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INDICE

1 PREMESSA ______2 2 DESCRIZIONE DEGLI AMBITI DI TRASFORMAZIONE ______3 3 INQUADRAMENTO AREE ______6 3.1 Inquadramento Geografico ______6 3.2 Inquadramento Geologico ______7 3.3 caratteri geologici locali delle singole aree ______9 3.4 iNQUADRAMENTO GeomorfologiCO ______12 3.5 tettonica ______16 3.6 inquadramento idrogeologico ______16 4 CONFORMITA’ DELL’INTERVENTO CON INDIRIZZI, DIRETTIVE ED EVENTUALI PRESCRIZIONI DI BASE FISSATE DAL PAI ______18 5 CONSIDERAZIONI SISMOLOGICHE ______20 5.1 Sismicità storica dell’area ______21 6 INDAGINI GEOFISICHE ______22 6.1 Prospezioni sismiche a rifrazione in onde P ______22 6.1.1 Onde P - Descrizione del metodo e della strumentazione ______22 6.1.2 Onde P - Acquisizione dei dati ______22 6.1.3 Onde P - Elaborazione dei dati ______23 6.1.4 Onde P - Rappresentazione dei dati ______23 6.1.5 Onde P - Interpretazione dei risultati ______23

7 INDAGINE SISMICA PER LA STIMA DEL VS30______29 7.1 Re.Mi (REFRACTION MICROTREMORS)- Descrizione del metodo e della strumentazione ______29 7.1.1 ReMi - Acquisizione dei dati ______29 7.1.2 ReMi - Elaborazione dei dati ______30 7.1.3 ReMi - Rappresentazione dei risultati ______30 7.1.4 ReMi - Interpretazione dei risultati ______31 8 STIMA DEI MODULI DINAMICI ______32 9 COMPATIBILITA’ DELLE PREVISIONI DEL PIANO IN RELAZIONE ALL’ASSETTO GEOMORFOLOGICO DELL’AREA ______33

ALLEGATI: ALLEGATO 1: PLANIMETRIA CON UBICAZIONE DELLE INDAGINI SISMICHE ALLEGATO 2 :INDAGINI SISMICHE 2A:SISMOGRAMMI 2B:DROMOCRONE 2C:SEZIONI TOMOGRAFICHE E MODELLI SISMOSTRATIGRAFICI – TABELLE DEI MODULI DINAMICI 2D: ELABORATI INDAGINI RE.MI. ALLEGATO 3: DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA SULL’INDAGINE SISMICA

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1 PREMESSA

Il seguente studio è stato redatto su incarico affidato alla presente Società con determinazione n.65 del 11/06/2012 dal di Corigliano d’, ai fini della “Redazione della Relazione Geologica e di Verifica di Compatibilita' Geomorfologica sugli ambiti di trasformazione del Pug del Comune di Corigliano D’otranto, con particolare riferimento a quanto stabilito dal DPR 380/01, art. 89” - (L) “Parere sugli strumenti urbanistici (legge 3 febbraio 1974, n. 64, art. 13)” A tale scopo oltre ad una serie di sopralluoghi ricognitivi finalizzati alla caratterizzazione geologica e al rilievo dei lineamenti morfologici riconoscibili nell’area in studio, è stata condotta una campagna di indagini geognostiche a carattere geofisico, per ricavare ulteriori elementi utili a definire il modello geologico di riferimento e definire la categoria sismica dell’area.

L’indagine è finalizzata in particolare a verificare:  l’andamento della sismostratigrafia del sottosuolo;  lo spessore e le caratteristiche geomeccaniche degli strati riconosciuti;

 il valore della VS30 per l’attribuzione della categoria del sottosuolo secondo quanto è richiesto dall’O.P.C.M. n. 3274 del 20/03/2003 e successive modifiche ed integrazioni (O.P.C.M. n. 3519 del 28/04/2006, “Criteri generali per l’individuazione delle zone sismiche e per la formazione e l’aggiornamento delle medesime zone” G.U. n.108 del 11/05/2006, poi recepite nelle Norme Tecniche per le Costruzioni (D.M. 14/1/2008).

A tal fine sono stati eseguiti:  n. 14 profili sismici a rifrazione superficiale in onde P (BS1÷BS14) di lunghezza pari a 62,5m;  n. 14 profili RE.MI. ubicati in corrispondenza delle stesse basi sismiche.

Le risultanze delle indagini geofisiche integrate alle conoscenze geologico-morfologiche del territorio, hanno fornito un quadro di dettaglio utile ai fini della valutazione di compatibilità morfologica dell’intervento in oggetto.

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2 DESCRIZIONE DEGLI AMBITI DI TRASFORMAZIONE

Il PUG/S definisce gli Ambiti di trasformazione, ovvero porzioni di territorio individuate all’interno dei Contesti Urbani o Rurali, suscettibili di trasformazione per attuare obiettivi di riqualificazione, valorizzazione e/o nuovo impianto, da realizzarsi attraverso attuazione indiretta. In particolare, nel territorio comunale di Corigliano d’Otranto, il PUG/S individua i seguenti Ambiti: - L’Ambito di nuovo impianto a carattere prevalentemente residenziale AT1 è la parte di territorio di circa 3,2 ha, prevalentemente non edificata e non urbanizzata, appartenente al Contesto Rurale Multifunzionale CR4 La Serra periurbana, compresa tra il prolungamento di via Mazzarello e via Pozzelle e localizzata sul margine est del centro urbano, nella quale il PUG/S prevede la realizzazione di nuovi insediamenti prevalentemente residenziali a completamento e/o integrazione di quelli esistenti, finalizzati anche al soddisfacimento della domanda di edilizia sociale. Il nuovo impianto insediativo è da realizzarsi in continuità fisica, morfologica e funzionale con la città esistente, allo scopo di costituire un nuovo margine urbano in un paesaggio caratterizzato da uno stretto rapporto tra il territorio agricolo e la città. - L’Ambito di valorizzazione urbana e paesaggistica Parco dei Salesiani AT2 è costituito dalla parte di territorio di circa 18 ha, prevalentemente non edificata e non urbanizzata, appartenente al Contesto Rurale Multifunzionale CR4 La Serra periurbana, che corrisponde all’area agricola dei Salesiani adiacente al centro storico ricompresa tra le vie Mazzarello e Galatina. L’obiettivo principale dell’Ambito è quello di dotare la città di un grande parco urbano, di circa 12 ha, in un luogo che rappresenta una risorsa sociale e simbolica di primaria importanza per l’intera comunità di Corigliano d’Otranto, a servizio della cittadinanza e della comunità territoriale. La fattibilità del parco è assicurata dalla previsione della cessione del suolo necessario, in sede di convenzione urbanistica di accompagnamento al PUE, che prevede la realizzazione, oltre che del parco, di quinte edificate al margine di esso, costituite da edilizia prevalentemente residenziale anche con il contributo di edilizia sociale. - Gli Ambiti di ridefinizione della disciplina pregressa AT3.1, AT3.2, AT3.3, AT3.4, sono immediatamente prossimi alla città consolidata e in via di consolidamento e hanno le seguenti estensioni territoriali. Ambito AT3.1: 9,2 ha; Ambito AT3.2: 3,9 ha; Ambito AT3.3: 2,1 ha; Ambito AT3.4 1,8 ha. In base alla disciplina pregressa del Programma di Fabbricazione, gli Ambiti interessano suoli urbanizzabili per i quali il PUG/S promuove la ridefinizione delle forme e delle localizzazioni, con la finalità di contribuire alla qualificazione del margine urbano, attraverso l’accorpamento delle aree da cedere come standard urbanistici e per le attrezzature e la conservazione delle Invarianti e degli spazi aperti di pregio e/o vincolati prossimi alla città. - L’Ambito di nuovo impianto a carattere produttivo AT4 è la parte di territorio non edificata e non urbanizzata, localizzata tra la SP 367 e la SS 16 e lungo quest’ultima, all’interno del Contesto Rurale a prevalente funzione agricola CR1 della Piana olivetata, nella quale il piano prevede di realizzare un nuovo insediamento produttivo a completamento e/o integrazione di quelli esistenti; l’estensione territoriale dell’Ambito AT4 è di 12,0 ha. Per esso il PUG/S promuove la realizzazione di un’area produttiva ecologicamente attrezzata, ovvero dotata delle infrastrutture atte a minimizzare gli impatti sull'ambiente naturale, sugli operatori e i residenti, attraverso la garanzia della salubrità e la sicurezza dei luoghi di lavoro, conseguendo inoltre una riduzione dei costi per l'approvvigionamento idrico ed energetico.

