RETE NATURA 2000 REGIONE

MISURE DI TUTELA E CONSERVAZIONE

REPORT CONCLUSIVO

ATO 1

I T 9 2 1 0 1 4 0 Grotticelle di Monticchio

SETTEMBRE 2011 1

SIC

I T 9 2 1 0 1 4 0 Grotticelle di Monticchio

RETE NATURA 2000 REGIONE BASILICATA SCHEDA DI SINTESI DEL RAPPORTO N° 1

Data : 28/10/2010 Area numero : ATO 1 Denominazione: IT9210140 Grotticelle di Monticchio Responsabile d’ Area: Renato Spicciarelli

Gruppo di lavoro:

Nome e Cognome Ruolo assegnato Mauro Autera Zoologo Rossella Battafarano Botanico Giovanna Gerardi Botanico Carmen Lavinia Ingegnere Ambientale Maurizio Lazzari Geologo Luca Lorusso Ingegnere Ambientale Giuseppe Mancino Botanico-Forestale Renato Spicciarelli Zoologo

Temi Autori Zoologia Spicciarelli - Autera Botanica Gerardi Zootecnia Spicciarelli Agronomia Spicciarelli Impatti Ambientali Lavinia – Lorusso Selvicoltura Mancino Geologia Lazzari

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Indice

Autovalutazione sul lavoro svolto 4 Metodologia 4

1. Quadro conoscitivo 7 1.1 Schede Habitat 9 1.2 Schede Specie Floristiche 25 1.3 Schede Specie Faunistiche 59 1.4 Relazione Geologica 84

2. STATO DI CONSERVAZIONEDEL SIC SULLA BASE DEGLI INDICATORI 104 2.1 INDICATORI SPAZIALI 107 2.2. INDICATORI FLORO-VEGETAZIONALI 121 2.3. INDICATORI FORESTALI 122 2.4. INDICATORI FAUNISTICI 135 2.5. ASSETTO IDROBIOLOGICO 136 2.6. FATTORI DI DISTURBO E DI ALTERAZIONE AMBIENTALI 144 2.7. INDICATORI SOCIOECONOMICI 161

3. QUADRI RIASSUNTIVI SULLO STATO DEGLI HABITAT E DELLE SPECIE A LIVELLO NAZIONALE E BIOGEOGRAFICO 172

4. INVENTARIO DELLE NORMATIVE APPLICABILI 172

5. MISURE DI TUTELA E CONSERVAZIONE 184 5.1. MISURE SPECIFICHE 185 5.2. MISURE INCIDENTI 191 5.3. MISURE GESTIONALI 195 5.4. MISURE AMMINISTRATIVE E REGOLAMENTARI 201

6. VALUTAZIONE DELLE MISURE 203

7. ITINERARIO ESCURSIONISTICO 241

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AUTOVALUTAZIONE SUL LAVORO SVOLTO:

La stesura delle proposte delle “Misure di Tutela e Conservazione” per il SIC Grotticelle di Monticchio ha visto la discussione interdisciplinare tra i professionisti presenti nel gruppo di lavoro (ingegneri ambientali, zoologo, geologo, botanico, forestale). Ciascuna “Misura” è stata proposta, esaminata, condivisa e sviluppata dopo aver valutato lo stato di conservazione di ciascun Habitat naturale (Direttiva 92/43/CEE), lo stato di conservazione delle specie di flora e fauna, i documenti normativi della Regione Basilicata (DGR n. 655 del 6 maggio 2008, DGR n. 2454 del 22 dicembre 2003, DGR n. 613 del 30 aprile 2008, DPGR n. 65 del 18 marzo 2008).

METODOLOGIA

La metodologia adottata è coerente con i documenti di riferimento prodotti dall’Unione Europea e dal Ministero dell’Ambiente della Tutela del Territorio, nonché con quelli elaborati a livello regionale, ed in particolare:

- Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, Servizio Conservazione della Natura. Manuale per gestione dei Siti Natura 2000; - Documenti Comunità Europea, 2000. La gestione dei siti della rete Natura 2000. Guida all’interpretazione dell’articolo 6 della direttiva «Habitat» 92/43/CEE; - Decreto del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 3 settembre 2002. Linee guida sui piani di gestione delle aree SIC, pubblicato sulla G.U.R.I. n. 224 del 24 settembre 2002; - Manuali e linee guida 26/2003 - APAT. Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i servizi Tecnici. Istituto Nazionale Urbanistica (APAT- INU). Gestione delle aree di collegamento ecologico funzionale - Indirizzi e modalità operative per l’adeguamento degli strumenti di pianificazione del territorio in funzione della costruzione di reti ecologiche a scala locale; - Decreto del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali del 21 dicembre 2006. Disciplina del regime di condizionalità della PAC e abrogazione del D.M. 15 dicembre 2005, pubblicato sul Suppl. Ordinario della G.U.R.I. n. 301 del 29 dicembre 2006; - Documento di lavoro del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Aspetti applicativi della Direttiva 79/409/CEE e della Direttiva 92/43/CEE (Atto A1 e Atto A5) nel quadro della condizionalità; - Decreto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 17 ottobre 2007. Criteri minimi uniformi per la definizione di 4

misure di conservazione relative a Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e a Zone di Protezione Speciale (ZPS), pubblicato sulla G.U.R.I. n. 258 del 6 novembre 2007; - DGR n. 978 del 4/06/2003 “Pubblicazione dei siti Natura 2000 della Regione Basilicata”, attività ed azioni inerenti il Complemento di Programmazione del POR Basilicata 2000/ 2006; - Quadro Comunitario di Sostegno Obiettivo 1 2000/2006 - (QCS 3.2 Asse I – Risorse Naturali) - Strategia del QCS per la Rete Ecologica, nuovi indirizzi e criteri di attuazione - - DGR n. 1484/06 (proposta di costituzione dell’Osservatorio regionale degli habitat naturali e delle popolazioni faunistiche); - il DGR n. 655 del 6 maggio 2008 “Regolamentazione in materia forestale per le aree della Rete Natura 2000 in Basilicata, in applicazione del D.P.R. 357/97, del D.P.R. 120/2003 e del Decreto MATTM del 17/10/2007”. - DGR n. 2454 del 22 dicembre 2003 (D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357. “Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa ala conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatica – Indirizzi applicativi in materia di valutazione d’incidenza”. - DGR n. 613 del 30 aprile 2008 “Linee guida per la redazione dei Piani di Assestamento Forestale (Procedure di approvazione, cofinanziamento e attuazione). - Documento regionale IV – Misure di tutela e conservazione - 7. Progetto per la redazione delle Misure di tutela e conservazione a cura dell’Ufficio Tutela della Natura – Dip. Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità; - Decreto Presidente Giunta Regionale n. 65 del 19/03/2008. Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone speciali di conservazione (ZSC) e a Zone di protezione speciale (ZPS). (G.U. n. 258 del 6-11-2007); - DGR n. 655 del 06/05/2008. Approvazione della “Regolamentazione in materia forestale per le aree della Rete Natura 2000 in Basilicata, in applicazione del D.P.R. 357/97, del D.P.R. 120/2003 e del Decreto MATTM del 17/10/2007”.

Il quadro conoscitivo del SIC e la valutazione dello stato di conservazione (ovvero i primi due capitoli del primo report) sono stati redatti utilizzando i report elaborati durante la fase di progetto denominata "monitoraggio", nonché banche dati, studi di base (geologici, floro-vegetazionali, faunistici) e strumenti di pianificazione in possesso delle amministrazioni regionale, provinciale e comunale, integrati dai dati reperibili nella letteratura scientifica e da informazioni inedite raccolte durante i sopralluoghi in campo o fornite da esperti e professionisti. I primi due capitoli hanno avuto per finalità una "verifica di idoneità" dei siti, in applicazione dei parametri disciplinati dalla direttiva habitat; in particolare, per 5 ciascun tipo di habitat naturale (allegato A al DPR 357/97 e smi) e ciascuna specie (allegato B al DPR 357/97b e smi), sono stati evidenziati il grado di rappresentatività ed il livello di conservazione, sulla base di opportuni indicatori (commentati nel capitolo 2) e di expert-based assessment. Nel terzo capitolo sono state inoltre redatte, per gli habitat e le specie espressamente menzionate nella Direttiva 92/43, alcune tabelle riassuntive conformi a quelle proposte dall’ETC-BD (European Topic Centre on Biological Diversity), per agevolare il trasferimento di informazioni utili a delineare un quadro di sintesi a livello nazionale e biogeografico. Nel quarto capitolo è stato compilato un quadro normativo di riferimento a livello comunitario, nazionale, regionale, provinciale/comunale, al fine di compilare un elenco il più possibile esaustivo delle disposizioni applicabili a ciascun SIC trattato. Tale quadro consisteva essenzialmente in un inventario di atti/documenti normativi, amministrativi, strumenti di pianificazione e contrattuali, discipline d’uso delle risorse territoriali. I contenuti della prima parte del report avevano per scopo l'approfondimento degli elementi di interesse naturalistico-ambientale e l'individuazione di eventuali criticità, alla luce della matrice di impatti e detrattori elaborata a conclusione del secondo capitolo e del quadro normativo di riferimento. Nella successiva parte del report sono esaminati criticamente i contenuti della prima parte, individuando eventuali carenze normative e/o disattenzioni che rendono necessario proporre misure di tutela e conservazione, alla luce degli atti e regolamenti che già disciplinano le attività antropiche a cui sono imputabili gli impatti rilevati. La parte successiva si compone di tre capitoli: nel quinto capitolo vi è la proposizione delle Misure di Tutela e Conservazione, ripartite in Misure Specifiche, Misure Incidenti, Misure gestionali, Misure amministrative e regolamentari; nel sesto capitolo un'analisi critica delle misure proposte; nel settimo capitolo, infine, si propone un itinerario dell’Agenzia Territoriale di Promozione della Basilicata (APT- Basilicata). Ulteriori indicazioni metodologiche sono contenute nell'iter metodologico approntato dalla cabina di regia. Ad esse si rimanda per ulteriori dettagli ed approfondimenti.

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1. QUADRO CONOSCITIVO Codice Denominazione Elementi di pregio Elementi caratterizzanti Specie habitat (Manuale di interpretazione esotiche degli habitat italiani) Permanenze/c http://vnr.unipg.it/habitat/inde ambiamenti x.jsp 6220* Percorsi sub Brachypodium retusum (Pers.) P. steppici di Beauv. graminacee e piante annue dei Milvus milvus, Milvus Thero- migrans Brachipodietea 91B0 Frassineti termofili Lilium bulbiferum L. Fraxinus angustifolia Vahl subsp. Cupressus a Fraxinus subsp. croceum (Chaix ) oxycarpa (Willd.) Franco et Rocha sempervirens angustifolia Jan. , Crocus imperati Afonso, Alnus glutinosa (L.) L., Pinus Ten. , Ruscus aculeatus Gaertn., Ulmus minor Mill., radiata Don L., Orchis simia Lam., Laurus nobilis L., Crataegus Orchis purpurea Huds, monogyna Jacq., Cornus Ophrys lutea Cav. , sanguinea L. Ophrys apifera Huds. , Ophrys sphegodes Mill., Ilex aquifolium L., Tilia cordata Mill. , Acer monspessulanum L. subsp. monspessulanum , Acer neapolitanum Ten.

Acanthobrahmaea europaea, Melitaea diamina spp. nigrovulturis, Proserpinus proserpinus, Pernis apivorus, Bubo bubo 91M0 Foreste Pannonico Ruscus aculeatus L., Carpinus orientalis Mill. subsp. Cupressus -Balcaniche di Tilia platyphyllos Scopoli, orientalis, Fraxinus ornus L. sempervirens cerro e rovere Quercus pubescens Willd. subsp. ornus , Ligustrum vulgare L. subsp. pubescens, L. , Quercus cerris L. Cyclamen hederifolium Aiton.

Acanthobrahmaea europaea, Dendrocopos medius, Circus aeroginosus, Alceso attui, Triturus carnifex, Salamandrina terdigitata, Bombina pachypus 7

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1.1. SCHEDE HABITAT

1.1.1. Denominazione Habitat: Foreste Pannonico-Balcaniche di cerro e rovere N° Codice Habitat: 91M0

Scheda Habitat 91M0 - SIC (Grotticelle di Monticchio) Denominazione Habitat: Foreste Pannonico-Balcaniche di cerro e rovere N° Codice Habitat: 91M0 Percentuale di copertura: 69% Descrizione: Si tratta di boschi decidui a dominanza di cerro (Quercus cerris), dislocato soprattutto nelle aree più umide, mentre in quelle più assolate e con una minore disponibilità idrica, si riscontra una presenza di più cospicua di roverella (Q. pubescens). Dal punto di vista strutturale si tratta di un popolamento transitoria coetaniforme costituita dalle due querce a cui si accompagnano, nel piano dominato, Carpinus orientalis, Fraxinus ornus, aceri (Acer campestre, Acer monspessulanum, Acer opalus) e, meno frequentemente, Ulmus minor e Carpinus betulus. Sottofustaia è presente un ceduo invecchiato costituito prevalentemente da Carpinus betulus; nello strato arbustivo-lianoso si rinvengono: Ligustrum vulgare, Euonimus europaeus, Crataegus monogyna, Prunus spinosa, Cytisus scoparius, Cornus sanguinea, Clematis vitalba, Asparagus acutifolius, mentre in quello erbaceo si rinviene Melittis melissophyllum, Geum urbanum, Carex pendula, Rubus spp., Cyclamen hederifolium. Sul versante che espone nei quadranti meridionali le querce diventano meno frequenti e si rinvengono specie maggiormente termofile, oltre a Carpinus orientalis e a Fraxinus ornus sono presenti Phillyrea latifolia, Pistacia terebinthus, Pistacia lentiscus e, più raramente, Quercus ilex. Specie guida: Le specie dominanti e fisionomizzanti sono: Quercus cerris, Quercus pubescens, Carpinus orientalis, Fraxinus ornus, Ligustrum vulgare. Sono, inoltre, presenti gli aceri: Acer monspessulanum, Acer campestre, Acer opalus. Tra le specie faunistiche, guida ma anche di pregio, Acanthobrahmaea europaea, Dendrocopos medius, Circus aeroginosus, Alceso attui, Triturus carnifex, Salamandrina terdigitata, Bombina pachypus. Distribuzione: regione biogeografica mediterranea nelle regioni centrali e meridionali della penisola con distribuzione prevalente nei territori interni (Umbria, Molise, Basilicata) e subcostieri del versante tirrenico, a partire dalla Liguria e fino alla Calabria. Si rinviene nei Piani bioclimatici Supramediterraneo, Submesomediterraneo e Mesotemperato. Nel SIC l’habitat è molto diffuso occupando una superficie di quasi il 70% dislocandosi soprattutto nella parte centrale e orientale dell’area.

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Esigenze ecologiche: Da mesofilo, soprattutto nei pressi dei corsi d’acqua a meso-termofilo (testimoniato anche dalla maggiore presenza di Q. pubescens e anche, seppur sporadico, Q. ilex) nelle aree a maggiore aridità e su suoli poco evoluti matrice litologica prevalentemente argillosa. Conservazione e protezione: Il grado di conservazione da buono a scadente. Quest’ultima condizione si verifica soprattutto sul versante ad esposizione Sud che degrada verso il Vallone Refezzella. Qui le querce vanno via via diminuendo per lasciare spazio a specie a maggiore carattere di termofilia: Carpinus orientalis, Fraxinus ornus, Phillyrea latifolia, Pistacia terebinthus, Pistacia lentiscus e, più raramente, Quercus ilex Criticità e minacce: Come si è detto, di tratta di un bosco misto pluristratificato dove il piano dominante è costituito da Quercus cerris e, meno frequentemente, da Quercus pubescens mentre il piano dominato è costituito da un ceduo invecchiato di Carpinus orientalis, Fraxinus ornus, Acer campestre, Acer monspessulanum, Acer opalus ecc. L’habitat si trova in condizioni strutturali non ottimali in quanto le querce (Q. cerris, principalmente, e Q. pubescens) che costituiscono il soprassuolo principale derivante da invecchiamento del ceduo, presentano scarsissima rinnovazione perché lo spazio è stato occupato da altre specie che vanno a costituire il piano dominato e quello arbustivo. Inoltre sui versanti più assolati ed aridi si assiste alla presenza di formazioni con maggiori caratteri di termofilia dove le due querce principali diventano meno frequenti per lasciare posto ad una boscaglia xerofila e termofila. La situazione è aggravata dalla presenza del pascolo, testimoniato da un eccessivo costipamento del terreno e da danni da brucatura. Vi è inoltre da rilevare la presenza di nuclei di coniferamento all’interno dell’habitat (soprattutto di Cupressus sempervirens) operati negli anni passati in aree a terreno scoperto. Azioni utili per la conservazione: Le azioni dovranno essere rivolte soprattutto alla possibilità di rinnovazione delle querce che risulta essere scadente se non addirittura assente attraverso il contenimento del piano dominato costituito dal ceduo invecchiato di Carpinus betulus. Questo può essere operato attraverso un diradamento sulle ceppaie di carpino in maniera tale da consentire l’allignamento e lo sviluppo della rinnovazione delle querce. A tale scopo è da prevedere la sospensione del pascolamento che arreca danni indiretti (eccessivo costipamento del terreno) e diretti (danni da brucatura alla rinnovazione). E’, infine, da prevedere l’eliminazione delle specie aliene (nuclei di rimboschimento con specie sempreverdi) da operarsi in maniera graduale a partire da quelle situazioni in cui è già possibile intravedere processi di rinaturalizzazione in corso.

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Quadro riassuntivo habitat 91M0

La tabella seguentenon è stata compilata in quanto nel data-base http://biodiversity.eionet.europa.eu/article17/habitatsprogress, l’habitat 91M0, risulta essere addirittura assente in Italia e riportato per la sola Grecia.

Stato di Conservazione dell'Habitat 91M01 Sconosciuto Non favorevole Non favorevole (informazioni Parametri Favorevole - Inadeguato - Cattivo insufficienti a ('verde') ('giallo') ('rosso') fare una valutazione) Range2 Area coperta dall’habitat all’interno del range3

1 http://biodiversity.eionet.europa.eu/article17/habitatsummary/?group=Zm9yZXN0cw% 3D%3D&habitat=91M0®ion=MED 2 Range di distribuzione all’interno della regione biogeografica interessata (per la definizione, si veda l’Allegato F).  Favorevole (verde): stabile (perdite ed incrementi si bilanciano) o in aumento e non più piccolo del “range favorevole di riferimento”.  Non favorevole – Inadeguato (giallo): ogni altra combinazione.  Non favorevole – Cattivo (rosso): grande declino: equivalente a una perdita di più dell’1% l’anno nell’ambito del periodo specificato dallo SM o più del 10% sotto il “range favorevole di riferimento”.  Sconosciuto (grigio) (informazioni insufficienti a fare una valutazione): informazioni attendibili non disponibili o insufficienti. 3 Area coperta dall’habitat all’interno del range Possono esserci situazioni in cui l’area dell’habitat, sebbene superiore all’area favorevole di riferimento, ha subito un decremento come risultato di misure di gestione adottate per ripristinare un altro habitat dell’Allegato I o una specie dell’Allegato II. L’habitat in questione potrebbe ancora essere considerato in uno Stato di Conservazione Favorevole ma in questi casi si prega di fornire i dettagli nella sezione delle informazioni complementari (Altre Informazioni) dell’Allegato D.  Favorevole (verde): stabile (perdite ed incrementi si bilanciano) o in aumento e non più piccolo del 'range favorevole di riferimento' E senza cambiamenti significativi nel pattern di distribuzione all’interno del range (se il dato è disponibile).  Non favorevole – Inadeguato (giallo): ogni altra combinazione.  Non favorevole – Cattivo (rosso): grande declino dell’area: equivalente a una perdita di più dell’1% l’anno (valore indicativo, lo SM può deviare da questo se adeguatamente giustificato) nell’ambito del periodo specificato dallo SM e con 11

Strutture e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche4) Prospettive future5 (riguardanti range, area coperta e strutture e funzioni specifiche) Valutazione globale dello

Stato di Conservazione6

perdite importanti nel pattern di distribuzione all’interno del range o più del 10% sotto l’‘area favorevole di riferimento’.  Sconosciuto (grigio) (informazioni insufficienti a fare una valutazione): informazioni attendibili non disponibili o insufficienti. 4 Strutture e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche) Una definizione di specie tipiche sarà elaborata nell’ambito del documento di indirizzo dell’ETC-BD in collaborazione con il Gruppo di Lavoro Scientifico.  Favorevole (verde): strutture e funzioni (incluse le specie tipiche) in buone condizioni e senza degradi/pressioni significativi.  Non favorevole – Inadeguato (giallo): ogni altra combinazione.  Non favorevole – Cattivo (rosso): più del 25% dell’area non è favorevole per le strutture e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche). Ad es. a causa delle cessazione della gestione precedente, o è sotto la pressione di significativi impatti negativi, ad es. sono stati superati i carichi critici di inquinanti.  Sconosciuto (grigio) (informazioni insufficienti a fare una valutazione): Informazioni attendibili non disponibili o insufficienti. 5 Prospettive future (riguardanti range, area coperta e strutture e funzioni specifiche)  Favorevole (verde): le prospettive future per l’habitat sono eccellenti/buone, non è prevedibile nessun impatto significativo; la vitalità a lungo termine è assicurata.  Non favorevole – Inadeguato (giallo): ogni altra combinazione.  Non favorevole – Cattivo (rosso): le prospettive per l’habitat sono cattive, sono prevedibili gravi impatti; la vitalità a lungo termine non è assicurata.  Sconosciuto (grigio) (informazioni insufficienti a fare una valutazione): informazioni attendibili non disponibili o insufficienti. 6 Valutazione globale dello Stato di Conservazione Nelle categorie non favorevoli si può usare un simbolo specifico (es. freccia) per indicare habitat in ripresa.  Favorevole (verde): tutti “verdi” o tre “verdi” e uno “sconosciuto”.  Non favorevole – Inadeguato (giallo): uno o più “gialli” ma nessun “rosso”.  Non favorevole – Cattivo (rosso): uno o più “rossi”.  Sconosciuto (grigio) (informazioni insufficienti a fare una valutazione): due o più “sconosciuti” combinati con “verdi” o tutti “sconosciuti”.

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Grotticelle - Il castello-Piano delle noci- pressi mass. Santa rita Tabella fitosociologia- Habitat 91M0 Numero ril. 1 2 3 Latitudine 4531110 4531019 4529943 Longitudine 546823 546207 545531 Quota (m) 600 450 520 Sup. ( m ²) 225 225 225 Copertura strato arboreo(%) 91 77 90 Copertura strato erbaceo -arbustivo(%) 74 64 71 Inclinazione ° 5 10 3 Esposizione NW W SW Copertura strato arboreo Acer monspessulanum L. subsp. monspessulanum . . 1 Acer opalus Mill. subsp. opalus . . 1 Carpinus orientalis Mill. subsp. orientalis 1 . 1 Fraxinus ornus L. subsp. ornus 1 . 1 Quercus cerris L. 4 4 5 Quercus pubescens Willd. subsp. pubescens 1 1 . Tilia platyphyllos Scop. 1 . . Copertura strato arbustivo Acer monspessulanum L. subsp. monspessulanum 1 1 1 Carpinus orientalis Mill. subsp. orientalis 1 2 2 Clematis vitalba L. . 1 1 Cornus mas L. 1 1 . Cornus sanguinea L. 2 1 2 Crataegus monogyna Jacq. 1 1 1 Fraxinus ornus L. subsp. ornus 1 1 1 Ostrya carpinifolia Scop. . 1 . Rosa canina L. . . 1 Copertura strato Erbaceo Agrostis stolonifera L. 1 . . Asparagus acutifolius L. 1 1 1 Brachypodium sylvaticum (Huds) P. Beauv. 1 1 1 Clematis vitalba L. 1 . . Cyclamen hederifolium Aiton 1 1 1 Dactylis glomerata L. 1 1 1 Daphne laureola L. . 1 . Galium aparine L. 1 . 1 Hedera helix L. 1 1 1

Helleborus foetidus L. subsp. foetidus 1 . . Milium effeusum L. 1 . 1 Ruscus aculeatus L. . 1 2

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1.1.2 Denominazione Habitat: Frassineti termofili a Fraxinus angustifolia N° Codice Habitat: 91B0

Scheda Habitat 91B0 - SIC (Grotticelle di Monticchio) Denominazione Habitat: Frassineti termofili a Fraxinus angustifolia N° Codice Habitat: 91B0 Percentuale di copertura: 23% Descrizione:

Si tratta di boschi mesomediterranei o submediterranei termofili ripariali a dominanza di Fraxinus oxycarpa. Si sviluppano su suoli umidi nei tratti terminali dei fiumi e presso la foce, oppure (come nel caso in esame) lungo il loro corso come formazioni ripariali o comunque in zone alluvionali con falda freatica alta. Le cenosi dei boschi termofili di Fraxinus oxycarpa vengono riferiti in Italia all'associazione Rubio peregrinae-Fraxinetum oxycarpae (Biondi & Allegrezza 2004) e sono diffuse soprattutto nell’Italia centromeridionale e in Sicilia A Grotticelle, il frassino meridionale è rinvenibile soprattutto in un’area nord- occidentale a partire dalle sponde del fiume Ofanto per risalire a quote più elevate (circa 450 m) diventando via via più sporadico. Questa rarefazione, man mano che si sale di quota, potrebbe essere riconducibile ad un abbassamento della falda idrica; la rinnovazione del frassino, infatti, alle quote più alte risulta pressoché assente mentre si denota una discreta rinnovazione nei pressi dell’Ofanto. Fraxinus oxycarpa è inoltre rinvenibile nei pressi dei due valloni, il vallone Ciraso a Nord e il vallone Refezzella a Sud a testimonianza del temperamento meso-igrofilo della specie. Il soprassuolo arboreo ove è rinvenibile il frassino è definibile, dal punto di vista strutturale, come una fustaia sopra-ceduo. Il popolamento transitorio è costituito da soggetti arborei, prevalentemente di origine agamica, di Quercus cerris e, meno frequentemente, di Quercus pubescens. Laddove è presente il frassino, al piano dominante costituito dalle querce si aggiungono altre specie che vanno a costituire il piano codominante: Fraxinus ornus, Acer monspessulanum, Acer opalus, Acer campestre, oltre, ovviamente allo stesso Fraxinus oxycarpa. Il piano dominato (ceduo, invecchiato), è costituito fondamentalmente dal Carpinus orientalis, decisamente prevalente, a cui si associano Acer campestre, Fraxinus ornus, Fraxinus oxycarpa. Lo strato arbustivo è costituito da specie a temperamento termofilo e xerofilo come Ligustrum vulgare, Crataegus monogyna, Prunus spinosa, Cytisus scoparius, Asparagus acutifolius e, nelle aree più degradate, Spartium junceum. Specie guida: Le specie tipiche dell’habitat sono: Fraxinus angustifolia ssp. oxycarpa F. angustifolia ssp. angustifolia, Ulmus minor, Laurus nobilis, Alnus glutinosa, Crataegus monogyna, Cornus sanguinea, Rubus spp., Humulus lupulus, Rumex sanguineus, Urtica dioica, Carex pendula, C. remota, C. riparia, 14

C. otrubae, Lycopus europaeus, Iris foetidisssima, I. pseudacorus, Ranunculus ficaria, Lythrum salicaria, Lysimachia vulgaris. A Grotticelle sono state rinvenute: Fraxinus angustifolia, Tilia cordata, Acer monsepssulanum, Quercus cerris, Quercus pubescens, Ulmus minor, Phyllirea latifolia, Ilex aquifolium, Carex pendula, Colchicum lusitanum, Cornus mas, Cornus sanguinea, Clematis vitalba, Crataegus monogyna, Rubus spp., Urtica dioica, Ranunculus ficaria. Sono state rinvenute inoltre specie di valore conservazionistico: Lilium bulbiferum subs. croceum, Crocus imperati, Ruscus aculeatus e le orchidee Orchis purpurea, Ophrys lutea, Orchis simia, Ophrys sphegodes; Ophrys apiphera. Tra le specie animali, guida ma anche di pregio, Acanthobrahmaea europaea, Melitaea diamina ssp. nigrovulturis, Proserpinus proserpinus, Pernis apivorus, Bubo bubo. Tra le specie alloctone è presente soprattutto Robinia pseudoacacia e alcune conifere (Cupressus sempervirens e Pinus radiata) residui di imboschimenti e rinfoltimenti eseguiti nel passato. Distribuzione: l’habitat, come accennato in precedenza, ha una distribuzione prevalente nell’Italia centro-meridionale e in Sicilia su suoli umidi nei tratti terminali dei fiumi e presso la foce o comunque in zone pianeggianti lungo i corsi d’acqua. E in effetti il contatto dinamico di questa fitocenosi è, a Grotticelle, con boschi riparali a pioppi e salici ascrivibili all’habitat 92A0 “Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba”. Nel SIC, dunque, l’habitat è rinvenibile lungo i corsi d’acqua, l’Ofanto a occidente e i torrenti Refezzella e Ciraso che attraversano da Est ad Ovest l’area in esame. Esigenze ecologiche: le specie caratteristiche di questo habitat hanno temperamento meso-igrofilo. Tra le due specie quercine presenti, infatti, Fraxinus angustifolia lo si rinviene più frequentemente in consociazione con Quercus cerris a testimonianza della mesofilia della specie. Inoltre il frassino presenta rinnovazione discreta proprio nei pressi del corso d’acqua mentre diventa meno frequente via via che ci si allontana dallo stesso e si sale di quota (abbassamento della falda idrica). L’habitat si rinviene su substrato di Argille Marnose e siltose del Pliocene medio- inferiore e su Alluvioni terrazzate del Pleistocene-Olocene (nei pressi del fiume Ofanto). Il regime termo-pluviometrico è tipicamente mediterraneo (estati calde e siccitose e piovosità concentrata nel periodo autunnale e invernale) sebbene lo scarso apporto di acqua da eventi meteorici in estate è compensato dalla presenza dei corsi d’acqua e dunque dalla falda molto in superficie. Conservazione e protezione: l’habitat, a Grotticelle, è, come accennato in precedenza, rinvenibile soprattutto lungo i corsi d’acqua, proprio in virtù delle esigenze ecologiche di queste fitocenosi. In queste condizioni il frassino presenta buona capacità di rinnovazione da seme. Via via che ci si allontana dai corsi d’acqua, il frassino, pur presente con esemplari arborei di una certa dimensione, presenta scarsa o nulla rinnovazione a causa delle condizioni 15 micro-stazionali che favoriscono le altre specie, in maniera particolare quelle dello strato dominato costituito dal ceduo invecchiato (di Carpinus orientalis in particolare) che diventa assolutamente prevalente in termini di occupazione dello spazio. La tendenza deve essere, dunque, in queste condizioni, quella di operare interventi di diradamento a carico del ceduo invecchiato, in maniera tale da favorire la rinnovazione del frassino. Criticità e minacce: Gli aspetti critici sono legati alla riduzione drastica, fino alla assenza totale, di rinnovazione di Fraxinus angustifolia via via che ci si allontana dai corsi d’acqua. Questo è in parte dovuto alle esigenze ecologiche della specie (abbassamento della falda idrica via via che si sale di quota) ma anche alla attuale struttura del soprassuolo costituito da un piano dominante e co- dominante che vede la presenza del frassino unitamente alle due specie quercine (Q. cerris soprattutto e Q. pubescens) e un fitto piano dominato costituito da un ceduo invecchiato di varie specie (Carpinus orientalis in modo particolare) e un altrettanto rigoglioso piano arbustivo. Queste specie, più rustiche e frugali, risultano essere fortemente competitive nei confronti del frassino. A questo fattore si aggiunge, inoltre, il pascolamento che, soprattutto in certe aree, risulta essere eccessivo e che può contribuire a compromettere direttamente (morso del bestiame) o indirettamente (eccessivo compattamento del terreno) la capacità di rinnovazione del frassino. Azioni utili per la conservazione: Allo scopo di favorire la rinnovazione e lo sviluppo del frassino, gli interventi possibili andranno nella direzione della riduzione della competizione specifica a carico di Fraxinus angustifolia. E’ possibile dunque prevedere, a carico del ceduo invecchiato di frassino, l’aperture e il mantenimento di gaps per determinare adeguate condizioni di illuminazione per la rinnovazione naturale del frassino, e un monitoraggio regolare per verificare l’efficacia degli interventi (si favorirà così l’avviamento definitivo all’altofusto, liberando lo spazio per consentire l’allignamento e lo sviluppo). E’ da prevedere anche, in queste condizioni, l’eliminazione del pascolo sia per evitare l’azione diretta di brucamento delle plantule sia per ridurre gli effetti negativi alle caratteristiche fisico-meccaniche del terreno. Laddove sono presenti ancora nuclei di rimboschimento (Cupressus sempervirens e Pinus radiata) si deve prevedere una loro graduale eliminazione in modo da favorire i processi di rinaturalizzazione con la sostituzione, attraverso rinnovazione naturale, di specie autoctone.

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Stato di Conservazione dell'Habitat 91B0 Sconosciuto Non favorevole Non favorevole (informazioni Parametri Favorevole - Inadeguato - Cattivo insufficienti a ('verde') ('giallo') ('rosso') fare una valutazione) Range Area coperta dall’habitat all’interno del range Strutture e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche) Prospettive future (riguardanti range, area coperta e strutture e funzioni specifiche) Valutazione globale dello

Stato di Conservazione

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Grotticelle -mass. Campo santo- Grottarelle- valle Refezzella- Tabella fitosociologica Habitat 91B0 Frassineti termofili a Fraxinus angustifolia Numero ril. 1 2 3 Latitudine 4531412 4531183 4529944 Longitudine 546384 545697 545532 Quota (m) 480 480 340 Sup. ( m ²) 225 225 225 Copertura strato arboreo(%) 76 87 89 Copertura strato erbaceo- arbustivo(%) 76 65 50 Inclinazione ° 2 5 10 Esposizione N W NW

Copertura strato arboreo Acer monspessulanum L. subsp. monspessulanum . 1 . Acer neapolitanum Ten. 1 . . Acerus opalus Mill. subsp. opalus . . 1 Carpinus orientalis Mill. subsp. orientalis . 1 . Fraxinus angustifolia Vahl subsp. oxycarpa (Willd.)F. et R. 2 2 3 Quercus cerris L. 3 4 3 Quercus ilex L. subsp. ilex . . 1 Quercus pubescens Willd. subsp. pubescens . . 1 Copertura strat. arbustivo Acer opalus Mill. subsp. opalus 2 . 1 Carpinus orientalis Mill. subsp. orientalis . 2 . Cornus mas L. 1 . 1 Cornus sanguinea L. 1 1 1 Clematis vitalba L. 1 1 1 Cytisus scoparsi (L.) Link subsp. scoparius . 1 1 Crataegus monogyna Jacq. . . 1 Fraxinus angustifolia Vahl subsp. oxycarpa (Willd.) F. et R. . 1 1 Fraxinus ornus L. subsp. ornus 1 1 . Genista tinctoria L. 1 . . Ligustrum vulgare L. . 1 . Phillyrea latifolia L. 1 2 1 Pyrus pyraster Burgsd 1 . . Ulmus minor Mill. 1 1 . Copertura strat. Erbaceo Agrostis stolonifera L. 1 . . Asparagus acutifolius L. 1 1 1 Brachypodium sylvaticum (Huds) P. Beauv. 1 1 1 Carex pendula Huds 1 . . Dactylis glomerata L. 1 1 1 Galium aparine L. 1 1 . Hedera helix L. 1 1 1 Helleborus foetidus L. subsp. foetidus . 1 . Phillyrea latifolia L. . . 1 Ranunculus ficaria L. subsp. ficaria 1 . . Ruscus aculeatus L. 2 1 1 Urtica dioica L.subsp. dioica . . 1

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1.1.3 Denominazione Habitat: N° Codice Habitat: 6220

Scheda Habitat 6220* - SIC (Grotticelle di Monticchio) Denominazione Habitat: Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea N° Codice Habitat: 6220* Percentuale di copertura: 3% Descrizione: L’habitat è costituito fondamentalmente da praterie xerofile e discontinue in cui dominano le graminaceee. In Italia le associazioni riferibili all’habitat sono rinvenibili su substrati geo-litologici di diversa natura, talora soggetti, come nel caso specifico, a fenomeni di erosione. Nella penisola l’habitat è molto diffuso, ad eccezione del settore nord-orientale con distribuzione prevalente nei settori costieri e subcostieri dell’Italia peninsulare e delle isole e nei Piani Bioclimatici Termo-, Meso-, Supra- e Submeso-Mediterraneo. L’habitat presenta aspetti perenni (riferibili alle classi Poetea bulbosae e Lygeo- Stipetea), che ospitano al loro interno aspetti annuali (Helianthemetea guttati). Per il territorio italiano sono riconducibili alle seguenti classi: Lygeo-Stipetea Rivas-Martínez 1978 per gli aspetti perenni termofili, Poetea bulbosae Rivas Goday & Rivas-Martínez in Rivas-Martínez 1978 per gli aspetti perenni subnitrofili ed Helianthemetea guttati (Br.-Bl. in Br.-Bl., Roussine & Nègre 1952) Rivas Goday & Rivas-Martínez 1963 em. Rivas-Martínez 1978 per gli aspetti annuali.. La vegetazione delle praterie xerofile mediterranee si rinviene sovente in aree soggette di erosione o all’interno delle radure della vegetazione perenne (garighe e nano-garighe appenniniche submediterranee; arbusteti termo- mediterranei, ecc.). Può rappresentare uno stadio iniziale di neo-colonizzazione di superfici costituite da affioramenti rocciosi di varia natura litologica, così come aspetti di degradazione più o meno avanzata di processi regressivi legati al sovrapascolamento, a ripetuti fenomeni di incendio con conseguente perdita di suolo per erosione superficiale.

Nell’area di Grotticelle l’habitat è ospitato da un versante calanchivo, a Sud- Ovest del SIC, che degrada verso l’area di confluenza della fiumara di Atella con il fiume Ofanto. Si tratta di un’area calanchiva in erosione su substrato costituito da argille plioceniche e, nella parte bassa, da alluvioni terrazzate del Pleistocene. A monte della stessa area è stato realizzato nel passato, a scopo di stabilizzazione del versante, un rimboschimento costituito fondamentalmente da Cupressus sempervirens. L’area è interessata da un progressivo e caratteristico movimento franoso a zolle e con incisioni, di origine meteorica, tipiche delle formazioni calanchive. Nello strato arbustivo si rinviene, in maniera 19 particolare, Phillyrea latifolia, presente con esemplari vigorosi, mentre quello erbaceo è costituito fondamentalmente da Cardopatum corymbosum e da numerose specie di bulbose e terofite. La biocenosi rappresenta, con ogni probabilità, uno stadio regressivo di formazioni più evolute deterioratesi in seguito a fenomeni franosi, di erosione ed antropici (sovra pascolamento ed incendi). Specie guida: Le specie tipiche dell’habitat sono, per quanto riguarda gli aspetti perenni, Lygeum spartum, Brachypodium retusum, Hyparrenia hirta, accompagnate da Bituminaria bituminosa, Avenula bromoides, Convolvulus althaeoides, Ruta angustifolia, Stipa offneri, Dactylis hispanica, Asphodelus ramosus. In presenza di calpestio legato alla presenza del bestiame si sviluppano le comunità a dominanza di Poa bulbosa, ove si rinvengono con frequenza Trisetaria aurea, Trifolium subterraneum, Astragalus sesameus, Arenaria leptoclados, Morisia monanthos. Gli aspetti annuali possono essere dominati da Brachypodium distachyum, Hypochaeris achyrophorus, Stipa capensis, Tuberaria guttata, Briza maxima, Trifolium scabrum, Trifolium cherleri, Saxifraga trydactylites. Tra le specie faunistiche guida ma anche di pregio, Milvus milvus, Milvus migrans. A Grotticelle l’analisi floristica ha evidenziato la presenza molto diffusa di Cardopatum corymbosum , unitamente ad altre specie erbacee (soprattutto bulbose e terofite) quali Brachypodium sp., Allium sp.; Cerinthe mayor, Anemone hortensis, Leopoldia comosa, Ornithogalum comosum, Cynaria cardunculus, Salvia verbenaca, Tapsia garganica, Beta vulgaris, Tussilago farfara. A monte dell’area in erosione si rinvengono vigorosi esemplari di Phyllirea latifolia che trattengono il fronte di distacco. La scarsa presenza di specie guida a Grotticelle fa presumere lo scarso pregio naturalistico dell’habitat in questo SIC: si tratta, molto probabilmente, di una fitocenosi espressione di condizioni di degrado ambientale causate dalle intrinseche caratteristiche geo-litologiche e da un uso del suolo intensivo e ad elevato impatto. Distribuzione: l’habitat, come accennato in precedenza, ha una distribuzione prevalente nei settori costieri e subcostieri dell’Italia peninsulare e delle isole e nei Piani Bioclimatici Termo-, Meso-, Supra- e Submeso-Mediterraneo. In Basilicata è individuabile soprattutto nelle aree calanchive della porzione centro-meridionale della regione su substrati riferibili alle argille plio- pleistoceniche e dove è rinvenibile nei suoi aspetti perenni (classe Lygeo- Stipetea). Nel SIC di Grotticelle l’habitat è molto poco esteso (3% della superficie dell’intero sito) e dislocato su un’area in erosione a sud-ovest dello stesso. Esigenze ecologiche: le specie caratteristiche di questo habitat hanno temperamento termo-xerofilo. Trattandosi di fitocenosi che sono espressione di una fase pioniera di colonizzazione o di apetti regressivi di cenosi più evolute sono rinvenibili su substrati con scadenti qualità sia fisiche che chimiche e in regime termopluviometrico tipicamente mediterraneo (elevate temperature estive cui corrisponde un periodo più o meno prolungato di siccità). 20

Conservazione e protezione: l’habitat, a Grotticelle, è, come accennato, con ogni probabilità espressione non tipica della vegetazione riconducibile al 6220* ma risultato di fenomeni regressivi dovuti alle caratteristiche litologiche, climatiche e di uso non corretto del suolo. La tendenza deve essere, dunque, quella di favorire la naturale evoluzione della fitocenosi eliminando i fattori di disturbo. Criticità e minacce: Quando le condizioni ambientali favoriscono i processi di sviluppo sia del suolo che della vegetazione, in assenza di perturbazioni, le comunità riferibili all’Habitat 6220* possono essere invase da specie perenni arbustive legnose che tendono a soppiantare la vegetazione erbacea, dando luogo a successioni verso cenosi perenni più evolute che potrebbero ricondursi al bosco misto a dominanza di caducifoglie. La fitocenosi, in effetti, è a contatto con l’habitat 91M0 (Foreste Pannonico-Balcaniche di Cerro e Rovere) che potrebbe rappresentare la fase evolutiva più matura. Si tratterà, dunque, di eliminare/ridurre gli effetti negativi dovuti al sovrapascolamento e al passaggio del fuoco. Azioni utili per la conservazione: Lo scopo, per questo habitat, sarà quello di favorire la naturale evoluzione della vegetazione allo scopo di innescare fenomeni successionali che portino a fitocenosi più evolute: il bosco misto a dominanza di caducifoglie. In effetti, soprattutto nella parte alta dell’habitat (meno disturbata), si assiste alla diffusione di specie arbustive (Phillyrea latifolia) molto vigorose. Le azioni, dunque, saranno rivolte soprattutto alla eliminazione dei fattori di disturbo: sovrapascolamento ed incendi e cercando, laddove è possibile, di eseguire mirati interventi per la stabilizzazione dei versanti.

Quadro riassuntivo habitat 6220* Il presente quadro è stato compilato utilizzando dati a livello di regione biogeografica disponibili sul sito http://biodiversity.eionet.europa.eu/article17/habitatsprogress Stato di Conservazione dell'Habitat 62207 Sconosciuto Non favorevole Non favorevole - Parametri Favorevole (informazioni – Inadeguato Cattivo insufficienti a fare ('verde') ('rosso') ('giallo') una valutazione) Range8

7 http://biodiversity.eionet.europa.eu/article17/habitatsummary/?group=Z3Jhc3NsYW5k cw==&habitat=6210®ion=MED 8 Range di distribuzione all’interno della regione biogeografica interessata (per la definizione, si veda l’Allegato F). Ulteriori chiarimenti su come definire il range (scale e 21

Area coperta dall’habitat all’interno del range9 Strutture e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche10)

metodi) saranno forniti in un documento di linee guida che verrà elaborato dall’ETC- BD in collaborazione con il Gruppo di Lavoro Scientifico.  Favorevole (verde): stabile (perdite ed incrementi si bilanciano) o in aumento e non più piccolo del “range favorevole di riferimento”.  Non favorevole – Inadeguato (giallo): ogni altra combinazione.  Non favorevole – Cattivo (rosso): grande declino: equivalente a una perdita di più dell’1% l’anno nell’ambito del periodo specificato dallo SM o più del 10% sotto il “range favorevole di riferimento”.  Sconosciuto (grigio) (informazioni insufficienti a fare una valutazione): informazioni attendibili non disponibili o insufficienti. 9 Area coperta dall’habitat all’interno del range Possono esserci situazioni in cui l’area dell’habitat, sebbene superiore all’area favorevole di riferimento, ha subito un decremento come risultato di misure di gestione adottate per ripristinare un altro habitat dell’Allegato I o una specie dell’Allegato II. L’habitat in questione potrebbe ancora essere considerato in uno Stato di Conservazione Favorevole ma in questi casi si prega di fornire i dettagli nella sezione delle informazioni complementari (Altre Informazioni) dell’Allegato D.  Favorevole (verde): stabile (perdite ed incrementi si bilanciano) o in aumento e non più piccolo del 'range favorevole di riferimento' E senza cambiamenti significativi nel pattern di distribuzione all’interno del range (se il dato è disponibile).  Non favorevole – Inadeguato (giallo): ogni altra combinazione.  Non favorevole – Cattivo (rosso): grande declino dell’area: equivalente a una perdita di più dell’1% l’anno (valore indicativo, lo SM può deviare da questo se adeguatamente giustificato) nell’ambito del periodo specificato dallo SM e con perdite importanti nel pattern di distribuzione all’interno del range o più del 10% sotto l’‘area favorevole di riferimento’.  Sconosciuto (grigio) (informazioni insufficienti a fare una valutazione): informazioni attendibili non disponibili o insufficienti. 10 Strutture e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche) Una definizione di specie tipiche sarà elaborata nell’ambito del documento di indirizzo dell’ETC-BD in collaborazione con il Gruppo di Lavoro Scientifico.  Favorevole (verde): strutture e funzioni (incluse le specie tipiche) in buone condizioni e senza degradi/pressioni significativi.  Non favorevole – Inadeguato (giallo): ogni altra combinazione.  Non favorevole – Cattivo (rosso): più del 25% dell’area non è favorevole per le strutture e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche). Ad es. a causa delle cessazione della gestione precedente, o è sotto la pressione di significativi impatti negativi, ad es. sono stati superati i carichi critici di inquinanti.  Sconosciuto (grigio) (informazioni insufficienti a fare una valutazione): Informazioni attendibili non disponibili o insufficienti. 22

Prospettive future11 (riguardanti range, area coperta e strutture e funzioni specifiche) Valutazione globale dello

Stato di Conservazione12

11 Prospettive future (riguardanti range, area coperta e strutture e funzioni specifiche)  Favorevole (verde): le prospettive future per l’habitat sono eccellenti/buone, non è prevedibile nessun impatto significativo; la vitalità a lungo termine è assicurata.  Non favorevole – Inadeguato (giallo): ogni altra combinazione.  Non favorevole – Cattivo (rosso): le prospettive per l’habitat sono cattive, sono prevedibili gravi impatti; la vitalità a lungo termine non è assicurata.  Sconosciuto (grigio) (informazioni insufficienti a fare una valutazione): informazioni attendibili non disponibili o insufficienti. 12 Valutazione globale dello Stato di Conservazione Nelle categorie non favorevoli si può usare un simbolo specifico (es. freccia) per indicare habitat in ripresa.  Favorevole (verde): tutti “verdi” o tre “verdi” e uno “sconosciuto”.  Non favorevole – Inadeguato (giallo): uno o più “gialli” ma nessun “rosso”.  Non favorevole – Cattivo (rosso): uno o più “rossi”.  Sconosciuto (grigio) (informazioni insufficienti a fare una valutazione): due o più “sconosciuti” combinati con “verdi” o tutti “sconosciuti”.

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Grotticelle - Refezzella Tabella fitosociologica Habitat 6220* percorsi substeppici di graminacee e piante annue di Thero -Brachipodietea Numero ril. 1 2 3 Latitudine 4529844 4529662 4529483 Longitudine 545356 545405 545470 Quota (m) 340 340 370 Sup. ( m ²) 16 16 16 Copertura strato arboreo(%) 0 0 0 Copertura strato erbaceo -arbustivo(%) 57 59 51 Inclinazione ° 10 15 15 Esposizione W W W Aegilops geniculata Roth. 2 2 . Allium pallens L. 1 . . Anemone hortensis L .subsp. hortensis . 1 . Beta vulgaris L. . . 1 Cardopatum corymbosum (L.) Pers. 1 2 1 Centaurea bracteata Scop. 1 . 1 Cerinthe major L. . 2 . Coronilla scorpioides (L.) W.D. J. Koch 1 1 . Cuscuta epithymum (L.) L. 1 2 2 Linum strictum L. . 1 1 Melilotus altissimus Thiull. . 1 1 Nigella damascena L. 1 . . Ononis oligophylla Ten. 1 . . Scabiosa columbaria L. 1 1 2 Scorzonera lacinata L. . 1 . Spartium junceum L. 1 . 1 Trifolium campestre Schreb. 1 . . Trifolium pratense L. 2 2 2 Trifolium stellatum L. . . 1 Tussilago farfara L. 1 . . Vulpia bromoides (L..) Gray 1 2 1

N.b Dai rilievi fitosociologici,non sono state individuate le specie appartenenti alla famiglia delle orchidee,per tanto nell ‘elenco relativo alle schede specie floristiche sono state inserite, essendo contenute nel Formulario Standard redatto nella precedente fase di monitoraggio.

Tabella. Valutazione di abbondanza e copertura Indice Percentuale di copertura r specie presente con rari individui a copertura trascurabile + individui molto poco abbondanti, ricoprimento minore dell’1% 1 individui abbastanza abbondanti, ricoprimento compreso tra 1 e 5% 2 individui molto abbondanti, ricoprimento compreso tra 5 e 25% 3 qualunque numero di individui, ricoprimento compreso tra 25 e 50% 4 qualunque numero di individui, ricoprimento compreso tra 50 e 75% 5 qualunque numero di individui, ricoprimento compreso tra 75 e 100%

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1.2. SCHEDE SPECIE FLORISTICHE

In questa sezione verranno inserite tutte le specie riportate nel Formulario Standard relativo al SIC Grotticelle di Monticchio ed aggiornato al 2010 e le specie di maggiore interesse ai fini della conservazione individuate nei rilievi fitosociologici.

1.2.1 Quercus cerris L.

Nome scientifico Fam/gen Quercus cerris L./Fagaceae/Quercus

Nome volgare Cerro

Biologia Fanerofita arborea caducifoglia. Fioritura in aprile- maggio. Distribuzione N – Euri -Mediterraneo. In Italia è presente su tutto il territorio escluso la Sardegna, in Padania è raro o se presente è stato introdotto. Assente in Corsica.In Basilicata, la specie costituisce la cerreta mesofila tipica e la cerreta meso -xerofila (diffusa sui versanti più caldi) localizzati sul piano sub montano,ad altitudini comprese tra 500-1200 metri s. l. m . , presente nei boschi di proprietà del di Laurenzana, nella Foresta di Gallipoli -Cognato e nella Foresta di Montepiano, nei boschi di Calvello. Nel Sic è presente in località “ Il castello” (quota altimetrica di 600 metri s. l. m e con esposizione NW), in località “Piano delle Noci”( 450 m. s .l. m. e esposizione W ), nei pressi della “Masseria S. Rita” ( 520 metri s.l.m. e esposizione SW), in località ”Grottarelle”( 380 m. s.l.m. e esposizione W) e in località “vallone Refezzella”( 340 m. s.l.m. e esposizione NW e in località “Masseria Campo Santo.) (480 m. s. l. m. e con esposizione N) . Ecologia Specie a comportamento mesofilo, ma più xerofilo di Farnia e Rovere e meno di Roverella .Edaficamente non ha esigenze esclusive, vegeta nei terreni argilloso-compatti , anche in quelli calcarei, però l'optimum è rappresentato da suoli di origine vulcanica a reazione sub-acida; vegeta anche nei suoli decalcificati purchè contengano basi, profondi e freschi. Specie eliofila ; la crescita della plantula avviene più agevolmente con una copertura che non superi il 50% del sole pieno, da giovane ha crescita veloce e dopo il Castagno e il Farnetto è la specie più produttiva per la produzione di legname dal bosco ceduo. Habitat/e biotopo elettivo all’interno del SIC Nel Sic è presente con l’habitat “Foreste Pannonico-Balcaniche di cerro e rovere” (cod. 91MO) e” Frassineti termofili a Fraxinus angustifolia” (cod. 91B0)

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Minacce La rinnovazione appare scarsa, a causa della concorrenza di specie che si insediano nello strato arboreo e arbustivo,come: Acer campestre, Acer monspessulanum, Fraxinus ornus, Carpinus orientalis. Livello di minaccia nel SIC Medio- basso Conservazione e protezione Questa entità non figura in altre direttive o convenzioni internazionali o nazionali e non appare né rara né minacciata a livello regionale o provinciale. La rinnovazione del cerro dipende dall’applicazione di idonei trattamenti selvicolturali,quali sfolli, diradamenti.

Quadro riassuntivo Parametri Stato di Conservazione della Specie Sconociuto Non favorevole - (informazioni Favorevole Non favorevole Cattivo insufficienti a ('verde') – Inadeguato ('rosso') fare una ('giallo') valutazione) Range Area coperta dall’habitat all’interno del range Strutture e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche) Prospettive future (rigurdanti range, area coperta e strutture e funzioni specifiche) Valutazione globale dello

Stato di Conservazione

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1.2.2 Fraxinus ornus L. subsp. ornus

Nome scientifico Fam/gen Fraxinus ornus L. subsp. ornus/ Oleaceae/Fraxinus Nome volgare Orniello, ornello, orno, frassino minore, frassino da manna. Biologia Fanerofita arborea caducifoglia a portamento prevalentemente arbustivo. Fiorisce tra aprile e giugno . Distribuzione Europa meridionale, verso nord fino alla Cecoslovacchia, Asia Minore. In Italia è comune su tutto il territorio. Comunissimo nella fascia prealpina dal carso Triestino ai laghi lombardi, penetra lungo le Valli principali fino al centro delle Alpi, in val Venosta fin quasi a Silandro, in genere non supera i 600 m., raramente i 1000 m. di altitudine. Comune,anche sui colli Eugenei e Berici, manca quasi totalmente nella Padania. Risulta abbondante nell’Appennino settentrionale e centrale ,soprattutto nel versante adriatico ,mentre risulta più raro ed accantonato sulle montagne o in valli fresche,nel Meridione. In Sicilia sale fino a 1400 m. Nel Sic è distribuita in località “ Il castello” (quota altimetrica di 600 metri s. l. m. e con esposizione NW); in località “Piano delle Noci”( 450 m. s.l.m. e esposizione W ), nei pressi della “Masseria S. Rita” ( 520 metri s.l.m. e esposizione SW) e in località ”Grotticelle”( 380 m. s.l.m. e con esposizione W) . Ecologia Termofila, frugale ed eliofila. Specie pioniera della fascia sopramediterranea, che grazie ad un rapido accrescimento iniziale riesce ad insediarsi facilmente negli ostrieti e cedui di leccio più densi. Predilige i substrati calcareo –dolomitici. Si localizza nei versanti esposti a sud . Habitat/e biotopo elettivo all’interno del SIC “Foreste Pannonico- Balcaniche di cerro e rovere” (cod. 91MO) Minacce Degradazione e riduzione dell’habitat di pertinenza a seguito cambiamenti microclimatici ambientali. Livello di minaccia nel SIC Medio- basso Conservazione e protezione Specie protetta della flora lucana ai sensi del DPGR 55/2005 ed inserita nel novero delle specie a protezione limitata speciale. Sono necessari interventi selvicolturali ,indirizzati a garantire la rinnovazione , soprattutto in quelle stazioni in cui le condizioni microclimatiche ed edafiche non sono più adeguate.

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Parametri Stato di Conservazione della Specie Sconociuto Non favorevole - (informazioni Favorevole Non favorevole Cattivo insufficienti a ('verde') – Inadeguato ('rosso') fare una ('giallo') valutazione) Range Area coperta dall’habitat all’interno del range Strutture e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche) Prospettive future (rigurdanti range, area coperta e strutture e funzioni specifiche) Valutazione globale dello

Stato di Conservazione

1.2.3 Carpinus orientalis Mill. subsp. orientalis

Nome scientifico Fam/gen Carpinus orientalis Mill. subsp. orientalis /Betulaceae/Carpinus Nome volgare Carpino orientale Biologia Fanerofita arborea. Fiorisce tra aprile e maggio Distribuzione Europa –sud -orientale,verso ovest fino alla Sicilia, Asia sud- occidentale. In Italia è presente soprattutto sul versante orientale; dalle Marche, Lazio e Pollino, Sicilia, Carso Triestino. Nel Sic è distribuito in località “ Il castello” (quota altimetrica di 600 metri s. l. m e con esposizione NW), in località “Piano delle Noci”( 450 m. s .l. m. e esposizione W ), nei pressi della “Masseria S. Rita” ( 520 metri s.l.m. e esposizione SW), in località ”Grotticelle”( 380 m. s.l.m. e esposizione W) e in località “Masseria Campo Santo..) (480 m. s. l. m. e con esposizione N).

