COMUNE DI

Via Taverna 3 22060 Novedrate (CO)

PROPOSTA DI ADESIONE AL PARCO REGIONALE DELLE GROANE Relazione descrittiva della valenza ambientale del territorio oggetto di ampliamento

DATA Ottobre 2016 1. LA PROPOSTA DI ADESIONE AL PARCO REGIONALE DELLE GROANE

Il di Novedrate ha aderito al Parco Locale di Interesse Sovracomunale della “Brughiera Briantea” attraverso Deliberazione di Giunta Regionale n. 301 del 02 ottobre 2008.

Considerando le caratteristiche territoriali, ambientali e paesaggistiche del Parco Regionale delle Groane, il comune di Novedrate intende proporre di includere le aree del PLIS Brughiera Briantea che ricadono nel confine comunale, all’interno del perimetro del Parco Regionale delle Groane poiché l’area protetta compresa nel perimetro del PLIS è il risultato dei medesimi fenomeni di evoluzione geologica e geomorfologica che hanno prodotto i terrazzi fluvioglaciali dell’Alta Pianura Lombarda.

La comune fase evolutiva – la gran parte dei territori di Groane e Brughiera sorgono generato dalla fase fluvioglaciale del periodo Mindel – ha determinato la formazione del tipico suolo rossastro, argilloso e impermeabile, denominato “ferretto”, che ha consentito lo sviluppo dell’attività estrattiva che ulteriormente accomuna, con le fornaci, a caratterizzare il paesaggio antropizzato. Il suolo è quindi acido, ha pochi nutrienti e risulta quindi inadatto ad attività agronomiche ma, al contrario, ha agevolato l’insediamento della brughiera, praterie caratterizzate dalla presenza del brugo, arbusto della famiglia delle ericacee scientificamente chiamato Calluna vulgaris. La presente relazione descrittiva, così come stabilito dalle procedure di ampliamento dei Parchi Regionali previste dalla Regione Lombardia,

2. VALENZA AMBIENTALE DEL TERRITORIO OGGETTO DELLA PROPOSTA DI ADESIONE

2.1 La fondazione del PLIS, gli aspetti dimensionali e demografici

Il Parco Sovracomunale della Brughiera Briantea nasce nel 1994 (deliberazione Giunta Regionale n.41462 del 26 luglio 1984) per iniziativa di tre comuni “fondatori”: , , Meda, ai quali si aggiunge il Comune di nel 1986. L’area tutela una superficie inizialmente estesa a circa 700 ettari tra le province di Milano e . Si tratta di un territorio che racchiude importanti valori ambientali, con presenze forestali di assoluto rilievo e residui ambiti di vegetazione e brughiera nei Comuni di Lentate sul Seveso, Meda, Brenna (riconducibili all’habitat di interesse comunitario 4030 – European dry heaths, Lande secche Europee) in costante regressione per le dinamiche di successione naturale (si veda a tal proposito lo “Studio delle formazioni vegetali a brugo del Parco Brughiera Briantea e della Provincia di Como”, Brusa G. 2008). Tra il 2005 e il 2008 si sostanzia un importante ampliamento del territorio del Parco, con inclusione di territori dei comuni di: Brenna, , , (con inclusione della Riserva Naturale e SIC “Fontana del Guercio”), , Novedrate e ampliamento del territorio del PLIS nei comuni di Lentate sul Seveso e Mariano Comense. L’ampliamento viene riconosciuto dalle province di Milano e Como con proprie deliberazioni di Giunta Provinciale (Provincia di Como, Deliberazione di G.P. n° 394/56968 del 1 dicembre 2005, Deliberazione di Giunta Provinciale n° 301 del 2 ottobre 2008 per l’inclusione dei territori nei comuni di Brenna e Novedrate; Provincia di Milano, Deliberazione di G.P. n° 571/05 del 27 luglio 2005 con riconoscimento dell’ampliamento sul Comune di Lentate sul Seveso). E’ da sottolineare come i fondamentali valori ambientali dell’area del PLIS siano riconosciuti dall’inserimento di questi territori in un progetto di Parco Regionale, inserito nel Piano Regionale delle Aree Protette attivato con la L.R. 86/83, recentemente modificata dalla L.R. 12/2011. 2

