Quaderni del Borgoantico 20

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  Foto di copertina: 1917, - la pieve dell’Assunta voluta da Paride Lodron. Il lungo muro sulla destra che delimitava la campagna di proprietà della storica famiglia Marzani è stato abbattuto per realizzare le scuole.

  Quaderni del Borgoantico-20 alla scoperta dell’identità storica di Villa Lagarina

3 Presentazione Quaderni del Borgoantico 20 di Sandro Giordani 4 Il baule dimenticato racconta della Grande Guerra di Giuseppe Michelon 46 I Lodron dalla culla delle Giudicarie alla di Giacomo Bonazza 50 Nicolò ed altri Lodron alla guerra in Spagna di Roberto Codroico 56 Paride Lodron quattrocento anni fa (1619) veniva scelto come vescovo (e principe) di Salisburgo di Antonio Passerini 59 Un’antica chiesetta ritrovata: S. Clemente di di Roberto Adami 67 “…mora, ti voglio scavazar gli brazzi…” di Francesco Scrinzi 73 Il “maso” di Ischia nel Regolario d’ di Liliana De Venuto 85 … Cento anni fa a Villa Lagarina… di Gianni Bezzi 101 Appunti sul restauro dell’antico borgo e sulla qualità dello spazio urbano a Villa Lagarina di Sandro Aita 106 La piazza con la fontana, le done, i omeni e i (s)piazzaroi di Paolo Devigili 108 Poesie di Lia Cinà Bezzi 109 Memorie e restauri della chiesa di Brancolino di Sandro Aita 114 Sandro Canestrini, un grande amico di Borgoantico di Sandro Giordani

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Presentazione Quaderni del Borgoantico 20 di Sandro Giordani, Presidente associazione Borgoantico

Eccoci all’appuntamento annua- forse capito che siamo arriva- sostegno da enti privati, ma le, cari lettori dei Quaderni, ti all’epilogo della “collana soprattutto da singoli cittadini, cari concittadini di Villa Laga- dei Quaderni del Borgoanti- a volte con piccole somme che rina! Per vent’anni i Quaderni co”. Una iniziativa che secon- però unite a tante altre donazio- del Borgoantico sono entrati do i promotori s’era prefissa di ni sono diventate importanti per nelle vostre case facendo cono- durare cinque anni, ma che, gra- la stampa dei Quaderni. Anche scere la storia di Villa, sia quel- zie “all’ostinazione” di Antonia questo aspetto è stato di grande la istituzionale e pubblica, sia Marzani, che ci ha prematura- soddisfazione. quella di famiglie e di privati mente lasciato qualche anno fa, Abbiamo avuto tanti solleciti a cittadini. Attraverso i Quaderni abbiamo continuato, allargan- proseguire, ma come ogni cosa abbiamo appreso tanti aspetti do addirittura l’orizzonte della ideata e cresciuta nel volonta- di Villa che prima non conosce- ricerca. L’approfondimento è riato più genuino, per buona e vamo, piccoli e grandi fatti, di proseguito fino ai giorni nostri positiva che possa essere stata, diverso spessore storico ma che, arricchendosi sempre più di prima o poi anche la pubbli- comunque, hanno dato sostanza notizie, fatti, vicende grazie al cazione dei Quaderni doveva alla storia del nostro paese e contributo di tanti ricercatori, avere una sua fine. Allora, senza della sua gente, nel bene e nel di amanti della storia e della rischiare di chiudere questa male. Non abbiamo la presun- cultura. Ma non solo questo. esperienza per “sfinimento”, zione di avere fatto emerge- Vi è stato infatti anche il con- abbiamo deciso di programma- re l’intera storia della nostra tributo di semplici cittadini che re una chiusura dei Quaderni comunità, anzi quella pubblica- avevano qualcosa da ricordare, “alla grande”, nel senso che ta rappresenta solo una minima come vicende della propria vita, questo n°20 sarà l’ultimo a rac- parte di essa, come ho potuto fatti significativi di cui erano cogliere contributi vari, ma si toccare con mano prendendo stati testimoni o in cui erano manterrà anche su quei livelli visione della consistenza degli stati coinvolti, e così via. di qualità che sempre sono stati archivi storici sia della Cano- A tutte queste persone è arrivato riconosciuti alla rivista. Vi sarà nica che del , per citar- il momento di dire il nostro gra- poi nel 2020 un altro Quaderno, ne solo due presenti in paese, zie, un grazie di cuore. il n°21, con gli indici delle ulti- peraltro pubblici e importantis- In questi anni abbiamo avuto me dieci edizioni (gli indici dei simi. In altre parole si può dire tante soddisfazioni e gratifica- primi 10 Quaderni sono stati che il materiale “sepolto” negli zioni, in primo luogo dai citta- pubblicati sul n°11). Ma il n°21 archivi sia praticamente infini- dini con i loro complimenti per sarà soprattutto un Quaderno to, anche perché, pur limitando- il lavoro svolto. Come sapete dedicato ai volontari dell’asso- ci alla storia di Villa Lagarina, non abbiamo pesato sulle casse ciazione Borgoantico, alla loro sono pure un’infinità gli archivi pubbliche, perché ci siamo sem- azione variegata e pluridecen- pubblici e privati, in , in pre autofinanziati ed abbiamo nale e agli autori e ricercatori Italia e all’estero (e qui citiamo sempre distribuito gratuitamen- che si sono avvicendati nelle solo Salisburgo), che ne conten- te il Quaderno a tutte le fami- ricerche storiche. gono documentazione. glie di Villa e di Piazzo. Al mas- Da queste prime righe avrete simo abbiamo ricevuto qualche 4 Quaderni del Borgoantico 20

La Vallagarina in tempo di guerra. Foto inedite dal fronte di 100 anni fa Il baule dimenticato racconta della Grande Guerra Ritrovate “in cantina” dimenticate dall’esercito Austro-ungarico, la cui sede di comando era a “Molini di ” (oggi Casa Bertagnolli) oltre 200 fotografie inedite che raccontano della vita in tempo di guerra al fronte, poco distante dalla prima linea

di Giuseppe Michelon

Lo scorso anno, quando in Tren- inaugurare la mostra di fotografie all’inaugurazione di una mostra di tino il respiro degli alpini d’Italia inedite dal titolo accattivante e scatti unici ed inediti, che hanno soffiava su tutti e su tutto, attirati coinvolgente: “La Grande Guerra: impressionato su vetro o pellicola, com’erano in questa “Terra di con- fratelli, ma non al fronte”. la Terra Lagarina di 100 anni fa, fine” dalla 91^ Adunata naziona- È stato in quella occasione che ebbi quando la Grande Guerra dominava le, quella dei cento anni dalla fine modo di portare a compimento i cieli e la terra e che degli uomi- della prima Grande Guerra 1914- una promessa che conservavo nel ni ne faceva bersagli troppo facili 18 (l’armistizio fu firmato nella cuore da oltre tre lustri. Da quando perché vedessero l’alba di un nuovo padovana villa Palladiana Villa (vedremo più avanti), venni in pos- giorno, una guerra che imprigiona- Giusti il 3 novembre 1918), per sesso di un vero e proprio tesoro: va in un vortice senza fine anche il quella che oggi possiamo definire un piccolo baule, o forziere, direb- bene più caro, la dignità. la più grande e partecipata della be il più fantasioso degli scrittori La mostra era l’anteprima di un per- sua centenaria storia, gli alpini di storie per piccoli, pieno di sca- corso di studio e ricerca che durerà di Nogaredo convocati in pompa tole cartonate contenenti preziosi ancora a lungo ed è nata da un atto magna con penna al vento si dava- “vetrini” e film fotografici. di affidamento datato. Da qui parte no appuntamento presso la Distil- È stato allora che ebbi a dire: “Siamo una storia che sono certo riserverà leria Marzadro di Nogaredo per (alla Marzadro) qui per dare il là, ancora molte sorprese, aprirà nuovi orizzonti, aiuterà a crescere e cono- scere il nostro passato.

Questa la storia. Ida Bertagnolli di Molini di Noga- redo, prima della sua prematu- ra dipartita avvenuta nel 2001 (n. 21.5.1932, + 04.09.2001), mi aveva affidato quello che sta rive- landosi avere un valore storico e documentaristico unico. Mi aveva affidato un piccolo baule, riciclato dai soldati austriaci (in effetti era un contenitore di materiale belli- co), pieno di diverse scatole car- tonate con vistose scritte in lingua tedesca. All’interno c’erano tanti “vetrini” e film fotografici. Ida, della quale ero diventato amico di famiglia da quando avevo acqui- stato la casa adiacente alla sua e stavo ristrutturandola e che finiti i lavori sono andato ad abitare, mi ha affidato nel 2001 il materiale, Molini, casa Bertagnolli sede del comando austroungarico nella quasi di nascosto dei familiari, ma grande guerra 1914-18 Quaderni del Borgoantico 20 5

Molini, Casa Bertagnolli oggi (al centro) conoscendola, con intenti buoni, Ma un altro ostacolo era dietro la a ) sotto l’egida dell’ANA affinché, mi disse testualmente: porta. Vale a dire il lato non trascu- di . ”Un domani Tu saprai valorizzar- rabile, quello economico. Una serie di circostanze sfavorevo- lo”. Ma nel contempo mi pregò di Lo sviluppo di un vetrino costa- li resero impossibile la cosa. farlo solo allorché disse “Noi tre, va oltre 120 euro. Fatti due conti, Non datomi vinto ho contattato il io, Marco e Alice, saremo stati … avendo in mano qualcosa come signor Stefano Marzadro, titolare lassù e noi non ci vedremo più!” quasi 200 foto, il conto era presto con i fratelli della omonima nota E così è stato. fatto. distilleria di Nogaredo, che ha Nel 2003 se n’è andato in silenzio, E quei soldi non li avevo disponi- subito sposato l’idea e ne ha forte- come era vissuto, il fratello Marco bili! mente voluto il patrocinio. In poco (n. 13.06.1933, + 18.08.2003), Ma grazie alla caparbietà e alla pas- tempo è iniziato quello che per me che lasciava la moglie Isabella e sione la “Provvidenza” mi venne era il primo scalino di un sogno la figlia Erika e nel 2015 anche incontro. Nonostante la datazione coltivato per anni. la sorella Alice (n. 02.03.1930, + e la non perfetta conservazione, 19.09.2015) lasciava la sua amata grazie alla perizia e alle attenzioni Ma torniamo a 100 anni fa, Molini. In effetti Alice morì a Bre- del fotografo roveretano Giancar- anno 1916. scia lasciando il marito Luigi e le lo Turchini, nell’arco di due anni Non tutti sanno che a Molini di figlie Giovanna e Cristina. un poco per volta, sono riuscito a Nogaredo, durante la Grande È stato così che solo alla dipartita svilupparne la maggior parte rica- Guerra, allora territorio dell’im- di Alice nel 2015 appunto, ho aper- vandone pezzi, che detta in gergo pero Austro-ungarico, operava un to il baule e analizzato il contenuto. militare possono dirsi, pezzi da comando militare austriaco. Sedi Se per le pellicole (singole foto) novanta. Giusto, mi sono detto, erano casa Bertagnolli e casa Mit- non ci sono stati problemi, per per poter progettare la mostra e nel tempergher. La prima è la grande i “vetrini” le cose apparivano momento giusto, quello dell’adu- casa che domina il piccolo nucleo complicate. Ma il caso mi venne nata nazionale degli alpini di Tren- storico della Frazione, quasi un forti- incontro. Contattai un amico foto- to, l’adunata del centenario dalla no appollaiato e dominante la Valle. grafo che mi indicò uno studio di fine del grande conflitto mondiale La seconda la casa con corte interna Padova dove spiegai la situazione 1914-18. nella attuale piazzetta Baldessarini e dove iniziai a sviluppare qual- Per la verità, il mio progetto pre- Ferruccio con antistante Capitello di che foto per prova. Le fotografie vedeva la presentazione ufficiale in S. Giovanni Evangelista (1890) e il sono in gran parte su vetrino, altre occasione del Calendimaggio 2018 vecchio Mulino, sempre Mittemper- su pellicola. I vetrini erano par- di Nogaredo, quindi sotto l’egida gher, divenuto nel tempo officina ed zialmente rigati, qualcuno rotto e del Comune di Nogaredo e succes- ora casa di civile abitazione. comunque non nel migliore stato siva mostra nell’ambito degli even- Lì alloggiavano gli ufficiali, di lì conservativo. ti previsti per l’Adunata (a Trento o passavano i soldati, lì venivano 6 Quaderni del Borgoantico 20

prese le decisioni che segnarono, La mostra alla Marzadro contava nel bene e nel male, il conflitto. su 33 degli scatti più significativi. Con la fine della guerra i soldati Nelle intenzioni la mostra doveva fecero ritorno alle proprie case. diventare subito itinerante. Ma in casa Bertagnolli, i soldati Per onorare i caduti su tutti i fronti austriaci avevano lasciato (sono della Grande Guerra! più propenso a dire “dimentica- Ma un imprevedibile evento stava to”) un baule pieno di documenti subdolamente minando il mio fisi- e soprattutto di molte fotografie. co. La mia salute era in pericolo. Il fotografo ufficiale dell’esercito Tanto da presagirne tragiche con- le aveva catalogate e riposte con seguenze (poi parzialmente risol- ordine. Il baule è rimasto in canti- tesi). Il fatto ha rallentato, pur na per oltre cento anni. Ida Berta- momentaneamente e Grazie a Dio, gnolli me le affidò (correva l’anno posso dire oggi, il suo proseguo. 1999) nella consapevolezza che, L’interessamento di Sandro Gior- come dicevo dianzi, nel tempo le dani, appassionato cultore di storia avrei valorizzate. locale e presidente di questa Asso- Il baule ritrovato in casa Bertagnolli ciazione “Borgoantico”, mi ha dato Il primo passo, insieme agli alpini quell’imput e quel coraggio quan- di Nogaredo, lo ho fatto il 29 marzo grande interesse mostrato dai visi- do le forze fisiche mi stavano len- 2018, Giovedì Santo, donando alla tatori. A fine mostra infatti in oltre tamente ritornando. famiglia Marzadro 7 foto originali 5 mila hanno visto i pochi scatti Vedere il materiale e pubblicarlo in ricordo di Attilio Marzadro, fon- esposti, molti venuti dall’estero. sul quaderno numero 20 dell’As- datore di questo opificio e grande Tanti dell’area tedesca appun- sociazione, che ora avete in mano amico degli alpini. to (Austria e Germania) in cui la e che vi racconta dei Bertagnolli, Il fotografo Giancarlo Turchini di Distilleria conta molti estimatori. e soprattutto rende pubblico gran Rovereto ha sviluppato su carta parte del materiale fotografico che 149 scatti. Ma altri rimangono Il titolo è La grande guerra: Fra- telli, ma non al fronte”. Ida, Marco e Alice hanno lasciato, ancora da svelare. tramite mio e che mi onoro, a nome Tutti riguardano fatti d’armi e di Perché abbiamo voluto dare questo e in ricordo loro e di quello di tutti vita quotidiana, scattati nell’au- titolo? i caduti del Grande Conflitto mon- tunno- inverno del 1916/17. Tutte Perché la mostra fotografica dise- diale, senza distinzione di nazio- le foto sono contenute nelle loro gnava e faceva vivere e vedere i nalità, di lasciare agli storici e alla buste color grigio datate e con note momenti della vita di ogni giorno Comunità. rigorosamente in lingua tedesca e di gente comune, delle famiglie, a matita. dei soldati, delle attività di guer- A me rimane ancora molto lavoro da Gli scatti interessano tutta la Val- ra, i paesaggi e in territorio, nelle fare. Da fare con quell’ entusiasmo lagarina, Destra e Sinistra , retrovie del fronte. e passione che finora mi hanno ani- , Rovereto, Valli di Ter- Perché le foto esposte disegnava- mato, perché lo meritano i fratelli ragnolo, , Monte Zugna, no la vita, militare e civile, ma non Bertagnolli e quanti hanno combat- Lizzana. al fronte! La guerra infatti era solo tuto e sono caduti in una guerra, la Sono una istantanea della Valle di qualche passo più il là! Che infu- più inutile delle guerre! A monito 100 anni fa quando la guerra era riava sulle creste dello Zugna, del della quale suona tutte le sere il aspra e mieteva vittime, il Pasubio Pasubio e del Baldo. sacro bronzo di “Maria Dolens” un brulicare di soldati, di azioni A Molini infatti, poco lontano sul colle di Miravalle di Rovereto, militari, il cielo segnato dai trac- dalla linea di confine, a un tiro di dove sono incise le parole auto- cianti e le valli dall’esplosione archibugio direbbero i Bravi di grafe di papa Pio XII° diventate delle granate e dal riecheggiare Don Rodrigo, vivevano insieme i celebri e diffusissime nel mondo “ degli spari incrociati di cannoni, due contendenti, fratelli appunto Nulla è perduto con la pace, tutto mitragliatrici e fucili. e vivevano relativamente in pace. può essere perduto con la guer- Poco più in là, nelle trincee e sui ra!” (dal discorso radiofonico di Il secondo passo è stato fatto il 25 monti, quei fratelli erano nemici ed Pio XII del 24.08.1939!) aprile 2018 con la Mostra “Fratel- erano “l’un contro l’altro armati” e Lo voglio fare oggi insieme a Voi li, ma non al fronte” allestita nelle si uccidevano a vicenda. Alimen- tutti con la presentazione del quader- sale della Distilleria Marzadro dal tando drammaticamente il numero no n° 20 del “Borgoantico”, auspi- 25 aprile al 20 maggio 2018, pro- delle croci nei cimiteri di guerra cando pace e concordia tra i popoli. rogata poi fino a tutto l’anno per il (vedi foto del cimitero di Nomi). Su tutta la Terra! Quaderni del Borgoantico 20 7

“Il vetrino”

Parlando di fotografie, i “vetrini” ti hanno dimensione di cm. 9x6 e PER CHIARIRE MEGLIO IL contenuti nel baule ritrovato in 15x10. “VETRINO” casa Bertagnolli ai più appaiono Proprio come quelle ritrovate nel Con questa nota che non inten- come qualcosa di strano, Ma dove- forziere militare. de essere certo esaustiva, (non lo te sapere che il “vetrino”, meglio Le lastre fotografiche sono conte- potrebbe essere!), sul vasto e varie- definito nel mondo fotografico nute, una ad una nelle avanti citate gato mondo della fotografia che come la “lastra fotografica” non è buste color grigio militare e segna- ha visto impegnati negli anni fior altro che un supporto di immagi- te a matita con data, tipo di mac- fiore di tecnici e scienziati, chimici ne, fotografico quindi, solitamente china e obbiettivo usato, luogo di e ricercatori, si vuole chiarire del negativo, utilizzato in fotografia scatto ed altre note esplicative. Con perché del “vetrino”, con qualche per la ripresa delle immagini. l’evolversi della tecnica fotografi- nota tecnica e divulgativa. Originariamente all’inizio dell’av- ca le lastre sono state superate. Va Da quel poco che ho carpito dalle ventura della fotografia era in ricordato che le lastre fotografiche mie modeste ricerche sul tema ho vetro, poi si è passati alla pellico- in vetro sono comunque ancora in recepito subito che la chimica entra la di materiale plastico perché più uso per applicazioni scientifiche e a gamba tesa nelle tecniche che consistente rispetto alla normale astronomiche in quanto conside- hanno portato nel tempo ricerca- pellicola fotografica utilizzata nei rate superiori alle pellicole per lo tori e scienziati a quello che oggi, comuni apparecchi fotografici. sviluppo delle immagini nel vasto scattare una fotografia, è diventato Oggi si è giunti all’innovativo e campo della ricerca scientifica in un gioco da ragazzi. tecnologico “digitale”. quanto si sono sempre dimostrate Ho visto e capito come sia gra- Questo tipo di supporto consiste estremamente stabili e resistenti, zie alla chimica se oggi si riesce in una lastra di vetro su cui viene specialmente nei formati grandi. “a trasformare un attimo di vita applicata una emulsione fotosensi- Per tale proprietà la documentazio- in una traccia che vive oltre il bile ai sali di argento. Il vetrino è ne del baule di Casa Bertagnolli si è tempo”. stato ampiamente soppiantato nei bene conservata unitamente alla sta- L’espressione che il più grande dei primi anni del ‘900, dall’introdu- bilità nel tempo della temperatura e fotografi di sempre (Henri Cartier zione dell’utilizzo della celluloide umidità del luogo di ritrovamento Bresson) ebbe a dire “La fotogra- e più tardi dalla creazione della che ne hanno evitato la perdita della fia permette di raggiungere l’e- pellicola fotografica nota come sensibilità della emulsione utilizza- ternità attraverso un momento” “il rullino”. Le pellicole esisten- ta dal fotografo (vedi foto). racchiude in sé tutto il fascino di una immagine, ne dice del tempo, della gioia, del dolore, dell’ espres- sione, della la vita, insomma di un istante della nostra esistenza. È infatti proprio con la sua lastra di vetro e la primordiale macchina fotografica che nel 1826 il chimico francese Nicéphore Niepce scat- tò la prima fotografia della storia nota come ”punto di vista dalla finestra”, ovvero la piccionaia che catturò, appunto su vetro, dal suo studio di un palazzo al terzo piano di le Gras (Francia), dove viveva e lavorava. Niepce ebbe quel colpo di fortuna di dimenticare, prima della “foto” della piccionaia, un cucchiaio su lastra di vetro argentata preparata con ioduro d’argento e, dopo un poco, si accorse che l’immagine del cucchiaio si era impressa niti- Bustina del vetrino dd. 21.12.1916 damente sulla lastra! 8 Quaderni del Borgoantico 20

base di gelatina prima di stenderla sulla lastra di vetro.

LA PRIMA MACCHINA FOTOGRAFICA

Pochi anni dopo, era il 1888, nasce la Kodak Numero 1, vale a dire la prima macchina fotografica che usava una pellicola avvolgi- bile il cui materiale fotosensibile era cosparso su carta. Nel 1891 interessò un nuovo rivoluzionario materiale, la pellicola di celluloi- de. Nasceva così la moderna foto- grafia. Come si vede nel corso del tempo sono cambiati i vari supporti del- Bustina e pellicola l’”emulsione” che catturava e fis- sava l’immagine (vetro, metallo, Da quel momento storico l’ele- Fino allora la foto era unica! carta, celluloide), ma nelle emul- mento chimico (argento) divenne Per fissare il negativo (immagine sioni fotosensibili l’argento rima- il padre della fotografia. invertita) lo scienziato Talbot usò ne sempre l’elemento chimico Successivamente a quel prodigioso il cloruro di sodio che rese il nitra- protagonista principe e indiscus- evento altri chimici e studiosi spe- to meno sensibile alla luce. Alla so. rimentarono nuove “emulsioni” soluzione definitiva arrivò John La tecnica andò evolvendosi nel per fissare le immagini. Si passò Herschel che utilizzò trisolfato di novecento e fece passi poi da dal Daggherotipo (un ingombrante sodio (Na2S2o3) in grado di fissare gigante. Arrivando al digitale di apparecchio in cui venivano inse- le immagini per molto tempo. Nel oggi, soppiantando quella che per rite apposite lastre sensibili) alla 1871 il chimico Richard Leach i professionisti e gli appassiona- vera e propria fotografia, quella su Madox mise a punto una nuova ti era la fotografia di un tempo: carta. emulsione preparata con bromu- la lastra di vetro, la celluloide e Ma fu William Andi Talbot che ro di Cadmio, Nitrato di argento e il rullino. Con essa si ebbe una aprì la strada inventando verso la gelatina animale. evoluzione drastica dei mezzi di metà del XIX secolo (1849) la tec- La vera svolta però arriva con ripresa: la macchina fotografica nica detta della calotipia attraverso Charles Bennet che ottenne un e le telecamere. Ultimissime: Il la quale le immagini diventarono aumento della sensibilità alla luce digitale e l’immagine tridimensio- per la prima volta riproducibili. riscaldando a lungo l’emulsione a nale.

Tecnica militare per invio messaggi con colombo viaggiatore Messaggio trovato in Val Gulva ( ) il 14.04.2018 e inviato il (disegno da Doss Trent) 3.11.1918 dal Brig. Gen. Perris Carlo al comando (da Doss Trent) Quaderni del Borgoantico 20 9

I fratelli Bertagnolli FOTO DI GUERRA 1914-18

Di seguito le foto della guerra 1914-18 uscite dal “baule ritrovato” e prodigiosamente conservato in cantina per oltre 100 anni da quando il fotografo ufficiale dell’esercito austro-ungarico che aveva sede a Molini di Nogaredo (ma un comando esisteva anche a Villa Lagarina presso palazzo de Moll-Guerrieri Gonzaga), nella sua veste di fotografo ufficiale ha documentato il quotidiano vivere di militari e gente comune, poco lontano dal fronte italo-austriaco. È questo il prezioso lascito dei F.lli Bertagnolli (Ida, Marco e Alice). Le didascalie sono frutto di inequivocabile localizzazione dei posti, ma anche derivate da confronti con esperti e studio di fatti ed eventi dell’epoca. Possono contenere sviste o errori non dovuti certo ai curatori di questo quaderno. Lasciamo quindi la possibilità, che vivamente caldeggiamo, di segnalare eventuali errori e omissioni.

1917, la chiesa dell’Assunta di Villa La foto è stata scattata nello stesso punto del 1917. Oggi a dx ci sono le scuole medie e Lagarina davanti a S. Giobbe il trilite 10 Quaderni del Borgoantico 20

Castelnoarna nella primavera 1917 ( foto dd. 4.04.1917). Degna di nota speciale é la presenza sul campaniletto della campanella, ora sul campanile dell’Assunta di Villa Lagarina.

Arco di ingresso di Castelnoarna oggi Arco di ingresso di Castelnoarna nel 1916 Quaderni del Borgoantico 20 11

Zona Brione. In basso a dx la SAV e (al centro) Casa Perotti e il parco de Probizer (vedi foto di oggi)

Brione, Villa Perotti e la chiesa di S. Giuseppe oggi 12 Quaderni del Borgoantico 20

Molini, casa Bertagnolli il rancio.

Pentola originale austroungarica per il rancio. Tipici i manici per il trasporto pasti agli angoli opposti Quaderni del Borgoantico 20 13

Villa Lagarina chiesa dell’Assunta. Bombardamento del 15 marzo 1917 con la statua della Madonna realizzata dalla Ditta Nardini di Milano nel 1913

Ufficiali in posa davanti alla statua della Madonna nella chiesa dell’Assunta bombardata il 15 marzo 1917 14 Quaderni del Borgoantico 20

Villa Lagarina, via G. Marconi - cucine da campo. Sullo sfondo il Monte di Pietà, in primo piano le rotaie del trenino Villa-Palazzo Lodron

Villa Lagarina, via G. Marconi oggi. Si noti a dx il parco Guerrieri Gonzaga, sullo sfondo il Monte di Pietà (ex caserma carabinieri) Quaderni del Borgoantico 20 15

cimitero di guerra a Nomi. Sulle croci in legno si leggono nome e cognome, anno di mascita, di morte e grado del militare sepolto. Molte tombe sono recentisime

Il cimitero di Nomi oggi. Il nuovo camposanto ha cancellato quello militare. A memoria si conservano 10 croci in ferro battuto 16 Quaderni del Borgoantico 20

La teleferica durante la Grande Guerra Villa Lagarina, Castellano, Bordala, Biaena

Villa Lagarina, (nei pressi di Cornalè dietro la chiesa) motore di trazione della teleferica per Castellano, Bordala, Biaena

Mappa teleferica

Un tratto di teleferica prima dell’arrivo a Castellano Arrivo della teleferica a Castellano Quaderni del Borgoantico 20 17

Eremo di S.Cecilia sul zengio rosso a . Sulla facciata c’era un dipinto. Leggibile chiaramente Grott Emilia

Volano, scafa del zengio rosso, eremo di Santa Cecilia 18 Quaderni del Borgoantico 20

Osservatori sulle rocce del zengio rosso di Volano (ai piedi si nota Calliano)

Avvistamento dalle rocce del zengio rosso presso eremo di Santa Cecilia Quaderni del Borgoantico 20 19

Aldeno a sud della zona sportiva. Bombardamento in atto. Visibili i baraccamenti mimetizzati degli austro-ungarici e il Maso Plotegher

Aldeno, zona sportiva attuale, nel corso del bombardamento, si notano i baraccamenti militari 20 Quaderni del Borgoantico 20

Cannone di assedio da 12 cm. M80 su piattaforma girevole puntato verso il fronte italiano

Castellano di Villa Lagarina. Foto di gruppo. Notare l’assenza di uomini adultii. Solo donne e bambini e tra di essi i soldati Quaderni del Borgoantico 20 21

Castellano, col suo castello (prima che sia distrutto dall’incendio del 1931), sulla dx il campanile della chiesa di S. Lorenzo

Chiusole il traghetto. Evidente la chiesa di S. Rocco 22 Quaderni del Borgoantico 20

Consumo del rancio

Contadino (di Noarna) con asinello a Castelnoarna Quaderni del Borgoantico 20 23

Da castel Beseno, verso Folgaria (Dietrobeseno, Mezzomonte)

Dal Finonchio vedi Moietto e strada per Albaredo Vallarsa 24 Quaderni del Borgoantico 20

Esercitazioni militari delle Sturmtruppen in località Case Carli di Aldeno. Sullo sfondo la Maranza

Folgaria, K.u K. Fiat Kraffahrtruppe Quaderni del Borgoantico 20 25

Foto di famiglia. Notare i ben 12 figli e in secondo piano forse il padre

Funivia Seilbahn Stadt Lizzana 26 Quaderni del Borgoantico 20

Guardia alla scrofa. La carenza alimentare imponeva di tutelare la fonte di cibo

Il pezzo per il cannone girevole da 420. Pesava oltre 300 Kg Quaderni del Borgoantico 20 27

Il presunto, fotografo di guerra dell’esercito austro- ungarico a Molini

In posa per il click ricordo. Notare che qui, come a Castellano, ci sono solo donne 28 Quaderni del Borgoantico 20

La decade

La Destra Adige dalla collina di Volano. Ben visibili il filatoio di Piazzo, Maso Zanini, Cesuino e a sx Pedersano e a dx Pomarolo Quaderni del Borgoantico 20 29

La valle di Cei con l’omonimo lago

Lizzana con il dosso di Castel Dante (l’ossario non c’era ancora, fu costruito negli anni 33-36) 30 Quaderni del Borgoantico 20

Marano di Isera, postazione cannone antiaereo da 8 mm M58 M 17 LFA peso canna Kg. 335, Lunghezza canna ml. 2,080, grado elevazione Kg. -5°+73°

Molini, casa Bertagnolli doppia postazione telegrafica Quaderni del Borgoantico 20 31

Molini di Nogaredo con la cascata e il vecchio Mulino Bertagnolli. In alto la chiesa di Pederzano

Molini, Natale 1916 della truppa 32 Quaderni del Borgoantico 20

Molini, un momento di relax con la partita a carte

Mortaio Ansaldo da 280-9 mm. Prodotto per il Regio esercito italiano già nel 1890 su progetto inglese dalla Ditta Whitworth Quaderni del Borgoantico 20 33

Molini. In angolo a sx la casa Bertagnolli, il nucleo di Molini. Ben visibili anche Villa Lagarina col parco Guerrieri Gonzaga, Pomarolo, Nomi e Volano

Patone,cascata di Pissavacca con (a dx in basso) ufficiali austriaci 34 Quaderni del Borgoantico 20

Piazzo e Pomarolo, in alto Savignano

Piazzo, la cascata di Strafalt con i soldati che salutano Quaderni del Borgoantico 20 35

Pomarolo col Maso della Guardia

Pomarolo ruderi di Castelbarco, il primo castello della Vallagarina, oggi ancora più ridotti e coperti dalla vegetazione 36 Quaderni del Borgoantico 20

Pomarolo, probabilmente località Doss dei cannoni postazione antiaerea con cannocchiale, mitragliatrice e riflettore notturno

Ponte S. Colombano con sugli argini nei pressi di una pozza delle rive del torrente due militari che pare osservino interessati alcune iscrizioni sulla roccia Quaderni del Borgoantico 20 37

Punto di osservazione sulla cima del monte Finonchio (mt. 1608)

Rovereto, in primo piano il castello 38 Quaderni del Borgoantico 20

S. Ilario. Sulla sinistra il campanile della chiesetta di Maso Tacchi

Sacco di Rovereto, la K. e K. Tabakfabrik imperial regia manifattura d’Austria-Ungheria. Inaugurata nel 1854, chiusa nel 2008 Quaderni del Borgoantico 20 39

Slitta e soldati tra due muri di neve nella valle di Cei (anno 1917)

Strada per la Vallarsa presso la galleria S. Colombano 40 Quaderni del Borgoantico 20

Sulle Rocce Del Cengio Rosso Di Volano

Ufficiali a cavallo Quaderni del Borgoantico 20 41

Val di Terragnolo, la colombaia (vedi note tecniche invio messaggi a pag. 8)

Un momento di sosta sulle nevi della Bordala 42 Quaderni del Borgoantico 20

Obice Skoda 420 mm Vz 1914 detta “la berta”. Rovereto, Val di Riva. Notare il paranco col quale veniva issato il pezzo del peso di 300 Kg

Vallagarina vista da Camptrent di Pomarolo. Notare a sx la chiesa di S. Ilario e a dx il ponte sull’Adige e Villa Lagarina Quaderni del Borgoantico 20 43

Veduta aerea di Castelnoarna e la valle dell’Adige. Notare le chiese di Pedersano, Pomarolo e Villa Lagarina

Verso la Martinella 44 Quaderni del Borgoantico 20

Vialetto d’ingresso a Castel Noarna

Villa Lagarina, chiesa dell’Assunta, la statua della Madonna del Rosario Quaderni del Borgoantico 20 45

Villa Lagarina con il parco Guerrieri Gonzaga e la destra Adige, da Piazzo a Isera. In secondo piano Castelnoarna e Pederzano. In alto lo Stivo

Villa Lagarina, Palazzo de Moll (ora Guerrieri Gonzaga), Natale 1916 degli ufficiali dell’esercito austro-ungarico 46 Quaderni del Borgoantico 20

I Lodron dalla culla delle Giudicarie alla Vallagarina BREVE EXURSUS

di Giacomo Bonazza

Quello dei Lodron ‘lagarini’ rap- presenta solamente il secondo capi- tolo della saga del casato che inizia la sua ascesa in un lembo di Tren- tino sud-occidentale, sulle sponde del fiume Chiese, prospiciente il Lago d’Idro, territorio anticamente denominato Judicaria; più tardivo sarà l’approdo sulle sponde dell’A- dige, e ancora più tardo, definitivo, l’arrivo in terra tedesca. Questo breve contributo vuole semplice- mente e succintamente raccontare dei Lodron ‘giudicariesi’, perlopiù sconosciuti ai non addetti ai lavori; un tassello di storia importante da conoscere soprattutto per la gente del Borgoantico, a completamento ed integrazione di una pagina tra le più interessanti e gloriose, a volte Castello di San Giovanni / di con il lago di Idro drammatiche, che hanno segnato Villa Lagarina. to il feudo conferito allo stesso improbabile, di una discendenza Identificare con precisione la culla Calapino, confermato suo vassallo. aristocratica dalla famiglia romana dei Lodron è ancora oggi assai Solo quattro anni dopo, nel 1189, dei Laterano, forzatamente avan- arduo; nella parte meridionale tredici “viri illustres” di Storo, pro- zata, quest’ultima, in occasione della Valle del Chiese è documen- venienti dalle sette famiglie più in dell’elezione di Paride Lodron a tato fin dal 1086 un “castrum de vista della piccola nobiltà rurale di principe-vescovo di Salisburgo, summo lacu” (un castello alla som- quel territorio, succedono a Cala- per esaltarne l’aulica provenien- mità del Lago di Idro) che potrebbe pino nell’investitura del castello za. Il titolo Laterano a favore dei costituire il primo nucleo residen- di Lodrone per opera del vescovo Lodron sarà addirittura sancito dal ziale dei nostri feudatari chiesani. Corrado di Beseno: un intreccio Senato e dal Popolo Romano con A disputarsi tale primazia sono il di nobiltà, tra parentele e alleanze, un atto solenne datato 1712 dove si suggestivo castello-rocca di San che sancirà infine la supremazia afferma che “la famiglia dei conti Giovanni di Bondone, il castello della famiglia Lodron sull’intera Lodron è la stessa famiglia patrizia di Santa Barbara di Lodrone e l’a- Valle del Chiese. Per accrescerne Laterana”. Quanto al crociato Sil- vamposto fortificato a ridosso del il lignaggio, vista l’origine piutto- vestro di Lodrone ne fa menzione lago, presso la chiesa di Sant’An- sto modesta e non particolarmente Padre Cipriano Gnesotti, cappucci- tonio, dove si stacca la strada per eroica, i Lodron rivendicheranno, no storese, il primo grande storico Bagolino, tutti collocati in un’area aumentando via via la loro repu- delle Giudicarie, nelle sue cele- di confine altamente strategica fra tazione nello scacchiere geopoli- bri “Memorie delle Giudicarie” i territori trentini e quelli brescia- tico locale, ascendenze a dir poco (1786): “...Imperciocchè leggesi ni. Il primo Lodron storicamente leggendarie, come quelle legate che Silvestro di Lodrone guerreg- documentato è un certo Calapino, alla figura di Silvestro di Lodrone, giando sotto Goffredo di Buglione, che nel 1185 appare nell’atto in cui agli ordini di Goffredo di Buglione fu così coraggioso, che il primo si Enrico di Appiano si disfa delle sue nella prima crociata (1096-1099), avanzò sforzare le porte di Geroso- proprietà giudicariesi in favore del ben radicata nell’immaginario lima (Gerusalemme)…”. In realtà principe vescovo di Trento, eccet- popolare, o quella, ancora più l’ascesa del casato Lodron a tutto il Quaderni del Borgoantico 20 47

il suo intercalare continuo...”. Dopo la sua morte, intorno al 1361 avviene la suddivisione della fami- glia e del cospicuo patrimonio nei due rami di Castel Lodrone e Castel Romano producendo una frattura insanabile fra i due nuclei parentali, tale da arrivare nel 1372 al barbaro assassinio di un espo- nente dei Lodron di Castel Lodron da parte dei cugini avversi. La ven- detta scatenerà “la violenza del più selvaggio dei Lodron d’allora, quel Pietro di Castel Lodron che una cieca e divorante seta di conquista stava ormai spingendo ad essere, nelle terre lodroniane, il protagoni- sta assoluto” (Tranquillo Giustina). Nel 1397 Pietro di Lodron, conqui- Castello di Lodrone stando Castel Romano, dopo aver- lo convertito “in una spelonca di Duecento e il Trecento è un gradua- contrasti con i d’Arco nell’ambito ladri, mettendovi a difesa un bran- le, lento espandersi a spese delle delle Giudicarie”, ma che riesce co di malfattori e di banditi”(Carlo comunità locali, prevaricandone molto pragmaticamente a consoli- Teodoro Postingher), riunisce nuo- la fragile autonomia, atteggiandosi dare il primo vero nucleo di potere vamente le proprietà lodroniane con non comune scaltrezza a fede- del casato, come mai era successo predisponendole allo straordinario li vassalli del principe vescovo e prima. È impressionante il ritrat- incremento che ne farà suo figlio nello stesso tempo feroci competi- to che ne fa lo scrittore rendenero Paride Ottone il Barbato, nato il tori con i signori d’Arco e i signori Tranquillo Giustina nel suo bellis- 13 febbraio 1380, più noto come di Castel Campo per il predominio simo libro “L’arazzo e la spada” Paride il Grande. Anche quest’ul- in Giudicarie. del 1988: “La malvagità, invero di timo non si sottrae all’uso della Nel 1205 l’assalto dei Lodron al Pietrozoto Lodron nelle bestemmie violenza più efferata per raggiun- Castel Comendone nel Lomaso, non ebbe limiti. Durante le lunghe gere i suoi obiettivi, mettendosi al roccaforte dei d’Arco; a metà Due- giornate d’ozio a Castel Romano, soldo, da buon capitano di ventura, cento l’investitura dei feudi in “Val tra dadi e carte da gioco, le bestem- dei potenti dell’epoca, siano essi Vestino, Bolone, Cadria e Droa- mie contro Dio e la Madonna erano il principe vescovo di Trento, il ne”, da parte del Conte del Tirolo Mainardo I; nel 1264, in tempo di esile pace con i nemici giurati, il matrimonio di Paride III Lodron con Cunizza d’Arco, figlia di Fede- rico II, che permetterà l’arrivo dei Lodron in Rendena; ma soprattutto verso la fine del tredicesimo secolo l’insediamento definitivo negli ex feudi arcensi delle Giudicarie Inte- riori, a partire dal poderoso Castel Romano, sul dosso di Sant’Anto- nio sovrastante il paese di Creto, punto strategico per il controllo della Val del Chiese e la signoria di fatto sulle pievi rurali di , Bono, Tione e Rendena. In questi tempi emerge la figura di Pietrozo- to Lodron, signor di Castel Roma- no, personaggio ambiguo e violen- to che “portò all’esasperazione i Castel Romano - Pieve di Bono 48 Quaderni del Borgoantico 20

