CASSINO Scenari socio-economici, innovazioni e investimenti

Vocazioni e opportunità per lo sviluppo strategico

CASSINO Scenari socio-economici, innovazioni e investimenti Vocazioni e opportunità per lo sviluppo strategico

CRESME Ricerche spa www.cresme.it

Progettazione Lorenzo Bellicini

Coordinamento Paola Reggio e Lorenzo Bellicini

Gruppo di lavoro Enrico Campanelli Antonio Mura Paola Reggio Antonella Stemperini

Aggiornamento settembre 2020

II

INDICE

SINTESI - CASSINO 2030: CREATIVITÀ, TALENTO, SOSTENIBILITÀ V 1. I caratteri del territorio: dalla risoluzione delle criticità alla valorizzazione V delle opportunità 2. I punti di debolezza del territorio VIII 3. I punti di forza XV 4. Le minacce XX 5. Le opportunità XXIV 6. Contributo alla definizione di uno scenario strategico XXXI 7. Fondi strutturali europei in arrivo XXXIX

1. SCENARIO DEMOGRAFICO 1 1.1. Elementi di sintesi 1 1.2. Scenario demografico: territori a confronto 1 1.3. Lo scenario locale 4 1.4. Dinamiche migratorie popolazione italiana 6 1.5. Dinamiche migratorie della popolazione straniera 10 1.6. Le trasformazioni della struttura per età della popolazione 14 1.7. Dinamica delle famiglie e domanda abitativa primaria 16 1.8. Dove di colloca il SLL nel contesto economico degli altri SLL 18

2. SCENARIO ECONOMICO 21 2.1. Contesto economico di riferimento 21 2.2. Analisi delle caratteristiche economiche del SLL di Cassino e del suo 28 territorio 2.3. Il mercato del lavoro 36 2.4. Le vocazioni del territorio 42 2.4.1. Gli addetti nel territorio e nelle divisioni di attività economica 51 2.5. Scenari evolutivi del comparto turistico 63 2.5.1. Dinamica e caratteristiche del turismo a Cassino 68 2.5.2. Strategie per il rilancio del comparto turistico 74 2.6. Analisi del settore agricolo 77 2.6.1. L’industria agroalimentare 78 2.6.2. Le aziende agricole 79 2.7. Il commercio estero 81 2.8. Dove di colloca il sistema locale di Cassino nel contesto economico degli altri 83 SLL

III

3. IL SETTORE DELLE COSTRUZIONI 89 3.1. Gli investimenti e il valore della produzione dell’ambiente costruito 89 3.2. Il mercato dei bandi di gara di opere pubbliche 94 3.3. Il mercato immobiliare 97 3.3.1. Le compravendite di abitazioni 97 3.3.2. Le compravendite di immobili non residenziali 102 3.4. Il mercato del credito 104

4. INFRASTRUTTURE E ACCESSIBILITÀ DELL’AREA 107 4.1. Il Sistema infrastrutturale attuale e previsto 107 4.2. Dove si colloca il sistema rispetto al territorio di riferimento 113

5. VALENZE AMBIENTALI E PAESAGGISTICHE, STORICO-CULTURALI E RISCHIO 117 NATURALE 5.1. Il patrimonio ambientale e paesaggistico 117 5.2. Rischio naturale 133

IV

SINTESI CASSINO 2030: CREATIVITÀ, TALENTO, SOSTENIBILITÀ

1. I caratteri del territorio: dalla risoluzione delle criticità alla valorizzazione delle opportunità

Lo snodo tra nord e sud del Paese L’Istat nel 2015 definisce Cassino e il suo Sistema Locale come piccola città del Mezzogiorno interno, con vocazione manifatturiera pesante e specializzazione nei mezzi di trasporto. Una visione che collocherebbe il territorio in una condizione mista di perifericità e, data la specializzazione settoriale, di esposizione a rischio competitivo. In realtà, il territorio possiede molte potenzialità; dalle analisi dei dati emerge che più che la periferia di qualcosa Cassino è lo snodo, la cerniera, la frontiera, il passaggio tra il nord e il sud del Paese.

Grafico 1. – Struttura dell’area

Fonte: CRESME

Cassino si colloca in posizione periferica rispetto alle aree urbane forti di Roma e Napoli, ma costituisce sia un nodo delle direttrici longitudinali che le collegano (autostrada A1 e linea ferroviaria), sia di quella trasversale tra il meridionale e le regioni adriatiche. Allo stesso tempo è la frontiera verso sud, verso i ben noti problemi del nostro Mezzogiorno.

Il territorio ha subito nel tempo profonde trasformazioni di assetto: caratterizzato agli inizi degli anni ’60 da attività agricole prevalenti; tra gli anni ’60 e ’70 da un ciclo di rapida e profonda

V

trasformazione industriale, promosso ed assistito dalla Cassa per il Mezzogiorno. La terza fase, più recente, è iniziata negli anni ’80 con un rallentamento della crescita ed una maggiore incertezza circa le prospettive di sviluppo economico. Il passaggio all’economia dei servizi, integrativa di quella industriale, avvenuto negli anni ’90, ha fatto emergere da un lato i problemi di ricollocazione sul mercato, ma ha permesso, dall’altro, di concentrare l’attenzione sul tema dello sviluppo locale.

Per contestualizzare Cassino nel panorama nazionale, l’analisi ha confrontato i livelli di sviluppo economico, demografico e dotazione infrastrutturale con il resto del Paese e, successivamente, con le quattro regioni di riferimento ovvero Lazio, Abruzzo, Campania e Molise. Nel panorama nazionale il sistema locale cassinate si presenta debole: 374-simo posto su 610 nella classifica per indice di livello economico, 318-simo posto per indice di sviluppo demografico (indici sintetici elaborati da CRESME). Sicuramente assume maggiore importanza nel contesto più ristretto: considerando i sistemi non capoluoghi di Lazio, Abruzzo, Campania e Molise è al 24-simo posto di 71 per indice di livello economico ma risulta comunque in basso per indice di sviluppo demografico (41 di 71). Questo è un primo e importante campanello d’allarme da tenere presente per inquadrare le problematiche del contesto.

Grafico 2. – Indice sintetico Demografico Economico

Fonte: elaborazione CRESME su fonti varie

D’altra parte, il cartogramma relativo all’indice di sviluppo demografico suggerisce come il sistema di Cassino rientri nella fascia appenninica sud, per quanto presenta caratteri di criticità meno accentuati rispetto alle aree più interne, con una situazione di forte criticità legata a dinamiche di invecchiamento della popolazione e di spopolamento. Il ruolo di snodo tra nord e sud è ancora più evidente dal cartogramma dell’indice di livello economico nel quale è evidente la netta divisione tra l’Italia a sud di Cassino, poco dinamica e con livelli economico-occupazionali critici, e l’Italia a nord di Cassino che diventa sempre più forte e attrattiva man mano che si va verso il nord del Paese.

VI

Come si vedrà di seguito la realtà cassinate è molto complessa, ha buone potenzialità di sviluppo legate ad un sistema economico e produttivo stabile e consolidato, essenzialmente legato alla produzione di componentistica per automobili, attualmente per conto di FIAT-FCA. Il sistema, essendo fortemente dipendente al settore dell’automotive, non è riuscito a sviluppare una propria indipendenza imprenditoriale ma soprattutto non è riuscito a sviluppare attività innovative e a forte sostenibilità ambientale. Al contrario le attività economiche sviluppate negli anni sono state di tipo tradizionale e con forti ricadute sulle risorse ambientali presenti (estrazione marmo, produzione della carta). Il sistema imprenditoriale locale ha oggi scarsa capacità d’innovazione e di inserimento nel mercato più ampio fatto di prodotti tecnologicamente innovativi, sostenibilità ambientale e qualità del prodotto e della produzione.

Questa scarsa attitudine deriva probabilmente dalla storia del sistema produttivo cassinate, insediato nell’area negli anni settanta attraverso politiche della Cassa del Mezzogiorno. Inoltre, a seguito dell’introduzione di stabilimenti industriali non caratterizzati territorialmente, c’è stato un completo abbandono dell’attività agricola, diventata un’attività part-time, con il conseguente depauperamento colturale e produttivo e con una conseguente drastica riduzione dell’attività di manutenzione del presidio territoriale che l’attività agricola assicurava da sempre a queste aree. Il territorio agricolo è solo uno degli elementi qualificanti del paesaggio di quest’area: boschi, fiumi, laghi, beni storico-archeologici e centri storici vanno a comporre il resto del sistema paesaggistico e ambientale. L’area però non sa creare un sistema di offerta dei beni di cui naturalmente dispone, non esiste un brand territoriale, un progetto d’offerta che coordini la domanda e l’offerta. Sebbene tanti arrivano a Cassino per visitare l’abbazia di Montecassino pochi di questi continuano ad esplorare il territorio.

Nessuno ad oggi sfrutta le 17.000 abitazioni lasciate vuote per un grave processo di spopolamento che ha investito l’area dal dopoguerra a oggi e che potrebbe trovare nuovo utilizzo per rispondere alla crescente domanda di alloggi turistici a basso costo e di sharing economy. Questo patrimonio non fa altro che invecchiare incrementando le probabilità di rischio in caso di eventi naturali sfavorevoli, considerando che il territorio è altamente esposto.

VII

2. I punti di debolezza del territorio

Le principali criticità del sistema territoriale di Cassino sono riassunte nello schema che segue.

Grafico 3. – Mappa dei punti di debolezza per il sistema di Cassino

Fonte: elaborazione Cresme

VIII

Un sistema estremamente dipendete dall’industria meccanica, con scarsa propensione all’innovazione La principale criticità del sistema cassinate è legata proprio al suo essere un polo economico con caratteristiche molto particolari. L’area ha una vocazione industriale storica, inizia il suo percorso di sviluppo all’inizio degli anni ‘70 con l’impianto dello stabilimento FIAT a . Tale impianto rientrò in un processo di trasformazione più ampio che coinvolse tutto il frusinate, l’area più industrializzata della regione in quel momento, sulla base delle leggi promosse per il meridione e attuate dalla Cassa per il Mezzogiorno. Questo processo alimentò l’impianto nell’area di molte imprese (anche innovative) che, purtroppo, nel corso degli anni hanno avuto limitate ricadute sulle imprese locali, producendo comunque stabilità demografica, diffusione del reddito, cultura operaia ed imprenditoriale, manodopera altamente specializzata, molte attese e molti problemi tuttora aperti.

Sulla base di dati economici più recenti (ASIA 2018), emerge con chiarezza la vocazione del sistema che si sviluppa attorno all’industria dell’automobile, con limitata capacità di creare segmenti produttivi strutturati ed autonomi. Tutta ruota attorno alla a presenza dello stabilimento FIAT, la principale polarità occupazionale dell’area è Cassino-Piedimonte San Germano. Il sistema offre scarse opportunità occupazionali al di fuori del settore meccanico, tuttavia sono presenti due distretti produttivi, del marmo e del tessile, che offrirebbero una concreta opportunità di diversificare l’occupazione. Quantitativamente, nel 2018 il settore manifatturiero, con i suoi 10.000 addetti, rappresenta il 32% del bacino occupazionale, un indice assai superiore alla media nazionale. Il settore auto-motive, da solo, assorbe oltre 5 mila addetti; lo stabilimento FIAT-FCA, in particolare, risulta essere fulcro d’attrazione (diretto o indotto) per 10.000 persone. Si calcola che negli ultimi tre anni lo stabilimento abbia perso 1.400 posti di lavoro. Avendo il “monopolio occupazionale sull’area” il suo futuro è determinante per l’economia di tutto il sistema. Questa scarsa diversificazione lo rende altamente vulnerabile, soprattutto in un contesto in cui gli scenari di sviluppo degli stabilimenti e delle produzioni seguono logiche di scala nazionale ed internazionale.

Tabella 1. – analisi del settore manifatturiero Unità Locali Addetti

V.A. Variazione V.A. Variazione 2017 2012 / 2017 2017 2012 / 2017 Totale manifattura 728 -7,8 10.028 -2,6 Autoveicoli e altri mezzi trasporto 25 0,0 5.118 -0,4 Altri prodotti lavorazione minerali non metalliferi 88 -12,9 1.080 -6,3 Prodotti in metalli (esclusi macchinari) 152 -3,2 871 -21,8 Altri apparecchi e macchinari 38 0,0 698 0,1 Manutenzione macchine 94 6,8 638 16,9 Carta 15 15,4 398 -6,4 Alimentare 122 -12,9 394 -4,2 Altro 194 -14,9 831 2,1 Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat

Nell’area sono presenti anche realtà produttive minori. Esistono ben tre distretti, tessile, marmo e carta, che hanno un bacino occupazionale di 4.200 addetti e 385 imprese (in parte fuori dal sistema locale del lavoro di Cassino). Si tratta però di attività ad alto impatto ambientale, che sfruttano le

IX

risorse del luogo senza attivare processi produttivi sostenibili o rigenerativi di lungo termine. La produzione della carta cosi come l’estrazione e trasformazione del marmo, per avere una prospettiva di sviluppo devono contemplare una riconfigurazione dei processi produttivi.

La crisi del mercato dell’auto legata alla pandemia da COVID19 e lo scenario di riconfigurazione del settore Il settore dell’automotive è stato il primo in assoluto a sperimentare gli effetti diretti del lockdown sulla catena produttiva. Wuhan, la città epicentro dell’epidemia in Cina, infatti, è conosciuta come la “Città dei motori”, per via delle numerose fabbriche che ospita, tra cui gli stabilimenti di General Motors, Honda, Nissan, Peugeot, Renault e Toyota. La produzione in questi impianti si è fermata completamente, al pari di molti altri ad essi collegati in tutta l’Asia. Quando l’ondata continentale ha raggiunto l’Europa, si stima che 1,1 milioni su un totale di 2,6 milioni di addetti siano stati coinvolti dalla chiusura dell’attività manifatturiera nel settore dell’auto, la metà dei quali nella sola Germania. Durante il lockdown il settore ha subito una perdita, in termini di autovetture non assemblate, che si stima, in tutta Europa, dell’ordine di 2,4 milioni di unità, di cui 158 mila in Italia e 616 mila nella sola Germania.

Grafico 4. – Produzione di autovetture persa durante il lockdown in Europa (numero di autovetture)

616.591

452.155

278.425

262.715

157.933

155.060

114.632

101.957

68.673

41.525

51.552

33.360

30.819

26.480

23.464

19.399 11.604

Fonte: European Automobile Manufacturers Association

L’industria dell’automobile è un settore fortemente interconnesso, sia al livello territoriale, sia settoriale. La sua dimensione, in termini di valore della produzione, quindi considerando tutta la filiera, è pari a circa il 5,7% del Pil mondiale (circa la metà del peso di tutto il settore delle costruzioni includendo l’indotto). In termini di fatturato, l’automotive sarebbe la sesta economia mondiale. Automobili e componentistica sono il quinto settore per valore delle esportazioni. Il settore è anche estremamente impattante sul mercato delle commodity: l’industria dall’automotive è la seconda per consumo di acciaio e alluminio e la produzione richiede una quantità importante di rame, gomma, plastica e componenti elettronici.

Nel lungo termine, il settore sta andando in contro a rapidi cambiamenti, sia in termini di modello di business (es. noleggio a lungo termine, car sharing, servitizzazione, cloud manufacturing), sia di riconfigurazione tecnologica, legata alla necessità di ridurre le emissioni e accelerare la transizione

X

a tecnologie ibride e elettriche. Questo comporterà grandi cambiamenti all’interno della filiera; la catena di valore del settore delle auto elettriche, la cui domanda sta risentendo meno della crisi globale (incentivi, domanda mediamente più resiliente in termini di capacità di spesa, rapido sviluppo tecnologico, con 100 nuovi modelli presentati nel 2020), ad esempio, è molto più corta, in termini economici, di quella delle auto con motore endotermico; l’aumento della quota di mercato delle vetture elettriche quindi avrà un impatto significativo sugli scambi internazionali. Inoltre, la diffusione della propulsione elettrica, nel lungo periodo imporrà di ripensare completamente il modello di business dei produttori che, con la riduzione della domanda di auto a motore endotermico, si ritroveranno con un enorme parte di know-how tecnologico abbondantemente svalutato; lo scenario, allora, indurrà le case automobilistiche o di assorbire nuovo know-how nell’ambito degli accumulatori elettrici, o di orientare il modello di offerta su aspetti prettamente di design, confort e sviluppo di altre funzioni digitali (es. emulazione di esperienze di guida). Le tendenze del settore mostrano segnali di accorciamento geografico della catena di produzione delle componentistiche di alta qualità e precisione. Un esempio virtuoso arriva proprio dalla vicina Irpinia dove in pieno 2020 è nata la Sai - Schlote Automotive Italia dalla partnership di importanti gruppi Industriali (Bohai Trimet, Schlote) che si occuperà di lavorare scatole cambio, scatole frizione e altri componenti in lega di alluminio per le maggiori case automobilistiche europee. Questi cambiamenti coinvolgeranno gioco forza anche il sistema dell’automotive cassinate.

Cassino «cannibalizza» la popolazione del territorio che si sposta in cerca di lavoro ma non riesce ad essere attrattiva nel contesto più ampio

Grafico 5. – Scenari a confronto – Dinamica della popolazione residente (valore indice 2018=100)

105

100

95

90

85

80

2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 2022 2023 2024 2025 2026 2027 2028 2029 2030 2031 2032 2033 2034 2035 2036 2037 2038 2039 2040

Abruzzo Lazio Campania Italia Pr SLL Cassino

Fonte: DemoSI CRESME su dati Istat

Un secondo aspetto critico per il sistema, che rispecchia la situazione più generale delle aree interne dell’appenino meridionale, è legato allo spopolamento. Il di Cassino insieme ai 34 comuni del suo Sistema Locale del Lavoro, ha un bacino d’utenza della popolazione di circa 140mila abitanti, 32mila addetti e 9.400 unità locali delle imprese. Si tratta di comuni montani o pedemontani molto piccoli: escludendo Cassino, i comuni in media hanno 3.000 abitanti, ben 10 comuni hanno meno di 1.000 abitanti; solo supera i 10.000 abitanti. Il sistema locale, dunque, risulta fortemente polarizzato sul comune di Cassino. Questo presenta dinamiche di crescita nel decennio 2008 – 2018

XI

(+9,4%) a discapito dei comuni interni che hanno visto una continua fuoriuscita della popolazione. Le dinamiche di scenario renderanno ancor più evidenti le differenze, e mentre per il sistema locale si stima una riduzione della popolazione compresa tra 6.200 (-4,5%) e 18mila abitanti in meno (-13%), l’andamento demografico di Cassino prevede due scenari opposti, uno di conferma della crescita (circa 2.200 abitanti in più) ed uno di calo (quasi 700 abitanti in meno). La discriminante tra lo scenario positivo e quello negativo è rappresentata dal consolidamento o dall’affievolimento della capacità attrattiva di Cassino come polo economico.

Il problema dello spopolamento e dell’abbandono dei piccoli borghi Una grave problematica connessa al tema dello spopolamento è l’abbandono dei piccoli borghi e dei centri storici dei piccoli comuni. Già al censimento ISTAT 2011 il 23,8% delle abitazioni del sistema era vuoto (13,4% la media nazionale), questo equivale a dire che quasi 17.000 abitazioni erano inutilizzate e, considerando le previsioni di scenario, il loro numero tenderà a crescere nei prossimi anni. E’ vero che parte di questo patrimonio è già una “seconda casa” per chi è emigrato, verso Roma o altre realtà, ma il patrimonio abbandonato rappresenta una percentuale molto elevata dello stock. L’inutilizzo costituisce una criticità da diversi punti di vista: riduce il livello di manutenzione sia dello spazio pubblico sia degli immobili e li rende più esposti al rischio in caso di eventi naturali come terremoti, frane ed inondazioni.

Tabella 2. - Rischio naturale nel sistema locale di Cassino Superficie (kmq) Popolazione Edifici RISCHIO FRANA Medio (P4) Elevato (P3) Medio (P4) Elevato (P3) Medio (P4) Elevato (P3) Valore 182 3 14.779 220 5.878 80 Quota sul totale 16,0% 0,2% 10,7% 0,2% 11,8% 0,2% RISCHIO ALLUVIONE Medio (P3) Elevato (P2) Medio (P3) Elevato (P2) Medio (P3) Elevato (P2) Valore 24 30 1.177 2.246 472 856 Quota sul totale 2,1% 2,6% 0,8% 1,6% 0,9% 1,7% RISCHIO SISMICO Medio (zona 2) Elevato (zona 1) Medio (zona 2) Elevato (zona 1) Medio (zona 2) Elevato (zona 1) Valore 825 316 117.927 21.390 36.064 9.761 Quota sul totale 100 100 100 100 100 100 Fonte: elaborazione CRESME su fonti varie

Considerando l’enorme esposizione al rischio idrogeologico e sismico a cui è esposta l’area, il problema dell’abbandono dei centri urbani può diventare potenzialmente un fattore di incremento esponenziale della pericolosità. Ben 9.800 edifici si trovano in comuni a più elevato rischio sismico e i restanti 36.000 in comuni classificati a rischio sismico 2. Quasi 6.000 edifici si trovano in aree ad elevato rischio frana. Quasi 1.300 edifici in aree a elevato rischio di alluvione. È necessario dunque, un programma organico di messa in sicurezza degli immobili rispetto a questi rischi.

Viene abbandonato anche lo spazio rurale Un ulteriore effetto dello spopolamento è l’abbandono dello spazio rurale. L’attività agricola è diventata nel tempo un’attività del tutto secondaria per il sistema; ciò ha provocato depauperamento colturale e produttivo nonché una drastica riduzione dell’attività di presidio e manutenzione del territorio. Dal dopoguerra ad oggi il settore ha subito una profonda trasformazione: nei primi anni ‘50 la maggior parte della popolazione attiva era occupata

XII

prevalentemente o esclusivamente in agricoltura, nel 1998 secondo dati diffusi dalla CCIAA di Frosinone il numero di occupati nel settore primario ammonterebbe al 5,9% del totale. Nel 2011 secondo i dati ISTAT gli occupati in agricoltura sono arrivati ad essere il 2,7% e probabilmente oggi meno. L’agricoltura rappresenta oggi un’attività economicamente poco rilevante per il sistema, ma conserva un forte carattere identitario.

Entrando un po’ più nel dettaglio, nel 2010, anno di disponibilità delle statistiche sulle imprese agricole, il sistema di Cassino conta 6.648 aziende piccole, con produzioni agricole frammentate, poco organizzate in filiera e scarsamente professionalizzate; sono essenzialmente aziende part- time, in cui il reddito proveniente dall’agricoltura risulta secondario. Il valore della produzione standard delle aziende ammontava nel 2010 a 75 milioni di euro, 11.200 euro per azienda. La maggior parte delle aziende non producono per vendere ma la tendenza è quella dell’autoconsumo. Si producono olio, vino, ortaggi e formaggi di ottima qualità ma la limitata sensibilità alle tendenze di mercato ed ai nuovi input tecnologici e scarsa propensione all’investimento in ottica di miglioramento del prodotto o di processo produttivo.

Tabella 3. - Caratterizzazione delle aziende agricole del sistema locale del lavoro di Cassino con coltivazioni e/o aziende agricole a Quota di Dimensione allevamenti DOP e/o conduzione diretta del TOTALE SAU/SAT media (ettari) IGP coltivatore n. % n. % Cassino 63,2% 7,1 6.648 126 1,9 6.555 98,6 ITALIA 75,3% 10,5 1.620.884 180.947 11,2 1.546.507 95,4 Fonte: elaborazione CRESME su dati ISTAT 2010

Come detto, il comparto agricolo si caratterizza per la conduzione part-time che impone la convivenza di produzioni tendenti all’autoconsumo e coltivazioni con richiesta minima di manodopera. Ciò determina un paesaggio con caratteristiche non definite, tenuto insieme da coltivazioni diverse, frammiste alla presenza delle attività residenziali e produttive. Gli insediamenti consistono in abitazioni isolate di varia epoca o piccoli borghi con viabilità costituita da strade di vario ordine. In tale paesaggio si registrano rischi di erosione dello strato fertile dei suoli. La debolezza strutturale delle aziende più piccole che spesso praticano tecniche agronomiche non adeguate alle tendenze settoriali attuali conduce ad un progressivo abbandono del settore primario e allo spopolamento dei borghi rurali.

L’opportunità di riconfigurazione del settore turistico offerta dalla pandemia da COVID19 e la necessità di creare di una rete d’offerta A causa della pandemia da Covid-19, nel 2020 il Mondo si appresta a mettere a bilancio una crisi globale, economica e sociale, senza precedenti. Il turismo è uno dei settori più colpiti: aerei bloccati a terra, hotel e ristoranti chiusi, restrizioni sugli spostamenti e distanziamento sociale hanno coinvolto, virtualmente, tutti i paesi. In questo contesto si aprono ampie opportunità per le destinazioni che saranno in grado di proporre un’immagine più sicura in termini sanitari, sostenibile (es. vivibilità, salubrità, natura e bassa congestione) e innovativa nelle capacità di adattarsi a una nuova normalità (quanto transitoria è ancora da capire), destinazioni che potranno aumentare la propria competitività turistica. Si tratta di un’occasione anche per il sistema ciociaro, poco colpito dall’epidemia e potenzialmente in grado di promuovere il giusto mix di turismo sicuro, meno congestionato, salubre e sostenibile.

XIII

Nel sistema locale di Cassino il segmento turistico è attualmente sottodimensionato rispetto alle sue potenzialità. Gran parte del flusso turistico cassinate è legato alla presenza dell’Abbazia di Montecassino che ha un volume di visitatori superiore a 270.000 visite all’anno. Questo turismo però è limitato al solo sito dell’Abbazia e non riesce a interessare, neanche indirettamente, il resto del sistema. Inoltre, secondo i dati diffusi dal Ministero dei Beni e delle attività culturali, emerge un calo di attrattività del polo: nell’arco di un decennio l’abbazia ha perso oltre 320mila visitatori (-54%), ma il calo di interesse per le mete religiose riguarda anche le altre abbazie della provincia (es. Casamari -67% e Trisulti -37%). Perde visitatori anche il Museo Archeologico di Cassino, con oltre 1.500 visitatori in meno in un decennio (-22,6%), mentre resta stabile il numero di accessi alla Casa di San Tommaso d’Aquino, emergenza storica situata nel comune di Aquino (+4,9%).

Tabella 4. – Visitatori in Musei, Monumenti ed Aree Archeologiche Statali Numero medio visitatori Variazione SLL Comune Bene 2008-2009 2017-2018 assoluta percentuale CASS CASSINO Abbazia di Montecassino 596.008 272.940 -323.068 -54,2% FROS Abbazia di Casamari 625.943 207.650 -418.293 -66,8% FROS Abbazia di Trisulti 45.625 28.731 -16.895 -37,0% SORA Torre di Cicerone - Arco e Mura 0 12.844 12.844 - Museo Archeologico Naz. G. CASS CASSINO 7.008 5.423 -1.585 -22,6% Carettoni CASS AQUINO Casa di San Tommaso D'Aquino 1.588 1.666 78 4,9% Totale Frosinone 1.276.171 529.253 -746.918 -58,5% Regione Lazio 11.881.244 24.044.395 12.163.151 102,4% ITALIA 32.743.396 52.741.544 19.998.148 61,1% Fonte: elaborazione CRESME su dati MIBACT

Il territorio mostra quindi grandi potenzialità di crescita largamente ancora inespressi: esiste una più ampia offerta legata alla natura, biodiversità, beni storici, beni architettonici ed enogastronomia attualmente non valorizzata. Si prevede che la recessione economica indurrà molte famiglie a rinunciare ad un viaggio programmato o a limitare la vacanza nel tempo e nello spazio, preferendo mete più locali (regionali o nazionali), mentre nel medio-lungo termine è facile immaginare l’emergere di una nuova normalità, caratterizzata da differenti comportamenti e abitudini dei viaggiatori. Le opportunità sono tante e passano dalla necessità di un ripensamento dei modelli di offerta turistica, soprattutto nel medio-breve termine, alla spinta forzata verso innovazione e digitalizzazione; dall’aumento della domanda nei settori sostenibili a basso affollamento (es. turismo rurale, natura, sport e salute) all’essere stati toccati, i territori del Sud, solo marginalmente dalla pandemia. In questo processo di riconfigurazione del settore turistico-ricettivo le 17.000 abitazioni lasciate vuote per un grave processo di spopolamento che ha investito l’area dal dopoguerra a oggi, potrebbero trovare nuovo utilizzo per rispondere alla crescente domanda di alloggi turistici a basso costo e di sharing economy. Per avviare questo processo la prima cosa da fare è quella di sviluppare, assieme al resto del territorio provinciale, una strategia di branding territoriale.

XIV

3. I punti di forza

Sebbene i punti di debolezza del sistema siano molteplici, il sistema può vantare diversi elementi di forza che devono rappresentare il punto di partenza per un rilancio in chiave sostenibile dell’economia del territorio.

Grafico 6. – Mappa dei punti di forza per il sistema di Cassino

Fonte: elaborazione Cresme

XV

Know-how specializzato e connesso al polo universitario In un contesto di forte specializzazione produttivo com’è quello cassinate, la presenza del polo universitario costituisce un fattore strategico per sviluppare la necessità di innovazione di processi e tecnologie, ed in particolare le sue facoltà tecniche. L’Università degli studi di Cassino conta nel 2018/2019 circa 7.300 iscritti per 38 corsi di laurea, circa il 30% di questi nella facoltà di ingegneria.

Grafico 7. – Numero di iscritti nell’Università di Cassino per tipologia di facoltà (tecnica/non tecnica) 12.000

10.000

8.000

6.000

4.000

2.000

0 2010/2011 2011/2012 2012/2013 2013/2014 2014/2015 2015/2016 2016/2017 2017/2018 2018/2019 NON TECNICHE TECNICHE

Fonte: elaborazione CRESME su dati MIUR

In questa università nel 2019/2020 sono stati ad esempio messi a bando 16 dottorati per il solo segmento di ricerca “metodi, modelli e tecnologie per l’ingegneria”; ha promosso 10 master universitari (tutti cofinanziati dalle aziende e dal territorio), ha stipulato in 10 anni oltre 4.000 convenzioni di tirocinio prevalentemente con aziende del territorio non solo per consentire una specifica formazione “on job” ma soprattutto per sviluppare tesi di laurea e ricerche applicate in azienda. Circa il 90% dei tirocini aziendali hanno dato luogo ad un lavoro di tesi su problematiche aziendali. Sono stati portati avanti numerosi progetti comunitari ed extracomunitari sia allo scopo di ampliare l’orizzonte culturale degli studenti sia di consentire di instaurare preziose relazioni con studenti, docenti e ricercatori di Università straniere. Infine, per promuovere l’innovazione e la ricerca l’Ateneo si è impegnato nello sviluppo di spin off per il trasferimento tecnologico alle imprese, per lo più impegnate nella ricerca e sviluppo delle scienze naturali e dell’ingegneria.

Proprio l’attivazione di collaborazioni di questo tipo costituisce una risorsa strategia per lo sviluppo tecnologico, il radicamento del settore produttivo nel territorio e per la spinta verso l’innovazione dei processi produttivi.

Tra i più significativi progetti realizzati sulle tematiche della diffusione dell’innovazione si può citare ad esempio il progetto CET-PALMER è un progetto gestito dal Parco Scientifico e Tecnologico del Lazio Meridionale (Pa.L.Mer.) con il contributo dell’università, con lo scopo di potenziare e sostenere le attività di ricerca e di trasferimento tecnologico a favore delle PMI delle province di Latina e Frosinone attraverso la realizzazione di cinque centri di eccellenza tecnologica (CET) nei

XVI

settori dell’agroindustria, dell’ambiente e della metrologia ambientale, della microelettronica, dell’ICT e della meccanica. Da questo progetto sono nate esperienze di innovazione di prodotto.

Distretti produttivi che rafforzano il sistema produttivo La struttura produttiva cassinate è organizzata su un triplice livello dimensionale-organizzativo: un primo livello di grandi stabilimenti, nei quali il capitale e il management sono esterni al sistema, un secondo livello caratterizzato dalla presenza di poche imprese di media dimensione ed un terzo livello caratterizzato dalla presenza di PMI dotate di una organizzazione di tipo elementare. Queste tre realtà hanno livelli di specializzazione progressiva e riescono ad interagire sviluppando innovazione di prodotto.

Se le aziende ascrivibili al primo livello, come FIAT-FCA, seguono progetti di innovazione di processo e di prodotto non legati alle risorse territorio, il secondo e il terzo livello sono molto più connesse. Nel cassinate ricadono: • il distretto industriale dell’Abbigliamento della Valle del Liri (DGR n. 311 del 11 aprile 2003) • il distretto Industriale Monti Ausoni - Tiburtina del Marmo e del Lapideo (DGR. n. 1308 del 5 dicembre 2003), ampliamento del Distretto Industriale del Marmo dei Monti Ausoni, precedentemente individuato con DGR n. 311 del 11 aprile 2003; • il Sistema Produttivo locale della carta (Legge Regionale 19 Dicembre 2001 n.36)

Il distretto del marmo di Monte Ausoni, legato alla produzione del marmo “Perlato coreno” nel 2010 è quantificato in oltre 270 soggetti, tra attività di estrazione, trasformazione e lavorazione dei minerali e fabbricazione di macchine per il settore. A questo si aggiunge il sistema produttivo locale della Carta, che rappresenta una delle realtà più importanti dell’industria cartaria italiana. Il settore cartario si occupa dell’intera filiera della carta: fabbricazione di carta e cartone, per uso industriale, domestico ed igienico sanitario, di cartoni ondulati, di imballaggi di carta e cartone e di prodotti cartotecnici. La presenza di questo distretto ha permesso lo sviluppo anche di altri settori come quello meccanico, elettrico ed elettrotecnico. Infine, il distretto tessile della Valle del Liri, afferente a un settore tradizionalmente attivo nell’area, con aziende perlopiù di tipo conto terzista, il 40% delle aziende produce semilavorati e prodotti finiti non destinati alla commercializzazione.

L’innovazione per questi settori è stata finanziata ad esempio, con il Progetto AIDA (Apportare Innovazione Direttamente in Azienda - 2011), realizzato da Palmer unitamente alle Camere di Commercio di Frosinone e Latina, ha attivato di un fondo per agevolare le imprese che realizzano programmi di attività tali da innalzare il loro potenziale di crescita attraverso il sostegno alle politiche di innovazione del processo produttivo e del prodotto. In questo ambito rientrano a titolo esemplificativo i progetti di ricerca “Sviluppo di strutture ibride in marmo/composito polimerico per applicazioni avanzate” in collaborazione con l’azienda TecnavanInteriors Srl; “Sviluppo di pannelli balistici in materiale composito impiegati nel settore elicotteristico”in collaborazione con l’azienda Tecnologie Avanzate. Questi sono solo alcuni dei segnali positivi provenienti dal tessuto produttivo del te territorio.

Qualità ambientale e multifunzionalità agricola per lo sviluppo del territorio aperto

XVII

Una enorme risorsa del sistema è legata al suo patrimonio ambientale e paesaggistico. Sebbene si trovi tra due aree fortemente antropizzate (l’area metropolitana di Roma e quella di Napoli) il sistema è riuscito a mantenere un certo livello di naturalità, di biodiversità e di qualità paesaggistica. La parte collinare è senza dubbio quella che esprime potenzialità maggiori di sviluppo per il cassinate poiché, pur essendo fortemente antropizzata, costituisce un luogo identitario dove tradizione e innovazione possono trovare il punto di incontro e, dunque, costituire una risorsa su cui basare lo sviluppo futuro dell’area. Qui l’agricoltura rappresenta un’attività economicamente poco rilevante ma conserva ancora un forte carattere identitario; sono presenti colture di pregio quali oliveti e vigneti ma anche colture orticole di qualità. In particolare, si deve evidenziare una ottima qualità potenziale dell’olio prodotto, poiché per le particolari caratteristiche pedoclimatiche non si rendono necessari trattamenti antiparassitari né contro i fitopatogeni; in tali condizioni infatti, è possibile produrre un olio di oliva che è di fatto classificabile come biologico.

Una fitta rete di beni ambientali e storici ancora poco integrata Oltre all’ambiente rurale che caratterizza il territorio collinare, il contesto cassinate è caratterizzato dall’ampia valle fluviale lungo la quale corre il fiume Liri, contornata dalla presenza di diversi gruppi montuosi sia a nord che a sud. Nel complesso il 38% del territorio è coperto da boschi che garantiscono all’area una forte biodiversità. Il territorio è interessato dalla presenza di ben 5 parchi nazionali e/o regionali, nei quali si trovano ben 11 tra SIC e ZPS.

Tabella 5. - Aree naturali protette che ricadono totalmente o parzialmente nel sistema locale di Cassino Superficie CODICE DENOMINAZIONE SIC_ZSC ZPS (ettari) IT6040043 Monti Ausoni e Aurunci 62.327 ZPS

IT8010022 Vulcano di Roccamonfina 3.816 SIC

IT8010005 Catena di Monte Cesima 3.427 SIC

IT6050028 Massiccio del (aree sommitali) 2.787 ZSC ZPS

IT8010017 Monti di Mignano Montelungo 2.487 SIC

IT7212171 Monte Corno - Monte Sammucro 1.356 ZSC

IT6050027 Gole del Fiume Melfa 1.181 ZSC ZPS

IT7212172 Monte Cesima 676 ZSC

IT8010029 Fiume Garigliano 481 SIC

IT6040028 Forcelle di Campello e di Fraile 270 ZSC

IT6050026 Parete del Monte Fammera 266 ZSC Fonte: elaborazione CRESME su dati MATTM

Gli elaborati di Piano Territoriale Paesistico Regionale della Regione Lazio approvato nel 2019 forniscono l’opportunità di costruire un quadro conoscitivo in materia di beni culturali e di paesaggio. Dall’analisi emerge che nel sistema sono presenti numerose emergenze storiche (ben 40 nuclei storici) e archeologiche di origine italica o romana (ben 17 aree). Esistono beni archeologici diffusi in tutto il territorio (città volsche lungo la via Latina – Aquino, Cassino, Fregellae) ma anche testimonianze antiche minori come ville, strade, ponti, acquedotti,

XVIII

mausolei. Accanto a questa rete di piccoli beni sparsi, si individua un sistema di beni ecclesiastici medievali tra i quali spicca la presenza dell'Abbazia di Montecassino, accanto ad altri beni meno noti (ad esempio Santa Maria della Libera ad Aquino, Santa Maria del Piano, Madonna di Coriano e Santa Maria di Castello ad Ausonia, Ognissanti e Santa Maria Maggiore a Sant’Elia Fiumerapido ecc.). Un secondo importante sistema che lambisce l’area, pur non ricadendo direttamente nel sistema ma che è complementare al primo, è quello delle abbazie e chiese cistercensi (Casamari a Veroli, San Domenico a Sora e Trisulti a Collepardo). Dunque, un territorio ricco di tanti piccoli frammenti di valore ambientale o storico-culturale che non sono stati messi a sistema.

Grafico 8. – Il territorio vincolato e beni paesaggistici presenti nell’area secondo il PTPR

Fonte: elaborazione CRESME su dati Regione Lazio

XIX

4. Le minacce

Vi sono poi elementi, spesso di carattere esogeno, che rappresentano delle vere e proprie minacce per il modello socio-economico di Cassino e del suo territorio e che, se non contrastati con successo, rischiano di accelerare i fenomeni di decadenza socio-economica.

Grafico 9. – Mappa delle minacce per il sistema di Cassino

Fonte: elaborazione Cresme

XX

Abbandono del territorio Nel 2019 sono nati in Italia 435 mila bambini, il numero più basso mai riscontrato nel Paese. Il saldo con il numero dei morti è negativo (-221 mila unità), compensato solo dal saldo migratorio positivo (+143 mila unità). Il movimento naturale della popolazione (nati – morti) è però sempre più negativo mentre il saldo migratorio è sempre meno positivo. Sono dati che parlano chiaro: l’invecchiamento della popolazione in Italia è un elemento strutturale. Altro indicatore dell’invecchiamento della popolazione in Italia è il tasso di fecondità, ossia il numero medio di figli per donna o, per maggiore precisione, il numero medio di figli per donna in età feconda (15-49 anni). Il tasso di fecondità che assicura ad una popolazione la possibilità di riprodursi mantenendo costante la propria struttura è pari a 2,1 figli per donna. Nel 2019 il tasso di fecondità nazionale è pari a 1,29 figli per donna. La combinazione dei due elementi determina un indice di vecchiaia tra i più alti al mondo. Il fenomeno di invecchiamento della popolazione e il conseguente spopolamento è ancora più accentuato nelle aree interne del Paese e, come già visto, colpisce in modo significativo Cassino.

Uno degli effetti dello spopolamento è l’abbandono dei centri storici, che nei piccoli centri è la parte meno “appetibile” della città a causa di mancanza dei servizi e delle comodità, sia a livello urbano sia a livello dei singoli immobili, maggiormente diffusi nelle aree di espansione dei comuni. Il CRESME nel 2016 ha studiato da vicino i centri storici dei capoluoghi d’Italia. Dall’analisi è emerso che in questa parte di città si concentra la quota più consistente di patrimonio vuoto. Nei centri storici dei capoluoghi ci sono 8.492 edifici non utilizzati, pari al 3,9% del totale degli edifici presenti. Se si pensa che questo dato è riguarda i grandi centri si capisce come nei piccoli centri la situazione di svuotamento sia ben più pesante. Inoltre, nei piccoli centri spesso si verifica il fenomeno di sostituzione con fasce più problematiche ovvero avendo gli immobili un valore di mercato inferiore rispetto alle parti più accessibili dei centri urbani, la popolazione che arriva spesso ha problematiche di disagio economico e sociale. Questo fattore non contribuisce alla riqualificazione dei centri ma introduce un ulteriore elemento di complessità nella gestione da parte degli enti del processo di riqualificazione urbana.

Un altro effetto indotto dallo spopolamento riguarda la riduzione di domanda di servizi pubblici presidi sanitari, scuole, uffici pubblici che determina una contrazione dei servizi offerti dalla pubblica amministrazione, spesso in virtù di obiettivi di razionalizzazione della spesa, che rende più complicata la vita di chi resta, costretto a una mobilità più ampia per raggiungere i servizi. Considerando però l’elevata età della popolazione residente nei piccoli centri e le naturali limitazioni nelle possibilità di spostamento, non viene incentivata la permanenza nei piccoli centri.

A risentire dell’effetto dello spopolamento è anche lo spazio aperto. In un Paese come l’Italia, lo spazio rurale rappresenta di gran lunga la parte più estesa del territorio nazionale, ma anche la più vulnerabile per quanto riguarda il paesaggio: mentre la tutela di centri storici e aree naturali è un principio acquisito dalla legislazione e dal senso comune, quella dei paesaggi rurali, erosi da urbanizzazione incontrollata e abbandono di aree e pratiche agricole marginali, stenta a ottenere analogo riconoscimento, tanto che oggi il paesaggio rurale è la componente più fragile e meno protetta del nostro patrimonio culturale. L'agricoltura è fondamentale per garantire il presidio del territorio, la gestione del paesaggio e la conservazione di un contesto economico e sociale vitale. Come emerge dal Rapporto sulle politiche del paesaggio (MIBACT 2017) la crisi dello spazio rurale

XXI

deriva da un processo di erosione su due fronti. Da un lato c’è una disgregazione dello spazio rurale alimentata da “un continuum edificato a bassa densità” che non è più città e non è ancora campagna, il cosiddetto sprawl urbano. Dall’altra, un abbandono dei terreni coltivati che, nota il Rapporto, spesso viene frainteso come un positivo “ritorno alla natura” del territorio, dimenticando il problema del dissesto idrogeologico. Com’è noto che il consumo di suolo in Italia è in continua crescita, anche se in questi ultimi anni ha registrato un rallentamento, entrambe le forme di “erosione” sono avanzate con rapidità: quella da abbandono è passata dal 28,5% al 36,1% del territorio nazionale, quella da urban sprawl dal 19,9% al 22,2%. Nel complesso, lo spazio rurale si riduce dal 52,2% al 42,4%. Tutela del paesaggio e tutela dell’ambiente procedono di pari passo: quando si parla di ridurre il consumo di suolo, di regimentare i corsi d’acqua o di recuperare terrazzamenti si parla infatti sia di ambiente sia di paesaggio. Esiste un ulteriore rischio per lo spazio rurale, quello della specializzazione produttiva; è il caso di quei paesaggi ben custoditi, come certe aree viticole, dove però si vengono a perdere la fauna e la flora spontanea. Oggi la Pac prevede, tra le azioni del greening, le Ecological Focus Area (Efa) solo per i seminativi, ma non per le colture arboree: estendere questo tipo di tutela darebbe senz’altro respiro alla biodiversità.

Incertezza dello scenario economico Lo scenario economico, specialmente a livello nazionale, in questi anni ha avuto nell’incertezza uno dei fattori determinanti. Sono stati molteplici gli elementi che, specialmente dopo la crisi finanziaria del 2009, hanno inciso negativamente sull’evoluzione della congiuntura economica: guerre tariffarie, fluttuazioni dei prezzi delle materie prime, instabilità politica e finanziaria, rallentamento del commercio mondiale, disordini civili e terrorismo, trasformazione del mercato dell’automotive e non ultimo la crisi sanitaria del 2020. Non a caso resilienza, intesa come capacità di un sistema economico territoriale di resistere agli shock indotti, è diventato un termine di uso comune, anche nel dibattito che travalica gli ambiti specialistici economici. Questo contesto di incertezza, aggravato dalle ultime vicende sanitarie, che stanno mettendo in discussione persino la libera circolazione di merci e individui nell'area Schengen, rappresenta una minaccia per tutta l'economia di Cassino, cosi come per l'economia di tutto il Paese. La resilienza del tessuto socio-economico del territorio dipenderà dalla capacità dei settori economico-produttivi di adattarsi e rispondere alla crisi che, in molti casi, trae origine da tendenze anche più strutturali. Si pensi ad esempio al settore dell’automotive, che storicamente assume un ruolo centrale per l'economia di Cassino. Si tratta di un settore fortemente interconnesso, sia al livello territoriale, sia settoriale. La sua dimensione, in termini di valore della produzione, quindi considerando tutta la filiera, è pari a circa il 5,7% del Pil mondiale. Automobili e componentistica sono il quinto settore per valore delle esportazioni. Il settore è anche estremamente impattante sul mercato delle commodity: l’industria dall’automotive è la seconda per consumo di acciaio e alluminio e la produzione richiede una quantità importante di rame, gomma, plastica e componenti elettronici. Ma l’automotive è oggi un settore in crisi: nel 2018 la contrazione della produzione di automobili è stata del -3,2%; mentre le vendite di auto sono crollate del -2,8% al livello globale, - 12,8% negli USA, -4,1% in Cina (la prima contrazione nell’ultimo ventennio) e sono rimaste stagnanti nell’Unione Europea. Questa tendenza si è protratta anche nel 2019; stime ancora preliminari indicano una flessione del -4% nella produzione di vetture leggere nel 2019. Analisi del FMI indicano, inoltre, che la contrazione del settore dell’automotive ha sottratto 0,04 punti percentuali alla crescita del Pil nel 2018, suggerendo che anche nel 2019 il settore abbia svolto un ruolo significativo nel determinare uno scenario economico in rallentamento. Il FMI ha anche

XXII

stimato l’impatto sulle dinamiche del commercio internazionale, indicando una minore crescita degli scambi di 0,12 punti percentuali dovuta alla contrazione del settore auto nel 2018, anche se altri studi, che stimano il contributo di tutta la filiera, suggeriscono che l’impatto possa essere stato maggiore e intorno allo 0,5%. Al di là delle dinamiche recenti, nel lungo termine il settore sta andando in contro a rapidi cambiamenti, sia in termini di modello di business (es. noleggio a lungo termine, car sharing, servitizzazione, cloud manufacturing), sia di riconfigurazione tecnologica, legata alla necessità di ridurre le emissioni e accelerare la transizione a tecnologie ibride e elettriche. Questo comporterà grandi cambiamenti all’interno della filiera; la catena di valore del settore delle auto elettriche, ad esempio, è molto più corta, in termini economici, di quella delle auto con motore endotermico, con un impatto significativo sugli scambi internazionali e sui processi produttivi al livello locale (riconfigurazione/razionalizzazione). Altro settore che sta vivendo profonde trasformazioni è quello turistico, trasformazioni innescate dalla diffusione prorompente dei meccanismi della cosiddetta sharing economy (o economia collaborativa) e dalla rapidità con cui sono comparse nel turismo nuove forme e modelli per alloggio, trasporto e ristorazione. Questi elementi si intrecciano in un complicato giuoco di opportunità e minacce. L’esempio più banale riguarda la perdita fiscale (tasse di soggiorno, evasione), con conseguenze legate alle minori risorse da investire sul territorio e sull’immagine della destinazione. Altro esempio è legato al modo con cui la sharing economy, insieme alla rivoluzione digitale, sta trasformando le relazioni tra domanda e offerta; il turista è sempre più consumatore attivo che decide in base alle valutazioni effettuate dai suoi pari (altri utenti). Questo obbliga un settore abituato ad operare in un contesto prevalentemente di domanda, a cambiare approccio, a smettere di considerare il cliente come un semplice ospite che si adegua alle condizioni imposte, e questo rappresenta uno shock per molti operatori tradizionali. Non bisogna poi dimenticare che un’offerta non di qualità, come spesso capita nel caso di strutture non gestite da professionisti, in un mondo come quello del turismo che proprio sulla reputazione e sulla credibilità si basa, può risultare controproducente: apparire come una destinazione caratterizzata da servizi di bassa qualità, a causa di clienti insoddisfatti per i servizi usufruiti e dei loro feedback negativi, può mettere a rischio una reputazione faticosamente costruita nell’arco degli anni.

Cambiamenti climatici I cambiamenti climatici impatteranno su tutti i settori dell’economia; l’agricoltura è tra quelli più esposti. La produzione agricola dipende fortemente dalle condizioni meteorologiche e climatiche; le variazioni della temperatura e delle precipitazioni, nonché le condizioni meteorologiche e climatiche estreme, influenzano le rese delle colture e la produttività del bestiame e, di conseguenza, il reddito agricolo, causando perdite economiche significative. La nuova politica agricola comune proposta per il 2021-2027, non a caso si prefigge come obiettivo l’adattamento dell’agricoltura ai mutamenti climatici.

Il cambiamento climatico avrà ricadute anche sul turismo. Esso avrà un impatto sulla biodiversità di molte zone, mettendo a rischio il turismo ecologico, mentre la forte siccità potrebbe colpire le regioni mediterranee (razionamento dell’acqua, rischio incendi, inaridimento delle aree interne), impattando indirettamente sul turismo estivo e obbligando a mettere in atto strategie efficaci di destagionalizzazione dei flussi.

XXIII

5. Le opportunità

Il complesso quadro fatto di punti di forza, di debolezza e minacce si completa con le opportunità di sviluppo che il territorio può cogliere, riassunte nell’infografica seguente.

