COMUNE DI

Intervento: PIRP–MONTELEONE DI PUGLIA- “Recupero di alloggi comunali pubblici”

Inquadramento territoriale

Il territorio comunale di Monteleone di Puglia, piccolo centro dei Monti Dauni, confina con i territori di Panni, e , della provincia di , e con i territori di e Savignano, della provincia di Avellino.

Il centro abitato è collegato, tramite la SS 91, ad est con Accadia e Anzano di Puglia, ad ovest con Savignano e Ariano Irpino ed è collegato, inoltre, per Anzano, al casello di Vallata dell’autostrada A16 Napoli – Bari, e, per Svignano Scalo, alla SS 90 Napoli – Foggia.

A sud il territorio comunale è attraversato dal Regio Tratturo Pescasseroli – Candela.

Il territorio comunale si estende per 3604 ha e 13 are ed è costituito prevalentemente da terreni di tipo seminativo in aree non irrigue con una consistente presenza di aree boschive.

L’altitudine varia tra i 500 metri sul livello del mare del canale Lavella, verso Panni, e i 1.000 metri della contrada Montagna, con pendici collinari a pendenze piuttosto elevate e scarsa presenza di altipiani, con una pendenza media dei versanti oscillante intorno al 25%, mentre il centro abitato è situato su un altipiano di 850 metri di altezza e domina le vallate sottostanti.

Il territorio comunale è segnato dalle valli dei torrenti Cervaro, Avella e Lavella con andamento trasversale da sud-est a nord-ovest e dal canale di Fassa, che delimita il territorio comunale sul lato sud-est.

I terreni risultano modellati dall’azione delle acque superficiali in una serie di rilievi tondeggianti corrugati nella fitta rete delle linee di impluvio e di ruscellamento che accompagnano le aste torrentizie

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Inquadramento storico

Le origini del nome Monteleone sono avvolte nel mistero: una suggestiva spiegazione ipotizza che derivi da Monlione, simile alla pronuncia dialettale oggi ancora in uso: Munt Lion. Questo termine sarebbe legato all’arrivo su questo monte dei Poveri di Lione, o lionesi, come venivano chiamati da Pietro Valdo. Un’altra interpretazione sostiene che il nome Monteleone scaturisca dalla presenza di leoni in tempi lontanissimi e che la configurazione montuosa del luogo, coperto di boschi, ne suggerisca il nome. Secondo mons. Rocco Paglia, lo stemma del ha un leone che sormonta tre monti. Le origini del paese possono essere datate intorno al 1024 e la sua centralità, il suo essere geograficamente l’ombelico dell’Italia meridionale, fece sì che nel suo territorio fosse convocato nel 1140 da Ruggero il Normanno, l’Assise di Selvamala: l’Assemblea costituente che diede le prime leggi fondamentali al regno normanno del Sud.

Nel tardo medioevo, queste terre sono state al centro di importanti conflitti religiosi e sono divenute luogo di ospitalità per tanti perseguitati in fuga a causa della propria fede religiosa. Non è un caso che le autorità 2 ecclesiastiche spesso si lamentassero che queste contrade fossero infestate "da eretici". Nel 1285, per privilegio di Carlo I d’Angiò, fu venduta come demanio feudale e durante il regno di Ladislao dipende amministrativamente da Ariano ma ebbe la sua libertà nel 1588 (cella, castello e poi Universitas). Nel 1400 Monteleone assume, grossomodo, la struttura urbanistica attuale, viene costruito il Castello e la Chiesa viene elevata a parrocchia.

Come tanti altri centri, Monteleone è passata sotto il dominio dei Normanni, degli Angioini, degli Svevi, degli Aragonesi e successivamente al dispotismo dei baroni e dei feudatari. I Monteleonesi, in conseguenza delle alterne vicende politiche del tempo, chiedono di essere nuovamente inglobati nel feudo di Ariano. In questi anni è costruita la dimora baronale con l’utilizzo di esose tasse pagate dagli abitanti.

Nel 1588, viene eretto un monumento a ricordo dell’autonomia.

