1 Piero 2 Amalia Liana Cambiasi Negretti Odescalchi 3 4 Chiara Liala MorselliGuido RGianniodari , vasta e spaziosa, è «Il lago di era quel «Dallo stradone il viottolo sale erto A chiudere gli occhi, cosa mi re- lieta di sole, di fresche arie e giorno tutto nel sole. Lungo le al poggio per un montar di terrazzi sta di tanti paesi? Di Lomnago di venti; il flutto azzurro le rive volubili l’acqua pareva un ricavati nel calcare bianco, che il il silenzio antico, il cancello no- mormora innanzi, alle spalle enorme zaffiro incastonato in mio amico chiama “i gironi”, ma bilotto di una villa. Di Casale si sollevano gli erborati colli, un monile di gioielliere pazzo. dove in poca terra abbarbicata alla Litta una gallina che scappava Perché le rive del lago di Varese davanti alla corriera, atterrita verde scalea verso i grandi pietra, la vite cresce gagliarda monti. Per vederla intera la vanno a curve e a insenature, dal clacson dell’autista. e a suo tempo onusta di gonfi Di Santa Caterina del Sasso il città, stendersi placida fra le a triangoli e a rettangoli: un gioco di natura per un lago di grappoli d’oro. Presso al termine cigolio della secchia che una due infinità turchine del cielo superficie non troppo vasta. Su della salita, alcuni ampi ripiani vecchia cala tra le due barche, e del lago, bisogna guardarla uno scivolo c’era il velocissimo accolgono il pometo, e quel di dall’alto, una riva che figura salendo la strada per Lugano, e bisogna riposare qualche istante nel apparecchio sul quale il mio bel pilota si era allenato … Il veloce mezzo fa posto alla masseria, disegnata da Sereno con un tal qual una marina e tutte le scritte sui muri del santuario, il nome di uomi- tardo pomeriggio sopra il colle del «Roccolo», per rimirare nelle bolide rosso era là, immoto, pareva palpitare dopo la gran corsa: il gusto toscano; nel più alto si apre da un lato un gran vascone, ni, di donne, di domeniche perdute: a lungo l’eco le tace nel sole. Di prime foscosità del tramonto, l’agglomerato variopinto delle case e suo validissimo pilota appena sceso da quel bolide era vicino a me e da irrigare, ma che funge l’estate anche da piscina. Una radura Lavena, sul Ceresio, il Bagat che grida dal Crotto a tutti i passeggeri: dei giardini, dal quale sale un pacato fragore di vita: la voce delle attendeva che io mi decidessi. “Andiamo. Mi risposo”. Erano le prime ore erbosa corona il poggio, limitata per gran parte dal bosco, e a levante “Buon giorno, signore, benvenuto, signora” e bacia sulla pelata rosea fabbriche, delle strade e della stazione, il rullio dei battelli ed il d’un mattino d’estate: l’ultima estate del mio pilota. L’acqua era azzurra e il dalla dimora che da anni ha sottratto al mondo il mio amico Sereno. un ometto panciuto che scende dalla topolino; quando si ripartiva, rumore di tutte le cose che si muovono laggiù, sotto il volo radente cielo contendeva l’azzurro alle acque». Non alta, rossa di intonaco, genui-namente rustica e insieme di schiette ci inseguiva a lungo con un “grazie, signore” che mai lo udrete me- delle rondini. È cosa che rivela bellezze sempre nuove il vagare sui Liala, Diario vagabondo, Sonzogno, Milano 1997, p. 106 proporzioni, quella sua casa bellamente si accosta alle cose intorno, glio cantato. I padroni del caffè, in città, siedono dietro il banco, colli che fanno chiostra intorno alla città, fiorente di vita e di traffici. sono asciutti, un po’ burberi. [...] La mia macchina va piano, sulla strada provinciale saettano vetture. Io all’erba, agli alberi, al cielo». Non molti hanno sostato, per esempio, fra i dirupi di quei colli sopra Raramente il Varesotto svela a tutti la sua bellezza, non è un paese da sono arrivata all’uscita: la stradina che porta “quel” nome è finita dopo Guido Morselli, Realismo e fantasia, Bocca, Milano, 1947 il tiro a segno, i quali strapiombano a nord sulla strada di Colmegna correre in fretta, per i bei panorami. Chi vuole i bei panorami cerchi aver fatto curve e linee alte sul lago. Guardo