PROGETTO DEFINITIVO PER LA REALIZZAZIONE DELLE OPERE DI RICOSTRUZIONE E PROTEZIONE DI UN TRATTO DEL LITORALE DEL COMUNE DI SANGINETO (CS) - STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE

INDICE PREMESSA...... 2 1. FINALITÀ, OBIETTIVI E STRUTTURA DELLO STUDIO ...... 3 2. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO...... 8 2.1 Normativa di riferimento ...... 8 2.2 La VIA in Italia: il Testo Unico dell'Ambiente (D.Lgs. 152/2006 e s.m.i. e D.Lgs. 4/2008) ...... 13 2.3 Normativa di riferimento per la difesa della costa ...... 15 2.3.1 Lo scenario Comunitario...... 15 2.3.2 Lo scenario Regionale...... 16 2.4 Pianificazione territoriale e vincoli ...... 19 2.4.1 Tutela paesistica...... 19 2.4.2 Tutela idrogeologica ...... 20 2.4.3 Pianificazione a livello regionale...... 23 2.4.4 Pianificazione a livello provinciale...... 26 2.4.5 Pianificazione a livello comunale ...... 30 3. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE...... 34 3.1 Descrizione del progetto ...... 34 3.2 Verifica delle scelte progettuali: Studio dell’evoluzione della linea di costa con il modello della “Crenulate beach” indicato da R. Silvestr” ...... 37 3.3 Verifica delle scelte progettuali: Studio del trasporto solido e simulazione dell’evoluzione della linea di costa nel periodo di lungo termine, con il modello matematico “Genesis” ...... 39 3.3.1 Modello matematico di evoluzione della linea di costa...... 39 3.3.2 Simulazioni relative alla configurazione di progetto ...... 42 3.4 Impatti in fase di cantiere...... 44 3.5 Descrizione delle modalità di gestione dell’opera ...... 47 3.5.1 Monitoraggio Ambientale...... 47 4. QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE...... 52 4.1 Introduzione al quadro ambientale...... 52 4.2 Scelta delle componenti ambientali da analizzare...... 53 4.2.1 Aspetti geologici, idrogeologici e geomorfologici ...... 53 4.2.2 Ambiente marino:Rilievo Bentonologico...... 55 4.3 Quadro complessivo degli impatti potenziali...... 62 4.4 Valutazione degli impatti ...... 69 4.4.1 Metodologia utilizzata...... 69 4.5 Simulazione Fotorealistica dell’intervento...... 74 4.6 Misure di Mitigazione Ambientale relative alla Cantierizzazione ...... 79 5. GLI ESITI DELLO STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE...... 824

ALLEGATI ALLO STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE...... 85 ALL.1 – Tabulato del modello matematico “Genesis” usato per la simulazione dell’evoluzione della linea di costa nella configurazione di progetto nel periodo di lungo termine...... 86 ALL.2 – Cartografia tematica con la mappatura della Posidonia e la distanza dall’intervento ...... 92 ALL.3 – Caratteristiche tecniche della sonda multiparametrica...... 93 ALL.4 – Esempio dei grafici ottenuti dai dati acquisiti dalla sonda multiparametrica...... 94 ALL.5 – Tabella 2.1b del Manuale ICRAM con le analisi chimiche fisiche e microbiologiche sui sedimenti...... 95 ALL.6 – Documentazione fotografica ...... 96 ALL.7 – Planimetrie stato attuale e di progetto ...... 99 ALL.8 - Stralcio Piano Assetto Idrogeologico…………………………………………………………………………...102 ALL.9 - Stralcio Piano Spiaggia………………………………………………………………………………………...103 ALL.10 - Planimetria dell'arenile con sovrapposizione delle aree demaniali SID……………………………………...104

ALL.11 - Sintesi non Tecnica (rif. progetto Elaborato S2) ALL.12 - Relazione Paesaggistica ai sensi del D.P.C.M. 12.12.2005 (rif. progetto Elaborato S3) ALL.13 -Studio Geologico (rif. progetto)

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PREMESSA Il presente Studio di Impatto Ambientale accompagna il procedimento relativo alla realizzazione delle opere di ricostruzione e protezione di un tratto del litorale del Comune di Sangineto (CS). Come è illustrato in modo più esaustivo nel seguito, il progetto che qui si presenta per le autorizzazioni previste dalla legge è il risultato di un percorso che nasce dall’esigenza di difendere e riqualificare un litorale di notevole prestigio sia dal punto di vista naturalistico che turistico per le attività che lo caratterizzano. Lungo i tratti di costa in esame sono presenti da oltre un ventennio delle scogliere emergenti, parte in massi artificiali e parte in massi naturali, che hanno svolto la funzione di proteggere puntualmente la spiaggia e di creare dei tomboli retrostanti. A causa della costante erosione della costa, dovuta all’avanzamento del mare, allo stato attuale rimane solo una stretta striscia di sabbia bianca intervallata da qualche scoglio. Di qui la necessità di intervenire con estrema urgenza al fine di salvaguardare le attività turistico-balneari. Le previsioni del presente progetto che costituiscono il I stralcio del progetto generale, riguardano la protezione del tratto più a nord del litorale di Sangineto, dove per il continuo assottigliarsi della spiaggia emersa, anche in condizioni di mareggiate di media intensità, l’energia ondosa causa continui approfondimenti dei fondali. Appena disponibile ulteriore finanziamento, sarà redatto un II stralcio a completamento delle opere di protezione previste nel progetto generale. L’intervento di I stralcio consiste: -nella realizzazione di un pennello semisommerso della lunghezza di circa 128 metri, di cui circa 65 m emergenti alla quota di + 2,00 metri dal medio mare e circa 63 m soffolti, costituiti con scogli di 3° categoria (peso medio dello scoglio: 5 t) nella parte emergente e con scogli di 2^ e 3^ categoria nella parte soffolta (secondo le percentuali indicate nelle sezioni tipo: 50% scogli di terza, 50% scogli di 2^ nel successivo tratto di 25 metri e 70% scogli 2-3 t, 30% di scogli 1-3 t nel tratto terminale di 38,50 m); - nella realizzazione di un tratto di scogliera soffolta in massi naturali di 2° categoria e larghezza in cresta di 10 m, di lunghezza pari a circa 100 m, di cui 50 metri a costituzione dell’ala nord del pennello e 50 metri a costituzione dell’ala sud (scogliera di tipo a “martello”), la cui sommergenza rispetto al medio mare è di – 2,50 metri. La scogliera risulta mediamente imbasata alla profondità di circa – 5,80 m dal medio mare con scarpa esterna ed interna del 3/2. - in un versamento di materiale sabbioso di circa 71500 mc (in prima fase) nella zona ridossata al pennello semisoffolto fino alla quota di +1,50 l.m.m. esteso verso mare fino alla testata dell'ala nord del pennello, separato dalla scogliera da un filtro in pietrame minuto di cava (strato di transizione). Le pendenze foranee dei versamenti di materiale, anch'esse specificate, nelle sezioni di progetto sono risultate le seguenti: -1/15 verso lo strato filtro a ridosso della testata soffolta del pennello -1/6 a chiudere lateralmente verso i fondali- Il materiale di versamento risulta idoneo sia dal punto di vista mineralogico, granulometrico e tessiturale, sia per ciò che attiene alla stabilità idraulica del ripascimento di spiaggia. Le opere di progetto assolvono il compito di garantire la difesa dell'erosione del tratto di litorale in oggetto. Esse costituiscono pertanto un lotto funzionale ed a se stante del progetto preliminare generale. Esse garantiranno a lungo termine anche il riempimento delle due celle contigue situate a nord del previsto ripascimento di spiaggia con l'effetto di allineare la linea di riva alle testate delle scogliere emergenti situate a nord (così come indicano i modelli matematici sia del tipo "ad una linea", sia del tipo bidimensionale. Tuttavia, sia al fine di integrare nel tempo i volumi di ripascimento a causa delle perdite, sia pure modeste, verso il largo che inevitabilmente accusano questo tipo di opere, sia al fine di accelerare l'anzidetto effetto di allineamento della linea di riva, è stata prevista in progetto una seconda fase e indicato nella nella planimetria di progetto un futuro versamento di ulteriori 20.000 mc di materiale nelle due celle contigue (10.000 mc per cella) ed un ulteriore versamento di 15.000 mc nella cella già oggetto dell'intervento per complessivi 35.000 mc. che, nel caso si rendessero disponibili ulteriori finanziamenti, contribuirebbe ad ottimizzare l'intervento. Il ripascimento totale previsto ammonta quindi a complessivi 106.500 mc. L’evoluzione della linea di battigia a seguito della realizzazione delle opere è stata determinata attraverso un opportuno modello matematico (evoluzione con il modello di Silvester). Tale intervento si configura come sostegno alle attività turistico-ricreative della zona, nel rispetto dell’ambiente e del paesaggio.

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1. FINALITÀ, OBIETTIVI E STRUTTURA DELLO STUDIO

La VIA è essenzialmente uno strumento di aiuto alla decisione orientato ad assicurare che i fattori ambientali, connessi al progetto in via diretta ed indiretta, vengano presi in considerazione. Il suo scopo è assicurare che le decisioni siano prese sulla base di una conoscenza, quanto più possibile informata, delle conseguenze ambientali. In definitiva la VIA individua, descrive e valuta, in modo appropriato al caso ed alle circostanze, gli effetti sia diretti sia indiretti, attuali e futuri, qualitativi e quantitativi, del progetto sull’uomo e le sue attività, la fauna e la flora, il suolo, l’acqua, l’aria, il clima, il paesaggio, il patrimonio culturale ed i beni materiali, quindi su un sistema che è descritto come complesso ed interrelato di risorse naturali ed attività umane. A questo scopo contiene almeno una descrizione del progetto, delle misure prese ed atte ad evitare gli effetti negativi dello stesso, dei dati necessari ad identificare e valutare questi ultimi, contiene, inoltre, una sintesi non tecnica delle informazioni, obiettivi e scelte. Venendo ad un piano sostanziale ed in linea molto generale, i criteri che possono rendere accettabile una scelta sono: 1) rischio ed impatto zero; si tratta di un criterio a prevalente carattere retorico/politico in quanto non esiste in generale un’azione che non produca un qualche impatto sull’ambiente; 2) soglie convenzionali di ricettività ambientale; nei casi di insufficienza e/o mancanza di standard di legge possono essere riprese da organismi internazionali e/o dalla letteratura scientifica delle soglie in grado di fornire parametri per giudicare le trasformazioni; 3) migliore tecnologia disponibile; si tratta di un criterio che consente di uscire dalla soggettività della scelta delle soglie e dal giudizio di significatività delle trasformazioni indotte, quando di un’opera sia riconosciuta la prevalente necessità e dimostrata la validità tecnica relativa; 4) bilancio ambientale; l’intervento sarà giudicato ambientalmente compatibile quando gli impatti negativi prodotti da una data opera in progetto possano essere compensati dagli impatti positivi prodotti (o entro la stessa classe di valore –ad esempio salute, ecosistemi, economia- o nell’insieme delle classi di valore). Considerando quale direzione più feconda quella tracciata dai criteri di accettabilità 2), 3) e 4), opportunamente combinati, si può concludere dicendo che, ancora da un punto di vista molto generale, il processo logico che seguiremo passa per l’identificazione successiva di tre classi di problemi: - le aree critiche o sensibili dato il progetto e le caratteristiche dell'ambiente; - le soglie del progetto stesso; - i potenziali impatti. Cercheremo di mettere in evidenza sia le capacità di assorbimento dell’ambiente, sia l’interrelazione tra le azioni di progetto e le aree di potenziale impatto (distinguendo tra impatti non significativi o poco significativi, impatti importanti, critici, e ignoti; ma anche tra grandezza, reversibilità, prevalenza o cumulatività, importanza o compatibilità, durata e frequenza, rischiosità, possibilità di mitigazione).

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In accordo con quanto detto, lo Studio di Impatto Ambientale fornirà gli elementi atti a giustificare l’interesse per la realizzazione delle opere di difesa del tratto di costa in corrispondenza del lungomare di Sangineto e la sua compatibilità con le programmazioni di settore e generali. Il presente Studio di Impatto Ambientale fornirà altresì un quadro delle condizioni attuali dell’ambiente, con riferimento ad ogni dimensione pertinente in quanto coinvolta o coinvolgibile (anche presuntivamente) negli effetti diretti ed indiretti del progetto. Secondo quanto previsto dal D.P.C.M. 10 agosto 1988 n° 377 e dal successivo D.P.C.M. 27 dicembre 1988, lo Studio di Impatto Ambientale si articolerà in tre “quadri”: il Quadro di Riferimento Programmatico, il Quadro di Riferimento Progettuale, il Quadro di Riferimento Ambientale. Il quadro di riferimento programmatico fornisce gli elementi conoscitivi, da utilizzare come parametri di riferimento nell’elaborazione del giudizio di compatibilità ambientale, sulle relazioni intercorrenti tra l'opera progettata ed i correlativi atti di pianificazione e programmazione territoriale e settoriale esistenti, così da comprendere: ¾ l'illustrazione del progetto in rapporto agli stati di attuazione dei suddetti strumenti pianificatori, facendo particolare attenzione alle priorità da essi eventualmente poste, qualora si tratti di progetti di opere pubbliche; ¾ la descrizione dei rapporti di coerenza del progetto con gli obiettivi perseguiti dagli strumenti pianificatori, evidenziando con riguardo all'area interessata, sia le eventuali modificazioni intervenute in relazione alle ipotesi di sviluppo adottate dagli strumenti pianificatori, sia l'indicazione, dettagliata sino a comprendere le previsioni temporali di realizzazione, degli interventi collegati a quello proposto; ¾ l'indicazione dei tempi di attuazione dell'intervento e delle eventuali infrastrutture a servizio e complementari; ¾ la spiegazione dell'attualità del progetto e della motivazione delle modifiche eventualmente apportate dopo la sua originaria concezione; ¾ l'esposizione delle eventuali disarmonie di previsioni contenute in distinti strumenti programmatori.

Il quadro di riferimento progettuale, avendo ad oggetto sia la descrizione analitica del progetto proposto con l'indicazione delle soluzioni adottate sulla base degli studi effettuati, sia l'illustrazione dell'inquadramento del progetto nel territorio si divide in due parti. Nella prima si definiscono le caratteristiche dell'opera proposta e si spiegano le motivazioni assunte dal proponente nella definizione del progetto, facendo specifico riferimento a: • la natura dei beni e/o servizi offerti; • il grado di copertura della domanda ed i suoi livelli di soddisfacimento in funzione delle diverse ipotesi esaminate, anche in riferimento all'ipotesi di assenza dell'intervento; • la prevedibile evoluzione qualitativa e quantitativa del rapporto domanda-offerta riferita alla presumibile vita tecnica ed economica dell'intervento; • l'articolazione delle attività necessarie alla realizzazione dell'opera in fase di cantiere e di quelle caratterizzanti l'esercizio dell'opera; • i criteri che hanno guidato le scelte del progettista in relazione alle previsioni delle trasformazioni territoriali di breve e lungo periodo conseguenti alla localizzazione dell'intervento, delle infrastrutture di servizio e dell'eventuale indotto.

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Precisa, inoltre, il 3° comma dell’art.4 D.P.C.M. 27 dicembre 1988 che, qualora il progetto presentato si riferisca a opere pubbliche o a rilevanza pubblica, in questa parte si devono esporre anche i risultati dell'analisi economica dei costi e dei benefici, eventualmente richiesta dalla norma- tiva vigente. Nella seconda parte del quadro di riferimento progettuale vengono chiarite le motivazioni tecniche delle scelte progettuali ed illustrate le misure, i provvedimenti e gli altri interventi che il proponente reputi opportuno adottare per conseguire il migliore inserimento dell'o- pera nell'ambiente. Pertanto, in questa parte, di notevole importanza in quanto concorre al giudizio di compatibilità ambientale, si delineano: 1. le caratteristiche tecniche e fisiche del progetto e le aree occupate durante la fase di costruzione e di esercizio; 2. l'insieme dei condizionamenti e vincoli considerati necessariamente nella redazione del progetto, facendo particolare attenzione: 1) alle norme tecniche regolanti la realizzazione dell'opera; 2) alle norme ed alle prescrizioni degli strumenti urbanistici, dei piani paesistici e territoriali e dei piani settoriali; 3) ai vincoli paesaggistici, architettonici, archeologici, storico-culturali, demaniali e idrogeologici; alle servitù ed alle altre limitazioni alla proprietà; 4) ai condizionamenti indotti dalla natura e vocazione dei luoghi e da particolari esigenze di tutela ambientale; 3. le motivazioni tecniche della scelta progettuale e delle principali alternative ad essa esaminate, da descrivere considerando in modo peculiare: 1) le scelte di processo per gli impianti industriali, per la produzione di energia elettrica e per lo smaltimento dei rifiuti; 2) le condizioni di utilizzazione delle risorse naturali e delle materie prime direttamente o indirettamente coin- volte nelle diverse fasi di realizzazione del progetto e di esercizio dell'opera; 3) le quantità e le caratteristiche degli scarichi idrici, dei rifiuti, delle emissioni nell'atmosfera in relazione alle diverse fasi di attuazione del progetto e di esercizio dell'opera; 4) le necessità progettuali di livello esecutivo e le esigenze gestionali imposte o da ritenersi necessarie a seguito dell'analisi ambientale; 4. le eventuali misure non strettamente riferibili al progetto o i provvedimenti di tipo gestionale che si reputi opportuno adottare, per il contenimento degli impatti sull'ambiente, sia durante la costruzione che durante l'esercizio dell'opera; 5. gli interventi di ottimizzazione dell'inserimento dell'opera progettata nel territorio e nell'ambiente; 6. gli interventi tesi a riequilibrare eventuali scompensi prodotti sull’ambiente.

Il quadro di riferimento ambientale ha ad oggetto l'illustrazione del sistema ambientale interessato (considerato sia per singoli fattori e componenti sia globalmente) e la raffigurazione dei prevedibili effetti su di esso producibili dalla realizzazione del progetto di opera proposto. L'allegato I precisa che le componenti ed i fattori ambientali da studiare sono: a) l'atmosfera, intesa come qualità dell'aria e caratterizzazione meteoclimatica; b) l'ambiente idrico, inteso come acque sotterranee ed acque superficiali (dolci, salmastre e marine), considerate come componenti, come ambienti e come risorse; c) il suolo ed il sottosuolo, intesi, sotto il profilo geologico geomorfologico e pedologico sia nel quadro dell'ambiente globale sia come risorse non rinnovabili; d) la vegetazione la flora e la fauna, intese come formazioni vegetali ed associazioni animali, emergenze significative, specie protette, equilibri naturali; e) gli ecosistemi, considerati come i complessi delle componenti e

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dei fattori fisici, chimici e biologici tra loro interagenti ed interdipendenti, formanti un sistema unitario ed identificabile (come ad es. un lago, un bosco, un fiume, il mare) per propria struttura, fun- zionamento ed evoluzione temporale; f) la salute pubblica, esaminata in rapporto sia agli individui sia alla comunità unitariamente intesa; g) il rumore e le vibrazioni, studiati in rapporto all'ambiente naturale ed antropico; h) le radiazioni ionizzanti e non, valutate in rapporto all'ambiente naturale ed antropico; i) il paesaggio, visto nei suoi aspetti morfologici e culturali, come identità delle comunità umane interessate e dei relativi beni culturali.

Come il precedente, pure il quadro ora in esame può essere diviso in due parti distinte, da elaborare, allo scopo di favorire la realizzazione di confronti significativi tra la situazione attuale e quella prevista, con la tecnica espositiva per parametri definiti dei risultati delle indagini e delle stime effettuate con i sistemi di rilevazione in generale previsti e con quelli specifici richiesti dalla concreta situazione. Nella prima parte si individuano, chiaramente con stretto riferimento alla tipologia dell'opera progettata, le peculiarità dell'ambiente interessato attraverso: a) la definizione dell'ambito territoriale e dei sistemi ambientali interessati, direttamente e in- direttamente, dal progetto nella cui sfera si presume che possano manifestarsi effetti significativi sulla qualità degli stessi; b) la descrizione dei sistemi ambientali interessati, con l'evidenziazione dell'eventuale criticità degli equilibri esistenti; c) l'individuazione delle aree, delle componenti e dei fattori ambientali e delle relazioni tra di essi esistenti, che manifestino un carattere di eventuale criticità, allo scopo di evidenziare gli ap- profondimenti di indagine necessari al caso specifico; d) la documentazione degli usi plurimi previsti delle risorse, delle priorità negli usi dei medesimi, degli ulteriori usi potenziali coinvolti dalla realizzazione del progetto; e) la documentazione dei livelli di qualità preesistenti all'intervento per ciascuna componente ambientale interessata, e degli eventuali fenomeni di degrado delle risorse in atto.

Nella seconda parte del quadro di riferimento ambientale si svolgono, sulla base della descrizione analitica delle caratteristiche dell'ambiente interessato contenuta nella prima parte, quelle previsioni costituenti il punto centrale e concludente dello studio di impatto ambientale, ossia: a) la stima qualitativa e quantitativa: a) degli impatti indotti dall'opera sul sistema ambientale; b) delle interazioni degli impatti con i diversi fattori e componenti ambientali, anche in relazione ai rapporti esistenti tra essi; b) la descrizione delle modificazioni delle condizioni d'uso e della fruizione potenziale del territorio, in rapporto alla situazione preesistente; c) la descrizione della prevedibile evoluzione, a seguito dell'intervento, delle componenti e dei fattori ambientali, delle relative interazioni e del sistema ambientale complessivo; d) la descrizione e la stima della modifica, nel breve e nel lungo periodo, dei livelli di qualità preesistenti, in relazione agli approfondimenti richiesti dalla tipologia dell'intervento; e) la definizione degli strumenti di gestione e di controllo e, ove necessario, anche delle reti di monitoraggio ambientale, da documentare con la localizzazione dei punti di misura e dei parametri ritenuti opportuni; f) l'illustrazione dei sistemi di intervento nell'ipotesi del manifestarsi di emergenze particolari.

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Un corretto Studio di Impatto Ambientale non può prescindere da un’accurata descrizione, selezione, e valutazione comparata, delle “alternative”, siano esse di tipo tecnologico, gestionale o localizzativo. E’ anzi possibile affermare che è proprio nella “generazione” e nel confronto delle alternative che risiede buona parte del valore aggiunto dallo Studio di Impatto Ambientale al progetto. L’accuratezza della descrizione dell’ambiente e dei potenziali impatti determinati dalla realizzazione di un dato progetto, oltre a rappresentare un incremento della conoscenza inerente il problema e quindi una riduzione dei rischi ad esso connessi, può permettere la definizione di opportune misure di mitigazione (o compensazione) ovvero generare alternative progettuali che, a fronte, spesso, di costi di investimento e/o oneri di gestione superiori, risultano dominanti (ossia preferibili) rispetto all’ipotesi originaria per quanto concerne gli impatti ambientali e sulla salute pubblica. La generazione di alternative rappresenta quindi una fase decisiva dello Studio di Impatto Ambientale e può essere generalmente articolata come segue: a) descrizione dell’opzione zero; b) definizione di criteri e parametri per il confronto delle alternative (studio e valutazione comparata dei potenziali impatti e del Quadro di Riferimento Programmatico); c) studio di misure di mitigazione e compensazione (alternative mitigate).

Il processo di VIA si conclude con il provvedimento di valutazione dell’impatto ambientale emesso dall’Autorità Competente, obbligatorio, vincolante e sostitutivo di ogni altro provvedimento in materia ambientale e di patrimonio culturale.

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2. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO

2.1 Normativa di riferimento

Comunità Europea

¾ Sentenza Corte di Giustizia Ue 20 ottobre 2011, causa C-474/10 Direttiva 2001/42/Ce "Vas" – Designazione, a fini di consultazione, delle autorità che possono essere interessate – Modalità relative all’informazione e alla consultazione

¾ Sentenza Corte di Giustizia Ue 18 ottobre 2011, cause da C-128/10 a C-8209; 131/09; C-82/09; 134/09 e C-8209; C-135/09

¾ Valutazione dell’impatto ambientale di progetti – Direttiva 85/337/Cee – Ambito di applicazione – Nozione di "atto legislativo nazionale specifico" – Convenzione di Aarhus – Accesso alla giustizia in materia ambientale – Portata del diritto di ricorso contro un atto legislativo

¾ Sentenza Corte di Giustizia Ue 22 settembre 2011, causa C-295/10 Piani che determinano l’uso di piccole aree – Documenti di pianificazione a livello locale – Valutazione a norma della direttiva 2001/42/Ce – Relazione con la direttiva 85/337/Cee

¾ Decisione 2008/871/CE del Consiglio del 20 ottobre 2008 relativa all’approvazione, a nome della Comunità europea, del protocollo sulla valutazione ambientale strategica alla convenzione ONU/CEE sulla valutazione dell’impatto ambientale in un contesto transfrontaliero firmata a Espoo nel 1991 (G.U.U.E. L308 del 19.11.2008). ¾ PROTOCOLLO sulla valutazione ambientale strategica alla convenzione sulla valutazione dell’impatto ambientale in un contesto transfrontaliero (G.U.U.E. L308 del 19.11.2008). ¾ Proposta di direttiva del Consiglio (97/c 129/08): “Valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente naturale”. ¾ Direttiva 2001/42/CE del 27/6/2001: “Valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente”. ¾ Direttiva (CE) 97/11: Consiglio, 3 marzo 1997 G.U.C.E. 14 marzo 1997, n. L 073 Modifica alla direttiva 85/337/CEE concernente la valutazione dell'impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati. ¾ Direttiva 85/337/CEE del 27/6/1985: “Valutazione dell’impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati”.

