Rivista mensile della Giunta provinciale di 9/2006 di Bolzano provinciale mensile della Giunta Rivista IN CASO DI MANCATO RECAPITO INVIARE AL CPO BZ PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE PREVIO PAGAMENTO RESI AL MITTENTE PREVIO PAGAMENTO PER LA RESTITUZIONE INVIARE AL CPO BZ RECAPITO DI MANCATO IN CASO autonoma

PROVINCIA Editoriale Sommario 1 Immagini a rischio La foto dell’Accordo

2 Il mondo e l’ Cosa è successo nel XX secolo

4 Il vento della Guerra fredda 22 In uno spirito di equità e di L’Alto Adige, una virgola nella grande Storia comprensione L’Accordo di Parigi firmato da Degasperi e Gruber 6 Ieri e oggi 1946/2006: come cambia l’Alto Adige 24 Biglietto di ritorno ma non , autodeterminazione Presidente della Provincia 8 Un salto nel buio Le dirette conseguenze dell’Accordo di Parigi Alto Adige 1945/46: l’ora zero 26 Il rientro, questione cruciale Intervista con Ludwig Steiner, L’importanza a Parigi Segretario di Karl Gruber di ricordare 27 L’Accordo, la strada giusta Intervista con Giulio Andreotti, nel 1946 stretto collaboratore di Alcide Degasperi 60 anni che ci separano dalla firma dell’Accordo di Parigi sono un’oc- 28 Todeschi de Bolzan Icasione di gioia o di rammarico? Le Il rapporto dei trentini verso gli altoatesini, opinioni a tale riguardo possono essere il ruolo della Regione discordanti. Ma una cosa è certa: l’Ac- cordo firmato da Karl Gruber e da Alcide 30 Dal Trattato al Pacchetto Degasperi, il 5 settembre del 1946, è stato 10 I titoli sull’Accordo è stato il politico che il primo passo verso l’attuale Autonomia. Le reazioni della stampa dell’epoca dall’Accordo di Parigi ha sviluppato il Pacchetto Nel 2006 l’Alto Adige è una terra che vive e il nuovo Statuto di autonomia nel benessere e che offre una patria a tre 12 Minoranza nella minoranza gruppi etnici. L’anniversario dei 60 anni Con la fine della guerra i ladini speravano in 31 L’Alto Adige cresce verso l’Europa dell’Accordo di Parigi è perciò soprattut- una tutela giuridica del loro gruppo etnico Dall’Accordo di Parigi all’impegno dentro to un’occasione per ricordare il punto di l’Unione Europea partenza di questo sviluppo positivo. Ogni altoatesino, di madrelingua tede- 32 Modello per il Tibet sca, italiana o ladina deve aver chiaro il concetto che la sicurezza economica, la 33 Un’autonomia per tutti pacifica convivenza e le grandi oppor- Cos’ha l’Alto Adige che altre Regioni non hanno? tunità future offerte oggi dall’Alto Adige non sono qualche cosa di ovvio. 35 Responsabilità da condividere In tempi caratterizzati da una frequen- Dall’Accordo ai rapporti tra i gruppi e con Roma te insoddisfazione nei confronti della politica è perciò importante non solo 37 Gli USA e Bolzano rafforzare la consapevolezza del passato 14 Mendranza tla Mendranza L’Alto Adige e gli altoatesini visti dall’America dell’Alto Adige e fare conoscere la sua La situaziun di Ladins do la storia, ma anche sottolineare il fatto che secunda vera dl monn 40 Cambia la società, una convivenza pacifica è fatta di com- cresce l’autonomia promessi. Ciò valeva per le trattative che 15 I testimoni raccontano… XXI secolo: si evolve il tessuto socioeconomico hanno portato all’Accordo di Parigi e vale Nove testimoni dell’epoca – e la specialità altoatesina si adegua anche oggi. dal politico all’insegnante, dal rioptante all’uomo di stampa – ricordano il loro 42 Da Parigi verso il futuro personale dopoguerra Tutela delle minoranze nell’UE: ecco perché l’Accordo sarà sempre attuale 20 Cronaca 1945/1946 Dalla fine della guerra all’Accordo di Parigi, 45 Libri, studi & pubblicazioni piccoli passi tra maggio 1945 e settembre 1946 Un po’ di bibliografia sull’Accordo di Parigi

Provincia autonoma Settembre 2006 L’Accordo, la foto Ufficio Audiovisivi

Immagini a rischio Quando per un dato territorio un evento storico viene ad assumere un particolare significato, è normale che l'evento divenga oggetto di ricorrenti commemorazioni. E per rievocare e ripensare un fatto storico abbiamo bisogno di immagini che ce lo rendano più vicino, più concreto e quindi più comprensibile.

er eventi accaduti nell’ultimo secolo ciò za è indicativa di come l’intesa tra Italia ed prio alla firma di quell’accordo. Si tratta di significa disporre di una fotografia, che rivestisse allora un’importanza me- un esempio illuminante dei rischi insiti nel- Pritragga i protagonisti dell’evento e che diatica relativa se paragonata a ciò che negli l’uso massiccio e talvolta disinvolto delle im- dal lontano e impaUSPbile passato ce li ri- stessi giorni stava avvenendo nella capitale magini, veicolo straordinario di conoscenza porti in carne ed ossa davanti agli occhi. francese, ovvero la discussione dei trattati di e di emozioni, ma anche fonte facilmente Una foto dei protagonisti è d’obbligo so- pace tra i vincitori e gli sconfitti della Secon- manipolabile e svincolabile dal suo contesto prattutto di fronte ad un momento solenne da guerra mondiale. originario. Si tratta anche di un caso interes- ed ufficiale come la firma di un trattato tra In tutti questi anni la mancanza di im- sante di “costruzione della memoria”, che rappresentanti di diverse nazioni. Anche le magini dell’accordo è stata compensata da ha finito per identificare nell’immaginario periodiche celebrazioni dell’accordo Dega- alcune fotografie scattate negli anni succes- collettivo l’accordo di Parigi con l’immagine speri-Gruber sono state accompagnate da sivi all’accordo di Parigi e che ritraggono i della stretta di mano che Degasperi e Gru- fotografie che ritraevano i due protagonisti due uomini politici in occasioni di incontri ber si diedero invece a Roma cinque anni e nell’atto di concludere l’accordo. Peccato ufficiali svoltisi tra il 1948 e il 1952. In molti mezzo dopo, in occasione della firma del- però che, per quanto ne sappiamo, quel lon- casi queste foto sono state utilizzate per il- l’accordo culturale italo-austriaco. ■ tano 5 settembre 1946 non ci fosse alcun fo- lustrare l’intesa di Parigi, accompagnate da tografo ad immortalare l’evento! Tale assen- didascalie errate che le riconducevano pro- Andrea Di Michele

Provincia autonoma Settembre 2006 1 Il XX secolo inAlto Alto

Dopo la tregua tra Dopo la tregua dell’Italia con gli Il Ministro degli esteri austriaco, Karl l’Austria-l’Unghe- alleati, l’8 settembre, le truppe Gruber, ed il suo omologo italiano, ria e l’Italia del 3 tedesche ritornano ad occupa- Alcide Degasperi (che era anche a novembre, le truppe italia- re l’Alto Adige. Il 10 settembre, capo del governo), firmano l’accor- ne entrano nell’attuale territo- do che, diventato poi famoso con rio dell’Alto Adige. Subito dopo il nome di Accordo di Parigi, viene l’occupazione l’Austria circonda incluso, come “allegato” dell’articolo ermeticamente l’Alto Adige. Il 10, nel Trattato di pace con l’Italia.

10 ottobre 1920 entra in vigore la Wien Universität Institut für Zeitgeschichte, Esso è volto a garantire ai sudtirolesi legge sull’annessione; l’Alto Adi- ge diventa ufficialmente parte in- Il 22 maggio Hitler e Mussolini tegrante del territorio italiano. sottoscrivono il “Patto d’ac- ciaio”. Hitler vuole risolvere la questione dell’Alto Adige con il “trasferimento forzato” che vie- Duschek-Pichler ne affidato al comandante delle SS, Heinrich Himmler.

Il 22 giugno una commissione mista, composta da tedeschi e italiani, decide di risolvere la

questione dell’Alto Adige con Germania Norbert Noss, fotografico Archivio il trasferimento della popola- zione. Il cosiddetto Accordo di su ordine di Hitler, le province opzione viene firmato il 21 otto- di Bolzano, Trento e Belluno

bre. L’86% dei sudtirolesi “opta” vengono trasformate nella zona Archiv Carandini Archiv per la cittadinanza tedesca. operativa delle Prealpi. 1918 1939 1943 1946

Il 1° settembre le truppe Il 16 ottobre vengono eseguite le dell’esercito tedesco mar- condanne a morte del processo ciano in territorio polacco di Norimberga. Il processo contro dando inizio alla Seconda 22 criminali di guerra del governo guerra mondiale. Le vittime nazionalsocialista, apertosi il 20 sacrificate a questa guerra, novembre 1945 davanti ad un Tri- fino alla sua conclusione nel bunale militare internazionale ap- 1945, oscillano tra i 55 ed i 60 positamente istituito, vede imputati milioni di persone. APA / Magnago APA

APA Nel mondo: il 9 novembre l’impera- Il 19 aprile esplode la rivolta tore tedesco Guglielmo fugge del ghetto di Varsavia. Il ghetto da Berlino, due giorni dopo dell’attuale capitale polacca fu l’imperatore d’Austria e Un- costruito durante la Seconda gheria, Carlo, va in esilio; viene guerra mondiale dai nazional- così sancita la fine di entrambe socialisti per rinchiudervi gli

le monarchie. / SV-Bilderdienst APA ebrei europei.

2 Provincia autonoma Settembre 2006 Calendario AdigeAdige e nel mondomondo

di lingua tedesca i medesimi diritti Il 1° gennaio entra in vigore la Il 22 novembre l’assemblea della popolazione italiana e l’auto- Costituzione repubblicana straordinaria della SVP, riunitasi nomia. dell’Italia che, all’articolo 116, a Merano, approva il Pacchetto e prevede l’autonomia per la Re- il calendario operativo con una gione -Alto Adige. L’As- maggioranza risicata. L’insieme semblea costituente approva a dei provvedimenti confluiti nel Archiv Athesia Archiv Archiv Athesia Archiv

Il 19 giugno gli ambasciatori dell’Italia e dell’Austria presso l’ONU consegnano al Segretario Generale delle Nazioni Unite Boutros-Ghali la “quietanza li- beratoria”. Il 30 gennaio il pre-

Institut für Zeitgeschichte, Universität Innsbruck Universität Institut für Zeitgeschichte, sidente del Consiglio italiano, Roma il 29 gennaio lo statuto secondo Statuto di autonomia Giulio Andreotti, dichiara at- della neo-costituita Regione. entra in vigore il 20 gennaio tuato il Pacchetto. Nel corso di Contestualmente viene ema- 1972. un’assemblea straordinaria della nato il decreto in favore degli SVP, l’82,6% dei delegati si espri- optanti, che costituisce il fon- me, con votazione segreta, a fa- damento per il riacquisto della vore della consegna della “quie- cittadinanza italiana da parte tanza liberatoria”. Il Governo ed dei sudtirolesi che nel 1939 ave- il Parlamento del Tirolo, nonché vano optato per la cittadinanza il Parlamento austriaco, ne pren- tedesca (la “riopzione”). dono atto favorevolmente. 1948 1969 1992

personalmente, per la prima volta 21 luglio. Neil Armstrong ed Ed- nella storia, politici e militari, non- win Aldrin sono i primi uomini APA / Ullsteinbild ché dirigenti del mondo economi- che giungono sulla luna. In co, con l’accusa di aver pianificato e quell’occasione Armstrong pro- condotto una guerra di aggressione nunciò la celebre frase: “Que- e di aver ucciso di milioni di perso- sto è un piccolo passo per un ne in campi di concentramento e di uomo, ma un grosso balzo per sterminio. l’umanità”. L’atterraggio sulla APA / epa APA luna costituisce uno dei mo- Il 10 dicembre l’Assemblea gene- menti culminanti della rivalità rale delle Nazioni Unite approva tra USA ed Unione Sovietica per Il 7 febbraio, nella città olandese APA / Ullsteinbild APA la Dichiarazione universale dei la conquista dello spazio. di Maastricht, viene firmato il diritti dell’uomo. Anche se, in Trattato sull’Unione europea, quanto dichiarazione, essa non che rappresenta il primo passo possiede carattere vincolante a sulla via di una definitiva Costi- APA / Ullsteinbild APA livello internazionale, viene tut- tuzione europea. tavia generalmente considerata come parte integrante del diritto internazionale consuetudinario.

Provincia autonoma Settembre 2006 3 Il vento della Guerra fredda Per comprendere i motivi della stipula dell’accordo tra il ministro degli Esteri austriaco Karl Gruber e il Ullstein APA/Foto ministro degli Esteri italiano, Alcide Degasperi, è necessario allargare lo sguardo dalla disputa tra due Paesi per le sorti dell’Alto Adige ai difficili rapporti tra i quattro “Grandi” vincitori della guerra (Stati Uniti, Unione Sovietica, Gran Bretagna e Francia).

n quel frangente la questione dell’Alto Adige fu tutt’altro che un problema bila- Iterale italo-austriaco, ma si inserì com- pletamente nel quadro della ridefinizione degli equilibri tra i Paesi europei all’avvio della guerra fredda. A pensarci bene, il ca- rattere internazionale della questione altoa- tesina è un po’ il filo rosso che unisce molti dei momenti fondamentali della storia del Sudtirolo negli ultimi 100 anni: era stato evi- dente nel 1918/19, quando fu fissato il con- fine al Brennero, lo fu appunto nel 1945/46 e lo sarebbe stato ancora nel 1960/61 (riso- luzioni dell’ONU a favore di nuove trattative italo-austriache) e nel 1992 (formale chiu- sura della vertenza internazionale davanti alle Nazioni Unite), così come continua ad esserlo anche oggi, quando di questione al- toatesina non si può parlare al di fuori del I rappresentanti delle potenze vincitrici riuniti al Castello di Cecilienhof nella Conferenza di Potsdam in una foto del 28 luglio più ampio quadro rappresentato dal proces- 1945: da sinistra in prima fila il premier britannico Clement Attlee, il presidente americano Harry S. Truman, il leader dell’Unione so di unificazione europea. Sovietica Josif Stalin. Alle loro spalle da sinistra l’ammiraglio William D. Leahy, consigliere del presidente americano, Ernest Bevin, ministro degli Esteri britannico, e il suo omologo americano James F. Brynes. Italia o Austria? tra le potenze vincitrici e reclamava quelle spiegarsi di un significativo movimento di La questione principale che si poneva conquiste territoriali ai danni del “nemico resistenza dopo l’8 settembre 1943 e già dal nel 1945 era la sorte dell’Alto Adige: doveva ereditario” che le erano state promesse nel marzo 1945 aveva riacquistato la facoltà di rimanere territorio italiano o ritornare al- 1915 in cambio del suo ingresso in guerra a stabilire relazioni diplomatiche con gli altri l’Austria? Si riproponeva per certi versi il di- fianco della Triplice Intesa. Paesi, ripristinando le proprie rappresen- lemma che si era posto alla fine della Prima Nel 1945 la situazione solo apparente- tanze diplomatiche nei Paesi alleati. Ben guerra mondiale. Nel 1918 il Sudtirolo era mente era più favorevole all’Austria. Era pur diversa la posizione dell’Austria, il cui go- austriaco, ma per diversi motivi la situazio- vero che adesso entrambi gli Stati facevano verno provvisorio guidato da Karl Renner fu ne era più favorevole ad un suo passaggio parte della schiera delle nazioni sconfitte e riconosciuto da Stati Uniti, Gran Bretagna e all’Italia piuttosto che al suo mantenimento che quindi l’Italia non si trovava più in una Francia soltanto nell’ottobre 1945, quando allo Stato erede dell’Impero austro-ungari- condizione di evidente vantaggio, ma a ben i “Grandi” avevano già deciso che il confi- co. L’Austria-Ungheria aveva perso la guerra vedere la sua posizione era comunque più ne del Brennero sarebbe dovuto rimanere e si stava disintegrando sotto la spinta delle favorevole. Poteva vantare venti mesi di sostanzialmente immutato. A livello diplo- rivendicazioni nazionali, mentre l’Italia era cobelligeranza a fianco degli Alleati e il di- matico, dunque, le possibilità di Roma di

4 Provincia autonoma Settembre 2006 Il quadro internazionalePagina

presentare le proprie richieste fu assai mag- giore di quella che ebbe Vienna. Ma a pesare ancor di più furono il quadro internazionale e gli interessi delle potenze vincitrici. L’Europa stava già piombando nella guerra fredda e soprattutto da parte americana si valutò attentamente quali esiti avrebbe prodotto sul nuovo alleato italiano la perdita dell’Alto Adige. Ancor prima del- la fine della guerra l’Italia assunse agli oc- chi degli americani l’immagine di frontiera dello scontro che andava annunciandosi tra Est ed Ovest. Questo sia per la sua vicinan- za alla zona di influenza sovietica che per la presenza di un forte partito comunista. In queste condizioni, come recitava un docu- mento delle autorità statunitensi, diveniva

fondamentale sostenere con ogni mezzo / CTK APA l’Italia, per consentirle di “resistere alle forze che minacciano di trascinarla in un nuovo totalitarismo e di lì in uno schieramento po- dine del giorno a livello internazionale la Ai sudtirolesi fu risparmiato il terribile litico diametralmente opposto agli interessi questione del rispetto delle minoranze na- trattamento subito dalle altre popolazioni degli Stati Uniti.” zionali, problema gigantesco per l’Urss e i di lingua tedesca che si trovavano al di fuori suoi stati satellite, che si apprestavano a ri- dei confini di Germania e Austria e tale esito Il conflitto Est-Ovest solverlo attraverso gigantesche favorevole non può consi- deportazioni di popoli. derarsi scontato, anche alla All’Italia stava per essere imposto un du- Quest’ultimo punto non va luce dell’opzione per il Reich ro trattato di pace, che comprendeva ampie dimenticato nel ritornare ai da essi espressa a larga mag- perdite territoriali lungo il confine orienta- problemi del dopoguerra e alla gioranza nel 1939. le, la cessione alla Francia di alcune località soluzione trovata in Sudtirolo Il merito degli Alleati, e prossime al confine e alla Grecia delle isole attraverso l’Accordo Degaspe- degli inglesi in particolare, del Dodecanneso, cui sarebbe seguita la ri-Gruber. I trattati di pace ri- fu quello di non essersi limi- perdita delle colonie africane. Gli americani disegnarono completamente i tati a sancire la permanenza ritennero che non si poteva indebolire ulte- confini dell’Europa orientale. dell’Alto Adige all’Italia, ma riormente l’Italia con la sottrazione dell’Alto La Germania perse enormi di aver “costretto” i due Paesi Adige, che con la sua ricca produzione di territori ad est e le popolazio- Vertrag Pariser 30 Jahre da: Region, sconfitti ad accettare il con- energia idroelettrica avrebbe dovuto forni- ni tedesche che li abitavano Il ministro degli Esteri francese fine esistente e a concludere re un contributo importante alla rinascita da secoli furono costrette ad Georges Bidault un accordo che garantisse la economica del Paese, considerata il migliore abbandonarli. Un enorme in- tutela della popolazione di vaccino contro il pericolo comunista. tervento di “pulizia etnica” determinò il più lingua tedesca e la revisione “in uno spirito Dal punto di vista delle potenze occiden- massiccio esodo di popolazione della storia di equità e di comprensione” del regime del- tali, l’Austria era invece un paese a rischio, europea, costellato da massacri e sevizie. Le le opzioni. Allora non furono in molti a co- in parte occupato dall’esercito sovietico e cifre sono terribili e parlano di circa 16 mi- glierlo, ma si trattò del primo, timido passo che sarebbe potuto cadere nella sfera di in- lioni di tedeschi espulsi e di più di 2 milioni sulla difficile via della convivenza tra i grup- fluenza sovietica. Consegnare a Vienna l’Alto di morti per stenti e violenze. In questo mo- pi linguistici dell’Alto Adige. ■ Adige avrebbe potuto signi- do si espresse l’odio indiscriminato verso i ficare consentire a Mosca di tedeschi al termine della guerra e in questo Andrea Di Michele incunearsi ancora di più nel modo si volle intervenire per dar vita ad Est centro del continente. Nep- a stati etnicamente più omogenei di quanto L'AUTORE pure i sovietici giocarono a non fosse avvenuto alla fine del primo con- Andrea Di Michele favore di Vienna. Da parte flitto mondiale. loro prevalse la volontà di Tutto ciò va tenuto ben presente nel- Andrea Di Michele, nato a Bolzano nel evitare che si determinasse l’esprimere un giudizio sull’Accordo di Pari- 1968, laurea in storia all’Università di qualsiasi condizione favo- gi, che parlava di tutela dei caratteri cultura- Bologna, dottorato di ricerca in storia da: Region, 30 Jahre Pariser Vertrag Pariser 30 Jahre da: Region, revole ad un futuro ritorno li e linguistici della popolazione tedesca, di contemporanea all’Università di Torino, in forze della Germania nel concessione di una qualche forma di auto- ha pubblicato numerosi studi e ricerche Il ministro degli Esteri cuore dell’Europa e anche governo e di restituzione della cittadinanza sulla storia contemporanea d’Italia e del- sovietico Viaceslav Molotov che venisse posta all’or- italiana agli optanti del 1939. l’Alto Adige.

