‘Taxe Percue’ ‘Tassa Riscossa’ - Padova. CPoste.m.p Italiane s.p;a. - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1 - DCB Padova Abbonamento annuo: Italia  30,00 - Estero  60,00 - Fascicolo separato  6,00 rivista distoria artecultura ANNO XXXIII AGOSTO 2018

ISSN 1120-9755 belvest.com

Made in

BELVEST_Padova_Campagna SS18_210x295_TB.indd 1 01/02/18 12:32 3 Editoriale

4 Il tempo multidisciplinare di Gaetano Pesce a Padova Federica Stevanin

8 Palazzo Roccabonella Roberta Lamon

12 L’iscrizione del Ponte del Podestà di Piove Franco Benucci

17 William Beckford a Montegrotto nel 1780 Pier Luigi Fantelli

20 Il giovane Tintoretto tra Venezia e Padova Vincenzo Mancini

23 La ex sede dell’Istituto Configliachi in via Reni Enrico Pietrogrande

28 Pietro Balan, un difensore del Papato e le sue Memorie Riccardo Pasqualin

31 I veicoli a motore a Padova Alberto Susa

35 Primo Modin, dalla pittura alla distilleria Paolo Franceschetti

40 Toni Balasso, una vita tra giardini e burattini Alberto Espen

44 La mia Padova Salvatore La Rosa

45 Premio Angelo Ferro per la cultura padovana

46 Rubriche

Rivista bimestrale • Anno XXXIII • Fascicolo 194 • Luglio-Agosto 2018 Associazione “Padova e il suo territorio”: Presidente: Antonio Cortellazzo Vice Presidente: Giorgio Ronconi Consiglieri: Gianni Callegaro, Paolo Maggiolo, Luisa Scimemi di San Bonifacio, Anna Soatto, Mirco Zago

Rivista di storia, arte e cultura: Direzione: Giorgio Ronconi, Oddone Longo, Mirco Zago Direttore responsabile: Giorgio Ronconi – e-mail: [email protected] Redazione: Franco Benucci, Gianni Callegaro, Mariarosa Davi, Pierluigi Fantelli, Francesco Jori, Roberta Lamon, Salvatore La Rosa, Paolo Maggiolo, Giordana Mariani Canova, Alessandra Pattanaro, Paolo Pavan, Luisa Scimemi di San Bonifacio Progettazione grafica: Claudio Rebeschini Realizzazione grafica: Gianni Callegaro Redazione web: Marco Sinigaglia Sede Associazione e Redazione Rivista: Via Arco Valaresso, 32 - 35139 Padova Tel. 049 664162 - Fax 049 651709 e-mail: [email protected] www.padovaeilsuoterritorio.it - padova e il suo territorio c.f.: 92080140285

Consulenza culturale: Antonia Arslan, Virginia Baradel, Pietro Casetta, Francesco e Matteo Danesin, Franco De Checchi, Sergia Jessi Ferro, Paolo Franceschetti, Elio Franzin, Donato Gallo, Giuliano Ghiraldini, Claudio Grandis, Vincenzo Mancini, Maristella Mazzocca, Luciano Morbiato, Gilberto Muraro, Alessandro Pasquali, Antonella Pietrogrande, Giuliano Pisani, Gianni Sandon, Francesca Maria Tedeschi, Rosa Ugento, Roberto Valandro, Maria Teresa Vendemiati, Francesca Veronese, Gian Guido Visentin, Pier Giovanni Zanetti Enti e Associazioni economiche promotrici: Amici dell’Università, Amici di Padova e il suo territorio, Camera di Commercio, Cassa di Risparmio del Veneto, Comune di Padova, In copertina: G. Pesce, Italia in Croce (mo- Fondazione Antonveneta, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, dellino dell’opera da progetto originale del Regione del Veneto, Confindustria Padova 1978). Associazioni culturali sostenitrici: Amici dell’Orchestra di Padova e del Veneto, Amissi del Piovego, Associazione Comitato Mura, Associazione “Lo Squero”, Associazione Italiana di Cultura Classica, Centro Studi Antoniani, Comitato Difesa Colli Euganei, Comunità per le Libere Attività Culturali, Ente Petrarca, Fidapa, Gabinetto di Lettura, Gruppo del Giardino Storico dell’Università di Padova, Gruppo “La Specola”, Gruppo letterario “Formica Nera”, Italia Nostra, Istituto di Cultura Italo-Tedesco, Progetto Formazione Continua, Società “Dante Alighieri”, UCAI, Università Popolare, U.P.E.L.

Abbonamenti, stampa e distribuzione: Tipografia Veneta s.n.c. - Via E. Dalla Costa, 6 - 35129 Padova Tel. 049 87 00 757 - Fax 049 87 01 628 e-mail: [email protected] - [email protected] Abbonamento anno 2018: Italia e 30,00 - Estero e 60,00 Fascicolo separato: e 6,00 - Arretrato e 10,00 c/c p. 1965001 «Tipografia Veneta s.n.c.», Padova IBAN: IT 02Y062251210807400266282A Fotocomposizione e impianti stampa: C.F.P. snc - Limena (Padova) Autorizzazione Tribunale di Padova Registrazione n. 942 dell’11-4-1986 - Iscrizione al R.O.C. n. 25890 del 24-7-2015

Sped. in a.p. - 45% - art. 2 comma 20/B legge 662/96 - Filiale di Padova. Gli articoli firmati non impegnano la rivista e rispecchiano soltanto il pensiero dell’autore. Tutti i diritti di proprietà letteraria ed artistica sono riservati e sono estesi a qualsiasi sistema di riproduzione. Per loro conto, gli autori si assumono la totale responsabilità legale dei testi e delle immagini proposti per la stampa; eventuali riproduzioni anche parziali da altre pubblicazioni devono portare l’esatta indi- cazione della fonte. I manoscritti, le foto ed i disegni, anche se non pubblicati, non saranno restituiti. Gentili amiche e amici lettori, dopo diciotto anni lascio la Presidenza dell’Associazione “Padova e il suo Territorio”, che è l’editore di questa, lasciatemi dire, bella rivista. Dato che è una rivista anche di storia, rifaccio un po' il cammino storico della stessa. Essa venne fondata negli anni ottanta da Renzo Soatto e da un gruppo di amici. Il dottor Soatto, a seguito di un grave incidente stradale, venne malauguratamente a mancare nell’anno stesso in cui uscì il primo numero, il 1986. La rivista proseguì le pubblicazioni tra non poche difficoltà. Nel 2003 ebbe una crisi economica e di management. Venne da me, con il bravo Giorgio Ronconi, il compianto Angelo Ferro, che mi pregò di gestire il proseguo di questa iniziativa. Con l’aiuto prezioso del socio ed amico notaio Salvatore La Rosa percorremmo allora la strada del riconoscimento giuridico della nuova Associazione. Per ottenere lo scopo bisognava dimostrare che l’Associazione avesse un fondo di liquidità, al fine di garantirne l’indipendenza economica. Ricorsi allora a quella grande realtà che sono gli amici. Spiegai loro le mie difficoltà e trovai tutti, dico tutti, disposti a ricoprire la parte di liquidità necessaria. A loro va la riconoscenza di tutti noi. Questa è una rivista che ha il privilegio di essere l’unica in tutta Italia a dedicarsi completamente alla storia della Città nei vari ambiti culturali, Città che, ricordiamocelo, è stata la terza per importanza dell’impero Romano dopo Roma e Cadice. Ragione in più per essere orgogliosi della nostra “Patavinitas”, e amare le nostre illustri tradizioni. Rivolgo un ringraziamento particolare a Giorgio Ronconi e a Gianni Callegaro, che coordinano il lavoro di una Redazione assai qualificata e disponibile, curando anche l’impostazione grafica. A tutti i collaboratori il mio ringraziamento più sentito per la passione, la competenza e la grande generosità dimostrate. Ho lasciato la rivista in ottime mani, al dottor Antonio Cortellazzo, e sono sicuro che il suo futuro sarà ancora migliore. Con i miei ringraziamenti, Vi auguro una buona lettura. Vincenzo de’ Stefani

3 Federica Stevanin

Il tempo di Federica multidisciplinare di Stevanin Gaetano Pesce a Padova

Il ritorno di Pesce a Padova, dove si è formato e ha mosso i primi passi all'interno del “Gruppo N”, avviene nel segno della multidisciplinarità, un approccio che ha caratterizzato tutta la sua produzione artistica.

Uno dei sogni dell’architetto e designer linguaggi”, a quell’uniformità di proposte di fama internazionale Gaetano Pesce progettuali e di realizzazioni che si rifiu- (La Spezia, 1938) era di vedere un gior- tano di «essere un mezzo espressivo della no esposta la propria opera a Padova, città realtà»2. In arte, come nella vita, il con- nella quale, tra la fine degli anni Cinquanta formismo, lo standard e l’omogeneità, se e l’inizio degli anni Sessanta, egli esordi- elevati a regola, provocano solo «monoto- sce artisticamente tra le fila del Gruppo N nia e mancanza di emozione»3 perché non per poi iniziare un’avventura solista che tengono in giusta considerazione le esigen- lo porterà ad esporre in prestigiose sedi ze degli individui che, con i loro bisogni museali e a insegnare nei più importanti reali, sono “portatori sani di differenza”, istituti di design e architettura. Dopo i re- testimoni della complessità e della variabi- centi omaggi di Firenze (2016) e Mantova lità che pervade il vivere contemporaneo. (2017), il sogno di Pesce è finalmente real- L’arte, l’architettura e il design devono tà. Promossa e organizzata dall’Assessora- perciò farsi “elastiche”, flessibili, per poter to alla Cultura del Comune di Padova nella incontrare le aspettative dei singoli. Fede- cornice simbolica del Salone cittadino, la le a questo obiettivo, Pesce ha teorizzato e mostra antologica “Gaetano Pesce. Il tem- messo in pratica un concetto che proprio po multidisciplinare” racchiude gli ogget- negli ultimi anni è diventato di gran moda ti di design e i progetti d’architettura più nell’economia di mercato, la customizza- innovativi realizzati dall’artista spezzino, zione, ovvero l’adeguamento di un oggetto nati dalla volontà di rispondere creativa- alle esigenze del cliente che ne farà uso. mente ai bisogni sempre più “soggettivi” Con lungimiranza, egli è stato l’alfiere del- della società contemporanea. la «“serie diversificata” o pluralista», una Nel corso di una carriera artistica lunga definizione da lui stesso coniata per descri- quasi sessant’anni, Pesce non ha mai smes- vere un nuovo criterio-guida alla proget- so di riformulare il ruolo e i compiti del tualità, che consenta agli «oggetti standard design e dell’architettura. Ciò che solita- di diventare esemplari unici all’interno di mente si chiede a un designer è di saper una serie di prodotti simili, ma non iden- interpretare le esigenze della collettività, di tici»4, il cui scopo è «di procurarci il pia- essere, come si suole dire, “al passo con cere di un rapporto di autenticità con noi i tempi”; tuttavia, per Pesce l’artista deve stessi»5. essere in primis un creativo guidato da una Le oltre duecento opere esposte a Pa- curiosità inesauribile, libero di esprimere lazzo della Ragione, tra disegni, oggetti nel suo lavoro un proprio modo di senti- di design e modelli in scala di progetti ar- re il mondo: solo così egli potrà essere chitettonici e urbanistici (realizzati e non), uno «scopritore dei nuovi significati del rendono conto della straordinaria varietà tempo»1. Egli infatti si è sempre dichiara- degli interessi di Gaetano Pesce. I lavori to contrario allo “stile internazionale dei selezionati coprono un arco cronologico 4 Il tempo multidisciplinare di Gaetano Pesce a Padova

1 2 che dalla fine degli anni Sessanta arriva poltrone proprio per lo stretto legame che 1. Gaetano Pesce, ai nostri giorni e sono inseriti nell’ampio queste intrattengono con il corpo umano; Up 5&6 (1969). spazio del Salone grazie a delle pedane tuttavia, al contrario di un certo tipo di de- colorate, volutamente senza alcun tipo di sign, che sacrifica la funzionalità a un’idea 2. Gaetano Pesce, ordine per permettere al pubblico di crear- astratta di bellezza poco confortevole, la Up di stracci (2016). si il “proprio” percorso all’interno della volontà dell’artista è di creare degli ogget- mostra. Inoltre, come in una Wunderkam- ti diversi, “disubbidienti” e imprevedibili, mer contemporanea, ogni pedana è anche fatti di materiali le cui doti di flessibilità, un contenitore con ante: il pubblico è invi- adattabilità e variabilità sanno meglio in- tato ad aprirle e a illuminare l’interno con terpretare le complesse esigenze della vita una torcia elettrica, scoprendo in tal modo odierna. Egli parte dalla consapevolezza ulteriori declinazioni del pensiero creati- che ormai l’evoluzione tecnologica met- vo di Pesce. La disposizione libera delle te a disposizione dei materiali in grado di opere nello spazio può essere interpretata aumentare il grado di “personalizzazione” come una grande metafora della creazione degli oggetti d’uso come la schiuma di po- artistica e dei percorsi imprevedibili segui- liuretano, il poliestere, le resine e, in gene- ti dall’intelletto umano. Le due sezioni in rale, i materiali plastici di origine sintetica cui è divisa la mostra, come se si trattasse che «assomigliano molto agli esseri uma- di due emisferi cerebrali, sono separate da ni» proprio perché, come questi ultimi, «si un asse centrale formato da una struttura comportano in modi diversi in momenti verticale in vetro contenente i preziosissi- diversi»6 adattandosi a ogni cambiamen- mi disegni e i progetti su carta dell’artista. to. Per questo motivo le sedie e le poltrone Ritornando alle due sezioni, nella parte di di Pesce sono diverse le une dalle altre e destra, visivamente segnalata dalla pre- ciascuna ha un proprio modo di essere e senza dell’enorme poltrona Up di stracci di interpretare le necessità individuali, in (2016), si concentrano i più famosi oggetti virtù della collaborazione virtuosa che si di design creati dall’artista (poltrone, lam- instaura con questi materiali sorprendenti. pade, sedie, stipi, tavoli), mentre a sinistra, Tra le prime opere realizzate da Pesce se- oltre a questi ultimi, troviamo anche una guendo questo principio abbiamo proprio selezione dei plastici riferiti ai suoi proget- la Up 5&6 realizzata in schiuma di poliure- ti architettonici più innovativi. tano e rivestita in Jersey. Conosciuta anche Iniziando dalla sezione dedicata agli og- con il nome di Mamma o Donna, questa getti, la celebre Up 5&6 (1969) può ideal- poltrona richiama le morbide forme del mente aprire il percorso di visita. Tra tutti corpo femminile, accogliendoci in morbi- gli oggetti del vivere quotidiano, Pesce si è do abbraccio come farebbe appunto una concentrato soprattutto sulle sedie e sulle madre al nostro ritorno a casa. Una volta 5 Federica Stevanin

3. Gaetano Pesce, Pratt chair (1984).

4. Gaetano Pesce, Sedia porta-ritratto (2016).

3 4 rotto l’involucro che la contiene sottovuo- ovvero quel “difetto” nella produzione ri- to (permettendo così di abbattere i costi fiutato dagli standard industriali, è prota- di packaging, trasporto e installazione), gonista della “serie diversificata” Nobody la Up 5&6 si sarebbe gonfiata autonoma- is perfect (1994) realizzata in collabora- mente rendendosi pronta all’uso. L’opera zione con la ditta Zerodisegno nel 2002. Si ha anche un messaggio politico: infatti, il tratta di sedie in resina “uniche e imperfet- poggiapiedi sferico collegato alla poltrona te” frutto del gusto e della personale inter- tramite una catena è per l’artista un simbo- pretazione del progetto dell’artista da parte lo dei pregiudizi che rendono prigioniera la del singolo operaio incaricato di realizzare donna. La recente versione gigante dell’o- l’opera. pera, la sopraccitata Up di stracci, ricoper- L’analogo architettonico di questa con- ta di abiti femminili e assediata da bestie cezione è il progetto per una Torre plura- fameliche, viene riproposta da Pesce con lista (1987), anch’esso in mostra, dove la particolare riferimento al clima di violenza “personalizzazione” si fa ancora più spin- e prevaricazione in cui vive la donna nella ta in quanto ogni piano della costruzione società contemporanea. avrebbe rispecchiato non solo internamen- Altre opere presenti in mostra rendono te, ma anche esternamente, il carattere e le conto della ricerca sperimentale avviata preferenze estetiche del singolo inquilino. da Pesce sui materiali moderni impiegabi- Altro esempio di questo modus operandi li nella produzione industriale. Tra queste che combina regola e casualità è la poltro- ricordiamo la Pratt chair (1984), una del- na Senza fine (2010), ideata per Meritalia le nove sedie in resina uretanica a diverse e creata tramite estrusione continua di un densità, il cui nome richiama il celebre isti- cordolo di silicone all’interno di uno stam- tuto d’arte di New York, città nella quale po. Anche in questo caso, la produzione l’artista vive e lavora dagli anni Ottanta. è affidata al singolo operaio e il risultato Partendo dalla prima della serie, così mor- finale è un pezzo unico che esalta l’espres- bida da afflosciarsi su se stessa, arrivando sività intrinseca e la bellezza anomala, a all’ultima, rigida ed estremamente scomo- tratti “malfatta”7, del materiale impiegato. da, la Pratt chair è uno dei primi oggetti Il principio-guida della personalizzazio- di design auto-progettanti ideati da Pesce ne sfocia infine nella creazione di oggetti dove è il materiale stesso a determinare la fatti a immagine e somiglianza della per- forma finale dell’opera. Le caratteristiche sona destinata a utilizzarli. Da questa idea specifiche delle sostanze impiegate con- nascono infatti le poltrone porta-ritratto feriscono a ogni sedia un proprio carat- (come la Sedia porta-ritratto del 2016, che tere, facendo emergere la bellezza che si mostra sullo schienale il volto del dedica- nasconde nella diversità. L’imperfezione, tario), le lampade porta-ritratto e alcuni 6 Il tempo multidisciplinare di Gaetano Pesce a Padova

stipi in resina colorata che troviamo espo- sti a Palazzo della Ragione, come il Man- tegna Cabinet (2006) e il Palladio Cabi- net (2007), quest’ultimo scelto, tra l’altro, come immagine-guida della mostra. La presenza di questi due lavori intito- lati a eminenti personaggi dell’arte veneta introduce il pubblico alla sezione dedicata ai progetti architettonici, tra i quali ne spic- cano due che l’artista ha appositamente concepito per Padova, una città conosciu- ta in tutto il mondo per l’opera di Giotto e di Galileo Galilei. In ordine cronologico, il primo di essi è Passeggiata per Padova 5 (2015). Si tratta di un tragitto pedonale lungo il Tronco Maestro del Bacchiglio- ne pensato per collegare la Cappella degli Scrovegni alla Porta di Ponte Molino, dalla cui torre duecentesca, seguendo un’inter- pretazione errata, ma ormai entrata nella leggenda, “Galileo molta via dei cieli sve- lò”. Così recita un’epigrafe murata in epoca ottocentesca nell’intradosso della torre dal letterato Pier Carlo Leoni, un’indicazione suggestiva che ha certamente affascinato l’artista. Il collegamento pedonale pro- gettato per unire tra loro questi due luoghi della città è caratterizzato dalla presenza di 6 una pavimentazione e di lampioni a forma di punto interrogativo, elemento che allude che ha dato le proprie forme alla poltrona 5. Gaetano Pesce, alla curiosità che anima la mente di scien- Up 5&6 e che qui l’artista interpreta come Torre pluralista (1987) . ziati e artisti. L’altro progetto, qui presen- un monumento alla liberazione delle don- tato in anteprima mondiale, è intitolato Pa- ne da ogni forma di schiavitù fisica e psico- 6. Gaetano Pesce, logica. Alla creatività e al femminile Pesce Padova onora Galileo dova onora Galileo (2015). Esso consiste (2015). nella costruzione di un complesso di nuovi affida un messaggio di speranza, convinto edifici nella zona di Ponte Molino (tra i che «il prossimo futuro sarà fatto di carat- quali una torre-osservatorio trasparente al teristiche femminili che, essendo state a lungo represse, sono portatrici di energie cui apice si trova il volto di Galileo Galilei 8 con lo sguardo rivolto al cielo) con l’obiet- fresche e di innovazione» . tivo di far diventare questo luogo un centro l d’informazioni e di esposizioni dedicate al celebre fisico toscano che ha trascorso di- ciotto anni della sua vita a Padova. Parte della mostra sono anche le due 1) G. Pesce, Elastic architecture (1966), in D. grandi opere collocate per l’occasione di Dardi, G. Mercurio (a cura di), Gaetano Pesce. Il tempo della diversità, cat., Fondazione MAXXI, fronte a Palazzo Moroni, immagini am- Electa, Milano 2014, p. 252. bivalenti di dolore e rinascita. La contro- 2) Pesce, Marcel Duchamp è morto (1975), op. cit., p. 258. versa e provocante Italia in Croce (1978), 3) Pesce, Differenza significa vita (1978), op. presente in forma di modellino in Salone, cit., p. 260. sollecita l’avvento di una classe politica 4) Pesce, Il tempo delle domande (1996), op. cit., p. 271. più attenta a interpretare le sfide e i cam- 5) Ibidem. biamenti del tempo presente, mentre la 6) Pesce, Testo inedito di Gaetano Pesce (1994), op. cit., p. 267. Maestà tradita (2016) è una scultura mo- 7) Ibidem. numentale con protagonista la prigioniera 8) Ibidem. 7 Roberta Lamon

di Palazzo Roccabonella Roberta Lamon

Si ricostruisce la storia di un palazzo che nel corso degli anni fu abitato da illustri personaggi, sia italiani che stranieri.

Palazzo Roccabonella in via S. Francesco palazzo doveva avere l’aspetto e le dimen- rappresenta una delle architetture più pre- sioni di una residenza signorile, adatta ad gevoli del centro storico di Padova (fig. 1); accogliere l’illustre ospite, futuro cardina- tra il 14981 e i primi anni del Cinquecento le, e il suo seguito. fu ricostruito su un precedente edificio da Una descrizione indiretta dell’edificio Andrea Roccabonella, fratello del famoso viene da un contratto che lo speziale Gio medico e filosofo Pietro, per quarant’an- Batta Meneghini aveva stipulato nel 1527 ni professore nell’Università di Padova2. con il lapicida Bartolomeo Cavazza da L’esercizio della medicina vantava una Sossano,6 al quale aveva chiesto di prende- lunga tradizione nella loro famiglia origi- re a modello per la propria dimora al Pomo naria di Conegliano, ma trasferitasi prima d’Oro, in contrada del Duomo, i balconi, a Venezia e poi a Padova; infatti erano stati le finestre e gli altri elementi decorativi del medici sia il nonno che il padre Ludovico. palazzo di Andrea Roccabonella e di usare Sembra invece che Andrea non si sia mai la stessa pietra di Nanto7. Da ciò si deduce laureato, preferendo dedicarsi all’ammini- che il palazzo di via S. Francesco doveva strazione del cospicuo patrimonio3. riscuotere l’apprezzamento dei contempo- Nel suo testamento Andrea Roccabo- ranei, distinguendosi per l’eleganza della nella, non avendo eredi diretti ma solo un composizione architettonica. figlio naturale, Giacomo, al quale aveva Nonostante le disposizioni testamenta- concesso di portare il cognome Roccabo- rie, il 31 dicembre 1542 il palazzo fu ven- nella, stabiliva di lasciare la casa grande duto a Giovanni Gioacchino da Passano de statio posta in Padoa, ne la qual io ha- (1465-1551), nobile genovese trasferitosi bito al presente, alla nipote Corona, del a Padova con la giovane moglie Caterina ramo della famiglia rimasto a Conegliano, Sauli dopo una lunga e brillante carriera e quindi al fratello di lei Paolo, a condizio- diplomatica in Francia8. Da uno scambio ne che rispettassero l’obbligo di non ven- epistolare con l’amico Pietro Bembo si derla, né donarla, né metterla a livello4. viene a sapere che intorno al 1544 l’edi- Andrea Roccabonella moriva nel 1511 e ficio fu oggetto di un significativo inter- pochi anni dopo, il 29 settembre 1519, il vento di riadattamento e di ampliamento9. nipote Paolo dichiarava una casa de statio In questa circostanza, alla proprietà fu ag- in contrà S. Francesco, a Padova5. gregata la costruzione confinante a est, po- Nel 1521 il palazzo fu affittato a Reginal sta tra il cinquecentesco palazzo e la casa Pole, giunto a Padova per motivi di studio all’angolo tra via S. Francesco e il vicolo e rimastovi fino al 1526. Imparentato con i Santa Margherita, creando uno spazio ben reali inglesi (il padre Richard Pole era cu- definito nell’area retrostante e dotato di gino di Enrico VII, mentre la madre Mar- tutte le caratteristiche di una residenza no- garet, contessa di Salisbury, era nipote di biliare. Dopo la morte del marito, Caterina Edoardo IV), a Padova il giovane principe Sauli, che nel corso degli anni si era avvici- entrò subito in contatto con il circolo lette- nata alle nuove idee della Riforma, rimase rario di Pietro Bembo, stringendo amicizia a Padova con i cinque figli fino al 1560, con l’umanista Cristoforo Longolio, con il facendo della sua abitazione il punto d’in- quale fino al 1522 aveva condiviso l’abita- contro di un circolo eterodosso, collegato zione padovana, e con i maggiori intellet- con vari ambienti filoprotestanti dell’Italia tuali del periodo. Già all’epoca, quindi, il settentrionale10. 8 Palazzo Roccabonella

2

1 Un ulteriore passaggio di proprietà è documentato dall’atto notarile del 30 ago- sto 1597, con il quale Roberto Papafava del fu Marsilio acquistava da Sigismondo Capodilista, procuratore del conte Anto- nio da Passano di Genova, il palazzo con 3 il fronte su via S. Francesco, compresi i derivante dal modello originario, resta la 1. Palazzo Roccabonella. rustici adibiti a cantina e stalla, un corti- parte centrale dell’edificio, che longitudi- le, un ampio giardino e un’altra casa che nalmente occupa quattro archi di portico aveva il prospetto sopra la stessa strada11. 2. Particolare della anziché tre, con conseguente asimmetria facciata del palazzo. La proprietà confinava a nord con il muro del prospetto: la pentafora centinata è po- dell’orto e con la serie di case della con- sta sopra la terza arcata, mentre un modu- 3. Soffitto a volta dello trada del Pozzo Dipinto, oggi via Cesare lo composto da monofora con poggiolo, scalone principale Battisti, a levante con un’altra casa e la finestrino quadrato e monofora si ripete all’interno del palazzo stradella di S. Margherita, a ponente con sopra le altre tre arcate14. Tale composizio- cinquecentesco l’abitazione della signora Maria Mersi e (foto su concessione 12 ne confermerebbe che l’edificio sia sorto con la proprietà Zabarella . In preceden- dall’unificazione di più corpi di fabbrica di Ambra Conservazione e Restauro srl). za, Roberto Papafava risiedeva con la sua preesistenti. L’attico presenta una serie numerosa famiglia nel palazzo di contrada di piccole finestre a tutto sesto, ritagliate S. Martino, ma l’aumento dei nuclei fami- nell’elaborata cornice del sottotetto. Il tetto liari che, per vincoli ereditari, coabitavano sporge notevolmente dal profilo della fac- all’interno dell’edificio lo indusse a trasfe- ciata, alla quale è collegato da una serie di rirsi in un’altra residenza, acquistando per vele (fig. 2). 8000 ducati il prestigioso palazzo di via L’interno segue lo schema comune alle S. Francesco. Grazie a una oculata gestio- fabbriche del periodo, con androne al pia- ne del patrimonio e a una vantaggiosa po- no terreno e salone passante al piano no- litica matrimoniale, la ricca famiglia Papa- bile, il cui soffitto alla sansovina è impre- fava aveva raggiunto l’apice della potenza ziosito da travi dipinte e da un’alta fascia economica proprio tra il Cinquecento e il decorata. In origine, questa sala e le stanze Seicento; a questo periodo risalgono infatti adiacenti dovevano essere riccamente de- numerosi contratti d’acquisto di case e ter- corate, come testimonia la presenza di al- reni in città e nel padovano13. cuni lacerti di affreschi del Cinquecento, A testimonianza della struttura del pa- rinvenuti durante l’ultimo restauro. I due lazzo, definita a metà del Cinquecento e piani sono collegati da uno scalone, con 9 Roberta Lamon

soffitto voltato e dipinto a finti cassettoni 4. Scorcio del tratto (fig. 3). di via S. Francesco con Le caratteristiche architettoniche del pa- l'edificio medievale a lazzo richiamano i modi di Lorenzo da Bo- merlatura confinante logna, attivo a Padova proprio negli anni ad ovest con il Palazzo Roccabonella. a cavallo tra Quattrocento e Cinquecento; alla costruzione hanno sicuramente contri- buto esperte maestranze locali15. Sulla facciata, in origine riccamente af- frescata, sono ancora visibili alcuni lacerti dell’antica decorazione. Nelle vele del cor- nicione sono dipinti amorini in atteggia- menti guerrieri, alternati a patere in campo blu; entro finte nicchie nel piano del sotto- tetto sono dipinte figure allegoriche. Una fascia marcapiano decorata con delfini af- frontati e vasi, oggi non più visibile, cor- reva immediatamente sotto le finestre del sottotetto. In parte conservato è invece il fregio sotto la pentafora, nel quale si rico- noscono tritoni appaiati, cavalcati da putti 4 e alternati a delfini16. Degno di nota è anche il sottoportico, sequenza verticale di portale bugnato, bifo- in origine riccamente decorato sulle volte ra arcata al piano nobile e coppia di finestre degli archi e sulla parete di fondo, dove rettangolari al secondo piano, conclusa in sono ancora visibili alcuni lacerti di affre- alto da un cornicione aggettante a dentelli schi raffiguranti conchiglie. Per risponde- che nasconde frontalmente l’antica merla- re all’esigenza di arrivare fin dentro casa tura. Ai lati della facciata sono state inserite comodamente in carrozza, su questa parete due piccole testine (fig. 5). Dal portale si si apriva in origine un ampio portone, dal accede a un atrio con volta stellare a otto quale, attraverso l’androne, si raggiungeva spicchi, decorata con il Leone di San Mar- il cortile retrostante, dove si trovava la ri- co, ripetuto su quatto lati (fig. 6). messa e la stalla. Intorno al 1940 l’intera Nel Settecento la famiglia acquistò anche parete fu trasformata con l’apertura di ve- il palazzo d’angolo, tra via S. Francesco e trine per negozi. vicolo Santa Margherita. L’ampliamento Nel corso degli anni, la proprietà fu ulte- della proprietà permetteva di allungare di riormente ampliata. Il 25 febbraio 1654 Bo- tre campate la facciata su via S. Francesco nifacio Papafava acquistava metà della casa e di ingrandire il cortile interno, creando confinante sul lato ovest e appartenente ai così un’ampia oasi di verde e di luce in una fratelli Roberto ed Enrico del fu Marsilio zona di Padova ad alta densità edilizia. An- Papafava, del ramo del Bo17. L’edificio ri- che questo edificio, ricostruito nel Seicento saliva al periodo medievale come testimo- utilizzando parte di un’antica struttura, si nia parte dell’antica struttura ancora visi- evidenzia per la qualità architettonica: la bile nel tratto di parete in laterizio e nella facciata si sviluppa su tre archi di portico merlatura alla sommità dell’edificio (fig. 4). ed è movimentata da una trifora centrale In un primo momento la casa fu affittata con poggiolo sorretto da mensole e due fi- per 150 ducati l’anno18. In seguito, però, la nestre per lato, tutte trabeate; sei aperture necessità di avere a disposizione uno spazio rettangolari danno luce al sottotetto. In cor- di rappresentanza spinse il figlio di Bonifa- rispondenza dell’arco centrale del portico cio, Ubertino Carlo Papafava, a commissio- si apre un portone d’accesso al retrostante nare la ristrutturazione di questo edificio, cortile. compiuta verso la fine del Seicento, come Nel catasto napoleonico del 1810 i Pa- dimostra lo stile barocco dell’insieme. Il pafava risultavano ancora proprietari del- prospetto intonacato presenta la consueta l’intero complesso edilizio, mentre il suc- 10 Palazzo Roccabonella

