Da Novi a : storia altomedievale di un recupero insediativo

AUGUSTO CIARROCCHI

ono noti i fatti circa la sconfitta crisi generale che colpisce il sistema “un exursus cronologico che giunge Sdi Falerii nel 241 a.C.. In sei romano. È solo grazie all’imperatore fino alla piena età imperiale romana, giorni Roma chiuse definitivamente Gallieno, appellato redintegrator allorché la zona fu utilizzata come una questione che si trascinava ormai coloniae Faliscorum, che la città cava e come area di sepolture alla da secoli, da quando cioè il popolo sembra denotare una certa ripresa cappuccina”5. Oltre a molti reperti di falisco insieme alle altre città-stato socio-economica2. ceramica, di ferro e di vetro6, sono dell’ aveva cercato di arginar- L’originario sito, nonostante la state rinvenute una testa di sileno in ne l’espansione1. Roma era già impe- distruzione e lo spostamento della pietra7 e una moneta d’epoca roma- gnata sullo scenario internazionale popolazione, continuava ad essere na8. contro Cartagine e la rottura della abitato. L’assegnazione di terre ai Nel IV secolo d.C. l’imperatore tregua con la vicina Falerii fu l’occa- veterani dell’esercito repubblicano, Costantino inserì nella donazione a sione per mostrare la fine che spetta- reduci della battaglia di Filippi, in favore della basilicam in palatio va a chi si metteva di traverso. una colonia Iunonia che è chiamata Sessoriano (la chiesa romana di S. Città distrutta, 15 mila nemici Faliscos3, e alcune testimonianze Croce in Gerusalemme) i ricavati morti, territori e beni confiscati, spo- materiali, come ad esempio le sepol- dalla possessio Nymphas e dalla pos- stamento della popolazione in un ture, provano la continuità di fre- sessio Herculi situate sub civitate centro di nuova costruzione situato a quentazione non solo dei templi delle Falisca9. Le due cospicue entità agra- pochi chilometri in luogo pianeg- antiche divinità, ma anche di parti rie sono state collocate nei pressi giante. Nel corso della repubblica e dell’abitato4. In uno scavo condotto della primitiva Falerii10. dell’impero la nuova città, Falerii nel 1992 dalla Soprintendenza L’ubicazione presso “Falerii Novi, prospera e si sviluppa, ma nel Archeologica per l’Etruria Meridio- Veteres, odierna Civita Castellana” III secolo d.C. anch’essa subisce la nale nell’area dello Scasato è emerso viene proposta, anche se in forma

1 I. Di Stefano Manzella, Lo stato giuri- Emblematico poi è il caso del mauso- arco che mette a S. Gregorio, e la bot- Gaius Lucius Caesar (15 a.C.–19 d.C.), dico di Falerii Novi dalla fondazione leo di Glizio Gallo (I secolo d.C.), tega Andreini”. L’autore non specifica padre dell’imperatore Caligola e fratel- al III secolo d.C., in La civiltà dei descritto nel ‘600 da Domenico il luogo dove era situato il sepolcro ma lo dell’imperatore Claudio (Tiberius , Atti del XV convegno di studi Mazzocchi (Veio Difeso. Discorso di dice: “quale sepolcro esisteva nel terri- Claudius Drusus Nero Germanicus), etruschi ed italici – Civita Castellana, Domenico Mazzocchi Dottore del- torio Falisco”. fatta coniare da quest’ultimo in onore Forte Sangallo, 28-31 maggio 1987, l’una, e l’altra Legge, Ove si mostra 5 M.A. De Lucia Brolli, Dalla tutela del fratello nel 19 d.C. Sul retro com- Firenze 1990, pp. 342–350. l’antico Veio essere hoggi Civita alla ricerca: recenti rinvenimenti dal- paiono al centro le lettere S C, che 2 I. Di Stefano Manzella, Lo stato giuri- Castellana. In Roma, Per Ludovico l’area urbana di Falerii, in stanno per Securitas e Concordia. dico cit., pp. 357-359. L’imperatore Grignani. MDCXLVI, ristampa anasta- Archeologia in Etruria meridionale (a Un’immagine della moneta si trova in Gallieno era originario di Falerii Novi tica, Bologna 1980, pagg. 32–33): “Il cura di M. Pandolfini Angeletti), Atti www.ancientcoins.ca/roman1.html, per linea materna. qual sepolcro, standosi prima dentro la delle giornate di studio in ricordo di numero stock # 22678, e riporta quella 3 I. Di Stefano Manzella, Lo stato giuri- Città quasi cadente in luogo incolto, e Mario Moretti, Civita Castellana, che doveva essere l’iscrizione comple- dico cit., p. 362. assai remoto dagli occhi de’ riguardan- 14–15 novembre 2003, p. 77, nota 30; ta del dritto: GERMANICVS CAE- 4 P. Moscati, Nuove ricerche su Falerii ti, fù al tempo di detto Borgia, 190 anni scavo condotto dalla d.ssa Patrizia SAR TI AVGVST F DIVI AVG N. Veteres, in La civiltà dei Falisci, cit., sono, fornito di dimolire, sì per toglier- Aureli, nell’area adiacente la chiesa di (l’inizio e la fine dell’iscrizione lungo pp. 169–170, “Se si eclude la continua- lo dall’oscurità, e porlo alla luce di S. Chiara, suore Clarisse Francescane, il bordo della moneta si raccordano zione del culto tributato sia nei santua- tutti, come anco per inalzare di quegli via dello Scasato n. 19. così: AVG [N.] GERMANICVS); nel ri extra-urbani sia sul pianoro della elegantissimi fregi un perpetuo trofeo 6 Ho potuto esaminare gli oggetti rinve- retro: TI CLAVDIVS CAESAR AVG città, dove il tempio dello Scasato sem- alla di lui memoria”. F. Tarquini, nuti nello scavo grazie alla GERMAN PM TR P IMP P P. E’ stato bra rimanere in vita fino alla prima Notizie istoriche e territoriali di Civita Soprintendenza Archeologica per trovato anche un dischetto di bronzo, metà del I sec. a.C., la contrazione del- Castellana già capitale dei falisci l’Etruria Meridionale, nella persona forse una moneta, del diametro di 23 l’abitato di Falerii Veteres appare con- ciscimini e delle tre Falerie l’una suc- della d.ssa M. Anna De Lucia Brolli, e mm. molto sottile e che non presenta fermata dal rinvenimento, avvenuto cessiva all’altra scritte da Francesco alla cortesia del dott. Piero Poleggi. iscrizioni e incisioni. agli inizi del secolo [anno 1903], di Tarquini nello scoprimento di un Tra i reperti ceramici segnalo resti di 9 L. Duchesne, Le , alcune tombe a fossa coperte da tegole, Delubro Fonte Sagro Ninfeo dei primi- e di ceramica a vernice nera tomo I, Parigi 1981, p. 180. in cui comparvero materiali databili al tivi Falisci Argivi Pelasgi Ciscimini ed acroma, e di tegole e laterizi. Un 10 D. De Francesco, La proprietà fondia- III-II sec. a.C. Queste sepolture, trova- avvenuto nell’Anno 1873, Castelnuovo chiodo della lunghezza di 17 cm. e ria nel . secoli IV –VIII, storia e te nell’area del Forte del Sangallo, di Porto 1874, riedizione con appendi- alcuni frammenti di vetro finemente topografia, Roma, 2004, p. 50. sembrano indicare la riutilizzazione di ce documentaria e fotografica a cura di lavorato. L’autrice propone, sulla base della ren- almeno una parte dell’antica area abi- A. Turco, Castel Sant’Elia 2004, p. 53, 7 La testa in marmo bianco misura cm. dita in solidi e della produttività del tata come sede di una necropoli, costi- “Questo sepolcro era di ordine dorico 22x14. frumento, per la possessio Nymphas tuita per di più da tombe piuttosto (…) e di una estensione e circonferen- 8 Moneta di bronzo, diametro di circa 28 una estensione presunta di ettari povere”. Il tempio dedicato a Giunone za non piccola, come veggosi da altri mm., rinvenuta nella “trincea ovest - 43,125 e produttività annua di frumen- Curite, nel fondovalle tra Vignale e pezzi di questo sepolcro messi in opera settore sud (muro)”, che riproduce sul to pari a quintali 224,25, mentre per la Celle, viene regolarmente frequentato muraria visibili che fanno parte del dritto una testa rivolta a destra e possessio Herculi una estensione di in epoca imperiale, come apprendiamo campanile della chiesa del arco, sia del un’iscrizione, di cui è leggibile AVG ettari 52,5 e una produttività di q.li da Ovidio (Am. 3,13), che scrive nel- Carmine, altro grandissimo circolare […] GERMANICVS. La moneta, con 273. l’ultimo quarto del I secolo a.C.. nella piazza del fra il primo molta probabilità, ritrae Germanicus

9 Da Falerii Novi a Civita Castellana - Storia altomedievale di un recupero insediativo

dubitativa, sulla scorta di una presun- sito della vecchia città falisca rientra- guerra civile tra la fazione dell’impe- ta associazione della possessio va nel territorio della città romana13. ratore Antemio e quella del patricius Nymphas con un sacello, chiamato Circa allo stesso periodo (III-IV Ricimero17. Nel 476 l’ultimo impera- Ninfeo Rosa, scoperto nel XIX seco- sec. d.C.) risale l’appellativo di tore romano, Romolo Augustolo, lo nelle vicinanze del tempio falisco Faleros, conferito a Falerii Novi venne deposto dal generale barbaro di Giunone Curite11. dalla Tabula Peutingeriana lungo Odoacre, che assunse il titolo di La derivazione non sembra essere l’itinerario della via Amerina14. patricius e che fu acclamato re pertinente, per il fatto che il microto- Nome che venne ribadito, nella d’Italia dal suo esercito. ponimo Ninfeo Rosa nasce nel 1873 variante Faleris, dalla Cosmographia Quando, qualche anno dopo, a seguito della scoperta di un’area dell’Anonimo Ravennate, quando l’imperatore d’oriente Zenone volle sacra posta lungo il fosso dei inserisce la località nell’itinerario da togliersi dai piedi un ingombrante Cappuccini e denominata, dagli Ravenna a Roma15. popolo stanziato nelle vicinanze di esperti che presero parte allo scavo, Costantinopoli, chiese a Teodorico, ‘Delubro Fonte Sagro Ninfeo Argivo L’Etruria meridionale alla fine capo degli Ostrogoti, di recarsi in Falisco’, per la presenza dell’acqua, dell’impero romano Italia. Nel 496 Teodorico sconfisse e ‘Rosa’ perché il terreno era di pro- La pax romana nel V secolo d.C. Odoacre e si proclamò re con il rico- prietà del conte Cesare Rosa12. è soltanto un ricordo, nuovi popoli si noscimento imperiale. Il nuovo re Resta pertanto difficile associare affacciano in Italia, prima come fede- creò un clima di positiva convivenza un toponimo di inizio IV secolo d.C. rati dell’impero e poi come razziato- in tutto il territorio italiano con l’in- ad una situazione venutasi a creare ri e invasori. Prima sono i Visigoti a tegrazione della gente gota nel tessu- soltanto nel 1873. In età costantinia- saccheggiare Roma nel 410, dopo to socio-economico della penisola. na con civitate Falisca doveva inten- essere stati per circa due anni acquar- Ma alla morte di Teodorico si dersi la città di Falerii Novi, pertan- tierati in Etruria meridionale ed aver crearono le condizioni per un nuovo to, risulta arduo posizionare le due usato la consolare Flaminia come via intervento degli imperatori d’oriente possessiones presso Falerii Veteres, di transito per i loro eserciti, poi, nel in Italia. A seguito dell’assassinio anche se va dato atto che indicando 455, è il turno dei Vandali di della regina Amalasunta, Giustiniano la città, il riferimento era anche al Genserico16. Per cinque mesi, tra il inviò nel 535 le truppe di Bisanzio in suo territorio, e – nel nostro caso - il 471 e il 472, a Roma divampa la Italia e diede inizio alla guerra che

11 D. De Francesco, La proprietà fondia- CISAM, 27 aprile – 1 maggio 2000, 1916, coll. 292–293. Etruria (…) Indicazioni circa il passag- ria nel Lazio cit., p. 50. Una difficoltà XLVIII, tomo 2, Spoleto 2001, p. 718, 15 L’itinerario venne compilato all’inizio gio di Alarico si registrano a Castrum di identificazione dei due fondi che “Nell’accezione classica, la città – la dell’VIII secolo, e nella parte termina- Novum (S. Marinella) dove recenti inda- deriva dall’assenza nel territorio civi- civitas – non è solo il sito urbano, ma, le del percorso elenca Perusia, Petona, gini hanno accertato che la scomparsa tonico di toponimi odierni che lascino in un’unità inscindibile, è l’insieme del Tuder, Ameria, Ortas, Faleris, dell’abitato è da mettere in relazione alla intendere simili derivazioni, a differen- territorio che è sottoposto al proprio Galenese, Nepe, Bacanis, Beios, incursione del 408 e a Gravisca za delle possessiones Anglesis e Terega controllo amministrativo”. Le giuste Careias, Roma insignis mobilissima. (). Qui gli scavi condotti in situate sub civitate Nepesina, facenti osservazioni che S. Del Lungo (Falerii Cfr. T.W. Potter, D.B. Whitehouse, Il diversi settori della città etrusco-romana parte della stessa donazione, che, per Novi: dalla città romana all’insedia- castello di Ponte Nepesino e il confine hanno tra l’altro individuato una fase l’idronimo Terega, trova riscontro con mento monastico, in S. Del Lungo, V. settentrionale del ducato di Roma, in insediativi tardo-romana conclusa da il fiume Treia (M.P. Penteriani Fumagalli, La chiesa di S. Maria di Archeologia Medievale, XI, Firenze una distruzione violenta, che il rinveni- Iacoangeli, U. Penteriani, e il suo Falleri. Una fondazione cistercense 1984, pp. 65-66, che spiegano l’ano- mento di un tesoretto di 174 solidi aurei territorio nell’Alto Medioevo, Roma nella città romana di Falerii Novi, malia di posizionato dopo di Valentiniano I, Valentiniano II, 1986, p. 18), e per Anglesis nel castel- 2007, pp. 43-44) pro- Faleris come un errore del compilato- Teodosio, Arcadio e Onorio, ha permes- lo o tenuta de l’Agnese (B. pone (sui “vincoli giuridici e catastali re nell’inserimento di questa località in so di correlare al passaggio delle schiere Amendolea, F. Fedeli Bernardini, a esistenti, però, su queste aree, destina- un itinerario esistente. Dagli studiosi visigote. Strutture povere, impostatesi cura di, Montegelato. Mazzano te da quasi un millennio al sacro, [che] inglesi Faleris è individuata con Civita sul livello d’incendio indicano però una Romano. Stratigrafia storica di un sito le rendono inutilizzabili per uno scopo Castellana anziché con Falerii Novi. sopravvivenza parziale dell’abitato della Campagna Romana, Roma 1998, diverso” dalla cessione a favore di un 16 S. Lusuardi Siena, Sulle tracce della almeno fino alla metà del VI secolo, p. 39 e p. 51, nota 55). utilizzo coerente con il nuovo culto cri- presenza gota in Italia: il contributo quando, probabilmente in relazione alla 12 F. Tarquini, Notizie istoriche cit., p. 25. stiano), possono però essere riproposte delle fonti archeologiche, in Magistra guerra goto-bizantina, sembra verificar- 13 F. Marazzi, Da Suburbium a con successo anche per i terreni di pro- Barbaritas, I Barbari in Italia, Milano si il totale abbandono dell’area”. Territorium: il rapporto tra Roma e il prietà o di pertinenza dei santuari di 1990, p. 511, “Un riscatto di 5.000 lib- 17 V. Von Falkenhausen, I barbari in suo hinterland nel passaggio dall’anti- Falerii Novi e non soltanto per quelli bre d’oro, 3.000 d’argento più seta e Italia nella storiografia bizantina, in chità al medioevo, in Roma nell’Alto di Falerii Veteres. spezie pagato dal senato inducono Magistra Barbaritas cit., p. 305. Medioevo, Settimane di studio del 14 K. Miller, Itineraria romana, Stuttgart Alarico a ritirarsi temporaneamente in

10 interessò buona parte del suo territo- mediterraneo, si deve aggiungere per ultimi decenni del V secolo d.C. rio fino al 553, anno in cui i Bizantini l’Italia la forte contrazione della risalgono le prime attestazioni della ne assunsero il controllo totale. popolazione a seguito della guerra20. presenza di sedi vescovili in quello Al termine della ventennale guer- Ad aggravare ancor più la situa- che un tempo era stato l’Ager ra, narrata da Procopio di Cesarea, la zione furono le pestilenze e la mala- Faliscus. situazione delle zone teatro degli ria, che colpirono vaste zone Nel concilio del 465 sono presenti scontri risultava gravemente com- dell’Italia centrale21. Justus, vescovo di Falerii Novi, e promessa. Si ha l’immagine di Si riteneva che la maggior parte Paolino, vescovo di Aquaviva, mentre un’Italia assai provata nelle sue strut- delle città e delle stazioni stradali nel concilio del 487 è presente Benignus ture produttive e nel suo reticolo romane dell’Etruria meridionale fos- Aquaevivensis, che ricompare nel sino- insediativo, con una sequenza sero già in declino nel corso del do del 499 insieme a Felix episcopus impressionante di spopolamento, medio Impero e non avessero conser- ecclesiae Faliscae et Nepesinae26. carestie, fame, epidemie. Un panora- vato il loro status urbano dopo il IV Nel raggio di pochi chilometri si ma assai fosco – comprovato anche secolo22. Un confronto con i dati rela- trovano i centri delle tre diocesi men- dai dati archeologici – segnato dal- tivi alle diocesi e ai cimiteri paleocri- zionate, due che fanno capo a città di l’abbandono delle campagne, dalla stiani della regione dimostra, invece, una certa importanza nel tardo impe- riduzione della popolazione nelle che gli abitati abbandonati sono quel- ro, Falerii Novi e Nepet, e l’altra ad città e dalla crisi delle infrastrutture li in cui non sono presenti testimo- una stazione lungo la consolare (strade, ponti, porti, ecc.)18. nianze funerarie cristiane23. Flaminia. La diocesi di Acquaviva si Lungo le principali arterie strada- Le città di epoca imperiale con sviluppava intorno alla statio da cui li battute dagli eserciti, gli insedia- sicure attestazioni monumentali cri- prende il nome, che è stata localizza- menti, nella stragrande maggioranza stiane, divenute diocesi entro il 649 ta all’altezza del km. 47 della strada dei casi, risultano essere ridimensio- d.C. sono: , Centumcellae, statale Flaminia, in località Monte nati o abbandonati dalle popolazioni. Tarquinii, , Forum Clodii, dell’Osteriola, nel territorio comuna- La consolare Flaminia e la via , , Sutrium, Sorrina le di Civita Castellana27. Amerina, sopportarono il passaggio Nova, , Nepet, Falerii Novi, Sono riferiti al nucleo principale dei Goti e dei Bizantini nel tratto tra Orte24. Riguardo a Falerii Novi i dati della stazione stradale alcuni grandi Roma e Ravenna, e molti sono gli epigrafici e archeologici ci dicono edifici ed un mausoleo posti lungo la insediamenti, posti nelle loro vici- che ancora nel IV–V secolo d.C. la consolare, dai quali si è dedotto che nanze, che subirono modificazioni città e il territorio circostante aveva- l’apogeo di Acquaviva fu “il periodo importanti proprio in quegli anni19. no mantenuto un discreto livello compreso tra il I secolo a.C. e il II Al generale calo demografico in socio-economico25. d.C.”, e, come gli altri dello stesso tutti i centri urbani dell’Occidente Al periodo burrascoso degli tipo, il sito si caratterizza per la