Provincia autonoma Settembre 2006 5 Ieri e oggi La differenza non potrebbe essere più grande: nel 1946 l’Alto Adige faceva i conti con le macerie dopo 20 di fascismo e nazionalsocialismo, Bolzano era una città segnata dalla distruzione. Oggi il capoluogo è pulsante di una provincia sviluppata, dove si vive bene. Le rovine hanno lasciato il posto a moderne costruzioni e interventi di risanamento.

Via Conciapelli nel cuore di Bolzano: il moderno edificio al centro della foto è stato costruito pochi anni fa. Fino ad allora il vicolo presen- tava lo stesso aspetto del 1946, naturalmente con la differenza che gli edifici distrutti del dopoguerra sono stati ricostruiti. Josef Pernter Josef Pernter Josef Pernter Veduta su viale Trento dal Virgolo: oggi abitazioni e aree verdi, nel 1945 solo macerie. Le case furono colpite da

bombe che miravano alla ano

vicina stazione.

le Bolzano le

io comunale Bolz comunale io

Archiv Archivio comuna Archivio

6 Provincia autonoma Settembre 2006

La ricostruzione

olzano

omunale B omunale Archivio c Archivio

La Chiesa dei Domenicani fu distrutta fino ai muri portanti e ricostruita negli anni Cinquanta. Ancora oggi vengono condotti lavori di restauro. Josef Pernter

È irriconoscibile: via Grappoli, che da piazza Municipio conduce verso la stazione, ha completamente cambiato aspetto negli ultimi 60 anni. Dove c’erano macerie e rovine sono

sorte facciate di edifici dai colori vivi. ano

le Bolz le Sulla facciata della stazione ferroviaria di Bolzano nel dopoguerra campeggiava Archivio comuna Archivio un enorme buco. Della distruzione di allora, da tempo non vi è più alcuna traccia. Ora si discute della trasforma- zione dell’areale ferroviario: come sarà tra 60 anni la piazza della stazione?

Josef Pernter

ano

le Bolz le Archivio comuna Archivio

Provincia autonoma Settembre 2006 7 L'Alto Adige 1945/46 Un salto nel buio L’Europa 60 anni fa: un continente segnato dalla guerra, la Germania e l’Austria governate dalle quattro potenze occupanti, i primi segni della divisione del continente in una zona di influenza occidentale ed una

sovietica, si tracciano Landesarchiv oler nuovi confini, milioni Tir di persone in fuga, Le macerie della chiesa dei Francescani senza più una patria. a Bolzano: il 1945 segna per E l’Alto Adige? l’Alto Adige un nuovo inizio

ine della guerra 1945. Men- cui fu risparmiato Anche l’Austria non poteva fare molto. Era tre la popolazione di lingua il destino del- un piccolo Stato sotto occupazione che nulla Fitaliana dell’Alto Adige salu- l’espulsione. Alla contava sulla scena internazionale e, come se ta l’arrivo degli alleati come una fine del 1945, il non bastasse, gli austriaci avevano combat- , per i sudtirolesi si presidente del tuto al fianco di Hitler fino all’ultimo. Dall’al- apre una nuova fase di incertezza Consiglio Al- tra parte stava l’Italia che, fino al 1943 sotto e preoccupazione per la futura ap- cide Degasperi si riferiva con que- la guida di Mussolini, voleva conquistare un partenenza statuale del loro territorio. ste parole alla supposta tolleranza italiana: grande Impero insieme ai tedeschi. Aveva La transizione dal caos della fine della guer- “l’unico territorio che offre ai tedeschi asilo perso tutte le colonie, l’Istria, la Dalmazia, ra ad una faticosa normalizzazione ed al e protezione è l’Alto Adige”. mentre Trieste era contesa con la Jugoslavia. chiarimento relativo alla collocazione giuri- Il diritto di rimanere temporaneamente Per l’Italia era decisiva la difesa del confine dica dell’Alto Adige durò ancora per diver- nel territorio si dovette tuttavia non tanto al Brennero. Nella conferenza dei ministri si anni. Il futuro territoriale dell’Alto Adige alla generosità italiana, quanto piuttosto degli esteri alleati, svoltasi a Londra nel set- rimase inizialmente in sospeso. L’Alto Adige ad una decisione degli alleati. In quanto tembre 1945, nessuno dei rappresentanti era una sorta di “terra di nessuno”. potenza sconfitta, l’Italia non era nelle con- delle potenze vincitrici avanzò la richiesta di Mentre molti sudtirolesi speravano in dizioni di avanzare questo genere di pretese spostare i confini. In questo modo gli alleati una separazione dall’Italia, dopo vent’anni nei confronti dei vincitori. Il territorio era stabilirono in pochi minuti le sorti dell’Alto di politica di denazionalizzazione portata occupato dagli inglesi e dagli americani, e Adige, con una decisione che venne poi suc- avanti dal fascismo, diversi milioni di per- l’ultima parola spettava dunque al governo cessivamente rispettata: il confine doveva sone di nazionalità tedesca venivano espulsi militare alleato, non a Roma. rimanere al Brennero. dalla Polonia, dalla Cecoslovacchia, dalla Slovenia e dalla Romania. Molti Stati del- Confine immutato Pressioni inglesi l’Europa centro-orientale risolsero in modo radicale e talvolta violento la questione delle Già nella loro prima riunione dell’8 maggio I britannici assunsero il ruolo più attivo loro minoranze tedesche. In un primo tem- 1945, i fondatori della Südtiroler Volkspartei sulla questione sudtirolese ed esercitarono po anche l’Italia si pose su questa linea e ri- chiesero che fosse reso possibile l’esercizio forti pressioni sia sull’Italia che sull’Au- chiese il trasferimento forzato dei sudtirole- del “diritto del popolo sudtirolese all’auto- stria. Il focolaio di tensione sul confine si “optanti”, per completare la ricollocazione determinazione”, il che altro non significava del Brennero doveva essere risolto con un decisa nel 1939. Gli alleati però si opposero che la richiesta di un ritorno dell’Alto Adige compromesso. Si notavano già i primi se- a questa proposta. In attesa di una decisione all’Austria. La richiesta dei politici sudtirolesi gni della guerra fredda e, pertanto, né l’Au- definitiva, doveva mantenersi lo status quo. non incontrò tuttavia molta simpatia nelle stria né l’Italia dovevano essere indebolite In questo modo i sudtirolesi furono una tra potenze vincitrici, tutto ciò che era “tedesco” e “spinte tra le braccia dei russi”. A seguito le pochissime minoranze tedesche d’Europa non incontrava i favori degli alleati nel 1945. delle pressioni britanniche si raggiunse in

8 Provincia autonoma Settembre 2006 Alto Adige 1945/46 Ufficio Audiovisivi

Segnali di ricostruzione: il corteo della Ufficio Audiovisivi Fiera di Bolzano in piazza Walther

popolazione di lingua tedesca, poterono ria- vere la cittadinanza italiana, che costituiva il fondamento per il riconoscimento del di- ritto a rimanere nella propria terra e quindi per potervi esercitare l’azione politica. Senza il riconoscimento del diritto di cittadinanza, tutti gli altri punti del trattato di Parigi sa- rebbero stati inutili, perché avrebbero avuto effetto solo per la minoranza che, nel 1939, optò per rimanere (circa il 20%). Si dovette

Archivio comunale Bolzano comunale Archivio tuttavia attendere fino al 1949 perché i pri- Agli inizi la Fiera si svolgeva in piazza Tribunale mi rioptanti potessero rientrare legalmente in Alto Adige (cfr. sul tema il contributo di poche settimane un compromesso tra Au- Stefan Lechner nel presente numero). nelle decisioni e in Alto Adige e a Vienna stria e Italia. non cessavano le richieste dei sudtirolesi di Il 5 settembre 1946 il Presidente del Con- Concreta attuazione separarsi dall’Italia. Solo negli anni ’80, con siglio italiano Alcide Degasperi e il Ministro il processo di integrazione europea, la fine degli esteri austriaco Karl Gruber firmarono Con l’Accordo Degasperi-Gruber l’Alto della guerra fredda e l’ampliamento dell’au- a Parigi l’accordo che porta il loro nome, e Adige cessava inoltre di essere una “pura tonomia, cessarono definitivamente le ten- che costituisce le fondamenta su cui si co- questione interna all’Italia”, cosa che fu nel sioni in Alto Adige. struì il futuro dei sudtirolesi. Questo “Ac- periodo tra le due guerre, e divenne quan- Guardando indietro il contrasto non po- cordo di Parigi” divenne parte integrante tomeno una questione bilaterale tra l’Au- trebbe essere più forte. I sudtirolesi, che nel del trattato di pace che le potenze alleate stria e l’Italia. Molto dipendeva da come le 1945 erano stranieri senza diritti nella pro- conclusero con l’Italia nel febbraio 1947. Da poche righe dall’accordo sarebbero state pria terra dall’incerto futuro, sono oggi una allora molto si è discusso intorno alla natu- tradotte in misure concrete e da come lo delle minoranze più tutelate e più benestanti ra giuridica di questo documento e al suo “spirito europeo di Parigi” avrebbe operato d’Europa. L’Accordo Degasperi-Gruber stabi- significato per la tutela della minoranza di nella politica quotidiana. Ma ben presto, a lì il principio del diritto della popolazione di lingua tedesca. Uno degli elementi portanti partire dagli anni ’50, lo “spirito europeo di lingua tedesca a rimanere nella propria terra, dell’accordo è senza dubbio rappresentato Parigi” fu sacrificato in entrambi i Paesi in e può per questo a ragione essere definito la dalla possibilità di riottenere la cittadinanza nome degli interessi nazionali e dei partiti. “bussola” dell’Alto Adige. ■ italiana. In questo modo i sudtirolesi optan- Roma non voleva saperne degli obblighi as- ti, dunque la stragrande maggioranza della sunti e del diritto dell’Austria di intervenire Gerald Steinacher

Già poche settimane dopo la fine della guerra il lager di Bolzano fu trasformato in luogo di accoglienza per bambini L'AUTORE Gerald Steinacher

Gerald Steinacher, nato nel 1970 a St. Johann in Tirolo, è dal 2000 archivista e storico contemporaneo all’Archivio pro- vinciale dell’Alto Adige; attualmente è research fellow al Center for Advanced Holocaust Studies (Holocaust Memorial Museum, Washington DC). Autore di numerose pubblicazioni sulla storia con- temporanea dell’Italia e dell’Austria.

Provincia autonoma Settembre 2006 9 Tiroler Geschichtsverein, sezione di Bolzano sezione Geschichtsverein, Tiroler I titoli sull’accordo Le reazioni all’accordo furono assai diversificate: andarono dalla delusione alla soddisfazione e alla speranza, a seconda delle diverse aspettative e dei diversi punti di vista.

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„Neues Österreich“, 24. settembre

„Secondo l’opinione del Ministro Gruber l’Accordo rappresenta il massimo raggiungibile, ma bisogna dire che tale massimo non garantis- ce affatto la misura minima delle richieste autonomistiche sudtirole- si…Tutto dipende dalla buona volon- tà del Governo italiano, il quale, senza dare qualcosa di sostanziale ha raggiunto una grande contropar- tita, cioè la nostra rinuncia alla richiesta di autodeterminazione”. Caro Dir ettore general “…abbiamo lavor 25 sette tra uomini di mbre 1946 do nato e Prunas, nali di ato, una volta e basato buona su ra umane è fi soggetto ducia. Come tuttfede. È un acc lontano che rich tanto, ad app pporti perso- trettant dalla iedono da ambo mancherà o da u licazioni e esv le cose or- a buona perfezione ed vuol dire che a fede…Se la bu le parti al- na parte o dal iluppi è vremo fallito. ona fede l’altra ” ,

NiccolòAmbascia Carandi tore ni

Provincia autonoma Settembre 2006 11 Minoranza nella minoranza L’Italia fascista ha diviso i ladini dolomitici in tre province. Al termine della Seconda guerra mondiale i ladini confidarono nella possibilità di una riunificazione e nella previsione di una tutela giuridica per il loro gruppo etnico. Nel Trattato di Parigi, però, i ladini non furono presi in considerazione.

ubito dopo la fine della guerra fu Cor- torio ladino. Ma nell’autunno del 1945 gli tina a farsi carico delle richieste poli- alleati prendono una decisione prelimina- Stiche dei ladini, prendendo l’iniziativa re, che sarà confermata nella primavera del per l’unificazione di questo gruppo, diviso 1946: l’Alto Adige resta all’Italia e la soluzio- tra le province di Bolzano, Trento e Belluno. ne si chiama autonomia. Nell’agosto del 1945 i ladini elaborarono un memorandum contenente il riferimento Richieste di unificazione al diritto all’autodeterminazione e si rivol- sero alla Südtiroler Volkspartei, al governo Divenuta irrealizzabile la strategia del- del Land Tirolo e al governo provvisorio au- l’autodeterminazione, i ladini perseguono striaco con la speranza che la loro richiesta quella della riunificazione ladina. Una ri- fosse trasmessa alle potenze alleate. I diversi soluzione in tal senso viene nuovamente memorandum sull’Alto Adige che precedet- da Ampezzo nel maggio del 1946, con la ri- Telegramma a Degasperi tero le conferenze decisive dei Ministri degli chiesta di annessione alla Provincia di Bol- Esteri alleati non lasciano dubbi in merito zano. Contestualmente, il fassano Guido Su richiesta di Gruber, il 23 agosto 1946 a alla questione territoriale: si richiede l’auto- Iori Rocia formula, su un volantino, l’idea Parigi, i rappresentanti dell’Alto Adige avan- determinazione per la Provincia di Bolzano, di un cantone federato ladino, e nel giugno zano le loro richieste di autonomia chieden- per la Bassa Atesina, che allora apparteneva del 1946 i rappresentanti ladini danno vi- do il massimo, anche se per questo è ormai alla Provincia di Trento, e per l’intero terri- ta, a Passo Gardena, alla “Zent ladina dles troppo tardi. Il territorio autonomo deve dolomites”, approvando una risoluzione comprendere l’Alto Adige, inclusi i territori congiunta in cui si richiede il riconosci- ladini. Nel memorandum ufficiale del Go- Processione a Colfosco in Badia nell’immediato dopoguerra. mento del gruppo etnico ladino e la sua verno austriaco del 25 agosto 1946 si chiede Prozesciun a Calfosch defata do la Vera annessione alla Provincia di Bolzano. La poi un’autonomia amministrativa secondo Ufficio Audiovisivi “Zent ladina” invia anche un telegramma il modello della Valle d’Aosta, da estendere al presidente del Consiglio Alcide Dega- alla Provincia di Bolzano e ad alcuni suoi speri, in cui si ribadiscono le richieste di comuni, dunque al territorio di lingua te- riconoscimento, di unificazione territoriale desca e ladina. Nell’allegato si menzionano e di autonomia. Il telegramma resta senza espressamente, oltre ad alcuni comuni tede- risposta, e così “Zent ladina” trasmette un schi, anche i comuni ladini della Provincia memorandum all’indirizzo degli alleati, in di Trento, Canazei, Vigo, Moena, e i comuni cui si ribadisce l’ingiustizia della divisione bellunesi di Cortina, Colle Santa Lucia e Li- dei ladini in tre Province e si richiede l’an- vinallongo. Il primo obiettivo politico della nessione all’Alto Adige. Accanto alla “Zent Ladinia è di trasfondere questo allegato, e ladina”, nell’immediato dopoguerra anche dunque l’elenco dei comuni ladini di tutte e la “Union generela de ladins”, fondata nel tre le province, nell’articolo 10 del Trattato, 1905, si attiva per la riscoperta della cultura così da potere svolgere in futuro una comu- e del lavoro dei ladini. ne azione politica. Le difficoltà stavano però I ladini Istituto di cultura ladino di cultura Istituto

puramente interne allo Stato italiano. Nel 1948 entrano in vigore la Costituzione ita- liana e il primo statuto di autonomia per la Regione Trentino-Alto Adige. In esso la que- stione ladina è sì menzionata, ma non rice- ve una risposta complessiva. La tutela pre- vista nella Provincia di Trento viene ridotta al minimo ed attuata con molto ritardo, gli ampezzani e i livinallonghesi restano nella Provincia di Belluno senza alcuna tutela e in definitiva la tripartizione dei ladini operata dal fascismo viene indirettamente confer- mata. Nella successiva elaborazione delle norme di attuazione dello Statuto, i sudtiro- lesi ottengono, con il decreto del 30 giugno 1951, il riconoscimento statale dei ladini co- me gruppo etnico: “i gruppi linguistici della provincia di Bolzano considerati nello statu- to sono l’italiano, il ladino e il tedesco”. ■

Georg Mischi

A fine guerra i ladini chiedono di unificare le loro vallate sotto l’Alto Adige

proprio nella delimitazione del territorio sudtirolesi, il 2 settembre 1946, espongono ladino di cultura Istituto autonomo. quelli che ancora ritengono “punti irrinun- ciabili”. In riferimento alla questione ladina Definire i confini la richiesta è di includere i tre comuni ladini della Provincia di Belluno e di menzionare L’Austria e l’Italia dovevano trovare un ac- separatamente ed espressamente i ladini. cordo in tempi strettissimi. L’ambasciatore e Ancora precedente alla firma, il 4 capo delegazione italiano Niccolò Carandi- settembre 1946, Gruber fa presente che vi ni disse al ministro degli Esteri Gruber che sono ancora due questioni aperte: la disci- era proprio l’allegato all’articolo 10, dunque plina della proporzionale per gli uffici pub- l’elenco dei comuni, che a suo avviso com- blici e il “problema ladino”. plicava le cose. Per questo si pensò a come sostituire questo allegato con una formula Il “problema ladino” più semplice, ma la grande preoccupazio- Selva Gardena nel 1945: ne consisteva nella volontà di Degasperi di Dopo un ultimo colloquio tra Gruber e Un paese ai piedi del massiccio del Sella. estendere l’autonomia anche al territorio Degasperi, il 5 settembre 1946, l’accordo trentino. Il 1° settembre del 1946 l’Italia pre- viene sottoscritto nei locali dell’ambasciata senta la sua controproposta, che prevede italiana e viene successivamente ricompre- L'AUTORE sì un’autonomia – senza ladini – ma diver- so nel Trattato di pace quale sua parte inte- Georg Mischi samente interpretabile dal punto di vista grante. Nel testo manca l’elenco dei comuni territoriale, per via dell’aggiunta della for- ladini. L’accordo non risolve ancora affatto Georg Mischi, nato nel 1966 a Bressa- mulazione “anche in caso di un successivo la questione sudtirolese. La questione ladi- none, residente a Selva, studi di germa- ampliamento dei confini amministrativi”. na, tuttavia, è definitivamente accantonata. nistica, storia e filosofia a Innsbruck e Nei primi giorni di settembre si tengono Nel novembre 1946 iniziano le trattative per Lipsia, insegna al Liceo scientifico di gli ultimi, tesi e decisivi colloqui, in cui i l’autonomia, inizialmente come questioni Bressanone.