Legislazione Nazionale

¾ Dlgs 29 giugno 2010, n. 128 Modifiche ed integrazioni al Dlgs 3 aprile 2006, n. 152 - cd. "Correttivo Aria-Via-Ippc"

¾ Legge 27 febbraio 2009, n. 13 Conversione in legge, con modificazioni, del Dl 30 dicembre 2008, n. 208, recante misure straordinarie in materia di risorse idriche e di protezione dell'ambiente

¾ Dl 30 dicembre 2008, n. 208 Misure straordinarie in materia di risorse idriche e di protezione dell'ambiente

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¾ Regolamento Regionale n. 3 del 4 agosto 2008, inerente le procedure di Valutazione di Impatto Ambientale, di Valutazione Ambientale Strategica e le procedure di rilascio delle Autorizzazioni Integrate Ambientali, emanato dalla Giunta Regionale al fine di dare attuazione al dettato normativo di cui alla Parte II del D.Lgs. 152/2006 e ss.mm.ii., ed entrato in vigore il 16.08.08

¾ Opcm 19 marzo 2008, n. 3663 Ulteriori disposizioni per lo svolgimento dei "grandi eventi" relativi alla Presidenza italiana del G8 e al 150° Anniversario dell'Unità d'Italia

¾ Decreto Legislativo 16 gennaio 2008, n.4: Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale. (GU n. 24 del 29- 1-2008- Suppl. Ordinario n.24) ¾ Dpr 14 maggio 2007, n. 90 Regolamento per il riordino degli organismi operanti presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare - Articolo 29 decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223 ¾ Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 7 marzo 2007: Modifiche al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 3 settembre 1999, recante: "Atto di indirizzo e coordinamento per l'attuazione dell'articolo 40, comma 1, della legge 22 febbraio 1994, n. 146, concernente disposizioni in materia di valutazione dell'impatto ambientale". (G.U. n. 113 del 17- 5-2007) ¾ L.R. n. 14 del 2006 Modifiche ed integrazioni alla Legge Regionale 16 aprile 2002, n. 19 recante: Norme per la tutela, governo e uso del territorio. Legge urbanistica della ” ¾ Testo coordinato del Decreto-Legge 12 maggio 2006, n. 173: Testo del decreto-legge 12 maggio 2006, n. 173, coordinato con la legge di conversione 12 luglio 2006, n. 228 (in questa Gazzetta Ufficiale - alla pagina 4), recante: «Proroga di termini per l'emanazione di atti di natura regolamentare e legislativa». (GU n. 160 del 12-7-2006) V.I.A. (CODICE DELL'AMBIENTE): Art. 1-septies - Modifica al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 ¾ Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152: Norme in materia ambientale. (G.U. n. 88 del 14/04/2006 - S.O. n. 96) - Testo vigente - aggiornato, da ultimo, al D.Lgs. n. 188/2008 ¾ Decreto Legislativo 17 agosto 2005, n. 189: Modifiche ed integrazioni al decreto legislativo 20 agosto 2002, n. 190, in materia di redazione ed approvazione dei progetti e delle varianti, nonché di risoluzione delle interferenze per le opere strategiche e di preminente interesse nazionale. (GU n. 221 del 22-9-2005- Suppl. Ordinario n.157) ¾ Circolare 1 giugno 2005: Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio. Disposizioni concernenti il pagamento dello 0,5 per mille ai sensi dell'articolo 27 della legge 30 aprile 1999, n. 136, come modificato dall'articolo 77, comma 2, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, per le opere assoggettate alla procedura di VIA statale di cui all'articolo 6 della legge 8 luglio 1989, n. 349. (GU n. 143 del 22-6-2005) ¾ Legge 18 aprile 2005, n. 62: Disposizioni per l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee. Legge comunitaria 2004. (GU n. 96 del 27-4- 2005 - S.O. n.76) Art. 19 (Delega al Governo per il recepimento della direttiva 2001/42/CE, concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull'ambiente) Art. 30 (Recepimento dell'articolo 5, paragrafo 2, della direttiva 85/337/CEE del Consiglio, del 27 giugno 1985, in materia di valutazione di impatto ambientale)

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¾ Legge 15 dicembre 2004, n. 308 Delega al Governo per il riordino della legislazione ambientale

¾ Circolare 18 ottobre 2004: Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio. Disposizioni concernenti il pagamento del contributo dello 0,5 per mille, ai sensi dell'articolo 27 della legge 30 aprile 1999, n. 136, così come modificato dall'articolo 77, comma 2, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, per le opere assoggettate alla procedura di VIA Statale, di cui all'articolo 6 della legge 8 luglio 1986, n. 349. (GU n. 305 del 30-12-2004) ¾ Dm Ambiente 1 giugno 2004 Impianti di produzione di energia elettrica assoggettati alle procedure di Via - Regolamentazione delle modalità di versamento del contributo ¾ Decreto 1 aprile 2004: Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio. Linee guida per l'utilizzo dei sistemi innovativi nelle valutazioni di impatto ambientale. (GU n. 84 del 9-4-2004) ¾ Legge 16 gennaio 2004, n. 5. Testo del decreto-legge 14 novembre 2003, n. 315 (in Gazzetta Ufficiale - serie generale - n. 268 del 18 novembre 2003), coordinato con la legge di conversione 16 gennaio 2004, n. 5, recante: "Disposizioni urgenti in tema di composizione delle commissioni per la valutazione di impatto ambientale e di procedimenti autorizzatori per le infrastrutture di comunicazione elettronica". (GU n. 13 del 17-1-2004) ¾ Decreto Legge 14 novembre 2003, n. 3 15: Disposizioni urgenti in tema di composizione delle commissioni per la valutazione di impatto ambientale e di procedimenti autorizzatori per le infrastrutture di comunicazione elettronica. (GU n. 268 del 18-11-2003) (Convertito in L.n. 5/2004) ¾ Legge 31 ottobre 2003, n.306: Disposizioni per l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee. Legge comunitaria 2003. (GU n. 266 del 15- 11-2003- Suppl. Ordinario n.173) ART. 15. (Recepimento dell'articolo 2, paragrafo 3, della direttiva 85/337/CEE concernente la valutazione di impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati). ¾ Testo coordinato del Decreto-Legge 18 febbraio 2003, n.25: Testo del decreto-legge 18 febbraio 2003, n. 25 (in Gazzetta Ufficiale - serie generale - n. 41 del 19 febbraio 2003), coordinato con la Legge di conversione 17 aprile 2003, n. 83: (in questa stessa Gazzetta Ufficiale alla pag. 4), recante: "Disposizioni urgenti in materia di oneri generali del sistema elettrico e di realizzazione, potenziamento, utilizzazione e ambientalizzazione di impianti termoelettrici". (GU n. 92 del 19- 4-2003) ¾ Circolare 25 novembre 2002: Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio. Integrazione delle circolari 11 agosto 1989, 23 febbraio 1990, n. 1092/VIA/A.O.13.I e 15 febbraio 1996 del Ministero dell'ambiente, concernente "Pubblicità degli atti riguardanti la richiesta di pronuncia di compatibilità ambientale di cui all'art. 6 della legge 8 luglio 1986, n. 349, modalità dell'annuncio sui quotidiani". (GU n. 291 del 12-12-2002) ¾ Decreto Legislativo 20 agosto 2002, n.190: Attuazione della legge 21 dicembre 2001, n. 443, per la realizzazione delle infrastrutture e degli insediamenti produttivi strategici e di interesse nazionale. (GU n. 199 del 26-8-2002- Suppl. Ordinario n.174) Testo coordinato alle modifiche introdotte a seguito della dichiarazione di illegittimità costituzionale (Sent. Corte Cost. n. 303/2003), al D. Lgs. 189/2005 e al D.Lgs. 152/2006 ¾ Legge regionale n.19 del 16/04/2002: Norme per la tutela, governo e uso del territorio. Legge urbanistica della Calabria

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¾ Legge 9 aprile 2002, n. 55: Testo del decreto-legge 7 febbraio 2002, n. 7 (in Gazzetta Ufficiale - serie generale - n. 34 del 9 febbraio 2002), coordinato con la legge di conversione 9 aprile 2002, n. 55 (in questa stessa Gazzetta Ufficiale alla pag. 3), recante: "Misure urgenti per garantire la sicurezza del sistema elettrico nazionale". (Testo Coordinato del Decreto-Legge 7 febbraio 2002, n.7) (Pubblicato su GU n. 84 del 10-4-2002). ¾ Provvedimento 20 marzo 2002: Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio - Pronuncia di compatibilità ambientale DEC/VIA/7014 concernente il progetto relativo ai lavori di ammodernamento e adeguamento al tipo 1/A delle norme C.N.R./80 della autostrada Salerno- Reggio Calabria - tratto compreso tra il km 411+400 (svincolo di Bagnara Calabra escluso) al km 442+920 (svincolo di Reggio Calabria incluso) da realizzarsi nei comuni di Bagnara Calabra, Scilla, Villa S. Giovanni, Campo Calabro e Reggio Calabria, presentato dall'ANAS Ente nazionale per le strade - Ufficio speciale infrastrutture. (GU n. 102 del 3-5-2002) ¾ Dl 7 febbraio 2002, n. 7 Misure urgenti per garantire la sicurezza del sistema elettrico nazionale

¾ Provvedimento 23 gennaio 2002: Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio - Piano di sviluppo aeroportuale - valutazione impatto ambientale. (G.U. del 25.02.2002, n. 47). ¾ Legge 23 marzo 2001, n. 93: Disposizioni in campo ambientale. (Gazz. Uff., 4 aprile, n. 79). (L'art. 6 è abrogato a decorrere dall'entrata in vigore della parte seconda del D. Lgs. 152/2006. Detto termine, già prorogato al 31 gennaio 2007 ai sensi dell'art. 52 del citato D.Lgs n. 152/2006, come modificato dal D.L. 173/2006, convertito, con modifiche, in L. n.228/2006, è stato ulteriormente prorogato al 31 luglio 2007 dal D. L. n. 300/2006, convertito in L. n. 17/2007) ¾ Legge 24 novembre 2000, n. 340: "Disposizioni per la delegificazione di norme e per la semplificazione di procedimenti amministrativi pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 275 del 24 novembre 2000 (Modifiche alla L. 241/90) ¾ Decreto del Presidente della Repubblica 3 dicembre 1999, n. 549: Regolamento recante norme di organizzazione delle strutture di livello dirigenziale generale del Ministero dell'ambiente. (Gazz. Uff., 21 marzo, n. 67). ¾ Norma Tecnica UNI 31.07.1999, n. 10743: Impatto ambientale - Linee guida per la redazione degli studi di impatto ambientale relativi ai progetti di impianti di trattamento di rifiuti speciali (pericolosi e non). ¾ D.P.C.M. 3 settembre 1999: Atto di indirizzo e coordinamento che modifica ed integra il precedente atto di indirizzo e coordinamento per l'attuazione dell'art. 40, comma 1, della legge 22 febbraio 1994, n. 146, concernente disposizioni in materia di valutazione dell'impatto ambientale.(Gazz. Uff., 27 dicembre, n. 302). (D.P.C.M. abrogato a decorrere dall'entrata in vigore della parte seconda del D. Lgs. 152/2006. Detto termine, già prorogato al 31 gennaio 2007 ai sensi dell'art. 52 del citato D.Lgs n. 152/2006, come modificato dal D.L. 173/2006, convertito, con modifiche, in L. n.228/2006, è stato ulteriormente prorogato al 31 luglio 2007 dal D. L. n. 300/2006, convertito in L. n. 17/2007; nella G.U.R.I. n. 113 del 17.5.2007 è stato pubblicato il D.P.C.M. 7 marzo 2007, che modificato il testo dell'articolo 3, nella parte relativa agli impianti di recupero di rifiuti sottoposti a procedure semplificate) ¾ D.P.R. 2 settembre 1999, n. 348: Regolamento recante norme tecniche concernenti gli studi di impatto ambientale per talune categorie di opere. G.U.R.I. 12 ottobre 1999, n. 240 ¾ Dirett. P.C.M. 4 agosto 1999: Applicazione della procedura di valutazione di impatto ambientale alle dighe di ritenuta. (G.U. serie gen. n. 216).

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¾ D.P.R. 3 luglio 1998: Termini e modalità dello svolgimento della procedura di valutazione di impatto ambientale per gli interporti di rilevanza nazionale. (Gazz. Uff., 24 settembre, n. 223). ¾ Decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112: Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del capo I della l. 15 marzo 1997, n. 59. (Suppl. ordinario alla Gazz. Uff., 21 aprile, n. 92). Testo coordinato ed aggiornato al d.l. 7 settembre 2001, n. 343. ¾ D.P.R. 11 febbraio 1998: Disposizioni integrative al del Presidente del Consiglio dei Ministri 10 agosto 1988, n. 377, in materia di disciplina delle pronunce di compatibilità ambientale, di cui alla l. 8 luglio 1986, n. 349, art. 6. (Gazz. Uff., 27 marzo, n. 72). ¾ Legge 1 luglio 1997, n. 189: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1° maggio 1997, n. 115, recante disposizioni urgenti per il recepimento della direttiva 96/2/CE sulle comunicazioni mobili e personali. (Gazz. Uff., 1° luglio, n. 151). ¾ D.P.R. 12 aprile 1996: Atto di indirizzo e coordinamento per l'attuazione dell'art. 40, comma 1, della l. 22 febbraio 1994, n. 146, concernente disposizioni in materia di valutazione di impatto ambientale. (Gazz. Uff., 7 settembre, n. 210). (D.P.R. abrogato a decorrere dall'entrata in vigore della parte seconda del D. Lgs. 152/2006. Detto termine, già prorogato al 31 gennaio 2007 ai sensi dell'art. 52 del citato D.Lgs n. 152/2006, come modificato dal D.L. 173/2006, convertito, con modifiche, in L. n.228/2006, è stato ulteriormente prorogato al 31 luglio 2007 dal D. L. n. 300/2006, convertito in L. n. 17/2007) ¾ Legge 3 novembre 1994, n. 640: Ratifica ed esecuzione della convenzione sulla valutazione dell'impatto ambientale in un contesto transfrontaliero, con annessi, fatto a Espoo il 25 febbraio 1991. (S.O. Gazz. Uff., 22 novembre, n. 273). ¾ Legge 22 febbraio 1994, n. 146 Legge comunitaria 1993 - Articoli 39 e 40

¾ Legge 7 agosto 1990, n. 241 e succ. mod.: Nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi. (in Gazz. Uff., 18 agosto, n. 192). (N.B.: il presente testo è stato più volte modificato). ¾ D.P.C.M. 27 dicembre 1988: Norme tecniche per la redazione degli studi di impatto ambientale e la formulazione del giudizio di compatibilità di cui all'art. 6 della legge 8 luglio 1986, n. 349, adottate ai sensi dell'art. 3 del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 10 agosto 1988, n. 377. G.U.R.I. 5 gennaio 1989, n. 4 Testo Coordinato (aggiornato al D.P.R. 2 settembre 1999, n. 348) (Ai sensi dell'art. 51, c. 2, del D.Lgs. 152/2006, a decorrere dall'entrata in vigore della parte seconda dello stesso D. Lgs. - prorogata al 31 gennaio 2007 dal D.L. 173/2006, in sede di conversione in L. 228/2006 ed ulteriormente prorogato al 31 luglio 2007 dal D.L. n. 300/2006 - il D.P.C.M. 377/1988 "non trova applicazione...fermo restando che, per le opere o interventi sottoposti a valutazione di impatto ambientale, fino all'emanazione dei regolamenti di cui al comma 1 continuano ad applicarsi, per quanto compatibili, le disposizioni di cui all'articolo 2 del suddetto decreto") ¾ D.P.C.M. 10 agosto 1988, n. 377: Regolamentazione delle pronunce di compatibilità ambientale di cui all'art. 6 della legge 8 luglio 1986, n. 349, recante istituzione del Ministero dell'ambiente e norme in materia di danno ambientale. (Gazz. Uff., 31 agosto, n. 204).(Ai sensi dell'art. 51, c. 2, del D.Lgs. 152/2006, "Le norme tecniche emanate in attuazione delle disposizioni di legge di cui all'articolo 48, ivi compreso il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 27 dicembre 1988, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 4 del 5 gennaio 1989, restano in vigore fino all'emanazione delle corrispondenti norme di cui al comma 3".)

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¾ Legge 8 luglio 1986, n. 349: Istituzione del Ministero dell'ambiente e norme in materia di danno ambientale. SUPPLEMENTO ORDINARIO n. 59 G.U.R.I. 15 luglio 1986, n. 162 (Testo aggiornato e coordinato con il D.Lgs. 31 marzo 1998, n. 112; l'articolo 1, commi da 438 a 442 della legge 23 dicembre 2005, n. 266 e il D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152).

2.2 La VIA in Italia: il Testo Unico dell'Ambiente (D.Lgs. 152/2006 e s.m.i. e D.Lgs. 4/2008) Il 29 gennaio 2008, è stato pubblicato il Decreto Legislativo 16 gennaio 2008, n.4 (Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152, GU n. 24 del 29 gennaio 2008 – S.O. n.24 , cd. Correttivo VIA- Rifiuti , in vigore dal 13 febbraio 2008). Il testo sostituisce integralmente la parte Seconda del D. Lgs. 152/2006, dall’art. 4 all’art. 52 e i suoi Allegati.

Il Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152 e s.m.i., ha dato attuazione alla delega conferita al Governo dalla legge n. 308 del 2004 per il riordino, il coordinamento e l’integrazione della legislazione in materia ambientale. Il testo, strutturato in 318 articoli, è stato così suddiviso: Parte prima - Disposizioni comuni e principi generali; Parte seconda - Procedure per la valutazione ambientale strategica (VAS), per la valutazione d’impatto ambientale (VIA) e per l’autorizzazione ambientale integrata (IPPC); Parte terza - difesa del suolo, lotta alla desertificazione, tutela delle acque dall’inquinamento e gestione delle risorse idriche; Parte quarta - gestione dei rifiuti e bonifiche; Parte quinta - tutela dell’aria e riduzione delle emissioni in atmosfera; Parte sesta - danno ambientale.

L’art. 52 del Decreto 152/2006, programmava per i 120 giorni successivi alla pubblicazione in Gazzetta (14 agosto 2006), l’entrata in vigore della Parte Seconda, relativa alla disciplina VIA. La legge 228/2006 ne ha spostato l’entrata in vigore al 31 gennaio 2007, e successivamente il D.L.300/2006 ne ha disposto un ulteriore slittamento al 31 luglio 2007. Nel frattempo con il 10 luglio 2007, il DPR 14 Maggio 2007, n. 90 ha abrogato le norme del D. Lgs. 152/2006 che riguardavano la "Commissione tecnico-consultiva per le valutazioni ambientali e la Commissione IPPC presso il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare” istituendo la nuova Commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale VIA-VAS.

Il Decreto 4/2008 è suddiviso in quattro articoli. All’art.1 vengono introdotte le modifiche alla Parte Prima (Disposizioni comuni e principi generali) e Seconda (Procedure per la valutazione ambientale strategica VAS, per la valutazione dell’impatto ambientale VIA e per l’autorizzazione integrata ambientale IPPC) del D. Lgs. 152/2006. I successivi articoli modificano le parti Terza e Quarta (Acque e Rifiuti) e riportano le clausole di invarianza finanziaria e alcune disposizioni transitorie e finali.

Da aprile 2008, sono in vigore ulteriori modifiche apportate alla Parte III dal D.Lgs. 152/2006 e s.m.i. (Tutela delle acque) dal D.L. 8 aprile 2008, n. 59. Con la pubblicazione del D.L. 23 maggio 2008, n. 90, (Misure straordinarie per fronteggiare l’emergenza nel settore dello smaltimento dei

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rifiuti nella regione Campania e ulteriori disposizioni di protezione civile) ai fini del contenimento della spesa pubblica e dell’incremento dell’efficienza procedimentale, il numero dei commissari che compongono la Commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale, è ridotto da sessanta a cinquanta membri. Inoltre in deroga ad alcune disposizioni del D.Lgs. 152/2006 e s.m.i. per la procedura di VIA relativa all’apertura delle discariche ed all’esercizio degli impianti in Campania, il Sottosegretario di Stato può procedere alla convocazione di una conferenza di servizi che è tenuta a rilasciare il proprio parere entro e non oltre sette giorni dalla convocazione. Il Consiglio dei Ministri si deve esprimere entro i sette giorni successivi in caso di inadempienza o parere negativo.

Il Testo del D. Lgs. 152/2006 e s.m.i., per quel che riguardava la VIA, presentava alcune difformità con la Direttiva 85/337/CEE, riguardo ad alcune categorie progettuali indicate negli Allegati, presentando diverse categorie di opere e diversi limiti dimensionali. Varie associazioni di addetti ai lavori ed alcuni Enti Locali avevano sottolineato ulteriori dissonanze del testo di legge con altre Direttive comunitarie. Iniziano così gli avvicendamenti legislativi che vedono all’esame del Consiglio dei Ministri tre diverse versioni di testo correttive del D. Lgs. 152/2006. Il 12 ottobre 2006, il Consiglio approvava il primo testo di modifica del D. Lgs., che venne inviato all’esame delle Commissioni Ambiente di Camera e Senato ed alla Conferenza Stato-Regioni. A marzo 2007, in sede di Conferenza Unificata Stato-Regioni-Enti locali, venne raggiunta un’intesa su una nuova formulazione del decreto correttivo. Il 27 luglio 2007 venne approvato dal Consiglio dei Ministri il decreto recante modifiche alle Parti Prima (disposizioni generali) e Seconda (VIA e VAS) del D. Lgs. 152, su cui le Commissioni Parlamentari Ambiente avevano espresso parere favorevole. A settembre 2007, il mancato rispetto dei tempi stabiliti della legge delega 308/2004 produssero la decadenza del correttivo in itinere, il Consiglio dei Ministri di conseguenza, approvò in prima lettura il testo di un nuovo schema di decreto legislativo. Il 21 dicembre 2007, il Consiglio approvò in maniera definitiva lo schema di D. Lgs. recante modifiche alla Parte Prima (disposizioni comuni e principi generali), Seconda (VIA/VAS), Terza (Acque) e Quarta (Rifiuti) del D. Lgs. 152/2006, considerando i pareri positivi e le prescrizioni espresse dalle Commissioni Parlamentari Ambiente e con il parere della Conferenza Unificata Stato-Regioni-Enti locali. Il testo del cosiddetto “Correttivo VIA-Rifiuti” viene quindi pubblicato nel Supplemento Ordinario n.24 della G.U. n. 24 del 29 gennaio 2008. Per quel che riguarda l’intero D.Lgs 152 sono allo studio dal febbraio 2008 ulteriori provvedimenti di modifica con nuove regole per la bonifica dei corpi idrici contaminati, la rivisitazione dei distretti idrografici e la tutela del risparmio idrico, relativi alla Parte III, nonchè la riformulazione delle regole sul danno ambientale, relativi alle Parti V e VI. Nel marzo 2008 sono state individuati i mezzi e le infrastrutture destinati alla sicurezza nazionale, disciplinati dalla parte IV con "procedure speciali". Da Aprile 2008 è in vigore il Decreto del Ministero dell’Ambiente 8 aprile 2008 recante la "Disciplina dei centri di raccolta dei rifiuti urbani conferiti in maniera differenziata" (tra cui anche i Raee), emanato in attuazione del Dlgs 152/2006 e relativo alla sua Parte IV.

Il D. Lgs. 152/2006 e s.m.i. aggiornato al febbraio 2008, recepisce esplicitamente diverse direttive comunitarie. Il testo di legge introduce i principi fondamentali di: ¾ produzione del diritto ambientale, ¾ prevenzione e precauzione, ¾ "chi inquina paga", ¾ sviluppo sostenibile,

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¾ sussidiarietà e leale collaborazione, ¾ libero accesso alle informazioni ambientali e partecipazione a scopo collaborativo.

Il D. Lgs. 4/2008, fissa in 150 giorni, successivi alla presentazione dell’istanza, il termine massimo per la conclusione del procedimento di VIA (12 mesi per le opere complesse) da emettersi con provvedimento di valutazione dell’impatto ambientale, espresso e motivato, da parte dell’autorità competente, obbligatorio, vincolante e sostitutivo di ogni altro provvedimento in materia ambientale e di patrimonio culturale.

Le procedure di VIA avviate precedentemente al 13 febbraio 2008 verranno concluse sulla base delle norme vigenti al momento al loro avvio. La durata complessiva della intera procedura di VIA, riferita al DPCM 10 agosto 1988 n. 377, aveva stabilito i termini per la durata dell’istruttoria ma di fatto non dava una scadenza temporale per l’emissione del giudizio di compatibilità ambientale.