18 E. Zanini, Le italie bizantine. 22 T.W. Potter, Storia del paesaggio cit., gotiche e l’invasione longobarda, la pp. 130–133. con descrizione delle emer- Territorio, insediamenti ed economia p. 155, (Veio, Lucus Feroniae, , strada aveva mantenuto il suo ruolo di genze archeologiche e monumentali). nella provincia bizantina d’Italia (VI- Falerii Novi, Ad VI, Careiae, Ad arteria interregionale tra Roma e 28 T.W. Potter, Storia del paesaggio cit., VIII secolo), Bari 1998, p. 114. Baccanas, Ad Gallinas, Ad l’Umbria”. Sul tratto della via Amerina pp. 131-132, “una dozzina di grossi 19 Riguardo all’Umbria – regione al cen- Vicesimum, Aquaviva). a sud di Falleri, vd. L. Caretta, Via edifici nel suolo arato. Quasi tutti tro degli scontri tra Goti e Bizantini il 23 V. Fiocchi Nicolai, I cimiteri paleocri- Amerina e necropoli meridionale di hanno mosaici pavimentali, intonaci cui territorio è attraversato dalla stiani nel Lazio, I Etruria meridionale, Falerii Novi: i risultati delle ricerche dipinti e decorazioni marmoree e, in Flaminia e dall’Amerina – “a determi- Pontificio Istituto di Archeologia in corso, in Archeologia in Etruria qualche caso, i resti monumentali nare un forte mutamento delle città non Cristiana, Città del Vaticano 1988, p. meridionale cit., p. 93 “il piano di cal- coprono un’area di metri 40x40 (…) tanto sul piano dell’ordinamento e 383 e pp. 403–406; i casi di Fregene, pestio, riallestito in modo così radicale C’era inoltre un ampio mausoleo circo- della gestione amministrativa, quanto Alsium, , Graviscae, , tra la fine del V e gli inizi del VI seco- lare dove si rinvenne nel 1968 parte di riguardo le strutture e l’aspetto urbani- Capena, Lucus Feroniae. lo d.C., mostra le tracce di un passag- una lunga iscrizione databile intorno stico, non furono solo le vicende del 24 V. Fiocchi Nicolai, I cimiteri paleocri- gio protratto nel tempo fino all’interro alla metà del I secolo d.C. (…) I resti conflitto greco–gotico, ma anche quel- stiani cit., p. 383. definitivo”, e, riferito all’area del Cavo di questa casa, presso il mausoleo le non meno devastanti e drammatiche 25 Un’analisi è stata recentemente propo- degli Zucchi, “Nell’area è stata rinve- erano molto evidenti, essendo segnala- dei decenni precedenti e successivi”, sta da S. Nardi Combescure, Paesaggi nuta una discarica con abbondante ti da un’enorme quantità di frammenti E. Menestò, Istituzioni e territorio d’Etruria meridionale. L’entroterra di materiale databile al V secolo d.C.”. fittili ed edilizi, su una superficie di dell’Umbria da Augusto all’inizio Civitavecchia dal II al XV secolo d.C., 26 M. Mastrocola, Note storiche circa le oltre 6.000 metri quadrati; essi com- della dominazione franca, in Il corri- Firenze 2002, p. 4. L’autrice prende in diocesi di Civita C. e Gallese, prendevano elementi architettonici di doio bizantino e la via Amerina in esame le iscrizioni epigrafiche tardo- parte II, Vescovadi e Vescovi fino alla tipo esotico come tessere vitree, comu- Umbria nell’alto medioevo, Spoleto antiche, dalle quali emergerebbe, unione del 1437, Civita Castellana ni solo nelle abitazioni più ricche. La 1999, p. 58. Per le vicende della guer- soprattutto in CLI XI, n. 3086, datata 1965, pp. 6 e 18. casa restituì ceramica databile dal ra greco-gotica riferite all’Umbria vd. sulla base dei voti triennali al IV-V 27 Per la localizzazione della statio e per la periodo tardo repubblicano al IV seco- S. Bocci, L’Umbria nel Bellum secolo, “come all’epoca esistesse sua menzione negli itinerari antichi e lo, ma è l’unico sito del complesso di Gothicum di Procopio, Roma 1996. ancora una comunità urbana, con pos- medievali vd. G. Radke, Viae Publicae Aquaviva a offrire una serie così com- 20 E. Zanini, Ricontando la terra sigillata sibilità economiche tali da poter realiz- Romanae, Bologna 1981, pp. 200 e 203, pleta; tutti gli altri edifici presentano Africana, in Archeologia Medievale, zare monumenti onorari”. Prende in e V. Fiocchi Nicolai, I cimiteri paleocri- materiali della prima età imperiale, XXIII, Firenze 1996, p. 685, “caduta esame anche le ville situate nel tratto stiani cit., p. 263, nota 1201. Fu proposta uno soltanto frammenti del IV secolo pressoché verticale della popolazione tra Falerii Novi e Nepi (Pian Badessa, una localizzazione ad est del tracciato (…) L’assenza di qualunque traccia che raggiungerebbe un suo minimo Monte della Macina, Tenuta Franca, moderno della statale Flaminia, all’altez- identificabile di un impianto sistemati- assoluto probabilmente in coincidenza Casale Messano e Fosso Maggiore) za del km. 50 si dirama la strada per co è una caratteristica costante di que- con la fine della guerra greco-gotica”. “che attestano il loro abbandono nei Ponzano Cave e nel raggio di un chilo- sti siti; essi si svilupparono, evidente- 21 Per l’Etruria meridionale e l’area fali- secoli compresi fra il IV ed il VI d.C.”, metro si incontrano i resti di Torre dei mente, in modo frammentario e disor- sca vd. T. W. Potter, Storia del paesag- e la via Amerina nel tratto in località Pastori, di una chiesetta medievale, di ganico. Sarebbe comunque un errore gio dell’Etruria Meridionale, Roma Cavo degli Zucchi (Civita Castellana) Ponte Ritorto e di Centocelle, che Cozza considerarli sempre come il prodotto 1985, p. 158, per l’Umbria vd. E. il cui lastricato stradale “fu mantenuto e Pasqui proposero come “la stazione di di una crescente frequentazione delle Menestò, Istituzioni e territorio almeno sino al IV secolo d.C.” e “fino posta di Aquaviva” (G. Messineo, A. strade principali da parte della popola- dell’Umbria cit., p. 44. ai decenni precedenti le guerre greco- Carbonara, , Roma 1993, zione rurale”.

11 Fig. 1 - Rupi antistanti l’ambitato di Civita Castellana

Da Falerii Novi a Civita Castellana - Storia altomedievale di un recupero insediativo

irregolarità dell’impianto urbani- sepolcri decorati con pitture e con insediativo. Un aspetto meriterebbe stico28. spazi riservati a particolari gruppi di di essere chiarito: la ceramica sigilla- La presenza di vescovi sino alla defunti, segno di una committenza ta chiara di tipo D, fossile guida per fine V secolo e la menzione della sta- facoltosa32. Anche la catacomba di eccellenza nella datazione di contesti tio in alcuni itinerari riguardanti la Falerii Novi segue le sorti di quelle archeologici, risulta importata in via Flaminia, lasciano intendere che dell’Etruria meridionale, che nel V Italia almeno sino alla prima metà l’originaria stazione di posta aveva secolo cessano di ospitare nuove dell’VIII secolo, ma la ricerca della assunto una certa dimensione ed un sepolture33. Il luogo continuerà ad British School a Falerii Novi associa ruolo significativo nella regione essere frequentato per la preghiera e le questa tipologia soltanto al VI seco- immediatamente a nord di Roma. funzioni religiose, dato che la chiesa lo. In assenza di maggiori notizie, si Il fenomeno delle antiche stazioni martiriale di S. Gratiliano, posizionata deve intendere che i frammenti di stradali nell’area intorno all’Urbe, che all’ingresso della catacomba, fu attiva sigillata D rinvenuti si riferiscano assunsero poi importanza dal punto di per tutto l’alto medioevo34. Una recen- alle forme tipologiche più antiche, vista religioso, è ben descritto dal te ricerca da parte della British School risultando così in linea con i dati Fiocchi Nicolai che pone l’accento at ha portato nuovi elementi di riguardanti l’Etruria meridionale soprattutto su Lorium al XII miglio riflessione sul sito di Falerii Novi. La dove “gli ultimi arrivi di africana D dell’Aurelia e su Aquaviva, che in presenza di ceramica tardo imperiale, sembrano infatti riguardare esclusi- epoca tardoantica divennero importan- sigillata chiara del tipo C e D, nella vamente i tipi relativamente più anti- ti sedi diocesane29. zona del foro, fa dire ai ricercatori chi dell’ultima fase produttiva (…) la inglesi che “the forum was the princi- cui cronologia finale sembra potersi Falerii Novi tra tarda antichità e pal focus of activity during the third, ben accordare con quella del passag- alto medioevo fourth, fifth an sixth centuries AD”35. gio del territorio sotto il controllo La catacomba dei santi Gratiliano La rarità della ceramica tarda nella longobardo”, e in contrasto con i dati e Felicissima, situata a poche centi- zona del teatro e nell’angolo sud est su Roma, dove sono ben attestate naia di metri dalla porta di Giove a della città lascia intendere che queste anche le forme più tarde36. Falerii Novi, dal IV secolo d.C. zone furono abbandonate nel corso del Poiché il territorio di Falerii Novi divenne verosimilmente il cimitero tardo impero. Si profila anche per non è mai stato sotto il controllo lon- ufficiale della città con circa un Falerii Novi, più o meno, la stessa gobardo, si può pensare che la man- migliaio di sepolture30. dinamica insediativa di molte città canza di sigillata chiara tarda (oltre il L’alto numero di defunti sepolti è romane dell’epoca: riduzione della VI secolo) sia da ricondurre ad altre un indizio importante circa la vitalità popolazione e conseguente restringi- cause – l’abbandono della città ad e il notevole livello demografico mento dell’abitato, foro come punto esempio - soprattutto se si considera mantenuto dal centro tra il IV e il V ancora vitale della vita cittadina, che, tramite l’Amerina, i contatti con secolo d.C.31. A fronte di un tenore di ampie zone disabitate all’interno delle Roma, dove questo tipo di ceramica vita modesto e livellato, che emerge mura, spesso adibite a coltivazione. ha continuato a circolare per quasi un dallo studio dei cimiteri paleocristia- Il ritrovamento di ceramica di V e secolo e mezzo, erano agevoli e sicu- ni dell’Etruria meridionale, il cimite- VI secolo conferma la frequentazio- ri. La cinta muraria di Falerii Novi ha ro di Falerii Novi, insieme a pochi ne della città, ma non ci restituisce mantenuto nel corso dei secoli la sua altri, si distingue per la presenza di l’esatta dimensione del fenomeno impronta originaria risalente al

29 V. Fiocchi Nicolai, I cimiteri paleocri- gare ad utenti di non comune livello”. Ciarrocchi, Storia e società a Civita ridosso della nostra catacomba”. stiani cit., p. 13. 33 V. Fiocchi Nicolai, I cimiteri paleocri- Castellana in un contratto altomedievale, 35 S. Keay, M. Millett, S. Poppy, J. 30 V. Fiocchi Nicolai, I cimiteri paleocri- stiani cit., p. 396, “Solo quattro inse- in Biblioteca e Società, XXIII, 3-4, Robinson, J. Taylor, N. Terrenato, stiani cit., p. 277. diamenti funerari di quelli già in vita 2003, pp. 3–21. Circa l’ubicazione Falerii Novi: a New Survey of the 31 V. Fiocchi Nicolai, I cimiteri paleocri- nel periodo precedente furono attivi e i dati archeologici vd. V. Fiocchi Nicolai, Walled Area, London 2000, p. 73. stiani cit., p. 384. anche nel VI secolo”. I cimiteri paleocristiani cit., pp. 279–283: 36 E. Zanini, Le italie bizantine cit.,pp. 303–304. 32 V. Fiocchi Nicolai, I cimiteri paleocri- 34 Sulla chiesa di S. Gratiliano, sia nella cita- “La chiesa di S. Gratiliano, che nel 1155 37 I. Di Stefano Manzella, Lo stato giuri- stiani cit., p. 389, “solo a Falerii Novi un zione nella lapide del vescovo Leone già da tempo risulta distrutta, credo debba dico cit., p. 347, “Sembra più credibile vasto ambiente con nicchia absidata sul dell’VIII sec. che nel documento n. 41 del essere identificata con sicurezza con i resti pensare al periodo compreso tra il 240 fondo ed arcosoli alle pareti è da ricolle- Regesto di Farfa dell’anno 767, vd. A. dell’edificio basilicale visibili subito a e il 230 a.C. o al massimo il 220”.

12 periodo repubblicano37. Gli interventi modificativi più signi- ficativi sono quelli relativi alla chiusura e/o restringimento delle porte origina- rie. Le posterule e le porte principali, ad eccezione della porta di Giove, sono state chiuse o ridotte con tamponature. Il sistema delle tamponature delle porte ha fatto pensare ad una datazione coe- rente con i primi anni della guerra tra Goti e Bizantini38. Nelle fonti Falerii Novi non viene mai citata come roccaforte bizantina o come teatro degli scontri; anzi, poiché Procopio di Cesarea cita Nepi nelle sue storie, è probabile che già dai primi contro i Goti - la riduzione della super- mettere in relazione più con un periodo anni di guerra quest’ultima città abbia ficie abitativa e la costruzione di un di insicurezza che con una fase di guer- assunto il ruolo di principale baluardo nuovo circuito murario nella città ra o di assedio. Quando l’insicurezza, di controllo dell’Amerina in area lazia- romana di Ferento che, a differenza di causata dagli avvenimenti del V secolo, le, se non altro per le sue difese natura- Falerii Novi, continuò ad essere abitata si trasformò in guerra, quella ventenna- 42 li39. La presunta imponenza delle mura sino al XII secolo . le tra Goti e Bizantini, non c’erano altri di Falerii Novi, distante solo cinque Dalle considerazioni che precedono lavori da fare per rendere più efficace la miglia da Nepi, è “proprio il punto sembra di capire che sia i problemi di protezione offerta dalle vecchie mura. debole, elevandosi troppo in alto in pro- manutenzione che l’indubbia necessità Che la cinta muraria di Falerii Novi non porzione alla distribuzione delle torri, di uomini e mezzi ai fini del controllo fosse adeguata a proteggere la città in erette anche in funzione di contrafforte, avrebbero consigliato il ridimensiona- tempo di guerra lo dimostra la conqui- e richiedendo una continua e dispendio- mento della cinta muraria, che a Falerii sta della vicina Nepi ad opera dei sa manutenzione contro gli improvvisi Novi misura circa 2400 metri43. Bizantini, nonostante le sue forti difese cedimenti dei coronamenti superiori”40. Ma ciò non avvenne, poiché il cir- naturali e le sue mura. Falerii Novi era Da parte dell’amministrazione bizanti- cuito murario è rimasto quello origina- stata concepita da Roma in tempo di na veniva posta una grande attenzione rio e non ha subito restringimenti. Il pace e, come riferisce Zonara, aveva al restauro delle cinte murarie “che mantenimento del perimetro delle mura una caratteristica ben precisa: “men- spesso vengono ridimensionate, ridu- di epoca repubblicana può significare tre l’antica città posta su un’altura cendone l’estensione per facilitarne la che la città disponeva di sufficienti fortificata fu distrutta, un’altra ne difesa, anche in considerazione del mezzi e uomini per le manutenzioni e venne costruita di facile accesso”44. decremento generalizzato della popola- per la difesa, oppure, come sembra più zione in molti centri”41. probabile, che c’era rimasto poco o Il recupero dell’antico sito falisco Si deve appunto all’amministrazio- niente da difendere. La chiusura di tutte Il luogo dove un tempo era situa- ne bizantina - al tempo della guerra le posterule e di alcune porte è forse da ta la capitale del popolo falisco si

38 S. Del Lungo, Falerii Novi, cit., p. 47, Rome, and incastellamento: problems Albornoz di Viterbo, 15 novembre confronto, se così possiamo definirlo, l’autore applica a Faleri Novi le stesse in interpretation, in Archeologia 2002 - 15 febbraio 2003, Viterbo 2002, può essere fatto con Roma, vd. F. esigenze e lo stesso approccio difensi- Medievale XIV, Firenze 1987, p. 458, p. 49; G. Maetzke, Ferento (Viterbo). Lamendola, L’invasione di Alarico in vo di Roma messo in atto dal generale “The survival of the circuit at Falerii Indagini archeologiche nell’area Italia e il sacco di Roma (410 D.C.), in bizantino Belisario. Novi denies the town’s destruction and urbana (1994-2000), in Archeologia www.arsmilitaris.org, p. 15, “Roma 39 Procopio di Cesarea, La guerra gotica, allows one to infer a gradual depopula- Medievale, XXVIII, Firenze 2001, p. non aveva una guarnigione valida, e traduzione di Domenico Comparetti, tion, as a result of which the walls 320. Il collegamento tra le città roma- troppe bocche da sfamare, una massa Milano, Garzanti, 2005, libro IV, 34, could not be adequately manned in ne di Ferento e di Falerii Novi, situate di circa 300.000 persone compresi gli nell’ultimo anno di guerra (553) i time of threat”. rispettivamente a nord ed a sud-est dei schiavi (…) Le mura aureliane, lunghe bizantini “posto l’assedio a Porto, lo 42 A. , A. Canci, Ferento (VT). monti Cimini, era assicurato dalla via diciannove chilometri e mezzo, erano ebbero per capitolazione, come pure Risultati dello studio antropologico e Ferentiensis (per un’indagine sul trac- troppo estese per poter essere presidia- un castello di Toscana chiamato Nepi”. paleopatologico della necropoli alto- ciato della via romana da Ferento, in te adeguatamente in tutto il perimetro 40 S. Del Lungo, Falerii Novi cit., p. 46. medievale (VI-VIII secc.), in direzione di Falerii Novi, sino a S. (…) Negli anni 402-403 (…) Onorio 41 E. Zanini, Le italie bizantine cit., p. Archeologia Medievale, XXXIV, Eutizio - si vd. M. aveva disposto il restauro generale 110. Questo modello d’intervento, in Firenze 2007, p. 329, il sito “è interes- Sanna, L. Proietti, Presenze archeolo- della cinta muraria (…) le porte cittadi- qualche misura standardizzato, caratte- sato da una drastica riduzione del tes- giche lungo la “Via Publica ne furono ridotte a un unico fornice, rizza la fase protobizantina e soprattut- suto urbano in concomitanza dell’ac- Ferentiensis” e le sue diramazioni, dai due originari. Le mura di Roma to giustinianea nelle regioni del cendersi del conflitto greco-gotico Viterbo 2007). avevano un’altezza oscillante fra i 10 e Mediterraneo. I casi descritti da (535-553): in quest’occasione la città 43 M.A. De Lucia Brolli, L’Agro Falisco, i 18 metri (…) però c’erano una quin- Procopio di Leptis Magna (De Aed., viene ridotta a circa 1/8 della superfi- Roma 1991, p. 49, “Le mura, costruite dicina di porte da sorvegliare, decisa- VI, IV, 1-12) e di Antiochia (De cie occupata in età imperiale e fortifi- in opera isodoma di tufo rosso, sono mente troppe in una situazione come Aed.,II, x, 2-25) del ridimensionamen- cata dai Bizantini attraverso la costru- rinforzate da 50 torri difensive a pian- quella, ossia senza una forte guarnigio- to delle cerchie murarie, è stato verifi- zione di un imponente circuito mura- ta quadrata, mentre è stata ipotizzata ne militare”, e p. 19, “Queste porte, cato dalle indagini archeologiche, rio”. Sulle caratteristiche della cinta l’esistenza di altre tredici torri lungo il all’avvicinarsi dei Visigoti, vennero come anche nel caso di Bylis, in muraria bizantina cfr. G. Maeztke (a perimetro della cinta”, in alcuni punti chiuse e probabilmente rinforzate con Albania. Sulla situazione di Falerii cura di), Ferento, Civitas “sono conservate per oltre sei metri di blocchi di pietra e altre ostruzioni”. Novi e la sua cinta muraria, vd. N.J. Splendissima, guida alla mostra al altezza e recano tracce dell’originario 44 Zon., 8,18, in I. Di Stefano Manzella, Christie, Forum Ware, the Ducy of Museo Archeologico Nazionale Rocca coronamento, a fascia aggettante”. Un Lo stato giuridico cit., p. 345.

13 Da Falerii Novi a Civita Castellana - Storia altomedievale di un recupero insediativo

prestava benissimo alle esigenze di culto e di incontro di tutta la nazione quello di Civita Castellana è rimasto in della popolazione in un periodo bur- etrusca47. ombra sino ad oggi, sia a causa della rascoso e pericoloso come quello tra la Con la fine dell’impero il maestoso definizione dell’attuale nome, che metà del V e la metà del VI secolo. Il pianoro tufaceo ritornò ad attrarre la avvenne tra VIII e IX secolo, sia per vasto pianoro tufaceo circondato da tor- popolazione per le sue caratteristiche errori di valutazione commessi da colo- renti che nel tempo avevano solcato pro- difensive. Risale al periodo della guer- ro che si imbatterono nel nome e lo fondi burroni, con pareti a strapiombo alte ra greco-gotica (535-553) la menzione attribuirono a Orvieto o a Viterbo51. più di 50 metri, tornava ad essere, dopo di Ourbibenton da parte di Procopio di Quando Giorgi e Balzani pubblica- molti secoli, il luogo ideale per garantire Cesarea48. rono il Regesto di Farfa, dovettero scio- la sicurezza degli abitanti (Fig. 1). Qualche anno più tardi un kastron gliere le molte abbreviazioni contenute Una posizione difensiva invidiabile, Ourbevetera è citato da Giorgio Ciprio nel Codice Vaticano Latino 8487, la che già aveva dato molto filo da torcere tra le fortificazioni bizantine a difesa raccolta dei documenti antichi dell’ab- ai romani, con Furio Camillo costretto del territorio contro i longobardi49. bazia trascritti dal monaco Gregorio di nel 394 a.C. a cingerla inutilmente d’as- Nell’Etruria meridionale sono ricordati Catino alla fine dell’XI secolo. sedio, e che nel XII secolo gli valse anche il castrum Nepis e Centumcellae I due studiosi si trovarono di fron- l’appellativo di locum tutissimum45. (Civitavecchia), venendo sottaciuti città te all’enigma contenuto nel docu- Falerii Veteres aveva vissuto più o e castelli, anche importanti, posti a con- mento con il quale l’abbazia conce- meno le stesse vicende storiche di fine con i territori longobardi50. deva in locazione a tal Teodoro l’ora- un’altra città stato dell’Etruria interna: Civita Castellana e Orvieto non torio di S. Angelo. Orvieto. La Velzna etrusca fu sconfitta hanno avuto in comune soltanto la Il locatario, il notaio e il vescovo da Roma nel 264 a.C., che ne dispose sconfitta ad opera di Roma, il trasferi- Leone, che presenziava alla stipula, poi il trasferimento sulle sponde del mento in altra sede e la rioccupazione provenivano tutti da castri urbb, che vicino lago di : la Volsinii del sito preromano, ma per qualche fu interpretato con castri romana. Il sito etrusco continuò ad secolo anche il nome. u(ite)rb(ii)52, disattendendo Gregorio essere comunque frequentato, prova ne Con Urbis Veteris venivano indica- di Catino che, quando riprende il sono le emergenze archeologiche rinve- te nell’alto medioevo le due località che contenuto dello stesso atto, sia nel nute anche di recente46. avevano ospitato nell’antichità due Chronicon che nel Liber Floriger, Di non poca importanza fu la fre- delle più importanti città dell’Etruria. scrive per esteso Urbis Veteris53. quentazione dei santuari, come quello Se il caso di Orvieto è noto sin dal- Il documento manoscritto del notissimo di , luogo l’assunzione della nuova denominazione, monaco Gregorio riporta sopra la