Attualmente il PLIS copre una superficie di circa 2.640 ettari in un territorio densamente urbanizzato e popolato. I residenti nel territorio dei 10 comuni del Parco superano infatti le 100.000 unità. Con l’eccezione di Carimate, tutti i comuni del Parco sono stati interessati da una continua crescita demografica. In particolare l’aumento demografico ha seguito mediamente il trend regionale fino al 1971, anche se l’incremento dei comuni del Parco, in particolare di Carugo, Mariano Comense, Meda, Novedrate, Cabiate, Figino Serenza, Lentate sul Seveso e Cermenate è stato maggiore in termini percentuali rispetto a quelle lombarde. Dal 1971 al 2001 la crescita demografica in Lombardia si è fermata mentre per i comuni del Parco è continuata, e l’incremento è stato maggiore nei comuni (Brenna, Cabiate e Carimate) dove nei decenni precedenti lo sviluppo demografico era stato minore.

2.2. Aspetti geomorfologici

L’assetto geomorfologico del territorio, e soprattutto la sua articolazione nei terrazzi fluvioglaciali, con le conseguenti profonde differenze pedologiche, rappresenta uno degli elementi di maggior importanza per la comprensione di questo territorio, della sua storia, della sua economia, e, per quanto riguarda le prospettive gestionali, per l’interpretazione del paesaggio e degli ambienti seminaturali. La matrice pesantemente argillosa dei terrazzi più antichi (mindeliani), determinando uno stato di aridità stazionale, ha condizionato e limitato nei secoli lo sviluppo agricolo. Il salto di qualità nell’utilizzo di queste superfici si è avuto solo con l’editto di Maria Teresa d’Austria, relativo alla valorizzazione forestale. Ma fino al 1800 la cartografia storica riportava solo l’indicazione di “brughiera”, indicando superfici sterili, utilizzabili soprattutto per il pascolo. Successivamente le caratteristiche geolitologiche hanno condotto allo sfruttamento di gran parte dell’area del pianalto per l’estrazione dell’argilla per la produzione di laterizi, producendo di fatto lo stravolgimento degli assetti ambientali, a causa del denudamento di ampie superfici e della modifica della micromorfologia, con la creazione di depressioni e quindi di zone di ristagno delle acque meteoriche, altrimenti in movimento verso le incisioni del drenaggio. Le diverse condizioni pedologiche del terrazzo rissiano sottostante ed ancor di più nella valle del Seveso hanno invece consentito l’uso agricolo del territorio.