Il D. Lgs. 4/2008 prevede che entro due anni, si provveda alla modifica ed all’integrazione delle norme tecniche in materia di valutazione ambientale. Resta invariata fino all’emanazione delle nuove norme, l’applicazione di quanto previsto dal D.P.C.M. 27 dicembre 1988 e il recepimento di eventuali direttive comunitarie modificative delle modalità esecutive e delle caratteristiche di ordine tecnico.

2.3 Normativa di riferimento per la difesa della costa

2.3.1 Lo scenario Comunitario

L’Unione europea è da tempo impegnata in un ampio spettro di progetti ambientali, fra cui progetti per combattere l’erosione e le inondazioni, nonché progetti concernenti la conservazione e la gestione delle acque, la depurazione delle acque di scarico, compresi molti impianti municipali per lo smaltimento dei liquami, la raccolta e lo smaltimento di rifiuti solidi domestici e industriali, il trattamento degli effluenti di impianti industriali, misure per combattere l’inquinamento atmosferico e lo sviluppo urbano. La normativa europea per la realizzazione di tali progetti fa riferimento ad alcune direttive CEE, tra cui la 85/337 e s.m.i. Quest’ultima descrive i compiti degli stati membri in progetti per la realizzazione di opere di infrastruttura (allegato II-10).In particolare, sono qui riportate le opere descritte alle lettere g,k dell’ allegato II-10: - Dighe e altri impianti destinati a trattenere le acque o ad accumularle in modo durevole (progetti non compresi nell’allegato I). - Opere costiere destinate a combattere l’erosione e lavori marittimi volti a modificare la costa mediante la costruzione (per esempio, di dighe, moli, gettate e altri lavori di difesa dal mare), esclusa la manutenzione e la ricostruzione di tali opere”. Per i progetti relativi a tali opere, (e per tutte quelle di cui all’allegato II-10), la direttiva prevede che “gli Stati membri determinino, mediante a) un esame del progetto caso per caso; b) soglie o criteri fissati dagli Stati membri; se il progetto debba essere sottoposto a valutazione a norma degli articoli da 5 a 10. Gli Stati membri possono decidere di applicare entrambe le procedure di cui alle lettere a) e b).” Lo scenario Nazionale

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La prima Legge italiana in materia di difesa delle spiagge è la L.542 del 14 luglio 1907, che all’art.14 riporta alcuni principi fondamentali riguardanti le opere di difesa delle spiagge: - per opere di difesa delle spiagge si intendono pennelli di imbonimento, dighe di protezione “ed ogni altra opera che abbia lo scopo di arrestare il processo di corrosione”; - alla esecuzione di tale opere si provvede soltanto su domanda del Comune interessato ed a cura dello Stato, quando si tratta di difendere abitati (cioè infrastrutture pubbliche e private regolarmente insediate) dalle corrosioni prodotte dal mare. - la spesa è per 3/4 a carico dello Stato ed 1/4 a carico del Comune interessato il quale può a sua volta cointeressare, per non oltre 1/3 della propria quota (1/12 del totale), i privati “direttamente beneficiati dalle opere eseguite”; - la manutenzione delle opere “è obbligatoria e posta ad esclusivo carico del Comune”. La Legge 542/1907 riporta in dettaglio le procedure e la ricchezza degli argomenti in essa contenuti la rendono un punto di riferimento giuridico ancora valido e vigente. In particolare il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, circa la definizione di opere di difesa (lettera a) ha deliberato che “...le spiagge possono dissipare efficacemente l’energia dell’onda e pertanto sono classificate fra le strutture di difesa della costa”.

2.3.2 Lo scenario Regionale

A seguito del decreto legge 18 maggio 1989, n. 183 , la legge Regionale del 7 febbraio 1994 n.8 istituisce L’Autorità di Bacino, che opera al fine di perseguire l’unitario governo del bacino idrografico, indirizza, coordina e controlla le attività conoscitive, di pianificazione, di programmazione e di attuazione, inerenti il bacino idrografico di competenza, aventi per finalità : a) la conservazione e difesa del suolo da tutti i fattori negativi naturali ed antropici; b) il mantenimento e la restituzione ai corpi idrici delle caratteristiche qualitative richieste per gli usi programmatici; c) la tutela delle risorse idriche e la loro razionale utilizzazione; d) la tutela degli ecosistemi, con particolare riferimento alle zone di interesse naturale, forestale e paesaggistico, ai fini della valorizzazione e qualificazione ambientale. L’ Autorità di Bacino regionale ispira la propria azione ai principi della collaborazione con gli Enti locali territoriali e con gli altri Enti pubblici e di diritto pubblico operante nel bacino idrografico. Competenze amministrative in materia di difesa delle coste Le competenze in materia di difesa delle coste hanno subito una lenta ed importante evoluzione nel corso del tempo, con un primo parziale passaggio di poteri alle Regioni sancito dall’art. 69, 6° comma, del DPR 24 luglio 1977 n. 616: "Le Regioni possono altresì provvedere alle opere destinate alla difesa delle coste interessanti il rispettivo territorio previa autorizzazione dello Stato". Inoltre all’art.59 del DPR 24 luglio 1977 n. 616, si delegano alle Regioni anche le funzioni amministrative inerenti l’utilizzo a scopi turistici e ricreativi del litorale marittimo, delle aree demaniali immediatamente prospicienti, nonché di quelle del demanio lacuale e fluviale. Altri importanti riferimenti normativi sono contenuti nella Legge 979/1982, relativa a “Disposizioni per la difesa del mare”, e nel D.P.R. 470/1982, “Attuazione Direttiva CEE qualità acque di balneazione”.

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Successivamente la Legge 183/89, all’art.10, comma 1, lettera d), indica che le Regioni “provvedono alla elaborazione, adozione, approvazione ed attuazione dei piani dei bacini idrografici di rilievo regionale nonché alla approvazione di quelli di rilievo interregionale”, ed in particolare, all’art.10, comma 7, istituisce la piena delega della difesa delle coste alle regioni territorialmente competenti, fatte salve le aree prospicienti bacini di interesse nazionale. Il valore, le finalità ed i contenuti del Piano di Bacino, sono poi meglio specificati all’art.17, comma 3, e limitatamente alla difesa delle coste, alle lettere h), l) ed s), riportate di seguito: h) le opere di protezione, consolidamento e sistemazione dei litorali marini che sottendono il bacino idrografico; l) la normativa e gli interventi rivolti a regolare l’estrazione dei materiali litoidi dal demanio fluviale, lacuale e marittimo e le relative fasce di rispetto, specificatamente individuate in funzione del buon regime delle acque e della tutela dell’equilibrio geostatico e geomorfologico dei terreni e dei litorali; s) le priorità degli interventi ed il loro organico sviluppo nel tempo, in relazione alla gravità del dissesto. Tra le finalità indicate dalla Legge 183/89, all’art.3, comma 1, lettera g), è indicata “la protezione delle coste e degli abitati dall’invasione e dall’erosione delle acque marine ed il ripascimento degli arenili, anche mediante opere di ricostruzione dei cordoni dunosi”, ed inoltre alla lettera n), “la determinazione di criteri per la salvaguardia e la conservazione delle aree demaniali”. Nel complesso quadro normativo, relativo alle coste, si deve poi necessariamente ricordare la “Legge quadro sulle aree protette”, Legge n. 394/1991 che, ai sensi dell’art.36, consente l’istituzione di parchi marini o riserve marine; Per disciplinare l’utilizzazione delle aree del demanio marittimo è intervenuta anche la Legge 494/93 “Concessioni demaniali marittime”, di conversione in legge del D.L. 400/93 e s.m., che all’art.6, comma 3, sancisce: “Le Regioni predispongono, sentita l’Autorità marittima, un piano di utilizzazione delle aree del demanio marittimo, dopo aver acquisito il parere dei Sindaci dei Comuni interessati e delle associazioni regionali di categoria, appartenenti alle organizzazioni sindacali più rappresentative nel settore turistico dei concessionari demaniali marittimi”. L’art.12 della L 493/93, chiarisce anche un altro concetto di fondamentale importanza per l’attività di pianificazione e programmazione svolta dalle Autorità di Bacino: “il Piano di Bacino può essere redatto ed approvato anche per sottobacini o per stralci relativi a settori funzionali che devono costituire fasi sequenziali ed interrelate rispetto ai contenuti del Piano di Bacino (comma 3 dell’art. 17 della L.183/89 e sue successive modifiche) e che, in ogni caso, deve essere garantita la conservazione sistematica del territorio”. L’art. 34 del D. Leg.vo 96/99, ha trasferito alle Province le competenze di cui all’art. 89, comma 1 lett. H del D. Leg.vo 112/98 di programmazione, pianificazione e gestione integrata degli interventi di difesa delle coste. La difesa delle coste deve essere inquadrata anche nel tema più generale della prevenzione sul territorio del rischio idrogeologico, di specifica competenza delle Autorità di Bacino, e pertanto dal punto di vista normativo si deve necessariamente fare riferimento alla Legge 267/1998, relativa a “Misure urgenti per la prevenzione del rischio idrogeologico...”. Riguardo l’attività di redazione dei Piani Stralcio per l’assetto idrogeologico, si deve tener conto oltre che della L.267/1998, anche dei vari atti di indirizzo e coordinamento, emanati successivamente alla L.183/1989; a tal proposito si ricordano i:

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- D.P.C.M. 23/03/1990, “Atto di indirizzo e coordinamento ai fini dell’elaborazione e dell’adozione degli schemi previsionali e programmatici di cui all’art.31 della L.183/1989, recante norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo”; - D.P.R. 07/01/1992, “Atto di indirizzo e coordinamento per determinare i criteri di integrazione e coordinamento tra le attività conoscitive dello Stato, delle Autorità di Bacino e delle Regioni per la realizzazione dei piani di bacino di cui alla L.183/1989, recante norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo”; - D.P.R. 18/07/1995, “Approvazione dell’Atto di indirizzo e coordinamento concernente i criteri per la redazione dei piani di bacino”; Il principio che le funzioni e la competenza nella difesa delle coste sono attribuite alle Regioni ed in particolare alle Autorità di Bacino, è ribadito anche nel D.L.vo 27 luglio 1999, in cui all’art.1 si afferma che “programmi per la difesa integrata delle coste... con particolare riguardo alla difesa degli abitati” devono discendere “da studi idraulici ed idrogeologici adottati dalle Autorità di Bacino”.

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2.4 Pianificazione territoriale e vincoli

La pianificazione urbanistica, ambientale e territoriale attualmente vigente nell’area di intervento si può così sintetizzare.

1. Tutela paesistica: Decreto Ministeriale 26 marzo 1970; D.Lgs. 22 gennaio 2004 n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell'articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137) 2. Tutela idrogeologica: Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico (PAI) 3. Pianificazione a livello regionale: Legge regionale n.19 del 2002 e s.m.i.; Quadro Territoriale Regionale con valenza Paesaggistica (Q.T.R./P.); Rapporto Linee Guida per la progettazione ed esecuzione degli interventi redatto nell’ambito dell’Accordo di Programma Quadro “Difesa del suolo – Erosione delle coste (APQ)” 4. Pianificazione a livello provinciale: Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) 5. Pianificazione a livello comunale: Piano Strutturale Comunale (PSC) - Piano Regolatore Generale (PRG) - Piano di Spiaggia.

2.4.1 Tutela paesistica

D.M. 26 marzo 1970 , D.Lgs. 22 gennaio 2004 n. 42

La zona oggetto di studio è vincolata paesaggisticamente secondo il Decreto Ministeriale 26 marzo 1970 - pubblicato in G.U. n. 173 del 11.07.1970:

“Vista la Legge 29 giugno 1939, n. 1497, sulla protezione delle bellezze naturali; Visto il Regolamento approvato con regio decreto 03 giugno 1940, n.1357, per l’applicazione della legge predetta;….Considerato che la Commissione Provinciale di , per la protezione delle bellezze naturali, nell’adunanza dell’8 luglio 1967, ha incluso nell’elenco delle località da sottoporre alla tutela paesistica compilato ai sensi dell’art. 2 della legge sopracitata, la fascia litorale tirrenica sita nel Comune di Sangineto (Cosenza)…

….Riconosciuto che la zona predetta ha notevole interesse pubblico perché, lunga circa 60 km, è limitata ad ovest dalla battigia del mar Tirreno e si adagia sui primi rilievi collinari, talvolta dolci, spesso dirupeti, che salgono verso la cortina dell’Appennino calabrese, magnifico fondale, frastagliato nel cielo, a tutte le visioni della costa. Brevi fertili pianure, fra i dossi, esistono laddove, in tempi remoti, si spingevano ancor più avanti i flutti del mar Tirreno. La bellezza del paesaggio è varia e mutevole. Dalle zone che posseggono un paesaggio di carattere quasi caprese (S. Nicola Arcella e ) dove la costa, bagnata da un mare del blu più intenso, si sfrangia in dirupi, scogliere fantastiche ed isole con grotte di magici riflessi, si passa a zone collinari di effetto più sereno con lussureggiante vegetazione. Alcuni centri abitati dal nobile aspetto ambientale, piccole borgate, casolari sparsi e torri costiere rendono più vivace ed umano l’aspetto spettacolare della natura;

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Decreta: La zona litoranea tirrenica sita nel territorio del Comune di Sangineto (Cosenza) ha notevole interesse pubblico…”

Il territorio del Comune di Sangineto ricade, inoltre, nel comprensorio paesaggistico denominato “Area costiera tirrenica da a Paola”(AP2).

I comprensori paesaggistici sono aree vincolate ex art. 136 D.Lgs n. 42/2004, per le quali non sono consentiti interventi di trasformazione della morfologia dei terreni e di ogni altro elemento che concorra significativamente alla definizione di paesaggio.

2.4.2 Tutela idrogeologica

Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico (PAI)

Il Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico (PAI) persegue le finalità del DL 180/1998 emanato per accelerare quanto già previsto dalla legge organica ed ordinaria sulla difesa del suolo n. 183/1989. Il Piano è finalizzato alla valutazione del rischio di frana ed alluvione nonché dell’erosione marina. Le modificazioni che subiscono le aree costiere in Calabria per effetto dei fenomeni di erosione hanno da tempo destato serie preoccupazioni per il rischio che essi comportano sia per gli insediamenti umani e per le strutture turistiche che per le grandi infrastrutture di trasporto.

L’entità dei danni arrecati ripetutamente, soprattutto nel corso degli ultimi decenni, è rilevante e tale da determinare, tra l’altro, l’emissione di Ordinanze di Protezione Civile ai sensi dell’art. 5 della legge 225/1992 (Ordinanza n.2621 dell’1.07.1997).

Per questi motivi la Regione Calabria, per la redazione del PAI, ha avviato la realizzazione di una “Indagine conoscitiva sullo stato delle conoscenze delle coste calabresi, la predisposizione di una banca-dati sull’evoluzione del litorale, l’individuazione delle aree a rischio, delle tipologie di intervento tramite studi su aree campione e previsione delle relative opere di difesa”.

In conseguenza delle considerazioni predette, la quantificazione dei processi di variazione della linea di costa e la valutazione del rischio ad essi connesso, benché non espressamente previsti dalla normativa vigente, sono stati assunti come obiettivi del PAI.

La valutazione quantitativa delle modificazioni delle aree costiere è stata condotta attraverso l’analisi delle variazioni della linea di riva espresse in termini di avanzamento/arretramento nell’arco arco temporale 1954 –1998, riguardanti l’intero perimetro costiero calabrese e che hanno trovato un punto di partenza dagli studi già avviati dalla stessa Regione Calabria. Le analisi condotte hanno avuto l’obiettivo di sperimentare, inizialmente in specifiche aree campione, la metodologia più idonea per la valutazione del Rischio.

Dal raffronto della cartografia del 1954-55 con le orto-immagini del 1998 oltre che dallo studio delle problematiche dell’intera costa, sono scaturiti dei dati che partono dal deficit di bilancio tra apporti

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solidi ed erosione, i quali determinano rispettivamente ripascimento ed arretramento della linea di riva. La Regione Calabria infatti, con uno sviluppo costiero di 740 Km, presenta 615 km di spiagge e 125 km di costa alta. I tratti in erosione sono quantificabili in circa 200 km mentre solo 25km risultano in accrescimento.

La valutazione del Rischio di erosione costiera è stata effettuata sulla base di un indicatore di Pericolosità derivante dall’analisi dell’evoluzione della linea di costa in un arco temporale pari a circa un cinquantennio. Lo studio sul Rischio di erosione costiera ha alla base la definizione qualitativa delle matrici di Pericolosità (Classe di Pericolosità) e di vulnerabilità (Classe di Vulnerabilità), ottenute anche dalle informazioni relative ai danni arrecati dalle mareggiate e dalla loro frequenza; da qui è stata dedotta la matrice di Rischio, con l’obiettivo di ottenere un’analisi esaustiva e qualitativa dei livelli di Rischio.

Il Comune di Sangineto è interessato quasi interamente da vincolo idrogeologico ed il litorale risulta per la totalità in erosione con un livello di rischio per i fabbricati prospicienti le aree in erosione pari ad R3 - rischio elevato (Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico – elaborato n.13 sintesi erosione costiera) ovvero quando esiste la possibilità di danni a persone o beni, di danni funzionali ad edifici e infrastrutture che ne comportino l'inagibilità, di interruzione di attività socio-economiche. In particolare dalla Carta dell’evoluzione della linea di riva (Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico – Tavola 12.1.1) si evince un notevole arretramento della spiaggia soprattutto per il tratto Nord del litorale di Sangineto che rappresenta un punto di possibile crisi con un valore medio di erosione pari a 70 m per una lunghezza di circa 440 m; il tratto più a Sud della lunghezza di circa 670 m presenta, invece, un valore di erosione medio pari a 40 m.

In queste aree a rischio di erosione costiera il PAI persegue l’obiettivo del mantenimento e del recupero delle condizioni di equilibrio dinamico della linea di riva e del ripascimento delle spiagge erose. Inoltre, sono vietate tutte le opere e attività di trasformazione dello stato dei luoghi e quelle di carattere urbanistico e edilizio, a meno che non si tratti di manutenzione ordinaria, straordinaria, restauro e risanamento o adeguamento alle norme di sicurezza.

Di seguito si riportano gli elementi di pericolo e le aree a rischio erosione, rischio idraulico e rischio frana del Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico, tratti dal Servizio WebGis dell’Autorità di Bacino Regionale della Calabria.

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Fig.1a – Rischio erosione costiera

Fig.1b – Rischio idraulico

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Fig.1c – Rischio frana

2.4.3 Pianificazione a livello regionale

Legge regionale n.19 del 2002

A partire dalla L.R. n. 19 del 2002 e s.m.i., la Regione Calabria ha innovato la legislazione in materia di governo del territorio adeguandola ai recenti orientamenti disciplinari e normativi della Pianificazione territoriale ed urbanistica. La legge,”in attuazione dei principi di partecipazione e sussidiarietà”, “disciplina la pianificazione, la tutela ed il recupero del territorio regionale” individuando e promuovendo, in un ottica di sviluppo sostenibile, le seguenti finalità generali: • salvaguardia dell’integrità fisica e culturale del territorio regionale • miglioramento della qualità della vita dei cittadini • lo sviluppo produttivo • l’uso appropriato delle risorse ambientali

Tutto ciò: • individuando con chiarezza, nel processo di governo del territorio, i limiti di competenza dei diversi livelli istituzionali; • semplificando i procedimenti amministrativi, assicurandone la trasparenza; • definendo modalità di cooperazione e concertazione tra gli enti e di partecipazione dei cittadini alla formazione delle scelte.

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• promuovendo il principio della perequazione, in quanto strumento di equità sociale, sia a livello territoriale che urbanistico;

Ai sensi dell’art. 19 della Legge Regionale in oggetto, la Pianificazione Urbanistica Comunale si esplica attraverso: • il “Piano Strutturale Comunale” (P.S.C.); • il “Piano Operativo Temporale” (P.O.T.); • i Piani Attuativi Unitari (P.A.U.); • gli strumenti di pianificazione negoziata (Programmi Integrati, Programmi di recupero urbano, Programmi di riqualificazione urbana, ecc.).

In particolare il P.S.C. (art. 20), che precisa “le strategie per il governo dell’intero territorio comunale, sostituisce, in generale, nelle funzioni e negli obiettivi che furono del Piano Regolatore Generale previsto dalla L. 1150 del 1942. Rispetto al Piano Regolatore, in cui prevale la componente prescrittiva, nel Piano Strutturale Comunale viene affermato il ruolo programmatico e strategico dello Strumento Urbanistico Comunale di livello generale. Mentre si rimanda alla pianificazione operativa il compito di dettagliare (coerentemente con gli assetti e le strategie definite nel Piano Strutturale) le regole di gestione ed il disegno delle specifiche aree oggetto di tutela, recupero, trasformazione e sviluppo.

Con l’emanazione della L.R. n. 14 del 2006 (Modifiche ed integrazioni alla Legge Regionale 16 aprile 2002, n. 19 recante: Norme per la tutela, governo e uso del territorio. Legge urbanistica della Calabria”) è stato introdotto alla Legge Regionale Urbanistica della Calabria (art. 20 bis) il Piano Strutturale in forma Associata (P.S.A), lo strumento urbanistico riferito ad un territorio costituito da più comuni che ha, di fatto, gli stessi contenuti ed implicazioni del P.S.C..

La Regione Calabria ha dato in questo modo la facoltà per i “comuni limitrofi che abbiano specifiche affinità di tipo territoriale, culturale, identitario, produttivo e/o che siano caratterizzati da dimensioni demografiche ridotte e/o che vogliano perseguire comuni strategie di sviluppo territoriale” “di associarsi per delineare nuovi sistemi urbani reticolari in coerenza anche con la strategia di livello regionale e per creare sistemi territoriali policentrici”. Infine, sulla base del quadro strutturale così costruito, il PSA individua quelli che la normativa definisce Ambiti Territoriali Unitari (ATU) corrispondenti ad aree urbane e territoriali con caratteristiche omogenee nelle quali esistono o si prevedono utilizzi prevalentemente a carattere misto, distinguendo: • le aree a carattere storico • le aree in cui gli elevati livello dotazionale e qualità edilizia ed ambientale preesistenti possono consentire un intervento diretto • le aree che, visto lo stato di degrado e lo scarso livello dotazionale, sono da sottoporre a specifici interventi di riqualificazione attraverso piano attuativo/operativo • le aree interessate dal fenomeno dell’abusivismo in cui occorre procedere a specifico piano di recupero • le dotazioni del verde urbano e periurbano

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• le aree da destinare a nuovi insediamenti, stabilendone l’utilizzazione edilizia e popolazione insediabile secondo specifiche destinazioni d’uso: a) residenziale, turistico-ricettiva, direzionale e sanitaria; b) produttiva artigianale, commerciale; c) industriale; d) servizi pubblici; e) agricola • le aree a valenza paesaggistica ed ambientale, recependo ed approfondendo l’individuazione effettuata nell’ambito della pianificazione di settore sovraordinata; • le aree agricole e forestali, classificate secondo le modalità illustrate nel successivo paragrafo “La gestione del territorio agricolo e forestale”

Annesso al P.S.A. è previsto il Regolamento Edilizio ed Urbanistico (art.21). Tale documento “costituisce la sintesi ragionata ed aggiornabile delle norme e delle disposizioni che riguardano gli interventi sul patrimonio edilizio esistente; ovvero gli interventi di nuova costruzione o di demolizione e ricostruzione, nelle parti di città definite dal Piano generale, in relazione alle caratteristiche del territorio e a quelle edilizie preesistenti, prevalenti e/o peculiari nonché degli impianti di telecomunicazione e di telefonia mobile”.

Il R.E.U. in conformità con il P.S.A., oltre a disciplinare le trasformazioni e gli interventi ammissibili sul territorio, stabilisce: a) le modalità d’intervento negli ambiti specializzati definiti dal Piano; b) i parametri edilizi ed urbanistici ed i criteri per il loro calcolo; c) le norme igienico-sanitarie, quelle sulla sicurezza degli impianti; d) quelle per il risparmio energetico e quelle per l’eliminazione delle barriere architettoniche; e) le modalità di gestione tecnico-amministrativa degli interventi edilizi anche ai fini dell’applicazione delle disposizioni sulla semplificazione dei procedimenti di rilascio dei permessi di costruire di cui alla legge 21 novembre 2001, n. 443; f) ogni altra forma o disposizione finalizzata alla corretta gestione del Piano, ivi comprese quelle riguardanti il perseguimento degli obiettivi perequativi indicati nell’art. 54 della stessa legge.

Quadro Territoriale Regionale con valenza Paesaggistica (Q.T.R./P.)