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- Gli Ambiti di riqualificazione per le attività produttive AT5.1, AT5.2, AT5.3 sono costituiti dalle parti di territorio, già prevalentemente edificate e urbanizzate attraverso il ricorso alle procedure di cui all’Art. 5 del DPR 447/98, localizzate lungo la SS 16 a nord dell’insediamento produttivo esistente, all’interno del Contesto Rurale a prevalente funzione agricola CR1 della Piana olivetata. L’estensione degli Ambiti è la seguente. Ambito AT5.1: 8 ha, di cui 1 già insediato; Ambito At5.2: 17 ha, di cui 10 già insediati; AT5.3: 52 ha, di cui 18 già insediati. Per essi il PUG/S prevede la riqualificazione degli insediamenti produttivi, attraverso progetti unitari e integrati che favoriscano la realizzazione delle opere di urbanizzazione, ovvero infrastrutture, parcheggi, servizi, spazi verdi, interventi di mitigazione e miglioramenti della viabilità e della sicurezza. - Ambito di valorizzazione dello spazio rurale Golf Appidè AT6 è individuato con la finalità di dotare Corigliano d’Otranto di una struttura qualificante per l’attrazione di un turismo qualificato nell’intero . Si intende in tal modo orientare le dinamiche imprenditoriali locali alla realizzazione di una significativa dotazione per favorire lo sviluppo del turismo di qualità nel territorio di Corigliano, garantendo contestualmente opere di riqualificazione ambientale e paesaggistica, nonché interventi di interesse pubblico di riqualificazione dell’ingresso alla città, in attuazione del progetto strategico “Porta urbana orientale”. Pertanto il PUG/S individua l’Ambito, di estensione di circa 830 ha, nel quale prevedere la realizzazione di un’attrezzatura per l’esercizio dell’attività sportiva del golf, rinviando al PUG/P la definizione di una disciplina atta a promuoverla, a partire dai criteri e dalle regole che il PUG/P stesso definisce per la Zona Agricola. - L’Ambito di riorganizzazione urbana e infrastrutturale dell’ingresso alla città AT7, come porzione di suolo nella quale il PUG/S intende perseguire l’obiettivo della dotazione di una porta significativa d’ingresso alla città in termini paesaggistici e di funzioni accolte, attraverso la riqualificazione del patrimonio edilizio, la qualificazione ambientale e paesaggistica degli spazi aperti esistenti, la realizzazione dell’attrezzamento del nodo infrastrutturale determinato dall’attraversamento della ferrovia e dalla presenza della stazione; per tale Ambito il PUG/S dispone un procedimento selettivo, attraverso il quale potrà essere individuata una porzione di suolo unica, di una estensione variabile tra 1/4 e 1/3 dell’intero Ambito, che si estende per circa 30 ha, per insediare attività di tipo produttivo terziario e turistico ricettivo ricreativo con i relativi servizi, particolarmente qualificanti e caratterizzanti la “Porta urbana orientale”, uno dei Progetti strategici di seguito citati.

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3 INQUADRAMENTO AREE

3.1 INQUADRAMENTO GEOGRAFICO

Le aree oggetto degli interventi di trasformazione sono ubicate nel territorio comunale di Corigliano d’Otranto, nei settore centrali e nelle aree periferiche a nord e a sud del centro abitato, come riportato in allegato 1. Le aree sono ubicate a quote comprese fra 75-110m s.l.m.(fig.1).

Figura 1. Ubicazione dell’area su stralcio della tav.tta IGM alla scala 1:25.000; Fg. n° 214 II NO “” (immagine non in scala)

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3.2 INQUADRAMENTO GEOLOGICO

Il Comune di Corigliano d’Otranto ricade nel foglio 214 “Gallipoli” della Carta Geologica d’Italia in scala 1:100.000. La struttura geologica dell’area è caratterizzata dalla presenza di un substrato calcareo-dolomitico denominato Piattaforma Carbonatica Apula di età Mesozoica (da 250 a 65 milioni di anni fa) su cui poggiano in trasgressione sedimenti calcarenitici e calcarei riferibili al Miocene, al Pliocene medio-sup. e al Pleistocene. A tetto del basamento cristallino è presente una potente copertura sedimentaria con alla base sedimenti di facies terrigena fluvio-deltizie correlabili con il Verrucano (Permiano-Triassico). Dal punto di vista morfologico la penisola salentina è morfologicamente condizionata dalla sua composizione litologica e dal suo assetto strutturale. Essa presenta, infatti, una parte settentrionale pianeggiante corrispondente al Tavoliere di , costituito in prevalenza da depositi quaternari e Pietra leccese, mentre morfologie più accidentate sono presenti nella zona meridionale, lungo la dorsale calcarea delle Serre Salentine, sviluppata in direzione NO-SE, secondo modesti rilievi collinari inframmezzati a depressioni pianeggianti, connesse a ribassamenti strutturali. I versanti occidentali delle Serre sono meno acclivi rispetto a quelli orientali costituiti da scarpate più ripide in affaccio sulla costa. Queste scarpate sono spesso il risultato di fenomeni di arretramento erosivo di originari piani di faglia subverticali. In gran parte del territorio salentino sono molto diffuse le forme carsiche superficiali e profonde costituite da doline, inghiottitoi e grotte, con orientamenti preferenziali influenzati da direttrici tettoniche. Nel Comune di Corigliano d’Otranto sono state riconosciute e distinte le seguenti unità (dalla più antica alla più recente):  “Dolomie di Galatina” – Cretaceo superiore; Si tratta di una successione di calcari, calcari dolomitici e, subordinatamente, di dolomie, di colore biancastro, giallastro e grigio-nocciola, compatti ben stratificati. I litotipi suddetti risultano duri, compatti e tenaci; localmente possono presentarsi ricristallizzati e/o con cavità e fessurazioni occluse da incrostazioni calcistiche. I calcari dolomitici e le dolomie presentano una colorazione più scura, dal grigio nocciola sino al nerastro e risultano generalmente subsaccaroidi e di origine secondaria. Il complesso, nell’insieme piuttosto omogeneo, appare in più luoghi intensamente fratturato secondo sistemi di fratture sub-verticali. Su tali fessure si sono impostati generalmente fenomeni di dissoluzione carsica che hanno determinato la formazione di cavità anche di grosse dimensioni. La sequenza geologica considerata risulta per tale motivo a buon grado di permeabilità ed è sede di una potente falda acquifera di fondo. L’unità stratigrafica continua nel sottosuolo per uno spessore complessivo di alcune migliaia di metri.  “Pietra Leccese” - Miocene; Questa formazione è costituita da depositi calcarenitici miocenici che poggiano in trasgressione sul basamento mesozoico. Dal punto di vista stratigrafico si tratta di calcari organogeni, biocalcareniti, calcareniti e calcareniti marnose, grigiastre, giallastre e grigio verdastre.

