L’economia del mare della provincia di

Il presente rapporto è stato realizzato dalla Camera di Commercio di Vibo Valentia nell’ambito del progetto F.P 2011-2012 “Blue economy – Osservatorio economico della filiera del mare” avvalendosi della collaborazione tecnica di CAMCOM - Camere di Commercio d’Italia - Universitas Mercatorum, Società Consortile a Responsabilità Limitata, e di CONTESTI srl, società specializzata nel campo delle analisi territoriali e dello sviluppo locale e del supporto informativo dell’Azienda Speciale per il Porto di Vibo Valentia (in breve A.S.PO. Vibo Valentia). In particolare, i capitoli 2 e 3, incluso l’aggiornamento dei dati macroeconomici all’anno 2013, sono stati redatti da un gruppo di lavoro di CAMCOM, composto da Alessandro Rinaldi, Fabio Di Sebastiano e Marco Pini, con la collaborazione di Adriano Scaletta. I restanti capitoli sono da attribuire al gruppo di lavoro di CONTESTI srl, composto da Giuseppe Farace, Alfredo Fortunato, Giovanni Fortunato, Vito Nardi, Carmelofrancesco Origlia e Alessandra Perri. Il lavoro di coordinamento e di indirizzo della Camera di Commercio di Vibo Valentia è stato svolto da Maurizio Caruso Frezza, responsabile Area Promozione e Direttore operativo dell’A.S.PO. Vibo Valentia, con l’assistenza dei collaboratori Rossella Lorusso e Antonio Florestano.

Direzione di progetto Fondo Perequativo : Donatella Romeo e Luigia Caglioti (S.G. CCIAA Vibo Valentia) Altre collaborazioni camerali: Francesco Lombardi e Emanuela Greco, Uffici Ragioneria e Provveditorato CCIAA Vibo Valentia.

105 SOMMARIO

1. Premessa 4 2. L’economia del mare: un inquadramento 6 3. Il ruolo dell’economia del mare nella provincia di Vibo Valentia 11 3.1 Il valore aggiunto e l’occupazione...... 11 3.2 Le imprese...... 17 3.3 La competitività internazionale...... 21 4. La dotazione infrastrutturale 24 4.1 Il porto di Vibo Marina...... 24 4.2 Le attività portuali...... 28 4.2.1 Commerciale...... 28 4.2.2 Peschereccia...... 29 4.2.3 Nautica di diporto e trasporto marittimo passeggeri...... 30 4.3 I porti turistici...... 32 5. Il sistema “allargato” dell’economia del mare 34 5.1 Fisionomia e consistenza...... 34 5.2 Specializzazioni territoriali...... 45 5.3 Performances economico-finanziarie...... 56 5.3.1 Fatturato ed addetti...... 56 5.3.2 Indicatori di bilancio...... 57 5.3.3 Indici di redditività...... 60 6. Il nucleo di economia del mare 64 6.1 Metodologia d’identificazione e risultati...... 64 6.2 Interrelazioni tra filiere...... 73 6.3 Mappatura degli attori socio-istituzionali...... 75 7. Potenzialità e vincoli della Blue Economy vibonese 78 8. Considerazioni conclusive ed indicazioni di policy 83 Bibliografia e sitografia di riferimento 93

105 Allegati 94

1. PREMESSA

Il presente lavoro s’inserisce nell’ambito del progetto, cofinanziato sul Fondo Perequativo 2011-2012 di Unioncamere “Blue Economy Osservatorio economico della filiera del mare”, realizzato congiuntamente dalle Camere di Commercio di Vibo Valentia, Crotone e Catanzaro. Il progetto ha l’obiettivo di formare una base informativa e conoscitiva sull'economia del mare a livello regionale che, partendo dalle realtà produttive delle Camere di Commercio aderenti, consenta di disporre negli anni a venire di uno strumento economico-statistico di riferimento operativo per la programmazione e l'attuazione di interventi di sviluppo del cluster marittimo regionale. Scopo del rapporto è la ricostruzione dei cluster marittimi provinciali e delle loro specificità, elemento fondamentale per poter sviluppare adeguate politiche di coinvolgimento del sistema produttivo locale incentrato sull’economia generata dal mare e per evidenziare le linee di sviluppo della portualità regionale. Il report è articolato in otto capitoli, incluso il presente. Nel secondo capitolo viene esplorato il ruolo del mare e delle attività economiche ad esso collegate nello sviluppo dei territori e si esamina il problema della perimetrazione delle attività economiche relative alla Blue Economy facendo riferimento, in particolare, al Secondo Rapporto sull’Economia del Mare di Unioncamere. Il terzo capitolo è dedicato all’analisi del ruolo dell’economia del mare nella provincia di Vibo Valentia. Vengono esaminati: i) il peso dell’economia del mare provinciale in termini di valore aggiunto ed occupazione; ii) la consistenza imprenditoriale delle filiere afferenti alla Blue Economy vibonese; iii) il valore e la dinamica delle esportazioni delle principali filiere legate all’economia del mare. Nel quarto capitolo è riportata una descrizione del sistema infrastrutturale presente sul territorio provinciale. L’analisi verte sulle caratteristiche dei porti presenti, sulle peculiarità delle attività portuali e sulle connessioni con il sistema produttivo. Il quinto capitolo mira a verificare la presenza di significativi addensamenti territoriali nell’ambito del “sistema allargato” dell’economia del mare vibonese. A tal fine si è proceduto, tramite apposite rappresentazioni cartografiche, all’analisi della distribuzione di imprese e addetti dell’economia del mare per e all’individuazione delle specializzazioni comunali più rilevanti. Vengono, inoltre, prese in considerazione le performance economico-finanziarie del sistema produttivo provinciale della Blue Economy con riferimento ai principali indicatori di bilancio ed indici di redditività. Nel sesto capitolo si dà corso: i) alla delimitazione territoriale dell’economia del mare locale e la georeferenziazione del nucleo delle attività economiche legate al mare; ii) alla

105 mappatura degli attori rilevanti (istituzioni, associazioni ecc.) collegati alla Blue Economy; iii) alla descrizione delle interrelazioni tra le filiere della Blue Economy ovvero con settori dell’economia provinciale che evidenziano specifiche connessioni a livello territoriale. Nel settimo capitolo si riporta il quadro dei punti di forza e di debolezza della Blue Economy provinciale sulla base del lavoro di ricerca condotto. L’analisi così effettuata ha lo scopo di formulare ipotesi di intervento che facilitino i processi di sviluppo del cluster marittimo provinciale e di valutare la coerenza di tali ipotesi con alcune specifiche di misure di policy già in atto potenzialmente in grado di impattare positivamente sul sistema territoriale. Infine, nell’ultimo capitolo si espongono le risultanze più significative emerse dall’analisi condotta e le eventuali indicazioni di policy più pregnanti. Completano lo studio i principali riferimenti bibliografici e sitografici consultati e gli allegati statistici e metodologici.

105 2. L’ECONOMIA DEL MARE: UN INQUADRAMENTO

La società contemporanea di questo inizio di XXI secolo ha sviluppato sensibilità nuove rispetto al passato, affermando progressivamente al suo interno modelli di sviluppo centrati sull’idea di sostenibilità. Già sul finire del Novecento, le prime avanguardie civili cominciarono a porre alla ribalta la necessità di immaginare modelli di produzione e di consumo più attenti alle esigenze e agli equilibri naturali del Pianeta. L’incremento demografico, la crescente urbanizzazione, i processi migratori, l’inquinamento atmosferico, la riduzione della biodiversità, l’erosione delle foreste e dei ghiacciai, sono solo alcune delle conseguenze di un cambiamento indotto dalla mano dell’uomo e concorrono tutte all’avanzamento della nuova cultura della sostenibilità, nella sua triplice dimensione sociale, ambientale ed economica. Proprio per l’impatto e la visibilità diretta che tali fenomeni hanno sulle popolazioni, queste ultime riconoscono sempre più l’esigenza di modificare i propri comportamenti adeguandoli all’ambiente circostante. Nessuno però vive “sul mare”, un ambiente per definizione più “infinito”, per certi versi più misterioso perché un po’ più sconosciuto. Per questo se la protezione della natura tende ad indentificarsi con i suoi fenomeni di superficie, la sostenibilità dell’ecosistema marino ha fatto invece più fatica ad affermarsi. D’altronde, fino all’inizio del secolo scorso il mare era considerato lo spazio rischioso che doveva inevitabilmente essere attraversato per raggiungere luoghi lontani e la pesca era un’attività povera e faticosa, necessaria per la sopravvivenza delle persone che vivevano sulle coste. Mareggiate e maremoti erano eventi imprevedibili e spingevano le popolazioni verso l’entroterra, lontano da quei pericoli che nella storia avevano portato disastri e devastazioni. Anche per questo sin dai tempi antichi il dominio militare e commerciale del mare era una condizione indissolubile per l’egemonia sugli altri popoli. Risale alla seconda metà del Novecento la “scoperta” del mare come spazio di vita da proteggere, valorizzare ed utilizzare con una pluralità di funzioni, grazie al progresso scientifico e tecnologico che ha permesso di conoscerne a fondo le sue dinamiche, le sue potenzialità, i movimenti e le innumerevoli forme di vita che lo popolano. L’Italia, con i suoi 7.500 Km di coste al centro del Mediterraneo, è da sempre condizionata dalla presenza del mare dal punto di vista climatico, culturale ed economico. Sono 15 le regioni italiane che si affacciano sul mare e più di 600 i comuni. L’accresciuta consapevolezza del ruolo strategico e sempre più diversificato del mare per i sistemi economici nazionali ha persuaso gli operatori economici a porre maggiore attenzione alle opportunità da esso provenienti. Unioncamere ha così concentrato i propri studi sulla filiera del mare, cominciando a raccogliere sistematicamente informazioni sia in termini complessivi che nelle diverse espressioni che la compongono. D’altronde, sono 57 su 105 le Camere di commercio italiane che insistono su territori costieri. Attraverso la conoscenza approfondita del fenomeno è possibile impostare linee di sviluppo consapevoli delle opportunità e dei vincoli a cui sono sottoposte le attività imprenditoriali

105 legate al mare. Per queste ragioni Unioncamere ha promosso ad aprile dello scorso anno i “1mi Stati Generali delle Camere di Commercio sull’Economia del Mare”, volti proprio ad intraprendere l’approfondimento necessario per governarne lo sviluppo1, partendo da un’ampia analisi economica dell’economia del mare realizzata nel “Secondo Rapporto sull’Economia del Mare”2. L’obiettivo dichiarato è la promozione di una strategia comune e condivisa con diversi stakeholder che conduca poi all’attivazione di politiche mirate. E per ribadire l’importanza dell’obiettivo, cercando di fare il punto sulla situazione, ad ottobre scorso è stata realizzata la “Seconda Tappa degli Stati Generali delle Camere di Commercio sull’Economia del Mare”, occasione in cui si è approfondita l’analisi sulla cantieristica e la sostenibilità ambientale. L’economia del mare, tuttavia, come molti dei fatti sociali che si manifestano nella società contemporanea, è un concetto dai confini semantici piuttosto sfumati. È noto a tutti, come già anticipato, che si tratta di un fenomeno che influenza il sistema produttivo nel suo complesso (specialmente per un Paese come l’Italia), ma è anche vero che è alquanto complicato individuarne una metrica che permetta di isolarlo dal resto dell’economia. Emblematiche al riguardo sono le definizioni più utilizzate per descrivere il fenomeno. Tra queste compare, ad esempio, quella del Maritime Industry Museum at Fort Schulyler (State University of New York Maritime College Campus), che elenca le seguenti attività: servizi di accesso ai porti, quelli legati alla movimentazione delle merci, servizi di trasporto passeggeri, la navigazione interna, la costruzione e riparazione di imbarcazioni, l’istruzione e la formazione nautica, la pesca, l’attività di assicurazione, la comunicazione e le filiere innovative del turismo nautico e della tutela ambientale3. È evidente che progettare una politica di sviluppo di un settore economico significa anzitutto accordarsi su cosa si intende per il fenomeno oggetto di attenzione, per promuovere (specialmente se lo si vuol fare con un approccio aperto alla partecipazione di una pluralità di attori) ed esplicitare al meglio il suo valore reale, per affermarne poi il riconoscimento formale a livello istituzionale.

1 In realtà, già nel 2010 Unioncamere si era cimentata nello studio dell’economia del mare, cfr. Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Unioncamere, Retecamere, Istituto G. Tagliacarne, Rapporto SistemaMare. Imprese, filiere e territori, febbraio 2010. 2 Unioncamere, CamCom, Secondo Rapporto sull’Economia del Mare, 2013. 3 “The Maritime Industry is much more than deep – sea merchant fleet. It includes tug and barge operations, port and terminal operations, pilotage, freight forwarding, chartering, intermodal services, admiralty law, passenger and excursion services, Great Lakes and inland waterways shipping, shipbuilding and repair, naval architecture and maritime engineering, seaman training, Government programs and shipping, vessel classification, marine insurance, communications, recreational boating, and much more….”, http://www.sunymaritime.edu/Maritime%20Museum/.

105 Per queste ragioni è intervenuta recentemente anche la Commissione Europea4 - riconoscendo nell’economia del mare le potenzialità a sostegno dello sviluppo economico - che si è cimentata in una misurazione della cosiddetta “Blue Economy”, proprio con l’obiettivo di promuovere una politica marittima integrata, finalizzata al conseguimento degli obiettivi della Strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Questo intervento della Commissione ha avuto il merito di portare alla ribalta un settore economico ancora sottovalutato, anche se ne emerge un’interpretazione piuttosto stringente e spesso concentrata su attività prettamente innovative (come ad esempio le biotecnologie marine), a discapito di una visione più ampia che sia in grado di abbracciare tutte le attività legate al mare. Nel 2013 Unioncamere, attraverso il Secondo Rapporto sull’Economia del Mare, presentato come già detto in occasione dei “1mi Stati Generali delle Camere di Commercio sull’Economia del Mare”, ha adottato un approccio capace di osservare a 360 gradi l’economia del mare, in modo da poterne cogliere in pieno il suo valore e ruolo nel tessuto economico-produttivo. Sono state così considerate tutte le sue espressioni, da quelle più tradizionali come la pesca, la cantieristica o i trasporti, a quelle più innovative come la ricerca, le biotecnologie marine o le attività di tutela degli ecosistemi marini, nonché - e in aggiunta rispetto al Rapporto del 2010 - ad una concezione più completa del turismo5. Da questa attività di ricognizione complessiva del sistema economico marino, approfondita fra l’altro fino al massimo livello classificatorio delle attività economiche 6, l’economia del mare si compone di sette settori principali: - filiera ittica: comprende le attività connesse alla pesca, la lavorazione del pesce e la preparazione di piatti a base di pesce, includendo anche il relativo commercio all’ingrosso e al dettaglio; - industria delle estrazioni marine: riguarda le attività di estrazione di risorse naturali dal mare, come ad esempio il sale, piuttosto che petrolio e gas naturale con modalità off-shore. Si tiene a precisare che per questo settore le stime si sono dovute fondare su alcune ipotesi tali da consentire di individuare all’interno dell’attività estrattiva quella riconducibile al mare7;

4 European Commission, Blue Growth. Opportunities for marine sustainable growth, Communication from the Commission to the European Parliament, the Council, the European Economic and Social Committee and the Committee of the Regions, Brussels, 13.9.2012. I dati sulla quantificazione economica della Blue Economy in Europa presenti nella Comunicazione sono ripresi dallo studio Blue Growth. Scenarios and Drivers for Sustainable Growth from Oceans, Seas and Coasts, ECORYS, Deltares, Oceanic Développement (for the European Commission) Rotterdam/Brussels, 13 July 2012. 5 Nel Rapporto Sistema Mare del 2010 il turismo era circoscritto essenzialmente alle attività degli stabilimenti balneari, mentre nella nuova visione del 2013 si tiene conto anche delle attività di alloggio, ristorazione, sportive e ricreative, connesse sempre all’ambito marino. 6 Una volta delineata la visione “allargata” dell’economia del mare, è stato necessario applicare un adattamento statistico che ha comportato l’individuazione delle attività economiche fino ad un livello di dettaglio corrispondente alla quinta cifra della classificazione Istat della attività economiche (Ateco 2007). Un operazione tassonomica che, se per alcune attività non ha previsto particolari difficoltà, per altre ha richiesto la formulazione di ipotesi in grado di estrapolare dall’attività classificata la parte legata al mare.

105 - filiera della cantieristica: racchiude le attività di costruzioni di imbarcazioni da diporto e sportive, cantieri navali in generale e di demolizione, di fabbricazione di strumenti per navigazione, di istallazione di macchine e apparecchiature industriali connesse e, infine, l’attività di distribuzione all’ingrosso e al dettaglio di natanti; - movimentazione di merci e passeggeri via mare: fa riferimento a tutte le attività di trasporto via acqua di merci e persone, sia marittimo che costiero, unitamente alle relative attività di assicurazione e di intermediazione degli stessi trasporti e servizi logistici; - servizi di alloggio e ristorazione: sono ricomprese tutte le attività legate alla ricettività, di qualsiasi tipologia (alberghi, villaggi turistici, colonie marine, ecc.) e quelle chiaramente relative alla ristorazione, compresa ovviamente anche quella su navi; - ricerca, regolamentazione e tutela ambientale: include le attività di ricerca e sviluppo nel campo delle biotecnologie marine e delle scienze naturali legate al mare più in generale, assieme alle attività di regolamentazione per la tutela ambientale e nel campo dei trasporti e comunicazioni. Inoltre, in questo settore sono presenti anche le attività legate all’istruzione (scuole nautiche, ecc.); - attività sportive e ricreative: ricomprende le attività connesse al turismo nel campo dello sport e divertimento, come i tour operator, guide e accompagnatori turistici, parchi tematici, stabilimenti balneari e altri ambiti legati all’intrattenimento e divertimento (discoteche, sale da ballo, sale giochi, ecc.). Una volta delineata la visione dell’economia del mare, il passo successivo è stato quello di adattarla dal punto di vista statistico cercando di individuare, sulla base della più recente classificazione Istat della attività economiche (Ateco 20078) alla quinta cifra, le attività più espressive di questi sette settori di cui si compone9. Una operazione tassonomica che, se per alcune attività non ha previsto particolari difficoltà, per altre ha richiesto la formulazione di ipotesi in grado di estrapolare dall’attività classificata la parte legata al mare. Tali ipotesi hanno preso in considerazione, in alcuni casi, specifici indicatori ad hoc 10 e, in altri, la localizzazione geografica dell’attività, come, ad esempio le attività legate al turismo (alloggio

7 Ipotesi che, se viste alla luce dell’esiguità dei valori assoluti sottostanti, inducono ad un a certa cautela il trattamento dei dati stimati per questo settore, soprattutto a livello territoriale. 8 L’Ateco 2007 è la classificazione ufficiale delle attività economiche adottata dall'Istituto Nazionale di Statistica (Istat) per le rilevazioni statistiche nazionali di carattere economico. L’Ateco 2007 è la versione italiana della Nomenclatura delle Attività Economiche (Nace) adottata dall'Eurostat nella sua versione più recente (rev. 2), adattata dall'Istat, nelle sue voci di maggior dettaglio, alle caratteristiche specifiche del sistema economico italiano. L’Ateco 2007 è infatti perfettamente sovrapponibile alla Nace fino alla quarta cifra di dettaglio (615 settori), laddove per la quinta e sesta cifra le attività rappresentano una specificazione italiana. 9 Per l’analisi dettagliate delle attività economiche selezionate si rimanda all’Appendice. 10 Ad esempio, la quota parte del valore della produzione di piatti pronti riconducibile a quelli di pesce è stata stimata tenendo conto anche del rapporto che sussiste tra il consumo di pesce e quello di carne. Oppure, riguardo alla fabbricazione di strumenti ottici, di misura, controllo e precisione, la quota parte ascrivibile al mare è stata stimata sulla base delle tavole input-output, analizzando le interrelazioni tra questo settore e quello della costruzione di “altri mezzi di trasporto” che include navi e imbarcazioni.

105 e ristorazione assieme a quelle sportive), per le quali sono state considerate solo quelle presenti nei comuni costieri. D’altra parte, il passaggio dalla classificazione ufficiale Istat delle attività economiche (Ateco), per una precisa tassonomia delle attività espressive dell’economia del mare, si rivela indispensabile ai fini di una coerente stima dei principali aggregati economici con i quadri della contabilità nazionale. Tale operazione favorisce peraltro anche l’integrazione dei dati stimati con tante altre informazioni desumibili dalle banche dati sia camerali sia esterne (Istat, Eurostat, associazioni di categoria, ecc.), spesso articolate secondo la logica della classificazione Ateco. L’economia del mare però non si esaurisce solo nelle attività che rientrano direttamente nel perimetro di definizione, ma produce degli effetti indiretti in diverse altre attività economiche, tanto a monte quanto a valle della filiera. È questa una convinzione che ha spinto Unioncamere a stimare un moltiplicatore delle attività appartenenti all’economia del mare, uno strumento in grado di calcolare quanti euro si generano sul resto dell’economia per ogni euro prodotto da questo settore. Senza entrare nel dettaglio metodologico per cui si rinvia al già citato Secondo Rapporto sull’Economia del Mare11, in questa sede è utile tenere in considerazione che a fronte di un moltiplicatore pari a 1,9 per l’Italia, lo stesso assume un valore di 1,5 nel Mezzogiorno. Al Sud il settore dell’economia del mare non riesce ad avere una forza di attivazione come nel resto del Paese, perché sconta in parte una maggiore “inclinazione” verso comparti che hanno un coefficiente moltiplicativo meno elevato, come ad esempio la ricerca, la regolamentazione e la tutela ambientale. In pratica, 1,5 sta a significare che per ogni euro di valore aggiunto prodotto dall’economia del mare del Meridione se ne attivano sul resto dell’economia altri 1,5 euro come effetto indotto. Va sottolineato inoltre che non prevedendo valutazioni inerenti la spesa turistica o di altra natura12, né gli investimenti, l’approccio seguito in questo studio si pone sul lato dell’offerta, con la sola eccezione per l’analisi dell’export che è espressione della domanda estera. In conclusione, una siffatta misurazione dell’economia del mare fornisce un quadro dettagliato a livello provinciale, consentendo in tal modo di osservare le linee di continuità e le differenze esistenti tra i vari territori, in termini di dotazioni iniziali e opportunità potenziali. Attraverso questa attività di elaborazione e di analisi dei dati statistici e la messa a sistema delle risorse e dei progetti già promossi dalla rete camerale, sarà possibile così orientare l’economia del mare verso uno sviluppo integrato e sostenibile.

11 Unioncamere, CamCom, op.cit. pag.41 e ss. 12 Un esempio può essere fornito dalla spesa annua sostenuta dai proprietari di imbarcazioni (armatori) per la disponibilità – con i loro ospiti “a bordo” (familiari e amici) - e per l’utilizzo sia nella località di abituale ormeggio (home port e territorio circostante) sia in altre località “di transito” (normalmente le destinazioni delle “crociere”) diverse da quella dell’abituale ormeggio (fuori home port), pari a circa 1,5 miliardi di euro nel 2012, secondo il Rapporto sul turismo nautico 2013 (Osservatorio Nautico Nazionale) realizzato da Provincia di Genova, UCINA – Confindustria Nautica, Accademia Italiana della Marina Mercantile e, per l’Università degli studi di Genova, DIEM – Dipartimento di Economia e Metodi Quantitativi e CERIST – Centro di Ricerca per l’Innovazione e lo Sviluppo del Turismo.

105 3. IL RUOLO DELL’ECONOMIA DEL MARE NELLA PROVINCIA DI VIBO VALENTIA

3.1 IL VALORE AGGIUNTO E L’OCCUPAZIONE La divisione dell’Italia tra Nord e Sud che caratterizza spesso e un po’ troppo semplicisticamente l’economia del Paese, perde efficacia man mano che si restringe il raggio d’osservazione a contesti territoriali specifici. Già dagli anni Settanta del secolo scorso, la scoperta della cosiddetta Terza Italia fece emergere quei distretti industriali che hanno rappresentato il fenomeno di maggiore vitalità economica delle ultime decadi del Novecento. La sponda tirrenica del Mezzogiorno, che comprende quindi la Calabria, è notoriamente esclusa dal fenomeno dei distretti, ma non per questo è priva di alcune nicchie di mercato particolarmente promettenti, tra le quali inevitabilmente si annoverano le attività legate al mare. Come si è visto, l’economia del mare si compone di sette settori principali, che in linea generale sono animati da attività economiche riconducibili quasi esclusivamente ad imprese private e solo in minima parte da istituzioni pubbliche13. Il valore aggiunto e l’occupazione sono i due indicatori principali per descrivere le dimensioni economiche di un determinato fenomeno: ebbene, in Italia, nel 2011 le attività riconducibili all’economia del mare hanno prodotto complessivamente un valore aggiunto di oltre 41 miliardi di euro, con un’incidenza sul totale dell’economia pari al 2,9%, a cui corrisponde un’occupazione di circa 800mila persone, corrispondenti al 3,2% dell’occupazione complessiva del Paese. Si tratta di cifre importanti, non solo in termini assoluti, ma soprattutto se comparate con altri settori dell’economia: basti pensare che, sempre a livello nazionale, nel comparto del tessile il valore aggiunto arriva a grandezze pari a poco più della metà (21 miliardi di euro di valore aggiunto corrispondenti all’1,5% del totale economia) di quanto prodotto dall’economia del mare; cifre equivalenti più o meno a quelle del settore delle telecomunicazioni (22 miliardi; 1,6%), oppure al settore del legno, carta ed editoria, in cui il valore della produzione (poco meno di 15 miliardi; 1%) equivale a circa un terzo di quello realizzato dalla stessa blue economy. Le proporzioni sono simili anche per quanto riguarda gli occupati, visto che l’occupazione nell’economia del mare supera di 200mila unità quella dell’intero settore della chimica, farmaceutica, gomma, materie plastiche e minerali non metalliferi (600mila occupati; 2,4% del totale economia) e più di 160mila quella riconducibile ai servizi finanziari e assicurativi (circa 640mila; 2,6%). Dal punto di vista territoriale, i dati sul valore aggiunto e l’occupazione dimostrano che, nonostante la posizione geografica, il Mezzogiorno non primeggia nell’economia del mare. Un dato questo che denota un evidente sottoutilizzo delle risorse potenziali, dovute probabilmente al ritardo infrastrutturale del Sud Italia ovvero - leggendolo in modo più propositivo - corrispondente ad un formidabile potenziale di sviluppo.

13 Le istituzioni pubbliche sono formate essenzialmente dalla marina militare, dalle capitanerie di porto assieme alle autorità portuali, e dalle attività previdenziali/assicurative dei marittimi.

105 Basti considerare che soltanto un terzo dei 41 miliardi di euro di valore aggiunto provenienti dall’economia del mare nazionale si concentra nelle regioni del Sud (meno di 14 miliardi), mentre la regione Calabria, nonostante i suoi 780 km di costa, copre soltanto il 2,7% del totale, pari ad appena 1,1 miliardi di euro (l’8% del Mezzogiorno). Più elevata invece è la quota di occupati nell’economia del mare del Mezzogiorno, dove si concentra il 39% (313mila unità) del totale nazionale, così come è più alta la quota assorbita dalla Calabria, pari al 3% (25mila occupati). Scendendo a livello provinciale, con particolare riferimento alla provincia di Vibo Valentia, è bene premettere innanzitutto che si tratta del territorio più ridotto dal punto di vista dell’estensione geografica fra tutte le province calabresi. Il valore aggiunto complessivo prodotto dalle imprese nell’economia del mare nella provincia di Vibo Valentia è pari a 138,7 milioni, una quota davvero minima se comparata non solo all’intero ammontare nazionale (0,3%), ma anche a quello del Mezzogiorno (appena l’1%), nonché al totale regionale (12,5%). I circa 3mila occupati rappresentano sostanzialmente la stessa incidenza del valore aggiunto sia rispetto al dato nazionale (0,4%), sia rispetto al Mezzogiorno (1%), sia se confrontati con i valori regionali (12,4%).