Provincia autonoma Settembre 2006 13 TlaTalia dl fascism é i ladins Mendranza dles Dolomites gnüs partis sö te trëi Provinzies y cun la fin dla tla mendranza secunda vera dl monn odô i ladins la poscibilité da rovè indô adöm cun na sconanza dla mendranza assigurada dala lege. Tl Tratat de Paris ne vëgnél indere nia tignì cunt di ladins.

un n memorandum y n referimënt al dërt de autodeterminaziun se oj i am- Cpezagn tl agost dl 1945 ala Südtiroler Volkspartei, al Guern provinzial dl Tirol y al Guern provisor dl Austria cun la speranza, che chësta domanda ti vëgnes surandada ai alià. Mo tl altonn dl 1945 tómel na pröma dezijun da pert di alià, che vëgn spo confer- mada tl’aisciöda dl 1946. Südtirol resta pro la Talia y la soluziun é: l’autonomia. Mo in´ce do che an à lascè stè la strategia dl’autode- terminaziun sighita i ladins da ti jì do al’idea Pro la manifestaziun sön le Ju dl Sela de messè dl 1946 ghirâ i Ladins la unificaziun dles valades ladines sot ala provinzia da Balsan. de na reunificaziun ladina. Tl memorandum ofizial dl Guern austria- ch di 25 de agost dl 1946 vëgnel spo damanè Gruber y Degasperi vëgnel sotescrit tl’am- dl’elaboraziun dles normes de atuaziun che n’autonomia aministrativa alado dl ejëmpl basciada taliana ai 5 de setëmber dl 1946 le vëgn do arjunj i südtirolesc cun le decret di dl Statut de Aosta, y chësc por la Provinzia Tratat sciöche pert dl Contrat de pêsc – zën- 30 de jügn dl 1951 le reconoscimënt statal de Balsan y n valgügn comuns che toca la- za presentè na lista di comuns ladins. di ladins sciöche grup lingusitich a pert: prò, chël ô dì por le raiun de lingaz todësch “i grups linguistics dla Provinzia de Balsan y ladin. Tl’ajunta vëgnel presentè te na lista Ladins nia conscidrà conscidrà tl Statut é le talian, le ladin y le to- adöm a d’atri comuns todësc, i cumuns la- dësch.” ■ dins tla Provinzia de Trënt, plü avisa Cia- Tl ann 1948 va en forza la Costituziun ta- nacëi, Vich, Moena, sciöche in´ce i comuns liana y le pröm Statut de autonomia por la Georg Mischi che toca pro la Provinzia de Belun: Cortina, Regiun Trentin-Südtirol. Al vëgn fat na in- Col Santa Lizia y Fodom. La dificolté é in- dicaziun en cunt dla chestiun di ladins, mo AUTUR dere propi chëra da determiné i confins dl tla sostanza réstera zënza na resposta. Chë- Georg Mischi raiun de autonomia. sta sconanza minimala vëgn smendrida tla Provinzia de Trënt, implü cun na aplicaziun Georg Mischi, nasciü tl 1966 a Porsenù, Definì i confins dl’autonomia tardia; i ampezagn y fodoms resta tla Pro- residënt te Sëlva, stüde de germanistica, vinzia de Belun zënza degöna forma de sco- storia y filosfia a Desproch y Leipzig, in- Ai pröms de setëmber dl 1946 presënta nanza dla mendranza. A chësta moda vëgn sëgna tl lizeo scientifich a Porsenù. la Talia süa cuntraproposta, che contëgn la tripartiziun dla Ladinia da pert dl fascism n’autonomia – zënza ladins – y por l’injun- confermada indiretamënter. Tl cheder ta, “in´ce tl caje de n ampliamënt di confins Brennero aministratifs”, se tratera de na autonomia, che an pò interpretè teritorialmënter te P.Resia formes desvalies. Ai 2 de setëmber dl 1946 Bressanone indichëia i südtirolesc ciamò´ “pun´c indi- spensabli”; en cunt dla chestiun di ladins se Al Plan ALTO ADIGEADI de Mareo damani da to sö i trëi comuns ladins dla Pro- San Linert vinzia de Belun y implü na menziun da pert de Badia Cortina di ladins. Ciamò´ le dé dan la sotescriziun, Bolzano Urtijëi La Plì d'Ampëz da Fodom ai 4 de setëmber dl 1946, indichëia Gruber Vich döes dificoltês: le regolamënt dl proporz

tl’assegnaziun dles funziuns y le “problem Raffeiner Friedl Infografik ladin”. Do n dialogh de contlujiun danter VENETOO

14 Provincia autonoma Settembre 2006 TRENTINONO Belluno Trient TESI testimoniTIM raccontanoONI In contatto con Roma Ufficio Audiovisivi/Lageder lcide Berloffa è stata la persona che per mezzo secolo il Governo ha più spesso Ainterpellato quando voleva conoscere da vicino i vari aspetti della questione altoa- tesina. Ancora oggi, ricorda, quando si parla di ricostruzione della convivenza locale si fa confusione tra fine della guerra, intesa tra le rappresentanze delle diverse popolazioni e Accordo Degasperi-Gruber. “Sta di fatto che nel pieno del caos politico provocato dalle tragiche vicende del nazismo e del fascismo, l’idea dell’incontro e della collaborazione tra italiani e tedeschi – sottolinea Berloffa – è sta- ta l’ancora per i politici più seri e determina- ti. Tra questi si è affermato Alcide Degasperi. A lui si deve, sin dall’inizio, l’impegno per la ripresa democratica iniziata con l’accor- do del 1946 a Parigi con Karl Gruber.” Dopo

quella firma, dice Berloffa, “è stato /Ebner più facile lavorare assieme, italiani e tedeschi, perché la gente si è abituata USP Archivio alle soluzioni concordate. Anche in seguito, nei periodi più difficil, è stata è cercato di migliorare il rapporto anche po- messa a frutto l’esperienza degli anni litico con forme che garantivano più di pri- precedenti. Senza l’Accordo di Parigi ma la partecipazione alle discussioni. E così, non avremmo l’Alto Adige di oggi né negli anni, con la Commissione dei 19 e le quello del ‘48 e del ‘92.” Berloffa con Karl Gruber paritetiche, siamo riusciti a costruire rap- Berloffa ricorda il difficile dopoguer- porti diventati poi determinanti per ulterio- ra a Bolzano: “La conferma del confine ri progressi provinciali. Le norme approvate del Brennero, l’Accordo Degasperi-Gruber nel 1992, con la contestuale chiusura della e lo statuto di autonomia erano gli eventi controversia tra Italia e Austria, segnano il che nei primi tre anni del dopoguerra ave- passaggio che assicura continuità al cammi- vano prodotto sulla comunità altoatesina no intrapreso nel ’48 a Parigi.” ■ effetti contrastanti, a seconda del gruppo di appartenenza.” Bisognava infondere fidu- Paolo Ferrari, USP cia e sicurezze. “E Degasperi stabilì questo

Amt der Tiroler Landesregierung, Innsbruck/Foto Kretz Innsbruck/Foto Landesregierung, Amt der Tiroler rapporto di fiducia con la popolazione nel Biografia comizio preelettorale dell’aprile 1948 a Bol- Alcide Berloffa zano, in piazza Walther, parlando del valore del ritorno alla democrazia e della conviven- Alcide Berloffa, nato nel 1922, consiglie- za basata sulla parità dei diritti. È stato in re comunale DC a Bolzano nel 1948, dal quel momento – racconta Berloffa – che ha 1953 e per quattro legislature eletto alla iniziato a dare frutti il lavoro dei democra- Camera dei Deputati. Ha accompagnato, tici. È prevalsa la volontà costruttiva che ha con l’attività parlamentare e nei vari or- portato alla ricerca di soluzioni per superare ganismi del Governo, tutto il percorso che i gravi rischi del terrorismo e modificare lo dall’Accordo di Parigi ha portato al Pac- Statuto.” Le forze politiche dei due gruppi, chetto e alla chiusura della controversia osserva Berloffa, “hanno lavorato d’intesa; con l’Austria. Berloffa è stato Consigliere certo, all’inizio abbiamo incontrato anche di Stato dal 1977 al 1994 e sempre fino al resistenza, se non altro per abitudine, poi 1994 incaricato per l’Alto Adige alla Pre- Manifestazione a fine guerra in piazza Walther a Bolzano lentamente le cose sono cambiate perché si sidenza del Consiglio dei ministri.

Le valutazioni dei testimoni dell’epoca sono state raccolte dalla redazione dell’Ufficio stampa della Provincia in collaborazione con l’Ufficio provinciale Audiovisivi e con Erna Flöss dell’Istituto pedagogico ladino. Alcuni brani dei colloqui sono disponibili online nelle clip in video e audio all’indirizzo www.provincia.bz.it/accordo-parigi

Provincia autonoma Settembre 2006 15 Cittadini a pieno titolo Foto privata ’Accordo di Parigi ha svolto un ruolo de- stato dato il consenso elettorale ed il nostro sfumati da parte terminante e decisivo senza il quale non impegno primario era quello di non delu- di chi seguiva Lvi sarebbe stato lo sviluppo successivo. dere questa speranza e di concretizzarla le mie idee, ed L’Accordo è stato un capolavoro politico in qualche cosa che desse al gruppo etnico erano molti. Lo realizzato da Degasperi”. È questo il giudizio italiano fiducia nell’ e nel suo ra- scopo era pro- convinto di Sandro Panizza, uno dei testi- dicamento in Alto Adige, come cittadini di prio quello di cer- moni di primo piano del periodo storico del prima categoria…cittadini a pieno titolo. care il confronto umano…l’umanità”. ■ primo dopoguerra che ha delineato il futuro Questo era il “problema etico” primario che dell’Alto Adige. ci si presentava davanti”. Franco Grigoletto, USP “Pensare a quel periodo è come pensare Sandro Panizza ricorda che “il tema di ad una parte determinante della vita di qual- maggiore rilievo di quel momento storico Biografia siasi persona in Alto Adige. In quel momen- era rappresentato dalla legittimità del grup- Sandro Panizza to raccoglievamo po etnico italiano ad abitare in questa terra. le speranze emerse Il confronto politico con la SVP avveniva su Sandro Panizza, nasce a Cortina di dal conflitto, che due piani: da un lato quello squisitamen- Vermiglio il 17 febbraio del 1922, si tra- dovevano tramu- te politico, che vedeva un confronto tra i sferisce con la famiglia a Bolzano nel tarsi in opere, con- partiti italiani e la Volkspartei; poi vi era un 1932. Nell’immediato dopoguerra divie- cretizzarsi. Il grup- confronto personale ed umano, perché ve- ne Segretario della Camera del Lavoro, po etnico italiano nissero superate, appunto sul piano umano, fondatore della CISL/SGB e primo presi- allora ritrovò tra i le contrapposizioni etniche, per avere una dente delle ACLI di Bolzano. Venne elet- grandi partiti, e in visione di questo territorio e di questa po- to nel Consiglio regionale per la DC dal particolare nella polazione improntata ad una collaborazio- 1948 sino al 1964. La biografia di questo Democrazia Cri- ne attiva, non sempre quindi ad un’accesa protagonista dell’autonomia dal titolo stiana, una spon- contrapposizione”. Panizza sottolinea che in “Sandro Panizza: un uomo di parte e di da di speranza. Su quegli anni, “in una visione di questo tipo i minoranza” è stata curata da Fortunato

USP / Gringoletto questa base ci è termini ‘italiani’ e ‘tedeschi’ venivano molto Turrini (Centro Studi per la Val di Sole). Per l’autodeterminazione ’impegno politico di Da quel momento il giuri- per il Sudtirolo prese il via senza scorcia- sta che conosceva la lingua Ltoie di sorta subito dopo il ritorno dalla russa appartenne per oltre prigionia di guerra. “Nel settembre 1945 ero mezzo secolo alla classe di nuovo a casa. Agli inizi di ottobre parte- politica dirigente altoatesi- cipai ad una riunione nel mio paese natale, na. “Nella primavera 1946 Silandro, per la fondazione della Südtiroler organizzai una raccolta Privat Volkspartei. In quell’occasione Friedl Volgger di sottoscrizioni per esercitare il e Otto von Guggenberg mi invitarono a dar diritto all’autodecisione. Quando il Lunedì vita al partito in Val Venosta. Un invito che dell’Angelo del 1946 Leopold Figl ricevette in Ufficio Audiovisivi/Wert accolsi prontamente”, racconta Benedikter. consegna le 160.000 firme raccolte, fu come ma che l’Accordo di Parigi non poteva essere se avesse accolto nelle sue mani il destino messo in pratica per quanto atteneva sostan- Biografia della nostra Heimat. Noi eravamo fermamen- ziali esigenze del gruppo linguistico tede- Alfons Benedikter te convinti di poterci riunire alla madrepatria sco.” Poi venne il Pacchetto, e fu Benedikter Austria. Proprio per tale ragione l’Accordo di a trattare ed ottenere le norme di attuazione Alfons Benedikter, nato il 14 marzo 1918, Parigi per noi significò una cocente delusio- del nuovo Statuto di Autonomia. In qualità di fu consigliere provinciale e regionale dal ne.” E non doveva restare l’unica. “Lo Statuto vicepresidente della Giunta provinciale prese 1948 al 1998 e per ben 45 anni con re- di Autonomia del 1948 vanificò l’Accordo di parte a oltre 60 sedute del Consiglio dei Mi- sponsabilità di governo. Impegnato nel Parigi, fatto di cui ci rendemmo conto negli nistri. “La clausola del bilinguismo, il decreto 1946 nella raccolta delle sottoscrizioni anni seguenti. Lo Stato, ad esempio, in ba- sulla proporzionale etnica e sull’autonomia per l’autodecisione, nel 1989 ruppe con la se all’ ‘interesse nazionale’, con le norme di finanziaria sono le pietre miliari della mia vi- SVP e passò all’”Union für Südtirol” dive- attuazione dello Statuto del 1948 sospese la ta politica”, spiega oggi Alfons Benedikter. ■ nendo uno strenuo difensore dell’autode- competenza della Provincia di Bolzano in cisione in Consiglio provinciale. materia di edilizia popolare. Vi era la confer- Thomas Ohnewein, USP

16 Provincia autonoma Settembre 2006 TESI testimoniTIM raccontanoONI Per l’autonomia regionale l’istanza autonomistica trentina della quale luminoso’, un modo nuovo di risolvere un si temeva la componente separatista. Si era contenzioso tra due stati in forma amiche- autonomisti, sì, ma pur sempre italiani”. vole”. “Nonostante il forte irredentismo”, ri- “C’era quindi attenzione e partecipazio- corda Maria Garbari, “i miei genitori, dopo ne agli eventi contemporanei”, prosegue l’esperienza fascista, avevano aderito con

Ufficio Audiovisivi/Lageder Ufficio Audiovisivi/Lageder la professoressa Garbari: “tra questi, però, entusiasmo alla prospettiva autonomista e l’Accordo Degasperi-Gruber rientrava in si erano aperti verso quanto di valido esiste- l 5 settembre del 1946 Maria Garbari si minima parte, in quanto non particolar- va nella monarchia asburgica. Pur temendo apprestava a frequentare il ginnasio. No- mente sentito dai trentini. Anche nel Corrie- quello che veniva considerato un ‘irredenti- Inostante l’età, la ragazza che poi sareb- re Tridentino era minimo lo spazio ad esso smo alla rovescia’, si riconosceva il rispetto be diventata docente universitaria era ben dedicato: non se ne comprendeva la novità per la minoranza etnica tedesca, con la sua consapevole del periodo storico che stava dal punto di vista dell’ancoraggio interna- cultura e i suoi diritti. Non vi era ombra di vivendo, grazie alla partecipazione della sua zionale e della garanzia dei diritti ad un’in- astio o discriminazioni, e credo che questo famiglia – il padre e la madre, Ezio Garbari e tera minoranza, e non ai singoli individui atteggiamento fosse diffuso: nei progetti di Angela Ceola, erano stati convinti irredenti- che la componevano. Era visto solo come autonomia di tutte le forze politiche rientra sti – alla vita civile dell’epoca: “I miei genito- uno dei tanti eventi che contribuivano al la tutela del gruppo tedesco”. ■ ri e i loro ospiti”, racconta, progetto autonomistico. Fu alla Conferenza “parlavano spesso di auto- di Parigi che venne definito come ‘un raggio Martina Chiarani, USP nomia, intendendo, come era per tutti in Trentino, l’autonomia regionale. Rientro in patria Tuttavia, molto sentita era addirittura l’au- uando Rudi Gamper intraprese assieme Ufficio Audiovisivi/Lageder tonomia dei singoli alla sua famiglia il viaggio verso l’Alto Comuni. In casa QAdige da St. Roman, località dell’Austria mia si discuteva Superiore, per lui non significava un rientro anche dell’attività in patria. La famiglia Gamper era espatriata dell’ASAR (Associa- con le opzioni e Rudi era nato in Austria Su-

zione Studi Auto- periore. Partire per l’Alto Adige per Gamper Foto privata Foto Foto privata nomistici Regionali), era un viaggio verso un nuovo mondo, una nuova patria. “Partimmo nell’ottobre 1950, periodo alle caser- Biografia in un’atmosfera molto opprimente. Più tardi me di Laives: “Fummo accolti amiche- Maria Garbari mia madre mi raccontò che mio padre aveva volmente dalla popolazione e, nonostante persino pianto: desiderava restare nell’Au- l’alloggiamento primitivo, i sette anni che vi Maria Garbari, già docente di Storia con- stria Superiore. Diceva: ‘Qui in Austria sono trascorremmo furono un bel periodo”. ■ temporanea alla Libera Università di il signor Gamper e mi rispettano. Là sono di Lingue e Comunicazioni di Milano – Fel- nuovo nessuno.’ In effetti aveva lasciato i suoi Thomas Ohnewein, USP tre, dal 1996 si dedica alla ricerca scien- attrezzi da scalpellino a St. Roman nella con- tifica quale presidente della Società di vinzione che lì sarebbe ritornato”, racconta Biografia Studi trentini di Scienze storiche. È stata Rudi Gamper. Il suo primo ricordo dell’Alto Rudi Gamper presidente del Comitato scientifico per la Adige è quello del viaggio in treno attraverso “Storia del Trentino” all’Istituto Trentino il Brennero, dell’accoglienza alla stazione di Rudi Gamper, nato nel 1942 a St. Roman, di Cultura e componente del Comitato Bolzano, dove i suoi cugini gli misero in ma- visse fino al 1950 nell’Austria Superiore. scientifico dell’Istituto storico italo-ger- no un paio di monetine in Lire. Da Bolzano Con la sua famiglia espatriata fece ri- manico, nonché del Comitato scienti- proseguirono per Laives, dove la famiglia torno in alto Adige nel 1950 e visse fino fico per l’edizione delle opere di Alcide Gamper fu sistemata nelle caserme. “Lette- al 1957 nella caserme a Laives, messe a Degasperi. In oltre 250 pubblicazioni ha ralmente stipati. C’erano otto grandi edifici, disposizione quale soluzione alloggia- studiato la storia delle dottrine politiche, quelli numero 5 e 6 erano riservati a coloro tivi transitoria dei rioptanti. Dopo aver l’irredentismo nel Trentino, in Italia e nel- che rientravano in Alto Adige, i cosiddetti frequentato la scuola professionale per il la dimensione europea, la cultura storica ‘Rücksiedler’. Negli altri edifici delle caserme commercio, Gamper iniziò le collborazio- e la storiografia trentina, l’antifascismo e vivevano in parte italiani provenienti da Ro- ni con il Sender Bozen RAI. Dopo decenni periodo dell’Alpenvorland, l’autonomia vigo dopo la grande alluvione. Tra tedeschi e da programmatore e speaker, nel gennaio nello sviluppo storico e nel significato po- italiani non vi era una buona convivenza. Noi 1998 diventò coordinatore del Sender litico – istituzionale, l’Accordo Degasperi bambini spesso ci si tirava i sassi”. Rudi Gam- Bozen. Il 30 giugno 2006 Rudi Gamper è – Gruber ed i suoi sviluppi. per, oggi 64enne, ricorda molto bene quel andato in pensione.