Paride di Lodron, il Grande Giorgio di Lodron, figlio di Paride il Pietro di Lodron, figlio di Paride il Grande Grande e capostipite dei Lodron della Vallagarina conte del Tirolo o la Repubblica di Camonica. Sarà il 1439 però l’anno no, devastando i poveri paesi che Venezia, cui renderà i servigi mag- più esaltante per il coraggioso con- incontra sulla sua marcia. Dopo giori. Con lui il casato Lodron farà dottiero giudicariese, con la vitto- l’occupazione di Castel Lodro- quel salto di qualità, per usare un ria nella cruenta battaglia del 22 ne, l’assedio al castello di Paride eufemismo, fino ad imporsi sullo gennaio nei pressi del suo Castel diventa improbo per le condizioni scenario della politica regionale Romano, poco prima della morte, ambientali avverse, dovute al rigi- e nazionale. Con un sotterfugio, dove riesce a sbaragliare una coali- do inverno, provocando il mesto ancora giovane, diventa capita- zione anti-veneziana, composta dal ritiro del Piccinino. no e vicario vescovile occupando capitano vescovile Pietro Capoc- Paride il Grande muore il 10 aprile il castello di , massimo cia, Galeazzo d’Arco e Taliano del 1439 a cinquantanove anni, come rappresentante in loco del potere Friuli, che cercano di impedirgli di riporta lo storiografo della Serenis- vescovile. Ma sarà l’alleanza con scendere verso Brescia, per porta- sima Marin Sanudo: “Si havé esser Venezia, al tempo dell’infinito re aiuto alla città circondata dalle morto il Conte Paris de Lodron da contenzioso fra questa ed il ducato truppe viscontee. strachezo e da fevre”. visconteo di Milano, la carta vin- “Dopo avere radunato tutti gli La sua eredità è raccolta dai figli cente del Lodron per legittimarsi uomini disponibili delle Pievi di Giorgio e Pietro che ai feudi aviti davanti ai signori della guerra. È lo Condino e di Bono, e dopo avere possono aggiungere le proprie- stesso Paride che nel settembre del accolto i volontari dal Bleggio, tà bresciane promesse dal Senato 1438 favorisce il passaggio delle dalla Val Trompia, dalla Rendena, veneziano al loro padre, in ricom- truppe del Gattamelata attraverso i da Bagolino, e persino da Brescia, pensa dei servigi offerti alla causa suoi feudi, che puntano su Verona il Lodron decise di attirare i gros- veneta: il Castello e la contea di per liberarla dall’assedio milanese so delle schiere nemiche a Castel Cimbergo in Valcamonica, il ter- di Niccolò Piccinino. L’esercito del Romano, sul terreno a lui più con- ritorio di Bagolino, il villaggio di capitano generale veneziano nel geniale, e di dare ad esse - con la Muslone presso il lago di Garda, ed giro di quattro giorni, partendo da neve e il ghiaccio che rendeva le altri beni di minore entità; il tutto Brescia, risalendo la Valle Sabbia, azioni di guerra difficilissime - sancito con un solenne atto di con- entrando nelle Giudicarie lodronia- una dimostrazione di forza senza cessione da parte del doge France- ne, scendendo a Riva attraverso il precedenti” (Tranquillo Giustina). sco Foscari datato 11 aprile 1441. Passo del Durone ed imboccando Di quella battaglia, che lascia sul Qualche anno dopo la doppia inve- la Vallagarina, mettendo in atto una campo più di mille nemici morti, stitura dei due fratelli a capitani di formidabile manovra di accerchia- scrive il Papaleoni che si tratta giustizia delle pievi delle Giudica- mento, arriva nella città scaligera in “della più notevole che mai si com- rie Ulteriori per conto del vesco- tempo per respingere l’assalto dei battesse in Valle del Chiese”. La vo Giorgio Hack (1451) e a conti milanesi. Sempre nel 1438 Paride reazione dei milanesi a quella tre- dell’Impero da parte dell’impera- di Lodron per conto del podestà menda sconfitta è immediata ed è tore Federico III d’Asburgo (1452). di Brescia, dominio veneziano dal affidata alle mani dello stesso Nic- La “chiamata” in Vallagarina risa- 1426, viene chiamato a sedare una colò Piccinino che sale dalla Valle le al febbraio del 1456, quando il rivolta di piccoli feudatari in Val Sabbia per punire Castel Roma- principe vescovo, esasperato dal Quaderni del Borgoantico 20 49

rifiuto di Giovanni Castelbarco di del 1487 fra la Serenissima e l’ar- re, a partire da Ludovico I Lodron, riconosere i propri doveri di feuda- ciduca Sigismondo del Tirolo che nipote del conte Giorgio, l’intrepido tario, si appella ai Lodron per scal- metterà fine all’espansione vene- condottiero che morirà valorosa- zare il potente casato lagarino dai ziana verso nord. La sconfitta nella mente combattendo contro i turchi castelli di Castelcorno, Castellano, battaglia di Calliano segna l’addio nel 1538, dopo una vita passata a Castelnuovo e Nomi: è l’arrivo dei definitivo di Venezia ai domini servizio della dinastia imperiale Lodron in Vallagarina, proprio nel trentini come al ridimensionamen- austriaca, protagonista con il cogna- momento in cui Venezia eserci- to delle mire lodroniane, subordi- to Georg von Frundsberg, marito ta i suo dominio su gran parte del nate, queste ultime, inevitabilmen- della sorella Anna, delle clamorose Trentino meridionale e trasforma il te, al destino del più potente alle- imprese dei lanzichenecchi, tra cui castello di Rovereto nella sua roc- ato. Le conseguenze per i Lodron la più famosa è il Sacco di Roma del caforte militare più imponente. Di sono letali: la confisca delle loro 1527. Dallo stesso ramo proviene quegli anni la spartizione dei beni terre a beneficio dell’arciduca Sigi- un Paride Lodron, anch’esso nipote di famiglia: a Giorgio, che inaugu- smondo e la sospensione della loro di Giorgio, che da l’avvio ai Lodron ra la linea di Castel Lodrone, ven- nomina a capitani delle Giudicarie di Trento sposando Gerolama Cale- gono assegnati i feudi storici del ulteriori. All’inizio del Cinquecen- pini, avendo come secondogenito Basso Chiese, quelli bresciani e le to, sono già ripristinati nelle loro quel Ludovico II Lodron che par- proprietà in Val Rendena; a Pietro, funzioni e nei loro possessi, dopo tecipa alla battaglia di Lepanto nel capostipite della linea di Castel essere stati graziati dal vescovo; 1571 e che nel 1577 costruisce il Romano, le nuove conquiste laga- da qui inizia il graduale avvicina- magnifico palazzo di via Calepina. rine, la nobile residenza di Castel mento all’Impero di Massimiliano Il conte Paride Lodron è documen- Romano e il resto della Valle del I d’Asburgo, favorito pure dalle tato pure come partecipante alle Chiese. Il vero, ambiziosissimo matrimonio contratto nel 1503 da sessioni del Concilio di Trento nel obiettivo dei Lodron rimane, però, Giuliano Lodron, figlio di Paride 1547. Dei discendenti di Pietro di quello di dar vita ad una signoria di Castel Lodrone, con Apollo- Castel Romano il polo lagarino si che ricomprenda l’intero Trentino nia Lang, sorella del segretario rafforza in particolare con il figlio sud - occidentale, legando in un dell’imperatore e vescovo di Gurk Paride (un altro Paride!), che con la continuum territoriale i possedi- Matthäus Lang. Nella guerra della moglie Veronica Coppo mettono al menti della Val Camonica, quelli in Lega di Cambrai (1508-1516) sca- mondo sette maschi e sei femmine. riva al Chiese, tutte le Giudicarie, tenata dalle più importanti potenze Saranno i figli di Paride, Agostino il Basso Sarca in mano ai nemici europee con l’intento di fermare l’e- e Nicolò a dividersi le giurisdizio- di sempre, i conti d’Arco, e i feudi spansione di Venezia nella penisola ni di Castellano e Castelnuovo nel lagarini; tutto, naturalmente, sotto italiana, i Lodron si schierano dalla marzo del 1534. Ma questa storia i il protettorato veneziano. L’occa- parte degli imperiali, attuando una Quaderni del Borgoantico la hanno sione per concretizzare quello che definitiva scelta di campo, che sem- già raccontata...A noi intendere rimarrà un sogno, dopo la morte pre più spesso guarderà oltralpe. che il capitolo dei Lodron lagarini di entrambi i fratelli, si presenta in Dalla linea di Castel Lodrone usci- sono solo alcuni rami di una grande occasione della guerra roveretana ranno personaggi di grande spesso- chioma. 50 Quaderni del Borgoantico 20

Nicolò ed altri Lodron alla guerra in Spagna la conquista del Portogallo da parte di Filippo II (1580-83)

di Roberto Codroico

Tra le molte vicende di guerra che hanno visto in prima linea i conti Lodron, poco conosciuta è la loro partecipazione alla conquista del Portogallo da parte del re di Spa- gna Filippo II. Quando il 4 agosto 1578 nella bat- taglia di Alcazaraquivir, località poco più a sud di Tangeri, perse la vita il re del Portogallo, Seba- stiano I, ultimo della sua dinastia, gli successe sul trono il settanten- ne cardinale Enrico I di Aviz. Era prevedibile che, in quanto anziano ed ammalato, non avrebbe regnato a lungo ed alla sua morte sarebbe sorto un conflitto per l’eredità del Portogallo. In previsione di ciò, Filippo II di Spagna, verso la fine del 1579 si rivolse a suo cugino Ferdinando, Azores arciduca d’Austria e conte del Tirolo, con la richiesta di assol- canonico a Salisburgo, accettò il Alla notizia dell’imminente guerra dare truppe composte da merce- comando, assieme a Gerolamo, di anche Sebastiano-Paride, figlio di nari italiani e tedeschi da porre al una compagnia di “lanzichenec- Sigismondo Lodron e di Margheri- comando di Gerolamo e Nicolò chi”, chiamato “Tercio Aleman”, ta Roggendorf, signore del Castel- conti di Lodrone. del quale facevano parte il tenente lo di San Giovanni nelle Giudica- Gerolamo era figlio di Paride maggiore Francesco Spaur, Carl rie, e della Valle Vestino, dopo aver Lodron e di Gerolama Calepina, e Artz (Arsio) e Wolf Botsch (Rossi redatto il suo testamento, partì per sin da giovane aveva intrapreso la di Bolzano). Così come Nikolaus la Spagna e s’arruolò volontario carriera delle armi. Si era sposato Schmid, originario di Regensburg, nell’esercito di re Filippo, ove fu in primi voti con una nobile donna che in versi descrisse la guerresca assegnato al terzo reggimento degli di Alessandria ed in secondi voti avventura dei lanzichenecchi alla alemanni, comandato da Gerolamo con Margherita contessa d’Arco. guerra in Spagna iniziando: Lodron, quale “venturiere et senza Nicolò era figlio di Paride Lodron “Uns Deutsche brauct man zu dem paga”. e di Barbara Lichtenstein-Castel- Spiel Sebastiano-Paride, di famiglia corno. Da giovane era stato pag- Wan man einen Krieg will fangen d’alto rango e con una raffinata gio alla corte del conte del Tirolo, an. educazione, aveva condotto sino Ferdinando, e successivamente a Ohn uns wird nichts gerichtet auß, ad allora una vita all’insegna dello quella di Vienna mentre dal 1572 Wo wir nicht sein dabei im sfarzo e dell’opulenza, attornia- risiedeva assieme al fratello Cri- Strauß”. to da nobiluomini, ufficiali, molti stoforo a Villalagarina. servitori, ed una stalla ricca di sele- Alla richiesta d’arruolarsi per la (Se si vuole iniziare una guerra, zionati cavalli “non da conte ma da Spagna aveva rifiutato una prima hanno bisogno di noi tedeschi, per generale di cavalleria”. proposta, ritenendola non all’al- questo gioco. Se non siamo pre- Una completa analisi delle fonti e tezza del suo rango. Consultato- senti in molti, senza di noi non è dei documenti sulla vita e le opere si poi con suo cugino Antonio, possibile nulla) di Sebastiano-Paride Lodron, che Quaderni del Borgoantico 20 51

da brillante uomo d’arme si fece de Menesses, che per ordine del se de Santa Cruz di radunare una cappuccino e morì in odore di san- duca d’Alba fu decapitato. Seguì flotta composta da 64 galere, 21 tità, sono state pubblicate da Ennio la conquista della città di Lisbo- navi, 9 fregate e 63 scialuppe, e Ferraglio in “De ambitioso d’ono- na, a seguito della quale Filippo di conquistare l’isola di Terceira. re che prima si era mostrato, se ne II incamerò i cospicui beni della Tra i comandanti delle operazioni publicò sprezzante - I cappuccini e Corona portoghese, quindi l’asse- militari figurava anche Sebastiano la famiglia Lodron nei secoli XVI dio e successiva conquista di Setu- Paride Lodron, ma una eccezionale e XVII”. bal e Oporto. Il 25 agosto le truppe tempesta, oltre a vanificare i piani Come previsto il cardinale Enrico del priore Antonio subirono una di battaglia distrusse gran parte I di Aviz, reggente del Portogallo, pesante sconfitta nella battaglia di della flotta spagnola, e costrinse a morì nel 1580 e s’aprì la contesa Alcantara. Rifugiatosi da prima sui rimandare la conquista dell’isola. per l’eredità della corona del Por- monti riuscì poi a riparare sull’iso- Dopo il fallimento della spedizio- togallo tra: Caterina di Guimaraes la Terceira nelle Azzorre da dove ne Sebastiano-Paride trascorse i moglie di Giovanni I di Braganza, tentò di governare il Portogallo con successivi tre anni a Lisbona e di Emanuele Filippo di Savoia, ma l’appoggio militare della Francia e seguito alla corte di Madrid ove per soprattutto Antonio gran priore di dell’Inghilterra. il suo comportamento più da “spa- Crato e membro dell’Ordine mili- Terceira, una delle nove isole gnolo che tedesco” fu insignito da tare degli Ospedalieri di Gerusa- dell’arcipelago delle Azzorre, già re Filippo dell’onorificenza mona- lemme e re Filippo II di Spagna. note ai Fenici nel IV secolo a. stico-militare di S. Jago (San Gia- Caterina tentò di imporsi con la C., quali “isole fortunate”, furono como Maggiore) patrono di Spa- diplomazia, il priore di Crato, il 24 riscoperte, colonizzate e fortificate gna. Nel 1583 ottenne il permesso luglio si fece acclamare dal popo- dai portoghesi dal 1432, assumen- di ritornare a casa per tutelare i lo re del Portogallo mentre Filippo do una enorme importanza strate- propri diritti dei confronti dell’ar- II di Spagna invase il Portogallo gica. ciduca d’Austria, Ferdinando, con 40.000 uomini al comando Filippo II, intenzionato al totale nipote dell’imperatore Ferdinando del settantatreenne generale Fer- possesso del Portogallo, coman- I, che avanzava pretese sul contado nando Alvarez de Toledo, terzo dò ad Alvaro de Bazàn marche- di Lodrone. duca d’Alba, già governatore del ducato di Milano, vice-re di Napo- li e governatore dei Paesi Bassi dal 1567 al 1573, al comando del quale aveva pure militato Gerola- mo Lodron. Luogotenente del duca d’Alba fu suo figlio, mentre comandan- te generale dell’artiglieria San- cho Dàvila, e della fanteria, cioè il “Tercio Aleman”, composto da un reggimento di 16 compagnie, quale “Obrist” Gerolamo Lodron, “Obristleutenant” il barone Fran- cesco Spaur-Valer e capitano Nico- lò Lodron, per un totale di 5500 uomini tra i quali militava volonta- rio Sebastiano-Paride Lodron, che per il suo valoroso comportamento fu ben presto nominato colonnello da Filippo II. Il trasferimento dei lanzichenec- chi avvenne per mare su galee, con partenza da Genova, per poi costeggiare la Spagna. Tra le prime azioni di guerra degli spagnoli vi fu la conquista della città portuale di Cascais (Cace- res) a sud di Lisbona, con la cat- tura del comandante Don Diego Mappa del XVII secolo 52 Quaderni del Borgoantico 20

Le isole infatti non erano solo dife- se da isolani poco esperti di guer- ra, ma anche da 15.000 veterani francesi, inviati dalla reggente di Francia, Caterina de Medici, e 400 inglesi al comandato da Aymar de Chaste governatore di Dieppe. Gli spagnoli raggiunto l’arcipela- go predisposero l’assalto all’isola Terceira ove i comandanti Char- les de Bordeaux e Battista Scrichi avevano fatto costruire lungo tutto il perimetro 31 forti e 13 avampo- sti, collegati tra di loro con trin- cee e vi avevano posizionato 293 cannoni. Sull’isola si aspettava un attac- co ai porti di Angra e di Peggia, mentre l’azione di sbarco avvenne alle tre di notte, del 2 agosto 1583, Trento, Palazzo Lodron in via Calepina, quarta stanza, rappresentazione della conquista dell’isola Terzerie, particolare in località Mole, a 10 chilometri da Angara, in una zona difesa da Queste notizie ci sono state tra- posta da 98 navi delle quali 12 leggeri lavori di sterro e da alcu- mandate da Scipione Bernardi, galere, 31 grandi mercantili per il ni pezzi d’artiglieria. Tra i primi uno storico bresciano nativo di trasporto di ben 15.372 uomini, e spagnoli a mettere piede sull’iso- S. Felice del Benaco nei pressi di molte piccole imbarcazioni adatte la ci fu Miguel de Cervantes, che Salò, che per dieci anni fu al ser- allo sbarco sulle coste delle isole diventerà il noto scrittore che tutti conosciamo. vizio di Sebastiano-Paride, diven- dell’arcipelago delle Azzorre ove Le varie fasi della conquista dell’i- tandone suo segretario particolare. si era rifugiato Antonio gran priore sola sono minuziosamente dipinte Purtroppo le notizie del Bernardi di Crato. ad affresco su di una parete della non sono scritte in forma crono- Alla spedizione parteciparono quarta stanza del Palazzo Lodron logica e redatte molto tempo dopo Gerolamo e Nicolò, conti di Lodro- in via Calepina a Trento. i fatti narrati, pertanto imprecisi ne, mentre comandante generale fu Il palazzo fu fatto costruire nel nelle date e nella successione degli di nuovo Alvaro de Bazàn marche- 1577 da Ludovico Lodron, pro- eventi. se de Santa Cruz con l’ordine di babilmente su preesistenze di pro- Dopo la partenza per Lodrone di conquistare le isole e di non rispar- prietà di sua madre, una Calepina, Sebastiano Paride, re Filippo fece miare i francesi ed gli inglesi ivi e presenta sull’architrave della predisporre una nuova flotta com- presenti. porta d’ingresso, al di sopra dello

Trento, Palazzo Lodron in via Calepina, quarta stanza, rappresentazione della conquista dell’isola Terzerie Quaderni del Borgoantico 20 53

sola vulcanica Brasil. Oltre trenta forti, alcune casematte e lunghe mura contornano l’intero peri- metro dell’isola di Terceira. Sulla destra del quadro è raffigurato l’arrivo della flotta spagnola con al centro la nave ammiraglia, che colpita da una cannonata ha perso il timone. Al centro dell’affresco la spiaggia scelta per lo sbarco ani- mata da soldati, che come sappia- mo erano circa 4.500, e da piccole imbarcazioni. Nonostante il fuoco dell’artiglieria sparata dal Forte di Santa Caterina, ove si trovava- no 50 francesi e due compagnie di portoghesi agli ordini del francese Trento, Palazzo Lodron in via Calepina, quarta stanza, ritratto del conte Francesco Lodron Baurguignon, gli assalitori riusci- rono a invadere l’isola e portarvi stemma dei Lodron, uno svolaz- Il ritratto di Gerolamo è com- 6 cannoni. Questo primo assalto zante cartiglio con il motto “NON preso tra le vedute dell’isola di costò 35 morti da ambo le parti e SOLVM NOBIS”. “MALTA” e “TERCERA” (Tecei- molti feriti. Ludovico aveva partecipato dalla ra) come appare scritto al centro Preso piede sull’isola, il coman- battaglia di Lepanto del 1571 e del dipinto, mentre in alto sulla dante Barzan divise il suo esercito ritornato s’era sposto con Beatrice cornice si può leggere “NON NISI in tre schiere: lui al centro, a destra Lodron, sorella di Nicolò del quale TERCERIS VICTIS LUSITANIA gli spagnoli e a sinistra i tedeschi. stiamo raccontando la partecipa- VICTA EST”. Queste tre schiere di soldati con zione alla conquista del Portogallo. L’isola è raffigurata a volo d’uccel- distinte bandiere sono raffigurati Il palazzo, esternamente modesto, lo ed appare alquanto schiacciata e sul dipinto di Trento. Si potrebbe all’interno è tutto decorato da pit- allungata rispetto alla realtà. All’e- quasi ritenere di vedere nelle pic- ture che coprono per intero pare- stremità sinistra la baia e la città di cole bandiere dello schieramento ti e soffitti di quattro stanze e del Angra preceduta da alte mura con di destra quelle a fasce bianche e salone. Al centro delle pareti di sugli spalti molti pezzi d’artiglie- rosse dei Lodron. Il dipinto raccon- tre stanze vi sono dodici ritratti di ria. L’ingresso al porto è difeso da ta ogni successiva fase dell’azione importanti personaggi della fami- alcuni forti ed è preceduto dall’i- bellica; l’avanzata degli spagnoli glia, compresi tra scene di guer- ra. Nella quarta stanza il padrone di casa “LUDOVICUS”, e i suoi fratelli “HIERONIMVS” (Gerola- mo) “FRANCISCUS, e PARIDE CONTI LODRONI”. Gerolamo, come gli altri perso- naggi è raffigurato a capo scoper- to con folta barba ed indossa un brunito corsetto da piede filettato d’oro lungo i margini, completo di spallaccio e scarselle, dal quale spunta attorno al collo ed ai polsi una plissettata camicia bianca. Sul fianco porta una “mezza spada da cavallo” con pomo sferoidale, bracci orizzontali diritti, archetto e ponticello ed indossa sottili guanti bianchi. Nella destra tiene il basto- ne di comando e a tracolla la rossa fascia da ufficiale. Trento, Palazzo Lodron in via Calepina, quarta stanza, ritratto del conte Girolamo Lodron 54 Quaderni del Borgoantico 20

nei pressi di Rovereto, costruì la sua dimora. Si sposò il 27 maggio del 1585 con la baronessa Dorotea Welsperg, unione dalla quale ebbe due figli maschi e quattro femmine. Il pri- mogenito fu Paride che divenne principe ed arcivescovo di Sali- sburgo. La data del matrimonio di Nicolò e gli stemmi Lodron-Welsberg si trovano dipinti sul caminetto della terza stanza del Palazzo Lodron di Trento in via Calepina. A Nogaredo fece costruire un suo palazzo e come aveva fatto Ludo- vico a Trento, pose sopra una targa con la scritta “NICOLAVS. Trento, Palazzo Lodron in via Calepina, quarta stanza, ritratto del Conte Paride Lodron P. COMES. LODRONI. DM. N. CASTRI. NOVI. PARIS. FILIUS. ostacolata dalla resistenza degli alcuni dei sui lanzichenecchi ed il 1593” e lo stesso motto di Ludovi- isolani nascosti nelle siepi e negli capitano Calderon che a San Ilario, co “NON SOLVM NOBIS”. avvallamenti del terreno. Sembra quasi di assistere a ripetuti attacchi e ritirate da ambo le parti. Al calare della notte, dopo sedici ore di combattimento, la situazio- ne era ancora incerta. La mattina seguente i pochi soldati portoghe- si presenti sull’isola disertarono scappando sui monti mentre gli spagnoli assediarono i forti di San Sebastiano e San Felice. Il comandante De Chaste posizio- nò i suoi sul Monte Nostra Signo- ra da Guadalupe ove cercò di far scavare delle trincee ma i sui sol- dati si ammutinarono ed aprirono trattative per la resa, permettendo agli spagnoli di conquistare senza colpo ferire Angra, d’impossessar- si di 16 navi portoghesi, 13 fran- cesi e 2 inglesi e di liberare dalle carceri 30 spagnoli e 21 partigiani portoghesi. Con la vittoriosa conquista dell’i- sola di Teceira Filippo II s’impos- sessò definitivamente del Portogal- lo, mentre i conti Nicolò e Gero- lamo Lodron, ben ricompensati, partirono attorno alle festività di Pasqua, attraversata la Spagna via terra, poi per mare sino a Genova e passando per Pavia giunsero il 19 settembre del 1585 a Trento e ritor- narono alle loro case. Villa Lagarina, Cappella Lodron, ritratto di Nicolò Lodron opera di Donato (fra Arsenio) Nicolò portò con sé a Nogaredo Mascagni Quaderni del Borgoantico 20 55

Sul prospetto, in una nicchia sopra paghe dovute così come li ricordò di Vienna, dove si trattenne per tre la porta d’accesso, pose una scultu- nel suo testamento. Non si dimenti- mesi. Rientrò poi in Italia con il ra a grandezza naturale che lo raf- cò neppure della sua figlia naturale, titolo di ambasciatore imperiale a figura a capo scoperto, in abbiglia- Anna, avuta durante la campagna Roma. mento alla moda, con ampio colla- alla conquista dell’isola Teceria. Gerolamo Lodron, ormai anziano re plissettato, pettorale a “pancia Doveva possedere una cospicua offrì a Sebastiano-Paride i suoi d’oca”, ampi pantaloni fissati sotto raccolta di carte geografiche e titoli e grado di colonnello e capi- il ginocchio, scarpe con il tacco e vedute di città e fortezze se Hans tano della guardia di Filippo II, che la punta quadrata per dare slancio Fugger, ricco banchiere di Augu- Sebastiano-Paride rifiutò in previ- alla figura. Al fianco la spada, sul sta, gli chiese le vedute di Tunisi sione di un cambiamento spirituale petto una fascia e nella mano destra e Goletta e di altre città fortificate. della sua vita. il bastone di comando, simbolo del Con ogni probabilità queste carte Dopo tanti onori e gloria ora cerca- raggiunto alto grado. servirono per la realizzazione degli va conforto nella fede e nelle opere Nicolò e la moglie Dorotea sono affreschi della casa del fratello di carità. In questo fu asseconda- raffigurati in atteggiamento orante Ludovico. to dalla moglie, Violante, figlia di su di un grande dipinto colloca- Gerolamo morì nel 1604 e fu Alberigo Lodron, pure colonnello to sulla parete est della cappella sepolto nel duomo di Trento, come della fanteria tedesca e signore di funebre fatta costruire nel 1621 ricorda Michelangelo Mariani alcuni castelli. dall’arcivescovo di Salisburgo nella sua descrizione di Trento e Violante, infatti, condivise nel Paride Lodron per i suoi genitori. del Concilio “… il conte Girolamo palazzo di Lodrone l’evolversi del Il progetto è dell’architetto Santino di Lodrone fu generale della fante- marito verso una vita spirituale e Solari mentre il dipinto fu realizza- ria tedesca sotto il re Cattolico II praticò momenti di meditazione to da Donato (fra Arsenio) Masca- nella spedizione di Portogallo, e e di ritiro spirituale, così come si gni. heroe, che, dopo essersi segnalato occupò di opere di pietà a favore Girolamo Lodron, abitava a Trento per tutto il campo di Marte, ceden- dei poveri del contado. con la seconda moglie, Marghe- do finalmente alle prepotenze di Quando nel 1601 Violante morì, rita d’Arco, nel Palazzo Lodron, Morte, l’anno 1604, e ridottosi alla senza figli, Sebastiano-Paride nell’odierna omonima piazza poco Tomba più non guerreggia” entrò nell’Ordine dei Cappuccini lontano dalla casa affrescata di suo Sebastiano-Paride, il terzo dei ed assunse il nome di Gianfrance- fratello Ludovico in via Calepina. conti di Lodrone partecipanti alla sco da Salò, ove sulle sponde del In città vi rimase poco in quanto guerra in Spagna, ritornato nelle Garda trasferì il convento fondato continuò l’avventurosa vita mili- Giudicarie e superate le pretese da suo padre a Ponte Caffaro. Morì tare. Non dimenticò mai i soldati dell’arciduca Ferdinando sul con- nel 1612 nel convento di Trento morti sotto il suo comando, versan- tado, partì con un ricco seguito per in odore di santità e fu sepolto nel do alle vedove ed ai famigliari le un incarico diplomatico alla volta duomo della città. 56 Quaderni del Borgoantico 20

Paride Lodron quattrocento anni fa (1619) veniva scelto come vescovo (e principe) di Salisburgo Intelligente, capace e scaltro figlio del suo tempo, fu personaggio di primo piano a livello europeo. Nato in Castel Noarna, lasciò importanti opere anche a Villa Lagarina e Nogaredo

di Antonio Passerini

Ricordiamo per sommi capi la del capitano Nicolò Lodron, futu- vane, era stato favorito dal nepoti- grande figura di Paride Lodron, ro signore della giurisdizione di smo del potente Antonio, cugino di uno dei figli più illustri della terra Castellano, che comprendeva anche suo padre, parroco di Villa, di fatto lagarina, dove un ramo dei Lodron, Villa Lagarina (la carica passerà poi assente dalla sede lagarina perché da secoli signori delle Giudicarie, a Paride stesso, che la terrà fino alla impegnato a Salisburgo dove aveva aveva messo radici con la forza morte, unita dal 1647 a quella di ottenuto mandati di altissimo livel- contro i Castelbarco, a partire dal signore di Castel Nuovo). lo (capo del Capitolo dei canonici 1456. L’occasione ci è offerta dai del duomo, il più forte centro di 400 anni esatti della nomina di Nepotista ma non parassita, anzi… potere religioso e civile del princi- Paride a vescovo di Salisburgo. Fu “figlio del suo tempo” nel senso pato, ufficio che sarà assegnato allo (Essa fu decretata da papa Pio V il che, come allora tutti gli altolocati stesso Paride alla morte di Antonio 13 novembre 1619, mentre il Qua- miravano a fare, cercò opportuni- avvenuta nel dicembre del 1615). derno viene presentato al pubbli- tà di potere e accumuli di cariche Fu lui a spianare la strada a Pari- co domenica 17 novembre 2019). civili e religiose che garantivano de aprendogli porte che sarebbero Peraltro alla mansione religiosa era prestigio e (soprattutto) entrate rimaste chiuse ad un figlio di mode- associata la carica civile di principe economiche. E non solo pensò a sé sta casata nobile, collocata alla di quel territorio situato nel cuore stesso, ma aprì la strada a nipoti e periferia dell’impero, se pur impa- dell’Europa, una delle più presti- parenti verso incarichi civili e reli- rentata con importanti famiglie. (La giose diocesi-principato del Sacro giosi di notevole importanza (tra cui carica più emblematica fra tutte fu Romano Impero, e Paride anche signorìe e diocesi) secondo il più la nomina a canonico del duomo dal lato politico, sociale ed econo- classico nepotismo allora imperan- di Salisburgo nel 1606, senza aver mico seppe farsi valere con auto- te. Del resto lui stesso, ancor gio- ricevuto ordini sacri, cosicché all’e- revolezza e lungimiranza. Nono- tà di soli vent’anni, grazie al cugino, stante, infatti, la durezza dei tempi era già “in rampa di lancio” a livello causata da diversi fattori tra cui la internazionale). “guerra dei trent’anni” che vedeva Tuttavia non si comportò da paras- contrapposti cattolici e protestanti sita vivendo di rendita. Al contrario, (e il principe riuscì a tenere Sali- sfruttò inizialmente gli appoggi per sburgo fuori almeno dalla mischia poi sbrigare da sé le proprie faccen- cruenta), esercitò la doppia carica de. Arrivato ancora in giovane età da statista di valore, guadagnandosi (33 anni e 9 mesi) al sommo grado il titolo di “padre della patria” e la di potere nel principato di Salisbur- collocazione di un suo busto nella go (principe-vescovo), favorito in Rhumeshalle di Monaco di Baviera. questo anche dalle divisioni interne Gestì il massimo potere per 34 anni, al capitolo tra esponenti della nobil- gli ultimi dei quali resi difficolto- tà più forte, seppe governare, come si da una forma acuta di idropisia detto, piuttosto bene, dimostrando (accumulo d’acqua in varie parti del dinamismo e capacità notevolissime corpo), fino alla morte avvenuta per negli svariati campi di competenza infarto a Salisburgo il 15 dicembre della sua doppia carica di vescovo e 1653. Aveva quasi 68 anni di età, di principe. poiché era nato in Castel Nuovo Brevi parole sul problema “stre- (Castel Noarna) il 13 febbraio 1586, ghe di Nogaredo”, fermandoci a primo figlio di Dorotea Welsperg e Paride Lodron pochi dati di fatto: era signore della Quaderni del Borgoantico 20 57

giurisdizione, quindi responsabile convento del suo ordine a Salisbur- anni è anche prezioso collaborato- decisivo se pur assente dalla terra go, molto amato dalla gente anzi re dei nostri Quaderni, in special lagarina e rappresentato da un capi- venerato come un santo. modo proprio su tematiche legate tano, quando nel 1647 nel tribuna- ai Lodron; la rivista “Passato Pre- le di Nogaredo furono condannate La sua presenza in Destra Adige sente” con il suo direttore Gianni a morte e poco dopo decapitate e perennemente visibile attraverso Poletti, prolifico storico e traduttore bruciate cinque donne; subito dopo le sue opere dal tedesco. Paride sospese altre condanne capi- La figura del vescovo Paride Lodron A Trento (e Villa): il Museo dio- tali già decretate, tramutandole in (da non confondere con l’omoni- cesano tridentino, con la direttrice esilio; per tutti i 34 anni di principa- mo suo avo giudicariese, Paride il Domenica Primerano e altri affer- to a Salisburgo nessuno fu condan- Grande, capitano famoso, e famige- mati studiosi, che ha una sezione nato a morte per stregoneria, mentre rato a detta di qualche storico, o con staccata proprio qui a Villa Laga- prima e dopo Paride ci furono casi altri parenti Paride), è stata ogget- rina, in palazzo Libera, dedicata ai di esecuzioni capitali. to sia a Salisburgo che in Trentino Lodron e in particolare al vescovo (Giudicarie, Vallagarina, Trento), di Paride, i quali dotarono la chiesa di Vocazione religiosa e numerosi lavori: articolati e corposi Villa, nel corso del tempo, di un vero opportunismo studi biografici, raccolte di lettere, “tesoro” di paramenti e oggetti sacri. Che dire della sua vocazione reli- documentazione iconografica di In Vallagarina: i comuni di Noga- giosa in un tempo in cui i figli pri- alta qualità, atti di convegni, ricchi redo e di Villa, con varie iniziative mogeniti di solito si sposavano per cataloghi di mostre, agili pubblica- non solo editoriali; la compianta dare futuro alla loro stirpe? Aveva zioni divulgative… prof.ssa Virginia Crespi Tranquil- forse di suo ben altre ambizioni di Citiamo ora, per dare loro doveroso lini; don Giovanni Cristoforetti, potere, molto più forti dell’orgoglio riconoscimento, alcune istituzioni storico, successore di Paride come di vantare una personale discenden- e alcuni studiosi del Trentino parti- parroco (ora ex) di Villa dopo quasi za? O era stato il cugino Antonio, colarmente meritevoli in proposito, 400 anni; Roberto Adami, direttore prete lui stesso, a mettergli davanti scusandoci di dovere fare torto, per della biblioteca di Villa, autore e una prospettiva così prestigiosa che brevità, a tanti altri autori, dei quali curatore di varie opere sui Lodron. era pressoché impossibile rinun- comunque è facile trovare su libri o Tra esse citiamo Il principe e l’ar- ciarvi? Certo se si sposava sicu- su internet esaurienti bibliografie. chitetto, raccolta bilingue (italiano ramente doveva accontentarsi di Nelle Giudicarie: il Centro Studi e tedesco) di contributi di vari auto- guardare dal basso rampolli di altre Judicaria e il suo compianto pre- ri, dove il principe è naturalmente nobili stirpi collocati su gradini più sidente Basilio Mosca; l’architet- Paride e l’architetto è Santino Sola- alti del suo. to Roberto Codroico, che da molti ri, lombardo della Valle d’Intel- Probabilmente lui stesso per anni fu vi, autore dei progetti delle grandi incerto sul da farsi, in attesa dell’e- opere edilizie promosse da Paride volversi di non chiare situazioni, a Salisburgo e in Vallagarina. Pro- nel Trentino, a Salisburgo e in varie prio in riferimento alle principali diocesi di quel principato. Nel frat- tra queste ultime, citiamo il libro, tempo fece incetta di canonicati e perché esso ci permette di “ricono- fu nominato (1612) parroco di Villa scere” la presenza sempre attuale senza essere sacerdote, al posto del di Paride nelle nostre comunità e di cugino Antonio che deteneva la apprezzare il suo operare lungimi- carica da 51 anni. rante in fondamentali ambiti della Nel 1614, all’età di 28 anni, decise vita del popolo. di farsi ordinare sacerdote, forse su In ambito religioso: la cappella di pressione di altre persone o di eventi, san Ruperto, il santo a cui è intitola- forse per calcolo, forse per una one- to il duomo di Salisburgo, nella par- sta convinzione maturata col tempo. rocchiale di Villa, ultimata nel 1629 Comunque non fu un cattivo prete, prima che la chiesa fosse “girata” e vescovo, stando a quello che gli (è definita da molti il miglior esem- storici ci hanno tramandato. Fu pio barocco del Trentino); la par- invece ligio agli obblighi dello stato rocchiale stessa (lavori iniziati nel sacerdotale e devoto nelle pratiche 1645; Solari muore a Salisburgo religiose. Da principe-vescovo ebbe nell’aprile del 1646), con l’orienta- come confessore, e come amico, il mento, appunto, rovesciato rispetto cappuccino Giovanni Battista Fer- al passato, con l’ampliamento e con rari, originario di Ala, residente nel Santino Solari la riedificazione barocca a una sola 58 Quaderni del Borgoantico 20

navata (non il campanile, anteceden- 1604: si laurea, a 18 anni, all’u- 1622: fonda l’Università, detta te all’attuale chiesa, voluto nel 1575 niversità di Ingolstadt, città della “alma mater paridiana” (possibile dal citato parroco-conte Antonio; Baviera, con una tesi, in latino, su significato: madre nutrice, in senso non la facciata, realizzata in stile argomento filosofico culturale, paridiana, cioè voluta da Paride; presso la nuova università neoclassico negli anni 1884-85 con 1606: è nominato, a soli vent’anni, l’arciprete don Pietro Zortea su dise- è installato da qualche decennio un canonico del duomo di Salisburgo, monumento con statua di Paride gno dell’architetto Enrico Nordio). nomina non casuale poiché il capi- vescovo, realizzato in bronzo da In ambito economico-sociale: il tolo dei canonici è da poco guidato Giacomo Manzù); per gli studenti nuovo, grande monte di pietà o dal cugino Antonio Lodron fonda i Collegi Mariano e Ruper- banco dei pegni (1626), sul Cornalé 1608: è nominato canonico del tino, riservando tre posti a giovani poco sopra il paese di Villa (per la duomo di Trento e di quello di della parrocchia di Villa Lagarina gente è l’ex caserma dei Carabinieri; Ratisbona/Regensburg, in Baviera 1625: costruzione del filatoio con di proprietà comunale, oggi – 2019 tintoria nella parte alta del Cornalé – è vuoto e in forte deperimento; fu 1611: è nominato canonico di Maria Saal in Carinzia, Austria di Nogaredo detto anche “Monte nuovo” perché a Villa ce n’era già uno nel cuore 1612: cura di persona a Roma, con 1626: costruzione del grande del paese, piccolino, esistente ancor successo, la sua nomina a parro- monte di pietà (banco dei pegni) co di Villa Lagarina, ottenendo all’inizio del Cornalé, subito sopra oggi come gelateria e abitazione il paese di Villa privata però sempre detto “Santo dispense perché non è ancora prete; Mont”); per contrastare lo strozzi- ottiene anche la dispensa dalla resi- 1628: solenne e grandiosa consa- naggio il banco assegnava somme denza in sede crazione del duomo di Salisbur- a tasso moderato, di solito il 5-6%, 1614, marzo: è ordinato sacerdote; go con 8 giorni di festeggiamenti popolari proporzionate al valore dei pegni è nominato presidente della Came- depositati, riscattabili. ra di commercio del principato di 1629: ultimazione della cappella In ambito economico-produtti- Salisburgo di S. Ruperto, nella chiesa parroc- vo: il filatoio con tintoria (1625) chiale di Villa, voluta da Paride in nella parte alta del Cornalé (subi- 1616: è nominato, con polemiche, onore dei genitori preposito (capo) del capitolo dei to a monte dell’attuale cimitero), 1640: fondazione dei “censi canonici del duomo di Salisburgo trasformato alla fine del Seicento nuovi”, un capitale da prestare in in molino, divenuto poi panificio, 1618-1648: guerra dei trent’an- somme di variabile entità all’inte- da ultimo di proprietà Baldessari- ni tra cattolici e protestanti, nella resse del 5-6%, i cui frutti vanno a ni, oggi ristrutturato in numerosi quale Paride, da valente diploma- favore della Cappella di S.Ruperto, appartamenti. tico, riesce a non far coinvolgere dei maestri di scuola, dell’organi- Aggiungiamo che nella bibliote- militarmente Salisburgo sta e del sacrestano della chiesa ca comunale di Villa Lagarina, per 1619, 13 novembre: papa Paolo V 1645: sollevazione popolare nella limitarci al nostro orticello, si può lo nomina vescovo di Salisburgo; Zillertal, appartenente al principa- to, contro le esose tasse del princi- consultare una quantità notevole e rinuncia alla parrocchia di Villa variegata di pubblicazioni che par- pe vescovo, il quale fa reprimere i Lagarina ma mantiene sempre moti con molta moderazione; lano del principe vescovo Paride. la signoria della giurisdizione di C’è infine, da pochi decenni, lo stra- Castellano inizio dei lavori di ampliamento e ordinario strumento di internet che radicale rifacimento della chiesa ci dà tante notizie e informazioni, 1619-1653: durata del potere reli- parrocchiale di Villa senza muoverci da casa. gioso e civile di Paride, un perio- do intenso di avvenimenti, a volte 1646-1647: processi a Nogaredo drammatici, e di opere in moltepli- contro le cosiddette streghe ed ese- Sintetica cronistoria della vita di ci ambiti cuzione capitale di cinque di loro Paride Lodron (taglio della testa seguito dal rogo 1620: Paride riforma la politica dei corpi) 1586, 13 febbraio: Paride nasce fiscale, facendo pagare le tasse in Castel Nuovo di Noarna (alcuni anche a nobili e prelati, compreso 1652: ultimo suo viaggio a Villa autori collocano la nascita nel castel- se stesso; Lagarina (in carrozza durava una lo di Castellano), poi vive nel nuovo decina di giorni) palazzo di famiglia a Nogaredo avvia i finanziamenti dei lavori per rinsaldare e ampliare le fortifica- 1653, 15 dicembre: muore d’in- 1597: è a Trento come giovanis- zioni di Salisburgo, che dureranno farto a Salisburgo; per sua dispo- simo studente; il corso di studi quasi trent’anni sizione il suo cuore è posto nella prosegue con continuità e profitto; tomba del frate cappuccino Gio- frequenta tra l’altro l’università di 1621, aprile: consacrazione di vanni Battista da Ala, suo confes- Bologna Paride a vescovo di Salisburgo sore e amico Quaderni del Borgoantico 20 59