cessivo catasto austriaco registra una pri- ma divisione della proprietà, con la casa d’angolo intestata ad Anna Medoro e il cinquecentesco palazzo, con corti e rusti- ci, intestato ai fratelli Giacomo e Agostino Straulino. Una ulteriore frammentazione si registra nel 1870, quando l’area occupata dal giardino, che si estendeva da vicolo Santa Margherita alla proprietà Zabarella, fu ceduta a Giuseppe Taboga19. Intorno al 1920, l’intera proprietà fu ac- quistata dalla S.A.D.E., Società Adriatica Di Elettricità, fondata da Giuseppe Volpi 5 nel 1905. Subito dopo iniziarono i lavori di adattamento in vista della nuova desti- nazione a uffici. Gli interventi riguardarono soprattutto il palazzetto di raccordo, dove furono demolite gran parte delle pareti di- visorie interne, e la casa d’angolo, con la chiusura del portone e l’apertura di due fi- nestre nella parete del portico20. Con la nazionalizzazione dei servizi elet- trici del 1962 e la conseguente cessazione dell’attività della SADE, il palazzo passò in proprietà all’ENEL; nel 2007 fu ceduto a una società privata, ma ancora oggi è co- 6 nosciuto dai padovani come l’edificio dove 8) F. Ambrosini, L’eresia di Isabella, vita di 5. Facciata dello stesso, si andava a pagare le “bollette della luce”. Isabella da Passano, signora della Frattina (1542- a sinistra di Palazzo Attualmente è in corso il suo restauro, 1601), Franco Angeli, Milano 2005, p. 41, nota 83. I coniugi da Passano risiedevano nel palazzo Roccabonella. articolato in una serie di operazioni mirate almeno dal 1538. a ripristinare, per quanto possibile, l’antica 9) G. Moro, Pietro Bembo e Giovanni Gioacchi- 6. Volta stellare decorata no da Passano, “Padova e il suo territorio”, n. 186, nell’atrio a pianterreno struttura edilizia e a risanare le differenti aprile 2017, pp. 17-22. situazioni di degrado per una nuova desti- 10) F. Ambrosini, Una vedova genovese nella dell’edificio a sinistra di nazione residenziale e commerciale. Padova del Cinquecento: Caterina Sauli da Passa- palazzo Roccabonella. no, in Donne di potere nel Rinascimento, a cura di l L. Arcangeli e S. Peyronel, Viella editrice, Roma 2008, pp. 169-191. 11) Inventario dell’eredità di Roberto Papafava, 1) Il 25 aprile 1498 Andrea Roccabonella aveva ASPd, Archivi privati diversi, Papafava, vol. 243, chiesto al Consiglio cittadino il permesso di ese- c. 10. guire certi lavori di robustamento della propria 12) ASPd, Estimo 1615, b. 25, polizza 2111. casa. P. Verrua, Cinque orazioni dette dall’umani- 13) Inventario dell’eredità…c. 2-23. sta Francesco Negri nello Studio di Padova, “Ar- 14) I tre poggioli della facciata non sono origi- chivio veneto-tridentino”, I, 1922, pp. 194-236, in nali, ma sono stati aggiunti agli inizi del Novecen- particolare p. 231, n. 2. to; Rilievi di antiche fabbriche padovane, a cura di 2) Nella vicina chiesa di S. Francesco si trova, G. Bresciani Alvarez e P.L. Fantelli, La Garangola, purtroppo smembrato, il monumento funebre a Padova 1997, p. 44. Pietro Roccabonella, morto nel 1491; il monumen- 15) G. Lorenzoni, Lorenzo da , Neri to fu iniziato da Bartolomeo Bellano e ultimato tra Pozza Editore, Venezia 1963, p. 73. il 1496 e il 1498 da Andrea Briosco. 16) P.L. Fantelli, Pittura murale esterna nel Ve- 3) Un elenco dei beni posseduti da Andrea Roc- neto; Padova e provincia, Ghedina e Tassotti edi- cabonella emerge dalla lettura del suo testamen- tori, Bassano 1989, p. 40 to. ASPd, Corporazioni soppresse, S. Francesco 17) G. Bonfiglio Dosio, Il fondo miscellanea Grande, vol. 5, c. 83v-91v. vecchia dell’Archivio Papafava dei Carraresi, 4) Ivi.Vedi anche F. Piovan, Il testamento di estratto da “Atti e Memorie dell’Accademia Ga- Cristoforo Longolio, “Italia medioevale e umani- lileiana di Scienze, Lettere ed Arti”, CXXI (2008- stica”, XLIV, 2003, pp. 249-270. 2009), parte III, pp. 162-397, p. 271, fasc. 11. 5) ASPd, Estimo 1518, b. 244. 18) ASPd, Estimo 1668, b. 55, polizza 4113. 6) Presso il lapicida Bartolomeo Cavazza da 19) ASPd, Catasto austriaco, Censo Stabile, Sossano, che aveva bottega a Ponte Tadi, aveva vol. 84, partita 4430. iniziato il suo tirocinio Andrea Palladio. 20) AGCPd, Fondo Atti Amministrativi per ca- 7) E. Rigoni, L’arte rinascimentale in Padova, tegorie, CE 244/1928, prot. 12397 e CE 955/1932, Editrice Antenore, Padova 1970, p. 168. prot. 44826. 11 Franco Benucci

di L'iscrizione del Ponte Franco del Podestà di Piove Benucci

L’avventuroso ritrovamento da parte di uno studioso locale dell’iscrizione cinquecentesca del Ponte di San Nicolò ha aperto la strada al suo restauro e alla scoperta di alcune significative pagine della storia del paese.*

Nel 2011, un amico di Rimini, accanito mento in cemento armato, forse un secolo studioso di storia malatestiana, conoscen- dopo l’opera di Berchet. do il mio interesse per la ricerca in cam- Passò ancora qualche anno e casualmen- po epigrafico, mi chiese di aiutarlo a rin- te a settembre 2014, in occasione di una tracciare la lapide che, secondo lo storico festa di strada al Portello, presso il ban- ottocentesco Guglielmo Berchet, avrebbe chetto dell’editore Tracciati mi imbattei ricordato la figura di Pandolfo Malatesta in un volumetto del 2009, Il nonno di mio di Girolamo, esponente di spicco del ramo nonno, di Adriano Smonker, sottotitolato del casato romagnolo trapiantatosi a Ve- “Romanzo storico sul ponte di S. Nicolò nezia nel 1493, che “fu podestà a Piove di e altri racconti”, che recava in copertina la Sacco nella Padovana, dove sul ponte di foto, per la verità non molto leggibile, di S. Nicolò leggesi la seguente inscrizione una pietra verdognola e in apparenza assai mdlxxi pandulphus malatesta pote- sbrecciata, di formato vagamente pentago- state pleb. sacc. deputat. hieronim. de nale, con tre stemmi a rilievo poco ricono- boli1. Recatomi a Piove nel pomeriggio di scibili. Incuriosito, e ancora memore della una nebbiosa domenica di novembre, vi- vana gita piovese, lo sfogliai e subito vi sitai la chiesa di San Nicolò nel suburbio trovai un lungo (benché a tratti ingenuo e orientale del capoluogo saccense, un tem- fuorviante) “Studio sugli Stemmi Nobiliari po sede della locale fraglia dei barcari, con del ponte in pietra di S. Nicolò”, in cui si i suoi interessanti affreschi medievali e il parlava di un Pandolfo Malatesta “dispo- trafugato e ritrovato polittico di Guglielmo dea (?)”, di un Gerolemo de Bolis, dello Veneziano (1364)2, e mi spinsi poi fino al stemma “della Magnifica Comunità di Pio- vicino ponte sul Fiumicello, osservandone ve di Sacco, con il suo bel S. Martino a ca- attentamente tutti i lati e scendendo fin sul vallo” ecc.3. Qualcuno mi aveva anticipa- bordo dell’acqua su entrambe le rive per to, trovando già nel 2009 ciò che io avevo verificare l’eventuale presenza della pre- vanamente cercato nel 2011 tra le nebbie sunta iscrizione commemorativa nelle parti della Saccisica. Fotografai la copertina, più nascoste del manufatto. Al di là della memorizzai la data e, avvisato l’amico di piacevole esplorazione domenicale e della Rimini del ritrovamento in corso, proseguii successiva passeggiata al Santuario delle l’indagine in biblioteca e su internet, dove Grazie, la spedizione si concluse però con il professor Adriano Smonker (che per for- un nulla di fatto e dovetti così comunicare tuna si chiama così ed è perciò facile da all’amico che l’attuale ponte di San Nicolò trovare) ha un blog. E improvvisamente fu di Piove è un modesto manufatto, del tut- tutto chiaro, o quasi: la nebbia e la moder- to anonimo e assolutamente moderno, che nità non c’entravano, ero solo stato ingan- non presenta nessuna componente struttu- nato dalla formulazione di Berchet (“Piove rale né decorativa o epigrafica risalente o di Sacco nella Padovana, dove sul ponte di riconducibile al 1571: se iscrizione mala- S. Nicolò leggesi”). Il ponte in questione testiana vi era, essa doveva trovarsi su una non era a Piove, ma a Ponte San Nicolò: precedente versione del ponte ed essere seguiva una dettagliata e colorita spiega- stata eliminata in occasione del suo rifaci- zione del luogo in cui si trovava la pietra 12 L'iscrizione del Ponte del Podestà di Piove

1 2

(sulla “prima delle antiche arcate del vec- 1. L’iscrizione del chio ponte” sul Bacchiglione) e del modo ponte di San Nicolò in cui era avvenuto il ritrovamento (“in durante il restauro. bicicletta, da solo, armato di una sempli- ce scopa, un assolato pomeriggio d’estate 2. Ponte San Nicolò: la […] tra barriere pungenti di ortiche e stra- spalla della bova e una ti secolari di muschio, […] attento a non pila del vecchio ponte inciampare e cadere nell’acqua che scende in pietra, poco a valle del nuovo manufatto scrosciante fin sotto la riva”). metallico. Mi recai sul luogo, anch’io in bici e con la scopa: la pietra era lì che aspettava pa- 3. Particolare della zientemente un altro fotografo, un altro ri- 3 spalla della bova di levatore, un’altra misurazione, altre rifles- navigazione: sioni. Una su tutte: ma cosa c’entra Pan- sediamento, posto all’incrocio tra le vie è evidenziata dolfo Malatesta podestà di Piove, che poi d’acqua e di terra che collegavano Padova la posizione non è del 1571 ma di vent’anni dopo, con alla Saccisica e alla Laguna. L’epigrafe – dell’iscrizione del 1591. Ponte San Nicolò? Scrivo poi ad Adria- un irregolare pentagono ricavato lavoran- no Smonker, autore del ritrovamento, che do a risparmio la superfice e resecando gli abita da quelle parti, perché proponga al spigoli inferiori di un blocco rettangolare sindaco che la pietra sia recuperata, restau- di Pietra d’Istria4 che misurava in origine rata, messa in salvo, comunicandogli che circa 100×75×25 cm (al vivo 100×69×20) intanto indago meglio su tutta la questione e sagomato con un dente inferiore e due e che sono disponibile a collaborare. Lui scansi superiori per favorire l’incasso nella mi risponde quasi subito che sì, la cosa è muratura – presenta una piena integrazio- già in movimento, la proposta è già stata ne tra il dato testuale e quello araldico, che fatta, già si parla di restauro e di copia, ma si confermano a vicenda. Il testo, inciso ci vorrà un po’ di tempo, e se voglio colla- in una capitale epigrafica un po’ incerta e borare ben venga. Bene, ripartiamo dall’i- disposto su sei righe negli spazi di risulta nizio. compresi fra tre eleganti stemmi a cartoc- * * * cio bombati e tra questi e i margini della L’iscrizione di Ponte San Nicolò, ritro- pietra, recita: vata da Adriano Smonker, era inserita nella mdlxxxxi muratura del lato di monte della spalla in (arma pandolfo (arma riva destra (verso Padova) del vecchio pon- Piove di mala Mala- te in muratura – le cui pile sono ancora vi- Sacco) testa testa) sibili poco a valle del manufatto metallico p(on)te del • pode(st)a d(e) p(ie)ve del 1913 – accanto allo stretto passaggio gerolemo (arma de • bolis della bova di navigazione che affiancava de Bolis) a ovest lo spazio un tempo occupato dai Lo specchio epigrafico è delimitato da mulini natanti che furono all’origine e per solchi solo lungo la porzione inferiore dei lunghi secoli costituirono la principale se lati verticali e lungo quelli obliqui; tutte le non esclusiva ragion d’essere di quell’in- abbreviature lessicali sono per contrazio- 13 Franco Benucci

ne, come indicato dagli scioglimenti tra parentesi tonde (per il toponimo si è scelta la forma antica ed etimologica di Pieve), mentre la preposizione de è resa con la sigla Ð. Il testo è stato edito e interpreta- to – in modo più o meno frammentario e infedele, spesso traducendolo arbitraria- mente in latino – da Salomonio (che indica genericamente una collocazione a Ponte San Nicolò, ad pontem fluminis), Berchet 4a 4b 4c (che come si è visto equivoca col ponte di San Nicolò a Piove di Sacco), Pinton (che rinvia a Salomonio) e Smonker (che arbi- trariamente afferma “tale scritta risultava essere al centro delle tre arcate del pon- te, in posizione, quindi, molto visibile”)5. Una più attenta descrizione dell’epigrafe e della sua collocazione presso l’antico pon- te (ad pontem, in effetti), “sul muraglione delle vecchie bove di navigazione”, si tro- va nel recente volume di Daniela Borga- 6 to su Ponte San Nicolò , che non ne offre 5a 5b 5c però la completa trascrizione: se ne ricava comunque che, come era normale fino alla metà del XX sec., l’iscrizione del ponte era destinata a essere vista da chi transitava in barca lungo il fiume e non da chi percorre- va la soprastante strada Piovese. Come si vede, si tratta di un’iscrizione segnaletica del manufatto su cui era affissa, che ricorda al tempo stesso la sua natura pubblica, la data di costruzione e i personaggi coinvolti nell’operazione. 6a 6b 6c Il primo citato è Pandolfo Malatesta, po- destà veneto di Piove di Sacco nel 1590-92 quarti inferiori – è assai meglio leggibile 4. L’arma civica di Piove alla base del pilo della bandiera posto di di Sacco: a) sull’epigrafe del e in quella veste committente della costru- ponte di San Nicolò, b) alla zione del ponte: pronipote del Pandolfo si- fronte al palazzo pretorio (attuale Munici- pio) di Piove, ugualmente datato al 1591 base del pilo alzabandiera gnore di Rimini che giunse a Venezia nel a Piove, c) in una moderna 1493 per ottenere la protezione della Re- e dove pure compare, con un San Marco rappresentazione digitale. pubblica per il suo Stato minacciato da Ce- in moleca, il primo stemma presente (ma 5. L’arma dei Malatesta: sare Borgia (il duca ‘Valentino’) e che nel anch’esso assai consunto nella parte su- periore) sulla nostra iscrizione, ovvero la a) sull’epigrafe del ponte di 1503 scambiò la signoria romagnola con San Nicolò, b) alla base del quella di Cittadella e fu ammesso al Mag- nota arma civica di Piove, col san Martino pilo alzabandiera a Piove, gior Consiglio, il nostro Pandolfo era figlio a cavallo intento a spartire il mantello col c) nello stemmario Fugger 8 di Girolamo q. Carlo e della sua seconda povero . di Monaco (BSB, Insignia moglie, la padovana Paola Zaccarotto di Girolamo de Bolis, il cui nome si legge Venetorum 1, XVI sec.). Angelo; provato nobile nel 1555, sposò nel nell’ultima riga ai lati della sua arma (d’ar- 6. L’arma dei Bolis: 1581 Griseide Barbarigo q. Nicolò, morì gento al bue andante di rosso sostenuto da a) sull’epigrafe del ponte di nel 1595 e fu sepolto in San Francesco a una campagna di verde), esponente d’una San Nicolò, b) nel Blasone Piove7. La sua arma gentilizia (inquartato: famiglia d’origine dalmata appartenen- delle antiche famiglie I e IV d’argento a tre sbarre scaccate d’o- te all’antico patriziato civico di Scardona padovane 1847, c) da Heyer ro e di rosso, II e III di verde a tre teste (oggi Skradin, presso Sebenico, sede ve- von Rosenfeld 1873. al naturale poste 2, 1) – riconoscibile sulla scovile fino al 1828)9, era invece il sin- nostra epigrafe solo per quanto rimane dei dico (rappresentante del territorio) della 14 L'iscrizione del Ponte del Podestà di Piove

podestaria di Piove, deputato (incaricato) a seguire da vicino lo svolgimento dei la- vori del ponte commissionati dal podestà Malatesta: lo si trovava menzionato, ap- punto in qualità di sindico della podesta- ria e insieme al collega Pietro Zara sindi- co della comunità (cioè della città), anche nell’iscrizione posta nel dicembre 1595 sull’architrave all’ingresso dello scalone dell’aula consiliare di Piove10. I Bolis di Piove di Sacco avevano tomba di famiglia nella locale collegiata di San Martino (il Duomo): l’iscrizione, datata al 1600 e ora scomparsa, citava insieme a Girolamo i ge- nitori Leone e Isabella de Amatis, il fratel- lo Flaminio e la moglie Dionisia11. Resta da chiedersi perché l’antico ponte di San Nicolò fosse stato commissionato e firmato dal podestà e dal sindico di Piove, quando le fonti e la cartografia storica sono costanti e coerenti nell’indicare Ponte San Nicolò tra le “Ville soggette” alla Vicaria 7 di Conselve12: pur trovandosi presso il tri- plice confine tra i Termini di Padova, la Vi- cesco Orsato, che certamente avrà avuto 7. Atlante novissimo caria di Conselve e la Podestaria di Piove, bisogno di qualche settimana per potersi 1785, particolare della l’antico nucleo demico di Ponte San Nico- organizzare e prendere possesso della ca- tav. B. XIII: l’asterisco lò, racchiuso dall’ansa del Bacchiglione rica, che risulta poi regolarmente espletata rosso indica la posizione rettificata alla metà del XIX sec., ricadeva fino all’agosto 1592, mentre il predecesso- di Ponte San Nicolò, all’interno dell’ansa infatti in pieno nel territorio conselvano re aveva verosimilmente già lasciato l’in- 13 del Bacchiglione e nel e parrebbe quindi ovvio aspettarsi che la carico . Pandolfo Malatesta e Girolamo territorio della Vicaria di realizzazione dell’importante manufatto de Bolis non poterono così trovare sull’al- Conselve (rosa), presso sul fiume che segnava il confine tra Con- tra sponda del fiume nessun interlocutore il triplo confine con i selvano e Saccisica avesse visto un inter- istituzionale per commettere, inaugurare e Termini di Padova (giallo), vento almeno concorrente se non esclusivo firmare congiuntamente l’opera che fino al e la Podestaria di Piove del vicario di Conselve, che risulta invece 1913 avrebbe unito i due territori, separati (verde). del tutto assente dalla memoria epigrafica. fin dal 1509 (quando il ponte medievale, Ragione di questa apparente anomalia fu varie volte distrutto dagli eventi bellici e probabilmente il fatto che al tempo della naturali e sempre rifatto, era stato definiti- costruzione del ponte la Vicaria di Consel- vamente vittima delle vicende della guerra ve era in ‘sede vacante’: dal 1554 infatti, i di Cambrai)14, e furono quindi ‘costretti’ a vicari di Conselve erano eletti dal Consi- fare tutto da soli... glio civico di Padova per entrare in cari- Grazie all’interessamento del sindaco ca non più dal 1° maggio come avveniva di Ponte San Nicolò Enrico Rinuncini e fino al 1553, ma dal giorno di san Lorenzo della consigliera delegata alla cultura Da- patrono di Conselve (10 agosto), nel pieno niela Borgato, assai attivi per il recupero quindi della stagione estiva in cui tradi- e la salvaguardia del patrimonio culturale zionalmente venivano realizzate le grandi del comune, una volta ottenuta la prescritta opere edilizie e ingegneristiche. Nel 1591 autorizzazione della competente Soprin- avvenne però che Giulio Descalzi, eletto a tendenza, nel maggio 2015 l’iscrizione è inizio anno per succedere ad Andrea Cit- stata rimossa dalla sua sede originaria15 e tadella, morì nell’imminenza dell’ingres- subito restaurata dalla ditta RWS di Vigon- so nel “reggimento” così che il Consiglio za, nella cui sede ho avuto l’opportunità di padovano dovette procedere il 25 agosto a rilevarla e studiarla da vicino: l’elimina- una nuova elezione, nella persona di Fran- zione dei secolari depositi di muschio, li- 15 Franco Benucci

cheni e sporcizia, ha così riportato alla luce il candore originario della Pietra d’Istria e restituito piena leggibilità al testo e al su- perstite apparato araldico: essa è ora col- locata nell’atrio del palazzo comunale di Ponte San Nicolò su un supporto metallico progettato dall’architetto Andrea Marcolin e realizzato a titolo gratuito dallo storico fabbro locale Danilo Franchetti, mentre nel sito d’origine è stata collocata una co- pia pure realizzata dalla RWS: entrambi gli interventi, di restauro e ricollocazione dell’originale e della copia, sono stati inau- gurati in occasione della festa patronale di dicembre 2016, presenti tutti i protagonisti della felice e virtuosa vicenda. l

* Una versione ridotta e priva di apparati 8 del presente articolo è comparsa in «Comune e Territorio. Notiziario Comunale di Ponte San Nicolò», 7 (aprile-maggio 2017), p. 33; una sintesi Fondazione Rusta Traine, Trieste 2004, p. 170. 8. Ponte San Nicolò, redazionale dell’argomento, col titolo Lo stemma La loro araldica trova riscontro in Blasone delle narra del ponte vecchio, è anche nel supplemento antiche famiglie padovane, ms., Padova 1847, 6 dicembre 2016, Edilizia & restauri de «La Difesa del Popolo» del Biblioteca Civica, BP 1364. II (copia tratta da inaugurazione 23 aprile 2017, p. v. A. Gloria, d’ordine del podestà A. de Zigno, da del restauro 1) G. Berchet, I Malatesta a Venezia, Venezia, un precedente codice posseduto dalla contessa e ricollocazione Tipografia del Commercio, 1862, p. 14. Forzadura), n. 468 e A. Sacchetti, Blasone delle 2) Cfr. P. Tieto, San Nicolò in Piove di Sacco. antiche famiglie di Padova, ms., Padova 1874, dell'iscrizione. Storia, arte, religiosità, Panda, Padova 1996 (per il Biblioteca Civica, BP 1388, p. 141 n. 468: la polittico spec. pp. 70-73). presenza del bue (e non “lupo? volpe? leone?” 3) A. Smonker, Il nonno di mio nonno. Romanzo come supponevano Smonker, cit., p. 12 e Borgato, storico sul ponte di S. Nicolò e altri racconti, cit., p. 23), pur in diversi smalti e posizioni, negli Tracciati, Padova 2009, pp. 9-15. stemmi di tutti i casati omonimi riscontrati (Cesena, 4) Non di “pietra di Nanto, così tenera e friabile”, Rovigo, Bergamo, Dalmazia, ecc.) mostra che si come riteneva Smonker, cit., p. 10. tratta di armi parlanti, verosimilmente basate su 5) J. Salomonio, Agri Patavini inscriptiones una diffusa pronuncia velare [bołis] > [bowis] del sacrae, et prophanae […], Tipografia del cognome. Seminario, Padova 1696, p. 405 n. 2; Berchet, cit., 10) Cfr. Tomasini, cit., p. 75 n. 5; Salomonio, p. 14; P. Pinton, Codice diplomatico saccense, G. cit., p. 295 n. 5; Pinton, cit., p. 293 n. 720. Balbi alle Terme Diocleziane, Roma 1894, p. 25 n. 11) Cfr. Tomasini, cit., p. 64 n. 15; Salomonio, 201; Smonker, cit., pp. 11-13. cit., p. 300 n. 37. 6) D. Borgato, Ponte San Nicolò. Storie di 12) Cfr. A. Cittadella, Descrittione di Padoa uomini, terre, chiese, mulini nel centenario della e suo territorio con l’inventario ecclesiastico costruziome del ponte 1913-2013, CLEUP, Padova brevemente fatta l’anno salutifero MDCV […] 2013, pp. 23, 25. , 7) Cfr. Berchet, cit., pp. 9-11, 14. ms. Padova, Biblioteca Civica, BP 125.II, p. 263A 8) L’inversione nella disposizione e nel- (ed. a cura di G. Beltrame, Conselve, Tipografia l’orientamento dei quarti araldici costituisce una regionale veneta, 1993, p. 178); Salomonio, cit., p. significativa variante rispetto alla più frequente 362; Nota di tutte le Ville del Padovano, Padova, e conosciuta arma Malatesta. Per la posizione di Sardi stampatore della Magnifica Città, 1702. Pandolfo nella cronotassi podestarile di Piove Per la cartografia storica, oltre ai rilievi peritali e v. A. Gloria, Il territorio padovano illustrato, catastali editi da Borgato, cit., pp. 24, 32-33, 92, Prosperini, Padova 1862, III, p. 334; Pinton, cit., 102, si vedano F.A. Rizzi Zannoni, Gran Carta del p. 322. Per il pilo dell’alzabandiera v. già Tomasini Padovano, foglio II, F. Angeli, Padova 1780, e la J. F., Territorii Patavini inscriptiones sacrae et pianta del Padovano di Giovanni Valle, in Atlante prophanae […], S. Sardi, Padova 1654, p. 76 n. 11; novissimo illustrato ed accresciuto [...] dai più Salomonio, cit., p. 296 n. 15. celebri e più recenti geografi, III, A. Zatta, Venezia 9) Per l’origine e la nobiltà dei Bolis – che, 1785, tav. B.XIII. come non sempre avviene, vanno tenuti distinti da 13) Per le vicende qui riassunte cfr. Gloria, cit., omonimi casati di diversa origine (tra cui quello III, pp. 224, 226, che attinge agli atti del Consiglio bergamasco ben documentato anche a Padova civico e alle memorie epigrafiche riportate da nel XVIII e XIX secolo) – v. C.G.F. Heyer von Tomasini, cit., p. 34 n. 44 e Salomonio, cit., p. 355 Rosenfeld, Der Adel des Königreichs Dalmatien, n. 43-44. Nürnberg, Bauer und Raspe, 1873 (Siebmacher’s 14) Sulle quasi trisecolari vicissitudini del ponte Wappenbuch, IV.3), p. 30, tav. 20; R. de Vidovich, medievale cfr. Borgato, cit., pp. 20-25. Albo d’oro delle famiglie nobili, patrizie e illustri 15) Cfr. L’antica lapide del ponte sarà restaurata, presenti nel territorio del Regno di Dalmazia, I, «Il Mattino di Padova», 4 maggio 2015, p. 17. 16 William Beckford a Montegrotto nel 1780

William Beckford di Pier Luigi a Montegrotto nel 1780 Fantelli

Nella sosta del 1780 a Montegrotto lo scrittore inglese poté visitare in anteprima gli scavi archeologici che il marchese Giovanni Antonio Dondi Orologio aveva avviato ai piedi del colle Bortolone.