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Ecologia Predilige i terreni argillosi e calcarei ricchi di humus e profondi, ma si adatta anche a terreni più poveri. E’ una specie rustica ed estremamente adattabile. Habitat/e biotopo elettivo all’interno del SIC Nell’habitat “Foreste Pannonico- Balcaniche di cerro e rovere” (cod. 91MO) e” Frassineti termofili a Fraxinus angustifolia” (cod. 91B0) Minacce Non sono state riscontrate minacce Livello di minaccia nel SIC Basso Conservazione e protezione Questa entità non figura in altre direttive o convenzioni internazionali o nazionali e non appare né rara né minacciata a livello regionale o provinciale.

Parametri Stato di Conservazione della Specie Sconociuto Non favorevole - (informazioni Favorevole Non favorevole Cattivo insufficienti a ('verde') – Inadeguato ('rosso') fare una ('giallo') valutazione) Range Area coperta dall’habitat all’interno del range Strutture e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche) Prospettive future (rigurdanti range, area coperta e strutture e funzioni specifiche) Valutazione globale dello

Stato di Conservazione

1.2.4 Tilia platyphyllos Scopoli

Nome scientifico Fam/gen Tilia platyphyllos Scopoli /Tiliaceae/Tilia

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Nome volgare Tiglio nostrano,tiglio nostrale Biologia Fanerofita arborea caducifoglia ,di notevoli dimensioni, può raggiungere i 40 m di altezza e i 2 m di diametro . Fioritura in giugno .I frutti maturano in ottobre, la disseminazione è anemocora. Distribuzione Specie Euro-Caucasica e in Europa centrale e meridionale, è una specie a diffusione montana con digressioni nei boschi freschi di pianura, ad est si propaga fino all'Ucraina, a nord fino alla Svezia meridionale, a ovest Francia e Pirenei e parte nord della penisola Iberica, ma anche nella penisola Balcanica e in modo disgiunto nella zona caucasica. In Italia si trova in tutte le regioni tranne Puglia e Sardegna; specie non socievole non forma mai boschi puri, si trova negli orizzonti delle latifoglie eliofile fino a quello delle specie sciafile, dal Castanetum al Fagetum si associa al Faggio in boschi montani umidi al nord fino ai 1200 m. s.l.m., in Sicilia fino a 1600 m. s.l.m. Nel Sic è presente in località “ Il castello” (quota altimetrica di 600 metri s. l. m e con esposizione NW). Ecologia Preferisce terreni freschi e profondi a reazione neutra o sub- alcalina, tollera una certa acidità superficiale purché il terreno sia ben drenato. Ha fototemperamento intermedio. Habitat/e biotopo elettivo all’interno del SIC Nell’habitat “Foreste Pannonico- Balcaniche di cerro e rovere” (cod. 91MO). Minacce E’ stata rilevata una scarsità della rinnovazione naturale. Livello di minaccia nel SIC Medio- alto Conservazione e protezione Specie protetta della flora lucana ai sensi del DPGR 55/2005 ed inserita nel novero delle specie a protezione limitata speciale. È contemplata nella Liste Rosse Regionali delle Piante d’Italia, nella limitrofa Calabria, nella categoria delle specie minacciate vulnerabili (VU).La rinnovazione della specie dipende dall’applicazione di idonei trattamenti selvicolturali.

Parametri Stato di Conservazione della Specie Sconociuto Non favorevole - (informazioni Favorevole Non favorevole Cattivo insufficienti a ('verde') – Inadeguato ('rosso') fare una ('giallo') valutazione) Range Area coperta dall’habitat all’interno del range Strutture e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche) 30

Parametri Stato di Conservazione della Specie Sconociuto Non favorevole - (informazioni Favorevole Non favorevole Cattivo insufficienti a ('verde') – Inadeguato ('rosso') fare una ('giallo') valutazione) Prospettive future (rigurdanti range, area coperta e strutture e funzioni specifiche) Valutazione globale dello

Stato di Conservazione

1.2.5 Cyclamen hederifolium Aiton

Nome scientifico Fam/gen Cyclamen hederifolium Aiton/Primulaceae/Cyclamen Nome volgare Ciclamino napoletano Biologia Geofita bulbosa,specie erbacea perenne,alta tra 8-12cm .Fiorisce tra settembre e novembre. Distribuzione Europa meridionale,dalla Francia meridionale fino all’Egeo ,Anatolia occidentale. In Italia è presente su tutto il territorio, soprattutto nelle regioni centrali e meridionali. In Basilicata è comune nei boschi e nelle boscaglie fresche ed ombrose di latifoglie,fino a 1300m. Nel Sic è presente in località “ Piano delle Noci ”( 450 m. s. l.m. e con esposizione W ), nei pressi della “ Masseria S. Rita” ( 520 metri s.l.m. e esposizione SW). Ecologia E’ tipico delle leccete e dei boschi di caducifoglie umidi e fresche. Vegeta dal livello del mare sino ai 1300 metri. Habitat/e biotopo elettivo all’interno del SIC “Foreste Pannonico-Balcaniche di cerro e rovere” (cod. 91MO). Minacce Non sono state riscontrate minacce Livello di minaccia nel SIC Basso Conservazione e protezione Questa entità non figura in altre direttive o convenzioni internazionali o nazionali e non appare né rara né minacciata a livello regionale o provinciale.

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Parametri Stato di Conservazione della Specie Sconociuto Non favorevole - (informazioni Favorevole Non favorevole Cattivo insufficienti a ('verde') – Inadeguato ('rosso') fare una ('giallo') valutazione) Range Area coperta dall’habitat all’interno del range Strutture e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche) Prospettive future (rigurdanti range, area coperta e strutture e funzioni specifiche) Valutazione globale dello

Stato di Conservazione

1.2.6 Ruscus aculeatus L.

Nome scientifico Fam/gen Ruscus aculeatus L. / Liliaceae/Ruscus Nome volgare Pungitopo, Rusco, bruscolo Biologia Camefita fruticosa, sempreverde. L’antesi avviene tra novembre ed aprile. Distribuzione Eurimeditteranea con areale centrato sulle coste mediterranee, ma con prolungamenti verso nord e verso est, (area della Vite).In Italia è diffuso in tutte le regioni. In Basilicata è presente soprattutto nei boschi termofili e meno in quelli mesofili. Nel sic è presente in località “Il castello” (quota altimetrica di 600 metri s. l. m e con esposizione NW), in località “Piano delle Noci”( 450 m. s. l. m. e con esposizione W ), nei pressi della “Masseria S. Rita” ( 520 metri s.l.m. e esposizione SW), in località ”Grottarelle”( 380 m. s.l.m. e con esposizione W) e in località “vallone Refezzella”( 340 m. s.l.m. e esposizione NW) e in località “Masseria Campo Santo..) (480 m. s. l. m. e con esposizione N) .

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Ecologia Predilige le zone calde e soleggiate e i terreni calcarei,si localizza facilmente nei luoghi sassosi e aridi,soprattutto nelle leccete e querceti. E’ sensibile al freddo, per cui solo nelle zone meridionali la si può trovare sopra i 1200 m., nel resto d’Italia difficilmente vegeta sopra i 600 m. Habitat/e biotopo elettivo all’interno del SIC Nell’habitat “Foreste Pannonico- Balcaniche di cerro e rovere (cod. 91M0) e “Frassineti termofili a Fraxinus angustifolia” (cod. 91B0) Minacce Riduzione o degradazione degli habitat di pertinenza con conseguenti modificazioni delle condizioni microclimatiche locali, danneggiamento o eliminazione in occasione delle ripuliture del sottobosco e/o delle utilizzazioni forestali; raccolta da parte dell’uomo per motivi commerciali,soprattutto durante il periodo natalizio. Livello di minaccia nel SIC Alto Conservazione e protezione Inserita nell'elenco all'Allegato V della Direttiva CEE n° 43/1992, tra le "Specie animali e vegetali di interesse comunitario il cui prelievo nella natura e il cui sfruttamento potrebbero formare oggetto di misure di gestione". In Italia è specie protetta in Abruzzo (L. R. 11/09/1979, n° 45), Friuli V. G. (L. R. 03/06/1981, n° 34), Liguria (L. R. 30/01/1984, n° 9), Lombardia (L. R. 27/07/1977, n° 33), Molise (L. R. 25/10/1982, n° 22), Toscana (L. R. 06/04/2000, n° 56), Umbria (L. R. 18/11/1987, n° 49), Prov. Auton. di Trento (L. P. 25/07/1973). Specie a protezione assoluta in Basilicata (DPRG 55/2005- Art. 2). Sarebbe auspicabile la verifica ed eventuale adeguamento delle previsioni in campo forestale, al fine di assicurarne la coerenza rispetto agli obiettivi di conservazione. Andrebbero, inoltre,poste in atto tutte le misure di controllo e repressione della intensa attività di prelievo .

Quadro riassuntivo Parametri Stato di Conservazione della Specie Sconociuto Non favorevole - (informazioni Favorevole Non favorevole Cattivo insufficienti a ('verde') – Inadeguato ('rosso') fare una ('giallo') valutazione) Range Area coperta dall’habitat all’interno del range Strutture e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche) Prospettive 33

Parametri Stato di Conservazione della Specie Sconociuto Non favorevole - (informazioni Favorevole Non favorevole Cattivo insufficienti a ('verde') – Inadeguato ('rosso') fare una ('giallo') valutazione) future (rigurdanti range, area coperta e strutture e funzioni specifiche) Valutazione globale dello

Stato di Conservazione

1.2.7 Ostrya carpinifolia Scop.

Nome scientifico Fam/gen Ostrya carpinifolia Scop./ Betulaceae/Ostrya Nome volgare Carpino nero Biologia Fanerofita arborea, a portamento prevalente arbustivo. Fiorisce in Aprile. Le infruttescenze maturano in settembre-ottobre. Distribuzione Circumboreale. Presente su tutto il territorio,dalle Alpi e all’Appennino,raro in Piemonte e in Toscana,manca in Padania,nelle altre pianure alluvionali e nella fascia mediterranea sempreverde .Il baricentro della specie è nella zona orientale,sia nelle Venezie che lungo la costa adriatica,verso occidente essa,sembra perdere progressivamente in vitalità. Nel Sic è presente località “Piano delle Noci”( 450 m. s.l.m. e esposizione W ). Ecologia Resiste ai minimi invernali sino a - 40 ; specie arborea a fogliazione precoce(anche in Marzo). Alle quote massime di 100-1200 metri è esclusivo delle esposizioni più calde. L’apparato radicale è superficiale ed è poco adotto ad eludere l’aridità. Negli ambienti collinari si localizza nelle esposizioni a Nord. Evita i terreni palustri e tollera quelli argillosi. Predilige i suoli carbonatici . Habitat/e biotopo elettivo all’interno del SIC Nell’habitat ” Foreste Pannonico- Balcaniche di cerro e rovere” (cod. 91MO). Minacce Non è minacciata, si diffonde spontaneamente nei boschi soggetti ad alterazione in ambienti degradati. Livello di minaccia nel SIC Basso

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Conservazione e protezione Questa entità non figura in altre direttive o convenzioni internazionali o nazionali e non appare né rara né minacciata a livello regionale o provinciale.

Parametri Stato di Conservazione della Specie Sconociuto Non favorevole - (informazioni Favorevole Non favorevole Cattivo insufficienti a ('verde') – Inadeguato ('rosso') fare una ('giallo') valutazione) Range Area coperta dall’habitat all’interno del range Strutture e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche) Prospettive future (rigurdanti range, area coperta e strutture e funzioni specifiche) Valutazione globale dello

Stato di Conservazione

1.2.8 Daphne laureola L.

Nome scientifico Fam/gen Daphne laureola L./Thymelaeaceae/Daphne Nome volgare Dafne laurella, Erba laureola, Olivella Biologia Fanerofita cespugliosa, alta 30-120 cm. Fiorisce da Febbraio ad Aprile. Il frutto è una bacca ovoide blu -nerastra. Per il suo contenuto di sostanze tossiche quali la mezerina, la cumarina e la dafnina, la specie è velenosa .

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Distribuzione Originaria dell’Europa e dell’Asia Occidentale, vegeta ovunque nella regione mediterranea, in Italia è presente in tutte le regioni. Nel Sic è presente nel “Piano delle Noci”( 450 m. s.l.m. e esposizione W ). Ecologia Vegeta nei boschi di latifoglie moderatamente freschi, terreni ombrosi o a mezz’ombra, dalla fascia collinare a quella sub-montana, da 200 a 800 m. Rara o assente in pianura, predilige i terreni calcarei. Habitat/e biotopo elettivo all’interno del SIC “ Foreste Pannonico-Balcaniche di cerro e rovere” (cod. 91MO). Minacce Vulnerabilità dell’habitat per fattori naturali. Livello di minaccia nel SIC Medio Conservazione e protezione Specie protetta a livello regionale in Basilicata (DPRG 55/2005- Art. 2). Occorre inseirre all’interno dei piani di gestione forestale l’applicazione di tecniche selvicolturali che creino le condizioni micro- ambientali favorevoli allo sviluppo della rinnovazione naturale.

Parametri Stato di Conservazione della Specie Sconociuto Non favorevole - (informazioni Favorevole Non favorevole Cattivo insufficienti a ('verde') – Inadeguato ('rosso') fare una ('giallo') valutazione) Range Area coperta dall’habitat all’interno del range Strutture e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche) Prospettive future (rigurdanti range, area coperta e strutture e funzioni specifiche) Valutazione globale dello

Stato di Conservazione

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1.2.9 Acer neapolitanum Ten.

Nome scientifico Fam/gen Acer neapolitanum Ten. / SAPINDACEAE/Acer Nome volgare Acero napolitano Biologia Fanerofita arborea caducifoglia. Fiorisce in Aprile e maggio. Distribuzione Specie del Sud- Europea, soprattutto della regione Carpatico -Danubiana. L’areale è parzialmente illirico sino al Carso Triestino. In Italia è presente nell’Appennino Tosco-Emiliano fino alla Calabria, raro in Sicilia. Endemica dell’Appennino meridionale. Nel Sic è presente in località “Masseria Campo Santo” (480 metri s. l . m. , e con esposizione N). Ecologia Termofila, tolleranza dell’ombra, esigente di suolo e di umidità. Habitat/e biotopo elettivo all’interno del SIC Nell’habitat ” Frassineti termofili a Fraxinus angustifolia” (cod. 91B0) . Minacce Non sono state riscontrate minacce. Livello di minaccia nel SIC Basso Conservazione e protezione Meriterebbe una protezione essendo una specie endemica dell’Appennino meridionale, non è tutelata ad alcun livello.

Parametri Stato di Conservazione della Specie Sconociuto Non favorevole - (informazioni Favorevole Non favorevole Cattivo insufficienti a ('verde') – Inadeguato ('rosso') fare una ('giallo') valutazione) Range Area coperta dall’habitat all’interno del range Strutture e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche) Prospettive future (rigurdanti range, area coperta e strutture e funzioni specifiche)

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Parametri Stato di Conservazione della Specie Sconociuto Non favorevole - (informazioni Favorevole Non favorevole Cattivo insufficienti a ('verde') – Inadeguato ('rosso') fare una ('giallo') valutazione) Valutazione globale dello

Stato di Conservazione

1.2.10 Fraxinus angustifolia Vahl subsp. oxycarpa (Willd.) Franco et Rocha Afonso

Nome scientifico Fam/gen Fraxinus angustifolia Vahl subsp. oxycarpa (Willd.)Franco et Rocha Afonso /Oleaceae/Fraxinus Nome volgare Frassino meridionale Biologia Fanerofita arborea ,alta fino a 20 metri. Fruttifica a settembre. Fiorisce a marzo e maggio . Distribuzione Europa - centro-meridionale,Nord Africa,Asia minore, Caucaso.In Italia è presente soprattutto nelle regioni meridionali e nelle isole maggiori, ma si localizza anche in boschi igrofili, come quello della Mesola nella pianura Padania.Nel Sic è presente in località ”Grotticelle”( 380 m. s.l.m. e esposizione W) e in località “vallone Refezzella”( 340 m. s.l.m. e esposizione NW) e in località “Masseria Campo Santo) (480 m. s. l. m. e esposizione N) . Ecologia Specie mesoigrofila, predilige i terreni ben drenati, umidi o alvei periodicamente inondati Habitat/e biotopo elettivo all’interno del SIC “ Frassineti termofili a Fraxinus angustifolia” (cod. 91B0) Minacce In Basilicata la specie è considerata vulnerabile ,sia per la rarefazione dell’habitat che per l’intenso utilizzo del suo legname pregiato. Nel Sic la rarefazione della specie, soprattutto alle quote più alte potrebbe essere riconducibile ad un abbassamento della falda acquifera. Livello di minaccia nel SIC Medio- alto Conservazione e protezione In Basilicata è considerata specie a protezione limitata speciale,articolo 3 del D. G. P .R. n°55 del 18 marzo 2005. Nel Sic, gli interventi dovranno essere indirizzati a ridurre la competizione specifica a carico della specie e l’applicazione di tecniche selvicolturali che creino le condizioni micro-ambientali favorevoli allo sviluppo della rinnovazione naturale.

Parametri Stato di Conservazione della Specie

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Sconociuto Non favorevole - (informazioni Favorevole Non favorevole Cattivo insufficienti a ('verde') – Inadeguato ('rosso') fare una ('giallo') valutazione) Range Area coperta dall’habitat all’interno del range Strutture e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche) Prospettive future (rigurdanti range, area coperta e strutture e funzioni specifiche) Valutazione globale dello

Stato di Conservazione

1.2.11 Phillyrea latifolia L.

Nome scientifico Fam/gen Phillyrea latifolia L./Oleaceae/Phillyrea Nome volgare Ilatro comune Biologia Fanerofita cespugliata, meno raramente arborea, con una altezza compresa tra 1-5 metri. Fioritura tra marzo e maggio . Distribuzione Bacino del Mediterraneo, Canarie. Nel sic è presente,in modo abbondante oltre il confine amministrativo, nella fascia vegetativa compresa tra la strada statale e l’alveo del fiume Ofanto, in località ”Grotticelle”( 380 m. s.l.m. e esposizione W) e in località “Masseria Campo Santo” (480 e N) e in località “vallone Refezzella”( 340 m. s.l.m. e esposizione NW) Ecologia Predilige i terreni calcare e i climi miti e soleggiati ;specie che si adatta agli ambienti tipici della macchia mediterranea. Habitat/e biotopo elettivo all’interno del SIC Nell’habitat ” Frassineti termofili a Fraxinus angustifolia” (cod. 91B0) e “ Foreste Pannonico-Balcaniche di cerro e rovere” (cod. 91MO). Minacce Non sono state riscontrate minacce

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Livello di minaccia nel SIC Basso Conservazione e protezione Questa entità non figura in altre direttive o convenzioni internazionali o nazionali e non appare né rara né minacciata a livello regionale o provinciale. Nel Sic,la specie ha una notevole importanza, in quanto recenti studi hanno dimostrato che rappresenta la fonte nutrice principale della falena Acanthobrahmea europaea;dunque meritevole di conservazione e protezione.

Parametri Stato di Conservazione della Specie Sconociuto Non favorevole - (informazioni Favorevole Non favorevole Cattivo insufficienti a ('verde') – Inadeguato ('rosso') fare una ('giallo') valutazione) Range Area coperta dall’habitat all’interno del range Strutture e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche) Prospettive future (rigurdanti range, area coperta e strutture e funzioni specifiche) Valutazione globale dello

Stato di Conservazione

1.2.12 Quercus ilex L. subsp. ilex

Nome scientifico Fam/gen Quercus ilex L. subsp. ilex/Fagaceae/Quercus Nome volgare Leccio Biologia Fanerofita arborea sempreverde, con una altezza compresa tra 1-20 metri. Fiorisce nella tarda primavera, da aprile a giugno.

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Distribuzione Circum -mediterraneo. Assente in Egitto. La specie è comunque più diffusa sul settore occidentale, soprattutto Algeria e Marocco, in tutta la penisola iberica, in Francia e in Italia. In Italia è diffuso soprattutto nelle isole e lungo le coste liguri, tirreniche e ioniche. Sul versante adriatico le popolazioni sono più sporadiche e disgiunte (tranne che in Puglia, Abruzzo e Marche). Piccole popolazioni sono presenti anche sulle Prealpi lungo le coste dei laghi, sui Colli Euganei, in Friuli Venezia Giulia, in Romagna fino al Bolognese-Imolese e nel Bosco della Mesola nel ferrarese. In Basilica i boschi,le macchie alte di leccio non sono molto diffuse, frequenti sono le leccete costiere e le leccete “accantonate” sui versanti occidentali , anche con penetrazioni nell’orizzonte sopramediterraneo, e in favorevoli condizioni microclimatiche, in quello sub-montano. Nel Sic è presente in località “vallone Refezzella”( 340 m. s.l.m. e con esposizione NW). Ecologia Vegeta nei boschi e nella macchia mediterranea, in prevalenza su terreni acidi e ben drenati, indifferentemente al substrato, dal livello del mare fino a oltre i 1000 m di quota (1800 m in Sicilia, 600-700 m al Nord). Specie xerofila, infatti sopravvive in condizioni di estrema aridità, grazie alle sue foglie coriacee dotate di stomi e di fitta peluria. Habitat/e biotopo elettivo all’interno del SIC Nell’habitat ” Foreste Pannonico- Balcaniche di cerro e rovere” (cod. 91MO). Minacce La rinnovazione naturale risulta essere alquanto scarsa. Livello di minaccia nel SIC Medio –alto Conservazione e protezione Questa entità non figura in altre direttive o convenzioni internazionali o nazionali e non appare né rara né minacciata a livello regionale o provinciale. . Nel Sic, gli interventi dovranno essere indirizzati a ridurre la competizione specifica a carico della specie concorrenti che si insediano nello strato arboreo ed arbustivo,con possibili interventi di diradamento indirizzati ad evitare la transizione delle lecceta verso forme regressive.

Parametri Stato di Conservazione della Specie Sconociuto Non favorevole - (informazioni Favorevole Non favorevole Cattivo insufficienti a ('verde') – Inadeguato ('rosso') fare una ('giallo') valutazione) Range Area coperta dall’habitat all’interno del range Strutture e funzioni specifiche 41

Parametri Stato di Conservazione della Specie Sconociuto Non favorevole - (informazioni Favorevole Non favorevole Cattivo insufficienti a ('verde') – Inadeguato ('rosso') fare una ('giallo') valutazione) (incluse le specie tipiche) Prospettive future (rigurdanti range, area coperta e strutture e funzioni specifiche) Valutazione globale dello

Stato di Conservazione

1.2.13.Coronilla scorpioides (L.) Kock.

Nome scientifico Fam/gen Coronilla scorpioides (L.) Kock./Leguminosae/Coronilla Nome volgare Coda di scorpione Biologia Terofita scaposa ,specie annuale,alta 5-20 cm, glabra e glauca. Fiorisce in aprile e maggio. Distribuzione Euri -mediterraneo. In Italia è presente in tutto il territorio,però è comune solo nell’area mediterranea, manca in Padania; nelle Alpi è raro. Nel Sic è presente con pochi esemplari in località “Refezzella” ( 370 metri s.l.m. e con esposizione W) Ecologia Specie frugale, si localizza sugli incolti aridi, pascoli. Habitat/e biotopo elettivo all’interno del SIC Nell’habitat ”Percorsi sub steppici di graminacee e piante annue di Thero-brachypodietea” (cod. 6220). Minacce Non sono state riscontrate minacce. Livello di minaccia nel SIC Basso Conservazione e protezione Questa entità non figura in altre direttive o convenzioni internazionali o nazionali e non appare né rara né minacciata a livello regionale o provinciale.

Parametri Stato di Conservazione della Specie

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Sconociuto Non favorevole - (informazioni Favorevole Non favorevole Cattivo insufficienti a ('verde') – Inadeguato ('rosso') fare una ('giallo') valutazione) Range Area coperta dall’habitat all’interno del range Strutture e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche) Prospettive future (rigurdanti range, area coperta e strutture e funzioni specifiche) Valutazione globale dello

Stato di Conservazione

1.2.14 Allium pallens L.

Nome scientifico Fam/gen Allium pallens L./Liliaceae/Allium Nome volgare Aglio di Coppoler , aglio pallido Biologia Geofita bulbosa , specie perenne erbacea , alta 30-45 cm. Fiorisce in giugno e luglio. Distribuzione Steno -mediterraneo. In Italia è presente nel Triestino, lungo la penisola; in Sicilia,Sardegna e Corsica è piuttosto rara. Nel Sic è presente con pochi esemplari, in località “Refezzella” ( 370 metri s.l.m. e con esposizione W) Ecologia Specie xerofita , tipica degli ambienti aridi. Habitat/e biotopo elettivo all’interno del SIC ”Percorsi sub steppici di graminacee e piante annue di Thero-brachypodietea” (cod. 6220). Minacce Non sono state riscontrate Livello di minaccia nel SIC Basso Conservazione e protezione Questa entità non figura in altre direttive o convenzioni internazionali o nazionali e non appare né rara né minacciata a livello regionale o provinciale.

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Parametri Stato di Conservazione della Specie Sconociuto Non favorevole - (informazioni Favorevole Non favorevole Cattivo insufficienti a ('verde') – Inadeguato ('rosso') fare una ('giallo') valutazione) Range Area coperta dall’habitat all’interno del range Strutture e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche) Prospettive future (rigurdanti range, area coperta e strutture e funzioni specifiche) Valutazione globale dello

Stato di Conservazione

1.2.15. Scorzonera laciniata L.

Nome scientifico Fam/gen Scorzonera laciniata L./Asteraceae/Scorzonera Nome volgare Scorzonera laciniata Biologia Terofita scaposa ,specie annua con asse fiorale allungato spesso privo di foglie. Fiorisce tra maggio -luglio Distribuzione Paleotemperata - Eurasiatica in senso lato, presene nel Nordafrica. In Italia: è presente in Valle D'Aosta, Piemonte, Liguria , Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo e . Nel Sic è presente in località “Refezzella” ( 370 metri s.l.m. e con esposizione W). Ecologia Specie xerotermofila. Vegeta nei campi pietrosi, incolti, pendii aridi, da 0 a 1900 m. Habitat/e biotopo elettivo all’interno del SIC Nell’habitat “Percorsi sub steppici di graminacee e piante annue di Thero-brachypodietea” (cod. 6220). Minacce Non sono state riscontrate Livello di minaccia nel SIC Basso

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Conservazione e protezione Questa entità non figura in altre direttive o convenzioni internazionali o nazionali e non appare né rara né minacciata a livello regionale o provinciale.

Parametri Stato di Conservazione della Specie Sconociuto Non favorevole - (informazioni Favorevole Non favorevole Cattivo insufficienti a ('verde') – Inadeguato ('rosso') fare una ('giallo') valutazione) Range Area coperta dall’habitat all’interno del range Strutture e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche) Prospettive future (rigurdanti range, area coperta e strutture e funzioni specifiche) Valutazione globale dello

Stato di Conservazione

1.2.16 Linum strictum L.

Nome scientifico Fam/Gen Linum strictum L./Linaceae/Linum Nome volgare Lino minore Biologia Terofita scaposa, specie annua, alta 1-6 dm. Fiorisce tra aprile e maggio. Distribuzione Steno -Mediterraneo. In Italia è comune lungo la Penisola, Liguria ed Isole. In Italia Settentrionale,Trieste,Langhe è raro. Nel Sic è presente in località “Refezzella” ( 370 metri s.l.m. e con esposizione W)

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Ecologia Preferisce i terreni calcarei; xerofita, tipica di ambienti aridi, infatti si localizza su macchie e garighe tra 0 e 800m Habitat/biotipo elettivo all’interno del SIC Nell’habitat “Percorsi sub steppici di graminacee e piante annue di Thero-brachypodietea” (cod. 6220). Minacce Non sono state riscontrate Livello di minaccia nel SIC Basso Conservazione e protezione Questa entità non figura in altre direttive o convenzioni internazionali o nazionali e non appare né rara né minacciata a livello regionale o provinciale

Parametri Stato di Conservazione della Specie Sconociuto Non favorevole - (informazioni Favorevole Non favorevole Cattivo insufficienti a ('verde') – Inadeguato ('rosso') fare una ('giallo') valutazione) Range Area coperta dall’habitat all’interno del range Strutture e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche) Prospettive future (rigurdanti range, area coperta e strutture e funzioni specifiche)

1.2.17 Tilia cordata Mill.

Nome scientifico Fam/gen Tilia cordata Mill. /Tiliaceae/Tilia Nome volgare Tiglio selvatico Biologia Fanerofita arborea , decidua, monoica. L'antesi tra la metà di giugno e la metà di luglio; l'impollinazione è entomofila . Distribuzione È una tipica specie con areale europeo. È diffusa dalla Spagna (Paesi Baschi, Catalogna, Pirenei) agli Urali quasi senza soluzione di continuità. A nord si spinge fino alla Finlandia meridionale, alla Svezia centro - meridionale, alle coste norvegesi e al sud della Scozia. È presente nei Balcani fino alla Grecia settentrionale e in Corsica. Areali disgiunti in Crimea e 46

Caucaso .In Italia è presente sull'arco Alpino e sull'Appennino fino alla Basilicata. In Val Padana si limita all'alta pianura, mentre è assente nella bassa pianura. In montagna si spinge fino a circa 1.500 metri. Molto raro nella zona mediterranea. Nel Sic è presente nell’habitat” Frassineti termofili a Fraxinus angustifolia”. Ecologia Preferisce terreni profondi, freschi e ricchi di humus dolce proveniente da rocce carbonatiche ma anche flysch sub-acido, purché non argilloso-compatti, né sabbiosi. E' una specie sciafila. Di temperamento mesofilo, esige buona umidità dell'aria e del suolo, tollera forti escursioni termiche quindi vegeta in climi tendenzialmente più continentali, negli orizzonti delle latifoglie eliofile e nella porzione inferiore delle latifoglie sciafile. Habitat/e biotopo elettivo all’interno del SIC Presente nell’habitat “Frassineti termofili a Fraxinus angustifolia “(cod. 91B0). Minacce E’ stata rilevata una scarsità della rinnovazione naturale. Livello di minaccia nel SIC Medio-alto Conservazione e protezione Lista Rossa Regionale delle Piante di Italia.Specie a protezione limitata art. 3 del D. G. R. n°55 del 18 marzo 2005. . Nel Sic, gli interventi dovranno essere indirizzati a ridurre la competizione specifica a carico della specie e l’applicazione di tecniche selvicolturali che creino le condizioni micro-ambientali favorevoli allo sviluppo della rinnovazione naturale.

Parametri Stato di Conservazione della Specie Non favorevole - Favorevole Non favorevole Sconociuto Cattivo (informazioni insufficienti ('verde') – Inadeguato ('rosso') a fare una valutazione) ('giallo') Range Area coperta dall’habitat all’interno del range Strutture e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche) Prospettive future (rigurdanti range, area coperta e strutture e funzioni specifiche) Valutazione globale dello

Stato di Conservazione

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1.2.18 Orchis purpurea Huds.

Nome scientifico Fam/gen Orchis purpurea Huds./ Orchidaceae/Orchis Nome volgare Orchide maggiore. Biologia Geofita bulbosa. Fiorisce tra aprile e maggio, l’impollinazione è entomofila, la disseminazione anemocora. Distribuzione Eurasiatica, dall’Inghilterra meridionale fino al Caucaso, presente anche in Africa settentrionale. In Italia è presente in tutte le regioni ad esclusione della Valle d'Aosta. In Basilicata è abbastanza diffusa. Nel SIC è localizzato nei pressi del vallone Refezzella. Ecologia Meso-xerofila e neutro-calcicola, presente dal piano basale fino a 1700 m s.m. Predilige i margini delle radure, le macchie, le chiarie nei boschi, i prati ed i pascoli sia in posizione di piena luce che di mezz’ombra. Rifugge da terreni troppo umidi. Habitat e/o biotopo elettivo/i all’interno del SIC Nell’habitat “Frassineti termofili a Fraxinus angustifolia” (cod. 91B0). Minacce Sul lungo periodo, l'abbandono delle pratiche colturali e soprattutto il pascolamento - con conseguente avanzamento della vegetazione arbustivo-arborea - potrebbe ridurre il suo spazio ecologico. Livello di minaccia nel SIC Alto (medio –lungo termine) Conservazione e protezione Inclusa tra le specie protette dalla CITES è, come tutte le Orchidee, inserita nel novero delle specie a protezione assoluta della flora lucana, ai sensi del DPGR 55/2005. Pure essendo tutelata a livello regionale, come a livello internazionale, la conservazione della specie dipende in gran parte della continuità del disturbo legato allo sfalcio o al pascolo all'interno dell'habitat; questi usi del suolo devono essere controllati, con la predisposizione di un piano di uso compatibile, in modo da fare coincidere i periodi di riposo con il periodio di fioritura della specie.

Parametri Stato di Conservazione della Specie Sconociuto Non favorevole - (informazioni Favorevole Non favorevole Cattivo insufficienti a ('verde') – Inadeguato ('rosso') fare una ('giallo') valutazione) Range Area coperta dall’habitat all’interno del range Strutture e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche) 48

Parametri Stato di Conservazione della Specie Sconociuto Non favorevole - (informazioni Favorevole Non favorevole Cattivo insufficienti a ('verde') – Inadeguato ('rosso') fare una ('giallo') valutazione) Prospettive future (rigurdanti range, area coperta e strutture e funzioni specifiche) Valutazione globale dello

Stato di Conservazione

1.2. 19 Orchis simia Lam.

Nome scientifico Fam/Gen Orchis simia Lam./Orchidaceae/Orchis Nome volgare Orchide omiciattolo, orchidea scimmia Biologia Geofita bulbosa Fiorisce tra aprile a giugno con fiori molto caratteristici che ricordano appunto una sagoma antropomorfa. Distribuzione Eurimediterranea con areale centrato sulle coste mediterranee, ma con prolungamenti verso Nord e verso Est. In Italia è presente in tutto il territorio nazionale tranne in Val d'Aosta, Puglia e Sardegna, è dubbia in Sicilia. Specie rara, soprattutto al Sud. Nel SIC la specie è localizzato nei pressi del vallone Refezzella. Ecologia Vegeta in pascoli, radure, cespugli, macchie e boschi radi, predilige suoli calcarei o neutri, asciutti, dal piano basale fino a circa 1200 m s l.m. Habitat e/o biotopo elettivo/i all’interno del SIC Nell’habitat “Frassineti termofili a Fraxinus angustifolia” (cod 91B0). Minacce Sul lungo periodo, l'abbandono delle pratiche colturali e soprattutto il pascolamento - con conseguente avanzamento della vegetazione arbustivo-arborea - potrebbe ridurre il suo spazio ecologico. Livello di minaccia nel SIC Alto (medio –lungo termine) . Conservazione e protezione Inclusa tra le specie protette dalla CITES è, come tutte le Orchidee, inserita nel novero delle specie a protezione assoluta della flora lucana, ai sensi del DPGR 55/2005. È specie contemplata nelle Liste Rosse Regionali delle Piante d’Italia, nella limitrofa Calabria ed in alcune regioni dell’Italia centrale. Sarebbe auspicabile il mantenimento di elevati livelli di diversità del mosaico ambientale. Sarebbe auspicabile la verifica ed eventuale adeguamento delle previsioni in campo forestale, al fine di assicurarne la coerenza rispetto agli obiettivi di conservazione . 49

Parametri Stato di Conservazione della Specie Sconociuto Non favorevole - (informazioni Favorevole Non favorevole Cattivo insufficienti a (Co'verde') – Inadeguato ('rosso') fare una ('giallo') valutazione) Range Area coperta dall’habitat all’interno del range Strutture e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche) Prospettive future (rigurdanti range, area coperta e strutture e funzioni specifiche) Valutazione globale dello

Stato di Conservazione

1.2.20 Orchis lutea Cav.

Nome scientifico Fam/Gen Orchis lutea Cav. /Orchidaceae/Orchis Nome volgare Giglio sambucino Biologia Geofita bulbosa. Fiorisce tra metà aprile e a metà luglio con fiori molto caratteristici riuniti in florescenze dense e multiflore a forma cilindrico ovoidale. Distribuzione Europeo-caucasico .In Italia è abbastanza diffusa in tutte le regioni tranne in Sardegna. Nel Sic, è localizzato nei pressi del vallone Refezzella. Ecologia Vegeta in prati aridi o freschi,radure o boschi luminosi e garighe. Predilige suoli calcarei o silicei.

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Habitat e/o biotopo elettivo/i all’interno del SIC Nell’habitat “Frassineti termofili a Fraxinus angustifolia” (cod. 91B0). Minacce Sul lungo periodo, l'abbandono delle pratiche colturali e soprattutto il pascolamento - con conseguente avanzamento della vegetazione arbustivo-arborea - potrebbe ridurre il suo spazio ecologico. Livello di minaccia nel SIC Alto (medio-lungo termine) . Conservazione e protezione Inclusa tra le specie protette dalla CITES è, come tutte le Orchidee, inserita nel novero delle specie a protezione assoluta della flora lucana, ai sensi del DPGR 55/2005. È specie contemplata nelle Liste Rosse Regionali delle Piante d’Italia, nella limitrofa Calabria ed in alcune regioni dell’Italia centrale. Sarebbe auspicabile il mantenimento di elevati livelli di diversità del mosaico ambientale e la verifica ed eventuale adeguamento delle previsioni in campo forestale, al fine di assicurarne la coerenza rispetto agli obiettivi di conservazione.

Parametri Stato di Conservazione della Specie Sconociuto Non favorevole - (informazioni Favorevole Non favorevole Cattivo insufficienti a ('verde') – Inadeguato ('rosso') fare una ('giallo') valutazione) Range Area coperta dall’habitat all’interno del range Strutture e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche) Prospettive future (rigurdanti range, area coperta e strutture e funzioni specifiche) Valutazione globale dello

Stato di Conservazione

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1.2.21 Ophrys apifera Huds.

Nome scientifico Fam/Gen Ophrys apifera Huds. /Orchidaceae/Ophrys Nome volgare Fior di vespa,vesparina Biologia Geofita bulbosa .Fiorisce tra metà aprile e a metà luglio con fiori molto caratteristici che ricordano appunto una sagoma dell 'addome di un insetto. Distribuzione Euromediterranea delle regioni temperate, abbastanza diffusa dall'Atlantico sino al Caucaso.In Italia è abbastanza diffusa in tutte le regioni. Nel Sic è localizzato nei pressi del vallone Refezzella. Ecologia Vegeta in pascoli, radure, cespugli, macchie e boschi radi, predilige suoli calcarei o neutri, asciutti, dal piano basale fino a circa 1200 m s.m. Habitat e/o biotopo elettivo/i all’interno del SIC Nell’habitat “Frassineti termofili a Fraxinus angustifolia” (cod. 91B0). Minacce Possibli, danni da brucamento e da calpestio. Livello di minaccia nel SIC Alto (medio-lungo termine) . Conservazione e protezione Inclusa tra le specie protette dalla CITES è, come tutte le Orchidee, inserita nel novero delle specie a protezione assoluta della flora lucana, ai sensi del DPGR 55/2005. È specie contemplata nelle Liste Rosse Regionali delle Piante d’Italia, nella limitrofa Calabria ed in alcune regioni dell’Italia centrale. Sarebbe auspicabile il mantenimento di elevati livelli di diversità del mosaico ambientale. Sarebbe auspicabile la verifica ed eventuale adeguamento delle previsioni in campo forestale, al fine di assicurarne la coerenza rispetto agli obiettivi di conservazione .

Parametri Stato di Conservazione della Specie Sconociuto Non favorevole - (informazioni Favorevole Non favorevole Cattivo insufficienti a ('verde') – Inadeguato ('rosso') fare una ('giallo') valutazione) Range Area coperta dall’habitat all’interno del range Strutture e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche) Prospettive future (rigurdanti range, area coperta e

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Parametri Stato di Conservazione della Specie Sconociuto Non favorevole - (informazioni Favorevole Non favorevole Cattivo insufficienti a ('verde') – Inadeguato ('rosso') fare una ('giallo') valutazione) strutture e funzioni specifiche) Valutazione globale dello

Stato di Conservazione

1.2.22 Ophrys sphegodes Mill.

Nome scientifico Fam/Gen Ophrys sphegodes Mill. /Orchidaceae/Ophrys Nome volgare Ofride ,fior di ragno,calabrono Biologia Geofita bulbosa. Fioritura da marzo a giugno. Distribuzione Euri-mediterraneo. Presente in tutta la penisola . Nel Sic è presente nei pressi del vallone Refezzella. Ecologia Si localizza nei prati aridi,garighe e zone incolte in generale .Predilige un substrato calcareo. Habitat e/o biotopo elettivo/i all’interno del SIC Nel Sic è presente nell’habitat “Frassineti termofili a Fraxinus angustifolia” (cod. 91B0). Minacce Sul lungo periodo, l'abbandono delle pratiche colturali e soprattutto il pascolamento - con conseguente avanzamento della vegetazione arbustivo- arborea - potrebbe ridurre il suo spazio ecologico. Livello di minaccia nel SIC Alto (medio –lungo termine). Conservazione e protezione Specie protetta della flora lucana ai sensi del DPGR 55/2005 ed inserita nel novero delle specie a protezione limitata per cui è consentita una raccolta limitata a 5 assi fiorali o rami per persona all’anno. È’ inserita nella Liste Rosse Regionali delle Piante d’Italia, per alcune regioni dell’Italia centrale. Sono, necessari adeguati piani di gestione forestale e l’applicazione di trattamenti selvicolturali che creino le condizioni micro- ambientali favorevoli allo sviluppo della rinnovazione naturale.

Parametri Stato di Conservazione della Specie Sconociuto Non favorevole - (informazioni Favorevole Non favorevole Cattivo insufficienti a ('verde') – Inadeguato ('rosso') fare una ('giallo') valutazione)

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Parametri Stato di Conservazione della Specie Sconociuto Non favorevole - (informazioni Favorevole Non favorevole Cattivo insufficienti a ('verde') – Inadeguato ('rosso') fare una ('giallo') valutazione) Range Area coperta dall’habitat all’interno del range Strutture e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche) Prospettive future (rigurdanti range, area coperta e strutture e funzioni specifiche) Valutazione globale dello

Stato di Conservazione

1.2.23 Lilium bulbiferum L. subsp. croceum (Chaix) Jan. Nome scientifico Fam/Gen Lilium bulbiferum L. subsp. croceum (Chaix) Jan. / Liliaceae/Lilium Nome volgare Giglio rosso Biologia Geofita bulbosa. Fioritura tra maggio e luglio, fruttificazione in estate. Distribuzione Orofita presente nell’Europa centrale e meridionale. Presente in tutta la penisola ad eccezione delle isole. Nel settore delle Alpi orientali si differenzia la subsp. bulbiferum. In Basilicata è presente con popolazioni generalmente poco numerose in diversi settori dell’Appennino centrale e settentrionale oltre che nel Pollino. Nel sic è presente nel versante medio-basso in località “ Castello” nel bosco di roverella e carpino. Ecologia Specie mediamente eliofila, abbastanza esigente in umidità edafica, vegeta ai margini e nelle schiarite dei boschi puri e misti di querce caducifoglie e nei prati umidi del piano montano, entro una fascia altimetrica compresa tra 500 e 2000 metri.

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Habitat e/o biotopo elettivo/i all’interno del SIC Nell’habitat “Foreste Pannonico-Balcaniche di cerro e rovere”; ( cod. 91M0). Minacce Raccolta indiscriminata degli scapi fiorali . Livello di minaccia nel SIC Medio (a breve-medio termine). Conservazione e protezione Specie protetta della flora lucana ai sensi del DPGR 55/2005 ed inserita nel novero delle specie a protezione limitata per cui è consentita una raccolta limitata a 5 assi fiorali o rami per persona all’anno. È inserita nella Liste Rosse Regionali delle Piante d’Italia, per alcune regioni dell’Italia centrale. Andrebbero, inoltre,poste in atto tutte le misure di controllo e repressione della attività di prelievo. Sarebbe auspicabile la verifica ed eventuale adeguamento delle previsioni in campo forestale, al fine di assicurarne la coerenza rispetto agli obiettivi di conservazione.

Parametri Stato di Conservazione della Specie Sconociuto Non favorevole - (informazioni Favorevole Non favorevole Cattivo insufficienti a ('verde') – Inadeguato ('rosso') fare una ('giallo') valutazione) Range Area coperta dall’habitat all’interno del range Strutture e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche) Prospettive future (rigurdanti range, area coperta e strutture e funzioni specifiche) Valutazione globale dello

Stato di Conservazione

1.2.24 Quercus pubescens Willd. subsp. pubescens

Nome scientifico Fam/Gen. Quercus pubescens Willd. subsp. pubescens /Fagaceae/Quercus 55

Nome volgare Roverella Biologia Fanerofita arborea caducifolia .Fioritura tra aprile e maggio Distribuzione Bacino del mediterraneo. In Italia è presente in tutte le regioni, con esclusione delle zone più interne ed elevate. Nel Sic è presente nel versante medio-basso in località Grotticelle,dislocata soprattutto nelle aree più assolate e con una minore disponibilità idrica. Ecologia Specie meso-termofila, edaficamente si adatta anche ai terreni calcarei, argillosi e rocciosi. Nel Sic , la specie presenta una elevata variabilità macromorfologica. Habitat e/o biotopo elettivo/i all’interno del SIC Presente nell’habitat“Foreste Pannonico-Balcaniche di cerro e rovere”(cod. 91M0) Minacce La rinnovazione naturale risulta essere alquanto scarsa. Livello di minaccia nel SIC Medio Conservazione e protezione: Specie protetta della flora lucana ai sensi del DPGR 55/2005 art. 3 ed inserita nel novero delle specie a protezione limitata per cui è consentita una raccolta limitata a 5 assi fiorali o rami per persona all’anno. È inserita nella Liste Rosse Regionali delle Piante d’Italia, per alcune regioni dell’Italia centrale. Sono, necessari adeguati piani di gestione forestale e l’applicazione di trattamenti selvicolturali che creino le condizioni micro- ambientali favorevoli allo sviluppo della rinnovazione naturale.

Parametri Stato di Conservazione della Specie Sconociuto Non favorevole - (informazioni Favorevole Non favorevole Cattivo insufficienti a ('verde') – Inadeguato ('rosso') fare una ('giallo') valutazione) Range Area coperta dall’habitat all’interno del range Strutture e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche) Prospettive future (rigurdanti range, area coperta e strutture e 56

Parametri Stato di Conservazione della Specie Sconociuto Non favorevole - (informazioni Favorevole Non favorevole Cattivo insufficienti a ('verde') – Inadeguato ('rosso') fare una ('giallo') valutazione) funzioni specifiche) Valutazione globale dello

Stato di Conservazione

1.2.25 Ilex aquifolium L.

Nome scientifico Fam/gen Ilex aquifolium L. / Aquifoliaceae/Ilex Nome volgare Agrifoglio Biologia Fanerofita arborea a portamento più frequentemente arbustivo.arbustiva. La fioritura tra Aprile e Giugno. Il frutto è una drupa semi sferica di circa un centimetro di colore rosso vivo. Distribuzione L’areale va dal Nord Africa alle isole britanniche e alle porzioni più esterne della Scandinavia, con una limitazione in senso continentale, ma è diffuso sulle coste del mar Nero e nel Caucaso. In Italia forma addensamenti caratteristici nelle faggete meridionali. In Basilicata è presente nell’habitat prioritario 9210 “Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex”, segnalato nei SIC : “Abetina di Ruoti e Laurenzana, Boschi di Montepiano, di Rifreddo, Magnano, Mangarrone, Vaccarizzo, Faggete di Moliterno e di M. Pierfaone, “Foreste di Gallipoli Cognato”” Lago Duglia,Casino Toscano e Piana di S.Francesco”, ”Madonna del Pollino loc. Vacuarro”, Monti Alpi-Malboschetto di Latronico, Caldarosa, della Madonna di Viggiano, Foy, La Spina Zaccana, Paratiello, Raparo,Volturino, Sirino, , Serre di Calvello e di Crispo, “Timpa delle Murge”. Nel SIC è presente nell’habitat 91B0 in località Grotticelle. Ecologia Sciafila, mesofila legata ai climi suboceanici, vegeta tra 700-1600 m s.l.m. Relitto dell’era terziaria sopravvissuta ai mutamenti climatici nel sottobosco. Habitat/e biotopo elettivo all’interno del SIC Nell’habitat “Frassineti termofili a Fraxinus angustifolia” (cod. 91B0). Minacce Prelievo di fronde con frutti che spesso diviene un autentico saccheggio nel periodo natalizio, danneggiamento o eliminazione degli esemplari più fertili, taglio in occasione delle ripuliture del sottobosco e delle utilizzazioni forestali. Livello di minaccia nel SIC Alto Conservazione e protezione In Basilicata è una specie spontanea a protezione limitata secondo l’art. 4 del D. P. G. R. n.55 del 2005. Sarebbe auspicabile la verifica ed eventuale adeguamento delle previsioni in campo forestale, al fine 57

di assicurarne la coerenza rispetto agli obiettivi di conservazione. Sono, necessari adeguati piani di gestione forestale e l’applicazione di trattamenti selvicolturali che creino le condizioni micro-ambientali favorevoli allo sviluppo della rinnovazione naturale. Andrebbero, inoltre, poste in atto tutte le misure di controllo e repressione della intensa attività di prelievo .

Sconociuto Non favorevole - (informazioni Favorevole Non favorevole Cattivo insufficienti a ('verde') – Inadeguato ('rosso') fare una ('giallo') valutazione) Range Area coperta dall’habitat all’interno del range Strutture e funzioni specifiche (incluse le specie tipiche) Prospettive future (rigurdanti range, area coperta e strutture e funzioni specifiche) Valutazione globale dello Stato di Conservazione

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1.3. SCHEDE SPECIE FAUNISTICHE

1.3.1.

Uccelli migratori abituali elencati dell’allegato 1 della Direttiva 79/409/CEE e della Direttiva 2009/147/CE

1.3.1.1 Nome volgare: Falco pecchiaiolo

Nome scientifico: Pernis apivorus (Linnaeus, 1758); Ordine: Accipitriformes; Famiglia: Accipitridae. Descrizione: rapace di medie dimensioni, simile per colore (molto variabile) e dimensione alla poiana Buteo buteo ma più slanciato con testa più piccola. In riproduzione frequenta habitat forestali e risulta meno contattabile rispetto al periodo migratorio durante il quale è facile osservarlo in grossi stormi. Distribuzione: specie monotipica a distribuzione europea. Nidifica regolarmente nell’intero continente con un numero di coppie stimato a 100.000 – 150.000. In Italia è migratrice nidificante, maggiormente diffusa sulle Alpi e nell’Appennino settentrionale, scarsa o localizzata al centro sud. In Basilicata nidifica nella zona settentrionale del territorio regionale con un numero di coppie imprecisato. Habitat: nidifica in aree boscate diversificate, di latifoglie pure o miste, su alberi di alto fusto, in prossimità di aree aperte ricche di imenotteri. Localmente in cedui in fase di conversione a fustaia come castagneti e faggete. Dal punto di vista altitudinale è maggiormente diffusa tra i 400 e i 1000 m. In migrazione frequenta ambienti più vari e facile osservarlo sia in campagne alberate che in zone sub-urbane. Alimentazione: si nutre prevalentemente di larve e adulti di imenotteri sociali, quali vespe o bombi, più raramente api. Nei periodi in cui scarseggiano questi artropodi, la dieta viene integrata con le più svariate fonti alimentari, sia animali (altri insetti, rettili, anfibi, micromammiferi, nidiacei e uova), sia vegetali (frutti, bacche ecc.). Consistenza delle popolazioni: in Italia, stimate 600-1000 coppie nidificanti. In Basilicata la consistenza della popolazione nidificante risulta indeterminata. Durante il periodo migratorio, si osservano assembramenti numerosi costituiti da diverse decine di individui. Minacce: distruzione e trasformazione habitat di riproduzione e alimentazione, abbattimenti illegali durante il periodo migratorio, disturbo antropico durante la stagione riproduttiva, utilizzo di pesticidi in agricoltura, collisione contro cavi sospesi e turbine eoliche, elettrocuzione. Livello di minaccia nel SIC: moderato, più accentuato nelle aree boscate sottoposte a taglio.

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Conservazione e Protezione: SPEC 4; Dir. Uccelli CEE All I; Berna All II; CITES app. I; Part. Prot. 157/92; Lista Rossa: Vulnerabile. La specie non è inserita tra quelle cacciabili nella legislazione che regola l’attività venatoria e tutelano la fauna selvatica (Legge Nazionale n. 157/1992)

Riferimenti bibliografici:

BRICHETTI P., FRACASSO G., 2003 – Ornitologia Italiana. Identificazione, distribuzione, consistenza e movimento degli uccelli italiani. 1 Gaviidae – Falconidae. Oasi Alberto Perdisa Editore, Bologna. FULCO E., COPPOLA C., PALUMBO G., VISCEGLIA M., 2008 – Check-list degli Uccelli della Basilicata, aggiornata al 31 maggio 2008. Rivista Italiana di Ornitologia, 78: 13-27.

Parametri Stato di Conservazione della Specie Sconociuto Favorevole Non favorevole (informazioni ('verde') Non favorevole - Cattivo insufficienti a – Inadeguato ('rosso') fare una ('giallo') valutazione)

Range

Popolazione Habitat della specie Prospettive future (relativame nte alla popolazion e, range e disponibilità di habitat) Valutazione globale dello Stato

di Conservazio ne

1.3.1.2 Nome volgare: Nibbio reale

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Nome scientifico: Milvus milvus (Linnaeus, 1758); Ordine: Falconiformes; Famiglia: Accipitridae. Descrizione: rapace di medie dimensioni, simile al congenere Nibbio bruno (Milvus migrans), ma con profilo più slanciato, coda lunga e profondamente forcuta, colorazione più vivace e contrastata. Specie da parzialmente sedentaria (Spagna, Francia, Italia) a migratrice (popolazioni della parte nord- orientale del continente europeo). Distribuzione: specie politipica a distribuzione europea, distribuita nell’Europa continentale e mediterranea, con popolazioni numericamente più consistenti in Germania e Spagna. In Italia è sedentaria e nidificante in Lazio (Tolfa), in un’area estesa dalle Marche alla Calabria, in Sicilia e Sardegna. E’ scomparsa dalle parti settentrionali dell’areale toscano negli anni ‘60-‘70 dello scorso secolo. In tempi storici ritenuta nidificante comune nella penisola, ma già considerata in decremento. In Basilicata è diffusa e frequente in tutto il territorio (soprattutto in aree collinari, occasionalmente osservabile anche ad altitudini superiori ai 1.200 m), a esclusione delle due fasce costiere e di un’area nord-orientale al confine con le Province di Bari e . Habitat: specie legata a una eterogenea varietà di ambienti aperti e semi- boscati, coltivati, a pascolo o incolti. In Basilicata si associa soprattutto alle aree collinari e alle ampie valli fluviali, dove frequenta pascoli cespugliati, aree agricole eterogenee e piccoli lembi di bosco. Come il Nibbio bruno, si rinviene spesso presso discariche di rifiuti solidi urbani e in prossimità di aree umide. In svernamento forma dormitori di diverse decine di individui. M. milvus necessita di ampie estensioni territoriali per nidificare, ecologicamente eterogenee e non riconducibili a singole tipologie d’habitat. Alimentazione: opportunista, ha uno spettro alimentare molto vasto, nutrendosi di piccoli mammiferi, uccelli, rettili, carcasse rinvenute lungo le strade a scorrimento veloce, rifiuti, ecc… Consistenza delle popolazioni: la popolazione europea è stimata a 19.000/24.000 coppie nidificanti, di cui il 50% in Germania. In Italia è stimata la presenza di 300/400 coppie, con tendenza al decremento, di cui la metà circa (200/250) in Basilicata. La popolazione di Nibbi reali lucana si accresce, inoltre, in periodo invernale, per l’arrivo di contingenti nordici svernanti nella regione. L’importanza quantitativa delle popolazioni nidificante e svernante conferiscono alla Lucania un ruolo strategico per la conservazione della specie in Italia Minacce: distruzione e trasformazione degli habitat di riproduzione e di alimentazione, ma soprattutto la modificazione dei sistemi di conduzione agricola e allevamento del bestiame. Il pascolo brado, sempre meno diffuso, rappresenta, infatti, un’importante risorsa alimentare per questa specie (carcasse, placente,) oltre a consentire il mantenimento di quelle condizioni di eterogeneità ambientale tanto ricercate dal rapace. Tra le altre cause, si citano poi il bracconaggio, la contaminazione da pesticidi e metalli pesanti, il

61 disturbo ai nidi, diffusione di esche avvelenate contro roditori o canidi, collisione contro cavi sospesi e turbine eoliche Livello di minaccia nel SIC: moderato, più accentuato nelle aree boscate sottoposte a taglio e nelle zone aperte in cui si assiste al progressivo abbandono del pascolo. Conservazione e Protezione: SPEC 4; Dir.Uccelli CEE All I; Berna All II; Bonn All. II; CITES app. I; PArt. Prot. 157/92; Lista Rossa: in pericolo. La specie non è inserita tra quelle cacciabili nella legislazione che regola l’attività venatoria e tutelano la fauna selvatica (Legge Nazionale n. 157/1992)

Riferimenti bibliografici:

ALLAVENA S., ANDREOTTI A., ANGELINI J., SCOTTI M. (Eds.), 2008 – Status e conservazione del Nibbio reale (Milvus milvus) e del Nibbio bruno (Milvus migrans) in Italia e in Europa meridionale. Atti del convegno, Serra S. Quirico (AN), 11-12 Marzo 2006. BRICHETTI P., FRACASSO G., 2003 – Ornitologia Italiana. Identificazione, distribuzione, consistenza e movimento degli uccelli italiani. 1 Gaviidae – Falconidae. Oasi Alberto Perdisa Editore, Bologna. CRAMP S., SIMMONS K.E.L. (eds.), 1980 – Handbook of the birds of Europe, the Middle East and North Africa, The Birds of the Western Palearctic. Vol. 2, Oxford University Press, Oxford. FULCO E., COPPOLA C., PALUMBO G., VISCEGLIA M., 2008 – Check-list degli Uccelli della Basilicata, aggiornata al 31 maggio 2008. Rivista Italiana di Ornitologia, 78: 13-27.