Un’antica chiesetta ritrovata: S. Clemente di Pomarolo

di Roberto Adami

Introduzione anche la volontà di Guglielmo di diceva, nella toponomastica: S. lasciare a questa chiesa 5 lire vero- Clemente è il nome di un torrente Nel maggio del 2009, mentre stavo nesi piccole: «Item relinquo eccle- che scende dal pianoro di Cesuino lavorando alla stesura del libro sie Sancti Clementis quinque libras con un salto di diverse decine di sulla comunità (meglio: vicinìa) veronenses parvas»1. metri, quindi percorre il territorio di Piazzo, nel raccogliere il mate- Non è questa, però, la prima cita- tra Pomarolo e Piazzo, tagliando riale storico sull’antica chiesa di zione in assoluto di questa chiesa, la strada di collegamento di que- S. Zeno, che sorgeva sopra quel perché di essa è possibile trovare sti due abitati in località Gere e paese, proprio di fronte al filatoio notizie che risalgono ancora alla poi proseguendo fino alla strada Marzani, avevo trovato qualche metà del Duecento. In un urbario provinciale della destra Adige, nota riguardo ad un’altra chiesetta, del 1259 infatti, tra i beni degli attraversata la quale perde il pro- a sua volta in seguito demolita e eredi di certo Ziroldo di Nomi prio alveo nella viabilità campestre quindi scomparsa: S. Clemente di viene nominata una pezza di terra per poi ritrovarlo poco prima della Pomarolo, che sorgeva non lontana arativa della misura di mezzo sua confluenza con il fiume Adige. da quella di S. Zeno, anche se nes- campo giacente in località S. Cle- L’attuale importanza del torrente suno sapeva indicare con esattezza mente («Item pro med. camp. t. ar. non è certo di carattere idrologi- il luogo. jac. in ora sci Clamenti»), con la co, essendo lo stesso praticamente Dal momento che, a parte la precisazione che alla stessa confi- sempre asciutto, ma è rappresen- sopravvivenza nella toponomasti- navano da un lato proprio i diritti di tata piuttosto dal fatto che il suo ca locale: S. Clemente è il nome S. Clemente («Coherent ab uno lat. corso venne scelto nel 1967, dopo del torrente che delimita il confine iura sci. Clamenti»), il che signifi- il passaggio di Piazzo dal comune tra i comuni di Pomarolo e Villa ca che questa campagna confinava di Pomarolo a quello di Villa Laga- Lagarina, la chiesetta era pratica- con un terreno di proprietà della rina, come confine tra questi due mente sconosciuta a tutti, decisi di chiesa stessa2. comuni, confine che, dopo una sto- raccogliere le poche notizie in una Oggi di questo edificio non resta rica lite, venne salomonicamente scheda per poi inserirla nel libro su traccia alcuna, se non, come si individuato in quello che già da un Piazzo; in , gran parte delle vicende storiche di questo paese erano ruotate proprio attorno ai confini e alle rivalità tra Pomarolo e Villa Lagarina. La scheda stesa all’epoca è la seguente.

La chiesa scomparsa

Analogamente a quanto succede per S. Zeno di Piazzo, il documento più famoso che ricordi la chiesa di S. Clemente di Pomarolo è il primo testamento di Guglielmo il Grande di Castelbarco, steso nel castello di Lizzana il 28 giugno 1316, che in una delle oltre cento disposizioni La posizione delle due chiese scomparse di S: Zeno di Piazzo (A) e S. Clemente di testamentarie a favore di persone Pomarolo (B) con le case Tartarotti (C) e Caracristi (D) oltre la Valle, nella mappa ed istituzioni religiose contiene catastale del 1859 60 Quaderni del Borgoantico 20

secolo e mezzo divideva le parroc- comune catastale Pomarolo II), diretta all’illustrissima Superio- chie dei due paesi, come testimo- note col nome di case Tartarotti; e rità, e ciò in sprezzo di quella»5. nia la croce incisa su una roccia dai numeri 12 e 13 (sempre Poma- In questa occasione si precisa che in corrispondenza del ponte sul rolo II), note come case Caracri- la casa era di proprietà diretta dei torrente S. Clemente lungo l’anti- sti, dalle famiglie che vi abitarono Lodron, che l’avevano concessa in ca strada che da Pomarolo porta a nel corso dei secoli XVIII-XIX. In locazione perpetua (enfiteusi) agli Cesuino. precedenza però, quindi in epoca Honz assieme agli altri beni un Il fatto che a così breve distanza basso-medievale e della prima età tempo appartenenti all’investitura da S. Zeno di Piazzo e da S. Cri- moderna, diciamo fino alla metà Vescovi. Certo è che se l’edificio stoforo di Pomarolo esistesse fin del XVII secolo, altri edifici dove- non era stato rimesso in sesto, ma dal Medioevo un’altra chiesa sul vano sorgere in questa contrada, piuttosto completamente demoli- territorio di Pomarolo, è una cir- in particolare nei pressi dell’alveo to, e per giunta da una famiglia di costanza decisamente unica. È del torrente Valsorda, del quale muratori, doveva essere ben mal- pur vero che doveva trattarsi di probabilmente sfruttavano la forza ridotto. una chiesa piccola e poco impor- motrice dell’acqua. Questo per dire che nel corso dei tante, tanto che, al pari di quella Testimonianza di queste costru- primi secoli dell’età moderna le di S. Zeno di Piazzo, non viene zioni, in seguito distrutte proprio case di Pomarolo esistenti oltre il nominata negli elenchi delle chie- dalla furia di quelle acque che torrente Valsorda dovevano essere se trentine del Trecento, epoca in tentavano di sfruttare a fini pro- più numerose di quelle esistenti cui, come detto, essa esisteva per duttivi, oltre che nella tradizione e alla metà dell’800. Numerose ed certo; in ogni caso una simile con- nella memoria popolare3, è rimasta anche antiche se, sempre in una centrazione di edifici sacri in un in qualche documento d’archivio. denuncia all’ufficio giudiziario territorio così ridotto è senza dub- Ne è un esempio la denuncia por- Lodron di Nogaredo del 1699, la bio curiosa. tata all’ufficio Lodron di Noga- località in cui la famiglia Honz Io credo che una possibile spiega- redo in data 14 settembre 1657, possedeva i suoi beni (orto) viene zione a questo fatto possa risalire dalla quale si apprende che il chiamata con il termine assai signi- alle caratteristiche di insediamen- giorno precedente, nel corso di un ficativo di «Pomarolo Vecchio»6. to sparso che Pomarolo, ancora violentissimo temporale, proba- E non credo sia un caso che lo in epoca moderna, aveva. Così se bilmente seguito ad un altrettanto stesso aggettivo sia usato ancora S. Cristoforo poteva servire come lungo periodo di piogge, una casa oggi per contraddistinguere il tor- riferimento religioso per la parte di Pomarolo esistente in questa rente S. Clemente: le persone più centrale del paese, quella costi- zona era stata sepolta dal fango, anziane di Pomarolo, infatti, per tuita dalla storica e antichissima ed in essa erano morti la moglie indicare quel corso d’acqua non contrada del Pionte (che faceva ed il piccolo figlio del muratore usano il toponimo derivatogli dal capo all’attuale piazza Battisti, Cristiano Honz: «Die Veneris 14 Santo, bensì il termine: Val vècia7. parte bassa di Via Garibaldi, Via mensis septembris 1657. Essendo In epoca medievale e nella prima Tre Novembre e, appunto, Via del questa medema matina pervenu- età moderna, dunque, nel territorio Pionte) e dalla contrada dei Molini to a notitia di cotesto Officio si compreso tra i torrenti Valsorda e (parte alta di Via Garibaldi, Piazza come hieri sera, per l’intemperie S. Clemente di Pomarolo esiste- Fontana, Via Roma e Via Candio- del tempo sii successa et occor- va un piccolo nucleo abitato, una li); se l’altrettanto antica contrada sa grave roina, particolarmente a contrada formata da diverse case di Basiano, oltre che su S. Cristo- Pomarolo, et che in un revolto ter- sparse, che forse avevano come foro, poteva contare anche sulla reno della casa di Christan Honz riferimento religioso una piccola relativamente vicina e soprastante muraro, esistente in contrada detta cappella dedicata a S. Clemente. chiesa di S. Antonio; S. Clemente fori a Pomarolo di qua dal sguaz- All’inizio del ‘500 la chiesetta era poteva porsi come chiesa di rife- zo, sii restata sotterrata, et somer- in stato di abbandono e l’autorità rimento per le case di Pomarolo sa la moglie d’esso Christano et religiosa, constatato che non c’era «oltre la Valle», ossia esistenti al anco un lor figliolo»4. possibilità di recuperarla al culto, di là (verso ovest) del torrente Val- In seguito a questo fatto la casa era se non ricostruendola completa- sorda, fino appunto all’alveo del stata poi abbandonata; anzi alcuni mente, ne ordinò la demolizione, torrente S. Clemente. anni dopo (1662), Matteo Honz, come risulta dalla relazione stesa Dalla metà dell’800 in poi, cioè da probabilmente fratello di Cristia- dai delegati vescovili in occasione quando venne realizzata la mappa no, venne denunciato proprio per- della visita alla parrocchia di Villa catastale austriaca ad oggi, in que- ché si era permesso di demolirla Lagarina del 1537: «Item modi- sto territorio sono ricordate le case completamente: «disfare e spian- cum extra villam Pomeroli est contraddistinte dai numeri di par- tare una casa situata nella villa quedam ecclesia Sancti Clementis ticella edificiale 8, 9, 10 e 11 (del di Pomarolo spettante per ragion et cum sit antiqua, ruinosa adeo ut Quaderni del Borgoantico 20 61

nulla sit spes ut possit refici nisi Lagarina, e la «quarta decima», la fuori dell’abitato, fu ritrovata mal penitus de novo reaedificaretur, tassa sulle campagne di pertinenza disposta senza porte da chiuderla, consideratis omnibus his, domini della chiesa, concessa all’arciprete cadente per l’antichità, e che non iusserunt eam demoliri»8. In que- di Villa con onere di celebrare 14 era riparabile se non con riedificar- sta occasione viene precisato che messe all’anno. Dall’anno 1650 la di nuovo, e che potevano nasce- la chiesa aveva un entrata annua in poi la quarta era stata sempre re delle cose inconvenienti in quel di circa 12 staia di biada, e che il affittata; il suo provento era di luogo, onde comandarono ai Sin- conte Francesco (d’Arco), pieva- circa 25-30 troni, regolarmente daci della comunità di Pomarolo no di Villa Lagarina, demolita la riscossi fino al 1809, quando tutto di demolirla, e che si dovesse far chiesa, si impegnava ad applicare era stato dimenticato. Nella lette- uso di quelle pietre per la fabbrica quell’entrata ad uno degli altari ra alla Curia di data 21 novembre del campanile di S. Cristoforo, che della chiesa parrocchiale (di Villa, 1879 don Zortea ne chiedeva per- era già incominciato a fabbricarsi, perché all’epoca Pomarolo non tanto il ripristino. e che colle rendite della chiesa di era ancora parrocchia), aggiun- Una seconda citazione circa la S. Clemente consistenti in 12 staja gendo qualcosa del suo affinché si distruzione della chiesa di S. Cle- di grano ha promesso il Rettore di potessero celebrare alcune messe mente si ricava dal «Libro dei pii S. Cristoforo, coll’aggiungervi all’anno: «et cum habeat ad xii Legati» della chiesa parrocchiale qualche cosa del suo, di formare vel circa staria bladi annuatim in di Villa Lagarina, a pagina 54 del sufficiente fondo con tutto questo redditibus, dominus Franciscus quale si trova registrata la seguen- per un altare da celebrare alcune comes et rector plebis Villae pro- te nota: «Messe le quali deve messe annualmente»11. misit redditum illum velle appli- celebrare l’Arciprete pro tempore cari cuidam altari in ecclesia par- (…). Per il legato di S. Clemen- Il Chiusole, dunque, aggiunge rochiali, ac aliquid de suo addere te messe N.° 14. Pro not.a ritro- delle notizie nuove. Innanzitutto ut singulis annis aliquot misse vasi in una tabella assai antica la afferma che l’ordine della demo- possint desuper dici». seguente notitia, che queste messe lizione venne impartito ai rappre- La relazione degli incaricati vesco- venisero applicate per li benefatori sentanti della comunità di Poma- vili circa la chiesa di S. Clemente della Capella overo oratorio di S. rolo; inoltre che le pietre della termina con l’annotazione che la Clemente a Pomarolo, nella qual vecchia chiesa di S. Clemente stessa era senza porte, e che nel destrutione d’ordine della visita dovevano servire per la fabbrica suo interno, essendo campestre, dell’anno 1564 furono applica- del campanile della chiesa di S. si diceva che venissero commessi ti li fondi a codesta chiesa (…) Cristoforo di Pomarolo, in que- degli atti nefandi: «et illa ecclesia si ricava stari 2 frumento, stari 2 gli anni in costruzione; infine che est absque hostiis et dicitur quod segala, brente 1 uva; ora non si sempre alla chiesa di S. Cristofo- multa nefaria ibidem committan- sa dove siino andate dette pezze ro doveva essere assegnata anche tur, cum sit campestris». di terra, facilmente la venerabile l’entrata della chiesa consistente La chiesa, probabilmente, venne chiesa di Villa havrà vendute le nelle predette 12 staia di biada. poi effettivamente demolita, poi- predete pezze di terra, e ricavato Le affermazioni dello stori- ché nella successiva visita pasto- il prezzo»10. co lagarino del Settecento sono rale ufficiale a tutta la diocesi di E veniamo alla terza ed ultima interessanti, ma ingarbugliano Trento (1581) e in quelle seguenti citazione riguardante S. Clemen- decisamente la situazione. Da un non ne viene più fatta menzione. te. Ce l’ha offre lo storico Adamo lato è assolutamente certo che le Sul finire del 1879 don Pietro Chiusole, nella sua descrizione entrate della chiesa di S. Clemen- Zortea, arciprete di Villa Lagari- della Val Lagarina del 1787: te vennero assegnate al pievano di na, scrupoloso e attento osserva- Villa, che le riscosse fino al 1809, tore dei benefici della sua chie- «Oltre la chiesa di S. Cristoforo e quindi in questo il Chiusole, o sa, inviava una nota alla Curia di v’era in Pomarolo quella di S. Cle- la fonte cui si rifà, è in errore; Trento nella quale evidenziava la mente, della quale farò menzione dall’altra è pur vero che il Chiu- cessata celebrazione delle mese sapendo che molti sono all’oscuro sole non può essersi inventato il dipendenti dall’antico beneficio di di ciò che avvenne alla medesi- riferimento preciso all’uso delle S. Clemente9. In questa occasione ma nÈ secoli passati, e riferirò la pietre della vecchia chiesa. Con don Zortea definisce la chiesetta notizia, che ho ricavata dal Volu- l’ulteriore complicazione dovuta con il termine di «oratorio», affer- me 51 pag. 158 dell’Archivio di al fatto che nella seconda metà del mando che era stata demolita in Roveredo, dove esiste copia di un ‘500 vennero effettivamente ese- esecuzione dei «decreti visitali del Atto della visita fatta da due dele- guiti dei lavori al campanile della 1560». Il sacerdote conferma che i gati di Trento. Nel 1562 fu dunque chiesa di S. Cristoforo di Poma- beni stabili della chiesa erano stati fatta la visita a Pomarolo, e vedu- rolo, ma venne anche sopraeleva- assegnati alla parrocchia di Villa ta la chiesa di S. Clemente posta to quello della chiesa di S. Maria 62 Quaderni del Borgoantico 20

di Villa Lagarina: contratto con il conto delle caratteristiche secon- Anche se lo studio della struttura capomastro Giuseppe Guglielmi do cui venivano costruite in epoca necessitava di opportuni approfon- di Pomarolo («Isepo de Piont») di medievale le piccole chiese rurali. dimenti da parte degli esperti, ad data 22 luglio 157212. Un compito che, necessitando di un primo esame apparve abbastan- Infine c’è la discordanza tra le accurati e minuziosi sopralluoghi za chiaro che essa rappresentasse date delle visite pastorali. E se è sul campo, si rinvia anche questo un muro di contenimento per le possibile che le prescrizioni già alla prossima occasione. acque del torrente S. Clemente. La dettate nel 1537 siano state ripetu- cosa che lasciava un po’ perplessi te, in quanto non eseguite, anche La chiesa ritrovata era il fatto che fosse realizzata per- nelle visite successive, non si rie- pendicolarmente alla direzione del sce a capire esattamente in quale Così chiudevo la sceda dedicata a torrente, piuttosto che come argine anno le visite si siano verificate, S. Clemente verso la metà di mag- longitudinale, venendosi a porre se nel 1560, 1562 o 1564. gio del 2009. quindi come una sorta di sbarra- Dunque: si tratterà di una con- Proprio in quei giorni la prosecuzio- mento, di ostacolo per il libero sultazione confusa delle fonti ne degli scavi all’interno di un can- corso delle acque e del materiale da parte di Adamo Chiusole o la tiere edile in località Gere, proprio portato a valle dalle stesse; il che chiesa di Villa Lagarina sottrasse a ridosso del torrente S. Clemente sembrava un controsenso. a Pomarolo le piccole entrate di S. riportò alla luce un tratto di muro A metà del suo sviluppo però, Clemente? di circa una trentina di metri, che si si notò come il manufatto fosse La risposta a quella che, oggi, è sviluppava dalla strada comunale interrotto per un paio di metri, e in una pura curiosità storica, avreb- che sale verso i Caséti e Cesuino corrispondenza di questa interru- be potuto trovare soddisfazione al torrente S. Clemente, in direzio- zione la parte di muro verso ovest nella pagina 158 del volume 51 ne perpendicolare a quest’ultimo. presentasse un angolo retto e un dell’archivio storico del Comune Il manufatto era situato circa 3-4 tratto murario che si dirigeva verso di Rovereto, fonte dalla quale, a metri sotto il piano di campagna, valle, in questo caso quindi lungo suo tempo, il Chiusole ricavò le largo circa 50 centimetri, costruito la direzione delle acque, come per notizie poi inserite nella sua pub- con pietre grezze, trovate sul posto, convogliarle verso la strada. La blicazione. Purtroppo la serie di non lavorate, messe in opera con struttura muraria costituiva dunque questi volumi, attualmente con- malta di calce. una sorta di riparo a qualcosa che servati presso la Biblioteca Civica di Rovereto, comprende il numero 50 e poi salta al numero 53, per cui la verifica non è possibile13. La questione rimane per ora in sospeso, anche se sembra più verosimile che sia stato lo storico lagarino ad attribuire (per sbaglio) al rettore della chiesa di Pomarolo quanto invece fece il titolare della parrocchia di Villa Lagarina. I quasi 500 anni che ci separano da questi accadimenti hanno can- cellato qualsiasi traccia materiale della chiesa. Se la gente dell’epo- ca avesse edificato al suo posto una croce forse ne sarebbe rima- sta testimonianza più precisa, almeno nella toponomastica. Oggi è quindi praticamente impossibile stabilire con certezza dove fosse edificata la chiesa di S. Clemente. Le uniche ipotesi possono essere fatte sulla base della morfologia del territorio, prestando atten- zione alle possibili modifiche che, nel corso di questi secoli, lo stesso può aver subito, e tenendo Il primo tratto di muro venuto alla luce durante gli scavi del cantiere edile in località Gere Quaderni del Borgoantico 20 63

Il secondo brano murario messo in luce dagli scavi del cantiere edile stava a valle della stessa, qualcosa di malta e molte pietre squadrate La chiesetta era di dimensioni presumibilmente addossato al fian- derivanti probabilmente dal crollo molto ridotte, con un’aula (nava- co dell’attuale alveo del torrente. dell’arco santo e dalla rottura della ta) che poteva essere larga circa Ma cosa? mensa (altare), confermando che 7 metri e lunga forse il doppio. La risposta a questo quesito avreb- quelli erano i resti dell’antica chie- L’abside era rivolta verso orien- be potuto rimanere per sempre setta di S. Clemente14. te (orientata), cioè verso la strada sconosciuta se la prosecuzione degli scavi del cantiere non aves- se messo in luce (ottobre 2019) un secondo, piccolo brano murario, posto a valle della struttura mag- giore, esattamente sul fianco sini- stro dell’attuale alveo del torrente S. Clemente, a circa venti metri dalla sede stradale che conduce a Piazzo. Questa seconda struttura muraria risultava formata da una parte in pietre non lavorate e piccoli bloc- chi di tufo; e una parte costituita da blocchi di dimensioni maggiori che presentavano delle superfici lavo- rate, il tutto messo in opera con malta di calce. Il fatto curioso è che la parte di muro in pietre grez- ze e tufo era leggermente circolare, cosa che, visto anche l’orientamen- to (il muro in questione è disposto verso est), sembrava richiamare alla mente l’abside di una piccola chiesa. Poiché, inoltre, la muratura non presentava tracce di intonaco, si ipotizzò che rappresentasse una parte del muro di fondazione. Il successivo lavoro di scavo ese- guito dagli archeologi permise di mettere in luce circa un terzo della La struttura messa in luce dai lavori di scavo archeologico eseguiti dalla Provincia Autonoma di Trento. Foto tratta dalla pubblicazione: La chiesa ritrovata di San Clemente struttura muraria della costruzione, in località Le Gere di Pomarolo (TN), in: AdA: Archeologia delle Alpi, Trento, 2015, p. 146 compreso il pavimento in battuto (per gentile concessione). 64 Quaderni del Borgoantico 20

dio eseguito, decisi di non inserire geva nell’area adiacente all’abside, il breve capitolo sulla chiesa di S. cioè all’attuale entrata): «commi- Clemente nel libro sulla vicinìa di serunt sindicis ut destruant dictam Piazzo, che quindi rimase in un cas- Ecclesiam et lapides convertantur setto fino ad oggi. in usum campanilis quod iam coep- Poiché i fortunati passanti che pote- tum est fieri in Cimitherio Ecclesiae rono vedere, pur di lontano, i resti Sancti Christophori dicti loci Poma- dell’antica chiesetta non furono roli». Per quanto riguardava poi le all’epoca molti, e molti sono inve- entrate annue di S. Clemente, esse ce quanti ignorano l’esistenza della avrebbero dovuto essere distribuite stessa, ho così deciso di pubblicare secondo le disposizioni impartite le informazioni raccolte sul presen- nella visita vescovile precedente: te quaderno. «et quod redditus quos habet dicta Con l’occasione sono tornato a Ecclesia Sancti Clementis singulis riconsiderare le diverse notizie for- annis dispensentur a Plebano iuxta nite dagli atti visitali e quanto affer- determinationem factam in alia mato dal Chiusole. In particolare visitatione», disposizioni che ven- non mi convinceva che lo storico gono integralmente riportate e sono Foto 6 - Il muro di contenimento (1) e la lagarino, sempre molto preciso e appunto quelle del 1537. chiesetta (2) inseriti nella planimetria della lottizzazione edilizia delle Gere puntuale nelle sue informazioni Da segnalare che la stesura di questo avesse potuto commettere un errore documento venne richiesta al can- Pomarolo-Piazzo e il piccolo cam- così grossolano. celliere della Curia Aprovini dagli panile era probabilmente di tipo Decisi così di compiere un ultimo stessi cittadini di Pomarolo: «ad a vela, soprastante la facciata e la tentativo di indagine archivistica instantiam hominum de villa Poma- porta di ingresso, posta ad ovest, nell’archivio parrocchiale di Villa rolli», che forse volevano servirse- cioè verso la montagna. Lagarina, andando a vedermi le ne per qualche contenzioso con la Purtroppo parte del presbiterio buste 21-27 della serie III, quella chiesa matrice di Villa circa l’appli- e quasi tutta la navata si trovano inventariata ancora da don Mene- cazione delle disposizioni vescovili. oggi sepolti sotto l’argine sinistro strina agli inizi del ‘700. Il documento del 1564 conferma del torrente S. Clemente, e di con- Ebbene, il primo documento della dunque la correttezza delle affer- seguenza non hanno potuto essere busta 23 è un atto datato 26 apri- mazioni del Chiusole riguardo ai resti materiali della chiesa. Lo sto- riportati alla luce, nemmeno prov- le 1564 steso dal notaio di Trento Stefano Aprovini, cancelliere della rico lagarino interpretò male invece visoriamente. Curia Trentina, nel quale sono il destino delle entrate annuali della I lavori di scavo archeologico ese- riportate le disposizioni impartite stessa, attribuendo al rettore di S. guiti furono piuttosto celeri, al fine nel corso delle visite vescovili del Cristoforo quanto disposto dal pie- di consentire al cantiere di con- 1537 e del 1562 riguardanti proprio vano di Villa, che destinò le circa tinuare con la costruzione degli la chiesa di S. Clemente15. 12 staia di grano (più qualcosa che edifici abitativi. Diciamo che gli Quelle del 1537 le abbiamo viste. aggiunse del suo) a beneficio di un antichi resti della chiesa di S. Cle- Vediamo dunque cosa disposero i altare della chiesa di S. Maria di mente tornarono a vedere la luce visitatori vescovili l’8 maggio 1562, Villa Lagarina, altare che a partire per circa 15 giorni, suscitando la che dopo aver ascoltato la messa a da questi anni prese a chiamarsi di S. curiosità dei passanti che transita- Villa si erano diretti alla volta di Clemente. Questa dedica non durò vano lungo la stradina Pomarolo- Pomarolo e così facendo non ave- però molto, o meglio passò presto in Piazzo; dopodiché, eseguiti analisi, vano potuto fare a meno di passare secondo piano, quando nel 1591 lo rilievi e catalogazione del mate- davanti alla chiesetta (mal ridot- stesso altare venne scelto dal conte riale trovato, l’intero sito venne ta) di S. Clemente: «Die veneris 8 Antonio Lodron per diffondere in letteralmente insabbiato, ossia maii. Audita missa Domini iverunt paese la devozione al Santo Rosa- ricoperto con uno strato di sabbia Pomarolum et (…) viderunt Eccle- rio, allora in forte espansione in che lo possa mantenere il più intat- siam Sancti Clementis adeo malo tutto il mondo cristiano, come pun- to possibile. I lavori del cantiere dispositam», per cui ordinarono ai tualmente ci informa don Giacomo poterono quindi proseguire anche sindaci della stessa di abbatterla Antonio Giordani nella sua pubbli- in quella zona, con la realizzazio- e destinare le pietre che ne sareb- cazione sulle vicende storiche della ne, proprio sopra i resti dell’antica bero derivate alla costruzione del chiesa di Villa: chiesa, di un piccolo spazio verde campanile che si stava erigendo nel “Di un’altra Confraternita o Compa- pubblico che costeggia il torrente. cimitero della chiesa di S. Cristofo- gnia volle provvedere la sua Chiesa In attesa di avere i risultati dello stu- ro di Pomarolo (che all’epoca sor- parocchiale il conte Antonio. Que- Quaderni del Borgoantico 20 65

re della chiesa di S. Maria di Villa, che da allora prese a chiamarsi di S. Clemente, ma alla cui dedica si sovrappose ben presto (1591) quel- la del Rosario. Sparita la chiesa di S. Clemen- te anche il muro di contenimen- to perse importanza e la parte fuori terra venne demolita oppure abbandonata alle periodiche furie del torrente, che la sommerse con le grandi quantità di materiale por- tato a valle. In tempi più recenti, le opere di rimboschimento sulla montagna soprastante ridussero progressi- vamente la portata del torrente S. Foto 7 - L’area verde pubblica che sorge oggi esattamente sopra i resti dell’antica chiesetta Clemente19. Il suo corso venne così regolarizzato (spostandolo in que- sta è la Confraternita del SS. Rosa- sinistro della la strada che da Villa sto tratto una ventina di metri verso rio. (…) Or bene il conte Antonio Lagarina (Piazzo) porta a Poma- ovest) e contenuto tra due argini. nel’intento di accrescere l’onore rolo, sul fianco del torrente che Quello di destra (orografica) è oggi alla Vergine, a cui la sua Chiesa dalla stessa prese a chiamarsi rio costituito da un muro che difende era, ed è, dedicata, e di diffondere di S. Clemente, forse con funzio- le campagne della piana di S. Zeno tra i suoi parocchiani questa cotan- ni protettive e taumaturgiche nei (Piazzo); quello di sinistra (Poma- to salutar divozione, ai 19 maggio confronti dello stesso e delle piene rolo) da un ammasso di materiale 1591 chiamò da Trento il Domini- disastrose che lo caratterizzavano. di riporto cavato nel vecchio letto cano Padre Venanzio de Fabriano Fu proprio l’edificio, invece, ad del torrente stesso e accumulato Priore del Convento di S. Lorenzo. aver bisogno di aiuto e protezio- (anche) esattamente sopra i resti Il quale (trascrivo dal documento) ne dalle acque del torrente, tanto murari dell’antica chiesetta. “ad honore del Santissimo Nome che cinquanta metri a monte venne Sepolta ogni traccia fisica della di Giesù Christo, della Regina dÈ costruito un muro di contenimento chiesa, rimase viva in paese la Cieli Maria a utilità delle anime e convogliamento delle acque. tradizione della sua esistenza, tra- dei fedeli christiani ha constituito Deviare il corso dei torrenti non è mandata oralmente da una genera- et confermato la Compagnia del comunque cosa semplice e, nono- zione all’altra fino ai giorni nostri, Santissimo Rosario nella honorata stante il muro, il piccolo edificio senza però alcuna indicazione pre- terra di Villa, diocesi di Trento nella sacro venne probabilmente ripe- cisa sulla sua localizzazione. Chiesa di S. Maria, et nell’Altare di tutamente danneggiato, tanto che Una curiosa coincidenza vuole S. Clemente”16. agli inizi del XVI secolo (visita che l’ultima proprietaria del terre- pastorale del 1537) era in stato di no adiacente a quello su cui sorge Il “documento Aprovini” infine, abbandono e ne venne ordinata la la chiesa, prima dell’acquisto nel giustifica anche l’anno 1564 cita- completa demolizione, poi confer- 2006 da parte della ditta di costru- to nel libro dei Legati della Chiesa mata nella visita seguente (1562)18. zioni Ceradini, sia stata Ines Vicen- di Villa Lagarina, che non è l’anno Tra il 1562 e il 1581 la chiesa tini (1919-2014), storica maestra in cui si svolse la visita vescovile venne quindi demolita, rasando elementare di Pomarolo e come tale alle chiese della pieve lagarina, ma regolarmente le mura all’altezza zelante conservatrice delle memo- l’anno in cui il notaio e cancelliere di circa 50-60 centimetri di altezza rie del suo paese. L’insegnante della Curia stese la sua dichiarazio- rispetto al piano del pavimento. Le ebbe la soddisfazione, prima di ne autentica su richiesta dei poma- pietre derivanti dalla demolizione morire, di vedere, con soddisfa- rolesi17. della chiesa di S. Clemente furono zione e commozione, i resti della riutilizzate nella costruzione del chiesa di S. Clemente, della cui Conclusione campanile della chiesa di S. Cri- esistenza aveva sentito parlare dai stoforo di Pomarolo, che si anda- vecchi di casa, ma non sapeva che L’antica chiesetta di S. Clemente va fabbricando in quel periodo su per anni vi aveva camminato sopra potrebbe risalirebbe al XII-XIII parte del terreno dell’antico cimi- nel lavorare, con passione, una secolo (la chiesa è documentata tero; mentre le entrate annue della volta ritiratasi dall’insegnamento, nel 1259). Venne costruita sul lato chiesa furono assegnate ad un alta- la sua pezza di terra alle Gere. 66 Quaderni del Borgoantico 20

1 È d’obbligo usare l’aggettivo determinativo 4 Biblioteca Civica di Rovereto (d’ora in poi 13 I volumi cui si riferisce il Chiusole, sono, “primo”, in quanto Guglielmo Castelbarco BCR), Archivio Lodron (d’ora in poi AL), quasi sicuramente, gli Atti degli affari della fece due testamenti, entrambi dettati nel pro- Ms.68.3.40, c. 637r. Il piccolo, in un inutile Comunità raccolti in 106 volumi (1446-1753), prio castello di Lizzana, uno in data 28 giugno tentativo di scappare, si era arrampicato sulla oggi costituenti la Serie 1.2.9 dell’Archivio 1316, l’altro in data 13 agosto 1319. Le prin- catena in ferro che penzolava dal camino (alla Storico del Comune di Rovereto (depositato cipali differenze tra i due testamenti riguar- quale si appendeva il paiolo per la cottura dei presso la BCR). Il volume contraddistinto dano i legati pii che il nobile lascia a privati cibi), scottandosi tutte le mani. In questa posi- dal numero Numero 51 deve essere andato ed istituzioni; legati che sono decisamente più zione lo avevano trovato il giorno seguente perduto perché, stando all’inventario attuale numerosi nella prima stesura. Il lascito alla gli uomini accorsi per recuperare i corpi. dell’Archivio, i volumi passano dal «Numero 5 50» (numerazione attuale: 438) al «Numero chiesa di S. Clemente, come altri dello stesso BCR, AL, Ms.42.12.15. 6 53» (numerazione attuale: 439). tipo in favore di, praticamente, tutte le chiese BCR, AL, Ms.69.8.(17). La denuncia viene 14 Il sito è stato rilevato e studiato dall’Ufficio lagarine dell’epoca, tra le quali per affinità e sporta da Antonio figlio di Pietro Cavaler di Beni Archeologici della Provincia di Trento, vicinanza mi piace citare «S. Zenonis inter Piazzo e riguarda un furto di uva: «Die 25 nella persona della dottoressa Nicoletta Pisu. Platium et Pomarolum (…) Sancti Antonii settembre 1699, in Cancellaria Nogaredi. È comparso domino Antonio figliolo di messer I lavori sul campo sono stati eseguiti dalla de Castro Barco (…) Sancti Christophori de Pietro Cavaler et ha denonciato qualmen- ditta CORA diretta dal dott. Nicola Degaspe- Castro Barcho», compare soltanto nel docu- te nelli giorni prossimi passati li siino stato ri, che qui ringrazio per il prezioso scambio di mento del 1316. Il testamento di Guglielmo rubato et tolta tutta l’uva del horto aquista- opinioni. I risultati di questi scavo sono stati del 1319 venne pubblicato ancora nel 1732 to da Antonio q. Cristan Honz a Pomarolo esposti nel saggio: La chiesa ritrovata di San da Johannes Christianus Lünig, dotto giurista Vechio, vicino alla casa di Catarina Polli». Clemente in località Le Gere di Pomarolo e storico tedesco, nella sua opera in quattro 7 È chiaro che l’aggettivo “vecchia” riferito al (TN), in: AdA: Archeologia delle Alpi, Trento, volumi: Codex Italiae diplomaticus (…), toponimo Val ha un senso se comparato con 2015, pp. 146-151. 15 Francoforte-Lipsia, 1725-1735, ponderosa un’altra “valle” la cui origine dovrebbe essere APV, III/23, «Sancti Christophori m. et San- raccolta di documenti degli antichi stati italia- più recente. In tal senso si ricorda che oggi il cti Antonii abbatis Pomaroli», s.n., cc. 1r-2v. ni, come riporta anche Giuseppe Gerola nella toponimo Val indica il corso del torrente Val- Le buste 21-27 della serie III dell’Archivio sua monografia su Guglielmo Castelbarco sorda nel punto in cui lo stesso taglia (ponte) Parrocchiale di Villa Lagarina sono costituite del 1901. Notizie riguardo alle copie coeve la strada di accesso a Pomarolo e, sempre tra sostanzialmente dai molti documenti prodotti del testamento circolanti all’epoca della sua le persone anziane del paese, è diffusa la tra- in occasione della lunghissima lite tra Pomaro- lo e Villa Lagarina per i diritti di parrocchia. La stesura sono contenute nel documento CXX dizione secondo cui stando nella piazza del maggior parte sono della fine del Seicento, per- Memorie Lagarine a pagina 670 della nota Pionte si vedeva la chiesa di Villa Lagarina, ché fu in quel periodo che il rettore delle chiese opera storica di Padre Benedetto Bonel- segno che la Val, ossia l’alveo del torrente, di Pomarolo, don Giovanni Battista Marzani di li Notizie istorico-critiche intorno al B. M. era un tempo molto più basso di oggi. Que- Villa Lagarina, iniziò ad usare il titolo di parro- Adelpreto, edito a Trento nel 1761. Nel 1808 sto per dire che probabilmente la valle del rio co e ad esercitare queste funzioni. il testamento, sempre nella stesura del 1319 S. Clemente è definita più vecchia rispetto a 16 Giordani, Giacomantonio: Cenni storici su la fu nuovamente dato alle stampe da Joseph quella del rio Valsorda. Chiesa e su i Paroci di Villa Lagarina, Rove- Hormayr, direttore dell’Archivio di Corte e 8 La visita pastorale alla diocesi di Trento del reto, Sottochiesa, 1877, p. 13. Come ampia- 1537, voluta dal vescovo Bernardo Clesio, è Stato di Vienna, nella sua Storia della Con- mente noto la devozione alla Madonna del la prima relazione completa sullo stato della tea principesca del Tirolo. In seguito, benché Rosario conobbe una diffusione molto ampia Chiesa di Trento che si conosca. I testi ori- fosse un documento molto importante per le dopo che papa Gregorio XIII nel 1573 istituì ginali delle varie relazioni contenute nella vicende storiche della Val Lagarina, fu stra- una festa da celebrarsi la prima domenica di namente ignorato da gran parte degli studiosi stessa si conservano, naturalmente, presso ottobre da tutte le Confraternite del SS. Rosa- che si occuparono di esse; costituiscono un l’Archivio Diocesano di Trento; sono stati rio, in ringraziamento a Dio per la vittoria eccezione: Raffaele Zotti (1853) e Angelo pubblicati da don Giovanni Cristoforetti, delle armate cristiane (flotta) contro i Turchi, Amadori (1970). Per un inquadramento com- già parroco di Villa Lagarina (cfr. Cristofo- nella celeberrima battaglia di Lepanto, il 7 pleto del documento, nonché per la trascrizio- retti, Giovanni: La visita pastorale del car- ottobre 1571. ne diplomatica di tutte e due le stesure (1316 dinal Bernardo Clesio alla Diocesi di Trento 17 L’unico errore circa le date è dunque quel e 1319) vedere il saggio di Gian Maria Vara- (1537-1538), Bologna, 1989). La parte che 1560 riportato da don Zortea, che lesse pro- riguarda le chiese della parrocchia di Villa nini: Alcune osservazioni sui due testamenti babilmente male il documento del notaio Lagarina è alle pagine 185-193. Aprovini. di Guglielmo Castelbarco (1316 e 1319), in: 9 Archivio Diocesano Trentino (d’ora in poi 18 Una dinastia allo specchio. Il mecenatismo Il XV secolo fu un periodo di letterario abban- ADT), Libro B (683), N. 2954. dei Castelbarco nel territorio di Avio e nella dono per diversi edifici religiosi pubblici 10 Archivio Parrocchiale di Villa Lagarina città di Verona, Avio-Rovereto, 2005, pp. dell’area lagarina. Si pensi che negli anni (d’ora in poi APVL), XII.A-1. 166-181. 1495-96 anche la chiesa di S. Antonio sopra 11 Cfr. Chiusole, Adamo: Notizie antiche e 2 L’urbario, che si conserva al numero 12 della Pomarolo risultava completamente abbando- moderne della Valle Lagarina e degli uomini nata all’incuria, con la porta sempre aperta capsa 28 dell’Archivio del Principato Vesco- illustri della medesima … , Verona, per l’e- tanto che vi entravano le mucche che pasco- vile di Trento (presso l’Archivio di Stato di rede Merlo alla Stella, 1787, p. 59. Anche in lavano nei paraggi. Questo stato di cose trova Trento) è stato pubblicato nel 1898 dallo edizione anastatica pubblicata dalla casa edi- sicuramente spiegazione in un secolo di grandi storico Christian Schneller: Tridentinische trice Forni (Sala Bolognese) nel 1980. cambiamenti politici, di altrettanto numerosi Urbare aus dem dreizehnten Jahrhundert, 12 APVL, III/11, “Computa”, n. 35. Per alcune eventi bellici ed epidemie di peste che flagel- Innsbruck, 1898, pp. 215-255. notizie su questo personaggio vedere la rela- larono l’area lagarina, ma meriterebbe comun- 3 Ancora oggi le persone anziane del paese tiva scheda in: Adami Roberto: Il mestiere que di essere studiato più attentamente. ricordano che almeno in due o tre casi di scavi di costruire. Architetti, muratori, tecnologia 19 Oggi il torrente è praticamente in secca. Sol- eseguiti in prossimità del torrente Valsorda in edilizia ed organizzazione del cantiere in Val tanto in seguito a periodi di notevoli precipi- occasione di altrettanti cantieri edili di nuove Lagarina nella prima metà del XVII seco- tazioni è possibile vedere, per pochi giorni, abitazioni, sono affiorati i resti di muri e strut- lo, Tesi di Laurea, Università degli Studi di l’acqua cadere dalla cascata della Val vecia ture a volta, indiscutibilmente appartenenti a Padova, Corso di Laurea in Ingegneria Civile, e poi perdersi nel terreno prima di arrivare vecchi edifici. Anno Accademico 2001-2002, pp. 131-133. all’Adige. Quaderni del Borgoantico 20 67