L'atto fondamentale di attuazione della Legge Urbanistica Regionale n. 19/2002 è rappresentato dal Quadro Territoriale Regionale con valenza Paesaggistica (Q.T.R./P.), che si colloca come strumento prioritario di regolazione della pianificazione urbanistica e territoriale della Regione Calabria, coordinandosi con i Piani territoriali di coordinamento delle Province e con i Piani strutturali comunali e associati, che saranno d'ora in poi tenuti ad adeguarsi alle indicazioni del QTR in quanto atto regolatore di valenza generale. Il Q.T.R. ha valore di piano urbanistico-territoriale, ed ha valenza paesaggistica riassumendo le finalità di salvaguardia dei valori paesaggistici ed ambientali di cui all'art. 143 e seguenti del Decreto Legislativo 22 gennaio 2004 n. 42 (L.R. 19/02 art. 17 commi 1 e 2) attraverso: • la definizione del quadro generale della tutela dell’integrità fisica e dell’identità culturale del territorio regionale, con l’individuazione delle azioni fondamentali per la salvaguardia dell’ambiente; • le azioni e le norme d’uso finalizzate tanto alla difesa del suolo, in coerenza con la pianificazione di bacino di cui alla legge n. 183/89, quanto alla prevenzione ed alla difesa dai rischi sismici ed idrogeologici, dalle calamità naturali e dagli inquinamenti delle varie componenti ambientali;

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• la perimetrazione dei sistemi naturalistico-ambientale, insediativo e relazionale costituenti del territorio regionale, individuandoli nelle loro relazioni e secondo la loro qualità ed il loro grado di vulnerabilità e riproducibilità; • la perimetrazione delle terre di uso civico e di proprietà collettiva, a destinazione agricola o silvopastorale, con le relative popolazioni insediate titolari di diritti; • le possibilità di trasformazione del territorio regionale determinate attraverso l’individuazione e la perimetrazione delle modalità d’intervento di cui all’articolo 6 (conservazione, trasformazione e nuovo impianto) nel riconoscimento dei vincoli ricognitivi e morfologici derivanti dalla legislazione statale e di quelli ad essi assimilabili ai sensi del Decreto Legislativo 22 gennaio 2004 n. 42e della legge 6 dicembre 1991, n. 394; • il termine entro il quale le previsioni degli strumenti urbanistici comunali debbono adeguarsi alle prescrizioni dei Q.T.R.; • l’analisi dei sistemi naturalistici ambientali ai fini della loro salvaguardia e valorizzazione; • l’individuazione degli ambiti di pianificazione paesaggistica (art. 143 del Dlgs 42/04).

Rapporto Linee Guida per la progettazione ed esecuzione degli interventi redatto nell’ambito dell’ APQ “Difesa del suolo – Erosione delle coste”.

Il rapporto Linee Guida per la progettazione ed esecuzione degli interventi è uno strumento a livello regionale ed è stato redatto nell’ambito dell’Accordo di Programma Quadro “Difesa del suolo – Erosione delle coste” stipulato dalla Regione Calabria con i Ministeri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.

Obiettivo di tale rapporto è di indirizzare gli interventi previsti nel suddetto A.P.Q. verso soluzioni efficienti che non inducano effetti negativi sull’ambiente circostante, fornendo indicazioni specifiche per finalizzare gli interventi a difesa delle coste ad un uso razionale delle risorse finanziarie disponibili.

Sulla base delle norme generali e delle istruzioni ministeriali vigenti, le linee guida contengono gli indirizzi e i criteri generali per la progettazione delle opere di difesa dei litorali i quali sono stati pienamente recepiti dal Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) di seguito trattato e al quale si rimanda.

2.4.4 Pianificazione a livello provinciale

Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP)

Il PTCP è lo strumento di pianificazione di livello provinciale che ha come obiettivo preminente quello di guidare le dinamiche di trasformazione e di definire le strategie di governo finalizzate alla conservazione “delle risorse naturali e delle identità storico-culturali del territorio”.

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L’analisi si è concentrata su:

- Valori ambientali, paesaggistici, culturali e naturalistici:

- Interazioni fra il sistema territoriale e quello naturale e ambientale

- Aspetti morfologici

Oltre agli studi preliminari il PTCP ha recepito le direttive del:

- Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico (PAI)

- Piano per la Valorizzazione dei Beni Paesaggistici e Storici della Provincia di Cosenza

- Linee Guida per la progettazione ed esecuzione degli interventi redatto nell’ambito dell’Accordo di Programma Quadro Regionale “Difesa del suolo – Erosione delle coste”

- Linee Guida della pianificazione regionale - Allegato alla deliberazione n. 106 del 10/10/2006

In particolare dalle Linee Guida Regionali sono stati recepiti gli indirizzi e i criteri generali per la progettazione di opere a difesa dei litorali nonché le normative di riferimento ai fini della definizione delle tipologie di interventi attuabili nelle zone costiere.

Il sistema ambientale è articolato in tre sottosistemi che andremo ad analizzare in funzione di ciò che è previsto nell’area in oggetto:

- Integrità fisica del territorio

- Risorse naturali e paesaggistiche

- Risorse storiche e culturali.

Integrità fisica del territorio

Obiettivo del sottosistema è di individuare i rischi naturali presenti nel territorio e di definire le strategie per la mitigazione e la messa in sicurezza delle aree a rischio. A tale scopo sono state elaborate delle carte di sintesi relative a:

- Rischio di inondazione

- Rischio di frana

- Rischio di incendio

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- Rischio sismico - Rischio di erosione costiera

In particolare, la Carta del rischio erosione costiera è basata sul confronto fra linee di costa riportate nella cartografia IGM del 1957 e quelle riportate nelle ortofoto del 1998. Da tale sovrapposizione è stata calcolata la superficie netta in avanzamento o arretramento dalle quali è scaturito un valore medio a livello comunale classificato come segue: - Ripascimento - Erosione - Erosione lieve - Erosione media - Erosione elevata

Facendo riferimento a questo elaborato, l’area litoranea del Comune di Sangineto è stata identificata come costa in erosione, classe di erosione elevata.

Risorse naturali e paesaggistiche

Le risorse naturali e paesaggistiche della provincia di Cosenza sono estremamente varie e scaturiscono dall’eterogeneità della fisionomia e dei caratteri del territorio, con tipologie a volte in forte contrasto.

Si rileva che il territorio di Sangineto:

- É parte del comprensorio Area protetta Parco Naturale del Pollino.

- É prossimo al Parco naturale regionale Monte Caloria, e ricadente nel Parco Naturale Regionale Catena Costiera, per la cui istituzione è stata avanzata proposta di riconoscimento.

Inoltre, il Comune di Sangineto fa parte del Comprensorio Paesaggistico AP2, ovvero quello che racchiude l’area costiera tirrenica da Santa Maria del Cedro a Paola. I comprensori paesaggistici sono aree vincolate ex art. 136 D.Lgs n. 42/2004, per le quali non sono consentiti interventi di trasformazione della morfologia dei terreni e di ogni altro elemento che concorra significativamente alla definizione di paesaggio. I nuovi interventi in queste aree sono assoggettati al regime autorizzativo dell’art. 146 del D.Lgs. n. 42/2004 (così come modificato dall’art. 2 del D.Lgs n.62/ 2008).

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Fig. 2 – Aree tutelate nel Comune di Sangineto

Risorse storiche e culturali

Il PTCP recepisce e assume come parte integrante il Piano di Valorizzazione di Beni Storici e Ambientali Provinciale.

Il Comune di Sangineto è luogo di grande valore ambientale e assume una discreta valenza storico- monumentale. Tra le chiese da ricordare vi sono: Chiesa Parrocchiale: Chiesa Santa Maria della Neve (centro storico); Chiesa Santa Maria Martire, Chiesa di San Michele Arcangelo, Convento di San Francesco di Paola. Tra i Castelli da annoverare ci sono : Castello del Principe del XV secolo, resti del Castello Fortezza –Centro Storico. Ambiente e punti Panoramici: Laghetto Penna, Anfratti

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materiali: località Grotte (Strada Porte); Ponte Civita, Pantana, Torre dei Saraceni. Tra i Palazzi importanti: Villa Giunti (Sangineto Lido).

2.4.5 Pianificazione a livello comunale

Piano Strutturale Comunale

Come già indicato, il Piano Strutturale Comunale ed il Regolamento Edilizio e Urbanistico sono normati dagli artt. 20 e 21 della Legge Regionale 16 aprile 2002, n° 19 per quanto riguarda il loro contenuto e dall’art. 27 per quanto riguarda le procedure di formazione ed approvazione. Detto strumento interessa l’intero territorio comunale e ha valore a tempo indeterminato; oltre che strumento urbanistico a carattere normativo che si esercita prevalentemente attraverso l’annesso Regolamento Edilizio e Urbanistico, il PSC è anche uno strumento di promozione dello sviluppo locale (a carattere strategico) e di indirizzo ed orientamento per quanto riguarda l’assetto del territorio (a carattere strutturale). Il Regolamento Edilizio e Urbanistico è strumento annesso, e, quindi, integrato e complementare al PSC; esso è a carattere normativo e detta le regole relative alle porzioni di territorio dove si può intervenire in forma diretta (aree urbane già infrastrutturale) e a quelle (ambiti specializzati), individuate nel PSC, dove sono necessarie successive fasi di pianificazione. Il richiamato art. 27 della legge prevede la redazione di un Documento Preliminare per la cui elaborazione è stato avviato un processo di partecipazione e concertazione, che ha portato alla stesura del PSC.

Nel Documento Preliminare del PSC di Sangineto è stato predisposto, in accordo a quanto stabilito dalla legge regionale, il quadro conoscitivo:

Fanno parte delle conoscenze, secondo l’art.3, comma 1 della citata legge regionale: a. i caratteri fisici, morfologici e ambientali del territorio comunale; b. le risorse; c. i valori; d. i vincoli territoriali; e. le utilizzazioni in corso; f. lo stato della pianificazione in atto; g. l’andamento demografico; h. le dinamiche socio-economiche; e più dettagliatamente, ai sensi dell’art.10, comma 2 lettera a): a) la quantità e la qualità delle acque superficiali e sotterranee; b) la criticità idraulica del territorio; c) l’approvvigionamento idrico; d) lo smaltimento dei reflui; e) i fenomeni di dissesto idrogeologico e di instabilità geologica; f) il rischio sismico;

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g) il risparmio e l’uso ottimale delle risorse energetiche e delle fonti rinnovabili.

Sono, altresì, contenuti del quadro conoscitivo, oltre al sistema naturalistico-ambientale, il sistema insediativo e quello relazionale.

Il sistema insediativo è costituito dai seguenti elementi formanti oggetto di conoscenza (art.5, comma 2, lettera b): a) ambiti urbani: - suoli urbanizzati; - suoli non urbanizzati; - suoli destinati all’armatura urbana; b) ambiti periurbani; - suoli agricoli abbandonati contigui agli ambiti urbani, - insediamenti diffusi extraurbani.

Il sistema relazionale è costituito dai seguenti elementi formanti oggetto di conoscenza (art.5, comma 2, lettera c): viabilità stradale, ferrovie, porti, reti energetiche e telecomunicazioni. Tenuto conto dei contenuti del PSC fanno parte del quadro conoscitivo i paesaggi, gli usi agricoli del territorio e le situazioni di criticità dell’aria.

Sono, infine, contenuti nel PSC gli obiettivi e le scelte di pianificazione, in relazione ai quali viene poi indicata una prima articolazione normativa di piano e, in particolare, gli indirizzi delle modalità di intervento, di cui all’art.6, comma 2, di conservazione, di trasformazione e di nuovo impianto, anche per le loro valenze nei confronti delle conoscenze e della valutazione degli effetti ambientali; indirizzi che prefigurano i contenuti del Regolamento Edilizio e Urbanistico.

Il Piano Strutturale, chiamato a indirizzare le trasformazioni del territorio, intende definire le basi per lo sviluppo (sostenibile e di qualità) dei prossimi anni attraverso la riqualificazione urbanistica, ambientale e paesaggistica del territorio comunale, individuando le risorse naturali e antropiche e le relative criticità, nonché le aree per la realizzazione di attrezzature e infrastrutture pubbliche di maggiore rilevanza e le aree da destinare a funzioni insediative e a impianti produttivi.

A questo scopo vengono proposti alcuni scenari strategici che mirano a riequilibrare il contesto territoriale, attraverso l’inserimento di funzioni diverse dalla residenza (produttive, culturali, ricettive e per il tempo libero), il miglioramento dell’accessibilità e il decongestionamento dei percorsi costieri, la tutela del territorio ad elevata naturalità, sia in ambito costiero che in ambito collinare, il miglioramento del sistema produttivo, il potenziamento dell’attività turistica favorendo le sinergie infraterritoriali e interterritoriali, anche in direzione della diversificazione dell’offerta, considerata la presenza contestuale, nel territorio comunale, di aree marine, collinari e montane.

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Piano Regolatore Generale (PRG)

Il Piano Regolatore Generale è uno degli atti di pianificazione territoriale con il quale il Comune disciplina l'utilizzo e la trasformazione del suo territorio e delle relative risorse.

Gli obiettivi assunti dal PRG del Comune di Sangineto sono di seguito riportati: - necessità di garantire la rivitalizzazione della struttura urbana esistente. Ci si riferisce in particolare al sistema urbano delle frazioni che, per il rapporto che determina con l’agricoltura, è suscettibile di sviluppo e di recupero, nonché alla necessità di adeguare gli standard residenziali edilizi e i servizi essenziali. Ne consegue la realizzazione di una rete di infrastrutture viarie per il collegamento e l’interscambio fra i centri urbani; - necessità di individuare un possibile inserimento di detti centri nella sfera di sviluppo legata al turismo quale momento economico determinante sapendo, secondo le caratteristiche e possibilità delle singole aree, valutare a pieno le particolari funzioni d’uso. L’innesto di tali aree nel circuito economico turistico integrato consentirà, oltre che una crescita economica legata ai fenomeni interni e indotti, un’espansione del mercato dei prodotti prettamente agricoli e tipici, relegati fino a questo momento solo alle tradizionali forme di autoconsumo; - consequenziale identificazione dell’agricoltura come nuova fonte di produzione che, sia pure marginalmente, costituirà una considerevole parte del reddito, determinando un naturale freno al progressivo spopolamento delle zone agricole; - necessità di intervenire in modo determinante, ai fini di un sicuro sviluppo turistico futuro, per controllare tutte quelle iniziative cui fa seguito un depauperamento delle potenzialità turistiche.

Il nuovo Piano Regolatore Generale (variante) del Comune di Sangineto è finalizzato a migliorare il livello produttivo e occupazionale del territorio attraverso la riqualificazione del tessuto urbano e la previsione di sviluppo tendente a migliorare l’offerta turistica dell’intero comprensorio.

A tal fine il presente progetto di ricostruzione e protezione litoranea si configura come sostegno alle attività turistico-ricreative della zona nel rispetto dell’ambiente e del paesaggio.

Piano di Spiaggia

Il Piano di Spiaggia, approvato in data 30.10.2008, che ha valore di piano particolareggiato relativamente all’utilizzazione delle aree ricadenti nel demanio marittimo, fonda il suo principio nella necessità di favorire la migliore funzionalità e produttività delle attività turistico-ricreative che vi si svolgono.

Con riferimento alle sue finalità, il Piano Spiaggia indica:

− le aree oggetto di concessione ancora valide, quelle oggetto di concessione scaduta con domanda di rinnovo e quelle da assoggettare a nuove concessioni; − le aree di libera fruizione nella misura superiore al 30% del fronte mare della fascia disponibile alla balneazione; − gli arenili di nuova formazione; − la zona di rispetto della foce del fiume; − la presenza di vincoli di tipo idrogeologico, paesaggistico, ambientale, etc;

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− le aree destinate ad arenile libero; − le diverse infrastrutture a rete, gli accessi al mare attuali e quelli da realizzare mediante costituzione di servitù prediale.

Tenuto conto della variazione della linea di battigia verificatasi negli anni passati, delle tipologie di insediamento in rapporto alle caratteristiche fisico-morfologiche del litorale interessato, il Piano di Spiaggia del Comune di Sangineto ha ridisegnato l’assetto distributivo delle aree di utilizzazione, in modo tale da salvaguardare sia le esigenze delle imprese già titolari di concessione, sia quelle della popolazione che intende fruire liberamente delle aree demaniali. Si è proceduto dunque, nelle aree già in concessione, alla riduzione delle superfici concesse, a fronte di un notevole miglioramento in termini di utilizzazione e di possibilità di realizzare servizi.

Il litorale di Sangineto, nel tratto in oggetto, è suddiviso principalmente in 4 zone che regolano la destinazione d’uso dei lotti a: 1. area di concessione per stabilimenti balneari (SB1); 2. arenile libero (AL); 3. percorsi pedonali attrezzati (PPA); 4. area privata (APR).

Stabilimenti balneari. Le strutture, poste su aree oggetto di concessione demaniale marittima, attrezzate per la balneazione con ombrelloni, sedie sdraio, lettini e servizi igienici, ed eventualmente con annessi servizi di ristorazione, bar, intrattenimento, attività ludico ricreative con possibilità di apertura annuale.

Arenile libero. E’ l’area destinata alla balneazione ed alle attività connesse, sulla quale non è consentita concessione demaniale per stabilimenti balneari, per attività nautiche e per la pesca in genere.

Percorsi pedonali attrezzati I percorsi pedonali attrezzati consentono di distribuire l’afflusso al mare dei bagnanti e permettono l’attraversamento degli ambienti naturali della fascia costiera.

Area privata Area riservata ad usi privati.

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3. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE

3.1 Descrizione del progetto

Lungo il litorale in oggetto sono presenti da oltre un ventennio delle scogliere emergenti, parte in massi artificiali e parte in massi naturali, imbasate su profondità variabili da -1,00 m a -2,50 m l.m.m. che hanno svolto la funzione di proteggere puntualmente la spiaggia e di creare dei tomboli retrostanti. A causa della costante erosione della costa, dovuta all’avanzamento del mare, rimane oggi solo una stretta striscia di sabbia bianca intervallata da qualche scoglio. Con delibera della giunta regionale del 27/12/2005 n. 1158 è stato approvato il programma degli interventi pilota finalizzati al ripascimento degli arenili della costa calabrese (a seguito della delibera CIPE N° 35 del 27.05.2005, accordo di programma quadro difesa del suolo – erosione delle coste) ammessi ai benefici di cui all’art. 10 della legge regionale n. 13 del 17/08/2005, tra i quali anche gli interventi da realizzare nel tratti costieri dei Comuni di Belvedere (CS) Sangineto (CS), e (CS). Il Comune di Sangineto(CS) ha richiesto all’Ufficio Opere Marittime per la Calabria di redigere, previa stipula di apposita convenzione, il progetto esecutivo generale degli interventi da realizzare nel tratto costiero del Comune di Sangineto (CS), nonché un primo stralcio esecutivo dell’importo complessivo di € 1.200.000,00, pari al finanziamento disponibile. Ciò stante, di concerto con il Comune di Sangineto si è deciso di dare priorità alla protezione del tratto più a nord del litorale di Sangineto, dove, per il continuo assottigliarsi della spiaggia emersa, anche in condizioni di mareggiate di media intensità l’energia ondosa causa continui approfondimenti dei fondali. Pertanto è stato redatto un PROGETTO GENERALE PRELIMINARE, trasmesso al Comune di Sangineto in data 18.02.2008 con protocollo 551, dell’importo complessivo di € 6.800.000,00 che prevedeva la realizzazione di una scogliera soffolta della lunghezza complessiva di 1150,00 metri, lungo tutto il tratto appartenente al litorale di Sangineto, intervallata da n° 3 pennelli trasversali alla linea di battigia, la cui sommergenza rispetto al medio mare è di – 2,50 metri, la costituzione dietro la scogliera di un filtro in pietrame con funzioni di trattenimento del materiale fine, e la realizzazione di una spiaggia artificiale di ampiezza variabile, costituita con l’ausilio di materiale granulare proveniente da cava o da fiume avente caratteristiche cromatiche analoghe alla spiaggia esistente. Successivamente a seguito dell’esigenza, manifestata dal Comune di Sangineto, di dotarsi di un piano degli interventi che tenesse in conto anche la difesa del tratto di litorale immediatamente a sud di quello oggetto della progettazione generale – tratto al confine con il litorale di Bonifati, che seppure interessato da fenomeni erosivi meno importanti, e pertanto a priorità meno elevata, completa comunque la riqualificazione del litorale di Sangineto - l’Ufficio OO. MM. ha integrato il predetto progetto generale inserendovi una scogliera di chiusura verso il limite sud ed il relativo ripascimento artificiale per un ulteriore estensione di circa 130 metri. A seguito dei detti aggiornamenti il progetto generale è risultato dell’importo di € 8.350.000,00, di cui € 6.629.046,50 per lavori, ed € 1.720.953,50 per somme a disposizione dell’Amministrazione. L’intervento di cui al progetto generale si sviluppa per circa 1750 metri lungo tutto il tratto appartenente al litorale di Sangineto. Il PROGETTO GENERALE PRELIMINARE consiste in: A) SCOGLIERA SOFFOLTA CONTINUA – estensione 1000 m- - nella realizzazione di un tratto di scogliera soffolta in massi naturali di 3° categoria e larghezza in cresta di 10 m, di lunghezza pari a circa 1000 m, la cui sommergenza rispetto al medio mare è di – 2,50 metri. La scogliera risulta mediamente imbasata alla profondità di circa – 6 m dal medio mare con scarpa esterna ed interna del 3/2, e la sua distanza (in asse) dall’attuale linea di battigia varia tra 150 e 180 metri; -nella realizzazione di tre pennelli semisommersi, rispettivamente delle lunghezze, a partire da sud, di circa 150 - di cui 80 m emergenti e 70 m soffolti, 128 metri – di cui circa 60 m emergenti e circa

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70 m soffolti e 115 m – di cui 45 m emergenti e 70 m soffolti, costituiti con scogli di 3° categoria (3 -7 t.); - nella costituzione dietro la scogliera di un filtro in pietrame con funzioni di trattenimento del materiale fine; -nella realizzazione di una spiaggia artificiale di ampiezza variabile, costituita con l’ausilio di materiale granulare proveniente da cava o da fiume avente caratteristiche cromatiche analoghe alla spiaggia esistente. Gli interassi fra i pennelli a partire da sud misurano rispettivamente 400 metri e 600 metri. Le sezioni dei frangiflutti, scogliera e pennelli, di tipo trapezoidali sono conformate con pendenze del 3/2 e sono costituire con doppio strato di scogli 3000-7000 kg nelle mantellate, e pietrame e scogli di pezzatura 50-500 kg nel nucleo. B) SCOGLIERA DI CHIUSURA VERSO IL LIMITE SUD (al confine con il litorale di Bonifati) – estensione 130 metri. - nella realizzazione di un pennello semisommerso conformato a T della lunghezza di circa 200 metri, di cui 100 m emergenti e 100 sommersi alla quota di -2,50 metri dal medio mare, costituiti con scogli di 3° categoria (3 -7 t.). La testata del pennello è innestata in un tratto di scogliera sommersa (a-2,50 m), disposta ortogonalmente al pennello, di lunghezza pari a 180 metri, di cui 150 metri costituiscono il risvolto, verso il litorale di San gineto, del pennello. Mentre il tratto aggiuntivo di 30 metri, in prosecuzione del precedente e rivolto verso il litorale di Bonifati, svolge funzione di protezione della testa del pennello. In questo tratto terminale di sud, le caratteristiche della sezione dei frangiflutti sono le stesse di quelle di cui al tratto precedente. Pertanto la scogliera è completata da un retrostante filtro in pietrame, con funzioni di trattenimento del materiale fine, e da un versa,manto di materiale granulare proveniente da cava o da fiume avente caratteristiche cromatiche analoghe alla spiaggia esistente. Il predetto tratto terminale è intervallato da quello precedente di circa 620 metri. Tale progetto generale, che costituisce lo strumento di programmazione mediante il quale il Comune di Sangineto, in relazione ai finanziamenti che via via si renderanno disponibili, dovrà attuare la difesa del litorale di propria pertinenza è stato approvato con apposita delibera di Giunta Comunale. Pertanto la difesa dall’erosione marina e la riqualificazione del litorale di Sangineto sarà attuata per stralci funzionali in relazione ai finanziamenti che di volta in volta si renderanno disponibili ed alle priorità che l'Amministrazione Comunale vorrà assumere. L’INTERVENTO DI I STRALCIO prevede: - la realizzazione di un pennello semisommerso della lunghezza di circa 128 metri, di cui circa 65 m emergenti alla quota di + 2,00 metri dal medio mare e circa 63 m soffolti, costituiti con scogli di 3° categoria (peso medio dello scoglio: 5 t) nella parte emergente e con scogli di 2^ e 3^ categoria nella parte soffolta (secondo le percentuali indicate nelle sezioni tipo: 50% scogli di terza, 50% scogli di 2^ nel successivo tratto di 25 metri e 70% scogli 2-3 t, 30% di scogli 1-3 t nel tratto terminale di 38,50 m); - la realizzazione di un tratto di scogliera soffolta in massi naturali di 2° categoria e larghezza in cresta di 10 m, di lunghezza pari a circa 100 m, di cui 50 metri a costituzione dell’ala nord del pennello e 50 metri a costituzione dell’ala sud (scogliera di tipo a “martello”), la cui sommergenza rispetto al medio mare è di – 2,50 metri. La scogliera risulta mediamente imbasata alla profondità di circa – 5,80 m dal medio mare con scarpa esterna ed interna del 3/2. - un versamento di materiale sabbioso di circa 71500 mc (in prima fase) nella zona ridossata al pennello semisoffolto fino alla quota di +1,50 l.m.m. esteso verso mare fino alla testata dell'ala nord del pennello, separato dalla scogliera da un filtro in pietrame minuto di cava (strato di transizione). Le pendenze foranee dei versamenti di materiale, anch'esse specificate, nelle sezioni di progetto sono risultate le seguenti: -1/15 verso lo strato filtro a ridosso della testata soffolta del pennello -1/6 a chiudere lateralmente verso i fondali- Il materiale di versamento risulta idoneo sia dal punto di vista mineralogico, granulometrico e tessiturale, sia per ciò che attiene alla stabilità idraulica del ripascimento di spiaggia.