Tabella 1 Valore aggiunto e occupati dell'economia del mare, per settore

Anno 2011 (valori assoluti) Industria Movimentazione Ricerca, Servizi di Attività Totale Filiera delle Filiera della di merci e regolament. alloggio e sportive e economia ittica estrazioni cantieristica passeggeri via e tutela ristorazione ricreative del mare marine mare ambientale

Valore aggiunto (milioni di euro)

Vibo Valentia 15,3 4,1 7,2 9,6 78,4 16,1 7,9 138,7 Calabria 85,3 20,3 75,4 146,3 448,3 249,0 80,9 1.105,5 Mezzogiorno 1.412,9 468,6 1.134,5 1.852,9 4.644,8 3.524,6 839,2 13.877,5 ITALIA 3.098,8 2.460,2 6.579,1 6.404,5 12.779,6 7.420,8 2.518,1 41.261,1 Occupati (migliaia)

Vibo Valentia 0,5 0,0 0,2 0,2 1,6 0,3 0,3 3,1 Calabria 3,2 0,1 2,4 3,4 9,2 3,9 2,8 24,9 Mezzogiorno 54,8 2,0 28,9 33,5 109,5 59,7 24,7 313,3 ITALIA 95,2 7,9 135,4 91,9 286,7 118,6 61,5 797,2 Fonte: Unioncamere-CamCom

Muovendoci all’interno dei settori che costituiscono l’economia del mare, si scorgono degli elementi interessanti per comprendere la direzione verso cui indirizzare le politiche di sviluppo, proprio nell’ottica di valorizzare il potenziale rilevato e colmare il gap ad oggi esistente in termini di dotazioni infrastrutturali e offerta di servizi adeguati allo sviluppo imprenditoriale di questo particolare segmento dell’economia. Tuttavia, per comprendere più a fondo il fenomeno, è utile continuare a comparare i dati provinciali con quelli regionali, di ripartizione geografica e nazionali, alternando i due

105 indicatori utilizzati fin qui (valore aggiunto ed occupazione). Non sono poche, infatti, le informazioni inaspettate che emergono osservando i dettagli della distribuzione settoriale. A tal fine può tornare utile suddividere i sette settori dell’economia del mare in tre blocchi ideali: un primo gruppo costituito dalle attività legate al turismo (alloggio e ristorazione) e divertimento assieme a quelle connesse alla ricerca, più orientato all’innovazione, all’utilizzo “dolce” del territorio e allo sviluppo di attività con un impatto ambientale maggiormente “regolabile”; un secondo blocco di settori più “pesanti” come la cantieristica, i trasporti e l’estrazione di materiali dalle acque e dai fondali marini; un terzo blocco, mono-settoriale, riconducibile alla filiera ittica, che comprende, come già precisato, sia la pratica della pesca in senso stretto che le attività di trasformazione e commercio del pesce. Osservando i dati con questa lente interpretativa emerge allora un sistema mare italiano particolarmente vivace nei settori innovativi: un terzo dei 41 miliardi di euro prodotti dall’economia del mare è infatti riconducibile ad attività di alloggio e ristorazione (31%; quasi 13 miliardi di euro) che rappresentano i comparti “core” del turismo, seguiti dal cosiddetto “terziario avanzato” (ricerca, regolamentazione e tutela ambientale), che incide per quasi un quinto del valore aggiunto complessivo (18%; più di 7 miliardi di euro), mentre è molto distanziato il contributo proveniente dl settore delle attività sportive e ricreative (6%, pari a 2,5 miliardi di euro). In totale questo primo blocco rappresenta più della metà del valore aggiunto complessivo realizzato dall’economia del mare italiana (55%, 22,7 miliardi di euro) e quasi il 60% degli 800mila occupati, pari a 467mila unità, suddivise rispettivamente in 287mila impiegate nel turismo (36%), 119mila nella ricerca e tutela del territorio (15%) e 62mila nel comparto sportivo e ricreativo (8%). A fronte di questa ripartizione media nazionale, il Mezzogiorno, come la provincia di Vibo Valentia, si distingue per esibire un peso maggiore all’interno dell’economia del mare esercitato da questi tre settori (che formano il primo blocco di attività, anzi descritto), in termini di valore aggiunto quanto di occupati. Se infatti al Sud il valore aggiunto aggregato di turismo, ricerca-tutela ambientale e attività sportive e ricreative (9 miliardi di euro) è pari al 65% del totale dell’economia del mare della ripartizione (ben 10 punti percentuali in più della quota media nazionale), a livello regionale supera il 70% (778 milioni di euro) fino a sfiorare il 74% a Vibo Valentia (102 milioni di euro). Guardando poi all’occupazione, il peso di questi tre settori sull’economia del mare è ancora più accentuato: essi assorbono il 62% degli occupati del sistema mare del Meridione (194mila unità), il 64% riguardo alla Calabria (16.000) e addirittura il 72% nella provincia di Vibo Valentia (2.200).

Tabella 2 Valore aggiunto e occupati dell'economia del mare, per settore

Anno 2011 (composizioni percentuali)

105 Industria Movimentazione Ricerca, Attività Servizi di Totale Filiera delle Filiera della di merci e regolament sportive alloggio e economia ittica estrazioni cantieristica passeggeri via . e tutela e ristorazione del mare marine mare ambientale ricreative Valore aggiunto Vibo Valentia 11,0 3,0 5,2 6,9 56,6 11,6 5,7 100,0 Calabria 7,7 1,8 6,8 13,2 40,5 22,5 7,3 100,0 Mezzogiorno 10,2 3,4 8,2 13,4 33,5 25,4 6,0 100,0 ITALIA 7,5 6,0 15,9 15,5 31,0 18,0 6,1 100,0 Occupati Vibo Valentia 14,9 0,3 6,6 6,7 52,1 10,4 9,1 100,0 Calabria 12,7 0,4 9,6 13,5 36,8 15,5 11,3 100,0 Mezzogiorno 17,5 0,6 9,2 10,7 34,9 19,1 7,9 100,0 ITALIA 11,9 1,0 17,0 11,5 36,0 14,9 7,7 100,0 Fonte: Unioncamere-CamCom

Entrando nel merito dei singoli settori, nella provincia di Vibo Valentia il primo assoluto, quello di alloggio e ristorazione, copre quasi il 57% del totale del valore aggiunto (78 milioni di euro) prodotto dall’economia del mare provinciale e il 52% (1.600 persone) in termini di occupati; ben oltre i valori rispettivi del 41% e del 37% relativamente alla Calabria, del 33 e del 35% del Mezzogiorno e del 31 e del 36% dell’Italia. Il secondo settore di questo blocco prevalente è quello della ricerca e della tutela ambientale, che realizza circa 16 milioni di euro di valore aggiunto per 300 occupati, pari rispettivamente al 12 e al 10% del totale economia del mare provinciale (23% in Calabria, 25% nel Mezzogiorno e 18% in Italia per quanto riguarda il valore aggiunto; 16, 19 e 15% per l’occupazione). Sono meno allineati invece i dati relativi a valore aggiunto e occupazione per quanto riguarda il settore delle attività sportive e ricreative, dove l’incidenza dei relativi occupati sul totale dell’economia del mare a Vibo Valentia è superiore sia alla media del meridione (7,9%) che a quella nazionale (7,7%). Il secondo blocco, composto dai settori della cantieristica, della movimentazione di merci e persone e dall’industria estrattiva, pur essendo potenzialmente oggetto di grandi innovazioni, rappresenta l’anima più tradizionale dell’economia del mare, certamente quella più pesante e, inevitabilmente, la più “rigida”. È noto infatti che si tratta di settori con la più alta concentrazione di imprese di grandi dimensioni, come emerge d’altronde con grande evidenza dal dato sull’occupazione. Ogni 100 euro di valore aggiunto realizzati a livello nazionale dall’economia del mare, 37 sono riferibili a questo secondo blocco, pari in valori assoluti a 15 su 41 miliardi, a fronte di 30 occupati ogni 100 unità. Più nello specifico, dei 15 miliardi di euro di valore aggiunto complessivo prodotto da questo secondo blocco, 13 miliardi sono equamente suddivisi tra cantieristica e trasporti marittimi (entrambi intorno al 16% del totale del sistema mare), mentre è molto più marginale il contributo proveniente dall’industria estrattiva (6%).

105 Distribuzioni queste che sono ancora più accentuate per quanto concerne gli occupati: dei 235mila complessivi (a livello nazionale) sempre di questo secondo blocco, soltanto 8mila (1% del totale dell’economia del mare) sono occupati nel settore dell’estrazione marina, mentre gli altri si dividono (in modo meno bilanciato rispetto al valore aggiunto) nei 135mila della cantieristica navale (17%) e nei 92mila della movimentazione di merci e persone (12%). A livello di ripartizione geografica e regionale le proporzioni sono tra loro più o meno simili, ma molto inferiori rispetto al dato italiano: la quota del valore aggiunto riferibile a questi settori aggregati (cantieristica, movimentazione merci ed estrazione marina) si aggira infatti, rispettivamente, tra il 25% per il Mezzogiorno (pari 3,5 miliardi di euro) e il 22% per la Calabria (pari 242milioni di euro) dei rispettivi totali dell’economia del mare e dunque dai 12 ai 15 punti percentuali in meno rispetto alla distribuzione nazionale. Un gap meno evidente si osserva invece tra gli occupati, la cui quote si riducono rispetto al valore Italia di 9 punti nel Mezzogiorno (pari al 21%, 64mila unità) e di 6 punti in Calabria (24%, 6mila unità). A differenza del dato nazionale, tuttavia, tanto nel Mezzogiorno quanto in Calabria, il peso della movimentazione di merci e persone supera il settore della cantieristica sia in termini di valore aggiunto (13% per entrambe i trasporti; tra il 7 e l’8% la cantieristica), sia in termini di occupati (rispettivamente 11 e 14% in trasporti; 9 e 10% la cantieristica). Se il peso del valore aggiunto e dell’occupazione di questo secondo blocco, costituito come detto dalla cantieristica e dai trasporti (oltre all’industria estrattiva), sul totale dell’economia del mare al Sud e in Calabria è molto al di sotto della media nazionale, nella provincia di Vibo Valentia questo fenomeno è ancor più accentuato, visto che unitamente considerati, questi tre settori incidono, rispettivamente, soltanto per il 15% (21 milioni di euro) e per il 14% (appena 400 occupati) sul totale dell’economia del mare. Anche nella provincia di Vibo Valentia, sul piano della produzione sono i trasporti marittimi a registrare l’ammontare più elevato di valore aggiunto (circa 10 milioni di euro) rispetto sia alla cantieristica (poco più di 7 milioni), che all’industria estrattiva (4 milioni), mentre sul piano del lavoro, molto ridotto, i due settori principali si distribuiscono equamente gli occupati, con 200 unità ciascuno (residuale l’occupazione afferente l’industria estrattiva). Veniamo così all’ultimo settore, quello della filiera ittica. A livello nazionale, il valore aggiunto prodotto da questo settore è pari a 3 miliardi di euro, l’8% del sistema mare, con un coinvolgimento complessivo di 95mila occupati (pari al 12%). Il dato del Mezzogiorno questa volta non presenta sorprese: quasi la metà del valore della produzione realizzata da questo settore in Italia proviene proprio dalle regioni del Sud (1,4 miliardi di euro su 3 miliardi), spiegando il 10% dell’economia del mare della ripartizione. Sono oltre la metà del totale nazionale, invece, i lavoratori coinvolti in attività legate alla pesca nelle regioni del Sud (55mila su 95mila), che incidono per il 18% sul totale occupati nell’economia del mare meridionale (18%). L’economia del Mezzogiorno, dunque, gira ancora molto intorno al settore più intrinsecamente legato al mare, ma ciò non vale per la regione Calabria, che fa registrare valori proporzionalmente più simili al dato nazionale piuttosto che a quello di area. Il valore aggiunto complessivo realizzato dalla filiera ittica è infatti pari all’8% del complessivo sistema mare regionale (85 milioni di euro) e i corrispondenti occupati incidono per il 13% (3mila).

105 In questo quadro regionale, rappresenta un’eccezione proprio la provincia di Vibo Valentia, che invece sul piano del valore aggiunto fa registrare performance superiori non solo a livello regionale, ma anche a quello meridionale. Con una produzione aggregata di 15 milioni di euro, infatti, la filiera ittica copre l’11% del valore aggiunto dell’economia del mare provinciale, laddove la media regionale si ferma al 7,7%, quella meridionale al 10,2% e quella nazionale al 7,5%. I circa 500 occupati nella filiera ittica nella provincia di Vibo Valentia spiegano il 15% dell’occupazione complessiva dell’economia del mare provinciale, quando la media regionale e nazionale non va oltre i 12/13 punti percentuali. In pratica, quindi, grazie alla discreta attrattività che ancora esercita sul piano turistico, Vibo Valentia è infatti caratterizzata da un’economia del mare concentrato sul turismo (alloggio e ristorazione), che però, come è noto, soffre di una debolezza strutturale legata alla stagionalità – una precarietà che del resto la accomuna al secondo settore più incisivo, specie in termini occupazionali, che è rappresentato dalla filiera ittica.

Figura 1 Incidenza % del valore aggiunto e degli occupati dell’economia del mare sul totale economia Anno 2011 (incidenze percentuali sui totali economia di ciascun territorio)

Fonte: Unioncamere-CamCom

Ciò non toglie che dai dati sul valore aggiunto e sugli occupati si possano scorgere degli elementi significativi ai fini delle politiche di sviluppo. Rapportando i dati aggregati dell’economia del mare con i rispettivi totale economia, si scopre, innanzitutto, che la provincia di Vibo Valentia è la prima in Calabria per incidenza del valore aggiunto sul totale economia provinciale (6,4%), così come in termini di occupati (8,1%). Su scala nazionale, la provincia di Vibo Valentia si posiziona al 18° posto su scala nazionale, sia per il peso del valore aggiunto (il dato per l’Italia è di 2,9% e la prima provincia è Livorno con 15,7%), sia per quello degli occupati pari all’8,1% (3,2% in Italia, 14,6% a Olbia-Tempio che è la provincia con la maggiore incidenza).

105 All’interno del Mezzogiorno, la provincia di Vibo Valentia si colloca al 6° posto per quel che concerne il valore aggiunto (preceduta soltanto da Olbia-Tempio, Ogliastra, Trapani, Messina e Taranto) e all’8° per il numero di occupati (preceduta nell’ordine da Olbia-Tempio, Trapani, Ogliastra, Agrigento, Oristano, Messina e Siracusa). Alla luce di questi dati, è indispensabile conoscere più approfonditamente le leve operative del cambiamento, vale a dire quel tessuto imprenditoriale protagonista nell’economia del mare della provincia di Vibo Valentia. Procedendo analogamente a quanto fatto finora, seguiremo anche nel prossimo paragrafo un confronto continuo con i dati nazionali, meridionali e regionali.

3.2 LE IMPRESE La capacità produttiva e occupazionale dell’economia del mare è il frutto del lavoro di una moltitudine di imprese che, ciascuna per le proprie competenze, contribuiscono a generare valore aggiunto e ad offrire occupazione per questo importante segmento economico del Paese. Alla fine del 2012 in Italia sono quasi 211mila le imprese dell’economia del mare iscritte nei Registri delle Imprese delle Camere di commercio italiane, pari al 3,5% del totale nazionale, di cui più dei tre quarti (162mila unità) concentrate nei 645 comuni costieri della nostra Penisola. Nel Secondo Rapporto sull’Economia del mare pubblicato da Unioncamere nel 2013, è stata proposta una lettura che metteva a confronto i dati sulle imprese con quelli relativi al valore aggiunto e all’occupazione. Sebbene questi ultimi due aggregati comprendano anche una minima parte di attività riconducibili alla Pubblica amministrazione (marina militare, capitanerie di porto, autorità portuali, attività previdenziali e assicurative dei marittimi)14, sono emersi interessanti spunti di riflessione. In particolare, nel Rapporto è stata proposta un’ulteriore suddivisione dei sette settori in altri tre gruppi: il primo è caratterizzato dai settori che contribuiscono maggiormente alla numerosità imprenditoriale dell’economia del mare e meno in termini di valore aggiunto e occupati (ne fanno parte la filiera ittica e le attività sportive e ricreative); il secondo, invece, raccoglie i settori che contribuiscono sostanzialmente in egual misura alla dimensione imprenditoriale, economica ed occupazionale (servizi turistici e cantieristica); il terzo, infine, è composto dai settori che svolgono un ruolo di maggiore spessore sul piano produttivo e occupazionale rispetto alla numerosità delle imprese (industria estrattiva, trasporti marittimi e ricerca-tutela ambientale).

Tabella 3 Imprese registrate dell'economia del mare, per settore e localizzazione comunale

Dati al 31 dicembre 2012 (valori assoluti)

14 All’interno dell’economia del mare la Pubblica amministrazione, in termini di valore aggiunto, incide appena per il 7% circa.

105 Industria Moviment. Ricerca, Servizi di Attività Attività Totale Filiera delle Filiera della di merci e regolament. alloggio e sportive e marine non economia ittica estrazioni cantieristica passeggeri e tutela ristorazione ricreative classificabili del mare marine via mare ambientale

Imprese nei comuni costieri

Vibo Valentia 112 3 26 34 412 18 98 9 712 Calabria 1.340 103 637 283 3.339 237 1.237 231 7.407 Mezzogiorno 13.964 477 8.298 4.721 29.939 2.114 12.337 3.399 75.249 ITALIA 27.156 704 19.333 11.220 67.166 3.803 26.423 6.649 162.454 Imprese nei comuni non costieri

Vibo Valentia 41 0 7 3 0 1 1 5 58 Calabria 480 1 108 40 0 29 22 167 847 Mezzogiorno 6.344 11 2.173 876 4 377 389 1.925 12.100 ITALIA 14.477 25 12.797 6.642 12 2.504 2.946 9.011 48.413 Totale imprese

Vibo Valentia 153 3 33 37 412 19 99 14 770 Calabria 1.820 104 746 323 3.339 266 1.259 398 8.254 Mezzogiorno 20.309 489 10.471 5.597 29.943 2.491 12.726 5.324 87.350 ITALIA 41.633 729 32.130 17.862 67.178 6.307 29.369 15.660 210.867 Fonte: elaborazioni CamCom su dati Unioncamere-Infocamere

La classificazione funziona discretamente anche nel Mezzogiorno e fornisce una lettura interessante per le sue evidenti implicazioni di policy, specialmente se utilizzata nell’analisi di una realtà economica come quella meridionale, diffusamente caratterizzata da uno scarso dinamismo imprenditoriale e un cronico problema di tipo occupazionale. Torneremo alla fine del paragrafo su questa classificazione e sul suo grado di adattamento all’economia del mare vibonese. Considerate le dimensioni ridotte della Provincia di Vibo Valentia, sia dal punto di vista territoriale che inevitabilmente da quello imprenditoriale, prima di entrare nel merito dell’economia provinciale è utile descrivere la distribuzione delle imprese per settori nei territori più vasti a cui appartiene. L’analisi quantitativa di un numero non elevato di casi, infatti, può essere meglio argomentata se collocata all’interno di un contesto più ampio. Osservando allora il tessuto imprenditoriale meridionale dell’economia del mare, dai dati emerge anzitutto che su 100 imprese italiane di questo tipo, ben 41 sono registrate nelle Camere di commercio del Meridione, per un totale complessivo di oltre 87mila imprese. Ricalcando la classificazione utilizzata nel paragrafo precedente, di queste oltre la metà (45mila) appartiene ai settori del primo gruppo, quello costituito prevalentemente dai comparti core del turismo (30mila), dall’intrattenimento e lo sport (quasi 13mila) e in misura minore dal settore della ricerca e della tutela ambientale (oltre 2mila). All’interno dell’economia del mare, circa un’impresa su quattro (24,1%) in Italia fa parte invece del raggruppamento dei settori più “pesanti”, quello che comprende cantieristica, trasporti e industrie estrattive, per un totale di oltre 50mila attività, concentrate prevalentemente nel settore della cantieristica (32mila, pari al 15% del totale imprese

105 dell’economia del mare) e nella movimentazione di merci e persone (18mila, pari al 8%), mentre è più marginale, al solito, l’industria estrattiva (meno di 800 imprese, lo 0,3% del totale). Nel Mezzogiorno, le imprese appartenenti a questo raggruppamento arrivano a rappresentare un quinto del totale dell’economia del mare (16-17mila, pari al 19% del totale meridionale delle imprese dell’economia del mare) e sono distribuite in modo piuttosto simile alla media nazionale, con una prevalenza nella cantieristica (10mila, pari al 12% del totale), seguita dalla movimentazione delle merci (5-6mila, 6%) e da una quota ancora residua dell’industria estrattiva (500 imprese, lo 0,6%). Scendendo nell’analisi dell’economia del mare della Calabria, le imprese appartenenti a questi tre settori, cantieristica, movimentazione merci e industria estrattiva, rappresentano il 14% (poco più di mille unità) del totale regionale imprenditoriale dell’economia del mare, con proporzioni che si articolano nel seguente modo: oltre 700 imprese nella filiera della cantieristica (9%); più di 300 nella movimentazione di merci e persone (4%); un centinaio nell’industria estrattiva (oltre l’1%).

Figura 2 Struttura settoriale delle imprese dell'economia del mare

Anno 2012 (composizioni percentuali)

Fonte: elaborazioni CamCom su dati Unioncamere-Infocamere

Per quanto riguarda la filiera ittica, infine, tutte le aree territoriali considerate presentano un’incidenza delle imprese appartenenti a questo segmento dell’economia del mare che varia dal 20% a livello nazionale (42mila imprese) e nel caso della Calabria (1.800), al 23% del Mezzogiorno (20mila). Non si registra dunque una sproporzione del settore al Sud (dove comunque si concentra quasi la metà di questo tipo di imprese) rispetto alle altre aree del Paese. Ciò è dovuto alla presenza nel computo delle imprese della filiera ittica di quelle attività impegnate nella trasformazione del pesce, che non è obbligatoriamente legata alla presenza del mare. Non sorprende neanche, quindi, l’assenza di un’eccessiva variazione

105 sull’incidenza percentuale delle imprese insediate nei comuni non costieri tra dato nazionale (35%), Mezzogiorno (31%) e Calabria (26%). A questo punto, il quadro descritto fornisce gli elementi per agevolare finalmente la lettura dei dati relativi al tessuto territoriale vibonese, che si compone di quasi 800 imprese appartenenti all’economia del mare, di cui soltanto una sessantina insediate nei comuni non costieri (quasi tutte appartenenti alla filiera ittica). Coerentemente con quanto emerso nell’analisi del valore aggiunto e dell’occupazione, gran parte delle imprese dell’economia del mare di Vibo Valentia opera nel settore turistico (oltre 400; 54%), seguito dalla filiera ittica (circa 150; 20%) e dalle attività sportive e ricreative (quasi 100; 13%), mentre sono più marginali, sotto le 50 unità, tutti gli altri settori.

Figura 3 Incidenza % delle imprese registrate al 31 dicembre 2012 sul totale delle imprese registrate

Fonte: elaborazioni CamCom su dati Unioncamere-Infocamere

Pesca e turismo sono i volti prevalenti del tessuto imprenditoriale del sistema mare della provincia di Vibo Valentia, considerando che quasi 9 imprese dell’economia del mare su 100 in questa provincia operano nel campo della filiera ittica o in quello dell’alloggio-ristorazione e attività sportive e ricreative. Considerando infine il peso delle imprese dell’economia del mare sul complessivo tessuto imprenditoriale del territorio, emerge anche in questo caso, come per il valore aggiunto e l’occupazione, un’economia vibonese particolarmente legata al mare: nella graduatoria italiana la provincia di Vibo Valentia si colloca infatti al 25° posto assoluto (con un indice pari al 5,8%) e all’8° posto tra quelle del Mezzogiorno (dietro Olbia-Tempio, Messina, Trapani, Sassari, Napoli, Carbonia-Iglesias e Ogliastra), di nuovo al di sopra quindi alle altre quattro province calabresi.

105 3.3 LA COMPETITIVITÀ INTERNAZIONALE Come si è visto, la cosiddetta blue economy comprende un universo di attività molto ampio, anche perché, pur essendo legato al mare, non coinvolge soltanto attività imprenditoriali insediate sulle coste. Gli effetti della produzione e dei servizi erogati in ambiti connessi al mare in sostanza possono riflettersi anche su popolazioni e territori da esso molto distanti. Da sempre, d’altronde, il mare mette in connessione mondi e culture lontani, che hanno sviluppato costumi, abitudini e lingue diverse. Osservandoli sotto questo punto di vista, i mercati internazionali legati ad attività connesse al mare assumono un fascino particolare e diventa determinante in un mondo globalizzato analizzarne le dimensioni e osservarne i meccanismi, per poterne cogliere le migliori opportunità. Facendo ancora riferimento al “Secondo Rapporto sull’Economia del Mare” di Unioncamere, le transazioni commerciali internazionali riferibili all’economia del mare possono assumere principalmente due forme: in primo luogo il mare può essere inteso come luogo in cui si veicola il valore, ovvero dove avviene il trasporto dei prodotti da un paese all’altro; in secondo luogo, esso è fonte di risorse, che saranno prima generate in valore e successivamente veicolate attraverso la commercializzazione, direttamente o dopo avere provveduto alla fase di trasformazione. Per quanto riguarda la funzione di veicolazione commerciale del valore delle produzioni, il perimetro di analisi non può che coincidere con l’attività del settore dei trasporti marittimi. Dopo secoli di dominio assoluto tra le vie di comunicazione, negli ultimi decenni la maggiore diversificazione delle modalità di trasporto con cui le imprese possono commerciare (stradale, ferroviaria e aerea), ha posto la navigazione via mare in una posizione di comprimario, seppur ancora di fondamentale rilevanza, specialmente per quanto riguarda il trasporto delle merci. Negli ultimi anni, in Italia, l’incidenza percentuale dei commerci via mare sul totale esportato è cresciuta sensibilmente, passando dal 23,8% del 2001 al 27,9% del 2012; il peso relativo alle importazioni invece è aumentato ad un ritmo ancora più elevato (dal 26,4 al 34,7%), ampliando il differenziale di specializzazione con i flussi in uscita. La modalità di trasporto marittima ha ovviamente grande impatto sulle destinazioni extra- comunitarie: l’export italiano che passa per il mare valicando i confini dell’Unione Europea risulta pari, nel 2012, a oltre 98 miliardi di euro, rappresentando oltre la metà (54,5%) delle merci complessivamente esportate extra-UE. Ancora oggi, le imprese italiane esportano principalmente negli Stati Uniti, seguiti a grande distanza da potenze marittime emergenti come la Turchia e la Cina. In generale, quasi tutte le grandi economie che registrano un forte sviluppo economico (i cosiddetti BRICS) si collocano nelle prime venti posizioni della graduatoria dell’export italiano. In questo quadro, i trasporti commerciali via mare verso i Paesi del Mediterraneo assumono ovviamente un ruolo centrale e fanno registrare una crescita dai 27 miliardi di euro del 2007 ai 32 miliardi del 2012, nonostante le performance negative o solo lievemente positive di Spagna e Francia. Considerando il forte aumento della domanda che si registra in paesi come la Turchia e i grandi cambiamenti che stanno interessando le regioni del Nord Africa, non c’è

105 dubbio che il Mediterraneo rappresenta un enorme potenziale ancora tutto da scoprire. Alla luce di questa situazione (qui solo parzialmente accennata) e data la loro posizione, le regioni del Mezzogiorno d’Italia si trovano ad affrontare delle sfide importanti in questo settore.