“…mora, ti voglio scavazar gli brazzi…” Atti di un processo senza fine: testimonianza di violenza sulle donne oltre quattro secoli fa

di Francesco Scrinzi

I manoscritti custoditi nell’Archivio Storico della Biblioteca Civica di Rovereto celano ancora al loro interno storie e fatti di quasi mezzo millennio fa che riguardano la società e la vita di quei tempi apparente- mente tanto lontani. In questo breve scritto s’intende proporre una di que- ste numerosissime storie (e davvero non basterebbe che armarsi di tempo e voglia per riportarne alla luce altre), che riporta agli albori del XVII secolo nei terri- tori dei Feudi di Castellano e Castelnuovo, giurisdizione del Principato Vescovile di Trento governata dai conti Lodron fin dal 1456. In particolare, ciò che si andrà presentando sono gli atti di un processo avvenuto a Nogaredo nel 1609, avvia- to in seguito a una querela contro un uomo per aver Le scarpette rosse, oggi simbolo della violenza sulle donne percosso e offeso una donna, sua sorella. Insomma, un episodio di violenza sulle donne risalente a oltre quattro secoli fa. Non servirebbe altro per far emergere quan- il testo originale degli interrogatori affiancato da una to questa questione tanto attuale abbia in realtà radici resa degli stessi nell’italiano dei giorni nostri, in modo molto profonde. tale da renderne accessibile a chiunque il contenuto. Gli esempi per antonomasia sono i processi delle “stre- A fianco del testo originale è presente anche un’anno- ghe” del Seicento e del Settecento, dei quali si è scrit- tazione dell’amanuense: «vide sententiam in libro sen- to già abbondantemente, ma la realtà è che questi sono tentiarum». Questo liber sententiarum purtroppo non solo l’apice della violenza sulle donne; e allora i proces- è stato finora rinvenuto, pertanto non possiamo sapere si minori, dove una donna non è stata uccisa ma “sol- quale fu l’esito del processo. tanto” picchiata o insultata, dovrebbero forse rimanere Tuttavia ciò non può che accrescere la curiosità degli per sempre chiusi all’interno dei libroni di un archivio appassionati e certo non va a inficiare l’intento princi- e ignorati da tutti? No, anzi, è proprio questa la ragione pale di questo scritto. che ha indotto alla stesura dello scritto, e ci si augura vivamente che in futuro processi analoghi non siano più I PROTAGONISTI DEL PROCESSO “prigionieri” nelle segrete di quei libroni. La documentazione del processo che si è scelto di ren- • Giovanna Scrinzi (Zuana Scrinzi), nata nel 1572 a dere noto è conservata all’interno di un librone inti- Nogaredo, è figlia di Giovanni Paolo Scrinzi (Zuan- tolato Piazzo, crimini, una raccolta di atti processuali pauol Scrinzi, già defunto all’epoca del processo) e di seicenteschi. Domenica (Menegota), nonché moglie di Domenico Questi manoscritti, tutti opera dei notai che al tempo Simbeni (Dominico Simbeno), con cui abita a Piazzo. rogavano nella giurisdizione, presentano un caratteri- Si ha ragione di credere che tale Giovanna Scrinzi stico sincretismo linguistico: un misto di latino, dialetto sia una delle tre “streghe” graziate dal conte Alfonso (si ricorda che per gran parte del XV secolo la Vallaga- Lodron nel 1647, e precisamente che sia l’unica delle rina era stata sotto il dominio veneziano, pertanto all’e- tre la cui identità è sempre stata avvolta dal mistero. poca del processo l’influenza veneta nella lingua parlata Come riferisce Adami R. nel suo libro Piazzo – Vicen- era ancora molto importante) e italiano maccheronico. de storiche di una vicinìa, nella primavera del 1647, Inoltre, l’uso particolare e talvolta l’assenza della pun- contemporaneamente al processo principale concluso- teggiatura, in aggiunta all’esistenza di espressioni for- si il 17 aprile 1647 con l’esecuzione capitale di cinque mulari (frasi, spesso abbreviate, che si era soliti utilizza- donne, altre tre figuravano come imputate, anch’esse re in situazioni ripetitive), rendono inevitabilmente più accusate di essere “streghe”. ardua la comprensione; pertanto si è optato per proporre Si tratta di Orsola Castellani di Pomarolo (moglie di 68 Quaderni del Borgoantico 20

Bartolomeo Gasperini di Piazzo), Margherita Mazzola del cognato Domenico Simbeni. Lì aveva incontrato di Aldeno (ma abitante a Nogaredo) e, infine, Giovanna Giovanna Scrinzi, sua sorella, e l’aveva insultata, tanto (moglie di Domenico Simbeni di Piazzo). da indurla a chiudersi in cucina per non essere offesa Se delle prime due sono noti il cognome da nubile e le ulteriormente. Tuttavia, Giovanni Battista ruppe l’uscio circostanze anagrafiche, dell’ultima non si hanno inve- della cucina e, entrato, cominciò a schiaffeggiare Gio- ce informazioni. vanna e probabilmente avrebbe continuato se non fosse Il 18 maggio 1647 viene pronunciata la sentenza che stato per l’intervento di un’altra donna. le dichiara colpevoli, prospettando loro la stessa sorte Infine, Giovanni Battista aveva pronunciato queste delle altre cinque donne. Lo stesso giorno, però, la sen- parole: «Brutta porcha, hai ardire di farmi andar inan- tenza viene portata ad Alfonso Lodron che, giacente a ci all’Illustrissimo Signor Conte come hai fatto altre letto morente, decide di graziarle, commutando la pena volte?». capitale in bando perpetuo dalla giurisdizione. Comino indicò inoltre altri due possibili testimoni: Le tre poverette vengono allora condotte da due guardie Agnese moglie di Domenico Marchi di Piazzo e un tal fino al ponte di Marano, dove terminava la giurisdizio- Antonio di Cesuino. ne, e lì vengono lasciate libere. La querela, riletta, fu confermata dal notaio Andrea Successivamente, però, due delle tre donne (fra que- Pedroni. ste non c’è Giovanna) vengono trovate nuovamente Visionate tali deposizioni, l’onorevole vicario Antonio all’interno della giurisdizione, quindi arrestate; dopo Festi ordinò che si cominciassero le indagini, che si un lungo periodo in carcere, è pronunciata una nuova disponesse un processo e che si esaminassero i testimo- sentenza che prevede ancora una volta il bando, ma ni, al fine di punire Giovanni Battista Scrinzi qualora con l’aggiunta della pubblica fustigazione per le vie di fosse stato ritenuto colpevole. Nogaredo e Villa Lagarina. Inoltre raccomandò che fosse intimato un mandato a Si interrompe così questo antico frammento di storia, Giovanni Battista Scrinzi e a Domenico Simbeni: per questa testimonianza della vita dei tempi passati. il futuro essi non dovevano osare offendersi reciproca- Accostando la figura di Giovanna Scrinzi a quella della mente e neppure mediante terzi, né con parole né con presunta strega, spiccano varie corrispondenze: anzi- tutto il nome, Giovanna, ma anche il nome del marito, Domenico Simbeni, e perfino del suocero, Nascimbene Simbeni. Tenendo conto del fatto che la famiglia Simbeni di Piaz- zo era costituita da pochissimi membri, questi riscontri appaiono alquanto significativi, rendendo plausibile l’i- potesi che si tratti della stessa donna. Giovanna Scrinzi nel 1647 avrebbe compiuto settan- tacinque anni, un’età quindi ben più avanzata rispetto alle altre due donne che all’epoca del secondo processo dovevano avere una quarantina di anni, ma ciò non è sufficiente per confutare l’ipotesi dell’identificazione, dal momento che ci sono testimonianze di inquisizione anche nei confronti di donne piuttosto anziane. Ad ogni modo, nel processo che si andrà presentando, Giovanna Scrinzi comparirà soltanto quale querelante, nonché vittima delle offese e percosse inflittele da… • Giovanni Battista Scrinzi (Zuanbattista Scrinzo), nato nel 1583 a Brancolino, padre di famiglia, è fratello della soprascritta Giovanna, dalla quale è stato quere- lato.

I FATTI

Il 18 Maggio 1609 comparve nel Palazzo Lodron di Nogaredo (luogo dove veniva amministrata la giusti- zia) il gastaldo di Piazzo, Comino Comini, che, in virtù del suo incarico, denunciò e querelò Giovanni Battista Scrinzi per il seguente motivo: la sera di Domenica 17 maggio 1609, Giovanni Battista Scrinzi, senza alcun motivo legittimo, si era recato a Piazzo, presso la casa (Archivio Storico della Biblioteca Civica di Rovereto, Ms. 42.10.1) Quaderni del Borgoantico 20 69

azioni, pena il pagamento di 25 troni da versare in favo- Ciò non l’ho sentito dire da nessun altro, se non da Gio- re del fisco di Castel Nuovo. vanna. Il mandato venne consegnato loro il giorno stesso Sono a conoscenza anche di un altro episodio in cui dall’ufficiale di Castel Nuovo Francesco Moretti, che Giovanni Battista voleva picchiarla: lui era sulla via che ribadì personalmente ogni cosa. porta a Chiusole, su un gelso di proprietà della sorella, Tre giorni più tardi, il 21 Maggio 1609, arrivò il momen- la quale era seduta su un muretto, e se non l’avessimo to del primo interrogatorio. tolta da lì, lui l’avrebbe maltrattata. Di fronte al signor vicario e giudice Antonio Festi si Giovanni Battista era sul gelso che pelava la foglia; presentò Pietro, figlio di Aldrighetto Maffei di Savi- Giovanna gli disse: «Giovanni Battista, hai un sacchet- gnano, abitante a Piazzo. Egli, dopo che gli era stato to troppo grande!», e lui rispose: “Non mi basta nean- intimato di dire la verità, dichiarò: che questo!”, e così passarono del tempo a discutere di questo sacchetto; poi Giovanni Battista scese dal gelso e prese un badile per picchiare Giovanna sulla testa, ma Testimonianza originale noi siamo intervenuti e non gli abbiamo permesso di «Io ho sentito dire che Zuanbattista Scrinzo de Branco- farle del male. lino deve haver datto delli schiaffi à sua sorella Zuana Con me c’era Giovanni Battista Cricamani di Villa, e moglie di Dominico Simbeni, perché una matina vene in così non accadde nient’altro.» casa mia, et disse che era andato in casa, et ghe haveva Il 23 Maggio arrivò il tempo dell’interrogatorio di butato zoso l’usso, et gli dette delli schiaffi. Agnese, moglie di Domenico Marchi di Piazzo, nutrice Essa Zuana mi disse che Zuanbattista gli disse inan- del figliolo di Domenico Simbeni e Giovanna Scrinzi. ci: “Mora, ti voglio scavazar gli brazzi!”, et essa gli Ella pronunciò le seguenti parole: risposse: “O coionazzo!”, et lui se gli misse à corere drio, ma essa, fugendo, serò l’usso della sua cosina et Testimonianza originale esso Zuanbattista gli rompette o butò zoso l’usso, et gli «Signor, io vi diro quello che so: essendo Dominica butò fuora della cuna un suo putino, et gli dete, come passata andata alla casa di Dominico Simbeno de Piaz ho detto, delli schiaffi. per dare il latte à un suo figliolo et essendo ivi in casa vi Io non l’ho sentito dire da altri, se non da essa Zuana. era Zuana sua moglie, et anco Menegotta madre di essa So che un’altra volta esso Zuanbattista gli voleva dare Zuana esse done levorno in piedi et andette de fuori, et era su la via che va à Chiusole apresso à un moraro ma io non sò à che effetto andassero, né meno non so di detta Zuana, quale è alle marogne, et se non ghe l’ha- se parlassero con alcuno, ma bene sentiti una figliola vessimo tolta l’haveria mal tratata. di Bernardino Pistorello, quala era con le bestie, che Esso Zuanbatista era su nel moraro che pelava la foglia; cridò: “Zuana, scampatti, scampatti!” et essa vene in essa Zuana disse: “Zuanbattista tu hai una sachetta cosina corendo, insieme con detta Menegota sua madre, massa granda!”, esso Zuanbattista rispose: “Non mi et quando fu dento mi disse: “Zuanbatista mio fratello contento manco di questa, che ne voglio un’altra!”, et mi vol dare!”, io gli dissi: “Seratte l’usso!” et cusì detta cosi se fece alcune parolle per rispetto di questa sachet- Zuana lo serò, esso Zuanbatista levò zoso delli cancani ta; esso Zuanbattista vene zoso del moraro, et presse un l’usso et vene dentro incolera; io quando lo vidi missi badille per darghelo suso la testa, ma nui de vedassimo, il putino nella cuna, et chiapai Zuanbattista à traverso et non gli lassassimo dare. dicendoli: “Zuanbattista non gli datte in casa! […]” Vi era mecho Zuanbattista Cricamano de Villa, et cosi Io non gli vidi dare ma nel storzersi urtò nella cuna et all’hora non fu altro.» il putino andò in terra; io fui presta: lasiai Zuanbatti- sta et presi il figliolo acciò non gli facessi male, et vidi essa Zuana tuta sanguinente, ma non so che modo ghe Resa in italiano cavasse il sangue. «Ho sentito dire che Giovanni Battista Scrinzi di Bran- Quando io lo lasiasi esso Zuanbattista non vidi che colino deve aver dato degli schiaffi a sua sorella Gio- desse à detta sua sorella ma bene so che cridò con sua vanna, moglie di Domenico Simbeni; lo so perché una madre.» mattina Giovanna venne in casa mia e mi disse che suo fratello era andato in casa sua, le aveva buttato giù una Resa in italiano porta e le aveva dato degli schiaffi. «Signore, io vi dirò ciò che so: Domenica scorsa andai Giovanna mi raccontò che Giovanni Battista le aveva nella casa di Domenico Simbeni di Piazzo per allattare detto: “Mora, ti voglio rompere le braccia!”, e lei aveva un suo figliolo; lì c’era sua moglie Giovanna e anche risposto “O coglionazzo!”, e lui si era messo a rincor- Domenica, madre di Giovanna. Loro si alzarono e anda- rerla, ma lei, fuggendo, aveva chiuso l’uscio della sua rono di fuori, ma non so né lo scopo né se stessero par- cucina; Giovanni Battista lo ruppe o lo abbatté, le buttò lando con qualcuno. Tuttavia sentii bene una figliola di un suo bambino fuori dalla culla e le diede, come ho Bernardino Pistorelli che, mentre si occupava degli ani- detto, degli schiaffi. mali, gridò: “Giovanna, scappa, scappa!” e lei, insieme 70 Quaderni del Borgoantico 20

a sua madre Domenica, venne in casa correndo e, quan- «Zuanbattista, non tagliare gli rami del moraro, per- do entrò, mi disse: “Giovanni Battista, mio fratello, mi ché mio maritto non vole che tu gli tagli, et m’ha orde- vuole picchiare!”, io le dissi: “Chiudete l’uscio!” e così natto che io ti debba dire che non gli tagli!», esso mi Giovanna lo chiuse, ma Giovanni Battista scardinò la rispose et disse: «Donna bestia, va fa’ gli fatti tuoi! Tu porta ed entrò in preda alla collera; io, appena lo vidi, m’hai fatto andare una volta dal signor Conte, se tu mi misi il bambino nella culla e presi Giovanni Battista di farai andar piu io ti torò le gambe!», io gli risposi, che traverso dicendogli: “Giovanni Battista, non la picchia- se m’havesse fatto più l’occasione che ghe l’haveria te in casa sua! […]” fatto andare ancora di novo, esso subito vene zoso del Io non lo vidi picchiare, ma, voltandosi, urtò la culla e moraro, et Marca figliola di Bernardino Pistorello, che il bambino cadde a terra; io fui veloce: lasciai Giovan- credo che cusi sii nominatta cridò: «Zuana, scampa, ni Battista e presi il figliolo perché non gli facesse del scampa!» io fugii in casa, et serai l’usso della cosina, male, e solo allora vidi Giovanna tutta sanguinante, ma esso levò l’usso di cancani et vene dentro et mi detti non so in che modo si fosse procurata quelle ferite. delli schiaffi, et pugni, che mi cavò il sangue, et che sia Quando io lasciai Giovanni Battista non lo vidi pic- vero vedette signor Vicario le cicatrizze secondo che mi chiare sua sorella, ma lo sentii mentre gridava con sua dette, et mi butò fuora della cuna mio figliolo, et se non madre.» fusse statto donna Agnese moglie di messer Dominico Il giorno stesso fu chiamata e interrogata anche Gio- delli Marchi m’haveria mal tratata ancora […] vanna Scrinzi, al fine di capire la causa per la quale In mano non so se haveva il pugnale ò non, che non mi suo fratello l’aveva picchiata («[…] interogata per qual recordo troppo bene, et questo è tutto il sucesso.» causa suo fratello gli ha datto, et che debba dire la veri- tà […]». Resa in italiano «Signore, io vi dirò la verità e come si svolsero i fatti: Testimonianza originale mio marito Domenico ha affittato i nostri gelsi a mio «Signor, io vi dirò la verità et come il caso sucesse, fratello Giovanni Battista e domenica scorsa mio fra- Dominico mio marito ha fittato gli nostri morari à tello venne a pelare la foglia di un gelso che si trova Zuanbattista mio fratello, et Dominica passata vene vicino alla nostra casa; io uscii e gli dissi: “Giovanni detto mio fratello à pelare la foglia d’un moraro quale Battista, non tagliare i rami del gelso! Mio marito mi è ivi apresso la nostra casa, io andai di fuori et gli dissi: ha ordinato di dirtelo!”, lui mi rispose: “Donna bestia,

Disegno di Negriolli Pierluigi tratto da “Le streghe di Nogaredo” (Trento, 2013), con le parole del processo qui trattato. Quaderni del Borgoantico 20 71

fatti gli affari tuoi! Già una volta mi hai fatto andare dal Interrogato: «Essendo al tempo che si pelava la Signor Conte! Se mi farai andare ancora da lui, allora io foglia dalli cavaleri andai à pela- ti taglierò le gambe!”; io gli risposi che se avessi avuto re la foglia à Piazzo su in un moraro, motivo l’avrei fatto tornare. Lui scese subito dal gelso quale haveva ad affitto da mio cugna- e Marca, figliola di Bernardino Pistorelli, credo così si to Dominico Simbeno, et quando fui chiami, gridò: “Giovanna, scappa, scappa!”; io fuggii sul moraro mia sorella vene di fori, et in casa e chiusi la porta della cucina, ma Giovanni Bat- comenzo à svilanarmi di parolle dicen- tista la scardinò, entrò e mi diede schiaffi e pugni fino domi «bestia» et «ladro», et altre simile a farmi sanguinare. Ed è vero ciò che dico: guardate, vilanie, dicendomi: «Non voglio che mi Signor Vicario, le cicatrici lo provano! Poi buttò un tagli li rami delli morari!», et io all’ho- mio figliolo fuori dalla culla e se non fosse stato per la ra gli dissi che non tagliava altrimenti signora Agnese, moglie del signor Domenico Marchi, rami, et veni zoso del moraro, ligai il lui mi avrebbe picchiata ancora. […] saccho dove era la foglia per venire à Non so se in mano avesse un pugnale, non mi ricordo casa, et, quando fui sul ponte di Piazzo, molto bene. Questo è quanto è successo.» mia sorella ancora di novo mi comenzo à svilanare di parolle, et mi disse, che Il successivo 15 Luglio 1609 il notaio Francesco Pedro- se fossi venutto piu à pelar foglia non ni, su ordine del Vicario, scrisse il mandato di compa- l’haveria tanto grassa come hò avuto rizione che ordinava a Giovanni Battista Scrinzi di pre- per il passato; io gli dissi, che la foglia sentarsi nella cancelleria di Nogaredo Sabato 18 Luglio l’haveva pagatta à suo maritto, che la prima di mezzogiorno, perché si difendesse dalle accu- voleva anco pelare essa di novo; tornò se nei suoi confronti, e Francesco Moretti provvide alla à dirmi villania, io, sentendomi tanto sua consegna. ingiuriare, fui sforzatto corergli drio, et Regolarmente, il 18 Luglio, Giovanni Battista si presen- dargli delli schiaffi, et nel dargli la urtai tò e dichiarò quanto segue: con un’ongia et gli venne un pocho di sangue, et questo è quanto è statto» Testimonianza originale Interrogante: Admonitus ad dicendum melius verita- Interrogato: «Signor, che io non so la causa per la tem quam supra fecit quia non constat quale io sia qui statto citato» in processu de iniuria it supra alega- Interrogante: Interogatus si inmaginari potest cau- ta, sed eam sic verberavit appensate, sam ob quam fuerit vocatus animo eam male tractando Interrogato: «Se non è per causa de mia sorella non Interrogato: «Signor io gli ho datto perche como ho so altro» detto m’ha svilanezatto, et se non fosse Interrogante: Interogatus quod dicat causam eius statto per questo non ghe haveria datto, sororis et ho detto la pura et mera verità, né

Disegno di Negriolli Pierluigi tratto da “Le streghe di Nogaredo” (Trento, 2013), con le parole del processo qui trattato. 72 Quaderni del Borgoantico 20

altro non si trovarà, et questo è quanto to e che avevo intenzione di tagliarne è statto» delle altre. Non smetteva di insultarmi e allora io, sentendomi offeso, fui costret- Resa in italiano to a rincorrerla e a darle degli schiaffi, Interrogato: «Signore, io non so la causa per il quale ma, mentre la schiaffeggiavo, la graffiai sia stato citato» con un’unghia e le fuoriuscì un po’ di Interrogante: Gli fu chiesto se poteva immaginare la sangue; questo è quanto è accaduto» causa per la quale era stato citato Interrogante: Fu ammonito affinché dicesse la verità Interrogato: «Se non è per causa di mia sorella io piuttosto che come aveva fatto prima, non so altro» poiché non sussistono prove sufficienti Interrogante: Gli fu chiesto di difendersi dall’accusa in merito all’ingiuria da lui subita, ma di sua sorella senz’altro lui la percosse, trattandola Interrogato: «Essendo giunto il periodo in cui si male nell’animo. tagliavano le foglie di gelso per i bachi Interrogato: «Signore, io l’ho picchiata perché, come da seta, andai a Piazzo, in un gelso che ho già detto, lei mi aveva insultato e, se avevo in affitto da mio cognato Dome- nico Simbeni; ero sul gelso quando mia non fosse stato per questo motivo, mai sorella venne fuori e cominciò a offen- avrei osato schiaffeggiarla; ho detto la dermi. Mi chiamò “ladro”, “bestia” e pura verità, non si troverà nient’altro; altro ancora, poi mi ordinò: “Non voglio questo è quanto è accaduto» che tagli i rami dei gelsi!”, allora le dissi che non ne avrei tagliati altri; scesi dal Ecco. I documenti si interrompono qua. Non sappiamo gelso, legai il sacco dove c’erano le come andò a finire per Giovanni Battista, possiamo solo foglie e mi avviai verso casa. Quando lasciare correre la fantasia e l’immaginazione… forse ero sul ponte di Piazzo, però, mia sorella il destino non ci ha fatto ritrovare la sentenza appo- riprese a insultarmi, mi minacciò che se sitamente. È come un monito, un avvertimento: sono fossi tornato a tagliare le foglie di gelso passati 410 anni, cos’è cambiato? Se oggi accadesse lo non l’avrei passata liscia; io le spiegai stesso, ci sarebbe giustizia? Ai posteri l’ardua senten- che le foglie le avevo pagate a suo mari- za… di un processo senza fine. Quaderni del Borgoantico 20 73

Il “maso” di Ischia nel Regolario d’Isera

di Liliana De Venuto

Capitolo primo

La proprietà

Il maso di Ischia - meglio sareb- be definirlo “dimora signorile” - si trova su un lembo di terra, chiuso ad occidente da un tratto della dor- sale di Pradaglia di altezza conte- nuta, e lambito nella parte opposta dal fiume Adige, che in quel punto si allarga in un’ampia curva prima di volgere verso sud. Il termine “ischia” indicava nel latino medie- vale i terreni alluvionali lasciati dal ritiro delle acque fluviali dopo un episodio di esondazione;1 in questo senso esso è utilizzato nel libro degli estimi del Comune per segnare alcune aree di simile tipo- logia lungo le rive dell’Adige.2 Gli abitanti di Rovereto coloniz- altro elemento di riferimento, era della zona. Questa non appare zarono precocemente queste zone chiamata semplicemente “Ischia” non più come un’area “selvatica” selvatiche utilizzandole già nel e come tale oggi è indicata, come lasciata al naturale, ma come un Quattrocento come aree prative, fosse l’ischia per antonomasia. territorio di una certa estensione per poi sottoporle gradualmente Comunque sia, qui possedevano volto in larga misura a coltura; la all’agricoltura; nel registro delle pezze prative i Parolini e i Del parte restante è occupata da prati tasse il termine “ischia” è richiama- Bene, questi ultimi subentrati ai lasciati al pascolo, da boscaglie to in più passi: una sola volta sotto Conzelini nel 1475;4 un esponente dove albergano uccelli e picco- il nome di «Ischia de San Zoan», di questa famiglia Del Bene, Gio- li animali selvatici e da peschie- due volte con quello di «terra Iscla vanni Giacomo, risultava proprie- re, ricavate forse dalle acque del ad Sanctum Georgium», il più tario di un prato in località Ischia fiume opportunamente isolate e delle volte semplicemente come nel 1590.5 recintate. La ricchezza e la varie- «Iscla».3 Fra i possidenti dell’area s’inserì tà delle risorse consentivano la Quest’ultima voce dovrebbe rife- Giovanni Nicolò il quale, com- costruzione di un’unità abitativa; rirsi al territorio sito nel Regola- prando in tempi successivi picco- in effetti nell’atto di affitto viene rio d’Isera - oggetto del presente le proprietà finitime o venendone menzionato un complesso edilizio capitolo - per ragioni di esclusio- in possesso tramite censi, riuscì a di una certa importanza, edificato ne: quella, detta “di San Giorgio”, comporre un’unica tenuta di cui non si sa se per iniziativa dei Del doveva trovarsi nella zona sulla divenne il solo proprietario. In un Bene o dei Troilo. Essendo abitato, sinistra dell’Adige, che ancora atto di locazione, stipulato il 26 esso era arredato secondo criteri di oggi porta questo nome; uguale novembre 1593, egli agisce infat- comodità e di eleganza con mobi- collocazione a sinistra del fiume ti come unico signore che cede il li e suppellettili importanti e con doveva avere l’altra indicata con bene a un conduttore, indicandogli abbondante biancheria. il nome “di San Giovanni”, forse diritti e obblighi.6 Sulla proprietà ritorna un altro nei pressi di Lizzana. Il luogo sulla Dal contratto si ricavano interes- documento: l’Inventario redatto destra invece, non avendo alcun santi notizie circa la condizione nel 1612 dopo la morte di Gaspare 74 Quaderni del Borgoantico 20

Troilo, ultimo del ramo rovereta- delimitata da una trave di legno Nel corso del tempo altri corpi no della casata; in questi termini scura per il tempo. Corrisponde a furono aggiunti: ad esempio, parte essa è descritta : «Un maso cinto questo vano, sul piano superiore, dell’edificio a “elle” a un piano a de muro, confina con l’Adese, un fienile fornito di larghe aperture sud-ovest che risale all’Ottocento e con casa grande in mezo con tutte senza infissi, attualmente privo del la colombaia a nord-est del palaz- le sue comodità necessarie, tutto tetto per accidenti occorsi durante zo, costruita nella seconda metà cinto de muro et dall’Adese, con la costruzione dell’autostrada. Il dello stesso secolo. Alcune parti pezze di terra aradore, vignade, terzo corpo, a nord della fabbrica, è inoltre furono modificate: la secon- prative et ischive cesive, con tutto occupato da locali di uso abitativo da rampa della scalinata di acces- quello ch’entro ditti muri et Adese riservati probabilmente al guardia- so alla casa volta a settentrione si contiene, et con diverse peschere no degli animali. Nella fotografia fu distrutta per costruirvi qualche drio la riva dell’Adese».7 Al di “di ripresa dalle mappe satellitari è ben locale rustico. Tali interventi tutta- fuori dalli muri” si stendono altri visibile lo stabile nella sua collo- via non sono tali da alterare com- sette appezzamenti di terreno ara- cazione distante dalla casa (fig. 1). pletamente la forma primitiva e da tivi, coltivati a vite, prati e campi Questa costruzione doveva esse- impedire di figurarla nella mente in località dette «sopra la porta re già presente nella proprietà dei quale dovette essere al tempo in dell’ischia grande, sotto la strada Troilo, anche se non nell’assetto cui fu descritta nell’atto notarile.11 per andar nell’ischia, coste, frate, attuale, risultato di successive rea- Una serie di fattori ha sottratto la all’aqua di Pradaia».8 L’acqua così lizzazioni; lo suggeriscono alcuni casa alle devastazioni e alle mani- nominata sgorgava da una sorgente elementi: nell’Inventario si nomina polazioni edilizie: vuoi la posizio- posta a 250 metri circa in località una «camera grande verso il feni- ne appartata, vuoi la permanenza Foiàneghe e, precipitando dalla le» (f. 24v), volta cioè verso la roc- nelle mani di pochi proprietari. parete rocciosa – un tempo com- cia, dove poteva esserci una stalla Anche la costruzione dell’autostra- patta prima del taglio dell’autostra- con un soprastante fienile, appun- da del Brennero, risalente al decen- da – formava un rivo.9 to; qui avrebbero potuto alloggiare nio sessanta del Novecento, che ha Sotto questa costa, lontano dalla gli animali, cui si fa riferimento diviso la proprietà in due zone, a casa, si erge uno stabile a due piani nell’Inventario, troppo numerosi mala pena collegate per mezzo di in muri di pietra formato da tre per essere tenuti nell’ambito della un sottopasso, ha contribuito ad corpi: un primo, di piccola enti- pars dominicalis.10 isolare la proprietà, preservandola tà, serve come cortile d’ingresso; Il maso è giunto ai nostri giorni da interventi distruttivi. Già in un al centro è situata la stalla, ampio integro, anche se sicuramente non passato recente la sua parte incolta locale arieggiato sul lato est da una nella forma originaria come atte- fu sottoposta a utilizzazioni diverse fila di finestre sotto le quali corre sta un confronto fra la descrizione e improprie, quali la realizzazione una lunga mangiatoia, ancora oggi dell’Inventario e lo stato attuale. di un crossodromo e di un campo