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Le opere di progetto assolvono il compito di garantire la difesa dell'erosione del tratto di litorale in oggetto. Esse costituiscono pertanto un lotto funzionale ed a se stante del progetto preliminare generale. Esse garantiranno a lungo termine anche il riempimento delle due celle contigue situate a nord del previsto ripascimento di spiaggia con l'effetto di allineare la linea di riva alle testate delle scogliere emergenti situate a nord (così come indicano i modelli matematici sia del tipo "ad una linea", sia del tipo bidimensionale. Tuttavia, sia al fine di integrare nel tempo i volumi di ripascimento a causa delle perdite, sia pure modeste, verso il largo che inevitabilmente accusano questo tipo di opere, sia al fine di accelerare l'anzidetto effetto di allineamento della linea di riva, è stata prevista in progetto una seconda fase e indicato nella planimetria di progetto un futuro versamento di ulteriori 20.000 mc di materiale nelle due celle contigue (10.000 mc per cella) ed un ulteriore versamento di 15.000 mc nella cella già oggetto dell'intervento per complessivi 35.000 mc. che, nel caso si rendessero disponibili ulteriori finanziamenti, contribuirebbe ad ottimizzare l'intervento. Il ripascimento totale previsto ammonta quindi a complessivi 106.500 mc. L’evoluzione della linea di battigia a seguito della realizzazione delle opere è stata determinata attraverso un opportuno modello matematico (evoluzione con il modello di Silvester). Il ripascimento di spiaggia è previsto venga realizzato con materiale sabbioso prelevato nella zona ridossata tra la testata del molo foraneo ed il molo martello del Porto di nonché nell'area immediatamente retrostante il molo trappola come illustrato nel relativo grafico di progetto. Il prelievo del materiale sabbioso da effettuarsi con mezzi terrestri, sarà operato secondo sezioni di scavo di altezza massima pari a - 4,5 metri dal livello medio mare; L'elaborato grafico denominato "Planimetria zone di prelievo materiale per il ripascimento" riporta anche le sezioni di computo per la stima del materiale occorrente. Nelle due aree di prelievo le granulometrie del materiale sabbioso sono pressoché simili con prevalenza di materiale più grossolano nell'area immediatamente retrostante il molo "trappola". Ciò in quanto il percorso delle sabbie lungo il molo foraneo e l'agitazione ondosa nei pressi della bocca del porto hanno l'effetto di selezionare nei pressi del molo "martello" granulometrie leggermente più sottili. Mediamente il diametro "50" del materiale di prelievo è compreso tra 0,4 < D50 < 2,5 mm. Nel predisporre il progetto generale sono state valutate più tipologie di intervento adottabili, considerando le principali caratteristiche ed i possibili effetti sul litorale limitrofo. Le diverse tipologie adottabili sono state confrontate con riferimento ai seguenti aspetti: meccanismo che realizza la protezione del litorale; elementi che condizionano l’efficienza e la durata dell’intervento, come l’entità del trasporto solido longitudinale e l’inclinazione della risultante energetica dei moti ondosi rispetto alla normale alla costa; effetti sia sulle strutture poste a tergo della battigia, sia sul litorale, sia sulla flora e fauna marina, oltre che, naturalmente, in relazione al maggiore o minore impatto visivo prodotto. Sulla base di ciò le opere di difesa del tratto di litorale in argomento consistono in ripascimenti protetti da pennelli semisommersi. Pertanto, si configurano come sostegno alle attività turistico-ricreative della zona, nel rispetto dell’ambiente e del paesaggio.

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3.2 Verifica delle scelte progettuali: Studio dell’evoluzione della linea di costa con il modello della “Crenulate beach” indicato da R. Silvestr L’ufficio progettista OO. MM. per esaminare la posizione della linea di battigia, in assenza delle opere ed in presenza di diverse configurazioni dei frangiflutti ha utilizzato il modello della “Crenulate beach” indicato da R. Silvestr (Coastal stabilisation - World Scientific - 1997) che fornisce la posizione della linea di costa, in assenza di trasporto solido longitudinale, una volta che il materiale sia stato sagomato dall’azione dei moti ondosi. La posizione della linea di costa è data dalla seguente relazione: R β 0.83 = 0.81 0.77 R0 φ dove, con riferimento alla figura 3:

R0 = sviluppo della linea di controllo congiungente i due punti fissi di contenimento della spiaggia; R = distanza dal punto fisso a monte della direzione del trasporto alla spiaggia in corrispondenza dell’angolo φ ; φ = angolo tra la linea di sviluppo R e direzione delle creste d’onda; β = angolo tra la linea di controllo e direzione delle creste d’onda. Il calcolo, per ciascun tratto compreso tra due pennelli contigui, è stato svolto per β < φ < β +180°, con passo di 4°. Per calcolare l’andamento della spiaggia si sono considerate le testate delle scogliere come punto fisso. Il calcolo è stato svolto considerando la direzione di provenienza a riva della risultante energetica 250°N.

Fig.3 – Parametri per la valutazione della linea di costa per una “crenulate beach”.

I risultati del modello matematico e l’evoluzione della linea di costa sono presentati nella fig.4.

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Fig.4 – Risultati del modello matemetico “crenulate beach” di R. Silvestr

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3.3 Verifica delle scelte progettuali: Studio sul trasporto solido e simulazione dell’evoluzione della linea di costa nel periodo di lungo termine con il modello matematico “Genesis” Al fine di confermare, con l'ausilio di un modello "bidimensionale" le previsioni in merito all’evoluzione della linea di costa a seguito della realizzazione delle opere previste in progetto nel periodo di lungo termine, e cioè a seguito dell'ulteriore versamento di 20.000 mc di materiale nelle due celle a nord (previsione futura di cui alla planimetria di progetto) è stato condotto lo studio dell’evoluzione della linea di costa con il modello .matematico “Genesis”.

3.3.1 Modello matematico di evoluzione della linea di costa

Il modello matematico utilizzato nel presente studio è il GENESIS, modello del tipo ONE-LINE, che consente di calcolare l’andamento del trasporto litoraneo lungo costa e simulare l'evoluzione della fascia costiera attraverso la modellazione delle modifiche planimetriche, nel tempo, della sola linea di riva. L’equazione usata nel modello per determinare le variazioni della posizione della linea di costa, si basa sul principio di conservazione del volume di sedimenti: ∂y 1 ⎡∂Q ⎤ + ⎢ − q⎥ = 0 (1) ∂t (D B + D c ) ⎣ ∂x ⎦

in cui il termine DB rappresenta la quota della berma e il termine DC rappresenta la profondità di chiusura. Il termine q indica la produzione o la dissipazione della sabbia nel sistema. Tipiche sorgenti sono rappresentate, ad esempio da fiumi o da falesie, mentre piccole insenature e canali rappresentano fonti di dissipazione della sabbia. Per la stima della profondità di chiusura si fa riferimento alla formula di Hallermeier:

2 H 0 h* = 2.28H 0 −10.9 (2) L0 in cui : H0 = altezza significativa al largo caratterizzata da una frequenza di accadimento di 12 ore/anno; 2 L0= (gT )/(2π) è la lunghezza d'onda al largo associata ad H0; 0.5 T=4.15 H0 . Il termine Q viene ricavato attraverso la formula empirica per il calcolo del trasporto longitudinale:

2 ⎡ ∂H ⎤ Q = (H Cg )b ⎢a1 sin 2ϑbs − a2 cosϑbs ⎥ (3) ⎣ ∂x ⎦b in cui: H= altezza d’onda Cg= vettore celerità di gruppo

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b= valore al pedice che denota la condizione dell’onda frangente

θbs= angolo formato tra l’onda frangente e la linea di costa. I parametri adimensionali a1 e a2 sono dati da:

K a = 1 1 5 / 2 16(ρs / ρ −1)(1− p)(1.416) (4)

K a = 2 2 7 / 2 8(ρs / ρ −1)(1− p) tan β(1.416) in cui:

K1, K2= coefficienti empirici oggetto di taratura [K1 =0.58 ÷ 0.77; K2 =(0.58 ÷ 1)⋅K1 )] 3 3 ρs = densità della sabbia ( 2.65⋅10 Kg/m per il sabbia quarzifera) ρ = densità dell’acqua (1.03⋅103 Kg/m3 per l’acqua di mare) p = porosità della sabbia tanβ = pendenza media della spiaggia dalla linea di costa alla profondità di chiusura.

Quest’ultimo termine viene ricavato mediante la seguente equazione: 1/ 2 ⎡ A 3 ⎤ tan β = ⎢ ⎥ (5) ⎣D LTo ⎦ in cui: - A è un parametro di scala che dipende dalla dimensione dei sedimenti: Nel modello le espressioni di Moore vengono approssimate ad una serie di linee che sono funzione del diametro mediano D50 espresso in mm:

0.94 A = 0.41(d 50 ) , d 50 < 0.4

0.32 A = 0.23(d 50 ) , 0.4 ≤ d 50 < 10.0 (6) 0.28 A = 0.23(d 50 ) , 10.0 ≤ d 50 < 40.0

0.11 A = 0.46(d 50 ) , 40.0 ≤ d 50

- DLTo è la profondità massima del trasporto lungo costa calcolato come:

H 0 D LTo = (2.3 −10.9H 0 ) (7) L 0 dove: H0= altezza d’onda significativa in acqua profonda L0= lunghezza d’onda significativa in acqua profonda Un’ulteriore parametro richiesto dal modello è la profondità del trasporto attivo lungo costa, DLT dato da:

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1.27 D = (H ) (8) LT γ 1/ 3 b in cui: 1.27= fattore di conversione γ = indice di frangimento b (H1/3) = altezza d‘onda significativa al frangimento Il calcolo delle onde determina, attraverso una serie di condizioni semplificate, l’altezza d’onda al frangimento, l’angolo di inclinazione dei fronti d’onda e la profondità al frangimento. L’equazione usata dal modello per calcolare l’altezza d’onda al frangimento è data da:

H b = K R K S H ref (9) dove: Hb= altezza d’onda al frangimento in un punto arbitrario lungocosta Kr = coefficiente di rifrazione Ks = coefficiente di shoaling Href = altezza d’onda ad un determinata profondità verso il largo o a riva. Il termine Kr è dato da: 1/ 2 ⎡ cos θ1 ⎤ K R = ⎢ ⎥ (10) ⎣cos θ 2 ⎦

in cui θ2 è l’angolo dell’onda frangente in un punto P2. Il coefficiente di shoaling Ks è dato da: 1/ 2 ⎡ C g1 ⎤ K S = ⎢ ⎥ (11) ⎣⎢C g2 ⎦⎥

in cui Cg1 e Cg2 rappresentano, rispettivamente, la celerità di gruppo nel punto P1 e nel punto in cui inizia il frangimento. La celerità di gruppo è definita come:

C g = Cn (12) dove: C= L/T L= lunghezza d’onda alla profondità D n= 0.5[1+(2πD/L)/ sinh(2πD/L)]

La lunghezza d’onda viene calcolata attraverso la relazione di dispersione: ⎡2πD⎤ L = L 0 tahh (13) ⎣⎢ L ⎦⎥ L’equazione per ricavare la profondità dell’onda al frangimento è data da:

H b = γD b (14)

in cui Db è la profondità al frangimento e l’indice γ è dato da : H γ = b − a 0 (15) L 0 in cui a =5.00[1-exp(-43tanβ)] e b=1.12/[1+exp(60tanβ)].

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L’angolo al frangimento è calcolato mediante la legge di Snell: sinθ sinθ b = 1 (16) L b L1

in cui θb e Lb sono rispettivamente l’angolo e la lunghezza d’onda nel punto di frangimento, e θ1 e L1 sono le quantità corrispondenti nel punto offshore.

I tre parametri Hb, Db e θb si ottengono attraverso le eq. (7), (12) e (14) in funzione dell’altezza d’onda e dell’angolo rispetto ad una determinata profondità e ad un determinato periodo d’onda.

L’angolo θbs, eq. (3), richiesto per calcolare il trasporto della sabbia lungo costa è ottenuto attraverso la seguente relazione:

θbs = θ b − θs (17) -1 in cui θs =tan (∂y/∂x) è l’angolo formato tra la linea di costa e l’asse x. Se lungo la costa sono presenti ostacoli che producono diffrazione, il modello provvede a ricalcolare il valore dell’altezza d’onda e delle direzioni. Nell’area interessata dalla diffrazione, il valore dell’altezza d’onda al frangimento, che ha subito trasformazioni in seguito alla diffrazione, alla rifrazione e allo shoaling, è dato da: ' H b = K D (θ D , D b )H b (18) dove: KD = coefficiente di diffrazione

θD = angolo tra l’onda incidente nel punto P1 e la linea che unisce P1 con P2, se P2 si trova nella zona d’ombra ' Hb = altezza d’onda al frangimento in assenza di diffrazione I coefficienti di diffrazione, di rifrazione e di shoaling sono anche funzione della profondità nel punto P1 e del periodo d’onda, ma queste due quantità sono conosciute a priori, per cui non vengono incluse nella discussione dell’eq. (16).

I tre termini che il modello calcola, Hb, Db e θb sono ottenuti attraverso le soluzione iterative dell’eq. (16), dell’eq. (12) e dell’eq. (14), in funzione dell’altezza d’onda e dell’angolo al frangimento.

3.3.2 Simulazioni relative alla configurazione di progetto Il modello è stato preliminarmente calibrato e validato per il sito in esame sulla base dei dati storici a disposizione. Le forzanti ondametriche del sistema sono state ricavate a partire dai risultati dello studio meteo marino. Le simulazioni di taratura del modello hanno fornito risultati molto prossimi alle osservazioni sperimentali con un coefficiente di calibrazione minore di 5.0, limite massimo della soglia ottimale di calibrazione indicata dai manuali di lavoro del Genesis. Il modello è stato, infine, applicato per verificare le tendenze evolutive del litorale in esame, relative ad un arco temporale di 6 anni, dal 2006 al 2012. Le opere previste in progetto sono state schematizzate nel modello di calcolo mediante elementi geometrici semplificati, come illustrato nella seguente figura.

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Fig. 5 – Schematizzazione delle opere previste in progetto sul tratto di costa in esame

Dall’analisi dei risultati della simulazione dell’evoluzione della linea di costa nella configurazione di progetto (Fig. 6) si osserva che il pennello a T costituisce un valido “appoggio” per il ripascimento, favorendo una condizione generale di stabilità, con perdite di materiale solo nell’ultima cella, perdite che comunque si mantengono entro i limiti della normale manutenzione per tale tipologia di interventi. Il tabulato relativo ai risultati della simulazione nella configurazione di progetto (All. 1) mostra, comunque, un tasso di accrescimento pari a +1.61E+03 m3 in 6 anni.

Fig. 6 – Simulazione dell’evoluzione della linea di costa nella configurazione di progetto

Da quanto esposto è possibile affermare che le simulazioni condotte con il modello numerico GENESIS confermano l’efficacia del sistema di difesa costituito dagli interventi previsti in progetto. La realizzazione delle opere, infatti, determina la stabilizzazione dell’intero tratto di costa esaminato, riducendo notevolmente l’entità del naturale fenomeno erosivo.

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3.4 Impatti in fase di cantiere La correlazione tra le attività programmate e gli aspetti di criticità/sensibilità del sistema ambientale permette di individuare i potenziali impatti prevedibili. L’individuazione degli impatti è il frutto di un’analisi complessa, articolata su più livelli, che mette in relazione allo stesso tempo più parametri al fine di comprendere come le azioni di progetto (causa) possano determinare delle trasformazioni (effetto) nei confronti del sistema ambientale (bersaglio). Pur non volendo effettuare alcun calcolo analitico per la valutazione quantitativa degli impatti, risulta necessario quanto meno analizzare le singole componenti ambientali nella situazione in fase di cantiere e post-operam e descrivere le possibili modificazioni, positive o negative, su queste indotte dall’attuazione dell’intervento. Di seguito pertanto verrà analizzata ogni componente del sistema ambientale in relazione ai possibili impatti.

Impatti in fase di cantiere In base alle linee guida del 18/06/2001 dell’APAT (oggi ISPRA) si identificano le seguenti principali linee di impatto:

ARIA

L’impiego di mezzi pesanti in fase di cantiere comporterà la produzione di gas di scarico; tali mezzi, muovendosi su superfici sterrate, comporteranno l’innalzamento di polveri. La presenza nelle zone limitrofe di abitazioni e di vegetazione sensibile potrà comportare l’insorgenza di effetti negativi. Si può ritenere nullo l’impatto post-operam di questa componente.

ACQUA

La realizzazione di un’opera costiera può determinare in fase di realizzazione ripercussioni su tutto il sistema acqua ed in maniera non trascurabile può interessare le condizioni di qualità. La fase di cantiere, infatti, non lascia escludere, per quel che riguarda le condizioni di qualità delle acque, ricadute in mare di idrocarburi e/o sostanze oleose, legate all’attività dei macchinari a mare impegnati nella realizzazione delle opere. In linea generale si possono prevedere potenziali ripercussioni sulla qualità delle acque nella fase di cantiere legate alle attività di realizzazione delle strutture. Alla fase di cantiere si lega l’alterazione delle condizioni di qualità, in termini di trasparenza, delle acque scaturita dalla presenza di sostanze in sospensione. Tali impatti, proprio perché relativi alla fase di cantiere, sono circoscritti in un arco temporale molto breve, e per tale motivo sono sicuramente accettabili se rispettati tutti i regolamenti e le norme vigenti.

RUMORE

I principali riferimenti normativi per le valutazioni sono: - La legge quadro sull’inquinamento acustico (L. 447/95), che fornisce valori limite di emissione ed immissione, valori di qualità e di attenzione; - Il DPCM 14/11/1997, che fornisce valori limite alle emissioni sonore.

L’esistenza di un cantiere con presenza di mezzi pesanti potrà comportare disturbi da rumore su ricettori sensibili posti nelle vicinanze (abitazioni) tra l’altro scarsamente popolate duranno l’anno, data la vocazione strettamente turistica del luogo legata essenzialmente alla stagione estiva. Gli automezzi che utilizzeranno le attuali infrastrutture viarie produrranno inquinamento sonoro che potrà intercettare ricettori sensibili (es. abitazioni) adiacenti alle strade di comunicazione. Si può ritenere nullo l’impatto post-operam di questa componente.

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VIBRAZIONI

I principali riferimenti normativi per le valutazioni sono normative di carattere generico in tema di danno ambientale e patrimoniale. L’esistenza di un cantiere con presenza continua di mezzi pesanti potrà comportare disturbi o rischi da vibrazione su ricettori sensibili posti nelle vicinanze delle vie di comunicazione. Si può ritenere nullo l’impatto post-operam di questa componente.

VEGETAZIONE, FAUNA E ECOSISTEMI

Durante le operazioni di cantiere si potrebbero riscontrare impatti sulle componenti naturalistiche, sia per quanto riguarda l’ambito territoriale direttamente interessato dai lavori, sia per le aree subito a ridosso di esso. Le azioni di cantiere potrebbero produrre quantità di polveri la cui deposizione sul manto vegetale può causare squilibri foto sintetici, interessando gli apici vegetativi e le formazioni fogliari, strutture che sono alla base della biochimica vegetale. Le attività di cantiere, soprattutto quelle connesse alle attività di movimentazione di macchinari di terra e a mare, potrebbero creare disturbi alla fauna, intesa sia come avifauna che come patrimonio ittico. Le operazioni di drenaggio potrebbero comportare un generale intorbidamento delle acque del bacino con la messa in sospensione di materiale fino. Seppure limitato ad un contesto territoriale e a precisi lassi di tempo, l’aumento di torbidità delle acque può determinare un potenziale riflesso sulle attività foto sintetiche delle comunità pelagiche e bentoniche. La possibilità di inquinamento legata allo sversamento accidentale di sostanze oleose, di idrocarburi nonché la possibilità che il nuovo materiale sversato costituente la futura scogliera possa intorbidire momentaneamente le acque è quasi ridotta a zero, date le predisposizioni, in fase di cantiere delle seguenti opere e azioni: • nell’area attrezzata di cantiere sarà realizzata dall’impresa esecutrice una zona pavimentata impermeabile che sarà adibita ad area di sosta delle macchine operatrici e degli automezzi e una parte di essa sarà destinata al lavaggio, alla manutenzione e al rifornimento dei mezzi di cantiere. Un’altra parte di essa sarà destinata al risciacquo dei massi da utilizzare per la realizzazione del pennelllo semisoffolto, al fine di ridurre la presenza di materiale fino durante la posa in opera e quindi di diminuire la torbidità dell’acqua nelle aree di lavoro. • l’impresa esecutrice dovrà essere fornita di panne galleggianti munite di grembiuli assorbenti per trattenere oli e benzine, al fine di circoscrivere rapidamente lo specchio d’acqua in cui si verifichi l’incidente ed evitare l’inquinamento delle acque. • al fine di contenere e ridurre al minimo la torbidità indotta durante la messa in opera dei massi per la realizzazione delle barriere e durante la realizzazione del ripascimento, dovranno utilizzarsi attorno alle aree di lavoro degli schermi di protezione in materiale geotessile per consentire il confinamento fisico del materiale fino contenuto nei materiali utilizzati. Tutti i potenziali impatti, comunque, proprio perché relativi alla sola fase di cantiere, sono circoscritti in un arco temporale molto breve, e per tale motivo sono sicuramente accettabili se verranno rispettati tutti i regolamenti e le norme vigenti in materia. Anche in questo caso bisogna sottolineare la limitata consistenza del cantiere che dovrebbe sicuramente minimizzare i disturbi arrecati.

SALUTE E BENESSERE

Non si rilevano rischi alla salute da contatto potenziale con sostanze pericolose presenti nei suoli, né ci sono le condizioni per creare una fonte di pericolo per la salute di persone che utilizzino tali aree per attività varie (ad es. ricreative).

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PAESAGGIO

Il progetto comporta indubbiamente la modifica dell’assetto paesaggistico precedente. Pur tuttavia, non vengono generati impatti altamente negativi che in generale si hanno nei casi di trasformazione di paesaggi pregiati per motivi vedutistico-formali o storico-culturali in quanto la situazione post- operam è sicuramente migliorativa rispetto ad una situazione attuale seriamente compromessa. Allo stato attuale, infatti, nel tratto di costa in esame sono riscontrabili problemi di erosione marina che rendono le infrastrutture e le abitazioni retrostanti particolarmente vulnerabili. Ricordiamo, quindi, che il progetto nasce dall’esigenza di difendere e riqualificare un litorale di notevole prestigio sia dal punto di vista naturalistico che turistico per le attività che lo caratterizzano, e di far sì che le opere generino il meno possibili impatti negativi sul paesaggio. Ciò ha portato alla scelta della realizzazione dei pennelli semisommersi, soluzione efficace e senza dubbio meno invasiva di altre, allo scopo di tutelare il centro abitato e le infrastrutture e allo stesso tempo di ricreare, mediante il ripascimento, una situazione dell’arenile simile a quella presente in passato, prima che gli effetti dell’erosione marina lo compromettessero.

ASSETTO TERRITORIALE

Impegni della viabilità locale, ad esempio da parte di traffico pesante nella realizzazione di opere, potranno avvenire in fase di cantiere.

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3.5 Descrizione delle modalità di gestione dell’opera

3.5.1 Monitoraggio Ambientale

L’area oggetto di intervento è particolarmente vulnerabile, pertanto è risultato indispensabile prevedere una puntuale e continua attività di monitoraggio dell’intervento e dei suoi effetti.

Di seguito si riportano le modalità di analisi dei parametri chimico-fisici e biologici, i recettori, le tempistiche e le modalità tecniche e gestionali per il monitoraggio sistematico delle acque, dei sedimenti, del benthos e della fauna ittica da effettuarsi prima dell’inizio dei lavori, durante le attività di cantiere e successivamente al completamento delle opere.

Parametri chimico-fisici e biologici da esaminare

In accordo con le metodologie del progetto SI.DI.MAR (Piano di Monitoraggio delle acque marino - costiere della Regione Calabria) verranno effettuati prima dell’inizio dei lavori, durante l’esecuzione dei lavori ed al termine dei lavori (3 mesi dopo) dei profili della colonna d’acqua lungo due transetti che uniscono la zona costiera oggetto dell’intervento con il limite inferiore della prateria di Posidonia (vedi ALL. 2). Detti profili verranno eseguiti dalla superficie al fondo con sonda multiparametrica CTD (vedi caratteristiche in ALL. 3) dotata di sensori di Ph, Ossigeno disciolto, fluorescenza (Clorofilla a), temperatura e salinità, che costituiscono i parametri chimico-fisici e biologici della colonna d’acqua oggetto di monitoraggio. La definizione di tali parametri è data nel successivo Quadro di Riferimento Ambientale.

