cadorna Luigi: 11, 23, 25 e (45), 27 Caneto: 55(112) Caduti parmensi della grande Guerra: 172 Canetolo: 55(112) Cafasso Giuseppe, san: 117(2) Cangiullo Francesco: 38 Caffè Marchesi di Parma: 37 Canonici Donnino, don: 96

230 Canta che ti passa: 167 Caronti Giuseppe Emanuele, benedettino: 182, 186, 187 Cantilli Elisa: 111 Carpi: 105(63) Cantini Carla: 32(59) Carrà Carlo Dalmazzo: 37(70), 39 Cantoni Padovani Giulia: 111 Carra Giuseppe: 182 Cantori di Ravarano: 68(132) Carrara Camillo, vicario apostolico: 125(21) Capelli Antonietta: 162 Carrattieri Mirco: 18(24) Capitolo della Cattedrale di Parma: 43(79) Carrega Bertolini Francesco o Franco: 12 e (4), 36 Capodistria: 74 Carrega Emilia: 111 Caponi Matteo, “Guerra giusta” e guerra ai civili. La Carso: 22, 25, 39, 65(121), 73, 74, 174, 180 Chiesa e i bombardamenti sulle città, 2015: 30(56) Casa del Clero di Bologna: 210 Caporetto: 11, 23, 27 Casacca: 55(112); 56 Cappella Bajardi: 172, 153, 180, 182 Casa Galvana: 55(112) Cappella Cantelli: 182 Casale di Colorno: 55(112) Cappella dei Caduti nella Cattedrale di Parma: 7, 175 Casalora di Ravadese: 163 , 115 Cappella del Sacro Cuore: 175, 176 Casalucci Ennio, saveriano: 204 Cappella della Casa Madre dei Saveriani: 210 Casa madre dei Saveriani: v. Casa Madre saveriana Cappella del Santissimo in Casa Madre Saveriana: 206 Casa Madre di Parma: v. Casa Madre saveriana Cappella di San Sebastiano: 182 Casa Madre saveriana: 57 e (115), 153, 154, 163, 164, Cappella di suffragio pei poveri Caduti in guerra: v. 165, 166, 193, 203, 204, 205, 208, 211, 216; 115, Cappella dei Caduti nella Cattedrale di Parma 154, 203, 204, 219, 224 Cappella Espiatoria per i Caduti in Guerra (Cattedrale di Casarola: 55(112) Parma): 188 Casaselvatica:55(112); 56 Cappella Lalatta Bajardi: 182 Casatico di Langhirano: 68(131) Cappella Martiri: 208, 211; 222 Casella Umberto: 22; 22 Cappella Paolina: 178 Caserta: 147 Cappella Sistina: 44, 178 Caso Riva: 118(5) Cappuccini: 52(110), 58(117), 119, 127(27), 128(27), Casola di Tizzano: 55(112), 56 161; 127 Cassa Cattolica di Parma: 16 Capra Paolina: 111 Cassa Centrale Cattolica: 12(4), 35, 36 Capra Pietro: 133 Cassa di Risparmio di Parma: 25, 36, 41 e (79), 43(79), 165 Capriglio: 164 Cassani Edgardo: 68 e (133) Caprioli Adriano: 132(33) Casse Rurali: 35, 36 Capuozzo Toni: 218 Cassi Antonino, allievo missionario: 60, 62 Capuzzi Giacomo, vescovo: 134(50) Castell’Aicardi: 56(112) Caravaggio [Michelangelo Merisi]: 44(85); paese: 45(86) Castelleone: 200 Caravaglia Luigi: errato per Cavenaghi Luigi (v.) Castelli Giovanni, saveriano: 154; 144, 154 Carbone: 195 Castello del Buon Consiglio: 24 Carcassi Maria Antonietta, L’incognita d’una imperatrice, Castellonchio: 56 1916: 30(55) Castelmozzano: 55(112) Carducci Giosue: v. Via Carducci Castelnuovo don Bosco: 117(2) Careh-el-Boursa: 162 Castione Baratti: 55(112) Carità di Parma: 51(107) Catarsi Manuela: 172 Carletti, violinista: 50 Catarsi Manuela, “Appunti di una crocerossina”: 167 Carletti Amalia: 111 Catechismo in forma di vera scuola: 146 Carletti Annibale, don: 55(110) Catrice Paul, Le père Paul Manna, 1966: 116(1) Carlo d’Asburgo: v. Asburgo Lorena Este Carlo d’ Cattaneo Agostino, vescovo: 105(63) Carlo I d’Asburgo: v. Asburgo Lorena Este Carlo d’ Cattaneo Mariolina, Le virtù femminili scrissero un pezzo Carlo VIII: 30(55) della Grande Guerra, 2016: 18(23) Carmelitani: 119, 127(27), 128(27); 127 Cattaro: v. Bocche di Cattaro Carnevale: 47 Cattedrale di Parma: 7, 19; 43 e (83), 45(86)(87), Carnia: 21, 22 49(101), 56, 65 e (121), 68(131), 79(2)(3), 112, 142, Carobbio: 55(112) 153, 156, 158, 166 , 172, 175, 176, 177, 180, 182, Caronti Emanuele, Gli affreschi del Biagetti nella 204, 205, 210, 211; 75, 79, 188; - cupola: 44(85), 45; cattedrale di Parma, 1923: 173 - parrocchia: 219

231 Cattedrale San Ciriaco di Ancona: 216; 216 Cimone: v. Faelli Emilio Caumont Caimi Maria: 111 Cina: 57(115), 58 e (116), 73, 128(27), 148 e (101), Cavacciuti Bice: 111 193, 211; 36, 59, 75, 115, 127 Cavacciuti Gherardi Maria: 111 Cinema Edison: 25, 47 e (93) Cavalli Maria: 111 Cinquantenario delle Missionarie di Maria-Saveriane: 210 Cavatorta Gombi Maria: 111 Cinquantesimo di Sacerdozio di 13 Saveriani: 217 Cavell Edith Louisa: 48 Circoli giovanili cattolici: 93 Cavenaghi Luigi: 44, 45(86), 46 Circolo Culturale “Il Borgo”: 221 Cavour Camillo Benso conte di: v. Via Cavour Cirillo Giuseppe-Godi Giovanni, Guida Artistica del Cazzani Giovanni, vescovo: 47(94) Parmense, 1986: 67(129) Ceda: 55(112) Cisterna E., La Cena: 89 Cedogno: 55(112) Città del Vaticano: 186 Celebrazioni natalizie in Casa Madre: 224 Cittadella di Padova: 202 Celebriamo i nostri martiri: 218 Cittadella di Parma: 46; 46 Cella Corte Palmia: 68(132) Cividale del Friuli: 73 Cenacolo solariano: 29(54) Civinini Guelfo: 74 Centenario di Fondazione dell’Istituto delle Missioni Estere: Clemenceau Georges: 30 210 Clemente da Terzorio, cappuccino: 127 166ª Batteria di bombarde: 22 Clerici Italo: 18 Centro Missionario Diocesano: 217 Clinica Chirurgica: 14 Centro Pastorale Diocesano “Anna Truffelli”: 8; 217, 219, Clinton Chelsea: 218 221 Clivio Maria: 111 Centro Studi Confortiani Saveriani: 7, 8, 58(115), 153, Coatbridge: 200 154, 156, 162, 165, 166, 168(2), 169(6), 173, 193; Cocchi Benito, vescovo: 204, 210, 211; 210 167, 196, 202, 219, 221 Cocconi Elvira: 111 Centro Xavier: 199 Cocconi Pietro: v. Ospedale Militare di Riserva “Pietro Ceresoli Alfredo, Spiritualità missionaria di un sacerdote Cocconi e Scuole elementari “Pietro Cocconi” diocesano, 1996: 117(1) Cocconi Ponzi Maria: 111 Cereto di Tizzano: 55(112) Cocconi Umberto, don: 2, 3, 5; 219 Ceretolo: 55(112) Cocconi Umberto, Il Vescovo Pastore nella grave Cerruti Campari Lucia: 111 quotidianità: 3, 5, 79-113; 221 Certosa: 56(113) Cocconi Umberto, Primo Congresso Catechistico e Prima Cervignano: 65(121) Settimana Catechistica, 2014: 104(61), 146(98) Cesarea: 150 Cocconi Umberto-Ferro Ermanno, Una collaboratrice Cesari Alinda: 111 impareggiabile del Conforti, 2015: 166 Cesarini Sforza Ildegarda: 111 Coceco: 162; v. Calegari Carlo Chase Merrit William: v. Merrit Chase William Coenzo: 162, 163 Chiari Barberi Antonietta: 111 Cognento: 58(117) Chiari Celestina: 111 Cogolonchio: 73 Chiari Chiara: 166; 111 Colla Giuliano-Vetro Gaspare Nello, Arnaldo Furlotti. Chiari Italina: 14 e (17), 15(17) Il sigaro sullo spartito, 2004: 73(147) Chiari Panichi Anna Maria: 111 Collecchio: 15, 18, 43, 49 e (100) Chiari Peroni Valentina: 111 Collecchio. Concerto di beneficenza, 1916: 18(25) Chieli Stefano, saveriano: 58(116); 64 Collegio Brignole Sale per le Missioni Estere di Genova: Chieppine: v. Suore Chieppine 118(4); 127 Chieri: 85(20) Collegio di Nostra Signora del Sacro Cuore: 70, 72; 71 Chiesa: cattolica: 6, 82, 95, 96, 97, 100, 104, 107, 129, Collegio di Santa Cecilia: 69; 69 133, 141, 142, 144, 148(100), 149, 176, 211, 215; Collegio gesuitico “Cesare Arici”: 68; 68 100, 115, 124, 130, 131, 150, 219; - militante: 187 Collegio San Celso di Milano: 14 Chiesa Damiano: 24 Collegio Urbaniano: 123(17) Chiesa dei Servi: 12 Colli Evasio, vescovo: 154, 157; 154, 219 Chioggia: 133 e (39) Colombia: 212; 219 Ciad: 200 Colorno: 32, 55(112), 163 Cimarelli Gabriele, saveriano: 211; 203, 222 Coltaro: 55(112)

232 Comboniani: 118(4) 163, 196, 199, 202, 204, 207, 219, 221, 222; v. anche Comelli Italo, Cesare Battisti, eroe nel cuore di Parma: Santuario Conforti 24(41) Conforti Guido Maria, Ai dilettissimi Giovani Cattolici Comitati di Preparazione Civile: 17(22), 18 della Diocesi, 1925: 139(84) Comitato civile Cattolico: 91 Conforti Guido Maria, Alle Alunne delle Dame Orsoline, Comitato di Parma della Croce Rossa: 12 14 novembre 1915: 109(75) Comitato esecutivo dell’erigenda cappella del S. Cuore: 177 Conforti Guido Maria, Al tremendo conflitto, 1916: 58 Comitato femminile di Langhirano: 48 Conforti Guido Maria, Al Ven.le Cleri Curato della Città Comitato Parmense di Preparazione Civile: 16 e della Diocesi - 13 luglio 1916: 98(46) Comitato Provinciale per il Centenario della prima Guerra Conforti Guido Maria, Beatissimo Padre - Modena 16 Mondiale: 169 ottobre 1916: 100(50) Comitato Regionale di Mobilitazione per l’Emilia: 33 Conforti Guido Maria, Costituiti da Dio padri e pastori Comizi agrari: 28 della anime: 100(81) Comizzoli Giovanni, don: 134 Conforti Guido Maria, Diario: 128(27), 174, 175, 177, Commissariato Diocesano: 108; 106 178, 180 Commissione diocesana di Lodi: 134 Conforti Guido Maria, Il saluto del Vescovo, Scandiano Commissione Diocesana di Parma: 109 Agosto 1916: 99(48) Commissione Parmense per la Conservazione dei Conforti Guido Maria, L’Arcivescovo-Vescovo al Monumenti: 45, 180 Venerabile Clero Curato della sua Diocesi, 7 ottobre Commissione Provinciale per l’Agricoltura: 33 1915: 108(69)(70)(71), 109(72) Como: 136(57)(59), 137, 140(85), 193; 193, 200 Conforti Guido Maria, Lettera a Giovanni Bonardi, Compagnia di Gesù: 128(28) 1907: 118(5) Complesso del Vittoriano. 74(148) Conforti Guido Maria, Lettera a Giovanni Bonardi, Complimenti per fanciulli: 61 1921: 118(6) Comune: v. Parma: comune Conforti Guido Maria, Lettera Ai MM. EE. Sigg. Vicari Comunione Generale: 98 Foranei, 15 maggio 1916: 109(73) Comunioni d’oro: 56(113) Conforti Guido Maria, Lettera ai Padri ed alle Madri Comunità dei Saveriani in Italia: 218 della sua Diocesi, 25 ottobre 1914: 108(68) Comunità Saveriana di Parma: 203 Conforti Guido Maria, Lettera al Clero per la Pace, 13 Comunità Saveriane di Parma: 218 marzo 1916: 90(32), 91(34), 92(35)(36), 93(37), Concilio Ecumenico Vaticano II: 199 94(38); 91 Conforti Bocchi Matilde: 111 Conforti Guido Maria, Lettera Al Venerando Clero e Conforti Guido Maria: beato: 211; devozione: 3, 153, dilettissimo popolo della città e della Diocesi - 8 Maggio 155-156; santo: 77, 163, 191, 192, 193, 194, 203, 1916: 95(40), 96(41), 97(43) 206, 209, 210, 211, 212, 213, 214, 215, 216, 217, Conforti Guido Maria, Lettera a P. Manna da Parma 13 218, 223; 115, 199, 219; servo di Dio: 155; tomba: marzo 1916: 119(8), 121(14) 213; vescovo-arcivescovo: 3, 5, 6, 7, 12(4), 13 e (11), Conforti Guido Maria, Lettera a P. Paolo Manna, 28 14, 16, 18, 19(27), 32 e (58), 41 e (79), 51 e (110), aprile 1916: 123(17) 52(110), 55 e (111)(112), 56 e 113), 57 e (115), 58 Conforti Guido Maria, Lettera di Mons. Arcivescovo- e (115)(116)(117), 65, 67, 68, 69, 70, 72, 73, 77, 79 Vescovo ai Soldati Parmensi - 20 dicembre 1916: 80(4); e (1)(2)(3)(4), 80 e (5), 81, 82, 84, 85, 87, 88, 89, 221 90, 92, 93, 94 e (39), 95, 96 e (42), 97, 98, 99, 100 Conforti Guido Maria, Lettera pastorale 15 Febbraio e (50)(51), 101, 102, 104, 105 e (63), 106, 107, 108 1916: 80(4) e (68)(69), 112, 113, 116(1), 117, 118 e (5)(6), 119 Conforti Guido Maria, Lettere pastorali, 1983: 139(84) e (8), 120, 121 e (13)(14), 123 e (17), 125 e (21), Conforti Guido Maria, Omelia Epifania 1916: 79(2), 126 e (25), 127 e (27), 128(27), 129 e (30), 132, 82(11)(12), 84(13)(14)(15); 83 139(84), 140, 141 e (87), 142, 143, 144, 145 e (96) Conforti Guido Maria, Omelia 14 Gennaio 1916: 79(2), (97), 146(97)(99), 148 e (100)(101)(102), 149, 153, 84(16), 85(17), 87(26)(27), 88(28)(29); 83 154, 155, 156, 157, 158, 159, 160, 161, 162, 163, Conforti Guido Maria, Omelia 13 Aprile 1916: 79(2) 164, 165, 166, 169, 173, 174, 176, 177, 178, 180, Conforti Guido Maria, Omelia 23 aprile 1916: 66(124), 182, 184, 187, 188, 192, 203, 204, 205, 206, 207, 79(2), 80(6), 81(7)(8), 82(9)(10); 83 216, 217; 36, 42, 53, 56, 68, 72, 76, 77, 79, 83, 89, Conforti Guido Maria, Omelia 8 dicembre 1916: 79(2) 94, 98, 100, 101, 110, 112, 115, 118, 122, 123, 124, Conforti Guido Maria, Omelia del Natale 1916: 79(3), 127, 130, 131, 143, 144, 147, 154, 159, 160, 161, 178