Fig. 1- Ischia di Isera. Veduta aerea della casa e del fienile Quaderni del Borgoantico 20 75

di aereo-modelli comandati; in seguito essa, abbandonata a se stes- sa, fu accolta – per certe sue carat- teristiche naturali - nei progetti di creazione di biotopi protetti. Essi hanno comportato la formazione di dune di sabbia lungo il fiume per limitare i danni provocati dalla realizzazione della galleria Adige- Garda, che si apre vicino, e ripri- stinare le condizioni originarie di habitat umido e palustre. Oggi la zona ospita presenze significative di flora e fauna, ma soprattutto rap- presenta una delle pochissime aree del fondovalle lungo l’Adige non sottoposte a coltura e a interventi edilizi. Ritornando alle vicende storiche di Ischia, si devono annotare i vari passaggi di proprietà seguiti alla liquidazione che ne fecero i Troi- Fig. 2 - Ischia di Isera. Prospetto frontale, lato est. lo: questi nel 1618 la vendettero al signore di Castelcorno, allora conte pianta rettangolare, costituito da utensili e la biancheria – e indicar- Vespasiano di Liechtenstein;12 due piani con sottotetto e cinto ne l’eventuale valore in vista di una i successori del dinasta la man- intorno da cortili: sul davanti, quel- loro possibile commercializzazio- tennero fino a quando - estinto- lo signorile; a fianco e nel retro, ne; perciò gli attuari che effettua- si il ramo della Val Lagarina - la quelli servili. Fra le pertinenze rono i sopralluoghi non segnalaro- cedettero nel 1748 ai signori Bossi importante è la stalla con il fienile no i piani non abitati e i vani vuoti. Fedrigotti, che acquistarono anche sotto la costa del monte, di cui si è Comunque seguendo lo strumento il loro palazzo sito in Isera. Gli ulti- parlato. redatto nel 1612, si ricava l’uso che mi proprietari della zona furono i All’esterno l’edificio mostra pareti la famiglia proprietaria ne faceva: baroni Todeschi i quali, subentrati in muratura intonacata armonio- nel piano nobile erano allestite le nel 1882, la tennero fino agli anni samente composte, dove si apro- stanze per accogliere gli abitatori; ottanta del Novecento, quando l’a- no in file regolari finestre, tutte a pianterreno, i locali per il rico- lienarono cedendola a contadini di munite di cornici in pietra e scuri vero del bestiame, per il deposito Isera.13 di legno; l’entrata si trova al primo degli attrezzi usati nei campi e dei Anche i sistemi di coltivazione piano nella facciata volta ad est e si contenitori degli alimenti, nonché subirono cambiamenti nel tempo; per la manipolazione dei prodotti il contratto di fitto, di cui si parle- raggiunge salendo una scala in pie- rà più avanti, mostra chiaramente tra. In origine, come si è detto, le agricoli e caseari. quali fossero le colture praticate fra rampe erano due e portavano a un Il complesso degli edifici più il la fine del ‘500 e l’inizio del ‘600: pianerottolo dove si apriva il porto- terreno coltivato ad orto e il frut- granaglie e vite, prodotti dell’orto e ne d’ingresso. Le forme architetto- teto erano circondati da un muro frutta; ai nostri giorni si è imposta niche quindi, più che ispirarsi alle di cinta dotato di torrette angolari, invece la coltura dominante della tipologie costruttive delle abitazio- utili come appostamenti venatori vigna, che ricopre interamente que- ni rurali di campagna, sembrano e come luoghi di vedetta: di qui ste terre con regolari filari di uva. richiamarsi all’architettura signo- si poteva cacciare, ma si poteva rile cittadina (fig. 2). anche colpire eventuali assalitori. La casa Gli ambienti interni erano differen- Perciò esse erano dotate, nei muri ziati per destinazione e funzioni; di perimetrali, di feritoie archibugiere Il complesso abitativo è formato essi l’Inventario non fornisce al per l’uso delle armi, di cui in casa dalla domus dominicalis e dalle completo il numero e la colloca- vi erano, come riportato nell’elen- pertinenze rustiche, in parte ori- zione precisa, giacché finalità sua co, un archibugio e due balestre. Di ginarie in parte aggiunte in tempi precipua era quella di registrare i queste torrette oggi sono rimaste successivi. Quelle originarie com- “mobili” che vi si trovavano – cioè soltanto due: una a sud-est, com- prendevano un corpo centrale, a i pezzi di arredo, la suppellettile, gli pletamente libera (fig. 3); l’altra, 76 Quaderni del Borgoantico 20

a sud-ovest, inglobata nelle ali dell’edificio a “elle”. Considerando la ricchezza e la qua- lità dell’arredo si comprende che la dimora non serviva solo per brevi soste in concomitanza con i lavori agricoli stagionali, ma come allog- gio per tutto l’anno; i suoi mobili importanti, la dovizia di biancheria e delle comodità disponibili in quel tempo, quale la stufa per il riscal- damento dei locali di soggiorno, permettevano infatti una perma- nenza prolungata nel tempo e pia- cevole. Di fuori inoltre, nelle vici- nanze della casa, doveva esserci un giardino riservato al godimento di passeggiate o a rinfrescanti soste durante le giornate calde; alcuni Fig. 3 - Ischia di Isera. Torretta angolare, lato est. oggetti elencati nell’Inventario – i di sicurezza, la recinzione con un letti con colonnine angolari per pezzi di ferro da fontana, qualcuno muro di cinta e l’erezione di una sostenere il cielo o baldacchino. fornito anche di spina: ferro «con torricella angolare che serviva da Di queste nella casa di Ischia vi la sua spina», si dice nel documen- vedetta e da difesa armata. erano tre in noce dotati di testie- to; le statue in bronzo e stagno di ra – il «capazello» - in legno o in personaggi e animali mitici quali tela con dipinture; uno solo era Atteone, Cupido, l’alicorno, la Gli interni della casa sirena etc. – denunciano la presen- chiuso intorno da cassoni in legno za nel verziere di una monumenta- Al primo piano dell’edificio si svol- a coperchio piatto, il cosiddetto le fontana, successivamente sman- geva la vita familiare. Per il ripo- «tornaletto». tellata per dare posto alle colture, so notturno erano disponibili tre L’arredo sembra rispondere alle quando la proprietà, non più abitata locali: la «camera in capo la sala», esigenze di una famiglia signorile, dai padroni, fu ceduta ai fittavoli. dotata di una lettiera e due letti con avvezza a vivere con comodità e a Per queste particolarità la costru- piumazzi, nonché due camere con- circondarsi di eleganza e decoro. I zione di Ischia si differenziava tigue alla stanza della stufa, dalla mobili erano importanti per valore nettamente dalle coeve abitazio- quale evidentemente erano riscal- e fattura: molti erano in legno di ni circostanti, tutte improntate date. Alla vita in comune - pranzi, noce, alcuni portavano dipinture; all’architettura rustica; se si vuole attività sociali e soste - era deputata panche, sgabelli e sedie offrivano trovare una tipologia che in certo la sala, arredata con mobili atti a comodi appoggi per soste prolun- modo le assomiglia, si deve guar- prolungati soggiorni: un tavolo di gate. La biancheria da letto e per dare alla casa dei Resmini Panfili forma quadrata ricoperto da una il tavolo da pranzo era ben fornita eretta nel XVI secolo nel borgo di copertina di filo, tavolini di abete e e probabilmente confezionata con Santa Caterina in Rovereto, quasi panche; vicino alla sala era situata finiture ricamate. I giacigli per dor- dirimpetto ad essa, sull’altra spon- la cucina, non molto grande a quan- mire inoltre erano dotati di buoni da del fiume. Anche tale comples- to risulta dalla descrizione. Oltre a copriletti, uno era addirittura di so residenziale, costituito dalla questi locali si apriva, dalla parte pelliccia; gli attuari lo trovarono casa dominicale e dalle pertinenze del fienile, un ampio vano, dove si nella stanza a pianterreno: «coverta rustiche, era chiuso da un muro di ammucchiavano attrezzi da lavoro, de pelizza […] con coperta de tela cinta fornito di torricella angolare. per la pesca e per la caccia. a scachi» Fuori di esso si vede, osservando il I pezzi d’arredo elencati richia- Queste sono le impressioni e le noto acquarello secentesco attribu- mano i mobili cinquecenteschi: immagini che si ricavano dalla let- ito a Giuseppe Maffeotti Floriani, cassepanche in legno massiccio tura dell’inventario, anche se, al un parterre con due aiuole ornate per deporvi biancheria di casa; momento della stesura dell’atto, la all’italiana, una delle quali ha al «scanni» cioè sgabelli, oggetti realtà si presentava alquanto diver- centro una fontana (fig. 4). È evi- ricorrenti nella mobilia del tempo; sa: i mobili erano «vechi e trarla- dente che l’ubicazione di queste sedie imbottite di cuoio con brac- ti», la biancheria «vechia e frusta», dimore fuori dell’abitato in aperta cioli «da pozo», cioè d’appoggio, e segno che la casa, un tempo abi- campagna imponeva, per ragioni soprattutto le lettiere: monumentali tata, fu poi abbandonata per esse- Quaderni del Borgoantico 20 77

maso: numero considerevole, dif- ficilmente riscontrabile in questa zona e tale da prefigurare il com- plesso di Ischia come una vera azienda zoo-agricola volta a uso commerciale. A queste primarie attività si accompagnava la lavorazione di alcune fibre tessili, quali lino e canapa, come attestano le gramole o tramogge – arnesi per maciullare appunto il lino o la canapa - registra- te nello strumento notarile; ma non erano trascurati altri impieghi fina- lizzati a sfruttare le risorse naturali. Quindi troviamo reti per catturare gli uccelli, che in un luogo quale l’ischia dovevano trovare il passo naturale; ed inoltre attrezzi per la pesca e finanche ferri di dotazione della barca, quali una catena e un remo: segno che l’Adige, fluente vicino, offriva opportunità di pesca con l’aiuto forse di un natante per spingersi al largo dalla riva. Una carta di fitto rogata il 26 novembre 1593 fra Giovanni Nic- colò Troilo e Francesco Valentin da Pederzano oltre l’Adige fornisce Fig. 4 - Giuseppe Maffeotti Floriani, Cita d’ Rovere. Acquarello 1620 ca., Vienna, inoltre notizie precise sulle coltiva- österreichisches Staatsarchiv, Wien, H. 454, W231, Bd9. Particolare. zioni, che arricchiscono e specifi- re lasciata soltanto agli impieghi tana su nominate; il «canevino», cano quelle dell’Inventario. Il con- rurali. che accoglie attrezzi da lavoro; e traente, a nome del cugino Giovan- Seguendo l’inventario, si giun- un portico aperto sul cortile volto ni Battista – dimorante a Bolzano e ge a piano terra, dove si trovano a sud – il «portego» - sotto il quale a lui unito dal patrimonio indiviso gli ambienti rustici: attraversando trovano riparo una tavola quadrata – fittava il possesso di Ischia oltre l’arcata sotto il portale d’ingresso, con panche e utensili vari da tenersi l’Adige in giurisdizione Castel- corno per cinque anni. Il riceven- s’incontra la «stanza del forno», all’asciutto. te s’impegnava a coltivare grani provvista ancora oggi di un foco- grossi e minuti, fieno, e uva; assi- lare aperto con la sua cappa e il Le attività produttive curava inoltre che avrebbe tenuto supporto in legno per sostenere il almeno un paio di buoi. I padroni grande paiolo di rame dove bollire Sui lavori che si svolgevano nella d’altro canto si riservavano per il latte. fattoria e sui prodotti ricavati si è proprio uso tutti i morari, i roveri, A sinistra entrando, si apre un volto esaurientemente informati grazie un «quarter de terra» per impian- di una certa ampiezza; a destra al meticoloso elenco che se ne tare i meloni e l’orto dove cresce- invece c’è «il voltello da latte» che fa nell’Inventario: predominanti vano piante di arance, di mandorle, conserva ancora oggi le due vasche erano i lavori agricoli e l’alleva- di albicocche e pesche grosse, di pensili in pietra per raccogliere mento dei bovini. Nei fitti stipulati prugne verdacchie e visciole, non- i prodotti caseari e dove persiste i proprietari obbligavano il condut- ché verdure fra cui asparagi; chie- tuttora nell’aria l’antico odore del tore ad allevare almeno un paio di devano inoltre per proprio uso otto latte. A pianterreno sono presenti buoi; se egli era disposto a lavora- pollami. Il Iocatario, accettando le altri locali: una camera dove sono re di più, ne poteva aumentare il richieste, si obbligava a tenere la ammucchiati mobili vecchi – una numero, giacché le strutture della casa ben governata, a mantenere lettiera rotta e un letto – nonché proprietà lo consentivano. L’In- pulito il pozzo e netta la fontana.14 arnesi e oggetti per il giardino, fra i ventario del 1612 elenca infatti più Un’attività produttiva consistente quali le statue in metallo della fon- di trenta capi bovini pertinenti al si esercitava nelle peschiere annes- 78 Quaderni del Borgoantico 20

se alla proprietà, dove si prendeva al conte Paolo di Lichtenstein dal ne notizie ivi contenute si viene a abbondante pesce; lo attestano le principe Udalrico Lichtenstein suo sapere che gli affittuari avevano numerose voci dell’Inventario che cugino e rimase a questa dinastia aumentato il numero dei bovini, si riferiscono appunto alla prati- fino al 1762 quando l’ultimo della portandolo fino a 31 capi, di cui ca piscatoria: cioè, una catena da famiglia, Francesco Antonio, chiu- cinque erano in dimora a Ischia; gli barca e un ferro per remo da barca se gli occhi per sempre. altri, bestie adulte, erano stati tra- e inoltre reti di differenti tipi adat- Il nob. Giovanni Federico - pro- sferiti in montagna per l’alpeggio te alla cattura di specie diverse. prietario della tenuta di Ischia in estivo-autunnale - parte in Brento- Si parla perciò di reti quadrate, o comunione con il fratello Giovan- nico, parte in Folgaria - in condu- «guade»; di «bartedei», di «schia- ni Nicolò e con il cugino Giovan- zione propria o in fitto.20 vole» e di «cugoletti». ni Battista di Bolzano – era però L’insieme di questi dati prefigura L’abbondanza del pescato dové domiciliato nella Pretura di Rove- un complesso che ha tutte le carat- evidentemente far gola al signore reto, parte della Contea del Tirolo; teristiche di un’azienda di prodotti del luogo, il conte Costantino Lie- perciò, quale suddito immediato derivati non soltanto dall’agricol- chtenstein, entro la cui giurisdizio- del conte tirolese, ricorse alle auto- tura quanto dalla pesca e dall’alle- ne di Castelcorno si trovava la pro- rità enipontane ricusando le pretese vamento del bestiame. La presenza prietà dei Troilo.15 Il dinasta – narra del dinasta di Castelcorno in nome di strutture dedicate a quest’ultime Carl Ausserer nella ricostruzione anche del giuramento di fedeltà attività – tre peschiere, ampie stalle storica a lui dedicata – era uomo prestato, in quanto nobile, al conte e locali riservati alla lavorazione e violento e selvaggio, che riempi- suddetto: «che detto Ill.re sig.r conservazione dei prodotti caseari va di bravi e banditi il maniero di Conte non ha giuridittione alcuna - era di tale entità che difficilmente Castelcorno, sua abituale dimora, sopra di me essendo io immedia- può giustificarsi con le sole ragioni definita in vero «nido di avvoltoi16». tamente suddito del Ser.mo nostro del consumo familiare. Una parte Riottoso nell’obbedire all’arciduca Principe, et come nobile havendoli del ricavato doveva essere desti- tirolese, con prepotenza tentava giurato fedeltà, et come quello che nata alla vendita nei mercati locali d’imporre ai sudditi i suoi diritti di ho il domicilio mio nella giuridit- e forse anche in quelli fuori regio- signore feudale. In nome di questi tione spettante immediatamente ne: Vicenza e Verona erano vicine appunto nel 1584 ingiunse al pro- a Sua Ser.ma Altezza».18 Perciò e di facile accesso, tali perciò da prietario di Ischia Federico Troilo rigettava l’ingiunzione come nulla, poter essere raggiunte in giornata. – come si legge nel documento di e non considerava valide le pretese La relazione del principe vesco- denuncia da quest’ultimo stilato del feudatario. vo Carlo Emanuele Madruzzo è - di «consignare, over far portar I documenti restanti della fami- a riguardo illuminante: «Dalli lor tutto il pesce che si prenderà nelle glia non permettono di conoscere [cioè dei contadini della Pretura] peschiere […] del quale sua signo- l’esito della vertenza, ma è da cre- fundi ne cava molte malghe capa- ria prenderà quello che li piacerà, dere che prevalsero le ragioni del cissime di grossissimo numero d’a- et il resto – specifica lo scrivente proprietario, in quanto suddito di nimali da quali ne tranno li feti,21 - sarà mio libero»; in caso di disob- un signore che in altre occasio- bottero, et formaggio, che si con- bedienza, l’inadempiente sarebbe ni aveva rintuzzato l’orgoglio del ducono a Vicenza et Verona oltre il stato passibile di confisca di tutti i feudatario.19 bisogno».22 suoi beni: «et ciò sotto pena della La proprietà di Ischia rimase in Il testo del vescovo, pur nell’enfasi confiscatione dei beni, quali io ho ogni modo in mano ai Troilo: dopo delle sue affermazioni - giustifica- nella sua giurisdizione». Ricorda- la morte di Giovanni Federico, il bili peraltro dall’intento di accen- va inoltre il conte al sig. Troilo che fratello maggiore Giovanni Nico- tuare i pregi e la ricchezza della egli aveva l’obbligo di portarsi al lò continuò a gestirla, cedendola Pretura di Rovereto al fine di otte- castello e di accompagnarlo nelle in fitto. Alla morte del senior essa nere da Roma l’approvazione per sue cavalcate ogni qual volta gli passò in eredità al nipote Gaspa- l’inserimento dei francescani nella fosse richiesto, pena un’ammenda re, che poi scomparve nel 1612 città – contiene noccioli di verità, di 700 scudi d’oro.17 lasciando una sola figlia in età che devono essere tenuti in consi- Il caso rispondeva evidentemente a pupillare. La giovane età dell’ere- derazione, pur nel conforto di altri un conflitto di giurisdizione tipico de, cui toccava soltanto una quota documenti. dell’Antico Regime, quando s’in- legittima del patrimonio, impone- trecciavano e confliggevano diritti va la redazione di un inventario, e Ultime vicende inerenti a differenti costituzioni. Il da questo appunto abbiamo preso maniero di Castelcorno – piccola le mosse per il presente discorso. La proprietà – come sopra si è signoria sulle pendici dello Stivo Lo strumento fornisce altre indica- detto- toccò al cugino del defun- in quanto di appartenenza vescovi- zioni sullo stato della proprietà al to sig. Gaspare, cioè a Giovanni le, nel 1499 era stato dato in feudo tempo della sua redazione: da alcu- Francesco dimorante in Breslavia, Quaderni del Borgoantico 20 79

in forza del fedecommesso istituito brazzi 1 ½, strazzada; una copertina sopra de filo intova- dal capostipite della casata sui beni una tovaia de tela todesca intova- iada rossa et biancha, de duoi falde patrimoniali di Rovereto. Questi, iada con cavi torti, frusta, longa de filo et lana, longa brazzi 2 quarti tramite il figlio, Franz Gottfried, brazzi 2 terzi 1; 3, usada; ne venne in possesso e in seguito un’altra tovaia de tela simile con una bazzina de otton, usada; – al pari di altri beni – la mise in capi torti, longa brazzi 3 quarti 1, vendita, cedendola proprio al figlio de tutta altezza, frusta et vechia; // 24r del conte Costantino, Vespasiano un’altra tovaia de tela de canevo de un tavolino de pezzo, longho et di Liechtenstein. una falda et meza, schieta et rotta, stretto, da bicheri et da bochai; I Troilo ne perdettero definitiva- longa brazza 2; un’altra bancha, schietta; mente il possesso materiale, ma ne un’altra de tela simile de una falda scanni de pezzo n° 9, depenti, in conservarono il nome come fonda- et meza con cavi torti, frusta, longa parte rotti et vechi; mento dei propri titoli nobiliari: nei brazzi 2; duoi careghe da pozo (d’appoggio) documenti di parte germanica che un’altra tovaia de tela simile, schie- con corami, rotte et vechie. a loro si riferiscono essi compaio- ta, de falde 1 ½, frusta, ut supra; no infatti come signori di Reviano, un’altra tovaia de stopa de duoi Nell’altra camera per mezo la Rovereto, Ischia e Lassoth. falde, frusta, schieta, longa brazzi soprascritta dove è il fornello o sii duoi scarsi; stua: un tavolino de pezzo con il casseti- Capitolo secondo // 23v no sotto, schietto et frusto; trei drappi da man de tela todesca una litera de nogara intarsiada, con intovaiadi con cavi torti, longhi il capazelo de tela depento, con il Trascrizione Memoria delli beni brazzi 3 scarsi larghi mezo brazzo, suo tornaletto de legno, con colo- dell’Ischia frusti; nelle de legno depinte, con li suoi duoi altri drappi de tela simile, ferri dal tornaletto; Dall’Inventario post portem di schieti, longhi et larghi ut supra, un letto de piuma con duoi piu- Gaspare Troilo frusti; mazzi, pesa libbre 78 (corretto su (AST: Atti notarili. Giudizio di un altro drappo de tela todesca 80 depennato); Rovereto, notaio Andrea Cobelli, intovaiado con cappi torti, usado, un altro letto sotto quello, con fodre b. XI, 17 agosto 1612, ff. 1r-40v., longo brazzi 5 quarti 1, alto mezo usade, con un cossinetto, tutti duoi part. ff. 23r-27r) brazzo; pesa libbre 35; tovaioli de tela todescha con cavi una covertina de lana sotto detti // 23r torti intovaiadi n° 11, frusti, longhi letti, frusta. Memoria deli beni del’ Ischia quarti 3 ½ scarsi, alti mezo brazzo; Una cassa de pezzo depenta a tovaioli de stoppa de canevo n° 12, machie, con sua chiasara et chia- Nella camera in capo la sala a man longhi quarti 3, alti terzi 2, intova- ve, con entrovi le robe infrascritte, stancha intrando: iadi, sfiladi, frusti; videlicet: una cassa de pezzo depenta con fodrete n° 2 de tela de canevo con 4 cerchieti de ferro da canoni da chiasara et chiave, nella quale corda, fruste; fontana, pesano libbre 4; erano le robbe infrascritte: duoi pari fodrete de tela de lino con una anchuzenella, una morseta de 8 linzuoli de stoppa de canevo de corda et lavorero, rotte et vechie; ferro et una spina de otton; duoi falde. nuovi, longhi 4 brazzi Una litera de nogara, schieta, con una guida da levar, pichola; sfiladi; cappazelo di legno depento et col- un ferro de remo da barcha; 8 linzuoli de stoppa vechi, frusti, lonelle; un compasso con la sua guida, un sfiladi, longhi brazzi 3 quarti 3; un letto in ditta littera con piumaz- sesto, una scatola con diversi fer- un linzuolo de tela de lino de falde zo, con cinque cossini, pesa tutto rezoli; duoi et meza, frusto et rotto, con libbre 80, con fodra frusta; una lima triangulare; cavi torti, lavorado dai cavi, longo un paro de linzuoli de tela de stop- una cassa con duoi fiffari; brazzi 4; pa con cavi sfiladi, vechi, de falde un ordegno da tirar suso balestre; un altro linzuolo de tela de canevo 2, longhi brazzi 3 quarti 3; una pignatina da cola garavella; con cavi torti, frusto, longo brazzi un altro letto de piuma con fodra un scaiarolo con il suo ferro; 4 quarti 1; frusta, pesa libbre 98; una balestra da oselli, un’altra una tovaia de tela todesca de falde una casseta de pezzo depenta, balestra con archo de legno; duoi fatta a schachi, schieta, longa vechia, rotta, senza chiasara; brazza 2 ½, frusta; // 24v una tovaia pichola de terliso, schie- Nella sala: un archobuso parte inossato con ta, longa brazzi 1 quarti 3, larga una tavola quadra de nogara, con sua ruota et cana rigata; 80 Quaderni del Borgoantico 20

canevo gramolato, in tutto libre 23; un letto con fodra rotta et vechia, una liveretta pichola, pesa libbre pesa libbre 100; 13; Nela camera appresso la sopra- portadore et cobie de ferro et can- un pal de ferro, libbre 15; scritta, ove è il fornello: cheni, pesano libbre 40; una manara da squadrar; una littera de nogara intarsiada, ferriate o sii ferri de ferriate, pesa- diversi ferri vechi et ruzeni, pesano con collonelle depente, con capaz- no libbre 55, vechi; libbre 27; zel de tela depinto, con il suo tor- una lama da sega vechia, un mar- una cadena da barcha, libbre 14; naletto de legno; tello da taiapreda, una mazzetta un martello con suo anchuzeno da un letto de piuma con piumazzo, da taiapreda, un martello a pale da segador, con trei falze, una senza pesa libbre 65, con fodra frusta; taiapreda con li suoi denti; manego; duoi altri letteselli con fodre fruste, un martello da murar; 3 forradori con suoi maneghi; pesano libbre 70; un forador, pesa libbre 7, senza un zappon da pradi, 7 sesle, tutto un celono negro, rotto in pezzi; maneg; vechio; un altro celon rotto et frusto, de filo una trivela rotta, con suo manego; duoi ferri da botte con li maneghi; et de lana; una triveleta senza manego, rotta; duoi piumazzi con fodra di bazana, uno martello da far canali de legno; // 26r libbre 20; una chiave da muro, pesa libbre 9; un bottesello da agra, una brenta da 3 orinali de stagno; un pezo de ferro da sbusar fontane, lissia, una barile rotta; pesa libbre 8; duoi botteselle de larese, duoi altri Nella camera grande verso il feni- un forador rotto, senza manego; vezeletti picholi; le: una cassetina; un fundo de tinazzo grande; una cassa de nogara, schietta, duoi cerchi de ferro da maschio, una pigna da smalzo; vechia, tramezada, con duoi casse- pesano libbre 13; tini, senza chiasara; un ferro dala fontana con la sua Sotto il portego: una gramola da canevo, una mesa spina, pesa libbre 18; una tavola quadra rotta, una bancha rotta, un trivello; una meza cassetina de ferri diversi, con 4 piedi; duoi spadolini, un altro spadolino; pesa in tutto libbre 97; 3 gramole da gramolar il canevo; un staro, un guindolo, un vezol tutti li ferri soprascritti (ossia le tre un zocho da marangonar; rotto de lareso; ultime voci, comprese entro paren- duoi segur, una sega, un cortello da un lambich con il suo capello de tesi tonda nell’originale; ndt) sono duoi maneghi; rame; ferri vechi et ruzeni; 6 forche, 3 da 3 brancoli et 3 da trei guade da pigliar pesse; duoi brancoli; duoi bartedei con le ale, un con li // 25v 6 corteletti tra grandi et picholi, 3 cerchi et l’altro senza cerchi; una madre da guide; badili, 3 zappe; duoi chugoletti da pessati; un sponzirola; una mola da aguzzar; 3 schiavole con li suoi piombi; un scaiarolo da cornise con il suo duoi redesini da cesa de revo; ferro. Nel luogo voltello dal latte: Il Can Cerbero; 7 mastellete, una sechia da latte, un // 25r un Ateon, un Dio d’Amor, un persor de pezzo; un forador da canoni de ferro con huomo a cavallo, tutti de bronzo, cadene da vache n° 9; manego de legno, pesa libbre 25; per la fontana; una cortina da piovo; un cervetto, un alicorno, una sirena un carro con 4 ruode usade, duoi In cosina: de stagno, tutti per la fontana; colarine et duoi zonchole, tutto una tavola de pezzo rotta, quadra; una sechietta de rame da colori da usado; una credenza, una scantìa con li murar; duoi fume vechie, un cariolo da suoi armari; una taiola da lovi; arar; una padela da castagne; tutte queste ferrarezze vechie si un piovo da arar, una cadena da un lavaman con cinque fiaschi de ritrovano in uno bancho vechio in piovo; stagno, pesa libbre 25; ditta camera: cadene sempie da vache n° 17; un candlero et uno bronzino, et una littera de nogara, vechia, rotta; uno cerchio da scaldavivande, tutto un spedo, una valenzanetta rotta et In cosina: pesa libbre 6, d’otton; vechia; una credenza de pezzo, rotta, un treipiedi de ferro, pesa libbre 3; una coverta de pelizza, vechia, con vechia, con suoi cassettini et chia- uno spiedo da rosto; coperta de tela a schachi rotta; sara et chiave; un cavazzal da fuogo, pesa libbre Nella camera terrena: Nel canevino: ** (voce depennata, notazione: una littera de pezzo, rotta; una livera grand, pesa libbre 40; non è suo). Quaderni del Borgoantico 20 81

duoi cadene da fuogo; un calcirelo de rame per servitio stiche e altre di uso comune, Parte un parolo grande et duoi picholi, dela peschera. 1, Vocabolario domestico, Torino, trei bazzinette, duoi coverchi da Stabilimento tipografico Fontana, lavezi de rame, tutto pesa libbre 55; Segue (c. 27r) l’atto di pubblica- 1846. zione da parte del notaio Cobelli // 26v dell’Inventario sopra riportato, Stefano Cerioni, Mario Ferret- duoi calcirelli, pesano libbre datato 18 settembre 1612, Rovere- ti, Pietro Gentiloni, Dizionario 13; to, in casa Troilo, presenti i testi- dei termini della pesca, ministero una bacina grand, pesa libbre moni e i tre deputati alla confe- delle politiche agricole alimentari 11; zione dell’Inventario stesso, ossia e forestali, http://www.cirspe.it/ una cesta de rame con cazza et Giuseppe Saibanti, Federico Tella- maneghi de ferro, pesa libbre 7; ni e Gerolamo Cosmi.23 Giovanni Cetti, Il pescatore del un bronzo grande et uno picholo, Lario: descrizione delle reti e dei pesano libbre 22; vari generi di pesca in uso nel lago un altro bronzo, pesa libbre 18; Capitolo terzo di Como, Como, presso Carlo e 3 padele da manego et una da torta, Felice Ostinelli, 1862. de ferro; Glossario diverse sorte de peltri de più sorte, Si dà di seguito un elenco di voci Silvana Chiesa, I conti del mae- pesano libbre 43; desuete e dialettali con relativa stro di cucina. Acquisti e spese una bancha de legno con quatro spiegazione che aiutano a com- alla corte del cardinale Cristo- piedi; prendere termini usati in tempi foro Madruzzo (dicembre 1564), una bancha d’asse, una altra ban- risalenti, difficilmente reperibili supplemento alla rivista «Studi cheta d’asse, rotta; nei correnti dizionari italiani e ver- trentini. Storia», a. 91(2012), n. 1. duoi spiedi da rosto, picholi, 3 nacolari. Per giungere a una com- coverchi de ferro; prensione certa del significato mi Dizionario delle origini, invenzio- una castellata et una cadena da sono servita, oltre che delle cono- ni e scoperte nelle arti, nelle scien- pozzo per cavar l’aqua; scenze raccolte durante la trascri- ze, nella geografia, nel commercio, un’altra castellata de carro, questa zione di precedenti inventari, dei nell’agricoltura ecc. ecc. Opera et quella de brente 3; seguenti dizionari: compilata da una Società di lette- rati italiani, tomo primo, Milano, Ne luogo dal forno: Giambattista Azzolini, Voca- Della tipografia di Angelo Bonfan- un caretino da terra; bolario vernacolo-italiano pei ti, 1828. distretti roveretano e trentino : Un parro de buoi; opera postuma … compendiato e Marco Felicioni, Il canto del un paro de vedele de questo anno; dato alla luce da Giovanni Bertan- vento, Mitologia, organologia e un manzeto de questo anno; za, Venezia, Grimaldo, Giuseppe linguaggi dei flauti della storia, vache in montagna n°17, il torro (tip.), 1856. USA, Ed. Lulu press, 2015. che fa 18 (segue depennato: et el famei che fa 19) appresso Nicolò Salvatore Battaglia... [et al.], Gasparo Patriarchi, Vocabolario Boz de (queste ultime 5 Grande dizionario della lingua ita- Veneziano e Padovano co’ termi- parole poste in sopralinea a sosti- liana, Torino, UTET, 1961-2008; ni e modi corrispondenti toscani, tuire il testo depennato); vol. XIII (1986), vol. XXI (2002). Padova, Tipografia del Seminario, otto manzolami in Folgarida, cavi MDCCCXXIX 3 ed. (per capi) n° 8 da Silvestro de Barbara Bettoni, I beni dell’a- Mezasilva. giatezza. Stili di vita nelle famiglie Giovanni Pedrotti, Vocabola- 6 farfossi (carri per il trasporto del bresciane dell’età moderna, Mila- rietto dialettale degli arnesi rurali mosto o del vino; ndt) vechi, rotti; no, Angeli, 2010. della Val d’Adige e delle altre valli 4 botte de larese vechie de sette trentine, Società per gli studi tren- brente in circa l’una; Giuseppe Boerio, Dizionario del tini, Trento, 1936.24 3 ornelli, conzale 2, una brentella; dialetto veneziano, Venezia, coi 7 scale da man de 6 scalini l’una, tipi di Andrea Santini e figlio, La pesca in Italia. Annali del Mini- computà duoi da carro; MDCCCXXIX. stero di Agricoltura Industria e il palo dale peschere de ferro, pesa Commercio. Documenti … ordinati libbre ***; Giacinto Carena, Prontuario di a cura di Ad. Targioni Tozzetti, vol. una livera, un picho, una mazza de vocaboli attenenti a parecchie arti, II, parte I, Genova, Tippografia del ferro; ad alcuni mestieri, a cose dome- R. Istituto Sordo-Muti, 1874, p. 50. 82 Quaderni del Borgoantico 20

Amelio Tagliaferri, Consumi e Bazzina (una bazzina d’otton): coppia (Azzolini, p. 96). tenore di vita di una famiglia bor- padella per le torte (Azzolini, p. Colarine (duoi colarine): colarin, ghese del ‘600, Milano, A. Giuffré, 35). giogo (Pedrotti, p. 56). 1968. Bicheri (un tavolino longo e stretto Colla (una cesta di rame con colla): da bicheri): bicchieri. cola, colatoio, cassa traforata che Peter Thornton, Interni del Rina- Bochai (un tavolino da bochai): si adatta alla bocca della brenta per scimento italiano (1400-1600), boccal boccai, boccali (Azzolini, pigiarvi le uve (Pedrotti, p. 68). Milano, Leonardo, 1992. p. 43). Colla garavella: colla d’ossa per Brancoli (forche da 3. brancoli): falegname. Paolo Trovato, Storia della lin- rebbi (Pedrotti, p. 22). Conzale: congiale, bigoncia gua italiana. Il primo Cinquecento, Bronzino (uno bronzino): bron- (Pedrotti, p. 63). Bologna, Il Mulino,1994. zom, laveggio grande di bronzo Corda (fodrete n.° 2 de canevo con (Azzolini, p. 52; Pedrotti, p. 74). corda): nastro, fettuccia (Azzolini, Vocabolario bresciano e toscano Calcirelli (duoi calcirelli): cal- p. 113). compilato per facilitare a’ brescia- cidrelli, vasi di rame per l’acqua Cortina (una cortina da piovo): ni col mezzo della materna loro (Azzolini, p. 56; Chiesa, p. 57). può essere il cortel, cioè il col- lingua il ritrovamento de vocabili Cancheni: cardini, “andar fuor dai tro o coltello da taglio dell’aratro modi di dire e proverbi toscani a gangheri” (Piccolo vocabolario (Pedrotti, p. 8). quella corrispondenti, in Brescia, trentino-italiano). Cugoletti (duoi chugoletti da pes- per Pieto Pianta stampatore came- Candlero (un candlero): candeller, sati): può corrispondere a “cogol- rale, MDCCLIX, p. 379. candeliere (Azzolini, p. 68). lo” “cugul”, reta a trappola rigi- Canevo (un altro linzuolo di tela da (Dizionario dei termini della Oscar Zambon, Glossario del dia- de canevo): canapa (Boerio, p. 94); pesca, n. 115). letto veneziano di Terraferma: pro- canef, pl. canevi, canapa (Azzolini, Falda (linzuolo con duoi falde): vincia nord-orientale di Venezia, p. 68). lenzuolo a due teli, cioè a due destra Piave Trevigiana, Pordeno- Capazelo: (una litera di nogara con “altezze” di stoffa; in passato ne, Istria, Dalmazia, Vianello, 2008. cappazelo): la testiera, solitamente le lenzuola matrimoniali erano in legno, della lettiera. comunemente a due - o a tre teli a Cariolo (un cariolo da arar): può seconda la larghezza del letto - che Aguzzar (una mola da aguzzar): essere il timone dell’aratro che, si cucivano saldamente fra di loro. affilare. in alcune valli era detto “caria”, Con la diffusione dei telai di larga Agra (un botesello da agra): acidu- “cadraia” (Pedrotti, p. 7). me, composto di aceto e siero con Castellata (una castellata da dimensione si tesserono teli di il quale i massari fanno la ricotta carro): castelada, vaso carraio, altezza sempre più ampia, tale da (Azzolini, p. 7). botte da carro (Pedrotti, p. 66). coprire l’intero piano del materas- Anchuzenella: piccola incudine. Cavi / Capi (linzuolo con cavi so ed essere rincalzati. Attualmente Anchuzeno (un martello con suo torti): capo torto è il filato sottopo- il lenzuolo in commercio è sempre anchuzeno da segador): ancuzem sto a forte torsione. a un telo. (Azzolini, p. 12); ancugn (Pedrotti, Cavi sfilladi: (un linzuolo di stop- Falze (trei falze): falz, falce p. 12), incudine. pa con cavi sfilladi): probabilmen- (Pedrotti, p. 9). Archobuso (un archobuso con sua te sono l’opposto dei precedenti. Famei (et el famei): famiglio, ser- ruota): archibugio. Cazza (una cesta di rame con vitore (Azzolini, p. 178). Bancha (un’altra bancha, schieta): cazza): arnese da cucina, mestola Farzetti (6. farzetti vechi rotti): panca. (Azzolini, p. 84). falcetti? Bartedei (duoi bartedei con le ale): Celone, Celon (un celone negro): Farfossi (farfossi vechi, rotti): bartadel, rete per pescare (Azzoli- drappo da porsi sopra il letto o sulla carri per il trasporto del mosto o ni, p. 31). tavola. Il nome deriva da Châlon- del vino.25 Bazana (duoi piumazzi con fodra sur-Marne, città della Francia sud- Fifferi (una cassa con duoi fiffari): di bazana): bazzana, pelle di peco- orientale dove si produceva un fiffaro, flauto traverso (Felicioni, ra conciata molto fine (Dizionario rinomato panolano (Trovato, p. p. 76). delle origini, invenzioni e scoperte, 210, nota 31). Fume (duoi fume vechie): fune da p. 251). Cesa (duoi redesim da cesa): mac- carro (Pedrotti, p. 49). Bacina (una bacina grande): baci- chia, siepe (Azzolini, p. 87). Fundo (un fundo de tinazzo): può not, bacim, bacinella (Azzolini, p. Chiasara (una cassa con chiasara): essere la piccola conca non molto 25). chiusura, serratura (Tagliaferri, p. alta che si mette sotto i tini per racco- Bancha (una bancha con 4 piedi): 186; Trovato, p. 435). gliere le gocce di liquido che cadono panca (Azzolini, p. 28). Cobie (cobie de ferro): cobbia, nello svinare (Pedrotti, p. 65). Quaderni del Borgoantico 20 83

Forador: foraor, trivellone, busa- mannara, mannaia, scure (Azzoli- Staro (un staro): recipiente per la dor arnese per fare buchi (Azzolini, ni, p. 229). misura di uno staio, fatto di legno, p. 190). Marangonar (zocho da maran- cilindrico, a doghe cerchiate (Trec- Gramola (una gramola da canevo): gonar): marangom, falegname cani, Vocabolario www.treccani.it/ tramoggia arnese per maciullare il (Azzolini, p. 230), quindi, ceppo vocabolario). lino o la canapa (Pedrotti, p. 85). per lavori da falegnameria. Stoppa (tovaia de stopa): cascame Gramolato (canevo gramolato): Mesa: (una mesa rotta): panara, della pettinatura del lino o della macinato, tritato (Azzolini, p. 205). madia (Pedrotti, p. 87). canapa, era meno costosa del coto- Guindolo (un guindolo): guindol, Ornelli (3 ornelli): ornella era il ne (Trovato, p. 348, nota 9). arcolaio (Pedrotti, p. 83). mastello per il bucato (Pedrotti, p. Taiapreda (un martello da taiapre- Guade (trei guade da pigliar 86). da): martello, scalpello da scalpel- pesse): guada, rete quadrata per Persor (un persor de pezzo): per lino (Azzolini, p. 378). pescare (Azzolini, p. 208, p.97). sopra, piattellone usato dai casci- Terliso (una tovaia di terliso): tra- Inossato (un archobuso … parte nari (Azzolini, p. 280) liccio, tela grossa (Bettoni, p. 169). inossato): rivestito con polvere Pigna (una pigna da smalzo): zan- Tinazzo (un fundo de tinazzo): d’osso. cola, burchietto (Azzolini, p. 285), piccolo tino (Pedrotti), p. 64. Intovaiada (tovaia intovaiada, recipiente a forma di botticello per Tornaletto: (una litera di noga- trei drappi da man intovaiadi): fare il burro. ra con suo tornaletto): attrezzo di tela o panno lino tessuto a opera, Piovo (ferro da piovo): aratro legno, ritto sul pavimento che cir- con motivi a spina pesce, a fiori, a (Pedrotti, p. 7). condava il letto per nascondere il scacchi etc. (Patriarchi, p. 112). Un Piumazzi (un letto di piuma con vano sotto (Carena, p. 246); oppure tessuto si dice “operato” quando i suoi piumazzi): piumasso, cusci- i cassoni che circondavano il letto disegni sono stati ottenuti median- no riempito di piume (Zambon; p. (v. supra, ad vocem “litera”). te l'effetto dell'intreccio e del colo- 275; Bettoni, p. 167). Trivela (una trivela rotta con suo re dei fili o anche solo per effetto Portadora: portaora, bandella, manego): trovella, trivella (Azzoli- della diversità di torsione. strisce di metallo (Azzolini, p. ni, p. 401). Lavezi (duoi coverchi da lave- 292). Valenzana (una valenzanetta rotta zi): laveggio, recipiente panciuto Portego (sotto il portego): portico, et vechia): boldrone (Azzolini, p. (Pedrotti, p. 74). androne (Azzolini, p. 291). 406); pelle di pecora, coperta. Lavorero (Duoi pari fodrette de Pozo (duoi careghe da pozo): d’ap- Vezeletti (duoi altri vezeletti tela de lino con corda, et lavorero): poggio; si può intendere con brac- picholi): vezol, botticella (Vocabo- lavoro di artigianato (Trovato, p. cioli. lario bresciano e toscano, p. 379). 445); in riferimento a un tessuto, si Resedim (duoi redesim da cesa di Vezol (un vezol de lareso): botticella. deve intendere “ricamo”. revo): reticella di refe per cacciare Zappon (un zappon da pradi): Lissia (una brenta da lissia): liscia, uccelli (Azzolini, p. 307). zapa, zapon (Pedrotti, p. 57). ranno (Azzolini p. 218), liscivia. Revo (duoi redesim da cesa di Zocho (uno zocho da marango- Litera (una litera de nogara): lettie- revo): refe, reve, filo forte di lino nar): zoc, ciocco, ceppo (Azzolini, ra, letto; risalente al XV secolo, era (Azzolini, p. 313). p. 421). formata da un’alta testiera in legno Scaiarolo (Uno scaiarolo con il Zonchole (duoi zonchole): cape- solitamente coronata da cornice suo ferro): pialletto (Azzolini, p. stro per legare le corna dei buoi al aggettante, che fungeva da menso- 334). timone (Pedrotti, p. 52). la (il cosiddetto “capuzzario”); da Schiavole (tre schiavole con li suoi un “fondo” in legno poggiante su piombi): tipo di rete per pescare cavalletti (“cavaleti”) e intorno – (La pesca in Italia, p. 508). Note: lungo gli altri tre lati - da cassoni Sesto (un sesto): legno che sostiene a coperchio piatto; il cassone posto il piano del carro (Pedrotti, p. 29.) 1 Charles Du Fresne Du Cange, Glossa- rium Mediae et Infimae Latinitatis, vol. IV, ai piedi a volte veniva sostituito Schieta (una tovaia schieta): ad vocem. Nel Vocabolario trentino-italiano, da una spalliera anch’essa fornita schietta, non ricamata. a cura di Vittore Ricci, Bologna, Forni, rist. di cornice. Questo imponente letto Segur (duoi segur): scure (Pedrot- anast, 1974, p. 232, “ischia” indica un terreno aveva colonnine angolari per soste- ti, p. 16). paludoso con canne e giunchi. 2 Gli estimi della città di Rovereto : 1449-1460- horn nere il cielo o baldacchino (T - Smalzo (una pigna da smalzo): 1475-1490-1502, a cura di Gianmario Baldi, ton, 114). grasso, strutto (Azzolini, p. 353) o Rovereto, Accademia degli Agiati, 1988. Livera (una livera grand): leva di burro (Chiesa, p. 60). 3 I riferimenti al termine si trovano in Gli estimi ferro (Pedrotti, p. 59). Sesle (7 sesle): falciole (Pedrotti, della città di Rovereto alle pp. 42 (g), 52 (c), 55 (b), 57 (b), 104 (r), 201 (g), 242 (h), 243 (i), Lovi (una taiola da lovi): lof, lupo p. 13). 303 (i), 320 (t), 322 (d), 326 (f), 327 (f). (Azzolini, p. 219). Sponzirola (una sponzirola): spon- 4 Gli estimi della città di Rovereto, pp. 320, Manara (una manara da squadrar): zetta, pungitoia (Azzolini, p. 364). 322. 84 Quaderni del Borgoantico 20

