#KOD2015 ANNO 2016

San Martino di Castrozza | | Vanoi | Sagron Mis

LOGO DARK BACKGROUND San Martino di Castrozza | Primiero Vanoi Sagron Mis ANNO 2016

www.kingofdolomites.com Andrea Costa | Tommaso Cardelli Cristian Dalla Pozza - Premio Alpinismo in memoria di Alessandro Miola foto Tommaso Forin

Conoscere la montagna è il modo migliore per amarla e rispettarla. Per que- sto, il ruolo delle guide alpine si è distinto nel corso degli anni e si pone anche oggi quale importante elemento di raccordo fra l’ecosistema alpino e la co- munità, un fattore di equilibrio e di corretta fruizione dell’ambiente montano. Ecco allora che la storia recente del , una terra di montagna dove proprio questo elemento si è rivelato fondamentale per la crescita del turismo e del tessuto economico, si lega in modo alpino, in una logica di sostenibilità che sempre più si sta affermando e radicando nella sensibilità del turista. Valorizzare e promuovere il Cimon della Pala, la Vezzana, il Sass Maor e le altre cime del Primiero rappresenta un momento di trasmissione culturale e di significati importanti, capace anche di consegnare alle nuove generazioni un’eredità che guarda al futuro. Un riconoscimento quindi alle Guide Alpine “Aquile” di San Martino e Pri- miero per raccontare - anche tramite queste pagine - con passione e consape- volezza un territorio e un patrimonio straordinario e i suoi protagonisti. Importanti, in questo numero della rivista “Aquile”, gli approfondimenti de- dicati alla figura di Bortolo Zagonel, pioniere delle guide alpine che ha vissuto la stagione della scoperta internazionale delle vette dolomitiche di fine ‘800, prodromo della diffusione del turismo montano in Trentino. Un periodo sto- rico di grande fermento per questo settore, nel quale si gettarono le basi di una diversa fruizione della montagna, comprendendone appieno le potenzia- lità anche in termini di sviluppo turistico. La pubblicazione esprime tutto questo, accompagnato e impreziosito da im- magini di grande suggestione, approfondimenti e articoli di notevole interesse per chi ama la montagna. Un ringraziamento, dunque, a chi racconta la montagna attraverso queste pagine di cultura alpinistica, tradizione e storia, esprimendo grande passione e competenza, oltre a un forte attaccamento alla propria terra. Una buona lettura a tutti!

In copertina: Tiziano Mellarini Pala di San Martino Foto di Alessandro Simon Assessore alla cultura, cooperazione, sport e protezione civile Provincia Autonoma di

2 Gentili lettrici e lettori, eccoci puntuali al quarto appuntamento editoriale di Aquile magazine 2016 numero 3. Noi, del comitato di redazione, abbiamo sempre ritenuto che la realtà del Primiero, nella sua complessa ricchezza, meritasse di essere raccontata e mag- giormente valorizzata: speriamo quindi che questo Aquile magazine, contri- buisca, come per i numeri precedenti, ad accrescere quel senso di appartenen- za verso questo territorio dolomitico che tutti noi amiamo profondamente. Aquile magazine 2016, numero 3, quarta edizione, dicevamo: la redazione dei vari capitoli ha richiesto, come sempre, un considerevole investimento di energie per arrivare a comporre le pagine che ora voi, lettori, potete sfogliare e fi nalmente leggere. L’apprezzamento che tantissimi lettori manifestano nei nostri confronti con- ferma e supporta la validità della nostra iniziativa e ci ripaga ampiamente degli sforzi profusi per portare a termine questo impegno. Esprimiamo doverosa riconoscenza e apprezzamento per i collaboratori esterni, i personaggi che hanno concesso le interviste, gli storici e gli autori che hanno collaborato e talvolta permesso l’utilizzo del loro materiale. Come Presidente inoltre, rinnovo la mia particolare gratitudine verso tutto il gruppo di redazione, che, con lavoro esclusivamente volontario, ha portato a termine le articolate ricerche di documentazione e scrittura, i reportage foto- grafi ci, la stesura grafi ca, il reperimento di fondi, l’opera di organizzazione e coordinamento generale. Ringraziamo doverosamente gli enti pubblici e coloro che ci hanno sostenu- to, contribuendo a rendere possibile, in periodi di diffi cile economia, questo appuntamento editoriale. Vogliamo infi ne informarvi che, quale celebrazione del primo quinquennio, in concomitanza con la prossima edizione 2017 di Aquile magazine, verrà realizzato un cofanetto contenente tutti i 5 numeri della rivista, destinato a co- loro che desiderano conservare l’intera collana pubblicata fi no a quella data. Con un cordiale arrivederci all’edizione 2017 di Aquile magazine auguriamo una piacevole lettura a tutti voi. Narci Simion - Guida Alpina Presidente di Aquile Magazine

Comunità di di Comune di Primiero Primiero San Martino di Castrozza

Comune di Comune di Comune di Imer Sagron Mis

AQUILE 3 6 20 46 52 64 In questo numero

6 IL PERSONAGGIO Bortolo Zagonel - L’aquila più Giovane

20 COVER STORY La Pala di San Martino La via attraverso il Gran Pilastro Scacco alla Pala Ice climbing e dry tooling di casa nostra Ricordi imperdibili Barattolino rosso di latta Pala di San Martino

46 MIRABILIA Ambulanti del sacro

52 VIVERE IN MONTAGNA Francesco Turra - Checo Fazenda Lanterna Verde tra passato, presente e futuro

4 70 72 74 116 124

64 TOCCO ARTISTICO Bianco puro 70 SPAZIO S.MART Una montagna di sport all’ombra delle pale

72 GLI AMICI DELLE AQUILE Il poeta Tullio Gadenz

74 VIAGGIO NELLA STORIA Aquile sul Dhaulagiri nel 1976 1915 - 1916 Guerra d’Aquile sul Lagorai e sui monti di Primiero Lunga vita all’Imperatore

116 LA MONTAGNA ROCK ‘Ndone a veder? Ride on the moon Il quindicesimo ottomila

124 FAST NEWS Leggere le montagne Dialetto e dintorni Vicino alle stelle... Ci scrivono

AQUILE 5 IL PERSONAGGIO

BORTOLO ZAGONEL, L’AQUILA PIÙ GIOVANE di Mirco Gasparetto immagini a cura di Narci Simion - Guida Alpina

6 il personaggio ESORDI DI UNA Wundt (le cui divulgazioni rimango- tre di carattere allegro e piacevole. GUIDA ALPINA no centrali per chi si interessa d’al- Lo raccomando agli alpinisti... e in pinismo del passato) a tratteggiarne particolare quelle vergate da Arturo MODERNA la personalità. Siamo agli sgoccioli Crescini, non solo medico condotto Il 2 agosto 1893 la sottile cima del- del 1892, e al più giovane del cele- tra Imer e Canal San Bovo ma pure la “più piccola delle torri del Vajo- bre quartetto di guide alpine ope- ambizioso alpinista che, appena let” accoglie la sua terza cordata, rante a San Martino, Wundt dedi- una settimana prima, aveva portato dopo la superlativa vittoria solitaria cherà poche ma profetiche righe... a termine con la guida di Tonadi- del diciassettenne Georg Winkler, nato nel 1868, guida dal 1889, ha co la prima ascensione della pare- avvenuta ben cinque anni prima. fatto la prima e finora unica scalata te sud-ovest della Rosetta, quella A quest’ultimo, infatti, erano suc- della Rosetta dalla parte occiden- che s’alza dritta su San Martino... ceduti gli amici ed adepti “senza tale. È un giovane aperto, amabile a mio giudizio l’ascensione della guida” Robert Hans Schmitt e Al- e modesto. Eccellente arrampica- Rosetta da questa parte presenta brecht von Kraft tutti i camini e passi e (l’11 settembre traversate difficili del- 1889, che battez- “Caro Zagonel, le Dolomiti di questa zarono la torre), sempre coraggio e sempre avanti Vallata e delle limitro- quindi la guida fe prese assieme (...) ampezzana An- e Voi con tutti i Vostri pregi Caro Zagonel, sem- tonio Dimai Dèo diverrete fra breve il desiato di tutti.” pre coraggio e sempre con il berlinese avanti e voi con tutti i Leon Treptow (30 Arturo Crescini, 27 settembre 1892 Vostri pregi diverrete giugno 1893). In fra breve il desiato di quel frangente, sulle Dolomiti, sa- tore com’è non ha paura dei luo- tutti.2 La pista mediatica in favore lire la Winkler significava accarez- ghi più impervi, non teme i rischi di Zagonel si era dunque aperta e il zare l’estremo limite della difficoltà e come guida in futuro raccoglierà suo futuro stava per tingersi di rosa. alpinistica; oltrepassare un varco dei grandi allori.1 Del resto Wundt Proprio la prima ascensione da sud- prima di tutto filosofico, aperto pro- conosceva le migliori guide dolomi- ovest della Rosetta per gli intonsi prio dalla giovanissima generazione tiche del periodo e quindi s’avvale- “camini di sinistra”, quelli che in- di arrampicatori di stanza tra Mo- va d’un buon metro di confronto. cidono la parete incombente sulla naco e Vienna. Soprattutto, aveva salito il Cimon valle del Cismon, è il primo atto Ma quel 2 agosto 1893, esattamen- della Pala con Bortolo Zagonel il significativo compiuto dalla giova- te 31 giorni dopo la salita Dimai- 27 settembre 1892, ed ebbe modo ne guida alpina; il primo “strap- Treptow, ecco comparire una figura di leggere sul suo libretto di guida po” verso un alpinismo di stampo nuova nell’elitario florilegio: a con- alcune interessanti annotazioni, moderno, proprio come quello durre brillantemente in cima alla tra cui quelle del noto fotografo e praticato dai “terribili” senza gui- Winkler il dottor Willy Rickmer- viaggiatore biellese Vittorio Sella... da. Nell’occasione, con Zagonel Rickmers, di Brema, è la guida Zagonel mi serviva come guida e e Crescini c’è ancora Antonio Ta- Bortolo Zagonel da , co- portatore del mio pesante appa- vernaro, ...reduci da una caccia al adiuvato da Antonio Tavernaro, di recchio di fotografia alla Pala di camoscio alla Forcella del Cusiglio, . S. Martino, dimostrando di essere come appunterà Ettore Castiglioni Allora Bortolo Zagonel aveva ven- abile sul salire le rocce. Egli è inol- ticinque anni, e nella contempora- 2 Cfr. Bortolo Zagonel, Libretto di legittimazio- ne pel servizio di guida di montagna, 1889-1914, neità degli eventi è il sagace quanto 1 Wundt, Theodor: Die Besteigung des Cimon p. 38 (da Narci Simion, archivio Carla Za- esperto alpinista tedesco Theodor della Pala, Greiner & Pfeiffer, Stuttgart, 1892. gonel).

AQUILE 7 una quarantina d’anni dopo.3 È già sarà Giuseppe Zecchini, altra ben 1894, quando vi condurrà Carlo passata l’una del pomeriggio e i tre, nota guida di Primiero (v. Aquile Garbari, ambizioso esponente del- giunti sullo stretto valico, vengono 1/2014), a muovere verso gli stes- la nuova borghesia trentina affe- attratti dalla grande parete che li si camini insieme al giovane ram- rente alla SAT, destinato a divenire sovrasta, iniziando ad arrampicare pollo milanese Gilberto Melzi, che ben noto non solo come ottimo fo- fi no a raggiungerne la parte alta. però ricorderà di come la sua gui- tografo, ma pure per le vicende dai Qui risalgono l’estremo ramo sini- da... ispirata da non so quale bel- rifl essi nazionalistici connesse alla stro di un complesso nodo di camini licoso sentimento, mi offriva, fra il conquista del Campanile Basso, la a vaga forma di “Y”, tedesca “Guglia di che rappresenta la Brenta”. chiave della salita. Nonostante non si Dopo essere sbuca- trattasse della pri- ti in cima vincendo ma ascensione, il notevoli diffi coltà, il suo nome rimase gruppetto scende per comunque lega- il mansueto versante to alla salita e a nord fi no al ricovero quel camino, tan- della Rosetta, che la to che ancora oggi SAT aveva costrui- la “via Garbari” to solo qualche anno è l’itinerario che prima e qui, con or- viene comune- 1 goglio, scrivono la mente seguito per relazione sul libro del salire la parete sud- rifugio. serio e lo scherzo, di scambiare la ovest della Rosetta. Con questa de- Che la parete sud-occidentale della progettata salita con un tentativo cisa umanizzazione della cima che Rosetta fosse una sorta di prezioso di ascensione al dalla cre- profi la nettamente il cielo di San “scalpo” alpinistico, è dimostrato sta N.O. La proposta era troppo Martino, prende avvio la vicenda da un vivace balletto di pretenden- attraente per poter essere rifi utata alpinistica di Bortolo Zagonel. ti che allora sfi lava tra le più este- (...) accettai e, senz’altro, volgem- tiche vette dirimpetto a San Mar- mo i nostri passi alla nuova meta.4 ALPINISMO tino. Nella seguente estate 1893 E ancora, il 16 settembre, appe- la cordata Dimai-Treptow, quella na qualche giorno dopo la salita E COMPETIZIONE che anticiperà Zagonel di qual- Dimai-Treptow, si compie pure Il piglio dell’esordiente Zagonel che settimana sulla Torre Winkler, la terza ascensione della parete a può essere ponderato anche trami- compie la prima ripetizione (spac- fi rma dell’iconico Michele Bette- te i tentativi che egli effettuò per ciata inizialmente come prima ga con Walther Schultze, di Halle. vincere la grandiosa parete sud- ascensione) dello stesso “camino di In questo caso la cordata, arriva- occidentale del Cimon della Pala, sinistra” della Rosetta. L’11 agosto ta al balzo superiore, sale l’inton- indiscutibilmente il vero oggetto so “camino di destra”. E proprio di culto alpinistico imperante in quest’ultimo sarà nuovamente Primiero. Poche settimane prima 3 Castiglioni, Ettore: Pale di S. Martino, CAI- percorso da Bortolo Zagonel nel della salita sulla Rosetta, il 29 lu- TCI, Milano, 1935, p. 182. Castiglioni ave- va avuto sicuramente tra le mani il primo glio 1892, Zagonel sfi orò un incre- libretto di guida di Zagonel, in cui si legge dibile successo ancora con Cresci- a fi rma di Crescini... “Reduci dalla caccia dei 4 Melzi, Gilberto: Prima ascensione per la pa- camosci mi trovai alle ore 12½ p. sul Passo del Cu- rete nord-ovest, in Rivista Mensile del CAI, n. 2, ni, l’amico Tavernaro e Giuseppe seglio [sic] colle guide...”. 1895. Zecchini, al tempo quasi quaran-

8 il personaggio tenne. Qualora fosse riuscita,5 ta “Neue Probleme”, a dettarne uno che riesce a scalare la Rosetta questa ascensione avrebbe netta- la cifra... Anzitutto va ricordato da valle è all’altezza di tutte le pos- mente precorso i tempi e proiet- il professor Crescini, un giovane sibilità offerte dalla zona.7 tato la giovane guida di Tonadico italiano che si fermò molto a San La prospettiva storica connatu- nella storia dell’alpinismo molto in Martino. Per quanto ne so, fu il rata nel nobile ufficiale prussiano anticipo rispetto al 1° luglio 1901, primo ad accarezzare l’idea di sca- Wundt, è quella che tiene conto quando vinse la parete sud della lare la montagna direttamente da della differenza tra guida alpina e Marmolada con Michele alpinista dilettante e quindi, Bettega e la “Lady di fer- da prassi, pone in evidenza ro”, l’inglese Beatrice To- il nome di Arturo Crescini masson. È ancora Crescini, tralasciando d’accennare a la cui famiglia possedeva come i citati tentativi fossero un villino in stile svizzero condotti in unione a Bortolo nei pressi di Prà di Col, ad Zagonel. Scrutando l’archi- informare sulla mancata tettura della grande parete, impresa... Tentammo in un la guida primierotta aveva giorno nuvoloso e pioviggi- individuato nel grande pila- noso la salita del Cimone stro addossato al suo centro, per la parete anteriore, spe- quasi un affilato naso, la li- rando sempre che il tempo nea naturale dell’ascensio- sì fosse cambiato, ma pur ne. L’idea però non godeva troppo ci fu talmente con- dell’esclusiva: che il clima trario che fatta appena un competitivo fosse caldo, è terzo della roccia si dovette testimoniato proprio dall’ar- discendere...6 rivo di Antonio Dimai. C’è Che l’ipnotizzante parete inoltre da rilevare come, in del Cimone fosse dunque quel frangente, il Cimon uno dei grandi obiettivi della Pala offrisse alle mire del nuovo alpinismo dolo- alpinistiche dei migliori an- mitico anni ’90, quello di che il suo armonioso spigolo “deviazione sportiva” (De nord-ovest, tanto da richia-

Falkner), vi sono ben po- 2 mare pure Sepp Innekofler chi dubbi. In proposito è e Jeanne Immink che, il 12 ancora Wundt, nell’appen- settembre 1893, seguirono dice alla nuova edizione del suo San Martino, e cioè di salire diret- a pochi metri di distanza la corda- libro dedicato al Cimone e titola- tamente la parete sud-ovest (...) La ta dell’onnipresente Bettega con cosa però era rischiosa. Già il sem- Schultze. Anche in questo caso, plice sguardo su queste rocce verti- quindi, i pretendenti non manca- 5 La parete sud-ovest del Cimon della Pala fu vinta ben tredici anni dopo, l’11 agosto cali e il pensiero di un tale pericolo vano e si può dire che ai piedi del 1905, da Georg Leuchs, di Norimberga, che fa inorridire i profani. Ma il Cre- Cimone, in quel periodo, ci fosse da solo arrampicò fino al sommo del pilastro scini non si faceva intimorire facil- un certo affollamento... Era però la centrale che caratterizza la parete. Da lì, il tedesco intuì un mirabile gioco di traversate mente. Egli fece diversi tentativi, e verso destra che lo condusse in vetta tramite se non gli riuscì di raggiungere la alcuni camini. 7 Wundt, Theodor: Die Besteigung des Cimon 6 Cfr. Zagonel, Libretto di legittimazione... cit. cima, furono almeno riconosciute della Pala, Greiner & Pfeiffer, Stuttgart, 1893 p. 41. le sue qualità alpinistiche, poiché (II ed.), p. 49.

AQUILE 9 parete a canalizzare sguardi, aspet- schi. Salivo con loro fino all’inizio tative, aspirazioni. della roccia per portare i sacchi. Forse per non agitare troppo le ac- Mi fermavo e attendevo che il Bet- que, Dimai spostò le sue ambizioni tega, con i signori, tornassero. di successo più a destra del pilastro Una volta chiesi di salire anch’io, centrale, verso la “spalla” del Ci- ma Bettega non ne volle sapere”. mone, che cedette al primo attac- Bortolo Zagonel, 1950. co. Come ricorda Wundt, la guida ampezzana partì prima dell’alba in Bortolo Zagonel di Carlo detto gran segreto, così... non ci sareb- Tamazzi, nasce l’1 aprile 1868 in be stato bisogno di subire la can- un’asburgica Tonadico “distretto di zonatura delle guide locali in caso Primiero, provincia Tirolo”, come di fallimento al primo tentativo, e riporta il suo primo libretto di gui-

3 la concorrenza era allora ben de- da legittimato dall’Imperial Regio sta.8 È il tardo pomeriggio del 26 Capitanato distrettuale il 9 marzo luglio 1893 quando Dimai e Trep- 1889. Ha il pollice della mano sini- tow varcano la soglia dell’affollato stra di difettosa articolazione causa- Rifugio della Rosetta con la vitto- ta da un taglio, si legge nello spazio ria in tasca. Fu un successo rile- dedicato ai connotati particolari; vante ma non risolutivo: la nuova imprevisto forse dovuto alla sua at- via aperta corre troppo a destra tività di falegname. Tale tipicità non rispetto all’imponente centralità parrebbe favorire la professione di della parete, inoltre la pericolosità guida alpina, eppure dopo poche dovuta alla roccia friabile di quel stagioni Zagonel diverrà principale rossastro settore non sollecitò le ri- riferimento alpinistico delle Pale in- petizioni, lasciando aperta la que- sieme a Michele Bettega, di lui più stione. Quello tracciato da Dimai, anziano d’una dozzina d’anni e, al-

4 infatti, fu un itinerario certamente lora, la guida più nota e ricercata in importante e di gran classe, ma che tutta la valle di Primiero. In realtà divenne effimero quando la via ten- nell’estate del 1889, le guide alpine tata da Bortolo Zagonel nel 1892 fu riconosciute nel distretto dolomi- scalata da Georg Leuchs nel 1905, tico afferente la val Cismon sono rimettendo in equilibrio parete, al- almeno sette tra cui Tavernaro e pinismo e storia. Zecchini che, seppur in possesso di spiccate capacità, non possiedono VECCHIE il carisma di Bettega. E se anche le più recenti cronache non approfon- E GIOVANI AQUILE discano troppo su possibili rivalità, “Michele Bettega era già guida da è un dato di fatto che nei primi anni alcuni anni. di contestuale attività professionale, Spesso si partiva dal rifugio della Zagonel e Bettega non si cerchino Rosetta per scalare il Cimon della praticamente mai. È probabile che Pala con i signori inglesi o tede- nell’ultima decade dell’Ottocento, una delle “età d’oro” per l’alpini- 5 8 Wundt: Die Besteigung... cit. 1893. smo dolomitico, la mole di lavoro

10 il personaggio fosse talmente sostenuta per due ma di Silvia e Vittorino Toffol, tito- timbro del suo hotel) può conside- guide quali Bettega e Zagonel, che i lari dell’Albergo Alla Rosetta di San rarsi quello dell’alpinista occasiona- due si ritrovassero quasi obbligati a Martino, che dopo aver salito la le, certo non si può dire altrettan- muoversi separatamente, accompa- Pala dichiarano: Non possiamo che to per quello del medico tedesco Rickmers. Viaggiatore e avventurie- ro molto vicino ai giovani bavaresi “senza guida”, dopo aver compro- vato le attitudini di Zagonel sulla stessa Pala, sul Campanile di Val di Roda, sul Campanile di Castrozza (1’ascensione) e sul Campanile Pra- didali, l’alpinista tedesco, a margine della terza salita della Winkler, non solo loda esplicitamente il capocor- data fi rmandone l’encomio nella sua lingua, ma lascia pure scritto in un inglese di sintesi “Zagonel Bor- tolo is a good for anything in the way of the Dolomites”. E si potreb- bero citare anche le qualifi cate note del colto musicista torinese Leone Sinigaglia dopo le doppie traversate di Sass Maor e Cima della Madon- na ...ebbi grande piacere a notare in lui una prudenza e attenzione quali è raro trovare in guide così giovani; per non dire ancora di Wundt, Cre- scini o Garbari. Probabilmente, il tangibile rischio che il maestro venisse superato dall’allievo tiene inizialmente lon- tano Bettega da Zagonel (che a conferma delle proprie capacità, il 16 agosto 1894 sale nuovamente la

6 simbolica Winklerturm insieme a Garbari). Saranno ambizione, sti- ma e quindi amicizia a farli attrarre gnandosi soprattutto con Zecchini vieppiù garantire essere questa or- vicendevolmente, costituendo quel- il primo e con Tavernaro il secon- mai una fra le prime guide. Spiegò la formidabile coppia che andrà a do. Altra ipotesi potrebbe derivare ancor più il suo coraggio, destrez- siglare una sequela di grandiose da certe note rilasciate dai clienti za e forza erculea, unito a sveltezza ascensioni. Con l’approssimarsi del sul libretto di guida di Zagonel, che veramente gattesca. In una parola Novecento, Bettega e Zagonel fon- non favorirebbero una spontanea il vero allievo e seguace del famoso deranno due fi losofi e alpinistiche e collaborazione tra i due. Su tutte, Bettega. E se il parere dell’alberga- generazionali diverse - quelle della quella del 28 settembre 1892 a fi r- tore Toffol (suggellato pure da un “vecchia” e “nuova scuola” - tra-

AQUILE 11 endo l’uno, ultracinquantenne, gli stimoli per proseguire una carriera sempre in linea con i massimi livelli, l’altro, un dinamico veicolo pubbli- citario derivante dalla larga fama europea acquisita dal più esperto collega. È peraltro curioso notare come la proficua collaborazione tra le due guide coincida con il discreto arrivo a San Martino di un distin- to arrampicatore, dotato di visione alpinistica talora eccentrica eppure d’avanguardia: l’anticonformista Conte di Lovelace, al secolo Ralph Gordon Milbanke King, ovvero il nipote di Lord Byron. Per tre anni consecutivi, tra il 1899 e il 1901, Lovelace arrampicherà insieme a Bettega e Zagonel aprendo decine di nuove vie soprattutto in val Ca- nali, consolidando un sodalizio che porterà le due guide addirittura presso la sua residenza in Somerset, per qualche arrampicata autunnale sulle calcaree falesie di Exmoor. Nel frattempo, il primo giorno di luglio del 1901, con una scalata dai toni quasi epici, le grandi capacità tecniche di Zagonel unite al grande 7 fiuto di Bettega e al risoluto carat- tere di Beatrice Tomasson, vince- ranno la poderosa parete sud della carissimo dichiarare qui che per lui vando un’intervista9 che rilasciò nel Marmolada. sento vera ammirazione.” 1950 a Gabriele Franceschini, guida Giovanni Chiggiato, 31 agosto 1903 alpina d’origine feltrina radicata alle DAL CAMPANILE (dopo la traversata Sass Maor - vette delle Pale come pochi altri. Cima della Madonna). A precisa domanda sulle sue scala- ZAGONEL AL Come per Michele Bettega, pure per te più significative, Zagonel indicò, CAMPANILE DELLO Bortolo Zagonel è quasi impossibile oltre alla Marmolada, la ovest del elencare nel dettaglio la sua attività Campanile di Val di Roda e la cresta ZIO BORTOLO alpinistica: troppe le sue ascensioni settentrionale della Pala di San Mar- “Nelle mie gite alpine mi sono sem- da recuperare e decifrare. Già detto tino... Il Campanile di Val di Roda pre, o quasi, trovato contento delle di certi exploit come quello ben noto lo guardavo ogni sera da casa mia. Il guide scelte, e di molte serbo anzi sulla Sud della Marmolada, in que- vivissima stima: ma dopo aver vedu- sta sede è il caso d’accennare solo ad 9 Franceschini, Gabriele: Bortolo Zagonel, l’A- to alla prova Bortolo Zagonel, mi è alcune sue prime ascensioni, ritro- quila delle Dolomiti, in Oggi, 7 dicembre 1950.

12 il personaggio Dimai nella prima salita dell’arcigna Pala di San Martino (v. Aquile n. 2). Per quanto riguarda proprio la Pala, l’anziana guida di Tonadico così rivelò a Franceschini... la studiai a lungo: nessuno aveva mai pensato di attaccare così direttamente quel- la cima. Sotto, erano passati Anto- nio Dimai, il Siorpaes ed il Bettega. Parlando con quest’ultimo avevo ca- pito che la riteneva impossibile. Nel 1898 trovai un cliente molto bravo ed appassionato, Oscar Schuster, e gli proposi l’ascensione. Ne parlam- mo a lungo: decise di darmi, quale aiuto nell’impresa, il mio compaesa- no e guida alpina Tavernaro. Quel giorno superammo la cresta in otto ore di arrampicata; sulla vetta ci ac- colse un acquazzone terribile; scen- demmo per la via comune al rifugio Rosetta dove si fece gran festa per la nostra salita. Nello stesso anno, il 1898, il nome Zagonel si perpetuò come oronimo, visto che l’11 settembre la massiccia elevazio- ne che emerge dalla cresta sudoccidentale della Pala della Ma- sole metteva in rilievo il camino obli- sieme a Rizzi, aveva donna, in val Cana- quo che solca quasi tutta la parete guidato nel camino li, venne chiamata ovest. Ormai quella ascensione era che porterà per sem- “Campanile Zago- divenuta la mia idea fi ssa: era trop- pre il suo cognome, nel”. Sono rari gli po bello ed invitante per non salirlo. la trentanovenne te- esempi in cui, nella Il 16 settembre 1897, assieme alla desca Emilie “Mimi” contemporanei- signora austriaca Plank e alla guida Blank, di Elberfeld, tà, la cima vinta Rizzi, di Val di Fassa, lo salimmo, esperta arrampicatri- viene appellata impiegandovi una decina di ore, ce nonché terza mo- 8 con il nome del- perché il camino era bagnato e per glie di Julius Meurer, la guida e non le diffi coltà dello strapiombo di un alpinista già incontrato con quello del blocco incastrato, che ci fece sudare ben vent’anni prima con suo cliente. In questo caso si molto per superarlo. In realtà quel Alfred von Pallavicini, Michele Bet- trattava di un giovane studente di 16 settembre Bortolo Zagonel, in- tega, Santo Siorpaes e Arcangelo medicina, Karl Gunther von Saar,

AQUILE 13 di Graz, che oggi la storia ci conse- gna come uno tra i più forti membri della Gilde zum Großen Kletter- schuh, alias “Squadra della scarpa grossa”, vivace sodalizio alpinistico capitanato dall’arrembante Victor von Glanvell. Del resto Von Saar è lo stesso arrampicatore che, solo quattro anni dopo, risolverà brillan- temente il problema alpinistico del leggendario Campanile di Val Mon- tanaia, con un’aerea

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di Castrozza (III salita nota) dal ca- mino di mezzogiorno e traversata a oriente”, e ancora... “il Campanile di Val di Roda e traversata della Cima Val di Roda”. Si cimentò inoltre con “la nuova traversata del Sass Major [sic] e la piccola Punta [Cima] della Madonna”, in cui sottolineò “...pel lungo e spaventoso camino dell’im- mortale Winkler”. Adele De Zorzi, di cui sappiamo della sua adesione 11 9 alla SAT, riporta in conclusione alle sue note sul libretto della gui- Adele”, come peraltro la torretta da... sempre modesto, premuroso ed traversata che oggi porta il bicuspide che spunta tra Campanile ilare coi suoi muscoli acciaiati nelle suo cognome. Pradidali e Cima di Ball, detta ap- tremende situazioni dell’Alpinismo, Tra le molte altre, ci sarebbe pure punto “Furchetta Adele” (di questa da citare... la diffi cile cima a Nord ascensione, però, non c’è preciso ri- 11 Sull’interessante fi gura ha indagato R. del Campanile di Castrozza, ascesa ferimento). Ma la fuggente alpinista Decarli, bibliotecario della SAT nonché au- 10 tore di Pareti Rosa - le alpiniste trentine di ieri e di non mai salita da alcuno, vinta da trentina non si limitò a salire sola- oggi (SAT, Trento, 2006), in cui recupera al- Zagonel il 28 settembre 1895 con mente lo slanciato campanile che cune notizie tra cui quella riportata su L’Al- Adele De Zorzi, che talune fonti porta il suo nome. In realtà quella to-Adige del 22-23 settembre 1897, per cui la De Zorzi il 7 settembre, dopo aver salito la indicano essere sua nipote (notizia fu l’ultima d’una serie di scalate che cresta nord-ovest del Cimone con la guida non confermata). La bella vetta fu la vide “guidata dal famoso e ferreo Matteo Tavernaro, scese al Rifugio della Ro- setta e “...passò la cima dello stesso monte Rosetta battezzata non a caso “Campanile Bortolo Zagonel...” dapprima in per discendere dalla parte anteriore del monte, discesa vetta a Cimone e Vezzana nello stes- molto diffi cile e che fi nora non era stata compiuta da nessuna donna. Come fosse ritornata da una piccola 10 Cfr. Zagonel, Libretto di legittimazione... cit. so giorno, poi sulla Pala di San Mar- passeggiata, la signorina tornò a San Martino gaja e p. 112. tino, quindi sul “diffi cile Campanile fresca...” (Decarli, cit. p. 64 e p. 184).

14 il personaggio il Zagonel incoraggia ed attrae e forse ricordando ciò che scrisse a suo co, darà alla luce Carlo, il primo di quindi lo si raccomanda validamen- tempo Guido Rey, quando decantò tredici fi gli,14 tramandando così la te a chiunque.12 il ritratto di colui che aveva ingag- tradizione che vede il nome del non- Ulteriore appunto meritano infi ne giato per le sue salite dolomitiche... no trasferito al nipote. Con Carlo le estese campagne alpinistiche, va- È a tutta prima, squadrando Bortolo Zagonel s’inaugurerà quella lineari- gamente accennate in precedenza, Zagonel che pare tratto fuori da un tà dinastica che vedrà passare di pa- condotte da Zagonel in felice sim- macigno tanto è saldo e massiccio e dre in fi glio l’arte della professione biosi con Bettega e con il Conte di che ha un volto impastato di bontà di guida alpina, e gli Zagonel a San Lovelace, delle quali è necessario e arguzia.13 Martino diverranno ciò che sono i evidenziare la breve ma nervosa sa- La vecchia guida alpina, nel frattem- Lacedelli, i Dimai o i Dibona per lita della “Strega” (24 giugno 1900), po, era scomparsa già da tre anni. In Cortina. Quasi a chiudere un cer- al secolo Punta del Caldrolòn. pace, dopo mezzo secolo di grandi chio, sarà ancora la lucente parete Nell’occasione, Zagonel e Bettega ascensioni. sud-ovest del Cimone a comparire superarono diffi coltà straordinarie nel destino della famiglia, decretan- “...into a deep cleft”, in una profon- NEL NOME DEGLI do l’iniziazione di Carlo Zagonel. da fessura, come riportato dal nobile Prima della Grande Guerra, il mi- arrampicatore inglese nel libretto di ZAGONEL lanese Arturo Andreoletti, tra i mi- entrambe le guide (e solo qui), tant’è Nel 1891 Bortolo Zagonel sposa Ca- gliori alpinisti italiani dell’epoca, era che più di qualche storico - anche terina Lucian Petre che il 4 novem- tra quelli che potevano vantare una recentemente - continua perplesso a bre 1895, nella loro casa di Tonadi- delle rarissime ripetizioni della pa- soffermarsi sull’impresa. Trascorsa una sessantina d’anni da tali vicende, il 19 agosto 1954 Mi- chele Gadenz Micèl, altro impor- tante nome dell’alpinismo legato alle Pale di San Martino, nonché nipote della grande guida di Tona- dico, sta arrampicando da solo in- torno al sottogruppo della Fradusta, a caccia di vie nuove. Quel giorno l’alpinista primierotto sale una svelta torre che si stacca tra il Campanile della Fradusta e la Cima del Conte, dedicandola alla memoria di Maria Stefenelli. Dal suo vertice, con una semplice digressione, puntando bre- vemente a est, calca pure un’altra vetta intonsa, meno sinuosa della prima, tuttavia evidente e massiccia. Il Micèl la chiamerà “Campanile 11 dello zio Bortolo” evocando affet- tuosamente la fi gura parentale, e

14 Bortolo e Caterina ebbero 11 fi gli, 3 ma- 12 Cfr. Zagonel, Libretto di legittimazione... cit. 13 Rey, Guido: Alpinismo acrobatico, Lattes, schi e 8 femmine, oltre a due gemelli che non pp. 111-112. 1914. sopravvissero alla nascita.

AQUILE 15 rete del Cimone (1910, 3a salita, con derato tra coloro che accelerarono variante15 che riuscì ad abbellire ciò la guida di Frassenè Agordino Sera- decisamente la storia dell’alpinismo che era già un capolavoro alpinisti- fi no Parissenti). Il 13 settembre 1913 sulle Pale tra gli anni Venti e Trenta co. Nel settembre del 1926 eccolo Andreoletti tornò sulla stessa insie- del Novecento, insieme a personaggi aprire una via diretta sulla attraen- me al fassano Francesco Jori, seguito dai toni più cosmopoliti come Gun- te parete ovest della Cima Vezzana, da Bortolo Zagonel e da Ernst Ju- ther Langes, il binomio Castiglioni- in una cordata dalle potenti sugge- raneck... ai quali avevamo da tem- Detassis, fi no a Emil Solleder. stioni che annovera anche Gunther po promesso d’insegnargli la via. Naturalmente, oltre all’attività qua- Langes, un diciottenne Ettore Ca- In cordata con loro anche il fi glio le guida di prim’ordine, sono le sue stiglioni e il tirolese Roland Rossi, Carlo, al tempo solamente quindi- vie nuove che, come opere d’arte, ne quest’ultimo reduce dal pioneristico cenne, per percorrere una via che le delineano personalità e talento. Nel “sesto grado” sulla parete nord del guide di San Martino non solo non 1926 Carlo Zagonel vince l’intonsa Pelmo (1924). In proposito, ricorda avevano mai ripetuto, ma nutrivano parete est della Pala di San Marti- il giovane Castiglioni... ci mettiamo ancora (infondati) dubbi sulla veridi- no con J.W. Hoxel, mentre con il in cordata, per affrontare giusto nel cità della prima ascensione. milanese Giorgio Kahn (nome non suo mezzo la poderosa muraglia, Artigiano carpentiere, abilitato uf- troppo noto eppure di caratu-

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12 alta circa 700 me- ra alpinistica non tri. La parete però non è verticale ed fi cialmente a Portatore nel 1912 comune) sale lo spigolo sud-ovest è ricca di ottimi e solidi appigli: Za- dall’Imperiale Capitanato di Franz della Cima della Madonna, cioè gonel e Langes procedono insieme, Joseph, guida del Club Alpino Ita- quello che fa da contraltare al favo- senza attendersi, a grande andatura; liano dal 1924, con Carlo Zagonel loso Spigolo del Velo. Sarà questa Rossi ed io ci lanciamo all’insegui- non si ritrova solamente la peculiare la realizzazione forse più rappre- mento: ogni tanto li raggiungiamo, continuità della professione all’in- sentativa della sua estesa e brillan- poi tornano a sfuggirci. L’arram- terno della famiglia, bensì un alpi- te attività. E a proposito di Spigolo picata è divertentissima, e ridiamo nista capace d’esprimersi ai massimi del Velo, nella precedente estate, il nel constatare come quelle temute livelli dell’epoca. Il suo, infatti, non 6 luglio 1925, accompagnando i co- lastronate si lascino vincere agevol- è solo un alpinismo di vocazione niugi Hoxel con il fratello Michele, professionale, ma coniuga pure la ri- guida pure lui, Carlo Zagonel lo 15 Variante poi erroneamente attribuita alla cerca della diffi coltà all’estetica della aveva raddrizzato con una superba coppia Steger-Wiesinger, che ripeté lo Spi- scalata, tanto che può essere consi- golo del Velo il 30 luglio 1929.