Verso la metà degli anni ’20 del Settecen- di quadratelli di mamo bianco e nero di to il noto “pubblico primario Professore varia grandezza, e di cui qualche traccia di Medicina Teorica” dell’Università di se ne scorge anche al dì d’oggi”7 (figg. Padova, Antonio Vallisnieri, era in giro 3-4-5). attraverso i Colli Euganei alla ricerca di Tra l’ottavo e il nono decennio del Set- fonti termali per un saggio che pubbliche- tecento l’interesse per questo sito archeo- rà nel 17331. Tra le altre ne individuava logico dal ristretto ambito degli eruditi una “non nominata da alcuno e negletta s’era probabilmente ampliato all’ambien- nel fondo d’un prato, posta infra Mon- te culturale padovano e veneto, costituen- tegrotto, e San Pietro Montagnon. Anzi, do una novità che poteva interessare gli notò che in un prato vicino a detto San stessi viaggiatori. In effetti venerdì 8 set- Pietro, verso l’oriente, che sotto v’è lastri- tembre 1780 qui giungeva da Padova una cato di marmo… segno, che colà fosse una carrozza. Ne discendevano una signora qualche antica piazza”. Il luogo in effetti di mezza età e un’elegante giovane di era già noto, almeno dal XV secolo2 ma 19 anni. Lei era Giustiniana Rosemberg evidentemente se n’era persa la memoria, Wynne contesssa Orsini (fig. 6), lui Wil- se una trentina d’anni dopo è la volta del liam Beckford di Fonthill (fig. 7) da poco “medico fisico” Antonio Pimbiolo degli giunto in Italia per il suo primo “grand Engelfreddi ad occuparsene. Nel 1765 era tour”. La famosa contessa, nota per la stato incaricato dell’esame chimico delle sua relazione con Andrea Memmo e per i acque termali aponensi3 e già l’anno se- rapporti con Giacomo Casanova8, accom- guente ne segnalava l’esistenza ai Rifor- pagnava nella sua tappa veneziana il non matori dello Studio di Padova: fu così che ancora maggiorenne inglese, cercando di Anton Maria Zanetti, Bibliotecario della rendergli piacevole il soggiorno e – forse Marciana, venne incaricato di effettuare – distrarlo da alcune “passioni” che lo tur- il sopraluogo e ricavarne un rilievo, che bavano9. Probabilmente ad una di queste non venne pubblicato4. Tutte queste noti- “passioni” fa riferimento la proposta di zie furono sintetizzate da Salvatore Man- Giustiniana Wynne quando, appunto l’8 druzzato che nella terza parte del trattato settembre, propone la ”gita” archeologica Dei Bagni di Abano5 pubblica il disegno a Montegrotto10 che subito viene intrapre- del sito, oggi conosciuto come area arche- sa: “Le strette strade e le recinzioni che ologica di viale stazione/via degli scavi6 passavamo, nella nostra via per le colline, (fig. 1), aggiungendo in più un’ulterio- apparivano in tutta quell’allegria che ve- re informazione: “Anche sopra il Monte getazione, fiori e sole potevano dare loro. Bortolon suddetto un anno avanti l’epoca Ma i miei piaceri erano offuscati, e vedevo mentovata [1780] (fig. 2) si lavorò a sco- ogni oggetto, per quanto allegro, attraver- prire le fondamenta di un fabbricato, che so uno schermo oscuro11. Profondamente servava sotto di se la curva sassosa e vetta impegnato nella conversazione, la distan- di quel colle, e s’incontrarono de’ lacerti za non mi interessava, e mi ritrovai a en- residui di pavimento a mosaico, composto trare nel prato, sul quale erano disperse le 17 Pier Luigi Fantelli

rovine, mentre pensavo di essere ancora a diverse miglia di distanza. Nessuna scena avrebbe potuto essere più ridente di quella che qui mi si è presentata, o corrisponde- re, in misura più ampia, alle idee che da sempre mi ero fatto dell’Italia”. In effetti i due turisti arrivano in loco nel pieno dell’attività di recupero: il mese se- guente come visto (nota 7) verrà effettuato il rilievo delle strutture portate alla luce sul Colle Bortolone: “Lasciando la nostra car- rozza all’ingresso del prato, ne abbiamo 1 2 attraversato la superficie, e subito abbiamo scorto tra l’erba, una vasca oblunga, incro- stata di puro marmo bianco. Molte delle lastre sono grandi e perfette, apparente- mente portate dalla Grecia, e conservano ancora la loro lucida levigatezza. I tubi per convogliare le acque sono ancora perfetta- mente distinguibili; in breve, l’intera pla- nimetria può essere facilmente ricostruita. Vicino al bagno principale, osservammo la base di diversi ambienti circolari, pavi- mentati con mosaici, di un gusto semplice e ordinato, tutt’altro che inelegante. Le er- 3 4 bacce non sono ancora spuntate tra le fes- sure; e la freschezza delle rovine ovunque collina, conducendo forse ad una sorta di 1. Bagni antichi a mostra che sono esposte da non troppo tempietto, o padiglione, per la ricreazione Montegrotto, S. Mandruzzato, 1794. tempo …”. dei bagnanti in basso”. Dal piano, salgono quindi sul piccolo La cultura classica di Beckford traspare da questa descrizione: poco prima infat- 2. G.M. Pivetta, Topografia colle vicino, il Bortolone o Monte Grot- delle fonti termali to: “Dopo la visita superficiale delle ro- ti aveva scritto “Teodorico è il principe a di S. Pietro Montagnon, vine, salimmo sulla collina appena sopra cui queste strutture sono attribuite; e Cas- 1834. di loro e osservammo una veduta della siodoro, il primo cronista di questo sito, stessa natura, sebbene di un carattere più è citato a conferma dell’ipotesi”; ma evi- 3. Area del Colle amabile ed ampio, di quella che ho visto dentemente lo stato d’animo del giovane Bortolone, da Mussolente. Padova incorona il pae- non gli permetteva maggiore lucidità: “Il S. Mandruzzato, 1794. saggio, con le sue torri e le sue cupole mio spirito era troppo impegnato per fare una qualsiasi colta esposizione, o per di- 4. Rilievo del Colle che si ergono da un boschetto continuo; Bortolone, 31 ottobre e, dai disegni che ho visto, potrei sup- scutere su un argomento, che lascio, con 1780. porre che Damasco presenta un aspetto tutta la sua importanza, alle menti più piuttosto simile. Distogliendo gli occhi da calme e meno impazienti” e quindi si ri- questa ampia veduta, li abbiamo rivolti ai volge al paesaggio euganeo ritrovandovi frammenti sotto i nostri piedi. Le pareti una consonanza di “affetti” più consoni al mostrano l’opus reticulatum, così comune momento: “Una profusione di fiori odoro- nei dintorni di Napoli. Una sorta di ter- si copriva i pendii ed esalava ulteriori pro- razzo, con le restanti basi di colonne che fumi, e il sole declinò, e si avvicinò l’ora circondano la collina, mi porta a pensare immobile, che era solita diffondere nella che in passato vi fossero archi e portici, mia mente una compostezza divina, e ri- costruiti per godere del panorama; poiché portare quella tranquillità che avrei potuto sulla cima non potevo distinguere tracce perdere nel corso della giornata. Ma ora di qualsivoglia considerevole edificio, ha diffuso invano la sua viva freschezza, sarei propenso quindi a concludere che e io sono rimasto, se possibile, più triste e nient’altro che un colonnato circondava la inquieto di prima”. 18 William Beckford a Montegrotto nel 1780

Giustiniana Wynne non era del tutto riuscita nel suo intento: alla curiosità del viaggiatore s’era subito sovrapposto lo stato d’animo inquieto di Beckford, che di fatto conclude il resoconto di questa gita ripetendo – significativamente – il “pateti- co” sonetto del Petrarca O’ giorno, o ora, o ultimo momento, / O’ stelle congiurate a ‘mpoverirme! / O’ fido sguardo, or che volei tu dirme, / Partend’ io, per non esser mai contento?12. l

5 6 with castrati, London 2013 e-book ed.) Beckford 5. Ritratto di Giustiniana sarebbe stato raccomandato alla Wynne dal pittore Rosemberg Wynne. ginevrino Jean Huber, detto Voltaire in quanto fu per vent’anni vicino al filosofo ritraendolo nume- rose volte. Beckford due anni prima aveva visita- 6. Ritratto di W. Beckford to Voltaire nella dimora del filosofo a Ferney (L. di J. Reynolds, 1782. Melville, The life and letters of William Beckford of Fonthill, London 1910, p. 26). 1) A. Vallisnieri, Opere fisico-mediche … II. XI. 9) Sempre secondo T. Mowl (loc.cit) la scelta di Notizie intorno varie acque termali e in primo luo- Jean Huber poteva essere dettata dalla necessità go delle famose de’ Colli Euganei, Venezia 1739, di trovare “ una donna determinata ed esperta per pp. 430-437. iniziare William alla normalità eterosessuale”. Di 2) L. Lazzaro, Le terme di Abano nell’antichità, fatto nel 1784 scoppierà lo scandalo della sua pre- in Per una storia di Abano Terme I, Abano Terme sunta relazione omosessuale con William “Kitty” 1981, p.66. Courtney, che costerà a Beckford la marginalizza- 3) A. Pimbiolo, Osservazioni fisico mediche so- zione da parte della società inglese. pra il sale medicinale delle acque termali di Aba- 10) Per T. Mowl (loc. cit.) fu l’incontro il giorno no, Padova 1768. 4) Lo stesso anno il nipote Girolamo Francesco prima con un giovane della famiglia Cornaro nella Zanetti pubblicava un saggio su di una statua, da loro villa di Fiesso a sconvolgere Beckford. “Era lui interpretata come Esculapio, ritrovata da Gale- sera e stavo ancora dormendo; non in un sonno azzo Dondi Orologio nelle vicinanze e da lui dona- tranquillo, ma in balia di visioni fantastiche. La ta appunto alla Libreria di San Marco. G. Zanetti, mancanza di sano riposo, dopo il mio ritorno a Di una statua dissotterrata appresso gli antichissi- casa, mi aveva gettato in uno stato d’animo feb- mi bagni di Abano e d’altre antichità ivi scoperte brile e impaziente …” “La signora de Rosenberg, nel presente anno, Venezia 1766. trovando i miei tentativi infruttuosi, propose, allo 5) S. Mandruzzato, De’ Bagni d’Abano … III, scopo di sviare la mia attenzione, di partire subito Padova 1794. Sezione II, pp. 15-18. Il brano venne per uno dei Colli Euganei, a circa sei o sette miglia ripreso dall’abate Giuseppe Barbieri nel poemetto da Padova, ai piedi dei quali erano stati da poco I colli Euganei. G. Barbieri, Poemetti descrittivi e scoperti antichi bagni. Ho acconsentito senza esi- didascalici … Firenze 1829, pp.95-97. tazione, poco interessato a dove andavo, o quello 6) P. Basso, Esercizi di rilettura. La documenta- che mi sarebbe successo, purché potessi cambiare zione archeologica sette e ottocentesca su Monte- ambiente”. W. Beckford, Italy, with sketches of grotto Terme (con appendice di Federica Rinaldi), Spain and Portugal, Paris 1834, pp.72-73. in Aquae patavinae. Montegrotto Terme e il terma- 11) Nel testo originale Beckford (W. Beckford, lismo in Italia. Aggiornamenti e nuove prospettive Dreams, waking thoughts ad incidents, 2008, di valorizzazione, Atti del II Convegno naziona- Letter XIII. E-book Biblioteca Virtual Universal le, a cura di M. Bassani, M. Bressan, F. Ghedini, (http://www.biblioteca.org.ar) sembra rimpiangere Padova 2012, pp. 138-142,150; S. Bonomi, C.G. questa sua incapacità di godere del paesaggio euga- Malacrino, Il complesso termale di viale Stazione/ neo: “con quale piacevolezza un simile paesaggio via degli Scavi a Montegrotto Terme, in Aquae pa- avrebbe influito sulla mia immaginazione … osser- tavinae. Montegrotto Terme e il termalismo in Ita- vare le colline di arbusti irregolari, diversificate lia. Aggiornamenti e nuove prospettive di valoriz- con ciuffi di cipressi, macchie verdeggianti e ca- zazione, Atti del II Convegno nazionale, a cura di sette pastorali; come Zuccarelli amava dipingere!” M. Bassani, M. Bressan, F. Ghedini, Padova 2012, 12) “… and be not surprised at my repeating all pp.155-172. Oggi l’area del colle Bortolone è oc- the way, that pathetic sonnet of Petrarch …” È il cupata dall’albergo Augustus (fig. 8). sonetto LVIII delle Rime. Beckford aveva visitato 7) La data 1780 è verificabile in base al rilie- Arquà il 6 settembre, un po’ prima del tramonto, vo dello scavo datato 21 ottobre 1780 (Biblioteca con le poesie del Petrarca nella tasca: “L’ultimo Museo Civico Padova, R:I.P. XIX, 5520), utilizza- atto religioso nel mio piccolo pellegrinaggio, è to da G. Polcastro nel suo saggio Dell’antico stato stata una visita al cimitero; dove ho sparso alcuni e condizione di Padova, Milano 1811, Tav.I) fiori, i più belli della stagione, sulla tomba del poe- 8) N. Isenberg, Caro Memmo, mon cher frère, ta; e partii per Padova dal luce della luna” . W. 2010; B. Brunelli, Un’amica di Casano- Beckford, Dreams, waking thoughts ad incidents, va, Napoli s.d. [1923]. Secondo T. Mowl (William 2008, Letter XI. E-book Biblioteca Virtual Univer- Beckford: Composing for Mozart, Cap. 6. Italy, sal (http://www.biblioteca.org.ar) 19 Vincenzo Mancini

Il giovane Tintoretto di Vincenzo tra Venezia e Padova Mancini

La presenza del giovane Tintoretto nella nostra città, richiamato come altri artisti dal fervore di iniziative pittoriche e decorative in palazzi pubblici e privati.

Un collegamento tra il giovane Tintoret- dal magistero di Rodolfo Pallucchini, cioè to e Padova non passa certo dal ciclo di quello di un maestro orientato a farsi stra- tele di argomento ovidiano oggi dei Mu- da nel genere devozionale, sia pure mar- sei Civici della nostra città (pastische di cando discontinuità e punti di originalità. materiali di bottega nei modi dei seguaci Le non molte Madonne e santi autografe fiamminghi), ma da una sua presumibile si distribuiscono invece nel complesso di presenza verso la metà del 1541. L’episo- una produzione assai varia, che compren- dio è rivelato da una “lettera di favore” a de soprattutto quadri da arredo, ritratti di beneficio di “Maestro Messer Giacomo familiari e amici, affreschi esterni. In altre Pittore” indirizzata al noto giureconsulto parole, il giovanissimo Tintoretto si con- e mecenate padovano Marco Mantova Be- figura versatile decoratore unico a Vene- navides nell’aprile di quell’anno. Autore zia per la sua capacità di destreggiarsi a della missiva è il patrizio Gerolamo Que- partire dal 1537 su piani diversi: dai pa- rini quondam Francesco quondam Gero- ramenti affrescati al pari di Pordenone, lamo, erudito e collezionista di antichità agli apparati ornamentali d’interno come intrinseco di Pietro Bembo e amicissimo Bonifacio Veronese. Anzi, la riconosciu- di Pietro Aretino. Si capisce che la racco- ta precocità del suo talento porterebbe ad mandazione al giovane maestro matura anticipare ulteriormente l’inizio dell’atti- nell’ambito della “Academia Aretiniana”, vità autonoma verso il termine del 1536. cioè dentro quel circolo culturale costitui- Di questa eterogenea produzione avviata tosi in laguna intorno alla figura del poli- tra 1536/37 poco sembra essere soprav- grafo aretino (comprendente sodali del ca- vissuto. Ciò si deve probabilmente anche libro di Marcolini, Tiziano, Serlio, Dolce, al fatto che alcune delle realizzazioni più ma anche dei padovani Speroni, Cornaro significative consistettero in affreschi sui etc.), fautore della venuta a Padova di al- prospetti delle case veneziane. Per calami tri due artisti di tendenza: Giuseppe Porta traditione gli vengono attribuite una doz- Salviati e Lambert Sustris. A richiamare zina di imprese di questo genere. Il pittore nella seconda città della Serenissma tanti ebbe modo di esprimersi con questa tecni- maestri di punta era il grande fervore di ca in vari momenti della sua carriera, ma iniziative decorative in palazzi pubblici e sono certo da far risalire alla giovinezza i privati tradottosi in ghiotte prospettive di primi exploit sull’onda del successo otte- lavoro per pittori padroneggianti la tecnica nuto nel campo dal Pordenone, che negli dell’affresco. anni trenta fu il più innovativo e fortunato Nel mazzo andrà probabilmente incluso decoratore di esterni a Venezia. anche il giovane Jacopo e per motivi che Avrebbe potuto confermarlo il perduto vanno oltre questo oscuro episodio. Ho paramento di palazzo Lippomano a Santa in passato già rimarcato la necessità di ri- Fosca, forse realizzato ante 1537 su com- vedere il ritratto dell’esordiente Giacomo missione di Zuanne quondam Gerolamo Robusti detto il Tintoretto ereditato dalla Lippomano. La prospettiva di un Tinto- stagione di studi novecenteschi governata retto frescante sulle orme di Pordenone 20 Il giovane Tintoretto tra Venezia e Padova

e pronto a prenderne il posto è indicata 1. A.M. Zanetti anche dalla storia della sola impresa del- da Jacopo Tintoretto, la quale resta qualche testimonianza visi- Figura allegorica, Venezia, va grazie ad alcuni lacerti staccati e alle già facciata di Palazzo incisioni settecentesche di Anton Maria Soranzo. Zanetti: il paramento esterno di palazzo Soranzo al ponte di Sant’Angelo. Proprie- taria della casa nel 1518 risulta Luchina quondam Cristoforo con le sorelle Elena e Fiordalise del ramo dei Soranzo di Santa Maria Formosa1. La casa è divisa in due porzioni: una risulta affittata a Francesco Barbarigo mentre nell’altra vive la fami- glia. In quell’anno stesso Luchina convola a nozze con Marcantonio Barbarigo quon- dam Gregorio e va probabilmente ad abi- tare con il marito a Santa Sofia nel palazzo detto Michiel dalle Colonne, consegnando in affitto a uno o più conduttori l’edificio al confine della parrocchia di Santa Ma- ria Formosa. Testando nel 1523 Fiordalise nomina usufruttarie le due sorelle (eredi le nipoti Lucietta e Dandola, figlie di Luchi- na)2. Nel 1537 Elena dichiara il possesso 1 a Santa Maria Formosa di una “caxa” nella luogo di convocazione del notaio, ma non quale al presente abita, di cui una parte, si può non notare che nel secondo fungono in passato concessa in affitto, risulta al da testimoni un prete e un diacono della momento “vuota”3. Lo stabile comprende chiesa di Santa Maria Formosa7. È invece dunque due porzioni: una destinata alla certa la sua residenza in quella parrocchia proprietaria, l’altra messa a reddito. La nel 1567, cioè dopo che nel 1560 si era seconda non deve essere rimasta vuota a reso efficace il testamento con il quale lungo perché di lì a poco vi si trasferisce Elena lasciava Luchina “in vita sua usu- il cavaliere Domenico Moro (1513-1576) fructuade e galdude” della casa abitata marito della nipote Dandola. Lo attesta dalla defunta8, ma certamente anche da il testamento redatto da Elena nel 1551 prima visto che le volontà estreme della (publicatum viso cadavere nel 1560): “la sorella sopravvissuta sono stese nel 1565 mia casa da statio in contrà Sancta Maria nella casa di Santa Maria Formosa9. Formosa, nella quale al presente, habita La concentrazione di cambiamenti si- messer Domenico Moro”4. Niente di più gnificativi nell’assetto dei Soranzo proprio facile che il Moro abbia preso possesso nell’aprile 1540 indizia un nuovo interesse della casa con la giovane moglie Dandola per i beni di famiglia, tra i quali lo stabile Barbarigo (nipote di Elena) subito dopo al Ponte dell’Angelo, e offre più di un mo- il loro matrimonio avvenuto il giorno 19 tivo per ritenere possibile l’erezione dei aprile 15405. ponteggi funzionali all’impresa pittorica Intanto il 4 aprile 1540 passa a miglior di Tintoretto nell’estate di quell’anno. In vita Marcantonio Barbarigo marito di tal caso le scelte iconografiche avrebbero Luchina e padre di Dandola e Lucietta attinenza ai fatti ricordati, ferma restando (quest’ultima sposatasi nel 1537 con Da- l’ambizione del pittore a ostentare il suo niele Barbarigo del ramo di San Polo), con virtuosismo negli “scurti” difficili e nel- la possibile conseguenza del trasferimento le trovate illusionistiche, in una gara con della vedova dalla casa maritale al palazzo Pordenone e Tiziano non priva di spirito avito. Nel primo testamento, significativa- provocatorio o da “burla” secondo la de- mente redatto nel dicembre 15406, come finizione di Carlo Ridolfi. Con sensibilità nel secondo del 1548, Luchina omette il ancora pordenonesca Tintoretto inscena 21 Vincenzo Mancini

3

lano tramandate da un disegno di un imi- 2. Imitatore tatore (fig. 2) o dalla riproduzione di un di G.A. Pordenone (?), fregio decorativo nel taccuino di bottega di Fregio marino, Bonifacio Veronese al Louvre (inv. 5713) ubicazione ignota (fig. 3). Con le tele da soffitto per i Pisani (particolare). di San Paternian (autunno 1542), oggi del- 3. Seguace di Bonifacio la Galleria Estense, le cose appaiono cam- Veronese, Studio di fregio, biate: ma nel frattempo (1541) Tintoretto 2 Parigi, Musée du Louvre, si è accompagnato a Padova con gli inno- Départment des Arts “donne acconcie in belli atteggiamenti” vatori Giuseppe Porta e Lambert Sustris Graphiques. (Ridolfi) inquadrate di traverso dal basso, e ha incrociato Giulio Romano a Venezia esperendo soluzioni arditamente illusive verosimilmente nell’agosto 1542. Dopo la che estremizzano lo scorcio distorsivo di contingenza giuliesca del soffitto Pisani, è anatomie in bilico e arti spinti nel vuoto a con il romanismo neoraffaellesco di ope- sfondare la superficie pittorica (fig.1). re come il Cristo tra i dottori del milanese Nel 1540 il giovane Tintoretto non Museo del Duomo che Tintoretto aggancia 10 ha smesso di riflettere sulle deviazioni la modernità . postclassiche pubblicizzate nelle facciate l affrescate dal friulano nel quarto decennio. Se di fronte al vigore formale è lecito par- 1) Archivio di Stato di Venezia (ASVe), Dieci Savi alle Decime, Redecima 1514, 47, n. 108. lare di pensieri michelangioleschi è solo 2) ASVe, Notarile, Testamenti, 201, n.163. per quanto di romanista e michelangiole- 3) ASVe, Dieci Savi alle Decime, Redecima 1537, 95, n. 453. sco sostanzia il linguaggio del più anziano 4) ASVe, Testamenti, 1207, 242. La casa è maestro. È un michelangiolismo tradotto lasciata a Zuanne Moro nipote e figlio di Domenico e Dandola. La parte da lei abitata invece è destinata alla Pordenone in energico slancio fisico e a Lucietta Barbarigo nipote e consorte di Daniele. dinamismo di gesto e tocco pittorico, non 5) ASVe, Avogaria di Comun, Contratti assimilabile a quello sofisticato caro ai ma- Matrimoni, 145. Due giorni prima è stipulato il contratto di nozze. nieristi e ancora di meno a quello ponde- 6) Lascia la sua sostanza alle figlie compresa roso e muscolare propagandato all’inizio una “casa fabbricata da novo al ponte dell’aseo” (ASVe, Notarile, Testamenti, 44, 248). degli anni Cinquanta dallo stesso Tinto- 7) ASVe, Notarile, Testamenti, 43/44, 290. retto sull’esempio dei romanisti Battista 8) ASVe, Dieci Savi alle Decime, Redecima, 1566, 855, c. 62r. (Ringrazio Jan-Cristoph Rössler Franco e Battista Ponchini. Fin dai primi per la cortese segnalazione e dell’aiuto prestato). passi nella professione Jacopo guarda alle 9) ASVe. Notarile, Testamenti, 210, 356. opere (contemporanee ma anche più anti- 10) Si anticipa una parte della relazione presentata dallo scrivente al convegno La giovinezza di che) del Friulano come un punto di rife- Tintoretto, tenuto il 28-29 maggio 2015 presso la rimento, come prova il Caino e Abele di Fondazione Giorgio Cini, di Venezia. Bibliografia di riferimento: R. Pallucchini, P. Rossi, Tintoretto, Budapest del 1538 ca., e ben poco sembra Le opere sacre e profane, I, Milano 1982; V. essere cambiato per il pittore nel passaggio Mancini, Lambert Sustris a Padova, La villa Bigolin a Selvazzano, Selvazzano Dentro 2003; V. di decennio. Le minime informazioni oggi Mancini, Per la giovinezza di Jacopo Tintoretto; disponibili sui cicli affrescati a Venezia dal un nuovo documento e una ipotesi attributiva, in friulano non impediscono di cogliere la “Venezia Cinquecento”, XIII, 2003, 25, pp. 183- 201; V. Mancini, “In domo queriniana”: nuova piena adesione di Tintoretto al clima por- luce su una famiglia di collezionisti e antiquari denonesco degli anni Trenta. Lo provano nella Padova del Cinquecento, in “Vertuosi e artisti. Saggi sul collezionismo antiquario e somiglianze tra alcune figure dipinte nel numismatico tra Padova e Venezia nei secoli XVI 1540 per i Soranzo e invenzioni del friu- e XVII”, Padova 2005. 22 La ex sede dell'Istituto Configliachi in via Reni

La ex sede dell'Istituto di Enrico Configliachi in via Reni Pietrogrande

Una villa antica entro un involucro disegnato da Alberto Gargnani.

La nascita dell’Istituto Configliachi, venuto nel progetto per ragioni stilistiche scuola per i minorati della vista avente – né esistono documenti che avvalorino la finalità di fornire loro istruzione, edu- tale ipotesi – ma è anche risultato da ve- cazione e avviamento al lavoro, risale al rifiche compiute presso l’Archivio Gene- 1838. È dovuta all’iniziativa dell’abate rale del Comune di Padova che l’autore Luigi Configliachi e del professor Mar- dell’opera è l’ingegner Alberto Gargnani. tino Steer, entrambi docenti presso l’U- Lo stesso edificio è inoltre di partico- niversità di Padova1. Alla scuola si prov- lare interesse per il trasparire sul retro vede inizialmente in modo precario: “la di tracce di un precedente fabbricato che sede della istituzione si trovava nell’abi- partecipa alla configurazione generale. tazione del Configliachi, a totale carico Dai documenti è emerso che alla fine de- economico dello stesso”2. Nel 1844 l’i- gli anni trenta una villa preesisteva sul stituto, che ospitava undici allievi, trovò vecchio tracciato per Pontevigodarzere nuova sede in una casa in via San Mas- e venne avvolta nella nuova struttura del simo e nel 1898 si trasferì in uno stabile Configliachi come all’interno di un invo- in via San Girolamo, non lontano dalla lucro. La vecchia residenza veniva così Cattedrale. Quest’ultimo edificio diven- quasi completamente celata alla vista, ri- ne infine insufficiente e fu abbandonato manendo esposta in piccola parte solo nel per la decisione dell’abate di estendere lato opposto alla strada. Ne è rimasta tut- l’assistenza anche ad adulti e fanciulle. tavia concreta impronta nella disposizio- Dal 1907 al 1968 l’Opera Pia Istituto per ne planimetrica degli ambienti che hanno ciechi Luigi Configliachi mantenne la consentito l’attività dell’istituto. La villa sede centrale nell’odierno corso Vittorio era composta da un volume centrale di Emanuele II. Qui la parte amministrati- carattere padronale e da corpi di fabbrica va rimase anche dopo che l’istituto ebbe secondari ai lati. La distribuzione propria trovato, al termine degli anni trenta, una del tipo della villa veneta parrebbe rag- nuova sede in via Reni. giunta per progressivi e irregolari accre- Sull’edificio in via Reni è incentrato scimenti delle ali. I dati forniti dal catasto questo scritto, motivato anche dall’oppor- austriaco informano che a metà dell’Ot- tunità di rettificare la corrente attribuzio- tocento la proprietà era di Camporese ne dello stesso al Quirino De Giorgio del Giovanni fu Giuseppe e che esisteva al periodo prebellico. Si ricorda, ad esem- tempo solo la barchessa sud, in posizione pio, un articolo apparso sul quotidiano indipendente. Dopo circa mezzo secolo, “Il Mattino di Padova” nel 2011 in cui la nel catasto austro-italico gli edifici sono paternità di De Giorgio è data per scon- registrati come casa di villeggiatura di tata dall’autore, che cita “lo storico edi- Camporese Andrea fu Giovanni: si distin- ficio dell’Arcella firmato negli anni del gue ora l’aggiunta di un secondo corpo di fascismo dall’architetto futurista Quirino fabbrica, che possiamo definire barchessa De Giorgio e vincolato dai Beni Cultura- nord, accorpato alla villa. li nella parte anteriore che si affaccia su La proprietà non parrebbe aver subi- via Reni”3 (fig. 1). Ora, non solo si può to altre modificazioni fino all’acquisto escludere che De Giorgio sia mai inter- da parte dell’Istituto Configliachi, come 23 Enrico Pietrogrande

suggerisce la planimetria allegata al pri- mo progetto di sistemazione reperito, da- tato agosto 1938 e firmato dall’ingegner Attilio Favero4. Lo stato attuale corri- sponde ad un secondo, ben più consisten- te, progetto dovuto all’ingegner Alberto Gargnani, i cui disegni risultano appro- vati dall’amministrazione comunale nel mese di luglio del 19395. Il progressivo adattamento della villa alle esigenze funzionali dell’istituto ebbe inizio, sotto la responsabilità dell’inge- gner Attilio Favero, senza il permesso dell’autorità municipale. La mancata presentazione dei necessari documenti in 1 Comune provocò in più occasioni richia- mi per la regolarizzazione delle opere per 4,75 metri, completavano l’edificio in 1. Ex sede dell’Istituto per eseguite. Il 10 ottobre 1938, ad esempio, ciascun piano. Per quanto riguarda gli al- ciechi Luigi Configliachi una segnalazione interna dell’Ufficio La- tri corpi di fabbrica, le precisazioni con- in via Guido Reni, stato al vori Pubblici sollecitava la trasmissione tenute nei disegni di Favero indicano che 2010. Veduta della parte centrale. all’istituto dell’invito “a presentare il il volume che chiudeva la corte a nord progetto”, poiché il “prof. Comm. An- conteneva il refettorio, diversi magazzini tonio Perissinotti presidente dell’Istitu- e i laboratori in cui gli ospiti acquisivano to Ciechi sta facendo fare lavori edilizi le competenze di lavoro. L’altro, che co- e modifiche nello stabile di proprietà stituiva il limite sud dell’istituto, era più dell’Istituto Ciechi in strada Pontevigo- vicino, almeno per l’ampio porticato, alla darzere senza il permesso del Comune”6. condizione originaria ed ospitava locali Il progetto (figg. 2-3) protocollato il 18 di riunione al piano inferiore e a quello ottobre non evidenziava modificazioni superiore, il fienile di un tempo, il dormi- sostanziali. Prevedeva solo qualche mo- torio in un unico vano. desta modificazione interna e la varia- La villa proposta da Gargnani aveva zione della pendenza delle falde al fine mantenuto fino a questo momento il suo di rendere il sottotetto sfruttabile con più aspetto, come il suo impianto di forma vantaggio come deposito. Dai disegni di cubica e sostanzialmente indipendente pianta e dal prospetto si nota che il com- dai volumi secondari. Non è possibile de- plesso edilizio presentava le caratteristi- terminare con esattezza fino a che punto che della villa di tradizione veneta, con i lavori procedettero sotto la direzione impianto planimetrico peculiare di que- dell’ingegner Favero, e quanto fossero sto tipo (fig. 4). Al centro insisteva il cor- avanzati quando a questi subentrò l’in- po di fabbrica principale a due piani con gegner Gargnani. Il progetto di Favero, i sottotetto, che secondo le scritte apposte cui disegni sono datati di pugno di questi ai disegni era riservato alle suore prepo- 3 agosto 1938, fu protocollato il 18 otto- ste al funzionamento dell’istituto, oltre bre successivo e fu approvato nel gennaio che alla direzione e all’amministrazione. 1939. Dopo di allora compare come tec- Tale volume era connotato dal consueto nico dell’Opera pia Istituto Configliachi schema tripartito, con il vano passante l’ingegner Alberto Gargnani, che presen- centrale che misurava al livello terra 3,80 ta nel giugno 1939 un nuovo piano di in- metri per 12,90. Al primo piano il salone tervento. centrale si concludeva all’estremità op- In giugno, dunque, l’Istituto Configlia- posta alla strada in un corpetto aggettan- chi chiede di dar corso al nuovo proget- te, adattato a contenere servizi igienici. to “di ampliamento e restauro ad uso di Le scale erano di lato, ortogonali rispetto abitazione e industria artigiana” allegan- al vano passante centrale. Quattro altri do nuovi elaborati a firma dell’ingegner grandi ambienti, delle dimensioni di 4,50 Gargnani, indicato anche come direttore 24 La ex sede dell'Istituto Configliachi in via Reni