La metodologia di misura è la seguente: la sonda è immersa sotto la superficie del mare e tenuta il tempo sufficiente per consentire la stabilizzazione dei sensori di misura; in seguito la discesa avviene ad una velocità costante di circa 0.5 m al secondo. I dati sono acquisiti e memorizzati dalla sonda multiparametrica, che ha una frequenza di campionamento di 2 Hz, durante la discesa dalla superficie del mare sino a pochi metri dal fondo marino (tipicamente 1-2 metri). Successivamente i dati sono scaricati su PC e sono elaborati secondo le procedure standard, convertiti in unità fisiche e quindi mediati per ogni metro di profondità.

Le misure idrologiche vengono mostrate con sezioni verticali lungo allineamenti ortogonali e/o paralleli alla costa riportanti la distribuzione della temperatura, salinità, torbidità e ossigeno disciolto a diverse quote. I grafici delle singole stazioni idrologiche saranno riportati al termine del monitoraggio, un esempio dei grafici eseguiti dai dati acquisiti dalla sonda è mostrata in ALL. 4.

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Fig. 7 - Sonda multiparametrica SBE 19V2 utilizzata per le misure idrologiche.

La gestione elettronica della sonda è affidata ad un data-logger interno che provvede alla acquisizione dei segnali elettrici, conversione A/D dei segnali, memorizzazione e/o trasmissione dei dati ad una stazione periferica posta in superficie o a distanza; tramite il software di gestione la sonda può essere configurata o teleprogrammata da remoto in tutte le sue funzionalità.

Monitoraggio dei sedimenti per il ripascimento

Il monitoraggio dei sedimenti da utilizzare per il ripascimento artificiale riguarda una serie di analisi preliminari di tipo fisico, chimico, e microbiologico per quantificare il grado di contaminazione del materiale. Dette analisi verranno ripetute nel corso dei lavori prima del versamento del materiale in sito. I parametri fisici, chimici e microbiologici da analizzare sono riportati nella tab. 2.1.b del predetto Manuale ICRAM che si riporta integralmente in ALL. 5.

Monitoraggio del benthos e della fauna ittica

In relazione al tema del monitoraggio del benthos e della fauna ittica nella zona costiera di Sangineto interessata dagli interventi di ripascimento protetto, verrà utilizzata la tecnica del Visual Census (censimento visivo).

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Fig. 8 – Tecnica del visual census.

Tale metodo di campionamento è di introduzione relativamente recente, efficace e di successo per lo studio della fauna ittica. I principali vantaggi di questo metodo sono: - possibilità di operare in corrispondenza di fondali accidentati e/o zone in cui i tradizionali metodi di campionamento con reti non possono essere utilizzati; - non è distruttivo, quindi può essere oggetto di repliche; - permette di mettere in relazione le specie con l’habitat di elezione, ottenere informazioni etologiche e valutare la presenza di specie criptiche; - permette una conoscenza diretta particolareggiata dei siti; - ha costi particolarmente contenuti rispetto ai metodi tradizionali. Il metodo scelto per il monitoraggio ambientale del benthos e della fauna ittica è quello del transetto. Il Visual Census punta a registrare una stima per quanto riguarda l’abbondanza delle specie comprese entro i limiti del transetto. Solitamente per prima cosa si conteggiano le specie più mobili, per passare poi alle più sedentarie, per proseguire con quelle criptiche. In questo modo diminuiscono gli errori di sottostima e sovrastima. Il metodo prevede il rilevamento dei dati percorrendo, in un intervallo di tempo prestabilito, un corridoio di lunghezza nota (delimitato da corda metrata, di lunghezza fissa, che viene man mano srotolata dall’operatore subacqueo) e larghezza approssimativa nota. Il parametro dell’altezza del transetto, volto ad identificare un volume, è normalmente poco usato. La tecnica del transetto fornisce dati quantitativi e risulta principalmente adatta ad habitat uniformi. A differenza del Visual Census a punti questo metodo riduce la probabilità di contare più volte gli stessi esemplari, in particolar modo per quanto riguarda specie che sono attratte dalla presenza del sub (es. Coris julis) inoltre la percorrenza di un transetto considera una scala spaziale maggiormente appropriata per la maggior parte delle specie nectobentoniche.

Si prevedono n. 3 campagne visual census, effettuate su due transetti del rilievo bentonologico prolungati fino al limite inferiore della Posidonia, nei seguenti periodi: - prima dell’inizio dei lavori; - durante i lavori (al termine dell’esecuzione del ripascimento); - subito dopo la fine dei lavori (n. 3 mesi dopo). Ciò consentirà di escludere significativi impatti al benthos ed alla fauna ittica sia in fase di cantiere che in fase di esercizio

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Recettori

I principali recettori che vengono presi in considerazione nel presente monitoraggio ambientale sono i principali popolamenti macrobentonici e la Posidonia, riportata nella cartografia tematica riferita all’areale marino costiero prospiciente il sito di intervento (ALL. 2).

Fig. 9 – Esempio di prateria di Posidonia

La Posidonia oceanica è una fanerogama (cioè una pianta caratterizzata dalla presenza di fiori) che vive e si sviluppa nell'ambiente marino. E’ una specie endemica del Mediterraneo dove forma estese praterie tra la superficie ed i 40 metri di profondità. Le praterie di Posidonia rappresentano una elemento chiave dell'ecosistema marino costiero: difendono le coste dall'erosione causata dal dinamismo delle acque, producono grandi quantità di ossigeno e forniscono cibo e rifugio a una enorme quantità di altre specie sia animali sia vegetali e tanto nella loro fase vitale adulta quanto in quella giovanile. La Posidonia, oltre ad essere soggetta a fenomeni di disturbo di tipo meccanico o fisico legate ad attività umane (ancoraggio di imbarcazioni, pesca a strascico, ecc) è molto sensibile alle variazioni di trasparenza delle acque e alla presenza di fonti di inquinamento; per tale motivo il controllo dello stato di salute di queste praterie fornisce importanti indicazioni sullo stato di salute dell'ambiente marino.

Per lo studio delle praterie di Posidonia oceanica si tengono sotto controllo: Descrittori fisici: la granulometria del sedimento su cui si è sviluppata la prateria e la presenza di fonti di disturbo evidenti nelle vicinanze (scarichi, attività produttive, ecc) Descrittori fisiografici: tipologia del fondale su cui si è sviluppata la prateria (rocce, sabbia, ecc), presenza di specie vegetali diverse dalla Posidonia all'interno della prateria, valutazione di quanto il ricoprimento del fondale da parte della Posidonia sia continuo o discontinuo; Parametri morfometrici: parametri in grado di descrivere lo stato di vitalità attuale delle piante che costituiscono la prateria; Parametri lepidocronologici: parametri in grado di descrivere lo stato di vitalità pregresso della prateria;

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Biomassa: determinazione della entità della biomassa fogliare della Posidonia nella prateria, della biomassa degli organismi che si sviluppano sopra le foglie (epifiti) Parametri strutturali: densità espressa come numero di fasci fogliari per unità di superficie, percentuale di area studiata ricoperta da Posidonia viva e da rizomi morti di Posidonia (matte) e, qualora presenti, percentuale di ricoprimento di altre specie vegetali diverse dalla Posidonia; Limite inferiore della prateria: questo limite, situato a maggiore profondità, è quello maggiormente sensibile ai fenomeni di disturbo della prateria; eventuali avanzamenti o arretramenti di questo limite ed il rilevamento nel tempo di alcuni parametri sul suo stato e le sue caratteristiche consentono di fornire una valutazione sintetica dello stato di salute della prateria.

Con riferimento all’area costiera di Sangineto, la prateria di Posidonia Oceanica è distante dal limite dell’intervento circa 850 m ed è situata ad una profondità di circa 25 m; ogni eventuale modifica del campo energetico e del trasporto litoraneo, dovuto all’istallazione sia delle opere rigide sia del ripascimento morbido, sarà oggetto di attento monitoraggio al fine di escludere eventuali impatti alla prateria sommersa (dovuti, ad es., all’aumento della torbidità per effetto del versamento del materiale di ripascimento). Tali impatti verranno limitati attraverso una pianificazione degli interventi atti a garantire il confinamento fisico dei materiali fini (schermi di protezione in materiale geotessile attorno al cantiere per ridurre al minimo la torbidità indotta, risciacquo accurato dei massi da utilizzare, ecc.).

Per verificare la torbidità in fase di cantiere, il monitoraggio dei parametri della colonna d’acqua (in particolare la torbidità) verrà esteso fino al limite inferiore della prateria di Posidonia (ancorchè distante circa 850 m dalla zona di intervento) in ottemperanza al citato Manuale ICRAM paragrafo 4.2.2 ATTIVITA’ DI DEPOSIZIONE al punto 4.2.2.1.3 Piano di Monitoraggio. Infatti il Manuale prescrive la presenza nel piano di monitoraggio dei livelli di torbidità nell’area e nelle immediate vicinanze del sito da ripascere (che verranno monitorati dalla sonda multiparametrica) e dei principali popolamenti macrobentonici (che verranno monitorati con la tecnica del visual census).

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4. QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE

4.1 Introduzione al quadro ambientale

L'area oggetto di studio fa parte del Comune di Sangineto (CS) (Fig. 10).

Fig. 10 – Litorale di Sangineto.

L'obiettivo dello Studio di Impatto Ambientale è l'analisi delle compatibilità e degli impatti ambientali del progetto.

A tal fine lo Studio produce un quadro completo del territorio e dell'ambiente interessato dalle opere.

Il Comune di Sangineto è parte del comprensorio Area protetta Parco Naturale del Pollino che si estende su 32 comuni della Calabria e 24 della Basilicata. Il Parco Nazionale del Pollino, istituito nel 1990, è caratterizzato da una natura aspra e varia, montagne, boschi, torrenti, e da una flora e fauna unica. L'emblema del Parco è il Pino loricato. Il territorio si compone di diversi massicci montuosi che, tra il Mar Ionio e il Mar Tirreno, si levano fino alle quote più alte dell'Appennino meridionale: il Massiccio del Pollino, i monti dell' e il monte Alpi.

Il Comune di Sangineto è prossimo al Parco naturale regionale Monte Caloria, e ricadente nel Parco Naturale Regionale Catena Costiera, per la cui istituzione è stata avanzata proposta di riconoscimento. L'Area di interesse naturalistico di Monte Caloria, situata a settentrione della Catena Costiera, confina con il limitare meridionale del Parco Nazionale del Pollino. Il territorio è di competenza del comune di e si estende intorno alla vetta del Monte Caloria e di altri monti; inoltre, nel suo territorio si trovano diversi laghi. L’area si caratterizza per i boschi di castagno e di faggio. La presenza di stagni naturali, alcuni dei quali aventi particolari aspetti vegetazionali, e l'elevata media di precipitazioni annue rendono questo ambiente favorevole alla fauna anfibia; si segnala la presenza del tritone alpestre. La proposta di istituzione a Parco della

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Catena Costiera, quest’ultima separata dall’Appennino meridionale dal Passo dello Scalone, è da considerarsi il dovuto riconoscimento per la conservazione e la tutela della biodiversità che la caratterizza. Corridoio ecologico naturale tra i due importanti sistemi montuosi della provincia di Cosenza, il Pollino e la Sila, la Catena Costiera conta già molteplici riconoscimenti (Parco di Monte Caloria, diverse aree inserite nella Rete Natura 2000 quali SIC e ZPS, la Riserva biogenetica di Serra Nicolino Piano d’Albero). Tra le vette più importanti che caratterizzano la Catena Costiera sono Serra la Penna (mt 1060), mentre nel sistema dei laghi che lo distinguono è proprio il lago Penna. Un piccolo laghetto di natura carsica, situato in una bellissima pineta contornato da faggete ai piedi di cozzo la Limpa spalla destra del passo dello scalone, dove sono presenti due fenditure di interesse speleogico anche se non molto profonde.

4.2 Scelta delle componenti ambientali da analizzare

4.2.1 Aspetti geologici, idrogeologici e geomorfologici

Il territorio comunale di Sangineto, posto nella parte settentrionale dell’Arco Calabro Peloritano, è classificato territorialmente come montagna litoranea: dal livello del mare lungo la costa (breve tratto del territorio) l’altitudine arriva ai 1464 m slm nella zona più alta della catena costiera, attraverso un sistema di terrazzamenti e canali che caratterizzano la fascia collinare.

Il territorio è, inoltre, caratterizzato dal corso dell’omonimo torrente che lo attraversa per circa i due terzi da Est ad Ovest, e il cui bacino è definito dalle colline circostanti. I regimi di questo e degli altri corsi d’acqua sono di tipo torrentizio, il cui potere di trasformazione è esaltato dalle non ottime condizioni geologiche del terreno, dalla mancanza di un tessuto arboreo efficiente e dalla configurazione dei bacini a monte a forma di raggiera e a forti pendenze. Il paesaggio che il torrente Sangineto attraversa è in parte soggetto a fenomeni di degrado con presenze di frane sotterranee e scoscendimenti (30% di dissesto della superficie agraria e forestale).

Il torrente Sangineto si imposta sulla faglia omonima: la “Linea di Sangineto” o faglia di Sangineto che è una importante linea tettonica a scala regionale, costituita da una serie di faglie normali che determinano una struttura a gradinata degradante verso SE e separano, fin dal Pliocene superiore, due ambienti di sedimentazione; a Nord, ai piedi del Monte Pollino, caratterizzato da depositi detritici grossolani e da depositi di ambiente lacustre, a Sud, caratterizzato da peliti a microfauna pelagiche. Gli studi del dinamismo di questa struttura hanno fornito però interpretazioni diverse talora contrastanti, da cui si deduce la necessità di ulteriori studi e si comprende quanto sia complessa la storia Geologica-Strutturale di questa vasta area.

Il territorio è sottoposto a fenomeni franosi, vista la complessità geologico-strutturale del territorio a scala sia Regionale che Locale, la sismicità può essere un elemento scatenante del fenomeno franoso.

Secondo l’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n.3274 del 20.03.2003 e s.m.i. il territorio Nazionale viene suddiviso in zone sismiche alle quali è associato un valore di accelerazione di picco. Il Territorio Comunale di Sangineto viene considerato, da questa ultima, come Zona a pericolosità sismica 2 con 0,15 ≤ PGA < 0,25g.

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Le caratteristiche idrogeologiche sono legate al più o meno drenaggio del bacino idrografico, alle caratteristiche di permeabilità e lito-stratigrafiche che lo caratterizzano.

La permeabilità sostanzialmente è stata definita in base alle caratteristiche bibliografiche dei suoli riscontrati durante rilevamenti geologici coadiuvati dal riconoscimento di sorgenti diffuse e dalle incisioni e modifica geomorfologica.

Sono state definite quattro classi di permeabilità qualitative:

- permeabilità elevata per porosità: con questa caratteristica viene individuata l’area di alveo fluviale del torrente Sangineto, in quanto rappresentato da un deposito detritico alluvionale costituito da sabbie medio grossolane con clasti per lo più dalla forma trapezoidale sub-spigolosa, derivanti dall’erosione delle porzioni cristalline poste a Nord, N-E, Sud e S-E del torrente stesso;

- permeabilità medio-elevata per porosità: con questa caratteristica viene individuata l’area di fondo valle costituita da un deposito sedimentario sabbioso con orizzonti rossastri, dai conglomerati sabbiosi rossastri posti a pie-versante NE e dai depositi detritici di disfacimento della roccia in posto posti ad Est;

- permeabilità medio-bassa, aumento della stessa legata alla fratturazione: con questa caratteristica viene individuata l’area rappresentata dal deposito sabbioso cementato con livelli di argilla limosa, posto a W, permeabilità medio bassa legata alla porosità del deposito. Mentre a E l’area, rappresentata dai Calcari cristallini, dolomitici e calcarenitici, presenta una bassa permeabilità per porosità mentre medio-bassa per carsismo o fratturazione e l’aumento della stessa è legata all’aumentare di quest’ultima;

- permeabilità bassa, aumento della stessa legata alla fratturazione: con questa caratteristica viene individuata l’area rappresentata dagli scisti filladici biancastri e sericitici, mostrando una bassa permeabilità per fratturazione ma nello stesso tempo all’interno dell’area un aumento differenziale legato al grado di fratturazione.

La quantità di pioggia annua si aggira sui 700 mm con punte maggiori sui rilievi più alti e minime di 300 mm lungo la costa. La distribuzione della piovosità è concentrata nel periodo che va da novembre a gennaio, in cui si verificano acquazzoni di breve durata, ma di estrema violenza, spesso causa di ingenti danni alle colture. Dall’analisi qualitativa dei quantitativi di acqua drenati dal bacino, dall’analisi qualitativa delle sorgenti ed effimeri punti d’acqua e delle caratteristiche tessiturali e strutturali delle strutture geologiche, si desume macroscopicamente che il territorio è diviso in un’area con falda freatica a profondità dal p.c. maggiore o uguale a 15 mt ed una a profondità minore di 15 mt. Per la macroarea a falda freatica maggiore di 15 mt, non si esclude che per caratteristiche geolitologiche che strutturali, ci possano essere aree con falda freatica minore di 15 mt dal p.c. legata principalmente al valore della piovosità media annua.

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4.2.2 Ambiente marino: Rilievo Bentonologico

Lo studio dell’ambiente marino e dei suoi tre domini: bentonico, planctonico e nectonico sul litorale in esame, è stato condotto attraverso le conoscenze bio-ecologiche già acquisite in letteratura, ma soprattutto attraverso la campagna d’indagine effettuata nei siti in esame.

Fig. 11 – Vista da mare del lungomare di Sangineto

Per la valutazione delle principali facies di fondo duro e di fondo molle lungo il litorale di Sangineto, sono stati effettuati campionamenti in immersione utilizzando una tecnica di analisi non distruttiva conosciuta come Visual Census (censimento visivo). Per la spiaggia di Sangineto sono stati realizzati 2 transetti orizzontali, perpendicolari alla linea di riva. Il primo (Fig.12) è stato effettuato su di una lunghezza di 100 m, con una profondità massima di -6 m sulla punta estrema della barriera emersa situata nei pressi dell’Hotel “5 Stelle”, dove è prevista la messa in opera del Pennello a “T”. Per il secondo transetto (Fig. 13), invece, è stato presa in considerazione una delle tre aree su cui verrà versato il materiale per il ripascimento artificiale.

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Fig. 12 – Transetto 1

Fig. 13 – transetto 2

La località oggetto di studio è esposta alle mareggiate di scirocco e libeccio, inoltre, la geomorfologia del fondo, caratterizzata da un substrato sabbioso, fa sì che il fondale marino sia contraddistinto da una scarsa copertura vegetale. Ciò premesso, con riferimento ai transetti ed alle foto subacquee riportate, sono stati riscontrati i seguenti risultati:

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Transetto 1 L’area esaminata si suddivide in un ambiente roccioso artificiale, ossia fino al piede della barriera sommersa, ad una profondità di -6 m e un fondale sabbioso che risale fino a -4 m nei primi 10 m del transetto, per poi rimanere costante per tutta la lunghezza del transetto 1, ossia per 100 m.

Fig.14 - Particolare Piede della barriera emersa Sul fondo duro (artificiale) è stata riscontrata la presenza di Comunità dominate dal Riccio maschio (Arbacia Lixula) della roccia infralitorale di moda battuta (RIPB); specie tipica dei livelli più superficiali di zone particolarmente esposte alle mareggiate, spesso presente lungo tutto il tratto di litorale indagato esposto alle mareggiate di Scirocco.

Fig. 15 - Riccio maschio (arbacia lixula)

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La figura 15 evidenzia la presenza di Ricci sui massi della barriera nel transetto 1. Amante dei fondali ben illuminati, questo echinoderma è molto diffuso sulle rocce costiere immerse e nei fondi rocciosi, a partire da qualche decimetro e fino a circa 50 metri di profondità. L'epiteto "riccio maschio" è nato da una erronea definizione dell’individuo maschile del Paracentrotus lividus, un altro riccio di mare che vive all'incirca nelle stesse zone di fondale. Confusione, tra l'altro, alimentata dal fatto che negli individui di sesso femminile di Arbacia lixula le uova sono poco appariscenti rispetto a quelle di Paracentrotus lividus. Il "riccio maschio" ha un corpo di 6 - 7 centimetri di diametro e aculei più lunghi di quelli del Paracentrotus lividus. In generale il colore che assume è molto scuro (nero o blu molto intenso). Il guscio è appiattito e presenta, come altri ricci di mare, un area boccale dotata di un organo chiamato "lanterna di Aristotele" che gli consente di raschiare le alghe dal fondale; esso è, infatti,un animale erbivoro che può mangiare grandi quantità di alghe. In casi dove si verificano alterazioni ambientali, un eccesso di questi animali può creare una forte diminuzione delle alghe, o addirittura la distruzione totale delle stesse in ambienti confinati come le pozze di marea. Il riccio maschio predilige le alghe corallinacee incrostanti.

Proseguendo lungo il transetto lo scenario cambia completamente e si presenta un fondale sabbioso alla profondità di -4 m (Fig.16). A prima vista l’area esaminata sembra deserta, ma in dettagli è possibile evidenziare la presenza di piccole buche ricoperte, nelle quali si celano piccoli pesci tipici dei fondi molli del mediterraneo (Fig.17 e Fig.18).

Fig.16 – Fondale sabbioso transetto 1

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Fig.17 - Particolare fondale sabbioso transetto 1 Fig.18 - Tane di piccoli pesci

Transetto 2 In questa seconda indagine si è preso in considerazione una delle aree racchiuse tra le barriere emerse, sulla quale si effettuerà il ripascimento artificiale. Il fondo si presenta sabbioso e ghiaioso, ricoperto da frammenti di massi delle opere già in essere, sia di piccole che di grandi dimensioni (Figg. 19 e 20).

Fig.19 - Fondo del transetto 2 all’interno delle barriere emerse

Bisogna, inoltre, segnalare la presenza di barriere sommerse situate tra quelle emerse, responsabili della creazione di una piccola conca artificiale con una profondità massima di -2 m. All’interno del transetto sono stati individuati gruppi di Donzelle(Coris Julis), Castagnole(Chromis chromis) e piccole Salpe (Sarpa salpa), specie tipiche degli ambienti rocciosi del mediterraneo nella zona infralitorale (Figg.20 e 21).

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Fig.20- Particolare 1 della fauna presente nell’area presa in esame

Fig. 21 - Particolare 2 della fauna presente nell’area presa in esame

Lungo il transetto sono stati campionati piccoli gruppi di Anemoni di mare (Anemonia Sulcata), tipici dei substrati duri. L’habitat di questa specie si estende da 20-25 m di profondità alla superficie, preferendo le zone maggiormente illuminate per agevolare la fotosintesi da parte delle alghe simbionti presenti nei tentacoli. Generalmente gli individui di maggiori dimensioni si trovano nelle zone più profonde. Questo anemone è dotato di lunghi tentacoli flessibili e poco retrattili disposti su sei file concentriche, che di norma nascondono la colonna. La base del piede è larga. La colorazione varia dal bianco al violetto - grigiastro al giallo - verdognolo, mentre le punte sono rosa-violette. Può raggiungere un diametro di 20-30 cm. Si nutre si piccoli pesci ed invertebrati. Si riproduce sia per via sessuata che per scissione E' una specie moderatamente urticante (Figg.22 e 23).

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Fig.22 – Particolare 3 della fauna presente nell’area presa in esame

Fig.23 - Particolare 4 della fauna presente nell’area presa in esame

Come già detto inizialmente, la località oggetto di studio è esposta alle frequenti mareggiate di scirocco e libeccio. La geomorfologia del fondo caratterizzata, nel caso del transetto 1, da massi alternati a substrato sabbioso, e nel caso del transetto 2, da substrato totalmente incoerente (ghiaia, sabbia e massi artificiali) fa sì che il fondale marino sia contraddistinto da una scarsa copertura vegetale, in quanto il substrato duro presente in loco é di natura antropica, ovviamente non rappresentante la naturale e reale condizione biologica dell’area in questione. Infine, si può ipotizzare che data la natura artificiale della conca descritta nel transetto 2, questa tenderà a modificarsi nel tempo e quindi il substrato biologico decritto sopra tenderà a scomparire o a traslare nell’area dove sorgerà il pennello; offrendo, in tal modo, maggior riparo e risorse alle comunità bentoniche tipiche dei fondi molli. Per tale motivo, alla luce dello studio bentonologico condotto e considerando che la natura dell’intervento consiste in un ripascimento artificiale protetto con un pennello a “T” trasversale alla costa, si ritiene che tale intervento possa non arrecare un danno significativo alle comunità caratteristiche della fascia costiera in esame.