alla targa: ve ne è una all’altezza del «Bùrich». Da quelle rocce scavate da frequenti caverne «Caro Calvino, qui da me, a Santa Trinita, non ho né aspirapolvere né la montagna, ma che delusione: ciò che si vede è “molto”, il molto e da crepacci profondi, antri da fiere o dell’uomo preistorico, seduti all’inizio e una alla fine della strada: leggo bene il nome, il cognome e frigorifero (d’estate, ci ho un bosco vicino, metto le bottiglie al fresco sostituisce il “bello”, ne crea l’illusione... su un ronchione di roccia, si può vedere Luino… di profilo. [...] il vocabolo: AVIATORE. Il cuore è fermo. L’anima non è triste. Non nel bosco). Non ho nemmeno la TV. In cambio, ho un discreto cavallo Ma non c’è bel panorama che valga riuscire a sentir vivere paesi e sono mai riuscita a capire che cosa sia quel sentimento che provo leg- Piero Chiara, Luino, «L’Avvenire del Verbano», 30 novembre 1934 da sella, col quale esploro la montagna che incombe subito dietro la mia colline di una loro vita serena, di una loro grazia difficile. Paese dif- gendo quelle targhe con “quel” nome. Mi pare, qualche volta, di essere casetta. Ho potato quest’autunno certi rosseggianti pini di Scozia, i cui ficile, non si dà al primo venuto. È come la gente qui: che non grida Sereno, ampio e solenne, fredda, insensibile, inerte. Mi pare di non capire perché “quel” nome rami ricchi di materie resinose dall’aroma profumato ho messo da parte e non crede a chi grida. dalle placide valli ti elevi sia là, bianco su targa blu. Esco dalla stradina, infilo la strada provin- (potati da me, si capisce) da bruciare sul caminetto nelle grandi occasio- Ma certe curve della litoranea Laveno-Luino, a chiudere gli occhi, o gran S. Martino. ciale: vedo su la strada che sta di fronte alla sua un altro nome: Dal ni. Lei mi venga a trovare, e il pino di Scozia arderà in Suo onore». magari a distanza di mesi, le capite. E i colori della Valcuvia d’autun- Molin. Poi Agello. Poi Ferrarin… Si sono ritrovati qui tutti i bellissimi Tu guardi nella vasta pace, Guido Morselli, da Valentina Fortichiari, Lettera a Calvino, Einaudi, no; il sonno, il disfarsi delle cose a , ad Arolo, a Ballarate, eroi di un’epoca remota e valorosa: forse di notte, da una targa all’al- una dorata fuga di nubi Torino 1963, poi Rizzoli, Milano 2001 d’agosto; e le terrazze sui laghi, dove un disco suona, tutto questo tra, passano sussurri; si parla di acrobazie, magari. Erano tutti acrobati pel ciel vespertino «Ieri sera, dal treno che mi riportava a Varese, ho assistito a uno dei più lo capite meglio dopo: restano dei segni nella memoria, interpretarli perfetti. Lui dirà dei suoi looping centrali, Ferrarin dei suoi tonneaux, è ricordarsi di un giorno felice. Paesi che bisogna andarli a scovare, L’ultimo sol ti saluta, stupefacenti tramonti ch’io ricordi d’aver visto, in queste latitudini. Agello delle sue discese a vite, Dal Molin delle sue campane… Come senza fidarsi troppo delle poche provinciali asfaltate, arrischiandosi lascia il tuo fianco boscoso; Una profusione, una disposizione di colori e di forme aeree indescri- allora uno di loro dirà: sulle strade di polvere e su per le valli. Ma poi, per esempio, a chiu- e la piccola chiesa vibile e, vorrei dire, inverosimile. Qualcosa di sfarzoso, di paradossale, “Una vite maledetta… Credevo di non uscirne più…” dere gli occhi, ecco la val : Armio, Graglio, e giù Curiglia, che lassù in culmine sorge, Di notte queste strade sono deserte. Chiuse le ville e le case, addormen- concepito, pareva, da una immaginazione accesa, intemperante, baroc- Monteviasco, pochi lumi dispersi dalla notte sul fianco enorme della vede nell’ombra già persa tato il lago, tutto tace. Anche sulla provinciale le macchine sono raris- ca. Di fronte a spettacoli simili della natura, molti concludono: “Ecco montagna. Dov’è qui? Potrebbe essere anche l’altipiano del Tibet, una l’opposta distesa… sime. Vorrei venire di notte, ma non posso. Ho paura di udire quelle dei colori, delle luci, che a