45 L. Duchesne, Le Liber Pontificalis, I, C. Citter, La frontiera meridionale, in linee ideali, congiungenti città o Ludovico il Pio, in MGH Pactum cit., p. 390. W. Kurze, C. Citter, La Toscana, in ‘castra’, che venivano a definire l’am- Ludowici Pii cum Paschali pontifice, 46 G. M. Della Fina, La fase romana, in Città, castelli, campagne nei territori bito di ogni” provincia. Capitularia regum francorum, vol. I, Storia di Orvieto, I – Antichità, a cura di frontiera (secoli VI-VII), Mantova 51 Chi pubblicò le lettere di Gregorio n. 172, Hannover 1881, p. 352. di G.M. Della Fina - C. Fratini, Orvieto 1995, p. 175, nota 135, e p. 181 nota Magno (anno 1891) non trovò ausilio 52 I. Giorgi, U. Balzani, Il Regesto di 2007, pp. 385–393. 162; nonché da E. Zanini, Le italie da parte di chi curò l’edizione del Farfa compilato da Gregorio di 47 Sulla recente scoperta del santuario bizantine, cit. p. 177, nota 227. Regesto di Farfa (anni 1872-1892) nel- Catino, Roma 1872–1892, volume II, orvietano, ad opera della prof. 50 P.M. Conti, L’Italia bizantina cit., p. l’attribuzione a Civita Castellana del documento n. 41, p. 49 Simonetta Stopponi dell’Università di 26, “La Descriptio, quindi, non dà toponimo Urbe Vetere. Per la massae 53 hronicon Farfense sive istoria Monasterii Macerata, nell’area del Campo della tanto informazioni sui particolari Castellanae si vd. G. Tomassetti, Della Farfensis ab eius origine, autore Gregorio Fiera, ai piedi della rupe di Orvieto, quanto dà il quadro generale dell’ordi- Campagna Romana nel Medio Evo, in monacho, in L. A. Muratori, Rerum vd. la notizia apparsa su La Repubblica namento territoriale dell’Italia bizanti- ASRSP, vol. VII, Roma 1884, p. 412, e Italicarum Scriptores, Milano 1725, tomo del 22 agosto 2007, p. 42. na, e si spiega come (…) le determina- pp. 425-426, nel 727 papa Gregorio II II, parte II, p. 343, “Theodoro abitatore 48 Procopio di Cesarea, La guerra gotica zioni provinciali di questa riescano concede in locazione al monastero di Castri Urbis-Veteris”. M.T. Maggi Bei, Il cit., II, 11, p. 197; II, 18, p. 231; II, 19, definite piuttosto nei loro sostanziali S. Silvestro sul monte Soratte il “fun- Liber Floriger di Gregorio di Catino, in p. 234; II, 20, pp. 238-239. perimetri che non nella loro integrità dum Cancianum ex corpore massae Miscellanea della Società Romana di Storia 49 P.M. Conti, L’Italia Bizantina nella (…) non è troppo sorprendente che Castellianae patrimonii Tusciae”; per Patria 26, Roma 1984, p. 45, “Oratorium “Descriptio orbis romani” di Giorgio l’antico geografo abbia tralasciato di Leo episcopus civitate Castello nel 769 Sancti Angeli in castro Urbis Veteris”. Ciprio, La Spezia 1975, pp. 75-76. ricordare città, come Pisa, ad esempio, al concilio di papa Stefano III si vd. L. 54 Circa l’esame del documento, individua- L’autore identifica la località citata con o come Narni, le quali (…) potevano Duchesne, Le Liber Pontificalis, I, cit., to come Codice Vaticano Latino 8487, il Castrum Vulturaria, oggi Volturara pur essere intuitivamente attribuite ai p. 474; per Castellum nell’anno 817 foglio 22r., la sua stesura e l’attribuzione Apula, anziché con Orvieto; identifica- domini bizantini per trovarsi all’inter- nella conferma delle donazioni fatte a Civita Castellana, vd. A. Ciarrocchi, zione che è invece data per possibile da no o arretrate rispetto ad una di quelle dai carolingi alla Chiesa ad opera di Storia e società cit., pp. 3-21.

14 parola urbb un segno di abbreviazio- romano del 15 luglio 595 e si sotto- scrivere al vescovo Candido, indiriz- ne54, e ciò è stato inteso per abbrevia- scrive come Iohannes episcopus civi- za la lettera a Candido episcopo de re urb(is)b(eteris)55. tatis Falaritanae55. Urbe Veteri maiore63. L’aggiunta del- Due località con le stesse caratte- Nel marzo del 592 papa Gregorio l’aggettivo ‘maggiore’ si giustifica ristiche fisiche – un pianoro tufaceo indirizza una missiva a Iohanni epi- soltanto se deve operare una distin- modellato dall’erosione – poste nella scopo per nominarlo visitatore della zione, e questa non può che essere Tuscia, indicate con lo stesso nome, diocesi di Nepi, rimasta senza il quella tra due località con lo stesso tanto da poter essere confuse. vescovo titolare Paolo che era stato, nome. Quando i vescovi delle due E si confondono gli autori del- dallo stesso pontefice, inviato a sedi si trovarono al concilio romano l’opera a stampa di papa Gregorio Napoli59. Il vescovo Giovanni venne del 595 usarono l’antica titolazione – Magno quando assegnano a Orvieto mandato a Nepi per esercitare le fun- episcopo civitatis Falaritanae e epi- Iohanni episcopo de Urbe Vetere56. zioni episcopali in occasione delle scopo civitatis Bulsinensis – ma Il testo della lettera di papa festività pasquali. Si ritiene che quel quando, invece, dovevano essere rag- Gregorio I, indirizzata nel dicembre del Giovanni fosse il vescovo titolare giunti dalle missive papali nelle loro 590 al vescovo Giovanni, è il seguente: della diocesi faleritana che, in virtù effettive sedi episcopali fu necessario Gregorius Iohanni episcopo de Urbe della vicinanza, poteva senza troppi usare il nome della nuova località, e, Vetere disagi sostituite il vescovo nepesino in caso di omonimia, sopraggiunse la Agapitus abbas monasterii sancti per le funzioni pasquali60. necessità di differenziare le due sedi Georgii insinuavit nobis, plurima se Ci sono pertanto buone probabili- con un elemento distintivo, magari a vestra sanctitate gravamina susti- 64 nere, et non solum in his, quae neces- tà che il Giovanni vescovo della dio- un semplice aggettivo . sitatis tempore aliquod monasterio cesi faleritana, presente al concilio È necessario a questo punto cer- possint ferre subsidium, verum etiam del 595, sia lo stesso a cui Gregorio care di stabilire a quale delle due in eodem monasterio missas prohi- Magno indirizza sia la lettera del località è attribuibile il nome beatis celebrari, sepeliri etiam ibi- dicembre 590 che quella di nomina a Ourbibenton più volte citato da dem mortuos interdicas. Quod si ita visitatore di Nepi nel marzo del 592. Procopio di Cesarea nel raccontare la est a tali vos hortamur inhumanitate Nel dicembre del 591 il papa scri- guerra tra Goti e Bizantini. suspendi, et sepeliri ibidem mortuos ve a Candido episcopo de Urbe Lo storico greco ricorda vel celebrari missas nulla ulterius Vetere61. Il vescovo Candido è, inve- Ourbibenton in alcuni episodi della habita contradictione permittas, nec denuo querelam, de his, quae dicta ce, ascrivibile alla diocesi di Orvieto, guerra accaduti tra la primavera e la sunt, praedictus vir venerabilis lo prova la sua presenza al concilio fine del 538: abbas deponere compellatur. del luglio 595, nel quale si sottoscri- a) Vitige, re dei Goti, interrotto ve: Candidus episcopo civitatis l’assedio a Roma, prima di tornare a Agapito, abate del monastero di S. Bulsinensis62. Ravenna, lasciò un migliaio di uomi- Giorgio, aveva richiesto l’intervento di Resta comunque possibile, anche ni “in Orvieto con a capo il goto Gregorio Magno al fine di far cessare se poco probabile, che nella sede di Albila”65; le offese da parte del vescovo Orvieto ci sia stato un avvicenda- b) il generale bizantino Belisario, Giovanni. Il papa intimava al vescovo mento tra un presule di nome rivolgendosi ai suoi duci, disse: di desistere dalla sua condotta e di per- Giovanni e il vescovo Candido nei “molti luoghi sono guardati da legio- mettere all’abate di poter tornare a far dodici mesi intercorrenti tra il dicem- ni barbare capaci di tenerci fronte, seppellire i morti e a far celebrare le bre 590 e lo stesso mese del 591, ma fino ad Orvieto che trovasi in prossi- messe nel monastero57. un ulteriore elemento deve essere mità di Roma”66; Un vescovo Giovanni della dio- preso in considerazione. Quando nel c) egli subito “spedì Peranio con cesi faleritana è presente al concilio marzo del 596 papa Gregorio torna a molte truppe ad Orvieto per assediar-

55 E. Petrucci, Santo patrono, culto dei santi Fratini, Orvieto 2007, p. 270, “il monaste- loro diocesi d’origine, poiché compaiono ep. II, 26 visitatio ecclesiae Nepesinae, e vissuto religioso nei comuni del Lazio ro di S. Giorgio non esiste più, ma la tra i presuli presenti nel concilio romano non multum ab ecclesia Faleritana settentrionale dal Medioevo all’età con- memoria della sua ubicazione è tramanda- del 15 luglio 595 e si sottoscrivono come distantis, iniungitur”, (Ep. V, 57a, p. 366, temporanea, in Santi e culti nel Lazio. ta in un toponimo citato in un documento Paulus episcopus civitate Neptesenae e nota 4), a modifica dell’annotazione del- Istituzioni, società, devozioni, in Atti del catastale del 1447, in cui compare un’inte- Iohannes episcopus civitatis Falaritanae. l’epistola II, 26. Convegno di Studio, Roma 2-4 maggio ressantissima notazione circa una coinci- Nelle note alla lettera del papa (Ep. II, 26) 61 Gregorio Magno, Epistolae cit., II, 11, 1996, a cura di S. Boesch Gajano e E. denza topografica tra la contrada di Sancto si propone di individuare il vescovo pp. 109-110. Petrucci, Miscellanea della Società Petro in Vetera e il poio di sancto Ghiorio. Giovanni con Iohanni episcopo 62 Gregorio Magno, Epistolae cit., V, Romana di Storia Patria 41, Roma 2000, Si tratta dell’area dove sorgeva il Fanum Scyllacino che fu inviato da Gregorio 57a, p. 366. pp. 418-420, nota 19. Voltumnae, santuario centro della lega etru- Magno come visitatore della diocesi di 63 Gregorio Magno, Epistolae cit., VI, 56 Gregorio Magno, Epistolae – Gregorii sca (…) Situata a meno di un chilometro Crotone per l’elezione del nuovo vescovo 27, pp. 405-406. Magni Papae registrum epistolarum, a dalla rupe lungo la strada che usciva da (Ep. II, 39, p. 139). Ma un conto era par- 64 Questa specificazione adottata dalla cura di P. Ewald, L.M. Hartmann, in porta Maggiore per dirigersi verso l’Alfina tire da Squillace e andare nella vicina cancelleria papale ci fa intendere che Monumenta Germaniae Historica (MGH), e il lago di Bolsena”. Crotone per sovrintendere all’elezione del Orvieto alla fine del VI secolo era con- Berlino 1891-1899, libro I, 12, p. 13, in 58 Gregorio Magno. Epistolae cit., V, 57a, nuovo vescovo e un altro era attraversare siderata una città più grande, o più nota “Urbe Vetus hodie Orvieto”. p. 366. mezza penisola per celebrare soltanto le importante, di Civita Castellana. 57 Sulla chiesa di S. Giorgio a Civita 59 Gregorio Magno, Epistolae cit., II, 26, solennità pasquali. Gli autori delle 65 Procopio di Cesarea, La guerra gotica Castellana si vd. le pagine seguenti. Per pp. 122-123. Epistolae ritornano sull’argomento quan- cit., II, 11, p. 197. l’attestazione documentale del culto del 60 M. Mastrocola, Note storiche…, Parte II, do, nel concilio del 15 luglio 595, in pre- 66 Procopio di Cesarea, La guerra gotica santo a Orvieto si vd. D. Scortecci, Orvieto cit., p. 19. Dopo aver portato a termine gli senza del dell’indicazione della diocesi cit., II, 18, p. 231. nell’Alto Medioevo, in Storia di Orvieto, II incarichi rispettivamente a Napoli e a del vescovo Giovanni, annotano giusta- 67 Procopio di Cesarea, La guerra gotica – Medioevo, a cura di G.M. Della Fina - C. Nepi, Paolo e Giovanni ritornarono alle mente: “Iohannes idem esse videtur, cui cit., II, 19, p. 234.

15 Fig. 2 - Sarcofago cristiano

Da Falerii Novi a Civita Castellana - Storia altomedievale di un recupero insediativo

la”67; da un fiume grande e intransitabile; Narni, Spoleto e Perugia, riuscendo d) Belisario “preso che ebbe perciò quell’ingresso fu anticamente così a controllare la via Flaminia e la Urbino circa il solstizio d’inverno dai Romani fornito di un certo muro via Amerina. Tant’è che Vitige per (…) menò le truppe ad Orvieto; al poco esteso, nel quale è una porta, assediare Belisario, “non volle tentare che lo indusse Peranio, avendo questi che era allora guardata dai Goti. E la presa di Perugia e di Spoleto” e udito dai disertori che i Goti colà tanto sia detto intorno ad Orvieto. “saputo che Narni era tenuta dai nemi- scarseggiavano di vettovaglie; spera- Belisario con tutto l’esercito si pose ci Romani, neppur volgersi colà, va quindi che se, oltre alla penuria all’assedio, nutrendo speranza di riu- conoscendo come quel luogo fosse del vitto, vedessero presentarsi scir forse mediante insidia pel fiume, arduo e di difficile accesso (…) mosse Belisario con tutto l’esercito, facil- o che per fame i nemici si arrendes- verso Roma, passando per la mente si arrenderebbero, come infat- sero. I barbari, finché le vettovaglie Sabina”71. Vitige, tolto l’assedio a ti accadde. Poiché Belisario, appena non venner loro affatto a mancare, Roma, sulla strada per Ravenna, giunto innanzi ad Orvieto, ordinò che quantunque ne avessero assai meno lasciò alcuni contingenti goti a presi- tutti in opportuno luogo si accampas- del bisogno, pure resistettero straor- diare i siti di maggiore importanza sero, ed egli, girandovi tutto all’in- dinariamente, non saziandosi mai di strategica, molti dei quali posti lungo torno, andò osservando se non fosse cibo, ma solo giornalmente prenden- la Flaminia e l’Amerina: 1000 uomini possibile forzarne in qualche modo la done tanto da non morir di fame. E a Chiusi, 1000 ad Orvieto, 400 a , presa; e parsegli che niun mezzo vi quando ogni vettovaglia venne lor 400 a Petra Pertusa (Passo del Furlo), fosse per prendere quel luogo di meno, si nutrirono di cuoi e di pelli 4000 ad Osimo, 2000 ad Urbino, 500 forza, ma con occulta insidia non macerate a lungo nell’acqua; poiché a Cesena e 500 a Montefeltro. pareagli sarebbe affatto impossibile Albila, loro comandante, uomo Nell’estate del 538 Belisario uscì da impadronirsene. Poiché dal suolo si molto illustre fra i Goti, li pasceva di Roma per portare guerra ai territori in eleva solitario un colle, per di sopra vane speranze”68. mano ai Goti e spedì dei contingenti a spianato ed unito, per di sotto dirupa- Un’altra fonte parla della presa di Todi e a Chiusi, ma quando i nemici to a picco. Delle rupi eguali in altez- Ourbibenton da parte dell’esercito udirono che l’esercito bizantino si za formano come una cerchia intorno bizantino nell’ultimo scorcio dell’an- avvicinava, inviarono degli emissari al colle, non del tutto prossime, ma no 538: Belisarius accedens Romae “offrendo di arrendersi con ambedue distanti circa un tiro di pietra. ad exhiemandum in dedizione susci- le città”72. Su quella collina gli antichi pit Urbinum et Urbemvetus et insu- Già questo episodio pone un costruirono la città, senza cingerla di lam laci Vulsinensis69. Anche in que- primo elemento di riflessione circa mura né fornirla di alcuna difesa, sto caso Urbemvetus è stata identifi- l’identificazione di Ourbibenton con poiché parve loro fosse quel luogo cata con Orvieto, e l’identificazione Orvieto. Perché Belisario inviò parte per sua natura inespugnabile. Infatti è sembrata ancor più scontata grazie del suo esercito a Chiusi e a Todi e a quella mena una sola strada fra le alla contemporanea notizia della non ad Orvieto, che si trova a circa rupi, la quale custodita che sia, non presa dell’isola del lago di Bolsena. metà strada tra queste due città? hanno gli abitanti da temere da alcu- Come se Belisario, conquistata Vista la loro repentina resa, perché n’altra parte assalto di nemici. Orvieto e percorrendo la Cassia che quando raggiunse le avanguardie con Poiché, all’infuori di quello spazio lo riportava a Roma, avesse approfit- il resto dell’esercito egli non terminò ove, come dicemmo, la natura stessa tato della vicinanza per prendere l’opera dirigendosi verso la vicina costruì un ingresso per la città, tutto l’isola lacustre70. Orvieto? quanto trovasi di mezzo fra la collina e Nelle fasi iniziali della guerra i Per Ourbibenton Belisario proget- le rupi testé rammentate, è occupato Bizantini occuparono le città di tò, invece, uno specifico intervento

68 Procopio di Cesarea, La guerra gotica Berlino 1894, XI, 2, p. 106. Amalasunta. Procopio di Cesarea, La guer- Teodato teneva racchiusa Amalasunta”. cit., II, 20, pp. 238-240. 70 Si può pensare che l’isola del lago di ra gotica cit., I, 4, pp. 19-20, “V’ha un lago 71 Procopio di Cesarea, La guerra gotica 69 Additamentum Marcellini Comitis, Bolsena presa dai Bizantini sia l’isola in Toscana, chiamato Vulsinio, al centro cit., I, 17, pp. 85-86. Chronica Minora saec. IV.V.VI.VII (II), Martana, la stessa in cui tre anni prima del quale sorge un’isola assai piccola inve- 72 Procopio di Cesarea, La guerra gotica a cura di T. Mommsen in MGH, (535) venne imprigionata e uccisa la regina ro, ma munita di un forte castello. Colà cit., II, 13, p. 207.