16 il personaggio mente (le “plote lustre”, le chiamava classici che s’incontra con il fratello anni, fi glio del leggendario Bortolo Zagonel il giorno innanzi guardan- maggiore Carlo in alcune importan- che a 80 anni va ancora a far legna dole con diffi denza).16 ti ascensioni. Il terzo ed ultimo fi glio nel bosco (Carlo è incurvato preco- Nell’ottobre del ‘28 è ancora con maschio di casa Zagonel, Antonio cemente da un’artrite che non gli im- Langes e con Michele Zagonel sullo (1903-1964), si limiterà invece a dive- pedisce però, se occorre, di portare spigolo sud-occidentale dei Burelo- cordate sui quarti e quinti gradi); il ni, forse tra le architetture roccio- fi glio Lino, 24 anni, alto e atletico, ti- se esteticamente più accattivanti di pico esempio della guida dolomitica tutta la Catena Settentrionale delle moderna, più raffi nato ma forse già Pale. Di Carlo Zagonel è d’obbligo meno autentico, che il padre amoro- peraltro ricordare la prima ascensio- samente ma imperiosamente istruì ne invernale del Cimon della Pala, sugli apicchi fi n dall’età di 11 anni, che portò a termine tra il 27 e il 28 donde scenate e pianti in bilico sui gennaio 1930 insieme a Sagerer, di precipizi, e poi mandò a studiare in Innsbruck, salendo per la via norma- un collegio tedesco.17 le e percorrendo in discesa lo spigolo Bortolo Zagonel morì in Tonadico il nord-ovest. 28 marzo 1951, ad ottantatré anni. Ovviamente si potrebbe continuare L’ultima nota nel suo libretto di re- ancora (est della Cima Lastei con ferenza (il quinto) è fi rmata dal geo- Rudolf Saxl, Campanile Adele con logo Carlo Semenza e porta la data

Thomas, etc.) derubricando vette, 14 del 15 agosto 1940. Fu Al- pareti e ascensioni. Ciò che preme fredo Paluselli, genius loci evidenziare è di Passo Rolle, a rendergli come Carlo Zago- uno tra i più eccelsi, ultimi nel rappresenti un commiati: ...il tuo nome perfetto passaggio ha varcato i confi ni della di consegne. Un Patria e la tua epigrafe testimone di quei sta scritta anche sui co- valori identitari che lossi granitici delle Alpi: saranno trasmessi in Francia, Svizzera, Au- eccezionale continui- stria e Germania, han- tà anche al fi glio Bor- no conosciuto le tappe 15 tolino, comunemente della tua ascesa... nes- chiamato Lino (1922- sun regnante al mon- 1989), guida alpina dal do ha un monumento eguale al tuo: 1948, che ebbe come nire portatore alpino. la Marmolada.18 clienti personaggi di respiro interna- Un effi cace quadretto familiare trige- Carlo Zagonel scomparve appena zionale quali Dino Buzzati e Mas- nerazionale lo dipinge con consueta quattordici anni dopo, il 29 genna- simo Mila. Stesse virtù si ritrovano sagacia nientemeno che Dino Buz- io 1964, mentre Bortolino “Lino” pure nel già citato Michele Zagonel zati nel settembre del 1946, in una Zagonel, il primo settembre 1989. (1900-1990), secondo fi glio di Borto- San Martino che tenta di ricucire i lo, forte guida alpina dai canoni più pezzi dopo l’ultima guerra... Dinan- 17 “L’abisso costa caro”, in Corriere Lombardo, 28 zi a uno dei pochi caffè aperti sono settembre 1946. 18 Conighi, Elio - Vischi, Antonino - Callin, 16 Cfr. Montagna, Rivista del GISM, 1972- sedute a prendere il sole sei sette per- Gino: Oltre il sentiero. Le Aquile di S. Martino, 1973. sone (...) il caro Carlo Zagonel, 51 Saturnia, Trento, 1972, p. 45.

AQUILE 17 Oggi è sua figlia Carla (confermata della roccia e l’ebbrezza della so- e consolidata, come si è detto, dagli anche qui la tradizionale trasmis- spensione nel vento”.19 zii Carlo, Michele e Antonio. Una sione dei nomi...) a ricordare le Ma l’estensione alpinistica che riuni- tradizione tuttora accesa grazie a suo lontane figure del nonno e del pa- sce il nome degli Zagonel - potere del figlio Antonio, guida alpina pure lui, dre. Consapevole depositaria di un carismatico capostipite - non si esau- e che stava per essere ulteriormente patrimonio familiare unico, con po- risce nella linea dinastica di Carlo e alimentata da Maurizio Zagonel, ni- che righe ne umanizza decisamente Lino. pote del buon Michele ed aspirante i tratti... “Da piccola mi svegliavo Classe 1930, portatore dal 1958, gui- guida alpina, che una valanga ha spesso durante la notte e per non da alpina e maestro di sci, beneme- voluto con sé il 2 gennaio 1997, ad piangere nella mia stanza popola- appena venticinque anni. ta da elfi e fate, mi rifugiavo nella È dunque una lunga storia quella de- stanza di nonno Carlo, al calduc- gli Zagonel. Una vicenda che scorre cio. Lui era sempre sveglio, leggeva attraverso un secolo e oltre, conse- moltissimo e mi raccontava le storie gnando per sempre un unico e breve vere sino a quando riprendevo il nome agli immortali, pallidi monti. sonno. Era un maestro ecceziona- le. Giocava con me in laboratorio, Riferimenti mi aggiustava la bambola rotta, mi 1 Biglietto da visita cucinava i migliori bocconcini di 2 Attestato di abilitazione a svolgere 16 l’attività di Bergführer (Guida Alpina) 18 carne affumicata di cui ero ghiot- marzo 1897 ta. Passava giornate intere con me 3 Bortolo con clienti in Rifugio senza annoiarsi, era un 4 Bortolo e Carlo pozzo di esperienza e di saggezza 5 Tre generazioni di Zagonel assieme: umana. È stato sempre un esempio Bortolo, il figlio Carlo e il nipote Lino. di conoscenza, competenza, labo- 6 Bortolo al Pez Gaiard 7 Le Guide Alpine Zagonel: da sinistra riosità accurata, dedizione e amore Bortolo, i figli Carlo, Michele e Antonio per la famiglia. sul tornante del ”Bazar al Buon Gusto”di San Martino Io vivo lontana da molti anni. Il 8 La bussola d’oro regalata a Bortolo ritorno a casa, a San Martino, mi dal conte Lovelace acquistata presso colma di gioia e ripercorro le im- James A. Sinclair & Co, Haymarket St.54, Londra. magini più belle delle Pale: la notte 17 9 Annotazione di Beatrice Tomasson sul con la luna al Col del vent, i tra- libretto di Bortolo in merito alla prima salita della parete sud della Marmolada monti sulle cime che sembrano 17 luglio 1901 (pagina sinistra) dire “acchiappami”, le nebbioline rito capostazione del locale Soccorso 10 Bortolo in età avanzata con gli arcobaleni, il mare di neb- Alpino (tanto da meritarsi la stella al 11 L’intera famiglia di Bortolo Zagonel in bia sull’altopiano della Rosetta. Le merito dell’Ordine del Cardo), Edo- occasione del 50° di matrimonio (21 maggio 1941) spedizioni sui “sassi” da sola, all’in- ardo Zagonel è oggi ottantaseienne 12 Michele Zagonel con clienti saputa dei miei fino alla cima del- Guida Emerita. “Edo”, com’è fami- 13 Carlo Zagonel la Rosetta per aspettare papà Lino liarmente chiamato, ha contribuito 14 Michele Zagonel in arrivo dalla Garbari. Non avevo per un cinquantennio, al pari del 15 Tessera di Michele Zagonel socio paura di nulla, ero libera e felice. cugino Lino, a rinvigorire la tradi- onorario dei “Crodaroi” Spero che i miei due figli sentano zione inaugurata dall’illustre nonno 16 Lino Zagonel in arrampicata sempre, e con maggiore intensità, 17 Lino Zagonel e cliente 18 Il giovane Bortolo Zagonel ai tempi della la loro origine montanara ed ami- 19 Da Carla Zagonel, per tramite di Narci 1° salita in Marmolada no toccare e sentire la rugosità viva Simion (gennaio 2016).

18 il personaggio Cronologia alpinistica essenziale

• 20/9/1892, Rosetta, parete sud-ovest, prima ascensione (“cami- • 10/7/1900, Campanile Adele, seconda ascensione, con il no di sinistra”), con Arturo Crescini e Antonio Tavernaro. Conte di Lovelace e Michele Bettega.

• 30/7/1893, Campanile di Castrozza, prima ascensione, con • 13/7/1900, Torre Delago, con il Conte di Lovelace e Michele Willy Rickmer-Rickmers. Bettega.

• 2/8/1893, Torre Winkler, terza ascensione, con Willy Rickmer- • 14/7/1900, Torre Stabeler, con il Conte di Lovelace e Michele Rickmers e Antonio Tavernaro. Bettega.

• 12/8/1894, Rosetta, parete sud-ovest (“camino di destra” o • 16/7/1900, Dente del Sassolungo e Punta Grohmann, da “Camino Garbari”), con Carlo Garbari. nord-ovest, con il Conte di Lovelace e Michele Bettega.

• 16/8/1894, Torre Winkler, con Carlo Garbari e Antonio Ta- • 19/7/1900, Campanili Rizzi - entrambi - con il Conte di Lo- vernaro. velace e Michele Bettega.

• Luglio, Agosto e primi di settembre/1895, Mittaghorn, Eg- • 1/7/1901, Marmolada di Penìa, parete sud, prima ascensio- ginhorn, Ulrichshorn, Allalinhorn, Weissmies, Weisshorn, Mat- ne, con Beatrice Tomasson e Michele Bettega. terhorn (Cervino), Monte Rosa (Punta Dufour), Dom di Mischabel, Monte Bianco (2 volte), Buet e traversata del • 25/7/1901, Cima Immink, Campanile Chiara, Campa- Colle del Gigante e Courmayeur, con Benedict Friedländer e nile Giovanna, prime ascensioni da ovest, con il Conte di Love- Ferdinand Güterbock. lace e Michele Bettega.

• 28/9/1895, Campanile Adele, prima ascensione, con Adele • 28/7/1901, Torre Felicita, prima ascensione, da sud-est, con il De Zorzi (con la stessa, in data imprecisata, prima ascensione del- Conte di Lovelace e Michele Bettega. la Furchetta Adele). • 1/8/1901, Cusiglio, cresta nord, prima ascensione, con il Conte • 11/8/1896, Cima di Sedole, prima ascensione, con Julius di Lovelace e Michele Bettega. Dümler. • 4/8/1901, Dente del Cimone, prima ascensione, parete sud- • 4/9/1896, Sasso delle Lede, prima ascensione, con Robert ovest, con il Conte di Lovelace e Michele Bettega. Gärtner, Oskar Rüger e Michele Bettega. • 22/8/1901, Corno Smith, prima ascensione, versante ovest, • Agosto/1897, Cima Tosa, Adamello, Gran Zebrù, Ceve- con il Conte di Lovelace e Michele Bettega. dale, Ortles, Piz Bernina e Piz Corvatsch con Ferdinand Güterbock. • 24/8/1901, Pala di San Bartolomeo, prima ascensione, versante ovest, “Camino del dia- • 16/9/1897, Campanile Val di Roda, parete ovest, prima volo”, con il Conte di Lovelace e Michele Bet- ascensione (“Camino Zagonel”), con Emilie Blank e Luigi tega. Rizzi. • 7/8/1902, Croda Da Lago, con il Conte • 17/9/1897, Campanile di Castrozza, prima ascensione da di Lovelace e Michele Bettega. ovest, alla Forcella di Castrozza, con Emilie Blank. • ?/?/1898, Pala di San Martino, cresta nord-ovest, prima • 12/8/1902, Pomagagnón, via Philli- ascensione, con Oscar Schuster e Antonio Tavernaro. more, con il Conte di Lovelace e Mi- chele Bettega. • 11/9/1898, Campanile Zagonel, prima ascensione, con Karl Gunther von Saar. • 17/8/1903, Campanile Alto di Brenta, prima ascensione, camino • 21/6/1900, Pala d’Oltro, prima ascensione, con il Conte di Lo- sud-est, “Camino Bettega”, con Be- velace e Michele Bettega. atrice Tomasson e Michele Bettega.

• 24/6/1900, Punta del Caldrolòn, prima ascensione, con il • 30/6/1904, Cima di Ball, prima Conte di Lovelace e Michele Bettega. ascensione, versante sud-ovest, con Bitter, Klenck e signora, con Antonio • 25/6/1900, Cima del Coro, prima ascensione, versante ovest, Tavernaro e Michele Bettega. con il Conte di Lovelace e Michele Bettega. In qualità di coordinatore dell’articolo desi- • 27/6/1900, Lasta del Sol, con il Conte di Lovelace e Michele dero ringraziare la signora Carla Zagonel Bettega. che ha messo a disposizione l’archivio familiare, doverosamente conservato già • 28/6/1900, Furchetta Adele, seconda ascensione, da nord-est, dal padre Lino, affi nché rimanga inalte- con il Conte di Lovelace e Michele Bettega. rato nel tempo il patrimonio storico-alpinisti- co che la stirpe delle Guide Alpine Zagonel ci 18 • 2/7/1900, Rosetta, parete ovest, prima ascensione, “Parete ha lasciato in eredità. Lovelace”, con il Conte di Lovelace e Michele Bettega. Narci Simion - Guida Alpina

AQUILE 19 Stefan Kothner - Raphael Öttl KOD 2016

COVER STORY LA PALA DI SAN MARTINO Imponente nella sua maestosità continua ad essere testimone di intrepide narrazioni alpinistiche

20 COVER STORY AQUILE 21 LA VIA ATTRAVERSO IL GRAN PILASTRO

Resoconto di Gunther Langes della prima salita del Gran Pilastro il 24 luglio 1920 assieme a Erwin Merlet.

Trascrizione abbreviata a cura di Narci Simion - Guida Alpina

22 COVER STORY spigolo attraverso la parete sinistra qua torrenziale e la penosa attesa nel della fessura del diedro. Una scalata bagnato e al freddo iniziava un’altra non semplice. Durante il mio avan- volta. Erano le 18 quando giungem- zare puntiglioso sulla ripida parete a mo all’ometto della vetta con gli abiti braccia e gambe divaricate il vento appiccicosi, avvolti in un mare impe- furioso mi scagliò di nuovo in fac- netrabile di fredde nebbie serali. cia zampilli gelati; un tuono scoppiò [...] Sfogliammo con curiosità il bel come se la scarica fosse partita dalla libro delle presenze sulla vetta. La no- fessura. Questo secondo temporale stra cordata fu la prima dopo la guer- imperversò come un agguato peggio ra. Nel mese di luglio 1914 risultava- ancora intorno allo spigolo. Andai a no registrati il noto alpinista italiano finire di nuovo nella fessura sotto l’ac- Ugo de Amicis e le sue guide come

[...] Ci sono molte scalate nelle Dolo- miti con roccia bella. Fra le più belle, la via attraverso il Gran Pilastro: ver- ticale, con rocce solide come l’acciaio e grossi appigli, una scalata aerea so- pra la parete Ovest a piombo e sopra la nera gola del colatoio di ghiaccio, un percorso attraverso un itinerario ideale nel più selvaggio paesaggio dolomitico. I ghiaioni dell’attacco si trovano circa 600 metri sotto di noi quando mettiamo piede sul rosso die- dro sommitale. Due muraglie rosso- gialle convergono ad angolo retto ma quando eravamo quasi a metà del difficile diedro si scatenò un violento temporale. [...] Restammo incastrati impotenti nella fessura; una parte del corpo era protetta, l’altra esposta al freddo get- to dell’acqua. [...] Poi la furia della tempesta di- minuì, sembrava che il temporale avesse girato intorno alla montagna. Cascatelle scendevano dagli stra- piombi della parte alta della fessura. La cosa migliore era raggiungere lo

AQUILE 23 24 COVER STORY ultimi visitatori. La matita accurata- a corda doppia nella grigia nebbia. il bivacco. Fu una notte dura. Aveva- mente temperata aveva dovuto aspet- Fummo fortunati. Le estremità della mo gli abiti bagnati. Merlet si legò un tare 6 anni la successiva annotazione corda penzolavano su roccette, dopo fazzoletto di seta intorno alla testa e e non l’avevano sfiorata gli immensi pochi passi appena sotto c’era una indossò gli scaldapolsi. Non c’erano capovolgimenti che il mondo aveva bella larga selletta. altri indumenti di riserva. Ingoiam- vissuto. [...] Ora avevamo perso definitiva- mo le ultime zollette delle nostre [...] Merlet provvide alla nostra regi- provviste di zucchero ... strazione con una scrittura artistica. [...] Improvvisamente accadde qual- Io battevo i denti per il freddo ... cosa di terribile [...] di schianto il [...] Si è molto preoccupati quando silenzio totale dell’ambiente fu inter- bisogna cercare una nuova via per rotto da un sibilo sonoro che veniva scendere da una cima. La via norma- dall’alto e un sasso della dimensione le era impraticabile tenuto conto del d’una testa d’uomo si sfracellò con nostro equipaggiamento. Ci venne- fragore in mille pezzi non lontano dai ro i brividi al solo pensiero di dover nostri piedi. A una velocità incredibi- trascorrere la notte sulle nere pareti le scattammo in piedi per addossarci del versante Nord. Il massiccio della alla parete. La paura ci mozzava il Pala di San Martino è collegato con fiato, in attesa con la massima ten- l’altopiano delle Pale con una cresta sione che la spettrale caduta di sassi rocciosa. Su tale cresta si trovano sei riprendesse. grossi gendarmi o torri frastagliate [...] Resistendo al gelo si arrivò final- come esistono solo nelle Dolomiti. mente all’alba [...] al sorgere del sole Era l’unica possibilità per noi di tro- nel mattino luminoso della montagna vare una via attraverso il versante che il sangue riprese a scorrere di nuovo scende ripido da questa cresta verso più velocemente durante le calate, la Val Pradidali. Traversammo su ri- e si dissolsero tutte le nostre fatiche. pide pareti ai piedi del primo gendar- Guardando soddisfatti dai ghiaioni me, iniziando uno strano percorso in della Val Pradidali verso il nostro bi- mezzo alla nebbia. vacco lassù in alto ci parve ridicolo [...] perdemmo qualsiasi capacità di il notturno spavento subìto durante valutare altezza e profondità; dapper- la caduta del masso. Scendendo dal tutto la nebbia fitta si spostava violen- Passo di Ball avevamo di nuovo il ta, di modo che ogni tanto bisognava Gran Pilastro davanti alla nostra vi- chiudere gli occhi a causa delle verti- sta: grande e imponente con quella gini. Spesso si aveva l’impressione di magnifica via da noi percorsa con fare il passo successivo nel vuoto. mente ogni possibilità di terminare la tanta mancanza di buon senso ma [...] Quando la nebbia si alzava un nostra affrettata discesa prima del ca- anche con molta fortuna. La gioia e po’, di colpo si ergevano in modo lar della notte. Dopo il percorso della la soddisfazione furono grandi come sconcertante torri rocciose come cresta nella nebbia avevamo ancora poche altre volte in montagna. fantasmi che subito sparivano. Non nutrito qualche speranza di arrivare si distingueva più nessuna direzione alla base della montagna in serata. Testo e immagini tratte dal libro “Gunther quando scendemmo lentamente sulla Adesso il buio toglieva qualsiasi visi- Langes - Schleierkante - Spigolo del Velo”, roccia ripidissima. Quando infine ri- bilità e sotto di noi la roccia sfumava luglio 2000, Nuovi Sentieri Editore, a se- sultò impossibile proseguire sull’erta nell’abisso in modo interminabile. guito di gentile concessione dell’autore Bepi roccia, iniziammo decisi una calata Cercammo quindi un buon posto per Pellegrinon.

AQUILE 25 26 COVER STORY SCACCO ALLA PALA di Manuela Crepaz foto di Pierluigi Orler e archivio Giacomo Corona - Guida Alpina

Le guide alpine Luigi De Nardin, Giacomo Corona, Franco De Nardin, Walter Levis, Ruggero Daniele: quando è l’amicizia che lega a corda doppia. Questo è il segreto delle belle imprese alpinistiche, oltre al costante allenamento e l’attenta concentrazione.

L’impresa era ardua, tuttavia il foto- Una foto che mostri la loro voglia di aggrappata ad una cordata che uni- grafo Pierluigi Orler non ha vacilla- scalare assieme al loro affiatamento, sce in fiducia e sicurezza, lasciando to. Il compito che gli avevo affidato irrobustitosi nel gruppo della Guar- all’attacco della via le singole paure era di quelli difficili, ma sapevo di dia di Finanza a Passo Rolle e condi- e debolezze. poter contare su di lui: esprimere at- viso fin dai vent’anni, nonché quella Benché i nostri abitino ai quattro traverso un’immagine l’amicizia che capacità semiseria di sapersi pren- spigoli delle Pale di San Martino, lega - come una corda da roccia - i dere con ironia perché ci si conosce ogni occasione è propizia per incon- cinque protagonisti delle due salite fino al midollo, grazie alla passione trarsi, come quella volta all’Hotel invernali alla Pala di San Martino, per l’arrampicata e la montagna Regina che si sono presentati con il cover story di questo numero di Aqui- che hanno cementificato la fiducia proiettore e la scatoletta grigia che le: il primierotto Giacomo Corona che ognuno ripone nell’altro. conservava i due caricatori zeppi di (el Sepp), gli agordini Luigi (Gigi) De L’amicizia in montagna è parti- foto delle loro salite sulla Pala di San Nardin, Franco De Nardin, Walter colare: è un legame forte in tutti i Martino in invernale: la via Settimo Levis e il vicentino Ruggero Daniele sensi, perché non si condivide solo Bonvecchio (primi salitori: G. Loss- (el Scriciol). il divertimento, ma una vita intera, E. Bonvecchio-R. Destefani-V. De-

AQUILE 27 corso alpino, sulla scia di altre valli dolomitiche che avevano fondato le Aquile (San Martino di Castrozza e Primiero), gli Scoiattoli cortinesi, i Caprioli a San Vito di Cadore e poi più tardi i Ciamorces de Fascia, i ca- mosci ladini di Fassa. E il racconto prende vita, alimen- tandosi dei ricordi.

Chamonix La loro voglia di arrampicare era assoluta. Franco e Gigi hanno cominciato all’inizio degli anni ’70 ad appassio- narsi alle invernali: la prima via fu la Comici al Piccolo Falzarego, poi il Tridente nel gruppo della Mo- iazza e la Bonato, un quinto grado, superata senza imbracatura e Fran- co non aveva neppure il caschetto! “Bei ani”, commentano. Franco si era comperato la corda con i soldi guadagnati in malga, mentre Gigi “l’era ‘ndat de imprest” e non trovaro- no niente di meglio da fare che to- gliere ventidue chiodi dalla Bonato, “perché ci servivano per le altre ar- rampicate, dal momento che costa- gasperi, 13-15 luglio 1969) e la nord che scorrevano e proseguivano ver- vano cari ed eravamo squattrinati”. della via Solleder-Kummel (E. Solle- so la luce ingrandendo l’immagine a Lasciando quelli indispensabili alla der-F. Kummel, 6 settembre 1926), dismisura sul muro, mai dritta, mai salita, ovviamente. due arrampicate considerate tra le storta del tutto. Le immagini pro- Per un’invernale, erano di fonda- più impegnative in tutte le guide al- iettate delle due salite erano anco- mentale importanza degli scarponi pinistiche, che diventano estreme in ra perfette, con quell’allure vintage tecnici che garantissero tenuta e fos- condizioni invernali. che ci ha fatto andare indietro con i sero caldi e comodi. Tanto che Gigi, L’appuntamento era per l’aperitivo ricordi, quando ogni scatto era pre- Franco, Giacomo e Walter decisero delle sette: si sono presentati baldan- zioso perché unico: “E quel maglio- una spedizione di tre giorni in Val zosi alle otto, con un sorriso che fa ne rosso?”, domando incuriosita: d’Aosta con due giorni a Chamonix perdonare tutto. Scoprirò poi per “E’ quello del “Gir”, il gruppo roc- e uno a Courmayeur per l’acquisto. caso che tappa obbligata, quan- ciatori”, mi rispondono in coro. I gir Tre giorni interi per scegliere le cal- do vengono a San Martino, è “Da sono i ghiri, nel dialetto agordino. zature adatte? Non proprio: allora, Meto”, per un saluto a Lucia. Nato in seno alla sezione del CAI i Galibier erano considerati insupe- Almeno dieci anni che non sentivo Agordo, il Gir è formato da guide rabili (oltre che rigidi…), e bastò più i click… clack delle diapositive alpine, alpinisti e volontari del soc- un’ora per trovare quello che cerca-

28 COVER STORY vano. Solo Walter preferì i Trapper, con una calda e folta pelle d’agnello, ma non fu una scelta saggia. Infatti, rimase un mese intero all’ospedale perché, a causa degli scarponi che stringevano, si era congelato il piede sinistro. Poi servivano caldi piumini, pantaloni e sacchi a pelo. I guanti no, si scalava a mani nude. Allora come oggi ogni occasione era buona per divertirsi, perciò la tra- sferta “materiali” divenne un viag- gio-vacanza. In valle non c’erano ancora negozi così attrezzati come nelle due capitali alpine, perciò ne approfittarono per una tre giorni tra shopping, novità e genepì, che a Courmayeur “andava a gogo”, come ricordano i quattro davanti ad un buon calice di rosso trentino du- rante la cena.

La prima invernale sulla Bon- vecchio alla Pala di San Martino I primi a salire lungo il giallo pila- stro strapiombante della parete ovest della Pala nell’estate del 1969 furono Giuseppe Loss, Emilio Bonvecchio, Romeo De Stefani e Vincenzo De Gasperi. Due anni dopo si cimen- alpinistico e che mette a dura pro- è chiaro. Inoltre, “tachea a nevegar, teranno Aldo Leviti e Alberto Do- va soprattutto il fisico? Allora c’e- che volea far imprèsa”. rigatti. I “nostri” saranno i terzi in ra la voglia e “l’ambizione di fare ordine di tempo, ma i primi a salirvi qualcosa di duro”, spiega Gigi a E venne il giorno. in condizioni estreme, quelle inver- cui era venuta l’idea. “Era un or- Ritrovo a San Martino, Rosetta in nali, con la roccia gelida spesso sotto goglio cimentarsi nelle invernali”. funivia, poi giù con gli sci. C’era il ghiaccio. Erano i giorni tra il 10 E fu Sepp a proporre la “Bonvec- poca neve nel vallone, molto dura, e il 12 marzo 1981. Due le cordate: chio”. Non era di certo una passeg- e le temperature erano rigidissime. Gigi De Nardin e Giacomo Corona giata: i primi salitori avevano usato Partire al freddo non è mai il massi- (Sepp), davanti il primo giorno, e duecentotrenta chiodi, tra quelli mo, allora si fece pagliuzza tra Gigi Franco De Nardin con Walter Levis normali e a pressione. Manolo e e Sepp. La sera, dopo un giorno che si alternarono il secondo. Sepp Paolo Loss l’hanno arrampicata di avvicinamento e arrampicata, aveva ventiquattro anni, Gigi venti- in libera nel 1979, superando dif- si decise di bivaccare sulla piccola tre, Franco e Walter venti. ficoltà massime di 8a. Se a questo cengia, prima della zona facile, sul Cosa spinge ad affrontare un’im- si aggiungono le rigide condizioni traverso alla base del dietro. In po- presa così ardua dal punto di vista invernali, il quadro della difficoltà che parole, sul vuoto. C’era pure

AQUILE 29 ta alle guide alpine Giacomo Corona, Ruggero Daniele, Walter Levis e Luigi De Nardin, il 22-23 febbraio 1983. È una parete storica, una delle mitiche Solleder, una vera e propria sfida per i nostri “fab four”: la Nord della Pala è infatti considerata la più ostica del gruppo, mol- to più della Nord del Velo e dell’Ortiga. I quattro decisero di dedicare l’impresa all’indimentica- to amico Dante Taufer. Cosa ricordano i quattro Finanzieri dell’impresa? Il freddo. Il freddo cane: -26 gradi. “Fa catino, è un fri- gorifero, impensabile da fare in inverno, ci sono pareti Nord ben più morbide”. E benché i materiali fossero considerati adatti per quelle temperature al limite - erano francesi, come dire “il non plus ultra”, Walter si troverà con il piede sinistro congelato e passerà un mese all’ospedale. Ma l’arrivare in cima e vedere il sole ha ripagato di tutti gli sforzi: “Ti dava caldo anche se non lo era”. La gioia, la soddisfazione, l’orgoglio fanno cambiare prospettiva e anche il bivacco sembrava “una reggia”. La cena si avvia verso il caffè e lasciamo la sala con un’ultima considerazione: “Noi andavamo in monta- gna per passione; che poi fosse stato bello, brutto, fred- do, ci si andava lo stesso. Ora è diverso, tra le nuove generazioni non è più di moda questo spirito. Noi non facevamo programmi, no femene, no telefoni che sona. Ave- vamo bisogno di sfogarci, non ci interessava documen- chi riusciva a dormire bene, “tuta note” come Gigi, e chi tare. Bastava una telefonata e si partiva”. no, come Franco. Trascorsero la seconda notte nella Le salite invernali alle cime più note fanno parte del- nicchia, vicino al pilastro, prima della placca gialla. Pas- la storia dell’alpinismo delle Pale di San Martino. sarono la terza “abarbicadi come i corf”, perché lo spazio Ogni scalatore con il cuore di roccia si cimentava in era risicato. Finalmente, arrivarono in cima: 700 metri quelle che erano vere e proprie mini spedizioni, che di via, una via lunga e strapiombante con difficoltà fino tra avvicinamento, attacco, salita e ritorno duravano al sesto/settimo grado in artificiale, e che soddisfazione! dai due ai sette giorni. In una dimensione minore, si Che ricordi… la bottiglia stappata e bevuta assieme tor- ricreava pure l’arrampicata in un ambiente estremo, nati a San Martino, i quattro giorni trascorsi dal Sepp a simile a quello himalayano o andino, mete possibili festeggiare alle Fontanelle… Gigi, sposo novello, dovet- solo a coloro che avevano il tempo e le finanze ne- te invece correre subito a casa. cessari. Oggi quella “moda” è passata, l’alpinismo in inver- La salita alla Pala di San Martino per la parete nale è un’attività diversa, grazie anche ai materiali nord, la “mitica” via Solleder sempre più specializzati ed evoluti tecnologicamente. I primi a salirvi, lungo una difficile via attraverso pro- Per trovare la novità, ci si cimenta su pareti ghiaccia- fondi camini, furono i bavaresi Emil Solleder, Zacke per te: dry tooling e ice climbing (vedi l’articolo a firma di gli amici e una leggenda per tutti, con l’amico Franz Renzo Corona) sono le nuove prospettive, che sanno Kummer il 6 settembre 1926. Il primato invernale spet- ancora aprire interessanti orizzonti.

30 COVER STORY AQUILE 31 32 COVER STORY ICE CLIMBING E DRY TOOLING DI CASA NOSTRA di Renzo Corona - Guida Alpina Foto di Renzo Corona e Flavio Piccinini - Guide Alpine

Il 20 e 21 dicembre 2015 Renzo Corona e Flavio Piccinini hanno aperto Stralasegne (500m, M5 e 1 pass. M6), nuova via alpinistica di misto sulla parete Nord della Pala di San Martino. Il racconto di Renzo si fa pura emozione e parte da lontano.