dei lavori (fig. 5). La richiesta viene ap- provata in data 12 luglio 1939, con leg- gere modifiche per quel che concerne i divisori interni e la forometria. Una veste monumentale e severa viene ora attribui- ta alla sede dell’istituzione. Secondo un programma che punta ad un più elevato livello di funzionalità, il complesso edi- lizio cambierà la propria immagine adat- tandosi ai modi ricchi di enfasi che ca- 2 3 ratterizzano in quegli anni l’edilizia delle 2-3. Attilio Favero. istituzioni e della produzione. Progetto per la nuova Il nuovo progetto propone un notevole sede dell’Istituto ampliamento della superficie coperta. La Configliachi villa e i due corpi di fabbrica secondari in via Guido Reni, 1938. vengono saldati tra loro e in tale continui- Piante del piano terra e tà un nuovo percorso collega l’ala nord del primo piano. Archivio dei laboratori con quella sud dei dormito- Generale del Comune di ri. Attraversando la villa in asse trasver- Padova. Le scritte sul dise- gno identificano il volume salmente, tale percorso nega di questa a destra nel disegno come l’assetto tipologico d’origine. Al primo il dormitorio degli allievi piano si ripete l’assialità trasversale che della scuola; il volume al pone in comunicazione le opposte parti 4 centro come l’alloggio del dell’istituto. L’intero impianto della vec- personale religioso; quello chia villa è diventato illeggibile, anche proposta di un fronte ritmato dalla caden- a nord come il luogo di perché i nuovi volumi necessari all’at- za delle aperture sovrapposte riunite in lavoro degli allievi. tuazione del collegamento con le ali ne coppie da cornici comuni, il riferimento cancellano i prospetti laterali. Nemmeno all’architettura industriale che l’attività 4. Prospetto dell'originaria della barchessa sud che, indipendente e dei laboratori frequentati dai non vedenti villa settecentesca, che sarà avvolta entro porticata, aveva conservato una precisa può aver suggerito. l'architettura progettata identità, rimane traccia nel complesso del Se nulla traspare della residenza di cam- dal Gargnani. nuovo Istituto Configliachi. pagna nel fronte imponente che presenta Del resto della vecchia architettura in- l’istituto verso lo spazio pubblico, sullo teressa a chi opera la trasformazione solo scoperto rivolto alla corte retrostante, in- la struttura portante, che viene reimpie- vece, l’architettura della villa sopravvive, gata entro un organismo edilizio che ap- e tuttora mostra, pur in modo parziale, la pare nuovo all’esterno: un rivestimento sua immagine (fig. 7). Ancora si leggono di tozzetti di cotto viene a unificare le i due ordini di aperture con le cornici di facciate di origine diversa in un’unica contorno, le finestrelle ellittiche per l’a- cortina che delimita il giardino d’acces- erazione del sottotetto, il cornicione ori- so dalla strada. Il nuovo ingresso viene ginario al culmine della facciata dove è spostato dall’asse della vecchia villa alla visibile la copertura a falde negata verso campata sud di questa e marcato dall’im- la strada. ponente decorazione centrale lapidea che Lo scarto esistente nelle dimensioni tra si pone in forte contrasto cromatico con l’intervento programmato da Favero e il paramento in cotto. In corrispondenza quello disegnato ad un solo anno di di- del nuovo ingresso sono spostate le scale, stanza da Gargnani lascia intendere che i che si trovavano a insistere sul percorso piani dell’Istituto Configliachi, per l’edi- trasversale alla villa. Da un edificio del- ficio in via Reni sono in poco tempo mu- la tradizione classica Gargnani ricava un tati, e indica che è stato repentinamente fabbricato che è piena espressione degli deciso un significativo potenziamento ultimi anni trenta, improntato a una se- della nuova struttura. Si verifica infatti vera magniloquenza, intelaiato su forme che nei volumi di collegamento tra i corpi geometriche regolari. C’è anche, nella di fabbrica previsti da Gargnani trovano 25 Enrico Pietrogrande

5 6 posto due nuovi dormitori, che raddop- 5. Alberto Gargnani, piano i posto disponibili nel complesso progetto per la nuova edilizio, e un ulteriore refettorio che si sede dell’Istituto aggiunge al precedente. Configliachi a Padova in via Guido Reni, 1939- Qua e là ancora oggi si riconoscono, 1940. Pianta del piano nelle parti in cui si è distaccato il rive- terra. stimento che conferisce unità ai prospetti attraverso la rigatura orizzontale, le strut- 6. Alberto Gargnani, ture originarie, come i pilastri in pietra progetto per la nuova dell’ex barchessa sud con gli archi che sede dell’Istituto da questi hanno origine. Confrontando le Configliachi, 1939-1940. piante di Favero, che riporta il numero e Prospetto su via Reni. la posizione dei pilastri del portico e del- 7. Ex sede dell’Istituto, le finestre soprastanti con lo stato attuale veduta del fronte si può notare come gli assi delle nuove sulla corte interna. aperture sovrapposte studiate da Gargna- Particolare del volume ni coincidano con gli assi delle aperture che sporge, ove compare preesistenti nell’ex annesso rustico. È 7 l'architettura della toccato all’ala opposta subire più consi- vecchia villa avvolta nel stenti variazioni forometriche per ottene- nuovo edificio progettato fabbrica, anche i più recenti volumi co- dal Gargnani nel 1939. re il risultato di una simmetria specchiata. struiti sullo scoperto retrostante e desti- Le fughe tra i corsi di cotto del rivesti- nati a casa di riposo per anziani e servizi mento sono profonde, tanto che la linea del Comune, l’edificio in via Reni rimane d’ombra cui dà forma il sole in corri- soltanto – ma non è poco – un punto di spondenza di ogni corso è netta e mar- accumulo della memoria e un vitale se- cata. Tra un tozzetto e l’adiacente nello gno urbano. Le sue condizioni manutenti- stesso allineamento invece non c’è fuga ve erano già critiche nel 2010, quando la ma continuità, a rafforzare l’effetto della stampa locale riassumeva: “sta cadendo segnatura a righe orizzontali dei fronti su letteralmente a pezzi”7. A lungo è stata via Reni. Anche la base della recinzione portata avanti l’idea di ospitare sul po- sulla strada viene finita con il medesimo sto le sedi riunite del Liceo Marchesi, in rivestimento. un’ottica estesa di riqualificazione urba- I lavori di trasformazione previsti dal na, ma il progetto redatto dagli uffici del Gargnani sono stati ultimati dopo un Comune non ha trovato seguito. anno di intensi lavori dal rilascio dell’au- Nel marzo 2014 il presidente del con- torizzazione. L’abitabilità viene chiesta il siglio di amministrazione dell’istituto 4 luglio 1940. Da poche settimane l’Italia Angelo Fiocco ricordava che la struttu- è entrata in guerra, ma nonostante i fatti ra, pur abbandonata, aveva un costo di drammatici che seguiranno, la sede del “20.000 euro l’anno fra tasse e spese per Configliachi in via Reni rimarrà in fun- il mantenimento in sicurezza”. L’articolo zione per un lungo periodo. che ne riferiva sottolineava a ragione che La sede dell’istituto è oggi in condizio- l’edificio era “percepito da moltissimi ar- ni di rovina. Dismessi da tempo i corpi di cellani come un luogo simbolo e identi- 26 La ex sede dell'Istituto Configliachi in via Reni

tario del quartiere”, alludendo tuttavia al pregio artistico del Configliachi in quanto “architettura ispirata al movimento futu- rista”, forse ancora sulla scia della errata attribuzione a De Giorgio8. In merito a ciò può essere osservato che il modo di progettare di De Giorgio esclude lo svi- luppo in continuità della volumetria quale si riscontra in questo caso, con ali che si protendono a cingere la corte di accesso e l’asse di simmetria posto in forte risal- to a costituire l’apice del crescendo. De Giorgio lavora in modo opposto, per co- ordinamento di volumi indipendenti, per blocchi autonomi posti in relazione fun- zionale da connessioni secondarie, come evidenziano tutte le sue opere di questi anni, tra le altre le sedi dei gruppi rionali fascisti di Padova Bonservizi e Cappel- lozza9. Inoltre la radicalità dell’approc- 8 cio agli interventi edilizi sempre mani- festata da De Giorgio porta ad escludere 1) Sul primo periodo di attività della scuola si vedano i testi: Relazione sull’istituto “Configlia- 8. Alberto Gargnani, che il compromesso di cantiere attuato chi” pei ciechi in Padova: novembre 1906, Padova, edificio in via Falloppio nascondendo la villa preesistente, di cui Stab. tip. prov. Luigi Penado, 1906; L’istituto Con- a Padova, sede di uffici figliachi per ciechi: un secolo di vita 1838-1938, dell’Azienda Ospedaliera. però vengono usate le strutture, possa es- Padova, Tipografia del Seminario, 1938. Il Con- sere frutto del suo modo di affrontare il figliachi (Milano 1787 - San Pietro Montagnon Stato attuale. 1864) fu per due volte rettore dell’Università di tema progettuale. Padova, negli anni trenta e negli anni cinquanta. La sede del Configliachi è invece in 2) Cfr. M.T. Busatto, Luigi Configliachi. L’uo- linea con i modi più stereotipati di Al- mo, le opere, Padova, Editrice Il Torchio, 2015, p. 40. berto Gargnani, che qui cerca di dare sin- 3) Si veda F. Paduano, Arcella. Chiude il Con- tesi ai volumi della villa per conforma- figliachi. Dal 6 giugno trasferimento a Selvazzano degli 80 ospiti dell’istituto, in “Il Mattino di Pado- re una nuova imponente architettura. In va”, 29 maggio 2011. modo analogo Gargnani opera nel caso di 4) Il progetto, presentato all’amministrazione comunale dall’ingegner Favero per l’Opera pia un’altra sua opera, che è priva però del Istituto per ciechi Luigi Configliachi, fu approvato carattere di relativa modernità che il ri- nel gennaio del 1939. In Archivio Generale del Co- vestimento di formelle di laterizio confe- mune di Padova, Atti amministrativi per categorie, anno 1938, b. 1587, prot. n. 30603, cartella “Istitu- risce al Configliachi: il fabbricato in via to Configliachi per i ciechi”. Falloppio che ospita uffici dell’Azienda 5) Anche il progetto firmato dall’ingegner Al- berto Gargnani è in Archivio Generale del Comune Ospedaliera di Padova risulta paragona- di Padova, Atti amministrativi per categorie, anno bile per la monumentalità dell’impianto 1939, b. 1652, prot. n. 20404, cartella “Istituto (fig. 8) ma è espressa con più convenzio- Configliachi per i ciechi”. 10 6) La segnalazione è contenuta nella pratica di nali riferimenti classicisti . Pur essen- cui alla nota precedente relativa all’intervento di do la produzione espressa da Gargnani Favero. 7) Si veda F. Paduano, L’istituto Configliachi ancora da ricostruire nel suo sviluppo e sarà venduto. Base d’asta: 5,7 milioni, in “Il Mat- da studiare, dal Configliachi e dall’altro tino di Padova”, 5 gennaio 2010. 8) Si veda Nuova asta per l’ex Configliachi, in episodio citato pare di poter affermare “Il Gazzettino”, 12 marzo 2014. che, almeno allo scorcio degli anni tren- 9) Su queste opere si veda E. Pietrogrande, L’o- pera di Quirino De Giorgio (1937-1940). Architet- ta, l’architettura di questo professionista tura e classicismo nell’Italia dell’impero, Franco è solenne, immobile e imponente nel suo Angeli Editore, Milano 2011. rappresentare le istituzioni, a differenza 10) La paternità di questo edificio non è stata verificata presso l’Archivio Generale del Comune di quella di De Giorgio, dinamica, irrive- di Padova, ma attribuita sulla base del colloquio rente, coraggiosa nel saggiare nuove stra- avuto con l’avvocato Alessandro Gargnani, che si ringrazia anche per la documentazione fotografica de per il progetto. riguardante il Configliachi di cui ha permesso la l riproduzione. 27 Riccardo Pasqualin

Pietro Balan, di Riccardo un difensore del Papato Pasqualin e le sue Memorie

Il manoscritto è conservato nella Biblioteca del Seminario di Padova assieme alla poderosa tesi di laurea di Danilo Fantinato, sacerdote e benemerito studioso scomparso nel 2010.

Nato a Este il 3 settembre 1840 da una fa- sua Patria, la bella Este «amenissima citta- miglia povera di tornitori, Pietro Balan è dina ai piedi degli Euganei»5. stato uno storico intransigente, apologista Le rimembranze del paese natale sono del Papato e giornalista cattolico. Grazie un ricordo dolcissimo, i giorni dell’infan- alla generosità del concittadino monsi- zia sono i soli che Balan reputò sereni, in gnor Francesco Panella (1803-1880)1 poté cui era felice «senza sapere di esserlo», studiare nel Seminario di Padova, dove si quindi una «felicità non sentita, non gusta- distinse presto per i suoi meriti. A soli 21 ta»6. Balan scrisse frasi di grande affetto anni scrisse la sua prima opera: Studi sul e riconoscenza nei confronti di sua madre: Papato (Tipi del Seminario, 1861), una tesi «Forse io debbo a questa preghiera d’una riguardo la legittimità del potere temporale madre desolata le vie che la Provvidenza del Papa, e l’anno successivo fu chiama- mi schiuse dinanzi e la grazia della conver- to ad occupare la cattedra di Storia della sione quando nella mia ingratitudine m’era Chiesa nel Seminario2, ancor prima di es- dimenticato di Dio»7. sere ordinato sacerdote il 21 marzo 1863. L’incontro con Francesco Panella rap- Cresciuto nel clima di moderatismo po- presentò una svolta importante nella vita litico veneto e nell’ultimo periodo della del futuro professore e storico. dominazione asburgica nel Padovano, Ba- Il pio ed angelico sacerdote don Lorenzo lan non fu mai un ‘austriacante’3. Stima- Panella, la cui cara memoria è tuttora in vene- va l’Impero come potenza cattolica, ma si razione presso tutti gli estensi, mi aveva posto schierò con decisione contro l’anticlerica- grande affetto ed ora che si trattava di andare lismo e il liberalismo che il Governo aveva ad abitare in Padova mia madre pensò di racco- preso a tollerare per cercare di inibire la mandarmi a lui perché vedesse modo di farmi corrente patriottica unitarista. entrare nel Seminario. Il sacerdote ne parlò a Di tali avvenimenti ci rendono testimo- suo fratello, Monsignor Francesco che era pro- nianza le sue stesse Memorie4, un’opera fessore in quel Seminario; questi con quella interessante che meriterebbe forse di esse- ammirabile carità che lo fa amare da quanti lo re pubblicata per fornire un utile sguardo conoscono, prese tosto il carico sopra di se e da sulla realtà veneta nel periodo risorgimen- quel giorno io fui certo di poter compiere i miei tale, ovviamente da una prospettiva oppo- studi, pagando monsignore tutte le spese occor- sta a quella dei sostenitori dell’unità nazio- renti. Al 14 Novembre del 1852 entrai dunque nale. Il manoscritto autografo, conservato nel Seminario8. presso la Biblioteca antica del Seminario Sulla formazione della giovane mente di Padova, è contraddistinto da una scrit- don Panella deve aver avuto un’influenza tura corsiva minuta, ordinata, vergata con decisiva. Basti pensare che nel 1862 il Pa- mano sicura. Questi appunti, compilati in nella era stato autore di un opuscolo dal ti- anni diversi, non coprono l’intera esistenza tolo Lettera di risposta ad un discepolo9 in del sacerdote estense. La prima parte del cui ribadì quanto poi affermò il discepolo volume l’autore la dedicò al ricordo della sull’infallibilità della Chiesa e la necessità 28 Pietro Balan, un difensore del Papato e le sue Memorie

del dominio temporale del Papa. Dopo il Mons. Pietro Balan ’48 i clericali oltranzisti avevano sviluppa- (1840-1893). to definitivamente un programma tempo- ralista e antiunitarista, propagandando la posizione dell’intransigentismo come indi- rizzo essenziale alla Chiesa, segnando una spaccatura netta con coloro che volevano sposare il Cattolicesimo con la democrazia e le nuove idee figlie degli epocali cam- biamenti in atto in Europa sin dal secolo precedente10. Avvicinandosi allo studio della storia, Balan maturò uno sguardo critico verso il Congresso di Vienna. Quell’azione “le- gittimatrice” aveva aperto la strada alla rivoluzione che travolse poi il Continen- te; molte erano le ingiustizie della storia europea: lo smembramento della Polonia e l’assassinio della Repubblica Veneta, uno dei capifila dell’intransigentismo e «misera tradita e rubata, venduta da un gli riconobbe il merito di combattere «le ladro a chi potendo, non impedì il latro- tante menzogne che i settari hanno sparse cinio, fu giudicata bene acquistata ed al- per deprimere i Papi»13. I precursori del meno legittimamente posseduta dall’Au- 11 razionalismo moderno fu particolarmente stria» . Frasi degne dei grandi capiscuola apprezzato. Il primo volume parla dei Ma- del legittimismo europeo, di cui comun- nichei, degli Albigesi, degli Stadinghi, dei que non è chiaro se Balan abbia letto le Catari, dei Valdesi e del Cesarismo: tutte opere. Manifestò ancora la sua posizione sette che avevano gli stessi principii. I nuo- intransigente con importanti interventi sui vi “eretici” sono quindi «scimmie» dei loro periodici Letture Cattoliche, attivo sino al antenati. 1866, e Il Conservatore di Bologna, stam- Il sacerdote di Este si impegnò nella lotta pato dal ’63 al ’65; promosse anche l’a- ideologica di quegli anni come un paladi- stensionismo elettorale. no del Papa-Re: «Quali sono i pregiudizi Le Memorie ci trasmettono il ritratto di medievali? I messeri ciancioni della nuova un uomo pessimista, con una visione forte- civiltà non sono soliti a spiegarsi ed usano mente negativa della realtà del suo tempo. parole alquantetto elastiche» scriveva in Ebbe a scrivere tra l’altro: «Custoza e No- una sua opera dedicata a Dante «v’è a giu- vara rovesciarono le sorti italiane ed i Te- ocare mille contr’uno che pregiudizi me- deschi tornarono, superbi della vittoria, più dievali [per i liberali] sono nè più nè meno 12 forti di prima» , non risparmiando severe che la religione cattolica, i diritti papali , la critiche all’amministrazione austriaca. civiltà cristiana»14. Trasferitosi a Venezia nel 1865, Balan Tra il 1875 e il 1890, sempre a Modena, collaborò al giornale La Libertà cattolica, Balan pubblicò la prima edizione in sette ma con l’annessione delle province venete tomi della Storia d’Italia, opera di grande al Regno d’Italia decise di spostarsi a Tori- successo in cui storiografia e polemica si no, dove scrisse per Unità cattolica, indi a intrecciano in un’ appassionata difesa di Modena dove fondò e diresse, sino al 1874, Pio IX e in un attacco frontale alla rivo- Il Diritto cattolico. Dal 1867 al 1873 pub- luzione, fino alla perdita di serenità sto- blicò numerosi libri tra cui è giusto ricorda- rica. Balan attaccò la pretesa religiosità re soprattutto I precursori del razionalismo dei liberali, rimproverò personaggi come moderno fino a Lutero (Fiaccadori, 1867). Gioacchino Ventura (1792-1861) e il poe- La critica di stampo cattolico lodò aperta- ta Francesco Dall’Ongaro (1808-1873) mente l’operato del Monsignore: «storico per essersi lasciati trascinare dall’opinione fra i più insigni ora viventi». Ovviamente pubblica15. si trattava di giudizi “di parte”; La Civiltà A Torino si stampò invece la sua Conti- Cattolica, in quel periodo, vide in Balan nuazione alla storia universale della Chie- 29 Riccardo Pasqualin

sa cattolica dell’abate Rohrbacher, dall’e- Cordella, 1887) riguardo la collocazione lezione al pontificato di Pio IX nel 1846 della sua statua a Venezia. ai giorni nostri (Marietti, 1879-1886), in Pietro Balan fu il polemico figlio del tre volumi. Nel 1879 Balan fu convoca- difficile contesto politico del suo tempo. to dalla Santa Sede come sottoarchivista, L’intera vita fu accompagnata da minacce continuando le sue ricerche storiche e con- e violenti attacchi, persino il suo funerale fidando, nel primo periodo del Pontificato fu contestato. Scomparve a Pragatto il 17 di Leone XIII, nella conciliazione tra Stato febbraio 1893 e venne sepolto a Este. Nel e Chiesa. Ebbe tuttavia una polemica con il 1952 il Comune di Padova, riconoscente gesuita Carlo Maria Curci (1809-1891)16. del suo grande esempio di Fede, gli ha inti- Fu forse l’atteggiamento intransigente che tolato una via della Città. lo portò ad allontanarsi da Roma nel 1884, l episodio che venne interpretato come una sorta di condanna da parte delle autorità ecclesiastiche e a cui si aggiunsero anche 1) G. Bellimi, Sacerdoti educati del Seminario di Padova, Padova 1951, pp. 256-258. le attribuzioni a Balan di alcuni libelli ano- 2) A. Gambasin, Il Clero padovano e la Domi- nimi, accuse da cui si difese con fermezza. nazione Austriaca 1859-1866, Roma, Edizioni di Ogni sospetto cadde nel 1883, quando Ba- Storia e Letteratura, 1967, pp. 51-52; A. Gamba- sin, Pietro Balan storiografo apologista del Papa- lan, già Prelato Domestico di Sua Santità, to (1840-1893), in «Archivium Historiae Pontifi- fu nominato Referendario di Segnatura e ciae», Vol. 4, 1996, pp. 349-354. 17 3) S. Cella, Giornalismo padovano dal 1866 Conte romano . al 1915, Draghi, Padova 1967, pp. 80-81. Balan A Pragatto (Bologna) continuò il suo scrisse che l’Austria fu l’ultimo paese a piegarsi al instancabile lavoro di scrittore e studio- protestantesimo e alla rivoluzione, finché Napole- one III non la umiliò alla Prussia (Della preponde- so per la già citata Storia della Chiesa e ranza germanica sull’occidente d’Europa, Mode- con il progetto di una nuova edizione della na, Imm. Concezione, 1871, p. 15). Storia d’Italia in undici volumi, apparsa 4) P. Balan, Memorie, Biblioteca Antica del Se- minario di Padova (d’ora in poi Memorie), Ms. dopo la sua morte. Compose nuovi artico- 1078, un volume rilegato (I) e un fascicolo (II), li per l’Osservatore cattolico e la Scuola la narrazione è incompleta. A quanto sappiamo cattolica di Milano, polemizzando con la il testo è inedito, Danilo Fantinato (1951-2010) analizzò l’opera, trascrivendone dei brani, nel suo fiorentina Nuova Antologia e la Rassegna articolo Pietro Balan Una vita per il Papa-Re, in nazionale; in questi anni intensificò anche «Terra d’Este», anno VI, numero 12, 1996. Del Fantinato, sacerdote e studioso precocemente l’attività di conferenziere in difesa del Cat- scomparso, presso la Biblioteca del Seminario di tolicesimo e del Papa. Padova si conserva anche la colossale tesi Contri- Seppur sempre dichiaratamente avverso buto allo studio dell’intransigentismo cattolico: la 18 vita di Pietro Balan (1840-1893), Università degli a personaggi come Gioberti , sostenne Studi di Padova, Facoltà di Lettere e Filosofia, Di- una posizione inquadrabile nel Guelfismo, partimento di Storia, anno accademico 1986-87. giungendo ad affermare che nella Penisola 5) Memorie, vol. I, libro primo, p. 9. 6) Ibidem. i fautori dei dominii stranieri erano sempre 7) Memorie, op. cit., p. 17. stati nemici del Papa. Secondo Balan, l’I- 8) Ivi, p 21. 9) L’opuscolo fu stampato dai tipi del Seminario talia sarebbe tornata grande “solo tornando di Padova, con approvazione del Canonico Vicario cattolica”. Individuò infatti una progressiva Generale Domenico Favero, in data 28 settembre decadenza morale cominciata con il prote- 1862. 10) F. Agostini, La Chiesa Padovana nell’Ot- stantesimo e proseguita, appunto, con la ri- tocento, in Aa. Vv., Storia religiosa del Veneto voluzione, la conquista francese fino all’e- Diocesi di Padova, Gregoriana, Padova 1996, pp. sasperato anticlericalismo risorgimentale e 333-335. 11) Memorie, op. cit., libro secondo, p. 65. l’aggressione al Papato, che aveva danneg- 12) Ivi, p. 77. giato non solo la società e le autorità politi- 13) Cfr. “Civiltà Cattolica”, XXXVI, 1868, p. che, ma anche influenzato negativamente le 89. 14) D. Ballan, Dante e i papi, Modena1870, p. 6. arti e le lettere. 15) G. Martina, Pio IX (1846-1850), Miscella- Al sorgere della questione sul monumen- nea Historiae Pontificiae, 38, Univ. Gregoriana, Roma 1974, p. 11. to romano a Giordano Bruno intervenne 16) P. Balan, La nuova Italia ed i vecchi zelanti con severità col testo Di Giordano Bruno del sac. Carlo Maria Curci. Articoli dell’ “Osser- e dei meriti di lui ad un monumento (Bo- vatore romano”, Tip. Editrice, Roma 1881. 17) Cfr. P. Scoppola, Balan Pietro, in Dizionario logna, Soc. Tipografica, 1886), a cui fece biografico degli Italiani, Vol. 5, 1963, pp. 308-311. seguito Fra Paolo Sarpi. Note (Venezia, 18) Cfr. Balan, Dante e i Papi, op. cit., p. 10. 30 I veicoli a motore a Padova

I veicoli a motore di a Padova Alberto Susa

Nascita delle prime infrastrutture di supporto ai veicoli a motore.