16 militare. Mandò prima Peranio, e poi, dopo aver preso Urbino, con il sopraggiungere dell’inverno, lo rag- giunse con tutto l’esercito lungo il tragitto – la consolare Flaminia - che lo portava a svernare a Roma. Altra considerazione da fare riguarda la distanza tra Roma ed Orvieto, che, percorrendo la sino a Bolsena, si raggiunge- va dopo circa 140 chilometri. La valutazione geografica di Procopio su Ourbibenton, che “tro- vasi in prossimità di Roma”, appare alquanto forzata in riferimento ad Orvieto, anche se Belisario parla ai quasi isolato rispetto alla pianura sot- Orvieto fu presa dai Longobardi non suoi sottoposti trattando dello scena- tostante e, ad eccezione del fiume dovrà specificare null’altro, ma scri- rio peninsulare. Civita Castellana, Paglia che passa – oggi neanche trop- vere soltanto Urbs Vetus77. In quegli invece, tramite la Flaminia, dista da po vicino - a lato del pianoro, non si anni il rioccupato sito falisco stava Roma poco più di 50 chilometri. riesce ad immaginare una situazione assumendo la sua nuova denomina- Nella descrizione che Procopio fa in cui tutto ciò che c’è tra il colle e le zione e, nell’ambito del nome com- del sito di Ourbibenton si riscontrano rupi è occupato da un fiume. plesso, la parte castrum/castellum elementi comuni sia ad Orvieto che a Diversamente a Civita Castellana assumeva già una certa prevalenza: Civita Castellana, ed anche a molte il pianoro è circondato dall’acqua dei ciu(itatis) castri urb(is)b(eteris)78. altre località dell’Etruria dei tufi. torrenti Rio Maggiore a nord e Rio Alcuni dettagli, però, sembrano Vicano a sud, che sfociano, dando la Reperti tardoantichi e presenza meglio riprodurre la topografia della sensazione di comporre un unico bizantina città falisca73. Quando lo storico sistema idrico75, nel fiume Treia ad A Civita Castellana sono stati tro- greco parla di una cerchia di rupi a est. Rimane libero dalle acque sol- vati pochi reperti tardoantichi. Due coronamento del colle su cui sorge la tanto il lato ovest dove “la natura iscrizioni su marmo, una situata pres- città, non si ha la sensazione di vede- stessa costruì un ingresso per la so la curia e l’altra non più rintraccia- re Orvieto, soprattutto quando dice città”. Ci sono, pertanto, gli elementi bile, sono state ritenute di dubbia che le rupi di uguale altezza sono per riconsiderare la localizzazione provenienza79. Stesso giudizio per il “distanti circa un tiro di pietra”74. dell’Ourbibenton procopiana, indivi- famoso sarcofago cristiano (Fig. 2) A Civita Castellana, invece, in duata forse con troppa facilità con oggi adibito ad altare nella cattedrale molti tratti del pianoro le rupi anti- Orvieto dagli storici dell’Ottocento e di S. Maria: “L’ipotesi che esso fosse stanti, che lo circondano quasi com- confermata, anche nelle più recenti stato rinvenuto a Civita Castellana pletamente, si trovano ad una distan- ricerche, dagli addetti ai lavori di non è perciò basata su alcun elemen- za minima di circa 100 metri. oggi76. Quando Paolo Diacono nel to oggettivo, e così, di conseguenza, Il colle dove sorge Orvieto è tardo VIII secolo riferisce che che il pezzo possa considerarsi prova

73 Sulla attendibilità delle descrizioni approssimato ma valutabile, tutto ottocen- supporre che i cambiamenti fluviali Scortecci, Orvieto nell’Alto Medioevo, pp. geografiche di Procopio e sulla sua tesco di trattare una distanza che ben si siano dovuti a cause più generali, 256-257; R. Davanzo, Il disegno e i dise- presenza in Italia nei luoghi descritti adatta al modo di scrivere di Domenico come una variazione climatica” (T.W. gni della città medievale, p. 346. Alla stes- nella prima fase della guerra greco- Comparetti, il letterato che traduce l’opera Potter, Storia del paesaggio cit., pp. sa tradizione si rifà S. Bocci, L’Umbria nel gotica (535-540), cfr. S. Bocci, di Procopio alla fine dell’800. 37-39). Un caso d’ingrossamento Bellum Gothicum cit., p.124. L’Umbria nel Bellum Gothicum cit., 75 Il sistema del Rio Vicano, del Rio eccezionale delle acque che circonda- 77 Paolo Diacono, Storia dei Longobardi, pp. 13-14, “La certezza che lo storico Maggiore e, per certi versi, del fiume no la città è raccontato da Francesco IV, 32, Milano 1988, p. 172, nell’anno sia stato personalmente nell’area Treia oggi si caratterizza per il suo Tarquini (Notizie istoriche e territoria- 605 “Civitates quoque Tusciae, hoc est umbra, almeno in una fase della guer- regime torrentizio con una portata li cit., pp. 48-49). Si verificò, quando Balneus regis et Urbs Vetus, a ra, è dunque garanzia di maggiore con- d’acqua non eccessiva, ma nella sta- “la stagione autunnale tendeva a conti- Langobardis invasae sunt”. cretezza ed attendibilità per le notizie gione autunnale e invernale le piogge nuare piogge, e dirottissime furono per 78 Nel Codice Vaticano latino 8487, f. 22r si che riguardano tale regione”. provocano un ingrossamento dei corsi otto giorni”, che il giorno 29 ottobre rileva, quando si parla del vescovo Leone, 74 Per questa particolare misura di distanza si d’acqua, tale - alcune volte - da farli 1861 alle “cinque ore della sera s’inte- l’uso di anteporre ciu(itatis) al nome della può far riferimento, in primo luogo, al sembrare il “fiume grande e intransita- se la caduta del ponte Clementino, alle località, mentre quando si parla di Vangelo. Gesù, seguito dai discepoli, nel bile” descritto da Procopio nel dicem- sei quella del ponte Riofiletto [deno- Teodoro e del notaio Sergio si usa soltan- Getsemani “si staccò da loro quanto un tiro bre del 538. Uno studio sui movimenti minazione locale di Rio Vicano], alle to castri urb(is)b(eteris). Nel concilio del di pietra e, inginocchiatosi, pregava dicen- laterali e verticali del fiume Treia nella nove quella del ponte sulla Treja (…) a 769 è Leo episcopus civitate Castello. do: Padre, se vuoi, allontana da me questo zona della città falisca di Narce (tra poco rovinò anche quello di Terrano”. 79 V. Fiocchi Nicolai, I cimiteri paleocri- calice; però non la mia volontà sia fatta, ma e ), situata 76 Nella recente Storia di Orvieto, II – stiani cit., pp. 265–266, “Da Roma è pro- la tua” (Luca 22, 41-43); ed alla voce: Tir, pochi chilometri più a monte, attesta Medioevo cit., tutti gli autori che trattano babile provenga un’iscrizione conservata del Dizionario Piemontese, Italiano, un aumento della quantità dell’acqua a o accennano alla guerra greco-gotica e ai nel museo diocesano di Civita Castellana, Latino e Francese, compilato dal Sac. partire dal II secolo d.C., coerentemen- vescovi della città citati nelle Epistolae di già parte della collezione della Villa Casimiro Zalli di Chieri, edizione seconda, te con la situazione di altri siti di fon- Gregorio Magno si rifanno alla tesi tradi- Trocchi, situata al km. 46,500 della via volume II, Carmagnola dalla tipografia di dovalle dell’Italia centrale che “venne- zionale: F. Mezzanotte, Orvieto e le città Flaminia” e “Niente è dato sapere sulla Pietro Barbiè 1830: “Un tir d’pera, distan- ro successivamente sepolti sotto alti vicine nel medioevo, p. 89; M. Sensi, provenienza dell’iscrizione CIL, XI, za che misura un sasso lanciato dalla mano, strati di alluvium, depositati nei perio- Monasteri e conventi della Diocesi di 7539 (…) già a Civita Castellana (…) e un trar di pietra, jactus lapidis”. Un modo, di tardo-romano e medievale”, “si può Orvieto in età medievale, p. 103; D. oggi non più rintracciabile”.

17 Fig. 3 - Porta di Giove a Falerii Novi Fig. 4 - Ambiente ipogeo sottostante la Cattedrale ed il Vescovato

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anch’esso strigilato, con le figure di una suonatrice di lira e di un filoso- fo83. Se possiamo pensare che furono sia il tema religioso che il valore arti- stico ad aver attratto, nelle epoche successive, il sarcofago cristiano presso il vescovato, nel caso dei due sarcofagi pagani è probabile che ciò sia dovuto al loro riutilizzo come sepoltura in epoca cristiana84. Un quarto sarcofago si trova pres- so il Museo Archeologico dell’Agro Falisco di Forte Sangallo, è anch’es- dell’esistenza di una comunità cri- una datazione intorno al terzo quarto so strigilato ed è dotato di coperchio stiana di IV secolo a Civita del IV secolo82. a doppio spiovente85. Castellana, né della presenza di L’affermazione sopra riportata È facile pensare che tali reperti un’area funeraria nella zona dell’at- può essere però riletta alla luce di siano stati recuperati nell’area della tuale cattedrale”80. alcuni elementi di contorno, degni di vicina Falerii Novi o in uno dei tanti Il sarcofago fu rinvenuto dal essere presi in considerazione. siti romani presenti nel territorio Garrucci nella seconda metà dell’800 Anzitutto bisogna rilevare che di sar- intorno a Civita Castellana (Fig. 3)86, presso il giardino dell’episcopio atti- cofagi, nel giardino dell’episcopio, ma l’esempio offertoci dal mausoleo guo alla cattedrale, dove era usato ce n’erano altri due, entrambi di III di Glizio Gallo, finemente decorato come vasca per fontana81. secolo d.C.. Il primo è un sarcofago da sculture in marmo e lasciato in Studi recenti collocano la sua strigilato recante ai lati le figure di un abbandono sino alla metà del XV produzione in ambito romano con sileno e di una baccante, il secondo, secolo, lascia intendere che anche nel

80 V. Fiocchi Nicolai, I cimiteri paleocri- Centro politico e religioso, in La Storia locale. Si trova attualmente presso il mano (…) Di rincontro a’ Spenditorij verso stiani cit., p. 264. dell’Arte, 3, L’Alto Medioevo, Milano Museo Archeologico dell’Agro Falisco. Panico è una statua Consolare, che da molti 81 A. Cardinali, Cenni storici della chiesa 2006, p. 203, le “iconografie possono 87 Molti reperti marmorei sono stati utilizzati secoli in qua serve per architrave d’una cattedrale di Civita Castellana, Roma essere interpretate anche in chiave cristia- come fregi nella costruzione delle case del finestra (…) Poco più a basso (…) si vede 1935, pp. 81–83. na, come il sarcofago strigilato del Buon centro storico, ma molti sono spariti nel una testa trionfale coronata; e non molto 82 C. Ranucci Rossi, Gesti ed atteggiamenti Pastore” databile alla metà del IV secolo. corso dei secoli. Recentemente nel giardi- distante, una cantonata tutta di simili opere nella plastica paleocristiana: note sul 85 Il sarcofago è posizionato a destra, prima no del convento di S. Maria del Carmine piena. Nella piazza grande vicino alle volte sarcofago di Civita Castellana, in del ponte levatoio. Dalla scheda n. 010 (già S. Maria dell’Arco) è stato rinvenuto v’è un fregio superbissimo in un gran “Rivista di archeologia cristiana”, anno della Soprintendenza Archeologica per un busto acefalo di marmo bianco. Una pezzo di marmo, il quale dimostra haver LXXIV, n. 1, Città del Vaticano, 1998, l’Etruria Meridionale si ricava che al cen- situazione al XVII secolo viene proposta servito per fascia di qualche Teatro, ò di pp. 297–310. V. Fiocchi Nicolai, I cimite- tro della fronte del sarcofago è presente da D. Mazzocchi, Veio Difeso cit., il quale Sepolcro, ò d’altra cosa simile, rotonda. La ri paleocristiani cit., p. 265, “Il rilievo, una tabula ansata, tra due bande strigila- ricorda che, con i resti marmorei del mau- Chiesa Cathedrale di dentro, e di fuori è per lo stile, la tettonica e la tematica e te, con un’iscrizione parzialmente com- soleo di Glizio Gallo, i civitonici abbelliro- tutta piena di finissimi marmi” a pp. 40 – assegnabile agli anni 370-380”. promessa: Q AEMILIO / no l’antiporta principale in onore del cardi- 41; “Domo di Santa Maria, tutto fatto su le 83 A. Cardinali, Cenni storici cit., p. 83. P(?)R(?)OTOCENEMIO AE ++DIO / nale governatore della città Rodrigo ruine dell’antico, con bellissimi marmi, e Oggi il primo è posizionato nel primo [—-] S C [—-]; il sarcofago misura cm. Borgia, poi pontefice con il nome di colonne antiche (…) Molti anni a dietro fù pianerottolo della rampa di scale che 220x64, altezza 60, comprensiva del Alessandro VI, “Onde perciò vi fù posta trovato nella restaurazione della madonna porta allo studio del vescovo, è di forma coperchio. sopra la sua Arme con le seguenti parole. dell’Arco un pezzo di marmo antico con rettangolare e sui lati corti sono scolpite 86 A.M. De Lucia Brolli, Civita Castellana – RODERICO BORIAE / CALISTI III. P. alcune lettere grosse, quali dicevano: le figure di animali alati (forse ippogrifi), Il Museo Archeologico dell’Agro Falisco, MAX. NEPOTI / EPO PORTVEN. SACRAE IVNONI. Si crede essere stato più nitida quella posta nella parte destra Roma 1991, pp. 10-11. Un sarcofago CARD. VALENTINO / S.R.E. V. CAN- qualche frammento di fregio di quel (una riproduzione fotografica del sarcofa- romano con figure di Muse fu trovato in CELLARIO / VEHIENTES / RELIQ- Tempio; il qual marmo pur’hoggi così in go in C. Morselli, Civita Castellana, una fossa coperta da tegoloni alla cappuc- VIAS SEPVLCRI P. GLITII / L. GALLI pezzi in Ciuita Castellana si conserva” a p. Novara 1988, p. 42, figg. 37-38). Il cina, in località Cava Cacciano, nel territo- TRIB. MILIT. LEG. PR. / III. VIRI 37; “In mano di Lorenzo Petronij è un secondo si trova nel deposito di reperti rio di Civita Castellana, nel 1957 nel corso CAPIT. CANDIDATI / VETVSTATE marmo piccolo di figura ovata (…) fù tro- situato al pian terreno del vescovato e si di lavori agricoli. Il defunto, un giovinetto COLLAPSI / PATRI ET DNO B. M. / vato nella Canonica di Ciuita Castellana da caratterizza per la forma ovale allungata, di circa 12 anni, era stato deposto con RESTITVI CVRARVNT.”. La descrizio- Girolamo Petronij mentre ivi fù Arciprete, mancante della parte retrostante. l’obolo per il viaggio nell’aldilà, un sester- ne continua: “veggosi primieramente in che fù poi Vescovo di Terni” alle pp. 84 Circa la diffusione dell’uso di reimpiega- zio di Antonino Pio, che data la sepoltura al varij luoghi della Città su per le mura degli 37–38; e poi una serie di iscrizioni, di deco- re i sarcofagi cristiani nel IV secolo, cfr. 140-143 d.C.. La decorazione raffigura le edificij sculture di marmo antichissime, e razioni e di fregi nella chiesa di S. Maria E. Quiri, Milano capitale dell’impero – nove Muse e si ritiene opera di un artigiano se ben lacere, pur vi si conosce maestrevol dell’Arco, nella chiesa di S. Clemente e

18 sito rioccupato era possibile trovare resti d’epoca romana87. Non si spiegherebbe, altrimenti, perché con la ‘fame’ di marmo e di sculture di epoca romana - caratteri- stica del nostro medioevo, soprattut- to della fase romanica di costruzione di edifici religiosi - il mausoleo di Glizio Gallo rimase in abbandono per molti secoli prima di essere spo- gliato dei suoi preziosi rivestimenti. Nell’area della cattedrale sono stati segnalati due ambienti rupestri. Abitazioni ipogeiche altomedievali88, e un colombario con numerose nic- dal vano ovest si dirama un cunicolo dell’ambiente rupestre sotto il vesco- chie ed alcune sepolture di epoca in direzione della cripta della catte- vato che della cripta della cattedrale93. romana89. drale90. Le ridotte dimensioni delle La sensazione è quella di trovarsi Il colombario è situato sul preci- nicchie, soprattutto per ciò che con- in un’area - quella della cattedrale e pizio che delimita a sud il pianoro cerne la loro profondità, lasciano dell’adiacente vescovato - utilizzata, abitato, ma, a differenza degli forti dubbi circa la possibilità di prima della costruzione della chiesa, ambienti ipogei riutilizzati nell’alto alloggiamento delle urne cinerarie, non soltanto a scopo funerario94. medioevo a scopo cultuale (S. ma è soprattutto l’esposizione a Per l’area prossima alla cattedrale Ippolito, S. Cesario, S. Selmo), non meridione dell’ambiente e l’utilizzo si potrebbe ipotizzare la sussistenza disponeva di un’ampia apertura dell’intonaco al suo interno che del fenomeno della continuità tra le verso l’esterno. Soltanto il crollo fanno propendere per l’allevamento necropoli romane ed i cimiteri della della sottile parete del banco tufaceo dei volatili91. È molto probabile, però, tarda antichità sino alle soglie del- ne ha rivelato la presenza. che l’ambiente ipogeo sia stato riadat- l’alto medioevo95. L’ambiente artificiale è irregolare tato a piccionaia in epoca medievale o Sempre riguardo la pratica della e bipartito, il vano ovest ha nelle tre anche posteriore (Fig. 4)92. sepoltura dei defunti, si deve segna- pareti rimaste una fitta serie di nic- Un’indagine archeologica potreb- lare il contenuto di una tomba ‘alla chie scavate nel tufo, mentre nel be far luce sulla sua funzione origina- cappuccina’ rinvenuta nell’area dello vano est le pareti sono levigate e a ria, tenuto conto che esso è più Scasato negli scavi del 1992 effettua- tratti intonacate con un colore chiaro; o meno sullo stesso livello sia ti dalla Soprintendenza Archeologica

nelle case del centro storico, pp. 42–45. Tuscia, in Studi Vetrallesi, n. 11, 92 Un caso particolare di utilizzo in epoca “un’ulteriore conseguenza dell’impossibi- 88 J. Raspi Serra, Civita Castellana: un 2003, p. 24. Sul problema dei colomba- moderna è quello della torre medievale di lità per lunghi periodi di accedere al terri- esempio di rapporto nucleo-territorio, in ri/piccionaie si vd. R. Francovich, S. Resano (Orte), all’interno della quale torio suburbano è senza dubbio il diffon- Atti del VI Congresso nazionale di Gelichi, R. Parenti, Aspetti e problemi di sono state ricavate numerose nicchie qua- dersi della pratica di seppellire entro le archeologia cristiana, Pesaro–Ancona forme abitative minori attraverso la docu- drate “per l’allevamento dei piccioni” (M. mura, pratica già iniziata nel secolo prece- 19–23 settembre 1983, Firenze 1984, p. mentazione materiale nella Toscana Sanna, L. Proietti, Presenze archeologi- dente, forse per le medesime ragioni”. 210, “Un ipotetico antico insediamento medievale, in Archeologia Medievale, che lungo la “Via Publica Ferentiensis” 96 Il rinvenimento della sepoltura nel pianoro anche nella zona dell’attuale Duomo, VII, Firenze 1980, pp. 231-232, cit., p. 111, con foto a corredo). di Civita Castellana lascia aperta la questio- potrebbe essere provato dal ritrovamento “L’accenno al colombario apre il proble- 93 Sulla cripta della cattedrale e sul vano sot- ne circa la distribuzione dell’abitato e delle di abitazioni ipogeiche alto medievali”. ma dell’interpretazione sull’uso a cui terraneo ad essa antistante (ad uso sepol- aree funerarie. L’area dello Scasato (che in 89 P. Moscati, Nuove ricerche su Falerii erano destinati i numerosi colombari che tura dei canonici nel XVIII secolo) vd. S. epoca moderna sta, probabilmente, per Veteres cit., p. 170, “L’ambiente, di cui è si trovano presso Sorano e in altre zone Boscolo, La cripta, in L. Creti, S. zona “senza case”) risulta essere occupata crollata la parete di facciata, è a pianta dell’area dei tufi vulcanici. La presenza di Boscolo, C. Mastelloni, Note sulla Chiesa già nell’alto medioevo da almeno tre edifi- irregolare e è caratterizzato all’interno un forno inceneritore fugherebbe i dubbi Cattedrale di Civita Castellana, in Civita ci di culto: la chiesa di S. Maria dell’Arco, dalla presenza di numerose nicchie e di un sull’utilizzazione e sull’epoca di scavo di Castellana – Studi/I, Ninfeo Rosa 2, l’oratorio di S. Angelo, e - come si è cerca- cunicolo”. L’autrice riporta, alla nota 61, il tali ambienti, ma sono numerosi i colom- Civita Castellana 1995, pp. 110-112. to di dimostrare in questo studio - il mona- contenuto di una lettera conservata bari privi di tale attrezzatura e forniti, 94 Il Cardinali (Cenni storici cit., p. 69) stero di S. Giorgio. Inoltre, ceramica alto- nell’Archivio di Villa Giulia (A.V.G., invece, di un basso passaggio verso una riporta la notizia, priva però di fonda- medievale e medievale è stata rinvenuta sia Posiz. 3/Civita Castellana, Prot. 1725) che parete esterna verticale, che, attualmente, mento storico e archeologico, che nel- nella zona della chiesa delle Suore Clarisse recita: “Lavori comunali per l’apertura di permette l’ingresso solo a volatili”. l’area sottostante la cattedrale esisteva Francescane (F. Cirioni, La ceramica tar- una strada dietro il Duomo e il Palazzo Nicchie della stessa tipologia si ritrovano un tempio dedicato a Giunone. doantica e altomedievale nel territorio Vescovile hanno rimesso in luce i resti di nel colombario comunemente chiamato 95 C. Lambert, Le sepolture in urbe nella dell’Ager Faliscus nella Tuscia romana, in tombe romane, in una delle quali è pre- “Grotta delle Monache” in località Poggio norma e nella prassi (tarda antichità – Biblioteca e Società, XXI, n. 3, pp. 10-14, sente un rocchio di colonna scanalato”. Palazzolo a , foto in M.A. De alto medioevo), in L. Paroli (a cura di), per ritrovamenti di ceramica a vetrina 90 Dalla rapida ricognizione effettuata nel Lucia Brolli, L’Agro Falisco cit., p. 73. L’Italia centro-settentrionale in età lon- pesante, a vetrina sparsa e acroma da giorno di Pasquetta 2008, ho potuto Stessa forma quadrata che risulta dalla gobarda, Atti del Convegno, Ascoli fuoco) sia a ridosso del precipizio che deli- constatare che il cunicolo che si dirige descrizione di un ambiente ipogeo situato Piceno 6–7 ottobre 1995, Firenze 1997, p. mita il pianoro di Civita ad est, zona fabbri- verso la cattedrale, alto circa un metro nel centro di Fabrica di Roma, riportata in 288, “tutti i dati – anche se imprecisi sulla ca Coletta (C. Carlucci, L. Suaria, Civita e mezzo, è interrato per più della metà; G. Bianchini, Fabrica di Roma dai quantità delle tombe e la loro cronologia – Castellana (VT). Indagini archeologiche e le nicchie risultano essere di dimensio- Falisci ad oggi, Viterbo 1982, p. 112, sembrano indicare che le antiche aree ricerche d’archivio nell’area dello Scasato, ni ridotte, di forma più o meno quadra- “sopra via della Fontanella (Piazzaccia), sepolcrali furono mantenute in uso fino in FastiOnlineDocuments&Research, ta e poco profonde (forse a causa del- c’è una grotta scavata nel peperino (foto n. alle soglie dell’alto medioevo”. Per le Roma 2004, www.fastionline.org, “I mate- l’abrasione accentuata dovuta alla par- 37) che presenta lungo la parete una serie sepolture dentro l’abitato, in riferimento riali ceramici raccolti, tra cui una discreta ziale incoerenza del banco tufaceo). di piccole nicchie quadrate: ambiente che al periodo della guerra greco-gotica a quantità di ceramica a vetrina sparsa, con- 91 Sulle tipicità dell’esposizione a sud e del- ha carattere di un colombario, in cui veni- Roma, vd. L. Pani Ermini, Lo spazio fermano, inoltre, una frequentazione del- l’intonaco bianco, cfr. V. Desiderio, vano deposte le urne contenenti ceneri dei urbano tra VI e IX secolo, in Roma l’area tra XI e XIII secolo”). Colombaie rupestri medievali nella defunti cremati”. nell’Alto Medioevo cit., tomo 1, p. 282,