Raccontare o spiegare questi due rendere quella libertà di movimento e neve perenne. Poi, ecco le prime anglicismi è un po’ come raccontare e di spirito che l’arrampicata esige. salite ai canali più ripidi con tratti di uno spaccato di storia dell’alpinismo Anche l’arrampicata su ghiaccio ha ghiaccio e neve (inizio Novecento). invernale: nell’arrampicata, prima avuto la sua evoluzione negli anni: Nella zona delle Alpi Occidentali, si usavano le scarpe “da gatto” poi all’inizio i ramponi e le piccozze si la ricerca di colatoi (in francese gou- gli scarponi (verso gli anni ’50-’60), usavano solo sui ghiacciai, attraver- lottes) sempre più ripidi e con tratti adesso si usano le scarpette ed altri sate, esplorazioni e salite alle mon- di roccia, ha portato ad un’obbliga- materiali ultra leggeri e tecnici per tagne più alte ricoperte da ghiaccio toria evoluzione dei materiali: ram-

AQUILE 33 poni più leggeri, monopunta, pic- cozze con il manico e impugnature ergonomici, punte intercambiabili, chiodi da ghiaccio leggerissimi con una buona capacità di perforazione, e una ricerca costante per alzare le difficoltà delle salite. Ecco che nelle Dolomiti si scoprono le cascate ghiacciate: sono tantis- sime e tutte diverse, ovunque, una manna per i ghiacciatori dolomitisti che hanno un terreno di gioco vici- no a casa (“È lunga andare verso il Monte Bianco, Monte Rosa, Eiger e altre”). Poi piano piano l’arrampica- ta su cascate di ghiaccio è diventata quasi uno sport a sé, con innumere- voli siti e praticanti, guide, corsi, ma- teriali specifici, incidenti che hanno portato ad un’evoluzione delle tecni- che di soccorso su cascata. In tutte le Alpi e non solo, esistono cascate attrezzate con soste fisse, migliaia di ghiacciatori sempre più affamati di nuove linee; le guide al- pine hanno una parte del loro lavo- ro invernale che si svolge su questo terreno. Ormai le salite alle cime più alte, le goulottes o le più famose salite come la parete nord delle Jorasses, dell’Ei- ger, del Cervino, i pilastri del Monte Bianco e tante altre che hanno fat- to la Storia mondiale dell’alpinimo sono terreno per pochi alpinisti un po’... nostalgici: “meno fatica ed im- pegno andare una giornata a Sotto- guda o una delle tante e fare un po’ di tirì con avvicinamento in massi- mo venti minuti”. Anche in giro per il mondo c’è stata una evoluzione dell’arrampicata su ghiaccio: da anni in Russia si fanno delle gare di velocità su strutture ar- tificiali ghiacciate e i primi chiodi da

34 COVER STORY ghiaccio “tubolari” erano prodotti ghiaccio, roccia incrostata, quindi questi anni. Anche da noi ci sono in Russia. Qualcuno di noi ricorde- protezioni anche da roccia, ramponi tante belle cascate, come in Val rà ancora gli amici dell’Est, del buon e piccozze che rimbalzano perché su Noana, la vicinanza nell’Agordi- Tito del Cant del Gal. I chiodi al roccia non si piantano... Ecco il dry no di Sottoguda e di Gares come titanio che ci lasciavano erano una tooling, che da noi si pratica da una terreno di allenamento. La facilità rarità, ed eravamo nei primi anni decina d’anni, là da cinquanta! di spostamenti nelle valli vicine ha Ottanta. Arrampicata mista, si diceva, poi favorito la pratica dell’arrampicata Altra zona con una sua storia, è sempre più su di difficoltà, tanti tratti su ghiaccio anche tra i primierot- la Scozia: montagne basse con un di roccia da scalare con piccozze tut- ti. Negli ultimi anni, per mano di meteo imprevedibile, correnti fred- te curve stranissime e ramponi leg- qualche appassionato, sono state at-

de e umide del Mare del Nord che gerissimi fissati su scarpette quasi da trezzate anche delle piccole palestre imbiancano le montagne del Nord arrampicata, vie attrezzate dall’al- di dry tooling. della Scozia come dei panettoni to con gli spit, palestre dedicate a Come nell’arrampicata, anche nel di glassa bianca, pareti di cento, questa disciplina, ricerca maniacale ghiaccio la tecnica sempre più evo- duecento metri ricoperte di que- di quelle piccole colate di ghiaccio luta ha portato ad una riscoperta di sta crosta bianca, qualche colata di sospese nel vuoto, posti impensabili linee nuove, ad un uso di protezioni ghiaccio. Già nei primi anni Trenta fino a pochi anni fa. Con internet lo naturali e veloci sia per etica che per là scalavano queste strane (per noi) scambio di notizie e novità è facilis- velocità, una ricerca quasi maniaca- montagne, vicino al mare, basse di simo, quindi anche l’evoluzione di le in inverno di queste pareti che si quota (max 1300/1500 mt), linee di questo strano sport, che ormai vede trasformano... si “vestono” con que- salita sempre più difficili, gradi di dif- gare internazionali, meeting e centi- sti veli ghiacciati che da un giorno ficoltà diversi dai nostri e quindi un naia di appassionati. all’altro svaniscono. Le montagne po’ difficile confrontarsi, però poco I Nostrani non hanno dormito in del Brenta hanno la particolarità che

AQUILE 35 in cima spesso hanno questi piccoli fatto diverse vie nuove: “Che bel”, Non è facile mettersi in testa una via nevai pensili che in inverno lasciano penso e le riguardo e torno qualche nuova su una parete nord così, in in- “colare” queste linee di ghiaccio. Le anno indietro con la memoria; poi verno (sono stati grandi i Finanzieri prime salite di dry in Dolomiti sono quella riga di ghiaccio la me tira l’o- anni prima sulla Solleder). Mi trovo in quella zona (“Lisa dagli occhi cio. “Ma pensa tu”, dico , “una riga bene con il Flavio, con le stesse idee blu” e altre); anche nella zona del che parte dalla cima fino al ghiac- di cercare nuove salite. È inevitabile Sassolungo e del Sasso Piatto ci sono ciaio, al centro della parete, possi- raccontarsi e condividere progetti. vie di questo genere (Pordoi, Vallun- bile che nessuno l’abbia mai vista “Andiamo a vedere allora”. ga e altre). prima... Logico no? Qua in inverno Quando si dice una bella cordata, “E le Pale? Tutte a punta, aguzze si viene con gli sci, non si notano ca- vuol dire tanto, parlar poco, avere le e verticali, possibile che non ci sia scate o robe simili. Appena apre la idee simili e saper ascoltare l’altro. niente di interessante? Sempre leg- funivia ci metto su le mani”. Non siamo tutti uguali, arriviamo gere di vie in giro e qua niente, a for- Dicembre, su e via a vedere... e fino a metà circa: ghiaccio poco, za di girarle ‘ste Pale le conosci, le che cavolo! “Dov’era... solo roccia, avevamo deciso di tornare giù la vivi con le loro trasformazioni legate mah”, penso, “strano...” e avanti sera. “Va bene così, peccato però”, al meteo, e quando è brutto tempo così per qualche inverno. Il buon ci diciamo. “Non importa, non e non c’è nessuno in giro ti senti più Kermit avrà perso il conto dei gi- scappa, sicuro. Che bella parete” vicino a loro”. retti fatti su per le creste a far foto. pensiamo tutti due, “Bisogna finire Verso la fine di novembre, diversi Un dicembre decido di metterci su ‘sta via...”. anni fa, su per la forcelletta, le mani. Come avremo fatto ad in- Poi neve, anche l’inverno successivo, pareti che conosco bene, dovinare uno dei giorni più freddi parete sempre con la panna monta- già sulla parete nord di quell’inverno ancora non lo so... ta ovunque e penso alle croste scoz- della Pala ho “Che bel però un ambiente unico e zesi: “Mah, il Kermit sarà stufo di severo, due tiri e via alla fu- vederci su per quelle creste”. nivia, se no i finis la “’Sta volta me ne frego”, dico a Fla- bira”. vio. “Ghiaccio o no andiamo su”, e così sia: funivia, zaini alla Casarotto, roba da bivac- co, for- cellet-

36 COVER STORY ta... Parete pulita senza neve, però la la Pala al tramonto... serve altro? cia, un tiro di neve dura, sosta... e riga bianca si vede. Mattina: sempre un po’ fatica usci- siamo in cima, proprio a due passi Su i primi cinque tiri dell’altra vol- re dal sacco a pelo, ma la voglia dal nuovo bivacco delle “Guide Al- ta, è già scuro ad inizio dicembre di andare a vedere il sole in cima pine”... “Che bello sentire il sole, alle quattro. “Varda che bus là”, fa miracoli, un po’ di gesti atletici guardare verso il Sass Maor e dar- perfetto per bivaccare, parapetto e Flavio salta sopra la grotta, poi si la mano e sentire le stesse cose, di neve e Rosetta con Cimon del- su ancora tratti di ghiaccio e roc- proprio bel”!

AQUILE 37 RICORDI IMPERDIBILI testo e foto di Alessandro Bazzan

L’amico Bepi Toca, all’anagrafe con il comandante Celestino Cemin giorno successivo lì sarebbe stata ce- Giuseppe Maierild, un giorno mi a . Io avrei dovuto lebrata la Santa Messa e dalla Pala, chiede quasi a freddo se mi avesse portare anche la mia macchina foto- via radio, Don Martino avrebbe tra- fatto piacere unirmi, a lui, con le grafica per fare un minimo di servi- smesso la Benedizione del Bivacco. Guide, per salire sulla Pala il giorno zio fotografico della cerimonia. L’operazione Altare, comportò la dell’inaugurazione del Bivacco Gui- Il sabato salimmo al Rifugio Roset- salita Rifugio Cima Rosetta: per due de Alpine. ta, eravamo ospiti non paganti, me- o tre volte, sembrava che il parroco Forse sorpreso ma, sicuramente subi- raviglia delle meraviglie. avesse molta paura del vuoto e così to entusiasta, accolsi al volo l’invito. Il pomeriggio fu dedicato all’allesti- bisognava organizzare una bella ra- Dovevamo portare una radio mobi- mento e messa in sicurezza (l’allora gnatela di corde. le dei Vigili del Fuoco in cima alla Parroco di San Martino non aveva La sera, il Micel era solo preoccu- Pala di San Martino per garantire il molta dimestichezza con le crode) pato che stessimo bene, che non ci collegamento con la Cima Rosetta e dell’altare in cima alla Rosetta. Il mancasse nulla, ci aveva persino ri-

38 COVER STORY servato letti con le lenzuola (un lus- “Qui mobile Pala a pantera Fiera” Arrivati in Rosetta, festa per tut- so mai provato). fu il primo collegamento e subi- ti, mi fu chiesto se acconsentivo a Un gruppetto di todeschi un po’ to sentimmo: “Qui pantera Fiera consegnare il rullino delle foto al turbolenti ruppe un vetro e all’invi- a mobile Pala”, funzionava tutto, fotografo del giornale “L’Adige”, to del Micel di tranquillizzarsi per adesso bisognava solo rispettare i con un po’ di ritrosia (avevo pau- tutta risposta lo insultarono, la cosa tempi. ra che i negativi andassero persi) e fu prontamente risolta dall’inter- Dopo un po’ giunse in cima anche grazie alle assicurazioni dell’Edo, vento di Camillo, Edo, Saverio e gli il Meto con un cliente oltre ad una acconsentii. altri. guida altoatesina. Poi giù all’ Hotel Centrale per i fe- Dopo cena ebbi anche la fortuna di In Rosetta erano pronti, Don Mar- steggiamenti ufficiali e ciliegina sul- assistere alla descrizione di una via tino pure, le Guide si guardarono la torta, l’incontro e l’abbraccio tra con tanto di traccia disegnata su di negli occhi ed indicarono decisa- Gunther Langes ed il Meto. un tovagliolo, fatta dal grandissimo mente il Meto come responsabile Come sono tornato a Fiera non Micel ad una cordata di clienti per del taglio del nastro tricolore. ricordo, forse qualcuno mi ha ac- la salita del giorno successivo. Fatta la Benedizione e tagliato il compagnato fino a casa. La mattina partenza prestissimo, il nastro c’era anche una bottiglia per Certo ricordi così non possono es- Bepi ed io dovevamo essere in cima il varo ma, saggiamente, fu pensato sere persi. coi primi per controllare il funzio- che era peccato sprecare del vino namento della radio. buono e così brindammo. Arrivati in cima, installata la radio Il ritorno fu veloce seguendo il sono cominciati i collegamenti con Meto che deteneva qualche segreto la “pantera” del Celestino. sulla giusta via da seguire.

AQUILE 39 BARATTOLINO ROSSO DI LATTA di Manuela Crepaz foto di Tommaso Forin, Gianni Caon e Renzo Corona - Guida Alpina L’idea di Carla Scalet, di “portarsi a casa” il primo bivacco costruito sulla Pala è l’occasione per ripercorrerne la storia, tra vecchi ricordi e nuove prospettive

40 COVER STORY “A mettere in movimento le guide non hanno né il tempo né la forza alpine Aquile di San Martino di Ca- di ridiscendere lungo l’impegnativo strozza e Primiero fu questione di un rientro verso il rifugio Rosetta, che, attimo. Lassù, sulla Pala di San Mar- per i meno allenati ed inesperti, può tino, se non si provvedeva alla svelta, durare anche sei ore. qualcuno ci rimetteva le cuoia. Erano Promotori furono le due coraggio- in due, marito e moglie, incrodati e in- se guide alpine, con il beneplacito chiodati in un imbuto della parete, ri- dell’allora capogruppo Giulio Fa- parati alla meglio da un telo di nailon oro. Quattro anni dopo, la mattina sbrindellato, impossibilitati ad andare del 25 giugno 1968, il bivacco venne né avanti né indietro per il vetrato e la elitrasportato a quota 2982 metri. neve. Erano lì da 48 ore e anche più, Le guide alpine Camillo Depaoli e a battere i denti, a spolmonarsi nella Saverio Scalet erano sulla cima per vaga speranza che qualcuno captasse sganciare i tre moduli dall’elicottero l’angosciata invocazione. Quinto Sca- - un bolide da guerra tipo chinook let, Camillo Depaoli, Lallo Gadenz e pilotato da Paolo Antondu del 4° Don Martino Delugan erano pronti. Corpo d’Armata alpino di Bolzano Quinto Scalet (...) partì di slancio, rag- - mentre Giulio Faoro, Quinto Sca- giunse i due tedeschi, più morti che let ed Edoardo Zagonel lo avevano vivi, di forza li calò fra le braccia acco- poi fissato al suolo con l’aiuto di glienti degli altri”. Don Martino Delugan e Gianfranco È il colorito resoconto riportato Dell’Antonia. Un trasbordo insolito nell’ormai introvabile libro “Oltre il e forse il primo del genere sulle Alpi. sentiero”, dedicato alle “Aquile”, le Lo scorso autunno, la svolta: il ma- guide alpine di San Martino e Pri- nufatto del ‘68 era ormai vetusto e miero, scritto dal giornalista dell’Adi- non più consono a dare rifugio agli ge Gino Callin (vedi Aquile n. 0), da alpinisti in emergenza, così le guide poco scomparso, con gli amici colle- alpine Mariano Lott e Narciso Si- ghi Elio Conighi e Antonio Vischi. mion hanno coinvolto il capogruppo Era l’autunno del 1964 e la coppia Rocco Romagna e le “Aquile”, gra- di alpinisti tedeschi aveva percorso zie al contributo provinciale, hanno la via del Gran Pilastro: nella memo- provveduto alla sostituzione con un ria è rimasto come uno dei soccorsi nuovo bivacco all’avanguardia: “La più complessi, tanto che valse alle sostituzione prosegue la missione due guide Quinto Scalet e Camillo delle vèce Aquile di salvare la vita Depaoli il premio dato dall’Ordine agli alpinisti”, spiega Mariano Lott. del Cardo, sodalizio internazionale “Brontoloni, ‘reversi come le calze’, di spiritualità alpina che riconosce i ma bravi ad aver avuto l’intuizione gesti più significativi di umana soli- di costruirlo lì”. darietà compiuti in montagna. Portato sulla Pala di San Martino Fu allora che si decise che serviva tutto d’un pezzo con un elicottero un bivacco lassù, sulla Pala, una Kamov della svizzera Elisuisse il pri- struttura “salvavita” per i frequen- mo ottobre 2015, è stato inaugurato ti alpinisti che, arrivati in cima nel con la bella stagione, perché, no- tardo pomeriggio - e sono in tanti -, nostante la pratica alpinistica si sia

AQUILE 41 evoluta nella tecnica e nei materiali rio per il basamento, dove ha trova- Ma la storia non finisce qui: il prece- consentendo di velocizzare l’arrivo to posto il nuovo bivacco a prova di dente bivacco rosso malconcio è stato in vetta, “la cuccia d’alta quota” ri- acqua e vento: un cubo rettangolare elitrasportato a valle il 22 settembre e mane fondamentale per chi vi arri- in lamiera rossa, confortevolmente parcheggiato ai piedi del Cimon del- va al calar del sole, sfisicato, o con foderata di legno all’interno, con due la Pala davanti alla ex Malga Fosse condizioni meteo avverse che non letti a castello, un tavolo, due panche, giusto il tempo per essere smantel- permettono la discesa in sicurezza. delle mensole, dei ganci per appen- lato. Almeno nelle intenzioni, per- Un’operazione degna di nota: sulla dere le corde. Progettato dal geome- ché a Carla Scalet, albergatrice di Pala, al lavoro, c’erano le guide alpi- tra Ivano Tomas e costruito dall’im- San Martino di Castrozza, è venuta ne Rocco Romagna, Mariano Lott presa edile Bruno Zortea del Vanoi, un’idea, concretizzatasi con l’aiuto e Giampaolo Zortea, con un paio di con la direzione dei lavori affidata al di varie persone: l’acciaccato bivac- operai che hanno agganciato all’eli- geometra Francesco Cemin di Siror, co “Guide Alpine” è stato restaurato cottero la vecchia struttura. Il mezzo, ha visto la partecipazione economica dopo aver smaltito tutto il rivestimen- in dieci giri, ha portato a quasi tremi- della Provincia Autonoma di Trento to interno ed è diventato un pezzo da la metri di quota il cemento necessa- che ha coperto il 95% delle spese. museo a cielo aperto nel giardino di

42 COVER STORY casa sua vicino al Prà delle Nasse, vi- diventando lo standard dal 1956 per sitabile da tutti. E ne ha di storie da oltre trent’anni, tanto che la tipica raccontare, non solo dei tanti alpi- struttura col tetto semicilindrico è nisti che vi hanno trascorso la notte ormai conosciuta come “Barcellan” lasciandovi testimonianza nel libro di oppure “tipo Berti”, dall’omonima vetta a disposizione dei visitatori. fondazione che tra le finalità aveva la È infatti discendente di una nume- costruzione di bivacchi fissi, dedicata rosa famiglia di oltre cento bivacchi al dolomitista veneto Antonio Berti. issati sulle cime più famose, dal Cer- Un gioiellino, insomma, testimone vino fino alle Pale e poi giù al Gran del valore delle guide alpine locali: Sasso, costruiti in modo similare: le- poter vedere ed entrare in un vero gno rivestito di lamiera dipinta di un bivacco respirando l’avventura al- bel rosso brillante, con 6-8 brande. pinistica senza arrivare a tremila Il prototipo era stato ideato dall’arti- metri di quota, è una simpatica giano padovano Redento Barcellan, chicca turistica.

AQUILE 43 Parete nord Parete ovest

2

1 3 4

5 6

7 13

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16 15 17 10 12 PALA DI

SAN MARTINO Le principali vie di salita a cura di Renzo Corona - Guida Alpina

44 COVER STORY Parete sud

25 23 21

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24 23

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1 Fiamme Gialle 10 Simon - Schuller 19 Pilastro di fronte

2 Solleder - Kummer 11 Zagonel 20 Masarotto

3 Stralasegne 12 Boceta 21 Zagonel

4 Leviti - Dalla Sega 13 Claudia 22 Cozzolino

5 Corona - Corona 14 40 ani par gnent 23 Simon - Wiessner

6 Perlotto 15 Franco Petrucci 24 Leineker - Wenter

7 Pilastro Camillo De Paoli 16 Pisoni - Leonardi 25 Normale Langhes - Lorenz

8 Colibrì 17 Bonvecchio

9 Corona - Zecchini - Piccinini 18 Gran Pilastro

AQUILE 45 MIRABILIA AMBULANTI DEL SACRO a cura di Narci Simion - Guida Alpina La storia di Giuseppe Zurlo madonnaro di montagna 1

46 mirabilia na, che morì ancora neonata, e sette maschi: Ambrogio e An- drea nati in comune di Canal San Bovo, Angelo nato a Bürs (distretto di Bludenz nel Vorarl- berg), Attilio invece a Zell am See (Salzburger Land) mentre Beniamino, Cornelio e Luigi nuovamente nel comune di Ca- nal San Bovo. Ma cos’era precisamente il lavo- ro di madonnaro? Era un’attivi- tà artigianale rara, tramandata da padre in fi glio, che si basava sulla produzione in proprio e sulla vendita ‘porta a porta’ di statuette o bassorilievi dipinti a mano a soggetto religioso. Il nostro madonnaro Giuseppe Zurlo, nella realizzazione dei suoi manufatti, doveva inizial- mente creare il prototipo origi- nario della statua che, una volta rifi nita e ritenuta idonea, veniva poi rivestita con un involucro esterno entro il quale veniva versata una colata di pece calda, per riempire il vuoto rimasto tra 2 la scultura e l’involucro.

La storia vuole che la signori- na Giovanna Gobber (fu Am- brogio), nata nella frazione di Gobbera nel comune di Canal S. Bovo, incrociasse il suo de- stino, nel distante Vorarlberg in Austria, con quello di Giuseppe Zurlo (fu Andrea), classe 1884, originario della Valsugana ma, come riportato nel suo Ausweis, “dimorante” nel Vorarlberg e di professione “madonaro”. Si sposarono nel gennaio del 1908 e dal loro matrimonio nacquero otto fi gli, una femmi- 3

AQUILE 47 La pece, solidifi cata, veniva poi sanguinanti, le ali e i rag- sezionata e staccata dal prototi- gi dorati e, per conclude- po, diventando così una prezio- re, si verniciava il tutto sa matrice negativa composta per proteggere il ma- da due o più elementi. nufatto dall’umidità: la Entro la matrice ricomposta ve- statuetta, a questo pun- niva colato del gesso da presa se- to, era da considerarsi mifl uido; quando quest’ultimo fi nita e pronta per induriva si riapriva la matrice, la consegna. ottenendo una copia ‘grezza’ del prototipo originario: questa operazione era ripetibile per la produzione consecutiva di un numero pressoché illimitato di pezzi . Era infi ne necessario lisciare le sbavature, rifi nire le facce, di- pingere gli abiti, gli occhi, le lab- bra, le ferite

48 mirabilia Per avere successo commercia- le, il madonnaro doveva posse- dere notevoli doti di disegno e composizione, abilità scultorea e raffi nate capacità decorative con pennelli, colori e vernici. L’attività ambulante del ma- donnaro aveva alcune peculia- rità: la semplicità tecnologica con cui egli doveva operare du- rante i lunghi periodi di trasfer- ta, l’uso di materiali facilmente reperibili dovunque e l’utilizzo di strumenti leggeri da traspor- tare a spalla, per poter realizza- re velocemente le ordinazioni raccolte. Questo lavoro ambu- lante imponeva però a Giu- seppe Zur- lo lunghi

trasferimenti, talvolta assie- quando bussavano alle porte me ai familiari, nelle vallate delle case, per non offendere alpine cattoliche delle varie la sensibilità religiosa dei pro- province austroungariche del prietari e per farsi perdonare la Tirolo, Sudtirolo, Vorarlberg, “mercifi cazione” dei simulacri Salisburghese, Carinzia e Friu- religiosi che provavano a ven- li, in un continuo girovagare dere. alla ricerca di nuovi mercati. Poco alla volta il nostro Zurlo “Scuséne se vegnon a riuscì a mettere da parte una vender Gesù Cristo” considerevole fortuna econo- era questa la fra- mica tant’è che, nel 1911, a soli se consueta che 27 anni di età, poté acquistare utilizzavano un’ importante proprietà agri-

AQUILE 49 50 mirabilia commerciante mentre Andrea, accasatosi in Val di Cembra, re- sistette fino agli ultimi anni ’60, periodo nel quale abbandonò gradatamente questo singolare mestiere di artigiano girovago, che aveva però garantito pro- sperità e benessere a due gene- razioni di Zurlo, intraprendenti madonnari del Primiero. Nota: l’autore desidera ringraziare il nipote Giampaolo Zurlo tuttora resi- dente a Saline, figlio dell’ultimogenito Luigi, e il bisnipote Nicola per avere permesso la realizzazione di questo

4 articolo.

Riferimenti cola in località Barbine, nei valli bresciane e le vaste zone pe- 1 Il giovane Giuseppe Zurlo in uniforme da pressi della Gobbera, compo- demontane lombarde nella conti- tiratore scelto dei Kaiserjäger. sta da immobili, stalle, fienili, nua ricerca di commesse. 2 Giovanna Gobber in Zurlo. 3 La famiglia di Giuseppe e Giovanna prati e campi, assieme ad un I primi figli Ambrogio e Andrea Zurlo (seduti al centro). Da sinistra Luigi, esteso appezzamento di bosco. continuarono l’attività ambulan- Cornelio, Beniamino, Attilio, Angelo Andrea e Ambrogio. Rimaneva anche proprietario te anche dopo il ritiro del vecchio 4 Andrea Zurlo, ultimo madonnaro, ritratto dei fabbricati in località Saline padre Giuseppe, che morirà alla con la famiglia e il proprio mezzo di della Gobbera, che diventarono Gobbera nel 1953. Ambrogio, trasporto. 5 Giampaolo Zurlo a sinistra e il figlio il vero e proprio laboratorio ar- in seguito, cambiò occupazione Nicola tigianale di produzione. lavorando come imbianchino e Essendo di origini “valsuganotte” egli piantò un frutteto con varie- tà di susine e pere mai coltivate prima nella Valle del Vanoi e suc- cessivamente, con spirito sempre innovativo, stipulò una polizza di assicurazione degli immobili contro “l’incendio e la caduta del fulmine” con l’Istituto Provincia- le Incendi di Trento, per un “va- lore di classe” di ben 27.200 lire dell’epoca. Dopo la prima guerra mondiale, persi i mercati d’oltralpe, insieme ai figli ormai cresciuti si trasferì in provincia di Bergamo e percorse 5 le valli del Trentino orientale, le

AQUILE 51 VIVERE IN MONTAGNA FRANCESCO TURRA CHECO FAZENDA di Luciano Gadenz e Giuliano Zugliani - Guide Alpine foto Pierluigi Orler

Quante volte, entrando in casa, sono Lo stesso nome Alpi deriva da “al- considerati lontani dalla “moderni- stato rimproverato per aver portato peggio” - “Alm” - malga ed è da tà”, ma vanno considerati i deposi- fino in valle quell’odore strano che tempi remoti di 2000 - 3000 anni tari di valori fondamentali di riferi- impregna i vestiti. Un misto di stal- a. C. che abbiamo testimonianze mento. la, di legna che brucia, di vapore di questa migrazione verticale - È una grande fortuna che esistano della casera, di roba da mangiare, stagionale. ancora orgoglio e passione per un di luganega, di formaggio, di ven- La chiamano Agricoltura di sussi- mondo che sembra così lontano an- to, di pioggia, di resina, di erba con stenza ma la Malga ha conquistato che se sono sempre più pochi quelli i suoi fiori. Un odore fatto di tante le Alpi contribuendo alla struttura- che rimangono. sensazioni che si fondono secondo zione del paesaggio e alla sua con- Alla Malga Vallazza attorno a la natura stessa dell’alpeggio; odo- servazione ottenendone importanti Francesco Turra (Checo Fazenda) re unico, come è unica l’esperienza risorse sostenibili e rinnovabili. ci sono i giovani con l’entusiasmo dell’alpeggio. Una parola che è suf- In Malga il protagonista vero è il dell’età e la consapevolezza di es- ficiente per evocare miti e storie an- Tempo nel suo rapporto con l’uomo. sere portatori di una storia antica tiche, legate agli uomini, alle bestie e Le innovazioni, i cambiamenti, la e depositari di quella storia che da ai luoghi, ad una natura domata nel tecnologia, non hanno modificato il secoli unisce uomini, natura e be- tempo e addomesticata alle esigenze ritmo delle giornate che rimangono stie in un impatto culturale, sociale di una comunità abituata a soprav- scandite da tempi immobili. Le ore ed economico che con molta super- vivere in una montagna difficile. sono ancora quelle del sole e i ritmi ficialità la società tende a sottova- La pratica dell’alpeggio si perde in sono dettati dalla natura e dal suo lutare, guardando nuovi modelli di antiche leggende del Salvanel, del influsso su un territorio che ha con- vita e di sviluppo che mettono in di- Mazarol che hanno insegnato ai tinue necessità di cure continuando scussione alcuni valori che una co- montanari come sopravvivere sta- quegli interventi di bonifica che i no- munità di montagna dovrebbe con- bilmente in zone impervie e come stri antenati hanno effettuato. tinuare ad avere come riferimento trasformare le risorse per superare i Gli uomini delle Malghe non sono per il futuro. mesi invernali. “fuori dal tempo” perché vengono

52 vivere in montagna AQUILE 53 Intervista Francesco pochi giorni ti facevano diventare da se podea mia star là a dromir” se sconfi- Turra “Checo della bambino a “omenet” e non è come navano erano urli e invettive da parte Valaza” oggi che se non hai 16 anni non puoi di “quei dele vache” ed era regola “tegner (L’intervista è stata fatta in dialetto lavorare. confin”. Quando poi sconfinavano ma perché il testo sia comprensibile Nell’estate del 1947 ci fu un’epidemia verso il bosco di Paneveggio “stea poch a tutti sono riportate solo alcune frasi bovina di afta epizootica e alla malga a ruar su i militi de Paneveie e l’era ogni nella dicitura originale) c’era un gran da fare, giornalmente volta na cridada e en kilo de botiro e na poina La tua vita così come il tuo so- oltre ai normali lavori bisognava aiu- par el marescial”. prannome “Checo della Vala- tare i pastori adulti a ripulire la boc- A quei tempi come si svolgeva za” è legata alla malga Valaz- ca ed i piedi ai bovini infetti perché la giornata al pascolo? Usa- za che tu fin da bambino hai potessero alimentarsi da soli, inoltre vate i cani per controllare gli iniziato a frequentare, ci puoi per quelli più mal messi onde evitare animali? parlare della tua vita passata che morissero di fame, noi bambini Le giornate al pascolo erano lunghe là? ci mandavano con un falcetto a re- dall’alba a notte, con bello e cattivo

Sono nato nel 1933 da una famiglia cuperare un po’ d’erba nei posti più tempo e bisognava essere sempre di contadini, ed ero l’ultimo di nove scoscesi dove il resto della mandria molto attenti a controllare la man- figli, in casa la vita era molto stentata non riusciva a pascolare. dria “e tegner confin”. Quando pioveva e così ancora da bambino nell’estate Io nei primi anni ero “manderol” e io avevo “en giacheton” di quelli lasciati del 1946 i miei genitori mi manda- “mander” era il Giulio Sofio, e a quel dai soldati tedeschi e quando era ba- rono durante l’estate a “cost” (per il tempo le manze erano relegate nel- gnato “l’era na carga che me dovee portar vitto e l’alloggio) alla malga Valaza le zone più ripide con il pascolo più drio tutt’al dì”, a quei tempi non c’era- che a quel tempo era gestita dalla so- scarso e magro dei “laresedi sotto il Pa- no scarponi ne stivali l’unica calzatu- cietà malghe e pascoli di Tonadico e lon della Venia o su par la val dei Forni” ra erano le “dalmede” con la suola di casaro era il Gusto dei Turi mentre e bisognava stare tutto il giorno a legno. L’uso dei cani poi era assolu- “vacher “era lo zio Nane Fazenda, e controllare la mandria che non scon- tamente vietato, i proprietari del be- con le manze c’era il Giulio Zagonel finasse sul campivolo che era adibito stiame non lo volevano. Sono stato io (Sofio). La vita di malga era dura, in al pascolo delle mucche da latte “e no uno dei primi ad introdurli negli anni

54 vivere in montagna sessanta, i cani mi venivano prestati della malga, soprattutto la stalla e da “così detta contumaciale” e qui veni- da dei pastori di pecore “Valsuganot- allora fino al 1981 la malga fu monti- vano inviati i bovini sospetti di qualche ti” che d’estate pascolavano le greggi cata solo con manze provenienti dal- epidemia (Afta epizootica, Tbc, bru- sul “Lastedi”. Normalmente mi da- la malga Fosse e il surplus della malga cellosi ecc.). Per un periodo capo mal- vano dei cani vecchi che erano mol- Venegiota. ga è stato “el Bepi Tareson de to più adatti a lavorare con i bovini Nel 1982 la società malghe e pascoli con do tre tosati”, il latte veniva ritirato perché più calmi e facevano correre affittuaria delle malghe del comune giornalmente “dal Fausto dei Tofolini” meno il bestiame. di Tonadico, decise l’affidamento con un fuoristrada e portato a lavo- Quale era l’alimentazione in delle tre malghe ad alcune famiglie rare alla malga Ces allora gestita “dal malga? del paese “ala nosa famea la Valaza , ai Rico Cemin”. Negli anni a seguire, per Nel 1946, il primo anno che ero nel- Gasperetti (famiglia Turra) e i Rocchi (fa- un periodo, pastore fu “el Gino Marion” la Valaza, “el magnar l’era polenta alla miglia Depaoli) la Veniota e al Monta (Tur- con le manze della malga Venegia e mattina, poleta a medodì e n’cora polenta ra Giorgio) la Pala” . Rolle, poi dagli anni ’90 abbiamo ini- anca la sera”. Nel 1947 invece la sera La condizione della Valaza era di- ziato a gestirla noi con gli animali del-

c’era minestra. I pastori addetti alle sastrosa, quando pioveva l’acqua la Valaza e per più di 10 anni “le stat manze al mattino uscivano presto e passava sotto il pavimento di una mander el Valerio Marion” appassionato “le postavano” poi ad un urlo da par- misera cameretta al piano terra, per alpigiano e molto pignolo nel control- te del casaro rientravano alla malga le mucche c’erano due “teazi” non lare che gli animali delle malghe con- e facevano colazione “che l’era polenta, collegati e quando pioveva per pas- finanti non sconfinassero nel suo pa- formai, poina e schizz, e no tosela parchè la sare da uno all’altro ti bagnavi: “coi scolo. Chi conosceva la sua focosità lo lat la vegnea spoiàda par far botiro”. Alla tosati piccoli l’era proprio sopravvivenza” tentava chiedendole: Valerio l’obelisco Madonna d’agosto (Feragosto) “l’era La confinante malga Iuribrut- della Val Miniera è di o di Pri- sagra con piat de pastasuta e en bicer de vin to da chi era gestita a quei miero e lui con orgoglio affermava “là che a noi tosati e ne fea pi mal che ben” tempi? le nos e no de quei de Moena” pur essendo Nel 1951 il forte innevamento in- Per un periodo la malga Iuribrutto è in realtà il terreno di proprietà di Mo- vernale, più di 12 metri di neve nel stata utilizzata durante il risanamen- ena e solo catastalmente del comune vicino passo Valles, rovinò gli edifici to sanitario delle bovine come malga di Tonadico.

AQUILE 55 Tu ora hai 83 anni, sei attivo animai, el ne da na man a cenerli insieme re, e bastava rispettarle. Ad esempio quasi come un giovane, come sani e salvi”. in Alto Adige c’è molta più compren- si svolge normalmente la tua La tua vita è sempre stata legata sione e fl essibilità, in malga possono giornata? all’allevamento e all’agricoltu- fare formaggio, mentre da Al mattino quando sono le cinque ra di montagna, come giudichi noi devi avere 4 mi alzo senza nessuna fatica “anca i cambiamenti che ci sono stati locali per parché le en pez che varde su sot”, Alle negli ultimi decenni? poter 7 prendo il caffè e già tutti gli ani- Negli ultimi decenni le malghe sono tra- mali dai cani, alle mucche ai cavalli state in parte trascurate, sono dimi- stanno mangiando e la stalla è pu- nuiti gli animali e i bovini sono di ta- lita e gli animali sono pronti per la glia più grande e più pesanti per cui mungitura. Durante la mattinata molte zone sono ormai non più adat- mi occupo di foraggiare le manze te al pascolo e con una scarsa qualità che abbiamo a Coladina (maso so- dell’erbatico con una conseguente pra Imer). Chiaramente la mia resa avanzata della vegetazione arborea e non è più come una volta ma faccio arbustiva. Altro male è la burocrazia, tutto molto volentieri, “ se staghe ben troppe regole e vincoli, deve sol ringraziar quel de sora”. Anche fi no a 15-20 anni d’estate la mia giornata va dall’al- fa, le rego- ba al tramonto e mi occupo prin- le erano cipalmente “de tenderghe ale mande” poche che spaziano su un ampio territo- chia- rio che va dal Passo Valles al Col Margherita, alle Buse, pascoli posti nella confi nante provincia di Bellu- no. D’estate come aiuto ho quasi sempre un giovane “che insieme a Sant’Antoni, che le el protetor dei

56 vivere in montagna sformare il latte e venderne i prodot- manio che li usava in autunno per Levante e San Gennesio che d’estate ti. Io non sono mai stato pessimista e l’esbosco del legname. D’estate poi mi affi davano i bovini e i cavalli da anche il neo comune unico Primiero- mi venivano date da utilizzare delle alpeggiare e così sono sempre rima- San Martino lo vedo con favore “quan piante schiantate che quasi sempre sto in buon contatto con loro e l’asta che son nasest ghe nerà el comune de Primier erano in zone poco accessibili, e l’u- è ancora un buon momento d’in- con tutti i paesi de Sora Pieù per cui no se nico sistema per esboscarle era l’uso contro. Molto bella e famosa è l’asta inventa nient de nòu e pense che anca sto cam- del cavallo a strascico. dei buoi che si tiene una volta all’an- biamento el pol portar a migliorar le robe e Un altro tuo grande interesse no, qui vengono esposti dei buoi che soratut a sparagnar”. è partecipare alle aste bovine raggiungono anche i 10 quintali di Da che cosa deriva la tua gran- che si tengono ogni martedì peso che poi normalmente vengono de passione nell’allevare bovini a Bolzano, qual è il motivo di acquistati come animali da affezione di razza grigio alpina e per i ca- questa tua affezione? e tenuti come un simbolo di forza di valli? Si, da tanti anni, quasi tutte le set- prosperità. Io fi n da giovane sono sempre stato timane vado a Bolzano all’asta, an- La tua ospitalità è arcinota, legato e appassionato dei bovini di che se per una persona di fuori pro- alla Valaza il tuo Stammtisch è razza grigio alpina. Il pascolo como- vincia non è permesso vendere ma sempre occupato dalle persone do alla Valaza è quasi inesistente e solo comperare e “mi sarò stat l’unico, più disparate: paesani, turisti, gli animali devono cavarsela pasco- sempre domandando, che i me a asà vender allevatori, preti e per ognuno lando in zone diffi cili, piene di sassi, all’asta” e questo è sicuramente lega- trovi gli argomenti di cui parla- avvallamenti e pendii ripidi e per to alla mia lunga frequentazione a re e un bicchiere di vino da con- questo le grigie sono più adatte, più questo mercato, “mi là i me cognos tutti dividere, più volte ti ho sentito sane e durevoli anche se meno pro- e de spes compre animai da lori”, “là se ti dire “con una mano si dà e con duttive. se a posto ti se della sua, se no i te cancella una si riceve”, è ancora così Altro discorso sono i cavalli, “al dì subito”. importante anche ai tempi no- de i coi l’e come aver na cambiale”. In Negli anni passati, prima che l’Al- stri questa fi losofi a di vita del passato i cavalli erano una fonte di to Adige incentivasse l’utilizzo delle dare per forse poi ricevere? reddito, io dal 1962 al 1982 ho sem- loro malghe, molti erano gli alleva- “Si, parché tela vita par poder aver ghe vol pre dato in affi tto 1 o 2 cavalli al De- tori, soprattutto della zona di Nova anca dar”.