Nel XVII sec. Monteleone viene amministrato dai Platti che mantengono la signoria per quasi un secolo. Questo periodo è di ripresa per il paese: viene costruita la Chiesa Madre, non aumentano le tasse e l’agricoltura prende slancio. Con le leggi napoleoniche il feudo viene diviso tra le Università dei Beni e i Bracciali.

Con l’unificazione d’Italia, per oltre 25 anni, diventa sindaco Luciano Trombetti. Egli tesse diplomatici rapporti con i briganti, specialmente con il brigante monteleonese Rocco Lamanna. Ristabilisce i rapporti con il clero, fa restaurare la Chiesa Madre, quotizza i terreni demaniali, vengono aperti il servizio postale, la ricevitoria con telegrafo, viene eretto il Campanile della Chiesa Madre e iniziano i lavori di trasformazione del Municipio.

Con la comparsa sulla scena politica del dott. Squillante, il volto del paese cambia. Nei suoi circa trent’anni di governo migliorano le strade, vengono realizzate nuove fognature, viene implementata la Villa Comunale. Al grido di "Abbasso la guerra", urlano centinaia di donne durante la rivolta monteleonese contro il governo fascista. E' il racconto tratto dal libro “Donne contro la guerra” di Vito Antonio Lezzi. Dagli anni Cinquanta del secolo passato, l’emorragia emigratoria colpisce il Meridione e i Comuni del Preappennino dauno e Monteleone registra un flusso emigratorio tra i più alti della Capitanata.

Il patrimonio paesaggistico-ambientale e storico culturale

I beni paesaggistico-ambientali individuati sul territorio sono costituiti dai boschi del tipo fitto di origine naturale o da rimboscimento, rado spontaneo o di origine artificiale, a macchia mediterranea ed arbusteti.

Nelle aree boschive sono ricomprese le aree intercluse di uso agricolo, rivenienti dalla degradazione dei boschi, i terreni coperti da specie legnose di superficie superiore ad 1 ettaro in soluzioni di continuità delle aree boscate principali e le radure e terreni di uso agricolo di superficie inferiore a 10 ettari interclusi nei limiti boschivi o negli stessi marginalmente compresi con almeno i 3/4 del perimetro.

Le aree boschive così perimetrate tendono a comporsi in un sistema in trasformazione, che, partendo dai boschi storici, dislocati in posizioni elevate, avanza nel territorio scendendo lungo le aste torrentizie e le 3 linee di impluvio e di ruscellamento e segna fortemente il paesaggio agrario per consistenza ed emergenza visiva.

A ridosso dei confini comunali, sul lato nord-est, è localizzato il Sito di Interesse Comunitario IT9110033 “Accadia – ”, contiguo al Sito di Interesse Comunitario IT9110032 “Valle del Cervaro – Borgo incoronata”, che si estende fino al comune di Foggia.

I corsi d’acqua, classificati in funzione del loro regime idrologico, sono costituiti da torrenti, caratterizzati da un tracciato, da una conformazione trasversale e da una portata idrica relativamente stabili, con alveo catastalmente definito e da linee di ruscellamento e linee superficiali di impluvio, individuate come esclusive linee di convogliamento delle acque meteoriche.

Le aste dei torrenti Cervaro, Avella, Lavella e canale di Fassa, che caratterizzano con il loro andamento la morfologia dell’intero territorio comunale, costituiscono un sistema paesaggistico complementare al sistema boschivo, del quale accentuano le emergenze visive di Macchiacasella, Selvamala e Macchietta.

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I beni storico-culturali individuati sul territorio sono il tratturo Pescasseroli - Candela, soggetto a vincolo archeologico, che attraversa a sud il territorio comunale e risulta sufficientemente riconoscibile nonostante gli usi agricoli cui è soggetto e la presenza di una strada comunale che lo percorre per quasi tutta la sua lunghezza, le terre di demanio civico, come rilevate dall’inventario dei beni di uso civico redatto dall’Assessorato all’Agricoltura, Foreste, Caccia e Pesca della Regione Puglia, prevalentemente concentrate nelle zone boschive di Selvamala e Macchiacasella e le Fontane rurali, ubicate nelle immediate vicinanze del centro urbano, di pregio architettonico e realizzate all’inizio del 900, alcune delle quali di struttura complessa, con funzione di lavatoio e abbeveratoio che a seguito di recenti lavori di restauro si presentano in buono stato di conservazione.