233 Conforti Guido Maria, Omelia per la solennità del Santo Corchia: 55(112); 56 Natale 1916: 112 (77) Cordero Bologna Lucia: 111 Conforti Guido Maria, Parole pronunciate da Mons. Cordero Ernestina: 111 Arcivescovo Vescovo il 10 novembre, 1916: 79(3) Corelli Arcangelo, Pastorale per quartetto d’archi e Conforti Guido Maria, Presentazione alla Diocesi della organo: 50 lettera collettiva dell’episcopato emiliano, 1916: 90(30) Corinaldo: 198 (31) Corinzi, seconda lettera ai-: 202, 220, 223 Conforti Guido Maria, Quarta lettera Circolare, 1916: Corniglio: 48, 49 e (100), 55(112) 57(115), 58(116) Corona di Comunioni Offerte dai Figli dell’Istituto Missioni Conforti Guido Maria, Quinto tempo Costituzionale, di Parma Al loro Amat.mo e Rev.mo Rettore - Nel giorno 1916: 58(115) di sua Professione Perpetua - 25 Marzo 1916: 60 Conforti Merope: 111 Corradi Cervi, caseificio: 35 Confucio: 64 Corradi Maria: 111 Congo: 199, 218 Corradi Maria, marchesa: 111 Congregazione della Dottrina Cristiana: 105, 109 Corradi Mazzadi Ausonia: 111 Congregazione delle Missionarie di Maria-Saveriane: 164 Correggio [Antonio Allegri]: 43, 44, 176 Congregazione missionaria del Conforti: 156 Correggio, Assunta: 44 Congregazione saveriana: 196 Corridoni Filippo: 12 Congresso generale sanitario di Bruxelles, 1902: 87 Corriere della Sera: 16(20), 74 Congresso Internazionale dell’Unione Missionaria del Clero: Corte Austriaca: 32(58) 145(97) Corticelli: 56(112) Congresso missionario internazionale: 115 Cortile San Martino: 18(25) Connolly James: 28 Cortina: 29(53) Conservatorio Boito: 193; v. anche Conservatorio di Cortona: 38, 67(128) Parma Coruzzi Giuseppe: 33 Conservatorio di Parma: 18(25), 49, 50 e (102)(103), Cosenza: 125(21), 132, 136(57)(59), 138 e (71); 136 65(120)(121), 68(133), 74 Costa Donatella: 20(32) Consigli Giovanni, don: 67 e (130) Costalonga Angelo, saveriano: 11, 44 Consigli Giovanni, La “Madonna della Pace” e Parma, Costantini Celso, mons.: 73; 74, 75 1916: 67(129) Costantino: v. Editto di Costantino Consigli Luigi, don: 67; 76 Costanza: v. Lago di Costanza Consiglio di presidenza dell’Unione missionaria del Clero: Costruttivismo: 186 147 Cotta Adolfo: 33, 45 Consiglio Superiore della Propagazione della Fede: 147 Cottino José: 117(2) Consorzi agrari: 28 Coulliaux Bonanno Jenny: 111 Consorzio dei vivi e dei morti: 142 Cozzanello: 55(112) Consorzio Obbligatorio Parmense per i fabbricanti di c.p., La chiesa sconsacrata si apre alla città, 2017: 67(129) pomodoro: 34 Cremona: 47(94), 55(110), 165; 200 Conti Albina: 111 Cresima: 56(113), 72, 209; 72 Conti Augusto: 99 e (47); 98 Cresimandi di Sissa: 222 Contini Ugolotti Linda: 111 Crespi Mario, Carlo Fedeli, 1995: 85(22) Convegno di cappellani militari: 74; 74 Cresta Croce: 21 Convegno “Parma 1915-1918: l’opera della donna in tempo C.R.I.: v. Croce Rossa Italiana di guerra”: 7, 153, 165, 166, 168-172, 173; 167 Cripta dei Cappuccini: 32 Convento dei Servi: 12 Crisantemi, 1916: 49(99) Convitto nazionale di Cividale del Friuli: 73 Crispolti Filippo Sabinus: 29(54), 30(54) Copelli Aldo: 73(145) Cristalli Italo: 18 Copermio: 55(112) Cristiada: 123(16) Copertini Spartaco: 65(120) Cristianesimo: 149 Copertini Spartaco, Marcia funebre: 65 e (120) Cristo: v. Gesù Cristo Corale Euterpe: 65(119) Cristoforo Colombo - Marcia: 63 Corale Verdi: 49(101), 65(119) Cristo morto tra le braccia della desolata Madre: 182 Corazza Agostina: 111 Cristo Risorto, parrocchia di Parma: 208 Corbellini Pattarino Giuseppina: 111 Croce Rossa Italiana: 12, 13, 14, 15(17), 17, 48, 172;

234 Comitato di Parma: 168(2); 167 De Cupis Giuditta: 111 Croce Rossa 11 di Parma, treno: 14 De eucaristica puerorum utriusque sexus Communione, Croci Elmina: 111 1916: 97(44) Crociata Missionaria: 150 Defendenti Pietro, chierico: 133(38) Crocifisso dell’Oratorio della Pace: 207, 208 De Gennaro Giuseppe, don: 138 Cronaca del Santuario Conforti: 8 De Giorgi Cevaschi Lina: 111 Crosara Lorenzo, saveriano: 201 De Giorgi Maria, Va’ e di’ ai miei fratelli, 1994: 165 Crozzon: 21 De Goracuchi Ilaria: 169(5); 167 CSCS [Centro Studi Confortiani Saveriani]: 154, 155, Del Bono Stocchi Emma: 111 156, 157, 162, 163, 165; 116 Del Campo Ennio: 50 Cubismo: 38(72) Del Campo Giuseppe: 18 e (25) Cucci Giovanni, Consigliare i dubbiosi: 208 Delfina M.T., L’amore in Paolo Mantegazza, 2008: Curia diocesana di Parma: 100 86(25) Curia Generalizia S.S.X. - Archivio: 130, 131 Del Gaudio Teresa, saveriana: 163, 165; 164 Curia romana: 145 Del Grano Campari Pia: 111 Curi Remo, L’esercito della carità, 2017: 15(17) De Libero Giuseppe, Il Cardinale Camillo Laurenti, Cusani Cavalli Pina: 111 1942: 121(15) Cusani Lamberto: 43, 45, 180, 182, 211; 42 Della Chiesa Giacomo: 94; v. anche Benedetto XV Cuzzi Marco, Dal Risorgimento al Mondo nuovo, 2017: [Giacomo Della Chiesa] 36(66) Della Pietra S.: 115 Dellapina Mario, don: 75 Dagnino Amatore, saveriano: 58(116), 162; 162 Della Torre Francesco: 22 Dagnino Vincenzo, saveriano: 64 Della Valle Orlandini Camilla: 111 Dalcò Fabrizia: 170 Della Valle Paolo, saveriano: 204 Dalcò Fabrizia, Dizionario Biografico delle Parmigiane, Del Prato Guglielmina: 111 2012: 15(17) Del Rio Mauro: 207 Dalcò Fabrizia, “Il libro d’oro delle donne dell’agro Delsante Ubaldo: 2, 3, 5, 11, 41(78), 51(109), 106(66), parmense”: 167 172; 219 Dalla Chiesa Pizzorni Irene: 111 Delsante Ubaldo, Angelo di Pace nella Grande Guerra, Dalla Giacoma Malpeli Antonietta: 111 2016: 32(59) Dall’Aglio Angela: 155 Delsante Ubaldo, Dizionario dei collecchiesi, 1960: Dall’Aglio Carlo: 155 15(17) Dall’Aglio Italo, I Seminari di Parma, 1958: 158 Delsante Ubaldo, Parma di fronte al terremoto calabro- Dall’Aglio Italo, La Diocesi di Parma, 1966: 43(83), siculo, 2010: 12(4) 67(129)(130) Delsante Ubaldo, Secondo anno di guerra: ansie e Dalla Rosa Guardasoni Maria:111 solidarietà nel “fronte interno”: 3, 5, 11-77; 221 Dalla Rosa Laurent Teresa:111 Delsante Ubaldo, Zita di Borbone Parma, l’imperatrice Dalla Rosa Prati, famiglia: 32 migrante: 167 Dalla Torre Giuseppe: 103(57) Del Soldato, arpista: 50 Dalla Valle Ferrante: 51 e (107) Del Soldato Pietro, mons.: 14 e (16), 175 Dal Pozzo Liberati Zaira: 111 De Luca Annunciata: 111 Dal Pozzo Rinaldo, saveriano: 193 De Maria Carlo: 18(24) Da Mareto Felice: 182 De Maria Luciano: 37(71) Da Mareto Felice, Bibliografia Generale delle Antiche De Nittis Giuseppe: 26 Province Parmensi - Autori, 1973: 161 Depero Fortunato: 38, 41 Dame Orsoline: 12(4), 68, 69, 109(75), 112 Depero Fortunato-Balla Giacomo, Ricostruzione futurista Daniele, profeta: 81 dell’universo, 1915: 39 D’Annunzio Gabriele: 40, 41(75), 47 Depero il mago, 2017: 39(74) D’Annunzio Gabriele, Il Notturno: 40 De Pisis Filippo: 39 De Ambris Alceste: 24, 36(66) Deposito 49° Reggimento Fanteria: 157; 160 De Camillis Mario: 144(94) Deposizione di Cristo Signore al sepolcro: 155; 156 De Chirico Giorgio: 39 Deputazione di Storia Patria: 161, 168(2); 167 X Grand Prix: 22 Deputazione provinciale: 178 Decreto vescovile costitutivo del Santuario Conforti: 204 De Rillé Laurent: 50 e (106)

235 De Rillet: v. De Rillé Laurent Duomo di Parma: v. Cattedrale di Parma De Rosa Gabriele: 137(68) Durazzo: 27 Desio: 200 Devodier Tersilla: 111 Eckartsau: 31 Diario Vescovile: 99(49) Edison Thomas Alva: v. Cinema Edison Diaz Armando: 23, 27, 177 Editrice Missionaria di Bologna: 208 Di Betta Andrea: 15(18) Editrice Missionaria Italiana: 165; 208, 217, 218 19° Reggimento fanteria: 40 Editto di Costantino: 117 Di Fausto Florestano: 46 Edolo: 21 Dinatale Corrado, saveriano: 148(101) Efraim: 206 Dio: 23, 32, 52(110), 57(115), 66, 68, 70, 80, 81, EG: v. Evangelii Gaudium 82, 84, 88, 90, 91(33), 95, 96, 80, 81, 82, 84, 88, Egypte: 162 90, 91(33), 95, 96, 101, 102, 104, 107, 113, 127, Elena di Montenegro: 187 129(30), 133(34), 137, 141, 145(96), 148(100)(11), Emaldi Alfeo, saveriano: 193 150, 158, 159, 160, 178, 191, 193, 203, 204, 209, Emanuele: v. Caronti Giuseppe Emanuele, benedettino 210, 212, 214, 215, 216, 218, 223; 60, 61, 62, 71, Emanuele Filiberto Duca d’Aosta: 73 76, 77, 89, 91, 100, 101, 115, 124, 130, 131, 136, EMI: v. Editrice Missionaria Italiana 154, 160, 164, 195, 197, 198, 204, 208, 219; - Padre: Emilia: 102; 33, 127 211; Enchiridion della Chiesa Missionaria, 1997: 132(31) Dio Famiglia e Patria: 62 Enciclopedia Cattolica: 144(94) Diolo di Soragna: 43 Enciclopedia Zanichelli, 1993: 85(18)(19)(23) Dionisi Antonio: 15 e ( 18) Ephtimios Frères: 162 Dionisi Vici Basetti Giannina: 111 Epifania: 210; 83 Direzione Generale dell’Istituto Saveriano: 8; 154, 196 Episcopato Regionale Emiliano: 99, 100(50), 101, 120 Direzione generale Saveriana: v. Direzione Generale Episcopio di Parma: v. Vescovado di Parma dell’Istituto Saveriano Erba Achille, Preti del sacramento e preti del movimento, Diritto Canonico: 14(16) 1984: 118(5) Disciplina di pensiero, 1916: 21(33) Erba Achille, “Proletariato di Chiesa” per la cristianità, Dizionario Biografico degli Italiani, 2012: 85(20)(21)(22), 1990 : 143(91) 99(47) Ercole Pietro, mons.: 147 Dizionario degli istituti di Perfezione, 1973: 117(2), Eritrea: 125(21) 126(24), 144(95) Erode: 83 Djagilev Sergej Pavlovic: 38, 39 Eroi del Carso: 174; 174 XII Capitolo Generale: 196 Estremo Oriente: 142 Dodovich, musicista: 50 Eucarestia: v. Eucaristia Dogali: 99(47) Eucaristia: 186, 208, 211, 212; 219 Domenicani: 127(27), 128(27) Eucaristia in Coena Domini: 206 Donizzetti Gaetano, La Favorita: 47 Eugenio di Savoia: 98 Dosi Enrichetta: 111 Europa: 26, 31, 52(110), 58, 81, 91(33), 98, 101, Dotti, maestro di musica: 68 128(27), 184, 209; 54, 60, 100, 124, 198 Dottrina Cristiana: 107; 106 Euterpe: v. Società corale “Euterpe” Douala: 198, 200 Evangelii Gaudium, 2013: 115 Dovara Giuseppe, In memoria del Generale Umberto Evemon, Varietà Cinesi: il bambù, 1916: 64 Montanari, 1932: 23(38) Drago Luigi, don e mons.: 6, 141; 147, 219 Fabbriceria della Cattedrale di Parma: 45, 182 Drugman Erminia: 111 Fabris Ughi Emma: 111 Dublino: 28 Fabrucci Giuseppe, vescovo: 14, 58(117), 72, 105(63) Duca d’Aosta: 15 Facconi Maria: 111 Ducato di Parma: 207 FACI: v. Federazione tra le Associazioni del Clero in Italia Ducato di Parma-Piacenza-Guastalla: 161 Faelli Emilio, I Borboni di Parma e la nuova imperatrice Ducenta: 115, 147 Zita, 1916: 30(55) 207° Fanteria: 55(110) Fainardi Berzioli Linda: 111 208° Reggimento Fanteria Brigata Taro: 20 Fainardi Riccardo: 26 228° Reggimento di Fanteria: 75 Fainardi Simoni Emma: 111