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L’estrema variabilità di tali sedimenti è legato alla rapida evoluzione degli ambienti deposizionali in cui tali unità si sono formate. Gli affioramenti sono caratterizzati da blandi alti morfologici alle cui pendici si rinvengono coperture trasgressive di terreni plio-pleistocenici litologicamente costituiti da calcareniti a grana grossolana e sabbie. Attraverso il rilevamento geologico di campagna e l’analisi di campioni rinvenuti da perforazioni geognostiche è stato possibile ricostruire una successione litostratigrafia la quale evidenzia i rapporti reciproci tra questi sedimenti; in dettaglio le varietà osservate sono riconducibili a due gruppi omogenei per caratteristiche fisiche e meccaniche: a) calcareniti e calcareniti marnose biancastre, grigiastre, giallastre e grigio-verdastre da tenere a compatte, a basso grado di permeabilità (per porosità e subordinatamente per fessurazione). (Formazione della “Pietra Leccese”). b) Calcari organogeni e biocalcareniti bianco giallastre compatte e mediamente permeabili per porosità, e secondariamente per fessurazione. (Formazione delle “Calcareniti di ”). La formazione, al pari dei sottostanti calcari mesozoici, risulta interessata da una fitta rete di fratture variamente orientate e oggetto di dissoluzione carsica. A causa della tettogenesi pliocenica, la successione è variamente dislocata ad opera di faglie dirette, subordinatamente verticali, ad andamento prevalentemente NW-SE. Lo spessore complessivo dei sedimenti miocenici localmente può raggiungere i 50 metri.  “Formazione di Uggiano” – Pliocene superiore; E’ costituita da calcareniti bioclastiche di colore grigio-giallastro a grana grossolana, con stratificazione poco evidente, trasgressivi sui depositi miocenici. Dal punto di vista tessiturale sono formate in larga misura da bioclasti immersi in una matrice carbonatica (micrite) e irregolarmente cementati da calcite spatica. Non mancano variazioni diagenetiche sia in senso areale che verticale, sicché localmente possono rinvenirsi livelli particolarmente litificati e tenaci come pure terreni scarsamente cementati. Dal punto di vista stratigrafico si tratta di biocalcareniti grossolane, giallastre, rossastre e biancastre a giacitura massiccia con, talvolta, irregolari accenni di stratificazione. Nel complesso si presentano tenere e porose (permeabili per porosità). All’interno di questi sedimenti sono stati osservati orizzonti a macrofossili interpretabili come “livelli di tempesta”. Lo spessore di questa formazione si aggira intorno ai 30-40 metri.  “Calcarenite del Salento” – Pleistocene. La formazione affiora in corrispondenza della porzione orientale del centro abitato di Corigliano d’Otranto. In linea generale si tratta di biocalcareniti organogene a grana medio grossolana di colore biancastro, tenere e porose con stratificazione indistinta, disposte in trasgressione sia sui depositi miocenici che su quelli pliocenici.

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3.3 CARATTERI GEOLOGICI LOCALI DELLE SINGOLE AREE

Nel seguito si indicheranno in maniera sintetica le unità geologiche affioranti nei singoli ambiti, per la cui descrizione si rimanda al paragrafo 3.2. Nella tavola 01 in allegato 1 è riportata l’ubicazione degli ambiti di trasformazione in esame rispetto alla geologia del territorio.

 Ambito AT1 (BS10) L’area è caratterizzata dall’affioramento delle Dolomie di Galatina  Ambito AT2 (BS09) L’area è caratterizzata dall’affioramento delle Dolomie di Galatina e della Pietra leccese  Ambiti AT3.1, AT3.2, AT3.3, AT3.4 (BS07-BS08-BS11) L’area è caratterizzata dall’affioramento delle Dolomie di Galatina, della Formazione di Uggiano e della Pietra leccese Dolomie di Galatina Formazione di Uggiano

Dolomie di Galatina

 Ambito AT4 (BS05) L’area è caratterizzata dall’affioramento della Formazione di Uggiano.

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 Ambiti AT5.1, AT5.2, AT5.3 (BS01-BS02-BS03-BS04) L’area è caratterizzata dall’affioramento delle Dolomie di Galatina, della Pietra leccese e della Formazione di Uggiano Formazione di Uggiano Pietra Leccese

 Ambito AT6 (BS12-BS13-BS14) L’area è caratterizzata dall’affioramento della Formazione di Uggiano.  Ambito AT7 (BS06) L’area è caratterizzata dall’affioramento della Formazione di Uggiano e, marginalmente,della Pietra Leccese. Formazione di Uggiano

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3.4 INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO

La morfologia dell’area è caratterizzata dalla presenza di dorsali sviluppate in direzione NO-SE, separate da aree pianeggianti più o meno estese, situate a quota inferiore. Le formazioni affioranti sulle zone più elevate sono, di norma, le più antiche (Cretaceo o Miocene), diversamente sui piani che circondano le alture cretaciche affiorano terreni miocenici o pliocenico- quaternari mentre in corrispondenza della scarpata affiorano quelle più recenti. L’assetto geomorfologico testimonia quindi una relazione tra strutture tettoniche e forme del paesaggio:, le anticlinali rappresentano zone sopraelevate alternate a sinclinali che corrispondono alle depressioni e ai piani più bassi. In particolare, come si evince dalla consultazione dell’Atlante Geomorfologico del PUTT/p relativo agli ambiti territoriali distinti “Geomorfologia” il rilievo collinare delle Serre di Corigliano d’Otranto è localizzato a circa 110m di quota, marcato da un orlo morfologico ben evidente. In tutti i casi le pendenze non sono tali da ritenere opportuno delimitare zone ad alta pericolosità, infatti li dove sussistono scarpate potrebbero verificarsi, in particolari condizioni, distacchi di blocchi calcarei dalle pareti. Nell’ambito di precedenti studi geologico-geomorfologici propedeutici alla redazione del PUG è stata determinata una zonizzazione della pericolosità di crollo (stabilità dei versanti) tenendo conto dei caratteri litologici, strutturali e stratigrafici delle unità litologiche affioranti. Dalla carta delle pendenze ottenuta si evidenziava che la scarpata che delimita i calcari mesozoici con le calcareniti mioceniche presenta pendenze molto accentuate, a luoghi superiori al 20%, per cui risulta essere potenzialmente instabile e soggetta a frane da crollo nei punti in cui l’ammasso roccioso è più fratturato. Localmente, specie nei tratti delle sezioni stradali in trincea e dove affiorano strati di roccia calcarea molto fratturata con giacitura “a franapoggio” o vi è presenza di detriti di falda, l’instabilità può innescarsi anche con pendenze dell’ordine del 10-20%. Le pendenze sono generalmente inferiori al 5%, difatti oltre l’80% del territorio presenta pendenze inferiori al 5%, mentre solamente un 0.1% dell’intero territorio comunale ricade nella classe a maggiore acclività (>20%) con quote che variano da un massimo di 110m circa ad un minimo di 70m. Molto diffuse ed evidenti sono le forme carsiche superficiali (doline), sviluppate maggiormente sui calcari cretacei. L’idrografia superficiale è assente, quindi il paesaggio risulta contraddistinto da percorsi preferenziali di corrivazione delle acque meteoriche (solchi erosivi) mal distinguibili.