Grafico 10. – Mappa delle opportunità per il sistema di Cassino

Fonte: elaborazione Cresme

XXIV

Innovazione e riconfigurazione produttiva e tecnologica L’innovazione rappresenta la massima priorità per tutte le imprese operanti sul mercato globale; le imprese devono essere in grado di soddisfare le differenti esigenze ed aspettative dei clienti attraverso offerte che risultino essere economicamente sostenibili; di fatto la sostenibilità stessa risulta essere l’imperativo e il limite imposto al modo in cui le imprese operano, che può essere rispettato grazie a nuove invenzioni. Tra le principali motivazioni che spingono le imprese ad innovare troviamo la volontà di mantenere una posizione competitiva sul mercato di riferimento o di crescere nello stesso, l’ingresso in nuovi mercati o in mercati non precedentemente considerati ed infine il necessario adeguamento normativo. Le innovazioni, siano esse radicali, incrementali, di prodotto, di processo, architetturali o modulari, consentono alle imprese di migliorare l’efficacia e l’efficienza aziendale attraverso l’ottimizzazione delle risorse sia umane che materiali. Il settore dell’automotive risente appieno della necessità di innovazione di prodotto e di processo. L’Automotive 4.0 si ritrova a fronteggiare un cambiamento epocale, legato a una nuova cultura della mobilità per persone e merci, ma anche a standard regolatori sempre più stringenti rispetto a sicurezza e ambiente, con una domanda sempre più interessata alla tecnologia collegata a mobilità e servizi connessi. Uno dei fattori determinanti per la produzione e il mercato degli autoveicoli è il raggiungimento degli obiettivi in materia di emissioni (2020/2021 nuovo target a 95 g/km per le emissioni di CO2 delle nuove auto immatricolate). Case automobilistiche e fornitori hanno abbracciato da tempo il concetto di efficienza energetica, facendone ormai una priorità negli ordini di macchine e impianti. L’attenzione verso i veicoli ad alimentazione alternativa è crescente ovunque; si accompagna agli investimenti pubblici in infrastrutture, al sostegno del mercato dei veicoli elettrici, alle politiche di incentivazione finalizzate al contenimento delle emissioni nocive e al rinnovo del parco circolante, anche nei paesi emergenti. L’era delle smart city ha negli Intelligent Transport System supportati da una sensoristica avanzata il cuore centrale della produzione più innovativa. L’introduzione nel processo produttivo di componenti elettronici sempre più sofisticati ha allargato gli ambiti tecnologici coinvolti nella produzione. Le principali aree di ricerca dell’automotive riguardano oltre all’elettronica, le tecnologie di automazione, le tecnologie di connessione, la ricerca sui materiali, i sistemi di alimentazione, motore e distribuzione. Ma, oltre a una reingegnerizzazione dei processi produttivi, con robot collaborativi e autoapprendenti in fabbrica, nuovi software di simulazione a supporto della progettazione e dei test, nuovi sistemi integrati di gestione delle filiere, ci sono tante nuove opportunità lato Ricerca e Sviluppo. Un altro fattore di grande competizione è nata tra i grandi gruppi automobilistici tradizionali e i colossi hi-tech attorno alla produzione dell’auto a guida autonoma che potrà essere programmata per più spostamenti nell’arco della giornata, consentirà di trasportare qualsiasi persona, ridurrà gli incidenti stradali, il traffico e i tempi morti dovuti agli ingorghi, le emissioni nocive, libererà le persone dall’impegno della guida e lascerà loro la possibilità di fare altro. Figlia dell’Internet of Things, la smart mobile sarà un prodotto che non solo potrà cambiare il modo con cui le persone effettuano i loro spostamenti, ma l’intera società, rappresentando una svolta epocale per la mobilità nelle città.

Le opportunità di innovazione nel settore agricolo Altro settore che offre opportunità dal lato della riconfigurazione produttiva è quello agricolo. La ricerca condotta a livello europeo e l’industria agroalimentare puntano a migliorare la capacità adattativa anche nelle regioni meno sviluppate che, in generale, saranno più severamente colpite

XXV

dall’impatto climatico. Al fine di aumentare la competitività delle produzioni tipiche e aumentare la resilienza delle colture locali, il settore sta provando ad innovare i sistemi produttivi: dalla semplice sensoristica applicata ai cicli di innaffiamento, all’uso di droni, impiegati per le attività di monitoraggio dello stato delle colture e dei livelli di irrigazione o per effettuare la distribuzione mirata di agrofarmaci (al fine di ridurre lo spreco d’acqua e limitando l’impiego di pesticidi), al fotovoltaico e ai più complessi impianti di digestione anaerobica per la valorizzazione degli scarti e reflui di processo attraverso il razionale impiego del digestato come ammendante. Tali applicazioni migliorano i bilanci ambientali ed economici delle imprese agricole (anche di quelle piccole), consentendogli di sopravvivere in un contesto di remuneratività decrescente e di investire grazie ai risparmi ed agli incentivi in essere. Ulteriori sviluppi scaturiranno dalla piena operatività del Sistema di Posizionamento Globale Europeo denominato Galileo, un sistema basato su 30 satelliti che offrendo una precisione di posizionamento in tempo reale dell'ordine del metro ed una elevata integrità, aprirà la via a numerose applicazioni al settore agricolo, alcune già oggi realizzate con l’ausilio del solo sistema disponibile (GPS). Tra queste: • agricoltura di precisione (precision farming) – Tecnica di conduzione basata sul monitoraggio dei raccolti e dei trattamenti eseguiti con l’ausilio di strumentazione tecnologica, allo scopo di ottimizzare e massimizzare la qualità e quantità del raccolto. Prevede l'uso di sistemi di posizionamento GPS per la registrazione di dati su GIS, l’utilizzo di cartografia digitale dei terreni per la mappatura delle zone trattate con fertilizzanti e altri trattamenti previsti. L’analisi dei dati può consentire di ottimizzare i trattamenti, verificando la modificazione delle condizioni del terreno e gli effetti sui raccolti, mentre l’impiego di sistemi GPS può consentire l’erogazione automatica dei prodotti, rilasciando il fertilizzante solo nelle aree in cui è necessario. • monitoraggio e tracciabilità nel trasporto di animali - La tracciabilità degli animali durante i trasporti è una funzione primaria resa obbligatoria dalle recenti normative UE, per la tutela degli animali e la sicurezza alimentare. Telespazio guida il progetto Mentore di Ricerca e Sviluppo sulle applicazioni regolamentate di Galileo, promosso e cofinanziato dalla Commissione Europea, ed una delle applicazioni riguarda il trasporto degli animali utilizzando Egnos (European Geostationary Navigation Overaly System) e Galileo. • guida semiautomatica di macchine agricole - Navigatori satellitari di alta precisione e affidabilità (con funzioni 'safety') permetteranno la guida automatica o semi-automatica di macchine agricole, migliorando l’efficienza di impiego (riduzione dell’area di sovrapposizione delle lavorazioni, ottimizzazione della gestione logistica, ecc..). • tracciabilità garantita di prodotti agroalimentari - La registrazione “oggettiva” e “garantita” della posizione geografica nelle varie fasi della filiera agro-alimentare (raccolta, lavorazione, immagazzinamento, trasporto e distribuzione) permetterà di realizzare in modo automatico una tracciatura certificata di grande dettaglio. Nel prossimo futuro è molto probabile che il trattore a guida autonoma ed intelligente sarà una realtà operativa nelle nostre campagne, mezzi agricoli comandati a distanza tramite App, robot per l’agricoltura interamente gestiti dall’azienda o dal palmare dell’imprenditore. L’agricoltura di precisione ha potenzialità di crescita enormi, oggi si stima che solo l’1% della superficie agricola utilizzata in Italia vede applicati robot e sensori di precision farming. Questo mercato potrebbe

XXVI

crescere a ritmi del 20% l’anno, raggiungendo nei prossimi 5 anni i 4,5 miliardi a livello mondiale, ed un miliardo solo in Europa 1.

Paesaggio e produzioni tipiche da valorizzare Considerando i punti di forza del sistema territoriale, si può affermare che la creazione di un sistema di fruizione connesso ai beni ambientali, storico-culturali e paesaggistici presenti sul territorio costituisca attualmente un’opportunità da cogliere. Il sistema paesaggistico, oltre ai beni ambientali, comprende manufatti quali beni ecclesiastici, aree archeologiche e manufatti di archeologia industriale. Tale ricchezza tuttavia, costituisce vera risorsa solo nel momento in cui viene messa a rete creando circuiti tematici, una rete informativa e contatti condivisi attraverso un piano settoriale territoriale integrato e condiviso di valorizzazione dei beni locali. Il turismo attualmente risulta del tutto monocentrico, attorno all’Abbazia di Montecassino. Al di fuori del turismo legato a Montecassino, l’area si colloca in prossimità del Parco Nazionale d‘Abruzzo, Lazio e Molise, una delle destinazioni più richieste dai turisti interessati a parchi e riserve naturali, che può costituire un fattore di grande richiamo per rafforzare l’attrattività turistica dell’area in ambito nazionale e internazionale. Risulta dunque, evidente la necessità di legare le parti individuando potenziali itinerari turistici e circuiti di fruizione, entro i quali ai centri meglio noti si affiancano insediamenti e testimonianze minori, sparsi sul territorio, saldamente collegati dalle arterie della viabilità antica.

Altro elemento che rappresenta una opportunità è la presenza di prodotti tipici locali di elevata qualità che ancora non sono stati riconosciuti con marchi DOC/DOP/IGP. Tra questi, come già evidenziato nell’analisi dei punti di forza, i principali prodotti sono l’olio, i formaggi e le carni. A fronte di una evidente qualità del prodotto, tuttavia, ancora non si è riusciti ad ottenere il riconoscimento D.O.P. Alcuni prodotti hanno avuto il riconoscimento IGP o DOP: l’aglio rosso, il fagiolo cannellino, il peperone cornetto, il pecorino ma c’è ancora molto da fare per gran parte delle produzioni tipiche e per i vitigni ed i vini autoctoni. Se l’attività agricola nella sua forma tradizionale e meno evoluta non può più essere considerata come attività economica capace di assicurare reddito e sviluppo ad un territorio, rimane però un’attività fondamentale per la manutenzione territoriale e anche per la salvaguardia identitaria dei luoghi. Per mantenere attivo il comparto è necessario ampliare la gamma di attività praticate dalle aziende con attività complementari, pur mantenendo l’identità rurale dei luoghi. Una di queste è la pratica agrituristica che permette l’integrazione del reddito agricolo con quello derivante dall’erogazione di servizi.

Tabella 6. - Aziende agrituristiche autorizzate presenti nel sistema nel 2017 per tipologia di servizio offerto Strutture per TOTALE Alloggio Ristorazione Degustazione Altre attività 10.000 abitanti SLL Cassino 51 29 41 23 42 3,7 Lazio 1.253 949 720 238 757 2,1 Abruzzo 575 475 397 76 281 4,4 Molise 125 85 102 42 76 4,1 Italia 23.182 18.938 11.281 4.798 12.864 3,8 Fonte: elaborazione CRESME su dati ISTAT

1 Stime Enama (Ente Nazionale per la Meccanizzazione Agricola), in Sandro Liberatori, “Agricoltura di precisione, questi i principali trend del futuro”, dicembre 2016

XXVII

Sono poche le attività imprenditoriali che qualificano la produzione con marchi DOP e IGP e sono poche quelle che aprono la propria azienda alla trasformazione dei prodotti e alla ricettività agrituristica, anche nelle zone più vocate. Secondo i dati ISTAT nel 2017 le aziende agrituristiche autorizzate presenti nel sistema sono 51, di queste 29 sono attrezzate per l’alloggio e 41 per la ristorazione.

Una forte accessibilità potenziale ancora poco sfruttata Se si esclude l’asse autostradale che attraversa longitudinalmente il territorio e che rappresenta l’unica infrastruttura di valenza interregionale e nazionale, il resto della rete non appare adeguato alle funzioni di “grande comunicazione” con i territori regionali contermini, soprattutto verso l’Abruzzo (direttrice adriatica), la “dorsale appenninica”, il Molise e il basso Lazio. Ciò non tanto per una questione di eccentricità “geografica”, quanto per la modesta qualità delle infrastrutture viarie e per la mancanza di collegamenti trasversali di rango prestazionale adeguato su cui possano efficacemente confluire le relazioni con il versante adriatico e con quello tirrenico. Si tratta di una problematica di rilievo strategico, che investe soprattutto il settore della “grande viabilità” (superstrade), che impedisce al territorio di inserirsi adeguatamente nel sistema relazionale principale del Paese e che determina una limitazione generale delle sue potenzialità di sviluppo. Connettere velocemente Cassino alla dorsale tirrenica vuol dire connetterla al porto di Gaeta, al mercato ortofrutticolo di Fondi, al litorale balneare del Circeo, alla costiera e a Napoli. Inoltre, a livello locale la rete viaria è costituita da una maglia avente orditura spesso “confusa” e ridondante, le cui caratteristiche qualitative di base, prestazionali e di sicurezza, e lo stato di manutenzione appaiono estremamente modesti.

Grafico 11. – schema infrastrutturale attuale e potenziale

Fonte: CRESME

L’accessibilità ferroviaria è garantita dalla rete regionale nella tratta Roma-Frosinone-Cassino- Caserta, a doppio binario elettrificato. Il servizio però, risulta sottodimensionato rispetto alle potenzialità: l’infrastruttura consente velocità massime comprese tra 90 e 140 km/h, con potenzialità dell’ordine di 160 treni/g. Accanto alla rete tradizionale corre, senza fermarsi, la linea dell’alta velocità che collega Roma e Napoli in 70 minuti che potrebbe offrire opportunità di sviluppo alle attività presenti sul territorio. L’infrastruttura infatti, aggiungendo opportune

XXVIII

diramazioni e fermate, potrebbe essere utilizzata da un servizio veloce al fine di aprire il sistema all’insediamento di aziende di respiro internazionale. I due aeroporti di Roma (intercontinentale) e Napoli (internazionale) potrebbero connettere l’area ad un mercato (produttivo o turistico) molto più ampio dell’attuale.

Una ulteriore opportunità da cogliere è il potenziamento del trasporto delle merci su ferro. Tradizionalmente lo spostamento delle merci dall’area avviene prevalentemente su strada, il traffico ferroviario è di entità molto trascurabile in rapporto al movimentato complessivo, limitato alle esigenze degli stabilimenti FIAT-FCA connessi alla stazione di Piedimonte San Germano – .

Nuovo turismo e sharing economy Si è analizzato il fenomeno della sharing economy nel turismo nella parte delle minacce, in relazione all’impatto che esso può avere sulle destinazioni o sugli operatori tradizionali non in grado di adattarsi, ma, vien da sé, esso rappresenta anche una grande opportunità, soprattutto per quelle località che non possono contare su un’offerta ricettiva adeguata, né alberghiera né extra alberghiera, località che in questo modo possono affacciarsi sul mercato turistico e competere come destinazioni di nicchia. Tanto più che in un mercato che oggi si svolge prevalentemente in rete, soprattutto nella fase della ricerca, il fatto di includere nel proprio portale informazioni relative ai servizi e agli alloggi alternativi può permettere di guadagnare rapidamente popolarità. Vi è poi da considerare che l’offerta proposta dagli operatori della sharing economy è altamente specializzata, e questo può rappresentare un’occasione per rinnovare l’immagine di Cassino, modificandola in modo da raggiungere nuovi segmenti e nuovi mercati. La presenza di patrimonio abitativo inutilizzato offre inoltre l’opportunità di sviluppare una ricettività di tipo diffuso che abbia nei meccanismi di promozione legati alla sharing economy uno dei suoi canali di diffusione.

Quello dell’albergo diffuso si può considerare come un modello di sviluppo del territorio che non crea impatto ambientale, dato che non prevede nuovi sviluppi edilizi, ma si limita a recuperare, riqualificare e mettere in rete le strutture esistenti. L’attività ricettiva diffusa finisce sempre per costituire l’elemento attorno al quale la comunità si ricostituisce, stimolando iniziative e coinvolgendo i produttori locali come componente chiave dell’offerta. Con riferimento alle sole strutture riconosciute dall’Associazione Nazionale Alberghi Diffusi, nel Lazio trovano collocazione 7 delle 57 realtà attualmente in esercizio in Italia, un dato, tra tutte le regioni italiane, inferiore solo alla Sardegna e alla Toscana (8 e 9 rispettivamente). La storia di gran parte di queste realtà dimostra gli effetti rigenerativi che sono in grado di innescare, dando opportunità di rilancio ad attività tradizionali in fase di dismissione (forni e caseifici artigianali, lavorazione tessuti, ecc.) e stimolando la creazione di nuove iniziative (visite guidate, corsi su produzioni tipiche, intrattenimento, ecc.). L’indotto turistico potrebbe costituire una carta vincente per il rilancio sociale ed economico di molte realtà in declino, e l’attività di riqualificazione del patrimonio edilizio e degli spazi della vita comune, rappresenta un’opportunità di lavoro non trascurabile per le imprese artigiane locali.

XXIX

Ma tra le possibili strategie per la rivitalizzazione di borghi in abbandono vanno valutate anche altre strade, come iniziative focalizzate alla creazione di sistemi ricettivi orientati a target ben specifici, quali anziani in cerca di ambienti sani e lontani dallo stress metropolitano o persone che necessitano di periodi di riabilitazione e assistenza medica.

Rimanendo in ambito turistico, una efficace strategia di rilancio dell’area dovrebbe tendere ad ampliare il più possibile il target di riferimento, non solo il turismo vacanziero, ma anche il turismo per soggiorni brevi, anche di una sola notte, di un week-end, motivato da interessi specifici e specialistici, di natura sportiva, culturale, religiosa, eno-gastronomica, naturalistica e, non ultimo, sanitaria. La prossimità ad aree metropolitane densamente popolate come Napoli e Roma, costituisce senza dubbio un’opportunità, un vastissimo bacino di potenziali clienti.

Piano Strategico del Turismo nazionale 2017-2022 Lo sviluppo del settore turistico per le aree interne è al centro delle politiche nazionali di medio- lungo periodo. Il Piano Strategico del Turismo (PST) 2017-2022 approvato nel 2017 ha la finalità di rispondere alla domanda crescente di viaggiatori internazionali, la cui domanda è in costante aumento e sfiorerà la soglia di quasi due miliardi nel 2030 (fonte UNWTO). Con Direttiva del 2 dicembre 2016, il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo ha proclamato il 2017 “Anno dei Borghi d’Italia”, con la finalità di valorizzare il patrimonio artistico, culturale, naturale e umano di questi luoghi che rappresentano una componente determinante dell’offerta turistica del Paese. Obiettivo del piano è rendere la fruizione dei territori sempre più sostenibile, attraverso iniziative che coinvolgono direttamente anche il paesaggio, ad esempio: • La creazione di forme di percorrenza alternative, come vie e cammini; • La crescita di attrattività del sistema di eccellenza dei siti Unesco che insieme concorrono ad incrementare l’offerta integrata dei territori (es. paesaggi, siti seriali, siti immateriali, geoparchi); • La fruizione responsabile dei contesti paesaggistici, quali le aree protette terrestri e marine, le aree montane e rurali e le relative produzioni agroalimentari. La differenziazione dell’offerta turistica, dunque, è una delle strategie perseguite per produrre effetti benefici in termini di decongestionamento delle tradizionali mete turistiche, riequilibrio del rapporto tra le destinazioni e sostegno alla destagionalizzazione dei flussi turistici.

XXX

6. Contributo alla definizione di uno scenario strategico

La strategia di branding territoriale è un modello di offerta La strategia di un territorio (economica, urbanistica, di prodotto architettonico, di comunicazione, di alleanze territoriali), cioè il processo di attuazione di una vision di sviluppo condivisa attraverso politiche coordinate, costituisce di per sé un modello di offerta. Essa infatti è l’indispensabile cornice all’interno della quale si inseriscono i diversi progetti pubblici e privati. La strategia di sviluppo economico e di promozione di un territorio riesce infatti a creare maggiore valore e attrattività della somma dei singoli progetti. Il sistema di Cassino, per non essere tagliato fuori dalle dinamiche di polarizzazione economica che vedono come vincitrici le aree più forti, deve perseguire l’obiettivo di costruzione di un suo modello.

Un primo passaggio è la creazione di un brand territoriale finalizzato alla promozione del territorio come destinazione turistica: dalla definizione della risorsa, alla segmentazione dell’offerta, all’animazione e promozione, alla creazione della domanda attraverso il marketing mix e le scelte di prodotto, di prezzo, di distribuzione, di comunicazione e promozione. Il tutto attraverso un processo di pianificazione condiviso tra attori pubblici e privati.

Cos’è un brand territoriale Il brand territoriale si identifica con tutto ciò che un luogo rappresenta per cittadini, imprese, investitori, turisti: va quindi oltre un nome, un termine, un segno, un simbolo o un disegno. Il peso di un brand è esattamente ciò che il nome implica: il suo valore. La c.d. “brand equity” è legata al livello di riconoscibilità del nome, alla qualità percepita dei sevizi, del paesaggio, delle strutture e delle infrastrutture, a forti associazioni mentali o emotive e ad altri asset quali prodotti tipici, beni culturali, storia, economia. Perché serve? Un marchio forte costituisce un’importante fonte di vantaggio competitivo: • Diminuiscono i costi di marketing territoriale; • Aumenta il potere contrattuale verso investitori e operatori turistici; • Tiene alto il livello della domanda (turistico-ricettiva, immobiliare, occupazionale).

Emerge la necessità di trovare una vision di sviluppo territoriale che riparta dai punti di forza del territorio e superi le criticità che impediscono lo sviluppo. Le linee strategiche sui cui fondare il progetto integrato di sviluppo territoriale sono le seguenti:

XXXI

XXXII

La costruzione di un sistema territoriale appetibile per le diverse attività economiche attivabili è possibile soltanto con una esplicitazione degli obiettivi e quindi delle politiche che si vogliono mettere in campo nei diversi settori. Non serve una pianificazione rigida ma è allo stesso tempo difficile pensare che il mercato possa produrre luoghi funzionali per le diverse attività. Il ruolo della pianificazione è fondamentale quando l’appetibilità e la funzionalità di un luogo dipendono da complessi programmi infrastrutturali che richiedono tempi lunghi, ingenti risorse e una chiara volontà politica nel portare a termine il complesso iter necessario per la loro realizzazione. Servono dunque politiche che per i diversi settori economici siano in grado di ricomporre gli interessi territoriali in scenari di sviluppo di alto profilo. Queste politiche dovranno essere politiche non solo territoriali, e riguardare lo sviluppo a 360 gradi di ciascun settore economico, coinvolgendo tutti gli attori istituzionali e i soggetti economici in grado di dare un contributo costruttivo. Dalla ricerca sono emersi una serie di spunti, utili per la definizioni di politiche e programmi per i diversi settori.

Rendere Cassino attrattiva per le imprese Il tema centrale è quello dell’attrattività dell’area per la localizzazione di sedi di imprese, che necessitano di una base operativa o di un centro ricerca per il mercato nazionale o europeo. Sviluppare politiche per l’attrattività, indispensabili per sostenere nel lungo termine la salute economica del sistema, non è soltanto un tema urbanistico, ma è una più ampia questione di marketing territoriale e sviluppo economico che deve prevedere anche una serie di misure di incentivazione economica e di servizi. Ovviamente il territorio può e deve fare la sua parte, proponendo progetti convincenti sia dal punto di vista urbanistico, che infrastrutturale, che del prodotto territoriale. A questo scopo, sinteticamente si può dire che serve: • creare location appetibili - elevata accessibilità (ferrovia veloce e aeroporto sono fondamentali) - infrastrutture digitali - edifici di qualità • costruire un’immagine come luogo d’affari - Business park (offerta integrata di spazi e servizi in area strategica ed accessibile). - Business park tematici (automobile, carta, tessile, agroalimentare)

Integrazione in business park e imprese innovative per promuovere un milieu creativo Il sistema territoriale deve creare offerta di business park (offerta di spazi e servizi) nei quali inserire piccoli uffici integrati con medie e grandi imprese. Potrebbe essere un modo di aumentare l’attrattività dell’area per gli investitori e per le imprese, per trovare le economie di scala e ampliare la domanda. Una specifica offerta di nicchia potrebbe essere indirizzata alle imprese innovative, magari un incubatore e acceleratore di start-up e imprese innovative connesso all’Università di Cassino. Una simile offerta, che potrebbe essere in parte sostenuta istituzionalmente attraverso incubatori di impresa, può contribuire a creare un contesto stimolante dove ricerca, cultura e impresa costituiscono l’humus ideale per l’economia creativa. L’innovazione è uno degli elementi fondamentali per la vitalità di un sistema economico. È fondamentale a tal fine, che il sistema della ricerca abbia la capacità di generare innovazione, sostenendo quei settori economici dove Cassino riscontra una importante specializzazione (meccanica, cartario, tessile, lavorazione lapidea e in misura minore aerospaziale, farmaceutico). Il punto debole della ricerca italiana è il trasferimento tecnologico, in generale, il rapporto con le imprese. Da una parte ci sono le università e gli istituti, che fanno spesso ricerca di ottima qualità,

XXXIII

dall’altra ci sono le imprese che spesso non fanno ricerca e sviluppo e non si avvalgono delle innovazioni. Il problema non è solo del mondo della ricerca che non fa abbastanza ricerca applicata e applicabile in modo imprenditoriale, ma è (forse in maggior misura) un problema del sistema imprenditoriale italiano, che non ritiene necessaria, o non sa valorizzare, la ricerca. Non è solo un problema di dimensione aziendale ma anche da un problema culturale del management e dalla tipologia di produzione di beni e servizi, troppo spesso low tech e di gestione familiare. Anche in questo territorio si deve superare questa divisione e ricercare una sempre maggiore integrazione tra le parti.

Anche le PMI possono trarre enorme vantaggio dalle opportunità offerte dalle nuove tecnologie e dalla digitalizzazione dei processi. Una qualunque impresa, anche di piccole dimensioni, che decide di ignorare la quarta rivoluzione industriale è destinata a perdere competitività e rischia di essere tagliata fuori dal mercato. Si pensi solo alle opportunità legate alla riduzione dei consumi energetici negli impianti produttivi grazie alle informazioni fornite in tempo reale da sensori IOT; o si pensi alla stampa 3D che permette di realizzare qualunque componente, persino in ambito edilizio, in modo rapido e standardizzato, riducendo costi e tempi di produzione. La tecnologia migliora anche la logistica interna ed esterna e ridimensiona i costi di stoccaggio permettendo di monitorare il ciclo delle scorte in tempo reale, aiutando le PMI a valutare cosa comprare e cosa produrre, in un’ottica di riduzione degli sprechi. Non si tratta di un passaggio facile, e nemmeno esente da rischi di impresa, ma ciò che non dovrebbe mancare è la consapevolezza che nel giro un decennio o poco più i processi di impresa, produttivi e di gestione, andranno necessariamente in questa direzione, una realtà di cui dovrebbero prendere atto anche le piccole e medie imprese

Un tema sempre più importante è quello dell’attrazione di talenti. In un mercato ampio, aperto e fortemente competitivo, la qualità è sempre più importante e la qualità è data dal talento delle persone. Diventa quindi importante il milieu creativo, cioè quel insieme di attività, lavorative, di ricerca e culturali, compresenti e intrecciate in un luogo capace di agevolare l’incontro di persone e lo scambio di idee. Diventa fondamentale riflettere sull’esigenza di sostenere un modello di offerta in grado di garantire uno stile di vita accessibile adatto alla “classe creativa”. Uno degli ostacoli che spesso si incontrano nello sviluppo di un milieu creativo è la possibilità di accesso al mercato per i giovani. I prezzi per l’affitto e l’acquisto sono infatti incompatibili con le retribuzioni medie dei giovani (e non) che lavorano nei settori creativi. Un sistema territoriale come quello di Cassino da l’opportunità di accedere al mercato della casa pur offrendo una buona accessibilità ad uno stile di vita più urbano e vicino ai luoghi del lavoro.

Integrare l’offerta di spazi per la ricerca con quelli per l’impresa È dunque necessario partire dall’innovazione del sistema produttivo per creare nuova offerta. Pensare ad un piano di rigenerazione urbana in grado di rilanciare Cassino in termini di investimenti grazie alla presenza di un sistema produttivo consolidato e alla centralità infrastrutturale di cui l’area gode. A questo scopo si devono creare le condizioni per l’investimento, connettere il territorio fisicamente e digitalmente, creare servizi, attrarre competenze, creare spazi per la sperimentazione produttiva, inventare nuovi prodotti nell’ottica di sostenibilità ambientale, ad esempio sul modello di quanto è stato fatto a Barcellona nel progetto @22 (vedi box 1).

XXXIV

Grafico 12. – Principali elementi per lo sviluppo strategico di Cassino

Fonte: CRESME

A questo scopo è necessario il potenziamento di elementi già presenti nel territorio come lo scalo merci di Villa Santa Lucia, per incentivare il trasferimento di beni da e per l’area attraverso la linea ferroviaria; l’aeroporto di Aquino, sito militare ormai in disuso, che potrebbe rappresentare un hub di servizio all’imprese internazionali che possono trovare sede nell’area cassinate; la connessione trans-appenninica veloce, per la connessione di persone e merci tra Mar Tirreno e Adriatico.

Il fattore accessibilità del territorio diventa strategico nel processi di rilancio. L’area che gode di una ottima accessibilità alla rete stradale nazionale grazie all’accesso diretto all’autostrada A1 ed è connessa alla rete ferroviaria regionale. Per fare un salto di scala ha bisogno di essere connessa al servizio infrastrutturale nazionale, aereo e ferroviario, che la metterebbero in collegamento con i principali flussi turistici e delle merci e la renderebbero appetibile per la localizzazione di attività economiche.

Qualificare la produzione agroalimentare Un aspetto fondamentale da elaborare nella strategia di creazione del modello territoriale è il rafforzamento del legame tra il prodotto agroalimentare e il territorio. Branding, marketing agroalimentare e marketing turistico svolgono un’azione sinergica nella valorizzazione sia dei prodotti agroalimentari a forte valenza territoriale, come ad esempio i prodotti tipici del sistema locale di Cassino, sia del territorio, migliorando la capacità di quest’ultimo di attrarre facendo leva sull’offerta di prodotti agroalimentari eccellenti, diversi e a forte valenza territoriale. La differenziazione dei prodotti agroalimentari andrà attuata coniugando la qualità intrinseca degli stessi con gli attributi qualitativi specifici del territorio, creando e gestendo i segnali di valore che risultino efficaci per orientare il consumatore nel percepire favorevolmente il territorio e i prodotti ad esso legati. Per brandizzare il prodotto agroalimentare è necessario mettere a punto una strategia volta a creare e rafforzare il legame tra il territorio ed i prodotti per i quali la componente territoriale rappresenta un importante fattore di differenziazione.

XXXV

Il passaggio alla qualificazione dei prodotti agroalimentari è delicato poiché i costi di transazione e adattamento organizzativo possono risultare onerosi. L’innalzamento dei costi di transazione, legati alla necessità di garantire il rispetto di disciplinari di produzione sottoposti a controlli, implica investimenti in risorse specifiche, legati all’introduzione di metodi di coltivazione di qualità. Il processo di commutazione organizzativa non è immediato e avviene attraverso progressivi adattamenti, facilitati dal ricambio generazionale e dalla formazione degli agricoltori. Di contro si ha una sorta di abbassamento della soglia di accesso al mercato nel caso di scelta dell’ordinamento biologico. La scelta delle colture e degli allevamenti biologici crea un canale privilegiato di accesso al mercato e apre un canale privilegiato con la distribuzione commerciale anche agli operatori con piccola dimensione e ridotto grado di attività. Un secondo aspetto di non secondaria importanza, scaturisce dalla possibilità di entrare in determinati circuiti commerciali anche per aziende che, in condizioni normali, non potrebbero accedervi.

Gli agricoltori diventano veri e propri drivers delle strategie di qualificazione; il loro ruolo diviene critico nel garantire il rispetto di parametri qualitativi, anche nel caso in cui altri attori appongono il loro marchio. Ciò potrebbe compensare, almeno in parte, una loro debolezza di potere contrattuale che troppo spesso e non sempre a ragione appare ineludibile. Questa considerazione deriva dal fatto che l’introduzione di una marca non determina di per sé una configurazione organizzativa maggiormente gerarchizzata: tale processo si verifica solo quando assumono rilevanza le transazioni intermedie (Rayanud, Valceschini, 2005), che coinvolgono attori differenti lungo la filiera agroalimentare. Il ruolo della componente agricola è fondamentale ed è proprio questo che determina un riassetto della governance di filiera nel quale gli stessi agricoltori, anche quelli apparentemente meno dinamici possono trovare nuova collocazione sul mercato.

Identità territoriale e rigenerazione urbana Un ulteriore elemento della strategia di sviluppo territoriale è la riconoscibilità e si basa anche sulla capacità di sviluppare progetti urbani identitari supportati da processi di rigenerazione urbana integrata. In un territorio come Cassino, ricco di storia, cultura, tradizioni e con centri urbani storici interessati da processi di sostituzione sociale e fenomeni di abbandono, il processo di creazione di programmi integrati di rigenerazione urbana potrebbe permettere il mantenimento dell’identità territoriale.

Rigenerare - lo dice il termine stesso - significa, approcciarsi all’evoluzione di un tessuto edificato e non, attraverso una serie di continue demolizioni, ricostruzioni e rifunzionalizzazioni delle sue parti che tengano conto delle esigenze specifiche del contesto. In Italia il fenomeno della rigenerazione urbana ha vissuto tre cicli principali ovvero la rigenerazione dei centri storici e il recupero dell’identità locale negli anni settanta, il recupero delle aree dismesse negli anni ottanta, la riqualificazione dei quartieri residenziali pubblici negli anni novanta. Nell’ultimo ventennio la rigenerazione urbana ha utilizzato un approccio multi partecipato per dare alle città non solo un aspetto nuovo e competitivo, rilanciandone l’immagine territoriale a livello estetico, ma dando loro nuovo respiro dal punto di vista culturale, economico e sociale e chiaramente con attenzione agli aspetti ambientali. Il processo prevede il “coinvolgimento attivo degli abitanti e di soggetti pubblici e privati interessati” al fine di valutare i bisogni e le aspettative, le potenzialità di un luogo e la capacità di resilienza. Successivamente si passa all’individuazione degli strumenti

XXXVI

urbanistico/edilizi, di programmazione economica e sociale, utili a procedere alle analisi e quindi alla progettazione.

Il processo di attivazione di un Piano Nazionale di rigenerazione urbana è partito da tempo e viene tutt’ora portato avanti presso le sedi istituzionali. Al 22 marzo 2020 risale l’ultima discussione in aula del Senato del DDL 1131 - Misure per la rigenerazione urbana che consentirebbe a livello nazionale di avviare processi complessi di rigenerazione con i seguenti obiettivi: a) la messa in sicurezza, manutenzione e rigenerazione del patrimonio edilizio pubblico e privato; b) la riduzione del consumo del suolo e degli sprechi energetici e idrici degli edifici; c) la rivitalizzazione sociale ed economica degli ambiti urbani oggetto di rigenerazione urbana; d) la salvaguardia dei centri storici e la loro rivitalizzazione; e) la rivalutazione degli spazi pubblici, del verde urbano e dei servizi di quartiere; f) la razionalizzazione della mobilità urbana e del ciclo dei rifiuti; g) l'implementazione delle infrastrutture digitali innovative con la messa in rete delle città italiane. Tale Piano dovrebbe essere finanziato con il Fondo nazionale per la rigenerazione urbana, con una dotazione pari a 500 milioni di euro a decorrere dall'anno 2020 e fino all'anno 2039. Le risorse del Fondo sono destinate annualmente: a) al rimborso delle spese di progettazione degli interventi previsti nei Piani comunali di rigenerazione urbana selezionati; b) al finanziamento delle spese per la redazione di studi di fattibilità urbanistica ed economico-finanziaria di interventi di rigenerazione urbana; c) al finanziamento delle opere e dei servizi pubblici o di interesse pubblico e delle iniziative previste dai progetti e dai programmi di rigenerazione urbana selezionati; d) al finanziamento delle spese per la demolizione delle opere incongrue, per le quali il comune, a seguito di proposta dei proprietari, abbia accertato l'interesse pubblico e prioritario alla demolizione; e) alla ristrutturazione del patrimonio immobiliare pubblico, da destinare alle finalità previste dai Piani comunali di rigenerazione urbana approvati.

Il Piano dunque, offre ai comuni l’opportunità, gli strumenti e i fondi per individuare, nell'ambito degli strumenti urbanistici generali, gli ambiti urbani ove attivare interventi di rigenerazione urbana. Tali ambiti potranno essere ambiti identitari e ricomprendere singoli immobili, complessi edilizi o interi isolati.

XXXVII

Box 1 – progetto 22@Barcelona

Progettista: Aurora Lòpez Corduente Anno di Progettazione: 2001 Committenza/Soggetti promotori: Comune di Barcellona Strumenti urbanistico: Piano Regolatore Metropolitano (PRM)

Popolazione insediata: 16.000 abitanti Superficie o volume utile edificati (Su): 4.256.000 mq Superficie fondiaria (Sf): 1.837.489 mq Superficie coperta residenziale (Scr): 800.000 mq Superficie delle strade: 35 Km mq Superficie dei servizi pubblici: 113.239 mq Superficie del verde pubblico attrezzato: 145.000 mq

Il piano di riqualificazione urbana 22@Barcelona riguarda una vasta area, di quasi 200 ha, compresa all’interno dell’antico quartiere industriale di Poblenou, situato nel settore nord-est della città di Barcellona. La rigenerazione del quartiere di Poblenou ha inizio sul finire degli anni ottanta, con il rinnovamento del fronte marittimo e la creazione dell’area Vila Olimpica-Nuova Icària, in occasione dei Giochi Olimpici del 1992. Il processo di rinnovamento prosegue poi con la costruzione dell’Auditorium di Barcellona e del Teatro Nazionale della Catalogna, la ristrutturazione e riutilizzo, come centro commerciale, della vecchia fabbrica della Olivetti; successivamente c’è stata l’apertura dell’Avenida Diagonal fino al fronte marittimo, la realizzazione di un centro per conferenze ed esposizioni (l’area del FORUM 2004) e lo sviluppo del complesso, per uffici e residenze, di Diagonal-Mar. Questi progetti insieme alla stazione del Treno ad Alta Velocità, compongono i tasselli della strategia del Comune di Barcellona di ridisegnare spazio e funzioni del settore nord-est. L’obiettivo del 22@Barcelona è di trasformare le vecchie aree industriali di Poblenou in un moderno distretto produttivo, all’interno del quale attività correlate all’economia si integrano con funzioni di tipo residenziale, commerciale e di svago.

Il processo di riqualificazione del distretto 22@Barcelona tende a consolidare la funzione abitativa dell’area, favorisce l’ammodernamento di 4.614 alloggi abusivi e promuove la costruzione di nuova edilizia residenziale agevolata (3.500 – 4000 alloggi), la realizzazione di hotel e appartamenti per locazione a breve termine, ad uso aziendale, e l’ammodernamento di alcuni stabilimenti industriali per la creazione di loft. Inoltre, il piano stabilisce, con l’obiettivo di rafforzare la presenza di funzioni elevate all’interno del distretto e facilitare l’interazione tra il mondo produttivo e il sistema universitario e dei centri di ricerca e sviluppo tecnologico, che il 10% del suolo generato dal processo di trasformazione debba essere concesso al settore pubblico e destinato ad accogliere strutture definite 7@, che comprendono sedi universitarie, laboratori di ricerca e trasferimento tecnologico, centri di formazione e incubatori di impresa, alcuni dei quali sono, e saranno, ospitate all’interno di vecchi stabilimenti industriali ristrutturati.

Il Piano Speciale delle infrastrutture riguarda la sostanziale riurbanizzazione dell’area, 35 Km di strade, con la creazione di nuove infrastrutture, sistemi energetici, che prevedono l’utilizzo di energia rinnovabile, reti di telecomunicazione avanzate, nuovi sistemi di distribuzione dell’acqua, raccolta differenziata dei rifiuti, riorganizzazione del sistema dei trasporti, creazione di percorsi pedonali e piste ciclabili.

Oggi, il 22@ Barcelona ospita università, centri di ricerca e sperimentazione, startup e compagnie tecnologiche all’avanguardia. Dal 2000, oltre 2.500 business si sono spostati in questo distretto dell’innovazione e con circa 100 mila impiegati, il Poblenou ha visto un incremento dei residenti del 25%. Il rinnovamento urbano ha creato promosso l’insediamento di 5 specifici “settori del sapere”: Informazione e Tecnologia Informatica, Biomedico, Design, Energia, Media. L’idea è connettere la comunità nazionale con quella internazionale e creare network fisici (e non solo) per facilitare la collaborazione, trovare talenti e sviluppare un ecosistema di business sostenibili. La prossimità permette di lavorare insieme e stimolarsi a vicenda in maniera creativa e innovatrice, attraverso canali tradizionali e non. All’interno del progetto si sviluppa il 22@Network, un gruppo ufficiale di compagnie che organizzano eventi e iniziative mensili. Oltre alle connessioni “formali” le connessioni informali danno vita alle migliori idee. A questo scopo è strategico lo sviluppo dello spazio pubblico e d’uso collettivo.

XXXVIII

7. Fondi strutturali europei in arrivo L’evidenza della strategicità di un intervento sul territorio in chiave di rigenerazione e valorizzazione si scontra con il nodo delle risorse. Nel corso della crisi economica che ha riguardato tutto il paese, si sono “messi in fila” una serie di fattori che ne hanno amplificato l’entità: debito pubblico, politiche di austerity, tagli della spesa degli enti locali, assenza di una politica nazionale delle città, carenza di personale tecnico di qualità negli enti locali, riduzione della capacità di investimento, crisi del mercato delle costruzioni, crisi del mercato immobiliare, perdita di valore edilizio, ecc. ecc. Ma forse a ben vedere il problema principale sta nella capacità di individuare cosa sarebbe importante fare, costruire una visione strategica e definire come attuarla ricorrendo alle risorse possibili. E forse oggi il quadro delle risorse disponibili presenta una situazione migliore del recente passato per gli investimenti pubblici.

Il nuovo modello di “trasformazione urbana” che si vuole proporre dovrà essere in grado di utilizzare in forma integrata più fonti di risorse disponibili, in particolare studiando e proponendo veicoli che consentano di utilizzare da un lato le varie tipologie di fondi europei, dall’altro risorse pubbliche (nazionali, regionali, comunali) e private esistenti e che normalmente non sono prese in considerazione in forma integrata come parte di progetti più ampi.

Rigenerazione urbana, recupero edilizio, riqualificazione energetica e “smart grid” sono settori di intervento in grado di sviluppare ampi benefici sulla qualità del vivere urbano, ma sono anche i settori che maggiormente richiedono investimenti. Inoltre le politiche di rigenerazione urbana più avanzata non si limitano ala riqualificazione fisica, puntano all’integrazione con interventi sociali e economici. L’Europa, già dalla stagione precedente dei FSR 2014-2020, con l’obiettivo di riduzione le emissioni di CO2 o con la spinta alla coesione sociale, e con l’attenzione alla città, a cui era riservata una quota dei fondi strutturali, consentiva la possibilità di utilizzare i Fondi Strutturali integrati con altre tipologie di risorse. Anzi si faceva già chiaro riferimento alla possibilità di Interventi territoriali Integrati plurifondo.

Ma oggi lo scenario potrebbe ulteriormente migliorare: la Commissione europea ha presentato le proposte del nuovo bilancio europeo e dei Regolamenti riferiti alla Politica di coesione 2021-2027, che è entrata in fase di discussione. L’importo complessivo proposto supera i 330 miliardi di euro2, per l’Italia si stimano risorse per oltre 43,5 miliardi di euro. Allo stato attuale della discussione, “si può dire che si è inteso rafforzare lo sviluppo territoriale integrato, anche nel quadro dello sviluppo urbano sostenibile, al fine di affrontare più efficacemente le sfide economiche, ambientali, climatiche, demografiche e sociali delle aree urbane, comprese le aree urbane funzionali”. E “Per affrontare le sfide economiche, ambientali, climatiche, demografiche e sociali, il FESR – scrive l’IFEL- supporta Strategie di sviluppo territoriale integrato, anche attraverso il sostegno plurifondo FESR e FSE+”.

2 Il Parlamento UE, in una riunione plenaria, ha però chiesto di garantire un budget adeguato alla Politica di Coesione nell'ambito del QFP post2020, incrementando di circa il 14% quanto proposto dalla Commissione per FESR, FCe FSE+, portandoli a 378,1 miliardi di euro

XXXIX

Il nuovo Obiettivo Strategico 5 della nuova Politica di coesione, riguarda proprio risorse per il territorio e le aree urbane, infatti l’obiettivo è “un’Europa più vicina ai cittadini attraverso la promozione dello sviluppo sostenibile e integrato delle zone urbane, rurali e costiere e delle iniziative locali”, e recita: "provvedendo a: i) promuovere lo sviluppo sociale, economico e ambientale integrato, il patrimonio culturale e la sicurezza nelle aree urbane; ii) promuovere lo sviluppo sociale, economico e ambientale integrato a livello locale, il patrimonio culturale e la sicurezza, anche per le aree rurali e costiere, tra l'altro mediante iniziative di sviluppo locale di tipo partecipativo”.

Le risorse FESR, evidenzia ancora IFEL3, sono concentrate (dal 65% all'85%) sui due Obiettivi Strategici 1 e 2: OS 1: "un'Europa più intelligente attraverso la promozione di una trasformazione economica intelligente e innovativa"; OS 2: "un'Europa più verde e a basse emissioni di carbonio attraverso la promozione di una transizione verso un'energia pulita ed equa, di investimenti verdi e blu, dell'economia circolare, dell'adattamento ai cambiamenti climatici e della gestione e prevenzione dei rischi". Si evince, inoltre, dai documenti in discussione, che gli obiettivi del FSE per la promozione dello sviluppo economico e sociale delle zone più colpite dalla povertà “necessitano di investimenti a livello territoriale nelle aree funzionali metropolitane, che a causa dell’effetto agglomerazione e delle tendenze demografiche, devono affrontare le sfide legate alla povertà; nelle aree funzionali urbane medie, che per migliorare il loro potenziale sociale, ambientale ed economico, tenendo conto dei gruppi più vulnerabili, devono potenziare le modalità innovative di cooperazione; nelle aree funzionali delle zone interne che devono migliorare la qualità dei servizi di interesse generale per affrontare la povertà e le sfide demografiche”.

Si allarga in sostanza la possibilità di sviluppare progetti integrati plurifondo “mediante iniziative di sviluppo locale di tipo partecipativo” al fine di poter garantire un maggior impatto delle azioni di investimento. Infatti, per massimizzare il contributo allo sviluppo territoriale, il sostegno del FESR alle azioni di sviluppo urbano deve avvenire attraverso tre forme di intervento: gli Interventi Territoriali Integrati (ITI); i Community Led Local Development (CLLD); o altri strumenti territoriali (“fra quelli già sperimentati da ciascun Stato Membro”) per sostenere l’Obiettivo Strategico orizzontale “un’Europa più vicina ai cittadini”.4 Inoltre in relazione alla “agenda urbana”, a dimostrazione di una maggiore attenzione alle città rispetto al recente passato, il Parlamento Europeo ha chiesto alla Commissione di elevare la riserva della dotazione complessiva del FESR per l’Agenda urbana dal 6% al 10%. Inoltre, ha richiesto di concentrare gli interventi sulle “aree urbane funzionali”.

3 Si veda : IFEL, Sviluppo territoriale e urbano. Update negoziato ciclo di programmazione 2021-2027, marzo 2019; si veda anche A. Pollio Salimbeni, Fondi europei 2021-2027 Politica di coesione, guida al negoziato sul bilancio Ue , 2019, www.uniroma.it 4 “Il testo di compromesso approvato dalla plenaria del Parlamento Europeo del 13 febbraio 2019, oltre a confermare questi strumenti, richiede di attivare nuovamente due opzioni già disponibili nella programmazione 2014-2020 per l’attuazione degli interventi nelle aree urbane, ossia: (i) un Programma dedicato; (ii) un Asse prioritario specifico nell’ambito dei Programmi Operativi . Si veda : IFEL, Sviluppo territoriale e urbano update negoziato ciclo di programmazione 2021-2027, marzo 2019; si veda anche le note di A. Bonetti, Alcune considerazioni sulla progettazione integrata territoriale nella politica di coesione 2021-2027, Aprile, 2019

XL

Un emendamento significativo ha riguardato gli interventi integrati nelle aree rurali, dal momento che il Parlamento Europeo ha rimarcato l’importanza di uno sviluppo policentrico di tutti i territori dell’UE, richiedendo di introdurre una riserva della dotazione FESR anche per interventi nelle aree rurali (il Parlamento ha richiesto che il 5% della dotazione FESR di ciascun Stato sia destinata all’attuazione di strategie di sviluppo locale in aree non urbane e che una percentuale minima del 17,5% di tale riserva sia destinata alle aree e comunità rurali). Il Parlamento ha richiesto parimenti una più decisa attuazione dell’Iniziativa europea “Small villages” pensata segnatamente per le aree rurali e per i piccoli centri a rischio di spopolamento.

Integrare le risorse. Questa potrebbe essere la chiave strategica sulla base della quale avviare un nuovo percorso di rigenerazione urbana. L’integrazione può avvenire su vari piani, forse quello più innovativo dall’attività di intervento diffusa già esistente.

Infatti lo Stato italiano già sostiene l’attività di recupero edilizio e riqualificazione energetica, attraverso diverse tipologie di agevolazione fiscale. Non ultima quella che punta alla riduzione del rischio sismico nelle zone 1,2, e 3 del Paese, e più recentemente con una nuova agevolazione che riguarda le facciate degli edifici. Ma si tratta di incentivi che sostengono l’investimento privato, minuto, all’interno dell’abitazione, molto più raramente dell’edificio. Bisognerà attendere la misurazione degli esiti degli interventi sugli edifici per la sismica nel 2019 e nel 2020 per aver un quadro diverso. Ad oggi la dimensione media dell’intervento è di 16.000 euro comprensivo di IVA.

Secondo le stime del CRESME dal 2013 al 2019, ogni anno, con l’eccezione del 2015, sono stati investiti 28 miliardi di euro negli interventi di recupero edilizio (24 miliardi) e di riqualificazione energetica (circa 4 miliardi) su tutto il territorio nazionale. Nel 2019 si sono toccati i 29 miliardi. Si tratta di investimenti privati, incentivati dal pubblico, nel loro complesso di grande importanza. Se, nel periodo 2021-2027, continuassero gli incentivi e i livelli rimanessero quelli sperimentati negli ultimi anni, verrebbero destinati al recupero edilizio e alla riqualificazione energetica in sette anni di poco inferiore a 200 miliardi di euro (196 miliardi).

Il CRESME, sulla base delle dichiarazioni dei redditi e di altri indicatori, stima che negli ultimi quattro anni nel Lazio sono stati spesi più di 7 miliardi di euro per interventi di riqualificazione energetica o generica veicolati da incentivi, ovvero il 6% del totale nazionale. Nello scenario futuro la regione Lazio potrebbe contare su quasi 14 miliardi di euro di investimenti dei privati nella riqualificazione edilizia e energetica del patrimonio esistente, poco meno di 2 miliardi all’anno tra 2021 e 2027, di cui una quota potrebbe essere attratta dai territori del frusinate. Perché non inserirli in un nuovo progetto di rigenerazione urbana e territoriale come contributo privato diffuso? Per come è strutturato l’incentivo, la spesa per l’investimento è effettuata interamente dai singoli privati che poi potranno recuperare l’incentivo fiscale detraendolo, con quote annuali nei successivi 10 anni, dalle tasse che devono pagare. Si può ipotizzare che circa il 54% del valore dei lavori teorici dei prossimi sette anni siano a carico dello Stato e la restante quota a carico dei privati, che anticipano a proprio rischio i soldi investiti, con pagamenti che avvengono attraverso bonifici bancari, che sono quindi rendicontabili.

XLI

Tabella 7. - Investimenti in rinnovo complessivi e incentivati in Italia

Investimenti privati in rinnovo edilizio Investimenti veicolati dagli incentivi fiscali (valori correnti) (valori correnti)

Totale edifici di cui in edifici residenziali e Domande Totale % su totale % su rinnovo residenziali non residenziali presentate (milioni €) rinnovo residenziale (milioni €) (milioni €) 2016 70.157 50.200 1.709.813 28.243 40,3% 56,3% 2017 71.501 50.797 1.741.631 28.106 39,3% 55,3% 2018 72.826 51.378 1.696.391 28.487 39,1% 55,4% Fonte: Elaborazione CRESME su fonti varie

Ora la domanda che si vuole porre è la seguente: possono queste risorse investite dai singoli per interventi di riqualificazione diventare parte di qualcosa di più complesso, come un piano di rigenerazione urbana e territoriale? Un piano promosso dall’attore pubblico o da un soggetto misto pubblico e privato che ricomprenda gli interventi minuti privati in un progetto più ampio, fatto di altri interventi pubblici o pubblico-privati: un intervento territoriale integrato plurifondo che introno a un progetto di rigenerazione di area ampia sia in grado di far confluire più risorse?

Un piano di Rinascimento Urbano: strategico, per aree ampie urbane, integrato, plurifondo, in partenariato pubblico privato diffuso - Quella che qui viene proposta è una idea progettuale di rigenerazione urbana, caratterizzata da investimenti territoriali integrati (ITI) in grado di vedere coinvolte, come indica l’Unione Europea, in partenariato risorse pubbliche e private. L’idea progettuale punta anche ad attivare uno sviluppo locale di tipo partecipativo (SLP). L’idea progettuale si inserisce perfettamente nell’ambito della considerazione numero 20 del regolamento (UE) dei Fondi Strutturali Europei, N. 1303/2013, e soprattutto dei nuovi indirizzi che emergono dalla proposta di nuovo regolamento. Gli obiettivi che l’idea progetto si pone sono i seguenti: → Sostenere la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio in ambito urbano; → Sviluppare l’inclusione sociale, anche attraverso l’applicazione di nuove tecnologie che consentono di disegnare e modernizzare i servizi urbani per i residenti e gli utilizzatori delle città; → Realizzare un’Europa più vicina ai cittadini attraverso la promozione dello sviluppo “sostenibile e integrato delle zone urbane” (ma anche rurali e costiere) e delle iniziative locali” (l’ipotesi del nuovo regolamento recita: "provvedendo a: promuovere lo sviluppo sociale, economico e ambientale integrato, il patrimonio culturale e la sicurezza nelle aree urbane”); → Contribuire a uno “sviluppo locale” partecipativo.