AQUILE 57 Saresti capace di stare da solo n’cora calt”. Da noi le giornate sono Hai qualche particolare fatto senza i figli e i nipoti, di cui lunghe e intense e non abbiamo cer- da raccontarci legato alla Va- casa tua è sempre molto fre- to tempo di guardare la televisione laza? quentata? che sono convinto “che pi ti la vardi, pi Di fatti da raccontare ne avrei tan- Noi in famiglia siamo sempre stati insemeni ti vien”. ti, ma questo lo ricordo come fosse abituati a vivere e lavorare insieme, Con il Mario del Valles, con cui stato ieri. Era il mese di ottobre del “qua le sempre stat casa canossa, ghe ne avete condiviso più di 70 anni di 1987 e un pomeriggio iniziò a ne- sempre tanta dent che va e vien”. La no- buon vicinato, che rapporto hai? vicare, noi con parte degli animali stra famiglia è abbastanza numerosa Siamo sempre stati in ottimi rap- eravamo ancora alla Valaza, verso ho quattro figli: Maria, Lucia, Lina porti, e quando ci incontriamo non sera vedemmo arrivare da Pane- e Giovanni e ben 16 nipoti. Alcu- beviamo certamente latte. Lui ci ha veggio il Mario del Valles con un ni nipoti ormai sono cresciuti e di sempre aiutati, quando avevo Lu- vecchio Unimog e a fatica riusci-

grande aiuto per l’azienda anche cia e Maria piccole lui ci dava la va ad aprire nella neve una traccia se sono convinto che non è sempre corrente dalla sua centralina, tutto sulla strada, si fermò alla malga e facile mettere assieme la mia men- era precario un cavo elettrico da un l’Adriana vedendolo tutto bagna- talità con la loro ma in famiglia “in larice all’altro, ma così la sera pote- to ed infreddolito gli preparò una tuti se zerca de far tut”. L’altra mattina vamo accendere due misere lampa- tazza di latte caldo con un po’ di quando mi sono alzato alle cinque dine, “le fea pi scur che ciar”, poi con il grappa. Prima di lasciarci mi chiese per andare in stalla stava rientrando contributo della Provincia tramite il se la mattina seguente potevo scen- a casa uno dei nipoti e gli ho detto: Comprensorio ci hanno costruito la dere verso Paneveggio con lui per “se ti vol, ti podi ‘ndar tel me let che le nostra centralina. dargli una mano vista la copiosa

58 vivere in montagna nevicata e la presenza di numerosi accompagnò il “Toni dei Rochi” (An- dalla malga, che cos’è che ti alberi schiantati lungo la strada. E tonio Depaoli) con un’altra auto e tiene là? così fu, lui il mattino seguente im- ci fu un incidente con una vettura “La Valaza l’e la me vita”, sono più piegò più di un’ora per scendere dal che proveniva dalla festa di Santa di 70 anni che trascorro là l’estate, Valles alla Valaza da quanta era la Barbara che si teneva a Castelpie- là ho visto crescere la mia famiglia, neve. Per farla corta siamo partiti tra. “Festa l’e festa” e quelli dell’altra i miei figli i miei nipoti, mi sono dalla Valaza alle nove il mattino e ci macchina erano completamente sempre adattato a come erano le siamo incontrati ai Cimiteri alle tre “ciuchi”. Toni, che guidava, era sen- cose, ho visto trasformarsi la mal- del pomeriggio con una squadra di za patente e ai numerosi intervenuti ga “da en tugurio onde che a ogni tem- operai del Demanio che venivano e ai carabinieri mi sono dichiarato io poral vegnea entre i straventi ai ultimi da Paneveggio. “Mi a quei tempi avee autista. Per indagare sul fatto, siamo laori che i a fat 3 anni fa” adesso la na 128 e sul quert della macchina avon stati portati in caserma e trattenuti a malga è vivibile e non posso che

misura en metro e sesanta de neu e l’era sol lungo, quasi da passarvi tutta la not- ringraziare il comune per i lavori el mes de otobre”. te e rischiare di mandare a monte il fatti. Ci sono stati anni in cui ero E qualcosa legato alla tua vita? matrimonio. Per fortuna o per pietà là già nel mese di aprile e torna- “Me son marida cola Adriana Simion (dei dell’arma tutto andò a buon fine e vo a casa con gli ultimi animali in Gioti) el 5 de otobre del 1963”. La vigi- il giorno seguente ci fu il mio matri- dicembre quando si gelava l’acqua lia del matrimonio ho portato la mia monio e fu gran festa. della centralina e per gli animali. automobile “che l’era na Giardineta” Tu in primavera ed in autun- “Là el mondo el le pi grant, son pi libero, alla Esso di Fiera per farla lavare e no sei il primo ad alpeggiare pi a contatto cole persone, e i animai i e pulire. Quando andai a ritirarla mi e l’ultimo a far rientro a casa pi tranquilli”.

AQUILE 59 LANTERNA VERDE TRA PASSATO, PRESENTE E FUTURO Di Manuela Crepaz Foto di Pierluigi Orler

60 vivere in montagna LANTERNA VERDE Il passato racconta di pomeriggi gioiosi TRA PASSATO, e notti ardenti nella Dolce Vita primierotta. Il presente, di giornate assolate ai piedi delle Pale di San Martino, PRESENTE ricche di ogni ben di Dio.

Il futuro, di una garanzia di ospitalità E FUTURO in un’oasi di natura: Di Manuela Crepaz l’asinello di Alberto Iagher ne è il testimone. Foto di Pierluigi Orler

AQUILE 61 La tradizione turistica primierotta ai vacanzieri un ritorno di risorse to è sotto gli occhi di tutti: Primiero è sbocciata in un contesto rurale e economiche, foriere di un desiderato è una delle più incantevoli valli delle contadino del dopo guerra che ha benessere. Sono sorte varie strutture Dolomiti e di tutto l’arco alpino, che visto il proprio fiorire con gli anni ricettive e i centri storici hanno re- ha saputo armonizzare la cultura tu- ’60 e ‘70, annaffiata dalla concomi- gistrato evidenti ristrutturazioni e ristica con quella locale, basata su at- tanza del tempo: la voglia di cam- una miriade di nuove unità abitative. tività montane artigianali e agricole, biamento, la ricerca di un’economia Una programmazione relativamente di allevamento ed esbosco. La con- più dinamica, il misurarsi con nuove accorta, che non ha permesso impo- temporaneità ha saputo abbeverarsi sfide che vedevano nell’accoglienza nenti speculazioni edilizie. Il risulta- alla fonte della tradizione ed anche una struttura turistica all’avanguar- dia come la Lanterna Verde vive in simbiosi con la natura più vera. Fin dagli anni’70 la “Lanterna Ver- de” a Tonadico è una delle mete di grandi e piccini. La calamita era il grande parco. I bimbi cominciavano già a ridere e gioire quando arriva- vano alla fontana posta all’entrata: spruzzava schizzi di qua e di là e i piccoli pronti a girare intorno per non schivarli. Per le mamme e le nonne era un momento di meritato orgoglio: portavano la prole in un giardino ombreggiato da alti abe-

62 vivere in montagna in seconda serata dove la musica e il divertimento “esplodono” all night long. La Lanterna Verde ha saputo man- tenere il proprio carattere montano, con un’architettura che si integra perfettamente con l’ambiente na- turale circostante che fa stare bene i propri ospiti. Ma non sono solo i servizi a fare “grande” la Lanterna Verde, è anche la gestione continua e appassionata della Famiglia Ia- gher, che un paio di anni fa ha ot- tenuto il marchio “Bottega storica”, un riconoscimento ambito, perché i ti che proteggevano dalla canicola ed offriva i più classici giochi, dalle altalene, ai dondoli, agli scivoli alle giostre che giravano veloci, lungo il torrente che regalava comunque una fresca brezza costante. E loro pote- vano tranquillamente averli a vista e riposare un po’. Il bar con i gelati era la tappa della merenda, il ristoran- te pizzeria era l’incontro del sabato sera quando tutti riabbracciavano il papà che durante la settimana rima- neva in città a lavorare. Quello spirito spensierato oggi non è cambiato, lo si respira e assapora in ogni angolo, e come la miriade ma alla portata di tutti con sfide in requisiti richiesti sono molto strin- di bambini che vi sono cresciuti in famiglia o tra amici, e la rinnovata genti: cinquant’anni di attività inin- vacanza, è diventata grande pure la discoteca, aperta da ottobre ad apri- terrotta e la presenza di elementi Lanterna Verde: oggi è pizzeria, ri- le. Lo storico locale è stato il ritrovo storici visibili ancora presenti. È an- storante, albergo, nonché area sosta cult per generazioni di giovani dagli che un ricompensa morale e socia- camper. anni ’70 ai ‘90, unico nel suo gene- le, segno che la famiglia, con il suo In estate è un paradiso: l’ampio spa- re, entrando nel mito del sabato sera lavoro, rappresenta l’anima della zio verde con i giochi per i bambini primierotto e delle stagioni turisti- comunità e un valore per la stessa. e i tavolini con le sedie per il relax che. Ora si propone non solo come Passato, presente e futuro: i tre ca- degli adulti, la piscina al sole, sino- locale disco moderno ed elegante, pisaldi della vita ci sono tutti alla nimo di abbronzatura per le mam- ma anche come incontro e dialogo Lanterna Verde. L’invito è a risco- me e di sani sguazzi per i più piccoli, per una prima serata da vivere in prirli, scrivendo con la penna delle lo spazio dedicato al tiro con l’arco compagnia nelle zone salotto, pas- emozioni la vostra storia sul grande per uno sport magari non comune sando poi ad una graduale sonorità libro delle vacanze.

AQUILE 63 TOCCO ARTISTICO BIANCO PURO

di Manuela Crepaz

Gaia Boni è un’eclettica artista che vive in Lombardia e non ha mai reciso il cordone ombelicale che la lega alle montagne di Primiero, dove è nata e cresciuta.

64 tocco artistico AQUILE 65 “Il 5 gennaio di vent’anni fa ho ini- come la poesia, il gesto di scrittura Surrealism and Modernism” (MIXT si ziato ad appartenere alle mie mon- e il gesto dello scatto come esorciz- è perfezionato in una collezione di tagne”. Comincia così il racconto zazione dei miei istinti, delle mie contemporanei europei sperimen- biografico di Gaia Boni, classe espressioni”. Espressioni intese nel tali il cui filo conduttore è il focus 1995, poliedrica artista primie- significato latino del termine, ex- sull’ordinario e il mondano e che rotta trapiantata in Lombardia, premere, spingere fuori l’interiorità hanno un’intensa consapevolezza che continua: “Ritorno, ritornerò psicologica che necessita di uscire - sia intenzionalmente che influen- sempre nella Valle di Primiero che alla luce. zata culturalmente - per i primi è casa e origine, dove i miei boschi Ho scoperto Gaia fotografa attra- stili artistici europei del XX seco- mi aspettano e le Pale di San Mar- verso le sue opere esposte in una lo, specialmente il Surrealismo e il tino mi parlano, nella loro sublime galleria d’arte di Seattle ed ho Modernismo”, ndr). enrosadira”. subito pensato ad Aquile Magazi- Quando ho contattato Gaia, la Ha vissuto ad Imer fino al duemi- ne, che ospita uno spazio dedicato prima ovvia domanda è stata cosa la, quando si è trasferita altrove, agli artisti che gravitano nell’orbi- trova quando si tuffa a capofitto lontana, senza la Valle né i boschi; ta primierotta e, guidati dalle loro nell’arte. E lei mi ha risposto, pron-

in compenso ha frequentato il Li- ambizioni e capacità, hanno supe- ta: “Utilizzo fotografia e poesia per ceo artistico B. Munari di Crema rato gli angusti confini valligiani. comprendermi meglio. Risulta più che l’ha formata, cresciuta, alle- Mi è infatti capitato fra le mani il semplice guardare qualcosa dall’e- vata e lasciata andare. Lì, come le catalogo della galleria, MIXT, di- sterno, da esterni alla situazione, e piace raccontare, ha incontrato e retto da Netra Nei, che spiega la così tento di fare con i miei scatti accolto persone meravigliose che scelta di esporre le opere di undici e i miei scritti: cerco di guardare le hanno insegnato più di quanto fotografi europei contemporanei, l’interno dall’esterno, per capirmi potesse sperare. Dall’ottobre 2015 tra cui, appunto, Gaia: “MIXT has e carpire anche le briciole più na- l’Accademia Carrara di Belle Arti refined into a collection of experimental scoste delle emozioni - negative e di Bergamo è diventata la sua nuo- European contemporaries whose tre- positive”. va strada, casa, maestra. ad of commonality is their focus on the Un altro aspetto del linguaggio “L’arte mi accompagna da sem- ordinary and mundane and who have a dell’arte che le appartiene è la mu- pre, fin da piccola, tra pennarelli keen awareness - wheter consciously or sica: canta da quando ha memo- e pastelli, ad oggi dove l’uso del- culturally influenced - for early 20th ria, canticchia sul treno la mattina, la fotografia mi è essenziale, così century European art styles, especially per i corridoi dell’accademia, al

66 tocco artistico AQUILE 67 supermercato, sotto la doccia no. è stata casa sua, disfando il soggior- Il questionario Canta jazz/jazz manouche, bos- no: “Tolgo tutto: quadri, mobili, sup- sanova, altri brani di cantanti pellettili, tappeti” alla ricerca di un di Proust straordinari quali Mina - le loro grande spazio bianco. Non ritocca Il tratto principale del mio ca- due voci si assomigliano mol- mai le immagini, interviene invece rattere to - e non disdegna classici quali sulla luce in postproduzione, aumen- L’ipersensibilità Simon&Garfunkel, “accompagna- tando i bianchi perché casa sua non ta prima magnificamente da un è molto luminosa; oppure, toglie un La qualità che desidero in un solo chitarrista, a cui devo moltis- eventuale velo di polvere scappato uomo simo, e ora con un gruppo di sei al piumino o il segno lasciato da un La sincerità splendidi componenti”. quadro sul muro. Ciò che rende Gaia originale, è Ultimamente, lavora all’aperto, con La qualità che preferisco in come crea le proprie fotografie: un progetto relativo alle montagne, una donna usa infatti la tecnica dell’autoscat- nello specifico, le Pale di San- Mar L’indipendenza to, provando e riprovando, con- tino, dov’è nata e cresciuta. “Ho già trollando l’obiettivo finché trova provato all’interno e far sì che io di- Quel che apprezzo di più dei la giusta inquadratura. Poi, fa un ventassi montagna, e il risultato mi è miei amici paio di prove, scatta e va d’istinto. piaciuto molto. Ora voglio lavorare a La fedeltà “Da una quarantina di scatti trovo contatto con la natura, con il concet- sempre quelle quattro, cinque foto to di vedere come le montagne sono Il mio principale difetto che mi soddisfano”. legate al mio corpo”. Testardaggine Utilizza una Nikon D80 della mam- Per questo suo nuovo progetto open air ma, una reflex con due obiettivi, an- si fa aiutare da mamma e papà, in- Il mio sogno di felicità che se usa prevalentemente quello dicando loro esattamente come fare: Avere una casa piena di libri, uno base, il 55 millimetri. All’inizio della “Mi piace essere solo un elemento, studio da sfruttare per le fotografie sua carriera, non aveva neppure un voglio tanta natura in foto e non ce e i dipinti, una stufa, delle piante, le cavalletto: si arrangiava in casa con la faccio con l’autoscatto all’aperto. montagne dietro casa, l’affetto quello che trovava, come pile di libri. Cerco allora di spiegare come devo- “Poi, mi sono semplificata la vita”, no fare, ma è difficile, perché non ve- La mia occupazione preferita racconta. Il suo primo set fotografico dono con il mio occhio”. Amare

68 tocco artistico Quale sarebbe, per me, la più I miei eroi nella finzione Il personaggio storico che di- grande disgrazia Alceste, Gustav Aschenbach sprezzo di più La morte dei miei genitori Josef Mengele Le mie eroine preferite nella Quel che vorrei essere finzione L’impresa militare che ammi- Capace di comprendermi Alceste, Didone, Lisabetta da Messi- ro di più na, Jane Eyre, Lady Oscar Sono pacifista, ma se proprio devo Il Paese dove vorrei vivere scegliere, direi Santa Clara (Cuba) L’Italia è il mio paese, Vienna la mia I miei compositori preferiti città Johann Strauss (figlio), S. V. Rachmani- La riforma che apprezzo di più nov, Erik Satie, J. S. Bach, Franz Liszt, Suffragio universale Il colore che preferisco D. D. Šostakovič, Domenico Scarlatti, Blu (e tutte le sue tonalità e sfumature) Pëtr Il’ič Čajkovskij, Franz Schubert, Il dono di natura che vorrei Ryuichi Sakamoto, Philip Glass avere Il fiore che amo La facilità nel comprendere le scien- Stella alpina I miei eroi nella vita reale ze e manipolarle Ernesto Che Guevara, Rivoltoso L’uccello che preferisco Sconosciuto di piazza Tienanmen, Le colpe che mi ispirano mag- Gracchio alpino Giordano Bruno, Gino Strada giore indulgenza “Rubare quando si ha fame”, crimi- I miei autori preferiti in prosa Le mie eroine nella storia ni involontari Thomas Mann, Simone De Beau- E. G. Pankhurst, Giovanna d’Arco, voir, Marguerite Yourcenar, Haru- Ipazia, Elisabetta I Il mio motto ki Murakami, Virginia Woolf, Italo “Un’anima indocile” Calvino I miei nomi preferiti Ginevra, Isabella, Virginia, Giaco- I miei poeti preferiti mo, Enea Paul Valéry, Paul Eluard, Paul Ce- lan, Alda Merini, Antonia Pozzi, R. Quello che detesto più di tutto M. Rilke, Giacomo Leopardi L’ignoranza che provoca l’odio

AQUILE 69 UNA Foto archivio U.S. Primiero MONTAGNA DI SPORT ALL’OMBRA DELLE PALE Con entusiasmanti attività outdoor: divertirsi è naturale

70 spazio smart le esperienze in sella. Boschi, prati e sentieri di mezza quota sono un vero paradiso per tutti coloro che amano praticare l’orienteering ed il running. Amatori e famiglie con bambini possono allenarsi di- È impossibile resistere alla bel- vertendosi lungo i percorsi della lezza austera e senza tempo delle Primiero Dolomiti Marathon, la Pale di San Martino, dichiarate prima maratona delle Dolomiti dall’Unesco Patrimonio dell’U- adatta a tutti, potendo così ammi- manità. L’energia e la purezza di rare luoghi e panorami da favola. questi luoghi si assimila con tutti A piedi o in bici, con zaino o con i sensi percorrendo la straordina- la muta, armati di bussola e carti- ria varietà di paesaggi che spazia na o semplicemente di sano entu- dall’Altopiano delle Pale, un ta- siasmo, la palestra più green delle voliere di pura roccia sospeso a Dolomiti è aperta! 2600 mt di altezza, alla massiccia catena porfi rica del Lagorai, dai verdi boschi della Val Canali alla Eventi sportivi magica Valle del Vanoi. A chi alle Estate 2017 rocce preferisce l’acqua ma non Primiero Dolomiti Marathon vuole rinunciare alla compagnia (1 luglio) delle Guide Alpine, nel Primiero Dolomites 3Orienteering Days c’è un luogo dove la natura regna (4-8 luglio) sovrana e la sua bellezza è così Primiero Ex3me prorompente da mettere quasi (luglio) soggezione: è la Val Noana. Qui i canyon creatisi dall’erosione pro- vocata dall’acqua, con forre pro- Consulta fonde e cascate cristalline si pre- gli itinerari più belli stano perfettamente per la pratica e scarica le tracce gpx dal sito del canyoning. San Martino di sanmartino.com. Castrozza, Passo Rolle, Primiero e Vanoi sono località particolar- mente vocate a coloro che amano lo sport e l’attività all’aria aperta. Le possibilità di divertimento sulle due ruote sono infi nite, dalla facile scampagnata lungo la pista ciclabi- le alle escursioni più impegnative, dalle adrenaliniche paraboliche per il downhill del San Martino Bike Arena agli itinerari percorri- Per info e prenotazioni: bili con istruttori MTB qualifi cati, [email protected] per rendere ancora più piacevoli Tel. 0439 768867

AQUILE 71 72 doci lentamente sulla fredda scogliera. La parete dal rosso levigata dei sullo sfondo celeste, Michele Zagonel si curva sul nostro terrore, levan- scomparse su per il pozzo rovesciato, già Alto,dall’alto ci attraggono. chiostri sublimi. Già le Guide, come i folletti delle fiabe nordiche sono alla cintola con le corde,legano consacrandoci quasi monaci dei loro iniziati dei misteri dolomitici, fatticinel, igrandi calzare ipeduli, ci riso che rasserena la nostra inquietudine,vaga Carlo e Michele Zago- ed infilaindianarisale le pendici dolomitiche. “Conunsor- Immaginiamo questa gente dimontagna che, insilenzio all’attacco della roccia”. delalle ghiacciaio,oltresorgenti pagnandoci il limite eterne, delle nevi umile nella natività le nostredella luce, anime assorte, sveglia accom- silenzio, enelgran della cascatanel firmamento... della Pala, la voce dell’alba... unmare di lucepassa già lestelle s’illuminano del sorriso stre Guide. “Alte ancora sulle soglie dei cieli;ma lenubi dormono sia, natura e alpinismo:ilmondodove simuovono le no- troviamopoe- quale la oltre N.O.,Viaporta la è Zagonel, LE AQUILE e ilsottotitolo, Pala diS. Martino - Spigolo ti unadelle sue prose dedicate allamontagna intitolato Il volume che abbiamo citato inapertura contiene infat- sentirà dipartire proprio lafigura. daquiper ricordarne Il lettore che diluinon avesse maisentito parlare, cicon- Le Aquile. le Guide Alpine diSan Martino diCastrozza e Primiero: primi scrittori adescrivere e celebrare ilnascente mito del- che fusenz’altroletterario, egli tra i possiamoaffermare chi anni.Osservando lasuafiguradallato squisitamente Primiero Tullio diIeri e diOggi, Gadenz era morto dapo- Quando nel 1956 apparve in libreria la prima edizione del TULLIO GADENZ TULLIO GADENZ IL POETA GLI AMICIDELLEAQUILE di SandroGadenz Foto di Poci’s gli amici delle aquile tramonti, scoscende in un pauroso burrone, vano composizioni come Dolomiti: espressione della felicità o dell’infelicità ap- che mormora in , lontanissima, una “Larici d’oro su candidi sfondi di nuvole/ pare più spesso il silenzio”; ed è proprio triste cantilena di acque gorgoglianti. Solo scuote l’autunno; sui prati fioriti di colchici/ al silenzio che ci piace accomunare il a tratti, obliquamente, la rupe si fende e su all’ultimo so/e scoloran le Dolomiti celesti; e letterato all’uomo di montagna: quel quelle fessure, ecco si muovono le dita delle quando sale nel cielo la dolce febbre del tra- silenzio che accompagna le salite e Guide, come su uno strano organo, suscitan- monto/ vecchie campane raccontano i gior- i ritorni a valle; unici compagni, il do nella pace solenne, una musica misteriosa ni remoti dell’infanzia”. Vi sono molti suono dei propri passi che fendono il che riecheggia tragicamente negli animi”. modi per avvicinare le cose ed il giu- vento delle alte quote e le sensazioni Qualcuno definì Tullio “cantore del- dizio che noi diamo di esse può avere dell’anima. le Dolomiti” e scorrendo queste ri- un risultato finale identico, mi piace, Alla base dell’edicola sacra fatta eri- ghe, possiamo ben riconoscere come non mi piace, ma per motivi diversi. gere dalla famiglia sul luogo della la definizione sia appropriata. Sape- Così è per i libri, i film, le arti e la morte, è proprio l’anima ad essere va trasformare in poesia le immagini montagna stessa non sfugge a questa citata: “...trasfondeva in mirabili versi tutta catturate dal suo sguardo mostrando regola. Fra coloro che la frequentano la bellezza dell’anima sua...”. una sensibilità comune solo ai poeti. troviamo persone che la osservano Questo luogo oggi quasi dimenticato Settimo di nove tra fratelli e sorelle, soltanto sotto il profilo tecnico: la via si trova poco sotto i prati Camòi sul Tullio dopo la laurea in Giurispru- di quinto o sesto grado, le difficoltà sentiero che sale da Siror verso San denza conseguita a Padova praticava che contraddistinguono il percorso, Martino di Castrozza, ed è circonda- la professione di avvocato a Milano. ecc.; oppure l’aspetto naturalistico e to nella bella stagione da un tappeto La materia in cui condusse lo studio ancora i contenuti descrittivi e spiri- di felci ed immerso nel bosco. di tesi è il Diritto Internazionale ed i tuali delle cose stesse intrise di poesia. Quante persone passando di lì si sa- contenuti affrontano sul piano della Non a caso, l’amica Antonia Pozzi in ranno fermate chiedendosi quale fos- Dottrina Giuridica l’impegno della una lettera a Tullio dell’11 gennaio se stata la storia di Tullio, deposto un Società delle Nazioni per trovare una 1933 scriveva: “la poesia ha il compito fiore, recitato una preghiera? via diplomatica alla risoluzione dei sublime di prendere tutto il dolore che ci spu- Preghiera è anche il titolo di una liri- conflitti internazionali, collocando meggia e ci romba nell’anima e di placarlo, ca che Tullio vergò negli anni Trenta La Guerra Illecita - questo il titolo della di trasfigurarlo nella suprema calma dell’ar- dedicandola alle sue montagne: “O tesi- nell’area di un serio impegno per te, così come sfociano i fiumi nella vastità Dolomiti, alte sugli orizzonti... Quando la pace che contrasta con la sua tra- celeste del mare”. Il 21 gennaio 1931 era come trionfante Aquila, l’anima mia... di- gica fine avvenuta la mattina dell’otto apparso sul quotidiano Il Brennero il scenda, o Dolomiti, s’accenda, sopra il mio aprile 1945, ucciso sul sentiero che da racconto dell’ascensione in solitaria capo piegato, una ghirlanda di stelle”. Fiera di Primiero sale a San Martino al Cimon della Pala: “Nel mio cuore di- Curiosamente qui appare anche la di Castrozza, con un colpo di pistola scende una gran pace; tace l’orgoglio di aver parola Aquila, intesa sicuramente alla nuca, sparato da mano ignota. rifatto da solo la via che già gli antichi ghiac- come simbologia suprema, un tra- Egli fu autore di due raccolte di versi, ciai percorsero, di essere scivolato per le stesse mite fra la terra e il cielo e che ritro- Melodie della sera e Vento sugli alberi; le pareti che essi abbandonarono, preparando- viamo nella Chiesa Medievale nell’a- sue poesie erano anche apparse su di- mi le fessure e le balze attraverso le quali io scensione spirituale della mente a verse riviste fra il 1927 e il 1940. potessi giungere sulle vette che essi avevano Dio tramite la contemplazione. Nulla A Milano, frequentava gli ambienti custodito per incalcolabile corso di secoli, ad ci vieta di avvicinare queste rime alle letterari ed era divenuto amico del- inebriarmi di spazio e di grandezza”. figure e alle anime di tutte le persone la poetessa e fotografa Antonia Pozzi Certo, la poesia è fatta di parole come legate in qualche modo alla Monta- conosciuta a San Martino di Castroz- la musica di suoni; ma sono anche i gna, dagli escursionisti. ai rocciatori za all’Albergo Margherita, gestito silenzi e le pause a farcele apprezza- e su, su fino alle Guide. Forse, incon- dalla famiglia Gadenz. re. Non a caso lo scrittore russo An- sapevolmente, Tullio le aveva scritte Nei silenzi della montagna nasce- ton Cechov ebbe a dire: “... suprema come amico, anche per loro.

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AQUILE SUL DHAULAGIRI NEL 1976

A cura di Luciano Gadenz - Guida Alpina Foto archivio della spedizione e di Alfonso Bernardi

Il tempo scorre sempre più veloce ed inarrestabile, ma il ricordo degli eventi passati rimane comunque dentro di noi e ci dona forza e coraggio per proseguire i giorni futuri, specie se i protagonisti erano a noi particolarmente vicini e le loro azioni non solo erano importanti, ma soprattutto ci hanno insegnato ad affrontare la vita.

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76 VIAGGIO NELLA STORIA Sono ormai trascorsi quarant’anni dell’ascensione, che vengono illu- sono: Renzo Debertolis capo spedi- dalla Spedizione delle Aquile di San strati in un’altra nota, è importante zione, Camillo De Paoli, Gian Pao- Martino Primiero sul lontano Dhau- sottolineare come è nata ed è stata lo De Paoli, Luciano Gadenz, Gian lagiri nella Catena Himalayana, ed è vissuta questa esperienza, che se ha Pietro Scalet, Silvio Simoni, Edoar- giusto e doveroso ricordare l’impresa visto le Guide Alpine come i prota- do Zagonel e Gian Paolo Zortea, cui ed i suoi protagonisti, con la volon- gonisti vittoriosi, ha però realizzato si aggregarono Sergio Martini di Ro- tà di riportare loro ancora più stima un coinvolgimento ed una partecipa- vereto, Francesco Santon di Fiesso e riconoscenza. Il Dhaulagiri è alto zione affettiva ed emotiva di tutta la d’Artico, Luigino Henry di Courma- 8172 metri sopra il livello del mare popolazione del Primiero e del Tren- yeur ed Achille Poluzzi medico. e le Guide Alpine di San Martino- tino, molto vicina alle nostre Aquile, Normalmente l’organizzazione di Primiero Silvio Si- una grande spedi- moni e Giampaolo zione himalayana Zortea ne raggiunse- richiede un anno di ro la vetta il 4 mag- tempo: si doveva in- gio 1976; questa fu vece partire nel feb- la prima ascensio- braio del 1976, per ne vittoriosa di un rispettare i permessi Ottomila compiuta e le situazioni clima- da una Spedizione tiche legate ai mon- Trentina. soni, per cui il tempo In quegli anni le era pochissimo. Tut- Spedizioni Hima- ta la Valle di Primie- layane non erano, ro e la Provincia di come oggi, suppor- Trento si mobilitò: tate da importanti 3 chi procurando abbi- finanziatori, sponsor, gliamento ed attrez- e non esisteva anco- zature tecniche, chi ra tutto il materiale studiato e pro- che portavano lassù ad oltre ottomi- viveri, chi corde e chiodi da ghiac- dotto successivamente per affrontare la metri di quota la storia di tutte le cio, chi tende ed altre attrezzature il clima e le asperità di quelle quote. genti di questa vallata dolomitica. necessarie alla salita di un ottomila. Ma soprattutto le Guide Alpine vo- Questa Spedizione nasce alla fine di La situazione finanziaria del Gruppo levano vivere il loro rapporto con la novembre del 1975 quando Renzo Aquile, priva di sponsor specializza- Natura con grande rispetto ed umil- Debertolis, interpellato da France- ti, non era ottima, ma riuscirono a tà, affermando e ribadendo che l’ar- sco Santon titolare del permesso raccogliere in oltre cento casse tutto rampicata non è uno sport, ma so- nepalese, nel corso dell’Assemblea il materiale ed i viveri, rinunciando prattutto non è una competizione; è Annuale delle Guide ne parlò; il di- necessariamente ad alimenti liofiliz- il confronto dell’uomo con il mondo battito non fù molto lungo e in pochi zati, ma pensando che in montagna in cui vive, capace quindi di rinun- giorni si iniziò l’organizzazione, con si mangia formaggio e speck. Tutti ciare, là dove umilmente si riconosce la sottoscrizione di un prestito ban- correvano e sembrava pronto addi- che la Natura è più forte e che la vita cario, la richiesta di contributi, le vi- rittura il volo aereo dell’Areonautica è importante, sacra e va rispettata.- site mediche, l’acquisto dei materiali Militare Italiana, quando pochi gior- Della Spedizione al Dhaulagiri si è e la ricerca di un volo che portasse ni prima della partenza viene l’an- parlato tanto, essendo stata realizza- uomini ed attrezzatura da Linate a nuncio che l’aereo non ci sarà a cau- ta da Professionisti della Montagna. Kathmandu, capitale del Nepal. Le sa dello scandalo Lockeed; bisogna Senza entrare negli aspetti tecnici Aquile che fecero parte all’impresa trovare un volo di linea per uomini

AQUILE 77 e bagagli, naturalmente a pagamen- to, e così il giorno 20 febbraio 1976 a Linate arrivano i camion con le casse ed i protagonisti della spedizione per imbarcarsi. Alle dieci del mattino del 25 febbraio sbarcano a Kathmandu. Bisogna correre ancora per ottenere tutti i permessi ed i visti necessari per l’importazione delle attrezzature e per assumere i portatori: si tratta di una grande spedizione, che richiede tanti uomini. Servono sherpas esperti e tanti portatori. La burocrazia esa- spera Renzo Debertolis e Francesco 4 a Santon, che comunque riescono ad ottenere tutti i permessi pagando al- cune decine di migliaia di rupie, la deva, rimanendo compatti ed uniti.- nepalese significa Montagna Bianca. valuta locale. Questo incontro con Finalmente si parte da Katmandu Solamente il 23 marzo 1976 riusciro- una civiltà così diversa aumenta an- per Pokhara, dove inizia l’avventu- no ad allestire il Campo Base, senza cora di più la volontà di raggiungere ra: trecentosettanta portatori e nove i portatori che già da cinque giorni, l’obiettivo che le Aquile si erano po- sherpas risalgono le vallate che por- ricevuta la paga di 18 rupie al giorno, ste: vivere la montagna che li atten- tano alla base del Dhaulagiri, che in se n’erano andati di corsa verso valle.

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80 VIAGGIO NELLA STORIA Le condizioni atmosferiche sono sem- la necessità di adattarsi ai rigori del fere di neve, l’ascesa dai 4610 metri pre più avverse, proprio quando tutti clima e della quota, specie lassù dove del Campo Base arrivò ai 7100 me- i componenti la spedizione iniziano l’ossigeno è sempre più scarso. Si può tri sul livello del mare del Campo 4, la loro salita, superando i seracchi del affermare che pochissime spedizioni con una alternanza continua dei vari ghiacciaio, ponendo le corde fisse e private hanno vissuto l’esperienza componenti la Squadra e con l’ac- preparando i campi alti che permet- delle Aquile sul Dhaulagiri: se non cettare che questo lavoro estenuante teranno la conquista della vetta. Tutti avessero avuto lo speck ed il formag- e faticoso logora le forze di parecchi, collaborano, lavorano, si impegnano: gio grana come alimentazione basila- che dovettero rientrare ai Campi in- è questa ancora una volta la dimo- re non sarebbero certamente riusciti feriori, lasciando l’ultimo sforzo alla strazione che non esistono persona- nella loro impresa. Ma soprattutto cordata arrivata al campo 5 a quo- lismi ed invidie, ma che il gruppo è avevano una volontà ed un amore ta 7530 metri e formata da Luciano compatto ed unito in questo con- infinito per la Natura, insieme all’e- Gadenz, Silvio Simoni e Giampaolo fronto importante con sperienza di vita sulle montagne di Zortea. le difficoltà e casa ed il riconoscere che non esisto- Bisogna pensare che l’attrezzatura con no gerarchie e che bisogna rispettare non era eccellente, l’alimentazione i propri limiti e la necessità di essere era non certo ottimale per quelle un gruppo compatto. Nel mese quote e quell’aria così rarefatta, dove di aprile 1976, con quo- il recupero delle energie e la neces- tidiane nevicate sità di assumere tanti liquidi è indi- e bu- spensabile.

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82 VIAGGIO NELLA STORIA Non si dimentichi che a quelle sofferta, ma dimostrativa dell’intel- strazione di coraggio, di forza e di quote l’acqua bolle sotto i quaran- ligente rispetto della Montagna e unità dell’intero Gruppo, sia per la ta gradi e che fu portato in quota, della propria vita, in quanto avver- grande resistenza degli uomini in per cibare gli scalatori, addirittu- tiva un principio di congelamento alta quota senza l’uso di ossigeno e ra dello spezzatino di bufalo, non alle dita. L’ascesa proseguì ed alle per la contenuta ed inusuale qua- avendo cibi speciali e poco pesanti ore 14,30 del 4 maggio 1976 Silvio lità dell’alimentazione quotidiana, tipo i liofilizzati; la base alimenta- Simoni e Giampaolo Zortea pian- sia per la lontana partecipazione re era riso in bianco, tè nepalese, tarono le piccozze con la bandiera delle famiglie dei protagonisti e di brodo vegetale in cui qualche volta del Trentino e delle Aquile di San tutti i cittadini della Valle di Pri- si cuocevano gli spaghetti indiani Martino sugli 8172 metri della vet- miero e del Trentino, a cominciare insieme a qualche scatoletta di car- ta del Dhaulagiri 1, avvolta nelle dagli alunni delle scuole elementa- ne indiana e fagioli! Alimentazione nebbie e nella bufera, conquistata ri, che aspettavano le cartoline dal monotona per circa due mesi e pri- così per la quarta volta nella sua Nepal e scrivevano i loro compiti va di potere calorico: eppure i no- storia, ma soprattutto per la prima sulla Spedizione, per finire con le stri trovavano addirittura la forza volta, senza l’aiuto delle bombole di Guide Alpine Anziane che andaro- di farsi più di una risata e di festeg- ossigeno, da una Spedizione Tren- no ad attendere il rientro dei loro giare, con una torta con candelina, tina i cui protagonisti erano Guide colleghi all’areoporto di Linate con il quarantaseiesimo compleanno di Alpine del Gruppo Aquile di San tanti abbracci etante sincere lacri- Edoardo Zagonel.- Martino di Castrozza-Primiero.- me: tutti erano, e lo sono ancora, Ma il gruppo era estremamente L’esperienza delle Aquile di San stretti e vicini alle Aquile, a quelle unito e con ansia attese il 4 mag- Martino Primiero rimane nella Guide Alpine cui la storia di San gio, quando dal campo 5 la cordata storia dell’alpinismo, sia perchè re- Martino di Castrozza e Primiero di punta decise l’attacco finale alla alizzata da professionisti della mon- deve molto. vetta. A circa 7900 metri di quota tagna con il loro diretto finanzia- Luciano Gadenz rinunciò a prose- mento parzialmente aiutato da Enti Maurizio Toffol guire: fu una scelta difficile e certo e Cittadini, sia per la grande dimo- Speaker di spedizione

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AQUILE 83 4 MAGGIO 1976 Luciano racconta

Come in gran parte delle giornate dell’ultimo mese, il vento spazza le creste nevose e gli affioramenti roc- ciosi. La vetta del Dhaulagiri è av- volta nel turbine di neve e nuvole e la visibilità è disturbata dal pulvisco- lo nevoso; sono alcune ore che spro- fondiamo e procediamo con fatica.