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Figura 2.Stralcio cartografia PUTT Puglia relativa alla ambiti territoriali distinti “geomofologia”

Ai fini della verifica dei caratteri idro-geomorfologici dell’area si è proceduto altresì alla consultazione della “Carta Idrogeomorfologica” della Regione Puglia, redatta dall’Autorità di Bacino della Puglia, dalla quale si evince che nel territorio in esame l’ elemento geomorfologico di maggiore rilievo è rappresentato dalla dorsale del rilievo collinare delle Serre di Corigliano d’Otranto marcato da orli di scarpata ben evidente. Nel territorio sono altresì presenti diffusi recapiti di bacini endoreici e forme ed elementi di origine antropica.

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3.5 TETTONICA

In tutto il Salento si nota una generale concordanza tra morfologia e tettonica: lo stile generale è caratterizzato da dolci pieghe costituite da strette anticlinali ed ampie sinclinali, interessate talvolta da fenomeni disgiuntivi. Dal punto di vista dei rapporti tra stratigrafia e tettonica, nel comune di Corigliano d’Otranto, il complesso calcareo dolomitico del basamento risulta sbloccato da allineamenti di faglia non sempre facilmente distinguibili sul terreno. I blocchi ribassati risultano in parte coperti dai depositi trasgressivi del complesso calcarenitico- miocenico e in parte da quelli di età quaternaria.

FIG.3 ‐ Sezione geologica schematica a nord di Corigliano D’Otranto.

3.6 INQUADRAMENTO IDROGEOLOGICO

Per la mancanza di zone montuose e per la scarsità di piogge, la penisola salentina è povera di idrografia superficiale, poiché mancano dei veri e propri fiumi. Tuttavia dal Pleistocene medio ad oggi l’azione delle acque meteoriche ha agito sulla superficie del paesaggio addolcendone le forme e scavando profonde incisioni sulle rocce carbonatiche che hanno portato poi allo sviluppo di forme tipicamente carsiche quali doline, inghiottitoi e soprattutto, un gran numero di grotte. I corsi d’acqua, attualmente sono a carattere temporaneo, a causa delle caratteristiche climatiche della regione e dell’elevato grado di permeabilità delle rocce. Le acque superficiali provenienti dalle Serre sono organizzate in reticoli relativamente estesi, ma durante il loro corso tendono a perdersi in zone di maggiore permeabilità, oppure si riversano in pozzi naturali di origine carsica. La circolazione idrica sotterranea del Salento è caratterizzata dalla presenza di due distinti sistemi la cui interazione tende a variare da luogo a luogo. Il primo, più profondo, è rappresentato dalla falda carsica circolante nel basamento carbonatico mesozoico, fortemente fratturato e carsificato; il secondo, è costituito da una serie di falde superficiali, che si rinvengono a profondità ridotte dal piano campagna, ovunque la presenza di livelli impermeabili vada a costituire uno sbarramento. Tale falda carsica, relativa all’acquifero costituito da rocce calcaree, tende a galleggiare sulle acque più dense d’intrusione marina, assumendo una tipica forma a lente biconvessa con spessori che vanno decrescendo dal centro verso i margini ionico ed adriatico.

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La sezione geologica schematica riportata sotto, relativa ad una zona a nord dell’abitato di Corigliano D’Otranto, schematizza i rapporti esistenti tra superficie piezometrica e formazioni affioranti (la linea rossa indica il livello medio del mare, la linea azzurra individua la superficie piezometrica indicativa).

FIG.4 ‐ Sezione idrogeologica schematica nel territorio di Corigliano D’Otranto.

I caratteri di permeabilità delle formazioni geologiche affioranti nell’area, sono tali da favorire una rapida infiltrazione in profondità delle acque meteoriche non permettendo un prolungato ruscellamento superficiale: risulta quindi assente un reticolo idrografico di superficie ed il deflusso delle acque fluviali avviene in occasione di precipitazioni di piogge abbondanti, sottoforma di ruscellamento diffuso lungo le scarpate che delimitano le Serre di Corigliano d’Otranto.

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4 CONFORMITA’ DELL’INTERVENTO CON INDIRIZZI, DIRETTIVE ED EVENTUALI PRESCRIZIONI DI BASE FISSATE DAL PAI

Ai fini della verifica della sussistenza di eventuali prescrizioni o di vincoli sulle aree di variante, si è proceduto all’analisi comparata con la pianificazione tematica a livello regionale. Dalla consultazione del web-gis disponibile sul sito dell’Autorità di Bacino della Puglia, relativo al Piano di Assetto Idrogeologico (PAI), approvato con deliberazione del Comitato Istituzionale n.39 del 30.11.2009, è stata verificata per le aree in esame l’assenza di perimetrazioni rispetto alle aree a rischio Idraulico e Geomorfologico (fig 4).

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Aree di variante

Figura 5.Perimetrazioni PAI relative alle aree a rischio idrogeologico_Fonte web‐gis dell’ Autorità di Bacino della Puglia.

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5 CONSIDERAZIONI SISMOLOGICHE

Il Comune di Corigliano d’Otranto ricade in zona sismica 4 (livello di pericolosità molto basso) a cui corrisponde un accelerazione orizzontale con probabilità di superamento del 10% in 50 anni, ag, <0.05, pari ad un accelerazione orizzontale di ancoraggio dello spettro di risposta elastico di 0.05g. In quanto tale, risultano assoggettate alla normativa antisismica, così come recepito con deliberazione di D.G.R. n. 1626 del 15.09.2009 dalla Regione Puglia.