2.3 L’ambito territoriale [tratto da “L’Atlante dei PLIS”, Città Metropolitana di Milano, Centro Studi PIM]

Il PLIS della Brughiera Briantea è situato nel contesto del terrazzo delle Groane e di Meda, in un ambito territoriale raccordato con lievi ondulazioni con l’alta pianura asciutta a nord del Villoresi e dove la scarsa permeabilità dei suoli ha determinato un fitto reticolo idrografico costituito da corsi d’acqua a regime temporaneo, alimentati dagli afflussi meteorici. Si tratta di un ambito oggetto di una fortissima pressione antropica, con una cortina edificata pressoché continua che segna il margine di un’urbanizzazione particolarmente diffusa. I caratteri geomorfologici hanno favorito il permanere di un ambiente prevalentemente naturalistico, estraneo sia al paesaggio rurale, sia alla prima grande ondata di industrializzazione, rappresentando un forte limite all’urbanizzazione. Mentre il ruolo marginale svolto attualmente dall’attività agricola nella porzione più meridionale di questo ambito territoriale ha determinato l’abbandono o la trasformazione della maggior parte delle cascine, oltre a una superfice agricola, prevalentemente coltivata a seminativo e a prato, decisamente frammentata, la scarsa vocazione agricola del territorio più direttamente interessato dal PLIS ha consentito la conservazione di alcuni ambiti di naturalità lungo il corso del Seveso 3 e nel pianalto del Parco della Brughiera. In questo territorio di brughiera fra i più meridionali d’Europa e di peculiare interesse geologico, il Parco delle Groane, in connessione a nord con il Bosco delle Querce di Seveso e il Parco della Brughiera, garantisce, pur con le restrizioni determinate dagli attraversamenti urbani, una continuità del sistema ecologico nord-sud, ponendo in relazione il sistema prealpino della con i parchi urbani del sistema metropolitano. Sotto il profilo paesistico-ambientale, sono aree di estrema potenzialità (e per contro di estrema fragilità) proprio in ordine al loro ruolo di assorbimento degli impatti da parte del sistema insediativo e in relazione alla loro funzione di riequilibrio ecologico, riqualificazione del paesaggio e promozione di un “presidio ecologico” del territorio. Il Parco della Brughiera Briantea rappresenta una delle prime aree coperte quasi esclusivamente da boschi e prati che si incontrano allontanandosi da Milano verso nord, stretta fra aree intensamente urbanizzate. Il Parco prende il nome da una formazione vegetazionale tipica dei suoli poveri, la brughiera, un tempo ampiamente diffusa in questo ambito e che oggi sopravvive solo in condizioni estremamente particolari e precarie. Morfologicamente il territorio del Parco è caratterizzato da terrazzi fluvioglaciali che raggiungono i 300 m di quota, che determinano un paesaggio mosso e vario, caratterizzato da rilievi morenici, incisi dai corsi del Seveso e del Tarò e dalle acque di ruscellamento e dai torrenti che hanno dato origine a solchi, scarpate e vallette. L’area, rappresentativa delle diverse situazioni geomorfologiche dell’alta pianura e del pianalto lombardo, ha avuto origine dai materiali ghiaiosi trasportati dai torrenti che, scendendo dai ghiacciai, hanno modellato l’area a sud del lago di Como, dando origine a suoli argillosi dal caratteristico colore rosso, chiamati “ferretti”. Il terreno compatto e pesante non ha favorito l’agricoltura ed è quindi prevalsa la vocazione forestale della brughiera, mentre la presenza di argilla ha determinato lo sviluppo di un’intensa attività di escavazione che ha portato ad una trasformazione violenta del territorio, rimodellando il paesaggio ed originando le depressioni che oggi spesso ospitano, anche se a volte temporaneamente, piccoli laghi che segnano il territori di Lentate sul Seveso, Mariano Comense e Meda e che costituiscono oggi zone umide d’un certo interesse, votate a un utilizzo a scopo didattico-ricreativo. Gran parte della superficie è oggi occupata da vaste superfici di foresta planiziale di querce, di eccezionale pregio naturalistico, risultato anche di un’estesa attività di rimboschimento che ha interessato, nel dopoguerra, l’area di Cimnago, mentre rimangono lembi di brughiera solo nelle aree in cui più recentemente è cessata l’attività di cavazione dell’argilla, ove i suoli sono meno fertili. Questi ecosistemi rappresentano quindi un caratteristico habitat per specie animali e vegetali legate all’ambiente forestale, che qui trovano l’estremo rifugio, in aree risparmiate dalla fortissima espansione urbanistica degli ultimi decenni.