Il progetto pone come ambito di intervento lo sviluppo di un programma di azioni integrate con un impatto territoriale urbano ampio (tra i 10.000 e 150.000 abitanti o le nuove aree urbane funzionali) che poteva prima essere inquadrato nell’ambito delle procedure descritte dall’articolo 32 del regolamento UE N. 1303/2013, “sviluppo locale partecipativo”, ma che viene ancor meglio inquadrato nelle nuove finalità che caratterizzano le priorità di intervento del FSER e FSE (FESR e FSE+ possono finanziare, in modo complementare, un'operazione i cui costi sono ammissibili al sostegno

XLII

dell'altro fondo). Il tema su cui si propone qui di riflettere è quello della possibilità di pensare a un nuovo strumento che potremmo chiamare “Piano di Rinascimento Urbano”, che preveda interventi di riqualificazione integrata sociale-energetico-digitale-edilizia, definito mediante una forma innovativa di partenariato pubblico privato e di partecipazione sociale.

In sintesi, individuata un’area strategica su cui intervenire, si svolge da un lato l’analisi dei diversi progetti di riqualificazione, sviluppo, e coesione sociale esistenti e dall’altro si analizzano le caratteristiche e le criticità dell’area; si costruisce quindi un razionale piano di interventi che porti i due livelli a sistema, valorizzando le risorse disponibili; su questo primo quadro d’insieme vengono individuati, sulla base dei fabbisogni, nuovi interventi in grado di qualificare il processo di rigenerazione urbana. La cresciuta “massa” dell’intervento consente, per le sue qualità integrate e per la dimensione aumentata, nuove opportunità di accesso a risorse finanziarie, soprattutto europee.

Per quanto riguarda le risorse finanziarie infatti sono disponibili diversi canali di finanziamento, spesso poco utilizzati o se utilizzati, utilizzati singolarmente non integrati, ad esempio: → Oltre ai Fondi Strutturali Europei o ai FSE di cui abbiamo parlato vi sono altre fonti di finanziamento sempre europei, ad esempio i fondi gestiti dalla BEI per le infrastrutture o strumenti in forte crescita, come i “Green Bond” e gli SRI (Sostainable and responsible Investment)5, o le nuove risorse del Fondo europeo per gli investimenti strategici del Piano Juncker per le PMI; → Le risorse finanziarie disponibili con i fondi pubblici italiani (nazionali, regionali e comunali), tra i quali ad esempio i molto poco utilizzati certificati bianchi; → Gli investimenti privati e pubblici programmati singolarmente nelle aree selezionate: gli investimenti dei Comuni e delle multi-utilities, o investitori privati; ma anche risorse e iniziative operanti sul piano del sostegno sociale e economico; → Naturalmente le risorse di interventi di Partenariato Pubblico e Privato, che prevedono: da un lato forme di PPP tradizionale; dall’altro, soprattutto, aspetto innovativo dell’idea progettuale, gli interventi e i micro-interventi privati realizzati grazie a incentivi fiscali pubblici, destinati al recupero edilizio e alla riqualificazione energetica6.

5 La BEI ha emesso nel 2007 il primo GREEN Bond (GB) di 600 milioni di euro, e da allora il mercato ha visto molti altri soggetti pubblici e privati operare in questo mercato. Tra 2014 e 2018 in Italia gli investimenti in GB sono ammontati a 5,1 miliardi di euro. 6 Per quanto riguarda gli investimenti realizzati dai privati attraverso l’incentivo fiscale si fa presente che, pur beneficiando dell’incentivo, l’investimento è totalmente a carico del privato e che tutto il processo è rendicontabile: si tratta di risorse pagate attraverso bonifici bancari dai privati alle imprese che hanno svolto i lavori e rispetto ai quali i benefici verranno recuperati detraendoli dalle imposte nei dieci anni successivi ai lavori, e questo a rischio in termini di capacità di imponibile da parte del privato. In sostanza si tratta di risorse importanti, garantite, che se portate a sistema possono svolgere un ruolo importante in termini di co-finanziamento. Inoltre coinvolgere i privati con i loro interventi vuole dire avere tempi di realizzazione per una parte del progetto certi e brevi (massimo 12 mesi), oltre ad avviare un importante processo di coinvolgimento sociale. Se tutti questi fondi venissero, per assurdo convogliati verso i fondi strutturali europei: sulla base dei livelli attuali (28 miliardi all’anno) in meno di due anni si anticiperebbe tutto il co-finanziamento necessario: 56 miliardi di euro contro i 43,4 ipotizzabili.

XLIII

Figura 1. Una visione settoriale: integrare le azioni sull’ambiente costruito

Fonte: CRESME

Inoltre un ruolo importante in questo quadro potrebbe avere il Sistema Integrato dei Fondi, che è già un articolato schema di Partnership Pubblico Privato sia con riferimento alle risorse utilizzate, che alle modalità di concepimento e attuazione delle iniziative. Alla base vi è l’attività di soggetti privati, spesso nati dalla collaborazione con Fondazioni di origine bancaria, che operano per finalità di interesse generale. Le modalità messe a punto dal Sistema Integrato dei Fondi potrebbero essere utilizzate per il concepimento e la strutturazione degli interventi di rigenerazione, assicurando anche l’attuazione dei progetti laddove delle procedure a evidenza pubblica non si individuassero altri attuatori più convenienti per l’amministratore pubblico.

Figura 2. - Una visione olistica: integrare le azioni, migliorare la qualità della vita, attivare la comunità

Fonte: CRESME/Fondazione Cariplo - La città intorno

XLIV

SCENARIO DEMOGRAFICO

1. SCENARIO DEMOGRAFICO

1.1. Elementi di sintesi

Le dinamiche territoriali mostrano una forte polarizzazione sul comune di Cassino. Nell’ultimo decennio 2008-2018 nel sistema locale del lavoro l’incremento demografico è stato modesto, meno di 1.000 abitanti in più (+0,7%), nel comune invece si è registrato un aumento di 3.156 residenti (+9,4%).

Le dinamiche di scenario renderanno ancor più evidenti le differenze, e mentre per il sistema locale si stima una riduzione della popolazione compresa tra 6.200 (-4,5%) e 18mila abitanti in meno (-13%), l’andamento demografico di Cassino prevede due scenari opposti, uno di conferma della crescita (circa 2.200 abitanti in più) ed uno di calo (quasi 700 abitanti in meno). La discriminante tra lo scenario positivo e quello negativo è rappresentata dal consolidamento o dall’affievolimento della capacità attrattiva di Cassino come polo economico nel contesto territoriale di riferimento. Le dinamiche migratorie rappresentano un fattore chiave negli scenari evolutivi. Nell’ultima fase il comune da un lato ha visto indebolirsi la sua capacità di attrarre i flussi locali, dall’altro ha visto crescere i trasferimenti all’estero di giovani italiani, con un bilancio negativo di 336 unità dal 2005 al 2018. Il sistema locale nel complesso, invece, perde popolazione sia sul fronte interno, sia per trasferimenti all’estero, con un bilancio complessivo tra 2012 e 2018 di quasi 2000 giovani italiani.

La maggiore o minore presenza di giovani dovuta ai fenomeni migratori si rifletterà sulla dinamica delle famiglie. Gli scenari ventennali nel complesso del sistema locale del lavoro definiscono un intervallo di stima compreso tra circa 3mila famiglie in più (+4,8%) e 1.700 in meno (-2,8%), nel comune di Cassino invece si prevede una dinamica di crescita compresa tra le 2.300 (+14%) e le 1.100 alle famiglie in più (+6,7%).

1.2. Scenario demografico: territori a confronto

L’andamento demografico del sistema locale del lavoro mostra un La fragile tenuta assetto territoriale caratterizzato dal potere centripeto del comune di Cassino centrale.

Le dinamiche storiche della popolazione, evidenziano una crescita più sostenuta a Cassino, soprattutto tra il 2012 ed il 2016. Per il complesso del sistema locale, invece, si rilevano dinamiche in calo già dal 2014, che trovano conferma nello scenario previsionale. Per Cassino, invece, l’ipotesi centrale di scenario indica un andamento demografico in sostenuta crescita fino al 2029, sebbene con una progressiva attenuazione, poi anche qui una stabilizzazione ed un calo.

1

SCENARIO DEMOGRAFICO

Grafico 1.1. – Scenari a confronto – Dinamica della popolazione residente (valore indice 2018=100)

105

100

95

90

85

80

2025 2037 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 2022 2023 2024 2026 2027 2028 2029 2030 2031 2032 2033 2034 2035 2036 2038 2039 2040

Abruzzo Lazio Campania Italia Pr Frosinone Cassino SLL Cassino

Fonte: DemoSI CRESME su dati Istat

Meno anziani a Il sistema locale di Cassino si caratterizza per una presenza giovanile il linea con il dato nazionale e, ad eccezione della Campania, lievemente Cassino maggiore al contesto territoriale di riferimento. I fenomeni di invecchiamento strutturale, tuttavia, aggravati dai flussi di giovani in uscita verso aree più dinamiche ed attrattive, determineranno comunque un notevole sbilanciamento della struttura per età verso le classi anziane. Al 2038 nel sistema locale del lavoro si stima una presenza di anziani pari al 33% della popolazione complessiva, lievemente superiore al valore nazionale (32%), ma inferiore alla provincia di Frosinone. Le stime per Cassino indicano una incidenza della componente anziana del 29%, meglio della media nazionale e del contesto di riferimento.

Grafico 1.2. – Scenari a confronto – Composizione della popolazione per classe di età 2018

23% 19% 22% Anziani (oltre 64 anni) 24% 23% 23% 22% 43% 42% 45% Età matura (35-64 anni) 43% 43% 43% 43% 21% 24% 20% Giovani (15-34 anni) 20% 21% 22% 22% 13% 14% 13% Ragazzi (0-14 anni) 12% 13% 13% 13%

Italia Campania Lazio Abruzzo Pr Frosinone SLLCassino Cassino

Fonte: DemoSI CRESME su dati Istat

2

SCENARIO DEMOGRAFICO

Grafico 1.3. – Scenari a confronto – Composizione della popolazione per classe di età 2038 32% 29% 31% Anziani (oltre 64 anni) 34% 34% 33% 29% 37% 39% 38% Età matura (35-64 anni) 36% 37% 37% 39% 20% 20% 20% Giovani (15-34 anni) 19% 19% 20% 22% 11% 12% 11% Ragazzi (0-14 anni) 10% 10% 10% 10%

Italia Campania Lazio Abruzzo Pr Frosinone SLLCassino Cassino

Fonte: DemoSI CRESME su dati Istat

Lo scenario demografico si riflette sulla dinamica delle famiglie. Nel Famiglie ancora complesso del sistema locale del lavoro, la riduzione delle classi di età più in crescita a giovani determinerà una contrazione del numero di nuove famiglie, Cassino mentre l’aumento delle classi anziane porterà ad un aumento delle estinzioni delle famiglie esistenti, determinando un bilancio complessivo in netto rallentamento. Per la maggiore presenza di giovani, lo scenario di Cassino è decisamente migliore di quello del suo sistema locale e, sebbene con un rallentamento nella fase finale, è previsto in crescita in tutto il periodo di previsione.

Grafico 1.4. – Scenari a confronto – Dinamica delle famiglie residenti (valore indice 2018=100)

115

110

105

100

95

90

85

80

75

2004 2013 2003 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 2022 2023 2024 2025 2026 2027 2028 2029 2030 2031 2032 2033 2034 2035 2036 2037 2038 2039 2040

Abruzzo Lazio Campania Italia Pr Frosinone SLL Cassino Cassino

Fonte: DemoSI CRESME su dati Istat

3

SCENARIO DEMOGRAFICO

1.3. Lo scenario locale

Nella fase attuale l’andamento demografico risulta ancora in crescita ma le Comune di dinamiche di scenario possono evolvere in maniera assai differente, in Cassino funzione della capacità attrattiva che il sistema locale sarà in grado di esercitare sui flussi migratori nazionali ed internazionali. Dal 2008 al 2018 il comune ha registrato 3.156 residenti in più (+9,4%), ma nel prossimo ventennio l’andamento demografico si colloca tra una ipotesi di ulteriore crescita (circa 2.200 abitanti in più) ed una di calo (quasi 700 abitanti in meno).

Grafico 1.5. – Comune di Cassino - Serie storica e scenario previsionale della popolazione

40.000 39.000 38.000 37.000 36.000 35.000 34.000 33.000 32.000 31.000

30.000

2021 2023 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2022 2024 2025 2026 2027 2028 2029 2030 2031 2032 2033 2034 2035 2036 2037 2038 2039 2040

Serie Ip Bassa Ip Centrale Ip Alta

Fonte: DemoSI CRESME su dati Istat

Tabella 1.1. – Comune di Cassino - Serie storica e scenario previsionale della popolazione SCENARIO SERIE Basso Centrale Alto 2008 33.456 2018 36.612 2028 36.968 37.694 38.423 2038 35.955 37.367 38.827 Variazione assoluta 2008-2018 3.156 2018-2028 356 1.082 1.811 2028-2038 -1.013 -327 404 Variazione percentuale 2008-2018 9,4% 2018-2028 1,0% 3,0% 4,9% 2028-2038 -2,7% -0,9% 1,1% Fonte: DemoSI CRESME su dati Istat

4

SCENARIO DEMOGRAFICO

Sistema Locale La situazione del sistema locale del lavoro è decisamente più del Lavoro problematica. Nell’ultimo decennio (2008-2018) l’incremento demografico è stato modesto, meno di 1.000 abitanti in più (+0,7%), ma nel corso del prossimo ventennio la situazione diventerà critica, con una riduzione attesa della popolazione compresa tra i 18mila ed i 6.200 abitanti (dal -13% al -4,5%).

Grafico 1.6. – Sistema Locale del Lavoro di Cassino - Serie storica e scenario previsionale della popolazione

145.000

140.000

135.000

130.000

125.000

120.000

115.000

110.000

2003 2040 2001 2002 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 2022 2023 2024 2025 2026 2027 2028 2029 2030 2031 2032 2033 2034 2035 2036 2037 2038 2039

Serie Ip Bassa Ip Centrale Ip Alta

Fonte: DemoSI CRESME su dati Istat

Tabella 1.2. – Sistema Locale del Lavoro di Cassino - Serie storica e scenario previsionale della popolazione SCENARIO SERIE Basso Centrale Alto 2008 138.318 2018 139.317 2028 131.879 134.977 138.264 2038 121.273 126.920 133.076 Variazione assoluta 2008-2018 999 2018-2028 -7.438 -4.340 -1.053 2028-2038 -10.606 -8.058 -5.189 Variazione percentuale 2008-2018 0,7% 2018-2028 -5,3% -3,1% -0,8% 2028-2038 -8,0% -6,0% -3,8% Fonte: DemoSI CRESME su dati Istat

5

SCENARIO DEMOGRAFICO

1.4. Dinamiche migratorie popolazione italiana

Comune: L’analisi dei movimenti migratori interni dei residenti italiani qualifica il spostamenti comune di Cassino come una realtà attrattiva nel contesto locale. Il bilancio tra iscrizioni e cancellazioni anagrafiche definisce infatti un saldo nazionali cumulato di oltre 500 abitanti dal 2002, ma la valutazione dei dati annuali consente di individuare i valori positivi più rilevanti nel 2014 (+428 abitanti) e nel 2016 (+184 abitanti).

Grafico 1.7. – Comune di Cassino – RESIDENTI ITALIANI - Movimento con altri comuni italiani saldo Iscrizioni cancellazioni 1.000

800

600 428 400 184 200 89 106 68 33 25 9 0 -27 -31 -2 -1 -37 -35 -200 -68 -52 -175

-400

2010 2011 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2002 Fonte: DemoSI CRESME su dati Istat

Tabella 1.3. – Comune di Cassino – RESIDENTI ITALIANI - Movimento con altri comuni italiani Iscrizioni Cancellazioni Saldo Cumulato 2002 688 756 -68 -68 2003 606 658 -52 -120 2004 640 815 -175 -295 2005 700 611 89 -206 2006 796 690 106 -100 2007 696 663 33 -67 2008 734 761 -27 -94 2009 689 720 -31 -125 2010 788 720 68 -57 2011 777 779 -2 -59 2012 815 816 -1 -60 2013 569 606 -37 -97 2014 834 406 428 331 2015 642 617 25 356 2016 822 638 184 540 2017 654 689 -35 505 2018 661 652 9 514 Fonte: DemoSI CRESME su dati Istat

6

SCENARIO DEMOGRAFICO

Comune: L’analisi dei movimenti migratori dei residenti italiani con l’estero spostamenti mostra invece la debolezza del sistema locale in un contesto più ampio. Dal 2002 al 2018 il comune di Cassino ha perso 240 abitanti per internazionali trasferimento all’estero, in gran parte giovani in cerca di una collocazione lavorativa soddisfacente, e l’osservazione dei dato annuale evidenzia l’intensificarsi del fenomeno nell’ultima fase, sebbene il bilancio del 2018 sia positivo.

Grafico 1.8. – Comune di Cassino – RESIDENTI ITALIANI - Movimento con l’estero

saldo Iscrizioni cancellazioni 120 100 80 60 60 40 16 20 20 11 0 -20 -3 -3 -14 -40 -20 -16 -15 -17 -33 -29 -60 -44 -43 -49

-80 -61

2003 2009 2015 2002 2004 2005 2006 2007 2008 2010 2011 2012 2013 2014 2016 2017 2018

Fonte: DemoSI CRESME su dati Istat

Tabella 1.4. – Comune di Cassino – RESIDENTI ITALIANI - Movimento con l’estero Iscrizioni Cancellazioni Saldo Cumulato 2002 68 8 60 60 2003 59 43 16 76 2004 74 54 20 96 2005 46 107 -61 35 2006 58 78 -20 15 2007 46 60 -14 1 2008 60 63 -3 -2 2009 46 49 -3 -5 2010 44 60 -16 -21 2011 42 57 -15 -36 2012 7 40 -33 -69 2013 8 25 -17 -86 2014 17 46 -29 -115 2015 21 65 -44 -159 2016 21 64 -43 -202 2017 17 66 -49 -251 2018 29 18 11 -240 Fonte: DemoSI CRESME su dati Istat

7

SCENARIO DEMOGRAFICO

Sistema Locale: Nel sistema locale del lavoro i fenomeni di declino sono ancora più spostamenti evidenti, il bilancio dei trasferimenti dei residenti italiani verso altre aree del Paese è negativo, con un saldo cumulato che dal 2002 al 2018 nazionali ha fatto registrare 567 abitanti in meno. L’osservazione del dato annuale segnala peraltro una evidente caduta nella fase più recente, passando dai 431 abitanti in meno nel 2017, ai 316 in meno nel 2018.

Grafico 1.9. – Sistema Locale di Cassino – RESIDENTI ITALIANI - Movimento con altri comuni italiani

saldo Iscrizioni cancellazioni

4.000 3.500 3.000 2.500 2.000 1.500 1.000 189 297 500 6 44 91 109 148 176 113 0 -500 -4 -100 -153 -265 -320 -151 -316

-1.000 -431

2003 2009 2015 2004 2005 2006 2007 2008 2010 2011 2012 2013 2014 2016 2017 2018 2002 Fonte: DemoSI CRESME su dati Istat

Tabella 1.5. – Sistema Locale di Cassino – RESIDENTI ITALIANI - Movimento con altri comuni italiani Iscrizioni Cancellazioni Saldo Cumulato 2002 2.628 2.781 -153 -153 2003 2.598 2.592 6 -147 2004 2.790 3.055 -265 -412 2005 2.463 2.419 44 -368 2006 2.702 2.611 91 -277 2007 2.916 2.807 109 -168 2008 3.448 3.300 148 -20 2009 3.295 3.106 189 169 2010 2.892 2.595 297 466 2011 2.937 2.761 176 642 2012 2.919 2.923 -4 638 2013 2.363 2.683 -320 318 2014 2.517 2.404 113 431 2015 2.328 2.428 -100 331 2016 2.515 2.666 -151 180 2017 2.133 2.564 -431 -251 2018 2.195 2.511 -316 -567 Fonte: DemoSI CRESME su dati Istat

8

SCENARIO DEMOGRAFICO

Sistema Locale: Osservando il movimento dei residenti italiani con l’estero la situazione spostamenti risulta decisamente più critica. Dal 2002 al 2018 la fuoriuscita di cittadini italiani diretti all’estero ha fatto registrare 641 residenti in internazionali meno, ma è tra 2008 e 2009 che la situazione pare precipitare, con il drastico aumento dei trasferimenti all’estero ed una altrettanto rilevante riduzione dei rientri.

Grafico 1.10. – Sistema Locale del Lavoro di Cassino – RESIDENTI ITALIANI - Movimento con l’estero

saldo Iscrizioni cancellazioni

400

300

200 171

100 57 21 2 0 -20 -19 -8 -15 -100 -63 -50 -46 -87 -106 -110 -109 -95

-200 -164

2003 2009 2015 2002 2004 2005 2006 2007 2008 2010 2011 2012 2013 2014 2016 2017 2018

Fonte: DemoSI CRESME su dati Istat

Tabella 1.6. – Sistema Locale del Lavoro di Cassino – RESIDENTI ITALIANI - Movimento con l’estero Iscrizioni Cancellazioni Saldo Cumulato 2002 329 158 171 171 2003 272 215 57 228 2004 256 254 2 230 2005 224 244 -20 210 2006 193 212 -19 191 2007 209 217 -8 183 2008 280 259 21 204 2009 234 249 -15 189 2010 145 208 -63 126 2011 153 203 -50 76 2012 74 120 -46 30 2013 56 143 -87 -57 2014 66 172 -106 -163 2015 68 232 -164 -327 2016 71 181 -110 -437 2017 101 210 -109 -546 2018 86 181 -95 -641 Fonte: DemoSI CRESME su dati Istat

9

SCENARIO DEMOGRAFICO

1.5. Dinamiche migratorie della popolazione straniera

Comune: L’afflusso di stranieri, in prevalenza giovani in età da lavoro, nelle aree più spostamenti dinamiche del Paese ha contribuito a bilanciare i fenomeni di nazionali invecchiamento della struttura demografica. Cassino invece registra una bassa presenza di stranieri, appena il 6% a fine 2018, contro valori che in altre realtà sfiorano ormai il 20%. Il bilancio del movimento interno di stranieri, peraltro, fa registrare valori negativi.

Grafico 1.11. – Comune di Cassino – RESIDENTI STRANIERI - Movimento con altri comuni italiani

saldo Iscrizioni cancellazioni

140 120 100 80 66 60 40 20 6 4 0 -20 -7 -7 -15 -13 -10 -10 -17 -40 -21 -21 -26 -25 -26 -26

-60 -35

2003 2009 2015 2004 2005 2006 2007 2008 2010 2011 2012 2013 2014 2016 2017 2018 2002 Fonte: DemoSI CRESME su dati Istat

Tabella 1.7. – Comune di Cassino – RESIDENTI STRANIERI - Movimento con altri comuni italiani Iscrizioni Cancellazioni Saldo Cumulato 2002 17 32 -15 -15 2003 36 57 -21 -36 2004 63 70 -7 -43 2005 27 62 -35 -78 2006 58 71 -13 -91 2007 46 67 -21 -112 2008 51 77 -26 -138 2009 70 95 -25 -163 2010 93 103 -10 -173 2011 57 83 -26 -199 2012 83 77 6 -193 2013 97 93 4 -189 2014 129 63 66 -123 2015 94 101 -7 -130 2016 98 124 -26 -156 2017 95 105 -10 -166 2018 113 130 -17 -183 Fonte: DemoSI CRESME su dati Istat

10

SCENARIO DEMOGRAFICO

Comune: Sebbene di modesta entità, la presenza straniera nel comune di spostamenti Cassino continua a crescere, con una dinamica degli arrivi in continuo aumento ed un andamento delle cancellazioni ormai ridotta a zero. internazionali Dal 2002 al 2018 il bilancio migratorio con l’estero dei residenti stranieri ha fatto registrare 2.154 unità in più, con dinamiche in forte crescita nell’ultimo periodo.

Grafico 1.12. – Comune di Cassino – RESIDENTI STRANIERI - Movimento con l’estero

saldo Iscrizioni cancellazioni

300 250 250 235 219 213 214 188 200 186 153 155 150 94 100 65 68 50 50 27 34 14 0 -11

-50

2003 2009 2015 2002 2004 2005 2006 2007 2008 2010 2011 2012 2013 2014 2016 2017 2018

Fonte: DemoSI CRESME su dati Istat

Tabella 1.8. – Comune di Cassino – RESIDENTI STRANIERI - Movimento con l’estero Iscrizioni Cancellazioni Saldo Cumulato 2002 38 49 -11 -11 2003 168 103 65 54 2004 68 41 27 81 2005 63 49 14 95 2006 77 43 34 129 2007 258 39 219 348 2008 199 46 153 501 2009 156 62 94 595 2010 124 56 68 663 2011 88 38 50 713 2012 163 8 155 868 2013 218 5 213 1.081 2014 194 6 188 1.269 2015 258 8 250 1.519 2016 224 10 214 1.733 2017 199 13 186 1.919 2018 251 16 235 2.154 Fonte: DemoSI CRESME su dati Istat

11

SCENARIO DEMOGRAFICO

Sistema Locale: Nei comuni del sistema locale del lavoro la presenza straniera è spostamenti relativamente maggiore, con un’incidenza sulla popolazione complessiva del 3,8%, contro il 3,3% di Cassino. nazionali Le dinamiche dei movimenti interni tuttavia la qualificano come una realtà poco attrattiva, con frequenti passaggi in negativo del bilancio tra iscrizioni e cancellazioni.

Grafico 1.13. – Sistema Locale di Cassino - RESIDENTI STRANIERI - Movimento con altri comuni italiani

saldo Iscrizioni cancellazioni

600 500 400 300 200 129 106 100 65 42 58 61 21 1 0 -16 -5 -15 -9 -100 -49 -42 -36 -70 -85

-200

2003 2009 2015 2002 2004 2005 2006 2007 2008 2010 2011 2012 2013 2014 2016 2017 2018

Fonte: DemoSI CRESME su dati Istat

Tabella 1.9. – Sistema Locale di Cassino – RESIDENTI STRANIERI - Movimento con altri comuni italiani Iscrizioni Cancellazioni Saldo Cumulato 2002 256 191 65 65 2003 245 294 -49 16 2004 381 339 42 58 2005 226 268 -42 16 2006 278 257 21 37 2007 467 338 129 166 2008 456 350 106 272 2009 553 495 58 330 2010 360 376 -16 314 2011 341 346 -5 309 2012 327 342 -15 294 2013 345 344 1 295 2014 369 308 61 356 2015 271 307 -36 320 2016 327 397 -70 250 2017 331 416 -85 165 2018 429 438 -9 156 Fonte: DemoSI CRESME su dati Istat

12

SCENARIO DEMOGRAFICO

Sistema Locale: Il bilancio migratorio con l’estero dei residenti stranieri nel complesso spostamenti dei comuni del sistema locale del lavoro dal 2002 al 2018 ha fatto registrare quasi 6mila unità in più. Le dinamiche più recenti indicano internazionali peraltro un netto incremento delle iscrizioni dall’estero ed una contestuale riduzione delle cancellazioni, definendo un bilancio complessivo in forte crescita.

Grafico 1.14. – Sistema Locale del Lavoro di Cassino – RESIDENTI STRANIERI - Movimento con l’estero

saldo Iscrizioni cancellazioni

1.000 900 800 718 664 700 626 600 535 558 476 500 440 419 436 369 400

300 201 154 200 102 103 103 100 48 26

0

2003 2009 2015 2002 2004 2005 2006 2007 2008 2010 2011 2012 2013 2014 2016 2017 2018

Fonte: DemoSI CRESME su dati Istat

Tabella 1.10. – Sistema Locale del Lavoro di Cassino – RESIDENTI STRANIERI - Movimento con l’estero Iscrizioni Cancellazioni Saldo Cumulato 2002 193 145 48 48 2003 640 200 440 488 2004 318 164 154 642 2005 244 142 102 744 2006 250 147 103 847 2007 863 237 626 1.473 2008 687 268 419 1.892 2009 583 557 26 1.918 2010 441 338 103 2.021 2011 377 176 201 2.222 2012 408 39 369 2.591 2013 514 38 476 3.067 2014 482 46 436 3.503 2015 593 58 535 4.038 2016 609 51 558 4.596 2017 763 45 718 5.314 2018 731 67 664 5.978 Fonte: DemoSI CRESME su dati Istat

13

SCENARIO DEMOGRAFICO

1.6. Le trasformazioni della struttura per età della popolazione

Comune di Il passaggio delle corpose generazioni del baby-boom degli anni ‘60 nella fascia di età più anziana, e la loro sostituzione nelle classi centrali delle più Cassino esigue generazioni successive, sta determinando un processo di invecchiamento della struttura demografica. A Cassino, come in altre realtà fragili, il fenomeno è accentuato dall’esistenza di flussi di giovani in uscita. Dieci anni fa gli anziani rappresentavano il 18% della popolazione complessiva, oggi rappresentano il 22%, e nell’arco del prossimo ventennio la quota potrebbe giungere al 29%.

Grafico 1.15. – Comune di Cassino – Popolazione residente per classe di età

29% 2038 25% Anziani (oltre 64 anni) 22% 2028

18% 2018

39% 2008 42% Età matura (35-64 anni) 43%

43%

22%

21% Giovani (15-34 anni) 22%

25%

10%

12% Ragazzi (0-14 anni) 13%

14%

Fonte: DemoSI CRESME su dati Istat

Tabella 1.11. – Comune di Cassino – Popolazione residente per classe di età 2008 2018 2028 2038 Ragazzi (0-14 anni) 4.525 4.750 4.516 3.903 Giovani (15-34 anni) 8.474 8.235 8.057 8.180 Età matura (35-64 anni) 14.383 15.664 15.645 14.479 Anziani (oltre 64 anni) 6.074 7.963 9.476 10.805 Totale 33.456 36.612 37.694 37.367 Fonte: DemoSI CRESME su dati Istat

14

SCENARIO DEMOGRAFICO

Sistema locale Nel complesso dei comuni del sistema locale del lavoro lo del lavoro di sbilanciamento della struttura demografica verso le classi di età più anziane sarà ancora più rilevante. Cassino Dal 22% di dieci anni fa la popolazione con 65 anni ed oltre oggi rappresenta il 23% della popolazione complessiva e nell’arco del prossimo decennio potrebbe giungere al 33%.

Con più di un terzo della popolazione anziana, ed un contestuale assottigliamento della componente in età lavorativa, il sistema locale sarebbe destinato ad un inevitabile declino socio- economico.

Grafico 1.16. – Sistema locale del lavoro di Cassino – Popolazione residente per classe di età

33% 2038

28% Anziani (oltre 64 anni) 2028 23%

20% 2018

37% 2008 41% Età matura (35-64 anni) 43%

42%

20%

20% Giovani (15-34 anni) 22%

26%

10%

11% Ragazzi (0-14 anni) 13%

13%

Fonte: DemoSI CRESME su dati Istat

15

SCENARIO DEMOGRAFICO

Tabella 1.12. – Sistema locale del lavoro di Cassino – Popolazione residente per classe di età 2008 2018 2028 2038 Ragazzi (0-14 anni) 18.132 17.540 4.180 3.608 Giovani (15-34 anni) 35.446 30.330 7.703 7.612 Età matura (35-64 anni) 57.443 59.601 15.345 13.951 Anziani (oltre 64 anni) 27.297 31.846 10.466 12.196 Totale 138.318 139.317 134.977 126.920 Fonte: DemoSI CRESME su dati Istat

1.7. Dinamica delle famiglie e domanda abitativa primaria

Comune di Tra la fine degli anni ‘90 ed i primi anni 2000 il folto contingente dei nati negli anni ’60 ha attraversato la fascia giovanile (20-35 anni), portando un forte Cassino incremento delle famiglie (quasi 2mila famiglie in più tra 2008 e 2018, +13,6%). Nello scenario ventennale, la riduzione delle fasce giovanili e l’aumento dei decessi, porteranno, da un lato la riduzione delle nuove famiglie, dall’altro l’aumento delle estinzioni di quelle esistenti, con una crescita delle famiglie in attenuazione (dalle 1.100 alle 2.300 famiglie in più, da +6,7% a +13,9%)

Grafico 1.17. – Comune di Cassino – Serie storica e scenario famiglie residenti

20.000

19.000

18.000

17.000

16.000

15.000

14.000

13.000

12.000

2005 2012 2027 2034 2003 2004 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 2022 2023 2024 2025 2026 2028 2029 2030 2031 2032 2033 2035 2036 2037 2038 2039 2040

Serie Ip Bassa Ip Centrale Ip Alta

Fonte: DemoSI CRESME su dati Istat

16

SCENARIO DEMOGRAFICO

Tabella 1.13. – Comune di Cassino – Serie storica e scenario famiglie residenti 2008 2018 2028 2038 2008 14.591 2018 16.582 2028 17.577 17.838 18.092 2038 17.695 18.255 18.830 Variazione assoluta 2008-2018 1.991 2018-2028 995 1.256 1.510 2028-2038 117 417 738 Variazione percentuale 2008-2018 13,6% 2018-2028 6,0% 7,6% 9,1% 2028-2038 0,7% 2,3% 4,1% Fonte: DemoSI CRESME su dati Istat

Sistema locale di Nel complesso dei comuni del sistema locale del lavoro l’incremento delle famiglie registrato nell’ultima fase storica è stato più modesto, Cassino solo 3mila in più (+5,3%). La debolezza del sistema locale trova conferma nello scenario previsionale, che nell’orizzonte ventennale definisce un intervallo di stima compreso tra circa 3mila famiglie in più (+4,8%) e 1.700 in meno (-2,8%). Nel definire lo scenario incideranno in maniera determinante i fattori di attrattività economica dell’area, trattenendo i giovani in uscita ed attraendo i flussi eterni.

Grafico 1.18. – Sistema locale del lavoro di Cassino – Serie storica e scenario famiglie residenti

66.000

64.000

62.000

60.000

58.000

56.000

54.000

52.000

50.000

2011 2024 2037 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 2022 2023 2025 2026 2027 2028 2029 2030 2031 2032 2033 2034 2035 2036 2038 2039 2040

Serie Ip Bassa Ip Centrale Ip Alta

Fonte: DemoSI CRESME su dati Istat

17

SCENARIO DEMOGRAFICO

Tabella 1.14. – Sistema locale del lavoro di Cassino – Serie storica e scenario famiglie residenti 2008 2018 2028 2038 2008 57.227 2018 60.279 2028 60.665 61.791 62.988 2038 58.582 60.789 63.188 Variazione assoluta 2008-2018 3.052 2018-2028 386 1.512 2.709 2028-2038 -2.084 -1.002 200 Variazione percentuale 2008-2018 5,3% 2018-2028 0,6% 2,5% 4,5% 2028-2038 -3,4% -1,6% 0,3% Fonte: DemoSI CRESME su dati Istat

1.8. Dove di colloca il SLL nel contesto economico degli altri SLL

Grafico 1.19. – Sistema locale del lavoro di Cassino – Serie storica e scenario famiglie residenti

Fonte: DemoSI CRESME su dati Istat

18

SCENARIO DEMOGRAFICO

Grafico 1.20. – Sistema locale del lavoro di Cassino – Serie storica e scenario famiglie residenti

Fonte: DemoSI CRESME su dati Istat

Indice di struttura demografica INDICE SINTETICO: Il 48% dei SLL nazionali ha un valore inferiore a Cassino

Indicatore Definizione Polarità Previsione demografica Variazione % popolazione residente 2050-2017 + Quota popolazione straniera Percentuale di stranieri, 2017 + Percentuale di popolazione con età inferiore a 15 anni, Quota popolazione giovane ++ 2017 Percentuale di popolazione con età superiore a 64 anni, Quota anziani -- 2017 Saldo naturale in rapporto alla popolazione (media Saldo naturale ++ 2012-2017, ogni 100 abitanti) Saldo migratorio in rapporto alla popolazione (media Saldo migratorio + 2012-2017, ogni 100 abitanti) Previsione famiglie Variazione % famiglie 2050-2017 ++

19

SCENARIO DEMOGRAFICO

Saldo Saldo Var. % Var. % Quota Quota Quota naturale migratorio pop. famiglie Stranieri Giovani Anziani per 100 per 100 2017/2050 2017/2050 abitanti abitanti SLL CASSINO -10,2 4,8 12,7 22,4 -2,0 3,1 2,7 Cassino -0,3 6,0 13,1 21,3 -0,7 8,6 10,1

Grafico 1.21. – Sistema locale del lavoro di Cassino – Serie storica e scenario famiglie residenti

Fonte: DemoSI CRESME su dati Istat

20

SCENARIO ECONOMICO SLL

2. SCENARIO ECONOMICO

2.1. Contesto economico di riferimento

❑ Epidemie e pandemie: le conseguenze della crisi sanitaria Il Mondo si prepara ad affrontare la crisi economica più grave dalla Grande Depressione del 1930 ad oggi. Il costo umanitario della pandemia da Covid-19 andrà ben oltre il già drammatico bilancio sanitario; una combinazione eccezionale di crisi dal lato dell’offerta e della domanda, sta trascinando le economie mondiali in una recessione dalle dimensioni epocali. Le necessarie misure di contenimento delle curve epidemiche, in termini di blocco di gran parte delle attività economiche ritenute non essenziali e delle limitazioni agli spostamenti individuali e il distanziamento sociale, hanno comportato l’interruzione di gran parte delle attività produttive a partire dal mese di febbraio (primo lockdown in Cina). In un sistema globale interconnesso, la rottura delle catene di valore si riverbera sulla produzione industriale a valle della filiera, compromettendo la ripresa della piena operatività anche dopo l’allentamento delle misure di contenimento in un certo contesto nazionale. E’ questa una delle conseguenze di uno shock macroeconomico senza precedenti che possiede caratteri di simmetria (la pandemia è globale) e forte asincronicità (la propagazione del virus è avvenuta ad ondate continentali).

Il settore manifatturiero è destinato a mettere a bilancio un 2020 disastroso, e un impatto significativo sarà legato al tracollo del mercato dell’automobile; il settore è stato il primo in assoluto a sperimentare gli effetti diretti del lockdown sulla catena produttiva. La recessione globale colpirà duramente anche il settore dei servizi. Turismo e trasporti collettivi saranno i comparti in assoluto più penalizzati: secondo l’UNWTO la perdita potenziale dell’industria mondiale del turismo nel 2020 è di 1.200 miliardi di dollari, corrispondenti ad oltre 100 milioni di posti di lavoro a rischio.

❑ Lo scenario che ci attende: l’accorciamento delle catene di valore globali Se è vero che nel decennio successivo alla crisi finanziaria si stava assistendo ad un graduale fenomeno di accorciamento (geografico) delle catene di valore globali, alimentato dalla crescita delle politiche protezionistiche e dal reshoring (rimpatrio delle produzioni delocalizzate), è intuibile come la crisi sanitaria potrà accelerare questo fenomeno. L’impatto della pandemia da COVID-19, infatti, ha messo in evidenza come i mercati efficienti sono vulnerabili a shock globali imprevisti. Nei dibattiti politici interni agli Stati qualcuno ha persino sostenuto che la produzione di beni essenziali per la collettività dovrebbe rimanere sotto il controllo dei Governi e localizzata entro i confini nazionali. Questo vale ad esempio per tutto il comparto medicale, che potrebbe subire grosse spinte di ricollocamento delle filiere produttive (almeno in certa parte). Inoltre, potrebbero prendere forma sofisticati piani industriali per garantire che la produzione di certi beni strategici possa continuare anche nel caso di shock regionali esterni. E’ tuttavia probabile che in uno scenario di medio-lungo termine non si assisterà ad una nazionalizzazione di intere catene di valore ma, piuttosto, ad un loro accorciamento in termini di maggiore prossimità (geografica e politica, ad esempio, a scala continentale), unita ad un incremento della disponibilità delle scorte (materie prime, beni intermedi per la produzione, beni primari, prodotti medicali, etc.). Questa riconfigurazione delle catene di valore e delle linee produttive avrà come conseguenza l’accelerazione del trend di riduzione dell’elasticità del PIL globale rispetto al commercio

21

SCENARIO ECONOMICO SLL

internazionale, fenomeno che negli ultimi anni è stato spesso associato alla tendenza ad una de- globalizzazione dell’economia mondiale, ovvero alla nascita di un sistema policentrico, con un ristretto numero di poli geopolitici che fungono da attrattori economici e commerciali a scala macro-geografica.

❑ La congiuntura economica nazionale: scenari e previsioni La crisi sanitaria ha colpito l’Italia in una fase congiunturale caratterizzata da una crescente debolezza. Il 2019 si era chiuso con una crescita stagnante del prodotto interno lordo (+0,3%), che rappresentava il punto di arrivo di un trend di rallentamento avviatosi nel 2017. Qualche segnale positivo, tuttavia, era arrivato all’inizio del 2020. La fiducia delle imprese e dei consumatori si mostrava in leggera ripresa; gli indicatori anticipatori, come i PMI manifatturiero o dei servizi, lasciavano presagire un significativo rafforzamento dell’attività economica nella prima parte dell’anno e l’indicatore di ciclo coincidente (ita-coin) indicava una crescita moderata sia a gennaio che a febbraio. In questo quadro sono arrivate le misure di contenimento adottate dal Governo, che con il lockdown di marzo hanno inibito l’attività produttiva di gran parte dei settori economici ritenuti non essenziali. Stime dell’Istat indicano che le misure di sospensione abbiano riguardato 2,1 milioni di imprese (quasi il 50% del totale) e 7 milioni di addetti. In termini economici si tratta di quasi il 40% del valore aggiunto e il 64% dell’export manifatturiero. Il blocco dell’attività ha avuto conseguenze immediate e il PIL è crollato nel primo trimestre del -5,4% rispetto allo stesso periodo del 2019. Le misure di contenimento si sono protratte per tutto il mese di aprile, mentre dal 4 maggio è iniziata la fase di graduale riapertura (cd. fase 2). Gli indicatori ad alta frequenza, hanno mostrato subito un confortante recupero, e i sondaggi svolti da Cresme presso un gruppo di imprese leader nel settore delle costruzioni suggeriscono come la ripartenza di maggio sia stata persino migliore delle aspettative.

Grafico 2.1. - Italia: previsioni crescita del PIL 2020-2021 (scenario base senza seconda ondata epidemica)

7,7% 6,3% 6,5% 4,6% 4,7% 4,9%

-8,3% -8,0% -7,9% -9,5% -11,3% -12,8% 2020 2020 2020 2020 2020 2020 2021 2021 2021 2021 2021 2021 FMI OECD ISTAT CE Governo Cresme FMI OECD ISTAT CE Governo Cresme Giugno Giugno Giugno Maggio Aprile Giugno Giugno Giugno Giugno Maggio Aprile Giugno

Fonte: elaborazione CRESME su fonti varie

L’esercizio previsionale per il 2020 e per il 2021 è caratterizzato da forte incertezza. L’OCSE, ad esempio, ritiene ugualmente plausibili uno scenario di graduale normalizzazione dell’economia,

22

SCENARIO ECONOMICO SLL senza ulteriori lockdown, e uno scenario con seconda ondata epidemica autunnale e coda nel 2021. Nello scenario base più ottimista e supponendo un comportamento fortemente stagionale dell’epidemia (come sembrerebbe dall’andamento della curva dei contagi al livello nazionale ed europeo), assunzione che implica un trimestre estivo più tranquillo e in grado di dare respiro a molte delle attività più colpite (come turismo, trasporti, edilizia e altri servizi alla persona), secondo Cresme il prodotto interno lordo potrebbe ridursi del -7,9% quest’anno, una stima leggermente più ottimista di quella dell’OCSE (giugno), ma sostanzialmente in linea con lo scenario tendenziale del Governo (aprile) e con la previsione dell’Istat (giugno). La valutazione dell’impatto combina gli effetti negativi dal lato dell’offerta (conseguenze dirette del lockdown e degli effetti dell’interruzione delle forniture globali che rallentano la ripresa della produzione industriale) e gli effetti dal lato della domanda (cambiamento del comportamento dei consumatori, aumento dei tassi di risparmio, riduzione dei redditi, che si protrarranno anche nel 2021). Le regioni produttive del nord, come Lombardia ed Emilia Romagna, sono state colpite più duramente dall’epidemia, ma anche alcune regioni del Sud subiranno gravi conseguenze per via di un sistema produttivo meno resiliente. Il turismo e il settore dell’intrattenimento e della cultura (ricettivo, ristorazione, trasporti collettivi, cultura, sport) pagheranno il prezzo maggiore, assieme ai comparti produttivi maggiormente dipendenti dalla domanda internazionale e inseriti nelle catene di valore globali (es. automobile). L’analisi della dinamica dell’economia nei territori, che sconta i limiti di un ritardo temprale di circa due anni delle fonti ufficiali (il 2017 è l’ultimo anno per il quale l’Istat diffonde dati sul valore aggiunto provinciale), conferma la debolezza dell’economia della provincia di Frosinone.

Grafico 2.2. – Il valore aggiunto in provincia di Frosinone, nel Lazio in Italia 5,0 Tasso di 0,0 Frosinone variazione annuo su Lazio valori a -5,0 prezzi Italia concatenati -10,0 2007-2018 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 4,0 2,0 Tasso di Frosinone variazione 0,0 annuo su -2,0 Lazio valori a prezzi Italia -4,0 concatenati -6,0 2012-2018 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 105 100

95 Frosinone Numero 90 Lazio indice 85 2007=100 Italia 80 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018

Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat

23

SCENARIO ECONOMICO SLL

E’ noto che l’economia nazionale ha vissuto tra il 2008 e il 2014 due diverse crisi, che hanno avuto un diverso impatto sul territorio provinciale: la prima crisi è stata una crisi economica globale (2008- 2009), partita dagli USA che ha segnato violentemente il commercio mondiale, crisi che la provincia di Frosinone ha pagato pesantemente: tra il 2007 e il 2009 il valore aggiunto si è contratto del -9,4%, mentre nel Lazio del -4,7% e in Italia del - 6,3%. La stabilizzazione del Economia 2010 e il rimbalzo del 2011 non hanno consentito di recuperare la provinciale in caduta registrata, e la nuova crisi, questa volta interna all’economia crescita dal 2015, italiana, manifestatasi nella seconda parte del 2011 e proseguita nel ma resta un ampio biennio 2012-2013, si è protratta in provincia anche nel 2014, ed ha visto contrarre il valore aggiunto del frusinate di un altro 8%, anche gap da recuperare in questo caso ben superiore rispetto al calo registrato in Regione e in Italia. La fase di ripresa 2015-2017 è stata vivace, ma ben distante da quanto necessario per recuperare il gap prodotto dalle due crisi: il valore aggiunto provinciale nel 2017 era ancora inferiore di oltre il 9% ai livelli pre-crisi, percentuale pari al doppio rispetto a quella che quantifica il calo regionale, e quasi tre volte rispetto alla flessione media nazionale.

Grafico 2.3. – Classifica delle province per valore aggiunto al 2017 e gap cumulato dal 2007: le prime 30 province per valore aggiunto (milioni di euro a prezzi costanti)

MI MI RM RM TO TO NA NA BR BR BO BO FI FI BG BG VR VR PD PD GE GE VI VI TV TV MO MO BA BA MB 2017 gap dal 2007 MB gap dal 2007 VR VR VA VA BZ BZ PA PA CT CT TN TN SA SA CN CN RE RE CO CO PG PG PR PR UD UD CE CE -10.000 -5.000 0 5.000 10.000 15.000 20.000 -50.000 0 50.000 100.000 150.000 200.000 Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat

Nonostante il miglioramento della performance negli ultimi anni, il recupero del tutto parziale del gap accumulato risulta evidente nel confronto con le altre province, dal quale emerge inoltre la dimensione dell’economia provinciale. Considerando infatti la classifica delle prime 30 province,

24

SCENARIO ECONOMICO SLL

Milano si colloca al primo posto, come più grande economia nazionale ma anche come motore o economico nazionale: con un valore aggiunto pari a 153 miliardi in Frosinone al 43 valore correnti, nel 2016 aveva recuperato la perdita registrata nella posto per fase critica. Nel 2017 segna un recupero di oltre 16 miliardi (in valori dimensione 2017 e costanti) rispetto al 2007, pari ad una crescita del 12,3%. Frosinone è al 63o per crescita ben distante da questi livelli. Con un valore aggiunto pari a 9,9 nell’ultimo decennio miliardi a prezzi correnti, si colloca a metà della classifica nazionale (43a posizione nel 2017). Guardando alla crescita complessiva tra il 20078 e il 2017, peggiora sensibilmente lo scenario per la provincia, che scende in 63° posizione, con un calo complessivo, malgrado i tre anni di recente espansione, di poco inferiore al 10%. Restringendo il campo di analisi alle province delle quattro regioni che sono state prese come ambiti territoriali di confronto, ed escludendo Roma che per livello di valore aggiunto risulterebbe “fuori scala”, l’economia frusinate è la quinta più grande, superata, tra le laziali, da Latina e passando in Campania, da Napoli, Salerno e Caserta.

Grafico 2.4. – Classifica del valore aggiunto nelle province delle quattro regioni dei territori di confronto Classifica per livello 2017 (Esclusa Roma) Classifica per dinamica 2007-2017 Milioni di euro

NA Italia -3,7

SA CH 1,3 CE TE -2,9 LT RM -3,9 FR PE -8,2

CH LT -8,8 FR -9,4 PE SA -9,5 AV 2017 gap dal 2007 NA -9,6 AQ AQ -9,8 TE VT -11,7

VT IS -11,9 CE -14,1 CB AV -14,8 BN BN -17,2 RI CB -18,1

IS RI -20,1

-50.000 0 50.000 100.000 -25 -20 -15 -10 -5 0 5

Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat

Guardando invece alla dinamica, lo scenario che emerge è di un territorio ampio, quello del centro sud “alto”, in forte difficoltà. Tra le province di questi territori infatti, il calo registrato a Frosinone risulta quasi uno dei migliori risultati. Solo la provincia di Chieti ha recuperato completamente il calo cumulato (ma appena dell’1%), mentre per tutti gli altri territori il saldo è ancora negativo. Mostrano un indice contenuto tra il -3 e il -4% solo Roma e Teramo, per gli altri territori si sale ad

25

SCENARIO ECONOMICO SLL

un saldo negativo superiore all’8% (Pescara, Latina) ma inferiore rispetto al dato di Frosinone, per passare a tassi negativi superiori, con lo scenario più penalizzante per Benevento, Campobasso e Rieti. In sostanza, nella classifica delle province italiane misurate in base alla dinamica del valore aggiunto registrata del decennio 2007-2017, Frosinone, quarantatreesima economia nazionale per dimensione, si colloca al 63° posto. A livello Italia sono sei le economie provinciali per le quali si può parlare di superamento dei livelli produttivi pre-crisi: Bolzano (+14,7%), Milano (12,4%); Potenza (+8,3%), Trieste (+7%), Monza-Brianza (+5,8%) e Bologna (+4,9%). In tre province, Mantova, Padova e Modena, la crescita si attesta sul 3-4%, in altre sei supera di poco l’1%, e in altre sette province l’economia è tornata ai livelli di dieci anni prima. In quindici il gap da recuperare è inferiore al 5%, mentre tutti gli altri territori mostrano flessioni ben più pesanti. Guardando ai dati del valore aggiunto pro-capite a valori correnti, Nel 2017 è 72a Frosinone si colloca al 73o posto, con un valore aggiunto pro- tra le province capite che si attesta a poco più di 20.000 euro. Al vertice della italiane classifica c’è Milano, con un valore pari a più del doppio rispetto per ricchezza a quello del frusinate, inferiore anche alla media nazionale attestata su oltre 25 mila euro. Nel contesto delle quattro regioni pro-capite limitrofe, il dato pro-capite colloca Frosinone in sesta posizione, dopo Roma e tutte le province Abruzzesi.