Comune di Corigliano d’Otranto

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Classificazione sismica 2010 Ordinanza PCM 3274 del 20 marzo 2003

Area in esame 5.1 SISMICITÀ STORICA DELL’AREA

Le opere in progetto ricadono in una zona con una storia sismica poco significativa, sia per quanto riguarda la frequenza che l’intensità dei terremoti. Dalla consultazione del database delle osservazioni macrosismiche dei terremoti italiani utilizzate per la compilazione del catalogo parametrico CPTI04 – Stucchi et alii. 2007 DBMI04 si evince che i dati disponibili circa la sismicità storica del territorio di Corigliano d’Otranto sono in numero di 4 osservazioni. L’unico evento più significativo in termini di intensità macrosismica è quello del 23-11-1980 con area epicentrale in Irpinia Basilicata con valore di Is pari a 3 e magnitudo del momento Mw=6,89

Storia sismica del territorio di Corigliano d’Otranto (40.159, 18.257) Osservazioni disponibili: 4 Tratta dal Database Macrosismico Italiano DBMI04 – Stucchi et al. (2007)

Dove Is= Intensità al sito (MCS) Np= Numero di osservazioni macrosismiche del terremoto Ix= Intensità massima (MCS) Mw= Magnitudo momento

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6 INDAGINI GEOFISICHE

Al fine di caratterizzare il sottosuolo delle aree interessate dall’oggetto dei lavori è stato utilizzato il metodo sismico, in primo luogo per rilevare l’andamento della sismostratigrafia del sottosuolo, ricercando le superfici di discontinuità fisica – rifrattori – ed in particolare quelle superfici che separano porzioni di ammasso terroso o roccioso con differente grado di densità e compattezza; in secondo luogo per ricavare lo spessore e le caratteristiche geomeccaniche degli strati così riconosciuti, calcolare i valori di Rigidità Sismica dei singoli orizzonti al fine di valutare ad esempio l’amplificazione sismica locale e classificare i terreni alla luce della recente normativa sismica (VS30).

6.1 PROSPEZIONI SISMICHE A RIFRAZIONE IN ONDE P

6.1.1 Onde P - Descrizione del metodo e della strumentazione

L’indagine geosismica del tipo a rifrazione di superficie, come tutti i metodi d’indagine indiretta del sottosuolo, permette di investigare un certo volume di sottosuolo variabile a seconda sia della lunghezza dei profili eseguiti ma anche della natura litologica del sito. Il metodo consiste nell'inviare nel terreno un impulso sismico, tramite un'opportuna sorgente a impatto o esplosiva e nel rilevare il primo arrivo di energia, costituito da un'onda elastica diretta e da una rifratta. L'onda rifratta, emergente in superficie, è generata da interfacce rifrangenti che separano mezzi a differente velocità sismica (sismo strati), generalmente, crescente con la profondità. I primi arrivi, individuati su sismogrammi rilevati dai geofoni e registrati tramite un sismografo, sono riportati su grafici tempo-distanza (dromocrone), in seguito interpretati per ottenere informazioni sismo stratigrafiche. Per il caso in esame, la strumentazione utilizzata è consistita in un sismografo a 24 canali, della “MAE” modello A6000/S con acquisizione computerizzata dei dati e in una sorgente del tipo ad impatto verticale per la generazione di onde rilevate da 24 geofoni.

6.1.2 Onde P - Acquisizione dei dati

All’interno degli ambiti di trasformazione del territorio in esame sono state eseguite in totale n. 14 prospezioni sismiche a rifrazione, tutte in onde P e di lunghezza pari a 62.5m, per le quali sono stati effettuati cinque scoppi (BS01÷BS14). Rispetto agli ambiti di trasformazione le indagini sismiche sono state così distribuite:  Ambito AT1 (BS10)  Ambito AT2 (BS09)  Ambiti AT3.1, AT3.2, AT3.3, AT3.4 (BS07-BS08-BS11)  Ambito AT4 (BS05)  Ambiti AT5.1, AT5.2, AT5.3 (BS01-BS02-BS03-BS04)  Ambito AT6 (BS12-BS13-BS14)

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 Ambito AT7 (BS06) Per quanto riguarda la geometria adottata per tutte le basi sismiche, i 24 geofoni sono stati disposti sul terreno con una spaziatura di 2.5m, i punti di scoppio A e B sono a 2.5m rispettivamente dal 1° e dal 24° geofono, in posizione esterna allo stendimento geofonico, lo scoppio C è posto al centro dello stendimento stesso (fra il 12° e il 13° geofono) mentre gli altri due scoppi intermedi D ed E rispettivamente tra 6° e 7° geofono e tra il 18° e il 19° geofono, quindi l’intero stendimento per questa base risulta di 62.5m.

L’ubicazione dei profili sismici è riportata sia nella planimetria generale (Tav.1) che nel dettaglio (Tavv. 1A….1E).

6.1.3 Onde P - Elaborazione dei dati

L’elaborazione dei dati è stata eseguita secondo la procedura descritta schematicamente di seguito:  Inserimento delle geometrie mediante il software Pickwin (distanze fra geofoni e posizioni dei punti di scoppio);  Applicazione dei i filtri “low-pass” e “high-pass” per la lettura ottimale dei primi arrivi eliminando le frequenze di disturbo;  Picking dei primi arrivi;  Export delle dromocrone;  Inversione tomografica dei dati attraverso l’applicativo Plotrefa;  Definizione del modello sismostratigrafico.

6.1.4 Onde P - Rappresentazione dei dati

I dati elaborati sono stati esportati e restituiti come di seguito riportato:  In allegato 3A sono riportati, per ogni base sismica, i sismogrammi relativi ai 5 punti di scoppio;  In allegato 3B sono riportati, per ogni base sismica, le dromocrone relative rispettivamente alle onde P e alle onde S;  In allegato 3C sono riportate le sezioni tomografiche e i modelli sismo stratigrafici nonché la tabella dei moduli dinamici elaborati per ogni base sismica. In particolare l’elaborazione tomografica rappresenta l’andamento dei sismo strati, lungo la sezione corrispondente al profilo in superfice, ottenuta dalla elaborazione ed inversione dei dati sismici; il modello sismo stratigrafico rappresenta invece l’interpretazione degli stessi sismo strati in funzione della geologia del sito, ottenuto correlando le velocità medie di ciascun sismo strato con i dati geologici noti e le loro velocità sismiche caratteristiche.

6.1.5 Onde P - Interpretazione dei risultati

Ai fini della corretta interpretazione dei risultati dell'indagine sismica è importante precisare che generalmente: a) i sismo strati non sono necessariamente associabili a litotipi ben definiti, ma sono rappresentativi di livelli con simili caratteristiche elastiche, in cui le onde sismiche si propagano con la stessa velocità; 23 www.apogeo.biz

b) la risoluzione del metodo è funzione della profondità di indagine e la risoluzione diminuisce con la profondità: considerato uno strato di spessore h ubicato a profondità z dal piano campagna, in generale non è possibile individuare sismo strati in cui h<0.25*z. c) nelle indagini superficiali, meno veloci, arrivano in un tempo successivo, per cui il segnale registrato sarà la risultante delle onde S con le onde P e quindi la lettura dei tempi di arrivo delle onde S può risultare meno precisa della lettura dei tempi di arrivo delle onde P; d) i terreni esaminati possono ricoprire un ampio campo delle velocità sismiche, in relazione alla presenza di materiale di riporto, di terreno vegetale e di acqua di falda nonché ai vari gradi di stratificazione, carsificazione e di fratturazione dell'ammasso roccioso. Riguardo al punto d) (vedi Zezza1-1976), possono essere distinti 5 differenti gradi di carsificazione ai quali corrispondono le seguenti caratteristiche dell'ammasso roccioso carsificato: - grado V: Vp = 0,7-1,0 km/sec. Sono cancellati i caratteri tessiturali della roccia in posto i cui relitti si trovano inglobati in abbondanti terre rosse; - grado IV: Vp = 1,1-1,9 km/sec. Sono conservati i caratteri tessiturali della roccia in posto attraversata in ogni senso da cavità carsiche attive e fossili; - grado III: Vp = 2,0-3,0 km/sec. Diffusa presenza di cavità collegate ai processi di dissoluzione carsica; - grado II: Vp = 3,1- 4,5 km/sec. Giunti di fessurazione interessati solo parzialmente da manifestazioni carsiche; - grado I: Vp > 4,5 km/sec. Assenza completa di manifestazioni carsiche; giunti di fessurazione radi e bancate compatte. Di seguito sono stati riportati, in tabella, i valori di velocità delle onde sismiche di compressione tipici di ogni litotipo.