Provincia autonoma Settembre 2006 17 Ricostruire la scuola privata Foto ilde Nicolussi si è impegnata per oltre la scuola in lin- 50 anni per la scuola tedesca in Alto gua tedesca fi- HAdige. Nel 1945 contribuì in modo de- nalmente senza terminante alla ricostruzione del sistema imposizioni po-

scolastico.“Dopo la fine della guerra eravamo litiche e senza re- Ufficio Audiovisivi/Werth veramente felici di poter rimettere in piedi pressione. Questo valeva in partico- difficoltà. “C’erano tanti Biografia lar modo per que- insegnanti che durante il Hilde Nicolussi gli insegnanti che periodo fascista non ave- durante il periodo vano potuto insegnare e quindi il Hilde Nicolussi, bolzanina, classe 1914, fascista erano stati trasferiti forzatamente in nuovo avvio fu possibile senza grandi proble- ha vissuto la storia del sistema scolastico altre province oppure coloro che, come me, mi”, così descrive la ripresa scolastica Hilde altoatesino dalla fine della Prima guer- avevano insegnato di nascosto nelle scuole Nicolussi, che assunse il suo primo incarico ra mondiale. All’epoca della repressione catacombe”. Nel settembre 1945 Hilde Ni- alla fine dell’ottobre 1945 ad Auna di Sopra fascista insegnò nelle cosiddette scuole colussi, che negli anni della guerra aveva sul Renon. “Nella mia prima classe sedevano catacombe. A partire dal 1940 si occupò raccolto esperienze amministrative all’uf- 65 scolari. Suona un po’ inverosimile, ma non della formazione scolastica di bambini ficio istituito dai tedeschi per gli optanti, fu era poi così male. Naturalmente il materiale sudtirolesi nelle scuole del Reich a Ru- chiamata all’Intendenza scolastica. “All’inizio didattico ce lo siamo dovuto metter insieme fach (Alsazia) e Achern (Foresta Nera) preparavo i decreti che creavano i presuppo- da soli. Per esempio io ho realizzato tutti gli operando dal servizio tedesco istituito sti per consentire l’insegnamento ai maestri, abbecedari per i miei alunni della prima ele- per gli optanti a Bolzano “Amtliche Deut- necessario perché in provincia di Bolzano mentare. Non era un problema; allora si sa- sche Ein- und Rückwanderungstelle”. Dal da circa 30 anni non vi erano più stati corsi peva come arrangiarsi. I primi testi scolstici 1945 collaborò all’Intendenza scolastica formativi per insegnanti, che dovevano es- arrivarono solo negli anni Cinquanta”, così la nella rifondazione della scuola tedesca in sere ammessi all’insegnamento in base alla signora Nicolussi. ■ Alto Adige e fino al 1980 insegnò in varie qualificazione conseguita altrove”. L’attività scuole elementari. didattica prese il via ad ottobre senza grandi Thomas Ohnewein, USP “Assieme ce la faremo”

smo l’invito del suo padrino a persino da Cortina e dalla val di Fassa. Era- partecipare alla processione per no presenti il prefetto e il sindaco, ma non fu i 150 della festa del Sacro Cuore. pronunciata una sola parola in italiano. Na- “La celebrazione del 30 giugno a turalmente si percepiva il senso di unità e la Bolzano fu preparata dalle par- voglia di compattezza della comunità: siamo rocchie e i vescovi delle due dioce- un popolo, assieme ce la faremo.” Vista con si, Karl von Ferrari per l’Arcidiocesi gli occhi di oggi, la festa di quel 30 giugno a

o privat di Trento, alla quale apparteneva 1946 significò soprattutto questo, secondo

Fot Bolzano, e Johannes Geisler di Bres- Noisternigg, “mentre nei decenni successivi

Ufficio Audiovisivi/Lageder sanone, avevano lanciato un appel- la partecipazione alla vita religiosa è diventa- lo per una grande partecipazione di ta una scelta personale.” ■ bitavo a Merano – ripercorre gli anni del- fedeli”, ricorda il decano Noisternigg. la guerra il decano del duomo di Bolza- “Già il viaggio con la locomotiva a vapore fu Johanna Wörndle, USP Ano, Johannes Noisternigg – mio padre era per me un evento. Il treno era pieno, ad ogni tornato dal fronte e fu fatto prigioniero. Della fermata salivano decine di persone, in co- Biografia fine del conflitto ricordo il ritorno del soldati, stume e con gli strumenti musicali.” Giunta Johannes Noisternigg le vivaci discussioni sul possibile futuro della a Bolzano, la fiumana di gente si diresse ver- nostra terra, la distruzione, l’emergenza e la so piazza Walther passando tra le rovine del Johannes Noisternigg, nato nel 1935 a povertà, ma anche una grande solidarietà tra centro bombardato. “Le migliaia di persone Merano, dopo il liceo e il seminario a le persone, i colloqui, la volontà di incontrarsi – racconta Noisternigg – esprimevano la loro Trento è stato ordinato sacerdote nel malgrado le tensioni. Improvvisamente molto emozione con silenzio e compostezza. Era 1961. Cooperatore a Castelrotto e Bolza- era cambiato.” Nel 1946, un anno decisivo per soprattutto gente semplice segnata da priva- no, nel 1974 viene nominato parroco di il futuro dell’Alto Adige, il giovane chierichet- zioni: optanti e Dableiber, reduci di guerra, Terlano e dal 1989 è decano della parroc- to Johannes Noisternigg accettò con entusia- contadini. Provenivano da tutta la provincia, chia del duomo di Bolzano.

18 Provincia autonoma Settembre 2006 TESI testimoniTIM raccontanoONI

sibes talian che tudësch. I ladins sentiva for deplù l bujën de se dé ju cun si rujene-

Ufficio Audiovisivi/Lageder Ufficio Audiovisivi/Lageder Il ritorno del ladino da y de la dé inant a si mutons. Do truepa o i ani de fascism y de nazism fova l descuscions an abinà na soluzion per l nse- 1946 l prim ann che te Südtirol univel niamënt dla rujenedes te Gherdëina y tla Dinò rujenà de democrazia. I prijuniers Val Badia: n model de scola nuef cunesciù fova unic a cësa y ova inò la puscibltà de coche sistem paritetich. La populazion la- jì a lauré y nsci ova la situazion ecuno- dina fova drët cuntënta cun chësc model opo fascismo e na- mica scumencià a se refé. Man man se de scola che lasciova pro l nseniamënt dl zionalsocialismo, il ova la situazion stabilisà. Ma l ladin fova talian, dl tudësch y dl ladin. “Chësc regu- D1946 fu il primo an- a tan che sparì ntan i ani de viera. Tl prim lamënt ie stat n gran var per i Ladins”, dij

no in cui in Alto Adige si privat Foto messoven rujené talian y pona tudësch. Moroder. ■ tornò a usare la parola Do la viera messoven rujené tudësch y ‘democrazia’. Lentamen- talian y tla scoles ladines univel nsenià Barbara Perathoner, USP te la situazione si stabilizzò: i prigionieri di guerra tornarono a casa, molti ripresero a la- vorare regolarmente e la situazione economi- “Alto Adige” contro “” ca cominciò a migliorare.” Johann Moroder, studioso della lingua e della scuola ladina, el maggio 1945 Rolando Boesso arriva a gli uffici di Degasperi, che scrisse anche arti- ricorda però che “durante il periodo bellico il Bolzano. Scopre che non c’è un organo coli per noi. E Andreotti aveva un dirigente al- ladino era scomparso. Prima si dovette parlare Ndi informazione italiano e, con un grup- la Presidenza del Consiglio, Renato Caioli, tra italiano, poi tedesco. Dopo la guerra tornaro- po di amici, fonda Alto Adige, per i coautori della prima intesa per la Provincia no entrambe le lingue e nelle scuole ladine le quarant’anni la sua vita. Ricorda bene il clima di Bolzano, che divenne un opinionista atten- lezioni si tenevano in italiano e tedesco.” Tra i che si respirava nel primo dopoguerra: “C’era to e severo dell’Alto Adige. Si firmava Civis.” E ladini iniziò quindi a farsi sentire e a crescere ancora il razionamento, un etto di pane al le posizioni divergenti dei giornali? Rolando costantemente l’esigenza di impegnarsi per giorno, si faceva fatica. C’era una gran fame Boesso le ricorda come “un duello in punta di la conservazione del ladino e per trasmettere e anche i dipendenti del giornale erano am- penna, uno scontro quasi quotidiano: noi gri- la lingua e la sua cultura ai propri figli. Dopo messi alle mense, aperte dove oggi sorgono la davamo al sopruso tedesco, specie con l’arrivo lunghe trattative fu infine trovata una soluzio- Questura e la clinica Bonvicini. Per un anno e delle prime richieste, e il Dolomiten attaccava ne per le scuole della val Gardena e della val mezzo è stata molto dura.” Sul piano politico, il sopruso italiano. Ma tra i giornalisti italiani Badia, “un compromesso – spiega Moroder – le posizioni dei media restavano contrappo- e tedeschi i rapporti erano buoni.” L’ex ad, che poteva soddisfare il gruppo ladino, vale a ste: “Noi dell’Alto Adige facevamo una politica infatti, racconta che “noi dell’Alto Adige ci si dire il sistema paritetico. Le lezioni agli alunni di difesa del gruppo italiano. Ci davano la no- trovava quasi tutte le sere in centro, al Ca’ de’ delle scuole ladine sono in italiano e tedesco mea di fascisti, ma non era vero. Il fatto è che Bezzi o al Torchio, con i giornalisti di lingua te- e in aggiunta è previsto l’insegnamento in la- vedevamo l’Accordo di Parigi come un peri- desca. Conoscevo Toni Ebner senior, ogni an- dino. Questa regolamentazione della lingua colo, come l’inizio della limitazione della pre- no si faceva il pranzo dei giornalisti, un anno fu una conquista importante per i ladini nel senza del gruppo italiano in Alto Adige. Certo, lo pagava l’Alto Adige, un anno il Dolomiten, periodo del dopoguerra.” ■ il primo accordo metteva pace in un periodo ma anche Amonn. Tutti assieme, tra colleghi inquieto.” Poi è arrivato lo Statuto di autono- c’era un clima di cordialità in un momento in Angelika Schrott, USP mia, “che stabiliva chiaramente che il gruppo cui andare avanti non era facile.” ■ etnico tedesco doveva riconquistare le posi- Biografia | Biografia zioni perdute, a cominciare dalla scuola, do- Paolo Ferrari, USP Johann Moroder po che per vent’anni era stato bloccato il suo sviluppo di base. Abbiamo eliminato i conflitti Biografia Johann Moroder, 79 anni, vive a Ortisei. duri, ma alla collettività italiana è costato Rolando Boesso Dopo il ritorno dalla prigionia di guerra grosse rinunce.” La stampa locale italiana di in Croazia si occupò con grande impegno allora? Boesso la definisce “democristiana e fi- Classe 1920, di Riva del Garda, Rolando per la conservazione della lingua ladina logovernativa, ovviamente portata a difendere Boesso è tra i fondatori nel 1945 del gior- e per la creazione di uno specifico siste- le istituzioni italiane. Il giornale Alto nale “Alto Adige”, dove rimane, come di- ma scolastico a favore del gruppo ladino. Adige aveva un rapporto diretto con rettore amministrativo Nel 1946 conseguì il diploma di maturità prima e amministrato- e iniziò ad insegnare. re delegato poi, sino al Johann Moroder à 79 ani y sta a Urtijëi. 1986. Dopo l’impegno po- Do vester stat prijunier tla Croazia se litico (dall’83 all’89 anche àl dassën dat ju cun la rujeneda ladi- Ufficio Audiovisivi/Lageder in Consiglio provinciale, na y cun n model de scola per i ladins. di cui diventa Presidente), Dl 1946 se à Moroder tëut dant de fé l ejam oggi guida l’emittente pri- de maturità. Dopro àl laurà coche maester. vata Videobolzano 33.

Archivio USP Provincia autonoma Settembre 2006 19 1945/46: dalla fine della guerra

US Army cese dà la massima pubblicità all’evento e si esprime per un ritorno dell’Alto Adige all’Austria. Karl Gruber trasmette ai Capi di Stato e ai Ministri degli Esteri degli Stati Uni- ti, della Gran Bretagna, dell’Unione Sovieti- ca e della Francia la preghiera di concedere ai sudtirolesi la possibilità di ricongiungersi all’Austria.

11 settembre - 2 ottobre: Conferenza dei Ministri degli Esteri delle superpotenze a Londra. Nessuno propone il ritorno dell’Alto Adige all’Austria. I Ministri degli Esteri deci- dono il mantenimento del confine del Bren- nero. Il Ministro degli Esteri statunitense James Francis Byrnes redige la clausola ag- giuntiva secondo cui il confine dell’Austria con l’Italia “rimane immutato, dovendosi però prestare ascolto alle richieste di lievi rettifiche dei confini (‘minor retifications’) che l’Austria presenti a suo favore”. In segui- to le superpotenze non si discosteranno più 8 maggio 1945 da questa posizione. 27 ottobre: Con un decreto legge l’Italia 11 luglio: In una dichiarazione del Governo autorizza la scuola tedesca in Alto Adige. 1945 italiano si assicura ai sudtirolesi la parifica- zione della lingua tedesca e la creazione di 10 dicembre: Alcide Degasperi sostitui- una scuola in lingua tedesca. sce Ferruccio Parri alla guida del Governo, 27 aprile: Sotto la guida del Cancelliere mantenendo anche la funzione di Mini- Karl Renner si costituisce in Austria il Gover- 4 settembre: A Innsbruck grande mani- stro degli Esteri fino al 17 ottobre 1946. no provvisorio, che proclama la ricostituzio- festazione per l’Alto Adige con oltre 30.000 Degasperi è l’uomo di fiducia degli Stati ne della Repubblica austriaca. Benito Mus- partecipanti. La forza di occupazione fran- Uniti. solini viene catturato dai partigiani presso il lago di Como e fucilato il giorno dopo.

8 maggio: Capitolazione incondizionata dell’esercito tedesco e fine della Seconda guerra mondiale in Europa. In Italia le for- ze tedesche capitolano già il 2 maggio. L’8

maggio viene fondata a Bolzano la Südtiro- di Innsbruck Università contemporanea, storia Istituto ler Volkspartei (SVP).

12 maggio: Bruno De Angelis viene inse- diato dagli Alleati come Prefetto di Bolzano, suoi vice sono nominati Visco Gilardi e Wal- ther Amonn.

23 maggio: Karl Gruber viene confermato Capitano del Tirolo () dal- le forze di occupazione statunitensi e così uf- 4 settembre ficialmente riconosciuto in questa funzione. 1945

20 Provincia autonoma Settembre 2006 Tappe verso l’Accordo al Trattato di Parigi 1946

4 marzo: Il Ministro degli Esteri britannico Cuore, in cui si sfila Ernest Bevin chiude la discussione interna per il diritto all’auto- al suo dicastero sulla questione sudtirolese e determinazione. decide in favore dell’Italia, nonostante l’Au- stria avesse “i migliori argomenti”. Fino a 29 luglio - 15 otto- questo momento la posizione britannica in bre: Inizia a Parigi la relazione all’Alto Adige non era stata chiara. riunione permanente 5 settembre della Conferenza di pace. 22 aprile: Grande manifestazione a Inn- La Conferenza elabora i sbruck per la riunificazione dell’Alto Adige trattati di pace con l’Italia, con l’Austria. Nell’occasione vengono con- la Finlandia, la Bulgaria, la Romania e l’Un- 1946 segnate al Cancelliere federale Leopold Figl gheria. In riferimento all’Alto Adige, le bozze 155.000 firme raccolte in Alto Adige e in Au- di trattato predisposte dalla Conferenza dei all’ambasciatore Carandini di fare lo stes- stria tra i sudtirolesi optanti. Ministri degli Esteri, tenutasi a Mosca, pre- so, rinunciando all’esplicito riferimento vedono la libera circolazione di merci e per- all’unificazione delle province di Bolzano 26 aprile: Al Ministero degli Esteri statu- sone tra Tirolo e Alto Adige. e Trento. Si spiana così la strada alla firma, nitense si prende la decisione definitiva: il nei locali della Rappresentanza italiana, del- confine tra Austria e Italia deve rimanere 7 agosto: La SVP comunica le strategie alla l’accordo tra Alcide Degasperi e Karl Gruber. immutato. delegazione sudtirolese a Parigi, Friedl Volg- L’“accordo di Parigi”, parte integrante, al- ger e Otto von Guggenberg. Se non fosse l’articolo 10, del trattato di pace con l’Italia, 1 maggio: La decisione fondamentale del- possibile ottenere il referendum, le alterna- mira a garantire i diritti dei sudtirolesi. Nello la Conferenza dei Ministri degli Esteri del tive sarebbero l’internazionalizzazione (Alto stesso giorno l’accordo viene integrato da settembre/ottobre 1945 viene confermata. Adige sotto controllo internazionale), la co- uno scambio di lettere tra Degasperi e Gru- L’Alto Adige resta all’Italia, non si terrà un siddetta “soluzione Liechtenstein“, e solo in ber. Nella risposta del Presidente del Consi- referendum e si prenderanno in considera- subordine l’autonomia. glio si afferma che il Governo italiano sarà zione soltanto “lievi rettifiche dei confini”. disposto a prestare puntuale attenzione (“gi- L’annuncio della decisione del Consiglio dei 5 settembre: Il Ministro degli esteri Gru- ve careful attention”) a tutte le proposte del Ministri degli Esteri provoca in Tirolo uno ber è disposto a lasciare aperta la questione Governo austriaco che mirino a conseguire sciopero di protesta e varie dimostrazioni. dell’individuazione espressa dell’ambito la migliore soluzione dei punti contenuti al- di applicazione dell’autonomia, e chiede l’articolo 10 e nel testo dell’accordo. ■ 30 maggio: Il Ministro degli Esteri Gruber e il delegato italiano, l’ambasciatore Conte Niccolò Carandini, presentano agli Alleati le posizioni dei rispettivi Governi in ordine alla fissazione dei confini tra Austria e Italia. Tiroler Landesarchiv, Innsbruck Landesarchiv, Tiroler Gruber avanza – senza averla concordata coi sudtirolesi – la richiesta di una piccola retti- fica dei confini, la “soluzione pusterese”. Vie- ne contestualmente proposta una garanzia giuridica per l’autodeterminazione dell’Alto Adige. 24 giugno: Il Consiglio dei Ministri degli 22 aprile Esteri rigetta la “soluzione pusterese”, non ritenendola una rettifica di lieve entità.

30 giugno: Ovunque in Alto Adige e in Tirolo si svolgono processioni per il Sacro 1946

Provincia autonoma Settembre 2006 21 “In uno spirito di equità e L’Accordo di Parigi è stato il risultato di un compromesso trovato nelle trattative politico-diplomatiche alla Conferenza di pace di Parigi. Tutti e tre i partner direttamente interessati alla questione – e cioè Italia, Austria e la minoranza sudtirolese – dovettero rinunciare alle loro massime aspirazioni. L’Italia ottenne una sovranità territoriale limitata, sulla base degli impegni assunti con l’Accordo, l’Austria dovette rinunciare alla sua richiesta di riottenere i territori in discussione e ai sudtirolesi fu negato l’esercizio del diritto di autodeterminazione.

L'ITALIANO Alcide Degasperi

Alcide Degasperi (* 3 aprile 1881 a Pieve Tesino, Trento; † 19 agosto 1954 a Sella di Valsugana, Trento) studiò filosofia e letteratura a Vienna. Nel 1911 divenne deputato al Parlamento di Vienna. Dopo la fine della Prima guer- ra mondiale fu uno dei fondatori del Partito Popolare Italiano. Durante il fascismo fu rinchiuso in carcere per 16 mesi. Già durante la Seconda guerra mondiale fondò la Democrazia Cristiana. Dal 1944 fu ministro degli Esteri nel governo di coalizione che riuniva tutti i partiti antifascisti e nel 1945 di- venne presidente del Consiglio. Ricoprì tale carica ininterrottamente fino al 1953, guidando differenti governi di coalizione. Degasperi è stato una delle anime del processo di unificazione europea.

22 Provincia autonoma Settembre 2006 L'Accordo di comprensione…” econdo le potenze vincitrici, il conflit- to riguardante la minoranza tedesca in SItalia non andava risolto attraverso uno spostamento dei confini, ma utilizzando lo strumento autonomistico.

In particolare, i responsabili della politica estera inglese, alla cui iniziativa diplomatica si deve in fin dei conti questo compromes- so, interpretarono l’Accordo di Parigi come un elemento della più generale questione della collaborazione italo-austriaca e della

desiderata unificazione europea. Archiv des Außenministeriums, Rom Außenministeriums, des Archiv

Anche se per un’attuazione soddisfacente dell’Accordo di Parigi si sarebbe dovuto at- tendere un lungo periodo, esso si dimostrò del tutto all’altezza delle sue finalità origi- narie, sia in occasione del dibattito sull’Al- to Adige davanti all’ONU nel 1960/61, che in occasione dell’elaborazione del secondo Statuto di autonomia del 1972, fino al rila- scio della quietanza liberatoria nel 1992. ■

L’AUSTRIACO Karl Gruber

Karl Gruber (* 3 maggio 1909 ad Innsbruck, † 1° febbraio 1995 ad Innsbruck) durante la Seconda guerra mondiale svolse opposizione attiva contro il na- zismo. A lui si deve il fatto che Innsbruck sia stata l’unica città del Reich a liberarsi dai nazisti prima dell’arrivo degli Alleati. Nel 1945 Gruber divenne presidente provvisorio della Giunta provinciale del Tirolo. Nell’autunno 1945 assunse l’incarico di ministro degli Esteri nel governo di Leopold Figl. Svolse questo ruolo fino al novembre 1953. Terminata la sua attività di ministro de- gli Esteri, fu ambasciatore a Washington, Berna, Bonn e Madrid, presidente dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica e sottosegretario presso la cancelleria federale.