Grafico 2.5. – Classifica per valore aggiunto pro-capite 2017 nelle province dei territori di confronto (euro a prezzi correnti) Prime 30 a livello Italia Classifica nei territori di confronto Milano 48.691 Bolzano 41.045 Roma 33.594 Bologna 36.265 Chieti 23.256 Modena 35.043 Aosta 33.860 L'Aquila 22.305 Roma 33.594 Parma 33.503 Pescara 22.234 Trento 33.490 Firenze 33.326 Teramo 21.116 Reggio nell'Emilia 32.067 Frosinone 20.089 Genova 31.432 Trieste 30.793 Latina 19.556 Verona 30.526 Vicenza 30.345 Viterbo 18.804 Brescia 30.035 Padova 30.018 Campobasso 18.437 Bergamo 29.318 Isernia 17.822 Torino 29.086 Belluno 28.911 Napoli 17.293 Cuneo 28.864 Treviso 28.797 Rieti 16.618 Forlì-Cesena 28.731 Avellino 16.582 Ravenna 28.624 Prato 28.584 Salerno 16.381 Cremona 28.509 Mantova 28.445 Benevento 15.100 Piacenza 28.250 Pisa 28.012 Caserta 14.838 Venezia 27.987 Siena 27.959 Italia 25.734 Italia 25.734 0 10.000 20.000 30.000 40.000 0 20.000 40.000 60.000

Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat

26

SCENARIO ECONOMICO SLL

Grafico 2.6. – Classifica per valore aggiunto per occupato 2017 nelle province dei territori di confronto (euro a prezzi correnti)

Prime 30 a livello Italia Classifica nei territori di confronto Milano 80.201 Roma 67.980 Bolzano 73.459 Cremona 72.432 Pescara 59.099 Modena 71.317 Aosta 70.217 L'Aquila 58.573 Reggio… 69.584 Trento 69.465 Chieti 56.445 Monza Brianza 69.147 Frosinone 55.640 Bologna 68.811 Lodi 68.637 Viterbo 54.962 Roma 67.980 Lecco 67.793 Napoli 54.133 Trieste 67.481 Latina 53.821 Genova 67.338 Varese 67.113 Campobasso 52.212 Brescia 67.065 Bergamo 66.527 Isernia 52.005 Torino 65.923 Parma 65.776 Teramo 51.597 Firenze 65.668 Rieti 51.462 Vicenza 64.967 Como 64.923 Caserta 50.119 Alessandria 64.322 Verona 64.301 Salerno 48.397 Ravenna 64.204 Benevento 47.245 Novara 64.007 Treviso 63.933 Avellino 47.241 Mantova 63.311 La Spezia 63.222

Italia 61.971 Italia 61.971

0 50.000 100.000 0 20.000 40.000 60.000 80.000

Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat

Frosinone guadagna una posizione, superando Teramo, in termini di Quarta valore aggiunto per occupato, pari a 55.640 euro, indicatore che si nell’area per attesta su quasi 68mila euro a Roma e su più di 80mila a Milano. valore aggiunto Si noti come per entrambi gli indicatori, le province campane occupano le per occupato ultime posizioni nella classifica. A livello Italia valori più bassi rispetto all’ultima delle province campane si registrano tutte nei territori dell’Italia meridionale, con Sicilia e Sardegna e Calabria alle ultimissime posizioni: Agrigento e Sud Sardegna registrano un valore aggiunto pro-capite di 13.500 e 12.900 euro, Ragusa e Vibo Valentia un valore aggiunto per addetto attestato su poco più di 44mila euro.

27

SCENARIO ECONOMICO SLL

2.2. Analisi delle caratteristiche economiche del SLL di Cassino e del suo territorio

L’analisi economica del territorio viene condotta a livello di sistema locale del lavoro. In base alla definizione ufficiale, omogenea a livello europeo, i sistemi locali del lavoro “rappresentano una griglia territoriale i cui confini, indipendentemente dall’articolazione amministrativa del territorio, sono definiti utilizzando i flussi degli spostamenti giornalieri casa/lavoro (pendolarismo)”. L’ultima classificazione si riferisce ai dati dell’ultimo Censimento della popolazione e delle abitazioni, aggiornati in base alle successive modifiche, ultima quella di giugno 2019. Il sistema locale del lavoro di Cassino costituisce dunque l’oggetto di analisi rispetto al quale sono stati individuati i principali indicatori economici. Al fine di contestualizzare l’ambito di analisi con altri territori di confronto, si è scelto di selezionare i SLL, oltre che del Lazio, delle tre regioni limitrofe che, come vedremo, presentano caratteristiche simili a quelle del sistema in analisi.

Figura 2.1. – Il sistema locale del lavoro di Cassino

Ambiti territoriali di confronto: SLL PROVINCIA DI FROSINONE Indicatori: Unità territoriale di riferimento: SLL REGIONE LAZIO VALORE AGGIUNTO DELLE SISTEMA LOCALE DEL LAVORO SLL REGIONE ABRUZZO IMPRESE SLL REGIONE CAMPANIA REDDITO IRPEF SLL REGIONE MOLISE DEPOSTITI E PRESTITI BANCARI Fonte: CRESME

Al 2015 risale una classificazione “sperimentale” dell’Istat che consente di cogliere alcuni tratti caratteristici del sistema locale in esame in grado di spiegare, in parte, alcuni dei fenomeni economici che l’analisi evidenzierà. In base a tale classificazione, il sistema locale di Cassino non è

28

SCENARIO ECONOMICO SLL un distretto industriale1, una prima indicazione che connota un sistema economico dove all’insediamento di uno stabilimento come quello della Fiat (ora FCA) di Piedimonte non ha corrisposto un vero sistema di filiera. Il sistema rientra tra quelli del Mezzogiorno interno fatti da piccole città, e questa perifericità si riscontra in una scarsa apertura commerciale e in una modesta vocazione culturale. Sul fronte occupazionale lo scenario non è positivo, con una crescita degli occupati che nei dati più recenti si stabilizza, in corrispondenza di un numero di disoccupati che non accenna a diminuire.

Figura 2.2. – Il sistema locale del lavoro di Cassino: caratteri in base alla classificazione sperimentale Istat

NOTE ALLA FIGURA: 1 Per il territorio urbano è stata considerata la quota della superficie edificata totale dei sistemi locali, data dalla somma delle superfici dei centri e nuclei abitati e delle località produttive (le aree dove l’edificato è caratterizzato dalla contiguità di edifici o di fabbricati e dalla presenza di almeno 15 famiglie). Per il territorio extra-urbano (ovvero le località di case sparse, per le quali non si dispone della mappatura geo-riferita dei fabbricati) si è utilizzata la densità della popolazione residente. Il livello del consumo di suolo è definito come incidenza degli insediamenti edificati strutturati e densità della popolazione extraurbana. La forma del consumo di suolo è definita dalla dimensione media e dalla concertazione delle località edificate. 2: La vocazione culturale e attrattiva dei luoghi è definita in riferimento al patrimonio storico e monumentale e paesaggistico, nonché alle risorse agro-alimentari e all’artigianato artistico, all’industria culturale e creativa. Nello specifico , l’insieme delle risorse culturali legate ai territori, che contribuiscono a definire l’attrattività e la competitività si articolano secondo due dimensioni principali: quella del patrimonio culturale e paesaggistico (presenza fisica sul territorio di luoghi, beni materiali, strutture, istituzioni e altre risorse di specifico valore e interesse storico, artistico, architettonico e ambientale); quella del tessuto produttivo/culturale (imprese dell’industria culturale in senso stretto; il meta-settore delle “industrie creative” e delle filiere d’impresa ad esse collegate; le imprese di produzione di prodotti di tradizione locale e di qualità; le attività di formazione culturale, limitatamente agli istituti di istruzione superiore artistica e musicale, ai corsi delle facoltà universitarie a specifico interesse artistico e culturale e ai corsi privati svolte in forma d’impresa; le istituzioni non profit culturali e artistiche, che operano nella gestione di biblioteche, musei, monumenti, siti archeologici o paesaggistici, nella realizzazione di spettacoli di visite guidate, nella conservazione, valorizzazione e promozione del patrimonio culturale ecc.)

1 Il distretto industriale è definito come un’agglomerazione di imprese, in generale di piccola e media dimensione, ubicate in un ambito territoriale circoscritto e storicamente determinato, specializzate in una o più fasi di un processo produttivo e integrate mediante una rete complessa di interrelazioni di carattere economico e sociale.

29

SCENARIO ECONOMICO SLL

Un mercato del lavoro che si caratterizza inoltre per una bassa produttività e un costo della manodopera assai inferiore agli standard nazionali. Quanto al consumo del suolo, quello di Cassino rientra tra i SLL contraddistinti dallo sprawl urbano, e si caratterizza per comportamenti insediativi di tipo pervasivo, ovvero elevata popolazione e ristretti spazi idonei all’insediamento antropico. Il quadro che emerge, in prima battuta, non è molto promettente e l’analisi delle specializzazioni, come vedremo, mette in evidenza le principali criticità. Al tempo stesso nel corso dello studio emergono alcuni punti di eccellenza e caratteristici del territorio, utili per delineare un quadro più articolato rispetto a quello che appare come sistema quasi “ad esclusiva” vocazione manifatturiero pesante, nello specifico rivolta alla produzione di mezzi di trasporto.

❑ Il valore aggiunto dell’industria

Un valore Con un valore aggiunto delle imprese pari a 1,1 miliardi di euro nel 2016, aggiunto delle il SLL di Cassino si colloca in quinta posizione nel contesto dei sistemi locali imprese pari a laziali. Si colloca tra quinta e sesta posizione tra i sistemi laziali anche guardando agli indici relativi, ma in un contesto più ampio si evincono per 1,1 miliardi Cassino indici pro-capite e per addetto ben più bassi della medie laziale, nazionale e ripartizionale.

Grafico 2.7. – Classifica del valore aggiunto2 nel 2016 nei SLL laziali – Importi in milioni di euro correnti

SLL Lazio (Roma esclusa) I primi 10 SLL in Italia

POMEZIA MILANO 106.616 FROSINONE LATINA ROMA 63.259

CASSINO 1.139 TORINO 28.255 VITERBO

CIVITAVECCHIA NAPOLI 18.253 RIETI BOLOGNA 16.983 SORA CIVITA CASTELLANA BERGAMO 14.714 FORMIA SABAUDIA FIRENZE 14.514 FONDI GENOVA 11.694 TERRACINA

GAETA PADOVA 11.414 MONTALTO DI CASTRO TARQUINIA BUSTO ARSIZIO 10.077

0 2.000 4.000 6.000 0 50.000 100.000150.000 Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat

2 I dati riferiti al valore aggiunto nei SLL si riferiscono all’attività economica delle unità locali delle imprese industriali e dei servizi non finanziari. Risultano pertanto escluse l’attività delle Istituzioni no-profit, quella delle istituzioni pubbliche nonché tutte le attività dei servizi finanziari (sezione K classificazione Ateco)

30

SCENARIO ECONOMICO SLL

Grafico 2.8. – Classifica del valore aggiunto pro capite nel 2016 nei SLL laziali e nei territori – Importi in migliaia di euro correnti

Per addetto ROMA Per abitante ROMA POMEZIA LATINA CIVITAVECCHIA POMEZIA FROSINONE FROSINONE LATINA CASSINO 8,1 CASSINO 37,6 CIVITAVECCHIA CIVITA CASTELLANA CIVITA CASTELLANA RIETI TARQUINIA SABAUDIA VITERBO GAETA GAETA TARQUINIA SORA VITERBO FONDI SORA SABAUDIA MONTALTO DI CASTRO MONTALTO DI CASTRO FORMIA TERRACINA TERRACINA FORMIA FONDI RIETI ACQUAPENDENTE ACQUAPENDENTE

Totale SLL prov. Frosinone 39,0 Totale SLL prov. Frosinone 8,2

SLL Molise 37,1 SLL Molise 7,8 SLL Campania 34,9 SLL Campania 6,4 SLL Abruzzo 37,9 SLL Abruzzo 9,2 Totale SLL Lazio 51,5 Totale SLL Lazio 13,4

SLL Nord Ovest 54,1 SLL Nord Ovest 17,4 SLL Nord Est 49,4 SLL Nord Est 16,3 SLL Centro 46,2 SLL Centro 12,9 SLL Mezzogiorno 33,5 SLL Mezzogiorno 6,0

Totale SLL Italia 46,6 Totale SLL Italia 12,4 0,0 20,0 40,0 60,0 0 10 20

Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat

Il tessuto imprenditoriale si caratterizza per una produttività apparente (valore aggiunto delle imprese per addetto) di 37.600 euro, collocandosi tra i primi SLL del Lazio, ma inferiore alla media nazionale. Rispetto ai tre SLL del frusinate, quello di Cassino riporta i valori più modesti. Uscendo dai confini provinciali, è evidente il livello estremamente sottodimensionato rispetto al dato totale dei SLL del Lazio, condizionato dal peso di Roma. In definitiva rispetto a questo come ad altri indicatori, il SLL di Cassino è assai più vicino alle caratteristiche dei SLL molisani e abruzzesi, in alcuni casi campani, rimanendo di molto inferiore rispetto agli indici nazionali.

Guardando al valore aggiunto per addetto, il dato registrato nel sistema di Cassino si colloca su un livello superiore, tra i sistemi dei territori di confronto, solo a quello registrato in media in Campania, mentre è sostanzialmente in linea con quello dei sistemi locali molisani e abruzzesi. Lo stesso può dirsi per il valore pro-capite, pari a 8.100 euro a Cassino, al quinto posto tra i SLL laziali, ben distante dalla media regionale (13.400), superiore solo al dato medio campano (attestato su 6.400 euro) e intermedio tra quello abruzzese e quello molisano. Situazione simile se si fa riferimento al reddito pro-capite, mentre l’indicatore relativo ai depositi bancari registrato nel SLL di Cassino è assai più basso di tutti i territori di confronto, anche dei SLL campani.

31

SCENARIO ECONOMICO SLL

Tabella 2.1. – Indicatori economici nel SLL di Cassino e negli altri territori - valori correnti Media 2014- 2016 2017 2018 Valore Valore aggiunto Valore aggiunto Retribuzione Reddito per Depositi per aggiunto per abitante per addetto per dipendente contribuente abitante imprese (migliaia) (migliaia) (migliaia) (migliaia) (migliaia) (milioni) SLL Cassino 1.139 8,1 37,6 22,6 16,5 5,6 Totale SLL provincia 4.744 8,2 39,0 23,5 16,5 6,7 Frosinone Totale SLL Lazio 79.229 13,4 51,5 26,4 21,2 25,7 Totale SLL Abruzzo 12.367 9,2 37,9 22,9 16,6 9,5 Totale SLL Campania 37.578 6,4 34,9 20,7 16,0 7,8 Totale SLL Molise 2.023 7,8 37,1 22,1 15,5 7,8 Totale SLL Italia 750.443 12,4 46,6 26,0 19,5 18,6 Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat, Ministero Economia e Finanze, Banca d’Italia

Guardando all’assetto settoriale, rispetto ai tre SLL del frusinate, il SLL di Cassino si caratterizza per un maggior peso dell’industria, che assorbe il 52% del valore aggiunto delle imprese, un valore quasi doppio rispetto a quello del totale SLL laziali, e assai più vicino a quello registrato nei SLL abruzzesi. Rispetto agli altri territori del frusinate, arriva da Cassino il 23% del valore aggiunto manifatturiero, percentuale che sale al 25% con riferimento ai servizi.

Grafico 2.9. – Caratterizzazione settoriale del valore aggiunto delle imprese e rilevanza del SLL di Cassino nei territori nei territori nel 2016 100,0

80,0 47,8 46,4 Servizi 49,8 53,2 58,2 73,3 64,6 60,0 Industria VOCAZIONE 40,0 INDUSTRIALE ALTA, 52,2 53,6 50,2 46,8 20,0 35,4 41,8 MA NON NEL 26,7 CONTESTO 0,0 ECONOMICO SLL Totale SLL Totale SLL Totale SLL Totale SLL Totale SLL Totale SLL PROVINCIALE Cassino provincia Lazio Abruzzo Campania Molise Italia Frosinone

30,0 0,20 0,19 24,7 24,0 25,0 23,4 0,15 0,15 20,0 UN QUARTO 0,12 in % su SLL provincia Frosinone DEL VALORE 15,0 0,10 in % su SLL Lazio AGGIUNTO DEI SERVIZI DI 10,0 in % su SLL Italia (asse dx) TUTTI I SISTEMI 0,05 5,0 2,8 LOCALI DEL 0,9 1,4 FRUSINATE 0,0 0,00 Industria Servizi Totale

Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat

32

SCENARIO ECONOMICO SLL

❑ Indicatori della ricchezza: livelli e dinamica

Nelle media del triennio 2016-2018 il reddito Irpef pro-capite nel SLL risulta pari a 16.500 euro, valore intermedio tra i tre SLL del frusinate, ma ben inferiore alla media nazionale. Assai più evidente il divario tra prestiti e depositi rispetto alle medie nazionali: nel 2018 nel SLL di Cassino risultano pari, rispettivamente a 18,3 e 16,7 milioni per sportello, circa un terzo della media nazionale e inferiore a tutti i territori di confronto.

Tabella 2.2. – Dinamica del reddito IRPEF per contribuente nel SLL di Cassino e negli altri territori 2012 2017 Variazione % Indice Italia=100

euro euro 2017/2012 2012 2017

SLL Cassino 14.745 15.508 5,2 78,9 79,5 Totale SLL provincia 15.831 16.501 4,2 84,8 84,6 Frosinone Totale SLL Lazio 20.804 21.211 2,0 111,4 108,8

Totale SLL Abruzzo 15.978 16.637 4,1 85,5 85,3

Totale SLL Campania 15.571 15.962 2,5 83,4 81,8

Totale SLL Molise 14.415 14.923 3,5 77,2 76,5

Totale SLL Italia 18.679 19.502 4,4 100,0 100,0 Fonte: elaborazione CRESME su dati Ministero Economia e Finanze

Grafico 2.10. – Depositi e prestiti bancari nel SLL di Cassino e nei territori di confronto – Importi medi pro- capite 2016-2018 (migliaia)

Presiti pro-capite Depositi pro-capite

SLL Cassino 6,15 SLL Cassino 5,59

SLL prov Frosinone 8,08 SLL prov Frosinone 6,65

Italia 23,95 Italia 18,60

SLL Lazio 25,67 SLL lazio 25,74

SLL Abruzzo 12,73 SLL Abruzzo 9,75

SLL Campania 7,68 SLL Campania 7,79

SLL Molise 7,25 SLL Molise 6,59

0 10 20 30 0 10 20 30

Fonte: elaborazione CRESME su dati Banca d’Italia

33

SCENARIO ECONOMICO SLL

Grafico 2.11. – Depositi e prestiti bancari nel SLL di Cassino e nei territori di confronto – Importi medi per sportello 2016-2018 (migliaia)

Presiti per sportello Depositi per sportello

SLL Cassino 18.307 SLL Cassino 16.654

SLL prov Frosinone 22.272 SLL prov Frosinone 18.338

Italia 53.186 Italia 41.318

SLL lazio 66.136 SLL Lazio 66.334

SLL Abruzzo 30.944 SLL Abruzzo 23.695

SLL Campania 32.772 SLL Campania 33.229

SLL Molise 12.120 SLL Molise 11.009

0 20.000 40.000 60.000 80.000 0 20.000 40.000 60.000 80.000

Fonte: elaborazione CRESME su dati Banca d’Italia

Gli indicatori della ricchezza privata consentono di delineare anche la dinamica recente di un aspetto fondamentale per l’economia territoriale. Guardando al reddito per contribuente, si registra una crescita rapida fino al 2015, e un rallentamento e una stabilizzazione nei due anni successivi, ma soprattutto un livello dell’indice che non raggiunge l’85% di quello nazionale. Se nel confronto della dinamica, indicizzata rispetto al 2012, con quella degli altri territori, il recupero osservabile a Cassino è più evidente, il dato che rileva è quello di un livello che rimane inferiore alla media nazionale, a quella regionale, ma anche a quella registrata in Abruzzo. In sintesi solo i sistemi locali abruzzesi e molisani hanno un livello del reddito per contribuente inferiore a Cassino.

Grafico 2.12. – Dinamica del reddito IRPEF per contribuente nel SLL di Cassino e negli altri territori

Indice 2012=100 17.000 85,0 108 16.503 16.472 84,5 16.500 16.356 106 84,0 15.934 16.000 83,5 104 15.732 84,6 15.547 84,4 84,4 83,0 15.500 83,4 83,2 102 83,0 82,5

15.000 82,0 100 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2012 2013 2014 2015 2016 2017 Cassino rispetto Indice Italia=100 CASSINO italia Reddito per contribuente sll prov frosinone SLL lazio

Fonte: elaborazione CRESME su dati Ministero Economia e Finanze

34

SCENARIO ECONOMICO SLL

Grafico 2.13. – Dinamica del reddito IRPEF per contribuente nel SLL di Cassino e negli altri territori Livelli a confronto 25.000

20.000

15.000

10.000

5.000

0 2012 2013 2014 2015 2016 2017 CASSINO italia sll prov frosinone SLL lazio SLL Abruzzo SLL Campania SLL Molise

Fonte: elaborazione CRESME su dati Ministero Economia e Finanze

La dinamica degli indicatori bancari globali di imprese e famiglie mostra una crescita dei prestiti pressoché ininterrotta tra il 2006 e il 2017 e più di recente un calo registrato nel 2018 (-11,9%). Nello stesso periodo i depostiti sono cresciuti in maniera più discontinua, ma soprattutto hanno iniziato a rallentare e stabilizzarsi nel 2015, per ridursi, come i prestiti, nel 2018 (-5,6%). Guardando ai livelli assoluti, alla fine del 2018 i prestiti nel sistema locale di Cassino ammontano a 800 e 755 milioni rispettivamente, che in termini relativi corrispondono a 6.200 euro di prestiti e 5.600 euro di depositi per abitante, ovvero circa un quarto della media nazionale, e al di sotto di tutti i livelli registrati nei territori di confronto. Rapportando invece i livelli assoluti al numero di sportelli, l’indice è pari a poco meno di 18mila euro per quanto riguarda i prestiti e poco meno di 17mila euro quanto ai depositi, a fronte di valori medi nazionali attestati rispettivamente su 53mila e 41 mila, ma superando in questo caso i livelli degli stessi indici nella media dei SLL molisani. D’altro canto la frenata dei risparmi nel 2018 è un dato che contraddistingue la dinamica nazionale e dei territori di confronti, ad eccezione del dato medio per il Lazio, trainato dal risultato dei sistema romano. Più variabile nei territori la dinamica nel 2018 dei depositi, che risulta in crescita a livello Italia, nella regione Lazio e nei SLL del frusinate, stagnante nella media di quelli campani, in calo moderato in Abruzzo e Molise. La contrazione registrata nel sistema locale di Cassino è la più importante tra i tre SLL del frusinate.

Grafico 2.14. – Dinamica depositi e prestiti bancari nel SLL di Cassino e nei territori di confronto Importi in migliaia 1.000.000 900.000 800.000 700.000 600.000 500.000 prestiti 400.000 depositi 300.000 200.000 100.000 - 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018

Fonte: elaborazione CRESME su dati Banca d’Italia

35

SCENARIO ECONOMICO SLL

Grafico 2.15. – Dinamica depositi e prestiti bancari nel SLL di Cassino e nei territori di confronto – Numero indice

Prestiti (2006=100) Depositi (2006=100)

230 200 210 190 170 150 150 130 110 100 90 70 50 50 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018

Italia Italia SLL prov Frosinone SLL prov Frosinone SLL lazio SLL lazio SLL Cassino SLL Cassino Fonte: elaborazione CRESME su dati Banca d’Italia

2.3. Il mercato del lavoro

Nel 2018 il SLL di Cassino vanta 49.400 occupati, un livello su cui si è Rallenta la attestato dopo una crescita instabile. Il risultato del 2018 evidenzia una crescita degli stabilizzazione sui livelli 2017, quando gli occupati nel territorio hanno occupati raggiunto il livello più alto, pari a 49.500 unità. Nello stesso tempo aumenta, ad una velocità ben più sostenuta, il numero dei disoccupati che nel 2018, a seguito di una crescita del 5,6%, arrivano a sfiorare le 8.200 unità. Un livello più alto era stato raggiunto solo nel 2014.

Grafico 2.16. – Dinamica del mercato del lavoro nel SLL di Cassino e nei territori di confronto - Occupati

Occupati (indice 2006=100)

120 SLL CASSINO 115 110 Totale SLL Prov Frosinone

105 PROVINCIA FROSINONE 100 LAZIO 95

90 ITALIA 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018

Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat

36

SCENARIO ECONOMICO SLL

Grafico 2.17. – Dinamica del mercato del lavoro nel SLL di Cassino e nei territori di confronto - Tasso di attività

Tasso di attività

55 53 SLL CASSINO 51 49 Totale SLL Prov Frosinone 47 45 PROVINCIA FROSINONE 43 41 LAZIO 39 37 ITALIA 35 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018

Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat

Un tasso di Il tasso di disoccupazione nel 2018 è pari al 14,9%, un valore che fino al disoccupazione 2013 era il più alto in tutti i territori di riferimento, mentre negli ultimi anni risulta inferiore a quello registrato nella provincia di Frosinone. La che torna a dinamica è stata di crescita costante fino al 2014, si è poi avviato un crescere nel 2018 processo di miglioramento fino al 2017, mentre dal 2018 l’indice è tornato a crescere. Nella dinamica di lungo periodo si nota il peggioramento della situazione nel territorio: nel 2006- 2008 la disoccupazione era pari al 10%, nel 2014 era salita al 16%, al di sopra della media nazionale, attestata al 13,7%, di quella dei SLL laziali (12,%) e abruzzesi (12,3%), in linea con quella dei sistemi locali del Molise (16%) e più bassa di quella registrata in Campania (21,6%). Dal 2015, come detto, si è avviata una fase di miglioramento del mercato, fino al 2017 quando il tasso di disoccupazione è sceso al 14,2%, per risalire oltre al 14,9% nell’ultimo anno per cui sono disponibili i dati occupazionali a livello di sistemo locali del lavoro. Tale recente aumento è rincontrabile anche nella media nazionale e regionale, mentre in Abruzzo, Campania e Molise si registra una tendenza positiva, su livelli dell’indice mediamente più alti nelle ultime due regioni, rispetto al sistema locale di Cassino.

Grafico 2.18. – Dinamica del mercato del lavoro nel SLL di Cassino e nei territori di confronto - Disoccupati

Disoccupati (indice 2006=100)

230 210 SLL CASSINO 190 Totale SLL Prov Frosinone 170 150 PROVINCIA FROSINONE 130 LAZIO 110 90 ITALIA 70 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018

Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat

37

SCENARIO ECONOMICO SLL

Grafico 2.19. – Dinamica del mercato del lavoro nel SLL di Cassino e nei territori di confronto - Tasso di disoccupazione

Tasso di disoccupazione 20 Totale SLL Prov Frosinone

15 PROVINCIA FROSINONE

LAZIO 10

ITALIA 5

SLL CASSINO 0 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018

Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat

Tabella 2.3. – Il mercato del lavoro nel SLL di Cassino e negli altri territori - valori correnti 2018 Variazione % 2006-2018 Tasso di Tasso di Numero Numero Tasso di attività Forza lavoro occupazione disoccupazione occupati disoccupati SLL Cassino 40,6 14,9 47,7 15,5 59,5 20,5 Totale SLL provincia 42,9 13,2 49,4 12,6 69,6 17,9 Frosinone Totale SLL Lazio 47,6 11,2 53,6 13,5 75,3 18,2

Totale SLL Abruzzo 42,9 10,7 48,0 -1,7 67,3 2,8

Totale SLL Campania 33,5 20,4 42,1 -3,3 67,8 5,9

Totale SLL Molise 37,5 13,2 43,2 -4,7 32,4 -1,0

Totale SLL Italia 44,6 10,6 49,9 2,0 66,6 6,4 Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat

Per una corretta analisi del mercato del lavoro devono prendersi in considerazione i dati relativi alla Cassa Integrazione che, nell’area, ha avuto e continua avere un ruolo determinate. Sebbene i dati disponibili si riferiscono solo all’ambito provinciale, consentono di inquadrare il fenomeno. Si osserva come nel 2010 si sia registrato un livello elevatissimo di ore di CIG autorizzate in provincia, pari a oltre 24 milioni, e poi una nuova fase di forte crescita nel 2016, quando arrivano a 16,6 milioni. In entrambi gli anni il regime dell’ammortizzatore che determina la dinamica è quello straordinario, in particolare quello riferito ad operazioni di riorganizzazione e crisi.

Analizzando più nel dettaglio i dai, in base al risultato relativo ai primi undici mesi dello scorso anno, nel 2019 le ore di CIG autorizzate in provincia di Frosinone sono più di 6,4 milioni, come risultato di un triennio di crescita consecutiva. Nella dinamica di lungo periodo si osservano anni di fortissimo ricorso all’ammortizzatore, il 2010 quando le ore autorizzate erano più di 24 milioni, ma anche tutto il triennio 2012-2014 e poi il 2016, quando le ore autorizzate erano circa 17 milioni.

38

SCENARIO ECONOMICO SLL

Grafico 2.20. – Dinamica delle ore di Cassa Integrazione autorizzate in provincia di Frosinone per regime ammortizzatore – migliaia di ore

30.000 TOTALE 25.000

20.000 ORDINARIA 15.000 10.000 STRAORDINARIA 5.000 0 DEROGA 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019* 20.000 CIG straordinaria per tipologia

15.000 STRAORDINARIA

10.000 RIORGANIZZAZIONE E CRISI

5.000 SOLIDARIETA'

0 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019* Fonte: elaborazione CRESME su dati Inps * Stima sulla base della dinamica nel periodo gennaio-novembre

Grafico 2.21. – Dinamica delle ore di Cassa Integrazione autorizzate in provincia di Frosinone per settore di attività economica – migliaia di ore 25.000

20.000 altri settori

15.000 commercio

10.000 edilizia 5.000

- Industria 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019*

Fonte: elaborazione CRESME su dati Inps * Stima sulla base della dinamica nel periodo gennaio-novembre

Sia nel 2010 che nel 2016 l’impennata delle ore autorizzate è in gran parte da ricondurre al regime straordinario, mentre nel triennio 2012-2014, così come nella più recente fase, è il regime ordinario a definire livelli in aumento. In sostanza le fase di massimo ricorso all’ammortizzatore corrispondono al regime dell’ammortizzatore che scatta nei casi di riorganizzazione e crisi aziendale. Nello specifico della situazione del frusinate, come rileva il dettaglio delle ore autorizzate per ramo di attività economica, i due anni di picco corrispondono al deciso ricorso allo strumento per fronteggiare crisi aziendali nel settore industriale, cui si riferiscono 22,5 milioni dei 24 autorizzati complessivamente nel 2010 e 15,5 dei 16,6 milioni di ore totali autorizzati del 2016.

39

SCENARIO ECONOMICO SLL

Grafico 2.22. – Dinamica delle ore di Cassa Integrazione autorizzate in provincia di Frosinone nel settore industriale per regime dell’ammortizzatore – migliaia di ore 25.000 Totale industria 20.000 Totale 15.000 ordinaria 10.000 straordinaria 5.000 in deroga 0 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019*

Fonte: elaborazione CRESME su dati Inps * Stima sulla base della dinamica nel periodo gennaio-novembre

E la quota del tutto maggioritaria riguarda l’industria metalmeccanica, in gran parte ascrivibile allo stabilimento FCA: nel 2010 risulta aver beneficiato di 14 milioni di ore di CIG , di cui 11,3 milioni straordinaria, nel 2016 di un simile livello di ore complessive (13,7 milioni), di cui 12,8 milioni in regime straordinario. Inoltre nel 2019, in base ai dati relativi ai primi undici mesi, si osserva una nuova crescita, per il momento del regime ordinario.

Tabella 2.4. – Dinamica delle ore di Cassa Integrazione autorizzate in provincia di Frosinone nei principali settori industriali – migliaia di ore 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019*

INDUSTRIE MECCANICHE Totale 8.190 14.353 4.573 6.422 6.780 8.668 7.440 13.725 630 2.134 4.390 ordinaria 7.640 1.852 3.253 5.153 5.320 2.947 733 780 251 1.763 3.948 straordinaria 488 11.650 680 847 1.200 5.608 6.564 12.873 301 367 438 in deroga 62 850 641 421 259 114 143 72 78 5 4

CHIMICA, PETROLCHIMICA, GOMMA E MATERIE PLASTICHE Totale 4.295 4.670 3.209 3.829 3.725 1.498 229 117 360 396 336 ordinaria 1.276 465 270 1.161 845 472 89 84 30 74 139 straordinaria 1.986 1.066 2.250 2.300 2.830 1.011 129 33 320 322 196 in deroga 1.033 3.139 689 367 50 16 10 0 10 0 1

LAVORAZIONE MINERALI NON METALLIFERI Totale 885 786 685 877 929 1.020 402 328 316 777 506 ordinaria 405 244 252 249 219 204 119 132 40 74 89 straordinaria 408 448 374 532 585 708 264 192 255 703 417 in deroga 72 94 59 96 125 108 19 5 21 0 0 Fonte: elaborazione CRESME su dati Inps * Stima sulla base della dinamica nel periodo gennaio-novembre

Un altro settore di attività fortemente interessato dal fenomeno è quello dell’industria chimica e petrolchimica, per il quale la fase di forte ricorso all’ammortizzatore sembra essersi concentrata tra il 2009 e il 2013, quando le ore autorizzate erano tra il 3 e i 4 milioni, scesi poi a un milione nel 2014, per noi raggiungere poi le 400mila ore negli ultimi anni. Terzo settore economico per ricorso all’ammortizzatore è quello della lavorazione dei minerali non metalliferi, che ha raggiunto un picco espansivo tra il 2013 e il 2014, anche in questo caso sostenuto dal regime straordinario, che

40

SCENARIO ECONOMICO SLL segna una più recente fase i crescita nel 2018 e di ripiegamento nei primi undici mesi del 2019. In termini di occupati, si può stimare che nell’anno anno di massimo ricorso all’ammortizzatore, più di 6.800 occupati all’industria meccanica in provincia e oltre 2.200 all’industria chimica erano in realtà in cassa integrazione. In base ai dati relativi ai primi undici mesi del 2019, risulterebbe ancora che più di 2.000 occupati sono in cassa integrazione in tutta il settore industriale- meccanico della provincia.

Grafico 2.23. – Dinamica delle ore di Cassa Integrazione autorizzate in provincia di Frosinone nei principali settori industrial per regime dell’ammortizzatore – migliaia di ore 20.000 Industrie meccaniche Totale

10.000 ordinaria straordinaria

0 in deroga 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019*

Industrie chimiche e plastiche

5.000 Totale 4.000 ordinaria 3.000 2.000 straordinaria 1.000 in deroga 0 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019*

Industrie lavorazioni minerali non metalliferi

1.500 Totale ordinaria 1.000 straordinaria 500 in deroga 0 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019*

Fonte: elaborazione CRESME su dati Inps * Stima sulla base della dinamica nel periodo gennaio-novembre

Tabella 2.5. – Stima* persone in Cassa Integrazione in provincia di Frosinone per settori di attività economica 2010 2018 2019 Industria 10.800 1.817 2.922 Edilizia 521 254 130 Commercio 247 31 21 Altri settori 62 2 8 TOTALE 11.630 2.104 3.081 Di cui: Industrie meccaniche 6.874 1.022 2.103 Chimica, petrolchimica, gomma e materie plastiche 2.237 190 161 Lavorazione minerali non metalliferi 376 372 242 Fonte: elaborazione CRESME su dati Inps * Unità lavoro a tempo pieno (8 ore giornaliere per 261 giorni lavorativi)

41

SCENARIO ECONOMICO SLL

2.4. Le vocazioni del territorio

Il quadro dell’offerta complessiva del SLL di Cassino, ricostruito in base ai dati del Censimento 2011, è rappresentato da 9.334 unità locali per un numero di addetti pari a poco più di 36mila. Le imprese risultano attive sul territorio con oltre 8.500 unità locali e più di 30mila addetti, le istituzioni non profit con 542 unità locali e 400 addetti, mentre le unità locali delle istituzioni pubbliche, pari a 277, hanno un numero di addetti superiore a 5.500 unità. Nel confronto con altri territori, la struttura dell’offerta del sistema locale di Cassino mostra una incidenza delle imprese pari al 91,2%, leggermente inferiore alla media nazionale e a quella dei SLL del frusinate. In termini di addetti, quelli alle imprese assorbono l’83,5% della manodopera, non discostandosi in maniera significativa dalla media del frusinate, e superando di poco più di un punto percentuale il dato medio nazionale. Si rileva un’incidenza occupazionale relativamente maggiore della pubblica amministrazione, che assorbe il 15,4% degli addetti, a fronte di un valore attestato sul 14% nei territori di confronto. Mentre le organizzazioni non-profit risultano meno rappresentate nel territorio, soprattutto in termini di addetti, pari a poco più dell’1%, contro una media nazionale superiore al 3%.

Tabella 2.6. – Quadro complessivo dell’offerta nel SLL di Cassino al 2011 Unità LOCALI ADDETTI IMPRESE 8.515 30.238 ISTITUZIONI PUBBLICHE 277 5.572 ISTITUZIONI NON PROFIT 542 400 TOTALE 9.334 36.210 Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat

Grafico 2.24. – Quadro complessivo dell’offerta al 2011 – Composizione %

Unità locali 5,8 5,8 6,7 100% 3,0 2,5 1,8 80% 60% NON PROFIT 40% 91,2 91,7 91,5 PA 20% 0% IMPRESE SLL CASSINO Tatel SLL del Italia Frusinate

Addetti alle unità locali 1,1 1,8 3,4 100% 15,4 14,6 14,2 NON PROFIT 50% 83,5 83,7 82,3 PA IMPRESE 0% SLL CASSINO Tatel SLL del Frusinate Italia

Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat

Più di 7.600 unità locali risultano attive nel settore dei servizi, di cui 540 sono istituzioni non-profit, attive in particolare nel settore dei servizi ricreativi, ma con un modestissimo impatto

42

SCENARIO ECONOMICO SLL occupazionale. Maggiore invece è il contributo in termini di occupati del settore non-profit con riferimento all’istruzione, e alle attività sanitarie e di assistenza sociale, settori che vedono comunque una prevalenza di istituzioni pubbliche. Il primo bacino occupazionale per il settore pubblico è quello dell’istruzione: le unità locali della PA attive nel territorio del sistema locale di Cassino sono 151, contro 49 imprese e 33 altrettante istituzioni non-profit, e occupano più di 3.000 addetti, contro i poco più di 250 tra imprese istituzioni non-profit.

Se i dati censuari consentono di ricostruire il quadro complessivo dell’offerta riferito a tutti i soggetti che svolgono attività economica sul territorio, hanno il limite dell’aggiornamento temporale. Al fine di seguire l’evoluzione recente, e dunque la trasformazione dell’assetto imprenditoriale del sistema locale di Cassino, si sono pertanto analizzati i dati di fonte ASIA3 .

Tabella 2.7. – Quadro complessivo dell’offerta nel SLL di Cassino al 2011 ISTITUZIONI ISTITUZIONI TOTALE IMPRESE PUBBLICHE NON PROFIT GENERALE

Unità Unità Unità Unità Addetti Addetti Addetti Addetti locali locali locali locali Agricoltura, silvicoltura, pesca 40 56 - - - - 40 56 Attività manifatturiere ed estrattive, 835 11.497 1 65 1 3 837 11.565 altro di cui industria manifatturiera 763 10.697 - - 1 3 764 10.700 Costruzioni 808 2.186 5 54 - - 813 2.240 Servizi 6.832 16.499 271 5.453 541 397 7.644 22.349 Commercio e trasporti 3.078 8.163 1 30 1 - 3.080 8.193 Ricettivo 704 2.200 10 40 1 7 715 2.247 Informazione e comunicazione 113 269 - - - - 113 269 Finanza e assicurazione 245 656 - - - - 245 656 Attività immobiliari 208 203 - - - - 208 203 Attività professionali, scientifiche, 1.435 2.581 1 1 5 3 1.441 2.585 supporto Amministrazione pubblica, difesa, - - 65 1.178 - - 65 1.178 assicurazione sociale obbligatoria Istruzione 49 114 151 3.035 33 146 233 3.295 Sanità e assistenza sociale 494 1.416 12 1.027 66 136 572 2.579 Attività artistiche e ricreative 68 120 12 114 279 33 359 267 Altri servizi 438 777 19 28 156 72 613 877

TOTALE 8.515 30.238 277 5.572 542 400 9.334 36.210 Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat

3 Il Registro ASIA è costituito dalle unità economiche che esercitano arti e professioni nelle attività industriali, commerciali e dei servizi alle imprese e alle famiglie. Dal campo d'osservazione sono escluse le attività economiche relative a: agricoltura, silvicoltura e pesca; amministrazione pubblica e difesa; assicurazione sociale obbligatoria; attività di organizzazioni associative; attività di famiglie e convivenze come datori di lavoro per personale domestico; produzione di beni e servizi indifferenziati per uso proprio da parte di famiglie e convivenze; organizzazioni ed organismi extraterritoriali; le unità classificate come istituzioni pubbliche e istituzioni private non profit. Il Registro è aggiornato annualmente attraverso un processo di integrazione di informazioni provenienti sia da fonti amministrative, gestite da enti pubblici o da società private sia da fonti statistiche.

43

SCENARIO ECONOMICO SLL

L’analisi di tale fonte informativa, relativa alle sole imprese, consente di seguire l’evoluzione recente del sistema dell’offerta e di entrare nel dettaglio delle attività economiche e della struttura delle imprese. Nel 2017 le unità locali di imprese attive nel SLL di Cassino sono 8.709 e i relativi addetti oltre 31.500. La dinamica degli ultimi sei anni mostra un evidente declino fino al 2015, quando vengono raggiunti i livelli più modesti, ovvero 8.570 unità locali, mentre in termini di addetti nell’anno si avvia una fase di crescita, dopo il livello minimo di meno di 28.900 addetti raggiunto nel 2014. Nel biennio successivo si è avviata una importante fase di recupero generale, che nel territorio di Cassino è stato più efficace che altrove, avendo determinato un completo riassorbimento delle unità locali fuoriuscite durante la crisi, e una crescita dei relativa addetti del 5%, in un contesto, quello del frusinate, dove si sono ridotti del 2%.

Il sistema locale di Cassino si allinea pertanto alla dinamica occupazionale espansiva registrata a livello regionale (+5,3% gli addetti tra il 2012 e il 2017), e migliora la dinamica media nazionale, attestata su un più modesto +2%. Un risultato migliore, tra i territori di confronto, si registra solo in Campania, dove il numero di addetti risulta in crescita del 7,6%, in corrispondenza di un incremento delle unità locali di poco inferiore al 2%.

Grafico 2.25. – Dinamica delle unità locali delle imprese e dei relativi addetti nel SLL di Cassino 9.000 31.514 32.000 30.894 31.500 31.000 8.800 29.948 30.500 29.561 29.423 30.000 ul 28.829 29.500 29.000 AUL (asse dx) 8.600 28.500 28.000 8.718 8.852 8.704 8.570 8.621 8.709 27.500 8.400 27.000 2012 2013 2014 2015 2016 2017

Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat

Grafico 2.26. – Dinamica unità locali delle imprese nel SLL di Cassino e nei territori di confronto – Numero indice 2012=100

Unità locali

105 Totale SLL prov Frosinone Totale SLL Lazio 103 Totale SLL Abruzzo

Totale SLL Campania 100 Totale SLL Molise

98 Italia

SLL Cassino 95 2012 2013 2014 2015 2016 2017

Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat

44

SCENARIO ECONOMICO SLL

Grafico 2.27. – Dinamica degli addetti alle unità locali delle imprese nel SLL di Cassino e nei territori di confronto – Numero indice 2012=100

Addetti

110 Totale SLL prov Frosinone

105 Totale SLL Lazio

Totale SLL Abruzzo 100 Totale SLL Campania

Totale SLL Molise 95 Italia

90 SLL Cassino 2012 2013 2014 2015 2016 2017

Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat

La recente crisi economica ha avuto un impatto solo sulle micro imprese, sebbene siano osservabili elementi di difficoltà anche per le imprese più strutturate. Tra il 2012 e il 2017 le unità locali con meno di 10 addetti si sono ridotte nel sistema locale di Cassino, dello 0,7%, a fronte di una crescita di quelle piccole e medio-grandi, mentre le grandi imprese con 250 addetti e oltre sono rimaste stabili. La fuoriuscita di micro-imprese è un fenomeno che in altri ambiti territoriali è stato ben più significativo, con un calo complessivo superiore al 3% nei sistemi locali del frusinate e prossimo al 4% in quelli molisani e abruzzesi. Quanto alle imprese più strutturate, se ne contano 6 con 250 addetti e più, sostanzialmente stabili negli ultimi sei anni, cui corrisponde un saldo occupazionale positivo tra il 2012 e il 2017 superiore al +5%. In crescita in tutto l’arco temporale unità locali e relativi addetti alle imprese medie e medio-grandi.

Tabella 2.8. – Dinamica delle unità locali delle imprese per classi di addetti nel SLL di Cassino e negli altri territori Variazione % unità locali 2012-2017

0-9 10-49 50-249 250 e oltre Totale

SLL Cassino -0,7 13,5 18,0 0,0 -0,1 Totale SLL provincia -3,4 3,3 3,5 -8,7 -3,1 Frosinone Totale SLL Lazio 1,2 8,1 14,5 8,4 1,5 Totale SLL Abruzzo -3,7 -1,0 2,9 17,6 -3,5 Totale SLL Campania 1,3 14,9 17,1 14,7 1,8 Totale SLL Molise -3,6 10,1 2,6 -50,0 -3,1 Totale SLL Italia -2,0 3,6 10,2 11,5 -1,6 Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat

45

SCENARIO ECONOMICO SLL

Tabella 2.9. – Dinamica degli addetti alle unità locali delle imprese per classi di addetti nel SLL di Cassino e negli altri territori Variazione % addetti alle unità locali 2012-2017

0-9 10-49 50-249 250 e oltre Totale

SLL Cassino -2,1 14,5 18,9 5,4 5,2 Totale SLL provincia -6,0 4,0 5,1 -9,8 -2,8 Frosinone Totale SLL Lazio 0,4 9,6 14,9 5,6 5,3

Totale SLL Abruzzo -5,0 -1,0 2,8 9,5 -1,8

Totale SLL Campania 2,5 15,5 16,0 11,7 7,6

Totale SLL Molise -3,7 10,4 8,2 -25,3 -1,0

Totale SLL Italia -3,2 4,2 11,5 9,0 2,0 Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat

Entrando nel dettaglio delle varie specializzazione, emerge che il commercio è il settore di attività economica dove si concentra il maggior numero di unità locali, pari nel 2017 a 2.602; seguono quelle specializzate in attività professionali, tecniche e scientifiche, con 1.384 unità e le unità che svolgono attività manifatturiere, con 728, di poco superiori al numero di quelle specializzate nel settore delle costruzioni. Importante il peso dei servizi ricettivi e sanitari, con una incidenza sulle unità locali in rafforzamento e superiore alla media nazionale per quanto riguarda il servizi sanitari e sociali, ma come vedremo non in termini occupazionali.

Grafico 2.28. – Le unità locali delle imprese attive nel SSL di Cassino per sezioni di attività economica

3.000 2.602 2.500 2012 2017 2.000 1.384 1.500

1.000 728 720 711 710 456 500 308 250 246 245 135 76 51 35 27 25 0

Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat

La dinamica complessivamente stabile registrata tra il 2012 e il 2017 è da ricondurre da un lato alla forte contrazione dei settori maturi, ovvero commercio, manifatturiero e costruzioni, a fronte della

46

SCENARIO ECONOMICO SLL crescita di altri due rilevanti ambiti di attività, quello dei servizi tecnici e professionali, e quello legato alla sanità.

Tabella 2.10. – Le unità locali delle imprese attive nel SLL di Cassino per sezioni di attività economica Numero unità Incidenza % Indice Italia=100 Variazione % locali 2017/2012 2017 2012 2017 2012 2017 Commercio (G) 2.602 -8,2 32,5 29,9 122,2 117,3 Attività professionali e tecniche (M) 1.384 10,6 14,3 15,9 95,3 98,7 Attività manifatturiere (C ) 728 -7,8 9,1 8,4 73,5 77,1 Servizi alloggio e ristorazione (I) 720 -1,8 8,4 8,3 87,2 92,0 Costruzioni (F) 711 -12,8 9,3 8,2 131,4 107,6 Sanità e assistenza sociale (Q) 710 28,9 6,3 8,2 112,3 124,2 Altri servizi (S) 456 4,6 5,0 5,2 100,8 103,3 Trasporto e magazzinaggio (H) 308 -1,0 3,6 3,5 82,1 77,6 Attività finanziarie e assicurative (K) 250 3,3 2,8 2,9 82,0 83,0 Noleggio, servizi alle imprese (N) 246 19,4 2,4 2,8 70,3 88,1 Attività immobiliari (L ) 245 11,4 2,5 2,8 93,7 100,2 informazione e comunicazione (J) 135 11,6 1,4 1,6 61,7 65,3 Arte, sport, svago (R ) 76 4,1 0,8 0,9 59,0 54,6 Istruzione (P) 51 -8,9 0,6 0,6 104,4 79,9 Fornitura acqua, gestione rifiuti (E) 35 20,7 0,3 0,4 133,7 130,2 Estrazione (B) 27 -3,6 0,3 0,3 116,0 107,3 Energia elettrica, gas (D) 25 19,0 0,2 0,3 357,8 489,5 Totale 8.709 -0,1 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat

Grafico 2.29. – Gli addetti alle unità locali delle imprese attive nel SLL di Cassino per sezioni di attività economica 12.000 10.028 10.000 2012 8.000 5.771 2017 6.000

4.000 2.393 2.364 2.087 1.979 1.951 1.776 2.000 834 631 482 347 250 243 157 120 101 0

Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat

47

SCENARIO ECONOMICO SLL

Tabella 2.11. – Le unità locali delle imprese attive per sezioni di attività economica nel SLL di Cassino e nei territori di confronto – Incidenza % Totale SSL SLL Cassino Lazio Abruzzo Campania Molise Italia Frosinone Commercio (G) 29,9 29,3 25,5 23,5 33,6 26,4 27,6

Attività professionali e tecniche (M) 15,9 14,3 16,1 18,5 15,9 15,9 15,9

Attività manifatturiere (C ) 8,4 8,1 9,0 4,8 7,8 9,1 8,3

Servizi alloggio e ristorazione (I) 8,3 7,9 7,6 7,6 7,9 8,7 8,8

Costruzioni (F) 8,2 11,5 10,8 9,3 8,7 11,3 11,9

Sanità e assistenza sociale (Q) 8,2 7,1 6,6 8,7 6,3 6,3 6,6

Altri servizi (S) 5,2 5,1 4,6 4,5 4,1 5,4 5,3

Trasporto e magazzinaggio (H) 3,5 3,4 3,2 3,3 3,2 2,8 3,9

Attività finanziarie e assicurative (K) 2,9 2,9 2,8 2,9 2,4 2,6 2,5

Noleggio, servizi alle imprese (N) 2,8 2,9 3,5 4,8 3,0 3,3 3,0

Attività immobiliari (L ) 2,8 3,1 5,1 5,0 2,7 3,2 2,1

informazione e comunicazione (J) 1,6 1,6 2,4 3,3 1,7 2,0 1,6

Arte, sport, svago (R ) 0,9 1,1 1,6 2,3 1,5 1,6 1,2

Istruzione (P) 0,6 0,6 0,7 0,8 0,7 0,6 0,5

Fornitura acqua, gestione rifiuti (E) 0,4 0,4 0,3 0,3 0,3 0,3 0,3

Estrazione (B) 0,3 0,1 0,1 0,1 0,0 0,1 0,1

Energia elettrica, gas (D) 0,3 0,2 0,3 0,2 0,2 0,4 0,4

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat

In termini occupazionali è il settore manifatturiero a guidare la classifica nel sistema locale di Cassino, con oltre 10.000 addetti nel 2017, seguito dal commercio con quasi 5.800 addetti. Seguono i servizi di trasporto e magazzinaggio, i servizi ricettivi e quelli sanitari e sociali, che superano le costruzioni, un settore che nel 2017 rappresenta un bacino occupazionale di meno di 2.000 addetti.

Per il settore manifatturiero, quello delle costruzioni e per il commercio la dinamica è negativa anche in termini di addetti, mentre i servizi ricettivi e quelli di trasporto e magazzinaggio mostrano una importante crescita occupazionale, a fronte di un modesto calo del numero delle unità locali. Bilancio tutto espansivo invece, per i servizi sanitari e le attività professionali e tecniche.