19 Fig. 5 - Ex chiesa di San Giorgio

Da Falerii Novi a Civita Castellana - Storia altomedievale di un recupero insediativo

per l’Etruria Meridionale96. Il rinvenimento di manufatti, urb(is)b(eteris) e num(eri) centu- Il corredo funebre è composto da riconducibili alla cultura bizantina, cell(ensis). Il nome Teodoro è di evi- cinque oggetti metallici97, che non nel pianoro di Civita Castellana è un dente origine greca, così come la for- restituiscono una datazione precisa, dato che ben si collega con i rimandi, mazione dell’esercito bizantino, il ma che permettono di collocare, con ad un analogo passato, che si colgo- numerus appunto, di stanza a molta probabilità, la sepoltura fem- no nella documentazione a disposi- Centumcellae (Civitavecchia), ma minile in un periodo compreso tra la zione. Fonti altomedievali ci riporta- con un presumibile distaccamento a tarda antichità e l’alto medioevo98. no a titoli e nomi di origine greca. Civita Castellana, sotto il comando Ai fini della datazione della spilla Nella lapide del vescovo Leone102 del comes o del tribunus di turno104. in bronzo e dello spillone in argento, compare la titolazione di tribu- Un altro rimando alla presenza il rimando è a tipologie analoghe rin- nib vel comitib, chiaro rife- bizantina è quello della titolazione di venute nella Tuscia, riferite ad un rimento all’originaria carica bizanti- due chiese medievali: la chiesa di S. periodo in cui ritornarono ad essere na che dalla fine del VI secolo indivi- Angelo e la chiesa di S. Giorgio (Fig. praticate le sepolture degli inumati dua, in molte città italiane, gli uffi- 5). Della prima si hanno notizie risa- insieme ad elementi di corredo, ciali imperiali incaricati del comando lenti all’VIII secolo nelle carte del- soprattutto del vestiario99. militare e della difesa della città: tri- l’abbazia di Farfa105. L’oratorio dedi- La decorazione - a rombi contrap- buni che hanno talora il titolo di cato a san Michele Arcangelo, oggi posti100- dei due anelli d’argento rin- comites103. non più esistente, era ubicato dentro via, invece, ad un esemplare simile Nel documento n. 41 del Regesto la città, appena oltrepassata la porta rinvenuto nella Liguria bizantina e di Farfa dell’anno 767, Theodorum d’ingresso est (area dell’attuale ospe- datato ai primi anni del VII secolo101. risulta essere habitatore castri dale S. Giovanni Decollato -

97 La tomba individuata con “US 4” conte- vio, in Archeologia Medievale, XVIII, 100 Il simbolo geometrico del rombo – a pre- alquanto ristretto, incentrato sul VI e VII neva: una spilla in bronzo lunga 5 cm., Firenze 1991, p. 697, “il sepolcreto di valente valenza femminile - si ritrova secolo”. E. Zanini, Le italie bizantine cit., pp. spezzata in due parti; uno spillone d’ar- Bolsena non esce dalla tradizione culturale spesso nell’arte e nell’architettura delle 238-239, il castrum Pertice è “un sito d’al- gento lungo 6 cm. con capocchia formata di larghe fasce della Tuscia, in cui già nella chiese bizantine del V e VI secolo. Un tura già fortificato in epoca tardoantica, pro- da piccoli cerchietti, due dei quali ancora Tarda Antichità, soprattutto per tombe fem- esempio classico è quello della cattedrale babilmente nel corso del V secolo (…) Allo in sede; un elemento in bronzo di circa 6 minili, era stato ‘recuperato’ l’uso della di S. Sofia ad Istanbul - ristrutturata sotto stesso orizzonte cronologico [prima metà cm., probabilmente un ardiglione di una deposizione ‘abbigliata’, anche con gli Giustiniano I (483-565) - nella quale le del VII secolo] e a un significativo stretto fibbia; 2 anelli d’argento: uno piccolo, oggetti preziosi d’ornamento personale”. lastre in marmo, in funzione di parapetti rapporto con il sistema distributivo del diametro 16 mm., e uno grande, diametro 99 Per un confronto sullo spillone in argento, del piano delle gallerie e quelle delle fine- mondo bizantino rimanda infine anche il 21 mm., che presentano lo stesso tipo di vd. G. Ciampoltrini, G. De Tommaso, P. stre delle pareti perimetrali, sono decorate generale panorama ceramologico del sito”. decorazione nell’ovale: un motivo a rilie- Notini, P. Rendini, M. Zecchini, Lucca tar- con la figura di un rombo, con al centro 102 C. Tedeschi, Civita Castellana n° 10, in L. vo a rombi contrapposti e due frecce, for- doantica e altomedievale II. Scavi 1990- una croce (raschiata in epoca mussulma- Cimarra, E. Condello, L. Miglio, M. Signorini, mate da microgranuli, dirette in basso 1991, in Archeologia Medievale, XXI, na). Anche nella chiesa dei SS. Apostoli a P. Supino, C. Tedeschi (a cura di), Incriptiones verso la fascia dell’anello. Firenze 1994, pp. 603-605. Lo spillone in Roma la recinzione del presbiterio – fatto Medii Aevi Italiae (saec. VI-XII), Lazio - 98 Per la ricomparsa di elementi di corredo argento di Lucca, con capocchia conicheg- costruire da papa Gregorio Magno (590- Viterbo, 1, Spoleto 2002, p. 59. Di recente A. nelle tombe a partire dal tardo impero e per giante dorata, misura 7 cm., che “per morfo- 604) – è decorata con rombi fioriti e croce. Ciarrocchi, Storia e società cit., p. 3–21. la probabile influenza della religione cristia- logia parrebbe esito dai più piccoli spilloni 101 E. Bonora, C. Falcetti, F. Ferretti, A. Fossati, 103 A. Guillou, L’Italia bizantina dall’inva- na, in un’area non troppo distante dalla con capocchia biconica in uso nei sepolcreti G. Imperiale, T. Mannoni, G. Murialdo, G. sione longobarda alla caduta di nostra, cfr. G. Ciampoltrini, Tombe con dei decenni dell’invasione longobarda in Vicino, Il “castrum” tardo-antico di S. Ravenna, in Storia d’Italia, vol. I, “corredo” in Toscana fra tarda antichità e Italia”. Il raffronto dello spillone di Lucca Antonino di Perti, Finale Ligure (Savona): Longobardi e Bizantini, Torino 1980, p. alto medioevo: contributi e annotazioni, in viene effettuato dagli autori con l’esemplare fasi stratigrafiche e reperti dell’area D. 243. A Genova nel 568 la guarnigione Archeologia Medievale, XIX, Firenze 1992, con capocchia sferica ritrovato nello scavo Seconde notizie preliminari sulle campagne militare bizantina era comandata dal pp. 694-695, “Nella bassa valle di Firenze-Battistero, e, come per la defunta di scavo 1982-1987, in Archeologia comes et tribunus Tzittanus, citazione in dell’Albegna e a Cosa, infatti, nella prima fiorentina, “lo spillone isolato doveva essere Medievale, XV, Firenze 1988, p. 385. Tra gli E. Zanini, Le Italie Bizantine cit., p. 235. età imperiale l’uso della suppellettile funera- funzionale a fermare la treccia raccolta ‘a oggetti in bronzo rinvenuti viene riportato: 104 A. Ciarrocchi, Storia e società, cit. p. 10, ria sembra pressoché estinto; le tombe ‘alla corona’ intorno alla testa, in un’acconciatura “Anello da dito a testata indistinta ovale militare appartenente al numeri centucel- cappuccina’ (…) di norma presentano i soli diversa da quella, fermata da un velo, pre- decorata con incisione a rombi contrappo- lensis e abitava a Civita Castellana, a resti del defunto, sprovvisti di ‘corredo’ e di supposta dalla coppia di spilloni delle tombe sti”, datazione “post 610” (riproduzione gra- meno che non ci troviamo di fronte ad un ornamenti personali. Potrebbe non essere italiche e germaniche del tardo VI e VII fica dell’anello nella tav. XX, n. 2 di p. 387). titolo onorifico mantenuto anche dopo casuale, quindi, che sullo scorcio finale del secolo, ma comunque di duratura fortuna, A pag. 336: “Il castrum di S. Antonino non l’impegno militare. III secolo si sia ‘recuperato’ il costume fune- dalla tarda antichità almeno fino all’età caro- presenta tracce significative per il periodo 105 I. Giorgi, U. Balzani, Il Regesto di rario che conserva al defunto gli oggetti lingia”. Per la presenza di spilloni nel corre- classico repubblicano ed imperiale e non ha Farfa cit., e M.T. Maggi Bei, Il Liber d’ornamento personale”. Nell’ambito della do femminile tardoantico di Bolsena cfr. G. risentito di sovrapposizioni in epoche suc- Floriger cit, p. 45. Tuscia meridionale vd. G. Ciampoltrini, Ciampoltrini, Aspetti dell’insediamento cit., cessive, che abbiano inciso in modo sostan- 106 Per la chiesa di S. Angelo e le vicende Aspetti dell’insediamento tardoantico e alto- p. 697, “tre spilloni con testa sferica riferibi- ziale sul substrato archeologico tardo-antico. collegate: A. Ciarrocchi, Storia e medievale nella Tuscia: due schede d’archi- li all’ornamento della cuffia”. La sua datazione copre un arco cronologico società cit., pp. 3–21.

20 Andosilla), e rimase in uso almeno sino al XVI secolo106. La chiesa sconsacrata di S. Giorgio si trova, invece, all’interno del complesso dell’Istituto Statale d’Arte, ed oggi ospita il museo della ceramica. A metà del XVI secolo il Pechinoli la ricorda tra le antiche parrocchie cittadine “che oggi è asso- migliato a ben(efici)o rurale”107. I recenti lavori di ristrutturazione hanno evidenziato un edificio di modeste dimensioni, a tre navate con torre campanaria, costruito con conci di tufo regolari a vista di buona qua- lità, che si colloca nel panorama edi- lizio compreso tra la fine del XII secolo e gli inizi del XIII108, la cui prima attestazione documentale risa- VI e il VII secolo a Ferrara, Argenta, pio, più di prossimità che di riutiliz- le all’anno 1244109. Rimini e Genova, ed essa è “stretta- zo, ci è fornito dagli insediamenti In fase di restauro non è stata mente collegata con il mondo milita- rupestri di S. Ippolito, di S. Cesario e colta l’occasione per effettuare uno re”111. Il fatto poi che il monastero di S. Selmo, situati nelle immediate scavo archeologico, al fine di verifi- risultava retto dall’abate Agapitus - vicinanze dell’antico tempio di care la stratigrafia e l’eventuale pre- nome di chiara origine greca - è un Giunone Curite114, che sono stati fatti senza di strutture più antiche. elemento che, insieme agli altri risalire alla prima epoca medievale115. Probabilmente si sarebbero potuti antroponimi greci e alle titolazioni Le antiche grotte preistoriche e le ritrovare i resti del monastero di S. militari bizantine, ci fa parlare, per i tombe falische scavate nel tufo ven- Giorgio, di cui Agapito era abate nel- primi secoli dell’alto medioevo, di nero trasformate in luoghi di culto116, l’anno 590. Si verificherebbe anche “una comunità greca o grecizzata”112. allo stesso modo della vicina Castel per Civita Castellana la contempora- Sant’Elia. Qui la presenza eremitica nea presenza del culto altomedievale Le chiese rupestri è già attestata nel VI secolo, sia dai dei due protettori dell’esercito bizan- Civita Castellana sembra rientra- racconti di papa Gregorio Magno che tino. La stessa situazione di Perugia, re nell’ambito del fenomeno della da un importante papiro ravennate117. dove le chiese cittadine dedicate a S. ‘cristianizzazione intensiva’ delle Le indagini topografiche e le evi- Angelo ed a S. Giorgio sono attribui- città dell’Italia altomedievale, che denze archeologiche hanno condotto te all’epoca bizantina110. concerne principalmente le città ad una datazione delle chiese e degli La dedicazione di chiese ed ora- ‘bizantine’ per il VI e parte del VII ambienti rupestri coerente con le tori a san Giorgio, da parte delle città secolo, anche riguardo alla conquista fonti storiche118. Le chiese rupestri bizantine lungo la frontiera con i al culto cristiano degli edifici religio- civitoniche, invece, risultano citate in Longobardi, è attestata tra la fine del si di tradizione pagana113. Un esem- documenti posteriori119, ma la loro

107 G. Pulcini, Trascrizione della Jstoria restauro dell’antica via sacra che con- tra le due fasi di utilizzo sono difficili di San Leonardo a Castel Sant’Elia (secoli di Civita Castellana di Francesco giungeva Falerii Novi al bosco di da interpretare (…) la cavità (Z), pure VI-VII), in Atti del convegno Monachesimo Pechinoli- prima edizione a stampa Giunone Curite” (M. A. De Lucia Brolli, artificiale, sembra una catacomba suc- pre-benedettino cit., “già nel VI secolo, del manoscritto del 1560, Ager L’Agro Falisco cit., p. 37). cessivamente ampliata per usi agricoli: basandoci sulla datazione dell’altare, la grot- Faliscus – quaderno n. 11, Civita 115 J. Raspi Serra, Civita Castellana, cit., p. contiene un limitato numero di loculi ta serviva per celebrazioni liturgiche”; T. Castellana 1998, p. 30. 210. Per lo studio delle tre chiese rupe- (…) la cavità (W), posta alla stessa Fiordiponti, Castel S. Elia: L’insediamento 108 G. Felini, Chiesa di San Giorgio - stri, nell’ambito della Tuscia meridiona- quota di (X) e sottostante le (Z) e (Z’), nell’età medievale attraverso l’esame degli Civita Castellana (Vt), Relazione stori- le, vd. J. Raspi Serra, Insediamenti rupe- si presenta come una grotta naturale”. ambienti ipogei e delle strutture murarie ca, ai fini del restauro della struttura. stri religiosi nella Tuscia, in Mélanges 117 Per una panoramica del fenomeno eremi- superstiti, in Biblioteca e Società, XXII, n. 109 P. Egidi, Soriano nel Cimino e l’archi- de l’école francaise di Roma, tomo 88, tico nell’area di Castel Sant’Elia, riguardo 3-4, Viterbo 2003, pp. 22-34. vio suo, in Archivio della Società Torino 1976, pp. 27-156. al monastero di S. Elia ed alle grotte rupe- 119 Sant’Ippolito, nella invenzione delle reli- Romana di Storia Patria, XXV, Roma 116 Per il complesso di S. Selmo si vd. A. stri di S. Leonardo, S. Anastasio e S. quie dei SS. Giovanni e Marciano dell’an- 1903, p. 398: “in territorio Civitatis Felici, G. Cappa, Santuari rupestri in Nonnoso, cfr. V. Cati, Castel Sant’Elia, no Mille, in M. Mastrocola, Note storiche Castellanae S. Maria de Fuseniano, S. provincia di Viterbo, in Informazioni, Vinci 1996, pp. 29-44. Per il papiro n. 1 circa le Diocesi di Civita C. Orte e Gallese, Georgii et S. Egidii ecclesias”. anno I, n. 7, Viterbo 1992, pp. 122- dell’archivio vescovile di Ravenna del- Parte I, Le origini cristiane, Civita 110 E. Zanini, Le Italie bizantine cit., p. 141. 123, “La cavità (X) che ospita il san- l’anno 557: L. Cimarra, Splendori di Castellana 1964, p. 251: “Ecclesiam beati 111 E. Zanini, Le Italie bizantine cit., tuario (con tracce di affreschi) è molto Bisanzio: testimonianze della presenza Hippoliti martyris”. San Cesario, nella p.137, nota 105. irregolare, tanto da sembrare quasi un bizantina nel territorio della Tuscia dedicazione del 1210 di due altari, in F. 112 E. Zanini, Le italie bizantine cit., p. 137. riparo naturale (…) la cavità (Y), costi- Romana, in Biblioteca e Società, anno XI, Ughelli, Italia Sacra, tomo I, Venezia 1717, 113 E. Zanini, Le italie bizantine cit., pp. tuita da tre ambienti a pianta quadrata, n. 1-2, Viterbo 1992, pp. 21-26; L. ristampa anastatica Bologna 1984, p. 598, 205-206. collegati da un corridoio traverso a tre Cimarra, Il papiro ravennate e il monaste- “S. Caesarii de Vignali”, e L. Cimarra, 114 Oltre al noto passo di Ovidio (Am. 3,13), rampe, è palesemente di origine etru- ro di S. Elia. Note di storia del territorio, Alcune iscrizioni medievali nel territorio la sopravvivenza del culto anche in età sca, tombale, ma è stata rimaneggiata in Atti del convegno Monachesimo pre- collinense-tiberino, in Biblioteca e Società, romana “è ricordata infatti da iscrizioni in epoca paleocristiana, con la sua tra- benedettino nella Valle Suppentonia, XXI, 3, Viterbo 2002, pp. 18-20. del I-II secolo d. C. la presenza di ponti- sformazione in catacomba. Purtroppo è Castel Sant’Elia 5 Settembre 1999, Civita fices sacrarii preposti al culto, mentre stata recentemente devastata da tomba- Castellana 2000, pagine non numerate. un’iscrizione del II o III secolo attesta il roli clandestini, per cui le interazioni 118 C.M. Paolucci, Pittura rupestre nell’eremo

21 Da Falerii Novi a Civita Castellana - Storia altomedievale di un recupero insediativo

origine può esser fatta risalire al Francia tra il V e il VI secolo122. prestigioso”127. primo alto medioevo sia per tipologia Un particolare di non poco conto, Anselmo era un longobardo e, e contesto - assimilabili a quelli di però, impedisce questa individuazio- prima di abbracciare la regola bene- Castel Sant’Elia - sia per le dedica- ne. La chiesa rupestre è dedicata a S. dettina, fu duca del Friuli. Fondò il zioni. Cesario martire e il santo d’oltralpe monastero di Nonantola, vicino Il sant’Ippolito martire, a cui è non è annoverato tra i martiri123. Modena, e morì nell’anno 803. dedicata la chiesa posta a mezza Una soluzione più radicata nel Deve però essere preso in consi- costa del pianoro di Civita territorio sembra essere quella di S. derazione anche un santo dalle origi- Castellana, è con molta probabilità il Cesario diacono martire, di origine ni più antiche e più legato al nostro martire venerato a Roma e riportato africana, venerato a Terracina. territorio: S. Anselmo vescovo, dal Martirologio Geronimiano alla La passio sancti Cesarii è fatta patrono di , che fu martiriz- data del 13 agosto: Romae Hyppoliti risalire ad un periodo tra il V e il VI zato nella sua Polimartium nel VI Pontiani; lo stesso Yppoliti qui dici- secolo, e al martire venne dedicata secolo da Totila re dei Goti128. tur Nonnus, venerato secondo la una chiesa a Roma sul Palatino prima L’agiografia del santo è certa- Depositio Martyrum, a Porto dal 20 del 603124. Un’attestazione del culto mente leggendaria, ma nella chiesa al 23 agosto120. del santo é presente nella vicina collegiata di Santa Maria Assunta a La diffusione del culto del santo - la chiesa suburbana di San Cesario Bomarzo si custodisce un sarcofago romano, oltre che in direzione del in Martula - e risale ai primi secoli strigilato di epoca romana dove, litorale laziale, si propagò lungo la dell’alto medioevo125. secondo la tradizione, furono deposte via Flaminia. La chiesa di S. Selmo le spoglie del martire. Difatti, sempre nel Martirologio (sant’Anselmo) è invece situata, non La sepoltura, soprattutto per Geronimiano, è riportato il culto di distante dalle prime due, in località quanto riguarda il coperchio altome- Ippolito a Fossombrone insieme ai Celle, sulla parete rocciosa che si dievale del sarcofago, è stata datata santi Sisto e Lorenzo, “le cui reliquie affaccia sopra l’area del tempio fali- agli anni del pontificato di papa furono portate dalla capitale per la sco di Giunone Curite126. Leone III (795-816), quando il dedica del santuario”121. Questa dedicazione è stata asso- vescovo Benedetto fece presumibil- La chiesa di S. Cesario è situata ciata alla figura di Anselmo, abate di mente risistemare le reliquie del sul pianoro di Vignale, di fronte a S. Nonantola, per il fatto che “i Monaci santo patrono129. Ippolito, e per la dedicazione è stata Benedettini fondatori degli insedia- Da queste minime considerazioni proposta la figura di S. Cesario di menti rupestri nell’area laziale abbia- sembra di capire che le dedicazioni Arles, monaco e vescovo vissuto in no scelto il nome di un santo e abate delle chiese rupestri civitoniche