Su tutto il resto del territorio comunale sono presenti numerose fontane rurali, che indipendentemente dalla consistenza architettonica del manufatto costituiscono memoria storica del territorio.

Le infrastrutture territoriali di carattere comunale sono costituite dalla viabilità secondaria, che si presenta in parte asfaltata ed in parte a fondo naturale e sentieri la cui fitta rete di diramazione consente l’accesso alle zone più impervie, raggiungendo masserie isolate, boschi e siti con ampie vedute sul paesaggio.

Fasi di sviluppo urbano, valenze architettoniche e caratteristiche ambientali dell’edificato

Il centro urbano sorge su un rilievo che domina le vallate sottostanti e si pone come emergenza visiva nel paesaggio agrario. L’edificato, compatto sulla sommità del rilievo, si dirada tra orti e giardini lungo un declivio a forte pendenza sul lato ovest, integrandosi naturalmente con il paesaggio agrario della piana sottostante.

L’attuale centro abitato è sorto, secondo varie fonti storiografiche locali, nella seconda metà dell’XI secolo, a seguito dello spostamento verso luoghi sempre più alti di antichi nuclei abitati sparsi sul territorio, di cui resterebbero tracce in una necropoli anteriore all’anno mille in località Valle Noci, lungo la strada Monteleone – , e in ruderi di analogo periodo in località Frate Pasquale, lungo la strada Monteleone - Panni.

Nella seconda metà del cinquecento la città risulta munita di cinta muraria e castello baronale, individuabile nell’attuale Palazzo Trombetti. La diversa orditura viaria di un settore della città murata denota la permanenza entro la cinta urbana di orti e giardini successivamente edificati. Nella seconda metà dell’ottocento la cinta muraria viene alienata e trasformata in abitazioni.

L’espansione fuori le mura avviene tra la seconda metà dell’ottocento e i primi anni del novecento con una serie di borghi, ancora oggi identificabili nelle loro caratteristiche storiche e formali, sorti a ridosso della città murata e, a valle, in località S. Rocco.

Le espansioni successive non hanno alterato in maniera significativa la peculiarità della rete di orti, giardini e verde di alto fusto che contraddistingue il centro abitato, né il fitto paesaggio agrario del versante collinare ovest fino a borgo S. Rocco.

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Sul versante ovest il centro edificato è caratterizzato dalla presenza di percorsi con ampie aperture visive sul paesaggio, punti panoramici e scorci visivi.

Tipologie edilizie e morfologia urbana

La tipologia edilizia prevalente, riconducibile ad un’economia agricola fatta di piccoli proprietari, braccianti agricoli e artigiani, è organizzata su due livelli fuori terra. I vani a piano terra erano originariamente adibiti a stalla, cucina o bottega; i vani al livello superiore, con accesso indipendente, ad abitazione del proprietario. Quasi sempre è presente una cantina, adibita a deposito di provviste alimentari e legna, alla quale si accede tramite una scala interna o direttamente dalla strada.

Accanto a questa tipologia base è molto diffusa la tipologia elementare del monovano a piano terra, adibito in origine ad uso promiscuo di stalla ed abitazione per le famiglie dei braccianti.

Sono presenti infine, soprattutto nel centro storico, alcuni palazzi e palazzetti gentilizi di pregio architettonico.

Queste tipologie edilizie caratterizzano, nelle loro varie trasformazioni e adattamenti ai siti, il centro urbano nella sua totalità, ad esclusione dei limitati interventi realizzati a partire dagli anni sessanta.

Gli interventi della ricostruzione seguita al sisma del 1980 non hanno sostanzialmente alterato l’assetto tipologico e morfologico del centro urbano nel suo complesso.

