I've seen things you people wouldn't believe Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi 19 Grotte della nei comuni di: ● - Approfondimento: a cura del Gruppo Speleologico Paletnologico Gaetano Chierici di R. E. ● Fenomeni carsici nella zona dell'Orecchiella area compresa nel Parco Nazionale dell'Appennino Tosco - Emiliano COMUNI DI SILLANO-GIUNCUGNANO e VILLA COLLEMANDINA - GARFAGNANA In un testo che parla delle 3 Riserve del Parco Statale dell'Orecchiella, inglobate poi nel più vasto Parco Nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano, ho trovato scritto: "La presenza di grotte d'origine carsica, nota sin dalla preistoria, è una caratteristica molto im- portante. Infatti in queste cavità, sono molto frequenti i ritrovamenti di tracce di animali ma so- prattutto dell'uomo primitivo e dei suoi manufatti. Le grotte più importanti da questo punto di vista si trovano nei Comuni di Sillano e di Villa Col- lemandina. Complessivamente sono 31 e la loro lunghezza varia tra i 35 e i 1.120 metri”. Le più suggestive sono: 1 Grotta delle Fate di Soraggio, Villa Soraggio; 2 Grotta di Castelvenere, nel di Fabbriche di Vallico, detta anche Buca di Cascal- tendine, Buca di Notrecanipe e Buca del Penna di Cardoso; 3 Grotta delle Cento Camere, Villa Collemandina; 4 Antro del Fauno; 5 Tana della Guerra, Sassorosso; 6 Grotta di Ponte Nero; 7 Grotta di Ponte Maggio; 8 Grotta del Pugnale, Villa Collemandina; 9 Grotta delle Fate di Calomini, presso Vergemoli; 10 Grotta delle Fate, Coreglia; 11 Grotta delle Fate, Corvino; 12 Grotta dei Cinghiali, Villa Colemandina; 13 Caverna del Frate, Villa Collemandina; 14 Caverna dei Fraticelli, Villa Collemandina; 15 Grotta dei Pipistrelli, Villa Collemandina; 16 Grotta delle Gracchie, Villa Collemandina; 17 Grotta di Giovan Nicola, Villa Collemandina; 18 Tana Grande o delle Pilette, Villa Collemandina; 19 Grotta della Volpe, Villa Collemandina; 20 Fenomeni carsici nella zona dell'Orecchiella.

Garfagnana

EMILIA ROMAGNA

TOSCANA VILLA VENTASSO MINOZZO

SILLANO GIUNCUGNANO Sillano-Giuncugnano ● VILLA ● Villa Collemandina COLLEMANDINA ● ● Piazza al Mappa della Garfagnana Mappa della Garfagnana

Mappa della Provincia di 1. Grotta delle Fate di Soraggio Guardando il Monte Ripa da Rocca Soraggio si trova la Tana delle Fate di Soraggio. La leg- genda vuole che le Fate risultano specializzate nel fare il bucato sulle rive del fiume dove poi stendono i panni ad asciugare durante l'estate; in inverno invece si ritirano a tessere e filare nelle tane. La Tana delle Fate si trova a 860 metri in località Seminabbia, per arrivare a questa grotta ci vuole un minimo di attrezzatura per scalare un dislivello di circa m. 5 che si trova a pochi metri dall'entrata. Quando arriviamo troviamo una grotta lunga circa 180 metri e larga 6, illuminata dalla luce del giorno, dalla quale partono tre gallerie; la più grande con un diametro medio di circa 6 metri, ed entra nel fianco del monte per 383 metri in direzione est. Le altre due invece, di piccole dimensioni, sono poste ad un livello più alto rispetto alla grotta iniziale e sono percorribili solo in ginocchio; percorrendo la prima troviamo dopo pochi metri un laghetto, la seconda è stata esplorata soltanto una piccola parte. I reperti trovati sono sufficienti a documentare la frequentazione umana della caverna in epo- ca romana, nel periodo compreso tra il II e il IV secolo d.C. 2. Grotta di Castelvenere, Fabbriche di Vallico La Buca di Castelvenere, detta anche di Casteltendine, si apre, a quota 700 m. s.l.m., sul ver- sante sud orientale del Monte Penna, nella valle della Turrite Cava, nel Comune