Ci avviciniamo agli 8000metri. Il 9 malessere avvertito durante la sco- moda nottata nella tendina del cam- po 5 incomincia a manifestarsi con Giampaolo 2, che sarà l’ultimo. Ci scambiamo un intenso freddo ai piedi. Eravamo e Silvio raccontano poche parole: “...fursi ghe la fon...” stretti, scomodi, insonni, Silvio è chiediamo conferma dell’ora. In riuscito a dormire, Giampaolo ed Verso le 10,25 a quota 7.890 faccia- poco tempo siamo nuovamente in io poco o niente. Abbiamo inco- mo un collegamento con il campo cresta, la percorriamo in direzio- minciato a prepararci alle 3 e dopo ne di quella che a noi pare essere lunghissimi preparativi: vestirsi, la vetta. In realtà la cresta presenta sciogliere neve per le bevande, man- un ante cima che maledettamente giare qualcosa, nonostante manchi dobbiamo attraversare prima della ogni stimolo di appetito, controlla- vetta vera e propria. Verso le 11,30 re l’attrezzatura e finalmente sia- le nubi accompagnate da raffiche mo partiti alle 6. Siamo indecisi se fortissime di vento e di neve ci av- continuare a proseguire sulla cresta volgono completamente. Perdia- percorsa dalle altre spedizioni, che mo quasi l’orientamento. L’ultimo ci sembra tecnicamente più impe- tratto abbastanza ripido ci richiede gnativa o rimanere sotto cresta su molta fatica,anche se l’altimetro ci pendii nevosi che salgono verso la assicura una quota vicina alla vet- vetta. Il freddo ai piedi mi infastidi- ta. Dopo 3 ore di penoso proce- sce e mi fermo per far riprendere la dere all 14,30 ci rendiamo conto circolazione massaggiandoli. Deci- che davanti a noi la cresta scende do di fermarmi, mentre Giampaolo precipitosamente verso sud-ovest. e Silvio continuano. Dopo un po’ di La quota dell’altimetro ci dà 8.192. tempo riacquistata la sensibilità mi La vetta! Dopo 47 giorni sù e giù, sembra di stare meglio e riprendo il Dhaulagiri è vinto e, quasi im- la salita. Vedo i compagni in alto bronciato per la nostra presenza, sulla sinistra, poi il turbinio del non ci ha voluto regalare neppure vento aumenta e scompaiono dalla un attimo di schiarita. Tentiamo mia vista. A malincuore ritorno al invano un collegamento radio, ci campo 5. facciamo delle foto, beviamo un

84 VIAGGIO NELLA STORIA 10 po’ di thè e insieme con la bandie- la vetta. Il vento lassù dovrà essere Gadenz mi comunica che la vetta è ra della spedizione piantiamo la fortissimo. Finalmente alle 10,25 la stata raggiunta. Non riesco a parla- bandiera italiana e quella nepalese. radio da segni di vita. Zortea mi co- re, a rispondere, a chiedere qualcosa Ci sentiamo profondamente soddi- munica che sono a 7890 metri oltre tanta è l’emozione che mi prende e sfatti, consapevoli di aver portato il campo Usa. Non posso credere e mi soffoca. Io chiamo e mi faccio ri- a termine un grosso impegno. La mi faccio ripetere la quota. Li pen- petere il messaggio. Me lo conferma gioia è grande, ma bisogna ritor- savo chiusi nella tendina Ravelli e e mi dice che è arrivato a 7900 poi nare e riabbracciare gli amici per invece lottano contro il vento. Con è dovuto scendere al Campo V. Zor- festeggiare assieme la vittoria. Ci lui c’è Simoni, Luciano è rimasto tea e Simoni sono arrivati in Cima buttiamo in discesa sprofondando indietro perchè accusa insensibilità alle 14.30. Ora sono lì con lui nella nella neve fino al campo 5 dove alle mani. Mi chiede l’ora, tutto pro- tendina stanchissimi e provati. Vor- Luciano ha preparato il thè. Stà ne- cede bene, nonostante le raffiche... rei parlare con Zortea, ma è troppo vicando, la montagna diventa buia, contano di arrivare in vetta. Ora c’è stanco per rispondermi. Ore 19.15 siamo stanchissimi, vorremmo but- il vuoto. La radio sempre aperta è si- Gadenz mi comunica che ora sono tarci nel sacco a pelo, ma convinti lenziosa. Siamo avvolti dalla nebbia, tutti al Campo IV. Sta bene ma gli da Luciano scendiamo al campo 4 il freddo è intenso. Mi aggiro come altri fanno fatica a respirare e chie- portando con noi ciò che possiamo. un disperato davanti al Campo II de consiglio al medico per aiutarli. Alle 16,30 abbiamo dato notizia a con il piccolo apparecchio incolla- 5 maggio -Nessuno ha dormito al Renzo al campo 2 e la grande gioia to all’orecchio. Ma è sempre muto, Colle. Alle 8.15 dal Campo IV mi è rimbalzata anche ai campi bassi. la mia tensione è al massimo e l’ dicono che hanno trascorso una impossibilità di agire mi tormenta. notte insonne e agitata. Alle 13 ar- Dal diario di Renzo Debertolis Le ore passano con una lentezza riva Zortea, si trascina a fatica, lo del 4 maggio 1976 esasperante, non si vede nulla, la abbraccio piangendo in un misto di Ho dormito in tenda con Martini montagna è sepolta nella nebbia. Il gioia e riconoscenza. Mezz’ora dopo che ha tossito senza un attimo di vento solleva turbini di neve, fram- arriva Silvio, ma sembra il suo fan- sosta. Io non ho chiuso occhio pen- menti quasi impalpabili di ghiaccio tasma, è ubriaco di stanchezza. Poi sando ai giovani lassù. Ore 8 -Cerco che mi investono, ho la barba che arriva Gadenz allegro, sereno e feli- inutilmente un collegamento radio. è un blocco bianco. Ore 16.30 - La ce. Le ore, lunghe ore di angosciosa Si vedono le fumate della neve sul- radio si risveglia. La fioca voce di attesa sono finite. Posso dormire.

AQUILE 85 Il valore della spedizione l’adozione di cibo locale per lun- quella che verrà poi considerata la di Luciano Gadenz ghe permanenze al Campo Base via normale. Nel 1973 la spedizio- Una impresa alpinistica è ben dif- ,risparmiando così su trasporti e ne americana di James Morrissey ficilmente collocabile in una gra- dogane”. In campo Italiano sugli effettua un tentativo alla affilata duatoria assoluta, fatto com’è di 8000 c’erano state la conquista del cresta SudEst per poi ripiegare troppi elementi, umani, tecnici, K2 di Desio e l’Everest di Monzino sulla cresta NE e coronare la salita ambientali ed anche di imponde- con due sfortunati tentativi all’An- il 12 maggio con seri congelamenti rabilità, ma si può affermare che napurna e al Lhotse, spedizioni a Roskelley. Anche gli America- la salita al Dhaulagiri del 1976 che richiesero tempi lunghissimi di ni usufruirono dei rifornimenti di merita un posto di primissimo or- preparazione e costi astronomici e un aereo fino al colle considerato dine. “Successo prezioso” titolava che lasciarono lunghe polemiche e il loro Campo Base, così da avere un articolo di Alessandro Gogna rivalità. Il Dhaulagiri I è una mon- enorme quantità di materiali tec- (noto alpinista e scrittore) su Tut- tagna molto impegnativa e fino a nici e alimentari. Saranno i viveri

11a 11b toSport del 12 Giugno 1976. “Non quel momento moltissimi erano trovati nei resti del loro Campo 2 si era mai dato il caso che un grup- stati i tentativi di salita dai vari tra i nostri Campi 4 e 5 ad aiutarci po di Guide avesse la idea, orga- versanti e solamente tre spedizio- gli ultimi giorni in quota e sopra- nizzasse ed eseguisse interamente ni vi erano riuscite. Nel 1950 era tutto a sollevarci dallo scoramento con le proprie forze e buona vo- stato avvicinato dalla spedizione della inadeguatezza oltre che della lontà un’impresa di questo gene- francese di Maurice Herzog che scarsità della nostra alimentazione re... Molto spesso, in partenza, si però aveva ripiegato sull’Anna- ai campi alti. Emanuele Cassarà, dubita che l’entusiasmo basti. Ma purna conquistandola come primo giornalista e scrittore di monta- non vorrei insistere soltanto sul 8000. Nel 1960 la spedizione sviz- gna, nel suo libro “Un Alpinismo valore morale di questi uomini zera di Max Eiselin effettua la pri- Irripetibile” descrive la via di Nor- perchè essi hanno dimostrato che ma salita lungo la cresta NordEst, dEst come una lunga cresta nevosa è possibile creare in una spedi- supportata da un aereo Pilatus, che inizia al colle NE a 5870 metri zione un’intesa perfetta, che oggi chiamato Yeti, per i rifornimenti paragonata da Luigino Henry alla si può salire un 8000 con appena al colle NE 5750 metri. Nel 1970 Kupfner o alle difficoltà dello Spe- due mesi di preparazione logistica, sono i Giapponesi di Tokufu Ota rone della Brenva al Monte Bian- che si possono ridurre i costi con e Shoji Imanari che salgono per co ma di sviluppo doppio. Il libro

86 VIAGGIO NELLA STORIA 12

AQUILE 87 della spedizione americana: The American Expedition of Dhaula- giri porta il titolo “Mountain of Storms”, Monte delle Tempeste riprendendo un detto Nepalese che per “Tempo da Dhaulagiri” indica vento, nuvole, bufere e chi si è avvicinato a quella montagna, ha sempre avuto modo di cimen- tarsi con queste condizioni clima- tiche. Alfonso Bernardi (scrittore di montagna e autore di Il Gran Cervino e Il Monte Bianco in 2 vo- lumi) è stato testimone della spedi- 13 zione condividendo la permanen- za in Nepal sia a Katmandu con i problemi burocratici delle auto- m” è un “racconto che si sviluppa di ricordiamo lo spirito di allora: rizzazioni sia con l’organizzazione in modo documentaristico, come “la selezione imposta dalla fatica e del coll. Ondgi nel rapporto con i in una sequenza fotografica, nel- dalla altitudine fu spietata. Non ri- portatori e gli sherpas, comprese le lo stile essenziale e sobrio che ri- sparmiò nessuno, ma tutti tennero “indimenticabili, lunghissime gior- flette lo spirito con cui le Guide duro, mugugnando, protestando se nate “al Campo Base ed è autore di San Martino e Primiero si sono le cose non andavano come avreb- della cronaca di quei momenti nel misurati con un 8000 “(Giovanni bero dovuto, ma pronti a ripartire libro Trentini sul Dhaulagiri 8172 Spagnolli). E con Alfonso Bernar- con il sole o col vento, con il ne-

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88 VIAGGIO NELLA STORIA vischio o la nebbia, caricandosi di Diversi giovanoti de la nosa val Senza farse dispeti pesi che neppure gli sherpas por- tavano. Mollavano solo quando, ‘n di’i à deciso: ndon tel Nepal, in doi i è ndati su dreti: esaurite le ultime energie, si rifu- ne binon su qualche specialista tra Zortea e Simoni, giavano nelle tende nascondendosi dentro i sacchi piuma, quasi ver- e se meton in pista... na peada e do pentoni, gognandosi per aver abbandonato Partidi el mes de febraio, i è ruadi su la zima, la lotta”. E un ultimo ricordo della i è tornadi el majo. grande partecipazione della Val- e a mi me par che tut Primier le di Primiero lo lasciamo ancora Tel temp che i à mancà del sucesso el sie fier. alla penna di Emanuele Cassarà: depì de ‘n past i à saltà! “Non avevo mai visto piangere una Ma ora che se a casa Guida Alpina, eppure ne conosco Marce, fret e bufera, tegnerè la facia rasa, tante. Non dico che una Guida non dai tremili in su no se toca tera. possa piangere o non sappia pian- o tegnerè la barba in eterno souvenir Ma el capo spedizion el à dit: gere, dico che mi era difficile imma- de l’aventura al Dhaulagir? ginarlo. Ad attendere la spedizione oramai vinzion, di ritorno dal Nepal erano in tanti, e senza ndar su de giri c’erano uomini grossi e rubicondi coi cappelli larghi e i maglioni con i à conquistà el Dhaulagiri! Valentino Pradel lo stemma della loro valle e alcu- ni, quelli molto vecchi, portavano Riferimenti 1 - Campo base con l’Eiger avancorpo roccioso così chiamato dalla spedizione svizzera delle picche incise nel legno, nuove di Max Eiselin, primi salitori nel 1960. di zecca, al vertice delle quali tro- 2 - La carovana dei 370 portatori tra Dobila e Sassadhara (8 marzo). neggiava un’aquila. Roba sempli- 3 - Campo Base (7 maggio) ce, naturalmente, ma strana, che 4 - a Dhaulagiri I. La via e i campi sulla cresta NE. ricordava i trofei di antiche tribù b Portatrici Scherpani al campo intermedio 4100 m (26 marzo) africane o i totem dei pellerossa e c Campo base (7 maggio) 5 - Campo deposito a 3700 m sotto la parete ovest “Pucchar Wall” del Dhaulagiri, che la gente, all’aeroporto, guarda- minacciosa e incombente con i suoi 4600 m di altezza, una delle più alte al mondo. Oggi questo luogo è chiamato da tutti “campo base italiano”. va con curiosità senza capire”. Poi 6 - a Alba sulla parete nord del Dhaulagiri. finalmente l’incontro con i vincitori b Dopo la “rampa” verso il campo 1 a 5220 m (4 aprile). e allora di nuovo pianti e abbrac- c Giampaolo Depaoli e Silvio Simoni ascoltano gli assordanti boati delle valanghe sotto ci di gioia, orgoglio e soddisfazio- il campo I. ne. E ancora il rientro a Primiero, d Campo base a 4610 m. 7 - Parete Nord con la “pera”, caratteristica formazione rocciosa, tentata da varie un bagno di folla e il racconto, le spedizioni. Sulla cima le “fumate” di vento e neve. serate di diapositive con lunghi fe- 8 - Nel lungo vallone verso il campo base. steggiamenti. Sono passati 40 anni 9 - Luciano Gadenz con lo scherpa Dorje verso il campo 3 a 6600 m (23 aprile). e Luigino, Camillo, Renzo e Alfon- 10 - Campo 2 a 5870 m nella bufera del 4 maggio. 11 - a Foto americana del 1973 al campo 2 (tra i nostri campi 4 e 5). Nei resti di questa so non ci sono più, ma il ricordo di tenda vennero trovati i viveri perfettamente conservati. quei 3 mesi e le immagini dei loro b Resti di scatolame, della nostra alimentazione, al campo base (2 maggio). volti sono impresse negli altri mem- 12 - Tramonto sulla parete ovest con nel riquadro Silvio Simoni e Giampaolo Zortea. 13 - Rientro in Primiero con festosa accoglienza della popolazione tra guide alpine e bri senza segni di invecchiamento maestri di sci. o di aloni confusi. Ogni esperienza 14 - Hotel Dolomiti, presentazione della spedizione con sedute in primo piano le vecchie limite segna eternamente chi la vive guide: da sinistra Celeste Scalet, Evaristo Foro, Michele Zagonel e Giovanni Miola. nell’intimo del proprio animo.

AQUILE 89 1915 - 1916 GUERRA D’AQUILE SUL LAGORAI E SUI MONTI DI PRIMIERO testo di Adone Bettega foto archivi di Adone Bettega, Maurizio Dell’Antonio, Bepi Pellegrinon e Edoardo Zagonel - Guida Alpina

Inverno 1915/16. Osservatorio austriaco di Cima Cavallazza.

90 VIAGGIO NELLA STORIA Come noto (vedi articolo su Aquile stante passo Rolle, successivamente tivi provenivano in gran parte dalle N° 2), l’intervento militare del re- abbandonato dalla modesta guar- pianure. Ebbe così inizio un infati- gno d’Italia aveva costretto lo S.M. nigione asburgica, ritiratasi in tutta cabile lavoro di costruzione di ripari austro-ungarico ad ordinare l’ab- fretta sulla Cavallazza. In Vanoi, il isolati, dotati di stufe e pertanto ido- bandono del Distretto di Primiero. Il paese di Caoria rimasto isolato fra nei a difendere i soldati esposti alle piano, programmato da tempo, ave- le rispettive linee difensive, aveva nel intemperie. L’utilizzo di legna da va imposto alle poche truppe a di- frattempo (novembre 1915) subito la ardere si aggiunse al normale fabbi- sposizione lo schieramento lungo la totale evacuazione dei civili, trasferi- sogno edilizio di legname e nell’in- catena porfirica del Lagorai ( Fassa- ti dal comando italiano a Canal San sieme si ebbe un ulteriore danno al ner Alpen). Manovra di ripiegamento Bovo e successivamente in alcune re- patrimonio boschivo delle comunità avvenuta senza particolari difficoltà gioni del regno. Iniziativa quest’ul- locali. I militari asburgici, trincerati data l’inconsistente pressione delle tima suggerita dalla programmata sulle cime più alte del Lagorai ini- unità italiane che nei primi giorni offensiva della 15^ divisione italiana ziarono a soffrire per il maltempo del conflitto si accontentarono di contro il Lagorai centrale (Montalon già all’inizio di novembre. I diari impadronirsi solamente dei paesi di e Valpiana) e alla quale avrebbero narrano di abbondanti nevicate e fondovalle e di alcuni monti prossi- dovuto dare il proprio contributo, temperature che raggiunsero i -18° mi al confine di stato. In tale conte- per la verità molto modesto vista con ripetuti casi di congelamento in sto il centro turistico di San Martino l’esiguità delle forze a disposizione, uomini costretti a vigilare all’esterno di Castrozza fu dato alle fiamme da anche le unità del cosiddetto “ Sot- o a riposare in rifugi inadeguati. In manipoli asburgici liberi di muover- tosettore Valles”, se l’inverno ormai alcune circostanze i comandi di set- si in un terreno perfettamente noto alle porte non avesse avuto la meglio tore furono addirittura obbligati a ma che nei mesi successivi divenne sulle aspirazione dello S.M. di Ca- disporre l’abbandono di siti esposti il teatro di una fitta attività di pat- dorna. (monte Cauriol) all’impeto della bu- tuglie italiane ed austriache, prota- fera od eccessivamente isolati. Il pe- goniste anche di qualche sporadico ricolo maggiore per i soldati costretti conflitto a fuoco. Il 22 ottobre 1915, Le tragiche valanghe del mar- a vivere in alta montagna o a muo- degna di nota, l’occupazione defini- zo 1916. versi su tracciati lungo ripidi pendii, tiva del monte Castellazzo da parte Le prime nevicate autunnali sorpre- fu tuttavia la valanga. Non essendo- di una pattuglia (22 uomini) del 49° sero i soldati di entrambi gli schiera- ci in quel periodo mezzi in grado di reggimento della fanteria italiana, menti asserragliati in alta montagna valutare il rischio, il più delle volte al comando del s.ten. Montrucchio e li costrinse a fermarsi sulle posi- ci si affidava all’esperienza che cia- che, partita all’alba da passo Valles, zioni raggiunte nel corso del 1915. scuno aveva in materia. Malgrado riuscì a sopraffare, nonostante una Con l’arrivo dell’inverno ben altri ciò, condizionato dalla conforma- spessa coltre nevosa, il presidio del- furono i problemi a cui i comandi zione del terreno e da più ampi ed la 55^ Gebirgsbrigade. Protagonista furono chiamati a dar risposta. Mai, articolati elementi, il distacco della di tale azione un soldato calabrese, prima di allora, degli uomini in armi valanga era quasi sempre impreve- Pasquale De Maria che, secondo il si trovarono a dover combattere in dibile. L’assenza di preparazione testo dell’onorificenza a lui attribui- un ambiente così ostile. Alla norma- tecnica ed alpinistica, principalmen- ta (medaglia di bronzo al V.M), “(...) le attività militare, si sommarono il te rilevabile negli ufficiali di fanteria, da solo faceva arrendere un posto austria- freddo pungente, la neve, il vento fu determinante nel causare enor- co composto da dieci soldati. ” Colpo di gelido e l’insidia delle valanghe. L’i- mi perdite fra le unità combattenti, mano che permise alle regie truppe nesperienza fu causa di situazioni spesso acquartierate in luoghi celati di consolidarsi su una posizione assai molto drammatiche e a pagarne lo alla vista dell’avversario, ma esposti panoramica e posta a dominio della scotto più elevato furono principal- all’insidia della valanga. L’inevitabi- testata di val Travignolo e del sotto- mente le unità di fanteria, i cui effet- le stasi causata dall’inverno spinse il

AQUILE 91 Inverno 1915/16. Postazione austriaca sul lato nord di Cima Cavallazza.

C.S. italiano a ridurre ulteriormente Il primo inverno di guerra sui nei loro alloggi od in marcia, con il le proprie forze con il trasferimen- monti dell’intero fronte italo-au- tragico bilancio di 470 vittime. Nei to, il 28 gennaio 1916, della brigata striaco, e Primiero non fece eccezio- pressi di passo Brocon, una valan- Abruzzi sul fronte giulio. Al 2° ber- ne, ebbe un andamento abbastanza ga travolse una pattuglia di alpini saglieri (ten.col. De Negri), fu per- anomalo e ad iniziali condizioni di sciatori impegnati a portare viveri tanto affidato l’incarico di presidiare gelo e neve nell’autunno del 1915, e approvvigionamenti al presidio di Primiero, disponendosi sulla linea: seguirono fasi climatiche partico- Col del Boia, approssimativamente Calaita - fondo val Cismon - monte larmente favorevoli fino a tutto feb- dove oggi transita il Trodo dei Fiori. Cimerlo. Al LXI battaglione bersa- braio 1916. Nel marzo la situazione Undici di questi non sopravissero glieri fu invece assegnato il control- mutò radicalmente tant’è che la do- mentre altri quattro furono estratti lo della valle del Vanoi. Qui i fanti cumentazione ufficiale testimonia vivi dalla massa nevosa. Il monu- piumati al comando del maggiore fitte nevicate sino a quote basse con mento stradale eretto dal governo Boinaghi, occuparono la linea: cima un apice di precipitazioni che il 9 asburgico per l’inaugurazione della Mezzogiorno - Pralongo - Valsorda marzo determinò un generale col- strada del Brocon pochi anni prima - cima Folga, con un plotone avan- lasso della neve accumulata nell’in- del conflitto, fu in seguito converti- zato a Caoria, ormai abbandonata tero fronte dolomitico. Fra la Cima to dal comando italiano in un’opera dai suoi abitanti e raggiunta pochi d’Asta e la valle del Cordevole si commemorativa a ricordo del tragi- giorni prima dal XVIII battaglione verificarono più di una decina di di- co evento del 9 marzo. Una seconda della regia guardia di finanza e da stacchi di valanghe di varie dimen- slavina in zona Valsorda, presidia- una compagnia del 58° fanteria. sioni che investirono unità italiane ta in quel periodo da un modesto

92 VIAGGIO NELLA STORIA contingente di bersaglieri del LXI undici fanti del 31° fant. (brigata Sie- breve scontro. Ciò permise alle trup- battaglione, investì ed uccise sei arti- na) che in quei giorni si trovava a Fel- pe italiane di continuare il lavoro di glieri della 5^ batteria da montagna tre come riserva della 15ª divisione.1 rafforzamento delle opere campali (gruppo Torino Aosta) mentre ripo- In quei terribili giorni di marzo altre già iniziate nel 1915. Sui monti Ve- savano all’interno di una baracca a valanghe causarono morte e distru- derna e Totoga il genio proseguì sud di cima Folga. Anche di questo zione anche nelle retrovie asburgi- l’imponente lavoro di perforazione doloroso evento vi è tutt’oggi un ben che. Una grande quantità di neve delle gallerie per il posizionamento conservato monumento funebre nel caduta dai versanti settentrionali di alcune batterie di medio e piccolo cimitero di Prade. della Busa Alta, seppellì alcune ba- calibro, estratte dalle fortificazioni di Di ben diverso calibro il fatto di val racche provocando la morte di 7 confine ormai dismesse. Artiglierie Male, dove una gigantesca valanga soldati. Il forte innevamento e le dif- trainate in loco dopo la costruzione si abbatté su gran parte dei ricoveri ficoltà a muoversi in alta montagna di lunghe ed ardite carrarecce che edificati incautamente, nonostante imposero alle unità operative una ancora oggi si inerpicano fra stra- gli avvertimenti di alcune persone pausa e nei primi mesi del 1916 vi piombanti pareti rocciose. Sul crina- del luogo, sotto i ripidi canaloni me- sono solamente notizie di qualche le boscoso che separa la valle di Pri- ridionali del monte Cimerlo. I soc- miero dalla valle del Lozen i soldati corritori impiegarono alcuni giorni del regio esercito predisposero una 1 De Dorigo S., Aquile in guerra, Rassegna per liberare dalla neve i corpi sen- di studi della Società Storica per la Guerra linea di trinceramenti e cammina- za vita di 82 uomini. Fra questi due Bianca, Quando dal Tesino all’Agordino im- menti che sul Col Santo e a forcella perversò la morte bianca. Note sulle valan- ufficiali dei bersaglieri (cap. Rosso ghe del 9 marzo 1916, Paolo Gasperi Edito- Calaita raggiunsero una concentra- Giovanni e s.ten. Albrici Marziale) e re, Udine, 2012. zione ragguardevole. Su queste ulti-

Primavera 1916. Massima allerta sulla postazione austriaca al Passo Colbricon.

AQUILE 93 Primavera 1916. Cima Castellaz. Preparazione italiana all’offensiva contro le Fassaner Alp. me alture furono inoltre posizionate nare nei propri ambiti comunali, fu- dubbio delle più importanti testimo- alcune batterie contraeree per con- rono osservatori attenti e perspicaci nianze giunte a noi e che descrivono trastare il frequente sorvolo di veli- annotando le notizie che giungeva- il periodo bellico in Primiero giorno voli dell’aviazione austro-ungarica. no loro dagli ufficiali italiani, dai sol- dopo giorno. Si ricavano notizie di Importanti opere campali videro la dati, dalle semplici chiacchiere della particolare importanza come la par- luce in quel periodo anche a Pralon- gente impaurita ed incerta sul pro- tenza della brigata Abruzzi ed il con- go, in Vanoi e sul Col dei Cistri. prio futuro o dai fatti che quoti- seguente riordinamento delle unità Delle vicende che, seppur in un am- dianamente avvenivano nei piccoli italiane rimaste in loco, ma anche il bito di relativa tranquillità bellica, paesi della valle. Pur confusi o par- triste allontanamento di alcuni degli condizionarono la vita della popo- zialmente imprecisi, gli avvenimenti abitanti di Caoria, nell’autunno del lazione civile rimasta in valle, sono raccontati da don Cipriani e Koch, 1915. Altro aspetto particolarmen- testimoni e diaristi autorevoli il già confrontati con la cosiddetta docu- te importante e che compare negli noto don Enrico Cipriani, vice mentazione ufficiale, contribuiscono scritti dei due diaristi, è il costante parroco a Mezzano (Aquile 2015) a fornire un quadro abbastanza pun- sospetto delle autorità italiane nei ed Enrico Koch, ex impiegato del- tuale degli eventi.2 Si tratta senza confronti di chiunque non si dimo- le imposte e per due volte podestà di strasse bendisposto nei confronti dei Fiera di Primiero. Entrambi, pur in 2 Antonelli Q., Bettega G., Il prete, il pode- “liberatori”. Arresti, interrogatori stà, la guerra, Primiero, 1915-1918, i diari di possesso di una visione limitata dei don Enrico Cipriani ed Enrico Koch, Museo ed allontanamenti di persone so- fatti a causa dell’obbligo di soggior- Storico in Trento, 2008. spette erano infatti quasi all’ordine

94 VIAGGIO NELLA STORIA Avanzamento del Nucleo Ferrari su Cima Tegnazza in vista delle Cime del Colbricon. del giorno. Dolore ed incredulità a farsi strada nei comandi italiani. sostanzialmente immutato e costi- emergono dalla notizia della gran- Il dubbio che l’esercito imperiale tuito ancora dalla 55^ Gebirgsbrigade de valanga in val Male e che giun- intendesse scatenare una grande of- (G.M. Spielvogel) e dalla 179^ Infan- se pure in fondovalle, anche se agli fensiva in Trentino fu sempre più av- teriebrigade (G.M. Edl. v. Schiessler). occhi della gente comune apparve- valorato dalle prove che quotidiana- Luigi Cadorna, convintosi all’ultimo ro solamente le colonne di soldati mente il Servizio Informazioni della momento della minaccia, cercò di inviati in tutta fretta a soccorrere i 1^ armata forniva allo S.M. Nel con- correre ai ripari inviando sul fronte malcapitati sepolti. L’incertezza sul testo complessivo della cosiddetta minacciato truppe ed artiglierie pro- numero dei morti rese quell’evento Strafexpedition, il settore di Primiero venienti dall’Isonzo. Nuovi contin- ancora più doloroso, si parlò infatti, ebbe un ruolo del tutto marginale. genti andarono a rafforzare anche almeno inizialmente, di più di cen- Mentre in Valsugana e sugli altipia- l’ala orientale della 1^ armata dove, todieci fanti e bersaglieri uccisi. ni infuriarono scontri violentissimi, alla metà di maggio, la 15^ divisio- nelle valli del Cismon, del Vanoi e ne al comando del magg.gen. Negri del Biois, l’attività militare imperiale di Lamporo, circoscrisse il proprio La Strafexpedition. Nuove eva- fu di semplice copertura con l’esecu- ambito operativo alla sola Valsuga- cuazioni di civili. zione di qualche sporadica azione na, affidando alle unità già presen- Con l’arrivo della primavera il so- di disturbo. Alla vigilia della grande ti in loco la difesa del “Sottosettore spetto che qualcosa di importante offensiva lo schieramento austro- Cismon-Vanoi” (col. Durando). A stesse bollendo in pentola cominciò ungarico ad est di cima Stellune era Primiero, nel frattempo, al 2° bersa-

AQUILE 95 Primavera 1916. Rifugio Rosetta con gli alpini del Capitano Arturo Andreoletti. glieri era subentrato un altro reggi- particolare importanza ai valichi del dite enormi. Fra il fiume Adige ed mento di fanti piumati: il 13°. In Val gruppo dolomitico dominante l’alta il Brenta le divisioni di Cadorna Biois le forze a disposizione della 4^ valle del Cismon. Si trattava tuttavia corsero il rischio di essere comple- armata furono invece incrementate di posizioni d’alta quota e ancora tamente annientate e di permettere con l’inserimento della brigata Tevere abbondantemente ammantate di alle combattive truppe di Conrad di (magg.gen. Pasquale), giunta a so- neve, obiettivamente inadatte a fanti raggiungere la pianura. In Val Ci- stituire il 49° fanteria. Costituita da provenienti in gran parte da distret- smon e sui monti circostanti, della due reggimenti (215° e 216°), la nuo- ti del sud Italia ed inesperti di alta grande battaglia giunse solamente va brigata fu schierata dalle cime di montagna. Incerto sui reali piani av- l’eco ma non mancarono i momenti Costabella a passo Cereda. In parti- versari, lo S.M. italiano si preoccupò di grande timore per le possibili con- colare il neo costituito “Sottosettore di irrobustire il fronte negli ambiti ri- seguenze che l’avanzata asburgica Sud”, comprendente le Pale di San tenuti più vulnerabili, anche in com- avrebbe potuto causare. Ne sono an- Martino, fu affidato al 216° reggi- pleta assenza di segnali premonitori. cora una volta fedeli testimoni don mento (due battaglioni per un totale Le contromisure attuate furono tut- Cipriani ed Enrico Koch che, dopo di circa 2.000 uomini più servizi e tavia il frutto di un clima di grande aver annotato la visita a Primiero del qualche pezzo d’artiglieria) che oc- confusione che con l’approssimarsi “generalissimo” Cadorna il 25 apri- cupò la linea: Castellazzo q. 2267 - dell’offensiva andò man mano au- le, un mese dopo scrissero sui loro Cimon della Pala - Rifugio Rosetta mentando. Ne conseguì che spesso diari della terribile notizia apparsa - Passo Pradidali - Forcella del Miel i rinforzi furono utilizzati male e sulle bacheche pubbliche di tutti i - Passo Canali - Passo Cereda. Per gettati nella mischia della battaglia paesi della valle e cioè dell’ordine di la prima volta dall’inizio del conflit- senza un piano ben preciso, quasi sgombero dei civili decretato dalle to il C.S. italiano sembrò attribuire casualmente. Ciò determinò per- autorità militari italiane. Tale dispo-

96 VIAGGIO NELLA STORIA sizione, che risultò inappellabile per parte di essi poté rientrare in valle depositate centinaia di richieste di gli abitanti del comune di Canal San solamente alcuni mesi dopo e in fasi risarcimento indirizzate alle autorità Bovo, ebbe una diversa applicazione diverse, da agosto a settembre. Alla italiane. Ad ogni documento è alle- a Primiero, dove ad abbandonare felicità per il ritorno in patria suben- gato un inventario di beni sottratti la propria casa furono solamente la trò però l’amarezza nel ritrovare le o smarriti, nella maggior parte dei popolazione di Fiera e di Siror. Per proprie case depredate e danneggia- casi utensili domestici o attrezzi da tutti gli altri l’ordinanza fu inizial- te. Alle confische da parte dell’eser- lavoro, oggetti di poco valore ma mente sospesa ed il 10 giugno, in cito italiano, più o meno legittimate, indispensabili alla vita quotidiana seguito all’arresto dell’offensiva im- si aggiunsero furti e danni da parte delle famiglie di quell’epoca. Ad perial-regia, definitivamente abro- di ignoti che contribuirono ad ina- un secolo da quelli eventi non si è gata. Le famiglie che tuttavia furono sprire i sentimenti di rabbia in chi fu certi se tali istanze trovarono degno costrette a partire si ritrovarono dis- costretto ad abbandonare la propria riscontro. seminate in varie località dell’Italia dimora ed i terreni agricoli, ritrovati centrale e meridionale. A fronte di in autunno ormai improduttivi. Pro- una situazione alimentare favorevo- blema quest’ultimo al quale l’am- Estate 1916: le grandi offensi- le, rispetto ai compaesani esiliati in ministrazione militare cercò di dare ve sul fronte del Lagorai. Austria, questi profughi si trovarono una risposta fornendo il foraggio Cercheremo di descrivere in questo a dover affrontare un clima comple- utile al nutrimento del bestiame sino paragrafo i fatti bellici che caratte- tamente diverso e spesso condizioni all’anno successivo. Presso l’archivio rizzarono alcune offensive della 4^ igieniche deprecabili. La maggior comunale di Canal San Bovo sono armata italiana sul fronte del Lago-

Linea del fronte italiano dal 1915 al giugno 1916.