Alla fine degli anni ’80 dell’Ottocento, con A Padova nel 1906 iniziava ad operare la nascita dei veicoli a motore, si apriva la “Società Anonima Garages Riuniti”, per un nuovo capitolo nel campo dei trasporti la commercializzazione ed assistenza del- stradali. La storia aveva inizio a partire dal le auto FIAT. Allo scopo acquistava in P.za 1889 quando la società Benz tedesca met- Cavour un edificio con scuderie ed un’o- teva sul mercato le sue prime autovetture; steria, ristrutturandola pressoché radical- due anni dopo era affiancata dalle francesi mente in officina e deposito di autovetture. Peugeot e Panhard. Facevano poi seguito L’edificio chiudeva l’angolo sudorientale altri costruttori. A lanciarsi nell’avventu- della piazza, sfoggiando un fronte curvi- ra erano le realtà più varie, dalle grandi lineo in forme Liberty, diviso dall’albergo officine ai piccoli artigiani, attratti dalla Grand Hotel Royal Savoie, oggi sede di novità della nuova tecnologia, di cui però una banca, da uno stretto vicolo che con- non si conoscevano ancora le problemati- duceva al ponte del Portelletto. Sul retro che tecniche e, soprattutto, i mezzi finan- confinava con il Teatro Garibaldi e con ziari necessari all’impresa. Emblematica a la Pescheria Pubblica. Nel1910 il Garage tal riguardo la storia della Società Miari con officina e corte passava in proprietà & Giusti, fondata a Padova nel 1896 con della Società Anonima “Fabbrica Italiana lo scopo di costruire autovetture dotate di Automobili Torino” (FIAT). motore tipo Bernardi, dal nome del profes- Arrivavano poi gli anni del Primo Con- sore della locale Università che lo aveva flitto Mondiale, durante i quali i veicoli a ideato. Dotata di scarsi capitali, la Miari motore mostravano tutta la loro potenzia- & Giusti faticava ad inserirsi in un mer- lità nel supportare le operazioni belliche, cato promettente ma dai tempi di reazione potenzialità che negli anni successivi si lunghi, e già nel 1899 chiudeva i battenti. trasferivano all’ambito civile. Aumentava Il testimone veniva raccolto nello stesso il numero dei mezzi in circolazione e cre- anno dalla Società Italiana Bernardi, che sceva il traffico all’interno dei centri abi- non aveva miglior fortuna e chiudeva due tati, dando vita ai primi problemi di circo- anni dopo, anch’essa vittima della ristret- lazione tra le strette vie cittadine. A farne tezza di mezzi finanziari, indispensabili le spese era il terminal per Fusina delle per sostenere un prodotto innovativo che Ferrovie Secondarie della Società Veneta necessitava di una adeguata fase di avvio. che, spostato nel 1907 dalla stazione di S. Nei primi anni del Novecento i piccoli Sofia, lungo via Morgagni, a Piazza Gari- costruttori cedevano il passo a società di baldi più accessibile agli utenti cittadini, maggiori dimensioni, più strutturate, che, nel 1920 doveva ritornare a S. Sofia per oltre a costruire autoveicoli sempre più non ostacolare il traffico. perfezionati, iniziavano a sviluppare ade- Il maggior ruolo assunto dai veicoli a guate organizzazioni di vendita e di assi- motore dava il via ad un incremento delle stenza, con ramificazioni nelle maggiori infrastrutture padovane, portando alla na- città. Parallelamente altre società provve- scita di nuovi punti vendita ed assistenza, devano alla produzione e distribuzione dei accompagnati da un pari incremento nella carburanti, lubrificanti, pneumatici, ecc., rete dei distributori di carburante, di offi- senza i quali i nuovi automezzi non avreb- cine e di quant’altro necessario per un nor- bero potuto funzionare. male funzionamento. A partire dagli anni 31 Alberto Susa

1 2 ’20 numerosi imprenditori locali si cimen- rete stradale. Nasceva così la nuova filiale, 1. Il disegno di progetto tavano nel campo degli autoveicoli, chi un lungo edificio prospiciente sul Corso, del fronte dei “Garages assumendo la rappresentanza per conto di con una parte centrale a due piani e due Riuniti”. società automobilistiche, chi costruendo lunghe ali ai fianchi, una presenza che sa- garage con officina, chi realizzando una 2. Piazza Cavour. rebbe durata per lunghi anni. Nel 1931 l’e- Il Grand Hote rete di distribuzione di carburante, chi al- dificio veniva modificato nel prospetto per Royal Savoie, lestendo magazzini ricambi. adeguarlo alle nuove esigenze del momen- con alla destra Nel campo di queste nascenti infrastrut- to, riuscendo poi a sopravvivere al periodo i Garages Riuniti FIAT. ture, un caso curioso da segnalare è quel- bellico, fino ai primi anni ’60, quando or- lo dell’ex macello suini, collocato in riva mai obsoleto e troppo centrale, veniva de- sinistra al Piovego, di fronte all’Istituto molito, lasciando il passo alla nuova filiale d’Arte Selvatico. Dismesso nel 1908 dal di via Venezia. Il vecchio edificio della fi- suo uso e trasformato in fabbricato ad uso liale era raso al suolo e sostituito da nuove lavorazione di grassi alimentari, nel 1923 costruzioni. era stato adibito a deposito carburanti e Pochi anni dopo la costruzione della uffici, funzione protrattasi poi per vari de- Filiale FIAT, nel 1926, veniva costituita cenni. la “S.A. Rimessa Padovana Automobili Tornando agli sviluppi dei garage nel (ARPA)” per la costruzione ed esercizio dopoguerra, la FIAT, già presente in città, di un’autorimessa con posteggi per auto - era tra le prime a cogliere la nuova atmo- moto e officina riparazioni - compravendi- sfera e nel 1919 decideva di ampliare la ta automobili e materiale automobilistico. propria sede di Piazza Cavour. Il suo pro- Il progetto prevedeva la realizzazione di un getto incontrava però un deciso rifiuto da imponente edificio a tre piani prospettante parte del Comune, non disponibile ad ac- su Corso del Popolo, quasi di fronte all’in- cettare una presenza così ingombrante in sediamento FIAT. Già l’anno dopo il piano pieno centro cittadino, specie dopo che nel terra era completato, divenendo subito at- 1914 l’adiacente ex edificio delle Poste tivo; un anno dopo ancora ospitava la sede (ex convento S. Marco e quindi caserma), della concessionaria nelle Tre Venezie per era stato destinato a sede della Camera di le vendite di auto Ansaldo. Ad un inizio ra- Commercio. Questo rifiuto induceva la pido non faceva però seguito un altrettanto FIAT a ricercare una dislocazione più ec- favorevole sviluppo economico, tanto che centrica, trovandola nella zona a nord del già nell’agosto del 1930 veniva decisa la Piovego, lungo il nuovo Corso del Popolo, messa in liquidazione della società, con al margine di quella che era la nuova area ovvio arresto nella realizzazione del pro- industriale della città e dove erano dispo- getto iniziale e stop alla costruzione dei nibili maggiori aree dotate di una migliore piani superiori dell’autorimessa. 32 I veicoli a motore a Padova

Tre anni dopo l’autorimessa veniva rile- vata da Pollari (o Pollazzi) Bruno Balilla, imprenditore che, assieme ad un socio, era titolare, fin dal giugno 1925, della società “Emporio dell’Auto”, con sede e negozio in via Roma, per il commercio di parti di ricambio per auto - moto e gomme. Per il nuovo acquisto veniva costituita la società “Super Garage Padova di Pollazzi Bruno Balilla” per il posteggio auto, rifornimen- ti e servizi inerenti, con sede in Corso del 3 Popolo, 10. La morte del socio del Pollaz- zi dava luogo ad un aggiustamento socie- tario, con spostamento di tutte le attività in Corso del Popolo; la vecchia sede di via Roma diveniva dapprima filiale, per poi essere chiusa un anno dopo. Dal 1934 la società diveniva anche concessionaria della FIAT, ampliando i servizi di offici- na alle riparazioni di autoveicoli ed alla rettifica di cilindri ed alberi a gomiti. Se- guiva l’assunzione della rappresentanza della MABO (batterie Marelli) nel 1938, di macchine utensili ed apparecchi radio per auto e di macchine agricole nel 1941. Per ospitare tutte le nuove attività nel 1934 era avvenuta la sopraelevazione dell’auto- 4 rimessa di un piano, nella sua parte po- 3. Disegno di prospetto steriore, confinante con via Mameli. Ri- dove sorgeva ancora la propaggine nord dell’ex Briglia del Carmine, lo sbarra- del Garage ARPA come maneva invece incompleta la costruzione doveva essere. I due piani dell’edificio su Corso del Popolo. mento sul Piovego adibito ad impianto di sollevamento dell’acquedotto pubblico. superiori non sono mai Durante il Secondo Conflitto Mondiale stati realizzati. il garage subiva danni a causa della sua In servizio a partire dal 1888, la briglia vicinanza alla stazione ferroviaria, in par- era crollata nel 1919 in conseguenza di 4. Il Garage ARPA lungo ticolare durante il bombardamento del 10 eventi bellici, venendo quindi demolita e Corso del Popolo nei suoi dicembre 1943, ma già dal 1947 partiva la sostituita da un impianto di sollevamento primi anni. ricostruzione, seguita negli anni da varie collocato al fianco di viale Codalunga. La altre modifiche. Con il 1950 l’attività si propaggine nord, collocata sull’argine si- concentrava sulle auto, con l’abbandono nistro del Piovego, si era salvata dal crollo delle altre rappresentanze. ed, una volta liberata dalle attrezzature in Con il proseguire degli anni la posizio- essa contenute, era stata ceduta a privati ne centrale dell’Emporio dell’Auto da fa- finendo in proprietà del nostro gruppo di vorevole diveniva penalizzante in quanto imprenditori. l’accesso dei veicoli trovava sempre mag- La realizzazione del nuovo garage pre- giori ostacoli. Dismesse le attività legate vedeva la demolizione dello stabile e la sua all’auto, l’edificio veniva trasformato in sostituzione con un fabbricato di notevoli centro commerciale. dimensioni. Il progetto sottoposto all’ap- A poca distanza dalla filiale FIAT e dal provazione della Commissione d’Ornato garage ARPA, all’angolo tra via Trieste risultava piuttosto elaborato, tanto da sol- ed il ponte di Corso del Popolo, nel 1925 levare vivaci discussioni: per ben due vol- alcuni imprenditori locali (Carrain, Boc- te era respinto per essere poi accettato di ci e Mazzoni) decidevano di costruire malavoglia, dopo l’apporto di alcune mo- un ulteriore garage, per nulla spaventati difiche. Criticato in sede di approvazione, dai due vicini. Il luogo scelto era quello l’edificio continuava a sollevare obiezio- 33 Alberto Susa

ni e proteste anche nella cittadinanza una volta realizzato. Del malcontento si faceva interprete il giornale Corriere Padano che in un articolo del 12/11/1926 denunciava tutte le brutture che stavano invadendo in quegli anni la città, prendendo di mira in particolare il nuovo garage per le sue li- nee, descritte come un biliardo rovesciato […] ha innalzato al cielo piramidi, guglie, palloncini di pietra sospesi da paracarri e così via. L’articolo rimarcava poi l’ec- cessiva densità di garage lungo Corso del Popolo, vicino com’era alla FIAT ed all’ARPA. A rincarare la dose interveniva la “R. Sovrintendenza all’arte medieva- le e moderna” di Venezia con lettera del 5 19/11/1926 al Comune di Padova prote- stando per lo stravolgimento delle rive del Piovego in zona Ponte Molino, con costruzioni invasive delle rive del fiume, lamentando l’abuso che è stato fatto della parte del Piovego con quel fabbricato ad uso garage, che ha destato sì ragionevoli censure ed allarmi. Il progetto dello stabile era in effet- ti piuttosto ardito, forse per richiamare l’attenzione della cittadinanza sulla nuo- va infrastruttura che entrava nel mondo dell’auto. In fondo, anche considerando i gusti dell’epoca, sia la filiale FIAT che il garage ARPA davano sfoggio di ricchezza architettonica. I veicoli a motore erano di 6 recente introduzione nel mondo dei tra- sporti e, visti i prezzi, ancora destinati ad di guerra, ospitando per un breve tempo 5. L’ex Autorimessa una clientela facoltosa. Le sedi di vendita la carrozzeria Fontana per la riparazione Vittoria dopo la e di manutenzione dovevano quindi essere di autovetture. Nel 1951 la vecchia socie- trasformazione in filiale “visibili” mantenendo un certo stile che le tà veniva sciolta e sostituita dalla “Società della Fabbrica Automobili Anonima Autorimessa Vittoria”, incorpo- e Velocipedi Edoardo distinguesse dalle altre attività tradizionali. Bianchi negli anni ‘50. Malgrado tutte queste critiche ed ac- rata un anno dopo nella “SpA Fabbrica cese prese di posizione, la costruzione Automobili e Velocipedi Edoardo Bianchi 6. Il garage Vittoria visto dell’autorimessa procedeva celermente, di Milano”. dal Piovego. accompagnata dalla nascita (1928) della Quest’ultima fase terminava nel 1956 Società in Accomandita Semplice “Gara- per la cessazione della Edoardo Bianchi, ge Vittoria - Carrain - Bocci - Mazzoni e cui subentrava la Tessil Carraro, che nel C.”, per l’esercizio di rimessa per automo- 1958 vi trasferiva la sua sede da via S. bili e affini - compravendita di automobili, Francesco, dove per anni aveva occupa- accessori ed attrezzi e riparazione e no- to parte dei locali dell’ex ospedale di S. leggio automobili. La società nel 1930 as- Francesco, dismesso quando nella secon- sumeva la rappresentanza delle automobili da metà del Settecento era stato costruito “O.M.” e nel 1934 mutava denominazione l’Ospedale Giustinianeo. L’edificio di via in Società Anonima Autorimessa Vittoria Trieste ospitava per lunghi anni la Tessil di Carrain - Bocci - Mazzoni e C., sem- Carraro, per essere poi trasformato in fab- pre con la stessa sede di via Trieste. La bricato per uffici, qual è oggi. sua attività continuava anche negli anni l 34 Primo Modin, dalla pittura alla distilleria

Primo Modin, dalla di Paolo pittura alla distilleria Franceschetti

L'artista padovano apprende tecniche pittoriche moderne a Firenze e a Monaco di Baviera e le porta a Padova nel 1897, in una piccola Secessione allestita con Domenico Menotti Bonatti e Serafino Ramazzotti, ma diverrà noto per essersi messo a “fare dello spirito”.

Primo Modin nasce a Padova il 21 novem- e in “Figura dal gesso” e nell’ultimo (1891) bre 1868, primo di sette fratelli, da Ferdi- ancora quaranta lire in “Figura dal vero”3. nando, agente di commercio, e Maria Car- Nell’autunno di quello stesso anno Mo- panese1. Apprende i fondamenti di pittura din, persuaso che ogni artista debba per- dal ritrattista concittadino Augusto Caratti fezionare la propria tecnica pittorica ed (1828-1900) e nell’autunno 1888, su plau- essere al corrente dei più recenti linguaggi sibile suggerimento del maestro o di un suo prima di seguire un’ispirazione personale, vecchio allievo, Antonio Brunelli Bonetti, si trasferisce a Monaco di Baviera per fre- si reca a Firenze per frequentare il corso quentare presso l’Accademia di Belle Arti speciale di Figura dell’allora Regio Istitu- la classe di Pittura dal vivo (Naturklasse) to di Belle Arti, oggi nota Accademia2. La di Karl Raupp4, pittore conosciuto per i pa- città toscana era stata per lungo tempo al esaggi animati sulle rive del lago Chiem. Il centro del dibattito artistico nazionale per trasferimento potrà sorprendere coloro che la presenza del movimento macchiaiolo, ancora ritengono immobili e scarsamente che aveva trovato negli accostamenti di aggiornati gli artisti di ambito padovano di campiture cromatiche, le cosiddette “mac- quel periodo, ma tale tesi è ormai smentita chie”, una nuova via sintetica per rendere dai dati emersi negli studi più recenti5. Per il vero e particolarmente i suoi aspetti non quanto riguarda i contatti con Monaco, ad celebrativi, come quelli commoventi tratti esempio, sappiamo dalla biografia scritta dalle battaglie risorgimentali da Giovanni da Bruno Brunelli Bonetti che suo zio An- Fattori, esponente più noto del gruppo e tonio aveva studiato dopo l’ottobre 1885 professore di Pittura nell’Istituto frequen- alla scuola privata di Figura del pittore Max tato da Modin. A Firenze è presente anche Ebersberger e a quella di Nudo di Roerer. il critico Diego Martelli, fermo sostenitore Nei registri delle matricole dell’Accademia dei pittori macchiaioli e fra i primi estima- abbiamo rinvenuto le precedenti iscrizio- tori nostrani degli Impressionisti, da lui os- ni di Alberto Fava (1857, Antikenklasse), servati direttamente nella capitale francese. padovano residente a Torino, e di Federico Modin si iscrive al corso speciale di Figura Cordenons (1869, Bildhauerschule); quelle con il sostegno economico del Consiglio successive di Giuseppe Massarotto (1893, Comunale di Padova, che gli accorda un Naturklasse di Gabriel van Hackl) e di Gio- sussidio di lire ottocento all’anno, rinnova- vanni Sacchetto (1893, Naturklasse di Karl bile per altri due, a condizione di riportare Raupp), e quella più tarda di Adolfo Calle- buoni risultati. Il giovane non tradisce le gari (1909, Zeichenschule di Angelo Jank). aspettative e ottiene al termine del primo Dai cataloghi delle esposizioni annuali al- corso (1889) il primo premio consistente in lestite a Monaco intorno agli anni novanta una medaglia d’argento per la prova in “Fi- si traggono le partecipazioni dello scultore gura dal gesso”, alla fine del secondo corso Serafino Ramazzotti e dei pittori Fausto (1890) due riconoscimenti in denaro di cin- Zonaro e Oreste Da Molin. E ancora ci ri- quanta e quaranta lire in “Figura dal vero” sulta esposto nel 1892 un dipinto di Alberi- 35 Paolo Franceschetti

go Balbi Valier, il quale l’anno successivo, in occasione di un tour ciclistico in solitaria attraverso la Germania e l’Austria, si ferma in città ed è accompagnato all’Esposizione annuale dal sopra ricordato Giovanni Sac- chetto, pittore oggi sconosciuto e pure in attesa di essere riscoperto. Anche soltanto questi dati, ma chissà quali altre sorprese riservano gli archivi familiari, oggi irrepe- ribili, provano l’esistenza di contatti fra la capitale bavarese e diversi artisti di ambito padovano, contatti che continueranno nel secolo successivo. Quando vi giunge Modin, a fine Ottocen- to, Monaco è sufficientemente indulgente 1 2 e aperta nei confronti delle intemperanze giovanili. Lo strapotere esercitato per anni A Padova l’arte di Modin si nota nel 1. Primo Modin, da Franz von Lenbach, che traeva ispira- 1897, quando il pittore allestisce alla Gran Ritratto femminile, zione anche dalla pittura di Giorgione e Guardia un’esposizione di lavori insieme a matita su carta, cm 27x17, di Tiziano osservata in Italia, si era incri- Domenico Menotti Bonatti (Padova 1865- collezione privata. nato nel 1889, quando al Glaspalast era 1915) e allo scultore Serafino Ramazzotti apparso il Guardiano del Paradiso, opera 2. Primo Modin, (Sozzago, Novara 1846 - Novara 1920). Ritratto femminile, dissacrante del giovane simbolista Franz La Mostra Modin-Bonatti-Ramazzotti, von Stuck. Nell’estate 1892 – anno in cui olio su tela, cm 37x30, mai citata in precedenti studi, si inaugura collezione privata. si costituisce la Secessione, ossia un’asso- il 23 giugno e rimane aperta fino all’11 lu- ciazione composta da un centinaio di artisti glio. Benché poco visitata dai concittadi- a prevalenza simbolista per allestire mostre ni – “Vergogna!” commenta sui quotidia- e rinnovare l’arte figurativa – i quotidiani ni Victor (Vittorio Schiesari Civolani) – e padovani annotano il temporaneo ritorno chiusa in perdita – 208 lire di spese a fronte di Modin in seno alla famiglia e riportano delle 125 di entrate – la rassegna appare che all’esposizione dei lavori compiuti du- estremamente interessante perché le opere rante l’anno accademico il giovane ha rice- proposte, oggi purtroppo disperse, risulta- vuto un attestato di lode speciale da parte no non convenzionali nelle descrizioni dei del collegio dei professori6. Non sappiamo quotidiani. per quanto tempo egli rimanga a Monaco, Se per Secessione si intende uno sco- perché i pochi dati rinvenuti non lo preci- stamento più o meno manifesto dagli stili sano e perché l’Archivio dell’Accademia, tradizionali al fine di rinnovare l’arte figu- distrutto dai bombardamenti durante la rativa, si può senza dubbio affermare di es- seconda guerra mondiale, conserva degli sere in presenza di una piccola Secessione allievi solo il registro d’iscrizione. Tutta- padovana, organizzata senza il coinvolgi- via risulta lì residente ancora nel 1894, in mento del locale Circolo Filarmonico Ar- Neureutherstraße, come si apprende dal tistico e senza preoccuparsi della contem- catalogo della seconda Triennale di Mi- poranea apertura della Biennale veneziana, lano, alla quale il pittore invia un ritratto che come noto finiva per mettere in ombra non meglio individuato nella tecnica e nel qualsiasi altra rassegna delle città vicine e soggetto. A Brera Modin entra in contatto alla quale partecipavano quell’anno anche con la tecnica divisionista che tanto aveva i padovani Balbi Valier, Pajetta e Da Mo- fatto parlare nella prima edizione e che egli lin. Nella Mostra, oltre alle opere di Primo stesso adotta in alcuni lavori. Nel 1896 un Modin, sono presenti ritratti di Domenico altro suo ritratto, Testa di vecchia, appare Menotti Bonatti, in precedenza maggior- a Firenze alla Festa dell’Arte e dei Fiori, mente interessato al paesaggio, eseguiti un’importante rassegna organizzata dalla “con semplicità di mezzi” che ricordano Società Toscana di Orticultura in collabo- “la maniera degli Scozzesi” e sue pitture razione con la locale Società di Belle Arti. già ritenute dai critici “incomplete”, “fret- 36 Primo Modin, dalla pittura alla distilleria

tolose” o “poco simpatiche per mancanza di tecnicismo”, ma con effetti di luce e dal colore particolare, come si osserva in due paesaggi: “finissime sinfonie cromatiche in toni grigi e neutri, intense di sentimen- to e sciolte di maniera, fatte con niente”7. Serafino Ramazzotti, scultore realista con ammiccamenti al simbolo, vissuto a Parigi intorno al 1881 e presente in diverse mostre nazionali e internazionali, propone alcuni lavori fra cui “un busto spontaneo, di getto, realizzato con pochissime sedute, del sena- tore Cavalletto”, quello del filosofo Ardigò e un altro femminile intitolato Un sogno, due gruppetti in terracotta Il sorriso della morte e L’Angoscia, e alcune statuine in costume settecentesco di gusto francese8. Ramazzotti conosce di certo il vecchio ma- estro di Modin, Augusto Caratti, che inse- 3 gna disegno nella scuola femminile “Scal- dei divisionisti […]. Ci duole di non aver 3. Primo Modin, cerle” diretta da Enrichetta Usuelli Ruzza, avuto agio in questa esposizione di vede- Lettura, pastello suocera dello scultore. Modin presenta al- re qualche nudo di questo pittore, giacché su carta, cm 31x41, cuni studi, come egli li chiama, “assai gu- collezione privata. stosi per disegno e colore”. Sul quotidiano sappiamo che specialmente in questo egli “Il Veneto”, il 9 luglio, un anonimo com- mostra tutte le sue qualità di disegno e di mentatore scrive che il giovane: “dimostra colore.” nei lavori esposti una solidità di prepara- Nell’aprile 1898 Modin termina un gran- zione poco comune, un’osservazione di- de ritratto a olio del professor Giovanni retta del vero ed una maniera di riprodurlo Marinelli destinato al Congresso Geografi- coscienziosa e forte. Egli espone due studi co di Firenze, città nella quale il docente si per quadri (già fatti e venduti a Monaco), era trasferito dopo il lungo periodo passato una Bavarese e un Conte Ugolino: due te- all’Università patavina. Il quotidiano loca- le “La Nazione” ne evidenzia la perfetta ste costrutte solidamente e di espressione 9 intensa e nera, specialmente nella seconda somiglianza . In questo momento il pittore fatta di prima con poche pennellate e più è ivi residente, in piazza Donatello 5, come che a corpo di colore quasi con una sola apprendiamo dal catalogo dell’Esposizio- velatura; una dolcissima testa di Cristo e ne Generale Italiana di Torino dello stesso lo studio della Bavarese con forza e con anno, alla quale Modin invia il pastello Ida. rilievo sentono forse un po’ dell’influenza Sempre nel 1898 un disegno del giovane dell’indirizzo monachese nel colore un po’ pittore appare a Padova, alla Mostra d’Ar- scuro, ma sono due studi che mostrano la te “Eterno Femminino” organizzata dal solidità degli studi e l’animo eletto dell’ar- Circolo Filarmonico Artistico nella nuova tista che li concepì. Egli del resto s’è stac- sede di palazzo dell’Orologio in piazza cato completamente dalle tradizioni colo- Unità d’Italia (ora dei Signori). Egli, “nel- ristiche di questa scuola, e ciò appare evi- lo schizzo a penna della Frine … moderna, dente in altre teste a pastello, fatte tutte in si rivela un disegnatore sincero e valente. chiaro con poche masse d’ombra [...] una Pressoché tutti gli atteggiamenti diversi de- mezza figura intitolata Cattivo umore: un gli spettatori – raccolti o dispersi – sono di giovanotto che guarda fissamente dinanzi a una verità evidente dinanzi alla Frine deli- sé con l’occhio torvo tenendosi sotto i den- neata maestrevolmente, e con uno slancio ti il labbro inferiore, e annegando nel vino che dice tutta la sicurezza del trionfo che l’ira lunatica. È una testa gustosissima per conseguirà il suo avvocato in toga, anche la potenza riproduttiva del sentimento, lu- lui disegnato con energia.”10 Non abbia- minosa e chiara, fatta un po’ alla maniera mo rintracciato il disegno “a carboncino” 37 Paolo Franceschetti

venduto in quella occasione al commen- 4. Primo Modin, dator Vettore Giusti11, ma sappiamo che Ritratto di Vittorio abitualmente Frine viene colta nell’atto di Lazzarini, 1912, impietosire i giudici con la sua nudità per olio su tela, cm 67x57, ottenere l’assoluzione dall’ingiusta accusa Accademia Galileiana di Scienze, Lettere di empietà. Una scena di nudo del pittore, ed Arti - Padova. quindi, come auspicato dal critico della precedente mostra cittadina. Negli anni seguenti l’attività artistica di Modin si riduce gradualmente perché il giovane inizia a collaborare con il padre alla direzione della distilleria Rigato di Ponte di Brenta, che diverrà di proprie- tà della famiglia intorno al 192012. Lo si trova presente all’interno del Circolo Filar- monico Artistico, espositore in alcune mo- stre cittadine e partecipe a eventi di natura 4 filantropica. Nel maggio 1902 – in gennaio aveva cia il suo piccolo figlio; ella passa dinanzi donato un suo quadro a olio alla consueta ad una panca, sulla quale sono seduti in pesca di beneficenza organizzata durante il attitudini varie sette vecchi, ciascuno dei Carnevale – Modin risulta al lavoro su un quali simboleggia e manifesta nella pro- grande ritratto del defunto presidente del pria fisionomia uno dei sette peccati mor- Circolo, Bruno Barzilai, che verrà offerto tali; la madre inorridisce a quella vista e al sodalizio e sarà collocato nella sala da fugge, volendo salvare il bambino dal peri- musica (posta allora sopra l’attuale ufficio colo tremendo. Il concetto, come già osser- anagrafe). vammo, è significato in una forma un po’ Nel dicembre 1903 è membro della com- troppo realistica; pregevole per efficacia missione esecutiva incaricata di allestire espressiva è il disegno delle fisionomie dei nel giugno seguente l’esposizione a sog- sette vecchi.” Anche i due bozzetti, secon- getto obbligato “I sette peccati”. Modin, do il parere dell’articolista che scrive su “Il che in quel periodo è considerato da Victor Veneto”, sono degni d’attenzione. Modin una forte fibra d’artista alla pari di Giovan- entra poi, suo malgrado, nella polemica ni Vianello, Bruno Puozzo, Giovanni Riz- che segue l’assegnazione dei premi, tirato zo, Antonio Penello e Ramazzotti, presenta in ballo da un perplesso “A. Di Meduna” nel concorso a soggetto obbligato Visione che su “La Libertà” (10 luglio) motiva l’in- d’una madre e fra i bozzetti Ida e Schizzo giusta esclusione del pittore unicamente per ritratto. Nel primo lavoro Modin “ci con la premura di mantenere un membro presenta un episodio dei giardini pubblici. della commissione ordinatrice lontano da Ad una buona madre, che si è recata col sospetti di favoritismo. proprio bambino a pigliare un po’ di fresco Nel 1908 Modin cura l’organizzazione su di un sedile, vanno a tener compagnia della Mostra d’Arte al Circolo Filarmonico sette persone. A giudicare dall’età, quei Artistico, ma non vi partecipa come espo- compagni di sedile non dovrebbero essere sitore, e prima dell’apertura presenta la ri- pericolosi. Ma essi rappresentano i peccati nuncia alla carica di consigliere. Terminata capitali … e la onesta donna, alle prime … la rassegna il consiglio di presidenza gli of- impertinenze senili, scappa. E fa bene”13. fre una targhetta d’oro per l’assiduità e l’a- Il critico Ettore Romanello sulla “Gazzetta more prestato nell’allestimento dell’evento. di Venezia” (12 giugno) rileva: “Col boz- Tre anni più tardi è tra gli artisti firmatari zetto del Vianello Gli insidiati ha qualche di una lettera inviata ai quotidiani in ricor- affinità il disegno esposto dal Modin, nel do dell’amico pittore Ugo Valeri, morto quale il tema è trattato in una forma più tragicamente a Venezia cadendo da una fi- realistica. Anche nel disegno del Modin è nestra di palazzo Pesaro. effigiata una madre stringente fra le brac- Nel maggio-giugno 1912 si tengono al 38 Primo Modin, dalla pittura alla distilleria

5. Ricostruzione del Traghetto della Reggia Carrarese di Primo Modin.

5

Circolo Filarmonico Artistico la Mostra pressiva da cui era afflitto, è verosimile che Commemorativa delle opere dei pitto- la decorazione gli sia stata commissionata ri Pajetta-Valeri, di cui Modin è direttore dall’amico artista, ormai divenuto bene- artistico, e alla Gran Guardia una Mostra stante, come segno di immutata stima e sia il cui ricavato va a parziale beneficio del- stata completata in quei mesi. la Società “Dante Alighieri”. Qui il pittore Primo Modin scompare a Padova il 28 presenta alcuni ritratti “sobri di colore e gennaio 1928. Dell’artista segnaliamo, in- forti di disegno” – rileva “Il Veneto” (2 giu- fine, un disegno che ricostruisce la strut- gno) – i quali, “agli altri pregi, aggiungo- tura dell’antico Traghetto della trecentesca no quello notevolissimo di rassomiglianza Reggia Carrarese (fig. 5), apparso in una e carattere”. Anche il critico Achille De monografia dell’anno seguente, e un al- Carlo su “La Provincia di Padova” (5 giu- bum di disegni donato al Museo Civico gno) apprezza i lavori: “Tra i ritrattisti mi nel 1931 da Emma Menegazzo, vedova del piace notare […] il Modin Primo che da pittore15. tanti anni ha lasciata la pittura … per far l dello spirito. Questo però non gli impedi- sce quella e, difatti, egli ha due magnifici 1) Matrimonio avvenuto il 30 aprile 1866 nella ritratti: quello di sua mamma, veramente chiesa di San Daniele. forte, vigoroso e felice, e l’altro del prof. 2) Soste a Firenze di Caratti nel settembre 1867 e di Brunelli Bonetti, si rinvengono in B. Brunelli ‹Vittorio› Lazzarini di una somiglianza e Bonetti, Una vita d’artista: Antonio Brunelli Bo- di un carattere preciso.” Crediamo che il netti, sl 1941. ritratto del noto paleografo veneziano pos- 3) Le informazioni circa gli studi toscani mi sono state gentilmente confermate dal dottor Da- sa identificarsi, anche sulla base dell’età niele Mazzolai, responsabile dell’Archivio Storico dell’effigiato, con quello pervenuto all’Ac- dell’Accademia fiorentina. 4) Ingresso il 19.10.1891, n. 887 del registro ma- cademia Galileiana di Scienze, Lettere ed tricole per gli anni 1884-1920. Arti e oggi lì conservato (fig. 4)14. 5) Per approfondimenti vedi i miei precedenti contributi e in particolare la monografia sul pittore Poche informazioni successive si rinven- Giovanni Vianello (2015). gono sul pittore. La Guida commerciale- 6) Notizia apparsa su “L’Adriatico” e ripresa da industriale-amministrativa di Padova e “Il Veneto” l’8 agosto 1892 e da “Il Comune di Padova” il giorno dopo. provincia per il biennio 1913-14 (p. 54) lo 7) “Il Veneto”, 3 luglio 1897. colloca in via Porciglia. Nel 1916 Modin 8) Ramazzotti adoperava con maestria anche il pennello, oltre la stecca, e agli inizi del Novecen- ritira dalla vendita di beneficenza un boz- to tenne insegnamento privato di disegno e pittura zetto di cartolina che aveva presentato al con Pietro Pajetta. concorso Pro-mutilati, vinto poi da Vianel- 9) “Il Veneto”, 21 aprile 1898. 10) “Il Veneto”, 16 giugno 1898. lo, e lo sostituisce con una somma di dena- 11) “Il Veneto”, 19 giugno 1898. ro (20 lire). Negli anni venti risulta abitare 12) G. Toffanin, Cent’anni in una città, Modin Primo (ad vocem), Padova 1973, p. 168; G. Pedri- con la famiglia in una palazzina signorile na, La Distilleria Modin di Ponte di Brenta, “Pa- al numero 6 di via Carducci, sulla quale è dova e il suo territorio”, V, 27, ottobre 1990, pp. 17-19. ancora visibile un fregio decorato che por- 13) “Il Veneto”, 15 giugno 1904. ta la firma di Giovanni Vianello e la data 14) Il dipinto è stato donato all’Accademia dal 1922. Conoscendo le sfortunate vicende professor Giorgio Ronconi, che a sua volta lo ave- va ricevuto dal figlio di Vittorio, Lino. personali di Vianello, dimesso dall’Ospe- 15) Vedi G. Rusconi, Il “Traghetto” della Reg- dale Psichiatrico di Brusegana all’inizio di gia Carrarese, Padova 1929, e Da Giovanni De Min a Emilio Greco. Disegni del Museo d’Arte. quell’anno e nuovamente ricoverato il 31 Secoli XIX-XX a cura di F. Pellegrini, Padova 2005, luglio per la ricomparsa della forma de- pp. 663-665. 39 Alberto Espen

di Toni Balasso, una vita Alberto Espen tra giardini e burattini

Un padovano sui generis, che amò la campagna più della città e che con la moglie Lucia Stefanini diede vita al laboratorio artistico “Ambarabà”, facendosi conoscere e apprezzare da tanti padovani.