di Fabbriche di Vallico. Il tratto iniziale della buca, ampio e a forma di imbuto è percorribile con la luce naturale ed è lungo circa 50 metri. Al termine di questo si aprono due rami: quello di sinistra, da cui fuo- riesce un ruscello, è stato esplorato dal Gruppo Speleologico Bolognese per circa 1.700 metri; quello di destra asciutto, termina dopo circa 140 metri. La buca è comunque interessante più per gli aspetti storici che per quelli naturalisti e speleologici. Indagini archeologiche effettuate negli ultimi trenta anni hanno consentito il recupero di numerosi reperti, che dimostrano la lun- ga e antica frequentazione dell’antro con evidente scopo culturale. La sacralità del luogo era certamente connessa con il ruscello che sgorga direttamente dalla grotta e gli stessi reperti evidenziano, almento per certe epoche, l’esistenza di un culto delle acque, cui probabilmente si attribuivano proprietà salutari o associate alla fecondità. Poco a valle della grotta sono visibili i resti di un muraglione in pietra di cronologia incerta, forse costruito per scopi difensivi e militari. Tra i reperti di epoca etrusca e romana rinvenuti durante gli scavi, ed oggi esposti nel Museo Nazionale di Villa Guinigi a Lucca e nel Museo Archeologico a Castelnuovo di Garfagnana, meritano una particolare attenzione i bellissimi bronzetti votivi etruschi. 3. Grotta delle Cento Camere Ha il suo ingresso alto quasi 2 metri e largo altrettanto, ed è lunga 31 metri. Si entra e si percorre fino alla fine per una via quasi diretta. In qualche spazio però si restringe e si abbassa. Alla fine troviamo una freschissima fonte. Questa caverna si trova in fondo al luogo detto Tre valli, scendendo e camminando lungo un tratto verso settentrione sulla cima di un precipitoso declivio ai piedi di una rupe. Si deve all’insostituita e preziosissima sequenza di indagini sulle grotte della Garfagnana con- dotta dal Gruppo Archeologico di Castelnuovo in una felice e pionieristica stagione di ricerche, fra gli anni '70 e '80 del secolo scorso, l’individuazione e l’esplorazione della Grotta delle Cen- to Camere che si apre nel massiccio della Pania. L’ipotesi formulata alcuni anni fa, al Convegno di Sestino del 1997 dedicato all’Appennino tra antichità e medioevo, è che le grotte siano frequentate, a partire dal III secolo, non tanto come luogo di rifugio in frangenti storici che iniziano ad essere calamitosi anche per l’Italia, ma in un contesto di rinnovato interesse per le risorse e le potenzialità della montagna. Le attività silvopastorali, di boscaioli, pastori, carbonai, che difficilmente possono lasciare tracce archeologiche distintamente percipibili, soprattutto nei territori di montagna, avrebbero trovato un punto di riferimento nelle grotte “luoghi di rifugio ‘protetti’ dalla loro sacralità, in una convivenza con le divinità della natura che vi abitano che può essere acquistata con l’offerta di monete trovate in queste grotte”. 4. Antro del Fauno 5. Tana della Guerra, Sassorosso Alla distanza di circa 1 chilometro dal paese di Sassorosso si vede una caverna o spelonca detta della Guerra, perché più volte servì di nascondiglio alle persone che vi si ricoveravano nei tempi delle antiche guerre cui andò soggetta la Garfagnana. Dal sentiero che vi conduce, salendo per un erboso poggio, si giunge ad una piazzetta, da dove si scorge l’ingresso della caverna, che è largo circa 5 metri ad alto 6. Appena entrati c'è un vasto salone di figura assai regolare. Ha una lunghezza di circa 34 metri, larghezza di 5, e altezza di 7, le cui pareti, il volto ed il pavimento sono di sasso calcareo. Volgendo destra si