Provincia autonoma Settembre 2006 23 Ufficio Audiovisivi/Foto Frass Ufficio Audiovisivi/Foto Il biglietto di ritorno in patria

La firma che il 5 settembre 1946 Karl Gruber e Alcide Degasperi apposero sul Trattato che prese i loro nomi, costituì il punto di partenza per lo sviluppo di un’ampia autonomia. Il Trattato del 1946 ha significato soprattutto una cosa: un biglietto di ritorno in patria, ovvero il diritto definitivo a restare nella propria terra di coloro che optarono per la cittadinanza tedesca. L’Italia si impegnò infatti ad una generosa restituzione della cittadinanza italiana a quanti, nel 1939, avevano optato per il Reich tedesco. Ponte Gardena 1950: il parroco Hans Dejaco (a sinistra) accoglie un rioptante

l Trattato di Parigi prevede che la mino- nell’ottobre del 1945 il governo italiano ave- cessario se tutti i sudtirolesi – e non solo ranza tedesca presente in Italia goda “di va già provveduto ad istituire, per decreto, la quelli che erano rimasti – volevano poter Icompleta uguaglianza di diritti rispetto scuola tedesca, il destino degli optanti era esercitare i loro diritti politici. Per questo la agli abitanti di lingua italiana, nel quadro invece ancora totalmente incerto. SVP insistette con veemenza sull’attuazio- delle disposizioni speciali destinate a sal- La richiesta avanzata dalla Südtiroler Volk- ne di questo punto del Trattato di Parigi. Il vaguardare il carattere etnico e lo sviluppo spartei (SVP) di dichiarare nulli tutti i trattati termine di un anno, concordato dalle parti, culturale ed economico del gruppo di lingua di ricollocazione non era riuscita ad imporsi. trascorse senza tuttavia produrre alcun ri- tedesca”. Altri punti importanti riguarda- Al contrario, poco prima il governo italiano sultato; solo una maratona di trattative tra vano l’equiparazione della lingua tedesca aveva addirittura prospettato la possibilità una delegazione italiana ed una austriaca, a quella italiana, una più equa distribuzio- di allontanare tutti i sudtirolesi che avevano svoltasi nell’autunno del 1947 a Roma, pro- ne degli impieghi pubblici tra i vari gruppi optato per la cittadinanza tedesca. Con il dusse la svolta. Dopo l’approvazione del linguistici e, soprattutto, la definizione dei Trattato firmato da Karl Gruber ed Alcide De- primo Statuto di autonomia da parte della contenuti dell’autonomia. gasperi questa minaccia venne meno. SVP, il 2 febbraio 1948 il Consiglio dei mini- stri italiano approvò il cosiddetto decreto Optanti: destino incerto La decisione cruciale a Parigi sugli optanti. A quel punto non c’era tempo da perdere: Nel 1946 la guerra era terminata da oltre Il definitivo chiarimento della questione nell’aprile dello stesso anno erano state fis- un anno, ma l’eredità lasciata dai relativa alla cittadinanza era tuttavia ancora sate le prime elezioni politiche. I sudtirolesi regimi totalitari era ancora perce- lontano. Ma esso era quanto che avevano optato per la Germania furono pibile ovunque. Il problema più mai ne- esortati, attraverso un’ampia campagna, a urgente che i sudtirolesi dove- revocare il più rapidamente possibile vano risolvere era quello della l’opzione del 1939 per poter cittadinanza. Con l'opzione partecipare alle elezioni. La del 1939, l’86% dei sudtirolesi maggior parte di loro ricevette aveva scelto la cittadinanza effettivamente la cittadinanza in tedesca. La cittadinanza degli tempo utile. optanti che erano emigrati L’attribuzione della cittadinanza durante la guerra era certa ai sudtirolesi emigrati non avven- – erano tedeschi –, quella ne però sempre in modo rapido e di coloro che non erano senza attriti. L’Italia accusò infatti il emigrati – la maggior par- Governo austriaco di aver fatto pres- te – era invece totalmente sione sugli emigrati affinché riop-

Archivio pro incerta. Se, ad esempio, vinciale/Riprod. “Do tassero per la cittadinanza italiana. lomiten” 24 Provincia autonoma Settembre 2006 La questione della cittadinanza

Ancora una volta fu necessario ricorrere ad I primi rientri legali in Alto Adige avven- estenuanti trattative tra i due Stati per risol- nero all’inizio dell’estate del 1949. Le as- vere definitivamente il problema agli inizi sociazioni dei sudtirolesi che si trovavano degli anni ’50. Così, da un lato a gran parte in Austria ed in Germania organizzarono degli emigrati fu riconosciuta la cittadinan- trasporti speciali, il Governo di Vienna con- za italiana, dall’altro l’Austria dovette però cesse un piccolo sostegno economico per Dolomiten Repro per parte sua impegnarsi a naturalizzare un coloro che rimpatriavano. In Alto Adige certo numero di sudtirolesi. mancavano però soprattutto gli alloggi e Le autorità italiane rifiutarono di conce- molti dovettero accontentarsi di una siste- dere la cittadinanza a circa 4000 ex optanti mazione temporanea, come ad esempio per la Germania, quasi 700 dei quali si tro- nelle vecchie caserme. Solo con il graduale vavano in Alto Adige. Si trattava di persone miglioramento della situazione economica che avevano intrattenuto stretti rapporti della Provincia fu possibile creare nuovi al- con il regime nazionalsocialista e che ave- loggi, ovvero iniziare la costruzione di interi vano occupato posizioni di rilievo al suo insediamenti. Le maggior parte delle case fu interno. Le vittime di questa forma di celata edificata nei quartieri bolzanini di Rencio denazificazione poterono tuttavia presen- e Aslago, in tutto quasi 200 unità abitative. tare in seguito la domanda di cittadinanza Ovviamente l’ondata edilizia arrivò decisa- seguendo il normale iter, una possibilità che mente troppo tardi. Come a Merano (foto) ovunque in Alto Adige vennero costruite fu in concreto sfruttata da molti. Un secondo problema di urgente solu- le cosiddette case per i rimpatriati zione per i rimpatriati era costituito dalla Il ritorno in Alto Adige mancanza di posti di lavoro. Spesso queste scarsa disponibilità e solidarietà di molti su- persone erano professionalmente poco qua- dtirolesi rimasti in patria. I motivi di questo Solo il rilascio del passaporto italiano per- lificate e sopravvivere sul già scarso mercato atteggiamento risiedevano da un lato nella mise agli optanti trasferiti di ritornare in Al- del lavoro diventava un’impresa piuttosto difficile situazione economica generale, dal- to Adige. Al termine della guerra la maggior difficile. L’emigrazione verso la Germania l’altro però anche nella rimozione consape- parte dei circa 75.000 emigrati aveva inten- del sud, l’Austria e la Svizzera ebbe infatti vole e inconsapevole dell’epoca delle opzio- zione di ritornare alla propria terra d’origi- inizio già negli anni ’50. ni. I rimpatriati mantenevano vivo il trauma ne. I confini erano però chiusi e rigidamente A Bolzano fu istituito l’Ufficio per il soste- della divisione e del venir meno della solida- controllati. Molti non vollero però attendere gno agli optanti che tuttavia, disponendo rietà, della lacerazione interiore e per alcuni che la situazione venisse regolarizzata e de- di scarsissimi mezzi finanziari, ben poco anche della propria mancanza di coraggio e, cisero di rientrare di propria iniziativa. Lun- poteva fare per adempiere al proprio com- per questo, provarono spesso la sensazione go la strada attraverso il confine non furono pito. Puntò così sul contributo da parte dei di essere rifiutati. Così essi divennero i capri pochi coloro che trovarono la morte a causa privati e sollecitò la creazione di cosiddette espiatori degli errori del passato. Talvolta il del gelo o di qualche sciagura. Questi rientri giunte per i rimpatri presso i vari Comuni. rimpatrio venne loro rimproverato e si sen- illegali continuarono anche dopo l’accordo Tuttavia solo meno della metà dei comuni tirono accusati di “tradimento della patria”; di Parigi. si attivò in tal senso, dimostrando così la furono soprattutto gli ultimi rimpatriati quelli che ricevettero spesso l’accoglienza A fine guerra l’Alto Adige e in particolare Bolzano furono presi d’assalto dai rifugiati più fredda. Complessivamente i sudtirolesi che rientrarono in patria furono tra i 20.000 e i 25.000. Per la maggior parte di coloro che aveva- no optato per la cittadinanza tedesca il Trat- tato di Parigi del 1946 costituì l’occasione per revocare la decisione che avevano preso nel 1939. Esso non lenì però le profonde fe- rite dell’anima che molti sudtirolesi dovet- tero subire. ■

Stefan Lechner

L'AUTORE Stefan Lechner

Stefan Lechner, nato nel 1964 a Brunico, docente e storico contemporaneo. Si oc- cupa in particolare della storia contem-

Archivio provinciale Archivio poranea sudtirolese e tirolese.

Provincia autonoma Settembre 2006 25 „“Il rientro, questione cruciale” L’Accordo di Parigi ha aperto agli optanti sudtirolesi le porte per “ riacquistare la cittadinanza italiana. Per Ludwig Steiner, che a Parigi era presente come Segretario del ministro degli Esteri austriaco Karl Gruber, è stato questo il risultato più importante delle trattative del 1946 con l’Italia. Quel contratto ha rappresentato il fondamento per il costante aggiornamento dell’autonomia.

Provincia autonoma: Quali obiettivi ha per- seguito l’Austria firmando l’Accordo Dega- speri-Gruber? Ludwig Steiner: Quando a Parigi fu chiaro che le grandi potenze non erano disposte a

modificare i confini dell’Italia del nord, nep- Schlager / Roland APA pure quelli della Valle d’Aosta, l’obiettivo dell’Austria divenne quello di garantire, in Le misure previste dal Pacchetto e su cui tervenire in loro favore ogni qualvolta ciò futuro, i diritti di sopravvivenza dei sudti- si basa il secondo Statuto di autonomia risulti necessario. rolesi nel miglior modo possibile: l’accordo sono il frutto del Trattato di Parigi oppure Degasperi-Gruber. questo complesso strumento normativo Anche se l’autonomia è molto ampia, le ri- ha preso una direzione completamente chieste di autodeterminazione non si sono Quali sono state le immediate conseguen- nuova? completamente placate. Una minoranza ze dell’accordo firmato da Degasperi e Steiner: Tutte le attuali misure previste come quella dei sudtirolesi della Provincia Gruber? nel Pacchetto si basano fondamental- di Bolzano può oggi rivendicare il proprio Steiner: Uno dei risultati più importanti mente sull’Accordo Degasperi-Gruber del diritto all’autodeterminazione? del Trattato di Parigi è stata l’apertura verso 1946, ma vanno ben oltre lo stesso accor- Steiner: Naturalmente nessuna comunità può nuove soluzioni e il diritto alla riopzione. do. Esse superano di gran lunga anche le davvero rinunciare al diritto all’autodeter- Se quest’ultimo non fosse stato concesso, i più remote speranze dell’immediato do- minazione. Rimane però da vedere come e sudtirolesi con cittadinanza straniera sareb- poguerra. quando un simile diritto debba essere formal- bero divenuti cittadini di seconda categoria mente invocato a livello pratico. È necessario nella propria terra. Negli ultimi decenni l’autonomia è diven- valutare se ci sono altre possibilità di giungere tata un modello di successo. Come spiega il al medesimo risultato dal punto di vista prati- Il Trattato di Parigi ha significato soprat- notevole sviluppo dell’Alto Adige a partire co. Che significato hanno oggi, in un’Europa tutto la rinuncia ad un ritorno all’Austria. dagli anni ‘70? senza confini, le frontiere nazionali? ■ Il diritto all’autodeterminazione non è riu- Steiner: Alla base dello sviluppo dell’auto- scito ad imporsi. A posteriori, si può quindi nomia sudtirolese, fino a farne un modello Biografia ritenere che quell’accordo sia stato un er- di successo esportabile in Europa e non Ludwig Steiner rore? solo, vi sono molteplici ragioni. Soprat- Steiner: Effettivamente il Trattato di Parigi tutto la volontà dei sudtirolesi è stata ed è Ludwig Steiner è nato il 14 aprile 1922 a non ha segnato il ritorno dell’Alto Adige al- determinante, e si manifesta in una legit- Innsbruck e fu attivo durante la Seconda l’Austria. Tuttavia, il diritto all’autodetermi- timazione democratica della rappresen- guerra mondiale nella resistenza al regime nazione dei sudtirolesi non ha mai smesso tanza nel mondo dei loro interessi. A ciò nazista. Nel maggio 1945 appoggiò Karl di essere rivendicato. Il diritto all’autodeter- si aggiunge il fatto che l’Austria continua Gruber nella liberazione di Innsbruck. minazione è il diritto dei sudtirolesi stessi e instancabilmente, come ha sempre fat- Dopo la guerra Steiner divenne segretario nessuno, nemmeno l’Austria, dovrebbe po- to anche in passato, a tutelare i diritti dei di Gruber e lo accompagnò in questa fun- terne disporre o rinunciarvi. sudtirolesi a livello internazionale e ad in- zione a Parigi alle trattative di pace.

26 Provincia autonoma Settembre 2006

Le interviste „“L’Accordo, la strada giusta” L’Accordo di Parigi è stato un esempio avanzato di uno schema “ di pacificazione, afferma Giulio Andreotti. L’ex Presidente del Consiglio italiano, che seguì le trattative a Parigi come stretto collaboratore del premier Degasperi, sottolinea il grande valore dell’Accordo per una politica delle minoranze mirata alla convivenza etnica, un valore sempre più riconosciuto nel corso degli anni anche all’estero.

Provincia autonoma: Nel secondo dopo- guerra l’Italia ha vissuto una fase di grandi trasformazioni sociopolitiche. Quale ruolo

ha rivestito in questo particolare contesto la / Torini Firenze Provincia Ufficio stampa presenza di una minoranza tedesca in Alto Adige? Andreotti: Il rapporto con Bolzano aveva tuto e, ci tengo a sottolinearlo, Bolzano è una Giulio Andreotti: La saggia procedura segui- qualche difficoltà ma avevamo a che fare provincia dell’Italia. ta per la sistemazione post-bellica dell’Alto con interlocutori leali. Il sì era sì. Sono testi- Adige evitò strappi e future crisi. Lo schema mone diretto del clima di allora, che qualche Accordi come quello di Parigi sono da con- concordato di Statuto regionale speciale assi- attentato mise a rischio, ma non riuscì a siderarsi oggi residui di una fase storica curava costruttiva convivenza etnica, mentre cambiare. lontana e che nell’Unione europea è ormai con spirito aperto si sistemavano le penden- superata? ze del passato (riopzioni, ecc.). E’ stato un Il Pacchetto e il conseguente Secondo Sta- Andreotti: A Parigi dominavano i vincitori esempio di cui sempre di più, anche all’este- tuto di autonomia sono da considerarsi una della guerra, tanto è vero che con Tito fu im- ro, hanno apprezzato il valore. prosecuzione dell’Accordo di Parigi o hanno possibile qualunque accordo. Sempre di più aperto una strada completamente nuova? apprezzo il valore dell’Accordo Gruber-De- Il presidente del Consiglio Degasperi estese Andreotti: La linea di continuità è stata mol- gasperi, che evitò decisioni autoritarie della l’accordo alle due Province, quindi anche to chiara. E se c’è voluto tempo per comple- Conferenza. ■ Trento oltre a Bolzano. A posteriori questa tare il Pacchetto, la volontà bilaterale di arri- decisione si è rivelata giusta? varvi mi sembra non sia mai mancata. Biografia Andreotti: Credo di sì. Certamente per De- Giulio Andreotti gasperi contò anche la sua provenienza Negli scorsi decenni l’autonomia si è svilup- trentina. Ma il suo spirito era molto aperto. pata come modello di successo. Secondo Giulio Andreotti è nato il 14 gennaio 1919 Dovendomi occupare io delle riopzioni, mi Lei, come si spiega lo slancio dell’Alto Adige a Roma e ha fatto parte complessivamente dette una istruzione precisa: “grande l ar- a partire dagli anni Settanta? di 33 Governi italiani, sette volte quale Pre- ghezza e se qualche caso era difficile acco- Andreotti: Quella altoatesina è una popola- sidente del Consiglio. Come Capo del Go- glierlo, non decidere in negativo, ma accan- zione molto seria, dedita al lavoro, con una verno fu proprio Andreotti nel 1992 a san- tonarlo. avrebbe aggiustato tutto”. forte tradizione cristiana. cire la chiusura del Pacchetto, confermata E fu così. nel giugno dello stesso anno dal rilascio Sebbene l’autonomia sia ampia, ancora og- della quietanza liberatoria. Nel 1946 An- Gli anni Sessanta registrano l’avvio delle gi non sono sopite le richieste di autodeter- dreotti fece parte dello staff del presidente trattative tra Bolzano e Roma. Quale peso minazione. La minoranza austriaca in Alto del Consiglio Alcide Degasperi e partecipò hanno avuto, a tale proposito, l’Accordo di Adige ha titolo per insistere nella richiesta in misura significativa all’elaborazione del Parigi e la cosiddetta “Notte dei fuochi” con di un simile diritto? cosiddetto “decreto delle riopzioni” dopo la gli attentati in Alto Adige? Andreotti: No. La Costituente approvò lo Sta- firma dell’Accordo di Parigi.

Provincia autonoma Settembre 2006 27 „Todeschi de Bolzan” Fu il mio ingresso in Regione, nel marzo del 1966 – racconta il giornalista trentino Paolo Magagnotti – che mi consentì di meglio comprendere chi fossero i “Todeschi de Bolzan”, come li chiamavano spesso nella mia val di Sole quando ero ragazzo.

ella Regione si respirava il clima di ten- to politica, con il contributo di Piazza Fiera, sione che notoriamente ha caratteriz- ha avuto la sua buona parte di responsabi- Nzato gli anni Sessanta della storia sudti- lità nel fallimento istituzionale della prima rolese. Era diffusa ed evidente l’aspirazione autonomia; sarebbe tuttavia ingeneroso di- dei colleghi del Sudtirolo di avere una mag- menticare le pressioni che Trento ha avuto giore autonomia nella loro terra. Ricordo da esponenti del gruppo linguistico italiano sempre, un giorno mentre stavo rientrando altoatesino, preoccupati di condizionamen- nel palazzo regionale da via Gazzoletti, il ti e ritorsioni in un quadro autonomistico collega sudtirolese Albin Stimpfl, che giun- provinciale con il gruppo linguistico tedesco gendo dalla parte opposta alzò esultante in maggioranza. Certo è che, come ebbe ad

il “Dolomiten” che portava in mano e con ammonire in tempi successivi Alcide Berlof- dell'ASAR da: Fedel/Storia gioia mi disse: “Paolo, Paket in Sicht!”, mo- fa alla componente di lingua italiana, il vit- strandomi il titolo del giornale che trattava timismo non pagava. E non paga nemmeno di passi concreti verso la soluzione delle ora: né da una parte né dall’altra. sudtirolesi e trentini, in una vera dimensio- controversia sudtirolese. ne europea. Le illusioni che nutrivano maggiorenti La Regione indebolita Vi è stata in Regione la ripresa della colla- della SVP nell’art. 14 del primo Statuto di borazione della componente politica mag- autonomia sono state deluse da un atteggia- Approvato il Pacchetto, varata la riforma gioritaria sudtirolese in un clima sostanzial- mento miope di Roma e insufficientemente dello Statuto speciale per il Trentino-Alto mente sereno. La SVP, coerente con la sua sensibile ed attento di Trento. Direi che è Adige del 1972, la nostra autonomia ha visto visione di sempre dell’autonomia contraria riduttivo ridurre l’intera questione solo ed l’avvio di un nuovo percorso lungo il qua- alla Regione, seppur in un contesto politico esclusivamente al pur fondamentale fatto le, purtroppo, non sono state colte tutte le di leale collaborazione, non ha mai rinun- giuridico che riguarda l’art. 14 e la relativa opportunità of- ciato ha chiedere l’ulteriore delega di com- nota sentenza della Corte costituzionale. ferteci per cre- petenze regionali al livello provinciale Non vi è dubbio che a tale proposito la Tren- scere più uniti, ASAR e l’abolizione di un ente definito più volte “scatola Storia dell' vuota”. Da parte trentina, da: Fedel/ pur riconoscendo il non facile compito di riempire Per l’autonomia regionale o anche solo conservare ciò Se i sudtirolesi chiedevano l’autodeterminazione, i trentini che un partner fondamentale e gli italiani dell’Alto Adige avanzavano la richiesta di for- vuol svuotare, è mancata una me di autonomia impostate a livello regionale, che dun- decisa e convinta azione po- que rafforzassero il nesso tra Trento e Bolzano. A Trento litico-istituzionale per evitare in particolare si sviluppò un fortissimo movimento auto- il forte indebolimento della di- nomista facente capo all’ASAR (Associazione Studi per mensione regionale della nostra l’Autonomia Regionale), che riuscì a mobilitare decine autonomia, oggi più evidente e di migliaia di trentini in tre imponenti manifestazioni desolante che mai. di piazza organizzate tra il dicembre 1945 e l’aprile L’Accordo Degasperi-Gruber, 1947. all’origine, nel bene e nel male,

28 Provincia autonoma Settembre 2006 I trentini

to, con la dovuta ponderazione, alla parte trentina che non ha saputo interpretare, e conseguentemente attuare in una anticipa- trice visione europea, il chiaro messaggio degasperiano di collaborazione “fatto per la fraternità dei popoli”, anche se tale collabo- razione doveva avvenire nell’ambito di un esperimento che avrebbe costato “qualche sacrificio anche all’orgoglio italiano”.