2.4 Uso del suolo ed elementi storico – paesaggistici

La scarsa fertilità dei suoli, la carenza delle risorse idriche, l’estensione delle superfici a bosco hanno fortemente limitato gli insediamenti nel pianalto. Gli antichi fabbricati agricoli, quando ancora presenti, hanno subito una sostanziale trasformazione, funzionale, morfologica e spesso anche materica, e comunque la perdita dei caratteri di ruralità. All’interno del Parco i boschi occupano oggi oltre 1432 ha di superficie, pari a circa il 54% della superficie, con buona presenza di formazioni tipiche dell'alta pianura asciutta (querceti di rovere e/o farnia, querco - carpineti, pinete di pino silvestre, robinieti misti e puri) e dell'area collinare (castagneto). Una criticità è rappresentata dalla presenza diffusa di specie esotiche invasive (Quercus rubra, Prunus serotina), verso cui il Parco attua, attraverso il proprio Piano di Assestamento Forestale vigente, interventi di contenimento, eradicazione e miglioramento forestale sulle superfici di proprietà pubblica. Per quanto riguarda le superfici esterne al bosco, i seminativi rappresentano la categoria più 4 estesa (24,78 %), mentre i prati stabili, presenti principalmente nella parte orientale del Parco, nei comuni di Brenna, Mariano Comense e Meda, e nella parte centrale nei comuni di Figino Serenza e Lentate sul Seveso, rappresentano il 3,5% della superficie. I vivai occupano il 4,32 % del territorio, concentrati nei comuni di Mariano Comense e Figino Serenza. Le aree edificate (ad uso produttivo o residenziale) o in trasformazione occupano nel complesso oltre il 6,5 %. In particolare, il 3,5 % circa è rappresentato dagli edifici residenziali e il 1,64 % da quelli produttivi. Tali superfici, incongrue con le finalità del PLIS e con i disposti di cui alla D.G.R. 8/6148 sono maggiormente presenti nei comuni di Mariano Comense, Lentate sul Seveso e Figino Serenza. Eccezion fatta per gli insediamenti in area perimetrale e di confine, una parte degli ambiti residenziali e produttivi è “annegata” nella matrice a maggiore naturalità delle parti interne del Parco, per cui è impossibile prevedere una loro estrusione dal perimetro. Piuttosto è fondamentale pensare ad una modalità di pianificazione che preveda una loro interazione con il Parco, soprattutto in occasione di mutamenti negli assetti. Le cascine e gli edifici agricoli occupano meno del 1 %, e sono per lo più presenti nel territorio di Mariano Comense e Novedrate. Le aree coperte da vegetazione riferibile alla brughiera rappresentano circa l’1 % del territorio (il dato è approssimativo). Numerose sono inoltre le testimonianze dell'architettura agricola locale (cascine, come ad esempio il nucleo di Cascina Mordina, a Mariano Comense), dell'archeologia industriale (fornaci e siti di escavazione, soprattutto nei comuni di Meda, Lentate sul Seveso, Mariano Comense) della devozione popolare (varie cappelline ed edifici di culto minore, benché di assoluto interesse storico – testimoniale). [Tratto da “L’Atlante dei PLIS”, Città Metropolitana di Milano, Centro Studi PIM] Il patrimonio storico-architettonico appare di notevole importanza per diffusione e valore, paragonabile ad altri ambiti della Brianza. Si tratta di un patrimonio particolarmente vasto e importante, oltre che per le architetture religiose e rurali, soprattutto per il sistema delle delle dimore extraurbane (edificate a partire dal tardo Rinascimento), che rappresentano un segno distintivo di un territorio che nel corso dei secoli è stato scelto quale luogo privilegiato di residenza. Fra queste, generalmente esterne al perimetro del Parco, la settecentesca villa Casana a Novedrate, villa Valdettaro e villa Stoppani (il Cenacolo) a Lentate sul Seveso, villa Ravasi a Camnago, villa Antona Traversi a Meda e villa Padulli a Cabiate che vanta una posizione paesaggistica di grande interesse. I complessi rurali, prevalentemente a corte aperta e spesso trasformati interessano in modo diffuso tutto l’ambito del Parco, con alcune significative emergenze rappresentate dalla cascina Mordina a Mariano Comense, dalle cascine Belgora e Colombera a Meda, dalla cascina Fornasetta a Lentate sul Seveso e dal molino Foppa situato lungo il corso del Seveso. Sempre all’interno del Parco sono presenti alcuni esempi di architettura industriale fra i quali la fornace Ceppi di Lentate sul Seveso e la fornace Fusari di Mariano Comense, mentre sul tracciato della vecchia ferrovia delle cave corrono oggi alcuni percorsi fruitivi del Parco. Per quanto riguarda invece le altre tipologie di beni occorre considerare che, essendo i centri storici localizzati all’esterno del perimetro del Parco, queste risultano presenti solamente ai suoi margini. Fra le architetture religiose, l’oratorio di S. Stefano a Lentate sul Seveso e la chiesa di S. Vittore e il Santuario del Santo Crocefisso a Meda, rappresentano per la loro notorietà, elementi di chiaro riferimento territoriale. Lungo la porzione nord-ovest del Parco, l’asse storico della strada Comasina rappresenta un importante elemento della memoria storica. La fruizione dell’ambiente naturale da parte delle popolazioni è favorita dalla posizione dei nuclei urbanizzati che si affacciano sul Parco e allo sviluppo dei percorsi fruitivi che non interferiscono con le principali vie di comunicazione, anche se lo scarso sviluppo di queste ultime non consente sempre agli utenti di raggiungere agevolmente gli ambiti naturalistici. Fra i più significativi ambiti di interesse naturalistico il lago Azzurro che ospita, nei diversi periodo 5 dell’anno, numerose specie d’uccelli legate agli ambienti lacustri, che qui possono trovare uno dei pochi ambienti con buone caratteristiche di naturalità presenti nell’area a nord di Milano. Il territorio del PLIS, esteso sui 10 comuni, è inoltre attraversato da un'estesa rete sentieristica di oltre 100 km di sviluppo, per lo più precorribile a piedi, date le caratteristiche del fondo e dell'ampiezza dei tracciati.