Parametri Stato di Conservazione della Specie Sconociuto Favorevole Non favorevole (informazioni ('verde') Non favorevole - Cattivo insufficienti a – Inadeguato ('rosso') fare una ('giallo') valutazione)

Range

Popolazione Habitat della specie Prospettive future (relativame

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Parametri Stato di Conservazione della Specie Sconociuto Favorevole Non favorevole (informazioni ('verde') Non favorevole - Cattivo insufficienti a – Inadeguato ('rosso') fare una ('giallo') valutazione) nte alla popolazion e, range e disponibilità di habitat) Valutazione globale dello Stato

di Conservazio ne

1.3.1.3 Nome volgare: Nibbio bruno

Nome scientifico: Milvus migrans (Boddaert, 1783); Ordine: Falconiformes; Famiglia: Accipitridae. Descrizione: rapace di medie dimensioni, simile al congenere Nibbio reale (Milvus milvus), ma meno slanciato, con coda più corta e meno forcuta, che, quando aperta, appare di forma triangolare; colorazione più uniforme e meno contrastata. Nidifica su grossi alberi dove costruisce un nido di rami ben nascosto tra le fronde. Specie migratrice a lungo raggio, giunge nei quartieri di nidificazione in marzo-aprile dove si trattiene fino ad agosto. Sverna prevalentemente in Africa Sub-sahariana. Distribuzione: specie politipica con distribuzione paleartica-paleotropicale- australasiana. Nidificante in gran parte del continente europeo (Scandinavia e isole britanniche escluse) con popolazioni più consistenti in Spagna, Francia e Germania. In Italia l’areale riproduttivo include la fascia prealpina del Nord, il versante tirrenico, l’Appennino meridionale e nuclei isolati in altre regioni. In Basilicata nidifica in gran parte del territorio regionale (in particolare tra i 200 e i 700 m di altitudine), risultando assente o molto raro solo nei settori spiccatamente appenninici. Habitat: predilige aree boscate con foreste miste di latifoglie, lembi di boschi in aree aperte, ambienti planiziali o rupestri circondate da zone aperte utilizzate per la caccia. Frequenta discariche di rifiuti solidi urbani e aree umide. In migrazione lo si osserva in una più ampia varietà di ambienti, anche in zone montuose. M. migrans necessita di ampie estensioni territoriali per nidificare, ecologicamente eterogenee e non riconducibili a singole tipologie d’habitat. 63

Alimentazione: specie opportunista, si nutre di un’ampia gamma di risorse alimentari, tra cui rettili, piccoli mammiferi, animali morti, rifiuti, invertebrati e altro. Consistenza delle popolazioni: in Italia, stimate 850-1200 coppie nidificanti con tendenza al decremento o fluttuazioni annuali. In Basilicata stimate 200-300 coppie nidificanti. Nel periodo che precede la migrazione post-riproduttiva (prima decade di agosto) in Basilicata si osserervano assembramenti numerosi (fino ad oltre 700 individui), presumibilmente provenienti anche da altre regioni. Sotto questo profilo la Basilicata si pone come un sito strategico per la conservazione della specie. Minacce: distruzione e trasformazione habitat riproduttivo, disboscamento, abbandono del pascolo, agricoltura intensiva, bracconaggio, collisione contro cavi sospesi e turbine eoliche, elettrocuzione, contaminazione da pesticidi e metalli pesanti, diminuzione delle risorse trofiche, disturbo ai nidi. Livello di minaccia nel SIC: moderato, più accentuato nelle aree boscate sottoposte a taglio e nelle zone aperte in cui si assiste al progressivo abbandono del pascolo. Conservazione e Protezione: SPEC 3; Dir.Uccelli CEE All I; Berna All II; Bonn All. II; CITES app. I; PArt. Prot. 157/92; Lista Rossa: Vulnerabile. La specie non è inserita tra quelle cacciabili nella legislazione che regola l’attività venatoria e tutelano la fauna selvatica (Legge Nazionale n. 157/1992)

Riferimenti bibliografici:

ALLAVENA S., ANDREOTTI A., ANGELINI J., SCOTTI M. (Eds.), 2008 – Atti del convegno “Status e conservazione del Nibbio reale e del Nibbio bruno in Italia e in Europa meridionale”. Serra S. Quirico (AN) 11-12 Marzo 2006. BRICHETTI P., FRACASSO G., 2003 – Ornitologia Italiana. Identificazione, distribuzione, consistenza e movimento degli uccelli italiani. 1 Gaviidae – Falconidae. Oasi Alberto Perdisa Editore, Bologna. CRAMP S., SIMMONS K.E.L., (eds.), 1980 – Handbook of the birds of Europe, the Middle East and North Africa, The Birds of the Western Palearctic. Vol. 2, Oxford University Press, Oxford. FULCO E., COPPOLA C., PALUMBO G., VISCEGLIA M., 2008 – Check-list degli Uccelli della Basilicata, aggiornata al 31 maggio 2008. Rivista Italiana di Ornitologia, 78: 13-27.

Parametri Stato di Conservazione della Specie

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Sconociuto Favorevole Non favorevole (informazioni ('verde') Non favorevole - Cattivo insufficienti a – Inadeguato ('rosso') fare una ('giallo') valutazione)

Range

Popolazione Habitat della specie Prospettive future (relativame nte alla popolazion e, range e disponibilità di habitat) Valutazione globale dello Stato

di Conservazio ne

1.3.1.4 Nome volgare: Picchio rosso mezzano

Nome volgare: Picchio rosso mezzano Nome scientifico: Dendrocopos medius (Linnaeus, 1758); Ordine: Piciformes; Famiglia: Picidae. Descrizione: picchio di medie dimensioni, tipico rappresentate di “picchi rossi” con livrea bianca e nera enfatizzata dalle barrature delle remiganti e da due macchie ovali bianche lungo le scapolari. Molto simile al Picchio rosso maggiore (Dendrocopos major), dal quale si distingue per la corporatura più esile, l’assenza di marcature ai lati della faccia, il vertice completamente rosso carminio, il sottocoda rosa e non rosso, il petto e i fianchi striati. Come la gran parte dei Picidae, è specie tendenzialmente sedentaria e territoriale. Si riproduce all’inizio della primavera, con i corteggiamenti che iniziano già alla fine di febbraio per proseguire fino all’inizio di aprile.

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Distribuzione: specie politipica a distribuzione europea, distribuita nell’Europa centrale, orientale e balcanica (popolazioni più consistenti in Germania, Polonia, Russia, Croazia) e con popolazioni relitte post-glaciali nelle penisole iberica e italica..In Italia la specie è sedentaria e nidificante in aree isolate dell’Appennino centrale (Abruzzo) e, soprattutto, meridionale (Campania, Lucania e Calabria). Il quadro pregresso della nidificazione risulta, nel complesso, poco noto. Habitat: specie legata a estese formazioni forestali d’alto fusto di latifoglie, in primis quercete Quercus spp., secondariamente faggete, pure o miste ad altre essenze, ricche di sottobosco o di alberi morti o deperienti. Sul piano altitudinale, è più diffusa tra 800 m e 1400 m di altitudine, ma sono note nidificazioni sia a quote inferiori (400-500 m) che a quote superiori (1700 m). A livello regionale, gli habitat di nidificazione sono: 91M0: Foreste Pannonico-Balcaniche di Cerro e Rovere 9210: Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex 9510: Foreste Sud-Appenniniche di Abies alba Alimentazione: si nutre soprattutto di insetti (Coleotteri, Emitteri, Lepidotteri, Imenotteri) che raccoglie per lo più direttamente dalla corteccia o dalle foglie; solo saltuariamente estrae le prede più in profondità dal legno, nel qual caso quasi sempre marcescente. Analogamente al Picchio rosso maggiore, in inverno produce serie regolari di piccoli fori lungo i tronchi per ottenere la linfa. Consistenza delle popolazioni: a livello europeo, le popolazioni mostrano trend di decremento spaziale e numerico in alcune regioni, soprattutto periferiche, dell’areale. L’attuale popolazione europea è stimata attorno alle 140.000 - 300.000 coppie nidificanti, di cui circa 400-600 in Italia. La specie risulta relativamente frequente nelle nelle faggete e cerrete dell’Appennino lucano, sui rilievi del Monte Sirino, e nei boschi del Parco Nazionale del Pollino. Le densità più elevate – forse tra le maggiori rilevabili in Italia - sembrano essere raggiunte nelle cerrete del Parco regionale di “Gallipoli Cognato e Piccole Dolomiti Lucane” e nel complesso Monte Cupolicchio - Madonna Di Fonti-Bosco Tre Cancelli. La presenza della specie è anche accertata in alcuni boschi relitti presso il Vulture (Foresta di Monticchio, Laghi di Monticchio e Bosco della Frasca), come pure nel Bosco Grande di Forenza. Ricerche preliminari, condotte all’inizio degli anni ’80, fornivano stime locali di densità comprese tra 0,5 e 1,9 coppie territoriali per 10 ettari di bosco. Minacce: distruzione, trasformazione e frammentazione dell’habitat. Disboscamento, asportazione di tronchi secchi e deperienti, ripulitura del sottobosco, asportazione del legname dal terreno, attività ludico-ricreative non adeguatamente regolamentate. Per la conservazione di questa specie si ritengono di fondamentale importanza piani di assestamento forestale adeguati alle sue esigenze ecologiche. Livello di minaccia nel SIC: moderato, più accentuato nelle aree boscate, anche ad uso turistico, sottoposte a taglio e/o all’asportazione di piante vetuste e deperienti.

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Conservazione e Protezione: SPEC 3; Dir. Uccelli All. I; Berna All. III; Lista Rossa: vulnerabile; Part. Prot. 157/92.

Riferiemnti bibliografici:

BRICHETTI P., FRACASSO G., 2007 – Ornitologia Italiana. Identificazione, distribuzione, consistenza e movimento degli uccelli italiani. 4 Apodidae - Prunellidae. Oasi Alberto Perdisa Editore, Bologna. CRAMP S. (ed.), 1985 – Handbook of the birds of Europe, the Middle East and North Africa, The Birds of the Western Palearctic. Vol. 4, Oxford University Press, Oxford. FULCO E., COPPOLA C., PALUMBO G., VISCEGLIA M., 2008 – Check-list degli Uccelli della Basilicata, aggiornata al 31 maggio 2008. Rivista Italiana di Ornitologia, 78: 13-27. GORMAN G., 2004 – Woodpeckers of Europe. A study of European Picidae. Bruce Coleman, Chalfont St. Peter.

Parametri Stato di Conservazione della Specie Sconociuto Favorevole Non favorevole (informazioni ('verde') Non favorevole - Cattivo insufficienti a – Inadeguato ('rosso') fare una ('giallo') valutazione)

Range

Popolazione Habitat della specie Prospettive future (relativame nte alla popolazion e, range e disponibilità di habitat) Valutazione globale dello Stato

di Conservazio ne

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1.3.1.5 volgare: Gufo reale

Nome scientifico: Bubo bubo (Linnaeus, 1758); Ordine: Strigiformes; Famiglia: Strigidae Descrizione: rapace notturno di dimensioni imponenti con corporatura complessivamente arrotondata. Capo grande e tondeggiante con ciuffi auricolari molto evidenti; zampe robuste interamente piumate. Manifesta spiccata attività canora nel periodo riproduttivo, soprattutto nelle ore crepuscolari e/o notturne. Distribuzione: specie politipica a distribuzione euroasiatica. Popolazione europea stimata a 19.000 -38.000 coppie con tendenza al decremento e contrazione di areale in tutto il continente. In Italia è sedentaria e nidificante sulle Alpi mentre risulta più scarsa in Appennino dove sono presenti ampi vuoti di areale; localizzata in Basilicata dove occupa i comprensori rocciosi più imponenti. Habitat: nidifica in zone accidentate, collinari e montane, caratterizzate dalla presenza di affioramenti rocciosi, anche di modesta estensione, in prossimità di aree aperte per la ricerca trofica. Durante la dispersione giovanile frequenta anche ambienti agricoli suburbani. Alimentazione: di spiccate abitudini predatorie, si nutre prevalentemente di piccoli mammiferi roditori o insettivori integrando la propria dieta anche con uccelli, come altri rapaci, o con mammiferi di media taglia come volpi o cuccioli di ungulati selvatici. Consistenza delle popolazioni: La popolazione italiana è stimata a 250-340 coppie localizzate prevalentemente al nord. In Basilicata risultano presenti 5-12 coppie riproduttive localizzate in 5 aree rupestri distinte. Minacce: riduzione, trasformazione e frammentazione degli habitat riproduttivi e di alimentazione, collisione con cavi aerei, turbine eoliche ed elettrocuzione, abbattimenti illegali, avvelenamento da rodenticidi e bocconi avvelenati, arrampicata e altre forme di disturbo antropico nei siti riproduttivi. Livello di minaccia nel SIC: moderato. Conservazione e Protezione: SPEC 3; Dir.Uccelli CEE All I; Berna All III;; CITES app. II; Part. Prot. 157/92; Lista Rossa: vulnerabile. La specie non è inserita tra quelle cacciabili nella legislazione che regola l’attività venatoria e tutelano la fauna selvatica (Legge Nazionale n. 157/1992)

Riferimenti bibliografici:

ALLAVENA S., ANDREOTTI A., ANGELINI J., SCOTTI M. (Eds.), 2008 – Status e conservazione del Nibbio reale (Milvus milvus) e del Nibbio bruno (Milvus migrans) in Italia e in Europa meridionale. Atti del convegno, Serra S. Quirico (AN), 11-12 Marzo 2006. BRICHETTI P., FRACASSO G., 2003 – Ornitologia Italiana. Identificazione, distribuzione, consistenza e movimento degli uccelli italiani. 1 Gaviidae – Falconidae. Oasi Alberto Perdisa Editore, Bologna. 68

CRAMP S., SIMMONS K.E.L. (eds.), 1980 – Handbook of the birds of Europe, the Middle East and North Africa, The Birds of the Western Palearctic. Vol. 2, Oxford University Press, Oxford. FULCO E., COPPOLA C., PALUMBO G., VISCEGLIA M., 2008 – Check-list degli Uccelli della Basilicata, aggiornata al 31 maggio 2008. Rivista Italiana di Ornitologia, 78: 13-27.

Parametri Stato di Conservazione della Specie Sconociuto Favorevole Non favorevole (informazioni ('verde') Non favorevole - Cattivo insufficienti a – Inadeguato ('rosso') fare una ('giallo') valutazione)

Range

Popolazione Habitat della specie Prospettive future (relativame nte alla popolazion e, range e disponibilità di habitat) Valutazione globale dello Stato

di Conservazio ne

1.3.1.6 Nome scientifico: Circus aeruginosus (Linnaeus, 1758)

Nome volgare: Falco di palude Ordine: Accipitriformes; Famiglia: Accipitridae.

Descrizione: rapace di medie dimensioni appena più grande della poiana Buteo buteo ma più slanciato con testa più piccola. In riproduzione frequenta habitat palustri e lagunari. Nel periodo migratorio è facile osservarlo in grandi stormi o singolarmente.

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Distribuzione: Specie politipica a distribuzione paleartico-paleotropicale- australasiana. Delle due sottospecie esistenti solo aeruginosus interessa l’Italia. Popolazione europea stimata in 52.000-88.000 coppie. In Basilicata è presente migratore regolare e svernante. Habitat: Nidifica in zone umida di varia natura, anche salmastre, ricche di vegetazione palustre (soprattutto fragmiteti). Alimentazione: abile predatore, si nutre di piccoli roditori, di anfibi e di rettili. Consistenza delle popolazioni: in Italia è sedentaria e nidificante; più diffusa in Pianura Padana, soprattutto in aree costiere, localizzata nel centro sud. Popolazione stimata in 170- 220 coppie. Minacce: distruzione e trasformazione habitat di riproduzione e alimentazione, abbattimenti illegali durante il periodo migratorio, disturbo antropico durante la stagione riproduttiva, utilizzo di pesticidi in agricoltura, collisione contro cavi sospesi e turbine eoliche, elettrocuzione. Livello di minaccia nel SIC: trascurabile Conservazione e Protezione: Dir. Uccelli CEE All I; Berna All II; CITES app. I; Part. Prot. 157/92; Lista Rossa: In pericolo. La specie non è inserita tra quelle cacciabili nella legislazione che regola l’attività venatoria e tutelano la fauna selvatica (Legge Nazionale n. 157/1992)

Riferimenti bibliografici:

BRICHETTI P., FRACASSO G., 2003 – Ornitologia Italiana. Identificazione, distribuzione, consistenza e movimento degli uccelli italiani. 1 Gaviidae – Falconidae. Oasi Alberto Perdisa Editore, Bologna. FULCO E., COPPOLA C., PALUMBO G., VISCEGLIA M., 2008 – Check-list degli Uccelli della Basilicata, aggiornata al 31 maggio 2008. Rivista Italiana di Ornitologia, 78: 13-27.

Parametri Stato di Conservazione della Specie Sconociuto Favorevole Non favorevole (informazioni ('verde') Non favorevole - Cattivo insufficienti a – Inadeguato ('rosso') fare una ('giallo') valutazione)

Range

Popolazione Habitat della specie Prospettive

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Parametri Stato di Conservazione della Specie Sconociuto Favorevole Non favorevole (informazioni ('verde') Non favorevole - Cattivo insufficienti a – Inadeguato ('rosso') fare una ('giallo') valutazione) future (relativame nte alla popolazion e, range e disponibilità di habitat) Valutazione globale dello Stato

di Conservazio ne

1.3.1.7 Nome scientifico: Alcedo atthis (Linnaeus, 1758) Nome volgare: Martin pescatore Ordine: Coraciformes; Famiglia: Alcedinidae. Descrizione: unico rappresentante della famiglia in Italia. Inconfondibile per struttura e piumaggio è un uccello di piccole dimensioni ma di corporatura compatta e poco proporzionata con capo grande e becco lungo. Si muove soprattutto in volo trascorrendo molto tempo su posatoi prospicienti specchi d’acqua dolce o salmastra. Distribuzione: Specie politipica a distribuzione paleartico-tropicale. Popolazione europea stimata a 79.000-160.000 coppie con consistenti presenze nei paesi dell’est. In Basilicata la consistenza della popolazione nidificante risulta indeterminata. Habitat: Nidifica in zone umide di acqua dolce, anche di ridotta estensione e in ambienti urbani con acque limpide. Il nido è costruito all’interno di gallerie scavate su argini o scarpate prospicienti gli stessi specchi d’acqua. Alimentazione: si nutre prevalentemente di pesci di dimensioni medio piccole e di larve di invertebrati acquatici. Consistenza delle popolazioni: In Italia la popolazione è stimata a 6.000-16.000 coppie con decremento e fluttuazione locali.

Minacce: Distruzione e trasformazione degli habitat trofici e riproduttivi; utilizzo dei pesticidi in agricoltura, inquinamento delle acque, cementificazione di sponde e alvei fluviali, disturbo antropico. Livello di minaccia nel SIC: trascurabile 71

Conservazione e Protezione: SPEC 3; Dir. Uccelli All. I; Berna All. III. Lista Rossa: a più basso rischio. La specie non è inserita tra quelle cacciabili nella legislazione che regola l’attività venatoria e tutelano la fauna selvatica (Legge Nazionale n. 157/1992)

Riferimenti bibliografici:

BRICHETTI P., FRACASSO G., 2007 – Ornitologia Italiana. Identificazione, distribuzione, consistenza e movimento degli uccelli italiani. 4 Apodidae – Prunellidae. Oasi Alberto Perdisa Editore, Bologna. CRAMP S., PERRINS C.M. (eds.), 1993 – Handbook of the birds of Europe, the Middle East and North Africa, The Birds of the Western Palearctic. Vol. 7, Oxford University Press, Oxford. FULCO E., COPPOLA C., PALUMBO G., VISCEGLIA M., 2008 – Check-list degli Uccelli della Basilicata, aggiornata al 31 maggio 2008. Rivista Italiana di Ornitologia, 78: 13-27.

Parametri Stato di Conservazione della Specie Sconociuto Favorevole Non favorevole (informazioni ('verde') Non favorevole - Cattivo insufficienti a – Inadeguato ('rosso') fare una ('giallo') valutazione)

Range

Popolazione Habitat della specie Prospettive future (relativame nte alla popolazion e, range e disponibilità di habitat) Valutazione globale dello Stato

di Conservazio ne

72

1.3.2. Anfibi e Rettili elencati nell’allegato 1 della Direttiva 92/43/CEE

1.3.2.1 Nome scientifico: Triturus carnifex (Laurenti, 1768) – Amphibia, Caudata, Salamandridae. Nome volgare: Tritone crestato italiano Biologia: Tritone di grossa taglia, precedentemente ritenuto una sottospecie di T. cristatus e poi elevato a rango specifico negli anni ’80 e ‘90 rispettivamente in base a criteri biochimici e morfologici. La specie si accoppia e riproduce in acqua, tipicamente in primavera. Distribuzione: La specie è nativa dell’Italia continentale e peninsulare, in Albania; Austria; Bosnia and Erzegovina, Croazia, Repubblica Ceca, Grecia, Ungheria; Macedonia, ex Yugoslavia; Montenegro; Serbia; Slovenia; Svizzera ma è stata introdotta anche in altri paesi europei (Olanda, Azzorre, UK). In Basilicata la specie risulta piuttosto rara in base ai dati ufficiali ma tale valutazione è dovuta a difetto di ricerca e la specie risulta ben rappresentata nella regione. Distribuzione nel SIC qui Habitat: È presente dal livello del mare fino a 2000 metri di quota, prediligendo tuttavia la fascia collinare attorno ai 400 m. Si riproduce in ambienti acquatici di vario tipo (anse laterali di torrenti, sorgenti e piccoli invasi artificiali quali fontanili-abbeveratoio e vasche a scopo irriguo, pozze residuali in ambiente torrentizio e di fiumara), preferendo comunque discreti volumi d’acqua relativamente profondi e, possibilmente, permanenti. Alimentazione: si nutre prevalentemente di artropodi ma anche molluschi e anellidi. Consistenza delle popolazioni: Non esistono dati tali poter stabilire la consistenza delle popolazioni se non su scala strettamente locale. Non esistono dati demografici noti per il SIC. Minacce: all’interno del suo areale è in leggero decremento per la frammentazione e riduzione dell’habitat, la scomparsa di siti riproduttivi, l’immissione di sostanze xenobiotiche e specie ittiche alloctone e/o predatrici nelle acque ove si riproduce. Livello di minaccia nel SIC: Conservazione e Protezione: è una specie protetta per il suo valore biogeografico e conservazionistico, sia dalle direttiva comunitarie (allegato II e IV dir. 92/43/CEE) che da altre convenzioni internazionali (Berna, Allegato 2). Nella categorie di minaccia di estinzione previste dalla IUCN è inserita nel livello Least Concern.

Parametri Stato di Conservazione della Specie

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Sconociuto Non favorevole (informazioni Favorevole Non favorevole - Cattivo insufficienti a ('verde') – Inadeguato ('rosso') fare una ('giallo') valutazione)

Range

Popolazione Habitat della specie Prospettive future (relativame nte alla popolazion e, range e disponibilità di habitat) Valutazione globale dello Stato

di Conservazio ne

1.3.2.2 Nome scientifico: Salamandrina terdigitata (Bonnaterre, 1789) – Amphibia, Caudata, Salamandridae. Nome volgare: Salamandrina dagli occhiali meridionale; Salamandrina meridionale Biologia: Piccola salamandra nerastra precedentemente ritenuta un’unica specie ma, dal 2005, separata in due entità: S. perspicillata del Centro e Nord Italia e S. terdigitata dell’Italia meridionale. Caratterizzata morfologicamente da parti ventrali bianche e nere, colorazione rosso vivo del sottocoda e faccia inferiore degli arti, macchia chiara sulla testa, tra gli occhi approssimativamente a forma di V, di estensione estremamente variabile. Distribuzione: La specie è endemica del Sud Italia, nota per Campania, Basilicata e Calabria. In Basilicata la specie risulta molto rara in base ai dati ufficiali ma tale valutazione è dovuta a difetto di ricerca e la specie risulta ben rappresentata nella regione. Habitat: frequenta un ampia varietà di ambienti, dalla macchia mediterranea alle faggete umide, dalle abetine ai querceti, ad alcune zone agricole. È

74 presente dal poche decine di metri sopra il livello del mare fino a 1500 metri di quota, ma predilige la fascia collinare tra 300 e 900 m. Si riproduce in ambienti acquatici debolmente correnti (piccoli torrenti o anse laterali di torrenti di maggior portata), sorgenti e piccoli invasi artificiali quali fontanili-abbeveratoio e vasche a scopo irriguo (peschiere o cibbie), pozze residuali in ambiente torrentizio ed di fiumara. Alimentazione: si nutre prevalentemente di artropodi, ma anche molluschi e anellidi. Consistenza delle popolazioni: Non esistono dati tali poter stabilire la consistenza delle popolazioni se non su scala locale. Non esistono dati demografici noti per il SIC. Minacce: all’interno del suo areale è in leggero decremento per la frammentazione e riduzione dell’habitat, la scomparsa di siti riproduttivi, l’immissione di sostanze xenobiotiche nelle acque ove si riproduce. Livello di minaccia nel SIC: Conservazione e Protezione: è una specie “protetta” per il suo elevato valore biogeografico e conservazionistico, sia dalle direttiva comunitarie (allegato II e IV dir. 92/43/CEE) che da altre convenzioni internazionali (Berna, Allegato 2). Nella categorie di minaccia di estinzione previste dalla IUCN è inserita nel livello Least Concern.

Parametri Stato di Conservazione della Specie Sconosciuto Non favorevole (informazioni Favorevole Non favorevole - Cattivo insufficienti a ('verde') – Inadeguato ('rosso') fare una ('giallo') valutazione)

Range

Popolazione Habitat della specie Prospettive future (relativame nte alla popolazion e, range e disponibilità di habitat) Valutazione

globale

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Parametri Stato di Conservazione della Specie Sconosciuto Non favorevole (informazioni Favorevole Non favorevole - Cattivo insufficienti a ('verde') – Inadeguato ('rosso') fare una ('giallo') valutazione) dello Stato di Conservazio ne

1.3.2.3 Nome scientifico: Bombina pachypus (Bonaparte, 1838) – Amphibia, Anura, Bombinatoridae. Nome volgare: Ululòne appenninico Biologia: Piccolo rospo caratterizzato dalla vivace colorazione gialla e nera delle parti ventrali, precedentemente considerato una sottospecie di B. variegata di cui ne deve essere ancora considerato parte nella dir.92/43/CEE. Distribuzione: La specie è endemica dell’Italia peninsulare, dalla Liguria all’estremità della Calabria. In Basilicata la specie risulta rara in base ai dati ufficiali ma tale valutazione è dovuta a difetto di ricerca e la specie risulta ben rappresentata nella regione. Habitat: frequenta, si accoppia e si riproduce in un’ampia varietà di ambienti umidi: raccolte temporanee di modeste dimensioni, pozze residuali in ambiente torrentizio ed di fiumara, grandi pozzi, sorgenti e altri invasi artificiali quali fontanili-abbeveratoio e vasche a scopo irriguo (peschiere o cibbie), nonché acque debolmente correnti (piccoli torrenti o anse laterali di torrenti di maggior portata). È presente dal livello del mare fino a 1600 metri di quota, ma predilige la fascia collinare e medio montana (400-1400 m slm). Alimentazione: si nutre prevalentemente di artropodi ma anche molluschi. Consistenza delle popolazioni: Non esistono dati tali poter stabilire la consistenza delle popolazioni se non su scala strettamente locale. I dati disponibili per alcune attestano che la maggior parte di esse è costituita da un esiguo numero (da poche unità ad alcune decine) di individui riproduttori. Minacce: all’interno del suo areale è in forte decremento per la frammentazione e riduzione dell’habitat, la scomparsa di siti riproduttivi, l’immissione di sostanze xenobiotiche nelle acque ove si riproduce. La sempre maggiore diffusione di patogeni fungini (Batrachochytrium dendrobatidis) a cui la specie sembra particolarmente sensibile è considerata tra i principali cause di estinzione su scala locale. Nel complesso la specie è considerata alto rischio di estinzione. Livello di minaccia nel SIC: Conservazione e Protezione: è una specie “altamente protetta” per il suo elevato valore biogeografico, conservazionistico, e per il trend negativo su 76 scala nazionale. È protetta dalla direttiva comunitarie (allegato II e IV dir. 92/43/CEE come parte di B. variegata) e da altre convenzioni internazionali (es., Berna, Allegato 2). Nella categorie di minaccia di estinzione previste dalla IUCN è inserita, dal 2009, tra le specie a maggio rischio di estinzione (Endangered)

Parametri Stato di Conservazione della Specie Sconosciuto Non favorevole (informazioni Favorevole Non favorevole - Cattivo insufficienti a ('verde') – Inadeguato ('rosso') fare una ('giallo') valutazione)

Range Stabile

Popolazione - 50-80% Habitat della specie Prospettive - Distruzione future dell’Habitat (relativame - Alterazione nte alla dell’habitat popolazion - Frammentaz e, range e ione disponibilità dell’habitat di habitat) - Infezioni fungine di Batrachochytri um dendrobatidis

Valutazione globale dello Stato

di Conservazio ne

1.3.3. Invertebrati

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1.3.3.1 Nome scientifico: Proserpinus proserpinus Pallas Nome volgare: Biologia: Un Lepidottero della Famiglia Sphingidae. La specie fu originariamente descritta come Sphinx proserpina Pallas, 1772, E’ l’unica specie europea del genere Proserpinus. Si riconoscono le ssp. gigas Oberthür, 1992 del Marocco e japetus Grum-Grshimailo e Alphéraky, 1890, dell’Afghanistan. E’ una specie inconfondibile, che assomiglia molto grossolanamente solo a Mimas tiliae, dalla quale si distingue a prima vista per il colore giallo, nettamente bordato di scuro, delle ali posteriori. Sfingide i cui adulti compaiono tra maggio e giugno, con una sola generazione. I bruchi si sviluppano da luglio ad agosto su alcune enoteracee. Sverna come pupa. Le larve si segnalano per una caratteristica unica nella famiglia: hanno l’undicesimo segmento mancante di sperone arcuato. Questo bruco di color bruno e dal ventre bianco, vive su Epilobium da giugno-luglio ad agosto-settembre. Gli adulti sono soprattutto notturni, ma di rado vengono al lume e sono osservabili solo con difficoltà. A volte si possono vedere mentre si librano in aria, intenti a suggere il nettare dai fiori, sul far della sera. Si rinvengono dal livello del Mare fin verso i 900 m di quota, ma è citata fino a 1500 m nelle Alpi. Gli adulti vivono fino a tre settimane. I bruchi si possono osservare nei mesi estivi (giugno-agosto). Lo sviluppo da uovo a crisalide dura tre settimane. La crisalide sverna e le immagini compaiono alla metà di maggio. A volte si osserva una seconda generazione parziale, o schiusura ritardata (?) a fine agosto, i cui bruchi si rinvengono a settembre. Distribuzione: L’areale si estende dalla Spagna all’India settentrionale, e raggiunge a sud il Marocco e a nord il Belgio e la Germania. In Italia è diffusa in tutta la penisola e in Sicilia, ma non nelle altre isole. Habitat: la specie si rinviene in vari biotopi, come valli, margini di boschi, radure e rive di torrenti, con siti mesofili e caldi, ricchi di Epilobium spp. In Italia non è mai stata osservata su Oenothera. I bruchi si possono trovare in incolti a Epilobium e Oenothera (Europa) anche nei pressi di zone urbane. Vive generalmente in pianura dove prediligi gli ambienti fluviali, le sponde di stagni e laghi dal substrato sabbioso, oppure gli ambienti ruderali quali gli argini e le massicciate ferroviarie, in cui crescano le tipiche piante nutrici Alimentazione: le larve si alimentano su Oenothera biennis (Europa) e su Epilobium, in Italia settentrionale soprattutto su E. dodonaei (=rosmarinifolium), alle quote maggiori, e su E. hirsutum, più in basso (W. Cameron-Curry, com. verbale). Gli adulti utilizzano fiori ricchi di nettare, come Origanum vulgare, Oenothera sps., Echium vulgare, Epilobium sps pl., Lonicera, Dianthus ecc. (cfr. Harbich, 1996). Consistenza delle popolazioni: sconosciute. Nel corso degli ultimi anni questa specie si è molto rarefatta.

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Minacce: La specie è scomparsa da molte località in tempi recenti, ma non ne sono note le cause. Inoltre alcune popolazioni sembrano scomparire per alcuni anni e ricomparire all’improvviso, senza ragione apparente (Harbich 1996). Collins & Wells (1987) le assegnano lo status di specie vulnerabile. Livello di minaccia nel SIC: Conservazione e Protezione: La specie è inclusa nell’Allegato IV (specie di interesse comunitario che richiede protezione rigorosa) della Direttiva Habitat. E’ inclusa anche in Appendice II (specie strettamente protetta) della Convenzione di Berna.

Parametri Stato di Conservazione della Specie Sconociuto Non favorevole (informazioni Favorevole Non favorevole - Cattivo insufficienti a ('verde') – Inadeguato ('rosso') fare una ('giallo') valutazione)

Range

Popolazione Habitat della specie Prospettive future (relativame nte alla popolazion e, range e disponibilità di habitat) Valutazione globale dello Stato

di Conservazio ne

1.3.3.2 Nome scientifico: Acanthobrahmaea europaea Htg Nome volgare: Bramea del Vulture Biologia: La famiglia dei Brameidi fino al 1963 era considerata esclusivamente asiatica e africana. In quest’anno venne scoperta, proprio in Basilicata e nel Vulture, un brameide inizialmente descritto, denominato e classificato Brahmaea europaea dal suo stesso scopritore, il Conte Federico Hartig.

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Successivamente, e da Sauter, venne istituito un genere a parte per questa specie che ha preso il nome di Acanthobrahmaea europaea (Hartig). Si tratta di una farfalla di oltre settanta millimetri di apertura alare che vola soltanto in pochi giorni dell’anno e in pochissime ore durante il giorno. È specie monovoltina. Il bruco è dotato di lunghissime appendici dorsali e vive gregario durante i primi stadi. L’incrisalidamento avviene a terra, sotto cortecce o muschio. Gli sfarfallamenti avvengono di solito dalla fine di marzo e la metà di aprile. Distribuzione: E’ ristretta al Vulture, anche se non mancano alcune segnalazioni in altre aree della Basilicata. Habitat: Frassineti e vegetazione ripariale con ligustro e fillirea. Alimentazione: è stata allevata su oleacee (frassino meridionale, ligustro) ma l’unica pianta nutrice accertata è la Phyllirea latifolia. Consistenza delle popolazioni: sconosciuta. Minacce: frammentazione e distruzione degli habitat e delle specie vegetali a cui la farfalla è associata. Le luci di lampioni, abitazioni, fabbriche, mezzi di trasporto, che l’attraggono e la distraggono dal suo habitat. La raccolta da parte di hobbisti entomologi e collezionisti senza scrupoli. La sempre maggiore presenza di condizioni nelle aree contigue che favoriscono il presidio di pipistrelli intorno alle luci durante i pochi giorni di volo. Il pascolo abusivo e la presenza di altri animali in qualche modo ad esso attratti per via degli escrementi e di altri residui come i mangimi o altri integratori. Livello di minaccia nel SIC: molto alto Conservazione e Protezione: Attualmente non è protetta da alcuna convenzione. La Riserva Statale Orientata “Grotticelle”, istituita nel 1971, per proteggerla venne perimetrata sulla base della convinzione che le sole piante nutrici fossero da ricondurre al frassino e al ligustro. Invece, l’unica pianta per la quale si è accertato ad oggi questo ruolo è la fillirea, i cui popolamenti vegetano in gran parte fuori dal perimetro della riserva.

Riferimenti bibliografici:

SPICCIARELLI R. 1997 – Primi reperti di larve di Acanthobrahmaea europaea (Hrtg.) (Lepidoptera: Brahmaeidae) su Phyllirea latifolia L. . Entomologica, Bari, 31, (1997):191-195. SPICCIARELLI R. 2000 – La falena del Vulture, una collina la sua culla un Vulcano la sua fortezza. Input, Roma, 50:47. SPICCIARELLI R. 2002 – La Bramea europea e il Vulture. Libro Rosso degli Animali d’Italia, Invertebrati. WWF Italia – Onlus, p. 56-58. SPICCIARELLI R. Fimiani P. 2004 – Chasse en Lucanie. Mont Vulture (Sud Italie). Alexanor, Paris. SPICCIARELLI R. 2004 – La Psiche del Frassino. Consiglio Regionale della Basilicata, Finiguerra Arti Grafiche, Lavello, pp.176.

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SPICCIARELLI R. 2006 – La Bramea europea. In “Salvati dall’Arca – WWF Italia”. Alberto Perdisa Editore, Bologna, 641-645. SPICCIARELLI R. 2011 – Dal diario di un entomologo. In “La Notte”, Microsaggi 3/2011: 32-36. www.liberascienza.it .

Parametri Stato di Conservazione della Specie Sconociuto Non favorevole (informazioni Favorevole Non favorevole - Cattivo insufficienti a ('verde') – Inadeguato ('rosso') fare una ('giallo') valutazione)

Range

Popolazione Habitat della specie Prospettive future (relativame nte alla popolazion e, range e disponibilità di habitat) Valutazione globale dello Stato

di Conservazio ne

1.3.3.3 Nome scientifico: Melitaea diamina ssp. nigrovulturis Htg Nome volgare: Biologia: Ninfalide descritto da Hartig durante la sua permanenza a Monticchio. Distribuzione: Melitaea diamina è una specie ad ampia geonemia il cui areale si estende dai Pirenei al Giappone, lungo unafascia generalmente compresa tra il 65° e il 40° parallelo. La sua distribuzione all'interno dì questa area e però discontinua e interessa le seguenti regioni : Europa centro-settentrionale (incluse le Alpi, escluse le isole Britanniche), Francia, Penisola Iberica, nord della

81 penisola Balcanica, Turchia nord-orientale, Russia meridionale, Armenia, monti Altai, Amur, monti Ussuri, Siberia sud-orientale, Cina settentrionale e centrale, Corea, Giappone. In Italia la specie era segnalata soltanto della regione delle Alpi e delle pianure limitrofe, dove è presente in quasi tutto il territorio compreso tra le Alpi Marittime e le Alpi Carniche, non era segnalata in Umbria, alcuni esemplari erano stati però segnalati in Basilicata nella zona del Vulture, La sottospecie sembra essere circoscritta esclusivamente al Vulture. Questa tendenza a localizzarsi sembra più evidente nelle popolazioni di pianura. Habitat: Frequenta i terreni ai margini dei boschi e i pendii montuosi. Per quanto riguarda l'altitudine la specie si comporta da eurizonale, potendosi trovare da 200 m. fino a 3000 m. sul livello del mare, ma la sua diffusione sembra piuttosto vincolata dalla presenza di biotopi caratterizzati da un elevato grado di umidità. E' anche per questo motivo che la specie si rinviene sulle Alpi si trova più frequentemente tra i 1000 e i 1500 m. per lo più in piccole popolazioni, spesso localizzate, a volte distanti luna dall'altra. Alimentazione: Consistenza delle popolazioni: sconosciuta. Minacce: Livello di minaccia nel SIC: Conservazione e Protezione:

Parametri Stato di Conservazione della Specie Sconociuto Non favorevole (informazioni Favorevole Non favorevole - Cattivo insufficienti a ('verde') – Inadeguato ('rosso') fare una ('giallo') valutazione)

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Popolazione Habitat della specie Prospettive future (relativame nte alla popolazion e, range e disponibilità di habitat) Valutazione globale dello Stato

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Parametri Stato di Conservazione della Specie Sconociuto Non favorevole (informazioni Favorevole Non favorevole - Cattivo insufficienti a ('verde') – Inadeguato ('rosso') fare una ('giallo') valutazione) di Conservazio ne

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1.4 Relazione geologica

1.4.1 Inquadramento regionale

Le aree SIC di e di Grotticelle ricadono geologicamanete nel più ampio contesto geologico regionale dell’Appennino Meridionale (Fig.1), catena orogenetica formatasi a partire dalla fine dell’Oligocene fino almeno al Pliocene superiore in corrispondenza del settore centro-meridionale dell’Italia peninsulare. La catena appenninica è una struttura collisionale, sviluppatasi complessivamente nell’intervallo Cretaceo superiore-Quaternario, che può essere definita, nell’accezione più ampia del termine, come un prisma di accrezione13.

Fig. 1 - Schema tettonico

dell’Appennino meridionale (nel riquadro: ubicazione dell’area del Monte Vulture. LEGENDA: 1) Sedimenti plio-quaternari e vulcaniti quaternarie; 2) Depositi sinorogeni miocenici; 3) Unità interne ofiolitifere cretaceo-oligoceniche (Unità Liguridi); 4) Carbonati meso- cenozoici di mare basso della Piattaforma Appenninica (o campano-lucana); 5) Successioni triassico-mioceniche di mare basso, di margine e pelagiche del Bacino Lagonegrese; 6) Carbonati mesocenozoici di mare basso della Piattaforma Apula; 7) Edifici vulcanici; 8) Fronte di sovrascorrimento della catena14.

Il prisma di accrezione appenninico è principalmente composto da successioni sedimentarie terrigene, il cui ambiente deposizionale è riferibile a quello di mare basso e/o di mare profondo, e da depositi carbonatici di piattaforma che, nel corso di diverse fasi di strutturazione della catena, sono stati sollevati, piegati ed accavallati con sovrascorrimenti gli uni sugli altri per effetto delle spinte tettoniche prodotte dalla convergenza tra le placche litosferiche africana ed europea15.

13 G. CELLO- N. MARTINI – W. PALTRINIERI – L. TORTORICI., structural styles in the frontal zones of the Southern Apennines, : an example from the Molise district. Tectonics, 8, 1989, pp 753-768. 14 M. SCHIATTARELLA - P. BENEDUCE - P. DI LEO - S.I CIANO - P. GIANNANDREA - C. PRINCIPE, Assetto strutturale ed evoluzione morfotettonica quaternaria del vulcano del Monte Vulture (Appennino lucano). Bollettino della Società Geologica Italiana 124, 2005, pp 543-562.

15 B. D’ ARGENIO - T. PESCATORE – P. SCANDONE, Structural pattern of the Campania-Lucania Appines (Quaderni de “La ricerca scientifica” 90) 1975, pp 313-327. 84

La catena sud-appenninica si è sviluppata secondo una direzione di allungamento assiale all’incirca N140-150°, coincidente con l’andamento dei sistemi di sovrascorrimento e delle faglie quaternarie16 ed è formata da unità tettoniche accavallatesi tra loro. Le ultime fasi di strutturazione della catena appenninica sono state caratterizzate dall’instaurarsi di ampie zone interessate da profondi movimenti tettonici distensivi (faglie dirette) e trascorrenti soprattutto nella parte più esterna (ad Est) della catena con andamenti antiappenninici N40-50° “Linea del Vulture”17. Questi lineamenti tettonici hanno consentito la risalita di magmi litosferici nel Pleistocene medio, a cui è legata la nascita del vulcano del M.te Vulture nel settore nord-orientale della Basilicata (Fig. 2 ).

Fig. 2 – Modello rappresentativo del possibile andamento della Linea del Vulture 18 e della posizione del vulcano.

16 F. ORTOLANI - S. PAGLIUCA - E. PEPE - M. SCHIATTARELLA - R. M. TOCCACELI, Active tectonics in the Southern Apennines: Relationships between cover geometries and basement structure. A hypothetis for a geodynamic model. In: Contributions to the geology of Italy with special regard to the paleozoic basements. A volume dedicated to Tommaso Cocozza, ed. L. Carmignani & F.P. Sassi, with the collaboration of P.L. Fantozzi, M. Meccheri, R. Spiess, IGCP project 276, Newsletter vol.5. Centrooffset, Siena, 1992, pp 413-419. M. SCHIATTARELLA - P. BENEDUCE - S.I. GIANO, Comparazione tra l’evoluzione strutturale e geochimica del vulcano quaternario del Monte Vulture in Basilicata, 1998. T. PESCATORE - P. RENDA - M. SCHIATTARELLA - M. TRAMUTOLI, Stratigraphic and structural relationships between Meso-Cenozoic Lagonegro basin and coeval carbonate platforms in southern Apennines, Italy, 1999. 17 M. SCHIATTARELLA - P. BENEDUCE - P.DI LEO - S.I. CIANO - P.GIANNANDREA - C. PRINCIPE, Assetto strutturale ed evoluzione morfotettonica quaternaria del vulcano del Monte Vulture (Appennino lucano). Bollettino della Società Geologica Italiana 124, 2005, pp. 543-562. 18 M. SCHIATTARELLA - P. BENEDUCE - P.DI LEO - S.I. CIANO - P.GIANNANDREA - C. PRINCIPE, Assetto strutturale ed evoluzione morfotettonica quaternaria del vulcano del Monte Vulture (Appennino lucano). Bollettino della Società Geologica Italiana 124, 2005, pp. 543-562.

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L’edificio vulcanico del Monte Vulture è insediato sul margine orientale del segmento lucano della catena sud-appenninica (Fig. 1). Appare dunque in posizione alquanto insolita rispetto agli altri apparati vulcanici quaternari della penisola italiana, dislocati lungo il settore peritirrenico dell’orogene. Mentre questi occupano la fascia affetta dalla tettonica estensionale più vigorosa della catena, espressa da faglie con rigetti di migliaia di metri, il vulcano del Vulture riposa sulle unità tettoniche del fronte di sovrascorrimento della catena, dove predominano le strutture contrazionali. La compressione nella porzione frontale del cuneo di accrezione è stata, infatti, progressivamente seguita da una distensione di retroarco a tergo19, responsabile, tra l'altro, proprio del diffuso vulcanismo peritirrenico quaternario.

1.4.2 Assetto morfostrutturale del vulcano

Il Monte Vulture è un vulcano di età pleistocenica a morfologia complessa, per la presenza di più centri eruttivi e strutture vulcano-tettoniche; esso è circondato da diversi bacini fluviolacustri quaternari anch’essi pleistocenici. La natura vulcanica del Monte Vulture è stata segnalata per la prima volta dall’Abate DOMENICO TATA nella sua “Lettera sul Monte Vulture a sua eccellenza il Signor D. Guglielmo Hamilton” datata 1778. Successivamente descrivono lo splendido bosco che orna la cima del Vulcano e le sue sorgenti, PALMIERI & SCACCHI (1852) scoprono le ricchezze mineralogiche dei suoi peculiari litotipi. Tuttavia, il primo vero studio geologico di questa regione è da attribuire a DE LORENZO (1900) con il suo “Studio Geologico del Monte Vulture”. Successivamente altri studi più approfonditi furono condotti solo negli anni ’60 da Oplinia Hieke Merlin20. Il Monte Vulture è ubicato sul margine orientale dell’Appennino lucano, a 35 km a nord di . Esso sorge su un alto morfologico rappresentato da terreni sedimentari meso-cenozoici sui quali è modellata una paleosuperficie erosiva fossilizzata dai prodotti dell’edificio21. Lembi relitti di tale superficie di spianamento sono presenti anche lungo i rilievi che da Monte Mattina si sviluppano verso la valle dell’Ofanto a quote variabili tra 600-800 metri s.l.m.(Fig. 3). La successione dei prodotti vulcanici è caratterizzata dalla presenza di numerosi depositi vulcanoclastici e lave posti a diverse altezze stratigrafiche (Fig. 4) che secondo La Volpe e Principe22 e Shiattarella23 possono essere

19 MALINVERNO & RYAN, 1986; PATACCA et al., 1990 20 O. HIEKE MERLIN, Le vulcaniti del settore Nord-Orientale del Monte Vulture (Lucania). Memorie degli Istituti di Geologia e Mineralogia dell’Università di Padova 24, 1965, pp 1-74; EAD., I prodotti vulcanici del Monte Vulture (Lucania). Memorie degli Istituti di Geologia e Mineralogia dell’Università di Padova 26, 1967, pp 1-70. 21 F. ORTOLANI - S. PAGLIUCA, Evidenze strutturali e geomorfologiche di tettonica compressiva quaternaria al margine orientale della catena sudappenninica. Memorie della Società Geologica Italiana 41, 1988, pp 1219-1227. 22 L. LA VOLPE - C. PRINCIPE, Il Monte Vulture. Guida all’escursione generale pre-congressuale, 77 ° Congresso Nazionale della Socità Geologica Italiana, Bari, 1994. 86 suddivisi in sei Unità Vulcano- Stratigrafiche (UVS) di età comprese tra 660 ka a 130 ka24.

Fig.3 - Carta geologica schematica della porzione orientale dell’Appennino campano-lucano con l’area del Vulture

La prima UVS (Fig. 4), denominata Unità di Fara d’Olivo, è caratterizzata da due ignimbriti basali25 separate da una superficie erosionale e poggianti su conglomerati basali a matrice sabbiosa. In appoggio a dette ignimbriti si rinviene il duomo lavivo di Toppo S. Paolo26 datato a circa 646 ka27.

23 M. SCHIATTARELLA - P. BENEDUCE - S.I. GIANO, L’ evoluzione strutturale e morfologica del vulcano del Monte Vulture nel contesto tettonico quaternario dell’ Appennino meridionale, 2001. 24 M. A. LAURENZI - D. BROCCHINI - C. PRINCIPE - G. FERRARA , Mt. Vulture volcano chronostratigraphy and effectiveness of dating young phlogopites. Abstracts EUG VII, Strasbourg, France, Avril 1993. 25 G. CRISCI, M. - DE FINO - L. LA VOLPE - L. RAPISARDI, Pleistocene ignimbrites of Monte Vulture (Basilicata, Southern Italy). Neues Jahrbuch Fur Geologie und Palaontologie. Monatshefte 12, 1983, pp 731-746. 26 L. LA VOLPE - C. PRINCIPE, Il Monte Vulture. Guida all’escursione generale pre-congressuale, 77 ° Congresso Nazionale della Socità Geologica Italiana, Bari, 1994. 87

Dopo una fase deformativa mediopleistocenica28, responsabile della formazione del Bacino di Venosa per sbarramento fluviale, sulle ignimbriti si depositano, in discordanza angolare, i prodotti della seconda UVS (Unità di Masseria Boccaglie) caratterizzati da piroclastiti da flusso e da caduta29 (Fig. 3, 4). Una fitta alternanza di prodotti prevalentemente da caduta caratterizza la terza UVS (Unità di Barile Rionero) la cui maggior estensione si rinviene tra gli abitati di Rionero e Barile. In questa fase la strutturazione del vulcano determina le condizioni morfostrutturali responsabili degli sbarramenti fluviali responsabili della formazione dei bacini lacustri di Atella e (Figg. 3,4 ).

Bacino di Melfi

Bacino di Atella

Bacino di Venosa Fig.4 – Schema stratigrafico rappresentativo dell’attività del Vulture con particolare riferimento agli intervalli stratigrafici relativi alle successioni dei bacini lacustri di Atella, Melfi e Venosa30.

Un livello di scorie nerastre (M1231) datato 620 ka32 segna il passaggio alla quarta UVS (Unità Vulture-S.Michele). Quest’unità, responsabile della maggior edificazione del vulcano è caratterizzata da un’alternanza di lave e di flussi di cenere. Alla medesima fase si deve anche la genesi dell’hauynofiro di Melfi

27 D. BROCCHINI - L. LA VOLPE - M. A. LAURENZI - C. PRINCIPE, Storia evolutiva del Monte Vulture. Plinius 12, 1994. 28 M. SCHIATTARELLA - P. BENEDUCE - S.I. GIANO, Comparazione tra l’evoluzione strutturale e geochimica del vulcano quaternario del Monte Vulture in Basilicata, 1998. 29 L. LA VOLPE, C. PRINCIPE, Il Monte Vulture. Guida all’escursione generale pre-congressuale, 77 ° Congresso Nazionale della Socità Geologica Italiana, Bari 1994. 30 M. SCHIATTARELLA - P. BENEDUCE - S.I. GIANO - L’ evoluzione strutturale e morfologica del vulcano del Monte Vulture nel contesto tettonico quaternario dell’ Appennino meridionale, 2001. 31 ID. 32 M. A. LAURENZI, D. BROCCHINI, C. PRINCIPE, G. FERRARA , Mt. Vulture volcano chronostratigraphy and effectiveness of dating young phlogopites. Abstracts EUG VII, Strasbourg, France, Avril 1993. 88

(età 560 ka33) del centro effusivo di Toppo S.Agata e dei centri eruttivi secondari di Piano della Femmina e di Barile34. A tetto della quarta UVS si riviene un paleosuolo di un metro di spessore (M1835), riconducibile probabilmente a condizioni climatiche caldo-umide, su cui poggia la quinta UVS datata 480 ka36. Il passaggio tra queste due unità segna anche il cambiamento del tipo di deformazione tettonica del vulcano passando da condizioni transpressive e transtensive37. La Volpe e Principe (1994) affermano che l’assestamento strutturale del settore occidentale dell’edificio avrebbe provocato la formazione della caldera di collasso in cui sono attualmente ospitati i due laghi di Monticchio. Questi ultimi rappresentano il riempimento delle due depressioni crateriche responsabili della messa in posto dei prodotti della sesta UVS (Unità dei laghi di Monticchio). Si tratta di un deposito datato circa 130 ka38 e legato ad attività idromagmatica39 (Fig. 4). Tutte le unità vulcaniche sono raggruppate nei due Supersintemi di Monte Vulture e di Monticchio, a loro volta internamente suddivisi in sistemi e subsistemi (Fig. 5). Il supersistema di Monte Vulture raggruppa le unità vulcaniche primarie ed epiclastiche che nel loro insieme costituiscono l’edificio principale di Monte Vulture. Nel supersintema di Monte Vulture l’unità cartografica realmente più estesa è il Sintema di Barile, sotto il quale, in corrispondenza delle incisioni attuali, affiorano i temini più antichi, raggruppati nel sintema di Foggianello. Fra questi ultimi sono comprese le unità ignimbritiche del subsintema di Fara d’Olivo, che hanno colmato i bassi morfologici della preesistente paleomorfologia. Completa verso l’alto il supersintema di Monte Vulture, il sistema di Melfi, che a sua volta comprende prodotti emessi da due centri secondari, ubicati nel settore nord-orientale del vulcano, i depositi epiclastici della Piana del Gaudo ed i travertini in località Solagne dell’Arcidiaconata, affioranti lungo l’omonima Fiumara.

33 ID. 34 L. LA VOLPE, C. PRINCIPE, Il Monte Vulture. Guida all’escursione generale pre-congressuale, 77 ° Congresso Nazionale della Socità Geologica Italiana, Bari 1994. 35 ID. 36 BROCCHINI D. - LA VOLPE L. - LAURENZI M.A. - PRINCIPE C., Storia evolutiva del Monte Vulture. Plinius 12, 1994. 37 BENEDUCE P. - SHIATTARELLA M., Relazioni tra tettonica regionale quaternaria e deformazione vulcanogenica nelle aree dei Campi Flegrei, Isola di Ustica e Monte Vulture ( Italia meridionale). Il Quaternario 10, pp 583-588, 1997. P. Pieri - G. Vitale - P. Beneduce - C. Doglioni - S. Gallicchio - S.I. Giano - R Loizzo. - M. Moretti - G. Prosser - L. Sabato – M Schiattarella - M. Tramutoli - M. Tropeano, Tettonica quaternaria nell’area bradanico-ionica. Il Quaternario 10, pp 535-542, 1997. 38 LAURENZI M. A. - BROCCHINI D. - PRINCIPE C. - FERRARA G. , Mt. Vulture volcano chronostratigraphy and effectiveness of dating young phlogopites. Abstracts EUG VII, Strasbourg, France, Avril 1993. 39 PRINCIPE C. - STOPPA F., Caratteristiche litologiche delle piroclastitiassociate alla genesi dei mar di Monticchio: prima segnalazione dei depositi carbonatitico-melilitici al M. Vulture (Basilicata). Plinius 12, pp 86-90, 1994.

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Fig. 5 – Schema rappresentativo dei rapporti stratigrafici e strutturali esistenti tra le unità vulcaniche, i depositi fluvio-lacustri (Bacino di Venosa) ed i terreni del substrato (Giannandrea et al., 2006).

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AFFIORAMENTI GEOLOGICI NELL'AREA SIC DI GROTTICELLE

A differenza dell'area del SIC del Vulture, l'area di Grotticelle è caratterizzata da una maggiore variabilità dei litotipi e formazioni geologiche affioranti. In particolare, le Unità geologiche più antiche, che costituiscono il substrato dei depositi più recenti, sono rappresentate dal Gruppo delle argille variegate (Unità tettonica di Groppa d'Anzi, sub-unità tettonica di torrente Rifezze) costituite da argille ed argille marnose di colore rosso-verdastro e grigio in assetto caotico ed intensamente deformate. L'età di questa formazione è riferibile all'intervallo Cretaceo inf. ò Miocene inf. Su tale Unità insistono due depositi pliocenici riferibili al Sintema della Difesa ed al Supersintema di Ariano Irpino. Il primo, riferibile al Pliocene sup., è costituito da un corpo sedimentario cuneiforme poggiante sui terreni pliocenici e sul substrato pre-pliocenico. Le litofacies sono costituite da un conglomerato bruno grossolano clasto-sostenuto massivo a stratificazione incrociata, con rare intercalazioni di lenti metriche giallastre di sabbie, silt ed argilla. Il Supersintema di Ariano Irpino è costituito da terreni marini di natura argillosa, sabbiosa e subordinatamente concglomeratica del Bacino dell'Ofanto. L'Unità è definita da superfici di discordanza sia inferiormente, sia superiormente. L'età è riferibile al Pliocene inf.-Pliocene superiore.

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CARATTERI GEOMORFOLOGICI ED EVOLUZIONE DEL PAESAGGIO

I contributi geomorfologici e morfostrutturali più significativi per la conoscenza dell’area sono stati forniti da Boenzi40, Beneduce e Giano41, Ciccacci42e Schiattarella43. A questi ultimi autori si devono anche i primi dati strutturali di terreno successivamente sintetizzati da Pieri et alii44.