Giuseppe Balasso (classe 1899), dottore in rio; seguirono i fratelli Maria Carolina, lettere originario di Feriole di Teolo, a se- Giovanni Francesco e Bruno. guito del matrimonio celebrato il 4 agosto Ci intratterremo ora sul primogenito, 1927 con Elena Dainese, andò ad abitare Antonio, un personaggio che, per la note- nel palazzetto situato al numero 275 di vole poliedricità di interessi e d’ingegno e contrada Capitello, ora via Roma. L’edifi- per la vena d’artista, merita di essere co- cio fu fatto costruire dal padre della sposa, nosciuto o riscoperto. Antonio Dainese, consigliere comunale di In una vecchia intervista Toni accennava Cervarese Santa Croce, in un luogo poco alla sua ingenua infanzia trascorsa da “di- discosto dal centro urbano di Montemer- scolo”, girando grazie alla sua biciclettina lo perché a ridosso di quell’area si con- per le strade malandate e polverose di Mon- getturava dovesse scorrere la futura linea temerlo, peraltro “libero da pericoli”. Visto ferroviaria che collegava con e il dalla parte delle classi agiate, il paese sem- distretto berico. La casa fu presto frequen- brava allora un piccolo eden con il suo cli- tata dai notabili locali (su tutti, i Marin, i ma idilliaco e bucolico. Una curiosità: Toni Capodivacca, i Borsatti, i Perin) legati fra aveva appreso l’arte di afferrare le innocue loro attraverso alcune accorte unioni ma- bisce di cui era ricco il sottobosco del colle trimoniali. che digradava dolcemente nei pressi della Il “professore” (così era comunemente parrocchiale dedicata a san Michele arcan- indicato), docente negli istituti scolasti- gelo (chiesa nella quale i suoi genitori si era ci padovani, fra cui il “Calvi”, occupò uniti in matrimonio); il ragazzo era lesto a cariche pubbliche di un certo prestigio riporsele vive in tasca e quando meno te in ambito locale: presidente della Cassa l’aspettavi a tirarle fuori, con grande spa- Rurale dei Prestiti di Montemerlo (che, vento dei compagni di giochi impressionati per inciso, verrà soppressa durante il suo dai serpentelli che si contorcevano a terra. mandato nel 1929), commissario prefetti- Le sue conoscenze paesane annoveravano i zio e podestà di Cervarese S. Croce a più rappresentanti di un mondo adulto che lui riprese fra il 1930 e il 1933. Anche la mo- – provvisto di svariate ore libere da ogni glie apparteneva al mondo dell’istruzio- altra occupazione che non fosse lo studio – ne, insegnando nella frazione di Fossona. aveva modo di bazzicare, al contrario della Per di più, per un dato tempo ricoprì pure maggior parte dei coetanei, già frequente- la carica di “capo-nucleo” della sezione mente impegnati in qualche attività lavora- locale delle massaie rurali, l’organizza- tiva (talora superiore anche alle loro forze) zione “per l’assistenza morale, sociale e nei campi, nelle stalle, in cava. tecnica… delle donne che appartengono Antonio aveva stretto amicizia con la si- a famiglie di proprietari coltivatori, colo- gnora Sara, che gestiva un negozio di ge- ni e mezzadri, operai agricoli”. L’unione neri alimentari, con il fabbricante di corde matrimoniale venne allietata il 23 luglio Michele (cordaro), con il fabbro Berto che 1928 dalla nascita di Antonio detto Toni, aveva la fucina ai piedi del colle e, soprat- che vide la luce proprio nella residenza tutto, con la fiumana di scalpellini della somigliante a un grande casello ferrovia- cava di trachite del conte Paolo Cini. 40 Toni Balasso, una vita tra giardini e burattini

Montemerlo, 27 febbraio 1944: un giovanissimo Toni Balasso (in piedi al centro, truccato da moro) posa con i compagni della filodrammatica parrocchiale in occasione dell’allestimento del dramma storico «Le pistrine», ambientato nell’antica Roma.

Completate le lezioni frequentate con In quest’ambito, con l’aiuto del chierico profitto nella “scuola elementare rurale” don Antonio Corsato, venne rifondata la del paese, che si trovava di fronte alla sua filodrammatica”. Il debutto fu affidato al abitazione, Toni fu costretto a trasferirsi dramma Raggio di sole, che narrava le vi- suo malgrado in città, a “Padova in esilio” cende di un gruppo di sacerdoti missiona- come soleva ripetere, andando a stabilirsi ri. Fu un grande successo e altri ne segui- in via Barbarigo. “Abbandonai il grande rono fino al 1944: da Lorenzino dè Medici giardino di casa – confessò – per un terraz- a Il lupo e l’agnello, da Sotto il fanale a zo di sei metri quadrati. Sotto casa vede- Vandea in fiamme e da Ci penso io a Le vo passare lunghe, nere, silenziose, veloci pistrine. Si trattava in prevalenza di lavori processioni di pretini che, ondulanti, anda- teatrali a soggetto storico, scritti da autori vano a cantar messa in Duomo”. Nella sua di matrice salesiana, che contemplavano vivida memoria la città “puzzava ed era unicamente attori di sesso maschile. piena di rumori”. Appena gli impegni sco- Un’immagine di poco più di settant’an- lastici glielo permettevano, amava far ri- ni fa testimonia ancor oggi come Toni Ba- torno nella grande casa paterna di Monte- lasso ebbe la ventura di essere tra gli in- merlo, paese dove aveva mantenuto buone terpreti del dramma storico Le pistrine, un amicizie e dove partecipò attivamente alle testo sul paganesimo romano composto rappresentazioni teatrali della compagnia da G.B. Lemoyne e portato in scena nel- filodrammatica parrocchiale, un’associa- la sala parrocchiale di Montemerlo il 27 zione prettamente maschile che aveva ri- febbraio 1944. Toni recitò nei panni di un cevuto impulso all’indomani dell’arrivo dignitario moro, truccandosi con una sor- del cappellano don Luigi Rebesco, nella ta di spesso cerone nero, i segni del quale primavera del 1925. “Nel 1936 – confidò fu costretto a portare per più giorni perché a chi scrive il compianto medico monte- laboriosissimi da rimuovere. Nell’am- merlano Mario Borsatti, affermato regista biente teatrale paesano ebbe modo di fare e impresario teatrale – venne istituita dalla poi la conoscenza di un coetaneo, un ra- parrocchia l’associazione degli studen- gazzo sfollato dalla città, di nome Sabino ti che riuniva tutti i giovani, non solo di Samele Acquaviva, poi noto sociologo, Montemerlo ma dell’intero circondario, cui lo legherà una profonda amicizia per che frequentavano le scuole superiori. l’intera vita. Sempre all’epoca giovanile 41 Alberto Espen

risale un’altra grande passione di Toni: la lettura, tanto da fargli ammettere “I libri li divoravo”. Come sovente accade, il giova- ne diede in fatto di studi qualche delusio- ne al padre che desiderava studiasse lette- re, “invece – sono sempre parole di Toni – a me piacevano le piante e tutto quello che si può fare con le mani. Mi bastava una cassetta di terra dove seminare il gra- no, per ritornare alla campagna: la sua crescita era il mio calendario stagionale. Con la mietitura finivano le scuole, con la semina iniziavano”. Fu così che conseguì il diploma di perito agrario presso l’isti- tuto “Duca degli Abruzzi” intraprendendo in seguito la carriera di docente, spenden- dosi per insegnare a generazioni di ra- 2 gazzi il suo innato amore per le piante e i giardini, “l’idea del giardino come modo di vivere”. Dal 1959 fu a Bagnoli di Sopra nella scuola di avviamento agrario, in segui- to diresse la scuola di meccanica agraria coordinata dell’istituto “S. Benedetto da Norcia” di Brusegana. Aveva idee forse ri- Montemerlo, veduta voluzionarie per quei tempi giacché asse- tardi per costruirsi un’infanzia e vivere felici”. odierna del palazzo riva che “l’insegnamento dev’essere una Balasso. Sul fabbricato si conversazione, un dialogo con gli scolari. Egli mise a frutto la sua non comune manualità servendosi di materiale pove- tramanda la credenza che O si mostra in silenzio quello che si sa l’edificio ricalchi le forme fare con le mani o lo si racconta come fos- ro – creta, cartone, cartapesta – per creare peculiari delle cantoniere se un monologo, una recita. Non ho mai burattini e maschere teatrali; al suo fianco ferroviarie. interrogato nessuno perché ho sempre la compagna di una vita, la moglie Lucia valutato i ragazzi dalle domande poste. Il Stefanini, pittrice, con la quale ha dato raccontare dev’essere di stimolo alle loro vita a uno straordinario connubio artistico. richieste”. Lui era, si sentiva un botanico: Toni e Lucia realizzavano non solo i burat- amava progettare giardini, anche pensili; tini ma anche tutto il resto, dal “casotto” collaborò pure alla sistemazione dell’Or- alle scene, dai fondali a tutta l’attrezzatura to Botanico di Padova in cui prosperano e, soprattutto, inventavano e scrivevano le ancor oggi alberi da lui acquisiti. Questa storie portate in scena dai loro personaggi. sua spiccata manualità sfociò o, meglio, La vera genialità di Toni – come testimo- si concretizzò quando non era ormai più nia l’amico di sempre Milos Voutcinitch, giovane, nella grande passione per i bu- grande interprete del Ruzante – consisteva rattini, cui peraltro aveva dedicato atten- nel raffigurare pure i suoi amici più cari zione fin dall’infanzia allorché si diver- tra i burattini, come lo stesso Milos che tiva assieme ai fratelli con un teatrino di si è visto portato in scena “con la testa di marionette che aveva costruito con le sue cartone pitturato!”. Toni e Lucia avevano stesse mani. In tal modo, a cavallo degli allestito a casa loro, in un sottotetto del anni Ottanta, Toni Balasso diede vita al centro cittadino, un luogo di lavoro, “un laboratorio artistico “Ambarabà”, nome laboratorio, certo per sé stessi ma ancor che rievoca la celeberrima filastrocca per più, sicuramente, dato il loro carattere e bambini. “Alla domenica mattina – amava la loro personalità, un luogo di incontri rammentare – ci divertivamo in piazza dei per sodali, artisti e non, salotto alternativo Frutti a raccontare favole a grandi e picci- (bohemien, si diceva), caldo, aperto ai gio- ni. Fedeli al motto che non è mai troppo vani, senza preclusioni, e alle curiosità ar- 42 Toni Balasso, una vita tra giardini e burattini

tistiche dei tanti, operatori e non, che han- Toni Balasso al lavoro no imparato ad apprezzare gli entusiasmi nel suo atelier di scultura. e la semplicità professionale e dilettevole insieme di questi due autentici personag- gi patavini che la città ha imparato a co- noscere grazie al loro teatro di burattini”. Questi ultimi erano figure da loro inven- tate e modellate su caratteri precisi e resi recitanti sulla base di testi originali nati da elaborazioni e contributi di gruppo, per lo più in progress, con continui aggiustamen- ti, limature e arricchimenti in itinere. Così impartivano lezioni per insegnare l’arte di costruire burattini a giovani e meno gio- vani. Il primo spettacolo di queste allegre brigate di appassionati burattinai veniva messo in scena sempre a casa di Toni da- vanti a un pubblico di amici e bambini, con la trama della storia inventata sulla base dei personaggi che i corsisti aveva- no realizzato. Una volta affinate l’intesa, le voci, i movimenti delle mani – gli unici mezzi che erano consentiti per esprimersi – l’allestimento dello spettacolo di buratti- ni veniva trasferito in qualche spazio pub- blico, per una platea più allargata. Dopo aver dedicato così lungo tempo alla modellazione dei burattini in cartape- sta, sempre in età avanzata Balasso si de- dicò alla scultura. Affinò la sua manualità nei corsi di modellato tenuti dagli scultori mostra natalizia “Feste in Arte”, lo colse padovani Alberto Verza, Giampaolo Me- la morte improvvisa, recidendo una vita negazzo e Mario Iral, artisti che predili- condivisa tra giardini e burattini. Una vita gevano materiali diversi, dalla pietra al in cui – a detta degli amici più cari – ha legno. La diretta manipolazione del mate- incarnato la patavinitas più schietta, un riale – fosse creta oppure legno – rimane- amore profondo, pur discreto, per la sua va il modo espressivo privilegiato di Toni: città nella quale era giunto quasi di con- è stato scritto che “lo interessava – sono trovoglia da ragazzo, dal suo palazzo di parole di Giorgio Segato – l’architettu- campagna dove doveva passare il treno1. ra del corpo, come essa si componeva e si porgeva alla e nella luce. Così le sue l figure si sviluppano per linee essenziali, ricche di suggestione interna e bene scan- dite per piani larghi di luce”. Sulla scorta di quest’ultima esperienza artistica, Toni ha più volte esposto con il gruppo Artisti della Saccisica; alcune sue opere inedite 1) Ho ricavato le notizie biografiche dall’Archi- – le ultime – sono state presentate in una vio storico del comune di Cervarese S. Croce, av- sorta di omaggio postumo l’anno scorso valendomi inoltre dell’intervista apparsa su Il Gaz- zettino di Padova del 16 settembre 1992 a firma nell’ambito della 16ª Biennale Arte del- di Franco Holzer, della presentazione di Giorgio la Saccisica presso il restaurato palazzo Segato in occasione di un’esposizione di opere di Maestri di Selvazzano. Toni e della moglie Lucia presso lo studio d’arte “102 scalini” di Padova, e di una rievocazione ste- Sabato 20 dicembre 2014, di ritorno sa da Milos Voutcinitch. Molto utile è stata pure dall’inaugurazione a Piove di Sacco della una testimonianza del cugino Riccardo Balasso. 43 Saveria Chemotti

di La mia Padova... Salvatore La Rosa

Si può ben dire che Toto La Rosa incarni la più tipica patavinitas: ha compiuto gli studi, si è formato e ha svolto la sua attività professionale nella città del Santo, cui sente di appartenere intimamente, ma cui sa anche guardare con ironia e divertito spi- rito goliardico, come rivelano i suoi “papiri” (che sono stati esposti in una mostra qualche anno fa) e le immancabili vignette satiriche in questa rivista (che meriterebbero una mostra). Fin dai tempi del liceo, Toto La Rosa ha posseduto una fertilissima ispirazione, che si è tradotta, oltre che nei suoi disegni dal tratto nitido, in una serie di scritti, rivolti alla cerchia degli amici, dai contenuti più vari: racconti e sketches comici innanzitutto, ma non meno racconti e romanzi brevi drammatici e moraleggianti e da ultimo anche un breve canzoniere. Ora l’insieme di queste pubblicazioni è diventato imponente e gli amici lettori sempre di più cosicché la scrittura di La Rosa non è più solo puro divertissement personale, ma un dialogo “pubblico” con la città.

Forse non sono molti quelli che oggi ri- perché la sua cominciava ad essere più grave cordano di aver vissuto una data tanto impor- della mia. Eravamo appena entrati in rifugio tante per Padova come quella del 16 dicembre che sentimmo scoppiare le bombe sganciate 1943. La guerra (almeno sulla carta) era finita dagli aerei, e allora i pianti delle madri e dei da circa quattro mesi e finirà definitivamente bambini divennero insopportabili per la loro tra altri venti mesi. drammaticità. Quel 16 dicembre verso mezzogiorno suo- Dopo due o tre ore dall’inizio, il bombar- nò un allarme aereo. Non era il primo ma damento cessò, l’allarme finì e uscimmo tutti non spaventò nessuno perché tutti credevano dal rifugio. Lo spettacolo che si presentava nell’aiuto del Santo ed erano sicuri della sua davanti ai nostri occhi era spaventoso: un provvidenza. fumo nero che partiva dal nord, ricopriva tutta Ma il preside della Mameli, che allora fre- la città e indicava che le bombe erano cadute quentavo da ragazzino, con l’aiuto dell’anzia- alla stazione e all’Arcella. Si potevano imma- no professor Viero, ci fece uscire di corsa sol- ginare i danni e soprattutto le vittime. lecitandoci ad andare presto a casa. Io fui così Io avevo zii e cugini che abitavano all’Ar- veloce da arrivare in Prato della Valle prima cella e mia madre si preoccupò subito di co- che uscissero i pompieri dalla loro caserma e noscere la loro sorte; così prendemmo la bici sempre in velocità arrivai a casa trovando mia e andammo sui luoghi bombardati. Che di- madre immersa nel suo quotidiano lavoro; sastro! Case distrutte, alberi abbattuti, buche la assalii con un invito a sbrigarsi, piantando profonde... Fortunatamente per me nessuno tutto in asso e correndo velocemente al rifu- dei miei parenti aveva perso la vita. gio. Mia madre dapprima si oppose, dicendo Ma il disagio lo ritrovammo a casa: niente te- che la mia era una paura senza senso perché lefono, niente gas, niente luce, niente acqua, ciò eravamo protetti dal Santo. Poi alla fine prese che mi costrinse a recarmi con due pentoloni la borsa con quattro gioielli che conservava al pozzo della chiesa dei cappuccini. Ricordo gelosamente e mi obbedì correndo con me al un piccolo strascico quando un giorno tornando rifugio vicino a a casa. con due pentoloni d’acqua, scivolai sul ghiac- Il rifugio consisteva nelle vecchie mura cit- cio del marciapiede, e l’acqua mi travolse. tadine su cui si era costruita la scuola “Ca- Il secondo bombardamento avvenne il 30 millo Aita”; non c’era niente di sicuro salvo dicembre cui seguì quello di febbraio, quello le mura che circondavano la città e le case di marzo e tutti quei voli notturni e paurosi, sovrastanti. All’interno c’era solo gente spa- che ci regalava il Pippo come era definito sen- ventata, bambini che piangevano, madri che za senso e con ingiustificata paura. urlavano e un prete che invitava a pregare. Nel Dopo i primi bombardamenti sfollammo in tratto di strada tra casa mia e il rifugio, vidi campagna dove passammo l’estate del ’44 per in cielo sopra la testa, i primi aerei argentei ritornare a Padova e continuare a soffrire pau- uno dei quali lasciò un circolo di fumo bian- re e sacrifici che già cominciavano a sentire co, quasi ad indicare l’obiettivo da colpire. Lo anche in campagna. Poi, se Dio volle, arrivò mostrai a mia madre che finalmente si rese la primavera del ’45 e finalmente ogni paura conto che la mia non era paura ingiustificata cessò. 44 PREMIO “ANGELO FERRO” PER LA CULTURA PADOVANA

Bando di Concorso - Edizione 2018

La rivista “Padova e il suo territorio” bandisce per il 2018 il premio “Angelo Ferro”, istituito con cadenza annuale su iniziativa di Sergia Jessi Ferro per onorare la memoria del marito, promotore e sostenitore della Rivista. Il premio dell’importo lordo di € 1.000 (mille) omnicomprensivo è riservato a laureati in possesso della lau- rea magistrale conseguita presso l’Università degli Studi di Padova che abbiano elaborato una tesi di alto profilo su un argomento riguardante la storia, l’arte e la cultura legate alla città di Padova e al territorio della sua provincia, in grado di offrire spunti di ricerca e di interesse e contributi innovativi rispetto agli studi precedenti. La partecipazione al Premio è gratuita, ed è aperta a chiunque abbia conseguito la laurea magistrale nei tre anni anteriori alla scadenza del Bando. La scadenza del Bando è fissata alle ore 12 di giovedi 20 dicembre 2018. Le domande dovranno pervenire tassativamente entro la scadenza, a esclusivo rischio del mittente, in busta chiusa da consegnare a mano o a mezzo del servizio postale alla sede della Rivista, in via Arco Valaresso 32, 35141 Padova (dietro il Duomo) con il seguente orario di apertura: lunedì-venerdì dalle ore 9 alle 12. All’esterno del plico contenente la domanda dovrà essere riportata, oltre all’indicazione del mittente, la seguente dicitura “Domanda di partecipazione al Premio Angelo Ferro” La domanda dovrà essere redatta e sottoscritta in modo autografo come da facsimile allegato (Allegato A) e dovrà essere corredata da: (i) copia del documento di identità del dichiarante, in corso di validità, (ii) una presenta- zione sintetica della tesi di laurea, (iii) curriculum vitae in formato europeo; (iv) una copia della tesi di laurea. La copia della tesi verrà restituita alla conclusione dei lavori della Commissione esaminatrice al concorrente che sarà tenuto a ritirarla presso la sede dell’Associazione entro sei mesi dalla data di proclamazione del vincitore, altrimenti non verrà restituita. Le tesi concorrenti saranno vagliate da una commissione formata da docenti universitari e da redattori della rivista. Al vincitore sarà data comunicazione scritta dell’assegnazione del premio. La proclamazione del vincitore avverrà nei primi mesi del 2019 durante una cerimonia ufficiale concomitante con una manifestazione culturale da concordare con il Comune di Padova. L’autore della tesi vincitrice sarà inoltre invitato ad estrarre dal suo lavoro un articolo da pubblicarsi nella Rivista. Padova, 30 giugno 2018

ALLEGATO A DOMANDA DI PARTECIPAZIONE AL BANDO DI CONCORSO “PREMIO ANGELO FERRO PER LA CULTURA PADOVANA” Spett. le Associazione “Padova e il suo territorio” Via Arco Valaresso 32 35141 Padova La/Il sottoscritta/o ______, nata/o a ______il ______, C.F. ______, residente in ______Via ______CAP ______, tel. n.______cell. n.______e-mail ______CHIEDE di partecipare al Bando di Concorso per il “Premio Angelo Ferro per la cultura Padovana”. A tal fine, sotto la sua diretta e personale responsabilità, DICHIARA 1) di aver preso visione del Bando di Concorso che regola la selezione di cui sopra e di accettarlo in ogni sua parte; 2) di manifestare il proprio interesse a partecipare al Bando; 3) di non avere condanne penali e di non avere procedimenti penali in corso; 4) di aver conseguito nel giorno ______presso l’Università degli Studi di Padova la laurea magistrale in ______, con il punteggio di___; 5) che il titolo della tesi discussa è ______ALLEGA 1) copia del documento di identità in corso di validità; 2) curriculum vitae in formato europeo; 3) elaborato sintetico della tesi di laurea; 4) copia della tesi di laurea. AUTORIZZA Il trattamento dei propri dati personali ai fini della partecipazione al Bando in oggetto ai sensi del D.Lgs. 196/2003 e del Reg. UE 2016/679, per la finalità di gestione del concorso, i quali saranno trattati anche in forma automatizzata, fino a sei mesi successivi alla proclamazione del vincitore. E’ a conoscenza che il conferimento dei dati è obbligatorio e di avere i diritti di cui agli artt. 15 e ss. del Reg UE tra i quali figura il diritto di accesso ai dati che lo riguardano, nonché il diritto di rettificare, aggiornare, completare o cancellare i dati erronei o incompleti, nonché il diritto di opporsi al loro trattamento. Titolare del trattamento è l’“Associazione Padova e il suo territorio”. In fede, ______, lì ______Firma leggibile del candidato ______45 PrimoBiblioteca piano