2.5 L’attività agricola [Tratto da “L’Atlante dei PLIS”, Città Metropolitana di Milano, Centro Studi PIM]

La scarsa fertilità dei terreni e la penuria di risorse idriche hanno storicamente limitato l’attività agricola circoscritta quasi esclusivamente alla valle del Seveso e alla piana di Cimnago, dove erano presenti seminativi vitati e gelsi. Nel resto del territorio del Parco, questa situazione ha favorito la vocazione forestale della brughiera, limitando i coltivi alle aree prossime alle cascine e alle superfici terrazzate (ronchi) dove si esercitavano pratiche agricole a carattere intensivo che prevedevano la coltivazione di cereali, ortaggi e vite. A partire dall’Ottocento la crisi della bachicoltura modificò questa situazione, determinando l’estensione dei vigneti, mentre nel dopoguerra gli agroecosistemi hanno subito un’ulteriore riduzione di superficie a favore, prevalentemente, degli insediamenti urbani, ma anche delle superfici boschive. Oggi su una superficie agricola totale di 945 ettari operano 98 aziende agricole che praticano un’agricoltura classica di pianura, nella quale sono prevalenti i seminativi a mais e, nell’ambito del pianalto, i prati permanenti per la produzione di foraggio, che interessano anche i pochi terrazzi ancora presenti, quando non sono occupati da rovi o boschi. Infine, fra le attività extra agricola, vi è la presenza di alcuni piccoli maneggi e pensioni per cavalli.

2.6 Aspetti vegetazionali [Tratto da “L’Atlante dei PLIS”, Città Metropolitana di Milano, Centro Studi PIM]

La brughiera, da cui il nome del Parco, deve il suo nome al brugo (Calluna vulgaris), specie che vi compare assai frequentemente, insieme alla molinia, alla ginestra e alla frangola. Sovente si trovano anche il pino silvestre, la betulla, il pioppo tremulo, il salicone e la farnia, specie che esprimono la tendenza di questi ambienti ad evolvere verso il bosco. Il Parco è oggi in gran parte ricoperto da estese superfici boscate, risultato anche di un’estesa attività di rimboschimento che ha interessato, nel dopoguerra, l’area di Cimnago, con l’impianto di quercia rossa, e precedentemente, durante la dominazione austriaca, l’intero territorio del pianalto, con l’utilizzo del pino silvestre. I boschi presenti nel territorio fanno parte del complesso di formazioni forestali dell’alta pianura occidentale lombarda, in cui permangono vaste superfici boscate tipiche dell’ambiente planiziale. I boschi del Parco sono importanti anche perché rappresentano un estremo residuo di “naturalità” in un territorio fortemente urbanizzato, ed in essi possono perciò trovare rifugio le specie animali e vegetali legate all’ambiente forestale che altrimenti scomparirebbero dall’intera area. All’interno del Parco della Brughiera i boschi assumono aspetto e composizione molto differente in funzione delle condizioni ambientali e dell’uso cui sono stati sottoposti. Sui terrazzi più alti, che costituiscono gran parte del Parco, i boschi migliori sono fustaie caratterizzate dalla presenza della quercia, soprattutto la farnia e talvolta la rovere, insieme al castagno, al pino silvestre ed alla betulla. Nello strato arbustivo troviamo la frangola, il nocciolo, e nel sottobosco è frequente la felce aquilina, la molinia e il mirtillo. I boschi più interessanti dei terrazzi inferiori sono invece caratterizzati da una maggior mescolanza di latifoglie: fra esse soprattutto la farnia, con il ciliegio, il carpino