Insieme verso l’Europa

Se nella provincia di Trento, respingendo con maggior determinazione le tendenze di chi, specialmente sopra Salorno, diceva “siamo in Italia, si parli italiano”, ci si fosse impegnati per tempo per diffondere mag- giormente la conoscenza del tedesco fino a farlo diventare in Trentino seconda lingua e non lingua straniera, sono convinto che la nostra vicenda autonomistica avrebbe avu- to un’evoluzione un po’ diversa. Possiamo dire che ora il gruppo lingui- stico tedesco è riuscito a piegare di fatto – poco manca al completamento dell’opera – l’attuazione dell’Accordo Degasperi-Gru- ber secondo i suoi desideri iniziali. La Regio- ne che è rimasta non può più danneggiare o Manifestazione di massa nel 1947 a Trento per chiedere l’autonomia regionale condizionare scelte fondamentali per la po- polazione sudtirolese. In un clima evidente- mente diverso dai difficili anni della firma dell’architettura istituzionale della nostra Comprendo risentimenti da parte del dell’Accordo e della sua prima attuazione, autonomia speciale, ha certamente costitui- gruppo linguistico tedesco sudtirolese, ma Trentino e Sudtirolo hanno compiuto scel- to il nucleo del sistema. non riesco a convincermi che Degasperi, te che vedono le due Province responsabili Nel valutarlo, da parte di lingua sia tede- divenuto pochi anni dopo i Patti di Pari- nell’accompagnare le rispettive popolazioni sca sia italiana, non vanno dimenticate le gi uno dei più convinti e costruttivi Padri lungo le vie della Nuova Europa e del mon- condizioni politiche nazionali e il contesto della Nuova Europa, abbia agito intenzio- do globalizzato. Al di là degli incontri e dei internazionale in cui l’intesa è maturata e ha nalmente per tradire i sudtirolesi. Lo stesso lavori a livello istituzionale, è la società civi- avuto la sua prima attuazione. Basti pensa- Karl Gruber, con cui sul tema mi sono con- le nelle sue varie espressioni che deve essere re che della firma dello storico Accordo non frontato in più di un’occasione, lo esclude. partecipe di questo viaggio. è stata scattata nemmeno una fotografia e Mi convince piuttosto quanto l’ex ministro Credo che in quest’ottica, gli esponenti di che il testo dattiloscritto riposta correzioni austriaco scrisse di proprio pugno in una tutti i gruppi linguistici possano condividere a mano. dichiarazione che raccolsi nel settembre del e fare proprie le aspirazioni europee dei due 1976 nella ricorrenza del trentesimo della firmatari dell’Accordo di Parigi. ■ Risentimenti sudtirolesi firma dell’Accordo: “Il Presidente Alcide De- gasperi ha definito sia l’Accordo che le isti- Paolo Magagnotti E che dire degli anni immediatamente tuzioni autonomistiche stesse come segno successivi. Nell’agosto del 1952, il presidente precursore di un’autentica concezione eu- L'AUTORE del Consiglio italiano Degasperi e il Cancel- ropea. A questa linea ho dato di tutto cuore Paolo Magagnotti liere austriaco Figl, per vedersi e parlare, fra la mia adesione”. l’altro, del Sudtirolo, hanno organizzato un Se la collaborazione fra trentini e sudti- Paolo Magagnotti, nato nel 1941 a Creval- incontro segreto in un bosco della Carinzia, rolesi non ha avuto lo sviluppo che i due core (Bologna), giornalista, già capouffi- grazie alla complicità di un commerciante statisti auspicavano, non se ne può fare lo- cio stampa della Regione, oggi Presidente di legname austriaco e del capo della polizia ro coUSP. Ferma restando l’avversione che dell’Associazione dei giornalisti europei di confine di Prato alla Drava. Certo è, che da sempre il gruppo linguistico tedesco ha e dell’Associazione italo-tedesca per l’Eu- se non vi fosse stato quell’Accordo, la nostra avuto nei confronti del “quadro” interpreta- ropa. Autore di numerose pubblicazioni storia sarebbe stata diversa, e probabilmen- tivo dell’Accordo di Parigi, credo che se un sull’autonomia del Trentino e dell’Alto te non migliore. tradimento vi è stato, questo va addebita- Adige nonché sull’integrazione europea.

Provincia autonoma Settembre 2006 29 Dal Trattato al Pacchetto Il Trattato di Parigi è stato sottoscritto da Karl Gruber e Alcide Degasperi. È stato invece Silvius Magnago a infondere vita in questo documento, evitando che rimanesse USP / Per nter USP / Per lettera morta. Gli è stato possibile perché ha finalmente trovato nel primo Ministro Aldo Moro e nel deputato DC bolzanino Alcide Berloffa due interlocutori attenti e disponibili a Roma e a livello locale. L’allora presidente della Giunta provinciale ha avuto per l’intera durata della sua carriera politica un rapporto ambivalente con il Trattato su cui ha cementato l’attuale autonomia.

l Trattato di Parigi ha punti forti e punti sull’accordo del 5 settembre 1946. Trent’an- comprendeva il decennio tra il 1956 e il 1966 deboli. È, ad esempio, un suo punto di ni fa l’allora presidente della Giunta pro- e fu definita dal presidente Magnago la fase „Idebolezza non tenere affatto conto dei la- vinciale e Obmann della SVP aveva tenuto internazionale. Gli anni tra il 1966 e il 1976 dini. Anche con riguardo alla questione del- un’allocuzione con cui aveva fatto sussulta- si posero all’insegna della limatura e dell’at- le ri-opzioni non si è assunta una posizione re l’uditorio. Il punto focale del discorso di tuazione del Pacchetto. univoca. Il Trattato di Parigi costituisce però Magnago era la valutazione del Trattato di Anche nel 1976 Magnago sapeva bene che ugualmente la base dell’autonomia. L’ele- Parigi. “il Trattato di Parigi è una solida base su cui mento di maggiore spicco è rappresentato Riepilogando: nel 1969 il congresso della le parti possono fondare il loro lavoro per la dal fatto che con esso si sono poste le pre- SVP aveva approvato il Pacchetto spianando tutela della nostra identità, ora come in pas- messe per l’internazionalizzazione della così la strada al secondo Statuto di autono- sato”. Il Trattato di Parigi prevedeva per l’al- questione altoatesina”. Silvius Magnago an- mia. Il decennio successivo aveva rappre- lora presidente della Provincia due garanzie cora oggi si esprime in termini molto critici sentato la fase centrale nella definizione essenziali: “La prima è legata al fatto che ci dell’attuale autonomia. L’Alto Adige e Roma è stato concesso il diritto a un’autonomia realizzarono in questi anni l’autonomia pre- unicamente riservata all’Alto Adige ... La se- vista dalle misure del Pacchetto. A marzo del conda prevede che tale autonomia non sia 1976 le due principali norme di attuazione solo un regalo di un Governo italiano, che dello Statuto di autonomia, quella sul bilin- ci può essere tolto da un altro governo, qua- guismo e quella sulla proporzionale etnica, lora cambi la situazione contingente, bensì erano pronte per essere applicate. In questo che sia comunque sempre garantita a livello Archivio USP Archivio momento particolarmente saliente per la internazionale.” politica autonomistica Magnago tracciò al In conclusione al proprio discorso Ma- congresso della SVP una retrospettiva sul gnago constatò infine che il Trattato di Pa- periodo intercorso dalla sottoscrizione del rigi, nonostante tutte le sue carenze, aveva Trattato fino alla concretizzazione dell’au- rappresentato un valido punto di partenza tonomia. In questo clima politico pressoché per il nuovo Statuto di autonomia: “La gene- euforico Magnago riabilitò per la prima vol- razione a cui appartengo ha combattuto dal ta anche i protagonisti della notte dei fuochi trentesimo al sessantesimo anno di vita per del 1961. l’attuazione pratica del Trattato di Parigi, al Il periodo tra il 1946 e il 1976 fu ripartito fine di garantire una tutela efficace ... degli da Magnago in tre fasi: la prima spaziava altoatesini di lingua tedesca e ladina. Si è ot- dalla sottoscrizione del Trattato di Parigi tenuto molto”, conclude Magnago. ■ fino alla consegna della prima nota dal- Silvius Magnago e Karl Gruber l’Austria all’Italia nel 1956. La seconda fase Thomas Ohnewein, USP

30 Provincia autonoma Settembre 2006 Europa

J. Pernter L’Alto Adige cresce nel solco dell’Europa Quando, nel settembre del 1946, fu firmato il Trattato di Parigi, la possibilità di costruire un’Europa unita pacificamente ed integrata economicamente era ancora un’utopia. Tuttavia, solo dieci anni più tardi, il Trattato di Roma gettò le basi per la futura Unione europea. Dopo decenni di conflitti, l’Europa poteva finalmente risorgere a nuova vita e l’Alto Adige crescere in essa e con essa.

ome territorio di confine e di transito potuto percepire, in modo diverso, i molte- reg. Se oggi – 60 anni più tardi – le più recenti l’Alto Adige era destinato a confrontar- plici vantaggi derivanti dall’integrazione eu- stime di Eurostat relative al valore aggiunto Csi con la sua dimensione europea. Nel ropea. I confini sono crollati, la circolazione regionale all’interno dell’UE vedono l’Alto corso degli anni, la costruzione dell’integra- degli scambi economici è più libera, le perso- Adige attestarsi nelle prime posizioni (160% zione europea ha profondamente influen- ne più mobili e i rigidi comparti dell’econo- della media europea del rapporto tra PIL e zato anche lo sviluppo politico-economico mia di un tempo sono ora più aperti. Tutto abitanti) con un tasso di disoccupazione tra e sociale dell’Alto Adige, anche se dal canto ciò offre oggi nuove possibilità che, nel 1946, i più bassi d’Europa, ciò costituisce anche un suo questo territorio ha sempre mostrato nessuno osava nemmeno immaginare. L’eco- obiettivo riconoscimento del successo del- disponibilità ad apportare un contributo nomia dell’Alto Adige ha potuto approfittare la politica economica della nostra Provincia legato alla propria esperienza: la pacifica del rapido sviluppo economico dell’Europa, e del suo orientamento all’Europa. Il seme convivenza e parificazione di tre lingue e di in particolare della Germania e dell’Italia, du- piantato con il Trattato di Parigi ha generato i tre gruppi etnici su un territorio di piccole rante gli anni ‘60 e ‘70 e gettare così le basi del suoi frutti in modo inconfondibile... dimensioni, la spesso ricordata funzione di nostro attuale benessere. A questo processo “ponte” tra due culture e tra le grandi aree si è sempre cercato di conferire un aspetto L’UE abbatte le frontiere economiche a nord e a sud delle Alpi. Non europeo peculiare, di tipo “transfrontaliero”, da ultimo una gestione consapevole della per esempio in veste di partner del cosiddetto Con l’entrata in vigore del Trattato di Maa- generosa autonomia, garantita a livello in- “Accordino”, che ha consentito al commer- stricht nel 1993 l’Alto Adige ha conosciuto ternazionale, le cui origini risalgono al Trat- cio regionale di ottenere i vantaggi legati alla – oltre all’apertura del mercato interno eu- tato di Parigi di cui si celebra in questi giorni creazione di un piccolo mercato interno con i ropeo – una nuova dimensione: le decisioni l’anniversario. Länder austriaci oltre confine, che allora non e le misure adottate a livello europeo hanno facevano ancora parte della Comunità euro- iniziato ad avere un impatto più forte e più Vantaggi dell’integrazione pea. Ma anche attraverso numerose iniziative immediato sulle Regioni, le Città e i Comu- e collaborazioni nell’ambito della tutela delle ni. Questi sono infatti diventati responsabili Oggi viviamo in un’Unione europea che minoranze, della cultura, della formazione dell’attuazione del diritto europeo, senza tut- conta quasi 500 milioni di abitanti e in cui e dello scambio, con il costante impegno a tavia essere veramente coinvolti nel processo ciascuno di noi – che si tratti di imprenditori, favore della tutela dell’ambiente alpino e legislativo. L’effetto è stato percepito in modo di studenti, di pensionati, di agricoltori, di la- la promozione dello sviluppo rurale, fino al netto in molti settori dell’economia, anche voratori dipendenti o liberi professionisti – ha ruolo di coordinamento nei programmi Inter- da parte della politica locale degli aiuti e

Provincia autonoma Settembre 2006 31 degli incentivi. Tutto ciò richiedeva una rea- a partecipare in modo costruttivo alla rea- zione politica ampiamente coordinata se si lizzazione del comune progetto europeo. Se voleva dare maggior risalto alle regioni all’in- oggi le Regioni vengono riconosciute dall’UE Modello terno dell’Europa e fare valere i loro interessi come preziosi interlocutori e sono diretta- specifici nel processo legislativo comunitario mente coinvolte nel processo decisionale di per il Tibet in tempi più brevi e in modo più incisivo. Im- molti settori significa che l’impegno è stato plicitamente il messaggio collegato a questa ricompensato. essanta anni di pacificazione in Al- volontà era chiaro: sì ad un’Europa unita e L’Alto Adige è oggi un partner solido e to Adige dimostrano che il modello maggiormente integrata che riconosce e ri- consapevole nella nuova UE allargata. Quale Slocale di autonomia è un modello spetta il principio di sussidiarietà e quindi le contributo possiamo offrire noi oggi all’Euro- di successo. Ma è anche esportabile? Al esigenze dei vari Länder e regioni, no all’idea pa? L’impegno a favore della causa regionale più in alcune sue parti, afferma uno che di un’Europa accentratrice e unificatrice in e della tutela delle minoranze continueranno se ne intende: il Dalai Lama. La massima cui non trovano posto le specificità regionali. probabilmente ad essere obiettivi prioritari. autorità spirituale e politica del popolo A livello istituzionale l’Alto Adige dispone- Davanti a noi abbiamo però anche altre sfi- tibetano ha già visitato due volte l’Al- va a tal fine di due preziosi strumenti: i suoi de importanti: la realizzazione del tunnel di to Adige e ha accolto il presidente della rappresentanti presso il Parlamento europeo base del Brennero come snodo cruciale per Provincia Luis Durnwalder nell’esilio di e la partecipazione del Presidente della Pro- la politica europea dei trasporti, l’attuazione Dharamsala. Numerosi esperti tibetani vincia, quale membro effettivo, al Comitato di una politica sostenibile per l’arco alpino e hanno inoltre studiato a fondo il modello delle Regioni, l’organo consultivo dell’UE per per le sue zone rurali, il miglioramento del altoatesino, perché “l’esempio dell’au- le questioni regionali, istituito anch’esso con dialogo tra l’Europa e i suoi cittadini. Una tonomia dell’Alto Adige è moderno ed il Trattato di Maastricht nel 1994. Nel 1995 la delle maggiori sfide che l’Europa deve ora efficiente, garantisce stabilità politica, Provincia di Bolzano è stata però anche tra le affrontare sembra risiedere nel superamento benessere economico e ridotta disoccu- prime, assieme al Land Tirolo e alla Provin- della frattura con la sua base. Tutti gli Stati pazione”, afferma il Dalai Lama. cia di Trento, ad aprire un proprio ufficio di membri, quelli vecchi come quelli nuovi, Si può quindi risolvere la questione ti- rappresentanza presso le istituzioni europee sono attraversati da un fronte trasversale betana con un’autonomia “alla altoatesi- – nonostante la tendenza opposta, rivolta di scetticismo e di rifiuto che ha rafforzato na”? No, risponde il Dalai Lama, secondo al centralismo, prevalente presso le autori- le recenti polemiche sui contestati amplia- cui nessun modello autonomistico può tà. Questo modello transfrontaliero è stato menti, sul finanziamento del bilancio, sulla essere applicato pari pari alla sua terra. scelto molto consapevolmente; si tratta della liberalizzazione dei mercati del lavoro e dei Si tratta piuttosto di capire in che modo prima e finora unica rappresentanza europea servizi. I contraccolpi subiti dal procedimen- alcuni ambiti dell’autonomia potrebbero comune di Regioni confinanti appartenenti to di ratifica del nuovo Trattato costituzionale trovare adeguata regolamentazione: si a diversi Stati membri, intesa a sfruttare non rivelano che i cittadini europei non sono più fanno gli esempi dell’obbligo del bilin- solo gli effetti pratici derivanti dalla siner- disposti a sostenere il progetto di integrazio- guismo, della proporzionale etnica, degli gia, ma anche a dare risalto alla vocazione ne nella stessa misura in cui è avvenuto fino- ampi spazi di manovra in campo politico europea di questa “Euroregione”. Un segno ra, anche perché forse non è sufficientemen- e amministrativo. Portare questi aspetti concreto dell’apertura e della disponibilità te chiara la direzione di marcia che si vuole al tavolo delle trattative con la Cina, po- adottare per il futuro. Per porre rimedio alla ter fare riferimento a sistemi già funzio- pericolosa deriva si richiede quindi traspa- nanti, avere pronte concrete proposte di renza, informazione concreta e dialogo. soluzione: questi sono – nelle parole del Il successo del modello Alto Adige, inaugu- Dalai Lama – i vantaggi emergenti dalla rato 60 anni fa con il Trattato di Parigi, rap- collaborazione tibetana-altoatesina. presenta quindi per noi uno stimolo e, allo Una cosa però è chiara: mancano an- stesso tempo, un obbligo a continuare, insie- cora al Tibet le fondamenta di un’auto- me ai nostri partner, nel solco dell’impegno nomia e alla Cina la volontà di concedere in favore di un’Europa democratica, econo- un’autonomia degna di questo nome. micamente integrata, ma soprattutto vicina Manca ancora, insomma, un Accordo di ai cittadini. ■ Parigi cino-tibetano. ■

Claudio Quaranta J. Christian Rainer, USP

L'AUTORE Claudio Quaranta

Claudio Quaranta, nato 1964 a Me- J. Pernter

rano, per molti anni Direttore del- Arno Pretl l’Ufficio di rappresentanza della Pro- vincia a Bruxelles, dal 2005 dirigente presso la Commissione europea.

32 Provincia autonoma Settembre 2006 J. Pernter Un’autonomia per tutti

Il cammino dei sudtirolesi dal Trattato di Parigi al secondo Statuto di autonomia, passato attraverso le tappe della pseudo-autonomia del 1948 e la “lotta per il pacchetto” del 1969, è stato difficile. Oggi dell’autonomia beneficia la popolazione di lingua tedesca, ladina e italiana. I pilastri della proporzionale e della parificazione delle lingue sono garanti della buona convivenza di tutti e tre i gruppi linguistici.

e dovesse essere dimostrato che, per so- che le minoranze devono essere protette specifiche, come previsto dallo stesso arti- pravvivere nel proprio ambito culturale con misure specifiche e mirate, e che a simi- colo 6 della Costituzione italiana: “la Repub- “Stradizionale, i sudtirolesi hanno biso- li misure non può per principio essere posto blica tutela con apposite norme le minoran- gno di un elicottero, allora lo Stato italiano un limite massimo. Inoltre Magnago voleva ze linguistiche”. dovrebbe metterne a disposizione uno per in questo modo dimostrare con un’immagi- I sudtirolesi devono certamente anche ciascun sudtirolese”, ebbe a dire l’ex presi- ne forte che non si può mai predeterminare ringraziare una serie di circostanze favore- dente della Giunta provinciale Silvius Ma- ciò di cui le minoranze necessitano per la voli se in 60 anni di tenace impegno sono gnago, il “padre” dell’autonomia dell’Alto loro sopravvivenza. riusciti a raggiungere un’autonomia che Adige. Per questa richiesta, avanzata oltre Sempre a Magnago risale l’avvertimento quanto ai contenuti (dunque alle compe- trent’anni fa, e ripetuta spesso con la sua per cui sarebbe ingiusto ed errato trattare tenze e al grado di autogoverno) può rite- tradizionale fermezza, Magnago fu da un la- in modo uguale situazioni diseguali; ciò si- nersi assai ampia, per quanto non ancora to incompreso, ma dall’altro ebbe il merito gnifica che situazioni e richieste specifiche del tutto compiuta. Oggi i sudtirolesi sono di rendere chiaro, attraverso il paradosso, possono essere affrontate solo con regole una delle pochissime minoranze lingui- J. Pernter J. Pernter