passa in un altro spazio lungo 8 metri, largo 3, alto 4. Continuando nella stessa direzione, da questa camera si passa in un corridoio, largo 2 metri, e lungo 14 assai al- to e asciutto; il corridoio continua per altri 5 metri e, a differenza del precedente, contiene molt’acqua, ma si può transitare senza pericolo. Attraversato anche questo, si accede ad un’altra bellissima caverna a forma di camera, lunga 11 metri, larga 3, e molto alta; qui la grotta finisce. Ovunque, tranne nel salone, le pareti e le volte sono incrostate di stalattiti. Da Sassorosso (nella strada per Corfino prendere il bivio segnato Massa di Sassorosso) pro- seguire pochi metri sopra fino al valico e lasciare la macchina in un ampio spiazzo, proseguire sulla strada per qualche metro fino a superare una collinetta sulla sinistra con sopra una fon- tanella. Qui prendere la strada sterrata in piano e seguirla fino a superare il solco del rio che scende verso il fiume. Qui attraversare il filo spinato e scendere per i campi fino ad incontrare, proprio a fianco del filo spinato, una traccia che taglia il pendio in orizzontale e segnata con frecce e segni rossi che puntano sulla destra e portano fino ad un ampio sottoroccia Qui proseguire ancora per 100/150 metri e quindi seguire sulla destra una evidente traccia per una decina di metri fino alla grotta che comunque si intravede dal sentiero. 6. Grotta di Ponte Nero 7. Grotta di Ponte Maggio 8. Grotta del Pugnale, Villa Collemandina 9. Grotta delle Fate di Calomini, presso Vergemoli I primi reperti furono scoperti nel 1977 nella grotta chiamata 'Buca delle Fate' vicino a Calo- mini, si tratta di una piccola grotta sepolcrale eneolitica, all’interno della quale furono rinvenute ossa umane appartenenti ad almeno 28 individui. 10. Grotta delle Fate, Coreglia Il nuovo ramo parte da una delle salette situate in prossimità del vecchio termine della grotta. Uno stretto cunicolo sulla destra porta ad una condotta che sfocia in una grande (per Coreglia si intende) galleria. Verso valle la galleria porta ad incontrare il torrente che si sente rumo- reggiare in diversi punti della grotta sensa mai riuscire a vederlo. Pochi metri e il torrente si getta in un laghetto senza sbocco. Verso monte, invece, la galleria continua, alta sino a 4 metri, per una cinquantina di metri sino a che il soffitto si abbassa quasi al pelo dell’acqua di una pozza stagnante. Nei periodi di ma- gra è possibile passare al di là di questo pseudo sifone, immergersi completamente nell’acqua, raggiungendo cosi un torrentello (lo stesso che si incontra seguendo l’altra dirama- zione) che provenendo da una piccola galleria si infila in una piccola fessura laterale. Risalendo, la galleria si fa più ampia e prosegue con qualche svolta sino ad un nuovo pseudo sifone anch’esso superabile grazie a qualche centimetro di aria libera. La galleria continua per altri cento metri sino ad un sifone vero e proprio da cui esce il torrentello. Tutta la grotta è scavata nella formazione della 'Maiolica' qui particolarmente ricca di noduli di selce. Le nuove gallerie seguono l’andamento generale della grotta, che è legato a fratture con orientamento NW-SE. È probabile che il torrente che scorre in questa diramazione pro- venga da perdite situate nel rio della Foresta, affluente del rio Dezza, mentre si può escludere un qualche rapporto con il vicino torrente Segone. Lo sviluppo spaziale delle nuove gallerie è di 250 metri, il che porta lo sviluppo totale di questa grotta a circa 1.000 metri e forse più (purtroppo mancano dati attendibili sullo sviluppo reale della parte gia nota della grotta, ma in base al