236 Famija Pramzana: 49(101) Ferro Ermanno, Cenni e fotocronaca dell’anno 2016 a Fano: 138(78) Parma al riflesso della personalità di San Guido Maria Fargorida: 21 Conforti: 191-225 Farinelli Leonardo: 2, 35(64) Ferro Ermanno, Nota introduttiva: 173 Farnese, dinastia: 45(88) Ferro Ermanno, Pagine Confortiane, 1999: 58(115) Farnese Alessandro: 98 Ferro Ermanno, Ultime acquisizioni di scritti confortiani e Faticanti Edoardo: 18 di storia saveriana: 153 FCT 13: 148(100) Festa Internazionale della Storia: 13(5), 20(32), 168(2); FCT 2: 118(5)(6) 167 FCT 4: 116(1), 118(3), 118(4), 119(8)(9), 120(13), Fiaccadori Pietro: v. Libreria Fiaccadori: 156 121(14), 125(20)(21)(22), 126(23)(24)(25)(26), Fidei Donum: 149 e (103), 150 127(27), 128(28), 129(29)(30), 144(93), 145(97), Fidenza: 28 e (52), 58(117), 72 146(97); 116, 147, 219 Fides IV, dirigibile: 22 FCT 13: 148(100) Figli del Sacro Cuore: 118(4), 126 e (24); 127; v. anche FCT 14: 120(11); 59 Comboniani FCT 18: 143(90), 94(39), 143(90) Figlio: 192; 115, 198; v. anche Gesù Cristo FCT 22: 108(68) Figna Clarice: 18 FCT 23: 108(69), 109(75), 112(76) Filagrana Bianca: 111 FCT 24: 16(21). 19(24)(25), 32(58), 43(79), 51(110), Filippini, cav.: 182 55(112), 58(118), 66(124), 69(135), 79(2)(3), 80(4)(6), Filzi Fabio: 24 84(16), 87(26), 90(30)(32), 91(33)(34), 92(35), 95(40), Fiori Franco, saveriano: 200 98(46), 99(48), 100 e (50)(51), 101(52), 102(53)(54) Firenze: 26, 45, 65(120), 85(22)(24); 74, 150 (55), 103(56)(58), 104(59)(60), 105(62), 106(64)(65), Fiume: 187 107(67), 109(73)(74), 112(77), 113(78)(79) Flores: 219 FCT 26: 32(58) Foà Pio: 85 e (21) FCT 27: 157 Fochi Zelinda: 111 FCT 28: 157, 158 Fondazione Cassa di Risparmio di Parma e Monte di Fede: 187 Credito su Pegno di Busseto: 165 Fede e Civiltà: 58(116); 36, 64 Fondazione Magnani Rocca: 38(72)(73), 39(74), 41(76) Fedeli Carlo: 85 e (22) Fontana Lorenzo, saveriano: 193 Fede mia. Vita mia: 109 Fontana Lorenzo, allievo missionario: 60, 62, 63 Federazione della Casse associate: 35 Fontana Lorenzo, La macchina per volare. Monologo: 63 Federazione tra le Associazioni del Clero in Italia: 143 e Fontanellato: 18, 43, 88, 204, 217; 42, 98, 115 (91) Fontanellato agosto 1916: 98 Felegara: 23 e (39), 47, 48 e (96)(97) Fontanellato. Un grande Concerto di Beneficenza, 1916: Felino: 16 e (21), 33, 158; 68 18(26) Fernández Victor Manuel, Dar da mangiare Dar da bere: Fontanelle: 55(112); 96 208 Fonte Avellana: 205 Ferrara: 39 Fontevivo: 43 Ferrari Albertina: 111 Fonti Confortiane Teodoriane: 157, 205; 219; v. anche Ferrari Andrea Carlo, card.: 14 e (15), 140 e (85), 141 FCT e (87), 142 Fonti Daniela: 38(72) Ferrari Anna Maria: 171(7); 167 Forêt Mischi Rita: 111 Ferrari Maria: 111 Forlani Giuseppe: 169 Ferrari Morabito Linda: 111 Forlì: 197 Ferrari Patrizia: 169(5); 167 Forlivesi A. e C.: 74 Ferrari Trecate Luigi: 50 e (102) Fornari Bertocchi Celestina: 111 Ferrari Trecate Luigi, Tre stornelli: 51 Fornari Leandro, don: 68 e (131) Ferrari Ulderico: 50 e (103) Fornari Schianchi Lucia: 45(88) Ferri Enrico: 85(19) Fornari Schianchi Lucia-Riccomini Eugenio, La vicenda Ferri Luigi, vescovo: 138 della conservazione, 1983: 45(87) Ferro Ermanno, saveriano: 2, 3, 7, 8, 51(109), 69(136), Fornovo Taro: 36, 37(68); 96 106(66), 117(1), 161, 166, 169, 173,193, 207; 167, Forte dei Marmi: 22 219 Forzano Giovacchino, C’era una volta un lupo: 47

237 Forzano Giovacchino-Leporini Gaetano, Napoleone e le Galleria di Ca’ Pesaro: 26(48) donne: 47 Galleria Nazionale di Parma: 44 Foschi Gino, saveriano: 197, 204 Galli Giacomo: 208 Foschini Gaetano Ferdinando: 49 e (100) Galli Giacomo, L’Oratorio della Madonna della Pace, Fossa: 55(112) 2016: 67(129) Fragni Borsi Enrichetta: 111 Gallo Giuseppe, saveriano: 197 Francescani o Frati Minori: 66, 128(27); 127 Gambara Luigi: 13 e (11) Franceschini Alb., allievo missionario: 60 Gambara Martina: 111 Francesco [Jorge Mario Bergoglio]: 216; 115, 208 Gambara Pighini Angiolina: 111 Francesco Giuseppe, imperatore d’Austria: 29 Gams [Gruppo Amici dei Missionari Saveriani]: 222 Francia: 27(50), 30, 117(1), 118, 144 Gance Abel: 29 Frandini Paola, Parma: la sala Bocchi alla Cassa di Gand: 49 Risparmio, 1977: 41(77) Gandolfi Giannina: 111 Frangioni Andrea, La prassi degli interventismi, 2015: Gandolfi Zucchello Matilde: 111 17(22) Gandolin: v. Vassallo Luigi Arnaldo, detto Gandolin Frank César, Cantabile per organo e viola: 50 Gardone: 40 Frank César, Pastorale per organo solo: 50 Garibaldi Giuseppe: v. Piazza Garibaldi e Rifugio Frank César, Prière per violino, violoncello, arpa ed organo: Garibaldi 50 Garofalo Raffaele: 85(19) Franklin: 201 Gasparetti Faccini Cecilia: 111 Franzoni Augusta: 111 Gasparri Pietro, card.: 32(58), 97(44), 129(30); 130, 131 Fratelli De La Salle: 207 Gaudalajara: 202 Frati Del Vasto Annita: 111 Gavotti Lodovico, arcivescovo: 125(21) Frigeri Gino: 21(34) Gazza Giovanni, saveriano: 51(110), 52(110), 55(110), Friuli: 57(115), 65(121), 73; 75 57(115); 53, 54 Fronte alpino Veneto/Trentino: 29 Gazzetta di Parma: 13 e (6), 14(17), 15(17), 16(20), Fugazzolo: 55(112); 56 19(29), 20(32), 21(33)(34), 22(35), 24(40)(41), Fumagalli Cerini Fanny: 111 25(47), 29(54), 30(54)(55), 32(59), 34(63), 35(65), Fumagalli Chiari Celestina: 111 36(67), 43(80), 45(87), 46(89)(90), 50(104), 51(108), Funi Achille: 37 65(123), 66(124)(125), 67(129), 128(27), 162, 178, Furlotti Arnaldo, don: 65(121), 73 e (146)(147), 74 203; 203 e(148), 177; 74, 75 Gazzola: 55(112) Furlotti Arnaldo, Messa a 4 voci virili e e voci bianche: Gemelli Agostino: 16 e (20), 85(23) 65 Gemelli Agostino, La guerra vista da un medico, 1916: 16 Furlotti Arnaldo, Messa da Requiem: 73 Genocchi Giovanni, missionario del Sacro Cuore: 119(7), Furlotti Arnaldo, Sul mondo e su tutte le Genti: 193 128(27)(28); 127 Furlotti Arnaldo, Vespero Goriziano - Salmo, agosto Genova: 21, 32, 118(4), 125(21), 182; 127 1916: 74 Genovesi Piergiovanni: 169, 177 Furlotti Mariarita: 3, 7, 153, 166, 172, 173 Genovesi Piergiovanni, Donne e grande guerra: 167 Furlotti Mariarita, “Il fronte degli angeli”: 167 Gentili Contini Costanza: 111 Furlotti Mariarita, La Cappella Bajardi nella ,- Il ‘fronte Gerali Ferretti Maria: 111 degli angeli’ nel monumento ai martiri della grande Gerapoli: 75 Guerra: 173-188 Germania: 24, 25 e (47), 26, 28, 30, 49(100), 81 Futurismo: 38(72); 38 Germani Ferdinando, Il beato Paolo Manna, 2002: 117(1) Futurismo! Da Boccioni all’aeropittura: 41(76) Germani Ferdinando, Padre Paolo Manna, 1990: 117(1) Germani Ferdinando, P. Paolo Manna, vol. II 1990 e vol. Gabrielli Quartilio, saveriano: 204 IV 1993: 117(1), 120(10) Gaiano: 49 e (100) Germani Ferdinando, P. Paolo Manna e i suoi amici santi, Gainago: 55(112) 1995: 117(1) Galaverna Andrea: 48 Germani Ferdinando, P. Paolo Manna. Maestro di Galizia orientale: 28 spiritualità, 1993: 117(1) Gallelli Massimo: 154; 155 Germano, allievo missionario: 60, 62 Gallenga Erminia: 111 Gervasoni Leone, allievo missionario: 60, 62 Galleria Chini di Milano: 39 Gervasoni Luigi: 62

238 Gesù Bambino: 211 Giunta Superiore delle Belle Arti: 44 Gesù Cristo: 9, 52(110), 76, 81, 91 e (33), 96, 99, 104, Giuseppe: v. San Giuseppe 133(34), 141, 155, 156, 160, 175, 176, 180, 184, Giuseppe Micheli dalle sue carte dai suoi libri, 1999: 186, 194 ,204, 206, 209, 210, 212, 213, 214, 215, 35(64) 217, 218, 222, 223; 91, 98, 112, 115, 130, 131, 136, Giustizia: 187 150, 156, 160, 195, 196, 221. Glasgow: 200 Gesuiti: 119, 127(27), 128(27); 115, 127 Gnecchi Mori Lazzari Maria: 111 Getsemani: 83 Godi Giovanni: 67(129) G.G., Oppiano Gaiano. Le onoranze funebri, 1916: Gombi Bice: 111 49(100) Gonizzi Giancarlo: 41(78) Gheddo Piero, Paolo Manna (1872-1952), 2001: 117(1) Gonizzi Giancarlo, La Città e la Gloria, 2014: 20(30) Gheddo Piero, PIME 150 anni di Missione: 117(1) Goretti Maria: v. Santa Maria Goretti Gherardi Bocchi Ersilia: 111 Gorgolini Luca: 18(24) Ghezzi Mario, allievo missionario: 60, 62, 63 Gorizia: 22, 25 e (45), 28, 187 Ghezzi Mario, Il nido degli aquilotti: 63 Gorizia è redenta!, 1916: 25(45) Ghiare di Corniglio: 48 Gorro: 55(112); 56, 96 Ghinelli Gallani Sofia:111 Gotha: 32 Ghinelli Luisa: 111 Grado: 40 Ghisolfi Maria: 111 Graiana: 55(112) Giaccone Ercole: 18 Gramignazzo: 55(112) Giacomel Paolo: v. Wachtler Michael, Giacomel Paolo, Grammatica: 55(112) Obsweg Günther, Dolomiti. Guerra, dolore e morte, Gran Bretagna: 28 2013 Grande Giubileo 2000: 204 Giacomo Balla astrattista futurista, 2015: 38(73) Grande Oriente: 35(66) Gialdini Angelo, don: 13 Grantorto: 199 Gianelli Giovanni, don: 48 e (96) Grappa: 22 Giannini Maria: 48 Grazioli Leonida, gesuita: 68 Giannini Maria, Pallide mammole: 48 Grechi Maria, saveriana: 163, 165; 164, 165 Giannini Maria, Perchè piangi?: 49 Grigioni: 32 Giappone: 202 Grossi Lavinia: 111 Gigli Elena: 38(73) Grotta di Lourdes: 89 Gilbert Guy, Perdonare le offese: 208 Gruppo Efraim: 206 Giorgio V: 31 Guadalajara: 199 Giornale del Popolo: 14(13), 16(20), 18(25)(26), 19(29), Guadalajara-S. Bernardo: 201 25(45), 29(54), 30(55), 34(63), 45(87), 49(100)(101), Gualberto Giovanni: v. San Giovanni Gualberto 67(129) Guarano: 136 Giornata dei Benefattori della Casa Madre saveriana: 217 Guardasone: 55(112) Giornata Missionaria: 115 Guareschi Conforti Emma: 111 Giornata Missionaria Mondiale: 150; 150 Guareschi Disma, saveriano: 58(116); 64 Giovagnoli Agostini, Roma e Pechino, 1999: 117(1) Guareschi Disma, Cenni d’una recente conversione, 1916: Giovanardi Annita: 111 64 Giovani esploratori: 47 Guareschi Ines: 111 Giovanna d’Arco: 184 Guareschi Lina: 111 Giovanni, vangelo di - : 115 Guareschi Mori Lazzari Michelina: 111 Giovanni Paolo II [Karol Wojtyla]: 32, 211; 115 Guarisco Gabriella, Il Duomo di Parma, 1992: 45(87) Giovanni XXIII [Giuseppe Angelo Roncalli]: 117(1); Guasco Maurilio, Seminari e clero nel ’900, 1990: 117(1) 115, 219 Guasconi Paolo, don: 133, 134 Giovanni XXIII, Grata recordatio, 1959 : 115 Guastalla: 105(63), 140(85), 161, 207 Giovedì Santo: 206 Guastalla Luisa: 111 Gioventù cattolica di Parma: 139(84) Guatteri Pina: 111 Girardot Amelia: 111 Guerci Cornelio: 41 e (79) Girola Carlo, saveriano: 200 Guerra Egidio, don: 43 e (83) Giubileo della Misericordia: 115 Guerra Enore: 2 Giunta Permanente dell’Azione Cattolica: 103(57) Guerra italo turca: 22