1 Valutazione geologica-tecnica degli ammassi rocciosi carsificati con particolare riferimento alle aree carsiche pugliesi. Mem. Soc. Geol. It., 14,1976. 24 www.apogeo.biz

Tabella 1.1 – Valori di velocità per le onde di compressione (da “Le indagini geofisiche per lo studio del sottosuolo” di Carrara – Rapolla – Roberti, “Il manuale del geologo” di Cassadio – Elmi. LITOTIPO Vp (m/sec) Areato superficiale 300-800 Argille 1100-2900 Sabbia asciutta 200-1000 Sabbie umida 600-1800 Terreni alluvionali sciolti 400-2100 Acqua 1400-1500 Calcare fratturato 700-4200 Calcare compatto 2800-6400 Calcare cristallino 5700-6400 Piroclastiti coerenti (tufo) 750-2450 Piroclastiti incorenti (pozzolana) 350-1000 Arenaria 1400-4500 Granito, Monzonite, Granodiorite, Gabbro, Diabase, Basalto 4000-6000 Anidride 3500-5500 Gesso 1800-4000 Gneiss e scisti 3500-7500

Dai valori di velocità di propagazione delle onde P, è stato possibile ricavare la sismo struttura del sottosuolo in corrispondenza delle Basi Sismiche BS01÷BS14. Il sottosuolo investigato è stato distinto, per ciascun profilo, in due/tre sismostrati ciascuno caratterizzato da un determinato valore di velocità delle onde di compressione. Generalmente, data la lunghezza degli stendimenti eseguiti, è stato possibile investigare il sottosuolo fino alla profondità media di circa 10 metri a partire dalla superficie topografica. Di seguito si riportano le risultanze di ogni base sismica accorpate per gli ambiti di trasformazione di interesse.

Ambiti AT5.1, AT5.2, AT5.3 (BS01-BS02-BS03-BS04)  BS01 in onde P ed S (mediante Re.Mi.): si individuano due sismo strati. Velocità Onde Velocità Onde Intervallo di S Descrizione P in m/s profondità (m) in m/s Deposito calcarenitico mediamente 1 998 505 0÷1,80 cementato 2 1896 977 1,80÷9,50 Deposito calcarenitico ben cementato

 BS02 in onde P ed S (mediante Re.Mi.): si individuano due sismo strati. Velocità Onde Velocità Onde Intervallo di S Descrizione P in m/s profondità (m) in m/s

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Ammasso calcareo poco compatto e 1 799 412 0÷1,60 fratturato Ammasso calcareo mediamente 2 2089 1100 1,60÷8,50 fratturato, compatto

 BS03 in onde P ed S (mediante Re.Mi.): si individuano due sismo strati. Velocità Onde Velocità Onde Intervallo di S Descrizione P in m/s profondità (m) in m/s Ammasso calcareo poco compatto e 1 968 486 0÷3,50 fratturato Ammasso calcareo da molto a 2 1856 980 3,50÷9,50 mediamente fratturato, compatto

 BS04 in onde P ed S (mediante Re.Mi.): si individuano tre sismo strati. Velocità Onde Velocità Onde Intervallo di S Descrizione P in m/s profondità (m) in m/s 1 715 335 0÷0,40 Deposito calcarenitico poco cementato Deposito calcarenitico mediamente 2 1566 788 0,40÷3,50 cementato 3 1834 943 3,50÷9,50 Deposito calcarenitico ben cementato

Ambito AT4 (BS05)  BS05 in onde P ed S (mediante Re.Mi.): si individuano due sismo strati. Velocità Onde Velocità Onde Intervallo di S Descrizione P in m/s profondità (m) in m/s Ammasso calcareo poco compatto e 1 1304 668 0÷1,50 fratturato Ammasso calcareo da mediamente a 2 2727 1428 1,50÷8,00 poco fratturato, compatto

Ambito AT7 (BS06)  BS06 in onde P ed S (mediante Re.Mi.): si individuano due sismo strati. Velocità Onde Velocità Onde Intervallo di S Descrizione P in m/s profondità (m) in m/s Deposito calcarenitico da poco a 1 942 477 0÷1,80 mediamente cementato Ammasso calcareo molto fratturato, 2 1893 976 1,80÷8,50 compatto

Ambiti AT3.1, AT3.2, AT3.3, AT3.4 (BS07-BS08-BS11)  BS07 in onde P ed S (mediante Re.Mi.): si individuano tre sismo strati. Velocità Onde Velocità Onde Intervallo di Descrizione P in m/s S profondità (m)

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in m/s Terreno vegetale frammisto a al 1 650 330 0÷0,50 cappellaccio di alterazione del calcare Ammasso calcareo da molto a 2 1821 933 0,50÷5,00 mediamente fratturato Ammasso calcareo mediamente 3 2262 1185 5,00÷10,00 fratturato, compatto

 BS08 in onde P ed S (mediante Re.Mi.): si individuano tre sismo strati. Velocità Onde Velocità Onde Intervallo di S Descrizione P in m/s profondità (m) in m/s Terreno vegetale frammisto a deposito 1 580 287 0÷0,50 calcarenitico poco cementato Deposito calcarenitico mediamente 2 1370 689 0,50÷4,50 cementato Ammasso calcareo da molto a 3 2110 1084 4,50÷9,50 mediamente fratturato, compatto

 BS11 in onde P ed S (mediante Re.Mi.): si individuano tre sismo strati. Velocità Onde Velocità Onde Intervallo di S Descrizione P in m/s profondità (m) in m/s Terreno vegetale frammisto a al 1 780 395 0÷2,00 cappellaccio di alterazione del calcare Ammasso calcareo da molto a 2 1913 992 2,00÷6,00 mediamente fratturato Ammasso calcareo mediamente 3 2402 1266 6,00÷11,00 fratturato, compatto

Ambito AT2 (BS09)  BS09 in onde P ed S (mediante Re.Mi.): si individuano tre sismo strati. Velocità Onde Velocità Onde Intervallo di S Descrizione P in m/s profondità (m) in m/s Terreno vegetale frammisto a deposito 1 513 247 0÷1,50 calcarenitico poco cementato Deposito calcarenitico mediamente 2 1185 600 1,50÷8,00 cementato Ammasso calcareo mediamente 3 2172 1129 8,00÷12,50 fratturato, compatto

Ambito AT1 (BS10)  BS10 in onde P ed S (mediante Re.Mi.): si individuano tre sismo strati. Velocità Onde Velocità Onde Intervallo di S Descrizione P in m/s profondità (m) in m/s 1 524 264 0÷2,00 Terreno vegetale frammisto a al