6 bianco, il tiglio, il frassino e l’acero campestre. Nelle zone più umide sono presenti olmo ed ontano nero. Nello strato arbustivo è frequente il nocciolo, con il viburno, l’evonimo e il biancospino. Gran parte dei boschi del Parco è però dominata dalla robinia, specie esotica molto adattabile ed invasiva; molto diffusa è anche la quercia rossa, altra specie proveniente dal nord America, di cui sono stati realizzati estesi rimboschimenti e che ha dimostrato di sapersi adattare ottimamente a questi ambienti. In questi boschi sta inoltre entrando un’altra specie esotica, molto infestante: il ciliegio tardivo. Nelle aree in cui è cessata l’attività di cavazione, molto estese nel Parco, si osserva l’insediamento di un bosco pioniere in cui abbondano il pioppo tremulo, il salicone, la betulla, la robinia, il pino silvestre ed infine la farnia, e che spesso deriva dall’evoluzione di un precedente stadio a brughiera.

2.7 Aspetti faunistici

Il PLIS riveste un ruolo fondamentale non solo nella tutela degli ecosistemi naturali (habitat forestali, ambiti arbustivi ed erbacei a brughiera, mosaici agricoli), ma anche delle presenze faunistiche (avifauna nidificante e migratoria, anfibi, mammiferi – chirotteri soprattutto, con rilevante presenza di specie di interesse comunitario soprattutto tra Anfibi e Uccelli), come evidenziato dagli studi realizzati anche in tempi recenti (si veda a tale proposito “Indagine sulla fauna vertebrata Anphibia, Aves Chiroptera del PLIS Brughiera Briantea, potenzialità faunistiche ed indicazioni gestionali” - Bani et. Al, 2006, pubblicata sul sito web del Consorzio del Parco Brughiera Briantea).