239 Guerrini Merope: 111 Irlanda: 28 Guglielmo di Sant’Alberto, carmelitano: 127 ISME: v. Istituto Saveriano Missioni Estere Guglielmo II: 30 ISME, Anagrafe saveriana 30 giugno 1961, 1961: 116(1) Guglielmoni Moruzzi Domenica: 111 Isola di Tizzano: 55(112) Gugliotta Francesco, saveriano: 194; 195 Isonzo: 180 Guidorossi Pina: 111 Issoudun: 128(28) Istituto “Beato Angelico”: 44(85) Henderson Nancy: 218 Istituto degli Stimmatini: 47 e (92) Hierapolis: v. Gerapoli Istituto dei Missionari della Consolata: 117(2) Hierarchia Catholica Medii et Recentioris Aevi, 2002: Istituto dei Santi Pietro e Paolo di Roma: 128(27) 121(16), 122(16), 138(78) Istituto delle Missioni Estere di Milano: 118(4), 124, Holliston: 201 128(27), 139(82), 142; 127, 147 Honan Occidentale: 58(116) Istituto di Belle Arti di Parma: 24 Hopper Edward: 26 Istituto di Monza: 139 Hotel Croce Bianca: 45 Istituto Missionarie Saveriane: 221 Hugo Victor: 99; 98 Istituto Missionario Saveriano: 145(96), 146, 207 Huysmans Joris-Karl: 98 Istituto Missioni di Ducenta: 147 Istituto Missioni Estere: v. Istituto Missioni Estere di Parma Iddio: v. Dio Istituto Missioni Estere di Milano: v. Istituto delle Missioni I 10 comandamenti del buon cittadino italiano, 1916: Estere di Milano 36(67) Istituto Missioni Estere di Parma: 13(5), 43(82), 95, 96, I Fondatori delle Pontificie Opere Missionarie, 1973: 120 e (13), 128(27), 168; 36, 38, 40, 46, 53, 54, 59, 116(1) 60, 61, 62, 63, 64, 89, 127, 167, 221, 219; v. anche I funebri solenni per i militari caduti per la Patria, 1916: Istituto Saveriano Missioni Estere 65(123) Istituto Parmense di S. Francesco Saverio: 128(27); v. anche Il Borgo: 165 Istituto Missioni Estere di Parma Il cannone tuona continuamente..., 2016: 15(18) Istituto Parmense per le Missioni Estere: v. Istituto Missioni Il Cinema Edison: 47(93) Estere di Parma Il Clero in guerra, 1916: 73(144) Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano: 168(2); 167 Il collaudo dei restauri del Correggio, 1616: 45(87) Istituto per le Missioni Estere: v. Istituto Missioni Estere di Il funebre rito in suffragio dei parmensi caduti in guerra, Parma 1916: 65(123) Istituto per le Missioni tra gl’Infedeli: 148(100); v. anche Il Natale delle Salesiane, 1916: 51(108) Istituto Missioni Estere di Parma Il Papa e le Missioni, 1959: 116(1) Istituto San Francesco Saverio: v. Istituto Saveriano Missioni Il passaggio del Card. Mercier, 1916: 57(114) Estere Il Presente: 16(20), 45(87) Istituto Saveriano: v. Istituto Saveriano Missioni Estere Immacolata, solennità: 79(2), 222; 222 Istituto Saveriano Missioni Estere: 8, 142, 204, 51, Imperatore d’Austria: 29(54( 57(113); 115, 144, 154, 221; v. anche Istituto Missioni Impressionismo: 186 Estere di Parma Inaugurazione della chiesa. Funzione della Madonna della Istituto saveriano per le missioni estere: v. Istituto Saveriano Pace, 1916: 67(129) Missioni Estere Incarnazione: 186 Istituto Tecnico di Parma: 28 India: 212 Italia: , 5, 6, 13, 14, 17 e (22), 20, 21, , 24, 25, 25(46), Indonesia: 164, 214; 219 26, 28, 30, 32, 44, 57(115), , 73, 85(18), 86(25), 92, In fide et novitate vitae, 1999: 134(50) 95, 96, 103(57), 105, , 115, 118 e (5), 127, 128(27), Inno di Mameli: 48; 63 129, 137 e (68), 143, 145(96), 148, 160, 168(3), 203, In omnibus Christus: 160; 160, 221 207, 209; 61, 62, 64, 115, 124, 127, 131, 147, 150, Insieme per la missione: 212 195, 196, 197, 198, 198, 199, 200, 218 Interventisti: 11, 12 Italy: 162; 162 Intesa: 28 Iurman Emilio, saveriano: 161 Ippopotamo, cannone: 21 e (34) IPSIA “Primo Levi”: 20(32) J’accuse, film: 29 I restauri artistici nel Duomo, 1916: 45(87) Jasoni Carlo: 20(32) Irish Citizen Army: 28 Jedin Hubert, Storia della Chiesa IX, 1979: 116(1)

240 Jugendstjl: 186 La speranza ha un volto di donna: 218 Jung Alberto, Diciannove mesi in zona di guerra, 1938: La Spezia: 25, 50(103) 20(31) Latini Giacinto, lazzarista: 127 Jung Alberto: 20 e (31) Laurenti, musicista: 50 Jutland: 28 Laurenti Camillo, mons. e card.: 121 e (15), 123, 123(17), 124; 124, 219 Kabala: 200, 201 Lavanda dei piedi: 206 Kenia: 212 Lavzera della chiesa di San Giuseppe di Parma: 19 Klimt Gustav: 41, 186 Lazzaristi: 119, 127(27); 127 Kraal, Mazurka: 63 L’Eco - Foglio Ufficiale della Curia Vescovile di Parma: 51(110), 55(112), 58(117), 70(137)(139), 72(141), La Chiesa italiana nella grande Guerra, 2015: 30(54)(56) 77(149), 99(49), 100 e (51), 105(63), 106(65), La collana della misericordia: 208 108(68), 139(84); 96 La demolizione della Pilotta?, 1916: 46(89) Lega Apostolica: 126(25) La demolizione della Pilotta e della Cittadella, 1916: 46(89) Lega Missionaria: 126(25) L’affaire Sisto: 30 Lega per la Pubblica Moralità: 85(24) Lagasi Luigi: 45 Le Missioni Cattoliche: 127 La Giovane Montagna: 16(20), 18(26), 19(29), 23(39), Le Missioni della Compagnia di Gesù: 127 25(44), 29(54), 36 e (67), 37(68), 43(83), 45(87), Lenin [Vladimir Il’ič Ul’janov]: 31 47(92)(95), 48(96)(97)(98), 57(114), 58(118), Leoncini Giuseppe, don: 49 e (100) 65(123), 67(129) Leone X [Giovanni di Lorenzo de’ Medici]: 180 Lago di Costanza: 31 Leone XIII [Vincenzo Gioacchino Raffaele Luigi Pecci]: La Grande Guerra italiana. Le battaglie, 2015: 20(31), 116(1); 115 25(45) Leoni Aldo, Monsignor Conforti e gli Stimmatini, 1996: La grande guerra. Microstorie di guerra nelle lettere dal 106(66) fronte, 2015: 18(24) Le osservazioni dell’avv. Scotti, 1916: 46(90) Lalatta: 55(112), 140(85) Lepanto: 98 Lalatta Faustina: 111 Leporini Gaetano: 47 L’Alfabeto: 62 Le querimonie d’un paffuto - Scherzo: 61 Lalo Édouard: 50 L’Esercito della Carità, 2017: 15(17) L’Alpino: 18(23) Lesignoli Giuseppe: 13 La Madonna vi guarda, Soldati!: 98; 98 Le Termopili d’Italia: 20 La Messa di Natale alla Steccata, 1916: 50(105) Lettera ai Romani: 156 L’Amore di Cristo ci spinge: 223 Lettera collettiva degli arcivescovi e vescovi della Regione Lampis Angelo, saveriano: 193 Emiliana, 1916: 19(27) Lampis Angelo, Conversazioni sull’Istituto Saveriano e sulle Lettera Collettiva degli Arcivescovi e Vescovi della Ragione Missioni: 58(115), 128(27) Emiliana, Modena 17 ottobre 1917: 80(4) Lamur Manrico, Ricordi storici, 2016: 21(34) Lettera dei Vescovi Emiliani del 10 novembre 1916: 106, Langhirano: 48 e (58), 68/131); 48 107; 106 Langhirano. Conferenza e recita, 19616: 48(98) Levacher Metilde: 111 L’Animatore Missionario 4°: 115 Levico: 148(101) La Notte Santa: 225 Levi Primo: v. IPSIA “Primo Levi” Lansing Robert: 30 Liberati Boselli Liberata: 111 L’antico forno di Enrico Scaccaglia: 205 Liberiamo la pace: 224 Lanza: 111 Libia: 21 Lanzi Luigi: 2 Libreria Fiaccadori: 156 L’appello del Papa per la salvezza del Mondo infedele, 1922: Libro dei Visitatori: 191, 192 116(1) L’Illustrazione Italiana: 41(75) La Provvidenza: 164 Lincei: 85(20)(21) Larcher Renzo, saveriano: 203; 203 Lincke Paul, Lisistrata: 47 Lasagni Roberto, Dizionario Biografico dei Parmigiani, Lingueglia Paolo, salesiano: 128(28); 27 1999: 13(7)(8)(9), 14(11), 14(16), 18(25), 22(35) Lino, don: 148(101) (36)(37), 25(42)(43), 43(83)(84), 50(105), 51(107), Lione: 144 67(126), 68(131)(132)(133) Lions Club International: 168(4)

241 Lions Club Maria Luigia: v. Lions Club Parma Maria Magani Anna Maria: 111 Luigia Magani Francesco, vescovo: 65(121), 158 Lions Club Parma Maria Luigia: 13(5), 168 e (4), 169(5), Magawly Crispolti Giuseppina: 111 171(7), 173; 167 Maghenzani Figna Ines: 111 Lisle Strutt Edward: 31 Magi: 83 L’Italia futurista: 38 Magnani Cevaschi Tina: 111 Lituania: 29 Magnani Luigi, saveriano: 51(110), 52(110), 55(110), Lodi: 132 e (33); 219: - Porticato del Palazzo di Città: 133 57(115); 53, 54, 75 Lodrignano: 52(110), 55(112) Magnani Paolina: 111 Lombardi Glauco: 45 Magnani Pighini Maria: 111 Lombardini Edvige: 111 Magri Domenico, don: 205 Lombroso Cesare: 85 e (19) Maiatico: 156 Lommi Giovanni, don: 156, 157 Maini, signore: 155 Londrina: 195 Maleo, parrocchia: 133 Longarini Pier Luigi, Il passato... di pomodoro, 1998: Malliani, fotografo: 133 34(61)(62) Malpeli Giovanni, don: 68 e (132) L’opera dell’on. Micheli in difesa degli agricoltori alla Mambriani Carlo, Dalla corte alla città, 1996: 45(88) Camera, 1916: 34(63) Mambriani Gabbi Zaira: 111 Lorena: 26 Mameli Goffredo: v. Inno di Mameli Lourdes: 89 Mamiano di Traversetolo: 38(72)(73), 39(74), 41(76), Loyang: 193 55(112) Lozzola: 55(112); 56 Mancinelli Luigi: 65(122) Lualdi Alessandro, card.: 125(21) Mancinelli Luigi, Marcia Funebre: 65 Luca Augusto, Guido Maria Conforti, 1981: 116(1) Mandelli, cav.: 13 Luca Augusto, Guido Maria Conforti vescovo e Manfredi Angelo, don: 3, 6; 219 missionario, 2011: 117(1) Manfredi Angelo, Conforti e l’Unione missionaria del Luca Augusto, Missionari Saveriani 1906, 2007: 120(11) clero, 2016: 117(1), 150(105) Luca Augusto, Sono tutti miei figli, 1996: 117(1) Manfredi Angelo, Guido Maria Conforti 1865-1931, Lucarini Fabrizio: 44, 45(86) 2010: 32(58), 115(1), 146(98) Lucedio: 36 Manfredi Angelo, Guido Maria Conforti e la nascita Lucina: 187 dell’Unione Missionaria del Clero: 3, 6, 115-150; 221 Lugagnano: 55(112) Manfredi Angelo, Guido Maria Conforti. Una sintesi fra Luigine: 56(113) passione missionaria e diocesi, 2010: 148(102) Lungoparma: 45 Manfredi Angelo, Un vescovo in sospeso e qualche bega L’Unione Missionaria del Clero in Italia 1916-1924, 1925: clericale, 1999: 134(50) 116(1) Manghi Angela: 111 L’Unione Missionaria del Clero: 132(33) Manifesto dei pittori futuristi, 1910: 37(70) Lupazzano: 55(112) Manifesto futurista: 38 Lusignani: v. Palazzo Lusignani Manna Paolo, Unione Missionaria del Clero: 3, 6, 119, Lusignani Pecoraro Camilla: 111 120 e (13), 121 e (13)(14), 123, 124 e (18), 125 e Lusignani Sanna Irma: 111 (20)(21), 126 e (23)(25), 127(27), 128(27), 129(29), Lussu Emilio, Un anno sull’altipiano, 1938: 20(31) 132 e (33), 134 e (49), 141, 142, 143, 144, 145, 146 Luzzatti Luigi: 28 e (97), 148, 149, 153, 162; 127, 130, 147, 162, 219, 123; beato: 117, 143(92); 115 Maastricht: 144(94) Manna Paolo, Il cammino di un’idea: 120(10) Maccarini Grassi Elvira: 111 Manna Paolo, ... Operarii autem pauci, 1919: 115(1) Maccarini Merope: 111 Mantegazza Paolo: 85 e (18), 86 e (25), 87 Madera: 31 Mantegazza Paolo, Fisiologia dell’Amore, 1873: 86(25) Madonna: 98; v. anche Maria Santissima Mantegazza Paolo, Gli Amori degli uomini, 1873: 86(25) Madonna che allatta il bimbo: 67 Mantegazza Paolo, Igiene dell’Amore, 1878: 86(25) Madonna della Pace: 67 Mantegna Andrea, Madonna della Vittoria: 187 Madonna della Pace, dipinto: 67(128) Manzano: 52(110), 55(110) Madurera: 55(112) Manzini Alice: 111 Maffi Pietro, card: 125(21), 143 e (92); 143 Manzini Franca: 16(21)