All’interno del centro urbano è possibile pertanto individuare una serie di zone morfologicamente omogenee, identificate in base alla tipologia edilizia prevalente, alle sue caratteristiche formali, al rapporto con l’orografia dei siti e con il paesaggio aperto, corrispondenti in linea di massima alla città murata, ai borghi storici e alle successive zone di espansione.

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La realtà socio-economica

La popolazione residente, che ha toccato il culmine negli anni ‘50 con 5.000 abitanti, risulta al 31.12.2006, di

1204 abitanti.

La campagna, ad esclusione di poche grosse masserie isolate, risulta scarsamente popolata, sia per il frazionamento della proprietà rurale in appezzamenti di terreno ridottissimi, sia per la mancanza di colture intensive che richiedono la permanenza del contadino sul fondo.

Come tutti i comuni del subappennino, anche Monteleone di Puglia è stata punto di partenza, dall’immediato dopoguerra a tutti gli anni sessanta, di grossi flussi migratori, indirizzati soprattutto verso i paesi europei e

7 nordamericani, con un decremento medio annuo della popolazione di circa il 4% negli anni 1961 – 1971. A partire dagli anni ’70 i flussi migratori si sono notevolmente ridotti e indirizzati soprattutto all’interno del paese, con un saldo sociale medio negativo dello 0,94 % negli anni 1991 - 2005.

Dall’analisi della popolazione residente per classi di età si rileva un tendenziale invecchiamento della popolazione, con un incremento della fascia di età dai 45 ai 54 anni.

Questo segnale di invecchiamento della popolazione trova conferma nella stabilizzazione dei nuclei famigliari superiori a 3 componenti e nell’incremento generalizzato del tasso di scolarizzazione.

La popolazione in età attiva, dai 14 anni in poi, è costituita dal 40,06 % del totale, mentre la popolazione attiva, realmente occupata, scende al 33,76 %.

Il principale settore di attività risulta l’industria (30,40 %), seguono la pubblica amministrazione e i servizi sociali (28,93 %), l’agricoltura (22,43 %), il commercio (13,63 %), il credito (3,35 %), i trasporti (1,26).

Nell’industria è significativa la presenza di attività manifatturiere di tipo tessile, costituite da aziende attualmente allocate nel centro urbano e in zona PIP, di piccole attività di trasformazione di prodotti agricoli e di imprese edili artigianali specializzate nel campo del recupero.

I settori di maggiore occupazione, dopo l’industria, sono costituiti dalla sanità e dai servizi sociali privati di assistenza agli anziani. e seguono l’istruzione e la pubblica amministrazione.

L’attività agricola, praticata su terreno accidentato, poco fertile e bisognoso di sistemazioni irrigue, produce, allo stato attuale, scarso reddito e risente dell’accentuato frazionamento della proprietà. La ripartizione della popolazione attiva per ramo di attività e posizione professionale e il rapporto tra unità locali delle imprese agricole e numero di addetti denotano la scarsa presenza di vere e proprie aziende agricole. Prevale la conduzione diretta e il lavoro dipendente stagionale.

In crescita risultano i settori del commercio e della ristorazione. La rete commerciale è costituita da esercizi di commercio al dettaglio e da unità locali di limitata entità. Le attività di ristorazione, dislocate sopratttutto in zona agricola come attività agrituristiche, sono meta di utenza anche extra comunale.

L’identità del territorio Dal suddetto sistema delle conoscenze emergono i seguenti quadri conoscitivi, con l’individuazione delle risorse fisiche e sociali, dei punti di criticità e delle tendenze di trasformazione del territorio.