5 Cfr. Q. Perini, Famiglie nobili trentine. V: aggiunti i villaggi di Corniano, Nomesino e cipe territoriale graziò infine il conte Costan- la famiglia Del Bene di Verona e Rovereto, Manzano. Assegnato ai figli di Giovanni di tino in nome «della grande parentela e dei p. 197. Questo Giovanni Giacomo fu l’erede Castelbarco - Giorgio e Matteo - esso nel buoni servigi dei suoi antecessori». Irrequieto di Matteo Del Bene, che vendette a Giovanni 1499 fu infeudato a Paolo di Lichtenstein e avventuroso, il dinasta di Castelcorno non Nicolò la casa di Rialto. essendo entrambi i dinasti morti senza eredi. diede un corso tranquillo alla sua esistenza, e 6 Per il fitto AST: Atti notarili. Giudizio di L’assegnazione gli fu conferita sia dal vesco- nel 1602 partì per combattere contro i Turchi; Rovereto, notaio Andrea Cobelli, b. V, 26 vo Udalrico IV di Liechtenstein, cugino del durante il conflitto venne fatto prigioniero novembre 1593. designato, sia da Massimiliano allora re dei ma gli si prospettò la liberazione in cambio 7 AST: Atti notarili. Giudizio di Rovereto, Romani e conte del Tirolo, di cui Paolo era di riscatto. Inutilmente chiese ai parenti di notaio Andrea Cobelli, b. XI, 17 agosto 1612, maresciallo nella Reggenza di Innsbruck. adoperarsi per pagare la forte somma pretesa ff. 1r-42v, part. ff. 23r-27r, d’ora in poi Inven- Nonostante l’accordo dei signori territoria- dai carcerieri; rimase perciò in cattività fino tario. li, il feudo era di incerta sovranità in quanto alla morte avvenuta nel 1614 (C. Ausserer, 8 Ibidem, ff. 33r-v. rivendicata da entrambi; nel 1531 tuttavia I signori del castello e della giurisdizione di 9 Per il toponimo “aqua de Pradaia” cfr. I nomi Ferdinando I ordinò ai Lichtenstein di pren- Castelcorno in Vallagarina, pp. 139-141). locali dei comuni di Isera, Nogaredo, Nomi, dere in feudo Castelcorno soltanto dal signo- 20 Inventario, f. 26v. Pomarolo, Villa Lagarina, a cura di Lydia re di Trento. Cfr. Hans Von Voltelini, Le 21 Per il lemma feti si deve probabilmente Flöss,Trento, Soprintendenza per i beni cultu- circoscrizioni giudiziarie del Trentino fino richiamare feta (feda): termine del latino alto rali, Ufficio beni archivistici, librari e Archi- al 1803, a cura di Emanuele Curzel, Trento, medievale che indicava le bestie minute; cfr. vio provinciale, 2017, ad vocem; ringrazio Provincia autonoma di Trento, Servizi librari C. Du Cange, Glossarium Mediae et Infimae Roberto Adami per la segnalazione. A detta e archivistici, 1999, pp.146-153. Latinitatis, vol. III, ad vocem. dell’attuale proprietario del maso, nella prima 16 CARL AUSSERER, I signori del castello e 22 Biblioteca Fond. San Bernardino Trento, metà del Novecento nel punto di caduta di della giurisdizione di Castelcorno in Valla- Giangrisostomo Tovazzi: Topografia laga- questa cascatella furono installate alcune tur- garina; idem, I signori del castello e della rina, ms. 26; la relazione del vescovo Carlo bine idrauliche per produrre energia idroelet- giurisdizione di Castelcorno in Vallagarina, Emanuele Madruzzo è alle pp. 137-142, part. trica, utile al fabbisogno della casa. Interrotto «San Marco», a. III, 1911, pp. 55-161, part. p. 138. il flusso d’acqua, queste ruote giacciono oggi, p. 66. 23 Il testo è stato rivisto e discusso con Marco invase dalla ruggine, nei pressi della stalla. 17 L’atto giurato con il quale Giovanni Federico Stenico che vivamente ringrazio 10 La veduta aerea mostra lo stabile adibito a Troilo rendeva note l’ingiunzione del signore 24 Particolarmente prezioso è il lavoro di Gio- stalla e fienile, attualmente privo di copertura di Castelcorno e la sua ricusazione è in AST: vanni Pedrotti per il numero dei nomi consi- dopo che il tetto andò distrutto durante i lavo- Atti notarili. Giudizio di Rovereto, notaio derati e l’accurata ricostruzione grafica degli ri per l’apertura dell’autostrada. Giuseppe Resmini, b. VI, 8 settembre 1584, oggetti di riferimento, risultato che non sor- 11 Provincia Autonoma di Trento, Soprinten- ff. 161r-163r. prende se si tiene presente il profilo culturale denza per i Beni culturali, Determinazione n. 18 Ibidem. dell’autore. Studioso attento e interessato alla 880 rilasciata il 5 settembre 2017. 19 Nel 1577 infatti il conte Costantino, che osten- realtà trentina raccolse durante la sua vita una 12 La notizia della vendita si ricava dall’Instru- tava indipendenza dal conte del Tirolo, dové quantità considerevole di documenti mano- mentum dotis di Margherita Troilo (AST: Atti di fatto prestargli omaggio (H. Von Volteli- scritti e testi stampati, oggi schedati e inven- notarili. Giudizio di Rovereto, Francesco Par- ni, Le circoscrizioni giudiziarie del Trentino tariati; cfr. in proposito Alessandro Cont, I tini, b. VI, 22 marzo 1621), dove si fa riferi- fino al 1803), p. 152. Lo stesso signore tiro- manoscritti riscoperti della “biblioteca tren- mento all’atto di vendita rogato dal notaio lese – dal 1564 al 1595 Ferdinando II - nel tina” di Giovanni Pedrotti, «Studi trentini. Giovanni Pietro Frisinghelli il 14 marzo 1619. 1586 lo sottopose a giudizio con l’accusa di Storia», a. 91(2012), n. 2, pp. 483-490. 13 Dalla Determinazione cit. in nota 11. aver partecipato all’agguato mortale ai danni 25 Il termine sarebbe un composto di fahren = 14 AST: Atti notarili. Giudizio di Rovereto, nota- di Guglielmo di Lichtenstein, feudatario di viaggiare e Fass =botte; cfr. in merito Remo io Andrea Cobelli, b. V, 26 novembre 1593. castel Carnedo (Castel Cornedo in Val d’Ega Stenico, . Dalla palude al 15 Il giudizio di Castelcorno si era formato dalla presso Bolzano). L’inquisizione che ne seguì frutteto, Trento, Biblioteca San Bernardino, fusione delle tre castellanze di Pradaglia, non portò in vero a completa chiarezza circa Comune di Nave San Rocco, 2006, nuova Castelcorno e Nomesino, cui nel 1509 furono le responsabilità dei sospettati; lo stesso prin- edizione, p. 547. Quaderni del Borgoantico 20 85

… Cento anni fa a Villa Lagarina…

1918 - L’ultimo anno di guerra

di Gianni Bezzi

Introduzione

L’ultimo anno di guerra! Che respiro di sollievo per tutto il mondo, direte voi! Si certo noi che guardiamo indietro di cento anni (e sappiamo anche come è finita), possiamo finalmente mettere la parola fine a questa tremenda sto- ria, ma naturalmente i nostri nonni che la stavano vivendo non aveva- no la nostra fortuna. Quando si apre il 1918, nessuno in verità aveva qualche speranza concreta che quello potesse essere l’ultimo anno di guerra: al di là dei proclami, dei discorsi ufficiali nei parlamenti o sui giornali (stretta- mente vigilati, come sappiamo, dalla censura militare), la sensa- Pedersano zione ormai diffusa tra la gente normale, ma anche tra i politici ed staccato dalla montagna e rotola to “totale” da un lato i governi i generali, era quella dello scon- a valle, fosse impossibile da arre- erano riusciti a mobilitare tutte le forto; tramontate ormai le lontane stare, continuasse ad attirare tutto forze dello Stato, dall’altro nessu- “euforie” dei primi mesi di guerra, e tutti in un gorgo mortale senza no poteva più accettare una fine tramontate le speranze di chi aveva senso e senza speranza. della guerra che non significasse progettato una guerra “breve”, ma Si andava avanti, sui fronti come la totale distruzione del “nemico”. tramontate perfino le più pessimi- nelle retrovie e nelle città, come I segni della stanchezza si erano stiche idee di chi aveva previsto automi, continuando disperata- visti un po’ dappertutto nel corso una guerra lunga e dura (ma mai mente a fabbricare proiettili per del 1917. In marzo l’inizio della così lunga e dura come quella che rifornire i combattenti che conti- rivoluzione in Russia con l’abdica- durava dall’agosto 1914), nessuno nuavano a dissanguarsi in inutili zione dello zar Nicola II, innescata riusciva più a fare una qualsiasi tentativi di dominare un nemico dalle proteste operaie di San Pie- previsione razionale. altrettanto deciso a non mollare. troburgo per la penuria di alimenti Il pensiero più comune (quan- “Guerra totale”, questa era ormai e le condizioni di lavoro disumane, do poteva essere espresso senza la definizione, accettata da tutti, di ma poi ampliatasi perché le trup- paura di venir subito accusati questa guerra che non somigliava pe, mandate a disperdere i cortei, di scarso patriottismo), era che a niente del passato perché sta- avevano “fraternizzato” con gli la guerra, anzi “Questa Gran- volta, non erano solo gli eserciti a operai, trasformando le proteste in de Guerra” ormai vivesse di vita combattersi, ma era tutta la nazio- una crisi dello Stato; si era creato propria, fosse sfuggita di mano ai ne che in un modo o nell’altro era un governo provvisorio che aveva governanti ed ai capi degli eserciti coinvolta in questo massacro e promesso di continuare la guerra a e, quasi come un masso che si è proprio per questo coinvolgimen- fianco degli alleati, ma ormai l’e-

Nota: le immagini storiche (anni 1916/17) del presente articolo sono state ritrovate nel “baule” di casa Bertagnolli ai Molini di Nogaredo e messe a disposizione da Giuseppe Michelon 86 Quaderni del Borgoantico 20

sercito russo si stava disfacendo, con la diffusa disobbedienza agli ufficiali e diserzioni di massa di molti soldati che abbandonavano il fronte. Per gli Imperi Centrali (Germania ed Austria-Ungheria), la rivoluzio- ne russa (che nel novembre 1917 avrebbe avuto il suo epilogo nella presa del potere da parte dei bol- scevichi di Lenin e la conseguente pace di Brest Litovsk con gli Impe- ri Centrali), rappresentò un miglio- ramento di grande portata perché si chiudeva il fronte orientale e la guerra su due fronti: la Germania poteva spostare tutto il suo eserci- to in Francia e l’Austria in Italia. Questo cambiamento fu però com- pensato dall’entrata in guerra degli Rovereto e la Vallagarina visti da Sant Ilario Stati Uniti a fianco degli Alleati (aprile 1917); gli USA accusavano circa 7 milioni di uomini ciascuno), i racconti della “grande fame” dei la Germania di praticare una guer- ma fu la potenza economica degli nostri nonni, sia quelli profughi ra sottomarina “totale” affondando Stati Uniti a fare la differenza. nelle “città di legno” dell’Austria, anche le navi degli stati neutrali Già durante gli anni precedenti del come quelli rimasti in paese, ma (come le loro) quando si avvicina- conflitto, gli USA avevano vendu- anche le statistiche che parlano vano alle coste inglesi. to a Francia, Inghilterra ed Italia, di quasi un milione di morti tra la In effetti, l’entrata in guerra degli popolazione civile della Germania USA fece fatica a “cambiare le quantità ingenti di armi, munizio- ni e viveri, ma ora questo flusso si e dell’Austria, causati dalla scarsi- carte in tavola” dal punto di vista tà di cibo degli ultimi due anni di degli eserciti impegnati in batta- intensificò moltissimo, garantendo la sopravvivenza delle popolazio- guerra. glia, perché ci volle circa un anno In Francia, a seguito della fallimen- ni dei Paesi Alleati mentre quelle prima che le forze armate ame- tare offensiva di primavera contro di Germania e Austria vivevano in ricane in Europa raggiungessero i tedeschi, nell’esercito francese si condizioni di estrema penuria; a le 500.000 unità (ricordiamo che diffusero vasti fenomeni di disob- tedeschi e francesi allineavano questo proposito, non solo ci sono bedienza o ammutinamento: si trat- tava di interi reggimenti e divisio- ni che si rifiutavano di tornare in prima linea dopo brevi periodi di riposo, protestando contro la con- duzione della guerra che spingeva a continue offensive senza altro risultato che quello di migliaia di morti “inutili”. La “disobbedienza” nell’eserci- to francese fu un movimento di “grandi numeri” perché circa il 40% delle divisioni francesi venne coinvolto (in maniera più o meno grave) e solo con la sostituzione del Capo di Stato Maggiore Nivel- le con il gen Petain (che promise una strategia meno “offensivista” e più attenta ai bisogni dei soldati), si giunse ad una “normalizzazione” Le campagne della Vallagarina coltivate a gelsi (mureri) della situazione al fronte. Quaderni del Borgoantico 20 87

recuperati dall’esercito; altrettante accuse furono rivolte al Papa (che pochi mesi prima aveva definito la guerra una inutile strage), ed al Par- tito Socialista per la sua avversione alla guerra, entrambi colpevoli di non aver sostenuto con decisione la condotta della guerra. Le indagini più approfondite sulla sconfitta di Caporetto ci parlano invece di un esercito stanco, sfinito da undici battaglie sull’Isonzo che erano costate decine di migliaia di morti e feriti senza portare alcun miglioramento, piegato da una durissima disciplina e da condizio- ni di vita peggiori di quelle degli altri eserciti (a parte quello russo). Non c’è da stupirsi quindi se dopo Lizzana con castel Dante, su suoi ruderi è stato costruito negli anni 1933-1936 l’Ossario i primi sbandamenti, a Caporetto, monumentale dedicato ai caduti della Grande Guerra. ci sia stato un totale disgregarsi di interi reparti mentre altri continua- In Italia nel mese di agosto 1917, si nella pianura friulana e veneta fino vano a combattere per permettere erano verificate della vere e proprie al Piave dove venne arrestata con alle retrovie di organizzare una insurrezioni popolari: a Torino, la grande eroismo e grande difficoltà; nuova linea difensiva sul Piave. mancanza di pane nelle rivendite anche in questa occasione furono in Crediamo che questo quadro rias- fu la goccia che fece traboccare il molti a gridare allo “sciopero mili- suntivo del 1917 dia la sensazione vaso della disperazione delle fami- tare” accusando l’esercito di scarsa di quanto profonda fosse la crisi in glie operaie; i cortei di protesta combattività, anzi di cedere le armi cui si dibattevano tutte le nazioni in (al grido di pane e pace) vennero e darsi prigioniero per “far finire la guerra all’inizio del 1918, condotte affrontati dai militari armati e per guerra”; dopo Caporetto i soldati da governi che si appellavano solo una settimana la città fu sconvolta; italiani presi prigionieri supera- alla loro caparbia volontà di com- alla fine si contarono 50 morti tra rono i 300.000, mentre altrettanti battere fino alla vittoria o come gli scioperanti e 10 tra i militari; “sbandati”, che nel marasma della dicevano altri “resistere un giorno 200 i feriti e centinaia gli arrestati ritirata avevano cercato di “torna- di più del nemico”. sottoposti a severi processi militari. re a casa”, furono faticosamente Dobbiamo ricordare che anche gli operai e le operaie delle fabbri- che che lavoravano per l’esercito (cioè quasi tutte) erano sottoposti a “disciplina militare” e che lo scio- pero era proibito. In queste mani- festazioni furono protagoniste le donne, non solo perché su di esse gravava anche il peso dell’alimen- tazione familiare (e delle lunghe code davanti ai negozi), ma anche perché erano meno “ricattabili” da parte dei militari che “spedivano al fronte” con grande facilità gli scio- peranti maschi. Ma il “disagio” in Italia non era solo nelle città affamate: alla fine di ottobre, a Caporetto, un’offen- siva dell’esercito austro-ungarico (sostenuto da alcune divisioni tedesche), ruppe il fronte e dilagò Chiusole 88 Quaderni del Borgoantico 20

Le Fonti

Chi di voi ci ha seguito nelle pre- cedenti puntate, sa che in Trentino i giornali del tempo sono ridotti a poca cosa; i tre quotidiani che infor- mavano i nostri nonni prima della guerra (L’Alto Adige d’ispirazione liberale, Il Trentino dei popolari di Degasperi e Il Popolo dei socialisti di Battisti), erano stati tutti costretti a chiudere con la guerra che porta ad una progressiva militarizzazio- ne del nostro Trentino ed all’acu- irsi di una censura che lascia poco o nessuno spazio alla possibilità di informare realmente il pubblico dei lettori. Fino alla fine della guerra rimarrà solo un quotidiano (Il Risveglio Tridentino che nel 1916 – signi- ficativamente - cambiò nome in Finestre della sala operatoria dell’ospedale civile di Rovereto protette da sacchi di sabbia Risveglio Austriaco), che sostan- zialmente era il bollettino ufficia- saranno, nel suo racconto, notizie messo di utilizzare alcune delle sue le dell’amministrazione politico- di grandi battaglie, ma solo una numerosissime fotografie storiche, militare austriaca nella nostra dura vita, complicata dal pensie- per illustrare questo mio testo. provincia, limitandosi a riportare ro di tanti parenti e paesani spar- Ma in tema di ringraziamenti, con- i comunicati militari austriaci e si per tutto l’impero. Una visione sentitemi anche questa volta di qualche notizia di pubblica utilità; “di prima mano” sulla vita di tutti aggiungerne uno, veramente sen- a questo, ovviamente, ci riferire- gli uomini di Villa richiamati alle tito, affettuoso e particolare, per mo per dare almeno la sensazione armi o “militarizzati” come operai mia moglie Lia, non solo per la di quali notizie – in mancanza di al servizio dell’esercito che com- pazienza con la quale ha seguito il radio e TV di là da venire – poteva- pleta quella di chi, rimasto a casa, mio impegno, ma anche per i tanti, no avere i trentini rimasti nei loro dovette fare i conti comunque con preziosi consigli e l’attenta lettura paesi. le tragedie della guerra. del manoscritto. Queste scarse notizie di stampa (e per di più provenienti da una Ringraziamenti sola “voce”), sono poca cosa per il La cronaca dai giornali nostro interesse di conoscere effet- Parlando di fonti, desidero non solo tivamente “cosa succedeva”. Più segnalare che tutte le pubblicazioni Come abbiamo detto sopra, l’unico importanti (anche perché riferite sopra citate si trovano in consulta- giornale stampato a Trento durante specificatamente al nostro paese) zione presso la Biblioteca Civica di la guerra era “Il Risveglio Austria- le notizie anche dall’altra “fonte” Rovereto ed anche parzialmente in co”, quotidiano di quattro pagine che abbiamo utilizzato in prece- quella Comunale di Villa Lagarina, (fino a tutto il 1917, quasi sempre denza, vale a dire i documenti uffi- ma anche ringraziare i bibliotecari una in tedesco), con una prima ciali del Comune di Villa (delibere, di entrambe per la cortese disponi- pagina dedicata ai grandi temi poli- corrispondenza, ecc.). bilità che mi hanno riservata. tici e militari, una seconda (per noi Per completare questi problemi di Altrettanta riconoscenza voglio molto interessante) di cronaca cit- “fonti” ci siamo inoltre appoggia- esprimere all’Amministrazio- tadina e di comunicati dell’Autori- ti, anche questa volta, al “diario” ne Comunale di Villa Lagarina tà militare, per poi finire con una di Rodolfo Bolner, allora giova- (al Sindaco Romina Baroni ed al puntata di qualche romanzo che ne maestro elementare che viene Responsabile dell’Archivio Sto- durava intere stagioni. richiamato e presta servizio milita- rico, Roberto Adami), per avermi Cominciamo questa “spulciatura” re nell’esercito austriaco per tutta concesso di consultare i documenti dalla fine del 1917. la durata della guerra. Durante l’ul- originali del periodo interessato. timo anno di guerra, come vedre- Ancora un ringraziamento al sig. Dicembre 1917 – La politica iro- mo, rimane nel Trentino e non vi Giuseppe Michelon che mi ha per- nizza sull’aiuto dell’America alle Quaderni del Borgoantico 20 89

avrà fatto tremare più d’uno: è fis- sata ai primi di gennaio la chiamata alle armi dei diciottenni (i nati nel 1899).

Gennaio 1918 – Ci si consola con un lungo articolo sul bottino fatto dagli austriaci in Italia dopo Capo- retto. L’augurio dell’Imperatore per le sue valorose armate. La stampa inglese mette i suoi lettori davanti alla prospettiva di altri due anni di guerra. Il nostro giornale è molto più ottimista: si apre il quarto anno di guerra con un bilancio positivo per Imperi Centrali rispetto al gen- naio del 1917: la Russia è sconfitta, l’Italia in ginocchio. I confini del Tirolo dopo la guerra con l’Italia: Altipiano di Folgaria aggiungere Feltrino, Val d’Asti- co, l’Altipiano Sette Comuni, ecc. Potenze dell’Intesa: tante promesse gine dell’Imperatore Carlo e di Intanto c’è un lamento da parte dei ma intanto lascia che siano inglesi sua moglie Zita viene venduta per profughi: quando si penserà final- e francesi a farsi ammazzare; inve- finanziare un’opera benefica, men- mente anche a noi? È iniziata la ce gli Imperi Centrali stanno ini- tre la tipografia Moncher mette in distribuzione delle tessere per il ziando le trattative di pace con la vendita la sua Agenda Tascabile pane, i grassi, lo zucchero. Compe- Russia. Ampio spazio anche ai sug- per il 1918. Per Natale auguri e ra di cavalli da guerra ceduti dall’e- gerimenti per ottenere surrogati del sollecitazioni a dare con generosi- sercito. Il presidente americano tabacco usando foglie di lampone, tà; ringraziamenti degli orfanelli. Wilson pubblica i suoi 14 punti fragola e mirtillo tagliuzzate e fatte E, per finire l’anno :”Abbasso le per arrivare alla pace generale. Il seccare. Alla Camera di Vienna si code”, ecco il grido delle madri trattamento dei prigionieri di guer- discute della futura pace generale, che per lunghe ore al giorno sono ra in Austria: il vescovo militare scatenando una forte opposizione costrette a queste umilianti attese nega con forza le “dicerie” messe dei “duri” che non vogliono sen- davanti ai negozi, non si potreb- in giro dall’Italia sul trattamen- tir parlare di compromessi: solo la bero trovare sistemi migliori? Ma to dei prigionieri; tutto è regolare vittoria ci darà la pace che voglia- nella stessa pagina un “avviso” che secondo le norme internazionali. mo; si riporta anche una relazione sulla seduta “segreta” della Came- ra italiana, dopo Caporetto, nella quale è stata messa in discussione la condotta della guerra da parte di Cadorna (già sostituito con Diaz); intanto il vescovo di Bressanone sottoscrive mezzo milione di coro- ne del VII prestito di guerra. Tra Brenta e Piave prosegue durissima la battaglia con la quale gli austria- ci tentano di forzare la linea del Grappa (ma senza successo sappia- mo). La cronaca ci presenta invece la miseria del pane: alle difficoltà di produrlo (scarseggiano i cerea- li) si aggiunge anche la difficoltà di distribuirlo perché i mezzi di trasporto sono tutti usati dai mili- tari, il giornale si appella all’au- torità. Pubblicità: la bella imma- Rovereto con il castello, panoramica 90 Quaderni del Borgoantico 20

Scarsità della carne: a magra con- a Noyon, catastrofe dell’Intesa, solazione dei trentini si scopre che le perdite superano ogni limite”. a Vienna le cose vanno ancora peg- A Trento, intanto, verrà fatta una gio. Consigli su come conservare distribuzione di zucchero, petrolio al meglio le patate; vendita di sol- e marmellata e farina da polenta al fato di rame e surrogati dello zolfo posto del pane; ci si consola par- presso il Consiglio Provinciale di lando della ricchezza di burro della Agricoltura (non si può acquistare Siberia che, forse, arriverà anche a più dello stretto necessario per la Trento. Per la prossima campagna propria azienda). La ripartizione bacologica, il Cons. Prov. Agricol- delle materie prime tra Austria e tura fissa prezzo dei bozzoli a cor Ungheria; è un tasto dolente perché 12 Kg. “approfittate, soprattutto l’Ungheria che produce alimenti in voi profughi ritornati che potrete abbondanza, ne cede con difficoltà raccogliere in breve tempo un buon all’Austria che è deficitaria. Rove- gruzzoletto”. Piccola pubblicità: reto dopo la guerra: un articolo che “Costretto a vendere una “cobia” prevede un futuro fosco per la città; di cavalli per mancanza di fieno, dai 12 mila abitanti si passerà forse prezzo da convenirsi”. Vendita di a 6 mila ma, in cambio, si pensa carne di maiale e salame. Asta di che saranno molto fedeli all’Impe- cavalli ceduti dall’esercito. ro senza le nefaste idee dell’ante- Lizzana, teleferica per il monte Zugna guerra. Aprile – Muore la sig.a Chiarina un’aggiunta di carestia per cercare Scrinzi Compacer (moglie del dr. di compensare, in parte, i rincari di Febbraio – La nuova Russia emer- Scrinzi) di Villa Lagarina, annun- sa dalla rivoluzione è già preda di tutti i viveri. Ed infine un comuni- cio funebre di grande formato disordini tra bolscevichi e fedeli al cato del giornale: chiediamo venia sul giornale. Si parla dell’avve- vecchio zar. Più interessante, per i per gli strafalcioni: sono causati nire economico del Regno d’Ita- lettori, la notizia di una distribuzio- dalle condizioni eccezionali in cui lia, dipinto a tinte fosche a causa ne di marmellata. Piccola pubblici- lavoriamo. dell’indebitamento verso gli Stati tà: dalle lampade OSRAM alla pol- Uniti che dopo la guerra dovrà vere Dobin ideale per fregare pavi- Marzo – 4-5 mila prigionieri al essere restituito e strangolerà la fra- menti, cessi, marmi e vetri. Verso giorno tornano dalla Russia; avran- gile economia italiana. In Francia metà mese il giornale titola a tutta no un permesso di 4 settimane per continua l’offensiva tedesca: nuovi pagina: “la pace con la Russia” tutto riabbracciare i cari e poi verran- assalti e nuove disfatte francesi; i il numero dedicato all’importanza no richiamati ma solo per servire tedeschi sono a Soisson (circa 50 economica: Russia ed Ucraina for- nei reparti di riserva. Appaiono km da Parigi). Ma il giorno 11 il niranno alimenti in abbondanza (si sul giornale le prime illustrazio- giornale è costretto ad avvertire i spera) ed al ritorno dei molti trentini ni: si tratta di qualche disegno propri lettori che dovrà sospende- prigionieri in Russia. “La morte dei di paesaggi ucraini e di palazzi a re le pubblicazioni per mancanza tanks”: i francesi ed inglesi spera- Pietroburgo. Anche la Romania di carta, riprenderà solo il giorno vano molto in questa nuova arma (dopo il crollo della Russia) ha 21; stranamente (per un giornale, (si tratta dei primi carri armati) ma avviato i preliminari di pace con come abbiamo detto, pubblicato si sono rivelati un bluff, lenti e sog- l’Austria. Si vivono ore d’angoscia sotto stretto controllo del coman- getti a molti guasti i primi esemplari in Inghilterra a causa dei disordi- do militare), appaiono in questi entrati in battaglia, sono stati facile ni scoppiati in Irlanda che chiede giorni alcune colonne “bianche”, preda dei tedeschi. La cronaca parla l’indipendenza: è stato dichiarato cioè cancellate dalla censura: cosa del problema del rincaro della legna lo stato d’assedio in tutta l’isola. avranno voluto scrivere i giorna- ma anche dell’assunzione di pensio- Lieto evento a Vienna: l’Imperatri- listi di così “pericoloso”? In città nate della posta e telegrafo nell’am- ce Zita si è “felicemente sgravata si è avvertita una leggera scossa di ministrazione militare. È arrivato di un principe, puerpera e neonato terremoto, pochi secondi, nessun un grosso carico di farina a Trento: stanno bene”. Ecco il risultato della danno , si avrà una distribuzione di superata la crisi per la produzione guerra a Nuova York: le signore formaggio (speriamo non a causa di pane. Tutti i proprietari di pecore della classe ricca adesso portano del terremoto). Colletta patriottica devono presentare denuncia all’A- i pantaloni (scandalo). Verso fine a Trento raccolte più di 10 mila cor. nagrafe delle pecore (anche sotto mese comincia una offensiva tede- per assistere vedove e orfani. Istru- i sette mesi) da fare in municipio. sca in Francia, il giornale titola: zioni per richiedere la dichiarazio- Per gli insegnanti è stata prevista ”Sfondamento del fronte francese ne di morte per dispersi in guerra. 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Zona di Nomi - Aldeno, esercitazioni militari

firmato una nuova lega economi- dice, ma si trattava quasi sem- Maggio – Toni trionfalistici sull’a- ca ed una convenzione militare: pre di “elemosinare” qualcosa da iuto che verrà fornito all’Austria verso una nuova era per la duplice mangiare); dulcis in fundo, viene dall’Ucraina, forniture alimen- alleanza (in realtà sappiamo che annunciato il lancio dell’VIII Pre- tari di ogni genere, grandi scorte si tratta di una totale abdicazione stito di Guerra. sono già presenti e disponibili nel dell’Austria alla Germania, sia paese che anche in tempi di pace nella condotta della guerra che nei Giugno – La tragedia della Francia: è sempre stato il “granaio d’Euro- rapporti economici). La cronaca: l’avanzata tedesca procede come pa”. In Russia, invece, si ammaz- distribuzione di marmellata; un un’onda travolgente verso il cuore zano tra Bianchi e Rossi, sembra fanciullo ucciso e due feriti nell’e- della Francia; una marea di pro- che una controrivoluzione sia in splosione di un proiettile abban- fughi fugge verso Parigi. La lotta corso a Pietrogrado. Il 23 maggio donato nelle campagne: mamme nelle Giudicarie e sullo Zugna arri- si commemora il terzo anniversa- attenzione; distribuzione di pata- de alle nostre armi; la nostra avan- rio dell’entrata in guerra dell’Ita- te; anche i surrogati del tabacco zata sul Piave e nei Sette Comuni lia per dire che l’Italia ha fallito sono soggetti a monopolio statale; (si tratta dell’ultima offensiva che tutti i suoi obiettivi: Trento e Trie- il Consigliere Consolati protesta gli austriaci tenteranno sul Piave ste sono più che mai saldamente per il mancato pagamento delle e che verrà fermata dall’esercito austriache e l’esercito italiano si requisizioni militari ed invita gli italiano); dal Tonale all’Adriatico, è dissanguato per nulla. Ampio interessati a rivolgersi all’autorità i progressi dell’offensiva, 30 mila commento al congresso di Vipite- politica; ottime previsioni per il prigionieri. I toni trionfali della no dei movimenti estremisti pan- raccolto di quest’anno; un invito lotta sul Piave si alternano ai sol- tedeschi con qualche critica alle a tutti i privati che hanno in con- leciti per sottoscrivere il Prestito richieste esagerate dei congres- segna prigionieri di guerra per i di Guerra. Il giornale è costretto sisti (soprattutto in tema di trat- lavoro agricoli: è vostro dovere dall’enorme aumento della carta tamento della minoranza italiana custodire i prigionieri che spesso, a portare il prezzo della copia a nel Land Tirolo). Impero tedesco invece vengono visti gironzola- cent 16. ; un contadino muore per ed impero Austro-ungarico hanno re per i paesi (il giornale non lo lo scoppio di una granata a mano; 92 Quaderni del Borgoantico 20

furti in continuazione di frutta dalle si definisce “apocrifa” una lettera caffè (di guerra) e di formaggio; i campagne di Cognola; aggiunte di dell’Imperatore al primo ministro contadini sono invitati a prenota- carestia per gli impiegati statali; francese (l’Intesa è un’officina di re i concimi artificiali; curare la Pubblicità: compero vecchi turac- falsari); in effetti la lettera era vera la raccolta delle ortiche (prezioso cioli di sughero, tappi di champa- e costerà a “Carletto” una vigoro- sostituto di verdure diventate più gne ecc.; dispongo di grande assor- sa “tirata d’orecchie” da parte del rare); arrivati 50 maiali vivi a metà timento di tubetti e carta per siga- Kaiser di Germania ed una ancor ingrasso dai 20 ai 50 kg in vendita; rette; si comperano fusti da vino e più dura obbedienza ai voleri dei una pagina intera di pubblicità per si vendono spazzole per pavimenti; tedeschi. gli articoli da cucina in ferro smal- grande novità: suola di legno pie- tato della ditta Silvio Suster Trento; gabile, oltre 10 milioni di paia ven- Agosto – Controffensiva francese, Andrea Furlani a Trento fornisce, dute in 3 settimane. i tedeschi tengono le posizioni, inu- per quanto in tempo, paste dolci e tili attacchi con gravi perdite; per confetti; per la prima volta sul gior- Luglio – Il primo ministro in Par- tutto il mese continua ad infuriare la nale si parla della malattia spagno- lamento fa un bilancio della bat- battaglia. Il 17 si festeggia il com- la: naturalmente si minimizza, non taglia sul Piave (non si può più pleanno dell’Imperatore (nato nel bisogna spaventarsi, l’influenza è definirla una vittoria, visto che le 1887). Arrivano le prime forniture sempre esistita, nel ‘700 addirit- truppe austro-ungariche si sono di zucchero dall’Ucraina. La paro- tura alcuni pezzi teatrali come “il ritirate sulla linea di partenza) la del ministro per l’alimentazione: malato immaginario” di Moliere e smentisce le voci (diffuse dai “andiamo verso giorni migliori!” l’hanno usata come pretesto, quin- magiari) che i reggimenti unghe- (Sappiamo che l’ottimismo era di sembra tutto “sotto controllo”. resi abbiano avuto la maggior obbligatorio, soprattutto per un parte delle perdite, sostiene inol- ministro). Ancora una volta i segni Settembre – I sogni coloniali tre che le perdite italiane sono della censura: la “rivista politica” dell’Italia, non solo in Africa (dove state molto più gravi, sia in morti viene ampiamente “sbiancata”. Si spera di ottenere qualche colonia che prigionieri. Si cominciano parla anche di “strane amicizie” ora tedesca, ma anche in Albania; a cercare “scuse” per la manca- come quella di italiani e jugoslavi L’Austria fa un passo concreto ta vittoria: è il Piave, con le sue che ora sono insieme a combatte- verso la pace: propone una confe- campagne allagate, il più forte re l’Austria, ma, se vincessero la renza di tutti i belligeranti da tener- alleato dell’Italia. Ancora richia- guerra, presto litigherebbero tra si in uno stato neutrale. La pace è mi alla prudenza contro il pericolo di loro per la Dalmazia. La crona- possibile? Pochi giorni dopo arriva di bombe inesplose. Appello per ca parla di 4 giovanetti di una nota degli Stati Uniti che rifiu- la raccolta di biancheria a favore uccisi da una bomba a mano tro- tano la proposta. Ci si consola con dei reduci dalla Russia. Si accen- vata nel pascolo; si passa poi alla un articolo sulla fame che imper- na alla polemica sorta in seguito a distribuzione di indumenti ai pro- versa in Italia: addio abbondanza! tentativi dell’Imperatore Carlo di fughi; nelle campagne di Mesiano Dalla Svizzera giungono notizie giungere ad una pace con gli Alle- è scappata una scimmia e non si su una prossima grande offensi- ati senza l’avallo della Germania; riesce a ritrovarla; distribuzione di va degli Alleati in Francia. Ma il 30 arriva una notizia bomba: la Bulgaria, alleata di Germania ed Austria, chiede un armistizio agli Alleati, malgrado la contrarietà del Parlamento e del sovrano che abdica a favore del figlio. È l’ini- zio della fine per gli Imperi Cen- trali, ma per il momento, secondo il giornale, nulla cambia. La cronaca parla di un incendio a Vigo Meano con 7 case distrutte e di raccolta di bestiame per l’esercito; è vietata la libera compera di patate che devo- no essere consegnate tutte all’am- masso pubblico. Anche la raccolta di castagne selvatiche e di ghiande è controllata. Per la pubblicità si offrono fiori, corone mortuarie e Il monte Cornetto visto da Bordala profumi; un’altra ditta invece pro- Quaderni del Borgoantico 20 93

pone, per quanto in tempo, cognac fino in bottiglie da 7/10 oltre a un torchio a mano ed una pigiatrice.

Ottobre – Nuovo passo per la pace da parte delle Potenze Centrali: i 14 punti del presidente Wilson sono accettati come base per le future trattative; intanto si dichia- rano condizioni infamanti ed umi- lianti quelle imposte dall’Intesa alla Bulgaria. Proprio a proposito dei 14 punti di Wilson, uno dei quali riguardava l’autodetermina- zione dei popoli, si ripete che solo con l’adesione del popolo tirolese potrà essere ceduta “una parte del Tirolo” chiara allusione al Trenti- no reclamato dall’Italia. Il 19 viene pubblicato il Manifesto Imperiale Villa Lagarina 1916, giardino di palazzo Libera, foto ricordo sull’Austria dei Popoli: si preve- de la costituzione di una Lega di dovrà arrendersi “a discrezione” liani potevano arrivare a Trento e Liberi Popoli, una federazione di La ruota della Storia è inarrestabi- Trieste il 3 novembre. La cronaca ci Stati. Il giornale parla di separare le: il 29 l’Austria Ungheria rispon- parla di un appello a Trento per la l’attuale Austria in 4 siti nazionali, de a Wilson di essere pronta ad una riapertura degli asili e di un metodo ma, come sappiamo, è ormai trop- pace separata (anche senza Ger- per riscontrare l’oidium delle viti al po tardi per cercare di cambiare il mania). Il 31 il giornale titola “Il primo apparire; una guardia è stata corso della guerra e della storia. crepuscolo degli Dei, mentre nasce aggredita nella notte dagli scassina- Pochi giorni dopo, infatti, arriva la nuova Austria, dimostrazioni a tori colti sul fatto e l’Unione Coo- la risposta di Wilson: l’autonomia Vienna per la pace”, le nostre trup- perativa vende sardelle finissime dei singoli popoli non basta più! pe sgomberano le terre occupate. a cen. 15 al pezzo. Finalmente si Intanto anche in Francia i tedeschi Come sappiamo, in questi giorni parla, senza finzioni né mezzi ter- si ritirano e il 26 arriva un nuovo in seguito alla battaglia di Vittorio mini della grippe (l’influenza spa- aut-aut degli Alleati: o l’Impera- Veneto, l’esercito austroungarico si gnola che come sappiamo imper- tore tedesco abdica o la Germania sbandava completamente e gli ita- versava da mesi in tutta Europa).

Novembre – il giorno 2 appare l’ul- timo numero del nostro giornale; il 3, come detto, gli italiani entrano a Trento. La cronaca è drammatica: gli eventi precipitano, il bolsce- vismo dilaga; c’è stato un colpo di stato bolscevico in Ungheria; Tisza (primo ministro ungherese) è stato assassinato; costituzione di un governo autonomo a Trieste, tra scontri di italiani e sloveni; le nostre truppe si ritirano dal fron- te sud ovest (Veneto); armistizio tra Turchia (alleata di Germania ed Austria) ed Intesa già firmato. Solo la pubblicità (ormai pagata) ci riporta, per un attimo, ad un mondo “normale” che sta crollando attor- Villa Lagarina 1916, giardino di palazzo Libera con la colombaia - ragazze in bici, foto no al “Risveglio Austriaco”, ai suoi ricordo redattori, ma anche ai suoi lettori. 94 Quaderni del Borgoantico 20

La guerra vista da vicino – diario Bolner

Avevamo lasciato Rodolfo Bol- ner ed il suo diario, verso la fine dell’anno 1917, in un ospedale militare in Galizia, ormai convin- to di dover passare lì un altro triste Natale di guerra, ma invece ottiene una licenza di 15 giorni e si preci- pita a Villa Lagarina, dove arriva la sera della vigilia.