AQUILE 97 rai orientale. Si tenga presente che Fassa. Già ipotizzata nell’autunno armata). Forze che tuttavia lo S.M. l’argomento è molto complesso e del 1915 e sospesa causa maltempo, italiano in quel momento non era in ampio e quindi l’esposizione degli l’operazione si proponeva questa grado di fornire. Alla metà di giu- eventi non potrà altro che essere volta di stringere d’assedio le unità gno, pertanto, si optò per un’azione sintetica. All’inizio di giugno, or- asburgiche in fase di ripiegamento molto più modesta e da eseguirsi mai ad un passo dalla pianura ve- nel Trentino sud- orientale minac- con soli reparti già a disposizione neta, le divisioni imperiali e regie ciandole alle spalle con una possibile della 4^ armata. Obiettivo princi- dovettero fermarsi ed iniziare un penetrazione in valle dell’Adige a pale lo sbarramento di Paneveggio rapido ripiegamento strategico. Se nord di Trento. Un piano estrema- con l’occupazione delle cime della Cavallazza, del Colbricon e di Boc- che, il cui possesso era condizione imprescindibile per poter proseguire in val Travignolo, secondo le logiche militari dell’epoca. Il comando d’ar- mata sviluppò dunque un azione co- siddetta “a tenaglia” basata su una duplice e contemporanea direttrice di attacco. La prima, proveniente da nord-est (val Biois), si sarebbe spinta contro le difese avversarie allestite fra l’importante caposaldo asburgico della Cavallazza e l’este- so plateau roccioso di cima Bocche. la sconfitta militare fu scongiurata “per un soffio”, la tempesta causa- ta dalla Strafexpedition obbligò, dopo aspri dibattiti in parlamento, il go- verno Salandra a dimettersi. Una crisi politica che tuttavia non riuscì a scalfire l’immagine granitica di Cadorna che, pur esposto a pesanti critiche, grazie alle truppe che “eroi- camente” frenarono l’avversario alle porte della pianura, ottenne di rimanere al suo posto. In un clima nazionale di grande insicurezza, lo S.M. italiano impartì comunque le Concentrazione di truppe italiane sui tornanti di Malga Fosse e Celebrazione della Santa Messa prima dell’attacco. prime direttive per la controffensiva che secondo i piani avrebbe dovuto mente ambizioso e che avrebbe po- La seconda, dall’alta val Cismon, ricacciare l’avversario oltre il “sa- tuto riservare interessanti sviluppi se avrebbe dovuto aggredire le ecce- cro confine”, ampiamente violato. eseguito con mezzi sufficienti e ben zionali posizioni austro-ungariche di È in questo contesto che il C.S. in- ripartiti: almeno due divisioni e re- cima e forcella Ceremana, di cima serì un progetto di avanzata oltre il lativa artiglieria, secondo il ten.gen. e passo Colbricon ed infine gli ap- Lagorai in direzione di Fiemme e Di Robilant (comandante della 4^ prestamenti difensivi edificati sul

98 VIAGGIO NELLA STORIA versante meridionale della Cavallaz- na era ancora quella raggiunta dalla della Pala - costone fra val Fonda e za. Contemporaneamente le unità 15^ divisione nel 1915, mediamente rio della Pala - Colfosco - Fratazza - a nord del passo di San Pellegrino posta ad una decina di kilometri di cima Tognola - forcella Valzanchet- avrebbero dovuto eseguire azioni distanza dalla linea di massima re- ta - cima Valcigolera (m 2540). Se dimostrative contro i bastioni roc- sistenza imperiale. Al comandante il maltempo contribuì ad occultare, ciosi di Costabella. La responsabilità del Nucleo toccò quindi il dovere di almeno parzialmente il movimento delle operazioni fu affidata al magg. cambiare, in tempi brevi, un asset- delle truppe sabaude, alcuni fulmini gen. Marchetti, comandante del IX to tattico estremamente sfavorevole. abbattutisi sulla Tognola e su cima C.d.A. Il 12 luglio, in Primiero, con Per ottenere buoni risultati, tuttavia, Valcigolera causarono la morte di i reparti già appartenuti alla 1^ ar- era necessario che le operazioni di un bersagliere e il ferimento di altri mata e con altre unità trasferite in preparazione dell’offensiva avve- soldati. loco dal fronte cadorino, fu costi- nissero nella massima segretezza, All’inizio dell’estate del 1916, i prin- tuito il Nucleo Ferrari, dal nome del ciò per non dar tempo all’avversa- cipali capisaldi della difesa asburgica suo comandante, magg.gen. Ferrari rio di prepararsi. Una prima rapida erano posti sul massiccio roccioso del- Giuseppe.3 La speciale unità tattica incursione verso il fronte asburgico la Cavallazza (m 2324) e sull’ampio (sede di comando a Fiera di Primie- avvenne il 24 giugno, quando il plo- acrocoro di cima Bocche (m 2745). ro) all’atto della sua costituzione, tone esploratori del 13° bersaglieri, L’importanza strategica del cosiddet- disponeva di due reggimenti di fan- partito dagli avamposti di forcella to Punto d’appoggio avanzato Cavallazza teria (23° e 49°) e di un reggimento Scanaiol, espugnò con facilità l’a- emerge dalla lettura di un promemo- di bersaglieri (13°). Circa diecimila vamposto austriaco di cima Tognola ria del 1916 redatto dagli stessi co- uomini più gli addetti ai servizi. Il (m 2405), creando le premesse per mandi imperiali: “La zona avanzata del parco d’assedio, in gran parte già un ulteriore avanzata in direzione monte Cavallazza si trova a sud del passo presente nel settore ma collocato in di cima Valcigolera (m 2540). Nel- Rolle e domina da ogni parte, tutto l’alti- posizioni arretrate rispetto alle nuo- le ore notturne o giovandosi delle piano di Rolle, dall’altra tutto il Cismon e ve esigenze, subì un ulteriore raffor- frequenti nebbie, il 6 luglio comin- Fiera di Primiero. Impedisce un collegamen- zamento, anche se le strade per po- ciarono i primi traini in quota delle to fra i due gruppi nemici: Passo Valles e ter trainare le nuove batterie erano batterie di medio calibro. A Prati Val Cismon.” Altrettanto importante ancora in gran parte da costruire. Ronzi furono posizionati 4 pezzi da era la posizione denominata Bocche- Contemporaneamente, la 17^ divi- 149G (426ª btr.) e 8 cannoni francesi stellung, quota più elevata di un lungo sione di fanteria (magg.gen. Arvo- da 120L; a forcella Calaita trova- crinale che funge da displuvio fra le nio), alle cui dipendenze furono po- rono posto altri 4 pezzi francesi da valli di Travignolo e San Pellegrino. ste le brigate Tevere e Calabria, iniziò 120L; in località Fratazza 4 obici Ma i comandi I.R. davvero non si ac- la sua dislocazione in alta val Biois. da 210; a Villa Col (sud-est di San corsero di avere a breve distanza ben Creato l’esercito era ora compito dei Martino) altri 4 obici da 210. Le ar- due reggimenti pronti all’assalto? La comandi fornire allo stesso le condi- tiglierie da campagna ed un gruppo risposta ci è fornita dalla stessa Rela- zioni per poter agire ma la situazio- someggiato, incaricate di accompa- zione Ufficiale austriaca che in me- ne, soprattutto per quanto riguarda gnare l’assalto delle fanterie, furono rito afferma: “La programmata offensiva il Nucleo Ferrari, si presentò fin da su- momentaneamente lasciate in fondo italiana doveva sorprendere l’avversario, ma bito tutt’altro che incoraggiante. In valle, occultate nei boschi o in luoghi la preparazione non rimase nascosta al co- val Cismon la linea avanzata italia- di facile accessibilità. Nel frattempo, mando austro-ungarico. Il diverso comporta- ostacolata da violenti temporali, ini- mento del nemico, movimento di truppe, forte 3 Ferrari Giuseppe nato a Lerici in Liguria, ziò la marcia di accostamento all’av- traffico veicolare sulla strada delle Dolomiti, diventò dopo la guerra Ispettore Genera- versario da parte delle fanterie che la comparsa di nuove batterie e la crescente le della Guardia di Finanza e per questa fondò la Scuola Alpina con attuale sede in nella notte del 4 luglio occuparono attività confermavano con chiarezza la noti- la linea: pendici sud-ovest del Cimon zia intercettata dai messaggi radio italiani.

AQUILE 99 “4Ciononostante, solamente quando na usciti dal bosco, furono tuttavia sesso di alcuni rilievi deputati a di- il comando della 90^ Infanteriedivi- accolti da un fitto fuoco di mitraglia- venire tristemente famosi nei ricordi sion fu sicuro dell’offensiva italiana, trici e da numerosi colpi di schrap- dei reduci. L’Osservatorio (Ausguck), arrivarono alla spicciolata in val di nel. La sorpresa era già svanita. il Montucolo nero (Finsterberg), l’a- Fiemme e Fassa le prime riserve, L’ammassamento degli italiani era vamposto Bhöm, le Pietre Neutrali costituite da 24 bocche da fuoco, stato notato dalla guarnigione della (Neutraliche Steine) ed il Ferro di Ca- dal 23° Jägerbaon (collocatosi a pro- Bocchestellung (Landsturmer del 39° vallo. tezione della Cavallazza e del passo battaglione) già il 18 luglio. Il giorno La brigata Calabria (magg. gen. Mu- Colbricon) e dal I/3° Landesschützen successivo erano iniziati ad affluire lazzani Arturo Benedetto) aveva (dispostosi a Lusia), ai quali si affian- i primi rinforzi, dapprima costituiti completato il proprio schieramento cò il 19 luglio anche il battaglione da compagnie della riserva o del ge- verso la metà del mese di luglio, oc- ciclisti del magg. cultandosi in val Schönner (in val Venegia e sulle Travignolo). pendici nord- Secondo i pia- occidentali del ni, l’attacco del- Castellazzo. la brigata Tevere Secondo i pia- (col. Merzljak) ni, l’attacco in contro cima val Travignolo Bocche doveva doveva avveni- anticipare di 24 re con forze ri- ore l’azione della levanti: quattro brigata Calabria battaglioni (4000 in Val Travignolo uomini circa) e del Nucleo Ferra- suddivisi in due ri in alta val Ci- colonne. Alla vi- smon. Era infatti gilia dello scon- indispensabile tro il contingente che l’ala destra Il Principe Carlo D’Asburgo, futuro Imperatore, in visita alle truppe. imperial-regio della 17^ divisio- era costituito da- ne s’impadronisse di gran parte delle nio e successivamente dal prestigio- gli Jäger del 23° battaglione al co- sommità dominanti i passi Valles e so I/3° Landschützen e da battaglioni mando del capitano Binder, schie- San Pellegrino, prima di spingersi di fanteria (III/74°, II/92° e III/1° rato fra la Cavallazza e Paneveggio, in direzione di Paneveggio. All’al- bh5). Ininterrottamente nei giorni e dai fanti della riserva ungherese del ba del 20 luglio, un violentissimo nei mesi seguenti la Tevere tentò di IV/37° e da alcune compagnie di temporale imperversava sull’intero proseguire, ma gli esiti dello scontro Bersaglieri matricolati. Fra questi il settore. Fradici, infreddoliti e nel più erano ormai decisi. Malgrado i sa- battaglione di Rankweil, acquartiera- assoluto silenzio i fanti della Tevere, crifici e le perdite rilevanti, ai fanti to presso il forte Dossaccio. Alla sera da due giorni nascosti nella foresta italiani riuscì solamente l’occupazio- del 19 luglio, in loro soccorso, giun- del costone sud-orientale di Bocche, ne di posizioni più o meno prospi- sero il battaglione ciclisti del magg. iniziarono l’assalto alla vetta. Appe- cienti e sottostanti le trincee asburgi- Schönner, che andò a dispiegarsi in che. Aspri scontri si verificarono per fondovalle presso Paneveggio e nei tutta l’estate e l’autunno per il pos- giorni successivi ben quattro batta- 4 Österreich-Ungarns letzter Krieg 1914-1918, Verlag glioni di fanteria della 9^ Gebirgsbri- der Militärwissenschaftlichen Mitteilungen, Wien 1930-1938, vol. 4C, p. 691. 5 bh: unità della Bosnia-Erzegovina. gade (III/74°, IV/84°, IV/87° e

100 VIAGGIO NELLA STORIA Buse dell’Oro. Primi baraccamenti austriaci.

IV/12°), proveniente dal fronte del perso la cavalassa e col bricon”.6 Nella lonna di destra, composta dal 60° Pasubio. Il mattino del 21 luglio una sua fase iniziale l’offensiva della bri- fant., aveva avuto inizio già durante forte scarica d’artiglieria si abbatté gata Calabria in alta val Travignolo la notte sul 21 luglio. Dopo aver per- sulle posizioni imperiali comprese non trovò nessun ostacolo rilevante e corso un lungo tratto occultato alla fra la Cavallazza, il Colbricon e l’al- solamente in un secondo momento, vista dell’avversario e guadato i rivi ta val Travignolo. Rannicchiati nei ovvero quando le avanguardie italia- di Colbricon e di Valbona, il II/60° propri ricoveri i fanti della 55^ Ge- ne giunsero a stretto contatto con le giunse a malga Colbricon dove cat- birgsbrigade trascorsero attimi terrifi- riserve della 9^ Gebirgsbrigade, si eb- turò 46 Jäger in ripiegamento dalla canti che lo Standschützen fiemme- bero scontri di una certa entità che Cavallazza o dal passo di Colbricon. se Zorzi Giuseppe di Predazzo, a suo tuttavia determinarono la fine della Nottetempo, l’occupazione dell’area modo seppe così rappresentare: “ Il spinta offensiva della 4^ armata. Se- prospiciente la malga fu consolida- giorno 21 mattina e il primo giorno che le guendo un certo ordine cronologico, ta con l’arrivo di altre compagnie ò sentite vicine le canonate taliane al cam- cerchiamo di descrivere brevemente e dell’intero III/60° fant. Venivano piol della malga colbriccon, poi dopo mez- i fatti che caratterizzarono quei gior- così interrotte le comunicazioni fra zo giorno dietro un corozo onde le granate ni turbolenti. Il movimento della co- il caposaldo della Cavallazza e le re- arivavano sopra il capo e alla sera abbiamo trovie. Ottimi risultati ottenne pure dovuto ritirarci alle buse d’oro che e stato 6 Diario di Zorzi Giuseppe di Predazzo, depo- l’avanzata della colonna di sinistra, sitato presso l’Archivio di scrittura Popolare del iniziata alle ore 8,30 del mattino. Museo Storico di Trento. Il testo è trascritto in versione originale. Concorrendo all’azione del Nucleo

AQUILE 101 Ferrari, il I/59° assaliva alla baionet- “(...) a rrivarono così ad appiattirsi ad un cola (m 2310). Presso malga Rol- ta alcuni apprestamenti imperialregi centinaio di metri dal nemico, senza che le (m 1910), nel frattempo, nuclei situati a nord-est dei laghi di Colbri- nessun rumore, nessuna voce dessero l’al- avanzati del II/49° si collegarono con e catturava 67 Jäger, fra i quali 6 larme. Erano poco sotto alle prime difese, senza particolari difficoltà con -l’a ufficiali e diverse armi automatiche a poche centinaia di metri dalla vetta”.7Al la sinistra della brigata Calabria. La e munizioni. Alle quattro del pome- giunger della prima luce del 21 lu- battaglia imperversò sulla Cavallaz- riggio del 21 luglio le avanguardie glio, le artiglierie italiane iniziarono za per alcune ore ed il rumore delle del I/59° pervennero, percorrendo a colpire le difese degli Jäger sulla esplosioni giunse sino in fondo valle. la foresta a nord del passo di Colbri- Cavallazza e sul passo Colbricon. L’uso di alcune mitragliatrici, degli con, nei pressi di quota 1821 e sul Quando alle 13.00, le fanterie ita- schrapnel ed il disperato tentativo versante orientale di cima Stradon liane cominciarono la loro marcia di opporsi all’avanzata degli italiani, (m 2328). Alle ore 21 l’ala sinistra in avanti, la resistenza avversaria fu decisamente superiori in numero e della brigata Calabria concludeva praticamente nulla. I bersaglieri dei potenza di fuoco, non ottenne suc- l’allineamento sulle posizioni avan- battaglioni LX e LIX, dopo aver cesso e gli Jäger furono costretti a zate comprese fra la malga Colbri- percorso la val Boneta, valicarono ripiegare. Alle due del pomeriggio la con ed il passo omonimo, collegan- di slancio le trincee semidistrutte vetta e l’intera dorsale della Caval- dosi a sinistra con il Nucleo Ferrari. del passo Colbricon e raggiunsero lazza erano in mano al 49° fanteria. L’intera operazione era costata alla il soprastante pianoro. Poco dopo, A quella giornata, il noto disegnatore brigata la morte di un solo uomo ed l’occupazione si ampliò in direzione della Domenica del Corriere, Achil- il ferimento di altri 45, fra i quali 5 di malga Colbricon, a sud di cima le Beltrame, dedicò una sua ope- ufficiali. Prova concreta che l’oppo- Stradon e sul rovescio della Caval- ra di copertina raffigurante “l’atto sizione avversaria fu quasi assente. lazza. Verso sera, alcuni plotoni del eroico” del già noto fante calabrese Nei giorni seguenti la resistenza del- LX/13° bers., dopo essersi inerpica- Pasquale De Maria che, in occasio- le unità della duplice monarchia si ti lungo il ripidissimo costone nord- ne della espugnazione della Caval- sarebbe fatta molto più tenace. est del Colbricon, riuscirono ad lazza, ebbe modo di mettersi in luce Al Nucleo Ferrari, lo si è già accen- occuparne la cima orientale, dove catturando da solo ben 69 soldati nato, spettò il compito più diffici- catturarono alcuni soldati asburgici. austro- ungarici. A sera, il Nucleo le nell’organizzazione dell’attacco Al contrario non fu coronata da suc- Ferrari estese la sua occupazione pianificato dal comando della 4^ cesso l’azione di un plotone di ber- all’intero massiccio montuoso colle- armata. Gli obiettivi principali delle saglieri (LXII/13° bers.) che aveva gandosi con la 17^ divisione a mal- unità al comando dell’alto ufficiale l’arduo incarico di raggiungere ed ga Colbricon. Secondo i documenti ligure erano inizialmente rappresen- occupare l’impervia forcella Cere- ufficiali italiani, l’intera operazione tate dal massiccio della Cavallazza mana, difesa più dalle caratteristiche era costata al Nucleo la morte di 12 - Tognazza e dal passo Colbricon, del terreno che dai soldati della 55^ bersaglieri ed il ferimento di altri 22, ritenuti non a torto gli anelli più de- Gebirgsbrigade. fra i quali un aspirante; agli austriaci boli della catena difensiva imperia- Contemporaneamente era iniziata erano stati catturati 233 uomini (fra le e come noto, difese dal solo 23° l’avanzata del III/49° lungo lo sco- i quali 6 ufficiali), 2 cannoni e alcune Jägerbaon. Al tramonto del 19 luglio, sceso versante meridionale di cima MG. Si esauriva così la prima fase il Nucleo Ferrari intraprese le manovre Cavallazza e del plotone esploratori dell’attacco italiano contro la por- di approccio agli obiettivi stabiliti, del I/49° che, dopo aver superato zione orientale del Lagorai e che anche qui ostacolate dal maltempo la Tognazza, giungeva sulla selletta permise alle unità del regio esercito, che già stava condizionando il movi- situata a nord della Cavallazza Pic- con poche perdite, di raggiungere la mento della 17^ divisione a nord del testata di val Travignolo. Nei giorni Rolle. Nonostante ciò, per il gior- successivi le cose sarebbero andate 7 Barzini G., Dal Trentino al Carso, Fratelli Treves nalista Barzini i fanti del Nucleo: editori, Milano 1917, p. 100. ben diversamente. Estremamente

102 VIAGGIO NELLA STORIA Luglio 1916 alle Buse dell’Oro arrivo dei rinforzi per bloccare l’avanzata italiana. sintetico il commento della Relazio- vallazza e del Colbricon orientale nale digrada in val Travignolo. Tut- ne Ufficiale austriaca sui fatti: “(...) quel che rimase dei Cacciatori del to ciò in attesa dei rinforzi che ormai L’attacco italiano contro cima Bocche non 23° battaglione si attestò frettolo- stavano sopraggiungendo. Conscio ottenne risultati, essi avanzarono solamente samente su una linea il cui perno di questo, il comando del IX cor- in alta val Travignolo fino alle posizioni principale divenne la vetta occiden- po italiano impartì quasi subito gli d’arresto, cedette la debole forza d’occupa- tale del Colbricon. Da qui l’orga- ordini per travolgere un avversario zione della Cavallazza (una compagnia e nizzazione difensiva asburgica trovò ancora debole e frastornato. Pre- mezza, otto M.G., due vecchi cannoni) alle il terreno ideale sulla dorsale che, cedute dal fuoco dell’artiglieria, le tre del pomeriggio, dopo due giorni di forte pervenendo al Piccolo Colbricon (m operazioni iniziate già al mattino del fuoco e sottoposta ad un ampio attacco da 2511), crea l’ampio valico di quota 22 luglio proseguirono, a più ripre- tre lati. Alla sera del primo giorno di at- 2420, oggi noto con il toponimo di se, sino alla fine del mese di luglio, tacco anche il passo Colbricon e la Quota forcella di Colbricon, ma dai solda- ma la resistenza degli austro-unga- Trigonometrica Colbricon erano in mano ti austriaci denominata Grünen Sattel rici, gradualmente più numerosi agli italiani”.8 (Sella Verde). Dal Piccolo Colbricon, per l’arrivo delle già citate riserve, In seguito all’evacuazione della Ca- gli uomini del cap. Binder si distri- fu tale da scoraggiare ogni ulteriore buirono sull’esteso plateau roccioso aspirazione italiana. Soltanto in un 8 Österreich-Ungarns letzter Krieg 1914- che con cima Stradon (m 2328) e le paio di occasioni riuscì ai bersaglie- 1918, Verlag der Militärwissenschaftlichen Mitteilungen, Wien 1930-1938, vol. 4C, pp. Buse dell’Oro (m 2187), disegna un ri di porre piede per alcuni minuti 691- 692. ampio triangolo il cui lato settentrio- su cima Stradon. In entrambi i casi,

AQUILE 103 tuttavia, essi furono sanguinosamen- italiana, seppure temporanea, della te respinti e costretti ad attestarsi ad cresta est di cima Ceremana. Si un centinaio di metri più in basso. trattò di un’eccellente azione alpini- F allirono anche tutti i tentativi di stica, caratterizzata da una difficile superare la Grünen Sattel, difesa dalle scalata lungo una stretta fenditura sopraggiunte unità dell’87° fanteria strapiombante sui ghiaioni poco a imperialregio. Le caratteristiche del nord di forcella Valcigolera e svolta terreno e la presenza di maggiori da un manipolo del Nucleo Esplo- forze questa volta giocò a favore dei ratori del LXII battaglione (13° difensori e l’offensiva fu pertanto bersaglieri.). Avvalendosi della fitta momentaneamente sospesa. nebbia, la piccola unità era riuscita, La consapevolezza di aver raggiunto il mattino del 20, ad arrampicarsi un livello difensivo più che accettabile con l’ausilio di alcune corde, sino spinse tuttavia i l comando della neo ad una strettissima spaccatura nel- costituita 57ª Infanteriedivision (FML la roccia a circa cinquanta metri a Heinrich Goiginger) ad azzardare la nord-ovest di cima Ceremana. Sco- riconquista del Colbricon, caduto in perti dai Landsturm di guardia alla mano ai bersaglieri. Il tentativo, af- Ceremana, i bersaglieri furono co- fidato alla 9^ Gebirgsbrigade che mise stretti a fermarsi e successivamente a disposizione un paio di compagnie a ripiegare sostituiti da un plotone di composte da soldati sloveni (87° fanti del 23° rgt. al comando del ten. fant.), ungheresi e slovacchi (12° Borghini prima e del s.ten. Marcia- fant.), si svolse all’alba del 25 luglio no poi. Ma a nulla valsero gli sforzi lungo l’impegnativo pendio orienta- delle regie truppe per mantenersi in le del monte. Si sperava di sorpren- quel nido d’aquila. Affamati, ormai dere il presidio di vetta che tuttavia senza munizioni e pressati dagli au- si dimostrò tutt’altro che disattento striaci, anche i fanti furono costretti e al comparire dei primi assalitori, a ridiscendere a valle nel tardo po- intervenne quasi subito con le pro- meriggio del 27 luglio. prie mitragliatrici e con il lancio Ritenuti inutili ulteriori sforzi per di bombe a mano. Lo scontro, che avanzare in val Travignolo ed in vi- proseguì per tutta la giornata, vide sta dell’ennesima offensiva sull’Ison- alcuni drappelli imperiali spingersi zo, il C.S. italiano decise di estendere a ridosso delle abbozzate trincee ita- la propria azione diversiva a sud- liane che comunque ressero l’urto. ovest e pertanto ordinò il 28 luglio Nei mesi seguenti gli asburgici non 1916 il trasferimento del Nucleo Fer- ne tentarono più la riconquista. Ita- rari (meno il 13° bersaglieri) in valle liani sulla vetta orientale ed austriaci del Vanoi. Fra l’agosto ed il novem- sulla cima occidentale, ingaggiarono bre del 1916, la dorsale porfirica del tuttavia uno scontro che in alcuni Lagorai compresa fra il monte Cau- casi raggiunse contorni epici e che riol e cima Cece, fu quindi teatro di caratterizzò l’intero periodo bellico altri violentissimi scontri fra varie sino all’ottobre del 1917. In un con- unità alpine e alcune compagnie di testo inedito di guerra in montagna, Landesschützen (truppe da montagna particolare spicco ebbe la conquista imperial-regie). Il Cauriol cadde in

104 VIAGGIO NELLA STORIA Cima della Cavallazza. Baraccamenti italianni dopo la conquista del 21 luglio. Al centro della foto il Castellaz occupato dalle truppe italiane già nell’ottobre del 1915. Sullo sfondo le Creste di Costabella e la Marmolada, prosecuzione del fronte dolomitico.

AQUILE 105 mano italiana ed il Cardinal e la vi- fronte della 17^ divisione. Lo stes- posizioni di cima Bocche, inizia- cina Busa Alta divennero l’arena di so Cadorna, per ingannare il Ser- ti il 4 agosto e proseguiti sino alla una aspra contesa per il possesso di vizio Informazioni asburgico sulle sera del 6 agosto, non consentiro- una vetta o di uno spuntone di roc- sue reali intenzioni, visitò le linee no il benché minimo successo ai cia. Le truppe asburgiche furono più italiane a passo Rolle e a passo San poveri fanti della Tevere. Attacchi volte sul punto di cedere alla spinta Pellegrino. La nuova fase avreb- e colpi di mano si susseguirono a offensiva degli italiani che tuttavia be dovuto consentire alle brigate ritmo incessante sotto una densa riuscirono, al prezzo di enormi sa- Tevere e Calabria, di raggiungere coltre di polvere e fumo sollevata crifici e di numerose perdite, ad at- all’incirca gli stessi obiettivi già a dalle esplosioni. Fra le pietraie, gli

Passo Rolle, postazione italiana. L’arrivo delle prime nevicate del secondo inverno di guerra costringe i due eserciti alla guerra di posizione con la costruzione di adeguati ricoveri. testarsi solamente a pochi metri dai suo tempo inutilmente perseguiti: avvallamenti, i detriti e le voragini capisaldi avversari. cima Bocche e il Piccolo Colbri- aperte dalle cannonate, un centi- Inutili e sanguinosi attacchi con. La nuova iniziativa era tut- naio di morti testimoniavano la della 17^ divisione italiana. tavia attesa tant’è che alla vigilia crudeltà degli scontri avvenuti in Colpi di mano sul Colbricon dello scontro, lo schieramento quei primi giorni d’agosto sul pla- occidentale. imperiale subì un ulteriore raffor- teau di Bocche e nei pressi dell’Os- In vista dell’offensiva contro la zamento . Come pianificato, il 4 servatorio. In tre giorni di battaglia testa di ponte di Gorizia nota an- agosto l’intero settore occupato la Tevere perse 18 ufficiali, di cui 2 che come Sesta battaglia dell’Isonzo, dalla 9^ Gebirgsbrigade venne colpi- morti e 459 uomini di truppa, fra i il C.S. italiano dispose ai primi di to dal tambureggiante fuoco delle quali 95 morti e 8 dispersi. agosto la ripresa delle cosiddet- artiglierie di medio calibro italia- Attesi al varco da centinaia di ber- te operazioni diversive anche sul ne. Gli scontri attorno alle contese retti grigio-azzurri, bersaglieri e

106 VIAGGIO NELLA STORIA fanti lanciati in assurdi assalti fron- avvenne. Il 15 agosto, i bersaglie- avversarie e tutte le vie di collega- tali, furono letteralmente annien- ri del XX/3° (ten.col. Pelagatti) mento del settore, riproponendo tati dal nutrito fuoco delle MG e avevano sostituito, sulle posizioni l’ormai noto schema di attacco dagli schrapnel anche sul tratto del Colbricon orientale, i commi- che da giorni tentava inutilmente di fronte compreso fra il Piccolo litoni del 13° reggimento inviati di sgominare gli austro-ungarici Colbricon, cima Stradon e le al Nucleo Ferrari in Vanoi. Reduce dalle loro ben protette posizioni. Buse dell’Oro (m 2187). Sola- dall’insanguinato fronte del Col di Probabilmente all’oscuro delle re- mente sulla Grünen Sattel riuscì ai Lana, l’unità fu posta alle dipen- ali intenzioni dell’avversario e co- bersaglieri dalla 10^/ LXII, no- denze della brigata Calabria e con stretti a ripiegare per non subire nostante il fuoco incrociato delle essa iniziò fin da subito ad agire danni, gli sloveni (IV/87°) posti a Schwarzlose, il posizionamento partecipando ad alcune infrut- presidio della vetta, fornirono agli di una ridotta sotto la verticale tuose operazioni contro la Grünen assalitori la possibilità di avvici- parete sud del Piccolo Colbricon. Sattel. Insuccessi che suggerirono narsi inosservati. I plotoni, divisi Qualsiasi tentativo di proseguire il comando della 17^ divisione di in quattro gruppi, rispettivamente oltre,trovò tuttavia sempre l’op- sospendere temporaneamente le al comando dei s.ten. Turriani e posizione dell’avversario o un’in- azioni contro il valico, che eviden- Di Gregorio e dei serg. Baglini e superabile muro roccioso, oltre il temente non poteva cadere se non D’Ambrogio, nonostante la cadu- quale fu impossibile proseguire. in seguito a manovra avvolgente ta di pietre e detriti che ne rallen- In soli due giorni di scontri il 13° da eseguirsi dopo aver conquista- tò la marcia, con l’ausilio di corde bersaglieri aveva perso 122 uomi- to il Colbricon occidentale, data e qualche scala, ebbero modo di ni, fra i quali 16 morti. La briga- l’impossibilità di aprirsi la strada approssimarsi di soppiatto alle di- ta Calabria 8 ufficiali (due uccisi) e attraverso le Buse dell’Oro ed il fese avversarie. Quando l’unità di 366 uomini di truppa (44 morti). Piccolo Colbricon. Il cosiddetto vetta ebbe modo di avvedersi del Ciò non portò all’interruzione “Colbricon austriaco” tuttavia, sal- pericolo imminente, era già trop- dei combattimenti, tutt’altro. Essi damente in mano alle compagnie po tardi. I primi fanti piumati era- andarono avanti assai sanguinosi della 9^ Gebirgsbrigade, presentava no ormai vicinissimi all’obiettivo per tutto agosto e per buona parte un unico lato debole e cioè la stra- difeso da un manipolo di quindi- dell’autunno, in un quadro strate- piombante parete meridionale, ci uomini che, frastornati ed in- gico che comunque prevedeva di scoscesa e incisa da stretti e peri- creduli, dopo un violento scontro impegnare l’avversario su tutto colosi canaloni. Una via di accesso all’arma bianca, furono costretti il fronte, indipendentemente dai più adatta a reparti da montagna a ripiegare circa cento metri più successi ottenuti. In particolare che ai bersaglieri del 3°. Cionono- in basso, verso la Grünen Sattel. sul Piccolo Colbricon e alle Buse stante, all’alba del 2 ottobre, parti- L’immediato e preciso intervento dell’Oro, si svolsero scontri di ti nottetempo dal passo Colbricon, dell’artiglieria asburgica e l’accor- straordinaria violenza con pesan- il plotone arditi, due compagnie rere di alcune riserve, impedirono ti perdite umane soprattutto fra le (5^ e 6^) e la sez. mitragliatrici, ogni successivo progresso ai bersa- unità italiane lanciate all’assalto raggiunsero la base dell’imponen- glieri che furono perciò costretti a di posizioni imprendibili. In tale te parete meridionale del Colbri- fermarsi al riparo fra le rocce del contesto che sembrava ormai aver con occidentale. Per l’occasione monte appena conquistato. Si trat- assunto dei ben definiti ruoli, l’im- il comando di battaglione si inse- tò di una vera impresa alpinistica provvisa conquista della vetta diò sul rovescio dello sperone di e militare che tuttavia non fruttò occidentale del Colbricon da q. 2227 (l’attuale Punta Ces), da quanto i comandi regi si attende- parte dei bersaglieri italiani, destò dove avrebbe diretto l’operazione. vano e cioè il cedimento dell’ap- particolare sorpresa, soprattut- Un’ora dopo, i cannoni italiani parato difensivo imperiale fra il to per il modo con la quale essa iniziarono a colpire le prime linee Colbricon e la val Travignolo.

AQUILE 107 Ciononostante, la presenza degli Ammannato, vent’anni, assunse il alla meglio fra gli anfratti rocciosi, italiani sul Colbricon occidentale comando della mezza compagnia gli italiani non ebbero nemmeno il contribuì ad irritare il comando di bersaglieri (7^/XX) incaricata tempo di rendersi conto di quanto della 90^ Infanteriedivision che non di presidiare la vetta così faticosa- stava accadendo che, con un im- mancò di evidenziare le respon- mente conquistata un mese prima. pressionante Hurrà, le prime squa- sabilità, soprattutto degli ufficiali Una cinquantina di uomini schie- dre di assaltatori nemici, armate di di settore, colpevoli di non aver rati sulla frastagliata cresta roc- pugnali, baionette e bombe a mano, organizzato efficacemente la dife- ciosa che dalla cima stessa scende si scagliarono su di loro ingaggiando sa della posizione e di non essere alla selletta fra i due Colbricon. una violentissima lotta corpo a cor- stati in grado di costruire idonei Contemporaneamente, tre plotoni po. Gli uomini al comando del s.ten. ripari per le truppe, date le ingenti d’assalto al comando degli alfieri Ammannato, pur inferiori di nume- perdite subite. Su trecento uomini Kurukz (IV/12°), Fabian (ciclisti) ro, riuscirono per ben due volte a re- appartenenti alle due compagnie e del cadetto Hänsler (IV/87°), si spingere gli assalitori ma l’esito del- del IV/87°, solamente trenta ri- erano spinti inosservati a poche la lotta era ormai deciso. Sostenuti masero incolumi, mentre ben 400 decine di metri dalle trincee ita- dalla propria artiglieria i plotoni im- furono i morti e feriti della 9^ Ge- liane. Pronti all’azione Ufficiale periali riuscirono ad avere la meglio birgsbrigade. di complemento e fresco d’acca- sui bersaglieri superstiti che uno Sulla cima occidentale del Colbri- demia, il giovane Ammannato era dopo l’altro capitolarono in feroci con, i bersaglieri iniziarono fin da giunto in zona operativa verso la scontri all’arma bianca o rotolando subito la costruzione di ripari in metà di ottobre e soddisfatto di lungo i burroni della parete meri- grado di proteggerli dalla reazione far parte di una delle più presti- dionale, dalla quale erano saliti un avversaria. Utilizzando soprattut- giose unità dell’esercito italiano, mese prima. Antonio Ammannato, to sacchi di sabbia e pietre furono così scriveva ai propri famigliari: dopo aver urlato alla radio che “ (...) erette ben sei trincee dell’altezza “Mi trovo al glorioso 20° Battaglione, il nemico è in trincea”, sparì per sem- di circa un metro ed in grado di e nulla avevo scritto prima per non farvi pre, con la maggior parte dei suoi ospitare un contingente di una stare in pena. Sono contento di appar- compagni d’armi nel trambusto del- cinquantina di uomini. Un pe- tenere ad un battaglione che si é coperto la battaglia. La maggior parte, com- ricoloso e stretto sentiero fu rea- di onore e di gloria. Non posso scrivere preso l’ufficiale siciliano, non furono lizzato sulla verticale parete sud spesso. Se non riceverete mie notizie non mai più ritrovati e risultano ancora del monte ed una serie di piccoli pensate a cose gravi .”9 Orgoglioso oggi dispersi. L’alba del 4 novembre ricoveri nacquero contigui allo del proprio ruolo egli non ebbe colse gli opposti schieramenti avvin- stesso. Sottoposti al persistente tuttavia nemmeno il tempo di con- ghiati fra le rocce ad alcune decine disturbo degli asburgici i lavori di trollare l’avamposto assegnatogli di metri l’uno dall’altro. I tentativi consolidamento della vetta e delle che, verso mezzanotte, un inatte- dei fanti sloveni, ungheresi e slovac- immediate retrovie proseguirono so fuoco di cannoni e bombarde chi di proseguire in direzione del tuttavia molto a rilento e alla fine cominciò a colpire e demolire le Colbricon orientale, furono durante di ottobre essi erano tutt’altro che deboli difese erette dai bersaglie- la notte arrestati dalle sopraggiunte terminati. Ciò andò a tutto van- ri nei giorni precedenti. Colto di riserve italiane e dalla difficoltà del taggio dei comandi imperialregi sorpresa il presidio italiano subì terreno. Ai piedi delle rocce e fra i che, come era ovvio attendersi, pesanti perdite per l’esposizione ai canaloni, la presenza di decine di avevano pianificato la riconquista tiri d’infilata provenienti dal Pic- corpi inermi, stavano a confermare dell’importante punto strategico. colo Colbricon. Storditi e riparati la violenza della battaglia che tutta- Lo consigliava l’imminente arrivo via proseguì inutilmente per altri tre dell’inverno. La sera del 3 novem- 9 Dal memoriale delicato al sottotenente giorni sollecitata dai comandi italia- bre, il s.ten. messinese Antonio Antonio Ammannato. ni determinati a riappropriarsi della

108 VIAGGIO NELLA STORIA Passo Rolle, postazione italiana. Inverno 1916/17. L’attività militare si concentra sui lavori di sistemazione degli alloggi. cima ovest del Colbricon. “La 6ª e la difende accanitamente lanciando una vera ni militari. Era iniziato il secondo 5ª Compagnia dopo aver per tutta la gior- pioggia di bombe sugli assalitori.10 inverno di guerra in alta montagna nata del 7 novembre (unitamente al Nucleo Pochi giorni dopo il tempo cambiò che tuttavia sul Colbricon e alle Arditi) tentato a più riprese la riconquista repentinamente e la neve giunse Buse dell’Oro vide austro-ungarici del cocuzzolo della 2ª cima, vi debbono copiosa a porre fine alle operazio- ed italiani proseguire la loro sfida in rinunciare, perché il nemico in forza, na- un ambito del tutto nuovo, almeno scosto fra le anfrattuosità delle rocce, che 10 U.s.S.M.E., Diario Storico del XX batta- per il fronte delle Fassaner Alpen: la l’artiglieria non può battere efficacemente, si glione bersaglieri. guerra di mine.