vederle dipinte non sembrerebbero vere”. valle al centro dell’Asia: qui cambiano dal di dentro le dimensioni del Ora io chiedo: perché mai un artista che ritraesse un tramonto come Il S. Martino esce come un poderoso barbacane a segnare la divisione tra voci che parlano di alta acrobazia. tempo, qui è un altro tempo. Torno sulla via della mia casa: per dieci chilometri, cinque di andata e quello di ieri sarebbe accusato di dare nell’arbitrario e quindi di tradi- la Valcuvia e la Val Travaglia e si riaccosta coll’altra parte alla catena breve re l’arte?... Sarebbe fondato un simile giudizio. Lo sarebbe senz’altro». Gianni Rodari, Dichiarazione d’amore al Varesotto, [Troilo], dei monti che termina col Sasso del Ferro, strapiombante sul lago. [...] cinque di ritorno, sarò stata con i tempi felici. O infelici? Non lo so. «L’Ordine Nuovo», 7 settembre 1946 Guido Morselli, Diario, Adelphi, Milano 1988 Piero Chiara, Il Monte S. Martino, «L’Avvenire del Verbano», 30 aprile 1935 Liala, Dieci chilometri di pensieri, Diario vagabondo, pp.128-129

5 Vittorio 1 - Luino, Porto Vecchio Piero Chiara nasce il 23 marzo 1913 a Luino (Va). Dopo la licenza 2 CH - Varese, idrovolante Macchi M.39 Zenna complementare trova impiego nella Pubblica Amministrazione come ereni 3 - , la casetta “Morselli” al poggio di Santa Trinita aiuto cancelliere. L’insofferenza nei confronti del Partito fascista, lo 4 - Gavirate, la fontana in piazza Matteotti 5 - Luino,Villa Hüssy, sede della Biblioteca costringe il 23 gennaio 1944 a trovare rifugio in Svizzera. La permanenza S nei campi di internamento svizzeri si conclude nell’agosto del 1945. Nel e dell’Archivio Sereni 6 - Lago di Varese, veduta aerea dopoguerra andò intensificandosi la sua attività letteraria come critico Azalee nella pioggia 7 - Val Veddasca e saggista per addivenire poi alla prosa e alla narrativa con opere che lo 8 - Lago di Varese e Monte Rosa consacreranno come uno dei più importanti scrittori del Novecento. Maturità scoppiante 9 - Case in Valcuvia dei colori, 10 - Strada verso Zenna Valle Veddasca Muore a Varese il 31 gennaio 1986. fu vostra la grazia dell’aria 11 - Colmegna, porto Amalia Liana Cambiasi Negretti Odescalchi (Liala) nasce a nel lume di primavera. 12 - Cassano Valcuvia 13 - Terrazza a Carate Lario (Co) il 4 marzo 1897. Dopo gli studi classici andò sposa al Ora si turba 14 - Luino, pontili marchese Pompeo Cambiasi. La sua storia d’amore con il giovane marchese lo splendido fervore. 15 - Luino, locomotiva d’epoca Vittorio Centurione Scotto, pilota di idrovolanti, si interruppe dramma- Cannero Ma se il lago riaccenna Colmegna ticamente nel 1926 quando questi precipitò con il suo idrovolante nelle al sereno acque del Lago di Varese. Trovò conforto al suo dolore nella scrittura. Lo tra i canti d’una gita pseudonimo di Liala, con cui è nota, le fu assegnato da Gabriele D’Annun- Terrazza sul mondo scampato zio in un loro incontro al Vittoriale. La sua produzione letteraria fu molto Improvvisa ci coglie la sera. ai temporali Luino Lugano prolifica e di grande successo. Muore a Varese il 15 aprile 1995. Più non sai le più bianche s’illudono CH Guido Morselli nasce a Bologna il 15 agosto del 1912. Si laurea dove il lago finisca; d’eterno. nel 1935 in giurisprudenza. Si dedica agli studi letterari interrotti dal un murmure soltanto Valtravaglia conflitto bellico fino al 1945. Nel 1943 Garzanti pubblica Proust o del sfiora la nostra vita Brezzo sentimento, un saggio sull’opera dell’amato scrittore francese, e nel 1947 sotto una pensile terrazza. Bocca pubblica Realismo e fantasia, saggio filosofico in forma di dialo- di Bedero Ponte go. Nel 1952 costruisce una casetta in cima al Poggio di Santa Trinita Siamo tutti sospesi a Gavirate. Qui, in piena solitudine, scriverà i suoi libri regolarmente a un tacito evento questa sera Caldè rifiutati dagli editori del tempo e pubblicati soltanto dopo la sua morte entro quel raggio di torpediniera (si suicida con un colpo di pistola nella casetta di