Dicembre 1917 – Gennaio 1918 Arrivo a Villa sull’imbrunire. Gioia immensa della mamma nel riveder- mi. Ma che triste Natale! Altro che poesia! Solo prosa e della più brutta! L’avvenire è ancora oscuro e minac- cioso. I giorni trascorrono lesti ma Rovereto, zona Brione. Foto scattata da Maso Bais di S. Ilario sempre tristi; in famiglia scarseggia non solo il pane… mi rammarico case distrutte ed avanzi di trincea. quasi di essere venuto in licenza. Aprile 1918 Arrivo fino a e, Giro anch’io di paese in paese per Il Capoposto della gendarmeria il giorno dopo, salgo a Canal San fare incetta di qualche sacchettino di di Villa mi manda a chiamare e mi Bovo e da qui fino a Zortea dove farina da polenta, di qualche pugno mostra un ordine telegrafico del per fortuna la scuola elementare di fagioli, di altre cose mangerecce. Comando del mio reggimento di (appena finita prima della guerra) La farina si paga in ragione di 400 Innsbruck. Devo rientrare subito e è ancora intatta ed ha anche un corone al quintale! ancora in giornata lascio la fami- alloggio per il maestro. Ho promesso a Gina (la fidanzata) glia. A Innsbruck ritrovo il colle- Scopro presto che il problema più di recarmi a Sacco per dare un’oc- ga Parolari che mi spiega che il grave è quello del vitto: quando chiata alla sua abitazione. Indosso giorno dopo saremo sottoposti a mi presento con la mia tessera di la divisa perché ai borghesi è assolu- visita medica (insieme ad altri 400 maestro al negozio, ottengo solo tamente proibito oltrepassare Mara- soldati reduci da convalescenza) 2 kg. di farina da polenta e 4 kg. no. A Sacco trovo il gendarme Fruet per decidere se sarò inviato subi- di sale! Guai se non ci pensassero che conosco dall’anteguerra. È lui to al fronte (categoria A) o addet- i miei scolari a portarmi qualche che ha le chiavi di tutte le abitazioni to a servizi di retrovia (categoria del paese. Gli espongo il desiderio uovo, un po’ di burro, del latte, un di Gina, maestra delle sue figliole, e B). Su consiglio di Parolari, mi po’ di verdura! volentieri mi accompagna attraverso metto a fumare sigarette come l’abitato. Strade e piazze con l’erba un camino e quando mi presento Giugno alta; il villaggio è silenziosissimo; dal medico ho una lingua bianca, Si sente tuonare lontano il can- mette nell’animo un senso di grande pattinosa. “Categoria B”, senten- none; un ufficiale ungherese mi mestizia. Entriamo nell’abitazione zia il medico e io tiro un respiro aggiorna sulla situazione al fron- di Gina; mobili, casse, bauli, tutto a di sollievo. Ma mi aspetta subito te: le armate austro-ungariche posto, non manca un filo. Entriamo un’altra buona notizia: i maestri hanno subito un grave scacco nella Manifattura Tabacchi; qua e di categoria B vengono mandati cercando di sfondare le linee ita- là qualche squarcio prodotto dalle subito a fare scuola. Infatti qual- liane sul Piave; secondo lui è il granate. Anche la chiesa è stata col- che giorno dopo arriva il decre- principio della fine per l’Impero. pita; peccato per i suoi meravigliosi to: devo prendere servizio come Intanto vengo nominato anche affreschi. maestro nella scuola di Zortea, Anbaukommissar, cioè incaricato frazione di nel di misurare tutte le aree coltivabi- Con l’aiuto di qualche medico Primiero e vengo esonerato dal li del Comune, segnare per ognu- compiacente che gli rilascia certi- servizio militare fino al 15 luglio. na la qualità delle coltivazioni e ficati di malattia, Rodolfo riesce a Il giorno dopo mi metto in viaggio quindi fare la stima dei prodotti prolungare la licenza e rimanere a verso quei posti mai visti; in treno che verranno raccolti. È un lavo- casa fino alla primavera. fino a Strigno e poi a piedi, tra ro pesante e noioso, ma siccome Quaderni del Borgoantico 20 95

prevede l’esonero dal servizio militare fino all’autunno, accetto volentieri.

Novembre Scendo a Prade per la Messa. Il paese è pieno di soldati austriaci; è arrivato un battaglione e biso- gna trovare gli alloggi; il capofra- zione non sa come destreggiarsi anche perché parla solo italiano e l’ufficiale solo tedesco. Faccio da interprete e sistemiamo tutti i mili- tari. Colgo l’occasione per cerca- re di avere notizie sulla guerra e l’ufficiale è molto pessimista: gli austriaci stanno ritirandosi verso le Campagne tra Nomi - Aldeno, località case Carli, sullo sfondo la Maranza esercitazioni di posizioni di confine e lì cercheran- tiro no di iniziare le trattative di pace. Passo dalla Posta dove scopro che esagerate, ma penso che sia meglio sionante: cannoni, fucili e mitra- è arrivato il mio stipendio con gli attendere qualche giorno prima di gliatrici abbandonati ai lati della arretrati: 900 corone, mai avuta in cercare di tornare a Villa. Si intra- strada o nei campi e nei prati, tasca una somma così grande! Ma vede qualche pattuglia italiana e munizioni da cannone e da fuci- c’è anche una lettera da casa con questo conferma la disfatta dell’e- le sparse un po’ dovunque; carri, brutte nuove: Virginia (moglie di sercito austro-ungarico. più o meno sgangherati, rimossi mio fratello Arturo) è gravemente 10 Novembre – Ho deciso la par- dalla strada e buttati alla rinfusa inferma. Anche Beppi ha indosso la tenza; scendo a Canale dove so che per non ostacolare; la scena ha “spagnola” e si teme per la sua vita. s’è installato un Comando di Pre- veramente del tragico. 4 Novembre – Oggi è l’onomastico sidio dell’esercito italiano; penso A Borgo ho la fortuna di salire su dell’Imperatore Carlo e scendo a di presentarmi a quell’Ufficio per un autocarro militare e in breve Canale per assistere ad una Messa farmi rilasciare un regolare lascia- tempo sono a Trento. Sulla torre solenne davanti a tutto il presidio ed passare onde evitare noie durante del castello garrisce il Tricolore. alle autorità locali; poco prima del il viaggio. Ma quando espongo la Piazza d’Armi sembra un vasto Vangelo, entra un sottufficiale affan- mia richiesta al capitano italiano cantiere: autocarri, cannoni, fuci- nato che confabula con gli ufficiali che comanda il presidio, non vengo li, montagne di elmi, tutto lì, alla e sale poi sull’altare a parlare con creduto, anzi vengo ritenuto un sol- rinfusa. Dopo il Fersina, lo stra- il celebrante; un minuto dopo, sol- dato austriaco che cerca di evitare done verso Rovereto presenta lo dati, ufficiali e Cappellano militare la cattura facendosi passare per stesso spettacolo osservato sulle scappano in furia e fretta… Stanno il maestro di Zortea. Per fortuna strade della Valsugana. Penso che per arrivare gli italiani! Stavolta, è presente alla scena il segretario la Storia non abbia mai registrato penso, la sarà finita per davvero comunale che garantisce per me e una disfatta simile. questa maledetta guerra. Intanto mi finalmente il famoso lasciapassare Arrivo a casa e trovo gli altri fra- arriva un’altra lettera da casa che è nelle mie mani, ma già questo pic- telli. Nelle vicinanze della chiesa, mi annuncia la morte di Virginia. A colo incidente ha oscurato un po’ il una campagna cintata da muri, è Villa si passano momenti di estremo primo contatto con l’Italia. trasformata in accampamento di terrore negli ultimi giorni di guer- prigionieri austriaci vigilati da ra; si vive continuamente nelle can- 11 Novembre – Mi metto in cam- poche sentinelle. Regna parec- tine; sembra il finimondo… mino; sul versante del Tesino qual- chio disordine ed ho l’impressio- che segno della fuga austriaca: ne che l’Italia non fosse prepara- 6 novembre – M’imbatto in un redu- un’autoambulanza ed un camion ta ad un simile successo. ce austriaco che mi informa del con le ruote all’aria. Pernotto a Sono finalmente coi miei, a casa gran caos che regna in Val d’Adige; Tesino e proseguo il giorno dopo; mia, dopo 51 lunghissimi mesi l’esercito austriaco in rotta risale mano a mano che mi avvicino alla di guerra asprissima. La gioia verso il Brennero inseguito dagli Valsugana, i segni della disfat- è turbata dalla mancanza di due italiani; infuria la spagnola che fa ta si fanno più manifesti. Sullo fratelli: Angelo, sepolto nella strage nella popolazione dei nostri stradone tra Strigno e Borgo, lo inospitale landa galiziana e Sil- paesi. Forse queste notizie sono spettacolo è addirittura impres- vio disperso chissà mai dove. 96 Quaderni del Borgoantico 20

Vita a Villa Lagarina nelle nibilità dell’Asilo (cor. 1.300) per cesco è vecchio ed ha fatto richie- “carte del Comune” sottoscrivere il Prestito di Guerra. sta di essere assistito nel servizio Come si vede, la guerra con le sue dalla figlia Candioli Silvia (verso Anche questa volta, come nelle necessità, stravolge tutte le regole, adeguata retribuzione); il Consi- precedenti puntate, abbiamo cer- anche quelle stabilite dalla legge glio accetta. cato di ricostruire la vita quoti- sui patrimoni delle Fondazioni, Per la fornitura del pane, si asse- diana del nostro paese, attraverso che vengono messi a repentaglio gna la “Privativa” al Panificio la documentazione “ufficiale”: da questi Prestiti che a fine guer- “Fondo Pellagra” S.Ilario e con- da un lato i Protocolli della Rap- ra diventeranno “carta straccia”. temporaneamente si chiede alla presentanza Comunale (come Intanto si incarica il segretario Gal- Giunta Provinciale l’autorizzazio- si chiamava allora il Consiglio) vagnini di riscuotere “il più presto ne ad imporre una tassa del 10% dall’altra i verbali della Congre- possibile” tutti i crediti del Comu- sul prezzo del pane. Si delibera di gazione di Carità e delle varie ne scaduti (alcuni anche da due incassare da Asilo, Consiglio Sco- “Fondazioni Benefiche”, vale a anni) e relativi interessi. Si delibera lastico e privati, la fornitura di car- dire gli enti che cercavano, anche poi l’Aggiunta di Carestia (incre- bone a cor. 6 quintale. C’è anche in quei momenti drammatici, di dibile ma vero, era stato necessa- una domanda di permesso di matri- alleviare per quanto possibile i rio aggiungere allo stipendio dei monio (obbligatorio per chi era problemi di tante famiglie. dipendenti comunali anche questa compreso nell’elenco dei “poveri Per quanto riguarda il Comune, “voce”) per il medico condotto dr. del Comune”): accordato. Per la avevamo ricordato che il Capoco- Scrinzi: cor.12,56 al mese da ago- pulizia camini il comune stanzia mune (sindaco) barone Francesco sto 1917 a dicembre 1918. 120 cor. (con obbligo di ritiro della de Moll (fedelissimo all’Austria), Gennaio 1918 – Si presenta il firma dei proprietari o inquilini sul allo scoppio della guerra si era Bilancio di Previsione per il 1918 lavoro fatto); per la pulizia fontane ritirato a Bolzano lasciando il suo che presenta Entrate cor.13.034, si delibera di pagare cor. 10 ogni palazzo di Villa che diventerà un uscite 19.845, disavanzo 6.811, volta che verrà chiesta la pulizia comando militare e una comoda che verrà coperto con addiziona- delle fontane del paese. residenza per gli ufficiali austria- li sulle tasse governative: 250% Marzo 1918 – Si delibera l’esone- ci, mentre (ironia della sorte) il su imposta fondiaria, industria e ro delle tasse scolastiche per i figli suo vice Silvio Marzani (farma- commercio (compreso quello giro- dei poveri. Si controlla l’elenco cista), sospettato di simpatie per vago), 90% su casatico, 105% su dei bisognosi e si incarica Coser di l’Italia, era stato “internato” a reddito fabbricati e casatico prigio- ripartire tra di loro la somma messa Katzenau dove rimarrà per tutta nieri; 53% dazio consumo carni e a disposizione dalla Congregazio- la durata della guerra. 49% su consumo vino, 3 cor. per ne di Carità (cor. 5.000 per l’anno Il Comune viene retto dal Secon- ettolitro di birra e cor. 5 per litro di 1918). Nel preventivo era stata do Assessore Luigi Coser, inse- bevande spiritose. prevista una spesa di cor. 1.640 gnante elementare, assistito dai Il messo comunale Candioli Fran- per l’illuminazione del paese, ma consiglieri Sighele Giuseppe, Benvenuti Federico, Todeschi Cesare, Todeschi Silvio, Tonini Emilio e dal segretario comunale Galvagnini Pietro. Seguiamo la cronaca dai verbali della Rappresentanza Comunale Dicembre 1917 – Si esamina la richiesta pressante delle autorità provinciali, di sottoscrivere il VII Prestito di Guerra; il Comune non ha disponibilità liquide, anzi già per il prestito precedente ha usato capitali dell’Asilo Infantile e della Congregazione di Carità; alla riu- nione è presente anche il decano don Visintainer come Presidente dei due enti interessati. Pur sottoli- neando che stanno usando somme del “patrimonio indisponibile”, si delibera di usare ancora le dispo- 1916, Villa Lagarina -Piazza Riolfatti visita dell’arciduca d’Asburgo Herzherzog Friedrich Quaderni del Borgoantico 20 97

l’impianto di Rovereto (che dove- esana in quanto non è nell’elenco Capitanato chiede anche al comune va fornire l’energia) non potrà fun- dei “poveri del comune”. di sottoscrivere lo stesso Prestito: il zionare, quindi si risparmierà la Giugno 1918 - Il Messo comuna- Consiglio delibera di rispondere che spesa (e il paese rimarrà al buio, le Candioli Francesco con 1 luglio è impossibile perché “non abbiamo ma d’altra parte, vige il coprifuoco, cesserà il servizio; il Consiglio né soldi, né titoli né depositi”. quindi…). Si istituisce una Com- delibera una sovvenzione di 2 cor. Luglio-Agosto 1918 – Il Capitana- missione per il rilievo dei danni al giorno dal “Fondo Poveri”; la to ritorna alla carica per i Prestiti di guerra e si conferma il salario figlia Silvia da 1 luglio inizierà il di Guerra, stavolta per la Congre- annuale di cor. 60 alla levatrice servizio a cor. 200 annue. La Fon- gazione di Carità (autorizzata dal Angela Agostini, mentre si rifiuta dazione Conte Federico Marzani Comune a sottoscrivere cor. 4.000) la richiesta della Congregazione di chiede l’autorizzazione al comune e l’Asilo (autorizzato per cor. Carità di Trento per spese ricovero per sottoscrivere l’ottavo Prestito di 2.000); non v’è dubbio che queste ospedaliero di una nostra compa- Guerra: autorizzazione concessa; il autorizzazioni vengano concesse a malincuore, ma, come direbbe il Manzoni “i problemi della guerra sono più importanti” e soprattutto il Comune non ha certo la possibi- lità di “dir di no” davanti ad una richiesta delle “Superiori Autorità” come si diceva allora. Ricordia- mo che anche altre “Fondazioni” erano state costrette a sottoscrivere Prestiti di Guerra. Ad esempio la Fondazione Lazzaretto che aveva un patrimonio anteguerra di circa 8 mila corone, ne sottoscrisse 6.500, la Fondazione Montegrani dal patrimonio di cor. 6 mila, ne sot- toscrisse 3.000 (per fortuna altre 2.500 erano già state spese per acquisto di farina gialla da distri- buire gratuitamente ai poveri e a pagamento “moderato” agli altri). Il problema più grave è quello dei rifornimenti alimentari, soprattutto in vista della stagione invernale. Il Capocomune viene incaricato di acquistare 10 q. di grasso (a cor.44 al kg lordo) e 10 di lardo (cor. 44 al kg. netto). Si stabilisce di fare avviso ai censiti per prenotare i concimi e fare un accordo con lo spazzacamino Kettmaier per la pulizia camini. Infine si incarica il Capocomune di fare domanda all’IR Comando di Corpo d’Arma- ta “per chiedere che questo venga graziosamente in aiuto del comune per riparare i danni causati all’e- dificio scolastico da una granata caduta nella notte 25-26 luglio”. Novembre 1918 – La guerra ter- mina ufficialmente il 4 novembre, ed il Consiglio che si riunisce l’11 novembre comincia con l’annota- ViIla Lagarina, il taberbacolo della Pieve in bronzo dorato proveniente dalla cappella di zione che è presente anche il Con- San Ruperto sigliere Miorando Elvino, rientrato 98 Quaderni del Borgoantico 20

in paese. Il Consiglio si riunisce dopo aver presenziato all’uffi- cio solenne celebrato nella chiesa parrocchiale nella fausta ricorren- za del Natalizio di Sua Maestà il Re Vittorio Emanuele III (proprio come si faceva prima per il com- pleanno di Francesco Giuseppe!) e delibera di inviare il seguente indi- rizzo a S.Ecc. il sig. Governatore Militare del Trentino (il gen. Pecori Girardi che rappresentava la nuova “autorità provvisoria italiana”). “I rappresentanti del comune di Villa Lagarina, raccolti oggi in sessione d’urgenza, nella fausta ricorrenza del Natalizio di Sua Maestà il Re Vittorio Emanuele III, plaudendo alla pubblicazione del Manifesto di Vostra Ecc. , deliberano di pre- sentare i più alti sensi di omaggio e di fedeltà a Sua Maestà il Re, di devozione ed obbedienza a Vostra Eccellenza, di viva gratitudine al 1917, Brancolino, casa Marzadro valoroso esercito italiano, di rive- rente perenne memoria agli eroi gli approvvigionamenti. Bisogna milioni di persone nel mondo (più caduti per la redenzione di questo controllare l’elenco delle famiglie della stessa Grande Guerra che patrio suolo.” bisognose e valutare la situazione causò circa 10 milioni di vittime Nella seduta del 18 novembre Coser reale di ognuna. Bisogna delibera- tra i militari e circa 5 milioni tra Luigi si firma come vice-sindaco re anche il servizio medico per il i civili). Arrivò ad infettare circa (la nuova dizione italiana al posto prossimo anno e quindi contattare 500 milioni di persone in tutto il di vice capocomune); ai consiglieri gli altri comuni aderenti alla con- mondo, soprattutto in Asia, ma si aggiunge Decarli Silvino, anche dotta medica. A questo proposito si registrarono casi perfino nelle lui rientrato in paese. I problemi possiamo ricordare che la condotta remote isole dell’Oceano Pacifi- dell’approvvigionamento alimenta- medica (curata dal solo dr. Scrinzi co e del Mar Glaciale Artico, pro- re sono ancora pressanti (sebbene che riceveva un compenso annuo vocando il decesso (secondo varie non più drammatici come gli ulti- di cor. 3.500), comprendeva oltre a stime) di 50-100 milioni (dal tre al mi periodi di guerra). Si prospetta Villa, anche Sasso, Noarna, Peder- cinque per cento della popolazione la possibilità di acquisto animali da sano e Nogaredo e le spese del mondiale dell’epoca). macello dall’esercito: Coser viene 1918 erano state coperte con que- La maggior parte delle epidemie incaricato di accordarsi con i due sti contributi (calcolati sul numero influenzali uccide quasi esclusi- macellai del paese Fratelli Lasta, degli abitanti): Congregazione di vamente pazienti giovanissimi, per l’acquisto e la vendita di carne, Carità cor. 400, Villa 910, Castel- anziani o già indeboliti; al contra- stabilendo la provvigione agli stes- lano 1.545, Nogaredo 818, Peder- rio, la pandemia del 1918 uccise si, dopo essersi messi d’accordo con sano 505, Sasso 165, Noarna 206. prevalentemente giovani adulti Comuni Nogaredo e Sasso-Noarna precedentemente sani. che vengono ad approvvigionar- La “spagnola” Studi più recenti, basati principal- si qui. Bisogna prendere accordi mente su referti medici originali anche con Magazzino dei Comuni La nostra cronaca del 1918 non del periodo della pandemia, hanno per approvvigionamenti alimentari sarebbe completa se non accennas- rilevato che l’infezione virale stes- e pane. Infine si incarica Coser di simo anche alla terribile influenza sa non era più aggressiva di qual- provvedere in modo che il paese sia “spagnola” conosciuta anche come siasi altra influenza precedente, pulito, soprattutto ora con il conti- la grande influenza o epidemia ma che le circostanze speciali del nuo passaggio di animali. Verrà poi spagnola; fu una pandemia influen- momento (diffusa malnutrizio- assunta una persona fissa. zale, insolitamente aggressiva e ne, ospedali sovraffollati, scarsa Dicembre 1918 – Viene nomi- con alti tassi di mortalità, che fra igiene, organismi debilitati dalle nato un comitato per sorvegliare il 1918 e il 1920 uccise decine di fatiche e dalle privazioni), contri- Quaderni del Borgoantico 20 99

buirono ad una superinfezione bat- il parroco che portava l’Unico con- vestiti, non più biancheria, non terica che uccise la maggior parte forto ai poveri ammalati. Ogni gior- più arredamenti di stanze, di sale, degli ammalati, in genere dopo un no c’erano parecchi morti, in una non più nulla alla lettera. Tutto ciò periodo prolungato di degenza. In famiglia sola tre nello stesso giorno è irrimediabilmente perduto per i particolare in Europa, il diffonder- e di questa non rimasero di nove profughi che nella loro fuga pre- si della pandemia fu aiutato dalla che due piccini ed uno soldato al cipitosa hanno tutto abbandona- concomitanza degli eventi bellici fronte. Non c’era più assi per fare le to, non portando con sé stessi che relativi alla prima guerra mondiale. casse e si dovette levare i pavimenti pochi kg. di biancheria. Molti nella Nel 1918, il conflitto durava ormai delle scuole per tale scopo. I morti incoscienza sulle circostanze della da quattro anni ed era diventato venivano sepolti di sera, messe le guerra, sul pro e il contro, fiducio- una guerra di posizione: milioni di bare su un carro e nascostamente si che tutto sarebbe finito presto e militari vivevano quindi ammassa- sepolte, senza portarle in chiesa e che i loro ripostigli fossero intro- ti sui vari fronti favorendo così la senza funerali perché il cimitero era vabili, hanno lasciato qui perfino diffusione del virus. troppo esposto e le granate conti- denari ed ori e argenterie; queste All’influenza fu dato il nome di nuavano a fioccare”. cose sono ora perdute con tutto il “spagnola” perché la sua esistenza resto, poiché non v’è buca che non fu riportata dapprima soltanto dai La Vallagarina nel 1918: sia stata scavata, non v’è muratura giornali spagnoli, in quanto la Spa- paesaggi di distruzione che non sia stata abbattuta. gna non era coinvolta nella prima Ma il danno odierno che ha la guerra mondiale e la sua stampa non Non vogliamo qui dare una esatta città, come pure tutti i paesi eva- era soggetta alla censura di guerra; descrizione dei danni di guerra nel cuati non si limita al mobilio, ma negli altri paesi, il violento diffon- Trentino che verranno definiti nel va ricercato maggiormente nelle dersi dell’influenza fu tenuto nasco- 1919-20 nella cifra di 1.531 milio- case. Per esempio i pavimenti e sto dai mezzi d’informazione, che, ni di Lire dell’epoca (il triplo di le travature dal sottosuolo al sot- al massimo, tendevano a parlarne tutti i depositi bancari e Titoli dete- totetto, sono stati levati a scopo come di un’epidemia circoscritta nuti dai trentini), perché questo di usarne come legna da fuoco, alla Spagna (in cui venne colpito ci farebbe addentrare nei proble- di modo che entrando nel cortile anche il re Alfonso XIII). In realtà il mi del dopoguerra, ma vogliamo di moltissime case, stando sotto il contagio ebbe inizio nel 1917 negli riportare una descrizione della città portico se ne può vedere il tetto o Stati Uniti e si diffuse in Europa con di Rovereto come appariva in quel il cielo. È successo ancor dell’al- l’arrivo delle truppe americane in 1918 ad Assunta Dorigotti, figlia tro; per esempio il freddo di que- Francia tra il 1917 e il 1918. del medico condotto di Isera, Vale- sto inverno ha ghiacciato l’acqua Anche nel diario di Rodolfo Bolner rio, che, al momento della forzata nelle condutture che andavano abbiamo trovato traccia di questa evacuazione di tutta la popolazio- fino all’ultimo piano di ogni casa. epidemia (anche una sua cognata ne del paese nel maggio del 1915, Ghiacciandosi si sono rotte ed ora morì negli ultimi giorni di guerra). era stato autorizzato a rimanere in che il freddo è ceduto, in ogni casa Ecco come la “spagnola” fu vissuta zona in quanto medico anche di ci piove dentro, guastando anche nei nostri paesi, descritta nel diario Patone, che non era stato evacua- quello che non si è guastato in di Luigia Miorandi di Castellano to. Anche questa toccante testimo- altro modo. Insomma, Rovereto è (pubblicato in “Confini di guerra” nianza è stata pubblicata nel libro distrutta nel suo aspetto ridente, a cura di Andreolli Alessandro e “Confini di guerra” sopra ricordato nelle sue industrie, nella sua vita- Quercioli Alessio, edizioni Osiride e ci serve per capire come si pre- lità e della sua allegria, della sua 2018). sentavano tutti i paesi della nostra piacevolezza, non resta che un tri- “In una cantina dove abitava una valle, evacuati nel 1915 e per tre ste e nostalgico ricordo. Rovereto è famiglia di 14 persone e tutte più o anni abbandonati all’incuria o alle morta per consunzione, lentamen- meno colpite da spagnola, si sentiva necessità dell’esercito, ma anche, te, come di dolore dopo che i suoi i gemiti dei moribondi, i lamenti dei bisogna pur dirlo, allo sciacallag- abitanti l’hanno abbandonata”. febbricitanti, i meno ammalati che gio degli abitanti dei paesi vicini dovevano curare tutti. Tre ne mori- non evacuati. Conclusione rono in pochi giorni. Che strazio! Il “Qualcuno dice che i danni della sacerdote solo entrava, medici non città superano i 200 milioni. Io Siamo arrivati alla fine della guer- ve n’erano, tutto il paese nelle stesse non sono in grado di sapere se ra, ma anche alla fine di un lungo condizioni. Le granate non faceva- questa cifra sia esagerata o se sia percorso in cui abbiamo cercato di no tanta paura che la spagnola. In inferiore al danno stesso. So però dipanare la vita dei nostri “nonni” tutto il paese non si vedeva e sentiva che non una casa è in buono stato durante quegli anni terribili. Ave- nessuno, solo il campanello suonato non solo, ma che di tutti i mobili vamo cominciato con “1914-l’ul- dal chierichetto che accompagnava non si trova più traccia, non più timo anno di pace” (Quaderno 100 Quaderni del Borgoantico 20

tra “noi”, i nostri successi, il nostro benessere, i nostri problemi e le nostre paure ed un tempo lontano, quasi fiabesco, ma tutto somma- to poco interessante e che non ha nulla da insegnarci. Vorremmo invece riprendere le parole di Umberto Eco quando ha scritto: “La riconquista del nostro passato collettivo dovrebbe essere tra i primi progetti per il nostro futuro”, volendo sottolineare come ogni individuo ha bisogno di custo- dire nel proprio animo questo pas- sato collettivo, questa “storia della propria comunità”, come bagaglio essenziale, questo sapere interiore che ci racconta “chi siamo, da dove veniamo, dove vogliamo andare”, che è la bussola necessaria per muoversi senza paura nel futuro, spesso incerto, pieno di speranze ma anche di preoccupazioni. Per chi sono state “pensate” que- ste storie lontane? Ovviamente per tutti, soprattutto per gli abitanti di Villa, per quelli che hanno passa- to qui tutta la loro vita, ma anche per quelli che sono arrivati da poco tempo e che quindi, forse più degli altri, avranno la voglia e la curio- sità di sapere qualcosa di più della comunità che li ha accolti. Vorremmo sperare che fossero soprattutto i giovani, quelli che sfoglieranno queste pagine, anche se sappiamo che i loro interessi, i loro tempi, perfino i loro strumen- ti, non sono quelli della lettura di “vecchie storie”. Forse però tra qualche anno anche per loro verrà Censimento del 31, 12, 1910 - documento originale, ricerca storica di Carlo Brandstetter un tempo più “lento”, meno affan- nato, più riflessivo e forse, allora, 14) per proseguire, nei Quaderni “chiacchiere” su cose di tanti anni qualcuno riprenderà in mano que- successivi con “1914-15-La guer- fa, hanno ancora un senso, se vale- sti vecchi Quaderni, per scoprire ra lontana”, “1915-16-la guerra va la pena per noi scriverle e per che possono anche loro riflettersi in casa” e poi “1916-17- continua voi leggerle. nella vita di cento anni fa: di gene- la guerra in casa” e terminare con Lo scopo vero di queste ricerche razione in generazione cambiano questo ultimo testo. era di cercare di “fare memoria del le situazioni concrete, ma non l’a- Cosa dire in conclusione? Come passato per costruire comunità”, nimo profondo dell’uomo, le paure gli attori della Commedia dell’Ar- ricordare tempi passati per sentirci e le speranze e il bisogno di sen- te che al termine della recita, chie- tutti più uniti: un esercizio “strano” tirsi parte di una comunità, piccola devano agli spettatori di perdona- per noi moderni, tutti focalizzati ma non inutile, se in essa troviamo re se lo spettacolo non era stato sull’oggi, poco sul domani e per ancora un nido affettuoso che ci all’altezza delle aspettative, anche niente sul passato, a cui pensiamo protegge e dà un senso alla nostra noi ci domandiamo se tutte queste quasi solo in termini di paragone vita. Quaderni del Borgoantico 20 101

Appunti sul Restauro dell’antico borgo e sulla qualità dello spazio urbano a Villa Lagarina

di Sandro Aita

Cenno introduttivo, tra mura e biettivo del laboratorio era quello ra (certo uno dei più illustri figli palazzi di sostenere la circolazione e lo di questa borgata). A lui è stata scambio di idee ed esperienze tra dedicata la intensa ed emozionan- Nel marzo 2019 si è tenuta a i partecipanti su un caso significa- te sala a piano terra, con alcuni dei Palazzo Libera la giornata conclu- tivo di recupero di edifici e conte- suoi lavori più importanti, curata siva del Corso sul “Recupero e la sti ambientali di un centro storico dall’arch. Giovanni Marzari nel valorizzazione degli insediamen- trentino, nell’ambito del Corso 2002. Il palazzo, che in origine ti storici – Progetto di Architet- di aggiornamento professionale era destinato genericamente alle tura e di Paesaggio”, organizzato rivolto ai tecnici del settore. attività colturali pubbliche, venne dalla STEP (1). La ragione di quel- Quella che segue è una rielabo- infine riallestito, specie per il la scelta localizzativa, proponendo razione dell’intervento che ho secondo piano e sottotetto, a sede ai molti tecnici partecipanti una svolto, su invito del prof. Zanon, distaccata del Museo Diocesano forma laboratoriale con visita alla dal titolo “Restauro dell’antico e Tridentino, a cura dell’arch. Vir- borgata, è stata originata proprio qualità dello spazio urbano a Villa ginia Wolf (a cavallo degli anni dal particolare valore urbano del Lagarina”, che ha preso spunto da 2000), accogliendo il patrimonio centro storico di Villa, del suo stato alcuni interventi più significativi della vicina chiesa di S. Maria conservativo e delle originalità nel borgo, presi ad esempio per Assunta. Nel giardino, addossa- architettoniche e ambientali che lo cogliere lo “spirito del luogo” e to al muro che guarda verso la caratterizzano. agevolare una lettura trasversale chiesa, si trova il Monumento Si è trattato di una opportunità dello stesso, alla luce appunto di alla MADRE di Libera (2): esem- particolarmente significativa di opere e restauri attuati negli ulti- pio vivido di un “riuso” della entrare in contatto con un centro mi decenni, anche dal sottoscritto, memoria, dove le mani (mancati di antica origine composto da edi- prevalentemente nell’ambito di di alcune dita) riparate dal danno fici di interesse architettonico e di opere pubbliche. sono segno concreto della storia edilizia minuta connessi da brani di Questo percorso ideale non può che che non cancella le ferite ma le spazi urbani di eccezionale qualità. iniziare dall’immagine di Palazzo valorizza come simbolo di cura L’incontro, che è stato coordina- Libera, sede appunto della giorna- e di sensibile traccia del passato to dal prof. Bruno Zanon, docen- ta del laboratorio di studio: esso fu che non ritorna…: le nostre radi- te di urbanistica all’Università di oggetto di una profonda opera di ci sono anche le nostre ferite. E Trento, ha previsto l’intervento restauro e di consolidamento nella da qui allora bisogna ripartire… di amministratori comunali e di prima metà degli anni ‘90, con L’immagine della scoperta di que- esperti, per approfondire gli aspetti il suo recupero filologico nelle sto monumento da parte dei bimbi tecnici del recupero e della valo- strutture, dei materiali e decora- della scuola d’infanzia di Villa, rizzazione assieme alle problema- zioni originarie di quello che fu il come pubblicato in un prezioso tiche della gestione dei processi di luogo di nascita e prima formazio- opuscoletto(3), indica che anche riqualificazione di questi beni. L’o- ne dell’architetto Adalberto Libe- loro possono prendersene cura!

Ingresso giardino di Palazzo Libera Monumento alla Madre di A. Libera Giardino di Palazzo Libera 102 Quaderni del Borgoantico 20

Il borgo di Villa Lagarina: futuro; la pedonalizzazione doveva sente nella sua conservazione pur LO SPAZIO URBANO essere più marcata possibile, pur se non del tutto ancora consapevo- non escludendo spazi destinati alle le o estesa; l’attenzione alle diver- Riqualificare l’ambiente costru- auto (mancavano ancora i parcheg- se sensibilità presenti (v. anche la ito e sedimentato dopo secoli e gi poi costruiti attorno al centro sto- contestazione per mesi del taglio decenni di storia, stratificata nelle rico, ora ben più diffusi); rendere degli ippocastani attorno alla fon- pietre dei palazzi e delle case che percorribile quindi il centro e darne tana della angurie, poi ripiantati hanno nel tempo costituito il Borgo un visione unitaria, pur se differen- con soddisfazione generale!); il di Villa Lagarina è stata una bella ziata nella sensibile caratterizzazio- complessivo intervento “a cuore sfida che l’amministrazione del ne dei diversi ambiti, con le strette aperto” nelle vie e piazze percor- tempo (a partire dagli anni ‘90) vie, gli androni, le fontane, le piaz- se dai cittadini, che ha richiesto ha intrapreso con determinazione, ze e i palazzi che si affacciano su di una cura quotidiana del cantiere di conscia della necessità di rendere esse: questo era un po’ l’ambizioso ripavimentazione e arredo urbano. più accogliente e armonioso l’abi- obiettivo da perseguire. È stato anche rilevante l’adatta- tato che tanti segni di cultura e di Vi erano poi diversi aspetti da con- mento alle molte condizioni che si storia prestigiosa aveva nel passa- siderare: la ricerca di una diffusa dovevano rispettare, per reti sotto to, da rilanciare e recuperare per il qualità del contesto, già ben pre- stradali, servizi vari, pendenze, ecc., con la piantumazione di alberi e di diversi dispositivi di attraver- samento e segnalazione delle varie configurazione degli spazi e dei flussi pedonali e carrabili. Tutto ciò è stato però guidato da pavimenta- zioni differenziate per ambiti, dove il ciottolo di fiume era il filo rosso conduttore di tutto l’intervento, per Foto aerea Villa Lagarina, anni 2000 unificare immagine e memoria del Piazza Riolfatti ai primi del ‘900 salesà di un tempo (4). Uno scorcio sulla piazza Riolfatti, dove si affac- cia Palazzo Madernini, ne fa sco- prire anche la sua “pelle” vissuta dalle molte stratificazioni, accura- tamente conservate dalla compian- ta proprietaria Antonia Marzani, che dialoga con la tessitura della pavimentazione, entrambe valoriz- zate dalla luce radente. Altri interventi significativi dei Piazza Riolfatti oggi, dal crocicchio di via decenni precedenti erano poi stati Roma realizzati, sempre dall’amministra- zione comunale, con l’intervento importante per la sede municipa- le presso Palazzo Chemelli (poi Scrinzi), acquistato dal Comune Foto aerea Villa Lagarina, 1917 assieme al suo giardino antistante