[Tratto da “L’Atlante dei PLIS”, Città Metropolitana di Milano, Centro Studi PIM] La fauna presente all’interno dell’area del Parco Locale della Brughiera è rappresentativa del contesto più ampio dell’intero territorio della Brughiera Comasca. Si rileva la commistione di specie proprie degli habitat forestali e di specie maggiormente legate agli ambienti modificati dall’uomo. L’esistenza di aree prative e di col- ture, che irregolarmente interrompono la continuità degli ecosistemi forestali, incrementa considerevolmente la biodiversità generale del Parco, creando i presupposti per l’instaurarsi di popolamenti faunistici sufficientemente diversificati. È inoltre estremamente importante la presenza di zone umide, generalmente di ridotta estensione superficiale ma di indubbio interesse ambientale, poiché consente la sosta e la riproduzione di specie che sarebbero altrimenti escluse dal quadro faunistico dell’area. Il territorio ospita attualmente numerose specie di Vertebrati; accanto a specie ad ampia distribuzione geografica ed ecologica, si rinvengono elementi faunistici di pregio, in quanto poco comuni nella collina e nel pianalto comasco. Tra gli Uccelli nidificanti occorre segnalare il Falco pecchiaiolo, la Poiana, il Lodolaio, il Barbagianni, il Gufo comune, il Succiacapre, il Martin pescatore, l’Upupa, il Canapino, il Rigogolo e lo Zigolo giallo. Tra gli svernanti ricordiamo la Marzaiola, il Falco di palude, il Porciglione, il Beccaccino, l’Usignolo di fiume e l’Averla maggiore. Tra le specie presenti durante le migrazioni merita una citazione il Pendolino. Tra i Mammiferi riveste infine un certo interesse la pre- senza del Toporagno d’acqua, del Toporagno acquatico di Miller, dell’Orecchione, del Quercino, del Topolino delle risaie, del Tasso e, probabilmente, della Puzzola. Nell’area non sono attualmente presenti Ungulati selvatici, fatta eccezione per le occasionali fughe di qualche Daino dagli allevamenti privati a scopo amatoriale. Per la particolare situazione pedologica, con lenti di argilla superficiali, sono abbondanti nel Parco le raccolte d’acqua naturali dovute al ristagno dell’acqua dopo abbondanti piogge; ciò, unito alla presenza di medi e grandi invasi successivi all’escavazione della stessa argilla e di piccoli corsi d’acqua incastrati in “canyons” nel terrazzo alluvionale, favorisce alcune specie di Anfibi. Numericamente ricche, infatti, sono nel Parco le popolazioni del piccolo Tritone 7 punteggiato, di Rana agile e di Rana verde. Molto raro è il Rospo comune, minacciato dal traffico veicolare sulle strade che attraversa per spostarsi dai suoi quartieri terrestri ai punti di deposizione delle uova. Nel Parco le brughiere non alberate o a vegetazione arbustiva con ampie radure, sono un ambiente d’elezione anche per diversi Rettili: sono facilmente osservabili Lucertole, Ramarri e Biacchi. Più difficile l’incontro dell’Orbettino, del Colubro di Esculapio e della Vipera comune, dalle abitudini più schive e presenti soltanto nelle zone più naturali e meno frequentate. Nei laghetti e negli stagni si aggirano in estate giovani Natrici dal collare alla ricerca dei girini di Rane verdi. Relativamente alla fauna invertebrata è da citare, la presenza del Gambero di fiume.

2.8 Rete ecologica

Il territorio del PLIS è inoltre strategico per la realizzazione dei progetti di rete ecologica provinciale e, soprattutto, regionale, essendo il territorio interessato dalla presenza di numerosi varchi della RER da tutelare e da implementare nella loro funzionalità. In Comune di Carugo, i confini del PLIS comprendono la Riserva Naturale "Fontana del Guercio", e l'omonimo Sito di Interesse Comunitario.

La centralità del territorio è sancita anche dal recente progetto "Connessione Ecologica attraverso la Brughiera Comasca", che vede l'azione congiunta di Fondazione Lombardia per l'Ambiente, Consorzio del Parco Brughiera Briantea, Comune di Cantù e Agenzia Innova 21 (con il supporto del Comitato per il Parco Regionale). Il progetto di studio della rete ecologica estesa a oltre 24 comuni delle Province di e Brianza e Como, è finanziato da Fondazione Cariplo attraverso lo strumento erogativo "Connessione Ecologica 2013".

2.9 Elementi di gestione di tutela

Secondo il Programma Pluriennale di Interventi, strumento di gestione strategica del PLIS, sono individuabili le seguenti finalità prioritarie per la tutela e la gestione del territorio del Parco:

1. è assolutamente prioritario conservare e se possibile riqualificare le residue valenze naturalistiche e le caratteristiche del paesaggio rurale di questo territorio, circondato da spazi in cui lo sviluppo urbano ha stravolto l'aspetto ed il significato dei luoghi; 2. si deve operare per porre gli ambienti naturali e seminaturali, il territorio agroforestale e le attività tradizionali che vi si praticano "al centro" dell'attenzione: questi ambienti devono essere conservati e gestiti in relazione al loro proprio valore ed alla loro funzionalità, e non come corollario all'ambiente urbano; 3. devono essere rispettate, recuperate ed incentivate le attività legate alla gestione del territorio agro- forestale, da "ripensare" in relazione al particolare momento storico ed alla esigenza di protezione della natura;

4. è necessario costruire un forte legame fra popolazione residente e territorio, legando i centri urbani agli spazi seminaturali; 5. è necessario operare per aumentare la sensibilità dei cittadini più giovani nei confronti dei valori ambientali; 6. la fruizione del territorio deve essere sempre sostenibile, quindi non deve compromettere i valori ambientali e naturali. 8