Tabella 4 Esportazioni delle attività core della filiera ittica* e di quella cantieristica**, per settore

Anno 2012 (valori assoluti e percentuali)

Filiera della Totale filiera ittica e Filiera ittica Totale economia cantieristica cantieristica

Valori assoluti (milioni di euro) Vibo Valentia 4,6 0,0 4,6 35,6 Calabria 7,0 3,3 10,3 374,0 Mezzogiorno 108,1 193,4 301,5 46.425,8 ITALIA 511,7 2.626,8 3.138,4 389.725,0 Incidenze % su export totale economia Vibo Valentia 12,9 0,0 12,9 100,0 Calabria 1,9 0,9 2,8 100,0 Mezzogiorno 0,2 0,4 0,6 100,0 ITALIA 0,1 0,7 0,8 100,0

* Corrispondenti ai gruppi di attività economica 03.1 (pesca), 03.2 (acquacoltura) e 10.2 (lavorazione e conservazione di pesce, crostacei e molluschi) della classificazione Ateco 2007. ** Corrispondenti ai gruppi di attività economica 30.1 (costruzioni di navi e imbarcazioni) e 30.2 (costruzioni di imbarcazioni da diporto e sportive) della classificazione Ateco 2007. Fonte: elaborazioni CamCom su dati Istat

In linea generale, dei sette settori che definiscono l’economia del mare, soltanto tre presentano traccia di flussi commerciali in senso stretto, che comportano cioè la movimentazione di merci: si tratta della filiera ittica, della cantieristica e dell’industria delle estrazioni. Quest’ultima nell’analisi dell’economia del mare calabrese e vibonese è esclusa per la sua scarsa o nulla incidenza nel tessuto imprenditoriale. Nel 2012, in Italia, le esportazioni nei due settori considerati, cantieristica e filiera ittica, ammontano a oltre 3 miliardi di euro, pari ad appena lo 0,8% del totale export riferito all’intera economia, distribuiti tra l’84% imputabile alla cantieristica ed il restante 16% alla filiera ittica. In particolare, la cantieristica, da sempre un vanto della nostra economia, sta subendo negli ultimi anni la forte concorrenza proveniente dai paesi emergenti, specialmente per quanto riguarda la produzione di grandi barche e di navi. Resiste invece il comparto del lusso e la produzione di piccoli scafi realizzata da imprese di piccole e medie dimensioni. Il Mezzogiorno fa registrare 301 milioni di euro di valore aggiunto attribuibile all’export, poco meno di due terzi provenienti dalla cantieristica e per il restante 36% dalla filiera ittica.

105 Il peso sul totale dell’economia è addirittura inferiore a quello nazionale, pari ad appena lo 0,6%. Entrando nel merito della Calabria, il valore delle esportazioni ammonta a soli 10 milioni di euro, corrispondenti al 3,4% del totale del Sud e allo 0,3% del valore nazionale. Si inverte invece la suddivisione tra comparti: ogni 10 euro di export totale dei due settori dell’economia del mare in Calabria 7 sono ascrivibili alla filiera ittica e 3 a quelli della cantieristica. Si giunge così alla provincia di Vibo Valentia, che con i suoi 4,6 milioni di euro di valore delle esportazioni dell’economia del mare, copre quasi la metà del corrispondente totale regionale, dimostrando una dinamicità non indifferente. Le esportazioni del sistema mare della provincia si concentrano interamente nella filiera ittica, che rappresenta addirittura i due terzi dell’export complessivo calabrese in questo specifico comparto. Ma il dato più eclatante è il peso del valore delle esportazioni dell’economia del mare sul totale provinciale delle vendite estere, che è pari addirittura al 12,9%, più del quadripolo rispetto a quello della Calabria (2,8%) e addirittura 20 volte il livello medio meridionale (0,6%). Ovviamente si tratta di risultati relativi, perché dietro a questo dato si nasconde il basso livello di esportazioni che complessivamente l’economia vibonese è capace di generare (appena 36 milioni di euro, neanche il 10% regionale e lo 0,1% del Sud). In conclusione, alla luce di quanto emerso nei paragrafi precedenti, lo scarso dinamismo imprenditoriale e la bassa produttività della provincia di Vibo Valentia possono essere affrontate intervenendo laddove si scorgono potenzialità che suscitano interesse anche negli investitori esteri. In quest’ottica all’interno dell’economia del mare è la filiera ittica il comparto che attualmente presenta le maggiori potenzialità di sviluppo e sulla quale quindi sono auspicabili interventi di sostegno e valorizzazione.

4. LA DOTAZIONE INFRASTRUTTURALE

4.1 IL PORTO DI VIBO MARINA Il porto di Vibo Valentia, noto anche come Porto Santa Venere, è un importante centro industriale, commerciale e turistico e rappresenta uno dei porti strategici di rilievo per l’economia calabrese, insieme ai porti di , Villa San Giovanni, , Crotone e Corigliano.

105 In base all’attuale sistema di classificazione vigente in Italia (Legge 84/1994), il porto di Vibo Valentia rientra nei porti marittimi nazionali, in particolare nella categoria dei porti di rilevanza economica internazionale. Il porto è collocato nella parte meridionale del Golfo di S. Eufemia ed è protetto a ponente da un molo foraneo a gomito e a levante da un molo di sottoflutto a due bracci completamente banchinato (banchina Generale Malta e Molo Cortese). Internamente al bacino portuale ci sono varie banchine (Fiume, Tripoli, Bengasi, Papandrea e Buccarelli) destinate sia alle operazioni commerciali, militari che di diporto. In particolare dalla radice della banchina Generale Malta verso la banchina Fiume ci sono vari pontili galleggianti destinati alle imbarcazioni da diporto.

Figura 4 – Il porto di Vibo Valentia

Fonte: A.S.PO. Vibo Valentia (2014)

Il fondale marino è sabbioso con batimetriche che variano da 1 a 11,5 metri. I venti dominanti sono quelli di libeccio e ponente nel periodo autunno-inverno e grecale e levante nel periodo primaverile-estivo. I venti del III e IV quadrante producono nel bacino un fenomeno di risacca.

Figura 5 – Principali caratteristiche del porto di Vibo Valentia

Profondità fondali e principali 11 metri caratteristiche Fondo marino sabbioso

Servizi portuali 7 banchine per operazioni commerciali, di cui 6 sul molo di foraneo, Numero di banchine e caratteristiche per una lunghezza complessiva di circa 1 km 1 banchina di sottoflutto per una lunghezza di circa 300 metri 105 NumeroPrincipali di collegamenti posti barca Collegamenti566 turistici Isole Eolie Superficie di piazzali per il deposito di merci allo scoperto di 5400 mq un distributore (Esso) di benzina e gasolio sulla banchina Generale Malta, un distributore (Agip) sulla banchina Pola e un distributore (Agip) sulla banchina Fiume illuminazione banchine tramite proiettori su pali o altri supporti metallici Scali di alaggio interni fino a 30 tonnellate Gru mobile fino a 41 tonnellate Riparazione motori e scafi tutti i tipi; e riparazioni elettriche ed elettroniche rimessaggio all'aperto/coperto Sorveglianza, pilotaggio, sommozzatori, ormeggiatori, servizi antincendio, ritiro rifiuti, servizi igienici e docce, servizio meteo, rifornimento alimentare.

Fonte: ns. elaborazioni

Il Porto è gestito per quanto attiene le funzioni amministrative, di polizia e di sicurezza quale Autorità marittima dalla Capitaneria di Porto che ha sede nel porto. Opera inoltre per i soli compiti di programmazione, coordinamento e promozione riconosciuti ai sensi dell’art. 14 della legge 84/94 in materia portuale, l’Azienda Speciale per il Porto, costituita dalla Camera di Commercio di Vibo Valentia alla fine del 2009 con lo scopo di promuovere lo sviluppo del sistema produttivo portuale di Vibo Marina. Gli ormeggi sono destinati agli arrivi delle navi mercantili, delle unità di pesca e da diporto, dalle unità istituzionali e/o di servizio. Il numero degli accosti disponibili sono 10 per una lunghezza complessiva di 1.652 mt; di questi 2 sono destinati al pescato e 2 ai prodotti petroliferi, mentre gli altri sono rivolti rispettivamente ai servizi passeggeri, alla movimentazione delle merci, all’ormeggio delle navi militari, del naviglio pesca ed unità

105 istituzionali di servizio. Dai recenti dati Istat (2013) sul trasporto marittimo15, seppure per il porto di Vibo Valentia la serie storica si ferma al 2007, emerge che la movimentazione merci annua16 è pari all’incirca ad un milione di tonnellate, di cui 981mila è imputabile al trasporto di merci tra porti nazionali (merce in navigazione di cabotaggio). Gli sbarchi sono stati complessivamente 962mila tonnellate, di cui 900mila relativa a merce rinfusa liquida di 1 livello, 106mila a rinfusa solida e 45mila alla categoria “Altro carico”. Rispetto al 2005 si è registrato un lieve calo delle merci trasportate, frutto del decremento delle rinfuse sia liquide che solide; da segnalare l’aumento del trasporto delle merci afferenti alla tipologia “Altro carico” (da 7mila a 45mila) e degli sbarchi connessi al trasporto delle merci in navigazione di cabotaggio (da 897mila a 906mila)

Tabella 5 Porto di Vibo Valentia: merce nel complesso della navigazione (000 tonnellate)

2005 2006 2007 Sbarchi 954 957 962 Merce nel complesso della Imbarchi 176 135 89 navigazione Totale 1.131 1.093 1.051

15 L’indagine sul trasporto marittimo realizzata dall’Istat ha per oggetto la navigazione marittima a scopo di commercio, cioè il trasporto di merci e di passeggeri effettuato a fronte del pagamento del nolo o del prezzo del passaggio. L’indagine ha carattere censuario e l’unità di rilevazione è la nave mercantile, cioè qualunque imbarcazione adibita al trasporto marittimo; sono escluse le navi da pesca, le navi officina per il trattamento del pesce, le navi da trivellazione e da esplorazione, le navi adibite a servizi portuali, le draghe, le navi per la ricerca e le imbarcazioni utilizzate unicamente a fini non commerciali. L’insieme di tutti gli arrivi e di tutte le partenze presso i porti italiani costituisce l’universo di eventi di interesse per la rilevazione. L’indagine soddisfa le esigenze conoscitive della direttiva europea n. 2009/42/Ce del Parlamento europeo e del Consiglio del 6 maggio 2009. 16 Per “merce” si intende il “peso dei beni trasportati inclusivo del loro immediato imballaggio, ma al netto del mezzo di trasporto, sia esso un contenitore, un automezzo o un mezzo trainato, insieme al peso degli automezzi nuovi e degli animali vivi che non vengono trasportati in automezzo. Nel totale delle merci sono incluse quelle trasportate verso impianti off-shore o recuperate dai fondi marini e scaricate nei porti (come il petrolio estratto da piattaforme off-shore), ma sono esclusi i depositi e i rifornimenti messi a disposizione delle navi (bunkeraggio)” (Istat, 2013).

105 Sbarchi 897 931 906 di cui cabotaggio Imbarchi 171 127 75 Totale 1.067 1.057 981 Contenitori _ _ _ Rinfusa liquida 1 Merce nel 906 937 900 livello complesso della navigazione per Rinfusa solida 218 141 106 tipo di carico Ro-Ro _ _ _ Altro carico 7 15 45 Totale 1.131 1.093 1.051 Fonte: elaborazione su dati Istat (2013)

Il traffico commerciale in arrivo è costituito prevalentemente dai prodotti petroliferi raffinati destinati ai depositi costieri presenti nella zona di Vibo Marina, mentre il traffico in partenza è rappresentato essenzialmente da prodotti industriali provenienti dalla limitrofa area per gli insediamenti produttivi. Le altre tipologie merceologiche trattate sono i macchinari metalmeccanici per il settore petrolchimico, materie prime e prodotti finiti a base di minerali non metalliferi, altra merce sfusa di varia tipologia. Oltre alle attività commerciali all’interno del porto è presente un consistente movimento di imbarcazioni da diporto - in particolare nel periodo estivo - che usufruiscono dei servizi essenziali, come l’accoglienza ed il rifornimento di carburante, e specialistici come quelli assistenza tecnica e riparazione meccanica e cantieristica.

4.2 LE ATTIVITÀ PORTUALI

4.2.1 Commerciale Il bacino portuale di Vibo accoglie navi che trasportano e depositano prevalentemente prodotti petroliferi raffinati, meccanici, per l’industria cementizia e altra merce sfusa di varia tipologia, tra cui materie prime agricole. Dai dati forniti dalla Capitaneria di porto è emerso che nel 2013 sono attraccate 175 navi, di cui 162 per il traporto di carburanti e 11 per il trasporto di manufatti per il comparto meccanico. In media approdano 15 navi cisterna al mese (Tabella 6). Rispetto al 2009 si è registrata complessivamente una contrazione di approdi del 3,3% e ciò è connesso al fatto che, ad esclusione dei prodotti petroliferi, le tipologie di prodotto movimentate nel porto vibonese risentono della congiuntura economica nazionale ed internazionale. In particolare si è ridotto l’imbarco di cemento sfuso e di clinker in bulk e ciò è imputabile alla chiusura dello stabilimento di Porto Salvo dell’Italcementi S.p.A localizzato a circa 2 km dal porto. Nel 2013 è continuato, tuttavia, l’approdo di clincker per la società Calce Meridionale S.p.A localizzata nell’area industriale di Marcellinara della provincia di Catanzaro. In calo anche l’attività di trasporto di prodotti meccanici (-35,3%); in media approda una nave al mese.

105 Tabella 6 Navi in arrivo per tipologia di prodotto (2009-2013)

2009 2010 2011 2012 2013 Var. % 2009-2013

Prodotti petroliferi 150 148 166 133 162 8,0 Prodotti meccanici 17 23 20 11 11 -35,3 Prodotti per l'industria cementizia 7 9 9 4 1 -85,7 Altri prodotti 7 3 1 -85,7 Totale 181 183 195 148 175 -3,3 Fonte: Elaborazioni su dati Capitaneria di Porto

Variazioni positive si riscontrano nel trasporto e deposito dei prodotti petroliferi: da 150 navi rilevate nel 2009 si è passati a 162 nel 2013 (+8%) con un attracco medio di 13 navi cisterne al mese (Tabella 7).

Tabella 7 Tonnellate di merci in arrivo per tipologia di prodotto (2009-2013)

Var. % 2009 2010 2011 2012 2013 2009-2013 Prodotti petroliferi 869.851 806.046 670.041 572.962 655.830 -24,6 Prodotti per l'industria cementizia 51.903 51.331 67.425 29.964 7.596 -85,3 Prodotti meccanici 4.877 6.040 5.811 4.083 5.764 18,2 Altri prodotti 522 1.500 - - 2.040 290,6 Totale 927.154 864.917 743.278 607.009 671.229 -27,6 Fonte: Elaborazioni su dati Capitaneria di Porto

La rilevanza del trasporto dei prodotti petroliferi nel porto vibonese è rinvenibile anche osservando i dati sul gettito derivante da imposte e tasse. Secondo i dati forniti dall’Ufficio delle Dogane di Reggio Calabria - Sezione Operativa Territoriale di Vibo Valentia, nel 2012, ultima annualità per cui sono disponibili i dati complessivi, le accise riferite ai prodotti petroliferi ammontano a circa 445 milioni di euro. Le altre entrate fiscali riguardano le tasse portuali (per un importo 230mila euro) e le tasse per ancoraggio ed esami (8,2mila euro). Nella tabella che segue viene riportata la dinamica di tali valori nel periodo 2006-2013.

Tabella 8 Dati relativi all’attività petrolifera nel Porto di Vibo Valentia nel periodo 2006-13 (numeri indice 2006=100)

2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013* Accise 104,0 98,9 99,0 93,6 98,7 99,9 56,4 Tasse portuali 100,9 101,3 97,8 97,3 76,9 90,3 73,7 Tasse di ancoraggio e per esami 324,1 66,8 46,5 195,4 79,7 56,2 268,3

105 * Per il 2013 i valori si riferiscono al primo semestre Fonte: Elaborazioni su dati Agenzia delle Dogane di Reggio Calabria - Sezione Operativa Territoriale di Vibo Valentia

4.2.2 Peschereccia L’attività peschereccia è una componente rilevante del porto e dell’intera filiera ittica. Vibo Marina rappresenta, infatti, uno dei poli ittici di riferimento maggiore sul versante tirrenico calabrese che si caratterizza per la presenza di diverse attività connesse alla pesca: dalla pesca all’allevamento ittico, dalla trasformazione manifatturiera del pescato alla sua conservazione attraverso la catena del freddo, dal trading internazionale alla commercializzazione all’ingrosso su tutto il mercato regionale17. Per quanto riguarda l’attività peschereccia, dai dati sulla consistenza della flotta impegnata nelle “pesche speciali”18 emerge che nel compartimento marittimo di Vibo Valentia19 è presente un’elevata concentrazione di imbarcazioni marittime: 43 sono complessivamente le imbarcazioni, con una lunghezza media di 6,4 metri ed un GT di 1,6 (Tabella 9). Ogni imbarcazione è autorizzata a praticare in media 3,75 sistemi di pesca; una quota consistente è autorizzata alla pesca con attrezzi da posta, 40 con il palangaro, 26 con la circuizione, 22 con la sciabica, 14 con le lenze, 4 con la ferrettara e 1 con l’arpione.

Tabella 9 Consistenza della flotta calabrese (2010)

N.Imbarcazioni GT Medio GT Totale LFT media

Corigliano 66 1,7 112,2 7,2 Crotone 37 4,3 159,1 9,4 Reggio Calabria 3 1,3 4 5,7 Gioia Tauro 5 1,6 5 5,1 Vibo Valentia 43 1,6 70,1 6,4 Fonte: Ponticelli, Pagano, Scalise (2010)

Accanto all’attività di pesca tradizionale è sviluppato anche l’allevamento in maricultura di specie ittiche per il segmento dell’industria alberghiera e della ristorazione (bar, ristoranti e ristorazione collettiva) ed in particolare del tonno rosso che viene lavorato negli stabilimenti vibonesi ed esportato principalmente verso i mercati asiatici. La commercializzazione di una quota consistente del pescato locale avviene attraverso il mercato ittico, costruito nel 1966, che si sviluppa su una superficie di 600 mq ed è gestito dal

17 Cfr. Azienda speciale per il Porto di Vibo Valentia, Camera di Commercio di Vibo Valentia (2012). 18 Nella categoria della “pesche speciali” vi rientra la pesca di specie ittiche marine di piccola taglia o di novellame; per maggiori informazioni cfr. Ponticelli, Pagano, Scalise (2010). 19 La caratteristica della flotta di Vibo Valentia è quella della dispersione territoriale: gli approdi e i luoghi di sbarco comprendono anche porti dell’Alto Tirreno cosentino.

105 operatore privato nel Porto di Vibo Marina che oepra in concessione sul demanio marittimo20.

4.2.3 Nautica di diporto e trasporto marittimo passeggeri Una realtà in continua espansione è rappresentata dalla “nautica da diporto”, ovvero dalla nautica per fini sportivi e ricreativi, senza fini commerciali. Dai recenti dati forniti dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (2013) emerge che al 31 dicembre 2012 la capacità ricettiva è rappresentata da 389 posti barca, di cui 359 per navi a motore e 30 per navi a vela (Tabella 10).

Tabella 10 – Consistenza del naviglio da diporto iscritto negli uffici marittimi per classi di lunghezza e per compartimento marittimo (31/12/2012) A vela (con o senza motore ausiliario) A motore

Fino a da 10,01 da 12,01 Totale Fino a da 10,01 da 12,01 da Totale 10,00 a 12,00 a 18,00 10,00 m a 12,00 a 18,00 18,01 a m m m m m 24 m Vibo 5 10 15 30 258 63 36 2 359 Valentia Gioia - - - - 18 4 5 4 31 Tauro Reggio 9 17 29 55 226 29 10 3 268 Cal. Corigliano - 1 - 1 2 1 1 - 4 Cal. Crotone 4 13 4 21 218 27 20 3 268

Fonte: elaborazioni su dati Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (2013) L’analisi per compartimento marittimo e classi di lunghezza mette in risalto che il 72% del naviglio a motore è di piccole dimensione (fino a 10,00 metri), il 17,5% ha una lunghezza compresa fra 10 e 12 metri ed il 10% fra 12 e 18 metri. Per quanto riguarda il naviglio a vela la metà delle navi ricade nella classe di lunghezza 12,01 e 18,00 metri, il 33% nella classe 10 e 12 metri ed infine il 16,7% nella prima classe (Figura 6).

Figura 6 – Porto Vibo Valentia: consistenza % del naviglio da diporto iscritto negli uffici marittimi per classi di lunghezza e per compartimento marittimo (31/12/2012)

20 Cfr. Ittical (2008).

105 Fonte: elaborazioni su dati Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (2013)

Dall’analisi del numero dei posti barca per capitaneria di porto emerge che nella provincia di Vibo Valentia sono disponibili 2.939 posti barca di cui il 75% connessi al porto turistico, poco meno di un quinto all’approdo turistici ed il 5% a punti di ormeggio. L’analisi per classi di lunghezza mette in risalto come una quota considerevole ricade nella classe fino a 10 m. (Tabella 11).

Tabella 11 - Numero di posti barca per capitaneria di porto, tipologia di struttura e classi di lunghezza (31/12/2012)

Tipologia di struttura Classi di lunghezza in metri Totali Porto Approdo Punto Fino a da 10,01 a oltre 24 turisti turistico di 10,00 m 24 m m co ormegg io Vibo 2.213 566 160 2.084 797 58 2.939 Valentia Gioia Tauro - - 206 171 35 - 206 Reggio 447 210 85 699 42 1 742 Calabria Corigliano 260 405 95 572 178 10 760 Calabro Crotone 580 340 455 947 428 - 1.375 Calabria 3.500 1.521 1.001 4.473 1.480 69 6.022 Fonte: elaborazioni su dati Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (2013)

Il sistema portuale vibonese è il punto di imbarco principale della Calabria per i collegamenti con le Isole Eolie, tradizionale meta del turismo nel Basso tirreno. Il trasporto dei passeggeri avviene tramite motonavi (capienza media di 340 passeggeri) che giungono nell’arcipelago siciliano con circa due ore di navigazione.

105 4.3 I PORTI TURISTICI

Oltre al porto di Vibo Valentia, il sistema portuale provinciale conta altre due infrastrutture a vocazione prevalentemente turistica localizzate a e a Pizzo. Il porto di Tropea si compone di un molo di sopraflutto di 500 m e di una diga di sottoflutto di 210 m. Sono presenti 3 pontili sul lato interno del molo di sottoflutto, mentre sul molo di sopraflutto sono stati installati 6 pontili galleggianti. Nel complesso vi sono 513 posti barca con lunghezza massima di 50m. La Società “Porto di Tropea spa” gestisce parte del molo sopraflutto, l’area riservata al diporto. La banchina commerciale utilizzata per l’ormeggio di navi per passeggeri, e dei pescherecci, viene gestita direttamente dal ministero dei Trasporti e, quindi, dalla Capitaneria di Porto oltre al lato interno del primo pontile galleggiante a partire dalla radice del molo sopraflutto. Il fondo marino è sabbioso e la profondità dei fondali varia in banchina da 2,5 a 4,5 m.

Figura 7 Porto di Tropea

Fonte: Regione Calabria (2012)

Nel porto sono disponibili i seguenti servizi ed attrezzature: distributore di benzina e gasolio, scalo d’alaggio, gru mobile, travel lift da 50 t, rimessaggio all’aperto e al coperto, riparazione scafi e motori, riparazione elettriche ed elettroniche, ormeggiatori, sommozzatori.

105 Il porticciolo di Pizzo è costituito da un pontile (molo “Pizzapundi”) in cemento armato di circa 100 m con prolungamento di ulteriori 50 m di massi naturali che si diparte dalla Rotonda Gagliardi e da una scogliera posta a sud del bacino portuale. La profondità del fondale nei pressi del pontile varia da 1 a 2 m. Il pontile è sprovvisto di idoneo banchinamento e può ospitare fino a 35 posti barca.

Figura 8 Porticciolo di Pizzo

Fonte: Regione Calabria (2012)

105 5. IL SISTEMA “ALLARGATO” DELL’ECONOMIA DEL MARE

5.1 FISIONOMIA E CONSISTENZA Nel rapporto sull’economia del mare in Italia redatto dall’Unioncamere con il contributo di Camcom – Universitas Mercatorum (2013) è stata definita, attraverso la selezione dei singoli codici ATECO-ISTAT 2007 a cinque cifre, la composizione delle filiere della Blue Economy. Le classi di attività economica individuate, che in maniera diretta o indiretta evidenziano connessioni con l’economia del mare, sono complessivamente 69 (Allegato 1a), di cui: - 11 appartenenti alla filiera ittica; - 6 appartenenti all’industria delle estrazioni marine; - 11 appartenenti alla filiera della cantieristica; - 10 appartenenti alla movimentazione di merci e passeggeri via mare; - 9 appartenenti ai servizi di alloggio e ristorazione; - 9 appartenenti al comparto ricerca, regolamentazione e tutela ambientale; - 13 appartenenti alle attività sportive e ricreative. Applicando la perimetrazione definita da Camcom – Universitas Mercatorum al contesto della provincia di Vibo Valentia i codici di attività presenti risultano complessivamente 40 (Allegato 1b). Di seguito, sulla base dei dati forniti da Camcom, viene riportata l’analisi delle consistenze e della distribuzione territoriale di imprese e addetti del sistema “allargato” dell’economia del mare della provincia di Vibo Valentia. Il sistema “allargato” dell’economia del mare della provincia di Vibo Valentia conta 701 imprese attive, pari al 5,8% dell’intero sistema imprenditoriale provinciale. Oltre la metà delle aziende, opera nel comparto dei servizi di alloggio e ristorazione ed è, quindi, fortemente legata allo sviluppo del settore turistico. Poco più di un quarto della Blue Economy locale è costituita dalle imprese della filiera ittica, nella quale rientrano sia le attività connesse alla pesca, all’acquacoltura e alla maricoltura che la trasformazione dei prodotti e la vendita all’ingrosso e al dettaglio. Relativamente meno consistenti sono i comparti che fanno riferimento alle attività sportivo-ricreative (8,1%), alla cantieristica (4,1%), alla movimentazione di merci e passeggeri via mare (4%) ed alle attività di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale (3%) (Tabella 12). Per dare un quadro sintetico della distribuzione territoriale delle imprese afferenti all’economia del mare si fa riferimento al codice di litoraneità dell’Istat che definisce i comuni italiani: i) “costieri”, se hanno parte del territorio comunale bagnato dal mare; ii) “con superficie entro 5 chilometri dalla costa”; iii) “non costieri”, il cui territorio è distante dalla costa più di cinque chilometri. Sulla base di tale classificazione, si evince come nei comuni costieri (appena 9 su 50 totali) le imprese della Blue Economy rappresentino una parte rilevante dell’intero sistema produttivo (11%), mentre tale quota risulta essere di gran lunga meno significativa nei comuni non costieri (1,8%), che assommano oltre il 60% dei comuni della provincia, e nei comuni con

105 parte di territorio entro 5 km dalla costa (0,8%). Nei comuni costieri la distribuzione per filiera segue sostanzialmente l’andamento provinciale con un sovradimensionamento delle imprese operanti nei servizi di alloggio e ristorazione (63,9%) e un sottodimensionamento della filiera ittica (14,9%). Nei comuni non costieri la quasi totalità delle imprese della Blue Economy afferisce alla filiera ittica: il dato è ascrivibile, in massima parte, alle micro-imprese attive nel commercio al dettaglio ambulante di prodotti alimentari e bevande. Anche nei comuni con parte di territorio entro 5 km dalla costa il peso della filiera ittica è rilevante (61,5%): per queste aree valgono le medesime considerazione fatte per i comuni non costieri con una sottolineatura della presenza di alcune importanti realtà imprenditoriali dedite alla lavorazione, conservazione e trasformazione del pesce. Si segnala, inoltre, una quota tutt’altro che trascurabile (23,1%) di aziende attive nella movimentazione di merci e passeggeri via mare.