ca del Veneto (p. 49). L’im- PADOVA, CARA SIGNORA... Primo piano pronta del preside Bettanini è però di pregnanza storica anche per altri motivi: si Giulia Simone tratta della strenua difesa «LA FACOLTÀ dell’autonomia e della spe- CENERENTOLA» cificità di Scienze Politiche Scienze politiche a Padova rispetto a Giurisprudenza dal 1948 al 1968 (p. 51); difesa che Bettani- Franco Angeli, Milano 2017, ni pure rimarca in presenza pp. 215. (“Contributi alla Storia del Ministro della Pubblica dell’Università di Padova”, n. Istruzione Antonio Segni in s., 51). occasione della prolusione dell’anno accademico 1952- Tra i molti meriti di Giu- 53 dedicata al tema de La lia Simone c’è anche quello funzione della diplomazia di avere delineato un quadro nella nuova tecnica dei rap- ricostruttivo generale, e al porti internazionali (p. 55). contempo minuzioso, ogget- La peculiarità scientifico- tivamente decostruttivo della vulgata corrente e del senso disciplinare della Facoltà si comune radicatisi, negli incarna, peraltro, nei corsi di anni, nei confronti della studio e nell’attività didattica Facoltà di Scienze Politi- dei docenti di discipline non che dell’Ateneo patavino. A giuridiche. È il caso di Sto- fronte di un comune sentire ria del giornalismo, ad esem- intriso di disprezzo sociale pio, il cui incaricato è Dino per una facoltà “facile”, per Fiorot, filosofo della poli- molto tempo considerata da tica che nel dicembre 1954 un lato iperpoliticizzata e ottiene la libera docenza in fucina di estremismi ever- Storia delle dottrine politi- sivi, dall’altro coacervo di che ed è assistente alla cat- studenti sfaccendati e inabili tedra di Storia moderna. Fio- ad affrontare le difficoltà di rot rappresenta un presidio ben più “serie” e prestigiose dell’antifascismo in Facoltà: Facoltà, oppure ricettacolo membro del Partito d’Azio- di studenti-lavoratori con la ne, dal 1943 al 1945 lavora sola mira dell’acquisizione a fianco di Bobbio e di Opo- del valore legale di un tito- cher a sostegno delle forma- lo di laurea, il volume della zioni partigiane operanti in all’Università di Roma, l’A- stralmente tra diritto e sto- Simone restituisce uno sce- città. Ma è anche il caso di teneo di Padova che affi- ria (ordinario di Diritto nario diacronicamente diste- alcuni fondatori di “scuole” da alla Facoltà di Scienze pubblico americano, sarà so che induce, de plano, a accademiche insigni, come Politiche gli insegnamenti anche incaricato di Storia cogliere le vistose dicotomie Ettore Anchieri, ad esem- riguardanti le discipline rag- delle relazioni politiche tra tra realtà storica e immagi- pio, straordinario di Storia gruppate presso l’Istituto il nord America e l’Europa) nario collettivo. dei trattati e Politica inter- superiore di discipline giuri- (p. 99), sarà ministro per il Il carotaggio analitico nazionale, maestro di Ennio diche, economiche e sociali coordinamento delle politi- dell’autrice, non di rado di Nolfo (pp. 70 e sgg.); o di di Mogadiscio, inaugurato che comunitarie del gover- effettuato a partire dai giuristi come Ernesto Simo- nel 1954 da Ettore Anchie- no Goria (poi del governo ruoli che hanno plasmato i netto che dopo la laurea in ri. La Somalia diventerà, per De Mita), sarà membro del “modelli” di Facoltà (ovve- Giurisprudenza proseguono l’Università di Padova, un CSM, giudice della Corte ro dalle figure dei presi- gli studi in Scienze Politi- rilevante riferimento interna- costituzionale (1978-1986), di), affonda nel passato per che approdandovi, poi, come zionale, nonché una realtà di presidente della stessa cogliere le cifre culturali, docenti (pp. 74-76). raccordo istituzionale e cul- Corte (1986-1987) e infi- gli orientamenti formativi, A metà degli anni Cin- turale per docenti di Scienze ne, dal 1994 al 2006, giu- le proposte progettuali che quanta, anche grazie all’in- Politiche come Dino Fiorot e dice e poi avvocato genera- hanno attraversato le vicende stancabile azione di Betta- come Ettore Anchieri che nel le della Corte di Giustizia di Scienze Politiche a Pado- nini, l’organizzazione della dicembre del 1959 accom- delle Comunità Europee. va. Facoltà guadagna una strut- pagnerà l’ampia delegazione Proprio La Pergola lancia Così si scopre come la turazione più solida e mag- padovana, guidata da Giu- l’idea di un nuovo istituto Facoltà, sotto la guida decli- giormente articolata: nasco- seppe Bettiol, per la conse- per Scienze Politiche, che nata con piglio paternalistico no quattro istituti (Scienze gna all’Istituto Universitario attivato a partire dall’anno da monsignor Anton Maria storiche; Scienze politiche; di Mogadiscio di un gonfa- accademico 1964-1965 verrà Bettanini (preside dal 1948 Scienze economiche; Scien- lone della nostra Università collegato alla cattedra di al 1959), si consegna agli ze giuridiche). Siffatto con- (p. 86). Diritto pubblico americano anni Cinquanta come una solidamento interno si svi- Ma l’internazionalizza- del quale farà parte il giova- “Facoltà cattolica”, intran- luppa parallelamente alla zione di Scienze Politiche ne assistente Nino Olivetti sigentemente posizionata scaturigine del processo di si realizza anche sul ver- Rason. sulle posizioni della DC e di internazionalizzazione della sante interno e disciplina- Gli anni Sessanta sono un vigoroso anticomunismo Facoltà, che si realizza, in re. Nell’a.a. 1960-61, ad anche gli anni dell’intenso d’epoca di guerra di fredda una prima risultanza istitu- esempio, è attivato il corso lavoro di innovazione didat- (pp. 47-60), ma anche muni- zionale, nel rapporto di coo- di Diritto pubblico america- tica sul fronte degli studi ta di una delle più insigni perazione con la Somalia. no ed è chiamato a tenerlo storici; nel 1960 in Facol- voci della dottrina ammini- L’Amministrazione fidu- il trentenne siciliano Anto- tà viene infatti istituito il strativistica italiana, quella ciaria dell’Italia in Somalia nio La Pergola, laureatosi a corso di Storia contempora- di Feliciano Benvenuti, gio- (AFIS) si doveva occupare Catania con Vincenzo Gueli nea, affidato l’anno succes- vane allievo di Guicciardi, anche del settore dell’istru- e poi allievo di Costantino sivo ad Ennio di Nolfo che uomo della DC e futuro pre- zione e il Ministero degli Mortati. La Pergola, che a darà lustro impareggiabile sidente della Banca Cattoli- Affari Esteri sceglie, oltre Padova si destreggia magi- alla presenza degli storici 46 Primo piano / Biblioteca contemporaneisti. La Facol- dalle origini alla liberazione te per cercare di ricomporre tà risultò arricchita, a par- (1924-1945) [Padova 2015], poi il disegno generale. Lo tire dal 1964, dall’arrivo di si ferma, per il momento, studioso padovano avverte, Gabriele De Rosa (p. 111) e sulla soglia del buio degli per l’appunto, che su autori dunque di un modo nuovo di anni di piombo. nostri contemporanei il giu- leggere la storia del presen- À Prima di quel buio Scienze dizio è complesso “andan- te che, a partire dal 1966, si politiche ha dato luce cultu- do a toccare categorie non focalizzerà progressivamente rale alla città, come ogget- collaudate e valori in via sulla storia della mentali- tivamente si può desumere di accertamento” perché tà, dei comportamenti, dei dalla fatica della giovane “può accadere che talvolta “vissuti”, con particolare studiosa che allestisce squar- ci venga a mancare una giu- riferimento alla “religiosità ci analitici euristicamente sta distanza di osservazio- popolare”. Del resto il magi- penetranti sull’evoluzione ne: quel tratto temporale di stero culturale di De Rosa storica, scientifica, culturale distacco”. E tuttavia è pro- si dispiega, proprio a parti- ed istituzionale della Facol- prio la difficoltà dell’inda- re dal 1966, nell’attivazio- tà, consegnandoci una lucida gine che spinge Daniele a ne del «Centro Studi per le illustrazione della “realtà” di cimentarsi con questi proble- fonti della Chiesa nel Veneto questa Istituzione nel con- mi con una tensione agoni- da Campoformio alla prima testo socio-culturale della stica da critico di vaglia: “Il guerra mondiale», vera pale- gnati di assistere alle sedu- città e portando in emer- margine di errore di giudizio stra di ricerca per docen- te del Consiglio di Facoltà» sione il patrimonio scienti- che accompagna l’interesse ti come Angelo Gambasin (pp. 146-147). È una novità fico, la ricchezza culturale, immediato per i contempora- (che sostituirà De Rosa) e assoluta; dopo Magistero è l’offerta didattica, la forza nei è compensato da un’an- per giovani ricercatori come Scienze Politiche la secon- formativa che la Facoltà di sia di dire qualcosa di non Filiberto Agostini, Liliana da tra le Facoltà di Ateneo Scienze Politiche, nell’arco detto prima, di segnare qual- Billanovich e Alba Lazzaret- ad approdare a una simile di tempo che intercorre dal che linea esplicativa origina- to, futuri docenti di Scienze decisione (p.147). Tuttavia il primo dopoguerra al 1968, le”. In questa sfida doppia, Politiche in materie storiche giorno successivo la Facoltà ha offerto anche a Padova, una nei confronti dei “suoi” (p. 113). è occupata. Da quel momen- al suo territorio e alla sua autori, l’altra nei confronti comunità. Apertura internaziona- to inizia una storia di inar- Stefano Piazza della letteratura critica pre- le, innovazione didattica e restabile mutazione. Pretese cedente, Antonio Daniele è disciplinare, studio della di partecipazione collettiva sorretto, oltre che dalla sua contemporaneità, sono dun- alla didattica, effettuazione finezza di lettura (già riscon- que le matrici che fecondano di «esami di gruppo con voto Biblioteca trata nei suoi lavori rivolti ai Scienze Politiche di assoluto comune, in attesa di abolire “classici”), anche da solidi pregio scientifico e di quali- del tutto il momento della Antonio Daniele mezzi interpretativi. Non si ficata progettualità culturale selezione» (p. 149), assem- NOSTRO NOVECENTO deve dimenticare che Danie- nell’arco degli anni Sessan- blearismo antistituzionale (p. Cleup, Padova 2018, pp. 326. le è pur sempre un filologo. ta; anni che registrano anche 150), movimentismo peren- Detto questo, però, può il consolidamento del com- ne e sconclusionato (pp. Non solo è utile per lo stu- felicemente (almeno per parto politologico. Nell’anno 151-152), sono solo alcuni dioso, ma è anche un piacere me) sorprendere che non accademico 1964-65 giun- dei fenomeni che a partire per il lettore comune avere raramente gli esordi di ge infatti in Facoltà Stefano dal 1968 convoglieranno qui sotto un unico sguardo i saggi, che poi proseguo- Passigli (p. 120), uno dei più Scienze Politiche a Pado- saggi che Antonio Daniele, no con rigore accademico, importanti politologi italiani va verso drammatiche fasi che è stato docente in varie abbiano una tonalità diversa, con esperienza di insegna- storiche. Quando nel 1968 università italiane, in poco più discorsiva per non dire mento ad Harvard, che va Sabino Acquaviva, diventato più di una decina d’anni ha narrativa. Questo dipende a sostituire Giacomo Sani in quell’anno straordinario dedicato ad autori del Nove- in qualche caso dalla cono- nell’insegnamento di Scien- di Sociologia, somministra cento letterario italiano e ha scenza diretta dell’autore in za dell’amministrazione e un questionario agli stu- pubblicato in varie miscella- questione da parte dello stu- che introduce metodi e lavori denti con riguardo alle lotte nee e riviste, a parte Anco- dioso (per esempio nel caso scientifici pionieristici resti- che stanno investendo l’U- ra per Bandini e Il diario di di Fernando Bandini o di tuiti nella docenza, dal 1966, niversità, viene in evidenza Lea Quaretti, che chiude il Giuliano Scabia), altre volte nel nuovo corso di Scienza la percezione di una com- volume. è forse il frutto di una più Politica. ponente studentesca «quale I saggi di Antonio Daniele segreta impellenza narrativa, L’indubbia propensione massa di proletari pronta ad sono una ghiotta occasione che in qualche modo emer- all’innovazione scientifica e abbattere l’Università intesa per ritornare su alcune espe- ge: si veda a questo proposi- culturale maturata in Facoltà come elemento cardine della rienze chiave della lettera- to la prima pagina del saggio nel corso degli anni Sessan- produzione capitalistica» tura a noi contemporanea, dedicato al Pasolini “corsa- ta non basta, però, a seda- (p. 153). Si apre da allora anche quando l’oggetto dello ro”, in cui viene rievocata re i moti di gestazione della un’altra storia, gravida di studio può sembrare circo- l’emozione della prima let- rivolta, che iniziano a germi- turbolenze e di violenze che, scritto o riguardare un autore tura dei famosi interventi di che non rientra nel canone Pasolini sul “Corriere della nare in misura progressiva- come noto, investe in parti- sera” fatta da lettore di ita- mente evidente a partire dal colare la Facoltà di Scienze scolastico dei “grandi”. Ma il punto critico sta proprio liano all’università di Vien- febbraio del 1968 quando gli politiche e l’Ateneo patavi- na. Potrebbe sembrare una studenti di Scienze politiche no, colpito nella notte del 15 qui: per il XX secolo, forse anche perché è così vicino a divagazione gustosa fin che raccolgono le loro richieste aprile 1969 da un ordigno si vuole ma poco ortodos- in una «Carta rivendicati- che deflagra nello studio del noi, un canone acclarato non c’è a meno di non affidarsi a sa, eppure in questo caso è va». Queste sono discusse Magnifico rettore Enrico proprio il ricordo personale in Consiglio di Facoltà e il Opocher. semplificazioni critiche, che a ben vedere, però, non reg- che permette di lumeggiare preside Anchieri è invitato Il puntuale lavoro esplo- la portata dirompente degli in assemblea studentesca rativo di Giulia Simone, che gono a un vaglio più accu- rato e possono talora indurre interventi pasoliniani e di (p. 146); si giunge così alla prosegue l’indagine storica comprendere più a fondo la decisione del Consiglio di sulla Facoltà padovana di a equivoci deleteri. Credo, invece, che sia metodologi- loro natura polemica. Insom- Facoltà del 7 marzo 1968 di Scienze politiche intrapre- ma, il dato personale, sog- riconoscere «il diritto ai rap- sa nel volume Fascismo camente più opportuno pro- cedere attraverso un mosaico gettivo, diventa un efficace presentanti degli studenti a in cattedra. La facoltà di strumento di indagine di una ciò istituzionalmente desi- Scienze politiche di Padova di campionature approfondi- 47 Biblioteca materia della quale la diffi- rielaborato stilisticamente, finalmente realtà grazie alle coltà consiste proprio nell’a- come una specie di preludio nuove tecnologie digitali, vere gli strumenti adatti. della forma romanzo. Analisi ultraleggere. Temo che siano Scorrendo l’indice, ci si molto interessanti sono dedi- pochi coloro che hanno visto può facilmente fare un’i- cate a Giovanni Comisso, Les plages d’Agnès, film che dea degli interessi critici di scrittore notevole ma anch’e- dopo un’apparizione alla Daniele. Prevalgono net- gli non inquadrabile in sche- mostra del cinema di Vene- tamente gli autori di area mi consueti. Altri lavori zia non ha avuto una distri- veneta, sia prosatori che sono dedicati a Primo Levi buzione in sala (ma solo una, poeti, e tra quest’ultimi (sono considerate anche le semi-clandestina, nel circu- c’è una certa predilezione sue poesie), Goffredo Parise, ito dello home video). Men- per quelli che hanno usato Elio Bartolini e, come si è tre sono sicuramente molti il dialetto. Due saggi sono già detto, al Pasolini pole- coloro che hanno visto Visa- dedicati a Giacomo Noventa, mista. Chiude il volume ges Paysages che ha avuto due a Biagio Marin e anco- la presentazione del diario una buona distribuzione e ra due a Fernando Bandini, tenuto dal 1928 al 1976 da che ha tutte le qualità del che è scrittore trilingue, dal Lea Quarenti, compagna di precedente film di questa momento che ha usato l’i- vita di Neri Pozza, una scrit- vitalissima cineasta, capace taliano, il dialetto e il latino trice che è stata troppo pre- di sperimentare nuove vie (quest’ultimo senza nessun sto trascurata e che ha messo con l’entusiasmo dimostra- autocompiacimento erudi- da parte il talento letterario li registi, in cui è possibile to all’epoca del suo debut- to, ma con quella – come per riversarlo nelle pagine di vedere riassunti e ridiscus- to, in piena nouvelle vague: dire – spontaneità aurora- questo diario. si temi e forme di un intero i «Cahiers du cinéma» le le al pari di Pascoli), uno a Così Daniele apre e chiu- percorso creativo. Prenden- hanno dedicato, in occa- Romano Pascutto. Uno stu- de la raccolta dei suoi lavo- do spunto da un singolo film sione del suo novantesimo dio riguarda Andrea Zanzot- ri con due studi dedicati (per esempio Fedora per compleanno, la copertina to (e il suo rapporto con i alla scrittura diaristica, una Billy Wilder, Lola Montès del numero di giugno, in cui Colli Euganei) e uno Giulia- forma ibrida a metà tra det- per Ophüls), Tinazzi ci dà campeggia la scritta Viva no Scabia, per il quale una una summa interpretativa tato personale liberissimo e Varda! Antonio Costa vera distinzione tra prosa e implicito impegno letterario dell’intera opera del regi- poesia non è sempre possi- la cui analisi, a suo modo, sta, restando il più possibi- bile delineare. Tutti i poeti costituisce un’ulteriore sfida le aderente al film preso in fin qui considerati hanno per Daniele. considerazione e, soprattut- usato il dialetto o come scel- Mirco Zago to, applicando l’aurea regola PLUTARCO ta esclusiva o come lingua dettata da Truffaut: la critica Tutti i Moralia che si intreccia all’italiano deve prolungare sulla pagina Coordinamento di E. Lelli e G. o con questo determina una il piacere della visione. Pisani, Bompiani, Milano 2017, tensione espressiva. Infine Giorgio Tinazzi Il lettore sarà probabil- pp. 3201. Antonio Daniele guarda con Sentieri mente indotto a chiedersi il attenzione alla poesia senile del cinematografo perché della scelta, nel titolo In una delle primissi- di Alfonso Traina, il grande Sguardi teorici e percorsi (Sentieri del cinematografo), me lettere del suo romanzo latinista, che ha fatto cono- nella pratica di un termine quanto meno Foscolo fa dire così a Jacopo scere la sua vena lirica in età Marsilio, Venezia 2018, pp.144. desueto, poco comune come Ortis: “Col divino Plutarco avanzata, dopo aver conclu- dicono i dizionari, soppian- potrò consolarmi de’ delitti so la sua esperienza didat- tato dal più rapido e sbriga- e delle sciagure dell’umanità tica. Con questo nuovo libro, tivo «cinema. Si tratta di una volgendo gli occhi ai pochi Per l’altro versante, quello che appare nella collana scelta tutt’altro che passati- illustri che quasi primati della prosa, Daniele sembra “Saggi” della Marsilio, Gior- sta. Tinazzi rende prima di dell’umano genere sovra- attirato da scritture originali, gio Tinazzi, professore eme- tutto omaggio Robert Bres- stano a tanti secoli e a tante che volutamente o istintiva- rito di cinema all’Università son, autore di Note sul cine- genti. Temo per altro che mente si collocano fuori o di Padova, ritorna sui temi matografo che egli definisce spogliandoli della magnifi- ai margini della nostra prosa che gli sono particolarmen- il più bel libro sul cinema cenza storica e della riveren- più consolidata. Forse non è te cari, la riflessione esteti- mai scritto. Cinematografo za per l’antichità, non avrò un caso che un ampio saggio ca e il cinema d’autore. La ribadisce inoltre la centralità assai da lodarmi né degli sia dedicato al Gadda dia- prima parte del libro s’inti- della scrittura nel processo antichi, né de’ moderni, né rista di guerra, perché nel tola Tracce di teoria. Non di produzione di un film. Di di me stesso – umana razza”. gaddiano Diario di guerra e una trattazione sistematica, qui l’importanza, nell’eco- Se quest’ultima aggiunta è di prigionia il dato di crona- manualistica di questioni nomia del libro, del capito- il segno del pessimismo ca, che è quanto ci si aspetta di teoria, ma degli sguar- lo sulle tecniche di scrittura del personaggio (nonché normalmente in un diario, di “teorici” gettati su una di un film. Ma è soprattutto del suo creatore), la prima si allarga spesso al racconto materia vasta e complessa nel capitolo dedicato a Les parte dell’affermazione è la allo scopo di far emergere plages d’Agnès di Agnès testimonianza della fama di aspetti specifici, per esempio Varda che emerge tutta la Plutarco tra gli intellettuali le varie tecniche di scrittu- forza innovativa di tale scel- che vissero l’età grandiosa ra della sceneggiatura (La ta. In questo capitolo Tinaz- e drammatica della rivolu- sceneggiatura come genere zi affronta il delizioso film zione, con le sue conquiste, letterario) oppure il proble- della Varda richiamando il i suoi eccessi e le sue tra- ma della luce (Sprazzi di manifesto della caméra stylo gedie, e che nel poligrafo luce). Nella seconda parte, di Alexandre Astruc («Nasci- greco trovarono le risposte Tinazzi affronta alcuni dei ta di una nuova avanguar- agli angoscianti interrogati- “suoi” autori (Buñuel, Bres- dia: la caméra-stylo», 1948), vi della loro epoca. Plutarco son, Truffaut, Ophüls, Wil- vale a dire il testo che pre- era stato ammirato già al suo der, Varda), ma lo fa adot- annunciava l’avvento di un tempo e rimase un autore tando un’angolatura quanto cinema in cui la cinepresa centrale per la cultura occi- meno singolare, quella che sarebbe stata usata come una dentale nel corso dei secoli, egli chiama dei “film testa- stilografica. La profezia di studiato e ammirato non solo mento”. Di cosa si tratta? Di Astruc che solo in parte si come grande scrittore, ma film, non necessariamente è realizzata negli anni della ancor più come maestro di gli ultimi girati dai singo- nouvelle vague è diventata vita. Ma nel corso dell’Otto- 48 Biblioteca

za di Plutarco è un viatico co e la sua saggezza. Credo un superamento dell’idea di per la vita”. che i curatori non disprezze- arte come privilegio priva- Come si sa, le cosiddet- rebbero questo modo di avvi- to e della conquista di una te opere morali di Plutarco cinarsi alla loro fatica. dimensione integrata nella che si sono conservate sono Il lavoro di traduzione concretezza del fare e dell’a- un’ottantina su circa duecen- e commento di questo cor- gire comune. tosessanta scritti comprese pus non poteva certo esse- Manlio Brusatin, nel le Vite parallele, un patrimo- re l’impresa di uno solo. suo libro Arte come design nio enorme, stando ai nume- Coordinati dai curatori Lelli (Einaudi, 2007) definisce ri del cosiddetto catalogo di e Pisani, che hanno lavorato Paolo De Poli «l’ultimo gran- Lampria. I Moralia si pos- anche a varie opere (e giova de maestro dello smalto». sono suddividere in alcuni qui ricordare che Giuliano Un’arte perduta, aggiunge gruppi tematici: gli scritti Pisani è già noto per molte Brusatin, e subito polemizza di contenuto squisitamen- traduzioni plutarchee), hanno con accademie e facoltà di te etico, quelli di contenuto contribuito a questa grande architettura, dove, a suo giu- pedagogico, gli scritti politi- fatica vari gruppi di studiosi, dizio, un eccesso di cultura ci, quelli di critica filosofica, tra cui uno padovano aggre- storica insegnava a ignora- quelli scientifici, di carat- gatosi proprio attorno a Pisa- re le tecniche per coltivare le tere religioso, quelli eruditi ni, i cui nomi ci piace qui idee, «le quali vanno sempli- cento e nel Novecento la sua e antiquari, quelli di critica ricordare: Leo Citelli, Anna- cemente contro altre idee». importanza diminuì e la vita- letteraria, di poetica e di reto- lisa Montalbano, Filippo Fa quindi piacere leggere, lità del suo pensiero venne rica, alcune prove di decla- Franciosi, Fabio Orpianesi, nella presentazione del volu- oscurata o addirittura negata. mazione e infine gli scritti di Antonella D’Alessandro. me dedicato a De Poli, che Anche Albin Leskky, auto- carattere conviviale. Anche Mirco Zago l’Archivio del Progetto, una re negli anni cinquanta del solo questo breve catalogo delle strutture d’eccellenza Novecento di una importante fa comprendere l’ampiezza e dell’ateneo veneziano, sia storia della letteratura greca, la complessità degli interessi stato originato dall’intenzio- pur riconoscendo la forte plutarchei. Non è certo age- Paolo De Poli ne di conservare l’identità personalità dello scrittore vole muoversi in un territorio artigiano, imprenditore, dell’Ateneo. Si tratta quindi e la sua duratura influenza, come questo, ma per Pisani designer del riconoscimento esplici- to dell’importanza che viene ne ribadisce la mancanza di è possibile individuare alcu- a cura di Alberto Bassi e Sere- idee originali e l’orizzonte ni punti nodali, che restitui- na Maffioletti, Università Iuav, attribuita alla dimensio- problematico limitato al suo scono in qualche modo unità Venezia e Il Poligrafo, Padova ne artigianale, nel processo tempo. alla ricerca plutarchea. In 2017, pp. 448, ill. di formazione delle nuove L’unico modo per riap- primo luogo la ricerca filoso- generazioni. propriarsi della grandezza fica è per Plutarco non pura Paolo De Poli (Padova Non è quindi un caso del pensiero plutarcheo è, teoresi, ma mezzo di perfe- 1905-1996) è stato lungo il che uno dei saggi più belli ovviamente, ritornare ai suoi zionamento morale, e dun- secolo scorso uno dei pro- e più coinvolgenti di questo testi, anche a quelli morali que si rivolge alla vita con- tagonisti della vita artistica ricchissimo volume sull’ar- e non solo alle Vite paral- creta degli uomini (non dissi- padovana: al punto d’incon- chivio De Poli sia proprio lele, l’opus maius dello mile era stata la lezione dello tro tra artigianato e architet- quello di Manlio Brusatin, scrittore di Cheronea. Ma, stoico Seneca). La filosofia è tura, tra design e imprendito- Lo smalto dei colori, oppor- a parte quest’ultima, le altre la medicina dell’anima, una rialità, la sua attività investe tunamente ripreso dal catalo- opere di Plutarco sono state terapia morale, che ha come alcuni dei temi essenziali del go della mostra L’arte dello in età contemporanea tra- precetti fondamentali i due dibattito novecentesco. smalto: Paolo De Poli, tenu- dotte ed edite separatamen- insegnamenti dell’Apollo Con la presentazione, tasi al Palazzo della Ragione te e non tutte, finendo così delfico: conosci te stesso e alla Sala del Romanino del nel 1984. per diventare di limitato o nulla in eccesso. Da ciò deri- Museo degli Eremitani di Ciò che questo archivio addirittura difficile accesso. va anche il notevole impegno Padova (18 maggio 2018), documenta in modo impareg- Risulta, pertanto, uno stru- pedagogico rivolto agli altri della monumentale mono- giabile è l’immensa capacità mento imprescindibile questa e a se stesso: il fine dell’e- grafia a lui dedicata, a cura di De Poli di estrarre dal suo edizione di Tutti i Moralia, sapientissimo artigianato le ducazione è rendere capa- di Alberto Bassi e Serena infinite possibilità cromati- a cura di Emanuele Lelli e ce l’uomo di distinguere il Maffioletti, docenti dello dello studioso padovano Giu- che dello smalto e metterle bene dal male e di agire di IUAV di Venezia, si conclude al servizio non tanto di una liano Pisani, che propone in conseguenza. Coerente con il lungo itinerario di acqui- traduzione con testo greco a poetica individuale (in ogni queste premesse è il pensiero sizione, riordino e messa a caso ben riconoscibile) ma fronte, commento e annota- politico di Plutarco: secon- disposizione degli studiosi di un repertorio di tecniche, zione tutte le opere morali di do modalità che sono proprie dell’Archivio che gli eredi di forme e di modelli da met- Plutarco. del pensiero greco, la politica De Poli hanno affidato all’a- tere a disposizione di chi è Giuliano Pisani fin dall’av- è l’espressione più alta della teneo veneziano. La notevole chiamato a dare forma allo vio della sua introduzione, moralità dell’uomo. Come partecipazione di pubblico spazio della quotidianità. In Ritorno a Plutarco (titolo osserva Pisani, per Plutarco all’evento ha dato la misura questo senso, determinante che riprende uno di Carlo “L’etica, privata e pubblica, di quanto sia viva nel tessuto Diano), insiste sulla con- è la coscienza del legame culturale cittadino la memo- temporaneità dello scritto- di solidarietà e di reciproco ria di questo protagonista re greco non evocando una aiuto che sta alla base stessa dell’arte del Novecento a generica riproposizione in della parola società”. Padova, colui che ha saputo termini attualizzanti del suo Avere a disposizione in un fare incontrare le meraviglie pensiero (operazione un po’ unico ponderoso volume tutti cromatiche degli smalti con ad usum Delphini, metodo- i testi morali di Plutarco per- linee e superfici del raziona- logicamente così fragile che metterebbe una valutazione lismo architettonico. potrebbe darsi con chiun- organica del suo pensiero: Nella progressione indi- que), ma in nome della sua ma è questa operazione che cata dal titolo, dall’artigia- universale validità, “perché si può compiere in altra sede, nato all’imprenditorialità e nelle sue pagine ritornano i non qui. Il libro, però, non alla progettualità, è perfet- temi legati alla nostra condi- perde nulla del suo valore tamente sintetizzata l’idea, zione di uomini”; e conclude se anche viene letto a tratti, centrale nell’itinerario arti- lapidariamente: “La saggez- gustando la pagina di Plutar- stico primo-novecentesco, di 49 Biblioteca

è l’incontro tra l’architetto celtico e poi gradualmente Emidio Pichelan toriale. Per tenere insieme Gio Ponti e Paolo De Poli, occupato da nuclei di popo- SCUSATE IL DISTURBO, questi due aspetti fu neces- al di là del contesto e delle lazioni celtiche. STIAMO IMPARANDO sario conquistare una nuova circostanze in cui è avvenuto La complessità dei dati La sperimentazione professionalità insegnante, (Padova, la sua Università e storico-archeologici dispo- di integrazione scolastica che significa, al di là della il suo milieu artistico e cul- nibili per questo importante Scuola Media Statale terminologia scolastica, turale) perché investe proble- periodo e la problematicità Giacomo Leopardi, immaginare un insegnante matiche di assoluto rilievo della loro interpretazione Pontelongo, Padova, capace di svolgere la sua nelle vicende artistiche nove- vengono affrontate con un’a- 1972-1982 professione non limitandosi centesche. nalisi lineare e metodologi- Overview, Padova 2017, pp. più alla sola trasmissione di Antonio Costa camente esemplare, soste- 351, ill. conoscenze, ma di interagi- nuta da una chiarezza espo- re con tutte le componenti sitiva e comunicativa che A cinquant’anni di distan- scolastiche, prima fra tutte i consente a questo contributo za dalla pubblicazione di suoi studenti. Giovanna Gambacurta, di essere fruibile non solo Lettera a una professores- E infatti Emidio Piche- Angela Ruta Serafini dagli specialisti della materia sa di don Lorenzo Milani, il lan, originario della Sacci- I Celti e il Veneto ma anche dai non “addetti ai libro che, con la sua “scan- sica, laureato a Padova, che Storie di culture lavori”. dalosa” presa di posizione, ha dedicato alla storia locale a confronto La reinterpretazione dei diede avvio a una intensa già alcuni suoi volumi, attra- con un contributo di Federico dati da tempo disponibili e discussione sulla scuola ita- verso il racconto dell’attività Biondani, “Archeologia Veneta”, già oggetto di studi scienti- liana e che anticipò molti degli insegnanti della scuola supplemento XL, 2017, pp. 207. fici, congiuntamente all’a- temi che saranno poi al media “Giacomo Leopar- nalisi di quelli acquisiti con centro della stagione della di”, ricostruisce il profilo Il volume I Celti e il Vene- le nuove ricerche e con i contestazione nel decennio di questa nuova professio- to costituisce il supplemen- ritrovamenti archeologici successivo, e dopo le molte nalità. Per chi negli anni to della rivista “Archeologia più recenti, permettono alle riforme scolastiche, che settanta del secolo scorso Veneta” n. XL, periodico che autrici di incrementare le negli anni si sono susseguite fosse andato a dare un’oc- oramai da 40 anni riveste nostre conoscenze sull’ar- in modo talora confuso sulla chiata a quella scuola pic- un’importanza fondamenta- gomento; ma è in realtà lo base di istanze di moder- cola e periferica, ma chiac- le per la divulgazione degli studio complessivo e la nizzazione non sempre coe- chierata, come l’allora gio- studi scientifici sulla storia e nuova chiave di lettura che renti tra loro e non sempre vane funzionario Pasquale l’archeologia del Veneto anti- propongono, con una chiara chiare e della necessità di Scarpati, futuro provveditore co. I testi sono come sempre scansione delle differenti fasi dare a quest’ultime ordine, agli studi di Padova, l’istitu- arricchiti da preziose foto, cronologiche, ad evidenzia- questo libro, per quanto si to avrebbe presentato tante disegni e illustrazioni a colo- re e poterci far comprende- ponga da una specola parti- novità: i ragazzi erano certo ri che rendono la lettura più re appieno il fenomeno del colare dall’orizzonte inevi- impegnati nei loro studi, piacevole ed interessante. progressivo arrivo di influssi tabilmente limitato, quello ma si dedicavano anche alla Le autrici Giovanna Gam- culturali e di popolazioni cel- di una scuola media della composizione di un giorna- bacurta e Angela Ruta Sera- tiche nel Veneto. provincia di Padova, è tut- lino ciclostilato, la cattedra fini tra le massime esperte Si delinea il quadro di un tavia di grande interesse sia diventava all’occorrenza un di archeologia veneta del I popolo, quello dei Veneti per conoscere “dal di den- banco di lavoro, si potevano millennio a.C., con centi- antichi, che recepisce prima tro” l’ansia di ricerca di un proiettare dei film, conside- naia di contributi scientifici mode e influssi culturali gruppo di insegnanti in anni randoli un’efficace modalità già pubblicati e fondamen- esterni, accoglie personaggi molto fertili sia per cercare, di apprendimento, si tene- tali per lo studio di questo alloctoni nella propria comu- ora con la debita distanza, vano conferenze al pome- periodo storico, ancora una nità e vede poi l’insediarsi di di tracciare un bilancio di riggio, cui poteva partecipa- volta arricchiscono le nostre veri e propri nuclei di popo- quelle esperienze, bilancio re anche la cittadinanza, si conoscenze sul Veneto antico lazioni celtiche in differenti parziale ma non di minor tenevano corsi di educazione analizzando nel caso speci- zone del territorio. importanza. E non è un caso sessuale, si era eliminata la fico il complesso processo Il testo è arricchito dal pre- che questo libro di Emidio pagella, simbolo dell’auto- di trasformazione culturale, zioso contributo di Federico Pichelan sia dedicato, oltre rità scolastica, strumento sociale e politica avvenuto Biondani che affronta l’im- che a Rita Conforti Capriot- di giudizio di salvezza o di tra la fine del VI e il I secolo portante tema della mone- ti (una insegnante di lettere condanna, per sostituirla con a.C., quando il “Venetorum tazione venetica e celtica, negli anni indagati dal libro), una scheda di valutazione. angulus” viene progressiva- riassumendo i dati finora esi- agli “sperimentatori scolasti- Alcune di queste scelte, che mente interessato prima dalla stenti a riguardo, integrando ci” in generale, alle ragazze allora sembravano mette- presenza e dalla circolazione e arricchendo così l’analisi e ai ragazzi di allora, proprio re in discussione un siste- di oggetti di gusto o di tipo storico-archeologica. a don Lorenzo Milani. ma educativo consolidato, Nel controverso attuale Nella sua introduzione oggi sono diventate regola clima di dibattito politico e Dalla rivisitazione alla pro- e non solo non scandaliz- sociale sul tema dell’immi- vocazione Sergio Basalisco, zano più nessuno, ma sono grazione e dell’accoglienza docente, dirigente scolastico, codificate nelle indicazioni la lettura di questo volume membro dell’IRRSAE Vene- ministeriali. Ciononostan- potrà far anche riflettere to, sottolinea come le inno- te l’esperienza della scuola molti su come fin dall’anti- vazioni didattiche sperimen- media di Pontelongo, come chità il territorio veneto sia tate dal gruppo di docenti quella di molte altre scuo- stato sempre un crocevia di che, negli anni immediata- le italiane, mantiene, anche genti e popolazioni stranie- mente precedenti ai cosid- con uno sguardo retrospet- re, progressivamente inte- detti Decreti Delegati (che tivo, tutta la sua forza inno- grate e accolte nella socie- sono del 1974) e in quelli vativa. Guardando le foto tà, certo non senza difficoltà della loro prima entusiastica dei ragazzi di allora, quelle e momenti di crisi, ma che ragazzine con le trecce e le hanno determinato un appor- poi declinante applicazione, to e un arricchimento cultu- si ritrovarono nella scuola calze bianche al ginocchio, rale unico che sta alla base media di Pontelongo, abbia- quei ragazzini con i capelli della storia e dell’identità no come perni da un lato il corti e due maglioni addosso delle genti di questo territo- protagonismo dei ragazzi o con i colletti delle camicie rio. e dall’altro l’apertura della dalle lunghe esagerate punte, Luca Millo scuola alla comunità terri- appare in modo plastico che 50 Biblioteca