48

SCENARIO ECONOMICO SLL

Tabella 2.12. – Gli addetti alle unità locali delle imprese attive nel SLL di Cassino per sezioni di attività economica Numero addetti Incidenza % Indice Italia=100 alle unità locali Variazione %

2017/2012 2017 2012 2017 2012 2017

Attività manifatturiere (C ) 10.028 -2,6 34,4 31,8 150,1 147,6

Commercio (G) 5.771 -4,1 20,1 18,3 97,5 91,1

Trasporto e magazzinaggio (H) 2.393 11,8 7,1 7,6 110,8 114,0

Servizi alloggio e ristorazione (I) 2.364 8,7 7,3 7,5 91,7 85,1

Sanità e assistenza sociale (Q) 2.087 36,8 5,1 6,6 112,7 126,1

Costruzioni (F) 1.979 -3,4 6,8 6,3 73,8 82,2

Attività professionali e tecniche (M) 1.951 15,6 5,6 6,2 78,9 81,3

Noleggio, servizi alle imprese (N) 1.776 65,2 3,6 5,6 53,8 73,8

Altri servizi (S) 834 3,1 2,7 2,6 100,5 94,5

Attività finanziarie-assicurative (K) 631 -0,3 2,1 2,0 59,9 60,2

Fornitura acqua, gestione rifiuti (E) 482 -3,6 1,7 1,5 153,2 134,3 informazione e comunicazione (J) 347 27,9 0,9 1,1 28,0 33,3

Energia elettrica, gas (D) 250 25,7 0,7 0,8 126,4 155,0

Attività immobiliari (L) 243 6,6 0,8 0,8 44,0 44,0

Arte, sport, svago (R ) 157 31,6 0,4 0,5 39,1 45,1

Istruzione (P) 120 6,6 0,4 0,4 69,5 58,3

Estrazione (B) 101 -8,0 0,4 0,3 223,1 248,9

Totale 31.514 5,2 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat

Nel confronto con gli altri territori emerge la forte specializzazione manifatturiera e una relativamente bassa incidenza del commercio, una caratteristica che si riscontra nei SLL abruzzesi, ai quali si può assimilare anche per la rilevanza dei servizi sanitari, superiore alla media osservabile nei territori del frusinate.

49

SCENARIO ECONOMICO SLL

Tabella 2.13. – Gli addetti alle unità locali delle imprese attive per sezioni di attività economica nel SLL di Cassino e nei territori di confronto – Incidenza % Totale SSL SLL Cassino Lazio Abruzzo Campania Molise Italia Frosinone

Attività manifatturiere (C ) 31,8 25,3 21,6 8,7 16,1 23,7 19,1

Commercio (G) 18,3 20,8 20,1 18,9 24,8 19,8 21,4

Trasporto e magazzinaggio (H) 7,6 7,5 6,7 9,5 8,5 5,3 6,4

Servizi alloggio e ristorazione (I) 7,5 7,4 8,8 9,5 9,1 9,5 9,4

Sanità e assistenza sociale (Q) 6,6 5,4 5,3 6,2 5,6 5,0 7,4

Costruzioni (F) 6,3 10,1 7,6 7,0 8,3 9,7 10,5

Attività professionali e tecniche (M) 6,2 6,1 7,6 9,3 7,2 6,7 7,4

Noleggio, servizi alle imprese (N) 5,6 5,7 7,6 11,4 7,0 7,6 5,9

Altri servizi (S) 2,6 3,0 2,8 3,0 3,0 3,4 3,8

Attività finanziarie-assicurative (K) 2,0 2,3 3,3 4,1 2,3 2,5 2,6

Fornitura acqua, gestione rifiuti (E) 1,5 1,7 1,1 1,2 1,6 1,4 0,9

informazione e comunicazione (J) 1,1 1,5 3,3 6,6 2,5 1,8 1,9

Energia elettrica, gas (D) 0,8 0,5 0,5 0,7 0,4 0,4 0,7

Attività immobiliari (L) 0,8 1,1 1,8 1,6 0,9 1,2 1,0

Arte, sport, svago (R ) 0,5 0,9 1,1 1,5 1,3 1,2 0,9

Istruzione (P) 0,4 0,5 0,7 0,8 1,1 0,5 0,4

Estrazione (B) 0,3 0,2 0,1 0,1 0,1 0,3 0,2 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat

Le oltre 8.700 unità locali del sistema economico di Cassino rappresentano più di un quarto del totale provinciale, mentre per i relativi 31.500 addetti la rappresentatività sale al 28%, con picchi del 59%, 45% e 35% nei settori estrattivo, della fornitura di energia elettrica e gas, e dei servizi sanitari.

50

SCENARIO ECONOMICO SLL

Grafico 2.30. – Incidenza % del SLL di Cassino sulla provincia di Frosinone per sezioni di attività economica Classifica in base all’incidenza occupazionale

59,4 Estrazione (B) 64,3 44,7 Energia elettrica, gas (D) 30,9 35,0 Sanità e assistenza sociale (Q) 29,2 34,1 Attività manifatturiere (C ) 25,9 30,2 Fornitura acqua, gestione rifiuti (E) 24,0 28,8 Servizi alloggio e ristorazione (I) 27,0 28,1 Totale 25,6 28,1 Trasporto e magazzinaggio (H) 26,7 Attività professionali e tecniche (M) 27,8 27,8 AUL Istruzione (P) 27,1 24,6 UL 26,9 Noleggio, servizi alle imprese (N) 25,1 25,4 Commercio (G) 26,2 24,4 Altri servizi (S) 26,0 23,7 Attività finanziarie e assicurative (K) 24,6 21,4 informazione e comunicazione (J) 25,2 18,5 Arte, sport, svago (R ) 19,9 18,4 Attività immobiliari (L ) 22,0 17,8 Costruzioni (F) 18,4 0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 60,0 70,0

Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat

2.4.1. Gli addetti nel territorio e nelle divisioni di attività economica

Per scendere ulteriormente nell’analisi territoriale, sono di seguito presentate le mappe che mostrano la concentrazione degli addetti nei vari comuni. Il quadro generale viene poi dettagliato con le specializzazioni del manifatturiero che più caratterizzano il territorio di Cassino. Il comune di Cassino, con 11.650 addetti, vede concentrata la quota principale degli occupati attivi in tutto il sistema locale, pari al 37% e il 10,4% della manodopera complessiva di tutta la provincia di Frosinone. Il comune principale è stato un catalizzatore della crescita occupazionale nel periodo in esame, pari a più del doppio della media di tutto il sistema locale (+11,7% il saldo complessivo tra il 2012 e il 2017). Stagnante invece la dinamica nel comune di Piedimonte San Gennaro, dove i 5.800 addetti segnano un calo dello 0,6% rispetto al 2012, mentre si attesta sul 14% la fuoriuscita di addetti dal terzo bacino occupazionale del sistema, il comune di Pontecorvo. A mantenere positivo il bilancio di tutto il sistema è la buona performance degli addetti nei comuni di , , Villa Santa Lucia, e Aquino, tutti territori caratterizzati da una espansione dell’offerta di lavoro a due cifre. .

51

SCENARIO ECONOMICO SLL

Cartogramma 2.1. – Numero addetti alle unità locali nei comuni del SLL di Cassino Numero medio annuo 2017

ROCCASECCA

PIEDIMONTE

CASSINO

INCIDENZA % SU NUMERO ADDETTI INCIDENZA % SU VARIAZIONE % SU PROVINCIA DI UNITÀ LOCALI 2017 SLL 2012 FROSINONE Cassino 11.650 37,0 10,4 11,7 Piedimonte San Germano 5.829 18,5 5,2 -0,6 Pontecorvo 1.628 5,2 1,5 -14,3 Roccasecca 1.499 4,8 1,3 13,0 Castrocielo 956 3,0 0,9 12,8 Villa Santa Lucia 955 3,0 0,9 16,1 San Giorgio a Liri 933 3,0 0,8 23,5 Aquino 839 2,7 0,7 25,4 Sant'Elia Fiumerapido 813 2,6 0,7 -0,5 Arce 725 2,3 0,6 -7,7 Totale SLL CASSINO 31.514 100,0 28,1 5,2 Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat

L’industria manifatturiera rappresenta, come visto, il più grande bacino occupazionale del territorio. Più di 4.150 addetti sono localizzati a Piedimonte, 2.370 a Cassino, concentrando in due comuni il 65% dell’offerta. Si scende a meno di 730 addetti a Roccasecca, e a meno di 400 a Villa Santa Lucia. Si osservi la dinamica negativa registrata nei due mercati più ampi, e in generale alquanto generalizzata. In controtendenza, si segnala il saldo positivo registrato a Roccasecca, Rocca d’Evandro Sant’Elia Fiumerapido, che assorbono solo in parte la dinamica di forte recessione registrata nei mercati principali.

52

SCENARIO ECONOMICO SLL

Cartogramma 2.2. – Numero addetti alle unità locali nei comuni del SLL di Cassino nel 2017 – TOTALE MANIFATTURIERO VALORI ASSOLUTI INCIDENZA SU TOTALE ATTIVITÀ ECONOMICHE

NUMERO INCIDENZA % VARIAZION NUMERO ADDETTI SU INCIDENZA SU TOTALE COMUNE E % SU COMUNE ADDETTI UNITÀ UNITÀ LOCALI PROVINCIA DI ATTIVITÀ ECONOMICHE 2012 LOCALI 2017 2017 FROSINONE Piedimonte San Germano 4.152 14,1 -2,0 Piedimonte San Germano 71,2 4.152 Cassino 2.372 8,1 -5,8 Rocca d'Evandro 52,8 321 Roccasecca 726 2,5 16,9 Roccasecca 48,4 726 Villa Santa Lucia 380 1,3 -7,0 39,8 192 Rocca d'Evandro 321 1,1 8,3 Villa Santa Lucia 39,8 380 Castrocielo 263 0,9 47,9 37,5 124 Pontecorvo 215 0,7 -13,2 Mignano Monte Lungo 34,5 162 Pignataro Interamna 192 0,7 -5,1 San Pietro Infine 31,1 43 Aquino 166 0,6 -2,9 Ausonia 28,1 120 Sant'Elia Fiumerapido 163 0,6 15,9 Castrocielo 27,5 263 Totale SLL CASSINO 10.028 34,1 -2,6 Totale SLL CASSINO 31,8 10.028 Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat

❑ Il settore dell’automotive

❑ La crisi del mercato dell’auto Il settore dell’automotive è stato il primo in assoluto a sperimentare gli effetti diretti del lockdown sulla catena produttiva. Wuhan, la città epicentro dell’epidemia in Cina, infatti, è conosciuta come la “Città dei motori”, per via delle numerose fabbriche che ospita, tra cui gli stabilimenti di General Motors, Honda, Nissan, Peugeot, Renault e Toyota. La produzione in questi impianti si è fermata completamente, al pari di molti altri ad essi collegati in tutta l’Asia. Quando l’ondata continentale ha raggiunto l’Europa, si stima che 1,1 milioni su un totale di 2,6 milioni di addetti siano stati coinvolti dalla chiusura dell’attività manifatturiera nel settore dell’auto, la metà dei quali nella sola Germania. Durante il lockdown il settore ha subito una perdita, in termini di autovetture non assemblate, che si stima, in tutta Europa, dell’ordine di 2,4 milioni di unità, di cui 158 mila in Italia e 616 mila nella sola Germania.

L’industria dell’automobile è un settore fortemente interconnesso, sia al livello territoriale, sia settoriale. La sua dimensione, in termini di valore della produzione, quindi considerando tutta la filiera, è pari a circa il 5,7% del Pil mondiale (circa la metà del peso di tutto il settore delle costruzioni includendo l’indotto). In termini di fatturato, l’automotive sarebbe la sesta economia

53

SCENARIO ECONOMICO SLL

mondiale. Automobili e componentistica sono il quinto settore per valore delle esportazioni. Il settore è anche estremamente impattante sul mercato delle commodity: l’industria dall’automotive è la seconda per consumo di acciaio e alluminio e la produzione richiede una quantità importante di rame, gomma, plastica e componenti elettronici.

Grafico 2.31. – Produzione di autovetture persa durante il lockdown in Europa (numero di autovetture) 616.591 452.155 278.425 262.715 157.933 155.060 114.632 101.957 68.673 41.525 51.552 33.360 30.819 26.480 23.464 19.399 11.604

Fonte: European Automobile Manufacturers Association

❑ Lo scenario che ci attende: la riconfigurazione del settore automotive Nel lungo termine, il settore sta andando in contro a rapidi cambiamenti, sia in termini di modello di business (es. noleggio a lungo termine, car sharing, servitizzazione, cloud manufacturing), sia di riconfigurazione tecnologica, legata alla necessità di ridurre le emissioni e accelerare la transizione a tecnologie ibride e elettriche. Questo comporterà grandi cambiamenti all’interno della filiera; la catena di valore del settore delle auto elettriche, la cui domanda sta risentendo meno della crisi globale (incentivi, domanda mediamente più resiliente in termini di capacità di spesa, rapido sviluppo tecnologico, con 100 nuovi modelli presentati nel 2020), ad esempio, è molto più corta, in termini economici, di quella delle auto con motore endotermico; l’aumento della quota di mercato delle vetture elettriche quindi avrà un impatto significativo sugli scambi internazionali. Inoltre, la diffusione della propulsione elettrica, nel lungo periodo imporrà di ripensare completamente il modello di business dei produttori che, con la riduzione della domanda di auto a motore endotermico, si ritroveranno con un enorme parte di know-how tecnologico abbondamene svalutato; lo scenario, allora, indurrà le case automobilistiche o di assorbire nuovo know-how nell’ambito degli accumulatori elettrici, o di orientare il modello di offerta su aspetti prettamente di design, confort e sviluppo di altre funzioni digitali (es. emulazione di esperienze di guida).

❑ Il settore automobilistico cassinate L’economia del sistema cassinate è fortemente dipendente dal settore automobilistico, nel 2017 impiega più di 5.100 addetti, ovvero più della metà di tutti gli addetti dell’industria manifatturiera. L’indice più alto negli altri territori si registra in Molise, dove è pari alla metà rispetto al dato di Cassino.

54

SCENARIO ECONOMICO SLL

Tra le altre divisioni dell’industria manifatturiera, risultano bacini importanti quello della lavorazione di materiali non metalliferi (poco più di 1.000 addetti nel 2017), mentre si scende sotto le 1.000 unità con i settori dei prodotti in metallo (871 addetti) e con quello delle macchine che tra produzione installazione offre lavoro a oltre 1.300 addetti nel 2017. Si scende poi a meno di 400 addetti con la divisione della fabbricazione di carta e prodotti in carta, pari al 4% del totale dell’industria manifatturiera. Molto bassa anche l’incidenza del settore alimentare che, con meno di 400 addetti, è ben lontano dagli indici occupazionali riscontrati negli altri territori: la media nazionale è attestata sul 12%, ma a rilevare sono soprattutto valori registrati in altri territori, come il Molise o l’Abruzzo, dove è pari rispettivamente al 23% e 20%.

Tabella 2.14. – Gli addetti alle unità locali delle imprese attive nelle principali divisioni di attività economica del manifatturiero nel SLL di Cassino e nei territori di confronto Tot. SSL SLL Cassino Lazio Abruzzo Campania Molise Italia Frosinone V.A. 2017 Incidenza % Incidenza % Totale manifattura 10.028 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Autoveicoli e altri mezzi 5.118 51,0 25,4 11,1 13,4 15,8 26,2 6,9 trasporto Altri prodotti lavorazione 1.080 10,8 6,1 6,1 3,7 6,3 6,4 4,1 minerali non metalliferi Prodotti in metalli (esclusi 871 8,7 11,8 11,7 12,8 13,8 11,2 17,1 macchinari) Altri apparecchi e macchinari 698 7,0 4,2 4,1 3,7 5,9 2,9 12,8 Manutenzione macchine 638 6,4 5,7 8,6 7,1 3,5 3,2 4,6 Carta 398 4,0 4,6 2,0 2,4 3,1 1,1 2,0 Alimentare 394 3,9 7,9 14,2 19,7 15,3 22,9 12,0 Altro 831 8,3 34,4 42,1 37,2 36,4 25,9 40,7 Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat

Tabella 2.15. – Gli addetti alle unità locali delle imprese attive nelle principali divisioni di attività economica del manifatturiero nel SLL di Cassino: incidenza su territori di confronto Il peso del SLLL di Cassino Totale SLL di Provincia di Lazio Italia Frosinone Frosinone Totale manifattura 31,2 34,1 3,4 0,3 Autoveicoli e altri mezzi trasporto 62,7 71,6 4,6 2,0 Altri prodotti lavorazione minerali non metalliferi 55,5 64,5 0,0 0,7 Prodotti in metalli (esclusi macchinari) 23,0 25,6 5,2 0,1 Altri apparecchi e macchinari 52,3 55,9 1,6 0,1 Manutenzione macchine 35,1 39,5 11,7 0,4 Carta 27,1 28,9 3,3 0,6 Alimentare 15,5 17,8 0,0 0,1 Altro 7,5 7,7 0,0 0,1 Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat

55

SCENARIO ECONOMICO SLL

La crisi economica ed occupazionale che colpisce il sistema di Cassino ruota tutta intorno all’impianto di produzione di FCA di Piedimonte e risente della mancata possibilità di beneficiare delle azioni e delle risorse messe in campo per rilanciare l’area di crisi grave di Frosinone. Emerge così una caratteristica cruciale, che esalta soprattutto gli effetti negativi di un apparato produttivo quasi mono-specializzato, insieme a quello della perifericità rispetto ad un altro sistema locale, quello di Frosinone- che, definito come area di crisi industriale complessa, ha visto di recente sbloccati a suo favore fondi del Mise per 3,4 milioni, destinati ad opere infrastrutturali a servizio dell'Area. In particolare si tratta di interventi straordinari sulla viabilità a servizio delle aree industriali di Anagni e Frosinone e sulla viabilità di accesso al polo logistico di Piombinara a Colleferro. Opere fondamentali per lo sviluppo economico e la competitività di un territorio che sarebbero urgenti e strategici per avviare importanti progetti di riconversione e riqualificazione industriale anche nel territorio di Cassino.

Cartogramma 2.3. – Numero addetti alle unità locali nei comuni del SLL di Cassino nel 2017 – Fabbricazione autoveicoli e altri mezzi di trasporto VALORI ASSOLUTI INCIDENZA SU TOTALE ATTIVITÀ ECONOMICHE

NUMERO INCIDENZA VARIAZI INCIDENZA NUMERO ADDETTI % SU ONE % SU TOTALE ADDETTI COMUNE UNITÀ PROVINCIA COMUNE SU ATTIVITÀ UNITÀ LOCALI LOCALI DI 2012 ECONOMICHE 2017 2017 FROSINONE Piedimonte San Germano 3.914 54,8 -2,2 Piedimonte San Germano 67,1 3.914 Cassino 617 8,6 13,0 Rocca d'Evandro 30,3 184 Rocca d'Evandro 184 2,6 6,2 Mignano Monte Lungo 22,2 104 Villa Santa Lucia 154 2,2 7,2 Pignataro Interamna 19,7 95 Mignano Monte Lungo 104 1,5 -8,1 Villa Santa Lucia 16,1 154 Pignataro Interamna 95 1,3 -8,8 Cassino 5,3 617 38 0,5 5,8 Cervaro 5,3 38 San Giorgio a Liri 6 0,1 -11,7 San Giorgio a Liri 0,7 6 Castrocielo 5 0,1 -47,2 Castrocielo 0,6 5 Totale SLL Cassino 5.118 71,6 -0,4 Totale SLL Cassino 16,2 5.118 Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat

 Peso e prospettive dello stabilimento FCA nel SLL

Il distretto industriale metalmeccanico di Piedimonte San Germano rappresenta il più grande insediamento produttivo di tutta la regione Lazio. La presenza dello stabilimento concorre, insieme al comparto chimico-farmaceutico ricadenti nel territorio di Anagni e Frosinone (10 comuni

56

SCENARIO ECONOMICO SLL interessati), a definire un importante grado di industrializzazione per tutta la provincia di Frosinone.

Lo sviluppo di quest’area, economicamente strategica, inizia nel 1972 quando venne inaugurato lo stabilimento Fiat di Piedimonte San Germano. Il sito, che si estende su una superficie di oltre 2 milioni di metri quadrati, rappresenta la maggior risorsa in termini economici e occupazionali per la provincia di Frosinone e per le zone limitrofe. Nel settore metalmeccanico si contano centinaia di piccole e medie aziende appartenenti ai diversi livelli dell’indotto.

Considerando l’indotto diretto e i sistemi collegati, lo stabilimento è fulcro di attrazione per circa 10.000 persone. Si calcola che negli ultimi tre anni lo stabilimento ha perso 1.400 posti di lavoro. Il futuro dello stabilimento svolge quindi un ruolo chiave per l’economia di tutto il più vasto sistema locale, soprattutto considerando l’impatto delle ecotasse ed ecobonus, e la sfida di sistemi produttivi innovativi e d’avanguardia.

Grafico 2.32. – Impatto occupazionale stabilimento FCA Piedimonte San Gennaro

 Nel 2020 crisi ancora tamponata Indotto industria dalla CIG FIAT  Sistema fuori dal decreto Circa 4.000 addetti mezzogiorno e dalle aree di crisi Settori collegati industriale complessa (come è Dipendenti industria, stabilimento FIAT invece il SLL di Frosinone) commercio servizi Circa 3.900  Incertezza sul piano industriale Circa 2.000 addetti post-2022  Ma anche sull’effettiva apertura CIRCA di linee di produzione del SUV 10.000 Maserati (mercato di nicchia) OCCUPATI

Fonte: elaborazione CRESME su fonti varie

La rilevanza della presenza del polo produttivo non si misura solo in termini occupazionali, ma anche nella capacità di indirizzare le scelte formative. La presenza dell’Università di Cassino e dei centri di ricerca ad essa connessi è certo un fattore strategico, anche in un’ottica di potenziamento delle capacità innovative. L’Università degli studi di Cassino conta nel 2018/2019 circa 7.300 iscritti, di cui il 23% alle facoltà di ingegneria.

Guardando alla dinamica di lungo periodo, risulta evidente un declino generale delle iscrizioni e il calo di competitività dell’università: tra il 2010 e il 2018 il numero di studenti iscritti si è ridotto più del 30% (-6% il dato medio nazionale), e sebbene le facoltà tecniche abbiano subito una riduzione più contenuta, pari al -20%, il fenomeno in atto rimane molto rilevante.

57

SCENARIO ECONOMICO SLL

Grafico 2.33. – Numero di iscritti nell’Università di Cassino per tipologia di facoltà (tecnica/non tecnica) 12.000 10.000 8.000 6.000 4.000 2.000 0 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018

NON TECNICHE TECNICHE

Fonte: elaborazione CRESME su dati MIUR

C’è però un dato positivo. Entrando nello specifico della facoltà di ingegneria meccanica, il trend recente è improntato alla crescita: seppure il numero di iscritti sia ancora contenuto, se ne contano 150 nell’anno accademico 2018-2019, è osservabile un rapido trend di crescita a partire dal 2014, in evidente controtendenza rispetto alle altre discipline.

Grafico 2.34. – Numero di iscritti nell’Università di Cassino – Facoltà di ingegneria meccanica

200 120 N. indice 2010=100

150 100 100 80 50 60 0 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 Non tecniche Tecniche 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 Ingegneria meccanica

Fonte: elaborazione CRESME su dati MIUR

❑ La altre specializzazioni produttive del manifatturiero

Il distretto del marmo dei Monte Ausoni, legato alla localizzazione del marmo della qualità “Perlato coreno”, interessa 7 comuni, tutti facenti parte del SLL di Cassino: Ausonia, , , , Pignataro Interamna, San Giorgio a Liri. In base ai dati delle CCIAA, il distretto del marmo nella provincia di Frosinone nel 2010 è quantificato in oltre 270 soggetti, tra attività di estrazione, trasformazione e lavorazione dei minerali e fabbricazione di macchine per il settore.

Tabella 2.16. - Unità locali attive nel distretto del marmo dei Monti Ausoni – 2010 UL prv Frosinone UL Distretto Monte Ausoni Incidenza distretto su Numero UL Composizione % Numero UL Composizione % provincia Estrazione 117 27,5% 69 52,7% 59,0% Trasformazione 133 31,2% 5 3,8% 3,8% Lavorazione 167 39,2% 54 41,2% 32,3% Macchine 9 2,1% 3 2,3% 33,3% TOTALE 426 100,0% 131 100,0% 30,8% Fonte: StockView InfoCamere (Distretto Monti Ausoni, anno di riferimento: 2010)

58

SCENARIO ECONOMICO SLL

Quasi la metà si concentra nelle attività di taglio e modellatura delle pietre impiegando il 38% degli addetti del settore; il 28% opera nella produzione di cemento, gesso, calce e relativi prodotti (con il 39% degli addetti) e il 22% si occupa delle attività di estrazione in senso stretto impiegando il 17% degli addetti. Le unità locali del comparto risultano poco più di 420. La stima delle unità locali riferibili al distretto dei monti Ausoni quantificano il settore in 131 unità locali, di cui 69 nell’attività estrattiva in senso stretto. In base ai dati Istat, nel 2017 nel SLL di Cassino risultano attive 115 unità locali e quasi 1.200 addetti (1.180) nel settore estrattivo e in quello della lavorazione di prodotti minerali non metalliferi, ovvero il 40% e 55% del totale dei sistemi locali del frusinate, in calo del 10 e del 6% tra il 2012 e il 2017.

Il sistema produttivo della carta dell’area rappresenta una delle realtà più importanti dell’industria cartaria italiana. Comprende 16 comuni che coinvolgono i tre sistemi locali del lavoro del frusinate, di cui cinque ricadono in quello cassinese: Aquino, Cassino, Castrocielo, San Giorgio a Liri, Villa Santa Lucia, nove riguardano invece il territorio del sistema sorano (Arpino, , , , , , Monte San Giovanni Campano e Sora), e tre quello di Frosinone (, ). La tradizione delle cartiere lungo il fiume Liri è antichissima e risale al XVI secolo. Il settore cartario, dislocato su tutta l’area provinciale, si occupa dell’intera filiera della carta: fabbricazione di carta e cartone, per uso industriale, domestico ed igienico sanitario, di cartoni ondulati, di imballaggi di carta e cartone e di prodotti cartotecnici. La grande espansione del distretto della carta ha permesso un progressivo ampliamento anche di altri settori come quello meccanico, elettrico ed elettrotecnico. In base ai dati Istat, nel 2017 in tutti i sistemi locali del lavoro della provincia di Frosinone risultano 63 unità locali attive nel settore della carta (fabbricazione di carta e di prodotti di carta), corrispondenti ad un bacino occupazionale di quasi 1.500 addetti. La quota relativa al SLL di Cassino si attesta sul 24% e 27% rispettivamente. La dinamica recente segna una modesta crescita delle UL, a fronte di una riduzione occupazionale del 6%.

Un settore caratteristico del territorio del frusinate e con potenzialità di sviluppo ulteriore in quello di Cassino è rappresentato dal tessile. Il distretto industriale della Valle del Liri, specializzato nell'industria tessile, situato nella Valle del Liri, è stato istituito con la L.R. 36/2001. Conta 115 aziende e 1.000 lavoratori. Lo sviluppo del distretto del tessile è avvenuto intorno al bacino idrografico del fiume Liri, su un territorio che comprende venti comuni dove risiede il 27% della popolazione provinciale e circa il 60% delle aziende del comparto. Il riconoscimento istituzionale del Distretto del Tessile è solo l'ultimo atto di una tradizione da sempre attiva nel territorio ciociaro (specie del sorano) nella lavorazione e commercializzazione dei tessuti che affonda le sue origini nei secoli passati. Nel distretto i rapporti di produzione sono perlopiù di tipo conto terzista, il 40% delle aziende produce semilavorati e prodotti finiti non destinati alla commercializzazione.

In base ai dati Istat, nel 2017 in tutti i sistemi locali del lavoro della provincia di Frosinone risultano 206 unità locali attive nel settore tessile ampio (tessile, confezione articoli di abbigliamento, confezione e fabbricazione articoli in pelle e simili ), corrispondenti ad un bacino occupazionale di quasi 1.500 addetti. La quota relativa al SLL di Cassino si attesta sul 18% e 7% rispettivamente, una piccola quota quindi, specie sul fronte occupazionale. La dinamica recente segna una forte riduzione sia delle UL che dei relativi addetti tra il 2012 e il 2017 (-24% e -36% rispettivamente).

59

SCENARIO ECONOMICO SLL

❑ Le altre specializzazioni

Il commercio, si è visto, assorbe la quota principale delle unità locali mentre è il secondo bacino in termini occupazionali. Gli addetti a tale settore di attività economica risultano concentrati per il 40% nel comune di Cassino, un territorio caratterizzato inoltre per un incremento degli addetti al settore tra il 2012 e il 2017, in controtendenza rispetto agli altri, assai più modesti, ambiti di attività commerciali del territorio. Se Cassino e a seguire, ben distante, Pontecorvo, accolgono il maggior numero di addetti al commercio, i comuni che più si caratterizzano per tale attività risultano Sant’Apollinare, e Galluccio, dove più del 40% degli addetti è impiegato in attività commerciali. A Cassino tale percentuale non supera il 20%.

Cartogramma 2.4. – Numero addetti alle unità locali nei comuni del SLL di Cassino nel 2017 – TOTALE COMMERCIO VALORI ASSOLUTI INCIDENZA SU TOTALE ATTIVITÀ ECONOMICHE

NUMERO INCIDENZA % INCIDENZA SU NUMERO ADDETTI SU VARIAZIONE COMUNE COMUNE TOTALE ATTIVITÀ ADDETTI UNITÀ UNITÀ LOCALI PROVINCIA DI % SU 2012 ECONOMICHE LOCALI 2017 2017 FROSINONE Cassino 2.333 10,3 2,7 Sant'Apollinare 47,2 59 Pontecorvo 494 2,2 -23,0 Vallerotonda 41,8 25 Piedimonte S. Germano 283 1,2 -6,4 Galluccio 41,5 72 San Giorgio a Liri 279 1,2 -10,3 S.' Ambrogio Garigliano 37,0 18 Roccasecca 236 1,0 -4,0 Pico 34,9 77 Arce 231 1,0 -20,4 Arce 31,8 231 Castrocielo 228 1,0 9,0 31,5 6 Cervaro 166 0,7 -8,1 Pontecorvo 30,3 494 Villa Santa Lucia 149 0,7 10,9 San Giorgio a Liri 30,0 279 Sant'Elia Fiumerapido 146 0,6 -10,6 29,4 8 Totale SLL CASSINO 5.771 25,4 -4,1 Totale SLL CASSINO 18,3 5.771 Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat

Tra le sezioni di attività economica, il settore delle costruzioni nel SLL di Cassino si colloca al quinto e al sesto posto per numerosità di unità locali e reattivi addetti. Gli addetti al settore sono meno di 2.000, pari a poco più del 6% del numero totali di addetti attivi nel territorio, il valore più basso tra i sistemi locali del frusinate e nel dato medio delle regioni limitrofe.

60

SCENARIO ECONOMICO SLL

Cartogramma 2.5. – Numero addetti alle unità locali nei comuni del SLL di Cassino nel 2017 – TOTALE COSTRUZIONI VALORI ASSOLUTI INCIDENZA SU TOTALE ATTIVITÀ ECONOMICHE

INCIDENZA NUMERO INCIDENZA SU % SU NUMERO ADDETTI VARIAZIONE TOTALE COMUNE PROVINCIA COMUNE ADDETTI UNITÀ UNITÀ LOCALI % SU 2012 ATTIVITÀ DI LOCALI 2017 2017 ECONOMICHE FROSINONE Cassino 560 5,0 1,2 35,8 17 San Giorgio a Liri 175 1,6 161,1 Viticuso 31,7 6 Pontecorvo 164 1,5 -17,6 San Pietro Infine 24,4 34 Piedimonte San Sant'Ambrogio sul Garigliano 131 1,2 -17,1 11 Germano 23,4 Sant'Elia Fiumerapido 81 0,7 -20,3 Castelnuovo Parano 21,9 31 Aquino 76 0,7 -5,3 San Giorgio a Liri 18,8 175 Arce 68 0,6 -9,2 17,5 48 Rocca d'Evandro 59 0,5 65,7 Esperia 16,9 43 Cervaro 58 0,5 21,9 Sant'Andrea del Garigliano 13,6 16 Roccasecca 55 0,5 -6,5 12,6 10 Totale SLL CASSINO 1.979 17,8 -3,4 Totale SLL CASSINO 6,3 1.979 Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat

A Cassino si concentrano 560 addetti alle costruzioni, pari al 28% del totale del sistema locale, mentre per gli altri tre bacini occupazionali per le costruzioni si scende a circa 170 addetti ciascuno nei comuni di San Giorgio a Liri e Pontecorvo. Alcuni territori mostrano una forte specializzazione settoriale, come Vallemaio e Viticuso, con un’incidenza delle costruzioni superiore al 30% della manodopera complessiva. La modesta rilevanza del settore sembra essere peculiarità del territorio, considerando che tra il 2012 e il 2017 la riduzione degli addetti è stata ben più modesta rispetto ad altri territori, ovvero -3,3%, contro percentuali negative dell’ordine del 16% nella media nazionale, del 20% in provincia e nei SLL molisani. Più contenuto, pari al -4,7%, il calo registrato invece sistemi campani.

Assai diversificata la dinamica a livello delle varie divisioni di attività delle costruzioni, con gli addetti ai lavori di ingegneria che registrano la riduzione più importante (-31%), così come rilevante è quella per chi esegue lavori di costruzione generale (-20% in sei anni), mentre quelli che eseguono lavori specializzati, pari a più di 1.300, sono aumentati del 10%.

61

SCENARIO ECONOMICO SLL

Tabella 2.17. – Gli addetti alle unità locali delle imprese attive nelle principali divisioni di attività economica del settore delle costruzioni nel SLL di Cassino e nei territori di confronto Tot. SLL SLL Cassino Lazio Abruzzo Campania Molise Italia Frosinone V.A. 2017 Incidenza % Incidenza % Totale costruzioni 1.979 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Costruzione di edifici 620 31,3 36,6 22,0 30,2 31,5 29,7 22,6 Ingegneria civile 46 2,3 2,8 7,8 8,1 7,2 6,3 6,5 Lavori specializzati 1.313 66,3 60,6 70,2 61,7 61,2 64,0 70,8 Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat

Tabella 2.18. – Gli addetti alle unità locali delle imprese attive nelle principali divisioni di attività economica del settore delle costruzioni nel SLL di Cassino: incidenza su territori di confronto Il peso del SLL di Cassino Totale SLL di Provincia di Lazio Italia Frosinone Frosinone Totale costruzioni 15,5 17,8 1,7 0,2 Costruzione di edifici 13,3 14,2 2,5 0,2 Ingegneria civile 13,1 15,0 0,5 0,1 Lavori specializzati 17,0 20,5 1,6 0,1 Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat

In sintesi nel 2017 le unità locali attive nel SLL di Cassino sono 8.700 e i relativi addetti oltre 31.500. La dinamica delle unità locali risulta nel complesso stagnante dal 2012, un dato con aspetti positivi rispetto ai territori di confronto che, ad eccezione di Campania e Lazio, segnano una riduzione più importante. Espansiva, come anche in Campania e Lazio, è invece la dinamica degli addetti, che crescono del 5% tra il 2012 e il 2017.

Entrando però nel dettaglio delle varie specializzazione, emergono aspetti di fragilità per un sistema economico poco diversificato. Il settore manifatturiero, con i suoi 10.000 addetti, rappresenta il 32% del bacino occupazionale, un indice assai superiore alla media nazionale, e registra un calo del 2,6%. Più importante (-4%) la contrazione degli addetti al commercio, che nel territorio risultano avere un ruolo più limitato rispetto alla media nazionale.

In un contesto in cui i settori tipici del sistema vedono fuoriuscire manodopera (oltre all’industria dell’automative risultano in calo gli addetti a quella tessile, della carta e del marmo), mostrano importante crescita i servizi sanitari e di assistenza sociale, quelli di trasporto e magazzinaggio. Si tratta di due specializzazioni che, con un numero di addetti pari a circa 4.400 unità, caratterizzano l’asseto economico dell’area assai più della media nazionale. Positiva anche la dinamica del numero di addetti ai servizi ricettivi (+8,7% rispetto al 2012, per un totale di 2.400 addetti nel 2017), così come per i servizi tecnici professionali (+15,6%), settori che hanno ancora un vasto potenziale di sviluppo nel territorio.

62

SCENARIO ECONOMICO SLL

2.5. Scenari evolutivi del comparto turistico

❑ Il turismo nel contesto di pandemia A causa della pandemia da Covid-19, nel 2020 il Mondo si appresta a mettere a bilancio una crisi globale, economica e sociale, senza precedenti. Il turismo è uno dei settori più colpiti: aerei bloccati a terra, hotel e ristoranti chiusi, restrizioni sugli spostamenti e distanziamento sociale hanno coinvolto, virtualmente, tutti i paesi. Secondo l’Organizzazione Internazionale dell’aviazione Civile (ICAO), nel 2020 la riduzione complessiva dell’offerta aerea mondiale potrebbe aggirarsi tra il -42 e il -52%, mentre IATA (International Air Transportation) stima un calo annuo dei traffico aereo del -54,7% (internazionale e domestico). Dal lato della domanda la recessione economica indurrà molte famiglie a rinunciare ad un viaggio programmato o a limitare la vacanza nel tempo e nello spazio, preferendo mete più locali (regionali o nazionali). Le conseguenze della crisi sul settore si osserveranno anche nel 2021, in funzione dell’entità e della rapidità dell’evoluzione della congiuntura economica, mentre nel medio-lungo termine è facile immaginare l’emergere di una nuova normalità, caratterizzata da differenti comportamenti e abitudini dei viaggiatori. Se una seconda ondata epidemica dovesse essere scongiurata, in uno scenario di graduale allentamento delle misure restrittive, l’anno prossimo il turismo internazionale potrebbe però già ripartire, sospinto dalla domanda proveniente dai paesi asiatici ed europei. Il settore riprenderebbe quindi il suo trend di rapida crescita interrottosi bruscamente nel 2020. La ripresa, tuttavia, in una prima fase dovrebbe essere trainata dall’incremento della domanda turistica nazionale, che recupererà più rapidamente rispetto alla domanda internazionale.

Figura 2.3. - Arrivi internazionali nel Mondo (milioni di unità)

1.600 1.461 1.407 1.394 1.332 1.400 1.243 1.197 1.142 1.097 1.200 1.044 997 912 929 952 1.000 855 892 809 764 800 674 675 696 692

600 715

400

Fonte: Elaborazioni e previsioni Cresme su dati UNWTO e WTTC (2020 scenario mediano WTTC)

Nei prossimi anni, le destinazioni che saranno in grado di proporre un’immagine più sicura in termini sanitari, sostenibile (es. vivibilità, salubrità e bassa congestione) e innovativa nelle capacità di adattarsi a una nuova normalità (quanto transitoria è ancora da capire), potranno aumentare la propria competitività turistica. Si tratta di un’occasione anche per il sistema ciociaro, poco colpito dall’epidemia e potenzialmente in grado di promuovere il giusto mix di turismo sicuro, meno congestionato, salubre e sostenibile.

63

SCENARIO ECONOMICO SLL

❑ Il turismo naturalistico in Italia

Il comparto turistico rappresenta un settore strategico per l’economia nazionale e può costituire un asse portante di sviluppo anche per i territori in esame. Secondo i risultati dello studio “Attitudini e preferenze degli Europei sul Turismo”, realizzato nel 2015 per conto della Commissione Europea nell’ambito del programma di studi Eurobarometro, il turismo naturalistico in Italia rappresenta circa l’11% della domanda turistica complessiva.

Grafico 2.35. – Ragioni principali della vacanza

40,9%

22,6%

13,5% 11,0% 10,0%

1,9%

Arte, storia, Sole mare Natura Eventi e Benessere e salute Sport cultura divertimento

Fonte: elaborazione CRESME su dati Eurobarometro

Un segmento di mercato in continua crescita, che, secondo i dati dell’Osservatorio Permanente sul Turismo Natura (ECOTOUR), sembra aver superato brillantemente la crisi consolidando il suo ruolo di settore trainante, con un volume d’affari stimato al 2015 in quasi 12,3 miliardi di euro.

Grafico 2.36. – Il fatturato del turismo natura in Italia (valori in miliardi di Euro) 12,29 11,90 11,78 11,38

10,93 10,67

2010 2011 2012 2013 2014 2015

Fonte: elaborazione CRESME su dati Osservatorio Permanente sul Turismo Natura (ECOTOUR)

Il PNALM è il Sempre secondo lo stesso studio, il Parco Nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise (PNALM), intercettando il 18% delle richieste di informazioni da parte dei Parco più turisti interessati a parchi e riserve naturali, nel panorama delle aree protette cercato nazionali è quello che suscita più interesse.

64

SCENARIO ECONOMICO SLL

Grafico 2.37. – Percentuale di richieste del turista interessato a parchi e riserve naturali

Abruzzo, Lazio e Molise 18 Gran Paradiso 16 Dolomiti Bellunesi 9 Cinque Terre 9 Appennino Tosco-Emiliano 7 Stelvio 7 Pollino 5 Vesuvio 5 Gargano 4 Arcipelago Toscano 3 Altri parchi 17

Fonte: elaborazione CRESME su dati Osservatorio Permanente sul Turismo Natura (ECOTOUR)

Il decimo per Valutando le statistiche sui flussi turistici nelle aree Parco, tuttavia, è facile dimensione convincersi che l’interesse espresso costituisca un patrimonio ancora non pienamente valorizzato. Secondo le statistiche pubblicate dall’ISPRA dei arrivi (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), tra i quindici parchi montani istituiti in Italia, il PNALM si colloca al decimo posto per volume dei flussi.

Tabella 2.19. – Movimento turistico nei parchi montani e negli altri parchi nazionali e regionali (2016) Presenze Comuni Arrivi Presenze Popolazione per abitante 1 Stelvio - Stilfserjoch 23 1.071.140 4.356.181 64.821 67,2 Foreste Casentinesi, Monte Falterona, 2 11 157.564 444.292 41.912 10,6 Campigna 3 Gran Paradiso 13 154.401 402.718 8.070 49,9 4 Majella 39 146.878 422.757 87.598 4,8 5 Pollino 56 123.380 578.221 147.533 3,9 6 Aspromonte 37 106.377 282.178 271.074 1,0 7 Dolomiti Bellunesi 14 100.083 420.494 74.381 5,7 8 Sila 21 99.150 472.902 133.833 3,5 9 Monti Sibillini 15 84.366 262.159 20.603 12,7 10 Abruzzo, Lazio e Molise 24 75.846 215.017 25.659 8,4 11 Alta Murgia 12 72.337 145.983 323.227 0,5 12 Appennino Lucano - Val d'Agri - Lagonegrese 29 53.209 136.539 85.425 1,6 13 Gran Sasso e Monti della Laga 43 44.833 110.247 66.553 1,7 14 Appennino Tosco-Emiliano 13 38.422 132.991 42.583 3,1 15 Val Grande 13 9.510 40.156 12.378 3,2 PARCHI MONTANI 363 2.337.496 8.422.834 1.405.650 6,0 PARCHI NAZIONALI 518 4.707.910 20.253.560 2.353.386 8,6 PARCHI REGIONALI 1378 20.019.549 74.091.211 10.029.218 7,4 COMPLESSIVO PARCHI 1896 24.727.460 94.344.771 12.382.604 7,6 Fonte: elaborazione CRESME su dati ISPRA - ISTAT

Nel 2016 infatti, le strutture ricettive alberghiere ed extra-alberghiere presenti nei 24 comuni del PNALM, nel complesso hanno registrato 75.846 arrivi e 215.017 presenze, poco meno di quelle del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, ma molte meno del primo in classifica, il Parco Nazionale dello

65

SCENARIO ECONOMICO SLL

Stelvio, che conta oltre un milione di arrivi e 4 milioni di Presenze. La distanza rispetto al secondo in classifica tuttavia si riduce, il Parco Nazionale Foreste Casentinesi infatti totalizza circa il doppio dei flussi rilevati nell’aria in esame.

Grafico 2.38. – Numero medio di giorni di permanenza nel complesso delle strutture ricettive al 2016 Sila 4,8 Pollino 4,7 PARCHI NAZIONALI 4,3 Val Grande 4,2 Dolomiti Bellunesi 4,2 Stelvio - Stilfserjoch 4,1 PARCHI 3,8 PARCHI REGIONALI 3,7 PARCHI MONTANI 3,6 Appennino Tosco-Emiliano 3,5 Monti Sibillini 3,1 Majella 2,9 Abruzzo, Lazio e Molise 2,8 Foreste Casentinesi, Monte Falterona, Campigna 2,8 Aspromonte 2,7 Gran Paradiso 2,6 Appennino Lucano - Val d'Agri - Lagonegrese 2,6 Gran Sasso e Monti della Laga 2,5 Alta Murgia 2,0

Fonte: elaborazione CRESME su dati ISPRA - ISTAT

Soggiorni A caratterizzare il movimento turistico del PNALM è una durata del soggiorno troppo brevi relativamente ridotta, con un valore medio di 2,8 giorni contro i 3,6 giorni del complesso dei parchi montani, ma il valore giunge ad un picco di 4,8 giorni per la Sila e di 4,7 per il Pollino.

Grafico 2.39. – Giorni di occupazione dei letti nel complesso delle strutture ricettive al 2016 Stelvio - Stilfserjoch 107,1 PARCHI REGIONALI 79,4 TOTALE PARCHI 72,8 Dolomiti Bellunesi 57,9 PARCHI MONTANI 56,7 PARCHI NAZIONALI 55,8 Foreste Casentinesi, Monte Falterona, Campigna 48,1 Alta Murgia 46,6 Aspromonte 44,8 Gran Paradiso 44,3 Appennino Lucano - Val d'Agri - Lagonegrese 42,0 Majella 41,0 Abruzzo, Lazio e Molise 35,2 Sila 34,7 Pollino 33,6 Monti Sibillini 28,1 Gran Sasso e Monti della Laga 24,2 Val Grande 22,0 Appennino Tosco-Emiliano 20,6

Fonte: elaborazione CRESME su dati ISPRA - ISTAT

Sottoutilizzo Valutando il rapporto tra domanda e offerta si evidenzia inoltre che le delle strutture strutture ricettive esistenti lavorano a regime ridotto, con una media di 35 presenze per letto, contro le 107 dello Stelvio ed un valore medio dei parchi montani di 57 presenze per letto l’anno.

66

SCENARIO ECONOMICO SLL

Grafico 2.40. – Quota di offerta in esercizi complementari al 2016 Dolomiti Bellunesi 83,0% Monti Sibillini 82,0% Gran Paradiso 78,2% Appennino Tosco-Emiliano 74,1% Sila 67,8% Foreste Casentinesi, Monte Falterona, Campigna 67,7% Val Grande 61,3% PARCHI NAZIONALI 61,2% Gran Sasso e Monti della Laga 60,4% Alta Murgia 58,4% TOTALE PARCHI 55,9% PARCHI MONTANI 55,1% Aspromonte 54,8% PARCHI REGIONALI 53,8% Abruzzo, Lazio e Molise 45,1% Pollino 43,6% Majella 41,2% Stelvio - Stilfserjoch 39,7% Appennino Lucano - Val d'Agri - Lagonegrese 25,0% Fonte: elaborazione CRESME su dati ISPRA - ISTAT

Focalizzazione Altro fattore che sembra caratterizzare il PNALM è la focalizzazione dell’offerta ricettiva sul comparto alberghiero. L’offerta di posti letto in sull’alberghiero strutture complementari infatti è pari al 45% dei posti letto complessivi, la media dei parchi montani è del 55%, ma per le Dolomiti Bellunesi, i Monti Sibillini ed il Gran Paradiso, si arriva ad una quota di offerta extra-alberghiera pari a circa l’80%, ed a seguire l’Appennino Tosco-Emiliano, la Sila e le Foreste Casentinesi, con circa il 70%.

Tabella 2.20. – Struttura ricettiva Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise nel 2018 Abruzzo Lazio Molise Totale Esercizi Letti Esercizi Letti Esercizi Letti Esercizi Letti 5 STELLE 0 0 0 0 0 0 0 0 4 STELLE 8 691 2 39 0 0 10 730 3 STELLE 39 1.985 4 118 0 0 43 2.103 2 STELLE 11 343 0 0 0 0 11 343 1 STELLA 8 180 0 0 0 0 8 180 Residenze Turistico Alberghiere 0 0 0 0 0 0 0 0 Totale Alberghi 66 3.199 6 157 0 0 72 3.356 Campeggi e Villaggi turistici 7 1.787 0 0 0 0 7 1.787 Alloggi in affitto gestiti in forma 22 318 4 23 5 52 31 393 imprenditoriale Agriturismi 8 131 10 95 1 6 19 232 Ostelli per la Gioventù 1 24 3 85 0 0 4 109 Case per ferie 0 0 1 100 0 0 1 100 Rifugi alpini 0 0 1 6 0 0 1 6 Altri esercizi ricettivi 0 0 4 20 0 0 4 20 Bed & Breakfast 43 316 11 58 8 42 62 416 Totale esercizi extra-alberghieri 81 2.576 34 387 14 100 129 3.063 TOTALE ESERCIZI RICETTIVI 147 5.775 40 544 14 100 201 6.419 DATI TERRITORIALI Numero comuni 12 7 5 24 Superfici 755 325 129 1.209 Popolazione (31/12/2017) 11.969 10.142 3.197 25.308 Fonte: elaborazione CRESME su dati ISPRA - ISTAT

67

SCENARIO ECONOMICO SLL

Settore laziale Una parte dell’area in esame ricade nel settore laziale del Parco Nazionale sottodotato di Abruzzo Lazio e Molise, in particolare, uno dei sette comuni (Vallerotonda) ricade nel sistema Locale del Lavoro di Cassino, gli altri sei (, , San Biagio Saracinisco, , e Alvito) nel Sistema Locale del Lavoro di Sora. L’area ha una dotazione di strutture ricettive assai carente, al 2018 sono stati censiti 6 alberghi con 157 posti letto e 34 esercizi extra-alberghieri con 387 posti letto, per una offerta complessiva di 544 posti letto, contro i 5.775 presenti nel settore abruzzese del Parco. In rapporto alla popolazione, nel settore laziale ci sono 5 posti letto complessivi per 100 abitanti, nel settore Abruzzese sono 48.

Tabella 2.21. – Variazione offerta ricettiva nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise tra 2014 e 2018 Abruzzo Lazio Molise Totale

Esercizi Letti Esercizi Letti Esercizi Letti Esercizi Letti Esercizi alberghieri Variazione assoluta -3 -145 1 20 0 0 -2 -125 Variazione percentuale -4,3% -4,3% 20,0% 14,6% - - -2,7% -3,6% Esercizi complementari Variazione assoluta 6 66 6 55 3 20 15 141 Variazione percentuale 8,0% 2,6% 21,4% 16,6% 27,3% 25,0% 13,2% 4,8% Totale Variazione assoluta 3 -79 7 75 3 20 13 16 Variazione percentuale 2,1% -1,3% 21,2% 16,0% 27,3% 25,0% 6,9% 0,2% Incid. complementari 55,1% 44,6% 85,0% 71,1% 100,0% 100,0% 64,2% 47,7% Fonte: elaborazione CRESME su dati ISPRA - ISTAT

… ma in crescita Valutando i dati in prospettiva storica, tuttavia, nel settore laziale l’offerta turistica evidenzia una particolare vivacità. Tra il 2014 ed il 2018 si contano 75 posti letto in più (+16%), nel settore abruzzese nello stesso periodo il bilancio è stato di 79 letti in meno (-1,3%). In dettaglio, nel settore laziale si rileva l’apertura di una nuova struttura alberghiera a tre stelle con 20 posti letto, ma il segmento più dinamico è senza dubbio quello degli esercizi complementari, che nel complesso contano 55 posti letto in più (+17%).

2.5.1. Dinamica e caratteristiche del turismo a Cassino

La seconda Il frusinate intercetta una piccola quota dei flussi turistici che gravitano nel bacino territoriale di riferimento. Considerando il territorio diffuso di Lazio, destinazione in Abruzzo e Campania (al netto di Roma, Napoli, Pompei e Pescara), nel 2018 la provincia provincia di Frosinone ha rappresentato il 4,9% degli arrivi ed il 3,2% delle presenze.

Grafico 2.41. – Incidenza percentuale su Abruzzo, Lazio e Campania* al 2018

4,9% Arrivi 3,2% Presenze

0,6% 0,3% 0,5% 0,3%

Provincia di Frosinone SLL Cassino Cassino

Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat - * Al netto di Roma, Napoli, Pompei e Pescara

68

SCENARIO ECONOMICO SLL

Il sistema turistico provinciale, peraltro, evidenzia una forte polarizzazione sul turismo termale, con Fiuggi che al 2018 ha intercettato il 65% degli arrivi ed il 70% delle presenze. Cassino si colloca al secondo posto tra i comuni della provincia con il 10% degli arrivi e l’8% delle presenze, ed a seguire un’altra località termale, , che rappresenta il 5,5% degli arrivi ed il 4% delle presenze.

Grafico 2.42. – Classifica provinciale degli arrivi turistici nel 2018 - Migliaia Fiuggi 285,0 Cassino 44,8 Ferentino 24,1 Frosinone 17,2 Anagni 12,3 9,6 Castrocielo 8,0 Sora 6,6 Arpino 5,4 Veroli 3,1 Guarcino 1,8 San Donato V. C. 1,4 Atina 1,3 Altri comuni 20,3

Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat

Considerando il complesso del sistema locale la quota di incidenza sale al 12% degli arrivi ed al 9,9% delle presenze della provincia.