Tabella 12 Imprese attive nella Blue Economy vibonese per grado di litoraneità del comune di localizzazione e filiera (v.a.) (%)

Industri Attività di Attività Filiera Movimentazi Servizi di a delle ricerca, sportiv Filiera della one di merci alloggio e Economia % Totale estrazio regolament e e ittica cantieristi e passeggeri ristorazio del Mare Economia ni az. e tutela ricreati ca via mare ne marine ambientale ve v. v. v. v.a. % % v.a. % v.a. % v.a. % v.a. % % %. % a. a. a. 5 Comuni 14, 0, 4, 63 5 9, 89 2 25 24 4,0 383 19 3,2 9 100 11,0 costieri 9 3 2 ,9 7 5 9 Comuni con parte di 61, 0, 7, 0, 0, 1 territorio 8 0 1 3 23,1 0 1 7,7 0 100 0,8 5 0 7 0 0 3 entro 5 Km dalla costa Comuni non 94, 0, 3, 0, 0, 8 84 0 3 1 1,1 0 1 1,1 0 100 1,8 costieri 4 0 4 0 0 9 7 Economia del 25, 0, 4, 54 5 8, 181 2 29 28 4,0 383 21 3,0 0 100 5,8 Mare 8 3 1 ,6 7 1 1 Fonte: elaborazioni su dati Istat – ASIA e Infocamere (2013)

La figura seguente mostra la distribuzione delle imprese afferenti all’economia del mare a secondo del grado di litoraneità del comune di localizzazione. Dai dati si evince come oltre l’85% delle Blue Economy vibonese abbia sede lungo la costa, a fronte del 12,7% localizzato nelle aree interne e dell’1,9% nei comuni con parte di territorio entro 5 km dalla costa. Focalizzando l’attenzione sulle diverse filiere, emerge che l’industria delle estrazioni marine, i servizi di alloggio e ristorazione e le attività sportivo-ricreative si localizzano esclusivamente nei comuni costieri, mentre la filiera ittica si caratterizza per una presenza più uniforme: il 49,2% nei comuni costieri, il 46,4% nei comuni costieri e il 4,4% nel ristretto numero di comuni con parte di territorio entro 5 km dalla costa.

105 Figura 9 Imprese attive nella Blue Economy vibonese per filiera e grado di litoraneità del comune di localizzazione (%)

Fonte: elaborazioni su dati Istat – ASIA e Infocamere (2013)

Il sistema produttivo dell’economia del mare vibonese dà occupazione a 2.671 addetti, pari al 9,4% degli occupati totali. Nei comuni costieri tale quota sale al 15%, mentre è relativamente inferiore nei comuni con parte di territorio entro 5 km dalla costa (5,7%) e nei comuni dell’entroterra (1,1%). Anche per ciò che riguarda gli addetti, si conferma il primato dei servizi di alloggio e ristorazione che impiegano oltre il 60% degli occupati della Blue Economy. Una quota consistente (23,3%) è assorbita dalla filiera ittica. Seguono le attività sportivo-ricreative (4,4%), la movimentazione di merci e passeggeri via mare (4,3%), le attività di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale (2,9%) e la filiera della cantieristica (2,3%) (Tabella 13). Sia nelle zone costiere che nelle aree interne la distribuzione degli addetti per filiera non si discosta significativamente dai valori registrati per le imprese attive. E’, invece, differente la composizione dell’occupazione nei comuni con parte di territorio entro 5 km dalla costa: in questo caso la quasi totalità degli addetti è impiegata nella filiera ittica per la già evidenziata presenza di alcune importanti imprese di medie dimensioni operanti nella lavorazione, conservazione e trasformazione di pesce.

105 Tabella 13 Addetti della Blue Economy vibonese per grado di litoraneità del comune di localizzazione e filiera (v.a.) (%)

Attività di Industria Movimentazio Attività Servizi di ricerca, Filiera delle Filiera della ne di merci e sportive Economia del % Totale alloggio e regolamentaz. ittica estrazioni cantieristica passeggeri via e Mare Economia ristorazione e tutela marine mare ricreative ambientale v.a. % v.a. % v.a. % v.a. % v.a. % v.a. % v.a. % v.a. %. % Comuni costieri 351 14,7 2 0,1 56 2,3 110 4,6 1.673 70,1 76 3,2 118 4,9 2.386 100 15,0 Comuni con parte di territorio entro 177 96,7 0 0,0 1 0,5 4 2,2 0 0,0 1 0,5 0 0,0 183 100 5,7 5 Km dalla costa Comuni non 95 93,1 0 0,0 5 4,9 1 1,0 0 0,0 1 1,0 0 0,0 102 100 1,1 costieri Economia del 623 23,3 2 0,1 62 2,3 115 4,3 1.673 62,6 78 2,9 118 4,4 2.671 100 9,4 Mare Fonte: elaborazioni su dati Istat – ASIA e Infocamere (2013)

Questo elemento influenza la composizione percentuale degli addetti a seconda del grado di litoraneità del comune di localizzazione nell’ambito della stessa filiera. Nei comuni con parte di territorio entro 5 km dalla costa a fronte della presenza del 4,4% delle aziende attive vi è una concentrazione di addetti notevolmente superiore (28,4%), indice di una dimensione media d’impresa significativamente maggiore. Nelle aree interne accade esattamente il contrario: il 46,4% delle imprese attive impiegano solamente il 15,4% degli addetti, con una dimensione media di poco superiore all’unità (Figura 10). Prendendo in considerazione l’intero sistema produttivo dell’economia del mare vibonese, quasi il 90% dell’occupazione è impiegata in realtà imprenditoriali con sede nei comuni costieri, il 6,9% nei comuni con parte di territorio entro 5 km dalla costa ed il 3,8% nell’entroterra.

105 Figura 10 Addetti della Blue Economy vibonese per filiera e grado di litoraneità del comune di localizzazione (%)

Fonte: elaborazioni su dati Istat – ASIA e Infocamere (2013)

Per focalizzare maggiormente lo studio sulla dimensione territoriale, è utile osservare come si distribuiscono le imprese e gli addetti della Blue Economy a livello comunale21.

21 I dati per singolo comune e filiera dell’economia del mare sono illustrati negli Allegati 2a, b e c.

105 Figura 11 Comuni della provincia di Vibo Valentia

Francavilla Filadelfia Angitola

Pizzo Polia

Monterosso Calabro Capistrano Vibo Valentia Tropea Sant'Onofrio San Gregorio d'Ippona Ricadi Ionadi Dasà Arena

Mongiana

Fabrizia

Nardodipace

Fonte: nostra elaborazione

Dall’analisi emerge come nel capoluogo vibonese si concentri la percentuale più elevata sia di imprese (21,7%) che di addetti (26,7%). Seguono i comuni di Ricadi, con il 18,5% delle imprese e il 18,6% degli addetti, e di Tropea, nel cui territorio si addensano il 15,5% delle iniziative imprenditoriali che impiegano il 14,7% degli occupati del settore. Da segnalare anche il dato di Pizzo che ospita poco più di un’azienda su 10 e quasi il 9% dei lavoratori della Blue Economy provinciale. In riferimento all’occupazione, concentrazioni apprezzabili si registrano a Briatico (5,6%), Parghelia (4,4%), Zambrone (4%) e Nicotera (3,4%). Relativamente alle imprese, in aggiunta ai comuni costieri appena citati che fanno rilevare percentuali del tutto simili a quelle degli addetti, si segnala anche il dato di Soriano Calabro (2,4%)

105 Da menzionare, infine, il caso di Maierato che registra la presenza del 6,3% degli addetti dell’economia del mare provinciale, in gran parte impiegati nella filiera ittica, a fronte dello 0,7% delle imprese, indice di una dimensione aziendale nettamente superiore alla media provinciale.

Figura 12 Distribuzione % imprese e addetti della Blue Economy per comune

Fonte: elaborazioni su dati Istat – ASIA e Infocamere (2013)

Di seguito si riportano le mappe della distribuzione percentuale di imprese e addetti a livello comunale per singola filiera della Blue Economy22. La filiera ittica è il segmento produttivo più capillarmente diffuso nell’intero territorio provinciale. Se si guarda alle imprese, Mileto si distingue per la concentrazione più elevata, pari al 16,6%, seguito da Vibo Valentia (13,8%), Tropea (12,2%), Pizzo (11,6%) e Soriano Calabro (9,4%). Valori più contenuti si evidenziano a San Calogero (5,5%), Ricadi (4,4%), Nicotera (3,9%), Filadelfia, Gerocarne e Maierato (2,2%) (Figura 13). Focalizzando l’attenzione sull’occupazione, emerge il primato di Maierato nel cui territorio opera oltre un quarto degli addetti della filiera. Una percentuale rilevante è ospitata anche a Vibo Valentia (23,9%) e a Pizzo (15,9%). Nella classe di comuni con valori tra il 5 e il 10% si posizionano Tropea (8,3%), Mileto (5,5%) e Nicotera (5,3%). Il fatto che alcuni comuni dell’entroterra registrino un’elevata concentrazione di imprese, a cui fa da contraltare una più modesta percentuale di addetti, è spiegabile, per come già evidenziato, con la presenza di micro-imprese attive nel commercio ambulante di prodotti alimentari e bevande.

22 Nelle cartine il colore bianco contraddistingue quei comuni che, sulla base dei dati forniti da Camcom, non evidenziano la presenza di alcuna impresa.

105 Figura 13 Distribuzione % imprese e addetti della filiera ittica per comune

Fonte: elaborazioni su dati Istat – ASIA e Infocamere (2013)

La presenza dell’industria delle estrazioni marine risulta contenuta con sole due imprese attive localizzate entrambe nel capoluogo. Anche per la filiera della cantieristica Vibo Valentia presenta gli ispessimenti imprenditoriali più significativi, con il 55,2% delle aziende ed il 71% degli addetti. A Pizzo si localizza un quinto delle imprese che impiega il 14,5% degli occupati. Una sola impresa si registra, rispettivamente, nei comuni di Filogaso, Gerocarne, , Joppolo, Maierato, Nicotera e Ricadi; anche se nel solo caso di Jonadi si ha una quota di addetti non trascurabile (4,8%) (Figura 14).

Figura 14 Distribuzione % imprese e addetti della filiera della cantieristica per comune

Fonte: elaborazioni su dati Istat – ASIA e Infocamere (2013)

105 Le attività di movimentazione di merci e passeggeri via mare sono localizzate in 7 comuni. Vibo Valentia predomina, ancora una volta, sia per le imprese (46,4%) che per gli addetti (49,6%). Seguono Briatico dove è localizzato il 14,3% di imprese che offre occupazione ad un addetto su 4 e Tropea che mostra la stessa concentrazione di aziende di Briatico incidendo in misura lievemente inferiore, però, sugli occupati (18,3%). Per ciò che concerne le imprese, si segnala anche il dato di Ricadi (10,7%), mentre a Cessaniti, Jonadi, Soriano Calabro e Zungri risulta attiva rispettivamente una sola azienda (Figura 15).

Figura 15 Distribuzione % imprese e addetti della movimentazione di merci e passeggeri via mare per comune

Fonte: elaborazioni su dati Istat – ASIA e Infocamere (2013)

Come già evidenziato, il comparto dei servizi di alloggio e ristorazione è localizzato esclusivamente nei comuni marini ed, in particolare, nelle rinomate località turistiche della Costa degli Dei. Al vertice della graduatoria troviamo Ricadi dove si concentrano il 29,5% delle aziende ed una quota altrettanto significativa di addetti (31,5%). Tropea registra una percentuale di addetti ed imprese di poco superiore al 17%, mentre a Vibo Valentia il 16,2% delle imprese occupa un addetto su 5. Nel comune di Pizzo ha sede poco più del 10% delle imprese, con una dimensione media inferiore a quella provinciale, data la minore incidenza dell’occupazione (7,4%) (Figura 16). In riferimento agli addetti, valori tra il 5 e il 10% si registrano a Parghelia (6,8%), Briatico (6,5%) e Zambrone (6,1%). Relativamente alle imprese, insieme ai comuni appena citati che mostrano le medesime concentrazioni evidenziate per gli occupati, si segnalano Nicotera (4,2%) e Joppolo (2,9%).

105 Figura 16 Distribuzione % imprese e addetti dei servizi di alloggio e ristorazione per comune

Fonte: elaborazioni su dati Istat – ASIA e Infocamere (2013)

Le attività di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale sono fortemente concentrate nel capoluogo in cui ha sede quasi il 62% delle aziende del settore che offre occupazione all’85,9% degli addetti. A Briatico e Tropea sono localizzate 2 imprese, mentre una sola impresa risulta attiva rispettivamente nei comuni di Brognaturo, Limbadi, Pizzo e Ricadi. Relativamente agli addetti, solamente Tropea raggiunge una quota apprezzabile sul totale provinciale, di poco superiore al 5% (Figura 17).

Figura 17 Distribuzione % imprese e addetti delle attività di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale per comune

Fonte: elaborazioni su dati Istat – ASIA e Infocamere (2013)

105 L’insediamento delle attività sportive e ricreative provinciali appare strettamente correlato a quello del comparto dei servizi di alloggio e ristorazione. Vibo Valentia ospita il 37% delle imprese provinciali a fronte di una incidenza sull’occupazione pari al 42,4%; segue Tropea con poco meno di un’impresa su 4 ed il 23,7% degli addetti. Addensamenti significativi mostrano anche Ricadi, con il 12% delle aziende e degli occupati, e Nicotera, dove ha sede poco più di un’impresa su 10 che impiega il 6% degli addetti. Da segnalare anche il dato di Briatico che copre una quota di imprese e addetti del settore di poco superiore al 5% (Figura 18).

Figura 18 Distribuzione % imprese e addetti delle attività sportive e ricreative per comune

Fonte: elaborazioni su dati Istat – ASIA e Infocamere (2013)

5.2 SPECIALIZZAZIONI TERRITORIALI

105 I dati su addetti e unità locali disaggregati per comune consentono di individuare le aree maggiormente specializzate nell’economia del mare.

Per ogni comune è stato calcolato l’indice di specializzazione produttiva nella Blue Economy su base provinciale23. Tale indicatore fornisce una misura della rilevanza del settore produttivo, in termini di addetti, sull’intero sistema imprenditoriale di uno specifico comune in rapporto a quanto avviene a livello provinciale. Aree con valori assoluti molto diversi tra loro possono avere indici di specializzazione molto simili. Coefficienti maggiori di 1 indicano una specializzazione nella Blue Economy del comune in oggetto superiore alla media provinciale.

Nella tabella seguente sono riportati i comuni con indice di specializzazione superiore ad 1. Parghelia si colloca al vertice della graduatoria con un coefficiente pari a 5,82 e 118 addetti impiegati nella Blue Economy. Seguono Ricadi che registra un indice di specializzazione pari a 4,29 con 557 addetti impiegati nell’economia del mare e Briatico che mostra un coefficiente di 3,50 con 149 occupati. Alti indici di specializzazione si segnalano per Zambrone (3,14), Tropea (2,66) e Maierato (2,58). Vibo Valentia, città capoluogo, nonostante registri il valore assoluto più elevato in termini di addetti impiegati dalla Blue Economy (712), evidenzia una specializzazione solo leggermente superiore alla media provinciale (1,04).

Focalizzando l’attenzione sul grado di litoraneità dei comuni, si evince come tutti le aree maggiormente specializzate nella Blue Economy sono territori costieri ad eccezione del comune di Maierato che si trova, comunque, in prossimità della costa e che si contraddistingue per la presenza di alcune importanti realtà imprenditoriali dedite alla lavorazione e conservazione di prodotti ittici.

Nell’Allegato 3 sono riportati gli indici per tutti i comuni vibonesi e per filiera.

Tabella 14 Comuni con indice di specializzazione produttiva nella Blue Economy superiore alla media provinciale

23 L’indice di specializzazione produttiva è calcolato, ex D.M. 21 aprile 1993 “Determinazione degli indirizzi e dei parametri di riferimento, da parte delle regioni, dei distretti industriali” in attuazione dell’art. 36 della legge 317/91, mediante la seguente formula: CL= (COMadd, Ecomar. / PROVadd, Ecomar.) / (COMadd, tot. / PROVadd, tot. ) dove:

COMadd,Ecomar. - indica gli addetti nella Blue Economy in un comune;

PROVadd, Ecomar. - indica gli addetti nella Blue Economy nella provincia di Vibo Valentia;

COMadd, tot. - indica gli addetti totali in un comune;

PROVadd,tot. - indica gli addetti totali nella provincia di Vibo Valentia.

105 Addetti Indice di specializzazione su Comune Addetti Totali Blue Economy base provinciale

Parghelia 118 215 5,82 Ricadi 557 1378 4,29 Briatico 149 451 3,50 Zambrone 106 358 3,14 Tropea 392 1562 2,66 Maierato 168 690 2,58 Joppolo 24 168 1,51 Nicotera 91 725 1,33 Vibo Valentia 712 7271 1,04 Fonte: elaborazioni su dati Istat – ASIA e Infocamere (2013)

La Figura 19 mostra la mappa dei comuni vibonesi suddivisi in quattro classi in base al valore assunto dall’indice di specializzazione rispetto alla media provinciale. Il colore bianco indica l’assenza di attività imprenditoriali connesse al mare.

Figura 19 Comuni per indice di specializzazione produttiva nella Blue Economy

Fonte: elaborazioni su dati Istat – ASIA e Infocamere (2013)

Nella prima classe sono compresi i comuni a cui è associato un indice di specializzazione fino a 0,5 (pari complessivamente a 22); nella seconda classe i 2 comuni con un indice compreso

105 tra 0,5 ed 1; nella terza classe i 5 comuni con un coefficiente compreso tra 1 e 3; nella quarta i comuni maggiormente specializzati con un indice superiore a 3. Sulla base dei valori scaturenti dall’indicatore adottato, si connota come sistema territoriale maggiormente specializzato nella Blue Economy l’area della Costa degli Dei. Di seguito, si riportano le mappe raffiguranti il livello di specializzazione comunale per filiera. Per quanto detto in precedenza, la filiera ittica è quella maggiormente “spalmata” sul territorio provinciale. Alla prima classe afferiscono 19 comuni che registrano un indice di specializzazione fino ad 1; alla seconda classe 8 comuni con coefficiente compreso tra 1 e 3; il solo comune di Maierato presenta un indice superiore a 3 collocandosi nella terza classe (Figura 20).

Figura 20 Comuni per indice di specializzazione produttiva nella filiera ittica

Fonte: elaborazioni su dati Istat – ASIA e Infocamere (2013)

L’industria delle estrazioni marine è presente solo nel territorio del comune di Vibo Valentia che evidenzia un coefficiente di specializzazione pari a 3,9 (Figura 21).

105 Figura 21 Comuni per indice di specializzazione produttiva nell’industria delle estrazioni marine

Fonte: elaborazioni su dati Istat – ASIA e Infocamere (2013)

Relativamente alla filiera della cantieristica, si evince come 3 comuni ricadano nella prima classe registrando un indice di specializzazione fino a 1; 5 comuni afferiscano alla seconda

105 classe con coefficiente compreso tra 1 e 3; il solo comune di Filogaso24, evidenziando un indice di specializzazione superiore a 3, componga la terza classe (Figura 22).

Figura 22 Comuni per indice di specializzazione produttiva nella filiera della cantieristica

Fonte: elaborazioni su dati Istat – ASIA e Infocamere (2013)

Per ciò che riguarda la movimentazione di merci e passeggeri via mare, Briatico (15,84) è, di gran lunga, il comune più specializzato dell’area. Segue Tropea con un indice più che triplo rispetto alla media provinciale. Vibo Valentia (1,93), Cessaniti (1,42) e Zungri (1,06) sono gli altri comuni che mostrano valori superiori ad 1 (Figura 23).

24 Il dato di Filogaso è attribuibile alla presenza di un’unica azienda afferente alla filiera della cantieristica.

105 Figura 23 Comuni per indice di specializzazione produttiva nella movimentazione di merci e passeggeri via mare

Fonte: elaborazioni su dati Istat – ASIA e Infocamere (2013)

105 La filiera dei servizi di alloggio e ristorazione è quella più consistente in termini di imprese attive ed addetti della Blue Economy vibonese. Come prevedibile, le specializzazioni comunali sono localizzate esclusivamente lungo la costa. Alla prima classe con indice di specializzazione fino ad 1 afferiscono 2 comuni; nella seconda classe ricadono 2 comuni con coefficiente compreso tra 1 e 3; nella terza classe sono presenti 3 comuni che registrano un indice compreso tra 3 e 5; dell’ultima classe fanno parte 2 comuni (Parghelia e Ricadi) che mostrano un coefficiente superiore a 5 (Figura 24). Al fine di fornire un quadro d’insieme del comparto turistico provinciale, nel Box che segue, sono riportati i principali dati sui movimenti turistici nel Vibonese nel periodo 2008-2012.

Figura 24 Comuni per indice di specializzazione produttiva nei servizi di alloggio e ristorazione

Fonte: elaborazioni su dati Istat – ASIA e Infocamere (2013)

105 Box 1 Focus sui movimenti turistici nella provincia di Vibo Valentia Nel 2012 sono stati registrati poco meno di 300.000 arrivi negli esercizi ricettivi della provincia di Vibo Valentia, con un tempo medio di permanenza leggermente superiore a 7 giorni. L’area si conferma meta preferita per gli stranieri che rappresentano quasi il 35% del flusso turistico nella provincia ed evidenziano un soggiorno medio di 8,5 giorni, a fronte di un valore per i turisti italiani pari a 6,5. Poco meno di 9 turisti su 10 scelgono di soggiornare in un albergo. Concentrando l’analisi sul tempo di permanenza, emerge come chi preferisce un esercizio extra-alberghiero (campeggi, villaggi, B&B, agriturismi, ecc.) opti per vacanze più lunghe (in media 8,6 giorni) rispetto ai clienti degli alberghi (poco meno di 7 giorni). Le differenze sono più nette se si considerano solamente i turisti italiani: poco più di 6 giorni il tempo di permanenza medio per chi soggiorna in un albergo, a fronte degli 8,5 per chi preferisce un esercizio extra-alberghiero.

Arrivi e presenze nella provincia di Vibo Valentia per tipologia di esercizio e provenienza (2012) Mondo Paesi esteri Italia Tipologia di esercizio Arrivi Presenze Arrivi Presenze Arrivi Presenze

Esercizi ricettivi 299.963 2.154.703 100.051 858.119 199.912 1.296.584

Esercizi alberghieri 258.833 1.801.002 88.956 757.384 169.877 1.043.618

Esercizi extra-alberghieri 41.130 353.701 11.095 100.735 30.035 252.966 Fonte: Istat (2013) Focalizzando l’attenzione sulla serie storica, nel quinquennio 2008-2012 gli arrivi registrati nella provincia di Vibo Valentia mostrano un aumento dell’1,6%. Il trend mostra una certa stabilità, solamente nel 2010 si registra una flessione su base annua (-3,8%). Nel complesso, l’andamento dei flussi turistici rilevato nel vibonese evidenzia una performance migliore rispetto alla media calabrese (-1,2%) e sostanzialmente analoga a quella del Mezzogiorno (+1,5%). Arrivi per territorio – anno base= 2008 (2008-2012)

105 Fonte: Istat (2013)

Sono 7 i comuni nei quali si riscontra la presenza di imprese dedite alle attività di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale. I comuni che ricadono nella prima classe con indice di specializzazione fino ad 1 sono 4; un solo comune registra un coefficiente compreso tra 1 e 3; sono 2 i comuni (Brognaturo25 e Vibo Valentia) che presentano le specializzazioni più elevate (Figura 25).

Figura 25 Comuni per indice di specializzazione produttiva nelle attività di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale

25 Il dato elevato è spiegabile per la presenza di un’unica realtà imprenditoriale inserite in un contesto economico-produttivo di dimensioni molto contenute.

105 Fonte: elaborazioni su dati Istat – ASIA e Infocamere (2013)

Anche le attività sportivo-ricreative sono localizzate esclusivamente lungo la costa. Joppolo (5,72), Tropea (4,30) e Briatico (3,19) sono i comuni che presentano il grado di specializzazione più elevato. Zambrone, Ricadi e Nicotera evidenziano, comunque, un indice più che doppio rispetto alla media provinciale attorno alla quale si situano Vibo Valentia (1,65) e Parghelia (1,12) (Figura 26).

Figura 26 Comuni per indice di specializzazione produttiva nelle attività sportive e ricreative

105 Fonte: elaborazioni su dati Istat – ASIA e Infocamere (2013)

5.3 PERFORMANCES ECONOMICO-FINANZIARIE I dati di fonte AIDA-Bureau Van Djik consentono di delineare un quadro aggiornato relativamente alle performance economico-finanziarie del sistema produttivo dell’economia del mare vibonese26. Più in dettaglio, le informazioni disponibili riguardano: - fatturato e addetti; - indicatori di bilancio;

26 Le informazioni riguardano 173 imprese afferenti alla Blue Economy, quasi esclusivamente società di capitali. I dati sulle imprese totali fanno riferimento a 2.549 aziende. L’estrazione delle imprese della Blue Economy è stata condotta sia sul codice Ateco primario che sui codici Ateco secondari.

105 - indici di redditività.

5.3.1 Fatturato ed addetti Relativamente al fatturato, i due terzi delle imprese della Blue Economy vibonese dichiara nel 2012 un fatturato minore di 500.000 euro, il 16,2% tra 500.000 e 1 milione di euro, il 9,8% tra 1 e 2 milioni di euro, il 7,5% oltre 2 milioni di euro. Rispetto al totale delle imprese, si evidenzia un sottodimensionamento della classe inferiore (66,5% a fronte del 74% dell’intero sistema produttivo) e un leggero sovradimensionamento della classe superiore (7,5% a fronte del 5,3% del sistema imprenditoriale nel complesso) (Tabella 15). Focalizzando l’attenzione sulle diverse filiere, emerge come i) all’industria delle estrazioni marine afferiscano imprese ricadenti esclusivamente nelle classi inferiori; ii) la filiera della cantieristica si caratterizzi per una distribuzione più omogenea tra le varie classi di fatturato e denoti la percentuale maggiore di imprese ricadenti nella classe di fatturato più elevata (12,9%); iii) le imprese che movimentano merci e passeggeri via mare e quelle dedite ad attività sportivo-ricreative ricadano, in gran parte, nella classe di fatturato minore; iv) le aziende attive nella ricerca, regolamentazione e tutela ambientale dichiarino un fatturato minore di 500.000 euro o compreso tra 1 e 2 milioni di euro. Tabella 15 Imprese della Blue Economy vibonese per classe di fatturato (migliaia di euro) (%) (2012)

Da 500 a Da 1.000 a Minore di 500 Oltre 2.000 Totale 1.000 2.000

Filiera ittica 73,0 10,8 5,4 10,8 100,0 Industria delle estrazioni marine 75,0 25,0 0,0 0,0 100,0 Filiera della cantieristica 45,2 25,8 16,1 12,9 100,0 Movimentazioni di merci e passeggeri via 87,5 6,3 6,3 0,0 100,0 mare Servizi di alloggio e ristorazione 61,9 20,6 12,7 4,8 100,0 Attività di ricerca, regolamentazione e tutela 66,7 0,0 33,3 0,0 100,0 ambientale Attività sportive e ricreative 84,2 5,3 0,0 10,5 100,0 Economia del mare 66,5 16,2 9,8 7,5 100,0 Totale imprese 74,0 12,6 8,2 5,3 100,0 Fonte: elaborazioni su dati AIDA – Bureau Van Djik (2013) Esaminando la struttura occupazionale, si può evidenziare come l’economia del mare vibonese sia costituita, in gran parte, da piccolissime imprese: poco più dell’80% delle aziende impiega al massimo 5 dipendenti. L’intero sistema produttivo provinciale si caratterizza per una struttura ancora più pulviscolare con oltre la metà delle imprese che occupano un unico addetto (Tabella 16). A livello di filiera, l’industria delle estrazioni marine si contraddistingue per la quota più elevata con imprese con oltre 10 addetti (20%).