Provincia autonoma Settembre 2006 33 J. Pernter J. Pernter

stiche d’Europa in crescita numerica, e ciò anche il persuasivo avvertimento di allora di presentata oggi come modello anche dai non riguarda solo la parte di lingua tedesca, Silvius Magnago – “se dovesse essere modi- vertici politici italiani (come nel caso dell’ex ma anche l’assai più piccolo (e dunque più ficata anche una sola virgola del pacchetto, Presidente della Repubblica Carlo Azeglio minacciato) gruppo linguistico ladino. noi revocheremo il nostro consenso” – ha Ciampi). Il processo di sviluppo dell’autonomia su- sortito non solo rispetto, ma anche effetti Oggi vi sono le premesse per lo sviluppo dtirolese può certamente essere ritenuto un concreti. linguistico e culturale dei tre gruppi lingui- esempio positivo e può fungere da modello stici in Provincia, la parificazione delle lin- per altre minoranze linguistiche. Il suo pre- Sostegno internazionale gue è una realtà, la proporzionale e il diritto supposto di fondo va sicuramente ricercato all’uso della propria madrelingua non sono nella resistenza che i sudtirolesi di lingua Un ulteriore aspetto positivo nella lotta più semplici strumenti di difesa, ma ga- tedesca e ladina hanno opposto all’oppres- per migliorare l’autonomia altoatesina e rantiscono l’equilibrio etnico e una buona sione fascista e ai successivi tentativi di assi- garantirle il successo è rappresentato sen- convivenza. Negli ultimi decenni l’autono- milazione, e questi tentativi di espropriazio- za dubbio anche dalla chiara rinuncia della mia altoatesina – concepita ed inizialmente ne dell’identità etnica perpetrati dai fascisti stragrande maggioranza della popolazione attuata come meccanismo per il manteni- ma anche dall’Italia democratica hanno in sudtirolese a qualsiasi forma di violenza per mento e la promozione della lingua e della definitiva contribuito in modo determinan- il conseguimento del suo grande obiettivo cultura delle due minoranze linguistiche – è te all’attaccamento delle due minoranze politico. andata assumendo una valenza sempre più linguistiche tedesca e ladina alla sopravvi- Infine va sottolineato anche l’aiuto politi- territoriale, con conseguenti ripercussioni venza del proprio ambito culturale e alla co che i sudtirolesi hanno avuto dall’estero, anche sullo sviluppo sociale ed economico loro odierna volontà di preservare la propria a differenza di quasi tutte le altre minoran- della Provincia. Anche in questo l’Alto Adige lingua e la propria cultura. ze linguistiche in Europa: l’Austria ha co- ha avuto fortuna e successo: grazie ad una stantemente esercitato la propria funzione buona amministrazione, ad una sapiente Impegno e costanza di tutela attraverso un’attenta vigilanza e guida politica, e ad un ampio rientro delle un costante impegno. Dopo la chiusura imposte, la Provincia di Bolzano gode di un La seconda ragione del successo sta cer- del “pacchetto” e il rilascio della quietanza benessere che dura ormai da più tempo dei tamente nella tenacia con cui si è edificata liberatoria, l’Austria si confronta con una proverbiali “sette anni di vacche grasse”. Dai l’autonomia. “Avanzare richieste realistiche “controparte”, lo Stato italiano, i cui rappre- dati di Eurostat, l’ufficio statistico dell’Ue, e perseguirle con impegno e determinazio- sentanti politici oggi si mostrano con ragio- l’Alto Adige è la regione più ricca d’Italia e si ne” – questo era lo slogan dopo il deludente ne orgogliosi della soluzione del conflitto in colloca, con l’ottavo posto, anche ai vertici primo Statuto di Autonomia del 1948. Anche Alto Adige. Senza la disponibilità dei vari go- europei. nella risoluzione conclusiva sull’approva- verni italiani e soprattutto senza l’adozione zione del “pacchetto”, il 22-23 novembre del nuovo Statuto di autonomia con legge La soluzione migliore 1969 a Merano, si afferma testualmente che costituzionale da parte del Parlamento ita- “il pacchetto non contiene tutte le attribu- liano nel 1971, non sarebbe stato possibile Sessant’anni fa i giudizi sul “Trattato di zioni necessarie ad un vero autogoverno”, e giungere all’attuale autonomia altoatesina, Parigi” erano ancora divisi, e anche nei de- cenni successivi la sua valutazione comples- siva divergeva. Ma la semplice questione di quale sarebbe stato il destino dei sudtirolesi J. Pernter J. senza quel trattato ha progressivamente convinto i suoi detrattori che ciò che ai loro occhi appariva lacunoso, era comunque la miglior soluzione che fu possibile ottenere a Parigi. Questo trattato internazionale, per quanto incompleto e carente, e per quanto spesso violato, è e resta la stella polare per l’Alto Adige. ■

Franz Volgger, USP

34 Tra Roma e Bolzano Responsabilità da condividere

In 60 anni molto è stato un fatto interno ad un singolo Stato, ma ha diritti, l’accordo menziona pure la “nomen- costruito, ma restano ancora molti elementi di interesse comune (e di co- clatura topografica bilingue”. Anche questa carenze da superare con un mune responsabilità). è una questione che presuppone il recipro- Altrettanto attuale è l’articolo 1. In esso si co riconoscimento dei rispettivi patrimoni cammino comune tra Bolzano e stabilisce la completa uguaglianza di diritti toponomastici, indipendentemente dalla Roma. tra i gruppi linguistici dell’Alto Adige. I dirit- loro origine. Di più: richiede di riconoscere ti riconosciuti agli abitanti di lingua italiana, all’altro il diritto di “esistere culturalmente”. sessant’anni dalla firma dell’Accordo di si dice, devono essere goduti anche da quelli Parigi bisogna onestamente ammettere di lingua tedesca. E di lingua ladina, aggiun- “Carattere etnico” Ache si sono fatti enormi passi nella di- geremmo oggi. E’ ovvio che vale anche il di- rezione indicata da quel documento. D’altra scorso inverso. Potremmo parafrasare così, Ancora più attuali e lungimiranti sono parte è necessario rendersi conto del molto oggi, la lettera dell’accordo: i cittadini ap- altre norme contenute nell’accordo. Sem- che resta ancora da fare per dare un senso partenenti ai gruppi minoritari e più deboli pre all’articolo 1 si dice che i diritti di cui si compiuto allo stesso Accordo e per tradurre (sul piano sociale, economico, politico) “go- è parlato devono essere sanciti da disposi- il suo spirito in realtà. dranno di completa uguaglianza di diritti” zioni speciali le quali sono destinate “a sal- Le cose fatte si riferiscono principalmente rispetto ai cittadini appartenenti al gruppo vaguardare il carattere etnico e lo sviluppo a quanto è stato possibile ottenere sul piano dominante. culturale ed economico del gruppo di lin- normativo ed allo sviluppo dell’autonomia gua tedesca”. Vale la pena sottolineare che sotto ogni punto di vista. Le carenze sono Pari legittimità questa normativa ha lo scopo di tutelare il riscontrabili ancora, a volte in modo clamo- “carattere etnico” e culturale del gruppo te- roso e disarmante, sul piano della cultura, In particolare l’accordo menziona il dirit- desco e non, come a volte emerge dai fatti, a della comunicazione, dei rapporti tra i grup- to alla scuola nella lingua materna, la parità sancire il “carattere etnico” della provincia. pi linguistici. dell’uso delle lingue nella vita pubblica, la Il territorio come tale non è connotato etni- Per cominciare va detto che l’Accordo di facoltà di ristabilire i cognomi tedeschi ita- camente e men che meno lo è l’autonomia. Parigi appare ancora oggi, a leggerlo, non lianizzati, la pari opportunità di accesso ai E’ utile ricordare che (articolo 2) fin dal 1946 solo attuale ma anche lungimirante. Si veda posti di lavoro pubblici. Infine – spesso lo l’autonomia non è affatto concepita come ad esempio l’articolo 3. Non vi sono traccia- si dimentica –proprio in questo elenco di destinata ad un solo gruppo linguistico. Es- te – e siamo solo nel 1946 – alcune delle pre- messe della nuova Europa? Certo, si parla dei rapporti tra due Stati specifici, ma i temi J. Pernter sono già quelli che porteranno all’Unione: il riconoscimento dei rispettivi sistemi scola- stici e universitari, gli scambi transfrontalie- ri, il transito di uomini e merci. In altri termini già allora, nel 1946, cominciava – al- meno per le menti più illuminate – a diven- tare anacronistica l’idea stessa di confine. Va aggiunto che l’aspetto più sorprendente di questo articolo 3 è la norma che impone, in sostanza, di rivedere tutta la questione delle opzioni e delle loro conseguenze. Per noi og- gi è cosa ovvia, invece per il 1946 è un fatto straordinario: in quegli stessi anni milioni di cittadini di lingua tedesca venivano di fatto espulsi dalle loro regioni di residenza senza tanti complimenti. Una molteplice ferita a tutt’oggi non rimarginata. Già allora Degasperi e Gruber, al di là delle successive interpretazioni diplomati- che, ammettevano che una situazione co- me quella altoatesina (e la questione della convivenza delle diversità in genere) non è

Provincia autonoma Settembre 2006 35 sa è concessa “alle popolazioni delle zone zano e Roma vanno impostati sull’interesse sopraddette”. In altre parole l’autonomia è reciproco. Sempre più, del resto, si può os- fin da subito intesa come autonomia terri- servare una fattiva partecipazione da parte toriale, patrimonio di tutta la popolazione di esponenti della classe dirigente locale (o “le popolazioni”). alla vita nazionale (ed europea). Allo stesso modo, là dove c’è vera conoscenza della si- Autonomia per tutti i gruppi tuazione, sempre più uomini e donne attivi a livello nazionale dimostrano interesse e Quando si parla dell’Alto Adige nello Sta- simpatia verso l’autonomia e le sue poten- to italiano e dei rapporti futuri tra Bolzano zialità. e Roma, è proprio da qui che bisogna ripar- D’altra parte basterebbe la consape- tire, ovvero dal superamento dell’equivoco volezza che il “bene comune” non si secondo cui la Provincia tutela il gruppo realizza mai “contro” qualcuno, per tedesco mentre lo Stato si fa carico di quel- comprendere la necessità di un lo italiano. Questa interpretazione è contro cammino “insieme”, nel rispetto la lettera e lo spirito dell’accordo di Parigi. delle diversità e delle diverse E’ vero che i firmatari dell’accordo, Gruber competenze, ma nella con- e Degasperi, presuppongono una dialettica divisione delle responsabi- tra Stato e Provincia (o Regione). E’ vero che lità. ■ essi temono le ingerenze di uno Stato cen- tralista. Ma i due statisti, già allora, intende- Paolo Valente vano creare le condizioni di un’alleanza au- tonomista transetnica adatta a rivendicare alla Provincia-Regione le proprie competen- ze speciali. E’ questo anche il motivo della contestata inclusione del Trentino nel “qua- dro” autonomistico. L’autonomia, secondo i suoi padri, sarebbe stata difesa meglio da trentini ed altoatesini insieme, piuttosto che dai soli altoatesini, col rischio che essa si trasformasse in un contenzioso di caratte- re etnico-nazionalista, invece di avviare un cammino istituzionale utile all’intero Paese. Purtroppo, va detto, i “figli” non sempre so- no stati all’altezza dei “padri”. Nazionalismi, voglia di rivalsa, etnocentrismi, interessi di partito, fughe in avanti (o indietro), han- no impedito che si creasse una comune cultura politica favorevole all’autono- mia. E’ proprio questo il campo nel quale ancora c’è molto da lavorare. Posto che l’Alto Adige non è più solo l’anello di congiunzione tra mondo germanico e mondo la- tino, ma è il punto di contatto tra l’area mediterranea aperta all’Africa ed il Nordest euro- peo, i rapporti futuri tra Bol-

L'AUTORE Paolo Valente

Paolo Valente, giornalista e scrittore, è nato a Merano (1966) dove vive e lavora. Già direttore del settimanale diocesano “Il Segno”, ha pubblicato numerose ricer- che sulla storia locale. J. Pernter

36 Provincia autonoma Settembre 2006 Gli USA e Bolzano Quando si arriva alla stazione centrale di Praga non si può fare a meno di notare, proprio all’entrata, un’enorme statua del Presidente americano Woodrow Wilson, celebrato ancor oggi dai cechi come “liberatore” per il contributo che seppe dare all’indipendenza della Cecoslovacchia dopo la Prima guerra mondiale.

d Innsbruck o a Bolzano non c’è trac- Dove si trova l’Alto Adige? presso i democratici americani, l’impero au- cia di un simile omaggio a Wilson. In stro-ungarico del Cancelliere Metternich era Aqueste due città, il Presidente ameri- Guardando ad una questione come quel- considerato il simbolo del potere monarchi- cano incarna infatti lo statista maledetto, la rappresentata dal “problema Alto Adige” co e della repressione autoritaria. Vienna responsabile della divisione del Tirolo nel dopo il 1918, l’impressione generale è che avviò i primi contatti diplomatici ufficiali 1919. Di seguito si cercheranno di illustrare per Washington e per gli americani essa si con Washington solo nel 1842. La repressio- brevemente le caratteristiche della strategia collochi totalmente all’ombra della grande ne della rivolta d’Ungheria nel 1848 e della geopolitica americana del dopoguerra, tra politica americana nei confronti dell’Euro- lotta per l’indipendenza italiana hanno poi il 1919 ed il 1946, che ha determinato l’an- pa e non costituisca affatto un elemento di ulteriormente rafforzato il pregiudizio ame- nessione dell’Alto Adige all’Italia nel 1919 e rilevanza, per non parlare di una priorità. ricano sull’atteggiamento reazionario degli il mantenimento del confine del Brennero Dall’alto dei miei 25 anni di insegnamento di Asburgo. Negli USA Kossuth, Cavour nel 1946. storia europea (e tirolese), posso ritenere che e Garibaldi erano celebrati come Il complicato processo di definizione del- solo una piccola e sempre più ridotta eroi della liberazione. I primi an- la politica estera americana a Washington percentuale di americani, compresi glo-americani che comparvero è spesso di difficile comprensione per gli quelli laureati, conosca almeno la sulla “terra tra i monti” alla fine europei. Non conoscendo, per molti versi, collocazione geografica dell’Alto del XIX secolo erano appassio- il labirinto rappresentato dal processo deci- Adige. Ancora meno nota è la nati delle Dolomiti, interes- sionale americano, molti tendono a sempli- complicata storia della divi- sati soprattutto a scalare le ficare e ad argomentare per capri espiatori. sione del Tirolo dopo il 1918, montagne; qualcuno di essi Il cittadino americano medio non è molto nonché la “soluzione auto- veniva anche nella monda- più informato sui problemi di politica estera nomistica” successiva alla na Merano per le cure. ed è forse ancora più ignorante del cittadino Seconda guerra mondiale. Durante la Prima guer- medio europeo, perché viaggia meno, cono- Fin dagli albori della lo- ra mondiale, nella per- sce a malapena una lingua straniera e per- ro storia nel 1776, gli USA cezione dell’opinione ché il suo interesse per la politica estera è hanno avuto un atteggia- pubblica americana, solo marginale (solo il 20% circa degli ame- mento piuttosto ostile nei i tedeschi erano ricani partecipa ai dibat- confronti dell’Austria. Ciò considerati degli titi di politica estera). è dovuto anche al fatto che, J. Pernter

Provincia autonoma Settembre 2006 37 “unni” – percezione rafforzata anche uffi- anche molti nazisti. Fare “dono del Brenne- cialmente dai propagandisti della guerra del ro” a questo genere di austriaci (nel settem- Presidente Woodrow Wilson. Dopo la dichia- bre del 1946 Kurt Waldheim andò a Parigi co- razione di guerra contro la Germania (nel- me segretario di Karl Gruber), indebolendo l’aprile del 1917) e contro l’Austria-Ungheria così l’Italia nella lotta contro il comunismo (dicembre 1917) gli americani combatterono internazionale e nazionale, non era certo nei contro le truppe tedesche nel Nord della Fran- piani. Già nel 1987 Rolf Steininger, nel suo cia, ma non contro gli austro-ungheresi pre- “classico” sull’Accordo Gruber-Degasperi, senti sul territorio italiano. Le aspirazioni indi- ebbe giustamente a notare: “La decisione pendentistiche delle nazioni “oppresse” nella sul confine del Brennero non spettava né “prigione dei popoli“ della monarchia asbur- all’Austria, né all’Italia, ma piuttosto agli al- gica furono fortemente sostenute da Wilson. leati. E questi, in realtà, non avevano alcun Per Wilson gli austriaci erano coalizzati con interesse a modificare il confine” (Prefazione l’odiato e arrogante imperatore tedesco men- all’edizione 2006). tre gli italiani erano gli alleati. Una maggiore Bisogna inoltre considerare che nella po- indipendenza dai tedeschi e un po’ più di “sa- litica estera americana le “lobbies” hanno cro egoismo” avrebbero fatto bene all’impero un peso decisamente maggiore nella forma- asburgico che, negli ultimi mesi della guerra, zione dell’opinione pubblica di quanto non era ormai in dissoluzione. L’imperatore Carlo Celebrato dai ceki, maledetto dai sudtirolesi, che lo conside- avvenga in Europa. Tra la fine del XIX secolo fece un timido tentativo di concludere un par- rano responsabile della spartizione del Tirolo: il presidente e la Prima guerra mondiale, milioni di italia- ticolare accordo di pace, ma fallì. americano Woodrow Wilson. ni emigrarono in massa verso gli USA. Nel- le due generazioni che seguirono l’ondata I 14 punti di Wilson di Hitler – non se la vedevano poi così male. migratoria gli italo-americani si inserirono, Come ha dimostrato lo storico Gerald Steina- attraverso un processo di assimilazione Considerando questa situazione, gli ac- cher, Washington era bene informata e, tra i culturale, nel “mainstream” americano, si cordi di pace conclusi dagli alleati a Parigi numerosi agenti dei servizi segreti americani diedero alla politica in prima persona, fon- nel 1919 erano prevedibili. Nel suo pro- di stanza in Italia ed in Alto Adige, non man- darono associazioni e organizzazioni italo- gramma di pace “in 14 punti”, da cui l’epi- cavano certo le simpatie per una revisione americane e, nel 1945, erano già organizzati teto, quasi “Presidente della conferenza”, dei confini nazionali. in una sorta di lobby per fare pressione sul Wilson aveva previsto, in linea di massima, governo di Washington in merito alle que- l’“autodeterminazione” (self determination) Lo spettro del comunismo stioni dei confini nazionali per conto della dei popoli e, in concreto, una soluzione “et- loro vecchia patria. Non a caso l’Italia rice- nica” del confine italo-austriaco. Wilson si Poco dopo la fine della guerra Washington vette un consistente aiuto attraverso il Pia- avvalse anche della consulenza di alcuni cominciò tuttavia a preoccuparsi più della no Marshall. La misura in cui questa “lobby” accademici che facevano parte del suo grup- diffusione del comunismo che non di una abbia influenzato esattamente la politica po di studi, detto “The Inquiry”, che, già du- “corretta” definizione dei confini in Europa. del governo Truman nei confronti dell’Alto rante la guerra, cercò di chiarire le questioni La revisione del confine del Brennero non Adige dovrebbe essere oggetto di ricerca; territoriali, tra cui anche quella altoatesina, rappresentò mai un’opzione realistica nella allo stesso modo manca ancora uno studio guardando con favore ad una soluzione che lista delle priorità della politica estera ame- monografico affidabile sulla politica di Wil- ponesse il confine “etnico” lungo la chiusa ricana del dopoguerra. Sicuramente, tra gli son nei riguardi della questione altoatesina. di Salorno. Quest’ultima fu però sopraffatta americani non mancarono i simpatizzanti da considerazioni di natura geopolitica a cui nei confronti dei sudtirolesi – dal diploma- Nessuna “lobby” per l’Alto Adige Wilson non poteva sottrarsi. Indipendente- tico James Riddleberger fino al Segretario mente dal fatto che gli austriaci e i tirolesi vo- di Stato James Byrnes e al Presidente Harry Non ci fu mai, e non esiste comunque lessero accettarlo, ora l’Italia era di fatto una Truman; negli accordi di pace con gli italiani, neppure oggi, una “lobby” per l’Austria o per “potenza vincitrice”. Poiché il Presidente del che si svolsero a Parigi, risultò però ancora il Tirolo che eserciti la propria influenza sul Consiglio italiano, Vittorio Emanuele Orlan- una volta più opportuno, dal punto di vista governo di Washington per una corretta de- do, e gli italiani non avevano ottenuto tutti i geopolitico, accontentare Roma almeno al finizione etnica dei confini dell’Alto Adige. riconoscimenti territoriali a cui aspiravano confine del Brennero, dopo che era stata Nella storia dell’immigrazione americana gli (Istria, Fiume), al Brennero furono generosa- privata delle colonie e delle concessioni sul- austriaci sono considerati i “quiet invaders”, mente compensati, al fine di evitare loro una l’Adriatico (Istria, Trieste). che si sono integrati velocemente ignorando pesante umiliazione. Non si dovrebbe inoltre dimenticare che ben presto gli interessi della loro vecchia pa- La situazione geopolitica dell’Alto Adige, la popolazione e i soldati americani erano tria. successivamente alla Seconda guerra mon- ben consapevoli del fatto che molti austriaci A Parigi la revisione dei confini non fornì diale, era molto simile. Ancora una volta, i si erano battuti valorosamente nelle fila del- un pretesto per l’imminente scoppio della cinici italiani avevano cambiato alleati in l’esercito hitleriano e che erano direttamen- guerra fredda. Successivamente, la super- tempo utile e, quindi, nel 1945 – anche se te coinvolti nell’Olocausto; era (ed è tuttora) potenza americana non ebbe più alcun in- precedentemente erano stati un “satellite” meno risaputo che tra i sudtirolesi ci fossero teresse nei confronti del piccolo Alto Adige

38 Provincia autonoma Settembre 2006 Visti da fuori

– e neppure del rispet- Il contadino non mangia ciò che non conosce, recita un modo to dell’Accordo Dega- di dire sudtirolese. La conoscenza del rispettivo mondo speri-Gruber, perché richiede, sia per gli altoatesini che per gli ospiti americani, l’Italia era divenuta un un ulteriore approfondimento. membro della NATO, mentre l’Austria ave- va scelto la strada della neutralità, una neutralità che a Washington alcuni militari e alcuni politici consideravano più vicina a Mosca. Per questo l’Austria fu in grado di esercitare solo parzialmente il ruolo di “tu-

Pernter tela” nei confronti dell’Alto J. Adige.