Grafico 2.43. – Incidenza percentuale del Sistema Locale di Cassino* sulla provincia di Frosinone al 2018 12,0% 9,9%

Arrivi Presenze

Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat - * Cassino e Castrocielo

Flussi in Negli ultimi anni la dinamica del comparto turistico ha evidenziato un preoccupante calo. Tra il 2014 ed il 2016 infatti nel complesso dei comuni rilevante calo del sistema locale del lavoro di Cassino gli arrivi turistici hanno registrato un nell’ultimo incremento del 15% mentre nel solo comune centrale l’incremento è stato biennio del 16%. Nei due anni successivi invece, tra 2016 e 2018, la dinamica degli arrivi turistici nelle strutture ricettive ha segnato una forte contrazione, -17% nel sistema locale e -20% nel comune centrale. Un risultato decisamente preoccupante se si considera che nell’ultimo biennio nella provincia di Frosinone la dinamica degli arrivi ha fatto registrare un +10%, mentre a livello nazionale ha toccato un +20% ed un +25% nel bacino territoriale di riferimento (Abruzzo Lazio e Campania).

69

SCENARIO ECONOMICO SLL

Grafico 2.44. – CONFRONTI TERRITORIALI - Arrivi turistici negli esercizi ricettivi (valore indice 2014 = 100) 130

120 Cassino

110 sll Cassino

100 frosinone abruzzo lazio campania 90 italia 80 2014 2015 2016 2017 2018

Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat * Cassino e Castrocielo

La contrazione dei flussi trova riscontro in una del tempo medio di permanenza che passa da 2,15 a 1,85 giorni di permanenza.

Tabella 2.22. – Movimento turistico negli esercizi ricettivi 2014 2015 2016 2017 2018 CASSINO Arrivi 48.417 51.747 55.924 51.974 44.756 Presenze 86.941 106.787 120.365 98.507 82.679 Permanenza 1,80 2,06 2,15 1,90 1,85 SLL CASSINO* Arrivi 55.320 59.304 63.410 60.511 52.759 Presenze 101.296 120.155 136.330 114.780 98.118 Permanenza 1,83 2,03 2,15 1,90 1,86 Variazioni 2015/2014 2016/2015 2017/2016 2018/2017 2018/2014 CASSINO Arrivi 6,9% 8,1% -7,1% -13,9% -7,6% Presenze 22,8% 12,7% -18,2% -16,1% -4,9% SLL CASSINO* Arrivi 7,2% 6,9% -4,6% -12,8% -4,6% Presenze 18,6% 13,5% -15,8% -14,5% -3,1% Fonte: DemoSI CRESME su dati Istat

In calo gli La riduzione dei flussi ha riguardato i flussi internazionali ma ancor più quelli nazionali. Tra il 2016 e 2017 gli arrivi nel comune di Cassino hanno segnato stranieri ma un -6,7% per gli italiani ed un -8,6% per gli stranieri, tra il 2017 ed il 2018, soprattutto gli invece, il flusso di italiani è crollato in maniera netta, facendo registrare un italiani -15,6%, ed aggiungendo il -7,1% dei flussi stranieri, in una solo anno Cassino ha registrato 7.200 arrivi e 15.800 presenze turistiche in meno.

70

SCENARIO ECONOMICO SLL

Tabella 2.23. – Arrivi negli esercizi ricettivi per provenienza 2014 2015 2016 2017 2018 CASSINO Italiani 37.632 40.679 44.428 41.468 34.995 stranieri 10.785 11.068 11.496 10.506 9.761 TOTALE 48.417 51.747 55.924 51.974 44.756 Variazioni 2015/2014 2016/2015 2017/2016 2018/2017 2018/2014 CASSINO italiani 8,1% 9,2% -6,7% -15,6% -7,0% stranieri 2,6% 3,9% -8,6% -7,1% -9,5% TOTALE 6,9% 8,1% -7,1% -13,9% -7,6% Fonte: DemoSI CRESME su dati Istat

Nel territorio di Cassino la connotazione dei flussi turistici vede una componente straniera ancora molto esigua, con una tendenza ad un ulteriore calo. Gli arrivi stranieri a Cassino rappresentano nel 2018 il 21,8% del totale (erano il 22,3% nel 2014), meno del dato provinciale (37%) e meno della metà del dato nazionale (49%) e del bacino territoriale di riferimento (54%).

Grafico 2.45. – CONFRONTI TERRITORIALI - Incidenza arrivi stranieri

2014 54,1% 54,0% 48,5% 49,3% 2018 39,4% 37,4%

22,3% 21,8%

Cassino pr frosinone abruzzo lazio campania Italia

Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat * Cassino e Castrocielo

La riduzione dei flussi ha interessato in maniera particolare le strutture La sorprendente alberghiere, che tra il 2014 ed il 2018 a Cassino hanno registrato una crescita della contrazione degli arrivi del -9,8%. Gli arrivi nelle strutture extra- domanda extra- alberghiere invece sono più che raddoppiati, in linea con le tendenze alberghiera generali, che nello stesso periodo a livello nazionale hanno fatto registrare un +40% ed un +95% nel bacino territoriale di riferimento (Abruzzo, Lazio e Campania). Dai 900 arrivi del 2014, la ricettività complementare ha accolto nel 2018 quasi 2000 turisti, oltre mille arrivi in più, che però non sono risultati sufficienti a compensare i 4.700 arrivi in meno nel comparto alberghiero.

71

SCENARIO ECONOMICO SLL

Tabella 2.24. – Arrivi negli esercizi ricettivi per tipologia 2014 2015 2016 2017 2018 CASSINO Alberghiera 47.538 51.180 54.131 50.232 42.868 Extra-alberghiera 879 567 1.793 1.742 1.888 TOTALE 48.417 51.747 55.924 51.974 44.756 Variazioni 2015/2014 2016/2015 2017/2016 2018/2017 2018/2014 CASSINO Alberghiera 7,7% 5,8% -7,2% -14,7% -9,8% Extra-alberghiera -35,5% 216,2% -2,8% 8,4% 114,8% TOTALE 6,9% 8,1% -7,1% -13,9% -7,6% Fonte: DemoSI CRESME su dati Istat

Il comparto extra alberghiero, è quello che più di tutti negli ultimi anni sta registrando un forte incremento, rappresentando ormai un quarto della domanda complessiva in Italia (25%) e quasi un quinto nel bacino territoriale di riferimento (18,2%), ma nell’area di Cassino risulta ancora poco rappresentato, con una incidenza sui flussi complessivi del 4,3%.

Grafico 2.46. – CONFRONTI TERRITORIALI - Incidenza arrivi in strutture extra-alberghiere

2014 24,5% 20,9% 2018 18,2%

11,6%

4,2% 4,4% 3,8% 1,8%

Cassino frosinone lazio abruzzo campania italia

Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat * Cassino e Castrocielo

Offerta ricettiva La riduzione della domanda turistica trova immediato riscontro sul fronte dell’offerta. Nel periodo di osservazione la capacità della focalizzata sul struttura ricettiva alberghiera resta sostanzialmente invariata, 15 comparto strutture con un numero di posti letto che passano da 1.374 a 1.379. alberghiero Più dinamico il sistema locale con 4 strutture alberghiere i più, da 31 a 35 ed un numero di posti letto che passa da 1.859 a 1.990.

In linea con le dinamiche della domanda, le strutture extra-alberghiere segnano un incremento più rilevante, con una offerta di posti letto che passa da 707 e 780 nel comune di cassino e da 1.083° 1.330 nel complesso del sistema locale. Nonostante la crescita, tuttavia, il comparto resta ampiamente sottodimensionato, sia dal lato dell’offerta, 2,7% dei posti letto complessivi nel comune e 7% nel sistema locale, contro una media nazionale che supera il 50%, sia dal lato della domanda, con 3 presenze per posto letto nel comune di Cassino contro una media nazionale di 52 presenze per letto.

72

SCENARIO ECONOMICO SLL

Tabella 2.25. – Offerta ricettiva per tipologia Comune di Cassino SLL Cassino Strutture Letti Strutture Letti 2014 2018 2014 2018 2014 2018 2014 2018 5 STELLE 0 0 0 0 0 0 0 0 4 STELLE 3 3 473 473 6 7 584 611 3 STELLE 10 10 841 846 19 21 1.141 1.231 2 STELLE 2 2 60 60 3 3 82 72 1 STELLA 0 0 0 0 3 3 52 52 Residenze Turistico Alberghiere 0 0 0 0 0 1 0 24 Totale Alberghi 15 15 1.374 1.379 31 35 1.859 1.990 Campeggi e Villaggi turistici 1 2 620 656 1 2 620 656 Alloggi in affitto gestiti in forma 1 3 12 30 8 13 59 98 imprenditoriale Agriturismi 2 2 18 18 16 18 171 207 Ostelli per la Gioventù 0 0 0 0 1 1 16 20 Case per ferie 0 0 0 0 0 0 0 0 Rifugi alpini 0 0 0 0 0 0 0 0 Altri esercizi ricettivi 0 4 0 18 1 20 10 116 Bed & Breakfast 13 13 57 58 42 51 207 233 Totale extra-alberghiero 17 24 707 780 69 105 1.083 1.330 TOTALE 32 39 2.081 2.159 100 140 2.942 3.320 Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat

Grafico 2.47. – incidenza posti letto extra-alberghieri

2014 55,8% 50,7% 53,8% 2018 45,9%

22,7% 24,6%

7,0% 7,0% 2,7% 2,7%

cassino sll cassino frosinone abruzzo lazio campania italia

Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat

Grafico 2.48. – Giorni di occupazione strutture ricettive nel 2018 133 124 alberghiere

extra-alberghiere 68 58 49 52

3 7

Cassino Prov Frosinone Abruzzo lazio e campania Italia

Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat

73

SCENARIO ECONOMICO SLL

2.5.2. Strategie per il rilancio del comparto turistico

La riduzione dei flussi turistici trova riscontro in una netta riduzione dei visitatori dei principali attrattori storico-culturali della provincia di Frosinone, circa 750mila visitatori in meno in un decennio (-58%), con un crollo verticale proprio nell’ultmo triennio, un fenomeno chiaramente in controtendenza con le dinamiche generali, che segnano un forte aumento delle visite ai beni monumentali sia a livello nazionale sia soprattutto nel Lazio.

Grafico 2.49. – Dinamica dei visitatori in Musei, Monumenti ed Aree Archeologiche Statali (indice 2008=100)

250

200

150

100

50

0 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018

Frosinone Lazio Italia

Fonte: elaborazione CRESME su dati MIBACT

Emerge con chiarezza il calo di attrattività di Cassino, che con l’abbazia di Montecassino e il Museo Archeologico costrituisce una delle principali mete turistiche della provincia. I dati resi disponibili dal Ministero dei Beni Cuturali parlano chiaro, l’Abbazia nell’arco di un decennio ha perso oltre 320mila visitatori (-54%), ma il calo di interesse per le mete religiose riguarda anche le altre abbazie della provincia, evidenziando un vistoso calo anche Casamari (-67%) e Trisulti (-37%). Perde visitatori anche il Museo Archeologico di Cassino, con oltre 1.500 visitatori in meno in un decennio (-22,6%), mentre resta stabile il numero di accessi alla Casa di San Tommaso d’Aquino, emergenza storica situata in un comune del sistema locale (+4,9%).

La collocazione territoriale in prossimuità del Parco Nazionale d‘Abruzzo, Lazio e Molise, una delle destinazioni più richieste dai turisti interessati a parchi e riserve naturali, può costituire un fattore di grande richiamo per rafforzare l’attrattività turistica dell’area in ambito nazionale e internazionale. Bisogna chiedersi però se la gran quantità di richieste di informazioni in merito al Parco non sia in parte motivata da una comunicazione carente e dalla mancanza di informazioni ben organizzate e facilmente accessibili, soprattutto attraverso il web.

74

SCENARIO ECONOMICO SLL

Tabella 2.26. – Visitatori in Musei, Monumenti ed Aree Archeologiche Statali Numero medio visitatori Variazione SLL Comune Bene 2008-2009 2017-2018 assolta percentuale

CASS AQUINO Casa di San Tommaso D'Aquino 1.588 1.666 78 4,9%

SORA ARPINO Torre di Cicerone - Arco e Mura 0 12.844 12.844 -

CASS CASSINO Abbazia di Montecassino 596.008 272.940 -323.068 -54,2% Museo Archeologico Naz. G. CASS CASSINO 7.008 5.423 -1.585 -22,6% Carettoni FROS COLLEPARDO Abbazia di Trisulti 45.625 28.731 -16.895 -37,0%

FROS VEROLI Abbazia di Casamari 625.943 207.650 -418.293 -66,8%

Totale Frosinone 1.276.171 529.253 -746.918 -58,5%

Regione Lazio 11.881.244 24.044.395 12.163.151 102,4%

Italia 32.743.396 52.741.544 19.998.148 61,1% Fonte: elaborazione CRESME su dati MIBACT

Le opportunità La sharing economy, insieme alla rivoluzione digitale, stanno infatti trasformando il modo con cui i viaggiatori si relazionano con l’offerta e della sharing con le destinazioni. Il turista è sempre più consumatore attivo che si economy informa in autonomia navigando in rete e decidendo anche in base alle valutazioni effettuate da altri utenti. Si vanno anche consolidando nuove forme di offerta ricettiva, e la presenza di abitazioni i affitto su piattaforme di prenotazione tipo Airbnb, Blablacar, Uber, Booking, etc., rappresenta un’opportunità per le località che non possono contare su un’offerta ricettiva adeguata, né alberghiera né extra alberghiera, località che in questo modo possono affacciarsi sul mercato turistico e competere come destinazioni di nicchia, facendo leva e valorizzando un patrimonio residenziale che spesso versa in condizioni di abbandono e degrado.

In un mercato che oggi si svolge prevalentemente in rete, soprattutto nella fase della ricerca, il fatto di includere in quei portali informazioni relative ai servizi e agli alloggi alternativi può permettere di guadagnare rapidamente popolarità. Vi è poi da considerare che l’offerta degli operatori della sharing economy è altamente specializzata, e questo può rappresentare un’occasione per rinnovare l’immagine di una destinazione, modificandola in modo da raggiungere nuovi segmenti e nuovi mercati. La democratizzazione indotta dalla sharing economy, peraltro, genera un risparmio nei costi di intermediazione (tour operator) liberando risorse che possono essere spese sul territorio (acquisto prodotti tipici, partecipazione a mostre, spetacoli e manifestazioni artistiche e culturali). Ma non bisogna sottovalutare il rischio che un’offerta non di qualità, come spesso capita nel caso di strutture non gestite da professionisti, in un mondo come quello del turismo che si basa proprio sulla reputazione e sulla credibilità, può risultare controproducente: apparire come una destinazione caratterizzata da servizi di bassa qualità, a causa di clienti insoddisfatti per e dei loro feedback negativi, può mettere a rischio una reputazione faticosamente costruita nell’arco di anni.

75

SCENARIO ECONOMICO SLL

Creare un sistema Una efficace strategia di rilancio turistico dell’area dovrebbe tendere ad ampliare il più possibile il target di riferimento, non solo il turismo di offerta vacanziero, ma anche il turismo per soggiorni brevi, anche di una sola notte, di un week-end, motivato da interessi specifici e specialistici, di natura sportiva, culturale, religiosa, eno-gastronmica, naturalistica. La prossimità ad aree metropolitane densamente popolate come Napoli e Roma, costituisce senza dubbio un vastissimo bacino di potenziali clienti, ma per proporsi in maniera efficace quale meta turistica di interesse, sarebbe opportuno partire dalla messa a sistema di tutte le opportunità offerte dal territorio:

• Sport – Promozione di attività legate al Ciclismo, Mountain Bike, Parapendio, Arrampicata Sportiva, Canyoning, Corsa in Montagna, sostenendo la creazione di infrastrutture materiali (armo di pareti per arrampicata e canyoning, creazione di piattaforme per lancio di parapendio, creazione di sentieri destinati alla Mountain Bike, ecc), e immateriali necessarie all’esercizio delle attività (creazione di tracce gps per mountain bike e waypoint per localizzazione di altre infrastrutture, da rendere disponibili on-line su siti dedicati). • Cultura – Implementazione di iniziative per il recupero e la valorizzazione delle comunità e delle tradizioni locali, anche nell’ottica dell’albergo diffuso e del turismo esperienziale, promozione di attività volte al recupero di arti ed antichi mestieri, ricerca e valorizzazione di emergenze storico-culturali minori, legate a tradizioni e costumi ormai in declino (grotte, eremi e santuari rupestri, antichi sentieri, ecc.). • Religione – Recupero di siti destinati al culto e promozione di iniziative di valorizzazione nell’ottica del circuito religioso (vedi “Cammino di San Benedetto”, “Sulle orme di San Tommaso d’Aquino”). • Eno-gastronomia – Promozione di iniziative volte alla valorizzazione delle produzioni tipiche (tartufo di Campoli, pecorino di Picinisco, ecc.), sostenendo la definizione di protocolli di qualità e campagne di marketing volte a consolidare l’immagine dei prodotti e l’apprezzamento del mercato. • Naturalistica – Valorizzazione delle località di pregio naturalistico e paesaggistico, promuovendo attività di studio, ricerca, marketing e comunicazione, oltre che quelle dirette alla fruizione, con la creazione e la manutenzione di sentieri degicati al trekking e l’organizzazione di escursioni e visite guidate.

Per la massima efficacia delle iniziative, sarebbe opportuno implementare una strategia di aggregazione dell’offerta mettendo a sistema tutti i segmenti specialistici. A livello macro bisognerebbe creare una o più piattaforme informative che offrano una visione d’insieme su tutta l’offerta esistente sul territorio, a livello micro, tutti gli operatori specialistici attivi nelle singole nicchie di mercato (ricettività residenziale, escursioni naturalistiche, associazioni sportive per attività all’aria aperta, ecc.) dovrebbero operare in un ottica di sistema, informando il cliente sull’offerta complessiva.

76

SCENARIO ECONOMICO SLL

2.6. Analisi del settore agricolo

Per una più ampia analisi del settore agricolo l’analisi fini qui condotta sui dati relativi alle imprese, riferita al comparto agroalimentare, viene qui estesa coinvolgendo anche il settore primario, quello agricolo, per il quale le fonti informative sono differenti. Quando si parla di aziende agricole, i numeri cambiano di scala. Si tratta pertanto di aspetti diversi di un grande bacino di attività, composto da agricoltura e industria della trasformazione dei prodotti alimentari.

Tabella 2.27. – Quadro di sintesi sulle attività agricole nel SLL di Cassino Incidenza % su totale Imprese - 2017 Unità locali Addetti Unità locali Addetti Agroalimentare 122 394 1,4 1,3 Totale attività economiche 8.709 31.514

Imprese + PA+ non profit - Incidenza % su totale Unità locali Addetti 2011 Unità locali unità locali Agricoltura 40 56 1,8 1,3 Industria agroalimentare 130 401 Totale attività economiche 9.334 36.210 Occupati 2011 Occupati Incidenza % su totale occupati Agricoltura 1.445 3,1 Totale attività economiche 46.752 Aziende agricole 6.648 Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat

Ripercorrendo le varie fonti analizzate, risulta che nel sistema locale di Cassino le unità locali delle imprese attive nel settore della trasformazione agroalimentare (alimentari e bevande) nel 2017 sono appena 122 e contano 394 addetti, ovvero poco più dell’1% delle attività economiche complessive. Questi dati, come ricordato, non comprendono il settore agricolo primario. Cosa che fanno invece i dati dell’ultimo censimento industria e servizi. Considerando, oltre alle imprese, le unità locali di istituzioni pubbliche e non-profit, si osservano numeri comunque limitati: 170 unità locali per 457 addetti, ovvero sempre meno del 2% del totale attività economiche. Anche guardando al dato relativo agli occupati, un dato di fonte diversa in quanto derivante dal Censimento della popolazione, se si raggiunge un livello quasi doppio (1.445 occupati all’agricoltura nel 2011), aumenta solo leggermente l’incidenza del settore sull’economia complessiva del territorio (3,1% del totale). Diversi i numeri se si passa all’analisi del settore agricolo, dove l’unità statistica è definita dalle aziende agricole. L’unità di rilevazione del VI Censimento dell’agricoltura, del 2010, è “l’unità tecnico-economica, costituita da terreni, anche in appezzamenti non contigui, ed eventualmente da impianti e attrezzature varie, in cui si attua, in via principale o secondaria, l’attività agricola e zootecnica ad opera di un conduttore – persona fisica, società, ente - che ne sopporta il rischio sia da solo, come conduttore coltivatore o conduttore con salariati e/o compartecipanti, sia in forma associata”. Per l’ultimo censimento il campo di osservazione ha riguardato tutte le aziende con almeno 1 ettaro di superficie agricola utilizzata (SAU) e le aziende con meno di 1 ettaro di SAU che hanno soddisfatto le condizioni poste nella griglia di soglie minime fisiche regionali stabilite dall’Istat (>=0,3 ettari per il Lazio, come per gran parte delle regioni).

77

SCENARIO ECONOMICO SLL

2.6.1. L’industria agroalimentare

In base ai dati ASIA sulle unità locali delle imprese, la dinamica recente per il sistema dell’industria agroalimentare della Ciociaria mostra segnali di forte difficoltà: in tutto il frusinate tra il 2012 e il 2017 si osserva un calo delle unità locali e dei relativi addetti al settore dell’agroalimentare (industria alimentare e delle bevande). Nel Sistema locale di Cassino la situazione recente mostra margini di maggiore criticità rispetto ad altri territori, con una fuoriuscita di manodopera superiore al 4%, superiore alla media provinciale, ma soprattutto in controtendenza rispetto ad un saldo positivo registrato a livello nazionale (+3,5%).

Cartogramma 2.6. – Numero addetti alle unità locali nei comuni del SLL di Cassino nel 2017 – AGRO- ALIMENTARE VALORI ASSOLUTI INCIDENZA SU TOTALE ATTIVITÀ ECONOMICHE

NUMERO INCIDENZA % VARIAZION NUMERO ADDETTI SU INCIDENZA SU TOTALE COMUNE E % SU COMUNE ADDETTI UNITÀ UNITÀ LOCALI PROVINCIA DI ATTIVITÀ ECONOMICHE 2012 LOCALI 2017 2017 FROSINONE Cassino 53 2,4 -33,4 San Pietro Infine 10,0 14

Castrocielo 42 1,9 181,2 Vallerotonda 8,3 5

Pontecorvo 41 1,9 -13,9 Colfelice 7,8 26

Arce 27 1,2 -48,0 San Giovanni Incarico 7,3 20

Colfelice 26 1,2 -17,7 Galluccio 7,2 12

Roccasecca 21 1,0 3,8 Castrocielo 4,4 42

San Giovanni Incarico 20 0,9 35,3 Arce 3,7 27

Piedimonte San Germano 20 0,9 42,0 Esperia 3,6 9

Sant'Elia Fiumerapido 16 0,7 4,0 Pontecorvo 2,5 41

San Giorgio a Liri 15 0,7 -1,5 Pico 2,5 5

TOTALE SLL CASSINO 394 17,8 -4,2 TOTALE SLL CASSINO 1,3 394 Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat

Nel sistema locale di Cassino, tre comuni si dividono la quota principali di addetti: il 13% a Cassino e poco più del 10% ciascuno a Castrocielo e Pontecorvo, mentre si scende sotto i 40 addetti con Arce e Collefelice. La dinamica rispetto al 2012 è di fortissima contrazione nei principali bacini, ad eccezione di Castrocielo (grazie allo stabilimento San Pellegrino).

78

SCENARIO ECONOMICO SLL

Tabella 2.28. – Unità locali e addetti delle imprese attive nel settore agroalimentare nel SLL di Cassino e nei territori di confronto Unità locali Addetti alle unità locali Variazione % Variazione % 2017 2017 2012-2017 UL 2012-2017 AUL CASSINO 122 394 -12,9 -4,2 Totale SLL provincia di Frosinone 624 2.538 -7,3 -1,6 Provincia di Frosinone 539 2.209 -6,1 -2,9 Lazio 3.786 20.174 -0,3 -1,4 Campania 6.343 35.482 -2,1 3,8 Abruzzo 2.134 12.412 -2,8 2,0 Molise 602 2.746 -3,4 5,1 Nord-ovest 12.845 117.585 -7,2 -0,8 Nord-est 10.894 126.378 -6,1 8,3 Centro 10.035 63.856 -2,9 -0,6 Sud 18.215 93.479 -1,3 5,7 Isole 9.570 38.402 -0,3 3,8 Italia 61.559 439.700 -3,6 3,5 Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat

2.6.2. Le aziende agricole

In base al VI censimento dell’agricoltura, le unità agricole attive nel territorio del SLL di Cassino sono poco meno di 6.650, ovvero appena lo 0,4% del totale nazionale, e il 23% del dato complessivo dei sistemi locali del frusinate. L’analisi delle principali caratteristiche del settore, rivela alcuni elementi di fragilità. In primo luogo la modesta presenza di coltivazioni e/o allevamenti con certificati di eccellenza: al 2010 meno del 2% delle produzioni agricole ha marchio DOP o IGP, a fronte di una media nazionale superiore all’11%.

Tabella 2.29. – Caratteristiche tipologiche delle aziende agricole nel SLL di Cassino Con coltivazioni Aziende agricole a Aziende agricole Aziende agricole TOTALE e/o conduzione diretta con solo con solo allevamenti del coltivatore coltivazioni allevamenti DOP e/o IGP n. % n. % n. % n. % SLL Cassino 6.648 126 1,9 6.555 98,6 5.472 82,3 6 0,1

Totale SLL prov Frosinone 28.877 670 2,3 28.624 99,1 22.838 79,1 47 0,2

ITALIA 1.620.884 180.947 11,2 1.546.507 95,4 1.403.435 86,6 4.838 0,3 Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat

Un dato che può essere letto anche in relazione alla fortissima presenza di aziende con conduzione diretta, che nel territorio sono quasi il 99% del totale, 4 punti percentuali superiore alla media nazionale. Più dell’82% delle aziende del territorio risulta specializzato nella sola produzione agricola, un dato rilevante nel contesto del territorio frusinate, ma inferiore al dato medio nazionale, attestato su quasi l’87%. Del tutto residuale, pari allo 0,1%, la presenza di aziende che hanno solo allevamenti, in linea con la media nazionale.

79

SCENARIO ECONOMICO SLL

Guardando alle dimensioni aziendali, nel cassinese risulta accentuata una caratteristica tipica del Lazio meridionale, ovvero la diffusione di una agricoltura fortemente polverizzata, con micro aziende con una dimensione media pari a 7,1 ettari, contro i 10,5 nazionali. Inferiore alla media è anche l’incidenza delle superfici utilizzabili rispetto al totale, pari a poco più del 63%, un dato inferiore alla media dei tre SLL del Frusinate, e di ben dodici punti percentuali rispetto alla media nazionale.

Tabella 2.30. – Caratteristiche dimensionali delle aziende agricole nel SLL di Cassino Dimensione Quota Quota SAT SAU Quota di media coltivata a coltivazioni SAU / SAT (ettari) (ettari) (ettari) vite legnose

Cassino 47.292 29.866 63,2 7,1 1,6 13,0

Totale SLL prov Frosinone 170.563 112.901 66,2 5,9

ITALIA 17.081.099 12.856.048 75,3 10,5 3,9 13,4 Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat Legenda - SAT: superficie agricola totale – SAU: superficie agricola utile

La produzione complessiva nel 2010 risulta pari a pari a 75 milioni di euro, ovvero 11.200 euro per azienda e risulta concentrato nelle classi di fatturato più basse, inferiori a 4mila euro, che rappresentano il 62% del totale. Il 24,5% è riferito ad aziende con una produzione unitaria compresa tra 4 e 15 mila, l’8,2% ad aziende con fatturato compreso tra 15 e 50 mila, e meno del 4% è da ricondurre alle aziende con fatturato maggiore.

Grafico 2.50. – Caratteristiche economiche delle aziende agricole nel SLL di Cassino – Valore produzione standard per classi dimensionali 3,8 1,5 8,2

0-4 mila Valore produzione standard 4-15 mila 24,5 € 74.748.323 15-50 mila 61,9 Oltre 50 mila Valore medio per azienda Nullo € 11.244

Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat

Il quadro che emerge mostra dunque forti elementi di fragilità del sistema agricolo locale, legato alla frammentazione delle aziende, ad una altissima incidenza di conduzione diretta e quindi un lento e modesto processo di professionalizzazione dell’attività, e di tutta una filiera ancora poco strutturata. Fattori che si riflettono in una bassa qualificazione con marchi di eccellenza e biologici.

80

SCENARIO ECONOMICO SLL

2.7. Il commercio estero

Saldo I dati disponibili sul commercio estero non consentono di scendere commerciale oltre il dettaglio provinciale. Pertanto si presenta di seguito la dinamica negativo per la della bilancia commerciale della provincia di Frosinone e un dettaglio merceologico che, letto insieme al quadro delineato sulla provincia specializzazione die territori, può fornire elementi aggiuntivi di analisi. La serie storica del saldo commerciale descrive una fase di crescita fino al 2012 mentre a partire dal 2013, in corrispondenza con la fase recessiva del PIL, il saldo inizia a ridursi, per passare in territorio negativo nel 2015. Negli ultimi anni è osservabile un tendenziale miglioramento del saldo, che si mantiene però negativo anche nel corso dei primi nove mesi del 2019.

Grafico 2.51. – Dinamica del commercio estero in provincia di Frosinone – Milioni di euro

10.000 2.000

8.000 1.000

6.000 0 Saldo (export - import) - asse dx

4.000 -1.000 export

2.000 -2.000 Import 0 -3.000 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019*

Variazioni %

50,0 42,7

40,0 34,7 35,6

30,0 20,9 17,4 20,0 15,1 11,2 Export 10,0 Import

0,0

-10,0 -9,7 -8,2 -20,0 -16,1 2015 2016 2017 2018 2019*

Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat * stima sulla base della dinamica die primi tre trimestri

81

SCENARIO ECONOMICO SLL

Nel 2018 il saldo ammontava a poco meno di 541 milioni di euro, l’export si è ridotto del 9,7% (dopo l’impennata del biennio 2016-2017) mentre nel 2019, in base alla dinamica registrata nei primi nove mesi dell’anno, si è registrata una nuova importante crescita (+17%). Nel 2018 si è contratta anche la domanda interna, -8%, dopo quattro anni espansivi, e nel 2019 è attesa una crescita a consuntivo del 15%. Quasi il 70% del valore dell’export nei primi nove mesi del 2019 Il traino della deriva dalla vendita di prodotti farmaceutici, in crescita del 53% farmaceutica di base: rispetto al periodo corrispondente del 2018; quasi 800 milioni di 3,8 mld esportati 2019 euro di valore deriva dalla vendita di autoveicoli, rimorchi e (+53%) semirimorchi, di cui la quota prioritaria è certo proveniente dallo stabilimento di Piedimonte e che registra una forte riduzione (- 37%). Si scende poi a 225 milioni con il valore della vendita di apparecchi elettrici, che segnano una crescita del 10%. Bilancio positivo anche per altre due categorie di attività manifatturiere, ovvero la produzione di legno, prodotti in legno e carta (+4,9%), e gli articoli in gomma e le materie plastiche (+6,7%), con un valore esportato pari a 140 e 113 milioni di euro.

Grafico 2.52. – Dinamica del commercio estero in provincia di Frosinone – Milioni di euro e variazione %

3.782 (+53,3%) Prodotti farmaceutici

786 (-36,6%) Autoveicoli, rimorchi e semirimorchi

225 (+10,4%) Apparecchi elettrici

143 (+4,9%) Legno e prodotti in legno; carta e stampa GEN-SET 2019 113 (+6,7%) Articoli in gomma e materie plastiche GEN-SET 2018

110 (-8,9%) Prodotti tessili, abbigliamento, pelli

28 (+5,8%) Altri mezzi di trasporto

5.517 (+17,7%) MANIFATTURIERO

0 1.000 2.000 3.000 4.000 5.000 6.000

Fonte: elaborazione CRESME su dati Istat

82

SCENARIO ECONOMICO SLL

2.8. Dove di colloca il sistema locale di Cassino nel contesto economico degli altri SLL

In base alla sintesi dei numerosi indicatori selezionati (reddito pro-capite, tassi di crescita economica, livelli di disoccupazione, imprese e addetti) si è illustrato, nella carta tematica che segue, la situazione generale a livello Italia. Oltre all’arretratezza di tutto il Mezzogiorno che, salvo pochissime eccezioni, appare in tutta la sua evidenza, si può osservare la fascia di passaggio tra le aree economicamente più avanzate e quelle più arretrate, in cui si colloca il sistema di Cassino.

Cartogramma 2.7. – Indice di sviluppo economico nei SLL italiani

Fonte: elaborazione e stime CRESME

83

SCENARIO ECONOMICO SLL

Guardando all’indice generale, il 39% dei SLL nazionali ha un valore inferiore a quello di Cassino. Restringendo il campo ai soli sistemi locali dei territori di confronto, ed escludendo quelli che interessano i comuni capoluoghi, emerge che quello cassinese si colloca poco sopra metà classifica: al 29° posto sui 71 sistemi totali. La parte alta della classifica risulta dominata dai sistemi locali laziali e abruzzesi, sebbene il primo sistema in assoluto sia quello di Capri. Tutte le ultime posizioni sono invece occupate da territori campani. Quello di Cassino è uno dei sistemi laziali con il più basso punteggio economico: supera soltanto Formia, Terracina, Sora e Fondi.

Grafico 2.53. – Indice di sviluppo economico nel SLL di Cassino e nei territori di confronto, esclusi i sistemi che coinvolgono comuni capoluogo – Indice sintetico

Fonte: elaborazione e stime CRESME

84

SCENARIO ECONOMICO SLL

In termini di dinamica degli addetti 2012-2016, lo scenario cambia, e mostra una migliore performance relativa per il sistema di Cassino che si colloca in 23a posizione, più in particolare tra i 30 ambiti territoriali con numero di addetti in crescita.

Grafico 2.54. – Indice di sviluppo economico nel SLL di Cassino e nei territori di confronto, esclusi i sistemi che coinvolgono comuni capoluogo – Variazione % addetti 2012-2016

Fonte: elaborazione e stime CRESME

La classifica stilata in base a tale indicatore rovescia la situazione territoriale, con i sistemi campani che occupano gran parte delle prime posizioni, Nola e Positano in testa. Lazio e Abruzzo affollano invece la parte bassa della classifica, con i tassi negativi più importanti registrati a Martinsicuro, Penne e Avezzano. Non mancano comunque territori campani, con il SLL di Vallo della Lucania che, insieme a Martinsicuro, registra una contrazione degli addetti superiore al 10%.

Il comune centrale del sistema locale mostra generalmente indicatori più positivi rispetto agli altri comuni del sistema. Questo vale per il livello del reddito Irpef 2017, per il tasso di occupazione e quello di disoccupazione, il numero di addetti per abitante per presenza del settore pubblico. La

85

SCENARIO ECONOMICO SLL

stessa osservazione risulta valida guardando alla dinamica, con una crescita delle unità locali e soprattutto dei relativi addetti, in controtendenza rispetto alla contrazione che registrano gli altri.

Tabella 2.31. – Indice comunale di livello economico nel SLL di Cassino

2012 2012

per

2012

per

2016

P.A.

UL P.A. 2017 2016 2016 2016

Territorio UL Addetti per Addetti 100 abitanti 100 abitanti 100 abitanti Occupazione Addetti Reddito 2017 Reddito Var. % UL UL Var. % Disoccupazione Addetti UL per 100 abitanti perUL 100 Var. % reddito reddito Var. % Var. % addetti Var. % addetti

SLL 15.334 4,2 36,7 18,8 9.429 -4,3 6,1 30.448 -4,4 19,9 0,6 4,0 CASSINO

Cassino 18.390 2,9 41,0 14,6 3.290 1,0 9,0 11.063 6,1 30,3 0,7 9,1

Fonte: elaborazione e stime CRESME

Cartogramma 2.8. – Indice comunale di livello economico nel SLL di Cassino

LIVELLO BASSO

LIVELLO ALTO

Fonte: elaborazione e stime CRESME

86

SCENARIO ECONOMICO SLL

❑ IN SINTESI

L’economia del SLL di Cassino ha risentito della pesante crisi che ha colpito gran parte delle specializzazioni produttive nel territorio, rivelando elementi di fragilità delle attività che più caratterizzano il territorio, insieme a importanti ambiti di tenuta. Tra il 2012 e il 2017 la dinamica delle unità locali è stagnante, mentre aumentano gli addetti, ma la dinamica delle varie specializzazioni, insieme ad altri indicatori, delineano un quadro che non può definirsi positivo. L’area di crisi è quella del manifatturiero, con la persistente fuoriuscita di addetti dall’automotive, ma anche da altri ambiti tipici del sistema (marmo, tessile e carta), dal al commercio. Segnali positivi riguardano invece alcuni ambiti dei servizi, come quelli sanitari e assistenziali e per quelli al trasporto e magazzinaggio, che risultano in forte espansione e che hanno una rilevanza nel territorio superiore alla media nazionale. Ampi margini di espansione per i servizi ricettivi, un settore in espansione ma che ancora non esprime al meglio tutte le potenzialità.

❑ LIVELLI DEL SISTEMA RISPETTO AL TERRITORIO DI RIFERIMENTO

Nel contesto di tutti i SLL del Lazio, quello di Cassino mostra elementi di maggiore solidità dal lato della produzione: il valore aggiunto delle imprese è il quinto tra i 17 SLL laziali, e si colloca tra le prime sei posizioni anche guardando alla produttività (valore aggiunto per addetto) e al valore aggiunto pro-capite. Più fragile il mercato del lavoro, con un tasso di disoccupazione superiore rispetto ai SLL nei territori di riferimento, ad eccezione di quello, superiore al 20%, che registrato in Campania nel 2018.

PUNTI DI FORZA PUNTI DI DEBOLEZZA

Le competente tecniche radicate nel territorio. Potenzialità del ricettivo, anche come indotto La scarsa diversificazione delle specializzazioni. Il dell’università e in generale. Forte rilevanza dei difficile processo verso l’innovazione del settore servizi sanitari e di assistenza sociale. Elevata caratterizzante. Capacità ricettiva non adeguata dotazione e/o fruibilità di infrastrutture e servizi di alle potenzialità dell’area mobilità ed elevata accessibilità dell’area

87

LE COSTRUZIONI

3. IL SETTORE DELLE COSTRUZIONI

3.1. Gli investimenti e il valore della produzione dell’ambiente costruito

Il mercato frusinate Il settore delle costruzioni in provincia di Frosinone, nella media delle costrizioni vale degli ultimi cinque, vale poco meno di 600 milioni di euro. In base alle stime CRESME, si tratta dell’8% del valore della circa 860 milioni produzione regionale, e dello 0,5% dei quasi 165 miliardi nazionali. Gli 860 milioni di euro sono composti da meno di 190 milioni di nuove costruzioni; oltre 480 milioni di manutenzione straordinaria del patrimonio esistente e da circa 190 milioni destinati alla manutenzione ordinaria. L’insieme di manutenzione ordinaria e straordinaria porta l’attività di manutenzione e riqualificazione dell’esistente al 78,4% del valore del mercato delle costruzioni, un valore molto alto, superiore al dato medio nazionale, dove l’intervento sull’esistente si attesta i media nell’ultimo quinquennio sul 74% del valore della produzione.

Grafico 3.1. – Il valore della produzione in provincia di Frosinone – milioni di euro correnti

Fonte: Cresme/SI

Primo mercato quello Se analizziamo il mercato delle costruzioni per comparti abitativo, con 330 produttivi, emerge come il comparto residenziale, tra nuove milioni investiti in costruzioni e manutenzione straordinaria, valga in media 330 milioni nel periodo più recente, ovvero poco meno del 50% media nell’ultimo degli investimenti complessivi. E’ da notare però che ben 237 quinquennio milioni di euro sono dovuti alla manutenzione straordinaria del patrimonio esistente e solo 93 milioni alle nuove costruzioni.

89

LE COSTRUZIONI

Mercato a spiccata Il valore degli investimenti in edilizia non residenziale privata nel vocazione non periodo 2014-2018 raggiunge una media annua di 250 milioni di euro, pari al 38% degli investimenti. E’ un valore percentuale di gran residenziale lunga superiore a quello nazionale dove si raggiunge solo il 25%. Il valore delle nuove costruzioni non residenziali private è pari a 52 milioni di euro, mentre la manutenzione straordinaria si attesta su più di 200 milioni di euro. Si osservi come lo sbilanciamento della spesa a favore degli interventi sul patrimonio esistente è anche più accentuato rispetto a quanto osservabile per il settore abitativo. Con appena 86 milioni di investimenti stimati in media ogni anno Cresce negli ultimi tra il 2014 e il 2018, il peso delle opere pubbliche si attesta sul 13% degli investimenti totali, un livello modesto se confrontato con la anni il peso delle media nazionale (pari a più del 25% negli ultimi cinque anni), ma infrastrutture che registra una fase espansiva negli ultimi, sebbene rimangano lontani i livelli della fase a metà degli anni 2000, quando l’incidenza degli investimenti in opere pubbliche aveva raggiunto il 20% del totale investimenti in costruzioni. Si definisce inoltre una diversa composizione tra nuovi investimenti e interventi di rinnovo nei tre ambiti di mercato: in tutto il mercato edilizio, come osservato, la spesa è nettamente sbilanciata a favore della manutenzione dell’esistente, con quote del rinnovo sugli investimenti settoriali pari al 72% per l’edilizia residenziale e a quasi l’80% per quella non residenziale privata; per le opere pubbliche invece si registra una più equa ripartizione della spesa tra nuovi investimenti e manutenzione straordinaria.

Tabella 3.1. - Valore della produzione in provincia di Frosinone per comparto produttivo e area di intervento - Valori assoluti in milioni di euro correnti 2013 2014 2015 2016 2017 2018 Residenziale 370 342 309 342 328 333 Non residenziale privato 287 250 196 300 234 286 Opere pubbliche 84 59 61 76 93 137 TOTALE INVESTIMENTI 741 651 566 718 655 756 Manutenzione ordinaria 186 188 188 189 191 192 VALORE PRODUZIONE 928 838 755 907 846 948

Nuovo 267 209 172 179 172 203 Rinnovo 475 442 395 539 484 553 TOTALE INVESTIMENTI 741 651 566 718 655 756 Manutenzione ordinaria 186 188 188 189 191 192 VALORE PRODUZIONE 928 838 755 907 846 948 Totale recupero 661 629 583 728 675 745 Fonte: Cresme/SI

-42% gli La ricostruzione del ciclo degli investimenti in costruzioni in investimenti provincia di Frosinone negli anni 2000, consente di registrare tre fasi di mercato: una prima fase con un alto livello di produzione tra nel 2019 sul 2006 2001 e 2007, con un picco toccato nel 2006; una seconda fase segnata da otto anni di continua caduta del mercato dal 2008 al 2015; l’avvio di una fase di ripresa del mercato a partire dal 2016 che, pur con qualche incertezza, prosegue sino alle stime per il 2019.

90

LE COSTRUZIONI

Nonostante la recente fase espansiva, il livello attuale degli investimenti in costruzioni a Frosinone, quello stimato per il 2019, è inferiore del 42% rispetto al 2006. Un anno in cui è stato raggiunto il livello massimo della spesa in quanto, alla fase di picco del boom immobiliare, si è aggiunta la crescita degli investimenti in edilizia non residenziale privata, ma anche livelli di spesa per opere infrastrutturali elevati per lo standard provinciale, contribuendo a definire un valore della produzione complessivo pari a 1,2 miliardi a prezzi 2005. Nel periodo successivo, il progressivo esaurimento del ciclo immobiliare, l’assestamento su livelli più bassi dell’edilizia privata e la fase recessiva delle opere pubbliche, hanno determinato un trend discendente per la produzione settoriale, che nel 2015 raggiunge il livello minimo di 617 milioni di euro (755 milioni a prezzi correnti).

Tabella 3.2. - Valore della produzione in provincia di Frosinone per comparto produttivo e area di intervento – Variazioni % su valori a prezzi costanti 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2019-2006 Residenziale -7,8 -10,0 10,3 -4,1 1,5 2,1 -53,3 Non residenziale privato -12,8 -21,4 53,3 -22,9 20,1 5,8 -20,3 Opere pubbliche -30,1 3,5 26,0 20,8 44,5 -4,4 -43,6 TOTALE INVESTIMENTI -12,2 -13,2 26,9 -9,3 14,2 2,4 -42,4 Manutenzione ordinaria 0,6 0,5 0,7 0,8 0,6 0,7 0,3 VALORE PRODUZIONE -9,7 -10,1 20,4 -7,2 11,1 2,0 -36,9

Nuovo -21,8 -17,9 4,3 -4,8 16,9 -2,2 -77,5 Rinnovo -6,9 -10,9 36,8 -10,8 13,3 4,0 24,6 TOTALE INVESTIMENTI -12,2 -13,2 26,9 -9,3 14,2 2,4 -42,4 Manutenzione ordinaria 0,6 0,5 0,7 0,8 0,6 0,7 0,3 VALORE PRODUZIONE -9,7 -10,1 20,4 -7,2 11,1 2,0 -36,9 Totale recupero -4,8 -7,5 25,1 -7,8 9,7 3,2 17,4 Fonte: Cresme/SI

Dal 2016 si avvia una importante fase espansiva, in cui tutte e tre i In ripresa dal 2016, motori del settore crescono in maniera importante, ma è grazie soprattutto soprattutto l’edilizia non residenziale privata ad incidere sul rapido all’edilizia privata incremento dei livelli produttivi. Nel 2017 l’edilizia si ferma di nuovo, mentre prosegue la fase espansiva degli investimenti infrastrutturali che accelerano ancora nel 2018 per stabilizzarsi nel 2019. Bilancio tutto positivo nel biennio per l’edilizia, con i tassi più vivaci per quella privata, che si conferma con un segmento di mercato strategico per il territorio. In questo periodo gli investimenti in rinnovo hanno svolto un importante ruolo di motore della crescita: nel 2016 animano infatti la ripartenza del settore, con un incremento assai più rilevante rispetto a quello registrato dai nuovi investimenti. Ma soprattutto, dopo un 2018 in cui entrambe le aree di intervento, nuova costruzione manutenzione straordinaria, aumentano i livelli produttivi, la tenuta di tutto il mercato stimata per il 2019 riguarda proprio il vasto mercato del recupero (+3,2% a fronte della riduzione di circa 2 punti percentuali stimata per la nuova costruzione). Più di un terzo del Come si è detto, dopo tre anni consecutivi di crescita, il mercato è oggi ancora fortemente ridimensionato rispetto al 2006. Alla fine mercato è ancora del 2019 il gap da riassorbire per il mercato residenziale è pari al da riassorbire 53%, per tutti i nuovi investimenti, tra cui un peso di gradissimo

91

LE COSTRUZIONI

rilievo spetta a quelli abitativi, sale al 76%. E’ pari al 20% per il totale degli investimenti non residenziali privati, mentre sale al 44% per le opere pubbliche. Per la manutenzione straordinaria, viceversa, il saldo è positivo: nel 2018 il livello a prezzi costanti è stimato in 464 milioni, il 25% in più rispetto al 2006, aggiungendo la manutenzione ordinaria il livello della spesa per interventi sul patrimonio esistente sale a 622 milioni, con un saldo positivo del 17% rispetto ai livelli 2006.

Grafico 3.2. - Dinamica degli investimenti in costruzioni in provincia di Frosinone per segmenti di mercato

1.200

1.000

800 Resdienziale 600 Non residenziale privato LIVELLI MILIONI A Opere pubbliche 400 PREZZI 2005 Totae 200

0

2005 2001 2002 2003 2004 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019

120

100

80 Resdienziale DINAMICA 60 Non residenziale privato NUMERO 40 Opere pubbliche INDICE 2006=100 20 Totae

0

2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019

Fonte: Cresme/Si

Il ruolo del Anche nella fase recessiva il rinnovo, specie residenziale, ha svolto un ruolo rinnovo di stabilizzazione e, sostenuto dagli incentivi fiscali, ha assorbito parte della crisi della nuova produzione edilizia. Ne è risultato un profondo riassetto strutturale del settore delle costruzioni, con il progressivo ridimensionamento del ruolo delle nuove costruzioni e l’aumento delle attività di rinnovo e manutenzione. Le prime, che appresentavano poco meno del 55% della produzione totale fino al 2008, per effetto di una riduzione dell’80% tra il 2007 e il 2015, hanno ridotto il loro peso al 23% e poi ancora negli ultimi anni. Il recupero, dimostrando una maggiore tenuta (si è ridotto solo dell’8% nello stesso periodo), è passato dal 43% del valore della produzione nel 2006, a più del 77% nel 2015. Nei quattro anni successivi il rinnovo continua ad essere il motore della crescita (+30% tra il 2015 e le stime per il 2019), cresce anche il nuovo ma più lentamente (+13% nei quattro anni), definendo così un assetto del mercato dove quasi l’80% del valore della produzione arriva da interventi sul patrimonio esistente.

92

LE COSTRUZIONI

Grafico 3.3. - Dinamica del valore della produzione delle costruzioni in provincia di Frosinone per tipo attività - Milioni di euro costanti 800 1.400

700 1.200 600 1.000 500 800 400 600 300 400 200 100 200 0 0 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019

Nuovo Recupero Totale (asse dx)

Fonte: Cresme/Si

In base al una stima del sistema del sistema informativo Cresme, il settore delle costruzioni nel sistema locale di Cassino è quantificato in media nel quinquennio 2014-2018 in 216 milioni di euro, pari a circa il 25% del dato provinciale. Il 52% degli investimenti è riferito all’edilizia abitativa, un dato leggermente superiore rispetto alla media provinciale, prossima al 50%, mentre risulta inferiore al dato provinciale il peso del comparto edilizio privato, attestato sul 33% (38% nella provincia). Di poco più alto della media del frusinate il peso nel territorio di Cassino degli investimenti in opere pubbliche, attestato sul 13%. La spesa per interventi sul patrimonio esistente è del tutto predominate rispetto ai nuovi investimenti (più del 70% degli investimenti), caratteristica che non si spinge però ai livelli così marcati che, come visto, sono stimati per l’intero territorio provinciale.

Tabella 3.3. - Stima del mercato delle costruzioni nel SLL di Cassino - milioni di euro correnti Media 2014-2018 Residenziale 87 Non residenziale privato 57 Opere pubbliche 24 TOTALE INVESTIMENTI 169 Manutenzione ordinaria 48 VALORE PRODUZIONE 216

Nuovo 51 Rinnovo 118 TOTALE INVESTIMENTI 169 Manutenzione ordinaria 48 VALORE PRODUZIONE 216 Totale recupero 165 Fonte: Cresme/Si

93

LE COSTRUZIONI

3.2. Il mercato dei bandi di gara di opere pubbliche

Cresce il mercato nel Nel 2019 il mercato dei bandi di gara per opere pubbliche in 2019, grazie ai lavori provincia di Frosinone è quantificato in 170 bandi per un valore a tradizionali base d’asta pari a gara pari a 66 milioni di euro. Rispetto al 2018 la dinamica è tutta espansiva, con un incremento di numero e importo dell’ordine del 30%. Una chiave di lettura importante per descrivere la dinamica recente del mercato dei bandi di gara pubblici è quella del sistema di realizzazione dei lavori, in base al quale il mercato si divide tra mercato dei lavori tradizionali e mercati complessi. Rientrano in questa seconda grande classe i contratti di costruzione/manutenzione e gestione, ossia i contratti d’appalto misti di servizi e lavori, rappresentati principalmente da appalti per l’acquisizione centralizzata di servizi integrati di conduzione, gestione e manutenzione dei patrimoni pubblici; e il partenariato pubblico privato (PPP), ossia le concessioni di lavori, di servizi e di altri contratti che prevedono il coinvolgimento di capitali privati, che integrano tutte quelle attività che accompagnano l’intero ciclo di vita delle opere pubbliche, ossia le attività di progettazione, finanziamento, costruzione, manutenzione e gestione dei servizi da prestare all'utenza. Nell’ultimo anno i mercati dei lavori tradizionali provinciali, rappresentati da 156 gare per un importo a base di gara di 51 milioni di euro, hanno trainato tutto il settore, grazie ad una crescita del 41% in termini numerici e del 38% in termini economici. L’incremento della domanda ha così assorbito il calo del numero dei mercati complessi che, specie per quanto riguarda il segmento del PPP, hanno segnato una importate concentrazione su contratti di importo unitario più rilevante.