Il sistema ambientale, caratterizzato dai seguenti elementi:

- contiguità del territorio comunale a Siti di Interesse Comunitario di tutela vegetazionale e faunistica inseriti nella rete ecologica provinciale;

- presenza di consistenti nuclei boschivi, concentrati per lo più su terre di uso civico e posizionati in contesti ad alto impatto visivo, in progressiva espansione per processi di naturalizzazione dovuti all’abbandono degli usi agricoli delle terre; 8

- presenza di aste torrentizie che, indipendentemente dall’attuale scarso regime idrologico superficiale, caratterizzano fortemente la morfologia del territorio e supportano le emergenze visive del sistema boschivo;

- presenza diffusa di elementi vegetazionali di valore ambientale;

- generale propensione al dissesto dell’intero territorio comunale, mitigata dalla presenza delle aree boschive, con concentrazioni di punti di frana lungo il torrente Lavella;

- attraversamento in territorio comunale del regio tratturo Pescasseroli - Candela;

- presenza diffusa in territorio agricolo di fontane storiche, alcune delle quali di carattere monumentale;

- presenza di una consistente rete di strade secondarie comunali e di sentieri che servono l’intero territorio comunale e consentono l’accesso alle zone più impervie e panoramiche.

Il sistema insediativo, caratterizzato dai seguenti elementi:

- concentrazione del centro urbano in posizione elevata, con ampie visuali sul paesaggio, punti panoramici e scorci visivi, con permanenza delle caratteristiche storiche del tessuto urbano e delle sue peculiarità in rapporto all’orografia dei siti al paesaggio aperto;

- permanenza di situazioni di naturalità diffusa nel centro urbano, con presenza di orti e giardini privati;

- presenza di versanti collinari di affaccio del centro urbano caratterizzati da insediamenti diffusi in un paesaggio agrario fortemente antropizzato, conclusi da borgo S. Rocco.

La realtà socio-economica, che si presenta in uno stato complessivo di debolezza, caratterizzato dall’invecchiamento della popolazione e dal progressivo spopolamento dei territori agricoli e del centro urbano. Significativi segnali di trasformazione sono comunque dati dall’incremento di attività manifatturiere di prodotti alimentari e di trasformazione dei prodotti agricoli, di attività turistico – ricettive e di servizi sociali di assistenza agli anziani.

Il sistema dei contesti urbani residenziali

Dei sistemi urbani residenziali esistenti, la presente relazione di progetto pone all’attenzione quelli più centrali, costituenti la caratteristica principale del Borgo montano di Monteleone di Puglia, sia per le sue qualità e peculiarità storiche, ambientali e paesaggistiche, sia per le condizioni di degrado ed, in parte, di abbandono che si sono manifestate negli anni recenti:

Il Centro Storico, nucleo originario del centro urbano, con isolati organizzati su maglia viaria regolare e ben definita. I lotti edificati, di fronte ristretto e nella quasi totalità dei casi a due piani fuori terra, presentano, fatte salve le trasformazioni per aggregazioni interne avvenute nel tempo, la tipologia storica originaria pressoché immutata nelle sue connotazioni formali e decorative, in cui si prevedono indirizzi ed obiettivi di tutela del patrimonio edilizio esistente e di rivitalizzazione del contesto.

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Il Nucleo di “Borgo Nuovo” primo nucleo di espansione fuori le mura, con isolati articolati secondo l’andamento fortemente acclive del terreno, lungo maglie sinuose di gradonate e terrazzamenti prospicienti la vallata sottostante. L’ambiente urbano conserva le connotazioni originarie, anche se in uno stato diffuso di degrado ed abbandono e sono previsti indirizzi ed obiettivi di riqualificazione e rivitalizzazione del contesto, salvaguardia delle peculiarità ambientali e paesaggistiche ed eliminazione delle sacche urbane di abbandono.

Obiettivi generali dell’intervento PIRP di Monteleone di Puglia

I piccoli comuni del subappenino Dauno, quale è anche quello di Monteleone di Puglia, sono segnati da una prima grande migrazione intorno agli anni ‘40-’50 verso il Canada e l’America e da una più recente migrazione, seppur meno consistente, negli ultimi decenni di alcune fasce della popolazione verso i centri 10 maggiori. Il flusso riguarda in special modo le persone disabili o comunque non autosufficienti e prive dell’ assistenza dei familiari e le fasce giovani della popolazione (mancanza di offerta di abitazioni che rispettano gli standard abitativi attuali, mancanza di sbocchi occupazionali in particolare per i giovani laureati). Si assiste pertanto ad un progressivo impoverimento demografico sinonimo anche di diminuzione delle attività sociali della comunità e abbandono di immobili.