242 Manzoni Alessandro: 99; 98 Mediano: 55(112) Marcato Antonio: 211 Medici: v. Leone X Marcato Carlina: 211 Medioevo: 207 Marcato Marco: 211 Medioli Devoto Maria Luisa: 111 Marcato Pia: 211 Medioli Diomira: 111 Marche: 138 Melegari Mira: 111 Marcheselli Fabrizio e Tiziano, Dizionario dei Meli Lupi Negrone: 13 Parmigiani, 1997: 50(102) Melli Campolonghi Giulia: 111 Marcheselli Tiziano, Le strade di Parma, 1989: 20(32), Melli Emilia: 155 67(129) Memorie Confortiane Saveriane: 161, 163, 191, 192, 193, Marchesi: v. Caffè Marchesi di Parma 208, 212, 216 Marchi Bocchi Prependina: 111 Menegazzo Luigi, saveriano: 202 Marchi Buatier De Mongeot Maria: 111 Menichelli Edoardo, card.: 216 Marchi Teodosio: 45 Menoni Lina: 111 Marcia ’Alla bandiera’: 58(115) Menoni Maria: 111 Marcia su Roma: 188 Menozzi Daniele: 30(54)(56) Marcora Carlo: 140(85) Merano: 197 Marelli Luigi Maria, vescovo: 141, 142 Mercaldi Francesco: 162 Maria Luigia, duchessa di Parma: 8, 13(5), 32 Mercier Désiré-Joseph, card.: 57 e (114) Mariani Pietro, allievo missionario: 60, 61 Mercure de France: 38(72) Maria Santissima o Vergine: 99, 191, 192, 194, 203, 206, Merlo Pichi Vittorio: 117(2) 209, 210, 211, 214; 98, 115 Meroni Fabrizio, Mission Makes the Church, 2017: Maria SS. Regina delle Missioni: 138(71) 117(1) Marinetti Filippo Tommaso: 37, 38, 41 Merrit Chase William: 26 e (48) Marinetti Filippo Tommaso, Teoria e invenzione Mesopotamia: 128(27) futurista, 1983: 37(71) Messa da Requiem di Foschini: 49 Marini Annibale, allievo missionario: 60 Messico: 121(16), 123(16), 212; 59, 199, 201, 202 Marini Francesco, saveriano: 155, 156; 196 Messina: 22 Marini Giulia: 111 México D.F.: 201 Mariotti Giacomo, allievo missionario: 60, 62, 63 Mezzadri Domenico, don: 133 e (39) Mariotti Giovanni: 16, 45, 46, 180 Mezzano Inferiore: 163 Marra: 55(112) Mezzano Rondani: 55(112) Marte: v. Campo Marte Mezzano Superiore: 55(112) Martedì della Missione: 205 Micheli Basetti Lucia: 111 Mary, regina d’Inghilterra: 31 Micheli Giuseppe: 12(4), 23, 29(54), 34 e (63), 36, 48 Marzano: 96 Michelino: 23; v. Valenti Michele Marzolara: 43, 67 e (129)(130), 68 Michelotti Giuseppina: 111 Masanti Arrigo, allievo saveriano: 38 Michoacán: 201 Mascagni Pietro, Isabeau: 47 Midende Jean-Claude: 217 Massine Leonide: 38 Miglioli Guido: 34 Massoneria: 118(5) Miklavcic Albino, saveriano: 193 Mastrodonato Alessandra: 15(17) Milani Giuseppe, saveriano: 193 Mater Pulchrae Dilectionis et Mater Unionis: 138 Milano: 14 e (15), 16, 18(25), 19, 28, 32, 36, 37(70), Mathesis: 85(24) 39, 44, 45(86), 85(23), 117, 118(4), 120 e (13), Matteo, vangelo di -: 89, 115, 222 121(13), 124 e (18), 125(20), 126(23)(25), 127(27), Matteo Armando, Insegnare agli ignoranti: 208 128(27), 132(32), 139(82), 140 e (85), 141(87), 142, Mattioli Giuseppe, don: 192 145(96), 177, 216; 89, 122, 140, 147, 219 Mazatlan: 59 Mileto: 138(73) Mazzini Giuseppe: v. Via Mazzini 1915: “L’ora della grandi prove è giunta...”: 221 Mazzola Gerolamo o Girolamo, Trasfigurazione: 186 1916 “... e la guerra con tutti i suoi orrori continua Mazzola Girolamo: 176 furibonda...”: 221 Meda Filippo: 34 1848-1939. Joseph Moroder Lusenberg, 2009: 26(49) Medesano: 49 e (101) Millet Jean François: 186 Medesano In suffragio dei caduti, 1916: 49(101) Minori: 119, 127(27)

243 Mischi Chiara: 111 Mori Romeo, don: 205; 205 Missio Parma Centro Missionario Diocesano: 218 Moroder Lusenberg Joseph: 26 e (49) Missionaires Xaveriens 50° sacerdoce 1966 -16 octobre- Morrone Paolo: 28 2016: 217 Mosca Borghese Domenica: 111 Missionari della Consolata: 117 e (2), 118(4) Mossale: 55(112) Missionari del Sacro Cuore: 119(7), 128(27); 127 Mosso Angelo: 85 e (20) Missionari di Verona: 128(27) Mosso Angelo, L’Educazione fisica della gioventù, 1894: Missionarie di Maria, mensile: 164 85(20) Missionarie di Maria-Saveriane: 153, 163, 165, 210, 165; Mostra I soldati parmigiani a Passo Buole, 2016: 20(32) v. anche Saveriane Movimento futurista: 37 Missionari Saveriani: 165; 115, 204 218, 219, 220; v. Mozzano: 55(112) anche Saveriani Munari Tiberio, saveriano: 199 Missione, che passione: 115 Munzihirwa Mwene Ngabo Christophe, arcivescovo: 218 Missione Oggi: 117(1), 150(105) Museo Cinese ed Etnografico: 208, 212, 216 Missioni Africane di Verona: 127(27), 128(27) Musiara Inferiore: 55(112) Missioni Estere di Parma: v. Istituto Missioni Estere di Musiara Superiore: 55(112) Parma Musini Angiolina: 111 Missioni Italiane all’estero: 128(27) Mussini Cirillo, cappuccino: 161 Modena: 19(27), 21, 23, 58(117), 80(4), 85(21), 99(49), Mussini Cirillo, Memorie storiche sui Cappuccini Emiliani, 100, 101, 105(63); 100 161; 161 Modernismo: 128(28), 142 Mussolini Benito: 11, 12 Modrone: 14 Molinari Luca, Silvio Cesare Bonicelli il vescovo della Nadotti Guglielmina: 111 Misericordia, 2016: 203; 203 Nani Alba, chieppina: 217 Mombelli Savino, saveriano: 199 Nani Michele, Angelo Mosso, 2012: 85(20) Monaco di Baviera: 26 Napoleone, firma in una cartolina: 133 Monchelato Pio, saveriano: 193 Natale: 35, 40, 49, 51 e (108), 76, 112 e (77), 222; 76, Monchio: 55(112) 112, 221, 224 Monfalcone: 40 Navia Pedro: 47 Moni Domenico: 182 Nazario Sauro: 24 Montagna Figna Clarice: 111 Negri Ada: 49 Montagna Giuseppe: 18 Negri Alberta: 111 Montali Roberto: 37(71) Negri Bocchi Annetta: 111 Montalto: 132, 138 e (77)(78), 139 Negri Emma: 111 Montanari Umberto: 22, 23(38) Nella Chiesa della Steccata, 1916: 50(104) Montano Antilia: 165 Nel mondo nuovo. Parma da Verdi e Vittorio Veneto, 2007: Monte di Credito su Pegno di Busseto: 165 37(71), 73(146) Montecatini Terme: 72 Nemi: 196 Monte di Malo Monte di Malo: 201 Neotomismo: 85(23) Montella Fabio: 18(24) Neva Bice: 111 Montello: 22 Nevianese: 52(110) Montenegro: 29, 187 Neviano Arduini o degli Arduini: 55(112), 124; 96 Monte Santo: 25 New York: 26 e (48), 87 Montesi Giovanni, saveriano: 198 Nicodemo Enrico, arcivescovo: 137(68) Montuschi Mariannina: 111 Nicoli Dario, Il movimento Fidei Donum, 2007: Monza: 14, 85(18), 139 149(103) Moragnano: 55(112) Nicotera: 138(73) Morandi Giovanni, saveriano: 193 Nirone: 55(112) Morando Luigi, stimmatino: 106 Noceto: 49 e (100) Morazzoni Achille, saveriano: 193 Nogara Giuseppe, mons.: 147 Mordacci Alessandra: 171 Nogaro: 15 Mordacci Alessandra, Donne in cucina: “cucina buona in Nonantola: 105(63) tempi cattivi”: 167 Nostra Signora del Sacro Cuore: 70, 72; 71 Morestori Fortunato: 24, 47 Novecento. Fatti, protagonisti, 1998: 12(2)

244 Novena di Natale: 222 Orsoline: v. Dame Orsoline Numero Unico - Fontanellato 1916: 99(48) Orvieto: 65(122) Nyirumbe Rosemary, suora: 218 Orzale: 55(112) Osimo: 216 Oblati di Rho: 141(87) Ospedale centrale militare: 12 Obsweg Günther: Wachtler Michael, Giacomel Paolo, Ospedale Civile di Strada Santa Croce: 12 Obsweg Günther, Dolomiti. Guerra, dolore e morte, Ospedale da Campo N. 031: 76 2013: 41(75) Ospedale da campo n. 2017: 73 Oceania: 128(27) Ospedale degli Ufficiali: 68 Offenbach Jacques, La figlia del tamburo maggiore: 47 Ospedale delle Salesiane: 49 Officina del Gas: 19 Ospedale Militare di Riserva “Pietro Cocconi”: 14(12) Officina delle Tranvie Elettriche: 19 Ospedale Militare Principale Tappe: 77 Ojetti Benedetto, gesuita: 120 Ospedale Territoriale di Parma: 13(6) Ojetti Ugo: 27, 45(87) Ospedali urbani: 219 Oliva Gianni: 187 Osservanza della Congregazione di S. Giustina di Padova: Olivieri Erminio: 20, 24, 45 182 Ollari Franco, Madonna della Pace venerata nel santuario 81° Reggimento Lancieri Montebello: 22 di Marzolara, 2000: 67(129) 82° Reggimento fanteria: 39 Oltretorrente: 13 Ottobre Missionario: 2018 Oltrona San Mamette: 200 Ozzano Taro: 13, 205 Omaggio di Gratitudine: 71 Omnis terra adoret Te!, 1936: 116(1) Pace: 187 O mundo é nossa casa: 115 Padova: 66, 182; 199, 202 Onomastico di Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Guido Padre Paolo Manna ieri e oggi, 1966: 116(1) Maria Conforti: 63 Padre: 192, 206; 115; v. anche Dio Onoranze funebri alla Steccata: 65(123) Paganuzzi Rossi Ines: 111 Opera della propagazione della Fede: 120, 136, 138(71), Pagazzano: 55(112), 72; 56 140, 144, 145(97), 207; 122, 123, 131, 207, 219 Pagliaga Defendente, allievo missionario: 60, 61 Opera di Cultura Religiosa San Giovanni Battista: 162 Palanzano: 55(112) Opera Nazionale della Buona Stampa: 92 Palasone: 55(112) Opera Parrocchiale della Cattedrale: 180 Palazzo del Governatore: 19; 19 Opera per i catechisti indigeni: 136 Palazzo Lusignani: 25 Opera pro Partenti: 211 Palazzo Notai: 19 Opere della Propagazione della Fede: 134, 137 Palazzo Serventi. 25 Opere di Assistenza Spirituale e Materiale dei nostri Soldati: Palazzo vescovile di Parma: 80(4), 95(40), 106, 108(68) 76, 77 (69), 109(73), 139(84), 145(96); 91, 221; v. anche Opificio pirotecnico: 69 Vescovado di Parma Oppiano: 49 e (100) Palermo: 15(18) Oppici Carmen: 172 Palestina: 128(27) Oppici Ermelinda: 111 Pallanza: 39 Oppici Francesco, don: 157, 158, 159, 160; 160 Pallavicino Camilla: 111 Oppido Mamertina: 138(73) Pallavicino Graziella: 111 Oratori della Gioventù: 145(96) Pallavicino Pietro: 49 e (101) Oratorio della Madonna della Pace: 67(129) 207; 207 Pallavicino Rosalia: Oratorio della Pace: v. Oratorio della Madonna della Pace Pallavicino Teresina: 111 Ordinazioni: 56(113) Pallini Chittolini Carolina: 111 Ordine Costantiniano: 31 Pal Piccolo: 21 Ordo Divini Officii Recitandi, 1916: 56(113) Pancani Enrico-Sassoli Pietro, Al confine: 47 Oriente: 83 Pando Révol Carlotta: 111 Oristano: 195 Panina Evelina: 111 Orlandini Adele: 111 Panizza Adele: 111 Orlandini Maria: 50 Pantheon di Venezia: 30(56) Orlando Vittorio Emanuele: 23 Paolo VI [Giovanni Battista Enrico Antonio Maria Orsi Marcellino, don: 96 Montini]: 115