120 V. Saxer, Santi e culto dei santi nei marti- mento delle medesime in Cattedrale”. anno III, n. 11, Viterbo 1994, pp. 27-32. in Biblioteca e Società, XXII, 3-4, rologi, CISAM Spoleto 2001, p. 16 e p. 55, 123 F. Ughelli, Italia sacra cit., p. 598, riporta 127 G. Pulcini, Le chiese rupestri cit., p. 3. Viterbo 2003, pp. 35-40. “Ippolito di Porto, che compare in diversi l’iscrizione della dedicazione di due altari 128 L’accanimento del re ostrogoto Totila 130 Sull’argomento è interessante notare romanzi agiografici portuensi e ostiensi e nella chiesa: “in hac ecclesia B. Caesarij nei confronti dei vescovi dell’Umbria quello che scrive F. Gregorovius che non è altro che un doppione artificiale Martyris duo sunt consacrata altaria”. nel corso della guerra greco-gotica è (Storia di Roma nel medioevo, vol. I, del martire romano omonimo”. 124 E. Susi, Culti e agiografia a Sutri tra Tardo evidenziato da papa Gregorio Magno Roma 1988, p.175) circa la presenza al 121 V. Saxer, Santi e culto dei santi cit., pp. 182- Antico e Alto Medioevo, in S. Del Lungo, nei Dialogi. A contrastare simbolica- sinodo convocato da papa Simmaco 183, “Foro Semproni via Flaminia miliario V. Fiocchi Nicolai, E. Susi, Sutri cristiana, mente l’efferata condotta del re goto nel marzo del 499, nel quale compaio- ab Urbe Roma CLXIIII dedicatio basilicae archeologia, agiografia e territorio dal IV valgono le santificazioni dei vescovi no tra i sottoscrittori i titoli delle 28 sanctorum Sixti, Laurentii et Ippoliti”. all’XI secolo, Roma 2006, p. 184. Fulgenzio di Otricoli e Ercolano di basiliche allora esistenti a Roma: 122 G. Pulcini, Le chiese rupestri di Civita 125 Ibidem. Dall’autore viene riportato il Perugia (martirizzati), Cassio di Narni “Dall’elenco dei sottoscrittori del sino- Castellana, Quaderno n. 1 del Centro testo di una donazione del 1023, in cui e Fortunato di Todi. Cfr. E. Susi, Il do del 499, risulta infatti una rigorosa Studi Ager Faliscus, Civita Castellana compaiono alcuni beni situati in terri- culto dei santi nel corridoio Bizantino e osservanza del criterio regionalistico. 1991, p. 7. Cesario fu un predicatore torio Sutrino in fundo, qui appellatur lungo la via Amerina, in E. Menestò (a Esclusi gli apostoli, quei santi uomini e esemplare e autore di una regola mona- Martula, juxta ecclesia Sancti Cesarei. cura di), Il Corridoio Bizantino cit., pp. quelle sante donne erano tutti romani stica, morì nel 543 in odore di santità. 126 Per una descrizione del sito e per la sua 276-284. La passio leggendaria di di nascita oppure erano stati al servizio La presenza delle reliquie del santo nel stretta connessione con il tempio di sant’Anselmo di Bomarzo può inserirsi della Chiesa romana e, attraverso il duomo civitonico hanno fatto supporre Giunone Curite, vd. A. Felici, G. in questo filone di “santità politica” dei martirio, erano divenuti suoi benemeri- che “venuta meno la frequentazione Cappa, E. Cappa, Il sistema ipogeo di vescovi della vicinissima Umbria. ti. Fino a quel momento Roma sembrò verso questa sede, le autorità ecclesia- alimentazione dell’acqua sacra al tem- 129 L. Cimarra, Testimonianze epigrafiche ignorare i santi d’origine greca”. stiche abbiano provveduto al trasferi- pio di Giunone Curite, in Informazioni, e manufatti altomedievali a Bomarzo,

22 privilegino i santi martiri, con un ad un approfondito esame133. Il gruz- collegamento tra Roma e il nord. forte radicamento locale130, soprattut- zolo fu recuperato in occasione degli Nonostante ciò, la presenza dei to provenienti dall’area romana131. scavi che Angelo Jannoni vescovi dal 465 al 502 deve convin- I monaci che le occuparono ave- Sebastianini effettuò tra il 1860 e il cerci del fatto che il centro avesse in vano davanti più gli esempi dei mar- 1891 nella sua tenuta di Falleri. quegli anni ancora una certa vitalità tiri cristiani che quelli dei santi bene- Trattasi di circa 1800 monete in religiosa e amministrativa. dettini. L’occupazione degli ambien- bronzo coniate in maggior parte con Se il buon senso ci dice che la ti ipogei ad uso religioso si verificò le effigi degli imperatori sede diocesana di Acquaviva era più anche qui presumibilmente nel V-VI Valentiniano III, Libio Severo, esposta di quella di Falerii Novi agli secolo, ma, diversamente dall’eremi- Antemio, Leone I e del patricius eventi burrascosi dell’epoca, i mini- tismo di Castel Sant’Elia, nel nostro Ricimero in un periodo che va dal mi accenni delle fonti fanno però tra- caso essa avvenne in concomitanza 457 al 472. La data dell’interramento sparire una realtà diversa. Nei sinodi con il recupero abitativo dell’antico è stata proposta al 472 “o meglio la degli anni 499, 501 e 502 – come sito falisco. Si è spesso portati ad prima parte di questo anno durante la abbiamo visto – sono presenti i attribuire al fenomeno del primo quale si susseguirono scontri piutto- vescovi Benigno di Acquaviva e insediamento monastico una conno- sto cruenti che opposero le truppe di Felice di Falerii Novi e di Nepi, ma tazione quasi esclusivamente eremi- Ricimero e quelle dello stesso mentre i primo si sottoscrive sempre tica, localizzando la presenza dei Antemio attorno e dentro la stessa allo stesso modo (Benignus episco- monaci lontano dalle città e dai cen- Roma”, ma molte altre potrebbero pus ecclesiae Aquaevivensis)135, il tri abitati. Ma se ci rifacciamo al essere state “le condizioni opportune secondo nel 499 si sottoscrive Felix monachesimo prebenedettino sco- per un nascondimento di questo tipo, episcopus ecclesiae Faliscae et priamo che esso si manifestò sin non ultima la caduta di Roma nelle Nepesinae, e nel 501 e nel 502 si dalle origini anche all’interno delle mani di Odoacre nel 476 d.C., con firma Felix episcopus ecclesiae chiese locali nell’Italia del IV e V tutte le conseguenze che questo Nepesinae136. Felice era già vescovo secolo. Alla tradizione “del mona- avvenimento comportò”134. di Nepi negli anni di papa Gelasio I chesimo cittadino erano particolar- Siamo in un periodo in cui si verifi- (492-496)137 e nel sinodo del 499 si mente interessati i vescovi”, ai quali cano continui passaggi di truppe lungo fregiava anche del titolo episcopale il Concilio di Calcedonia del 451 sot- le strade della penisola e, maggiormen- della diocesi vicina, ma appena due tometteva tutti i monaci e i monaste- te, su quelle che portavano a Roma, ed anni dopo tornò a sottoscriversi sol- ri, senza distinzione tra i monasteri anche una città difesa da mura, come tanto con la titolazione originaria. della città e quelli della campagna132. Falerii Novi, non era per niente al sicu- L’ecclesiae Faliscae sembra sva- Si può pertanto pensare alle chie- ro. Tant’è che il proprietario del teso- nire nel nulla, poiché nessun vescovo se rupestri di Civita Castellana non retto non dissotterrò più le sue monete, la rappresenta ai sinodi del 501 e del come ad un elemento disgiunto - sia segno che la paura del distacco dai pro- 502, ma ciò non significa che il tito- in termini temporali che spaziali - pri averi era più che fondata. lo diocesano si estinse. dalla rioccupazione del sito preroma- Se l’instabilità politica di quegli Non è neanche ipotizzabile un no, ma come ad una tessera dello anni aveva creato problemi alla accorpamento temporaneo delle due stesso fenomeno insediativo. popolazione di Falerii Novi, figurar- diocesi, con repentina perdita di quella Abbandoni e nuovi insediamenti si le ripercussioni sulla statio di parte di titolatura riferita alla ecclesiae Nella seconda metà dell’Ot- Aquaviva che, oltre a non essere Faliscae. La risposta all’assenza di un tocento a Falerii Novi fu rinvenuto munita di difese naturali e artificiali, vescovo faleritano va ricercata, con un tesoretto di monete tardoantiche, era posta lungo la consolare molta probabilità, negli eventi che che recentemente è stato sottoposto Flaminia, la più importante via di sconvolsero la normale attività della

131 È certo che le strade agevolarono la Pontificalis cit., p. 180), in cui compa- R. Iorio, Le origini delle diocesi di e la sepoltura dei defunti, tanto da spin- diffusione del culto dei santi nella tarda iono fondi provenienti dalle città di Orvieto e di Todi alla luce delle testi- gere l’abate Agapito a rivolgersi al papa. antichità e nell’alto medioevo (V. Nepi, della civitate Falisca, di monianze archeologiche, S. Maria 133 M. Asolati, Il tesoro di Falerii Novi. Fiocchi Nicolai, I cimiteri paleocristia- Laurentum e di Todi, ha potuto mettere degli Angeli–Assisi 1995, che a p. 191 Nuovi contributi sulla monetazione ita- ni cit., p. 396, evidenzia “la stretta rela- in contatto le varie devozioni presenti dice: “lo speleologo perugino F. lica in bronzo degli anni di Ricimero zione esistente tra rete viaria e penetra- in quei territori. La diocesi faleritana Innamorati avanza l’ipotesi che il culto (457-472 d.C.), Padova 2005. zione del cristianesimo”), tanto è vero ha importato da Todi il culto di S. della santa sia stato introdotto nella 134 M. Asolati, Il tesoro di Falerii Novi cit., p. 65. che – ad esempio – il culto tutto umbro Felicissima, ed ha in comune con la zona (…) e sul Monte Soratte da mona- 135 Cassiodorus, Variarum libri XII, in MGH, di S. Felicissima viene associato a città umbra il culto in grotta di S. ci siriaci tra il V e il VII secolo”). Il Auctores antiquissimi, XII, p. 407; con la quello di S. Gratiliano grazie alla via Romana attestato alle pendici del culto di S. Edisto, patrono di variante Benignus episcopus ecclesiae Amerina, che per i secoli VII e VIII Monte Soratte (M. De Carolis, Il Sant’Oreste, da Laurentum (V. Saxer, Aquae vivae p. 433 e p. 452. mantenne in contatto l’area romana Monte Soratte e i suoi santuari, Roma Santi e culto cit., pp. 116-118). 136 Cassiodorus, Variarum libri XII, cit. p. con l’Umbria e Ravenna. Non è esclu- 1950, pp. 278 e segg. e F. Innamorati, 132 G. Ricasso, Il monachesimo nell’alto 409, p. 435 e p. 454. so, però, che anche altre situazioni Brevi note sulla origine siriana del medioevo, in Dall’eremo al cenobio – La 137 M. P. Penteriani Iacoangeli, U. Penteriani, abbiano agevolato la diffusione dei culto di S. Romana praticato nelle civiltà monastica in Italia dalle origini Nepi e il suo territorio cit., p. 107, citano culti. Un aspetto da approfondire, per il grotte omonime di Titignano e del all’età di Dante, Milano 1989, p. 6. La S. Lowenfeld, Epistolae Pontificum nostro territorio, riguarda il probabile Monte Soratte e sulle frequentazioni dipendenza dei monasteri dai vescovi è Romanorum ineditae, n. IV, Lipsia 1885, ruolo di tramite svolto dalla chiesa di della grotta di Titignano fra il XV e il riscontrabile anche nella lettera di p. 2. Nel riportare la notizia gli autori Santa Croce in Gerusalemme (la basi- XVIII secolo, in Simposio Gregorio Magno al vescovo Giovanni, fanno un riferimento all’anno 494, quan- licam in palatio Sessoriano) che, con la Internazionale sulla Protostoria della ma quella del monastero di S. Giorgio do, nell’elencare i vescovi di Nepi dal V al donazione dell’imperatore Costantino Speleologia, Città di Castello, 13-15 sconfinò nella sopraffazione del vesco- XII secolo, inseriscono all’inizio del- del IV secolo (L. Duchesne, Le Liber settembre 1991, pp. 171-179, citato da vo, che vietò la celebrazione delle messe l’elenco “FELICE (494-502)”.

23 Da Falerii Novi a Civita Castellana - Storia altomedievale di un recupero insediativo

curia papale in quegli anni, che pren- Il re goto accolse la richiesta e 30 anni a Falerii Novi e ad Acquaviva dono il nome di ‘scisma laurenziano’. inviò come visitatore il vescovo lo possiamo soltanto immaginare. Lo Dopo la morte di Anastasio II (496- Pietro di Altino. Questa situazione di scoppio della guerra greco-gotica nel 498), due fazioni si contrapposero per incertezza dovuta alla contrapposi- 535 rese i due centri ancor più espo- l’elezione del nuovo papa, entrambe zione tra le due fazioni, che produsse sti al pericolo rispetto ai decenni pre- elessero il loro candidato il 22 novem- anche una sorta di guerra civile cedenti. bre 498: Simmaco nella basilica nell’Urbe, si risolse soltanto nel sino- Sappiamo cosa accadde alla vici- Costantiniana e Lorenzo a S. Maria in do del 502, con la definitiva afferma- na Otricoli dal racconto di papa Trastevere. La disputa alla base dello zione di Simmaco139. Gregorio Magno, il quale narra del scisma fu trattata nel corso dei sinodi Anche il presunto affidamento martirio del vescovo Fulgenzio ad 141 del 499, del 501 e del 502. Se la della diocesi faleritana al vescovo di opera di Totila . L’assenza di mura ecclesiae Faliscae, proprio in quegli Nepi nel 499 può rientrare nell’ambi- rendeva Otricoli una facile preda, anni, avesse dovuto eleggere un to dello stato di confusione in cui tant’è che i Goti poterono, percorren- nuovo vescovo, avrebbe trovato non versava la Chiesa di Roma in quegli do la Flaminia, arrivare sin dentro la città. Aquaviva distava appena 12 poche difficoltà. La procedura di ele- anni. Un accenno, anche se minimo, miglia da Ocricolum e, trovandosi zione episcopale, per le diocesi vici- si coglie dal diverso modo di segnare sulla stessa strada, era soggetta agli ne a Roma, prevedeva la nomina la titolatura del vescovo Felice. stessi pericoli della città situata dal- papale di un visitatore, che doveva Quando negli acta vengono elen- l’altra sponda del Tevere. partecipare all’assemblea elettiva, e, cati i partecipanti al sinodo, il nostro La ventennale guerra greco-goti- Felice successivamente, l’accettazione e la vescovo compare come ca diede a Falerii Novi e ad Aquaviva consacrazione del vescovo designato Nepesino, ma, al momento della sotto- il definitivo colpo di grazia. Le fonti 138 da parte del pontefice . scrizione, il presule si segnò come non ne fanno espressa menzione, ma Nel nostro caso, a quale dei due Felix episcopo ecclesiae Faliscae et è molto probabile che chi ancora pontefici eletti si sarebbe dovuto Nepesinae, insinuando così il dubbio viveva nei due centri romani fu rivolgere la chiesa faleritana? Il sino- che l’aggiunta del titolo falisco sia obbligato ad andarsene, trasferendo- do del marzo 499 decretò il ricono- stata una sua iniziativa, poi rientrata140. si, presumibilmente, in quel sito che, scimento di Simmaco come legittimo Non è da escludere, però, che più di molti altri, dava garanzie dal pontefice, ma subito dopo la parte l’assenza di un vescovo faleritano punto di vista delle difese naturali, e del clero e del senato favorevoli a possa essere imputata agli accadi- che già da qualche tempo era divenu- Lorenzo - che di fatto controllava menti degli ultimi decenni del V to un polo di attrazione. Una parziale Roma - si attivò per chiedere a secolo e all’evoluzione in atto nel conferma della situazione venutasi a Teodorico l’invio di un visitatore, territorio diocesano. creare, compare tra la fine del V e gli come se la sede fosse vacante. Cosa sarebbe successo dopo circa inizi del VI secolo negli aggiorna-

138 G. Barni, G. Fasoli, L’Italia nell’Alto Simmaco durante lo scisma laurenzia- ricompreso il territorio della città romana quando Gaudentius episcopus Vulsinensis Medioevo, in Società e Costume, vol. III, no, in Archivio della R. Deputazione nell’ambito della diocesi faleritana, prima, pro Proiecticio episcopo ecclesiae Torino 1964, p. 513, “Fin dal V secolo in romana di Storia patria, vol. LXVII, e civitonica, poi. Non si deve neanche pen- Foronovanae subscripsi e Valentinus epi- molte sedi episcopali e particolarmente in nuova serie vol. X, fascc. I-II, Roma sare alla presenza del vescovo Felice in rap- scopus ecclesiae Amiterninae pro Romano quelle più prossime a Roma (…) si proce- 1944, pp.153-207. Nel sinodo del 501 presentanza del vescovo di Falerii Novi, episcopo ecclesiae Pitinatium subscripsi. deva all’elezione del vescovo solo quando papa Simmaco fu malmenato dai soste- altrimenti, nel sottoscriversi, lo avrebbe Diversamente da come si trova registrato – giungeva in luogo un visitatore delegato nitori della fazione avversa. specificato, come effettivamente fece nel nello stesso concilio del 499 - quando un dal pontefice (…) Una volta eletto, il nuovo 140 Cassiodorus, Variarum libri XII cit., p. 401 concilio del 502: poco dopo aver apposto la vescovo è materialmente impossibilitato a vescovo doveva o recarsi a Roma diretta- e p. 409. Nel sinodo del 499 il vescovo sua sottoscrizione, tornava a segnarsi come firmare, nonostante la sua presenza al con- mente per la consacrazione o esser consa- Felice è l’unico, tra i 71 presuli presenti, Felix episcopus ecclesiae Nepesinae pro cilio: Fortunatus episcopus ecclesiae crato da altri vescovi, dopo che il Pontefice che si segna come titolare di due chiese. Se Urso ecclesiae ...… subscripsi Anagninae pro Sanctulo episcopo civitatis aveva dato il suo benestare”. A. Guillou, l’unione delle due diocesi fosse stata defini- (Cassiodorum, Variarum libri XII cit., p. Signinae, quia subscribere non potuit, pro L’Italia bizantina cit., p. 247, il papa di tiva, la stessa titolazione usata nel 499 455; la lacuna del testo viene colmata in eodem subscripsi (Cassiodorum, Variarum Roma “esercita un’autorità particolare sulle sarebbe stata utilizzata nei concili del 501 e nota attribuendo Orso alla diocesi Reatinae libri XII cit., p. 408). chiese d’Italia che costituiscono la giurisdi- del 502. L’estinzione della diocesi di o a quella Stabianae). Tale sistema di sotto- 141 Gregorio Magno, Dialogi, III, 12, in L. zione detta ‘suburbicaria’, di cui la Toscana Falerii Novi deve escludersi sia per la scrizione sembra configurare una specie di Pani Ermini, Il cosiddetto corridoio segna il limite settentrionale”. ricomparsa ufficiale del titolo faleritano un delega di rappresentanza tra ‘colleghi’ volta Bizantino nel suo tratto umbro, in E. 139 Per le vicende descritte di vd. A. secolo dopo sia per la conformazione dei a sopperire all’assenza, come confermato Menestò, Il corridoio Bizantino e la via Alessandrini, Teodorico e papa confini diocesani, che hanno sempre da ciò che si verificò al concilio del 499, Amerina cit., pp. 150–151.