Moltissimi immobili versano in uno stato generale di degrado causa anche del fatto che i proprietari sono deceduti o fanno parte di quella popolazione emigrata all’esterno e perciò poco propensa al mantenimento delle vecchie abitazioni che, tra l’altro,. sono state anche oggetto degli effetti del terremoto di alcuni anni fa. In un contesto siffatto non è immaginabile e risolutivo l’intervento del singolo per immaginare una opera di recupero e riqualificazione del nucleo antico, ma è invece plausibile e forte l’idea della Pubblica Amministrazione che, anche di concerto con i privati (residenti e non) dia vita ad una serie di operazioni (acquisizioni bonarie, espropriazioni, ingiunzioni per la messa in sicurezza degli immobili) finalizzate ad un più generale recupero architettonico, urbanistico e sociale del paese;

Tra gli obiettivi che l’Amministrazione ha posto come prioritari ed a cui guardare con grande attenzione vi è quello della riqualificazione urbana che possa orientare e legare tra loro interventi diversi afferenti alle politiche abitative, urbanistiche, ambientali, culturali, occupazionali e di sviluppo, coinvolgendo i contesti urbani interessati da carenza di attrezzature e servizi, degrado e abbandono degli edifici e da disagio sociale, prevalentemente concentrati nel centro storico e diventando sinonimo di rigenerazione della vita sociale, occupazionale, economica del paese.

Il grande numero di abitazioni non utilizzate nei centri storici e di edilizia rurale sparsa rappresenta un patrimonio che può partecipare effettivamente ad un riuso e riqualificazione del sistema insediativo degradato, con l’obiettivo di supportare il rafforzamento del sistema turistico ambientale e culturale locale, come ben dimostrano esperienze che stanno conoscendo un discreto successo in aree appenniniche del centro-sud Italia.

Con questo spirito l’ Amministrazione ha assunto tutte le iniziative e le procedure utili per condurre in porto il programma di riqualificazione e rigenerazione dell’area urbana del Centro Storico e del Borgo Nuovo, riprendendo un lavoro già avviato, che ha già visto una prima fase di acquisizione da parte del Comune di alcune unità immobiliari abbandonate e la realizzazione di interventi di consolidamento, risanamento idrogeologico, urbanizzazione ed infrastrutturazione primaria, con l’ obiettivo di recuperare alloggi per ERP, insediati nella parte storica della città, ben riconoscibile per i suoi caratteri architettonici, ambientali e paesaggistici, tipici dei borghi minori dei Monti Dauni.

Il programma si basa su un virtuoso intreccio tra una azione di recupero, sistemazione dei percorsi e spazi pubblici e valorizzazione di preesistenze ambientali e paesaggistiche, insieme ad interventi più propriamente architettonici volti alla fruizione e valorizzazione del centro storico e Borgo Nuovo.

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In questa strategia generale si è ritenuto di poter condurre il programma di riqualificazione del Borgo, avviando una prima fase progettuale ed attuativa indirizzata al miglioramento ed alla sistemazione di alcuni percorsi di accesso e fruizione e spazi pubblici del Borgo.

Il presente intervento è parte del Progetto di Riqualificazione delle periferie che ha l’obiettivo di una migliore fruizione e valorizzazione della corona dei Borghi storici, arroccati sulle alture della Daunia e della loro connessione con le significative peculiarità naturali e culturali del territorio.