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cappellaccio di alterazione del calcare Ammasso calcareo da molto a 2 1956 1002 2,00÷5,00 mediamente fratturato Ammasso calcareo mediamente 3 2621 1363 5,00÷11,00 fratturato, compatto

Ambito AT6 (BS12-BS13-BS14)  BS12 in onde P ed S (mediante Re.Mi.): si individuano due sismo strati. Velocità Onde Velocità Onde Intervallo di S Descrizione P in m/s profondità (m) in m/s Deposito calcarenitico mediamente 1 1285 635 0÷2,00 cementato 2 1768 892 2,00÷9,50 Deposito calcarenitico ben cementato

 BS13 in onde P ed S (mediante Re.Mi.): si individuano due sismo strati. Velocità Onde Velocità Onde Intervallo di S Descrizione P in m/s profondità (m) in m/s Deposito calcarenitico mediamente 1 1198 588 0÷4,00 cementato 2 1677 850 4,00÷9,50 Deposito calcarenitico ben cementato

 BS14 in onde P ed S (mediante Re.Mi.): si individuano tre sismo strati. Velocità Onde Velocità Onde Intervallo di S Descrizione P in m/s profondità (m) in m/s Terreno vegetale frammisto a deposito 1 615 305 0÷0,80 calcarenitio poco cementato Deposito calcarenitico mediamente 2 1186 601 0,80÷2,40 cementato Deposito calcarenitico ben cementato 3 2337 1200 2,40÷10,00 e/o con livelli calcarei

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7 INDAGINE SISMICA PER LA STIMA DEL VS30

7.1 RE.MI (REFRACTION MICROTREMORS)- DESCRIZIONE DEL METODO E DELLA STRUMENTAZIONE

Al fine di calcolare il valore di velocità delle onde di taglio (S) fino alla profondità di 30 metri (VS30) e determinare la classe di appartenenza del terreno di fondazione, secondo quanto è richiesto dalle Nuove Norme Tecniche per le Costruzioni DM 14/1/2008 (G.U. 4 febbraio 2008, n.29 – s.o. n.30), sono stati eseguiti n. 14 profili Re. Mi. (ReMi 01 ÷ ReMi 14) ubicati in corrispondenza di ciascuna basi sismiche così come riportato nelle planimetrie allegate (Allegato1). La tecnica utilizzata consente una stima accurata dell’andamento delle velocità di propagazione delle onde S nel sottosuolo; ciò avviene registrando semplicemente il rumore di fondo ed elaborando il segnale con un opportuno software. A rigore, quella che è misurata è la velocità delle onde superficiali (Onde di Rayleigh), ma essa è praticamente uguale alla velocità delle Onde S (95 ÷ 97%). È così possibile definire, con un’approssimazione valutabile tra il 5% e il 15%, il profilo “VS30”. Per il caso in esame, la strumentazione utilizzata è consistita in 24 geofoni verticali a 4.5Hz, in un sismografo a 24 canali della “MAE” modello A6000/S con acquisizione computerizzata dei dati.

7.1.1 ReMi - Acquisizione dei dati

Le fasi operative possono essere così schematizzate: - predisposizione degli stendimenti, cioè una serie di 24 geofoni regolarmente spaziati e in linea retta, tutti di lunghezza pari a 57.5m, e spaziatura intergeofonica di 2.5m (Re.mi.01÷Re.mi.14); - esecuzione di 20 registrazioni della durata di 30 sec del rumore ambientale; - controllo dei dati raccolti con prima elaborazione in situ del profilo, in modo da verificare la coerenza del segnale, l’effettivo raggiungimento della profondità d’investigazione richiesta ed eventualmente apportare le necessarie variazioni dei parametri d’acquisizione prima di ripetere la registrazione; - i dati raccolti sono registrati nell’hd dell’A6000/S.

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7.1.2 ReMi - Elaborazione dei dati

L’analisi prevede la formattazione dei files dati, l’analisi spettrale con l’individuazione della curva di dispersione e la modellazione del profilo. E’ importante rilevare che il profilo di ciascun stendimento è stato ottenuto coinvolgendo nelle misurazioni un’estesa porzione del sito da investigare, esso quindi, pur non avendo la risoluzione di un profilo ottenuto ad es. con la tecnica down-hole, è più rappresentativo a larga scala rispetto a quelli ottenibili da un rilievo puntuale. I dati sono stati interpolati ed elaborati con i Software SWAN prodotto dalla Geostudi Astier.

7.1.3 ReMi - Rappresentazione dei risultati

Nell’Allegato 3D sono stati rappresentati, in tre grafici, l’elaborazione dei dati acquisiti con il metodo Re.Mi. e il sismogramma medio di tutte le interazioni, per ogni stendimento. Il primo grafico, a partire dallo spettro P-F, mette in relazione le frequenze contenute nel segnale registrato con il reciproco della velocità di fase e il rapporto spettrale: permette di riconoscere l’energia delle Onde di Rayleigh e fissare i punti che rappresentano l’andamento della curva di dispersione, funzione della distribuzione della velocità negli strati del sottosuolo. Nel grafico successivo, invece, è riportata la curva calcolata tramite l’inversione di un modello di sottosuolo, ottenuto per “aggiustamenti” successivi da un modello iniziale, cercando ovviamente di trovare la migliore corrispondenza con i punti prima individuati. La grafico successivo riporta il modello del sottosuolo in termini di strati con diversa velocità di propagazione delle Onde S.

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7.1.4 ReMi - Interpretazione dei risultati

Sulla base delle indagini sismiche eseguite e applicando l’espressione riportata nel DM 14/01/2008: 30 Vs,30   hi i1,N Vs,i è stato possibile calcolare il parametro Vs30, per ciascun profilo sismico, a cui è poi stata associata la relativa categoria di suolo di fondazione secondo quanto indicato nella Nuova Normativa Sismica, come di seguito sintetizzato in tabella.

VELOCITA’ DI PROPAGAZIONE PROFILI ReMi CATEGORIA DI SUOLO (Vs30) ReMi 01 1201 m/s A ReMi 02 1244 m/s A ReMi 03 1025 m/s A ReMi 04 1022 m/s A ReMi 05 1546 m/s A ReMi 06 1114 m/s A ReMi 07 1172 m/s A ReMi 08 1110 m/s A ReMi 09 992 m/s A ReMi 10 1101 m/s A ReMi 11 1369 m/s A ReMi 12 1183 m/s A ReMi 13 997 m/s A ReMi 14 1191 m/s A Conseguentemente a tale calcolo si deduce che il sottosuolo in esame viene classificato come suolo di categoria “A” ovvero costituito da: ”Ammassi rocciosi affioranti o terreni molto rigidi caratterizzati da valori di VS30 superiori a 800 m/s, eventualmente comprendenti in superficie uno strato di alterazione, con spessore massimo pari a 3 m”. In ultimo si evidenzia che dal profilo REMI si ricavano i valori di velocità delle onde S lungo la verticale a circa metà della lunghezza dello stendimento fino a una profondità mutevole in funzione della variazione delle frequenze; generalmente, se non ci sono particolari “accidenti”, la profondità d’investigazione è pari alla lunghezza dello stendimento; in questo caso tutti i modelli sismo stratigrafici riportano una profondità dei sismo strati superiore ai 30m a partire dal piano d’indagine e pertanto non è stato necessario eseguire una estrapolazione del dato sismico.