via Limido a Varese che ci scruta poi gira se ne và. il 31 luglio 1973). S.Martino Gianni Rodari nasce il 30 ottobre 1920 a Omegna da Giuseppe Un’altra estate Cassano Valcuvia Rodari e Maddalena Aricocchi entrambi di origine valcuviana. Vive a Lunga furente estate. Laveno Arcumeggia Omegna fino alla età di 9 anni. Alla morte del padre la famiglia si tra- La solca ora un brivido sottile sferisce a Gavirate. Si diploma alle scuole magistrali e nel 1943 si butta alle foci del Tresa decisamente nell’esperienza resistenziale. Il dopoguerra lo vede impe- Valcuvia sì che alcuno ne trema S. Caterina Ganna gnato oltre che nell’insegnamento anche in attività giornalistiche presso dei volti gia ridenti, Leggiuno «L’Ordine Nuovo» organo della Federazione Comunista di Varese. Nel ora presaghi. 1947 viene chiamato a «L’Unità» di Milano e sul giornale comincia a Ma tutto quanto non soggiacque all’afa scrivere filastrocche e racconti per bambini. Nel 1950 è a Roma diret- s’appunta al volo tore de «Il Pioniere». Nel 1970 riceve il Premio Andersen, Nobel della degli uccelli lentissimi del largo Campo dei Fiori letteratura giovanile. Muore a Roma il 14 aprile del 1980. avventurati negli oscuri golfi Sacro Monte nasce a Luino il 27 luglio 1913. Si laurea in Lettere a di un’Italia infinita. Milano, dove inizia la sua carriera di insegnante per poi trasferirsi a Modena nel ’40 con la nomina in ruolo. La prima raccolta di versi, Frontiera, esce Gavirate nel ’41 e viene ristampata l’anno successivo con il titolo Poesie. Dopo le vicende belliche, Grecia, prigionia in Algeria e Marocco, torna in Italia nell’agosto del ’45 e si stabilisce con la moglie e la figlia Maria Teresa a Comerio Milano, dove negli anni successivi nasceranno Silvia e Giovanna. Ritorna all’insegnamento che continua fino al ’52, quando inizia a collaborare con Calcinate Varese l’Ufficio stampa e propaganda della Pirelli. Nel ’58 entra in Mondadori del Pesce come direttore editoriale. Muore il 10 febbraio 1983. e terre dei laghi varesini, tra paesaggi di montagna e collina, Lpresentano “Luoghi d’Incanto” che puoi scoprire affidandoti alle suggestioni letterarie dei suoi autori: Chiara, Liala, Morselli, Rodari percorsi d’autore e Sereni. Si attua così un percorso tessuto con infinite variazioni di prospettiva, cosicchè è suggestivo ritrovarsi in questo paesaggio “geo- nelle terre dei laghi varesini letterario” quali viaggiatori creativi capaci di raccogliere meraviglie con Chiara, Liala, Morselli, Rodari e Sereni che si acquietano nell’intimo ricordo.

«... ho scoperto Santa Caterina intorno al 1938 sfiorando con la mia barca a vela lo strapiombo del Sasso Ballaro. Da allora, molte volte ho ormeggiato il mio piccolo naviglio ai piedi della roccia e sono salito alla chiesa restando per ore sotto un fico, ora scomparso, a godere la solitudine e il silenzio di quel lembo di terra.» Piero Chiara, I giorni dell’Eremo. Santa Caterina del Sasso Ballaro, Diakronia, Lainate 1986, p.12

11 «... mi dura un bianco brusio / di cicogne lente a mezz’ aria / come dietro i tuoi occhi / il tempo 6 «Il lago di Varese era quel giorno tutto nel sole. Lungo le rive volubili l’acqua pareva un enorme andato / Omero dalla rotta fisarmonica». Vittorio Sereni, Confidenze ad un cieco, Poesie, p. 410 zaffiro incastonato in un monile di gioielliere pazzo. Perché le rive del lago di Varese vanno a curve e a insenature, a triangoli e a rettangoli: un gioco di natura per un lago di superficie non troppo vasta. Su uno scivolo c’era il velocissimo apparecchio sul quale il mio bel pilota si era allenato … Il veloce bolide rosso era là, immoto, pareva palpitare dopo la gran corsa». Liala, Diario vagabondo, Sonzogno, Milano 1997, p. 106 Luoghi d’incanto