rilievo esistente si può stimare in circa 850 metri). Va precisato che il punto di attacco del nuovo rilievo con il vecchio non è sicuro po- ichè il rilievo esistente non permetteva una precisa individuazione del punto di inizio del nuovo ramo. Da Lucca, in direzione di Castelnuovo Garfagnana, a circa metà strada seguire le indicazioni per Barga. Prima di arrivare a Barga indicazioni per Coreglia Anteminelli. Poco prima di entra- re nel paese di Coreglia, su una curva a Sinistra, dove si lasciano le automobili, parte una stradina a destra (poco più di un viottolo chiuso da una sbarra) che porta in venti minuti al fiu- me in fondo alla valle. Qui si trova il deposito dell’acquedotto, si attraversa il fiume e seguen- do le tracce di sentiero si arriva all’ingresso della grotta in cinque minuti. 11. Grotta delle Fate, Corvino 12. Grotta dei Cinghiali, Villa Colemandina La Grotta dei Cinghiali era un ‘antro delle Ninfe’ tardoantico in cui si perpetuava il culto delle forze della natura che trovava nelle figure femminili delle grotte il punto di riferimento. Le monete trovate a seguito dell’attività di ricerca continuata nella grotta anche dopo i saggi del 1980 confermano la consistenza e la cronologia della frequentazione della grotta, intensa soprattutto fra la seconda metà del IV e la prima metà del V secolo, e potrebbero concedere una chiave di lettura anche per altri oggetti metallici d’età romana recuperati nella Grotta. 13. Caverna del Frate, Villa Collemandina Il nome a questa spelonca è dato da una specie di statua naturale che dà l’idea della figura di un frate. Si trova dopo la rocca, e vi si entra agevolmente, ma poi si rende difficile il girarla per la diversità dei piani e per esservi un fondo assai pericoloso. È lunga 55 metri. 14. Caverna dei Fraticelli, Villa Collemandina Si vede nel bosco e vi si entra per una piccola apertura. Dopo circa 10 passi, volgendo a set- tentrione, si va assai comodamente fino ad un certo punto, ma poi si rende più difficile il pro- seguire oltre. Si divide in tre rami; il 1° va in alto, ed è lungo 8,40 metri; il 2° in discesa è di 16,80 metri. Questa caverna è molto bella e la volta è carica di stalattiti, curiosamente forma- te, le quali pendono anche dalle sponde, l’altezza è di quasi 12 metri. Nel mezzo c'è una spe- cie di cupola e di guglia. Il 3° ramo è inferiore come bellezza ed è lungo 60 metri. 15. Grotta dei Pipistrelli, Villa Collemandina È una delle più belle, ed è posta verso mezzogiorno, di fronte a Corfino, nel luogo detto Monte Valicato. L’ingresso però è angusto, ed in discesa: bisogna quindi andar carponi per una lunghezza di 3,60 metri. A quel punto può camminarsi in piedi, e dopo 7,20 metri si entra in un salone lungo 36,20 metri, largo sul principio 6, in mezzo 4,80, più innanzi 10. Forma quindi una specie di croce, da prima alta 7,20 metri e sul fine ancora più larga: a destra si incontra un corridoio che si dirige all’insù, lungo 14,40 metri e finisce in una specie di nicchia capace di contenere un uomo. Sulla cima del salone si trova un altro corridoio a destra, lungo 8,40 metri che in principio sale, poi pianeggia, poi discende. Da questo si passa in una camera quasi rotonda, di diamtero 10 metri. Questa caverna sembra una chiesa con coro, sagrestia e orchestra- Tutto è ricoperto da grandi stalattiti, e sembrano drappelloni, festoni e simili. Nella stanza minore esiste una piramide formata dallo stillicidio della volta, ed è di 60 centimetri di diametro e di 1,80 metri di altezza. 