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4.3 Quadro complessivo degli impatti potenziali Lo Studio analizza il progetto per identificare gli elementi e gli interventi che potenzialmente interferiscono con l'ambiente per stimare gli impatti. Si delinea quindi un bilancio delle emissioni e degli impatti ambientali in relazione alla capacità di carico del contesto paesaggistico del sito oggetto di studio. Ai sensi dell’art. 5 del D.P.C.M. 27/12/1988 lo SIA è sviluppato secondo i criteri descrittivi, analitici e revisionali, il comma 3 (del suddetto art.) stabilisce che in relazione alla peculiarità dell’ambiente interessato, il quadro di riferimento ambientale deve andare a fare: a. una stima qualitativa e quantitativa degli impatti indotti dall’opera sul sistema ambientale, nonché le interazioni degli impatti con le diverse componenti ed i fattori ambientali, anche in relazione ai rapporti esistenti tra essi; b. una descrizione delle modificazioni delle condizioni d’uso e della fruizione potenziale del territorio, in rapporto alla situazione preesistente; c. una descrizione delle prevedibili evoluzioni, a seguito dell’intervento, delle componenti ambientali e dei fattori ambientali, delle relative interazioni e del sistema ambientale complessivo; d. una descrizione e una stima della modifica rispetto ai livelli di qualità preesistenti e la presenza, se necessario, di una rete di monitoraggio in modo da prevenire situazioni di emergenze particolari. L’analisi di impatto ambientale è funzione di tre parametri: ¾ descrizione del progetto con indicazioni dei parametri ubicativi, dimensionali e strutturali e la finalità dello stesso; ¾ tipologia dell’intervento; ¾ obiettivo del progetto. Lo studio pone anche a confronto il progetto delle opere (ripascimento + pennello + scogliera semisommersa) con l’alternativa di assenza di interventi di protezione (“opzione zero”). I dati e le informazioni utilizzati nello studio sono stati prodotti da fonti ufficiali o da altre fonti autorevoli dal punto di vista scientifico. Alcune analisi sono state svolte prendendo in considerazione i risultati di modelli di accertata validità. L’obiettivo primario del progetto è quello di ridurre drasticamente l’effetto erosivo prodotto dall’azione del moto ondoso e nel contempo estendere la lunghezza della spiaggia, quindi cercare di portare la zona in una situazione di ripristino delle condizioni ambientali del passato e nello stesso tempo creare una struttura di difesa della linea di costa marina, individuando tra le alternative previste quella che avrà un effetto più significativo. Lo SIA a secondo della tipologia dell’intervento deve prendere in esame le seguenti Componenti Ambientali: ¾ ATMOSFERA; ¾ ACQUA; ¾ RUMORE; ¾ SUOLO; ¾ FLORA E FAUNA; ¾ ATTIVITA’ SOCIO-ECONOMICHE ¾ PAESAGGIO; ¾ SALUTE UMANA; ¾ BENTHOS; ¾ CARATTERI DEI SEDIMENTI

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Per ogni componente ambientale andiamo a prendere in considerazione un insieme di indicatori che utilizzeremo per la nostra analisi. Per gli indicatori (ossigeno disciolto, Clorofilla “a”, Azoto totale, Azoto ammoniacale, Azoto nitroso, azoto nitrico, Fosforo totale, o-fosfato, Diatomee, Fitoplancton, Dinoflagellati) è stato effettuato un confronto tra il valore massimo e minimo riscontrato in una località della Calabria, con il valore massimo e minimo riscontrato a Sangineto. Gli indicatori presi per la valutazione sono:

Indicatori ambientali: Temperatura: La temperatura media dell’acqua di mare oscilla tra 0° e 30°, dai valori minimi del mese di febbraio, intorno a 13°C, fino a valori massimi dei mesi estivi. Da luglio a settembre le temperature rimangono al di sopra dei 26°C, per poi diminuire rapidamente fino ai bassi valori invernali1. PH: Il pH misura l’acidità di una sostanza definita dalla concentrazione di ioni H+. Il pH dell’acqua di mare varia da 7,7 a 8,4; ciò significa che essa è debolmente alcalina. Il pH riveste una notevole importanza, poiché le varie specie degli organismi costituenti la fauna marina vivono in acque, dove la concentrazione degli ioni H+ ha un valore determinato e, quindi, favorevole alla loro esistenza. Piccole variazioni di pH sono indice di forti attività biochimiche. Salinità: La salinità è una misura del contenuto dei sali disciolti nell’acqua. Essa è espressa in grammi di sale per 1000 grammi di acqua oceanica. La quantità di sali varia da un mare all’altro e nel mare da un punto all’altro ed è influenzata sotto costa dagli apporti fluviali di acqua dolce. Nel Mediterraneo la media è del 33 per mille. Il valore medio della salinità rilevato lungo i litorali in esame oscilla da valori intorno a 36,8 psu a valori massimi di 37,8 psu2. Ossigeno disciolto: L’ossigeno nel mare proviene: dall’atmosfera e dalle piante acquatiche nei processi di fotosintesi, l’ossigeno consumato dagli organismi acquatici per tutti i processi metabolici (livelli di ossigeno inferiori a 2-3 mg/l provocano la morte di molte specie), l’ossigeno utilizzato nella decomposizione del materiale organico. In relazione alla quantità di ossigeno disciolto, alcuni studi prevedono che l’ossigeno disciolto, espresso come concentrazione media mensile, mostra due minimi stagionali: il primo a febbraio, di 7,3mg/L, il secondo alla fine dell’estate, intorno a 6 mg/L. Clorofilla “a”: La clorofilla”a” è il principale pigmento fotosintetico delle piante verdi ed è quindi indice quantitativo di biomassa algale. Dall’andamento delle medie mensili della clorofilla si evidenziano due periodi di stasi dei cicli algali: il primo in pieno inverno (da dicembre a febbraio), con concentrazioni medie inferiori a 0.5 μg/L, il secondo alla fine dell’estate, tra settembre a ottobre, con minimi intorno a 0.6 μg/L di clorofilla. Azoto totale, azoto ammoniacale, azoto nitroso, azoto nitrico, fosforo totale, ofosfato, silicati: Sono sostanze chimiche che favoriscono la crescita delle microalghe (sali nutritivi) e sono utilizzati dalle piante per l’accrescimento. L’eccesso di queste sostanze può influenzare la crescita della massa vegetale dando luogo a blooms algali, che provocano il fenomeno dell’eutrofizzazione (maree rosse, marroni o gialle). La presenza di grandi quantità di azoto ammoniacale indica inquinamento di scarichi fognari e inquinamento di origine agricola. La presenza di fosfati è legata ad attività antropica. L’andamento della

1 Ministero dell’ambiente servizio di difesa del mare “Qualità degli ambienti marini costieri italiani” 1996-1999. 2 Ministero dell’ambiente servizio di difesa del mare “Qualità degli ambienti marini costieri italiani” 1996-1999.

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concentrazione medie di nitriti è piuttosto variabile nell’arco dell’anno, con frequenti oscillazioni intorno a 0.5μmol/l e con un massimo a dicembre di circa 1.5 μmol/L. Più contenuti i valori di concentrazione lungo la costa calabra, dove il valore massimo è sempre più basso di 0.25 μmol/L. I massimi sono raggiungibili in aprile (3.5 – 4.5 μmol/L) e sono da riferire agli apporti dolci nella fascia costiera, come provano i minimi della salinità. L’azoto ammoniacale raggiunge i massimi valori nel mese di maggio (2 e 2.5 μmol/L come media delle misure effettuate). Le variazioni del parametro fosforo totale nell’arco annuale seguono quello del parametro clorofilla, con valori mediamente elevati nei mesi di maggio e di giugno (intorno a 0.45 e a 0.6 μmol/L di P totale a 3Km e a 500m rispettivamente); questo periodo è infatti caratterizzato da intensa attività algale. I minimi stagionali (< 0.2 μmol/L a 3Km, per i mesi da luglio a novembre) sono da riferire alle elevate salinità e alla diminuzione delle quantità degli apporti da terra. Nel corso annuale, il fosforo ortofosfato oscilla intorno a concentrazioni medie di 0.1 μmol/L, mostrando minimi che corrispondono abbastanza regolarmente ai periodi di massimo fabbisogno e consumo da parte del fitoplancton. Per le località in esame, le mediane delle distribuzioni dei dati assumono sempre valori inferiori a 0.1 μmol/L3. Trasparenza: La trasparenza indica la proprietà dell’acqua di mare a lasciarsi attraversare dalla radiazione solare visibile. A 500m i valori medi di trasparenza presentano un andamento stabile nell’arco dell’anno, variando da minimi di 5 m in aprile a massimi di 7m circa in luglio-agosto, con una tendenza all’aumento della trasparenza da costa verso il largo. Fitoplancton: Negli ecosistemi acquatici il fitoplancton ricopre un ruolo fondamentale rappresentando il primo anello della catena trofica. E’ costituito da organismi autotrofi, in grado cioè di utilizzare l’energia del sole, attraverso il processo di fotosintesi, per trasformare la materia inorganica in composti organici utilizzati dagli organismi animali per i loro processi vitali. Pertanto si trova sospeso nella fascia più superficiale illuminata. Il fitoplancton comprende numerosissime specie che si differenziano per dimensione, morfologia, fisiologia ed ecologia. Diatomee:Le diatomee sono una delle classi dominanti nel fitoplancton marino e la loro distribuzione stagionale e l’abbondanza relativa forniscono importanti indicazioni circa lo stato degli ecosistemi marini, con particolare riferimento ai fenomeni di eutrofizzazione. Dinoflagellati:microalghe che possiedono due flagelli che servono alla locomozione alla presa dell’alimento e possono essere recettori di senso. Zooplancton: Lo zooplancton è la componente animale del plancton e rappresenta il secondo anello della catena trofica marina in quanto gli organismi che vi appartengono si nutrono principalmente di fitoplancton. Lo zooplancton caratterizzato da un estrema varietà di forme. Copepodi: Crostacei di forma allungata, privi di carapace in cui la parte posteriore del corpo è priva di appendici. Essi appartengono alla microfauna, vivono in tutti i tipi di habitat del Mediterraneo, in ambiente pelagico le acque costiere sono particolarmente ricche di individui, le regioni d’alto mare di specie4. Cladoceri:per la maggior parte appartengono al plancton lacustre hanno pochi rappresentanti in mare5.

3 Ministero dell’ambiente servizio di difesa del mare “Qualità degli ambienti marini costieri italiani” 1996-1999. 4 Fauna e Flora del Mediterraneo – Rupert Riedl 5 G.Cognetti – M.Sarà – G.Magazzù “Biologia Marina” pag.352

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Indice di stato trofico TRIX: combinazione lineare di 4 variabili (OD, clorofilla “a”, fosforo totale e azoto inorganico disciolto, cioè la somma dell’azoto ammoniacale,nitrico e nitroso) che definiscono, in una scala da 0 a 106,il grado di trofia ed il livello di produttività delle aree costiere. Lo scopo dell’utilizzo di questo indicatore è quello di ridurre la complessità del sistema marino costiero eliminare valutazioni soggettive basate sui singoli parametri e su denominatori trofici non quantificabili, discriminare tra diverse situazioni spazio – temporali rendendo possibile un confronto quantitativo. Granulometria: La granulometria è una misura della dimensione media dei granuli dei sedimenti marini che indica la tipologia del fondo. Metalli pesanti: I metalli sono componenti naturali delle acque e dei sedimenti e sono considerati inquinanti se il loro livello eccede quello naturale. In particolare i metalli pesanti (cosi chiamati per l’alta densità) sono quelli caratterizzati da una maggiore tossicità: tra questi, il Mercurio (Hg), il Cadmio (Cd) e il Piombo (Pb) sono i più rappresentativi per il rischio ambientale dovuto al loro uso massivo, alla loro tossicità e alla loro ampia distribuzione. Questi metalli sono pericolosi nella loro forma cationica e quando sono legati a brevi catene di atomi di carbonio. I gruppi cationici presentano alta affinità per lo zolfo degli enzimi presenti in alcune reazioni metaboliche fondamentali nel corpo umano. Il complesso metallo-zolfo inibisce il normale funzionamento dell’enzima con conseguente danno per la salute dell’uomo. Il mercurio presenta il fenomeno della biomagnificazione, cioè la sua concentrazione aumenta progressivamente attraverso gli anelli della catena trofica. Policlorobifenili: L’acronimo PCB indica un gruppo di sostanze chimiche industriali organoclorurate (difenili policlorurati). I PCB sono insolubili in acqua e solubili in mezzi idrofobi, chimicamente inerti e difficili da bruciare. Questi composti sono stati ampiamente usati come fluidi refrigeranti nei trasformatori elettrici e nei condensatori, come plastificanti, solventi, liquidi conduttori di calore, impermeabilizzanti. Queste sostanze sono assai persistenti nell’ambiente e si bioaccumulano nei sistemi viventi, inoltre i PCB presenti nelle catene alimentari subiscono una biomagnificazione (cioè un aumento progressivo della concentrazione lungo la catena trofica). Sono altamente tossici, in particolare per gli effetti sugli apparati riproduttori dell’uomo e degli animali. Idrocarburi Policiclici Aromatici: Gli Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA) sono una gruppo di idrocarburi che contengono anelli benzenici condensati e si formano in seguito alla combustione incompleta di materiali organici contenti carbonio. Gli IPA presenti nell’ambiente provengono da numerose fonti tra cui il traffico autoveicolare e il "catrame". Gli IPA arrivano in ambiente acquatico sia per il run off dei fiumi, ma anche in seguito alla fuoriuscita di petrolio dalle petroliere, dalle raffinerie e dai punti di trivellazione del petrolio in mare aperto. Sono composti cancerogeni. Carbonio organico totale: Il carbonio Organico Totale è un indice della concentrazione totale delle sostanze organiche.

6 Indice di Trofia Stato Condizioni 2-4 : Elevato: Buona trasparenza delle acque; Assenza di anomala colorazione delle acque; Assenza di sottosaturazione di ossigeno disciolto nelle acque benthiche; 4-5: Buono: Occasionali intorbidimenti delle acque; Occasionali anomale colorazioni delle acque; Occasionali ipossie nelle acque benthiche; 5-6 : Mediocre: Scarsa trasparenza delle acque; Anomale colorazioni delle acque.

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Composti organostannici (TBT): Sono composti organici a base di stagno. Sono largamente impiegati, quali biocidi, essi vengono comunemente aggiunti come agenti "antivegetativi" (anti-incrostazione) alle vernici usate per le banchine, per lo scafo delle imbarcazioni, per le reti da pesca. Purtroppo parte del composto del tributilstagno si libera nelle acque a contatto con i rivestimenti o le vernici, di conseguenza tale composto penetra nella catena alimentare attraverso i microrganismi che vivono in prossimità della superficie. A causa della loro tossicità la persistenza e la capacità di bioaccumulo si ritrovano anche in aree lontane dalla fonte originaria di emissione e concorrono a generare notevoli danni all’ecosistema marino. Saggi biologici: Permettono di verificare la presenza di microinquinanti in concentrazioni tali da determinare effetti tossici a breve, medio o lungo termine sulle comunità biologiche. Sono costituiti da diverse specie-test, differenti per trofia, sensibilità specifica, rilevanza ecologica. Spore di clostridi solfitoriduttori: I clostridi sono microrganismi anaerobi, gram-positivi, a forma di bastoncello, mobili. Producono spore resistenti a condizioni ambientali sfavorevoli, non si riproducono nell’ambiente e, sopravvivendo a lungo, possono dare indicazioni su condizioni di contaminazioni pregressa. Alcune specie vivono nell’intestino di alcuni animali, compreso l’uomo (102-107 UFC/g). In particolare il Clostridium prefringens, presente nel materiale fecale dell’uomo è considerato utile indicatore di contaminazione fecale. Nei sedimenti marini la concentrazione può oscillare tra valori di 101 e 104 UFC/g. Benthos: E’ rappresentato da tutte quelle forme che vivono a contatto con il fondo del mare (sulla sua superficie o al suo interno) o che contraggono con esso rapporti, più o meno stretti, permanenti o temporanei, di carattere alimentare, riproduttivo. Posidonia oceanica – densità fogliare: La Posidonia oceanica è una fanerogama marina presente in tutto il Mediterraneo. Vive tra 1 e 30 m circa di profondità, si spinge fino a 40-60 metri di profondità solamente in acque molto limpide essendo strettamente condizionate dalla presenza della luce. La Posidonia è un grande produttore di ossigeno. La posidonia essendo particolarmente sensibile alle variazioni dei parametri ambientali quali l’inquinamento, la torbidità delle acque nelle aree eutrofiche e le aggressioni legate alle attività umane (ancoraggio delle imbarcazioni, pesca a strascico, ecc.), è un indicatore biologico della qualità degli ambienti marini costieri. L’influenza dei principali fattori fisici sulla distribuzione delle coperture vegetali, ha rilevato che il 90% delle praterie di fanerogame marine (Posidonia oceanica) si insedia su fondali poco acclivi, con pendenza minore di 10° . Posidonia oceanica – lepidocronologia: La lepidocronologia studia le scaglie presenti sulla parte terminale del rizoma (fusto) della Posidonia oceanica. Si è dimostrato che lo spessore delle scaglie, procedendo lungo un rizoma a partire dall’ultima foglia vivente, presenta variazioni cicliche approssimativamente riconducibili al ciclo pluriennale di crescita della pianta. Una ricostruzione pluriennale di un numero significativo di rizomi in una prateria può darci conto delle variazioni prodotte da stress ambientali a cui il sistema è andato incontro nel corso degli anni. Posidonia oceanica – fenologia: Lo studio delle caratteristiche fenologiche della pianta ci permettono di descrivere lo stato di vitalità delle piante che costituiscono la prateria e l’impatto ambientale su di esse.

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Posidonia oceanica – marcaggio del livello inferiore: Il limite inferiore delle praterie è associato a valori d’irradianza intorno al 19% a conferma della mareggiare adattabilità di questa pianta a basse intensità di luce rispetto ad altre fanerogame. Roccia infralitoranea di media battuta: con questo nome si indica la biocenosi tipiche dei livelli più superficiali di zone particolarmente esposte alle mareggiate di scirocco, ed è caratterizzata da una lista di specie guida della biocenosi presenti. Balneabilità: L’idoneità delle acque marine alla balneazione è regolamentata dal D.P.R. n. 470/827 (attuazione della Dir. n. 76/160/CEE) e successive modifiche. Per definire la balneabilità delle acque su ciascun punto di campionamento vengono analizzati, secondo la normativa vigente ,12 parametri: tre sono indici di inquinamento fecale (Coliformi totali, Coliformi fecali, Streptococchi fecali); due facoltativi sono rivolti alla ricerca di specifici patogeni (Salmonella e Enterovirus); altri quattro parametri sono essenzialmente indicatori di inquinamento di origine industriale (pH, fenoli, tensioattivi, oli minerali) e i tre parametri (OD, colorazione, trasparenza) che forniscono indici correlabili ai processi eutrofici e ai problemi estetici delle acque ma che potrebbero anche interessare l’aspetto igienico – sanitario in caso di “fioritura” di alghe produttrici di biotossine. I prelievi vengono eseguiti ogni 15 gironi nel periodo compreso fra il 1 aprile e il 30 settembre e per ogni singolo punto di campionamento, i prelievi sono opportunamente distanziati durante il mese. Ciascun punto di campionamento risulta idoneo alla balneazione, durante la stagione estiva in corso, se tutti i parametri ricercati sono conformi ai valori previsti dal D.P.R. 470/82, se anche un solo parametro risulta non conforme, il punto viene sottoposto a 5 campionamenti supplitivi, e in caso di ulteriore non conformità di almeno due di essi, viene emessa ordinanza di temporanea non idoneità. Per la determinazione dell’idoneità all’inizio della stagione balneare, ci si riferisce alle analisi effettuate durante l’anno precedente. Le acque sono considerate idonee alla balneazione quando hanno il 90% dei parametri dei campioni sono rientrati nei limiti di legge.Flora significativa potenziale:La significatività della flora si ottiene analizzando la carta NATURA 2000 formulario standard per zone (ZPS) per zone proponibili come (SIC) e per zone (ZSC), in cui è specificata la flora significativa presente nel sito e la lista delle specie bentoniche effettivamente presenti. Fauna(marina) significativa potenziale: La significatività della fauna si ottiene mediante una lista di specie presenti. Qualità del paesaggio: la qualità del paesaggio indica la rilevanza del contesto paesaggistico dell’ambito dell’intervento. Esso cresce in funzione degli elementi, lineari o areali significativi presenti. La presenza di punti di vista incrementa la significatività. Regime idrodinamico: La dinamica costiera dell’area oggetto di studio assume una configurazione tipica caratterizzata da un flusso in direzione NW che interessa in modo più o meno uniforme l’intera area, seguendo un circuito antiorario. Evoluzione della linea di costa: L’evoluzione della linea di costa ci dà una definizione delle condizioni di erosione o di ripascimento in m/anno. Qualità dell’aria: L’analisi è relativa agli scambi gassosi in prossimità della superficie del mare. Viene caratterizzata mediante analisi di tensione superficiale, mediante la

7 Successivamente modificato apportate dalla L. 422/2000, dal D.L. 51/2003 e dalla L.121 /2003, che recepisce la direttiva europea 767169/CEE e considera prevalentemente l’aspetto sanitario della questione.

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valutazione degli scambi gassosi nella fascia superficiale, mediante la utilizzazione di culture microbiologiche di campioni prelevati presso la battigia. Granulometria: Misura della dimensione media dei granuli dei sedimenti marini. Attività balneari: nella area oggetto di studio sono presenti strutture turistico – ricreative. Impatto visivo delle opere: Il ripascimento prevede tra i suoi vantaggi il fatto che l’impatto è positivo in quanto viene ricreata seppur in parte la morfologia del litorale tipica delle coste basse; la scogliera è soffolta ed i pennelli sono semisommersi e risultano vantaggiosi in quanto confinano il ripascimento in celle e contrastano il trasporto longitudinale. Altre attività: Nell’area oggetto di studio sono presenti altre attività come la Pesca, l’Agricoltura (coltura pregiata del cedro), la Pesca Turismo, che sono legati comunque alle attività turistica e alla elevata biodiversità dell’area.

Definito il set di indicatori di qualità globale e specifica calibrati sulla specificità dei dati ambientali, e sulle esigenze di operare su un numero limitato, ma significativo di indicatori è stato predisposto un protocollo di valutazione che andrà a ridurre senza le pretese di eliminare del tutto i margini di discrezionalità.

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4.4 Valutazione degli impatti

L’operazione di identificazione degli impatti consiste essenzialmente in un confronto fra le attività (o azioni) conseguenti al progetto in questione e le diverse componenti (o fattori) ambientali su cui esse hanno degli effetti (positivi o negativi). Nella prima fase è quindi necessario prendere in considerazione tutti gli impatti. La fase successiva rappresenta la misurazione sia delle condizioni attuali dell’ambiente, sia delle modifiche che ad esso apporteranno gli impatti individuati, sia la trasformazione di queste misurazioni in valori, secondo una scala comune e con pesi da stabilire, in modo che si possa giungere ad una valutazione di insieme degli effetti della trasformazione proposta. Esistono numerosi approcci metodologici utilizzabili per la fase di individuazione e valutazione degli impatti. Tutti i metodi hanno l’obiettivo comune di assicurare l’identificazione, la misurazione e la descrizione più accurata ed esauriente possibile degli impatti.

4.4.1 Metodologia utilizzata Il metodo che è stato utilizzato è l’Environmental Evalution System (EES) – Metodo Battelle. Il Metodo Battelle rappresenta una check-list pesata, in quanto include informazioni sulla durata dell’impatto e sulla sua eventuale irreversibilità; esso si basa su una lista di controllo. Il punto cruciale del metodo risiede nella determinazione a priori dei pesi di valutazione (valori – guida) per ciascuno dei fattori identificati. Il metodo si prefigge l’obiettivo di giungere ad una valutazione sistemica degli impatti sull’ambiente, mediante l’utilizzo di indicatori ricondotti ad una scala di misurazione omogenea. Si basa su una check list di “n” parametri ambientali e socio–economici (nel nostro studio sono stati presi in considerazione 42 parametri ambientali e socio–economici). A partire dagli “n” parametri iniziali, si scelgono quelli effettivamente interessati dal progetto (ni). Ciascun parametro viene quantificato nella sua unità di misura. I valori ottenuti vengono trasformati in Indici di Qualità Ambientale (IQn) nella scala comune prescelta(1-5), allo scopo di costruire una base comune di valutazione. La qualità ambientale viene misurata nella fase di cantiere e di esercizio su una scala variabile che va da 1 a 5: ¾ 1 (molto scadente); ¾ 2 (scadente); ¾ 3 (normale); ¾ 4 (buona); ¾ 5 (molto buona); che deve essere definita di volta in volta, in maniera appropriata per ciascun parametro. Generalmente i valori dei parametri vengono trasformati in punteggi di qualità ambientale mediante l’uso di funzioni di valore messe a punto per ciascun parametro. Questa procedura viene ripetuta per ogni parametro. A ciascun degli “n” parametri viene assegnato un coefficiente di ponderazione medio o peso (Pn), che ha lo scopo di far capire quale sarà la rilevanza del parametro nella nostra situazione ambientale e poiché i parametri sono molteplici e possono assumere una rilevanza diversa in funzione dell’ambito in cui agisce, utilizzeremo una scala di pesi che va da 0.1 a 0.5, in modo che a ciascuno dei valori verrà associato un giudizio:

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Valore Giudizio sul parametro 0.1 Basso- Molto Basso 0.2 Piuttosto Basso – Basso 0.3 Medio 0.4 Piuttosto Alto – Alto 0.5 Alto – Molto Alto Tab. 1 : Scala dei Giudizi

Per ciascun parametro si procede a moltiplicare la misura della qualità ambientale per il peso relativo, ottenendo l’Indice di Impatto Ambientale relativo al parametro “n”

IIAn = IQn *Pn

Una volta che i parametri sono tutti espressi nella stessa unità di misura, possono venire sommati e di conseguenza, diventa possibile raffrontare gli impatti positivi e negativi di un’azione.