Tabella 3.4. - Numero e importo dei bandi di gara pubblicati per sistema realizzazione lavori in provincia di Frosinone – Importi in migliaia di euro 2018 2019 Variazione %

Numero Importo Numero Importo Numero Importo TOTALE MERCATI COMPLESSI 22 14.296 14 15.746 -36,4 10,1 di cui PPP 21 11.905 10 15.426 -52,4 29,6 TOTALE MERCATI DEI LAVORI 111 36.752 156 50.734 40,5 38,0 TRADIZIONALI TOTALE OO.PP. 133 51.048 170 66.480 27,8 30,2 Incidenza mercati complessi su OOPP 16,5 28,0 8,2 23,7 Fonte: CRESME Europa Servizi

Guardando alla dinamica di lungo periodo, che per motivi di omogeneità è riferita al solo valore economico, mostra livelli alti di spesa fino al 2008, superiori a 100 milioni. In un piccolo mercato provinciale, è evidente che i picchi espansivi possono corrispondere alla pubblicazione di singoli bandi, di importo unitario rilevante. Al 2007 risale la più grande gara promossa negli ultimi anni e che riguarda il territorio frusinate, ovvero quella per l’adeguamento e potenziamento della centrale esistente, con impianto di termovalorizzazione e recupero energetico da CDR nel comune di San Vittore nel Lazio, per un importo complessivo pari a 62,5 milioni di euro. Al 2005, anno di picco massimo della spesa, risale la gara più grande che interessa il territorio di Sora, ovvero l’appalto integrato per il completamento della superstrada Sora-Frosinone, 5° lotto - 2° stralcio funzionale, per un importo a base di gara 35,9 milioni. Il periodo successiva mostra un evidente ripiegamento dei livelli di spesa, che scende sotto i 20 milioni nel 2011. Quell’anno il peso della provincia di Frosinone sul totale regionale, attestata sul

94

LE COSTRUZIONI

6% negli anni più vivaci, scende sotto il mezzo punto percentuale. Dal 2012 si avvia una nuova fase espansiva, che culmina nel 2015 con un valore a base di gara pari a 122 milioni. Di questi, 50 50 sono stati promossi da A.C.E.A. A.T.O. 5 Spa di Frosinone, e riguardano l’accordo quadro per la manutenzione, compreso il pronto intervento, delle reti idriche e fognarie; altri 19 si riferiscono alla procedura aperta promossa dal Comune di Frosinone, per affidare la gestione integrata del servizio di illuminazione pubblica, realizzazione di interventi di efficienza energetica e di adeguamento normativo sugli impianti, mediante il sistema del finanziamento tramite terzi. Negli ultimi anni il mercato si è ripiegato su livelli più modesti della spesa (56 milioni in media), con un peso sul totale provinciale che si attesta sul 2%, fatta eccezione per il 2017, quando supera il 6%. A quell’anno risale il nuovo accordo quadro promosso da A.C.E.A. A.T.O. 5 per affidare per altri due anni il servizio di manutenzione delle reti idriche e fognarie (35 milioni l’importo a base di gara).

Grafico 3.4. - Dinamica 2002-2019 degli importi dei bandi di gara pubblicati in provincia di Frosinone 200 7 6 150 5 152 4 100 125 122 3

50 2 % Incidenza Milioni di di euro Milioni 19 66 51 1

- 0

2010 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019

provincia Frosinone Incidenza % provincia di Frosinone su Lazio

Fonte: CRESME Europa Servizi

La dinamica del valore a base di gara registrato in provincia risulta allineata a quella regionale quanto a tenuta di livelli alti fino al 2007, mentre la fase di riduzione delle risorse in provincia è più radicale e più duratura: a Frosinone infatti prosegue fino al 2011, quando il dato regionale registra un fortissimo balzo, a motivo della pubblicazione della maxi gara da 2,7 miliardi promossa da autostrade del Lazio spa di Roma, per la realizzazione del Corridoio Intermodale Roma-Latina e collegamento Cisterna-Valmontone.

Grafico 3.5. - Dinamica 2002-2019 degli importi dei bandi di gara pubblicati in provincia di Frosinone e nei territori di confronto – Indice 2002=100 350 300

300 250

250 200 200 150 150 100 100 50 50

- -

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 provincia Frosinone Abruzzo provincia Frosinone Lazio Italia Campania Molise

Fonte: CRESME Europa Servizi

95

LE COSTRUZIONI

❑ Le principali gare per opere pubbliche promosse nel territorio del SLL di Cassino

Tabella 3.5. – Le prime dieci gare per l'esecuzione di opere pubbliche promosse nel periodo 2002-2019 ANNO ANNO IMPORTO Tipo Stato COMMITTENTE OGGETTO BANDO ESITO (MLN) contratto gara Adeguamento e potenziamento A.C.E.A. SPA - AZIENDA dell'esistente centrale con impianto di 2007 2008 COMUNALE ENERGIA E 62,5 AI A termovalorizzazione e recupero energetico AMBIENTE DI ROMA da CDR nel comune di San Vittore nel Lazio. Realizzazione di un complesso edilizio da CONSORZIO POLIFUNZIONALE 2006 2007 adibirsi a residenza per studenti universitari 8,8 SE A PEGASO DI ROMA n. 200 p.l. - Cassino, località Folcara. Concessione della progettazione, 2006 2006 PROVINCIA DI FROSINONE completamento e gestione del liceo 8,2 PPP A Pellecchia - Località Folcara Cassino Completamento della nuova sede dei Corsi di UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI 2005 2005 Laurea in Economia e Giurisprudenza Corpo 7,3 SE A CASSINO B ed Aree esterne. UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI Completamento dell'edificio di lettere - I 2015 2016 CASSINO E DEL LAZIO stralcio polo universitario della Folcara 6,4 SE A MERIDIONALE DI CASSINO congiunto al trasferimento di beni immobili. LAZIODISU - AGENZIA PER IL Realizzazione del II stralcio per ulteriori 146 DIRITTO AGLI STUDI posti alloggio di un complesso edilizio da 2012 2013 5,8 SE A UNIVERSITARI DEL LAZIO DI adibire a residenza per studenti Universitari ROMA in Cassino, loc. Folcara Lavori di adeguamento dell'impianto di S.A.F. - SOCIETÀ AMBIENTE 2007 selezione dei RU di Colfelice - 3° stralcio 5,2 SE FROSINONE SPA DI COLFELICE esecutivo Lavori di urbanizzazione dell'insediamento UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI 2008 2009 dell'Università degli Studi di Cassino in 4,7 SE A CASSINO località Folcara-Cassino . Realizzazione dello svincolo viario sulla S.S. 2006 PROVINCIA DI FROSINONE 630 Ausonia (Sora-Cassino-Formia) e opere 4,5 AI viarie accessorie in località Folcara - Cassino. Adeguamento dell'impianto di selezione dei S.A.F. - SOCIETÀ AMBIENTE RU di Colfelice (FR) alle previsioni del vigente 2007 4,5 SE FROSINONE SPA DI COLFELICE piano di gestione dei RU della regione Lazio: secondo stralcio esecutivo. Progettazione esecutiva di dettaglio per i 2005 2005 COMUNE DI CASSINO lavori di costruzione centro servizi Forum 4,4 AI A della ricerca Agglomerato Industriale. Realizzazione del progetto: ampliamento COSILAM - CONSORZIO impianto depurazione agglomerato 2006 SVILUPPO INDUSTRIALE LAZIO 4,3 AI industriale Cassino - Piedimonte S.G. - Villa MERIDIONALE DI CASSINO Santa Lucia. MIT - PROVVEDITORATO Lavori di completamento funzionale REGIONALE OPERE PUBBLICHE dell'impianto irriguo in sinistra del fiume Liri, 2003 2003 3,9 AI A PER IL LAZIO - CONSORZIO DI a valle di Pontecorvo, mediante automazione BONIFICA 9 VALLE DEL LIRI e telecontrollo. Interventi di razionalizzazione e risparmio CONSORZIO DI BONIFICA N. 9 2011 risorse idriche a tutela ambientale impianti 3,8 SE VALLE DEL LIRI DI CASSINO irrigui forma Quesa, Sant'Ermete, Melfi e Liri. Affidamento in concessione del servizio 2017 COMUNE DI CASSINO 3,6 PPP gestione aree di parcheggio a pagamento. Fonte:elaborazione e dati Cresme Europa Servizi

legenda PPP Partenariato pubblico privato AI Appalto integrato SE Sola esecuzione A Aggiudicata

96

LE COSTRUZIONI

3.3. Il mercato immobiliare

Lo stock edilizio della provincia di Frosinone nel 2019 è stimato in poco più di 431mila unità di cui 246.500 abitazioni, 108.500 unità destinate ad uso box o posto auto, ovvero circa l’82,1% dello stock è ad esclusivo uso residenziale (355mila unità). Anche nelle 45.600 unità classificate come cantine, soffitte e magazzini sono presenti molte pertinenze e locali accessori riferibili alle abitazioni ma, poiché comprende anche una quota altrettanto significativa destinata ad usi non residenziali, viene convenzionalmente considerata una categoria ad utilizzo misto. Gli immobili per attività economiche sono circa 30.900, di cui 23.400hanno destinazione commerciale che, oltre a negozi e centri commerciali, comprendono anche i laboratori artigianali. Gli immobili per attività produttive ovvero capannoni industriali e artigianali, sono 4.800 mentre le unità immobiliari ad uso ufficio sono 2.700, valore che tiene conto dei soli immobili di categoria catastale A10 poiché il numero di abitazioni utilizzate come ufficio senza che sia stata modificata la destinazione d’uso risulta complesso da individuare.

Grafico 3.6. – Stock e mercato nella Provincia di Frosinone nel 2019 (variazione % sul 2018 – valori correnti)

NUMERO UNITA' IMMOBILIARI 431.500 2019 Variazioni % Milioni di euro rispetto al 2018

Abitazioni 246.500 ABITAZIONI 202 1,3 Box e posti auto 108.500

Uffici 2.700 ALTRI IMMOBILI 53 35,1 MERCATO Commerciali 23.400 Produttivi 4.800 TOTALE 255 6,9 Magazzini, cantine e soffitte 45.600

Fonte: elaborazioni e stime CRESME

In termini di fatturato del mercato immobiliare, il 2019 è risultato in aumento del +6,9%, in controtendenza rispetto alla riduzione dell’1,8% registrata nel 2018. Il mercato ha registrato una profonda recessione tra il 2007 e il 2014, ha iniziato a riprendersi nel biennio 2015-2016 grazie per primo al comparto residenziale (+2,9% complessivo nel 2015; il residenziale +3,9% mentre il non residenziale risultava stagnante), per rafforzarsi nel 2016, quando la crescita del fatturato ha coinvolto sia la componente residenziale (+7,7%) che quella non residenziale (+5,2%). Nel 2017, mentre a livello nazionale prosegue la corsa del mercato, il fatturato immobiliare nella provincia di Frosinone si ferma sugli stessi livelli del 2016 (+0,5%) a motivo di una contrazione di quello residenziale (-0,5%), mentre prosegue l’espansione di quello non residenziale (+4,6%). Dalla stabilizzazione si passa alla contrazione del fatturato nel 2018, sebbene modesta, a motivo di una forte riduzione del valore del fatturato non residenziale (-22,7%), che annulla la crescita del 3,7% registrata dalla componente abitativa. Per il 2019, il CRESME prevede, come detto, una nuova inversione di tendenza, con un incremento del 6,9% per un fatturato complessivo di 255 milioni. A trainarlo nell’ultimo anno concluso è il segmento non residenziale, che recupera il dato negativo del 2018 e che sostiene la timida dinamica positiva del comparto residenziale.

97

LE COSTRUZIONI

Grafico 3.7. – Dinamica del fatturato del mercato immobiliare nella Provincia di Frosinone – milioni di euro) 700 602 600

500

400

300 255

200

100

0 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019

Residenziale Non residenziale Totale mercato

Fonte: elaborazioni e stime CRESME su dati OMI-Agenzia delle Entrate, Istat e Banca d’Italia

3.3.1. Le compravendite di abitazioni

In base ai dati, ancora provvisori, nel 2019 le compravendite di abitazioni nella provincia di Frosinone sono poco meno di 2.500, in aumento del 3% rispetto al 2018, grazie al traino del comune capoluogo, dove le transazioni risultano cresciute del 25,7%. I comuni non capoluogo della provincia mostrano invece una dinamica più stentata, con un incremento delle compravendite inferiore al +1%.

Grafico 3.8. – Dinamica del mercato immobiliare residenziale nella provincia di Frosinone – Numero compravendite 4.500 3.979 4.000 3.500 3.000 2.481 2.500 1.911 2.000 1.500 1.000 500 0 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019*

Capoluogo Altri comuni Totale

Fonte: elaborazioni CRESME su dati OMI-Agenzia delle Entrate *Provvisorio

La variazione positiva delle compravendite di abitazioni nel 2019 porta il calo complessivo al -38% rispetto al picco massimo del 2006 e segna un recupero del 30% rispetto al minimo raggiunto nel 2014, quando il mercato è sceso sotto le 2000 compravendite. Negli ultimi cinque anni, il mercato immobiliare provinciale, allineandosi al trend nazionale, ha avviato un percorso di ripresa, sebbene con maggiore incertezza: dopo un irrobustimento della dinamica espansiva tra il 2015 e il 2016, trainata prima dal comune capoluogo, nel 2017 la crescita rallenta. Le transazioni nella

98

LE COSTRUZIONI città di Frosinone scontano infatti una riduzione dell’1,4%, e quelle nei comuni minori passano da un +10% del 2016% a un ben più modesto 2,3%. Il 2018 segna una nuova accelerazione in entrambi i territori (+5% nel capoluogo e +7,8% nel resto della provincia) con un saldo complessivo del 7,5% rispetto al 2017. Nel dato provvisorio per il 2019 il mercato rallenta di nuovo per effetto, come detto, di una brusca frenata della crescita nei comuni minori (+0,7%), mentre il mercato con più appeal mostra di essere quello della città principale, dove le 303 transazioni rappresentano un aumento del 56% rispetto al 2014.

Tabella 3.6. - Numero di compravendite residenziali – Territori a confronto Numero compravendite

2006* 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019**

Frosinone 359 253 251 194 222 232 229 241 303 Altri comuni della 3.619 1.842 1.761 1.717 1.783 1.963 2.008 2.163 2.178 provincia Totale provincia 3.979 2.095 2.011 1.911 2.005 2.196 2.237 2.404 2.481 di Frosinone Lazio 83.284 47.821 43.360 47.126 48.270 54.542 56.259 58.989 60.870 Abruzzo 19.314 9.438 8.339 8.031 8.707 9.946 9.964 10.536 11.267 Molise 3.583 2.120 1.834 2.028 1.960 2.094 2.099 2.221 2.326 Campania 47.719 28.027 24.737 25.192 27.052 31.036 33.543 35.048 35.602 ITALIA 860.566 441.947 403.893 417.457 448.916 531.861 558.746 596.057 622.327 Variazioni % 2012/ 2013/ 2014/ 2015/ 2016/ 2017/ 2018/ 2019**/ 2019**/ 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2006* Frosinone -9,1 -0,9 -22,4 14,2 4,6 -1,4 5,2 25,7 -15,8 Altri comuni della -26,8 -4,4 -2,5 3,8 10,1 2,3 7,8 0,7 -39,8 provincia Totale provincia -25,1 -4,0 -5,0 4,9 9,5 1,9 7,5 3,2 -37,6 di Frosinone Lazio -26,4 -9,3 8,7 2,4 13,0 3,1 4,9 3,2 -26,9 Abruzzo -26,2 -11,6 -3,7 8,4 14,2 0,2 5,7 6,9 -41,7 Molise -27,4 -13,5 10,5 -3,3 6,8 0,3 5,8 4,7 -35,1 Campania -16,0 -11,7 1,8 7,4 14,7 8,1 4,5 1,6 -25,4 ITALIA -25,5 -8,6 3,4 7,5 18,5 5,1 6,7 4,4 -27,7 Fonte: elaborazioni CRESME su dati OMI-Agenzia delle Entrate * Picco del mercato **Provvisorio

Nel confronto con gli altri territori, si evince la particolare fragilità del mercato frusinate, dove i margini da recuperare rispetto ai livelli di picco sono ben superiori alla media nazionale e regionale, ma anche a quella che caratterizza il mercato campano. Non dissimile invece il calo ancora da riassorbire per il mercato immobiliare residenziale molisano. Una situazione peggiore si registra solo in Abruzzo, dove alla fine del 2019 il livello delle transazioni è inferiore di quasi 42 punti percentuali rispetto al 2006.

Scendendo al più preciso ambito territoriale del SLL, nel 2018 (ultimo anno per il quale sono disponibili dati a livello comunale) il mercato del Cassinate è quantificato in 721 transazioni immobiliare residenziali, di cui 314 nella città di Cassino e 407 negli altri comuni. Anche in tale ambito territoriale si conferma un maggiore dinamismo del mercato nella città principale che, sebbene secondo un trend molto variabile, alle fine del 2018 ha visto ampiamente superati i livelli del mercato del 2011 (+38%). Nei comuni minori del sistema locale invece, le 407

99

LE COSTRUZIONI

transazioni registrate nel 2018 sono inferiori del 25% rispetto al 2011, un risultato non dissimile da quello che si riscontra, al 2018, nella regione Molise.

Tabella 3.7. - Numero di compravendite residenziali nel SLL di Cassino – 2011 - 2018 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 Capoluogo 228 242 259 269 220 290 251 314 Altri comuni 543 381 367 327 368 382 441 407 Totale SLL 771 623 626 596 589 671 692 721 Variazioni % Capoluogo 6,3 6,9 3,9 -18,0 31,5 -13,4 25,1 Altri comuni -30,0 -3,6 -10,8 12,5 3,6 15,7 -7,7 Totale SLL -19,3 0,5 -4,7 -1,3 14,1 3,1 4,2 Fonte: elaborazioni CRESME su dati OMI – Agenzia Entrate

Grafico 3.9. – Numero di compravendite residenziali nei territori – dinamica a confronto 140,0 130,0 120,0 Cassino 110,0 Altri comuni SLL 100,0 Frosinone 90,0 Lazio 80,0 Abruzzo 70,0 Molise 60,0 Campania 50,0 40,0 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019

Fonte: elaborazioni e stime CRESME

La ripresa del mercato immobiliare corrisponde ad una dinamica dei prezzi che, a livello nazionale, risultano in declino ormai da dodici anni, con isolati segnali di aumento dei prezzi, concentrati su poche aree urbane e su alcuni comuni turistici dove la domanda è superiore all’offerta. Nel territorio cassinate si osserva, in primo luogo un livello dei prezzi delle abitazioni offerte in vendita inferiore alla media regionale: in base alle stime più recenti, nella seconda metà dello scorso anno il prezzo medio si attestava su poco più di 1.100 euro/mq, con ampie oscillazioni tra il dato medio nella città principale, pari a oltre 1.300 €/mq e quello medio nei comuni minori (885 €/mq). In tutti gli altri ambiti territoriali di confronto si osservano quotazioni più alte, ad eccezione del Molise, dove nell’ultimo periodo superano di poco i 1.000€/mq. In tutti i territori il livello medio dei prezzi delle abitazioni offerte mostra un evidente calo tra il primo semestre 2013 e l’ultimo dato disponibile, con percentuali dell’ordine del 27% nella media del sistema locale, in linea con la media regionale e di qualche punto percentuale superiore al calo registrato nelle regioni limitrofe.

100

LE COSTRUZIONI

Grafico 3.10. – Il livello dei prezzi delle abitazioni in offerta – euro/mq

1.128 SLL CASSINO

885 resto SLL CASSINO (1216)

1.336 comune di CASSINO

2 SEM 2019 2.874 REGIONE LAZIO I SEM 2013

2.076 REGIONE CAMPANIA

1.404 REGIONE ABRUZZO

1.058 REGIONE MOLISE

0 500 1.000 1.500 2.000 2.500 3.000 3.500 4.000 4.500

Fonte: elaborazione e stime CRESME

I dati rappresentati in numero indice (con base I semestre 2013 = 100) evidenziano come il prezzo delle abitazioni in vendita nei vari territorio sia in forte e pressoché ininterrotto calo negli ultimi sette anni. Si osserva nei territori del cassinate un tentativo di ripresa delle quotazioni registrate negli annunci nel 2016, in particolare nella seconda metà dell’anno, in corrispondenza di una forte accelerazione delle compravendite registrate nel capoluogo (+31%), e una crescita più modesta nei comuni minori (+3%).

Grafico 3.11. – La dinamica dei prezzi delle abitazioni in offerta – Numero indice I sem 2013=100 105 comune di CASSINO

100 resto SLL CASSINO 95

90 REGIONE LAZIO

85 REGIONE ABRUZZO

80 REGIONE MOLISE 75

70 REGIONE CAMPANIA

Fonte: elaborazioni e stime CRESME

101

LE COSTRUZIONI

3.3.2. Le compravendite di immobili non residenziali

Debole e incerta la ripresa del comparto non residenziale dal punto di vista della dinamica delle transazioni. Gli scambi di immobili non residenziali in provincia di Frosinone hanno registrato una drammatica riduzione tra il 2007 e il 2014, passando da 530 a poco più di 220 (-58%). La fase di inversione del ciclo mostra tutta la fragilità del settore che, dopo un triennio di incrementi ad un tasso medio dell’8%, segna una nuova flessione nel 2018 (-13,9%), dovuta ad un calo generale della domanda in entrambi gli ambiti territoriali, particolarmente forte nel capoluogo (-27,5%. Molto positivo invece il dato, provvisorio, del 2019, con un mercato stimato in 316 transazioni. A trainare la crescita è soprattutto il mercato di Cassino, dove le transazioni di immobili con finalità commerciali, terziarie e produttive è aumentato del 42%, cui si aggiunge una performance comunque molto espansiva nei comuni minori (+25,5%). La recente espansione delle transazioni lascia il mercato su un livello ancora ben distante rispetto agli anni di massima espansione, come indica un saldo negativo del 40%, in linea con quello medio regionale e con quello registrato in Abruzzo.

Grafico 3.12. – Dinamica del mercato immobiliare non residenziale nella provincia di Frosinone – Numero compravendite 600 529 466 500 433 443 425 429 345 400 316 269 263 264 286 300 240 224 238 246 200

100

0

2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019* Capoluogo Altri comuni Totale Fonte: elaborazioni CRESME su dati OMI-Agenzia delle Entrate *Provvisorio

Tra i tre comparti principali del mercato degli immobili strumentali, gli uffici, pur risultando il settore di attività con un minor numero di transazioni, presentano un incremento pari a +147% nel 2019. Altrettanto espansiva la dinamica per il secondo mercato non residenziale, quello riferito a capannoni e fabbricati industriali, in aumento del 53%, mentre si limita al 7,7% l’incremento degli scambi di immobili commerciali. Va osservato come tale tipologia sia quella più rilevante nel mercato immobiliare non residenziale, assorbendo circa il 65% del numero complessivo degli scambi, pari a 194 nel dato provvisorio per il 2019.

102

LE COSTRUZIONI

Tabella 3.8. - Numero di compravendite non residenziali - Territori a confronto Numero compravendite

2006* 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019**

Frosinone 89 33 27 29 33 57 57 41 59 Altri comuni della 440 230 213 196 205 207 229 205 257 provincia Totale provincia 529 263 240 224 238 264 286 246 316 di Frosinone Lazio 7.950 3.422 3.205 3.171 3.407 3.968 4.439 4.108 4.724 Abruzzo 1.723 903 783 755 854 878 904 1.026 1.021 Molise 308 144 118 138 162 165 162 188 205 Campania 5.456 2.864 2.492 2.681 2.798 3.089 3.447 3.474 3.610 ITALIA 87.966 44.693 40.493 41.595 42.029 48.407 51.686 52.789 55.289 Variazioni % 2012/ 2013/ 2014/ 2015/ 2016/ 2017/ 2018/ 2019**/ 2019**/ 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2006* Frosinone -28,2 -20,3 7,5 15,8 72,7 0,2 -27,5 42,4 -33,9 Altri comuni della 3,5 -7,3 -8,2 4,6 0,9 10,7 -10,5 25,5 -41,6 provincia Totale provincia -1,9 -8,9 -6,4 6,0 10,8 8,4 -13,9 28,4 -40,3 di Frosinone Lazio -30,4 -6,3 -1,1 7,4 16,5 11,9 -7,5 15,0 -40,6 Abruzzo -32,8 -13,3 -3,5 13,1 2,8 2,9 13,5 -0,5 -40,8 Molise -37,0 -18,1 17,0 17,0 2,1 -1,8 16,0 9,2 -33,3 Campania -20,0 -13,0 7,6 4,3 10,4 11,6 0,8 3,9 -33,8 ITALIA -23,9 -9,4 2,7 1,0 15,2 6,8 2,1 4,7 -37,1 Fonte: elaborazioni CRESME su dati OMI-Agenzia delle Entrate * Picco del mercato **Provvisorio

Tabella 3.9. - Numero di compravendite non residenziali - Territori a confronto Numero compravendite

2006* 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019**

Uffici 76 52 60 35 32 31 48 22 54 Edifici 342 165 140 137 151 177 176 180 194 commerciali Edifici produttivi 111 46 40 53 55 55 62 44 68 Totale 529 263 240 224 238 264 286 246 316 Variazioni % 2012/ 2013/ 2014/ 2015/ 2016/ 2017/ 2018/ 2019**/ 2019**/ 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2006* Uffici 14,7 14,4 -42,0 -7,2 -3,1 53,2 -53,7 147,7 -28,0 Edifici -8,6 -15,2 -2,6 10,8 17,1 -0,5 2,2 7,7 -43,3 commerciali Edifici produttivi 8,8 -12,8 33,1 2,3 1,7 12,0 -29,1 53,4 -39,4 Totale -1,9 -8,9 -6,4 6,0 10,8 8,4 -13,9 28,4 -40,3 Fonte: elaborazioni CRESME su dati OMI-Agenzia delle Entrate * Picco del mercato **Provvisorio

103

LE COSTRUZIONI

3.4. Il mercato del credito1

Il credito alle costruzioni, sia in termini di acquisto che in termini di finanziamento all’attività costruttiva, costituisce uno dei principali problemi che hanno caratterizzato il settore delle costruzioni e l’immobiliare negli anni della grande crisi. In provincia di Frosinone nei primi nove mesi del 2019 le erogazioni di finanziamenti per l’acquisto di abitazioni sono state pari a 119 milioni di euro, un valore del 6,8% inferiore a quello del 2018. I dati mostrano come a partire dal 2015 sia iniziata una significativa ripresa (+52%), proseguita poi nel 2016 (+18,5%) e nel 2018, sebbene in evidente rallentamento (+5,7%). Un rallentamento che si può dire ha anticipato il risultato negativo registrato nel corso dei primi tre trimestri dell’anno quando, come detto, il livello delle erogazioni si è ridotto quasi del 7% rispetto al periodo corrispondente del 2018. Si osservi che il livello del credito all’acquisto di abitazioni in provincia nell’ultimo anno concluso è inferiore del 36% rispetto al 2007. Un dato che si riscontra anche a livello regionale e nazionale, dove l’entità del calo riassorbito è maggiore rispetto al mercato provinale: nel Lazio il saldo negativo tra il 2007 e il 2018 è pari all’11%, mentre sale al 19% nella media nazionale.

Grafico 3.13. – Credito all’acquisto di abitazioni nella provincia di Frosinone 300

250

200

150

275 237

100 224

206

192

191

184

175

165

145

139

139

138

131 128

50 119

92

84

74 77

0

2010 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018

Erogazioni per acquisto abitazioni Dati gennaio-settembre (2018 e 2019) 2019 Gen-set

2017/2018 18,5% Tendenziale 2019 -6,8% 2018/2019 5,7% Fonte: elaborazioni e stime CRESME su dati Banca d’Italia

Per quanto riguarda le erogazioni di credito per l’acquisto di altri immobili il tendenziale 2019 è assai più negativo (-57%), ma il 2016 e il 2018 avevano fatto registrare importanti livelli di

1 I dati relativi alle erogazioni di finanziamenti oltre il breve termine per l’acquisto o l’investimento immobiliare di Banca d’Italia, a seguito delle numerose variazioni apportate alla metodologia di rilevazione, presentano interruzioni nelle serie storiche. Tali modifiche, dovute all’adeguamento a criteri statistici di rilevazione omogenei a livello Comunitario, hanno infatti inserito diversi break delle serie storiche nell’arco degli ultimi anni. Nel 2008 si è modificata la durata dei finanziamenti che vengono considerati “oltre il breve termine” riducendola da 18 mesi a 12 mesi; Nel 2010 sono stati reinseriti i prestiti cartolarizzati “che non soddisfano i criteri di cancellazione previsti dai principi contabili internazionali (IAS)”; nel 2014 alle erogazioni di finanziamenti di origine bancaria vengono aggiunti anche quelli della Cassa Depositi e Prestiti (Poste Italiane); dal secondo trimestre 2017 cambia la tabella di riferimento per i dati sui prestiti oltre il breve termine e vengono esclusi dall’osservazione i PCT e le sofferenze. Se da un lato tali modifiche senza dubbio migliorano e completano i dati disponibili, dall’altro lato riducono la confrontabilità dei dati stessi in serie storica.

104

LE COSTRUZIONI crescita; le quantità di finanziamenti erogati restano però particolarmente contenute se confrontate con il periodo pre-crisi: nel 2018 le erogazioni sono ammontate a 26 milioni di euro, che se confrontati con i 53 milioni del 2007, corrispondono a una flessione del 51%. Certo è importante sottolineare che nel 2015 le erogazioni erano ammontate a 7 milioni di euro.

Grafico 3.14. – Credito all’acquisto di altri immobili nella provincia di Frosinone 60

50

40

30 53

20 43

40

38

32

27 24

10 21 21

17

16

13

13

11

9

11

10 7

7 9

0

2014 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2015 2016 2017 2018

Erogazioni per acquisto altri immobili Dati gennaio-settembre (2018 e 2019) 2019 Gen-set

2017/2018 -18,7% Tendenziale 2019 -56,6 2018/2019 94,0% Fonte: elaborazioni e stime CRESME su dati Banca d’Italia

Per quanto riguarda il credito alla costruzione, l’analisi dei dati mostra una contrazione pressoché continua per il comparto residenziale che dai 169 milioni del 2008 scende ai 27 milioni del 2017, un calo drammatico, pari al -84%. Il 2018 per la prima volta da dieci lunghi anni ha riportato il livello dei finanziamenti a crescere, ma le aspettative di ripresa sono state smentite dal risultato registrato nei primi nove mesi del 2019, con un livello delle erogazioni in contrazione del 4% rispetto al debole risultato dei primi nove mesi del 2018.

Grafico 3.15. – Credito per la costruzione di abitazioni nella provincia di Frosinone 180 160 140 120

100 169

80 167

165

164 142

60 135

122

124

113

92 82

40 80

64

55 47

20 45

39

27 22

0 21

2004 2000 2001 2002 2003 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018

Erogazioni per costruzione abitazioni Dati gennaio-settembre (2018 e 2019) 2019 Gen-set

2017/2018 -30,8% Tendenziale 2019 -4,0% 2018/2019 30,1% Fonte: elaborazioni e stime CRESME su dati Banca d’Italia

105

LE COSTRUZIONI

Il quadro per i finanziamenti per investimenti in fabbricati non residenziali è migliore: il picco minimo si è toccato nel 2014 con 13 milioni di euro di erogazioni, dal 2015 le erogazioni hanno iniziato a crescere, fatta eccezione per un calo nel 2017, continuano a farlo nel 2019, quando in nove mesi hanno raggiunto i 37 milioni, superando i flussi annui tra il 2012 e il 2017.

Grafico 3.16. – Credito per la costruzione di altri immobili nella provincia di Frosinone 100 90 80 70 60

50 86 40 85

30 61

59

53

52 49

20 40 37

36

32

29

30

27

27 22

10 22 22 15

0 13

2014 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2015 2016 2017 2018

Erogazioni per costruzione immobili non residenziali Dati gennaio-settembre (2018 e 2019) 2019 Gen-set

2017/2018 -9,1% Tendenziale 2019 +64,9% 2018/2019 67,3% Fonte: elaborazioni e stime CRESME su dati Banca d’Italia

106

INFRASTRUTTURE E ACCESSIBILITÀ

4. INFRASTRUTTURE E ACCESSIBILITÀ DELL’AREA

4.1. Il Sistema infrastrutturale attuale e previsto

✓ Situazione attuale del sistema infrastrutturale

Il sistema territoriale provinciale è servito da due livelli distinti di viabilità: • la grande rete, costituita dall’Autostrada e dagli altri tronchi di viabilità interprovinciale con caratteristiche di superstrada; • la rete di base, rappresentata da tutte le altre strade del reticolo viario provinciale (statali, provinciali, comunali), e distinguibile in tre distinti livelli. Tutta la viabilità costituita dalle strade statali (SS6 Casilina, SS82 della Valle del Liri; SS149 dell’Abbazia di ; SS155 di Fiuggi; S156 Frosinone-Latina; SS214 Maria e Isola Casamari; SS411 Sublacense; SS509 di Forca d’Acero; SS627 della Vandra; SS628 Leuciana (provinciale); SS630 Ausonia; SS637 di Frosinone e Gaeta,SS666 di Sora. Detta viabilità è caratterizzata da una fitta maglia di tronchi dalla trama confusa e spesso ridondante avente standard qualitativi, prestazionali e di sicurezza estremamente modesti.

Grafico 4.1. – Situazione attuale del sistema infrastrutturale regionale

Fonte: Piano Regionale Trasporti 2014

Sono inoltre in esercizio due linee ferroviarie: • Roma-Frosinone-Cassino-Caserta, a doppio binario elettrificato, che si sviluppa tra le stazioni di Anagni e Cassino (per un’estensione di circa 65 km); fa parte della rete ferroviaria fondamentale nazionale, consente velocità massime comprese tra 90 e 140 km/h e potenzialità dell’ordine di 160 treni/g. Tali caratteristiche agiscono

107

INFRASTRUTTURE E ACCESSIBILITÀ

negativamente soprattutto sulle prestazioni dei treni di lungo percorso colleganti la provincia di Frosinone verso nord e verso sud. • Cassino-Roccasecca-Sora-Avezzano, a semplice binario elettrificato, che si sviluppa tra le stazioni di Roccasecca e Sora (per un’estensione di circa 30 km); fa parte della rete ferroviaria complementare, consente velocità massime non superiori a 85 km/h ed ha una potenzialità dell’ordine di 60 treni/g. Tutti i suddetti treni hanno fermata alla stazione di Frosinone, ma non tutti fermano a Cassino ed alle altre stazioni della provincia.

Grafico 4.2. – schema infrastrutturale attuale e potenziale

Fonte: CRESME

Principali problematicità della rete Se si esclude l’asse autostradale che attraversa longitudinalmente il territorio e che rappresenta l’unica infrastruttura di valenza interregionale e nazionale, il resto della rete non appare adeguato alle funzioni di “grande comunicazione” con i territori regionali contermini, soprattutto verso l’Abruzzo (direttrice adriatica), la “dorsale appenninica”, il Molise e il basso Lazio. Ad eccezione, quindi, delle aree poste a ridosso dell’Autostra A1, come il sistema locale di Cassino, gran parte del territorio provinciale ha una accessibilità molto limitata rispetto alle relazioni regionali e interregionali. Ciò non tanto per una questione di eccentricità “geografica”, quanto per la modesta qualità delle infrastrutture viarie e per la mancanza di collegamenti trasversali di rango prestazionale adeguato su cui possano efficacemente confluire le relazioni con il versante adriatico e con quello tirrenico. Si tratta di una problematica di rilievo strategico, che investe soprattutto il settore della “grande viabilità” (superstrade), che impedisce al territorio provinciale di inserirsi adeguatamente nel sistema relazionale principale del Paese e che determina una limitazione generale delle sue potenzialità di sviluppo.

La rete viaria è costituita da una maglia avente orditura spesso “confusa” e ridondante, le cui caratteristiche qualitative di base, prestazionali e di sicurezza, e lo stato di manutenzione appaiono estremamente modesti.

Il “tuttostrada” rappresenta la prevalente modalità di trasporto utilizzata dai traffici merci provinciali. Il traffico ferroviario è di entità molto trascurabile in rapporto al movimentato complessivo, in larga misura influenzato dal contributo degli stabilimenti FIAT-FCA interconnessi

108

INFRASTRUTTURE E ACCESSIBILITÀ alla stazione di Piedimonte San Germano – Villa Santa Lucia. La domanda di trasporto merci che interessa l’area presenta una apprezzabile vocazione ferroviaria.

Riguardo alle caratteristiche dei traffici, infatti, vanno evidenziati i seguenti aspetti sostanziali: • le quantità movimentate su distanze superiori ai 300-350 km (di interesse potenziale per la ferrovia) sono di entità apprezzabile essendo dell’ordine del 20%; la gran parte del traffico merci stradale, si svolge però su relazioni di breve-media percorrenza (soprattutto di scambio con il resto del Lazio e la Campania) di ampiezza inferiore ai 200 km; ƒ • la struttura della domanda merci su strada evidenzia una netta prevalenza della componente interessante la grande distribuzione e la distribuzione al consumo; tali tipologie di scambi caratterizza prevalentemente la mobilità merci su distanze medio- breve e interessano partite di piccole dimensioni. Date le caratteristiche strutturali e qualitative del traffico, oltre al problema di potenziamento delle funzioni di trasporto merci su ferrovia, si pone anche l’esigenza di riqualificare e potenziare le funzioni logistiche e le attrezzature di base riguardanti l’autotrasporto.

Una delle tendenze da contrastare, per mantenere l’equilibrio generale del sistema, è quella della progressiva perdita di utenza da parte del trasporto pubblico extraurbano che, oltre a sbilanciare la domanda verso il trasporto su strada, con aumento più che proporzionale delle esternalità negative. Il sistema del trasporto pubblico (ferrovia e gomma) è già stato sottoposto, a più riprese, a processi di razionalizzazione e adeguamento dell’offerta, in relazione alle variazioni dei flussi, che tuttavia non appaiono in grado, da soli, di incentivare una inversione della tendenza negativa in atto. Si è trattato, in sintesi, di processi di adeguamento che, se da un lato consentono un migliore bilanciamento delle risorse nel breve periodo, dall’altro tendono nel medio periodo a portare ad un sostanziale “irrigidimento” dell’utenza servita e a una riduzione progressiva dei flussi su mezzo pubblico. Allo stato attuale, infatti, il servizio offerto, sia su ferro che su gomma, è calibrato sulla sola domanda sistematica (casa-scuola e casa-lavoro) e addensato prevalentemente nelle fasce di punta del giorno, a fronte di un assetto generale della domanda in cui invece prevalgono sempre di più le componenti non sistematiche ed erratiche per le quali la scelta del mezzo è legata a un complesso di variabili che non attengono solo alle motivazioni casa-lavoro e casa-scuola e alla configurazione spazio-temporale degli spostamenti.

In generale, il crescente incremento della mobilità urbana, ovvero dell’aumento sostenuto della mobilità in penetrazione/attraversamento nelle maggiori aree urbane (soprattutto Sora e Cassino) indotto dalla diffusione degli insediamenti sul territorio, tende a determinare nel tempo un progressivo peggioramento dei livelli di servizio assieme a uno scadimento della qualità ambientale, fenomeni che risultano evidenti nelle fasce orarie di punta. Una delle problematiche più rilevanti è costituita dalla limitata disponibilità di spazi, soprattutto nelle aree urbane centrali, da adibire alla sosta dei veicoli all’interno dei centri urbani maggiori, che pone l’esigenza di una più attenta regolazione degli afflussi su mezzo privato e di un corrispondente miglioramento della qualità dei servizi di trasporto pubblico di breve raggio e di prossimità.

✓ Un contesto fortemente accessibile per le persone e le merci che deve solo essere messo in rete

109

INFRASTRUTTURE E ACCESSIBILITÀ

Uno degli elementi strategici per lo sviluppo del territorio cassinate è il potenziamento del livello di accessibilità rispetto al resto della provincia e, soprattutto, al territorio di riferimento (le due aree metropolitane a nord e a sud e le due coste). Se si esclude l’asse autostradale il resto della rete non appare adeguato alle funzioni connessione. Mancano collegamenti trasversali di rango prestazionale adeguato su cui possano efficacemente confluire le relazioni con il versante adriatico e con quello tirrenico. Si tratta di una problematica di rilievo strategico, che investe soprattutto il settore della “grande viabilità” (superstrade), che impedisce al territorio di inserirsi adeguatamente nel sistema relazionale principale del Paese e che determina una limitazione generale delle sue potenzialità di sviluppo. Le infrastrutture esistenti interagiscono attualmente in modo parziale con il sistema locale; esistono svincoli autostradali, a Cassino e Ceprano, che connettono il sistema con l’infrastruttura autostradale, ma la connessione ferroviaria è attualmente sottodimensionata rispetto alle potenzialità. Il traffico passeggeri è principalmente sviluppato lungo la tratta Roma- Frosinone-Cassino-Caserta, a doppio binario elettrificato, che fa parte della rete ferroviaria fondamentale nazionale e consente velocità massime comprese tra 90 e 140 km/h, con potenzialità dell’ordine di 160 treni/g. Si consideri però che accanto a questa rete corre, senza fermarsi, la linea dell’alta velocità che collega Roma e Napoli in 70 minuti che potrebbe offrire opportunità di sviluppo alle attività presenti sul territorio. Aprendo il sistema alla linea dell’alta velocità, l’insediamento di aziende di respiro internazionale potrebbe trovare motivo di insediamento o di sviluppo nell’area. I due aeroporti di Roma (intercontinentale) e Napoli (internazionale) potrebbero connettere l’area ad un mercato (produttivo o turistico) molto più ampio dell’attuale.

Per recuperare il gap prestazionale nei confronti delle relazioni di interesse regionale e nazionale, occorre prioritariamente agire su due distinte linee strategiche, vale a dire: ƒ • ottimizzare l’uso della linea ferroviaria A.C. con l’obiettivo di diffondere maggiormente sul territorio i benefici da questa producibili nei confronti delle relazioni nazionali nord- sud; in altri termini, si tratta di estendere quanto più possibile la copertura territoriale dei servizi attivabili su tale linea, di migliorare lo standard della rete viaria interna di collegamento ai servizi A.V. e la qualità delle attrezzature di interscambio dei flussi; • potenziare i collegamenti viari del territorio verso il territorio esterno; • aprire al traffico commerciale uno scalo aeroportuale.

La questione della linea A.C. La linea AC rappresenta una importante opportunità per agganciare il territorio del provinciale al più importante sistema di trasporto rapido di massa a servizio della mobilità nazionale. Ma tale linea, per come è stata realizzata, non ha punti di integrazione con il territorio provinciale, ovvero non ha stazioni sulla linea che possano consentire un servizio diretto al territorio provinciale da parte dei treni in transito. In generale, la posizione della linea, tutta a valle dell’autostrada, non appare favorevole rispetto al baricentro insediativo del territorio e, quindi, un eventuale intervento correttivo atto a realizzare una nuova stazione in linea appare a priori in antitesi con il “concetto” di fondo dell’alta velocità ferroviaria, il cui principale punto di forza è dato dalla “centralità” delle stazioni all’interno delle aree urbane. Inoltre, un intervento atto a realizzare una nuova stazione in linea, di per sé complesso dal punto di vista dell’inserimento dell’impianto nel contesto territoriale e ambientale, non sembra pienamente risolutivo. La questione va affrontata e risolta impostandola in termini diversi. Infatti, lungo la

110

INFRASTRUTTURE E ACCESSIBILITÀ linea A.C. sono presenti due interconnessioni con la linea lenta (Frosinone nord e Cassino sud), da cui i convogli A.V. possono uscire per servire eventualmente le stazioni di Frosinone e Cassino sulla linea lenta e rientrare sulla linea A.C. per completare il loro percorso. Pertanto, sfruttando tale opportunità, è possibile ipotizzare una organizzazione servizi A.V. che consenta una più ampia diffusione sul territorio dei benefici producibili dalla nuova linea. In altre parole, anziché ipotizzare la realizzazione di una nuova stazione in linea, sembra più opportuno intervenire sui programmi di esercizio della linea A.C. prevedendo che un certo numero di treni possa effettuare servizio sulle stazioni di Frosinone e Cassino, entrando e uscendo dalla linea specializzata in corrispondenza alle interconnessioni. Anche un rafforzamento dei servizi regionali e interregionali sulla linea lenta, basato sull’attivazione di un servizio ferroviario tipo metropolitano efficacemente cadenzato e coordinato con i nuovi servizi A.V., potrebbe concorrere significativamente al miglioramento globale della funzionalità di collegamento del territorio provinciale con i più importanti poli esterni, soprattutto con Roma e Napoli.

Ai fini della futura organizzazione dei servizi, il PTPG esprime i seguenti indirizzi: INFRASTRUTTURE FERROVIARIE • attivazione di treni passeggeri ad alta velocità a servizio del territorio provinciale, effettuanti fermata sulle stazioni di Frosinone e Cassino ed entranti/uscenti dalla linea AC in corrispondenza alle interconnessioni di Frosinone nord (Anagni) e Cassino sud; • rafforzamento dei servizi regionali e interregionali sulla linea lenta, basato sull’attivazione di un servizio ferroviario di tipo metropolitano efficacemente cadenzato e coordinato con i nuovi servizi ad alta velocità, per migliorare significativamente la funzionalità di collegamento del territorio provinciale con i più importanti poli esterni, soprattutto con Roma e Napoli; • riqualificazione e riorganizzazione fisica e funzionale delle attuali stazioni di Frosinone e di Cassino, che verranno ad assumere - nel quadro dei futuri servizi ad alta velocità - le funzioni di stazioni d’area vasta.

Il potenziamento dei corridoi viari transappenninici Un fattore strategico pere incrementare l’accessibilità dell’area è costituito dal potenziamento dei collegamenti viari del territorio provinciale verso il territorio esterno. Nella fattispecie dei collegamenti con la direttrice “dorsale appenninica” per la quale occorre soprattutto elevare lo standard prestazionale e di sicurezza e assicurare una attenta ricucitura e integrazione con la rete interna. Tali interventi hanno l’obiettivo di razionalizzare i flussi e di costituire una “piattaforma” efficace a beneficio dei traffici, passeggeri e merci, di penetrazione-uscita e di attraversamento.

Le direttrici su cui orientare gli interventi, confermate dai documenti di programmazione regionale e provinciale sono: ƒ

1. NUOVA COSTRUZIONE • SR156-SR214 Sora-Atina-Isernia • Nuova tratta di 44,3 km, che rappresenta il proseguimento della trasversale composta dalla SR 156 Latina – Frosinone e dalla Superstrada Frosinone – Sora. La tratta raggiungerà il confine regionale e si innesterà sulla dorsale appennica già realizzata.

111

INFRASTRUTTURE E ACCESSIBILITÀ

• Collegamento Sora-Ceprano-Fondi-Gaeta • Nuovo tratto Ceprano – Fondi a quattro corsie e adeguamento e messa in sicurezza degli altri tratti già esistenti. • Area Logistica di Sora 2. RIQUALIFICAZIONE • la “dorsale appenninica” Terni-Rieti-Avezzano-Sora-Cassino, che consente uno sbocco del territorio frusinate verso la direttrice adriatica, verso l’alto Lazio e l’Umbria, bypassando il nodo di Roma; • SS156 Monti Lepini Sezze-Latina e Frosinone-Prossedi • messa in sicurezza degli altri tratti già esistenti. • Adeguamento area logistica di Cassino e Ceprano

Grafico 4.3. – PIANO REGIONALE DEI TRASPORTI (2014) - Scenario previsto – to do everything

Fonte: Piano Regionale Trasporti 2014

L’adeguamento delle infrastrutture aeronautiche Il trasporto aereo può assumere una importanza strategica dal punto di vista dell’economia provinciale soprattutto ai fini del collegamento dei territori del frusinate e della provincia di Latina con le regioni europee e del bacino mediterraneo. Attualmente, gli scali aeroportuali di Frosinone e Aquino non svolgono attività di traffico commerciale, ma godono di una posizione relativamente favorevole rispetto alle aree di insediamento logistico-produttivo e di servizi di Frosinone, Sora, Cassino e del territorio sud della provincia di Latina. La loro valorizzare è elemento di fondamentale importanza per l’accessibilità al territorio.

112

INFRASTRUTTURE E ACCESSIBILITÀ

4.2. Dove si colloca il sistema rispetto al territorio di riferimento

✓ Indice accessibilità

Gli indici di dotazione non forniscono indicazioni sulla qualità della rete stradale, intesa come capacità dell’infrastruttura di ridurre la distanza tra i territori in maniera efficiente garantendo l’accessibilità ai servizi fondamentali, come le reti di trasporto a medio-lungo raggio (aeroporti, stazioni ferroviarie o porti), il sistema sanitario, la pubblica amministrazione, il sistema scolastico, i centri economici. Allo scopo di fornire una misura olistica della qualità della rete viaria, il Cresme calcola un indice di accessibilità misurando i tempi di percorrenza per raggiungere, da ogni comune, tutti punti di accesso sopraccitati, gerarchizzati in base a opportuni parametri di importanza. L’indice complessivo di accessibilità territoriale è calcolato sommando i diversi sotto- indici, ovvero: accessibilità viaria ad aeroporti, porti, stazioni, scuole e università, PA, ospedali, centri economici. Va detto che questo indice può essere letto come una proxy (i.e. misura indiretta) della dotazione infrastrutturale in senso stretto, poiché attribuisce un valore maggiore ai territori che ospitano le infrastrutture principali (economiche e sociali), come detto: aeroporti, stazioni, scuole, ospedali, edifici amministrativi, etc.

Tabella 4.1.– Indicatori utilizzati nell’indice di accessibilità infrastrutturale Indicatore Definizione Polarità Indice di accessibilità alle infrastrutture Accessibilità stradale Cresme sociali (p.a., sociali (p.a., ospedali, scuole e università, ospedali, scuole e università, servizi + servizi produttivi) produttivi) Indice di accessibilità aeroportuale Accessibilità stradale Cresme aeroporti ++ Indice di accessibilità portuale Accessibilità stradale Cresme porti + Indice di accessibilità ferroviaria Accessibilità stradale Cresme stazioni ++

Fonte: elaborazione CRESME su fonti varie

Questo indicatore restituisce un’immagine così fedele del Paese; si può forse affermare che la carta tematica fornisce la rappresentazione più precisa dell’Italia di oggi; emergono le grandi aree metropolitane (Milano, Roma, Napoli e Torino), i centri turistici (come Firenze o Venezia); l’Italia del triangolo economico Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e i suoi poli economici (Brescia, Bergamo, Verona, Padova, Treviso, Parma, Modena, Reggio Emilia); ma anche l’Italia dell’abbandono, delle aree interne, che si arrocca sulla costa, quella della Sardegna, della Sicilia, della Campania o della Calabria.

Scorrendo la classifica, l’area metropolitana milanese (Milano, Monza, Lodi) mostra gli indici di accessibilità più elevati; seguono Napoli e Roma. In termini di accessibilità ai servizi fondamentali è invece molto più complicata la vita in molte province del profondo Sud, come Oristano, Potenza, Matera, Crotone e Nuoro.

Al fine di contestualizzare l’area di Cassino è stata creata una classifica di accessibilità relativa ai soli sistemi locali di Lazio, Molise, Abruzzo e Campania. Su 89 sistemi presi in considerazione il

113

INFRASTRUTTURE E ACCESSIBILITÀ

valore massimo di indice di accessibilità è 93 di Napoli e Torre del Greco, mentre Roma ha un punteggio di 89 su 100 (14 posto della classifica). Cassino si colloca al 31-esimo posto con un punteggio di 79,6 subito sotto Benevento e Frosinone. Il vicino sistema locale di Sora è al 46-simo posto della classifica con 75,5.

Grafico 4.4. – Indice di accessibilità CRESME dei SLL a scala nazionale

Fonte: CRESME

L’analisi è poi scesa a scala comunale. All’interno del sistema locale l’indice di accessibilità è massimo nel comune centrale, pari a 83,6, dove come è emerso dall’analisi si concentrano le infrastrutture della mobilità e i servizi, fino a raggiungere la quota minima di 73,4 ad .