Tabella 16 Imprese della Blue Economy vibonese per classe di addetti (%) (2012)

Uguale ad 1 Da 1 a 5 Da 6 a 10 Oltre 10 Totale

Filiera ittica 54,5 29,5 9,1 6,8 100,0 Industria delle estrazioni marine 40,0 40,0 0,0 20,0 100,0 Filiera della cantieristica 36,1 36,1 13,9 13,9 100,0

105 Movimentazioni di merci e passeggeri via 42,9 28,6 21,4 7,1 100,0 mare Servizi di alloggio e ristorazione 34,0 47,7 11,9 6,4 100,0 Attività di ricerca, regolamentazione e tutela 33,3 33,3 16,7 16,7 100,0 ambientale Attività sportive e ricreative 40,6 50,0 3,1 6,3 100,0 Economia del Mare 37,6 43,5 11,3 7,5 100,0 Totale imprese 53,0 36,1 6,5 4,3 100,0 Fonte: elaborazioni su dati AIDA – Bureau Van Djik (2013)

5.3.2 Indicatori di bilancio La situazione dell’utile netto non sembra particolarmente rosea. Oltre la metà delle imprese dell’economia del mare evidenziano una perdita netta: per poco più di un quinto del campione la perdita supera 50.000 euro, mentre per quasi un’azienda su 3 il saldo negativo è compreso tra 0 e 50.000 euro. Il 38,5% delle imprese registra un utile netto compreso tra 0 e 50.000 euro e poco meno di un’impresa su 10 dichiara un guadagno netto superiore a 50.000 euro (Tabella 17). La distribuzione del totale delle imprese provinciali è prevalentemente concentrata nelle due classi centrali.

Tabella 17 Imprese della Blue Economy vibonese per classe di utile netto (000 euro) (%) (2012)

Minore di -50 Da -50 a 0 Da 0 a 50 Oltre 50 Totale

Filiera ittica 16,7 8,3 58,3 16,7 100,0 Industria delle estrazioni marine 0,0 100,0 0,0 0,0 100,0 Filiera della cantieristica 21,4 7,1 42,9 28,6 100,0 Movimentazioni di merci e passeggeri via 25,0 56,3 18,8 0,0 100,0 mare Servizi di alloggio e ristorazione 21,6 33,3 37,3 7,8 100,0 Attività di ricerca, regolamentazione e tutela 66,7 33,3 0,0 0,0 100,0 ambientale Attività sportive e ricreative 10,0 35,0 50,0 5,0 100,0 Economia del Mare 20,5 31,6 38,5 9,4 100,0 Totale imprese 7,0 42,5 44,4 6,1 100,0 Fonte: elaborazioni su dati AIDA – Bureau Van Djik (2013) Una voce importante delle passività aziendali è rappresentata dal capitale sociale, ovvero l’ammontare di denaro, beni o crediti versato dai soci al momento della costituzione dell’impresa ed eventualmente soggetto a ricapitalizzazioni nel corso del tempo. Quasi il 40% delle imprese afferenti alla Blue Economy registra un capitale sociale inferiore a 10.000 euro; il 27,8% tra 10.000 e 50.000 euro; il 13,3% tra 50.000 e 100.000 euro e il 19,1% oltre 100.000 euro. Nel confronto con l’intero sistema produttivo, assistiamo ad un sottodimensionamento delle classi inferiori (67,6% contro 81,5% fino a 50.000 euro) e un sovradimensionamento delle classi superiori (32,4% contro 18,4% oltre 50.000 euro). A livello di filiera, si contraddistinguono per una quota rilevante di imprese con oltre 100.000 euro di capitale sociale quella cantieristica (29,2%) e quella ittica (21,7%) (Tabella 18).

Tabella 18 Imprese della Blue Economy vibonese per classe di capitale sociale (000 euro) (%) (2012)

105

Minore di 10 Da 10 a 50 Da 50 a 100 Oltre 100 Totale

Filiera ittica 30,4 17,4 30,4 21,7 100,0 Industria delle estrazioni marine 0,0 40,0 0,0 60,0 100,0 Filiera della cantieristica 37,5 20,8 12,5 29,2 100,0 Movimentazioni di merci e passeggeri via 33,3 22,2 27,8 16,7 100,0 mare Servizi di alloggio e ristorazione 40,6 30,8 10,5 18,0 100,0 Attività di ricerca, regolamentazione e tutela 33,3 33,3 16,7 16,7 100,0 ambientale Attività sportive e ricreative 56,3 28,1 6,3 9,4 100,0 Economia del Mare 39,8 27,8 13,3 19,1 100,0 Totale imprese 51,3 30,2 10,0 8,4 100,0 Fonte: elaborazioni su dati AIDA – Bureau Van Djik (2013)

Relativamente al patrimonio netto, si denota una distribuzione delle imprese della Blue Economy meno concentrata nelle due classi centrali rispetto all’intero sistema imprenditoriale provinciale. In particolare, dalla tabella seguente emerge che: a. le imprese dell’economia del mare dichiaranti un patrimonio netto compreso tra 0 e 500.000 euro sono poco più del 70% a fronte di oltre l’86% del totale delle imprese; b. la quota di imprese con patrimonio netto negativo è invece pari all’11% cui fa da contraltare il dato dell’intero sistema produttivo pari al 6,1%; c. la percentuale di imprese più patrimonializzate è del 16,4% per la Blue Economy e solamente del 6,3% per il totale delle imprese.

Focalizzando l’analisi sulle filiere, emerge la quota rilevante di imprese con oltre 500.000 euro di patrimonio netto afferenti ai servizi di alloggio e ristorazione (25%) (Tabella 19).

Tabella 19 Imprese della Blue Economy vibonese per classe di patrimonio netto (migliaia di euro) (%) (2012)

Minore di 0 Da 0 a 50 Da 50 a 500 Oltre 500 Totale

Filiera ittica 5,3 63,2 21,1 10,5 100,0 Industria delle estrazioni marine 20,0 0,0 60,0 20,0 100,0 Filiera della cantieristica 3,3 33,3 46,7 16,7 100,0 Movimentazioni di merci e passeggeri via 16,7 27,8 44,4 11,1 100,0 mare Servizi di alloggio e ristorazione 14,7 32,4 27,9 25,0 100,0 Attività di ricerca, regolamentazione e tutela 33,3 0,0 66,7 0,0 100,0 ambientale Attività sportive e ricreative 9,5 66,7 19,0 4,8 100,0 Economia del Mare 10,9 41,0 31,7 16,4 100,0

105 Totale imprese 6,1 55,8 31,8 6,3 100,0 Fonte: elaborazioni su dati AIDA – Bureau Van Djik (2013)

Esaminando il totale delle attività, che, in massima parte, comprendono tutte le immobilizzazioni aziendali si evince come il 42,3% delle imprese della Blue Economy registri attività totali comprese tra 100.000 ed 1 milione di euro. Seguono le imprese che registrano immobilizzazioni comprese tra 1 e 5 milioni di euro (24,3%) e le imprese con attività totali per meno di 100.000 euro (26,6%). Poco più di un’impresa su 10 dichiara attività totali per oltre 5 milioni di euro. In relazione all’intero sistema imprenditoriale, si nota un netto sottodimensionamento della classe inferiore compensato da una quota più elevata di imprese ricadenti nelle fasce più alte. Alcune filiere si contraddistinguono per la presenza di oltre la metà del campione nelle due classi superiori: la filiera della cantieristica (53,9%) e i servizi di alloggio e ristorazione (51,1%) (Tabella 20).

Tabella 20 Imprese della Blue Economy vibonese per classe di attività totali (migliaia di euro) (%) (2012) Da 100 a Da 1.000 a Minore di 100 Oltre 5.000 Totale 1.000 5.000 Filiera ittica 27,3 27,3 27,3 18,2 100,0 Industria delle estrazioni marine 100,0 0,0 0,0 0,0 100,0 Filiera della cantieristica 7,7 38,5 38,5 15,4 100,0 Movimentazioni di merci e passeggeri via 18,8 68,8 12,5 0,0 100,0 mare Servizi di alloggio e ristorazione 17,0 31,9 36,2 14,9 100,0 Attività di ricerca, regolamentazione e tutela 0,0 66,7 0,0 33,3 100,0 ambientale Attività sportive e ricreative 40,0 55,0 0,0 5,0 100,0 Economia del Mare 21,6 42,3 24,3 11,7 100,0 Totale imprese 32,5 44,9 17,2 5,5 100,0 Fonte: elaborazioni su dati AIDA – Bureau Van Djik (2013)

5.3.3 Indici di redditività Per analizzare nello specifico le performance economico-finanziarie delle imprese della Blue Economy vibonese, è opportuno prendere in esame alcuni indici di redditività tradizionalmente utilizzati nelle analisi di bilancio: il ROI (Return On Investment), il ROE (Return On Equity), il ROS (Return On Sales) e l’EBITDA (Earnings before interest and tax). Il ROI indica la redditività operativa dell’azienda, in rapporto ai mezzi finanziari impiegati. In altre parole consente di misurare il ritorno finanziario dell’iniziativa che per essere soddisfacente deve risultare superiore contemporaneamente al tasso di remunerazione atteso dall’azionista ed al costo medio del denaro in prestito (mezzi finanziari di terzi). La misura ottimale dell’indice, oltre che essere influenzato sensibilmente dal settore di riferimento, dipenderà dal livello corrente dei tassi di interesse. Il 40% del campione delle imprese afferenti all’economia del mare evidenzia un indice negativo e poco più di un’impresa su 4 mostra un valore compreso tra 0 e 5%. Segnali

105 positivi giungono dal 12,3% del campione che registra un indice compreso tra 5% e 10% e dal 21,5% che evidenzia le performance migliori con valori superiori al 10% (Tabella 21). Nel triennio 2010-2012, il valore dell’indice per l’economia del mare segna un lievissimo aumento (+0,5), a fronte di un decremento di pari proporzioni che interessa l’intero sistema produttivo provinciale. Positività non trascurabili si riscontrano per le attività sportivo- ricreative (2,9) e per la filiera ittica (+2,8), mentre segnali negativi giungono dal segmento della ricerca, regolamentazione e tutela ambientale (-8,7), dalla movimentazione di merci e passeggeri via mare (-7,5) e dalla cantieristica (-4,9).

Tabella 21 Imprese della Blue Economy vibonese per classe di ROI (%) (%) (2012)

Variaz. Minore di -5 Da -5 a 0 Da 0 a 5 Da 5 a 10 Oltre 10 Totale Filiera 2012/2010 Filiera ittica 14,3 14,3 14,3 14,3 42,9 100,0 2,8 Industria delle estrazioni marine ------Filiera della cantieristica 22,2 11,1 33,3 11,1 22,2 100,0 -4,9 Movimentazioni merci e passeggeri 33,3 16,7 16,7 16,7 16,7 100,0 -7,5 via mare Servizi di alloggio e ristorazione 14,3 25,0 35,7 17,9 7,1 100,0 1,4 Attività di ricerca, regolamentazione 50,0 50,0 0,0 0,0 0,0 100,0 -8,7 e tutela ambientale Attività sportive e ricreative 15,4 23,1 15,4 0,0 46,2 100,0 2,9 Economia del Mare 18,5 21,5 26,2 12,3 21,5 100,0 0,5 Totale imprese 19,7 23,9 20,9 13,6 21,8 100,0 -0,3 Fonte: elaborazioni su dati AIDA – Bureau Van Djik (2013)

Rispetto alla totalità del sistema produttivo non si segnalano differenze significative. A livello di filiera è opportuno menzionare l’andamento positivo delle imprese dedite alle attività sportivo-ricreative (46,2% con indice superiore al 10%) e quelle della filiera ittica (42,9%). Il ROE indica la redditività del patrimonio netto, ovvero il ritorno economico dell’investimento effettuato dai soci dell’azienda. Anche se è fortemente influenzato dal settore di riferimento, l’indice è buono se supera almeno di 3 - 5 punti il tasso di inflazione. Considerando che nel 2012 il tasso di inflazione medio annuo è stato del 3% (Istat, 2013), performance soddisfacenti fanno registrare le imprese che ricadono nelle due classi superiori. Per le imprese della Blue Economy vibonese tale quota è di poco inferiore al 40% del campione, costituita, in gran parte, da aziende con indice superiore al 10%. Analizzando i singoli segmenti produttivi, si evidenziano gli andamenti positivi dell’industria delle estrazioni marine (la totalità nella classe superiore, anche se sottorappresentata all’interno del campione) e della filiera ittica (58,3%) (Tabella 22). Dal 2010 al 2012, la redditività del patrimonio netto della Blue Economy provinciale subisce una modesta flessione (-0,4), lievemente più marcata per il totale dell’economia (-1). La filiera ittica è quella che evidenzia il risultato migliore (+11,3), mentre forti decrementi contraddistinguono le attività sportivo-ricreative (-27,3), la movimentazione di merci e passeggeri via mare (-26,2) e il settore della ricerca, regolamentazione e tutela ambientale

105 (-15,8).

Tabella 22 Imprese della Blue Economy vibonese per classe di ROE (%) (%) (2012) Variaz. Minore di -5 Da -5 a 0 Da 0 a 5 Da 5 a 10 Oltre 10 Totale Filiera 2012/2010 Filiera ittica 8,3 0,0 33,3 0,0 58,3 100,0 11,7 Industria delle estrazioni marine 0,0 0,0 0,0 0,0 100,0 100,0 - Filiera della cantieristica 21,4 7,1 21,4 14,3 35,7 100,0 -1,3 Movimentazioni di merci e 56,3 6,3 12,5 0,0 25,0 100,0 -26,2 passeggeri via mare Servizi di alloggio e ristorazione 30,0 18,0 26,0 0,0 26,0 100,0 -0,2 Attività di ricerca, regolamentazione 100,0 0,0 0,0 0,0 0,0 100,0 -15,8 e tutela ambientale Attività sportive e ricreative 25,0 10,0 5,0 15,0 45,0 100,0 -27,3 Economia del Mare 30,4 11,3 20,0 4,3 33,9 100,0 -0,4 Totale imprese 27,1 14,2 15,1 7,5 36,1 100,0 -1,0 Fonte: elaborazioni su dati AIDA – Bureau Van Djik (2013)

Il ROS misura la redditività delle vendite in termini di gestione caratteristica (reddito operativo). È un indicatore influenzato dal settore in cui opera l’azienda (industria o commercio) e può risultare inoltre condizionato in positivo o in negativo dalla politica degli ammortamenti adottata.

Dalla tabella seguente si evince come una parte importante delle imprese della Blue Economy vibonese (46,7%) presenti un ROS negativo o pari a zero, mentre le performance migliori (ROS superiore a 5%) si registrano in circa un’azienda su 4. Focalizzando l’attenzione sulle filiere, si segnalano la totalità delle attività di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale e la quota molto consistente di imprese dedite alla movimentazione di merci e passeggeri via mare (64,3%) che evidenziano indici molto negativi (Tabella 23). Nel triennio preso in esame, il ROS dell’economia del mare vibonese rimane sostanzialmente stabile così come quello dell’intero sistema imprenditoriale. Preoccupanti diminuzioni riguardano le attività di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale (-38,2) e la movimentazione di merci e passeggeri via mare (-23,5).

Tabella 23 Imprese della Blue Economy vibonese per classe di ROS (%) (%) (2012)

Variaz. Minore di -5 Da -5 a 0 Da 0 a 5 Da 5 a 10 Oltre 10 Totale Filiera 2012/2010 Filiera ittica 16,7 8,3 75,0 0,0 0,0 100,0 1,2 Industria delle estrazioni marine 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 -

105 Variaz. Minore di -5 Da -5 a 0 Da 0 a 5 Da 5 a 10 Oltre 10 Totale Filiera 2012/2010 Filiera della cantieristica 15,4 7,7 53,8 15,4 7,7 100,0 0,0 Movimentazioni di merci e 64,3 14,3 21,4 0,0 0,0 100,0 -23,5 passeggeri via mare Servizi di alloggio e ristorazione 32,6 16,3 34,9 11,6 4,7 100,0 0,0 Attività di ricerca, regolamentazione 100,0 0,0 0,0 0,0 0,0 100,0 -38,2 e tutela ambientale Attività sportive e ricreative 33,3 5,6 38,9 0,0 22,2 100,0 0,3 Economia del Mare 35,0 11,7 39,8 6,8 6,8 100,0 0,2 Totale imprese 22,8 14,1 38,3 9,3 15,6 100,0 -0,3 Fonte: elaborazioni su dati AIDA – Bureau Van Djik (2013)

L’EBITDA presenta distorsioni minori rispetto al ROS, in quanto è un indice della gestione caratteristica dell’azienda prima delle politiche di ammortamento e al lordo del costo del debito. L’EBITDA è spesso rapportato alle vendite, dal momento che la redditività è fortemente influenzata dal settore di appartenenza dell’impresa. Poco meno del 40% delle aziende dell’economia del mare mostrano un indice superiore al 10% e, quindi, performance più che discrete, mentre segnali fortemente negativi giungono da poco più di un’impresa su 4 (Tabella 24). A livello di filiera, le imprese che mostrano le performance migliori sono quelle dei servizi di alloggio e ristorazione (50%) e quelle dell’industria cantieristica (46,2%).

Considerando il triennio 2010-2012, l’indice del totale della Blue Economy vibonese non mostra variazioni significative. La filiera della cantieristica registra i segnali più incoraggianti (+3,3), mentre rilevano, ancora una volta, flessioni marcate i comparti della movimentazione di merci e passeggeri via mare (-44,3) e della ricerca, regolamentazione e tutela ambientale (-22,7).

Tabella 24 Imprese della Blue Economy vibonese per classe di EBITDA/vendite (%) (%) (2012)

Variaz. Minore di -5 Da -5 a 0 Da 0 a 5 Da 5 a 10 Oltre 10 Totale Filiera 2012/2010 Filiera ittica 18,2 0,0 18,2 54,5 9,1 100,0 0,3 Industria delle estrazioni marine 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 - Filiera della cantieristica 7,7 0,0 30,8 15,4 46,2 100,0 3,3 Movimentazioni di merci e 56,3 6,3 6,3 6,3 25,0 100,0 -44,3 passeggeri via mare Servizi di alloggio e ristorazione 20,5 0,0 9,1 20,5 50,0 100,0 -2,7 Attività di ricerca, regolamentazione 33,3 0,0 33,3 0,0 33,3 100,0 -22,7 e tutela ambientale

105 Attività sportive e ricreative 22,2 0,0 11,1 27,8 38,9 100,0 1,0 Economia del Mare 24,8 1,0 13,3 21,9 39,0 100,0 0,3 Totale imprese 17,1 6,6 18,2 19,4 38,6 100,0 -0,8 Fonte: elaborazioni su dati AIDA – Bureau Van Djik (2013)

105 6. IL NUCLEO DI ECONOMIA DEL MARE

6.1 METODOLOGIA DI IDENTIFICAZIONE E RISULTATI

Nel capitolo precedente è stato descritto ed analizzato nel dettaglio il sistema “allargato” dell’economia del mare vibonese, ovvero il complesso delle attività economiche collegate, a vario titolo, alla risorsa mare ed identificate dalla perimetrazione proposta da Camcom (Allegato 1a). Se, da un lato, tale classificazione offre una visione completa dell’aggregato “economia del mare”, dall’altro, quando l’analisi viene condotta su scala sub-provinciale o comunale, la metodologia va adattata alle specificità del contesto e focalizzata maggiormente sulla dimensione territoriale oggetto di studio.

Il passo analitico successivo consiste, dunque, nell’individuazione del “nucleo” della Blue Economy vibonese, ovvero l’insieme ristretto delle attività economiche presenti sul territorio provinciale maggiormente connesse alla risorsa mare.

La selezione delle imprese appartenenti al “nucleo” della Blue Economy è stata effettuata sulla base dei seguenti criteri: 1. attività economiche strettamente legate alla risorsa mare (ad es. pesca, costruzione di imbarcazioni da diporto e sportive, trasporto marittimo di passeggeri/merci, ecc.); 2. attività economiche collegate alla risorsa mare secondo il vincolo localizzativo (ad es. alberghi, ristoranti, intermediari dei trasporti, attività di club sportivi, ecc.); in tale ambito sono state prese in esame, mediante georeferenziazione, le iniziative imprenditoriali collocate entro 5 km dalla costa; 3. attività economiche non riconducibili alle categorie precedenti che evidenziano legami con l’economia del mare, in particolare attraverso la descrizione dell’oggetto sociale che richiama esplicitamente la risorsa mare (ad es. un esercizio commerciale alimentare specializzato nella vendita di prodotti ittici conservati).

Applicando tale metodologia, il “nucleo” della Blue Economy vibonese, risulta composto da 601 imprese, con una riduzione rispetto alla consistenza del sistema “allargato” di poco più del 15%. Il passaggio dal sistema “allargato” a quello “ristretto” non ha influito sulla numerosità dei codici Ateco a 5 cifre a cui afferiscono le imprese selezionate: i 40 codici Ateco a 5 cifre presenti nel sistema “allargato” risultano presenti anche nel “nucleo” (Allegato 4).

105 La figura seguente illustra la localizzazione delle imprese del “nucleo” della Blue Economy27, mentre negli Allegati 5a, b e c sono riportati le numerosità delle imprese (valori assoluti e percentuali) per comune e filiera.

Figura 27 Localizzazione delle imprese del “nucleo” della Blue Economy

Fonte: elaborazioni su dati Istat – ASIA e Infocamere (2013)

Rispetto al sistema “allargato” la struttura del “nucleo” è ancora più sbilanciata verso il comparto dei servizi di alloggio e ristorazione che giungono a coprire quasi i due terzi del totale. Seguono la filiera ittica (16,9%) e le attività sportive e ricreative (9,3%). Meno consistenti sono i segmenti della movimentazione di merci e passeggeri via mare (4,3%), dell’industria cantieristica (3,2%), della ricerca, regolamentazione e tutela ambientale (2,7%), e dell’industria delle estrazioni marine (0,3%).

27 La mappa è il risultato di un processo di localizzazione puntuale delle singole iniziative produttive effettuato su piattaforma informatica di georeferenziazione sulla base degli elenchi delle aziende forniti da Camcom.

105 Di seguito, si riportano le mappe raffiguranti la localizzazione delle imprese del “nucleo” delle singole filiere della Blue Economy vibonese.

Le imprese della filiera ittica sono 102, pari al 56,4% delle aziende della filiera del sistema “allargato”. Nell’ambito della Blue Economy, il segmento si conferma quello con più “ramificazioni” verso l’entroterra e che “risente” maggiormente del passaggio dal sistema “allargato” a quello “ristretto” (Figura 28).

Figura 28 Localizzazione delle imprese del “nucleo” della filiera ittica

Fonte: elaborazioni su dati Istat – ASIA e Infocamere (2013)

Le 2 imprese del sistema “allargato” dell’industria delle estrazioni marine entrano tutte a far parte del “sistema ristretto” (Figura 29).

105 Figura 29 Localizzazione delle imprese del “nucleo” dell’industria delle estrazioni marine

Fonte: elaborazioni su dati Istat – ASIA e Infocamere (2013)

Il “nucleo” dell’industria cantieristica è costituito da 19 aziende, in calo del 35% rispetto alla consistenza della filiera nel sistema “allargato” (Figura 30).

105 Figura 30 Localizzazione delle imprese del “nucleo” della filiera della cantieristica

Fonte: elaborazioni su dati Istat – ASIA e Infocamere (2013)

Le imprese attive nella movimentazione di merci e passeggeri via mare afferenti al “nucleo” sono 26, la maggior parte delle quali localizzate nei pressi dell’area portuale di Vibo Marina. La contrazione rispetto al sistema “allargato” è minima (-7,1%) (Figura 31).

105 Figura 31 Localizzazione delle imprese del “nucleo” della movimentazione di merci e passeggeri via mare

Fonte: elaborazioni su dati Istat – ASIA e Infocamere (2013)

Con 380 imprese attive, i servizi di alloggio e ristorazione rappresentano la componente maggioritaria del “nucleo” della Blue Economy vibonese. Sono solamente 3 le aziende del settore che non entrano a far parte del sistema “ristretto” (Figura 32).

105 Figura 32 Localizzazione delle imprese del “nucleo” dei servizi di alloggio e ristorazione

Fonte: elaborazioni su dati Istat – ASIA e Infocamere (2013)

Le imprese attive nel campo della ricerca, regolamentazione e tutela ambientale sono 16 a fronte delle 21 costituenti il sistema “allargato”, con una contrazione del 24% (Figura 33).

105 Figura 33 Localizzazione delle imprese del “nucleo” delle attività di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale

Fonte: elaborazioni su dati Istat – ASIA e Infocamere (2013)

Le attività sportivo-ricreative del “nucleo” della Blue Economy fanno contare 56 iniziative imprenditoriali localizzate prevalentemente nelle immediate vicinanze della costa (Figura 34).