16. Grotta delle Gracchie, Villa Collemandina È distante dalla precedente circa 48 metri ed ha una grandissima apertura. Vi si ammira un grande arco di circa 36 metri di altezza e larghezza, passato il quale si incon- tra come una porta alta 12 metrie larga 6. Salendo si cammina nella cavità per circa 36 metri senza bisogno di luce, ricevendo luce dall’ingresso. Ha poi intorno a sé altre piccole caverne di poco pregio. 17. Grotta di Giovan Nicola, Villa Collemandina È distante dall’altra delle Gracchie circa 400 metri: ha due ingressi divisi l’uno dall’altro da uno spazio di 12 metri. Il primo è assai grande; il secondo è alto 1,80 metri. Fatti pochi passi si uniscono dando una larghezza totale all’ambiente di 10 metri e 6 di altezza. La lunghezza del primo ingresso è di 30 metri e del secondo di 12,60. 18. Tana Grande o delle Pilette, Villa Collemandina La più bella forse delle caverne che si ammirano in Garfagnana, per abbondanza di stalattiti e stalagmiti che variamente ne adornano le pareti ed il suolo, si trova nelle vicinanze di Corfino. La sua apertura d’ingresso è di forma quasi circolare e del diametro di 4,80 metri. Entrando vi sono due stanze ed altrettanti corridoi, in uno dei quali sgorga da un lato una piccola fonte. L’acqua, che esce da una fenditura della grotta, cade sopra uno scoglio incrostato di stalattiti, della forma di una piccola pila o vaschetta. Vi sono anche in altri punti dei simili pilastri formatisi naturalmente in forza di depositi ed incrostazioni calcaree, i quali sporgono in fuori dalle pareti, e forse per questo la caverna è anche chiamata la grotta delle Pilette. Gli abbondanti depositi, e le incrostazioni di carbonato calcare, ingombrano in parte il vacuo interno dei corridoi e delle stanze, per cui non si può assegnare con precisione la loro altezza, che è diversa nei vari punti, secondo la maggiore o minore quantità e lunghezza delle stalattiti. Il primo corridoio, posto a guisa di vestibolo fra l’apertura d’ingresso e la prima stanza, è a sufficientemente illuminato. Vi è però bisogno di luce artificiale volendo inoltrarsi a vedere le altre stanze. La distanza di questa caverna dal paese di Corfino è di circa 45 metri. 19. Grotta della Volpe, Villa Collemandina Un’altra caverna esiste pure in quelle vicinanze detta la Grotta della Volpe. Vi si entra per un’apertura simile ad una porta curvata e alta 1,80 metri. Quest’altezza cresce nell’interno della cavità che presenta una specie di corridoio largo 2,40 metri e lungo 9,60. La volta e le pareti laterali abbondano di stalattiti. Le stalattiti hanno la solita forma di coni in- versi, di piccolo cilindri o colonnette. 20. Fenomeni carsici nella zona dell'Orecchiella a cura del Gruppo Speleologico Paletnologico Gaetano Chierici Si tratta di una zona carsica poco conosciuta al mondo speleologico perché oscurata dalle po- tenzialità esplorative delle vicine Alpi Apuane; nonostante ciò ricca di importanti fenomeni pa- esaggistici e naturali di rara bellezza. Quest’area carsica è posta nella provincia di Lucca, a nord-ovest di Castelnuovo Garfagnana, sul versante meridionale dell’Appennino Tosco-Emiliano ai confini dei crinali di Modena e Reg- gio Emilia. La zona interessa i Comuni di: a. , b. Sillano, c. San Romano, d. Villa Collemandina. I principali massicci montuosi sono separati da profondi canyon, quali quello del: a. Rio Rimonio, b. Fiume a Corte, c. Serchio di Soraggio, d. Il Fiume, torrenti che sporadicamente si inabissano generando importanti complessi sotterranei. I tre maggiori affioramenti carsici: a. la Pania di Corfino, b. la Ripa di Soraggio, c. Sassorosso. Questi sono costituiti da unità toscanidi così ordinate a partire del basso: a. calcari neri e marne triassici (Retico) a Rhaetavicula