2.1 Paleomorfologia La base del Vulcano, che rappresenta anche la base del Supersintema di Monte Vulture, è costituita dalla superficie erosiva che ha inciso la successione quaternaria dell’Avanfossa Bradanica, durante la quale si sono formate le paleovalli della Fiumara di Venosa e della Fiumara di Atella. Il vulcano nasce e si sviluppa su di una paleomorfologia caratterizzata da modesti rilievi e bassi morfologici fluviali (Fig. 6A), che condizionano la storia e la stessa nascita degli ambienti fluvio-lacustri che lo contornano, a seguito dall’alternanza di fasi di deposizione e di erosione dei depositi dell’attività esplosiva. Con il progressivo aumento del materiale piroclastico disponibile, aumenta, infatti, anche la percentuale di depositi che si sedimentano nei bacini fluviali e lacustri presenti ai margini dell’edificio, (Fig. 6 B1 e B2) rappresentati dai paleolaghi di sbarramento di Atella, Venosa e Melfi45.

40 F. BOENZI - L. LA VOLPE - L. RAPISARDI 1987, Evoluzione geomorfologica del complesso vulcanico del Monte Vulture (Basilicata). Bollettino della Società Geologica Italiana 106, pp 673-682. 41 P. BENEDUCE - S.I. GIANO, Osservazioni preliminari sull’assetto morfostrutturale dell’edificio vulcanico del Monte Vulture (Basilicata). Il Quaternario 9, 1997, pp. 325-330. 42 S. CICCACCI, V. DEL GAUDIO, L. LA VOLPE, P. SANSO, Geomorphological features of Monte Vulture Pleistocene Volcano ( Basilicata, Southern Italy), 1999. 43 M. SCHIATTARELLA - P. BENEDUCE - P. DI LEO - S.I. CIANO - P. GIANNANDREA - C. PRINCIPE, Assetto strutturale ed evoluzione morfotettonica quaternaria del vulcano del Monte Vulture (Appennino lucano). Bollettino della Società Geologica Italiana 124, 2005, pp 543-562. 44 P. PIERI - G.VITALE - P. BENEDUCE - C. DOGLIONI - S. GALLICCHIO - S.I. GIANO - R.LOIZZO - M. MORETTI - G. PROSSER - L. SABATO - M. SCHIATTARELLA - M. TRAMUTOLI - M. TROPEANO, Tettonica quaternaria nell’area bradanico-ionica. Il Quaternario 10, 1997, pp 535-542.

45 PICCARRETA G., RICCHETTI G. (1970), I depositi del bacino fluviolacustre della fiumara di Venosa-Mattinelle e del Torrente Basentello. Memorie della Società Geologica Italiana 9, pp 121-134. L. LA VOLPE - L.RAPISARDI, Osservazioni geologiche sul versante meridionale del M. Vulture: genesi ed evoluzione del bacino lacustre di Atella, 1977. M. SCHIATTARELLA - BENEDUCE P. - DI LEO P. - CIANO S.I. - GIANNANDREA P.- PRINCIPE C., Assetto strutturale ed evoluzione morfotettonica quaternaria del vulcano del Monte Vulture (Appennino lucano). Bollettino della Società Geologica Italiana 124, 2005, pp 543-562. 93

Fig. 6 - Rappresentazione schematica dei diversi steps morfoevolutivi e paleogeografici dell’area del Vulture. In A) è rappresentata la condizione morfologica pre-vulcanica con la paleo fiumara di Venosa. In B1 la nascita del vulcano con l’emissione dei prodotti riferibili al Supersintema di Monte Vulture che sbarrano il corso della Fiumara di Venosa determinando la formazione nel settore meridionale del Bacino lacustre di Atella. In B2 si depositano i prodotti riferibili al sintema di Barile che determinano uno sbarramento nel settore settentrionale del vulcano con la formazione dei bacini fluvio-lacustri di Melfi e di Venosa46. In B3 e C sono rappresentrate le ultime fasi evolutive del vulcano.

Caratteri geomorfologici attuali

L’area del Vulture è oggi caratterizzata in gran parte da un paesaggio collinare (media-alta collina) e collinare-montuoso, con forme fondamentalmente controllate da processi di morfoselezione, da processi deposizionali fluviali, dalla messa in posto di vulcaniti e dall’influenza della tettonica recente. Le aree morfologicamente più basse corrispondono alle depressioni vallive di origine fluviale, talvolta impostate su zone di debolezza tettonica più facilmente erodibili, mentre gli alti morfologici coincidono con i rilievi montuosi

46 GIANNANDREA P., Il Bacino di Venosa nell’ambito dell’evoluzione quaternaria della Fossa Bradanica (confine apulo-lucano, Italia meridionale). Tesi di Dottorato, Università di Bari, 97, 2006, pp.

94 boscati della catena appenninica a pieghe e sovrascorrimenti, allungati in direzione NO-SE. Nel settore nord-orientale gli alti coincidono invece con strutture tabulari di origine deposizionale (parte alta della successione regressiva bradanica), incise dal reticolo idrografico in approfondimento. Come accennato precedentemente, il vulcano di Monte Vulture sorge su un alto morfologico rappresentato da terreni sedimentari meso-cenozoici sui quali è modellata una paleosuperficie erosiva, fossilizzata dai prodotti dell’edificio, di cui è possibile osservare lembi relitti lungo i rilievi che da Monte Mattina si sviluppano verso la valle dell’Ofanto a quote variabili tra 600-800 metri s.l.m.. In questo paesaggio fossile sono presenti forme di incisione fluviale attualmente sospese rispetto all’attuale livello di base dell’erosione e che non si correlano con l’andamento del reticolo attuale. A sud-est dell’abitato di Rionero, tale superficie, posta tra 650 e 700 metri s.l.m., è identificabile nella spianata sommitale della dorsale ad andamento appenninico costituita dalle Unità Irpine e Lagonegresi, su cui è impostato parte dell’edificio del Vulture. La dorsale e l’apparato vulcanico separano i bassi morfologici del bacino di Atella a sud-ovest e della Fiumara l’Arcidiaconata ad est. La continuità fisica di questa dorsale a nord-ovest dell’edificio è interrotta dal Fiume Ofanto, il cui corso è controllato da una importante linea di faglia. Tale corso d’acqua, secondo Boenzi et alii47, avrebbe approfondito la sua valle di circa 200 m nell’ultimo milione di anni, provocando anche lo smantellamento erosivo del fianco occidentale del vulcano. Sono presenti, inoltre, canali di erosione riempiti dai prodotti delle unità successive. L’agente morfogenetico principale è da ricondurre al deflusso delle acque superficiali. Pertanto, sia l’origine delle forme di accumulo che di quelle d’erosione può essere verosimilmente associata alle fasi di erosione dell’edificio durante i periodi di quiescenza48.

L'attuale sviluppo della rete drenante ha un andamento che risponde ad una simmetria approssimativamente radiale (Fig. 7). Il grado di approfondimento degli impluvi dei versanti nord-orientali è tuttavia molto diverso rispetto a quello dei versanti sud-occidentali: mentre per questi ultimi sono osservabili delle sezioni ad U con un profilo longitudinale concavo e pendenze del 15÷20%, per i primi si osservano invece delle incisioni molto pronunciate con una tipica sezione a V e pareti sub-verticali, con profilo longitudinale rettilineo. Nel settore orientale, inoltre, data l'esiguità degli spessori di vulcaniti, l'erosione lineare ha permesso al substrato meso-cenozoico di affiorare nelle incisioni dell'area di Barile e Rionero. Le differenze tra i due settori ricordati possono essere messe in relazione ai diversi livelli di base locali

47 F. BOENZI - L. LA VOLPE - L. RAPISARDI, Evoluzione geomorfologica del complesso vulcanico del Monte Vulture (Basilicata). Bollettino della Società Geologica Italiana 106, pp 1987, 673-682. 48 M. SCHIATTARELLA, P. BENEDUCE, S.I. GIANO, Comparazione tra l’evoluzione strutturale e geochimica del vulcano quaternario del Monte Vulture in Basilicata, 1998. 95 dell'erosione legati all'individuazione del bacino di Atella a sud-ovest e dal maggior approfondimento del paleoalveo dell’Arcidiaconata a oriente. La continuità laterale della rete drenante a simmetria radiale è vistosamente disturbata secondo un andamento grossolanamente est-ovest dalla presenza della faglia di Valle dei Grigi - Fosso del Corbo ed interrotta nel settore occidentale dell'edificio dalla depressione di Monticchio (cfr. Figg. 7 e 8). Questo indica che la dissecazione dei versanti è precedente allo stadio di attività che porta alla creazione della depressione ed alla messa in posto dei successivi prodotti. Pertanto, buona parte del reticolo attualmente osservabile sui fianchi del vulcano - e segnatamente nei settori settentrionale, orientale e meridionale del corpo centrale dell'edificio - è da considerare una forma relitta. Inoltre, l'esistenza di scarpate morfologiche di chiara origine tettonica nel settore nord-occidentale rende conto della presenza di alcune valli sospese49.

49 SCHIATTARELLA et al., 2005; SCHIATTARELLA & BENEDUCE, 2006. 96

Fig. 7 – Carta geologica schematica dell’area del Monte Vulture (da Giannandrea et al., 2006). LEGENDA: 1) Laghi di Monticchio; 2) Corpi di frana e depositi alluvionali e lacustri; Unità vulcaniche del Monte Vulture e successioni dei bacini sedimentari epiclastici associati: 3) Sintema dei Laghi di Monticchio (132±12 ka); 4) Sintema della Valle dei Grigi-Fosso del Corbo (480±8 ka); 5) Sintema di Melfi (557±7 ka); 6) Sintema di Barile (646,3±6,7 ka - 624±35 ka); 7) Sintema di Foggianello (674±7 ka); Unità pre-vulcaniche: 8) Supersintema della Fiumara di Atella (Pliocene superiore-Pleistocene inferiore?); 9) Unità sinorogene mioceniche discordanti sul substrato meso-cenozoico; 10) Unità del T.te Rifezze («Complesso delle Argille marnose», Cretacico-Oligocene); 11) Unità Sassano-M.te Mattina («Flysch Rosso» Auctt., Cretacico- Oligocene, e successioni mioceniche a tetto); 12) Unità di Ripacandida (Miocene); Simboli: a) sovrascorrimento (tratteggiato quando incerto, a tratto e punto quando sepolto); b) faglia inversa (tratteggiata quando incerta, a tratto e punto quando sepolta); c) faglia diretta (tratteggiata quando incerta, a tratto e punto quando sepolta); d) faglia trascorrente (tratteggiata quando incerta, a tratto e punto quando sepolta); e) faglia ad alto angolo con 97 cinematica non determinata (tratteggiato quando incerto, a tratto e punto quando sepolto); f) orlo craterico; g) centro vulcanico.

Fig. 8 – Reticolo idrografico dell'apparato vulcanico e aree contigue (da Schiattarella et al., 2005).

All’interno della depressione di Monticchio sono presenti almeno tre forme crateriche, due delle quali interpretabili come maar50 e identificabili nelle depressioni lacustri, e la più antica come tuff ring e

50 STOPPA & PRINCIPE, 1997 98 coincidente con l’area di Piano Comune51. Quest’ultimo interrompe la continuità fisica verso sud dell’orlo della depressione di Monticchio e viene a sua volta tagliato dal cratere del Lago Grande. Il maar del Lago Piccolo, infine, elide l’orlo orientale dello stesso cratere del Lago Grande. L'esame morfostratigrafico permette più in generale di stabilire la cronologia relativa degli eventi eruttivi ed erosivi secondo il seguente schema52: 1. messa in posto dei prodotti che costituiscono gran parte dell'apparato (Supersintema di Monte Vulture); 2. periodo di stasi vulcanica tale da consentire l'attività erosiva che genera un deflusso radiale centrifugo ben ripartito nei diversi quadranti; 3. collasso tettonico della parte meridionale dell’ edificio vulcano e messa in posto dei depositi relativi al Sintema di Valle dei Grigi-Fosso del Corbo; 4. formazione del tuff ring di Piano Comune dei maar dei laghi di Monticchio e dell’intera depressione vulcano-tettonica di Monticchio, che elide la rete drenante verso la valle dell'Ofanto.

La porzione sud-occidentale del vulcano – tradizionalmente interpretata come una depressione calderica (“Caldera di Monticchio” in HIEKE MERLIN, 1967) o più recentemente come una caldera da collasso laterale (GUEST et al., 1988) - dovrebbe invece essere considerata come dovuta a smantellamento sin-eruttivo e sventramento laterale dell'edificio, anche pilotato dall’assetto strutturale dell’area.

CARATTERI IDROGEOLOGICI NELL'AREA SIC DI MONTE VULTURE E GROTTICELLE

L'area del Vulture è nota per la qualità delle acque sotterranee ampiamente conosciute, in Italia, perché imbottigliate e commercializzate come acque minerali effervescenti naturali. Celico e Summa (2004)53 hanno ricostruito lo schema di circolazione idrica nel sottosuolo a seguito del censimento di oltre 90 pozzi e circa 40 sorgenti. I pozzi, di profondità variabile tra 10 e 200 m, risultano ubicati soprattutto nelle zone di Monticchio, Rionero-Atella e Melfi-Barile; la concentrazione media è di 1-2 pozzi/km2.

51 GIANNANDREA et al., 2006 52 SCHIATTARELLA et al., 2005; SCHIATTARELLA & BENEDUCE, 2006 53 Celico P., Summa G., 2004. Idrogeologia dell’area del Vulture (Basilicata). Boll. Soc. Geol. It., 123, 343-356. 99

Le sorgenti sono caratterizzate da una portata compresa tra 2×10-5 m3/s e 1×10-3 m3/s; sono poche (ad esempio: «La Francesca») quelle con portate superiori a 0,01 m3/s. Tutti i punti d’acqua di cui sopra fanno riferimento ad un acquifero (quello vulcanico) eterogeneo ed anisotropo, costituito dall’alternanza di termini molto permeabili (orizzonti lavici fessurati, tufi fessurati, livelli piroclastici a granulometria grossolana, lapilli) e termini poco permeabili (tufi compatti, paleosuoli e piroclastiti a granulometria fine). Sebbene la suddetta alternanza dia localmente luogo a più falde basali sovrapposte, queste sono tutte intercomunicanti a grande scala, a causa delle frequenti soluzioni di continuità degli impermeabili relativi. Le piccole sorgenti di alta quota sono invece alimentate da falde sospese.

I due bacini idrogeologici più importanti sono quelli del bacino sotterraneo di Monticchio-Atella e del bacino sotterraneo di Melfi-Barile. Il bacino di Monticchio-Atella risulta incassato tra le due più importanti lineazioni strutturali: la faglia centrale (Valle dei Grigi-Fosso del Corbo) e la faglia Meridionale che, sulla base delle informazioni ricavate dalle indagini 100 idrogeologiche (stratigrafie dei pozzi e morfologia della superficie piezometrica), risulta leggermente modificata rispetto a quanto indicato da Schiattarella et al. (1999). I recapiti di questa falda sono localizzati nelle zone di Monticchio (ad ovest) e di Atella (a sud-est). Infatti, i dati piezometrici dei pochi pozzi del settore meridionale del Monte Vulture non sono compatibili con la ricostruzione della superficie piezometrica del «bacino». Il deflusso sotterraneo ha inizio nella zona centrale, per poi indirizzarsi verso le citate zone di Monticchio e di Atella. Nella zona di Atella, dove si individua un unico importante asse di drenaggio preferenziale, le curve isopiezometriche mostrano un gradiente idraulico sostanzialmente regolare, il cui valore medio è di circa il 2% (il più basso dell’intera struttura vulcanica). Nella zona di Monticchio, invece, il flusso si presenta più articolato, con più assi di drenaggio preferenziale e spartiacque sotterranei; il gradiente idraulico assume valori compresi tra il 2% ed il 4%. Le complicazioni di deflusso sono evidentemente da attribuire all’assetto geologico-strutturale della zona, all’eterogeneità dei litotipi attraversati (compresi quelli sedimentari: zona S. Vito), nonché al collegamento idraulico con i Laghi di Monticchio dove, in prossimità del lago Grande, si rinvengono anche pozzi artesiani. Il bacino di Melfi-Barile, situato nel settore settentrionale del vulcano, mostra modalità di deflusso più articolate, rispetto al precedente. La superficie piezometrica evidenzia un’alternanza di assi di drenaggio preferenziale e di spartiacque sotterranei, denunciando un certo adattamento della superficie piezometrica alla morfologia del territorio.

Tabella 1

101

Fig. - Schema idrogeologico del Monte Vulture. Legenda: 1) Complesso delle lave; 2) Complesso dei tufi chiari; 3) Complesso dei tufi scuri; 4) Complesso argilloso-sabbioso- conglomeratico; 5) Complesso argilloso-marnoso-arenaceo; 6) Complesso alluvionale; 7) Complesso dei travertini; 8) Faglie; 9) Sorgenti principali: 1) sorgente «La Maddalena» 2) sorgente «La Francesca»; 10) Pozzi; 11) Curve isopiezometriche, ipotizzate quando tratteggiate; 12) Assi di drenaggio preferenziale; 13) Incrementi di portata in alveo (i trattini indicano il lato di alimentazione); 14) Traccia di sezione; 15) Limite del bacino imbrifero dei Laghi di Monticchio (da Celico e Summa 2004)

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Carta idrogeologica schematica realizzata dal Dipartimento Ambiente e Territorio della Regione Basilicata.

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2. STATO DI CONSERVAZIONE DEL SIC SULLA BASE DEGLI INDICATORI

L’analisi dello stato di conservazione degli habitat e delle fitocenosi presenti nell’area oggetto di studio, è stata effettuata sulla base delle informazioni contenute nel Sistema Ecologico Funzionale Territoriale realizzato dalla regione Basilicata ma soprattutto sulla base delle informazioni presenti nei formulari standard aggiornati al 2010 e sulle informazioni presenti nei report della fase di “Monitoraggio” ritenuta propedeutica alla fase di redazione delle misure di conservazione. Sono stati inoltre selezionati degli indicatori, tra quelli proposti dalla Cabina di Regia, scelti alla luce delle emergenze di interesse conservazionistico nell’ambito degli habitat, delle fitocenosi, della flora vascolare e delle fauna selvatica meritevoli di particolare attenzione che includono le specie rare ed in pericolo, le specie di interesse biogeografico, le specie endemiche di diverso grado, le specie di importanza ecologica, le specie le cui popolazioni possono essere particolarmente sensibili a fattori esterni di origine antropica. Tra l’altro per avere un quadro delle esigenze ecologiche (fattori biotici ed abiotici) degli habitat e delle specie e valutare/monitorare le criticità ambientali dell’area è stato usato il modello DPSIR (Determinanti, Pressioni, Stato, Impatti, Risposte) mettendo in relazione le pressioni esercitate sulla matrice ambientale, lo stato della matrice stessa e le risposte presenti ed ipotizzabili. Nel presente progetto è stato valutato lo stato di conservazione di ciascun habitat naturale rilevato secondo quanto dice l’art. 1 lettera i) della direttiva 92/43/CEE come “effetto della somma dei fattori che influiscono sull’habitat naturale in causa, nonché sulle specie tipiche che in esso si trovano, che possono alterare a lunga scadenza la sua ripartizione naturale, la sua struttura e le sue funzioni, nonché la sopravvivenza delle specie tipiche (…)”. Lo stato di conservazione delle specie è, invece, stato valutato come “la somma dei fattori che, influendo sulla specie in causa, possono alterare a lungo termine la ripartizione e l’importanza delle sue popolazioni (….)”. Nel Sic Grotticelle di Monticchio, sono presenti 3 habitat. L’habitat, 91M0 “Foreste Pannonico-Balcaniche di cerro e rovere”; occupa la zona centrale e orientale dell’area del Sic, con una percentuale pari al 69% .L’habitat è ascrivibile ad un bosco misto di querce caducifoglie,con dominanza nello strato arboreo di: Quercus cerris L. e Quercus pubescens Willd. subsp. pubescens .Da quanto emerso dai rilievi fitosociologici,lo stato di conservazione del Sic può essere considerato, da buono a scadente. Scadente,soprattutto, nei quadranti meridionali, nei pressi del Vallone Refezzella, dove è evidente la diminuzione della consistenza delle querce, a favore delle specie termofile come: Fraxinus ornus L subsp. ornus., Carpinus orientalis Mill. subsp. orientalis e Phillyrea latifolia L. Da segnalare, inoltre una scarsa rinnovazione delle querce e la presenza all’interno dell’habitat di alcune specie aliene,come Cupressus sempervirens L., utilizzate in rimboschimenti effettuati in passato. L’altro habitat,

104 prioritario (“Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero- Brachypodietea” (cod. 6220*) , ha una estensione pari al 3 % . Dai rilievi fitosociologici , emerge ,nello strato erbaceo, la presenza molto diffusa di Cardopatum corymbosum (L.) Pers. e la mancanza di specie tipiche caratterizzanti l’habitat, riconducibili ,molto probabilmente,ad una vulnerabilità dello stesso. Infatti,lo stato di conservazione dell’habitat risulta non soddisfacente, in quanto nei substrati in cui non sono garantite le condizione micro-climatiche ed edafiche delle specie erbacee presenti , si assiste all’ingresso di specie perenni arbustive , che determinano la formazione di cenosi più evolute. Infine, l’habitat comunitario” Frassineti termofili a Fraxinus angustifolia” (codice 91B0) con una superficie pari al 23% dell’intera area. L’habitat ospita boschi mesomediterranei o submediterranei termofili ripariali a dominanza di Fraxinus oxycarpa, localizzati suoli umidi e zone alluvionali con falda freatica. Dai rilievi fitosociologici , risulta la presenza del frassino meridionale in località Grottarelle e Refezzella, associato ad altre specie come: aceri (Acer monspessulanum L. subsp. monspessulanum, Acer obtusatum, Acer opalus), Carpinus orientalis, e querce (Quercus cerris ,Quercus ilex e Quercus pubescens). Lo stato di conservazione dell’habitat non risulta soddisfacente, in quanto la rinnovazione del frassino meridionale ,è al quanto scarsa,soprattutto li dove non sono garantite le condizioni edafiche e climatiche necessarie alla sua rinnovazione. Da segnalare la presenza di specie esotiche, come Cupressus sempervirens e Pinus radiata, utilizzate in passati rimboschimenti. La particolare formazione forestale con spiccata impronta orientale ha consentito anche l'affermarsi di un'entomofauna legata a simili caratteristiche ecologiche. Nel 1963, infatti, fu rinvenuta per la prima volta in Italia una farfalla del genere Brahmaea che generalmente vive in zone tropicali e subtropicali e che si riteneva estinta in Europa da almeno 300 milioni di anni. Battezzata dallo scopritore "europea", proprio perché si tratta dell'unica specie presente in Europa, ha attualmente assunto il nome definitivo di Acanthobrahmaea europaea Hartig. Tale specie attualmente non è protetta da alcuna convenzione e nel sito risulta fortemente in pericolo principalmente per via dell’inquinamento luminoso esterno ad esso e che richiama queste farfalle fuori dal loro habitat. Un altro Lepidottero di notevole importanza, presente nel SIC, è Proserpinus proserpinus Pallas, unica specie europea del genere Proserpinus. La specie è inclusa nell’Allegato IV della Direttiva Habitat. E’ inclusa anche in Appendice II della Convenzione di Berna. L'avifauna è caratterizzata dalla presenza di alcune specie considerate di interesse conservazionistico a livello europeo presenti nell’ allegato 1 della Direttiva 79/409/CEE e della Direttiva 2009/147/CEE. Tra queste il Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus), il Nibbio reale (Milvus milvus), il Nibbio bruno (Milvus migrans) , il Falco di palude (Circus aeruginosus) , il Gufo Reale Bubo bubo , il Martin pescatore Alcedo atthis e il Picchio rosso mezzano 105

Dendrocopos medius . Tra questi il Nibbio Reale ha un’eccezionale nidificazione nella zona, e gode di buona conservazione. A queste si aggiungono molte altre specie presenti nell’Appendice II della Convenzione di Berna: il Gheppio Falco tinnunculus, il Torcicollo Jynx torquilla, il Rondone comune Apus apus, il Barbagianni Typo alba, l’Assiolo Otus scops, la Civetta Athene noctua, il Gufo comune Asio otus, la Ballerina bianca Motacilla alba,lo Scricciolo Troglodytes troglodytes, il Pettirosso Erithacus rubecul, il Codirosso spazzacamino Phoenicurus ochruros, il Codirosso Phoenicurus phoenicurus, l’Usignolo di fiume Cettia cetti, l’Occhiocotto Sylvia melanocephala, la Capinera Sylvia atricapilla, il Luì piccolo Phylloscopus collibita, il Codibugnolo Aegithalos caudatus, la Cinciarella Parus caeruleus, la Cinciallegra Parus major, il Rampichino Certhia brachydactyla, il Verzellino Serinus serinus, il Verdone Carduelis chloris, lo Strillozzo Miliaria calandra. All’interno del SIC sono presenti Anfibi e rettili elencati nella direttiva 92/43/CEE che però necessitano di azioni attive di protezione. Il Tritone crestato italiano Triturus carnifex e la Salamandrina dagli occhiali meridionale Salamandrina terdigitata sono specie protette per il loro valore biogeografico e conservazionistico, sia dalle direttiva comunitaria (allegato II e IV dir. 92/43/CEE) che da altre convenzioni internazionali (Berna, Allegato 2). Nella categorie di minaccia di estinzione previste dalla IUCN sono inserite nel livello Least Concern. Il Ramarro Lacerta bilineata è presente nella convenzione di Berna, allegato III, e nella Direttiva 92/43/CEE, Allegato IV. Il Tritone italiano Lissotriton italicus è protetta dalla direttiva comunitaria 92/43/CEE, allegato IV, principalmente a causa della sua endemicità e dunque per il suo valore biogeografico. L’ Ululòne appenninico Bombina pachypus è una specie altamente protetta per il trend negativo su scala nazionale. È protetta dalla direttiva comunitaria (allegato II e IV dir. 92/43/CEE come parte di B. variegata) e da altre convenzioni internazionali (es., Berna, Allegato 2). Nella categorie di minaccia di estinzione previste dalla IUCN è inserita, dal 2009, tra le specie a maggior rischio di estinzione (Endangered). A conclusione del quadro è utile aggiungere che nel SIC non sono state rinvenute specie faunistiche alloctone. Per quanto riguarda i fenomeni e le attività che influenzano negativamente l’area del Sic è opportuno sottolineare il pascolo esso in alcuni casi danneggia la rinnovazione del soprassuolo principale. La penuria di risorse idriche superficiali compromette, in generale, lo stato di conservazione di habitat e specie. Tale fenomeno caratterizza il SIC Grotticelle che appartiene al bacino dell’Ofanto caratterizzato dalla presenza di numerose dighe e traverse di derivazione. La deleteria sinergia di queste opere accentua le magre fino a prosciugare molti tratti del corso e si può determinare la “scomparsa” dell’ecosistema fiume a valle dell’opera. Anche le portate storiche delle risorse idriche sotterranee fanno registrare forti diminuzioni che si associano ad attività di carattere antropico. Lo stato di qualità ambientale del fiume Ofanto e dei suoi tributari, per il tratto lucano, risulta sufficiente, ai sensi del Decreto 152/99 e s.mi. In due stazioni dell’Ofanto esterne al SIC è stato determinato l’Indice Biotico Esteso (IBE) che 106 misura l’effetto della qualità chimica e chimico-fisica delle acque sugli organismi macroinvertebrati bentonici che vivono almeno una parte del loro ciclo biologico nell’alveo dei fiumi. Per una stazione si evidenzia una condizione sufficiente, mentre l’altra stazione presenta un IBE elevato, ne consegue che le acque danno un ottimo apporto, in termini di qualità, allo sviluppo e alla conservazione dei macroinvertebrati bentonici. In riferimento alla valutazione della condizione complessiva dell’ambiente fluviale (calcolo dell’indice di funzionalità fluviale) intesa come capacità di ritenzione e ciclizzazione della sostanza organica fine e grossolana, funzione tampone svolta dall’ecotono ripario, struttura morfologica che garantisce un habitat idoneo per comunità biologiche, per tre stazioni di monitoraggio esterne al SIC e poste sull’affluente Olivento, il giudizio di funzionalità risulta mediocre, nonostante la presenza di una fascia perifluviale con interruzioni. Il potere autodepurante, comunque, viene garantito di modo da permettere la vita di organismi acquatici come i macroinvertebrati. Numerose sono le sorgenti di acque minerali e termali afferenti al SIC Grotticelle che, in alcuni casi, presentano una condizione di depauperamento quantitativo. Sotto l’aspetto della qualità delle risorse idriche sotterranee, nei comuni di Atella e , ai quali il SIC Grotticelle appartiene, il campionamento dei pozzi ha condotto ad una classificazione dello stato ambientale scadente ai sensi del Decreto 152 e s.m.i., a causa della vulnerabilità delle acque ai nitrati di origine agricola.

2.1 INDICATORI SPAZIALI

In questo paragrafo si riportano considerazioni sugli indicatori spaziali derivati dall’elaborazione della Carta degli habitat, editate in formato vettoriale e lavorate in ambiente GIS, nella Fase di Monitoraggio, dal dottor Giuseppe Mancino con l’apporto del dott. Angelo Nolè. Gli shape file consegnati alla Regione Basilicata sono stati verificati dal DIFA dell’Università di Basilicata e dal dott. G. Panzardi dell’UTN e, infine, trattati dal DIFA e rielaborati per ottenere tutti gli indicatori che sono riportati nel seguito.

2.1.1. Metriche generali del SIC “Grotticelle di Monticchio”

Il SIC “ Grotticelle di Monticchio” (IT9210140) occupa una superficie di 342.18 ha di cui oltre 328 ha sono costituiti da habitat di interesse comunitario. Sono rinvenibili tre habitat di interesse comunitario:

1. Foreste Pannonico-Balcaniche di cerro e rovere (cod.: 91M0) 2. Frassineti termofili a Fraxinus angustifolia (cod. 91B0) 3. Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero- Brachypodietea (cod. 6220*) 107

Le estensioni, assolute e percentuali, sono riportate nella tabella 1 - 2.1.1.

Tab. 1 - 2.1.1 – Caratteristiche areali degli habitat presenti a Grotticelle

CODICE ESTENSIONE % SULLA SUPERFICIE TOTALE HABI91TAT COMP237.508LESSIVA [H A] DEL SIC 69.410 91BM0 79.286 23.171 6220 11.417 3.336 0* TOT ALE 328.212 95.918

Come si evince dalla tabella, la quasi totalità del SIC (pari a ca. il 96%) è interessato da habitat di interesse comunitario. Tra questi la maggiore estensione è relativa all’habitat delle “Foreste Pannonico-Balcaniche” rinvenibile in tutta l’area centrale del SIC mentre gli altri due habitat che, unitamente, interessano una superficie di ca. il 27%, sono dislocati nelle aree ai bordi dei confini del SIC.

108

2.1.2. Metriche riferite agli habitat e ai poligoni

Gli indicatori spaziali sono stati determinati applicando i software ESRI ArcMap 9.x l e Fragstats (Spatial Pattern Analysis Program for Quantyfing Landscape Structure by K. McGarigal) v. 3.3. Per determinare i valori di metriche di definizione più complessa si è scelto di utilizzare FRAGSTAT 3.3 (McGarigal e Marks,1995), un software libero e di facile accesso. Con il software Fragstats è possibile estrarre diverse tipologie di metriche, suddivise in tre livelli: 1) per ogni poligono o patch; 2) per ogni classe o tipologia di patch (nel caso in esame habitat); 3) per l’intero territorio (landscape). In particolare, mediante il software ArcMap, dallo shape file della Carta degli Habitat (formato vettoriale), sono stati calcolati per ogni habitat i seguenti indicatori: - estensione complessiva di ciascun habitat: la superficie occupata da un habitat è spesso strettamente legata allo stato di conservazione ed alla consistenza numerica delle sue popolazioni e rappresenta quindi un indicatore significativo nella valutazione della complessità ed organizzazione del mosaico territoriale; - numero di poligoni di cui è costituito l’habitat; - area del poligono più esteso di ciascun habitat: questa informazione è particolarmente utile per la valutazione delle possibilità di sopravvivenza a lungo termine delle specie tipiche dell’habitat; - dimensione media dei poligoni dell’habitat; - perimetro di ogni poligono dell’habitat; - perimetro totale dell’habitat (somma dei perimetri di tutti i poligoni). - rapporto perimetro/superficie di ciascun poligono di cui è costituito l’habitat: maggiore il rapporto, maggiore la vulnerabilità dell'habitat; il suo valore infatti cresce al diminuire dell’estensione del poligono, oppure con l’aumento della tortuosità del perimetro; - rapporto perimetro/superficie medio: media dei rapporti perimetro/superficie di tutti i poligoni che compongono l’habitat. Per determinare i valori di metriche di definizione più complessa si è scelto di utilizzare FRAGSTAT 3.3 (McGarigal e Marks,1995), un software libero e di facile accesso. Con il software Fragstats è possibile estrarre diverse tipologie di metriche, suddivise in tre livelli: per ogni poligono o patch, per ogni classe o tipologia di patch (nel caso in esame habitat) e per l'intero territorio (landscape). Tali metriche si possono riassumere nei seguenti gruppi:

 AREA/DENSITY/EDGE METRICS: descrivono le dimensioni delle patch e del loro perimetro.

 SHAPE METRICS: descrivono la forma delle patch, a livello di singolo poligono, di classe e di paesaggio. Molte di queste metriche fanno riferimento al rapporto area-perimetro.

 CORE AREA METRICS: determinano l’area all’interno di un poligono ad una 109

fissata distanza dal suo contorno.

 ISOLATION/PROXIMITY METRICS: definiscono diversi parametri basati sulla distanza tra i poligoni.

 CONTRAST METRICS: metriche basate sulle differenze tra poligoni adiacenti ed appartenenti a diverse classi.

 CONTAGION/INTERSPERSION METRICS: basate sulla tendenza delle patch ad essere spazialmente aggregati.

 CONNECTIVITY METRICS: quantificano la connettività, cioè il grado con cui un paesaggio facilita o impedisce i flussi ecologici.

 DIVERSITY METRICS: calcolate solo a livello di landscape, quantificano la composizione della scena e non sono condizionate dalla diversa disposizione.

Sono state calcolate le seguenti metriche sui poligoni o patch: - indice di forma (SHAPE): è calcolato come rapporto tra il perimetro del poligono (espresso in numero di celle) e il perimetro del più grande quadrato inscrivibile in esso (espresso in numero di celle); la metrica fornisce valore 1 per poligoni quadrati, altrimenti il suo valore cresce senza limiti; - dimensione frattale (grado di convoluzione) FRAC: si calcola con la formula 2ln(perimetro)/ln(area) e assume valori tra 1 e 2; la dimensione frattale fa riferimento alla complessità del bordo della figura, è prossima a 1 per poligoni con un perimetro molto regolare (quadrato o rettangolo), mentre tende a 2 per poligoni con un perimetro articolato e complesso. - rapporto di circolarità (grado di compattezza dell’habitat) CIRCLE: rapporto fra l’area del poligono e l’area del più piccolo cerchio circoscritto. Fornisce una misura dell'allungamento dell'area, ed assume valori prossimi allo 0 in presenza di forme circolari, prossimi all’1 per forme allungate; - indice di contiguità (CONTIG): si calcola dividendo la somma dei valori delle celle diviso per il numero totale di pixel nella patch meno 1, moltiplicato per la somma dei valori dei modelli (13 in questo caso) meno 1. Assume valore 0 per una patch costituita da un solo pixel e aumenta fino al valore1 all’aumentare della contiguità. L’indice di contiguità valuta la connessione spaziale, o contiguità, di celle all'interno di una griglia di patch, per fornire un indice di configurazione di patch di confine, valutando quindi la forma della patch. Di conseguenza, grandi poligoni contigui forniscono come risultato valori più grandi dell’indice di contiguità. - distanza minima tra poligoni (isolamento) (ENN): distanza minima bordo- bordo (in m) di ogni poligono dal poligono della stessa classe ad esso più vicino, molto utilizzata per quantificare l’isolamento dei poligoni. Si avvicina al valore zero al diminuire della distanza dal bordo. ENN assume

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valore indefinito (N/A) quando il poligono non ha vicino altri poligoni della stessa classe.

Sono inoltre state calcolate le seguenti metriche sugli habitat (o classi): - edge density (ED): Con il termine edge si indica il confine tra due habitat differenti. La Edge Density, misurata in metri per ettaro, si calcola come somma delle lunghezze (m) di tutti i segmenti di confine dei poligoni di un habitat, divisa per la superficie totale indagata, moltiplicata per 10.000 (per convertirla in ettari). L’indice è un’espressione della forma e della complessità di patch di un habitat, oltre che dell’eterogeneità del mosaico che costituisce la scena. Assume valore zero quando non è presente alcun limite di classe nell’intero paesaggio, e può assumere valori sempre crescenti senza limiti, al crescere della complessità e dell’eterogeneità del mosaico. Il valore di ED è stato messo in relazione con il disturbo subito da un ambiente. Il crescente disturbo porta ad una frammentazione dei patch e quindi ad una crescita del valore dell’indice. Un disturbo troppo elevato, tuttavia, può portare le patch a fondersi tra loro, portando ad una nuova riduzione dell’indicatore. Pertanto un disturbo elevato e modesto possono portare allo stesso valore di ED. - indice di forma del territorio (LSI): Questa metrica può essere interpretata come una misura della maggiore/minore aggregazione dei diversi habitat. Fornisce una misura standardizzata del bordo totale; è l’equivalente, a livello del territorio, della metrica SHAPE, in particolare misura il rapporto fra il perimetro totale dell’habitat e il perimetro del più grande quadrato inscritto in esso; aumenta quando la forma del territorio diventa molto irregolare e/o quando la lunghezza del bordo all’interno del territorio cresce. - indice di forma medio (SHAPE_MN): è il valore mediato su tutti i poligoni che compongono l’habitat della metrica SHAPE. - dimensione frattale media (FRAC_MN): media delle dimensioni frattali di tutti i poligoni che compongono l’habitat. - rapporto di circolarità medio (CIRCLE_MN): media dei rapporti di circolarità di tutti i poligoni che compongono l’habitat. - indice di contiguità medio (CONTIG_MN): è pari alla media dell’indice di contiguità di tutti i poligoni che compongono l’habitat. - media delle distanze minime tra poligoni della stessa classe (ENN_MN): Assume valore indefinito (N/A) quando i poligoni di un habitat non hanno vicini altri poligoni appartenenti allo stesso habitat; - clumpiness index (CLUMPY): è calcolato a partire dalla matrice di adiacenza, che mostra la frequenza con cui le diverse coppie di patch appartenenti allo stesso habitat (comprese le adiacenze tra patch dello stesso tipo) appaiono sulla mappa. Assume valore pari a -1 quando l’habitat è fortemente disaggregato; è uguale a 0 quando l’habitat è distribuito in modo casuale, e tende ad 1 quando la classe è fortemente aggregata. L’indice non è definito ed assume valore N/A quando l’habitat consiste di una singola cella, quando comprende tutti i poligoni eccetto una cella, oppure quando comprende l'intero paesaggio, 111

perché in questi casi è impossibile distinguere tra le distribuzioni raggruppata, casuale e dispersa. - percentage of like adjacencies (PLADJ): si calcola a partire dalla matrice di adiacenza, che mostra la frequenza con cui diverse coppie di habitat risultano adiacenti sulla mappa. L’indice, espresso in percentuale, misura il grado di aggregazione dell’habitat. Quindi, è una misura di contagio specifico per la classe. L’indice sarà minimo e pari a zero se l’habitat è estremamente disperso (o disaggregato), ossia ogni cella costituisce una diversa patch, e sarà massimo e pari a 100 se l’habitat è massimamente contagioso. E’ da notare che questo parametro misura solo la dispersione e non la interspezione, e quindi può essere un utile indice di frammentazione dell’habitat. - interspersion and juxtaposition index (PLADJ): Considera in maniera esplicita la configurazione spaziale delle patch, rappresentando il livello di “interspersione”; essa indica cioè come sono intervallati nella scena gli habitat. Ciascuna classe o habitat è valutata quindi in riferimento alla vicinanza/prossimità rispetto agli altri habitat. L’indice è definito in percentuale rispetto alla massima dispersione possibile, dato il numero di classi (McGarigal et al, 1994); valori bassi di IJI caratterizzano paesaggi in cui i patch delle classi sono distribuiti non proporzionalmente o sono fortemente aggregati, tende a 100 (valore massimo) quando l’habitat considerato è ugualmente adiacente a tutti gli altri habitat.

IJI= 61% IJI= 73% IJI= 97%

Uguale area per ciascuna classe

La maggiore complessità si traduce in una crescita dell’indice IJI, che raggiunge il valore massimo quando gli habitat sono ugualmente adiacenti tra di loro e quando la lunghezza dei confini tra essi è uguale. - indice di coesione del territorio (COHESION): la connettività si riferisce al grado per cui un territorio facilita o impedisce i flussi ecologici (per esempio, il movimento degli organismi fra le zone di un habitat e quindi il tasso di movimento fra le popolazioni locali). L’indice di coesione misura la connessione fisica dell’habitat esaminato ed aumenta quanto più l’habitat è raggruppato o aggregato, quindi, più collegato fisicamente. I

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valori della metrica sono compresi tra 0 e 100; si avvicina a 0 quando la porzione di territorio diminuisce ed è sempre più suddivisa e meno connessa. - landscape division index (DIVISION): Si calcola come: 2 n  aij  DIVISION 1   j1  A 

con aij superficie (m2) della patch ij; A superficie totale del paesaggio (m2). L’indice è basato sulla distribuzione cumulativa dei patch appartenenti allo stesso habitat e viene interpretato come la probabilità che due pixel scelti a caso nel paesaggio non si trovino nella stessa patch del corrispondente habitat. Assume valore zero quando la scena è costituita da una singola patch. Al diminuire della probabilità e quindi al ridursi delle dimensioni delle patch l’indice DIVISION si avvicina al valore 1. - Splitting Index (SPLIT): Si calcola come: A2 SPLIT  n 2 aij j 1

con aij superficie (m2) della patch ij; A superficie totale del paesaggio (m2). SPLIT è pari ad 1 quando il paesaggio è costituito da una singola patch. Aumenta quando la classe considerata riduce la superficie ed è suddivisa in patch sempre più piccole. Il limite superiore è dato dal rapporto tra l'area del paesaggio e la dimensione di cella e si realizza quando la classe corrispondente è costituita da un singolo pixel di patch. L’indice è basato sulla distribuzione cumulativa dei patch e viene interpretato come il numero effettivo di maglie, o il numero di patch con una dimensione costante di patch, quando l’habitat corrispondente è suddiviso in S patch, dove S è il valore dello splitting index. - indice di aggregazione del territorio (AI): numero di adiacenze per un determinato habitat diviso per il numero massimo di adiacenze possibili per quell’habitat. La metrica assume valori in percentuale. Risulta 0 quando la classe i-esima, in questo caso l’habitat i-esimo, è massimamente disaggregata, mentre cresce quando aumenta l’aggregazione del territorio; è pari a 100% quando il territorio è costituito da una singola patch compatta. AI è indefinito, e fornisce come risultato N/A, se ogni habitat è costituito da un singola cella. L'indice di aggregazione è calcolato dalla matrice delle adiacenze, che mostra la frequenza con cui le diverse coppie di habitat (comprese le adiacenze nella stessa classe) appaiono adiacenti sulla mappa. L’Indice di aggregazione prende in considerazione solo le adiacenze che coinvolgono la singola classe e non le adiacenze con altre classi. Inoltre, a differenza di tutti gli altri parametri basati sulle adiacenze, l'indice di aggregazione si basa sulle adiacenze calcolate con il metodo del single- count, in cui ciascun lato della cella viene contato una sola volta.

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- indice normalizzato di forma del territorio (NLSI): L’indice normalizzato di forma del paesaggio è la versione normalizzata dell'indice di forma del paesaggio (LSI) e, come tale, fornisce una semplice misura di aggregazione. Così come LSI e l'indice di aggregazione (AI) sono strettamente correlati, anche la versione normalizzata di questi parametri sono correlati.

I risultati, per i diversi habitat presenti nel sito, sono riportati di seguito.

2.1.2.1 – Metriche dell’habitat 91M0

L’habitat è costituito da boschi decidui a dominanza di cerro (Quercus cerris), dislocato soprattutto nelle aree più umide, mentre in quelle più assolate e con una minore disponibilità idrica, si riscontra una presenza di più cospicua di roverella (Q. pubescens). L’habitat occupa quasi il 70% della superficie coperta da habitat di interesse comunitario. E’ costituito da due poligoni, di cui, però, quello di maggiore estensione è esorbitantemente più grande dell’altro; questo ultimo, infatti, ha una superficie inferiore ad un ettaro. L’habitat è dislocato in tutta la parte centrale del SIC mentre gli altri habitat sono relegati nelle aree ai confini del SIC. All’interno dell’habitat sono presenti alcuni nuclei di rimboschimenti di conifere di cui il più esteso si individua in località “Il Castello”. Il rapporto perimetro/superficie media e l’indice di forma (LSI), entrambi contenuti, sono indicatori di una relativa stabilità dell’habitat, poco frammentato e con elevato grado di aggregazione. Questo è confermato anche dall’indicatore “Rapporto di circolarità medio” (CIRCLE_MN), il cui valore, pari a 0.6431, indica un certo grado di compattezza dell’habitat. Il valore di “Dimensione frattale” (FRAC_MN) sia dell’habitat che dei due singoli poligoni, molto prossimo a 1, indica una scarsa complessità del perimetro dell’habitat, dovuto soprattutto alla presenza sul confine orientale dell’habitat (coincidente con il confine del SIC) di colture agrarie erbacee e su quello occidentale della strada Ofantina. Gli indici “Aggregazione del territorio” (AI) e “Coesione del territorio” (COHESION), molto prossimi al 100%, indicano la presenza di un habitat decisamente compatto e, dunque, con elevati valori di connettività. Lo stesso valore di “Media delle distanze minime tra poligoni della stessa classe” (ENN_MN), molto contenuto (poco più di venti metri), è indicatore della possibilità nel futuro, in assenza di disturbi che possano impedirlo, di fusione dei due poligoni che costituiscono l’habitat.

Tabella 1 - 2.1.2.1 - Metriche sugli habitat (classi): Habitat 91M0 INDICATORE UNITA’ DI MISURA RANGE VALORE Estensione complessiva ha - 237.508 Numero di poligoni di cui è costituito l’habitat adim - 2 Area del poligono più esteso ha - 237.307 Perimetro totale dell’habitat m - 9904.73 Dimensione media dei poligoni ha - 118.7545 Rapporto perimetro/superficie medio adim - 0.062 Indice di forma del territorio LSI adim 1-∞ 1.9871 Rapporto di circolarità medio CIRCLE_MN adim 0-1 0.6431 Dimensione frattale media FRAC_MN adim 1-2 1.0879 Indice di aggregazione del territorio AI % 0-100 99.3538 114

Indice di coesione del territorio COHESION % 0-100 99.8885 Media delle distanze minime tra poligoni della stessa classe m - 22.3607 ENN_MN

Tabella 2 - 2.1.2.2 - Metriche sui poligoni dell’habitat (patch): Habitat 91M0 RAPPORTO INDICE DI DISTANZA RAPPORTO DI DIMENSIONE PERIMETRO SUPERFICIE PERIMETRO/ FORMA MINIMA POLIGONO CIRCOLARITÀ FRATTALE FRAC [m] [ha] SUPERFICIE SHAPE TRA POLIGONI CIRCLE [adim] [adim] [adim] ENN [m] [adim] 1 242.183 0.201 0.120 1.945 0.5975 1.091 22.3607 2 9662.552 237.307 0.004 1.3 0.6888 1.0848 22.3607

2.1.2.2 – Metriche dell’habitat 91B0

Si tratta di boschi mesomediterranei o submediterranei termofili ripariali a dominanza di Fraxinus oxycarpa. Si sviluppano su suoli umidi nei tratti terminali dei fiumi e presso la foce, oppure (come nel caso in esame) lungo il loro corso come formazioni ripariali o comunque in zone alluvionali con falda freatica alta. A Grotticelle, il frassino meridionale è rinvenibile soprattutto in un’area nord- occidentale a partire dalle sponde del fiume Ofanto per risalire a quote più elevate (circa 450 m) diventando via via più sporadico. Questa rarefazione, man mano che si sale di quota, potrebbe essere riconducibile ad un abbassamento della falda idrica; la rinnovazione del frassino, infatti, alle quote più alte risulta pressoché assente mentre si denota una discreta rinnovazione nei pressi dell’Ofanto. Fraxinus oxycarpa è inoltre rinvenibile nei pressi dei due valloni, il vallone Ciraso a Nord e il vallone Refezzella a Sud a testimonianza del temperamento meso-igrofilo della specie. L’habitat è dunque costituito da tre poligoni (per una estensione complessiva di ca. 80 ha): il poligono maggiormente esteso (ca. 35 ha), come si è detto, è individuabile nella parte nord-occidentale del SIC; è ben presente anche lungo il Vallone Refezzella (ca. 33 ha), meno esteso il poligono a Nord lungo il Vallone Ciraso. Il “Rapporto perimetro/superficie media” indica una certa compattezza dell’habitat mentre l’ “Indice di forma del territorio” (LSI), sufficientemente diverso da 1, indica una certa frammentarietà dell’habitat. Questo è dovuto, molto probabilmente, alla difficoltà di rinnovazione del frassino meridionale in certe condizioni stazionali (abbassamento della falda idrica, forte competizione specifica con le altre specie arboree, peggioramento delle condizioni edafiche, ecc.) che relega il frassino nelle aree con condizioni micro-stazionali favorevoli alla specie (soprattutto nelle aree lungo i corsi d’acqua). Il “Rapporto di circolarità medio” (CIRCLE_MN), sufficientemente elevato, indica una non elevata compattezza dell’habitat e comunque inferiore rispetto agli altri habitat presenti nel SIC. Il valore della “Dimensione frattale” sia medio dell’habitat che dei singoli poligoni, molto prossimo a 1, indica la scarsa complessità del perimetro dovuto alla dislocazione dell’habitat fondamentalmente lungo i confini dell’area SIC. Sia l’indice di aggregazione che di coesione, comunque, presentano valori sufficientemente elevati a testimonianza di una certa compattezza dell’habitat e della possibile connettività tra le patches costituenti l’habitat. 115

Tabella 1 – 2.1.2.2 - Metriche sugli habitat (classi): Habitat 91B0 INDICATORE UNITA’ DI MISURA RANGE VALORE Estensione complessiva ha - 79.286 Numero di poligoni di cui è costituito l’habitat adim - 3 Area del poligono più esteso ha - 34.832 Perimetro totale dell’habitat m - 9425.62 Dimensione media dei poligoni ha - 26.4291 Rapporto perimetro/superficie medio adim - 0.014 Indice di forma del territorio LSI adim 1-∞ 3.2402 Rapporto di circolarità medio CIRCLE_MN adim 0-1 0.7167 Dimensione frattale media FRAC_MN adim 1-2 1.1072 Indice di aggregazione del territorio AI % 0-100 97.4437 Indice di coesione del territorio COHESION % 0-100 98.6048 Media delle distanze minime tra poligoni della stessa classe m - 357.945 ENN_MN 4

Tabella 2 – 2.1.2.2 - Metriche sui poligoni dell’habitat (patch): Habitat 91B0 RAPPORTO INDICE DI DISTANZA RAPPORTO DI DIMENSIONE PERIMETRO SUPERFICIE PERIMETRO/ FORMA MINIMA POLIGONO CIRCOLARITÀ FRATTALE FRAC [m] [ha] SUPERFICIE SHAPE TRA POLIGONI CIRCLE [adim] [adim] [adim] ENN [m] 1 4194.063 32.859 0.013 1.3814 [adi0.4543m] 1.0507 176.9181 2 2535.035 11.596 0.022 2.2609 0.8702 1.1415 176.9181 3 2696.524 34.832 0.008 2.2696 0.8257 1.1295 176.9181

2.1.2.3 – Metriche dell’habitat 6220*

L’habitat è costituito fondamentalmente da praterie xerofile e discontinue in cui dominano le graminaceee. La vegetazione delle praterie xerofile mediterranee si rinviene sovente in aree soggette di erosione o all’interno delle radure della vegetazione perenne. Nell’area di Grotticelle l’habitat è ospitato da un versante calanchivo, a Sud-Ovest del SIC, che degrada verso l’area di confluenza della fiumara di Atella con il fiume Ofanto. Si tratta di un’area calanchiva in erosione su substrato costituito da argille plioceniche e, nella parte bassa, da alluvioni terrazzate del Pleistocene. L’area è interessata da un progressivo e caratteristico movimento franoso a zolle e con incisioni, di origine meteorica, tipiche delle formazioni calanchive. Nello strato arbustivo si rinviene, in maniera particolare, Phillyrea latifolia, presente con esemplari vigorosi, mentre quello erbaceo è costituito fondamentalmente da Cardopatum corymbosum e da numerose specie di bulbose e terofite. L’habitat è molto poco esteso (poco più di 10 ha, pari a ca. il 3% dell’intero SIC) e costituito da un unico poligono, proprio perché è legato alle particolari condizioni geomorfologiche dell’area. Si tratta di un habitat decisamente compatto ed aggregato, così come testimoniato dai vari indici: “Rapporto perimetro/superficie”. “Indice di forma del territorio” e “Rapporto di circolarità medio”. Questo è dovuto al fatto che l’habitat è legato, come citato, alle particolari condizioni morfologiche e geolitologiche che hanno qui posto le particolari condizioni stazionali per la costituzione dell’habitat. Anche gli elevati valori dell’ “Indice di aggregazione del territorio” e di “Coesione del territorio” testimoniano dell’elevato grado di compattezza dell’habitat. La “Dimensione 116 frattale” presenta valori prossimi a 1 a testimonianza della scarsissima complessità del perimetro: l’habitat, infatti, è dislocato a Sud-Ovest dell’area e presenta una forma pressoché triangolare in cui due dei lati del triangolo coincidono con i confini del SIC, ad andamento sostanzialmente rettilineo. Il terzo lato del triangolo confina, all’interno, con un rimboschimento di conifere che, per sua natura, presenta generalmente dei limiti sufficientemente netti e poco frastagliati.

Tabella 1 – 2.1.2.3 - Metriche sugli habitat (classi): Habitat 6220* INDICATORE UNITA’ DI MISURA RANGE VALORE Estensione complessiva ha - 11.417 Numero di poligoni di cui è costituito l’habitat adim - 1 Area del poligono più esteso ha - 11.417 Perimetro totale dell’habitat m - 1697.493 Dimensione media dei poligoni ha - 11.417 Rapporto perimetro/superficie medio adim - 0.015 Indice di forma del territorio LSI adim 1-∞ 1.4559 Rapporto di circolarità medio CIRCLE_MN adim 0-1 0.6286 Dimensione frattale media FRAC_MN adim 1-2 1.0652 Indice di aggregazione del territorio AI % 0-100 98.6061 Indice di coesione del territorio COHESION % 0-100 97.5846 Media delle distanze minime tra poligoni della stessa classe m - N/A ENN_MN

Tabella 2 – 2.1.2.3 - Metriche sui poligoni dell’habitat (patch): Habitat 6220* RAPPORTO INDICE DI DISTANZA RAPPORTO DI DIMENSIONE PERIMETRO SUPERFICIE PERIMETRO/ FORMA MINIMA POLIGONO CIRCOLARITÀ FRATTALE FRAC [m] [ha] SUPERFICIE SHAPE TRA POLIGONI CIRCLE [adim] [adim] [adim] ENN [m] [adim] 1 1697.493 11.417 0.015 1.4559 0.6286 1.0652 N/A

2.1.3 Metriche del paesaggio

Sono stati calcolati, infine, i seguenti indicatori di complessità del paesaggio: - indice di forma del territorio (LSI): L’indice è pari alla lunghezza totale del confine del paesaggio divisa per la lunghezza totale minima possibile del confine, che si ottiene quando il paesaggio è costituito da un singolo poligono. LSI è pari ad 1 quando il paesaggio è costituito da un poligono quadrato (o quasi quadrato); aumenta fino a valori infiniti quando la forma del paesaggio diventa più irregolare. - Contagion Index (CONTAG): CONTAG si avvicina a 0 quando le classi sono disaggregate al massimo (cioè, ogni cella appartiene ad una classe diversa) e intervallati. CONTAG è pari a 100, quando tutte le classi sono aggregati al massimo, cioè quando il paesaggio è costituito da singole patch. CONTAG non è definito se il numero di tipologie di patch è inferiore a 2. L’indice è inversamente proporzionale alla Edge Density. Quando la Edge Density è molto bassa, per esempio quando una singola classe

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occupa una percentuale molto elevata del paesaggio, CONTAG è alto, e viceversa. Inoltre, si noti che il CONTAG è influenzato sia dalla dispersione che dalla interspersione dei tipi di patch. Bassi livelli di dispersione delle tipologie di patch (cioè, alta percentuale di adiacenze simili) e bassi livelli di patch interspersion danno come conseguenza un valore elevato di CONTAG e viceversa. - Interspersion and Juxtaposition Index (IJI): IJI si avvicina a 0 quando la distribuzione di adiacenze tra i tipi di patch diventa sempre più irregolare. IJI è pari a 100 quando tutte le tipologie di patch sono ugualmente vicino a tutti i tipi di patch (ossia, interspersion massimo e giustapposizione). IJI non è definito se il numero di tipologie di patch è inferiore a 3. - Landscape Division Index (DIVISION): DIVISION è basato sulla distribuzione cumulativa dei patch e viene interpretato come la probabilità che due pixel scelti a caso nel paesaggio non si trovino nella stessa patch. Si noti la somiglianza con l’indice di diversità di Simpson; in questo caso la somma è tutta l'area di ogni patch, piuttosto che l'area di ciascuna tipologia di patch nel paesaggio. L’indice è pari a 0 quando il paesaggio è costituito da singole patch e raggiunge il suo valore massimo quando il paesaggio è suddiviso al massimo, ossia quando ogni cella è una patch separata. - Shannon diversity index (SHDI): misura la diversità degli elementi costitutivi del paesaggio a partire dalle entità relative delle diverse tipologie ambientali presenti. L’indice di Shannon, può variare tra zero e l’infinito, aumenta al crescere del numero dei tipi di elementi e/o quando la distribuzione dell'area tra i tipi di patch è più equilibrata. Tale metrica è una delle più utilizzate ed è basata sulla teoria dell’informazione (Shannon, 1948; Shannon and Weaver, 1949). Si ha: m SHDI  Pi ln Pi  i1

con pi porzione di territorio occupata da una tipologia di territorio; i e m l’ammontare delle tipologie presenti. L’indice ha valore zero quando c’è una sola tipologia presente e cresce all’aumentare del numero e della diversificazione degli habitat (Gustafson and Parker, 1992). - Simpson's Diversity Index (SIDI): Si calcola come: m 2 SIDI 1  Pi i1

con Pi porzione di territorio occupata dalla tipologia di habitat (classe) i. SIDI è pari a 0 quando il paesaggio contiene solo una patch (nessuna diversità), mentre tende ad 1 quando il numero di tipi diversi di patch (cioè la ricchezza di patch, PR) aumenta e la ripartizione proporzionale tra i tipi di patch diventa più equa. Il valore dell'indice di Simpson rappresenta la probabilità che 2 pixel scelti a caso appartengano a classi differenti. - Simpson's Evenness Index (SIEI): Si calcola come:

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m 2 1  Pi SIEI  i1  1  1    m 

con Pi porzione di territorio occupata da una tipologia di patch (classe/habitat) i ed m numero di classi presenti nel paesaggio, escluso il confine del paesaggio, se presente. SIDI è pari a 0 quando il paesaggio contiene solo una sola patch (cioè nessuna diversità) e si avvicina a 0 quando la distribuzione del territorio tra i diversi habitat diventa sempre più irregolare (cioè, dominato da 1 tipo). SIDI è pari ad 1 quando la distribuzione dell’area tra le classi è perfettamente uniforme. L’Indice di regolarità di Simpson è espresso in modo tale che una distribuzione uniforme dell’area tra le classi fornisca uniformità massima. - Shannon evenness index (SHEI): E’ rappresentato dal rapporto tra l’indice di Shannon ed il logaritmo del numero di tipologie analizzate. Questo indice computa la distribuzione e l’abbondanza delle patch considerate. m  Pi  ln Pi  SHEI  i1 ln m

con Pi porzione di territorio occupata da una tipologia di territorio; i e m numero di classi presenti nel paesaggio, escluso il confine del paesaggio, se presente. L’indice esprime quanto un sistema, a prescindere dal numero di elementi che contiene, si avvicina al perfetto equilibrio fra le estensioni relative delle diverse tipologie ambientali. Valori dell'indice prossimi a 1, indicano che il paesaggio considerato è formato da elementi con estensioni relative simili. Bassi valori, prossimi a 0, indicano che il paesaggio è dominato da elementi con estensioni relative molto diverse (O’Neill et al, 1988). - Indice di aggregazione del territorio (AI): AI è uguale al numero di adiacenze che coinvolgono la classe corrispondente, diviso per il numero massimo possibile di adiacenze che coinvolgono la classe corrispondente, che si ottiene quando la classe è massimamente raggruppata in un unico, compatto patch, moltiplicato per la percentuale del paesaggio composto dalla classe corrispondente, calcolata cumulativamente su tutte le classi e moltiplicata per 100 (per convertirla in percentuale). AI è uguale a 0 quando le classi sono massimamente disaggregate (cioè, quando non ci sono adiacenze); aumenta quando il paesaggio è sempre più aggregato ed assume valore pari a 100 quando il paesaggio è costituito da una singola patch. AI non è definito se ogni classe è costituita da una singola cella (e quindi è indefinito). L'indice di aggregazione è calcolato dalla matrice di adiacenza al livello di classe. A livello di paesaggio, l'indice è calcolato semplicemente come un indice di aggregazione di classe medio ponderato sull’area, dove ogni classe è ponderata con la sua porzione di area occupata nel paesaggio. L'indice 119

viene scalato per tenere conto del numero massimo possibile di adiacenze.