245 Papani, maestra: 48 Passo Buole: 20 e (32) Papi Pighini Maria: 111 Passo di Cavento: 21 Paradigna di Cortile San Martino: 18(25) Passo Veneroclo: 21 Paradiso: 211, 214, 216, 218; 150 Passuello Mario, fratello saveriano: 198 Parco di Monza: 14 Patria e Religione, mostra: 74(148) Parco di Posatora di Ancona: 216 Patronato Femminile per le Scuole di Religione 110, 111 Parenti Luigi, don: 157, 158 Pavarani Bonati Adele: 111 Parigi: 22, 26, 37(70), 39; 200 Pavia: 85(19) Parlamento italiano: 27 Pearse Pádraig Henry: 28 Parluhutan Sitanggan Hotman, saveriano: 214; 214 Pecchioni Campari: 111 Parma nell’Arte: 41(77) Pechino: 117(1); 75 Parma: chiesa e diocesi: 3, 7, 16, 51, 58(117), 65(121), Pedretti Anna: 111 68, 69, 76, 79(1), 100, 101, 106, 108, 113, 117, Pedretti Celestina: 111 139(84), 148 e (101), 157, 160, 161, 168(2), 173, Pedretti Virginia: 111 174, 191, 203, 211; 96, 124, 154, 156, 160, 161, Pedrini Leandro: 192-193; 193 219, 221; città: 5, 6, 8, 13, 13(6), 14 e (16), 15(18), Pedrini Pina: 193 16 e (21),18 e (25), 19, , 20 e (32), 22, 24, 25, 28, Pei restauri della cupola del Duomo, 1916: 45(87) 29(54), 32 e (58), 34, 35 e (65), 36(66), 37 e (71), Pelagatti De Blaw Luisa: 111 41, 43, 44, 45, 45(86)(88), 47, 49(101), 50(103), Pelerzi Eugenio, In giro, 1916: 64 50(105), 51(107), 52(110), 57(115) 65(119)(120) Pelerzi Eugenio, Un digiuno per la pace, 1916: 64 (121), 67 e (129)(130), 68(131)(132)(133), 73, Pelicelli Ernesto: 13 74, 77, 79(2)(3), 80(4), 94, 95(40), 98, 99 e (49), Pelicelli Nestore, don: 45, 50 106(66), 109(73)(75), 112 e (77), 118(5), 120 e Pellacani Maria: 111 (13), 121 e (14), 126, 127 e (27), 128(28), 139(84), Pellegri Marco: 32, 173-174 140(85), 142, 144, 145; 144, 145(96), 148(100) Pellegrino Parmense; 96 (101), 153, 154, 155, 156, 158, 157, 159, 161, 162, Pelleri Carlo: 43 e (82), 154 163, 164, 165, 166, 168(2), 169, 173, 175, 177, 178, Pellerzi Eugenio, saveriano: 58(116); 64; v. anche 182, 191, 193, 203, 204, 205, 206, 207, 210, 211, Pelerzi Eugenio 212, 214, 216, 217; 11, 16, 19, 24, 33, 36, 38, 40, Pellizzari Giovanni Maria, vescovo: 105(63) 46, 59, 60, 64, 76, 77, 89, 91, 96, 110, 110, 111, Perché l’amore di Cristo ci spinge: 220 115, 127, 131, 154, 156, 162, 165, 167, 193, 195, Peregrini, ing.: 36 196, 197, 198, 199, 200, 202, 217, 218, 219, 219, Pergamo: 150 220, 221; città ospedale: 172; comune: 43, 46; 167; Pergolesi Giovanni Battista: 50 ducato: 161, 172; giunta comunale: 24; municipio: Per il monumento a Pio X: 46(91) 20; provincia: 11, 12, 15(17), 32, 33, 34, 118(5), Per la cupola del Duomo, 19616: 45(87) 140(85), 154, 158, 162, 174; 115; torrente: 45 Per la pace, 1916: 58(118) Parma negli anni: 8, 153, 157, 166, 194, 205, 206, 207; Per la Val Baganza 1997: 37(69) 196, 202; 2: 204; 5: 43(82), 204; 9: 141(87); 10: Per la Val Baganza 86-87: 37(69) 205; 11: 120(11); 14: 12(4); 16: 94(39), 143(90); 18: Per le maschere, 1916: 47(95) 104(61); 19: 166; 202; 20: 13(5), 51(110), 55(111), Perosi Lorenzo, Preludio della Risurrezione di Lazzaro: 65 160, 166; 59, 202, 219, 221; 21: 5 Persia: 128(27); 127 Parma negli anni società civile e religiosa: 221 Personale Dipendente ISME: 222 Parma nel 1916; 219 Perù: 128(27) Parma nella guerra mondiale: 73(146) Per una Unione Missionaria del Clero, 1916: 122 Parma per l’Arte: 67(129) Peruzzi Rossi Eroteide:111 Parmense: 12 Pescheria vecchia: 24 Parola del Signore: 198 Petazzi Giuseppe, gesuita: 126(25); 127 Parola di Dio: 208 Petervaradino: 98 Partito fascista: 177 Petitot Alessandro Ennemondo: 41 Partito Popolare: 85(24) Petrignacola: 55(112) Pasqua: 28, 65, 66(124), 79(2), 80(6); 54, 91 Pia Opera della Propagazione della Fede: 115 Pasqua di sangue: 28 Pia Società S. Francesco Saverio per le Missioni Estere: 123, Passerini Iginio: 134(50) 156; v. anche Istituto Missioni Estere di Parma Passione: 186 Piacenza: 43, 105(63), 144(95), 161, 193, 207; 154

246 Pianadetto: 55(112), 154 Poitiers: 83 Pia Società del Sacro Cuore: 56(113) Pola: 24, 40 Piave: 180 Polesella: 49(100) Piazza Cesare Battisti: 24; 24 Poli Amelia: 111 Piazza di Spagna: 41 Poli Angelo, saveriano: 193 Piazza Garibaldi di Parma: 41 Politeama Reinach: v. Teatro Reinach di Parma Piazzale San Sepolcro: 24 Politecnico di Genova: 21 Piazza Navona: 67(128) Politica Nazionale: 34 Piazza San Giovanni in Laterano: 207 Polonia: 29 Piazza Venezia di Roma: 26(48) Polveriera di La Spezia: 25 e (44) Piazzetta di Posatora di Ancona: 216 Poma Dante: 36 Picco Eugenia, beata: 217 Pomeriggi culturali confortiani annuali: 196, 202, 219 Piccole Figlie: 56(113), 172, 217 Pomeriggio culturale confortiano 2016: 5, 8 Piccolo G., Preghiera. Andante Religioso: 63 Pompei: 99; 98 Pietralunga, professore: 159; 159 Pompili Basilio, card.: 91(33) Pietramogolana: 55(112), 72; 56, 72 Ponci Francesco, don: 2 Pietramugolana: v. Pietramogolana Ponte di Mezzo: 45 Pietranera Luigia: 111 Ponte sul Baganza, 1916: 37(68) Pietro da Cortona: 67(128) Ponte Verdi: 45 Pighini Amelia: 111 Pontevico: 199 Pighini Spreafichi Celestina: 111 Pontificia Opera della Propagazione della Fede: 147, 150 Pighini Varoli Piazza Teresa:111 Pontificia Opera della S. Infanzia in Italia: 147 Pighini Zavaroni Celestina: 111 Pontificia Opera Missionaria: 115 Pignoli Alfonso, don: 96 Pontificia Unione Missionaria: 116(1), 149; 219 Pigorini, palazzo: 37(71) Pontificia Università Lateranense: 207; 207 Pigorini Laura: 18 Pontificie Opere Missionarie: 149 Pilotta: 45 e (88), 46(89) Pontificio Istituto Missionario di Milano: v. Pontificio Piloty Karl Theodor von: 26 Istituto Missioni Estere di Milano Pime [Pontificio Istituto Missioni Estere]: 120(13), 162, Pontificio Istituto Missioni Estere di Milano: 219, 216 115, 123 Ponzoni Vincenzo, don: 133, 134 Pinacoteca Vaticana: 178, 186 Popoli Alfredo, saveriano: 58(116), 156; 64 Pint G.D., don: 76, 77 Popoli Alfredo, Tristezza, Speranza, Lavoro, 1916: 64 Pio X [Giuseppe Melchiorre Sarto]: 46 e (91), 105, 109, Porta Nuova di Parma: 43(82), 154 117, 118, 148(100); 115 Portogallo: 142 Pio X, Acerbo Nimis: 105 Portogruaro: 39 Pio XI [Achille Ambrogio Damiano Ratti]: 123(16),: Port Said: 162 144 Postulazione del Pime: 120(13) Pio XII [Eugenio Maria Giuseppe Pacelli]: 116(1), 144, Potenza: 195 149; 115 Poviglio: 49(101) Pio XII, Fidei Donum, 1957 : 149 Pozzo di Sichar: 219 Pioli Paolo, don: 96 Praglia: 182 Piracicaba: 201 Pratopiano: 55(112), 140(85) Pirani Diego, saveriano: 216; 216 Prayer Galetti Cleide: 111 Pirani Magnani Elvira: 111 Prefettura di Parma: 47, 168(2) Pirenei: 99; 98 Preghiera per la conversione degli infedeli: 150 Pisa: 85(22), 143; 143 Preghiera pro pace: 91 Pisseri Marcello: 188, 207 Presidio di Parma: 13 Piva Conforti Paolina: 111 Prestito nazionale: 35 Piva Roberta: 111 Preti del Sacro Cuore: 141 Pizzarelli Annibale: 50, 65 e (119) Preti della Missione: 128(27) Pizzo di San Secondo: 56(112) Priabona: 201 Podestà, maestro: 18(25) Pridle, musicista: 50 Podestà Riquier Adele: 111 1ª Brigata Bersaglieri: 22 Podobuik Malpeli Valdemira: 111 Prima Comunione: 72, 208; 72

247 Prima Guerra Mondiale: 168 Reale Accademia di Belle Arti di Parma: 178 Primo Congresso Catechistico Diocesano: 104, 108 Recuperati Cavacciuti Fanny: 111 1° Convegno dei Rappresentanti degli Istituti aventi Redemptoris Missio, 1990: 115 Missioni: 127(27) Redenti Pighini Irma: 111 Prina Elio, saveriano: 58(116); 64 Redentore: 150 Procacci Giuliano: 177 Reggello Valdarno: 72 Processo Diocesano Informativo per la Causa di Reggi Otello: 18 Beatificazione del Conforti: 157 Reggio Calabria: 138(73) Pro Familia: 14(13)(14)(15), 15(18), 29(54), 30(56), Reggio Emilia: 58(117), 161 46(91), 73(144) Regia Galleria di Firenze: 45 Professioni Perpetue: 211 Regia Pinacoteca di Parma: 44 Progetto fare misericordia: 208 Regia Scuola di Musica di Parma: 50(105) Propaganda Fide: 73, 121 e (15)(16), 120, 123(17), 124, Regia Università di Palermo: 15(18) 144 e (94), 145; 219 Regina del Rosario: 99; 98 Protestantesimo: 131 Regina delle Missioni: 138 Provazzano: 55(112), 56(113), 57(115) Regina delle Vittorie: 99; 98 Provinciali Alfredo: 43, 67 e (126) Regina Pacis: 68 Provvidenza: 57(115), 105, 175 Regio di Parma: v. Teatro Regio Puccioni Foscolo, allievo missionario: 60, 62 Regio Museo di Parma: 45 Pugnetolo: 55(112) Regione Emiliana: 18, 19(27), 100(51), 104, 106 Pujia Carmelo, arcivescovo: 125(21) Regione Emilia-Romagna: 18(24) Pulici Lucia, saveriana: 212; 212, 217 Regno di Cristo “ad gentes”: 204 PUM: 219; v. Pontificia Unione Missionaria Regno di Dio: 107, 129(30), 148(101); 131 Regno Unito: 200 Quaresima: 79(4), 204; 115 Reinach Oscar: v. Politeama Reinach Quaretti Ridolfi Maria: 111 Religiosa Congregazione dei Preti Stimatini: 107 XIV Capitolo Generale: 202 Reno: 55(112), 56 4000 Caduti della diocesi: 184 Repubblica d’Irlanda: 28 XV Capitolo Generale: 202 Rete Pace per il Congo: 218 Quinta Compagnia di Sanità: 65(121) Rho: v. Oblati di Rho Quintavalle Arturo Carlo, La strada Romea, 1975: 43(81) Riana: 55(112) Riccardi Andrea, La Chiesa cattolica in Italia nel secondo Radini Tedeschi Giacomo Maria, vescovo: 144 e (95) dopoguerra, 1995: 137(68) Raffaello, Trasfigurazione: 186 Riccardi Luisa: 111 Raffaello Sanzio: 180 Ricci, disegnatore: 72; 72 Raineri Giovanni: 28 e (52) Ricci Corrado: 44, 45 Raminzoni Guido: 172 Ricci Gentile: 111 Raminzoni Guido, “Parmensi di bianco rosso crociate”: 167 Ricci Valentina: 111 Raminzoni Guido, Testimonianza di una Idea ‘a Parma Riccomini Eugenio: 45(87) dal 1866’, 2016: 15(17) Riccomini Eugenio, La più bella di tutte, 1983: 45(87) Ranica: 208 Rieti: 29(54) Ranieri Giulio, mons.: 2 Riformatorio: 56(113) Ranzano: 55(112) Rifugio Garibaldi: 21 Raschi Crespi Maria: 111 Righetti Andrea, vescovo: 105(63) Raschietti Olga, saveriana: 212; 212, 217 Righi: 111 Raschi Roscio Volunnia: 111 Rigosa: 55(112) Raschi Virginia: 111 Rigoso: 55(112) Rastelli Afra e Sorella: 111 Rimagna: 55(112) Rastelli Onesta: 111 Rimoldi Antonio: 132(33) Ravadese: 163; 115, 156 Ripatransone: 138(77)(78) Ravarano: 68(132) Ritiro mensile: 58(115) Ravel Joseph Maurice: 39 Rivista del Clero Italiano: 148(102) Ravenna: 141(87), 148; 115 Rivista dell’Unione Missionaria del Clero in Italia: Razzetti Ceresini Amelia: 111 132(32), 138(76)

248 Rivista di filosofia neoscolastica: 85(23) Rugalli Peppino: 18 Rivista di studi missionari: 129, 132(32), 133(41)(42) Rusino: 55(112) (43)(44)(45), 134(46)(47)(48)(49)(51), 135(52(53) Ruspaggiari Peroni Eufemia: 111 (54), 137(70), 138(71)(72)(73)(74)(75), 139(80)(83), Russia: 31 146(97) Russolo Luigi: 37 e (70), 39 Rivista Diocesana Milanese: 140 Ruzzano: 55(112) Rivoluzione Bolscevica: 177 Rizzi Giuseppe, saveriano: 204 Saba Agostino, Storia della Chiesa, 1943: 116(1) Rizzoli Emanuelli, industria conserviera: 35 Sabbioneta: 85(21) Rizzoli Mario: 38 Sabinus: v. Crispolti Filippo Sabinus RM: v. Redemptoris Missio Sacca: 55(112) Roberto di Borbone: 172 Saccani Francesco, frate minore: 127 Rocca Giancarlo, Guida [alla mostra Patria e Religione]: Saccardi Balestra Elvira: 111 74(148 Saccardi Maria: 111 Roccabianca: 55(112) Sacra Congregazione de Propaganda Fide: 129; 124; v. Roccaferrata: 55(112) anche Propaganda Fide Roccaprebalza: 55(112); 56 Sacrae Congregationis de Propaganda Fide. Memoria Rodolfi Adele: 111 Rerum, 1976: 116(1) Roffi Stefano: 38(72)(73), 39(74), 41(76) Sacro Cuore di Gesù: 213, 180, 184, 186; v. anche Pia Rolando Giuseppe, Il Centenario di un Pioniere, 1965: Società del Sacro Cuore 79 Sacro Eremo di Camaldoli: 205 Roma: 14(16), 28(52), 36, 38, 39, 41, 44(85), 46, Sacrosancta Patriarchalis Basilica S. Pauli: 94 58(117), 65(122), 67, 74(148), 91(33), 94 e (35), Saffi Aurelio: v. Barriera Aurelio Saffi 97(44), 117(1), 118(4), 121 e (16) , 123 e (17), 124, Sagra della Croce: 18 125, 128(27), 138, 145(97), 177, 180, 186, 188, 211; Sala Baganza: 18, 156 115, 123, 124, 150, 196, 202, 207 Sala Baganza. Pro famiglia richiamati, 1916: 18(26) Román Garcia Alexander, saveriano: 219, 220, 222 Sala Maria Luigia della Biblioteca Palatina: 8 Romanengo: 165 Salamanca: 201 Romania: 25 e (47), 28 Salamina Luigi, don: 133 Romanov, famiglia: 31 Salandra Antonio: 27 Romenia: v. Romania Sala Rossa: 57(115); 144 Roncalli Angelo, Il Servo di Dio Guido Maria Conforti, Salerno: 165 1959: 145(96) Salesiane: 49, 50, 81(108) Roncalli Angelo Giuseppe, don e card.: 144, 145; 144, Salesiani: 119, 127(27), 128(27); 115, 127 219 ; v. anche Giovanni XXIII Salone dei Vescovi: 8 Ronchetti: 56(112) Salonicco: 55(110) Ronchini Eugenia: 111 Salsi Bertolotti Guglielmina: 111 Roncocampocanneto: 55(112) Salsomaggiore: 161 Rosario: 99; 98 Saltini Ugo: 13 Rossi Annita:111 Saluto a Monsignore; Rossi Fava Irama (!):111 Salvaderi Carlo, Un vescovo per il popolo, 1987: 133(39) Rossi Marina, 1916. La presa di Gorizia, 2016: 25(45), Salvatore: 83; v. anche Gesù Cristo 27(51) Salvini Luigi, allievo missionario: 58(115); 60 Rossi Sauro: 173 Salvioni, tipografo: 94 Rota Giovanni Battista, vescovo: 134(50) Samarati Luigi, Dalla riforma tridentina ai nostri giorni, Rota Martir Filippo, Ed ora, cosa possiamo fare?, 2016: 1989: 132(33) 115 Sambuchi, seminarista: 159 Rota Martir Filippo, Suscitare in tutti la passione per la San Benedetto del Tronto: 138(77) missione, 2016: 115 San Bernardo degli Uberti: 222 Rota Porro Amica:111 San Bonaventura: 56 Rovatti Alice: 111 San Carlo Borromeo: 56(113), 141(87),145(96) Rovereto: 20 San Celso: 14 Rubbiano: 96 San Ciriaco: v. Cattedrale San Ciriaco di Ancona Ruffini Bonassi Enrichetta:111 San Daniele del Friuli: 57(115)