24 menti dei registri catastali ufficiali riva una centralità strategica nel terri- Il sistema difensivo bizantino voluti da Teodorico (re d’Italia dal torio144 e, per di più, non era attraver- “riutilizza siti d’altura di tradizione 493 al 526). Nell’elenco, che ricalca sata dalle strade battute dagli eserciti preromana, che avevano avuto una il piano fondiario di epoca repubbli- come lo erano Aquaviva e Falerii continuità e in qualche caso un sensi- cana, figura la colonia Iunonia, Novi, ma le tre più importanti vie di bile sviluppo in epoca romana e che, “eretta a centro di riferimento del- comunicazioni che collegavano per la loro favorevole collocazione l’intero ager Faliscus e a cui risulta l’Urbe con il nord passavano a poca strategica e, spesso, per la presenza uniformata la Colonia Nepis”142. distanza. La consolare Flaminia, che di cinte urbiche poligonali che non è La Colonia Iunonia quae appel- si poteva controllare visivamente nel impossibile ipotizzare ancora riuti- latur Faliscos, come si è visto, era tratto del viadotto che attraversava il lizzabili, costituivano naturali punti l’antico centro di Falerii Veteres, fiume Treia (c.d. Muro del Peccato), di riferimento per un modello inse- l’odierna Civita Castellana, e la sua passava a circa 3 chilometri. diativo che vedeva nella ricerca della menzione al posto di Falerii Novi Da lì, continuando sulla strada di sicurezza uno dei suoi caratteri significa che qualcosa era cambiato, fondovalle, si raggiungeva, dopo un essenziali”147. che l’originario sito aveva assunto paio di chilometri, l’approdo sul Il riutilizzo e il progressivo ripo- nuovamente una certa centralità in Tevere. L’Amerina poteva essere polamento dell’antico sito di Falerii ambito territoriale. raggiunta, dopo appena 4 chilometri, Veteres, caratterizzato dalle possenti Gli abitanti delle vicine città di percorrendo la via di Terrano sino a difese naturali e da quelle artificiali Nepi e Sutri, invece, avevano ininter- Falerii Novi. Lo sbarramento creato di epoca falisca, era già compiuto da rottamente continuato a vivere negli dal fiume Treia e dai suoi affluenti, tempo quando, dopo circa trent’anni insediamenti originari di epoca fali- che nei millenni avevano eroso in dalla fine della guerra greco-gotica, sca - pianori delimitati da profondi profondità il banco di tufo vulcanico, si materializzò il pericolo longobar- burroni – nonostante la contiguità di rendeva il territorio, di quello che un do. Il sito era pronto ad assolvere la essi con la via Amerina e la via tempo era stato l’Ager Faliscus, funzione di baluardo difensivo a nord Cassia. Sebbene soggetti alle incur- facilmente difendibile. di Roma. All’amministrazione bizan- sioni da parte dei nemici di turno, Il sistema idrografico del Treia, tina d’Italia non restava altro da fare decisero di rimanere in quegli stessi che trae origine dai laghi di Vico e di che aspettare il nemico, mettendo in siti che offrivano loro la maggiore Bracciano, con il suo orientamento atto quella difesa di profondità che protezione fin dall’epoca protostori- da ovest verso est ha “rappresentato caratterizzò nei due secoli successivi ca. Un sistema insediativo, quello un serio limite alla grande viabilità l’area dell’Ager Faliscus e quella basato sulle difese naturali, attuato e terrestre fino alla creazione della via della via naturale di penetrazione rafforzato nel corso del regno goto e consolare Flaminia nel 220 a.C. e verso Roma costituita dalle valli del che, per quanto riguarda l’Italia cen- della via Amerina nella seconda metà fiume Treia e dei suoi affluenti148. trale, venne ripreso senza troppe del III sec. a.C., che attraversavano il varianti dai Bizantini143. territorio da sud a nord”145. Diocesi e vescovi Sussistono molte probabilità che Sussistono, pertanto, tutti gli ele- Si è già detto che il vescovo il sito della antica Falerii Veteres, già menti per collocare il nostro caso Johannes, nonostante risiedesse a nel periodo goto, e forse anche nell’ambito della politica bizantina di Urbe Vetere, continuava a fregiarsi prima, abbia avuto una ripresa dovu- occupazione del territorio, in una del titolo di episcopus Civitatis ta alle sue peculiari caratteristiche, sostanziale continuità d’uso con gli Falaritanae, così come fecero suc- riguardanti sia le difese naturali che impianti fortificati preesistenti. cessivamente Carosus Episcopus la posizione di snodo nella viabilità a La trattatistica militare bizantina sanctae Falaritanae ecclesiae nel nord di Roma. Le mura risalenti al suggeriva, per gli insediamenti forti- 649, Johannes Episcopus sanctae periodo falisco, i cui resti sono a trat- ficati, in primo luogo “la protezione Ecclesiae Falaritanae Provincia ti ancora visibili, garantivano l’inac- naturale del sito, al fine di evitare Tusciae nel 680 e Johanne cessibilità dell’abitato, anche in quei costose e complesse opere di difesa, Fallaritano nel 743149. tratti di parete rocciosa meno alti e quali quella offerta dai rilievi roccio- L’invasione longobarda provocò scoscesi. La sua posizione gli confe- si con pareti a strapiombo”146. la ridefinizione degli assetti territo-

142 S. Del Lungo. Falerii Novi, cit., p. 45. rezza nell’Italia centrale tirrenica”. settentrionale, Firenze 1996, p. 33, 148 Sul sistema degli strategic hamlets e 143 E. Zanini, Le italie bizantine, cit., p. 286, 144 N.J. Christie, Forum Ware cit., p. 458, “Che tali caratteristiche fossero pecu- sulla datazione del fenomeno all’VIII “i dati archeologici testimoniano per “The transfer was also of notable stra- liari alla strategia militare della prima secolo nell’area falisca, vd. N.J. Christie, l’epoca bizantina di una sostanziale con- tegic value, since its geographical loca- metà del VI secolo, lo si evince da Forum ware cit., p. 460; E. Zanini, Le tinuità d’uso degli impianti fortificati tion makes it the natural focus of com- alcuni episodi della guerra greco-goti- italie bizantine, cit., pp. 264-265. Per il preesistenti. Il fenomeno appare partico- munications for a wide area of the Ager ca narrati da Procopio. Orvieto, posta contributo originario con datazione al larmente evidente e significativo per Faliscus”. sul dosso dalle alte pareti verticali, VI-VII secolo, vd. T.S. Brown. quel che riguarda il reimpiego di impian- 145 M.A. De Lucia Brolli, I Falisci, in viene giudicata inespugnabile”. Sulla Settlement and Military Policy in ti difensivi di epoca preromana, andati in Civita Castellana. Il Forte Sangallo e trattatistica militare gli autori citano: Byzantine , in Papers in Italian disuso, ma sostanzialmente conservatisi il Museo Archeologico dell’Agro Anonimi de re strategica, edd. H. Archeology I: the Lancaster Seminar, a all’epoca dello stabilimento della pax Falisco (a cura della Soprintendenza Koechly, W. Ruestow, Des Byzantiner cura di H. Blake, T. Potter, D. romana nella penisola, e recuperati alla Archeologica per l’Etruria Anonimus Kriegswisseushaft, Whitehouse, Oxford 1978, II, p. 330. loro funzione originaria dal fenomeno Meridionale), Roma 1985, p. 8. Griechische Kriegsschriftseller, II, Die 149 Per le citazioni dei vescovi vd. M. della contrazione degli abitati. Questo 146 G. Brogiolo, S. Gelichi, Nuove ricer- Taktiker, 2, Leipzig 1985. Mastrocola, Note storiche …, Parte II, fenomeno emerge con maggiore chia- che sui castelli altomedievali in Italia 147 E. Zanini, Le italie bizantine, cit., p. 271. cit., pp. 19–21.

25 Da Falerii Novi a Civita Castellana - Storia altomedievale di un recupero insediativo

riali civili ed ecclesiastici. Già a par- siae Civitatis Castellanae”152. nuovi siti, occupati dopo lo sposta- tire dai primi anni della discesa in Il primo vescovo che usa una mento dalle sedi originarie, erano Italia, molti centri abitati si trovarono diversa titolazione è Leo episcopus stati utilizzati nomi – come urbs, a fare i conti con i nuovi arrivati, che Civitatis Castello nel 769, ma già castrum, castellum – ed aggettivi si distinguevano per la crudeltà delle quello che segue nella lista dei presu- generici, sia per le località di nuovo loro razzie. Sono note le preoccupa- li locali conosciuti è Hadriano epi- insediamento che per quelle prero- zioni di papa Gregorio Magno che, in scopo Falaritane nell’826. Soltanto mane rioccupate. special modo per l’area intorno a nel 1001 si cambia di nuovo con Oltre all’omonimia tra Civita Roma, raccomandava alle autorità Crescenziano sanctae ecclesiae Castellana e Orvieto, nella Tuscia civili e militari, ma soprattutto ai Castellanae, e nei successivi 50 anni meridionale un altro caso è quello di vescovi, di trasferire la sede episco- seguono: Crescentius Sanctae Faleritane Castro156. Una serie di incroci che pale e gli abitanti in località più sicu- episcopus (1015), Crescentius Fallarensis potevano generare equivoci nella re all’interno della stessa diocesi150. (1036), Benedictus Castellanae Civitatis individuazione delle diocesi e dei È negli anni settanta del VI seco- et Falaritanae episcopus (1037), rispettivi vescovi. Se nel concilio lo che viene proposto lo spostamento Johannis Castellani episcopi (dopo il romano del 595 il vescovo Giovanni dalle primae sedes ai castra di molte 1050) e Petrus Civitatis Castellanae civitatis Falaritanae e il vescovo delle diocesi dell’Etruria meridiona- (1059)153. Candido civitatis Bulsinensis avesse- le, compreso il caso di Falerii Novi – Nonostante il passare dei secoli, ro sottoscritto con il nome della Civita Castellana151. ai vescovi di Civita Castellana piace- nuova sede, il risultato sarebbe stato: I nostri vescovi continuarono a va ancora chiamarsi con il vecchio Iohannes civitatis urbis veteris e chiamarsi come si erano sempre nome, che conferiva loro un indub- Candidus civitatis urbis veteris. chiamati, e quando iniziarono a cam- bio prestigio, se non altro per la sua Lo stesso dicasi per Castro che, se biare la denominazione - siamo già antichità. nel 680 risulta essere indicata come nel tardo VIII secolo - il trasferimen- Casi analoghi si riscontrano in Castroualentinae157, vede nel 769 il to dalla sede di Falerii Novi era altre due diocesi dell’Etruria meri- suo vescovo sottoscrivere come avvenuto ormai da più di due secoli. dionale. I vescovi di Bolsena si erano Lantfredus episcopus civitate Castro, Il Mastrocola aveva già fatto luce già trasferiti ad Orvieto, ma conti- mentre quello di Civita Castellana si sulla questione quando scriveva che nuavano a fregiarsi dell’antico tito- segna come Leo episcopus civitate “solo un sorgere di sede vescovile lo154. Stessa cosa per i vescovi di Castello, quando invece – nella prati- alla Falerii Novi per poi trasferirla Ferento trasferitisi a Bomarzo ca della sua cancelleria – due anni alla Civita Castellana, ma non come (Polymartium)155. prima era stato usato il termine vorrebbero altri nel sec. X-XI, bensì Non è da escludere che, almeno castrum anziché castellum: “leonis nel sec.VI-VII: Comunque sempre in una prima fase, quella in cui i s(an)c(t)issimi (a)epi(scopi) ciu(itatis) unica la cattedra chiamata dapprima nomi delle nuove località non erano castri urb(is)b(eteris)”158. Faleritana o Falaritana o Fallaritana ancora ben definiti, il mantenimento Quando i nomi delle diverse (da Falerii novi et veteres) e poi chia- dell’antica titolazione sia servito ad sedi episcopali, con il passar del mata Civitatis Castellanae o eccle- evitare confusioni. Per individuare i tempo e con l’uso, si fisseranno

150 Per una disamina attenta del fenomeno, Monterano, da Falleri a Civitacastellana”. scriveva a Candido episcopo de Vrbe chio e del nuovo titolo della sua diocesi”, soprattutto in Etruria meridionale e nel 152 M. Mastrocola, Note storiche …, Parte Vetere, poiché “Orvieto è nominata Bonito Ferentis Polimartio episcopo. Lazio, vd. V. Burattini, La Santa II, cit., p. 13. nell’intestazione delle tre lettere, è evi- 156 C. Citter, La frontiera meridionale cit., p. Chiesa Sovanese. Le origini del vesco- 153 M. Mastrocola, Note storiche …, Parte dente che quella era la città in cui dove- 181, nota 162, a seguito della conquista vato e la traslazione da Statonia II, cit., pp. 28–32. vano essere recapitate e in cui perciò longobarda, “Da Visentium il vescovo va () a Sovana, Pitigliano 154 V. Burattini, La Santa Chiesa Sovanese risiedeva il vescovo”. a Castro (castrum Balenti)”. 1997, pp. 16–24. cit.,. pp. 19–22. Al concilio romano 155 V. Burattini, La Santa Chiesa Sovanese 157 V. Burattini, La Santa Chiesa Sovanese 151 V. Burattini, La Santa Chiesa Sovanese del 595 è presente Candidus episcopus cit., p. 22, “nel 595 il vescovo Marziano si cit., p. 21, “Custoditus humilis episcopus cit., p. 23, che riporta i casi: “dalla civitatis Bulsinensis, al concilio - qualifichi episcopus civitatis Ferentis e sanctae ecclesiae Castroualentinae”. Valdilago a Sovana, da Bolsena ad nense del 680 è presente Agnellus epi- che anche nel 649 il suo successore, 158 Codice Vaticano Latino 8487, f. 22r. Orvieto, da Tarquinia a Tuscania, da scopus sanctae ecclesiae Vulsiniensis, Bonito, sottoscriva il concilio romano fre- Ferento a Bomarzo, da Forum Clodii a ma già dal 591papa Gregorio Magno giandosi contemporaneamente del vec-

26 senza generare equivoci, verranno teri tituli sancti Abundii, oltre al sa della diocesi di Acquaviva rendo- adottati definitivamente e si avranno notaio Sergio humili subdiacono et no difficile provare un’ipotesi di que- così le diocesi di Orvieto, di Civita tabellario164. sto genere, soprattutto in assenza di Castellana e di Castro. Vengono specificati soltanto i documenti e di evidenze archeologi- La denominazione ‘faleritana’ tituli di S. Gratiliano e di S. che, ma è interessante notare che un venne abbandonata nella seconda Abbondio quando invece, dallo stes- martire protettore di questa diocesi metà dell’XI secolo, quando ormai il so documento e dalla coeva lapide non è stato mai individuato. lustro della titolazione originaria del vescovo Leone, veniamo a sapere L’attestazione più antica di S. aveva perso significato e la città era che altre chiese ed altri preti erano Abbondio risulta da un’iscrizione su protagonista di una nuova e vitale organici alla diocesi. Oltre ad Antonii lapide rintracciata dal De Rossi nel fase storica159. presbiteri, l’atto ricorda l’oratorio di 1852 nel mercato antiquario romano, Il vescovato di Acquaviva, inve- S. Angelo che venne dato a Farfa da proveniente dalla via Flaminia: ce, si estinse dopo il 502, quando al Cunctarius vir venerabilis presbiter Abundio pr(es)b(ytero)/ martyri concilio romano compare per l’ulti- e da Occliavia presbitera. Nella lapi- sanct(o)/ dep(osito) VII idus ma volta il vescovo Benigno160. de, oltre alla chiesa di S. Gratiliano, dec(embres)167. L’esame paleografico È molto probabile che Acquaviva sono citati la chiesa di S. Clemente e consente una datazione al IV secolo, non sia riuscita a sopravvivere alla un Talaricus pr(es)b(iter)165. coerente con il martirio168. guerra gotica, o ancor meglio, che L’occasione era di quelle solenni Ciò permette di affermare, con già dalle fasi iniziali del conflitto, la – come si dirà in seguito – e chi roga- ragionevole certezza, che l’originario diocesi si sia dissolta per poi conflui- va l’atto era un notaio della cancelle- culto di S. Abbondio si radicò nella re in quelle vicine161. ria vescovile che conosceva le perso- zona della catacomba di Rignano La stessa sorte che toccò ad altre ne e i fatti trascritti, e perciò sapeva Flaminio, dove era stato deposto il diocesi stradali dell’Etruria meridio- bene quello che scriveva. Anzitutto corpo del martire e lì, presumibil- nale, come ad esempio Lorium e scriveva correttamente il nome attua- mente, continuò almeno sino alla Forum Clodii, che dopo gli anni 499- le della città, Castrum, ma non fine dell’VIII secolo, epoca in cui è 502 non vengono più registrate162. dimenticava di farlo seguire da Urbis testimoniato il titulus e la chiesa. Anche per Falerii Novi i dati ci Veteris, nome usato sin dalla rioccu- Altre presenze di Abbondio si dicono che, più che l’invasione lon- pazione del sito falisco. Scriveva poi rilevano nelle passiones di Irenaei et gobarda, furono gli eventi verificatisi l’esatta titolazione delle chiese di S. Abundii, dei XII Fratrum qui e Syria in Italia e a Roma nell’ultimo tren- Gratiliano e di S. Abbondio, omet- venerunt, di S. Valentini di Terni, di tennio del V secolo e i primi decenni tendo correttamente S. Felicissima, Marii, Marthae et sociorum, nelle del VI secolo a convincere la gerar- che i monaci di Farfa avevano asso- quali assume spesso il ruolo di sep- chia ecclesiastica a trasferire la sede ciato al martire faleritano proprio in pellitore dei martiri169. in un sito più sicuro e già abitato163. quel periodo, e S. Abbondanzio che Quando l’imperatore Ottone III Sulla dissoluzione della diocesi di sarebbe emerso dall’ombra un paio mandò i suoi a cercare reliquie a Acquaviva, e sulla sua confluenza in di secoli più tardi166. Rignano per dotare la chiesa di S. quelle vicine, si deve porre attenzio- Citando soltanto i due tituli inten- Adalberto (poi San Bartolomeo ne al documento n. 41 del Regesto di deva forse evidenziare che la diocesi all’Isola Tiberina ), furono rinvenuti i Farfa, nel quale compare il vescovo governata dal vescovo Leone si fon- resti di S. Abbondio nella chiesa sot- Leone con alcuni membri del clero dava sull’unione delle originarie dio- terranea situata nella catacomba pro- diocesano: Marini presbiteri tituli cesi di Falerii Novi e di Aquaviva e spiciente alla via Flaminia170. sancti Gratiliani, Imitanconis diaco- sulle rispettive figure martiriali. Nello stesso luogo furono trovate ni, Antonii presbiteri, Rinculi presbi- L’antichità e la precoce scompar- le reliquie di S. Abbondanzio e, da

159 Per una sintesi storica di Civita dovette essere aggregato, almeno in va pur sempre il venerato santuario di 169 M. Mastrocola, Note storiche…, Parte Castellana nell’XI secolo vd. A. parte, secondo l’opinione del Duchesne, martiri locali. Oltretutto Falerii era stato I, p. 136; E. Susi, Il culto dei santi nel Ciarrocchi, I conti Sassoni a Civita il territorio della vicina sede vescovile di il nome classico anche di Civita corridoio bizantino cit., pp. 266-270. Castellana nell’XI secolo, in I santi Aquaviva”; V. Burattini, La Santa Castellana. Ho l’impressione che questo 170 Sulle catacombe e sul ritrovamento dei martiri Giovanni e Marciano e il loro Chiesa Sovanese, cit., p. 28, “Civita titolo di Falaritanus, che è l’unico ele- corpi dei santi Abbondio e culto 998-1998. Atti delle Conferenze Castellana, dove i vescovi si trasferirono mento addotto per sostenere il permane- Abbondanzio vd. V. Fiocchi Nicolai, per il millenario della traslazione delle in un secondo momento, è visibilmente re della sede vescovile a Falleri, con la La catacomba di S. Teodora cit.. reliquie dei santi patroni di Civita il punto di congiunzione fra due territori sua ambigua valenza, depisti la ricerca e L’autore in occasione della conferenza Castellana, Civita Castellana 2000, pp. nei quali si trovano le antiche sedi di occulti una traslazione da assegnare, su Ottone III, tenuta a Civita Castellana 7 – 38; A. Ciarrocchi, Un contenzioso Falleri (Falerii Novi) e Aquaviva”. come le altre, al VI secolo”. il 21 dicembre 2002, ha comunicato patrimoniale tra l’abbazia di Farfa e i 162 V. Fiocchi Nicolai, I cimiteri paleocristia- 164 I. Giorgi, U. Balzani, Il Regesto di che i corpi dei santi Abbondio, conti di Civita Castellana nell’XI seco- ni cit., p. 16; Lorium già nel 487 doveva Farfa cit., II, doc. 41, p. 49. Abbondanzio, Marciano e Giovanni lo, in Biblioteca e Società, XX, n. 3-4, formare con Caere “un’unica diocesi; con 165 C. Tedeschi, Civita Castellana cit., p. 59, furono rinvenuti nella chiesa sotterra- Viterbo 2001, pp. 3–7. essa, verosimilmente, dovette passare, nel “s(an)c(tu)m Clemente cum ortua sua”. nea e non nella chiesa medievale dedi- 160 M. Mastrocola, Note storiche …, Parte 501, nell’ambito della vicina sede (neo- 166 Si veda A. Ciarrocchi, Storia e società cata ad Abbondio e Abbondanzio situa- II, cit., p. 7. fondata?) di Silva Candida”. cit., p. 21. ta ad est dell’abitato di Rignano 161 V. Fiocchi Nicolai, I cimiteri paleocri- 163 Opinione contraria in V. Burattini, La 167 V. Fiocchi Nicolai, La catacomba di S. Flaminio (sulla chiesa e su una interes- stiani cit., p.17, “questo territorio appare Santa Chiesa Sovanese cit., p. 23, nel Teodora di Rignano Flaminio, Città del sante decorazione marmorea murata al compreso nelle diocesi di Porto (cui era caso di Civita Castellana “come ad Vaticano 1995, p. 54. suo esterno, originaria della chiesa di stata unita Silva Candida), Nepi e Civita Orvieto, i vescovi, pur essendosi trasferi- 168 B. Giordani, I santi Marciano e S. Vittore nelle vicinanze del monte Castellana, sede situata a soli 4 km. dal- ti nella nuova sede, avranno continuato a Giovanni: fonti letterarie e archeologi- Soratte, vd. L. Cimarra, Alcune iscri- l’antica Aquaviva”; e p. 263, “Alla circo- fregiarsi dell’antico titolo di faleritani in che, in I santi martiri Marciano e zioni medievali cit., pp. 15-18). scrizione diocesana di Falerii Novi omaggio alla prima sedes, la quale resta- Giovanni cit., p. 79.