105 Figura 34 Localizzazione delle imprese del “nucleo” delle attività sportive e ricreative

Fonte: elaborazioni su dati Istat – ASIA e Infocamere (2013)

105 6.2 INTERRELAZIONI TRA FILIERE

Una delle peculiarità dell’economia del mare è la sua essenza di rete, ovvero la capacità di generare interconnessioni più o meno evidenti tra le sue componenti e tra queste e l’ambiente economico esterno (Censis, 2012). Un’analisi approfondita della Blue Economy vibonese non può, dunque, prescindere dallo studio delle modalità e dell’intensità dell’interazione tra i vari segmenti produttivi che la compongono. Sulla base dell’intera attività di ricerca sin qui condotta, è stata costruita una matrice che intende rappresentare le connessioni esistenti tra le filiere dell’economia del mare della provincia di Vibo Valentia. Le connessioni rappresentano la capacità della singola filiera di produrre gli input per un altro settore “a valle” ovvero di generare investimenti e domanda “a monte”. Ogni legame può assumere gradi d’intensità da 1 a 3. In sostanza, la matrice va interpretata nel seguente modo: - lungo le righe, vengono individuate le relazioni “serventi” (a valle) fra ciascun comparto: ad esempio, la presenza di un sistema della cantieristica nautica crea le condizioni necessarie ad un aumento di competitività nel settore della pesca, della diportistica e/o della movimentazione via mare di merci o passeggeri; - lungo le colonne, vengono invece individuate le relazioni “di fabbisogno” (a monte) di ciascun comparto. Ad esempio, per favorire un efficace sviluppo del sistema della pesca è necessario fare riferimento a servizi di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale. Prendendo in considerazione le connessioni “a valle” (totali di riga), emerge come nel vibonese il comparto ittico e quello della ricerca/regolamentazione mostrino il maggior numero di legami interfiliera (4) e la più elevata intensità (7). La filiera ittica si pone a “servizio” di diversi settori e, in particolare, produce beni intermedi essenziali alle attività ristorative con riferimento sia al pescato fresco che alla lavorazione e conservazione dei prodotti ittici. Altri collegamenti, anche se meno intensi, sono quelli con i comparti delle attività di ricerca/regolamentazione, con le attività sportive e ricreative e con l’industria cantieristica. Il comparto della ricerca, regolamentazione e tutela ambientale concorre a definire il campo di azione della filiera ittica, della movimentazione di merci e passeggeri via mare e delle attività sportivo-ricreative. In misura minore, esso influenza anche l’industria delle estrazioni marine. Anche i comparti della movimentazione merci e passeggeri e delle attività sportive e ricreative presentano il medesimo numero di connessioni “a valle” contraddistinte, però, da una rilevanza lievemente minore (6). Si segnala, inoltre, per il comparto della movimentazione di merci e passeggeri via mare una specifica connessione provinciale extra- economia del mare che fa riferimento all’industria metalmeccanica: una parte importante della movimentazione dei carichi nel porto di Vibo Marina costituisce, infatti, materia prima per le aziende del settore. L’industria cantieristica si presenta fortemente correlata alle attività della pesca ed a quelle ricreative e sportive per la parte riferibile alla diportistica, garantendo la fornitura di

105 imbarcazioni, macchinari, attrezzature e servizi connessi. Le attività ristorative, d’altra parte, evidenziano la massima intensità di connessione con le attività sportivo-ricreative ed, in misura leggermente inferiore, “interagiscono” con il comparto della movimentazione di merci e passeggeri via mare. Il comparto meno interconnesso “a supporto” del sistema dell’economia del mare vibonese è quello delle estrazioni marine, che evidenzia pochi e deboli legami con le altre filiere.

Tabella 25 Matrice delle interrelazioni tra filiere della Blue Economy

/ i a

i n e v

o i i e r s e n e e s n o n i g e e i r o g z v n i i a a e a z n t c s t i a m a o s t n r i e C e a s

e l o r i n p t r e c a

l o i s m t e i a i e r i a a

r z n c t l i t

i e a e c t n o e o i r r

t e a g e t T i b r e

o s c v e à i

a i a r t Filiere e m g t m i r a

, l r a m g s i l e e a i l o o n d e l l a c l

i l p l i e r e d F e s

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n i c à o i r i u i a

t d r t i i e

z

e i r i i v l l a t z i l i t d i s t

e F t v n u à d r e

t A d i e a n v S m I i i m t v t o m A o M S

Filiera ittica     4/7

Industria delle estrazioni marine   2/2

Filiera della cantieristica    3/5

Movimentazioni di merci e passeggeri 4/6 via mare    

Servizi di alloggio e ristorazione    3/5

Attività di ricerca, regolamentazione e 4/7 tutela ambientale    

Attività sportive e ricreative     4/6

Totale Connessioni/ 5/7 1/1 3/3 3/5 3/6 4/7 5/9 Somma delle intensità Fonte: nostra elaborazione

Con riferimento alle connessioni “a monte”, le attività sportive-ricreative e il comparto ittico sono i segmenti che risultano ricevere maggiori input di produzione, beni e servizi intermedi dagli altri comparti (totale di colonna); in particolare, ambedue le filiere presentano 5 connessioni con intensità pari rispettivamente a 9 e a 7. Per le attività sportivo-ricreative le interrelazioni più forti fanno riferimento alla movimentazione di merci e passeggeri via mare, alle attività ristorative, a quelle di ricerca e

105 regolamentazione e all’industria cantieristica. Gli ultimi due segmenti citati rappresentano i comparti da cui risulta servita maggiormente la filiera ittica. Il settore dei servizi di alloggio e ristorazione è legato soprattutto alla filiera ittica, alla movimentazione di passeggeri via mare e alle attività sportive e ricreative. Le attività di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale presentano connessioni “a monte” con 4 comparti: filiera ittica, industria delle estrazioni marine, movimentazione di merci e passeggeri via mare e attività sportivo-ricreative. Considerando l’insieme delle connessioni “a monte” e “a valle” delle filiere, emerge come le attività sportive e ricreative, la filiera ittica e il comparto della ricerca, regolamentazione e tutela ambientale costituiscano i segmenti produttivi connotati dalla maggiore intensità media di connessione nell’ambito della Blue Economy della provincia di Vibo Valentia. Per contro, l’industria delle estrazioni marine, per quanto già evidenziato nel rapporto, riveste un ruolo marginale nel quadro della Blue Economy provinciale. Le interrelazioni individuate riguardano solamente le attività di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale.

6.3 MAPPATURA DEGLI ATTORI SOCIO-ISTITUZIONALI

Al fine di delineare un quadro completo del sistema dell’economia del mare vibonese si è ritenuto utile mappare la presenza degli attori socio-istituzionali più rilevanti sul territorio. All’interno del territorio provinciale sono state censite 32 organizzazioni che, a vario titolo, svolgono attività legate alla Blue Economy (). Quasi il 38% degli attori individuati è riconducibile alla sfera istituzionale, ovvero è composto da enti pubblici impegnati in fondamentali attività di regolamentazione e controllo (Guardia Costiera, Guardia di Finanza, ecc.) o di promozione economica (Camera di Commercio, Azienda Speciale per il porto di Vibo Valentia, Consorzio Sviluppo Industriale per la Provincia di Vibo Valentia28). Inoltre, si segnala la presenza del Parco Marino Regionale Costa degli Dei29, ente la cui mission precipua è la tutela del territorio, dell’Istituto Tecnico Nautico di

28 Il Consorzio per lo Sviluppo Industriale della Provincia di Vibo Valentia, istituito ai sensi della Legge regionale n. 38 del 21/12/2001, è finalizzato a promuovere nella provincia vibonese le condizioni necessarie per la nascita e lo sviluppo di attività produttive nei settori dell’industria e dei servizi. Il Consorzio gestisce gli agglomerati industriali “Aeroporto” e “Porto Salvo”, quest’ultimo a pochi chilometri dal porto di Vibo Marina, dotati delle infrastrutture primarie e secondarie per l’operatività e l’insediamento delle imprese, mentre è in fase di completamento l’infrastrutturazione dell’agglomerato “Valle del Mesima”.Il Consorzio eroga alle aziende un set diversificato di servizi che vanno dalla consulenza agli insediamenti all’istruttoria di progetti; dalla logistica alla locazione di superfici aperte; dall’erogazione di acqua potabile e industriale alla gestione del servizio fognario e depurativo. All’interno degli agglomerati, attualmente, risultano insediate un centinaio di imprese, di cui alcune di grandi dimensioni, afferenti prevalentemente ai settori industriali della metalmeccanica, dei materiali per l’edilizia e dell’agroalimentare. 29 Istituito con l.r. n.13 del 21 aprile 2008, il Parco Marino Regionale Fondali di Capocozzo – S. Irene – Vibo Marina – Pizzo Calabro – Capo Vaticano e Tropea", essendo promosso da un Comitato di Gestione provvisorio, è attualmente in fase costitutiva. Creato per perseguire le finalità di tutela e salvaguardia dell’area marina conosciuta come Costa degli Dei, il parco si sviluppa su un’area di notevole interesse paesaggistico calabrese, ricadente nei comuni di Pizzo Calabro, Vibo Valentia, Briatico, Zambrone, Parghelia, Tropea e Ricadi. L’area in

105 Pizzo, ora Istituto Omnicomprensivo30 che forma specifiche figure professionali da impiegare nella Blue Economy.

Tabella 26 Comuni della provincia di Vibo Valentia per tipologia di attori socio-istituzionali legati alla Blue Economy Associazione di Associazion Istituzioni/Enti Associazioni promozione Totale Comune i di pubblici sportive sociale/ tutela categoria ambientale Briatico - 1 - - 1 Nicotera 2 - - - 2 Parghelia - - 1 - 1 Pizzo 4 - 2 - 6 Ricadi - - 1 1 2 Tropea 2 - 1 - 3 Vibo Valentia 5 6 6 2 19 Totale Prov. VV 13 7 11 3 34 Fonte: nostra elaborazione su diverse fonti oggetto è interessata dalla presenza di tre SIC: il Sito di Interesse Comunitario "Fondali di Capocozzo − S. Irene", il Sito di Interesse Comunitario "Fondali di Pizzo" e il Sito di Interesse Comunitario "Fondali di Capo Vaticano". Insieme costituiscono un sistema omogeneo, esempio fra i più belli del mediterraneo, caratterizzato dalla presenza di specie animali e vegetali di notevole interesse naturalistico, culturale, educativo e ricreativo. I Fondali del parco sono caratterizzati da una estesa prateria di Posidonia climax, ad alta biodiversità, importante nursery per pesci anche di interesse economico, e per la salvaguardia delle coste dall’erosione, sottoposta a fenomeni di regressione e ad alto grado di vulnerabilità legato alla pesca abusiva con reti a strascico, anche sotto costa, all’inquinamento organico da scarichi di impianti fognari a mare, e ad ancoraggio su boe fisse. Caratteristica peculiare di questi fondali è la presenza di secche rocciose con andamento sub-parallelo alla costa. Incantevole è il degrado roccioso: la secca infatti muore sul fondale sabbioso, franando bruscamente. Innumerevoli sono i buchi, gli anfratti, gli archi naturali e le spaccature nella roccia. Interessanti sono le immersioni, non solo per le specie ittiche presenti, ma anche per la presenza di reperti di archeologia subacquea. (Fonte: http://pmrcostadeglidei.weebly.com/) Il Parco opera anche come capofila del Gruppo d’Azione Costiera (GAC) Costa degli Dei che, costituito nel 2011, riunisce rappresentanti del settore della pesca, rappresentanti di altri settori economici ed organismi pubblici, e la cui strategia si propone di contribuire ad innescare processi di sviluppo durevoli e in grado di innalzare la competitività territoriale delle aree di pesca. 30 L’Istituto Tecnico Nautico di Pizzo (oggi Istituto Tecnologico - Trasporti e Logistica), denominato Istituto Omnicomprensivo dal momento in cui ad esso è stata accorpata la sezione commerciale dell’I.T.C. “G.Galilei” di Vibo. La scuola media statale "A. Anile" di Pizzo e le scuole primaria e infanzia del paese, nasce con la “Reale Scuola Nautica e di Costruzioni”, istituita nel 1867 su decreto del re Vittorio Emanuele II e intitolata al capitano Famà di Bruno, morto nella battaglia navale di Lissa (1866). Attualmente l’offerta formativa dell’istituito comprende 2 indirizzi di studio legati strettamente alla Blue Economy: perito per il trasporto marittimo corrispondente al titolo di “aspirante al comando di navi mercantili” previsto dal Codice della Navigazione e perito per gli apparati di impianti marittimi corrispondente al titolo di “aspirante alla direzione di macchina di navi mercantili” previsto dal Codice della Navigazione (Fonte: http://www.omnipizzo.altervista.org)

105 Costituiscono oltre un terzo degli operatori le associazioni senza fini di lucro che hanno come scopo la promozione sociale e la tutela ambientale del territorio. Le associazioni dedite alla pratica e alla diffusione di attività sportive legate al mare come il nuoto, la vela e la pesca amatoriale, sono 8 e rappresentano il 25% del totale degli attori classificati. Risultano inoltre attive 3 associazioni di categoria, impegnate nel promuovere e rappresentare le istanza del comparto pesca. Dai dati sulla localizzazione, emerge come il comune di Vibo Valentia ospiti il 53,1% degli attori censiti. Seguono, poi, a netta distanza il comune di Pizzo con il 18,8% ed il comune di Tropea con il 9,4%. A Ricadi e Nicotera hanno sede due operatori, mentre uno soltanto è situato a Briatico e Parghelia.

Nella figura seguente si riporta la localizzazione degli attori socio-istituzionali legati alla Blue Economy censiti nella provincia di Vibo Valentia.

Figura 35 Localizzazione degli attori socio-istituzionali della provincia di Vibo Valentia legati alla Blue Economy

Fonte: nostra elaborazione su diverse fonti

105 7. POTENZIALITÀ E VINCOLI DELLA BLUE ECONOMY VIBONESE

La Blue Economy vibonese riveste un ruolo primario nell’ambito del sistema socioeconomico provinciale e regionale, per la presenza sia di risorse naturali e infrastrutturali strategiche che di capacità imprenditoriali e produttive con rilevanti potenzialità. Dal punto di vista della dotazione infrastrutturale, un fattore decisivo per lo sviluppo dell’economia locale è rappresentato dal sistema portuale, comprendente il porto industriale-turistico di Vibo Marina ed i due porti turistici di Tropea e Pizzo. Il Porto di Vibo Marina, come evidenziato nel “Piano di sviluppo economico-produttivo triennale 2012-2014” dell’Azienda Speciale per il Porto di Vibo Marina, è una delle infrastrutture economiche più importanti della provincia e al centro delle strategie di sviluppo economico e sociale nel medio-lungo periodo. Gli elementi che hanno favorito lo sviluppo delle attività portuali sono rinvenibili principalmente nella posizione geografica del porto rispetto ai mercati di riferimento e nella polifunzionalità; il porto non ha solo una vocazione commerciale ma anche turistica e ittica e gioca un ruolo cruciale per la filiera cantieristica. Tuttavia, il Piano triennale evidenzia come tali comparti abbiano operato finora in maniera non integrata e sinergica e ciò ha di fatto trasformato il vantaggio competitivo derivante dalla polifunzionalità in un vincolo. Sono presenti, inoltre, criticità infrastrutturali, istituzionali e finanziarie che hanno rallentato l’affermazione del Porto di Vibo Valentia Marina nel sistema portuale nazionale. Le prime sono imputabili alla carenza di spazi e banchine idonee alle moderne tipologie di traffico e di rapida movimentazione di merci; alla mancanza di aree destinate all’attività di trasporto dei passeggeri (come ad esempio aree di accoglienza), di banchine tecnologicamente attrezzate e di altre infrastrutture per la cantieristica navale e per la pesca, oltre che di un moderno ed efficace water front funzionale al turismo nautico e croceristico. Le criticità istituzionali sono strettamente connesse al rinnovo dell’ordinamento nazionale delle attività portuali verso la definizione di un nuovo quadro di riferimento regolamentare, operativo, trasparente ed omogeneo del sistema portuale. Un’enunciazione codificata e omogenea delle tariffe applicate dalle Autorità portuali per i servizi offerti, ad esempio, contribuirebbe a creare una prospettiva chiara per gli operatori che intendono investire in attività connesse alla risorsa mare. La revisione dell’attuale assetto legislativo dovrebbe essere orientato anche all’ampliamento delle funzioni attribuite all’Autorità Marittima, che ai sensi della legge 84/94 possiede competenze dirette per le attività di programmazione, gestione e amministrazione ma non per il marketing commerciale ed istituzionale.

105 A tal proposito nel documento di pianificazione e programmazione per il biennio 2012-2014 predisposto dall’Azienda Speciale per il Porto di Vibo Valentia (A.S.P.O. di Vibo Valentia) a supporto dell’azione della Camera di Commercio e degli altri Enti territoriali locali si sottolinea come sia necessario “disporre di una struttura che nel campo del marketing commerciale e istituzionale, sia in grado di valorizzare le risorse locali, di metterle fra loro “a sistema” in modo che possano congiuntamente aumentare e rafforzare le attività presenti in loco, oltreché richiamarne di nuove. L’Autorità Marittima, di fatto, non ha le competenze professionali ed istituzionali per svolgere queste attività, dati i numerosi compiti, legati soprattutto alla sicurezza ed il controllo degli attracchi, che deve comunque svolgere per legge. L’ASPO può bene integrare queste competenze andando a svolgere funzioni di promozione di interventi economici volti allo sviluppo del porto e del suo sistema produttivo, di coordinamento della coesione delle varie competenze istituzionali e di attivatore di investimenti pubblici, privati e misti pubblico-privati” (p. 20). Anche da un punto di vista finanziario sono state riscontrate delle criticità connesse alla gestione “centralizzata”; in particolare, il trasferimento delle entrate del Porto di Vibo Marina verso gli organi centrali ministeriali e il ri-trasferimento annuale, comunque minimo, attraverso i comuni programmi di gestione, manutenzione ordinaria e straordinaria, rende poco agevole l’amministrazione complessiva dell’infrastruttura e allunga i “tempi” con effetti negativi sul bilancio. Nell’ultimo decennio gli attori istituzionali locali hanno messo in campo diversi interventi per potenziare il ruolo del porto; la Camera di Commercio, ad esempio, ha incoraggiato e sostenuto la costituzione dell’ASPO, avvenuta nell’ottobre del 2009, come centro operativo di coordinamento delle progettualità e delle attività relative al rilancio e valorizzazione dell’area portuale di Vibo Marina, facendosi carico di proporre o supportare studi progettuali importanti come quelli per: - il prolungamento del molo di sopraflutto; - il potenziamento dei collegamenti tra le aree industriali ed il porto anche in ad una possibile attivazione di servizi ro-ro tipo “autostrada del mare”; - la riqualificazione funzionale ed architettonica dell’area muro paraonde del Molo Generale Malta e della banchina Cortese per lo sviluppo di un water front attrezzato e fortemente attrattivo per il turismo nautico e crocieristico e per servizi ricreativi e di commercio al consumo; - la progettazione di una stazione marittima con scuola di formazione profesisonale ed area direzionale in grado di offrire servizi logistici agli operatori portuali dei settori turismo, nautica e pesca; - la realizzazione di un percorso ciclo-pedonale lungo costa che unisca i poli di Vibo Marina e Pizzo.; - la riqualificazione funzionale delle aree ex-Saima.

Il Porto ha ospitato, inoltre, diversi eventi fieristici: dal 2008 l’Ente Camerale, insieme alla Capitaneria di Porto e alla Consulta Economica Portuale Santa Venere, organizza la “Fiera

105 Nautica della Calabria” per promuovere l’immagine e le potenzialità del Porti di Vibo Marina e dell’intero comparto nautico-cantieristico regionale. Nello specifico la Fiera ha lo scopo di: i) favorire la commercializzazione dei prodotti e servizi per la nautica da diporto; ii) promuovere l’offerta di prodotti e servizi connessi alla risorsa mare; iii) sostenere ed incoraggiare le relazioni produttive e commerciali tra imprese del settore nautico regionale, nazionale ed estero in un’ottica di filiera. Nei vari anni sono state organizzate diverse manifestazioni (sportive, gastronomiche, promozionali, ecc.) per far conoscere e vivere il porto di Vibo e questa azione ha incoraggiato l’iniziativa locale associativa che con le istituzioni locali hanno consentito di sviluppare ulteriormente la visibilità dell’area portuale come palcoscenico ricreativo per il tempo libero e lo shopping. Obiettivo fondamentale, deve, tuttavia divenire l’attivazione di interventi di ampia valorizzazione in chiave di marketing territoriale dell’intera area costiera sviluppando in particolare progetti in grado di creare forti interconnessioni funzionali, sia con le altre infrastrutture di trasporto, in particolare con l’Aeroporto di , che con gli altri centri regionali ad alta densità demografica ed economica.

E’ questo, d’altra parte, un aspetto generale della regione. L’assenza di un collegamento intermodale e l’isolamento gestionale e organizzativo dei porti della regione rappresentano, infatti, le criticità più rilevanti del sistema portuale calabrese. L’Amministrazione regionale punta a rimuovere tali problematicità secondo le linee strategiche e operative definite nel “Master Plan per lo sviluppo della portualità calabrese”. I porti calabresi attualmente operano senza una logica di sistema, condizionando negativamente lo sviluppo dell’attività diportistica nella regione. Nonostante la posizione geografica baricentrica della Calabria rispetto al Mediterraneo, la regione non dispone di un sistema di infrastrutture adeguato e competitivo, in grado di rispondere in modo qualificato alla domanda di diportismo.

Gli interventi di riqualificazione e ammodernamento delle infrastrutture portuali della regione sono orientati a colmare i ritardi esistenti, anche se, come evidenziato nel “Master Plan”, solo “una politica di valorizzazione integrata che miri alla riqualificazione, potenziamento e creazione di nuove infrastrutture, allo sviluppo delle professionalità necessarie e, conseguentemente, ad una gestione manageriale adeguata” consentiranno di far emergere le potenzialità della portualità calabrese.

Il Porto di Vibo Marina è stato individuato nel “Master Plan” come uno dei 4 poli del sistema crocieristico del bacino del Mediterraneo, in particolare per gli itinerari del Mediterraneo Centro-occidentale che interessano il Mar Tirreno e le coste della Spagna. Ciò favorirà non solo l’inserimento della struttura portuale vibonese nelle rotte nazionali ed internazionali ma avrà effetti diretti anche sull’industria turistica locale. Come si evidenzia nel documento “i porti turistici presuppongono sempre uno sviluppo elevato dell’industria turistica complessiva, con un’offerta a terra (e nel retroterra) storico – culturale, paesaggistico – ambientale, gastronomica e di servizi ricettivi molto variegata. Nel percorso di progettazione

105 e di costruzione dei porti turistici è necessario pertanto tenere presente che, ferma restando la garanzia di una organizzazione infrastrutturale e gestionale che ne assicuri la massima funzionalità, siano quanto più possibile integrati con i retroterra territoriali ed urbani. Un porto turistico è, per sua natura, uno “spazio di relazione”, ha le caratteristiche di una “piazza”, dove anche chi non dispone di un ormeggio può ricercare funzioni commerciali collegate alla pesca, o a servizi pubblici e collettivi che costituiscono una vera estensione di servizi urbani”. Ciò vale anche per le attività nautiche, un settore che nel Porto di Vibo Marina riveste un ruolo cruciale e che è in continua espansione. Gli interventi di ammodernamento dell’infrastruttura sono finalizzati a rimuovere le carenze di tale comparto, ed in particolare quelle connesse alla logistica di tutti quei servizi tecnici e commerciali di interesse per i diportisti e tali da spingerli ad allungare il periodo di permanenza31. Un punto di forza della Blue Economy vibonese è rinvenibile nel patrimonio ittico. Il comparto della pesca, nato dalle antiche tradizioni delle tonnare che operavano in particolare nelle aree di Pizzo e di Bivona, è uno dei settori strategici sia per l’economia locale che regionale, in quanto strettamente connesso all’industria alimentare, ristorativa e turistica. Tale comparto potrebbe assumere un peso ancor più consistente in seguito alla programmazione e attuazione di interventi orientati a rimuovere le criticità attuali, fra cui: l’obsolescenza delle attrezzature nautiche per la pesca; insufficiente strutturazione della filiera e mancanza di coordinamento e comunicazione con il contesto economico e istituzionale; disaggregazione dell’offerta e bassa capacità di penetrazione dei mercati. Quest’ultimo aspetto rappresenta un vincolo non solo per le imprese del cluster marittimo ma per tutto il settore produttivo vibonese e calabrese, che si caratterizza per la presenza diffusa di imprese di piccole dimensione e scarsamente integrate secondo una logica di filiera. Difatti, le micro-imprese sono sovente sottoposte ad una doppia penalizzazione: non possono beneficiare né delle economie di scala, proprie delle imprese di grandi dimensioni, né delle economie di rete e di integrazione, specifiche dei sistemi interconnessi di piccole imprese. Le direttrici delineate dall’ASPO nel Piano triennale 2012-2014 sono orientate a reinterpretare il ruolo e le funzioni del porto per creare un’infrastruttura capace di trainare la Blue economy locale e divenire un fattore di coesione economica territoriale. Tuttavia, la sua capacità di traino è fortemente condizionata dall’asset organizzativo e gestionale della struttura, dalla mission e dalla sua capacità di interagire sia con gli operatori esteri che con quelli locali.

Un ruolo strategico giocano anche le policy regionali e nazionali che devono contribuire da un lato a rimuovere gli ostacoli e dall’altro a potenziare i punti di forza per far sì che la Blue Economy possa acquisire un maggior peso e ruolo nell’economia locale e regionale.

31 Cfr. (2002), Camera di Commercio di Vibo Valentia, il Sistema produttivo portuale di Vibo Marina, a cura di M. Caruso Frezza, M.A. Ferri e M. Elmi

105 Figura 36 Matrice SWOT della Blue Economy vibonese

In tale ambito di interesse è l’iniziativa dei Gruppi d’Azione Costiera (GAC)32, promossi e attuati da partenariati costituiti fra soggetti pubblici rappresentativi del territorio, organizzazioni di produttori della pesca, soggetti privati singoli o associati, imprese di acquacoltura e di trasformazione e altri operatori economici. I GAC sostengono la realizzazione di interventi sia strutturali che immateriali e promozionali finalizzati a valorizzare le aree costiere e i prodotti della pesca e dell’acquacoltura; preservare l’occupazione nel settore ittico; promuovere la qualità dell’ambiente costiero. I comuni

32 I GAC vengono finanziati attraverso il Programma Operativo FEP – Fondo Europeo per la Pesca 2007-2013, nell’ambito dell’“Asse Prioritario 4” per lo sviluppo sostenibile delle zone di pesca.

105 costieri della provincia di Vibo ricadono nel GAC “Costa degli Dei” che interessa la costa tirrenica vibonese, nonché quella tirrenica catanzarese33.

8. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE ED INDICAZIONI DI POLICY34

Nel presente report sono stati illustrati i principali risultati dell’attività di ricerca condotta con l’obiettivo di definire una perimetrazione dell'economia del mare vibonese, che consenta di fare riferimento ad uno strumento economico-statistico per la programmazione e l'attuazione di interventi di sviluppo del cluster marittimo regionale. Si tratta di un filone di studio e ricerca che negli ultimi anni sta suscitando un crescente interesse, sia a livello nazionale che comunitario, per la rilevanza che i cluster del mare rivestono a supporto dello sviluppo economico ed occupazionale. In particolare, la Commissione europea, nella comunicazione del 13 settembre 2012 “Blue Growth. Opportunies for marine sustainable growth”, ha evidenziato come i comparti economici connessi al cluster marittimo abbiano generato occupazione per quasi 5 milioni di persone ed un valore aggiunto di circa 500 miliardi di euro, stimando che nel 2020 dovrebbero assumere valori pari rispettivamente a 7 milioni e 600 miliardi di euro circa. In Italia, in base ai dati presentati nel “Secondo rapporto sull’economia del mare”, le attività economiche riconducibili alla Blue Economy nel 2011 hanno prodotto una ricchezza di 41 miliardi di euro e dato occupazione a circa 800 mila unità. Nella realtà vibonese l’economia del mare ha generato un valore aggiunto di 138,7 milioni di euro, pari al 12,5% della ricchezza prodotta da tale comparto a livello regionale; sul versante occupazionale il numero di addetti afferenti al sistema del mare sono circa 3mila, poco più di un decimo di quelli regionali. In questo quadro, il lavoro realizzato può rappresentare una base di partenza importante per disegnare gli ambiti settoriali di intervento delle politiche a favore dell’economia del mare. Difatti, consente di indentificare quali siano i comparti e le eventuali connessioni di filiera e di sistema della Blue Economy; e ciò non è banale, nel momento in cui, anche per via dei crescenti limiti e vincoli di bilancio, il policy maker decide di intervenire a favore del settore, complessivamente considerato ovvero in ambiti più ristetti e in specifici contesti territoriali. Ciò consente di definire azioni più mirate ed efficaci. E’ importante, infatti, che le Amministrazioni approntino politiche e strumenti congrui con i fabbisogni effettivi delle filiere del mare che si intendono sostenere. Politiche indiscriminate, standardizzate, uniche per tutte le attività e in tutti i contesti territoriali sono spesso poco utili. Sono necessarie piuttosto politiche e strumenti tarati sulle specificità e sulle caratteristiche delle diverse matrici “settori del mare – territori di insediamento”. Di conseguenza, ciò “costringe” le

33 Si veda: www.ittical.eu/i-gac/presentazione-dei-gac.html 34 Si fa presente che quanto espresso in questo capitolo è frutto delle riflessioni condotte dal gruppo di lavoro sulle criticità ed i punti di forza dell’economia del mare vibonese e regionale e, pertanto, in questa sede, rimanendo nell’ambito nei limiti propri di un rapporto di analisi come questo, non vengono ad essere impegnate le scelte strategiche ed operative presenti e future dell’Ente camerale.