Le elaborazioni sugli indicatori di paesaggio per gli habitat prioritari che costituiscono il SIC “Grotticelle di Monticchio” sono riportati nella tabella 1-2.1.3. Tabella 1 – 2.1.3 -Indicatori di paesaggio (classi) INDICATORE UNITA’ DI MISURA RANGE VALORE Numero di poligoni n 6 INndice di forma del paesaggio (LSI) adim 2.7397 Indice di forma medio SHAPE_MN adim 1.7688 Dimensione frattale media FRAC_MN adim 1.0938 Rapporto di circolarita medio CIRCLE_MN adim 0.6775 Indice di contiguita' medio CONTIG_MN adim 0.9046 Dimensione frattale perimetro-area - PAFRAC adim N/A MediaPAFRAC delle distanze minime tra poligoni della classe ENN_MN m 223.7115 Contagion Index - CONTAG adim 66.0637 PercentageCONTAG of Like Adjacencies - PLADJ (%) 98.031 Interspersion and Juxtaposition Index -IJI (%) 7.7468 IndiceIJI di coesione del territorio - COHESION (%) 99.5223 Landscape Division Index - DIVISION 0.4538 Effective Mesh Size - MESH ha 179.3381 Splitting Index - SPLIT adim 1.8308 PatchSPLIT Richness - PR adim 3 Patch Richness Density - PRD n/ha 0.9137 Shannon's Diversity Index - SHDI 0.6945 Simpson's Diversity Index - SIDI adim 0.417 Modified Simpson's Diversity Index - MSIDI adim 0.5395 Shannon's Evenness Index - SHEI adim 0.6321 Simpson's Evenness Index - SIEI adim 0.6255 Modified Simpson's Evenness Index - MSIEI adim 0.4911 Indice di aggregazione del territorio - AI (%) 98.8662

Dall’analisi delle metriche del paesaggio si ricava che l’area di Grotticelle presenta un paesaggio non particolarmente articolato, costituito da un numero esiguo di habitat e di poligoni costituenti ciascun habitat. Questo è dovuto anche alla esigua superficie (poco più di 300 ha) dell’intero SIC, decisamente inferiore rispetto agli altri due SIC appartenenti all’ATO 1. L’indice LSI, a livello di paesaggio, mostra, comunque un minimo di complessità sebbene sia i valori di IJII (Interspersion and Juxtaposition Index) che di “Lanscape Division Index” evidenziano un grado elevato di compattezza. L’aggregazione è anche testimoniata dal valore abbastanza elevato di “Contagion Index” e dai valori, molto prossimi a quelli massimi, sia dell’ “Indice di coesione del territorio (COHESION) che di “Aggregazione del territorio” (AI). Anche gli indici classici di diversità del paesaggio (“Shannon’s Diversity Index” e “Simpson’s Diversity Index”) mostrano la presenza di un paesaggio non particolarmente diversificato e con una proporzione abbastanza equilibrata tra le diverse patches che costituiscono il paesaggio. Gli indici SHEI e SIEI evidenziano una ripartizione proporzionale sufficientemente equa tra le diverse patches che costituiscono il paesaggio e una distribuzione delle classi, in termini di superficie, non molto differenziata.

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2.2. INDICATORI FLORO-VEGETAZIONALI

Il Sic Grotticelle di Monticchio è un sito importante dal punto di vista naturalistico ed ambientale . Attraverso i rilievi fitosociologici sono state individuate 65 piante vascolari. Nel Sic, sono presenti 3 habitat di interesse comunitario, di cui 1 prioritario (“Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea” (cod. 6220*), rinvenibile su un’ area in erosione , con esposizione a sud –ovest del Sic. I rilievi fitosociologici , effettuati in località Grotticelle e Refezzella, hanno evidenziato,nello strato erbaceo la presenza diffusa di Cardopatum corymbosum (L.) Pers., associato ad altre specie come:Aegilops geniculata Roth. ,Cerinthe major L. . Inoltre, da segnalare la scarsa rappresentatività dell’habitat ,soprattutto dove le condizioni ambientali favoriscono l’invasione di specie perenni arbustive legnose,facendo regredire la vegetazione erbacea ; favorendo le successioni di cenosi perenni più evolute. Dunque, in futuro, si potrebbe intervenire, dove ormai non sono più garantite le condizioni edafiche e microclimatiche delle specie erbacee presenti, favorendo l’evoluzione della macchia a Phillyrea latifolia, in quanto recenti studi, hanno dimostrato essere la nutrice della falena Acanthobrahmea. L’altro, l’habitat comunitario” Frassineti termofili a Fraxinus angustifolia” (codice 91B0) ha una superficie pari al 23% dell’intera area del Sic. L’habitat ospita i boschi mesomediterranei o submediterranei termofili ripariali a dominanza di Fraxinus angustifolia Vahl.subsp. oxycarpa (Willd.) Franco et Rocha Afonso.Tali cenosi, si localizzano ,prevalentemente , su suoli umidi e in zone alluvionali. I rilievi fitosociologici evidenziano la presenza del frassino meridionale in località Grottarelle e Refezzella, il quale nello strato arboreo è associato ad altre specie come: Acer monspessulanum L.,Acer neapolitanum Ten.,Acer opalus Mill. subsp. opalus, Carpinus orientalis Mill. subsp. orientalis,Quercus cerris L. ,Quercus ilex L. subsp. ilex e Quercus pubescens Willd. subsp. pubescens. La maggiorparte del SIC è interessata dalla presenza di estesi boschi cedui a dominanza di cerro, riferibili all’habitat 91M0 “Foreste Pannonico-Balcaniche di cerro e rovere”; che occupano la zona centrale e orientale dell’area. Sotto il profilo floristico nel SIC si segnala la presenza di taxa di notevole interesse conservazionistico e biogeografico come: Lilium bulbiferum L. subsp. croceum (Chaix) Jan, Crocus imperati Ten.,Acer opalus Mill. subsp. opalus,Acer pseudoplatanus L., Ilex aquifolium L., e con specie endemiche come: Acer neapolitanum Ten.,Fraxinus angustifolia vahl subsp oxycarpa(Willd.) Franco et Rocha Afonso. Da evidenziare ancora la presenza di specie protette a livello internazionale, riportate in CITES o nell’allegato V della Dir. 92/43 CEE, rappresentate da diverse Orchidaceae come:Orchis purpurea Huds, Ophrys lutea Cav., Orchis simia Lam.,Ophrys sphegodes Mill.;Ophrys apiphera Huds., nonché da Cyclamen hederifolium Aiton, e Ruscus aculeatus L. Le specie protette a livello regionale (DPGR 55/2005) sono tutte le orchidee, insieme a : Ilex aquifolium L., Lilium bulbiferum L. subsp. croceum (Chaix) Jan, 121

Crocus imperati Ten., Quercus pubescens Willd. subsp. pubescens, Tilia cordata Mil., Fraxinus angustifolia Vahl subsp. oxycarpa(Willd.) Franco et Rocha Afonso ,Daphne laureola L., Tilia platyphyllos Scopoli, Fraxinus ornus L subsp. ornus. Il SIC ,infine vanta la presenza di un notevole novero di specie rare e/o significative ai fini della caratterizzazione degli habitat come: Daphne laureola L. e Tilia platyphyllos Scopoli. Infine per quanto attiene alle specie vegetali alloctone, si segnala la presenza di conifere utlizzate in passati rimboschimenti al margine del SIC come:Pinus radiata Don e Cupressus sempervirens L.

2.3. INDICATORI FORESTALI

2.3.1 – Relazione forestale

L’area di Grotticelle è descrivibile, dal punto di vista strutturale, come una “fustaia sopra ceduo” in cui la fustaia è costituita fondamentalmente da specie quercine, Quercus cerris, in particolare, e Quercus pubescens. Si tratta di una fustaia coetaneiforme di origine agamica originatasi per invecchiamento dei soggetti rilasciati nelle utilizzazioni che hanno preceduto la costituzione della Riserva Statale nel 1971. Talvolta al piano dominante costituito dalle querce si aggiungono altre specie, in modo particolare Acer monspessulanum, Fraxinus ornus e, più raramente, Fraxinus oxycarpa che vanno a costituire il piano codominante. Il numero di piante ad ettaro del soprassuolo dominante costituito dalle querce risulta essere molto variabile e va da ca. 200-400 piante ad ettaro fino a ridursi a pochissime piante ad ettaro; in quest’ultima situazione si assiste alla dominanza, in termini di copertura, di un ceduo di Carpinus orientalis a cui si associano, comunque, Fraxynus oxycarpa, Acer monspessulanum, Acer campestre, Fraxinus ornus, Carpinus betulus e, meno frequentemente, Ulmus minor. Per quanto riguarda il soprassuolo a ceduo si tratta di cedui invecchiati costituiti, prevalentemente da Carpinus orientalis con Acer monspessulanum, Acer campestre, Fraxinus oxycarpa, Fraxinus ornus. Nel sottobosco sono presenti specie arbustive come Ligustrum vulgare, Crataegus monogyna, Prunus spinosa, Cytisus scoparius, Asparagus acutifolius. Gli habitat presenti nel sito di Grotticelle di Monticchio sono 91B0 (Frassineti termofili a Fraxinus angustifolia), 91M0 (Foreste Pannonico-Balcaniche di cerro e rovere)e 6220* (Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero- Brachypodietea ). L’habitat “Frassineti termofili a Fraxinus angustifolia” (codice 91B0) interessa una superficie di poco superiore al 20% dell’intera area SIC. Il frassino meridionale è rinvenibile soprattutto, infatti, in un’area nord-occidentale a partire dalla strada di accesso all’area sulla SS Ofantina per risalire a quote più elevate (circa 450 m) diventando via via più sporadico. Questa rarefazione, man mano che si sale di quota, potrebbe essere riconducibile ad un abbassamento della falda idrica; la rinnovazione del frassino, infatti, alle quote più alte risulta pressoché assente mentre si denota una discreta rinnovazione nei pressi dell’Ofanto. Fraxinus 122 oxycarpa è inoltre rinvenibile nei pressi dei due valloni, il vallone Ciraso a Nord e il vallone Refezzella a Sud a testimonianza del temperamento meso-igrofilo della specie. Il soprassuolo arboreo ove è rinvenibile il frassino è definibile, dal punto di vista strutturale, come una fustaia sopra-ceduo. Il popolamento transitorio è costituito da soggetti arborei, prevalentemente di origine agamica, di Quercus cerris e, meno frequentemente, di Quercus pubescens. Il cerro, infatti, rispetto alla roverella risulta essere maggiormente esigente in fatto di umidità e dunque lo si rinviene più soventemente laddove alligna anche il frassino. Il popolamento transitorio è coetaneiforme, originatasi per invecchiamento di polloni rilasciati nelle utilizzazioni che hanno preceduto la costituzione della riserva statale. Laddove è presente anche il frassino, al piano dominante costituito dalle querce si aggiungono altre specie che vanno a costituire il piano codominante: Fraxinus ornus, Acer monspessulanum, Acer opalus, Acer campestre, oltre, ovviamente allo stesso Fraxinus oxycarpa. Il ceduo, invecchiato, è costituito fondamentalmente dal Carpinus orientalis, decisamente prevalente, a cui si associano Acer campestre, Fraxinus ornus, Fraxinus oxycarpa. Lo strato arbustivo è costituito da specie a temperamento termofilo e xerofilo come Ligustrum vulgare, Crataegus monogyna, Prunus spinosa, Cytisus scoparius, Asparagus acutifolius e, nelle aree più degradate, Spartium junceum. La struttura dell’habitat risulta dunque essere stratificata, con la presenza di un piano dominante (specie quercine) e codominante (frassini ed aceri) e uno dominato costituito dal ceduo invecchiato di carpinella, in particolare, a cui si associano aceri, frassini, carpino bianco ecc. Abbondante anche il piano arbustivo costituito soprattutto da specie a temperamento termofilo e xerofilo. Il piano erbaceo è formato essenzialmente da graminacee. La rinnovazione delle querce è sporadica. Nella parte centrale sono presenti tracce di un rimboschimento eseguito in passato che versa in cattive condizioni vegetative. La densità è generalmente elevata in virtù del vigoroso sviluppo del ceduo favorito dalla scarsa densità del piano dominante delle querce. Nella parte bassa (lungo il confine occidentale) le condizioni di fertilità e di umidità del suolo sono migliori e il piano superiore si presenta più denso e con una maggiore partecipazione del cerro e della roverella nella composizione specifica. L’habitat 91M0 (Foreste Pannonico-Balcaniche di cerro e rovere) è costituito sempre da un bosco deciduo a dominanza di Quercus cerris e, meno frequentemente, da Quercus pubescens. Quest’ultima quercia diventa maggiormente presente sul versante che espone a Nord nei pressi del vallone Refezzella. A queste specie, che costituiscono il soprassuolo principale, popolamento trnsitorio derivante da invecchiamento di matricine, si accompagno altre specie che vanno a costituire il piano dominato: Carpinus orientalis in modo particolare ma anche Fraxinus ornus, aceri (Acer campestre, Acer monspessulanum, Acer opalus) e, meno frequentemente, Ulmus minor e Carpinus betulus. Nello strato arbustivo-lianoso si rinvengono: Ligustrum vulgare, Euonimus europaeus, Crataegus monogyna, Prunus spinosa, Cytisus scoparius, Cornus sanguinea, Clematis vitalba, Asparagus acutifolius, mentre in quello erbaceo si rinviene Melittis melissophyllum, Geum urbanum, Carex pendula, Rubus spp., Cyclamen hederifolium. Sul versante che espone nei quadranti meridionali le querce diventano meno frequenti e si rinvengono specie maggiormente termofile,

123 oltre a Carpinus orientalis e a Fraxinus ornus sono presenti Phillyrea latifolia, Pistacia terebinthus, Pistacia lentiscus e, più raramente, Quercus ilex I popolamenti assumono qui una fisionomia di boscaglia termofila, densa ed inaccessibile, in cui prevalgono specie della macchia termo-xerofila quali Phillyrea latifolia, Carpinus orientalis, Pistacia terebinthus, Pistacia lentiscus, oltre a elementi eliofili e spinosi dei pruneti. Caratteristica è la presenza di Fraxinus ornus e di sclerofille sempreverdi come Quercus ilex che in quest’area assume portamento arbustivo. Il piano erbaceo è costituito prevalentemente da graminacee. L’abbondanza di asfodelo e la tipica conformazione del piano arbustivo prostata a cuscino o con chioma arrotondata indica che l’area è pascolata. L’evoluzione di tali popolamenti è fortemente condizionato dall’esercizio del pascolo. La densità dell’habitat risulta, dunque, essere generalmente buona sui versanti in cui è ancora presente il soprassuolo dominante costituito dal popolamento transitorio di querce e dal piano dominato costituito dal ceduo invecchiato. Nei versanti che espongono a Sud la presenza delle querce si riduce notevolmente fino, in alcuni casi, a diventare assente; qui la densità, ad eccezione di alcune aree scoperte e densamente pascolate, pur riducendosi, mantiene livelli sufficienti di copertura dovuta all’abbondanza soprattutto del piano arbustivo termo- xerofilo. L’abbondanza di asfodelo nelle chiarie (Asphodelus albus, Asfodeline lutea) e di altre specie quali Verbascum thapsus, Papaver rhoeas e Spartium junceum e la tipica conformazione del piano arbustivo prostata a cuscino o con chioma arrotondata indica che l’area è intensamente pascolata. La rinnovazione da seme delle querce è sporadica, mentre generalmente buona è la riproduzione agamica del ceduo. La filirrea (Phyllirea latifolia) è sporadica laddove le condizioni microclimatiche sono favorevoli alle specie principali (suolo profondo, fertile a buon bilancio idrico) e diviene sempre più frequente e competitiva in aree (piccole radure o vuoti di copertura lasciati liberi dalle specie principali) dove lo strato di suolo diviene superficiale ed arido. In tali condizioni pedologiche, di minore fertilità del suolo e di maggiore aridità, le ceppaie di filirrea presentano polloni vigorosi fino ad assumere portamento arboreo. In queste aree la filirrea si consocia ai già citati arbusti spinosi dando luogo ad uno strato arbustivo molto compatto che rende la superficie talora inaccessibile Nella parte alta dell’habitat è presente un rimboschimento di conifere (Cupressus sempervirens e Pinus radiata). La superficie rimboschita in passato aveva un’estensione maggiore, testimoniata dalla presenza dei gradonamenti. Queste zone, ove il rimboschimento di conifere non è attecchito, sono state occupate da specie arbustive ed arboree autoctone. In queste aree si registra la presenza di nuclei di leccio a portamento arbustivo. Sulla superficie è presente una discreta quantità di necromassa (parti di fusto e rami di piante schiantate da probabili eventi nevosi) in avanzato stato di decomposizione, oltre a grosse ceppaie derivanti da tagli passati, anche esse in avanzato stato di decomposizione. L’altro habitat presente nell’area di Grotticelle (non di interesse forestale) è quello identificato dal codice 6220* (Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea) ospitato da un versante calanchivo, a Sud- Ovest dell’area, che degrada verso l’area di confluenza della fiumara di Atella con il fiume Ofanto. Si tratta di un’area calanchiva in erosione su substrato costituito da argille plioceniche e, nella parte bassa, da alluvioni terrazzate del 124

Pleistocene. A monte della stessa area è stato realizzato nel passato, a scopo di stabilizzazione del versante, un rimboschimento costituito fondamentalmente da Cupressus sempervirens. L’area è interessata da un progressivo e caratteristico movimento franoso a zolle e con incisioni, di origine meteorica, tipiche delle formazioni calanchive. Nello strato arbustivo si rinviene, in maniera particolare, Phillyrea latifolia, presente con esemplari vigorosi, mentre quello erbaceo è costituito fondamentalmente da Cardopatum corymbosum e da numerose specie di bulbose e terofite. La biocenosi rappresenta, con ogni probabilità, uno stadio regressivo di formazioni più evolute deterioratesi in seguito a fenomeni franosi, di erosione ed antropici (sovra pascolamento ed incendi).

2.3.2 – Indicatori forestali

FD1 – Attività forestali Grotticelle di Monticchio è una Riserva Naturale Orientata Statale istituita con DMAF dellì11 settembre 1971, allo scopo di preservare la rarissima farfalla Acanthobrahmea europaea Htg. Questa grande falena notturna, appartenente ad un genere che si riteneva assente in Italia fino alla sua scoperta avvenuta all’inizio degli anni 60, è da considerarsi un relitto miocenico. Il sito è, dunque, un’area di eccezionale importanza dal punto di vista naturalistico proprio per la presenza della Bramea, scoperta dal conte Hartig nel 1963, e per la quale fu istituita la Riserva, unico provvedimento legislativo in Italia per la protezione di una farfalla. L’area della Riserva ha una superficie di 209 ha mentre l’attuale superficie del SIC (estesa sia a Nord che a Sud rispetto alla Riserva) ha una superficie di un centinaio di ettari superiore rispetto a della originaria Riserva. Per questa area non sono previsti (anche statutariamente) interventi selvicolturali; sono stati, nei vari anni, effettuati solamente degli interventi di tipo colturale, volti soprattutto alla eliminazione di piante stroncate o morte. Una indagine condotta presso il Comando Stazione “Badia S. Michele – Monticchio Laghi” del Corpo Forestale dello Stato, ha evidenziato, nel registro dei tagli, i seguenti interventi (tab. 1):

Tab. 1 – Registro dei tagli (fonte: CFS – Comando Stazione “Badia S. Michele”

Località Anno Governo Superficie Note Grotticelle 1991 Ceduo 4 specie quercine; intervento fitosanitario Fiumara di 1995 Fustaia 56 piante di pioppo Atella Refezzelle 1996 Fustaia 108 di pioppo

Come si evidenzia anche dalla tabella sopra riportata, le operazioni forestali a Grotticelle si limitano a interventi colturali, miranti soprattutto alla eliminazione di piante stroncate, deperienti o morte.

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FD2 – Pascolo Il pascolo (bovino in particolare) è esercitato a Grotticelle e sono, in alcuni casi, evidenti i danni dovuti ad un carico eccessivo: forte compattamento del terreno e danni alla rinnovazione. Gli habitat interessati dai danni diretti ed indiretti del sovraccarico sono meglio esplicitati nella relazione forestale e nelle schede degli habitat. Si riportano (tab. 2) le fide pascolo presenti nell’area .

Tab. 2 – Fide pascolo nell’area in esame

Località Tipologia Bovini Pecore Suini Grotticelle 65

E’ da precisare, inoltre, che nelle aree circostanti il sito,è praticata un’agricoltura estensiva, caratterizzata da seminativi di cereali autunno-vernini, da erbai di leguminose e di graminacee, da prati stabili poliennali e pascoli. L’attività agricola della zona è incentrata soprattutto sul comparto zootecnico, legato al pascolo di bestiame, composto unicamente da bovini (podoliche) ovini (razze merinizzate), caprini (razze meticce), la cui consistenza numerica è influenzata anche dai capi provenienti da allevamenti delle zone limitrofe.

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FD3 – Incendi Sebbene il fenomeno degli incendi sia abbastanza frequente nell’area del Vulture, per Grotticelle, dai dati vettoriali georeferenziati che si hanno a disposizione (periodo 1997-2001) è possibile evidenziare come all’interno del Sito non si siano verificati, nel quinquennio, incendi. Solo nelle aree circostanti il SIC si registrano 4 fenomeni e, precisamente, uno nel 1997, uno nel 1998 e due nel 2000 (fig. 1).

Fig. 1 Incendi nell’area di Grotticelle nel periodo 1997-2001

Dai dati forniti dal CFS, nel periodo di riferimento 1996-2006 , si è registrato un solo incendio, in data 25 agosto 1996, che ha interessato una superficie di 2 ettari. La vegetazione bruciata fa riferimento “latifoglie e conifere”. Le cause dell’incendio sono state di natura dolosa. Per una migliore caratterizzazione del fenomeno, comunque, si sono utilizzati i dati pubblicati nel Piano Triennale Antincendio, relativi al periodo 2003-2008. I dati, accorpati per Comunità Montana, rilevano che l’area oggetto di studio è tra quelle in Basilicata (dopo il lagonegrese, la provincia di Matera e l’Alto Bradano) con un maggiore numero di eventi (media annua pari a 21 incendi) e di superficie 127 boscata percorsa (438 ha complessivi nel periodo di riferimento 2003-2008; fig. 2). I grandi incendi (superficie maggiore di 50 ha) verificatisi nel periodo di riferimento, nella Comunità Montana del Vulture, sono 2 per una superficie totale percorsa pari a 143 ha (di cui 22 ha di superficie boscata).

Fig. 2 – Numero di incendi in Basilicata nel periodo 2003-2008

Per quanto riguarda le cause, il dato a livello regionale (e da cui, con ogni probabilità, il dato per l’area interessata non si discosta di molto) le attribuisce, per circa il 60% , a quelle di tipo doloso e per ca. il 32% a quelle di tipo colposo Le cause dolose sono riconducibili fondamentalmente all’apertura/rinnovazione del pascolo e a quelle legate a turbe psicologiche o piromania mentre le cause di tipo colposo sono riconducibili all’attività agricolo-forestale e a quella turistico- escursionistica. Una analisi più accurata dei dati mette in evidenza il fatto che sono proprio gli incendi di tipo doloso quelli che percorrono una maggiore superficie boscata proprio perché finalizzati alla distruzione del patrimonio forestale regionale. Uno studio, infine, sull’indice di pericolosità di incendio, che prende in considerazione diverse variabili (densità di incendio, numero di grandi incendi, superficie media e massima percorsa da incendio, ripetitività del fenomeno, ecc.), riconduce l’area in esame (fig. 3) nelle classi di pericolosità, su una scala di sei valori, pari a 2 (per la maggior parte dell’area) e 1 (rispettivamente uguali a “incendi piccoli e costanti” e “incendi sporadici, di bassa intensità e lontani dalla soglia di attenzione”).

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Fig. 3 – Carta di pericolosità degli incendi (su elaborazione dati 2003-2008)

FP1 – Analisi climatica Per la descrizione climatica dell’area del Vulture si è fatto riferimento vicina alla stazione termo-pluviometrica di Monticchio Bagni (652 m s.l.m). I dati sono relativi al periodo 1922-1978, integrati dal 1981 al 2011 per i soli dati pluviometrici (Annali Idrologici del Ministero dei Lavori Pubblici). In tabella 3 si riportano i dati dei principali parametri termici.

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Tab. 3 – Parametri termici per la stazione di Monticchio-Bagni Stazione di Monticchio-Bagni- TEMPERATURE Parametro Valore Media annua (TA) 13.4 Media del mese più freddo (TMSF) 4.9 Media del mese più caldo (TMSC) 22.7 Media dei minimi annui (TmA) -5.7 Escursione termica annua (EtA) 17.8

I valori medi estremi di temperatura e quelli della radiazione sono riportati in tabella 4 e nelle figure 4 e 5.

Tab. 4 – Valori medi ed estremi di temperatura e radiazione per la stazione di Monticchio-Bagni Mese Min Max Media Radiazione (MJ/m2) med estr med estr

Gennaio 1.1 -6.9 7.7 14.9 4.4 6.5 Febbraio 1.9 -6.3 9.5 18.6 5.7 8.9 Marzo 3.3 -3.1 12.1 20.0 7.7 13.8 Aprile 6.4 1.1 17.1 25.3 11.8 18.0 Maggio 9.0 4.6 21.3 30.1 15.2 21.7 Giugno 14.5 6.8 26.9 34.9 20.7 23.7 Luglio 15.7 10.9 29.7 36.7 22.7 23.4 Agosto 15.7 10.4 30.3 38.0 23.0 20.4 Settembre 13.1 8.3 25.5 33.3 19.3 15.8 Ottobre 9.2 4.8 18.4 26.1 13.8 11.4 Novembre 5.9 -1.2 13.3 20.6 9.6 7.5 Dicembre 3.6 -3.1 10.5 16.2 7.0 6.1

Fig. 4 – Andamento delle temperature medie ed estreme per la stazione di Monticchio-Bagni 130

Fig. 5 – Andamento della radiazione per la stazione di Monticchio-Bagni

I dati relativi alle precipitazioni sono i seguenti (tab. 5 e 6; fig. 6):

Tab. 5 – Parametri pluviometrici della stazione di Monticchio-Bagni Stazione di Monticchio-Bagni- PRECIPITAZIONI (periodo 1922-1979) Parametro P (mm) Giorni piovosi Media annua 815 87 Medie stagionali Invervno 252 28 Primavera 207 24 Estate 110 12 Autunno 245 23

Tab. 6 – Parametri pluviometrici della stazione di Monticchio-Bagni Stazione di Monticchio-Bagni- PRECIPITAZIONI (periodo 1986-2001) Parametro P (mm) Giorni piovosi Media annua 835 88 Medie stagionali Invervno 261 28 Primavera 216 24 Estate 118 12 Autunno 240 24

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Fig. 6 – Piovosità media mensile e relativi giorni piovosi, Monticchio Bagni

Per avere ulteriori indicazioni sulle caratteristiche del regime pluviometrico sono stati calcolati alcuni indici di umidità (tab. 7) che forniscono informazioni sulla variabilità delle precipitazioni. Tali indici sono espressi dai seguenti rapporti : -

piovosità massima annua (hMA) e piovosità minima annua (hmA); -piovosità massima annua (hMA) e piovosità media annua (hA); -piovosità minima annua (hmA) e piovosità media annua (hA); -piovosità media del mese più umido (hMsU) e piovosità media del mese più secco (hMsS).

Tab. 7 – Parametri caratteristici della piovosità e indici di umidità; Monticchio-Bagni Piovosità Indice di umidità hA hMA hmA hMsU hMsS hMA/hmA hMA/hA hmA/hA hMsU/hMsS 815 1272 530 96 29 2.40 1.56 0.65 3.5

Si riporta, infine, allo scopo di evidenziare il periodo di aridità, il diagramma termo- udometrico di Walther e Lieth (fig. 7) per la stazione di Monticchio-Bagni

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Fig. 7 – Diagramma di Walther e Lieth (Monticchio-Bagni; 1922-1979)

Il diagramma termo-udometrico evidenzia come il periodo di aridità risulta essere abbastanza contenuto e compreso in un periodo che va da metà giugno a fine agosto.

Considerando l’indice di aridità di De Martonne, l’area in esame ricade nella fascia 30-40 (valore 34.8) che si colloca nella fascia più bassa della zona umida, vicina al sub-umido. Secondo la classificazione fitoclimatica di Pavari-De Philippis, l’area di Grotticelle ricade interamente nella fascia fitoclimatica del Lauretum, sottozona fredda.

FS1 e FI1 – Struttura della foresta e rinnovazione ed alterazioni della funzionalità Sulla struttura della foresta si è ampiamente discusso nella relazione forestale del paragrafo precedente ove vengono anche evidenziate, per ogni singola tipologia, le diverse problematiche legate alle possibili alterazioni della funzionalità della foresta. Nelle schede degli habitat, inoltre, vengono individuate le diverse possibili minacce e si propongono gli interventi selvicolturali idonei a contrastare e/o mitigare gli effetti negativi dei fattori di alterazione.

BR1 – La pianificazione forestale esistente La porzione meridionale della Foresta Regionale di Monticchio (il complesso boscato in riva destra della fiumara di Atella) si sovrappone parzialmente all’area SIC di Grotticelle di Monticchio (fig. 8) 133

Fig. 8 – SIC Monte Vulture e Forestale Regionale di Monticchio

La Foresta Demaniale è sottoposta a Piano di Assestamento Forestale tuttora vigente (2005-2014). Le classi colturali previste nel PAF che ricadono all’interno del SIC sono riconducibili ad una sola compresa: - Compresa speciale (corrispondente ad una parte della Riserva Naturale Statale “Grotticelle di Monticchio”)

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Per le particelle appartenenti a questa compresa, ricadenti all’interno dell’area SIC, il Piano di Assestamento Forestale non prevede, per il decennio di validità, interventi selvicolturali di alcun tipo.

2.4. INDICATORI FAUNISTICI

Il SIC Grotticelle di Monticchio presenta un quadro faunistico legato alle cenosi forestali, a quelle delle acque dolci, a quelle ripariali, con qualche piccola eccezione di specie piuttosto legate ai campi, ai prati e ai pascoli. Quest’ultima situazione in parte dovuta alla presenza di un’attività zootecnica che utilizza sia le rare aree più aperte che il bosco, oltre la perimetrazione del SIC. È stata perciò rilevata la presenza di comunità ornitiche tipicamente forestali- appenniniche come quelle del Gufo Reale e dei picidi (picchio rosso mezzano, Picchio verde, Picchio rosso maggiore e minore, picchio muratore), e dei rapaci come quelle del Nibbio bruno e del Nibbio reale, ma anche la prensenza del falco pecchiaiolo e dello sparviero, tipiche di aree più aperte, o del falco di palude, tipico degli ambienti umidi. In quest’ultimi, il Martin pescatore, il Merlo acquaiolo, e le Gallinelle d’acqua costituiscno insieme a numerosi silvidi tipici della vegetazione ripariale motivo di grande interesse naturalistico-faunistico. Nel quadro avifaunistico si segnalano molte altre presente significative tra le quali quelle di rapaci diurni quali la Poiana e il Gheppio. Gli anfibi sono presenti con quasi tutte le specie tipiche delle faggete dell’Appennino meridionale, si segnala la presenza della Salamandrina dagli occhiali meridionale, entità monotipica, endemica dell'Appennino italiano, inclusa tra le specie vulnerabili dall'IUCN, negli Allegati II e IV della Direttiva 92/43/CEE, nell'Allegato II della Convenzione di Berna e nella Lista Rossa degli Anfibi italiani Si segnalano, tra l’altro, il Tritone crestato italiano presente in allegato II della direttiva 92/43/CEE, oltre al Tritone italinano, alla Raganella italiana e all’Ululone appenninico. Tra i Rettili il Ramarro occidentale e la Lucertola muraiola sono legati alle aree aperte. Il quadro faunistico legato ai Mammiferi appare ancora incompleto. Nel SIC è riportata con certezza la presenza della lontra e di poche altre specie comuni quali la Faina, la Donnola, il Tasso, l’Istrice, il Riccio, il Moscardino. Grotticelle è il luogo della Bramea europea, farfalla considerata relitto miocenico, segnalata e descritta per la prima volta nel 1963. Nell’area di Grotticelle è stata ritrovata nel 1963 e negli anni a seguire la più significativa presenza di questo lepidottero notturno. L’area del Vulture, nella sua accezione più ampia, è l’unico suo sito al mondo. Per questa farfalla non vi è ancora alcuna tutela e non è stata elevata alcuna norma che ne possa impedire il commercio, la raccolta. Nel 1971 è stata isitituita una Riserva Statale Orientata Grotticelle di Monticchio che ne protegge in parte il suo Habitat. Tra gli Artropodi sono state segnalate altre importantissime specie come i Lepidotteri Proserpinus proserpinus, Melitaea diamina ssp. nigrovulturis. Il quadro attuale delle conoscenze è molto carente. Mancano dati sulla consistenza ecologica delle popolazioni, sul loro stato e sui loro condizionamenti.

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In mancanza di tali dati non si rende possibile un adeguato quadro di conoscenze utili ad inquadrare un funzionale collegamento con il sito più vicino rappresentato dal SIC Monte Vulture, e per proporre eventuali misure di tutela o limiti di fruizione nell’ambito delle “aree contigue” alle aree protette.

2.5. ASSETTO IDROBIOLOGICO

Il SIC di Grotticelle appartiene al bacino idrografico del fiume Ofanto. L’Ofanto è il più settentrionale dei fiumi lucani ed attraversa complessivamente tre regioni con una lunghezza pari a 134 km ed un bacino imbrifero di oltre 3000 km2, di cui circa 1320 km2 ricadono nel territorio lucano, in tale zona, che coincide con la parte centrale del suo percorso, il suo andamento è meandriforme. Tra i suoi affluenti figura il Torrente Olivento, emissario del lago Rendina, uno dei più antichi invasi artificiali della regione, ottenuto per sbarramento dei torrenti Arcidiaconata e Venosa. Altri due invasi, non più in esercizio, erano stati ottenuti per sbarramento del torrente Ficocchia (Lago Saetta) e del torrente Muro Lucano (Lago di Muro Lucano).

Caratteristiche bacino idrografico Ofanto

Estensione Bacino Lunghezza Asta Affluenti Principali Foce (Km²) Principale (Km) Fiumara di Atella Torrente Olivento Torrente Muro Lucano 1320 (Basilicata) 134 Mar Adriatico Torrente Ficocchia Torrente Laghi Torrente Faraona

Fonte: Autorità di Bacino della regione Basilicata e Piano di Tutela delle Acque della regione Basilicata Ai fini della pianificazione e gestione delle risorse idriche, il Piano di Tutela delle Acque della Puglia ha individuato la distribuzione di probabilità dei deflussi naturali superficiali annui dell’Ofanto individuando deficit idrici attraverso consolidati metodi di analisi statistica. Le curve di durata hanno evidenziato la natura torrentizia dell’Ofanto. Si è stimato un afflusso medio annuo pari a 715 mm. La portata varia da un minimo di 1 m3/s in agosto ad un massimo di 35÷40 m3/s, quindi, la media annuale si attesta ad un valore di poco superiore ai 15 m³/s. Le criticità quantitative sono evidenti dal confronto delle curve di durata con il Deflusso Minimo Vitale che afferisce ad un’area geografica nella quale non sono favorite le condizioni stazionarie delle portate. La creazione di numerosi sbarramenti e invasi artificiali, la sistemazione di bacini montani, l’asportazione di inerti e le numerose captazioni illegali che hanno fatto decadere di molto la portata liquida e solida del fiume hanno implicato che la sua foce, originariamente a delta, per la diminuzione dell’apporto di detrito solido, in soli 40 anni, si sia trasformata ad estuario.

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Per quanto concerne la gestione idraulica del “sistema” acque del bacino dell’Ofanto, le risorse idriche vengono utilizzate per uso potabile, irriguo e industriale. Le portate derivate dal fiume Ofanto mediante le dighe di Conza e di San Pietro (questa sul torrente Osento, affluente in sinistra) vengono intercettate dalla traversa di Santa Venere, dalla quale ha origine un canale a pelo libero che alimenta sia il comprensorio irriguo in sinistra Ofanto (ricadente nella Regione Puglia con gestione da parte del Consorzio per la Bonifica della Capitanata di Foggia), sia quello in destra (ricadente nella Regione Basilicata gestito dal Consorzio di Bonifica Vulture-Alto Bradano di Lavello). La traversa non possiede capacità di regolazione ma rappresenta un punto di snodo perchè assolve la funzione di partizione delle portate in arrivo tra i serbatoi Marana Capacciotti in agro di Cerignola (Foggia), Abate Alonia (invaso del Rendina) in agro di Lavello (Potenza) e Monte Melillo (invaso del Locone) in agro di Minervino Murge (Bari). Alla derivazione della traversa Santa Venere pari a max 12 m3/s, si aggiunge quella operata all’altezza dello sbarramento del Rendina (fiumara di Venosa), max 4 m3/s. La deleteria sinergia di queste opere amplifica i periodi di magra fino a seccare molti tratti del corso e può determinare la “scomparsa” dell’ecosistema fiume a valle dell’opera. Risulta importante sottolineare come il rilascio delle acque accumulate dalle dighe avviene in genere nei mesi estivi, con una durata variabile di 60-90 giorni, vale a dire mentre l’ecosistema e la fauna selvatica in genere non prevedono l’apporto sostanzioso e continuativo: oltre 12 m3/s. Risulta emblematico come il rilascio di una diga, anche involontario o minimo (esempio: perdite) generi piccoli corsi di acqua, intuibilmente di buona qualità, che ospitano ciprinidi e granchi in abbondanza, attirando la lontra. Questo è stato il caso riscontrato per l’invaso di Capacciotti. Nel Piano di Tutela della regione Basilicata le criticità qualitative dell’Ofanto sono state analizzate e verificate, attraverso la procedura prevista nell’Allegato 1 del Decreto 152/99. I dati disponibili per le determinazioni sono stati forniti dall’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Basilicata. Si riporta uno schema sintetico dei risultati del monitoraggio e della classificazione ambientale dell’Ofanto nel tratto lucano.

Classificazione ambientale Ofanto (Basilicata)

Data Data Livello Indice Classe Stato Stato Corpo Codice Denominazione Inquinamento Biotico LIM IBE Ecologico Ambientale Idrico Stazione Stazione Macrodescrittori Esteso (SECA) (SACA) (LIM) (IBE) Bivio km16 Ofanto COD09 2003 7 cantoniera Ponte Pietra Ofanto COD10 2003 10 dell’Oglio Ofanto OFRR01 Zona Industriale 2003 2003 200 6.5 3 sufficiente Traversa S. Ofanto OFRR02 2003 2003 230 6.5 3 sufficiente Venere

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Fonti: Piano di Tutela delle Acque della regione Basilicata e Piano di Gestione Acque del Distretto Idrografico dell’Appennino Meridionale

Sebbene il fiume Ofanto sia stato aggredito da lavori di escavazione per materiali inerti, da arginature artificiali, da deviazioni del letto che ne modificano la morfologia e captazione delle acque, privandolo della sua naturale capacità di autodepurazione, trattandosi di fenomeni puntiformi, lo stato qualitativo del fiume, per il tratto che interessa il territorio della Basilicata, risulta essere sufficiente. In due stazioni dell’Ofanto è stato determinato solo l’Indice Biotico Esteso (IBE) che misura l’effetto della qualità chimica e chimico-fisica delle acque sugli organismi macroinvertebrati bentonici che vivono almeno una parte del loro ciclo biologico nell’alveo dei fiumi. Per la stazione COD09 si evidenzia una condizione sufficiente, mentre la stazione COD10 presenta un IBE elevato, quindi un ottimo apporto della qualità delle acque alle condizioni vitali dei macroinvertebrati bentonici. Analoga procedura (Allegato 1–Decreto 152/99) è stata utilizzata per la classificazione dello stato di qualità ambientale dei corsi d’acqua superficiali di ordine superiore al primo afferenti al bacino dell’Ofanto. I dati disponibili per tali determinazioni sono stati forniti dalla società consortile Metapontum Agrobios e hanno riguardato affluenti di corsi d’acqua del primo ordine o superiore caratterizzati da bacino imbrifero con superficie maggiore di 400 km2. Si riportano i dati di classificazione ambientale del torrente Olivento nel tratto lucano.

Classificazione ambientale torrente Olivento (Basilicata)

Data Livello Data Classe Stato Corpo Codice Inquinamento Indice Stato LIM IBE Ambientale Idrico Stazione Macrodescrittori Biotico Ecologico (SACA) (LIM) Esteso (IBE) (SECA) T. Oli1 2005-2006 2005-2006 190 7.75 3 sufficiente Olivento T. Oli2 2005-2006 2005-2006 150 6 3 sufficiente Olivento T. Oli3 2005-2006 2005-2006 200 8.75 3 sufficiente Olivento

Fonti: Piano di Tutela delle Acque della regione Basilicata e Piano di Gestione Acque del Distretto Idrografico dell’Appennino Meridionale

Il sottobacino del Torrente Olivento è racchiuso nei territori dei comuni di Venosa, Rapolla, Barile, Ripacandida, Ginestra, Maschito e Palazzo San Gervasio in una zona con un forte imprinting vitivinicolo in cui sono presenti le aree artigianali di Venosa ,una porzione del Parco del Vulture e una miriade di pozzi. Lo stato ambientale del torrente Olivento risulta sufficiente. In riferimento all’indice di funzionalità fluviale, ossia alla valutazione della condizione complessiva dell’ambiente fluviale intesa come capacità di ritenzione e ciclizzazione della sostanza organica fine e grossolana, funzione tampone

138 svolta dall’ecotono ripario, struttura morfologica che garantisce un habitat idoneo per comunità biologiche diversificate, il giudizio di funzionalità per le tre stazioni di monitoraggio sull’Olivento risulta mediocre, nonostante la presenza di una fascia perifluviale con interruzioni. Il potere autodepurante, comunque, viene garantito al punto che permette la vita di organismi acquatici come i macroinvertebrati.

Stazione Olivento – “ Oli1”

Fonte : Piano di Tutela delle Acque della regione Basilicata

Stazione Olivento – “Oli2”

Fonte : Piano di Tutela delle Acque della Regione Basilicata

Stazione Olivento – “ Oli3”

Fonte : Piano di Tutela delle Acque della Regione Basilicata

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In riferimento alle risorse idriche sotterranee il SIC di Grotticelle afferisce all’Idrostruttura del Vulture (acquifero vulcanico quaternario – tipo E) che si sviluppa intorno ai principali centri eruttivi, all’intersezione di linee tettoniche corrispondenti alla soluzione di continuità della piattaforma carbonatica ed al fronte di accavallamento dell’appennino sui sedimenti della fossa. Il basamento dell’edificio e dell’acquifero vulcanico è costituito da terreni flyschioidi pre-miocenici e dal riempimento pliocenico della fossa ed ha assunto, presumibilmente, per il peso del sovraccarico litologico del cono, una forma a cono rovesciato. Ovviamente le discontinuità tettoniche e strutturali più importanti attraversano anche il basamento e fungono idrogeologicamente da vie preferenziali di penetrazione profonda e circolazione delle acque, come i processi di mineralizzazione delle stesse sembrano indicare. Le fratture esplicano il ruolo di cortocircuitazione idraulica dei livelli idrici sotterranei. Per tal motivo, mentre l’acquifero è tipicamente frazionato dalle diverse scaglie sovrapposte, con caratteri chimici delle acque evidentemente differenziati, il carico idrico totale nei livelli acquiferi risulta sostanzialmente il medesimo, a meno di piccole differenze, attribuibili alle diverse resistenze idrauliche lungo i percorsi. Le faglie determinano vie e direzioni del drenaggio principale. Il bacino del Vulture può essere considerato un’unità idrogeologica ben isolata, in cui gli apporti pluviometrici sono l’unica risorsa. Si stima una potenzialità globale del dominio idrogeologico pari a 879 l/s (fonte: Piano di Tutela e Sviluppo del Bacino Idrominerario del Vulture della Regione Basilicata). L’acquifero presenta condizioni al contorno variabili lungo il suo perimetro, riconducibili alle seguenti tipologie: sversamento in un corpo idrico inferiore (che viene in tal modo alimentato), direttamente o per immissione nel corpo detritico alluvionale; sversamento in un sistema acquifero di rocce continentali o marine connesso con corpi idrici, ovvero disperdente oltre i limiti del bacino di interesse. Numerosi sono le sorgenti ed i pozzi esistenti nell’area. Il regime delle sorgenti è stagionale, con massimi primaverili e minimi autunnali. Le portate storiche delle sorgenti hanno subito forti diminuzioni, si può asserire che le variazioni di portata ben si associano ad interferenze derivanti da attività di estrazione antropica. Sono prevalenti i circuiti superficiali, direttamente soggetti a ricarica stagionale. Ciò non esclude tuttavia la possibilità che le circuitazioni stagionali coesistano con quelle più profonde, con tempi di residenza nell’acquifero molto lunghi. Le portate emunte variano da qualche l/s fino a circa 20 l/s. Casi eccezionali presentano portate maggiori. Si registrano variazioni di uno o due ordini di grandezza nella permeabilità (k) tra le lave vacuolari e fratturate (k=10-1 cm/s), e i tufi e le piroclastiti sciolte (permeabili per sola porosità) per le quali k=10-3 cm/s. Anche per quanto riguarda la portata, le due classi di litotipi conducono a risultati differenti, con maggiori portate in assoluto nei livelli fessurati di lave e portate specifiche da 1 a 4 l/sm, mentre nei tufi e nelle piroclastiti sciolte, la portata specifica ha limite superiore intorno ad 1 l/sm. Sotto l’aspetto della qualità delle risorse idriche sotterranee, Il Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità (Ufficio Prevenzione e Controllo Ambientale) della regione Basilicata ha avviato, nel biennio 2004-2005, un’indagine finalizzata all’individuazione della rete di controllo dei pozzi e uno

140 studio idrogeologico utile alla definizione degli acquiferi a rischio di inquinamento da fonti agricole. L’indagine ha riguardato tra gli ambiti geografici di interesse, l’area del Vulture. La rete di monitoraggio realizzata ha previsto un punto di misura ogni 5 km2 di territorio interessato. I risultati ottenuti hanno permesso di definire le classi di qualità per le risorse idriche sotterranee ai sensi del Decreto 152/99. I comuni di Atella e Rionero in Vulture, ai quali appartiene il SIC Grotticelle sono risultati compromessi in termini della qualità delle acque di falda, ossia in essi è risultato presente almeno un punto di monitoraggio per il quale le concentrazioni di nitrati si sono attestate a valori superiori ai 50 mg/l. Nella tabella seguente si riporta, per i due comuni vulnerati dai nitrati di origine agricola, la superficie interessata dalla compromissione, rispetto alla superficie comunale totale.

Caratterizzazione territoriale vulnerabilità da nitrati di origine agricola CODICE DENOMINAZIONE SUPERFICIE SUPERFICIE % SUPERFICIE ISTAT COMUNE COMUNALE VULNERATA (ha) VULNERATA (ha) 17076006 Atella 8146 1513 19 Rionero in 17076066 5307 3149 59 Vulture

Fonte: Piano di Tutela delle Acque della regione Basilicata

Si evince che nel comune di Rionero si manifesta la maggiore vulnerabilità ai nitrati di origine agricola, con circa il 60% dell’area comunale vulnerata, rispetto al 20% del comune di Atella.

In relazione alle risorse minerali e termali, si segnalano: - n. 14 sorgenti idrominerali; - n. 1 sorgenti idrominerali ad uso termale. Le 15 sorgenti afferiscono al Bacino Idrominerario del Vulture, al quale il SIC Grotticelle appartiene. Si riporta il tabulato delle acque minerali e termali.

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Catalogazione acque minerali e termali

Acque minerali Regione Prov Comune N. Denominazione Località Quota (slm) Azienda Idrostruttura Rionero in c/da La Francesca - Cutolo Michele & Monte Vulture PZ Vulture 1 CUTOLO RIONERO 85028 550 figli srl tipo E

Rionero in Fraz. Monticchio Monte Vulture PZ Vulture 2 FELICIA Bagni - 85028 Fonti del Vulture srl tipo E

c/da La Francesca - Monte Vulture PZ Atella 3 FONTE ITALA 85020 450 Fonte Itala srl tipo E

GAUDIANELLO S.S. 401, km 9+ 826 - Monticchio Monte Vulture PZ Melfi 4 MONTICCHIO 85025 640 Gaudianello Spa tipo E Rionero in c/da La Francesca - Cutolo Michele & Monte Vulture PZ Vulture 5 LA FRANCESCA 85028 550 figli srl tipo E Rionero in c/da La Francesca - Monte Vulture PZ Vulture 6 LILIA 85028 505 Fonti del Vulture srl tipo E

BASILICATA S.S. 401, km 9+ 826 - Monticchio Monte Vulture PZ Melfi 7 NINFA LEGGERA 85025 725 Gaudianello Spa tipo E Rionero in S. MARIA DEGLI c/da La Francesca - Cutolo Michele & Monte Vulture PZ Vulture 8 ANGELI 85028 650 figli srl tipo E Rionero in Fraz. Monticchio Monte Vulture PZ Vulture 9 SOLARIA Bagni - 85020 400 Fonti del Vulture srl tipo E Rionero in c/da La Francesca - Monte Vulture PZ Vulture 10 SVEVA 85028 491 Fonti del Vulture srl tipo E Rionero in Fraz. Monticchio Monte Vulture PZ Vulture 11 TOKA Bagni - 85020 450 Fonti del Vulture srl tipo E Rionero in c/da La Francesca - Monte Vulture PZ Vulture 12 TRAFICANTE 85028 491 Fonti del Vulture srl tipo E Rionero in c/da La Francesca - Cutolo Michele & Monte Vulture PZ Vulture 13 VISCIOLO 85028 550 figli srl tipo E Rionero in c/da La Francesca - Monte Vulture PZ Vulture 14 VIVIEN 85028 Fonti del Vulture srl tipo E

Fonte: Piano di Gestione Acque del Distretto Idrografico dell'Appennino Meridionale (a meno del campo "aziende") Fonte campo "aziende": Dipartimento Geologico Basilicata

Acque termali Regione Prov Comune N. Denominazione Località Idrostruttura

BASILICATA TERME DI Monte Vulture PZ Rapolla 1 RAPOLLA Rapolla tipo E

Fonte: Piano di Gestione Acque del Distretto Idrografico dell’Appennino Meridionale

Le acque minerali naturali e le acque di sorgente sono sottoposte ad una duplice disciplina legislativa: mineraria ed igienico-sanitaria. La legislazione mineraria attiene alla ricerca ed al razionale sfruttamento delle risorse idriche sotterranee, intese come patrimonio pubblico ed al rilascio delle relative concessioni. Le acque 142 minerali, termali e di sorgente, in quanto miniere, fanno parte del patrimonio indisponibile dello Stato. La legislazione igienico-sanitaria concerne l’accertamento delle caratteristiche particolari in base alle quali un’acqua può essere considerata minerale e termale, nonché le relative autorizzazioni ed i conseguenti controlli sanitari.

Facendo un excursus riferito agli atti normativi della Regione Basilicata in materia, si segnalano: 1. legge regionale n. 9 del 16 aprile 1984: “norme per la protezione del Bacino Idrominerario del Vulture” ; 2. legge regionale n. 43 del 2 settembre 1996: “disciplina nella ricerca e coltivazione delle acque minerali e termali”; 3. delibera regionale n. 2665 del 17 dicembre 2001 relativa al regolamento di attuazione della legge regionale n. 9 del 16 aprile 1984; 4. delibera regionale n. 2666 del 17 dicembre 2001 relativa all’adozione del Piano di Tutela e Sviluppo del Bacino Idrominerario del Vulture; 5. Piano di Tutela e Sviluppo del Bacino Idrominerario del Vulture (testo definitivo approvato con delibera regionale n. 566 del 13 gennaio 2003); 6. legge regionale n. 21 del 1 marzo 2005 (modifiche ed integrazioni alla legge regionale n. 43 del 2 settembre 1996).

Il sistema di tariffazione relativo all’emungimento delle acque minerali e termali prevede un diritto proporzionale annuo anticipato di 5.16 € per ogni ettaro o frazione di ettaro compreso nell’area oggetto del permesso, con un minimo non inferiore a 516 €; 51.65 € con un minimo complessivo di 5165 € per le concessioni sfruttate per l’imbottigliamento; 26 € con un minimo complessivo di 2600 € per concessioni di acque termali e di acque minerali per cure idrotermali. I canoni proporzionali in parola sono adeguati ogni anno con provvedimento della Giunta della Regione Basilicata sulla base degli indici nazionali del costo della vita pubblicati dall’Istituto Centrale di Statistica e riferiti al 31 dicembre dell’anno precedente. I concessionari, in aggiunta, sono tenuti a versare alla Regione, con periodicità trimestrale, un importo pari a € 0,30 ogni mille litri imbottigliati. (fonte: legge regionale n. 21 del 1 marzo 2005). Il complesso idrogeologico del Vulture è caratterizzato da grande rilevanza sotto il profilo quali-quantitativo della risorsa idrica ed è importante per l'equilibrio del sistema fisico-ambientale connesso. Le risorse idriche, in alcuni casi, presentano una condizione di depauperamento quantitativo. Il ristoro in termini economici, derivante dal sistema di tariffazione non è affatto adeguato al quantitativo di risorsa utilizzata e sottratta all’ambiente ed agli altri usi.

Per le risorse minerali e termali, sarebbe opportuna la conoscenza di:

1. portata di sorgente; 2. portata di emungimento; 3. dati di monitoraggio quali-quantitativo delle acque; 4. dati della concessione mineraria (durata, scadenza, area di concessione, prelievo, diritto corrisposto, prescrizioni del provvedimento di concessione); 143

al fine di valutare l’aspetto quantitativo e di qualità di tali acque e l’opportunità di porre in essere buone pratiche di gestione delle stesse.

2.6. FATTORI DI DISTURBO E DI ALTERAZIONE AMBIENTALI

Dal report conclusivo dell’area 1 relativo alla fase di monitoraggio, per il sito di Grotticelle, si evincono i fenomeni e le attività nel sito e nell’area circostante di seguito tabellati. Si riportano codice del fenomeno, (Gazzetta ufficiale della Comunità europea del 24 aprile 1997 appendice E) denominazione, intensità (A= forte, B=media, C=debole), % del sito interessata e influenza positiva, negativa o nulla.