AQUILE 109 110 VIAGGIO NELLA STORIA LUNGA VITA ALL’IMPERATORE testo e foto di Giuliano Zugliani - Guida Alpina

Storia di una lapide dedicata all’Imperatore Francesco Giuseppe per il suo 86° compleanno e poi dimenticata tra le trincee della prima linea nelle Buse dell’Oro sul Lagorai orientale.

AQUILE 111 Correva l’anno 1916 nostro atteggiamento per giustificare una pagnie di Standschützen, alcuni condotta ostile (...) Inoltre, è proprio nello posti di osservazione occupati da L’alpinista o l’escursionista che spirito e nella mentalità italiana, ora che gendarmeria e Guardia di Fi- percorre ancor oggi i campi di l’Austria-Ungheria è seriamente minac- nanza; alcuni reparti di truppe di battaglia della Prima Guerra ciata a nord-est e sui Balcani, di assalire leva e pochissima fanteria attiva. Mondiale lungo il vasto fronte alle spalle senza scrupoli l’alleato astuta- Mediamente ad ogni chilometro delle Dolomiti e del Lagorai, può mente ingannato.” di fronte c’erano solo 110 fucili. imbattersi in numerose Così, secondo un piano testimonianze che rievo- prestabilito da molto cano la sanguinosa lotta tempo, abbandonò al- per la difesa del Tirolo cuni territori del Tren- da parte dell’aggressore tino, tra cui la zona di italiano. Ecco una breve Primiero a sud di Passo premessa storica neces- Rolle riducendo di circa saria ad inquadrare le 100 Km la linea di con- vicende legate agli eventi fine da difendere che riguardanti una di que- andava da Passo dello ste, la lapide dell’impera- Stelvio, al Monte Anto- tore Francesco Giuseppe la nelle Alpi Carniche sita nelle Buse dell’Oro. che era lunga più di 450 Il 28 luglio l’Imperiale Km. monarchia Austro-Un- Il 27 maggio 1915 per garica, in risposta all’as- rinforzare le truppe del sassinio dell’erede al tro- IV Settore, che anda- no l’Arciduca Francesco va dal Monte Croce ad Ferdinando, dichiarò ovest del Passo Man- guerra alla Serbia. A ghen fino al Passo - Por conseguenza di ciò l’Eu- doi, arrivò il seguente ropa fu sommersa da ordine austriaco: un’ondata di dichiara- “Per difendere efficacemente zioni di guerra recipro- la Val di Fassa contro un’ir- che. Sul fronte italiano regnava Nonostante i tentativi diplomati- ruzione delle forze italiane da est, si deve ancora una quiete turbata, da una ci caldeggiati anche dall’Impero dare la precedenza alla linea difensiva palpabile tensione. Germanico per mantenere neu- collegata al Colbricon, cioè al fronte Il 2 agosto 1914, giusto in forza trale l’Italia, il 23 maggio 1915, Passo Rolle - confine di stato-Monte dell’art.7 del Patto della Triplice l’Italia dichiarò guerra al suo ex Pradazzo - San Pellegrino. Tale linea Alleanza, l’Italia, dichiarò la sua alleato; in Trentino ci fu profonda sarà immediatamente dotata di ogni neutralità. A tal proposito il ge- indignazione per tale atto. mezzo e dovrà esser difesa col massimo nerale Conrad Von Hotzendorf, L’Austria-Ungheria già impegna- accanimento.” capo di stato maggiore dell’esercito ta nei violenti combattimenti in austro-ungarico, si espresse in que- Serbia e sul fronte Russo non ave- sti termini: va sufficienti truppe per sostenere La lapide “Ritengo urgente prendere dei provvedi- una valida difesa su questo terzo dell’Imperatore menti contro l’Italia, anche a rischio che fronte. Così le forze che poté im- Il duro compito di predisporre l’Italia approfitti ipocritamente di tale pegnarvi furono solo alcune Com- le opere di difesa della prima li-

112 VIAGGIO NELLA STORIA nea in questo settore era svolto La lapide ricavata da una pesante Uns ghen! da alcune compagnie di Stan- pietra di porfido delle dimensioni La traduzione di questi due versi dschützen. Nell’area specifica del- di circa 120 x 80 x 25 cm giace a dell’Inno Imperiale nella versione le Buse dell’Oro erano impegnati quota 2060 m. al limite del bo- ufficiale in lingua italiana suona- i fedeli militari della Compagnia sco lungo la prima linea austro- no così: “E coriam con lieta speme/ La del Voralberg che per festeggiare, ungarica nel settore delle Buse battaglia a sostener!” il 18 di agosto, il compleanno del dell’Oro. Le due righe finali : loro amato Imperatore, Francesco Esaminando la lapide si nota una Die Heimat bat Giuseppe, decisero di scolpire, su serie di incisioni, al centro della In Frieden gehn una lastra di porfido raccolta nel- parte superiore, una data (18.aug sembrano incomplete, ma l’asim- la zona, una targa d’augurio per 1916), seguita dal monogramma metria trova spiegazione in un di- ricordarlo nell’anniversario dei dell’Imperatore Francesco Giu- fetto della lastra. Esse sono un’in- sui ottantasei anni. Mentre erano seppe (FJI: Franz Joseph Impera- citazione alla Pace: “La Patria ha ancora impegnati nella sistema- tor). chiesto di andare verso la Pace”. zione del monumento, si scatenò Il testo che segue è formato da sei L’iscrizione posta nella parte alta la poderosa offensiva italiana del righe in stampatello minuscolo della lapide: luglio 1916. L’avanzata dei milita- incise con evidente cura e trac- M.G.A. 4/8(4) ri italiani con la Brigata Calabria ciate in linee simmetriche rispetto che tradotta in modo estensivo sta spinse la prima linea fino al sito all’asse verticale della lapide. Le ad indicare M(aschine) G(ewher) della lapide e gli Standschützen incisioni non sono profonde e la A(bteilung) 4/8(4) ovvero repar- vennero sostituiti da truppe scelte. posizione orizzontale della pietra to mitragliatrici del battaglione I violenti combattimenti fecero di- ha favorito la corrosione da parte dell’84° reggimento fanteria. I mi- menticare la cerimonia e la lastra dell’acqua stagnante e la forma- traglieri utilizzarono questa pietra augurale venne impiegata come zione di licheni che ne hanno co- per costruire la loro postazione e materiale di costruzione nelle im- lonizzato la superficie nasconden- lasciandovi la loro firma ben pri- provvisate postazioni difensive. do parzialmente le scritte. ma del 18 agosto 1916. Per i successivi quindici mesi la Da un’attenta analisi dello storico, La grafia dell’ultima iscrizione, in postazione della lapide sarà oc- Prof. Guido Alliney, e nonostante alto sulla sinistra della lapide, for- cupata da una sezione mitraglieri alcune brevi lacune, il testo è del mata dalle lettere maiuscole cor- che incisero accanto all’Inno Im- tutto comprensibile. sive “F Z” sono probabilmente periale il numero del loro repar- Le prime due righe indicano “18 le iniziali dell’incisore e ricordano to. Poi la tranquillità tornò sulle agosto 1916 - Francesco Giuseppe gli esercizi di calligrafia pratica- Buse dell’Oro e per decenni solo Imperatore”, la data del comple- ti nelle scuole del Regno d’Italia i pastori e i recuperanti di ferro anno dell’Imperatore. nei decenni successivi alla guerra. frequentarono le quote contese. 18.aug Possono quindi essere opera di un Negli anni ’30-’40 uno di questi, 19 FJI 16 pastore come testimoniato dalla forse, aggiunse le proprie iniziali Le successive quattro righe dell’i- presenza di altre scritte similari in sul monumento. scrizione principale sono una cita- quest’area. Ottant’anni più tardi la lapide, zione dell’Inno Imperiale austria- giace ancora abbandonata e semi- co, che integrando parzialmente Conclusione nascosta dalla vegetazione, muta il testo, in parte rovinato, si può Pur essendo trascorsi cent’anni, ed eloquente testimone dello spiri- giungere a questa trascrizione: da quando si svolsero i fatti so- to patriottico e dell’attaccamento Lasst, wenn’s gilt pra descritti, questa lapide è an- all’Imperatore che animava quei Mit frohem Hoff (en) cora una forte e concreta testi- giovani soldati difensori della Patria. Mutvoll in den K (ampf) monianza di quanto fosse forte e

AQUILE 113 radicato nei cuori di questi sol- contro la loro volontà, per deci- lasciare entrare nessuno in Sud dati, gli Standschützen, l’amor sioni di sovrani e politici, che a Tirolo fino alla fine del conflitto. patrio e l’attaccamento al loro loro non appartenevano. Tutto questo non può e non deve Imperatore e alla loro Patria Gli Standschützen non partiro- essere dimenticato. tanto da desiderare onorarlo, no contenti di andare in guerra con questo semplice manufatto, ma accettarono e si sacrificaro- Si ringrazia il Prof. Guido Alliney per nella ricorrenza del suo ottan- no con età e forze inadeguate al le comunicazioni personali e la consul- taseiesimo compleanno, con gli combattimento e alla crudele ne- tazione delle sue ricerche e gli appro- scarsi mezzi di cui disponevano cessità di difendere senza mezzi fondimenti sull’argomento; Maurizio e nonostante fossero impegnati termini ciò che era difendibile Dellantonio per l’utilizzo di alcune in una guerra. e ottennero il loro scopo di non sue fotografie e informazioni dirette. A noi tutti e alle generazioni fu- ture non dovrebbe essere mai di- LA TECNICA D’INCISIONE menticato che durante il primo conflitto mondiale il loro fu un Per incidere le scritte o simboli sulle pietre, una delle tecniche impiegate sacrificio unico nella storia, l’ul- dai militari , era l’uso della polvere da sparo ricavata dalle cartucce. Con tima goccia di sangue Tirolese la polvere essi tracciavano le scritte che volevano incidere e successiva- donata per la difesa della Patria. mente incendiavano la polvere e questa bruciando disgregava, grazie Un ricordo di cui essere giusta- all’alta temperatura, i cristalli di feldspato del porfido. Con la punta di mente orgogliosi, un caso socio uno scalpello od un ferro appuntito era poi molto facile incidere la pietra politico unico, in un panorama lungo la traccia lasciata dalla bruciatura. Questa operazione fatta 2-3 di popoli, che nel primo conflit- volte sullo stesso segno creava un’incisione chiara, netta e duratura. to mondiale vennero sacrificati

114 VIAGGIO NELLA STORIA GLI tigiani, insomma una specie di nendo poi negli Standschützen franchi tiratori volontari, che (gli “Schützen stanziali”) per al- STANDSCHÜTZEN si permettevano di sparare al tri dieci anni. Durante la prima di fuori di regole di combatti- guerra mondiale le compagnie Liberamente tratto da Wikipedia mento codificate”, pur essendo furono diversamente raggrup- questi dotati di regolari divise, pate in battaglioni ed ebbero Gli Schützen (o bersaglieri tiro- con una organizzazione gerar- l’onore di venire qualificate a lesi) o svizzeri), erano una mili- chica e riconosciuti dal governo Kaiserschützen dall’imperatore zia volontaria asburgica, adibita austriaco, tanto che per le gesta Carlo I nel 1917, a seguito del alla difesa territoriale del Tirolo compiute alcuni vennero anche valore dimostrato in battaglia. dal 1511 al 1918. Il corpo de- insigniti di onorificenze, come Nelle prime settimane di guerra gli Schützen fu fondato il fronte tirolese fu tenuto ufficialmente durante il principalmente per me- regno dell’imperatore Le- rito degli Standschützen, opoldo I d’Asburgo (XVII cioè dai tiratori volontari secolo). Grazie al trattato militarizzati delle com- del “Libello dell’Undici” pagnie Tiroler Schützen del 1511 i tirolesi ottenne- (Difesa territoriale). ro l’esenzione dall’obbligo Il 23 maggio 1915 sui dell’intervento militare al confini del Tirolo si di fuori del territorio del schierarono 38.000 Stan- Tirolo. Per contro, inve- dschützen (suddivisi in 45 ce, avevano l’obbligo di battaglioni), tutti giova- impegnarsi per difender- nissimi o anziani. Dopo lo in qualsiasi momento, la prima guerra mondiale attraverso una chiamata gli Schützen sopravvisse- di leva volontaria, che era ro per alcuni anni come suddivisa su 5 livelli: ve- associazioni private di tiro nivano chiamati progres- al bersaglio. Tali associa- sivamente 5.000, 10.000, zioni furono poi vietate 15.000, 20.000 uomini, in Italia con l’avvento del fino all’ultima leva o milizia la croce di cavaliere dell’Ordine fascismo e in Austria con l’av- territoriale (Landsturm), dove di Maria Teresa conferita al ca- vento del nazismo (1938). Oggi chiunque era chiamato attra- pitano Von Graff nel 1796. Nel giorno le tradizioni dell’antico verso il suono delle campane o i 1871 vi fu una nuova riforma corpo degli Schützen sono ri- fuochi di segnalazione. della leva militare, che preve- evocate da associazioni di tipo Il corpo degli Schützen tornò deva la nascita di 10 battaglioni folkloristico, che si sono costitu- alla cronaca durante l’epoca di Tiroler Landesschützen (gli ite a partire dagli anni’ 50. Da napoleonica. Le compagnie nel “Schützen territoriali”), che un punto di vista giuridico gli frattempo erano aumentate a vennero trasformati nei reggi- Schützen contemporanei sono 46 nel 1796 e a 94 nel 1797. I menti di Trento, Bolzano e San «associazioni di volontariato» francesi però li ritenevano “non Candido nel 1893. Nel corpo di carattere privato ed ovvia- al pari di una vera e propria mi- prestavano servizio di due anni i mente prive di compiti di difesa lizia bensì come gruppi di par- giovani tra i 20 e i 32 anni, rima- territoriale.

AQUILE 115 LA MONTAGNA ROCK ‘NDONE A VEDER? testo e foto di Renzo e Sepp Corona - Guide Alpine

Ditu che, par mi ven fora na der, se ciapa e se và, onde no bèla via, tra quela colada ba- importa se l’é vie nove meo. gnada a destra e quela a sini- Colvert, Rosetta, do ciacole col stra, speton che sie en cich pì Turra, na feta de torta, en café calt parché là sol no ghen ve- dala Anita, e via, su par la for- don. celletta a veder, dó sot ala Zima A forza de ndar su par la Ro- dele Scarpe ne fermon a dar- detta e la Zima delle Scarpe ghe en ocio... poche nicchie... me scampa sempre el ocio su Quasi gnanca una, cenge no se par la parete Nord dela Pala... ghen parla fin sora ala metà, Masa bèla, scónta e con poche ditu che ti... quanti tiri saralo... vie, ghe ol meterghe su le man sete... oto... prima o dopo. En dì cate me Dopo la mola, ghen saralo su cosin e ghe dighe la me idea, ciodi? No importa, par mi la no l’é la prima olta che ndon a ha de eser bèla in ogni caso. pìantar ciodi (pochi) in giro, ne Dopo se ven fora anca na via caton ben, se dis fon cubia, ih nova meo, dài dài che proon a oh, el dis ndon a veder i ciodi veder... ih oh ndon. i porte mi. Cavon le brusche par el prim Poche parole, anco- tiro... Sass pìcol el parte, fin al ra manco a deci- quarto no se usa ligarse, e

116 la montagna rock sempre un de na banda e un de che bel crot... uno, doi, tre tiri... e dopo dó par la Val de Roda. Ih n’altra, tanto... se se cata co lé sol recupero, no serve altro. oh dài, ‘ndon, qua ghe ol far na ora de ligarse tel stes posto. Masa bel sto posto, nesuni che doppia, ghe n’ha de eser qualcos Placca verticale, saralo che? romp, che ciacola. Par de èser el me dis, quela ólta dela Quinto? Boh, però bel “recupe- fora del mondo e son tacadi ala Solleder in inverno son vegnesti ro”... Noi no ne dison altro, no funivia. Foto? Orca, la macchina dó qua, caton en cordin... meo serve altro. Adeso però la cam- a casa (le foto le resta te la testa). cambiarlo... dó alora. Ruele dó bia, l’é pì dur... Dài che proe, se Co son in sosta varde intorno... le corde? Boh, vaghe a veder, pò no son bon ti và ti... su pìan, - qua se pol far altre vie, quel pila- ancora una e son tel ghiaccia- sidra... stro, varda che placca là... io, ghe n’é en ciò fat a man qua En ciò! Alora qualcheduni i é già Adeso son fora dalla verticale... senza stempel. Me ven in ment pasadi... però dent che ‘ndea... l’é fone che? ‘Ndon... lé criccole, zento ani fa chi che pasea su de istés su en cich a sinistra, mete en ghe ol dir far su le corde e su... qua, scarpni co le brocche... pica stopper, (pense se avese drio qual- sempre un par vers... tanto la longa... no tanti imbraghi e fet- che friend magari... me toca torli zima l’é una sola... se vedon al tucce... en cich de tabach e na ma i costa masa), ocio che qua no bivacco... ih oh bèla... bergheil... luganega te la scarsela, altri ani. so se se pasa! N’altro ciò! Però forti elo che ora? Val de Roda de corsa. Seu ‘ndati sti qua, saralo stat chi, pense... Gnanca el arloio no ghe n’é te la ónde, el ne dis el Trapano... Su A sinistra no oi ndar, se va a finir refa, no importa, tanto la funivia par la Pala a rampegar... fora de la verticale, alora su dret no la ciapon instes, l’é già serada. Ho catà do ciodi su là e ghe con- e pò a destra, ancora pì dur... Alora dó par le giare dela zima, te... me par che i Pape i ha de aer ciodi gnent, clessidra, stopper par dopo al prim canal dela norma- proà su là, el me dis. Olée ben dir, cener su le corde... recupero! No le... gnanca pensar de tirar fora pense, no l’é quarti gradi là. Intant sta picarte che no so se la é tant corde... Ometti? Bah, par de el ha già parecià la poina fumada bona la sosta, ih oh... parto. là se va, nebbie come al solito, e la boza de Teroldego, pian co ‘sti E adeso ditu che? Me par lu- primo pinnacolo... se vet dó el biceri... Co se brinda ghe ol sentir, stro... secondo mi en cich a de- ghiacciaio... ditu che la sarie pì el me dis co i oci lustri! stra e pò su dret se pasa dopo par curta taiar dó dreti par el canal Proprio bel quel posto. che la mole... cenge, busi, sfiese no ghen vede, però crot bel... proon dài... su co le recie... me toca meter qualcos de bon se no no vaghe... clessidra! Qua no lé pasà nesuni, me sa lé pì dur de sot. Adeso proe... ocio... ben... se pase qua auguri par chi che paserà mi no torne segur. Bel però, naltro stopper picol, spunton par cener su le corde e su. Orca, spèta, me par che son su en bel tòch dal rinvio... do metri!... eco, qua ghe ol meter en ciò alman- co... stiche, smache, eco sto qua el é bon... recupero! Adeso la mola me par. Su dret...

AQUILE 117 RIDE ON THE MOON? di Discover Dolomites foto di Gianni Caon e di Roberto Bragotto

118 la montagna rock Quando il comitato di redazione ci 2014 venne eretto un monumen- commissionò un articolo sulla bi- to a Bartali proprio all’entrata del cicletta da pubblicare sulla rivista passo. Inoltre, in quest’ultimo de- “Aquile”, all’interno del gruppo cennio, è letteralmente esploso il dei bikers di Discover Dolomites Movimento Vintage: ciclisti vestiti serpeggiò subito un po’ di fibrilla- e attrezzati vecchio stile ripercor- zione e apprensione per la ghiotta rono gli itinerari di grande tradi- occasione: la caratura della rivista, zione ciclistica, Rolle compreso. l’eterogeneo e qualificato pubblico Sempre nel territorio, ogni estate di lettori, il committente non pro- Primiero presenta la rievocazio- prio filo-bike... Paradossalmente, ne storica delle biciclette anni ’20 invece, la discussione sulla scelta e ’30 oltre alla gara di regolarità del titolo e dell’immagine con cui “Gran Corsa”. esordire non è durata più di un’oc- Dai tempi di Bartali, il Giro d’Ita- chiata d’intesa. In Primiero vi è lia è passato più volte, anche come uno dei cinque bike-tours più belli sede di tappa, e sono sempre più in del mondo! Quasi banale - se non aumento i cicloturisti (la maggior logico - iniziare con Ride on the parte stranieri) che ripercorrono Moon: l’attraversata dell’Altopia- Passo Rolle che, rientrando nelle no della Rosetta, discesa a Garès, Grandi Salite del Trentino, è sta- Col Margherita e Val Venegia. to corredato di cartelli informativi Presto l’occhiata d’intesa si è tra- l’ascesa (km, pendenza, ecc.). sformata in cipiglio preoccupato: Negli anni ’80 inizia l’epopea del- la Rosetta è off-limits. All’uscita la mtb, e Primiero, leader mon- della funivia dove si apre lo sce- diale nell’ideazione di nuovi pro- nario mozzafiato dell’Altopiano getti (si legga 3tre, Rally di San delle Pale, spicca il cartello di di- Martino, etc.) presenta la Ram- vieto di transito alle bici. Ma la pilonga: gara di mountain bike, superba bellezza del tour ha vinto punto di riferimento per anni a su preconcetti, leggi, regolamenti e livello nazionale. A quel tempo quant’altro e quindi iniziamo con inizia anche la saga dei bikers Ride on the Moon, anche se con primierotti Debertolis: Riccardo, un punto di domanda. La questio- con un paio di maglie iridate, e ne è molto complessa. E siccome Massimo, anch’egli campione del historia magistra vitae, vogliamo mondo marathon. Massimo è an- cominciare dall’inizio. E l’inizio è cora in attività e l’epopea conti- stato proprio inizio: il primo passo nua (vedi box Transalp). dolomitico ad essere valicato dal L’evoluzione della mtb sembra Giro d’Italia è stato proprio il Pas- non fermarsi, dati i diversi terre- so Rolle. ni in cui questo tipo di biciclet- Era il 1937 quando Gino Barta- te riesce a muoversi rispetto alla li in una giornata epica attaccò bici da strada. Si è partiti con il sull’ascesa al passo, staccò tutti, si cross-country per estendersi alla aggiudicò la tappa e vinse il Giro. downhill, trial-bike, etc. tutti ter- A ricordo dell’avvenimento, nel reni adeguati negli oltre 1200 km

AQUILE 119 di strade forestali e sentieri che la sono praticare tutte le diverse di- Paneveggio-Pale di San Martino, valle di Primiero presenta. Inoltre, scipline della bicicletta. o meglio ancora, con gli istruttori/ rispetto alla bici da strada, con la Allora non ci resta che saltare in guide cicloturistiche di Primiero mtb si abbattono limitazioni sta- sella per scoprire le incomparabili Bike e Discover Dolomites e com- gionali: la nuova moda delle fat- bellezze dei luoghi. Alcuni percor- prendere quindi, grazie a queste bike permette di affrontare i sen- si sono famosissimi, come la Val figure, gli aspetti orografici, natu- tieri più belli anche durante quella Venegia, altri meno noti e altri, ralistici, storici dei luoghi attraver- che era definita la brutta stagione. abbandonati per la costruzione di sati. Così come nell’escursionismo, Il vestiario invernale più pesante e strade forestali, vengono casual- anche nel cicloturismo risultano di ingombrante, il mezzo più pesan- mente riscoperti. Questi sentieri, fondamentale importanza rifugi, te (una fat pesa significativamente oltre all’aspetto paesaggistico, in- malghe e baite come punti di risto- di più rispetto ad una mtb tradi- teressano anche per l’aspetto stori- ro, in grado di fornire informazio- zionale) e infine il difficile terreno co. Il tempo (agenti d’erosione) ha ni sulla percorribilità degli itine- innevato sono tutti fattori negati- poi smussato dossi, curve, scalini, rari. Per coloro che vengono colti vi che vengono annullati usando rocce, rendendo dolce il loro per- dall’oscurità della notte, i bike-ho- una e-bike: biciclette (fat) in cui la corso (flow). L’esplorazione degli tel rappresentano luoghi nevralgi- pedalata è assistita da un sempre ambienti si può fare da soli, con ci, che oltre alla classica ospitalità più performante motore elettrico. le mappe che facilmente si repe- alberghiera, sono strutturati per Quindi nelle valli di Primiero, ma riscono presso gli uffici Apt e nei fornire servizi fondamentali al bi- anche Vanoi e Sagron-Mis, si pos- centri visitatori del Parco Naturale ker: deposito chiuso e sicuro, bike

La Transalp è la più im- cennale carriera agonistica, riporta che la tappa più portante gara di mountain apprezzata della Transalp è proprio quella che arriva a bike a coppie. Come dice San Martino di Castrozza. E quest’anno Massimo e il il nome, si attraversano le suo team (Wilier Force) sono ancora una volta ritenuti Alpi, dalla Germania fino tra i favoriti. al Lago di Garda, in 7 tappe per un totale di 500km e 20.000 metri di dislivello. Le 650 coppie che vi prendo- DoVe. Perchè non unire due siti no parte provengono da oltre 40 nazioni . Ogni anno Unesco mediante un transfer eco- si corrono 2 Transalp: una con mtb e una stradale. logico, ricco di storia e bellezza? Le Dopo un paio di sparute edizioni nei decenni passa- Dolomiti e Venezia. Nel 2009 le ti, dal 2011 Primiero è offizial Partner, come dicono i Dolomiti sono state proclamate Pa- tedeschi della rivista “Bike” organizzatori dell’evento, trimonio dell’Umanità da parte dell’Unesco e Venezia cioè località di tappa fidata e affidata. Tanto che -or non ha bisogno di commenti. Tra i due siti Unesco c’è mai noi siamo alla quinta edizione. Anche quest’anno, un mondo dove ciascuna destinazione vale un viaggio: 29 giugno, i primi concorrenti, che al mattino saranno le Ville Venete della Riviera del Brenta, la Via Claudia partiti da Lienz, entreranno a Fiera di Primiero intor- Augusta, le colline del Prosecco, la Grande Guerra del no a mezzogiorno. Gli arrivi proseguiranno per tutto il Grappa, il Sile il parco fluviale più bello d’Europa , pomeriggio; la maggioranza degli atleti partecipa per cittadine di pregio come Asolo, Treviso, Padova, ecc. il viaggio, il piacere di far parte della carovana festan- Dalle Dolomiti a Venezia, attraverso gli itinerari eno- te e colorata che attraversa luoghi unici. La notorietà gastronomici più interessanti del Nord Italia e del della Transalp e soprattutto la bellezza delle sue tappe globo percorribili e navigabili in pochi giorni sia in attirano ogni anno decine di migliaia di bikers da tutto mountain-bike che in bicicletta da strada. Tutto questo il mondo. Massimo Debertolis, grazie alla sua ultrade- è contenuto nell’acronimo DoVe!

120 la montagna rock wash, officina riparazioni, ma an- ed indipendenti, l’escursionismo e ti crebbero a dismisura entrando che personale appassionato e pre- la mtb. Il periodo è stato contrad- in collisione con il mondo di colo- parato per info e organizzazione distinto da una proliferazione di ro che andavano a piedi: norme di dei tours. regolamenti, leggi, ordinanze, veti sicurezza, precedenza nei sentieri, Rifugi, hotel, guide oltre a noleg- e divieti tipici del modus operandi erosione e manutenzione dei sentie- gi, officine e negozi specializzati, italiano. Ancora una volta, inve- ri erosi, trasporto in bus, treni, ecc. sono raggruppati in un marchio di ce di cercare innovative soluzioni Scoppiarono guerre e associazioni prodotto: Dolomiti Lagorai Bike . (inconcludenti), basta/bastava ri- per dirimerle (IMBA, NEMBA, Coordinatore del progetto è Apt. cordare ancora una volta historia etc.). Dopo un po’ di tempo, neces- Oltre ai classici servizi, si possono magistr... e ripercorrere ciò che sario alla maturazione dei problemi, reperire informazioni strategiche successe in Paesi più evoluti dove si è raggiunto il giusto equilibrio di per coloro che soggiornano o at- questi problemi sono già risolti da convivenza e così il mezzo di tra- traversano il nostro territorio. Per tempo. sporto più ecologico del mondo esempio: la situazione sui sentieri Era il 1976 quando Gary Fischer e transita liberamente (nel significato dopo particolari eventi metereo- i suoi amici scesero dal monte Ta- più profondo e completo del termi- logici e/o cantieri forestali (manu- malpais in California con vecchie ne!) dappertutto! Noi siamo ancora tenzione o disbosco legname). bici da postino con ruote da 26 pol- nella fase di tentativi di risoluzio- In questi ultimi tempi, l’esplosione lici e si capisce perché per 30 anni le ne, invece di studiare le esperien- del free-ride ha portato alla colli- mtb hanno avuto le ruote sbagliate; ze altrui e liberarsi nel piacere di sione di mondi un tempo lontani così inventarono la mtb. I pratican- Ride on the Moon.

È nato nell’estate 2013 ad ope- ra di Tognola, con l’obiettivo di ampliare l’offerta estiva realiz- zando una serie di percorsi atti ad essere percorsi in mtb e con la bici da downhill. L’offerta del bike park conta tre percorsi per una lunghezza totale di oltre 10 Km su oltre 700 mt di dislivello, serviti comodamente dalla cabino- via Tognola. Dall’Alpe Tognola è inoltre possibile partire alla volta della Valle del Vanoi seguendo 2 percorsi enduro che scendono ver- so la Valsorda, per un’esperienza più soft rispetto al downhill, ma di straordinaria bellezza.

AQUILE 121 IL QUINDICESIMO OTTOMILA testo e foto di Carla Scalet

La forte alpinista Nives Meroi ha raggiunto il suo tredicesimo ottomila il 12 maggio scorso assieme all’inseparabile Romano Benet, senza ossigeno e portatori d’alta quota: ora, al loro palmares manca solo l’Annapurna.

Questa è una storia d’amore. For- senza portatori d’alta quota, sem- a sponsor e media. Fa tutto parte se una storia come tante, ma vis- pre insieme al marito e compagno di questo mondo, ed è anche que- suta e raccontata da una persona di cordata Romano Benet. sto che ti permette di “vivere” di speciale: uno scricciolo di donna Nel 2009, Nives è in corsa con al- montagna, perciò, nonostante tut- con tutta la forza del mondo rac- tre due alpiniste per diventare la to, si va avanti. chiusa negli occhi, con uno sguar- prima donna ad aver conquista- Partenza quindi per il dodicesimo do così profondo che pare ti scavi to i 14 ottomila. Da subito sente ottomila, il Kangchendzonga, la dentro. che questa scalata al record non terza vetta più alta della Terra, Nives Meroi è una delle più pre- rientra nel suo modo di fare al- sempre come ogni altra volta: la stanti alpiniste del mondo, ha con- pinismo, ma la grande macchina burocrazia nepalese da rispettare quistato tredici dei quattordici ot- del marketing ormai sta girando con i suoi tempi rallentati, il trek- tomila della terra senza ossigeno e e difficilmente ci si può sottrarre king di avvicinamento, l’acclima-

122 la montagna rock tamento, ma il tutto appesantito Dal 2009 e per i successivi quattro fisica: non si è mai dimenticato il da un’estraneità insolita, da un anni inizia per Nives e Romano loro sogno ed è questo, soprattut- senso di inadeguatezza pesante e la più aspra delle prove, alla per- to, ad avergli dato la forza di com- nuovo. sona che lei ama è stata diagno- battere. Non sarà però Nives a cedere, sticata una forma grave di apla- Per Nives è diverso, si sente svuo- bensì Romano, suo marito, il suo sia midollare, si deve sottoporre tata e stanca, fatica a spingere il compagno di corpo e la mente sempre, la sua Carla Scalet l’ha incontrata in un sulle alte vette, roccia. dopo aver rag- A poche centina- pomeriggio estivo nello splendido parco giunto quella ia di metri dalla più importante cima non si sente che attornia Villa Welsperg e ne ha per la sua vita. bene, uno sfini- assaporato l’emozione del suo racconto. Ma per amore mento imputa- sente che ci deve to inizialmente riprovare e così, all’altitudine, ma anche riscen- ad un trapianto di midollo, serve nella primavera del 2014, eccoli dendo di quota le condizioni non innanzitutto trovare un donato- nuovamente ai piedi del Kangch, migliorano. re compatibile. Ore, giorni, mesi lì dove tutto si era interrotto. Lui incita Nives a proseguire, a di attesa, di pazienza e di dolore, Questa volta la montagna li acco- raggiungere quella cima così im- sempre insieme anche in questa glie, quasi a ricompensare gli anni portante per lei ed è a questo pun- difficile avventura. Dopo un pri- di sofferenza; alle 12,15 del 17 to che la montagna, la sua mon- mo trapianto, una breve finestra maggio sono sulla cima, loro due, tagna, le parla... “Non vi potrò di miglioramento fa ben sperare, soli come sempre, uniti da questa proteggere questa volta, fermate- ma poi le cose precipitano nuova- passione profonda per la monta- vi”. mente ed allora i medici decidono gna e pervasi da una pace infinita. La decisione è subito presa: non di prendere una via inesplorata, La storia è ben raccontata nell’ul- salirà da sola, non dopo una vita proprio come ha sempre fatto la timo libro di Nives “Non ti farò in doppia, non avrebbe senso sen- coppia: ritentare il trapianto dal- aspettare” (Rizzoli, 2015), ma sen- za di lui. Nessun rimpianto, si tor- lo stesso donatore. Cima! Lenta- tirla raccontare da lei, così sempli- na giù. Al diavolo i record e tutto mente e progressivamente i valori cemente e senza manierismi, è ve- il circo mediatico, altre cose con- iniziano a stabilizzarsi. Romano ramente un’esperienza toccante, tano nella vita. riesce a riprendere pure l’attività un’esperienza d’amore.

Foto archivio Meroi

AQUILE 123 FAST NEWS LEGGERE LE MONTAGNE di Manuela Crepaz foto Renato Orsingher disegno di Romina Cemin

Da cima Cauriol, il Lagorai orientale e le Pale di San Martino.