105 Amministrazioni pubbliche a conoscere in dettaglio i fabbisogni espliciti e latenti dei differenti ambiti di intervento, le loro criticità e potenzialità. Solo la conoscenza approfondita dei loro bisogni può consentire alle istituzioni l’individuazione di progetti strategici di alto impatto sul tessuto delle attività economiche del mare e finalizzare con rigore le risorse pubbliche, evitando così il rischio di mettere in essere progetti con effetti socioeconomici limitati. Su un piano più concreto, ad esempio, nel caso di interventi di incentivazione alle imprese, la perimetrazione della Blue Economy consente di fare riferimento in maniera oggettiva alla classificazione Ateco-Istat per l’individuazione delle attività economiche ammissibili. In funzione degli obiettivi di sviluppo che si vogliono conseguire e delle strategie e delle politiche che si intendono implementare, le Amministrazioni pubbliche possono agevolmente identificare l’insieme delle attività legate all’economia del mare, le singole filiere (Filiera ittica, Industria delle estrazioni marine, Filiera della cantieristica, Servizi di alloggio e ristorazione, ecc.) o specifiche categorie di attività economica. Oltre a questo aspetto di carattere metodologico, nell’ambito dello studio, si possono poi rintracciare degli elementi su contenuti e forme di sostegno per il rafforzamento dei sistemi dell’economia del mare provinciale e regionale. Ovviamente, in coerenza con gli obiettivi dell’indagine e la tipologia dei soggetti coinvolti, si tratta di indicazioni che riguardano in particolare la sfera economico-produttiva dell’economia del mare, anche se interseca altri ambiti (istituzionale, sociale, ecc.). Emergono, nello specifico, alcuni spunti su cui ragionare per poter delineare e attuare politiche di intervento a sostegno dell’economia del mare, relativamente sia alle condizioni di contesto che al sistema delle imprese marittime.

Riqualificare le infrastrutture portuale e creare un sistema portuale regionale Come evidenziato nel “Master Plan per lo sviluppo della portualità calabrese” della Regione Calabria: “Negli ultimi decenni le attività turistico ricreative e quelle diportistiche hanno assunto un peso sempre maggiore fino a diventare una delle componenti fondamentali dell’intero comparto turistico di tutte le zone costiere dei paesi del Mediterraneo […] la Calabria nel suo complesso, fino ad oggi, non sono stati in grado di rispondere con una adeguata e competitiva offerta; infatti la maggior parte delle disponibilità si riferisce ad accosti di fortuna, spesso localizzati in infrastrutture prive di servizi […] e di idonee attrezzature per l’attracco, l’alaggio e la riparazione delle imbarcazioni”. L’Azienda speciale per il Porto di Vibo Valentia ha individuato nel documento di programmazione per il biennio 2012-2014 delle direttrici strategiche e operative per rimuovere le carenze esistenti e creare un’infrastruttura che possa contribuire in modo rilevante allo sviluppo economico e occupazionale dell’area. La strategia di intervento generale per il potenziamento e lo sviluppo del porto di Vibo è quella di intensificare la sua vocazione di infrastruttura polifunzionale, promuovendo quegli interventi infrastrutturali che assicurino uno sviluppo equilibrato tra i principali segmenti di traffico, ovvero commerciale, crocieristico, peschereccio e diportistico.

105 Il processo di riqualificazione del sistema portuale vibonese deve essere supportato, inoltre, dall’individuazione di un modello di governance che, sulla base delle normative vigenti, definisca ed implementi gli strumenti e le strategie per rilanciare la Blue Economy a livello locale partendo dal porto. Accanto a politiche orientate a riqualificare i sistemi portuali regionali sarebbe auspicabile perseguire politiche di sviluppo che favoriscano la creazione di un sistema portuale regionale integrato, ovvero la realizzazione di connessioni strategiche e funzionali fra i porti calabresi. Ciò favorirebbe la definizione di un modello di gestione unitario, la creazione di un sistema di servizi omogeneo e di alta qualità, soprattutto con riferimento al diporto nautico, una pianificazione integrata delle attività, condizioni indispensabili per attrare nuovi turisti e conquistare nuovi mercati35.

Sostenere l’integrazione fra i principali nodi di trasporto Lo sviluppo della portualità deve rientrare in un progetto di più ampio respiro volto alla realizzazione di un sistema logistico integrato fra i principali nodi di trasporto: per quanto un porto possa avere una dotazione infrastrutturale ineccepibile, questa può essere resa maggiormente produttiva se connessa con le altre infrastrutture di mobilità. Ciò vale non solo per i porti commerciali ma anche per i porti turistici, che generano impatti sul contesto sociale ed economico solo se correlati con i principali nodi di trasporto terrestri che consentono di accedere ai servizi turistici e alle eccellenze culturali e ambientali36. In tale direzione si muovono ad esempio i progetti di promozione messi in campo dalle istituzioni vibonesi per potenziare il marketing territoriale, come ad esempio gli accordi tra il Porto e l’aeroporto di Lamezia Terme per ampliare l’offerta dei servizi di trasporto.

Incentivare le reti di imprese La creazione di reti fra imprese della stessa filiera e di filiera diverse rappresenta uno dei cardini su cui intervenire per rendere maggiormente competitive le attività produttive vibonesi collegate alla risorsa mare. La ridotta dimensione aziendale insieme alla scarsa propensione a collaborare ha rappresentato finora un fattore frenante per lo sviluppo competitivo delle aziende. Le singole imprese, com’è noto, non possono fare riferimento ad

35 “L’integrazione tra porti vicini, infatti, evita la dispersione delle risorse, la duplicazione delle iniziative ed ottimizza l’utilizzo dell’esistente sul territorio di riferimento. In proposito, le Regioni del Sud Italia hanno avviato iniziative tese al potenziamento dei trasporti quali la costituzione dell’Autorità Portuale del Levante, in grado di integrare i porti di Bari, Manfredonia e Monopoli, per l’integrazione anche merceologica che in alcune tipologie di merci ha un aspetto rilevante. Sempre a titolo indicativo anche la Regione Campania utilizza un sistema portuale, costituito da Napoli e Salerno che con l’azione di Logistica, unica agenzia regionale per la promozione della logistica, imposta la strategia per lo sviluppo dei traffici containerizzari e Ro Ro; anche la Regione Sicilia sta avviando l’integrazione tra Catania, Ragusa e Siracusa con l’intento di offrire una rete basata sull'offerta dei principali segmenti dell'attività marittima, dunque, non soltanto il classico commercio, ma anche turistico derivante dal passaggio delle crociere, o dal solo traffico containers, o anche dal cabotaggio e dal diporto” (Lunghi, 2013). 36 Cfr. A.S.PO. Vibo Valentia, Piano di sviluppo economico-produttivo triennale 2012-2014, a cura di A.Cozzo, M. Caruso Frezza, D. Romeo .

105 accumuli organizzativi e imprenditoriali in grado di consentirne il “salto” gestionale, economico e produttivo. Per crescere e divenire maggiormente competitive, le imprese dovranno perseguire anche la via della rete, della collaborazione strategica con le altre imprese locali e con quelle esterne. In tal senso, un’indicazione di intervento per rafforzare il sistema delle imprese connesse alla risorsa mare, riguarda la promozione di reti settoriali e intersettoriali. La densità di tali relazioni è sovente all’origine del successo delle attività imprenditoriali che, proprio grazie alle reti, possono godere di economie di agglomerazione, di scopo, di specializzazione, migliorando così sia le performance economico-produttive sia le capacità competitive. Peraltro, la formalizzazione di modalità di cooperazione fra imprese è stata disciplinata negli ultimi anni, in risposta alle esigenze delle aziende di fare riferimento a strumenti normativi flessibili, quali il contratto di rete37 I terreni più fertili per avviare forme di cooperazione tra le imprese sono da individuare prioritariamente in quelle misure che possono contribuire ad abbattere i costi aziendali, aumentando la forza contrattuale dei singoli, oppure di raggiungere nuovi e più vasti mercati di sbocco. Ad esempio, per l’acquisto collettivo di materie prime e servizi reali; per progettare e realizzare percorsi formativi per imprenditori e dipendenti; per attivare processi congiunti di innovazione di prodotto, di processo, tecnologica ed organizzativa; per promuovere e commercializzare i prodotti e i servizi (attraverso la partecipazione a fiere, la realizzazione di campagne di comunicazione integrata, ecc.). Si tratta di interventi che le imprese singolarmente considerate possono perseguire difficilmente, per via dei limiti dimensionali che le caratterizzano e, conseguentemente, per la carenza di risorse finanziarie, organizzative e manageriali.

Rafforzare il ruolo delle istituzioni intermedie La promozione e la creazione di coalizioni tra imprese e amministrazioni pubbliche, di istituzioni intermedie specificamente tarate sullo sviluppo ed interconnessione delle attività economiche afferenti alla risorsa mare, rappresenta un’altra politica pubblica da sostenere per favore il rafforzamento delle industrie del cluster marittimo. Gli incentivi alla creazione e allo sviluppo di reti tra le imprese e le istituzioni locali/regionali sono strumenti decisivi anche nelle politiche a sostegno del settore della Blue Economy che oltre a favorire il consolidamento delle imprese esistenti, possono contribuire a sostenere l’individuazione e lo sviluppo di nuove idee imprenditoriali e promuovere la nascita di attività economiche innovative connesse alla risorsa mare, come visto ad esempio nel caso dei Gruppi di Azione Costiera (GAC) promossi a valere del PO FEP 2007-2013.

Promuovere azioni di sistema La via interna ed esterna al rafforzamento degli operatori economici della Blue Economy vibonese, ed in generale di quelli calabresi, passa poi per la programmazione e l’attivazione di mirate azioni di sistema, in primo luogo di carattere informativo e di coinvolgimento degli

37 Cfr. Decreto legge 10 febbraio 2009, n. 5, convertito in legge, con modificazioni, dalla legge 9 aprile 2009, n. 33, art. 3, commi 4-ter e 4-quater, e s.m.i. recante la disciplina del contratto di rete.

105 attori interessati proprio sulle politiche e sugli interventi che si intendono attivare, come visto ad esempio nel caso dei Gruppi di Azione Costiera (GAC) promossi a valere del PO FEP 2007-2013. L’esperienza maturata in diversi ambiti settoriali, infatti, insegna che un prerequisito indispensabile per il successo delle politiche è insito nell’effettiva capacità dei soggetti destinatari di conoscere e di sapere utilizzare i servizi e gli incentivi offerti. Senza questa capacità, il rischio è che le politiche siano inefficaci e che risorse pubbliche vadano disperse. Soprattutto le piccole imprese, come quelle del cluster marittimo, esprimono normalmente una debole domanda effettiva di servizi e una bassa partecipazione a sistemi di incentivazione, testimoniata dall’insufficiente utilizzo dell’offerta potenziale di servizi disponibile. Nella realtà, accade spesso che le imprese che più avrebbero bisogno di utilizzare i servizi e le risorse messe a disposizione dalle politiche pubbliche per rafforzare le loro capacità competitive, sono quelle che meno vi fanno ricorso, in quanto meno dotate sotto il profilo delle competenze interne e di reti relazionali. Viceversa, le imprese più strutturate, ossia quelle che meno avrebbero bisogno di aiuti pubblici, sono quelle che sfruttano più intensamente gli incentivi. In questo quadro uno strumento “generalista” che, ad esempio, potrebbe essere “veicolato” a sostegno del settore del mare è rappresentato dagli incentivi previsti dalla Zone Franche Urbane (ZFU). Individuate con Decreto interministeriale del 10 aprile 2013, le ZFU sono delle aree all’interno degli agglomerati urbani interessate da fenomeni di degrado sociale e/o economico. In tali aree, per far fronte a tali problematicità, è stato previsto un intervento a supporto delle micro e piccole imprese (avviate a partire dal 1° gennaio 2008) attraverso la concessione di incentivi e agevolazioni fiscali e previdenziali, riguardanti l'esenzione per cinque anni dalle principali imposte (sui redditi, IRAP e ICI), nonché l'esonero dal versamento dei contributi previdenziali. Le ZFU in Calabria sono localizzate nelle città di Corigliano Calabro, Cosenza, Crotone, Lamezia Terme, Reggio Calabria, Rossano e Vibo Valentia. Il bando per l’attuazione dell’intervento in favore delle micro e piccole imprese localizzate nelle Zone Franche Urbane (ZFU) della Regione Calabria è stato adottato con decreto direttoriale MISE del 13 gennaio 2014, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 21 del 27 gennaio 2014 (con scadenza fine aprile 2014). La dotazione finanziaria complessiva per la Calabria è di circa 55 milioni di euro, di cui 6,5 destinati alle ZFU della citta di Vibo Valentia.

105 APPENDICE

Aggiornamento dei dati macroeconomici relativi all’economia del mare nella provincia di Vibo Valentia al 31/12/2013

L’analisi che segue vuole essere un aggiornamento dei dati al 2013 in coerenza con il “Terzo Rapporto sull’Economia del Mare” (realizzato da Unioncamere-SI.Camera 38) presentato lo scorso 30 aprile a Gaeta in occasione degli “Stati Generali delle Camere di Commercio sull’Economia del Mare”. Entrando nel merito dei dati, nel 2013 risultano registrate sul territorio nazionale circa 180mila imprese riconducibili all’economia del mare, pari a circa il 3% del totale delle imprese dell’intera economia.

La provincia di Vibo Valentia nel proprio tessuto imprenditoriale presenta 767 imprese collegate all’economia del mare. In termini assoluti il dato non sembra particolarmente significativo ma se ponderato alle dimensioni economiche della provincia, risulta invece essere di rilievo. Infatti in termini di incidenza sul totale dell’economia, tali imprese rappresentano il 6% del totale imprenditoriale provinciale.

Un dato significativamente maggiore rispetto a quello della regione Calabria, dove l’incidenza si ferma al 4,1% del totale delle imprese (il dato regionale è in linea con la media Mezzogiorno e superiore a quella nazionale). Nel dettaglio dei singoli settori, nella provincia di Vibo Valentia il maggior numero di realtà della blue economy appartiene al settore dei servizi di alloggio e ristorazione legati al turismo marino (450 imprese), seguito da quello della filiera ittica (130) e dal settore delle attività sportive e ricreative 39 (98).

In termini percentuali, dalla distribuzione delle filiere considerate si evince come il settore dei servizi di alloggio e ristorazione comprenda il 58,6% del totale delle imprese riconducibili all'economia del mare della provincia. Il secondo comparto, in termini di numerosità, è quello della filiera ittica con il 17%, mentre le attività sportive e ricreative rappresentano il 12,8% del totale imprenditoriale del sistema mare di Vibo Valentia. I restanti settori sono presenti con quote non particolarmente significative. La composizione delle imprese registrate rispecchia la vocazione della provincia di Vibo Valentia verso un’economia del

38 Cfr. Unioncamere-SI.Camera, “Terzo Rapporto sull’Economia del Mare”, Roma, 2014. Si precisa che il perimetro delle attività economiche collegate all’economia del mare non è stata alterata rispetto all’edizione del “Secondo Rapporto sull’Economia del Mare”. L’unica differenza risiede nel fatto che i dati sulle imprese per l’anno 2013 presentati nel Terzo Rapporto sull’Economia del Mare non prevedono l’ambito delle “non classificate”, in quanto quest’ultime sono state attribuite ai vari settori di attività economica attraverso procedimento di stima statistica.

39 Si ricorda che riguardo ai servizi di alloggio e ristorazione e alle attività sportive e ricreative sono state prese in considerazioni le imprese localizzate nei comuni costieri, come proxy del turismo marino.

105 turismo e un’economia ittica più tradizionale, entrambe accomunate da forti elementi di stagionalità.

Imprese registrate nelle filiere dell'economia del mare a Vibo Valentia, in Calabria, nel Mezzogiorno e in Italia Anno 2013 (valori assoluti e incidenze percentuali)

Vibo Valentia CALABRIA Mezzogiorno ITALIA

Filiera ittica 130 1.278 16.596 33.952 Industria delle estrazioni marine 3 102 353 528 Filiera della cantieristica 32 634 8.885 28.139 Movimentazione di merci e passeggeri via mare 34 262 4.386 11.017 Servizi di alloggio e ristorazione 450 3.529 31.779 71.845 Attività di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale 20 263 2.292 5.915 Attività sportive e ricreative 98 1.298 13.047 28.188

TOTALE ECONOMIA DEL MARE 767 7.366 77.338 179.584

Incidenza % totale economia 6,0 4,1 3,9 3,0 Fonte: Unioncamere-SI.Camera, Terzo Rapporto sull’Economia del Mare, 2014

Confrontando le risultanze della provincia di Vibo Valentia con quelle della regione Calabria emergono alcune differenze, quali un peso maggiore, nella media regionale, sia del settore delle attività sportive e ricreative (17,6% contro il 12,8% della provincia) sia del settore della ricerca, regolamentazione e tutela ambientale (3,6 contro 2,6%).

Struttura settoriale delle imprese dell'economia del mare nella provincia di Vibo Valentia, in Calabria, nel Mezzogiorno e in Italia Anno 2013 (composizioni percentuali)

Fonte: Unioncamere-SI.Camera, Terzo Rapporto sull’Economia del Mare, 2014

105 Il settore dei servizi di alloggio e ristorazione, anche se rimane quello predominante anche a livello regionale, ha un peso minore rispetto alla provincia di Vibo Valentia (47,9 contro 58,6%); mentre riguardo al settore della filiera ittica, il peso è pressoché identico sia a livello provinciale che regionale.

In termini di valore aggiunto prodotto, nel corso del 2013 l'economia del mare pesa sull’intera economia della provincia di Vibo Valentia per un 6,6% del totale (141,2 milioni di euro in termini assoluti prodotti dalla blue economy). Una percentuale che è considerevolmente superiore a quella nazionale (dove questo comparto contribuisce per il 3%) e a quella regionale (3,8%). Il settore dei servizi di alloggio e ristorazione ha prodotto 80 milioni di valore aggiunto nel corso del 2013 e costituisce il comparto che più ha contribuito alla produzione complessiva del sistema mare della provincia. Il settore dell'attività di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale ha prodotto un valore aggiunto di 16,6 milioni di euro; quello della filiera ittica di 15,7 milioni di euro e, infine, il settore della movimentazione di merci e passeggeri via mare 10,5 milioni di euro.

Valore aggiunto ai prezzi di base correnti nelle filiere dell'economia del mare nella provincia di Vibo Valentia, in Calabria, nel Mezzogiorno e in Italia Anno 2013 (valori assoluti in milioni di euro e incidenze percentuali) Vibo Valentia CALABRIA Mezzogiorno ITALIA

Filiera ittica 15,7 86,5 1.435,4 3.146,9 Industria delle estrazioni marine 3,9 19,2 444,4 2.340,1 Filiera della cantieristica 6,4 67,8 1.015,5 5.916,4 Movimentazione di merci e passeggeri via mare 10,5 157,2 1.995,1 6.933,4 Servizi di alloggio e ristorazione 80,0 453,2 4.716,6 12.933,1 Attività di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale 16,6 255,8 3.618,2 7.632,6 Attività sportive e ricreative 8,1 83,2 858,3 2.583,3

TOTALE ECONOMIA DEL MARE 141,2 1.122,9 14.083,6 41.485,7

Incidenza % totale economia 6,6 3,8 4,4 3,0 Fonte: Unioncamere-SI.Camera, Terzo Rapporto sull’Economia del Mare, 2014

La distribuzione percentuale del valore aggiunto mostra come il settore dei servizi di alloggio e ristorazione contribuisca per il 56% al prodotto totale del sistema mare della provincia di Vibo Valentia nel 2013. Il secondo comparto della relativa graduatoria è il settore della ricerca, regolamentazione e tutela ambientale con l'11,8% del totale. La filiera ittica pesa per l'11,1% e il settore della movimentazione di merci e passeggeri via mare per il 7,4%. In maniera analoga, anche a livello regionale si conferma il primato del settore dei servizi di alloggio e ristorazione (40,4% del totale prodotto del sistema mare della Calabria), mentre la seconda quota di composizione del valore aggiunto, pari al 22%, appartiene alla ricerca, regolamentazione e tutela ambientale; il terzo settore per la regione Calabria, con una quota del 14%, diventa la movimentazione di merci e passeggeri via mare. Questi esiti mostrano come i comparti della ricerca, regolamentazione e tutela ambientale e

105 dei trasporti marittimi, a fronte di un numero di imprese relativamente inferiore ad altri settori producano un valore aggiunto maggiore.

Struttura settoriale del valore aggiunto prodotto dall'economia del mare nella provincia di Vibo Valentia, in Calabria, nel Mezzogiorno e in Italia Anno 2013 (composizioni percentuali)

Fonte: Unioncamere-SI.Camera, Terzo Rapporto sull’Economia del Mare, 2014

Nel 2013, nella provincia di Vibo Valentia il comparto dei servizi di alloggio e ristorazione conta 1.670 occupati (su un totale provinciale nell’economia del mare di 3.158), mentre nella filiera ittica si registrano 455 occupati e nel settore dell’attività di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale 333 occupati. In generale, l'economia del mare, nella provincia di Vibo Valentia incide sull’economia complessiva provinciale in termini di occupazione, per l’8,5%. Un risultato decisamente maggiore rispetto all'incidenza a livello nazionale che si ferma al 3,3%. A livello regionale, invece, l'insieme delle filiere del mare incidono per il 5,1% del totale degli occupati.

Occupati nelle filiere dell’economia del mare a Vibo Valentia, in Calabria, nel Mezzogiorno e in Italia Anno 2013 (valori assoluti e incidenze percentuali) Vibo Valentia CALABRIA Mezzogiorno ITALIA

Filiera ittica 455 3.103 53.872 93.464 Industria delle estrazioni marine -- 102 1.920 7.456 Filiera della cantieristica 204 2.402 28.802 135.347 Movimentazione di merci e passeggeri via mare 202 3.268 32.569 89.625 Servizi di alloggio e ristorazione 1.670 9.482 113.687 296.657 Attività di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale 333 4.020 61.889 123.204 Attività sportive e ricreative 286 2.908 25.297 63.075

TOTALE ECONOMIA DEL MARE 3.158 25.284 318.036 808.827

Incidenza % totale economia 8,5 5,1 5,6 3,3 (--) Dato statisticamente non significativo. I totali comprendono comunque anche i dati non significativi. Fonte: Unioncamere-SI.Camera, Terzo Rapporto sull’Economia del Mare, 2014

105 La distribuzione percentuale mostra come nella provincia di Vibo Valentia, nel 2013, il 52,9% degli occupati nel sistema economico marino sia impiegato nel settore dei servizi di alloggio e ristorazione. Nella filiera ittica il 14,4% del totale, mentre il 10,6% è occupato nel settore della ricerca, regolamentazione e tutela ambientale. Nella regione Calabria si registra una distribuzione dei lavoratori nei settori dell'economia del mare significativamente diversa rispetto alla provincia di Vibo Valentia. Nel 2013, a livello regionale, infatti, il 37,5% è impiegato nei servizi di alloggio e ristorazione; il 15,9% nel settore della ricerca, regolamentazione e tutela ambientale; il 12,9% nel settore della movimentazione di merci e passeggeri via mare; il 12,3% nella filiera ittica e l'11,5% nelle attività sportive e ricreative.

Struttura settoriale degli occupati dell'economia del mare nella provincia di Vibo Valentia, in Calabria, nel Mezzogiorno e in Italia Anno 2013 (composizioni percentuali)

Fonte: Unioncamere-SI.Camera, Terzo Rapporto sull’Economia del Mare, 2014

Da questi risultati, riassumendo, si può argomentare come nella provincia di Vibo Valentia, nel 2013, in termini di numerosità delle imprese registrate e degli occupati i settori fondamentali siano i servizi di alloggio e ristorazione e la filiera ittica. Mentre osservando la composizione del valore aggiunto prodotto si osserva che i due comparti che contribuiscono in maniera sostanziale al totale prodotto nella provincia sono ancora una volta i servizi di alloggio e ristorazione, assieme, questa volta, al settore della ricerca, regolamentazione e tutela ambientale. In generale, riepilogando, nel territorio vibonese, l'economia del mare rappresenta: il 5,6% del totale delle imprese registrate; il 6,6% del valore aggiunto totale prodotto; l'8,5% del totale degli occupati.