Aree d’intervento e previsioni progettuali del PIRP

Il presente intervento interessa parte del centro storico e l’insediamento di “Borgo Nuovo” primo nucleo di espansione fuori le mura, con isolati articolati secondo l’andamento fortemente acclive del terreno, lungo maglie sinuose di gradonate e terrazzamenti prospicienti la vallata sottostante. L’ambiente urbano conserva le connotazioni originarie, anche se in uno stato diffuso di degrado ed abbandono e l’intervento previsto riguarda la riqualificazione di via Borgo Nuovo, percorso anulare sul crinale terrazzato, tra il perimetro del costruito e la campagna, dalle forti peculiarità ambientali e paesaggistiche, sorta di strada belvedere arricchita da slarghi di sosta e di godimento dell’ampio panorama collinare e della sistemazione e valorizzazione della salita di attraversamento del Borgo e di collegamento con il nucleo del centro storico, comprendente una corte all’aperto, destinata ed attrezzata a padiglione espositivo e punto informativo sulla rete ecologica e culturale dei Monti Dauni e sulla storia dei luoghi.

Il presente progetto di Recupero di alloggi comunali si pone in continuità con le opere già realizzate con fondi del PIT, di consolidamento e sistemazione idrogeologica della viabilità del Borgo e di parte dei sottoservizi e della quota di infrastrutture già finanziate con lo stesso PIRP e riguarda, in particolare il recupero di edifici in abbandono, costituiti da piccoli nuclei disposti lungo la viabilità pedonale del borgo antico e del borgo nuovo, composti da particelle a schiera, ad uno o due piani che si articolano secondo la morfologia acclive del terreno o costituiscono parte di isolati che disegnano la tessitura del borgo abitato.

L’intervento riguarda tre nuclei ubicati nell’articolato e scosceso tessuto del borgo nuovo ed un piccolo nucleo parte di un isolato di margine del borgo antico, posto sul pianoro superiore del centro abitato, caratterizzati da un precario stato di conservazione, con elementi costruttivi diroccati ma caratterizzati da una identità tipologica e materica riconoscibile e propria dei borghi montani pugliesi.

Tutti gli edifici oggetto d’intervento risultano costruiti con materiali poveri, con l’uso di muratura in pietra portante, coperture in tetto a falde con capriate in legno e coppi o tegole e solai intermedi a volta o in travetti metallici e laterizi, con rade aperture di porte e finestre arricchite con stipiti ed archetti in pietra, che, come accennato in precedenza, si trovano in stato di abbandono, dissesto statico e degrado dovuto principalmente alle conseguenze del terremoto ed alla emigrazione di parte degli abitanti del borgo.

Gli immobili oggetto di recupero sono così individuati:

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 Case di Via Carrara.

Nucleo di tra case a schiera con accesso tramite un percorso gradonato, da via Puglie, con sviluppo lungo il pendio esistente, con una superficie coperta di mq.190,50 ad uno e due piani. Particelle n.101, 102, 103, 104. L’intervento di recupero consente di ottenere tre alloggi su due livelli di mq.58,22, mq.70,70 e mq.43,82

 Case di Via Borgo Nuovo

Nucleo di quattro case a schiera con doppio accesso da via Borgo Nuovo, con sviluppo lungo il pendio esistente, con una superficie coperta di mq. 268,10 a due piani. Particelle n. 304,305,306,307,308. L’intervento di recupero consente di ottenere quattro alloggi, di cui due su due livelli di mq.92,28, mq.50,35 ed due su un livello di mq.58,45 e mq.67,15

 Case di Vico III via Borgo Nuovo

Nucleo di due case a schiera con accesso tramite un percorso gradonato, da via Garibaldi con sviluppo lungo il pendio esistente, con una superficie coperta di mq.206,80 ad uno e due piani. Particelle n.351, 352, 354. L’intervento di recupero consente di ottenere tre alloggi, di cui uno su due livelli di mq.91,22 e due su due livelli di mq.45,70 e mq.51,16

Interventi previsti

Gli interventi previsti attengono al recupero primario inteso quale recupero della funzionalità e della sicurezza anche sismica dell’edificio, riguarda le parti comuni e comprende il consolidamento statico delle strutture portanti, comprese le fondazioni, il risanamento delle murature, delle scale, delle coperture ed il rifacimento degli impianti, nonché al recupero secondario, con il recupero della agibilità e funzionaliti dei singoli alloggi, costituito da un insieme sistematico di opere che comprendono la riorganizzazione funzionale, l’inserimento di elementi accessori, la dotazione o l’adeguamento degli impianti, nonché il ripristino delle parti interessate dal recupero primario.