contorta, affiorante nella Tana della Guerra, incisione de 'Il Fiume' e degli altri corsi d’acqua, b. calcari grigio-scuri, massicci e calcari dolomitici grigio-chiari giurassici (Lias) di piattaforma che si mostrano in tutta la loro potenza sulle pareti della Ripa e della Pania, scalzati alla base dai più cedevoli calcari triassici, d. sottili coperture di “rosso ammonitico”, Lias. Lo spessore complessivo delle rocce carbonatiche è di circa 400 metri, equamente divisi tra i primi due litotipi. Le grotte Dal 1969 ad oggi il GSPGC di Reggio Emilia si è dedicato all’esplorazione sistematica della zona, portando il numero delle grotte conosciute a quasi un centinaio. La maggior parte delle grotte, a differenza di quelle delle vicine Alpi Apuane, è composta da residui di antiche gallerie successivamente riempite da rilevanti fenomeni di concreziona- mento. Un tipico esempio di queste cavità sono: 1. Tana delle Fate di Soraggio, TLU 41, dislivello 11 m. sviluppo 1.000 m. 2. Porta della Ripa, TLU 752, dislivello -75 m. sviluppo. 1.120 m. 3. Antro del Fauno, TLU 1382, dislivello +65 m. sviluppo 350 m. 4. Tana della Guerra di Sassorosso, TLU 264, dislivello +7 m. sviluppo 81 m. 5. Tana di Magnano, TLU 162, dislivello 25 m, sviluppo 400 m. Una seconda tipologia è rappresentata dai ringiovanimenti attualmente attivi, ad andamento prevalentemente verticale, risultato delle più recenti esplorazioni. Ne sono un esempio: 1. Abisso Luigione, TLU 1572, dislivello -190 m. sviluppo 700 m. 2. Inghiottitoio del Rio Rimonio, TLU 1761, dislivello -180 m. sviluppo 400 m. 3. Inghiottitoio dei Casini di Corte, TLU 1691, dislivello -122 m. sviluppo 173 m.

Tana delle Fate

Tana della Guerra

Itinerari speleologici 1. Porta della Ripa Durante le escursioni che si sviluppano lungo vecchie mulattiere, attraverseremo antichi al- peggi disabitati, vedremo gli ingressi delle grotte più importanti con la possibilità di entrare alla Porta della Ripa, grotta scoperta dal GSPGC nel 1982. Ha uno sviluppo reale di oltre un chilometro con ampie gallerie disposte a vari livelli lungo una evidente frattura. Subito dopo l'ingresso si affronta l'ampia diaclasi inclinata e in forte penden- za. Questa frattura presenta alcuni rami, il più rilevante è il 'Ramo della Panna', stretto corri- doio sulla sinistra a cinquanta metri dall entrata. Scendendo la frattura incontriamo una prima sala di crollo e poi la 'Sala dell'Unione' prospi- ciente all unico pozzo della cavità, una verticale di 16 metri chiamato 'Pozzo dell Asino'. Qui si può notare la genesi della cavità originata inizialmente dall'incrociarsi di due grandi fratture angolate fra loro di circa 45º. Dalla 'Sala dell'Unione' si dipartono due rami ascensionali di cui uno sulla sinistra termina quasi subito e uno sulla destra porta, dopo alcuni metri superabili in contrasto, alla 'Sala della Conchiglia', dopodiché questa chiude. 4. Tana di Magnano Fu scoperta casualmente durante la costruzione della rotabile Magnano Corfino. Un minatore, addetto alla costruzione, muovendo un masso dalla roccia fiancheggiante la strada, si sentì sfuggire di mano il palo di ferro che scivolò in una fessura, allargata la quale si presentò l'accesso a questa grotta che è fra le migliori e più interessanti della regione. La facilità di accesso, la vicinanza della caverna a grosse borgate hanno contribuito ad attrar- re numerosi visitatori i quali desiderosi di riportare un ricordo delle bellissime concrezioni, han- no rovinato quasi tutto quello che per mole era facilmente trasportabile. L'ingresso della grotta è a lato della strada, di facilissimo accesso e facile percorribilità.