249 San Felice: 56 Santa Felicita e figli:56 San Francesco, chiesa di Piacenza: 43 Sant’Agata, cappella: 156 San Francesco d’Assisi: 182 Santa Giustina: v. Osservanza della Congregazione di S. San Francesco Saverio: 58(115), 128(27), 136, 138(71), Giustina di Padova 104; 198, 222, 223 Sant’Agnese, ricorrenza: 47 San Giorgio di Nogaro: 15 Santa Infanzia: 134, 136, 137, 138 e (71), 144; 131, 147 San Giovanni Battista: v. Opera di Cultura Religiosa San Sant’Alberto: 127 Giovanni Battista Sant’Alessio: 56 San Giovanni Bosco 117(2); 115 Santa Maria Antiqua: 44(85) San Giovanni e Paolo, chiesa di Venezia: 30(56) Santa Maria della Pace, chiesa: 67(128) San Giovanni Evangelista di Parma: cupola: 44(85); - Santa Maria Formosa, chiesa di Venezia: 30(56) monastero: 182, 186; - parrocchia: 56(113) Santa Maria Goretti: 213 San Giovanni Gualberto: 56 Santa Maria Liberatrice, parrocchia di Ancona: 216 San Giovanni Manzano: 65(121) Santa Maria Maddalena: 182; - parrocchia di Parma: 205 San Giuseppe: 203, 206, 210, 214; - chiesa di Parma: 19; Santa Maria Maggiore di Bergamo: 141 - tipografia di Milano: 122 Sant’Anacleto: 56 Sanguigna: 55(112) Sant’Andrea a Mane: 56(112) Sani Valentino: 2; 205; 219 Sant’Andrea Bagni: 118 Sani Valentino, “... che io venga a voi con gaudio...”, 2016: Sant’Andrea de Aquariziariis, chiesa: 67(128) 55(111) Sant’Antonio da Padova: 66 Sani Valentino, La visita pastorale in Appennino, 2012: Sant’Antonio in Salsomaggiore, parrocchia: 161 94(39) Santa Rufina:56 San Juan del Rio: 199 Santa Seconda; 56 San Lazzaro Parmense: 104, 165 Santa Sede: 6, 120, 129, 149; 219 San Leonardo, chiesa di Parma: 43(84) Santa Severina, diocesi: 125(21) San Luca: v. Accademia di San Luca Sant’Elia Antonio: 37, 39 San Luigi dei Francesi: 44(85) Santelli Bresadola Annetta: 111 San Martino del Carso: 40 Sant’Enrico, imperatore: 56 San Martino Sinzano: 48(97), 57(113) San Terenzo: 85(18) San Michele, colle: 28 Santi Apostoli: 95 San Michele, monte: 25, 40 Sant’Ilario Baganza: 96 San Michelino: 68, 69; 68 Sant’Ilario di Poitiers: 79(2), 84(16); 83 San Naborre: 56 Santi Sette Fratelli: 56 San Nazzaro: 55(112) San Tommaso apostolo, parrocchia di Parma: 89 San Paolo, apostolo: 89; v. anche Torre di San Paolo di Parma Santo Rosario: 91 San Paolo Fuori le Mura: 211 Santo Salvatore, saveriano: 193 San Pietro: apostolo: 95; - basilica di Roma: 46, 211; - Santos Eutimio Sastre, La vita religiosa nella storia della chiesa di Parma: 41 e (79) Chiesa e della società, 1997: 117(1) San Pietro in Castello, chiesa di Venezia: 30(56) Santo Stefano, ricorrenza: 49 San Pietro in Guarano: 136 Santuario Conforti: 191, 192, 193, 194, 203, 204, 205, San Polo: 56(112) 206, 208, 210, 212, 214, 216; 204, 212, 218, 219, San Prospero: 35 222, 223 San Quintino, chiesa di Parma: 31 Santuario della Consolata: 117(2) San Quirico: 55(112) Santuario di Fontanellato: 99, 204, 217; 98 San Sebastiano: v. Cappella di San Sebastiano Santuario San Guido Maria Conforti: 204; v. anche San Secondo Parmense: 56(112), 65(121) Santuario Conforti San Sepolcro: v. Piazzale San Sepolcro Sant’Uffizio: 121(16) San Sisto di Poviglio: 49(101) San Vincenzo: 14 Sant’Abbondio: v. Seminario S. Abbondio San Vitale Baganza: 156 Santacatterina Marta: 174, 186 Sanvitale Laura: v. Scuola Materna Laura Sanvitale Santa Cecilia: 56(113) Sapori di guerra: 167 Santa Cristina, parrocchia di Parma: 205, 206 Sartori Antonio Carlo Amedeo, saveriano: 57(115); 127 Santa Croce: chiesa di Fontanellato: 43; - chiesa di Parma: Sassernò Pina: 111 43; v. anche Strada Santa Croce Sasso: 55(112)

250 Sassoli Pietro: 47 Saverio per le Missioni Estere: 158; meridionale per le Sauna: 55(112) Missioni Estere: 115(1), 117(1); S. Abbondio: 136(57) Savazzini Gualtiero: 173 Serafini Domenico, card.: 121 e (16), 124: 124 Saveriane: 153, 213, 215 Serbia: 27, 29, 98(45) Saveriani: 3, 58(115), 118(4), 153, 162, 191, 193, 194, Serra Ettore: 40 204, 205, 210, 211, 215; 200, 201, 202, 216, 218 Serra Remigio, saveriano: 195 Saverio, nome: 136(65) Serravalle, parrocchia: 182 Saverio Francesco: v. San Francesco Saverio Serventi: v. Palazzo Serventi Savi Franco: 35(65) Servi: 12 Savinio Alberto: 39 Servini Pigorini Elisa: 111 Savoia: v. Eugenio di Savoia Sesana Kizito, Accogliere gli stranieri: 208 Scaccaglia Enrico: 205 61° Reggimento fanteria: 65; della Brigata Sicilia: 20 Scaccaglia Luciano, don: 206, 207; 207 62° Reggimento Fanteria della Brigata Sicilia: 20 Scaccaglia Luciano, L’Opera della Propagazione della 67° Battaglione di Milizia Territoriale di marcia: 20 Fede a Parma nel secolo XIX, 1981: 116(1), 120(12), Sesta Inferiore: 55(112) 207; 207 Severi Monari Elisa: 111 Scaccaglia Maria Carla: 205 Severini Gino: 37(70), 38 e (72) Scaccaglia Mario: 205; 205 Severini Gino, La peinture d’avant-garde, 1917: 38(72) Scaccaglia Paolo: 205 Severini Gino, Maternità: 38 Scaccaglia snc di Mario & Paolo: 205 Severini. L’emozione e la regola, 2015: 38(72) Scagliuso Vito, saveriano: 204, 224, 225 Sguazzi Mario, saveriano: 193 Scalco Giovanni, allievo missionario: 60, 62 Shrine: 201 Scaldarancio: 17 Sibilloni Maria: 111 Scandiano: 52(110), 58(117), 98, 99(48); 98 Sibilloni Rosa: 111 Scanzorosciate: 193 Sichar: v. Pozzo di Sichar Schiaparelli: 118 Sicilia: 20 Schiavi Bice: 111 Sicuri Fiorenzo, La vita politica di Parma dalla belle Schiavi Gina: 111 époque alla prima guerra mondiale, 2007: 37(71) Schiavi Silvio: 49 Siena: 146(99) Sciajno, attore: 47 Sierra Leone: 200, 201 Scolopi: 85(22) Signatico: 55(112) Scotti Arturo: 45, 46(90) Signora delle Vittorie: 99; 98 Screiber Lusignani Guglielmina: 111 Signore: 51(110), 52(110), 55(110), 57(115), 72, 77, 81, Scuola Casa Famiglia: 222 82, 100, 101, 125(20), 141, 143(92), 160, 192, 193, Scuola di Religione: 56(113) 194, 203, 206, 209, 210, 211, 212, 213, 215, 216, Scuola di Religione per fanciulli: 109 218, 222; 53, 91, 100, 115, 124, 156, 160, 165, 195, Scuola Magistrale per l’abilitazione all’insegnamento 197, 198, 221; v. anche Dio e Gesù Cristo elementare della Dottrina Cristiana: 79(3) Signori Gianluigi, saveriano: 208 Scuola Materna Domenico Maria Villa: 222 Silvani Michele, don: 163 Scuola Materna Laura Sanvitale: 222 Silvestrini Achille, card.: 211 Scuola Sacra Famiglia di Parma: 204 Sindacato orchestrale di Parma: 193 Scuola Tipografica Missionaria Domenicana di Roma: Singer Sargent John: 26 44(85) Sinibaldi Francesco, saveriano: 193 Scuole elementari “Pietro Cocconi”: 13 Sinn Fein: 28 Scurano: 55(112), 56(113) Sinodo diocesano: 107, 108; 106 Sede Apostolica: 132 Sironi Angelo, canonico: 136 e (59)(65), 137, 138 e (71) XVI Capitolo Generale: 202 Sironi Mario: 37, 39 Segreteria di Stato di Sua Santità: 73, 146(98); 130 Sissa: 222 Seminario: delle Missioni Estere di Milano: 117; delle Sitti Giuseppe, Caduti e decorati parmigiani, 1919: 21 22 Missioni Estere di Parma: 159; di Berceto: 118(5), 157, Sivelli Luigina: 48 158; di Borgo San Donnino: 72; di Cognento: 58(117); Sivizzano: 55(112) di Parma: 14(16), 118(5), 140(85); 75: Maggiore: 13, Slovacchia: 31 68(161); 75; Minore: 216; 75, 219, 221; di San Pietro Snider Carlo, L’episcopato del cardinale Andrea C. Ferrari, Apostolo di Roma: 118(4); Emiliano di San Francesco 1981-82: 140(85)

251 Sobieski Giovanni: 98 Stocchi Christian, Grande guerra, il 30 maggio di cento Socialismo: 118(5) anni fa, 2016: 20(32) Socialismo riformista: 25 Stocchi Christian, Vitali Mazza, eroe della Grande Social Media sx: 193; 193 Guerra, 2016: 22(35) Società Amici Arte Cristiana: 89 Stocchi Italo: 50 e (103) Società corale “Euterpe”: 50 Stocchi Monti Mario: 25 Società Missionaria di S. Francesco Saverio: 198 Stocchi Zileri Maria: 111 Società per le Missioni Estere: 57(115) Stockolm, nave: 163 Società Tipografica Sant’Agostino: 110, 111 Storia dell’Italia religiosa, 1995: 137(68) Solenne missione, 1916: 66(125) Storia e Documenti: 33(60) Solennità di Pasqua in Duomo, 1916: 66(124) Storia religiosa della Lombardia, 1989: 132(33) Solmi Enrico, vescovo: 206; 217, 219, 222 Strada Calestano-Fornovo Taro: 37(68) Sommacal Raimondo, saveriano: 211 Strada Santa Croce: 12 Somme: v. Battaglia della Somme Strada provinciale n. 39: 36 Soncini Cocconi Rosa: 111 Strafexpedition: 20, 24, 27 Soncini Donelli Adele: 111 Stravinkij Igor: 39 Soncini Leopolda: 111 Stravinskij Igor, Le chant du Rossignol: 39 Sondrio: 136(57) Studentato internazionale saveriano di Yaiundé: 216 Sonnino Sidney: 30 Studentato internazionale saveriano: 219 Soragna: 13, 43 Studentato teologico saveriano: 193; 154 Soragna Gonzaga Joséphine: 111 Sturzo Luigi, don: 103(57) Sorbolo: 162 Sulla via dei popoli, 1963: 116(1) Soresina Dario, Enciclopedia Diocesana Fidentina, 1961, Suore Chieppine: 13 1974, 1979: 28(52), 73(143)(144) Suore della Carità di San Vincenzo: 14 Soroptimist International Club Parma: 13(5), 168 e (3), Supandri Ferdinandus, saveriano: 214; 214 169(5), 171(7), 173; 167 Superchi Albertina: 111 Sovrintendenza ai Monumenti di Parma: 174 SVA 10, aereo: 40 Spada Salvatore, frate minore: 128(28); 127 Svizzera: 31 Spaggiari Pier Luigi, A testa alta, 1996: 12(1) Spagna: 31, 142; 199: v. anche Piazza di Spagna Taddè Bellicchi Tullia: 111 Spagnolo Giacomo, saveriano: 164, 165 Tagliavini Isabella: 171(7); 167 Spandre Luigi, vescovo: 125(21) Tamburini Umberto, don: 96 Spinabelli Pietro, saveriano: 164 Tanduo Luca e Paolo, La grande Guerra. Politica, Chiesa, Spirito Santo: 184, 192, 206, 211, 215; 115; - parrocchia Nazioni, 2014: 31(57) di Parma: 192 Tantah: 162 Spirto gentil, romanza: 47 Tanzi Cattabianchi Pasquale, Una chiesa artistica Spocci Roberto: 170 quattrocentesca che rinasce, 1916: 43(80) Spocci Roberto, L’immagine della donna: 167 Tanzi Felice, don: 48 e (97) Spottarelli Tedeschi Leopoldina: 111 Tanzi Primo: 35 Spreafichi Malaspina Emma: 111 Tarchioni Prudenza: 111 SS: AA. Pietro e Paolo di Roma: 127(27) Taro: 20 SS. Annunziata, chiesa: 56(113), 57(113), 66 Tartini Giuseppe, Andante per violoncello ed organo: 50 SS. Stimmate, parrocchia di Parma: 219 Taschieri Antonio, chierico saveriano: 29 SS. Triade: 60 Tavernerio: 193; 193, 202 Stabilimento Bagni: 25 Teatro Costanzi di Roma: 38 Stati Uniti d’America: 31, 66; 201 Teatro Farnese di Parma: 24, 45 Statuto dell’Unione Missionaria del Clero: 122 Teatro Magnani di Borgo San Donnino: 73 Stavezzoli Albina: 111 Teatro Regio di Parma: 16, 18 e (25), 46, 47, 50(105), Steccata, basilica di Parma: 49, 50(104), 65 e (125), 193; 65(119), 145; 16, 59, 144 49 Teatro Reinach di Parma: 37, 46, 47, 65(119) Stefani Giovanni, saveriano: 193 Teatro Reinach. Teatro Regio. Recita pro-feriti all’Istituto Stimmatini: 106 e (66) degli Stimatini, 1916: 47(92) Stocchi Christian, Grande guerra, foto inedite di un eroe, Tedeschi, musicista: 50 2017: 22(35) Tedeschi Arturo: 36