IIA = IIA1 +IIA2 +… +IIAn Il metodo utilizzato ci permetterà di confrontare i tre momenti (momento zero, cantiere, esercizio) per ogni singola alternativa e di valutare alla fine l’impatto potenziale sull’ambiente. Anche se gli impatti calcolati non sono che delle valutazioni soggettive degli effetti sull’ambiente, il metodo rimane estremamente interessante proprio perché a causa della determinazione delle preferenze degli agenti, per i diversi aspetti ambientali, finisce per presentarsi molto bene alla partecipazione del pubblico. Tab. 2: Check-list delle componenti ambientali e degli indicatori ambientali variabili Parametri indagate Temperatura, pH, Salinità, Ossigeno disciolto, Clorofilla"a", Azoto nitroso, Azoto totale, Acqua Fosforo totale, o-Fosfato, Silicati, Trasparenza, Regime idrodinamico, Presenza di sorgenti, Presenza di scarichi a mare, Presenza di falda. Fitoplancton: Diatomee, Dinoflaggellati Plancton Mesozooplancton: zooplancton e copepodi Granulometria, Policlrobifenoli, Saggi biologici, Carbonio organico totale, Spore di clostidi Sedimento solfitoriduttori. Composti organoclorurati, Metalli pesanti, Idrocarburi policiclici aromatici, Composti Biota organostannici(TBT). Posidonia oceanica: densità fogliare, Lepidocronologia, Fenologia, Marcaggio del limite Benthos inferiore Roccia infralitoranea di media battuta: lista delle specie e guida della biocenosi Necton Significatività della fauna marina Flora Significatività della flora terrestre Paesaggio Qualità del paesaggio, Impatto visivo del ripascimento, Tipologia dei materiali utilizzati. Erosione di opere di fondazione di alcuni manufatti e falesie, Evoluzione della linea di costa, Suolo Trasporto solido e deposizione del nuovo materiale, Geomorfologia Attività socio - Attività balneari,Attività turistiche, Attività economiche economiche Atmosfera Qualità dell’aria e inquinamento dell’aria Rumori Traffico Salute umana Balneabilità

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Tab. 3: Check-list con assegnazione degli indici di qualità ambientale analizzati nelle tre condizioni, con l’assegnazioni dei pesi per l’intervento in progetto.

Componenti Indicatori Momento Fase di Fase di Pesi ambientali zero cantiere esercizio 1 pH 4 4 4 2 Temperatura 4 4 4 3 Salinità 4 4 4 4 Ossigeno disciolto 4 3 3 0.5 5 Clorofilla “a” 4 3 3 Acqua 6 Azoto nitroso – totale,fosforo,silicati 4 4 4 7 Trasparenza 4 2 4 8 Regime idrodinamico 4 3 4 0.5 9 Presenza di sorgenti 4 4 4 10 Presenza di scarichi a mare 4 3 4 0.1 11 Presenza di falde 4 4 4 12 Fitoplancton 4 3 4 Plancton 0.3 13 Zooplancton 4 3 4 14 Granulometria 4 4 4 15 Policlorobifenoli 4 4 4 Sedimento 16 Carbonio Organico Totale 4 4 4 0.5 17 Spore di clostridi solfitoriduttori 4 4 4 18 Saggi biologici 4 4 4 19 Composti organaclorurati 4 4 4 20 Metalli pesanti 4 4 4 Sedimento-biota 0.2 21 Composti organostannici(TBT) 4 4 4 22 Idrocarburi policiclici aromatici 4 4 4 23 Posidonia oceanica - densità fogliare 4 3 4 24 Posidonia oceanica – lepidocronologia 4 3 4 0.5 Benthos 25 Posidonia oceanica - fenologia 4 3 4 26 Posidonia oceanica – marcaggio del 4 3 4 limite inferiore 27 Roccia infralitoranea di media battuta 4 2 4 0.2 Necton 28 Significatività della fauna marina 4 4 4 0.3 Flora 29 Significatività della flora terrestre 4 4 5 0.4 Paesaggio 30 Qualità del paesaggio 4 2 5 31 Impatto visivo 4 2 5 0.5 32 Tipologia dei materiali utilizzati 4 4 5 Rumori 33 Trafffico 4 2 4 0.2 34 Erosione di opere di fondazione di alcuni manufatti e/o falesie 3 3 4 0.4 Suolo 35 Evoluzione della linea di costa 4 4 4 36 Trasporto solido litoraneo e deposizione 3 3 4 di nuovo materiale 37 Geomorfologia 4 4 4 0.3 Salute umana 38 Balneabilità 4 2 4 0.5 39 Qualità dell’aria 4 3 4 Atmosfera 0.3 40 Inquinamento dell’aria 4 3 4 41 Attività balneari 4 2 5 0.5 Attività socio- 42 Attività turistiche economiche 4 3 5 0.5

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Tab. 4: Check-list nella quale siamo andati a considerare gli indicatori più rilevanti per il nostro intervento (abbiamo fatto una media dei valori di partenza), con l’assegnazione di indici di qualità ambientale e pesi localizzati.

Componenti Indicatori IQ IQ Fase IQ Fase ambientali Momento Pesi Cantiere Esercizio Zero Acqua Qualità dell’acqua 1-7 4 3.43 3.71 0.5

Regime idrodinamico 8 4 3 4 0.5 Presenza di sorgenti 9 4 4 4 0.1

Presenza di scarichi a mare 10 4 3 4 0.1 Presenza di falde 11 4 4 4 0.1 Plancton Qualità del plancton 12-13 4 3 4 0.3 Sedimenti Qualità dei sedimenti 14-18 4 4 4 0.5 Sed. - biota Comp.org.-Metalli pesanti 19-22 4 4 4 0.2 Benthos Posidonia oceanica 23-26 4 3 4 0.5

Roccia infralitoranea di 27 4 2 4 0.2 media battuta Necton Sig. della fauna marina 28 4 4 4 0.3

Flora Sig. della flora marina 29 4 4 5 0.4 Paesaggio Qualità del paesaggio 30-31 4 2 5 0.5 Tipologia dei materiali utilizzati 32 4 4 5 0.5 Rumori Traffico 33 4 2 4 0.2 Suolo Erosione ed Evoluzione 34-35 3.5 3.5 4 0.4

Trasporto solido e deposizione di nuovo materiale 36 3 3 4 0.4

Geomorfologia 37 4 4 4 0.3 Salute umana Balneabilità 38 4 2 4 0.5 Atmosfera Qualità dell’aria 39-40 4 3 4 0.3 Attività socio- Attività balneari economicha 41 4 2 5 0.5

Attività turistiche 42 4 3 5 0.5

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Tab. 5: Indici di impatto ambientale nelle tre condizioni temporali per l’intervento in progetto.

Indicatori IIA1 IIA2 IIA3 Componenti ambientali Momento Fase Fase Zero Cantiere Esercizio

Qualità dell’acqua 1-7 2 1.715 1.855

Regime idrodinamico 8 2 1.5 2

Acqua Presenza di sorgenti 9 0.4 0.4 0.4

Presenza di scarichi a mare 10 0.4 0.3 0.4

Presenza di falde 11 0.4 0.4 0.4

Plancton Qualità del plancton 12-13 1.2 0.9 1.2

Sedimenti Qualità dei sedimenti 14-18 2 2 2

Sed. - biota Comp.org.-Metalli pesanti 19-22 0.8 0.8 0.8

Posidonia oceanica 23-26 2 1.5 2

Benthos Roccia infralitoranea di 27 0.8 0.4 0.8 media battuta

Necton Sig. della fauna marina 28 1.2 1.2 1.2 Flora Sig. della flora marina 29 1.6 1.6 2

Qualità del paesaggio 30-31 2 1 2.5

Tipologia dei materiali Paesaggio 32 2 2 2.5 utilizzati

Rumori Traffico 33 0.8 0.4 0.8

Erosione ed Evoluzione 34-35 1.4 1.4 1.6

Trasporto solido e Suolo deposizione di nuovo 36 1.2 1.2 1.6 materiale

Geomorfologia 37 1.2 1.2 1.2

Salute umana Balneabilità 38 2 1 2

Atmosfera Qualità dell’aria 39-40 1.2 0.9 1,2

Attività socio- Attività balneari 41 2 1 2.5 economica Attività turistiche 42 2 1.5 2.5

Indice di 30.6 24.315 33.455 impatto II

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4.5 Simulazione Fotorealistica dell’intervento

Di seguito si riportano due simulazioni fotorealistiche dell’intervento, confrontate con l’attuale stato dei luoghi (fig.25-26) e (fig. 27-28), in cui si percepisce un considerevole miglioramento ambientale della soluzione progettuale, rispetto allo stato attuale dei luoghi, in quanto l’intervento in oggetto tende a ricreare la situazione originaria della linea di costa, riportata nella figura seguente (fig.24) e ripresa dalla tavola IGM del 1954

Fig. 24 Ortofoto con sovrapposizione della linea di costa tratta dalla tavola IGM del 1954

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Fig. 25 Ortofoto Stato Attuale

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Fig. 26 Ortofoto Stato Futuro Prima Fase

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Fig. 27 Ortofoto Stato Futuro Seconda Fase (ulteriore ripascimento – situazione a lungo termine)

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Fig. 28 Vista panoramica futura

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4.6 Misure di mitigazione ambientale relative alla Cantierizzazione dell’opera

Gli effetti delle opere sui comparti ambientali potenzialmente impattati sono evidenziati nella Tab. 5. La stima finale degli impatti è stata fatta andando prima a fare una semplificazione degli indicatori (come si può notare nella Tab. 3), che sono stati raggruppati insieme in base all’uniformità degli elementi e poi, dopo aver fatto una media dei valori che sono stati raggruppati, si è giunti all’Indice di Qualità Ambientale differente per le tre fasi della proposta di intervento. Ad ogni indicatore è stato associato un peso in base alla situazione in cui era proposto, ad esempio indicatori come il pH, la clorofilla hanno avuto un peso maggiore rispetto, per esempio, al traffico, che in questo contesto presenta una rilevanza minore. I valori ottenuti vengono trasformati in Indici di Impatto Ambientale andando a moltiplicare la misura della qualità ambientale per il peso relativo. Una volta che i parametri sono stati presi tutti nella stessa unità di misura, si è potuto notare in alcuni indicatori un netto miglioramento della situazione di progetto rispetto alla situazione attuale. Il ripascimento confinato da un pennello semisommerso e da un tratto di scogliera soffolta che ne costituisce le ali sommerse, si presenta come una buona soluzione per quanto riguarda il valore paesaggistico dell’area, infatti con questa struttura si potrà iniziare a ripristinare quello che era lo stato dei luoghi nel passato. Ai fini della VIA, quindi, il parere per un intervento di protezione risulta positivo. Durante la cantierizzazione verranno adottate delle misure di mitigazione tendenti a minimizzare al massimo le interferenze con le componenti abiotiche (rumore, suolo, acqua, atmosfera), che indirettamente agiscono anche sul sistema biologico, al fine di ridurre al minimo il disturbo arrecato alla popolazione residente nei dintorni dell’opera medesima e soprattutto per evitare l’insorgere di situazioni critiche relativamente ai livelli di polveri e di biossido di azoto presenti nell’aria, al verificarsi di inquinamenti accidentali generati da incidenti alle macchine di cantiere quali sversamenti o rotture di tubazioni che possano comportare danni al suolo e alla qualità dell’acqua e all’intorbidamento dell’acqua a causa della presenza di materiale fino durante la posa in opera dei massi o durante la fase di ripascimento. Con riferimento alla viabilità di cantiere (Fig.29), si può notare che si è optato per una viabilità che riduce al massimo le interferenze con la popolazione residente della Marina di Sangineto, in quanto il traffico degli automezzi provenienti dalla SS 18, avviene per gran parte, fino all’area di cantiere lungo una strada comunale esterna al centro abitato. Dall’area attrezzata di cantiere all’area di lavorazione si percorrerà una strada che durante il periodo dei lavori, e quindi non durante il periodo estivo, sarà pressoché non utilizzata. In corrispondenza degli innesti tra le aree di cantiere e la viabilità ordinaria comunale saranno collocate delle cunette pulisci pneumatici. Pur considerando il carattere temporaneo delle emissioni, è prevista l’adozione di una serie di misure finalizzate al contenimento dei valori di concentrazione di PM10 prodotto. In tal senso, i possibili interventi volti a limitare le emissioni di polveri possono essere distinti in interventi per la riduzione delle emissioni di polveri nelle aree di attività e dai motori dei mezzi di cantiere e interventi per la riduzione delle emissioni di polveri nel trasporto degli inerti e per limitare il risollevamento delle polveri. Con riferimento al primo punto, gli autocarri e i macchinari impiegati nel cantiere dovranno avere caratteristiche rispondenti ai limiti di emissione previsti dalla normativa vigente. A tal fine, allo scopo di ridurre il valore delle emissioni inquinanti, potrà ipotizzarsi: • l’uso dei motori a ridotto volume di emissioni inquinanti ed una puntuale ed accorta manutenzione; • particolare attenzione all’ottimizzazione dei tempi di carico e scarico dei materiali facendo sì che la lavorazione avvenga in tempi brevi e circoscritta ad aree limitate. Per quanto riguarda la produzione di polveri indotta dalle lavorazioni e dalla movimentazione dei mezzi di cantiere potranno essere adottate alcune cautele atte a contenere tale fenomeno: • bagnatura periodica della superficie di cantiere e della viabilità di accesso; • copertura dei carichi del materiale che potrebbe cadere e disperdersi durante il trasporto;

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• velocità ridotta dei mezzi in transito; • pulizia dei mezzi di trasporto in uscita dal cantiere. Al fine infatti di contenere la produzione di polveri generata dal passaggio dei mezzi di cantiere occorrerà effettuare la bagnatura periodica della viabilità e dell’area di cantiere. L’efficacia del controllo delle polveri con acqua dipende essenzialmente dalla frequenza con cui viene applicato. Un programma effettivo di innaffiamento (2 volte al giorno sull’area completa) si è stimato riduce le emissioni di polvere del 50%. L’intervento di bagnatura verrà comunque effettuato tutte le volte che si verifica l’esigenza. Per il contenimento delle emissioni di polveri nel trasporto degli inerti si prevede l’adozione di opportuna copertura dei mezzi adibiti al trasporto. Al fine di evitare il sollevamento delle polveri i mezzi di cantiere dovranno viaggiare a velocità ridotta e dovranno essere lavati giornalmente nell’apposita platea di lavaggio. Per ciò che riguarda la viabilità al contorno dell’area di cantiere, si provvederà a mantenere puliti i tratti viari interessati dal passaggio dei mezzi. A tal fine è prevista, agli ingressi del cantiere a agli innesti delle stradine sterrate con la viabilità ordinaria, l’installazione di cunette pulisci-ruote in modo da ridurre l’accumulo di detriti sulla strada pubblica e la formazione di fanghiglia e polveri. Per la riduzione dell’impatto sulla componente rumore, in fase di programmazione delle attività di cantiere è necessario che operino macchinari ed impianti di minima rumorosità intrinseca. Considerando che si pone anche il problema e la necessità di rispettare la normativa sui limiti di esposizione dei lavoratori è necessario adottare soluzioni tecniche e gestionali in grado di abbattere e limitare la rumorosità delle macchine e dei cicli di lavorazione e quindi provvedere alla riduzione delle emissioni direttamente alla fonte del rumore tramite una corretta scelta delle macchine e delle attrezzature ed alla manutenzione programmata delle macchine stesse. Le azioni principali a cui bisogna ricorrere per avere migliori prestazioni sono: • scelta di macchine e attrezzature omologate; • installazioni di silenziatori sugli scarichi; • impiego di macchine di movimento terra preferibilmente gommate e non cingolate; Manutenzione dei mezzi e delle attrezzature consistenti in: • verifica, controllo e serraggio giunzioni; • bilanciatura delle parti rotanti delle apparecchiature per evitare eccessive vibrazioni; • manutenzione delle sedi stradali mantenendo la superficie livellata ed esente da buche. Al fine di evitare o ridurre al massimo il verificarsi di inquinamenti accidentali generati da incidenti alle macchine di cantiere quali sversamenti o rotture di tubazioni che possano comportare danni al suolo e alla qualità dell’acqua e all’intorbidamento dell’acqua a causa della presenza di materiale fino durante la posa in opera dei massi o durante la fase di ripascimento, con riferimento al layout di cantiere (Fig.30) si adotteranno le seguenti misure di mitigazione: nell’area attrezzata di cantiere sarà realizzata dall’impresa esecutrice una zona pavimentata impermeabile che sarà adibita ad area di sosta delle macchine operatrici e degli automezzi e una parte di essa sarà destinata al lavaggio, alla manutenzione e al rifornimento dei mezzi di cantiere. Un’altra parte di essa sarà destinata al risciacquo dei massi da utilizzare per la realizzazione del pennello semisommerso (area di lavorazione LA), al fine di ridurre la presenza di materiale fino durante la posa in opera e quindi di diminuire la torbidità dell’acqua nelle aree di lavoro. Tale area sarà dotata di cordoli perimetrali e di un sistema di raccolta e canalizzazione per le acque residue dovute al lavaggio dei mezzi di cantiere e degli inerti e per gli oli ed idrocarburi eventualmente prodotti durante le fasi di manutenzione, rifornimento o lavaggio dei mezzi. Le acque residue e gli oli verranno convogliati ad un’unità di trattamento adeguatamente dimensionata che separerà i fanghi dovuti ai sedimenti terrigeni che saranno classificati in “rifiuti” e quindi, indirizzati verso una destinazione finale in linea con la loro classificazione, e separerà gli oli e gli idrocarburi presenti nelle acque che saranno classificati in “rifiuti speciali” e quindi smaltiti a discarica autorizzata. Lo scarico delle acque sottoposte a trattamento avverrà secondo i requisiti richiesti dal D. Lgs. n°152/2006 e s.m.e i.

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Nella stessa area pavimentata verranno raccolti in contenitori adeguati per essere destinati a discariche autorizzate, secondo la normativa vigente, i rifiuti solidi e gli oli minerali usati connessi all’impiego dei mezzi meccanici. In riferimento alla possibilità di potersi verificare incidenti alle macchine di cantiere, con rotture di tubazioni e sversamenti accidentali di oli e idrocarburi in acqua, al fine di ridurre il rischio di inquinamento delle acque si dovranno controllare giornalmente nell’apposita area pavimentata destinata alle manutenzioni i circuiti oleodinamici delle macchine e dei mezzi di trasporto, si dovranno lavare i mezzi e in ogni caso per i probabili incidenti durante le lavorazioni in acqua, l’impresa esecutrice dovrà essere fornita di panne galleggianti munite di grembiuli assorbenti per trattenere oli e benzine, al fine di circoscrivere rapidamente lo specchio d’acqua in cui si verifichi l’incidente ed evitare l’inquinamento delle acque (foto 1-2).

Foto 1 Foto 2 Altra misura di mitigazione, al fine di contenere e ridurre al minimo la torbidità indotta durante la messa in opera dei massi per la realizzazione delle barriere e durante la realizzazione del ripascimento, oltre a quella già descritta e consistente nel risciacquo accurato dei massi nell’area pavimentata di cantiere, è quella di utilizzare attorno alle aree di lavoro degli schermi di protezione in materiale geotessile per consentire il confinamento fisico del materiale fino contenuto nei materiali utilizzati. Infine, anche il periodo dell’anno di realizzazione dei lavori dovrebbe tener conto delle caratteristiche biologiche della posidonia. L'estate deve essere imperativamente evitata, perché rappresenta la stagione in cui la pianta ricostituisce le sue riserve (conservate nei rizomi) per l'anno successivo.

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5. GLI ESITI DELLO STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE

Il litorale in esame nella situazione attuale presenta un tasso erosivo considerevole e necessita di un sistema difensivo, che ottemperi da un lato alla protezione del litorale e dall’altro fornisca una adeguata larghezza di spiaggia, attualmente quasi inesistente. Pertanto, per un’adeguata protezione della costa in esame è necessario un intervento di ripascimento artificiale confinato da un pennello semisommerso e da un tratto di scogliera soffolta a costituire le ali sommerse del pennello. Il presente Studio di Valutazione di Impatto Ambientale ha preso in esame: - Impatto temporaneo relativamente alla qualità delle acque; - Interferenze con l’area circostante, che si manifesteranno durante la fase di impianto del cantiere; - Problematiche connesse al trasporto dei materiali; - Reperimento dei materiali. Le principali conclusioni dello Studio di Impatto Ambientale possono essere così riassunte.

Per quanto riguarda gli aspetti pianificatori: • L’intervento proposto non modificando la destinazione dei luoghi, non interferirà minimamente sulla programmazione territoriale, costituendo altresì un importante volano per tutte le attività turistiche, che gravano sull’area.

Per quanto riguarda gli aspetti ambientali: • Le interferenze delle opere con l'ambiente (qualità delle acque ed emissioni sonore) sono valutate come molto limitate e temporanee, in quanto limitate alla fase di cantiere. • Dall’esame di alcuni indicatori come ad esempio la qualità del paesaggio, la qualità delle acque e la balneabilità, si verifica un notevole miglioramento rispetto alla situazione iniziale.

Per quanto riguarda i benefici per le strutture costiere esistenti: • Il progetto è in grado di eliminare completamente i disagi per la popolazione e per gli operatori turistici. • Il progetto è in grado di ridurre significativamente l’erosione costiera e le cause di danno alle infrastrutture costiere, diminuendo l'urgenza e i costi degli interventi di manutenzione, migliorando lo sviluppo socioeconomico del Comune di Sangineto.

Per quanto riguarda eventi meteomarini futuri: • I benefici dell'opera risultano ancora maggiori se si tengono in considerazione le prospettive più pessimistiche di un futuro aumento dell’intensità delle perturbazioni atmosferiche e quindi delle mareggiate impattanti sulle coste; in assenza dell'opera, infatti, sarebbe a rischio l’intero lungomare e la possibilità di fruizione di tratti di costa che finirebbero per scomparire del tutto nel corso degli anni, con danni da un punto di vista sia economico che ambientale.

In definitiva, si ritiene che all’opera in progetto possa assegnarsi un parere positivo, rappresentando un’occasione per riqualificare porzioni di territorio costiero consentendo un miglioramento rispetto alla situazione ante operam.

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ALLEGATI ALLO STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE

ALL.1 – Tabulato del modello matematico “Genesis” usato per la simulazione dell’evoluzione della linea di costa nella configurazione di progetto (di seguito)

ALL.2 – Cartografia tematica con la mappatura della Posidonia e la distanza dall’intervento (di seguito)

ALL. 3 – Caratteristiche tecniche della sonda multiparametrica (di seguito)

ALL. 4 – Esempio dei grafici ottenuti dai dati acquisiti dalla sonda multiparametrica (di seguito)

ALL. 5 – Tabella 2.1b del Manuale ICRAM con le analisi chimiche fisiche e microbiologiche sui sedimenti (di seguito)

ALL. 6 – Documentazione fotografica (di seguito)

ALL. 7 – Planimetrie Stato Attuale - Progetto Generale - Progetto 1°Stralcio(di seguito)

ALL. 8 – Stralcio Piano Assetto Idrogeologico (di seguito)

ALL. 9– Stralcio Piano Spiaggia (di seguito)

ALL.10–Planimetria dell’arenile con sovrapposizione delle aree demaniali SID (di seguito)

ALL. 11 – Sintesi non tecnica (rif. Progetto Elaborato S2)

ALL. 12 – Relazione Paesaggistica ai sensi del DPCM 12.12.2005 (rif. Progetto Elaborato S3)

ALL. 13 – Studio Geologico (rif. Progetto)

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ALL.1 – Tabulato del modello matematico “Genesis” usato per la simulazione dell’evoluzione della linea di costa nella configurazione di progetto nel periodo di lungo termine

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ALL.2 – Cartografia tematica con la mappatura della Posidonia e la distanza dall’intervento

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ALL.3 – Caratteristiche tecniche della sonda multiparametrica

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ALL.4 – Esempio dei grafici ottenuti dai dati acquisiti dalla sonda multiparametrica

Settore settentrionale, sezione verticale di temperatura, salinità, torbidità, ossigeno disciolto

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ALL.5 – Tabella 2.1b del Manuale ICRAM con le analisi chimiche fisiche e microbiologiche sui sedimenti

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ALL.6 – Documentazione fotografica

Foto 1

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Foto 2

Foto 3

Foto 4

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Foto 5

Foto 6

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ALL.7 – Planimetrie STATO ATTUALE - PROGETTO GENERALE – PROGETTO 1° STRALCIO

STATO ATTUALE

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PROGETTO GENERALE

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PROGETTO 1° STRALCIO

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ALL.8 – Stralcio Piano di Assetto Idrogeologico

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ALL.9 – Stralcio Piano Spiaggia

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ALL.10 – Planimetria dell’arenile con sovrapposizione delle aree demaniali SID

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