National Gallery di Londra, menti assai rovinati, di una Giuliano Tabacchi, firmato e, appunto, datato, Annunciazione provenienti Alberto Beggiolini di sicura provenienza lom- dalla chiesa di santa Maria IL DOMANI barda o addirittura milanese. in Strada di Monza e rico- VA PENSATO OGGI Quando e perché Giu- verati nel locale Museo Dio- s.i.l., pp. 125, ill. sto sia arrivato a Milano, cesano. è ancora problema aperto: Alla personalità di Giusto Queste ampie riflessioni, forse con lo stesso Giot- e al suo soggiorno milane- mescolate ai ricordi di una to, che vi arrivò chiamato se dedica oggi un bel libro vita professionale e perso- da Azzone Visconti, signo- Andrea Casero. Si tratta nale, di Giuliano Tabacchi, re della città, nel 1335-36, di un saggio condotto con sollecitato dalle domande di oppure più tardi. Le sue precisione e acribia nella Alberto Beggiolini, respon- più antiche opere milanesi completa e dettagliata let- sabile della redazione di comunque sembrano essere tura della vasta bibliogra- Padova de “il Gazzettino”, state per il potente ordine fia sull’artista, nella anali- sono interessanti almeno da degli Umiliati, ordine ben si puntuale delle opere dal due punti di vista: innanzi- presente anche a Firenze, punto di vista stilistico, ma tutto perché fanno emerge- ciò che favorisce l’ipotesi anche con importanti atten- re un articolato ritratto di della chiamata del pittore zioni tecniche, scritto con Giuliano Tabacchi, figura di si trattava di una realtà diver- da Firenze, proprio da parte linguaggio maturo, che rie- rilievo del mondo impren- sa da quella presente, più degli Umiliati. sce ad analizzare a fondo ditoriale sia padovano sia vicina al passato remoto che Tuttavia la ricostruzio- con pertinenti osservazioni nazionale, ma anche perché a quello prossimo, eppure ne della attività di Giusto a i dipinti in esame. Casero aiutano a comprendere, da molte novità di oggi hanno Milano, il percorso attributi- ripercorre le poche tappe una specola tutta interna, le le loro radici allora (e forse vo e cronologico sono abba- sicure della attività milane- principali dinamiche econo- quelle radici, se ben coltiva- stanza recenti, e non senza se di Giusto e puntualizza miche di una realtà specia- te, avrebbero potuto fruttifi- forti divergenze da parte dei cronologicamente le sin- le come il Nordest, un’area care ancor di più). critici, sia dal punto di vista gole opere: dagli affreschi che ha anticipato processi di La parte centrale del libro, attributivo, che da quello di Viboldone, databili attor- sviluppo nonché gli aspetti intitolata Dove ti porta il della seriazione cronologica no al 1349 o poco dopo, ai della recente crisi in Italia. cuore, è occupata da una delle opere. Si tratta infat- resti di santa Maria di Brera, Un ulteriore pregio di que- serie, molto gustosa e inte- ti di pochi dipinti rimasti e appena successivi, caratte- ste pagine è la loro godi- ressante, di ritratti degli inse- non tutti in buone condizioni rizzati da un linguaggio che bilità grazie a una scrittura gnanti che furono protago- di leggibilità: il complesso ancora si ancora al tardo piana e scorrevole, in cui, nisti della sperimentazione più significativo, ancora suf- stile di Giotto, nella delica- proprio per il ruolo del per- della “Giacomo Leopardi”: ficientemente ben conser- tezza del colore soprattutto, sonaggio, il dato memoria- sono docenti dalla formazio- vato, è dato dalla serie dei ai due complessi su tavola, le e l’analisi economica si ne e dall’esperienza diver- bellissimi affreschi della dove invece appaiono ele- intrecciano continuamente. sa, ma che seppero trovare chiesa di san Pietro della ganze “cortesi” piuttosto Questa testimonianza acqui- un’unità di intenti culturale e Abbazia di Viboldone, nei pressi di Milano. Lacerti tipiche della temperie arti- sta ancor più importan- professionale. stica dell’ambito della corte za ora, a poco tempo dalla Emidio Pichelan svol- piuttosto rovinati sono inve- ce ciò che resta di una pro- viscontea, e non lontane scomparsa dell’imprendito- ge il suo racconto con non dalle raffinatezze di una re. celata partecipazione senza babilmente più grandiosa decorazione a fresco nella altro grande protagonista Il primo capitolo riguarda che questo gli impedisca di della pittura lombarda, Gio- la formazione e gli esordi ripercorrere con ricchezza di ex chiesa di santa maria di Brera, ora ridotta ad aula per vanni da Milano, per arriva- professionali di Giuliano dati le vicende della “Gia- re alla puntuale attribuzione Tabacchi, che, dopo la lau- como Leopardi”. Vicende l’Accademia di Belle Arti di Milano; uno smembrato dei due frammenti dolcissi- rea veneziana in Economia che meritano una riflessione mi di Monza, anch’ essi di nel 1960 e i dubbi sul pro- anche oggi, ancora una volta. polittico la cui parte contrale con Madonna e Bambino in sapore già “cortese”. prio futuro, decide di rima- Mirco Zago trono, oggi al Museo di san Il bel volume, corredato nere a lavorare nella Safilo, Matteo di Pisa, reca la data da un’ottima documentazio- produttrice, come si sa, di 1363 e il nome della com- ne fotografica e grafica, fa occhiali, l’azienda di fami- per così dire il punto sulla glia a Calalzo, con l’obiet- A.L. Casero mittente: Isotta Terzaghi; il Trittichino del 1367 ora a situazione degli studi su tivo di allargare i confini Justus pinxit Giusto nella sua fase mila- imprenditoriali e di moder- Nuove prospettive di ricerca Londra; ad essi si possono e problemi aperti aggiungere con sicurezza nese, specificandone la nizzare le procedure produt- sull’attività lombarda oggi, grazie alla analisi di portata del suo linguaggio tive. Fin dall’inizio Tabac- di Giusto de’ Menabuoi Andrea Casero, due fram- che va ben al di là dell’am- chi introduce, per usare le bito strettamente lombardo. sue parole, “una nuova cul- Scalpendi Editore, Milano 2018, L’avere infatti saldato con tura d’impresa fino ad allo- pp. 239. osservazioni precise l’attivi- ra sconosciuta non solo in tà milanese del pittore con Safilo, ma direi in tutto il Giusto dei Menabuoi, pit- la più conosciuta fase pado- distretto cadorino”: raziona- tore fiorentino, è molto noto vana, ci consente di coglie- lizzazione della produzione, per la sua attività a Padova, re oggi la complessità e la nuovi modelli, allargamento che lo vede presente a par- grandezza della sua persona- del mercato a livello mon- tire circa dal 1370, quando lità artistica, e il significato diale soprattutto negli USA, lavora per i Cortellieri nella del suo linguaggio pittori- trasferimento degli uffici chiesa degli Eremitani, fino co, di grande raffinatezza dal Cadore a Santa Maria alla morte (prima del 1391). e sapienza (basti pensare di Sala a metà degli anni La sua attività a Milano a certi particolari effetti di Sessanta del secolo scorso, invece è molto poco nota. ottica e di prospettiva) nel ampliamento del numero Giusto fu presente nella città contesto della pittura non degli occupati. Tabacchi nel viscontea almeno dal 1348- solo milanese, ma direi di suo racconto non tralascia 49 circa fino al 1367, anno tutto l’ ambito padano negli il ricordo degli anni Settan- in cui dipinge il raffinatis- anni centrali del Trecento. ta, difficili a Padova come simo Tritichetto, ora alla Francesca Flores d’ Arcais in Italia: i complessi rap- 51 Biblioteca / Personaggi / IncontriBiblioteca / Musica porti con il sindacato e la qualsiasi eventuale pregiu- paura degli “anni di piom- Personaggi dizio. Il Troisio prosatore bo” (la famiglia si trasfe- (con suggestivi intrecci fra i risce per un po’ di tempo Luciano Troisio è morto registri diaristici e narrativi a New York), ma anche a Padova il 30 maggio scor- e con esiti, a volte, di scrittu- uno sviluppo aziendale che so. Stava per compiere ra-saggio: gli piacevano, dal si pone all’avanguardia di ottant’anni. Ricercatore alla vero o inventati, i reportages quello di tutto il Nordest. Facoltà di Lettere patavi- esotici di Gozzano) dà una Safilo acquisisce griffes na, nell’Istituto di Filologia mano al poeta, ad esempio in sempre più note a livel- e Letteratura Italiana, poi Tirtagangga e varie sorgenti lo mondiale, intuendo le ribattezzato Dipartimento di (1999) e ne La ladra di pan- nuove richieste del mercato Italianistica, aveva alternato nocchie (2004). Chi voglia internazionale e ponendosi l’impegno accademico nella farsi un’idea, in quantità e come un esempio del buon nostra città a lunghi periodi in qualità, dei suoi taccui- gusto e del glamour italiani. di insegnamento all’estero, ni di viaggio potrà scorrerne Il passo successivo sareb- nelle università di Bratislava la trilogia stampata sempre be dovuto essere la creazio- e di Lubiana, di Pechino e dalla CLEUP e culminante ne di una propria catena di di Shangai. Critico militan- nelle oltre 500 pagine de Gli traddistinguono, e finiscono distribuzione, come sarebbe te (ma anche studioso della Dei scendevano tutt’intorno. per colpire la nostra società accaduto in anni recenti per censura inflitta nei secoli Appunti balinesi (2015). laddove è più vulnerabile, o grandi marchi. Ma, ammet- al Decameron), si dimostrò Il disordine delle stanze codarda, per essere in sinto- te Giuliano Tabacchi, “la informatissimo sulla poesia del suo appartamento all’Ar- nia con il professore. Da una mia visione in Safilo non del decennio 70 allestendo cella, dove a ogni passo il scuola troppo vigliacca per era condivisa, più per moti- fra il 1979 e il 1982 un trit- piede inciampava negli acca- bocciare, a genitori incapa- vi diciamo caratteriali che tico di provocatorie antolo- tastati reperti delle innume- ci di essere categorici anche per l’elaborazione di stra- gie in collaborazione col più revoli dimore in terre lonta- nel comando più semplice, il tegie diverse”. Negli anni eslege dei poeti padovani, ne, era forse uno specchio “no”, tutti veniamo chiamati Novanta le difficoltà erano Cesare Ruffato: By logos, oggettivo ed eloquente della in causa a rendere conto, per rilevanti e Giuliano Tabac- Folia sine nomine e La tra- sua personalità. A meno che lo meno nel foro intimo della chi, piuttosto che non poter sparenza dello scriba (nel al ‘troppo pieno’ di quei coscienza, della dose di co- rinnovare l’azienda, decise primo esperimento venni pavimenti (e di quelle pare- raggio con la quale impastia- di dismetterla. L’imprendi- coinvolto anch’io). ti) non sovraintendesse un mo i nostri giorni. tore ha reinvestito i capitali Ma chiunque abbia cono- ordine di cui solamente lui, Non solo il tema educativo, così ottenuti diversificando sciuto Luciano, lo ricorda il padrone di casa “pronto a tanto caro a Crepet, ma anche il suo impegno in molteplici soprattutto compagno in tutte le partenze” (per dirla quello politico accende gli attività, dimostrando ancora episodî avventurosi o biz- con Ungaretti), conosceva il animi, quando viene conte- una volta la sua volontà di zarri, o affabile narratore senso e la chiave. Ed erano stato a chi detiene il potere innovazione e di anticipa- di esperienze compiute in comunque cose vive, reat- di non avere l’ardire della zione e giustificando così paesi lontani – India Cina tive, non giacenze inerti di visione, il coraggio di non il titolo di queste memorie, Indonesia… – da cui trae- magazzino. assecondare i limitati deside- che suona quasi come un va materia e motivi la sua Silvio Ramat ri della massa ma la capacità monito. poesia più matura. In anni di sognare un Paese migliore Accanto all’impegno recenti aveva trovato nella e trascinare il popolo nello nella propria azienda, Giu- CLEUP di Padova il riferi- Incontri stesso sogno. Un momento di liano Tabacchi ha svolto la mento editoriale più fidato particolare pathos è stato poi sua attività nell’Associa- (cinque titoli, fra cui Loca- Crepet al Pedrocchi: quello riservato dall’autore al zione Industriali di Padova, tions, impermanenza, 2012, Coraggio ricordo del padre, e al peso di cui è stato presidente, e Tante facelle, 2017) dopo al tramonto dell’eredità che la partenza nella Mido, Mostra italiana alcune altre raccolte tra cui di ognuno dei nostri grandi di occhialeria nel quartie- è da citare almeno Parnaso Un pomeriggio dai toni maestri ci lascia, peso che re fieristico di Milano, che d’Oriente (Marsilio 2004). appassionati quello dello diventa orgoglio, se inteso ha fondato insieme a Mario Nulla però di liricamente scorso 11 maggio, nella gra- come la sfida a “tentare di Lozza, e in Anfao, l’asso- evocativo nella sua poesia, sì devole cornice del parterre fare qualcosa di più di chi ti ciazione nazionale dei fab- invece un disincantato, e non esterno del Caffè Pedrocchi, ha insegnato tutto”. bricanti di articoli ottici. Ha necessariamente divertito, in occasione dell’incontro È sulla scia dell’invito a fatto parte del consiglio di corpo a corpo con i costumi con il celebre psichiatra e non accettare alcun compro- amministrazione di Banca e i codici di genti, climi, esi- scrittore Paolo Crepet, tori- messo con la mediocrità che Antonveneta. Ha sostenuto stenze còlti anche nelle loro nese di nascita ma padova- scoppia l’applauso segno progetti di ricerca scientifi- manifestazioni paradossali no d’adozione grazie ad una della fine di questo incontro ca. Ha amato lo sport. che rendono arduo e com- carriera sbocciata nell’ate- primaverile, mentre i presen- Giuliano Tabacchi, se plicato l’adattamento a un neo patavino. Ospite d’o- ti si alzano in piedi e abban- per certi versi rappresen- occidentale, sia pure dispo- nore dell’evento “Aperitivo donano le postazioni dove a ta l’imprenditoria familiare sto com’era lui a stupirsi con l’Autore”, il professo- lungo sono rimasti seduti. così determinante in Italia e ad ammirare superando re ha guidato la platea alla Anche metaforicamente, spe- e segnatamente nel Nor- scoperta del coraggio così riamo. Margherita Moro dest, d’altro canto ha voluto come l’ha declinato nel suo superare questa dimensione, ultimo libro (Paolo Crepet, trasformando la Safilo in “Il coraggio. Vivere, amare, un’azienda internazionale e educare”, Mondadori, 10 ott. Musica moderna grazie alle sue intu- 2017, 167 pp), dando vita ad izioni. Come si diceva all’i- un travolgente susseguirsi di TOSCA nizio, queste note di Giulia- riflessioni riguardo la scom- DI GIACOMO PUCCINI no Tabacchi possono essere parsa dalle nostre scene di Abano Terme, Teatro Magnolia, materiale di grande utilità un’audacia esistenziale tanto 26 maggio per lo studio e la compren- necessaria quanto perduta. sione della storia economica Gli strali di Crepet si dirigo- Fra le molte iniziative del nostro territorio. no in ogni direzione, con il del Conservatorio “Bene- Mirco Zago ritmo e l’ironia che lo con- detto Marcello” di Venezia 52 MusicaBiblioteca / Mostre

ha voluto intrattenere il pub- CASTELLO FESTIVAL 2018 blico con una sintesi della Estate Carrarese 2018 trama e una breve spiega- zione del Progetto Puccini; Un festival attraversa l’estate padovana e anima la è seguita la seconda parte piazza d’armi del Castello Carrarese: concerti di mu- dell’opera, con il secon- sica leggera e classica, un’opera lirica, reading, danze, do atto, forse il più raffina- teatro e altro ancora in un cartellone di qualità, capace to musicalmente, quindi il terzo, con il finale E luce- di parlare a un pubblico eterogeneo e che riunisce van le stelle che ha scatena- artisti provenienti dall’Italia e dall’estero. Il Castello to l’entusiasmo dei presen- Carrarese, uno dei più importanti beni storici e archi- ti, tanto da essere replicato tettonici di Padova, è da oltre un decennio al centro come bis. di uno straordinario e complesso progetto di restauro Il ricavato della serata, che ne interessa la struttura e gli affreschi trecenteschi, organizzata a scopo benefi- con l’obiettivo di farlo diventare un importante polo co, è andato alla associazio- cordia, con la monumenta- culturale della città. Durante il festival sarà possibile ne CLAMAT “Amici della le installazione di Fabrizio visitare il Castello. Le visite guidate comprenderanno Musica”, che da anni opera Plessi, una gigantesca testa sia gli ambienti in uso all’Osservatorio astronomico nel territorio di Abano con marmorea visitabile all’in- meritevoli finalità educative terno per un viaggio virtuale dell’Università di Padova sia quelli al piano terra di e culturali e che promuove, competenza della Soprintendenza per i beni architet- nella mente di Canova, per fra l’altro, il Concorso Piani- proseguire al piano superio- tonici e paesaggistici. stico Internazionale intitola- re, dove sono allestite alcu- to a “Fausto Zadra”. Programma per Agosto e Settembre 2018 ne aree di approfondimento Giuseppe Ferraris tematico. Il pubblico ha così Giovedì 2 agosto, ore 21.30 - Il barbiere di Siviglia, di De Gaspare l’opportunità di esplorare il Gioachino Rossini. processo creativo che è alla Sabato 4 agosto, ore 21.30 - Celebrazioni Carraresi. base dei capolavori di questo Giovedì 9 agosto, ore 21.30 - Massimo Bubola, Da Ca- Mostre riconosciuto interprete della poretto al Piave. bellezza ideale, di osservare i disegni originali a soggetto Venerdì 31 agosto, ore 21.00 - Damnedancers - Shady MAGISTER CANOVA Salem, Tripolare. anatomico che testimoniano Scuola Grande della Misericor- la sua capacità di rappresen- Martedì 4 settembre, ore 21.00 - Angela Finocchiaro e dia, Venezia 16 /6-22/11, 2018. tazione del corpo umano, di Stefano Benni, Bestia che sei. ammirare le tempere poli- Mercoledì 5 settembre, ore 21.00 - Future Vintage Fe- Ad Antonio Canova crome dedicate alla danza, stival 2018, Opening Party. (1757-1822), straordina- i volti delle statue nei quali Venerdì 7 settembre, ore 21.00 - Vittorio Sgarbi. rio interprete del Neoclas- leggere e decifrare l’enigma Sabato 8 settembre, ore 21.00 - Orchestra di fiati di sicismo e figura chiave del cuore umano. Padova. della scultura europea tra La mostra costituisce una Domenica 9 settembre, ore 17.00 - Concerto per Bar- il XVIII e il XIX secolo, eccezionale occasione per ney. è dedicato questo secondo rivisitare l’opera e l’immagi- appuntamento della trilogia ne di Antonio Canova uomo di mostre multimediali idea- e artista, acclamato già in Informazioni: Castello Carrarese, piazza Castello 1 te e realizzate da Cose Belle vita non solo per quanto e-mail: [email protected] d’Italia Media Entertainment andava creando nella scultu- tel. 049 8205611 / 5 con l’obiettivo di promuove- ra e nella pittura, ma anche re il pensiero e l’arte italiana per la sua grandissima per- a livello internazionale. sonalità. Roberta Lamon è anche il Progetto Puccini, di realizzare un evento che Magister Canova è curata nato nel 2017 per offrire agli fosse di notevole spessore da Mario Guderzo, direttore allievi strumentisti la pos- culturale e che costituisse, della Gypsoteca e del Museo sibilità di acquisire le basi allo stesso tempo, una poten- Antonio Canova di Possa- La filmografia della formazione orchestrale ziale fonte di finanziamento gno, e da Giuliano Pisani, e di esibirsi in pubblico in per progetti a favore del ter- filologo classico e storico di Sirio Luginbühl un repertorio particolarmen- ritorio. dell’arte. Il comitato scien- Fondazione Palazzo Pretorio te impegnativo come quel- L’orchestra era formata da tifico è composto da Giu- a Cittadella (PD) lo delle partiture puccinia- una quarantina di elemen- seppe Pavanello, professore ne. Tutto nasce dall’idea del ti, per la maggior parte ita- ordinario di Storia dell’Ar- Dal 15 aprile al 15 luglio prof. Dario Bisso Sabàdin, liani ma anche stranieri che te Moderna presso l’Uni- 2018 la Fondazione Palazzo coadiuvato dalla Scuola di studiano a Venezia; la parte versità di Trieste, da Steffi Pretorio di Cittadella (PD) Arpa della prof.ssa Elisabet- vocale era sostenuta da can- Roettgen, professore eme- ha ospitato la mostra a cura ta Ghebbioni. tanti professionisti: Anna rito all’Università Ludwig di Guido Bartorelli e Lisa Dapprima la Butterfly, Manfio nella parte di Tosca, Maximilians di Monaco, da Parolo “Sirio Luginbühl: poi la Tosca: in entrambi i Riccardo Gatto in quella di Johannes Myssok, vice ret- film sperimentali”, primo casi la partitura originale è Cavaradossi, Milo Buson in tore dell’Accademia Kunsta- e doveroso omaggio tribu- stata ridotta per permettere quella di Scarpia. Nelle parti kademie di Düsseldorf e da tato al filmmaker padovano la esecuzione in forma di minori si sono pure esibiti Andrea Bellieni, curatore del scomparso nel 2014. concerto, mantenendo però due giovani artisti dell’e- Museo Correr di Venezia. Animatore delle vita arti- tutta la forza della creazio- stremo Oriente. La dire- La voce narrante di stica e culturale padovana ne pucciniana, estremamente zione era ovviamente affi- Andrea Giannini e il vio- fondatore nel 1970 della complessa e strumentalmen- data alla bacchetta del M.o loncello di Giovanni Solli- Cooperativa Cinema Indi- te molto ricca e impegnativa. Bisso Sabàdin. Il primo atto ma accompagnano il visita- pendente Padova assieme ad Quando il maestro Bisso ha ha subito scaldato la pla- tore lungo il percorso che, Antonio Concolato e Flavia manifestato l’intenzione di tea con alcuni dei temi più coniugando insieme ricerca Randi, Luginbühl è stato il eseguire la Tosca ad Abano famosi, fra i quali il cele- e tecnologia multimediale, si principale punto di riferi- Terme, il Rotary Club locale berrimo Recondita armonia; snoda dal pianterreno della mento della scena cinemato- ha subito colto l’opportunità nell’intervallo il M.o Bisso Scuola Grande della Miseri- grafica underground italiana 53 BibliotecaMostre e, al contempo, un attento giovani amanti è ripresa osservatore dei cambiamenti ad amoreggiare tra i campi sociali che hanno interessa- disseminati di simboli della to il Veneto tra la fine degli religione cattolica (capitelli, anni Sessanta e l’inizio degli croci, oratori) nel mese tra- anni Settanta. In quel par- dizionalmente dedicato alle ticolare momento storico recite comunitarie del rosa- la nostra regione stava sco- 12 maggio - 29 luglio prendo le ombre del cosid- rio e alle pratiche devozio- detto “miracolo economi- nali dei fioretti. Nel secondo MEMORIE CIVICHE - co”, iniziando a fare i conti caso invece, la campagna PADOVA CARRARESE non solo con il mutamento diventa metaforicamente “il Palazzo Zuckermann - Corso Garibaldi, 33 dei costumi e degli stili di passato” che il giovane poli- Info: Orario 10-19, chiuso i lunedì non festivi vita, ma anche con i profon- ticamente schierato vuole di cambiamenti ambientali lasciarsi alle spalle, bran- 23 maggio - 23 settembre causati dall’industrializza- dendo il vessillo rosso della GAETANO PESCE. zione. Tre dei film in mostra rivoluzione proprio come IL TEMPO MULTIDISCIPLINARE esprimono la complessa por- tanti suoi compagni sta- Padova, Palazzo della Ragione - ingresso dalla scalinata in piazza tata di questi avvenimenti vano facendo in altre parti delle Erbe epocali e il loro riflesso sul del mondo. Il terzo film in Info: Orario dalle ore 9 alle ore 19, chiuso lunedì, aperto 15 agosto - Biglietti: territorio veneto. Un interes- mostra è Amarsi a Marghera intero euro 10,00; ridotto euro 8,00 (over 65, gruppi di almeno 10 unità,giovani se, quello verso l’ambien- (1970), ritenuto dalla criti- dai 18 ai 25 anni); ridotto speciale 4,00 (dai 6 ai 17 anni e scuole); gratuito filmma- (bambini fino a 5 anni, portatori di handicap e loro accompagnatore, giornalisti te naturale, che il ca il capolavoro della cine- nell’esercizio delle loro funzioni). ker deve in parte anche agli matografia di Luginbühl e studi accademici in Geo- 8 giugno - 30 settembre logia. Lungi dall’essere un qui proiettato su pellicola. semplice sfondo alle vicen- L’immagine di un lui e una LA GRANDE GUERRA ATTRAVERSO de, nei film di Luginbühl il lei che si baciano appassio- L’OPERA INCISA DI ANSELMO BUCCI paesaggio è a tutti gli effetti natamente è il momento cru- Musei Civici agli Eremitani - piazza Eremitani un contesto significante nel ciale di tanti film; qui però Info: orario: 9:00-19:00, chiuso i lunedì non festivi la coppia è nuda e si trova in quale egli esprime la muta- 15 giugno - 2 settembre ta relazione tra l’uomo e il un ambiente bianchissimo, proprio territorio d’apparte- quasi lunare, e una serie di LUCE. L’immaginario italiano a Padova nenza. operatori la circonda pren- Centro culturale Altinate San Gaetano - via Altinate 71 dendo appunti e registran- Info: Orario 10-19, lunedì chiuso - Ingresso libero. done il comportamento, pro- 29 giugno - 2 settembre prio come se i due si trovas- sero al centro di un espe- LUCIANO GASPARIN. Composizione rimento scientifico. Questi Galleria laRinascente - piazza Garibaldi novelli Adamo ed Eva, nudi Info: Orario de laRinascente - Ingresso libero. e sconosciuti l’uno all’altra, 30 giugno - 26 agosto si trovano non nel giardino dell’Eden (sebbene in sotto- GIULIANA NATALI fondo si possano udire i tipi- Immagina con i tuoi occhi - per un altro ci suoni della natura), ma in sguardo una delle pericolose disca- Scuderie di Palazzo Moroni - via VIII Febbraio riche a cielo aperto situate Info: Orario 9.30-12.30, 14-19, chiuso i lunedì non festivi - Ingresso libero. nelle vicinanze della zona 13 luglio - 26 agosto industriale di Porto Marghe- ra, nel veneziano, all’interno XVII BIENNALE ARTE DELLA SACCISICA “cattedrale” ex Macello - via Cornaro 1 delle quali si sono a lungo Info: orario 16-20, lunedì chiuso - Ingresso libero. scaricati illegalmente polve- ri e materiali tossici prove- 19-31 luglio nienti dalle lavorazioni del MARILENA PROSCIUTTI con le mani Petrolchimico. Può dunque MARISA VENDRAMIN in divenire l’amore vincere in queste Info: Orario dalle 16.00 alle 19.00 lunedì chiuso - [email protected] Le zone rurali dell’Al- condizioni di vita estreme? [email protected] - [email protected]. ta e della Bassa Padovana, È possibile riportare la vita luoghi plasmati dall’azione in terreni resi inerti dall’a- 1-16 settembre umana, sono i luoghi nei vidità umana e dal profitto a quali i giovani protagoni- MIRTA CACCARO sti dei film Festa grande di tutti i costi? A cinquant’anni volta la carta - mostra di grafica maggio del territorio pado- di distanza dalla sua realiz- Info: Orario dalle 16.00 alle 19.00 lunedì chiuso - [email protected] vano consacrato al cuore di zazione, Amarsi a Marghe- [email protected] - www.mirtacaccaro.it. ra sa ancora oggi parlare Maria Santissima (1969) e 15 settembre - 11 novembre La bandiera (1970) semina- al pubblico contempora- no il verbo della rivoluzio- neo, non solo per il fatto di SILVIA SCUDERI. Oltre il mio sguardo ne. Nel primo caso si tratta riportare alla memoria una Galleria laRinascente - piazza Garibaldi del cambiamento del modo vicenda drammatica che ha Info: Orario de laRinascente - Ingresso libero. di vivere le relazioni porta- interessato la nostra regione, 20 settembre - 3 ottobre to dalla rivoluzione sessua- ma anche per la capacità di le, i cui effetti si rivelano in Luginbühl di guardare alla LUISELLA CAFFIERI - SONIA FURIATO: tutta la loro carica dirom- realtà distillandola, goccia a ora e qui pente all’interno dei paesini Info: Orario dalle 16.00 alle 19.00 lunedì chiuso - [email protected] goccia, con grande poesia e [email protected] - [email protected]. della provincia veneta. Nel visionarietà, nei propri film. film, infatti, una coppia di Federica Stevanin 54 19 - publ fip 16-10-2007 10:37 Pagina 1

ARTICOLI TECNICI