252 Tei Cesare, allievo missionario: 60, 61, 63 Trecasali: 55(112) Teodori Franco, saveriano: 32 e (58), 79(2), 100 e (50), XIII Capitolo Generale: 196 106(65), 129, 146(97), 157, 205; 193, 219 Trefiumi: 55(112) Teodori Franco, Dati anagrafici del Servo di Dio Guido Tre Giorni di Convegno per tutti i Saveriani: 196 Maria Conforti, 1961: 116(1) 34° Reggimento Fanteria: 23 Teodori Franco, Guido Maria Conforti. Unione Trentino: 16, 27 Missionaria del Clero. Lettere e discorsi dalla Fondazione Trento: 24, 187 (1916) al termine del suo mandato di Presidente (1927), Trevignano: 55(112) 1978: 219 Trevisi Grandi Adele: 111 Teodori Franco, Guido Maria Conforti. Unione Trieste: 40, 74, 187 Missionaria del Clero, 1978: 116(1); 116 Trilussa [Carlo Alberto Camillo Mariano Salustri]: 47 Termopili: 20 Trinchese Stefano, Roncalli e le Missioni, 1989: 117(1) Terralba: 195 Trinità: 191, 192 Terremoto calabro-siculo: 12 e (4) Trionfini Paolo: 2 III Armata: 65(121), 73, 74; 74 Trombi Rosmunda: 111 Terzi Giovanardi Elvira:111 Trombi Ugo: 2 Terzorio: 127 Tronto: v. San Benedetto del Tronto Tessalonicesi, prima lettera ai-: 75 Tropea: 138(73) Testa Zioni Albertina: 111 Trota Raffaele, Padre Paolo Manna, 1981: 117(1) Testi Laudedeo: 45, 182, 184 Truffelli Anna: v. Centro Pastorale Diocesano “Anna Testi Laudadeo, La Cattedrale di Parma, (1934): 173 Truffelli” Testi Maria Antonietta: 111 Trussoni Tommaso, arcivescovo: 125(21), 136, 137; 136 Themelly Mario, Conti Augusto, 1983: 99(47) Turci Romano, Le Missioni Illustrate: 148(101) Thovazzi Campolonghi Luisa: 111 Tiepolo Laderchi Elisa: 111 Uccelli Camillo: 35, 43 e (84) Time: 218 Uccelli Pietro, saveriano: 58(116) Tipografia S. Paolo: 219 Udine: 15, 21, 40, 65(121); 77, 147 Tipografia Vescovile Ditta Fiaccadori: 161 Uffizi: 26(48) Titanic: 46 Uganda: 218 Tivoli: 219 Uganda, Africa - La speranza ha un volto di donna: 218 Tizzano: 55(112), 56(113) Ugolotti Fumagalli Alda: 111 Torino: 32, 38, 49(100), 85(19)(20)(21)(24), 117(2), Ugolotti Serventi Eufrosina: 111 127(27), 128(27), 157; 160 Ulisse: 40 Torre: 55(112) UMC e UMdC: v. Unione Missionaria del Clero Torre di San Paolo di Parma: 19 Una ditta sempre benemerita, 1916: 35(65) Torreon: 201 Una lezione alla fronte, 1916: 14(17), 15(19) Torri Maria: 111 Una sinfonia di misericordia: 217 Torricella: 55(112); 96 Un discorso dell’on. Micheli, 1916: 34(63) Torrile: 56(112); 219 Ungaretti Giuseppe: 40 Toscanini Arturo: 18 Ungaretti Giuseppe, Fratelli: 40 Toselli, musicista: 51 Ungaretti Giuseppe, Il porto sepolto, 1916: 40 Toselli G., Duetto per clarinetti: 63 Ungaretti Giuseppe, San Martino del Carso: 40 Tosolini Fabrizio, saveriano: 219 Ungaretti Giuseppe, Soldati: 40 Touring Club Italiano: 38 Ungheria: 25, 26, 31 Tovini Livio: 35 UniCredit: 38 Trabattoni Pietro, don: 133 e (38) Union Postale Universelle: 162 Tragella Giovanni Battista, del PIME: 128(27); 127, 219 Unione del Lavoro: 73 Tragella Giovanni Battista, Un’anima di fuoco P. Paolo Unione Missionaria: 97(42) Manna, 1954: 116(1) Unione Missionaria del Clero: 3, 6, 58, 115-150, 116(1), Traglia Aloysius, arcivescovo: 150 119, 121, 123(17), 124, 125, 126 e (25), 127 e (27), Transilvania: 29 129, 132, 133, 137, 138, 139, 140, 141, 142, 143, Trasfigurazione di Cristo: 184 144, 146(97), 148, 145, 146, 149, 162; 115, 123, Traversetolo: 38(72)(73), 39(74), 41(76), 55(112), 70, 124, 127, 130, 131, 136, 219, 221 72, 205; 71 Unione Missionaria del Clero, 1917: 122

253 Unione Missionaria del Clero - Messaggio ai sacerdoti, Vecchi Maria: 111 1918: 122 Vecchi Teresina: 111 Unione Popolare dei cattolici d’Italia: 92, 103 e (57) Vedole: 55(112) Università: - Castrense di S. Giorgio di Nogaro: 15 e Vega Aviña Humberto, saveriano: 201 (18); - Cattolica del Sacro Cuore: 16, 85(23); - degli Veglia di preghiera nel ricordo di Madre Celestina Bottego: Studi della Calabria: 86(25); - degli Studi di Parma: 212; 212 15(18), 35(65), 36, 168(2); - di Cristiani: 87; - di Venagrande di Ascoli Piceno: 196 Modena: 85(21); - di Pisa: 85(22); - di Torino: 85(21); Venerando Consorzio dei parroci urbani: 19 - Gregoriana: 14(16( Veneri Bresciani Cesira: 111 Urzano: 55(112) Venezia: 26 e (48), 30 e (56), 145; 197 USA: 163, 168(3); v. anche Stati Uniti d’America Ventura Elettra: 111 Ventura Maria: 111 Vaccaro Luciano: 132(33) Venturini Margherita: 111 Vairo: 55(112) Venturini Mischi Antonia: 111 Valbaganzario 2016: 25(44), 67(129) Venturini Pàpari Tito: 44 e (85), 45(86)(87) Valbona: 55(112) 97, 98(46); 56 Venturini Paperi e Paperì: v. Venturini Pàpari Tito Val Chiavenna: 136(57) Verbum caro factum est: 225 Valcieca: 55(112) Verdi Giuseppe: 37(71); v. anche Corale Verdi Val di Fiemme: 38 Verdi Giuseppe, Aida: 47 Val di Non: 38 Verdi Giuseppe, Il Trovatore: 47 Valditacca: 55(112), 154 Verdi Giuseppe, La Forza del destino: 65 Valdonio Castellari Fausta: 111 Verdi Giuseppe, La Vergine degli Angeli: 65 Valdrè Comingio: 45 Verdun: 27 Valenti Ida: 23 Verga Eroteide: 111 Valenti Michele: 23 e (39) Verga Vitali Valentina: 111 Valenti Pietro, saveriano: 193 Vergine del Rosario: 99; 98 Valentini Luigi, mons.: 2 Vergine Maria: 222; 199; v. anche Maria Santissima e Valle di Pompei: 99; 98 Vergine Val Paisco: 21 Vergine Paciera: 68 Val Pusteria: 25(46) Vergine S.S.: 60 Val Sporzana: 36 Verona: 65(121), 85(19), 107, 127(27), 128(27); 127 Valvo Paolo, Pio XI e la Cristiada, 2016: 123(16) Vescovado di Parma: 8, 56(113), 57(115), 79(3), 121, Vangelo: 81, 96, 113, 115, 118(6), 176, 193, 203; 115, 127(27), 128(27), 157, 203; 127, 219: v. anche 118, 196, 198, 219 Palazzo vescovile di Parma Van Rossum Guglielmo o Willem, redentorista card.: 144, Vestali: 187 149, 219 Vestana: 55(112) Vanzin Vittorino Callisto, allievo missionario: 60, 63 Vestano: 55(112) Vanzin Vittorino Callisto, Il fermento del Regno, 1946: Vestola: 55(112) 116(1) Vesuvio: 99; 98 Vanzin Vittorino Callisto, I Missionari e la civiltà: 63 Vetriolo di Levico: 148(101) Va pensiero: 48 Vetro Gaspare Nello: 73(147) Vaprio d’Adda: 141(87) Vetro Gaspare Nello, Dizionario dei musicisti di Parma e Varese: 16(20) provincia, 2008: 49(101), 50(103), 65(119)(120)(121) Varesi Gibertoni Violetta: 111 Vezzano: 55(112); 96 Varoli, violoncellista: 50 Via Carducci: 25 Varoli Piazza Angioletta: 111 Via Cavour: 25, 47 Varoli Piazza Corazza Angle: 111 Via Crucis: 91 Varoli Piazza Emina: 111 Via Dante: 16 Vassallo Luigi Arnaldo, detto Gandolin, La macchina per Via della Repubblica: 25 volare: 47 Via di Propaganda: 150 Vate: v. D’Annunzio Gabriele Via Giulio Romano: 14 Vaticano: 29, 46, 117(1); 130, 131 Via Goito: 25 Vecchi Amalia: 111 Viale Basetti: 25 Vecchi Cipelli Albina: 111 Viale Conforti: 217

254 Viale Duca Alessandro: 46 Vivari Melchiade, stimmatino: 106 Viale Magenta: 25 Volontari irlandesi: 28 Viale San Martino: v. Via San Martino Volpi Ines: 111 Viale Solferino: 8, 43(84), 205; 205, 217, 219, 221 Volta Alessandro: 99; 98 Viale Toschi: 187 Voltini Luisa: 111 Viale Vaticano: 123 Via Mazzini: 25 Wachtler Michael, Giacomel Paolo, Obsweg Günther, Via Monterosa di Milano: 121(13); 122 Dolomiti. Guerra, dolore e morte, 2013: 27(50), 29(53), Vianello Federico, comboniano: 126 e (24) 41(75) Via Passo Buole: 20 Wagner Otto: 186 Viarolo: 55(112) Walongo: 197 Via Rustici: 25 Wang Luigi, saveriano: 193 Via San Martino: 168, 205, 211; 212, 218, 219, 220 Wartegg: 31 Vicariato dell’Honan Occidentale: 58(116) Whitten Reggie-Henderson Nancy, Rosemary Nyirumbe Vicentini Corinna: 111 Cucire la speranza: 218 Vicenza: 146(99); 118, 198, 201 Wilson Thomas Woodrow: 31, 66 Vicenzi Ida: 111 Vicofertile: 43, 48(96) Ximenes Ettore: 65(121), 187 Vidale Isaia, fratello saveriano: 193 Vienna: 29, 31, 32, 40¸98 Yaoundé: 200 Vignale: 55(112) Yaoundé-Douala: 200 Vignali Carolina: 111 Yustinus Hibur, saveriano: 214; 214 Vignali Rinaldi Brigida:111 Vignola Antonio, don: 73 Zamora: 201 Vignola Vincenzo, stimmatino: 106 Zanchi Albertina: 111 Villa Domenico Maria, vescovo: v. Scuola Materna Zani Santo: 16, 19 Domenico Maria Villa Zanolini Pietro, vescovo: 132, 134 e (49) Villa Grassi di Parma: 43(84) Zanotti Rita: 111 Villari Rosario, 2002: 188 Zanotti Villa Maria: 111 Villetta: 49 Zapopan: 199 Villetti Abdon: 59 Zappieri Luigi: 22; 22 Villula: 55(112) Zianigo di Merano: 197 Vinassa de Regny Rita: 111 Zibana: 55(112) Viola Gianni, saveriano: 156 Zileri Dal Verme Anna: 111 Viola Pietro, don: 154 Zileri Dal Verme Luchino: 12 e (4) Viollet-le-Duc Eugène Emmanuel: 43 Zileri Dal Verme Lucrezia, orsolina: 12(49 Visconti Marianna: 14 Zileri Dal Verme Maria: 111 Visita ad limina Apostolrum: 58(117), 94 e (39), 121 Zilioli Gaetano, don: 163 Visita pastorale: 52(110), 55 e (111)(112, 70, 72, 79 e Zita di Borbone Parma: v. Borbone Parma Zita (1), 108, 124; 71, 72 Zizers: 32 Vita futurista, film: 38 Zucchelli Pietro, don: 96 Vitali Mazza Michele: 21; 21 Zucchi Vittoria: 111 Vita Nostra: 128(27), 164 Zuppelli Vittorio Italico: 27 Vita Nuova: 158; 219 Zuppi Matteo, mons.: 217 Vittoriale di Gardone: 40 Zurlo Marcello, saveriano: 204 Vittorio Emanuele III: 27 Zwolle: 144(94) Vittorio Veneto: 37(71)

255 Grafica STUDIO ZANI • PR ––––––– Finito di stampare nel mese di novembre 2017 da Stamperia scrl (PR)