105 BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA DI RIFERIMENTO

ASSOPORTI e CENSIS, La portualità come fattore di sviluppo e modernizzazione. Analisi dell’impatto economico e occupazionale dei porti commerciali italiani, 2008. Azienda Speciale per il Porto di Vibo Valentia, Piano di sviluppo economico-produttivo triennale 2012- 2014, a cura di A Cozzo, M.Caruso Frezza, D.Romeo Camera di Commercio di Crotone, “Infrastrutture, leva per lo sviluppo del territorio. Proposte della task force per il sistema infrastrutturale provinciale”, Quaderni n° 1, 2011 Camera di Commercio di Reggio Calabria, L’economia del mare in provincia di Reggio Calabria, 2012. Camera di Commercio di Vibo Valentia, Il sistema produttivo portuale di Vibo Marina, 2002 a cura di M.Caruso Frezza, M.Ferri,M.Elmi CNEL, “Il sistema portuale italiano tra esigenze di riforma e difficoltà congiunturali”, Atti di Convegno, Roma 3 febbraio 2009 Commissione Europea, Libro Blu “Una politica marittima integrata per l'Unione europea”, 2007 Commissione Europea, “Blue Growth. Opportunities for marine sustainable growth”, 2012 Federazione del Mare – Censis (2011), IV Rapporto sull’economia del mare, 2011, Franco Angeli Ferrero G., Fortezza F., “Processi di creazione del valore e sistemi locali di imprese nel settore della nautica da diporto”, Piccola Impresa/ Small Business, n. 3, 2005, pp. 73-107. ISMEA, Il settore ittico in Italia, Check up 2008, Roma, 2009. Lunghi, “I porti italiano: lo stato dell’arte e le prospettive di sviluppo”, 2013, www.contabilita- pubblica.it Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, “Relazione sull’attività delle Autorità Portuali”, 2013 www.mit.gov.it Regione Calabria, “Master Plan per lo sviluppo della portualità calabrese”, 2012 Retecamere e Istituto Tagliacarne, Rapporto SistemaMare. Imprese, filiere e territori, MiPAF, 2010 SRM, Trasporto marittimo e sviluppo economico. Scenari internazionali, analisi del traffico e prospettive di crescita, 2012, Giannini Editore The European House – Ambrosetti, “Il rilancio della portualità e della logistica italiana come leva strategica per la crescita e la competitività del paese”, 2013 Unioncamere, “Stati generali dell’Economia del Mare delle Camere di Commercio”, 2012 Unioncamere, Camcom Universitas mercatorum, Secondo rapporto sull’economia del mare, 2013 UnionTrasporti e ISNART, Portualità turistica e commerciale: fruizione e qualità dei servizi nello sviluppo del sistema portuale, 2009. http://www.ittical.eu

105 http://www.omnipizzo.altervista.org http://pmrcostadeglidei.weebly.com

ALLEGATI

Allegato 1a Perimetrazione della Blue Economy: le attività economiche in base alla classificazione Ateco 2007

Codice Settore Ateco 2007 Descrizione attività (5 cifre) 03.11.0 Pesca in acque marine e lagunari e servizi connessi 03.21.0 Acquacoltura in acqua di mare, salmastra o lagunare e servizi connessi Lavorazione e conservazione di pesce, crostacei e molluschi mediante surgelamento, 10.20.0 salatura eccetera 10.41.3 Produzione di oli e grassi animali grezzi o raffinati 10.85.0 Produzione di pasti e piatti pronti (preparati, conditi, cucinati e confezionati) Filiera ittica 32.12.2 Lavorazione di pietre preziose e semipreziose per gioielleria e per uso industriale 46.38.1 Commercio all'ingrosso di prodotti della pesca freschi 46.38.2 Commercio all'ingrosso di prodotti della pesca congelati, surgelati, conservati, secchi 46.38.3 Commercio all'ingrosso di pasti e piatti pronti 47.23.0 Commercio al dettaglio di pesci, crostacei e molluschi 47.81.0 Commercio al dettaglio ambulante di prodotti alimentari e bevande 06.10.0 Estrazione di petrolio greggio 06.20.0 Estrazione di gas naturale Industria delle 07.10.0 Estrazione di minerali metalliferi ferrosi estrazioni marine 07.29.0 Estrazione di altri minerali metalliferi non ferrosi 08.12.0 Estrazione di ghiaia, sabbia; estrazione di argille e caolino 08.93.0 Estrazione di sale 26.51.1 Fabbricazione di strumenti per navigazione, idrologia, geofisica e meteorologia 26.70.1 Fabbricazione di elementi ottici e strumenti ottici di misura, controllo e precisione 30.11.0 Cantieri navali per costruzioni metalliche e non metalliche 30.12.0 Costruzione di imbarcazioni da diporto e sportive Riparazione e manutenzione di navi commerciali e imbarcazioni da diporto (esclusi i 33.15.0 loro motori) 33.20.0 Installazione di macchine ed apparecchiature industriali Filiera della 38.31.2 Cantieri di demolizione navali cantieristica Intermediari del commercio di macchinari, impianti industriali, navi e aeromobili, 46.14.0 macchine agricole, macchine per ufficio, attrezzature per le telecomunicazioni, computer e loro periferiche 46.69.1 Commercio all'ingrosso di mezzi ed attrezzature di trasporto Commercio all'ingrosso di altre macchine e attrezzature per l'industria, il commercio e 46.69.9 la navigazione 47.64.2 Commercio al dettaglio di natanti e accessori Movimentazioni 50.10.0 Trasporto marittimo e costiero di passeggeri di merci e 50.20.0 Trasporto marittimo e costiero di merci passeggeri via 50.30.0 Trasporto di passeggeri per vie d'acqua interne (inclusi i trasporti lagunari) mare 50.40.0 Trasporto di merci per vie d'acqua interne 52.22.0 Attività dei servizi connessi al trasporto marittimo e per vie d'acqua 52.24.2 Movimento merci relativo a trasporti marittimi e fluviali 52.29.1 Spedizionieri e agenzie di operazioni doganali 52.29.2 Intermediari dei trasporti, servizi logistici 65.12.0 Assicurazioni diverse da quelle sulla vita

105 Codice Settore Ateco 2007 Descrizione attività (5 cifre) 77.34.0 Noleggio di mezzi di trasporto marittimo e fluviale Servizi di alloggio 55.10.0 Alberghi e ristorazione 55.20.1 Villaggi turistici 55.20.2 Ostelli della gioventù 55.20.4 Colonie marine e montane Affittacamere per brevi soggiorni, case ed appartamenti per vacanze, bed and 55.20.5 Servizi di alloggio breakfast, residence, alloggio connesso alle aziende agricole e ristorazione 55.30.0 Aree di campeggio e aree attrezzate per camper e roulotte 55.90.2 Alloggi per studenti e lavoratori con servizi accessori di tipo alberghiero 56.10.1 Ristorazione con somministrazione; ristorazione connessa alle aziende agricole 56.10.5 Ristorazione su treni e navi 72.11.0 Ricerca e sviluppo sperimentale nel campo delle biotecnologie Altre attività di ricerca e sviluppo sperimentale nel campo delle scienze naturali e 72.19.0 dell'ingegneria Regolamentazione dell'attività degli organismi preposti alla gestione di progetti per 84.12.3 Attività di l'edilizia abitativa e l'assetto del territorio e per la tutela dell'ambiente ricerca, Regolamentazione degli affari e servizi concernenti la costruzione di opere per la 84.13.5 regolamentazion navigazione interna e marittima e e tutela 84.13.6 Regolamentazione degli affari e servizi concernenti i trasporti e le comunicazioni ambientale 84.22.0 Difesa nazionale Istruzione secondaria di secondo grado di formazione tecnica, professionale e artistica 85.32.0 (istituti tecnici, professionali, artistici, ecc.) 85.53.0 Autoscuole, scuole di pilotaggio e nautiche 94.99.6 Attività di organizzazioni per la promozione e la difesa degli animali e dell'ambiente 77.21.0 Noleggio di attrezzature sportive e ricreative 79.11.0 Attività delle agenzie di viaggio 79.12.0 Attività dei tour operator Altri servizi di prenotazione e altre attività di assistenza turistica non svolte dalle 79.90.1 agenzie di viaggio 79.90.2 Attività delle guide e degli accompagnatori turistici Attività sportive 93.12.0 Attività di club sportivi e ricreative 93.19.1 Enti e organizzazioni sportive, promozione di eventi sportivi 93.19.9 Attività sportive nca 93.21.0 Parchi di divertimento e parchi tematici 93.29.1 Discoteche, sale da ballo night-club e simili 93.29.2 Gestione di stabilimenti balneari: marittimi, lacuali e fluviali 93.29.3 Sale giochi e biliardi 93.29.9 Altre attività di intrattenimento e di divertimento nca Fonte: Unioncamere, Camcom Universitas Mercatorum (2013)

105 Allegato 1b Attività economiche del “sistema allargato” della Blue Economy vibonese

Codice Settore Ateco 2007 Descrizione attività (5 cifre) 03.11.0 Pesca in acque marine e lagunari e servizi connessi 03.21.0 Acquacoltura in acqua di mare, salmastra o lagunare e servizi connessi Lavorazione e conservazione di pesce, crostacei e molluschi mediante surgelamento, 10.20.0 Filiera ittica salatura ecc. 46.38.1 Commercio all'ingrosso di prodotti della pesca freschi 46.38.2 Commercio all'ingrosso di prodotti della pesca congelati, surgelati, conservati, secchi 47.23.0 Commercio al dettaglio di pesci, crostacei e molluschi 47.81.0 Commercio al dettaglio ambulante di prodotti alimentari e bevande Industria delle 08.12.0 Estrazione di ghiaia, sabbia; estrazione di argille e caolino estrazioni marine 30.11.0 Cantieri navali per costruzioni metalliche e non metalliche 30.12.0 Costruzione di imbarcazioni da diporto e sportive Riparazione e manutenzione di navi commerciali e imbarcazioni da diporto (esclusi i 33.15.0 loro motori) 33.20.0 Installazione di macchine ed apparecchiature industriali Filiera della Intermediari del commercio di macchinari, impianti industriali, navi e aeromobili, cantieristica 46.14.0 macchine agricole, macchine per ufficio, attrezzature per le telecomunicazioni, computer e loro periferiche Commercio all'ingrosso di altre macchine e attrezzature per l'industria, il commercio e 46.69.9 la navigazione 47.64.2 Commercio al dettaglio di natanti e accessori 50.10.0 Trasporto marittimo e costiero di passeggeri Movimentazioni 50.20.0 Trasporto marittimo e costiero di merci di merci e 52.22.0 Attività dei servizi connessi al trasporto marittimo e per vie d'acqua passeggeri via mare 52.29.2 Intermediari dei trasporti, servizi logistici 77.34.0 Noleggio di mezzi di trasporto marittimo e fluviale 55.10.0 Alberghi 55.20.1 Villaggi turistici Affittacamere per brevi soggiorni, case ed appartamenti per vacanze, bed and 55.20.5 Servizi di alloggio breakfast, residence, alloggio connesso alle aziende agricole e ristorazione 55.30.0 Aree di campeggio e aree attrezzate per camper e roulotte 55.90.2 Alloggi per studenti e lavoratori con servizi accessori di tipo alberghiero 56.10.1 Ristorazione con somministrazione; ristorazione connessa alle aziende agricole Attività di 72.11.0 Ricerca e sviluppo sperimentale nel campo delle biotecnologie Altre attività di ricerca e sviluppo sperimentale nel campo delle scienze naturali e ricerca, 72.19.0 regolamentazion dell'ingegneria e e tutela 85.32.0 Istruzione secondaria di secondo grado di formazione tecnica, professionale e artistica ambientale 85.53.0 Autoscuole, scuole di pilotaggio e nautiche 77.21.0 Noleggio di attrezzature sportive e ricreative 79.11.0 Attività delle agenzie di viaggio 79.12.0 Attività dei tour operator Altri servizi di prenotazione e altre attività di assistenza turistica non svolte dalle 79.90.1 agenzie di viaggio Attività sportive 93.19.1 Enti e organizzazioni sportive, promozione di eventi sportivi e ricreative 93.19.9 Attività sportive nca 93.21.0 Parchi di divertimento e parchi tematici 93.29.2 Gestione di stabilimenti balneari: marittimi, lacuali e fluviali 93.29.3 Sale giochi e biliardi 93.29.9 Altre attività di intrattenimento e di divertimento nca Fonte: nostra elaborazione su dati Istat-ASIA e Infocamere (2013)

105 Allegato 2a Imprese del “sistema allargato” dell’economia del mare” per comune e filiera (valori assoluti)

Attività di Industria Movimentaz Attività Servizi di ricerca, Filiera delle Filiera della . di merci e sportive Economia Comune alloggio e regolamentaz. ittica estrazion cantieristica passeggeri e del Mare ristorazione e tutela i marine via mare ricreative ambientale Acquaro 1 ------1 Briatico 3 - - 4 22 2 3 34 Brognaturo 1 - - - - 1 - 2 Cessaniti 1 - - 1 - - - 2 Dinami 2 ------2 2 ------2 Filadelfia 4 ------4 Filogaso 1 - 1 - - - - 2 Francavilla A. 1 ------1 Francica 1 ------1 Gerocarne 4 - 1 - - - - 5 Jonadi 2 - 1 1 - - - 4 Joppolo - - 1 - 11 - 1 13 Limbadi - - - - - 1 - 1 Maierato 4 - 1 - - - - 5 Mileto 30 ------30 Monterosso C. 1 ------1 1 ------1 Nicotera 7 - 1 - 16 - 6 30 Parghelia 3 - - - 24 - 1 28 Pizzo 21 - 6 - 43 1 2 73 Ricadi 8 - 1 3 113 1 7 133 San Calogero 10 ------10 San Costantino C. 1 ------1 Serra San Bruno 2 ------2 Sorianello 3 ------3 Soriano C. 17 ------17 Spilinga 2 - - 1 - - - 3 Tropea 22 - - 4 67 2 14 109 Vazzano 1 ------1 Vibo Valentia 25 2 16 13 62 13 21 152 Zambrone - - - - 25 - 2 27 Zungri - - - 1 - - - 1 Totale 181 2 29 28 383 21 57 701 Fonte: elaborazioni su dati Istat – ASIA e Infocamere (2013)

Allegato 2b Imprese del “sistema allargato” dell’economia del mare” per comune e filiera (% riga)

105 Attività di Industria Movimentaz Attività Servizi di ricerca, Filiera delle Filiera della . di merci e sportive Economia Comune alloggio e regolamentaz. ittica estrazion cantieristica passeggeri e del Mare ristorazione e tutela i marine via mare ricreative ambientale Acquaro 100 ------100 Briatico 8,8 - - 11,8 64,7 5,9 8,8 100 Brognaturo 50,0 - - - - 50,0 - 100 Cessaniti 50,0 - - 50,0 - - - 100 Dinami 100 ------100 Fabrizia 100 ------100 Filadelfia 100 ------100 Filogaso 50,0 - 50,0 - - - - 100 Francavilla A. 100 ------100 Francica 100 ------100 Gerocarne 80,0 - 20,0 - - - - 100 Jonadi 50,0 - 25,0 25,0 - - - 100 Joppolo - - 7,7 - 84,6 - 7,7 100 Limbadi - - - - - 100 - 100 Maierato 80,0 - 20,0 - - - - 100 Mileto 100 ------100 Monterosso C. 100 ------100 Nardodipace 100 ------100 Nicotera 23,3 - 3,3 - 53,3 - 20,0 100 Parghelia 10,7 - - - 85,7 - 3,6 100 Pizzo 28,8 - 8,2 - 58,9 1,4 2,7 100 Ricadi 6,0 - 0,8 2,3 85,0 0,8 5,3 100 San Calogero 100 ------100 San Costantino C. 100 ------100 Serra San Bruno 100 ------100 Sorianello 100 ------100 Soriano C. 100 ------100 Spilinga 66,7 - - 33,3 - - - 100 Tropea 20,2 - - 3,7 61,5 1,8 12,8 100 Vazzano 100 ------100 Vibo Valentia 16,4 1,3 10,5 8,6 40,8 8,6 13,8 100 Zambrone - - - - 92,6 - 7,4 100 Zungri - - - 100 - - - 100 Totale 25,8 0,3 4,1 4,0 54,6 3,0 8,1 100 Fonte: elaborazioni su dati Istat – ASIA e Infocamere (2013)

Allegato 2c Imprese del “sistema allargato” dell’economia del mare” per comune e filiera (% colonna)

105 Attività di Industria Movimentaz Attività Servizi di ricerca, Filiera delle Filiera della . di merci e sportive Economia Comune alloggio e regolamentaz. ittica estrazion cantieristica passeggeri e del Mare ristorazione e tutela i marine via mare ricreative ambientale Acquaro 0,6 ------0,1 Briatico 1,7 - - 14,3 5,7 9,5 5,3 4,9 Brognaturo 0,6 - - - - 4,8 - 0,3 Cessaniti 0,6 - - 3,6 - - - 0,3 Dinami 1,1 ------0,3 Fabrizia 1,1 ------0,3 Filadelfia 2,2 ------0,6 Filogaso 0,6 - 3,4 - - - - 0,3 Francavilla A. 0,6 ------0,1 Francica 0,6 ------0,1 Gerocarne 2,2 - 3,4 - - - - 0,7 Jonadi 1,1 - 3,4 3,6 - - - 0,6 Joppolo - - 3,4 - 2,9 - 1,8 1,9 Limbadi - - - - - 4,8 - 0,1 Maierato 2,2 - 3,4 - - - - 0,7 Mileto 16,6 ------4,3 Monterosso C. 0,6 ------0,1 Nardodipace 0,6 ------0,1 Nicotera 3,9 - 3,4 - 4,2 - 10,5 4,3 Parghelia 1,7 - - - 6,3 - 1,8 4,0 Pizzo 11,6 - 20,7 - 11,2 4,8 3,5 10,4 Ricadi 4,4 - 3,4 10,7 29,5 4,8 12,3 19,0 San Calogero 5,5 ------1,4 San Costantino C. 0,6 ------0,1 Serra San Bruno 1,1 ------0,3 Sorianello 1,7 ------0,4 Soriano C. 9,4 ------2,4 Spilinga 1,1 - - 3,6 - - - 0,4 Tropea 12,2 - - 14,3 17,5 9,5 24,6 15,5 Vazzano 0,6 ------0,1 Vibo Valentia 13,8 100 55,2 46,4 16,2 61,9 36,8 21,7 Zambrone - - - - 6,5 - 3,5 3,9 Zungri - - - 3,6 - - - 0,1 Totale 100 100 100 100 100 100 100 100 Fonte: elaborazioni su dati Istat – ASIA e Infocamere (2013)

Allegato 3 Comuni della provincia per indici di specializzazione nelle filiere della Blue Economy

105 Attività di Industria Movimentaz Attività Economi Servizi di ricerca, Filiera delle Filiera della . di merci e sportive Comune a del alloggio e regolamentaz. ittica estrazioni cantieristica passeggeri e mare ristorazione e tutela marine via mare ricreative ambientale Parghelia 5,82 0,63 - - - 8,98 - 1,12 Ricadi 4,29 0,40 - 0,33 0,54 6,46 0,26 2,44 Briatico 3,50 0,30 - - 15,84 4,09 1,61 3,19 Zambrone 3,14 - - - - 4,82 - 2,68 Tropea 2,66 1,51 - - 3,31 3,11 0,93 4,30 Maierato 2,58 11,00 - 0,66 - - - - Joppolo 1,51 - - 2,72 - 1,91 - 5,72 Nicotera 1,33 2,07 - 0,63 - 1,17 - 2,32 Vibo Valentia 1,04 0,93 3,90 2,76 1,93 0,80 3,35 1,65 Pizzo 0,66 1,19 - 1,09 - 0,55 0,19 0,25 Brognaturo 0,62 1,34 - - - - 10,68 - Soriano Calabro 0,41 1,75 ------Mileto 0,38 1,62 ------Spilinga 0,30 1,11 - - 0,86 - - - Nardodipace 0,26 1,11 ------San Calogero 0,23 0,99 ------Dinami 0,19 0,83 ------Sorianello 0,18 0,76 ------Filogaso 0,17 0,36 - 3,63 - - - - Gerocarne 0,15 0,52 - 1,32 - - - - Vazzano 0,15 0,63 ------Fabrizia 0,10 0,42 ------Francavilla A. 0,10 0,42 ------Cessaniti 0,09 0,13 - - 1,42 - - - Jonadi 0,06 0,09 - 1,36 0,24 - - - Filadelfia 0,06 0,27 ------Acquaro 0,06 0,26 ------Monterosso C. 0,06 0,24 ------Zungri 0,05 - - - 1,06 - - - San Costantino C. 0,04 0,18 ------Francica 0,03 0,15 ------Serra San Bruno 0,02 0,10 ------Limbadi 0,02 - - - - - 0,70 - Fonte: elaborazioni su dati Istat – ASIA e Infocamere (2013)

Allegato 4 Attività economiche del “nucleo” della Blue Economy vibonese per filiera (*) e criterio di riferimento (**)

105 Codice Ateco Criterio Filiera Descrizione attività 2007 03.11.0 Pesca in acque marine e lagunari e servizi connessi 03.21.0 Acquacoltura in acqua di mare, salmastra o lagunare e servizi connessi Lavorazione e conservazione di pesce, crostacei e molluschi mediante 10.20.0 A surgelamento, salatura ecc. 46.38.1 Commercio all'ingrosso di prodotti della pesca freschi 46.38.2 Commercio all'ingrosso di prodotti della pesca congelati, surgelati, conserv. 47.23.0 Commercio al dettaglio di pesci, crostacei e molluschi 30.11.0 Cantieri navali per costruzioni metalliche e non metalliche Criterio 1 30.12.0 Costruzione di imbarcazioni da diporto e sportive C 33.15.0 Riparazione e manutenzione di navi commerciali e imbarcazioni da diporto 47.64.2 Commercio al dettaglio di natanti e accessori 50.10.0 Trasporto marittimo e costiero di passeggeri 50.20.0 Trasporto marittimo e costiero di merci D 52.22.0 Attività dei servizi connessi al trasporto marittimo e per vie d'acqua 77.34.0 Noleggio di mezzi di trasporto marittimo e fluviale G 93.29.2 Gestione di stabilimenti balneari: marittimi, lacuali e fluviali B 08.12.0 Estrazione di ghiaia, sabbia; estrazione di argille e caolino 55.10.0 Alberghi 55.20.1 Villaggi turistici Affittacamere per brevi soggiorni, case ed appartamenti per vacanze, bed 55.20.5 E and breakfast, residence, alloggio connesso alle aziende agricole 55.30.0 Aree di campeggio e aree attrezzate per camper e roulotte 55.90.2 Alloggi per studenti e lavoratori con servizi accessori di tipo alberghiero 56.10.1 Ristorazione con somministrazione; ristorazione connessa alle aziende agr. 77.21.0 Noleggio di attrezzature sportive e ricreative Criterio 2 79.11.0 Attività delle agenzie di viaggio 79.12.0 Attività dei tour operator Altri servizi di prenotazione e altre attività di assistenza turistica non svolte 79.90.1 dalle agenzie di viaggio G 93.19.1 Enti e organizzazioni sportive, promozione di eventi sportivi 93.19.9 Attività sportive nca 93.21.0 Parchi di divertimento e parchi tematici 93.29.3 Sale giochi e biliardi 93.29.9 Altre attività di intrattenimento e di divertimento nca A 47.81.0 Commercio al dettaglio ambulante di prodotti alimentari e bevande 33.20.0 Installazione di macchine ed apparecchiature industriali Intermediari del commercio di macchinari, impianti industriali, navi e 46.14.0 aeromobili, macchine agricole, macchine per ufficio, attrezzature per le C telecomunicazioni, computer e loro periferiche Commercio all'ingrosso di altre macchine e attrezzature per l'industria, il 46.69.9 commercio e la navigazione Criterio 3 D 52.29.2 Intermediari dei trasporti, servizi logistici 72.11.0 Ricerca e sviluppo sperimentale nel campo delle biotecnologie Altre attività di ricerca e sviluppo sperimentale nel campo delle scienze 72.19.0 naturali e dell'ingegneria F Istruzione secondaria di secondo grado di formazione tecnica, professionale 85.32.0 e artistica (istituti tecnici, professionali, artistici, ecc.) 85.53.0 Autoscuole, scuole di pilotaggio e nautiche Fonte: nostra elaborazione Legenda: (*) Filiere: A Filiera Ittica, B Industria delle estrazioni marine, C Filiera della cantieristica, D Movimentazione di merci e passeggeri via mare, E Servizi di alloggio e ristorazione, F Attività di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale, G Attività sportive e ricreative.

105 (**) Criterio 1: attività economiche strettamente legate alla risorsa mare (ad es. pesca, costruzione di imbarcazioni da diporto e sportive, trasporto marittimo di passeggeri/merci, ecc.); Criterio 2: attività economiche collegate alla risorsa mare secondo il vincolo localizzativo della distanza di 5 km dalla costa (ad es. alberghi, ristoranti, intermediari dei trasporti, attività di club sportivi, ecc.) il cui elenco è ottenuto mediante georeferenziazione Criterio 3: attività economiche non riconducibili alle precedenti che evidenziano legami con l’economia del mare attraverso altri elementi (ad esempio, imprese il cui oggetto sociale richiama esplicitamente la risorsa mare).

Allegato 5a Imprese del “nucleo” dell’economia del mare per comune e filiera (valori assoluti) Attività di Industria Movimentaz Attività Servizi di ricerca, Filiera delle Filiera della . di merci e sportive Economia Comune alloggio e regolamentaz. ittica estrazion cantieristica passeggeri e del Mare ristorazione e tutela i marine via mare ricreative ambientale Briatico 3 - - 3 22 2 3 33 Cessaniti 1 - - 1 - - - 2 Dinami 1 ------1 Filadelfia 2 ------2 Francavilla A. 1 ------1 Jonadi - - - 1 - - - 1 Joppolo - - 1 - 11 - 1 13 Limbadi - - - - - 1 - 1 Maierato 4 - 1 - - - - 5 Nicotera 7 - - - 16 - 6 29 Parghelia 3 - - - 24 - 1 28 Pizzo 21 - 6 - 43 1 2 73 Ricadi 8 - 1 3 111 1 7 131 Serra San Bruno 1 ------1 Soriano C. 1 ------1 Spilinga 2 - - 1 - - - 3 Tropea 22 - - 4 66 2 14 108 Vibo Valentia 25 2 10 12 62 9 20 140 Zambrone - - - - 25 - 2 27 Zungri - - - 1 - - - 1 Totale 102 2 19 26 380 16 56 601 Fonte: elaborazioni su dati Istat – ASIA e Infocamere (2013)

Allegato 5b Imprese del “nucleo” dell’economia del mare per comune e filiera (% riga) Attività di Industria Movimentaz Attività Servizi di ricerca, Filiera delle Filiera della . di merci e sportive Economia Comune alloggio e regolamentaz. ittica estrazion cantieristica passeggeri e del Mare ristorazione e tutela i marine via mare ricreative ambientale Briatico 9,1 - - 9,1 66,7 6,1 9,1 100

105 Cessaniti 50,0 - - 50,0 - - - 100 Dinami 100 ------100 Filadelfia 100 ------100 Francavilla A. 100 ------100 Jonadi - - - 100 - - - 100 Joppolo - - 7,7 - 84,6 - 7,7 100 Limbadi - - - - - 100 - 100 Maierato 80,0 - 20,0 - - - - 100 Nicotera 24,1 - - - 55,2 - 20,7 100 Parghelia 10,7 - - - 85,7 - 3,6 100 Pizzo 28,8 - 8,2 - 58,9 1,4 2,7 100 Ricadi 6,1 - 0,8 2,3 84,7 0,8 5,3 100 Serra San Bruno 100 ------100 Soriano C. 100 ------100 Spilinga 66,7 - - 33,3 - - - 100 Tropea 20,4 - - 3,7 61,1 1,9 13,0 100 Vibo Valentia 17,9 1,4 7,1 8,6 44,3 6,4 14,3 100 Zambrone - - - - 92,6 - 7,4 100 Zungri - - - 100 - - - 100 Totale 17,0 0,3 3,2 4,3 63,2 2,7 9,3 100 Fonte: elaborazioni su dati Istat – ASIA e Infocamere (2013)

Allegato 5c Imprese del “nucleo” dell’economia del mare per comune e filiera (% colonna)

Attività di Industria Movimentaz. Servizi di ricerca, Attività Filiera delle Filiera della di merci e Economia Comune alloggio e regolamentaz. e sportive e ittica estrazioni cantieristica passeggeri via del Mare ristorazione tutela ricreative marine mare ambientale Briatico 2,9 - - 11,5 5,8 12,5 5,4 5,5 Cessaniti 1,0 - - 3,8 - - - 0,3 Dinami 1,0 ------0,2

105 Filadelfia 2,0 ------0,3 Francavilla A. 1,0 ------0,2 Jonadi - - - 3,8 - - - 0,2 Joppolo - - 5,3 - 2,9 - 1,8 2,2 Limbadi - - - - - 6,3 - 0,2 Maierato 3,9 - 5,3 - - - - 0,8 Nicotera 6,9 - - - 4,2 - 10,7 4,8 Parghelia 2,9 - - - 6,3 - 1,8 4,7 Pizzo 20,6 - 31,6 - 11,3 6,3 3,6 12,1 Ricadi 7,8 - 5,3 11,5 29,2 6,3 12,5 21,8 Serra San Bruno 1,0 ------0,2 Soriano C. 1,0 ------0,2 Spilinga 2,0 - - 3,8 - - - 0,5 Tropea 21,6 - - 15,4 17,4 12,5 25,0 18,0 Vibo Valentia 24,5 100 52,6 46,2 16,3 56,3 35,7 23,3 Zambrone - - - - 6,6 - 3,6 4,5 Zungri - - - 3,8 - - - 0,2 Totale 100 100 100 100 100 100 100 100 Fonte: elaborazioni su dati Istat – ASIA e Infocamere (2013)

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