Noi e gli americani

Il popolo americano dispone oggi di maggiori conoscenze sulla “questione Alto Adige” rispetto al 1919 o al 1945? In generale no, ma a livello individuale di molti americani. I su- sì. Da 30 anni l’Università americana di dtirolesi che sono venuti a New Orleans (UNO) organizza un corso New Orleans grazie ai pro- estivo a Innsbruck durante il quale i grup- grammi UNO si sposano pi, composti da un minimo di 30 ad un con cittadini americani/e. massimo di 50 tra studenti e professori, Così, un giorno, negli USA trascorrono regolarmente un weekend in nascerà forse una piccola alto Adige. Sono stato io stesso a dar vita, “lobby per l’Alto Adige”. nel 1982, a questa escursione nell’ambito di La soluzione altoatesina una lezione sulla storia tirolese. In quell’oc- è giustamente diventata casione si discusse animatamente della di- un caso esemplare di com- visione del 1919, dell’accordo del 1946 e del posizione etnica dei conflitti. Per una revisione pacchetto, oltre che del calendario operativo to Adige per gli studenti iscritti al programma dei confini è invece decisamente troppo tardi, del 1969; negli anni ’80 riuscimmo a parlarne annuale UNO “Academic Year Abroad”. La bre- anche perché in un’Europa che si sta unifican- anche con alcuni testimoni di quegli avveni- ve storia dell’Alto Adige nel XX secolo a cura do, quella dei confini nazionali è una que- menti come Friedl Volgger. Da anni a Castel di Steininger è stata tradotta in lingua inglese stione ormai obsoleta. A 60 anni di distanza Fontana, nei pressi di Merano, si svolgono e pubblicata grazie all’intervento del Cente- dall’Accordo Degasperi-Gruber, grazie alla pe- programmi di etnologia e poesia patrocina- rAustria dell’UNO. Gli studenti americani di- netrazione del concetto di Südtirol/Provincia ti dall’UNO in cui gli organizzatori, Mary e spongono così, per la prima volta, di un’opera, di Bolzano nell’immaginario degli americani, Siegfried de Rachewiltz, trasmettono, grazie scientificamente fondata, sulla storia del “Sou- la situazione è destinata solo a migliorare. Una alle loro profonde conoscenze, la cultura e le th ”. Il libro è stato ampiamente recensito simile percezione “globalizzata” dell’Alto Adige peculiarità dell’Alto Adige in quanto territo- nella prestigiosa rivista New York Review of rappresenta una svolta importante. ■ rio di frontiera ai giovani americani. Grazie Books, entrando così nel mainstream di for- ai programmi di scambio dell’Università di mazione dell’opinione pubblica americana. I Günter Bischof Innsbruck, da molti anni decine di studenti più influenti quotidiani, tra cui il Washington sudtirolesi arrivano a New Orleans e qui rac- Post, dedicano oggi lunghi articoli all’interes- L'AUTORE contano le loro storie personali suscitando sante posizione culturale di confine che carat- Günter Bischof l’interesse nei confronti dell’Alto Adige. terizza Bolzano (“Bolzano: German or Italian? Yes,” Washington Post, 9. 4. 2006), diversamen- Günter Bischof, nato nel 1953 a Mellau/ La storia dell’Alto Adige te da quanto accadeva in passato. Voralberg, ha studiato storia ed inglese per gli americani Anche se queste visite di studio da parte ad Innsbruck. Ha poi conseguito un dot- degli americani e i resoconti giornalistici sui torato di ricerca sulla storia diplomatica Il professore ordinario di storia contempo- media americani non sono ancora entrati americana presso l’Università di Harvard. ranea ed esperto di questioni altoatesine Rolf nella consapevolezza dei politici in Alto Adi- È professore di storia americana, nonché Steininger di Innsbruck organizza regolarmen- ge, grazie ad essi l’Alto Adige sta lentamente Direttore dell’Istituto di storia dell’Univer- te un programma intensivo di escursioni in Al- penetrando nella “carta geografica mentale” sità e del CenterAustria di New Orleans.

Provincia autonoma Settembre 2006 39 Assessorato ai Traasporti Assessorato

Cambia la società, cresce l’autonomia

L’11 giugno 1992 il conflitto internazionale relativo all’autonomia altoatesina tra l’Austria e l’Italia è stato formalmente composto. Ciò non significa tuttavia che da allora le regole della nostra autonomia siano scolpite nella pietra, definite una volta per tutte. Al contrario, il principio dell’autonomia altoatesina è la sua natura dinamica – la società cambia, e con essa cambia anche la legge fondamentale che la disciplina.

allo storico anno 1992 l’autonomia del- lo sviluppo dell’autonomia. In quell’anno, si limita a prendere atto di un processo svi- la nostra Provincia ha vissuto numerose ad esempio, la lingua tedesca viene com- luppatosi nei decenni e a dargli una nuova Dmodifiche e adattamenti. Si è senz’altro piutamente equiparata a quella italiana nei veste giuridica: la perdita di importanza del- ampliata, perché un ritorno alla situazione tribunali e nei confronti della polizia, il che la Regione. precedente agli accordi del 1948, del 1972 e significa che oggi un altoatesino di lingua Già molto prima della fine del millennio del 1992 non è possibile, grazie all’ancorag- tedesca può affrontare un processo nella era evidente che la Regione – costruita co- gio internazionale assicurato dal Trattato di propria madrelingua. me strumento politico che non ha mai ri- Parigi. specchiato le reali condizioni di vita – fosse Già l’anno successivo alla consegna della 2001: meno Regione ormai assai meno importante delle due Pro- quietanza liberatoria si sono gettate le basi vince autonome di Bolzano e Trento che, di affinché l’espressione “autonomia dinami- Un passo di cruciale importanza sotto il fatto, determinano da tempo i loro destini ca“ non restasse solo una formula vuota, profilo politico e amministrativo viene com- politici. Così, dopo la riforma dello statu- ma potesse realizzarsi anche in pratica: a piuto nel 2000, precisamente il 25 ottobre to di autonomia del 2000, entrata in vigore Roma si è insediata la “Commissione degli del 2000, quando il Parlamento nazionale nel febbraio 2001, i centri di riferimento dal otto”, prevista dal Pacchetto, con il compi- emenda la legge costituzionale con cui il punto di vista amministrativo sono le Pro- to di vigilare sui diritti delle minoranze lin- secondo Statuto di autonomia è stato inte- vince e non più la Regione. guistiche e di occuparsi dell’adattamento e grato nell’ordinamento giuridico italiano. Si Si afferma di conseguenza l’autonomia dello sviluppo dell’autonomia. E sempre nel tratta di una modifica statutaria in linea col dei Consigli provinciali nei confronti del 1993 si compiono i primi passi concreti per principio di autonomia dinamica, anche se Consiglio regionale, da cui i primi non de-

40 Provincia autonoma Settembre 2006 Autonomia dinamica rivano più, come avveniva in passato, ma Questa revisione costituzionale ha intro- che essi invece ora insieme compongono. dotto anche un principio tipico degli ordi- Pernter J. Le due province possono inoltre decidere namenti federali. Dal 2001, infatti, la Costi- autonomamente sulla rispettiva forma di tuzione non elenca più le competenze delle governo, ossia possono, ad esempio, deter- Regioni, ma solo quelle – per quanto sem- minare se il Presidente della Giunta debba pre piuttosto ampie – dello Stato, mentre le o meno essere eletto direttamente dal po- Regioni sono titolari di tutte le competenze polo. residue (non espressamente menzionate). Dal punto di vista strettamente giuridico La più immediata conseguenza di questo tutte queste disposizioni sono contenute in nuovo riparto delle competenze per l’Alto una modifica della legge costituzionale di Adige è stata l’assegnazione di competenze approvazione del secondo Statuto di auto- primarie, e quindi non più solo secondarie, nomia. Nessun esperto ha tuttavia ritenuto in alcuni importanti settori (commercio, so- che queste riforme fossero talmente ampie stegno all’industria, apprendistato). da consentire di parlare di “terzo Statuto di Inoltre – fatto ancora più importante autonomia”. – dall’entrata in vigore di questa riforma, il Consiglio provinciale non è più sottoposto Nuove competenze legislative ad alcun controllo statale nell’iter di appro- vazione delle leggi. Fino ad allora ogni legge Nella primavera del 2001 l’autonomia del- provinciale veniva sottoposta al vaglio del l’Alto Adige dimostra, per la seconda volta, Commissario del Governo, rappresentante di non essere qualcosa di immobile, ma di del Governo di Roma a Bolzano, che la dove- evolvere se esposta a diversi stimoli. Con la va vistare. Dal 2001, invece, questo control- riforma del titolo V, parte II della Costituzio- lo preventivo non esiste più. Se il Governo ne italiana – comunemente detta “riforma vuole impugnare una legge provinciale, può Il presidente Durnwalder alla cerimonia di posa della prima federale” – la struttura dello Stato italiano farlo solo successivamente, davanti alla Cor- pietra della sede universitaria di Bressanone è stata letteralmente ribaltata. Se prima le te costituzionale. Regioni, le Province e i Comuni erano enti Di una certa importanza, sia pure essen- derivati dallo Stato, ora il nuovo articolo 114 zialmente simbolica, è anche il fatto che la L’autonomia cresce della Costituzione stabilisce che la Repub- riforma del 2001 ha per la prima volta intro- blica è composta dai Comuni dalle Province, dotto in Costituzione la denominazione in La dinamica dell’autonomia si palesa non dalle Città metropolitane, dalle Regioni e lingua tedesca “Südtirol”, per cui la Regione solo sul gran palcoscenico costituzionale, dallo Stato, ed è dunque qualcosa che, per si chiama oggi ufficialmente Trentino-Alto ma anche nella prassi legislativa quotidia- così dire, nasce dal basso. Adige/Südtirol”. na. In base al principio di sussidiarietà, se- condo cui il livello di governo sovraordinato può svolgere solo le funzioni che il livello ad esso inferiore non è in grado di svolgere ef-

J. Pernter J. ficacemente, negli ultimi 15 anni sono state trasferite alla Provincia numerose funzioni amministrative: tra i vari esempi si possono ricordare gli uffici del lavoro e della motoriz- zazione civile, l’università e l’energia. L’ordinamento dell’autonomia dell’Alto Adige non è qualcosa di statico, fissato una volta per tutte, ma un complesso organico di regole che cresce e si adatta agli sviluppi della società. E’ evidente che l’autonomia come ordi- namento speciale non significa che si in- tenda sottrarre qualcosa ad altre Regioni. Autonomia significa piuttosto – come lo stesso presidente Durnwalder non si stan- ca di ricordare – capacità di autogoverno di una comunità attraverso proprie regole, a beneficio di tutti coloro che vivono in Alto Adige. ■ Moderno turismo combinato a tecnica di qualità: dalla cabinovia dell’Alpe di Siusi uno sguardo sullo Sciliar J. Christian Rainer, USP

Provincia autonoma Settembre 2006 41 Con il Trattato di Parigi Il Trattato di Parigi ha fatto sì che l’Alto Adige non fosse una questione meramente interna allo Stato italiano: l’Austria è divenuta potenza verso il futuro tutrice e l’Alto Adige una questione bilaterale. L’adesione dell’Austria l 5 settembre 1946 i ministri degli Este- Accordo Degasperi-Gruber, incontrò una all’Unione europea non lo rende però ri di Italia ed Austria, Alcide Degasperi forte opposizione sia in Alto Adige che in obsoleto? Sarà ora l’UE ad assumersi Ie Karl Gruber, hanno firmato, a Parigi, Austria perché fu considerato carente nel la funzione di garante? Né l’una, un accordo per la tutela della popolazio- merito e poca cosa rispetto all’alternativa ne di lingua tedesca in Alto Adige. Quan- rappresentata dall’opzione dell’autode- né l’altra cosa; il Trattato è ora più do fu sottoscritto, l’accordo, poi divenuto terminazione. Da allora sono trascorsi 60 importante che mai. celebre con il nome di Trattato di Parigi o anni. In questo arco di tempo il Trattato

42 Provincia autonoma Settembre 2006 Il futuro

sia lo Statuto speciale della Regione Trenti- Pacchetto che lo ha successivamente con- no Alto-Adige, sia una lista delle norme di cretizzato sono diventati obsoleti. Le dispo- attuazione relative alle misure in favore del- sizioni in essi contenute relativamente alla le popolazioni dell’Alto Adige. Da parte sua, tutela dei gruppi etnici dell’Alto Adige con- il 19 giugno 1992 l’Austria, dopo aver esami- tinuano anzi ad avere una particolare im- nato la documentazione, ha consegnato la portanza. Allo stato attuale il diritto euro- “quietanza liberatoria”, ponendo così fine peo non prevede infatti nessun particolare al contenzioso, aperto nel 1960 davanti alle regime di tutela delle minoranze. Neppure Nazioni Unite, sull’attuazione del Trattato la funzione di tutela esercitata dall’Austria di Parigi, facendo esplicito riferimento alle ha perso la propria rilevanza con l’adesio- norme di attuazione trasmesse dall’Italia. ne del Paese all’UE: ciò è dimostrato dal Il Trattato di Parigi costituisce pertan- semplice fatto che il Trattato di Parigi ed il to il fondamento giuridico della funzione Pacchetto come sua successiva modalità di tutrice esercitata dall’Austria. Come parte attuazione continuano ad essere validi e, di contraente dell’accordo, l’Austria può pre- conseguenza, spetta all’Austria, in qualità tendere dall’Italia l’adempimento degli ob- di parte contraente, pretendere dall’Italia blighi ivi contenuti e vigilare sul loro rispet- l’adempimento degli obblighi che essa ha to. Eventuali azioni austriache in tal senso contratto e verificarne il rispetto. Tuttavia, risultano garantite a livello internazionale in qualità di Stato membro dell’UE, l’Au- e non rappresentano un’illecita intrusione stria può pretendere dallo Stato membro nelle questioni interne dell’Italia. Negli ul- Italia il rispetto del Trattato di Parigi solo timi 60 anni l’Austria ha fatto più volte ri- nella misura in cui gli obblighi che esso corso, con successo, a questa sua funzione prevede a carico dell’Italia risultino com- di tutela. patibili con il diritto europeo. Quest’ultimo prevale infatti sul Trattato di Parigi e sul Il ruolo dell’Austria Pacchetto. Così l’Austria può sì pretende- re dall’Italia il rispetto della proporzio- Con l’adesione dell’Austria all’Unione nale etnica e la conseguente necessità di europea il 1 gennaio 1995, le due parti che un rilevamento dei gruppi linguistici, ma hanno sottoscritto il Trattato di Parigi si so- entrambi i meccanismi di tutela devono no avvicinate in quanto Stati membri del- essere compatibili con il diritto europeo. l’UE. Non per questo, però, il Trattato ed il Di conseguenza, l’Austria non può riven- J. Pernter

ha sviluppato una dinamica inaspetta- ta, quasi da linea guida dei gruppi etnici dell’Alto Adige. Il Trattato di Parigi costituisce, assieme alle 137 misure previste nel Pacchetto del 1969, il fondamento internazionale dell’au- tonomia speciale dell’Alto Adige, che risulta così non solo ancorata a livello costituziona- le, ma anche tutelata a livello internazionale nei confronti della controparte austriaca. Per questo, nel 1989, nella sua sentenza n. 242/1989, la Corte costituzionale ha affer- mato che l’autonomia della Regione Trenti- no-Alto Adige in generale e quella della Pro- vincia di Bolzano in particolare traggono la loro origine dall’Accordo Degasperi-Gruber. Tre anni più tardi, il 22 aprile 1992, con una nota verbale, l’Italia ha trasmesso all’Austria

Provincia autonoma Settembre 2006 43 J. Pernter

dicare né la priorità dei diritti dei cittadini L’importanza nel futuro nati diritti collegati all’adesione all’Unione residenti in Provincia, né limitare il censi- europea. Allo stesso modo, sono vietate le mento ai soli cittadini italiani. Allo stesso Quando entrerà in vigore, il Trattato che discriminazioni basate sull’origine etnica o modo, essa può pretendere dall’Italia che istituisce una Costituzione per l’Europa, sull’appartenenza ad una minoranza nazio- le lezioni nelle scuole elementari e secon- firmato a Roma il 29 ottobre 2004, intro- nale. Così l’Europa ha definito, in modo vin- darie si svolgano nella lingua degli allievi, durrà nuove disposizioni per la tutela delle colante, uno standard minimo per garantire ma non può ottenere che siano impartite minoranze. La tutela dei diritti dell’uomo, la tutela delle minoranze; nella sostanza, es- da docenti con la medesima madrelingua. ivi inclusi quelli degli individui che appar- so rimane tuttavia di gran lunga inferiore al Il diritto europeo mira infatti a promuovere tengono ad una minoranza, rientrano tra i grado di tutela raggiunto in Alto Adige. Per un ottimo grado di conoscenza della lingua valori dell’Unione. Una violazione di questi questo il Trattato di Parigi ed il Pacchetto di insegnamento, ma non l’uso della lingua valori da parte di uno Stato membro può es- continueranno a mantenere la loro impor- madre. sere punita con la sospensione di determi- tanza per l’Alto Adige anche dopo l’entrata in vigore della Costituzione per l’Europa, peraltro ancora incerta. Ciò vale anche per la funzione di potenza tutrice dell’Austria, J. Pernter fondata sul Trattato di Parigi. Il principio dell’uguaglianza degli Stati membri davan- ti alla Costituzione per l’Europa non osta a questa funzione. ■

Walter Obwexer

L'AUTORE Walter Obwexer

Walter Obwexer, nato nel 1965 in Alto Adige, professore assistente presso l’Isti- tuto di diritto europeo ed internazionale dell’Università di Innsbruck, membro del Consiglio per gli affari comunitari isti- tuito dal governo austriaco e consulente della Provincia di Bolzano per gli affari comunitari.

44 Provincia autonoma Settembre 2006 Libri

Region Trentino- dell’Accordo Südtirol (a cura di): di Parigi Vom internatio- Bibliografia nalen Konflikt zum gemeinsamen Conze, Eckart Gruber, Karl: Einsatz für Europa: Gustavo, Corni 50 Jahre Gruber- Paolo, Pombeni Meine Partei ist Degasperi-Abkommen (a cura di) Österreich Trento 1994 Alcide Degasperi: un Privates u. Diplomati- percorso europeo sches, Wien 1988 Bologna 2005

Regione Trentino- Alto Adige (a cura di) Delle Donne, Giorgio Heiss, Hans/Pfeifer, (a cura di) Gustav (a cura di): Da un conflitto internazionale a un A 50 anni Südtirol – comune impegno dall’accordo Stunde Null? europeo: Degasperi-Gruber Kriegsende 1945 – 1946, a cinquant’anni Bolzano 1999 Innsbruck 2000 dall’Accordo Degasperi-Gruber

Erhard, Benedikt: Piccoli, Paolo/ Vadagnini, Armando Stadlmayer, Viktoria: Südtirol und der Pariser Vertrag Degasperi, Kein Kleingeld im Geschichte und un trentino nella Länderschacher Perspektiven storia d’Europa Südtirol, Triest und Innsbruck 1988 Trento 1992 Alcide Degasperi 1945/1946, 2. Auflage, Innsbruck 2004

Gehler, Michael Piccoli, Paolo/ (a cura di): Vadagnini, Armando Verspielte Il cammino Selbstbestimmung? dell’autonomia IMPRESSUM nei progetti per Editrice: Giunta provinciale di Bolzano Die Südtirolfrage lo statuto speciale Direzione e redazione: Uffi cio Stampa della Giunta 1945/46 in US-Gehei- provinciale del 1948 Direttore responsabile: Paolo Ferrari mdienstberichten und Trento 1988 Ideazione e coordinamento di questo numero: österreichischen Akten, Thomas Ohnewein Grafi ca: Friedl Raffeiner, Karin von Elzenbaum Innsbruck 1996 In redazione: Silvana Amistadi Sagnella, Martina Giovanna Chiarani, Franco Grigoletto, Thomas Ohnewein, J. Christian Rainer, Angelika Schrott, Johanna Christine Wörndle Vegni Consulenza scientifi ca: Andrea Di Michele Autori: Andrea Di Michele, Gerald Steinacher, Georg Magnago, Silvius: Steininger, Rolf: Mischì, Stefan Lechner, Paolo Magagnotti, Claudio Quaranta, Günter Bischof, Walter Obwexer, Paolo Valente 30 Jahre Los von Rom? Traduzione degli interventi: Congress Service (Cristina Fraenkel, Evi Dalcomune, Francesca Bullo) Pariser Vertrag Die Südtirolfrage Testi ladini: Istituto pedagogico ladino (Erna Flöss), Bozen 1976 1945/46 und das Uffi cio cultura e scuola ladina (Barbara Perathoner) Segreteria di redazione: Margit Adami Gallo, Claudia Gruber-Degasperi- Ladurner, Renata Lana Pomaro, Marika Perathoner Abkommen, Dal Bosco, Karin Putzer Zozin, Loredana Trentini Boga, Monica Biscaro Dall’Aglio. Nachdruck mit © USP: L’utilizzo a scopi non commerciali di testi e foto neuem Vorwort pubblicati nella rivista „Provincia autonoma“ è consentito Innsbruck 2006 solo con il consenso della Redazione.

Provincia autonoma Settembre 2006 45 Bozza dell‘accordo scritta da Alcide Degasperi

Sböz dl contrat scrit a man da Alcide Degasperi

L'Accordo di Parigi in Internet www.provincia.bz.it/accordo-parigi

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