Fenomeni e attività nel sito

CODICE INTENSITA’ % SITO INFLUENZA DENOMINAZIONE 140 A 60 - pascolo 720 B 10 - calpestio eccessivo 511 B 5 - elettrodotti 900 B 5 - erosione 953 B 60 - acidificazione

Fenomeni e attività nell’area circostante il sito

CODICE INTENSITA’ % SITO INFLUENZA DENOMINAZIONE 100 C - coltivazione 140 A 0 pascolo 403 B - abitazioni disperse 490 C 0 altre attività urbanistiche, industriali e simili 430 B - strutture agricole 501 B 0 sentieri, piste ciclabili

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2.6.1. agricoltura e selvicoltura

I fenomeni nel sito ricadenti nella categoria “agricoltura, foreste” (Gazzetta ufficiale della Comunità europea del 24 aprile 1997 appendice E) sono:  codice 140: pascolo.

Ovi-caprini appena fuori il sito.

FENOMENO PASCOLO

DETERMINANTI zootecnia

Tra i fenomeni ed attività presenti nel sito, e nell’area circostante ad esso, un significativo elemento di disturbo nel SIC è costituito dal pascolamento che interessa fondamentalmente pascoli abusivi: gli animali sconfinano, o sono spinti a sconfinare, dalle aree assegnate o dai confini delle aziende contigue ed esterne al SIC. Esso determina puntualmente (ovvero in aree molto circoscritte) processi che innescano una scarsa rinaturalizzazione della cotica erbosa e conseguentemente una accentuata erosione superficiale. Tale attività antropo-zoogena con azione di prelievo a scopo alimentare, di fertilizzazione e di calpestio del suolo esercitate dagli animali, seleziona specie e fitocenosi più tipicamente pastorali, a scapito delle entità spontanee. In tali contesti è particolarmente difficile valutare la situazione di carico ideale ed il limite oltre il quale l’equilibrio tra influenza positiva ed influenza negativa è precario. Occorre necessariamente fare riferimento a dati sperimentali ed indicatori specifici. Anche se si tratta di pascoli non autorizzati all’esercizio, il pascolo può rappresentare e assolvere, dal punto di vista ecologico, molteplici funzioni di carattere produttivo, ambientale, paesaggistico e protettivo ad esso riconoscibili solo se condotte secondo procedure e disciplinari tecnicamente corretti. I sistemi vaganti o liberi non sono assolutamente adeguati a questo scopo. Solo piani di pascolamento razionali possono assicurare una buona alimentazione al bestiame (prelievi e qualità), il mantenimento o miglioramento della qualità foraggera delle cotiche, la loro integrità, l’elevata biodiversità vegetale ed animale e di conseguenza la conservazione dell’habitat.

PRESSIONI carico di bestiame non rilevante, calpestio eccessivo

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La consistenza degli animali al pascolo nella prima area all’interno del SIC può essere valutata in circa 100 capi di bovini adulti di razza Podolica allo stato brado. Essi giungono dalla vicina Campania (Calitri), risalgono dal fiume Ofanto, e occupano circa 200 ettari del SIC per circa 2 mesi, ogni anno, di solito in primavera fino all’inizio dell’estate. Si tratta di carichi di sicuro ben al di sotto dei carichi massimi ammissibili (UBA/Ha/anno) tratti dai Regolamenti per la Fida Pascolo normalmente adottati, tenendo conto dello stato vegetazionale dei terreni e dei dati forniti dalla Cabina di Regia per tale impatto. Rimane la necessità di verificare se tali carichi massimi ammissibili possano o no essere utilizzati indipendentemente dal tipo specifico di habitat e dalle specie animali e vegetali da tutelare e salvaguardare, tenuto anche conto delle interazioni che sicuramente sussistono tra gli animali domestici al pascolo e la fauna selvatica, anch’essa da salvaguardare. Inoltre, rimane interessante conoscere l’appetibilità delle specie vegetali, di interesse conservazionistico nel sito, per le diverse specie e razze allevate allo stato brado e per le specie erbivore selvatiche, comprese quelle appartenenti all’entomofauna. È storicamente nota l’incompatibilità del mantenimento contemporaneo di forme larvali di numerosissimi lepidotteri e la presenza di un pascolo competitivo brucatore e mammifero.

Dai regolamenti per la Fida Pascolo Da “Indicatori Agronomici/Zootecnici” tipologia colturale particelle UBA/Ha/anno tipo di Habitat UBA/Ha/anno 1UBA ogni 5,00 Ha di Fustaia di cerro sup/anno 0,2 Foreste di caducifoglie 0,10-0,25

STATO compattamento terreno

Il degrado di alcune aree soggette al pascolo più che essere correlato ad un eventuale sovraccarico di bestiame. Spesso in alcune aree percorse frequentemente dal bestiame è evidente l'effetto negativo del passaggio che non sempre avviene mediante l'utilizzo di viabilità preesistenti. Si origina compattamento del terreno, produzione di deiezioni che causano acidificazione del suolo e asportazione della coltre vegetale superficiale. Inoltre, la scarsa disciplina interferisce negativamente con la fruibilità dell’area.

IMPATTI: riduzione di porosità, aerazione e capacità di ritenzione idrica del terreno, ruscellamento delle acque, diminuzione del rendimento del terreno, erosione, inquinamento da nitrati, acidificazione del suolo, degrado della fertilità e produttività del suolo La compattazione induce la riduzione di porosità, aerazione e capacità di ritenzione idrica del suolo. Il ruscellamento delle acque si incrementa, i rendimenti si riducono e il suolo diventa più vulnerabile all’erosione. Le pratiche agricole (seminativi di cereali

146 autunno-vernini, erbai di leguminose e graminacee, prati stabili poliennali, vigneti e castagneti da frutto) a causa dell’utilizzo di mezzi agricoli e sostanze chimiche insieme alle deiezioni animali provocano la presenza di un eccesso di nitrati nel suolo che causano l’acidificazione. Il suolo acido perde facilmente i nutrienti che solubili in acqua tendono a guadagnare profondità, si ottiene il degrado della fertilità e quindi della produttività dei suoli.

RISPOSTE gestione e regolamentazione del pascolo Risulta indispensabile l’adozione di strumenti legislativi per la regolamentazione del pascolo. Intensità fenomeno forte. % del sito interessata= 60%. Influenza negativa. Qualora si dovesse optare per autorizzare il pascolo nell’area non interessata dalla Riserva Statale, la base preliminare per una corretta gestione pastorale è un Piano di Pascolamento che preveda in primo luogo il pascolo controllato (o guidato, o disciplinato) che comprende i sistemi di pascolo razionato, a rotazione e le loro varianti, dove le mandrie sono invece sottoposte a confinamento. Occorre quindi una efficace verifica dei carichi di bestiame, anche ogni tre anni così come prevede il regolamento (BUR n.29 del 16.5.1999), che tenga conto però non solo dell’erosione, degli smottamenti e dei danneggiamenti alla cotica erbosa, ma anche di fattori selettivi dovuti alla diversa appetibilità delle specie eduli tra cui potrebbero emergere, per preferenza, quelle da tutelare e da salvaguardare. In ogni caso non dovrebbe essere consentito, in quest’area, il pascolo senza custodia. Il rilievo del carico potenziale e carico reale, è necessario, infatti, la determinazione del numero di animali che può essere mantenuto per la stagione di pascolamento ed il confronto con il numero di animali che realmente viene portato sul posto rappresentano l’aspetto fondamentale per la tutela e la conservazione degli habitat e delle specie di flora e fauna, in quanto consentono di determinare la presenza di sovraccarico, sottocarico, o utilizzazione in buon equilibrio con l’ambiente. Inoltre, sarebbe da valutare la necessità di indagini sulla disponibilità idrica, sulla presenza di azoto, sulla matrice litologica, sull’accumulo di sostanza organica, sul ristagno di neve per lunghi periodi, sullo stato fitosanitario e la presenza di fenomeni erosivi. A queste si potrebbero aggiungere altre indagini relative alla distanza dal luogo di ricovero degli animali, alla presenza di selvatici, all’evoluzione della vegetazione nel tempo, al grado di naturalità, all’inserimento nel paesaggio. Indagin queste volte al riequilibrio e alla valorizzazione zootecnica dei territori montani oggetto di studio per una conservazione soddisfacente di habitat e specie. Da non sottovalutare la selezione delle specie al pascolo, ricordando che il patrimonio zootecnico regionale vanta ancora la presenza di razze ovine, caprine classificate come a rischio di estinzione, che se adeguatamente preservate sono capaci di valorizzare la rusticità dei territori. La conservazione di questa estrema variabilità, a scopo di preservazione della grande specificità territoriale tuttora presente, appare obiettivo perseguibile attraverso innanzitutto la costituzione di una “riserva genetica” in situ. (Cfr. PSR 2007-2013).

Si riportano dati relativi alle aziende agricole e zootecniche site nei comuni di Atella e Rionero in Vulture.

147

Aziende per classe di superficie totale, comune e zona altimetrica

Superficie totale per forma di conduzione delle aziende, comune e zona altimetrica (superficie in ettari)

Aziende con allevamenti e aziende con bovini, bufalini, suini e relativo numero di capi per comune e zona altimetrica

Aziende con seminativi e relativa superficie per le principali coltivazioni praticate, comune e zona altimetrica (superficie in ettari)

Aziende con ovini, caprini, equini, allevamenti avicoli e relativo numero di capi per comune e zona altimetrica

148

Si segnala il divieto di attività selvicolturali nella parte del SIC che è Riserva Naturale.

I fenomeni nell’area circostante il sito ricadenti nella categoria “agricoltura, foreste” sono:  codice 100: coltivazione;  codice 140: pascolo.

149

FENOMENO COLTIVAZIONE

Campi contigui al SIC

DETERMINANTI: agricoltura L’attività agricola, soprattutto a Nord e ad Est del SIC, si esplica nella coltivazione di cereali.

PRESSIONI: carico di nutrienti L’attività agricola a causa dell’utilizzo di sostanze chimiche provoca lo sversamento di nutrienti, quali azoto e fosforo, nel suolo e nelle acque.

STATO: compromissione ecosistemi La composizione e la funzionalità degli ecosistemi vengono danneggiate dalla cospicua presenza, in suolo e acque, di nutrienti.

IMPATTI: inquinamento da nutrienti I nutrienti causano inquinamento delle matrici ambientali suolo e acque.

RISPOSTE: pratiche agricole a basso impatto Nonostante l’intensità del fenomeno sia debole nel SIC, avendo influenza negativa, si auspica l’adozione di pratiche agricole a basso impatto.

Il fenomeno del pascolo già descritto come interno al sito, si verifica anche all’esterno dello stesso. Nell’area circostante il sito, il fenomeno risulta di intensità forte ma ha influenza nulla sul SIC.

Nella fase di monitoraggio, nella categoria “agricoltura, foreste” non è stato rilevato il fenomeno “altre attività agroforestali non elencate” in riferimento alla bruciatura delle stoppie e dei seminativi nei mesi estivi che libera nell’aria un’enorme quantità di inquinanti derivanti dalla combustione. Può accadere che si lasci il fuoco libero di spegnersi o di espandersi a piacimento, anche nel bosco. L'impatto sull'ambiente e sulla fauna è rilevante. L’odore di fumo della bruciatura

150 porta agitazione alle popolazioni animali che così manifestano l'istinto di conservazione e diversi individui raggiungono un livello pericoloso di stress.

Inoltre, si segnala che il rumore dei trattori, la deriva degli antiparassitari, l’effetto dei concimi, la forza dei venti e le luci hanno un’influenza negativa sulla falena “Bramea”. Luci anche fioche, infatti, sono in grado di richiamare la farfalla e spingerla fuori dal proprio habitat, anche per molti chilometri.

Nonostante non sia stato rilevato nella fase di monitoraggio, nella categoria “agricoltura, foreste” il fenomeno “altre attività agroforestali non elencate” riferito ad un rimboschimento, si segnala che nella parte centrale del versante medio- basso (aree ad altitudine compresa tra 300 e 500 m) sono presenti tracce di un rimboschimento eseguito in passato che versa in cattive condizioni vegetative. In generale, non si ha rinnovamento del frassino a causa dell’abbassamento della falda idrica e sono presenti rimboschimenti eseguiti con specie aliene. Le specie invasive sono considerate una delle maggiori minacce alla biodiversità. I loro impatti sull'ecologia locale comprendono: competizione con organismi autoctoni per il cibo e l'habitat, cambiamenti strutturali degli ecosistemi, tossicità diretta (le specie invasive possono costituire un ricettacolo di parassiti o un veicolo di patogeni).

2.6.2. pesca, caccia e raccolta Sebbene nella fase di monitoraggio, non sono stati rilevati fenomeni ricadenti nella categoria: “pesca, caccia e raccolta” (Gazzetta ufficiale della Comunità europea del 24 aprile 1997 appendice E) si segnala, in relazione al fenomeno “caccia, pesca ed altre attività di raccolta non elencate”, di tenere sotto stretta vigilanza la pratica di raccolta di tartufi e funghi epigei ai sensi delle delibere e delle leggi sottoelencate:  legge regionale del 21 giugno 1984, n. 17 inerente la disciplina per la raccolta dei funghi;  legge regionale del 14 dicembre 1998, n. 48 relativa alla disciplina di raccolta, incremento e commercializzazione dei funghi epigei spontanei freschi e conservati;  deliberazione del Consiglio Regionale del 14 dicembre 1999, n. 1269 sul regolamento per determinare il numero, i costi, i criteri e le modalità di rilascio dei tesserini per la raccolta dei funghi epigei spontanei (D.G.R. n. 1171 del 25 maggio 1999).

2.6.3. attività mineraria ed estrattiva Nella fase di monitoraggio, non sono stati rilevati fenomeni ricadenti nella categoria: “attività mineraria ed estrattiva” (Gazzetta ufficiale della Comunità europea del 24 aprile 1997 appendice E) e non vi sono, allo stato attuale, segnalazioni da fare in merito a tale categoria.

2.6.4. urbanizzazione, industrializzazione ed attività similari I fenomeni nell’area circostante il sito ricadenti nella categoria “urbanizzazione, industrializzazione ed attività similari” (Gazzetta ufficiale della Comunità europea del 24 aprile 1997 appendice E) sono: 151

 codice 403: abitazioni disperse;  codice 490: altre attività urbanistiche, industriali e simili;  codice 430: strutture agricole.

FENOMENO ABITAZIONI DISPERSE

DETERMINANTI: abitazioni disperse Nel SIC sono presenti abitazioni disperse, ad esempio villette.

PRESSIONI: presenze umane indotte Le abitazioni disperse implicano lo svolgimento di attività antropiche.

STATO: ubicazione disordinata delle abitazioni Le abitazioni sono ubicate disordinatamente nel SIC.

IMPATTI:, allontanamento falena, degrado del paesaggio Le abitazioni disperse hanno con le loro luci influenza negativa sulla falena “Bramea”, infatti le luci attraggono la farfalla e la conducono fuori dal proprio habitat. Inoltre, le abitazioni sparse provocano un danno paesaggistico.

RISPOSTE: verifica destinazione d’uso strutture Risulta opportuno verificare la destinazione d’uso delle strutture presenti e l’eventualità che siano disabitate, di modo da abbatterle, qualora non assolvano ad alcuna funzione e siano abbandonate, inoltre, occorre evitare la costruzione di ulteriori strutture sparse essendo il fenomeno di intensità media ed influenza negativa.

FENOMENO ALTRE ATTIVITÀ URBANISTICHE, INDUSTRIALI E SIMILI

DETERMINANTI: impianto di trattamento reflui Nei pressi del confine orientale del SIC è stato rilevato un depuratore.

PRESSIONI: immissione refluo in corpi idrici Il refluo se non opportunamente trattato dal depuratore compromette la condizione qualitativa del corpo idrico ricettore.

STATO: compromissione salute umana ed ecosistemi, alterazione del colore del corpo idrico e del paesaggio, cattivi odori Il corpo idrico subisce una variazione del colore a causa dello sversamento in esso di liquami non opportunamente depurati. Vengono compromesse la salute umana e la qualità degli ecosistemi. Il paesaggio risulta danneggiato e si percepiscono cattivi odori nell’area circostante la risorsa idrica.

IMPATTI: inquinamento acque, criticità delle ittiocenosi Il liquame non opportunamente depurato causa inquinamento delle acque del corpo idrico ricettore. Si originano criticità delle ittiocenosi.

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RISPOSTE: rispetto normativa vigente Nel SIC non si registrano effetti riconducibili ad un non idoneo trattamento del refluo nel depuratore che risulta non avere una particolare influenza sulla conservazione degli habitat e sulla sopravvivenza di specie vegetali o animali. Intensità fenomeno debole. Influenza nulla. In ogni caso, risulta opportuno eseguire il monitoraggio dei parametri in uscita dal depuratore e fare riferimento ai limiti allo scarico ai sensi del D.lgs 152/06 e s.m.i.

FENOMENO STRUTTURE AGRICOLE

DETERMINANTI: strutture agricole Nel SIC sono presenti strutture a vocazione agricola.

PRESSIONI: carico di nutrienti L’attività agricola, per effetto dell’utilizzo di fertilizzanti, causa apporto di nutrienti (fosforo e azoto) a suolo ed acque.

STATO: compromissione ecosistemi, recinzioni I nutrienti sono presenti in suolo e acque in alte concentrazioni che compromettono la composizione e funzionalità degli ecosistemi. Le fitte recinzioni delle strutture agricole ostacolano il libero movimento della fauna.

IMPATTI: inquinamento da nutrienti I consistenti carichi di nutrienti causano inquinamento di suolo e acque.

RISPOSTE: contenimento numero strutture agricole Risulta opportuno contenere il numero delle strutture agricole nel SIC avendo il fenomeno intensità media ed influenza negativa.

Sebbene non sia stata rilevata nella fase di monitoraggio, nella categoria “urbanizzazione, industrializzazione ed attività similari”, in riferimento al fenomeno “altre attività urbanistiche, industriali e simili” la presenza di impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili, in particolare, impianti eolici nel SIC o nell’area circostante lo stesso, si segnala la possibilità che vengano presentati progetti di realizzazione degli stessi. Gli impianti eolici determinano i seguenti impatti:  rischio di collisione dei volatili;  rumore e conseguente spostamento dei volatili;  effetto barriera, ossia cambiamento della direzione dei volatili durante le migrazioni e le attività di approvvigionamento alimentare a causa della presenza delle pale;  rischio di perdita o degradazione degli habitat (fonte: guida della commissione europea: “Wind Energy developments and Natura 2000”).

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2.6.5. trasporti e comunicazioni I fenomeni nel sito ricadenti nella categoria “trasporti e comunicazioni” sono:  codice 511: elettrodotti.

FENOMENO ELETTRODOTTI

DETERMINANTI: elettrodotto L’area presenta al sui interno un elettrodotto che attraversa ad occidente da nord a sud il sito in esame. Il Traliccio è stato localizzato ed ha le seguenti coordinate 40°55’39.5” N e 15°32’25.9” E.

PRESSIONI: radiazioni non ionizzanti La presenza dell’elettrodotto comporta l’emissione di radiazioni non ionizzanti.

STATO: effetti negativi sugli organismi, alterazione paesaggio La presenza della linea elettrica può danneggiare gli esseri viventi presenti nelle vicinanze. Si segnala, il rischio di intercettazione del volo degli uccelli, da parte dell’elettrodotto. Inoltre quest’ultimo causa un danno paesaggistico.

IMPATTI: inquinamento elettromagnetico Le radiazioni non ionizzanti determinano un inquinamento elettromagnetico nell’area circostante l’elettrodotto.

RISPOSTE: rispetto normativa vigente l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Basilicata, in particolare l’ufficio denominato Inquinamento Elettromagnetico ed acustico del Dipartimento Provinciale di Potenza, contattato dal Dott. Lorusso, a mezzo richiesta scritta (n. prot. 0005286) non ha fornito dati di monitoraggio relativi ai campi elettromagnetici generati dall’elettrodotto, in quanto non sono state effettuate misurazioni sull’area interessata. Ad ogni modo, essendo il fenomeno di influenza negativa (intensità media, % sito interessata= 5%) risulta necessario il rispetto della normativa in materia di elettrosmog (legge della regione Basilicata n. 30 del 5 maggio 2000 inerente la prevenzione dell’inquinamento da campi elettromagnetici) per valutare gli impatti negativi sull’area in oggetto e quantificarli.

I fenomeni nell’area circostante il sito ricadenti nella categoria “trasporti e comunicazioni” (Gazzetta ufficiale della Comunità europea del 24 aprile 1997 appendice E) sono:  codice 501: sentieri, piste ciclabili.

FENOMENO SENTIERI E PISTE CICLABILI

DETERMINANTI: sentieristica e ciclismo Nel SIC sono presenti sentieri e piste ciclabili.

PRESSIONI: calpestio 154

Il terreno viene calpestato a causa della presenza di sentieri e piste ciclabili.

STATO: compattamento del terreno Si origina compattamento del terreno dovuto al calpestio che si origina percorrendo i sentieri e praticando il ciclismo.

IMPATTI: alterazione del terreno Il terreno oltre a risultare compattato presenta visibili solchi derivanti da sentieri e piste ciclabili.

RISPOSTE: nessuna misura di contenimento del fenomeno Dai dati di monitoraggio, si evince che il SIC non risente della presenza di sentieri e piste ciclabili. Intensità media. Influenza nulla.

Nella categoria “trasporti e comunicazioni”, in riferimento al fenomeno “elettrodotti”, si segnala che gli impianti eolici determinano la presenza di cavi elettrici per la distribuzione dell’energia prodotta.

2.6.6. turismo e divertimenti Sebbene nella fase di monitoraggio non siano stati rilevati fenomeni ricadenti nella categoria: “divertimento e turismo” (Gazzetta ufficiale della Comunità europea del 24 aprile 1997 appendice E) si segnala, in relazione al fenomeno “altri divertimenti e attività turistiche non elencate”, che il SIC Grotticelle di Monticchio è interessato da un tipo di turismo fondamentalmente incentrato sull’interesse scientifico e naturalistico volto alla visita del luogo eletto dalla Acanthobrahmaea europaea (Hartig) e per essa protetto. Le visite di gruppi scientifici o di scolaresche sono autorizzate, coordinate, guidate e vigilate dall’Ufficio Territoriale per la Biodiversità di Potenza (Corpo Forestale dello Stato). Per la restante parte del sito, quello non interessato dalla Riserva, l’interesse alla visita è pressoché non significativo.

FENOMENO ALTRI DIVERTIMENTI E ATTIVITÀ TURISTICHE NON ELENCATE

DETERMINANTI turismo Nella riserva l’attività di visita non produce effetti deteriori in quanto, i gruppi sono contingentati e avvertiti di tenere un comportamento consono al rispetta del luogo naturale. Inoltre, gli agenti della Forestale sono attenti nel vigilare sul comportamento dei gruppi.

PRESSIONI presenza antropica Attualmente, non si dispone di dati statistici disaggregati per questa specifica area del Vulture. L’Ufficio Biodiversità conta per la Riserva Naturale Statale Orientata “Grotticelle” circa 2000 presenze all’anno. Un valore sicuramente molto limitato. Per quanto siano poco rappresentativi, si riportano di seguito alcuni dati relativi al Progetto Integrato Territoriale 8 dell’Azienda di Promozione Turistica della Basilicata nel quale rientra il SIC “Grotticelle di Monticchio” (anni 2006-2009).

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Flusso turistico

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STATO compromissione ecosistemi, compattamento terreno, abbandono rifiuti parcheggio auto in aree prative Le attività turistiche spesso incontrollate provocano notevoli danni agli habitat ed alle specie a partire dal danneggiamento meccanico della flora a causa di moto e quad fino al compattamento del suolo. Inoltre, durante le numerose uscite effettuate nella fase di monitoraggio del progetto Rete Natura 2000 sono state rilevate molte aree con presenza di micro- rifiuti solidi e liquidi (quali cibi, lattine di alluminio, bottiglie di vetro e di plastica) che oltre ad avere un impatto visivo negativo possono essere causa di intossicazioni per piccoli mammiferi ed uccelli. Il cumulo di rifiuti alimentari risulta pericoloso punto di concentrazione di volpi e cani inselvatichiti, oltre a ratti di ogni specie che interagiscono con la fauna locale. Risulta usuale trovare automobili parcheggiate in aree prative, anche in prossimità di zone ove vi sono alcune rarità botaniche.

IMPATTI inquinamento di suolo e acque, acustico e luminoso I rifiuti abbandonati generano percolato che inquina suolo ed acque. Risultano rilevanti l’impatto luminoso sugli habitat e sui loro frequentatori animali (specialmente avifauna notturna e lepidottero fauna notturna) e l’impatto sonoro di automezzi, di musica all’aperto, di macchine in azione, di fuochi pirotecnici, che rendono “invivibili” per molti mesi all’anno le sponde del lago e l’intera caldera.

RISPOSTE modelli di governance del territorio, vigilanza Una politica di conservazione attiva ed uno sviluppo sostenibile vede i modelli di governance del territorio, con approcci partecipativi, concertativi e di coinvolgimento degli attori locali non tanto come una riduzione passiva degli impatti ambientali, quanto come una presa in carico diretta dei meccanismi atti a 157 diminuire gli impatti. Come si evince dalla pubblicazione “Qualità del turismo nelle aree protette. Politiche, strumenti e applicazioni nei Parchi Nazionali” edita dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio in collaborazione con il Centro Turistico Studentesco, la Carta europea del turismo sostenibile si configura come uno strumento strategico volto ad implementare per i parchi e le aree protette una strategia di sostenibilità turistica che coinvolga gli attori locali ed i portatori d’interesse. Altro strumento operativo di questo tipo è Agenda 21 locale. Non dovranno tuttavia mancare azioni di vigilanza e controllo da parte degli organi competenti (Corpo Forestale dello Stato, Guardia Parco, Guardie Ecologico-Venatorie).

2.6.7. inquinamento e altre attività umane I fenomeni nel sito ricadenti nella categoria “inquinamento e altre attività umane” (Gazzetta ufficiale della Comunità europea del 24 aprile 1997 appendice E) sono:  codice 720: calpestio eccessivo.

FENOMENO CALPESTIO ECCESSIVO

DETERMINANTI: pascolo, uso macchinari agricoli pesanti, lavorazione terreno umido

Sia all’interno dell’area SIC che all’esterno dello stesso sono evidenti i segni di pascolamento che causa calpestio eccessivo. Inoltre, causano il calpestio, l’uso di macchinari agricoli pesanti e la lavorazione di un terreno troppo umido.

PRESSIONI: movimento del terreno Il calpestio provoca un movimento verso il basso del terreno rispetto alla sua posizione originaria. Ad esempio, le lavorazioni premono sullo strato di terreno sottostante a quello interessato dal mezzo meccanico (aratro).

STATO: compattamento terreno La pressione del calpestio sul terreno si traduce in un costipamento dello stesso.

IMPATTI: riduzione di: porosità, aerazione e capacità di ritenzione idrica del terreno, ruscellamento delle acque, diminuzione del rendimento del terreno, erosione La compattazione riduce la porosità, la capacità di ritenzione idrica del terreno e la possibilità di ossigenazione delle radici delle piante. Quando un terreno ha una minore capacità di trattenere l’acqua, i rendimenti diminuiscono, il ruscellamento delle acque aumenta e il suolo diventa più vulnerabile all’erosione.

RISPOSTE: gestione e regolamentazione del pascolo La riduzione del fenomeno (intensità media, % sito interessata=10%, influenza negativa) non può prescindere da una regolamentazione e gestione del pascolo e delle attività agricole.

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2.6.8. modifiche umane delle condizioni idrauliche Nella fase di monitoraggio, non sono stati rilevati fenomeni ricadenti nelle categoria “modifiche umane delle condizioni idrauliche - zone umide e ambiente marino” (Gazzetta ufficiale della Comunità europea del 24 aprile 1997 appendice E) e allo stato attuale, non vi sono segnalazioni da fare per tale categoria.

2.6.9. processi naturali I fenomeni nel sito ricadenti nella categoria “processi naturali biotici e abiotici” (Gazzetta ufficiale della Comunità europea del 24 aprile 1997 appendice E) sono:  codice 900: erosione;  codice 953: acidificazione.

FENOMENO EROSIONE

DETERMINANTI: agricoltura Oltre a fenomeni localizzati di erosione all'interno del SIC dovuti al fenomeno del "sentieramento" da parte degli animali al pascolo, sono evidenti, nell’habitat 6220* del SIC, fenomeni erosivi su substrati argillosi del Pliocene, tipicamente calanchivi con movimenti franosi a zolle e incisioni causate dalle meteore. In linea generale, l’erosione è causata dall’attività agricola.

PRESSIONI: sfruttamento del suolo per l’agricoltura Il suolo viene eroso dall’utilizzo di mezzi agricoli e prodotti chimici a fini agronomici.

STATO: compattamento terreno, acidificazione del suolo L’uso di mezzi agricoli determina il compattamento dello strato di terreno sottostante quello interessato dall’utilizzo del mezzo. I prodotti chimici utilizzati a fini agricoli determinano un eccesso di nitrati nel suolo, quindi l’acidificazione. In particolare, i processi che generano acidità nei suoli sono: - deposizione di acidi o di sostanze acidificanti dall'atmosfera; - assorbimento di [cationi] > [anioni] da parte delle piante; - rimozione di cationi in seguito a raccolto della vegetazione; - processi di ossidazione come la nitrificazione; - produzione per metabolismo microbico di acidi organici; - incremento della sostanza organica del suolo; - volatilizzazione dell'ammonio.

Quando il suolo si acidifica a causa della deposizione di inquinanti acidificanti perde con più facilità le sostanze nutrienti in esso contenute, in quanto, queste sono più facilmente solubili nell’acqua e tendono perciò a migrare negli strati più profondi, dove non sono più utili per il nutrimento delle piante. Inoltre l’acidificazione del suolo favorisce la liberazione di metalli che possono danneggiare i microrganismi presenti responsabili di importanti e utili processi di decomposizione, e/o possono, attraverso la catena alimentare, giungere fino agli uccelli e ai mammiferi incluso l’uomo. I gruppi più sensibili all’acidificazione sono i pesci, i licheni, i muschi, alcuni funghi e piccoli organismi acquatici. 159

IMPATTI: inquinamento del suolo e delle acque L’acidificazione comporta inquinamento del suolo e delle acque.

RISPOSTE: pratiche agricole a basso impatto Il fenomeno dell’erosione (intensità media, % sito interessata= 5%, influenza negativa) può essere ridotto con l’adozione di pratiche agricole a basso impatto. Inoltre, la compattazione del terreno può essere evitata, o comunque diminuita, adottando opportuni accorgimenti: - ridurre il numero di passaggi delle macchine e degli attrezzi sul terreno. Quando ciò non è possibile, è preferibile passare con le macchine sempre sulla stessa traccia nelle successive operazioni colturali; - preferire le macchine con ruote a quelle con cingoli; - effettuare lavorazioni alternative all’aratura come la discissura con chisel o con ripuntatori, disponibili in diversi tipi (curvi, dritti, inclinati), in funzione dei tipo di terreno da lavorare; - effettuare le operazioni colturali, la raccolta ed il pascolamento quando il suolo è asciutto; - effettuare la rotazione delle colture; - mantenere o incrementare la quota di sostanza organica nel terreno. Nel valutare, però, i fenomeni di erosione e di degradazione del suolo, si consideri che quest’ultimi contribuiscono a produrre nel tempo il mosaico diversificato che caratterizza il paesaggio dei calanchi ammirabili presso Grotticelle. Per la conservazione di questi geositi risulta essenziale il mantenimento di un equilibrato regime di disturbo, che sta alla base della loro genesi e della loro conservazione.

FENOMENO ACIDIFICAZIONE

DETERMINANTI: agricoltura L’agricoltura con l’utilizzo di fertilizzanti causa l’acidificazione del suolo.

PRESSIONI: carico di nutrienti L’uso di fertilizzanti causa l’immissione di nitrati nel suolo e di conseguenza, l’acidificazione.

STATO: erosione del suolo, interramento infrastrutture Il suolo viene eroso dall’utilizzo di mezzi agricoli e concimi. L’erosione del suolo comporta, dal punto di vista ingegneristico, la necessità di interrare le strutture da realizzare, al fine di contrastare il fenomeno e mettere in sicurezza l’eventuale presenza umana nell’area.

IMPATTI: inquinamento suolo e acque L’acidificazione comporta la compromissione dello stato qualitativo di suolo e acque.

RISPOSTE: opere di ingegneria naturalistica Essendo il fenomeno rilevante nel SIC (intensità media, % sito interessata= 60%, influenza negativa) risulta opportuna l’esecuzione di opere ingegneristiche. 160

Gli interventi potrebbero essere di più ampio respiro concordando con le autorità competenti opere di ingegneria naturalistica, al fine di contrastare il fenomeno e ridurne gli impatti nel tempo. Tali opere vengono realizzate per ridurre il rischio di erosione del terreno negli interventi di consolidamento e prevedono l'utilizzo di piante vive o parti di esse (semi, radici, talee) da sole o in combinazione con materiali naturali inerti (legno, pietrame o terreno), materiali artificiali biodegradabili (biostuoie, geojuta) o materiali artificiali non biodegradabili (reti zincate, geogriglie, georeti, geotessili).

2.7. INDICATORI SOCIOECONOMICI

Grotticelle di Monticchio rientra nell’area vasta del Vulture. Al fine di realizzare la promozione sociale del sito e sensibilizzare ai temi di tutela di habitat e specie di pregio presenti in esso, si ritiene opportuna la definizione di un modello regionale di segnaletica dei SIC. Gli Enti Gestori devono tabellare i confini dei siti adottando una soluzione grafica comune a tutta la regione. L’area vasta del Vulture è una realtà territoriale distinta e ben individuabile che, oltre alla massa vulcanica vera e propria, estende i suoi confini a nord, fino all’Ofanto e ai bacini della fiumara di Atella, Venosa e del Rendina. La maggior parte del territorio è interessata dalle coltivazioni erbacee e arboree, soprattutto nelle zone meno acclivi le prime, nelle zone collinari le seconde. Di minore importanza sono le zone a pascolo (2%). Sono limitate le terre in abbandono (2%). Oltre il 20% è costituito da boschi, mentre molto limitate sono le colture orticole (1%). Tra le terre a bassa naturalità sono comprese le aree urbanizzate e le cave, che ammontano al oltre 8%. Una urbanizzazione comunque ben distribuita. In riferimento ai due Comuni che interessano il SIC, si riportano alcune informazioni statistiche riguardanti il settore primario.

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Molti eventi hanno caratterizzato quest’area dal punto di vista socio-economico: la Fiat a Melfi, l’inceneritore “La Fenice”, l’esplosione del mercato delle acque minerali e l’entrata in campo della CocaCola, la crisi dell’agro-alimentare anche quello di qualità. Tali eventi hanno definito la contestualità e la complessità di innumerevoli fattori di tipo ambientale che caratterizzano l’area. Tra di essi le connessioni possono essere evidenziate da una attenta analisi che prenda in considerazione l’assetto insediativo e demografico, le caratteristiche strutturali del tessuto produttivo, la formazione professionale, il mercato del lavoro, la dotazione di risorse ambientali e turistiche, il grado di offerta delle infrastrutture e dei principali servizi alla persona ed alle imprese. Il SIC ricade nella Comunità Montana del Vulture, nei Comuni di Atella e Rionero in Vulture, per quanto riguarda le proprietà, pur sottolineando che il catasto italiano non è probatorio, l ‘area è quasi completamente pubblica (90%), come si evince dal quadro delle particelle catastali interessate.

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Foglio Particelle Comune Proprietà pubblica Proprietà privata 1) 6 16 Rionero in Vulture AZ. STATO FORESTE DEMANIALI 2) 6 14 Rionero in Vulture AZ. STATO FORESTE DEMANIALI 3) 6 27 Rionero in Vulture AZ. STATO FORESTE DEMANIALI 4) 6 28 Rionero in Vulture AZ. STATO FORESTE DEMANIALI 5) 6 26 Rionero in Vulture AZ. STATO FORESTE DEMANIALI 6) 6 56 Rionero in Vulture AZ. STATO FORESTE DEMANIALI 7) 6 57 Rionero in Vulture AZ. STATO FORESTE DEMANIALI 8) 6 58 Rionero in Vulture x 9) 6 59 Rionero in Vulture x 10) 7 7 Rionero in Vulture Regione Basilicata 11) 5 11 Atella Regione Basilicata 12) 5 10 Atella Regione Basilicata

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Dati demografici ed occupazionali sul comune di Rionero in Vulture.

Rionero in Vulture è un comune di 13.511 abitanti (6.666 maschi, 6.845 femmine), con una densità per Kmq di 254,0 e una superficie di 53,19 Kmq (Dati ISTAT 2009). Il Trend di Popolazione è positivo e tra il 2001 e il 2009 ha fatto registrare un positivo 0,6%. Di seguito si riportano tabelle che illustrano come è cambiata la popolazione dal 1861 al 2009, in termini di residenza, numero di famiglie, sesso ed età:

Popolazione Rionero in Vulture 1861-2009 Anno Residenti Variazione Note 1861 12.155 1871 11.581 -4,7% 1881 11.689 0,9% 1901 11.834 1,2% 1911 11.029 -6,8% Minimo 1921 11.338 2,8% 1931 12.116 6,9% 1936 13.075 7,9% 1951 14.787 13,1% Massimo 1961 14.378 -2,8% 1971 11.827 -17,7% 1981 12.147 2,7% 1991 13.201 8,7% 2001 13.441 1,8% 2009 13.511 0,5%

Evoluzione Residenti

164

Popolazione Rionero in Vulture 2001-2009 Componenti Anno Residenti Variazione Famiglie %Maschi per Famiglia 2001 13.426 2002 13.427 0,0% 49,3% 2003 13.447 0,1% 4.500 2,99 49,3% 2004 13.413 -0,3% 4.909 2,73 49,3% 2005 13.424 0,1% 4.951 2,71 49,3% 2006 13.413 -0,1% 4.985 2,69 49,3% 2007 13.519 0,8% 5.106 2,65 49,2% 2008 13.533 0,1% 5.150 2,62 49,3% 2009 13.511 -0,2% 5.220 2,59 49,3%

Abitanti 2001-2009

165

Popolazione per età Rionero in Vulture 2009 Indice di Vecchiaia: 131,6% Rapporto tra la popolazione anziana (65 anni e oltre) e quella più giovane (0-14 anni) Età Maschi Femmine Totale %Totale %Maschi 0-4 289 260 549 4,1% 52,6% 5-9 349 295 644 4,8% 54,2% 10-14 372 339 711 5,3% 52,3% 15-19 454 391 845 6,2% 53,7% 20-24 466 405 871 6,4% 53,5% 25-29 413 444 857 6,3% 48,2% 30-34 475 464 939 6,9% 50,6% 35-39 515 505 1.020 7,5% 50,5% 40-44 576 619 1.195 8,8% 48,2% 45-49 567 534 1.101 8,1% 51,5% 50-54 461 450 911 6,7% 50,6% 55-59 377 361 738 5,5% 51,1% 60-64 308 339 647 4,8% 47,6% 65-69 240 292 532 3,9% 45,1% 70-74 268 344 612 4,5% 43,8% 75-79 246 309 555 4,1% 44,3% 80-84 197 285 482 3,6% 40,9% 85-89 87 173 260 1,9% 33,5% 90-94 8 31 39 0,3% 20,5% 95-99 4 19 23 0,2% 17,4% 100+ 0 2 2 0,0% 0,0% Totale 6.672 6.861 13.533

Grafico Età

166

Per Fasce di Età Età Maschi Femmine Totale %Totale %Maschi 0-14 1.010 894 1.904 14,1% 53,0% 15-64 4.612 4.512 9.124 67,4% 50,5% 65+ 1.050 1.455 2.505 18,5% 41,9% Totale 6.672 6.861 13.533

Per quanto riguarda l'occupazione, nel comune di Rionero in Vulture risultano insistere 71 attività industriali con 577 addetti pari al 22,01% della forza lavoro occupata, 299 attività di servizio con 447 addetti pari al 17,05% della forza lavoro occupata, altre 374 attività di servizio con 881 addetti pari al 33,60% della forza lavoro occupata e 29 attività amministrative con 717 addetti pari al 27,35% della forza lavoro occupata. Risultano occupati complessivamente 2.622 individui, pari al 19,51% del numero complessivo di abitanti del comune.

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Dati demografici ed occupazionali sul comune di Atella.

Atella è un comune di 3.899 abitanti (1.929 maschi, 1.970 femmine), con una densità per Kmq di 44,2 e una superficie di 88,28 Kmq (Dati ISTAT 2009). Il Trend di Popolazione è positivo e tra il 2001 e il 2009 ha fatto registrare un positivo 4,4%. Di seguito si riportano tabelle che illustrano come è cambiata la popolazione dal 1861 al 2009, in termini di residenza, numero di famiglie, sesso ed età:

Popolazione Atella 1861-2009 Anno Residenti Variazione Note 1861 1.999 Minimo 1871 2.235 11,8% 1881 2.211 -1,1% 1901 2.350 6,3% 1911 2.337 -0,6% 1921 2.302 -1,5% 1931 3.032 31,7% 1936 3.042 0,3% 1951 3.800 24,9% 1961 3.655 -3,8% 1971 3.518 -3,7% 1981 3.542 0,7% 1991 3.519 -0,6% 2001 3.726 5,9% 2009 ind 3.899 4,6% Massimo

Evoluzione Residenti

168

Popolazione Atella 2001-2009 Componenti Anno Residenti Variazione Famiglie %Maschi per Famiglia 2001 3.733 2002 3.780 1,3% 49,0% 2003 3.834 1,4% 1.399 2,74 49,0% 2004 3.845 0,3% 1.397 2,75 49,1% 2005 3.876 0,8% 1.442 2,69 49,3% 2006 3.869 -0,2% 1.458 2,65 49,5% 2007 3.891 0,6% 1.491 2,61 49,8% 2008 3.911 0,5% 1.508 2,59 49,5% 2009 3.899 -0,3% 1.508 2,59 49,5%

Abitanti 2001-2009

Popolazione per età Atella 2009 Indice di Vecchiaia: 118,6% Rapporto tra la popolazione anziana (65 anni e oltre) e quella più giovane (0-14 anni) Età Maschi Femmine Totale %Totale %Maschi 0-4 99 85 184 4,7% 53,8% 5-9 113 116 229 5,9% 49,3% 10-14 104 113 217 5,5% 47,9% 15-19 113 117 230 5,9% 49,1% 20-24 130 116 246 6,3% 52,8% 25-29 131 111 242 6,2% 54,1% 30-34 121 145 266 6,8% 45,5% 35-39 162 162 324 8,3% 50,0% 40-44 157 154 311 8,0% 50,5%

169

45-49 148 130 278 7,1% 53,2% 50-54 103 119 222 5,7% 46,4% 55-59 117 105 222 5,7% 52,7% 60-64 113 80 193 4,9% 58,5% 65-69 76 81 157 4,0% 48,4% 70-74 76 97 173 4,4% 43,9% 75-79 80 97 177 4,5% 45,2% 80-84 62 83 145 3,7% 42,8% 85-89 26 43 69 1,8% 37,7% 90-94 4 16 20 0,5% 20,0% 95-99 1 5 6 0,2% 16,7% 100+ 0 0 0 0,0% Totale 1.936 1.975 3.911

Grafico Età

Per Fasce di Età Età Maschi Femmine Totale %Totale %Maschi -14 316 314 630 16,1% 50,2% 15-64 1.295 1.239 2.534 64,8% 51,1% 65+ 325 422 747 19,1% 43,5% Totale 1.936 1.975 3.911

Grafico Fasce Età

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Per quanto riguarda l'occupazione, nel comune di Atella risultano insistere 88 attività industriali con 920 addetti pari al 56,72% della forza lavoro occupata, 43 attività di servizio con 78 addetti pari al 4,81% della forza lavoro occupata, altre 68 attività di servizio con 248 addetti pari al 15,29% della forza lavoro occupata e 22 attività amministrative con 376 addetti pari al 23,18% della forza lavoro occupata. Risultano occupati complessivamente 1.622 individui, pari al 43,53% del numero complessivo di abitanti del comune.

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3. QUADRI RIASSUNTIVI SULLO STATO DEGLI HABITAT E DELLE SPECIE A LIVELLO NAZIONALE E BIOGEOGRAFICO

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4. INVENTARIO DELLE NORMATIVE APPLICABILI

GENERICO Ambiente Legislazione ed altro link On-line Livello NORMATIVE Direttiva n.79/409/CEE "Uccelli" del Consiglio del 2 aprile 1979 Comunitario concernente la conservazione degli uccelli selvatici. 79/409/CEE "Uccelli". NORMATIVE Direttiva n. 81/854/CEE del 19 ottobre 1981 che adatta la direttiva 79/409/CEE a seguito dell’adesione della Grecia Direttiva 81/854/CEE NORMATIVA Direttiva n. 91/244/CEE del 6 marzo 1991 che modifica la direttiva n. 79/409/CEE (in particolare sostituisce gli allegati I e II) Direttiva 91/244/CEE NORMATIVA Direttiva n. 94/24/CE dell’8 giugno 1994 che modifica l’allegato II della direttiva n. 79/409/CEE Direttiva 94/24/CE NORMATIVA Direttiva n. 97/49/CE del 29 luglio 1997 che sostituisce l’allegato I della direttiva n. 79/409/CEE Direttiva 97/49/CE NORMATIVE Direttiva 92/43/CEE"Habitat" del Consiglio del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e delle specie della flora e della fauna selvatiche. Soprattutto Art. 6 Direttiva 92/43/CEE "Habitat" NORMATIVE Direttiva 97/62/CEE del 27 ottobre 1997 recante adeguamento al progresso tecnico e scientifico delle direttiva 92/43/CEE Direttiva 97/62/CEE Regolamento CE n. 746/96 della Commissione del 24/04/1996 recante modalità d’applicazione del regolamento CEE n. 2078/92 del Consiglio relativo a metodi di produzione agricola compatibili con le esigenze di protezione dell’ambiente e con la cura dello spazio naturale. Testo consolidato con le modifiche apportate dal regolamento CE n. 435/97 della Commissione del 6/3/1997 / NORMATIVE Regolamento (CE) N. 1975/2006 DELLA COMMISSIONE del 7 dicembre 2006 che stabilisce modalità di applicazione del regolamento (CE) n. 1698/2005 del Consiglio per quanto riguarda l’attuazione delle procedure di controllo e della condizionalità per le misure di sostegno dello sviluppo rurale. Regolamento (CE) N. 1975/2006 NORMATIVE DIRETTIVA 2009/147/CE concernente la conservazione degli uccelli selvatici Direttiva 2009/147/CE NORMATIVE Regolamento (CE) n. 359/2009 della Commissione del 30 aprile http://eur- 2009 - Sospende l'introduzione nella Comunità di esemplari di lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriS talune specie di fauna e flora selvatiche (Gazzetta Ufficiale erv.do?uri=OJ:L:2009:110:0003:0 dell'Unione Europea L 110 del 1 maggio 2009 026:IT:PDF Livello Nazionale Legge 18 maggio 1989, n. 183. Norme per il riassetto http://www.adbve.it/Document organizzativo e funzionale della difesa del suolo. (Testo della i/legge18389.htm legge 183/89 integrata con la legge 253/90, con il decreto legge 398/93 convertito con la legge 493/93, con la legge 61/94, con la legge 584/94

NORMATIVE Legge 6 dicembre 1991, n. 394. Legge quadro sulle aree http://www.parks.it/federparchi protette /leggi/394.html NORMATIVE DPR 357/97 "Regolamento recante attuazione della direttiva n. Regolamento D.P.R. 8 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e settembre 1997 n. 357 seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche" 172

NORMATIVE Legge 28 luglio 2000, n. 224. "Conversione in legge, con http://www.parlamento.it/parla modificazioni, del decreto-legge 16 giugno 2000, n. 160, m/leggi/00224l.htm recante differimento del termine per gli interventi di bonifica e ripristino ambientale dei siti inquinati" (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 187 dell'11 agosto 2000). LINEE Guida all'Interpretazione dell'art. 6 della Dir. 92/43/CEE http://www.minambiente.it/op encms/export/sites/default/arc hivio/allegati/rete_natura_2000/ gestione_siti_natura2000.pdf NORMATIVE Decreto del 18 settembre 2001, n. 468. Ministero dell’Ambiente http://ns1.thetisweb.it/ambient e della Tutela del Territorio. Regolamento recante: “Programma esc.it/admin/uploads/files/719- nazionale di bonifica e ripristino ambientale” D.M.%20n%C2%B0468- 2001%20_%20Programma%20na zionale%20di%20bonifica%20e% 20ripristino%20ambientale%20d ei%20siti%20inquinati.pdf Decreto 3 settembre 2002. Ministero dell'Ambiente e Tutela del http://www.provincia.bergamo. Territorio. “Linee guida per la gestione dei siti Natura 2000” it/provpordocs/DM_3set2002.pd f

NORMATIVE Legge 3 ottobre 2002, n. 221. Integrazioni alla legge 11 febbraio Legge 3 ottobre 2002, n.221 1992, n. 157, in materia di protezione della "fauna selvatica e di (pdf, 72 KB). prelievo venatorio, in attuazione dell'art. 9 della direttiva 79/409/CEE" D.Lgs. 3 aprile 2006, n.152 e s.m.i.. “Norme in materia ambientale. Parte terza - Norme in materia di difesa del suolo e lotta alla desertificazione, di tutela delle acque dall'inquinamento e di gestione delle risorse idriche

NORMATIVE Legge 6 febbraio 2006, n. 66 "Adesione della repubblica http://gazzette.comune.jesi.an.i italiana all'accordo sulla conservazione degli uccelli migratori t/2006/53/6.htm dell'Africa-Eurasia, con Allegati e Tabelle, fatto a L'Aja il 15 agosto 1996" NORMATIVE Decreto 22 gennaio 2009. Ministero dell'Ambiente e della Tutela www.regione.abruzzo.it/xambie del Territorio e del Mare. Modifica del decreto 17 ottobre 2007, nte/docs/zpsSic/dm22gennaio2 concernente i criteri minimi uniformi per la definizione di misure 009.pdf di conservazione relative a Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e Zone di Protezione Speciale (ZPS). Pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 10 febbraio 2009, n. 33 http://eur- Piani d'azione a favore della biodiversita': conservazione delle lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriS risorse naturali, agricoltura, pesca e cooperazione erv.do?uri=COM:2003:0845:FIN:I PIANI economica e cooperazione allo sviluppo (COM(2001)162) T:PDF

Livello Regionale L.R. n° 42 del 22/05/1980 istituzione Aree Protette Gestite dalla Provincia

NORMATIVE Legge Regionale del 28 giugno 1994, n. 28: individuazione, http://www.arbea.basilicata.it/i classificazione, istituzione, tutela e gestione delle aree naturali ndex.php?option=com_docma protette in Basilicata n&task=doc_download&gid=92 8&Itemid= NORMATIVE Legge regionale del 2 febbraio 2001, n. 6. Disciplina delle http://minisiti.basilicatanet.it/giu attività di gestione dei rifiuti ed approvazione del relativo piano nta/files/docs/DOCUMENT_FILE_ 242347.pdf NORMATIVE Legge Regionale del 22 febbraio 2005, n. 12: modifiche alla l.r. http://www.ambientediritto.it/le 28 giugno 1994 n. 28 individuazione, classificazione, istituzione, gislazione/aree%20protette/200 tutela e gestione delle aree naturali protette in Basilicata 5/basilicata_lr2005_n.12.htm NORMATIVE DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 9 ottobre 2006, n. http://www.arbea.basilicata.it/i 1484. Legge regionale 2/95, art. 7 - Costituzione ndex.php?option=com_docma dell’Osservatorio regionale degli habitat naturali e delle n&task=doc_download&gid=14 popolazioni faunistiche. 09&Itemid=H89 NORMATIVE Deliberazione di Giunta Regionale del 16 aprile 2007 n. 530 - http://www.arbea.basilicata.it/i "D.G.R. n. 1484 del 9 ottobre 2006 - Costituzione ndex.php?option=com_docma dell'Osservatorio regionale degli habitat naturali e delle n&task=doc_download&gid=16 popolazioni faunistiche - Approvazione 'Progetto per le attività 32&Itemid= di monitoraggio, gestione e conservazione del patrimonio faunistico regionale

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REGIONE BASILICATA - Dipartimento Attività Produttive, Politiche Divieto di realizzare impianti dell’Impresa, Innovazione Tecnologica – “Piano di Indirizzo fotovoltaici di Energetico Ambientale Regionale” (PIEAR) approvato con macrogenerazione nei siti Legge Regionale 19 gennaio 2010, n.1 “Norme in materia di Natura 2000; SIA per impianti energia e Piano di Indirizzo Energetico Ambientale Regionale”. fotovoltaici di Ai sensi del D.Lgs. n. 152 del 3 aprile 2006 e della L.R. n. 9/2007 macrogenerazione che ricadono in una fascia di 1.000 m esterna ai siti SIC-ZPS; Divieto di realizzare impianti fotovoltaici di microgenerazione, ad eccezione di sistemi parzialmente o totalmente integrati e/o destinati all’autoconsumo, nei siti Natura 2000; SIA per impianti fotovoltaici di microgenerazione che ricadono in una fascia di 500 m esterna ai siti SIC-ZPS; Divieto di realizzare impianti eolici di macrogenerazione (≥ 1 MW) nei siti Natura 2000; SIA per impianti eolici di macrogenerazione che ricadono in una fascia di 1.000 m esterna ai siti SIC-ZPS; Divieto di realizzare impianti eolici di microgenerazione (< 1 MW) nei siti Natura 2000; SIA per impianti eolici di microgenerazione che ricadono in una fascia di 500 m esterna ai siti SIC-ZPS; Divieto di realizzare impianti solari termodinamici nei siti Natura 2000; SIA per impianti solari termodinamici che ricadono in una fascia di 500 m esterna ai siti SIC-ZPS; SIA per impianti a biomasse che ricadono in una fascia di 1.000 m esterna ai siti SIC-ZPS; SIA per centrali idroelettriche di grossa taglia (≥ 250 kW) che ricadono in una fascia di 1.000 m esterna ai siti SIC-ZPS

PSR - Programma di sviluppo rurale Regione Basilicata 2007-http://www.basilicatapsr.it/ 2013

Agricoltura e foresta NORMATIVE Regolamento (CE) n. 1782/2003 del Consiglio del 29 settembre http://www.abicisac.it/settore/r 2003 che stabilisce norme comuni relative al regime di sostegno eg_ce_1782_03.pdf diretto nell'ambito della Politica Agricola Comune (PAC) e istituisce taluni regimi di sostegno a favore degli agricoltori e che modifica i regolamenti (CEE) n. 2019/93, (CE) n. 1452/2001, (CE) n. 1453/2001, (CE) n. 1454/2001, (CE) n. 1868/94, (CE) n. Livello 1251/1999, (CE) n. 1254/1999, (CE) n. 1673/2000, (CEE) n. Comunitario 2358/71 e (CE) n. 2529/2001 NORMATIVE Regolamento (CE) n. 796/2004 della Commissione del 21 aprile http://www.artea.toscana.it/sez 2004, recante modalità di applicazione della condizionalità, ioni/riforma/quadro.htm della modulazione del sistema integrato di gestione e controllo di cui al regolamento (CE) n. 1782/2003 e successive modifiche e integrazioni NORMATIVE Regolamento (CE) n. 1698/2005 del Consiglio del 20 settembre http://www.regione.piemonte.it 2005, sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo /repository/agri/leggi/legge_29 europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR); 3.pdf NORMATIVE Regolamento (CE) n. 73/2009 del Consiglio del 19 gennaio 2009 http://www.reterurale.it/flex/cm che stabilisce norme comuni relative ai regimi di sostegno /pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDP diretto agli agricoltori nell'ambito della politica agricola agina/780 comune e istituisce taluni regimi di sostegno a favore degli 174

agricoltori, e che modifica i regolamenti (CE) n. 1290/2005, (CE) n. 247/2006, (CE) n. 378/2007 e abroga il regolamento (CE) n. 1782/2003

Direttiva 86/278/CE fanghi di depurazione

Livello Nazionale R.D.L. n. 3267 del 30/12/23 “Riordinamento e riforma della legislazione in materia di boschi e territori montani”

L. 991/1952 Provvedimenti in favore dei territori montani

L 1102/1971 Nuove norme per lo sviluppo della montagna Legge quadro nazionale n.752 del 16/12/1985 regolamenta la raccolta e la commercializzazione di tartufi

L. 97/1994 “ Nuove disposizione per zone montane”

L 353/2000 norme per prevenire incendi D.Lgs 227/2001 Norme in materia di orientamento e modernizzazione del settore forestale

DPR 290/2001 Requisiti minimi relativi ai prodotti fitosanitari Decreto del Presidente della Repubblica 12 Marzo 2003, n. 120. Regolamento recante modifiche ed integrazioni al decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, http://www.minambiente.it/op concernente attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla encms/export/sites/default/arc conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonchè' hivio/allegati/rete_natura_2000/ della flora e della fauna selvatiche DPR_12_marzo_2003x_n._120.PD F Decreto del 16/6/2005 “Linee guida di programmazione forestale” NORMATIVE Legge 6 febbraio 2006, n. 66 "Adesione della repubblica italiana all'accordo sulla conservazione degli uccelli migratori dell'Africa-Eurasia, con Allegati e Tabelle, fatto a L'Aja il 15 agosto 1996" art 4.1.4. Le Parti contraenti si impegnano a http://www.ambientediritto.it/L sopprimere l'utilizzazione del piombo per la caccia nelle zone egislazione/Fauna%20e%20Flora umide entro il 2000"; /2006/l_2006_n.66.htm Decreto interministeriale 7 aprile 2006: “Criteri e norme tecniche per la disciplina regionale dell’utilizzazione agronomica degli effluenti di allevamento, di cui all’articolo 38 del decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152”;

NORMATIVE Decreto 17 Ottobre 2007 Criteri minimi uniformi per la http://www.ambientediritto.it/L definizione di misure di conservazione relative a Zone speciali di egislazione/aree%20protette/20 conservazione (ZSC) e a Zone di protezione speciale (ZPS). 07/dm_17ott2007.htm NORMATIVE Decreto 22 dicembre 2009 n. 30125. Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. Disciplina del regime di condizionalità ai sensi del regolamento (CE) n. 73/2009 e delle riduzioni ed esclusioni per inadempienze dei beneficiari dei pagamenti diretti e dei programmi di sviluppo rurale. (Decreto Decreto 22 dicembre 2009 n. n. 30125). 30125

NORMATIVE Decreto Ministeriale 17 ottobre 2007 così come modificato dal D.M. 22 gennaio 2009. “Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone speciali di conservazione (ZSC) e a Zone di protezione speciale (ZPS)”.