Il progetto prevede il raggiungimento di livelli di qualità energetica ed ambientale del progetto per un’edilizia sostenibile, accompagnata dalla adozione del programma di manutenzione e del piano di gestione e dalla dotazione di polizze assicurative postume decennali.

Sono contemplate le demolizioni di superfetazioni o in generale demolizioni e dismissioni di utenze, le particolari difficoltà di accessibilità, attrezzatura di cantiere e di trasporto dei materiali e

13 l’adeguamento alla normativa per il superamento delle barriere architettoniche, al fine di garantire la visitabilità degli alloggi e l’accessibilità di almeno il 20% degli alloggi.

Detti interventi risultano da realizzare in zona ad alta sismicità (O.P.C.M. n. 3274/03 e D.M. 14 gennaio 2008) ed in zona sottoposta a vincolo di cui al D.Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42 “Codice dei beni culturali e del paesaggio”, parte II, Titolo I).

Pertanto il progetto, a fronte dello stato attuale degli immobili, ha previsto le seguenti soluzioni di consolidamento, ripristino e ricomposizione funzionale ed architettonica:

1 – Collasso e crollo delle coperture e parti murarie INTERVENTI  Integrazione e ricostruzione di parti murarie in mattoncini/blocchetti in pietra locale similare con tessiture variabili.  Cordoli in sommità della muratura in c.a. o muratura armata  Ricostruzione della copertura con tetto a falde, con capriate in legno, pacchetto isolante e coppi in laterizio 2 - Rappezzamenti di cemento INTERVENTI  Pulitura del paramento murario in pietra 3/4 - Distacco dell’intonaco/intonaco ammalorato INTERVENTI  Svellimento delI'intonaco esistente e ovunque la struttura muraria sia realizzata in pietra con elementi informi e senza tessitura a conci insufficientemente squadrati, ovvero in tufo tenero non adatto al "facciavista", sarà ripristinato o realizzato l'intonaco di protezione e finitura, in malta di calce, ricorrendo, ove possibile ed opportuno, alla "scialbatura" a calce grassa direttamente su pietra o tufo. 5- Degrado degli infissi e stipiti con lacune ed integrazioni INTERVENTI  Sostituzione degli infissi ammalorati con infissi in legno e vetrocamera  Integrazione degli stipiti mancanti e degradati con stipiti in pietra locale similare 6 - Vegetazione infestante INTERVENTI  Trattamento del paramento murario con sostanze chimiche per seccare le pianti infestanti, e successivo sradicamento e integrazione delle eventuali lacune 7/8 - Lesioni e fessurazioni/Filari di conci in pietra a vista ammalorati INTERVENTI

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 Ammorsamento tra pareti, risanamento e riparazione con scuci e cuci o collegamenti puntuali  Inserzioni di miscele a base di calce idraulica naturale per riempimento vuoti e risarcimento lesioni  Ristilatura dei giunti in profondità con malta in calce idraulica e pozzolana  Iniezioni in perforazioni di boiacca compatibile per saturare cavità interne 9 - Crollo dei solai interni INTERVENTI  Ricostruzione solai interpiano in legno

Le soluzioni progettuali per le opere impiantistiche e di finitura interna degli ambienti prevedono:

 Nuovo impianto idrico fognante funzionalmente collegato alle reti primarie cittadine con apparecchiature igienico sanitarie

 Nuovo impianto di riscaldamento del tipo autonomo con termocamino a legna per il riscaldamento e la produzione di acqua calda sanitaria nei mesi invernali, integrato da un bollitore elettrico per la produzione della sola acqua calda sanitaria nel periodo estivo, con pannelli radianti a pavimento.  Nuovo impianto di adduzione gas metano da rete cittadina  Impianto elettrico, video citofono, telefonia ed emergenza  Reintonacatura delle pareti e soffitti interni e tinteggiatura in colori chiari  Pavimentazioni in gres porcellanato.

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