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8 STIMA DEI MODULI DINAMICI

Dalle velocità sismiche, ricavate dall’indagine a rifrazione superficiale classica e dalla metodologia Re.Mi., sono stati calcolati alcuni tra i principali parametri geotecnici. Assegnando, infatti, la densità in sito è stato calcolato il coefficiente di Poisson e il modulo elastico dinamico. Le determinazioni dei moduli elastici, eseguite mediante tali metodologie sismiche, sono riferibili a volumi significativi di terreno in condizioni relativamente indisturbate a differenza delle prove geotecniche di laboratorio che, pur raggiungendo un elevato grado di sofisticazione ed affidabilità, soffrono della limitazione di essere puntuali cioè relative ad un modesto volume di roccia. I moduli elastici sismici possono essere correlati ai normali moduli statici attraverso un fattore di riduzione (Rzhevsky et alii,1971) semplicemente evidenziando che si riferiscono, in virtù delle energie movimentate dall’indagine e del conseguente basso livello di deformazione raggiunto, ad un modulo statico tangente iniziale.

Edin = 8.3Estat + 0,97 Infine, con i dati ottenuti dall'indagine eseguita è possibile calcolare il coefficiente di reazione del terreno Ks (Kg/cm3) attraverso la relazione di Vesic (1961):

Ks = Es/B(1 - υ 2) dove B = larghezza della fondazione; E = modulo di elasticità del terreno; υ = coefficiente di Poisson.

Si rimanda all’allegato 3C “Indagini sismiche – Tabelle dei moduli dinamici” nel quale sono riportati i principali moduli elastici dei terreni riguardanti ciascuna base sismica eseguita; tali valori si riferiscono all’ammasso pertanto devono essere intesi come valori medi.

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9 COMPATIBILITA’ DELLE PREVISIONI DI PIANO IN RELAZIONE ALL’ASSETTO GEOMORFOLOGICO DELL’AREA

I dati acquisiti e i rilievi eseguiti hanno consentito di definire l’assetto geomorfologico degli ambiti di trasformazione del territorio comunale di Corigliano d’Otranto, soggette a opere di trasformazione per l’attuazione di obiettivi di riqualificazione e valorizzazione. Le aree risultano dislocate su un territorio che mostra pendenze variabili per la presenza di dorsali sviluppate in direzione NO-SE, separate da aree pianeggianti più o meno estese, situate a quota inferiore. Le formazioni affioranti sulle zone più elevate sono, di norma, le più antiche (Cretaceo o Miocene), diversamente sui piani che circondano le alture cretaciche affiorano terreni miocenici o pliocenico-quaternari mentre in corrispondenza della scarpata affiorano quelle più recenti. L’assetto geomorfologico testimonia quindi una relazione tra strutture tettoniche e forme del paesaggio, le anticlinali rappresentano zone sopraelevate alternate a sinclinali che corrispondono alle depressioni e ai piani più bassi. L’elemento geomorfologico più rilevante è rappresentato dal rilievo collinare delle Serre di Corigliano d’Otranto, che attraversa con direttrice NW-SE il territorio comunale. Nell’ambito di precedenti studi geologico-geomorfologici propedeutici alla redazione del PUG è stata determinata una zonizzazione della pericolosità di crollo (stabilità dei versanti) tenendo conto dei caratteri litologici, strutturali e stratigrafici delle unità litologiche affioranti. Dalla carta delle pendenze ottenuta si evidenziava che la scarpata che delimita i calcari mesozoici con le calcareniti mioceniche presenta pendenze molto accentuate, a luoghi superiori al 20%, per cui risulta essere potenzialmente instabile e soggetta a frane da crollo nei punti in cui l’ammasso roccioso è più fratturato. Localmente, specie nei tratti delle sezioni stradali in trincea e dove affiorano strati di roccia calcarea molto fratturata con giacitura “a franapoggio” o vi è presenza di detriti di falda, l’instabilità può innescarsi anche con pendenze dell’ordine del 10-20%. Fatta eccezione per la scarpata, nel territorio le pendenze sono generalmente inferiori al 5%, difatti oltre l’80% del territorio presenta pendenze inferiori al 5%, mentre solamente un 0.1% dell’intero territorio comunale ricade nella classe a maggiore acclività (>20%) con quote che variano da un massimo di 110m circa ad un minimo di 70m. Molto diffuse ed evidenti sono le forme carsiche superficiali (doline), sviluppate maggiormente sui calcari cretacei. Sebbene il territorio mostri una configurazione geomorfologica articolata in rilievi e zone depresse e, come testimoniato dai dati pregressi disponibili sull’area e dal rilievo geologico eseguito, siano presenti diffuse forme carsiche condizionanti l’assetto dei luoghi, quali inghiottitoi, doline, vore, si ritiene che le previsioni urbanistiche in progetto possano inserirsi senza incidere in misura significativa sulla stabilità globale delle aree interessate, prevedendo in fase esecutiva l’adozione di tutte le necessarie e opportune misure di difesa e salvaguardia dell’assetto geomorfologico. La natura geolitologica del sottosuolo interessato, costituita da rocce lapidee (calcaree e calcarenitiche) limita la possibilità che si realizzino tendenze evolutive verso forme di instabilità, anche a seguito delle programmate trasformazioni. La natura geologica del sottosuolo interessato dalle trasformazioni previste, è rappresentata da rocce che si approfondiscono nel sottosuolo per

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centinaia di metri, a comportamento litoide, prive di circolazione idrica superficiale. Tale aspetto scongiura il rischio di instabilità e di cedimenti permanenti, causati da fenomeni di liquefazione o eccessivo addensamento in caso di sisma. Da una verifica della cartografia PAI (Piano di Assetto Idrogeologico) dell’Autorità di Bacino della Puglia è emerso che, per l’area in esame, non sussistono vincoli o elementi ostativi in materia di assetto idrogeologico.

In generale,si può asserire che, sebbene le aree in esame si inseriscano in un territorio caratterizzato da una morfologia articolata che evidenzia uno stretto legame fra strutture tettoniche e forme del paesaggio, non sono state rilevate condizioni strettamente ostative sotto il profilo geologico e geomorfologico alla realizzazione degli interventi in progetto. Qualsiasi intervento progettuale dovrà tuttavia attuarsi senza compromettere negativamente le attuali condizioni idrologiche dell’area e prevedendo le opportune ed idonee opere di stabilizzazione finalizzate al perseguimento e mantenimento di condizioni di stabilità geomorfologica, per la cui scelta si rimanda ai progettisti in relazione alle opere da realizzarsi. Con specifico riferimento a quanto stabilito dall’art. 89 del DPR 380/01, si ritiene di poter asserire che l’intervento previsto risulta compatibile con i caratteri geomorfologici del territorio interessato, rimandando ai progettisti la discrezionalità sull’esecuzione di approfondimenti subito dopo la fase degli scavi per la messa in opera delle fondazioni secondo quanto specificato dalle N.T.C. 2008 e dalla Circolare del 2 febbraio 2009 “Istruzioni per l’applicazione delle Nuove Norme Tecniche per le Costruzioni” di cui al DM 14 gennaio 2008.

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