NORMATIVE http://nuke.aragri.com/Portals/ Decreto 21 gennaio 2010 Criteri minimi concernenti le buone 0/D. MiPAAF%2021%20gennaio% pratiche forestali ai fini dell'applicazione della misura 202010_Criteri%20minimi%20Silvo «pagamenti silvoambientali» (10A03605) ambientali.pdf http://www.arbea.basilicata.it/i ndex.php?option=com_docma Linee guida per la gestione sostenibile delle risorse forestali e n&task=cat_view&gid=306&Ite LINEE pastorali nei Parchi Nazionali mid=156

Livello Regionale

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Legge Regionale del 21 giugno 1984, n. 17: disciplina della http://digilander.libero.it/dlfrimi raccolta dei funghi ni/micologia/leggi/basilicata/le gge_48_1998.htm Legge Regionale n. 28/1994 “individuazione, classificazione, istituzione, tutela e gestione aree naturali e protette in Basilicata” L. R. n. 35 del 27/3/1995 disciplina raccolta e commercializzazione tartufi Legge regionale 10 novembre 1998, n. 42 "Norme in materia http://www.arbea.basilicata.it/i forestale" ndex.php?option=com_docma n&task=doc_download&gid=30 3&Itemid=156 Legge Regionale del 14 dicembre 1998, n. 48: disciplina sulla raccolta, l'incremento e la commercializzazione dei funghi http://www.micologi.it/leggi_fu epigei spontanei freschi e conservati nghi/leggebasilicata.htm NORMATIVE Legge Regionale 27 aprile 1999, n. 14: Disciplina delle http://www.arbea.basilicata.it/i produzioni biologiche regionali (*) (B.U. Regione Basilicata n. 28 ndex.php?option=com_docma del 6 maggio 1999 n&task=doc_download&gid=30 6&Itemid= NORMATIVE Deliberazione della Giunta Regionale n° 1085 del 23/03/1999: Regolamento del pascolo su demanio pubblico

Deliberazione del Consiglio Regionale 14 dicembre 1999, n. 1269 - "Regolamento per la determinazione del numero, dei http://www.arbea.basilicata.it/i costi, dei criteri e modalità di rilascio dei tesserini per la raccolta ndex.php?option=com_docma dei funghi epigei spontanei (D.G.R. n. 1171 del 25-5-99) - n&task=doc_download&gid=11 Approvazione 44&Itemid= Regolamento Regione Basilicata per il pascolo sul demanio pubblico del 23/03/1999 NORMATIVE Delibera della Giunta Regionale 20 aprile 2000, n. 956. Modifiche da apportare al “Regolamento di attuazione recante le norme per il taglio dei boschi” di cui alla D.G.R. n. http://buronline.regione.basilic 1734/99 e alla D.G.R. n. 2827/99. ata.it/Bur_2009/ricerca.aspx NORMATIVE Deliberazione della Giunta Regionale 18 marzo 2002, n. 476: http://www.arbea.basilicata.it/i Individuazione delle aree naturali destinate al pascolo ai fini ndex.php?option=com_docma delle produzioni zootecniche biologiche n&task=doc_download&gid=13 43&Itemid=

NORMATIVE Legge Regionale del 21 giugno 2002, n. 22: Modifiche ed http://www.arbea.basilicata.it/i integrazioni alla L.R. 11 giugno 1997, n. 28 - Nuove norme per la ndex.php?option=com_docma bruciatura delle stoppie e di altri residui vegetali di colture n&task=doc_download&gid=12 cerealicole 99&Itemid= NORMATIVE Delibera della Giunta Regionale 30 dicembre 2002, n. 2514 - http://www.arbea.basilicata.it/i "L.R. 10/11/1998 n. 42 - Regolamento per la redazione e ndex.php?option=com_docma l'attuazione dei Piani di Assestamento Forestale" n&task=doc_download&gid=38 28&Itemid=156 NORMATIVE Deliberazione della Giunta Regionale n° 993 del 28/04/2004: Regolamento del pascolo nelle foreste regionali

NORMATIVE Legge Regionale 22 febbraio 2005, n. 13: Norme per la http://www.arbea.basilicata.it/i protezione dei boschi dagli incendi ndex.php?option=com_docma n&task=doc_download&gid=30 2&Itemid= Decreto Presidente della Giunta Regionale 18 marzo 2005, n. http://www.arbea.basilicata.it/i 55: L.R. 28/94 – Approvazione elenco delle specie della flora ndex.php?option=com_docma lucana da proteggere n&task=doc_download&gid=10 15&Itemid= Delibera della Giunta Regionale n. 1985 del 19/12/2006: Designazione delle zone vulnerabili da nitrati

Delibera della Giunta Regionale n° 293 del 17/07/2007 Programma di azione per le zone non vulnerabili ai nitrati di origine agricola

NORMATIVE Legge regionale 14 ottobre 2008, n. 26. Tutela delle risorse http://www.regione.basilicata.it genetiche autoctone vegetali ed animali di interesse agrario /dipagricoltura/default.cfm?fus eaction=dir&dir=4045&doc=&lin k=

176

NORMATIVE http://www.retecologicabasilic ata.it/ambiente/files/docs/DOC D.G.R. n.625 del 6 Maggio 2008 - Materia forestale UMENT_FILE_101906.pdf NORMATIVE Legge regionale 14 ottobre 2008, n. 26 - "Tutela delle risorse http://www.arbea.basilicata.it/i genetiche autoctone vegetali ed animali di interesse agrario ndex.php?option=com_docma n&task=doc_download&gid=35 29&Itemid= NORMATIVE Deliberazione della Giunta Regionale 30 aprile 2008, n. 613. - http://www.arbea.basilicata.it/i Linee Guida per la redazione dei Piani di Assestamento ndex.php?option=com_docma Forestale n&task=doc_download&gid=22 94&Itemid=156 NORMATIVE DIPARTIMENTO AMBIENTE, TERRITORIO, POLITICHE DELLA http://www.arbea.basilicata.it/i SOSTENIBILITA' - UFFICIO COMPATIBILITA' AMBIENTALE - ndex.php?option=com_docma DETERMINAZIONE DIRIGENZIALE 21 aprile 2009, n. 505 - D.LGS N. n&task=doc_download&gid=30 152 del 3/4/2006 - parte II - e s.m.i. Giudizio favorevole di 3&Itemid=156 compatibilità ambientale, ai sensi dell'art. 15 del D.Lgs n. 152/2006 e s.m.i., per la procedura di VAS relativamente al "Programma Triennale di Forestazione 2009-2011" della Regione Basilicata. NORMATIVE Eventuale esistenza di normative regionali inerenti l'uso/gestione di OGM in agricoltura e possibili fonti di rischio per specie vegetali autoctone (Assessorato Agricoltura e/o Ass. Ambiente regionale) NORMATIVE Piani di Utilizzazione boschiva (c/o Comuni e/o Comunità Montane), ovvero normative locali che regolamentano il prelievo di legname da parte di privati PSR - Programma di sviluppo rurale Regione Basilicata 2007-http://www.basilicatapsr.it/ 2013

ACQUA Livello Comunitario NORMATIVE Direttiva 76/464/CEE del Consiglio del 4 maggio 1976 http://www.arpalazio.net/main/ concernente l'inquinamento provocato da certe sostanze normativa/Acqua/1976/Direttiv pericolose scaricate nell'ambiente idrico della Comunità a%2076_464_CEE.htm (Gazzetta ufficiale 18 maggio 1976 n. L 129) NORMATIVE Direttiva 91/271/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1991, http://www.atoumbria2.it/norm concernente il trattamento delle acque reflue urbane ativa/comunitaria/direttiva_91_ (Gazzetta ufficiale n. L 135 del 30/05/1991) 271_CEE.pdf NORMATIVE Direttiva 91/676/CEE del Consiglio del 12 dicembre 1991 relativa www.arpa.emr.it/cms3/docum alla protezione delle acque dall'inquinamento provocato dai enti/acqua/direttiva91_676.pdf nitrati provenienti da fonti agricole (Gazzetta ufficiale n. L 375 del 31/12/1991). NORMATIVE Direttiva 91/676/CEE del Consiglio del 12 dicembre 1991 relativa http://ec.europa.eu/environme alla protezione delle acque dall'inquinamento provocato dai nt/water/water- nitrati provenienti da fonti agricole (Gazzetta ufficiale n. L 375 nitrates/pdf/91_676_eec_it.pdf del 31/12/1991). NORMATIVE Direttiva 2000/60/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio http://www.gruppo183.org/acq del 23 ottobre 2000 che istituisce un quadro per l'azione ua/legislazione/direttiva.pdf comunitaria in materia di acque Livello Nazionale_sub peninsulare Regio Decreto 28 settembre 1919 n° 1924 “Regolamento per http://www.fialslazio.it/raccolta l’esecuzione del capo IV° della Legge 16/07/1916, n° 1947 _leggi_fials/R.D.%2028%20sette concernenti disposizioni circa le acque minerali naturali e mbre%201919,%20n.%201924.pd gli stabilimenti termali, idroterapici, di cure fisiche ed affini”; f R.D 11 dicembre 1933 N. 1775 “Testo unico delle disposizioni di legge sulle acque e impianti elettrici Deliberazione 4 febbraio 1977 del Comitato dei Ministri per la tutela delle acque dall'inquinamento. “Criteri, metodologie e norme tecniche generali di cui all'art. 2, lettere b), d) ed e), della legge 10 maggio 1976, n. 319, recante norme per la tutela delle acque dall'inquinamento”.

Circolare del Ministero della Sanità 13 settembre 1991 n° 17 http://www.acqueitaliane.fond relativa alle analisi microbiologiche delle acque minerali azioneamga.org/pdf/circolare_ naturali; 17_13_set%2091.pdf 177

http://www.normativasanitaria.i D.Lgs 25/01/1992, n° 105 “Attuazione della direttiva 80/777/CEE t/jsp/dettaglio.jsp?aggiorname relativa alla utilizzazione ed alla commercializzazione della nti=&attoCompleto=si&id=2142 acque minerali naturali”; 5&page=&anno=null D.M. 12 novembre 1992 n° 542 “Regolamento concernente i criteri di valutazione delle caratteristiche delle acque minerali http://www.sviluppoeconomico naturali”; .gov.it/pdf_upload/documenti/ phpw8IoBN.pdf Piano di Gestione del Distretto Idrografico dell'Appennino http://www.adb.basilicata.it/ad Meridionale b/pStralcio/pianoacque.asp http://www.normativasanitaria.i t/jsp/dettaglio.jsp?id=12465&qu ery=DEL%3A%2013%2001%20199 D.M. 13 gennaio 1993 “Metodi di analisi per la valutazione delle 3%20MATERIA%3A%20Acque%2 caratteristiche microbiologiche e di composizione delle acque 0minerali%20ORDINA%20PER%3 minerali naturali e modalità per i relativi A%20emettitore%20 prelevamenti dei campioni”; Circolare Ministero della Sanità 12/05/1993 n° 19 relativa alle http://www.acqueitaliane.fond analisi chimiche e chimico fisiche delle acque minerali naturali; azioneamga.org/pdf/DM_542.p df D.Lgs 4 agosto 1999 n° 339 “Disciplina delle acque di sorgente e http://archivio.ambiente.it/impr modifica al Decreto Legislativo 25/01/1992, n° 105 concernente esa/legislazione/leggi/1999/dlgs le acque minerali naturali, in attuazione alla 339-99.htm direttiva 96/70/CE”; http://www.normativasanitaria.i t/jsp/dettaglio.jsp?id=17029&qu D.M. 31 maggio 2001 “Modificazione al Decreto 12 novembre ery=NUMERO%20PRV%3A%2032 1992 concernente il regolamento recante i criteri di valutazione 1%20DEL%3A%2000%2000%2020 delle caratteristiche della acque minerali 01%20ORDINA%20PER%3A%20d naturali”; ataAt%20 Decreto 11 settembre 2003 “Attuazione della direttiva https://www.sviluppoeconomic n.2003/40/CE della Commissione nella parte relativa o.gov.it/pdf_upload/documenti all’etichettatura delle acque minerali e delle acque di /php5N8POE.pdf sorgente”; Decreto 29 dicembre 2003 “Attuazione della direttiva n.2003/40 CE della Commissione nella parte relativa ai criteri di valutazione delle caratteristiche delle acque minerali http://www.regione.veneto.it/N naturali di cui al Decreto Ministeriale 12 dicembre 1992,n.542, e R/rdonlyres/FDC54315-9BD7- successive modificazioni, nonché alle condizioni di utilizzazione 444E-A4F7- dei trattamenti delle acque minerali e delle acque di C2EEBA419C78/0/DecretoMinist sorgente”; eroSalute29dicembre2003.pdf Decreto 24 marzo 2005 Gamme delle acque minerali naturali e delle acque di sorgente destinate alla somministrazione http://www.reteambiente.it/nor mativa/8356/ Valutazione Ambientale Strategica (VAS) del "Piano di Gestione del Distretto Idrografico dell'Appennino Meridionale"Avvio della fase di consultazione ex art. 14 D.Lgs. 4/2008 http://www.minambiente.it/ Piano stralcio del Bilancio Idrico e del Deflusso Minimo Vitale http://www.adb.basilicata.it/ad (Approvato dal C.I il 17/10/2005) b/pStralcio/pianoacque.asp Piano stralcio per la Difesa dal Rischio Idrogeologico (PAI) - http://www.adb.basilicata.it/ad Vigente b/pStralcio/pianoacque.asp http://www.adb.basilicata.it/ad Relazioni annuali sull'uso del suolo e delle acque b/pStralcio/pianoacque.asp D.Lgs. 3 aprile 2006, n.152 e s.m.i.. “Norme in materia ambientale. Parte terza - Norme in materia di difesa del suolo e lotta alla desertificazione, di tutela delle acque dall'inquinamento e di gestione delle risorse idriche

Livello Regionale Legge Regionale 17 gennaio 1994, n. 3. REGIONE BASILICATA - “Piano di risanamento delle acque. Tutela, uso e risanamento delle risorse idriche”. B.U. n.4 del 22 gennaio 1994. Titolo II

Deliberazione della Giunta Regionale REGIONE BASILICATA - n. 2628 del 30 dicembre 2003 così come modificato dalla D.G.R. 19 dicembre 2006, n. 1984. “Regolamento per la disciplina della procedura di rilascio delle concessioni di derivazione e delle licenze di attingimento delle acque pubbliche della Regione Basilicata”. 178

Regione Basilicata: L.R. n. 43/1996 e L.R. n. 21 del 1/03/2005 “Modifiche ed integrazioni alla Legge Regionale 2 settembre 1996, n. 43 — Disciplina nella ricerca e coltivazione delle acque minerali e termali”. http://www.regione.basilicata.it /dipambiente/default.cfm?fuse D.Lgs. 152/06 - Art. 121. PIANO REGIONALE DI TUTELA DELLE action=linkdir&dir=1&doc=&link ACQUE (PRTA) =1840 PIANI Piano stralcio del Bilancio Idrico e del Deflusso Minimo Vitale http://www.adb.basilicata.it/ad (Approvato dal C.I il 17/10/2005 con delibera n. 20) b/pStralcio/pianoacque.asp PIANI PIANO REGIONALE DI TUTELA DELLE ACQUE (PRTA) http://www.arbea.basilicata.it/i ndex.php?option=com_docma n&task=cat_view&gid=723 PIANI Piano stralcio per la Difesa dal Rischio Idrogeologico (PAI), http://www.adb.basilicata.it/ad approvato dal proprio comitato istituzionale in data 5/12/2001 b/pStralcio/piano2010_vig.asp con delibera n. 26 e aggiornato annualmente “Piano Antincendio Regionale” (PAR). Redatto ai sensi dell’art. 2 comma 1 della Legge Regionale n. 13 del 22 febbraio 2005 secondo le indicazioni contenute nel comma 3 dell’art. 3 della Legge Quadro n. 353 del 21 novembre 2000 - Anno 2009-2011.

RELAZIONI Piano di Gestione del Distretto Idrografico dell'Appennino http://www.adb.basilicata.it/ad Meridionale b/pStralcio/pianoacque.asp

PIANI Piani di eventuali Autorità di Bacino che interessino i fiumi/laghi di interesse di ciascuna singola ATO e affluenti (se esistono dovrebbero essere reperibili presso Assessorato regionale Ambiente o Assessorato Opere Pubbliche/Difesa Suolo >> verificare!)

SUOLO E RIFIUTI Decreto interministeriale 7 aprile 2006: “Criteri e norme tecniche per la disciplina regionale dell’utilizzazione agronomica degli effluenti di allevamento, di cui all’articolo 38 del decreto Livello Nazionale legislativo 11 maggio 1999, n. 152” D.Lgs. 3 aprile 2006, n.152 e s.m.i.. “Norme in materia ambientale. Parte quarta - Norme in materia di gestione dei rifiuti e di bonifica dei siti inquinati NORMATIVE D.P.R. 24 maggio 1988, n. 236, e art. 93 del decreto legislativo 152/2006 in materia di individuazione delle zone vulnerabili da fitosanitari: disposizioni sull’uso di pesticidi nelle vicinanze di corpi idrici o di altri luoghi sensibili NORMATIVE D.Lgs. 18 febbraio 2005 n. 59: “Attuazione integrale della Direttiva 96/61/CEE relativa alla prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento, in materia di riduzione integrata dell’inquinamento degli allevamenti intensivi indicati nell’Allegato 1 del medesimo decreto NORMATIVE legge 18 maggio 1989, n. 183. "Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo"(Testo della legge 183/89 integrata con la legge 253/90, con il decreto legge 398/93 convertito con la legge 493/93, con la legge http://www.adbve.it/Document NORMATIVE 61/94, con la legge 584/94 i/legge18389.htm http://www.ambientediritto.it/le D.M. 468 del 18/09/2001 "Regolamento recante: Programma gislazione/amianto/amianto.ht NORMATIVE nazionale di bonifica e ripristino ambientale".AMIANTO m http://www.arpal.org/Temi/Suol INQUADRAMENTO NORMATIVO SITI CONTAMINATI o/normativa.htm

Livello Regionale consultare il sito ARPAB con tutte le leggi su (discariche, estrazione inerti, etc) http://www.arpab.it/

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Legge Regionale 27 aprile 1999, n. 14: Disciplina delle produzioni biologiche regionali (*) (B.U. Regione Basilicata n. 28 NORMATIVE del 6 maggio 1999) http://minisiti.basilicatanet.it/giu Legge Regionale n. 6 DEL 2-02-2001. Disciplina delle attività di nta/files/docs/DOCUMENT_FILE_ NORMATIVE gestione dei rifiuti ed approvazione del relativo piano 242347.pdf Deliberazione della Giunta Regionale 18 marzo 2002, n. 476: Individuazione delle aree naturali destinate al pascolo ai fini delle produzioni zootecniche biologiche. NORMATIVE DGR n. 1985 del 19/12/2006: Designazione delle zone vulnerabili da nitrati NORMATIVE DGR n. 293 del 17 luglio 2007 e DGR n. 413 del 28/02/2007: Programma d’azione della Basilicata per le zone ordinarie o non vulnerabili ai nitrati di origine agricola,. NORMATIVE PROVINCIA DI POTENZA – “Piano Provinciale di Organizzazione della gestione dei rifiuti”. D.Lgs 152/2006 - L.R. N. 6/2001. LUGLIO 2008.

FAUNA Livello NORMATIVE Direttiva 2009/147/CE concernente la conservazione degli Direttiva 2009/147/CE comunitario uccelli selvatici NORMATIVE Direttiva 79/409/CEE "Uccelli" del Consiglio del 2 aprile 1979 79/409/CEE "Uccelli". concernente la conservazione degli uccelli selvatici NORMATIVE Direttiva n. 81/854/CEE del 19 ottobre 1981 che adatta la direttiva 79/409/CEE a seguito dell’adesione della Grecia NORMATIVE Direttiva n. 91/244/CEE del 6 marzo 1991 che modifica la direttiva n. 79/409/CEE (in particolare sostituisce gli allegati I e II) NORMATIVE Direttiva n. 94/24/CE dell’8 giugno 1994 che modifica l’allegato II della direttiva n. 79/409/CEE NORMATIVE Direttiva n. 97/49/CE del 29 luglio 1997 che sostituisce l’allegato I della direttiva n. 79/409/CEE NORMATIVE Direttiva 92/102/CE identificazione registrazione degli animali

NORMATIVE Regolamento CE N. 21/2004 del Consiglio del 17/12/2003 Identificazione e registrazione ovini e caprini. Direttiva 96/22 “divieto di utilizzazione di alcune sostanze nelle produzioni animali” NORMATIVE Direttiva 85/511/CE Lotta contro afta epizootica NORMATIVE Direttiva 92/119/CE lotta contro malattie animali NORMATIVE Direttiva 91/629/ce del Consiglio del 19/11/1991 che stabilisce le norme minime per la protezione dei vitelli NORMATIVE Direttiva 91/630/CE dle Consiglio del 19/11/1991 che stabilisce le norme minime per la protezione dei suini NORMATIVE Direttiva 98/58/CE del Consiglio del 20/07/1998 riguardante la protezione degli animali negli allevamenti NORMATIVE Regolamento (CE) n. 1967/2006 del Consiglio del 21 dicembre http://www.eurofishmarket.it/im 2006, relativo alle misure di gestione per lo sfruttamento ages/normative/RegCE_1967_2 sostenibile delle risorse della pesca nel mar Mediterraneo e 006_Consiglio.pdf recante modifica del regolamento (CEE) n. 2847/1993 e che abroga il regolamento (CE) n. 1626/94; NORMATIVE http://ec.europa.eu/environme nt/nature/conservation/wildbird Guida alla disciplina della caccia nell’ambito della direttiva s/hunting/docs/hunting_guide_i “Uccelli selvatici" t.pdf Livello Nazionale NORMATIVE L. 25 gennaio 1983, n. 42 - Ratifica ed esecuzione della convenzione sulla conservazione delle specie migratorie appartenenti alla L. 25 gennaio 1983, n. 42 - Ratifica ed esecuzione della fauna selvatica, con allegati, convenzione sulla conservazione delle specie migratorie adottata a Bonn il 23 giugno appartenenti alla fauna selvatica, con allegati, adottata a 1979 (G.U. 18 febbraio 1983, n. Bonn il 23 giugno 1979 (G.U. 18 febbraio 1983, n. 48) 48)

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NORMATIVE L. 14 agosto 1991, n. 281 - Legge quadro in materia di L. 14 agosto 1991, n. 281 - Legge quadro in materia di animali di animali di affezione e affezione e prevenzione del randagismo (G.U. 30 agosto 1991, prevenzione del randagismo n. 203) (G.U. 30 agosto 1991, n. 203) NORMATIVE Legge 6 dicembre 1991, n. 394. Legge quadro sulle aree protette

NORMATIVE Legge 11 febbraio 1992, n. 157. Norme per la protezione della http://www.ambientediritto.it/L fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio. (G.U. 25 egislazione/Caccia/Legge157- febbraio 1992, n. 46 - S.O. n. 41) 1992.htm

NORMATIVE D.P.R. 8 settembre 1997, n. 357 - Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat DPR 357/97 "Regolamento recante attuazione della direttiva n. naturali e seminaturali, nonché 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e della flora e della fauna seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche" e selvatiche (G.U. 23 ottobre 120/2003 1997, n. 248, S.O.) NORMATIVE D.P.R. 12 Marzo 2003, n. 120. Regolamento recante modifiche ed integrazioni al decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, concernente attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonchè' della flora e della fauna selvatiche NORMATIVE http://www.minambiente.it/op Legge 6 febbraio 2006, n. 66 "Adesione della repubblica encms/export/sites/default/arc italiana all'accordo sulla conservazione degli uccelli migratori hivio/normativa/legge_06_02_2 dell'Africa-Eurasia 006_66.pdf NORMATIVE Regolamento (CE) n. 359/2009 della Commissione del 30 aprile 2009 - Sospende l'introduzione nella Comunità di esemplari di Regolamento (CE) n. 359/2009 della Commissione del 30 aprile talune specie di fauna e flora 2009 - Sospende l'introduzione nella Comunità di esemplari di selvatiche (Gazzetta Ufficiale talune specie di fauna e flora selvatiche (Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea L 110 del 1 dell'Unione Europea L 110 del 1 maggio 2009) maggio 2009) Linee Linee guida per la gestione del Cinghiale nelle aree protette http://www.minambiente.it/ Linee Linee guida per l'immissione di specie faunistiche http://www.minambiente.it/ PIANO Piano di azione nazionale per la conservazione del Lupo http://www.minambiente.it/ PIANO Piano di azione nazionale per la Lepre italica http://www.minambiente.it/ http://www.minambiente.it/op encms/export/sites/default/arc hivio/allegati/biodiversita/Piano PIANO Piano di azione per la conservazione della Lontra _Azione_Lontra_x1x.pdf http://www.lipu.it/iba/iba_prog IBA etto.htm PIANI Piani particolari di gestione della zootecnia

PIANI Piani particolari di gestione della zootecnia (il riferimento più probabile - di solito - sono le Comunità Montane); potrebbero esistere piani che prevedono interventi di tipo idrico/idraulico (fontanili, captazioni, deviazioni, prelievi, ripulitura fossi, etc, anche esterni alle ATO) oppure sui pascoli (sfalci programmati, interventi di decespugliamento, spietramento, etc.)

Livello Regionale NORMATIVE Legge Regionale del 21 giugno 1984, n. 17: disciplina della http://digilander.libero.it/dlfrimi raccolta dei funghi ni/micologia/leggi/basilicata/le gge_48_1998.htm

NORMATIVE Legge regionale 9 gennaio 1995, n. 2 "Norme per la protezione http://www.arbea.basilicata.it/i della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio" ndex.php?option=com_docma n&task=doc_download&gid=30 8&Itemid= NORMATIVE Legge Regionale del 14 dicembre 1998, n. 48: disciplina sulla http://www.micologi.it/leggi_fu raccolta, l'incremento e la commercializzazione dei funghi nghi/leggebasilicata.htm epigei spontanei freschi e conservati 181

NORMATIVE Deliberazione del Consiglio Regionale 14 dicembre 1999, n. http://www.arbea.basilicata.it/i 1269 - "Regolamento per la determinazione del numero, dei ndex.php?option=com_docma costi, dei criteri e modalità di rilascio dei tesserini per la raccolta n&task=doc_download&gid=11 dei funghi epigei spontanei (D.G.R. n. 1171 del 25-5-99) - 44&Itemid= Approvazione

NORMATIVE Legge Regionale 27 marzo 2000, n. 23: norme per il risarcimento http://www.arbea.basilicata.it/i dei danni causati alle produzioni zootecniche della fauna ndex.php?option=com_docma selvatica o inselvatichita n&task=doc_download&gid=22 23&Itemid= NORMATIVE Deliberazione della Giunta Regionale 18 marzo 2002, n. 476: http://www.arbea.basilicata.it/i Individuazione delle aree naturali destinate al pascolo ai fini ndex.php?option=com_docma delle produzioni zootecniche biologiche n&task=doc_download&gid=13 43&Itemid= NORMATIVE Regione Basilicata D.G.R. 22 dicembre 2003, n. 2454 - "D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357 - Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatica - Indirizzi applicativi in materia di valutazione d'incidenza"

NORMATIVE Decreto Presidente della Giunta Regionale 18 marzo 2005, n. http://www.arbea.basilicata.it/i 55: L.R. 28/94 – Approvazione elenco delle specie della flora ndex.php?option=com_docma lucana da proteggere n&task=doc_download&gid=10 15&Itemid=

Piano faunistico venatorio regionale e Legge Regionale sulla Caccia. Eventuale Regolamento di Attuazione e programmi operativi da essi discendenti (per es. programmi di PIANI reintroduzione di Cervidi)

PIANI Piano Faunistico-Venatorio provinciale

PIANI Piani particolari di gestione della zootecnia Piani faunistico-venatori e/o piani di gestione dell'Ambito http://www.provincia.potenza.it Territoriale di Caccia (ATC) che ingloba l'ATO di interesse (va /provincia/detail.jsp?otype=111 chiesto in Provincia - Ufficio Caccia – qual é/quali sono il/gli 6&id=109562&sec=1140 ATC di riferimento, verificare se hanno una sede e un Presidente - come dovrebbe essere - contattarlo e chiedergli quali strumenti di gestione hanno adottato/approvato/in itinere)

Gestione di eventuali Aziende Faunistico-Venatorie (AFV)

Aziende Agri Turistico Venatorie (AATV)

Gestione di Zone Addestramento Cani (ZAC) e Zone di Piani che prevedono interventi di tipo pascoli (sfalci programmati, interventi di decespugliamento, etc) D.P.G.R. Basilicata 30 luglio 2010, n. 211. “Calendario Venatorio Regionale” 2010/2011.

Piani di gestione di Zone Addestramento Cani (ZAC) e Zone di Ripopolamento e Cattura (presso il relativo assessorato - Ufficio Caccia - in Provincia). In questo contesto, laddove esistenti, potrà essere utile verificare anche i criteri di gestione delle Oasi e la loro compatibilità con le Misure di Conservazione PIANI Piani particolari di gestione della zootecnia (il riferimento più probabile - di solito - sono le Comunità Montane); potrebbero esistere piani che prevedono interventi di tipo idrico/idraulico (fontanili, captazioni, deviazioni, prelievi, ripulitura fossi, etc, PIANI anche esterni alle ATO) 182

Piani di eventuali Autorità di Bacino es. Smaltimento e riutilizzo PIANI dei reflui zootecnici

PIANI Piani di gestione della Pesca e Regolamenti inerenti Programmi comunali di disinfestazione eventualmente attuati o previsti

183

5. MISURE DI TUTELA E CONSERVAZIONE

Una delle finalità principali delle Misure di Tutela e Conservazione risponde alla necessità di pervenire all’integrazione delle esigenze di conservazione dei siti Natura 2000 con la pianificazione ai diversi livelli di governo del territorio (internazionale-nazionale-locale) secondo quanto previsto dall’art. 6, paragrafo 1, Direttiva Habitat. Le MTC dei siti comunitari sono oggetto di specifica progettazione poiché esse devono essere: - individuate sul territorio dato, - opportunamente dimensionate, - riferite agli "eventi di tipo naturale e di tipo antropico" rilevati nell’ambito territoriale omogeneo e nel singolo sito, Inoltre, esse devono indicare: - gli eventuali interventi di difesa della biodiversità monitorata sia dal punto di vista infrastrutturale sia dal punto di vista naturalistico, - le regole e gli strumenti di gestione che possono assicurare nel tempo un sufficiente stato di conservazione in buona condizione di salute degli habitat e delle specie di flora e di fauna selvatiche, in ideale equilibrio con le attività delle comunità antropiche residenti nell’area omogenea.

Nella progettazione di queste misure si è tenuto conto di tutti i documenti normativi della Regione Basilicata in merito alla attuazione delle direttive europee (Direttiva “Uccelli” e Direttiva “Habitat”: DGR n. 655 del 6 maggio 2008, DGR n. 2454 del 22 dicembre 2003, DGR n. 613 del 30 aprile 2008, DPGR n. 65 del 18 marzo 2008).

Le Misure di Tutela e Conservazione possono essere distinte in:

 misure specifiche (sono quelle da progettare ed applicare direttamente al territorio del sito comunitario interessato);  misure incidenti (sono quelle da progettare ed applicare all’area territoriale omogenea data);  misure gestionali (sono quelle da redigere per consentire una gestione coerente dei siti integrati nell’area omogenea);  misure amministrative e regolamentari (sono quelle misure attinenti leggi, regolamenti, decreti, delibere della Giunta regionale, manuali, etc.).

Nei paragrafi a seguire si riportano indicazioni specifiche relative alle misure di conservazione proposte per il SIC Grotticelle di Monticchio; nella individuazione delle azioni, delle raccomandazioni, degli obblighi e dei divieti si fa riferimento ai contenuti dei capitoli precedenti e per ciascuna “misura” si individua il destinatario della misura (target).

184

5.1. MISURE SPECIFICHE

a) azioni per la tutela

Motivazione: presenza di specie arboree protette di cui è stata rilevata la scarsa rinnovazione o/e che caratterizzano gli habitat o/e risultano ospiti di una significativa entomofauna Azione Target Riferimento/nota Attuazione di un Fraxinus angustifolia Vahl  D.P.G.R. 655/2008. programma per valutare subsp. oxycarpa (Willd.) TUT. 1 la distribuzione e la Franco et Rocha Afonso  D.P.G.R. 55/2005 Art. 3 consistenza di alcune specie arboree Tilia platyphyllos Scop. Habitat 91M0

Tilia cordata Mill. Habitat 91B0 Motivazione: presenza all’interno degli habitat 91M0 e 91B0 di specie floristiche soggette a saccheggi durante il periodo invernale o nell’applicazione dei trattamenti selvicolturali (Ilex aquifolium L. e Ruscus aculeatus L.) e di Lilium bulbiferum L. subsp. croceum (Chaix) Jan, nel periodo di fioritura Azione Target Riferimento/nota Piano di vigilanza Ruscus aculeatus L. Allegato V della Direttiva durante i trattamenti Habitat 91M0, 91B0 CEE n. 43/1992, tra le selvicolturali, durante il “specie animali e TUT. 2 periodo invernale e in Lilium bulbiferum L. vegetali di interesse fioritura subsp. croceum (Chaix) comunitario, il cui Jan prelievo nella natura e Habitat 91M0 lo sfruttamento potrebbe formare

oggetto di misure di gestione”. Ilex aquifolium L. Habitat 91B0 D.P.G.R. 55/2005 art. 2

Motivazione: presenza all’interno dell’habitat 91B0 di orchidee protette a livello regionale Azione Target Riferimento/nota Orchidaceae  D.P.G.R. 55/2005 Art. 2 TUT. 3 Mappatura e Habitat 91B0 monitoraggio dei siti con presenza di orchidee

Motivazione: rarefazione del frassino meridionale, scarsità di rinnovazione delle specie quercine Azione Target Riferimento/nota TUT. 4 Azione di monitoraggio Quercus pubescens allo scopo di verificare le Willd. sensu lato Habitat  D.P.G.R. 55/2005 Art 3 cause che interferiscono 91M0 nella scarsità di 185

rinnovazione Fraxinus angustifolia Vahl subsp. oxycarpa (Willd.) Franco et Rocha Afonso Habitat 91B0

Quercus ilex subsp. ilex Habitat 91M0

Quercus cerris L. Habitat 91M0, 91B0 Motivazione: La salubrità degli ambienti acquatici influenza le dinamiche biologiche ad essi legate, penalizzando fortemente molte specie qualora vi siano forme di inquinamento che vanno quindi monitorate per permettere un rapido intervento

Azione Target Riferimento/nota TUT. 5 Monitoraggio specifico Alcedo atthis; Triturus Dir. 92/43/CEE Habitat sulla qualità delle acque carnifex; Salamandrina in merito alle esigenze terdigitata; Bombina ecologiche delle specie pachypus legate agli ambienti umidi.

Motivazione: È importante acquisire una conoscenza approfondita di tutti i siti riproduttivi frequentati e quelli potenzialmente idonei, per poter valutare e attuare un piano di adeguamento strutturale laddove necessario

Azione Target Riferimento/nota

Censimento Triturus carnifex; Dir. 92/43/CEE Habitat georeferenziato e Salamandrina valutazione delle terdigitata; Bombina caratteristiche strutturali pachypus TUT. 6 dei siti di riproduzione (approfondire la conoscenza dei siti di origine artificiale come vasche, abbeveratoi e canali, anche quelli non utilizzati dalle specie elencate, dei quali è necessario individuare le cause dell'inutilizzo).

Motivazione: La specie, esclusivamente presente nel Vulture, rappresenta un fossile vivente, ha perciò un valore paleobiologico oltre ad essere TUT. 7 estremamente significativa per la storia naturale di questi luoghi. Molti aspetti che riguardano la sua biologia sono ancora sconosciuti, anche se si può immaginare che potrebbero risultare rilevanti per la sua tutela.

186

Azione Target Riferimento/nota

Studio e monitoraggio Acanthobrahmaea Decreto Ministeriale della pregiatissima europaea Istitutivo della R.N.O.B. specie di falena. Grotticelle di Monticchio 11.09.71

Motivazione: Non vi sono, ad oggi, Leggi specifiche per la tutela di questa importante specie il cui allevamento in laboratorio ha dei limiti. Questo eccezionale relitto miocenico, fossile vivente, continua ad essere scambiato, venduto e commercializzato in tutto il mondo, ad uso spesso del solo collezionismo hobbistico.

Azione Target Riferimento/nota TUT. 8 Produrre adeguata Acanthobrahmaea Decreto Ministeriale documentazione europaea Istitutivo della R.N.O.B. scientifica e tecnica al Grotticelle di Monticchio fine di chiedere 11.09.71 l’inserimento della Bramea del Vulture nella “Convenzione di Washington” Motivazione: evitare che non venga rispettato l’obbligo di rilascio del deflusso minimo vitale nei corsi d’acqua naturali TUT. 9 Azione Target Riferimento/nota Controllo delle SIC captazioni idriche Motivazione: L'inserimento nell'elenco ufficiale validato dei geositi italiani dell'ISPRA costituirebbe un ulteriore elemento di tutela del sito. Azione Target Riferimento/nota Censimento e Habitat 6220 L.R. 23/1999 che validazione del geosito prevede la carta dei TUT. 10 dei calanchi della valori geologici

Fiumara di Atella nell'ambito del Piano Strutturale Progetto Nazionale di censimento dei Geositi dell'ISPRA Motivazione: rischio di nuove discariche o di nuovi impianti per il trattamento e smaltimento di fanghi e rifiuti. Azione Target Riferimento/nota TUT. 11 Accentuale la Vigilanza SIC sullo smaltimento illegale di rifiuti.

b) azioni per la conservazione

187

Motivazione: presenza di soggetti arborei esotici o naturalizzati estranei al paesaggio Azione Target Riferimento/nota Contenimento di Habitat 91B0  D.G.R. 655/2008 Robinia pseudocacia e Ailanthus altissima attraverso tecniche che CONS. 1 deprimono lo sviluppo vegetativo (es cercinature) dei fusti e li mantengano nel piano dominato. Eventuale eradicazione di soggetti isolati Motivazione: fenomeni erosivi in atto che compromettono l’evoluzione dell’habitat Azione Target Riferimento/nota Regimentazione delle Habitat 6220*  D.G.R. 655/2008 acque di ruscellamento superficiale mediante CONS. 2 canalette di scolo e interventi di bioingegneria localizzati e a basso impatto (ex.: graticciate) allo scopo di contenere l’erosione laminare e per rivoli Motivazione: Per molte specie di uccelli è determinante, ai fini della riproduzione, che l'ambiente circostante non sia perturbato dalla presenza dell'uomo

Azione Target Riferimento/nota

CONS. 3 Limitazione e controllo Bubo bubo; DPGR 65/2008 della presenza Dendrocopos medius; antropica presso i Milvus migrans; Milvus principali siti di milvus; Pernis apivorus; nidificazione durante la Circus aeruginosus; stagione riproduttiva per Alcedo atthis impedirne il disturbo

Motivazione: L'integrità strutturale e morfologica delle sponde e degli ambienti ripariali in genere è fondamentale per molte specie legate agli ambienti umidi

Azione Target Riferimento/nota CONS. 4 Preservazione degli Alcedo atthis; Triturus Dir. 92/43/CEE Habitat ambienti ripariali e carnifex; Salamandrina acquatici in genere terdigitata; Bombina dall'erosione e/o altri tipi pachypus di alterazione

188

morfologica

Motivazione: Molte specie traggono beneficio o sono direttamente legate alla presenza di alberi morti e altre forme di necromassa vegetale, che possono garantire sia maggiori possibilità di rifugio (estivazione di alcuni urodeli) sia fonte di nutrimento riscontrabile in prossimità di accumuli di necromassa

Azione Target Riferimento/nota

Conservazione degli Dendrocopos medius; Dir. 92/43/CEE Habitat; accumuli di detriti Salamandrina L.R. 42/1998; CONS. 5 vegetali, compresi alberi terdigitata caduti e/o materiale di D.P.G.R. n. 1734/1999; accumulo lungo le vie di D.P.G.R. n. 956/2000; impluvio, alberi deperienti, ecc. In D.P.G.R. n. 65/2008; funzione della loro D.P.G.R. n. 655/2008. importanza sia come fonte alimentare che come luogo di protezione.

Motivazione: I vecchi impianti di illuminazione presentano spesso tipologie di lampade che creano forti problemi ai chirotteri ma anche agli insetti, è pertanto indispensabile adeguarli per limitare l'influenza negativa che comportano, riassumibile in un vero e proprio inquinamento luminoso

Azione Target Riferimento/nota

Adeguamento degli Acanthobrahmaea www.centroregionalechi impianti di illuminazione europaea rotteri.org CONS. 6 che provocano inquinamento luminoso e conseguente disturbo ecologico sia per attrazione (insetti) che per repulsione (alcuni chirotteri) nell'illuminazione sia pubblica che privata

Motivazione: i piccoli invasi artificiali costituiscono i siti riproduttivi (spesso alterati o inadatti) per alcune specie animali. Questi sono, a volte, l'unica risorsa disponibile in alcune zone e/o in alcune annate particolarmente siccitose.

CONS. 7 Azione Target Riferimento/nota

Favorire il ripristino degli Triturus carnifex; Dir. 92/43/CEE Habitat elementi naturali e Salamandrina seminaturali caratteristici terdigitata; Bombina del paesaggio rurale pachypus con alta valenza 189

ecologica, quali stagni, maceri, pozze di abbeverata, fossi, muretti a secco, siepi, filari alberati, canneti, risorgive, fontanili e piantate. I fontanili e le pozze dovranno essere resi fruibili da parte dell’erpetofauna e in particolare degli anfibi, realizzando, se necessario, piccole rampe di risalita in pietrame larghe almeno 20 cm e con inclinazione pari a 30°. In prossimità di tali interventi, per creare una copertura idonea per l’erpetofauna, si dispone la messa a dimora di piccoli nuclei vegetali arborei e arbustivi. Motivazione: rischio per il suolo dovuto all’esecuzione di livellamenti o di terrazzamenti Azione Target Riferimento/nota Accrescere la vigialanza SIC per impedire CONS.8 l’esecuzione di livellamenti e/o terrazzamenti non autorizzati dall’ente competente alla valutazione di incidenza Motivazione: rischio di inquinamento elettromagnetico dovuto alla presenza CONS. 9 di un elettrodotto all’interno del SIC Azione Target Riferimento/nota Controllo rispetto SIC  Legge regionale normativa vigente 30/2000: “normativa inerente la disciplina di regionale in materia di installazione e modifica prevenzione degli impianti per dell’inquinamento da telecomunicazioni campi elettromagnetici”  Paragrafo 2.6.5 Motivazione: rischio di collisione ed elettrocuzione degli uccelli dovuto alla presenza di un elettrodotto all’interno del SIC CONS. 10 Azione Target Riferimento/nota

Verifica della messa in Bubo bubo;  Decreto 17/10/2007: sicurezza, rispetto al Dendrocopos medius; “criteri minimi uniformi

190

rischio di elettrocuzione Milvus migrans; Milvus per la definizione di e impatto degli uccelli, milvus; Pernis apivorus; misure di di elettrodotti e linee Circus aeruginosus; conservazione relative aeree ad alta e media Alcedo atthis a Zone Speciali di tensione di nuova Conservazione (ZSC) e realizzazione o in a zone di protezione manutenzione speciale” – art. 5 – straordinaria o in punto 2 – lettera a. ristrutturazione sebbene  Paragrafo 2.6.5 il SIC di Grotticelle non si configuri come ZPS

5.2. MISURE INCIDENTI a) Compensazioni

Non si segnalano misure incidenti di compensazione. b) Integrazioni

Motivazione: Mantenimento e creazione di corridoi ecologici

Azione Target Riferimento/nota

Incentivi economici per il Intero SIC mantenimento della vegetazione arborea e INT. 1 arbustiva presente lungo i fossi e dei filari di alberi che separano i vari appezzamenti di terreno nelle aree agricole che circondano a Nord e a Est l’area SIC

Motivazione: Gli organismi istituiti come Ambito Territoriale di Caccia promuovono iniziative atte al “miglioramento delle condizioni ambientali” che sono talvolta determinanti per favorire la presenza di alcune specie e in generale la biodiversità

Azione Target Riferimento/nota

INT. 2 Stanziamento di fondi Bubo bubo; Milvus Legge Regionale supplementari da migrans; Milvus milvus; 195/2007 destinarsi all’ ATC Pernis apivorus; Circus competente, finalizzati aeruginosus al finanziamento delle azioni per i miglioramenti ambientali già avviate (fasce di coltura a perdere). In alternativa 191

istituire un fondo economico da gestire autonomamente per le stesse finalità

Motivazione: La conservazione del bosco nella sua interezza biologica è determinante per tutte le specie presenti, pertanto bisogna sostenere in ogni modo la gestione ottimale da parte dei privati affinchè si creino le condizioni per una migliore conservazione/espansione degli habitat

Azione Target Riferimento/nota

Integrazione economica Bubo bubo; Dir. 92/43/CEE Habitat ai privati per una Dendrocopos medius; gestione boschiva più Milvus migrans; Milvus INT. 3 compatibile con le milvus; Pernis apivorus; esigenze ecologiche Circus aeruginosus; delle specie e dei loro Alcedo atthis; habitat (p.e. Riduzione Salamandrina dei tagli e terdigitata conservazione di necromassa vegetale). Da estendere a tutto il territorio del Vulture che ospita formazioni boschive rilevanti c) Azioni di tutela delle aree contigue

Motivazione: Oltre all'adeguamento dei vecchi sistemi di illuminazione più nocivi, è importante ridurre al minimo l'inquinamento luminoso che determinano anche le lampade di nuova generazione, laddove possibile.

Azione Target Riferimento/nota

Realizzazione di barriere Intero SIC, www.centroregionalechi naturali per il Acanthobrahmaea rotteri.org mascheramento degli europaea edifici ad uso agricolo e CONT. 1 civile, dei lampioni per l’illuminazione stradale (pubblica e privata) o altre fonti luminose che circondano l’area SIC allo scopo di evitare che le luci abbiano l’effetto di allontanare le falene e, in particolare, la Bramea dal proprio habitat CONT.2 Motivazione: collegare più efficacemente gli attuali habitat interni al sito con

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aree di particolare pregio naturalistico esterne al sito. Azione Target Riferimento/nota Incentivare il restauro, il Intero SIC ripristino e la conservazione degli elementi di continuità ecologica degli agro ecosistemi e del paesaggio agrario.

Motivazione: I due SIC di Monte Vulture e Grotticelle sono localizzati su una vasta area che presenta notevoli aspetti interessanti da un punto di vista biologico e ambientale. Pertanto sarebbe di grande impatto sulla gestione delle due aree la creazione di un corridoio ecologico, che risulta essere facilmente realizzabile e di notevole pertinenza

Azione Target Riferimento/nota

CONT. 3 Individuazione del Tutte le specie DPGR 65/2008 perimetro e istituzione di faunistiche menzionate, una ZPS o ZSC (oppure intese come target adozione nell'area secondario rispetto al definita delle misure per i miglioramento degli criteri minimi di ZPS e habitat e della salubrità ZSC) come corridoio ambientale ecologico per il SIC Monte Vulture

Motivazione: Tale intervento si rende indispensabile per assicurare un idoneo controllo del randagismo nelle aree adiacenti il SIC, dove tale problema non interessa solo la sicurezza stradale e la diffusione di patologie, ma anche un verosimile danno per l'ecosistema

Azione Target Riferimento/nota

Controlli regolari (p.e. Tutte le specie di Legge Regionale 6/93 Ogni 6 mesi) supportati mammiferi e uccelli Legge Quadro 281/91 da un censimento menzionate, intese CONT. 4 preliminare, finalizzati al come target interessato controllo capillare della sia direttamente presenza di cani e gatti (predazione delle specie nelle aziende agricole, protette), sia per scongiurare indirettamente l'evasione delle (competizione procedure di alimentare e diffusione registrazione previste di patologie) dalle vigenti Leggi sul randagismo (iscrizione all'anagrafe canina)

Motivazione: Una gestione agricola consapevole e attenta alle tematiche CONT. 5 ambientali permette di limitare l'impatto negativo dell'agricoltura sull'ambiente

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Azione Target Riferimento/nota

Promuovere mediante Tutte le specie Reg. CE 834/2007 integrazione economica faunistiche menzionate, la riconversione ad intese come target agricoltura biologica secondario rispetto al delle aziende agro- miglioramento degli zootecniche contigue al habitat e della salubrità SIC. ambientale Motivazione: rischio di collisione con le pale eoliche di avifauna, chirotterofauna ed entomofauna Azione Target Riferimento/nota Applicazione del divieto, SIC e area buffer di 10  Decreto 17/10/2007: nel SIC, di realizzazione km intorno al SIC “criteri minimi uniformi di impianti eolici per la definizione di (eccetto misure di autoproduzione con conservazione relative potenza non superiore a a Zone Speciali di 20 kW) sebbene il SIC di Conservazione (ZSC) e Grotticelle non si a zone di protezione configuri come ZPS. speciale” – art. 5 – Estensione del divieto, punto 1 – lettera n nel SIC, di realizzazione  Guidance Document: di impianti eolici ai “Wind energy sistemi finalizzati developments and all’autoproduzione Natura 2000”. indipendentemente European Commission dalla taglia. Estensione – October 2010 del divieto di  Richards, A. 1998. Birds CONT. 6 realizzazione di impianti of Prey: Hunters of the eolici di qualsiasi natura Sky. Philadelphia, e taglia in area Pensilvania contigua al SIC per un  Anderson R. M., J. A. buffer pari a 10 km Estep 1988. Wind energy development in California: impacts, mitigation, monitoring and planning. California Energy Commission  California Energy Commission 1989. Avian mortality at large wind energy facilities in California: identification of a problem. Staff report no. P700-89-001. California Energy Commission, Sacramento 194

 Paragrafi 2.6.4 e 2.6.5

5.3. MISURE GESTIONALI

Motivazione: scarsa conoscenza delle specie protette della flora, propedeutica ad una adeguata tutela Azione Target Riferimento GEST. 1 Comunicazione SIC D.P.G.R. 55/2005 Art. 2, educativa sulla flora Art. 3 protetta e sulle attenzioni per tutelarla Motivazione: presenza di nuclei, anche estesi, di specie arboree aliene estranee al paesaggio in esame Azione Target Riferimento Interventi selvicolturali SIC  Piano Antincendio idonei a garantire la Regionale, Anno 2009- rinaturalizzazione di zone 2011; Regione con presenza di conifere Basilicata (Cupressus sempervirens  Programma Triennale e Pinus radiata) presenti di Forestazione, Anno all’interno degli habitat 2009-2011 o ad essi  D.G.R. 688/2008 immediatamente GEST. 2  Borghetti M., 2006 – limitrofi. Gli interventi Gestione della consisteranno in biodiversità forestale: diradamenti selettivi a principi e metodi partire da nuclei nell’ambito della laddove è già in atto un pianificazione delle processo naturale di foreste della Regione rinaturalizzazione (specie Basilicata arbustive ed arboree autoctone sotto copertura del piano dominante costituito dalle conifere) Motivazione: scarsa rinnovazione del frassino meridionale e delle specie quercine (cerro e roverella); elevata competizione interspecifica Azione Target Riferimento Avviamento all’alto fusto Habitat 91M0; 91B0 L.R. 42/1998 laddove le condizioni lo D.G.R. 1734/1999 consentono. L’intervento D.G.R. 956/2000 GEST. 3 è teso a favorire D.P.G.R. 65/2008 l’insediamento e lo D.G.R. 655/2008 sviluppo delle specie quercine (cerro e roverella) e del frassino meridionale Motivazione: adeguamento dei carichi attribuibili tenuto conto delle condizioni specifiche di naturalità. In alcune aree, maggiormente degradate, GEST. 4 questo potrebbe comportare una sospensione del pascolamento ed anche una revisione del Regolamento del pascolo su demanio pubblico” di cui al D.C.R. 1085/1999. 195

Azione Target Riferimento Revisione ed SIC  D.C.R. 1085/1999 aggiornamento (carichi, superfici) dei dispositivi che a livello regionale e/o comunale disciplinano la concessione di fide pascolo, da adeguare ai siti di Rete Natura 2000. Previsione di una sospensione periodica del pascolamento (anche nelle particelle catastali, o in porzioni di esse, che non rientrano all’interno della riserva naturale protetta) allo scopo di favorire la rinnovazione delle querce (soprattutto nei versanti che espongono a Sud del 91M0) e del frassino meridionale e per contenere i fenomeni erosivi Motivazione: La presenza di aree ove sia vietata la caccia è certamente molto utile a corollario del SIC, per consentire alle specie di poter espandere il territorio utilizzabile e trovare all'esterno del SIC valide condizioni per alimentarsi e riprodursi. Le stesse aree possono facilmente fungere da corridoi ecologici per la colonizzazione di nuove zone

Azione Target Riferimento/nota

Individuare aree idonee Bubo bubo; Legge Regionale GEST. 5 all'istituzione di Zone di Dendrocopos medius; 195/2007 Rispetto Venatorio e/o Milvus migrans; Milvus Zone di Ripopolamento milvus; Pernis apivorus; e Cattura in Circus aeruginosus; collaborazione e su Alcedo atthis indicazioni delle ATC di riferimento, per ampliare la superficie interdetta alla caccia nei territori limitrofi al SIC Motivazione: rischio di depauperamento quantitativo delle acque minerali e termali (esigenza di valutazione del livello di falda) GEST. 6 Azione Target Riferimento/nota Istituzione rete di Bacino Idrominerario  Introduzione del piezometri- acque capitolo 2 e paragrafi

196

minerali e termali per il 2.5. , 2.7 e 5.3 controllo del livello di falda e la stima della portata massima emungibile Motivazione: Rischio di compromissione della qualità delle acque minerali. Azione Target Riferimento/nota Monitoraggio parametri Bacino Idrominerario  Decreto 29/12/2003: di qualità – acque “Attuazione della minerali direttiva n. 2003/40/CE della Commissione nella parte relativa ai criteri di valutazione delle caratteristiche delle acque minerali naturali di cui al decreto ministeriale 12 novembre 1992, n. 542, e successive modificazioni, nonché alle condizioni di GEST. 7 utilizzazione dei trattamenti delle acque minerali naturali e delle acque di sorgente” – artt. 1 e 2  Decreto 542/1992: “Regolamento recante i criteri di valutazione delle caratteristiche delle acque minerali naturali” – art. 9  Introduzione del capitolo 2 e paragrafi 2.5. , 2.7 e 5.3

GEST. 6 e GEST. 7 Dai dati forniti dal Dipartimento Geologico della Basilicata in data 8 febbraio 2011 che si riportato nella tabella sottostante, si evince che la portata massima emungibile da parte delle aziende di captazione delle acque minerali è pari a 193.09 l/s, trattasi di un’aliquota poco inferiore ad un quarto della potenzialità globale del dominio idrogeologico pari a 879 l/s (fonte: Piano di Tutela e Sviluppo del Bacino Idrominerario del Vulture della regione Basilicata). Trattasi di prelievi in profondità, di modo da avere una minore concentrazione di nitrati, sono esclusi i dati relativi ad emungimenti di acque più in superficie (fonte: Dipartimento Geologico della Basilicata).