27 Da Falerii Novi a Civita Castellana - Storia altomedievale di un recupero insediativo

parte del vescovo civitonico te”175. Non è da escludere, pertanto, d’epoca paleocristiana, spesso dedi- Crescenziano, quelle dei santi che la catacomba sulla Flaminia, gra- cate ai martiri, erano posizionate Marciano e Giovanni. zie alle sepolture del martire fuori dalle mura delle città179. Il culto di S. Abbondio in origine Abbondio e dei martiri Abbondanzio, Oltre ai resti dell’edificio sub divo e deve aver riguardato il territorio vici- Giovanni, Marciano e della beata alle attestazioni tarde180, l’esistenza della no alla catacomba, che corrisponde- Teodora, abbia esercitato una forte chiesa dedicata al martire faleritano va alla parte centrale della diocesi di attrazione nei confronti della vicinis- risulta dalle fonti risalenti all’VIII seco- Acquaviva. Risulterebbe alquanto sima sede episcopale di Aquaviva, lo. Al ricordato tituli sancti Gratiliani si strano che un culto martoriale, risa- quantomeno per i residenti più facol- deve aggiungere la presenza, nella cita- lente al IV secolo, con tanto di cata- tosi, che potevano permettersi anche ta lapide del vescovo Leone, di un comba e chiesa annessa, non sia stato sepolcri monumentali, spiegando fund(um) Mac[clin]ione ut sit semp(er) adottato dalla comunità diocesana così anche l’alto numero dei deposi- in s(an)c(tu)m Gratilia(nu)m. che faceva capo alla statio Aquaviva, ti176. In occasione delle esplorazioni Come dimostra la citazione del situata a meno di 6 chilometri più a effettuate tra XVII e XVIII secolo Regesto di Farfa, nell’anno 767 la nord lungo la consolare Flaminia171. nella ‘antica chiesa sotterranea’ della chiesa di Falerii Novi non ospitava La catacomba di Rignano contie- catacomba sono state descritte sia le più la cattedra vescovile, ma era ne circa 500 deposizioni, e si ritiene sepolture chiuse da lapidi e da “lastre divenuta un titulo, una chiesa cioè che essa fu utilizzata perlopiù dagli belle di marmo fino” sia il pavimen- con funzioni presbiteriali. abitanti del presunto pagus ove poi si to della “basilichetta ipogea”, oggi Con lo spostamento della sede a sviluppò l’attuale cittadina172. inaccessibile, che “fu trovato in parte Civita Castellana, i vescovi scelsero Ma “l’alto numero dei defunti” lastricato di marmo bianco, e credesi come cattedrale la chiesa di S. Maria, della catacomba rignanese poco si che fosse tutto in tal forma lastra- come ci è confermato dalla lapide del concilia con i dati emersi in altre to”177. Con le lastre di marmo delle vescovo Leone: Beata D(e)i genetrix realtà non urbane dell’Etruria meri- sepolture il vescovo Crescenziano sempre Virgo Maria181. dionale, che hanno consegnato un fece costruire il nuovo altare maggio- Avvenne presumibilmente come numero consistentemente inferiore di re nella cattedrale civitonica178. a Tuscania, dove i presuli, dopo lo deposizioni173. A livello quantitativo, spostamento dalla prima sede di la catacomba di S. Teodora si pone Chiese e cattedrali Tarquinia, si insediarono nella chiesa sullo stesso piano di quella di S. La cattedrale della sede di Falerii principale del castrum, S. Maria Giovenale a Sutri174. Si potrebbe pro- Novi era certamente la chiesa di S. Maggiore, titolo tipico di molte pievi spettare anche per la catacomba di Gratiliano posta all’ingresso del- urbane della Tuscia, che divenne sia Rignano la sussistenza del fenomeno l’omonima catacomba, situata a cattedrale che pieve battesimale182. della “attrazione esercitata da una poche centinaia di metri dalla porta Anche quando non si verificò il tomba venerata sulle comunità dislo- di Giove. In quasi tutte le sedi epi- trasferimento dalla città romana al cate nel vasto territorio circostan- scopali della Tuscia le cattedrali castrum, le cattedre vescovili furono

171 V. Fiocchi Nicolai, I cimiteri paleocri- l’iscrizione CIL, XI, 3931”. le sepolture dei vescovi della vicina supra corpus Beatae Theodorae adinvenit stiani cit., p. 264, nota 1202, “Il territorio 173 V. Fiocchi Nicolai, I cimiteri paleocri- sede episcopale di Nomentum (nel cui ex ea parte qua constitit presbyter cele- della sede vescovile di Aquaviva, secon- stiani cit., p. 385. territorio si trovava la basilica) di un brans constituit; alias autem aliis partibus do il Lanzoni (…), si sarebbe esteso a 174 V. Fiocchi Nicolai, I cimiteri paleocristia- centro cioè distante più di 10 km”. ipsius altaris annexuit et ita per quatuor sud lungo la via Flaminia, fin quasi alle ni cit., p. 11, “per Sutri, diocesi almeno nel 177 V. Fiocchi Nicolai, I cimiteri paleocri- angulos altare in fundamento aedificavit”. porte di Roma” e la sezione meridionale 465, l’area funeraria di S. Giovenale stiani cit., pp. 327-329. 179 V. Burattini, La Santa Chiesa Sovanese del territorio diocesano dovette passare (circa 500 sepolture) indica un discreto 178 M. Mastrocola, Note storiche…, Parte I, cit., p. 74 “come riteneva il Lanzoni, sotto quella numero di abitanti nel IV-V secolo”. cit., pp. 138-139, “Inventae fuerunt in 180 Vd. sopra nota 34. della diocesi di Silva Candida”. Si può 175 V. Fiocchi Nicolai, I cimiteri paleocri- tumulis sanctorum martyrum marmoreae 181 C. Tedeschi, Civita Castellana cit., pp. pensare che la via consolare doveva con- stiani, cit., p. 388. tabulae niveo candore decoratae (…) Iure 58-59. siderarsi come l’asse portante e il tratto 176 Un esempio ci viene descritto da V. Crescentianus episcopus collecto Clero, 182 V. Burattini, La Santa Chiesa Sovanese unificante della diocesi. Fiocchi Nicolai (I cimiteri paleocri- altare Beatae Genitricis a novo ex eadem cit., p. 66, “si ebbe anche in Tuscana una 172 V. Fiocchi Nicolai, I cimiteri paleocri- stiani cit., p. 388) quando tratta del tabula marmoreae et aliis suprascriptis ‘chiesa matrice’, cattedrale e pieve battesi- stiani cit., p. 332, “Rignano Flaminio, cimitero di S. Alessandro al VII miglio construi fecit, et illam quam super corpus male al tempo stesso, cosa che nella abitato che era forse sede di un pagus, della Nomentana: “il sepolcro dei mar- Beati Abundii et Abundantii invenit, in Tuscia costituiva una novità introdotta stando a quanto sembrerebbe indicare tiri ivi venerati, attirò verso di sé (…) superiore parte altaris posuit; aliam quam appunto con i trasferimenti del VI secolo”.

28 spostate nelle chiese dedicate alla drali di Nepi, Sutri, Orte, Bomarzo, fabbrica della chiesa, implicando così Vergine. I vicini casi di Nepi e Sutri Tuscania187. una datazione antecedente all’inter- sono esplicativi. Bastò il semplice Le fasi costruttive e i restauri suc- vento cosmatesco (operato tra l’ultimo passaggio dalla cattedrale extramura- cedutisi nel tempo non permettono di quarto del XII secolo e il 1210)191. La ria dedicata ai martiri locali ad una riconoscere strutture architettoniche presenza di fosse terragne e di sarcofa- chiesa interna alle mura per cambia- riconducibili alla prima cattedrale. gi indirizza l’attenzione verso il feno- re dedicazione in favore di S. La chiesa ha subito pesanti trasfor- meno delle c.d. tombe a logette, la cui Maria183. mazioni, soprattutto dimensionali, datazione va dal periodo paleocristia- La tradizione civitonica indica sia nel periodo romanico che in no al medioevo. Nell’Alto Lazio sono come primitiva cattedrale la chiesa di epoca barocca, mentre S. Maria note le sepolture di questo tipo a S. Maria dell’Arco (oggi S. Maria del dell’Arco ha mantenuto una struttura Bomarzo, Soriano, Vasanello, Blera, Carmine), mentre la cattedrale attua- più vicina alla forma originaria di Norchia, Luni sul Mignone, Viterbo e le, S. Maria Maggiore, è intitolata VIII-IX secolo188. La prima notizia in altre località192. L’ipotesi di attribu- all’Assunta. Secondo alcuni, a favore sull’attuale cattedrale civitonica risa- zione di questa tipologia ai Bizantini, della prima, oltre alla cronaca cin- le all’anno Mille. seppur con le dovute cautele, è stata quecentesca del Pechinol184, depon- Il vescovo Crescenziano, come prospettata per l’addensarsi delle atte- gono sia la presenza di frammenti racconta la passio, trovò nelle cata- stazioni in prossimità del confine lon- scultorei in marmo di IX secolo sia il combe di Rignano le reliquie dei gobardo tra VII e VIII secolo. ritrovamento, nelle sue vicinanze, nuovi patroni Giovanni e Marciano e L’assenza del corredo in tutte le sepol- della lapide del vescovo Leone. le fece riporre per cinquanta giorni ture rinvenute e la “frequente colloca- Frammenti dello stesso periodo si nella chiesa rupestre di S. Ippolito, in zione all’interno o in prossimità di edi- ritrovano murati anche a S. Maria attesa di costruire, con i marmi recu- fici di culto completamente ristruttura- Maggiore e, per quanto concerne il perati nello scavo, il nuovo altare ti nel periodo romanico” non consen- 193 ritrovamento della suddetta lapide, maggiore della cattedrale, che il 13 tono di circoscriverne la cronologia . ritengo che, in origine, si trovasse gennaio 1001 era pronto per acco- Falerii Novi dopo l’abbandono 189 presso la chiesa altomedievale di S. gliere i corpi dei santi . Con il trasferimento della popola- Angelo, e solo successivamente fu Nel 1230, quando l’imponente zione, delle autorità civili e militari e utilizzata come mensa d’altare nella ristrutturazione ad opera dei Cosmati di quelle religiose Falerii Novi perse vicinissima chiesa di S. Chiara (poi era già ultimata da almeno venti anni, la sua indiscussa centralità. S. Maria delle Grazie), dove fu ritro- fu effettuata la seconda invenzione Sembra di capire che la città vata nel XVII secolo185. delle reliquie, che furono ritrovate romana non fu lasciata in abbandono. A favore dell’attuale cattedrale sotto il vecchio altare maggiore190. La presenza della chiesa presbite- depone anche la sua titolazione. Nel 1998, durante i lavori di rifaci- riale dedicata al martire Gratiliano, L’aggettivo ‘maggiore’ ha avuto, mento del pavimento del portico, è situata all’ingresso della catacomba, spesso nell’alto medioevo, la funzio- stata rinvenuta una necropoli, ad una è segno che il sito continuò ad eserci- ne di distinguere la chiesa più antica profondità di appena 30-40 centimetri, tare un certo ruolo nel territorio, tra quelle dedicate alla Vergine nello composta da una serie di tombe a fossa come dimostrano le menzioni, riferi- stesso luogo186. La dedicazione della delimitate da conci di tufo e da tre sar- te agli anni settanta dell’VIII secolo, chiesa cattedrale a S. Maria Assunta cofagi lapidei privi di coperchio e di nelle carte dell’abbazia di Farfa e si pone nell’ambito del fenomeno corredi utili ad una immediata datazio- nella lapide del vescovo Leone194. che coinvolge anche le vicine catte- ne. La necropoli prosegue fin sotto la Intorno alla metà dell’VIII secolo

183 Sul titolo di S. Maria della cattedrale di 24, “Nella Tuscia nessuna cattedrale paleo- l’antica cattedrale urbana si troverebbe nello cit., p. 140, “sanctae Reliquiae inventae ac Nepi in epoca paleocristiana e nel VI seco- cristiana documentata porta il titolo di S. stesso sito di quella attuale dedicata a Santa delatae sunt sive translatae XII Kal. lo vd. V. Fiocchi Nicolai, Ricerche sulle ori- Maria, mentre, fin dall’alto medio evo, que- Maria Assunta. “La convergenza di dati Decembris, sub Othone III magno impera- gini della cattedrale di Nepi, in sta dedicazione fu frequente per le nuove archeologici e documentari relativi ad un tore. Reconditae vero sunt a Crescentiano ‘Archeologia Laziale’, III, C.N.R., 1980, cattedrali urbane”. Per Sutri cfr. V. Fiocchi numero rilevante di centri episcopali episcopo in Ecclesiam Beatae ac semper pp. 223-227; V. Fiocchi Nicolai, I cimiteri Nicolai, Le origini del cristianesimo a Sutri dell’Italia settentrionale tende, del resto, ad Virginis Dei Genitricis Mariae Idibus paleocristiani cit., p. 241 “Al V secolo è attraverso la documentazione archeologi- identificare le primitive cattedrali in area Januarii in octavis Epiphaniae”. possibile che risalga la fondazione della ca, in Sutri cristiana cit., pp. 4-5. urbana ed a distinguere l’ecclesia episcopa- 190 Per la descrizione dell’altare con cibo- chiesa cattedrale cittadina dedicata alla 184 G. Pulcini, Dell’Istoria di Civita Castellana, lis dalla chiesa suburbana di origine cimite- rio altomedievale cfr. E. Racioppa, La Vergine che sorgeva molto probabilmente cit., p. 30, “la Chiesa di S. Maria dell’Arco riale che è legata al culto del santo patrono. cattedrale cit., p. 42. in quella che era l’area forense della città (…) serviva per Cattedrale”. La chiesa cimiteriale è, infatti, complemen- 191 Cfr. E. Racioppa, La cattedrale cit., romana”; L. Cimarra, Il papiro ravennate 185 A. Ciarrocchi, Società e storia cit., p. 20, con tare alla prima sul piano liturgico ed è offi- pp. 173-176, con foto di veduta d’in- cit. senza numero di pagina; L. Cimarra, riferimenti alla precedente bibliografia. ciata dal vescovo solo in occasione di festi- sieme della necropoli. Splendori di Bisanzio cit., p. 26, nel quale 186 A. Ciarrocchi, Storia e società cit., p. 20. vità particolari”. 192 Per un elenco dettagliato delle località l’autore pone il problema dell’individua- 187 Un caso fuori dall’Etruria meridionale, da 188 Per la cattedrale cfr. S. Boscolo, L. Creti, di rinvenimento di questa tipologia di zione della chiesa di S. Maria che compare prendere come esempio, è quello di Padova, C. Mastelloni, La cattedrale di Civita sepoltura vd. E. Susi, Culti e agiogra- nel frammento di papiro conservato studiato da A. Colecchia, L’influenza delle Castellana, Roma 1993; per la cattedrale e fia a Sutri cit., pp. 166-167. nell’Archivio Arcivescovile di Ravenna, chiese nella riorganizzazione urbana tra la per la chiesa di S. Maria del Carmine cfr. E. 193 P. Gull, D. Fronti, G. Romagnoli, F. Wick, datato al 557: “Tuttavia mi risulta che nella tarda antichità e il medioevo. La situazione Racioppa, La cattedrale di Civita Viterbo, indagini archeologiche 1997- città esisteva un’altra vetusta chiesa con lo di Padova, in Archeologia Medievale, Castellana, Civita Castellana 2002; per la 1998: nuovi dati per la topografia urbana stesso titolo, per cui l’ipotesi dovrebbe XXXIII, Firenze 2006, p. 467, dove la basi- datazione di S. Maria del Carmine, cfr. J. e la cultura materiale, in Archeologia essere (…) più attentamente valutata”. Il lica cimiteriale suburbana di Santa Giustina Raspi Serra, Corpus della scultura altome- Medievale, XXVIII, Firenze 2001, p. 282. riferimento del Cimarra è alla chiesa dei avrebbe rivestito il ruolo di cattedrale prima dievale, VIII, Le diocesi dell’Alto Lazio, 194 Per una ipotesi di datazione della lapide, SS. Maria e Biagio. Diversamente vd. V. della fondazione del Duomo cittadino. CISAM Spoleto 1974, pp. 54-98. cfr. A. Ciarrocchi, Storia e società cit., p. 15. Burattini, La Santa Chiesa Sovanese cit., p. Prevalente sarebbe la tesi secondo la quale 189 M. Mastrocola, Note storiche…, Parte I, 195 E. Susi, Culti e agiografia a Sutri, cit., p. 168.

29 Da Falerii Novi a Civita Castellana - Storia altomedievale di un recupero insediativo

venne redatta la passio del martire costruitavi nei pressi)”, ciò avrebbe spin- nome. Si tratta di alcuni terreni (due dei Gratiliano ad opera di Farfa195 e, nella to l’abbazia di Farfa ad “avanzare prete- quali situati a Falerii Novi), di due picco- costruzione della storia, i monaci inseri- se all’acquisizione di beni nell’area e al le case e di un mulino ubicati nel territo- rono, a fianco del santo faleritano, la controllo della stessa Falerii Novi”, e rio diocesano, che il presule dice di aver figura di Felicissima, santa venerata in l’operazione forse riuscì199. recuperato (reparavit). alcune località umbre poste lungo Ci fu da parte della potente abbazia Nell’iscrizione non si fa alcun accen- l’Amerina196. sabina un reale interesse verso i territori no a chi si appropriò dei beni della dio- Per avere un riscontro documentale situati sull’opposta sponda del Tevere, a cesi. Anche in questo caso la colpa rica- della riuscita dell’operazione agiografica sud-est dei monti Cimini, nonostante drebbe sul clero locale; infatti si presume - quella cioè che associa Felicissima a essi si trovassero fuori dalla giurisdizio- che l’anatema che Leone scaglia verso Gratiliano – bisognerà attendere molto ne longobarda. chi gli succederà nella carica, sia la rea- tempo, poiché ancora nella seconda La prova della forte azione espansio- zione all’operato dei suoi predecessori, metà dell’VIII secolo, quando ormai la nistica, messa in atto nella seconda metà che avevano permesso la dispersione dei passio sarebbe dovuta essere già in cir- dell’VIII secolo, ci viene offerta dalle beni201. Non è escluso, anche in questo colazione, la chiesa di Falerii Novi man- vicende narrate dal documento numero caso, un’intromissione dell’abbazia di teneva la titolazione originaria197. 41 del Regesto, che vede come protago- Farfa202. Le modalità di appropriazione Soltanto nel 1184 si ha la conferma nista il vescovo civitonico Leone. dei beni diocesani, così come quelle di ufficiale della presenza dei due santi, Le pretese di Farfa non si incentraro- recupero ad opera del vescovo, non sono quando, nella dedicazione di un altare no soltanto su Falerii Novi, ma anche su chiare. C’è da dire, però, che sia il parti- della nuova chiesa cistercense di S. Civita Castellana, tant’è vero che, grazie colare frazionamento in uncias di alcuni Maria di Falleri, situata all’interno della alla incapacità o alla connivenza del fondi203 che la presenza di due domucel- cinta muraria, si scrive: in honorem san- clero locale, l’abate Alano mise le mani le lasciano intendere che l’appropriazio- ctorum martyrum Graciliani et sulla chiesa di S. Angelo e sulle sue per- ne avvenne seguendo più modalità giuri- Felicissimae; due anni dopo il vescovo tinenze. La decisa azione del vescovo diche (più o meno allo stesso modo del- Pietro di Civita Castellana dota l’altare Leone permise il ritorno dei beni nel- l’oratorio di S. Angelo) che non altre dei santi Nicola e Benedetto, eretto nella l’ambito della diocesi. Il vescovo pre- forme di occupazione. Leone fece scol- stessa chiesa, delle reliquie sanctorum senziò, unitamente al clero diocesano, pire su marmo l’elenco dei beni al fine di Felicissime et Gratiliani martyrum198. alla stesura dell’atto con cui l’abbazia assicurare pubblicità e perennità ai fatti. A cosa miravano i monaci di Farfa retrocedeva in enfiteusi la chiesa di S. Con molta probabilità la lapide fu quando decisero di inventare la passio Angelo a Teodoro, figlio di quel presbi- affissa nella chiesa di S. Angelo per asso- dei due giovani martiri? La spiegazione ter Cunctarius che, pochi anni prima, ciare i simboli della duplice operazione deve essere ricercata nella condotta l’aveva donata all’abate Alano200. di recupero. Nel XII secolo i monaci omissiva della diocesi civitonica, che Il vescovo Leone effettuò anche un cistercensi si insediarono nell’area della non rimarcò “il possesso di quegli ele- altro importante intervento di carattere città romana e vi costruirono l’abbazia menti fisici eletti a simbolo della vicen- patrimoniale, quello che si desume dal con l’annessa chiesa di S. Maria di da del martire (il sepolcreto e la chiesa contenuto della lapide che porta il suo Falleri204. Ma questa è già un’altra storia.

196 E. Susi, Il culto dei santi cit. pp. 263-264. Benedetto Monaco di S. Andrea del no la perdita irrimediabile”. poco attenti all’evolversi dei fatti, vennero V. Saxer, Santi e culto dei santi cit., p. 143, Soratte, Roma 1920, pp. 169-170). 200 Sulle modalità di ritorno nella titolari- coinvolti nell’anatema del vescovo Leone: ricorda che il Martirologio Geronimiano, 198 V. Fumagalli, La Chiesa cistercense di tà della diocesi civitonica della chiesa e “et de tribunib vel comitib clero già dal V secolo, data al 26 maggio il culto S. Maria in Falleri, in La Chiesa di dei beni, vd. A. Ciarrocchi, Storia e aut popolo qui consenserit anathema sit” della santa a Todi “In Tuder Tusciae, Santa Maria in Falleri cit. pp. 30-31. società cit., p. 16. (C. Tedeschi, Civita Castellana, cit., p. 59). Felicissimae”; la santa è “venerata in molti 199 S. Del Lungo, Falerii Novi, cit., p. 59, 201 “et si quis ex successorib nostris, 203 A. Ciarrocchi, Storia e società cit., p. luoghi della Tuscia e dell’Umbria: a Todi, “L’operazione ricostruttiva di Farfa forse qui pos nos benturi sunt ep(is)copi et 17, nel senso di uncias come parte del- Civita Castellana, Orte, Viterbo, Perugia, riesce, come dimostra la stesura del ex ea quod hic scripta sunt alienare l’eredità, e non come unità di misura. Nocera Umbra”. manoscritto, e per il IX secolo i monaci voluerit, anathema sit” (C. Tedeschi, 204 A. Ciarrocchi, Storia e società cit., p. 15. 197 Anche nella vicina Nepi la dedicazio- arrivano ad acquisire diverse quote del Civita Castellana cit., p. 59). Per le vicende relative alla fase cister- ne della “cella sancti Gratiliani”, a territorio, ma la distruzione dell’abbazia 202 È probabile che l’appropriazione indebita cense vd. S. Del Lungo, V. Fumagalli, metà del X secolo, prende in considera- nell’898, durante l’assedio arabo, e la dei beni fu opera di chi poteva, in qualche La Chiesa di Santa Maria di Falleri cit., zione soltanto il santo di Falerii Novi, pessima gestione del suo patrimonio, che modo, condizionare la società civitonica con bibliografia. senza l’associazione con S. Felicissima segnano la storia della congregazione dell’epoca. I vertici civili e militari – popo- (G. Zucchetti, Il Chronicon di benedettina nel X secolo, ne determina- lo compreso - della città, che erano stati

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