114

INFRASTRUTTURE E ACCESSIBILITÀ

Grafico 4.5. – Indice di accessibilità CRESME dei SLL nei sistemi di Lazio, Abruzzo, Molise e Campania

TORRE DEL GRECO NAPOLI PAGANI CASERTA CASTELLAMMARE DI STABIA SAN GIUSEPPE VESUVIANO SARNO NOLA NOCERA INFERIORE POMEZIA SOLOFRA SALERNO MONDRAGONE ROMA SORRENTO MONTESARCHIO AVELLINO SESSA AURUNCA TEANO CIVITAVECCHIA AMALFI BATTIPAGLIA CIVITA CASTELLANA PIEDIMONTE MATESE TARQUINIA TELESE TERME EBOLI POSITANO FROSINONE BENEVENTO CASSINO LATINA FORMIA VITERBO SABAUDIA PESCARA ARIANO IRPINO GAETA AVEZZANO CAPACCIO TERRACINA RIETI BUCCINO MORCONE PINETO SORA GIULIANOVA OLIVETO CITRA FONDI TERNI ISERNIA SANT'ANGELO DEI LOMBARDI MARTINSICURO ORVIETO AGROPOLI VALLATA BOJANO CHIETI SAN MARCO DEI CAVOTI ORTONA SALA CONSILINA CELANO TERAMO L'AQUILA MONTALTO DI CASTRO SULMONA ASCOLI PICENO MELFI PENNE COLLE SANNITA CAMPOBASSO CASTEL DI SANGRO PADULA CASTELLABATE ACQUAPENDENTE ROCCADASPIDE ASCEA SAN BARTOLOMEO IN GALDO GUARDIAGRELE VASTO ATESSA CASCIA PESCASSEROLI VALLO DELLA LUCANIA SAN SALVO TERMOLI SAPRI CAMEROTA 0,0 20,0 40,0 60,0 80,0 100,0

Fonte: CRESME

115

INFRASTRUTTURE E ACCESSIBILITÀ

Grafico 4.6. – Indice di accessibilità CRESME dei comuni di Lazio, Abruzzo, Molise e Campania

Fonte: elaborazione CRESME su fonti varie

Grafico 4.7. – Indice di accessibilità CRESME dei comuni del SLL di Cassino

86,0 84,0 82,0

80,0 83,6

83,0

82,3

81,9

81,8

81,7

81,6

81,6

81,5 81,5

78,0 81,5

80,9

80,6

80,5

80,4

80,4

80,2

80,0

79,8

79,7

79,6 79,5

76,0 79,2

78,9

78,8

78,7

78,6

78,6 78,2

74,0 77,9 77,1

72,0 75,5

74,6 74,1

70,0 73,4

68,0

Pico

Arce

Terelle

Aquino

Esperia

Cassino

Cervaro

Viticuso

Ausonia

Colfelice

Galluccio

Vallemaio

Castrocielo

Roccasecca

Pontecorvo

Rocca d'Arce Rocca

Vallerotonda

Acquafondata

Sant'Apollinare

Piedimonte San… Piedimonte

Sant'Andrea del… Sant'Andrea

Coreno Ausonio Coreno

Villa Santa Lucia Santa Villa

San Pietro Infine Pietro San

Rocca d'Evandro Rocca

Colle San Magno San Colle

San Giorgio a Liri a Giorgio San

Sant'Ambrogio sul… Sant'Ambrogio

Belmonte Castello Belmonte

Castelnuovo Parano Castelnuovo

San Vittore del Lazio del Vittore San

Pignataro Interamna Pignataro

San Giovanni Incarico Giovanni San

Sant'Elia Fiumerapido Sant'Elia Mignano Monte Lungo Monte Mignano

Fonte: elaborazione CRESME su fonti varie

116

VALENZE AMBIENTALI E RISCHIO NATURALE

5. VALENZE AMBIENTALI E PAESAGGISTICHE, STORICO-CULTURALI E RISCHIO NATURALE

5.1 Il patrimonio ambientale e paesaggistico

➢ Un contesto fortemente antropizzato

Dal punto di vista delle caratteristiche morfologiche e insediative il sistema insediativo di Cassino, come la provincia di Frosinone più in generale, è frutto di una rapida e disordinata crescita che ha interessato il territorio a partire dal dopoguerra. L’occupazione del suolo per usi urbani è verso l’espansione stellare di medi e grandi centri con la saldatura delle costruzioni insediative dei centri maggiori con i nuclei minori interposti lungo le vie di collegamento, dando luogo a costruzioni intercomunali e a vere e proprie forme di conurbazione (es. il sistema misto urbano- territoriale che ruota su Cassino e i centri di corona di S.Elia Fiume Rapido, Cervaro, Piedimonte S.Germano e si irradia su assi viari provinciali e nel territorio agricolo con modelli diffusivi). Si hanno nel contempo nuove costruzioni insediative non urbane e di aree di addensamento nel territorio agricolo con case sparse isolate o aggregate in modo lineare o reticolare sulla viabilità rurale preesistente o sui crinali collinari ( es. centri sulle pendici collinari della Media Valle del Liri).

Secondo i dati pubblicati da ISPRA nel 2018 il 6,7% del territorio del sistema locale, pari a 76 kmq, è utilizzato ai fini antropici (edilizia, strade, parchi urbani ecc) e questa percentuale arriva al 14,5% nel Comune di Cassino ma il comune più urbanizzato dell’area è Piedimonte San Germano, pari al 26,7%. Il dato medio è ben più basso della media nazionale, che si attesta a 7,6%, ma tra i territori di riferimento è più bassa solo della media abruzzese e molisana che si attesta rispettivamente a 5,1% e 4,1%.

Grafico 5.1. – Suolo consumato nei comuni del SLL di Cassino

30 26,7 25

20 14,5

15 12,0

11,4

11,0

10,5

10,3

9,3

8,7

8,5

8,4

8,3

8,3 7,7

10 7,3

6,9

6,1

6,1

5,8

5,5

5,4

5,3

5,2

4,8

4,4

4,3

4,2

3,5

3,1

2,5 2,4

5 2,1

1,9

1,6 1,2

0

Pico

Arce

Terelle

Aquino

Esperia

Cassino

Cervaro

Viticuso

Ausonia

Colfelice

Galluccio

Vallemaio

Castrocielo

Roccasecca

Pontecorvo

Rocca d'Arce Rocca

Vallerotonda

Acquafondata

Sant'Apollinare

Coreno Ausonio Coreno

Villa Santa Lucia Santa Villa

San Pietro Infine Pietro San

Rocca d'Evandro Rocca

Colle San Magno San Colle

San Giorgio a Liri a Giorgio San

Belmonte Castello Belmonte

Castelnuovo Parano Castelnuovo

San Vittore del Lazio del Vittore San

Pignataro Interamna Pignataro

San Giovanni Incarico Giovanni San

Sant'Elia Fiumerapido Sant'Elia

Mignano Monte Lungo Monte Mignano

Piedimonte San Germano San Piedimonte

Sant'Andrea del Garigliano del Sant'Andrea Sant'Ambrogio sul Garigliano sul Sant'Ambrogio

Fonte: elaborazione CRESME su dati ISPRA 2018

117

VALENZE AMBIENTALI E RISCHIO NATURALE

La densità di popolazione nelle aree consumate è pari a 18,1 abitanti per ettaro nel sistema di Cassino, sotto la media nazionale che si attesta a 26,3 abitanti per ettaro, molto meno rispetto alla regione Lazio che si attesa a 41,2 abitanti per ettaro.

Sulla base della stessa fonte è interessante il dato sul suolo consumato in aree sottoposte a tutela: nel sistema di Cassino l’8,6% del suolo consumato si trova in queste aree a fronte della media nazionale che si attesta al 6% e laziale pari a 6,5%, in linea con quanto avviene nel vicino Abruzzo che ha una media del 3%.

Tabella 5.1. – Suolo consumato nei comuni del SLL di Cassino Suolo consumato in aree Suolo consumato tutelate Abitanti per Kmq % sul totale Kmq % sul totale ettaro SLL Cassino 76 6,7 18,09 8,6 5,9 Lazio 1.429 8,3 41,25 364 6,5 Abruzzo 552 5,1 23,84 183 3,1 Molise 182 4,1 16,96 101 4,0 Campania 1.418 10,4 41,09 420 11,2 Italia 22.977 7,6 26,32 6.223 6,0 Fonte: elaborazione CRESME su dati ISPRA 2018

Dai dati pubblicati dalla Regione Lazio sull’uso di suolo (anno di riferimento 2002) emerge che l’utilizzo prevalente del suolo nel sistema locale è quello boschivo che occupa il 49% della superficie (la media regionale è pari al 40%), il 45% è destinato alle aree agricole (la media regionale è pari al 50%), il 5% da superfici artificiali (la media regionale è pari al 7,6%).

Grafico 5.2. – Uso del suolo

1% Ambiente delle acque

Ambiente umido

45% 49% Superfici agricole utilizzate

Superfici artificiali

Superfici boscate ed altri ambienti seminaturali 5%

Fonte: elaborazione CRESME su dati Regione Lazio

➢ I beni paesaggistici

Per quantificare i beni paesaggistici sottoposti a vincolo è stato analizzato il Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR) approvato dalla Regione Lazio Con la Delibera del Consiglio Regionale del Lazio n. 5 del 02 agosto 2019. Le aree di vincolo individuate dal piano riguardano le aree archeologiche, i centri storici, le aree di protezione delle bellezze naturali e di interesse collettivo

118

VALENZE AMBIENTALI E RISCHIO NATURALE

(ex l. 1439/39), le aree agricole identitarie, gli usi civici, i boschi, i fiumi e le aree di rispetto (L 431/85).

Grafico 5.3. – il territorio vincolato dal PTPR – i beni paesaggistici

Fonte: elaborazione CRESME su dati Regione Lazio

Dall’elaborazione cartografica di questi elementi emerge come gran parte del territorio del sistema è di fatto vincolato a dimostrazione del valore dei beni ambientali e paesaggisti presenti.

Tabella 5.2. – Il territorio vincolato nel sistema locale di Cassino ai sensi del PTPR Sup. % sup / ST kmq Centri storici 169,2 0,1 Aree agricole identitarie 5.229,7 4,6 Boschi 43.598,9 38,2 Area archeologica 240,2 0,2 Ex 1497 1.895,7 1,7 Fascia rispetto fluviale 12.100,7 10,6 Usi civici 1.812,0 1,6 Fonte: elaborazione CRESME su dati Regione Lazio

In particolare, l’area presenta caratteri di pregio dal punto di vista del sistema naturalistico - ambientale sotto il profilo della qualità e quantità di aree protette, per il suo sistema idrografico e geomorfologico. I boschi coprono il 38,2% del territorio è interessato da boschi, i fiumi quasi l’11%, le aree agricole identitarie il 4,6% del territorio.

119

VALENZE AMBIENTALI E RISCHIO NATURALE

❑ I Parchi e le aree naturali protette e sistema idrografico

Sotto il profilo delle risorse naturalistiche, il territorio provinciale presenta una rilevante dotazione, diffusa ed articolata, dipendente dalla varietà della conformazione geomorfologica, dalla ricchezza della rete idrografica e dalla conseguente diversità delle situazioni fitoclimatiche. Le dotazioni di maggiore interesse naturalistico sono concentrate nelle due dorsali montuose parallele nord-est e sudovest e nella rete fluviale a pettine convergente nella piana alluvionale dei fiumi Sacco e Liri, interposta a due sistemi. In queste aree sono presenti ambienti e formazioni vegetali di particolare interesse, per la loro rappresentatività, stato di conservazione e rarità. Anche nel territorio intermedio, al di fuori di questi ambiti, sono presenti in forma diffusa valori.

Grafico 5.4. – I Parchi, aree protette e monumenti naturali

Fonte: elaborazione CRESME su dati MATTM

La principale area protetta presente all’interno del sistema di Cassino è costituita dal Parco dei Monti Aurunci, a sud ovest del sistema. È il parco più meridionale del sistema delle aree naturali protette del Lazio istituito con L.R. 6 ottobre 1997, n. 29. Situato a pochi chilometri dal mare, è vicino al parco della Riviera d'Ulisse e, più a sud, al parco regionale di Roccamonfina in Campania. Si estende per 19.374 ettari di territorio a interessare dieci comuni, quattro in provincia di Frosinone, Ausonia, Esperia, Pico e Pontecorvo e sei in provincia di Latina, Campodimele, Formia, Fondi, Itri, Lenola e Spigno Saturnia. La sede del parco regionale si trova a Campodimele. Si estende per 4900 ettari all’interno del sistema di Cassino nei comuni di Pico, Ausonia, Esperia.

La Riserva Naturale Regionale delle città di Fregellae, Fabrateria Nova, del Lago di San Giovanni Incarico e dei Laghi di Canterno e è situata nella valle del fiume Liri, nel tratto in cui questa si allarga tra il massiccio del Monte Cairo a nord e le catene dei Monti Ausoni e dei Monti

120

VALENZE AMBIENTALI E RISCHIO NATURALE

Aurunci a sud. Il lago di San Giovanni Incarico, bacino artificiale creato negli anni Venti del secolo scorso dallo sbarramento del fiume Liri, ha acque popolate da una grande varietà di pesci. Sulle sponde, dove s'incontrano numerose specie di uccelli, crescono pioppi e salici con ampi canneti. Rientrano nell'area protetta i notevoli resti della colonia romana di Fregellae, fondata nel 328 a.C., nonché quelli di Fabrateria Nova. La Riserva è stata istituita con L.R. 6 ottobre 1997, n. 29; L.R. 14 luglio 2014, n. 7; L.R. 16 novembre 2015, n. 15, ha una superficie complessiva di 715 ettari e si estende all’80% all’interno del sistema di Casino tra i comuni di Arce, San Giovanni Incarico.

Tabella 5.3. – Parchi e riserve presenti nel sistema locale di Cassino Superficie Superficie Superficie Anno complessiva nel sistema nel sistema Comuni coinvolti istituzione (ettari) (ettari) (quota) PARCO REGIONALE Pico, Ausonia, Monti Aurunci 1997 19.374 4.904 25,3 3 Esperia RISERVA NATURALE Antiche città di Fregellae e Fabrateria Arce, San Giovanni Nova e del lago di San Giovanni 1997 715 576 80,6 2 incarico Incarico MONUMENTO NATURALE Cassino, Villa Santa Montecassino 2010 694 694 100 2 Lucia Aquinum 2017 132 132 100 1 Castrocielo

TOTALE 6.306 10 Fonte: elaborazione CRESME su dati MATTM

Il Monumento Naturale Montecassino, istituito recentemente con D.P.R.L. 11 marzo 2010, n. 154 (B.U.R. del 14 aprile 2010, n. 14), copre un'area di 694 ettari di rilevante interesse naturalistico e storico-archeologico che ricade all'interno del comune di Cassino.

L’area è costituita da due zone originate dalla sorgente Capo d’Acqua d’Aquino, una di 129 ettari, include una grande piastra di travertino sulla quale si riscontrano i resti monumentali della città tardo repubblicana e imperiale di Aquino l’altra di 3 ettari, viene istituita a tutela della zona umida della sorgente. Il Monumento naturale è istituito dal D.P.R.L. 29 settembre 2017, n. 161 (B.U.R.12 ottobre, n. 82; S.O. n. 1).

Di seguito sono riportate le schede sintetiche dei parchi.

121

VALENZE AMBIENTALI E RISCHIO NATURALE

PARCO REGIONALE NATURALE DEI MONTI AURUNCI

Superficie a terra (ha): 19.374,00 Quota minima (m): 30 Quota massima (m): 1.533 Province: Frosinone, Latina Comuni: Ausonia, Campodimele, Esperia, Fondi, Formia, Itri, Lenola, Pico, Pontecorvo, Spigno Saturnia Provv.ti istitutivi: LR 29 6/10/1997 Elenco Ufficiale AP: EUAP1035 Ente Gestore: Ente Regionale Parco dei Monti Aurunci

RISERVA NATURALE ANTICHISSIME CITTÀ DI FREGELLAE E FABRATERIA NOVA E LAGO S. GIOVANNI INCARICO

Superficie a terra (ha): 715,00 Province: Frosinone Comuni: Arce, Ceprano, , San Giovanni Incarico Provv.ti istitutivi: LR 29 6/10/1997 Elenco Ufficiale AP: EUAP1041 Ente Gestore: Azienda Speciale Consortile tra Provincia di Frosinone, Comuni di San Giovanni Incarico, Arce, Ceprano, Falvaterra, XV e XVI Comunità Montana

122

VALENZE AMBIENTALI E RISCHIO NATURALE

MONUMENTO NATURALE AQUINUM

Superficie a terra (ha): 132,00 Province: Frosinone Comuni: Castrocielo Provv.ti istitutivi: D.P.R.L. 29 settembre 2017, n. 161 Ente Gestore: Comune di Castrocielo

MONUMENTO NATURALE MONTECASSINO

Superficie a terra (ha): 694 Province: Frosinone Comuni: Cassino Provv.ti istitutivi: D.P.R.L. 11 marzo 2010, n. 154 Ente Gestore: Ente Parco Monti Aurunci

123

VALENZE AMBIENTALI E RISCHIO NATURALE

Oltre alle aree a parco interessano il sistema ben 10 aree protette NATURA 20001, per una superficie complessiva interna al sistema di 16mila kmq con 18 comuni coinvolti. Per queste aree l’obiettivo generale è la conservazione e gestione delle aree al fine di garantire la conservazione degli habitat e delle specie di fauna e flora di interesse comunitario presenti e della biodiversità in generale, mantenendo o laddove necessario ripristinando gli equilibri biologici in atto, preservando il ruolo ecologico-funzionale complessivo dei siti nell’ambito della rete Natura 2000, ai sensi dell’art. 2 della direttiva 92/43/CEE.

Grafico 5.5. – Le aree protette NATURA 2000

Fonte: elaborazione CRESME su dati MATTM

1 Natura 2000 è un sistema di aree destinate alla conservazione della diversità biologica presente nel territorio dell'Unione Europea ed in particolare alla tutela di una serie di habitat, specie animali e vegetali ritenute meritevoli di protezione a livello continentale.

124

VALENZE AMBIENTALI E RISCHIO NATURALE

Grafico 5.6. – Le aree protette NATURA 2000 Superficie Comuni del SLL Nome tipo Quota totale SLL n. SLL Ausonia, Esperia, Pico, IT6040043 Monti Ausoni e Aurunci ZPS 62.327 8.550 13,7 5 Pontecorvo, San Giovanni Incarico Monti di Mignano Galluccio, Mignano Monte IT8010017 SIC 2.487 2.489 100,1 3 Montelungo Lungo, Rocca d'Evandro Massiccio del Monte Cairo Belmonte Castello, Colle IT6050028 ZSC/ZPS 2.787 1.899 68,1 3 (aree sommitali) San Magno, Terelle Mignano Monte Lungo, IT8010005 Catena di Monte Cesima ZSC 3.427 1.884 55,0 3 San Pietro Infine, San Vittore del Lazio Parco Nazionale d'Abruzzo, IT7120132 Lazio e Molise ed aree 51.149 365 0,7 1 Vallerotonda limitrofe Colle San Magno, IT6050027 Gole del Fiume Melfa ZSC/ZPS 1.181 335 28,4 2 Roccasecca IT8010022 Vulcano di Roccamonfina SIC 3.816 300 7,9 1 Galluccio

IT6050026 Parete del Monte Fammera ZSC 266 253 95,0 2 Ausonia, Esperia Rocca d'Evandro, Sant'Ambrogio sul IT8010029 Fiume Garigliano SIC 481 191 39,7 3 Garigliano, Sant'Andrea del Garigliano Monte Corno - Monte San Pietro Infine, San IT7212171 ZSC 1.356 11 0,8 2 Sammucro Vittore del Lazio TOTALE 16.277 18 Fonte: elaborazione CRESME su dati MATTM

❑ Il sistema idrografico

Il sistema locale è attraversato dal fiume Liri, il cui corso nasce nei pressi di Cappadocia (AQ) dal Monte Camiciola (Monti Simbruini), per poi unirsi alle porte di Sora al fiume Fibreno, attraversa il comune di Isola del Liri biforcandosi e dando luogo a due cascate di cui una alta 25 metri. I due rami così formatisi, circondano il centro di Isola del Liri (da cui il nome della cittadina) riunendosi subito dopo. Il Liri raggiunge Anitrella (frazione di Monte San Giovanni Campano) e Fontana Liri alimentando in successione due centrali. Esce dal sistema sorano entrando in quello cassinate, nel territorio del comune di Arce dove riceve da destra il torrente . Giunge poi all'altezza di Ceprano dove alimenta un'altra centrale, per poi rientrare in territorio arcese dove, nella frazione di Isoletta riceve il suo principale affluente di destra, il fiume Sacco; subito dopo una diga sbarra il suo corso formando il lago di Isoletta nei pressi di San Giovanni Incarico. A valle del lago artificiale, dopo aver alimentato altre due centrali, nei pressi di Aquino, riceve da sinistra le acque del fiume Melfa, proveniente dai Monti della Meta, raggiungendo dopo poco la cittadina di Pontecorvo. Superato quest'ultimo centro il fiume riceve da destra il Rio Forma Quesa e da sinistra il Rio le Forme d'Aquino dopodiché attraversa il comune di San Giorgio a Liri. In breve giunge sulla linea di confine tra Lazio e Campania.

125

VALENZE AMBIENTALI E RISCHIO NATURALE

Grafico 5.7. – Sistema idrografico principale e secondario

Fiume LIRI 49,1 km Fiume GARI 36,0 km Fiume GARIGLIANO 10,8 km Altri fiumi 577,4 km TOTALE 673,4 km Fonte: elaborazione CRESME su dati MATTM

Il Gari nasce nella città di Cassino, le sue sorgenti sorgono alle pendici di Montecassino e della Rocca Janula. Dopo un breve tratto sotterraneo, riemerge formando un laghetto urbano e un percorso pedonale e ciclabile. Lungo il suo cammino il Gari riceve le acque del Rapido nei pressi delle Terme varroniane, dove incrementa la sua portata grazie anche all'afflusso di innumerevoli fonti di acque sorgive. Il Gari, proseguendo il suo corso verso sud-ovest, riceve l'acqua da qualche piccolo affluente (come il Faio ed il Corvo) per poi congiungersi con il fiume Liri nel territorio comunale di Sant'Apollinare, nella località appunto detta Giunture. Poco prima di congiungersi con il Liri, il fiume segna, per un breve tratto, il confine regionale tra Lazio e Campania. Dopo essersi congiunto con il Liri, il fiume prende la denominazione di Garigliano. Da qui prosegue per altri 38 km ricevendo da sinistra il fiume Peccia e, presso la foce, il torrente Ausente andando poi a sfociare nel Mar Tirreno nel golfo di Gaeta mantenendo per tutto il percorso i confini naturali tra il Lazio e la Campania. Il fiume Gari è inoltre particolarmente noto per l'elevata corrente delle sue acque (portata stimata a circa 20 m³/s), dato che le sue sorgenti si collocano proprio in quello che è considerato il bacino idrico più vasto d'Europa.

➢ Qualità dei corsi d’acqua

Sulla base dei dati diffusi dall’ARPAL nell’annuario statistico ambientale 2018 emerge che stato delle acque di questi fiumi è medio alto, quanto meno a monte dei principali centri urbani. Il monitoraggio delle acque superficiali eseguito dall'Arpa Lazio sui corpi idrici regionali è articolato in cicli triennali. L'attuale rete di monitoraggio per i corsi d'acqua in provincia di Frosinone è composta da 20 stazioni di cui 5 (Fiume Fibreno - F 1.13/F 1.71; Fiume Liri F 1.35– Fiume Melfa F 1.76/ F 1.78) ricadenti nel sorano.

126

VALENZE AMBIENTALI E RISCHIO NATURALE

Figura 5.1. – Distribuzione della rete di monitoraggio in provincia di Frosinone

Naturale / Bacino di Codice Fortemente Denominazione Corpo Idrico Appartenenza Stazione Modificato Liri F1.13 N Fiume Fibreno 1 SORA Liri F1.71 N Fiume Fibreno 2 BROCCOSTELLA Liri F1.35 N Fiume Liri (a monte) 1 SORA Liri F1.73 N Fiume Liri (a monte) 2 CEPRANO Liri – Garigliano F1.72 N Fiume Gari 1 CASSINO Liri – Garigliano F1.79 N Rio Forma Quesa 1 PONTECORVO Liri-Garigliano F1.19 N Fiume Gari 2 CASSINO Liri-Garigliano F1.08 F Fiume Liri (a valle) 2 PONTECORVO Liri-Garigliano F1.09 F Fiume Liri (a valle) 3 SAN GIORGIO A LIRI Liri-Garigliano F1.18 F Fiume Rapido 2 CASSINO Melfa F1.76 F Fiume Melfa 2 ATINA Melfa F1.77 F Fiume Melfa 3 ROCCASECCA Melfa F1.78 N Fiume Mollarino 2 ATINA Sacco F1.80 N Fiume Cosa 2 ALATRI Sacco F1.75 F Fiume Cosa 3 Sacco F1.69 N Fiume Sacco 4 CECCANO Sacco F1.68 N Fiume Sacco 5 FALVATERRA Sacco F1.74 F Torrente Alabro 1 ANAGNI Sacco F1.36 F Torrente Alabro 2 FERENTINO Sacco F1.37 N Torrente Cosa 2 COLLEPARDO

Fonte: ARPAL 2018

Il sistema di monitoraggio è basato sul campionamento e l'analisi di un complesso e articolato set di parametri di tipo: • biologico: identificativi dello stato delle comunità biologiche di riferimento; • fisico-chimico: identificativi dello stato determinato dalla presenza di carico organico e delle condizioni di trofia; • chimico: identificativi delle condizioni di inquinamento da sostanze tossiche. Lo stato di qualità ambientale delle acque è determinato dalla valutazione di una serie di indicatori rappresentativi delle diverse condizioni dell'ecosistema la cui composizione, secondo regole prestabilite, rappresenta lo Stato Ecologico e lo Stato Chimico. La classificazione degli elementi biologici deve tener conto delle relative condizioni di riferimento tipo-specifiche. In base ai valori di

127

VALENZE AMBIENTALI E RISCHIO NATURALE

RQE ottenuti i corpi idrici sono classificati in cinque classi di qualità (elevato, buono, sufficiente, scarso, cattivo) alle quali vengono assegnati cinque colori convenzionali (da blu a rosso).

• Stato biologico

Tabella 5.4. – Indici biologici dei fiumi presenti nel sistema locale Bacino Codice Macro- Corpo idrico Tipo Diatomee Macrofite Idrografico Stazioni invertebrati Liri Fiume Fibreno 1 F1.13 N Sufficiente Elevato Fiume Fibreno 2 F1.71 N Buono Elevato Fiume Liri (a monte) 1 F1.35 N Sufficiente Elevato Fiume Liri (a monte) 2 F1.73 N Sufficiente Elevato Liri-Garigliano Fiume Gari 1 F1.72 N Buono Elevato Fiume Liri (a valle) 3 F1.09 FM Scarso Elevato Fiume Rapido 2 F1.18 FM Buono Buono Melfa Fiume Melfa 2 F1.76 FM Buono Elevato Elevato Fiume Melfa 3 F1.77 FM Sufficiente Elevato Sacco Fiume Sacco 1 F4.75 N Scarso Sufficiente Fiume Sacco 2 F4.15 N Scarso Fiume Sacco 3 F4.76 N Scarso Fonte: ARPAL – Annuario ambientale 2018

• Stato fisico-chimico

Tabella 5.5. - Indice trofico LIMeco (Livello di Inquinamento da Macrodescrittori), gli elementi chimici a sostegno (tab. 1/B secondo il D.Lgs. 172/2015) Elementi a Stato Bacino Idrografico Corpo idrico Codice Stazioni Tipo LIMeco sostegno Chimico Tab.1/B Garigliano Fiume Garigliano 3 F2.76 N Buono Buono Buono Garigliano Torrente Ausente 2 F2.81 FM Buono Buono Buono Liri Fiume Fibreno 1 F1.13 N Elevato Elevato Buono Fiume Fibreno 2 F1.71 N Elevato Elevato* Buono Fiume Liri (a monte) 1 F1.35 N Sufficiente Elevato Buono Fiume Liri (a monte) 2 F1.73 N Buono Buono Buono Liri-Garigliano Fiume Gari 1 F1.72 N Buono Buono Buono Fiume Liri (a valle) 2 F1.08 FM Sufficiente Buono Buono Fiume Liri (a valle) 3 F1.09 FM Elevato Buono Buono Fiume Rapido 2 F1.18 FM Elevato Buono Buono Melfa Fiume Melfa 2 F1.76 FM Elevato Elevato# Buono# Fiume Melfa 3 F1.77 FM Elevato Elevato Buono Fosso Spaccasassi 2 F2.72 N Scarso Sufficiente Non Buono Fosso Spaccasassi 3 F2.10 A Scarso Buono Non Buono Sacco Fiume Cosa 2 F1.80 N - Elevato* Buono Fiume Cosa 3 F1.75 FM Cattivo Buono Buono Fiume Sacco 1 F4.75 N Sufficiente Elevato* Buono Fiume Sacco 2 F4.15 N Scarso Buono Buono Fiume Sacco 3 F4.76 N Scarso Buono Buono Fiume Sacco 4 F1.69 N Scarso Buono Non Buono Fiume Sacco 5 F1.68 N Scarso Buono Non Buono Fosso Savo F4.16 N Scarso Buono Buono (Centogocce) 2 Torrente Alabro 2 F1.36 FM Buono Buono Buono Sacco Torrente Alabro 1 F1.74 FM Sufficiente Elevato Buono Fonte: ARPAL – Annuario ambientale 2018 FM: Corpi idrici fortemente modificati; N: Corpi idrici naturali; A: corpi idrici artificiali * l’unico parametro analizzato è l’Arsenico ** i superamenti dell’arsenico sono da considerarsi facenti parte della componente naturale del corso d’acqua

128

VALENZE AMBIENTALI E RISCHIO NATURALE

Nella seguente tabella sono riportate le sostanze che hanno determinato uno stato chimico non buono nel corso del 2018 e le stazioni di campionamento dove sono state rilevate:

Corpo idrico Codice Stazioni Parametri Fiume Sacco 4 F1.69 ESACLOROCICLOESANO Fiume Sacco 5 F1.68 MERCURIO DISCIOLTO Fonte: ARPAL – Annuario ambientale 2018

Come si può osservare dai dati lo stato biologico e chimico della rete idrografica monitorata all’interno del sistema locale di Cassino è medio, peggiora dopo l’immissione delle acque del Fiume Sacco.

❑ Il patrimonio storico-culturale-identitario

Il Piano Territoriale di Generale Provinciale adottato con d. DGR n.19 del 10/07/2007, che nasce con l’obiettivo prioritario di tutelare e promuovere i valori presenti nel territorio provinciale, individua nell’area cosiddetta città del medio-Liri (così è definita la conurbazione che tende a saldare i centri di Sora ed Isola Liri ed aree e centri minori di contesto), il fulcro per lo sviluppo intergrato di un sistema più ampio fatto di centri storici, cartiere, paesaggio rurale, corridoi fluviale, beni paesaggistici. Questo sistema si inserisce in un sistema provinciale composto da due sistemi di beni, quelli disposti lungo gli assi fluviali e infrastrutturali e quelli areali.

- AMBITI LINEARI • asse longitudinale stradale Nord Sud; • assi trasversali Abruzzo-mare e Centro Lazio-mare; • corso dei Fiumi Sacco - Liri che taglia longitudinalmente tutto il territorio; • corso dei fiumi Rapido, Melfa, parte del Liri, e Cosa che attraversano longitudinalmente il territorio.

Grafico 5.8. – Ambiti lineari di interesse storico culturale presenti in provincia di Frosinone

Fonte: elaborazione CRESME su dati PTCP

• AMBITI TERRITORIALI • il comprensorio omogeneo dei documenti della civiltà industriale presenti nella valle del Liri, specialmente come testimonianza dell’industria cartaria; • la Valle dei Santi, costituita dal territorio che ha visto come cardine formativo del territorio e culturale l’Abbazia di Montecassino.

129

VALENZE AMBIENTALI E RISCHIO NATURALE

Grafico 5.9. – Ambiti territoriali di interesse storico culturale presenti in provincia di Frosinone

Fonte: elaborazione CRESME su dati PTCP In particolare, l’area di Cassino è il cuore della Valle dei Santi che si sviluppa tra le propaggini meridionali dei Monti Aurunci e delle Mainarde, ed ha come cardine formativo territoriale l'Abbazia di Montecassino. È parte integrante dell'Antica Terra di San Benedetto (Terra Sancti Benedicti) ed è attraversata dai fiumi Liri e Gari i quali confluiscono tra loro in località Giunture del Comune di Sant'Apollinare formando il Garigliano che da qui in poi costituisce confine territoriale tra la Regione Lazio e la Regione Campania.

L’abbazia di Montecassino fu fondata nel 529 da San Benedetto da Norcia, ma venne devastata dai Longobardi (580), dai Saraceni (883), da un terribile terremoto (1349) e il 15 febbraio del 1944, durante l’ultimo conflitto, venne completamente rasa al suolo da un violento bombardamento degli Alleati. Successivamente fu ricostruita interamente, deve la sua importanza alla biblioteca, monumento nazionale, dove sono conservate opere rare ed antiche tra cui 40.000 pergamene, codici, manoscritti, il lezionario del 1068, i libri d’Ore (libri di preghiere per i laici), gli incunaboli del ‘400, le cinquecentine e numerose rilegature e rarità bibliografiche di minime misure, libri corali, disegni e stampe del ‘700 ed ‘800. Questo complesso costituisce il principale attrattore turistico per l’area ma non è l’unico bene presente. Interessante è anche la rete delle le città volsche (Arpino, Aquinum, Fregellae, Cassino) collocate lungo la via Latina nella Valle del Liri, percorso antico di penetrazione da Roma verso la Campania, ricco di insediamenti La Via Latina, insieme all’Appia, costituì l’arteria di collegamento più importante verso il meridione. Mentre l’Appia aveva un percorso artificiale costiero di 132 miglia, la Latina seguiva la via naturale interna tra i monti Lepini, Ausoni, Aurunci, le valli del Sacco - Liri e del Volturno e, penetrata nel territorio campano, arrivava a dove si riuniva all’Appia continuando il suo percorso verso l’Italia meridionale. Di qui si capisce il motivo della presenza dei numerosi siti archeologici, ben 6 quelli perimetrali dal PTPR, risalenti al VII e VI secolo a.c.

Dalla tavola B - Beni paesaggistici del Piano Paesistico Regionale emerge che ben 423 km del territorio (circa la metà) sono beni di interesse collettivo (art. 134 del Codice dei Beni culturali)2

2 L'art. 134 del Codice dei beni culturali e del paesaggio individua le seguenti categorie di beni paesaggistici:

130

VALENZE AMBIENTALI E RISCHIO NATURALE ovvero boschi, fiumi e torrenti, particolarità geomorfologiche, bellezze panoramiche, parchi. Di rilievo anche la presenza di nuclei storici. Esistono, 40 nuclei storici ovvero strutture urbane che hanno mantenuto nel tempo la riconoscibilità delle tradizioni, delle regole, dei processi che hanno presieduto alla loro formazione e sono costituiti da patrimonio edilizio, dalla rete viaria e dagli spazi in edificati. Si tratta dei centri storici dei 40 comuni ma non solo, anche nuclei isolati con caratteristiche storico-identitarie analoghe.

Tabella 5.6. - Sistema dei beni storico-archeologici e paesaggistici Numero nuclei Superficie (ettari) Nuclei Storici 40 169 Aree archeologiche 6 379 Aree agricole identitarie 5.230 Beni di interesse collettivo 1.895 Fonte: elaborazione CRESME su dati MATTM

Il Piano perimetra anche le aree agricole identitarie, 52 km2 lungo il fiume Liri, ovvero aree che costituiscono testimonianza e permanenza dei caratteri di particolari periodi storici coltivate a vigneto ed oliveto o a struttura particellare complessa (campi coltivati, intervallati da siepi e filari), di valore naturalistico, per la loro capacità di supportare comunità biologiche ricche e diversificate. Questi beni sono solo in parte valorizzati e resi fruibili per la popolazione. Uno dei principali problemi rilevati è proprio la mancanza di una rete fisica e immateriali che possa guidare nella lettura e fruizione. Sulla base dei dati comunali pubblicati dal Ministero dei beni e delle attività culturali nel 2019 all’interno del sistema loca risultano presenti ben 10 musei, distribuiti tra Cassino (3 musei), Aquino (2 musei), Arce (2 musei), Ceprano (2 musei), Colle San Magno. Sicuramente Montecassino rappresenta il principale attrattire ma si ha un’offerta legata all’archeologia, come il Museo civico archeologico di Fregellae di Ceprano e il Parco archeologico di Fregellae di Arce.

1. gli immobili e le aree di interesse pubblico cui all'articolo 136 che, per l'intrinseco valore paesaggistico, sono oggetto dei provvedimenti dichiarativi del notevole interesse pubblico secondo le modalità stabilite dal Codice (artt. 138-141). In questa categoria di beni sono compresi: a) le cose immobili che hanno cospicui caratteri di bellezza naturale, singolarità geologica o memoria storica, ivi compresi gli alberi monumentali; b) le ville, i giardini e i parchi, non tutelati dalle disposizioni della Parte seconda del presente Codice, che si distinguono per la loro non comune bellezza; c) i complessi di cose immobili che compongono un caratteristico aspetto avente valore estetico e tradizionale, inclusi i centri ed i nuclei storici; d) le bellezze panoramiche e così pure quei punti di vista o di belvedere, accessibili al pubblico, dai quali si goda lo spettacolo di quelle bellezze. 2. sono comunque di interesse paesaggistico le aree di cui all'articolo 142. Si tratta, con piccole modifiche, delle categorie di beni già introdotte dalla legge Galasso (Legge 8 agosto 1985, n. 431): a) i territori costieri compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i terreni elevati sul mare; b) i territori contermini ai laghi compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i territori elevati sui laghi; c) i fiumi, i torrenti, i corsi d'acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775, e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna; d) le montagne per la parte eccedente 1.600 metri sul livello del mare per la catena alpina e 1.200 metri sul livello del mare per la catena appenninica e per le isole; e) i ghiacciai e i circhi glaciali; f) i parchi e le riserve nazionali o regionali, nonché i territori di protezione esterna dei parchi; g) i territori coperti da foreste e da boschi, ancorchè percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento, come definiti dall'articolo 2, commi 2 e 6, del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 227; h) le aree assegnate alle università agrarie e le zone gravate da usi civici; i) le zone umide incluse nell'elenco previsto dal decreto del Presidente della Repubblica 13 marzo 1976, n. 448; l) i vulcani; m) le zone di interesse archeologico.

131

VALENZE AMBIENTALI E RISCHIO NATURALE

Grafico 5.10. – Sistema dei beni storico-archeologici e paesaggistici

Fonte: elaborazione CRESME su dati MATTM

Tabella 5.7. - Elenco delle aree archeologiche presenti nel sistema locale Comune sito Aquino/Castrocielo Terme Centrali Arce/San Giovanni incarico Parco Archeologico di Fregellae Cassino Teatro romano Cassino Montecassino Pico Area archeologica Pignataro Interamna/San Giorgio al Liri Area archeologica Fonte: elaborazione CRESME su dati MIBACT

Tabella 5.8. - Elenco dei musei e istituti statali / privati presenti nel sistema locale Comune sito Aquino Casa di San Tommaso D'Aquino Aquino Museo della Città di Aquino Khaled Al Asaad Arce Museo Territoriale 'Gente Di Ciociaria' Arce Parco archeologico di Fregellae Cassino Abbazia di Montecassino Cassino Museo Archeologico Nazionale 'g. Carettoni' e Area Archeologica di Casinum Cassino Museo multimediale Historiale di Cassino Ceprano Museo civico archeologico di Fregellae Ceprano Piccolo Museo Colle San Magno Museo vivo della memoria Fonte: elaborazione CRESME su dati MIBACT

Risulta dunque evidente la possibilità di individuare potenziali itinerari turistici e circuiti di fruizione, entro i quali ai centri meglio noti si affiancano insediamenti e testimonianze minori, sparsi sul territorio, saldamente collegati dalle arterie della viabilità antica.

132

VALENZE AMBIENTALI E RISCHIO NATURALE

5.2 Rischio naturale

Uno degli aspetti che caratterizza il contesto territoriale è la forte esposizione al rischio naturale ovvero esposizione della popolazione e degli edifici al rischio di frane, alluvioni e terremoti. Si tratta infatti di un territorio fortemente sismico e che per sua conformazione naturale presenta numerosi versanti, falesie e corsi d’acqua che lo rendono vulnerabile dal punto di vista idrogeologico. È possibile analizzare questi aspetti grazie ai dati messi a disposizione dall’ISPRA attraverso studi tematici su queste problematiche e Protezione Civile3. Le condizioni di rischio più rilevanti presenti in tutto il territorio provinciale sono molteplici e interdipendenti. Il rischio di esondazioni è concentrato lungo i corsi d’acqua principali dove attraversano le valli più ampie. In particolare, i problemi maggiori si evidenziano nella zona di confluenza fra il Liri ed il Gari (S. Giorgio a Liri, S. Ambrogio sul Garigliano), nel fondovalle del Sacco (Anagni, Ceccano, S. Giovanni Incarico), del medio Liri (Sora, Isola Liri, Castelliri), del Melfa (). Il rischio sismico di prima categoria interessa la media valle del Liri, quello di seconda riguarda tutta la provincia. La propensione al dissesto caratterizza molti dei comuni pedemontani e collinari con media densità di frane attive. La vulnerabilità delle risorse idropotabili, in particolare per il rischio d’inquinamento delle falde profonde, è rilevante nelle zone geologiche maggiormente permeabili e con risorgive ai piedi degli Ernici, dei Lepini e degli Ausoni. Sono presenti inoltre, rischi legati all’azione ed ai consumi del sistema antropico relativi, oltre che alla risorsa idrica (per usi civili o produttivi), allo smaltimento dei rifiuti solidi, alle attività estrattive ed alle cave dismesse, nonché all’inquinamento atmosferico, acustico ed elettromagnetico in prossimità delle aree urbane e delle concentrazioni industriali. Risulta esteso il rischio frana, che interessa direttamente il 16% del territorio del sistema. Si tratta di un rischio che ha un forte impatto sulla popolazione poiché, oltre a causare vittime, interrompe le infrastrutture e danneggia i beni immobili. Sulla base del lavoro svolto da ISPRA per conto del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare sull'attuazione di Piani e programmi di interventi urgenti per la mitigazione del rischio idrogeologico finanziati dal Ministero stesso emerge che dal 2005 al 2019 in questa area sono stati avviati 24 progetti di mitigazione, per un totale di quasi 20 milioni di euro, di cui 19 già conclusi, 3 in corso di esecuzione e 2 in fase di progetto.

Tabella 5.9. - Interventi per la messa in sicurezza del territorio Non meno rilevante il rischio rispetto al dissesto idrogeologico 2005 - 2019 sismico. Tutti i comuni del Numero di Fase attuazione Importi finanziati MEDIA interventi sistema ricadono in zona Concluso 19 12.897.802 678.832 sismica 1 e 2, quasi 21.400 In esecuzione 3 4.500.000 1.500.000 persone si trovano nei comuni a rischio maggiore, ben 9.300 In progettazione 2 2.015.000 1.007.500 famiglie. Qui gli edifici oltre il TOTALE 24 19.412.802 808.867 62% degli edifici è stato Fonte: elaborazione CRESME su dati Repertorio Nazionale degli interventi per la Difesa del Suolo, 2020 costruito in assenza di tecniche di prevenzione del rischio sismico, ovvero sono stati costruiti prima del 1974. Nei comuni in zona sismica 2 questa

3 ISPRA, Mosaicature Nazionali ISPRA pericolosità frane alluvioni, 2020 Protezione Civile, Classificazione sismica dei comuni italiani, 2020

133

VALENZE AMBIENTALI E RISCHIO NATURALE

soglia si abbassa al 57% ma è comunque consistente. Altro elemento che incrementa l’esposizione è la presenza di edifici non in uso che rappresentano il 5% del patrimonio presente.

Tabella 5.10. - Interventi per la messa in sicurezza del territorio rispetto al dissesto idrogeologico 2005 - 2019 Di cui Numero Popolazione Famiglie Edifici non in 1920 - 1971 - dopo comuni pre 1919 uso 1970 2001 2001 Zona sismica 1 10 21.390 9.255 10.766 1.005 1.194 4.317 2.942 472 Zona sismica 2 25 117.927 51.024 38.957 2.893 2.455 16.228 12.460 1.663 Zona sismica 3 0 0 0 0 0 0 0 0 0 Zona sismica 4 0 0 0 0 0 0 0 0 0 TOTALE 35 139.317 60.279 49.723 3.898 3.649 20.545 15.402 2.135 Fonte: elaborazione CRESME su dati Protezione Civile e ISTAT

Di seguito si analizza in dettaglio ognuna delle tre tipologie di rischio.

❑ Il rischio di frana

L’analisi dell’esposi- Grafico 5.11. – Aree a pericolosità frana nel sistema locale di Cassino zione al rischio frana è fatto sulla base della mosaicatura elaborata da ISPRA a partire dai Piani di Assetto Idrogeologico (PAI). È stata utilizzata una classificazione della pericolosità (omogeneo per l'intero territorio nazionale) in 5 classi: pericolosità molto elevata P4, elevata P3, media P2, moderata P1 e aree di attenzione Fonte: elaborazione CRESME su dati ISPRA AA. La superficie complessiva, in Italia, delle aree a pericolosità da frana PAI e delle aree di attenzione è pari a 59.981 km2 (19,9% del territorio nazionale). Se prendiamo in considerazione le classi a maggiore pericolosità (elevata P3 e molto elevata P4), assoggettate ai vincoli di utilizzo del territorio più restrittivi, le aree ammontano a 25.410 km2, pari all’8,4% del territorio nazionale. Nel sistema locale di Cassino questo rischio è leggermente inferiore alla media nazionale: la superficie a maggiore pericolosità è pari a 185 km2, pari al 16,2% della superficie. Questo problema interessa direttamente una popolazione di oltre 15.000 persone, l’11% del totale, e quasi 5.900 edifici. Oltre alla popolazione anche i beni culturali sono esposti al rischio di frana: sulla base della mosaicatura si individuano anche 46 beni culturali esposti dei 206 presenti nell’area.

134

VALENZE AMBIENTALI E RISCHIO NATURALE

RISCHIO FRANA

Superficie Popolazione Edifici

P4 P3 P4 P3 P4 P3 Valore Cassino 8 0 2.498 2 973 1 SLL 182 3 14.779 220 5.878 80 Quota sul totale Cassino 9,1 0,0 7,4 0,0 11,3 0,0 SLL 16,0 0,2 10,7 0,2 11,8 0,2

Grafico 5.12. – Esposizione a rischio frana dei comuni del Sistema Locale di Cassino 35,0 Superficie 28,9 30,0 25,0 20,0 16,0 15,0 12,7 9,1 10,0 6,4 2,5 5,0 0,0 0,2 0,3 1,5 0,0 SUP_P4 SUP_P3 SUP_P2 SUP_P1 SUP_AA

Cassino SLL CASSINO

14,0 Popolazione 12,0 12,0 10,7 10,0 7,4 8,0 6,9 5,8 6,0 4,0 2,5 1,3 2,0 0,0 0,2 0,1 0,0 POP_P4 POP_P3 POP_P2 POP_P1 POP_AA

Cassino SLL CASSINO

15,0 16,0 Edifici 14,0 11,3 11,8 12,0 10,0 8,0 8,0 6,6 6,0 4,6 4,0 1,5 2,0 0,0 0,2 0,1 0,0 ED_P4 ED_P3 ED_P2 ED_P1 ED_AA

Cassino SLL CASSINO

Fonte: elaborazione CRESME su dati ISPRA

135

VALENZE AMBIENTALI E RISCHIO NATURALE

❑ Il rischio di alluvione

Un’alluvione è l’allagamento temporaneo di aree che abitualmente non sono coperte d’acqua. L’inondazione di tali aree può essere provocata da fiumi, torrenti, canali, laghi e, per le zone costiere, dal mare. La Direttiva 2007/60/CE relativa alla valutazione e alla gestione dei rischi di alluvioni (Direttiva Alluvioni o Floods Directive – FD), ha lo scopo di istituire un quadro di riferimento per la valutazione e la gestione dei rischi di alluvioni. E' stata attuata in Italia con il D.Lgs. 49/2010. L'ISPRA, al fine di aggiornare la mappa della pericolosità idraulica sull'intero territorio nazionale, ha proceduto nel 2017 alla nuova Mosaicatura nazionale delle aree a pericolosità idraulica, perimetrate dalle Autorità di Bacino Distrettuali. La mosaicatura è stata realizzata secondo i tre scenari di pericolosità del D. Lgs. 49/2010: elevata P3 con tempo di ritorno fra 20 e 50 anni (alluvioni frequenti), media P2 con tempo di ritorno fra 100 e 200 anni (alluvioni poco frequenti) e bassa P1 (scarsa probabilità di alluvioni o scenari di eventi estremi).

Le aree a pericolosità idraulica elevata in Italia risultano pari a 12.405 km2, le aree a pericolosità media ammontano a 25.398 km2, quelle a pericolosità bassa (scenario massimo atteso) a 32.961 km2. A Cassino la pericolosità è bassa per 32 km2 (il 3,6% del territorio), media per 30 km2 (il 2,4% del territorio), alta per 24 km2 (l’1,3% del territorio). Considerando lo scenario intermedio, tempo di ritorno fra 100 e 200 anni (alluvioni poco frequenti), le persone che vivono dentro le aree di rischio sono oltre 2.250 e 860 gli edifici. All’interno di questo perimetro anche 1 dei beni culturali presenti.

Grafico 5.13. – Aree a pericolosità alluvione nel sistema locale di Cassino

Fonte: elaborazione CRESME su dati ISPRA

136

VALENZE AMBIENTALI E RISCHIO NATURALE

RISCHIO ALLUVIONE

Superficie Popolazione Edifici

P3 P2 P3 P2 P3 P2 Valore Cassino 1,3 2,4 63,0 116,0 21,0 39,0 SLL 24 30 1.177 2.246 472 856 Quota sul totale Cassino 1,5 2,9 0,2 0,3 0,2 0,5 SLL 2,1 2,6 0,8 1,6 0,9 1,7

Grafico 5.14. – Esposizione a rischio alluvione dei comuni del Sistema Locale di Cassino

5,0 Superficie 4,3 4,0 2,9 2,8 3,0 2,6 2,1 2,0 1,5

1,0

0,0 SUP_P3 SUP_P2 SUP_P1

Cassino SLL CASSINO

2,0 1,9 Popolazione1,6 1,5

1,0 0,8 0,7

0,5 0,3 0,2

0,0 POP_P3 POP_P2 POP_P1

Cassino SLL CASSINO

2,5 Edifici 2,0 2,0 1,7

1,5 0,9 1,0 1,0 0,5 0,5 0,2

0,0 ED_P3 ED_P2 ED_P1

Cassino SLL CASSINO

Fonte: elaborazione CRESME su dati ISPRA

137

VALENZE AMBIENTALI E RISCHIO NATURALE

❑ Il rischio sismico

L’esposizione al rischio sismico rappresentata di seguito, è stata calcolata a partire dalla classificazione sismica dei comuni italiani pubblicata a gennaio 2019 dalla Protezione Civile. Com’è noto, tale classificazione non costituisce un dato sulla possibilità che si verifichino in un comune sismi e anche di forte magnitudo. Ovvero bassa pericolosità non significa ‘piccoli terremoti’ ma terremoti anche robusti ma rari, o in termini più tecnici, una bassa probabilità di forti scuotimenti in un intervallo di tempo breve dal punto di vista geologico. Secondo tale classificazione si calcola che le aree nelle aree a rischio maggiore (zona sismica 1, 2) risiedono 25 milioni di persone, 10,4 milioni di famiglie, si trovano oltre 6,4 milioni di edifici di cui 5,3 milioni di edifici per abitazione. Aggiungendo a queste aree i comuni classificati in zona sismica 3 la popolazione coinvolta supera i 48 milioni di persone, le famiglie sono 20,7 milioni e 11 milioni gli edifici coinvolti, di cui 9,3 milioni sono gli edifici per abitazioni.

Nel sistema locale di Cassino 10 comuni si trovano in zona sismica 1 e i restanti 25 in zona sismica 2. Nella prima vivono quasi 21.400 persone e ha un patrimonio edilizio di quasi 10.800 edifici; il restante 85% della popolazione vive in aree a rischio minore.

Grafico 5.15. – Classificazione sismica dei comuni nel sistema locale di Cassino

Fonte: elaborazione CRESME su dati Protezione Civile

138

VALENZE AMBIENTALI E RISCHIO NATURALE

RISCHIO SISMICO

Superficie Popolazione Edifici

1 2 1 2 1 2 Valore Cassino 0 83 0 36.612 0 8.557

SLL 316 825 21.390 117.927 10.766 38.957 Quota sul totale Cassino 100 0 100 0 100 0 SLL 100 100 100 100 100 100

Grafico 5.16. – Esposizione a rischio alluvione dei comuni del Sistema Locale di Cassino 140.000 900

800 120.000 700 100.000 600

80.000 500 Popolazione Edifici 60.000 400 Superficie 300 40.000 200 20.000 100

0 0 zona 1 zona 2

Fonte: elaborazione CRESME su dati Protezione Civile

139