Progetto pavimentazioni Centro Storico, anni ‘90 Via D. Chiesa-P. Moll/via Cavolavilla Piazza Riolfatti, scorcio di Palazzo Madernini Quaderni del Borgoantico 20 103

negli anni ‘80 che rese possibi- le, di estrema attualità: non passa le sviluppare un intervento, oltre giorno, pur nella crisi dell’edilizia, che di restauro del palazzo, anche che non si ponga questo tema sul di riqualificazione urbana di quel tavolo dei decisori pubblici (siano settore di paese che si affaccia su essi amministratori, commissioni via 25 Aprile: la piazzetta, aperta edilizie e di tutela, ecc.), ovvero con la demolizione del muro verso quello che anche la più recente strada e sul retro, verso via Val- normativa urbanistica provinciale trompia, se ha ridotto l’originaria definisce come “demo-ricostru- quinta muraria verso l’Adige della zione”, espressione un po’ infeli- via principale, ha però consentito Nuovo Municipio, scorcio del vicolo ce per esprimere però un’esigenza di godere di spazi qualificati, per- antico sfidante, che richiede polso fermo, corribili in sicurezza e con ampio cultura e conoscenza della storia uso del verde pubblico. Restano dei luoghi, sensibilità accorte a ovviamente ancora da migliorare cogliere sfumature, orientamenti di la parte verso Est della strada, un contesto, attitudini al cambiamento tempo nuova direttrice d’ingres- dei manufatti antichi o meno, spes- so verso l’attuale grande rotatoria so di difficile conciliazione con le stradale (troppo imponente e non esigenze contemporanee di vita e in dialogo con la lenta scala urbana di lavoro. del paese). Il tema della “facciata” sulla scena pubblica è stato qui declinato con un programma architettonico Nuovo Municipio, scorcio del vicolo molto sobrio ma anche attento ad antico un dialogo con le preesistenze, in primo luogo la facciata principale della chiesa, che dall’interno del Municipio diviene un “paesag- gio” incorniciato dalle finestre che illuminano i percorsi e la facciata Via Damiano Chiesa e Piazzetta Scrinzi “interna” tutta vetrata e quindi tra- sparente, su ogni piano degli uffici. Una sfida con i nuovi linguaggi dunque ancora aperta, che anche Villa Lagarina dovrà (deve) affron- tare, via via che negli anni si ren- Piazza S.M. Assunta, il nuovo Municipio, deranno necessarie trasformazioni oggi dell’edificato a seguito sia di muta- Ma il Municipio si è poi trasferito, te esigenze abitative che di rinno- vo del patrimonio edilizio vetusto, Corte di Palazzo Scrinzi-Chemelli negli anni più recenti, nel nuovo palazzo municipale, sostituendo specialmente sui “bordi” più sensi- bili del centro storico, dove si con- il vetusto immobile delle scuole, centrano le maggiori tensioni nel di fronte alla chiesa parrocchiale: confronto tra l’antico e il nuovo. una soluzione dibattuta per anni Sono sfide già vissute in altri con- ma certo coraggiosa, che ha trova- testi nei decenni passati, ma ora to nell’arch. Marzari una schietta ancora più presenti e bisognose di interpretazione di forme moderne essere accompagnate da una sensi- Via “al Ponte”, inizi ‘900 (?) adattate però con sapiente mae- bilità culturale, oltre che tecnica, stria al contesto delicatissimo della appropriata. piazza e della chiesa di S. Maria Osservando alcune immagini Assunta (5). Un’opera che fa appun- delle trasformazioni della borga- to riflettere sul contesto che si ta di Villa Lagarina (6) si possono viene a trasformare negli anni, con cogliere interessanti spunti. Anzi- adattamenti, restauri o sostituzioni tutto una certa maggior presenza di edifici, dove non più recupera- del verde urbano, pubblico o pri- Via 25 Aprile/al Ponte, oggi bili, come erano le vecchie scuo- vato, che caratterizzava gli scorci 104 Quaderni del Borgoantico 20

del paese (si veda anche ad inizia- ni urbane ormai frenetiche, pare “La vera modernità oggi è il saper re dallo stesso albergo Al Ponte o andare verso la direzione di quegli restituire lo spessore del tempo alle la piazza della chiesa, ecc.), ma esempi di cura estrema del proprio modificazioni dei luoghi necessa- anche una sobrietà di forme e di “interno” dei singoli edifici, delle rie ad una società che cambia con- superfici, che oggi pare essere rele- abitazioni, ma con minore o scarsa tinuamente ma che non vuole per- gata ad una “povertà di mezzi”, a attenzione al “fuori” collettivo. Nel dere le radici della propria identi- confronto delle molte opportunità suo scritto sempre attuale “Il Fetic- tà” (9), è piuttosto emblematica. moderne, ma che invece denota cio urbano” (7) lo psicologo socia- Coniugare infatti il passato col nel passato, credo, una maggiore le tedesco Alexander Mitscherlich presente e le sue diverse, mutate, capacità di controllo e di gover- così introduceva il tema del suo esigenze (tecniche, prestazionali, no di materiali nel contesto dato. pamphlet: “…Abitazione urbana d’uso e di affezione agli spazi anti- Sia l’uso dei colori (oggi spesso e cittadini costituiscono un’uni- chi, rivisitati) è una sfida sempre “urlati” o dissonanti, non armoni- tà attorniata dal paesaggio cir- presente, ma forse negli anni più ci al contesto), sia di dettagli, di costante. Quest’ultimo non poco recenti di ancor maggiore critici- materiali e di manufatti sembrano contribuisce a che noi in un certo tà. Osservando le immagini del essere spesso non studiati o accu- posto ci si senta a casa nostra: se Manuale (non presente al momento ratamente composti in una visione è squallido, più importante divie- sul sito del Comune, ma di facile d’insieme dei vari interventi. Sem- ne l’abitazione; l’inverso avviene reperibilità all’Ufficio Tecnico), si bra che ognuno viaggi per binari se paesaggio e clima invitano a coglie come la matericità dei detta- separati, non dialoganti, cosa che dispiegare l’«arte» di stare fuori gli e degli elementi costruttivi sia a volte farebbe auspicare un più di casa”. Semplice e scontata importante ed essenziale per com- stringente accordo tra i diversi osservazione, si direbbe, ma coglie prendere prima e per intervenire soggetti e operatori che “mettono nel vivo e poi meglio dispiega poi sul tessuto storico consolidato. le mani” su un patrimonio comu- quello che accade a tutti noi, più Vengono così offerte opportunità ne da preservare, anche con sinceri o meno consciamente nel vivere e suggerimenti all’azione proget- adeguamenti e rinnovi ma con la in un certo luogo: sentirsi bene, tuale, là dove la normativa non è dovuta attenzione appunto al con- percepire un’armonia nel contesto sufficiente ad affrontare una pro- testo complessivo. Villa Lagarina che si percorre, avere oppure no blematica così complessa come è ancora poco interessata da feno- sentimenti di empatia o di repul- quella della conservazione dei cen- meni di demo-ricostruzione, ma sione, verso le cose e verso le per- tri urbani storici. certo si tratta di un dibattito aperto, sone, sentirsi accolti o allontanati che come detto troverà in futuro, da spazi, forme, materiali, persone Normativa, tradizione e si spera, i necessari e auspicabi- Ecco insomma che di questo sareb- innovazione: quale armonia? li approfondimenti, senza rinun- be bene discorrere, mentre si pone ciare alla qualità dell’architettura mano alla città e ai borghi, mente si Già, la normativa, spesso tema contemporanea, non offuscata da demo-ricostruiscono brani di edifi- ostico e contraddittorio, con forme miopie o da piccinerie mimetiche ci e di spazi comuni e privati, ma burocratiche e rigide, tali da quasi e provinciali, dove a vincere sono sempre con riflessi pubblici, sulla incentivare un approccio “anar- spesso le “burocratiche procedure” qualità complessiva del tessuto chico”, come forse era quello che formali, ma non sostanziali. Il Pro- urbano. aveva un tempo guidato gli inter- getto con la “P” maiuscola è l’uni- È da segnalare, in quel dialogo tra venti originari del costruire, eppu- co vero strumento di dialogo e di dettagli e materiali che qualificano re governati anch’essi da risorse confronto, per avanzare e crescere il paesaggio urbano, che è disponi- limitate, da pochi materiali, da in cultura urbana condivisa: con un bile, da un decennio, il “Manuale riferimenti stilistici semplici o di processo partecipativo contestuale di intervento per gli insediamenti nobile ma anche popolare origine, adeguato ai tempi e alle sensibilità storici” del Comune (8). Si tratta di che nel tempo si sono tramandati plurali, perché lo spazio urbano è uno strumento pratico e dettagliato ed evoluti, formando quella che di tutti e tutti se ne possono (e se che suggerisce una serie di modalità ora noi definiamo “tradizione”. ne debbono) occupare, per guarda- di intervento sul contesto edificato Su questo tema l’arch. Fabio Cam- re meglio e più lontano. storico delle borgate del Comune, polongo (attento cultore di archi- con esempi, schemi e fotografie del tetture antiche e moderne, presso Considerazioni generali sulla contesto e delle varie tipologie di la Soprintendenza, ma aperto ai “qualità urbana”, tra spazi manufatti, utile per orientare sia il valori del presente) al Semina- privati e pubblici pubblico che i tecnici nella lettura rio da cui trae spunto il presente e nella realizzazione dei vari inter- scritto ha espresso questo con- L’effetto che se ne trae, a volte e venti sui centri storici. cetto: “La tradizione non è altro nella complessità delle relazio- La frase che introduce al Manuale, che una innovazione ben riuscita Quaderni del Borgoantico 20 105

L’Adige e l’albergo “al Ponte”, 1936 L’albergo “al Ponte”, oggi e che per questo si è riproposta to, dove le giunzioni si incastrano l’ecologia urbana ed il paesaggio nel tempo…”; ma ciò non ci sot- l’una nell’altra armoniosamente: tra i cardini della riqualificazione trae dall’impegno di innovare a è proprio dal termine “armonia”, del costruito, dialogando tra anti- tempo debito! La tradizione è cioè parola di origine greca cara a Pla- co e moderno (10). un “trasmettere oltre” il presente tone e che esprime questo concet- ciò che si ritiene ancora affidabile to, dell’incastro perfetto, che si per il futuro, ma ha sempre biso- dovrebbe ripartire per fare sintesi Note: gno anche di accogliere il nuovo nelle complesse vicende e modali- e saper capire gli orizzonti di tà di lavoro sulla e nella città o nei (1) STEP, Scuola per il governo del Territorio e del Paesaggio della Provincia di Trento. novità feconde che il futuro stesso borghi antichi. Lavorare in armo- (2) In origine il monumento, realizzato nel reclama. Un equilibrio instabile, nia significa riuscire ad “incastra- 1927, era collocato in una grande cornice ma necessario, spesso tradito dal re” le diverse parti e soggetti che in legno, sull’alto muro della piazza della voler imitare (per pigrizia o indo- operano nelle multiformi modalità chiesa, poi demolito negli anni ’50, sosti- tuendolo con un filare di cipressi…). lenza?) il passato “tradizionale”, e ruoli, cercando di contemperare (3) Il Monumento è stato oggetto di una loro oppure scegliendo la strada della diverse esigenze, portandole a fat- ricerca “sul campo”, edita in un opusco- rottura di schemi e stilemi non più tor comune. Uno sforzo che anche lo dal titolo “Noi abbiamo scoperto «La accettati dalla sensibilità contem- la appassionata presenza dell’as- madre» la statua dell’amore”. poranea. In questo mix culturale e sociazionismo civico espresso dal (4) Il salesà, in ciottoli di fiume, è quello originario della piazza Moll e via Cavola- materiale si gioca la scommessa di Borgoantico rende più agevole villa (“capo in villa”, inizio del paese più trasformare anche i nuclei storici riuscire a portare a compimento, antico) da dove ha preso spunto il “filo con equilibrio e con mano felice, con le ricerche storiche, i raccon- rosso” dei ciottoli che si estendono al cen- nel rispetto di quanto è giunto fino ti, le documentazioni di un passa- tro delle vie in tutto il borgo. (5) Avvenuto pur nelle difficoltà di un tor- a noi e apportando il contributo to “antico” (superato?) che però tuoso processo esecutivo, con fallimento che riteniamo necessario al nostro ancora ci può insegnare molto: si dell’impresa, ecc., oltre alle “contestazio- tempo. veda in finale l’immagine emble- ni sgarbiane” che subì impunemente il Certo poi si devono equilibrare matica del ponte sull’Adige e progetto nei primi anni 2000. (6) Come ben leggibili anche dalle foto sto- anche le dimensioni socio-econo- dell’omonimo albergo-ristorante, riche tratte dal numero 19 dei Quaderni, miche, oltre a quelle architetto- che forse meriterebbe, per il futu- edito lo scorso anno e dedicato tutto a foto niche e storiche, si debbono “far ro, un ripensamento quanto a con- d’epoca confrontate con l’oggi, v. fra tutte tornare i conti”, ma spesso è solo figurazione e immagine comples- lo scorcio di via 25 Aprile, già via al Porto. cura e tempo dedicato a scelte siva della “porta d’ingresso” al (7) Edito in Germania nel 1964 e sottotito- lato, nell’edizione italiana di Einaudi del vere e motivate, non per “imita- nobile borgo di Villa, dove anche 1968, “la città inabitabile, istigatrice di zione”, né per “lasciare il segno” i dettagli e l’atmosfera di forme, discordia”. del proprio lavoro: il restauro ben materiali, alberi… hanno la loro (8) Commissionato dal Comune di Villa fatto, il recupero a nuova vita di importanza. Lagarina e redatto dall’arch. Annalisa Benetton nel novembre 2009. manufatti e di edifici è spesso Le future “porte del borgo” (9) Cit. tratta da “La norma non normata”, quello che non si fa vedere, che potrebbero ben essere emblemi di Alberto Clementi, Quaderni del Dip. gioca sulle sfumature, sui dettagli della Villa verde e ricca di giardi- URB2/1991 – UNITN. ben concepiti, sui materiali appro- ni e alberi, come si è in parte già (10) Un breve testo illuminante sui nuovi con- priati nell’uso e nell’accostamen- cetti di “ecologia urbana” e di paesaggio è operato con il parco attorno alla “Geoanarchia, appunti di resistenza eco- to, come nelle commessure di un Chiesa di S. M. Assunta, per una logica” di Matteo Meschiari, ed. Armilla- lavoro di falegnameria ben esegui- nuova “rinascita verde” che ponga ria, 2017. 106 Quaderni del Borgoantico 20

Ultime immagini di una vita popolare del Borgo Antico durata secoli ora scomparsa La piazza con la fontana, le done, i omeni e i (s)piazzaroi

di Paolo Devigili

La piazza (una delle tre o quattro composta lacrima. vossa? no g’avè gnent de mejo da del paese) era, a seconda delle sta- Si alzavano però, confondendo- far?” gioni e delle ore, assai frequentata, si, le strilla dei “puteloti”, intenti Ma assai prima dei rintocchi della oppure meno fin ad apparire deser- ai giochi degli anni cinquanta (a campana di mezzogiorno, come ad ta, salvo animarsi all’improvviso. “sconderse”, a “corerse drio”), e un segnale, la piazza si spopola- Quando era frequentata, vociava- le voci acute rimbalzavano, ampli- va e rimaneva il suono dell’acqua no le assidue comari che uscivano ficandosi sulle mura del palazzo e sgorgante dalle spine della fontana, dai portoni delle case per lavare i delle case vicine. orgogliosa per così aver recuperato panni nella fontana, dove l’acqua Allora qualcuna delle comari, il ruolo di protagonista. scorreva giorno e notte: qualcu- infastidita, brontolava scuotendo A meno che, d’estate, non compa- na, sbattendo e strizzando i panni, la testa (tale - di tutta evidenza - risse improvvisamente il camion- accennava l’aria di una canzo- era l’importanza della intrattenuta cino del fruttivendolo, ed allora ne subito accompagnata da altre, conversazione così molestata), fin la piazza ritrovava rapidamente la mentre qualcun’altra se ne stava in che qualcun’altra, più autoritaria, propria animazione, perché è chia- disparte assorta nei pensieri, e non alzando la voce ammoniva: “Piaz- ro che all’invito “perseghi, done, era neppur raro scorgere qualche zaroi de piazzaroi, no n’e a casa perseghi dolzi de Pescantina, bona

La fontana delle due spine di via Cavolavilla, oggi Donne alla fontana di Cavolavilla, inizi Novecento Quaderni del Borgoantico 20 107

pesa!”, quasi nessuna delle donne, vava: l’acqua serviva questa volta cata di neve e divenuta silenziosa, ben inteso dopo lunga trattativa e per riempire faticosamente vecchie camminavano in fretta per andare attenta verifica della stadera, pote- botti - aperte per riceverla e buone al lavoro o per rientrare nelle case va resistere, oppure - con simili per rimestare il verderame da spar- certo allora poco riscaldate, le effetti - si presentasse la “motorela gere sulle viti - collocate sui carri in donne si affrettavano per la messa del Garda”, ed il venditore offrisse fila, lungo la erta, trainati da buoi. prima e i “(s)piazzaroi” per recar- le “sardele”, certo non refrigerate, Quando qualcuno di questi scivo- si a scuola. Nel ricordo v’è anche riposte nel malfermo contenitore. lava, allora tuonavano gli “oohii!”, l’immagine di un, chissà perché, Per non parlare poi della periodica e risuonava nell’aria anche qualche abituale clochard e di qualche apparizione dello “strazer” (quan- dura imprecazione, mentre la sfer- infreddolito zingarello cui un piat- do si dice new economy): al pub- za volteggiava. to di minestra calda difficilmente blico proclama “straze, feri veci e Alla festa della Madonna Assunta, veniva negato. pel de cunel”, dai portoni e dagli però, la piazza mutava nuovamente Sono andato via da tanto tempo, androni usciva di tutto. Oddio! era aspetto: dalle finestre e dai balconi e così sono scomparse anche le il tutto di cui in quegli anni era leci- comparivano, appesi, i migliori tes- “done” e i “omeni” della piazza to disfarsi, cioè ben poco, e sem- suti di cui le famiglie disponevano, di allora: forse è rimasto qualche pre dopo attento controllo del peso e alla settimana santa le tremolanti “(s)piazzarol”, ma certo non per e sapiente trattativa sul prezzo da luci delle candele esposte, nella sug- “zugar a sconderse”. ottenere, immancabilmente con- gestiva penombra serale, invitavano Sono rimaste, si capisce, la piaz- dotta dalle comari. alla preghiera e parevano suscitare za e la fontana, ma quando ritorno Ma agli uomini della piazza questo sentimenti di pace e di amicizia. ho l’impressione che siano offese, non competeva, perché ben altre e D’inverno, poi, la fontana gelava tanto mi riesce ora difficile conver- virili attività la fontana loro riser- e gli abitanti della piazza, imbian- sare con loro. 108 Quaderni del Borgoantico 20

Poesie

di Lia Cinà Bezzi

A la porta del vént Migrar

A la porta del vént endó sgóla Gò ancor entè le récie piume de parole, àrfi lizér quel treno che zighéva dei sentimenti, ò sentì franar el fum come granìz na sera smòrta. spetando a la frontéra. En sgrisolóm che bràncola Silenzi enmagonài e ti ‘ntél stróf. coi òci lustri a ‘nmaginar Tra i alberi ‘ngropài, rampini la nossa stòria, ligada lónghi e ‘l zìch de la zivéta a na valìss col spach sinistro ‘nté la nòt. de la memoria. Solàgn ‘nté l’ombrìa è vegnù Migrar, straniar del me dialèt el vót. Segreto del destim pù dolz de l’ùa spinèla, che noi no conossém. arfiar carbom en fónt Quel vót che rùgola a la miniera per n’ilusióm sventàe de dolor de schèi. Pala e picóm senza lassar na péstola, l’aria de colp l’è tuta negra na stéla, en sògn per dirne anca se fór l’è primavera. che ancor gh’è ‘l sol, Pala e picóm, préa su préa, le to poesie, le to parole, per no morir da sol, penso prima che ‘l témp ormài ai òci de la sposa, el cant enruzenì ferméss i bianchi de la so vóze nel me cór fòli de ‘n diari avèrt, che me s’ciàriss el stróf. restài a mèz…restài lì per dirne ancor qualcòss.

Alla porta del vento dove volano / piume di parole, alito leggero Ho ancora nelle orecchie / quel treno che urlava/ il fumo come dei sentimenti / ho sentito franare / una sera smorta. / Un brivido fuliggine / aspettando alla frontiera. / Silenzi dolorosi e tu / cogli che brancola / nel buio. / Tra gli alberi aggrovigliati, uncini / occhi lustri / a immaginare / la nostra storia legata / a una valigia lunghi e il grido della civetta / sinistro nella notte. / Solitario con lo spago / della memoria. / Emigrare, aver nostalgia del mio nell’ombra è venuto / il vuoto. Segreto del destino / che noi non dialetto/ più dolce dell’uva spina, / respirare carbone in fondo conosciamo . / Quel vuoto che rotola / colpi di vento di dolore / alla miniera pe un’illusione / di soldi. Pala e piccone / l’aria / senza lasciare un’orma, / una stella, un sogno per dirci / che all’improvviso è tutta nera / anche se fuori è primavera. / Pala ancora c’è il solo, / le tue poesie, le tue parole, / prima che il e piccone, pietra su pietra, / per non morire da solo, penso /agli tempo ormai / arrugginito fermasse i bianchi / fogli di un diario occhi della sposa, il canto / della sua voce nel mio cuore / che mi aperto, / restati a metà… restati lì / per dirci ancora qualcosa. rischiara il buio. Quaderni del Borgoantico 20 109

Memorie, ricordi e restauri della chiesa di Brancolino Come poter proseguire la ricca e appassionata testimonianza di don Albino Silvestri, parroco per 31 anni, dagli anni ’20 agli anni ’50 del ‘900

di Sandro Aita Introduzione ai “Ricordi di don Padova, cui è dedicata la cappella a è nota la data di inizio: è verosimile Albino” destra della navata, ma con il forte però datarla a dopo il 1652, anno Nello scorso agosto, sabato 31, a patrocinio e sostegno della nobile in cui Paride riuscì a scongiurare Brancolino è stato presentato alla famiglia dei Conti Lodron, il cui la soppressione del convento (che comunità il prezioso volumetto più noto figlio, Paride Lodron, dal colpì con bolla papale i conventuali “Don Albino Silvestri. Ricordi e 1619 divenne Principe Vescovo di di S. Antonio). L’ornamento inter- cenni storici di un curato di paese”. Salisburgo, fino al 1653. no fu opera di Pietro Antonio Sori- Si è trattato di una rara, anzi unica È proprio in quell’anno, 14 giugno sene (per gli affreschi) e di Pompeo occasione per scoprire un brano 1619, che il padre di Paride, conte Ghitti (per i quadri), pittori brescia- importante della storia del paese, Massimiliano, scrive al Princi- ni, ma l’apparato decorativo com- frutto di un casuale ritrovamento pe Vescovo di Trento, Madruzzo, prende anche innumerevoli ele- del manoscritto che il parroco don perorando la causa della sostitu- menti in finto marmo a gesso sca- Albino scrisse nei suoi lunghi anni zione dei frati conventuali con i gliola, specie dei due altari, opera di servizio alla parrocchia di Bran- riformati (i cappuccini), cosa poi della scuola carpigiana di Giovanni colino, dal 1927 al 1958, dove morì oggetto di corrispondenza diretta Gavignani (come ben documentato nel febbraio di quell’anno, a 76 anche di Paride col Madruzzo, in dal prezioso ed esteso studio su tali anni: 31 anni di presenza in paese, un rimpallo e diatriba diplomati- decori di Vincenzo Lucchese, edito quasi metà della sua vita dedicata ca ed ecclesiale molto curiosa tra nel 1996 (v. Nota 1). alla Chiesa, sia intesa come comu- le nobili famiglie del tempo e le nità ecclesiale ma anche della diverse congregazioni religiose Il contesto di un’epoca chiesa di mura e di decori straor- con le quali intessevano rapporti e tumultuosa, il ‘600 dinari, quale essa è da oltre 400 relazioni, anche economiche. Tor- Ma la presente “memoria” non anni (ma citata fin dal 1240, come narono comunque i conventuali, vuole ne può addentrarsi nelle piccola cappella). In realtà l’appa- nel 1636, e la chiesa restò sotto la complesse, travagliate e com- rato decorativo di oltre 1.100 mq. loro custodia fino al 1810, quando battute attribuzioni e valutazioni delle pareti e delle volte della chie- il convento fu soppresso dall’ordi- storico-artistiche del periodo sei- sa risale al XVII secolo, su diretto namento napoleonico. centesco. impulso della congregazione dei Le decorazioni della chiesa si con- Peraltro il ricchissimo sviluppo frati conventuali di S. Antonio da clusero nel 1672 e oltre, mentre non di quell’epoca in destra Adige,

Sezione trasversale (a. 1886 ?) Sezione trasversale (progetto 1992) 110 Quaderni del Borgoantico 20

Pianta a quota cornicione con catene (a. Dettaglio catene lato sud (a. 1886?) Pianta chiesa (a. 1886?) 1886 ?) con fermenti e rimandi culturali borgate rurali a confronto con temi della fede e della carità, per del tutto originali, fanno riflette- chiese e palazzi del tempo che di ogni generazione a venire! re su quel periodo storico fonda- decennio in decennio si andavano tivo delle stagioni successive. Ad costruendo ed espandendo, forse Memoria e racconto di un esempio l’intervento alla chiesa si coglierebbe meglio il grado “passato collettivo” di Villa Lagarina, con la nuova di trasformazione territoriale e Ecco che allora, in questo lungo “cappella di S. Ruperto” consa- socio-economica che tutto ciò cammino centenario che ha narrato crata nel 1629 (si presume dopo ebbe a comportare. la chiesa di S. Maria di Brancoli- solo due anni circa di lavori e Ora, restringendo lo sguardo al no in varie forme e occasioni (v. la ad opera dell’illustre architetto piccolo e isolato convento di Bran- Nota bibliografica in appendice), comacino Santino Solari, rinnova- colino, con la sua semplice chie- il documento trascritto dal parro- tore dell’intera Salisburgo, sotto sa all’esterno ma sontuosamente co don Albino Silvestri trova una l’impulso di Paride Lodron, che decorata in ogni sua parte interna, collocazione specifica e rilevante potrebbe aver influenzato anche ci si può immaginare, almeno in anche per noi oggi. l’impianto decorativo della chiesa parte, quale particolare messaggio Testimonia di una passione per il di Brancolino, come ha ben osser- venisse offerto alle generazioni paese e per la sua chiesa da tra- vato Roberto Codroico, su Quader- dei fedeli del tempo ma, inevita- mandare al futuro e con essa anche ni del Borgoantico n. 16, v. Nota bilmente, anche a quelle future, l’impegno per tutti e per ciascuno 2), cappella dedicata alla memoria visto l’impegno stilistico, arti- a dare testimonianza delle vicen- dei genitori di Paride, ebbe l’esito stico, culturale e la compiutezza de storiche del passato che questi di rinnovare ed ampliare la chiesa dell’opera. monumenti artistici e storici, oltre nelle forme attuali (salvo la fac- Le storie di S. Francesco e di S. che di fede, ci offrono. ciata, risalente come noto a fine Antonio così ben rappresentate È così che sembra importante tro- ‘800). Così anche le diverse ville figurativamente, con gli altri colti vare il modo per raccordare quelle e palazzi che si edificarono in quei rimandi ad episodi biblici ed evan- lontane vicende e memorie che don due secoli, tra XVII e XVIII seco- gelici, a S. Maria cui è dedicata la Albino raccolse ordinatamente in lo, conformarono i borghi della chiesa e con le ricche simbologie quel suo manoscritto, per tentare, destra Adige, caratterizzandone lo estese su tutto l’apparato decora- poco a poco, di portare il suo impe- sviluppo urbanistico e architetto- tivo barocco (composto da oltre gno di “memoria e racconto” fino nico ed oggi diremmo anche pae- 80 riquadri), ne fanno, si potrebbe ai giorni nostri. saggistico, in modo assolutamente dire oggi, un compendio comuni- Un impegno forse temerario, data rilevante. cativo e divulgativo per tutte le la diversa conformazione sociale Se per un momento si potesse, popolazioni e i viaggiatori e pel- e pastorale della comunità locale socchiudendo gli occhi, imma- legrini che vi si fossero accostati: d’oggigiorno, ma certo importan- ginare cos’erano queste povere quasi un’enciclopedia figurata sui te, direi quasi ineluttabile, se non Quaderni del Borgoantico 20 111

dei lavori eseguiti, che assomma- vano a circa 9 milioni di Lire, ma una lettera del parroco Peterlini dell’8 ottobre lamenta, nell’attesa della liquidazione del contributo provinciale, una serie di lavori non finanziati o comunque da comple- tare che si rendevano ancora neces- sari: occorrerà attendere diversi anni, finché poi il nuovo Parroco, don Renzo Bertolini nei primi anni novanta prese una decisione auda- ce e temeraria, pensando al restau- ro dell’intero complesso!

I restauri degli anni ‘90 Furono certo anni di maggiori disponibilità economiche della Provincia su queste opere, ma lo spunto a don Renzo venne forse dall’intervento che nel 1988/’99 Riquadro parete nord-est tassello di prova ebbi occasione di progettare ed eseguire per conto del Comune di si vuole disperdere nel chiasso del tenuta nella sua essenziale maesto- Nogaredo per il restauro della parte presente segni, racconti, opere e sità dai parroci che si sono succe- del conventino a lato della Chiesa, impegni che hanno contribuito a duti dopo don Albino, pur con le di proprietà comunale: fu un inter- tessere appunto il presente, di cui difficoltà del tempo: si ricorda in vento minino, conservativo del tutti possiamo godere, per trasmet- proposito le accorate richieste di bene, con poche opere ma accu- terlo alle future generazioni. Bene manutenzione che furono avanzate rato e coscienzioso, che forse don ha fatto in tal senso Gianni Bezzi, nel 1972 e seguenti dal parroco don Renzo apprezzò e, con coraggio, nella prefazione al testo su don Giuseppe Peterlini, che segnalava mi chiese di pensare ad un proget- Albino, citando Umberto Eco, a l’urgente necessità di interven- to complessivo della chiesa, ormai sottolineare “come ogni individuo ti manutentivi e di restauro della ancora bisognevole di consisten- dovrebbe custodire nel proprio chiesa e del convento (anche con ti manutenzioni e restauri, anche animo questo passato collettivo, un progetto e stima dei lavori da interni. questa ‘storia della propria comu- parte del Perito ind. Mario Leoni di Fu così intrapreso, dal gennaio 1990, uno studio generale dell’edi- nità’, come bagaglio essenziale, Nogaredo, del giugno 1974), chie- ficio, con una estesa ricerca storica che è sapere interiore che ci rac- dendo alla Provincia un aiuto eco- e documentale, con rilievi che per- conta ‘chi siamo, dove andiamo, nomico, cosa avvenuta, dopo varie misero una ricognizione completa dove vogliamo andarÈ…”. peripezie, nel 1975. Il periodo era dello stato di degrado delle faccia- Senza, come detto, voler dare com- quello del passaggio di competen- te esterne, fortemente dilavate, con piutezza a questo “passato collet- ze tra Stato e Provincia in tema di perdite e infiltrazioni d’acqua dal tivo” ma solo per offrire una pic- “beni culturali”, e forse anche que- tetto (specie sul retro, dove insi- cola testimonianza di alcuni anni sto ha dilatato e reso complesso steva anche il Rio Bordala interra- di appassionato lavoro attorno al (a volte pare anche conflittuale) il to che ammalorava pesantemente compendio della chiesa e del con- rapporto tra i vari soggetti (Parroc- le murature dell’abside e il coro vento di Brancolino, desidero qui chia, Comune, la Curia, con Mons. ligneo originario, sottostante alla ricordare le fasi successive alla sua Rogger, il Sovrintendente Nicolò quota del rio stesso!). Anche gli “memoria”, giunta fino al 1958. A Rasmo, il neonato Assessorato alle interni, oggetto di un accurato rilie- parte l’importante rifacimento del attività culturali, diretto da Guido vo critico complessivo, poterono tetto e dei cornicioni a guscia risa- Lorenzi ), che peraltro ebbero a essere meglio studiati, procedendo lenti al 1951 (ad opera dell’arch. quanto si legge nei documenti con- così ad impostare una serie di FASI Pietro Kinigher e dell’imp. f.lli sultati attenzione e cura per il com- di progetti e di lavori, che via via, Leoni, citati da don Albino), negli plesso di Brancolino. Nel luglio godendo di un consistente (anche gli anni ’60 e ’70 del secolo scorso 1976 il Perito Leoni presenta alla se dilatato nel tempo) sostegno la chiesa venne conservata e man- Provincia la rendicontazione finale della Provincia, poterono, negli 112 Quaderni del Borgoantico 20

anni seguenti al primo progetto sulla volta e sulle pareti. Si tratta di tiere, nella fase di restauro della (del febbraio 1992), essere portati un intero sistema di legature, cate- parte bassa delle pareti interne, a compimento. Tra il 1991 e il ‘94 ne e chiavi, molto ben disegnato verso marzo/aprile del 1996, fu a don Renzo seguì don Marco Berti fin nei minimi dettagli e realizzato quando vennero alla luce le figure che lo assecondò per le fasi iniziali con altrettanta cura, di cui poco si di otto sante intervallate da bel- del progetto e poi dei primi lavori. conosceva: nelle ricerche docu- lissimi cesti di frutta e fiori, den- In breve i lavori furono suddivisi mentali per il progetto del 1992 tro una cornice ottagonale grigia ed eseguiti in ben sette fasi, dal presso l’archivio parrocchiale (ora e ombreggiata che copriva quella luglio 1994 al 2001/2004, ovvero: in quello Diocesano), si trovaro- originaria nera che ne faceva ancor a 1 fase: opere esterne, urgenti e no dei disegni di questa accurata più risaltare i colori vividi e le precantiere, riparazione del tetto e e completa “legatura” della chie- immagini ottimamente conservate restauro facciate e campanile sa. Nel corso poi del restauro del (tranne una figura sopra un confes- a 2 fase: opere interne preliminari - tetto, delle facciate e delle volte si sionale). Si trattava di un’autentica apprestamento dei ponteggi interni è potuta verificare con dettaglio la scoperta di cui non si aveva alcuna e opere complementari documentazione o testimonian- a loro presenza, coincidente con i 3 fase: opere interne (affreschi disegni che si possono far risalire za, tanto che con l’arch. Ermanno parte bassa navata e abside/presbi- alla fine dell’800 (non sono data- Tabarelli de Fatis, della Soprin- terio) ti, ma altri analoghi rappresentano tendenza storico-artistica, si deci- 4 a fase: dipinti murali interni (pare- la pianta e le sezioni della chiesa, se di proseguire con le scopriture ti parte alta e volta navata) databili al 1886). Un’opera impo- integrali degli affreschi sottostan- 5 a fase: restauro di 7 dipinti su tela nente che testimonia come anche ti le ridipinture che li oscuravano della navata (essendovi appese sopra le stam- 6 a fase: dipinti murali interni (cap- in quell’epoca ci si sia presi cura di questo gioiello di fede e di mura pe delle stazioni della Via Crucis, pella di S. Antonio e sagrestia, ulti- poi collocate definitivamente nella mati nel 2000) dipinte e decorate, unico nel suo a genere e davvero emozionante alla Sacrestia). Come ha ben descritto 7 fase: restauro arredi in legno in un primo momento Pino Verde della sacrestia e statue in gesso ai vista anche distratta dei turisti o dei fedeli d’oggi. in un bell’articolo sul periodico “Il lati dell’altare (ultimati nel 2004) Comunale” del dicembre 1996 (poi Complessivamente si sono spesi ripreso nel libro illustrato da molte circa 1.700.000 Lire, coperti quasi La sorpresa delle otto Sante belle immagini sulla chiesa, curato al 90% dal contributo provincia- martiri e la “Memoria da Mario Mariotti, del 2009, v. in le, nel corso di oltre sette anni di condivisa” Note), le sette sante, con l’ottava lavori, ma di ben 14 anni dall’i- Forse però l’esito più sorprendente finale solo presente con un lacer- nizio dei primi progetti: oltre un dei restauri più recenti degli anni to irriconoscibile (forse attribui- decennio di appassionate e inten- ‘90, già quasi ad inizio del can- bile a S. Caterina da Siena), sono se peregrinazioni, tra carte, docu- menti, rilievi, fotografie, salite e discese dai ponteggi, confronti e dialoghi con imprese, restaurato- ri (in primis Roberto Marzadro di Nogaredo), funzionari e i valenti componenti del Comitato parroc- chiale che assieme a don Ruggero Fattor (succeduto dal 1994 come parroco a don Marco Berti, fino al 2007/’08) e con il sempre presen- te Valerio Marzadro seppero tene- re alta la tensione verso il miglior risultato possibile! Sembra di vedere all’opera, in questa fase di intensi lavori per “restaurare la chiesa”, quegli igno- ti operai e quell’abile progettista che idearono e realizzarono la complessa e perfetta opera di con- solidamento statico della chiesa, gravemente danneggiata da lesioni Fase intermedia scopritura parete lato nord-est Quaderni del Borgoantico 20 113

sistemi di raccolta, comunicazio- ne e diffusione delle informazioni non mancano: per la Chiesa di S. Maria di Brancolino è allora forse il momento, per valorizzarne ancor meglio la complessa e ricca storia, artistica e non solo, di offrire a tutti un brano di memoria condivisa, in forma agile e aggiornata (anche se non specialistica), che faccia meglio capire da dove veniamo, per traguardare con maggior con- sapevolezza il futuro. Un po’ quel- lo che don Albino Silvestri volle indicare col suo “diario storico” manoscritto, fortunosamente riap- parso e disponibile ora per tutti.

NOTE 1) Vincenzo Lucchese, Giovanni Garavini e la Riquadro restaurato (1996) S. Maria Maddalena scagliola carpigiana. Illusionismo barocco nella Parrocchiale di Brancolino, Trento, state identificate, partendo dal lato ridiamo forse per queste evenien- 1996; 2) Roberto Codroico, La chiesa di Brancolino, Nord-Ovest verso l’altare, con: S. ze, ma ci fanno pensare anche alla i conti Lodron e Bonaventura Madernino, Brigida, S. Maria Maddalena, S. necessità di maggior conoscenza e Quaderni del Borgonatico, n. 16/2015, pag. Apollonia, S. Caterina d’Alessan- divulgazione di fatti, sentimenti, 74-79. Nel suo commento l’autore ipotizza che il Solari abbia indirettamente influenza- dria, Sul Lato Sud-est verso l’in- personaggi e storie, raccontate o to l’architettura e le decorazioni della chiesa, gresso: S. Agata, S. Lucia, S. Ceci- documentate non sempre nel modo trovandovi degli interessanti rimandi a sue lia e (forse appunto) S. Caterina da migliore e completo: ecco l’oppor- opere nel salisburghese, meritevoli di appro- Siena. Tutte sembrano voler ripor- tunità di dare conto alla pubblica fondimento (v. a p. 75); 3) Chissà se si può immaginare un qualche tare l’osservatore alla virtù della opinione, alla comunità locale e rimando, per queste originali figure femmini- castità, insita nelle loro vicende non solo, di questo “passato collet- ni, al “processo alle streghe”, del XVII sec., di vita e martirio. Queste immagi- tivo” citato da Umberto Eco, che coevo a quei dipinti…; 4) Altre pubblicazioni essenziali di riferimento: ni, coperte in epoca ignota, forse dalle piccole storie locali ci spin- - Il Comunale, n. 17/1993 articolo di don ottocentesca (magari in occasione gono ad interessarci ai progetti per Marco Berti e Sandro Aita, La chiesa di degli imponenti lavori di consoli- il nostro futuro. Brancolino, Arte e cultura, pag. 5-8; Pro- getto di restauro, pag. 9-14; damento sopra accennati), possono Chissà che anche da queste note - Il Comunale, n. 24/1996, articolo di Pino far pensare a diverse condizioni di e racconti possa venire un aiuto a Verde, Le sante di Brancolino, pag. 65-72; impropria collocazione, al tempo di trovare forme adatte ai linguaggi - Mario Maniotti, La chiesa di S. Maria di chissà quali intenzioni o situazioni contemporanei per comprende- Brancolino, Rovereto, 2009; - AA.VV., Don Albino Silvestri. Ricordi popolari e di fede che ne suggeriro- re meglio il passato e vivere così e cenni storici di un curato di paese, Pro no il mascheramento (3): oggi sor- meglio anche il presente. Oggi i Loco di Brancolino, 2019. 114 Quaderni del Borgoantico 20

Sandro Canestrini, un grande amico di Borgoantico

di Sandro Giordani

Lo scorso 5 marzo 2019 ci ha lasciati Sandro Canestrini, classe 1922, un uomo di fama nazionale per il suo ruolo di avvocato penali- sta impegnato in noti processi della storia italiana. La sua fu anche una presenza autorevole nella vita poli- tica e culturale della città di Rove- reto e della regione Trentino-Alto Adige. Noi di Borgoantico ci limitiamo a raccontare la figura di Sandro quale grande amico, profonda- mente legato a Villa Lagarina ed in particolare alla zona di Cei, dove era possibile vederlo, ancora fino a pochi anni fa, nuotare nelle acque del lago e dove conosceva bene anche la zona montana, per averla frequentata da partigiano durante 2007 Sandro Canestrini con Giancarlo Frisinghelli alla festa dell'anguria la Resistenza. Al ritorno da Cei non un rapporto speciale con Borgoan- to avvenuto a palazzo Madernini poteva poi rinunciare ad una sosta tico e con il sottoscritto, anche se, durante la presentazione di uno dei presso la fontana delle angurie e, se per la verità, i contatti negli ultimi nostri Quaderni, con la professo- incontrato, non mancava di essere anni si erano un po’ diradati, ma ressa Antonia Marzani, compianta invitato nella cantina dei fratelli solo per colpa di chi scrive. Non padrona di casa, che sosteneva le Mario e Flavio Zandonai. posso dimenticare ad esempio il idee e le motivazioni dell’unità d’I- Aveva molti amici a Pedersano, vivace ed appassionato confron- talia e Sandro Canestrini dall’altra, Castellano e Villa, ma intratteneva molto critico sulle modalità con cui l’unità nazionale venne a crearsi: si trattò di uno scambio di vedute duro, ma ovviamente rispettoso e, considerate le caratteristiche dei due “contendenti”, di alto livello culturale e pertanto di ascolto par- ticolarmente coinvolgente e piace- vole. In più occasioni ci siamo trovati a pranzo presso la sede dell’asso- ciazione Borgoantico: si parlava di tutto, ma il tema predominante era naturalmente la politica. Fu poi una grande sorpresa quando un giorno la conversazione si orien- tò sul gioco della “balonzina” e siamo tutti rimasti sbalorditi nel sentirlo raccontare, fin nei minimi 2007, Sandro Canestrini alla Sagra del Baccalaà Quaderni del Borgoantico 20 115

2008, sede di Borgoantico, pranzo conviviale con: Sandro Sandro ha fame e chiede a Bruna un assoggio di trota in carpione Canestrini, Tosca Giordani, Flavio Zandonai, Adolfo Zandonai, Nedo Fiano (sopravvissuto al campo di sterminio di Auschwitz) particolari, la cronaca della grande partita disputata sulla piazza di Sacco tra le squadre dei padroni di casa, del Sacco appunto, e di Villa, cui aveva assistito da adolescente, verso la metà degli anni Trenta del Novecento. Fino a pochi anni fa non mancava mai di partecipare alle feste organizzate da Borgoantico, dove si faceva accompagnare da amici o da Marta, sua moglie. Tutti noi abbiamo perso un amico: grazie Sandro per averci gratificati della tua amicizia.

Giornata all’insegna dell’allegria con pranzo conviviale a Bellaria. Sandro Canestrini in piedi con Luca Laffi e Sandro Giordani, seduti si notano Flavio Zandonai e Antonio Passerini Finito di stampare nel mese di novembre 2019 da Litotipografia Alcione, (Tn) 

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  Foto di copertina: 1917, Villa Lagarina - la pieve dell’Assunta voluta da Paride Lodron. Il lungo muro sulla destra che delimitava la campagna di proprietà della storica famiglia Marzani è stato abbattuto per realizzare le scuole.

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