Dati di concessione ed emungimento acque minerali

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Portata max Azienda Concessione Pozzo/sorgente emungibile (l/s) Note Pozzo n. 1 "La Francesca" 7.2 Dato di portata acquisito da concessione Concessione "La Francesca" DGR N. Pozzo n. 2 "S. Maria degli Angeli" 7.8 Dato di portata acquisito da concessione 1991 del 2004 Pozzo n. 3 "Dilva" 8 Dato di portata acquisito da concessione Pozzo n. 4 "Blues" 8 Dato di portata acquisito da concessione Cutolo Michele & figli srl Concessione "Visciolo" DGR n. 810 Sorgente "Visciolo" 2.74 portata naturale del 2001 Concessione "Tripoli" DGR n. 322 del Sorgente "Tripoli" portata naturale trascurabile 2002 Concessione "Fontana Marsico" DGR n. 6048 del 1979 - concessione perpetua ossia valida per 30 anni a Sorgente "Fontana Marsico" 0.17 portata naturale decorrere dall'approvazione della legge 152/2008 che elimina le concessioni perpetue Concessione "Ampliamento Fontana Pozzo "Sveva" 7.5 Dato di portata acquisito da concessione Marsico" DGR n. 407 del 2004 Concessione "Braida" DGR n. 408 del Fonti del Vulture srl Pozzo "Lilia" 14 Dato di portata acquisito da concessione 2004 Pozzo "P2" 13 Dato di portata acquisito da concessione Pozzo "P3" 13 Dato di portata acquisito da concessione Concessione "Gaudio" DGR n. 2139 Pozzo "P4" 13 Dato di portata acquisito da concessione del 2005 Pozzo "P6" 15 Dato di portata acquisito da concessione Pozzo "P7" (Lilia 7) 13 Dato di portata acquisito da concessione Concessione "Capanna" DGR n. 321 Pozzo "Toka" 1.94 del 2002 Concessione "Giulia" DGR n. 1584 Pozzo "Giulia 1" 3 Dato di portata acquisito da concessione del 2003 Pozzo "Giulia 2" 10 Dato di portata acquisito da concessione Pozzo "11V" 2.5 Dato di portata acquisito da concessione Pozzo "16V" 2 Dato di portata acquisito da concessione Pozzo "20V" 8.5 Dato di portata acquisito da concessione Concessione "Sorgente Gaudianello Pozzo "22V" 8 Dato di portata acquisito da concessione Area 1" DGR n. 1072 del 2009 Monticchio Pozzo "23V" 5.5 Dato di portata acquisito da concessione Gaudianello Spa Sorgente "35 O" 2 Dato di portata acquisito da concessione (portata naturale) Sorgente "36 O" 1.5 Dato di portata acquisito da concessione (portata naturale) Pozzo "21V" 9 Dato di portata acquisito da concessione Concessione "Sorgente Gaudianello Pozzo "24V" 7 Dato di portata acquisito da concessione Area 2" DGR n. 1073 del 2009 Sorgente "34 O" 1.5 Dato di portata acquisito da concessione (portata naturale) Concessione "Fonte Itala" DGR n. 1297 del 2001 concessione perpetua Sorgente "Itala" 0.7 portata naturale ossia valida per 30 anni a decorrere dall'approvazione della legge Fonte Itala srl 152/2008 che elimina le concessioni Sorgente "Itala 2" 4.84 Dato di portata acquisito da concessione (portata naturale) perpetue Concessione "San Marco" DGR n. Sorgente "San Marco" 2.7 Dato di portata acquisito da concessione (portata naturale) 1740 del 2000 Totale portata max emungibile 193.09

Fonte: Dipartimento Geologico Basilicata Dati di concessione ed emungimento acque termali

Azienda Concessione Portata max emungibile (l/s) Note Terme di Rapolla srl scaduta all'8 febbraio 2011 portata trascurabile

Fonte: Dipartimento Geologico Basilicata

Sotto l’aspetto quantitativo, risulta trascurabile l’eventualità che vengano superati i limiti di portata massima emungibile delle concessioni, per effetto della competizione fra le aziende di imbottigliamento e quindi del loro controllo reciproco e per effetto della variazione delle proprietà fisico-chimiche delle acque se si superano i limiti di emungimento. Esiste una tolleranza del 5% per i dati derivanti dalle analisi rispetto ai dati pubblicati in etichetta, cambiare la stessa significherebbe un danno economico, non rispettarla implicherebbe il rischio di incorrere in sanzioni (fonte: Dipartimento Geologico Basilicata).

Ad ogni modo, indipendentemente dal rispetto della norma sui limiti di concessione da parte delle aziende, la Regione Basilicata deve poter controllare l’operato delle stesse e inoltre, verificare ed eventualmente regolare le portate massime emungibili stabilite nelle concessioni.

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Si dispone, quindi, che la Regione Basilicata si doti e gestisca una rete di piezometri per controllare il livello idrico delle falde sotterranee ed in relazione allo stesso aumentare o diminuire le portate di prelievo concesse alle aziende di captazione. I piezometri devono essere ubicati in corrispondenza delle aziende di emungimento e in posizioni intermedie fra le stesse. Si propone che la Regione inserisca la misura di istituzione della rete di piezometri in opportuno regolamento. Si propone, inoltre, che la Regione istituisca l’Autorità del Bacino Idrominerario del Vulture, alla quale assegnare la gestione, per conto di essa, del campionamento da piezometri o altrimenti, la Regione designa un diverso Organo Competente. Sotto l’aspetto della qualità, risulta trascurabile l’eventualità che non si rispettino i valori dei parametri chimici, fisico-chimici e microbiologici di normativa per le acque minerali, per effetto della competizione fra le aziende di imbottigliamento e del controllo reciproco e per effetto della tolleranza del 5% per i dati derivanti dalle analisi rispetto ai dati di etichetta (fonte: Dipartimento Geologico Basilicata). Ad ogni modo, indipendentemente dal rispetto dei limiti di normativa per i parametri di qualità da parte delle aziende, la Regione deve poter verificare l’operato delle stesse e la condizione di qualità delle acque minerali. Ai sensi del Decreto 29 dicembre 2003 si riportano i parametri da monitorare ed i valori soglia (per i parametri per i quali previsti).

Parametri di monitoraggio - acque minerali Parametro Limite massimo ammissibile (mg/l) Temperatura alla sorgente Concentrazione degli ioni idrogeno (pH) alla temperatura dell'acqua alla sorgente; Conduciblita' elettrica specifica a 20°C Residuo fisso a 180°C Ossidabilità Anidride carbonica libera alla sorgente; Silice Bicarbonati Cloruri Solfati Sodio Potassio Calcio Magnesio Ferro disciolto Ione ammonio Fosforo totale Grado solfidrimetrico Stronzio Litio Alluminio Bromo Iodio Antimonio 0.005 Arsenico 0.01 (calcolato come As totale) Bario 1

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Boro 5 Cadmio 0.003 Cromo 0.05 Rame 1 Cianuro 0.01 Fluoruri 5 (1.5 per acque destinate all'infanzia)

Piombo 0.01 Manganese 0.5 Mercurio 0.001 Nichel 0.02 Nitrati 45 (10 per acque destinate all'infanzia)

Nitriti 0.02 Selenio 0.01

Fonte: Decreto 29 dicembre 2003

Dal punto di vista microbiologico, il Decreto n. 542 del 12 novembre 1992 dichiara che dalle analisi deve risultare: 1) assenza dei coliformi in 250 ml, accertata su semina in due repliche da 250 ml; 2) assenza degli streptococchi fecali in 250 ml, accertata su semina in due repliche da 250 ml; 3) assenza delle spore di clostridi solfito riduttori in 50 ml, accertata su unica semina; 4) assenza dello Staphylococcus aureus in 250 ml, accertata su unica semina; 5) assenza dello Pseudomonas aeruginosa in 250 ml, accertata su unica semina.

Di conseguenza, si dispone che la Regione effettui, in corrispondenza delle aziende, almeno un campionamento all’anno dei parametri di qualità, ai sensi del Decreto 29 dicembre 2003, di modo da poter confrontare i valori con quelli che le aziende sono obbligate a comunicare, una volta all’anno, al Ministero della Salute ai sensi del medesimo Decreto (obbligo di trasmissione dati di un’analisi chimica, chimico –fisica e microbiologica). Si ritiene opportuno che la Regione emani un apposito regolamento finalizzato all’esecuzione del monitoraggio dei parametri di qualità per le acque minerali. La regione potrebbe designare l’Autorità del Bacino Idrominerario del Vulture, se viene istituita, all’esecuzione, per conto di essa, del monitoraggio dei parametri di qualità, altrimenti può incaricare un diverso Organo Competente.

Motivazione: potrebbero rendersi necessari interventi di escavazione di pubblico interesse che siano finalizzati alla sicurezza territoriale, al risparmio della risorsa idrica, nonché alla rinaturazione ed alla riqualificazione ambientale Azione Target Riferimento/nota GEST.8 Possono essere ammessi, tutti gli habitat purché pianificati o programmati e controllati dalle autorità pubbliche competenti, 200

ed a condizione che sia conseguita la positiva valutazione di incidenza dei singoli progetti, ovvero degli strumenti di pianificazione generali e di settore di riferimento degli interventi. Motivazione: promozione della Rete Natura 2000 Azione Target Riferimento/nota Adozione di un modello SIC  Deliberazione della grafico di segnaletica Giunta Regionale dei SIC uniforme per la dell’Emilia Romagna regione Basilicata ed n. 1224 del 28.7.2008 – utilizzo dello stesso lungo allegato 6: “elementi GEST. 9 il perimetro del sito. di uniformità della Adozione della segnaletica relativa cartellonistica anche alle zone di protezione all’interno dei SIC, in speciale esterne ai presenza di parchi camminamenti e alle riserve naturali” frequentati. Inoltre,  Paragrafo 2.7 utilizzo di segnali per l’indicazione dei divieti

5.4. MISURE AMMINISTRATIVE E REGOLAMENTARI

Motivazione: proteggere l’Acero napoletano, specie endemica dell’Appennino meridionale, tuttora non tutelata ad alcun livello Azione Target Riferimento REG. 1 Inserire tra le specie a Acer neapolitanum D.P.G.R. 55 / 2005 Art. 3 protezione limitata speciale Ten. l’ Acer neapolitanum Ten Habitat 91B0

Motivazione: alcune aree all’interno della Riserva Statale di “Grotticelle d’Ofanto” sono rimaste accidentalmente (per errore di refuso) di proprietà della Regione, è chiara la necessità di uniformare le misure tra l’area SIC e la Riserva Naturale Statale che insistono sugli stessi habitat. REG. 2 Azione Target Riferimento Istituzione di una Riserva L’intero SIC detratta Naturale Regionale per le l’area della Riserva aree del SIC non rientranti nella Riserva Motivazione: E' necessario scongiurare il rischio di abbattimenti anche involontari di specie protette e ridurre il notevole disturbo antropico collaterale, esercitato dall'attività venatoria su tutte le specie animali, in particolare REG. 3 mammalofauna e aviofauna.

Azione Target Riferimento/nota

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Divieto di caccia e Lutra lutra e tutte le Legge Regionale pesca nell'intero SIC, per specie di aviofauna 195/2007 impedire l'involontario incluse prelievo di specie minacciate e garantire le risorse alimentari per i predatori Motivazione: esigenza di emanazione di un regolamento per l’istituzione della rete di piezometri per le acque minerali e termali. Azione Target Riferimento/nota Redazione regolamento Bacino Idrominerario.  GEST 6. di attuazione della REG.4 Legge Regionale n. 43 del 2 settembre 1996 e s.m.i – acque minerali e termali - per l’istituzione di rete di piezometri. Motivazione: esigenza di emanazione di un regolamento per il monitoraggio della qualità delle acque minerali. Azione Target Riferimento/nota Redazione regolamento Bacino Idrominerario.  GEST 7. REG.5 per esecuzione monitoraggio da parte di Regione Basilicata - parametri di qualità – acque minerali. Motivazione: rischio di collisione con pale eoliche di avifauna, di chirotterofauna ed entomofauna. Azione Target Riferimento/nota Divieto di realizzazione di SIC/ZPS e area Buffer di REG. 6  CONT. 6 impianti eolici di 10 km intorno al SIC

qualsiasi natura e taglia in area SIC/ZPS e contigua per un buffer di 10 km.

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6. VALUTAZIONE DELLE MISURE

Misure specifiche, rif. par. 5.1.a

Misura TUT. 1 Attuazione di un programma per valutare la distribuzione e la consistenza di alcune specie arboree

Obiettivi di conservazione La Misura potenzialmente può: sì/no Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? sì Favorire gli obiettivi di tutela del sito? sì Creare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione sì soddisfacente del sito? Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità sì degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito? Altri indicatori La Misura potenzialmente può: sì/no Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, sì bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema? Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e sì l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito? Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le sì dinamiche idriche o la composizione chimica)? Incrementare l’estensione degli habitat principali? no Contribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che si caratterizzano il sito? Accrescere-favorire la biodiversità del sito? sì Ridurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità sì delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali? Ridurre una frammentazione? no Ridurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura sì arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito? Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto sì habitat o ecosistema? TOT sì 12 TOT no 2

Misura TUT. 2 Piano di vigilanza durante i trattamenti selvicolturali, durante il periodo invernale e in fioritura Obiettivi di conservazione La Misura potenzialmente può: sì/no Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? sì Favorire gli obiettivi di tutela del sito? sì

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Creare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione sì soddisfacente del sito? Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità sì degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito? Altri indicatori La Misura potenzialmente può: sì/no Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, sì bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema? Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e sì l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito? Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le sì dinamiche idriche o la composizione chimica)? Incrementare l’estensione degli habitat principali? no Contribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che sì caratterizzano il sito? Accrescere-favorire la biodiversità del sito? sì Ridurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità sì delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali? Ridurre una frammentazione? sì Ridurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura no arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito? Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto sì habitat o ecosistema? TOT sì 12 TOT no 2

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Misura TUT. 3 Mappatura e monitoraggio dei siti con presenza di orchidee Obiettivi di conservazione La Misura potenzialmente può: sì/no Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? sì Favorire gli obiettivi di tutela del sito? sì Creare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione sì soddisfacente del sito? Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità sì degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito? Altri indicatori La Misura potenzialmente può: sì/no Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, sì bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema? Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e sì l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito? Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le sì dinamiche idriche o la composizione chimica)? Incrementare l’estensione degli habitat principali? no Contribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che sì caratterizzano il sito? Accrescere-favorire la biodiversità del sito? sì Ridurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità sì delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali? Ridurre una frammentazione? no Ridurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura sì arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito? Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto sì habitat o ecosistema? TOT sì 12 TOT no 2

Misura TUT. 4 Azione di monitoraggio allo scopo di verificare le cause che interferiscono nella scarsità di rinnovazione Obiettivi di conservazione La Misura potenzialmente può: sì/no Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? sì Favorire gli obiettivi di tutela del sito? sì Creare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione sì soddisfacente del sito? Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità sì degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito?

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Altri indicatori La Misura potenzialmente può: sì/no Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, sì bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema? Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e sì l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito? Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le sì dinamiche idriche o la composizione chimica)? Incrementare l’estensione degli habitat principali? no Contribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che sì caratterizzano il sito? Accrescere-favorire la biodiversità del sito? sì Ridurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità sì delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali? Ridurre una frammentazione? sì Ridurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura si arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito? Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto sì habitat o ecosistema? TOT sì 13 TOT no 1

Misura TUT. 5 Monitoraggio specifico sulla qualità delle acque in merito alle esigenze ecologiche delle specie legate agli ambienti umidi Obiettivi di conservazione La Misura potenzialmente può: sì/no Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? si Favorire gli obiettivi di tutela del sito? si Creare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione no soddisfacente del sito? Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità si degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito? Altri indicatori La Misura potenzialmente può: sì/no Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, si bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema? Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e si l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito? Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le no dinamiche idriche o la composizione chimica)? Incrementare l’estensione degli habitat principali? no Contribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che si caratterizzano il sito? 206

Accrescere-favorire la biodiversità del sito? si Ridurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità si delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali? Ridurre una frammentazione? no Ridurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura no arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito? Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto no habitat o ecosistema? TOT sì 8 TOT no 6

Misura TUT.6 Censimento georeferenziato e valutazione delle caratteristiche strutturali dei siti di riproduzione (approfondire la conoscenza dei siti di origine artificiale come vasche, abbeveratoi e canali, anche quelli non utilizzati dalle specie elencate, dei quali è necessario individuare le cause dell'inutilizzo)

Obiettivi di conservazione La Misura potenzialmente può: sì/no Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? si Favorire gli obiettivi di tutela del sito? si Creare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione si soddisfacente del sito? Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità si degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito? Altri indicatori La Misura potenzialmente può: sì/no Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, no bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema? Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e no l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito? Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le no dinamiche idriche o la composizione chimica)? Incrementare l’estensione degli habitat principali? si Contribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che no caratterizzano il sito? Accrescere-favorire la biodiversità del sito? si Ridurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità si delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali? Ridurre una frammentazione? si Ridurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura no arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito? Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto si habitat o ecosistema? TOT sì 9 TOT no 5 207

Misura TUT.7 Monitoraggio della specie di falena, attualmente non tutelata da alcuna norma nazionale e internazionale, per la quale è stata istituita la prima riserva al mondo per la protezione di una farfalla (R.N.S.O. “Grotticelle”)

Obiettivi di conservazione La Misura potenzialmente può: sì/no Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? si Favorire gli obiettivi di tutela del sito? si Creare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione si soddisfacente del sito? Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità si degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito? Altri indicatori La Misura potenzialmente può: sì/no Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, si bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema? Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e si l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito? Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le no dinamiche idriche o la composizione chimica)? Incrementare l’estensione degli habitat principali? no Contribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che si caratterizzano il sito? Accrescere-favorire la biodiversità del sito? si Ridurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità si delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali? Ridurre una frammentazione? no Ridurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura no arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito? Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto si habitat o ecosistema? TOT sì 10 TOT no 4

Misura TUT.8 Produrre adeguata documentazione scientifica e tecnica al fine di chiedere l’inserimento della Bramea del Vulture nella “Convenzione di Washington”

Obiettivi di conservazione La Misura potenzialmente può: sì/no Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? si Favorire gli obiettivi di tutela del sito? si Creare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione si 208 soddisfacente del sito? Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità si degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito? Altri indicatori La Misura potenzialmente può: sì/no Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, no bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema? Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e si l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito? Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le no dinamiche idriche o la composizione chimica)? Incrementare l’estensione degli habitat principali? no Contribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che si caratterizzano il sito? Accrescere-favorire la biodiversità del sito? si Ridurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità si delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali? Ridurre una frammentazione? no Ridurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura no arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito? Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto si habitat o ecosistema? TOT sì 9 TOT no 5

Misura TUT. 9 Controllo delle captazioni idriche che non rispettano il rilascio del deflusso minimo vitale nei corsi d’acqua naturali

Obiettivi di conservazione La Misura potenzialmente può: sì/no Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? si Favorire gli obiettivi di tutela del sito? si Creare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione si soddisfacente del sito? Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità si degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito? Altri indicatori La Misura potenzialmente può: sì/no Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, sì bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema? Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e si l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni

209 del sito? Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le sì dinamiche idriche o la composizione chimica)? Incrementare l’estensione degli habitat principali? no Contribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che no caratterizzano il sito? Accrescere-favorire la biodiversità del sito? no Ridurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità si delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali? Ridurre una frammentazione? no Ridurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura no arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito? Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto sì habitat o ecosistema? TOT sì 9 TOT no 5

Misura TUT.10 Censimento e validazione del geosito dei calanchi della Fiumara di Atella

Obiettivi di conservazione La Misura potenzialmente può: sì/no Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? si Favorire gli obiettivi di tutela del sito? si Creare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione si soddisfacente del sito? Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità no degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito? Altri indicatori La Misura potenzialmente può: sì/no Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, sì bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema? Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e si l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito? Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le no dinamiche idriche o la composizione chimica)? Incrementare l’estensione degli habitat principali? no Contribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che no caratterizzano il sito? Accrescere-favorire la biodiversità del sito? no Ridurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità si delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali? Ridurre una frammentazione? no Ridurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura sì arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito? Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto sì habitat o ecosistema? 210

TOT sì 8 TOT no 6

Misura TUT. 11 Accentuale la Vigilanza sullo smaltimento illegale di rifiuti.

Obiettivi di conservazione La Misura potenzialmente può: sì/no Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? si Favorire gli obiettivi di tutela del sito? si Creare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione si soddisfacente del sito? Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità si degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito? Altri indicatori La Misura potenzialmente può: sì/no Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, sì bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema? Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e si l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito? Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le no dinamiche idriche o la composizione chimica)? Incrementare l’estensione degli habitat principali? no Contribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che no caratterizzano il sito? Accrescere-favorire la biodiversità del sito? sì Ridurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità si delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali? Ridurre una frammentazione? no Ridurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura no arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito? Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto Sì habitat o ecosistema? TOT sì 9 TOT no 5

Misure specifiche rif. par. 5.1.b

Misura CONS.1 Contenimento di Robinia pseudocacia e Ailanthus altissima attraverso tecniche che deprimono lo sviluppo vegetativo (es cercinature) dei fusti e li mantengano nel piano dominato. Eventuale eradicazione di soggetti isolati

Obiettivi di conservazione La Misura potenzialmente può: sì/no Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? no 211

Favorire gli obiettivi di tutela del sito? no Creare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione no soddisfacente del sito? Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità sì degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito? Altri indicatori La Misura potenzialmente può: sì/no Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, no bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema? Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e no l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito? Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le no dinamiche idriche o la composizione chimica)? Incrementare l’estensione degli habitat principali? no Contribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che sì caratterizzano il sito? Accrescere-favorire la biodiversità del sito? sì Ridurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità sì delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali? Ridurre una frammentazione? no Ridurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura no arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito? Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto no habitat o ecosistema? TOT sì 10 TOT no 4

Misura CONS. 2 Regimentazione delle acque di ruscellamento superficiale mediante canalette di scolo e interventi di bioingegneria localizzati e a basso impatto (ex.: graticciate) allo scopo di contenere l’erosione laminare e per rivoli Obiettivi di conservazione La Misura potenzialmente può: sì/no Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? sì Favorire gli obiettivi di tutela del sito? sì Creare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione sì soddisfacente del sito? Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità sì degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito? Altri indicatori La Misura potenzialmente può: sì/no Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, sì bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema?

212

Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e sì l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito? Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le sì dinamiche idriche o la composizione chimica)? Incrementare l’estensione degli habitat principali? no Contribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che no caratterizzano il sito? Accrescere-favorire la biodiversità del sito? no Ridurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità sì delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali? Ridurre una frammentazione? no Ridurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura sì arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito? Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto no habitat o ecosistema? TOT sì 9 TOT no 5

Misura CONS. 3 Limitazione e controllo della presenza antropica presso i principali siti di nidificazione durante la stagione riproduttiva per impedirne il disturbo

Obiettivi di conservazione La Misura potenzialmente può: sì/no Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? si Favorire gli obiettivi di tutela del sito? si Creare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione no soddisfacente del sito? Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità si degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito? Altri indicatori La Misura potenzialmente può: sì/no Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, no bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema? Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e si l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito? Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le no dinamiche idriche o la composizione chimica)? Incrementare l’estensione degli habitat principali? no Contribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che si caratterizzano il sito? Accrescere-favorire la biodiversità del sito? no Ridurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità si delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali? Ridurre una frammentazione? si Ridurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura no 213 arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito? Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto si habitat o ecosistema? TOT sì 8 TOT no 6

Misura CONS. 4 Preservazione degli ambienti ripariali e acquatici in genere dall'erosione e/o altri tipi di alterazione morfologica

Obiettivi di conservazione La Misura potenzialmente può: sì/no Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? si Favorire gli obiettivi di tutela del sito? si Creare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione si soddisfacente del sito? Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità si degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito? Altri indicatori La Misura potenzialmente può: sì/no Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, si bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema? Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e si l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito? Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le si dinamiche idriche o la composizione chimica)? Incrementare l’estensione degli habitat principali? no Contribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che no caratterizzano il sito? Accrescere-favorire la biodiversità del sito? si Ridurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità si delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali? Ridurre una frammentazione? si Ridurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura si arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito? Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto si habitat o ecosistema? TOT sì 12 TOT no 2

Misura CONS. 5 Conservazione degli accumuli di detriti vegetali, compresi alberi caduti e/o materiale di accumulo lungo le vie di impluvio, alberi deperienti, ecc. In funzione della loro importanza sia come fonte alimentare che come luogo di protezione.

Obiettivi di conservazione

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La Misura potenzialmente può: sì/no Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? si Favorire gli obiettivi di tutela del sito? no Creare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione si soddisfacente del sito? Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità si degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito? Altri indicatori La Misura potenzialmente può: sì/no Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, si bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema? Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e si l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito? Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le si dinamiche idriche o la composizione chimica)? Incrementare l’estensione degli habitat principali? no Contribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che no caratterizzano il sito? Accrescere-favorire la biodiversità del sito? si Ridurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità no delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali? Ridurre una frammentazione? si Ridurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura no arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito? Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto si habitat o ecosistema? TOT sì 9 TOT no 5

Nota: Moltissime sono le specie che traggono beneficio o sono direttamente legate alla presenza di alberi morti e altre forme di necromassa vegetale. La presente Misura è da ritenersi molto significativa per garantire sia maggiori possibilità di rifugio (estivazione di alcuni urodeli) sia fonte di nutrimento riscontrabile in prossimità di accumuli di necromassa (invertebrati, roditori, ecc).

Misura CONS. 6 Adeguamento degli impianti di illuminazione che provocano inquinamento luminoso e conseguente disturbo ecologico sia per attrazione (insetti) che per repulsione (alcuni chirotteri) nell'illuminazione sia pubblica che privata

Obiettivi di conservazione La Misura potenzialmente può: sì/no Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? si Favorire gli obiettivi di tutela del sito? si Creare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione si

215 soddisfacente del sito? Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità si degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito? Altri indicatori La Misura potenzialmente può: sì/no Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, no bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema? Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e no l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito? Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le no dinamiche idriche o la composizione chimica)? Incrementare l’estensione degli habitat principali? si Contribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che no caratterizzano il sito? Accrescere-favorire la biodiversità del sito? si Ridurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità si delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali? Ridurre una frammentazione? si Ridurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura no arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito? Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto si habitat o ecosistema? TOT sì 9 TOT no 5 Nota: I vecchi impianti di illuminazione presentano spesso tipologie di lampade che creano forti problemi ai chirotteri ma anche agli insetti, è pertanto indispensabile adeguarli per limitare l'influenza negativa che comportano, riassumibile in un vero e proprio inquinamento luminoso.

Misura CONS. 7 Adeguamento strutturale (rampe, pareti inclinate, rimozione di coperture...) dei piccoli invasi artificiali (vasche, abbeveratoi, peschiere...) per consentire l'entrata/uscita degli esemplari e permettere in tal modo la colonizzazione di nuovi siti riproduttivi

Obiettivi di conservazione La Misura potenzialmente può: sì/no Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? si Favorire gli obiettivi di tutela del sito? sì Creare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione sì soddisfacente del sito? Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità si degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito? Altri indicatori

216

La Misura potenzialmente può: sì/no Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, sì bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema? Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e sì l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito? Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le no dinamiche idriche o la composizione chimica)? Incrementare l’estensione degli habitat principali? no Contribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che caratterizzano sì il sito? Accrescere-favorire la biodiversità del sito? si Ridurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità si delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali? Ridurre una frammentazione? si Ridurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura sì arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito? Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto sì habitat o ecosistema? TOT sì 12 TOT no 2

Misura CONS. 8 Impedire l’esecuzione di livellamenti e/o terrazzamenti non autorizzati dall’ente competente alla valutazione di incidenza

Obiettivi di conservazione La Misura potenzialmente può: sì/no Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? si Favorire gli obiettivi di tutela del sito? si Creare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione no soddisfacente del sito? Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità si degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito? Altri indicatori La Misura potenzialmente può: sì/no Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, sì bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema? Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e no l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito? Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le no dinamiche idriche o la composizione chimica)? Incrementare l’estensione degli habitat principali? no

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Contribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che no caratterizzano il sito? Accrescere-favorire la biodiversità del sito? no Ridurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità si delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali? Ridurre una frammentazione? no Ridurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura sì arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito? Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto sì habitat o ecosistema? TOT sì 7 TOT no 7

Misura CONS.9 Controllo rispetto normativa vigente inerente la disciplina di installazione e modifica degli impianti per telecomunicazioni.

Obiettivi di conservazione La Misura potenzialmente può: sì/no Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? si Favorire gli obiettivi di tutela del sito? sì Creare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione sì soddisfacente del sito? Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità si degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito? Altri indicatori La Misura potenzialmente può: sì/no Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, no bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema? Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e no l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito? Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le si dinamiche idriche o la composizione chimica)? Incrementare l’estensione degli habitat principali? no Contribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che si caratterizzano il sito? Accrescere-favorire la biodiversità del sito? si Ridurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità si delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali? Ridurre una frammentazione? no Ridurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura no arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito? Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto sì habitat o ecosistema? TOT sì 9 TOT no 5 218

Misura CONS.10 Verifica della messa in sicurezza, rispetto al rischio di elettrocuzione e impatto degli uccelli, di elettrodotti e linee aeree ad alta e media tensione di nuova realizzazione o in manutenzione straordinaria o in ristrutturazione assimilando il SIC di Grotticelle ad una ZPS

Obiettivi di conservazione La Misura potenzialmente può: sì/no Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? si Favorire gli obiettivi di tutela del sito? sì Creare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione sì soddisfacente del sito? Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità si degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito? Altri indicatori La Misura potenzialmente può: sì/no Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, no bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema? Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e no l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito? Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le no dinamiche idriche o la composizione chimica)? Incrementare l’estensione degli habitat principali? no Contribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che si caratterizzano il sito? Accrescere-favorire la biodiversità del sito? si Ridurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità si delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali? Ridurre una frammentazione? no Ridurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura no arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito? Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto sì habitat o ecosistema? TOT sì 8 TOT no 6

Misure incidenti rif. par. 5.2.b

Misura INT. 1 Incentivi economici per il mantenimento della vegetazione arborea e arbustiva presente lungo i fossi e dei filari di alberi che separano i vari appezzamenti di terreno nelle aree agricole che circondano a Nord e a Est l’area SIC

Obiettivi di conservazione

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La Misura potenzialmente può: sì/no Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? no Favorire gli obiettivi di tutela del sito? no Creare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione no soddisfacente del sito? Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità no degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito? Altri indicatori La Misura potenzialmente può: sì/no Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, no bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema? Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e no l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito? Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le no dinamiche idriche o la composizione chimica)? Incrementare l’estensione degli habitat principali? sì Contribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che no caratterizzano il sito? Accrescere-favorire la biodiversità del sito? sì Ridurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità no delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali? Ridurre una frammentazione? sì Ridurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura no arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito? Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto no habitat o ecosistema? TOT sì 3 TOT no 11

Misura INT. 2 Stanziamento di fondi supplementari da destinarsi all’ ATC competente, finalizzati al finanziamento delle azioni per i miglioramenti ambientali già avviate (bruciatura delle stoppie e fasce di coltura a perdere). In alternativa istituire un fondo economico da gestire autonomamente per le stesse finalità

Obiettivi di conservazione La Misura potenzialmente può: sì/no Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? si Favorire gli obiettivi di tutela del sito? no Creare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione si soddisfacente del sito? Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità si degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito? Altri indicatori

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La Misura potenzialmente può: sì/no Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, si bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema? Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e no l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito? Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le no dinamiche idriche o la composizione chimica)? Incrementare l’estensione degli habitat principali? si Contribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che si caratterizzano il sito? Accrescere-favorire la biodiversità del sito? si Ridurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità si delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali? Ridurre una frammentazione? si Ridurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura no arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito? Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto si habitat o ecosistema? TOT sì 10 TOT no 4

Misura INT. 3 Integrazione economica ai privati per una gestione boschiva più compatibile con le esigenze ecologiche delle specie e dei loro habitat (p.e. Riduzione dei tagli e conservazione di necromassa vegetale). Da estendere a tutto il territorio del Vulture che ospita formazioni boschive rilevanti

Obiettivi di conservazione La Misura potenzialmente può: sì/no Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? si Favorire gli obiettivi di tutela del sito? si Creare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione si soddisfacente del sito? Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità si degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito? Altri indicatori La Misura potenzialmente può: sì/no Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, si bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema? Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e si l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito? Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le si dinamiche idriche o la composizione chimica)?

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Incrementare l’estensione degli habitat principali? si Contribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che si caratterizzano il sito? Accrescere-favorire la biodiversità del sito? si Ridurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità si delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali? Ridurre una frammentazione? si Ridurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura si arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito? Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto si habitat o ecosistema? TOT sì 14 TOT no 0

Misure incidenti rif. par. 5.2.c

Misura CONT. 1 Realizzazione di barriere naturali per il mascheramento degli edifici ad uso agricolo e civile, dei lampioni per l’illuminazione stradale (pubblica e privata) o altre fonti luminose che circondano l’area SIC allo scopo di evitare che le luci abbiano l’effetto di allontanare le falene e, in particolare, la Bramea dal proprio habitat

Obiettivi di conservazione La Misura potenzialmente può: sì/no Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? no Favorire gli obiettivi di tutela del sito? no Creare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione sì soddisfacente del sito? Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità no degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito? Altri indicatori La Misura potenzialmente può: sì/no Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, no bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema? Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e no l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito? Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le no dinamiche idriche o la composizione chimica)? Incrementare l’estensione degli habitat principali? no Contribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che sì caratterizzano il sito? Accrescere-favorire la biodiversità del sito? no Ridurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità sì delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali? Ridurre una frammentazione? sì Ridurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura no arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito?

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Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto no habitat o ecosistema? TOT sì 4 TOT no 10

Misura CONT. 2 Incentivare il restauro, il ripristino e la conservazione degli elementi di continuità ecologica degli agro ecosistemi e del paesaggio agrario.

Obiettivi di conservazione La Misura potenzialmente può: sì/no Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? si Favorire gli obiettivi di tutela del sito? si Creare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione sì soddisfacente del sito? Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità si degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito? Altri indicatori La Misura potenzialmente può: sì/no Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, si bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema? Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e si l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito? Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le si dinamiche idriche o la composizione chimica)? Incrementare l’estensione degli habitat principali? si Contribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che sì caratterizzano il sito? Accrescere-favorire la biodiversità del sito? si Ridurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità sì delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali? Ridurre una frammentazione? sì Ridurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura si arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito? Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto si habitat o ecosistema? TOT sì 14 TOT no 0

Misura CONT. 3 Individuazione del perimetro e istituzione di una ZPS o ZSC (oppure adozione nell'area definita delle misure per i criteri minimi di ZPS e ZSC) come corridoio ecologico per il SIC Monte Vulture

Obiettivi di conservazione

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La Misura potenzialmente può: sì/no Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? si Favorire gli obiettivi di tutela del sito? si Creare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione si soddisfacente del sito? Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità si degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito? Altri indicatori La Misura potenzialmente può: sì/no Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, si bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema? Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e si l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito? Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le no dinamiche idriche o la composizione chimica)? Incrementare l’estensione degli habitat principali? si Contribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che si caratterizzano il sito? Accrescere-favorire la biodiversità del sito? si Ridurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità si delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali? Ridurre una frammentazione? si Ridurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura no arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito? Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto si habitat o ecosistema? TOT sì 12 TOT no 2

Misura CONT. 4 Controlli regolari (p.e. Ogni 6 mesi) supportati da un censimento preliminare, finalizzati al controllo capillare della presenza di cani e gatti nelle aziende agricole, per scongiurare l'evasione delle procedure di registrazione previste dalle vigenti Leggi sul randagismo (iscrizione all'anagrafe canina)

Obiettivi di conservazione La Misura potenzialmente può: sì/no Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? si Favorire gli obiettivi di tutela del sito? si Creare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione si soddisfacente del sito? Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità si degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito?

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Altri indicatori La Misura potenzialmente può: sì/no Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, si bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema? Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e si l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito? Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le no dinamiche idriche o la composizione chimica)? Incrementare l’estensione degli habitat principali? no Contribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che si caratterizzano il sito? Accrescere-favorire la biodiversità del sito? si Ridurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità si delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali? Ridurre una frammentazione? no Ridurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura no arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito? Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto no habitat o ecosistema? TOT sì 9 TOT no 5

Misura CONT. 5 Promuovere mediante integrazione economica la riconversione ad agricoltura biologica delle aziende agro-zootecniche contigue al SIC.

Obiettivi di conservazione La Misura potenzialmente può: sì/no Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? si Favorire gli obiettivi di tutela del sito? si Creare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione si soddisfacente del sito? Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità si degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito? Altri indicatori La Misura potenzialmente può: sì/no Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, si bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema? Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e si l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito? Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le si dinamiche idriche o la composizione chimica)? Incrementare l’estensione degli habitat principali? si

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Contribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che si caratterizzano il sito? Accrescere-favorire la biodiversità del sito? si Ridurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità si delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali? Ridurre una frammentazione? si Ridurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura no arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito? Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto si habitat o ecosistema? TOT sì 13 TOT no 1

Nota: Sebbene le Leggi vigenti prevedano già un efficiente sistema di registrazione per il controllo della popolazione canina, è certamente utile effettuare dei controlli accurati soprattutto nelle zone rurali per scongiurare l'eventuale disservizio degli organi preposti e/o l'evasione delle procedure da parte dei cittadini. Tale intervento si rende indispensabile per assicurare un idoneo controllo del randagismo nelle aree adiacenti il SIC, dove tale problema non interessa solo la sicurezza stradale e la diffusione di patologie, ma rappresenta anche un verosimile danno per l'ecosistema.

Misura CONT. 6 Controllo rispetto del divieto di realizzazione di impianti eolici di piccola e grande generazione nel SIC. Estensione del divieto di realizzazione di impianti eolici in area contigua al SIC per un buffer pari a 10 km.

Obiettivi di conservazione La Misura potenzialmente può: sì/no Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? si Favorire gli obiettivi di tutela del sito? si Creare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione si soddisfacente del sito? Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità si degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito? Altri indicatori La Misura potenzialmente può: sì/no Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, no bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema? Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e no l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito? Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le no dinamiche idriche o la composizione chimica)? Incrementare l’estensione degli habitat principali? no Contribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che si caratterizzano il sito? Accrescere-favorire la biodiversità del sito? si

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Ridurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità si delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali? Ridurre una frammentazione? no Ridurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura si arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito? Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto si habitat o ecosistema? TOT sì 9 TOT no 5

Misure gestionali rif. par. 5.3

Misura GEST. 1 Comunicazione educativa sulla flora protetta e sulle attenzioni per tutelarla Obiettivi di conservazione La Misura potenzialmente può: sì/no Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? sì Favorire gli obiettivi di tutela del sito? sì Creare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione sì soddisfacente del sito? Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità sì degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito? Altri indicatori La Misura potenzialmente può: sì/no Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, sì bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema? Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e sì l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito? Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le sì dinamiche idriche o la composizione chimica)? Incrementare l’estensione degli habitat principali? no Contribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che sì caratterizzano il sito? Accrescere-favorire la biodiversità del sito? sì Ridurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità sì delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali? Ridurre una frammentazione? sì Ridurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura sì arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito? Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto sì habitat o ecosistema? TOT sì 13 TOT no 1

Misura GEST. 2 Interventi selvicolturali idonei a garantire la rinaturalizzazione di zone con presenza di conifere (Cupressus sempervirens e Pinus radiata) presenti all’interno degli 227 habitat o ad essi immediatamente limitrofi. Gli interventi consisteranno in diradamenti selettivi a partire da nuclei laddove è già in atto un processo naturale di rinaturalizzazione (specie arbustive ed arboree autoctone sotto copertura del piano dominante costituito dalle conifere)

Obiettivi di conservazione La Misura potenzialmente può: sì/no Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? no Favorire gli obiettivi di tutela del sito? no Creare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione sì soddisfacente del sito? Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità sì degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito? Altri indicatori La Misura potenzialmente può: sì/no Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, no bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema? Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e sì l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito? Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le sì dinamiche idriche o la composizione chimica)? Incrementare l’estensione degli habitat principali? sì Contribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che sì caratterizzano il sito? Accrescere-favorire la biodiversità del sito? no Ridurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità no delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali? Ridurre una frammentazione? sì Ridurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura no arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito? Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto sì habitat o ecosistema? TOT sì 8 TOT no 6

Misura GEST. 3 Interventi di dirado sulle ceppaie di ceduo invecchiato per favorire la conversione, laddove le condizioni lo consentono, all’altofusto. L’intervento è teso a favorire l’insediamento e lo sviluppo delle specie quercine (cerro e roverella) e del frassino meridionale

Obiettivi di conservazione La Misura potenzialmente può: sì/no Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? sì Favorire gli obiettivi di tutela del sito? no 228

Creare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione sì soddisfacente del sito? Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità sì degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito? Altri indicatori La Misura potenzialmente può: sì/no Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, no bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema? Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e sì l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito? Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le no dinamiche idriche o la composizione chimica)? Incrementare l’estensione degli habitat principali? no Contribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che sì caratterizzano il sito? Accrescere-favorire la biodiversità del sito? no Ridurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità sì delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali? Ridurre una frammentazione? no Ridurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura sì arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito? Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto sì habitat o ecosistema? TOT sì 8 TOT no 6

Misura GEST. 4 Revisione ed aggiornamento (carichi, superfici) dei dispositivi che a livello regionale e/o comunale disciplinano la concessione di fide pascolo, da adeguare ai siti di Rete Natura 2000. Previsione di una sospensione periodica del pascolamento (anche nelle particelle catastali, o in porzioni di esse, che non rientrano all’interno della riserva naturale protetta) allo scopo di favorire la rinnovazione delle querce (soprattutto nei versanti che espongono a Sud del 91M0) e del frassino meridionale e per contenere i fenomeni erosivi

Obiettivi di conservazione La Misura potenzialmente può: sì/no Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? sì Favorire gli obiettivi di tutela del sito? sì Creare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione sì soddisfacente del sito? Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità sì degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito? Altri indicatori La Misura potenzialmente può: sì/no

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Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, no bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema? Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e sì l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito? Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le sì dinamiche idriche o la composizione chimica)? Incrementare l’estensione degli habitat principali? no Contribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che sì caratterizzano il sito? Accrescere-favorire la biodiversità del sito? no Ridurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità sì delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali? Ridurre una frammentazione? no Ridurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura sì arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito? Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto sì habitat o ecosistema? TOT sì 10 TOT no 4

Misura GEST. 5 Individuare aree idonee all'istituzione di Zone di Rispetto Venatorio e/o Zone di Ripopolamento e Cattura in collaborazione e su indicazioni delle ATC di riferimento, per ampliare la superficie interdetta alla caccia nei territori limitrofi al SIC

Obiettivi di conservazione La Misura potenzialmente può: sì/no Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? si Favorire gli obiettivi di tutela del sito? si Creare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione no soddisfacente del sito? Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità si degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito? Altri indicatori La Misura potenzialmente può: sì/no Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, si bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema? Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e si l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito? Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le no dinamiche idriche o la composizione chimica)? Incrementare l’estensione degli habitat principali? si Contribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che si

230 caratterizzano il sito? Accrescere-favorire la biodiversità del sito? no Ridurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità si delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali? Ridurre una frammentazione? si Ridurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura no arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito? Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto si habitat o ecosistema? TOT sì 10 TOT no 4

Nota: la presenza di aree ove sia vietata la caccia è certamente molto utile a corollario del SIC, per consentire alle specie di poter espandere il territorio utilizzabile e trovare all'esterno del SIC valide condizioni per alimentarsi e riprodursi. Le stesse aree possono facilmente fungere da corridoi ecologici per la colonizzazione di nuove zone.

Misura GEST. 6 Istituzione rete di piezometri- acque minerali e termali per il controllo del livello di falda e la stima della portata massima emungibile

Obiettivi di conservazione La Misura potenzialmente può: sì/no Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? si Favorire gli obiettivi di tutela del sito? si Creare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione si soddisfacente del sito? Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità si degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito? Altri indicatori La Misura potenzialmente può: sì/no Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, si bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema? Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e si l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito? Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le si dinamiche idriche o la composizione chimica)? Incrementare l’estensione degli habitat principali? no Contribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che si caratterizzano il sito? Accrescere-favorire la biodiversità del sito? si Ridurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità si delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali? Ridurre una frammentazione? si Ridurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura si arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito?

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Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto si habitat o ecosistema? TOT sì 13 TOT no 1

Misura GEST. 7 Monitoraggio parametri di qualità – acque minerali.

Obiettivi di conservazione La Misura potenzialmente può: sì/no Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? si Favorire gli obiettivi di tutela del sito? si Creare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione si soddisfacente del sito? Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità si degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito? Altri indicatori La Misura potenzialmente può: sì/no Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, si bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema? Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e si l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito? Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le si dinamiche idriche o la composizione chimica)? Incrementare l’estensione degli habitat principali? no Contribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che si caratterizzano il sito? Accrescere-favorire la biodiversità del sito? si Ridurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità si delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali? Ridurre una frammentazione? si Ridurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura si arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito? Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto si habitat o ecosistema? TOT sì 13 TOT no 1

Misura GEST. 8 Sono ammessi interventi di escavazione di pubblico interesse che siano finalizzati alla sicurezza territoriale, al risparmio della risorsa idrica, nonché alla rinaturazione ed alla riqualificazione ambientale, purché pianificati o programmati dalle autorità pubbliche competenti ed a condizione che sia conseguita la positiva valutazione di incidenza dei singoli progetti, ovvero degli strumenti di pianificazione generali e di settore di riferimento degli interventi.

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Obiettivi di conservazione La Misura potenzialmente può: sì/no Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? no Favorire gli obiettivi di tutela del sito? si Creare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione no soddisfacente del sito? Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità si degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito? Altri indicatori La Misura potenzialmente può: sì/no Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, si bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema? Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e si l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito? Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le no dinamiche idriche o la composizione chimica)? Incrementare l’estensione degli habitat principali? no Contribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che no caratterizzano il sito? Accrescere-favorire la biodiversità del sito? no Ridurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità si delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali? Ridurre una frammentazione? no Ridurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura si arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito? Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto si habitat o ecosistema? TOT sì 7 TOT no 7

Misura GEST. 9 Adozione di un modello grafico di segnaletica dei SIC uniforme per la regione Basilicata ed utilizzo dello stesso lungo il perimetro del sito. Adozione della cartellonistica anche all’interno dei SIC, in presenza di camminamenti frequentati. Inoltre, utilizzo di segnali per l’indicazione dei divieti.

Obiettivi di conservazione La Misura potenzialmente può: sì/no Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? si Favorire gli obiettivi di tutela del sito? si Creare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione si soddisfacente del sito? Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità si degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito? 233

Altri indicatori La Misura potenzialmente può: sì/no Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, no bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema? Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e no l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito? Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le no dinamiche idriche o la composizione chimica)? Incrementare l’estensione degli habitat principali? no Contribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che no caratterizzano il sito? Accrescere-favorire la biodiversità del sito? si Ridurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità si delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali? Ridurre una frammentazione? no Ridurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura si arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito? Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto si habitat o ecosistema? TOT sì 6 TOT no 8

Misure amministrative e regolamentari rif. par. 5.4

Misura REG. 1 Inserire tra le specie a protezione limitata speciale l’ Acer neapolitanum Ten

Obiettivi di conservazione La Misura potenzialmente può: sì/no Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? sì Favorire gli obiettivi di tutela del sito? sì Creare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione sì soddisfacente del sito? Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità sì degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito? Altri indicatori La Misura potenzialmente può: sì/no Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, sì bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema? Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e sì l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito? Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le sì 234 dinamiche idriche o la composizione chimica)? Incrementare l’estensione degli habitat principali? no Contribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che sì caratterizzano il sito? Accrescere-favorire la biodiversità del sito? sì Ridurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità sì delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali? Ridurre una frammentazione? sì Ridurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura no arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito? Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto sì habitat o ecosistema? TOT sì 12 TOT no 2

Misura REG. 2 Istituzione di una Riserva Naturale Regionale per le aree del SIC non rientranti nella Riserva

Obiettivi di conservazione La Misura potenzialmente può: sì/no Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? sì Favorire gli obiettivi di tutela del sito? sì Creare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione sì soddisfacente del sito? Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità sì degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito? Altri indicatori La Misura potenzialmente può: sì/no Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, sì bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema? Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e sì l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito? Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le sì dinamiche idriche o la composizione chimica)? Incrementare l’estensione degli habitat principali? sì Contribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che sì caratterizzano il sito? Accrescere-favorire la biodiversità del sito? sì Ridurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità sì delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali? Ridurre una frammentazione? sì Ridurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura sì arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito? Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto sì 235

habitat o ecosistema? TOT sì 14 TOT no 0

Misura REG.3 Divieto di caccia e pesca nell'intero SIC, per impedire l'involontario prelievo di specie minacciate e garantire le risorse alimentari per i predatori

Obiettivi di conservazione La Misura potenzialmente può: sì/no Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? si Favorire gli obiettivi di tutela del sito? si Creare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione si soddisfacente del sito? Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità si degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito? Altri indicatori La Misura potenzialmente può: sì/no Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, si bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema? Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e si l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito? Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le no dinamiche idriche o la composizione chimica)? Incrementare l’estensione degli habitat principali? no Contribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che si caratterizzano il sito? Accrescere-favorire la biodiversità del sito? si Ridurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità si delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali? Ridurre una frammentazione? si Ridurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura no arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito? Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto si habitat o ecosistema? TOT sì 11 TOT no 3

Misura REG. 4 Redazione regolamento di attuazione della Legge Regionale n. 43 del 2 settembre 1996 e s.m.i – acque minerali e termali - per l’istituzione di rete di piezometri

Obiettivi di conservazione La Misura potenzialmente può: sì/no Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? si 236

Favorire gli obiettivi di tutela del sito? si Creare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione si soddisfacente del sito? Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità si degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito? Altri indicatori La Misura potenzialmente può: sì/no Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, si bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema? Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e si l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito? Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le si dinamiche idriche o la composizione chimica)? Incrementare l’estensione degli habitat principali? no Contribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che si caratterizzano il sito? Accrescere-favorire la biodiversità del sito? si Ridurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità si delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali? Ridurre una frammentazione? si Ridurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura si arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito? Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto si habitat o ecosistema? TOT sì 13 TOT no 1

Misura REG.5 Redazione regolamento per esecuzione monitoraggio da parte di Regione Basilicata - parametri di qualità – acque minerali

Obiettivi di conservazione La Misura potenzialmente può: sì/no Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? si Favorire gli obiettivi di tutela del sito? si Creare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione si soddisfacente del sito? Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità si degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito? Altri indicatori La Misura potenzialmente può: sì/no Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, si bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema? Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e si 237 l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito? Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le si dinamiche idriche o la composizione chimica)? Incrementare l’estensione degli habitat principali? no Contribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che si caratterizzano il sito? Accrescere-favorire la biodiversità del sito? si Ridurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità si delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali? Ridurre una frammentazione? si Ridurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura si arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito? Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto si habitat o ecosistema? TOT sì 13 TOT no 1

Misura REG.6 (Misure amministrative e regolamentari, 5.a) Divieto di realizzazione di impianti eolici in area contigua al SIC per un buffer di 10 km

Obiettivi di conservazione La Misura potenzialmente può: sì/no Accelerare il conseguimento degli obiettivi di conservazione del sito? si Favorire gli obiettivi di tutela del sito? si Creare fattori che contribuiscono a mantenere uno stato di conservazione si soddisfacente del sito? Contribuire all’equilibrio, la distribuzione e la densità delle specie ed integrità si degli habitat che rappresentano gli indicatori delle condizioni di conservazione soddisfacente del sito? Altri indicatori La Misura potenzialmente può: sì/no Contribuire a conservare gli aspetti caratterizzanti e vitali (ad esempio, no bilanciamento nutritivo) che determinano le funzioni del sito in quanto habitat o ecosistema? Contribuire a conservare le dinamiche delle relazioni (ad esempio, tra il suolo e no l’acqua o le piante e gli animali) che determinano la struttura e/o le funzioni del sito? Assecondare i cambiamenti naturali previsti o attesi del sito (come le no dinamiche idriche o la composizione chimica)? Incrementare l’estensione degli habitat principali? no Contribuire all’equilibrio tra le specie prioritarie o di interesse che si caratterizzano il sito? Accrescere-favorire la biodiversità del sito? si Ridurre le perturbazioni che possono incidere sulle dimensioni o sulla densità si delle popolazioni o sull’equilibrio tra le specie principali? Ridurre una frammentazione? no

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Ridurre una perdita delle caratteristiche principali (ad esempio, copertura si arborea, esposizione alle maree, inondazioni annuali, ecc.) del sito? Contribuire a mantenere gli aspetti favorevoli di gestione del sito in quanto si habitat o ecosistema? TOT sì 9 TOT no 5

Nota: al paragrafo 6: si propone di istituire una Riserva Naturale Regionale per quell’area del SIC non interessata dalla Riserva Statale. Vi sono una serie di difficoltà legate alla proprietà di alcune particelle che pur inserite nel perimetro della Riserva Statale sono rimaste della Regione Basilicata. Altre, invece, sono al di fuori della riserva statale ma costituiscono patrimonio inalienabile dello Stato. Particolarmente interessanti le seguenti misure specifiche qualificate come azioni per la tutela: - TUT. 1 relativa alla attuazione di un programma, per valutare la distribuzione e la consistenza di alcune specie arboree, come: Fraxinus angustifolia Vahl. subsp. oxycarpa, Tilia platyphyllos Scop., Tilia cordata Mill.; - TUT. 2 relativa alla predisposizione di un Piano di vigilanza durante i trattamenti selvicolturali, durante il periodo invernale e in fioritura relativa alle seguenti specie protette come: Ilex aquifolium L. e Ruscus aculeatus L., al fine di evitare i saccheggi, che si verificano, soprattutto nel periodo natalizio o in occasione dei tagli relativi alle ripuliture del sottobosco e del Lilium bulbiferum L. subsp. croceum (Chaix) Jan. nel period di fioritura

L’applicazione di tale misura è di fondamentale importanza, perché pur trattandosi di specie protette da alcune normative (Ruscus aculeatus L . è Inserito nell'elenco all'Allegato V della Direttiva CEE n° 43/1992, tra le " Specie animali e vegetali di interesse comunitario il cui prelievo nella natura e il cui sfruttamento potrebbero formare oggetto di misure di gestione ", mentre Ilex aquifolium L. e Lilium bulbiferum L. subsp. croceum (Chaix) Jan, sono specie a protezione assoluta in Basilicata (DPRG 55/2005- Art. 2)) risulta evidente una riduzione e degradazione dei loro habitat di pertinenza.

- TUT. 4 che prevede un monitoraggio delle seguenti specie come: Fraxinus angustifolia Vahl. subsp. oxycarpa, Quercus pubescens Willd., Quercus ilex subsp. ilex, Quercus cerris L., nei cui habitat di pertinenza è stata rilevata una scarsità di rinnovazione. - Tale programma, contribuirà a monitorare i fattori che rappresentano una minaccia per la conservazione e la tutela degli habitat di pertinenza delle specie presenti. Un’altra misura di tutela da adottare è quella denominata TUT. 2 , relativa all’azione di controllo e vigilanza per far rispettare il divieto di raccolta di specie protette come: Ilex aquifolium L. e Ruscus aculeatus L., al fine di evitare i saccheggi, che si verificano, soprattutto nel periodo natalizio o in occasione dei tagli relativi alle ripuliture del sottobosco. L’applicazione di tale misura è di fondamentale importanza, perché pur trattandosi di specie protette, da una serie di normative (il Ruscus aculeatus L .è Inserito nell'elenco all'Allegato V della Direttiva CEE n° 43/1992, tra le "Specie animali e vegetali di interesse comunitario il cui prelievo nella natura e il cui sfruttamento potrebbero formare oggetto di 239 misure di gestione" mentre l’Ilex aquifolium L. è specie a protezione assoluta in Basilicata (DPRG 55/2005- Art. 2)) risulta evidente una diminuzione dei loro habitat di pertinenza. Risulta necessario intensificare la vigilanza, soprattutto, nel periodo di fruttificazione delle specie e nel periodo natalizio. Tali azioni di controllo ,sono importanti, anche per alcune specie protette come le orchidee, presenti nell’habitat 91B0, le quali sono oggetto di raccolta indiscriminata. Occorre, dunque concentrare i controlli nei periodi di fioritura delle specie suindicate, per la loro tutela. Dunque, l’applicazione di tali misure , che si aggiungono a quelle già esistenti, è di fondamentale importanza per il raggiungimento dell’obiettivo di tutela e di conservazione del SIC. La mappatura dei siti che ospitano rare orchidee è importante , per una maggiore tutela di specie floristiche , già protette a livello regionale dal D.P.G.R. 55/2005 art 2, presenti nell’habitat 91B0.

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7. ITINERARIO ESCURSIONISTICO

L’itinerario escursionistico all'interno del SIC è stato composto tenendo in conto i principali obiettivi della Rete Natura 2000, istituita con la Direttiva Habitat 92/42/CEE: la conoscenza, la tutela e la valorizzazione degli habitat e delle specie animali e vegetali ivi presenti. Presupposti indispensabili per favorire la sopravvivenza della biodiversità di questi territori. Alla luce di un notevole ampliamento delle conoscenze proprio su habitat e specie, raggiunto grazie al presente lavoro, si è ritenuto opportuno mettere al centro dell’attenzione proprio gli habitat recentemente individuati e circoscritti. Pertanto è stato individuato un percorso nel quale è stata data priorità a punti di osservazione che individuano e consentono di poter riconoscere e ammirare i diversi habitat, nel loro insieme e con tutte le loro componenti biotiche e abiotiche che li contraddistinguono.

Gli itinerari

Per Grotticelle è stato individuato un percorso complessivo di7407 m, suddiviso in 6 itinerari (tab. 8; fig. 3)

Tab. 8 – Itinerari del SIC “Grotticelle di Monticchio” itinerario lunghezza (n) (m) 1 3578 2 412 3 648 4 1020 5 1011 6 737

Gli habitat interessati dai singoli percorsi sono riportati in tabella 9.

Tab. 9 - Itinerari ed habitat interessati itinerario habitat (n) 1 91M0; 91B0 2 91M0; 91B0 3 91M0 4 91M0 5 91M0 6 6220*

Come punto panoramico è stato individuato solo la cima “Il Castello”, la vetta più alta del SIC a cui si può accedere al termine dell’itinerario n. 3. I punti di interesse sono 6. Il primo corrisponde alla località “Il Castello”, dove è possibile osservare i resti di un antico castello già ampiamente descritto nei vari Report. Il secondo punto è situato lungo l’itinerario n. 1 e corrisponde ad una costruzione in pietrame, molto probabilmente un pozzo utilizzato per la raccolta dell’acqua piovana. Il

241 punto n. 3 corrisponde ai manufatti dell’ex rifugio del C.F.S., nei pressi dei quali sono presenti esemplari di frassino meridionale. Il punto n. 4 si trova anche esso lungo il percorso n. 1 nella parte occidentale del SIC e dove è possibile osservare individui di frassino meridionale di una certa dimensione. Al punto n. 5, nei pressi dell’incrocio tra gli itinerari 1 e 2, è possibile osservare i ruderi di un manufatto di una certa valenza storico-testimoniale. Il punto di osservazione n. 6 si trova, lungo l’itinerario n. 6, a monte dell’habitat 6220*.

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