12 «A chi scende dai boschi di Ferrera o dalle forre di Rancio, al contadino che alza il capo dai 7 «Ritrovo i sentieri che furono miei / riascolto il vero suono del mio passo. / Questa è stata la mia campi di , al cercatore di funghi che sbuca dai forteti sopra Cassano, al cacciatore che la giovinezza / questo bosco prigioniero dei suoi rami / nutrito dai suoi profondi odori / vivo di mille imbocca a mezza costa, al viandante che la percorre, al merciaio che ritorna dai mercati di Laveno morti, / le betulle, ingannevoli fantasmi, / gli abeti, i pini, i cedri scoscesi, / il muschio, il ginepro, o di Luino, la Valcuvia apre i suoi umili confini, il suo dolce riflesso di verde che svaria dal noce al il nocciolo / il capanno in fondo alla pioggia». Luciano Caimi, Federica Lucchini, Gianni Rodari castagno, nel folto dove il cuculo ingannevole canta.» a Gavirate: gli anni giovanili, Nicolini editore, Gavirate 1995 Piero Chiara, Tra i boschi della Valcuvia una pace antica e misteriosa, «L’Italia», 3 aprile 1956

Condividere i “Luoghi d’Incanto” con Chiara, Liala, Morselli, Rodari e Sereni luoghi d’incanto sono i siti che si ritrovano nelle opere dei no- I stri autori del ’900 che in queste terre hanno trovato occasio- ne di vita, residenza e lavoro. Chiara, Liala, Morselli, Rodari e Sereni con i loro scritti hanno connotato il territorio dei laghi del- la provincia di Varese. Il progetto “Luoghi d’incanto - percor- 13 «... e le terrazze sui laghi, dove un disco suona, tutto questo lo capite meglio dopo: restano dei segni 8 «Ieri sera, dal treno che mi riportava a Varese, ho assistito a uno dei più stupefacenti tramonti ch’io nella memoria, interpretarli è ricordarsi di un giorno felice». si d’autore nelle terre dei laghi varesini con Chiara, Liala, ricordi d’aver visto, in queste latitudini. Una profusione, una disposizione di colori e di forme aeree Gianni Rodari [Troilo], «L’Ordine Nuovo», 7 settembre 1946 Morselli, Rodari e Sereni” è cofinanziato da Regione Lombar- indescrivibile e, vorrei dire, inverosimile». Guido Morselli, Diario, Adelphi, Milano 1988 dia e promosso dalla Comunità Montana Valli del Verbano in collaborazione con la Provincia di Varese e i Comuni di Varese, Luino, Gavirate e Cassano Valcuvia. L’iniziativa ha l’obiettivo di favorire la riscoperta e la condivisione del patrimonio cultura- le e naturale delle terre attorno ai laghi varesini. Marco Magrini Presidente Comunità Montana Valli del Verbano

art direction e redazione Paolo Zanzi grafica, impaginazione studio paolozanzi comitato organizzativo Massimo Colosio Silvia Bevilacqua Paola Polmonari Andrea Campane Claudio Bossi 14 «... in Luino vi è qualche cosa di inesprimibile e di spirituale che non può andare vestito di parole; 9«Ma chi può, esce. Si mette sul portone. Nei paesi accanto ai portoni ci sono sedili di pietra, uno Maria Grazia Biancheri è qualche cosa di più che la tinta locale, è quel mistero di attrazione che fa innamorare di un luogo ci si siede e tace...». Gianni Rodari, «La Prealpina», 14 luglio 1946 senza che ci si possa dar ragione del motivo.» Simona Corbellini Piero Chiara, Luino, «L’Avvenire del Verbano», 30 novembre 1934 consulenza letteraria Barbara Colli 10 «Sotto i miei occhi portata dalla corsa / la costa va formandosi immutata / da sempre e non la muta 15 «Locomotive a sbuffi sordi; / ora per pozze / dall’acquata recente riemergo. / Son giunto / al il mio rumore / né, più fondo, quel repentino vento che la turba / e alla prossima svolta, forse, finirà». rimbombo dei passi sui ponti». Vittorio Sereni, Locomotive a sbuffi sordi... Poesie, p. 406 Serena Contini Romano Oldrini Vittorio Sereni, Strada di Zenna, Gli strumenti umani, pp. 19-20 Comune di Cassano Valcuvia consulenza teatrale Paola Manfredi Comune Dario Villa di Gavirate fotografia Paolo Zanzi si ringraziano «E la natura per chi ha questa fede non fornisce semplicemente Città gli Eredi di Chiara, Liala, lo scenario delle nostre esercitazioni letterarie o filosofiche ma è di Luino Morselli, Rodari e Sereni una mirabile reincarnazione dello spirito, manifestazione di un mistero a cui ci si inizia religiosamente». contatti Guido Morselli, Diario, Adelphi, Milano 1988 tel +39 0332 991001 [email protected] [email protected] www.vallidelverbano.va.it