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Il suo vero nome è Ginn, Raymond Ginn, classe 1957, fratello di quel Gregory “Greg” Ginn fondatore e leader del gruppo statunitense Black Flag. Cresce a Hermosa Beach, sotto l’ala del padre scrittore di romanzi di spionaggio, che lo chiamava affettuosamente “Petit Bon”, nomignolo a cui Raymond si ispirerà per il suo nome d’arte “Pettibon”.

Raymond e Greg frequentavano l’ambiente musicale hardcore punk californiano, Pettibon suonava nei gruppi organizzati dal fratello e i loro amici, ma la sua vera passione era il disegno. Dopo essersi laureato in economia alla UCLA, iniziò a lavorare come insegnante di matematica, non era la sua vita, dedicava già tutto il tempo disponibile a progettare le sue fanzine. Nel 1978 pubblica la la prima: Captive Chains, ne vende solo due copie.

“Il motivo per cui facevo fanzine, in primo luogo, era per tenere traccia del mio lavoro, e poi perché i miei disegni erano riproducibili. Non si perdeva molto in riproduzione.”

Erano fanzine in bianco e nero, che stampava in proprio in poche centinaia di esemplari, dal contenuto povero di testi, ma ricchissimo di disegni dal tratto fumettistico ruvido e inquieto, che lo caratterizzerà per tutta la sua carriera artistica.

Il giovane Pettibon suona come bassista nella nuova band fondata dal fratello Greg, i Panic, quando si rendono conto che esiste già una band con questo nome, è lo stesso Pettibon a suggerire un nuovo nome: Black Flag, a disegnarne il famoso logo e la copertina del loro primo EP:Nervous Breakdown (1978). È la prima di una lunga serie di potenti copertine disegnate per l’etichetta SST Records, fondata sempre dal fratello Greg, inizialmente col nome Solid State Transmitters come ditta di produzione di componenti per le radio amatoriali, nel 1978 venne convertita in etichetta discografica indipendente per pubblicare il primo disco dei Black Flag.

Pettibon si occupa di tutto il lavoro grafico, oltre al design, al logo, alle copertine e al merchandising dei Black Flag, in seguito ha collaborato con diverse band come Minutemen, , , Foo Fighters, OFF! e molti altri.

Molto scalpore suscitò la amata e odiata copretina di “Goo”, sesto album dei Sonic Youth, su cui Pettibon stesso ha avuto modo di sparare a zero, dichiarando di essere stato “usato”, non avendo mai ricevuto il compenso per il suo lavoro.

Il disegno è la versione grafica di una fotografia che ritrae Maureen Hindley e David Smith, ripresi mentre si recano al Tribunale per testimoniare al processo contro la sorella di Maureen, Myra, e Ian Brady, i “Moors murders”, che negli anni ‘60 commisero una serie di efferati omicidi sconvolgendo l’opinione pubblica.

In questa e in tutte le copertine di Pettibon, è facile vedere la cultura pop come una delle sue fonti di ispirazione, impossibile da argomentare brevemente, cito solo Orange car crash di Andy Warhol. Per Pettibon il design fumettistico è un mezzo di comunicazione molto forte e diretto, nudo e crudo, spesso accompagnato da brevi manifesti scritti a mano libera, urla al mondo il proprio sangue punk. Disseppelisce con violenza la cultura americana deviata e occultata dalle istituzioni ipocrite e borghesi, porta alla luce le depravazioni sessuali, le perversioni religiose, il putrido fango politico. La sua arte è un messaggio contro l’autorità, nel suo insieme le sue opere sono una dettagliata e rabbiosa fotografia della società contemporanea. Un ritratto preciso, che senza pietà incide nel pubblico le sensazioni del messaggio che trasmette, è la semplice copertina di un disco, eppure ci trapassa le viscere con la sua ambiguità, la sua spietata ironia ci cattura e ci risucchia nel sound del disco che contiene. È qui la grande importanza e la semplice genialità del lavoro di Pettibon, nella pienezza dei contenuti espressi con poche pungenti parole, che accompagnano fumetti minimali disegnati in modo dinamico con energia travolgente, ottenuti con il sapiente uso di inchiostro e guazzo. Quest’ultima è una tecnica meglio conosciuta come gouache, una tecnica di pittura opaca e coprente inventata nel ‘500, si ottiene unendo colle e pigmento bianco gessoso, richiede grande abilità, sicurezza e la massima rapidità di esecuzione, si asciuga velocemente e non permette il ritocco. A partire dalla metà degli anni 1980, Pettison guadagnò un ruolo da protagonista sulla scena dell’arte contemporanea. Negli anni ‘90 espone le sue copertine più celebri e le sue opere al MoMA di New York e in numerose grandi gallerie e musei in tutto il mondo. Oltre ai lavori per le case discografiche, ha realizzato numerose opere pubbliche, come la “No Title (Safe he called…), un lavoro realizzato per la High Line di New York, ispirato alla sua celebre serie dedicata al baseball, che trasfigura una partita tra Boston Red Sox e Brooklyn Dodgers. Oggi vive a Manhattan con sua moglie, la videoartistaAida Ruilova.

Per chi ha voglia di qualcosa in più: nel giugno 2013, una nuova serie di documentari, The Art of Punk è stato rilasciato su YouTube. Il primo episodio presenta l’arte di Black Flag e il ruolo di Pettibon nella prima scena hardcore, con testimonianze dello stesso, di vari membri dei Black Flag, tra cui , e Flea dei Peppers. “The Art of Punk – Black Flag – Art + Music – MOCAtv”.

Curiosity killed the cat: La copertina di Goo resta una pietra miliare del design del rock, molti artisti hanno realizzato “cover della cover”, sostituendo Myra e il marito con i personaggi più disparati, sono tutte radunate in questo sito.

Durante la sua carriera, Raymond Pettibon ha continuato anche a suonare per gruppi minori, collaborando tra gli altri con i FireHose, ex Minutemen, per cui ha anche composto brani.

Nel 2011, l’opera di Pettibon ha ispirato i Red Hot Chili Peppers per la realizzazione del video musicale della canzone ” Monarchy of Roses “, Pettibon è menzionato anche nel testo.