Studenti creativi a Primiero non ne bre, alle tre professoresse è sorta la la profondità dell’animo umano mancano e ultimamente, non sono domanda: “Che cosa hanno in co- e la pluralità delle interpretazioni pochi quelli che si mettono alla pro- mune montagna, studenti e creati- possibili”. va in concorsi di scrittura o poesia vità?” Anziché rispondersi, hanno Insomma: letteratura di montagna, anche a livello nazionale raggiun- pensato bene di girare l’interro- cultura alpina, peculiarità, risorse gendo ottimi risultati. gativo alle giovani e fresche menti e bellezze dell’ambiente sono sta- E su questa convinzione, le inse- degli alunni dalla terza media alla te le fonti di ispirazione primaria gnanti Alessandra Piva, Laura quinta superiore di tutte le scuole per “Leggere le montagne”, tema Zancanaro e Gabriella D’Agostini del territorio, dando il là appunto del concorso in cui si sono cimen- dell’Istituto Comprensivo di Pri- ad un concorso artistico- letterario tati oltre settanta ottimi scrittori in miero, hanno pensato di indire la inteso a scoprire e valorizzare i ta- erba. prima edizione del concorso “Trac- lenti in nuce. La giuria - composta dai docenti ce d’autore”, con la non velata spe- “Il nostro obiettivo, hanno spie- dell’Istituto, da rappresentanti del- ranza di riproporlo ciclicamente. gato, è offrire ai più giovani l’op- la Bottega dell’Arte e della Biblio- E in una vallata attorniata dalle portunità di confrontarsi in modo teca Intercomunale di Primiero Pale di San Martino, patrimonio più personale e creativo con arte e dagli artisti Silvia De Bastiani e dell’Unesco, su stimolo anche del- e letteratura, intese come finestre Nicola Degiampietro - ha premia- la “Giornata internazionale della aperte sugli individui e sul mondo to le opere più meritevoli delle due montagna” che cade l’11 dicem- e come occasione per riscoprire sezioni previste: “scrittura creativa”

124 FAST NEWS (testi narrativi o poetici) e “arte e Le premiazioni si sono tenute l’11 strelli in quella che viene definita immagine” (opere artistiche a tec- dicembre, nel corso degli eventi tecnica “free solo”, ha conversato nica tradizionale o multimediale). dedicati alla Giornata Internazio- con la guida alpina Narciso Si- Buoni acquisto per libri, gadgets nale della Montagna, che ha visto mion. Inutile dire che la serata ha elettronici, articoli di cartoleria il clou nell’incontro all’Auditorium riscosso un meritato successo ed ma anche abbigliamento sportivo con Manolo dal titolo “Dalla piaz- entrerà di buon grado negli annali erano i premi messi in palio dalle za agli strapiombi, un percorso al- dei ricordi. attività commerciali di Primiero pinistico negli ultimi decenni”. Il Ora, buona lettura con i due rac- che hanno sostenuto e reso possi- pioniere del free climbing in Italia, conti di Damiano Bettega e Loris bile l’iniziativa assieme alla Cassa che vive in un maso tra i boschi di Maccagnan vincitori del concorso: Rurale Valli di Primiero e Vanoi, Primiero con la sua famiglia, dopo teneteli d’occhio, a noi sono pia- il Comune di Fiera di Primiero e aver guadagnato fama internazio- ciuti molto, sia per l’originalità dei le biblioteche di Canal San Bovo nale scalando falesie verticali con contenuti, sia per la prosa avvin- e Primiero. solo un po’ di magnesite su polpa- cente ed incalzante.

LA CIMA deva l’ora che il nonno gli dicesse so per di più dell’imponente Cau- di Damiano Bettega finalmente: “Vieni, oggi andiamo riol. Con gli occhi lucidi e la testa Istituto Superiore di Primiero, in montagna”. china continuò a rimuginare sem- 1a Liceo Scientifico. Era una bella giornata d’autunno, pre più su questi pensieri, salendo le foglie del fondovalle erano già sempre più il versante boscoso. Lontano dalla moltitudine di luci cadute - “Perché quelle delle mon- Passarono ore e la salita si faceva di Fiera di Primiero, incastonato in tagne no?” si chiedeva il bambino sempre piùripida. Probabilmente fondo alla vallata del Vanoi, si trova - quando il nonno lanciò la fatidica stavano aggirando un rilievo ton- il piccolo paese di Caoria. Proprio proposta. Non ci sono parole per deggiante ricoperto di boschi. Il in questo paese viveva un bambi- descrivere ciò che provò il bam- Cauriol era sicuramente dall’altra no molto affezionato al nonno, il bino in quel momento: giacca e parte, perché, voltandosi, non lo quale non mancava di raccontargli berretto, in qualche secondo stava vide. Perché? Perché non sul Cauriol? le tante storie che descrivevano le già aspettando il nonno, sorriden- Probabilmente, arrivati in cima, la amate cime del Lagorai. Purtrop- te al fianco dell’automobile che li valle non si sarebbe nemmeno vi- po il bambino, nonostante avesse avrebbe portati alle pendici della sta… Il Cauriol avrebbe ricoperto ascoltato più storie di quante se ne montagna. d’ombra quella mediocre altura. possano raccontare, doveva anco- Quei cinque minuti furono un’e- In fondo le montagne non erano ra provare per la prima volta l’e- ternità. Il Cauriol si avvicinava poi meravigliose come il nonno le mozione di scalare una di quelle sempre di più, il suo sogno si sta- raccontava. montagne. Una cima in particola- va finalmente avverando. Anche Era così assorto nei suoi pensieri re aveva guadagnato il suo più pro- se arrivati al rifugio Refavaie la che non si accorse nemmeno che il fondo desiderio: svettante da ogni cima non era più visibile, sape- muschio e l’ombra degli alberi era- punto della vallata, si ergeva mae- va perfettamente dove si trovava. no scomparsi, stava ora cammi- stosa la vetta del Cauriol. In molte Ma il nonno partì verso il versante nando sulla nuda roccia. La voce occasioni il bambino sognava ad opposto. No. Costretto a seguirlo, del nonno che diceva di fermarsi occhi aperti guardando la cima e s’incamminò a sua volta per la sa- lo scosse dalla sua riflessione. Alzò pensando al momento in cui, da lita che portava, ne era certo, ad un attimo lo sguardo. Qualche lassù, avrebbe ammirato la valle, un luogo senza rocce da scalare, passo in più e sarebbe finito in un con immenso orgoglio. Non ve- senza camosci o sorgenti, più bas- lago che aveva l’aria di essere mol-

AQUILE 125 to profondo. Finalmente alzò anche la testa. Rimase Quello che vide non si vede dal fondo di una vallata. senza fiato. Il lago era posto sul fondo di una specie Quello che vide gli era costato ben otto ore di fatico- di voragine rocciosa, come la cima di una gola aperta sa camminata. Quella vetta non era mozzafiato: era all’immensa foresta protesa sul Vanoi. Sopra di loro più sorprendente. Non era meravigliosa, era più bella. svettavano tre cime imponenti ed in ombra. Quella al Capì che se fosse salita su ognuna di quelle centinaia centro, la più alta, aveva l’aspetto di una gigantesca di monti, non avrebbe goduto della stessa vista che in capanna di roccia. quel momento stava contemplando. Quel centinaio In quel momento sorse in lui l’irrefrenabile desiderio di monti era colorato, sconfinato, magnifico. C’erano di scalare la vetta (anche se preferiva essere sotto quella vette bianche come il marmo, cime rossastre, monta- del Cauriol) e guardare di sotto o, eventualmente, di gne come colli prativi, rilievi boscosi, fino alle grandi sopra. Se in quel momento era sorpreso, rimase stupe- catene innevate. Valli del colore del fuoco, valli di albe- fatto da ciò che trovò dall’altra parte della cresta che ri spogli e alberi a punta, valli di pascoli, paesi lontani formava una parete del buco di cui non conosceva nemmeno dove si trovava il lago. Oltrepas- il nome. Ed infine Caoria. Ca- sato il crinale sboccò in una valle oria sovrastata da un Cauriol sovrastata dalla cima. Da questa che, guardato dall’alto di quella prospettiva, il bambino capì che cima, non era poi così impo- quello era il versante giusto dal nente. quale salire sulla vetta. Un sen- Il nonno in quel momento si tiero tortuoso vi portava; massi- lanciò felice a nominare ogni mo un’ora e mezza e sarebbero Il Cauriol. cima, ogni vallata, ogni paese. stati in cima. La rossa catena del Lagorai, Percorreva la valle, vedeva i ca- con la cima Cece e il Cauriol, mosci saltare ad arrampicare Calaita sovrastata dalla Folga, in modo innaturale sui versanti San Martino attorniato dalle rocciosi, sentiva il richiamo delle famosissime Pale, splendenti di marmotte e bevve alla sorgente un candore accecante, le Vette che sgorgava quell’acqua fre- Feltrine con il Monte Pavio- schissima. Si trovava in un luogo ne a confine con la vastissima paradisiaco. pianura. E ancora Marmolada, Continuava a salire, a salire, ora Lago Nero con Cima D’Asta. Sasso Piatto, Ortles e Ceveda- la vetta distava un’ora di cammi- le a Ovest, uno scorcio di Ap- no... nuovi pensieri subentrarono nella sua mente du- pennini a Sud, Cimon della Pala e Vezzana ad Est, i rante la salita. Come si sarebbe sentito in cima, guar- colli boscosi di Totoga e Vederna, Malga Fossernica, dando dal basso verso l’alto il Cauriol, la vetta che da Laghetti, Agnerola; e ancora le vette dei Paradisi, i sempre sognava di raggiungere? Rimpianto? Delusio- passi Rolle, Gobbera, Cereda, San Pellegrino, Valles, ne? Entrambi forse. Ora mancava veramente poco... Broccon... qualche minuto e l’avrebbe scoperto. C’era... era sulla Il bambino non se li ricordò tutti, ma quando il nonno vetta... qualche metro... ecco! lo portò su ognuna di quelle cime, quei paesi, quelle Con il cuore che batteva forte, chiuse gli occhi alla malghe, quei passi o queipascoli, il bambino, diventato folata di vento che gli scompigliò i capelli. Quando li ragazzo, ricordò il profumo di rododendro, la freschez- aprì guardò in alto. Cielo. Si voltò. Cielo. Nemmeno za dell’acqua di sorgente, i camosci che saltavano. l’ombra della sua amata vetta. Dov’era? Abbassò lo Ogni momento della sua vita avrebbe ricordato il sguardo. Quello che vide non si può vedere al mare. giorno di quella fatidica gita sulla Cima d’Asta.

126 FAST NEWS QUALCUNO PENSA Ma ci tutelano! CHE LE MONTAGNE Infatti le Dolomiti, nate dal mare come Venere, ma un po’ più belle (che modestia), sono ormai la NON PENSINO… stiva della nave negriera che sono le Alpi. SCHIAVE! Flusso di Coscienza Va a fi nire che frano e seppellisco tutta ‘sta maledetta di montagna. pianura... ma per tutelarla, è ovvio! Scusate, ma questa è proprio ESASPERAZIONE! di Loris Maccagnan Ma vi sembra normale?! Istituto Superiore Primiero, Per tutelare una valle se ne uccide un’altra. III Liceo Scientifi co Per tutelare una lingua si uccidono le occasioni per parlarla. Per tutelare un paesaggio ci si mette un fi lo Ah... che prurito! Ma che è ora? Chi sono questi?! spinato. Xe bei, xe bei, xe propio bei ‘sti monti! Gavemo fato Per tutelare gli abitanti li si trasferisce. propio ben a vegnare qua a far su dighe. A far Per tutelare la Libertà si sopprime la De- su schei! mocrazia. Per tutelare il mio futuro Ancora questi microbi, BASTA! Son lo decidono per me. stufa d’esser sfruttata! Ti deforesta- Per tutelarmi mi uccidono. no, ti bruciano, ti tirano letteral- Non voglio più queste mente fuori il ferro dalle vene; tutele, non le ho mai e poi, quando non trovano chieste! Voglio aver più niente (per fortuna che le stesse possibilità vedono poco!) allora ti al- di chi mi sta attor- lagano: su e giù coi laghi no. Voglio i loro al posto delle valli, come stessi Diritti. fossero catini! E in pia- Voglio vivere. nura va a fi nire che al VIVRO’! posto dei fi umi arrivan Senza paura, solo soldi! E che soldi! perché il mondo Un mio abitante, uno è ancora tutto da di quelli buoni, semplici scoprire, e se la ed un po’ chiusi lo aveva cima dell’Everest detto una volta: “La mon- è stata tagna è come un bosco: ci si conquistata, la vera va solo a prendere e non ci si conquista è il rispetto porta mai niente!” Aveva capito per il Creato. tutto lui! La Fantasia, la Poesia non Lo hanno capito anche questi qua... se ne sono andate: non c’è vet- purtroppo. ta e non c’è valle che non ne sia- Vedrai che tralicci che tiran su! Portano avanti e no intrise, basta scoprirle, conquistarle, indietro turisti e corrente, e quando hanno fi nito arriva prenderne Coscienza, udire il grido silenzioso di chi un leone con le ali e si mangia tutti gli abitanti che son troppo a lungo è rimasto inascoltato ed ha ancora mol- rimasti, i miei abitanti! Non tornano più poi...Guarda to da raccontarci. te! Si estinguono le aquile e questi arrivano col leone alato. E che è santo, pensa sennò! Firmato Dolomiti Bellunesi

AQUILE 127 e dintorni AQUILE dialetto von Manu La smara “Me pare na smara, co ‘sti cavei”, mi ha desco Mahr, l’incubo, appunto. E prendo cui rilettura mi giova sempre piacimento. detto la mamma, proprio mentre stavo in mano il dizionario etimologico che spie- La Smara a Mel è simile a quella primie- pensando all’argomento da trattare in ga come, quando uno dei nostri antenati rotta, na bruta rebegola, mi vien da dire, tan- questa rubrica che chiude “Aquile”. Io, aveva un incubo, si riteneva sotto l’influsso to che, come ricorda Livio Tissot nel suo alquanto disattenta al suo look - a me pia- di una presenza demoniaca chiamata Alb ce sempre anche spettinata - l’ho ritenuto (e anche Alp o Alf). Quell’essere nella sua “Dizionario primierotto”, può identificare impossibile: ha infatti i capelli natural- indeterminatezza poteva assumere forme anche una comare che si fa i fatti altrui mente morbidi e di un candore angelico. antropomorfe o animalesche, femminili insinuandosi dovunque, nelle case come Sì, un colpo di spazzola magari ci voleva, o maschili ed era conosciuto anche con negli affari o nelle relazioni degli altri. ma da qui ad evocare una Smara! il nome di Nachtmahr (ecco da dove de- Scrive Bastanzi: “È una donna che si fa E mi è venuto un brivido, immaginando riva Mahr e non a caso Nacht è la notte quello spirito leggendario che si presenta- e ci troviamo la stessa radice nell’inglese piccina, piccina, penetra tra le fessure del- va di notte attraversando porte chiuse e si nightmare e nel francese evolve in cauche- la porta e s’accovaccia sul petto del dor- appollaiava sul petto come un peso oppri- mar). Il tipo spaventevole era solito schiac- miente, diventando poscia nuovamente mente togliendo il respiro. Ora non se ne ciare il petto di chi cercava di dormire con grande ed opprimendolo sempre più collo parla quasi più, ma un tempo - e neanche una forza tale da non farlo respirare. Il straordinario suo peso”. troppo lontano - rappresentava metafori- poveretto poteva liberarsi solo facendo re- I metodi alternativi per scacciarla sono camente l’incubo e il conseguente affanno sistenza e urlando. che assale quando le preoccupazioni non Oggigiorno il Tedesco usa Alptraum, che - sostanzialmente tre. Quello preventivo è lasciano dormire sonni tranquilli. mi raccomando - non ha niente a che fare canticchiare: Ormai non sono in molti a ricordarsela. con il sogno alpino. “Smara, smarada va per boschi e per valada, con- Quei pochi che l’hanno vista se la ram- Vogliamo spingerci più in là? Carl Gu- ta quante reste che ha el lin, quante ponte che ha i mentano stav Jung, nel suo “Métamorphoses et spin, quanti sassi che ha le grave, quanti ciodi che Burta vècia, tut osi, lònga, seca, squèrta de arte symboles de la libido”, insisté sul carat- negre, co ‘n gran sial su la testa, la fa végner na tere ippomorfo dell’incubo, accostando ha la nave, e quante strade ha el Signor Iddio in trèca l’Althochdeutsch Mahr nel suo significato prima de vegner sul leto mio”. che quasi se sta mal di stallone, mentre Alexander Haggerty Il Bastanzi giustifica così il potere apotro- al pensàr de pestàr su na so peca. Krappe, il linguista esperto di folklore paico delle rime: “La Smara scongiurata (...) che tradusse in inglese le fiabe dei fratel- a contare tutte queste cose, non ha natu- Coi òci de na gata li Grimm, nella sua “La genèse des my- ralmente più tempo a disturbare chicches- Che vet al scur anca sènza lumini. thes” ci parla di Mahrt come un demone Co quele man de striga maledeta. ippomorfo tedesco la cui radice del nome sia”. è la stessa nell’antico slavo mora, la strega; Oppure, dal momento che è una strega, Chi ne dà una descrizione così particola- nell’antico russo mora, lo spettro; nel po- basterà “mettere attraverso la porta la tra- reggiata è il nostro poeta dialettale Livio lacco mora e nel ceco mura, equivalenti al dizionale granata, cavalcatura delle stre- Tissot, nel suo ormai introvabile “Vècie cauchemar francese. Non si discosterebbero ghe. La Smara la inforcherà entrando e se s-cione de Premiér”, che ben sa esprimere dalla stessa etimologia il mors, mortis latino, il senso di oppressione che porta con sé la l’antico irlandese marah nel suo significato ne andrà pei fatti suoi”. Questo mi pare sua visita: di morte o epidemia, e il lituano maras, la un metodo sorpassato, granate del genere peste. non ce ne sono più in giro. Allora, resta No conta muri, pòrte, strapasini, la pasa in partùt E più culture legano il Male e la Morte alla da “mettere un fagiuolo nella pila dell’ac- e la te cata figura di un cavallo, basti prendere l’Apo- qua santa; più il fagiuolo si gonfia, e più si calisse (VI, 8), in cui si legge che la Morte co la tèsta scondest sot ai cosini gonfia il ventre della Smara, la quale è co- (...) cavalca un destriero giallastro o verdastro, La te ciapa e la struca te ‘l to còl par sofegarte e la secondo le traduzioni, colore che richiama stretta a pregare il paziente che per carità la complèta calcando, se la pòl, quello di un cadavere, o Eschilo, per cui la lo tolga; questi allora obbliga la Smara ad sul stomego sènza molàr la streta. Morte ne cavalca uno nero. entrare suo malgrado in chiesa ma a sessa- Per farla andar via, Livio Tissot propone Ma come difendersi? cul, cioè indietreggiando, essendo strega e un metodo: Mi torna alla mente che anche Giambat- quindi indegna di entrare in luogo sacro”. Co no te ven pì ‘l fià,(...) tista Bastanzi, penna ironica e divertente ti cazi ‘n gran sbarèch e co ‘n sgorlon la Smara, nel suo italiano forbito, dedica un paio di Se vi accingerete a tal soluzione, la chie- fursi, ti farà sparìr. paragrafetti alla Smara bellunese. Cerco sa dell’Annunciazione di Maria a Mel Se non sparisce, può anche uccidere: la ristampa dell’edizione del 1888, acqui- vale una visita: custodisce infatti nume- Ma tanti la li stràngola la Smara stato nel maggio del 1998 a Pedavena (ehi, rose opere d’arte, tra cui una Madonna Tra dent sènza mèdego, ospedàl, sènza la luce mica tutti vanno a Pedavena per la birra!). con Bambino e i Santi Tiziano e Vittore, lètrica che s-ciara Per inciso, come ben sapete, questa pagina opera di Giovanni da Mel, lo stesso che a la nòt de chi che à mal: non ha velleità antropologiche, etnologi- en spavent... en strucon... e pò la sbara. che o linguistiche, pertanto mi perdone- Siror potrebbe aver dipinto l’affresco da- rete se non vi cito altri studi accademici tato 1523 presso il negozio di ortofrutta di Ricordo che Smara deriva dall’antico te- boriosi e noiosi, ma attingo ad un testo la Bruno Longo.

128 FAST NEWS AQUILE VICINo ALLE STELLE...by TizOl sole che vi regaleranno dirigere, di conseguenza momenti di puro relax. otterrete molto. Al rifugio Proverbio: è la gaia Treviso nel Valon delle pioggerella a far crescere Mughe, bella posizione tra

l’erba bella. i boschi della Val Canali AQUILA CIVETTA è la meta che fa per voi. (21 marzo - 20 aprile) (24 agosto - 23 settembre) Proverbio: homo faber CAPRIOLO Le energie usate per Prendete la vita con fortunae suae. (21 gennaio - 19 febbraio) più filosofia, Saturno realizzare il vostro Massima prudenza dovrà obbiettivo sono esaurite: malmostoso vi fa ripensare essere utilizzata specie imparate a reagire se al passato, siate pazienti volete portare avanti sarà difficile raggiungere i se si tratterà di questioni vostri obbiettivi ma basta di denaro. Date tempo progetti innovativi per voi. La stanchezza si fa LEPRE non perdere la speranza al tempo, pazienza la sentire, ma preparatevi (22 giugno - 22 luglio) e cercare di motivarli per trasformarli in stimolanti vostra perseveranza vi ad affrontare una grande Per voi che avete sempre consentirà di raggiungere sfida che potrà cambiarvi preso il toro per le occasioni, muovetevi e fate e rendervi molto forti. corna, vi aspetta un vita sociale. Perché può obbiettivi irrealizzabili e L’altopiano delle Pale è la anno decisivo. Dovete farvi riflettere, risolvere, SCOIATTOLO che parevano tali anche vostra meta, che lassù tutto mettervi in riga, tutto sarà produrre. Il luogo ideale (23 novembre - 21 dicembre) a chi non credeva in per mettere a frutto tutto vi sembrerà possibile e in discussione: amore, voi. Avete la grinta e la raggiungibile. ciò è senza dubbio una Sarà un anno magnifico. lavoro… Le vostre capacità visita al bosco dei sogni Cosa si potrebbe volere determinazione che ci Proverbio: la calma è la saranno considerate da vuole per voltare pagina. virtù dei forti. in località Civertaghe. di più dal 2016 ? chi conta e guadagnerete Proverbio: chi fa per se fa Visitate l’antico Palazzo punti, pedalate e Probabilmente nulla! Non per tre. abbiate paura, perché i delle Miniere a Fiera affrettatevi le ricompense di Primiero, piccolo non si fanno attendere. compiti hanno l’effetto di museo etnografico, Andate in mountain bike stimolarvi a dare di più, di rifugio in rifugio nei sempre di più, quindi dove è possibile trovare boschi incontaminati non fallite il bersaglio! testimonianze dell’illustre del Primiero. Proverbio: sarete più vitali che mai. primierotto Ingegner Luigi le ruote di una bici L’ambiente suggestivo Negrelli. Proverbio: rosso CAMOSCIO sono come le lancette della Baita Sagantini, di sera bel tempo si spera, (21 aprile - 20 maggio) di un orologio: girano carico di memorie e rosso di mattina la pioggia lentamente ma possono STAMBECCO Sarà finalmente un anno (24 settembre - 23 ottobre) armonie naturali che solo si avvicina! importante, riuscirete ad andare molto lontano ai piedi del Cimon della rotolano verso il futuro Dovrete iniziare arrivare ad alti livelli di Pala potrete godere vi senza fretta. l’anno prendendo consapevolezza, riguardo affogherà pienamente. la vostra vita affettiva e alcune decisioni che lavorativa, le finanze e porteranno con se diversi Proverbio: il fiore si la buonasorte saranno cambiamenti, riuscirete nasconde nell’erba ma favorevoli e risolverete a fare un salto di qualità, il vento sparge il suo finalmente in modo mettendo in pratica una profumo. positivo delle questioni lezione fondamentale: in sospeso. Una visita infilare la testa sotto la al museo della Grande sabbia non serve a nulla, Guerra a Caoria ridente non aiuta neppure a GALLO borgo verde nel cuore del crescere ma soltanto a CERVO tenere a bada le vostre Lagorai. (23 luglio - 23 agosto) CEDRONE Proverbio: del senno di poi debolezze. Mettetevi alla (20 febbraio - 20 marzo) siam tutti maestri. La vostra grinta vi prova nel parco Agility consentirà di affrontare un Forrest sperimentando le Direte o farete cose anno ricco di soddisfazioni vostre capacità fisiche e inopportune, dettate personali, sognatori ma mentali. Proverbio: non ERMELLINO dall’impulso, state attenti estremamente profondi dormire sugli allori. (22 dicembre - 20 gennaio) al nervosismo non siate troverete le risorse che vi precipitosi. Evitate che Voi sapete mettere in ogni occorrono per superare i la fiacca renda difficile gesto e parola un pizzico di brevi momenti di difficoltà. sfruttare le belle chance romanticismo. Inventerete La comprensione e la che si mostreranno. fedeltà faranno di voi un situazioni, programmerete MARMOTTA Saprete essere all’altezza (21 maggio - 21 giugno) ottimo amico, la vostra viaggi. Dateci dentro con aggressività altro non è lo sport; siete carichi, della sfida? Ritrovate la Inutile indorare la pillola che una maschera del frizzanti e pieni di vitalità: certezza senza alimentare non sarà un anno facile, momento perché il vostro corsa, bici, tennis, trekking confronti, ogni dimensione qualcuno dovrà ricorrere VOLPE carattere è in realtà (24 ottobre - 22 novembre) vi farebbero molto bene, vive nuove sfide da alla giustizia per risolvere molto dolce. Guardare la Vi aspetta un 2016 molto l’attività all’aria aperta accettare. Contattate le qualche controversia. Ci laboriosità delle marmotte vorrà un po’ ma alla fine positivo e sarà ancora per ossigenarvi e ricevere Aquile di San Martino che popolano i pendii vi sentirete appagati, più migliore se sarete voi l’energia della natura. che sapranno consigliarvi consapevoli e maturi, della Val Venegia vi stessi gli artefici del vostro affascinanti percorsi adatti regaleranno dei momenti Non avete che l’imbarazzo scoprirete che non tutto il destino. Ci vuole sempre alle vostre esigenze e osate in cui vi sentirete un della scelta! San Martino male vien per nuocere… un po’ di coraggio per e Primiero vi offrono salire in alto! Proverbio: tutt’uno con la natura e la cambiare davvero e per Vi consiglio delle lunghe Non c’è nulla come una passeggiate nei prati forza sprigionata dalle sue essere felici ebbene la percorsi e strutture appena falciati dove creature. Proverbio: ogni strada è spianata: potete emozionanti! Proverbio: sfida che faccia uscire ciò respirerete l’aroma delle cosa che puoi immaginare determinare gli eventi, mente sana in un corpo che di meglio c’è in un erbe alpine essiccate dal la natura l’ha già creata. decidere, pianificare e sano. uomo!

AQUILE 129 AQUILE ci scrivono

Quando Luciano Gadenz, che conosco da molti anni, mi Ha difeso negli anni, grazie anche alla sua posizione de- ha presentato “Aquile”, sono rimasto colpito dalla qualità filata rispetto ai percorsi più battuti delle Dolomiti, una dei reportage , dalla ricchezza dei contenuti, dalla bellez- sua autonomia dal turismo di massa. Ha ricercato una za delle fotografie e dall’amore per la montagna che ogni sua forma di isolamento nella convinzione che l’ambien- sua pagina riesce a trasmettere. te della montagna vada preservato e che ognuno se lo Mi fa piacere quindi partecipare alla sezione “Ci scrivo- debba meritare con l’impegno personale e che non si no” con alcune righe per la riconoscenza che provo nei debba considerarlo un bene di largo consumo. confronti di questo paese per quanto mi ha dato e mi San Martino non ha mai rinunciato però anche a guar- continua a dare. dare lontano alla ricerca di nuove sfide per le sue Aqui- Quando lascio Fiera di Primiero e affronto i dodici chi- le che hanno portato, negli anni ’70, quando scalare un lometri che portano a San Martino di Castrozza già 8000 metri era ancora un’impresa per pochi eletti, alla comincia il distacco dagli impegni correnti, il mio stato conquista degli ottomila del Dhaulagiri in Nepal. d’animo comincia a cambiare e quando finalmente vedo, Il mio riferimento è stato sempre Renzo De Bertolis, un in lontananza, apparire il Cimone mi sento in pace con vero personaggio che ha sempre lavorato a favore del suo me stesso. paese: è stato guida, capospedizione al Dhaulagiri, orga- Da più di cinquant’anni ormai le montagne di San Mar- nizzatore dei primi trekking in Nepal, sindaco e, infine, tino fanno parte della mia vita. Dal mio appartamento ha fatto della sua enoteca il centro di agglomerazione dei posso godere del panorama completo delle Pale, dal Ci- sammartinesi e di tutti quelli che volevano bene a San mone alla Cima Madonna, con la sua fisionomia sempre Martino. diversa al cambiare delle stagioni. È stato con lui, quando i miei impegni professionali si Trovo queste montagne sempre affascinanti, ma le amo, sono alleggeriti, che tra un’escursione e l’altra, ho pro- in particolare, fuori stagione quando le condivido solo gettato il mio primo trekking in Nepal, studiando -nel con gli abitanti del posto, quando posso camminare per locale di fianco alla cantina dell’enoteca dove teneva ore senza incontrare nessuno salvo, se sono fortunato, tutta la documentazione delle sue avventure- la de- qualche camoscio. Quando anche i laghetti di Colbri- scrizione su fogli a quadretti scritti a mano negli anni con che in agosto brulicano di gitanti che scendono dal settanta dallo stesso Renzo del percorso dell’Annapur- Rolle, sono silenziosi, quando per arrivare al Fradusta si na Round, uno dei più bei trekking Himalayani oggi deve camminare sulla neve invernale che si deve ancora purtroppo super frequentato, come molti dei percorsi sciogliere e scricchiola sotto le suole delle pedule, quando nepalesi. attraversando le Farangole arrivo alla Val Venegia spe- L’Annapurna Round è stata un’esperienza molto im- rando di trovare ancora qualcuno al Rifugio Mulaz per portante che mi ha portato nell’arco di una quindicina uno spuntino, quando posso fare la Bolver Lugli senza d’anni, dal Nepal al Tibet al Bhutan e all’India, dalla dovermi far strada tra troppi concorrenti. Bolivia al Cile al Perù e alla Patagonia, dalla Tanza- Queste montagne le ho percorse in lungo e in largo du- nia al Marocco. Il rituale è stato sempre lo stesso: una rante gli anni, le conosco e mi sono amiche così come lo chiacchierata con Renzo prima della decisione e una sono molti sammartinesi. chiacchierata a missione compiuta davanti a un bic- San Martino ha una storia un po’ particolare rispetto ad chiere di vino all’enoteca e, in mezzo, allenamenti sui altri paesi delle Dolomiti. percorsi delle Pale. È diventata famosa per gli amanti della montagna grazie Mi ricordo in particolare del Bhutan perché questo pa- alle sue guide e ai molti scalatori italiani e stranieri che ese, che ha sempre protetto se stesso dalle conseguenze hanno aperto vie di grande bellezza sulle Pale. del turismo di massa, aveva inviato in Italia, in Trenti-

130 FAST NEWS no, una delegazione con rappresentanti del governo per Il fascino di questo paese e di queste montagne non po- studiare dei metodi di gestione del turismo che consen- teva non far presa anche sulla mia famiglia. tissero di non turbare l’equilibrio del paese. Le località Una delle mie figlie ha deciso di sposarsi a Siror e ha scelte per l’indagine erano Madonna di Campiglio e fatto battezzare la figlia da don Bepi a San Martino, San Martino e l’ultimo incontro ebbe luogo all’enoteca un’altra che vive ormai da molti anni a Madrid viene di Renzo. Mi sembra che il commento che hanno la- ogni anno con il marito e il nipote che aspetta con ansia sciato sul libro degli incontri, per niente di circostanza, l’inverno per poter sciare con lo stesso maestro, di cui è abbia delineato bene le caratteristiche di quest’uomo diventato amico, mentre d’estate si sta familiarizzando lungimirante, sensibile, innamorato delle sue montagne. con le montagne percorrendole con me. Credo di essere stato fortunato di aver potuto fare dei Ognuno della mia numerosa famiglia ha trovato l’ap- trekking splendidi anticipando quell’afflusso di turisti proccio a San Martino più consono alle sue caratteristi- che ne hanno un po’ snaturato l’ambiente e di avervi che, ma tutti ormai sono dei “sammartinesi” convinti. potuto alternare gli allenamenti a San Martino che ne Grazie San Martino. hanno rappresentato il naturale raccordo. Benito Rocco

Foto Alessandro Simon

AQUILE 131 È la carta

San Martino di Castrozza | che contiene Primiero | Vanoi | Sagron Mis

Periodico le cose ANNO 2016 [email protected] più preziose www.aquilesanmartino.com Rieccoci assieme nella lettura della quarta edizione di Aquile, la rivista di Direttore scoperta e approfondimento di luoghi e, soprattutto, di persone. Manuela Crepaz Aquile ci racconta di storie ed esperienze straordinarie, frutto di imprese alpi- Direttore Responsabile nistiche, sportive, artistiche, culturali e lavorative, che si alimentano dalla loro esemplare quotidianità. Laura Pontin Aquile rimarrà un numero da collezione perché ci riporta alla conquista del Art director Dhaulagiri I, proprio quarant’anni fa. È stata un’impresa eroica al tempo, di Pierluigi Orler un gruppo affiatato di Aquile di San Martino di Castrozza e Primiero, orga- nizzata in tempi record e portata a compimento con successo, meritatamente Redazione celebrata da una valle intera. Associazione Aquile Magazine Aquile racconta poi di altre avventure sulle montagne di casa, che abbiamo G.A. Narci Simion, presidente voluto rispolverare, ascoltandole dalla viva voce dei protagonisti: le invernali Carla Scalet, segretaria sulla Pala di San Martino, per esempio. La “versione classica” degli anni ’80 e Manuela Crepaz, coordinamento il dry tooling contemporaneo, lo scalare pareti di roccia per raggiungere colate G.A. Duilio Boninsegna G.A. Renzo Corona di ghiaccio. G.A. Luciano Gadenz Aquile fa rivivere la storia passata: ecco l’approfondito ritratto della guida Bor- G.A. Rocco Romagna tolo Zagonel e il secondo appuntamento con le vicende di guerra, in occasio- G.A. Tullio Simoni ne del centenario del primo conflitto mondiale. G.A. Giuliano Zugliani Aquile va oltre il testo, con una ricerca attenta delle immagini. Un esempio su Paolo Orsega, consulente tutti: il ritratto di Francesco Turra è così espressivo che “parla” da solo. Quel- Marco Vinduska, consulente lo sguardo che esce dalla pagina apre orizzonti di lettura magnifici. Hanno collaborato Aquile osa in fatto di linguaggio. Oltre ai classici argomenti ed approfondimen- ti, che tanto ci sono cari, presenta delle novità: in primis, abbiamo condiviso Patrizia Toffol, Gualtiero Bettega, Tiziana Citton, Olga Taufer, Vanni Vettori la scelta del dialetto come modo espressivo. Fin dal numero zero, Aquile ospi- ta una rubrica di approfondimento sul vernacolo locale; ora abbiamo voluto Editore sparigliare le carte e lasciare la freschezza e l’immediatezza della nostra lingua parlata. Non per escludere i lettori che non la comprendono, bensì per far ca- pire, se ce ne fosse bisogno, che se narriamo storie dobbiamo noi adattarci al loro modo di essere raccontate. In secundis, abbiamo presentato la fotografia Editore e Tipografo in Feltre come forma artistica al pari delle altre. Come non ci turba l’uso del dialetto, www.edizionidbs.it - [email protected] ci lascia indifferenti la diatriba che esiste da quando è stata inventata la mac- Seren del Grappa (BL) - Via Quattro Sassi, 4 china fotografica. La fotografia d’autore – d’autrice, in questo caso - è infatti Z.I. Rasai di Seren del Grappa un linguaggio espressivo capace di far comprendere visivamente, evocare, al- tel. e fax 0439.44360 ludere, emozionare: se questo non è arte... Grafica e stampa Eppoi, sì, continuiamo a pubblicare una rivista, nonostante i Nostradamus che Gruppo DBS predicano l’imminente declino della carta stampata. Perché è la carta che Rasai di Seren del Grappa (BL) contiene le cose più preziose, come quando facciamo un regalo, che, non a www.tipografiadbs.it caso, incartiamo. Scartare, poi, è come sfogliare: c’è l’attesa, la curiosità e l’appagamento. Certo, ci serve il vostro contributo per sostenere questa iniziativa editoriale: © Tutti i diritti sono riservati. se volete anche voi far parte dei già numerosi “Amici delle Aquile”, potrete È vietata la riproduzione, anche parziale, versare un importo libero sul c/c bancario n. IT 51 U 08279 35680 0000 dei testi e delle immagini senza autorizzazione. La responsabilità del contenuto dei testi 0007 5535 dell’Associazione Aquile Magazine presso la Cassa Rurale Valli di è dei singoli Autori. Primiero e Vanoi. Grazie! Manuela Crepaz Autorizzazione del Tribunale di Trento 17/2013 Giornalista Registrato il 23/07/2013

132 foto Tommaso Forin #KOD2015 ANNO 2016

San Martino di Castrozza | Primiero | Vanoi | Sagron Mis

LOGO DARK BACKGROUND San Martino di Castrozza | Primiero Vanoi Sagron Mis ANNO 2016

www.kingofdolomites.com Andrea Costa | Tommaso Cardelli Cristian Dalla Pozza - Premio Alpinismo in memoria di Alessandro Miola