Inghiottitoio del Rio Rimonio, il pozzo 47 Bibliografia essenziale 1. D. PACCHI, 1785, Ricerche istoriche sulla provincia della Garfagnana; 2. L. RICCI, 1788, Corografia dei territorj di Modena, Reggio e degli altri Stati già appartenenti alla Casa d Este; 3. G. TIRABOSCHI, 1825, Dizionario Topografico Storico degli Stati Estensi; 4. C. RONCAGLIA, 1847, Statistica generale degli Stati Estensi; 5. G. JERVIS, 1874, I tesori sotterranei dell Italia; 6. C. ZOLFANELLI, V. SANTINI, 1874, Guida alle Alpi Apuane 7. R. RAFFAELLI, 1879, Descrizione geografica storica economica della Garfagnana; 8. L. QUARINA, 1910, Appunti di Speleologia della Garfagnana; 9. A. BRIAN, C. MANCINI, 1913, Caverne e grotte delle Alpi Apuane; 10. F. BIANCHI, E. CIARANFI, M. LEVI, 1928, “Grotte di Toscana, il Bacino del Serchio di So- raggio (Garfagnana)”, in “Le Grotte d Italia”, a. III, n.1; 11. B. LANZA, C. MARCUCCI, 1958, “Note su alcune grotte della Toscana con cenni sulla loro fauna, La Tana del Leccio n. 163 T”, “Rassegna Speleologica Italiana, A. v; 12. B. PEZZAROSSI, 1969, “Spedizione a Corfino”, in “Attività GSPGC 1969” Bollettino GSP- GC Reggio Emilia; 13. M. CREMASCHI G. TERENZI, 1969, “Ricerche paletnologiche nell'affioramento di calcare di Corfino - Sassorosso”, in “Attività GSPGC 1969”, Bollettino GSPGC Reggio Emilia; 14. M. CREMASCHI, 1970, “Nuove esplorazioni nella valle di Soraggio”, in “Attività GSPGC 1970”, Bollettino GSPGC Reggio Emilia; 15. O. BEDUINI, 1984, “La Porta della Ripa”, in “Ipoantropo 1984”, Bollettino GSPGC Reggio Emilia, pag. da 8 a 12; 16. C. CATELLANI, 1988, “Nuove esplorazioni alla Ripa di Soraggio”, in “Speleologia n.19»”; 17. G. PENSABENE, J. LA MORGIA, 1989, in “Ministero dell Agricoltura e Foreste, Parco Na- turale dell'Orecchiella”; 18. C. CATELLANI, 1990, “L'Abisso Luigione”, in “Talp n.2”; 19. C. CATELLANI, A. DAVOLI, W. FORMELLA, M. FRANCHI, M. MALVINI, 1995, “Le grotte della Ripa di Soraggio e della Pania di Corfino”, in “Ipoantropo 1995”, Bollettino GSPGC Reggio Emilia; 20. C. ROMITI, P. TRAPASSO, 1999, “Grotta dell Angelo, Alpi Apuane”, in “Tuttospeleo n. 6”, Bollettino GSAM Gruppo Speleologico Alpi Marittime 21. C. CATELLANI, A. DAVOLI, W. FORMELLA, 2001, “Trenta anni di attività del GSPGC in Toscana, dalla al mare”, in “Talp n. 23”; 22. M. SIVELLI, 2003, “Inghiottitoio dei Casini di Corte”, in “Speleologia n. 49”; 23. C. CATELLANI, 2003, “L'inghiottitoio dei Casini di Corte”, in “Talp n. 27”; 24. C. CATELLANI, 2005, “Un torrente sotterraneo nel Parco Nazionale dell'Appennino Tosco- Emiliano”, in “Speleologia n. 52”.